Into the spiderverse

di Dalybook04
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Who are you? ***
Capitolo 2: *** I'm Spiderman ***
Capitolo 3: *** I hate you ***
Capitolo 4: *** Stay alive ***



Capitolo 1
*** Who are you? ***


Era una serata buia e tempestosa, come quelle dei migliori film. Be', in realtà non pioveva, ma i nuvoloni scuri che coprivano il cielo promettevano acqua di lì a breve.
Il nostro supereroe preferito stava vagando in quella cortina di fumo e disperazione che è New York, in caso qualche criminale avesse avuto l'idea malsana di fare del male a qualche onesto cittadino.
Si sedette sul tetto di un antico palazzo di architettura neogotica, i piedi penzoloni nel vuoto, e sospirò. Il turno di guardia quel giorno si stava rivelando più vuoto del solito.
Come se l'universo avesse deciso di accontentarlo, un urlo si fece largo tra i clackson delle macchine e i rumori notturni della città.
Il supereroe si alzò, corse verso il bordo opposto del palazzo, in direzione di quel suono, e vide che nel vicolo sottostante un ragazzo stava lottando contro un ladro che gli voleva rubare lo zaino. Il supereroe non esitò un secondo: si calò giù dal tetto, atterrò dietro al ladro e, con una botta in testa, lo mandò al tappeto, per poi legarlo con le sue ragnatele. Una cosa pulita pulita, da manuale.
Da terra raccolse lo zaino del ragazzo, ci diede qualche colpo per pulirlo e glielo porse "ti ha fatto del male?"
Il ragazzo, tremante, scosse la testa "n-no..." si riprese lo zaino e se lo strinse al petto "grazie..."
Il supereroe gli rivolse un breve cenno del capo "dovere"
"È... è già la seconda volta che mi salvi" aggiunse il ragazzo "non so se ci hai fatto caso"
Oh, come avrebbe potuto non farlo? Il supereroe cercò di mantenere la voce ferma.
"L'ho notato" disse solo. Era abbastanza criptico da non fargli intuire niente? Sperava di sì. Con un salto tornò sul tetto dell'edificio, con il braccio del malvivente tra le mani per portarlo alla polizia, cercando di controllare i battiti del suo cuore.
Il ragazzo che aveva appena salvato si chiamava Feliciano Vargas, e il nostro supereroe era perdutamente innamorato di lui da anni.
Il volto dietro alla maschera si chiamava Ludwig e sembrava tutto meno un supereroe. Impacciato, nerd, ligio al dovere e secchione, a scuola si pensava che passasse tutto il suo tempo a studiare, quindi, se anche a qualcuno fosse balzata per la testa l'idea stupida che il supereroe fosse lui, l'avrebbe scartata subito per una banale ragione di tempo. Dove avrebbe trovato il tempo di studiare per prendere sempre il massimo dei voti, se se ne fosse andato in giro a salvare la città?
L'identità del supereroe rimaneva segreta e a Ludwig andava bene così. C'erano teorie su chi potesse essere, certo, ma nessuno si avvicinava alla verità, che saltava di palazzo in palazzo senza venir catturata da nessuna rete, se non contiamo quella degli occhi, del colore e della consistenza del miele, del ragazzo da lui amato, che riuscivano sempre a mandarlo in crisi, dolci e inconsapevoli di tutto.

Feliciano tornò a casa in fretta quella sera e non trovò suo fratello Lovino in casa, ma se lo aspettava. I due fratelli Vargas abitavano all'ultimo piano di un vecchio condominio fatiscente e, approfittandone, Lovino spesso si rifugiava sul tetto del palazzo per starsene da solo.
Quella sera, però, qualcun altro si trovava lì.
Lovino era sdraiato sul cemento del tetto, la testa appoggiata alla sua giacca appallottolata, a osservare le stelle e a pensare, ignaro della figura che saltava da un tetto all'altro dirigendosi proprio verso di lui. L'aria della sera era umida e l'asfalto duro contro la sua schiena, eppure Lovino era in pace: niente fratelli rompipalle, niente preoccupazioni, solo lui e il cielo scuro.
La figura misteriosa si fermò su un tetto vicino, più alto del palazzo dove Lovino viveva, e osservò per alcuni secondi il ragazzo, silenziosa.
Lovino girò la testa per cercare la stella polare, ma le nuvole coprivano tutto più di quanto non facesse di norma lo smog. Schioccò la lingua contro il palato, contrariato, e si mise seduto. Davanti a lui c'era una pozzanghera e, riflesso nell'acqua...
Lovino urlò e saltò in piedi, guardò il tetto davanti a sé pensando di aver avuto un'allucinazione. Non era possibile che ci fosse qualcuno lì, che quel qualcuno lo stesse fissando, ci doveva essere una spiegazione razionale, ci doveva essere...
"Chi cazzo sei?! Che vuoi?"
La figura misteriosa saltò da quel tetto a quello dell'italiano, alzando le mani in segno di resa "non voglio farti male"
"Vattene! Perché mi stavi fissando?" Lovino afferrò la sua giacca da terra e infilò la mano nella tasca destra, dove teneva un coltellino svizzero per le emergenze.
La figura si avvicinò ancora, ma i connotati del suo viso erano nascosti da una maschera "io... non ci credo che sei qui, sei..."
"Sono incazzato. E armato. E non ho niente con me, quindi se mi vuoi rapinare..."
"No, no, non voglio rapinarti. Solo... guardarti"
"Sei uno stalker? Un maniaco?" finalmente, quando quello si avvicinò ancora, Lovino fu in grado di riconoscere i disegni sul costume che indossava "sei quel cretino che va in giro a sventare le rapine! Che cazzo vuoi da me?"
"Io..." il cosìdetto cretino si fermò a pochissimi centimetri dal ragazzo, scrutandolo. Se quello non avesse avuto la maschera, Lovino avrebbe visto i suoi occhi farsi lucidi "sei qui..." il supereroe sollevò la mano e la avvicinò al viso di Lovino, tremando di più a ogni secondo, fino a quando non posò la mano guantata sulla sua guancia morbida, sentendola calda. Dietro alla maschera, una lacrima gli scivolò dalla guancia "sei vivo"
"Certo che sono vivo. Perché la cosa ti interessa?" Lovino rimase immobile. Qualcosa in quell'uomo gli diceva che non voleva fargli male, che era solo... triste? Non osava muoversi, quel tipo era più alto e grosso di lui, non voleva rischiare di farlo arrabbiare.
"Stai bene?"
"Facendo corna sì. Perché?"
"Sei sicuro?"
"Ti ho detto di sì. Perché la cosa ti interessa così tanto?
"Io... non sai chi sono?"
"Sei il cretino che fa l'eroe tirandosela in giro"
"Dietro alla maschera" aggiunse il tizio "non sai chi ci sia?"
"Non lo sa nessuno" Lovino si sentiva sempre più a disagio. Che avesse inalato dei fumi strani? Forse stava dormendo e si stava sognando tutto "e non mi interessa saperlo"
Il tizio mascherato annuì "okay... meglio così" si abbassò fino a posare la fronte contro quella di Lovino, aumentando sempre di più il suo disagio "prenditi cura di te stesso" mormorò "la tua vita è importante, ricordatelo. Importantissima"
"Ehm... okay?" che altro avrebbe potuto rispondere? "ci... ci conosciamo per caso?"
Lo sconosciuto gli accarezzò le guance, con una dolcezza tale che Lovino iniziò seriamente a preoccuparsi di essere finito nelle mani di un maniaco. Strinse più forte il manico del suo coltellino.
"No, non mi conosci, ma è meglio così" il maniaco gli tolse le mani dalle guance e fece un passo indietro "ti... ti lascio stare. Volevo solo assicurarmi che tu stessi bene"
"Ehm, okay"
"Stai attento" si raccomandò "guarda sempre prima di attraversare la strada e... e se vedi un pericolo, corri dalla parte opposta"
"Non mi sembra una raccomandazione molto eroica"
Lovino l'aveva detto come una battuta, ma vide il supereroe rabbuiarsi, per quanto fosse visibile dalla maschera.
"A essere eroici non ci guadagni granché"
"Ma fai la cosa giusta"
Lovino notò delle macchie scure formarsi sulla maschera dell'eroe, all'altezza delle guance. Che stesse piangendo?
"Sei sempre stato più buono di me"
"Non... non capisco. Perché parli come se ci conoscessimo?"
Il supereroe fece un altro passo indietro "è meglio che vada"
"Mi vuoi rispondere sì o no?!"
"No" e lanciò una ragnatela sul palazzo più vicino, saltando via. Lovino sgranò gli occhi, ma che cazzo era appena successo?
Corse verso le scale, deciso a tornare a casa e a barricarsi dentro, in caso quel tipo ritornasse con intenzioni peggiori.

"Credo di essere appena stato molestato da Spiderman" annunciò rientrando in casa e chiudendo la porta d'ingresso a chiave. A quelle parole suo fratello, seduto sul divano a disegnare, si sollevò di scatto, incuriosito.
"Cosa?"
"Eh" Lovino si sedette accanto a Feliciano e appoggiò la testa sullo schienale del divano, socchiudendo gli occhi. Quel mobile ne aveva passate tante: tra partite dell'Italia e festival di Sanremo, nemmeno l'italico furore dei due Vargas era riuscito ad abbatterlo, solo a sgualcirlo "ero sul tetto a farmi i cazzi miei, ho visto che c'era qualcuno a fissarmi dal tetto davanti, mi sono cagato in mano e gli ho urlato di andarsene, quello è sceso sul nostro tetto e ha iniziato a dirmi cose strane"
"Che tipo di cose strane?"
"Mi ha chiesto se fossi vivo e stessi bene e... e mi ha detto di guardare prima di attraversare e cose simili, poi mi ha messo le mani in faccia così" si mise le mani sulle guance "e mi ha chiesto se sapessi chi era. Gli ho detto di no e che non me ne fregava un cazzo. Si comportava come se... come se mi conoscesse da tanto, così gli ho chiesto se ci conoscessimo e mi ha detto di no e che è meglio così, ma boh, credo mi abbia mentito. È stato strano"
"Ma ti ha toccato in altri modi?"
"No, solo le guance"
"Non è una molestia"
Lovino alzò le spalle "mi ha toccato senza permesso" iniziò a tormentarsi le unghie, riflettendo "aveva le mani calde"
"Sei sicuro fosse Spiderman?"
"Aveva il suo costume e se n'è andato lanciato ragnatele. Secondo te?"
"Che strano. Oggi mi ha salvato di nuovo, un tizio voleva rubarmi lo zaino ed intervenuto"
"E?"
"Non mi ha toccato né niente, mi ha solo chiesto se stessi bene eccetera. È stato carino" aggiunse sottovoce il più piccolo, mordendosi il labbro inferiore per nascondere un sorriso. Lovino intuì comunque cosa nascondeva quell'espressione.
"Ti ho già detto di lasciarlo perdere"
"Mica me la sono andata a cercare! Sono stato aggredito, ho urlato per chiedere aiuto ed è intervenuto" Feliciano iniziò a giocherellare con una ciocca dei suoi capelli castani "gli ho fatto notare che è già la seconda volta che mi salva e ha detto che se n'era accorto anche lui..."
"Sant'Iddio, Feli, ti ho detto che devi lasciarlo stare. Non puoi prenderti una cazzo di cotta per un supereroe, è una condanna a morte"
"Non mi sono preso una cotta!"
"Oh, eccome se te la sei presa. Sai quanta altra gente avrà salvato? Probabilmente ti ha detto che se lo ricordava solo per farti contento, o per tirarsela un po'"
Feliciano si imbronciò "non è vero! E poi, ha qualcosa di familiare. Credo di conoscerlo"
"Seh, certo, oppure te ne stai convincendo. Fidati di me, meglio stare alla larga da gente così. Si fanno tanti nemici, e la prima cosa che fanno quei nemici è puntare alle persone che gli stanno intorno"
Feliciano alzò gli occhi al cielo "come ti pare"
"Oh, non fare l'offeso, è la verità. E poi non sai neanche che faccia abbia! Potrebbe essere un quarantenne bavoso e sessualmente represso che appena ha visto un ragazzino carino ci si è avventato contro"
"Non ha l'aria di un quarantenne bavoso"
"Lo dici perché è muscoloso e tutto, ma chissà chi cazzo è 'sto tizio" Lovino si sfilò le scarpe e si strinse le ginocchia al petto, pensieroso "sta solo facendo quel che reputa giusto, non è una cosa personale"
"Con te si è comportato in modo personale"
"Penso che si sia ubriacato e si sia messo a tormentare la prima persona che gli è capitata sotto mano, che guarda caso ero io, la mia solita sfiga"
"Puzzava di alcool?"
"No, ma il costume avrà bloccato l'odore" Lovino si stiracchiò "meglio non pensarci, le nostre vite sono già abbastanza complicate così" si alzò "vado a preparare la cena, è tardi. Pasta?"
"Pasta"
Lovino non notò, mentre si dirigeva verso la piccola cucina, che suo fratello prima del suo arrivo stava disegnando proprio quel supereroe. Se lo avesse fatto, avrebbe notato che, dopo il racconto dello strano incontro sul tetto, lo Spiderman che Feliciano stava abbozzando prese connotati molto meno gentili.

