Evangelion: Advice and Trust

di Strypgia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: A che punto siamo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1: Fiocchi di neve, palle di neve, valanghe ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2.1: Il mattino dopo ***
Capitolo 4: *** Capitolo 2.2: Il mattino dopo ***
Capitolo 5: *** Capitolo 2.3: Il mattino dopo ***
Capitolo 6: *** Capitolo 3.1: Prove e dimostrazioni ***
Capitolo 7: *** Capitolo 3.2: Prove e dimostrazioni ***
Capitolo 8: *** Capitolo 3.3: Prove e dimostrazioni ***
Capitolo 9: *** Capitolo 3.4: Prove e dimostrazioni ***
Capitolo 10: *** Capitolo 3.5: Prove e dimostrazioni ***
Capitolo 11: *** Capitolo 3.6: Prove e dimostrazioni ***
Capitolo 12: *** Capitolo 3.7: Prove e dimostrazioni ***
Capitolo 13: *** Capitolo 4.1: Prima della tempesta ***
Capitolo 14: *** Capitolo 4.2: Prima della tempesta ***
Capitolo 15: *** Capitolo 4.3: Prima della tempesta ***
Capitolo 16: *** Capitolo 4.4: Prima della tempesta ***
Capitolo 17: *** Capitolo 4.5: Prima della tempesta ***
Capitolo 18: *** Capitolo 4.6: Prima della tempesta ***
Capitolo 19: *** Capitolo 4.7: Prima della tempesta ***
Capitolo 20: *** Capitolo 4.8: Prima della tempesta ***
Capitolo 21: *** Capitolo 4.9: Prima della tempesta ***
Capitolo 22: *** Capitolo 5.1: Siamo in gioco? ***
Capitolo 23: *** Capitolo 5.2: Siamo in gioco? ***
Capitolo 24: *** Capitolo 5.3: Siamo in gioco? ***
Capitolo 25: *** Capitolo 5.4: Siamo in gioco? ***
Capitolo 26: *** Capitolo 5.5: Siamo in gioco? ***
Capitolo 27: *** Capitolo 6.1: Irrompe la tempesta ***
Capitolo 28: *** Capitolo 6.2: Irrompe la tempesta ***
Capitolo 29: *** Capitolo 6.3: Irrompe la tempesta ***
Capitolo 30: *** Capitolo 6.4: Irrompe la tempesta ***
Capitolo 31: *** Capitolo 6.5: Irrompe la tempesta ***
Capitolo 32: *** Capitolo 6.6: Irrompe la tempesta ***
Capitolo 33: *** Capitolo 6.7: Irrompe la tempesta ***
Capitolo 34: *** Capitolo 6.8: Irrompe la tempesta ***
Capitolo 35: *** Capitolo 6.9: Irrompe la tempesta ***
Capitolo 36: *** Capitolo 7.1: Uniti resistiamo ***
Capitolo 37: *** Capitolo 7.2: Uniti resistiamo ***
Capitolo 38: *** Capitolo 7.3: Uniti resistiamo ***
Capitolo 39: *** Capitolo 7.4: Uniti resistiamo ***
Capitolo 40: *** Capitolo 7.5: Uniti resistiamo ***
Capitolo 41: *** Capitolo 7.6: Uniti resistiamo ***
Capitolo 42: *** Capitolo 7.7: Uniti resistiamo ***
Capitolo 43: *** Capitolo 7.8: Uniti resistiamo ***
Capitolo 44: *** Capitolo 7.9: Uniti resistiamo ***
Capitolo 45: *** Capitolo 7.10: Uniti resistiamo ***
Capitolo 46: *** Capitolo 7.11: Uniti resistiamo ***
Capitolo 47: *** Capitolo 7.12: Uniti resistiamo ***
Capitolo 48: *** Capitolo 8.1: Avvento ***
Capitolo 49: *** Capitolo 8.2: Avvento ***
Capitolo 50: *** Capitolo 8.3: Avvento ***
Capitolo 51: *** Capitolo 8.4: Avvento ***
Capitolo 52: *** Capitolo 8.5: Avvento ***
Capitolo 53: *** Capitolo 8.6: Avvento ***
Capitolo 54: *** Capitolo 8.7: Avvento ***
Capitolo 55: *** Capitolo 8.8: Avvento ***
Capitolo 56: *** Capitolo 8.9: Avvento ***
Capitolo 57: *** Capitolo 8.10: Avvento ***
Capitolo 58: *** Capitolo 8.11: Avvento ***
Capitolo 59: *** Capitolo 8.12: Avvento ***
Capitolo 60: *** Capitolo 8.13: Avvento ***
Capitolo 61: *** Capitolo 8.14: Avvento ***
Capitolo 62: *** Capitolo 8.15: Avvento ***
Capitolo 63: *** Capitolo 8.16: Avvento ***
Capitolo 64: *** Capitolo 8.17: Avvento ***
Capitolo 65: *** Capitolo 8.18: Avvento ***
Capitolo 66: *** Capitolo 8.19: Avvento ***
Capitolo 67: *** Capitolo 8.20: Avvento ***
Capitolo 68: *** Capitolo 8.21: Avvento ***
Capitolo 69: *** Capitolo 8.22: Avvento ***
Capitolo 70: *** Capitolo 8.23: Avvento ***
Capitolo 71: *** Capitolo 8.24: Avvento ***
Capitolo 72: *** Capitolo 8.25: Avvento ***
Capitolo 73: *** Capitolo 8.26: Avvento ***
Capitolo 74: *** Capitolo 9.1: Tutto quel che faccio ***
Capitolo 75: *** Capitolo 9.2: Tutto quel che faccio ***
Capitolo 76: *** Capitolo 9.3: Tutto quel che faccio ***
Capitolo 77: *** Capitolo 9.4: Tutto quel che faccio ***
Capitolo 78: *** Capitolo 9.5: Tutto quel che faccio ***
Capitolo 79: *** Capitolo 9.6: Tutto quel che faccio ***
Capitolo 80: *** Capitolo 9.7: Tutto quel che faccio ***
Capitolo 81: *** Capitolo 9.8: Tutto quel che faccio ***
Capitolo 82: *** Capitolo 9.9: Tutto quel che faccio ***
Capitolo 83: *** Capitolo 9.10: Tutto quel che faccio ***
Capitolo 84: *** Capitolo 9.11: Tutto quel che faccio ***



Capitolo 1
*** Prologo: A che punto siamo ***


Prologo: A che punto siamo



Una luna piena si specchiava sul lago Ashi, illuminando Neo Tokio-3 nella calda notte d’autunno. Nella più piccola camera da letto di un appartamento, in un edificio quasi vuoto, un vecchio lettore SDAT poggiava su una scrivania al chiarore della luna piena, raccogliendo polvere in silenzio. Nel soggiorno, la cena era finita e il tavolo sparecchiato, ma la stanza era ancora piena di vita, grazie allo sforzo di una donna in particolare.



“Tu sei un bravo ragazzo, Shinji-kun! Mi porti la birra e prepari dei piatti buonissimi.” Il Maggiore Katsu… no, dopo le ore 21, e ben sette birre, era decisamente Misato - e non il Maggiore Katsuragi - che farfugliava allegramente al suo giovane coinquilino. Si batté la mano sulla pancia piena e sospirò. Bevve l’ultima goccia della sua ottava birra e lanciò un’occhiata sospetta al contenitore. “Hmm, è finita di nuovo. Me porti un’altra, per favore?” Agitò la lattina vuota verso Shinji per un secondo, prima di lanciarla dietro la sua spalla verso il cestino senza nemmeno guardare.



Shinji sospirò. In fin dei conti era stato lui a viziarla a quel modo. Quando si trasferì il primo giorno, passò ore ed ore a pulire e raccogliere tutte le lattine che erano state ammucchiate disordinatamente e sparse per tutto l’appartamento, compreso in posti che gli fecero scuotere confusamente la testa. Nella doccia, sopra la TV, per tutto il balcone… tra la biancheria? Si fermò dal lavare i piatti e recuperò una lattina di Yebisu dal frigorifero ben rifornito. “Ecco, Misato-san.”

Misato gli afferrò il polso e colse l’occasione per trascinarlo in un abbracciarlo sdolcinato, con il viso immerso brevemente nel fianco di Shinji, rimanendo seduta al tavolo. “Bravo ragazzo. Ti prendi sempre cura di noi, di me e di Asuka. Giusto, dov’è ora? Non l’ho vista da quando sono arrivata.”

“Ha mangiato prima che arrivassi, poi è andata a farsi una doccia. Adesso è ancora nella sua stanza.” Guardò verso la porta della stanza della loro coinquilina per un momento.

Gli occhi di Misato scintillarono di malizia, notando qualcosa nell’espressione di Shinji. “Oh? Stai pensando a lei avvolta nel suo asciugamano, Shin-chan?”

Shinji arrossì. “No!” Si liberò dalla presa di Misato.



“E invece sì! Decisamente! Ha ha ha! Shin-chan è innamoraaato!” sogghignò Misato.



Mugugnando qualcosa al pavimento e nascondendo il rossore del suo volto, Shinji finì di lavare gli ultimi piatti nel lavandino. Quando si voltò dopo aver asciugato le mani, trovò Misato che lo fissava intensamente. “C-che c’è?”

“Sei davvero un bravo ragazzo, Shinji. E credo che tu tenga veramente a lei. Quindi ti aiuterò!” Misato batté il pugno sul palmo dell’altra mano. Indicò l’altro lato del tavolo. “Siediti! Ora ti darò alcuni condi… congi… consigli sui rapporti di coppia, su come avere a che fare con le donne. E ti dirò anche alcuni segreti!” Bevve un buon sorso di birra mentre Shinji si sedette. “Ok! Dunque!” Prese un bel respiro. “Regola numero uno! Le donne sono pazze!”

Shinji sbatté le palpebre. “‘Le donne sono pazze’?” le fece eco confuso.

“Giàh! Totalmente pazze. Matte. Andate. E lo so per certo, sssono una donna anch’io!” disse annuendo saggiamente. “Regola numero due! Asuka è una donna.”

“…e quindi è pazza?”

“Bingo! Devi sssolo ricordatelo sempre e sssfruttarlo. Pensaci bene, credi davvero che ti urli sempre contro sssolo perché è arrabbiata? No! Vuole solo la tua attenzzzione! È il suo modo per dirlo. Ah già, questa è la regola nnnumero tre! Le donne non dicono mai tuuutto quello che pensano, ma tu devi capirlo comunque! E non stare a sentire tuuutto quello che dicono, perché non lo pensssano davvero.”

“Io… cosa? Questo… dovrebbe includere anche quello che mi stai dicendo ora?” La confusione di Shinji non fece altro che aumentare.

“Certo che no! Questa sono io che ti rivelo sssegreti, non io che ti parlo come donna. E comunque, è davvero carino che tu mi guardi in quel modo, ma tu hai bisogno di una ragasza della tua età, come lei” Shinji arrossì nuovamente. “He he! So che è così!” Bevve un altro sorso di birra. “A volte mi ssstupisci, Shin-chan. Io e Asuka in giro in asssciugamani e pantaloncini exsstra-corti e tu sempre così timido. Se Kaji passasse tutto il tempo a girare in casa con solo un asssciugamano addosso io… io… mmm… interessante…” La mente di Misato iniziò a viaggiare, fissando felicemente il vuoto.

Il silenzio si protrasse per un po’. “Ehm… Misato-san?”

Misato scosse la testa. “Ehm, giusto! Donne! Devi fare attenzione a tutti i dettagli. Sei già abbastanza addomesticato, il che piace molto alle ragazze una volta che ci pensano e si tranquillizzano. Io lo farei!” Gli sorrise e bevve un altro sorso. “Regola nuumero quattro! Mai avere paura.” Si chinò in avanti appoggiando le mani sul tavolo e lo fissò con attenzione. “Questa è una regola molto importante, Shin-chan. Stacci davvero attento.”



Shinji ci provò, ci provò davvero con tutte le sue forze a non guardare la perfetta inquadratura della scollatura che la posizione di Misato e la larga canottiera gli offrivano. Ma perse la sfida. Dopo una lunga pausa, Misato ridacchiò e sbuffò vedendo Shinji arrossire. “Il gatto ti ha mangiato la lingua, Shin-chan? He he! Ma hai sentito quello che ho detto? È una cosa grosza questa.”



Shinji deglutì e scosse la testa per chiarirsi le idee. “Grossa, grosse…” mormorò. “Ehm! Si! ‘Niente paura’, giusto! O… qualcosa del genere.”

Misato annuì, un po’ barcollante. “Giussto. Avere paura può bloccarti e farti perdere una buona occasione. Io avevo paura e sono scappata da Kaji una volta. Mi ci ssono voluti ottto anni prima di avere un’altra chas… chanz… insomma un’altra occasione. Otto anni di sssolitudine… e mi mancava! E se fossi sstata ancora impaurita, avrei combinato un altro passticcio. Quindi, non farlo!” Si scolò la birra. “Tu e Azuka siete gggiovani, ma lo vedo come ti guarda a volte. E…” Abbassò la voce fino a farla diventare un sibilo cospirazionista e si avvicinò di più a Shinji. “Ho vvvisto come ti guarda a volte, quando pensa che nesssssuno la veda. Una volta ha anche sorrrriso, dopo che le ho detto del tuo salto nel vulcano andando contro agli ordini!”

Shinji fissò il tavolo cercando di non arrossire nuovamente. Di nuovo, perse. Mormorò qualcosa troppo flebilmente perché Misato potesse sentire.

Misato gli sorrise, dandogli una piccola pacca sulla testa prima di tornare a sedersi sulla sedia. La sua testa affondò tra le braccia sul tavolo. “Quindi niente paura, Shin-chan. Azuka fa un sssacco di rumore, ma è una brava ragasza anche lei. Voi due siete molto simili, sai? Non avete nessuno, ma cercate di essere dei piloti… Lei fa tutto il posssibile per essere la migliore, perché non vuole che nessuno pensi che sia inutile, o debole…” Misato sollevò la testa per lanciargli uno sguardo intenso. “Devi essere davvero bravo con lei, capito? Le donne sono pazze, ma anche noi abbiamo bisogno di abbracci e cose del genere. Di fare cose carine. Ne so qualcosa!” Misato tornò a sedersi dritta. “Dovresti prepararle la cena!”

“Preparo la cena per tutti ogni sera, Misato-san.”

Misato ignorò questo scomodo dettaglio. “Voglio dire di preparale una cena speciale! Cibo eurore… eupore… europeo, tedesco! Falle capire che lo fai per lei! Questo è il genere di cose che catturano l’attenzzzione di una ragasza! Io chiederò a Kaji di portarmi fuori così avrete tempo per stare un po’ sssoli!” Aggrottò le sopracciglia in modo suggestivo prima di ricadere sulla sedia con la testa di nuovo appoggiata sulle braccia. “Hmm… fuori in qualche posssto carino e riservato. E magari passarci la notte.”

“Non so se una cena possa bastare per far smettere ad Asuka di chiamarmi ‘baka-Shinji’ tutto il tempo.”

“Te l’ho detto, non stare ad ascoltare quello che ti dice. Ascolta quello che non dice e a tutto il resto…” Misato borbottò tra le sue braccia. “P’rché le donne s’no pazze. Azuka, io, Rits… t’tte… Lei dice ‘baka-Shinji’, io dico ‘Shin-chan’… è la st’ssa cosa. È il nostro m’do per dire che teniamo a te… p’rché siamo spaventate di dirlo ad alta voc… Kaji…”

Shinji si alzò e si avvicinò al lato del tavolo di Misato, aiutandola ad alzarsi. “Lo so, Misato-san. Lo so. Però è ora di andare a letto.”

Misato si appoggiò pesantemente al giovane pilota mentre avanzavano lentamente e traballanti verso la sua camera da letto. “Okay… ma r’corda: pazze.”

Shinji si rialzò dopo aver messo Misato nel suo futon e si diresse verso la porta della stanza. Si fermò allo stipite e si voltò per controllare la sua tutrice ormai svenuta. Russava tranquillamente, borbottando di tanto in tanto il nome di Kaji. Scosse la testa. Chi si stava prendendo cura di chi? “'Le donne sono pazze’, eh?” mormorò.

Il suo volto si bloccò e il suo corpo si irrigidì per lo shock quando un paio di braccia candide e sottili lo avvolsero da dietro in un abbraccio. Un corpo caldo e decisamente femminile si strinse dietro di lui e un paio di labbra morbide gli mordicchiarono la nuca. “Mmm, sì, siamo pazze. Come faremmo altrimenti a sopportare gli uomini?”



Suo malgrado, Shinji non riuscì a reprimere del tutto un gemito di felicità, chiudendo gli occhi e inclinando la testa per agevolare Asuka. “Nnn… Asuka… la porta è ancora aperta… potrebbe vederci…” Le sue mani si alzarono per raggiungere quelle di lei e stringerle a sua volta.

“È completamente andata e lo sai bene, Third Children. Si è per caso accorta di come stanno le cose tra noi in questi ultimi due mesi? Potremmo mettere in pratica il Kāma Sūtra qui in soggiorno e dormirebbe comunque.” Le braccia di Asuka si allentarono abbastanza da permettere a Shinji di voltarsi nel suo abbraccio e di guardare i suoi occhi blu scintillanti. “Quindi, vieni a letto? Fa freddo ed è triste stare senza te, e tu mi hai promesso che non avrei mai più dormito in quel modo.”

Shinji non provò nemmeno a nascondere il caldo sorriso che stava crescendo sul suo viso. “Asuka, c’è mai stata una sola notte, da quando mi hai baciato per la prima volta, in cui ho dormito altrove se non accanto a te? Certo che vengo.” Chiuse la porta della stanza di Misato il più silenziosamente possibile e lasciò che le sue dita si intrecciassero con quelle di Asuka mentre attraversavano il soggiorno verso la camera da letto. La mano di lei era piccola e calda nella mano di lui.

“Beh, sì, c’è qualche rara notte in cui il nostro stimato tutore non viene messo al tappeto dalla birra o dal troppo lavoro.” ribatté Asuka, ma senza fervore. “Non mi piacciono quelle notti. È molto meglio quando è stanca, piena di birra o quando Kaji la porta fuori fino a tardi.”

“Quelle notti riesco ancora a intrufolarmi nella tua stanza dopo che si è addormentata… sempre se non ti intrufoli tu per prima nella mia.” le fece notare.

Asuka sorrise. “Lo sai che non ho pazienza. Io voglio il mio baka-Shinji. E poi è davvero un bene che ti alzi sempre prima degli altri. Non vogliamo che ci scoprano, vero?”

Il sorriso di Shinji si spense un poco quando raggiunsero la stanza di Asu… no, la loro stanza. Non aveva dormito che una manciata di volte nel ‘proprio’ letto dalla notte in cui Asuka gli chiese se avesse voluto baciarla. Una notte che era andata oltre ogni aspettativa per entrambi e che era diventata l’inizio del sogno più meraviglioso di qualsiasi altra cosa avesse mai sperimentato in tutta la sua vita, tutto perché aveva posato le proprie braccia attorno a lei e aveva ricambiato il suo bacio. “Mi sento ancora un po’ in colpa a nascondere a tutti di noi due, Asuka. Non possiamo nemmeno uscire il sabato o la domanica per un normale appuntamento e vorrei davvero poterlo fare.”

Asuka aprì la porta e lo trascinò dentro con sé. “Lo so. Ma se Misato lo scoprisse ci farebbe smettere subito. ‘Siamo troppo giovani!’ o scuse simili, come se non fossimo soldati che potrebbero morire da un giorno all’altro.” Si tolse la maglietta, tutto quello che indossava, facendola passare da sopra la testa, e la gettò di lato. “E mi rifiuto anche solo di pensarci. Lo sai che non ho avuto un solo incubo da quando abbiamo iniziato a dormire assieme? Prima li avevo quasi ogni notte. Potrei amarti anche solo per questo, Shinji. Non che il resto non mi piaccia.” Si sedette sul letto e si spostò per lasciargli spazio. “E poi, nessuno crederebbe che io e te stiamo insieme.” Sbuffò ironicamente. “Noi? Innamorati? Veramente, follemente, profondamente? Mai.”



“Hikari potrebbe crederci, se glielo dicessi. E sono abbastanza sicuro che Ayanami l’abbia capito fin dall’inizio, visto quanto ci fissa.” Si sedette accanto a lei e ripiegò ordinatamente la camicia dopo essersela tolta altrettanto ordinatamente.



“E non ha detto nulla?”

Shinji scrollò le spalle. “È Ayanami. Non è esattamente una chiacchierona o la ‘pettegola della scuola’. A chi lo potrebbe raccontare?”

“Hmm… comunque dovresti fare qualcosa di carino per lei come ringraziamento, da parte di entrambi. Se lo facessi io sarebbe sospetto.”

“Potresti provare a farlo. Le persone cambiano. Potrebbero accettarlo.” Le prese la mano con un sorriso e le baciò la punta delle dita.

Asuka gli accarezzò la guancia dopo che lui le ebbe lasciato la mano. “È già abbastanza difficile far credere a tutti che sono ancora costantemente arrabbiata con te e che ci ‘prendiamo per il collo’ tutto il giorno. Io preferisco stare al tuo collo in queto modo.” Si chinò a mordicchiare e baciare il suo collo. “Mi diverte solleticarti qui, sei molto più sensibile.”

Shinji sibilò di piacere. “Ih… fai piano! O Misato prima o poi si accorgerò che sto usando il suo correttore!”

Le labbra di Asuka si incurvarono in un sorriso. “Allora meno male che non può vedere la tua schiena. Sarebbe ancora più difficile da spiegare.”

“Non hai i sensi di colpa per aver graffiato il mio povero dorso?” Shinji sorrise a sua volta.

Asuka sbuffò divertita. “Nemmeno un po’. Sto marcando il mio territorio. Sei mio, Third Children. Me l’hai promesso la prima notte.” Le sue braccia lo avvolsero forte mentre si sdraiavano sul letto. “Insieme, per sempre.”

Shinji tirò il lenzuolo per coprire entrambi, annuendo. “Fino alla fine del mondo, io e te, contro gli angeli e qualsiasi altra cosa cerchi di farci del male.” Lei si strinse al suo fianco, facendo le fusa. Lui premette il viso tra i suoi capelli e inspirò il profumo di fragola e balsamo del suo shampoo. “Ti amo, Asuka.”

“Ti conviene, Third. Sei legato a me per sempre.” mormorò felice, stringendolo a sé. “…e anch’io ti amo, baka-Shinji.”

Nella stanza dall’altra parte del corridoio, un vecchio lettore SDAT poggiava sulla scrivania al chiarore di luna, raccogliendo polvere. Non veniva toccato da due mesi: nascondersi e scappare dal mondo non era più necessario.


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Capitolo 2
*** Capitolo 1: Fiocchi di neve, palle di neve, valanghe ***


Capitolo 1: Fiocchi di neve, palle di neve, valanghe



Due mesi prima…
 
“Ehi, Shinji, ti va di baciarci?” Asuka picchettava un dito sul tavolo, fissandolo e tenendo la testa poggiata sul braccio.



Shinji non riusciva a credere che quelle parole confuse fossero quelle che aveva appena sentito dire e si tolse gli auricolari dello SDAT. “Cosa?”
 
“Baciarci. Un bacio? Non hai mai baciato, vero? Allora facciamolo.”
 
Doveva essere un trucco. Asuka così gentile all’improvviso… anche più che gentile, con lui? “Perché?”
 
“Perché sono annoiata.”
 
Era decisamente un trucco. “Perché sei annoiata? Ma…”
 
“Non vuoi baciare una ragazza nel giorno dell’anniversario della morte di tua madre? Hai paura che ti stia guardando dal paradiso?” gli disse con uno sguardo malizioso.
 
“Per nulla.”
 
“Oppure hai paura?”
 
La sua rabbia aumentò. “Non ho paura di un bacio!”



“Ti sei lavato i denti, vero?”
 
Lui annuì.
 
“Allora eccomi, arrivo.”
 
Asuka gli si avvicinò, fermandosi abbastanza vicino da permettergli di vedere il suo cuore palpitare in gola. Shinji si sentì arrossire mentre chiudeva gli occhi in attesa. Dopo che nulla accadde per qualche istante, aprì di nuovo gli occhi e trovò Asuka che lo fissava a pochi centimetri di distanza, con un’espressione illeggibile.
 
“Non respirare, mi fai il solletico.” Dei polpastrelli sottili gli schiacciarono il naso appena prima che le sue labbra incontrassero quelle di Asuka.
 


La mente e il corpo di Shinji si bloccarono. ‘Sta accadendo! Sta accadendo davvero!’ Aveva paura di muoversi, paura di pensare, paura di fare qualsiasi cosa che potesse svegliarlo da questo sogno. Aveva quasi paura anche di respirare, ma non ce n’era bisogno perché le dita di lei già gli bloccavano il naso. La bellissima ed esotica ragazza straniera che era letteralmente l’oggetto di più di una sua fantasia lo stava baciando. Quelle labbra morbide e soffici erano premute contro le sue e la sensazione era incredibile. La testa gli girava per la sensazione vertiginosa della lingua di lei che esitava a sondare la sua, il profumo di balsamo alla fragola dei suoi capelli, il calore del suo corpo così vicino…
 
…e, purtroppo, la mancanza di ossigeno. Cominciò a sentirsi più stordito per l’apnea che per la pura scarica ormonale, ma il bacio era così bello che non voleva che finisse mai. Le ginocchia cominciarono a cedergli. Doveva fare qualcosa! Se fosse collassato, il bacio si sarebbe interrotto!
 


Cercò disperatamente la cosa più vicina a cui aggrapparsi e rimanere in piedi: Asuka. Le sue mani si aggrapparono disordinatamente sui fianchi e sul dorso di lei, tirandola verso di sé mentre cercava di stabilizzarsi. Con un leggero tonfo, i loro corpi si scontrarono.
 
Shinji stava per lasciare che i loro corpi si allontanassero, quando sentì la mano di lei lasciare il suo naso e posarsi sulla sua spalla. L’altro braccio si appoggiò su quello di lui, con la mano che premeva contro la sua scapola. Una pressione piuttosto decisa, a pensarci bene. Ad Asuka non dispiaceva affatto che si trovassero l’uno contro l’altra in questo modo. Anzi, stava iniziando ad emettere mugolii di felicità. Le uscivano ‘Mhmm’ e altri suoni simili dall’aria sempre più soddisfatta, mentre la sua lingua si scontrava contro quella di Shinji in modo improvvisamente molto più vigoroso. Il braccio di Asuka lo strinse ancora più forte.
 
Anche Shinji, di riflesso, la strinse più forte. ‘Un momento… le… le sta piacendo quanto a me? Forse di più? Questo… questo non è baciarsi per noia o per curiosità, non più…’ L’irritazione che provava inizialmente per averlo spinto a baciarla era quasi del tutto sparita, sostituita da una crescente sorpresa. ‘Le… le piace. Le piace baciarmi. Vuole baciarmi. Baciare ME?!’ Si accese una luce nei suoi occhi. ‘Io le piaccio?’ Di certo, almeno, non stava interrompendo il bacio.
 
I loro corpi non avevano ancora smesso di oscillare dopo lo scontro iniziale. L’ondeggiamento aumentò lentamente fino a che non si trovarono a camminare all’indietro attraverso la sala da pranzo verso il soggiorno, tenendosi ancora stretti l’uno all’altra. Il loro percorso errante e alla cieca si concluse con i talloni di Shinji che andarono a sbattere contro una delle poltroncine davanti alla TV. Shinji cadde all’indietro contro la poltrona, mentre la loro presa reciproca fece trascinare giù anche Asuka, che finì distesa sopra di lui.
 
L’impatto a terra interruppe brevemente il bacio. Shinji aprì la bocca per dire qualcosa, sorpreso da quell’inciampo, ma le labbra di Asuka incontrarono nuovamente le sue prima ancora che potesse riuscire a pronunciare una sillaba. Shinji non protestò, le sue braccia avvolsero ancora di più Asuka, assaporando la sensazione di calore e del suo corpo contro di lui. Le sue mani accarezzarono lentamente il dorso di lei muovendosi su e giù. Aveva ancora le vertigini, ma era una sensazione che non voleva finisse. Si sentiva come se qualcuno gli avesse staccato la testa e la stesse facendo roteare per il soffitto.
 
Non avrebbe saputo dire quanto tempo rimasero lì sdraiati. Alla fine, il ritmo quasi frenetico dei loro baci rallentò fino a diventare più dolce e rilassato. Infine, si fermarono per una pausa più lunga, respirando a fatica, le fronti una contro l’altra. Shinji si sforzò di pensare a cosa dire.
 


“Wow. È stato… uhm… wow.”
 
“Già.” rispose lei altrettanto dolcemente. I suoi occhi ancora chiusi.
 
Il cervello gli girava ancora per lo stupore. Non riusciva a trovare nulla di coerente da dire. Tuttavia, la sua bocca continuava a correre senza consultarlo.
 
“Sei bellissima.”
 
Questa frase fece aprire gli occhi di Asuka. Il suo sguardo blu scintillante lo bloccò. “Cosa?”
 


“Avevi ragione, non ho mai baciato nessuno prima d’ora e sono così felice che sia stata tu il mio primo bacio ed è stato incredibile e sei così bella e credo di volerti bene davvero e oh cavolo adesso smetto di parlare.”
 
Un pesante silenzio scese su di loro. Pen-Pen sgambettò fuori dal suo freezer, li guardò, scosse la testa e tornò di nuovo nel suo freezer dopo essersi preso una birra. Shinji deglutì rumorosamente.



All’improvviso, Asuka parlò. “Dillo di nuovo.” chiese a bassa voce.
 
Lui diventò immediatamente teso. “Uhm… dire di nuovo cosa?”
 
“Quello che hai appena detto. Dillo di nuovo.”
 
“Sono contento che sia stata tu il mio primo bacio, è stato incredibile, sei bellissima e io…” deglutì di nuovo. “Penso di volerti bene?”
 
Altro silenzio.
 
Asuka voltò la testa, seppellendo il suo viso sul collo di Shinji. “Dici davvero?”
 
Shinji cercò di non tremare. Non poteva vedere i suoi occhi e la sua voce era… C’era qualcosa di profondo nel suo tono, ma non riusciva a capire cosa. Tuttavia, ebbe la sensazione che avrebbe dovuto essere davvero sincero su ciò che avrebbe detto dopo.
 
“Sì.”
 
Un silenzio ancora più lungo.
 
“Anche io ti voglio bene.”
 
Le orecchie di Shinji insistettero sul fatto che fossero davvero quelle le parole sussurrate da Asuka, con una voce quasi impercettibile. Lui si bloccò, le sue braccia che ancora la avvolgevano. “Come?”
 
Lei alzò il capo guardandolo di nuovo negli occhi. “Pensi che sia il tipo di ragazza che bacia chiunque?” chiese bruscamente, con un po’ del suo tipico ardore che tornava a farsi strada nella sua voce.
 
“Hai appena detto che volevi baciarmi perché eri annoiata!”
 
“Ho mentito.” Gli occhi di Asuka si staccarono da quelli di Shinji. “Volevo baciarti. Volevo sapere cosa si provasse.”
 
“Davvero?” Una parte distante del cervello di Shinji cercò di intervenire osservando che i suoi ultimi contributi alla conversazione non erano stati così rilevanti. “Perché?”
 
“Non lo so! Continuo a pensarci e basta! Non dovrei essere attratta da ragazzi come te! Dovrei volere un vero uomo come Kaji! Non dovrei nemmeno chiedermi cosa si prova a baciare te, ad avere le tue braccia attorno a me! Non dovrei sentirmi così bene quando lo faccio! Non dovrei sentirmi così bene a stare qui con te! Non dovrei volere che tutto questo non finisca mai…” Il suo sfogo si esaurì nella confusione. “Perché devi essere tu?”
 
“Io… non lo so?”
 
Asuka gonfiò le guance per la frustrazione. “Beh… perché ti piaccio, allora?”
 
“Perché sei la ragazza più bella che abbia mai visto. Perché sei brillante, hai gli occhi più belli di chiunque altra e sei così dannatamente viva. Tu… tu mi sproni, mi smuovi, mi prendi come nessun altro. Io… non so mai come parlarti, ma… mi piace vederti sorridere.”
 
Asuka arrossì un poco. “Anche… anche tu hai dei begli occhi.” Sbatté le palpebre. “Aspetta, se provi tutte queste cose per me, perché non hai mai risposto alle altre volte in cui ho cercato di ‘flirtare’ con te? Sono settimane che cerco di spingerti a fare qualcosa!”
 


“Aspetta, altre volte? Quali altre volte?”
 
“Quando una ragazza ti si avvicina in bikini usando il suo seno per spiegarti la fisica, allora sta cercando di attirare la tua attenzione!”
 
“Oh.”
 


Oh? E durante il nostro training di sincronizzazione? Siamo stati soli tutta notte e ti ho anche invitato nella mia stanza, ma non hai fatto nulla di nulla!”
 
Shinji aggrottò le sopracciglia. “Non mi hai per nulla invitato ad entrare, mi hai detto di restare fuori! ‘Le impenetrabili mura del geco’, così mi hai detto!”
 
“Gerico! Io… aspetta, tu… Tu non conosci questa storia? È nella Bibbia! Le mura di Gerico caddero, Third! Volevo che tu entrassi!”
 
Shinji cercò invano di chiudere la sua bocca spalancata. “Cosa?! Ma… eravamo soli! Potevamo… Io… Io non lo sapevo! Il mio sensei non mi ha mai parlato della Bibbia!”
 
Asuka si limitò a sgranare gli occhi verso Shinji. “Quale sensei?”
 
“Quello con cui mio padre mi ha abbandonato dopo che mia madre è morta in un incidente con l’Eva! Non che tu possa capire.” disse lui. Non era un ricordo piacevole. Chiuse forte gli occhi mentre l’immagine dolorosa di suo padre che se ne andava tornava a farsi spazio nella sua mente.
 


Ma quando li riaprì, Asuka lo stava fissando come se avesse visto un fantasma. “È successo lo stesso a me.”
 
Shinji sbatté le palpebre. Non poteva essere vero quello che aveva appena detto.
 
Asuka lo strinse a sé ancora più forte, mentre i suoi occhi guardavano lontano. “Mia madre… C’è stato un incidente con l’Unità 02… Lei… è morta, alla fine. Mio padre… non è stato in lutto per molto.” La sua bocca si contrasse amaramente. “Quindi sì, Third Children, so esattamente cosa si prova!”
 
Shinji rimase a bocca aperta, con la mente che cercava di venire a patti con questa scioccante rivelazione. Asuka… aveva provato la sua stessa perdita? Le era stata strappata sua madre, quando era ancora più giovane di lui? Lei… era come lui?
 
“Tuo padre ti ha abbandonato dopo che tua madre se n’è andata.” disse.
 
Lei lo guardò di nuovo intensamente. Aprì la bocca per dire qualcosa, ma si fermò. La sua fronte si aggrottò per un attimo. “È una cosa che ritorna sempre nei tuoi incubi. Il ricordo continua ad inseguirti quando cerchi di dormire.” disse infine. Era una domanda a metà.
 
Shinji annuì lentamente, senza distogliere lo sguardo. Il ricordo di Asuka che gemeva nel sonno, piangendo per la sua Mama, gli attraversò la mente. “È difficile dormire. Senti freddo e solitudine di notte, perché nessuno ti ha più abbracciata.” rispose infine. Era ancora meno una domanda. Non c’erano domande. Erano connessioni. Confessioni.
 
Asuka lo lasciò appena finire prima di rispondere. “Non hai mai avuto molti amici prima di venire qui. Nessuno ha mai voluto parlare con te solo perché sei tu.”
 
Lei sapeva… Questa era la sua vita. E quella di lei? “Tuo padre non ha mai dato spiegazioni o chiesto scusa per averti lasciata sola.”
 
“Nessuno ha mai cercato di capire il tuo dolore. A nessuno importava.” I suoi occhi erano magnetici, la sua voce ipnotica.
 
“Ti manca ogni giorno, ma non hai nemmeno una foto, a malapena un ricordo. Nessuno ti parla di lei.” Gli sembrava quasi che non fosse più la sua voce a parlare.
 
Le braccia di Asuka si strinsero ancora di più intorno a Shinji, quasi in una presa disperata. “E non c’è mai stato motivo di parlarne con nessuno, perché non c’era nessuno al mondo che potesse capire cosa significasse essere un pilota di Evangelion.” disse a bassa voce.
 
Il silenzio si fece pesante tra loro. Shinji notò vagamente che stavano respirando all’unisono, con i volti a pochi centimetri di distanza.
 
“Tu sei come me.”
 
Lui sbatté le palpebre. Non era sicuro di chi dei due avesse iniziato la frase per primo. Il loro training di sincronizzazione aveva sicuramente lasciato il segno.
 
Asuka sbatté le palpebre a sua volta, ma si riprese più in fretta. Un sorriso le iniziò ad attraversarle il volto e lasciò Shinji decisamente abbagliato. Il volto di Asuka era radioso, trasformato da uno sguardo di felicità diverso da quello che le aveva visto prima. Non un sorrisetto, non un sorriso presuntuoso e superbo, ma un sorriso vero, sincero. “Tu, tu sai. Sei carino, ti piaccio, mi vuoi bene, sei un baciatore fantastico e sai cosa si prova.” Le sue braccia lo strinsero in un abbraccio impetuoso. “Tu sei mio, Third Children!”
 
Asuka chinò il capo per incontrare di nuovo le sue labbra. Era molto più aggressiva di prima, ma lui la accolse con la stessa foga. Questa volta non era solo la scarica di ormoni. C’era una crescente consapevolezza, una sensazione di profondo legame. Lei sapeva! Lui capiva! Non sono solo! Non sono sola!
 
Di nuovo, il tempo sembrò loro sparire. Shinji non aveva idea di quanto avessero continuato questa volta prima che qualcosa finalmente si imprimesse nella sua mente, oltre alla sensazione calda ed elettrizzante della rossa tedesca tra le sue braccia o alla crescente felicità di aver incontrato qualcuno che poteva davvero immedesimarsi in ciò che aveva passato.
 
Bip. Un sibilo.
 
I loro occhi si aprirono contemporaneamente. Quella era la porta d’ingresso! Misato era a casa! Merda! Scattarono in piedi e si separarono, sistemandosi frettolosamente i vestiti e cercando di nascondere i volti arrossati e i capelli spettinati. Asuka prese il telecomando e accese la TV. L’annunciatore della NHK cominciò a parlare delle previsioni del tempo per domani.
 
Suoni baritonali di una voce maschile provenivano dall’ingresso e si mescolavano ai mugugni di Misato. Kaji era tornato a casa con lei. Apparvero sulla porta che dava sulla sala da pranzo, dove lui e Asuka si erano dati il primo bacio. Il braccio di Misato era stretto intorno alle spalle di Kaji e lei si appoggiava pesantemente a lui per sostenersi. Le sopracciglia di Kaji si alzarono quando vide Shinji in piedi nel soggiorno. “Ciao, Shinji-kun. Dammi una mano con lei. Deve andare a letto.”
 
“Ah, s-sì, Kaji-san.” Shinji si spostò rapidamente per sostenere Misato dall’altro lato. Insieme accompagnarono il Maggiore che camminava incespicando verso il suo futon. Kaji le tolse delicatamente la giacca e la fece sdraiare, scostandole i capelli dal viso e lasciandolo sprofondare rapidamente nel sonno, adagiata comodamente sulle lenzuola.
 


Kaji guardò con affetto il direttore operativo della Nerv, con un sorriso malinconico sul volto. Fece un cenno a Shinji e Asuka. “Bene, è ora che vada. Buonanotte ragazzi.”
 
Asuka trasalì sorpresa, riuscendo finalmente a guardare Kaji in faccia. Aveva passato il minuto precedente a cercare di impedirgli di vedere quanto fosse ancora rossa in volto. “Non ti… non ti fermi per la notte? Potresti…”
 
Kaji fece un sorriso ironico e con la mano strinse il risvolto del suo abito da cerimonia. “Mi prenderebbero tutti in giro se domani mi presentassi al lavoro con questo addosso.”
 


“Ma…” Asuka alzò per metà la mano mentre Kaji si diresse verso la porta. Mentre Shinji si incamminò per seguirli e raggiungerla, Asuka si fermò improvvisamente e rimase immobile quando lui e Kaji svoltarono nel corridoio per andare verso la porta.
 
Kaji sorrise alle sue spalle mentre usciva. “Per favore, prenditi cura di Katsuragi. Ci vediamo, Shinji-kun. Buonanotte.”
 
“Buonanotte.” La porta si chiuse con un altro sibilo. Con la coda dell’occhio, Shinji scorse Asuka in piedi in fondo al corridoio, vicino alla sala da pranzo, con un’espressione leggermente triste sul suo volto. “Qualcosa non va?”
 


“Profumo alla lavanda.” disse Asuka. “Quello di Misato. Era addosso a Kaji. Stanno davvero di nuovo insieme. Avrei dovuto saperlo. Per tutto il viaggio dalla Germania fino a qui Kaji non ha fatto altro che parlare di lei ed era distratto, anche quando ho cercato di…” Asuka arrossì. “N-Non importa! È… è tardi. Dovremmo… andare a letto anche noi.” Per qualche motivo, arrossì ancora di più.
 
Shinji cercò di non lasciarsi cadere le braccia. Qualunque magia ci fosse prima nell’aria, sembrava proprio che ora fosse stata spazzata via. Il momento era passato. “Giusto.” mormorò sconsolato. Tornò in camera sua e si cambiò con un paio di pantaloncini larghi e una maglietta leggera per dormire. Prima di arrivare al letto, si fermò al centro della stanza e chiuse gli occhi. Si concesse un intero minuto per godersi il ricordo di come ci si sentiva a stringere Asuka e baciarla. Sospirò sia per il piacere del ricordo che per la tristezza del fatto che era tutto finito. Si avvicinò alle lenzuola per infilarsi nel letto.
 
“Cosa stai facendo?”
 
Si bloccò e si girò. Asuka era in piedi davanti alla porta della sua stanza, braccia conserte, mentre lo fissava.
 
“Sto… andando a letto? Come hai detto tu.” rispose confuso. “Io…” Si bloccò di nuovo. Gli immancabili trasmettitori A-10 di Asuka non c’erano. I suoi capelli erano sciolti e sembrava averli spazzolati per andare a letto. Le ricoprivano il capo come una liscia e luminosa cascata di fuoco. Shinji ebbe l’improvviso e intenso desiderio di passarci le dita attraverso. Le cambiavano l’aspetto. Non l’aveva mai vista così. Era decisamente splendida. E sembrava ancora più bella.
 
“Tu cosa? E cosa stai fissando, Third?”
 
“I tuoi… i tuoi capelli… sei bellissima. V-voglio dire, ti ho vista senza trasmettitori A-10 solo dopo la doccia. Sembri così diversa con i capelli spazzolati così. Sei fantastica…”
 
Le mani di Asuka volarono alla sua testa. “Io… li tolgo per andare a dormire. E poi ho detto che noi dovremmo andare a letto, Third. Andiamo. Il mio è più grande.”
 
Shinji sbiancò. “Cosa?! Noi?! I-i-io… Asuka?” Non oppose però resistenza quando lei lo prese semplicemente per mano e lo condusse attraverso lo stretto corridoio verso la propria stanza.
 
“Baka. Siamo stati interrotti. Stavamo ancora parlando. E mi piaceva quello che stavamo facendo.” Si fermò al lato del letto con le spalle ancora rivolte a lui, ma continuò a tenergli la mano. “Non solo i baci, ma anche… il resto. Stare abbracciati intendo. Sentivo calore e… non mi sentivo più sola. ‘È difficile dormire. Senti freddo e solitudine di notte, perché nessuno ti ha più abbracciata’ hai detto.” Infine, si voltò di nuovo verso di lui. “Tu conosci quella sensazione. Anch’io la conosco e non mi piace per nulla. Hai mai sentito prima quel calore o quella sensazione piacevole che abbiamo provato mentre ci tenevamo abbracciati?”
 
L’espressione di Asuka era come un libro aperto. Non l’aveva mai vista così. I suoi occhi lo scrutavano, non con ostilità, solo… cercando di ritrovare quella sensazione di connessione. Il cuore di Shinji cominciò a battere ancora più forte di quando lei disse ‘noi dovremmo andare a letto’.
 
Shinji deglutì. “No, mai. Non che io ricordi.” disse.
 
“Non vuoi continuare a sentirti così?”
 
Deglutì di nuovo. “Sì?” rispose titubante.
 
Asuka si limitò ad annuire. “Lo voglio anch’io. E Misato dorme come un sasso, non c’è nessun altro qui e tu sei sempre il primo ad alzarti comunque. Quindi se… vogliamo passare la notte insieme per tenere lontani freddo e solitudine, possiamo farlo. Nessuno lo saprà tranne noi. E io…” Asuka chiuse gli occhi e fece uscire le parole a forza. “Io non voglio rimanere sola… Shinji.”
 
‘Questo deve essere un sogno. Questo deve essere un sogno.’ “Asuka, io… nemmeno io voglio stare da solo, ma… ho paura.” ammise. La mano di Shinji tremava nella mano di lei. ‘Questo deve essere un sogno… o un trucco.’
 
“Tu sei come me.” gli ricordò Asuka a bassa voce, guardandolo dritto negli occhi. “Pensi che non ne abbia anch’io? Ma siamo piloti Eva.” Sorrise in modo incerto. “Possiamo affrontare qualsiasi cosa, giusto?”
 
Gli lasciò la mano e si sedette sul letto. Si spostò per fargli spazio, poi alzò lo sguardo verso di lui, chiedendogli silenziosamente di sedersi accanto a lei.
 
Shinji cercò di smuovere il proprio corpo, ma si sentiva come congelato. ‘Questo deve essere un sogno!’ Aveva già avuto sogni simili. Le parole di Misato della notte precedente riecheggiarono nella sua mente. ‘Non cambierà mai nulla se non deciderai di fare il primo passo.’ Fece in modo che la sua mano destra la smettesse di contrarsi nervosamente in continuazione. “Asuka… mi prometti che non è un trucco? Non è una specie di gioco? Pensi davvero tutto questo?”
 
In risposta, Asuka si limitò a fissarlo per un momento prima di sollevare la larga maglietta gialla sopra la testa e gettarla dietro di lui, ben lontana da loro. “Ecco. Se ci beccano, non negherò nulla. Questo ti dimostra che sono abbastanza seria? Penso davvero quello che ho detto, Third Chil… Shinji. Te lo prometto. Ora vieni qui, baka! Ho freddo!” Asuka si sdraiò e tirò le coperte, con i suoi occhi blu zaffiro che ancora fissavano i suoi.
 
Shinji rimase a bocca aperta di fronte alla visione celestiale alla quale aveva appena assistito e si tolse lentamente la maglietta facendola cadere ai suoi piedi. Sollevò il lato delle lenzuola e scivolò nel letto accanto a lei, lasciando un’attenta distanza di pochi centimetri tra di loro. Per poco non levitò ad un metro dal materasso quando sentì le braccia di Asuka avvolgerlo e stringerlo in un abbraccio, pelle a pelle.
 


“Mhmm… che calduccio.” sussurrò Asuka. “Sei caldo. Mi piace.”
 
Anche lui sentiva calore. Così tanto al punto da essere quasi sorpreso che il vapore non gli uscisse dalle orecchie. Si sentiva decisamente confuso. Un piccolo pizzicotto di Asuka sul suo fianco lo riportò di nuovo sulla Terra abbastanza da capire che lei gli stava parlando. “Quando qualcuno ti abbraccia, dovresti abbracciarlo anche tu, baka.” Il suo comando fu un poco sminuito dal rossore che le illuminava le guance e dall’incapacità di incontrare i suoi occhi. Esitante, come se stesse per abbracciare una tigre col mal di denti, anche Shinji le fece passare le braccia attorno. Ai polpastrelli, la sua pelle sembra più liscia del più raffinato tipo di seta. Avrebbe giurato di sentire dell’elettricità scorrere sotto le sue mani. ‘È così calda.” pensò incantato.
 
Asuka si irrigidì quando le braccia di Shinji l’ebbero avvolta per la prima volta, ma poi si sciolse improvvisamente nel suo abbraccio. Dopo un lungo momento trascorso a godere di questa sensazione, gli parlò dolcemente. “Non è forse meglio questo invece di freddo e solitudine?”
 
Shinji non poté fare altro se non concordare con lei. Il suo cuore batteva ancora all’impazzata, ma allo stesso tempo si sentiva così a suo agio e vivo che non voleva muoversi. Annuì. “Mi piace.”
 
“Anche a me.” Asuka affondò il viso sul suo collo e rimase in silenzio per un minuto. “Shinji… me lo prometti che questo non è un sogno? Io non… Non voglio svegliarmi da sola e odiare ancora tutto e tutti.” chiese. “Non voglio che tutto questo finisca.”
 
“Tu sei come me.” le fece eco lui. “Asuka, anch’io ho paura che sia tutto un sogno, ma non mi sono mai sentito così bene. Resterò, finché me lo permetterai.”
 
“Stanotte. E domani? E il giorno dopo? Dico davvero, Shinji. Non voglio che tutto questo finisca. Non voglio svegliarmi mai più sola e al freddo.”
 
Shinji cercò di evitare che il cuore gli uscisse dal petto. Asuka, la ragazza piena di fierezza e ardore, stava chiedendo a lui… cosa? Di rimanere con lei? Di stare con lei? Come se pensasse davvero che lui potesse rifiutare? Se questo fosse stato un sogno, Shinji ci sarebbe rimasto il più a lungo possibile. “Finché mi vorrai. Te lo prometto.”
 
Con sua grande sorpresa, Asuka si mise a ridere. “Ho… ho detto qualcosa di sbagliato?”
 
Asuka scosse la testa. “È una cosa da pazzi. Un bacio e siamo a questo punto? Un bacio e tutto d’un tratto ti trasformi in Mister Dolcezza? Sembri così serio, come se fossi pronto a… a…”
 
“A saltare in un vulcano per te?” proseguì Shinji con un piccolo sorriso.
 
Asuka sogghignò. “Hai iniziato a suonare il violoncello e hai passato anni a raggiungere livelli quasi professionistici, e tutto perché nessuno ti ha detto di smettere. Hai intenzione di fare con me allo stesso modo finché non ti dirò di smettere?” Il suo tono di voce voleva essere canzonatorio ma, anche se Shinji non era molto bravo a leggere la maggior parte degli schemi sociali, riuscì a sentire la nota di serietà, quasi speranzosa, che si celava in quella frase. Asuka teneva davvero a quella domanda. E lui non sapeva davvero come risponderle.
 
Beh, sapeva come avrebbe voluto risponderle, ma ‘voglio aiutarti in qualche modo e stare con te per sempre’ gli sembrava un po’ troppo e troppo frettoloso. Anche se la rossa tedesca era sempre stata nei suoi pensieri sin da quando si erano incontrati la prima volta, esitava ancora a fare qualcosa che potesse farla allontanare di nuovo. Ma non voleva comunque lasciarla andare. Non si era mai sentito così bene in vita sua.
 
“Io non…” Deglutì. “Non ho mai avuto nessuno, Asuka. Se tu… mi vuoi bene, e vuoi che ti abbracci e resti con te, allora… non ci rinuncerò finché tu me lo permetterai. Mi piace tutto questo. Mi piaci tu. Se… se vuoi che ti tenga stretta a me, lo farò, a patto che lo faccia anche tu.”
 
Il sorriso di Asuka si stampò fermamente sul suo volto a queste parole. “Oh, lo farò, Third Children. Sei mio! Mi piace tutto questo, e non permetterò a nessuno di portarmelo via o di portarmi via te. Né gli angeli, né la Nerv, né Misato, né Wondergirl, nessuno. Viviamo insieme, ci alleniamo insieme, combattiamo insieme e ora…” Arrossì di nuovo, ma non perse il contatto con i suoi occhi. “Stiamo insieme. Ti sembra una buona idea?”
 
Shinji poté solo annuire.
 
“Me lo prometti?” incalzò lei. “Penso che tu sia un baka, ma il tipo di baka che mantiene le promesse. E faccio già affidamento su di te per combattere contro gli angeli. Quindi me lo prometti?”
 
“Sì. V-voglio dire, te lo prometto. Insieme, tu e io.” Dire queste parole ad alta voce lo emozionarono.
 
Gli occhi di Asuka brillarono di un qualcosa che lui non riuscì a comprendere, e sembrava che lei volesse dire qualcosa, ma tutto ciò che disse fu “D’accordo.” Lo avvicinò a sé per un altro bacio. O lui la avvicinò. Nessuno dei due seppe dirlo.
 
Il tempo passò. Non sapeva dire quanto. Non gli importava. L’unica cosa contava era la sensazione di stringere a sé qualcuno che lo volesse accanto.
 
Già. Come ci si sentiva. Ci si sentiva bene. Molto bene. Anzi, stava per diventare troppo bello. Si fece indietro con riluttanza. Aveva bisogno di un secondo per far tornare a funzionare abbastanza il cervello da formare delle parole. “Ehm… Asuka?”
 
La risposta fu altrettanto confusa. “Mmmhmm?”
 
‘Oh, cielo, è così bello sentirla accanto’ “Ehm… noi… io… espansione termica.” Le parole uscirono in un piccolo sussurro, quasi lieto del fatto che il fioco chiarore della luna nella stanza di Asuka gli permettesse di nascondere il suo volto mortificato. “Noi… Io…”
 
“Ah… sì, beh… Devo dire che… sei… uhm… un po’ difficile da non notare.” Il suo respiro era quasi ansimante. “Io… noi… non possiamo. Voglio dire… non… io non…” Il suo sussurro si fece ancora più flebile. “Non abbiamo nessun… tipo di… uhm… protezione.”
 
Shinji per poco non svenne. ‘L’ha… l’ha detto davvero… se ne avessimo avuto…?’
 
“Voglio dire… Io… Misato ne ha un po’ in camera sua, forse, se…” continuò lei, quasi tra sé e sé. “Asuka!” Riuscì a malapena a trattenersi in un sussurro esplosivo più che in un mezzo urlo. “Noi… dici sul serio?!”
 
“Non provare a farmi credere che non sei interessato o che non ci hai mai pensato anche tu, baka. Non la dai a bere a nessuno.” Guardò in basso, in mezzo a loro. “Ma… no. Non… non stanotte. Non così.”
 
“Tu ci… ci avevi pensato?” chiese lui.
 
Lei gli rivolse uno sguardo caldo e allo stesso tempo sarcastico. “Dimmi che tu non l’hai fatto.” lo sfidò.
 
Silenzio.
 
“È proprio quello che pensavo.” Lo baciò di nuovo. “Maniaco. Lo sapevo.”
 
“Ehi, hai appena ammesso di averlo pensato anche tu!”
 
“Non ho detto che è una cosa brutta. E comunque, non diremo nulla a Misato di questa notte.”
 
“Nulla?”
 
“Non credi che la prima cosa che direbbe sarebbe qualcosa del tipo ‘Oh no! Voi due dovete essere tenuti separati, per evitare che accadano altre cose simili!’?” Sbuffò di nuovo. “Ci trattano come bambini, ma siamo soldati. Potremmo morire in qualunque giorno, in qualunque battaglia… Non permetterò a nessuno di dirmi come posso o non posso vivere. Se qualcuno lo scoprisse, ci farebbe smettere e probabilmente… probabilmente ci farebbe vivere separati.” Sembrava molto infelice al solo pensiero. “Scommetto che mi farebbero andare in camera con Wondergirl o qualcosa del genere. Bleah. Quindi dobbiamo fingere di essere… come prima.”
 
“Anche con i miei amici? O i tuoi?”
 
“Pensi che i tuoi amici Babbei sarebbero capaci di mantenere un segreto come questo? Dovremo solo… comportarci come facciamo sempre, quando saremo in pubblico.”
 
“Già, mi sa di sì…”
 
Asuka lo baciò di nuovo, questa volta più dolcemente. “Non sarà poi così male, mio dolce baka-Shinji. Quando saremo soli…” Le sue labbra si incurvarono in un sorrisetto malizioso e si avvinghiò a lui.
 
“Oh, cielo…”
 
“Quando saremo soli… sarai tutto mio.”
 
 ---
 


Il mattino aveva appena iniziato a schiarire il cielo prima dell’alba quando Shinji si svegliò. Sbatteva le palpebre mentre tentava di scostare dal viso delle lunghe ciocche di capelli rossi e si chiedeva come mai il letto gli sembrasse così strano e avesse una specie di peso sul petto. I suoi occhi si spalancarono quando i ricordi incominciarono a farsi più vividi. ‘Oh, cielo… allora non era un sogno?’ Abbassò lo sguardo senza muovere il capo per averne conferma. Sì, il Second Children era avvinghiato saldamente a lui e stava usando il suo petto come cuscino, sorridendo dolcemente nel sonno. ‘No, era davvero reale. Oh, cielo…’
 
Si sfilò attentamente da sotto di lei e si alzò dal letto. Asuka emise qualche versetto di infelicità quando le fu tolto il suo caldo ‘cuscino’, ma si rasserenò quando Shinji le sistemò le coperte e lei si adagiò nel posto caldo rimasto libero.
 
Rimase per un attimo accanto al letto, cercando di imprimere nella memoria quell’immagine. Era accaduto davvero. Tutto quanto. Perfino… Arrossì. Perfino quella parte. ‘Niente protezioni non vuol dire che non ci sia nulla che possiamo fare, Third.’ aveva detto Asuka, e ne aveva dato anche dimostrazione. E poi, quando si fermarono per poi addormentarsi, lei gli aveva sussurrato di nuovo, a bassa voce, ‘Ti voglio bene anch’io.’ Questo significava per lui più di qualsiasi altra cosa avessero fatto.
 
“Finché mi vorrai, te lo prometto.” disse dolcemente. “Insieme, per sempre.”
 


Si voltò e uscì per iniziare a preparare la colazione per tutti e qualche medicinale per il dopo sbornia di Misato. Non vide però un occhio azzurro cristallo che si spalancò in preda allo shock mentre lo guardava andarsene.


FINE DEL CAPITOLO 1

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Capitolo 3
*** Capitolo 2.1: Il mattino dopo ***


Capitolo 2.1: Il mattino dopo





Asuka si sentiva al caldo. Comoda. Qualcuno la teneva abbracciata. Poteva sentire il battito regolare di un cuore proprio accanto al suo orecchio. Era piacevole. Non voleva svegliarsi. Era la prima volta, da troppo tempo ormai, che non veniva trascinata fuori dai suoi sonni agitati dal suono di una sveglia. Tuttavia, fu svegliata comunque dall’improvviso aumento di quel battito e poi dall’allontanarsi del calore nel quale si stava accoccolando. Mormorò qualche lamentela assonnata, ma il calore se ne andò comunque. Sentì qualcuno ricoprirla delicatamente con le lenzuola e, a malincuore, si rannicchiò nel punto più caldo del materasso.
 
“Finché mi vorrai, te lo prometto.” disse dolcemente una voce. “Insieme, per sempre.”
 
‘Oh, che cosa carina. Detesto stare da sola. Stanno parlando con me?’ pensò assonnata. Un attimo, Asuka conosceva quella voce. Ma non l’aveva mai sentita così da vicino e così dolce prima di ieri sera… L’occhio non appoggiato alle lenzuola si aprì di scatto. ‘Oh. Oh merda. È successo davvero. Abbiamo…’ Poté vedere la nuca familiare del Third Children che usciva dalla sua stanza. Lontano dal suo letto. Dove avevano passato la notte… insieme.
 
Il leggero colpo della porta della sua stanza che si chiudeva fu come un colpo di pistola. Asuka scattò in piedi, il cuore che le batteva all’impazzata. L’improvviso solleticare dell’aria fresca sulla sua pelle e una rapida occhiata verso il basso le diedero conferma: ieri sera aveva lanciato la maglietta attraverso la stanza per dimostrare al Third che faceva sul serio. Non aveva idea di dove fossero finiti i suoi pantaloncini. Aveva avuto altri pensieri in quel momento. Arrossì di un rosso acceso quanto il suo Evangelion, mentre i ricordi di ciò che avevano fatto dopo quel momento le inondavano la mente che si stava ancora svegliando. Era un bene Misato fosse completamente fuori gioco e che non avessero vicini!
 
Raccolse rapidamente gli abiti per la giornata, prese i trasmettitori neurali A-10 e aprì la porta. Nessuno in vista. L’unica cosa che poté sentire fu il flebile rumore del suo collega pilota che preparava la colazione. Nessuna traccia di Misato. Bene. Via.
 
Uscì dalla porta e si diresse silenziosamente verso la cucina. Sfortunatamente, la disposizione dell’appartamento la costringeva a passare per la sala da pranzo accanto alla cucina per arrivare al bagno. Ma finché Shinji era girato di spalle, poteva riuscire ad arrivarci senza che lui la vedesse. Per il momento non lo avrebbe guardato negli occhi. Il che, in questo momento, sembrava davvero un’ottima idea.



Qualche piccolo passo e poté vederlo. Era di fronte al tavolo, intento a preparare qualcosa per la loro colazione. Una rapida e silenziosa corsa e fu in bagno, con la porta a soffietto che si chiuse di scatto alle sue spalle. Finalmente al sicuro.
 


Il riflesso nello specchio però sosteneva il contrario. La ragazza al suo interno sembrava sul punto di dare di matto. ‘Ok, Sōryū… COSA DIAVOLO È SUCCESSO IERI SERA?’ Aveva… aveva funzionato. Era riuscita finalmente a far capire a quel baka ottuso, ignorante e cieco che stava cercando di farlo reagire ai suoi segnali riguardo al fatto che lei… pensava che fosse carino. Un po’. E aveva funzionato. Lo aveva baciato. Lui l’aveva stretta a sé. Si erano baciati ancora. Era stato davvero bello. Si erano parlati. Connessi. Erano andati a letto insieme. Erano…
 
Si mise una mano sulla bocca per fermare un’improvvisa risata folle. Avevano… fatto tutto ciò che due adolescenti potevano fare senza rischiare una sorpresa nove mesi dopo. E ogni cosa era stata straordinaria e vertiginosa come il primo bacio. ‘Chi avrebbe mai pensato che il Third Children fosse così bravo in… quelle cose?’ si chiese euforica. E soprattutto, lui aveva promesso di esserci anche stasera. E la notte dopo. E quella dopo ancora.
 
‘Ok, Sōryū, smettila di evitare la questione. Certo, perdere punti-purezza è stato divertente e non vedi l’ora di rifarlo, ma non è per questo che ti stai nascondendo in bagno, con la paura di guardarlo negli occhi, vero? Lui… ha detto delle cose ieri sera. Ha fatto una promessa. L’ha appena fatto di nuovo. Quello stupido, goffo e ottuso baka… tu gli vuoi bene. E lui ne vuole a te. Lui capisce cosa si prova. Lui è come te. Tu non sei sola. E vuole stare con te.’ “Il che è dannatamente terrificante…” sussurrò.
 
Poteva ammetterlo ora, in una parte della sua mente un po’ più consapevole. Era piuttosto carino. Era educato e schivo al punto da farla impazzire, ma era anche gentile, delicato e sapeva essere così stupidamente coraggioso quando proteggeva gli altri. ‘Si è tuffato in un vulcano senza pensarci due volte per salvarmi. Nessuno ha mai fatto niente di simile per me.’ Era un pilota di Eva d’élite, come lei, un ‘ottimo partito’, come dicevano alcune ragazze della scuola. A volte mostrava una scintilla di energia e rabbia, quando lei lo provocava, che segretamente la elettrizzava. Il modo in cui lui reagiva, facendo di tutto per essere alla sua altezza, che la faceva impegnare con altrettanta costanza per stare al suo passo. La faceva sentire viva. Era… un bravo ragazzo. Aveva ripetuto la sua promessa questa mattina, quando pensava che lei stesse dormendo. Non diceva quelle cose perché lei lo sentisse. Lo pensava veramente. E ora voleva stare con lei.
 
Tutto quel che potesse desiderare. Peccato che non avesse la benché minima idea di cosa fare ora. ‘Ok, Sōryū, volevi prendere la tigre? L’hai presa. E adesso?‘Non avevo esattamente un piano per la seconda parte! E ora mi sto nascondendo in bagno perché ho paura che appena ci guarderemo diventeremo entrambi più rossi dei miei capelli, Misato lo capirà e mi farà andare a vivere con Wondergirl. Allora Shinji si renderà conto che può avere di meglio che una brutta, inutile, presunta pilota quale sono e si troverà qualcun’altra, perché ogni cosa bella nella mia vita sparisce e nessuno mi vuole e…’
 
“No!” urlò al suo stesso riflesso sullo specchio. “No no no! Me l’ha promesso! Lui mi vuole bene! Mi ha tenuta stretta a sé! Non lascerò che se ne vada!” Tutte le sue preoccupazioni più recondite di non essere all’altezza del Third Children le ribollivano ancora dentro. Aveva avuto bisogno di Shinji per sconfiggere Galghiel e Israfel. Aveva sconfitto Sandalphon da sola… ma Shinji aveva dovuto salvarle la vita. Shinji aveva ucciso Matrael: lei era stata solo uno scudo umano. Aveva dato il colpo di grazia a Sahaquiel… ma solo dopo che Shinji era riuscito a bloccarlo da solo. Per non parlare dei tre angeli che aveva ucciso prima ancora che lei arrivasse. Diamine, la dottoressa Akagi aveva ucciso Iruel! La vecchia in camice da laboratorio aveva ucciso da sola con una tastiera tanti angeli quanti ne aveva uccisi lei con il suo Eva!
 
Asuka reagì. Era un pilota di Eva d’élite! Non aveva nessuna paura in battaglia! Non si sarebbe certo lasciata intimorire ora! Ieri sera aveva avuto paura, paura che Shinji avrebbe mancato di nuovo i suoi segnali, ma questa volta aveva risposto! Ed era stato fantastico! Aveva promesso che non sarebbe finita! Fissò lo specchio finché lo sguardo preoccupato non svanì. Il sorriso che lo sostituì era un po’ fragile, ma sembrava piacevole.
 
“Gli piaccio. Pensa che io sia bellissima. Ora sono qui e farò in modo che ce le metta tutta per starmi al passo contro gli angeli. Lui è come me. Tutto quello che può fare ‘l’invincibile Shinji-sama’, posso farlo anch’io! E dovrà tenermi testa in ogni caso! Non posso perdere!” Si mise i trasmettitori A-10 e iniziò a legare le code dei suoi capelli dietro ai dispositivi neurali prima di impegnarsi con colpi di spazzola che le facessero brillare le chiome.
 
Finalmente soddisfatta del risultato, si ammirò allo specchio. Si pavoneggiò un poco. “Pensa che io sia bella? Oggi lo lascerò a bocca aperta!” Aveva un aspetto fantastico. Si voltò verso la porta del bagno, fece un respiro profondo e la aprì.
 
Uno zombie le si avvenò contro. “Bagnooooo…” mormorò, con le braccia che annaspavano ciecamente davanti a lei, avvicinandosi sempre più…
 
Asuka sbiancò. “AAAAAAA!”
 


Misato chiuse ancora di più gli occhi e si mise le mani sulle orecchie. “AAAgh! Non così forte! E spegni quella luce! Oh, cielo, la mia testa!”
 
Asuka si allontanò a fatica dal Maggiore in preda ai postumi della sbornia e cercò di riportare le pulsazioni a livelli normali. Aveva quasi avuto un infarto! Misato le passò accanto barcollando, continuando a mugugnare. La porta del bagno si chiuse di scatto dietro di lei. Un momento, questo significa che ora si trovava nella sala da pranzo… Il suo sguardo si spostò a sinistra.
 
Eccolo. Stava uscendo dalla cucina con la colazione su un vassoio. Quando lei apparve, lui alzò lo sguardo e gli spuntò un sorriso sulle labbra.
 


Il che significa che venne colto di sorpresa quando il suo alluce andò a sbattere contro la gamba del tavolo dolorosamente. Riuscì ad appoggiare il vassoio sul tavolo senza rovesciare nulla, ma poi cominciò a saltellare in giro lamentandosi per il dolore e tenendosi il piede dolorante.
 
‘Beh, è stato un modo un po’ strano di iniziare la giornata…’ Asuka scosse la testa. Anche se in modo doloroso per Shinji, l’incidente aveva almeno rotto il ghiaccio. Anche il sorriso che aveva iniziato a rivolgerle era stato rassicurante. Aveva un bel sorriso, ed era apparso così, automaticamente, non appena l’aveva vista. Proprio come quello che stava comparendo a lei.



‘Sōryū, è meglio che impari a controllare queste espressioni se ti è piaciuto quello che è accaduto ieri sera. Misato scoprirà che voi due vi volete bene davvero e comincerà a sorvegliarvi come un falco per evitare che succeda qualcosa del genere!’ si ammonì. Strinse i denti. Giusto. Controllo. Dovevano rimanere tranquilli quando c’erano altri nei dintorni.
 
“Shinji?”
 
Shinji alzò gli occhi dal suo piede. Sorrise nervosamente. “C-ciao, Asuka. Voglio dire, buongiorno. Ehm…” Si bloccò, un po’ incerto.
 
“Abbiamo poco tempo per parlare, giusto il tempo necessario a Misato per farsi la doccia e uscire, quindi dovremo fare in fretta. Siediti.”
 
Shinji si sedette di fronte a lei, le mani che si muovevano nervosamente davanti a lui. “Ehm… sì?”
 
“Ti… ti ho sentito stamattina.”
 
Shinji arrossì. “Ehm… io…”
 
“Non… non c’è nulla di cui preoccuparsi, ok? Mi piace che tu lo abbia detto quando pensavi che non potessi sentirlo. So che dicevi sul serio, proprio come… ieri sera.” Lei stessa arrossì un po’. “Sì, ok, anche le altre cose, ma intendo… tutto quello che abbiamo detto. Lo penso veramente. E sono felice che lo pensi anche tu.” Shinji stava ricominciando a sorriderle come prima. Asuka stava per ricambiare, ma si fermò. “E mi piace quando mi sorridi così… ma non possiamo continuare.”
 
Il sorriso di Shinji crollò. “No…” disse, la sua voce era vuota.
 


Asuka si allungò per afferrargli la mano. “Non in quel senso, baka! Stanotte mi terrai ancora stretta a te, Third Children! Me l’hai promesso! Quello che voglio dire è che… non possiamo… essere ‘sorrisi e abbracci’ in questo modo. Non finché c’è Misato nei dintorni.”
 
La presa disperata di Shinji sulla mano di Asuka si allentò. Il colore torno sul suo viso. “Oh, giusto.” Sospirò di sollievo. “Ho… capito. Credo.”
 
“Mi è piaciuta la notte appena trascorsa, Shinji. Mi sono svegliata sentendomi bene. Non mi sveglio mai così. Non voglio smettere. Ma se Misato ci scopre, è la prima cosa che ci farà fare. Se scopre che siamo… che ci vogliamo davvero bene, ci controllerà. Quindi non possiamo permettere che ci scopra, o che lo sospetti. E questo significa che dobbiamo comportarci come prima, giusto?” argomentò Asuka.
 
“Immagino di sì. Anche a scuola?” Shinji guardò le loro mani strette con uno sguardo un po’ triste. “Vorrei che non fossimo obbligati a farlo. Ormai non riesco a guardarti senza sorridere, Asuka.” Alzò timidamente lo sguardo verso di lei. Proprio come aveva detto, iniziò a sorridere. “Però… però siamo soli nel tragitto per andare a scuola, giusto? Potremmo… magari tenerci per mano? Almeno per una parte?”
 


‘Dannazione, Shinji. Smettila di essere così carino.’ Asuka si schiarì la gola. “Ahem! Forse. Se siamo in un posto dove nessuno ci può vedere. Dovremo stare attenti. Non voglio finire a vivere con Wondergirl, capito? Se qualcuno ci vede, negheremo tutto.” Gli strinse le mani ancora una volta prima di ritrarre le sue. Il calore delle sue dita era troppo seducente e sapeva che se si fosse lasciata andare avrebbe continuato a stringerle finché Misato non fosse uscita e li avesse trovati così. “A scuola, però, saremo come sempre. Quindi… quando ti urlo contro perché sei un baka… sappi che non lo penso davvero, ok?”
 


“Lo… lo so.” Shinji annuì. “Va… va bene. Perché so che quando siamo a casa potrò vedere la vera Asuka. Perché so che… tu sei come me.”
 
Un brivido le corse lungo la schiena. ‘La vera me?’ Lo soppresse. ‘Smettila. Non sono inutile. Io sono l’élite, il top. Dovrà correre per starmi al passo.’ Mantenne il viso calmo. Lasciò che la sua mano si allungasse per afferrare di nuovo quella di Shinji. Le sue dita lunghe e delicate si intrecciarono nuovamente con quelle di lei. Asuka poteva quasi sentire la sensazione di rassicurazione scorrere attraverso la loro stretta. “Come me. Ora facciamo colazione e muoviamoci, prima che Miss Sbronza abbia abbastanza tempo per guardarci dritti negli occhi.”

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Capitolo 4
*** Capitolo 2.2: Il mattino dopo ***


Capitolo 2.2: Il mattino dopo



Uscire di casa prima che Misato finisse la sua consueta doccia del dopo sbornia si rivelò impossibile, così, durante una tranquilla colazione, Asuka e Shinji ebbero la loro prima prova del fuoco per capire se sarebbero riusciti o meno a raggirare Misato riguardo la loro relazione. Tuttavia, si dimostrò abbastanza facile ingannare una Misato intontita e sensibile alla luce, e fuggirono rapidamente dopo che Shinji ebbe finito di preparare il pranzo, senza che lei si accorgesse che i due piloti non si guardavano nemmeno in faccia.



Asuka dovette combattere l’impulso e l’istinto di trascinare Shinji per mano attraverso i cancelli della scuola, rivendicandolo come suo ‘territorio’ nel modo più forte e pubblico possibile. Era una pessima idea, si disse. Troppi studenti lo avrebbero detto ai genitori, agli insegnanti o a qualcun altro che avrebbe parlato con la loro tutrice, e a quel punto i giochi sarebbero finiti. Quindi, non importava quanto le piacesse l’idea di pavoneggiarsi di avere un ragazzo (che, tra l’altro, baciava in modo fantastico ed era eccezionale a letto), o quanto sarebbe aumentato il suo già considerevole status sociale di pilota di Eva straniera ed esotica in quanto ora faceva coppia con il ragazzo che tutti sapevano avere salvato Neo Tokyo-3 più di una volta: doveva stare zitta. Davvero.
 
Così si limitò a tenergli la mano in un paio di stradine secondarie durante il tragitto verso la scuola. Si disse che lo faceva perché l’aveva chiesto lui. Non di certo perché la sua mano era calda e la faceva sentire rassicurata, o perché la stretta di mano le faceva fremere la pelle al solo contatto. Assolutamente no. Dovevano essere per forza di cose i piedi di Shinji a far rallentare la loro camminata mentre si avvicinavano al punto in cui strade più pubbliche avrebbero richiesto che si lasciassero di nuovo la mano.



La scuola in sé fu relativamente semplice. Asuka si comportò in modo stanco e un po’ scontroso, rispondendo il meno possibile alle domande e alle chiacchiere con Hikari durante il giorno con mugugni. Trascorse la maggior parte della giornata cercando di non fissare palesemente Shinji e di non scoppiare a sorridere. Non era semplice, considerando che i ricordi della sera prima le riaffioravano continuamente. Il che la portava inevitabilmente a pensare alla notte a venire…
 
‘Ci sono dei distributori automatici e delle farmacie sulla strada di casa.’ le sussurrò una vocina silenziosa e sovversiva. ‘Potresti procurarti una protezione abbastanza facilmente in quel modo. Così nulla ti impedirebbe di fare un ‘training speciale di sincronizzazione totale’ hehehe…’ Si conficcò la matita nella gamba per fermare il rossore che stava per esplodere sul suo viso a quel pensiero. Passò l’ora successiva a discutere con il suo corpo sul perché non avrebbero dovuto farlo. Le fu davvero difficile trovare argomentazioni a riguardo. La notte scorsa era stata troppo divertente. Inoltre, sentiva un profondo biso… desiderio di avere una vera, piena connessione con Shinji, di creare con lui un legame il più profondo possibile. Sicuramente al livello più profondo della sua mente, in modo che lui la vedesse veramente.
 
‘Lui è come te.’ insistette la voce. ‘Anche lui ci sta pensando.’ Solo perché è un ragazzo in piena adolescenza. Sarebbe così con chiunque altra. ‘E invece no. L’hai mai visto guardare qualcun’altra come guarda te? Ha mai abbracciato qualcuna come ha fatto con te? Ha mai baciato qualcuna come te?’ No, lui… un attimo. Gli occhi di Asuka passarono da Shinji alla fila di posti vicino alla finestra fino ad arrivare all’altro pilota di Eva della loro classe.
 


Wondergirl. La ragazza dai capelli blu, a quanto pare, stava di nuovo ignorando il loro insegnante, guardando fuori dalla finestra le morbide nuvole che attraversavano il cielo. Più di una volta aveva visto Shinji guardare il First Children durante la lezione. O a volte Ayanami guardava Shinji. E avevano combattuto fianco a fianco per mesi prima che lei arrivasse in Giappone. Non c’era nulla tra loro, vero? Shinji non aveva mai detto nulla, e nemmeno Ayanami. Non che fossero dei gran chiacchieroni. ‘Lui la guarda ogni tanto… e lei è bella quasi quanto me. Sì, insomma… più o meno. E sono certa che farebbe comunque tutto quello che le venisse detto. Stupida bambola.’
 
Gott, ora si stava preoccupando davvero. E probabilmente aveva motivo di farlo. Quando arrivò in Giappone, rimase un po’ sorpresa nell’apprendere che le altre ragazze della sua età consideravano il tranquillo e discreto Third Children un buon partito per qualsiasi ragazza che fosse riuscita ad accaparrarselo come fidanzato. Lo vedevano educato, un buon cuoco che si preparava i suoi bentō, piuttosto carino e, soprattutto, il famoso pilota Evangelion che aveva difeso Neo Tokyo-3 dagli attacchi di ben tre angeli. All’epoca Asuka si limitò a sbuffare, accettando l’ultima parte con un poco più che mormorato ‘ovviamente, i piloti Evangelion sono l’élite’ e liquidando il resto come sciocche dicerie di ragazze che non sapevano quanto fosse noioso di persona.
 
Ma poi furono costretti a vivere assieme per allenarsi per lo scontro in sincrono con Israfel. Si ritrovò a guardarlo, apprezzando il modo in cui sapeva cucinare tutto ciò che lei desiderasse e teneva pulito costantemente in casa, sia per lei che per Misato… il modo in cui si prendeva cura di lei. Il modo con cui affrontava le sfide alla guida dell’Eva, nonostante fosse ovvio quanto non gli piacesse, a differenza di lei. Il modo in cui le dava sempre quello che voleva, ogni volta che lo chiedeva (o, più spesso, semplicemente pretendeva a gran voce). Finché non fu lei a volere da lui più di quanto non riuscisse a chiedere a voce. Solo allora le voci che giravano cominciarono ad avere un senso.
 
E ora era suo. Le altre ragazze dicevano che era attraente, e allora? Alcune avevano anche provato ad avvicinarsi a lui, chiedendogli se gli andasse di pranzare insieme o cose simili. Lui aveva sempre rifiutato, per timidezza o perché non capiva il vero significato delle loro richieste. Il risultato finale però non cambiava: Shinji aveva rifiutato tutte le altre ragazze che lo avevano avvicinato… tranne lei. E nessuna di loro sapeva il perché.
 
Asuka sentì crescere un piccolo sorrisetto che questa volta non riuscì a trattenere. Nessuna di loro sapeva il perché, perché nessuna di loro lo conosceva come lei. ‘Lui è come me. Nessuno può conoscerlo come lo conosco io. Nemmeno Wondergirl. Lui è mio!’ Anche questa fu una piccola sorpresa per lei: non vedeva l’ora di parlare con Shinji stasera tanto quanto i suoi ormoni non vedevano l’ora di fare tutto il resto. Qualcuno che potesse finalmente capire! ‘Lui è come me.’ Ed era spaventato, ieri sera. Anche lei lo era stata, davvero. Nessuno dei due era il tipo di persona che si apre facilmente. Ma c’era qualcosa in lui che la spingeva a… Lei… lo voleva. Come fidanzato, come confidente, come… come… tutto. Anche quell’ultimo passo verso la loro completa intimità, ma… sì, beh, quello faceva ancora un po’ paura. Quindi forse non era ancora il momento di lasciarsi andare completamente, ma di sicuro stanotte avrebbero parlato e si sarebbero tenuti stretti l’un l’altro. Asuka non dormiva così bene e serenamente da anni. Niente incubi, niente preoccupazioni, solo tranquillità e calore.
 
E soprattutto, non si sentiva più sola. ‘Gott, è come una droga.’ pensò. ‘Il primo giro è gratis…’ Ma cosa importava, quando ci si sentiva così bene?
 
La campanella della pausa pranzo la fece uscire dal suo piacevole sogno ad occhi aperti. Si va in scena. Si alzò e si diresse verso il banco di Shinji con sguardo cagnesco. “Baka-Shinji! Dov’è il mio pranzo!” gli ringhiò contro, sbattendo le mani sul banco.
 


Lui sobbalzò all’impatto e aprì la bocca per dire qualcosa. Asuka aguzzò gli occhi verso di lui, solo un pelo, e lanciò una fugace occhiata ai loro compagni di classe. Shinji colse il segnale e disse solo: “E-ecco, Asuka. Proprio come piace a te.”
 
Lei accettò il contenitore con sguardo altezzoso, lo prese senza dire un’altra parola e si diresse verso il banco di Hikari, all’inizio dell’aula.
 
La sua amica la stava aspettando con uno sguardo di leggera disapprovazione. “Sai, Asuka, potresti essere più gentile con Ikari-kun. Ti prepara il pranzo ogni giorno e non lo ringrazi quasi mai.” la rimproverò mentre uscivano per pranzare.
 


‘Non sai quanto vorrei poterti raccontare di ieri sera proprio adesso, Hikari, solo per vedere che faccia faresti.’ Ad alta voce, si trattenne in un “Lui sa cosa intendevo. Lo ringrazierò dopo cena, a casa.” ‘E cavoli se lo ringrazierò stasera!’ “E comunque, credo che tua sorella mi debba delle scuse. Il ragazzo con cui mi ha organizzato l’appuntamento al buio ieri era incredibilmente noioso, e ha cercato di provarci con me dopo appena un’ora al parco divertimenti!”



Hikari trasalì. “Mi spiace, Asuka! Kodama ha detto che era un bravo ragazzo! E lei è stata molto insistente e convincente.”
 
“Probabilmente gli doveva un favore, o dei soldi.” brontolò Asuka. “Dopo quello che ha fatto, l’ho lasciato ad aspettare in coda e sono andata a casa. E pensare che mi ero anche fatta bella. Hmm!”
 
“Mi dispiace davvero. Niente più appuntamenti al buio, promesso!”
 
Asuka scacciò la sua preoccupazione. “È tutto ok, è andato e dimenticato. Domani non ricorderò neppure il suo nome. Alla faccia dello ‘studente maturo e affascinante’, come dicevi tu. Era solo un idiota egoista che voleva divertirsi e basta, niente a che vedere con un vero brav’uomo, come Kaji-san o Sh…” Asuka tossì violentemente e si coprì la bocca. ‘Scheiße! Stupida! C’è mancato poco!’
 


“O chi?” chiese Hikari.
 
"Ssssschelbert-san. Un ragazzo che ho conosciuto a Berlino. Un tipo simpatico, molto… ehm… alto. Non lo conosci.” improvvisò Asuka. “Comunque, sì, basta con gli appuntamenti al buio. Perché non accetti tu il prossimo?”
 
Hikari arrossì e borbottò qualcosa riguardo al suo pranzo. Asuka sollevò lo sguardo. La gigantesca cotta mal celata della sua amica per l’atletico amico di Shinji era graziosa, fastidiosa e in questo momento una perfetta distrazione. Asuka ringhiò mentalmente contro sé stessa per aver quasi mandato tutto all’aria così facilmente. Gah. Quando sarebbe finita questa giornata di scuola?
 
“Pensi che a Suzuhara piaccia qualcuna della nostra classe?” chiese Hikari.
 
Asuka mugugnò un “Hmm…”


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Capitolo 5
*** Capitolo 2.3: Il mattino dopo ***


Capitolo 2.3: Il mattino dopo





L’ultima campanella della giornata fu un sollievo. Mentre se ne andavano, Hikari invitò Asuka a fare shopping con lei per scusarsi dell’appuntamento al buio andato male, ma Asuka declinò, adducendo a vaghe faccende legate alla Nerv che doveva sbrigare in vista del Sync Test di domani. Aveva fatto cenno con gli occhi a Shinji di andare avanti, non volendo essere vista uscire in sua compagnia, ma lo aveva raggiunto prima ancora che lui facesse la prima curva sulla strada per casa. Gli afferrò la mano non appena furono lontani dagli sguardi degli altri studenti, nonostante si fosse assicurata di passare per strade meno in vista.



Una volta oltrepassata la porta dell’appartamento di Misato, si lanciarono avventandosi l’un l’altro, facendo cadere immediatamente gli zaini. Dopo che furono passati trenta minuti, Shinji riuscì in qualche modo a desistere e a suggerire di fermarsi, nonostante le proteste di Asuka. A malincuore, fece notare che se quando Misato sarebbe tornata a casa più tardi li avesse trovati con ancora i compiti da fare, si sarebbe chiesta sicuramente il motivo. Misato sapeva che Shinji era un alunno diligente e Asuka un genio con tanto di laurea presa in Germania, quindi non c’era motivo per cui non avessero già finito quando lei sarebbe rientrata a casa… a meno che qualcos’altro non li avesse tenuti occupati.
 
Con una modesta quantità di broncio, Asuka decise che almeno avrebbero potuto studiare insieme. Misato avrebbe accettato la spiegazione che si fosse trattato di un effetto collaterale del loro training di sincronizzazione, nel caso li avesse colti sul fatto. Se non altro, avrebbero potuto far credere che Shinji l’avesse aiutata a studiare i kanji. Inoltre, Shinji aveva bisogno di tutto l’aiuto geniale che poteva in matematica e scienze. Le piacque lo sguardo di lui quando gli chiese a bassa voce se avesse dovuto rimettersi il bikini per insegnargli altra fisica. E sorrise ancora di più quando lui riuscì a balbettare un ‘sì?’.
 


Lavorare insieme per affrontare le materie più difficili rese il tutto più veloce. Avevano appena finito di studiare, verso le 17, quando squillò il telefono. Shinji rispose. “Pronto? Casa Katsuragi.”


 
“E sono proprio Katsuragi. Ciao, Shin-chan. Sto rimediando alle ore di permesso che mi sono presa ieri per quel matrimonio, quindi farò molto tardi. Non preoccuparti di lasciarmi qualcosa per cena. Recupererò qualcosa in mensa o comunque vedrò come arrangiarmi qui. Forse mi farò comprare da Kaji un po’ di cibo d’asporto. Comunque, probabilmente non tornerò a casa prima di mezzanotte, quindi cerca di non litigare troppo con Asuka. Andate a letto presto, mi raccomando. Domani pomeriggio avrete quel Sync Test.”
 


Shinji lanciò un’occhiata ad Asuka, il cui volto si era illuminato sentendo la voce di Misato. Lei gli fece dei gesti interrogativi e si avvicinò. Si fece ancora più vicina, cercando di accostare l’orecchio al telefono per ascoltare.
 
“Ehm, certo, Misato-san. Nessun problema. Abbiamo appena finito di fare i compiti, quindi andremo a letto presto, tutti e due.” disse con calma. Asuka si allontanò, mettendosi le mani sulla bocca e lottando per trattenere le risate.
 
“Bravo, Shin-chan. Ci vediamo domattina.” Riattaccò.
 
Asuka scoppiò a ridere. “Hahahahaha! Oh, sì, tra poco andremo a letto tutti e due! Third, non penavo che avessi la stoffa per fare certe battute a doppio senso con Misato! Hahahaha!”
 


Shinji alzò le spalle e si grattò la nuca, ma le sorrise comunque. “Beh, è più o meno quello che le avrei detto fino a ieri, e comunque è ancora la verità, quindi non sto effettivamente mentendo…”
 
Asuka gli afferrò il bracciò e lo trascinò verso la cucina. “Heh! Tecnicamente corretto, più corretto di così si muore. Ora sbrigati a preparare la cena. Prima finisci, prima ceniamo, e prima possiamo… fare… tutto il resto.”
 
Shinji cominciò ad aprire la credenza e prese il wok. “Noi…” Arrossì. “Non dobbiamo per forza… voglio dire… Mi è piaciuta davvero molto quella parte, Asuka, ma… Mi piace anche parlare con te. Non ho… mai avuto nessuno che mi potesse capire come te. Io vorrei… Mi… mi piace poter parlare come abbiamo fatto ieri sera.”
 


“Vuoi dire che non ti interessa solo di portarmi a letto il prima possibile? Sicuro di essere un adolescente? Non dovresti pensare sempre e solo a queste cose? Sembrerebbe proprio di sì, a sentire i tuoi amici Babbei.” lo punzecchiò Asuka, cercando di coprire il nervosismo che provava sul tema.
 


Shinji abbassò lo sguardo verso il pavimento. “Anche a me… piace quella parte, Asuka. Ma… Io… Tu per me non sei solo una bella ragazza, ok? Tu sei… speciale. Ci sono delle belle ragazze nella nostra classe, è vero, ma… Loro non possono capire. Non voglio parlare con loro. Loro non sono te. Quindi no, non voglio solo baciarti. Io… io voglio tutto di te.”
 
Appena finì di parlare alzò il capo per guardarla. Quegli occhi blu scuro, così dannatamente blu, facevano sempre più sciogliere Asuka quando Shinji faceva così, e le parole che aveva appena pronunciato la sciolsero ancora di più. Cercò di far sì che la sua bocca formasse delle parole vere e proprie. “B-beh, e Ayanami? È bella e conosce gli Eva. Ho visto che anche tu la guardi.”
 

 
Shinji sbatté le palpebre. “Ayanami? Lei… non parla molto. E sì, mi piace, ma… non è… così viva, come te. Io non… Mi spiace che non sembri avere amici e che corra tutti quei rischi nel suo Eva, ma lei non mi tiene sveglio la notte come te.” Arrossì di nuovo. “Voglio dire… Non come ieri sera! Intendo prima! Oh, aspetta, detta così è anche peggio… Non ero… gah…”
 

 
Asuka cercò di non mostrare quanto questo la facesse sentire meglio. “Ooh? Pensi a me la notte Shin-chan?” chiese, dolcissima. “Baka hentai Shin-chan, sveglio tutta la notte…”
 


Ora era completamente rosso. “Io… ehi!” I suoi occhi si aguzzarono. “Tu sei come me! Hai fatto… lo stesso anche tu?”
 
Shinji che controbatteva? Questa era nuova e interessante. E diceva anche il vero, visto che era successo veramente. Non che lei avesse intenzione di ammetterlo così facilmente. “Io? Sono una ragazza ben educata e ammodo! Mai e poi mai avrei…”
 


“Hai fatto lo stesso anche tu, vero?” Shinji la interruppe, il suo rossore si attenuò mentre il suo sorriso cresceva.



Beh, per lo più pensando a Kaji, almeno all’inizio, ma Shinji aveva iniziato a prendere il suo posto sempre più spesso. Il pensiero di attraversare di nascosto il corridoio di notte, infilarsi nella sua stanza al buio… Un brivido la attraversò al pensiero che quella fantasia ora era possibile, no, probabile che si avverasse molto presto. Tossì nella mano. “…forse.” Gott, era divertente. Lui la stava incalzando. E continuava a guardarla.
 
Shinji preparò il forno accendendolo e tirò fuori altri ingredienti per la cena, sorridendo. “Asuka… sai tutto questo è un po’ strano… ma divertente.”
 
“Lo so.”
 
“Non solo i baci. Tutto.”
 
“Lo so.”
 
La guardò di nuovo intensamente, come aveva fatto ieri poco prima di iniziare a elencare i loro traumi comuni. “Hai… paura di aprirti… ma questo è ancora più eccitante e terrificante delle… parti a letto. Ma non vuoi fermarti. Non ti sei mai sentita così prima.”
 


Lei rispose con lo stesso sguardo e ribatté. “Non… vedi l’ora di posare di nuovo le mani su di me. È tutto il giorno che ci pensi. È un po’ spaventoso, sì, ma… ne vuoi di più. Vuoi tutto.”
 


Shinji si avvicinò di più. “Tu… Ieri sera è successo e basta. Ma sapere che stasera dormiremo l’uno accanto all’altra… fin da subito… è diverso. Tu hai…” Shinji le mise le mani, visibilmente tremolanti, sulla vita, tirandola a sé. Lei cercò di non tremare allo stesso modo. “Hai paura. Tutto questo sembra ancora una specie di sogno totalmente folle. Per te.” Aggiunse all’ultimo, senza interrompere il momento.
 
Asuka si limitò ad un piccolo cenno del capo. “Siamo piloti di Eva. Possiamo fare qualsiasi cosa.”  Lasciò che le loro fronti si unissero, guardandolo negli occhi da vicino. Questa volta il loro bacio fu più esitante, ma trasmise una sensazione diversa rispetto alle loro precedenti, intense effusioni. “Finisci di preparare la cena, Shinji. Voglio andare a letto presto.”
 
Lui si fece indietro e annuì. “Giusto. Abbiamo detto a Misato che l’avremmo fatto.” disse sorridendo. “Domani c’è il Sync Test.” Si voltò di nuovo verso il wok.
 
“Vedrai come ti farò mangiare la polvere, Third Children.”
 
Sorprendentemente, la incalzò ancora una volta. “Scommetto che non ci riuscirai.”
 
Asuka si lasciò attraversare da un brivido di piacere. “Oh, è così eccitante, Third.

 
FINE DEL CAPITOLO 2

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Capitolo 6
*** Capitolo 3.1: Prove e dimostrazioni ***


Capitolo 3.1: Prove e dimostrazioni





Misato sorseggiò il brodo, emettendo un suono sorpreso e compiaciuto per il sapore. “Shinji, ma hai cambiato brodo?”
 
Shinji sollevò con cautela, guanti alle mani, la pentola calda con il resto del pranzo, e si girò verso il tavolo. “Sì, è un brodo di bonito. Regalo di Ritsuko-san.”
 
“SCOTTAAAAAAAAAA!” Il grido di dolore proveniente dal bagno fece trasalire i due occupanti della sala da pranzo. Un rapido battere di piedi annunciò che la porta del bagno era stata spalancata da una rossa sconvolta, vestita solo con un paio di asciugamani avvolti strettamente attorno ai capelli e al busto. Puntò un dito accusatorio contro Shinji. “L’acqua del bagno è BOLLENTE!”
 


“Mi dispiace.” disse la sua bocca come se avesse il pilota automatico. Una piccola parte del suo cervello si stava concentrando per non far cadere la pentola bollente sui suoi piedi, perché la maggior parte di esso stava cercando di non sbavare impotente alle lunghe e affusolate gambe di Asuka che scomparivano sotto l’orlo dell’asciugamano, mescolate ai ricordi di ieri sera che quella visione gli avevano scatenato. Fermarsi nel bel mezzo per fare una doccia fu un’idea di Asuka. Era stata una buona idea: aveva suggerito che c’era un modo per risparmiare l’acqua… Wow…
 
Asuka stava ancora puntando il dito contro di lui urlando. “Ti scusi sempre subito, ma ti dispiace davvero?!”
 


“Ehm…” No, il cervello era ancora spento.
 
“È come se ti scusassi automaticamente, come se fosse un riflesso incondizionato che ti fa evitare di essere sgridato!”
 
“Mi dispiace.” Pilota automatico ancora attivo e funzionante, bene.
 
“È proprio questo che intendevo. Tu non fai altro che auto-sminuirti!”
 
Lui si accigliò leggermente. Asuka aveva accennato a qualcosa di simile ieri sera, mentre parlavano tranquillamente nel suo letto, ma il suo tono era molto dolce. Poteva capirlo che sgridarlo in questo momento facesse parte della sceneggiata messa in piedi per Misato, ma gli faceva comunque un po’ male. Meno di quanto gliene avrebbe fatto se non avesse saputo che ora Asuka teneva davvero a lui. Tuttavia, questo gli ricordò che stavano ancora recitando per Misato e il suo volto si offuscò. Odiava mentirle.
 
Misato vide il suo sguardo farsi più cupo, ma non ne capì il motivo. Così, gli venne in soccorso contro le sfuriate di Asuka. “Su, Asuka, questo è solo il modo di fare di Shin-chan…”
 
Asuka mise le braccia conserte e sbuffò. “È solo il suo modo di fare?! Sei troppo tenera con lui! Ha bisogno di un addestramento deciso, non di un atteggiamento permissivo! Non ti sembra di essere stata troppo morbida con lui ultimamente?”
 
“Davvero?” chiese Misato innocentemente, bevendo un sorso della sua birra. Le piacevano le domeniche.



Asuka fulminò con lo sguardo la loro tutrice. “Solo perché tu e Kaji-san vi siete rimessi insieme, non puoi riflettere questa tua felicità sugli altri!”
 
“Non c’è nulla tra me e Kaji.” disse Misato con aria di sufficienza.
 
Il telefono della camera da letto di Misato iniziò a suonare e dopo uno squillo partì la segreteria telefonica. “Ehi, Katsuragi!” La voce di Kaji risuonò, forte e chiara, a tutti i presenti in sala da pranzo. “Ho trovato un bar che serve un drink accettabile! Che ne dici di stasera? Ci vediamo!” Bip.
 
L’espressione di Misato era un po’ imbarazzata.
 


Il tono di Asuka passò dall’arrabbiato al sarcastico. “Certo, non c’è proprio nulla tra di voi… Niente luce del sole, nessun filo d’aria, solo sudore, scommetto. Che tutrice maniaca! È disgustoso!”
 
Misato si limitò a gettare la lattina dietro di sé e a guardare intensamente il soffitto, borbottando qualcosa sul tempismo di Kaji.
 
Con lo sguardo di Misato distolto, Asuka ne approfittò per lanciare un’occhiata a Shinji. ‘Quindi Misato probabilmente starà fuori anche stasera, eh?’ Tutto faceva presupporre che sarebbe andata così. Asuka si infilò di nuovo nel bagno, mentre Shinji tornò rapidamente in cucina per nascondere il proprio volto. Non si sentiva del tutto a suo agio a nascondere la loro relazione a Misato, ma sentiva che il gioco era emozionante a sua volta…

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Capitolo 7
*** Capitolo 3.2: Prove e dimostrazioni ***


Capitolo 3.2: Prove e dimostrazioni



“Test delle armoniche di tipo B completato, nessun errore. I valori di compensazione previsti sono stati aggiornati.” La voce del Tenente Ibuki risuonò dagli altoparlanti della sala test.
 
Misato si coprì la bocca per nascondere uno sbadiglio. La sala di monitoraggio che si affacciava alla sala test era troppo calda per i suoi gusti, questo grazie alla vasca di LCL calda come il sangue in cui si trovavano i Test Plug per il Sync Test in corso. Il caldo e il poco sonno la rendevano assonnata.



Non riuscì a nascondere bene lo sbadiglio. “Sembra un po’ stanca, Misato-san.” osservò il Tenente Hyūga.
 
Misato si massaggiò il collo. “Sì, ho avuto da sbrigare qualche faccenda.” ammise.
 
“Kaji.” commentò la dottoressa Akagi, senza nemmeno alzare lo sguardo dalla sua cartellina.
 
Taci!” ringhiò Misato alla sua vecchia amica. Poteva anche essere vero, e quindi? Non era quello che passò per la mente a tutti, ma era comunque meglio che tutti pensassero fosse stata sveglia tutta la notte perché lei e Kaji erano tornati insieme, piuttosto che qualcuno avesse visto cosa aveva fatto realmente. Il gigante bianco ultraterreno mostratole da Kaji e conservato nel Terminal Dogma le era bastato a tenerla sveglia per ore. Per una volta tanto, tutto ciò che aveva bevuto per riuscire a dormire erano stati solo medicinali. Cos’altro teneva nascosto la Nerv, oltre a un angelo nei sotterranei?
 
Sospirò, riportando la sua attenzione al Sync Test ormai quasi terminato. Si chinò verso la sedia di Maya. “Allora, come sta andando il Third Children?” chiese.
 
Maya sorrise da dietro la spalla e digitò qualcosa sulla tastiera, facendo comparire un grafico semplificato dei risultati. “Dia un’occhiata.”
 
“Hmm, fammi vedere…” Le ci volle un secondo, ma giusto uno, per interpretare i dati tecnici e confrontarli con i risultati precedenti. Dopotutto, questo era il 132° Sync Test. “Un miglioramento del 6% rispetto all’ultimo test? I valori sono… sono stabili? Wow.”
 


Maya annuì. “E non solo lui. Anche il Second Children è migliorato, del 4%. Shinji l’ha raggiunta. Anzi, in alcune armoniche addirittura la sorpassa, ma non riesce a stabilizzarsi.”
 
“E Rei? Può essere un effetto delle modifiche all’equipaggiamento che stiamo testando?”
 
Il tenente tecnico scosse la testa. “Ho controllato anche lei. È migliorata, ma solo dello 0,8%. Sono solo Shinji e Asuka ad avere un miglioramento così elevato. Cercherò di isolarne le cause.”
 
“Accidenti… spero solo che saperlo possa aiutarlo ad aumentare la fiducia in sé stesso. Asuka non fa che parlare di quanto lei sia superiore o cose simili. Il fatto che Shinji l’abbia raggiunta potrebbe dare una spinta a lui e magari spronare lei a migliorare ancora.” Aprì il canale di comunicazione coi piloti. “Mi senti, Shinji-kun?”



Shinji aprì gli occhi nel Test Plug. Per una volta sembrava davvero felice, notò Misato. All’udire della sua voce si rallegrò ulteriormente. “Misato-san? Come sono i miei risultati.”
 


Misato gli fece un pollice su. “Questa volta sei migliorato di sei punti, Shinji! Sei al pari di Asuka!”
 

 
Shinji si illuminò di gioia. Il raro, sincero elogio sembrò quasi sorprenderlo.
 
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Asuka sbuffò beffardamente nel suo Plug. “Non c’è dubbio che sia tutto merito del mio esempio su come diventare un pilota di Eva migliore! Dovresti essere onorato di aver appreso da me come fare, Third Children!” Asuka chiuse rapidamente il canale di comunicazione e si portò disperatamente le mani sulla bocca. ‘Oh Gott, baka-Shinji ha fatto migliorare anche me! ‘Quanto gli ho passato?’ Hahahahaha! Mi viene da dire ‘di tutto, e più di una volta’!’ Sorrise sotto le mani che la coprivano. La notte scorsa era stata ancora più divertente della prima. Le lunghe e sensibili dita da musicista di Shinji non erano perfette solo per suonare il violoncello. Faceva dei massaggi alla schiena fantastici.
 


Si stava davvero divertendo. Quindi l’aveva raggiunta? Lo avrebbe fatto sgobbare duramente per stare al passo. Mama sarebbe stata orgogliosa di lei. Se Shinji era riuscito ad aumentare i suoi valori abbastanza da eguagliarla, lei avrebbe potuto fare ancora di più per restare in vetta ai punteggi. ‘Mi piace l’idea di farmi inseguire da lui, oh sì.’
 
Affondò la testa nel sedile e sorrise debolmente, chiudendo gli occhi. ‘Non mi sentivo così bene da anni. Mama, ti sarebbe piaciuto? Mi rende felice come facevi tu. …Vorrei potertelo presentare.”
 
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Maya aguzzò gli occhi verso i risultati del test. Il grafico di Asuka era appena salito di un altro 0,5%. Alzò lo sguardo verso lo schermo che mostrava i volti dei tre piloti uno accanto all’altro. Rei era impassibile come sempre. Shinji sorrideva, chiacchierando ancora con Misato. Asuka… aveva la testa all’indietro e gli occhi chiusi, come se stesse meditando. “Asuka, qualsiasi cosa tu stia facendo, continua a farla. I tuoi valori sono appena aumentati di un altro mezzo punto!”
 


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Asuka sbatté gli occhi per la sorpresa. Sul suo volto si fece strada un ghigno presuntuoso. “Oh, questo significa che Shinji non è più al mio livello, eh?”
 


Misato le rivolse un mezzo sorriso. “Ora sei tu in testa, Auka. Sei la Numero Uno.”
 
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“Oh cavolo, c’è mancato poco, ma alla fine la mia abilità naturale e il mio allenamento lo hanno battuto facilmente. E tu sei rimasta a mangiare la polvere, First. Detto tra noi, essere battuti così facilmente deve essere un po’ frustrante per te, no? Non posso farci niente, sono incredibile, meravigliosa, fantastica, troooooppo fantastica perché tu mi possa raggiungere! Perfino il grande e invincibile Shinji-sama non può battermi! Anche se è bravo quasi quanto me. Merito della mia influenza su di lui, senza dubbio. Il solo fatto di starmi vicino lo rende migliore. Dovresti provarci anche tu qualche volta, First.”
 
‘Essere più spesso vicino a Ikari-kun sarebbe… accettabile.’ pensò Rei. Per il resto, fece del suo meglio per ascoltare le allegre ciarle del Second Children. Negli ultimi giorni il Second era stato insolitamente allegro. L’aver ottenuto il punteggio più alto nel test di oggi sembrava poi avergli dato ancora più energia. Non aveva mai smesso di parlare fin da quando avevano terminato il Sync Test, discorsi riguardanti soprattutto la sua superiorità. Rei si accigliò leggermente. Stava nominando Ikari-kun insolitamente spesso, e in modo più complimentoso di quanto non facesse generalmente con lui. Aveva usato ‘baka’ solo due volte in tutto il tempo. Curioso.
 
Rei accantonò il pensiero per dopo. La dottoressa Akagi le aveva ordinato di fermarsi nel suo laboratorio, per poi effettuare la consueta scansione cerebrale e il caricamento nel Terminal Dogma. Non aveva tempo per ascoltare altre vanterie del Second, né di dedicarsi al mistero del perché ultimamente sembrava meno ostile nei confronti di Ikari-kun. Finì di sistemarsi l’uniforme scolastica e chiuse l’armadietto. Raccolta la borsa, si diresse verso la porta dello spogliatoio.
 
“Beh, questo significa che d’ora in poi potrai prendertela comoda, no? Ma credo che dovresti almeno fare del tuo meglio per non rimanere indietro.” continuò Asuka, senza nemmeno guardare Rei, mentre danzava energicamente davanti al suo armadietto, ammirandosi nello specchio montato sulla porta.
 
“Arrivederci.” disse Rei a bassa voce, lasciando che il Second continuasse a chiacchierare senza nessuno ad ascoltare. Non che a Rei importasse.
 


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Asuka si bloccò quando la porta si chiuse sibilando e ascoltò con attenzione i passi delicati di Rei che si allontanavano lungo il corridoio. Senza dire altro, finì rapidamente di vestirsi e chiuse l’armadietto sbattendolo. Appena trenta secondi dopo la partenza della ragazza dai capelli blu, Asuka era già fuori dalla porta dello spogliatoio e in fondo al corridoio in direzione opposta a Rei, con la borsa che le rimbalzava impazzita sul fianco mentre correva.
 


‘Gli ho detto di aspettarmi alla stazione dei treni che vanno verso la superficie del Geofront, vicino al tunnel numero 4. Se riesco ad arrivarci nei prossimi dieci minuti, possiamo prendere assieme l’autobus in superficie fino a casa. Saremo soli nell’appartamento per le 18.30!’ Asuka sorrise e corse più veloce. ‘E ho vinto io! Era solo mezzo punto, e allora? Sono ancora la migliore! E Shinji che mi insegue a un soffio da me! Accanto a me! Forza, Third Children, inseguimi!’
 
Arrivò in scivolata nella stazione deserta con un minuto di anticipo. Scorse Shinji che aspettava a una banchina vicino all’ultima porta del treno. Anche il treno era deserto, e con la porta aperta. L’assenza dei soliti viaggiatori su questo treno in particolare era proprio il motivo per cui Asuka lo scelse. La voce automatica li stava già avvisando di salire a bordo. Puntò verso il treno mentre percorreva gli ultimi metri per salire sul vagone più vicino a lei. Shinji entrò di corsa in quello vicino a lui e iniziò subito a spostarsi in avanti tra i vagoni per raggiungerla. Corsero insieme e si abbracciarono come se fossero stati separati per giorni invece che per poche ore.
 


“Il tragitto… verso… la superficie…” ansimò Asuka tra un bacio e l’altro, “è di diciotto minuti. Saremo in pubblico quando arriveremo alla stazione in superficie e anche sull’autobus, quindi sfruttiamo ogni momento di questo viaggio.”
 
“Uhm.” concordò Shinji, non volendo perdere tempo con le parole. Le sue mani stavano già iniziando a fare la loro magia sulla schiena di Asuka, sciogliendole i muscoli resi rigidi dalle ore passate seduti nei Test Plug.
 
Asuka gemette di piacere. ‘Mmm… Gott, le sue mani… sei mio mio mio Third Children.’
 
Furono in superficie fin troppo in fretta, aspettando dieci minuti che l’autobus li portasse a pochi isolati dall’appartamento di Misato. Asuka si sforzò di togliere il sorriso di soddisfazione dal suo volto mentre erano in pubblico, riducendolo ad uno dei suoi soliti sorrisetti altezzosi. La folla di persone della Nerv che rientravano verso casa li costrinse a fingere di ignorarsi. Fortunatamente, l’autobus si svuotò della maggior parte dei suoi passeggeri abbastanza rapidamente, mentre si dirigeva verso nord, attraverso Neo Tokyo-3. La luce arancione del sole al tramonto faceva brillare l’intero autobus, dando l’impressione ad Asuka, seduta dietro a Shinji, che i suoi capelli castani avessero un’aureola.
 
Una volta che furono quasi soli sull’autobus, Asuka si sentì tranquilla di poter parlare con lui e appoggiò la testa sulle braccia attaccate allo schienale del sedile di Shinji. Shinji guardava fori dal finestrino, con un’espressione leggermente triste sul volto. Lei gli diede una piccola pacca sulla nuca. “Perché quello sguardo triste, Shinji?”
 


Shinji sbatté le palpebre e uscì dalla sua breve e distratta fuga. “Eh? Oh, non è niente.”
 
Lei lo colpì di nuovo. “Non mentirmi. Parla, Third. Anche a me piace vederti sorridere.”
 
Queste parole gli strapparono un lieve sorriso. “Beh… sono davvero felice di averti raggiunta per un minuto. Tu… ti sei allenata per questo per tutta la tua vita, Asuka. È un po’ inquietante cercare di stare al tuo passo. Sembra che tutto ti venga così naturale. Ma poi, in qualche modo, sei tornata in testa. A volte… mi chiedo se sono abbastanza bravo per stare al tuo passo.”
 
“Non chiedertelo. Essere il secondo miglior pilota di Eva al mondo non ti rende parte della massa di ignoranti, Shinji, specialmente quando sono io la migliore. Hai migliorato il tuo risultato di sei punti in una settimana e mi hai quasi eguagliata. E chi ha battuto Sachiel senza alcun training? Chi ha battuto Shamshel nonostante ci fossero i due Babbei nell’Entry Plug con lui che lo rallentassero? Chi c’era con me contro Gaghiel e Israfel? Hmm?”
 


Shinji arrossì un po’. “Io.” mugugnò.
 
“Esatto. Quindi schiena dritta e siine orgoglioso, Shinji. Sei più che bravo per combattere al mio fianco. Siamo piloti di Eva, l’élite, uno su un miliardo. E non smettere mai di inseguirmi. Io e te siamo le persone più pericolose sulla Terra. Durante un combattimento non mi fiderei di nessun altro al mio fianco, se non di te.” Asuka si fermò e sbatté le palpebre. Non aveva intenzione di essere così aperta. Non si era nemmeno resa conto di quanto fosse vera quell’affermazione finché non la disse ad alta voce. Ma era davvero così. Il pensiero di affrontare un combattimento senza il suo baka-Shinji al suo fianco era decisamente poco allettante. Quando erano insieme, vincevano. “Fino alla fine del mondo, io e te, contro gli angeli e qualsiasi altra cosa cerchi di farci del male.”
 
Shinji si voltò sulla sedia per poterla guardare dritta negli occhi. La sua bocca stava lavorando, ma non riusciva a trovare le parole. Alla fine, si limitò ad annuire, con gli occhi un po’ lucidi. Si chinò in avanti per baciarla dolcemente. “Sì.”
 
Un paio di bambini nella parte anteriore dell’autobus ridacchiarono dei due adolescenti che si baciavano nella parte posteriore. Asuka li guardò con sdegno. ‘Hm, nessuno che conosciamo. Al diavolo. Vogliono vedere qualcosa? Allora diamo loro qualcosa da guardare.’ Afferrò Shinji e lo baciò ancora più intensamente. “Mmm, e tu non smettere, Third. Mai.”
 
L’autobus si arrestò alla loro fermata con un fischio dei freni. Shinji si alzò, la sua mano era quasi sul punto di aiutarla ad alzarsi prima di ricordarsi che non avrebbero dovuto essere visti mentre lo facevano. Asuka la prese comunque. “Andiamo a cena.” gli sorrise. “E andiamo a letto.”

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Capitolo 8
*** Capitolo 3.3: Prove e dimostrazioni ***


Capitolo 3.3: Prove e dimostrazioni



In una strada secondaria senza alcuna importanza nel centro di Neo Tokyo-3, il sole perennemente estivo del post Second Impact giapponese batteva sua una berlina scura, dipingendo il marciapiede sotto di essa di un’ombra nera come l’inchiostro. L’aria luccicava per il calore riflesso dagli alti e bianchi edifici, ma questo non spiegava come l’ombra nera cominciasse a gonfiarsi e a diffondersi, diventando rapidamente più grande dell’auto, della strada, dell’intero isolato…



---
 
“Cinque minuti alla fine dell’evacuazione del Distretto Ovest!”
 
“L’obiettivo sta avanzando lentamente verso sud-ovest a 2,5 chilometri orari!”
 
Misato si fermò in scivolata quando finalmente arrivò al Central Dogma. “Sono qui!” gridò, cercando con la voce di sovrastare suono incessante dell’allarme angelo.
 
“Sei in ritardo!” scherzò Ritsuko con tono cupo.
 
“Spiacente! Situazione? Perché la stazione di osservazione radar sul Monte Fuji non l’ha rilevata?”
 


Le mani del Tenente Aoba volarono sulla sua tastiera, facendo apparire a display tutte le telecamere che avessero una visuale sulla gigantesca sfera a strisce bianche e nere che fluttuava sopra la città. “È apparsa all’improvviso direttamente sopra di noi, Maggiore. Nessuna fase di transizione.”



“Diagramma d’onda arancione, nessun AT Field rilevato!” riferì il Tenente Hyūga.



“Che significa?” chiese Misato.
 
Ritsuko scosse la testa. “Un nuovo tipo di angelo?”
 
Misato si voltò verso il Tenente Ibuki. “Cosa dicono i Magi?”
 
“I Magi si astengono dal giudicare se si tratti di un angelo.” rispose il tecnico.
 
“E cos’altro potrebbe essere?” borbottò Misato. “Dannazione! Il Comandante Ikari doveva andarsene proprio in un momento come questo. Le unità Eva?”
 
“Già lanciate e in superficie. Si stanno rifornendo ora dalle strutture di armamento.” disse il Tenente Hyūga.
 
Misato gli fece cenno di aprire il collegamento con loro. “Piloti, mi sentite tutti? Vi stiamo inviando tutti i dati che abbiamo sull’obiettivo. Al momento non sappiamo molto. Avvicinatevi con cautela e osservate le sue reazioni. Se possibile, attiratelo nello spazio aereo fuori dai confini della città. Uno di voi sarà il leader del gruppo e gli altri saranno di supporto. È tutto chiaro?”
 
“Sì, sensei~!” canticchiò allegramente Asuka. “Penso che la scelta sia più che ovvia! Io, naturalmente!”



Shinji le lanciò un’occhiata perplessa dalla finestra di comunicazione. “Eh?”



“Beh, questo è un lavoro per l’impavido pilota con il miglior Sync Rate, giusto? Io! O pensi di poter far meglio di me, Shin-chan?” chiese in tono leggermente canzonatorio.
 
La bocca di Shinji si sbloccò. “Posso farcela! Ti farò vedere io come si fa, Asuka!”
 
“Oh, quindi Shin-chan pensa di avere la forza per stare al passo con me, vero? L’ha detto Misato, sono il Numero Uno! Stammi attaccato, Third Children, e vedi se riesci a darmi supporto! First, dacci fuoco di copertura a lungo raggio!”
 
 “Unità 00 pronta a fornire supporto.” rispose Rei a bassa voce.
 


“Combattere è una cosa da uomini!” disse Shinji con fermezza.
 
“Ma smettila, prima devi arrivare al mio livello, Third! Unità Evangelion 02, sto andando in posizione!”
 
“Dannati ragazzini, sempre a scherzare…” brontolò Misato.
 
“Shinji è diventato piuttosto ammirevole ultimamente, vero?” osservò Ritsuko. “E Asuka sembra usarlo come rivale per spingersi oltre i suoi limiti.”
 
Misato tenne lo sguardo puntato sugli schermi principali. “Mi sentiranno comunque, quando rientreranno. È un bene che abbiano più entusiasmo, ma devono imparare a tenerlo sotto controllo.”
 
“Potresti essere un’ottima insegnante.” disse l’amica.
 
“Se non li strozzo prima.” sospirò Misato. “Tenente, fa’ schierare le unità della JSSDF lungo il perimetro.”
 
---
 
Shinji corse con l’Unità 01 fino all’edificio successivo e vi si schienò contro, scrutando l’angelo volante da dietro l’angolo. Era enorme, una sfera a strisce di almeno centocinquanta metri che fluttuava emettendo uno strano ronzio. ‘Non vedo nucleo, né occhi, niente. Dove dovremmo attaccarlo?’ “Ayanami, Asuka, siete già in posizione?”
 


“Sono pronta.” rispose Rei.



“Il mio cavo di alimentazione è terminato. Stand by, sto collegandomi a un nuovo cavo.” disse Asuka. “Sarò a quattrocento metri a sinistra rispetto alla vostra posizione tra dieci secondi.” Ci fu una breve pausa prima che Asuka facesse di nuovo rapporto. “Ok, sono in posizione. Third, io lo attaccherò con l’ascia, tu lo colpirai quando tenterà di contrattaccarmi, ok? Conto su di te.”



Shinji annuì. “Sono pronto.” ‘Puoi sempre contare su di me, Asuka. L’ho promesso.’ Aumentò la stretta sulla pistola nella mano dell’Unità 01 e fece un respiro profondo.



Asuka fece a sua volta un respiro profondo e lanciò l’Unità 02 in avanti. Usò un edificio più basso come trampolino per saltare verso uno più in alto. Fece scagliare l’Unità 02 dalla cima della torre di quello che aveva ritenuto essere il palazzo più vicino alla sfera fluttuante. Emise un urlo da banshee lanciandosi contro l’angelo e brandendo la Progressive Axe a dimensione di Eva.
 
E colpì l’aria. L’angelo svanì mentre stava per colpirlo, la sfera evaporò dalla vista. Asuka atterrò sulla strada sottostante, con l’Unità 02 che lasciò due gigantesche impronte profonde un metro sull’asfalto. “Cosa?!”
 
“È scomparso!” esclamò Ritsuko nel Central Dogma.
 
“Diagramma d’onda blu! Angelo confermato! Si trova proprio sotto l’Unità 02!” gridò Hyūga.
 
Misato si voltò verso di lui. “Cosa?!”
 


Asuka abbassò lo sguardo. “Un’ombra?!” Le ombre sotto i suoi piedi erano diventate improvvisamente nere come la pece e si estendevano senza una fonte d’origine apparente. Anni di addestramento da pilota di Evangelion avevano affinato i suoi riflessi fino a farle compiere un balzo in aria, raggiungendo il tetto dell’edificio di quattro piani accanto a lei. Ma non appena raggiunse quella posizione, l’intero palazzo cominciò a sprofondare nel vuoto.



“Ma che diavolo è?! È tutto così assurdo!” Asuka scagliò la sua ascia contro il nero. L’enorme lama centrò l’obiettivo ma svanì nel nulla, senza alcun effetto apparente sull’angelo, come se l’avesse gettata in una vasca di catrame.
 
“Asuka, esci da lì! Muoviti!” urlò Misato via radio. L’edificio di Asuka era sprofondato al punto che i piedi dell’Unità 02 erano di nuovo quasi a livello del suolo, sempre che quel termine fosse ancora valido.
 
“Lo so!” Asuka fece un altro balzo, volando verso un altro palazzo a cinquanta metri di distanza. “L’ho fatto in alto mare con baka-Shinji tra i piedi! Questo è nulla!” Saltò di nuovo, il suo percorso si fece più difficile mentre sempre più edifici cominciavano a sprofondare e a reclinarsi con l’ingrandirsi dell’ombra dell’angelo. “Sono… quasi…” salta, salta, salta… “Arrivata al… scheiße!” L’edificio successivo sul quale contava di atterrare era già quasi sprofondato del tutto, e si era reclinato in modo che il bordo inferiore fosse già sotto la superficie dell’ombra. Il piede di Asuka atterrò dove avrebbe dovuto essere il bordo appena sotto lo strato di buio, ma non incontrò nulla. La sua gamba sprofondò nell’oscurità e l’Unità 02 si rovesciò in avanti.
 
“Non sento più la gamba!” gridò Asuka. “E… non riesco a tirarla fuori!” L’Unità 02 si aggrappò al moncone di palazzo rimasto visibile e si sollevò, ma il suo sforzo fu inutile, e l’intero edificio continuò ad affondare. L’Eva era già sprofondato oltre la vita. “Misato, non riesco a liberarmi! Non sento nulla dalla vita in giù! È… freddo!”
 


Shinji strinse con più forza i comandi dell’Unità 01. Sembrava davvero… spaventata. Cercò di non lasciare che il suo cuore si stringesse per il terrore. Si sarebbe riuscita a salvare. Doveva riuscire a salvarsi. Fece in modo che il suo Eva si muovesse più velocemente. “Sto arrivando, Asuka! Resisti!” ‘Devo salvarla. Devo salvarla!’
 
“Lanciate il segnale di espulsione dell’Entry Plug! Tiratela fuori di lì!” ordinò Misato.
 
“Negativo! Non riceve il segnale! Impossibile espellere l’Entry Plug!” rispose Maya.
 
Misato imprecò. “Dannazione! Shinji, Rei, soccorrete l’Unità 02, presto!”
 
“Roger.” rispose Rei, con un accenno di emergenza nella voce. L’Unità 00 si diresse verso l’angelo.
 


Shinji era già al bordo esterno dell’ombra ancora in espansione. La maggior parte dell’Unità 02 era già scomparsa sotto la superficie. Solo la testa e un braccio erano ancora al di sopra dell’ombra. Shinji si guardò intorno rapidamente. Doveva esserci qualcosa… Ecco! C’era il tronco di un altro edificio a circa due terzi della distanza che lo separava da Asuka. Si lanciò freneticamente verso di esso, fermandosi di schianto sul bordo. Riuscì a raggiungere la mano dell’Unità 02. L’afferrò. “Asuka, sono qui! Tieni stretta la mia mano!”



La mano di Asuka si aggrappò alla sua e la strinse con una forza disperata, ma continuò a sprofondare. “Shinji! Non lasciarmi! Non lasciarmi!” La testa dell’Unità 02 affondò sotto la nera superficie. “È freddo! I sensori si stanno tutti spegnendo! Non riesco a vedere nulla! Shinji, riesci ancora a sentirmi?! Shinji?! Non lasciar…” La sua voce si dissolse in rumore di fondo mentre le loro mani affondavano sotto l’ombra.
 
“Asuka?! Parlarmi, Asuka!” La mano di Shinji si intorpidì. L’ultimo pezzo di edificio su cui era accovacciato sprofondò e anche i suoi piedi cominciarono a intorpidirsi. Cercò comunque di restare concentrato per mantenere salda la stretta, ma non riusciva a sentire se stesse ancora tenendo la mano di Asuka oppure no. “Asuka? Asuka?! Sei lì? Asuka, rispondimi, ti prego! Misato, non sento più Asuka e sto affondando anch’io! Ayanami, aiutami!”



Rei puntò il fucile sulla sfera sospesa che era riapparsa e sparò tre colpi. La sfera svanì prima che i colpi potessero fare effetto e i giganteschi proiettili del fucile si limitarono a colpire l’edificio retrostante.
 


Rei gettò da parte l’arma ormai inutile e scattò verso l’Unità 01. “Ikari-kun, sono qui.” Gli tese la mano ma era di poco fuori dalla sua portata. Avvolse l’altro braccio attorno al suo cavo di alimentazione e mise un piede nell’ombra, sporgendosi il più possibile. Affondò quasi subito nelle tenebre, ma questo le permise di afferrare la mano dell’Unità 01.
 
Rei gettò indietro il peso dell’Unità 00, tirando con tutta la forza che i muscoli del titano le consentissero. L’affondamento dell’Unità 01 si arrestò lentamente e si invertì. Rei usò il piede che aveva ancora poggiato su una superficie solida per tirare fuori l’altro dall’ombra e poter fare un passo indietro, trascinando l’Unità 01 con sé.
 
Shinji non riuscì a trattenere il mezzo singhiozzo che gli sfuggì quando vide che la sua mano era… vuota. “Asuka!” Il suo respiro si fece rapido fino ad ansimare e sentì un sudore freddo salire nella Plugsuit. ‘No no no no no no NO NO NO!’
 
Misato strinse i denti. “Shinji… Rei… ritiratevi.” esclamò.



“Ma…” cominciò Rei.



“Asuka è ancora lì dentro!” gridò Shinji. “Dobbiamo…”
 
“Ritiratevi. Questo… è un ordine.”

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Capitolo 9
*** Capitolo 3.4: Prove e dimostrazioni ***


Capitolo 3.4: Prove e dimostrazioni



“Secondo squadrone di carri armati, in posizione.”
 
“Roger. Mantenete la posizione attuale e tenetevi pronti.”
 
“Linea sub-laser operativa. Dati trasmessi.”
 
“Roger. Trasmissione sul canale C.” rispose Aoba, dopo di che chiuse il collegamento. Si rivolse nuovamente al Maggiore Katsuragi “Le forze ONU hanno delimitato il perimetro, Maggiore.”
 
Misato continuò a guardare l’angelo attraverso il binocolo. “Rapporto sull’ombra?”
 
“Nessun movimento.” rispose il Tenente Hyūga. “Ha superato i 600 metri di diametro e poi si è fermata. Come potranno essere utili le forze di terra?”



“Dovrebbero servirci per fare pressione sull’angelo.” disse Misato quasi sarcastica. ‘Certo, quell’angelo sembra davvero pressato. Idioti.’ Abbassò il binocolo. Rei e Shinji erano in piedi lì accanto. Si morse il labbro. Era preoccupata per Shinji quasi quanto lo era per Asuka. Lui era… Lei sapeva fin da quando era stato pronunciato il suo nome per la prima volta che Shinji fosse il figlio del Comandante Ikari e aveva notato una certa somiglianza fisica, ma questa era la prima volta in cui poté vedere realmente quanto fossero simili… La postura di Shinji, il suo sguardo, l’aria gelida e corrucciata… per la prima volta, Misato si sentiva davvero a disagio accanto a Shinji… era come se fosse una persona totalmente diversa.
 
E pensava di saperne il motivo. Non le era sfuggito il modo in cui i due si erano chiamati a vicenda mentre Asuka affondava. Se la situazione non fosse stata così drammatica, avrebbe sorriso. ‘Quei due sono così… Shinji, devi smetterla di sentire il bisogno di tuffarti per salvarla da pericoli mortali come questo. Ma non smettere mai di farlo. Quei due hanno bisogno di una piccola spinta. Vedrò cosa posso fare per aiutarli a comunicare tra di loro quando Asuka tornerà. E accidenti, sì, la faremo tornare.’



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Rei aveva passato un po’ di tempo osservando il Third Children. In classe, di nascosto, aveva passato molto tempo ad osservarlo. Era una delle poche persone al mondo che le parlasse regolarmente. Conosceva i suoi modi e le sue abitudini. Sapeva che non era solito parlare molto, anche quando era con i suoi pochi amici.
 
Ma ora… ora era diverso. Ikari-kun non aveva detto una parola in quattro ore, niente di niente da quando erano stati recuperati dai loro Entry Plug. Stava semplicemente in piedi e fissava l’angelo che si librava sulla città. Anche il suo sguardo era insolito. Non l’aveva mai visto guardare qualcosa nel modo in cui guardava ora l’angelo, come se cercasse di fargli un buco con lo sguardo. Il suo sguardo sembrava… quello del Comandante Ikari.
 


Rei elaborò quel pensiero ancora un po’. Sì, lo sguardo, la postura rigida che emanava una tensione controllata… era molto simile al Comandante. A lei… non piaceva vedere Ikari-kun così. La… la turbava. Aveva sempre associato Ikari-kun alla gentilezza, alla dolcezza. Era quello che le parlava come un amico, che le aveva detto di sorridere che… che teneva a lei.
 
Questo Ikari-kun invece… Si chiese se si sarebbe mai accorto che era proprio lì, dietro di lui. Era rimasta in piedi accanto a lui per diversi minuti, ascoltando il Maggiore Katsuragi che riceveva i rapporti sullo stato del contingente JSSDF e sulla stima del tempo residuo delle batterie dell’Unità 02 in modalità di massimo risparmio energetico. Ma Ikari-kun non si era mosso, non aveva emesso nemmeno un suono. La sua unica reazione fu quella di regolare l’orologio al polso della sua Plugsuit con il conto alla rovescia per le batterie dell’Unità 02: ancora dodici ore.
 
‘È preoccupato per l’Unità 02?’ pensò Rei. ‘No… è preoccupato per il Second Children.’
 
Aveva già notato le interazioni tra il Second e il Third Children. L’evidente interesse del Second per Ikari-kun era fonte di irritazione per lei. Il Second Children non trattava Ikari-kun con gentilezza. Questo faceva diventare Rei più arrabbiata di quanto non si concedesse di fare solitamente. Quando il Second Children le si avvicinò dopo il suo arrivo, l’aveva ignorata soprattutto perché non vedeva alcun motivo per socializzare con lei. Ma in seguito avrebbe preferito accettare quell’offerta, se non altro perché le avrebbe fornito un modo socievole per esprimere il suo disappunto su come trattasse Ikari-kun.
 
La maniera in cui Ikari-kun sembrava in qualche modo ricambiare l’interesse del Second Children la lasciava perplessa. Durante il training di sincronizzazione, nonostante lei fosse riuscita a muoversi perfettamente all’unisono con Ikari-kun dopo un solo tentativo, il Maggiore Katsuragi aveva comunque insistito affinché il pilota Sōryū fosse il partner di Ikari-kun. Alla fine, si rivelò una scelta lungimirante: Rei sapeva che probabilmente non sarebbe riuscita a fargli da partner durante la battaglia, ma a parte questo… Negli ultimi tempi, Ikari-kun e il pilota Sōryū si erano comportati… come se stessero recitando, mostrando un atteggiamento diverso rispetto a quello che provavano realmente. Non era palese, ma lei riusciva a vederlo. E ora, lui si stava comportando come se fosse molto preoccupato per lei. Non lo aveva mai visto così teso.
 
“Ikari-kun.”
 


Gli occhi di Shinji si spostarono verso di lei, ma non si mosse di un millimetro.
 
“Ikari-kun… ti comporti in modo strano. Perché?”
 
La sua bocca lavorò per un momento. “Sono preoccupato per Asuka, Ayanami.”
 
“Perché?”


 
Shinji riprese a fissare l’angelo. “Lei è… Ho pilotato contro Sachiel per proteggerti, Ayanami. Tu mi hai protetto quando abbiamo combattuto contro Ramiel. Mi sono tuffato nel Monte Asama per salvare Asuka. Il nostro è il lavoro più pericoloso al mondo. Non sopporto che tu o Asuka possiate morire…” Improvvisamente smise di parlare e chiuse con forza gli occhi. Passò un attimo prima che continuasse. “…che possiate morire in qualsiasi momento. Non voglio che qualcuno a cui tengo muoia. E questa volta… l’ho delusa. Avevo la sua mano nella mia, mi stava implorando di salvarla e… e… non ci sono riuscito. Non ho potuto fare nulla… Io… sono stato inutile…” Strinse i pugni così forte che Rei poté sentire la plastica della sua tuta scricchiolare.
 


“Quindi faresti lo stesso per me?” chiese Rei a bassa voce. ‘Anche se morissi, potrei essere sostituita?’



Shinji si voltò per guardarla. Sembrava sorpreso, la prima espressione, a parte la tensione, che aveva avuto da quando l’Unità 02 era scomparsa. “Sì, certo, Ayanami! Tu… tu sei mia amica! Entrambe siete molto importanti per me. Farei di tutto per salvarvi, tutte e due!” Si voltò di nuovo verso l’angelo. “Dobbiamo riportarla indietro. Questo conta più di ogni altra cosa, anche della mia vita.” La sua voce si abbassò a poco più di un sussurro. “Avrei preferito… che tu avessi salvato lei al posto mio.”
 
Rei cercò di pensare a cosa dire. Lui non poteva essere sostituito come lei. Pensava di valere davvero così poco? Persino lei era più importante di Ikari-kun? E il Second Children? Shinji pensava che lei fosse importante quanto la stessa Rei? Forse anche più? Questo… avrebbe richiesto maggiore riflessione.
 
Misato parlò da dietro di loro. “Niente sacrifici, Shinji. Anche tu sei importante. E noi la riporteremo indietro. Devo ancora rimproverarvi entrambi per esservi lanciati a capofitto in quel modo, e non voglio dovervi fare questo discorso due volte. Cercate di riposare. Io andrò a controllare cos’ha scoperto la dottoressa Akagi.”
 

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Capitolo 10
*** Capitolo 3.5: Prove e dimostrazioni ***


Capitolo 3.5: Prove e dimostrazioni





Asuka riaccese i sensori dell’Unità 02. L’Entry Plug si accese con i tipici colori arcobaleno della sequenza di avvio prima di stabilizzarsi e consentirle di avere una visuale sull’esterno. O non visuale, considerato quello che riusciva a vedere. Niente, se non il nulla più totale. Anche le letture su radar e sonar segnavano ‘null’.



“Ancora solo rumore bianco. Il radar e il sonar non ricevono alcun segnale. Questo spazio deve essere troppo vasto.” mormorò tra sé e sé. Lo stava facendo sempre più spesso man mano che il tempo passava. Serviva per allontanare un po’ la solitudine. “Sono passate 12 ore da quando sono passata in modalità supporto vitale… restano quattro o cinque ore per pensare a qualcosa, Sōryū. Forza, dovresti essere un genio…”
 
Aveva cercato di dormire dopo le prime ore di inutili tentativi di contatto radio, ricerche radar, qualsiasi cosa avesse provato rivelatasi poi infruttuosa. Ma il sonno non arrivava. Quando spense tutti i sistemi per risparmiare le batterie, il silenzio, il vuoto e la maledetta, maledetta solitudine iniziarono a farsi sentire. Non si era resa conto di quanto fosse confortante avere Shinji accanto a sé, di quanto fosse facile per lei dormire negli ultimi giorni. Almeno finché non provò a dormire senza di lui.
 
“Gott, sei patetica, Sōryū. Dodici ore e ti manca così tanto baka-Shinji? Feh.” Concentrarsi sulla mancanza di Shinji era comunque meglio che contemplare l’inesorabile ticchettio del timer sul suo polso. Quattro ore, quarantasette minuti, quarantasei, quarantacinque…
 


“Smettila! Verrà. O ti verrà in mente qualcosa. Tu sei intelligente e lui è così coraggioso da essere un idiota. Ti ha sempre salvato finora. Tra l’altro, dovrai pareggiare i conti, altrimenti si monterà la testa…” ‘Oh, come se tu non piangeresti lacrime di gioia nel vederlo in questo momento.’ “Ok, lo ammetto, io… Gott vorrei che fosse qui. O meglio, che io fossi a casa. Sì, nel nostro letto. Gott… sono passati tre giorni. Come faccio a pensarci già in questo modo? Mi manca così tanto? Perché non mi sento sola, ecco perché. Io… non sono sola non sono sola non sono solanonsonosolanonsonosola…”
 
Si morse forte la guancia per fermare il balbettio. No. Non lo stava facendo. No. Non stava dando di matto solo perché era più sola di quanto qualsiasi essere umano fosse mai stato… Persa nel nulla… La mano di lui che si dileguava dalla sua presa anche se lei si aggrappava a lui per salvarsi…
 
Batté il pugno sul suo fianco. Il pizzico di dolore la aiutò a concentrarsi. “Non sono sola! Lui è proprio lì! Mi sta aspettando! Devo solo trovare un modo per uscire da qui!” Eseguì un’altra ricerca con i suoi sensori, poi si sforzò di spegnerli nuovamente quando vide che giravano a vuoto, come le volte precedenti. “Devo solo pensare…”
 
Fissò con rabbia le pareti dell’’Entry Plug per un minuto. “…Ho fame…” La cucina celestiale di Shinji. Pranzi su richiesta. La torta della Foresta Nera che le aveva preparato ieri sera, una sorpresa…
 
Pensare a tutto questo era meglio delle alternative che aveva.
 
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La dottoressa Akagi era immersa in un rapporto sull’angelo. Shinji cercò di ascoltare, sperando che gli offrisse qualcosa per dargli speranza, ma i diagrammi matematici avanzati e le spiegazioni in gergo tecnico per lo più gli sfuggirono. L’angelo era spesso tre nanometri? AT Field invertito? Spazio immaginario? La sfera fluttuante era la sua ombra a cinque dimensioni? Che diavolo era un ‘mare di Dirac’? Scosse la testa.
 


L’espressione di Misato non era incoraggiante. “Quindi l’ombra nera che ha inghiottito l’Unità 02 è il vero obiettivo?”
 
La mano destra di Shinji si chiuse e si riaprì, si chiuse e si riaprì. Aveva disobbedito all’ordine di Misato di ritirarsi per raccogliere il fucile dell’Unità 00 e svuotarne il caricatore nell’ombra, facendo del suo meglio per costringerla a restituire Asuka. I colpi erano svaniti senza nemmeno un’increspatura. Era come sparare a una nuvola di fumo. “Allora, cosa possiamo fare?” sussurrò. ‘Colpa tua colpa tua colpa tua.’
 
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Asuka si svegliò di soprassalto. Qualcosa si stava muovendo nel suo campo visivo! Sbatté le palpebre, poi si accasciò di nuovo sul sedile. Erano solo altre piccole particelle che fluttuavano nell’LCL, sempre più torbido.
 
‘Dannazione. I filtri stanno cedendo. Non c’è più energia per il sistema di purificazione.’ Tossì. ‘Comincia a puzzare… di sangue. Sangue sporco.’
 
Asuka strinse le mani in pugni. Aveva passato la maggior parte della sua vita nell’LCL. Non ne notava quasi più l’odore o il sapore. Un pesce si accorge dell’acqua? Ma ora era ‘inattivo’. E… era il freddo, sì, doveva essere il freddo a farle tremare le mani. Doveva essere così. E la crescente densità dell’LCL stantio era il motivo per cui stava iniziando ad ansimare. Tutto qui. Non era un respiro impanicato. Non stava iniziando a farsi prendere dal panico perché le rimaneva meno di un’ora di batteria ed era sola e fredda e così stanca e voleva Shinji e qualcuno che mi aiutasse per favore per favore per favore non voglio morire da sola non voglio morire non voglio morire non voglio.
 
Il dolore alle mani le fece finalmente capire che stava picchiando sul portellone dell’Entry Plug urlando.
 
Si rannicchiò sul sedile, avvolgendo le braccia intorno a sé. Cercò di ricordare la sensazione delle braccia di Shinji attorno a lei. Non avrebbe pianto. Non aveva più pianto dal giorno… dal giorno in cui aveva trovato sua madre. L’unica altra persona che l’aveva fatta sentire meglio.
 


“Non sono sola, non sono sola, non sono sola.” sussurrò. “Lui è come te. Io starei cercando un modo per salvarlo, quindi anche lui verrà per me.” Strinse più forte le braccia attorno a sé. “Mama… ti prego… aiutami…”
 
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Lo sguardo di Misato alla sua più vecchia amica era tutt’altro che amichevole. “Cosa?” Il suo tono di voce avrebbe fatto correre al riparo le persone più sensibili. La dottoressa Akagi non si mosse.
 
“È l’unica soluzione che abbiamo.” disse Ritsuko. “Sganciare un centinaio di testate N2 al centro dell’ombra e farle esplodere simultaneamente in un millisecondo, oltre a usare le Unità 01 e 00 per interferire con l’AT Field dell’angelo, dovrebbe concentrare una forza esplosiva sufficiente a frantumare l’angelo e il mare di Dirac che ne costituisce il corpo.”
 


“È impossibile che l’Unità 02 possa sopportare un impatto del genere! Asuka non riuscirebbe a… Dannazione, questa non è una missione di salvataggio!” dichiarò Misato.
 
“Uccidere l’angelo è più importante di qualsiasi altra cosa. Avrei pensato che avrebbe concordato, Maggiore Katsuragi.” La voce di Ritsuko era clinica, distaccata e piatta. “In questa operazione la distruzione dell’angelo ha la massima priorità. Non importa se l’Unità 02 viene distrutta. Il Comandante Ikari ha dichiarato l’Unità 02 sacrificabile. Persino un’unità Eva è una perdita accettabile se questo significa distruggere l’angelo. Il recupero dell’Unità 02 è secondario.”
 
Misato si irritò. “Intendi dire il recupero dell’Unità 02 e del pilota, vero?”
 
“In questo caso, la vita del pilota è irrilevante.” disse Ritsuko con distacco.
 
Gli occhiali di Ritsuko fecero un piccolo tintinnio quando colpirono il suolo accanto ai suoi piedi. Il suono sottile si perse nell’eco fragoroso dello schiaffo a piene mani che fece perdere l’equilibrio alla scienziata e la fece barcollare all’indietro. Il volto di Misato era il ritratto della collera. ‘È una dei miei ragazzi, stronza senza cuore!’
 


Ritsuko lanciò uno sguardo tagliente a Misato, mentre si fregava la guancia arrossita e raccoglieva gli occhiali. “Se Asuka morirà, sarà solo colpa tua! Ricordatelo!”
 


Misato afferrò Ritsuko per la camicia e le si parò davanti: “Perché l’Unità 02 è ‘sacrificabile’? Che differenza c’è con le Unità 01 e 00? Cosa diavolo è un Eva?” le urlò contro.
 
“Il materiale che ti ho dato ti dice tutto sugli Eva.” rispose Ritsuko gelidamente.
 
“Stronzate! Stai mentendo!”
 


“Credimi, Misato.” Ritsuko le passò davanti, tornando verso la posizione di controllo. “Prendo io il comando dell’intera operazione.” Estrasse un telefono cellulare e cominciò a ordinare alla JSSDF di deviare il traffico aereo locale verso l’aeroporto di Kankuu.
 
Misato guardò la sua amica che si allontanava. ‘Il Second Impact, il Progetto per il Perfezionamento dell’Uomo, Adam, Eva… La Nerv ha troppi segreti di cui vengo tenuta all’oscuro…”
 
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Il vagone ondeggiava e sferragliava mentre il treno passava accanto a un paesaggio di campagna. Il bagliore arancione del sole al tramonto illuminava la forma di una bambina dall’altra parte del vagone, rendendo impossibile per Asuka distinguerne il volto. Aveva però i capelli come i suoi. Tutto ciò che Asuka provava era un senso di confusa curiosità, quasi impercettibile, nei confronti della figura in ombra con la maglia a righe che sedeva di fronte a lei. “Chi sei…?”
 
“Asuka Langley Sōryū.” disse la figura.
 


Era una risposta o stava chiamando lei? “Sono io.” rispose Asuka, vagamente perplessa.
 
“Io sono te.” rispose la bambina. “C’è un altro io dentro ognuno. L’io è sempre stato composto da due io.”
 
“Due?”
 
“L’io che è effettivamente visto dagli altri e l’io che guarda sé stesso. L’Asuka Langley Sōryū nella mente di Shinji Ikari, l’Asuka Langley Sōryū nella mente di Misato Katsuragi, l’Asuka Langley Sōryū nella mente di Hikari Horaki, l’Asuka Langley Sōryū nella mente di Rei Ayanami, sono tutte diverse dalle altre, ma ognuna di esse è realmente Asuka Langley Sōryū. Tu hai paura dell’Asuka Langley Sōryū nella mente degli altri.” disse la figura.
 
“Ho paura di essere abbandonata.” disse Asuka.
 
“Odi essere ferita. Hai paura di essere scartata perché considerata inutile. Hai paura di non essere apprezzata?”
 
“Sono un pilota di Eva d’élite! Sono la migliore, la Numero Uno!” protestò Asuka. “Io sono apprezzata!”
 
“Temi di essere apprezzata solo perché sei un pilota?”
 
“Shinji mi apprezza! Più di chiunque altro! Mi apprezza per quello che sono! Lui mi vuole bene! Lui mi… ama?” Asuka si fermò e considerò il pensiero. Le fece battere il cuore più velocemente, un po’ spaventata, ma voleva conoscere la risposa. “E… e… anche Misato e Hikari mi apprezzano!”
 
“L’essere apprezzati dagli altri, anche se non si apprezza sé stessi, è sufficiente?”
 
“È sempre stato così.” disse Asuka. “Tutti lo fanno. La gente vive in questo modo.”
 
“Ma se nel profondo ti credi inutile, non temi che altri arriveranno a condividere questa convinzione e ti scarteranno comunque?”
 
“Lui non lo farà! L’ha promesso! Io credo in lui! Lui è come me!” gridò Asuka. “Noi stiamo insieme!”
 
“Lui è come te. Anche lui crede di essere inutile?”
 
“Sì… ma si sbaglia. Ha protetto me e gli altri. Mi tiene accanto a sé e mi rende felice. Mi rende migliore. Quando siamo insieme non mi sento più sola. Non lo lascerò.”
 
La figura sembrava più curiosa. “Lo stare con lui, con l’altra persona che ti apprezza per quello che sei, mette fine alla solitudine?”
 
“Sì. È una cosa che ho desiderato per tutta la vita. E lui lo fa. Anche lui ha bisogno di me, come io ho bisogno di lui. Ci completiamo a vicenda.”
 
“Ma, nonostante ciò, ti sei trattenuta. Hai avuto paura di quell’ultimo passo. Ora te ne stai pentendo?”
 
Asuka ci pensò su. “Ho avuto paura… ma so che anche lui ne aveva. Abbiamo avuto paura di ferirci e di essere feriti. Ma io… io mi fido di lui. Non mi sono mai fidata di nessuno in questo modo. Ora però… voglio farlo. Voglio che stia con me completamente. Così, qualunque cosa accada in futuro, saprò che ci sarà almeno una persona che porterà il mio ricordo con sé, anche quando non ci sarò più.”
 
“Beh… buon per te.”

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Capitolo 11
*** Capitolo 3.6: Prove e dimostrazioni ***


Capitolo 3.6: Prove e dimostrazioni



‘È tutta colpa tua… A cosa servi? Sei inutile. Non vali niente. Lei ti implorava e tu l’hai lasciata andare…’ “No! Non l’ho fatto! Ho cercato di resistere!” ‘Hai detto che le avresti fatto vedere come si fa. Che arrogante. Lei ha fatto di tutto per starti al passo. L’hai fatta morire.’ “Non è morta! Non! È! Morta! La riporteremo indietro! Lo faremo!” Strinse la cloche di comando dell’Unità 01 finché le mani non gli tremarono. “Dobbiamo farlo…”



“Shinji?” La voce di Misato si intromise nella lotta privata tra il suo senso di colpa e disperazione da una parte e la sua fervida speranza dall’altra. “Preparati. I bombardieri stanno arrivando. Daranno il segnale di attacco tra cinque minuti.”



“Misato-san… non mi piace questo piano… Come… come possiamo essere sicuri che Asuka posa sopravvivere all’esplosione?”
 
Misato evitò il suo sguardo. “Le sue batterie saranno ormai esaurite, Shinji. Dobbiamo provare a fare qualcosa prima che sia troppo tardi, o non ci sarà nessuna speranza.”
 
‘Non ha risposto alla mia domanda.’ “Misato-san…”
 
“Lo so, Shinji. Non piace neanche a me. Ma non abbiamo altre opzioni. Quattro minuti.”
 