La scuola che frequentavano i nostri protagonisti era come tutte le scuole dei quartieri bassi: affollata, poco pulita e ricoperta di graffiti.
Il giorno dopo i fatti già raccontati, Ludwig ci si avviò sbadigliando, come sempre da quando aveva iniziato la sua attività da supereroe.
"Ciao Lud!" Feliciano gli corse incontro e lo abbracciò, come ogni giorno "hai fatto i compiti di mate? Non mi sono venuti due esercizi, non li ho proprio capiti..."
Ludwig annuì, entrando dentro l'edificio "te li posso spiegare a ricreazione"
Feliciano gli rivolse un sorriso così luminoso da far impallidire il sole, "grazie!", gli stampò un bacio sulla guancia, facendolo arrossire fino alla punta delle orecchie, il che, data la carnagione pallida del ragazzo, si notava parecchio "prima però ti devo raccontare una cosa assurda che mi è successa ieri!"
"Mhmh" Ludwig sapeva già di cosa doveva parlargli: del salvataggio di Spiderman.
"Stavo tornando a casa dal lavoro" iniziò Feliciano, che lavorava in un negozio di articoli da disegno per guadagnare qualcosina "quando un tizio ha cercato di rubarmi lo zaino. Ho urlato per chiedere aiuto ed è sceso Spiderman dal tetto e mi ha salvato"
"Wow" Ludwig cercò di mostrarsi sorpreso mentre apriva il suo armadietto.
"È la seconda volta che mi salva! Infatti gliel'ho fatto notare e mi ha detto che se n'era accorto... secondo te cosa voleva intendere? Era un rimprovero?"
"Non direi" Ludwig benedì l'anta dell'armadietto, sufficiente a nascondere le sue guance rosse "forse intendeva dire che, tra tutte le persone che salva, lo hai colpito"
"Dici?"
"Secondo me sì. È difficile non notarti"
Feliciano rise "come sei carino, Lud" il suo tono di voce di incupì "però poi ci ha provato con mio fratello"
Ludwig chiuse di scatto l'anta del suo armadietto, questa volta realmente stupito "cosa?!"
Era decisamente sicuro di non averlo fatto. Dopo aver aiutato Feliciano, aveva fatto un altro paio di giri ed era rientrato a casa per le due di notte. Gli veniva il vomito al pensiero di provarci con Lovino che, dal momento esatto in cui lo aveva conosciuto, aveva iniziato a trattarlo male e a intimargli di stare lontano dal suo fratellino. Dio, no, piuttosto si sarebbe fatto prete.
"Lovino era sul tetto del nostro condominio" iniziò a raccontare Feliciano "e all'improvviso ha notato un tizio che lo fissava dal palazzo accanto. Quello si è avvicinato ed era Spiderman"
Ludwig aggrottò la fronte. Sì, aveva seguito Feliciano per controllare che arrivasse sano e salvo a casa, ma a parte quello non si era minimamente avvicinato a quella casa, né tanto meno si era messo a fissare Lovino.
"Sei sicuro fosse Spiderman?"
"Sì! Ha sparato ragnatele per andarsene e aveva lo stesso costume. Gli ha messo le mani sulle guance così" Feliciano mise le mani tiepide sulle guance di Ludwig, facendolo sobbalzare "e si è messo a chiedergli se fosse vivo e se stesse bene e si è messo a raccomandargli di stare attento quando attraversa la strada perché la sua vita è importante e non deve sprecarla"
Ludwig era certo di non aver detto quelle cose, di sicuro non a Lovino. Per carità, se ce ne fosse stato bisogno non lo avrebbe di certo lasciato a morire, ma non gli stava granché simpatico. Feliciano si rabbuiò ancora di più in viso "pensavo... pensavo che fosse interessato a me" si sistemò una ciocca di capelli dietro all'orecchio "Spiderman, intendo. È una cosa stupida, però con me è sempre stato così gentile, ma non mi ha mai detto cose simili"
Chiunque fosse l'impostore in questione, Ludwig iniziò a maledirlo "magari ha scambiato Lovino per te" disse "insomma, vi somigliate e al buio potrebbe avervi confusi"
"E perché è venuto fino a casa mia?"
"Per controllare che non ti succedesse nient'altro mentre tornavi a casa" suggerì Ludwig "vedendoti sul tetto potrebbe aver pensato che fossi tu"
"Oh" Feliciano sembrò pensarci un attimo "ma allora avrà pensato che io sia un maleducato! Sai com'è fatto Lovino, lo avrà di sicuro trattato male"
Ludwig si trattenne dal dirgli che qualsiasi persona con un minimo di cervello si sarebbe reso conto dell'errore non appena Lovino avesse aperto bocca e cercò di tranquillizzarlo "se era così preoccupato per te, non penso gli sarà importato"
Feliciano rimase pensieroso "se lo vedrò, glielo dirò. Non voglio che pensi male di me"
Ludwig sospirò distrattamente, dirigendosi verso la classe di inglese "nessuno potrebbe mai pensare male di te, Feliciano. Sei troppo buono"
Quello gli sorrise, seguendolo "grazie, Lud! Sei il migliore amico che si possa desiderare"

Quella notte si mise a cercare quel fantomatico impostore, immaginando di dover setacciare tutte le strade di New York per trovarlo. Fortuna volle che non ce ne fu bisogno.
"Ehi!" Ludwig stava perlustrando la città dalla cima di un edificio, quando si era sentito chiamare. Si girò di scatto e scagliò una ragnatela per intrappolare il tizio, ma quello la schivò con una capriola in aria e sollevò le mani in segno di resa "calmo! Vengo in pace"
"Sei quello che ieri ha scambiato Lovino per Feliciano spacciandosi per me?"
Lo sconosciuto inclinò la testa di lato, confuso "che c'entra il piccolo Feli?"
"Hai parlato con Lovino ieri sera?"
"Sì, perché?"
"Chi sei? Trovi così divertente spacciarti per me?"
"Oh, vedi, è una storia buffa..."
"Chi sei?!"
L'imbroglione sollevò una mano e la portò a togliersi la maschera, liberando una massa scomposta di riccioli scuri.
"Mi riconosci?"
"No. Chi cazzo sei?"
Lo sconosciuto sembrava avere qualche anno più di Ludwig, intorno ai venticimque. Era di qualche centimetro più basso ed era meno muscoloso, più snello. Sembrava avere la pelle olivastra, mediterranea, ma al buio Ludwig non poteva esserne sicuro. La sua voce era pregna di un leggero accento spagnolo, ben mascherato dall'uso dell'inglese.
"Mi chiamo Antonio" annunciò quello "e credo di venire da un altro universo"
 

ALLORA
Qui bisogna spiegare
A parte che sto lavorando a questa storia da una quantità di tempo indecente (tipo da febbraio).
A parte che non ha senso.
Spiego un attimo le mie intenzioni perché non mi sono regolata.
Dunque.
Questa storia ha due archi narrativi. La prima parte, più corta, sul multiverso, la seconda, indecentemente lunga, più sui protagonisti con il multiverso bello che chiuso. Solo che la seconda parte non l'ho finita e non so se lo farò, continuo ad allungare il brodo e a perderci interesse (quindi conoscendomi non la finirò mai), ma mi dispiacerebbe sia buttare mesi di film mentali sia pubblicare una storia per poi lasciarla incompleta. QUINDI la soluzione che ho trovato è la seguente:
Pubblicherò il primo arco narrativo, che tanto è finito di per sé, e poi vedo se andare avanti con il secondo o finirla lì, in base anche alle vostre reazioni (è un invito a farmi sapere che ne pensate, sì :) )
SO lascio la cosa a voi :)))
Spero vi abbia almeno un po' intrigato.
Bye
Daly


 

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Capitolo 2
*** I'm Spiderman ***


"Ripeti, non credo di aver capito"
Antonio alzò gli occhi al cielo, ma si mostrò paziente "alcuni anni fa sono stato morso da un ragno geneticamente modificato mentre ero in gita scolastica"
"Anche io"
"Ho frequentato l'International High School"
"Anch'io"
"E sono fidanzato con Lovino Vargas"
"Anch- no, io decisamente no" Ludwig, al di sotto della maschera, mise su un'espressione di disgusto "mi dispiace"
"Perché? Sono innamorato del mio Lovi"
"Nel tuo mondo deve essere diverso dal Lovino di questo, se tutto quello che mi stai raccontando è vero"
Antonio, seduto su una cassa di legno, esibì un sorriso ironico "rude, maleducato e testardo?"
"Già"
"Il mio è uguale"
"E com'è che fai a... sai cosa? Non voglio saperlo"
I due Spiderman si erano nascosti in un vecchio magazzino abbandonato, umido e buio, per parlare. Ludwig non si era tolto la maschera, per sicurezza.
"Perché dovrei crederti? Chiamami cinico, ma fatico a credere a uno che viene qui e sostiene di venire da un universo parallelo ed essere fidanzato con il ragazzo più insopportabile della scuola"
Antonio si imbronciò "Lovi non è insopportabile"
"Non è quello il punto. Perché dovrei crederti?"
"Hai visto che ho i tuoi stessi poteri, se vuoi posso dartene una dimostrazione pratica anche adesso"
"Com'è che sei finito qui?"
"Stavo facendo il mio solito turno di ronda quando qualcosa mi ha colpito e sono svenuto. Mi sono risvegliato da solo nel punto esatto in cui ero e sono andato a controllare che Lovi stesse bene"
"Perché?"
"Se ce l'hanno con me, lui è il primo a essere in pericolo, dovresti sapere come funziona. Mi sono accorto che qualcosa non andava quando lui non mi ha riconosciuto. In giro ho visto video di uno Spiderman che ha fatto cose che non ho mai fatto e lì ho capito cosa fosse successo"
"Hai parlato di multiverso"
Antonio annuì "nel mio mondo alcuni supereroi ci hanno avuto a che fare. Qualcuno deve avermi spedito qui"
"Sai come tornare indietro?"
"Non sono mai stato una cima con queste cose, ma ci deve essere una breccia nel punto in cui sono arrivato"
"E dove sarebbe?"
"Non ti so dire il nome della via, qui sono diversi, ma ci so arrivare"
"Allora torna indietro"
"C'è un problema"
"Ti pareva"
"Temo che chi mi ha spinto di qua mi abbia seguito. Se è chi penso che sia, non è un bel tipo con cui avere a che fare"
"Okay, mettiamo che ti creda. Cosa vorresti che io faccia?"
"Se potessi aiutarmi a mandarlo indietro..."
"Come?"
"So qualcosa di magia, posso costruire un meccanismo che lo blocchi così che lo possiamo rimandare indietro, ma mi servirà un luogo in cui lavorare e, be', devo prima capire dove si trova. Il tuo aiuto mi farebbe comodo"
"Okay, chiaro. Adesso spiegami perché dovrei fidarmi di te"
"Ehm... ti posso dire qualcosa che solo uno con i nostri poteri sa"
Ludwig incrociò le braccia al petto "avanti".
"Sono stato morso durante una gita al laboratorio dell'università, il ragno è morto e tornato a casa ho dormito per dodici ore filate. Quando mi sono svegliato ero cresciuto in altezza, in muscoli e in abilità fisiche. Ho ancora la cicatrice del morso del ragno sulla spalla e ho una specie di sesto senso che mi avverte quando sono in pericolo, lo chiamo "senso di ragno""
"Fa' vedere la cicatrice" Ludwig si avvicinò e Antonio spostò di alcuni centimetri il bordo del costume, scoprendo un punto tra collo e spalla dove erano visibili delle piccole incalanature: il segno dei denti del ragno, identico a quello che aveva Ludwig, nello stesso identico punto.
"Adesso mi credi?"
"Facciamo così. Nel giardino di casa mia c'è una piccolo magazzino che uso come laboratorio, c'è un po' di tutto. Potrai stare lì"
"Gracias!"
"Ma ad alcune condizioni. Intanto non ti devi far vedere da nessuno con quel costume, poi nelle ore in cui non sarò con te ti chiuderò a chiave nella cantina e non avrai contatti con il resto del mondo. Quando ci sarà da catturare il cattivo, uscirai e lo cattureremo, poi te ne tornerai a casa tua"
"Va bene"
Ludwig sbuffò "ora togliti il costume, così andiamo"
"Ehm... non ho vestiti dietro"
Un altro sbuffo "passiamo per le fogne. Entro in casa dalla finestra e ti prendo un cambio, forse ti staranno un po' grandi ma pazienza"