‘Col cavolo che non ne abbiamo. Ne troverò una. Ne creerò una, se necessario. Se devo fare a pezzi questo angelo, lo farò.’ Shinji strinse le labbra. ‘A cosa serve essere un pilota di Eva se non posso proteggere chi amo? La dottoressa Akagi ha detto che Asuka è ancora dentro l’angelo, da qualche parte… Ho tutto questo potere nelle mie mani… Lo userò. Qualunque cosa debba fare…’
 
Era più che pronto. Aveva quattro minuti per far funzionare le cose. Spinse la sua volontà contro l’Eva e sentì il suo AT Field dispiegarsi, premendo contro quello dell’angelo. Sentì la sua resistenza non appena ne entrò in contatto. Raccolse tutta la sua volontà, la sua rabbia, il suo bisogno di rivedere Asuka… e cominciò.
 


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L’Unità Evangelion 01 reclinò indietro la testa e ruggì.



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Nel furgone del centro di comando mobile, Maya sbatté le palpebre per la sorpresa nel vedere quelle letture. “Shinji… Shinji sta già dispiegando il suo AT Field! Sta… Non abbiamo mai visto arrivare letture così alte dall’Unità 01. Il suo Sync Rate ha appena raggiunto l’81%!”
 


La dottoressa Akagi aguzzò gli occhi sugli schermi. L’AT Field dell’angelo stava reagendo, increspandosi come se Shinji stesse colpendo una lastra di metallo più e più volte con una mazza. “È troppo presto! Non servirà a nulla!”
 
Misato afferrò le cuffie che aveva appena posato. “Shinji, che diavolo stai facendo?” chiese.
 


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“Riporta! INDIETRO! ASUKA!”
 


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Asuka riaprì gli occhi. Diventava sempre più difficoltoso ogni volta che lo faceva. L’LCL era ormai troppo torbido per consentirle di vedere l’estremità dell’Entry Plug e stava diventando molto freddo. Si rannicchiò sul sedile, cercando di stare al caldo. La debole luce rossa sul polso della sua Plugsuit, che indicava il tempo rimanente alla batteria del supporto vitale, pulsò un’ultima volta e si spense. La guardò spegnersi e cercò di non singhiozzare.
 


“Quindi è finita? Odio questo posto. Non voglio stare sola. Voglio il mio Shinji. Ho bisogno di Shinji. Me l’ha promesso. Non voglio morire… Misato… Shinji, mi dispiace. Avrei… dovuto… promettertelo…”
 
Tossì debolmente. “Mama… aiutami…” Gli occhi le si chiusero di nuovo. “…‘iutami…”
 
Sentì una mano calda cullarle il viso. Una presenza familiare la avvolse. Mentre la sua coscienza si spegneva, le sembrò di sentire una voce che pronunciava il suo nome.
 
Fuori, quattro luci verdi si accesero improvvisamente nel vuoto.
 
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RIPORTA! INDIETRO! ASUKA!
 


L’AT Field dell’angelo si stava agitando come un mare in piena burrasca. Tutti gli strumenti del centro di comando mobile segnalavano picchi e cali impossibili, a volte simultaneamente. La sfera fluttuante cominciò a tremare e ad emettere strani rumori.
 


“Che diavolo sta facendo?” gridò la dottoressa Akagi.
 
AYANAMI! AIUTAMI!” urlò Shinji.



Sul display, Misato vide il First Children bloccato nell’indecisione. Le era stato ordinato di aspettare e Misato non l’aveva mai vista disobbedire a un ordine. Ma la sua preoccupazione per Shinji era talmente evidente sul suo volto che Misato riuscì a percepirla anche attraverso la tipica impassibilità di Rei. ‘Dannazione, qualunque cosa abbia in mente Shinji, non può essere peggiore del piano ‘atomico’ di Ritsuko.’ Attivò la comunicazione. “Rei, fallo! Supporta l’Unità 01!” ordinò.
 
La dottoressa Akagi si voltò di scatto verso Misato. “Cosa?! No!”
 
“Sgancio delle testate N2 tra novanta secondi!” annunciò il Tenente Aoba.
 


Un’espressione quasi di sollievo attraversò il volto di Rei. “Ricevuto, dispiegamento dell’AT Field.”
 
L’aggiunta dell’AT Field dell’Unità 00 aumentò la vibrazione della sfera in volo. Improvvisamente, l’ombra sul terreno si frantumò, eruttando frammenti frastagliati come se fosse una lastra di vetro caduta bruscamente sul pavimento. Le fratture erano tutte rigate di un colore rosso di sangue fresco.
 
La sfera smise di vibrare e un lato cominciò a rigonfiarsi verso l’esterno, come se qualcosa spingesse dall’interno. Una linea rossa apparve all’apice del rigonfiamento, rompendosi in una spaccatura. Un’enorme mano rossa, con le dita incurvate in artigli, si fece strada attraverso la fessura.
 


Una seconda mano afferrò il bordo della spaccatura e l’aprì ulteriormente. Poi emerse una testa demoniaca, con quattro occhi verdi che brillavano come piccole stelle. Il ruggito continuo dell’Unità 01 si unì all’urlo sanguinoso del nuovo arrivato.
 


Il gigante rosso allargò ancora di più il buco e la sfera cedette, frantumandosi in schegge sanguinanti. Pezzi raccapriccianti di carne angelica piovevano dappertutto, mentre l’enorme titano riportava i piedi a terra ancora una volta, grondante del sangue della sua vittima.
 


L’Unità 02 era tornata.
 
Una parte distante della mente di Shinji notò che probabilmente avrebbe dovuto essere scioccato e disturbato dalla postura ingobbita e bestiale dell’Unità 02, o dal debole ringhio animalesco che ancora proveniva sia dall’Eva di colore rosso che dal suo. Tuttavia, quella parte era davvero lontana in questo momento. Il resto di lui era consumato da una gioia immensa. “È tornata!” gridò.
 
Nel centro di comando mobile, la dottoressa Akagi ascoltò i ruggiti esultanti dei titani metà macchine e metà dei, e rabbrividì. “Da… da quale razza di esseri li abbiamo creati?” sussurrò spaventata.
 


Misato aguzzò gli occhi verso l’amica. ‘Mi pare di capire che gli Eva non siano solo una copia del primo angelo. Ma come ha intenzione di usarli la Nerv, dopo aver sconfitto tutti gli angeli?’
 


Fuori, con il sangue che pioveva dall’angelo morente, l’Unità 01 lanciò i pugni in aria e ruggì in segno di trionfo. E l’Unità 02 rispose.
 
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Misato attese giusto il tempo che il tecnico di supporto pulisse il portellone dell’Entry Plug prima di spingerlo da parte e aprirlo lei stessa. Spalancò il portellone e vi infilò testa e spalle. “Asuka?! Asuka, stai bene?!”
 


La giovane ragazza accasciata sul sedile di comando la scrutò con il più tenue dei luccichii di occhi azzurri. “Misato?”
 


Gli occhi di Asuka si aprirono un po’ di più quando il suo Direttore delle Operazioni le gettò improvvisamente le braccia al collo e cominciò a piangere di sollievo. ‘Io… lei tiene a me?’ Non era bello come un abbraccio di Shinji, ma era comunque molto piacevole. ‘Guarda chi si vede…’
 


Dietro la spalla di Misato, con un’aria stanca quasi quanto lei, c’era il Third Children. Shinji. Il suo Shinji. Nessun altro poteva vedere il suo volto nel punto in cui si trovava, quindi lui le sorrideva. Non le era mai sembrato così bello come in questo momento. “Volevo solo… vederti di nuovo.” mormorò, facendo credere a Misato che questa frase fosse rivolta a lei. Il modo in cui il sorriso di Shinji si estese sul suo volto le fece capire che lui l’aveva sentita e che sapeva a chi fossero destinate quelle parole.
 


Ancora più sorprendentemente, il First Children si trovava poco dietro Shinji. “Adesso dovrebbe rimproverare lei e Ikari-kun per la loro mancanza di disciplina, giusto, Maggiore Katsuragi?” chiese a bassa voce.
 
Misato finalmente sciolse l’abbraccio con Asuka e si voltò a guardare Rei. Rise, asciugandosi le guance. “Già, l’avevo promesso, no?” Si voltò di nuovo verso Asuka. “Quando i medici avranno finito con voi, vi darò una bella strigliata, ma per ora sono solo felice che siate vivi.”
 
Asuka annuì stancamente e decise che era un buon momento per svenire.

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Capitolo 12
*** Capitolo 3.7: Prove e dimostrazioni ***


Capitolo 3.7: Prove e dimostrazioni





Asuka tornò sulla terra dei viventi in un letto. L’odore degli antisettici e i bip della strumentazione medica che la monitora le fecero capire che si trovava nell’ospedale del Geofront ancor prima di aprire gli occhi. Quando lo fece, sorrise stancamente vedendo Shinji accasciato su una sedia accanto al letto e che stava sbavando leggermente sul colletto mentre dormiva. Sbatté le palpebre per la sorpresa nel vedere Rei Ayanami seduta accanto a lui, intenta a leggere un libricino.
 
Rei alzò lo sguardo quando notò Asuka muovere il capo. “Pilota Sōryū. Sono lieta di vedere che stai bene.”
 


“Wondergirl? Cosa ci f…” ‘Er… pensa, pensa…’ “…fate entrambi qui?”
 
Rei fece un cenno col capo verso il Third Children addormentato. “Ikari-kun ha detto: ‘Non possiamo lasciare che si svegli sola. Nessuno di noi dovrebbe mai sentirsi solo, mai più’, così siamo rimasti per salutarti al tuo risveglio.” disse a bassa voce. “Ikari-kun si è addormentato poco dopo il nostro arrivo. Non ha mai dormito da quando sei scomparsa nell’angelo.”
 
Asuka si sforzò di mantenere il viso inespressivo mentre guardava il pilota addormentato. “Baka.” sussurrò.
 
“Sono felice di vedere che tu sia ancora viva e illesa, pilota Sōryū. Ikari-kun era molto angosciato durante la tua assenza. Era molto turbato per non essere riuscito a salvarti ieri. Ha detto che dobbiamo proteggerci a vicenda, perché siamo importanti gli uni per gli altri. Credo che abbia ragione.” Guardò Shinji. “Mi ha protetto molte volte. Io ho protetto lui. Lui ha protetto te. La prossima volta, sarai tu a proteggere me o io te?” Rei si alzò e si diresse verso la porta.
 


Asuka era sbalordita. “Tu… noi non andiamo esattamente d’accordo, Wondergirl. Lo faresti comunque? Rischiare la tua vita per me?”
 


Rei si fermò davanti la porta e annuì da dietro la spalla. “Sì. Ikari-kun dice che è importante e… mi fido di lui quando lo dice. E… tu sei importante per lui. La sua felicità è importante per me. Quindi proteggerò anche te. Ci vediamo domani a scuola. Buonanotte.” Aprì la porta e se ne andò, silenziosa come un fantasma.
 
‘Wondergirl diceva… diceva seriamente? Di certo lo diceva come se lo pensasse davvero.’ Asuka scosse leggermente la testa. ‘Forse non è la bambola che pensavo fosse?’ Guardò Shinji. Guardò la telecamera nell’angolo della stanza, rimpiangendo amaramente di non poterlo svegliare e dirgli di accoccolarsi con lei. In questo momento, voleva sentirlo accanto a lei quasi più di quanto volesse continuare a respirare. Si lasciò cadere sul letto, ma gli sorrise. “Baka. Ti sei tuffato di nuovo per me. E non mi sono svegliata sola e al freddo. Proprio come avevi promesso.”
 
Shinji ebbe un leggero sussulto e si svegliò. Sbatté le palpebre assonnato, poi scoppiò in un sorriso che fece battere il cuore di Asuka quando la mise a fuoco e vide che era sveglia. “Asuka!” Le afferrò la mano.
 


Lei ringhiò “Tieni giù quelle manacce, baka-Shinji!”



Lui si bloccò come un cervo davanti alla luce dei fari. Lei fece un occhiolino lontano dagli sguardi della telecamera di sorveglianza e lanciò uno sguardo in quella direzione. Shinji capì, le lasciò la mano e si fece di nuovo indietro con un balbettio di scuse.
 
“Non mettermi mai più le mani addosso senza prima chiedere il permesso, baka-Shinji! Sono un fiorellino delicato, io! Hmm!” brontolò con tutta la sua solita aggressività. “E sarà meglio che tu non abbia trascurato la cena!”
 
Shinji sbatté le palpebre, confuso. “Asuka?”
 


“Ho detto che voglio sapere cosa mi preparerai per cena, baka-Shinji!” Si assicurò di essere lontana dallo sguardo della telecamera prima di fargli un altro occhiolino, stavolta più lento. “Ho davvero ‘fame’. Quando potrò uscire di qui per andarcene a casa?”
 


Shinji sbatté di nuovo le palpebre… e arrossì.
 


---
 
Misato era stata coinvolta nella massiccia operazione di pulizia dei resti dell’angelo e dei danni che la sua bizzarra ombra aveva provocato a Neo Tokyo-3. Aveva promesso che li avrebbe rimproverati più tardi, ma il sorriso affettuoso che aveva regalato loro mentre lo diceva aveva fatto sentire Asuka molto meglio della maggior parte degli elogi che avesse mai ricevuto. Aveva detto loro di tornare a casa con un’auto della Sezione 2 che li avrebbe accompagnati.
 


Casa. La sua stanza non era mai stata così accogliente come ora. Soprattutto quando si ritrovò ad osservarne la parte migliore: il suo baka-Shinji, sdraiato proprio accanto a lei. Si era tuffata in una breve doccia per lavare via l’odore persistente di LCL marcio e di sangue che ancora aveva addosso, mentre Shinji preparava un pasto veloce per entrambi. In meno di quanto potesse immaginare, Asuka era pulita, sfamata e comodamente rannicchiata tra le braccia di Shinji nel suo… nel loro letto.
 


‘Non più sola. A casa. È qui che voglio essere. È qui che voglio restare.’ Asuka sospirò. Era l’antitesi perfetta del freddo e dell’isolamento in cui aveva trascorso la giornata di ieri. Rabbrividì al ricordo, poi lo seppellì con l’ondata di soddisfazione che provava in questo momento. I ricordi un po’ sfocati delle cose che aveva passato là dentro, come dei sogni a metà, affiorarono in superficie. C’era qualcosa che avrebbe voluto dire, qualcosa che avrebbe voluto fare…
 
“Shinji?”
 
“Mmm?”
 
“È tutto così bello.”
 
“Mmhmm.”
 
“Mi… mi mancava davvero tutto questo, là dentro. Era l’esatto opposto: freddo, solitario, perso… Lo odiavo. Ma… pensare a te mi ha aiutato, perché mi ha ricordato che non ero sola. Non voglio nemmeno immaginare a come sarebbe stato senza questo pensiero, se non avessi avuto ricordi come questo a cui aggrapparmi.” Lo strinse a sé. “Ma mi ha fatto pensare… e se non fossi riuscita ad uscirne? Se fosse stata la fine? So che sono passati solo pochi giorni da quando noi… ci siamo detti di volerci bene, ma possiamo sentire entrambi quanto sia grande questo bene. Quando sono con te, non mi sento più sola. Entrambi ci siamo… un po’ trattenuti, perché abbiamo paura di essere feriti, ma io… non voglio più trattenermi.”
 
Poteva sentire il battito del cuore di Shinji accelerare fino a coincidere con il suo. “Asuka?” chiese lui esitante. “Vale… vale lo stesso per me. Io… stavo impazzendo al pensiero che avrei potuto perderti… o che fosse colpa mia. Se non fossi tornata… io…”
 
“Lo so. Tu sei come me. So come mi sarei sentita.” Deglutì, raccogliendo un po’ di coraggio. “Shinji, io… ti voglio bene davvero.”
 
“Anche io ti voglio bene davvero, Asuka.”
 
“E ho deciso, là dentro, che… io mi fido di te. So che non mi faresti mai del male. E non voglio avere rimpianti nella prossima battaglia per le cose che avrei potuto fare ma non ho fatto. Quindi… voglio che tu sia mio. Completamente.”
 
“Asuka, cosa inten…”
 
“E io voglio essere tua.”
 
“Io non…” Shinji si bloccò. I suoi occhi si spalancarono. “Asuka… intendi dire…?”
 


Lei annuì.



Shinji sussultò. “Io… io… Asuka… ehm… riguardo… tu avevi detto…”
 
“Non mi interessa nessuna protezione, non ora. Avrei potuto morire lì dentro, più sola di quanto chiunque sia mai stato. Tu mi sei già più vicino di quanto lo sia mai stato chiunque altro. Voglio che ci sia ogni legame possibile tra noi. Mi hai dato forza là dentro. Ti voglio, Shinji. Tutto. Stanotte.” Lei sollevò la mano per accarezzargli il viso. “Siamo vivi, insieme e… innamorati. Io ti amo, Shinji. Voglio essere tua.”
 
Non fu sorpresa di vedere le lacrime che cominciavano a scorrere sul volto di Shinji. Solo il voto fatto a sé stessa sulla tomba di sua madre le aveva impedito di unirsi a lui. Ma stasera… forse era giusto farlo. Per lui.
 
“An… anch’io ti amo.” sussurrò debolmente. “Io… non avrei potuto sopportare di perderti. Sì, sono tuo, per sempre.” Affondò il viso tra i suoi capelli e si strinse a lei. All’improvviso si irrigidì per lo shock… “Ehm…”
 
Asuka si asciugò le lacrime. Lacrime di Shinji ovviamente, dovevano per forza essere le sue. Sollevò un sopracciglio quando lui si fece indietro abbastanza da vedere il suo viso. Era arrossito. “Ehm cosa?”
 


“Ehm… dopo la prima notte, quando hai parlato di protezione, io… ho trovato uno di quei distributori a pranzo e… ecco… ne ho comprati un paio. Sono nella mia stanza.”
 
Asuka sbatté le palpebre. “Tu…” Si mise a ridere. “Tu, baka-Shinji, il pilota di Eva più pessimista al mondo, ti sentivi così sicuro delle tue possibilità con me che sei uscito per farti trovare preparato? Già il giorno dopo? E più di uno?” Rise ancora un po’. “Oooh, il mio maniaco baka-Shinji! Tu sei davvero come me!” Lo tirò a sé in un bacio appassionato. “Mio!”
 
---
 


Asuka guardò la luna dalla piccola finestra della sua stanza. Wow. Non si era mai sentita così… rilassata. Il respiro lento e regolare di Shinji dietro a lei era il suono più rilassante del mondo. ‘Forse… devo delle scuse a Misato. Non avevo idea che fosse così bello. Potrei essere una maniaca peggiore di lei’.
 
Un piccolo pensiero si intromise nel suo momento di pace: un ultimo frammentario ricordo del mare di Dirac. Poco prima che svenisse… ‘Ho davvero… sentito mia madre? O avevo le allucinazioni? E poi le mie batterie erano scariche, totalmente. Come ho fatto a far muovere l’Unità 02 in quel modo? Quando Misato mi ha detto cosa era successo, ha dovuto mostrarmi il filmato perché le credessi. Perché non ricordo nulla? Cos’è successo davvero là dentro?’
 
Fece mentalmente spallucce. Non avrebbe avuto alcuna risposta stanotte. E poteva parlarne con Shinji l’indomani. Ne avrebbe sicuramente parlato con Shinji l’indomani. Si voltò per guardarlo. Era suo. L’unico che poteva capire. Avere qualcuno accanto a cui sapeva di poter dire tutto e sapere che le avrebbe creduto era… la faceva sentire tanto bene quanto tutto quello che avevano appena fatto. Si accoccolò accanto a lui e si abbandonò al sonno. ‘Mio.'

 
FINE DEL CAPITOLO 3

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Capitolo 13
*** Capitolo 4.1: Prima della tempesta ***


Capitolo 4.1: Prima della tempesta





Shinji aveva voglia di ballare. E così fece.
 
Canticchiava felice tra sé e sé, incespicando ogni tanto nella piccola cucina dell’appartamento, mentre preparava la colazione per tutti e il pranzo per sé e Asuka. ‘Mi sarebbe piaciuto avere tempo per suonare un po’ prima di andare a scuola. Non mi sono mai sentito così… così!’ Chiuse gli occhi per un secondo e rievocò il ricordo di quelle parole che mai avrebbe pensato di poter sentire, soprattutto da lei.



‘Io ti amo, Shinji. Voglio essere tua.’



Ricacciò indietro un’altra serie di lacrime di gioia. L’aveva già fatto due volte questa mattina. Non si era mai sentito così. Non era solo. Lo amava anche lei!
 
Cominciò a canticchiare l’Inno alla Gioia un po’ più forte. Oggi sarebbe stata una giornata meravigliosa. Gli sembrava che il mondo intero fosse totalmente nuovo. Fece un’altra piroetta, facendo saltare con esuberanza il pesce di Pen-Pen dalla padella.
 
Misato batté le mani in segno di approvazione. “Niente male, Shin-chan! Impressionante!”
 


‘OhcavoloMisatodaquantotempoèlì?!’ “AAAAA!” urlò. Il pesce di Pen-Pen mancò l’atterraggio in padella, ma riuscì comunque a finire proprio nella ciotola del pinguino, adagiata sul pavimento. Pen-Pen non sembrò preoccuparsi per l’improvvisata consegna e si tuffò subito sulla sua ciotola.



“E hai anche fatto centro nella sua ciotola! Ottima mira!” continuò allegramente Misato. La sua tutrice, ancora stropicciata dal sonno, si grattò oziosamente lo stomaco mentre entrava in sala da pranzo e prendeva posto a tavola. “Buongiorno.” sbadigliò.
 
“Misato-san! Ehm, buongiorno!” Shinji cercò di far scendere i battiti. ‘Non avrà visto che…’
 
“Ti senti allegro stamattina, Shin-chan?” L’espressione di Misato si fece sorniona. “Davvero? Cantare e ballare in cucina a quest’ora? Se non ti dai una calmata, Asuka si sveglierà e ti vedrà, e scommetto che indovinerà il motivo~…” lo stuzzicò con un occhiolino.
 
‘Oh cavoli, lo sa lo sa lo sa…’
 
“Voglio dire, potresti anche dirle che sei felice che sia tornata, Shin-chan. Qual è la cosa peggiore che potrebbe accadere? Che ti chiami ancora baka? Forse questa volta le tue dolci parole la travolgeranno e ti confesserà improvvisamente quanto ti trova carino!” Misato ridacchiò.
 
“Ti prego, non dire a nessuno che lo stavo facendo, Misato-san!” disse Shinji, in preda al panico. “Io… non voglio che lei…” ‘Traslochi? Se ne vada? Sia lontana da me? No, non posso dire nulla di tutto ciò…’
 
Misato gli fece cenno di stare tranquillo. “Calma, Shinji-kun. Non glielo dirò. Ma non vorresti che lei lo sapesse che ti piace? Si vede lontano un chilometro che ti piace.” Gli sorrise.
 
“Mi… mi piacciono come le stanno le cose in questo momento.” riuscì a balbettare.
 
“D’accordo, però ricorda che non cambierà mai nulla se non deciderai di fare il primo passo! Ma davvero, Shinji, si vede che sei felice. Scommetto che anche Asuka è felice di essere tornata qui, anche se non lo ammetterà mai. Comunque, oggi non correrai il rischio di essere sgridato da lei a scuola.”
 
Shinji dovette ancorarsi bene sulle ginocchia per non crollare dal sollievo. ‘Oh cielo, siamo al sicuro. Non lo sa.’ “Ehm, perché no?”
 
“Temo che andrai a scuola da solo. Asuka deve venire alla Nerv con me per un’intera giornata piena di rapporti e visite mediche. I registratori dell’Unità 02 erano un sistema a bassa priorità, quindi si sono spenti dopo poche ore di funzionamento quando è andata in modalità di risparmio energetico. In parole povere, dovrà aggiornarci alla vecchia maniera su ciò che ha visto all’interno di quell’angelo e su ciò che può dirci sul perché l’Unità 02 si è comportata in quel modo al suo ritorno.”
 
Shinji soffocò l’espressione di delusione che voleva attraversare il suo viso. Non l’avrebbe vista per tutto il giorno? Ma… Non era solo per il fatto di non poterla avere accanto a sé. Prima di addormentarsi gli aveva accennato che avrebbe voluto parlare con lui di quello che aveva visto, qualcosa di strano proprio prima di svenire. Era piuttosto decisa. Qualcosa che riguardava… la voce di sua madre? Avevano pensato di parlarne a pranzo, se fossero riusciti a trovare un posto dove non sarebbero stati visti dai loro amici mentre conversavano in modo ravvicinato e perfettamente civile. Quello avrebbe fatto saltare la loro ‘copertura’.
 
“Allora… tornerete in tempo per la cena?” chiese titubante. “Vorrei almeno preparare un bel pasto di ‘bentornata’ questa stasera.”
 
Misato rise di nuovo. “Si, torneremo in tempo per quello. Hai intenzione di preparare un banchetto per il tuo tesorino, eh?”
 
“Misato…” mugugnò, arrossendo. ‘Il mio tesoro, la mia ragazza, il mio amore oh cavoli oh cielo lei mi ama mi ama mi ama.’ Arrossì ancora di più.
 


Misato, fortunatamente, interpretò erroneamente il suo rossore quasi incandescente. “Oooh, ti ho spiazzato, Shin-chan? Non riesci ancora ad accettare l’idea? Per questa volta non ti assillo più, ma un giorno o l’altro dovresti dirglielo, sai?”
 
“Sì, Misato-san.” ‘Ogni giorno, d’ora in poi, lo farò.’
 
---
 


“Ehi, Shinji. Come mai così felice?”



Shinji sbatté le palpebre per tornare nel presente. Era stato molto distante, rivivendo di nuovo nei ricordi. “Come?” chiese a Tōji.
 
“Stai fissando il vuoto e sorridendo in modo strano. Che succede? Di solito non sei così, perso nel tuo mondo.” chiese l’amico.
 
“Mi spiace. Ehm… Noi… abbiamo sconfitto quell’angelo ieri e tutti sono sani e salvi. Sono felice di questo.” ‘E mi ama. Non riesco ancora a crederci.’
 
“Già, stamattina abbiamo visto che in pieno centro erano spariti un bel po’ di Edifici Armamenti per gli Eva!” aggiunse Kensuke con impazienza. “Dev’essere stata una bella battaglia! Raccontaci tutto, Shinji!”
 


‘Asuka è quasi morta perché ho fatto un casino, sono quasi impazzito per questo, e poi gli Eva sono andati fuori controllo.’ “Ehm… non potrei parlarne. Ma c’è mancato poco che Asuka si facesse male seriamente, e sono davvero contento che stia bene.”
 
Tōji sogghignò. “Quindi il Demone Rosso sta bene, fantastico, il diavolo probabilmente ha troppa paura di portarla all’inferno visto che potrebbe soffiargli il trono.” ironizzò. “Comunque non spiega perché sei così strano. Aspetta… C’è mancato poco hai detto?” Un ghigno malefico si allargò sul volto del ragazzo atletico. “Sei riuscito a vederla con uno di quei camici ospedalieri corti, vero?” Fischiò. “Amico, sarà anche amichevole quanto un porcospino, ma ha delle belle gambe! Allora, cos’hai visto, amico?”
 


“Tōji! Niente di tutto ciò!” Shinji cercò di non arrossire. ‘Oh, ho visto ben altro che le sue gambe!’



Il sorriso di Tōji si ampliò. “Aha! Sembri un pomodoro! Allora hai visto qualcosa! Racconta!”
 
“Non sono andato a sbirciare Asuka in camice da ospedale!”
 
“Beh, devi aver visto qualcosa che ti ha fatto sorridere e arrossire!” incalzò Tōji. “L’hai vista con solo un asciugamano dopo una doccia o qualcosa del genere? Amico, devi aver visto qualcosa! Sei davvero fortunato a vivere con una sventola come Misato e con una delle ragazze più sexy della scuola, anche se è un demone.”
 
“Sappi che le riferirò quello che hai appena detto.” mormorò Shinji. “E lo dirò anche a Horaki-san.”
 
Tōji sbatté le palpebre per l’improvvisa risposta. “Ehm… Sì, beh, sai quanto me ne importa se lo dici alla capoclasse…” disse nervosamente. “O… o al Demone Rosso…”
 


“Sōryū potrebbe ucciderti per principio anche solo per averla guardata, amico.” disse Kensuke. “E la capoclasse… beh, dai.” Alzò gli occhi con Tōji.
 
Tōji si lanciò in un’altra dichiarazione ad alta voce su come non avesse nulla a che fare con il ‘dittatore coi codini’, e Shinji tirò un sospiro di sollievo. Salvo, per ora. Cercò di reprimere il sorriso che voleva nascere di nuovo sul suo volto. ‘Lei mi ama. C’è qualcuno che vuole che la tenga stretta a me. La vedrò dopo la scuola.’ Il sorriso vinse.
 
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“Quanto tempo ci vorrà, doc?” brontolò Asuka. Si sforzò di rimanere seduta. Per la prima volta, dopo anni, le pareti del Test Plug sembravano tenerla scomodamente confinata. “Credo di aver trascorso abbastanza tempo nell’Entry Plug nelle ultime ventiquattro ore da bastarmi per tutta la settimana.”
 
La dottoressa Akagi si limitò a guardare le letture nella sala di monitoraggio. “Ancora poche ore, Asuka. Poi potremo passare all’esame neuro-fisico e al debriefing.”
 


“Ancora qualche ora? E poi altre fesserie?” lamentò Asuka.
 
“Ieri hai passato sedici ore all’interno di un angelo, Asuka. È un evento unico e vogliamo assicurarci che non ci sia stata contaminazione mentale o effetti collaterali di altra natura.”
 
“Contaminazione mentale?” chiese Asuka, iniziando a preoccuparsi.
 


“I tuoi valori erano tutti fuori scala quando… sei fuoriuscita dall’angelo.” La donna in camice da laboratorio fece una pausa come se volesse dire qualcos’altro. “Vogliamo essere sicuri che non ti abbia influenzato negativamente. Ora ripeti l’esercizio otto, dal punto tre.”
 
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“No.”
 
“Sì, invece.”
 
“No.”
 
“Asuka, nell’ultimo test hai avuto una crescita del Sync Rate di quattro punti rispetto alla settimana precedente. Quattro punti e stabili. Shinji-kun è cresciuto di sei punti. E sia tu che lui avete avuto un picco ancora più alto durante la battaglia contro l’angelo. Lui ha raggiunto un picco dell’83%, e tu hai raggiunto…” La dottoressa Akagi scartabellò i suoi appunti. “I monitor hanno registrato un picco di centottantasette punti percentuali per te, ma non può essere realistico. Hai avuto una media di cinque punti superiori alla tua norma, per quanto riguarda le parti delle letture su cui possiamo fare affidamento. Rei è aumentata solo dell’uno e tre percento negli ultimi mesi, indipendentemente dalle modifiche che apportiamo alla strumentazione. Quindi, qualsiasi cosa sia accaduta a te e a Shinji grazie al training di sincronizzazione che avete fatto o alla vita in comune, dobbiamo vedere se riusciamo a farla funzionare anche per Rei. Quindi sì, le ordineremo di passare tutto il suo tempo con te e con il Third Children. E tu obbedirai quest’ordine. Starà con te e Shinji mentre andate a scuola, mentre sarete a scuola e per tutto il tempo possibile dopo la scuola, più il fine settimana, tutto il fine settimana.” Fissò Asuka con uno sguardo implacabile.
 


Asuka glielo restituì. “Non passerò tutto il mio minuscolo tempo libero con quella stramaledetta perfettina.”



“Finché non riusciremo a ottenere lo stesso aumento del Sync Rate che avete mostrato voi due, sì, lo farai. Il Comandante Ikari approva la mia idea e l’ha già autorizzata. Credi di poter andare a discutere con lui?” rispose senza mezzi termini il capo del Progetto E. Posò gli appunti e prese una salvietta disinfettante e una siringa. “Ora dammi il braccio, devo prelevare un campione di sangue. Questa visita è l’ultimo step prima del debriefing.”
 
Asuka digrignò i denti. ‘Fantastico, sheisse! Io e Shinji finalmente andiamo fino in fondo una volta, e ora saremo bloccati ogni minuto con Wondergirl?! Come diavolo faremo trovare del tempo per stare insieme? Dannazione! Dannazione! Dannazione! Beh, almeno questa non è una visita completa. Persino il Dottor Morte qui presente noterebbe che mi manca qualcosa dall’ultimo controllo! Hmm, a proposito…’ “E va bene, d’accordo! Oltre che uno scienziato sei anche un medico, giusto? Quindi posso avere qualche dannato medicinale?”
 
La dottoressa Akagi prelevò il campione di sangue e le asciugò la piccola goccia rimasta sul braccio quando estrasse l’ago. “Di cosa hai bisogno, Asuka? Non mi sembra tu sia malata.”
 
“Ho dei crampi fortissimi ogni volta che ho il ciclo. Voglio che tu mi prescriva la pillola, così potrò risolvere il problema. Sono stanca di sentirmi come se mi avessero dato un pugno alle ovaie ogni mese.” ‘E poi, a Shinji sono rimasti solo due preservativi e non mi piace lasciare prove in giro per la casa. Misato potrebbe trovarle.’
 
La bionda scienziata sospirò. “Va bene, possiamo procurarti un impianto contraccettivo. Blocca completamente le mestruazioni per circa un anno. È quello che utilizzo anche io. Ora andiamo. Il Maggiore Katsuragi ci aspetta nella sala riunioni per andare in ‘battaglia’ insieme.”
 
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“…e poi tu hai aperto il portellone. Non ricordo bene il momento del ritorno. Comunque, verso la fine è tutto piuttosto sfocato e confusionario.” concluse Asuka. Guardò l’immagine dell’Unità 02 in piedi tra i resti dell’angelo, coperto di sangue. Sembrava davvero un demone.
 


Misato guardò i suoi appunti e si accigliò. I ricordi di Asuka erano piuttosto confusi nell’ultima parte della sua prigionia dentro all’angelo, dopo che le batterie dei registratori erano morte. Sfortunatamente, era proprio quella la parte su cui avevano più domande, soprattutto sul perché l’Unità 02 fosse stata così violentemente attiva quando avrebbe dovuto essere completamente fuori uso. Asuka aveva confessato di ricordare vagamente di aver parlato con sé stessa, ma aveva detto di non riuscire a ricordare cosa avesse detto.
 
Asuka cercò di non agitarsi quando Misato la fissò. Aveva capito che Misato pensava che le sue affermazioni riguardo il ‘non ricordare’ i discorsi fatti con la sé stessa all’interno dell’angelo non fossero del tutto veritiere. Era stata per troppo tempo custode e compagna di stanza di Asuka in passato per lasciarsi ingannare dalla sua ‘poker-face’. ‘Spero davvero, davvero tanto che non insista su questo punto. Dirle che c’era una piccola me che mi faceva domande su me e Shinji e su ciò che crediamo l’uno dell’altro non è il genere di cose che voglio vedere scritte in un rapporto ufficiale della Nerv dove tutti possono vederlo.’
 
Si concentrò per mantenere un aspetto stanco e infastidito, il che non era difficile. Nonostante la fantastica notte passata con Shinji, si sentiva ancora esausta e scombussolata dalla giornata precedente, e voleva davvero un po’ di riposo. Preferibilmente con Shinji. Non solo per rimetterlo in posizione orizzontale: aveva davvero bisogno di parlargli. Aveva omesso di menzionare la possibilità di aver sentito la voce di sua madre. Sembrava una cosa… privata. Personale. Da condividere solo con le persone di cui si fidava veramente. E per quanto potesse fidarsi di Misato, non era sicura di potersi fidare del Maggiore Katsuragi per tenere nascosto qualcosa del genere alla sua catena di comando.
 
Ma Shinji… Sapeva che lui avrebbe capito perché aveva tenuto nascosto questa parte. Si erano promessi che stanotte avrebbero condiviso le loro storie sulla perdita delle proprie madri. La prospettiva di condividere finalmente quella storia con qualcuno spaventava ancora Asuka, ma… con Shinji, in qualche modo, non era così terribile. E se avesse dovuto condividere quella storia, l’avrebbe fatto stringendolo a sé tanto da poter sentire il battito del suo cuore e… catturare le lacrime che sapeva non sarebbe riuscita a trattenere. Non si era concessa di piangere in dieci anni, non da quando aveva fatto quella promessa sulla tomba di sua madre. Fino ad ora… Shinji non l’avrebbe detto a nessuno. Non c’era pericolo nel raccontargli cose del genere. ‘Gott… lo amo davvero, se riesco a pensare queste cose.’
 
“Asuka, rimani concentrata!” sbottò Misato, interrompendo i suoi pensieri vaganti.
 


“Scusa, sono… un po’ stanca.” ‘Fantastico, ora parlo anch’io come lui.’ “Stavi dicendo?”
 
Misato pressò le labbra. “La Commissione per il Perfezionamento dell'Uomo, l’organo delle Nazioni Unite che supervisiona la Nerv, vuole interrogarti riguardo questo attacco. Ho cercato di rimandare dicendo loro che non eri nelle condizioni per affrontare un colloquio, ma hanno insistito. Ho detto loro di rendere le cose il più veloce possibile.”
 
Asuka allargò un po’ gli occhi. “Quando?”
 
“Proprio ora. Ci stanno aspettando in sala teleconferenze al piano di sopra. Andiamo.”

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Capitolo 14
*** Capitolo 4.2: Prima della tempesta ***


Capitolo 4.2: Prima della tempesta



“Pilota Sōryū, in questo evento, crede che quello che ha sperimentato fosse l’angelo che cercava di contattare un essere umano?” La voce del membro del Comitato, roca e nasale, con un evidente accento francese nel suo giapponese, la interrogò come se fosse una nuova specie di insetto curioso da studiare.
 


Asuka cercò di mantenere il più possibile una maschera sul suo volto. Lei e Misato si trovavano al centro di un fascio di luce proveniente dall’alto, in una sala conferenze vuota ma dotata di dispositivi olografici. Nel buio non riusciva a vedere chi la stava interrogando, riusciva solo a sentire le loro voci, che sembravano tutte vecchie. Questi anziani le davano i brividi, e lei odiava che la gente ficcasse il naso nei suoi affari. Avrebbe quasi preferito indossare ancora la sua tuta da pilota piuttosto che l’uniforme scolastica con cui la dottoressa Akagi l’aveva fatta cambiare per agevolare la visita medica. Almeno, in quel modo, il suo status di pilota le avrebbe fatto da scudo contro quegli strani vecchi. “Non credo, signore. Quando ha inghiottito l’Unità 02 sembrava più che altro un tipico attacco. Non ho visto nulla all’interno finché il supporto vinale non è terminato. Credo che quello che ho visto sia stato solo il frutto della mia mente che soffriva per le condizioni ambientali critiche, non un tentativo di contatto dall’esterno.”
 


“Se, e solo se, lei ricorda bene.” disse un altro membro.
 
“Non è stata rilevata alcuna manomissione esterna della sua memoria, stando agli esami e ai test della dottoressa Akagi.” disse Misato con fermezza.
 


“Il registratore di bordo dell’Unità 02 non funzionava, quindi non c’è modo di confermarlo.” fece notare un terzo membro. “Ci esponga quello che ricorda, pilota.”
 
Asuka esitò, cercando di fare un rapido editing mentale. “Era… era come se avessi mangiato troppo cibo piccante e mi fossi addormentata leggendo Sartre o qualcosa del genere. Una strana conversazione con me stessa su… l’io e la solitudine. Non aveva molto senso.”
 
“L’angelo era interessato allo spirito umano? La mente umana?” chiese il primo interlocutore.
 
“Non possiamo rispondere a questa domanda.” disse Misato. “Gli angeli hanno una concezione di ‘mente’? Comprendono i pensieri umani? Sono questioni del tutto sconosciute.”
 
Una quarta voce intervenne. “Questo evento rivela un nuovo aspetto: l’angelo ha cercato di inglobare un Eva al suo interno. C’è la possibilità che questo sia un fattore comune del tredicesimo angelo e di tutti gli angeli a seguire?”
 
Misato scosse leggermente la testa. “Considerando lo schema finora seguito, non c’è traccia di coordinazione tra gli angeli.”
 
“Esatto.” disse la seconda voce. “È ovvio che finora hanno agito tutti in modo indipendente.”
 
Misato aguzzò gli occhi e si voltò verso la voce. “Questo cosa significa?”
 
“Non le è permesso fare domande qui.” disse una voce molto più anziana e fredda. Asuka fece del suo meglio per nascondere un brivido. Questa voce era dura, asciutta, profonda e faceva pensare a foglie secche che grattavano e scricchiolavano in un cimitero. Inoltre, ordinava a Misato di tacere, senza che ci fosse la minima sensazione che potesse essere disobbedita.
 
Misato non sembrò reagire se non con un semplice “Capito.”
 
“Questo è tutto.” disse la stessa voce. “Lasciateci.”
 
“Signore.” Misato diede un colpetto sulla spalla ad Asuka, eseguì un perfetto dietro front da parata e si diresse verso la porta.
 
“Cosa ne pensi, Ikari-kun?” la voce fredda rimbombò nell’oscurità.
 


L’illuminazione si accese per rivelare il Comandante Ikari seduto accanto alla testa del tavolo. “Gli angeli stanno diventando sempre più intelligenti. Non rimane molto tempo…”
 


“Intendi per noi?”
 
---
 


“Sono a casa…” disse una voce stanca dalla porta d’ingresso.



Asuka si alzò di scatto dal divano come se fosse stata sparata da un cannone. “Bentornato!” disse a voce alta attraversando la sala da pranzo e andando a sbattere contro Shinji che usciva dal corridoio d’ingresso.
 


“Oof!” Shinji ebbe appena il tempo di lasciare lo zainetto e di aprire le braccia per riceverla. Il suo sorriso raccontava quanto non gli dispiacesse affatto. L’intenso bacio che seguì lo confermò. “Immagino che questo significhi che Misato-san non è in casa?” sussurrò quando finalmente si staccarono. Si sporse comunque per guardare dietro ad Asuka, alla ricerca della loro tutrice.
 
“Sì, è andata a prenderci la ‘pizza della vittoria’ per festeggiare la sconfitta dell’angelo. Avrei preferito la tua cucina, ma questo ci fa guadagnare venti minuti da soli.” Asuka sorrise, prima di dargli un altro bacio. “E dopo un’intera giornata passata a farmi punzecchiare e interrogare dalla dottoressa Akagi e dal suo Igor, ho proprio bisogno di coccole per dimenticare tutto. Perché ci hai messo tanto a tornare a casa? Pensavo che saresti arrivato prima di noi!”
 
Shinji scrollò le spalle. “Hibiki-san era di nuovo assente, così la capoclasse mi ha chiesto di aiutare Tanaka-san con le pulizie dopo le lezioni.” Si ingobbì goffamente. “Tanaka-san… mi ha chiesto di pranzare con lei domani ‘per ringraziarmi’.”
 
Asuka ringhiò. “E tu le hai detto no, come a tutte le altre, vero?”
 


“Ehm…” All’improvviso non riuscì a incrociare il suo sguardo.



“Shinji!”
 
“Non avrebbe accettato un no come risposta! Sono andato nel panico!”
 
“Beh, avrà una sorpresa quando arriverò io! Meno male che mi fido di te, baka.” Liberò una mano per dargli un colpetto sulla fronte. Il suo abbraccio con lui non aveva però vacillato minimamente. “Tu sei mio.”
 
“E… come lo spieghiamo? Tu verrai con noi? Se ne accorgerà se… insomma… se farai una rivendicazione simile. Pensavo che non potessimo permettere a nessuno di sospettare che siamo… siamo…”
 
“Insieme. Fidanzati. Innamorati. Tutto.” disse Asuka senza mezzi termini. Poi scoppiò in un enorme sorriso. “Sì, è tutto il giorno che ci penso.” Il suo sorriso si spense. “E comunque spiegarlo sarà facile. Ci sarà anche Wondergirl.”
 
“Ayanami? Perché? Lei pranza sempre da sola.”
 
Asuka sospirò. “Questa ti piacerà…” Spiegò rapidamente la decisione della dottoressa Akagi e che era sostenuta da suo padre. “Quindi avremo il First che ci seguirà come un’ombra finché non riusciremo a capire come aumentare il suo Sync Rate come abbiamo fatto noi ultimamente. E non credo che il nostro metodo funzionerà con lei.” Si fece indietro per mordicchiargli e succhiargli la gola, a titolo dimostrativo.
 
“A-iiiii! Beh, ahhh oooh… potremmo invitarla qui e potremmOOOHIII!” L’urlo di piacere di Shinji si trasformò bruscamente in un guaito di dolore quando il mordicchiare delicato di Asuka divenne improvvisamente un morso.
 
Si tirò indietro e gli lanciò un’occhiata tagliente. “Maniaco. Potevo sentirlo con le orecchie che ci stavi pensando. Non avrai un ‘Israfel Special’ con me e lei!”



Shinji arrossì furiosamente. “Non è vero, non ci stavo pensando! Ma ora mi è rimasto in testa, grazie!” La tirò a sé per un altro bacio, al quale lei oppose solo una timida resistenza. “Ma non è stato… quello a far salire il nostro Sync Rate, ricordi? È stato…” Le appoggiò la testa sulla spalla e la strinse a sé. “è stato questo… L’aprirci l’un latro. Quindi dobbiamo solo insegnare anche ad Ayanami ad aprirsi.”
 
Asuka si godette l’abbraccio per un momento, prima di farsi indietro e rivolgere a Shinji un sopracciglio alzato. “D’accordo, qualunque cosa per togliercela di torno e poter avere di nuovo un po’ di privacy. E come faremo?”
 
“Non ne ho la più pallida idea.”
 
Asuka sgranò gli occhi. “Dummkopf. E va bene. Dovrebbe presentarsi qui domani mattina per andare insieme a scuola, e tra poco tornerà Misato. Quindi cerchiamo di sfruttare al meglio gli ultimi venti minuti da soli che io e te vedremo per un bel po’ di tempo quando saremo fuori dal nostro letto.” Lo tirò verso il divano del soggiorno e lo spinse su di esso. Lui si sdraiò all’indietro, adagiandosi per tutta la sua lunghezza.



“Fuori dal letto?” chiese Shinji, sospirando felice, mentre Asuka si chinava per sdraiarsi sopra lui. Le braccia di Shinji la avvolsero automaticamente e la strinsero contro di lui.
 
“Wondergirl torna a casa sua dopo cena ogni sera, stando a questo stupido piano della dottoressa Akagi. Dopo che si saranno spente le luci saremo solo tu ed io, e Wondergirl o non Wondergirl, d’ora in poi non permetterò a nulla al mondo di tenerti lontano dal mio… dal nostro letto la notte, siamo intesi? L’hai promesso.”
 
“Jawhol, mein Schatz.”
 
“Sono proprio contenta di aver iniziato a darti lezioni di tedesco.” Asuka sorrise maliziosamente. “E poi, ci rimangono ancora due preservativi. Dopo di che, finalmente, riuscirò ad ottenere qualcosa di utile dal dottor Morte: un impianto contraccettivo.”
 
Shinji arrossì di nuovo al ricordo di ciò che avevano condiviso la sera prima. “Ehm… sì… io… Anch’io ci ho pensato tutto il giorno, Asuka. Anche Tōji e Kensuke hanno notato che oggi sorridevo sempre.” La abbracciò più forte. “Stare con te è la cosa più bella che mi sia mai capitata. Anche se non facessimo… quello, sarei comunque felice come lo sono ora. Farlo rende tutto ancora più bello.”
 
“Bene, perché non ci fermeremo. Ho deciso che mi piace. Ora, hai circa diciassette minuti per rendere felice anche me, quindi non perdiamo tempo.” Lo baciò di nuovo. “Mmm… e stasera parliamo. Credo di aver visto qualcosa… in quel non-luogo in cui ero bloccata…”
 
“Cosa?”
 
‘Credo di aver visto mia madre…’ “Te lo dirò dopo. Non voglio rovinare l’atmosfera proprio ora.” Asuka poggiò le labbra su quelle di Shinji.

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Capitolo 15
*** Capitolo 4.3: Prima della tempesta ***


Capitolo 4.3: Prima della tempesta





Shinji aveva imparato molto da quando Asuka lo aveva baciato per la prima volta. Aveva imparato che baciare era un modo incredibilmente divertente di passare il tempo con la persona che si ama. Aveva imparato che vedere in pericolo qualcuno a cui teneva poteva renderlo sgradevole e insopportabile quanto suo padre. Aveva imparato che il solo fatto di avere Asuka vicino lo faceva sentire più felice e allo stesso tempo più nervoso.
 
E aveva imparato che Asuka, l’indomabile leonessa piena di coraggio e determinazione, in realtà piangeva durante e dopo ogni rapporto.
 
La prima volta lo aveva fatto anche lui. Le emozioni della loro prima volta insieme erano troppo forti. Non lo aveva sorpreso molto che anche lei piangesse. Il sollievo e la felicità che aveva provato nel vederla di nuovo viva e tra le sue braccia dopo che aveva trascorso la giornata all’interno di Leliel erano stati travolgenti. E poi lei si era impossessata del suo cuore una volta per tutte, dicendogli che lo amava e che voleva tutto di lui.
 
Perciò le lacrime sui volti di entrambi non lo avevano sorpreso più di tanto. Fu solo quando accadde di nuovo la notte successiva che cominciò a impensierirsi. Asuka aveva messo a tacere le sue preoccupazioni con un bacio appassionato.
 
Ma la cosa continuava a ripetersi. Alla quarta notte, Shinji non riusciva più a sopportarlo. L’idea di averla in qualche modo ferita, di averla fatta piangere, gli faceva quasi male fisicamente. Il bisogno di rendere felice la persona che lo amava gli bruciava dentro come mai aveva provato prima. Così, quella notte, si decise a chiederglielo.
 


“A-Asuka? Mi piace davvero tutto questo ma… Io non… Non riesco a sopportare l’idea di farti del male. Non voglio farti piangere, non dobbiamo farlo se… se per te è doloroso o ti rende triste o…” azzardò una volta che ebbero finito.
 
“Ti prego… non dire nulla.” Lei si asciugò il viso e si rannicchiò al suo fianco. “Non mi stai rendendo triste. Sto… piangendo perché mi rendi felice. E questo mi fa ricordare l’ultima volta che mi sono sentita davvero così. È questo che mi fa piangere”.
 
“…eh?” commentò Shinji argutamente.
 
“Baka. Sono dieci anni che non lascio che nessuno mi veda piangere. Sentiti onorato.” Singhiozzò cercando di trattenere una lacrima.
 
“Io… Cosa?! Eri così…”
 
“Così giovane, sì. Ho… fatto una promessa. Al funerale di mia madre. Che non avrei permesso a nessuno di vedermi piangere. Che sarei cresciuta in fretta e non avrei avuto bisogno di nessuno. Che sarei stata la migliore e che avrei fatto in modo che la gente mi guardasse.”
 
“Ma… perché l’avresti fatto?”
 
Asuka rimase in silenzio per molto, molto tempo.
 
“Perché l’ultima volta che mi sono sentita così felice, così… degna di meritare qualcosa, è stato prima che mia madre…”
 
Shinji si irrigidì. Sapeva che era una cosa che entrambi stavano evitando. “Non devi farlo se…”
 
“Voglio farlo.” Lo fermò Asuka. “Io… L’ultima volta che mi sono sentita così felice è stato il giorno in cui mi hanno detto che ero stata scelta come Second Children. Ma quello è stato anche il giorno… Partiamo dall’inizio.”
 
Asuka rotolò, sdraiandosi a faccia in su, fissando il soffitto. “Mia madre… era meravigliosa. Aveva un lavoro importante, ma trovava sempre del tempo per… per la sua Asuka. Un giorno mi disse che stava per fare una cosa molto importante, un ‘Esperimento di Contatto’… e qualcosa andò storto.”
 
Le parole riecheggiarono in qualche modo nella testa di Shinji, ma mise da parte questo pensiero per dopo.
 
Asuka continuò, la sua voce si fece fredda e fragile. “Lei… non mi hanno nemmeno permesso di vederla per giorni. Stavo quasi impazzendo. E ora capisco perché hanno cercato di fermarmi.”
 
“Mama non mi conosceva più.”
 
Asuka rabbrividì e si asciugò di nuovo il viso. “Lei… le avevano rasato i suoi bellissimi capelli. Aveva un aspetto… terribile. Potevo vedere delle specie di bruciature o cicatrici sulla nuca. Lei… mi guardò una volta e poi disse ai medici di ‘mandare via quella ragazzina’! Poi… si rimise a cullare e parlare con una… una bambola che aveva fatto.”
 
“C’era il mio nome sopra.”


 
Shinji trasalì per il dolore profondo che sentiva nella voce di Asuka. Si voltò su un fianco e le mise un braccio attorno, tirandola a sé in un abbraccio. Lei venne facilmente, aggrappandosi a lui con forza.
 
“Lei… non mi ha riconosciuta affatto. L’ho pregata di non smettere di essere la mia Mama, di guardarmi… di non ignorarmi… Ma lei continuava a parlare a quella dannata bambola come se fossi io. Quel… qualunque cosa fosse quell’esperimento, ha fatto qualcosa alla sua mente. Lei…” Asuka singhiozzò di nuovo. “Lei… è andata avanti così per mesi. Papa iniziò…” Il veleno ora le riempiva la voce. “…iniziò a parlare con uno dei medici di Mama nella stanza accanto. A volte potevo sentirli. E Mama… non è mai migliorata.”

“Poi un giorno mi dissero che ero stata scelta come Second Children. Sarei stata un pilota di Eva d’élite, che avrebbe difeso il mondo! Ero felicissima. Finalmente avevo qualcosa da mostrare a Mama, per fare in modo che mi guardasse di nuovo. Ero così felice…”
 


“Poi sono arrivata nella sua stanza.”
 
Asuka si fermò e respirò lentamente e profondamente nell’abbraccio di Shinji. “Lei… aveva trovato una corda, in qualche modo… Era… appesa al soffitto…”
 


Shinji senti la propria pelle diventare fredda e umida. “No…”
 
“E… aveva appeso anche la bambola. Proprio accanto a lei.” Asuka cominciò a piangere più intensamente. “Voleva che morissi con lei… Dopo tutto questo, mi sono ripromessa che avrei vissuto solo per me stessa. Che non avrei avuto bisogno di nessuno. Che sarei stata la migliore, così la gente avrebbe dovuto guardarmi… e non smettere di farlo, come aveva fatto Mama.”
 
Shinji cercò di riprendersi. Pensava che la sua infanzia solitaria fosse stata brutta. Gli incubi infiniti in cui vedeva suo padre allontanarsi, scaricarlo alla stazione ferroviaria e andarsene via gli sembravano già abbastanza. Ma Asuka aveva vissuto… quello?
 
“Ma… perché niente più lacrime?” borbottò infine.
 
“Dovevo crescere in fretta. Dovevo essere la migliore, valere qualcosa. Se nemmeno mia madre mi voleva, a cosa servivo allora? Sarei… sarei morta se avessi provato a piangere così tanto. Così ho nascosto in profondità questo ricordo, cercando di non riportarlo più alla luce. Ma mi perseguita ogni notte. O meglio, mi perseguitava… Non ho più avuto quell’incubo da quando… è cominciato tutto tra noi due.” Lei sospirò e appoggiò la fronte contro quella di lui. “Grazie, Shinji.”
 
Si stese semplicemente contro di lui, l’angoscia sul suo volto si attenuò lentamente. “Con te, noi che stiamo insieme la notte in questo modo… e noi… che finalmente ci lasciamo andare… Io… riesco a sentirti. Mi hai permesso di avere tutto di te. Tu mi…” Deglutì. “Nessuno mi ha mai fatto sentire amata dopo Mama. Nessuno, né Misato, né Kaji. Non nel modo in cui volevo io, il modo che mi fa sentire… desiderata, solo per il fatto di essere Asuka.”
 
Shinji era contento che l’oscurità nascondesse il suo rossore. Sentire qualcuno parlare di lui in questo modo era ancora quasi impossibile da credere. Che fosse la ragazza più bella che conosceva a dire apertamente di amarlo, lo rendeva ancora più impossibile.
 
“Non… non c’è di che? Non so cosa dire.”
 
Un po’ del solito ardore tornò nella voce di Asuka. “Non dire niente. Abbracciami e basta, baka. È tutto ciò che devi fare per rendermi felice in questo momento. Essere qui.”
 
Shinji sorrise nel buio, riuscendo a malapena a distinguere i lineamenti di Asuka, ma sentendo comunque il calore del suo rossore. “Lo farò.”
 
Chiuse gli occhi, lasciando che il calore di Asuka scacciasse il freddo delle immagini che aveva evocato. Per quanto fossero brutti i ricordi di suo padre che l’abbandonava, quelli di Asuka erano ancora peggiori. Ma… quella frase… gli era rimasta impressa… L’aveva già sentita da qualche parte… ma dove? Non gli sembrava di averla sentita dalla dottoressa Akagi quando era arrivato a Neo Tokyo-3. Era in quella guida che gli aveva dato Misato? Qualcosa che il Tenente Ibuki aveva detto durante un Sync Test?
 
Cercò di lasciar andare la mente alla deriva. Aveva sempre fatto così in passato per far tornare alla mente le cose.
 
Una… una voce. Ecco. Si ricordava… la voce di sua madre? No… sembrava quella della dottoressa Akagi, ma più vecchia, più fredda…
 
---
 


“Perché c’è un bambino qui dentro?”
 
“È il figlio del Capitano Ikari.” Era la dottoressa Akagi… più o meno?
 
Una voce che conosceva… il Vicecomandante Fuyutsuki? “Ikari, questa non è una gita scolastica. Questo è un giorno molto importante.”
 
“Mi dispiace, Fuyutsuki-sensei! Sono stata io a portarlo qui.” La voce di sua madre!
 
“Yui-kun, oggi è il giorno del tuo Esperimento di Contatto.”
 
Madre ancora. “Ecco perché. Voglio mostrare a mio figlio il promettente futuro che ci aspetta.”
 
---
 
I suoi occhi si aprirono di scatto e trattenne un urlo. Lui era lì. Aveva visto sua madre sparire per sempre!
 
Asuka sentì i suoi muscoli irrigidirsi e sollevò la testa. “Shinji?”
 
“Ero lì! L’ho visto! Madre!”
 
“Cosa?”
 
Shinji le disse tutto. Il laboratorio, l’Esperimento di Contatto, sua madre… sparire nel nulla. Il panico. Suo padre scaricarlo semplicemente in una stazione ferroviaria pochi giorni dopo, iniziando anni di quasi totale isolamento. Poi il nulla, abbandonato dal padre per anni, fino alla sua convocazione a Neo Tokyo-3.
 
Asuka lo guardò, stringendolo a sé. “Mein Gott… tu sei davvero come me.” Un’aria sospettosa la avvolse. “Shinji, quante possibilità ci sono che entrambi abbiamo visto le nostre madri andarsene in quel modo? Chiamami pure paranoica, ma questa è… è una strana coincidenza che ci fa vivere situazioni simili e che poi ci fa incontrare in questo modo? Sì, siamo entrambi legati al programma Evangelion, ma… queste non sono solo coincidenze, non credo proprio.”
 
Shinji annuì, ancora tremante e aggrappato a lei come un naufrago ad una scialuppa di salvataggio. “N-no. È tutto… siamo così simili… questo… non può essere una coincidenza.”
 
Asuka annuì. “Qui c’è sotto qualcos’altro. Dobbiamo scoprire cosa. Ci sono troppe cose strane alla Nerv.” Lo strinse forte. “Ma non lo scopriremo stanotte. In questo momento… non mi interessa. Dovremo tenere gli occhi aperti. Finché ho te, tutto il resto può andare all’inferno.”
 
Shinji fece un’unica, triste risata. Capiva quella sensazione. “Asuka… se non avessi te, io sarei… una nullità. Impazzirei. Sei la più bella cosa che esista al mondo per me. Non permetterò che qualcuno me la porti via.”
 
“Bene.” Asuka riadagiò il capo, accarezzandogli delicatamente la tempia con una mano. “Tu sei come me, Third Children. E affronteremo gli angeli e qualsiasi cosa ci sia dietro queste ‘coincidenze’. E per una volta, non vedo l’ora di affrontare tutto questo insieme.”

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Capitolo 16
*** Capitolo 4.4: Prima della tempesta ***


Capitolo 4.4: Prima della tempesta





Shinji si allacciò le scarpe in modo automatico, i suoi pensieri si persero a cercare di elaborare i discorsi della notte precedente. ‘La madre di Asuka? È mai possibile? Non ha alcun ricordo di quello che è successo quando il suo Eva era in modalità Berserk, esattamente come quando il mio Eva era andato in Berserk contro Sachiel. Io però non ricordo di aver sentito la voce di mia madre. Allora che significa?’
 
Si raccontarono le loro storie nel silenzio della notte precedente. Shinji era contento che l’avessero fatto, nonostante tutte le lacrime versate. Si sentiva più che mai vicino ad Asuka, sapendo che i loro traumi comuni erano così simili. Simili al punto da essere sospetti, notò Asuka una volta che riuscirono a trattenere le lacrime. Due volte potrebbe essere una coincidenza, forse. Ma se avesse accomunato tutti e tre gli Eva? Avevano deciso di comune accordo di scoprire qualcosa sulla madre di Rei e vedere se fosse vero. ‘E se lo fosse, cosa significherebbe?’ pensò Shinji. ‘Gli Eva sono alimentati da sacrifici umani o qualcosa di simile? Possono sanguinare, e il filmato della battaglia mostrava le Unità 01 e 02 che ringhiavano e ruggivano l’uno contro l’altro più come degli animali che come robot giganti. Che cosa sono gli Eva?’
 
Sentì una mano piccola e calda prendere la sua mentre si rialzò. Sorrideva già ancora prima di voltarsi per incontrare gli occhi di Asuka alle sue spalle. Era contento che Misato, seduta a tavola, non potesse vederli mentre erano sulla porta d’ingresso, proti per uscire.
 
“Ultima possibilità prima di poter ritornare nel nostro letto stasera, Third Children. Vediamo di sfruttarla.” disse lei, assicurandosi che la sua voce fosse troppo bassa per essere sentita da Misato.
 
Lui annuì e la baciò dolcemente. “Ti amo.” le sussurrò.
 
Lei sorrise a sua volta. “Anch’io ti amo. Ora, si va in scena, baka. Vai con la faccia da depresso cronico. Dovremo darla a bere a Wondergirl per tutto il giorno, quindi non meravigliarti troppo quando ti prendo a parole.” Il viso di Asuka si trasformò in una maschera di finta leggerezza. Erano passati solo pochi giorni da quando si erano aperti l’un l’altra e già Shinji poteva notare la differenza. Il fatto che Asuka lasciasse vedere la vera lei solo e soltanto a lui lo faceva sentire bene. Con la mano libera, Asuka si avvicinò e premette il pulsante di apertura della porta. “Noi andiamo, Misato!” disse da dietro le spalle.
 


“Divertitevi!” rispose la loro tutrice.
 
---
 
Shinji teneva gli occhi sul suo pranzo. Il bentō non gli avrebbe fatto del male. A meno che Asuka non lo avesse usato per colpirlo in testa. Non pensava che l’avrebbe colpito intenzionalmente, questo no, ma il fatto che lei potesse agitarsi con esso in mano in preda a un momento di furibonda frustrazione sembrava sempre più probabile. Poteva sentirla tutta quella sua frustrazione, e cresceva sempre più mentre lei era seduta alla sua destra. Sembrava una pentola che sta per bollire.
 
Si erano incontrati con Rei ai piedi del loro palazzo. Il tragitto verso la scuola era stato quasi del tutto silenzioso, come la maggior parte dei giorni. Ma, a differenza degli ultimi giorni, lui e Asuka non avevano potuto tenersi furtivamente per mano per la maggior parte del percorso, cosa che già gli mancava. La sua mano si contraeva spesso durante il tragitto e più di una volta dovette trattenersi dal prenderle la mano, cercando quel contatto rassicurante. Il solo fatto che Asuka glielo permettesse di fare, e perfino gli sorridesse, era stato per lui fonte di grande felicità negli ultimi giorni. Ora era qualcosa che dovevano nascondere come il resto della loro nuova e timida relazione…
 


Non riuscì a trattenersi del tutto. A un certo punto, quando i passi regolari come un metronomo di Rei l’avevano portata a pochi metri da loro, si voltò e diede di nascosto un bacio ad Asuka. La rossa rimase sorpresa dell’iniziativa atipica del Third Children, ma accettò di buon grado il bacio furtivo prima di spingerlo via con un “Attento!” detto sussurrando. Rei non diede segno di aver notato il momentaneo sgarro alla loro sceneggiata.
 


Asuka si trasformò totalmente nel suo tipico personaggio una volta arrivati davanti la scuola, lanciando a Shinji e a Rei solo sguardi altezzosi e sprezzanti fino al loro arrivo in classe, dove aveva continuato a ignorarli. Ora che Asuka era costantemente al centro dei suoi pensieri, Shinji, per la prima volta, aveva trascorso l’intera mattinata a porsi una domanda. Perché Asuka si comporta in modo così diverso in pubblico? Certo, dopo le confessioni della sera prima riusciva a comprenderla di più: si impegnava così tanto per essere la migliore perché temeva che altrimenti nessuno l’avrebbe voluta intorno a sé, ma… Quasi non riusciva a concepirlo. Era così brava, così sicura di sé, come poteva preoccuparsi che nessuno la volesse? Non era per nulla necessario comportarsi in quel modo per far sì che lui o chiunque altro volesse starle vicino. Era esotica, focosa, forte… lui l’avrebbe voluta al suo fianco in un combattimento anche se non si fosse innamorato perdutamente di lei. Ma come poteva convincerla che la vera Asuka, quella che lei gli permetteva di vedere a casa, era ancora più meravigliosa della sua messinscena da pilota d’élite?
 
Quasi rideva di sé stesso. Si stava davvero dando il compito di convincere la ragazza più straordinaria che conoscesse che era davvero meravigliosa come cercava di essere? Che non doveva affatto recitare? ‘Come faccio a convincerla che si merita il mondo intero?’
 


Le sue riflessioni su come far sentire Asuka speciale così come lei faceva sentire speciale lui furono interrotte dalla campanella. Prima che potesse alzarsi dal banco per andare a pranzo, un’ombra incombette su di lui. Alzò lo sguardo verso l’imponente seno di Chihiro Tanaka, poi alzò rapidamente gli occhi verso il suo volto.
 
“Ciao, Ikari-kun. Pronto per andare a pranzo? È tutto il giorno che aspetto questo momento!” disse allegramente.
 


Shinji impallidì. Oh, giusto. Aveva dimenticato che questo momento sarebbe arrivato.
 
Un’altra ombra più scura si profilò alle spalle di Shinji. Era leggermente sorpreso che non ci fosse un’aura rossa incandescente attorno ad Asuka. “Sì, c’è stato un piccolo cambiamento di programma. Niente pranzi in privato.”
 

 
---
 


Tanaka continuava a guardare i piloti, uno dopo l’altro. Erano tutti seduti di fronte a lei su una panchina del tavolo nel giardino sul retro della scuola. “Quindi voi tre siete insieme perché…”
 
“Non siamo ‘insieme’.” ringhiò Asuka. “È un addestramento speciale. Non ci è permesso stare separati.”
 
Tanaka guardò nervosamente un Second Children silenzioso e irritato. “Giusto.”
 
“Mi disp…” iniziò Shinji.
 


“Smettila di scusarti, baka.” Asuka gli diede un piccolo colpo sul fianco. “Sembri un disco rotto.” La sua mano, nascosta sotto il tavolo, si soffermò ad accarezzare delicatamente il punto in cui lo aveva colpito, per scusarsi.
 
“Siete sempre così voi due?” Chiese Tanaka con aria preoccupata.
 
“Sono migliorati molto da quando si sono sincronizzati. Ora conoscono perfettamente le mosse dell’altro.” Rei parlò per la prima volta. Asuka rimase a bocca aperta e sia lei che Shinji la guardarono come se le fossero cresciute delle corna.
 


Tanaka sbatté le palpebre. “Ehm… questo significa che…?”
 
“Hanno sviluppato un legame che va oltre quello fisico.” disse tranquillamente Rei, continuando a mangiare il suo pranzo vegetariano.
 
Le sopracciglia di Tanaka si alzarono e il suo viso divenne rosso. Il suo sguardo correva velocemente tra Shinji e Asuka. “Aspetta… vuoi dire che…”
 


Asuka la interruppe frettolosamente. “Era un training, un allenamento, ok? Abbiamo fatto un training di sincronizzazione, per un attacco simultaneo! Solo per una battaglia! E questo è tutto! Non abbiamo fatto nulla di strano, qualunque cosa tu stia immaginando!” Anche lei era più che rossa. Shinji cercò di resistere all’impulso di sprofondare nel terreno.
 
Rei continuò, perfettamente serena. “Anche se credo che questo legame sia precedente a quella sessione. Ikari è la prima persona che il pilota Sōryū ha fatto entrare nel suo Entry Plug.”
 
Tanaka divenne ancora più rossa. “Sta… sta parlando di…”
 
“NO.” Asuka quasi gridò. Ora era rossa come i suoi capelli.
 


Tanaka indietreggiò dalla forza con la quale Asuka negò con insistenza. “Ehm… giusto. Niente di strano! Non devo pensarci! Ikari-kun è un ragazzo del tutto responsabile! Non farebbe mai nulla di indecente con te!”
 
Asuka si irritò un po’ di più. “Come sarebbe a dire che non farebbe nulla con me?! Sono la ragazza più bella che conosce! Farebbe qualsiasi cosa con me, tutta la notte, e mi implorerebbe per averne ancora!”
 


L’unico suono nel loro angolo di cortile della scuola fu il leggero tintinnio delle bacchette di Rei contro il fondo del suo bentō e il ‘cra, cra’ di un corvo solitario che passava sopra le loro teste. Shinji si nascose il viso tra le mani.
 
Dopo una lunga, imbarazzante pausa, Asuka mormorò a bassa voce “Questo non è mai successo e nessuno di voi si ricorda nulla di tutto ciò. O vi staccherò il cervello e ci farò una gelatina, capito?”
 
Tanaka tossì nervosamente. “Uhm, giusto. E tu cosa c’entri in questa storia, Rei?”
 


Rei finì il suo pasto e richiuse il bentō, riponendolo nella sua cartella. “Io devo legare con entrambi. Credo che si rivelerà difficoltoso. Sōryū non è un partner molto disponibile.”
 
“Ma Ikari-kun… uhm, lo è?”
 
Rei incontrò lentamente i suoi occhi. “Ho già un legame con Ikari-kun.”
 
Asuka tossì quando un boccone del suo pranzo le si bloccò improvvisamente in gola. Si batté per un attimo il petto per mandarlo giù. Guardò duramente Rei. “Cosa? D-da quando?”
 


“Da dopo il quinto angelo, quando ha forzato la mia armatura con la sua lama e ha fatto irruzione nel mio Entry Plug. Nessun altro era entrato nel mio nucleo con tale impetuosità. È stato rapido e deciso. Lui… mi fece sorridere.” Il più lieve accenno di quell’espressione apparve sulle labbra di Rei. “Mi piacerebbe farlo di nuovo. Forse più di una volta.”
 


Tanaka era rosso fuoco e senza parole. La sua testa si girò lentamente per guardare Asuka, implorando una spiegazione che fosse meno oscena di quella che le stava venendo in mente.
 
Asuka pensò disperatamente. Ma che diavolo? Oh, giusto! “…è-è stata la battaglia, giusto, sta parlando dell’Eva! Baka-Shinji ha dovuto forzare l’armatura del suo Eva per tirarla fuori di lì, dopo che il quinto angelo l’aveva fatta fondere! Ha dovuto usare il coltello dell’Eva per sfondarla, perché era troppo dura! Non il suo… ‘nucleo’ o altro! L’armatura! Durissima armatura!”
 
“Sì.” concordò Rei placidamente. “Ikari aveva già sentito la mia parte più morbida prima di allora, ma non ne avevo capito il significato.”
 
Tanaka voltò la testa verso Asuka quasi disperata.
 
Asuka le rivolse uno sguardo altrettanto confuso. “…questa non l’ho capita nemmeno io.”
 


Gli occhi di Shinji si spalancarono. ‘Oh no… non lo farebbe mai!’



“Toccò il mio…” iniziò Rei, fermata solo dall’intervento disperato di Shinji che rovesciò ‘accidentalmente’ la sua tazza di tè sulle ginocchia di Rei.
 
“Oh no! Ti ho rovesciato il tè addosso, Ayanami! Presto, dobbiamo andare subito a lavarlo!” Si alzò con incredibile velocità e infilò il suo bentō nello zaino, poi trascinò via Rei verso il più vicino edificio con una toilette. “Forza, Asuka! Non puoi stare lontana da noi, ricordi?”
 
Si allontanò rapidamente, con Rei al seguito. Asuka gettò in fretta e furia il suo pranzo quasi finito nel suo zaino e si alzò. Lanciò a Tanaka un’occhiataccia. “E stai lontana da Shinji. Non riusciresti a gestirlo.”



Tanaka la guardò a lungo, prima di chiedere a bassa voce al nulla “Che diavolo è appena successo?”


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Capitolo 17
*** Capitolo 4.5: Prima della tempesta ***


Capitolo 4.5: Prima della tempesta





Asuka spalancò la porta del bagno e si precipitò all’interno. “Va bene, Shinji, che diavolo era quello? Cosa intendeva Wond…” Si fermò di colpo, come se fosse andata a sbattere contro un muro di mattoni.
 
Shinji era al lavandino, molto intento a lavare la gonna di Rei. Gonna che Rei non stava indossando. Rei era dietro Shinji, in piedi, perfettamente immobile al centro del bagno, che guardava Asuka dal momento in cui era entrata. Il fatto che fosse spoglia sotto la vita non sembrava disturbarla. Aveva anche una biancheria intima davvero monotona, notò vagamente Asuka.
 


“Wondergirl, perché diavolo te ne stai lì con indosso solo le mutandine?”
 
“Ikari-kun doveva lavare il tè che aveva versato sulla gonna. Questo era il modo più efficiente per farlo.” disse Rei, imperturbabile. Shinji continuava a lavare la gonna nel lavandino, tenendo molto attentamente la testa bassa per evitare di guardare allo specchio proprio davanti a lui e vedere le… grazie di Ayanami.
 


“Non puoi toglierti la gonna davanti a un ragazzo in questo modo! Anche se si tratta di baka-Shinji! I ragazzi potrebbero farsi un’idea sbagliata!” sbottò Asuka.
 
“Quale idea?” chiese Rei.
 