"Wow, che bel posticino" il magazzino di Ludwig se all'esterno era una semplice struttura di legno, all'interno si rivelò come un piccolo laboratorio dotato addirittura di cucina e divano-letto. Antonio iniziò a guardarsi intorno "mi servono un paio di ingredienti, ma sono facilmente reperibili"
"Mh"
"Grazie per, ehm, tutto. Cercherò un modo di ripagarti"
Ludwig alzò le spalle "non importa. Se mi aiuti a togliere di mezzo un cattivo sono solo che contento"
"Già... puoi toglierti la maschera eh, tanto non conosco nessuno qui"
"Non penso sia saggio"
Antonio alzò le spalle "va bene, ma tanto ormai so dove abiti. Se fossi interessato a farti del male, avrei già delle informazioni"
"Siamo passati dalle fogne. Al buio"
"Magari mi sono memorizzato il percorso"
Ludwig alzò gli occhi al cielo e si tolse la maschera. Antonio, vedendo il suo viso, si illuminò.
"Oh! Ma sei il piccolo Ludwig"
"Ci conosciamo?"
"Sì! Nel mio mondo io e tuo fratello Gilbert siamo..." Antonio esitò e il suo sorriso si spense "eravamo migliori amici"
"Eravate? Perché?"
"Abbiamo, ehm, litigato di brutto per una serie di motivi" Antonio aggrottò la fronte "non ha preso bene il mio essere Spiderman e... e un insieme di altre cose"
"Oh"
"Il cattivo che è venuto qui" aggiunse "temo sia lui. Mi odia"
"Ah"
"Non ti chiederò di combattere contro tuo fratello, stai facendo già tanto"
"Quello non è mio fratello. Mio fratello è a casa e crede che io sia in biblioteca a studiare"
Antonio mise su un sorriso triste "sì. Sì, giusto"
Dopo alcuni secondi di silenzio, in cui Antonio aveva dato un'occhiata agli strumenti di Ludwig, fu proprio lo spagnolo a riaprire la conversazione.
"Con Feli come va?"
Ludwig arrossì fino alla punta delle orecchie. Non fu tanto la domanda in sé a farlo arrossire, quanto il sorrisetto malizioso e il tono di voce che la accompagnarono.
"Uhm... bene?"
"State insieme?"
"No..."
"No? Strano. Nel mio mondo siete una coppia solida"
"Oh" Ludwig cercò di mantenere un'espressione neutra, ma non funzionò.
"Ti piace, eh? Secondo me dovresti dirglielo"
"Non voglio metterlo in pericolo. Sai... la questione di Spiderman"
Antonio diede le spalle a Ludwig per aprire un armadio e guardare cosa ci fosse dentro "se tanto siete amici la cosa cambia poco"
"Ho altri amici, non avrei altri fidanzati"
"Sai... la vita è difficile per quelli come noi" si sedette su una sedia, a spalle chinate e con un sorriso triste sul viso "Lovi direbbe "carpe diem", cogli l'attimo. Quando fai questo lavoro, se vuoi chiamarlo così, potrebbe succederti qualsiasi cosa da un giorno all'altro e... e quindi è importante goderti la felicità quando arriva, capisci cosa voglio dire?"
"Credo di sì" un dubbio a questo punto legittimo si fece strada nella mente del giovane supereroe "ma... Lovino sta bene? Il tuo intendo"
"Mi ha lasciato" mormorò Antonio in risposta, chinando ancora di più le spalle e facendosi piccolo in sé stesso "per... per la storia di Spiderman"
"Ah"
"Lo capisco in realtà, non lo biasimo di certo. Rimane il fatto che per anni mi ha reso l'uomo più felice del mondo e questa cosa rimarrà per sempre" Antonio sospirò "per questo ti dico che devi cogliere la felicità quando ti arriva, o rischi di pentirtene e... e diventare più crudele del necessario per il risentimento" dopo qualche secondo di silenzio si alzò e batté le mani, un sorriso aperto sul suo viso "bene! Adesso faccio un attimo una lista di quel che mi serve"

Lovino stava andando a casa di colui che affettuosamente chiamava "crucco mangiapatate di merda", ovvero Ludwig.
Se le condizioni non lo avessero richiesto, se ne sarebbe stato il più lontano possibile da quella casa che riteneva infetta e infestata, ma le condizioni richiedevano che non solo ci si avvicinasse, ma addirittura che parlasse con uno degli inquilini.
Le suddette condizioni erano suo fratello Feliciano, che sembrava starsene un po' troppo vicino a quel tedesco e ne parlava un po' troppo bene, quasi che, orrore!, ne fosse innamorato. Lovino quindi, da bravo fratello maggiore, sentiva il bisogno di fare un discorsetto a quel tizio, da uomo a uomo, per capire che intenzioni avesse con il piccolo Feliciano e se ci fosse da preoccuparsi.
Brontolando raggiunse la casa dei Beilschmidt e bussò alla porta, ma nessuno rispose. Sbuffò e dopo alcuni secondi suonò di nuovo, se pensavano che ignorarlo lo avrebbe mandato via non avrebbe funzionato.
Diede un'occhiata all'abitazione che, per quanto non fosse un castello, era comunque una casa indipendente di due piani, a quanto aveva capito dalle farneticazioni di Feliciano i due fratelli tedeschi l'avevano ereditata dai genitori quando questi erano morti anni prima.
Alla fine rinunciò, evidentemente non c'era nessuno in casa. Aveva perso tempo per quel mangiapatate, che scandalo. Si voltò e si diresse verso la strada, avrebbe cercato di prendere da parte il crucco a scuola senza che quel rompipalle di Feliciano se ne accorgesse, il che si prospettava complesso visto che quei due sembravano appiccicati con la colla.
Lovino si girò un'ultima volta verso la casa e vide qualcuno, in penombra, correre verso il retro. Sogghignò, allora qualcuno c'era!, e seguì quella figura sul retro della casa.
Il giardino non era propriamente definibile "giardino", visto che, oltre a essere davvero piccolo, era ricoperto di erba secca e buona parte dello spazio era occupato da un vecchio capannone, una specie di magazzino con qualche piccola finestrella, dove la figura sospetta stava smanettando con una chiave per entrarci. Lovino si nascose dietro all'angolo, che magari quello era un ladro e ci andava di mezzo lui.
Quando però quello aprì la porta, la luce proveniente dall'interno lo colpì e illuminò il costume rosso e blu di Spiderman. Lovino sgranò gli occhi e, scioccato, si avvicinò al magazzino, si inginocchiò nell'erba e si sporse a guardare attraverso una delle finestrelle.
Vide Ludwig, perché era proprio lui!, indossare il costume di Spiderman senza la maschera e parlare ad un ragazzo ispanico dai capelli ricci. Lovino assottigliò lo sguardo. Quel ragazzo indossava una felpa che era piuttosto sicuro di aver già visto addosso al crucco e dei pantaloni della tuta che, di nuovo, era piuttosto sicuro di aver visto già addosso al crucco. Non riusciva a sentire quello che si stavano dicendo, ma la cosa non gli piaceva per niente.
C'è una cosa da sapere su Lovino: quando si arrabbiava, neanche legarlo sarebbe stato sufficiente a fermarlo. Nella sua testa in quei pochi minuti in cui rimase a guardare si fece largo un'ipotesi che, no, non gli piaceva per niente.
Senza pensarci un secondo si alzò e spalancò la porta dello sgabuzzino, sbattendola così forte contro il muro che l'intera strutturà, fragile, tremò. Entrambi i supereroi, in un certo senso, se lo aspettavano: il loro senso da ragno fremeva da diversi minuti, ma non erano riusciti ad identificare il motivo, ne stavano appunto discutendo.
Vedendo Lovino e la sua espressione infuriata, rendendosi conto di essere con il costume da eroe in bella vista e senza maschera, Ludwig saltò sul soffitto e ci rimase appiccicato, letteralmente, e cercò di coprirsi il viso come poteva. Lovino gli puntò il dito contro.
"Fottutissima testa di cazzo" ringhiò "adesso mi spieghi che minchia hai in quel cervello bacato. Una patata marcia? Un würstel ammuffito? No, davvero, dimmelo, perché non capisco"
Ludwig cercò disperatamente di cammuffare la voce, che per fortuna gli uscì più acuta del solito per lo spavento "n-non ti conosco, civile, io sono-"
"Sei un coglione di nome Ludwig, l'ho visto benissimo, è inutile che fai la voce da Topolino. Adesso scendi, così ti posso tirare una testata che manco la finale Italia-Francia nel 2006. Avanti!"
"Lovi, mi querido, amor de mi vida..." ad Antonio venne automatico, istintivo, chiamare Lovino così, con dei nomignoli dolci, ignorando il fatto che primo, quel Lovino fosse decisamente furioso e di conseguenza poco in vena di sdolcinatezze, e secondo, che Lovino capisse lo spagnolo "parliamone"
Lovino gli puntò il dito contro con più intensità e passione di quanta ce ne metta un pazzo che agita la pistola in aria "non chiamarmi così e fatti i cazzi tuoi, non so chi cazzo tu sia ma non c'entri" tornò a rivolgersi all'arrampicatore di soffitti "ti ho detto di scendere! Pensi di essere furbo a prendere così per il culo quel minchione di mio fratello? No perché non lo sei, potrai anche ingannare Feliciano, che ha solo due neuroni che corrono in cerchio alla ricerca di cazzo, ma non me, no signore!"
Antonio si sbatté una mano in faccia "Ludwig, dovevi proprio scatenare la mamma iperprotettiva? Chi lo ferma ora..."
"Tu! Devi tacere! Zitto! Fermo! Vattene!"
L'ispanico aveva l'aria di starsi divertendo "come faccio ad andarmene se sto fermo?"
Lovino assottigliò gli occhi verdi "non fare il furbo, ci metto poco a toglierti quel sorrisetto a suon di schiaffi"
"Fallo"
"Cosa?!"
"Ti ho detto: fallo"
Ludwig iniziava a pensare sempre di più che Antonio avesse manie suicide, o quanto meno masochistiche. Poi si ricordò che era stato fidanzato con quell'italiano isterico per anni e la sua teoria divenne sempre più probabile.
Lovino iniziò a tremare per la rabbia, sembrava fumare dalle orecchie.
"C-cosa?! Brutto pezzo di..." fece per caricare il suo nemico, ma Antonio se lo aspettava: lo schivò facendolo sbilanciare in avanti, lo bloccò con delle ragnatele, lo fece girare e gli tappò la bocca con altre ragnatele. Ludwig non sapeva se ridere, visto che Lovino sembrava un involtino molto arrabbiato, o essere colpito dal coraggio di Antonio. Si decise a scendere dal soffitto.
"Ma come hai fatto?"
"Ho vissuto con Lovi per anni. Questo è niente"
Lovino urlò contro le ragnatele, ma le sue parole arrivarono soffocate. Ludwig intuì che si dovesse trattare di qualcosa simile a "io non conosco questo qui! Di che sta parlando?"
O forse erano solo bestemmie.
"Allora, Lovi" Antonio si inginocchiò accanto a lui "io ti libero, però tu mi prometti di non urlare. Gilbert è andato a portare i cani a fare pipì, ma potrebbe essere già tornato e non ci va che ci senta, capisci?"
Lovino lo guardò con un odio così intenso negli occhi che Ludwig temette che riuscisse a sciogliere le ragnatele solo per mettere le mani al collo dello spagnolo, che però non si mostrò intimorito, anzi, ridacchiò.
"Non ho paura di te, pequeño. Puoi anche restare legato qui tutta la notte, a me non cambia niente, anzi, stare in tua compagnia non mi dispiace" Antonio si sedette a gambe incrociate, con un sorriso calmo dipinto sul viso "quindi? Posso toglierti le ragnatele dalla bocca? Se urli" aggiunse "ci metto un secondo a rimetterle. Vogliamo solo spiegarti quello che hai visto"
"Vogliamo spiegarglielo?" intervenne Ludwig, che avrebbe volentieri lasciato Lovino legato per terra tutta la notte.
"A questo punto che altro vuoi fare?" Antonio tornò a rivolgersi al suo prigioniero, con tono dolce ma costringendolo a guardarlo negli occhi "allora? Posso fidarmi di te?"
Lovino chinò la testa per annuire e Antonio andò a prendere le forbici per tagliare le ragnatele. Una volta libero, Lovino non esitò un secondo a insultare i due ragazzi.
"Siete due porci, maniaci, pervertiti e se tenermi legato così è un modo per soddisfare le vostre fantasie del cazzo, sappiate che ci metto un attimo a castrarvi tutti e due"
Ludwig assunse un'aria disgustata al solo pensiero "fidati, non ho fantasie che ti riguardino"
Antonio allargò il suo sorriso e non disse altro, ma il suo sguardo esitò un secondo sul modo in cui le ragnatele stringevano il corpo longilineo del loro inaspettato ospite.
"Allora" iniziò lo spagnolo "mettiamoci tutti a sedere"
"Tsk, come se avessi scelta"
"Ludwig, per favore, siediti con noi" Ludwig obbedì "adesso, Lovi, per favore spiegaci cosa credi di aver visto"
"Cosa credo di aver visto?! Ci vedo, cretino"
"E ne siamo felici, ma penso che tu abbia mal interpretato"
"Mi pensi scemo?"
"No, sono il primo a dire che sei tra le persone più intelligenti che conosca, ma la verità è così contorta che penso che neanche Sherlock Holmes ci sarebbe arrivato"
Lovino arrossì leggermente per il complimento e si mise seduto, per quanto poteva, più dritto, con aria compiaciuta "uhm... il ciucciawürstel è entrato qui con il costume da ragno e l'aria più sospetta del mondo e tu hai addosso i suoi vestiti"
"Okay"
"Però anche tu spari ragnatele, il che mi confonde"
"La cosa dei vestiti come l'hai interpretata?"
Lovino alzò gli occhi al cielo come se fosse stato ovvio "che il deficiente sta con te e nel mentre si prende gioco di mio fratello!"
"Io non mi prendo gioco di Feli!" si difese Ludwig.
"Ah no?! Perché s'è preso una cotta per te, ma a quanto pare hai Mr. Corrida qui da scoparti. Se questo non è "prendere per il culo" qualcuno, non so cosa sia!"
"Hai decisamente frainteso" intervenne Antonio "senza offesa, ma non mi metterei mai con un ragazzino. Be'... con delle eccezioni" e fece l'occhiolino a Lovino, che alzò i suoi al cielo.
"Pedofilo"
"Ho ventisei anni!"
"Undici più di me. Pervertito"
"Comunque io e Ludwig non stiamo insieme" aggiunse Antonio "è come un cuginetto per me"
"Non c'è atto più divino..." mormorò Lovino.
"Non finire la frase, amore, ti prego"
"Smettila di darmi tutti 'sti nomignoli, manco fossimo sposati!"
Antonio si morse il labbro pieno "be'... in un certo senso lo saremmo potuti essere"
"Non dirmi che sei il mio futuro marito tornato nel passato per qualche strano motivo. In caso dimmelo che m'ammazzo ora" ribatté Lovino, trasudando sarcasmo.
"Adoro il tuo acume, non ci sei andato così lontano"
"Aspetta che?"
"Non vengo dal futuro, ma da un'altra dimensione, un universo alternativo dove io sono Spiderman, io e te stiamo insieme e Ludwig sta con tuo fratello"
"Non so quale delle tre cose mi faccia più paura" brontolò Lovino "mi sa l'ultima"
"Non mi credi, eh?"
"Ma sì, certo che ti credo. Faccio avanti e indietro tutte le mattine da questo universo a uno fatto di pizza dove abita il mio proproprozio Marcello"
"Be', conosco cose su di te che nessun altro sa. Almeno, sull'altro te, ma a quanto vedo vi somigliate parecchio"
Lovino sgranò gli occhi "sei il pazzo che mi ha parlato sul tetto!"
"Ribadisco che adoro il tuo acume. È usando quello che hai capito che sono Spiderman, per lo meno nel mio mondo"
"Allora non mi avevi scambiato per Feliciano..."
Antonio sembrò per la prima volta quella sera irritato "perché pensano tutti che ti abbia scambiato per lui? Non posso voler stare con te?"
Il diretto interessato arrossì e chinò la testa "di solito è lui che interessa"
"È una stronzata. Anche nel mio mondo è così: tutti si stupiscono quando dico di amare Lovino Romano Vargas. Perché non capiscono quanto tu abbia da dare? Molto più che tuo fratello"
Lovino era diventato rosso come un pomodoro "ma smettila..."
"Sono serissimo!"
"Scusate se vi interrompo, potete flirtare più tardi?" brontolò Ludwig "staremmo parlando di cose serie"
"Non stavamo flirtando!" strillò Lovino, sempre più rosso.
"E questa è una cosa seria! Lovi deve credere di più in sé stesso, sono anni che glielo ripeto"
"No, non sono anni, non ti ho mai visto" ribatté il diretto interessato.
"Non è quello il punto! Torna alla questione dei mondi"
"Va bene, ma poi io e te riprendiamo il discorso" Antonio si schiarì la voce "allora... la prendo alla lontana?"
"No" sancì Lovino "raccontami 'sta stronzata e poi deciderò se crederci, anche se tendo verso il no"
"Come desideri. Dunque... me ne stavo per gli affari miei nel mio mondo, quando un cattivo che mi odia mi ha dato una botta in testa"
"Questo spiega tante cose"
"E mi sono risvegliato in un altro universo, ovvero il vostro, tuo e di Ludwig. Come prima cosa ho pensato a te, perché in quanto mio fidanzato sei il primo che prendono di mira, e sono andato a casa tua"
"Fidanzato? Ma nel senso che mi avevi chiesto di sposarti?"
"Ma non ti aveva lasciato?"
Antonio alzò gli occhi al cielo "prima gli ho chiesto di sposarmi, mi ha detto di sì e poi dopo un po' mi ha lasciato perché essendo Spiderman ero perennemente assente e la cosa lo aveva stufato"
"Avevo detto di sì?! Ma che problemi..."
"Comunque! Per quello quando sono arrivato sul tetto ti ho detto quelle cose strane ed ero un po' strano, per la preoccupazione e la botta in testa"
"Seh, certo, la botta in testa e la preoccupazione. Ma com'è che non hai notato che sono più giovane?" Lovino fece una faccia schifata "non avrai chiesto di sposarti a un quindicenne?"
"No! Nel mio mondo hai un anno meno di me. Non l'ho notato perché primo, era buio, secondo, avevo altro per la testa, e terzo, ti mantieni molto giovane, sai? Non sei cambiato granché negli anni. Ti sei fatto un orecchino qua" Antonio si sfiorò il lobo dell'orecchio destro "e hai i capelli un po' più corti. Ah, e hai un neo qui" sfiorò lo zigomo di Lovino, appena sotto all'occhio sinistro "è adorabile"
"Mi stai dicendo che manterrò sempre la stessa faccia da culo?"
"Faccia da culo? Ma se sei così carino!"
"Carino un cazzo"
"Torniamo ai mondi" ricordò Ludwig.
"Sì, certo. Dunque... quando non mi hai riconosciuto mi sono reso conto che qualcosa non andava"
"Aspetta... io sapevo chi sei?"
"Già"
"E ho accettato di sposarti?"
"Sì"
"Però poi ti ho lasciato perché la cosa non mi andava più bene"
"Esatto"
Lovino schioccò la lingua contro il palato, con un sorrisetto strafottente in faccia "devi inventartele meglio le palle, si vede che non mi conosci, non farei mai una cosa così stupida"
"Ah, dici che non ti conosco? Vediamo... ami la letteratura, di ogni tipo, hai letto qualcosa persino di quella tedesca, anche se piuttosto che ammetterlo ti taglieresti un braccio, e anche se dici di odiare tutti i tipi di scienze sei piuttosto bravo in biologia. Sei un portento per il latino ma ti piace anche il greco, sei innamorato della poesia e del teatro, una volta per il nostro anniversario ti ho portato a vedere la Traviata e ti si sono illuminati gli occhi per tutto lo spettacolo, eri bellissimo. Vorresti buttarti sugli studi umanistici ma hai paura di non trovare lavoro, ami l'estate e il cibo piccante, adori cucinare e odi la pioggia perché ti fa pensare e pensare ti mette malinconia. Vuoi un bene dell'anima a tuo fratello, anche se spesso ti fa arrabbiare e ti senti inferiore a lui anche se non lo sei, e per questo odi Ludwig, perché hai paura che lo ferisca o che te lo porti via per sempre. Hai sempre paura di dire quando vuoi qualcosa per non risultare viziato o maleducato, ma ti si illuminano gli occhi in un modo... sembri un bimbo. Ah, e hai una voglia rotonda sul fianco sinistro, ci sei nato e sembra un po' un pomodoro. Devo continuare o pensi che ti conosca abbastanza?"
Lovino era a bocca aperta. Che quel tizio lo avesse stalkerato? Però non le aveva dette a nessuno quelle cose...
"La... la voglia non è sul fianco" balbettò "ma sul braccio"
"Oh. Cambiamenti tra mondi immagino"
L'idea che il crucco sapesse quelle cose su di lui fece arrossire Lovino fino alla punta delle orecchie. Nascose il viso con i capelli lunghi, ma quello strano tizio gli strinse le guance e gli si avvicinò, inchiodandolo con gli occhi.
"E tendi a nasconderti con i capelli, per questo li porti a caschetto" gli sussurrò sulle labbra Antonio, perso. Perso per quegli occhi verdi che lo guardavano così lucidi, per quel petto magro che si alzava e si abbassava ogni volta più in fretta, per quelle labbra così invitantemente rosse e lucide, anche se un po' screpolate...
Fu sul punto di baciarlo ma si allontanò di scatto da lui, come scottato, e si alzò in piedi, battendo le mani con aria fin troppo entusiasta.
"Bene! Ora mi credi?"
Lovino aveva l'aria sconvolta. Ludwig non credeva a quello a cui stava assistendo "i-io... n-non lo so, sono... sono confuso"
"Okay. Be', pensaci, tanto io rimarrò qui per un po' presumo. Il motivo per cui ho i vestiti di Ludwig addosso è che quando sono finito qui avevo solo la tuta addosso e lui si è offerto di prestarmi i suoi. Tutto qui"
"Okay" la voce di Lovino era più acuta di qualche ottava "p-potreste liberarmi? Non dirò niente a nessuno... mi prenderebbero per matto"
"Va bene" la voce di Antonio cercava di essere calma, ma c'era una voce di panico. Erano entrambi arrossiti, anche se Lovino lo era talmente tanto da risultare preoccupante.
"Mi... mi slegate?"
Senza dire una parola, Antonio passò le forbici a Ludwig, che aveva paura che Lovino lo uccidesse se avesse osato sfiorarlo più del necessario, ma si rese conto che, forse, l'idea migliore in quel momento era proprio che fosse lui ad avvicinarsi tanto al corpo di Lovino, visto che non ne era minimamente interessato. Il più in fretta possibile tagliò le ragnatele intorno a Lovino, liberandolo senza toccarlo più di tanto. Lovino si alzò non appena si fu liberato e corse fuori.
"Credi davvero che non dirà niente a nessuno?" domandò Ludwig ad Antonio, che era rimasto a osservare la strada dalla finestrella per qualche minuto. Quello ridacchiò.
"Sì, credo di sì. Aveva ragione: lo prenderebbero per pazzo"
Ludwig aveva un milione di domande, prima tra tutte: come stracazzo hai fatto  calmare così Lovino senza prenderti un calcio nelle parti basse?
Capì però, e lo capì persino lui che con i sentimenti faceva schifo, che lo spagnolo non era nel momento adatto.
"Torno in casa, prima che... che Gilbert si preoccupi. Chiudi le tende, prima che noti la luce" e barcollò fuori, chiudendosi la porta alle spalle.
Antonio sospirò, lo sguardo fisso alla luna.
Mi sei mancato così tanto, amore mio
 