Asuka sbatté le palpebre. Ayanami sembrava completamente, sinceramente sprovveduta. “Ma… ma… Il sesso, ovviamente! Se un adolescente vede una ragazza spogliarsi fino a restare solo in mutandine in un luogo appartato come questo, penserà che tu stia cercando di lasciarlo senza pantaloni! Come fai a non saperlo? Tua madre non ti ha insegnato a non mostrare la mercanzia ai ragazzi?”
 
“Madre?”
 
“Sì, baka! Tua madre! Tutti ne hanno una!”
 
“No.”
 
“No cosa?”
 
“Non ho ricevuto alcun insegnamento da una madre.”
 
Asuka condivise uno sguardo perplesso con Shinji, che si era permesso di alzare la testa a questa strana risposta. “Beh, e perché no?”
 
Il tono di Rei era più pacato che mai. “Sono stata cresciuta sotto le cure della Nerv dal Comandante Ikari, con l’assistenza della dottoressa Akagi. Non mi hanno dato alcuna istruzione in merito.”
 
Il rumore dell’acqua corrente fu l’unico suono nella stanza per un momento.
 
“Cosa è successo a tua madre, Ayanami?” chiese Shinji con calma.
 


“Non lo so.”
 
Asuka scambiò uno sguardo molto intenso con Shinji. ‘Beh, questo che è un dettaglio interessante! Dannazione, Shinji ed io dobbiamo parlarne! Dobbiamo scavare a fondo, senza far sapere ad altri che lo stiamo facendo. Aspetta, altri…’ Si guardò intorno, notando improvvisamente la mancanza di orinatoi. “Baka-Shinji, questo è il bagno delle ragazze! Perché diavolo sei corso qui?! E se ci fosse stata gente dentro?
 


“Era il più vicino! Mi sono fatto prendere dal panico!” piagnucolò Shinji.
 
Asuka aguzzò gli occhi. “Già, è stato un improvviso, piccolo e comodo ‘incidente’ quello che hai avuto fuori prima. Cosa stava per dire Wondergirl? L’hai toccata da qualche parte?”
 
“Ehm…”
 


“Ha toccato il mio seno destro.” disse Rei tranquillamente.
 
Asuka la guardò, a bocca aperta. “Cosa?!” Scosse la testa. “Spiega, in fretta.”
 
“Ikari-kun era venuto da solo nel mio appartamento. Mi ha vista mentre uscivo dalla doccia. Stava esaminando un mio oggetto personale. Quando gliel’ho preso di mano, è caduto su di me. La sua mano ha afferrato il mio seno destro mentre cadevamo a terra. È rimasto così finché non gli ho chiesto di spostarsi.” Rei fissò il vuoto per un attimo. “Non è stato… spiacevole.”
 


Asuka rivolse a Shinji uno sguardo che avrebbe potuto incendiare la sua camicia. “Ah davvero? Interessante…” Shinji si chinò, riportando gli occhi sul lavandino. “Piacevole o no, non puoi lasciare che baka-Shinji o chiunque altro ti veda nuda in quel modo.”
 
Rei inclinò di poco la testa di lato. “Non mi dispiace se Ikari-kun mi vede nuda.”
 
‘Oh no non ci pensare nemmeno, piccola stronzetta dai capelli blu! Lui è MIO!’ “Non puoi farlo con Shinji! Lui è…” ‘MIO! Solo per me! Impegnato! Reclamato! Innamorato di me! GAAAAGHH! Non posso dire niente di tutto ciò!’ “Lui è… non… tu… WHARRGAGBBL!”
 
“Non capisco.” disse Rei dopo che Asuka si lasciò trasportare per un attimo dalla rabbia.
 
“È… È…” ‘Coraggio, Sōryū! Dovresti essere un genio! Pensa a qualcosa! Dovrebbero esserci mille motivi per cui dovresti dire a Wondergirl di tenere mani e occhi ben lontani da Shinji oltre a ‘È mio e se provi anche solo ad avvicinarti al mio dolce baka-Shinji, ti faccio a fette!’ Forza! Ah!’ “Non è un comportamento da ragazze per bene!” ‘Oh, bella questa Sōryū. Ora sembri una zia vecchia e zitella.’ “Non puoi lasciare che un ragazzo ti tocchi in quel modo! Il sesso dovrebbe essere fatto con qualcuno a cui tieni!”
 


“Io tengo a Ikari-kun.”
 
Shinji sussultò sonoramente mentre entrambi elaboravano le implicazioni di questa frase. Prese la gonna di Rei e camminò di lato verso i soffioni dell’aria calda, curandosi attentamente di voltare le spalle alla ragazza dai capelli blu e tenendo la testa bassa.
 
‘Non iniziare a pianificare l’omicidio di Wondergirl. Non iniziare a pianificare l’omicidio di Wondergirl. Non iniziare a pianificare l’omicidio di Wondergirl. Non ti è permesso ucciderla, qualcuno potrebbe accorgersene.’ Ad alta voce, riuscì a trattenersi. “Non iniziare a pianificare di fare sesso con lui, Wondergirl. Misato potrebbe accorgersene. E di sicuro io non ti permetterò di provarci né di andare in giro piazzata così, per molte ragioni. Dovremmo insegnarti ad aumentare il tuo Sync Rate come abbiamo fatto noi, giusto? Bene. Allora ti insegneremo ad essere più simile a noi, perché in questo momento normale non lo sei di certo.”
 
Si avvicinò a Rei e alzò il dito per puntarglielo dritto in faccia. “Per esempio, se dovessi scoprire che hai detto di proposito tutte quelle cose a pranzo, io ti strozzo, ma sei così stramba che scommetto che in realtà non sapevi nemmeno cosa stessi dicendo”.
 


“Cosa stessi dicendo? L’ho informata su eventi fattuali di azioni passate compiute all’interno dei nostri Eva.” disse Rei, sembrando leggermente perplessa.
 
“E quasi tutto quello che è uscito dalla tua bocca era un enorme doppio senso!” esclamò Asuka.
 
Rei la guardò senza segno alcuno di comprensione. “Che cos’è un ‘doppio senso’?”
 
Asuka abbassò la mano e la fissò. “Tu… cosa? Davvero tu… Ti stai prendendo gioco di me, First?”
 
Rei le rivolse uno sguardo così vuoto o così piatto che non riuscì a capire la differenza. “Non mi sto prendendo gioco di te, pilota Sōryū.”
 
“Un doppio senso è quando si dice qualcosa apparentemente normale con un deliberato doppio senso sessuale. Quando dici a Tanaka ‘Ikari-kun è stato il primo ad entrare nell’Entry Plug di Sōryū’, lei penserà che tu stia facendo una battuta sul fatto che io e lui facciamo sesso! E cose come ‘Ha fatto irruzione nel mio nucleo’ o ‘Mi piacerebbe farlo di nuovo’ fanno sembrare che baka-Shinji lo stia facendo anche con te!”
 
“Non stavo cercando di insinuare questo. Non sto facendo sesso con Ikari-kun.”
 
“Ma Tanaka questo non lo sa! Penserà che tu l’abbia fatto apposta! Probabilmente è convinta che ‘Shinji il Casanova’ qui presente ci abbia entrambe ai suoi piedi per tutta la notte grazie a te!”
 
“Israfel Special?” mormorò Shinji dietro di lei, a voce abbastanza alta perché lei potesse sentirlo.
 


Mordendosi il labbro per trattenere un sorriso e reprimendo l’impulso di ridere, Asuka si voltò a guardare Shinji, il quale aveva finito di asciugare la gonna di Rei. Anche lui la guardò. “E tu! C’è qualcun’altra di cui dovrei venire sapere, baka?”
 


Shinji arrossì. “Io… ehm… non c’è mai stato un buon momento per parlartene!” sbottò. “È stato un incidente, Rei dopo mi ha dato uno schiaffo, ed entrambi abbiamo cercato di non parlarne mai più!”
 


Asuka guardò Rei. “Gli hai dato uno schiaffo?” ‘Non so se essere arrabbiata con lei per aver colpito il mio Shinji, o se essere orgogliosa di lei per essersi comportata come una ragazza normale almeno per una volta.’ “Bene! Non puoi lasciare che i baka la passino liscia dopo aver messo le mani sulla tua mercanzia in quel modo, non importa quale sia la scusa.”
 
“Ha insultato suo padre.” disse Rei.
 
“Aspetta, questo baka maniaco che cade su di te e da una bella toccata alle tue grazie non ti ha dato fastidio, ma il fatto che abbia insultato quel bastardo di suo padre ti ha spinta a schiaffeggiarlo?” chiese Asuka incredula. Gli occhi di Rei quasi brillarono di rabbia per l’aggettivo scelto da Asuka, ma si limitò ad annuire. ‘Ok, cancelliamo la parte sulla ‘ragazza normale’.’
 
Asuka si sfregò il volto. “Ok. Ok! Bene, quindi dobbiamo insegnarti davvero tutto. Tanto per cominciare, non lasciare che i ragazzi la passino liscia quando afferrano le tue grazie senza una rapida e accurata punizione.” ‘A meno che, ovviamente, non sia tu a volerlo, in quel caso dovresti dire a Shinji di smetterla di provocarti e darsi una mossa!’ le disse una vocina felice nella testa. ‘Molte grazie libido, ora sta’ zitta!’ “Secondo, non ci si spoglia davanti ai ragazzi nei bagni pubblici!” ‘Quella parte la tieni per quando andate nella camera da letto che condividete a casa, o in soggiorno se Misato non è in casa! Quell’espressione sul suo volto…’ Asuka strinse i denti. ‘Accidenti, tutti questi pensieri non aiutano.’ “Non puoi farti vedere in quel modo dalle persone. Non hai un po’ di vergogna?”
 
“Cos’è la ‘vergogna’?”
 
Asuka si coprì il volto con una mano. Aprì la bocca per rispondere a quest’ultima strana lacuna nella comprensione di Rei, quando si bloccò. C’erano voci in corridoio che si stavano avvicinando alla porta dei servizi igienici. ‘Scheiße!’ Afferrò Rei per le spalle e la fece voltare alla sua sinistra, spingendola verso una delle toilette. “Presto! Dentro!” Si sporse indietro per afferrare la mano di Shinji e tirare dentro anche lui. “Rei, siediti. Third, io e te sulla parete in fondo. Non possiamo avere tre paia di piedi in bella vista.”
 
Afferrò la gonna di Rei dalle mani di Shinji e la fece cadere sul pavimento intorno ai piedi di Rei. Avevano appena sbattuto la porta della toilette e l’avevano chiusa a chiave quando sentirono la porta dei servizi igienici aprirsi e una manciata di ragazze entrare.
 
Asuka lanciò a Shinji uno sguardo tranquillizzante rimanendo appoggiata alla parete della toilette. “Andrà tutto bene. Cerchiamo di evitare altri disastri per oggi, hmm?” sussurrò.
 


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“No, sul serio, mi ha detto ‘non riusciresti a gestirlo’! Sōryū ha detto che è troppo da gestire. E Ayanami praticamente sbavava all’idea che lui ‘toccasse di nuovo la sua parte più morbida’!”
 


“Dai, stai scherzando! Se le fa entrambe? E a loro sta bene?”



“L’unica cosa che a Sōryū sembrasse dispiacere era che Ayanami stesse rivelando tutto! E il fatto che poi abbia cercato di mettermi in guardia dal provarci con lui? Deve essere decisamente fantastico, e loro non vogliono condividerlo!”
 
“Non ci posso credere, Tanaka. È riuscito a portarsele a letto entrambe, il Demone Rosso e la Regina di Ghiaccio? Sembra così tranquillo e pacato! Chi si sarebbe aspettato un maschio focoso sotto quell’aspetto così pacifico?”
 


“Io! Anzi io lo sapevo. Sapevo che sotto quella faccia da timido doveva esserci una tigre. Anche Akemi e Haruko lo pensavano. Per questo hanno provato a invitarlo a pranzo il mese scorso. Ha detto di no a tutte quelle che gliel’hanno chiesto, e Sōryū lo sorveglia come uno squalo. Come hai fatto a fargli dire di sì, Tanaka?”
 
“Gliel’ho chiesto mentre sorrideva. Immagino fosse di buon umore. È così carino quando sorride…”
 
“Lo so! E con quegli occhi di un blu profondo! Dovrò chiederglielo domani. Anche se si porta dietro quelle due, ne vale comunque la pena. Voglio dire, Sōryū ti ha detto di farti da parte, ma lui non ti ha detto nulla, giusto? E ha detto di sì per il pranzo!”
 
“Beh, finché Sōryū non ti uccide solo per averci provato…”
 
“Glielo chiederò di nuovo la prossima settimana.”
 
“Anch’io.”
 
“Io ci proverò venerdì.”
 
“Qualcuno sa se è impegnato dopo la scuola? Voglio chiedergli se gli va di tornare a casa insieme.”
 
“Casa tua non è verso est?”
 
“Sì, e allora?”
 
“Giusto.”
 
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“E un’altra cosa, First: se e quando le mostrerai a qualcuno che non sia il Third Children, indossa qualcosa di meglio di quelle mutandine, perché è la biancheria intima più noiosa che abbia mai visto.” Asuka lanciò un’occhiata dietro di loro, assicurandosi che Shinji fosse ancora indietro abbastanza da non sentire nulla. Era già abbastanza imbarazzante così.
 


Rei scosse la testa verso Asuka mentre si diressero verso il cancello della scuola. “Credevo che non dovessi mostrarle a nessuno.”
 
Asuka sospirò. ‘Non posso credere di aver dovuto spiegare ‘la storiella delle api e dei fiori’ a questa cavolo di Wondergirl. Posso capire che il Comandante Ikari non voglia farlo, ma perché non dovrebbe farlo la dottoressa Akagi?’ Questa era l’esperienza educativa più strana a cui Asuka avesse mai partecipato. “Beh, nell’ipotetica ed estremamente improbabile ipotesi in cui tu abbia un ragazzo, dovresti indossare qualcosa di diverso da quelle.”
 
Rei scosse la testa una volta. “Non ne ho di alcun altro tipo.”
 
Asuka la guardò. Ancora una volta, Rei si comportava non tanto come se fosse un’adolescente, quanto un alieno che ne aveva l’aspetto. “Non hai niente di più carino? Qualcosa da abbinare ai pantaloni, qualcosa che non lasci una linea visibile?”
 
“Ne ho sette paia come queste. Nient’altro.”
 
Lo sguardo di Asuka si fece ancora più confuso. “First, non hai proprio altri vestiti?”
 
“Ho diverse uniformi scolastiche.”
 
“Cosa?” Una voce più piatta di quella usata da Asuka avrebbe potuto essere usata come marciapiede. “Wondergirl, come fai a non avere altri vestiti se non le uniformi scolastiche?”
 
“Il Comandante Ikari non mi ha mai dato istruzioni di procurarmene.”

Asuka non riuscì a trattenersi dal guardare Shinji. “Third, che diavo… cosa stai guardando?”
 
Shinji non le prestò attenzione. Stava fissando il cancello della scuola davanti a loro. Asuka si voltò per seguirne lo sguardo.
 
Tanaka e quelle che sembravano essere circa un terzo delle ragazze della loro classe erano riunite in gruppo davanti al cancello. E tutte stavano guardando i piloti. Asuka sentì i propri capelli rizzarsi. ‘No… stanno guardando Shinji. Oh no.’
 
Le ragazze più vicine ridacchiarono mentre si avvicinavano, e quella in testa al gruppo si avvicinò a loro per parlare con Shinji. Asuka le lanciò un’occhiata tagliente. Megumi Haya… qualcosa. Asuka non riusciva a ricordare, se non che avesse una voce fastidiosamente allegra, sembrava non smettere mai di parlare, ed era una di quelle che sorprendeva sempre a fissare Shinji quando lui non guardava.
 
“Ciaooo~, Hikari-kun.” cinguettò a Shinji mentre lui si faceva più vicino, con mani dietro la schiena, testa bassa e petto in fuori. Shinji la guardò nervosamente, tenendo lo zainetto tra lui e lei come se fosse uno scudo. “Ehm… sì, Hayashibara-san?”
 


“Sei impegnato ora? Se non ti dispiace, mi piacerebbe…”
 
“È impegnato.” la interruppe Asuka. ‘MIO!’ avrebbe voluto ringhiarle.
 


Hayashibara si allontanò dallo sguardo di Asuka, e riprese. “Lo… lo stavo chiedendo a lui, non a te, Sōryū-san.” ribatté, in modo freddamente educato.
 
“Questioni riguardanti la Nerv.” replicò Asuka con altrettanta freddezza. “Stiamo facendo un addestramento speciale e non possiamo separarci o subire intromissioni. Quindi lui è con noi e noi siamo impegnati ora. Ci vuole un addestramento infinito per essere piloti come noi. Se ti piace non essere uccisa dagli angeli, cerca di evitare di interferire.”
 
La replica a caldo di Hayashibara si spense di fronte al duro richiamo di Asuka alla realtà della vita a Neo Tokio-3. Guardò i piloti prima di inchinarsi profondamente verso Shinji. “Grazie per i tuoi sforzi nel proteggere la nostra città, Ikari-san.” Si alzò, poi fece un inchino appena accennato verso Asuka e Rei. “E grazie anche a voi.” mormorò molto stizzita.
 


Asuka ignorò la sua smorfia. “First Children, Third Children, pronti ad andare?” chiese freddamente. Shinji annuì con sollievo e si mise al passo con lei, Rei li seguì come un fantasma.
 
---
 


“Wondergirl, dove diavolo vivi?” lamentò Asuka. Spostò da una mano all’altra la massa di borse della spesa che portava con sé, frutto dell’improvvisata spedizione di shopping che Asuka aveva condotto dopo l’uscita dalla scuola, e agitò una mano verso le blande torri di cemento che li circondavano mentre arrancavano lungo la strada deserta all’angolo nordoccidentale della città. “È la peggiore parte di Neo Tokyo-3 che abbia mai visto! Metà di questi edifici sono dei relitti!”
 
“Questa è la residenza che mi è stata fornita quando ho lasciato il Geofront.” disse Rei. “Non ho ricevuto ordine di trasferirmi altrove.” Il continuo BANG-BANG-BANG di una macchina demolitrice che abbatteva un palazzo abbandonato scandì la sua frase. “Siamo arrivati.”
 


Asuka guardò dubbiosa l’edificio davanti al quale si erano fermati. Non sembrava affatto migliore di quelli abbandonati intorno. “Davvero? Vivi in questa discarica?”
 


Rei non rispose, limitandosi a condurli al quarto piano e al suo appartamento, il 402. Il disgusto e lo shock sul volto di Asuka si intensificò quando Rei aprì la porta arrugginita e li condusse all’interno.
 


"Gott im Himmel, was zur Hölle ist das?" sbottò Asuka quando raggiunsero la piccola stanza. “Q-questo posto sembra la cella di una prigione russa! First, ti fanno vivere qui?” Appoggiò tutte le borse che teneva al braccio contro una parete e diede uno sguardo alla stanza incredibilmente spartana.
 
Rei la guardò, leggermente perplessa. “Sì.”
 
“Misato sa di questo posto, che vivi in questo modo?”
 
“Il Maggiore Katsuragi non ha mai visitato questo posto, no.”
 
Shinji mise sul letto la sua parte di borse piene di vestiti e articoli da toilette che Asuka aveva insisto perché Rei li acquistasse e si guardò intorno. L’appartamento non era cambiato dalla sua breve visita, piena di imbarazzo, di mesi fa. Le stesse bende sporche e la stessa spazzatura erano ammassate in un angolo, il che era piuttosto inquietante. Non riusciva a sopportarlo. La sua natura fondamentalmente ordinata si stava contorcendo dentro di lui. “Ayanami, posso fare un po’ di pulizie per te?”
 


Rei sbatté le palpebre per la sorpresa. “Sì?” rispose, con un tono quasi incerto.
 
Shinji cominciò a raccogliere la spazzatura e a gettarla in una busta della spesa. Asuka sbuffò brevemente per le abitudini di Shinji di fare straordinari e tornò ad esaminare con orrore l’appartamento di Rei. Si fermò quando notò la pila di medicinali sorprendentemente grande sulla cassettiera che era praticamente l’unico altro mobile oltre al letto con una struttura metallica. “First, cosa sono tutte… queste…” Scrutò meglio. Aveva ragione. Tutte le medicine erano state prescritte dalla “Dr.ssa Akagi, R”. Rei era malata? Non aveva mai visto nessuno assumere così tante pillole se non all’interno di un ospedale.
 


Prese un flacone e lesse l’etichetta. “Metoxetamina… Benzodiazepina… Diazepam…” Guardò Rei con crescente confusione. “Questo… questo non è altro che un enorme cocktail di sedativi, dissociativi, soppressori dell’umore e contraccettivi ormonali! First, perché diavolo stai prendendo tutta questa roba?”
 
Rei la guardò con aria assente. “Ordini della dottoressa Akagi. Ha detto che il Comandante ne ha fatta esplicita richiesta.”
 
“Questa… questa non è altro che robaccia che ti rende impossibile provare qualsiasi cosa! Non c’è da stupirsi se ti comporti come una… bambola…” Asuka si interruppe con orrore.
 
“Non sono una bambola.” rispose Rei con calma, senza espressione.
 
Asuka cercò, senza riuscirci, di reprimere un brivido. “Se… se non lo sei, allora non dovresti prenderli, First. Questi farmaci non fanno altro che toglierti la capacità di provare emozioni. Non c’è da stupirsi che un baka-Shinji cadutoti sopra non ti abbia provocato alcuna reazione! Devi essere così annebbiata che quasi non te ne sei accorta! Nessuna eccitazione, nessuna preoccupazione, nessuna depressione… ti rendono come un burattino con questa roba! Non prenderla più!”
 
“La dottoressa Akagi mi ha ordinato di prenderle ogni giorno. Ha detto che il Comandante ha richiesto che lo facessi.” ripeté stoicamente Rei.
 
“Fammi… fammi un favore, First Children. Domani a scuola controlla i farmaci scritti su queste etichette. Guarda cosa fanno. Non c’è motivo di prendere tutte queste cose. Poi… puoi provare… semplicemente a non prenderle per qualche giorno? A vedere la differenza? È…” Asuka strinse i pugni per fermare il tremore. “Se possono fare questo a te, possono farlo anche a chiunque di noi. Non è giusto.” Posò il flacone di pillole come se potesse esplodere da un momento all’altro. Guardò di nuovo Rei. “Per favore.”
 


Rei sembrò incerta. Il Second Children non le aveva mai detto ‘per favore’ prima di allora, non le aveva mai chiesto nulla con un tono di voce così nudo. “Io… ci darò un’occhiata.”
 
Asuka la guardò ancora per un lungo momento prima di rivolgersi a Shinji. “Third, è tardi. Voglio andare a casa. Andiamo.”
 
Shinji alzò lo sguardo da dove aveva quasi finito di spazzare gli strati di polvere della stanza in un unico mucchio. “Ho quasi finito di spazzare. Potremmo…”
 


“Voglio andare a casa adesso, Shinji.” disse Asuka, con voce tesa.
 
Shinji la guardò, sorpreso, ma annuì. “Credo si sia fatto un po’ tardi. Abbiamo fatto un tanti acquisti. Ci vediamo domani mattina, Ayanami?”
 
Rei annuì. “Grazie… per aver fatto pulizia.” Li accompagnò silenziosamente all’uscita. Tornò nella sua stanza spoglia e rimase a lungo a fissare i flaconi di pillole.
 


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Shinji quasi trasalì quando Asuka gli afferrò la mano in una stretta vigorosa non appena uscirono dal palazzo di Rei. Lo trascinò lungo il marciapiede a passo svelto, come se stesse cercando di mettere più distanza possibile tra lei e l’appartamento di Rei, il più velocemente possibile. “Asuka, cosa c’è che non va?”
 
Asuka non disse nulla per un minuto. “Lei è la cocca del Comandante, la sua preferita.” disse a bassa voce. “Non tu, il suo stesso figlio. Non io, la fuoriclasse. Lei. È lei la sua preferita. E le hanno fatto prendere così tanti tranquillanti e dissociativi che mi stupisco che sia riuscita ad arrabbiarsi fino al punto di darti uno schiaffo. Quella quantità di farmaci deve averla resa quasi un robot. È il tipo di cocktail che dai a qualcuno che vuoi mantenere totalmente docile, incapace di discutere, troppo drogato per preoccuparsi di qualsiasi cosa… qualcuno che vuoi trasformare in una bambola.” Asuka rabbrividì. “Se possono fare questo al loro pilota preferito, cosa pensano di noi?”
 
Raggiunsero la fermata del bus e furono fortunati. A due isolati di distanza poterono vedere un autobus che si dirigeva verso la loro banchina. Asuka si voltò a guardare Shinji. Diede un’occhiata intorno, assicurandosi che fossero soli per il momento, prima di stringere le braccia intorno a lui e abbracciarlo fortemente.
 


Asuka tremava, nonostante il caldo della sera. “Asuka?”
 
“Non… non lasciare che mi accada qualcosa di simile, Shinji. Non lasciare che facciano questo a me. O a te. Preferirei morire.”
 
Shinji si spostò sentendosi un po’ a disagio. Non gli piaceva sentire Asuka così. Lei era fuoco, luce, sicurezza. Lei… Non l’aveva mai vista così spaventata. “Pensi che potrebbero farlo?”
 
“Non pensavo che potessero fare una cosa del genere a lei! Pensavo che fosse solo una bacchettona e che non volesse parlarmi o qualcosa del genere. Non pensavo che avrebbero potuto ridurla così.” Rabbrividì di nuovo. “È molto più difficile odiarla, ora che lo so. E ti ho detto cosa penso sulle bambole.”
 
Lui annuì e la strinse a sé. “Ci guarderemo le spalle a vicenda, d’accordo. L’abbiamo promesso. Insieme.”
 
I brividi di Asuka si attenuarono. “D’accordo.” gli sussurrò. “Non più soli. Mai più.”
 
L’autobus si fermò dietro di loro con un fischio di freni. Salirono e si sistemarono nei posti vicini al fondo. Questo tragitto li avrebbe portati a casa in meno di trenta minuti.
 
“Cosa facciamo con Ayanami? Se quei farmaci fanno male come dici, non possiamo lasciare che continui a prenderli.” chiese Shinji.
 
Asuka si mise a sedere dritta, anche se era molto tentata di appoggiarsi sul caldo fianco di Shinji. “Speriamo che capisca cosa intendevo quando li controllerà domani a scuola. E ho anche un’idea per il suo orrendo appartamento.”
 
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“Bentornati a casa! Vi siete divertiti al vostro primo giorno di team-building?” chiese loro Misato allegramente dal divano del soggiorno quando rientrarono in casa.
 


“Oh, ci siamo divertiti un sacco con Wondergirl. È proprio l’anima della festa, quella!” rispose sarcasticamente Asuka, entrando in salotto. “Non vedo l’ora di vedere quali altre incredibili cose potrà mostrarci. Sarà difficile superare la discarica infestata dai topi in cui vive! Misato, hai visto quel posto?”
 
L’avvenente Maggiore guardò Asuka con curiosità. “No, non l’ho visto. Ritsuko si è occupata di Rei prima che io arrivassi qui. Ha gestito tutto lei. Perché?”
 
“Vive in una zona in demolizione! Sembra che il suo palazzo stia per crollare da un momento all’altro! Devi andare a darci un’occhiata, Misato! Non possono trattare così un pilota di Evangelion, nemmeno Wondergirl!” Asuka iniettò nella sua voce quanta più indignazione possibile. “Non ci terrei un cane malato in quel buco!”
 


Gli occhi di Misato si aguzzarono. “Davvero? Hmm… penso che domani farò un salto a casa di Rei-chan. È per questo che avete fatto così tardi con lei? Per visitare la sua bella casettina?”
 
Asuka sbuffò. “Bella un cazzo. L’abbiamo portata a fare shopping. Non aveva letteralmente altri vestiti se non le uniformi scolastiche! E quando abbiamo portato a casa sua tutta la roba che avevamo comprato, sembrava che vivesse nella cella di una prigione di Stalingrado! Non è vero, Third?”
 
Shinji annuì dietro di lei. “Era una zona piuttosto degradata, Misato-san. Ayanami merita di vivere in un posto migliore di quello. Non ci sono appartamenti vuoti in questo palazzo o comunque un altro posto dove potremmo farla trasferire?”
 


“Eheh…” Misato sorrise impacciata. Il loro edificio era in effetti quasi vuoto: molti dei residenti si erano trasferiti da Neo Tokyo-3 per paura, una volta iniziati gli attacchi degli angeli. “Fatemi dare un’occhiata all’abitazione di Rei-chan prima di farla traslocare accanto a noi. Forse possiamo dare una sistemata.”
 
Asuka scosse la testa. “Non c’è nulla che si possa ‘sistemare’ in quella landa desolata Misato. Ora andiamo, baka. Ho fame e poi voglio davvero andare a letto.”
 
“Jawohl, Schatzie.”
 
Misato alzò le sopracciglia e trattene una risatina. Shinji aveva appena pronunciato quelle parole?
 
Asuka si voltò di scatto. “E quello che cos’era?” strillò. Una volta che le sue spalle furono completamente rivolte verso Misato, fece un occhiolino a Shinji e gli fece volare un bacio con un soffio prima di colpirlo con una mano sul lato del capo. “Baka-Shinji! Muori!”
 


Shinji aggirò il tavolo e si diresse verso la cucina. “Achtung! Aiuto!”



“Oooh… sta davvero imparando dalle tue lezioni di tedesco!” osservò Misato, ridacchiando degli affondi di Asuka.
 

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Capitolo 18
*** Capitolo 4.6: Prima della tempesta ***


Capitolo 4.6: Prima della tempesta



Rei guardò le pillole rosse e bianche che aveva in mano ed esitò. Era la prima volta che le accadeva.



I suoi occhi si erano aperti alle 6.40 precise, come ogni mattina. Non aveva mai avuto bisogno di una sveglia. Aveva seguito la sua routine mattutina in modo automatico, senza pensarci. Si era vestita, aveva preparato un bentō molto semplice per il pranzo e aveva preso in mano la sua dose giornaliera di farmaci. Ma poi si fermò, combattuta.
 
‘La dottoressa Akagi mi ha ordinato di prenderle quotidianamente. Ha detto che il Comandante l’ha richiesto. Ha lasciato intendere che erano essenziali per mantenere la stabilità del mio corpo.’ sostenne un pensiero. ‘La dottoressa Akagi parla a me, non con me come fanno il Comandante o Ikari-kun. Non si preoccupa per me. Anche il Second Children si preoccupa per me. Mi ha chiesto ‘per favore’ di non prendere i medicinali. E le mie attuali ricerche confermano la sua tesi: la maggior parte dei farmaci contenuti in queste pillole sono di natura sedativa e dissociativa.’ ribatté l’altra parte. Disobbedire al comandante, anche se per ‘colpa’ di altri, sembrava comunque… sbagliato. Rei non l’aveva mai fatto. Ma Ikari-kun e il pilota Sōryū… l’avevano accompagnata a comprare dei vestiti per aiutarla a essere più simile a loro, avevano pulito il suo appartamento preoccupandosi delle sue condizioni di vita e l’avevano messa in guardia dall’assumere farmaci che, ad un primo e rapido esame, annebbiavano la sua mente. Loro… si preoccupavano di lei e del suo benessere?
 
‘Combattono al mio fianco in battaglia. Rischiano la vita l’uno per l’altro perché si preoccupano l’uno dell’altro. Hanno fatto lo stesso per me. Ergo, loro tengono anche a me.’ La logica era sempre stata facile per Rei. Rendeva le cose semplici, cristalline. Era qualcosa che le piaceva, visto che spesso i suoi pensieri sembravano… confusi, rallentati, poco chiari. Se il pilota Sōryū avesse avuto ragione, questi farmaci avrebbero potuto anche esserne la causa.
 
Chiuse la mano e mise in tasca le pillole. Avrebbe avuto maggiori risposte con la ricerca che avrebbe fatto a scuola. Poteva sempre prendere le pillole più tardi, nel caso le sue preoccupazioni si fossero rivelate infondate.
 
Si avviò verso la porta e prese il suo zaino. Aveva giusto il tempo di incontrare il Second e il Third Children presso la loro residenza se fosse uscita subito.
 
---
 


“He he… Mmm… Rrowl…”
 
“Shhhh!”
 
“Dai, ancora uno…”
 
“È pericoloso…”
 


“Questo lo rende più divertente!” Asuka gli fece il broncio. “Misato non può vederci qui. E io voglio tutto quello che posso avere da te, Third Children. Saremo di nuovo bloccati con Wondergirl tutto il giorno. Dovrò passare l’intera giornata a comportarmi come se non volessi tornare subito a letto con te e continuare a fare quello che stavamo facendo ieri sera.”
 
“Non possiamo, abbiamo usato l’ultimo.” disse Shinji con finto cordoglio. Si illuminò. “Oggi avrai quell’impianto dalla dottoressa Akagi, giusto?”
 
“Già!” Asuka gli fece un sorriso furbo e malizioso. “Ora voglio un altro bel bacio prima di uscire e poi dovrò fingere di essere arrabbiata con te. Dai.”
 


Per Shinji era davvero difficile discutere, e non solo perché avesse metà della lingua di Asuka in gola. Le braccia di Asuka si avvicinarono per avvolgere delicatamente la sua nuca e tirarlo vicino a sé. Lui si alzò automaticamente per tenerla per i fianchi. ‘Questo… mmm… Questo è il modo giusto di uscire di casa la mattina. Aspetta, cos’era quel rumore? Era una specie di ding-dong… IL CAMPANELLO!’
 
Shinji e Asuka si staccarono appena prima che la voce di Misato chiedesse dalla sala da pranzo “È Rei-chan? Forza voi due, è ora che andiate!”
 


Shinji lanciò un’occhiata ad Asuka, la quale si stava rapidamente sistemando i capelli e i vestiti in disordine prima di fargli un cenno. Premette il pulsante di apertura della porta per rivelare una Rei che se ne stava placidamente sulla soglia, con il volto inespressivo come sempre.
 
“Buongiorno.”
 


“Buongiorno, Ayanami. Sei arrivata piuttosto presto!” disse Shinji con una risata nervosa. Sperava disperatamente di non avere segni di affetto di Asuka visibili sul proprio collo.
 
Asuka esaminò attentamente il volto di Rei. “Hai per caso…?”
 
Rei continuava a non avere alcuna espressione. “No. Farò delle ricerche prima di proseguire con qualsiasi altra azione.” Incontrò gli occhi di Asuka e annuì leggermente. “Grazie per… esserti preoccupata per me.” Guardò anche Shinji. “Grazie anche a te, Ikari-kun.”
 
Poi si voltò per tornare verso gli ascensori. Condividendo uno sguardo preoccupato, Shinji e Asuka la seguirono.
 
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“Ciao~, Ikari-kun…”
 
“Ciao~, Ikari-san…”
 
Shinji salutò le due ragazze e sorrise loro debolmente. Fece molta attenzione a non guardare nella direzione di Asuka. Da dove era seduto poteva sentire l’aura omicida che sprigionava.
 
Asuka incise un’altra serie di tagli sul suo banco e aggiunse Megumi Ogata e Rie Kugimiya sulla lista che stava compilando a mente delle ‘Persone da Uccidere in Seguito’, riempiendola in modo molto rapido. Erano riusciti ad eludere alcune ragazze nel cortile della scuola in attesa di imbattersi ‘accidentalmente’ in Shinji grazie a un attento uso della copertura, ma metà della parte femminile della loro classe si era voltata a guardare come falchi mentre entrarono in aula, e molte di loro avevano visibilmente spogliato Shinji con gli occhi. Già solo questo aveva fatto ribollire il sangue ad Asuka. Fortunatamente, era riuscita a far passare questo sentimento come la sua vecchia abitudine di essere infuriata con tutti.
 
Ma quasi tutte quelle ragazze avevano trovato una scusa per passare davanti al banco di Shinji e salutarlo personalmente questa mattina, e più di qualcuna aveva usato un tono civettuolo o un movimento di fianchi in più. Nelle ultime due occasioni, entrambi. Asuka le mise in cima alla lista.
 


“Ciao~, Shinji…” scimmiottò Tōji mentre passò davanti al banco dell’amico. Fece scorrere le dita sul braccio di Shinji. “Hai da fare più tardi? Ho sentito così taaa~aanto parlare di te!”
 
Shinji si scrollò la mano di dosso. “Piantala.” brontolò.
 
“Hai cambiato profumo o cosa? Le ragazze ti stanno tutte addosso stamattina!” si meravigliò Tōji. “Kensuke, hai registrato tutto per dopo, vero?”
 
Il loro amico occhialuto annuì con un sorriso. “Oh sì.” disse, agitando la sua mini-camera. “L’Harem di Shinji, Volume I.”
 
“Non ho fatto niente, ragazzi. Non ho idea di cosa stia succedendo. Come al solito.” mormorò Shinji. “Hanno iniziato a darmi la caccia questa settimana, come se all’improvviso avessi addosso l’odore di una bistecca appena fatta. È successo solo negli ultimi giorni. Non so perché”.
 
Asuka si concesse un piccolo sorriso. ‘Lo so io il perché…’ Il pensiero la fece sentire un po’ meglio. Tutte le ragazze lo volevano all’improvviso perché lui era suo. Non sapevano nemmeno perché ultimamente Shinji fosse più felice, e non sapevano nemmeno che avessero già perso la partita. ‘Lui è mio. Io sono sua. Nessuna di voi potrà mai averla vinta.’ Asuka guardò meglio verso Tanaka e Hayashibara, che sussurravano sospettosamente tra loro, sedute nell’angolo più lontano dell’aula. ‘Anche se scommetto che alcune di voi mi faranno saltare i nervi provandoci…’
 
“E dai, Shinji, devi dirci cosa stai facendo di diverso, altrimenti non c’è competizione! Potrei finalmente far notare a una di queste belle ragazze il mio super fisico muscolosAHIA!” L’elogio di Tōji al suo fisico atletico fu interrotto dall’impatto di un pezzo di gesso ben assestato al centro della sua fronte.
 
“Suzuhara, SEDUTO!” gli ruggì contro Hikari. “E sta’ zitto!”
 


“Va bene, va bene, capoclasse! Non è necessario colpirmi!” Si spostò di nuovo verso il suo banco e vi si sedette rapidamente. “Accidenti, perché deve prendersela con me in questo modo?”
 


Asuka sgranò gli occhi. ‘Sporting-Babbeo, intelligente come un mattone, come sempre. Mia cara Hikari, non ho proprio idea di cosa ci trovi in lui.’
 
Guardò Rei. La ragazza dai capelli blu aveva il portatile già aperto e stava lavorando con impegno su alcune pagine di ricerca. Asuka incrociò le dita. ‘Spero davvero che mi ascolti. Nessuno dovrebbe farsi manipolare la mente in quel modo, nemmeno Wondergirl.’
 
Finalmente arrivò il loro anziano sensei e la lezione cominciò.

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Capitolo 19
*** Capitolo 4.7: Prima della tempesta ***


Capitolo 4.7: Prima della tempesta





“Cosa vuol dire che ci vorrà una settimana per fare effetto?!”



La dottoressa Akagi sembrava leggermente infastidita dallo sfogo di Asuka. Beh, un po’ più di quanto non lo sembrasse di solito con Asuka ultimamente. A volte era difficile dirlo.
 
“È un contraccettivo ormonale ad impianto, Asuka, non un’iniezione. Ci vogliono alcuni giorni perché il tuo organismo raggiunga i livelli necessari. A meno che le mestruazioni non stiano per iniziare, dovresti essere a posto per prima che arrivino. Stai tranquilla.”
 


“Giusto, le mestruazioni. Non mi verranno prima di dieci giorni. D’accordo.” concordò frettolosamente Asuka. ‘Dannazione! Dannazione! Dannazione! Questo significa che io e Shinji dovremo trattenerci per una settimana! Non possiamo fermarci in farmacia e prendere una scatola di preservativi con Wondergirl tra i piedi! Non è giusto! Un’astinenza totale dopo solo una settimana!’ Questo pensiero riportò un po’ di sobrietà ad Asuka e l’aiutò a calmare la sua irritazione. ‘Astinenza totale… So che è una mossa sbagliata, ma l’idea che Wondergirl continui a prendere quelle… quelle pozioni da strega è rivoltante.’ Gli occhi di Asuka scivolarono sulle spalle della dottoressa Akagi, mentre questa si voltava per mettere via il bisturi e gli altri strumenti medici che aveva usato per l’impianto di Asuka. ‘Le pozioni di quella strega, in effetti. Deve per forza sapere che quello che sta dando ad Ayanami le sta facendo male. Perché diavolo tengono Wondergirl imbottita di così tante schifezze al punto da riuscire a malapena a parlare?’
 
La dottoressa Akagi si voltò e diede un’ultima occhiata alla medicazione di Asuka. “Ok, sei a posto. Puoi andare. Shinji e Rei dovrebbero essere nell’altra sala medica ad attenderti.” Prese la cartellina e si diresse verso la parte opposta. “Ricorda anche a loro che giovedì avrete un Sync Test.”
 
Non si accorse del dito medio di Asuka.
 


---
 
“Ayanami, sei sicura che dovremmo farlo?”
 


“No.” Rei prese dall’armadietto un flacone con la scritta ‘Flumazenil’.
 
“…quindi perché…?”
 
“Le mie ricerche hanno concluso che il pilota Sōryū ha ragione. Non c’è motivo per cui io debba assumere il mio attuale regime di tranquillanti e altri farmaci. Tuttavia, i sintomi da astinenza possono essere gravi. Sto raccogliendo dei palliativi per i sintomi principali e altri farmaci atti a ridurli.” disse Rei con calma mentre riponeva un’altra bottiglia nello zaino.
 
“E lo facciamo senza dirlo alla dottoressa Akagi perché pensi che ti dirà di no o che cercherà di fermarti?” Shinji mise nella sua borsa un paio di sacche di soluzione fisiologica e alcune flebo.
 
Gli occhi cremisi di Rei gli lanciarono uno sguardo illeggibile. “La dottoressa Akagi è la persona che ha stabilito questo regime per me. È una brillante scienziata ed è un medico meta-biologico. Non può non essere consapevole di ciò che mi sta somministrando. Pertanto, lo sta facendo di proposito. Ergo, è improbabile che acconsenta nel momento in cui le dovessi dire che non voglio più prenderne.” Si avvicinò di nuovo all’armadietto dei medicinali e tirò fuori un flacone con la scritta ‘Gabapentin’. “Oppure che mi permetta di procurarmi dei contro-agenti per contrastare gli effetti della sindrome da astinenza.”
 


“Quali effetti?” chiese Shinji incerto.
 
“Nausea, tremori, insonnia, ipersensibilità agli stimoli, vertigini, parestesia, forte irrequietezza, sbalzi d’umore, ansia, attacchi di panico… potenzialmente coma e morte…” elencò Rei senza inflessioni, ignorando lo squittio di sgomento di Shinji. “La letteratura indica che il supporto emotivo e psicologico di amici e famigliari è molto importante per gestire i sintomi psicologici. Io non ho famiglia. Posso… contare su di te e sul pilota Sōryū per questo?” Rei sembrava stranamente insicura mentre glielo chiedeva.
 


“Certo, Ayanami! Noi siamo tuoi amici, qualunque cosa accada!” Shinji le afferrò la mano. “Lo sai che teniamo a te!” Lui sbatté le palpebre e abbassò lo sguardo sulle loro mani. Arrossì e la lasciò andare.
 
Rei non sembrò accorgersene. Anche in questo caso, si limitò a tenere lo sguardo fisso e calmo su di lui per un lungo momento. “Grazie.” disse ancora più sommessamente.
 
Si voltò di nuovo verso l’armadietto dei medicinali, risistemò alcuni flaconi per nascondere i piccoli vuoti che aveva lasciato, e lo chiuse.
 
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“Ayanami, stai bene? Non hai un bell’aspetto.” Shinji abbassò la voce per non farsi notare da nessuno, ma la sua preoccupazione era facilmente percepibile.
 


Rei scosse bruscamente la testa, ma non sollevò lo sguardo dal proprio banco. Teneva gli occhi fissi verso il basso con un’intensa concentrazione e le sue mani stringevano i lati del banco così forte da tremare. O forse tremavano da sole. Il tremore le faceva scendere un po’ più velocemente il sudore che le imperlava la fronte e le tempie.
 
Tre giorni dopo aver iniziato a interrompere l’assunzione di farmaci, i sintomi da astinenza stavano colpendo duramente Rei. Prevedendo che avrebbero dovuto tenere d’occhio la loro collega pilota e tenere nascosto il maggior numero possibile di sintomi, Asuka aveva scambiato due parole con Hikari, in quanto capoclasse, e aveva ottenuto un piccolo spostamento di posti a sedere. Asuka ora sedeva proprio dietro a Rei, alla sinistra di Shinji. Il fatto che questo la facesse sedere proprio accanto a Shinji era un bel vantaggio per Asuka. Non che si sarebbe lasciata andare al punto da farlo capire alla classe, ma era bello essere vicina a lui.
 
Rei deglutì pesantemente. “Ho… la nausea, Ikari-kun. Potrei aver bisogno di un bagno al più presto.”
 


“Asuka, potresti…” La richiesta di Shinji fu interrotta quando un’altra ragazza a caccia di Shinji si intrufolò tra loro, dando le spalle ad Asuka.
 
Asuka lottò duramente per evitare che le sue mani si trasformassero in artigli. Questo posto a sedere le permetteva di tenere d’occhio Rei, ma allo stesso tempo scopriva il ‘fianco destro’ di Shinji che era quindi a portata di tutte le ragazze che continuavano a provarci con il suo ragazzo segreto. E lei non poteva protestare ufficialmente. Era esasperante. Shinji era diventato molto bravo a schivare i continui tentativi delle ragazze di convincerlo a pranzare con loro, a fare una passeggiata dopo la scuola con loro, a fare shopping in centro con loro… Nessuna di loro gli aveva ancora chiesto esplicitamente un appuntamento, ma ci si stavano avvicinando.
 
“Buongiorno, Ikari-san.” Disse Natsumi Takamori. “So che non posso interrompere il tuo importante training speciale con gli altri, ma mi piacerebbe unirmi a voi per pranzo e sapere com’è essere il coraggioso pilota che salva la nostra città più e più volte.”
 


“Ehm… Non sono stato solo io, Takamori-san. Non potrei farlo senza Asuka e Ayanami. Senza di loro sarei già stato ucciso quattro o cinque volte.” tentò di rispondere Shinji. Provò a guardare dietro a lei. “Asuka potres…”
 
Takamori si spostò per rimanergli di fronte, bloccandogli ‘accidentalmente’ la possibilità di vedere Asuka. Lanciò un’occhiata fugace ai due piloti di sesso femminile. “Oh, è davvero carino da parte tua. Sono sicura che siano delle splendide aiutanti ma tutti sanno che sei tu il vero eroe.” continuò.
 
Il volto di Shinji si offuscò. “No, davvero non lo sono.” disse più sommessamente.
 


“Io penso proprio di sì.” continuò Takamori. “Mi piacerebbe davvero saperne di più da te in persona.”
 
Asuka strinse i denti. Sapeva quanto Shinji odiasse essere chiamato così. Lei non la pensava allo stesso modo, ma poteva capire perché non gli piacesse. Lui era come lei e lei era come lui. In troppe notti buie e solitarie, prima che venisse in Giappone, aveva temuto di essere inutile anche lei. Doveva ancora confessarlo a Shinji, proprio come lui le aveva raccontato delle proprie paure, ma sentiva dentro di sé che ora avrebbe potuto farlo e che probabilmente l’avrebbe fatto presto. Si sentivano meglio ogni volta che condividevano qualcosa, che mostravano l’uno all’altro un po’ più del loro vero ‘io’. Quindi sapeva che Shinji si considerava vile ed egoista, per niente un eroe. Arrossì di una tonalità davvero sorprendente la notte in cui Asuka gli disse sommessamente che lo considerava tale per essersi tuffato nel Monte Asama per salvarla da morte certa nella lava. Aveva sciolto i suoi successivi borbottii imbarazzati con un bacio caldo come il vulcano da cui l’aveva salvata. Era stata una bella serata.
 
Ma detto da una come Takamori, per lui era solo un promemoria di quanto non si sentisse degno di quel titolo per la maggior parte del tempo. ‘Quella maledetta sgualdrina sta cercando di farsi strada per accaparrarsi il mio Shinji, e per farlo lo fa sentire come… una merda. Io ti cavo gli occhi, stronzetta che non sei altro! Come osi fargli del male?’ Non riusciva più a trattenersi. Vedere una di quelle sciacquette far crollare il sorriso di Shinji la fece infuriare come non aveva mai provato prima. Era ora di fare qualcosa, qualsiasi cosa che la costringesse a lasciarlo in pace. Cercò freneticamente di trovare una buona scusa per interromperla. La sua prima idea, pugnalare Takamori al collo con una penna, fu subito scartata. ‘No, non posso pugnalarla a morte… e poi, strozzarla a mani nude darebbe molta più soddisfazione…’
 
Asuka stava per aprire bocca quando notò che Rei stava guardando Shinji e Takamori con lo stesso sguardo con cui li stava guardando lei stessa, nonostante il sudore che le ricopriva il viso. Rei sembrava anche un po’ più verde del solito. Sul volto di Rei tremolò qualcosa, quasi un accenno di rabbia. Mentre Asuka guardava, Rei si alzò e si voltò verso il banco di Shinji. “Ikari-kun,” esordì debolmente, “io… HOOOORUUGHHHGUG!"
 
Rei Ayanami iniziò la sua nuova fase della sindrome da astinenza vomitando rovinosamente addosso a Natsumi Takamori.
 
Takamori aveva ignorato Rei quando si alzò e si beccò il primo colpo di lato. I suoi lunghi e morbidi capelli dovevano essere un bersaglio luccicante e attraente, dato che il paio di getti successivi di Rei li schizzarono abbondantemente. “AAAAAAH! Sta’ lontana da me! BLEAH! BLEAH! Smettila!”
 
"HUUURGUBBBL!" Rei diede un’ultima gettata di bile e parti di colazione sulle scarpe di Takamori prima di fermarsi e appoggiarsi di peso al banco di Asuka. “Credo di dover andare in infermeria.” disse con voce flebile, a malapena udibile sopra le continue urla di Takamori.
 
Hikari guardò sbigottita il disastro mentre correva dal suo posto all’altro lato dell’aula. “Oh mio Dio… Asuka, puoi portare Ayanami in infermeria? Kugimiya-san, porta Takamori-san ai servizi igienici e aiutala a pulirsi.”
 


“Bleah… devo proprio farlo?” protestò Kugimiya.
 
Asuka cercò di non sorridere mentre prese Rei sotto spalla per sorreggerla e la condusse alla porta. Sentiva che Rei tremava ancora sotto la sua mano. “Bel colpo, Wondergirl.” sussurrò mentre uscivano dall’aula. “Sei davvero il cecchino del nostro team.”
 
“Siamo un team…” concordò Rei con voce roca, appoggiandosi pesantemente ad Asuka mentre camminavano lungo il corridoio. “…Non c’è di che.”

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Capitolo 20
*** Capitolo 4.8: Prima della tempesta ***


Capitolo 4.8: Prima della tempesta





Shinji rimise lo straccio nel secchio e sospirò. Le pulizie erano state veloci con Hikari ad organizzare il tutto, ma Shinji aveva la sensazione che questo non sarebbe stato l’ultimo incidente di questo tipo a turbare la loro giornata. Le ragazze che lo inseguivano erano davvero pressanti. Era un bersaglio troppo allettante all’ora di pranzo, perfino con Asuka e Ayanami. Aveva bisogno di maggiore copertura. Fortunatamente, la notte scorsa lui e Asuka avevano discusso del problema ed elaborato un piano.
 
Si voltò verso Hikari, che stava finendo di sistemare il materiale per le pulizie. “Capoclasse? Posso chiederti un favore?”
 


Hikari alzò le sopracciglia, ma gli fece cenno di continuare. “Certo, Ikari-kun. Di cosa hai bisogno?”
 
“Ehm… Sto ricevendo molte attenzioni da alcune ragazze in classe, di certo l’avrai notato.”
 
L’espressione di Hikari si oscurò. “Sì, l’ho notato. E ti stanno mettendo a disagio?”
 


“Un po’, sì. E credo che stiano anche interferendo con il training che dovremmo fare sempre, anche in questo momento. Però… penso che se avessimo un gruppo più numeroso, potremmo evitare che cerchino di intrufolarsi nella nostra cerchia a pranzo. Quindi, potresti venire a pranzare con noi in quanto amica di Asuka? Io chiederò a Tōji e Kensuke di unirsi anche loro.”
 
La brunetta coi codini si illuminò quando Shinji fece la sua proposta, ma rimase come un cerbiatto di fronte ai fari quando menzionò il suo amico atletico. Dopo un secondo si sbloccò e gli rivolse un ampio sorriso. “Certo, Ikari-kun! Sarei lieta di aiutarvi in questo modo! Sarà proprio come per la festa di promozione del Maggiore Katsuragi!”
 


“Grazie, Horaki-san.” Shinji sorrise. ‘Copertura assicurata, occhi indiscreti occupati.’
 
Questa era la seconda parte del loro piano. Hikari era la migliore amica di Asuka, e Tōji e Kensuke erano quelli di Shinji. Erano le tre persone che più di ogni altro avrebbero potuto notare il loro tentativo di nascondere la loro relazione. A Shinji non piaceva mentire spudoratamente ai suoi amici, così aveva suggerito di inventarsi qualcosa per distrarli: farli mettere assieme.
 
Asuka gli aveva raccontato della tremenda cotta di Hikari per Tōji. Non rimase molto sorpresa quando Shinji accennò all’infatuazione di Tōji per la minuta capoclasse, che pensava non fosse nota a nessuno. Lei aveva riso del fatto che i due si piacessero ma non riuscissero a vedere che la cosa era reciproca, limitandosi a ronzarsi intorno l’un l’altro per mesi… finché Shinji non le aveva rivolto un sorriso e uno sguardo.
 
Lei gli aveva dato un colpetto sul naso, ma aveva ferrato il punto. Gli aveva risposto con un ‘se fanno le stesse stupide cose che facevamo noi, forse saranno altrettanto felici una volta insieme’. Aveva accettato di ‘dare loro una spintarella’ e vedere se lui e Asuka non avessero potuto contribuire a farli mettere insieme. Con un pizzico di fortuna, lo spettacolino avrebbe impedito a Kensuke di notare lui e Asuka, e allo stesso tempo avrebbe permesso di aiutare i loro amici.
 
Ora, coinvolgere Tōji e Kensuke… Non era nemmeno preoccupato per quella parte. Di solito pranzavano sempre insieme a Shinji, o comunque lo avevano fatto prima che ai piloti fosse ordinato di iniziare l’addestramento. La presenza di Rei e Asuka e il loro tentativo di dichiarare il pranzo ‘per soli piloti’ li aveva tenuti lontani questa settimana. Sarebbero stati felici di ricongiungersi a Shinji una volta che glielo avesse chiesto. Un po’ di manovre per far sì che Tōji e Hikari si sedessero vicini, e il piano di Asuka sarebbe filato liscio come l’olio.
 
Shinji sorrise mentre tornava al suo posto. Avere una fidanzata brillante era piuttosto piacevole. Avere qualcuno che lo amava era dannatamente fantastico.
 
---
 


Asuka non riusciva a restare ferma sulla sedia accanto al letto di Rei nell’infermeria. L’infermiera della scuola aveva accettato la spiegazione di Rei di un lieve malessere e aveva persino aiutato a somministrarle la siringa di farmaci contro l’astinenza che Rei aveva tirato fuori dalla tasca, prima di lasciarla poi riposare. Asuka era stata incaricata di vegliare su di lei. L’obbligo di restare si scontrava con il suo desiderio di tornare in classe per evitare che altre ragazze perseguitassero il suo Shinji facendola diventare matta. Tuttavia… Rei stava facendo tutto questo perché Asuka le aveva chiesto di farlo. Questa era una sua responsabilità, e comunque era lei il leader tra i piloti. Doveva prendersi cura delle sue truppe, giusto? Giusto.
 
E per quanto volesse tornare per evitare che le altre ragazze infastidissero Shinji, sapeva che poteva contare su di lui per respingerle. Sapeva che era irrazionale preoccuparsi che un’altra ragazza potesse portarle via Shinji, ma era altrettanto consapevole che i suoi timori a riguardo non sarebbero stati liquidati tanto facilmente. Lui era la prima cosa positiva nella sua vita da anni. Persino il fatto che un fusto come Kaji fosse stato nominato suo tutore in Germania dopo il trasferimento di Misato in Giappone cominciava a essere un ricordo sbiadito. E soprattutto, lui si fidava di lei e la cosa era reciproca. Non le era mai successo prima. Anche senza vederlo, sapeva che Shinji era lì con lei.
 
Rei notò il suo sorriso. “Perché sorridi, pilota Sōryū? Sei… distratta.”
 


Asuka si riprese da quel suo sogno ad occhi aperti. “Ah… L’espressione di Takamori quando l’hai beccata. Non ha prezzo.” ‘Bel salvataggio, Sōryū.’
 


“Stava ferendo Ikari-kun e facendo arrabbiare te. Voi siete miei amici. Ho pensato di approfittare del mio malessere per aiutarvi.” Continuava a guardare il viso di Asuka con attenzione. “Ti vedo irrequieta, e credo che non ti piaccia troppo la mia compagnia. Vuoi tornare da Ikari-kun? Non devi attendere me se desideri andare.”
 
‘Oh Gott sì, voglio tornare indietro con lui. Un’altra di quelle arpie potrebbe buttargli giù il morale proprio in questo momento, e a me piace vederlo sorridere, soprattutto quando sorride a me.’ “Voglio tornare in classe, sì. Quel baka è indifeso senza di me. E quelle ragazze devono smettere di interrompere il nostro training. Non fanno altro che disturbarlo e abbassargli il morale!”
 
“Tu tieni ad Ikari-kun?”
 
‘Allarme rosso! Allarme rosso! Informazioni top secret compromesse! Dispiegare contromisure a fesserie!’ “Non farti l’idea sbagliata!” ‘Che poi sarebbe l’idea giusta.’ “Non è che voglia bene a quel baka o cose simili!” ‘Beh, è vero, non è che ‘gli voglio bene’. Io lo amo. Mi fa sentire completa e amata per la prima volta da quando non c’è più Mama. E anche lui mi ama!’ “È solo che si mette sempre nei guai senza di me, e io non voglio, è un problema da risolvere. E poi è un mio commilitone! Devo tenerlo d’occhio in battaglia. Sono ancora in debito con lui per avermi salvato la vita in quel vulcano. Non voglio che muoia prima di poterlo ricambiare. È un debito d’onore, e un Sōryū non viene mai meno alla parola data! Non da ultimo sono il leader del nostro team, devo prendermi cura della mia squadra! Tengo a voi due come compagni di squadra!” ‘Ecco, così sembrava più che plausibile.’
 
“Inclusa me?” chiese Rei. Il suo sguardo verso Asuka non si era spostato di un millimetro. Era leggermente snervante. “Pensavo di non piacerti, perché ero una ‘bambola’.”
 
Asuka si sentì a disagio. “Beh… sì. È vero. Ma è molto più difficile biasimarti per come ti comportavi, ora che so che sei drogata in questo modo. È per questo che ho avuto una reazione così forte… La mia madre adottiva aveva provato a fare una cosa simile dandomi delle pillole quando ero più giovane. So come ci si sente. Ma non penserei mai che tu ti uccideresti o faresti cose simili solo perché te l’ha ordinato il Comandante Ikari o chi per lui.”
 
“Se me lo ordinassero, lo farei.”
 
Gli occhi di Asuka si spalancarono su Rei. “Cosa?! Sei impazzita? Perché?”
 


La voce di Rei fu inquietantemente calma. “Mi ha cresciuta per anni. Si preoccupa per me. Se dovesse dare quell’ordine, confiderei sul fatto che avesse un motivo valido per farlo.” La voce di Rei si abbassò fino a diventare quasi nulla. “…Lui è tutto ciò che ho.”
 
“Cristo santo, Wondergirl! Non farlo mai! Ucciderti solo perché ti è stato detto di farlo?! Voglio dire… Gott! Mai! Siamo soldati è vero, e possiamo morire in qualsiasi momento, ma non per ordine di qualcuno! Fa’ in modo che ne valga la pena per un motivo valido! Guarda baka-Shinji! Non si è buttato in un vulcano perché qualcuno gliel’ha ordinato! L’ha fatto andando contro gli ordini, perché pensava che valesse la pena rischiare la vita per me!” ‘E non rischiare mai più in quel modo, mio stupido e coraggioso idiota. Dannazione, ti amo così tanto. Il mio martire baka-Shinji…’ “Farebbe lo stesso per te, proprio come ha detto, e… e anch’io! Il Comandante Ikari non è ‘tutto ciò che hai’! Tu non sei sola! Tu, io e Shinji, ci prendiamo tutti cura l’uno dell’altro perché non c’è nessun altro che possa farlo in battaglia!”. Asuka si sedette, sbattendo le palpebre. ‘Ho… ho davvero detto tutto questo ad alta voce? E lo pensavo seriamente? Dannazione, Shinji, guarda cosa mi stai facendo. Mi stai trasformando in un dannato eroe come te solo per poterti stare al passo. Tutti per uno e tutto per tutti.’ “Noi siamo come l’un l’altro…” mormorò ad alta voce.
 
Rei si limitò a fissarla. “Capisco.” fu tutto ciò che disse.
 
“Non… non essere la bambola del Comandante, First. Tu non lo sei. Non lasciare che ti ci trasformino.” ‘Per favore non lasciare che ti ci trasformino. Se lo fanno a te, cosa impedisce loro di farlo a me o a Shinji?’ Rabbrividì.
 
“Io non sono una bambola. Io sono io.” rispose Rei
 
“Ottimo. Non permettere mai al Comandante Ikari o a chiunque altro di dirti che lo sei, First. Essere una persona vera significa poter scegliere. Essere in grado di dire ‘No’ quando chi ha il potere ti dice di fare qualcosa di sbagliato.” Asuka fece un respiro profondo e mise tutto da parte. Doveva parlarne con Shinji stasera. “Come ti senti? So che l’astinenza da benzodiazepine è abbastanza fastidiosa…”
 
“Sto moderando con successo i sintomi peggiori con i contro-agenti e con un aumento di Diazepam in rapporto agli altri componenti del regime farmaceutico. Ho ridotto la mia dose attuale di oltre la metà.” disse Rei con la stessa calma con cui aveva accennato alla sua volontà di morire per un ordine.
 
“Non stai correndo un po’ troppo?”
 
“Sì, ma la nostra costante esposizione all’LCL stabilizza molti dei nostri sistemi contro le alterazioni chimiche. Il Sync Test di domani dovrebbe essere d’aiuto. Sono anche interessata a vedere quali effetti avrà avuto sul mio Sync Rate la riduzione delle dosi e l’esposizione a te e a Ikari-kun.”
 
“E quanto prima riusciremo a far aumentare il tuo Sync Rate, tanto prima potremo mettere fine a questa unione forzata che la dottoressa Akagi ci ha imposto. Tu e il Third andate bene a piccole dosi, e siete al mio fianco durante un combattimento, ma vorrei poter andare a fare shopping con Hikari e fare altre cose anche da sola.” Un sorriso attraversò il volto di Asuka. “Oppure passare una domenica mattina a letto, a godermi la vita, finché non mi viene voglia di alzarmi.” ‘O finché Shinji ‘si alzerà’ di nuovo, eh eh eh. Dannazione, baka, giuro che non ero così volgare prima che tu mi facessi tua…’
 
Rei studiò il viso di Asuka con attenzione. “Godersi la vita…” disse in modo strano.
 


Asuka abbassò lo sguardo. “Non dirmi che devo insegnarti anche questo.”
 
“Non in questo momento. Il senso di nausea è diminuito.” Si alzò a sedere. “Credo che ora possiamo tornare in classe.”
 
“Bene. Temo che baka-Shinji possa avere già un intero harem che lo insegue senza di me a tenerlo in riga. Andiamo.”
 
Rei annuì e seguì Asuka fuori dall’infermeria, studiandola attentamente per tutto il tragitto.

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Capitolo 21
*** Capitolo 4.9: Prima della tempesta ***


Capitolo 4.9: Prima della tempesta





“Mi dispiace davvero tanto per il First Children. Io non… non riesco a trovarci un senso, Shinji. Perché crescere un pilota all’interno della Nerv così isolato al punto da farlo comportare in questo modo? Perché drogarla se hai avuto un controllo totale sulla sua formazione? Perché imbottire di farmaci lei e non noi? Non possono essere davvero così soddisfatti se il risultato è Wondergirl. Sia io che te abbiamo Sync Rate migliori dei suoi. Che senso ha? C’è qualche motivo per avere bisogno di un pilota disposto a morire ad un loro ordine? È tutto così raccapricciante…” Asuka scosse la testa contro il morbido cuscino.
 
Attese una risposta dal suo ragazzo, ma non arrivò nulla. “Shinji?”
 
“Lui l’ha cresciuta. Lui è ‘tutto quello che ha’? Lui… lui…” Le braccia di Shinji intorno a lei si irrigidirono fino a farlo tremare. “Come ha potuto?!”
 


Asuka sbatté le palpebre per la sorpresa. Shinji era… furioso? Non lo aveva mai visto così arrabbiato. La solita espressione di calma e pace che Shinji regalava al mondo, o quella calda e affettuosa che mostrava a lei quando erano soli, era sparita. Il suo volto era contorto in una violenta combinazione di rabbia, dolore e senso di tradimento. Nelle ultime due settimane aveva visto spesso il Third Children senza abiti addosso, ma non aveva mai visto Shinji così nudo.
 
“Una volta all’anno! Una volta all’anno lo vedevo alla tomba di mia madre. Mi diceva a malapena tre parole! Una volta sono scappato e lui ha chiamato la polizia per farmi riportare da loro dal mio sensei. Non mi chiamò nemmeno. Ho passato metà della mia infanzia a chiedermi cosa avessi fatto per meritarmi che lui mi scaricasse alla stazione e se ne andasse, vedendolo solo di spalle allontanarsi ancora e ancora in ogni maledetto incubo! Perché non andavo bene?” Shinji quasi la supplicò, con le lacrime agli occhi. “E poi improvvisamente cambia e cresce Ayanami?! Perché? Perché ha abbandonato me e ha preso lei?!”
 
‘L’ennesima prova che tuo padre non è esattamente il ‘Padre dell’Anno’. D’altra parte, nemmeno il mio lo è.’ pensò Asuka. Si limitò a stringere Shinji a sé e a non dire nulla. Non c’era nulla che potesse dire per spiegare il comportamento del Comandante Ikari. Ma poteva ricordargli altre cose. “Non ne ho idea, Shinji. Ma… sono felice che non l’abbia fatto.”
 


Questo fece distrarre Shinji dal suo sfogo. “Cosa?” chiese, con la fronte che si aggrottò.
 
“Vorresti essere come Wondergirl? Se tuo padre ti avesse cresciuto, avresti potuto finire come lei: un robot imbottito di farmaci pronto a morire ad un suo ordine. Se… se ti fossi comportato così, se fossi stato cresciuto in quel modo, credi che Misato ti avrebbe accolto, che vivresti qui, che noi… staremmo insieme? Se ti fossi comportato come lei, non ti avrei mai baciato e ora non saremmo a letto così.” Gli abbassò la fronte per baciarlo. “Mi piaci così come sei, mio dolce baka. Tu sei come me. Puoi capire me e le mie sofferenze perché le hai sofferte anche tu. Sono felice che tu sia qui e che tu sia l’uomo che sei ora, Shinji. Prima ero sola, come te. E se tu non fossi stato qui, lo sarei ancora.”
 
Shinji si rilassò nel suo abbraccio e fece un lungo sospiro. “Non sto dando la colpa ad Ayanami. Non è colpa sua. Come potrebbe saperlo? Ma io… non so come potrei mai perdonare mio padre. Per lui, crescerla era un impegno abbastanza importante da fargli trovare del tempo per farlo, anche se l’ha fatto male. Perché mandare via me? Io… farei ancora qualsiasi cosa per farmi guardare da lui. Lo odio così tanto, ma… Sai quanto mi ha fatto sentire bene quel piccolo complimento che mi ha fatto dopo il decimo angelo. Cielo, sono proprio un debole e un idiota se voglio ancora sentirmi dire quelle parole.”
 
“Sono d’accordo sul fatto che sei un idiota se piloti solo per cercare di guadagnarti i suoi elogi.” Asuka sbuffò. “Tu non ne hai bisogno.”
 
“E tu? Tu non ne hai bisogno? Credevo che fosse per questo che ti impegnassi fino in fondo per essere il miglior pilota, perché la gente ti lodasse?” chiese lui in risposta. “Per ‘mostrare il tuo talento al mondo’, avevi detto.”
 
Asuka non disse nulla per un momento. “Era così.” disse piano. “Ne avevo bisogno. Avevo così paura che nessuno mi volesse se non fossi stata la migliore. Dovevo fare in modo che la gente mi guardasse, altrimenti avrei rischiato di sparire. Ma ora…” Liberò una mano dall’abbraccio per accarezzargli dolcemente il viso. “Non ho più di queste preoccupazioni. So che, qualunque cosa accada, tu mi guarderai. Che se io dovessi cadere in battaglia, porterai il mio ricordo con te. Io ora piloto, mi sforzo di essere la migliore perché voglio essere la migliore, e migliorare insieme a te. Noi due, i migliori al mondo, a difendere l’umanità. Sei un buon pilota, Shinji, bravo quasi quanto me. Ora hai un motivo migliore per fare il pilota, invece che sperare nelle inutili parole di tuo padre.”
 
Shinji la guardò, in attesa.
 
“Misato. Wondergirl. Io. Persino i tuoi amici Babbei. Le persone che ti vogliono bene ti lodano, baka. Non ti servono le lodi di un idiota che non è degno di un figlio come te. Dimenticalo. Fallo per noi. Fallo per me. Non voglio avere nessun altro come compagno di battaglia se non il mio baka-Shinji. Me l’hai promesso. Tu ed io, insieme, contro tutto. Affidati a noi, Shinji.” ‘Ho bisogno di te. Non posso nemmeno dirti quanto. Devi restare con me. Tu mi rendi forte.’
 
“Fino alla fine del mondo…” Shinji terminò la loro promessa. “Già… preferisco farlo per te, e per gli altri.” Affondò il viso tra i capelli di Asuka. “Vorrei solo… sapere perché mio padre è così. Perché può amare Ayanami, ma non me?”
 
Asuka scosse la testa. “La fa vivere in un appartamento in cui non ci terrei un cane, la droga al punto che mi sorprende riesca a sbattere ancora le palpebre, e ha fatto in modo che fosse pronta a morire ad un suo comando. Non credo che questo sia amore, Shinji. Non si tratta così qualcuno che si ama. Credo che tu tenga a Wondergirl più di quanto non lo faccia tuo padre. Diamine, penso che io tenga a lei più di quanto non lo faccia tuo padre.”
 
Shinji si fece indietro abbastanza da guardarla di nuovo in faccia. “Allora cosa facciamo?”
 
Asuka sorrise. “Vuoi avere un po’ di vendetta su tuo padre? Allora deprogrammiamo il suo robottino e liberiamo Wondergirl dal desiderio di morire. Facciamo in modo che diventi una vera ragazza invece che la sua bambola.”
 
Shinji le rivolse un mezzo sorriso. “Vuoi aiutare Ayanami? Pensavo non ti piacesse?”
 
“Oh, non permetterò mai che metta le sue manacce su di te, caro il mio signorino. Ancora niente ‘Israfel Special’. Però comincia a piacermi un po’ di più, e comincio a odiare tuo padre molto più di prima. Quindi, vogliamo togliere a lui il suo giocattolo, e aiutare lei a vivere davvero?” disse Asuka. “Allora salviamo Rei Ayanami.”

 
FINE DEL CAPITOLO 4

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Capitolo 22
*** Capitolo 5.1: Siamo in gioco? ***


Capitolo 5.1: Siamo in gioco?





“Fallo e basta, Misato. Sai bene che io l’avrei fatto se me l’avesse chiesto.” Asuka ammiccò in modo fin troppo maturo per la sua età.
 


Misato le rivolse un sorriso malizioso. “Ah, è così? Sei così contenta di avermi fuori casa per poter passare del tempo da sola con Shin-chan?”
 


Asuka arrossì un po’. “Ma che schifo! Non scherzare nemmeno su una cosa del genere! Ti pare che io potrei mai passare l’intera serata a sbavare dietro a un ragazzino come baka-Shinji? Ma per favore!” Fece un cenno sprezzante verso la cucina dove Shinji stava preparando la cena. “A me piacerebbe mettere le mani su un vero fusto come Kaji, ma visto che ha chiesto a te di uscire a bere e non a me, posso solo incoraggiarti ad andare così potrò immaginare di esserci io al tuo posto.”
 


Misato lanciò a Shinji un’occhiata comprensiva mentre osservava le sue spalle crollare di fronte all’ultimo insulto di Asuka alla sua virilità. ‘L’ho visto, Shinji. So che fa male quando dice queste cose. Dovresti dirle che tieni a lei. Credo che le farebbe piacere. Anche tu però Asuka, potresti essere più gentile con lui. È già molto carino ora e probabilmente un giorno diventerà alto e con le spalle larghe come suo padre. Prendilo finché sei in tempo!”
 


Misato scosse la testa. Per il suo occhio acuto era abbastanza ovvio che i suoi due ragazzi fossero più attratti l’un l’altro di quanto entrambi volessero ammettere, e in effetti trovava carino il modo in cui pensavano di nasconderlo, ma avevano iniziato a ronzarsi intorno solo da quando Asuka si era trasferita. Per non parlare poi degli ultimi due mesi: Asuka sembrava fare di tutto per provocare Shinji certe sere. A volte Shinji contrattaccava al fuoco, il che faceva ridere ancora di più Misato. Il ragazzo aveva un senso dell’umorismo tagliente quando lo lasciava sfogare.
 
Tutto questo faceva tornare in mente a Misato i tempi dell’università con Kaji. Aveva avuto una cotta per quello che sarebbe diventato l’Ispettore Speciale dell’ONU, alto e bello, fin dal primo momento in cui si erano incontrati, ma si erano ronzati attorno per quasi un mese, prima della settimana in cui saltarono le lezioni e passarono tutto il tempo nella camera da letto di Misato. Guardando Shinji e Asuka, e ripensando alla conversazione che avevano avuto dopo il matrimonio, Misato si era ritrovata ad avvicinarsi nuovamente a Kaji. Lui la voleva ancora, anche dopo che lei aveva ammesso di avergli mentito all’epoca sul motivo per cui aveva rotto con lui. E anche lei lo voleva ancora.
 