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Capitolo 3
*** I hate you ***


Ludwig era in ansia, diciamocelo. Non è che si fidasse granché di Lovino.
Per tutto il giorno seguente rimase teso, aspettando che qualcuno gli puntasse il dito contro e urlasse "È SPIDERMAN! ME L'HA DETTO LOVINO!", eppure non accadde niente del genere.
Durante l'intervallo, mentre Ludwig stava sistemando i libri nell'armadietto, venne proprio Lovino a parlargli, con il capo coperto dal cappuccio della sua felpa nera.
"Più tardi vengo da te e da quell'altro coglione" disse solo, e poi se ne andò, senza indicare un orario, un motivo o altro.
Ludwig era sempre più in ansia, mentre Antonio, quando scoprì la notizia, si mostrò contento.
"Dovremmo mettere a posto?"
"Perché viene qui Lovino?"
"Eh sì. Voglio fare bella figura"
Ludwig alzò gli occhi al cielo "se il tuo piano è quello di rifidanzarti conquistandolo, sappi che è una pessima idea. Non è il tuo Lovino, ha dieci anni meno di te e tra poco te ne tornerai nel tuo mondo" il ragazzo ebbe un brivido a immaginare Lovino con il cuore spezzato. L'universo non era pronto ad una cosa del genere.
Antonio scrollò le spalle "lo so. Però è bello stare con lui"
"Stai lavorando al, ehm, meccanismo?" non sapeva come chiamare l'insieme di ingranaggi che stava mettendo su Antonio.
"Sì. Ci devo infilare dentro una miscela che al momento è in forno, poi dovrà raffreddare e..."
"Ma... come funziona?"
Antonio indicò l'insieme di ingranaggi "quando lo lanceremo addosso al cattivone, libererà il liquido che lo intrappolerà in una specie di cristallo. Dopo di che lo porteremo al portale"
"Non... non bastavano le ragnatele?"
"È ricoperto di forbici e lame di ogni tipo, le ragnatele servono a ben poco"
"Oh"
"È una lunga storia poco felice"
La porta si spalancò "ciao, figli di troia" e si richiuse sbattendo. Lovino era arrivato.
"Hola, Lovinito de mi còrazon!" Antonio gli sorrise "qual buon vento ti porta in questo angusto angolo di mondo?"
"Curiosità. Pensavate davvero che quelle due minchiate che mi avete propinato ieri sarebbero bastate?"
"Assolutamente no" Antonio allargò le braccia "per questo ti ho detto solo quelle"
"Ci tieni tanto alla mia compagnia?"
"Assolutamente"
Lovino si aggirò per la stanza, osservando il contenuto sparso sul tavolo, il lavabo della cucina e l'interno dell'armadio "che state combinando?"
"Sto costruendo un'arma per intrappolare il cattivone di turno" Antonio gli si avvicinò e indicò l'insieme di ingranaggi "dovrebbe funzionare. Attento a non toccarlo, è calibrato perfettamente"
"Mh" Lovino si inginocchiò davanti al forno e ci sbirciò dentro "cosa sta cuocendo?"
"Il liquido che finirà qui dentro, che si cristallizza a contatto con l'acciaio. Il nostro cattivone è ricoperto di lame, quindi non appena gli tirerò addosso il cubo questo gli verserà il liquido addosso e lui rimarrà bloccato"
"Mh" Lovino si rialzò e avvicinò la mano al meccanismo, per poi fermarla sul tavolo.
"L'ho già usato contro di lui. Per... per catturarlo la prima volta"
"Ed è riuscito a fuggire?"
"Già" Antonio avvicinò la mano alla sua, sfiorando la punta delle sue dita con le proprie "dopo alcuni giorni. Le carceri non sono granché, stavano preparando una cella apposta per lui quando..."
"Mhmh" Lovino allontanò la mano e ricominciò a vagare, nonostante non ci fosse un granché da vedere. Mise su una smorfia disgustata quando vide alcuni barattoli pieni di un liquido bianco e viscoso dentro ad un armadio "spero che siano le vostre ragnatele quelle"
"Quelle di Ludwig, io le produco da solo. Cioé, anche lui, ma le mie escono dal mio corpo, lui le deve fare in laboratorio"
Lovino inarcò un sopracciglio "non so quale delle due cose faccia più schifo"
Ludwig controllò l'ora "devo andare, tra poco Gilbert tornerà a casa, meglio che non si insospettisca. Torno appena posso"
Quando quello fu uscito, Lovino si sedette a gambe incrociate sul divano sgangherato al centro della stanza.
"Allora" esordì "ci sono alcune cose che non mi tornano sulla tua storia"
Antonio gli sorrise e si appoggiò al bancone, rilassato "okay, cercherò di risponderti"
"Prima ho una curiosità"
"Dimmi"
Lovino distolse lo sguardo dal suo interlocutore e lo posò su un filo che sporgeva dalla trapunta del divano "io e te... cioé te e l'altro me... nel tuo mondo... se ipotizziamo che creda a quello che mi hai detto..."
"Sì?"
"Avemo scopato?"
"Oh" Antonio assunse un'espressione ridicolmente sognante "oh sì, spesso anche"
"Mh" Lovino grugnì, rosso sulle guance "e... sono bravo?"
"Eccome. Perché me lo chiedi? C'è qualcuno con cui vorresti fare l'amore? Ti serve qualche consiglio dal tuo papi?"
"No!" Lovino si coprì il viso con le mani, poi aprì dei buchi tra le dita per guardare lo spagnolo con aria molto confusa "il mio che? Papi?"
Fu il turno di Antonio per arrossire "era un... una cosa tra noi"
"Ti piaceva farti chiamare così a letto?"
"Non giudicare, a te piaceva che ti parlassi in spagnolo"
Lovino alzò le spalle "vabbé. Non stavamo parlando di queste cose, ci sono altre priorità"
"Certo. Dimmi pure" Antonio si sedette a sua volta sul divano, ma ebbe la saggezza di tenersi ad alcuni centimetri di distanza.
"Hai detto che ti sei ritrovato qui all'improvviso"
"Già"
"E ti ha mandato qui quel supercattivo"
"Esatto"
"Perché avrebbe dovuto?"
"Perché mi odia?"
"Ma perché spedirti in un altro mondo? Che poi hai detto che il suo superpotere è essere ricoperto di lame, quindi cosa c'entra con il multiverso? Non è un mago o cazzate simili"
"Non saprei. Chiediglielo quando lo cattureremo"
"Mh" Lovino storse la bocca, nella tipica espressione corrucciata ma adorabile di quando non era convinto da qualcosa "e io, cioé, l'altro me..."
"Sì?"
"Sapeva che tu eri Spiderman?"
"Sì, l'ha più o meno sempre saputo"
"Siete stati insieme per..."
"Circa dieci anni"
"Poi gli hai chiesto di sposarti e ti ha detto di sì"
Antonio giocherellò con un anello che portava al dito "sì"
"E poi si è rimangiato tutto e ti ha lasciato"
"Non... non mi piace granché parlarne"
"Chissene. Questa cosa non mi convince, non ha senso. Non la farei mai"
"No?"
"No! È... è come essere la moglie del presidente. Certo che sarà impegnativo, ma lo sapevi da prima, potevi rifiutare, non l'hai fatto e allora ti arrangi. Far saltare un matrimonio a cazzo di cane perché dopo dieci anni non ti va più bene quello che ti è sempre andato bene? Non è una cosa che farei"
Lo sguardo smeraldino di Antonio si fissò sulla bocca rossa di Lovino. Tutto pur di non guardarlo negli occhi "evidentemente siete diversi"
"Hai detto che siamo simili. E poi c'è un'altra cosa"
"Sì?"
"Nel tuo mondo dove vivo?"
"Prima vivevi con me" mormorò Antonio "in un piccolo appartamento con una bella vista. Dormivamo insieme tutte le notti e, Dios, quanto era bello..."
"E dopo?"
"Con... con tuo fratello e Ludwig"
Lovino ebbe un piccolo brivido di piacere "e allora perché sei venuto a cercarmi dove abito adesso?" non gli diede il tempo di rispondere "hai visto il crucco dove vive, è mezzo ricco e chissà che grande università avrà frequentato. Non sarebbe mai andato a vivere in un appartamento di merda come il mio, però tu sei venuto a cercarmi lì. Come me lo spieghi?"
"Sei morto" sputò fuori Antonio. Due parole che sembrarono due coltelli conficcati nella sua bocca e cacciati fuori insieme al suo sangue "nel mio mondo sei morto"
Lovino si immobilizzò, il sorriso trionfante di chi ha fregato l'avversario gli scomparve dalla faccia in un istante.
"Oh" fu tutto ciò che riuscì a sussurrare.
"Il... il cattivo che è qui ti ha lasciato cadere dalla cima di un grattacielo. Mi sono lanciato per prenderti e..." una lacrima cadde dalla guancia di Antonio e finì sulla pelle scura del divano "e non ce l'ho fatta. Andavo sul tetto della tua vecchia casa ogni sera... è lì che ci siamo dati il primo bacio"
"Ah" Lovino esitò. Cosa doveva fare? Oh, non ci sapeva fare con quelle cose, il consolare, lo stare vicino a qualcuno... forse doveva andarsene, vederlo non faceva bene a quel bastardo in lutto.
Eppure... eppure Antonio era così triste in quel momento, tutto raccolto su se stesso, in lacrime, che Lovino sentì il dovere di stringergli la mano, attirando così la sua attenzione. Alla vista di quegli occhi verdi, lucidi e iniettati di sangue, si sentì mancare.
"Non è stata colpa tua" voleva che lo sapesse, sembrava qualcosa di adatto da dire "è stato un incidente, no?"
"Ti avrei dovuto prendere" mormorò Antonio "che razza di eroe sono?"
"Non sei infallibile. Capita di..."
"Non doveva capitare con te. Ho salvato tante persone che non conoscevo e non sono riuscito a salvare quella più importante"
"Quel che è morto è morto" ribatté Lovino, ma non vide nessuna reazione nello spagnolo. Esitò "vuoi... vuoi un abbraccio? Di solito Feli fa così quando..."
Antonio lo strinse tra le braccia e nascose il viso contro la sua maglietta, inzuppandogliela di lacrime. Singhiozzò "mi dispiace. Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace..."
Lovino si irrigidì, non era abituato agli abbracci, ma si rilassò dopo alcuni secondi e portò una mano tra i suoi capelli, accarezzando quei riccioli che si rivelavano morbidi come aveva immaginato.
Antonio si sentiva in una bolla di pace e perfezione. Era stretto dalle braccia di Lovino, del suo amore, sentiva il suo calore, il battito del suo cuore, il suo profumo, le sue dita gentili tra i capelli. Quante volte era stato stretto in quel modo da lui? Quante notti aveva dormito così?
Guardò i suoi occhi. Belli, non sapeva come altro definirli: un turbinio di verde e oro in perenne movimento, eppure così calmi, così dolci. Si chinò verso di lui e chiuse gli occhi, voleva baciarlo, ne aveva bisogno. Posò le labbra su una pelle tiepida, irregolare, ma troppo ruvida per essere quella delle labbra del suo ragazzo. Riaprì gli occhi. Lovino lo aveva fermato con la mano.
"Non sono lui" disse, a voce così bassa da essere appena impercettibile "ci assomiglio, ma non lo sono"
Antonio annuì, la bolla infranta, e si alzò dal divano. Si schiarì la gola e cercò di non far tremare la voce, le spalle basse rivolte a Lovino "scusa. Torno a lavorare al... al progetto"
"Sì... forse è meglio che vada"
"Okay"
Sentì le molle del divano cigolare e alcuni passi sul pavimento, poi la porta aprirsi e infine richiudersi. Si lasciò sfuggire un sospiro.