Stasera l’aveva invitata di nuovo a bere qualcosa in quel bar. Lei voleva andarci. Avrebbe anche potuto ammettere a sé stessa che non le sarebbe dispiaciuto se nella mente di Kaji ci fosse stato qualcosa di più di un semplice drink. Ma comunque…
 
“Sicura che ve la caverete da soli? Non ucciderai Shin-chan solo perché ti ha guardata in modo strano?” esitò.
 
Asuka sollevò gli occhi al cielo. “Ti prego, Misato. So gestire baka-Shinji. In qualche modo, saprò controllarmi di fronte al suo soave fascino da Don Giovanni e non gli permetterò di ‘farmi sua’. Ora vai. Ceneremo, ci laveremo e lo spedirò dritto a letto.”
 
A Misato poteva bastare. Sorrise e prese la sua giacca rossa della Nerv. Abbigliamento da ufficiale Nerv o meno, le stava tremendamente bene. “D’accordo. Probabilmente starò fuori fino a tardi. Vedete di andare a letto presto.” Si diresse verso la porta.
 


Asuka sorrise e la salutò. “Oh, lo faremo. Divertiti, Misato!” Mantenne la posa fino a quando non sentì il lieve rombo della Alpine A310 di Misato che lasciava il parcheggio.
 
“È andata.” disse Asuka a bassa voce.
 
Shinji uscì dalla cucina, asciugandosi le mani. “La cena dovrà stare sul fuoco ancora per mezz’ora.”
 
“Oh, e come ci terremo occupati per tutto quel tempo?” chiese Asuka in tono per nulla innocente. Afferrò Shinji per le spalle e lo fece cadere sulla sedia del tavolo dalla quale Misato si era da poco alzata. Gli saltò in grembo e gli intrecciò le braccia attorno al collo. “Mmm, ma buon giorno, Third Children…”
 


Shinji le rivolse uno sguardo divertito. “Quindi, hai intenzione di controllarti di fronte al mio soave fascino da Don Giovanni, eh? Non permetterai che io ti ‘faccia mia’?”
 
“Stavo dicendo la verità, come sempre!” disse Asuka con fare innocente. “Tu sei più ‘Shinji il Casanova’ che non un Don Giovanni.” Continuò allegramente. “Lui era molto più colto. E no, non mi farai tua.”
 
Shinji fece il broncio. “No?”
 
“No. È martedì. È il mio turno per farti mio. Quindi vieni qui.”
 
Per un po’ non ci furono più chiacchiere.

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Capitolo 23
*** Capitolo 5.2: Siamo in gioco? ***


Capitolo 5.2: Siamo in gioco?





Camminando lungo il corridoio della scuola, di ritorno dai servizi igienici, Shinji non vide la candida mano spuntare dalla porta accanto a lui. Non se ne accorse per nulla finché questa non gli serrò la bocca e lo trascinò nel ripostiglio. A quel punto era troppo tardi per scappare e la presa salda impediva che gli sfuggisse qualunque cosa se non qualche grido soffocato.
 
La porta si chiuse di scatto subito dopo che fu trascinato nel buio del ripostiglio. Shinji cercò di allontanare la mano dalla bocca e di gridare.
 
“SHHHH!!! Sono io, baka!” gli sibilò Asuka all’orecchio.
 


Shinji si rilassò, e il suo panico diminuì. Asuka non gli tolse la mano dalla bocca fino a quando un rumore di passi proveniente dal corridoio non svanì del tutto.
 
“Perché l’hai fatto? Stavo per iniziare a lanciare pugni.” sussurrò Shinji nell’oscurità. Si voltò per guardarla, ma riuscì a malapena a scorgere la sua sagoma nel buio.
 


Poteva però sentire perfettamente la frustrazione e l’imbarazzo nella voce di Asuka. “Dobbiamo parlare. Negli ultimi quattro giorni Wondergirl ha tenuto gli occhi puntati su di noi come Misato su una cassa di birra, e Misato è rimasta sempre a casa in queste notti, senza toccare una goccia di alcol. Quindi non abbiamo potuto farci altro che coccole. So che stiamo aiutando Ayanami a comportarsi in modo più normale, ma questo è troppo. Io sto impazzendo.”
 


Shinji annuì automaticamente, nonostante faticassero a vedersi al buio. Questa settimana a casa erano stati costretti ad essere estremamente cauti. Avevano scoperto che entrambi potevano essere piuttosto rumorosi quando ‘intrecciavano i loro AT Field’, soprattutto Asuka. Quindi, quando Misato era sveglia e nei paraggi, l’unica soluzione possibile era l’astinenza più totale. “Ayanami è stata abbastanza invadente.” concordò.
 


“È stata una maledetta Terminator. Ecco perché ti ho portato qui, per poter parlare. Cosa facciamo con lei?”
 
“Sai, potremmo…”
 
“Fai un’altra volta quella battuta sull’Israfel Special, Third Children, e giuro che ti faccio mangiare i piatti di Misato… freddi.”
 


“Non quello! Stavo per dire ‘Ehi, siamo soli adesso…’.” Lasciò che la sua voce concludesse la frase in modo suggestivo.
 
Ci fu un attimo di pausa, seguito dal rumore di una camicia che veniva tolta. “Mi piace quando usi il cervello. Dai, veloce a spogliarti.”
 
“Il ripostiglio della scuola è il posto meno romantico in cui potevamo farlo.”
 
“Meno male che ti amo così tanto da non importarmene. Ora sbrigati.”
 
Shinji si sbottonò la camicia. “Pensi che riusciremo a fare abbastanza piano qui dentro? I muri sono più spessi di quelli di casa, ma non sono insonorizzati.”
 
“Sono molto motivata a fare silenzio in questo momento, Shinji, perché voglio davvero che questo avvenga. Ora porta il tuo ‘Fucile a Positroni’ in ‘posizione di tiro’, rapido.”
 
“Dici sempre delle cose così sexy, liebchen.” rispose lui seccamente.
 
“Zitto e baciami.”
 
Dopodiché regnò, per lo più, il silenzio.
 
---
 


Rei aveva sempre osservato il mondo che la circondava. Quando prendeva ancora i tranquillanti, l’osservazione era molto distaccata, ma le era comunque piaciuta, allo stesso modo di come le piacesse qualsiasi cosa all’epoca.
 
Ma ora che si era liberata da quei farmaci, il mondo aveva acquisito una nuova intrigante profondità, soprattutto grazie all’aiuto del pilota Sōryū nel decifrare il complicato mondo dei messaggi sociali e della comunicazione che prima si era semplicemente limitata a ignorare. Si stava rivelando affascinante. Osservare e analizzare il comportamento dei suoi compagni di classe le forniva una base di dati sempre più ampia per aiutare sé stessa ad avere un comportamento più normale, oltre a darle qualcosa su cui concentrarsi per controllare i crescenti sbalzi ormonali e d’umore che influivano sui propri sensi.
 
Alcuni di questi sensi stavano diventando molto difficili da ignorare. Si era ritrovata a guardare intensamente Aida-san, Suzuhara-san e Ikari-kun… soprattutto Ikari-kun. Aveva sempre più voglia di… fare qualcosa con Ikari-kun, ma aveva anche osservato il modo in cui il pilota Sōryū si irrigidiva ogni volta che le altre ragazze lo avvicinavano, assieme al forte aumento di segnali di rabbia, frustrazione e possessività. Con rammarico, non volendo interrompere il suo neonato rapporto amichevole con il Second Children, si era trattenuta dal tentare qualsiasi esperimento con Ikari-kun, per quanto lo desiderasse. Un’attenta riflessione aveva stabilito che avvicinarsi a Suzuhara-san avrebbe probabilmente provocato reazioni simili in Horaki-san, quindi aveva rigettato l’idea di avvicinarsi anche al ragazzo alto, abbronzato e atletico.
 
Non aveva ancora iniziato alcun esperimento con Aida-san, ma sentiva che stava arrivando il momento giusto. Era molto interessata ad acquisire nuovi dati in questo campo. Aveva valut…
 


Il suo capo si voltò di scatto. Ikari-kun era tornato da una visita stranamente lunga ai servizi igienici. Il pilota Sōryū arrivò pochi istanti dopo.
 
Gli occhi di Rei si assottigliarono leggermente. Sia il pilota Sōryū che Ikari-kun erano usciti poco prima, separatamente. Negli ultimi giorni avevano mostrato crescenti segni di tensione e frustrazione, soprattutto il pilota Sōryū. Ora quei segni erano scomparsi. Entrambi i suoi amici sembravano rilassati, felici e soddisfatti. Rei li osservò con attenzione mentre si avvicinavano a lei e prendevano posto al proprio banco.
 
Le si arricciò il naso. Aveva notato un netto miglioramento dei suoi sensi, man mano che le dosi di farmaci diminuivano. I colori, i suoni e, in questo momento, i profumi erano più nitidi e chiari che mai. Ed ora sia Ikari-kun che il pilota Sōryū avevano un forte odore di cloro, ammoniaca, polvere… e odoravano l’uno dell’altra.
 
Diverse cose andarono al loro posto e una cascata di pensieri attraversò la mente di Rei. ‘Osservazione: Ikari-kun e il pilota Sōryū sono tornati in classe con addosso lo stesso identico odore e quello dell’altro, e la loro tensione è sparita. Conclusione: hanno appena svolto un’attività insieme in uno spazio ristretto che li ha soddisfatti entrambi. Seconda conclusione: hanno utilizzato lo sgabuzzino della scuola per avere… un rapporto sessuale?’ L’argomento era diventato improvvisamente affascinante. ‘Osservazione: Ikari-kun e il pilota Sōryū sono stati impegnati in una complicata azione nelle ultime settimane che consiste nel nascondere i loro reali sentimenti reciproci in pubblico, ma non l’uno all’altro. Hanno tentato intimità fisica quando credevano che non potessi osservarli. Hanno ostentato prove di affetto intenso e reciproco. Entrambi hanno mostrato di trattenere segni di rabbia e tensione quando membri del sesso opposto hanno tentato di ‘flirtare’ con l’altro. Conclusione: il pilota Sōryū e Ikari-kun sono impegnati in una relazione romantica e sessuale. Osservazione: hanno fatto di tutto per mantenere l’apparenza di essere reciprocamente antagonisti e non coinvolti sentimentalmente, apparenza mantenuta soprattutto verso il Maggiore Katsuragi. Hanno operato in modo assiduo per incoraggiare Hikari-san e Suzuhara-san a legare e portare le loro attenzioni l’uno verso l’altra. Conclusione: stanno attivamente cercando di nascondere la loro relazione agli amici e ai superiori alla Nerv.’
 
Rei rifletté su questo ultimo punto. ‘Perché? I loro sentimenti reciproci sono evidenti per me. Dai commenti rilasciati durante la maggior parte delle cene, il Maggiore Katsuragi risulta quantomeno consapevole della loro attrazione reciproca. Tuttavia hanno passato settimane a nascondere la loro relazione. Conclusione provvisoria: temono che la scoperta della loro relazione comporti azioni da parte del Maggiore Katsuragi o del comando della Nerv che li separino. Conclusione secondaria: non temerebbero questa conseguenza né si impegnerebbero tanto per proteggere questa condizione se non fosse molto importante per loro. La segretezza è una protezione e una sicurezza per la loro relazione. Non vogliono che altri tolgano loro questa scelta o felicità.’
 
Rei si voltò abbastanza da poter vedere il volto di Ikari-kun. Sembrava così felice che Rei ebbe l’improvviso impulso di voler chiedere un abbraccio. Gli abbracci erano un altro argomento che stava diventando molto interessante per lei. Guardò il pilota Sōryū. Anche lei sorrideva timidamente e di tanto in tanto lanciava occhiate dolci verso Ikari-kun.
 


Rei si sedette di nuovo composta. I suoi amici stavano… mantenendo dei segreti. Segreti che temevano di perdere se fossero stati scoperti. Si sentì leggermente ferita dal fatto che non avessero confidato in lei. Non era forse anche lei loro amica? Un compagno pilota? Non avevano legami di pericolo ed esperienza in comune? Dalle sue valutazioni aveva capito che tali legami dovevano essere molto forti. Avevano forse paura che li avrebbe spifferati a qualcuno? Non sapevano quanto fosse brava a mantenere segreti?
 
‘Certo che non ne sono consapevoli. Se sapessero quanto sono brava a mantenere segreti, li conoscerebbero, smentendo così l’affermazione.’ pensò Rei più divertita di quanto ne fosse capace fino a poche settimane fa.
 
La sua lieve ilarità svanì. ‘I miei segreti. Il Comandante Ikari ha sempre insistito su quanto lo Scenario sia un segreto che non può essere rivelato a nessuno. La sua divulgazione farebbe trionfare il piano della Seele di controllare l’evoluzione dell’umanità, un’evenienza inaccettabile. Mi è stato affidato questo segreto per via del mio ruolo chiave all’interno del suo Scenario per impedire la vittoria della Seele. Ha dichiarato che non c’è altra scelta per l’umanità se non l’unione di tutte le anime attraverso il Third Impact, e che il suo piano è un esito migliore rispetto all’eterno dominio perpetrato dalla Seele. Il Vicecomandante Fuyutsuki ha corroborato questa tesi. Il Comandante Ikari ha affermato che mi sarà permesso di morire e tornare nell’oblio una volta concluso con successo il suo Scenario. È una cosa che desideravo da tempo. La visione più chiara e vivida del mondo, dovuta alla riduzione dell’assunzione di farmaci, è parzialmente compensata dal crescente dolore del vivere. Sarei lieta di porre fine al mio dolore. Eppure…’
 
Si guardò di nuovo alle spalle e guardò il sorriso di Ikari-kun. ‘Il piano della Seele o lo Scenario del Comandante… entrambi comportano la fine delle vite di Ikari-kun e del pilota Sōryū come individui e della loro felicità insieme. Non voglio fare del male a nessuno dei due in questo modo. Il Comandante Ikari ha detto che il Third Impact è inevitabile, ineluttabile, e che il suo Scenario è la via migliore, l’unica via. Potrebbe forse… essere in errore?’
 
Rei mise da parte per il momento quel pensiero preoccupante, quasi eretico. Nell’immediato, avrebbe emulato le loro tattiche: avrebbe tenuto nascosti i suoi cambiamenti al comando della Nerv e a coloro che la circondavano, persino ai suoi amici, finché non avesse avuto più tempo per valutare appieno l’effetto di quei cambiamenti. Poi avrebbe valutato quanti e quali segreti rivelare al Second e al Third Children. Nel frattempo, avrebbe iniziato il suo programma di esperimenti per aumentare la sua conoscenza della vita.
 
“Ehi, First. Sei pronta per il Sync Test di domani?” sussurrò Asuka alle sue spalle.
 



Rei sorrise debolmente. Il suo Sync Rate aveva iniziato a crescere, seppur lentamente, da quando aveva iniziato a ridurre il dosaggio dei farmaci e a frequentare gli altri piloti. La dottoressa Akagi l’aveva informata che avrebbero continuato a frequentarsi finché i suoi risultati sarebbero migliorati. Ne era felice. Le piaceva avere degli amici. Non si sentiva più così sola.
 
“Sì, pilota Sōryū. Magari questa settimana ti surclasserò.”
 


Asuka sbuffò. “Questa è bella, Wondergirl. Avresti più fortuna a sconfiggere un angelo chiedendogli di uscire.”
 
“Vedremo.”

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Capitolo 24
*** Capitolo 5.3: Siamo in gioco? ***


Capitolo 5.3: Siamo in gioco?





“Wondergirl? Sei qui?”
 
“Sono qui, pilota Sōryū.” rispose Rei dal salotto.
 
Asuka scosse la testa mentre lei e Shinji entravano. Il locale era ancora quasi spoglio di arredi. Se non fosse stato per la risposta di Rei, Asuka avrebbe potuto pensare che l’appartamento fosse completamente vuoto.
 
Misato aveva visitato il vecchio appartamento di Rei dopo il resoconto di Asuka ed era rimasta – per usare un eufemismo – sconcertata. Si era lamentata con la dottoressa Akagi e il Vicecomandante Fuyutsuki delle condizioni di vita di Rei e dopo una settimana era riuscita a farla trasferire. Il che, per quanto riguardava Asuka, era una cosa assolutamente positiva.
 
Sfortunatamente per la privacy sua e di Shinji, Misato aveva fatto traslocare Rei nell’appartamento disabitato accanto al loro. Il che significava che Rei avrebbe potuto essere ‘tra i piedi’ fino all’ora di andare a letto e inoltre, generalmente, si fermava sempre a cena con loro. Asuka e Shinji si erano ridotti ad avere solo la loro stanza per poter essere sé stessi l’uno con l’altra.
 
Il lato positivo era che, nei fine settimana come questo, era semplice andare a piedi al nuovo appartamento di Rei, così da ottemperare all’ordine della dottoressa Akagi di passare molto tempo insieme. E aiutare Rei a continuare a disintossicarsi dai sedativi che stava assumendo era un progetto che richiedeva molti sforzi. Gli effetti cominciavano a farsi vedere. Rei era più vivace a scuola, e lo era ancora di più quando si trovava con i suoi colleghi piloti. A scuola parlava molto di più rispetto a prima e in generale si comportava molto meno come un robot. Asuka era molto meno infastidita da lei ultimamente, o lo sarebbe stata se Rei non fosse un ostacolo ambulante ai suoi fine settimana con Shinji.
 
Quantomeno Asuka e Shinji erano riusciti a convincere Rei che era giusto che andassero in bagno separatamente. Fu un po’ imbarazzante all’inizio. Erano anche riusciti a prendersi di tanto in tanto venti o trenta minuti di libertà lontani dallo sguardo di Rei, occasioni che Asuka aveva sfruttato al meglio, di solito trascinando Shinji nel più vicino angolo in ombra, baciandolo senza ritegno. Tuttavia, negli ultimi giorni Rei stessa aveva cominciato a sparire di tanto in tanto, cosa di cui Asuka intendeva chiederle conto oggi.
 
“Ho sentito che è successo qualcosa di strano ieri a scuola, First Children. Hanno trovato Tecno-Babbeo svenuto…” Asuka si fermò di colpo, si voltò di scatto e schiaffò le mani sugli occhi di Shinji.
 
“Ehi! Che accade?” urlò lui, spaventato.
 
“Fermo dove sei, baka. Wondergirl, mettiti un vestito addosso!”
 


Rei sbatté le palpebre, tenendo ancora il reggiseno in pizzo di colore blu chiaro davanti a sé. Abbassò lo sguardo. Le mutandine abbinate le donavano ai capelli. “Oh, giusto. Vestiti.”
 


“Perché ti stai provando la biancheria intima nel bel mezzo del soggiorno?! Stai forse cercando di metterti in mostra con baka-Shinji?” ‘Meglio per te che la risposta sia ‘no’, First Children. Mio!’
 
“Perché dovrei farlo, pilota Sōryū? Ikari-kun mi ha già vista senza vestiti. Sto provando il nuovo completo in soggiorno perché qui la luce è migliore.”
 
Asuka ringhiò al ricordo del ‘fattaccio’. “Ciò non significa che devi dare a questo maniaco di un baka altri spettacoli gratuiti!”
 
Alle loro spalle si sentì un fruscio di stoffa, e Rei annunciò “Ora sono vestita, pilota Sōryū.”
 


Asuka tolse le mani dagli occhi di Shinji e si voltò. Digrignava ancora i denti. Rei era bellissima, con un prendisole leggero che aderiva intorno alla sua figura. E se Asuka la trovava bella, a Shinji doveva sembrare fantastica. “Ok, Wondergirl. I ragazzi del turno per la sorveglianza a scuola hanno trovato Tecno-Babbeo svenuto nel corridoio ieri, subito dopo l’inizio del pranzo, e sembra che tu sia stata vista lasciare la zona. Cosa gli hai fatto?”
 
“Stavo cercando di seguire le tue istruzioni su come interagire con i ragazzi e calibrare le mie abilità sociali. L’esperimento ha fornito dati preziosi, ma risultati inconcludenti.”
 
“Wondergirl. Cosa. Hai. Fatto?”
 
“Quello che mi hai detto di fare.”
 
---
 


“Compagno di classe Aida-san.”



Kensuke alzò lo sguardo sorpreso. Rei Ayanami lo aveva fermato, il che era una novità. Si era guardata intorno in classe più di quanto non facesse di solito, e lui l’aveva anche vista fissarlo di tanto in tanto, ma non gli aveva mai rivolto prima d’ora la parola. Da vicino, la sua bellezza etera era ancora più stupefacente. Aveva una presenza così calma e rilassata. Naturalmente, per un ragazzo di quattordici anni come lui, quella presenza non era certo l’ideale per rimanere calmo abbastanza da formulare frasi vere e proprie a distanza così ravvicinata. “Ehm… S-sì, Ayanami-san?” Cercava di non sudare.
 


“Vorrei chiederti un favore.”
 
“Ehm… C-certo? Tutto quello che vuoi.”
 
“Queste mutandine sono attraenti? Mi è stato consigliato di non indossare cose ‘noiose’ che…”
 
SBAM
 
“Compagno di classe Aida-san?” Rei abbassò le mani e si accigliò leggermente verso l’adolescente crollato. “È difficile valutare i miei tentativi di interazione sociale quando si cade in stato di incoscienza, Aida-san. Tuttavia, questo fornisce alcuni dati. Grazie per la tua assistenza.”
 


--
 
Shinji e Asuka guardarono Rei. Si voltarono per guardarsi per un secondo, poi tornarono a guardare Rei. “Tu cosa?!” sbottarono infine all’unisono.
 
“Tu mi hai detto ‘se e quando le mostrerai a qualcuno che non sia il Third Children, indossa qualcosa di meglio di quelle mutandine, perché è la biancheria intima più noiosa che abbia mai visto’. Ora che avevo biancheria diversa, ho deciso di testare la loro attrattiva. Inoltre, ho scelto Aida-san come assistente per il test, in quanto mi hai negato l’uso di Ikari-kun per questi scopi, e Suzuhara-san passa tutto il suo tempo con Horaki-san.”
 
Asuka cercò di dare un senso a tutto ciò. “Ma perché i Babbei?”
 
“Sono amici di Ikari-kun. Questo indica che probabilmente sono brave persone.”
 
“Stai basando tutta la tua valutazione sull’essere ‘brave persone’ solo sul fatto che piacciano o meno a Shinji?”
 


“È il fattore principale, sì.”
 
‘Beh, non posso dire che sia una cosa negativa. Anche a me piace passare del tempo con il mio baka…’ “Sì ma… per carità, in giro c’è anche di peggio dei Babbei. È comunque un bene che tu non l’abbia fatto con Sporting-Babbeo. Hikari ti avrebbe uccisa. E forse anche lui.” osservò Asuka.
 
“È per questo che ho selezionato Aida-san.”
 
Shinji sorrise. Il piano suo e di Asuka per far mettere i loro amici insieme era andato a buon fine. Alcune settimane di inviti ai pranzi a scuola e di sparizioni improvvise per lasciarli soli avevano portato Tōji – con un po’ di imbeccate e spintarelle da parte di Shinji – a chiedere a Hikari di uscire il venerdì precedente. Da allora i due erano inseparabili, anche se entrambi arrossivano ogni volta che qualcuno ne parlava. Kensuke aveva già iniziato a lamentarsi con Shinji del fatto che il loro amico si comportasse come un ‘idiota sdolcinato’. Ma soprattutto, i loro amici erano stati completamente distratti dal notare i segreti dei piloti, proprio come avevano previsto.
 
Asuka, confusa, stava ancora guardando Rei. “Ma perché l’hai fatto? Perché hai sentito il bisogno di sapere quanto fosse attraente la tua biancheria intima per un ragazzo?”
 
Rei si limitò a guardarla.
 


Sul voltò di Asuka si delineò lentamente un’espressione di shock. “Oh Gott no.”
 
Shinji spostava continuamente lo sguardo tra Asuka e Rei. “Cosa? Che c’è?”
 


“Wondergirl ha scoperto i ragazzi.”

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Capitolo 25
*** Capitolo 5.4: Siamo in gioco? ***


Capitolo 5.4: Siamo in gioco?





Kensuke si fermò di colpo. Rei Ayanami se ne stava tranquilla nell’angolo in fondo al corridoio, come se fosse… in agguato. Per lui. Di nuovo. Beh, non è detto che sia ‘di nuovo’: non era del tutto sicuro che l’ultimo incidente fosse realmente accaduto. Non poteva essere successo davvero, giusto?
 


Gli occhi rossi di Rei incrociarono i suoi. “Compagno di classe Aida-san.” lo salutò. “Vorrei richiedere di nuovo la tua assistenza.”
 
‘Ah, quindi è successo davvero?’ “Ehm… ehm… Ok?” Lui si tenne pronto, ma Rei non fece nulla che gli facesse ‘sanguinare il naso’ come l’ultima volta. Si limitò a guardarlo con attenzione.
 
“Sei mai stato abbracciato?” gli chiese.
 
Lui sbatté le palpebre. Che razza di domanda era? “Ehm… sì?”
 


“Ottimo. Io non l’ho mai fatto. Desidero stabilire una baseline per ulteriori test.”
 
‘Cosa? Non può essere vero. Non è mai stata abbracciata?’ “…Quindi tu vorresti…?”
 
“Vorrei abbracciarti per stabilire una baseline.”
 
“…ok?”
 
Rei si avvicinò delicatamente a lui e lo abbracciò. Kensuke si irrigidì come una pietra per lo shock. Certo, era già stato abbracciato in passato, ma si trattava di famigliari o parenti. Non… non l’aveva mai fatto con una ragazza della sua età, soprattutto con una che avesse l’aspetto di Rei Ayanami. ‘È tutto così bello, specialmente dopo quello che ha fatto venerdì… Oh cielo, è un brutto momento per pensare a quanto è calda e a quanto è stretta a me…’
 
Fortunatamente per la salute mentale di Kensuke, Rei lo lasciò andare e fece un passo indietro prima che Kensuke potesse svenire di nuovo o che potesse accadere qualcos’altro di imbarazzante. “Grazie, Aida-san. Sono stati dati preziosi per la mia baseline e… non sgradevoli.”
 


Era molto, molto confuso. “Non c’è di che?”
 
Rei si voltò e se ne andò senza dire un’altra parola. Kensuke rimase a guardarla per molto tempo dopo che lei ebbe varcato le porte che davano sul cortile della scuola.
 
“Che diavolo è appena successo?” chiese al corridoio deserto.
 
---
 


Ad Asuka piacevano molte cose dell’essere innamorati, ma i momenti di tranquillità che venivano dopo i momenti più ‘animati’ stavano rapidamente diventando i suoi preferiti. Stare sdraiata con Shinji, tenersi stretti l’uno all’altra, sentire il suo petto alzarsi e abbassarsi con il suo respiro, ascoltare il battito del suo cuore sotto il proprio orecchio… Poteva lasciar cadere tutti i suoi muri, non aver più bisogno di fingere, non temere nulla… poteva essere semplicemente Asuka, sapendo di trovarsi tra le braccia di qualcuno che la amava.
 
Erano dieci anni che non lo faceva.
 


“Shinji?”
 
“Mmm?”
 
“Sono così felice che tu abbia deciso di abbracciarmi, quella prima volta. Guarda a cosa ha portato.”
 
Shinji rimase stranamente in silenzio per un minuto. “Vuoi sapere una cosa divertente, Asuka? Non l’ho fatto.”
 


Lei reclinò il capo in modo da poterlo vedere in faccia senza dover sollevare la testa dal suo petto. “Cosa?” chiese lei, confusa.
 
“Io… non ho deciso nulla. Stavo per cadere. Mi avevi tappato il naso e cominciavo ad avere i mancamenti perché ero in apnea da troppo tempo, così mi sono aggrappato a te per restare in piedi.”
 
“Tu stavi cadendo?!” Asuka non riusciva a decidere se fosse arrabbiata, sorpresa, o semplicemente confusa. “Tutto qui?”
 


“Io volevo continuare! La ragazza dei miei sogni mi stava baciando e io mi sono bloccato! Volevo solo continuare a baciarti, quindi mi sono aggrappato a te per rimanere in piedi, così avremmo potuto continuare a baciarci. Avevo paura di toccarti!”
 
“Paura di… Quindi se tu non fossi quasi svenuto, te ne saresti rimasto lì, senza fare nulla, perché avevi paura di toccarmi?”
 
“Probabilmente sì. Eri letteralmente la ragazza dei miei sogni, Asuka. Un solo tocco delle tue labbra e mi sono bloccato. Sarei rimasto lì a baciarti il più a lungo possibile.”
 
“Ma senza fare nulla. Wow. Sarebbe stato davvero terribile, Shinji. Quando ho sentito che hai appoggiato le tue mani su di me, ho pensato che fossi finalmente riuscita a farti capire che anch’io ti volessi. Mi ha reso così felice il fatto che tu avessi risposto ai miei segnali. Se fossi rimasto lì senza fare nulla, avrei pensato che mi stessi rifiutando. Gott, probabilmente sarei fuggita in lacrime! Non avrei potuto sopportalo, tu che mi rifiutavi quando ti avevo appena baciato!”
 
“Mi… mi dispiace… Lo sai che sono il tuo baka. È solo che… tu sei troppo per me, Asuka. Riesco a malapena a far funzionare il mio cervello quando sono accanto a te. Quel primo bacio mi ha fatto saltare tutti i fusibili.” Scosse la testa. “Se tu fossi scappata, non avrei avuto la più pallida idea di cosa fare. Sarei rimasto lì, confuso, finche Kaji non avesse portato a casa Misato.”
 
“Gott, io avrei fatto la cascamorta con Kaji, cercando di nascondere quanto fossi stata ferita… Ho davvero rischiato il tutto per tutto con quel bacio, Shinji. Se non fosse andata in quel modo, mi sarei comportata come una stronza con te per giorni, forse per settimane. Sono così dannatamente felice che tu mi abbia baciata.”
 
“Anch’io ne sono felice. Non sono mai stato così felice, Asuka. Me ne stavo seduto in camera mia ascoltando la musica sul mio lettore SDAT per ore perché non avevo altro da fare se non sentirmi vuoto. Ora…” Le accarezzò i capelli. “Non credo di averlo toccato da quella sera. Mi avevi davvero convinto di non volere nulla da me. La tua sceneggiata era davvero ottima. Non avevo idea di cosa tu provassi davvero.”
 
Asuka sbuffò. “Sei proprio il mio baka-Shinji. Beh, non potevo mica ammettere che ero attratta da te, non senza andare contro il mio orgoglio. Mmm… a proposito di sceneggiate, penso che ultimamente siamo stati troppo buoni tra di noi in classe. Ho sentito voci su di noi, negli spogliatoi delle ragazze. Credo che dovremo avere una bella e grossa discussione in pubblico.”
 


Shinji le sorrise tra i capelli. Di tutte le cose che erano cambiate da quando lui e Asuka si erano aperti l’uno all’altra, il dover programmare le loro litigate in pubblico era la più divertente. “Hmm… Potrei ‘dimenticare’ i nostri bentō perché troppo occupato o qualcosa del genere. In questo modo avresti un’ottima scusa per sgridarmi.”
 


“Bleah, questo significa cibo della mensa. È sicuramente un ottimo motivo per sgridarti. Non dovrò di certo recitarla, quella parte. Mi piace la tua cucina. Ok, può andare. Dovremo fare in modo di partire di fretta domattina, o Ayanami si accorgerà che la nostra scusa non regge.”
 
Shinji scrollò le spalle. “Come ho detto ieri sera, credo che ci abbia già scoperti, ma non ha detto nulla.”
 
Con sua sorpresa, Asuka rabbrividì. “Cosa c’è che non va?” le disse.
 


Asuka rimase in silenzio per un minuto. “Se lei lo sa, magari non dirà nulla, ok. Ma se è riuscita a capirlo lei allora potrebbero capirlo anche gli altri. E la cosa potrebbe arrivare fino a Misato e lei potrebbe… farci smettere.” Gli strinse le braccia attorno. “Io… non voglio che questo finisca, Shinji. Io… ho bisogno di tutto questo. Io ho bisogno di te. Non posso stare di nuovo da sola.”
 
Anche Shinji considerò l’idea. Essere di nuovo da solo, passare le notti in una vuota solitudine nella sua stanza, con le stesse tracce sullo SDAT che scorrono in continuazione… Freddo, solitudine, nessun calore a confortarlo o un respiro regolare accanto a lui nell’infinita e pressante oscurità… Rabbrividì anche lui. Nemmeno lui sarebbe riuscito a sopportarlo. Avrebbe preferito rinunciare a respirare piuttosto che perdere Asuka accanto a lui la notte. Cercò di iniettare nella sua voce quanta più sicurezza di sé potesse. Non era molta. “Ayanami non ha detto una parola su quello che abbiamo fatto con i farmaci che doveva prendere e nemmeno su tutto il resto. Ti ho detto come abbiamo avuto tutti quei farmaci antagonisti dalle scorte della dottoressa Akagi. Ha mantenuto il silenzio assoluto. Credo che sia brava a mantenere segreti.” ‘Spero davvero, davvero tanto che lo sia.’ pensò.
 
Anche se attorniato dalle sue paure, Shinji sentiva dentro di sé ancora un bagliore di felicità. La Asuka di due mesi fa non avrebbe mai potuto dire apertamente ‘ho bisogno di te’ a lui, o a chiunque altro. Lo Shinji di due mesi fa non ci avrebbe mai creduto. Ora sembrava una cosa naturale e necessaria come il respirare. ‘Ha bisogno di me. Mi ama.’
 
“Non voglio che ci separino. So che ne hai bisogno quanto me.” Asuka fece una cupa risatina. “Gott, pensa a come crollerebbero i nostri Sync Rate se dovessero cercare di separarci. Potremmo magari sfruttare questo per ricattare Misato e convincerla a lasciarci stare insieme, se e quando lo scoprirà?”
 
Shinji rise dolcemente. “Sì, forse.” Il suo sorriso si spense. “Quel giorno sta arrivando, Asuka. Non possiamo tenerlo nascosto per sempre. Stare assieme ci sta cambiando e potremmo rivelarlo senza accorgercene. Guarda quanto sta diventando difficile recitare per far credere quanto siamo arrabbiati l’uno con l’altra.”
 


“Lo so.” rispose lei. “Ma ora sono felice e non voglio che cambi nulla. Voglio solo rimanere così per sempre.”
 
Un lampo attraversò Shinji. ‘Per sempre. Per sempre?’ Deglutì. C’era una domanda che incombeva nella sua mente da settimane ormai, che aveva sempre evitato di affrontare in modo serio perché si era sempre accontentato di godersi il primo sincero periodo di felicità che aveva avuto da quando ne avesse memoria. Ma, come per la prospettiva di essere prima o poi scoperti, era una domanda inevitabile che doveva essere posta. “Asuka… noi dove stiamo andando?”
 
“Cosa?”
 
“…noi. Dove stiamo andando? Hai appena detto ‘per sempre’. Anch’io… voglio restare così. Non riesco quasi più a immaginare come sarebbe vivere senza di te. Penso che… tu provi lo stesso. Ma non possiamo nemmeno cambiare il testamento che ci hanno fatto compilare e nominarti come mia erede universale senza che tutti mi chiedano il perché. Cosa faremo?”
 
La stretta di Asuka su di lui si fece più forte. “Non farlo… Non ti è permesso morire, baka. Mai.” Per un minuto cadde nel silenzio. “Non so dove stiamo andando. Siamo adolescenti. Siamo soldati. Potrebbe finire tutto la prossima settimana. Ma non mi importa, finché siamo insieme. E tu me l’hai già promesso quella prima mattina: ‘Insieme, per sempre’. Fino alla fine del mondo, tu ed io. Staremo insieme finché non ci renderemo più felici a vicenda. E se questo significa finché saremo entrambi morti, allora mi sta bene così.” Lo abbracciò di nuovo. “Un giorno ci scopriranno, forse presto. Quando accadrà, quando dovremo renderlo pubblico, non c’è santo che tenga, io ti reclamerò davanti a tutta la scuola. Anche se ci faranno tornare a dormire separati, farò in modo che tutto il mondo sappia che sei tu sei mio e che io ti amo.”
 
“Asuka… hai… hai davvero…” Shinji cercò di sollevare il capo per vederla in faccia. “Stai piangendo?”
 
“Tu… taci e tienimi stretta, baka.”
 
“…Anch’io ti amo.”

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Capitolo 26
*** Capitolo 5.5: Siamo in gioco? ***


Capitolo 5.5: Siamo in gioco?





“Sì!” esclamò felicemente Tōji. “Pranzo pranzo pranzo! È la parte migliore della giornata a scuola! Soprattutto quando sei tu a prepararlo, Horaki-san!”
 


La capoclasse arrossì. “Suzuhara-san, non devi per forza farmi tutti questi complimenti.”



“Ma mi piace farlo! Voglio che tutti sappiano che la mia ragazza è una cuoca fantastica!” Tōji cominciò comunque ad arrossire quanto lei, nonostante le sue parole coraggiose. Aprì il bentō ben confezionato e ne annusò appieno il contenuto. “Mmm! Molto meglio del cibo della mensa!”
 
Kensuke, dal banco accanto, sussultò in un conato e roteò gli occhi in alto. Vedere il suo amico comportarsi da piccioncino innamorato con la sua nuova ragazza era per lui a metà strada tra il comico e il ridicolo. Il cambiamento di Tōji, dal deridere la capoclasse dandole della ‘dittatrice in coda e lentiggini’ al blaterare su quanto fosse carina, era una trasformazione sconvolgente avvenuta nelle ultime settimane.
 
Come sarebbe a dire che non hai portato il nostro pranzo?!”
 


Kensuke sorrise guardando verso la parte anteriore dell’aula. In fondo, alcune cose non erano cambiate affatto…
 
Shinji si incurvò sotto la furia di Asuka, alzando le mani in un inutile tentativo di placare gli animi. “I-ieri sera sono stato molto impegnato con le faccende domestiche e i compiti! Non ho avuto tempo di cucinare! E stamattina siamo usciti di corsa!”
 


“E per questo mi stai dicendo che devo restare senza pranzo?!” gli urlò contro Asuka. “O mangiare la brodaglia della mensa?! UGH!”
 
Tōji alzò lo sguardo da un boccone di verdure e riso al vapore di Hikari. Sorrise alla tipica esplosione della rossa. “Ooh, ma che succede? Una tipica scaramuccia tra marito e moglie?”
 


Gran parte della classe esplose in una risata, ad eccezione di Tanaka e di alcune ragazze che ancora sognavano di poter mettere le mani sul Third Children. Queste lanciarono ad Asuka occhiate di morte. La tacita pretesa di Asuka di fare di Shinji il suo solo e unico schiavetto privato era ben nota.
 


Shinji e Asuka diventarono di una tonalità di rosso impressionante alla battuta e guardarono verso il pavimento. Asuka in particolare sembrò sotto shock, la sua espressione divenne stranamente distante per un secondo prima che lei e Shinji si scagliassero contro Tōji e gridassero all’unisono “Non è vero!” La loro sincronia fece solo raddoppiare le risate.
 


Ayanami colse il momentaneo sguardo che i due piloti si scambiarono, mentre Asuka tornò al suo posto e si coprì il viso fino a quando il rossore non si fosse spento, ma non disse nulla.
 
Asuka si coprì il volto con le mani per nascondere qualcosa di più del rossore e cercò di rallentare il battito del suo cuore. Si potrebbe dire che… non era andata proprio secondo i piani. ‘No. No. No. Non pensarci, Sōryū. Non puoi. È impossibile. È stupido. Sono passati solo due mesi. Nove settimane. Cinquantatré giorni. È troppo presto anche solo per immaginarlo.’ Il suo cuore si rifiutava di ascoltarla, e batteva forte. ‘Ma detto ad alta voce sembrava così bello~.’ sussurrò la parte della sua mente che aveva passato troppe notti da sola e in lacrime, la parte che aveva spinto così tanto per tentare quel primo bacio con Shinji. La parte che non voleva essere mai più sola.
 
La parte che aveva sentito ‘marito e moglie’ e aveva iniziato a cantare.
 
‘No. No. No. È una pazzia, Sōryū. Siete adolescenti! Se anche solo dovessi provare a parlargliene, penserebbe che sei pazza! E se dicesse ‘no’?! Potresti farlo scappare, farlo fuggire via di corsa! Cosa faresti allora?’ urlarono le sue paure.
 
‘Lo ha promesso, ‘per sempre’. Lui è come te. Ha bisogno di te come tu hai bisogno di lui. Ti ama anche quando non fingi di essere chi non sei. Ha rischiato la sua vita per te più di una volta. Tirerebbe giù le stelle per te. Ieri sera ti ha chiesto dove state andando e quando hai detto ‘fino alla morte’ non ha detto no…’ controbatterono le sue speranze.
 
“Lui è come me.” sussurrò a sé stessa. ‘Deve avere lo stesso tipo di pensieri, giusto? Quindi… potrei… chiederglielo. Chiedergli cosa ha pensato quando ha sentito quelle parole. In fondo è stato Sporting-Babbeo a dire quella frase. Posso farlo, no? Sarebbe solo un chiacchierare ricordando una battuta e… ma chi vuoi prendere in giro, Sōryū? Non puoi mentirgli in questo modo, non più. Ti conosce meglio di chiunque altro al mondo, e dopo quello che vi siete detti ieri sera non sarà esattamente una cosa semplice. Quindi o insabbiamo questo pensiero e non ne parliamo più per anni, oppure… gli chiediamo veramente cosa ne pensa.’ Asuka deglutì in una gola improvvisamente secca. ‘Oh Gott, non lasciare che mandi tutto all’aria.’
 
‘Finché morte non ci separi. Fino alla fine del mondo. Per sempre. L’ha già promesso. Lui è mio! Lui mi ama!’ cantava una parte della sua mente ancor più in profondità.
 
Degli occhi cremisi la guardarono attentamente, e iniziarono a pensare.
 
---
 


“Pilota Sōryū.”
 
“Wondergirl.” mugugnò Asuka in risposta. Aveva cercato di non farsi rovinare l’umore dal First Children al suo arrivo la mattina. Erano pronti ad andarsene in fretta e furia quando Rei bussò, tutto per rendere credibile la sceneggiata che avevano preparato per pranzo in cui Shinji avrebbe dimenticato di preparare i bentō. Ma la ragazza dai capelli blu arrivò prima di quanto si aspettassero, così ad Asuka furono negati i consueti ultimi momenti per intrattenersi in un paio di baci con Shinji prima di uscire ad affrontare la giornata.
 
E ora che stavano finalmente tornando a casa, Rei li fermò in una strada secondaria di poca importanza e si voltò verso di loro con un’espressione seria sul volto. O comunque quanto più vicina ad una ‘espressione seria’ potesse esistere per Wondergirl. Due mesi, un pizzico di maggiore attenzione al First Children e l’averle insegnato un po’ di comportamento sociale, avevano permesso ad Asuka di migliorare la comprensione del pilota solitamente stoico, ma riuscirci era ancora un’impresa ardua.
 
“Ho una richiesta per te e Ikari-kun.”
 


Asuka scambiò uno sguardo perplesso con Shinji. “Continua.”
 
“Ho stabilito una baseline per gli esperimenti di contatto fisico sociale. Ora che l’ho fatto, vorrei condurre altri esperimenti con soggetti esterni alla baseline, per confrontare la differenza tra questi e i soggetti verso i quali provo dei sentimenti speciali.”
 
‘Sentimenti speciali?’ Asuka scambiò uno sguardo ancora più perplesso con Shinji. “Er… cosa?”
 
“Vorrei abbracciare Ikari-kun, per capire se le sensazioni che si provano siano diverse da quelle provate durante un abbraccio col compagno di classe Aida-san, la mia attuale baseline.”
 
Asuka sentì i suoi nervi iniziare ad attivarsi con un ringhio quasi istintivo partire dal fondo della gola. “Aspetta un attimo, First Children! Non puoi mica uscirtene con…” cominciò con tono acceso.
 


“E anche te, pilota Sōryū.”
 
Il ringhio di Asuka si fermò confusamente. “Me cosa?”
 
“Desidero abbracciare anche te.”
 
“T… tu vuoi… cosa? Io?” Asuka cercò di comprendere la richiesta.
 


“I miei sentimenti per te sono simili, ma comunque diversi da quelli che provo per Ikari-kun. Sei stata un supporto presente e costante mentre mi liberavo dai farmaci che mi era stato ordinato di prendere, e una guida instancabile nella socializzazione. Credo che abbracciare te possa anche… portare benefici alla mia esplorazione.” disse Rei, un po’ impacciata.
 
“Immagino… di sì?” acconsentì Asuka. “Io… dannazione Wondergirl, questa cosa mi manda solo in confusione. Fallo e basta. Forza.” Fece un cenno a Shinji.
 


Shinji guardò Asuka e Rei in preda a un piccolo attacco di panico. L’ultima volta che aveva toccato Rei, non era stato molto aggraziato né tantomeno opportuno. Da parte sua, Rei aveva un piccolo accenno di rossore sulle guance. Si avvicinò a Shinji e lo abbracciò delicatamente. Appoggiò la testa sulla spalla di Shinji e chiuse gli occhi, con un lievissimo sorriso sulle labbra.
 


Era una scena così dannatamente carina al punto che la gelosia di Asuka si attenuò un poco. “Beh? Non startene lì come un baccalà, baka!” ringhiò a Shinji. “Abbracciala anche tu! Quando qualcuno ti abbraccia, dovresti ricambiare l’abbraccio a tua volta! Ormai dovresti averlo imparato!”
 
Shinji arrossì ulteriormente ed esitò ad alzare le braccia dai fianchi per abbracciare Rei. Il First Children emise un piccolo ‘mmm’ quando lo fece. Asuka strinse i denti e lasciò che la cosa andasse avanti per tutto il tempo che potesse sopportare.


 
Poco prima di chiedere a Wondergirl di lasciarlo andare, Rei alzò la testa e si allontanò da sola dalle braccia di Shinji. “Grazie, Ikari-kun. A quanto pare la mia teoria era corretta. È stato… molto piacevole.” Si voltò verso Asuka.
 
‘Ok, questo è davvero strano. Che poi immagino sia una cosa normale quando c’è di mezzo Wondergirl.” pensò Asuka. Alzò goffamente le braccia per accogliere l’abbraccio di Rei mentre la ragazza dai capelli blu stava entrando nel suo spazio.
 
Era un’esperienza strana e diversa da quella di abbracciare Shinji. Le curve più morbide e il profumo stranamente noto che aveva Rei erano molto diversi dal calore familiare di Shinji. ‘Odora di… LCL?’ constatò Asuka con una certa confusione. Certo, tutti loro avevano spesso quell’odore, ma erano passati giorni dall’ultimo Sync Test e Asuka era molto diligente nello strofinarsi accuratamente sotto la doccia dopo aver eliminato quanto più LCL possibile. A casa era ancora più scrupolosa. La sua vasta gamma di prodotti per il bagno e di bellezza importati dalla Germania non era lì solo per sua vanità. Eliminare l’odore di LCL era una lotta costante.
 
Ma Wondergirl odorava solo di sapone, di giovane ragazza e di LCL. Era semplicemente… strano.
 
‘Oh, smettila di cercare di distrarti Sōryū. Wondergirl non abbraccia poi così male. È una sensazione… piacevole.” Per quanto amasse Shinji, lui era l’unica persona che l’avesse mai abbracciata in quel modo da anni. Quindi avere anche un’altra persona che l’abbracciasse era comunque un’esperienza nuova e piacevole.
 
Rei si allontanò da lei dopo un minuto. “Le mie supposizioni erano decisamente corrette. È stata una sensazione completamente diversa e più complessa rispetto alla mia baseline, con entrambi. Vi ringrazio.”
 
Asuka guardò di nuovo Shinji. Lui fece una piccola scrollata di spalle. ‘Sì beh, non so nemmeno io cosa pensare.’
 
“Ora vorrei vedere voi due. Credo che l’osservazione di entrambi sarebbe molto illuminante per me.”
 
Asuka si voltò di scatto verso Rei. “Aspetta, cosa? Vuoi guardare noi mentre ci abbracciamo?”
 
“Sì.”
 
“Sei impazzita, Wondergirl? Non toccherei questo baka neanche con un palo di tre metri!”
 


“I miei sentimenti per entrambi hanno garantito una serie di reazioni estremamente diverse rispetto alla mia baseline. Credo che i sentimenti che voi due provate l’uno per l’altra produrranno un effetto ancora più marcato. Desidero osservarlo da vicino. Sembra che entrambi ne traiate grande felicità. Desidero sperimentarla anch’io, anche se in questo momento posso farlo solo attraverso l’osservazione.”
 
Asuka lanciò a Shinji un’occhiata di scherno prima di riportare lo sguardo su Rei. “Fammi capire bene. Tu vorresti capire quali forti sentimenti puoi vedere guardando me mentre abbraccio questo baka? E tutto questo perché lo odio?” disse con sarcasmo.
 


“No, perché lo ami.”
 
Asuka dovette fare appello ad anni di training per controllare il suo volto nel tentativo di nascondere la scarica di shock e paura che la attraversò. Riuscì a fare una risata altezzosa. “Ma di cosa stai parlando, First? Io? Innamorata di questo idiota? Sei ubriaca?”
 
“Non sono ubriaca. Tu e Ikari-kun avete una relazione clandestina da diverse settimane. Nutrite intensi sentimenti romantici l’uno per l’altra. Io ne sono…” Rei fece una pausa, visibilmente in difficoltà nel trovare la parola giusta. “Invidiosa.” disse infine.
 
Invidiosa?! Pensi davvero di riuscire a fottermi, Wondergirl?”
 


“Non lo sto facendo, pilota Sōryū. Quello è compito di Ikari-kun.”
 
Il vocio lontano di un gelataio ambulante fu l’unico suono nella loro piccola strada secondaria per un lungo minuto.
 


Shinji si sbloccò per primo. “Hai… hai appena fatto una battuta, Ayanami?”
 
Rei rivolse a lui i suoi occhi rossi. “Ops?” disse. “È venuta male?”
 
“No.” disse Asuka con la bocca asciutta una volta che riuscì a richiuderla. “Non… non sei andata molto lontana dalla realtà.” Si guardò frettolosamente intorno. Sapeva che quelli della Sezione 2 avrebbero dovuto sorvegliarli costantemente a distanza, ma raramente, se non addirittura mai, li aveva visti in azione. Da quello che Shinji aveva detto sul suo primo tentativo di fuga dalla Nerv avvenuto mesi fa, la Sezione 2 aveva impiegato giorni per rintracciarlo, e non era nemmeno andato troppo lontano dalla città. Asuka confidava abbastanza sul fatto che non li stessero osservando ora. “Non… non puoi dire a nessuno di noi, First. Ci… ci separerebbero. Non vogliamo che accada. Per nulla al mondo.”
 
L’espressione di Rei era illeggibile. “Tutti abbiamo i nostri segreti, pilota Sōryū. Tu sei mia amica. Io manterrò i tuoi.”
 


L’improvviso sollievo fece quasi cadere le ginocchia di Asuka. Si mise una mano sul petto per cercare di calmare il battito del suo cuore, che era diventato velocissimo. “Grazie.” Guardò Rei più da vicino. Il più piccolo accenno di sorriso era presente sul suo volto. “Mia amica, eh? Allora basta con questa formalità del ‘pilota Sōryū’. Chiamami solo ‘Asuka’, Wondergirl.”
 
Un piccolo ma sincero sorriso si allargò sul volto di Rei. “Allora ti prego, chiamami ‘Rei’, Asuka.” Fece un piccolo inchino a Shinji. “E anche tu, Ikari-kun.”
 


Shinji arrossì di nuovo. “Aya… Rei. Per favore, chiamami ‘Shinji’.”



Asuka scosse la testa. “Quindi dov’è che ci siamo traditi? Pensavo che oggi fossimo stati abbastanza convincenti.”
 
“Lo siete stati, ma la tua rabbia quando le altre ragazze tentavano di flirtare con Ik… con Shinji era evidente. Inoltre, circa due settimane fa siete tornati entrambi dai ‘servizi igienici’ sorridendo e con addosso l’odore del ripostiglio.” Guardò di nuovo entrambi. “Quindi posso vedervi abbracciati adesso? Desidero osservare questo ‘amore’. Ammicca ammicca ammicca…”
 
Shinji divenne di nuovo di un rosso vivo.
 


Asuka la guardò, poi cominciò a ridere. “Oh, Gott, Wondergirl… ho già capito che dovrò insegnarti tutto anche sull’umorismo, vero?”
 


“Ammicca ammicca ammicca.”

 
FINE DEL CAPITOLO 5

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Capitolo 27
*** Capitolo 6.1: Irrompe la tempesta ***


Capitolo 6.1: Irrompe la tempesta





“La paziente della stanza 12 è pronta? Sono già arrivate visite per lei.”
 
“Intendi la bambina arrivata dopo l’attacco del primo angelo? È già da un po’ che si trova qui, vero?”
 
“Beh, aveva una ferita piuttosto brutta. Un caso veramente grave.”
 
“È stata dura per una bambina ancora così piccola. Va ancora alle elementari!”
 
“Quel ragazzo è venuto di nuovo a trovarla, e questa volta ha portato con sé una ragazza.”
 
“Non manca mai una visita. Due volte a settimana, come un orologio. È davvero un bravo ragazzo per pensare sempre alla sua sorellina.”
 
“Hai ragione. Ragazzi così giovani e responsabili come lui sono davvero rari di questi tempi. E lui e quella ragazza sono una coppia così carina.”
 


Le voci delle infermiere erano solo un piccolo rumore di fondo per Tōji. Non stava prestando molta attenzione. La maggior parte dei suoi pensieri erano rivolti alla minuta brunetta che era con lui. Lui e Hikari erano in pubblico. Come una vera coppia! Cercò di non arrossire di nuovo. Durante tutto il tragitto dal loro quartiere all’ospedale era diventato rosso ogni volta che guardava la ragazza accanto a lui. “Grazie ancora per essere venuta con me, Hikari. Significa molto per me.”
 


Hikari sorrise. Era già allegra per il primo trionfo della giornata: essere riuscita a farsi chiamare per nome da Tōji. Aveva rivestito il suo ruolo di capoclasse e aveva dichiarato con fermezza quanto fosse sciocco essere così formali, chiamandosi ancora ‘Suzuhara-san’ e ‘Horaki-san’, quando si conoscevano letteralmente da anni e, per dipiù, ora si frequentavano. Per riuscirci le era servito il suo carattere deciso che utilizza a scuola: quando fece per la prima volta le prove davanti allo specchio di casa la sera prima, si sciolse in borbottii e arrossamenti per l’audacia di una richiesta così intima. “Ma figurati, T-t-Tōji! È una bambina così dolce e sono felice di venire a trovarla con te.”
 


“Penso che anche tu le piaccia.” Si grattò la nuca. “Però non sono sicuro di cosa intendesse quando ha detto ‘hai la mia benedizione’. Benedizione di cosa?”
 
Hikari divenne incandescente. “Io… io sono… sono sicura che non fosse nulla!” squittì. “Hahaha! Quella Sakura, che spiritosa! Parla come se fosse il capofamiglia!”
 


“Beh, di solito io e papà le lasciamo fare tutto quello che vuole, quindi tanto vale che sia lei a comandare. Ha la più completa fiducia da parte di mio papà. E anch’io non riesco a dirle di no. È così dolce e carina.” Le sorrise. “Scommetto che anche tu tieni tuo padre sotto scacco, tu e le tue sorelle.”
 
“Beh, forse un po’. Mi occupo io della cucina semplicemente perché sono la migliore a farlo. Non è che ho preso il controllo della casa. Faccio solo come se fossi la mamma.”
 
Tōji sembrò un po’ triste a quel ricordo. “Mi sarebbe piaciuto conoscere tua madre. Sembra che fosse davvero gentile e carina.”
 


“Anche la tua.” rispose Hikari. Le loro mani si cercarono e intrecciarono le dita. Scoprire di avere questa cosa in comune era stato un momento emozionante. Tuttavia, si erano avvicinati più che mai, quindi Tōji non poteva sentirsi del tutto a disagio.
 
Hikari lo attirò impulsivamente in un abbraccio. “Sono felice di essere qui, Tōji. Erano mesi che volevo uscire con te.”
 
Lui ricambiò goffamente l’abbraccio, ancora imbarazzato per averlo fatto in pubblico. “Anch’io. È stato un bene che Shinji e gli altri ci abbiano chiesto di aiutarli a tenere alla larga tutte le ammiratrici che interferiscono con il loro training, eh?” Rise. “E ce la stiamo cavando molto meglio di Shinji e Asuka! Cavolo, quei due devono proprio smetterla di fare finta di non sopportarsi e uscire finalmente insieme o qualcosa del genere. Tutta la classe ha visto che Asuka lo ha dichiarato di sua proprietà.”
 


Hikari ridacchiò. “Lo so! Quando le ho chiesto di Ikari-kun qualche settimana fa, gli dava del ‘baka’ ogni volta che lo nominava, ma secondo me lo trova carino. Dovremmo parlare con loro e cercare di convincere Ikari-kun a chiederle di uscire. Scommetto che lei ci starebbe, e so che sarebbero così carini insieme!”
 


Tōji sbuffò. “Il Demone Rosso ha spaventato troppo il povero Shinji. Quei due hanno le stesse probabilità di mettersi insieme di Kensuke e Ayanami-san. La scorsa settimana è venuto da me farfugliando qualcosa su come lei fosse corsa ad abbracciarlo e poi fosse scappata di nuovo. E anche qualcosa sull’avergli mostrato non ho capito bene cosa. Cose da pazzi, eh?”
 


Hikari rise. “Davvero? Quindi secondo lui dovremmo credere che Ayanami-san è il famoso Bandito Abbraccia-Tutti? E poi cosa farà, andrà a dire a tutti che anche lui è un pilota di Eva?”

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Capitolo 28
*** Capitolo 6.2: Irrompe la tempesta ***


Capitolo 6.2: Irrompe la tempesta





Il nastro trasportatore conduceva il Comandante Ikari e Rei attraverso l’enorme cavità del Central Dogma mentre gli interminabili condotti d’aria scorrevano lentamente accanto a loro. Rei lo guardava alle spalle, inespressiva in volto, cosa che le veniva abbastanza facile grazie alla lunga pratica. Infine, lui ruppe il silenzio, ma non si preoccupò di voltarsi per guardarla. “La situazione è soddisfacente, Rei?”
 


Rei rifletté brevemente sulla domanda. Non era raro che il Comandante Ikari le chiedesse delle sue condizioni in termini generali. Era una cosa che le chiedeva con una certa regolarità, e Rei in passato aveva sempre risposto affermativamente, senza quasi pensarci. Non aveva mai sentito il bisogno di lamentarsi. Anzi, aveva sentito ben poco.
 
Ma non questa volta. In quel preciso momento non aveva particolari esigenze fisiche. Non aveva fame, non era stanca, non aveva sete o altri bisogni fisici minori. Poteva avvertire la nausea, le vertigini, il mal di testa e il malessere generale che ancora la affliggevano, ma sapeva che non era questo che il Comandante Ikari le stava chiedendo, né tanto meno quello che avrebbe dovuto dirgli, soprattutto se avesse voluto continuare a seguire la disintossicazione dai farmaci, cosa che ancora stava facendo.
 
“Sì, signore. Va tutto bene.”
 


No, non andava tutto bene. Non aveva mai sentito il bisogno di nascondere la sua reazione. Non al Comandante Ikari. Ma per la prima volta Rei fu contenta di essere dietro di lui, e che non si fosse preoccupato di guardarla in faccia da quando le aveva ordinato di seguirlo.
 
Le cose non andavano bene. Si sentiva male, incerta, confusa e alla deriva. Le mancavano molto, moltissimo i suoi amici e voleva altri abbracci. Molti altri. L’esperimento di ieri con i suoi amici era stato molto più forte di quanto fosse riuscita ad esprimere loro in quel momento. Il pilota So… Asuka era sembrata completamente disorientata dalla sua rivelazione di essere a conoscenza della relazione clandestina tra i suoi colleghi piloti, Shinji lo sembrava solo un poco meno. Si erano salutati per andare a letto un po’ prima del solito, e tutti avrebbero voluto riflettere sulle rivelazioni della sera.
 
Le conclusioni a cui Rei era giunta nella solitudine del suo nuovo appartamento erano che gli abbracci le erano piaciuti molto e che restare da sola non le piaceva più. Il bisogno di stare vicina ai suoi amici era ora come una fame atroce. Quando questa volta Gendō l’aveva convocata nelle profondità del Geofront per la sua regolare sessione di scansione neurale e di upload, il fatto che avrebbe dovuto trascorrere le 36 ore successive quaggiù aveva provocato qualcosa di simile a un piccolo attacco di panico. Quindi no, non andava affatto bene.
 
“Domani sarò con la dottoressa Akagi e dopodomani tornerò a scuola.” continuò.
 
La scansione e l’upload trimestrale della sua mente: fatti per garantire che, se fosse stata uccisa in azione prima della fine dello Scenario del Comandante, avrebbe potuto essere sostituita con un nuovo clone con tutti i suoi ricordi. Le era sempre piaciuta la sensazione di fluttuare nel contenitore pieno di LCL per ore, ricevendo molte attenzioni dal Comandante. Ora… aveva così tante domande da fargli, domande che in qualche modo sapeva essere pericolose anche solo da porre per non rivelare i suoi cambiamenti.
 
‘Perché la dottoressa Akagi mi ha drogata così pesantemente? Perché è stato necessario l’intervento accidentale di qualcuno che mi odiasse perché mi considerava una ‘bambola’ prima che le cose cambiassero? Perché lo Scenario richiede la fine della felicità dei miei amici? Non c’è un altro modo? Non voglio far loro del male.’
 
‘Perché tu non mi hai mai abbracciata? Perché ho dovuto scoprire da sola cosa si prova, con i miei amici? Perché vivevo in un tugurio? Non ti interessa nulla?’
 
“Capisco. E come va la scuola?” continuò Gendō, incurante dello sguardo insolitamente assorto di Rei.
 
‘Dove vedo i miei amici. Dove imparo attraverso i miei stessi esperimenti. Dove vorrei essere adesso.’
 
“Nessun problema, signore.”
 
“Molto bene.”
 


---
 


“Ah, Ayanami è di nuovo assente, come al solito? Hmm… Anche Aida? Annotato sul registro.” borbottò il loro anziano sensei davanti al registro di classe.
 


Asuka scosse la testa incredula. Avevano notato l’assenza di Rei non appena erano usciti questa mattina: era la prima volta che non erano accompagnati dall’azzurrina dopo settimane. Ora che Rei aveva rivelato di essere a conoscenza della loro relazione, Asuka era stata fin troppo felice di avere la possibilità di andare a scuola tenendo di nuovo stretta la mano di Shinji. Ma era strano che Rei non avesse detto che sarebbe stata via, quando si sono lasciati la sera prima. E ora anche Aida assente? Per quanto potesse pensarci, l’idea che Rei e Kensuke abbandonassero la scuola insieme per fare… chissà che cosa, anche se strana, era fin troppo possibile perché Asuka la liquidasse con la stessa disinvoltura con cui l’avrebbe liquidata due mesi prima. Asuka lanciò un’occhiata a Shinji. “Non penserai mica che…” gli sussurrò.
 
Shinji aveva uno sguardo di incredula confusione. “Io non… ma no dai. Sarebbe troppo… Aspetta un attimo.” Si voltò sulla sedia per guardare Tōji, qualche fila dietro a lui. “Ehi, Tōji. Dov’è Kensuke?”
 


“A New Yokosuka, credo. A vedere navi da guerra o cose simili, come al solito. Credo avesse detto che la ‘Myoko’ è in porto o qualcosa del genere, e che voleva andare a vederla.”
 
“Suzuhara!” urlò il sensei all’adolescente che stava stravaccato sulla sedia.
 
Tōji scattò in piedi. “S-signore!”
 


“Porta questi fogli a casa di Ayanami, più tardi. Ora, Koike-sensei è assente, quindi oggi giapponese moderno sarà in auto-apprendimento…” E si dilungò, come sempre.
 
Tōji si imbronciò. “Ehi, Shinji, potresti portarglieli tu? Ora Ayanami vive praticamente accanto a te.”
 
“Certo.” Shinji incontrò di nuovo lo sguardo di Asuka. Se Rei non era sgattaiolata via per fare altri ‘esperimenti’ con Kensuke, dove poteva essere?
 
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Tutti guardavano verso l’enorme schermo a pavimento nell’area conferenze. Una ripresa satellitare della Nerv 02 in Nevada riempiva lo schermo, il campo visivo si estendeva per più di una dozzina di chilometri su entrambi i lati del perimetro del complesso desertico. La voce del Tenente Ibuki scandì il conto alla rovescia con un ritmo preciso. “Dieci, nove, otto, sette, sei, cinque, quattro, tre, due, uno… contatto.”
 


La Nerv 02 divenne un punto rosso incandescente, poi bianco, poi l’immagine si dissolse in un segnale statico nel momento in cui il bagliore provocato dall’evento bruciò il sensore del satellite.
 


Misato si tocco il ciondolo a forma di croce che portava al collo. “È terribile. Perdite totali?”



Maya consultò la sua cartellina. “L’Unità Evangelion 04 e tutte le installazioni nel raggio di 89 chilometri sono completamente scomparse.”
 
“Comprese diverse migliaia di persone.” aggiunse Ritsuko.
 
Il Tenente Aoba prese la parola. “Secondo i registri dei Magi, questo evento coincide con l’installazione e il test di attivazione del motore S2 che era stato recuperato e poi portato in Germania per la riparazione.”
 
“Le possibili cause dell’esplosione vanno da un difetto di progettazione alle scarse qualità dei materiali, fino a fluttuazioni energetiche non previste nella procedura di attivazione. Possibilità totali: 32.768.”
 
“Un sabotaggio?” chiese Misato.
 
“Non è stata un’esplosione, ma una sparizione.” precisò il Tenente Hyūga.
 
“Probabilmente è stato inghiottito in un mare di Dirac, proprio come è successo all’Unità 02.” osservò Ritsuko.
 
Misato fece una smorfia. “Quindi il motore S2 che hanno appena riparato…”
 
“Svanito, insieme al nostro sogno di liberare gli Eva da batterie e cavi di alimentazione.” concluse Ritsuko.
 
Misato guardò i tre tenenti. “Continuate a monitorare la situazione. Voglio un rapporto completo entro la fine della giornata. Dottoressa Akagi, mi segua per favore.”
 
Ritsuko la seguì, ma Misato non disse altro finché non furono uscite dalla stanza e presero a scendere su una delle scale mobili apparentemente infinite del Central Dogma. “Allora, cosa stanno facendo gli americani con l’Unità 03?”
 


“Ce la stanno spedendo.” disse Ritsuko. “L’amministrazione americana non vuole rischiare di perdere anche la First Branch di Boston.”
 
Misato fece una risatina ironica. “Hanno insistito tanto sul diritto di costruire le Unità 03 e 04, e ora vogliono liberarsene il più presto possibile?”
 
“Dopo una tragedia del genere, chiunque diventerebbe nervoso.” Ritsuko scrollò le spalle.
 


“E quindi chi usiamo per il test di attivazione? Il Dummy Plug?”
 
Ritsuko rabbrividì. “Sceglierò io qualcuno.”
 
---
 


Ritsuko guardò la sua ultima creazione tecnologica e trattenne un brivido. Decise che l’involucro esterno del prototipo di Dummy Plug, lungo dieci metri, non era colorato di un rosso sangue senza un motivo. Era un avvertimento.
 


“Questo è il prototipo del Dummy Plug, Comandante. Io e i Magi abbiamo replicato la personalità di Rei nella sua programmazione il più fedelmente possibile, ma… la mente umana, lo spirito umano, non è veramente digitalizzabile. Questo non è altro che un’imitazione, una falsa copia che imita il pensiero del pilota. Io… ho dei dubbi su come potrebbero comportarsi gli Eva se tutto ciò che li controlla è questo.”
 
Gendō guardò il prototipo con la stessa freddezza e impassibilità con cui guardava tutto. “Il Dummy Plug trasmette un segnale all’Eva. L’Eva lo considera come se provenisse da un pilota al suo interno e si sincronizza con il Dummy Plug. Tutto ciò che ci serve è che l’Eva si attivi.” Le lanciò un brevissimo sguardo. “Carichi i dati sulle Unità 01 e 02.”
 
“Ha ancora una serie di problemi. I modelli comportamentali sono troppo imprevedibili…”
 
“Non importa. L’importante è che l’Eva possa muoversi.”
 


‘Guarda il filmato dell’Unità 02 che si fa strada attraverso Leliel, mentre urla coperto di sangue, che ulula all’Unità 01 mentre l’Unità 01 risponde a sua volta, e dimmi che andrà tutto bene. Quelle cose mi spaventano a morte, Gendō! E tu vorresti mettergli un guinzaglio allentato come i Dummy Plug? Abbiamo davvero il controllo sugli Eva?’ “Va bene, signore.”
 
---
 


“Le Nazioni Unite si stanno occupando del trasporto dell’Unità 03. Arriverà questo fine settimana. Sarete pronti a riceverla e a fare il test di attivazione per allora?” disse il Comandante Ikari, con lo sguardo rivolto in avanti. Guardava fisso il grande cilindro pieno di LCL che conteneva una Rei Ayanami completamente svestita. Ritsuko, per quella che doveva essere la millesima volta, cercò di dire a sé stessa che Gendō stava fissando il clone, lo strumento, e non la nuda ragazza. Sapeva che la gelosia era irrazionale e non si addiceva ad una donna razionale e di scienza quale era lei.
 



“Sì. Gli ultimi accorgimenti e il test di attivazione saranno effettuati a Matsushiro.”
 
“Chi è il pilota per il test?”
 
“Il Dummy Plug è troppo pericoloso per un test.” Ritsuko guardò brevemente i suoi appunti. “Il Sync Rate di Rei è aumentato del 6%, rispetto all’ultimo test è aumentato del 3%. Shinji è aumentato del 4,2%. Asuka del 4,5%. Alla luce di questi risultati, credo che dovremmo procedere secondo il modello di selezione che abbiamo discusso la scorsa settimana. Il migliore tra i nostri attuali candidati in base a questi criteri sarà…” iniziò.
 
“Selezioneremo quindi un Fourth Children?”
 
“Sì. Ci sono un paio di candidati per cui possiamo preparare immediatamente i nuclei.”
 
Gendō annuì minuziosamente. “Lascio a lei la selezione finale. Il Fourth è un’aggiunta utile, ma non fondamentale.”
 
“Capito.”
 
Gendō sorrise, una cosa piccola e strana sul suo volto perennemente di pietra. “Rei, abbiamo finito.”
 
Rei aprì gli occhi nel cilindro e sorrise debolmente. “Sì”.
 


“Andiamo a mangiare.”
 
“Sì.”
 
Nessuno dei due notò il modo in cui gli occhi di Ritsuko si aggrottarono pericolosamente verso la nuca di Gendō.
 


---
 


Misato bussò allo stipite dell’ufficio di Ritsuko. “Eccomi. Mi stavi cercando?”
 
Ritsuko non alzò nemmeno lo sguardo dallo schermo del computer, con le che dita volavano sulla tastiera, digitando più velocemente di quanto Misato potesse leggere. “Sì. Ho annullato l’ordine che imponeva a Rei di passare tutto il tempo in compagnia del Second e del Third Children. Temo che si stia troppo abituando a lavorare solo in gruppo. Nonostante l’aumento del Sync Rate, non voglio che si abitui così tanto all’idea di un’azione di gruppo al punto da non riuscire più ad agire in modo autonomo.”
 


‘Da quando ti interessa che Rei agisca in modo indipendente, Rits? Ho visto l’appartamento in cui l’hai rinchiusa. Da quando sei diventata così?’ Misato fece una risatina forzata. “Puoi cancellare l’ordine, ma credo che continuerà a farlo comunque. Lei, Shinji e Asuka si sono avvicinati molto. Beh, anche se Rei è sempre la solita e Shinji e Asuka si punzecchiano continuamente.”
 
Ritsuko digrignò i denti in silenzio. Continuò a parlare di cose più importanti. “Domenica effettueremo il test di attivazione dell’Unità 03 presso la struttura di Matsushiro. Tu accompagnerai il pilota, quindi dovrai passare la notte con tutto lo staff e dovrai lasciare soli i tuoi due piloti a casa la notte.”
 
“Penso di potermi fidare di lasciare Shinji e Asuka a badare a loro stessi per una notte.” disse Misato.
 
Ritsuko le lanciò un’occhiata divertita. “Sei consapevole che Asuka ora ha quell’impianto contraccettivo, vero? Lascerà davvero un ragazzo e una ragazza adolescenti insieme, con gli ormoni al loro massimo potenziale? È estremamente fiducioso da parte sua, Maggiore Katsuragi.”
 


Misato sbuffò. “Quei due? Stanno sempre a litigare e si rifiutano di ammettere che si piacciono. È come guardare il primo tempo di una commedia romantica. Nemmeno si baciano, come potrebbero mai fare qualcosa che richieda che quell’impianto faccia il suo dovere.”
 
“Mi ricorda tanto di un’altra coppia che conoscevo. Poi hanno passato una settimana a non fare altro se non ‘ammettere di piacersi’.” disse Ritsuko con un piccolo sorriso.
 
Misato le fece la linguaccia. “E va bene, chiederò a Kaji di fermarsi per la notte e tenerli d’occhio. Stavo comunque cercando una scusa per farlo venire da me.”
 
Ritsuko la guardò di nuovo. “Che fine ha fatto la donna che mi ha detto ‘ho chiuso con lui e l’ho superata!’, eh?”
 
Misato roteò gli occhi in alto. “È solo un po’ di flirt e qualche drink a gratis sul suo conto. Guardare Shinji e Asuka ronzarsi intorno mi ha ricordato i bei vecchi tempi, sai? Inoltre, vedere Kaji che cerca di respingere i tentativi di Asuka di ‘corteggiarlo’ è esilarante. Aspetta, se non avete bisogno di Shinji e Asuka, chi sarà il pilota per il test di attivazione? Rei?”
 
“Useremo il Fourth Children come pilota per il test.”
 
Misato sbatté le palpebre e si raddrizzò dallo schedario a cui si era appoggiata. “Il… Fourth? Il Fourth Children è stato trovato?”
 
“Ieri.”
 
Misato alzò un sopracciglio. “Non ho ricevuto alcun rapporto dall’Istituto Marduk.”
 
“I documenti ufficiali arriveranno domani.” continuò Ritsuko senza scomporsi.
 
Gli occhi di Misato si aguzzarono per il tono disinvolto dell’amica. “Dottoressa Akagi, mi sta di nuovo nascondendo qualcosa?”
 