"Tuo fratello sta bene?"
Di norma a Ludwig non sarebbe importato granché, ma da qualche giorno vedeva Lovino giù e la cosa lo preoccupava, perché sapeva che, quando Lovino era giù, tendeva ad essere più impulsivo. Feliciano, seduto accanto a lui a mensa, alzò le spalle.
"Da qualche giorno è un po' strano" ammise "anche se non mi ha voluto dire niente. Credo abbia subito qualche delusione amorosa"
"Perché?" Ludwig iniziò a maledire mentalmente Antonio "ti ha detto qualcosa?"
"No, te l'ho detto" Feliciano rigirò la sua forchetta nel suo piatto di pasta, pensieroso "ma ha la faccia da delusione amorosa"
"La... faccia da delusione amorosa?"
Feliciano annuì "mhmh. Quando subisce una delusione amorosa, fa una smorfia con la bocca e tiene gli occhi bassi. Ha fatto quella faccia per una settimana intera l'estate scorsa, quando l'ha lasciato la sua ex"
"Ma perché la sta facendo ora? Non era fidanzato"
Feliciano alzò le spalle "forse gli piace qualcuno che non lo ricambia"
"Non sai proprio niente?"
"Ti ho detto di no, non mi ha detto nulla" Feliciano inarcò un sopracciglio "da quando ti interessa tanto Lovino? Non è che ti piace?"
"No! Dio, no. Mi preoccupa il fatto che tuo fratello sia così"
"Aw, ti preoccupi per lui"
"Mi preoccupo per me. Mi odia, se è di cattivo umore, ancora più del solito, mi tratterà ancora peggio, e stasera devo anche venire da te a studiare"
Feliciano scosse la testa "ti ignorerà. Non è arrabbiato, solo depresso"
"Mh. Non so..."
"Se preferisci posso venire io da te"
"Meglio di no... ho un po' di casini in casa"
Feliciano ridacchiò "ti ricordo dove e con chi vivo. Casa mia è perennemente un casino"
Ludwig iniziò a cercare una scusa "ehm... ho già detto a mio fratello che oggi sarei venuto da te per il progetto di scienze, quindi ha... invitato una ragazza"
"Oh! Okay, nessun problema, vieni da me"
"Grazie..."

Lovino si intrufolò nel giardino del crucco ed entrò senza bussare nell'ormai familiare casetta, quel deficiente del crucco aveva nascosto la chiave sotto ad un vaso, ma per fortuna ebbe la delicatezza di non sbattere la porta.
Antonio dormiva sul divano. Era girato sul fianco, il viso rivolto al pavimento, l'espressione serena e i capelli ricci scompigliati. Lovino si sedette a gambe incrociate sul pavimento e osservò l'uomo, incantato. La luce del sole si faceva largo tra le tende e accarezzava il viso del bell'addormentato, illuminando alcune lentiggini che normalmente Lovino non avrebbe notato. Sotto agli occhi verdi ora chiusi, due occhiaie lasciavano intuire che lo spagnolo stava dormendo nel pomeriggio perché di notte non aveva chiuso occhio. Gli sfiorò le guance, dove una leggera barba che stava ricrescendo, e risalì fino agli zigomi, dove li sentì ricoperti di sale.
"Oh" gli scappò. Quel bastardo interdimensionale doveva essersi addormentato piangendo.
Il viso fino a quel momento immobile di Antonio si mosse: le sue ciglia sfarfallarono, si picchiarono come due ubriachi al bar, i suoi occhi si aprirono per separare le litiganti e le sue labbra si aprirono in un sorriso.
"Era da tanto che non mi svegliavo con te al mio fianco" mormorò, la voce roca di chi ha appena ricominciato ad utilizzarla. Antonio posò la mano su quella di Lovino, premendosela contro la guancia, e girò il viso per posarci un bacio "grazie"
Lovino era certo di essere arrossito e si urlò di tutto in silenzio, ritirando la mano e infilandola insieme alla gemella nella tasca centrale della sua felpa.
"Come ti pare".
Antonio rise "sei così carino quando ti imbarazzi".
"Stai zitto. Non sono quel Lovino, smettila di fingere che sia lui"
"Siete la stessa persona, querido"
"No. Non abbiamo avuto le stesse esperienze, la stessa vita... non siamo la stessa persona. Non mi sono mai innamorato di te, non siamo stati insieme per dieci anni! Smettila di usarmi come un..." Lovino si interruppe.
"Come un...?" lo incoraggiò Antonio.
"Un... un rimpiazzo" le parole che aveva pensato erano "sostituto del tuo Lovino" e gli avevano fatto venire in mente un'idea pericolosa. Si alzò, aveva bisogno di allontanarsi da quel tizio "ero venuto a cercare il crucco comunque. Non c'è?"
"Mi ha detto di essere andato da Feli a studiare"
"Oh. Okay, allora vado a casa mia. Ciao" fuggì fuori, cercando di non mostrarsi sospetto ma andando di fretta. Chiusa la porta del piccolo edificio, non ebbe più bisogno di trattenersi e corse via.

La camera di Feliciano era disordine puro e nonostante ciò Ludwig ci si trovava perfettamente a suo agio. Quell'insieme confuso di disegni, strumenti artistici e foto era qualcosa di così familiare che il caos con cui erano disposti non lo infastidiva neanche un po', o forse non ne era infastidito perché quello non era caos: era disordine organizzato. C'era un criterio nel modo in cui erano disposti i libri, nella posizione apparentemente casuale dei disegni e delle matite, in quel mare di caos c'era un ordine ben preciso.
I due ragazzi erano seduti alla scrivania di Feliciano, i libri di fisica tra loro, quando Lovino entrò sbattendo la porta.
"Crucco, ti devo parlare"
Feliciano alzò gli occhi al cielo "ne abbiamo già parlato, Lovi, posso essere amico di chi voglio e..."
"Non per quello! Vieni subito di là, l'amico di tuo fratello ne ha combinata una grossa"
Ludwig capì la frecciatina e si alzò, seguendo il ragazzo nella sua stanza. Non era mai stato nella camera di Lovino prima e rimase stupito dalla quantità di libri presente al suo interno. Una libreria che definire "strapiena" sarebbe un insulto torreggiava davanti al piccolo letto, sulla scrivania c'erano altri libri e ancora altri sul comodino e su alcune mensole. Non aveva mai pensato che Lovino potesse essere un lettore incallito, ma a ben pensarci lo vedeva spesso leggere in mensa.
Lovino chiuse la porta e si avvicinò alla finestra per assicurarsi di non essere sentito. I rumori delle macchine dall'esterno sperava che avrebbe coperto le sue parole in caso Feliciano si fosse messo ad origliare.
"Ieri" iniziò "Antonio ha ammesso che il Lovino del suo universo è morto. Il fantomatico stronzo che l'avrebbe portato qui l'ha fatto cadere e Antonio non è riuscito a prenderlo"
"Oh"
"La cosa però non mi chiarisce alcune cose. Prima tra tutte il fatto che sia venuto a cercarmi qui" scosse la testa e puntò lo sguardo fuori "ha detto che l'ha fatto per nostalgia, ma la cosa non mi convince. Era come se sapesse che sarei stato lì"
"Stai dicendo che..."
"Secondo me voleva riportare indietro il tempo, ma ha fatto casino e si è ritrovato in un altro universo"
"Ha detto che qualcosa sulla magia la sa" mormorò Ludwig "avrebbe senso. Non mi ha mai convinto la sua storia"
Il suo senso di ragno si attivò: qualcosa non andava. Si allontanò dalla finestra.
"Secondo me la storia del cattivo era una scusa per stare qui e cercare di... cercare di stare con me. Non c'è nessuno stronzo intergalattico a parte lui"
Il destino, beffardo, volle che proprio in quel momento la finestra della camera venisse sfondata da due uomini: Spiderman e quello che sembrava un cosplayer pazzo di Edward Mani di Forbice. Decine di lame gli sbucavano da sotto la pelle, come una specie di Wolverine psicopatico e albino. Ludwig emise una specie di singhiozzo sorpreso "è identico..." perché, come in effetti aveva preannunciato Antonio, quel coltellino svizzero umanoide aveva il viso identico a quello di Gilbert, il fratello maggiore di Ludwig. Stessa pelle pallida come la neve, stessi capelli spettinati del colore del sale, stessi occhi rossi, stesso sorriso malandrino, illuminato però di una luce malvagia.
Lovino ebbe i riflessi abbastanza pronti da allontanarsi di corsa dalla finestra ormai spaccata, ma alcune schegge lo colpirono comunque, graffiandogli il viso.
Gilbert sorrise e allargò le braccia, tenendo Antonio dietro di sé con due spade "Lovino! Che bello vedere che sei vivo. Non dirmi che avrò il piacere di ucciderti due volte!"
E scoppiò in una risata che del Gilbert che Ludwig conosceva non aveva niente.


 

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Capitolo 4
*** Stay alive ***


Questa è la quarta e ultima parte iniziale di storia. In realtà ho altri capitoli pronti (una decina) ma non portano da nessuna parte e non saprei che conclusione darci, o come darcela. In breve mi sono impantanata nella trama (che novità), quindi se notate delle sottotrame lasciate aperte è per questo e perché sono una capra.
In breve ecco quello che mi ero pensata: Lovino si fidanzava con l'Antonio della sua dimensione, ma sviluppava (per dei motivi sensati giuro) dei poteri da Flash (sì, mischio Marvel e DC. Devasto tutto quello che è sacro), scopriva che suo nonno in realtà era vivo (era un supereroe in Italia, poi dei mafiosi avevano ucciso lui e la sua famiglia risparmiando i due fratelli ancora bambini, solo che il nonno era sopravvissuto) (e Lovino prende i suoi poteri dai geni che gli ha trasmesso il nonno), vari casini, la Gerita si fidanzava, altri casini, 2P!Romano, 2P!Veneziano, Feliciano scopre che Ludwig è Spiderman e si incazza come una bestia, lo lascia e qui mi fermo. Ho scritto fino all'arrivo di 2P!Romano ma non penso lo pubblicherò mai :)
Però boh. Per ora metto la storia come completata, magari se vedo tanta partecipazione cambio idea e pubblico il resto, vedo se mi viene in mente un modo per completare la trama.
Vi lascio al capitolo. Spero vi piaccia.
Daly