“No, affatto.” disse in modo glaciale.
 
Misato decise visibilmente di non insistere sulla questione. “D’accordo. Di chi si tratta?”
 
Ritsuko cliccò alcune volte sul mouse e indicò lo schermo.
 
Misato sbatté le palpebre. “Cosa? Davvero? È questo il Fourth Children?”
 


Ritsuko scrollò le spalle. “Non si poteva fare altrimenti. Tutti i candidati sono stati riuniti in un unico luogo. Era l’unico modo per proteggerli tutti quanti insieme.”
 
“Aspetta, quindi… tutti i ragazzi della loro classe sono potenziali piloti?”. Misato si sfregò la testa. “Sarà difficile dirlo agli altri. Rei accetterà qualsiasi cosa le diremo, credo. Nulla di ciò che riguarda gli Eva o le questioni della Nerv la preoccupano. Ma Asuka… Shinji… Non voglio che questo li faccia preoccupare ulteriormente.”
 
Ritsuko tornò freddamente a scrivere. “Abbiamo bisogno di questi ragazzi affinché tutti possiamo sopravvivere. Se ne faranno una ragione. E se non se la faranno, pazienza.”
 
Misato la guardò a metà. “La sua compassione è commovente, dottoressa! Intanto sono io a doverglielo dire!”

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Capitolo 29
*** Capitolo 6.3: Irrompe la tempesta ***


Capitolo 6.3: Irrompe la tempesta





“Attenzione: i lavori di ricalibarzione della Third Area e il test sui prototipi degli armamenti inizieranno a breve.” annunciò il sistema di altoparlanti agli occupanti dell’area break accanto ai distributori automatici. “Il dottor Nishizawa del Terzo Reparto Ingegneri è pregato di contattare immediatamente il Secondo Reparto Sviluppo.”
 
Kaji guardò l’altoparlante sul soffitto e sospirò. “Il sistema di intercettazione missilistico è completato e non ci saranno festeggiamenti? La Nerv è un posto davvero serio!”
 
“Questo perché il Comandante Ikari è un uomo molto serio.” gli ricordò il Tenente Ibuki.
 


Kaji rivolse all’esile e giovane tecnico un sorriso arrogante. “E che mi dici di te? Ti piace uscire a bere qualcosa e fare festa ogni tanto?” Scivolò accanto a lei sulla panchina, avvicinandosi molto.
 
Il Tenente Ibuki si scostò e arrossì alle attenzioni di Kaji. “Non sono sicura che possa chiedermi una cosa simile, Kaji-san. Dovrò riferirlo al Maggiore Katsuragi e ad Akagi-senpai!”
 
“Non se le tue labbra sono impegnate…” Kaji strizzò l’occhio.
 


“Sempre impegnato con il suo ‘lavoro’, Ispettore?” chiese Misato ironicamente, entrando improvvisamente nella sala.
 


Il Tenente Ibuki squittì e saltò giù dalla panchina. “Io… ho del lavoro da fare! Scusatemi!” e si allontanò il più velocemente possibile, tenendo la cartellina contro il petto, come se potesse in qualche modo proteggerla.
 
Lo sguardò di Misato rimase fisso sul sorriso rilassato di Kaji. “Non per farmi gli ‘affari tuoi’, ma potresti provare a non sedurre tutto ciò che indossa una gonna nei dintorni mentre c’è una guerra in corso? E poi non dovevi portarmi fuori a bere giovedì sera? Non so se dovrei concederti il permesso ora…”
 


Kaji si stiracchiò pigramente e si alzò in piedi. “Non è esattamente sua giurisdizione come Direttore delle Operazioni, vero? In realtà volevo solo controllare la sicurezza del Magi System. Se qualcuno dovesse sedurla potrebbe avere accesso al sistema come sysadmin.” Le fece il suo miglior sorriso sdolcinato. “E io che pensavo che noi saremmo usciti insieme. Ti va bene se provo a sedurre te, Katsuragi?”
 


Misato appoggiò le spalle a uno dei distributori di caffè e lo guardò freddamente. “Te lo dovrai guadagnare, Kaji. Facciamo così: hai il permesso per portarmi fuori, ma offrirai tutto tu.” La sua voce si fece più seria. “E poi dipende da come risponderai alla mia prossima domanda: cosa sai dirmi su segreti come un certo Adam giù al Terminal Dogma o riguardo l’Istituto Marduk?”
 


Kaji si diede un’occhiata intorno, per assicurarsi che fossero soli. “Io? Cosa dovrei saperne?”
 
“Non fare il furbo. Parla.”
 
Kaji la guardò con un’espressione ancora tranquilla, anche se la sua voce non corrispondeva al suo tono. “Generalmente hai altri metodi per chiedermi aiuto.”
 
“Non mi importa dei ‘miei metodi’. Non posso permettermi il lusso di rimanere allo scuro di tutto. Hanno trovato il Fourth Children: che coincidenza, vero? Proprio ora che ci stanno consegnando una nuova Unità Eva. Cosa sta accadendo qui?”
 
“Ti dirò una cosa.” Kaji si avvicinò bruscamente, posando una mano sul distributore automatico accanto alla testa di Misato e avvicinandosi come se avesse voluto darle un bacio. Misato si lasciò andare a una fitta di dispiacere quando lui si fermò a pochi centimetri da lei, ma si concentrò sulla sua ‘missione’.
 
L’espressione di Kaji era completamente seria ora. “L’Istituto Marduk non esiste. Non è altro che la Nerv che tira i fili di un teatrino di marionette.”
 


Misato aguzzò gli occhi. “La Nerv?! Il Comandante Ikari?”
 
“Codice 707. Indaga su questo.”
 
“707? È… è l’indirizzo della scuola di Shinji!” Misato si chinò in avanti, avvicinandosi tanto da sentire il respiro di Kaji sulle labbra. “Avrà molte cose da raccontarmi giovedì sera, Ispettore…”
 
Kaji lasciò che il suo sorriso tornasse. Misato lo aveva fatto avvicinare di nuovo, ma questo era addirittura un gradino oltre… “Oh cielo. Hai intenzione di costringermi a rivelare tutti i miei segreti, Katsuragi? Userai i tuoi trucchetti su di me sperando di farmi crollare?”
 
Tutti crollano con i miei trucchetti.” rispose Misato con fermezza. Era molto vicina a perdere il controllo quando osservò le sopracciglia di Kaji alzarsi. Lui le si avvicinò…
 
“Misato-san? Sei qui?” chiese Shinji, sbucando dall’angolo del corridoio con Asuka alle sue spalle.
 
“Ahem. Sì? Cosa c’è, Shinji-kun?” chiese Misato liberatasi velocemente. Kaji bevve con calma un lungo sorso dalla sua lattina di tè, appoggiandosi a un distributore automatico a un paio di metri da Misato.
 


“Ritsuko-san ti stava cercando. Ha detto che dovresti essere al briefing per l’attività di domani.”
 
“Giusto, grazie.” Misato lanciò a Kaji uno sguardo di intesa: avrebbero continuato questo discorso più tardi. “A dopo, Ispettore.”
 
Lui fece un cenno appena percettibile. “Certo, certo.”
 
Misato se ne andò senza più guardarsi indietro. Kaji fece un altro sorriso sereno e guardò i due giovani piloti. Il modo in cui stavano insieme… Pose molta attenzione a loro due. Erano insieme. Il loro linguaggio del corpo era totalmente diverso l’uno dall’altro, ma… Si muovevano in sincronia, come se fossero totalmente consapevoli della presenza e delle mosse dell’altro senza nemmeno guardarsi. ‘Sembra che il training di sincronizzazione abbia lasciato un segno. Ma da qui a pensare che… È anche vero che Asuka non mi sta addosso come al solito. Proviamo a sondare un po’ il terreno.’ “E tu, Shinji-kun? Vuoi uscire con me per una tazza di tè?”
 


Asuka gli rivolse uno sguardo scioccato e divertito, per poi esplodere in una risata. Shinji gli lanciò un’occhiata stranita per la frase da rimorchio fin troppo ben collaudata. “Sono un ragazzo, Kaji-san.” Gli occhi gli si spostarono per un istante di lato e un lieve sorriso gli attraversò il viso. “E poi preferisco il caffè.”
 
Kaji rise, ma si annotò la reazione per una riflessione successiva. “Cosa ci fate qui insieme? Asuka, sei così affezionata alla sua compagnia ora? O il training di sincronizzazione ha avuto su di voi un effetto più incisivo di quello che ho sentito dire?”
 
Asuka smise di ridere e guardò Shinji per un attimo, prima di restituire a Kaji uno sguardo luminoso e accattivante. “Niente affatto, Kaji-san! Non sono di certo qui perché mi piace guardare baka-Shinji che gironzola per la Nerv. Sono qui solo per i miei doveri ufficiali di pilota di Eva! Wondergirl non è venuta a scuola né ieri e né oggi, e dovremmo stare tutti insieme per quella cosa del team-building che la dottoressa Akagi ha ordinato. Tra poco c’è un Sync Test e siamo venuti un po’ prima per cercarla.
 


“E poi lei mi ha chiesto di uscire a prendere un tè, Kaji-san.” mormorò Shinji, con l’aria ancora un po’ imbronciata. “Quando sono proprio qui con… Insomma, pensavo che fosse un uomo più serio, Kaji-san.”
 
“Accipicchia, non ti trattieni di certo una volta che hai conosciuto qualcuno, vero, Shinji-kun?”
 
“Scusi.” borbottò Shinji. Asuka gli diede una piccola pacca sulla nuca. “Ehi!”
 
Asuka accolse il suo sguardo con uno dei suoi. “Devo farti presente di non scusarti sempre per ogni cosa, ricordi?”
 
Kaji ridacchiò di nuovo. “Non preoccuparti, Shinji. Voleva essere una battuta venuta male. Ma dammi del tu. E poi, visto che sei stato così sincero con me, lo sarò anch’io con te. Lasciate che vi mostri qualcosa di bello.” Si diresse verso il corridoio da cui erano arrivati Shinji e Asuka, facendo loro cenno di seguirlo.
 
I giovani piloti si guardarono, scrollarono le spalle all’unisono e lo seguirono.
 
---
 


“Kaji-san~! Perché non mi hai mai detto di essere un giardiniere? Avremmo potuto piantare e coltivare un sacco di cose insieme in Germania!” lamentò Asuka nel modo più carino possibile.
 


L’alto ispettore sorrise, agitando l’annaffiatoio che teneva in mano sulla fila di piante. “Non lo trovi carino? Questo è il mio hobby. Ma deve rimanere un segreto. È la mia piccola fuga dal mondo. Fare o coltivare qualcosa, farlo crescere, è una cosa meravigliosa. In questo modo vediamo e impariamo molte cose, come ad esempio scoprire ciò che ci piace.”
 
Shinji si alzò dall’esaminare i tralci di cocomero ai suoi piedi. Si guardò intorno, un po’ stupito del fatto che Kaji avesse in qualche modo piantato un intero giardino accanto a questa casetta isolata, nascosta in un angolo del Geofront. “Misato-san sa di questo posto, Kaji-san?”
 


Kaji scosse la testa. “No, per adesso è ancora il mio piccolo segreto. Però potrei portarla qui per un picnic romantico un giorno o l’altro. Non ti sembra una bella idea, Shinji-kun?”
 
Sul volto di Shinji passò un’espressione quasi malinconica. “Sì, lo è.” Il suo sguardo si offuscò un po’. “È… triste quando vuoi fare qualcosa del genere, ma non puoi. Non poter fare qualcosa che ti piacerebbe fare.”
 
“Hmm?” Kaji sollevò un sopracciglio. “Hai trovato qualcosa che ti piace, ma che non puoi avere?”
 
“Non esattamente.” disse Shinji.
 


“E tu, Asuka-chan? Hai trovato qualcosa che ti rende felice?”
 
Finora la rossa aveva dato loro le spalle. Girò il capo abbastanza da regalare ai due un sorriso scintillante al di sopra della sua spalla. “Oh, ogni volta che riesco a passare del tempo con il mio caro Kaji-san è un piacere!”
 


“Dovresti portare qui Misato-san e mostrarle quello che hai fatto, Kaji-san.” disse inaspettatamente Shinji. Kaji gli lanciò un’occhiata curiosa. “Non si dovrebbe mai perdere l’occasione di fare qualcosa insieme a qualcuno a cui si tiene. Occasioni perse, come questa, sono cose che non si possono più recuperare.”
 
Le sopracciglia di Kaji si alzarono. “Parole molto sagge dette da qualcuno di così giovane. Ci stavi riflettendo da molto, Shinji-kun?”
 
Shinji scrollò le spalle, scavando il piede nella terra. “Voglio solo che anche Misato-san sia felice. È stata molto gentile con me fin da quando mi sono trasferito qui, più di chiunque altro. E parla spesso di te, quindi…”
 
‘Davvero parla di me? È decisamente incoraggiante.’ Il cellulare di Kaji squillò nella sua tasca prima che potesse rispondere a Shinji. Lo estrasse e guardò chi lo chiamava. “Si parla di un bellissimo diavolo ed eccolo che si fa vivo al telefono.” Premette il tasto per rispondere alla chiamata. “Pronto!”
 
“Ti avevo lasciato in affidamento i piloti, Kaji. Dove sono finiti?” chiese la voce di Misato.
 


“Li ho proprio qui con me.”
 
“Bene, portali nell’area di test. Il Sync Test avrà inizio non appena arriveranno.”
 
“Ricevuto, saranno lì tra poco.” Riattaccò e guardò i piloti. “Ora del test, Children.”
 
Asuka lanciò uno sguardo compiaciuto a Shinji. “È ora di batterti ancora una volta, Third Children.”
 


Shinji le rispose sorridendo. “Sicuramente, Second Children. Fatti sotto!”



‘Beh, almeno Shinji sembra essere un po’ più sicuro di sé. Sembra che avere Asuka come rivale gli faccia bene.’ “Ok, andiamo.” Kaji posò l’annaffiatoio accanto alla cabina e si diresse verso la piramide della Nerv.

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Capitolo 30
*** Capitolo 6.4: Irrompe la tempesta ***


Capitolo 6.4: Irrompe la tempesta





La sala di monitoraggio era calda e umida come sempre. Misato si slacciò qualche bottone della camicetta, cercando di far arrivare maggiore aria fresca alla sua pelle sudata. “Questa dovrebbe essere la struttura tecnologicamente più avanzata del mondo. Non possiamo avere dell’aria condizionata qui dentro?”
 
Ritsuko digitò qualche altro comando sulla console accanto al Tenente Ibuki, appoggiando brevemente la mano sulla spalla della sua assistente in segno di approvazione per il modo in cui aveva compensato a PC i valori per il Sync Test. “Ci sono 800 milioni di litri di LCL dall’altra parte di quel vetro a 37°C, Misato. Non riuscirai mai a superare questo tipo di squilibrio termico. E abbiamo cose più importanti da fare che preoccuparci di farti sentire a tuo agio.”
 


“Profondità del Plug fissata a 3,2. Concentrazione LCL a livelli nominali. Armoniche a meno 1,2 1,5 1,6 1,8… Lettura attuale a 0,3. Dati del livello 3 eliminati, tutti gli altri dati salvati su Melchior.” recitò Maya senza pause, anche se un sorriso si fece strada sul suo volto all’approvazione della sua senpai.
 
Ritsuko indicò lo schermo che mostrava i tre Children e i loro Sync Rate. “Guarda qui. Tutti e tre ancora in crescita. Shinji ha raggiunto di nuovo Asuka. La crescita di Rei è rallentata rispetto allo scorso mese, ma è ancora in aumento di oltre il 7,2% da quando gli abbiamo ordinato di lavorare insieme.”
 


“Allora perché hai revocato l’ordine?” chiese Misato.
 
Ritsuko non si scompose. “Credo che stiamo raggiungendo i limiti di ciò che possiamo aspettarci da questo approccio. Tutti e tre hanno mostrato progressi impressionanti negli ultimi due mesi, ma il ritmo di crescita è rallentato.”
 


Misato scosse la testa. Ritsuko si comportava in modo un po’ strano, troppo rigido. “Però continua ad aumentare praticamente ad ogni test.”
 
“Non quello di Rei. I suoi risultati sono aumentati nel complesso, sì, ma le letture da un test all’altro sono irregolari. Ultimamente è più stabile, ma sei settimane fa era cresciuta dell’8% in un test, scesa del 7% in quello successivo, e così via. Voglio cambiare approccio ora, per vedere se otteniamo risultati diversi.”
 
Misato scrollò le spalle: “D’accordo, sei tu il genio qui. Loro vanno molto d’accordo, credo che continueranno a frequentarsi comunque.” L’espressione di Misato si fece pensierosa. “Non rende comunque più facile dire loro del Fourth Children. Non voglio che questa notizia sconvolga le cose proprio ora che stanno andando così bene. Sono amici oltre che compagni di scuola! Come potrebbero prenderla?”
 
Stavolta fu Ritsuko a scrollare le spalle. “Invieranno la notifica ufficiale domani, e il ciclo di test di attivazione inizierà questo fine settimana. In un modo o nell’altro, lo sapranno comunque.”
 
Misato guardò di nuovo il monitor. L’espressione di Rei era piatta come sempre, ma sia Shinji che Asuka sfoggiavano piccoli sorrisi. ‘Guardali Rits come sembrano felici. Come posso far cadere su di loro una tegola simile senza che questo li abbatta?’ Il suo volto si irrigidì. ‘E da quanto tempo mi tenevi nascoso che tutti i loro compagni di classe sono potenziali piloti? Da quello che mi ha mostrato Kaji, non è un caso. Perché la Nerv dovrebbe nasconderlo? “Per la loro protezione” sembra una balla bell’e buona. La Sezione 2 nemmeno sorveglia gli studenti al di fuori della scuola, e quando lo fa è solo perché i nostri piloti già in forza sono tra loro. Perché mettere in piedi una farsa gigantesca come l’Istituto Marduk? Se davvero quell’istituto non cerca i piloti in base a un qualche criterio, chi seleziona davvero i piloti? Il fatto che il Second e il Third Children siano ‘casualmente’ i figli di due dei progettisti è una coincidenza troppo grossa per essere davvero una coincidenza. Lo so che mi stai mentendo, Rits, sai certamente più di quello che mi racconti. Sopra di te ci sono solo il Vicecomandante Fuyutsuki e il Comandante Ikari, quindi devi sapere qualcosa… E non venirmi a raccontare le solite stronzate sui “contenuti classificati”. Sono il quarto ufficiale qui alla Nerv. Che motivo c’è di nascondermi queste cose?’
 
Misato scosse leggermente la testa. ‘Mi chiedo con chi sto avendo a che fare. Con la mia vecchia compagna di università che si prendeva le sbronze con me, o con il Direttore del Progetto E che non mi ha mai detto dell’angelo che tiene nascosto in cantina?’
 
---
 


Mentre saliva sul tetto della scuola, Shinji vide Kensuke seduto contro la recinzione che circondava il terrazzino. Lo salutò con la mano. “Ehi, Kensuke! Com’è andato il viaggio a New Yokosuka?”
 


L’adolescente con gli occhiali ricambiò il saluto e sollevò la macchina fotografica. “Alla grande! Ho fatto delle bellissime foto al nuovo incrociatore della JMSSDF!” Diede un’occhiata alle spalle di Shinji mentre l’amico prendeva posto accanto a lui e cominciava a preparare altri due pranzi oltre al suo. “Ehi, dove sono le tue due ombre? Sono settimane che non ti vedo senza il Demone Rosso e Ayanami-san al seguito.”
 


Shinji sorrise un po’. “Non abbiamo più l’ordine di stare sempre insieme. Rei e Asuka sono di sotto a cercare Tōji e la capoclasse per il pranzo. Io sono stato mandato in avanscoperta per trovare un posto tranquillo e preparare il pranzo. Quei due sono usciti dall’aula stamattina e non si sono più fatti vedere. Hai idea del perché?”
 
Kensuke scosse la testa. “Forse lui e la capoclasse hanno deciso di saltare insieme la scuola e fuggire?” chiese, scherzando solo per metà. Non aveva mai smesso di lamentarsi di come sembrassero sdolcinati.
 


Shinji rise. “Come no, possibilissimo. Poi sentiremo dire che Rei sarà la protagonista del prossimo talent show della scuola con un numero di cabaret.”
 
Kensuke sembrava nervoso. “Ehm… a tale proposito, Shinji…”
 
“Dimmi.”
 
Partì un resoconto su delle verifiche di quanto fosse attraente la biancheria intima di Rei, sull’abbracciarsi, sul tenersi per mano e, qualche giorno prima, l’essere trascinato in un’aula inutilizzata per cinque minuti di ‘baseline sulle coccole’.
 
Shinji fissò l’amico. “Cosa?!”
 


“Non sto scherzando!” esclamò Kensuke. “E… e… e… non ho la più pallida idea di cosa stia succedendo! Non mi spiega mai nulla! Si limita a ‘richiedere la mia assistenza per un altro esperimento’! Che cosa sta facendo? Ci stiamo… frequentando? Siamo ‘espermientamici’?” Guardò Shinji in totale confusione.
 
“Io… sinceramente non ne ho idea, Kensuke. Possiamo anche aver passato molto tempo con lei negli ultimi due mesi, ma per me rimane un mistero quasi quanto la costruzione di un’Unità Eva.”
 
Gli occhi di Kensuke si illuminarono a quella parola. “A proposito! Ho sentito delle voci e c’è qualcosa a riguardo che volevo chiederti! L’Unità Eva 03!”
 
Shinji sbatté le palpebre per il repentino cambio di argomento, ma evidentemente il suo amico era più a suo agio a parlare di equipaggiamenti militari che della bellissima, per quanto confusa, pilota Ayanami. “L’Unità Eva 03?”
 
“Esatto! L’unità che era in costruzione negli Stati Uniti è stata completata e ora la stanno spedendo proprio qui in Giappone!”
 
“Non ho mai sentito niente del genere. Davvero, niente di niente.”
 
Kensuke si avvicinò, con gli occhi che brillavano. “Capisco che devi mantenere il segreto, ma ti prego, dimmelo! Davvero non sapevi della voce che gira sul test di attivazione che si terrà alla base di Matsushiro?”
 
“No.”
 
“Non hai sentito che non hanno ancora nominato un pilota per il test?”
 
“Kensuke, non mi dicono mai niente. Misato-san non passa di certo il suo tempo libero a raccontarmi i progetti della Nerv.”
 
Gli occhi di Kensuke guardarono altrove, lontano. “Potrebbe lasciarmelo pilotare! Shinji, potresti chiederglielo da parte mia? Voglio davvero diventare un pilota di Eva!”
 
Shinji si accigliò. “Fidati, non lo vorresti. Non è quello che pensi.”
 


“E hai sentito che l’Unità 04 è stata persa?”
 
Shinji sentì improvvisamente aumentare la sua apprensione. “Cosa?!”
 
“Non sapevi nemmeno questo? La Nerv 02 negli Stati Uniti è saltata in aria. Nella sezione di mio padre erano tutti in agitazione. Ecco perché stanno spedendo qui l’Unità 03, per via di quell’esplosione.”
 
“Misato-san non ne ha mai parlato.”
 
Kensuke perse tutto il suo entusiasmo. “Beh, immagino che il pilota sia solo il tizio in fondo alla catena, anche alla Nerv. Probabilmente pensano che tu non abbia ‘bisogno di sapere’. Scusa se ti ho fatto tante domande.”
 
Il suo capo si alzò di scatto e fece un cenno col mento. “Ehi, guarda dietro di te…”
 


Shinji si voltò a guardare. Tanaka e un paio di altre ragazze che ancora puntavano a lui erano salite sul tetto per pranzare scovando in questo modo lui e Kensuke. Gli sguardi delle ragazze si aguzzarono notevolmente quando notarono l‘assenza del solito scudo formato da Asuka e Rei che le avevano tenute alla larga da Shinji nelle ultime due settimane. “Oh no… Spero che Asuka e Rei tornino presto con la capoclasse e Tōji…”
 


Kensuke guardò l’orologio. “Già, che fine ha fatto Tōji? Generalmente il pranzo è il suo momento preferito!”
 


---



“Trovati?”
 
“No, Asuka, non li ho ancora trovati. Te ne avrei certamente informata.” Nella voce di Rei mancava anche il più piccolo degli accenni di sarcasmo che qualsiasi altro adolescente avrebbe incluso.
 


Asuka scosse la testa. Insegnare a Rei a comportarsi normalmente era ancora da ‘lavori in corso’. Tuttavia, il solo fatto che non le dispiacesse andare in giro con lei, alla ricerca di Hikari e del suo Babbeo, rappresentava un grande cambiamento rispetto a quando era arrivata. Rei era passata da una ‘rivale presuntuosa, irritante e inquietante’ a una sua pari, qualcuno che Asuka poteva onestamente chiamare amica.
 
Per esempio, ora si sentiva quasi a suo agio a stare lontana da Shinji e a perlustrare le aule vuote con lei, facendo del suo meglio per far parlare Rei e persino per tentare di scherzare. Anche se ancora silenziosa, Rei era non era più quella bambola robotica con cui aveva iniziato l’autunno. Di tanto in tanto, un sottile umorismo cominciava a insinuarsi nel suo consueto modo di fare.
 
Asuka aprì la porta di un’altra aula. “Ah ha! Rei! Li ho trovati! Hikari, tu e Sporting-Babbeo non venite con noi per… che c’è che non va?”
 


Hikari e Tōji erano seduti uno di fronte all’altra nell’aula vuota. Sebbene entrambi avessero alzato lo sguardo per vedere Asuka entrare, erano subito tornati a guardarsi cupamente in silenzio.
 


Asuka si avvicinò proprio davanti a loro. “Che c’è che non va?” ripeté, un po’ più insistentemente.
 
Tōji la guardò, cercando di far dire qualcosa alla propria bocca…

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Capitolo 31
*** Capitolo 6.5: Irrompe la tempesta ***


Capitolo 6.5: Irrompe la tempesta



Asuka salì le scale che portavano al tetto della scuola. Era una cosa importante. Shinji doveva saperlo subito, e dovevano pensare a come reagire davanti a tutti e, successivamente, riflettere attentamente su come reagire nel privato, cosa molto più importante. Spinse la porta del tetto e fu accolta da una scena uscita dai suoi incubi.
 
Il suo amato baka era assediato da almeno una mezza dozzina delle solite Arpie, guidate da quella stronzetta di Tanaka. Shinji sedeva nervosamente con le spalle attaccate alla ringhiera, circondato da belle ragazze. Tecno-Babbeo sedeva accanto a lui, fissando altrettanto nervosamente la cerchia di ragazze che lo circondava. Fortunatamente per lui, queste lo ignoravano in favore di uno sguardo famelico rivolto a Shinji. Shinji aveva meno di un metro di spazio intorno a sé. La stessa Tanaka aveva invaso lo spazio personale di Shinji, allungando una mano per toccargli il viso oh no non accadrà mai!



Asuka si avvicinò rapidamente e tossì più forte che poté. “A-hem! Scusate l’interruzione, ‘signore’, ma il pilota Ikari deve venire con me immediatamente. Questioni della Nerv.” Rivolse lo sguardo a Shinji. “Riunione dei piloti al piano di sotto, subito.”
 
Shinji la guardò con gratificante e sincero sollievo. Sollievo che si trasformò in confusione quando elaborò le parole di Asuka. “Riunione dei piloti?” Guardò lei e Rei che si trovava proprio dietro Asuka. “Ma… siamo tutti qui, no?”
 
Asuka scosse lentamente la testa. “No… non siamo tutti qui.”
 
Gli occhi di Shinji si spalancarono.
 
---
 
Kensuke Aida sapeva che il suo amico era un pilota. Lo aveva visto in azione da vicino. Lo considerava un ragazzo coraggioso perché si lanciava in una battaglia dopo l’altra, anche se sapeva che Shinji non si considerava tale. E per quanto poteva essere coraggioso in combattimento, Shinji era ancora un ragazzo piuttosto timido nella maggior parte delle interazioni sociali.
 
O almeno lo era stato. La situazione era cambiata negli ultimi due mesi. Kensuke aveva visto il suo amico diventare più sicuro di sé, meno spaventato dalle situazioni sociali, con la schiena dritta parlando con più sicurezza di sé nelle situazioni di tutti i giorni. Sembrava che fosse cresciuto di qualche centimetro solo perché non stava più gobbo come prima. Le ragazze della loro classe se ne erano certamente accorte, e consideravano questo nuovo Shinji con molta più attenzione e desiderio. Shinji era diventato molto più bravo a rifiutare con garbo e fermezza le loro avances, ma declinarle in modo più sicuro e virile lo rendeva semplicemente un bersaglio ancora più appetibile per loro. Il fatto che nella scuola si continuasse a vociferare che Shinji stesse in qualche modo seducendo contemporaneamente Rei Ayanami e Asuka Langley Sōryū, due delle ragazze più sexy della scuola, non faceva che alimentare le speculazioni sulle doti di Shinji. L’incessante sorveglianza di Asuka e Rei, sempre pronte a bloccare i loro tentativi di approccio, e la loro costante compagnia, non facevano altro che alimentare ulteriormente le voci.
 
Così, quando il gruppo di ragazze aveva avvistato lui e Shinji seduti da soli sul tetto sul tetto della scuola, si erano avventate su di loro come un branco di lupi. In modo rapido e improvviso, Kensuke si trovò nell’occhio del ciclone insieme a Shinji, mentre le ragazze lo accerchiavano chiedendogli come fosse essere un pilota, se fosse impegnato quel fine settimana e se volesse andare al parco con loro. Anche la sola loro attenzione intimoriva Kensuke. Shinji sopportava tutto questo in qualche modo, non perdendo mai il suo modo educato, modesto e autoironico, ma Kensuke poteva vedere il suo amico iniziare a sudare mentre Tanaka e le altre si avvicinavano.
 
Kensuke non era mai stato così felice di vedere apparire il Demone Rosso come in quel momento. Senza sforzo, Asuka separò la folla, facendola allontanare con la sola forza della sua personalità. Persino Tanaka trasalì quando Asuka posò il suo sguardo su di lei. Lo spettacolo aveva impressionato così tanto Kensuke che quasi non si era accorto di ciò che aveva appena sentito. ‘C’è… un altro pilota? Qui? Hanno trovato il quarto pilota?’ Una fitta di sgomento lo attraversò. ‘E non sono io. Dannazione…’
 
Il cambiamento di espressione che investì Shinji fu ancora più impressionante. La confusione e il nervosismo che ancora aveva addosso se ne andarono e il suo volto divenne stoicamente calmo. Le sue spalle si fecero composte e si alzò in piedi. “Capisco.” disse in modo netto. “D’accordo, andiamo.” Impacchettò rapidamente i pranzi nei bentō e si diresse verso la porta delle scale. Kensuke poteva sentire la folla di ragazze mormorare e fare apprezzamenti mentre Shinji parlò, e sospirare di disappunto quando se ne andò.
 
Asuka rimase indietro per lanciare a Tanaka e alle altre ragazze uno sguardo di morte, che loro ricambiarono. “Tu e Ayanami-san non potete tenerlo tutto per voi all’infinito, Sōryū-san.” mormorò una di loro. Asuka le rivolse solo un sorriso e si voltò per seguire Shinji.
 
Anche Rei si attardò un attimo in più. “Compagno di classe Aida-san.”



Il cuore di Kensuke ebbe un sussulto. Ormai conosceva quello specifico tono di Ayanami. “Ehm… sì?”




“Vorrei richiedere la tua assistenza manuale per ulteriori esperimenti. Ho bisogno di qualcosa che posso avere solo da te. Vorrei fissare per questo pomeriggio, se i nostri impegni lo permettono.” disse con la sua voce fredda e chiara che lo fece vibrare di gioia.
 
“Ehm… certo? Sono sempre felice di… aiutare…” Si interruppe quando si rese conto che almeno la metà delle ragazze che formavano la folla aveva smesso di guardare le spalle di Asuka che se ne andava per guardare lui con stupore.
 
Stupore che si trasformò rapidamente in aperta speculazione. I vocii cominciarono a ronzare tra la folla. “Esperimenti ‘manuali’? Oh, so io cosa significa…” “Ayanami già ce l’ha da Ikari-san, ma Aida ha ‘qualcosa che può avere solo da lui’?! Wow…” “Accidenti, ma quanto deve essere dotato lui?” “E non ha nemmeno dei ‘cani da guardia’ che lo circondano…”
 
Rei non diede segno di aver sentito le voci, anche se doveva per forza visto che lui le aveva sentite. “Grazie, Aida-san. Attenderò con ansia. I nostri esperimenti sono sempre stati molto illuminanti e… molto piacevoli. Ci vediamo più tardi. Arrivederci.” Si girò e se ne andò, con una postura e un’andatura aggraziata e precisa come quella di una ballerina.
 
Lo sbattere della porta fu come un segnale. Tutte le ragazze si voltarono a guardarlo. Alcune sembravano molto interessate… Kensuke deglutì. ‘Oh oh…’
 
---
 
Shinji aprì la porta dell'aula e si bloccò quando vide il suo amico e Hikari. “Oh... no...” disse sottovoce. Si avvicinò al banco accanto a loro e vi si accasciò, mentre Asuka e Rei entravano dietro di lui. “T... Tōji... cosa ti hanno detto? Ti... ti hanno offerto qualcosa? Non devi accettare le loro offerte. Sai bene cosa significa questo lavoro per me...”
 
Tōji lo guardò come se qualcuno avesse sparato al suo cane. Si leccò le labbra e cercò di rispondere. “Non... Io non...” Prese un respiro e lo lasciò uscire. “Non sono io.” riuscì finalmente a dire, come se stesse pronunciando una sentenza di morte.
 
Shinji sbatté le palpebre. “Cosa? E chi allora...”
 
“Io.”



Il capo di Shinji si voltò di scatto verso Hikari. Lei guardava le proprie mani giunte. Lentamente alzò gli occhi per incontrare quelli di Shinji. “Mi hanno detto che sono il Fourth Children. Hanno bisogno che diventi un pilota. Mi hanno detto che si prenderanno cura della mia famiglia e che faranno in modo che la sorellina di Tōji venga trasferita in un ospedale della Nerv per ricevere le migliori cure possibili. Questo l’ho richiesto io.” Sorrise debolmente. “Quella donna, la dottoressa Akagi, sembrava pronta a offrirmi qualsiasi cosa pur di farmi dire sì, così ho chiesto quello che mi veniva in mente. Ho chiesto anche che nessuno di noi debba pagare l’università…”
 
La mano di Tōji scese ad afferrare quella della ragazza coi codini. La strinse leggermente. “Grazie, Hikari.”
 
Hikari gli rivolse un lieve sorriso, che però svanì rapidamente. “Io… devo andare a Matsushiro con la dottoressa Akagi e il Maggiore Katsuragi domani, per iniziare a famigliarizzare con la nuova Unità Eva. Dovrebbe volerci tutto il fine settimana e anche di più. Io e Tōji… avevamo un appuntamento questo fine settimana… A questo punto è saltato ormai.”
 
Shinji cercò di inghiottire la bile che voleva salire. Si trattava di uno dei suoi amici. La Nerv non dovrebbe fare loro questo… “Capoclasse, tu… non dovresti farlo…” iniziò.
 
Hikari scosse la testa. “Tu lo fai. Asuka lo fa. Anche Ayanami-san, sebbene fosse ferita. E… e se dico di ‘no’, potrebbero chiederlo a qualcun altro, qualcun altro che si dovrà far carico di questo solo perché io ho avuto paura…”
 
“Lascia che lo faccia io!” sbottò Tōji. “Hikari, ti prego! Io non… se rimanessi ferita…”
 
Hikari gli rivolse un sorriso triste. Si avvicinò per accarezzargli il viso. “Questo è uno dei motivi per cui ti amo, Tōji. La tua compassione… So che faresti di tutto per proteggermi… ma non sappiamo nemmeno se puoi pilotare un Eva. Mi hanno detto che sono una su un miliardo, che in tutto il mondo hanno individuato solo quattro Children che possono diventare piloti… E siamo tutti in questa stanza.”
 
Shinji guardò Asuka da dietro la spalla. Lei strinse le labbra e gli lanciò uno sguardo: aveva cose di cui voleva parlargli, ma non poteva dirle in pubblico. Tuttavia, Shinji già poteva immaginarle… ‘Siamo solo quattro in tutto il mondo… e il Fourth Children è qualcuno che conosciamo personalmente? Una probabilità su un miliardo ed è proprio accanto a noi?’ Voleva quasi chiedere ad Hikari di sua madre ma non era il momento.
 
“Quindi non posso dire di no, Tōji. Devo farlo. Proteggerò entrambe le nostre famiglie, e poi ho Asuka, Ikari-kun e Ayanami-san che mi aiuteranno e mi supporteranno. Sono sicura che me la caverò.”
 
“Poiché combatteremo insieme come commilitoni, ti prego di chiamarmi ‘Rei’, capoclasse Horaki.” disse piano Rei da dietro Shinji.
 
Shinji sbatté le palpebre dallo shock. Così come gli altri. Si voltò a guardarla. “Rei?”
 
Il First Children lo guardò con calma. “Sì?”
 
“Sei… sicura di capire cosa stai facendo?”
 
“Sì.”
 
Shinji guardò Asuka. Lei storse le labbra e scrollò le spalle in segno di confusione. Guardò di nuovo Rei. “Ok, mi sembra giusto.” Si voltò di nuovo verso Hikari e si strofinò la guancia. “Beh… immagino che sarà un bene avere più amici su cui contare durante un combattimento. Benvenuta della squadra, Horaki-san…”
 
---



Il riflesso della luce del pomeriggio riusciva ad illuminare solo debolmente l’ufficio del Comandante Ikari, quasi una cripta, nonostante la titanica serie di specchi che incanalavano la luce verso il Geofront. Le finestre oscurate rendevano la luce che entrava di un color rosso sangue, facendo risaltare l’albero delle Sephirot inciso sul pavimento e sul soffitto. La dottoressa Akagi riusciva a malapena a distinguere i cerchi luminosi degli occhiali del comandante, che ascoltava impassibile il suo rapporto.



“Il Fourth Children ha accettato la nostra offerta. Ha chiesto solo alcune piccole cose per sé e per la famiglia del suo ragazzo. Abbiamo già provveduto. Il Maggiore Katsuragi andrà a prelevarla tra poche ore e la porterà a Matsushiro poco dopo.” disse in modo deciso.



“È sicura della selezione della signorina Horaki come Fourth Children, dottoressa?” chiese il Vicecomandante Fuyutsuki. “Per quale motivo non è stato scelto il candidato precedente?”



“Sia il First che il Second Children hanno registrato negli ultimi due mesi aumenti più netti dei loro Sync Rate rispetto al Third, ma il maggiore aumento generale del First e del Second mi ha portata a stabilire che il prossimo pilota avrebbe dovuto essere una femmina. Inoltre, non solo ha ottenuto buoni punteggi in forza di volontà e intelligenza: il Fourth Children è più sensibile all’autorità e alla gerarchia rispetto al candidato precedente. Credo che questo ci permetterà di avere più influenza sulla signorina Horaki.”
 
“Molto bene.” disse il Comandante Ikari. “Il Fourth Children sarà idoneo ai nostri piani. Le Nazioni Unite ci hanno informato che l’Unità 03 è in viaggio e arriverà entro 24 ore. Fate in modo che a Matsushiro sia tutto pronto per riceverla.”
 
“Sì, signore.”
 
“Congedata.”
 
---
 
“Wow!” Il copilota passò lo sguardo sui sistemi di monitoraggio dell’aereo. Erano ancora instabili a causa del fulmine. “È stata una bella scossa! Te l’avevo detto che avremmo dovuto volare intorno a questo temporale!”
 
“Rilassati, questo bestione può resistere a colpi ben più forti di quello.” disse il pilota. “Vedi? I sistemi si stanno già ristabilizzando dopo il reset. Controlla il nostro carico speciale.”
 
Il copilota toccò sul touchscreen e visualizzò gli indicatori dell’Unità Evangelion, il loro carico. “I… i valori sono instabili… strano…”
 
“Dagli un secondo. Si stabilizzerà come i nostri sistemi. Magari ci vorrà un po’ di più visto che si tratta di una tecnologia più avanzata. Vedi? Si sta già stabilizzando.”
 
Gli indicatori smisero di sfarfallare e si stabilizzarono sul verde. “Può darsi.” disse il copilota. “Comunque, penso ancora che avremmo dovuto fare il giro. Per un attimo ho pensato che quel fulmine avesse il nostro nome scritto sopra.”
 
“Calmati.” ribatté il pilota. “Non è successo nulla.”
 
Sotto di loro
, gli occhi dell’Unità Evangelion 03 tornarono ad essere neri come la notte.



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Capitolo 32
*** Capitolo 6.6: Irrompe la tempesta ***


Capitolo 6.6: Irrompe la tempesta



Shinji guardò con malinconia la stretta di mano che Tōji e Hikari mantennero fino ai cancelli della scuola mentre uscivano dopo la fine delle lezioni. Guardò Asuka accanto a lui. Lei stava facendo la stessa cosa. Shinji incrociò il suo sguardo e le rivolse un breve, triste sorriso. Lei rispose con un piccolo cenno del capo. Avrebbe voluto poterlo fare la stessa cosa davanti a tutti tanto quanto lui. Rimisero le loro solite maschere che indossavano in pubblico, prima che Tōji si voltasse mentre raggiungevano i cancelli.



Tōji lanciò uno sguardo ironico a Shinji e guardò anche Asuka. “Ma come? Niente ‘scaramucce tra marito e moglie’ oggi? Siete stati molto tranquilli.”



Asuka alzò lo sguardo verso di lui. “Siete nostri amici e avete bisogno del nostro sostegno in questo momento, e questo è un affare serio della Nerv. Shinji e io siamo abbastanza maturi da saper smettere di litigare quando è il momento.”



Dietro di loro, Rei disse a con molta calma, “Maturi? Appena nessuno li guarda non fanno altro che saltarsi addosso, davvero. Sono come dei bonobo durante la stagione degli accoppiamenti. Solo ‘whumpa, whumpa, whumpa’ tutto il tempo.” Non c’era alcun cambiamento nel suo solito tono di voce perfettamente impassibile.



Shinji e Asuka si bloccarono. ‘Oh cavolo! Rei, non dovevi mantenere il nostro segreto?’ pensò freneticamente Shinji. Tōji e Hikari rimasero a bocca aperta per un attimo prima di esplodere in una risata.



Rei fece uno dei suoi piccoli sorrisi. “Scherzavo.” disse, ancora senza espressione nella voce.
 
Shinji riprese a respirare. “Rei, che diavolo stai facendo?”
 
Rei gli rivolse uno sguardo innocente. “Aiuto a togliere la tensione con un po’ di umorismo?”
 
Tōji e Hikari si scambiarono uno sguardo nervoso, arrossendo leggermente. “Ehm…” iniziò Hikari. “Se non vi spiace io e Tōji vorremmo tornare a casa da soli. Sarà la nostra ultima occasione per stare un po’ insieme e avremo solo poche ore prima che il Maggiore Katsuragi passi a prendermi. Volevamo rifarci un po’ dell’appuntamento che non avremo questo fine settimana.”
 


Asuka sorrise. “Ma certo. Divertitevi.”
 
Rei aggiunse “Assicuratevi di usare delle protezioni.”
 
Fu il turno di Tōji e Hikari di bloccarsi e arrossire, e di Shinji e Asuka di ridere dopo un secondo di shock.



“Scherzavo.” ripeté Rei, con il volto imperscrutabile.
 
Tōji e Hikari risero nervosamente e lasciarono i tre piloti, tenendosi ancora saldamente per mano.
 
Asuka si scagliò contro la ragazza dai capelli blu. “Rei, che diavolo era quello? Cosa avevi in mente di fare?”
 


Rei non era per nulla turbata. “Cercavo di aiutare prendendo in giro i miei amici. È divertente.” disse, con la voce fredda come sempre.
 
Shinji ridacchiò nervosamente. “Io… stai diventando davvero brava, Rei.”
 
“Grazie.” Lei li guardò, con una lieve espressione di riflessione sul volto. “Mi piace vedere i miei amici felici. Mi rende felice a mia volta, e quindi desidero aiutarli. Osservare Hikari e Suzuhara-san è un po’ come osservare voi due. Sono… profondamente invidiosa del vostro legame e tengo ad entrambi. Vorrei avere qualcosa di simile. Allevierebbe la solitudine.”
 
‘Si sente… sola? È sempre insieme a noi, ma… so cosa intende dire.’ pensò Shinji. ‘So bene quanto ci si possa sentire soli anche stando in mezzo a una folla.’ “E Kensuke?”
 
Rei scosse la testa. “Il compagno di classe Aida-san… non fa per me. Si è comportato da buon amico e ho imparato molto dai nostri esperimenti, ma con lui non provo sentimenti simili a quelli che vedo tra voi due o tra Hikari e Suzuhara-san. Desidero comunque vedere anche lui felice, quindi ho escogitato un piano per aiutarlo.” Si voltò verso il cancello della scuola, dirigendosi verso ovest.
 
Asuka la fermò con una mano sulla spalla. “Aspetta, non vieni a casa con noi?”
 
Rei scosse di nuovo la testa. “Il prossimo step del mio piano prevede che Aida-san mi porti fuori per un appuntamento in pubblico questo pomeriggio. Questo mi fornirà dati preziosi riguardo gli appuntamenti, e il vederlo uscire con me aumenterà la sua reputazione con le ragazze della nostra classe. Credo di aver già sfruttato con successo le voci che girano a scuola riguardo il nostro ménage a trois ancora in corso e sulle doti di amante di Shinji per aumentare l’interesse nei confronti di Aida-san. Siccome ho programmato un lungo e dettagliato protocollo sperimentale per questo pomeriggio, credo che starò fuori fino a tardi. Ci rivedremo domani.” Rei fece un breve inchino e se ne andò.
 
Shinji e Asuka si scambiarono uno sguardo confuso mentre uscivano dalla scuola. Asuka parlò per prima. “È… è appena successo davvero?”
 


“Io… credo di sì? Rei fa battute sconce, dice la verità su di noi in modo che nessuno ci possa credere, e ora… porta Kensuke a un appuntamento? Per assicurarsi che risulti attraente alle altre ragazze?” rispose Shinji divertito.
 
“Tutto questo non può essere vero. Rei Ayanami, social ninja. Ma guardiamo al lato positivo, Hikari e Sporting-Babbeo se ne sono andati, il che significa che io e te possiamo tornarcene a casa nel modo in cui preferiamo.” disse Asuka un po’ più felice. Non appena si allontanarono dalla scuola e dai loro compagni, gli prese la mano con entusiasmo.



“Hikari è il Fourth Children… Chi l’avrebbe mai detto?” pensò Asuka. “Non mi piace trascinare un amico in mezzo ai pericoli insieme a noi, ma sono felice che la nostra prossima compagna di squadra sia qualcuno che conosco e di cui mi fido. E poi, se Misato la porterà a Matsushiro stasera, forse avremo l’appartamento libero tutto per noi questo fine settimana?” Fece un sorriso malizioso a Shinji. “Mi stanno venendo in mente alcune idee per impegnare il tempo.”
 


Shinji sorrise a sua volta, ma poi si corrucciò pensieroso. “Non credo che saremo così fortunati. Misato-san è molto alla mano, ma prende piuttosto sul serio i suoi doveri di tutrice. Probabilmente non ci lascerà da soli e ci farà sorvegliare da qualcuno. Magari Kaji-san.”



Asuka fece una breve risata. “Heh… Due mesi fa, l’idea di avere Kaji-san come babysitter mi avrebbe rallegrato la giornata. Mi sarebbero venuti in mente mille modi per sedurlo, così come ho fatto sulla Over The Rainbow.”
 
Shinji cercò di sorridere, ma non ci riuscì. Quando Asuka gli confessò di quell’episodio, lei fu molto imbarazzata nel raccontarlo. Ma ammettere quanto il rifiuto di Kaji l’avesse amareggiata non fece altro che far immedesimare Shinji nei suoi panni. Conosceva Asuka abbastanza bene da capire quanto avesse desiderato l’attenzione e l’amore che pensava di poter ottenere seducendo Kaji, e quanto avesse sofferto quando questi l’aveva respinta. La spiegazione di Shinji, che capiva esattamente perché lei avesse voluto farlo, e la rassicurazione silenziosa ma appassionata che lui non avrebbe mai smesso di desiderarla, era stato un momento che li aveva davvero avvicinati molto… ma Shinji stava ancora combattendo con le sue preoccupazioni sull’avere intorno la vecchia infatuazione di Asuka. Non pensava di certo che Asuka non lo avrebbe più voluto o non lo avesse più amato, ma sapeva che guardando Kaji, un uomo alto, adulto e sicuro di sé, si sarebbe sentito così piccolo e insignificante al confronto.
 
Anche Asuka lo conosceva abbastanza bene da poter leggere tutti questi pensieri dall’espressione e dal mutismo di Shinji. Con la mano libera gli diede una piccola pacca sulla spalla. “Ehi, baka! Smettila! Sei tu quello di cui sono innamorata, ricordi? Kaji è un bel fusto alto e appetitoso, ok, ma non è suo il nome che pronuncio la notte. Tu sei mio e io sono tua. Ammetto che avere sia lui che te in giro per l’appartamento e fare finta che io e te non stiamo insieme mi lascerà piuttosto frustrata visto tutto il testosterone che circolerà, ma non ti lascerò per lui. Mai.”
 
Questa volta Shinji sorrise. “Lo so… è solo che mi sento così piccolo e insignificante accanto a qualcuno così sicuro di sé e maturo come lo è lui. Mi stupisco ancora ogni giorno di essere riuscito in qualche modo a stare insieme a una ragazza così bella e straordinaria come te e… e di piacerti.”
 
“Tu non mi ‘piaci’, baka. Io ti amo. Il dormire sempre insieme degli ultimi mesi non ti dice niente? O il fatto che io e te siamo più vicini l’uno all’altra che a chiunque altro in tutta la nostra vita? Ok, non sei alto come Kaji-san. E allora? Guarda tuo padre: sarà anche un bastardo manipolatore, ma è decisamente alto e con le spalle larghe. Un giorno anche tu diventerai così. Mmm… questa sì che è un’immagine appetitosa. Uno Shinji alto e sexy, tutto mio… Unf! Sì, mi sa che ti tengo.” Lo baciò sulla guancia.
 
Shinji arrossì leggermente. “Immagino di sì. A me… piacerebbe sapere che aspetto avesse mia madre. Detesto che mio padre abbia distrutto tutte le foto che aveva di lei. Tu… ne hai qualcuna di tua madre?”
 
Il volto di Asuka si fece serio. Sua madre era ancora un argomento delicato, anche se Shinji sapeva che Asuka gli aveva rivelato più cose su di lei che a chiunque altro in vita. “Sì. Sono poche foto, ma te le mostrerò. Sono… davvero importanti per me. Mama… aveva il sorriso più bello del mondo…” Si sforzò di tornare a sorridere. “Sei ansioso di vedere come sarò quando diventerò grande, hmm? Vogliamo invece pensare a cosa dobbiamo inventarci a casa stasera? Stavo pensando di spaparanzarmi sul pavimento del soggiorno e di prenderti a parole tutto il tempo, come scusa potrei pensare a qualcosa che hai detto a scuola e che mi ha fatto arrabbiare…
 
---



Misato era sull’ingresso di casa quando arrivarono Asuka e Shinji. La valigia ai suoi piedi faceva capire che si stava solo trattenendo per poterli vedere un attimo prima di andarsene. Fece comunque loro un ampio sorriso. “Bentornati a casa! Starò fuori per i prossimi quattro giorni, ma ho fatto in modo che Kaji si occupi di voi. Sarà qui tra poche ore.”



Shinji lanciò ad Asuka un’occhiata di ‘te l’avevo detto’. Lei gli fece la linguaccia. Si voltò di nuovo verso Misato. “Andrai a prendere Horaki-san e la porterai a Matsushiro per il test di attivazione dell’Unità Eva 03, vero?”
 
Misato sbatté le palpebre per un attimo prima di annuire. “Ah, ve l’ha detto a scuola, vero? Sì, vado a prenderla, la porto al quartier generale della Nerv per farla registrare nel sistema come pilota di Evangelion e poi andremo a Matsushiro. Poi porteremo l’Unità 03 al Geofront una volta terminati i test.”
 
Shinji esitò. “Misato-san… e riguardo alle voci che dicono che l’Unità 04 è andata persa? Ho sentito dire che c’è stato un incidente e l’Unità 04 è esplosa o qualcosa del genere…”
 


Misato strinse le labbra e annuì di nuovo. “Sì, qualcosa è andato storto alla Nerv 02 in America durante il test di attivazione del Motore S2. Ha distrutto l’intera base. Ma questa volta andrà tutto bene. Tutte le nostre unità Eva sono perfettamente funzionanti e abbiamo il personale e i piloti migliori al mondo. È per questo che ce lo spediscono qui, ovviamente.”



“Non c’è motivo di preoccuparsi, baka-Shinji.” disse Asuka dietro di lui. Lanciò uno sguardo malizioso a Misato. “Quindiii~… quando arriva esattamente il mio caro Kaji-san?”
 
Misato roteò gli occhi in alto. “Sta lavorando anche lui al quartier generale della Nerv in questo momento. Dovrebbe arrivare verso le sei. Vedete di comportarvi bene fino ad allora.” ordinò severamente. “Non maltrattare Shin-chan e vedete di finire i compiti.”
 
Asuka ignorò gli ordini di Misato mentre spingeva Shinji attraverso la porta davanti a lei e poi nel corridoio verso la sala da pranzo. “Oh, non essere così preoccupata. Non l’ho ancora ucciso, no? E se mai dovesse succedere qualcosa a baka-Shinji, sarei costretta a mangiare i tuoi piatti. Sarebbe semplicemente inaccettabile!” Asuka lanciò un ultimo sguardo alle sue spalle mentre raggiungevano la fine del corridoio. “Prenditi cura di Hikari, Misato. È mia amica.”
 
Misato prese la valigia e salutò. “Non preoccuparti, starà benissimo. Questo è solo un test di attivazione. Io e Ritsuko saremo lì. E sarà nell’Entry Plug di un Eva. Sai quanto sono sicuri quegli affari. Ci vorrebbe un altro Eva per passare attraverso quell’armatura! Mi prenderò cura di lei.” Misato salutò ancora una volta e se ne andò.
 
Asuka lasciò che la sua finta occhiataccia verso Shinji evaporasse quando sentì la porta chiudersi. “Già, ma so anche contro cosa combattiamo, Misato.” Sospirò e trasformò il suo spintonare Shinji in uno stretto abbraccio. “Mmm… ok, Shinji, abbiamo tre ore tutte per noi prima che arrivi Kaji-san. Vediamo di approfittarne.”
 
Shinji assunse uno sguardo innocente. “Ok, quindi, io inizio a preparare la cena mentre tu fai i compiti?”
 
Lei gli pizzicò il naso. “Molto divertente, Third Children. Dovrei spedirti subito in camera mia per questa battutaccia.”
 
“Non dovrebbe essere ‘in camera tua’?”
 
Lei gli afferrò la mano e lo tirò dietro a sé con un sorriso. “In camera mia? Che idea geniale, signor Ikari! Davvero un’ottima idea! Andiamo!”

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Capitolo 33
*** Capitolo 6.7: Irrompe la tempesta ***


Capitolo 6.7: Irrompe la tempesta





Asuka si rigirò di nuovo su sé stessa e cercò di addormentarsi. Erano circa due ore che cercava di addormentarsi in questo modo.
 
Per tutta la sera avevano messo in scena uno spettacolino abbastanza credibile dove si azzannavano e poi ignoravano l’un l’altro. Kaji si meravigliò, chiedendosi se fossero sempre così o solo quando Misato non c’era. Asuka aveva quindi suggerito di andare a letto prima del solito, per porre fine ai battibecchi. Ma l’andare a letto non le aveva portato la pace che aveva sperato.
 
Il suo letto sembrava freddo, e improvvisamente troppo grande e vuoto. Non c’era un respiro lento e regolare accanto a lei nel buio a ricordarle che non era più sola, non c’era un braccio a confortarla e ad avvolgerla per farle sapere che era amata. Odiava questa situazione.
 


“Forza, Sōryū. L’hai fatto diecimila volte. Quanto sarà mai difficile addormentarsi da soli?” sussurrò a sé stessa.
 
‘E ogni notte dovevi combattere contro le stesse paure: che avresti vissuto da sola per tutta la vita perché nessuno ti avrebbe voluto per davvero. E ora hai trovato un Qualcuno, Qualcuno che rende il tuo mondo migliore, e che stanotte non è accanto a te, dove dovrebbe essere. Sai perché non riesci a dormire. Lo vuoi con te, ogni giorno e ogni notte. Una notte senza di lui ti fa pensare a cosa significhi essere di nuovo da sola, e ti preoccupa il fatto che un giorno lui potrebbe non esserci più.’
 
Sospirò e stropicciò il cuscino in una nuova posizione. Quella preoccupazione continuava a tormentarla da quando Shinji le aveva chiesto dove stavano andando. Avevano davvero un futuro insieme? Cosa voleva davvero lei?
 
‘Il problema è che tu sai qual è la risposta a questa domanda, Sōryū. Vuoi la sua vita, tutta. Lo vuoi accanto a te ‘fino alla fine del mondo’, proprio come vi siete promessi entrambi. Ma sei dannatamente consapevole che siete entrambi poco più che degli adolescenti, e che pensare a come sarà lui quando sarà più grande, ad anelli e a figli non è altro che una follia in questo momento. E hai doppiamente paura che possa dare di matto se dovesse scoprire che ci stai pensando lo stesso.’
 
“Ma comunque niente mi ferma dal volerlo. Una vita, una famiglia, anni e anni di amore… Gott, sono davvero pazza. E non c’è niente che mi impedisca di avere costantemente paura che un giorno lui decida che può fare a meno di me, e a quel punto dormire da sola sarà soltanto un’anteprima di quello che mi aspetterà.” Allungò una mano per toccare il lato del letto dove di solito c’era Shinji. “Non posso nemmeno infilarmi nel suo futon, non quando Kaji è a due metri di distanza. Ancora tre notti così…”
 
‘Torna presto, Shinji. Il mio mondo non è né freddo, né solitario, né spaventoso o perso quando sei qui accanto a me. Ho bisogno di te.’
 
---
 


Shinji si girava e rigirava. Il sonno non arrivava e basta. Era ancora più difficile di quanto si aspettasse. Erano settimane che non doveva addormentarsi senza il rassicurante calore di Asuka accanto a lui. Non si era reso conto di quanto fosse confortante poterla sentire accanto a sé mentre si addormentava. Si sentiva… come se non riuscisse a stare tranquillo senza di lei. Come se nulla andasse bene senza lei accanto. ‘È così che si sente mio padre? Solo tutto il tempo? Mi ha abbandonato, quindi è così che vuole rimanere? Perché mi ha fatto questo?’
 
Sospirò. Suo padre… Visto che era ancora sveglio, tanto valeva approfittarne. “Sei ancora sveglio, Kaji-san?”
 
L’ispettore si rigirò nel futon accanto al suo. “Sì. Cosa c’è, Shinji-kun.”
 
“…che tipo di uomo è mio padre?”
 
“Ah. Non mi aspettavo una domanda simile. Pensavo che mi avresti chiesto di Katsuragi.”
 
“Tu passi molto tempo con lui.”
 
Kaji ridacchiò. “Non io. Il Vicecomandante, è lui che sta sempre assieme a tuo padre. Stai chiedendo in giro di tuo padre?”
 
“Non passo del tempo con lui da molto…”
 
“Quindi non ne sai molto su di lui?”
 
Shinji scrollò una spalla. “Ho conosciuto alcune cose su mio padre ultimamente. Sul suo lavoro, mia madre, ma non molto. Quindi…”
 
“Ti sbagli. Tu credi di aver conosciuto qualcosa. Le persone non possono capire completamente gli altri. Non è nemmeno detto che si riesca a capire sé stessi. Comprendersi al 100% è impossibile. Beh, è per questo che passiamo tanto tempo a cercare di capire noi stessi e gli altri. È questo che rende la vita così interessante.”
 
Shinji aggrottò le sopracciglia. Gli sembrava… un arrendersi senza averci mai provato veramente, dando per scontato che non si potesse comunque vincere. “È così anche per la tua storia con Misato-san?”
 
Kaji sorrise tristemente nell’oscurità. “Il kanji per ‘fidanzata’ significa ‘una donna lontana sia da chi parla che da chi ascolta’. Per noi uomini, le donne sono sulla sponda opposta di un fiume più largo e profondo di qualsiasi oceano. Non potremo mai conoscerle veramente.”
 
“Cazzate.”
 


Kaji sbatté le palpebre. Shinji aveva… Shinji aveva davvero detto questo? Si voltò per scrutare il Third Children.
 
Shinji stava guardando il soffitto, con un’espressione più determinata di quanto Kaji non avesse mai visto. Sembrava quasi arrabbiato. “Finché non vi parlate, non vi renderete mai conto di quanto siete simili. Potrebbe sentirsi sola quanto te, ma non lo sapresti mai perché lei non lo dà a vedere. Devi ascoltare le cose che non dice. Non puoi lasciare che le tue paure o la sensazione di non essere degno di lei ti fermino, altrimenti non saprai mai che anche lei si sente così. E poi devi essere in grado meritarla.”
 
Kaji lo guardò. ‘Non è possibile che un ragazzino timido e riservato come il Third Children dica una cosa del genere, a meno che… non ne sappia qualcosa. ‘Lei’? Deve avere qualcuno. E quel ‘lei’ non può essere altri che una sola persona: è innamorato di Asuka. Ma… non sta parlando come un ragazzo con una cotta non corrisposta, sta parlando come un ragazzo che ha la certezza più totale che lei ricambi i suoi sentimenti.’ Gli occhi di Kaji si aprirono leggermente. ‘Ah, ecco perché sono così in sintonia, ecco perché il battibecco tra lui e Asuka stasera sembrava così strano e forzato: anche lei lo ama… Stanno mettendo in piedi una messinscena per nasconderlo. Ma perché? So di per certo che Katsuragi già pensa che si piacciano. Non credo proprio che impedirà loro di stare insieme.”
 
Shinji stava ancora parlando. “Non cambierà mai nulla se non deciderai di fare quel primo passo. È una cosa che mi ha detto Misato-san. Dovresti darle ascolto, Kaji-san.”
 
Kaji rise sorpreso. “Stai dando a me consigli sulle relazioni di coppia, Shinji-kun?”
 
Shinji guardò altrove, lo sguardo arrabbiato e determinato si dissolse nella sua solita educata timidezza. “Scusa. Vorrei solo che Misato-san fosse felice, e… lei è felice quando torna a casa dopo essere uscita con te.”
 
Kaji sospirò. “A volte non è così semplice, Shinji-kun. Siamo già stati insieme in passato. Diciamo che non è andata bene.”
 
“Questo perché hai lasciato che ti allontanasse? Mi ha detto qualcosa a riguardo, sul fatto che ha commesso un errore all’epoca.”
 
“Mi ha detto che voleva rompere. Io… non le ho opposto resistenza.”
 
“Pensi davvero che dicesse sul serio? O aveva solo paura di fare il passo successivo? Si può amare davvero qualcuno e avere comunque paura di andare avanti, perché è un amore davvero intenso. Ma quando lo fai… vale tutto quello che hai rischiato e anche di più.” disse Shinji, con lo sguardo distante.
 
‘Lei aveva paura? Io ne avevo? Io… non sono mai riuscito a trovare il coraggio di dirle quelle parole. Non ci riesco ancora. Ed eccomi qui, a ricevere consigli in amore da Shinji-kun. La vita è davvero buffa a volte.’ “Da quanto tempo sei innamorato di Asuka?”
 
“Dal momento in cui l’ho vista…” rispose Shinji con un sorriso sognante. Quel sorriso crollò quando si rese conto di ciò che aveva appena detto. “Ah! Voglio dire… non è niente di che! Io… noi non stiamo… dannazione.” Guardò Kaji con uno sguardo supplichevole. “Non dirlo a Misato-san. Non vogliamo che lei…” Fece una pausa. “Che… che ci prenda in giro, o cose simili.”
 
Kaji ridacchiò dolcemente. “Non preoccuparti, Shinji-kun. Se stare insieme ad Asuka-chan vi rende quello che siete, non credo sarebbe una cosa buona proibirvelo. E sarà divertente vedere Katsuragi cercare di capirlo. Però glielo dirò se me lo dovesse chiedere.” Sorrise. “Non credo che tu debba preoccuparti di quello che dirà, Shin-chan. Credo che lei approverà che voi due state insieme. E se ce la fate voi due, forse ce la faremo anche noi. Magari le chiederò di uscire quando tornerà a casa.”
 
Shinji sembrava ancora preoccupato, ma annuì. “Grazie, Kaji-san. Ti prego, fai felice Misato-san.” Sembrava che volesse dire qualcos’altro, ma si limitò a girarsi su sé stesso. “Buonanotte.”

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Capitolo 34
*** Capitolo 6.8: Irrompe la tempesta ***


Capitolo 6.8: Irrompe la tempesta





“5 minuti al test di attivazione dell’Unità 03.”
 
“Energia primaria, in stand-by.”
 
“Apotheosis n. 2, OK.”
 
“Sistemi di raffreddamento di tutte le sezioni, operativi a livelli standard.”
 
“Blocco sul braccio sinistro, in posizione.”
 
Ritsuko diede un’altra occhiata dall’interno del furgone che fungeva da centro di comando mobile della Nerv e fece un cenno agli operatori mentre spuntava la lista sulla sua cartellina. “Ricevuto. Squadra B, iniziare l’operazione.”



Il capo della squadra operazioni inserì il comando di avvio dalla sua postazione. “Data link con l’Unità Evangelion 03, stabilito. Avvio in sequenza degli step da 1 a 108.”
 
“Quattro Evangelion pronti per il combattimento. Potremmo distruggere mezzo pianeta se lo volessimo.” mormorò Misato.
 
“Saranno abbastanza?” chiese Ritsuko.
 
Misato sollevò un sopracciglio verso di lei. “Abbastanza? Abbastanza per cosa?”
 
Ritsuko indossò uno sguardo innocente. “Per sconfiggere gli angeli, ovviamente.”
 
Misato non sembrava convinta. “E una volta sconfitti? Che fine faranno gli Eva?”
 
“Sono sicura che il Comandante ha un piano.”
 
“Non sarebbe male se lo volesse condividere con gli altri.”
 
Una delle operatrici accanto a loro parlò. “Il Fourth Children è qui. Sta entrando ora nell’Entry Plug, signora.”
 
“Bene.” rispose Ritsuko. “Avviate il Sync non appena l’Entry Plug sarà in posizione.”
 


Il capo della squadra operazioni fece rapporto. “Inserimento dell’Entry Plug in corso. Avvio connessioni della Fase Uno. Trasmissione degli impulsi. Tutti i collegamenti nervosi sono ok. Elenco ok fino a 2-5-5-0. Armoniche nella norma. Ci avviciniamo alla borderline…”
 
Sul display, la lunga linea di icone rosse dei link di sistema passò rapidamente dal rosso al verde come i denti di una cerniera. Esitarono quando si avvicinarono alla borderline, dove l’Eva si attiva veramente. Sfarfallarono per un secondo, poi passarono anche loro sul verde.



Decine di altri indicatori si attivarono improvvisamente. Gli allarmi cominciarono a suonare e l’illuminazione interna del furgone divenne automaticamente rossa. Misato vide le nocche dell’amica diventare bianche da quanto stringevano cartellina e penna.
 
“C’è un enorme sovraccarico di energia proveniente dall’interno dell’Unità!” gridò il capo della squadra operazioni.
 
“Interrompete il test! Tagliate tutti i circuiti, subito!” urlò Ritsuko, facendo sentire la propria voce sopra agli allarmi.
 
“Impossibile! Nessuna risposta dal sistema!” rispose l’operatrice. “Nessuno dei controlli è… Diagramma d’onda blu!”
 
Gli occhi di Ritsuko si spalancarono. “Non può essere… Un angelo?!”
 
Le telecamere remote che riprendevano l’Unità 03 nella gabbia d’ancoraggio sotterranea mostrarono improvvisamente le titaniche fauci dell’Eva spalancarsi e un ruggito ultraterreno risuonò dalla gola dell’Unità Evangelion 03.
 
Il mondo divenne bianco.
 


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Shinji si sforzò di tenere le mani sui comandi dell’Unità 01. Sapeva che se le avesse tolte avrebbero iniziato a contrarsi nervosamente in continuazione. “Che tipo di incidente? E Misato-san?”
 
“Non riescono ancora a mettersi in contatto.” disse Rei, senza alcun accenno di emozione nella voce. Solo settimane di attento ascolto avevano permesso a Shinji di sentire la preoccupazione nel suo tono. Il suo volto nel display di comunicazione era perfettamente inespressivo.
 
“Non c’è motivo di agitarsi, baka. Stai tranquillo al tuo posto.” disse Asuka dall’Unità 02. “Probabilmente ci hanno schierati solo per precauzione.”
 


“Ma se dovessimo combattere contro un angelo, non ci sarebbe lei a dirigere le operazioni. Cosa dovremmo fare?”
 
“Il Comandante Ikari prenderà il comando per ora.” disse Rei.
 
Shinji storse la bocca. “Mio padre?”
 
“Improvvisamente, mi manca Misato.” concordò Asuka in modo cupo.
 
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“L’osservatorio del Monte Nobe ha una visuale sull’obiettivo! Trasferimento sullo schermo principale ora!” annunciò il Tenente Aoba.



Lo schermo largo 30 metri del Central Dogma si illuminò dell’infernale bagliore arancione del tramonto. All’inizio mostrava solo la strada sgombra che attraversava il passo vicino al Monte Nobe. Poi, da dietro la cresta più lontana, apparve una figura enorme e scura. L’Unità Evangelion 03 si avvicinava lentamente, con la testa ingobbita in avanti come una bestia. Un sussulto di sgomento attraversò gli occupanti del centro di comando, tranne i due uomini più anziani in cima alla torre dei Magi.



“Proprio come pensavamo.” disse stancamente il Vicecomandante Fuyutsuki.
 
Il Comandante Ikari si limitò a mugugnare tra le mani. “Trasmettete il segnale di arresto. Eseguite l’espulsione forzata dell’Entry Plug.”
 


Il Tenente Ibuki digitò furiosamente sulla tastiera per un momento, ma scosse la testa. “Negativo, Comandante. L’Unità 03 non riconosce il segnale di arresto e il sistema di espulsione mostra una sorta di malfunzionamento. L’Entry Plug non è stato eiettato.”
 


“E il pilota?” chiese il Comandante Ikari, senza sorpresa nella sua voce.
 
Il Tenente Hyūga scosse la testa. “Nessun segno di vita, signore. Tutte le trasmissioni si sono interrotte nel momento esatto dell’incidente. I pochi sensori a cui posso ancora accedere riportano dati senza senso. Non riesco a capire se il Fourth Children sia vivo o no.”



“Molto bene.” dichiarò Gendō. “Da questo momento, l’Unità 03 è da considerarsi persa e l’obiettivo è riconosciuto come 13° angelo.”
 
Il Tenente Hyūga sbotto. “M… ma signore!”
 
Gendō ignorò la sua protesta. “Schierate gli Eva come previsto sul Monte Nobe.” disse freddamente. “La missione è ingaggiare e distruggere il bersaglio.”
 
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“A tutte le unità, tenersi pronti per la battaglia.” disse il Tenente Hyūga via radio.
 
Shinji afferrò i comandi con più forza. Non gli piaceva questa situazione. Non gli avevano dato alcuna informazione su ciò che stavano per affrontare e, peggio ancora, non poteva nemmeno vedere le sue amiche. Suo padre aveva ordinato di schierarsi in linea verticale verso l’obbiettivo, e non in un asse di avanzamento orizzontale, assicurandosi  così che avrebbero incontrato il nemico uno alla volta invece che insieme. Erano lì davanti a lui, da qualche parte, nascoste alla sua vista dietro le piccole colline e le dorsali della zona, ma in modo tale che nessuno di loro potesse coprire gli altri finché non fossero arretrati dal punto in cui si trovavano. Considerata tutta la copertura e il fuoco di supporto che poteva offrire, Shinji avrebbe potuto benissimo essere posizionato a Neo Tokyo-3. Sapeva di non essere un mezzo di supporto armato qualsiasi, ma per lui non aveva senso. Avrebbe preferito che ci fosse Misato al comando. Asuka era in prima linea, nella posizione di massimo pericolo, e lui non poteva nemmeno vederla, tanto meno supportarla e proteggerla in un combattimento.
 
“Padre, perché siamo posizionati così? Non posso supportare Asuka o Ayanami-san in questo modo!”
 


“Rimani in posizione e attendi gli ordini, pilota Ikari. Silenzio ora.” rispose piattamente il Comandante Ikari. “Il vostro obiettivo è davanti a voi.”
 
Gli occhi di Shinji si spostarono sul panorama di fronte a lui. C’era un movimento tremolante al limite della sua visuale. Ingrandì l’immagine al massimo e spalancò gli occhi. L’andatura implacabile dell’Unità Evangelion 03 si stagliava contro l’orbe insanguinato del sole al tramonto, come un demone in marcia dagli inferi. “Cosa? Quello è… un angelo? Il nostro obiettivo è un Eva?” chiese Shinji incredulo. “Io… Horaki-san è lì dentro, vero?! Non possiamo attaccarla!”
 


“Hikari!” sbottò Asuka. “Sta bene? È stata presa da un angelo? Riceviamo ancora segni di vita?”
 
“Ingaggiare il bersaglio.” le ordinò il Comandante.
 
Asuka sollevò con riluttanza il suo lanciarazzi a dimensione di Eva dalla posizione in cui si trovava, inginocchiata dietro una bassa collina boscosa, mirando all’Unità 03, che ora si trovava a poche migliaia di metri. Una volta centrata l’Unità 03 nel mirino, tuttavia, il suo dito esitò sul grilletto. Dopo un attimo, spostò la mira dal centro del petto dell’Unità 03 alla gamba sinistra.
 
“Pilota Sōryū, cosa stai facendo?” La domanda del Comandante Ikari fece saltare la sua mira.
 
“Hikari è lì dentro! Questi missili possono bucare delle navi da guerra! Non ho intenzione di sparare vicino al suo Entry Plug!”
 
“Non ci sono segni di vita dal pilota. La sua vita è irrilevante in questa situazione. Fai fuoco per distruggere immediatamente il bersaglio.”
 