"Lovino! Che bello vedere che sei vivo. Non dirmi che avrò il piacere di ucciderti due volte!"
Il primo a reagire fu Antonio, che urlò e placcò Gilbert, spedendolo a terra e dandò così il tempo a Lovino di correre fuori dalla stanza. Gilbert si tolse di dosso Antonio, lo buttò a terra e dalla sua mano estrasse un pugnale. Ghignò.
"Mi dispiace ucciderti così, volevo che assistessi di nuovo alla morte del tuo ragazzo"
Antonio si dimenò, ma era bloccato dal piede di Gilbert. Ringhiò "uccidimi pure, ma non toccarlo neanche con un dito"
"E dove sarebbe il divertimento?" Gilbert abbassò la mano e cercò di pugnalare Antonio, ma non riusciva a muovere il coltello abbastanza da ficcarglielo nel cuore. Aggrottò la fronte e si girò, vedendo una ragnatela tesa che bloccava la sua arma. All'altro capo della ragnatela, il suo piccolo Ludwig.
"Lud, stanne fuori" gli intimò "non voglio fare del male anche a te"
Antonio approfittò della distrazione del nemico per afferrargli il piede con le mani per farlo cadere e immobilizzarlo con delle ragnatele. Non appena fu libero si alzò e corse da Ludwig "io lo tengo occupato, tu vai a proteggere Lovino"
"Stai sanguinando" ribatté Ludwig.
"Non importa. Vai!"
Ludwig guardò dietro ad Antonio ed esitò "dov'è andato?"
Antonio si girò e in quel momento si sentì un urlo. Ludwig corse fuori, quella era la voce di Feliciano.
Dal salotto di casa Vargas si accedeva ad un piccolo balconcino. Feliciano era proprio lì, a terra ma illeso, mentre, in piedi sulla balconata, fuggito attraverso la finestra sfondata fino al salotto, Gilbert teneva Lovino per il polso, facendolo pendere verso il vuoto. Lovino si dimenava, cercava di trovare un appiglio con le gambe e con la mano libera e, soprattutto, imprecava.
"Lasciami stare!" urlò "pezzo di merda, manco ti conosco! Mettimi giù, bastardo!"
Gilbert rise "che bel caratterino che hai, mi sei sempre stato simpatico. Se non ti avesse accalappiato Antonio ci avrei fatto un pensierino, ma hai scelto lui"
"Evidentemente ce l'ha più lungo, figlio di troia, infame, stronzo..."
Antonio fece un passo verso il balcone, ma Gilbert tolse un dito dal polso di Lovino e scosse la testa "no no, non ti conviene, Tonio"
"Lascialo stare" gli intimò "questa cosa riguarda noi due"
"Okay" e lasciò cadere Lovino nel vuoto.
Ci fu un istante, meno di un secondo, in cui Lovino incontrò il suo sguardo. Un istante in cui Lovino aveva gli occhi terrorizzati e imploranti, bisognosi di aiuto, l'istante esatto in cui percepiva il suo polso venir lasciato andare. Antonio aveva già visto quegli occhi, li sognava ogni notte e ogni volta si svegliava pregando per un finale diverso. Senza neanche pensarci corse, saltò la balconata, si diede la spinta con le ragnatele e si gettò nel vuoto per prenderlo.
Lovino urlò e dimenò braccia e gambe istintivamente, ma non sapeva volare, stava per morire. No no no, non voleva morire, non ora, non così. C'erano così tante cose ancora che doveva fare, che voleva fare, come fare l'amore con qualcuno, o scrivere un libro, o rivedere la sua Roma con i suoi occhi. E Feliciano? Chi avrebbe badato al suo fratellino? Chi avrebbe asciugato le sue lacrime? Non voleva morire, non poteva morire, c'erano troppe cose che doveva fare, aveva troppe responsabilità, troppe persone a cui badare...
Eppure...
Eppure stava per morire.
Chiuse gli occhi, preparandosi all'impatto.
Un corpo cadde sul suo, lo strinse forte e all'improvviso Lovino non stava più per morire.
Riaprì gli occhi.
Antonio l'aveva abbracciato nella caduta e aveva scagliato una ragnatela verso uno dei balconi del palazzo, per cui ora scivolavano lentamente verso terra. Si strinse forte all'eroe, le lacrime agli occhi per la paura.
"Stai bene?" gli chiese Antonio quando furono a terra. Lovino annuì, in braccio al supereroe.
"Sì. Sto bene"
Una lacrima scivolò lungo la guancia di Antonio "stai bene"
"Mettimi giù" l'eroe obbedì "là sopra c'è mio fratello. Vai a salvarlo, dopo ne parleremo"
Due mani guantate si posarono sulle guance di Lovino, asciugandogli le lacrime.
"Resta vivo"
Lovino annuì mentre osservava il supereroe saltare sul balcone più vicino e risalire verso il tetto. Per la prima volta da anni pregò, pregò in modo sincero e assoluto, e pregò perché suo fratello stesse bene.

Antonio raggiunse il balcone di casa Vargas e Gilbert, al centro del salotto, gli sorrise.
"Ti aspettavo. Come sta Lovino?"
"Non nominarlo. Non ti devi permettere"
"Ho fatto andare via il mio fratellino e il suo ragazzo, così staremo tranquilli. Una lotta io e te, come volevi tu"
Antonio snudò i dentì, anche se da dietro alla maschera non si vedeva "ti ammazzo"
Il supercattivo scosse la testa, con aria contrariata "che supereroe cattivo che sei. Non dovresti essere nobile e sincero?"
"Fanculo. Ho smesso di essere un eroe quando ho giurato vendetta"
"Il glorioso Spiderman circuito da me?" Gilbert si indicò con entrambe le mani, mettendo su una smorfia esageratamente sorpresa "ma che onore! Lovino che ne pensa di questa cosa?"
Antonio ringhiò "ti ho detto di non nominarlo!"
"Lovino Lovino Lovino Lovino..." cantilenò Gilbert, avvicinandosi al suo nemico "vuoi chiaccherare davanti ad una tazza di tè o vuoi combattere?"
Antonio non se lo fece ripetere due volte e gli tirò un pugno dritto sul naso.
Gilbert rise, una mano a bloccare il sangue, e puntò l'altra mano, resa pugnale, verso Antonio "hai il fuoco negli occhi, amico"
Antonio lo sbatté contro il muro così forte tra far tremare le pareti, le mani intorno al suo collo, stringendo sempre di più. Quanto aveva desiderato quel momento? Quanto?! Quanto a lungo aveva desiderato far soffrire quello stronzo che un tempo aveva chiamato amico tanto quanto lui ora soffriva? Troppo, troppo a lungo. Notti e notti insonni, incubi, lacrime e ricordi si riversarono in uno dei sentimenti più primordiali di tutti: la rabbia. La rabbia lo spinse a stringere sempre di più il collo di Gilbert, la rabbia gli fece ignorare il dolore alle mani e nei punti dove Gilbert lo feriva con i suoi coltelli, la rabbia gli fece provare piacere nel vedere il volto dell'albino farsi ogni secondo più paonazzo, sentire la forza dei suoi colpi diminuire, i suoi rantolii diminuire di volume.
"Sai qual è la differenza tra te e loro?" gli aveva detto una volta Lovino. Antonio riusciva a figurarselo perfettamente nella sua testa: seduto sul cornicione della grande finestra della loro camera, illuminato dalla luce del tramonto, le gambe nude strette al petto, una maglietta troppo grande a fargli da vestito e un libro sulle cosce.
"Il fatto che io sia buono e loro cattivi?" gli aveva chiesto in risposta. Quel pomeriggio avevano fatto l'amore e Antonio si era appena svegliato, trovando il suo amore così, a osservarlo.
Lovino aveva scosso la testa, il sorriso di chi conosce un segreto intrigante a illuminargli il volto.
"No"
Antonio non aveva potuto fare a meno di alzarsi dal letto e raggiungerlo, sedendosi davanti a lui. Gli aveva sorriso.
"E allora cosa?"
"Che tu hai deciso quali sono i tuoi limiti, loro se li sono ritrovati"
"In che senso?"
"Tu sei in svantaggio quando combatti perché loro sono disposti a ucciderti, mentre tu no, e questo limita i tuoi colpi" Lovino aveva chiuso il libro e si era avvicinato a lui, posandogli un bacio sulla guancia "hai una debolezza chiara e tonda scritta in faccia. Non colpirai mai per uccidere, mentre loro sì"
"Stai dicendo che la differenza tra loro e me è che io sono un po' meno stronzo?" se lo era avvicinato e lo aveva sollevato per farlo sedere sul suo grembo. Lovino aveva alzato gli occhi al cielo.
"No. Sto dicendo che la differenza tra te e loro è che tu hai il coraggio di combattere a carte scoperte. Loro nascondono i loro punti deboli, i tuoi sono in bella vista e sono il fatto che sei abbastanza umano da rispettare la vita altrui" Lovino lo aveva baciato sulle labbra "è questo che amo di te. Conosci il valore della vita"
Gilbert sussultò, si aggrappò alla mano di Antonio con tutte le forze che gli rimanevano. Il supereroe sapeva di star piangendo.
"La mia più grande debolezza sei tu" gli aveva detto "se ti succedesse qualcosa, impazzirei"
Lovino aveva messo su un sorriso "la mia vita non vale più di quella degli altri. Non cambiare la tua debolezza per me"
Che cosa stava diventando?
Antonio mollò la presa, lasciando cadere Gilbert a terra, stremato, senza fiato, ma vivo.
"Adesso tu vieni con me" stabilì "e torniamo a casa. Ce la vedremo nell'universo che ci appartiene"
Gilbert si massaggiò la gola, la schiena appoggiata alla parete, senza le forze di scappare.
"Ja, direi che è meglio"

"Sei un imbecille" sancì Lovino mentre gli medicava le mani "era necessario toccarlo senza una qualche protezione per evitare di squarciarti le mani come un idiota?"
"Non ho avuto il tempo di mettermi un'armatura da cavaliere medievale, scusa"
"Rimani un imbecille. Dove altro sei ferito?"
"Al costato e alle cosce. Dimenandosi mi ha graffiato lì"
"Okay. Togliti il costume, ti devo disinfettare o qui ci lasci le penne"
Gilbert, immobilizzato in un angolo del laboratorio di Ludwig, si mostrò offeso "le mie lame sono pulite"
"E ti aspetti che ci creda? Hai cercato di ammazzarmi"
"Ho solo fatto quel che mi ha detto Antonio"
Ludwig, in piedi accanto alla copia malvagia di suo fratello, gli tirò un piccolo calcio "ti conviene tacere"
Gilbert brontolò qualcosa in tedesco, ma poi tacque.
Antonio si appoggiò allo schienale del divano "devo proprio?"
"Togliti 'sto cazzo di costume, non è di certo la prima volta che ti fai vedere nudo da me, anche se era un altro me"
Antonio ridacchiò "come desideri, amor de mi vida" si alzò in piedi e si abbassò la tuta, gemendo per il dolore dovuto ai tagli, fino alle ginocchia. Lovino, seduto sul divano, gli fissò gli addominali scolpiti, nonostante i tagli piuttosto profondi.
"Fortunato il me dell'altro universo" mormorò, prendendo un altro dischetto di cotone per disinfettare le ferite.
"Dobbiamo parlare di una questione seria" intervenne Ludwig, accentuando il suo cipiglio severo.
"Giusto" si ricordò Lovino "brutta testa di cazzo, sei stato tu a incasinare gli universi, vero?"
Antonio, a onor del vero, fu piuttosto bravo a fingersi sorpreso "certo che no, come vi...".
La sua intenzione era dire "come vi viene in mente?", ma Lovino gli versò buona parte della bottiglietta di disinfettante su uno dei tagli più profondi, facendolo urlare.
"Va bene, sì!" Antonio si scostò dal ragazzo, lo sguardo fisso sulla bottiglia verde con un certo terrore negli occhi "volevo... riportare indietro il tempo per salvare Lovi, ma ho fatto casino"
"Per questo sei andato nella mia vecchia casa"
Antonio annuì "all'inizio ho pensato di aver mandato troppo indietro il tempo, così sono andato nella casa dove abitavi da ragazzo e quando ti ho visto vivo, Dio..."
"Non tergiversare"
"Ho capito di essere in un altro universo quando ho visto dei video di Spiderman che faceva cose che non ho mai fatto"
"E hai pensato bene di mentire"
L'indiziato alzò le spalle "non è carino presentarsi dicendo "ehi, ho fatto casino perché volevo riportare indietro il mio fidanzato morto, non è che mi puoi dare una mano?""
"Hai pensato bene di restare qui per provarci con me, vero?"
Antonio esitò "no..."
Lovino gli versò dell'altro disinfettante su un'altra ferita, facendolo urlare di nuovo.
"Va bene, sì! Volevo riprovarci... io ti am..."
Lovino gli tirò uno schiaffo così forte da fargli girare la testa.
"Fottuto imbecille" ringhiò "io non sono il sostituto di un cazzo di nessuno, neanche di me stesso"
Antonio lo osservò per qualche secondo, sorpreso. Sorrise tristemente e si sciolse in una risata amara.
"Certo. Sono stato un idiota a dimenticarlo"
"E su questo concordiamo"
"E questo qui?" Ludwig indicò il supercattivo "come c'è finito qui?"
Gilbert alzò gli occhi al cielo "cercavo di fermarlo e mi sono ritrovato in mezzo"
"Volevi fermarlo?!"
Gilbert sospirò, scocciato "sarò anche matto, cattivo o quel che volete, ma non sono un idiota. "Ritorno al futuro" è tra i miei film preferiti per un motivo, Lud, dovresti saperlo"
"Bene. Quindi ora medico 'sto stronzo e poi ve ne tornate a casa" intervenne Lovino "sapete come fare?"
"C'è il portale... al nostro arrivo dovrebbe riaprirsi" mormorò Antonio "percepisce che non apparteniamo a questo posto"
"Ottimo"