“Col cavolo che lo farò!” L’Eva ribelle era molto più vicino ora. Asuka poteva vedere i suoi occhi che brillavano di malvagità. Riaggiustò la mira sulla gamba dell’Unità 03 e premette due volte il grilletto. Due enormi proiettili, grandi come missili balistici usati dalle forze di terra convenzionali, si diressero verso il bersaglio. Entrambi sbatterono inutilmente contro gli ottagoni arancioni di un AT Field appena manifestatosi, esplodendo in enormi ma inutili palle di fuoco.
 
“Scheiße!” ringhiò Asuka. Alzò di nuovo il suo lanciarazzi, ma il primo attacco aveva apparentemente irritato e allertato della sua presenza l’angelo, il quale fece un balzo incredibilmente alto e veloce in aria, atterrando proprio di fronte all’Unità 02, con le braccia che si dimenavano per colpirla alla testa.
 
Asuka parò freneticamente con il lanciarazzi, colpendo le mani che la stavano raggiungendo, ma l’angelo caricò comunque, colpendo la fronte dell’Unità 02 con la propria. L’impatto fece cadere Asuka all’indietro e il suo Eva si rovesciò spalle a terra. Asuka cercò di gettare via il lanciarazzi, ormai inutile e danneggiato, e di recuperare l’equilibrio, ma l’angelo balzò di nuovo, atterrando proprio sopra di lei. Spinse il lanciarazzi davanti a sé, usandolo per tenere le mani a forma di artiglio e le fauci aperte dell’Unità 03 lontane dal suo viso.
 
‘Ma che cazzo! Questo coso sta cercando di mordermi?’ “Dannazione! Wondergirl! Baka! Datemi una mano!” gridò mentre delle fauci bavose fino all’inverosimile cercavano di morderla ruggendo davanti al suo volto.
 


“Unità 00, dai assistenza all’Unità 02. Unità 01, mantieni la posizione.” ordinò Gendō.
 
Ma Shinji era già in movimento. Aveva iniziato a macinare strada non appena aveva sentito il grido di Asuka. La sua rapida partenza gli permise di recuperare la maggior parte della distanza che lo separava da Rei prima ancora che lei iniziasse a muoversi, e i due avanzarono correndo quasi insieme. Le enormi falcate dei loro Eva divoravano la distanza tra loro e Asuka di un centinaio di metri ad ogni passo.
 
“Unità 01, torna alla tua posizione. Non avanzare se non ti è stato ordinato.” La voce di Gendō ora era ancora più gelida. “Unità 00, evita il combattimento ravvicinato e attacca il bersaglio. Spara per uccidere.”
 
Il “Sì, signore” pacato di Rei fu sovrastato dal grido di Shinji. “Asuka ha bisogno del nostro aiuto! A cosa serve che io stia qui fermo?! Rei, non colpire Horaki-san! Spara per debilitare!”
 


“Pilota Ikari, non contraddire i miei ordini. Ritorna alla tua posizione e non muoverti più senza precise istruzioni da parte mia. Rei, ignoralo. Distruggi il bersaglio.”
 
Rei si fermò a poche centinaia di metri dagli Eva in lotta e alzò il fucile. L’Unità 03 era ancora sopra l’Unità 02 e sembrava tentare di morderla al volto e alla gola. ‘Da questa posizione, ogni colpo che indirizzerò alle sue spalle nel tentativo di colpirlo al centro della sua massa e quindi alla possibile posizione del suo nucleo, colpirà probabilmente anche l’Entry Plug e ferirà Hikari. È inaccettabile. Ma il Comandante Ikari mi ha ordinato di sparare per uccidere in modo immediato. È un ordine imperativo. Questi presupposti non sono compatibili. Io… Io non so cosa fare…’
 


La lotta di Asuka per tenere le fauci digrignanti dell’Unità 03 lontane dal suo viso si interruppe improvvisamente quando l’angelo cambiò tattica, spostando le mani per afferrare quelle dell’Unità 02. Una volta catturata la mano sinistra dell’Unità 02, l’angelo la strattonò e affondò i denti nel braccio di Asuka.
 
“AAAAGGH!” urlò lei. “Toglimi di dosso quelle manacce!” Alzò la mano destra per sfoderare il Progressive Knife che fece rilasciare dalla pinna della spalla. Trafisse il collo e la spalla dell’angelo. La lama ronzante affondò nella carne dell’angelo, costringendolo a lasciare la presa coi denti sul braccio e a indietreggiare. Il grido di vittoria di Asuka si spense quando si accorse della sensazione di bruciore al braccio sinistro.
 
Una poltiglia viola colava dall’avambraccio dell’angelo, dove i pannelli più chiari dell’armatura dell’Eva sembravano fondersi. La melma semi-liquida stava in qualche modo penetrando attraverso l’armatura di Asuka… no, dentro! Il suo braccio sembrava in fiamme e il braccio dell’Eva cominciò a muoversi in modo incontrollato.
 
Rei strinse i denti. Doveva fare qualcosa. Poteva mirare alla testa… ma la vicinanza al capo dell’Unità 02 rendeva altamente probabile il rischio di ferire Asuka. Quantomeno la vicinanza dei due Eva rendeva impossibile per l’angelo interporre un AT Field per bloccarla… o almeno così sperava. Puntò il fucile alla parte bassa della schiena dell’angelo e sparò. La raffica di proiettili da 330 mm colpì il dorso dell’Evangelion, scheggiando e perforando l’armatura sul bacino e appena sopra di esso.
 


Le letture sulla console di Maya erano impazzite. “L’angelo sta invadendo il braccio sinistro dell’Unità 02! I punti nervosi sono stati alterati da una sorta di attacco infettivo!” riferì.
 
“Staccate immediatamente il braccio sinistro.” ordinò Gendō.
 
Maya girò per metà la sedia per guardarlo. “Ma signore, se non stacchiamo prima i collegamenti neurali, Asuka…”
 
Gendō ignorò le sue proteste. “Staccate il braccio sinistro. Ora.”
 
Il Tenente Ibuki deglutì. “Sì, signore.” Inserì il comando di emergenza.



I bulloni esplosivi e le microcariche detonanti nell’incavo della spalla sinistra dell’Unità 02 furono fatti saltare. Con l’esplosione di scintille e fumo, il braccio dell’Unità 02 si staccò venendo lanciata lontano dal corpo, schiantandosi contro una casa vicinia. L’esplosione spinse l’angelo in alto e all’indietro rispetto all’Unità 02.
 
“AAAAAAAA!” All’interno dell’Entry Plug, Asuka urlò ancora più forte di prima. Era in completa sincronizzazione e poteva sentire tutto esattamente come se fosse accaduto al proprio corpo. Si portò la mano destra sulla spalla sinistra stringendola, rassicurandosi disperatamente che il suo braccio fosse ancora lì. Respinse un’enorme ondata di nausea e la sensazione fantasma che il braccio le fosse stato strappato via per intero. Combatté l’impulso animalesco di chiudersi a riccio intorno alla ferita e cercò di ordinare all’Unità 02 di allontanarsi dall’angelo.
 


L’Unità 01 si fermò dietro di lei. Shinji lasciò cadere il suo Pallet Rifle con uno schianto, appiattendo un’altra casa, e la tirò via da lì. Fu fortunata, perché l’angelo sembrò considerare i suoi movimenti rallentati dalle ferite come se non fosse più una minaccia. L’angelo si voltò verso l’Unità 00, ringhiando con rabbia per la ferita inferta da Rei.



Rei puntò con calma il fucile alla sua testa. Ma l’angelo si abbassò nel momento in cui lei sparò, buttandosi in qualche modo a terra e quindi fuori dalla linea di tiro. Mentre si accovacciava, l’angelo scagliò la propria mano verso l’Unità 00. Il suo braccio si allungò in un modo impossibile, raggiungendo da 200 metri di distanza la mano destra e il fucile dell’Unità 00. Mentre Rei lottava per riprendersi il fucile e sparare di nuovo, l’angelo allungò l’altro braccio e avvolse una mano distorta e fin troppo grande intorno alla testa dell’Unità 00.



Rei fu improvvisamente cieca. Con l’altra mano cercava di togliersi quella spira di dosso. La testa dell’Unità 00 cominciò a scricchiolare e a gemere mentre l’angelo stringeva sempre più. Nell’Entry Plug, Rei trasalì per gli impulsi di dolore che riceveva, come se fosse il suo cranio ad essere compresso. Un CRACK lancinante attraversò l’Unità 00 quando la massiccia e ciclopica lente ottica si spezzò in due.
 
Shinji mise accuratamente a sedere l’Unità 02 contro un basso edificio il più velocemente possibile. “Asuka, stai bene?”
 
“Aaagh cazzo cazzo cazzo cazzo! No baka, fa male, cazzo! Ma non importa, vai ad aiutare Rei!” gli urlò.
 
Shinji distolse lo sguardo dalla sua amante ferita e guardò l’Unità 00. Quando vide la situazione di Rei, balzò in piedi e scattò verso il combattimento. Afferrò il Pallet Rifle quando ci passò accanto, sollevandolo con un movimento fluido. “Stai lontano da lei!”
 


Sparò alle gambe dell’angelo, cercando di paralizzarlo. Gli enormi proiettili gli lacerarono la gamba, ma continuò a mantenere salda la presa sulla testa e sul braccio dell’Unità 00. Shinji ringhiò e si avvicinò, colpendo il braccio dell’angelo con il calcio del fucile. “Lasciala andare! Horaki-san, sei lì dentro?”
 
Il braccio dell’angelo si piegò sotto i suoi colpi e perse la presa sul braccio dell’Unità 00. Riportò il braccio alla sua lunghezza normale, poi si scagliò di nuovo come una frusta contro Shinji. Shinji si scansò e sfrecciò alla sua destra, cercando di aggirarlo sul fianco. “Horaki-san! Mi senti?”
 
Gendō sembrava più alterato. “Pilota Ikari, distruggi il bersaglio. Perché non attacchi?”
 
“Horaki-san è dentro, padre!”
 
“Non importa. È un angelo. È il nostro nemico.”
 
“Non posso farlo! Devo salvarla! Non posso uccidere una persona!”
 
“Hai degli ordini. Obbedisci. Distruggi l’angelo prima che possa fare altri danni.”
 
Shinji lo ignorò e schivò di nuovo il braccio sferzante dell’angelo. Ora riusciva vedere dietro il collo e le spalle dell’Unità 03. Il coperchio dell’armatura che ricopriva il vano dell’Entry Plug non c’era più e la punta bianca dell’estremità del Plug sporgeva leggermente dalla fessura. Cavi viola, dall’aspetto malvagio, di una qualche materia collosa, si intrecciavano su tutto il Plug, sigillandolo nell’Eva. ‘Devo avvicinarmi e tirarlo fuori!’
 


L’angelo continuava a girarsi e a muoversi per tenerlo in vista e mantenere la presa sull’Unità 00. Tuttavia, Rei approfittò del fatto che l’angelo aveva una sola mano con cui attaccarla e alzò il fucile alla cieca per posizionare la canna contro il braccio dell’angelo, proprio di fronte a lei. Sparò a bruciapelo sulla sua pelle. L’angelo urlò di dolore mentre la raffica gli lacerava la mano, costringendolo a liberarla.
 
Gli occhi demoniaci dell’Unità 03 si aguzzarono, fissando entrambe le Unità 00 e 01, continuando a girare su sé stesso per tenerli entrambi in vista… il che significò che fu completamente colto alla sprovvista quando Asuka atterrò sulle sue spalle e lo trafisse nella spina dorsale con il suo Progressive Knife. “Sorpresa, Scheißkerl! La vendetta è una stronza, proprio come me! Prendi questo!” Affondò il coltello ancora e ancora, lasciandolo conficcato fino all’elsa nella spalla dell’angelo. Mentre questi urlava e cercava di raggiungere goffamente l’elsa, Asuka afferrò l’estremità sporgente dell’Entry Plug e tirò. “E ridammi indietro la mia amica, brutto pezzo di merda!” Riuscì ad avere una presa solida e scalciò indietro l’angelo, liberando l’Entry Plug con un suono bagnato mentre i filamenti dell’angelo si staccavano.
 
Asuka trasformò il suo salto all’indietro in un avvitamento, fermandosi in ginocchio e tenendo l’Entry Plug come se fosse un bambino. Alzò lo sguardo appena in tempo per vedere l’angelo che si voltò e la caricò, ruggendo come un animale. “Scheiße! Rei! Prendi!” Lanciò l’Entry Plug sopra la testa dell’angelo e afferrò la sua mano con la propria. Sbandò all’indietro per l’impatto ma rimase in piedi.
 
Rei lasciò cadere a terra il fucile e prese al volo l’Entry Plug. Tornò di corsa verso la linea di schieramento dalla quale erano partiti qualche chilometro più indietro.
 
“Rei, metti giù quell’inutile Entry Plug e attacca l’angelo. È irrilevante per questa battaglia e potrebbe contaminare il tuo Evangelion.” disse Gendō bruscamente. Rei non rispose e raggiunse la linea di schieramento con il gruppo di veicoli della Nerv pochi istanti dopo. Posò con cura l’Entry Plug accanto al veicolo di comando e tornò di corsa verso la battaglia. “Roger, vado ad attaccare.” Sul suo volto non traspariva alcun accenno al suo stato d’animo. ‘Ho protetto la mia amica. Ora devo aiutare gli altri miei amici e adempiere alla mia funzione.’



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Shinji alzò il fucile con il cuore più sereno questa volta. Horaki-san era stata messa al sicuro. Ora non c’era più motivo per non sparare all’angelo. Tanto più che stava combattendo accanto ad Asuka. Senza dire nulla, prese il suo Progressive Knife e lo lanciò ad Asuka senza nemmeno guardare. Lei lo afferrò con una sola mano, senza distogliere lo sguardo dall’angelo. “Pronta, Second Children?”
 
Nonostante il dolore lancinante alla spalla sinistra, Asuka si accorse che stava sorridendo. Era nel pieno di una battaglia, stava combattendo la battaglia per la quale si era allenata tutta la vita, e questa volta lo stava facendo con al suo fianco qualcuno di cui si fidava e che amava più di chiunque altro al mondo. Niente nell’intero universo poteva fermarli. E ora lui la sfidava a competere di nuovo? Grandioso! Questo era il senso della sua vita. Si mise quasi a ridere di gusto. “Sono nata pronta. Ricordi ancora i passi, Third Children?”
 
Shinji contò. “Al tre, due, uno…”
 




Esplosero in movimento contemporaneamente, Shinji si lanciò a sinistra, sparando mentre correva. Quando il caricatore si svuotò, lasciò cadere il suo fucile e prese quello di Rei senza interrompere il passo. Asuka scattò a destra, avvicinandosi a zig-zag, distogliendo l’attenzione dell’angelo e facendo del suo meglio per rendergli il più difficile la possibilità di agganciarla. L’angelo cercò di bloccare il fuoco di Shinji con un AT Field, ma questo si spense ancora prima di formarsi completamente quando Asuka si avvicinò abbastanza da degradarlo con il suo. L’angelo emise un ruggito di frustrazione mentre i due piloti gli giravano intorno, costringendolo a ruotare in un cerchio ristretto per non perderli di vista.
 


Si scagliò contro Asuka con i suoi arti estensibili, riuscendo quasi a prenderla mentre lei saltava e rotolava verso il punto in cui Shinji aveva lasciato cadere il fucile. Asuka riuscì ad afferrarlo, girando su sé stessa per lasciare che l’angelo lo prendesse. L’angelo urlò di nuovo quando si accorse che era un bluff. Asuka lasciò che afferrasse il fucile, poi lo trafisse al polso con il Progressive Knife dell’Unità 01. Usò le ferite provocate dai tagli come punti di presa per avvicinarsi e trascinare l’angelo davanti a lei. “Vieni qui, bastardo! Voglio solo scambiare una parola. Che ne dici di ‘Muori’!” Lo colpì più forte che poté all’addome appena si avvicinò. Enormi lastre danneggiate dell’armatura sul petto si frantumarono e caddero sotto il colpo dell’Unità 02.
 
Gli occhi di Asuka colsero il luccichio rosso rubino che la breccia aveva esposto. “Shinji! C’è un nucleo sotto l’armatura! Riesco a vederlo! Mira al punto in cui si trova il cuore!” L’angelo tentò di colpire Asuka ma lei parò il colpo con la sua lama. Con l’altro braccio, l’angelo si scagliò contro di lei, ma si trattava della mano alla quale Rei aveva sparato, la quale penzolava inutilmente e si rigenerava lentamente, quindi non riuscì ad afferrare l’Unità 02.
 
“Roger! Dieci secondi!” Shinji corse dritto verso le spalle dell’angelo, ora esposte e girate verso di lui grazie agli attacchi di Asuka. Con il suo secondo fucile fece fuoco facendo esplodere un cratere nell’armatura posteriore dell’angelo. Afferrò l’arma da fuoco per la canna come se fosse una mazza improvvisata. “Tre! Due! Uno! ORA!”
 
Asuka parò e parò ancora, bloccò tutti i pugni dell’angelo e, nel momento esatto in cui Shinji gridò, invertì la presa sul Progressive Knife e lo conficcò nel nucleo dell’angelo, riversandoci sopra tutto il peso possibile. Nello stesso istante, Shinji colpì con tutta la forza che aveva il fucile sulla schiena dell’angelo, proprio dalla parte opposta rispetto a dove aveva colpito Asuka, perforando l’armatura rimanente e schiacciando il nucleo dell’angelo da dietro. Tra il martello del fendente di Asuka e l’incudine del colpo di Shinji, il nucleo dell’angelo emise un enorme spruzzo di luce e scintille prima di emettere un fragoroso CRACK e diventare scuro.
 
L’angelo emise un ultimo grido mentre i suoi occhi si oscuravano.
 
Ansimando come se avesse corso una maratona, Shinji guardò oltre la spalla dell’angelo morto verso la sua amata, partner e commilitone. Sorrise stancamente. “Abbiamo vinto.” ‘Ti amo.’ dissero i suoi occhi a gran voce.
 


Ansimando allo stesso modo, Asuka ricambiò il sorriso, mentre il dolore iniziava a diminuire dato che gli operatori del Geofront cominciavano a ridurre la sua sincronizzazione ora che la battaglia era finita. “Baka. Certo che abbiamo vinto. Te l’ho detto: io e te siamo le persone più pericolose del pianeta. Nessuna potenza nell’universo può fermarci.” ‘Anch’io ti amo, baka.’ Ammiccò.
 


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Il capo della squadra di recupero fece cenno al team incaricato di rilasciare i disinfettanti chimici di allontanarsi. Avevano raccolto i campioni di angelo rimanenti e verificato che l’Entry Plug fosse ancora ben sigillato. La speranza era che la contaminazione angelica non fosse riuscita a penetrare e che il pilota fosse ancora… beh, quantomeno integro. Non erano stati rilevati segni di vita o altre letture comprensibili dall’incidente a Matsushiro. Tuttavia, non volevano correre rischi. Un’intera squadra di guardie armate con mitragliatrici era pronta, così come l’équipe medica alle loro spalle.
 


Due uomini in tuta anticontaminazione si fecero avanti con l’attrezzatura per aprire il portello. La pesante maniglia fu rapidamente azionata e ruotò all’indietro per aprire il portello. Un’ondata di LCL si riversò all’esterno. Il caposquadra sbatté le palpebre per la sorpresa quando una Plugsuit vuota gli finì sui piedi. “Che significa? È nuda lì dentro o cosa?”

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Il vicecomandante Fuyutsuki guardò il comandante della Nerv. “L’addestramento di sincronizzazione a cui li ha sottoposti il Maggiore Katsuragi sembra essere stato molto utile. Tuo figlio si è dimostrato più capace di quanto pensassimo. E anche il Second Children.”
 


Gendō mugugnò irritato. “E anche meno obbediente. Il loro rifiuto a seguire gli ordini è aumentato insieme alle loro capacità. Fortunatamente, la nostra soluzione a questo problema è quasi pronta. Credo che questo episodio dimostri che abbiamo fatto bene ad accelerarne la produzione.”
 


“Sempre che la dottoressa Akagi sia sopravvissuta all’incidente per completarlo. Mi sorprende che tu non l’abbia avvertita, visto che le Pergamene del Mar Morto ci hanno messo in guardia su questo angelo.” rispose l’anziano professore.
 
“È utile, non insostituibile. Se anche dovesse essere morta, altri con sufficienti capacità potrebbero completarlo.” disse Gendō. Per quanto ne sapeva il Vicecomandante, il Comandante Ikari non era affatto turbato dalla possibile perdita del capo del Progetto E, nonché sua amante.
 
“La sua apprensione è commovente, Comandante Ikari.” rispose seccamente Fuyutsuki.
 
“Così come il suo sentimentalismo, professore.” Gendō separò le mani e si alzò dalla scrivania. “Faccia arrestare e confinare il Second e il Third Children per insubordinazione non appena rientreranno. Ne ho basta dei loro comportamenti infantili.”
 
“Sì, signore.”

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Capitolo 35
*** Capitolo 6.9: Irrompe la tempesta ***


Capitolo 6.9: Irrompe la tempesta



Asuka cercò di trattenersi dal saltare sul sedile dalla frenesia, ma non riuscì a fermare il sorriso che non voleva abbandonare il suo volto. Quindi non ci provò nemmeno.
 
Era stato fantastico. Lei e il suo ragazzo avevano appena ucciso un angelo. Avevano salvato Hikari, avevano combattuto in una perfetta sincronia del tutto naturale, come se si fossero esercitati per settimane, e avevano sconfitto l’angelo provocando pochissimi danni collaterali. Si era persino rialzata e aveva continuato a combattere dopo che quel bastardo del Comandante Ikari aveva ordinato di far espellere il braccio del suo Eva. Aveva combattuto come un demone, aveva vinto gloriosamente e ora stava tornando al Geofront con il suo devoto amante al suo fianco per quella che, ne era certa, sarebbe stata un’ottima cena della vittoria e, a seguire, una notte di ‘celebrazioni’ post-battaglia nella loro stanza. Sghignazzò al pensiero di quest’ultima parte. Gloria in battaglia, amore a casa, e fama ovunque… era così che aveva sempre sognato la sua vita. E ora la stava vivendo! La vita era bella.
 
Asuka lo chiamò. “Ehi, Shinji.” Lui alzò lo sguardo sul display di comunicazione. Anche lui stava sorridendo, cosa rara ma sempre più frequente. “Pensi che dovremmo includere anche Ayanami nel nostro training di danza sincronizzata? È rimasta fuori dall’azione vera e propria quando abbiamo iniziato la nostra fantastica performance.”
 


 
Shinji fece un sorriso un po’ più ampio. “Chi l’avrebbe mai detto che il piano di Misato-san per ‘sconfiggere gli angeli con il potere dell’interpretazione robotica della danza’ sarebbe stato così utile anche in seguito? Mi chiedo se Ayanami-san sappia ballare.”
 


L’Unità 02 si posizionò nella sua gabbia d’ancoraggio metallica, mentre la pesante piattaforma di lancio e trasporto raggiungeva finalmente la posizione di partenza. Asuka iniziò a spegnere i sistemi per prepararsi all’estrazione dell’Entry Plug. “Stasera mi aspetto un banchetto davvero straordinario in onore della mia grande vittoria, baka-Shinji.”
 


Lui sbuffò. “La tua vittoria? Mi sembra di ric…” La sua voce si interruppe quando lei disattivò i sistemi di comunicazione.
 
“Mi spiace, Shinji, non riesco a sentirti da quanto sono fantastica!” trillò allegramente. L’Entry Plug rimbombò e ronzò mentre il braccio metallico lo estraeva dal collo dell’Unità 02 e lo portava sulla passerella di accesso. Tossì la solita boccata di LCL mentre il Plug si svuotava prima che il portello si aprisse. Si aggrappò sul bordo del portello e con grazia fece scivolare il suo corpo sulla passerella con una facilità che derivava da una lunga pratica.
 
La squadra di guardie della Nerv, senza sorriso e con i mitra imbracciati, non erano il suo tipico comitato di benvenuto. Il suo sorriso si sciolse in uno sguardo confuso. “Ma cos…”
 


Il tenente che guidava la squadra la guardò freddamente. “Pilota Sōryū, il Comandante Ikari ha ordinato il suo arresto e confinamento per insubordinazione in battaglia. Lei verrà con noi.”
 
Asuka rimase a bocca aperta per lo shock. Fece un respiro profondo.
 
EURE MÜTTER…”
 
---
 
Shinji era infuriato mentre veniva condotto, sotto la minaccia delle armi, nelle profondità del quartier generale della Nerv, dove tenevano le celle. Stavano ancora gocciolando residui di LCL dalla sua tuta, lasciando una scia appiccicosa di impronte mentre camminavano. ‘Fidatevi di mio padre. Lui sì che saprebbe trasformare la migliore battaglia che abbia mai avuto in qualcosa di orrendo.’ inveì tra sé e sé. ‘Insubordinazione? Abbiamo salvato la situazione! Abbiamo salvato Horaki-san e ucciso l’angelo! L’abbiamo fatto senza seguire i suoi stupidi ordini, e allora? I suoi ordini avrebbero fatto uccidere Horaki-san e mi avrebbero fatto stare lì fermo come un lampione mentre Asuka e Rei avrebbero dovuto combattere senza di me!’
 


Le guardie silenziose lo spinsero senza troppa delicatezza in una cella e sbatterono la pesante porta dietro di lui. Gli ci volle un attimo per abituare gli occhi al buio. L’unica luce presente nella cella era quella che entrava dalla piccola finestra di vetro sulla porta. I casi erano due: o la cella era volutamente buia, o non si erano nemmeno preoccupati di accendere le luci per lui. Riusciva a malapena a distinguere la minuscola branda o il bagno nell’angolo. ‘Sembra che per un po’ dovrò rimanere coperto di LCL.’ pensò con rabbia, notando la mancanza di una doccia o di un modo per lavarsi.
 
Le pareti di cemento attutivano la maggior parte dei suoni provenienti dal corridoio, ma le sue orecchie si drizzarono quando qualcosa riuscì a penetrare.
 
Verfluchtes Arschloch! Kommandant Ikari ist eine Idiot! Ich werde mit meiner EVA auf seinem Haus herumtanzen! Zum Teufel mit euch allen! Lasst mich los, ihr verdammter abschaum! Lasst mich los oder ich reiß eure Arme ab! Wisst ihr nicht wer ich bin?! Ihr seid Idioten! Ihr seid ALLE Idioten! Und Kommandant Ikari! SIE SIND DER GRÖßTE IDIOT!
 


Un sorriso tornò sul suo volto. Conosceva quel suono. Era il suono di una voce tedesca familiare, forte e molto arrabbiata. Aveva imparato un po’ di tedesco negli ultimi mesi con Asuka, ed era rimasto impressionato dagli insulti che lei stava riversando come un fiume in piena.
 
Sentì la porta della cella accanto alla sua aprirsi e richiudersi, interrompendo il grosso della sfuriata. Non riusciva a sentirla bene, ma stava decisamente gridando ancora a tutto volume, anche se le parole erano indistinte.
 
Ci volle un po’ prima che si calmasse. Una volta tornato un po’ di silenzio, Shinji trovò il punto della parete della sua cella che sembrava più vicino a dove l’aveva sentita per l’ultima volta e iniziò a picchettare accuratamente sul muro che li separava. Forse le parole non riuscivano a passare attraverso il cemento, ma poteva almeno farle sapere che era qui.
 
---
 
Asuka si schiarì la gola dolorante e lasciò che la testa si appoggiasse al muro. Come aveva osato il Comandante Ikari rinchiuderli per aver vinto senza il suo permesso? Aveva fatto sapere agli scagnozzi che l’avevano trascinata fin qui cosa pensava della cella in cui l’avevano rinchiusa. Dubitava che qualcuno di loro conoscesse abbastanza il tedesco per apprezzarlo, ma era troppo arrabbiata per farlo in giapponese. Lo sforzo le aveva comunque lasciato un po’ di mal di gola.
 
E ora era sola, chiusa in una piccola scatola di cemento. Dannazione. In questo momento avrebbe dovuto essere a lavarsi l’LCL di dosso e a pensare a cosa volesse che Shinji preparasse per il loro banchetto della vittoria, non starsene seduta al buio coperta di melma fredda. Sola al buio. Sola al bu…
 


Stoppò quel pensiero. No. Non era come essere intrappolati nell’angelo con il supporto vitale in esaurimento. Non si sarebbe fatta prendere dal panico. No. No! Si sforzò di respirare lentamente e profondamente. Il silenzio la opprimeva… ma le sue orecchie captarono il suono di qualcosa.
 
Toc… toc toc toc… toc toc… t-toc…
 
La sua fronte si aggrottò. Lei… lei conosceva quel suon… Sì! Era il ritmo della canzone con cui Misato aveva fatto imparare a lei e Shinji le mosse in sincrono! Il suo cuore sussultò. ‘Il che significa che è Shinji a picchettare! Chi altri potrebbe usare quel ritmo qui sotto, in questo momento! È proprio accanto a me!’
 
Individuò rapidamente il punto della parete da cui proveniva il suono, proprio accanto alla sua branda. Avvicinò il capo e cominciò a picchettare a sua volta. ‘Ti sento, Shinji. Sono qui anch’io.’
 
Nonostante tutto, sorrise nel buio. Shinji stava mantenendo la sua promessa. Avrebbe dormito comunque accanto a lei. ‘E soprattutto, non sono sola. Dieci settimane fa, essere rinchiusa in una cella da sola mi avrebbe fatto impazzire. Ma non sono sola, vero? Tu sei con me. Grazie, mio dolcissimo baka. Io ti amo.’
 
---
 
Tornò a nuotare lentamente verso la coscienza, rendendosi finalmente conto che il costante suono delle sirene e i lampi di luce rossa e blu erano davvero presenti intorno a lei e non si trattava solo di altre allucinazioni o di brutti sogni. Sentiva che una mano grande e calda le stringeva la mano destra. Aprì gli occhi, strizzandoli subito perché anche la semplice luce fioca della sera faceva raddoppiare il martellamento nella sua testa. Girò lentamente il capo di lato e un volto sfocato ma familiare le apparve. “Kaji?”
 
Lui le strinse la mano. “Katsuragi.” rispose dolcemente, con la voce piena di sollievo e calore. “Sono felice che tu stia bene.”
 


Lei ricambiò la stretta il più saldamente possibile, che non era molto. “Anche a me fa piacere ved’rti. Hai d’lle belle mani calde.” biascicò. “È bello sv’gliarsi guard’ndo il tuo viso.”
 
Lui sorrise brevemente al suo commento e le accarezzò il dorso della mano. “Forse dovremmo farlo più spesso. Beh, magari senza che tu sia sdraiata su una barella, che ne dici? Hai preso una bella botta in testa e il tuo braccio sinistro è fratturato in due punti. Non ti è permesso di saltare in aria di nuovo in questo modo, Katsuragi. Cosa farei io se tu…” Si fermò e le strinse forte la mano. “Non mi morire, Katsuragi. Non ho… Non ho ancora…” Non riusciva a trovare le parole. “Io e te abbiamo ancora delle cose da dirci. Cose che avremmo dovuto dirci molto tempo fa.”
 
Lei sbatté le palpebre. Era difficile mettere a fuoco i suoi pensieri, ma questo le sembrava importante. Il suo battito stava già accelerando. Stava davvero… per dire quello che lei pensava avrebbe detto? ‘Io… non so se posso reggerlo adesso, Kaji. Oddio, voglio che tu lo dica e voglio dirtelo anch’io ma… Oh andiamo, Misato! Perché non puoi dirlo prima tu? Vigliacca che non sei altro. È proprio come quando sei scappata l’ultima volta! Dillo!’ “Kaji, io…”
 
Lui scosse la testa, fermandola. “Non ora, non così. Io e te abbiamo molte cose importanti da dirci, ma non in questo modo. Più avanti usciremo per una bella cenetta in un ristorante un po’ più adatto a questo tipo di discorsi. Sicuramente più adatto che in un posto come questo in piena emergenza.” Sorrise in modo truce. “Avrai un bel po’ di scartoffie da sbrigare una volta che ti sarai rimessa in piedi.”
 
Gli occhi di Misato si aprirono un po’ di più. Il test! Gli allarmi erano scattati, Ritsuko aveva urlato di togliere la corrente, poi… tutto è diventato buio. “Cosa è successo?”
 
“Un angelo ha infettato l’Unità 03 in qualche modo. Shinji-kun e Asuka l’hanno distrutta come 13° angelo.” Kaji si corrucciò. “Hanno ignorato gli ordini del Comandante Ikari di attaccare immediatamente e hanno salvato l’Entry Plug. Il Comandante Ikari li ha fatti arrestare per insubordinazione subito dopo il loro ritorno.”
 


“Arrestati?! Cosa? E hanno salvato l’Entry Plug? Hikari-chan sta bene?”



Kaji strinse le labbra. “Lei è… dispersa in azione.”
 
Misato lo guardò, cercando di capirne il senso. “Dispersa in azione? Come si fa a disperdere qualcuno in un Entry Plug? L’ho vista entrare io stessa!”
 
“Quando hanno aperto il portello hanno trovato solo la sua Plugsuit. Non c’era traccia di lei.”
 
“Lei è… ancora nell’Eva?” La testa la martellava. “Cosa sta facendo Ritsuko? Sta lavorando a qualcosa?”
 
Kaji scosse di nuovo la testa. “Non sta facendo nulla in questo momento. Anzi, ha preso una botta peggiore della tua. È ancora incosciente. La stanno portando al quartier generale della Nerv in questo momento. Le squadre di recupero stanno portando l’Unità 03 nelle gabbie d’ancoraggio e la stanno analizzando, ma le letture sembrano non avere senso. Speriamo che Ritsuko possa aiutarci a capire cosa è successo una volta che si sarà svegliata.” Si alzò, ma le tenne la mano. “Per adesso, tu tornerai a casa con me…”
 
‘Oh, sì, questo mi piace…’ pensò Misato.
 


“A Neo Tokyo-3. Dobbiamo portarti anche al centro medico della Nerv.”
 
Il sorriso di Misato si spense. “Wow.” mormorò. I suoi pensieri tornarono ai piloti mentre Kaji trasportava la barella verso un VTOL della Nerv in attesa. ‘Arrestati? Shinji e Asuka? Cosa dovrei fare con metà dei miei piloti rinchiusi e uno scomparso? Dire a Rei di essere in quattro postazioni contemporaneamente e di pilotarli tutti da sola? Cosa diavolo sta facendo il Comandante Ikari?’
 
---
 


Gendō guardava l’Unità 02 attraverso il vetro dell’osservatorio. Lo sguardo che l’Eva gli corrispondeva era inespressivo quanto il suo. “Iniziate il test.”
 
Il Tenente Ibuki esitò. “Comandante, credo che dovremmo aspettare che Akagi-senpai si risvegli e possa verificare il processo di persona. Il sistema non è stato ancora completamente verificato da lei, e non sono certa che possiamo stabilizzare molti dei fattori emotivi con…”
 
Gendō spostò lo sguardo verso di lei. “Iniziate il test.” disse in modo gelido.
 
Maya esitò di nuovo, ma cedette. “S-sì, signore.”
 
Si chinò sulla tastiera e inserì i comandi di avvio. “Inizio del test del Dummy Plug System. Gli impulsi neurali simulati sono attivi e vengono ricevuti dal nucleo. Avvicinamento alla borderline… 0,6… 0,8… 0,95…”
 


Nell’area test, gli occhi dell’Unità 02 divennero verdi. Un ringhio profondo iniziò a sprigionarsi dalle enormi fauci serrate.
 
Il suono fece rabbrividire Maya. ‘Proprio come aveva detto Akagi-senpai… Sembra… così arrabbiata… come se volesse uccidere tutti i presenti.’ “Unità 02 attivata, Comandante.” riferì nervosamente. “Ehm… c’è molto rumore nel segnale. Non… non posso prevedere quanto resterà stabile.”
 
“Alzate il braccio sinistro e fate un pugno.” ordinò Gendō senza guardarla.
 
Il Tenente Ibuki digitò sulla tastiera e l’Unità 02 alzò il braccio e fece un pugno, proprio come ordinato.
 
Gendō sorrise intensamente al suo riflesso nel vetro.
 


---
 
“Sono deluso da te, Rei.”
 
Rei non lasciò trasparire nulla dal suo volto. Rimase a guardare le lenti incandescenti che sembravano librarsi sopra la superficie nera e lucida della scrivania del Comandante Ikari. “Signore?”
 


“Hai lasciato che l’insubordinazione del pilota Ikari ti distraesse in battaglia. Hai esitato a sparare quando ti era stato ordinato. Hai perso tempo prezioso per occuparti dell’Entry Plug dell’Unità 03 e hai esposto il tuo Eva a una potenziale contaminazione da parte dell’angelo.” disse Gendō. “Mi aspetto da te obbedienza immediata e totale, Rei. È inaccettabile che tu fallisca in questo. Il tuo ruolo nei miei piani non ammette tuoi fallimenti.”
 
“Sì, signore.” ‘Ho sempre eseguito i tuoi ordini, signore. Sono sempre stata obbediente ai tuoi comandi. Perché hai avuto bisogno di drogarmi? Perché sono stata tenuta così isolata? Perché c’è voluto l’intervento di Asuka e Shinji contro i tuoi ordini prima che cominciassi a vedere cosa fosse la vita?’
 


“Non permetterai mai più al pilota Ikari di interferire con i tuoi ordini. Eseguirai solo e soltanto ogni mio comando e lo farai quando ti verrà dato. Conosci le conseguenze di un eventuale fallimento.”
 
“Sì, signore.” ‘Non sono altro che uno strumento rimpiazzabile per te? Ho degli amici ora, amici che mi apprezzano per la persona vera che sono. Sei stato tutto il mio mondo da quando mi hai creato. Non ho forse svolto perfettamente il mio compito, non sono stata al tuo servizio come richiesto?’
 


“Tu sei la chiave del Perfezionamento e la salvezza dell’umanità da uomini come Keel, Rei. Sei stata creata per questo scopo, non per salvare piloti sacrificabili e mettere in pericolo lo Scenario. Intesi?”
 
La voce di Asuka risuonò nella testa di Rei. ‘‘Non lasciare mai che il Comandante Ikari o chiunque altro ti dica chi sei, Wondergirl. Essere una persona vera significa poter scegliere. Essere in grado di dire ‘No’ quando chi comanda ti dice di fare qualcosa di sbagliato.’ Io sono io. Sono stata creata con la capacità di scegliere. Hikari è mia amica, così come Shinji e Asuka. Dovrei ignorarli quando richiedono il mio aiuto per salvare Ikari? Posso accettare la fine del dolore che l’oblio promette, ma non a costo della felicità dei miei amici. I miei amici non mi abbandonerebbero. Non li abbandonerò senza un motivo più importante dei tuoi semplici ordini, Comandante. Questo me lo devi.’
 


“Sì, signore.”
 
“Congedata.”
 
---
 
“Le manette sono un tocco di classe.” mormorò Asuka mentre le guardie li conducevano nell’ufficio del Comandante Ikari. Fece tintinnare il triplo set di manette di cui erano stati dotati entrambi. “Pensano davvero che io e te stiamo per fare fuori un’intera squadra di guardie armate e prendere in ostaggio tuo padre?”
 
Il volto di Shinji era di pietra come lo era di solito quello di suo padre. “Due giorni in quelle celle e non ci lasciano nemmeno lavare prima di portarci dentro per vederlo? Spero gli piaccia l’odore di LCL secco e di adolescente non lavato. E cos’aveva da fare di così importante da farci stare lì per due giorni? Dov’è Misato-san? Perché nessuno ci dice niente?”
 
“Forse lo scopriremo da lui. Anche se scommetto di no, visto com’è solito fare quel somaro di tuo padre. Ce lo dovrà dire Misato più tardi.” Asuka scosse la testa mentre si avvicinavano alle porte, i suoi capelli sempre brillanti ora erano un groviglio opaco a causa dell’LCL essiccato. “Abbiamo sconfitto l’angelo e salvato Hikari. Dovrà pur contare qualcosa.”
 
Le ampie porte nere si aprirono e le guardie li fecero entrare da soli. ‘Un’udienza privata? Quale onore.’ osservò Shinji cupamente.
 
Suo padre era seduto alla sua enorme scrivania sul latto opposto della stanza, retroilluminato dalle finestre, e tutto ciò che riuscirono a vedere era solo una sagoma nera e le sue lenti incandescenti. Le strane e antiche scritte sul pavimento e sul soffitto lo facevano assomigliare a un demone al centro di un cerchio magico fatto apposta per evocarlo. Shinji cerò di rimanere con la schiena dritta come Asuka, ma l’effetto era comunque inquietante e intimidatorio.
 


Lui e Asuka si fermarono a 30 metri dalla scrivania. Aspettarono in silenzio che il Comandante iniziasse. Questi li lasciò fermi in piedi per un po’, limitandosi a guardarli. “Gli Evangelion sono le armi più potenti del pianeta. Le vostre responsabilità come piloti di Evangelion richiedono la massima attenzione agli ordini, altrimenti potrebbero verificarsi devastazioni inimmaginabili o, peggio, gli angeli potrebbero sconfiggervi e l’intera umanità potrebbe essere spazzata via.”
 
“Padre, noi…”
 


“Silenzio.”



Shinji si morse la lingua. ‘Bene. Non importa quello che dice. Non accetterà alcuna scusa da noi.’
 
Gendō lasciò che il silenzio si protrasse per un minuto prima di riprendere. “Non è la prima volta che disobbedite agli ordini in combattimento. È inaccettabile. Poiché non possiamo fare affidamento su di voi per seguire ordini vitali per la sicurezza dell’umanità, abbiamo testato con successo un sistema di Dummy Plug automatizzato per eliminare la necessità di utilizzare dei Children come piloti. L’Unità 01 e l’Unità 02 d’ora in poi saranno dispiegate sotto il controllo del Dummy Plug. Non c’è più bisogno di voi.”
 
Shinji sentì la propria spina dorsale diventare di ghiaccio. E sentì Asuka emettere un rantolo strozzato per lo shock.
 


La voce del Comandante Ikari fu fredda come un vento artico. “Da questo momento, non siete più piloti di Evangelion. Andatevene.”

 
FINE DEL CAPITOLO 6

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Capitolo 36
*** Capitolo 7.1: Uniti resistiamo ***


Capitolo 7.1: Uniti resistiamo





Attese che i due Children lasciassero l’ampio ufficio vuoto prima di entrare, osservando attraverso le telecamere di sicurezza come il Third Children avesse afferrato il Second prima che cadesse a terra, per poi portarla via. Camminò silenziosamente nell’ufficio, prendendo la sua solita posizione di fianco, ma più indietro, al Comandante Ikari.
 
Aspettò un momento prima di parlare, in attesa di vedere se il Comandante avesse avuto qualche commento da fare. Ma, come al solito, il Comandante Ikari rimase in silenzio.
 
“È stato saggio, Ikari?” chiese infine Kōzō Fuyutsuki. “I Dummy Plug si sono comportati bene nei test, è vero, ma non li abbiamo mai testati sul campo contro un vero angelo. Sei sicuro di voler licenziare i nostri due migliori piloti? Appena dopo aver ucciso un angelo con successo?”
 


“La loro insubordinazione non può restare impunita. I Dummy Plug saranno più che sufficienti per affrontare gli angeli che arriveranno, con il supporto di Rei nell’Unità 01. Lei è affidabile. E nel caso in cui dovessimo avere di nuovo bisogno dei nostri ‘due migliori piloti’, non sarà difficile riportarli qui. Il Second Children è completamente succube della propria immagine di pilota di Evangelion, come hai potuto vedere dallo shock che ha avuto a seguito del suo esonero. È semplice da manipolare. Non rientrerà in Germania in disgrazia. Rimarrà il più vicino possibile alla Nerv, nella speranza che la riconvochiamo in qualche modo per ricoprire nuovamente il suo incarico di pilota. Per il Third Children sarà quasi altrettanto semplice. Farà quello che gli viene detto. È diventato dipendente da quel poco affetto che il Maggiore Katsuragi gli mostra e persino dai maltrattamenti che il Second Children gli riserva, tanto è affamato di attenzioni. Ed entrambi si rimetteranno subito in gioco appena noi schioccheremo le dita.”
 


Fuyutsuki lo guardò scettico. “Ne sei così sicuro? Lo sguardo che ti ha rivolto Shinji…”
 


Gendō fece un piccolo cenno con la mano per fermarlo. “La sua rabbia nei miei confronti è bilanciata dal desiderio di ricevere le mie lodi e la mia approvazione. Non andrà da nessuna pare. E poi hai visto con che prontezza ha soccorso il Second quando è quasi svenuta. È probabile che si sia infatuato di lei, nonostante la sua natura chiusa e fragile o il modo in cui lei lo tratta. È semplice come qualsiasi altro adolescente di fronte a un bel visino, anche se lei lo detesta. Farà quello che lei gli dirà e sono certo che lei farà come ho detto.”
 
Gendō si voltò infine per rivolgere al suo Vicecomandante un sorriso tagliente come un rasoio. “Davvero, professore, non sono così difficili da manipolare. Nonostante la loro capacità di pilotare le armi più potenti che l’umanità abbia mai costruito, i Children non hanno alcun potere qui.”
 
---
 


Rei guardava la barchetta galleggiare serenamente nel lago del Geofront e cercò di riordinare i suoi pensieri. Si rifiutavano di essere organizzati con la stessa facilità con cui lo erano stati un tempo, quando tutto era annebbiato dai farmaci. Allora, anche se la sua mente era offuscata da medicinali, i pensieri di Rei erano abbastanza semplici e così abituali che riordinarli in schemi ben definiti era un compito banale. Ma ora che si era liberata dai farmaci grazie alle insistenze dei suoi amici, i suoi pensieri erano nel caos più totale.
 


Amici che negli ultimi due giorni erano stati confinati nelle celle presenti nelle profondità del Geofront per aver disobbedito agli ordini del Comandante Ikari. Per la prima volta, Rei si era trovata profondamente preoccupata per il bene dei suoi amici, ma era completamente impotente, non poteva fare nulla. Non poteva nemmeno dare voce alle sue preoccupazioni o avrebbe rivelato i suoi cambiamenti e la crescita che aveva avuto dentro di sé. Così fece una passeggiata lungo la riva del lago, osservando la barchetta galleggiare e… camminando.
 
Non l’aveva mai fatto prima. Non ne aveva mai compreso la necessità o l’azione in sé. Ma ora, il nervoso dovuto alla preoccupazione per i suoi amici la spingeva a muoversi, qualsiasi movimento fosse. Aveva provato a stare ferma nella sua camera o a scuola, come aveva fatto tante volte in precedenza, ma diventava quasi subito impossibile da tollerare. Anche il fresco e rilassante sollievo del nuoto, suo unico piacere, si era rivelato solo una tregua temporanea.
 
Eppure, in qualche modo, camminare a passo svelto lungo il sentiero improvvisato che stava tracciando sulle rive del lago era utile. La vista del lago era leggermente rilassante e il camminare aiutava a schiarirsi le idee. I pensieri che riusciva a mettere a fuoco erano… ancora preoccupanti.
 
Per anni era stata assolutamente certa che lo Scenario del Comandante Ikari fosse la migliore speranza per il futuro dell’umanità, rispetto al piano della Seele che li avrebbe trasformati in divinità ed essere poi la mente che avrebbe controllato un’unica anima collettiva. Il Comandante Ikari non era interessato a quella divinità per il semplice amore del potere: lui voleva solo ricongiungersi con la sua amata moglie ed essere di nuovo una cosa sola con lei. Poi avrebbe usato i suoi nuovi poteri divini per far evolvere ulteriormente l’umanità, per uscire dal vicolo cieco in cui la Seele e lui stesso credevano di essere intrappolati. A Rei sarebbe stato finalmente concesso di morire e di lasciarsi sopraffare dal dolce oblio, liberandosi finalmente dell’infinito e lancinante dolore che l’affliggeva ogni giorno da quando il Comandante Ikari l’aveva incarnata in questo clone.
 
E per anni Rei non aveva avuto problemi con questo piano. Ma ora… ora non era più sola. Le sue scelte non riguardavano più solo lei e il Comandante Ikari. Sì, in teoria avevano sempre avuto una portata il più universale possibile. Ma per Rei si trattava, appunto, di sole vaghe teorie… La massa senza volto dell’umanità e la sua perdita di individualità nel processo di Perfezionamento non avevano significato per Rei.
 
Ma ora quella massa aveva un volto. Due volti in particolare avevano importanza per Rei, e un numero lentamente crescente di altri. L’idea che il legame tra Shinji e Asuka venisse travolto e cancellato dal Perfezionamento disturbava profondamente Rei. Persino l’idea che il compagno di classe Aida-san, il compagno di classe Suzuhara-kun e Hikari venissero assorbiti in un’unica massa la disturbava. Vedere i suoi amici raggiungere la felicità aveva dato a Rei la speranza che una cosa simile fosse possibile anche per lei, una possibilità che era sempre più allettante. Il Perfezionamento non era più una scelta così semplice.
 
Si corrucciò leggermente quando, superata l’ultima curva del lago, vide la mole piramidale del quartier generale della Nerv. Hikari… Erano passati due giorni da quando Rei aveva posato l’Entry Plug recuperato vicino al posto di comando della Nerv sul Monte Nobe, e non aveva ancora avuto notizie dalla sua nuova amica. Era raro che il Comandante Ikari o la dottoressa Akagi le nascondessero qualcosa. Ma la dottoressa Akagi era ancora incosciente in ospedale e il Comandante era perennemente occupato con i test del Dummy Plug. Non aveva nessuno a cui chiedere. Era comunque strano che Hikari non fosse stata vista all’ospedale del quartier generale della Nerv o a scuola. Suzuhara-kun le aveva chiesto con preoccupazione di dargli tutte le informazioni che avesse già il giorno dopo la battaglia, e Rei aveva provato una strana sensazione di tristezza per l’espressione che lui fece quando gli dovette dire che di informazioni non ne aveva.
 
Avvertì vagamente la presenza del suo corpo più grande molto al di sotto dei suoi piedi. Il Comandante Ikari le aveva ordinato di non scendere mai laggiù senza scorta. Era da molto tempo che Rei non si trovava nella stessa stanza con la vera sé stessa. Sapeva che un giorno, non troppo lontano, avrebbe fatto da ponte angelico, a metà tra Lilim e Lilith, tra la forma completamente Lilim del Comandante Ikari e la restante massa angelica di Adam. La combinazione dei due corpi dei Progenitori, mediata dalla doppia natura di Rei, avrebbe permesso all’anima Lilim del Comandante Ikari di controllare il processo del Perfezionamento.
 
Sembrava… quasi eretico contemplarlo, ma Rei non era più sicura che il Comandante Ikari fosse la persona che lei voleva vedere con tutto quel potere. Non solo per il modo in cui aveva imprigionato i suoi amici: la sua assoluta insistenza sul fatto che lo Scenario dovesse essere completato come designato da lui, che non fosse possibile seguire altre strade, faceva venire a Rei… dei dubbi. Il Perfezionamento avrebbe distrutto i suoi amici e anche lei stessa. Avrebbe distrutto tutto ciò a cui Rei stava dando valore. E il Comandante Ikari non avrebbe accettato ripensamenti. Ma Rei non poteva più sostenerlo con la stessa fiducia di prima.
 
Così Rei camminava, aspettava notizie dei suoi amici, e… si lasciava assalire dai dubbi.

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Capitolo 37
*** Capitolo 7.2: Uniti resistiamo ***


Capitolo 7.2: Uniti resistiamo



Shinji osservò preoccupato il volto di Asuka. Non aveva detto una parola o emesso un suono da quando avevano lasciato l’ufficio di suo pad… no, del Comandante Ikari. Shinji digrignò di nuovo i denti. Nonostante tutte le volte in cui lo avesse ferito per negligenza o indifferenza, Shinji non aveva mai odiato suo padre tanto quanto ora. Perché tutte le altre volte aveva fatto del male solo a lui. Shinji non si era mai reso conto di poter essere arrabbiato in questo modo e non essere in modalità Berserk ai comandi dell’Unità 01.
 
Aveva fatto del male a lei! A Shinji non importava di cosa ne sarebbe stato di lui, talmente si sentiva inutile, ma Asuka… Quando il Comandante Ikari aveva detto loro che non erano più piloti di Eva, Asuka era diventata completamente bianca e aveva iniziato a crollare in ginocchio. Shinji era riuscito a sorreggerla prima che potesse cadere. Aveva lanciato a suo padre uno sguardo di odio bruciante prima di mettersi un braccio di Asuka sulla propria spalla e portarla fuori dalla stanza. Un agente della Sezione 2, in attesa, aveva tolto loro le manette e li aveva informati che li avrebbe portati fuori dal Geofront immediatamente e li avrebbe lasciati nell’appartamento di Misato. Shinji era troppo pieno di rabbia per riuscire a fare altro se non annuire bruscamente e seguirlo.
 
Asuka si lasciò muovere come una marionetta per tutto il tragitto verso la macchina ed era rimasta in silenzio per tutto il viaggio. Shinji era conscio del fatto che ci fosse un agente della Sezione 2 che guidava l’auto e si era trattenuto dall’impulso di chiedere ad Asuka se stesse bene. Sapeva benissimo che non stava bene, ma era l’unica cosa che gli venisse in mente di dire. La consapevolezza che qualsiasi cosa avrebbe detto sarebbe stata ascoltata e, con tutta probabilità, riferita al Comandante Ikari, lo opprimeva.
 


Quando furono a metà strada verso l’appartamento di Misato, Shinji non riuscì più a sopportare di guardare Asuka soffrire senza fare nulla. In silenzio, fece scivolare la propria mano verso la sua, che giaceva spenta sul sedile posteriore dell’auto. Le prese la mano con cautela, sperando che questo piccolo gesto di sostegno morale non venisse notato dall’autista.
 
Asuka si aggrappò alla sua mano come se fosse un’ancora di salvezza, stringendola con una presa quasi disperata. I suoi occhi si spostarono verso quelli di Shinji, era il primo segno di vita che aveva mostrato in venti minuti. Gli fece un piccolissimo cenno e rivolse per un attimo lo sguardo verso l’autista. Shinji annuì, intendendo subito. ‘Non possiamo parlare finché non saremo a casa, giusto.’ pensò. ‘Grazie al cielo, non… non se n’è andata… È ancora lì.’
 
L’autista non parlò nemmeno quando accostò all’ingresso del loro condominio. Si limitò a fermare l’auto e a guardarli. Shinji gli rivolse un’occhiata altrettanto piatta e aiutò Asuka a scendere dall’auto. Non si preoccupò di aspettare o di guardarsi indietro mentre conduceva Asuka all’ascensore.
 


Non appena furono nell’appartamento di Misato, Asuka si aggrappò a lui. Il suo corpo vibrava di tensione come una molla arrotolata. “Questo non è il rientro a casa a cui ho pensato negli ultimi due giorni, Shinji, ma sono dannatamente felice che tu sia qui con me, perché sono a cinque secondi dal diventare totalmente pazza.”
 
Shinji le accarezzò le parti del dorso che poteva raggiungere intorno al supporto vitale della sua Plugsuit e cercò di pensare a qualcosa di utile da dire. “Non l’ho mai odiato così tanto.”
 
Asuka si fece indietro abbastanza da guardarlo negli occhi. “‘Tu sei come me’.” disse, citando la loro frase con un debole sorriso. Che crollò rapidamente. “Ma… non questa volta. So che non hai mai voluto essere un pilota, o che non hai mai sentito parlare di tutto questo prima di arrivare qui… ma essere un pilota è stata tutta la mia vita da quando avevo quattro anni. Cosa rimane di me se mi tolgono questo?” chiese sconsolata.
 


“Tu sei sempre la splendida ragazza di cui sonno innamorato, il genio brillante che ha conseguito una laurea prima dei 14 anni, e l’impavida guerriera che ha sconfitto mostri alieni usciti dai peggiori incubi.” disse Shinji con fermezza. “Mio padre…” disse questa parola digrignando i denti. “…non può portarti via niente di tutto questo. C’è molto di più in te che essere un pilota, Asuka. Anche senza quello, sei ancora la persona più viva, dinamica e meravigliosa che conosca. E abbiamo ancora l’un l’altro. ‘Insieme, per sempre’, te l’ho promesso. Non dobbiamo essere per forza piloti di Eva per avere tutto questo.”
 


Un altro debole sorriso occupò momentaneamente l’espressione di Asuka, ma svanì altrettanto rapidamente. “L’Unità 02 è sempre stata lì per me. È stata come il mio ultimo vero legame con mia madre. Non posso… Non posso nemmeno pensare di non averla più con me. Io… Gott, Shinji, se non avessi te a tenere insieme i miei pezzi, in questo momento, non so cosa farei. Sarei… Sarei così vuota che mi lascerei cadere a terra aspettando solo di morire.”
 
Shinji l’abbracciò più forte. “Tu hai me. Io ho te. Ho bisogno di te tremendamente. Senza di te, io… sarei la stessa nullità senza una meta che ero prima di venire a Neo Tokyo-3. Tu mi rendi forte. Non ho mai voluto essere un pilota, è vero, ma… ora lo voglio, perché significa che posso essere lì con te e combattere al tuo fianco. Non mi importa cosa mi succederà, purché possa stare con te. Hai detto che non vuoi andare in battaglia senza di me, giusto?”
 
Questo fece alzare ad Asuka un angolo delle labbra. “No, non voglio.” disse. “Non voglio affrontare nessuna battaglia senza di te e…” I suoi occhi si spalancarono. “Rei! Oh scheiße! Se tuo padre fa davvero quello che ha detto, significa che Rei affronterà il prossimo combattimento da sola, con solo gli Eva automatizzati a supportarla! Non possiamo permetterle di affrontare una cosa del genere da sola! Voglio dire, non odio più Wondergirl, ma è la verità quando dico che vale la metà rispetto a noi in battaglia!”
 


Shinji sembrava ancora più sconvolto di prima. “Dovremo parlare anche con lei quando tornerà a casa. Forse saprà cosa diavolo è successo mentre eravamo rinchiusi.” Le sue labbra si strinsero in una linea piatta. “La sosterremo, per quanto possibile. È ancora nostra amica. Non so cosa possiamo fare, ma non permetterò che qualcosa possa fare del male a te o a lei. Siete entrambe troppo importanti per me.”
 
Asuka lo strinse forte. “Grazie, Shinji.” Appoggiò per un attimo la testa sulla sua spalla, ma poi la ritrasse. “Ugh! Puzzi! Io puzzo, e mi sento disgustosa. Due giorni passati con l’LCL secco addosso e il nostro sudore non sono per nulla un buon profumo. Mi sento come un assorbente usato.” Lo liberò dall’abbraccio e lo tirò verso il bagno. “Dovremmo avere un po’ di tempo prima che Misato ritorni. Forse non sarà il rientro a casa che avevo immaginato, ma almeno qualcosa possiamo ancora farla. Andiamo, mio dolce baka. Abbiamo un appuntamento con una lunga doccia calda.”
 
---
 


“La dottoressa Akagi si è sufficientemente ripresa dalle ferite e le ho ordinato di iniziare un esame preliminare di quello che era stato designato come 13° angelo. L’Unità 03 è stata recuperata in gran parte intatta, a parte i danni da combattimento all’armatura, e riteniamo che tutte le riparazioni possano essere completate nel giro di pochi giorni. Il ripristino di base è già stato effettuato mentre esaminavamo il nucleo dell’angelo.” riferì il Comandante Ikari al cerchio di monoliti olografici che lo circondava. “Non c’è alcuna traccia fisica del pilota. Il nucleo dell’Eva è danneggiato, la dottoressa Akagi ha rilevato un’attività particolare al suo interno che l’ha portata a concludere che il pilota potrebbe essere stato assorbito in modo simile agli incidenti dell’Esperimento di Contatto che hanno visto coinvolte…”
 
Gendō fece una brevissima pausa. Solo chi lo conosceva bene avrebbe potuto notare la piccola esitazione, il primo segno di sentimento umano che il Comandante Ikari aveva mostrato. “…la dottoressa Ikari e la dottoressa Sōryū. Nonostante i danni al nucleo dell’Eva, ritiene che possa essere opportuno tentare una procedura di recupero.”
 
“Credi che sia saggio farlo, Ikari?” chiese Seele-03. “Non avete rilevato altre attività nel nucleo dell’angelo, ma cosa si può dire della contaminazione angelica del nucleo dell’Eva? Aveva il pieno controllo del corpo, e ora dici che il danno al nucleo dell’Eva mostra segni di rigenerazione, e che l’Organo S2 dell’angelo è ancora intatto! Il pericolo che l’Eva si risvegli completamente è troppo elevato!”
 
“In effetti, siete fortunati che non sia stata l’Unità 01 a entrare in possesso di un Organo S2. Un Eva creato da Lilith che acquisisce un Frutto della Vita sarebbe un essere troppo pericoloso per rimanere nelle mani della Nerv. Si potrebbe pensare che tu stia tramando qualcosa, Ikari.” aggiunse cupamente Seele-11.
 
Il volto di Gendō non tradì nulla. “L’Unità 03 è rimasta in stato di fermo dalla fine della battaglia. Come da richiesta, è stata messa in stato di fermo nelle gabbie d’ancoraggio del Geofront durante le riparazioni e gli esami. Rimarrà in stato di fermo fino a quando…
 


“Se l’Organo S2 è intatto e funzionante come descrivi, sarà prezioso per i nostri tentativi di produrne altri per il resto degli Eva Series.” interruppe Seele-04.
 
“Oltre a me, la dottoressa Akagi è il massimo esperto sulle procedure esistenti per tentare il recupero del pilota. L’Unità 03 dovrà rimanere a Neo Tokyo-3 fino a quando non avremo fatto questo tentativo.” ribatté Gendō con calma.
 
Se decidiamo di autorizzare un tale tentativo.” lo corresse Seele-06. “Il pericolo di contaminazione angelica del pilota, anche in caso di successo, o la probabilità di risvegliare l’angelo sono troppo alti per consentirvi di eseguire una tale operazione senza che noi esaminiamo prima attentamente i rischi della procedura e la approviamo. Non oltrepassare la tua autorità, Ikari.”
 
Gendō non si scompose, continuando a guardare il monolito Seele-01 con le mani giunte. “Il 13° angelo è morto. Nei Rotoli del Mar Morto non c’è alcuna indicazione che un angelo possa tornare in vita. Una volta apparso il 14° angelo, ne avremo la conferma. Il momento della liberazione finale si avvicina. Lo Scenario procede secondo i piani.”
 
“Fai in modo che sia così, Ikari.” disse la voce di Lorenz Keel. Il cerchio di monoliti si dissolse.
 
Quando le luci si riaccesero lentamente nella sala conferenze rivelarono il Vicecomandante Fuyutsuki in piedi a poca distanza dal Comandante Ikari. “Non hanno nemmeno menzionato il tuo esonero del Second e del Third Children. Interessante.”
 


Gendō si alzò dalla scrivania e si diresse verso la porta. “Sanno bene quanto me che i Children sono essenzialmente irrilevanti in questa faccenda. E sono sicuro che stanno sviluppando un loro programma di Dummy Plug per controllare qualsiasi futura unità Eva. Non si preoccupano nemmeno del teatrino dell’Istituto Marduk. Non hanno più il tempo per preoccuparsi di queste coperture.”
 
“Ancora quattro angeli.” sussurrò Fuyutsuki. “Al ritmo con cui stanno apparendo, potremmo essere alle soglie del Perfezionamento al massimo tra qualche mese.”
 
“L’umanità non ha più tempo.” concordò Gendō. “Presto, tutto il nostro lavoro sarà ricompensato.”
 
---
 


Togliersi a vicenda le Plugsuit maleodoranti e pulirsi era stato in effetti molto meno eccitante di quanto Shinji si sarebbe aspettato dopo due giorni di astinenza e di lontananza l’uno dall’altra. Asuka si era limitata a tenerlo abbracciato mentre si lavavano, più in cerca di rassicurazione e affetto che non di qualcosa di più intenso. Il suo viso si fece sempre più triste mentre pulivano in silenzio tutto l’LCL essiccato e il sudore. Anche i migliori sforzi di Shinji per massaggiarle la schiena e le spalle avevano attenuato solo brevemente la sua espressione cupa.
 
Mentre Asuka si asciugava, Shinji si chiese rapidamente cosa fare delle loro Plugsuit usate. Le avevano sempre consegnate alla Nerv e poi ne avevano ricevuta una nuova o comunque pulita in una custodia di plastica nell’armadietto. Non pensava certo di poter lavare le tute gommose con annessi dispositivi di supporto vitale in lavatrice. Scrollando le spalle, le mise in sacchetti di plastica per non far sentire l’odore, le legò e le lasciò vicino alla porta. Misato-san avrebbe detto loro cosa farne più tardi.
 
Dopo aver fatto sedere un Second Children a tavola, preparò loro un pranzo veloce. Si erano seduti a tavola uno di fronte all’altro, tenendosi per mano. Entrambi avevano sentito un forte bisogno di contatto costante, come se stessero recuperando due giorni di isolamento. Per quanto entrambi desiderassero collassare sul letto e stringersi forte l’uno all’altro, sapevano che Misato sarebbe arrivata da un momento all’altro, e a tavola sarebbe bastato interrompere la loro stretta di mano per apparire come lei si sarebbe aspettata di vederli.
 
Infine sentirono il bip e il sibilo dell’apertura della porta. Shinji rimase a bocca aperta quando Misato girò l’angolo del corridoio d’ingresso. La testa della loro tutrice era fasciata da un’ampia striscia di bende, così come il braccio sinistro, il quale era anche sostenuto da un’imbragatura. Il suo viso era ancora livido e sembrava incredibilmente stanco. Il suo volto si illuminò un poco quando vide i Children a tavola. “Sono a casa.” disse con un sorriso stanco.
 


“B-bentornata a casa, Misato-san!” disse Shinji balbettando. Guardò preoccupato le sue ferite. “Stai… stai bene?”
 


Misato fece un cenno con la mano libera. “Guarirò. Siamo ancora tutti vivi, quindi ce la caveremo.” Un debole sorriso si affacciò sulle sue labbra. “Mi mancava solo una benda sull’occhio e sarei sembrata Rei nel giorno in cui sei arrivato, eh, Shinji?” Guardò i due ragazzi abbattuti. “Voi come state?”
 
“Il Comandante Ikari pensa di non aver bisogno dei nostri culi ‘insubordinati’ in un Entry Plug.” ringhiò Asuka. “Ci ha detto che non siamo più piloti di Eva. Che diavolo sta succedendo, Misato?”
 


Misato sembrava ancora più stanca. “Me l’hanno comunicato proprio mentre me ne stavo andando. Non lo so, Asuka. È una follia.”
 
“E Rei e Hikari? Come stanno? Non abbiamo saputo nulla dalla fine della battaglia, visto che eravamo rinchiusi. Stanno bene Misato-san?” chiese Shinji.
 
Misato impallidì. “Ehm… Rei sta bene. Ha… chiesto di voi due. Credo che sia preoccupata. Hikari…” Misato fece un respiro profondo. “Lei è… dispersa in azione.”

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Capitolo 38
*** Capitolo 7.3: Uniti resistiamo ***


Capitolo 7.3: Uniti resistiamo





Shinji guardò Asuka spaesato. Questo era un colpo troppo forte. Tutto quello che avevano fatto per salvarla, tutte le pene inflitte dal Comandante Ikari per ‘insubordinazione’, tutto era valso la pena, tutto era giustificato perché avevano avuto la meglio e salvato Hikari.
 
E ora… avevano fallito. Hikari era… scomparsa? Dispersa? ……Morta?
 
“No… non può essere…” borbottò di nuovo Asuka.
 


Misato si sedette al terzo lato del tavolo, con lo stesso sguardo abbattuto degli ex piloti. “Ritsuko è… beh, come ho detto, pensa che ci siano un po’ di cose che possono fare per tirarla fuori da lì. Lei… non significa che se ne sia andata per sempre, Asuka. Mi fido delle capacità di Ritsuko.”
 
Shinji guardò Asuka e cercò di impedire alla sua mano di aprirsi e chiudersi in modo compulsivo. Voleva tremendamente andare dalla sua parte del tavolo e metterle le braccia intorno. Aveva un’aria assolutamente disperata e bisognosa di un abbraccio. Ma non poteva fare nulla, non con Misato seduta lì. E sapeva che Misato sarebbe stata preoccupata per loro al punto da tenerli d’occhio anche la notte. Probabilmente sarebbero passate ore prima che lui e il suo amore potessero stare da soli. Ore prima di poterla abbracciare e aiutarla a sopportare tutto questo. La consapevolezza che se fosse andato ad abbracciare Asuka sarebbe stata l’ultima volta che l’avrebbero fatto per molto tempo lo fermò.
 
Doveva fare qualcosa. Se fosse rimasto seduto a guardarla, avrebbe raggiungo molto presto il punto in cui non sarebbe più stato in grado di trattenersi dall’andare ad abbracciarla. Sarebbe stata una pausa alla loro messinscena troppo difficile da spiegare. Spinse indietro la sedia e si diresse verso il frigorifero. Mise una birra Yebisu davanti a Misato, guardò il braccio rotto e riprese in mano la lattina per aprirgliela.
 
Misato gli sorrise e bevve un lungo sorso meditativo. Shinji approfittò della sua distrazione per stringere la spalla di Asuka mentre posava davanti a lei una bibita. Lei annuì minutamente e mosse in silenzio le labbra per dirgli ‘Lo so’. Shinji si sedette di nuovo al suo posto e cercò di pensare a qualsiasi altra cosa potesse dire o fare. Vedere Asuka soffrire così e non poter fare nulla era quasi una tortura. I suoi sentimenti di odio verso sé stesso per non essere riuscito a salvare la sua amica peggioravano solo la situazione.
 
‘Dannazione… È come essere tornati a prima che stessimo insieme. Guardarci l’un l’altro, non parlare, soffrire tutti e non fare nulla. Lo odio.’ “Misato-san, cosa… cosa dovremmo fare ora? Io non… non voglio tornare a vivere con il mio sensei. Non voglio proprio andarmene da qui. Qui ci sono tutti i miei amici. Anche Asuka. Non credo che voglia tornare in Germania in questo modo.” La guardò e ricevette un cenno di conferma.
 
Misato scosse la testa. “Io… non lo so ancora, Shinji-kun. Non posso credere che il Comandante Ikari scarichi definitivamente i suoi due piloti migliori per un incidente. Quindi sì, per ora resterete qui, almeno finché non capiremo cosa diavolo sta succedendo. Nemmeno io voglio che ve ne andiate. Mi mancherebbe la nostra piccola e strana famiglia.” Fece di nuovo un sorriso stanco. “E a Pen-Pen mancherebbe anche la tua cucina.”
 


Misato bevve un altro sorso di birra e si appoggiò allo schienale. “Domani è sabato. Voi due restate qui. Io e Rei-chan… dovremmo andare a fare dei test su questo nuovo sistema chiamato ‘Dummy Plug’. Parlerò con Rits di questa procedura che vuole provare per far uscire Hikari-chan dal nucleo dell’Eva. Vi farò sapere cosa riuscirò a scoprire.”
 
Asuka annuì, continuando a guardare il tavolo. Shinji poteva quasi vedere il suo spirito affondare. Avrebbero dovuto andarci tutti assieme l’domani per il Sync Test. Asuka era sinceramente ansiosa di vedere come se la sarebbe cavata Hikari. Non vedeva l’ora di avere un’altra cosa in comune con la sua amica, oltre a qualcosa per cui competere ed essere la migliore.
 
Si alzò bruscamente. “Vado a sdraiarmi nella… mia stanza. Chiamatemi quando è ora di cena.”
 
Guardandola allontanarsi, Shinji lottò per non sentire il dolore attanagliarlo. Poteva sentire quel ‘nostra stanza’ che Asuka stava quasi per dire. Mai come ora si era mai pentito della loro farsa. Lei aveva bisogno di lui e lui non poteva andare da lei…
 
Guardò Asuka uscire così a lungo che anche Misato se ne accorse. “Dovrai dirglielo che ti piace uno di questi giorni, Shin-chan.” disse a bassa voce, con un leggero accenno di toni più allegri che si insinuava nella sua voce. “Credo che in questo momento avrebbe bisogno di un po’ di sostegno.”
 
‘Non ne hai idea, Misato-san, e in questo momento vorrei quasi che lo sapessi.’ Scosse la testa. “Oggi… non è il giorno adatto, Misato-san. Nemmeno io vorrei sentirmi fare una confessione in un giorno come questo.”
 
Misato gli rivolse un sorriso ironico e glielo fece notare con un cenno della lattina che teneva in mano. “Mmm, vero, ma una ‘confessione’, Shin-chan? Oh cielo! È una cosa davvero seria allora! Io…” Il campanello la interruppe da un’ulteriore presa in giro. Lo guardò “Shinji, ti dispiace?”
 
Shinji annuì e andò ad aprire la porta. Cercò di sorridere quando scoprì che a far loro visita era Rei, ma non ci riuscì. Rei fece appena un piccolo inchino con il capo ed entrò.
 
“Ciao, Shinji. Sono in casa anche il Maggiore Katsuragi e Asuka?” Guardò in fondo al corridoio.
 


“Sì. Misato-san è in sala da pranzo e Asuka è appena andata in camera sua. È… molto turbata per Horaki-san e per essere stata rimossa dall’incarico.”
 
Rei lo guardò e annuì. “Allora sarò veloce. Non vogliamo che il Maggiore Katsuragi ci veda.” Improvvisamente chiuse la distanza che li separava e lo abbracciò.
 
Shinji sussultò leggermente per la sorpresa del contatto improvviso. Rei si limitò a stringerlo una volta e lo lasciò andare. Lui le rivolse uno sguardo confuso.
 


“Mi sentivo… sola e preoccupata negli ultimi due giorni. Voi due siete i miei amici più cari e ho determinato che non mi piace sentirmi sola. Il Comandante Ikari non ha interesse ad essere a conoscenza degli spostamenti o delle condizioni di te o di Asuka. E ho appena saputo che siete stati sollevati dall’incarico di piloti di Eva. Desideravo un abbraccio per esprimere sia il piacere e il sollievo di rivedervi, sia la preoccupazione per il vostro stato emotivo dopo il vostro esonero. I miei esperimenti hanno stabilito che gli abbracci sono un metodo eccellente per raggiungere questo obiettivo. Ho anche sviluppato una forte predilezione per essi e il desiderio averne spesso con gli amici.” spiegò. “Sono felice che tu stia bene. Ora andrò ad esprimere lo stesso sollievo ad Asuka, dopo aver fornito al Maggiore Katsuragi una ragione plausibile sullo scopo della mia visita.”
 