Come preannunciato, non appena Gilbert fu avvicinato alla parete dove era stato aperto il portale, uno squarcio vorticante si aprì. L'albino sospirò di sollievo "finalmente me ne torno indietro" si rivolse a Ludwig "usa le protezioni con Feli, mi raccomando!" e poi si tuffò nel tunnel, sparendo.
Antonio si avvicinò allo squarcio, fissandone l'interno.
"Ritorno a casa" mormorò, la voce roca. Si girò verso Ludwig, che era diventato rosso alle ultime parole del cattivo, e gli sorrise "grazie di tutto e... scusa".
Ludwig alzò le spalle "va bene così" il biondo lanciò un'occhiata a Lovino e arretrò di un passo "vi lascio soli".
Non appena il biondo fu uscito da quel vicoletto, Antonio si lasciò crollare.
"Non posso vivere senza di te. Non... non posso. Ti prego, fammi restare"
"Smettila di dire cagate. Prima di conoscere l'altro me, vivevi benissimo"
"E poi ti ho conosciuto e, Dio, mi hai illuminato la vita"
"Ti ho detto di smetterla!" Lovino sbatté il piede a terra. Quei due occhi così determinati erano una visione così famigliare che Antonio per poco non scoppiò a piangere "cosa pensi che avrebbe voluto lui? Che tu ti struggessi in eterno e bucassi il cazzo di universo, o che andassi avanti con la tua cazzo di vita?"
"Andare avanti, andare avanti, me lo ripetono tutti. Non ci so andare avanti, non so come si faccia!"
"Basta che continui a respirare. Un giorno dopo l'altro ti allontanerai sempre di più da lui, ti succederanno cose che riguarderanno solo te e non lo penserai più"
"Non voglio perderti"
"Non lo farai. Rimarrà sempre con te, ma continuando a piangere per lui non stai onorando la sua memoria. Come lo vuoi ricordare? Con tutti i momenti belli passati insieme, o nel momento in cui è morto?"
Antonio sentiva gli occhi bruciare ad ogni parola di più "sono passati mesi e ancora fa male come il primo giorno"
"Perché non stai vivendo! Te ne sei stato chiuso a piangere e a pensare al passato, grazie al cazzo che la situazione non migliora. Devi farla migliorare tu"
"E come?! Ho perso l'amore della mia vita!"
Ammetterlo, urlarlo, fu l'ennesimo pugno nello stomaco.
Una carezza gli asciugò le lacrime, data dalla stessa mano che prima lo aveva schiaffeggiato. Lovino sorrise come si sorride ad un bambino che piange, il sorriso di chi ti promette che andrà tutto bene.
"La tua vita non è finita. Ogni giorno è... una vita nuova. È stato al tuo fianco per tante vite, ma non significa che ora non ci possa essere qualcun altro al suo posto, o che ci debba per forza essere qualcuno. Lascialo andare" Lovino gli strinse la mano con quella libera, l'altra ferma sulla sua guancia, calda e umida di lacrime. Sussurrò le ultime due parole, così come sussurrò le due successive "lasciami andare"
Antonio non lo vedeva più, non veramente. Vedeva un altro Lovino, il suo, più grande, con i capelli più corti, un orecchino scintillante a destra e un neo sotto all'occhio sinistro; un Lovino che aveva amato per anni e che amava ancora, con ogni cellula del suo corpo; un Lovino che aveva fatto ridere, abbracciato, baciato, con il qualche aveva fatto l'amore per notti e notti, una più bella dell'altra; il Lovino che aveva il sorriso luminoso e fragile della luna e la tenacia del sole, il Lovino che era stato capace di consolarlo, a modo suo, in tutti i momenti di sconforto, e di festeggiarlo nei momenti di felicità; il Lovino che aveva visto crescere, diventare uomo con lui, che, dopo ogni litigio, alla fine baciava e tutto tornava a posto; il Lovino davanti al quale si era inginocchiato, da Antonio, Antonio nudo e puro, senza costume, senza niente tranne un anello in mano e lo smoking che, per quanto lo odiasse, per lui l'aveva indossato, pronto a chiedergli di restare con lui per tutta la vita; il Lovino che aveva detto di sì e gli aveva gettato le braccia al collo, stringendolo con tutta la forza di questo mondo; il Lovino che non era riuscito a proteggere, che aveva visto cadere, agitare le braccia e le gambe come se stesse cercando di volare, fallendo; il Lovino che lui aveva cercato di prendere con le sue ragnatele, con le sue braccia, verso il quale si era lanciato senza esitare neanche un secondo, e nonostante ciò era comunque arrivato tardi. Vedeva, accecato dalle lacrime, il Lovino che aveva visto toccare terra, il Lovino il cui sangue aveva macchiato il suo costume, il Lovino del quale aveva partecipato al funerale. Gli bastava chiudere gli occhi e Antonio vedeva quel pezzo di marmo bianco stagliarsi contro il cielo, a ricordo imperituro del suo più grande fallimento.
"M-mi dispiace" esalò. Iniziò a tremare, in modo incontrollabile e inconsolabile, e Lovino, quello vivo, senza esitare lo strinse, un braccio intorno alla sua schiena, una mano aggrappata al suo costume e l'altra tra i suoi riccioli, ad accarezzarli piano.
"Va bene" mormorò "salutalo ora un'ultima volta, poi riprenditi la tua vita"
"T-ti amo" Antonio nascose il volto contro il collo di Lovino, illudendosi per un istante che il suo amore fosse lì, celando la realtà ai suoi occhi chiusi, piangendo. Svegliato da un incubo che non era reale, aveva aperto gli occhi, ritrovandosi nel letto che condivideva con Lovino, è stato lui a svegliarlo. Oh, amore, quanto sei bello spettinato e assonnato, ti prego, stringimi, ho fatto un sogno orribile, ma per fortuna sei qui, e perdonami, cazzo, se non sono riuscito a salvarti, perché quello non era un incubo, era la realtà, e la realtà un sogno bellissimo che per qualche secondo gli sembrò vero.
Sentiva le dita di Lovino tra i capelli, che giocherellavano con le sue ciocche come sempre. No, non come sempre, in modo diverso, rigirandole piano invece che intrecciandole tra le dita.
Rimaneva il tempo per l'ultimo saluto, l'ultimo gesto prima che l'illusione si rompesse del tutto, l'ultima volta che il corpo mortale di Antonio avrebbe toccato quello di Lovino. Avrebbe potuto fare tante cose: continuare a piangere, dirgli qualcosa di profondo, ripetergli che lo amava...
Antonio scelse di dargli un bacio, la cosa che non aveva più avuto il coraggio di fare. L'ultimo bacio che aveva dato al suo Lovino era stato distratto, rapido, un secondo prima che quello uscisse di casa per andare all'università e non tornasse più. Antonio ci aveva pensato per mesi a quel bacio, così insoddisfacente, così effimero. A ben pensarci, tutti i baci di Lovino erano insoddisfacenti, perché Antonio ne avrebbe sempre voluti di più, ma questo, oh, questo se lo dovette far andare bene per forza, perché fu l'ultimo, ed essendo l'ultimo diede pace al suo cuore disperato.
Le labbra di Lovino erano tiepide, come sempre, screpolate e salate, eppure stringerlo tra le braccia era la cosa più bella che Antonio avesse mai sperimentato. In pochi secondi gli tornarono in mente tutti i baci dati al suo Lovino e fu come baciarlo un miliardo di volte in pochi istanti, rivivere tutta la vita insieme in un secondo.
Fu Antonio a interrompere il bacio, perché sentì che era giusto così. Lovino stava piangendo, per questo le sue labbra erano così amare e dolci.
Fu il supereroe ad asciugargli le guance, posò la fronte contro la sua e lo guardò negli occhi. L'ultima volta che avrebbe rivisto quegli occhi da vivo...
"Grazie" fu l'ultima parola che gli disse. Grazie a te per avermi dato questa possibilità, e grazie a lui per avermi dato così tanto amore.
Fece un passo indietro e si lasciò avvolgere dal portale.

Dopo quegli avvenimenti ci furono diverse cose da sistemare. Prima tra tutte la questione di Feliciano, che aveva visto e sentito cose per lui senza senso. Fu Lovino a risolverla: si inventò che il cattivo che aveva cercato di ucciderlo era un mutaforma, per questo sembrava Gilbert, e che era convinto che tra Spiderman e Lovino ci fosse qualcosa perché, evidentemente, li aveva sentiti parlare sul tetto qualche giorno prima. Feliciano parve bersela.
La seconda questione da sistemare fu Gilbert, a cui raccontarono la stessa cosa.
La terza, la più impegnativa, fu spiegare alle autorità perché un matto armato di coltelli fosse sfrecciato per i tetti combattendo con Spiderman per poi attaccare dei civili, perché quel matto dalle telecamere sembrasse Gilbert e dove fosse finito. Ludwig, con il costume da Spiderman, si inventò una scusa piuttosto credibile. Prese ispirazione dalla bugia di Lovino e aggiunse che quel tizio era scappato e non aveva idea di dove si trovasse, ma che sarebbe stato prontissimo a combatterlo se ce ne fosse stato bisogno. Visto che Gilbert era a scuola per un progetto scolastico in quel momento e c'erano diversi testimoni a confermarlo, oltre alle telecamere di videosorveglianza, se la bevvero.
Dopo di che lo lasciarono stare, si diffuse la notizia su internet e se il governo aveva dei dubbi non li diede a vedere.
Per i mesi successivi tutto andò bene: la vita di Ludwig trascorse con calma, tra lezioni di scuola e i pomeriggi con Feliciano, e quella di Spiderman anche, tra rapine di poco conto da sventare e cittadini da salvare da cose semplici e perfettamente ordinarie.

L'estate morì dando vita a settembre, di conseguenza la scuola iniziò e fu un dramma come ogni anno.
I corridoi scolastici si riempirono di adolescenti in fase ormonale e professori inibiti dal sonno, gli armadietti, tanto sognati da noi europei, si aprirono per accogliere i libri in sé e Lovino iniziò il suo terzo anno di scuola superiore tra una bestemmia e i due caffé di cui aveva bisogno per svegliarsi del tutto.
Teneva tra le mani il bicchierino con dentro la sua seconda dose di caffeina, perché chiamare "caffé" la brodaglia che facevano gli americani era un insulto all'Italia e a Napoli tutta, e si aggirava tra i corridoi alla ricerca del suo nuovo armadietto. Vide suo fratello, nonostante si fossero salutati all'ingresso, chiaccherare con il crucco e gli fece un cenno di saluto con il mento, che Feliciano ricambiò con un sorriso.
Raggiunse la fine del corridoio, girò l'angolo e dopo qualche metro trovò l'armadietto giusto. Lo aprì e ci infilò dentro i libri di scuola senza particolare grazia, poi tirò fuori dalla sua borsa una nuova raccolta di poesie che si era appena comprato, pronto a darci un'occhiata prima dell'inizio delle lezioni.
"Lovino Vargas è richiesto in presidenza" annunciarono gli autoparlanti. Lovino aggrottò la fronte, non aveva fatto niente di male, che volevano da lui? Forse aveva sentito male.
"Lovino Vargas richiesto in presidenza" ripeterono.
Finì in un sorso il così detto caffé, buttò il bicchierino nel cestino più vicino e si diresse verso la presidenza brontolando. Proprio quando aveva un po' di tempo per leggere...
"Signor Vargas?" chiese la segretaria della preside.
"Sì, cosa c'è?"
"È arrivato un nuovo studente in scambio culturale dalla Spagna. Abbiamo pensato che lei sia lo studente perfetto per fargli fare un giro per la scuola e aiutarlo a integrarsi"
Lovino inarcò un sopracciglio "perché? Sono italiano, mica spagnolo"
"Parlate la stessa lingua, no?"
Lovino si trattenne dal bestemmiare e alzò gli occhi al cielo "no."
"Il ragazzo è nell'ufficio della preside a compilare alcuni moduli, tra poco ti raggiungerà. Sei esentato dall'ascoltare il discorso di inizio anno per fargli fare il giro"
Lovino alzò gli occhi al cielo "bene. Tanto quel discorso del cazzo è uguale tutti gli anni"
La porta della presidenza si aprì.
"Grazie mille, arrivederci!"
Lovino trattenne il fiato. Da quella porta ne uscì un ragazzo dai capelli ricci e dagli occhi verdi "¡Hola! Yo soy Antonio. E tu?"


 

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