“Ehm, grazie, Rei. Anch’io sono molto contento di vederti. Il Comandante Ikari non ha cacciato anche te?”
 
Rei scosse la testa. “Ha solo espresso il disappunto sul fatto che io non abbia eseguito i suoi ordini con la stessa tempestività precisione che desiderava, e che ho permesso a te di distrarmi.”
 
Shinji si corrucciò. ‘Perché questa differenza? È perché Rei non ne ha parlato?’ Si riprese dal pensiero. “Se vai nella stanza di Asuka, puoi darle una cosa da parte mia?”
 
Rei inclinò leggermente il capo. “Sì. Come posso aiutarti?”
 
Fu lei a sbattere le palpebre per la sorpresa, perché fu Shinji ad abbracciarla questa volta. Quando la lasciò, le sorrise tristemente. “Dille che è da parte mia e che mi dispiace di non poter essere lì con lei in questo momento. E dille che farò l’unica cosa che mi viene in mente per lei prima che vada a dormire.”
 
Rei arrossì leggermente sulle guance. “L-lo farò.” Seguì Shinji fino alla sala da pranzo.
 
“Oh, ciao, Rei-chan.” la salutò Misato. In qualche modo era riuscita ad accaparrarsi una seconda birra mentre Shinji era alla porta. “Sei venuta per unirti alla non-festa? Temo che stasera non troverai molti sorrisi qui.”
 
“Buonasera, Maggiore Katsuragi. Sono venuta a trovare i miei amici dopo il loro isolamento e ad assicurarmi che stiano bene. Il Comandante Ikari non ha fornito informazioni sul loro stato di salute, quindi ero preoccupata. Inoltre, considerato che vivo qui accanto, sarebbe stato strano non vedere i miei amici. Se mi volete scusare, andrò a parlare con il pilota Sōryū.” Rei fece un piccolo inchino e si diresse verso la stanza di Asuka.
 
Misato rivolse a Shinji un sorriso sghembo mentre Rei usciva. “Rei è stata preoccupata per voi due per tutto il tempo. Era quasi nervosa, il che, per lei, è come l’essere decisamente preoccupato per una persona normale. Sono contenta di vedere che il piccolo progetto di Ritsuko di far stare insieme i piloti abbia funzionato.”
 
Shinji scrollò le spalle. “Penso che… ne sia valsa la pena, Misato-san. Siamo davvero una squadra migliore di prima.” Si diresse verso la propria stanza. “Vado a suonare un po’ il mio violoncello prima di cenare, se non ti dispiace.”
 
Misato gli fece un cenno con la lattina in mano. “Non mi dispiace affatto, Shin-chan. È stato fin troppo tranquillo e noioso qui senza di voi negli ultimi due giorni. Fai pure.”
 
---
 


Asuka alzò lo sguardo speranzosa da dove giaceva distesa sul letto quando sentì bussare alla porta, ma realizzò subito che non poteva essere Shinji. Anche se fosse riuscito in qualche modo ad inventare una scusa decente con Misato per la quale avrebbe improvvisamente deciso di fare visita al Demone Rosso nel suo covo, non si sarebbe preoccupato di bussare a quella che era ormai anche la sua stanza. Quindi si trattava probabilmente di Misato. “Avanti.” disse con fare annoiato.
 
Si illuminò un po’ quando invece si rivelò essere il First Children. “Ciao, Rei. Vorrei poterti dire che sono felice di vederti, ma oggi è stata veramente una giornata di merda.”
 


“Sono lieta di vederti, Asuka. Ero sola ed ero preoccupata per te e Shinji dopo la battaglia. A me… non piace più stare da sola. Quindi sono davvero felice di rivedere te e Shinji.” disse Rei a bassa voce.
 
Asuka lasciò cadere la testa tra le proprie braccia. “Spero che potremo rivedere ancora Hikari. Pensavo che l’avessimo salvata. Ne sarebbe valso la pena anche se, com’è poi successo, ci avessero rimossi dall’incarico. Ma ora…”
 
“La dottoressa Akagi crede di poter ancora estrarre Hikari dal nucleo dell’Eva.”
 
“E se si sbagliasse? E se Hikari fosse morta e fosse tutta colpa mia? Faccio uccidere la mia migliore amica, vengo licenziata dal lavoro che ho avuto per tutta la vita, vengo sostituita da un computer, sono fottutamente inutile…” Asuka si mise le mani agli occhi e cercò di trattenere le lacrime.
 


Per poco non ebbe un sussulto quando sentì Rei metterle le braccia intorno. “Sono felice di vederti, Asuka. Mi sono mancati i miei amici. Tu non sei inutile. Mi hai salvato dal torpore dei medicinali. Hai combattuto in modo superbo e hai sconfitto l’angelo anche se ti era rimasto un solo braccio. Hai salvato molte vite fermandolo rapidamente in quel modo.”
 


“Ma abbiamo fallito con Hikari! Ho deluso la mia migliore amica! E ora non sono nemmeno più un pilota! A cosa servo?” si lamentò Asuka.
 
Rei lasciò l’abbraccio e fece un passo indietro. Asuka ne sentì improvvisamente la mancanza. L’abbraccio era stato in qualche modo confortante.
 
“Questo è da parte di Shinji.” disse Rei e la abbracciò di nuovo. “Mi ha chiesto di darti questo, perché non poteva essere qui. E mi ha chiesto di dirti che ‘farà l’unica cosa che gli viene in mente per te prima che tu vada a dormire’.”
 
Asuka ricambiò l’abbraccio. “Grazie. E cosa aveva in mente di fare il mio dolce baka?”
 
“Non l’ha detto, ma…” Rei si interruppe quando le note profonde e dolci del violoncello di Shinji iniziarono a riempire l’appartamento. “Oh. Questa è…”
 
“La Suite per violoncello n. 1 di Bach.” concluse Asuka, con un’espressione più rilassata che si diffondeva sul suo volto. “Il pezzo che stava suonando la sera in cui ci siamo dati il nostro primo bacio.” Asuka fece un piccolo sorriso. “Quel baka. Trova sempre un modo. Io lo amo, Rei. È l’unica parte della mia vita che non sta andando a rotoli in questo momento. Mi fa sempre sentire meglio.” Asuka si lasciò cullare nell’abbraccio di Rei. “Non so più cosa farei senza di lui, Rei.”
 


“Rimango molto invidiosa. Se tu non fossi mia amica, forse farei come Tanaka-san e desidererei avere Shinji per me.” Fece una pausa e il suo volto divenne pensieroso. “È molto bravo ad abbracciare.”
 


L’espressione di Asuka divenne quasi un sorriso sereno. “Sono felice che anche tu sia mia amica, Rei. Mi dispiacerebbe doverti uccidere per averci provato.” Il suo sorriso tornò ad essere cupo. “Buona fortuna per domani, Rei. Vorrei essere lì per batterti di nuovo.”
 
“Lo vorrei anch’io. Preferirei di gran lunga te e Shinji al mio fianco in battaglia, piuttosto che le mie copie nel Dummy Plug.”
 
“Le tue copie?” Asuka inclinò la testa. “Cosa?”
 
“Il nucleo del sistema del Dummy Plug è qualcosa che la dottoressa Akagi ha creato utilizzando le scansioni del mio cervello.”
 
“Hmmpf. Quella. Chissà se funzioneranno mai, allora?”
 
“È molto esperta, Asuka. E dubito che il Comandante Ikari avrebbe preso queste decisioni se non fosse stato certo della loro funzionalità. Ma preferirei comunque che ci foste tu e Shinji.”
 
“Mi fa piacere sentirlo, Rei, ma è il Comandante Stronzo che decide. Hai mai visto qualcosa che gli faccia cambiare idea e fare marcia indietro?”
 
Rei rimase in silenzio per un tempo imbarazzante. “No, mai.”
 
 

Il morale di Asuka sprofondò di nuovo. “È quello che temevo. Ci vorrà una specie di miracolo per farci tornare in un Entry Plug.”
 
“Io rimango fiduciosa. Abbiamo fatto cose più impossibili di questa.”
 
Ancora abbracciate, il First e il Second Children lasciarono che la musica di Bach portasse loro tutta la pace che potessero avere.

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Capitolo 39
*** Capitolo 7.4: Uniti resistiamo ***


Capitolo 7.4: Uniti resistiamo





Asuka si rigirò ancora una volta per guardare l’orologio. 22:32, annunciavano i numeri rossi incandescenti. Esattamente quattro minuti dall’ultima volta che aveva controllato.
 


“Basta. Non ce la faccio più.” sussurrò a sé stessa. Non aveva sentito alcun suono dalla loro tutrice da almeno mezz’ora. La via era libera come non lo era mai stata.
 
Si alzò dal letto, indossò una maglietta molto larga e si diresse in punta di piedi verso la porta, aprendola il più silenziosamente possibile. Con cautela mise la testa fuori nel corridoio, guardando a destra verso il soggiorno. La porta della stanza di Misato era chiusa e nessuna luce filtrava dai pannelli scorrevoli.
 
‘Se esce all’improvviso, dirò che sto andando in bagno o qualcosa del genere. Ok, andiamo!’ Si chiuse la porta alle spalle e attraversò silenziosamente il corridoio fino alla porta di Shinji. Dovette soffocare un rantolo e tirare indietro la mano quando la porta si aprì improvvisamente, prima ancora che le sue dita la toccassero.
 
Gli occhi sorpresi di Shinji incontrarono i suoi. Il Third Children si stava dirigendo nella stanza di Asuka nello stesso momento. La sua sorpresa si trasformò rapidamente in un caldo sorriso. “Ti eri stancata di aspettare già trenta secondi prima che lo facessi io, hmm?” sussurrò lui.
 


Asuka gli fece la linguaccia. “Da te o da me, baka-Shinji? Sai che non riesco più a dormire senza di te accanto. Dai vieni, il nostro letto è troppo grande e troppo freddo senza di te a riscaldarmi.” Gli afferrò la mano con un sollievo non celato e lo tirò nella loro stanza.
 


Pochi istanti dopo erano rintanati sotto le lenzuola e avvolti l’uno nelle braccia dell’altro. Asuka cercò di scaricare un po’ di tensione, ma le sue preoccupazioni si ritirarono a fatica. L’assenza di Shinji era il motivo principale per cui non era riuscita a prendere sonno, ma non l’unico. “Shinji… cosa facciamo ora?”
 
Shinji la tenne stretta per un lungo minuto. “Non lo so. È quasi ironico. Non ho mai voluto essere un pilota, e ora vorrei tornare dentro un Evangelion solo per fare dispetto a mio padre. Voglio combattere di nuovo al tuo fianco, a modo nostro, e vincere, solo per sbatterglielo in faccia. Voglio tornare a essere un pilota perché so che anche tu lo vuoi, e non voglio lasciarti a combattere da sola per nessun motivo. Non voglio fuggire. Ma… non so cosa possiamo fare per cambiare le cose. Credo che per ora non ci resti altro da fare se non rimanere con Misato-san e sperare che riescano a far uscire Horaki-san dall’Eva.” Affondò il suo viso tra i capelli di Asuka. “Aiutiamo Rei come possiamo. Facciamo in modo che non si senta sola e aiutiamola ad essere il miglior pilota possibile. Credo che nessun sistema automatizzato possa essere bravo come te a combattere gli angeli.”
 
“Hai ancora all’attivo un’uccisione in più delle mie, Third Children. Quindi c’è un altro motivo per cui dobbiamo riavere indietro i nostri Eva: devo ancora battere il tuo record.” Asuka cercò di sorridere, ma durò poco. “Dobbiamo farlo. Io… Gott, odio pensare a quello che accadrà lunedì, quando a scuola si saprà che siamo stati scaricati. Io… Non sopporto l’idea che Tanaka e quelle altre stronzette mi guardino sghignazzando, ridendo di noi perché siamo dei falliti…”
 
“Magari la smetterà di chiedermi di uscire?” chiese Shinji.
 
“È la prima cosa sensata che abbia sentito finora.” rispose Asuka. “Ma non funzionerà. Non ti stanno addosso solo perché sei… eri un pilota di Evangelion. Non la smetteranno di dire che sei carino, sensibile, eroico, coraggioso, un ottimo chef, un vero galantuomo e un amante così incredibile da ammaliare me e Rei allo stesso tempo. Il fatto che tu non sia un pilota di Eva, per loro si traduce in ‘ora più tempo libero per chiedergli di uscire’.”
 
Shinji scosse la testa incredulo. “Pensano che io sia tutto questo? Io… non sono niente di tutto ciò.” disse.
 
Asuka lo strinse forte. “Col cavolo che non lo sei, baka. A parte la storia su Rei, è tutto vero al 100%. Parola mia.”
 
“Asuka, io…”
 
“Chi è il genio qui?”
 
“…tu.”
 
“E io dico che sei fantastico. Quindi è così. E tu sei mio. Sei l’unica cosa che mi fa sentire meglio in questo momento, Shinji. Spero che domani tu riesca ad inventarti qualcosa per tenermi la mente occupata.”
 
Shinji fece un sorriso divertito e presuntuoso. “Ti va un appuntamento?”
 
Asuka lo guardò sorpresa. “…cosa?”
 


“Ti sto chiedendo di uscire con me. Non abbiamo potuto farlo per tutto questo tempo, visto che stiamo cercando di mantenere il nostro segreto, ma domani non abbiamo scuola, Misato e Rei saranno al quartier generale della Nerv tutto il giorno e la Sezione 2 ci ha appena dato il benservito. Nessuno ci controllerà. Quindi voglio invitare te, Asuka Langley Sōryū, la mia ragazza incredibilmente bellissima, a un vero appuntamento.”
 
“Sei impazzito?”
 
“Renderti felice è la cosa più importante al mondo per me in questo momento. Odio vederti giù in questo modo. E volevo chiederti di uscire fin dalla sera in cui mi hai baciato. Che ne dici di uscire a pranzo domani?”
 
“…baka che non sei altro.”
 
Non ci furono più chiacchiere.
 
---
 


Shinji sbatté lentamente le palpebre e cercò di capirne il motivo. Non voleva ancora muoversi. Era comodamente accoccolato dietro ad Asuka, con un braccio libero sul suo fianco per abbracciarla. I suoi occhi, che si aprivano lentamente, non vedevano altro che la macchia rosso-arancione dei capelli di Asuka. Era appena passata l’alba, a giudicare dalla luce grigia e fioca che filtrava attraverso le persiane alla finestra. Era solo un po’ prima di quanto si alzasse di solito, ma qualcosa l’aveva svegliato. Che cos’era…
 
I suoi occhi si spalancarono. Passi. C’erano dei passi in soggiorno. Qualcuno era già sveglio e si stava dirigendo verso di loro. Stavano per essere scoperti! Una volta in corridoio, non ci sarebbe stato più modo per lui di tornare nella ‘sua’ stanza!
 


I passi si avvicinavano lentamente. Non avevano molto tempo. Scosse la spalla di Asuka. “Asuka! Svegliati!” sibilò con forza.
 
“Mmm? Che c’è? Nn… buongiorno, Shinji.” Asuka gli sorrise sognante mentre si rotolò su sé stessa e gli sbatté le palpebre dolcemente. “Perché mi hai svegliato? Di solito…”
 
“C’è qualcuno!” rotolò fuori dal letto e cercò disperatamente la maglietta e i pantaloncini.
 
“C’è qualc…” Asuka sbatté improvvisamente le palpebre per svegliarsi del tutto. “Oh scheiße!” Anche lei si alzò e afferrò la sua maglietta gigante, il suo volto era l’immagine del panico e dell’angoscia.
 
Entrambi si bloccarono terrorizzati quando i passi si fermarono davanti alla loro porta. Shinji era riuscito a trovare i suoi vestiti, ma nessuno dei due era stato in grado di mettersi qualcosa addosso. Erano morti. ‘Non voglio che tutto questo finisca!’ urlò la mente di Shinji.
 
Non ci fu nemmeno una pausa per bussare. La porta semplicemente si aprì…
 


…per rivelare una Rei Ayanami perfettamente calma. “Buongiorno Shinji, Asuka.”
 
Rei non si mosse quando la maglietta di Asuka le si spiaccicò sul volto.
 


Accidenti, Wondergirl! Ci hai fatto quasi venire un infarto! Pensavamo fossi Misato!” ringhiò Asuka. Si afflosciò sul letto sollevata. “E poi non ti hanno mai insegnato a bussare? È maleducazione entrare nelle stanze delle persone quando sono nude!”
 


“Non me l’ha mai insegnato nessuno, no.” rispose Rei con calma mentre si toglieva la maglietta dal viso, entrando nella stanza per riconsegnarla ad Asuka. “E non capisco cos’abbia a che fare questo con la vostra nudità. Mi aspettavo di trovarvi entrambi così. Anch’io dormo nuda. I vestiti sono solo un fastidio nel sonno, non è così?”
 
Questa volta Asuka lanciò la maglietta verso la faccia di Shinji. Il Third Children si era bloccato sul posto, con i pantaloncini indossati per metà. “Smettila di pensare a Wondergirl nuda, baka, e vai in camera tua a vestirti prima che tutto questo baccano svegli Misato.” disse facendogli cenno di andarsene.
 
“Non posso farci niente!” sibilò Shinji di rimando. “L’ha appena detto!” Si diresse comunque verso la porta.
 
---
 
Asuka aprì un altro cassetto e tirò fuori una nuova maglietta. “E tu smettila di guardare il mio ragazzo! Non mi interessa se è… ahem! ‘Piacevole agli occhi’!”
 
“Ma Shinji è così bello da guardare.” disse Rei, con una piccola nota di ilarità nella sua voce. I suoi occhi rimasero fissi su Shinji finché lui si diresse verso la sua vecchia stanza e vi entrò, con un piccolo sorriso sulle labbra.
 


Una volta che la porta si chiuse alle sue spalle, Asuka finalmente si rilassò. Ora, anche se il rumore avesse svegliato Misato, avrebbero avuto una scusa plausibile. Si mise la maglietta e cercò in un altro cassetto un paio di pantaloncini. Guardò Rei da sopra la spalla. “Questo è perfettamente vero, così come il fatto che è mio e che non è in affitto. E comunque perché hai sentito il bisogno di venire senza preavviso e così presto, facendo quasi venire un infarto a me e a Shinji?”
 
Il piccolo sorriso di Rei si spense e iniziò a muoversi da un piede all’altro con imbarazzo. Improvvisamente aveva difficoltà a guardare Asuka negli occhi. “Io… sono… nervosa.”
 


Asuka si mise i trasmettitori A-10 e iniziò a usarli per legarsi i capelli. “Tu sei cosa? Di cosa stai parlando, Rei? È solo un Sync Test. Ne avrai già fatti almeno un centinaio di volte.”
 
“Centoquarantasette volte. Ma… non sono preoccupata per il Sync Test. Questa sarà la prima volta che starò al quartier generale della Nerv per tutto il giorno senza te o Shinji accanto a me da quando… ho smesso di prendere i farmaci. Sono… preoccupata che, senza di voi, il mio comportamento alterato possa essere notato. Io… non voglio essere scoperta.”
 
Asuka smise di acconciarsi i capelli per guardare il First Children. Le sembrava tutto strano. “E… oh, Rei, non so cosa pensi che possiamo fare noi da qui. Noi… non possiamo nemmeno tornare nel Geofront, credo.” Il volto di Asuka si fece più triste. Era riuscita momentaneamente a dimenticare l’umiliazione di ieri, svegliandosi felice e al caldo con accanto Shinji. Ora la realtà stava tornando a farsi sentire. Scheiße. Non era più un pilota. Non era più niente.
 
“Io… non ho mai… Non voglio tornare là, Asuka. Io… Io ho… paura. Io… non ho mai avuto paura prima d’ora. Non mi piace.”
 


Rei che ha… paura? Asuka non aveva idea di come gestire la cosa. Beh, forse. Un po’ di rabbia le stava già iniziando a salire. Odiava il Comandante Ikari e la dottoressa Akagi ogni giorno di più. “Accidenti, Wondergirl. Quei farmaci devono averti davvero incasinata se non hai mai avuto paura prima d’ora.”
 
Rei si agitava nervosamente con le mani. “Posso… posso avere un altro abbraccio?”
 
La tenerezza da gattina spaventata di Rei fece quasi sbarrare gli occhi ad Asuka. “Cosa?”
 
“Gli abbracci con te e Shinji sono… rassicuranti. Mi piacciono. Capisco che ci siano fattori collaterali come la gelosia e le tue preoccupazioni che Shinji possa trovare altre ragazze più attraenti di te che rendono difficile per te sentirti a tuo agio nel permettermi di abbracciarlo, ma lui è molto carino e voglio bene ad entrambi e…” farfugliò Rei.
 
“Aspetta aspetta aspetta, fermati! Rei, fermati!” Asuka mise le mani sulle spalle della ragazza dai capelli blu. “Calmati.” ‘E smettila di farmi preoccupare di perdere Shinji con qualcuno in quella maniera, perché l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno in questo momento è che entrambe diamo di matto.’ “È per questo che sei entrata nella nostra stanza alle… che ore sono?”
 
“0633.”
 
“Così presto?! Questo perché… hai paura e vuoi un abbraccio?”
 
Rei annuì, con aria sofferente.
 
Asuka si sfregò le tempie. Era davvero troppo presto per affrontare una follia di questo tipo. “Sei fortunata ad essere mia amica, Wondergirl. Chiunque altro mi porti via tempo per le coccole con Shinji si beccherebbe un pugno in testa. Tu ti becchi un abbraccio. Vieni qui.”

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Capitolo 40
*** Capitolo 7.5: Uniti resistiamo ***


Capitolo 7.5: Uniti resistiamo





Asuka finì la colazione, tracciando disegni a caso tra le briciole del pane tostato. La colazione era stata deliziosa, naturalmente – avere un fidanzato che viveva con lei e che era anche uno chef in erba era un vantaggio di cui Asuka approfittava volentieri e quotidianamente – ma questa mattina l’aveva appena assaggiata.
 
La quiete dell’appartamento le dava troppe opportunità per pensare. Misato fu un po’ sorpresa di vedere i Children già alzati e intenti a fare colazione insieme quando il rumore finalmente la svegliò, ma si limitò a ringraziare Rei per essersi presentata di buon mattino per andare alla Nerv. Avevano salutato Rei e Misato poco prima, con qualche altro abbraccio clandestino al First Children mentre Misato non guardava. Asuka aveva persino acconsentito che Rei potesse ricevere qualche abbraccio anche da Shinji, dopo che Rei le aveva rivolto i suoi migliori occhi da cucciolo.
 
Ma una volta rimasti soli, il silenzio ebbe la meglio nonostante i migliori sforzi di Shinji per intrattenere una conversazione. Per Asuka, guardare Rei e Misato andarsene per un Sync Test al quale lei e Shinji non erano più autorizzati a partecipare aveva spento l’ultimo barlume di serenità della notte passata con Shinji. E questo nonostante si fosse sentita stranamente sollevata dalla richiesta di sostegno emotivo di Rei. Ed era vero: l’idea che qualcuno avesse bisogno di lei in quanto Asuka, e non perché fosse un pilota di Eva d’élite, era qualcosa di nuovo.
 
Quel pensiero l’aveva sollevata un po’, ricordandole che ora aveva degli amici e un ragazzo che volevano e amavano Asuka, non il pilota Sōryū. Ma gli ‘amici che hanno bisogno di me’ le avevano appena riportato alla mente l’amica che aveva deluso e il suo umore sprofondò ancora una volta. ‘Ma cos’altro avrei potuto fare?! Non avrei dovuto cercare di salvare Hikari? Non potevo starmene lì impalata!’ ribatté alla sua depressione. Niente sembrava essere d’aiuto. Sapeva che probabilmente era irrazionale incolpare sé stessa per la… scomparsa di Hikari, ma il suo istinto si rifiutava di ascoltare.
 
Shinji finì di sparecchiare i piatti della colazione e cominciò a girarle nervosamente intorno come un satellite. Asuka poteva vedere l’espressione di Shinji diventare tesa e preoccupata quando lui notò il suo umore calare. “Ecco, Asuka, quando usciamo, ti andrebbe di…”
 


Il campanello gli impedì di finire la domanda. Si guardarono perplessi. Erano da poco passate le 7:30 del mattino. Chi poteva mai venire a trovarli a quest’ora?
 
Shinji le diede un ultimo abbraccio da dietro le spalle prima di andare ad aprire la porta. Tornò un attimo dopo, con Tōji che lo seguiva incollato a lui. Il volto di Shinji ora era identico a quello di Asuka. ‘Ci mancava solo l’amico di Shinji che abbiamo deluso a sua volta. Dannazione. Mi dispiace, Tōji.’
 
Il ragazzo atletico era quasi più nervoso e preoccupato di quanto lei lo avesse mai visto. “C… ciao, Sōryū-san. Mi dispiace di essere venuto così presto, ma ieri a scuola Ayanami-san mi ha detto che sareste stati rilasciati, e ho visto passare la macchina di Misato-san senza voi due a bordo, e ho pensato che poteste essere ancora qui.” Guardò i due con sguardo supplichevole. “D… dov’è Hikari? Per favore, potete dirmi qualcosa? Nessuno ci ha detto niente se non ‘classificato’, e non sono riuscito a contattarla da quando è partita e nemmeno la sua famiglia sa nulla e sono davvero molto preoccupato per lei e non so cosa fare e… e… e…” Era sull’orlo di piangere.
 


Asuka guardò fugacemente Shinji. Era in piedi, impacciato, accanto a Tōji, dove poteva vedere benissimo l’angoscia dell’amico, ma era chiaramente paralizzato dal fare qualunque cosa per via del suo condizionamento culturale. ‘Accidenti a tutti i tabù giapponesi sul ‘vietato toccarsi’.’ Asuka si schiarì la voce verso Shinji. Lui sbatté le palpebre e la guardò. Lei fece cenno col capo verso Tōji, il quale stava chiaramente per crollare. Quando Shinji esitò ancora, lei aguzzò lo sguardo e lo trasformo in un’occhiataccia che minacciava misure terribili se non si fosse mosso.
 
Esitante, Shinji posò una mano sulla spalla di Tōji. “F-forza, Tōji, siamo… siamo qui. Siediti. Ti… ti diremo quello che sappiamo. Non è molto.”
 


Tōji annuì tremando e si accasciò su una sedia a bordo tavolo.
 
Asuka fece un respiro profondo. “Hikari è… dispersa in azione.”
 


Tōji la guardò in totale incomprensione. “E cosa vorrebbe dire?! Dov’è lei?” disperò lui.
 
Shinji prese la sedia accanto ad Asuka, di fronte a Tōji, e sospirò sedendosi. “Partiamo dall’inizio.”
 
Shinji cominciò, Asuka riprese con la parte successiva e poi di nuovo Shinji. Prima uno poi l’altro, con un coordinamento automatico. Le prime notizie su un qualche tipo di incidente. La corsa per dispiegarli vicino al Monte Nobe. L’avvistamento dell’Unità Eva 03 che si dirigeva verso di loro al tramonto. L’ordine del Comandante Ikari di ignorare il salvataggio di Hikari e di attaccare immediatamente per uccidere. Il rifiuto di Asuka. L’attacco dell’angelo. Il rifiuto di Shinji, la carica improvvisata contro l’angelo e l’appello a Rei ad ascoltare lui anziché il Comandante. L’infezione angelica al braccio dell’Unità 02 e l’ordine del Comandante Ikari di reciderlo senza scollegare i nervi. L’attacco a sorpresa di Asuka per estrarre l’Entry Plug. Rei che porta l’Entry Plug al sicuro. Il loro attacco sincronizzato per uccidere l’angelo e vincere la battaglia.
 
Tōji sembrò speranzoso quando descrissero il recupero del Plug da parte di Asuka. Lei si sforzò di continuare con il resto del racconto.
 
Il loro ritorno al Geofront e l’arresto. I giorni in cella. La convocazione nell’ufficio del Comandante solo per essere aspramente rimproverati e rimossi dall’incarico di pilota per ‘insubordinazione’. La loro sostituzione con il sistema ‘Dummy Plug’. Il rapporto di Misato della sera prima, secondo il quale la dottoressa Akagi avrebbe rilevato segni di attività nel nucleo dell’Eva che potevano significare che Hikari fosse ancora lì dentro, e la sua promessa che avrebbero tentato qualcosa per tirarla fuori.
 
Tōji guardò disperatamente avanti e indietro Shinji e Asuka, alla ricerca di un segno di rassicurazione. “Quindi… quindi lei… lei starà bene? Non se n’è…” Deglutì e si asciugò gli occhi. “Non se n’è… andata?”
 
Asuka e Shinji si guardarono l’un l’altro, poi di nuovo verso Tōji. “Io… non lo so.” disse Shinji. “Vorrei poterti dire che è così, Tōji, ma… io non lo so.”
 
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Il sole di mezzogiorno riscaldava gradevolmente il caffè sul marciapiede del centro, rendendo molto piacevole la giornata di novembre a Neo Tokyo-3. Asuka giocherellava con la bevanda che era tutto ciò che rimaneva del suo pranzo e aspettava che Shinji tornasse dopo aver gettato la loro immondizia. Guardò le nuvole che scivolavano lentamente nel cielo e sorrise, anche se debolmente.
 
‘Lo sta facendo. Il mio dolce, incredibile baka-Shinji lo sta facendo. Sta riuscendo a farmi sorridere, anche in una giornata come questa.’
 
Dopo che Tōji era uscito di casa per andare a fare visita alla sorellina e raccontarle ciò che gli avevano detto su Hikari, sia l’umore di Shinji che quello di Asuka erano crollati ulteriormente. Vedere l’atteggiamento da ‘atleta puro e duro’ di Tōji sgretolarsi completamente in lacrime sconsolate all’idea di perdere la ragazza che aveva ammesso di amare solo di recente era stato un altro enorme carico emotivo che si aggiungeva alla loro già triste giornata, aggravato poi dalla poca speranza che avevano da dargli.
 
Ma dopo che i due avevano trascorso un po’ di tempo seduti sul divano stringendosi l’un l’altra in silenzio, Shinji si era alzato e aveva decretato che sarebbero dovuti uscire immediatamente per il loro appuntamento. “È meglio che starsene qui a mollo nella depressione. Lo so, perché ho passato troppo tempo a farlo prima che arrivassi tu, Asuka.” disse.
 
Così si erano cambiati ed erano usciti. Asuka si era divertita quando Shinji le aveva chiesto balbettando se lei avesse potuto indossare il prendisole giallo che aveva a bordo della Over The Rainbow quando si erano conosciuti. Le aveva confessato che aveva dei ricordi felici legati a quell’incontro e che le stava benissimo. Asuka aveva annuito e aveva quasi riso per il modo in cui il suo viso era diventato di un rosso peperone quando gli rispose che se il vento gli avesse offerto un altro ‘spettacolo’ come quello di allora, questa volta non lo avrebbe preso a schiaffi.
 
Shinji l’aveva portata nel quartiere dello shopping in centro e aveva fatto del suo meglio per trattare Asuka come una principessa: le apriva le porte, le ordinava i suoi drink preferiti ancora prima che lei li chiedesse, la portava in qualsiasi negozio le piacesse, guardandola sempre con occhi lucidi, e sempre, sempre tenendole la mano. Sembrava più alto di due centimetri solo per il fatto di andare in giro in pubblico mano nella mano con lei. Anche Asuka doveva ammettere di aver provato un piccolo brivido di eccitazione. Dopo mesi passati a nascondere la loro relazione a tutti, andare in giro così pubblicamente insieme sembrava qualcosa di coraggioso, come se stessero facendo uno scherzo audace.
 
‘Sarò onesta, se mi concentro solo sul godermi questo appuntamento e non sul Comandante Stronzo, devo dire che sto passando davvero una bella giornata. È bello essere in giro così, solo Asuka e Shinji, senza dover fingere di essere qualcos’altro.’ pensò. ‘Qualcuno potrebbe vederci, e allora? Vorrei comunque che tutto il mondo sapesse che lui mi ama. Se non fosse che Misato può ancora impedirci di andare a letto insieme, piloti o non piloti, lo urlerei già dai tetti dei palazzi.’
 
Shinji si sedette di nuovo di fronte a lei e sorrise. Lei sbuffò sogghignando a quella vista. Shinji aveva passato la maggior parte dell’appuntamento con un sorriso che gli andava da un orecchio all’altro. Non aveva mai visto il Third Children sorridere così tanto. “Ti stai godendo la giornata, Shinji, o stai solo sperando che sia una giornata ventosa?” lo schernì.
 


Shinji arrossì un po’. “Beh, non dico che un po’ di vento sia una cosa negativa…” sorrise. “Ma la verità è che sono felice, Asuka. Ho sognato questa giornata da sempre. Il mio primo appuntamento… So che per te non è il primo, ma spero di cavarmela bene come hanno fatto gli altri.”
 


Asuka ripensò alla schiera di studenti più grandi, agli ammiratori in cerca del suo corpo, alle persone con cui era uscita per rafforzare la sua reputazione di ragazza più sexy della scuola, e agli appuntamenti al buio che aveva avuto come quello che le aveva organizzato Hikari, e sbuffò di nuovo. “Te la stai cavando mooolto meglio, Shinji. Nessuno di loro è riuscito a farmi sorridere, non per davvero, tanto meno in un giorno come questo. E tutti loro si beccherebbero comunque uno schiaffo come ‘tassa per la visione’. Tu no.” Tracciò dei disegni a vuoto nella condensa lasciata sul tavolo dalla sua bevanda. “…Grazie per questa giornata, Shinji. Non volevo che il nostro primo vero appuntamento avvenisse in un giorno come questo, o che ti dovessi inventare qualcosa per distrarmi da… da tutto, ma sono felice di essere qui con te ora.”
 


Shinji allungò sul tavolo il braccio per accarezzarle la mano. “Anch’io, Asuka. Io… non ho mai sentito nessuno dei miei nonni. Non so nemmeno se qualcuno di loro sia ancora vivo. Ne dubito. Sai di mia madre. E mio padre…” Aggrottò la fronte e guardò il tavolo. “Dopo che abbiamo sconfitto il decimo angelo, quell’insignificante elogio, ‘Ottimo lavoro, Shinji’… è stato più di quanto non abbia mai avuto da lui, e mi ha rallegrato la giornata. Ma ora, dopo il modo in cui ha trattato te… noi, per aver vinto disobbedendo ai suoi ordini… non riesco quasi più a pensare a lui come a un padre. Quindi è così: non ho una famiglia.” Tornò a guardarla. “Ad eccezione di quello che ho qui. Tu, Rei, Misato-san… Voi siete la mia famiglia. E amici come Tōji, Kensuke… Horaki-san. Io… anche se non sono più un pilota non c’è nulla che mi possa togliere tutto questo. Quindi… anche se non dovessimo mettere più piede in un Evaneglion, non cambierei nulla di ciò che ci ha fatto mettere insieme, nemmeno una virgola. Sono felice lo stesso.”
 
Asuka sentì le guance scaldarsi un poco. “Attento quando usi la parola ‘famiglia’, Shinji. Sarebbe buffo per una ‘famiglia’ fare quello che stiamo facendo noi due.” scherzò per sviare un po’ il discorso.
 
Shinji le strinse la mano e sorrise. “Sai cosa voglio dire.”
 


“Sì, lo so. Voglio ancora riavere il mio Eva. È stato lì per me negli ultimi dieci anni. È… come se fosse una parte di me. Mi sono sempre sentita meglio sedendoci dentro, crescendo, come se mia madre fosse ancora con me in un certo senso, visto che l’ha progettato anche lei.”
 
“Io… io credo che anche l’Unità Eva 01 sia diventata confortevole per me dopo un po’. All’inizio non lo era di certo, grazie alle mie prime uscite in battaglia.” Shinji le strinse di nuovo la mano. “Vorrei davvero che tu fossi stata lì con me, Asuka. Quelle battaglie sarebbero state molto più semplici con te al mio fianco.”
 
“Nonostante ora voglia molto più bene a Wondergirl, lei non è neanche lontanamente un buon compagno in battaglia per te come lo sono io. Io e te siamo davvero dei partner, Third Children. Lo abbiamo visto nell’ultimo combattimento e in quelli precedenti: quando io e te siamo insieme, vinciamo. Non importa quanto siano sofisticati questi ‘Dummy Plug’, scommetto che non saranno mai forti come noi due, e presto il Comandante Stronzo se ne accorgerà, o lo faranno i suoi capi.” Asuka annuì con decisione, con l’aspetto un po’ più simile a quello di sempre. Si alzò in piedi, facendo alzare anche Shinji tenendolo per mano. “Forza, andiamo a casa. Abbiamo ancora alcune ore di coccole prima che Misato e Rei tornino a casa, e intendo sfruttarle tutte.”

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Capitolo 41
*** Capitolo 7.6: Uniti resistiamo ***


Capitolo 7.6: Uniti resistiamo





Shinji ascoltava il fiume continuo di chiacchiere di Auka mentre si avvicinavano alla porta dell’appartamento di Misato, ma soprattutto si concentrava sull’osservare l’immagine deliziosa della sua ragazza che gli faceva strada. Asuka era tutta bella e il suo prendisole giallo rendeva facile capire che era altrettanto bella da vedere sia da un lato che dall’altro. Inoltre, il fatto che le sue chiacchiere fossero per lo più incentrate su ciò che voleva che lui facesse a quel corpo una volta entrati nell’appartamento, aiutava e non poco. Gli dava un motivo perfettamente valido per guardare con tanto apprezzamento il suo posteriore. ‘Sono così incredibilmente fortunato…’ Gli venne in mente un altro pensiero e rise. ‘E tra poco ancor più fortunato!’
 


Asuka passò la sua tessera elettronica nel lettore della porta e trainò rapidamente Shinji all’interno tenendolo per mano, continuando a parlare senza sosta mentre attraversavano il breve corridoio d’ingresso e raggiungevano la sala da pranzo. Lei si guardò alle spalle per sorridergli ampiamente, con gli occhi che brillavano di gioia e bramosia. “E per il secondo round, voglio che tu faccia quella cosa con le mani sui miei fianchi che hai fatto nella doccia la settimana scorsa. E poi quella cosa con la lingua! Ragazzi, mi ha fatta impazzire! Sono stupita di come le mie gambe mi abbiano ancora retta dopo. L’ultima volta è stato fantastico. Io…”
 
“L’ultima volta?” chiese dal soggiorno una voce baritonale familiare.
 


Entrambi si bloccarono. Gli occhi di Asuka si spalancarono per il panico. Si voltò lentamente.
 
Ryōji Kaji era in piedi sulla porta, con la sigaretta in mano a metà strada verso la bocca, ormai completamente dimenticata, mentre guardava i due ragazzi. L’espressione di shock sul suo volto era ancora più marcata di quella di Asuka.
 
“Oh… scheiße…” disse Asuka a bassa voce, con il battito cardiaco alle stelle.
 
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“No.”
 
“Asuka, sii ragionevole…”
 
“No.”
 
“Tu hai… hai quattordici anni! Tutti e due! Non potete farlo alla vostra età!”
 
“No.”
 
Kaji si massaggiò le tempie e continuò a camminare avanti e indietro sui tappeti del soggiorno. Asuka rimase dove si era seduta sul divano con Shinji, una mano indissolubilmente legata alla sua, l’altra stretta a pugno in grembo. Il suo sguardo di rabbia, duro come il ferro, era rimasto fisso sul suo ex tutore nonché ex cotta. Shinji era seduto proprio accanto a lei, in una posizione che corrispondeva perfettamente alla sua. Il suo sguardo era meno arrabbiato, ma altrettanto deciso. A Kaji ricordava troppo il padre di Shinji, in effetti.
 


Kaji riprovò. “Asuka, Katsuragi mi ha chiesto di passare e tenervi d’occhio, perché sapeva che sareste stati molto arrabbiati per via del congedo del Comandante Ikari. Ed ero preparato ad affrontare qualche dimostrazione di affetto tra voi due, visto che Shinji mi ha detto che state insieme ma voleva che Katsuragi non lo sapesse, ma questo… non posso permettervi di farlo. Dovete fermarvi!”
 
“No.” ripeté ancora Asuka, irremovibile.
 
“Capisco che voi due vi piacciate molto, ma siete troppo giovani per il sesso. Aspettate di avere almeno diciassette anni o…”
 
“Quante probabilità abbiamo di vederli i diciassette anni, Kaji?” lo interruppe acidamente Asuka. “Siamo piloti di Evangelion! Ogni volta che usciamo in missione, potremmo morire! Se non fosse stato per il salvataggio all’ultimo secondo di Shinji, io sarei già morta in quel vulcano! Lui avrebbe potuto essere ridotto in cenere dal raggio di particelle di Ramiel! Ci è mancato poco che Rei venisse fritta! Potremmo morire in qualsiasi momento e tu vuoi semplicemente che speriamo di vivere abbastanza a lungo per poter fare quello che tu e Misato fate ogni fine settimana?!”
 


Kaji ebbe la grazia di sembrare leggermente imbarazzato. “Io, in teoria, sono un adulto responsabile che sa quello che fa. Voi non lo siete.” ribatté. “Voi che state assieme è una cosa bellissima, e sono pienamente d’accordo che vi frequentiate, ma il sesso può essere fortemente destabilizzante! Cosa accadrebbe se i vostri Sync Rate ne risentissero? Io…”
 
“I nostri Sync Rate sono aumentati del 27% da quando ci siamo messi insieme.” lo interruppe Shinji a bassa voce. “Un aumento costante. Asuka è cresciuta di quattro punti il giorno dopo che ci siamo messi insieme. Io sono cresciuto di sei.”
 


“Stare insieme ci rende felici, motivati a combattere e soprattutto a proteggerci a vicenda.” aggiunse Asuka. Shinji annuì. “E comunque, grazie al Comandante Stronzo, non siamo più piloti. Ma anche se ci reintegrassero, quello che ha detto Shinji vale ancora. Stare insieme ci rende più forti.”
 
Kaji scosse la testa. “È ancora troppo pericoloso. E se litigaste? O vi lasciaste? Se…”
 
“Tu pensi che sia una cotta infantile? Una piccola esplosione di ormoni che finirà quando ci stancheremo l’uno dell’altra?” ribatté con forza Asuka. “Pensaci. Sai cos’è successo a mia madre, vero?”
 
Confuso per l’improvviso cambio di argomento, Kaji annuì. “So cosa è successo, Asuka. Ho letto tutto il tuo fascicolo prima di diventare tuo tutore.”
 
“È successa la stessa cosa alla madre di Shinji. Lui sa cosa significa perdere la propria madre come è successo a me. Sa cosa significa essere un pilota di Eva. Lui è come me. Nessun altro al mondo potrebbe capirmi come lui e viceversa. Fin dalla prima notte, Shinji me l’ha promesso, quando pensava che non potessi nemmeno sentirlo, ‘insieme, per sempre’. E io gli ho promesso ‘fino alla fine del mondo, io e te, contro gli angeli e qualsiasi altra cosa cerchi di farci del male’.”
 
Asuka si voltò per accarezzare la guancia di Shinji per un momento, sorridendo dolcemente. La sua espressione si indurì di nuovo quando si voltò e riprese a guardare Kaji. “Sai anche che essere un pilota era la mia vita, Kaji. Era tutto ciò che avevo. Il Comandante Stronzo me l’ha tolto per aver vinto senza il suo permesso. Senza Shinji sarei un caso disperato, abbattuta a terra da qualche parte in attesa di morire. Ma nonostante questo oggi lui mi ha fatta sorridere. Quindi non permetterò a nessun uomo, donna, angelo o qualunque altra cosa di separarci.”
 
“Asuka, il fatto che ti faccia sorridere in una brutta giornata non è una giustificaz…”
 
“Lui mi ama, Kaji. Me l’ha detto lui.” disse lei con calma. “Nessun altro lo ha mai fatto. Nemmeno tu.”
 
Kaji trasalì. Rilassò il suo volto e disse “Sono solo parole, Asuka. Le parole sono facili da dire. Sono molto più difficili da dimostrare coi fatti. Come puoi sapere se è vero, o se lo sarà per tutto quel tempo di cui parli?”
 
“Io gli credo.” affermò Asuka con assoluta convinzione.
 
“Solo parole.” disse improvvisamente Shinji, con voce fredda e guardando Kaji con un altro sguardo severo che gli fece pensare a quanto Shinji assomigliasse a suo padre. “Solo parole… le hai dette a Misato-san?”
 
Kaji improvvisamente non riuscì a incrociare il suo sguardo.
 


Shinji continuò. “Io la amo, Kaji-san. Lei mi ama. Senza di lei non sarei niente. Non permetterò a niente e nessuno di separarci. Io… sono venuto qui perché speravo che mio padre volesse finalmente riconciliarsi con me, con la vana speranza che volesse tornare ad essere mio padre, ma… tutto quello che voleva era un pilota. Così l’ho fatto, sperando che mi parlasse. Non mi è mai piaciuto farlo. E ora che ha cercato di sbarazzarsi di noi in questo modo, per me non c’è nessun motivo di rimanere qui… ma…” Sorrise e strinse la mano di Asuka. “Finché Asuka vorrà essere un pilota di Eva, lo vorrò anch’io. Non la lascerò mai a combattere da sola finché avrò vita.”
 
Kaji sospirò e si passò la mano sul viso. “Questo… è bello da sentire, Shinji-kun, ma siete ancora troppo giovani per una relazione fisica come questa. Dovrò dirlo a…” I suoi occhi si spalancarono. Un rombo crescente, simile a un tuono, entrò attraverso le porte sul balcone dell’appartamento, nonostante il cielo senza nuvole. L’artiglieria. Un crescente lamento di sirene cominciò a riempire l’aria. Era un suono familiare, ma che i Children non avevano mai sentito da questo punto della città.
 
L’allarme angelo.
 
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“Fate ritirare e bloccate immediatamente gli edifici retrattili! Fuoco con tutte le armi a disposizione! Organizzate immediatamente il trasferimento dei civili nei rifugi!” Misato si attivò immediatamente, impartendo gli ordini il più velocemente possibile. “Quanto allo spiegamento degli Eva?”
 


“Unità 01 pronta allo spiegamento tra venti secondi! Unità 00 e 02 sotto controllo del Dummy Plug, tutti i sistemi si stanno avviando regolarmente. Pronte al lancio tra un minuto!” rispose il Tenente Hyūga.
 


‘È un bene che Rei fosse già nell’Unità 01 per questo test. Altrimenti non saremmo mai riusciti a schierarla in tempo. Almeno sarà nell’unico Eva non danneggiato. Il suo Sync Rate è più basso nell’Unità 01, ma l’Unità 00 e l’Unità 02 sono entrambe danneggiate, e l’Unità 03 è ancora in stato di fermo per la possibile contaminazione da parte dell’angelo, oltre ai danni da combattimento. Per non parlare del fatto che i miei due migliori piloti sono in panchina e devo usare questi dannati ‘Dummy Plug’. Non promette nulla di buono.’ Misato si preoccupò. ‘Come diavolo ha fatto ad avvicinarsi così tanto prima che lo avvistassimo?’
 
Il nuovo angelo fluttuava senza alcun apparente mezzo di supporto, il che significa che molto probabilmente stava usando il suo AT Field per volare, proprio come gli altri. Questo angelo assomigliava a una parodia di Pen-Pen: un corpo bianco e nero paffuto come un pinguino, gambe tozze, un paio di piccoli quadrati piatti e metallici sotto le spalle ossute al posto delle braccia e una maschera con la bocca spalancata al posto del volto nella parte superiore del torso senza testa. Nonostante il suo aspetto quasi comico, si stava dimostrando terribilmente potente, attraversando la linea di difesa del Koma-ga-take con facilità, spazzando via le loro migliori difese che non erano nemmeno riuscite a rallentarlo. Era già così vicino a Neo Tokyo-3 al punto che Rei avrebbe dovuto affrontarlo dentro la città.
 


“Unità 01, pronta al lancio!” urlò il Tenente Hyūga. “Unità 00 e 02 in trenta secondi!”
 
“L’angelo ha attaccato le postazioni di difesa della città e il contingente di terra! Sta sparando una specie di…” esclamò il Tenente Ibuki prima che un’immensa esplosione scuotesse il Central Dogma.
 
“L’Edificio Armamenti 9 è stato spazzato via! L’esplosione ha provocato danni negli Lastre Corazzate da Uno a Diciotto!” continuò.
 


“Diciotto lastre in un colpo solo? Non potremo sopportare un’altra esplosione!” esclamò il tenente Aoba.
 


Misato strinse i denti. Non potevano aspettare oltre, nemmeno mezzo minuto. “Rei, dobbiamo mandarti subito in superficie. Gli altri Eva ti seguiranno il prima possibile. Devi fermare questo angelo.”
 
Nel display di comunicazione, il First Children annuì con calma. “Roger. Sono pronta.”
 


“Lanciare immediatamente l’Unità 01! Mettete le Unità 00 e 02 in posizione di copertura non appena saranno pronte!” gridò Misato. “Unità Eva 01, lancio!”

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Capitolo 42
*** Capitolo 7.7: Uniti resistiamo ***


Capitolo 7.7: Uniti resistiamo





Rei Ayanami aveva sempre saputo cosa lei fosse. Era difficile non saperlo, quando in ogni momento della propria esistenza poteva sentire il proprio corpo più grande nelle profondità del Geofront, molto al di sotto della superficie, o dal momento in cui poteva sentire l’AT Field delle persone attorno a sé urlarsi l’un l’altro il proprio isolamento. Aveva sempre saputo di non essere la prima né, probabilmente, l’ultima Rei Ayanami a respirare in nome dello Scenario del Comandante Ikari. Aveva sempre saputo di essere sacrificabile, che avrebbe potuto e che sarebbe stata sostituita da un’altra Rei Ayanami se fosse morta in battaglia contro gli angeli. E, per la maggior parte della sua vita, non aveva atteso altro che l’ora della morte, la liberazione ultima dall’agonia spirituale ed emotiva quale era la sua esistenza quotidiana.
 
Le cose erano cambiate.
 
Le sue mani non stavano tremando sulla cloche di comando dell’Entry Plug dell’Unità 01. Il suo volto non aveva un’espressione di preoccupazione o di paura. Ma poteva sentire l’aspro, elettrico pizzicore del potente AT Field dell’angelo in superficie, anche a questa profondità. Poteva sentire la netta mancanza di AT Field all’interno delle Unità Evangelion 00 e 02 vuote nelle gabbie d’ancoraggio accanto all’Unità 01, dove avrebbero dovuto trovarsi i suoi amici. Per la prima volta da quando Asuka era arrivata in Giappone, Rei stava andando in battaglia senza i suoi amici. Stava per essere mandata da sola.
 
Non le piaceva. Per nulla.
 
Non aveva mai avuto amici, non aveva mai avuto nessuno di cui sentisse la mancanza. Non aveva mai avuto persone di cui cercasse attivamente la compagnia, solo per passare più tempo con loro, perché stare con loro la faceva sentire più rassicurata, migliore, desiderata. Non aveva mai avuto persone che conoscesse sulle quali, senza nemmeno chiederlo, potesse contare in un combattimento per proteggerle le spalle e che lei, a sua volta, volesse proteggere.
 
Ora aveva degli amici, e non erano con lei.
 
Aveva sempre saputo di poter morire ed essere sostituita. La cosa non l’aveva mai preoccupata. Era stata sola per anni. Non le aveva mai dato fastidio. Non aveva mai avuto amici. Niente di tutto ciò l’aveva mai preoccupata.
 
Ora sì.
 
Ora a Rei dava più fastidio di quanto potesse esprimere in questo momento. Mai prima d’ora si era sentita così inquieta e… persino spaventata prima di una battaglia. La sensazione di crepitio e sfrigolio dell’AT Field dell’angelo sopra di lei peggiorava la situazione. L’AT Field di Ramiel era più forte, ma questo angelo, Zeruel, sembrava… più violento, più arrabbiato, come se il suo AT Field fosse teso a tentare di morderla e a ringhiarle contro.
 
Rei era incrollabilmente certa che si sarebbe sentita molto meglio se ci fossero stati i suoi amici negli altri Eva ad andare in battaglia con lei. Il coraggio sfolgorante di Asuka contro qualsiasi minaccia, la determinazione di Shinji a proteggerli tutti, la certezza che avrebbero combattuto per proteggere lei non meno di loro stessi… perché tenevano a lei.
 
La voce del Maggiore Katsuragi nelle sue orecchie, che le diceva che dovevano lanciarla immediatamente, senza supporto. L’impennata dell’accelerazione che la spingeva verso l’alto, attutita dall’LCL che riempiva l’Entry Plug. Lo schiaffo della decelerazione quando emerse sulle strade di Neo Tokyo-3. L’improvviso pizzicore contro il suo AT Field quando sentì l’angelo distogliere la sua attenzione dalle difese della città per concentrarla verso di lei.
 


Rei Ayanami strinse i denti, dispiegò l’AT Field dell’Unità 01 e si preparò alla battaglia. Lo stesso pensiero che le passava sempre per la testa prima di un combattimento si ripresentò.
 
‘Se muoio, posso essere sostituita…’
 
Ma questa volta era diverso.
 
‘…ma non voglio più essere sostituita.’
 
Gli occhi dell’angelo brillarono per un secondo prima che un raggio di energia si scagliasse contro di lei. Rei si scansò per un pelo, sentendo la potenza di quel colpo anche se si era limitato a colpire di striscio l’AT Field dell’Unità 01. Fece una smorfia di dolore. Anche quel semplice graffio le sembrò una spranga rovente che le colpì il viso. Il raggio deviò verso le colline sopra la città, facendo saltare un’intera collina in un’imponente esplosione a forma di croce.
 


‘Se muoio sarò sostituita da una-me-che-non-è-me. Tornerò ad essere una marionetta drogata e annebbiata. Potrei dimenticare i miei amici e tornare ad essere solo la bambola del Comandante. Potrei dimenticare cosa significhi sentire le loro braccia intorno a me, o chiedermi cosa significhi essere amata come loro si amano. Tornerò a desiderare la morte nell’oblio invece che la felicità dei miei amici. Io non desidero questo.’
 
Rei sgattaiolò dietro un Edificio Armamenti, sperando che interrompere la linea di tiro avrebbe aiutato anche se l’armatura dell’edificio si fosse rivelata inutile. Afferrò un paio di Pallet Rifle dalla rastrelliera che si era aperta per lei e scattò dall’altra parte dell’edificio.
 


‘Se fallisco, moriranno. Loro sono qui in città. Non devo permettere che la battaglia la distrugga. Non devo permettere che l’angelo raggiunga il Terminal Dogma. Tutta l’umanità finirà se sarò debole. Non devo fallire.’
 
L’angelo ruotò lentamente il suo corpo tozzo verso di lei, senza apparente fretta. Rei puntò entrambi i fucili e premette i grilletti. Proiettili da 330 mm esplosero con fragore lasciando una scia luminosa nell’aria dietro di loro. Le enormi munizioni colpirono l’angelo con una furia superiore a quella che un’intera flotta di navi da guerra avrebbe potuto scaricare. L’angelo rimase sospeso in aria, imperturbabile di fronte alle esplosioni che divampavano sulla barriera invisibile di fronte a lui. Nessuna di esse toccò la sua pelle.
 
Rei strinse i comandi più forte e spinse l’AT Field dell’Unità 01 contro quello dell’angelo. Sentiva che si scontravano, si pressavano, ma a questa distanza era come cercare di spingere una montagna. Il suo AT Field stava a malapena scalfendo quello dell’angelo, e ora che stava spingendo contro l’immensa forza di quest’ultimo si rendeva conto che se avesse smesso di premere anche solo per un momento il suo stesso AT Field avrebbe iniziato a deteriorarsi. Ma ci voleva tutta la sua forza per gestire la misera offensiva che stava producendo. Doveva avvicinarsi di più per avere qualche effetto, o usare armi più potenti.
 
I Pallet Rifle si scaricarono senza ottenere alcun risultato. Gli occhi dell’angelo lampeggiarono di nuovo e Rei si gettò di lato. Il raggio la mancò di appena un metro e vaporizzò un altro edificio dietro di lei con un’esplosione a forma di croce. Rei gettò i fucili di lato e si tuffò di nuovo verso un Edificio Armamenti, afferrando un paio di lanciamissili.
 


Spuntando da dietro l’Edificio Armamenti, Rei alzò i lanciamissili verso il punto in cui si trovava l’angelo. Si stava avvicinando, riducendo la distanza tra loro. Rei sparò due missili contro di lui e si rifugiò dietro una lastra difensiva retrattile.
 
I missili esplosero senza scalfire l’AT Field dell’angelo, attirando la sua attenzione dalle postazioni di difesa che ancora lo colpivano inutilmente con razzi e artiglieria. I suoi occhi brillarono di nuovo…
 
Rei sentì sé stessa e l’Unità 01 volare improvvisamente nell’aria, scagliati dall’esplosione e scaraventati lungo la strada. L’onda d’urto mandò in frantumi i vetri intorno a lei. La piastra difensiva, una lastra di leghe e ceramica spessa un metro che aveva resistito ai due colpi di Israfel, si era sciolta in meno di un secondo. Rei scosse la testa per schiarirsi le idee e fece roteare l’Unità 01 in modo da farla atterrare in piedi. Abbassò lo sguardo con sconcerto per vedere che il colpo era penetrato a sufficienza per fondere un buco di buone dimensioni in uno dei suoi lanciamissili. Lo gettò a terra e aprì un canale verso il Central Dogma. “Maggiore Katsuragi, l’AT Field dell’angelo è molto forte. Ho difficoltà a degradarlo in modo efficace. Ho bisogno di assistenza. Quanto manca all’arrivo delle Unità 00 e 02?”
 


“Li stiamo lanciando ora, Rei! Saranno in superficie sulle rampe 4D e 8K tra dieci secondi! I rinforzi stanno arrivando, tieni duro!”
 


“Roger.” ‘Rinforzi… ma non i miei amici. Non ho mai vinto una battaglia senza di loro.’
 
Sfrecciò intorno a un altro edificio ed estrasse il lanciarazzi rimanente, sparando missili in continuazione contro l’angelo, finché anche quest’arma si esaurì. L’angelo rimase semplicemente sospeso in aria, avvolto da detonazioni inoffensive, lasciando che i missili lo colpissero… e poi colpì di nuovo. I suoi occhi lampeggiarono nuovamente e questa volta Rei non aveva un riparo dietro il quale rifugiarsi. Mettendo disperatamente tutte le sue forze nel suo AT Field, Rei affrontò il raggio incandescente dell’angelo con un muro ronzante di ottagoni arancioni. Lo scudo di Rei resistette, ma sentiva che si stava indebolendo. Vide l’esplosione attraverso il suo AT Field, come se fosse la luce dell’Apocalisse che brillava attraverso un prisma, riducendo gli edifici in mere rovine. Barcollò all’indietro, cercando di ricordare dove fosse il prossimo Edificio Armamenti.
 
L’esplosione successiva attraversò le sue difese impreparate, colpendo l’Unità 01 alla spalla sinistra. Una dolorosa agonia strappò un urlo a Rei, mentre l’armatura si scheggiava e la carne cominciava a bruciare. Rei indietreggiò, trascinandosi dietro la copertura offerta da un’altra lastra difensiva retrattile. Si sforzò di togliere la mano dalla propria spalla. ‘È… è solo l’Eva. Non sto bruciando io. Posso ancora combattere. Devo combattere.’
 


La mappa indicava che l’Edificio Armamenti più vicino si trovava a 500 metri sulla sua sinistra, ma non c’era copertura tra la sua posizione e la sua prossima meta.
 


“Maggiore Katsuragi, ho bisogno di supporto ora. Non ho copertura per raggiungere il più vicino Edificio Armamenti con altro equipaggiamento.”
 
La voce del Maggiore Katsuragi fu molto gradita. “Unità 00 e 02 in arrivo! Ti daranno fuoco di copertura non appena si saranno armate!”
 
“Roger.” Rei si preparò ad un altro sprint disperato.
 
Dall’altra parte rispetto all’angelo, due gigantesche botole nelle strade si aprirono. Titani di colore blu e rosso eruppero dal basso, pronti a combattere l’angelo. Lui si voltò per affrontare le nuove minacce e Rei si mise a correre.
 

 
---
 


Shinji afferrò la trave metallica che sormontava il bordo del balcone con una forza tale da essere vagamente sorpreso che le sue dita non stessero piegando il metallo. L’altra mano rimase stretta a quella di Asuka. Si erano alzati insieme ed erano volati verso il balcone dell’appartamento senza dire una parola una volta che sentirono l’allarme angelo, Kaji li seguì.
 


“Dobbiamo andarcene da qui, ragazzi. Dobbiamo andare subito in un rifugio. Questo palazzo non è né blindato né retrattile.” li avvertì Kaji.
 


Questo fece sì che Shinji e Asuka si guardassero brevemente. In tutta sincerità, non avevano idea di dove andare. Una volta Asuka gli inveì contro durante un’esercitazione a scuola: ‘Test di evacuazione? Ma sei stupido?! Non abbiamo niente a che vederci noi! Noi siamo piloti! Nel caso un angelo attaccasse, stare seduti in un rifugio è l’ultima cosa che dovremmo fare! Baka!’ e lo aveva colpito sulla nuca perché aveva iniziato ad alzarsi e a seguire gli altri studenti.
 
“Guarda!” Asuka indicò improvvisamente verso sud-est, al margine opposto della città. La massa bianca e nera dell’angelo stava già attirando il fuoco delle difese della città. “Non dobbiamo ancora evacuare, Kaji! È sul lato opposto della città rispetto a noi e si dirigerà verso il Geofront, non qui. Tutti gli angeli fanno così. Dobbiamo restare e guardare, perché… perché…” Si interruppe e guardò impotente Shinji, in cerca di parole.
 
‘Perché è tutto quello che possiamo fare per Rei in questo momento.’ concluse mentalmente Shinji.
 
Shinji si sentì disorientato nel vedere l’Unità 01 sollevarsi da terra e andare in combattimento senza che ci fosse lui ai comandi. Si chiese brevemente se Asuka si sarebbe sentita allo stesso modo guardando l’Unità 02, poi si rese conto che ovviamente l’avrebbe fatto. Anzi, di più. Lui era stato il pilota dell’Unità 01 per meno di un anno. Asuka era stata con l’Unità 02 per la maggior parte della sua vita. Il respiro di Asuka accelerò, proprio come il suo, mentre guardavano Rei schivare i primi raggi di energia lanciati dall’angelo. Asuka iniziò a mormorare “Forza Rei, forza Rei…” sottovoce.
 


Esultò quando Rei apparve da dietro l’Edificio Armamenti con un paio di Pallet Rifle e aprì il fuoco. Gridarono all’unisono quando l’angelo ignorò il torrente di fuoco e si scagliò contro l’Unità 01 con un altro raggio. Asuka urlò quando l’esplosione dell’angelo scaraventò l’Unità 01 in aria. Shinji trasalì ricordando il dolore che si prova nel momento in cui un altro raggio colpì la spalla dell’Unità 01.
 
Entrambi si tranquillizzarono leggermente quando le Unità 00 e 02 si elevarono dal sottosuolo per raggiungere Rei. ‘Almeno ora non combatterà più da sola.’ pensò Shinji con un certo sollievo.
 
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L’Unità 00 alzò il suo fucile di precisione a dimensione di Eva. L’unità 02 sollevò il Sonic Glaive che aveva tagliato a metà Israfel nella prima battaglia di Asuka in Giappone. Entrambi gli Eva attesero solo una frazione di secondo prima di passare all’attacco.
 
L’Unità 00 sparò un colpo dopo l’altro dal suo fucile alle spalle di Zeruel mentre l’angelo si voltava per affrontare l’Unità 02. A Mach 12, i proiettili al carburo di tungsteno si infrangevano contro l’AT Field dell’angelo, mentre quelli deviati facevano a pezzi la strada o tracciavano scie infuocate nel cielo. L’angelo li ignorò, con il volto a bocca spalancata che si torceva leggermente per guardare l’Evangelion rosso che lo stava attaccando. L’Unità 02 balzò in aria, brandendo il Glaive verso il basso per colpire l’angelo nello stesso modo in cui Asuka aveva diviso in due Israfel.
 


La lama incontrò l’AT Field a mezz’aria, l’impatto fece emettere stridori e grida ultraterrene che partivano dal punto in cui si scontrarono. L’Unità 02 rimase sospesa nell’aria, in equilibrio sul bordo della lancia, mettendo tutto il suo peso di migliaia di tonnellate sul colpo… senza alcun risultato. L’AT Field dell’angelo scintillava e urlava, ma non si spezzava.
 
Le piccole ‘braccia’ metalliche dell’angelo si dispiegarono in strisce che pendevano dalle piastre alle spalle. Le strisce si irrigidirono repentinamente e si sollevarono sopra la testa dell’angelo come tentacoli piatti.
 


E con un singolo, preciso colpo, l’angelo tranciò di netto le gambe dell’Unità 02.

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Capitolo 43
*** Capitolo 7.8: Uniti resistiamo ***


Capitolo 7.8: Uniti resistiamo





Asuka rabbrividì come se fosse lei ad essere stata colpita. “NO! No no no no no!” La sua presa sulla mano di Shinji si strinse fino a diventare dolorosa. “Du Arschloch! Sie Ente verdammte Scheiße Esser! Ich bring dich um! Nessuno fa del male alla mia Unità 02! Strappagli il cuore, Rei! Uccidilo!”
 
L’Unità 02 si schiantò al suolo, emettendo un grido di agonia dalle sue fauci ancora chiuse. Immensi getti di sangue denso e viola scuro sgorgarono dai monconi tagliati delle sue gambe e venivano spruzzati sugli edifici per alcuni isolati. L’Unità 02 si agitava come se fosse in preda ad una crisi epilettica, trascinandosi sulla strada e distruggendo i lampioni nelle sue convulsioni. Ci volle un attimo prima che si fermasse e sembrasse improvvisamente tornare sotto controllo. La sua unica mano rimasta afferrò il Sonic Glaive caduto e cercò di riportarsi in posizione seduta.
 
L’angelo si limitò a guardarla per un momento, riportando le sue braccia di forma piatta e nastriforme attaccate al suo corpo. Mentre l’Unità 02 cercava di sollevare ancora una volta la sua arma, l’angelo rimosse con precisione l’ultimo arto rimasto dell’Unità 02 all’altezza del gomito.
 
“Nooooooo!” ululò Asuka, picchiando la mano libera sulla ringhiera del balcone. “Fallo fuori, Rei! Fallo fuori!”
 
L’Unità 01 rimase nascosta dietro l’Edificio Armamenti da quando l’angelo rivolse la sua attenzione verso le Unità 00 e 02. L’angelo riavvolse le braccia attaccato al proprio corpo e si voltò verso l’Unità 00.



L’Evangelion blu si mise a guardare l’angelo attraverso il mirino del suo enorme fucile di precisione a poche centinaia di metri di distanza. Quando gli occhi dell’angelo cominciarono a brillare, l’Unità 00 premette nuovamente il grilletto.
 

 
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Misato strinse i denti quando l’AT Field dell’angelo fece rimbalzare un altro colpo del fucile dell’Unità 00 senza alcuno sforzo apparente. L’Unità 00 schivò a malapena il contrattacco nemico, il suo AT Field frettolosamente eretto non costituì quasi alcuna barriera al raggio dell’angelo. Non riusciva a passare nulla! Le letture di Maya non erano incoraggianti. L’AT Field di questo angelo era uno dei più forti che avessero mai visto, secondo solo a quello di Ramiel, e in quell’occasione per sfondarlo erano state necessarie ore di preparazione nonché l’intera rete elettrica nazionale, lussi che in questo momento non potevano permettersi. Aveva forse pochi minuti per escogitare qualcosa. Le serviva un vero e proprio piano alla Katsuragi, come quello escogitato per il quinto e sesto angelo. In questo momento, però, c’era una mancanza paralizzante di navi da guerra armate di testate nucleari…
 
Non aveva molto su cui lavorare. Decise di guadagnare tempo con una soluzione provvisoria. “Rei, stiamo sincronizzando il grilletto dell’Unità 00 al tuo! Sparerà quando lo farai tu. Cercate di abbattere il più possibile l’AT Field dell’angelo e di attaccare simultaneamente in un punto unico! Sincronizzeremo le difese della città per sparare contemporaneamente sul tuo obiettivo! Speriamo di riuscire a sfondare!”
 


“Roger.” La risposta di Rei fu calma quasi quanto lo era sempre. Quasi. Se non fosse stata nel bel mezzo di una battaglia disperata per la sopravvivenza, Misato si sarebbe soffermata per un attimo sul modo in cui Rei sembrava quasi… nervosa. Ma non c’era tempo. Un angelo stava bussando alla porta di casa, ignorando tutto ciò che gli veniva lanciato contro, e lei doveva fermarlo.
 
Due Eva rimasti. L’Unità 02 a terra, sanguinante sulla strada, senza mani né piedi. Il Tenente Aoba cercava di ordinargli di sollevarsi sul moncone del braccio e di puntare i lanciamissili nelle pinne dell’Eva contro l’angelo, ma i segnali di controllo del Dummy Plug erano un caos dovuto a tutti i danni e al dolore. Le postazioni di cannoni e missili della città continuavano a colpire l’angelo, ottenendo solo un costoso spettacolo pirotecnico. La JSSDF aveva aerei e altra artiglieria in arrivo, ma finora non avevano ottenuto alcun risultato. Misato era a corto di opzioni.
 


‘Non possiamo permettere che quella cosa raggiunga il Terminal Dogma.’ pensò. ‘Da quello che Kaji mi ha detto e mi ha mostrato laggiù, se un angelo entra in contatto con quell’essere, ‘Adam’, è finita. Tutta la vita sulla Terra spazzata via in un attimo… Ma se Rei non dovesse riuscire a fermarlo…’ Sapeva che c’erano delle cariche per l’autodistruzione piazzate in tutto il Geofront per un’eventualità estrema. Per fermarlo quando ancora era in superficie…
 
Mise una mano sulla spalla del Tenente Hyūga. “Makoto, assicurati che le cariche di autodistruzione siano armate e dammi il Direttore del Reparto Speciale della JSSDF sulla mia linea riservata.” disse a bassa voce.
 


Il giovane la guardò con un’espressione cupa, ma annuì. Il Direttore del Reparto Speciale della JSSDF era il contatto ufficiale per richiedere un attacco N2… o un vero e proprio attacco nucleare. “Ricevuto, signora, ma… è già in città, proprio sopra di noi. Se chiediamo un attacco N2…”
 
“Raderà al suolo l’intera città. Lo so.”
 
“Signora…” Il Tenente Hyūga stava sudando. “La maggior parte dei rifugi in superficie non sono adatti a un’esplosione N2 al suolo…”
 
“Lo so. Potremmo non avere scelta. Dobbiamo fermare quella cosa.” ‘Dannazione, Kaji. Vorrei che tu fossi qui accanto a me. Dannazione all’ordine del Comandante Ikari di bandirti dal quartier generale per ‘spionaggio’.’ “Mettete il Direttore in linea. Abbiamo bisogno di quell’aereo in volo immediatamente, prima che sia troppo tardi.”
 
Rivolse lo sguardo all’enorme display olografico. ‘Che sia maledetto il Comandante Ikari per aver fatto fuori Shinji e Asuka. Ho bisogno di loro due qui! Rei, sei la nostra unica speranza!’
 
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L’Unità 00 indietreggiava lentamente mentre l’angelo avanzava, mantenendo costante la distanza tra loro. Ma dopo pochi isolati, il cavo di alimentazione collegato alla sua schiena si tese. L’Unità 00 si fermò con riluttanza, con il fucile ancora puntato sul volto dell’angelo. Anche l’angelo si fermò e i suoi occhi cominciarono a brillare…
 
“Ehi tu, stupido.” ruggì una voce stranamente calma dagli enormi altoparlanti a dimensione di Eva. L’angelo si voltò per guardare verso dove arrivava il richiamo…
 
…e si beccò un’esplosione di positroni in faccia.
 


L’Unità 00 sparò nello stesso momento. I cannoni della città spararono una frazione di secondo dopo, colpendo lo stesso punto. L’AT Field dell’angelo si infiammò sotto i colpi combinati e per la prima volta si deformò e si lacerò. L’enorme dardo appuntito proveniente dal fucile dell’Unità 00 rallentò, passando da una striscia incandescente a un proiettile ben visibile, ma attraversò la barriera e tracciò una profonda cicatrice sul torace dell’angelo. Questi urlò il suo dolore e la sua rabbia verso di loro.
 


‘Devo ad Asuka 100 yen. Sono sorpresa che abbia funzionato come aveva detto.’ Sollevò l’Improved Positron Rifle Mark II che aveva preso dall’Edificio Armamenti e aggiustò la mira per puntare al volto dell’angelo. “Io sono Rei Ayanami, First Children. Io difendo questa città e i miei amici. Tu non puoi passare.”
 

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Capitolo 44
*** Capitolo 7.9: Uniti resistiamo ***


Capitolo 7.9: Uniti resistiamo





Gli occhi di Maya si spalancarono. “Dottoressa Akagi, il Sync Rate di Rei è appena balzato del 2,4%! Anche la velocità del suo impulso neurale è aumentata! Non ha mai avuto questo tipo di reazione nell’Unità 01 prima d’ora!”
 


La dottoressa Akagi mise una mano sulla spalla di Maya e si avvicinò per esaminare le letture della giovane. “È… è ancora al di sotto dei livelli del Second e del Third Children, ma è un nuovo picco per lei. Bene…” Alzò lo sguardo verso il display principale. L’angelo non sembrava affatto danneggiato dall’unica ferita che erano riusciti a infliggerli. Sembrava solo arrabbiato. “Credo che ne avrà bisogno…”



“Dov’è il mio supporto aereo?” chiese Misato.



“Forze aeree dell’ONU e della JASSDF in avvicinamento, tempo stimato di arrivo 3 minuti, Maggiore!” riferì il Tenente Hyūga. “Il… bombardiere speciale è ancora in fase di preparazione. Stimano 20 minuti prima che sia… pronto al lancio.”
 


Misato annuì. Avrebbero dovuto resistere così a lungo, in ogni caso. E Rei ora stava attaccando. Finalmente qualcosa a loro favore. “Tre minuti al supporto aereo, Rei! Resisti!”
 
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“Ricevuto, Maggiore Katsuragi.”
 


Rei aspettò. Lasciò che gli occhi dell’angelo iniziassero a brillare prima di premere di nuovo il grilletto. L’esplosione di positroni stavolta squarciò l’AT Field dell’angelo, seguito da un colpo del fucile dell’Unità 00 e dal fiume di proiettili dei cannoni della città una frazione di secondo dopo. Il colpo strappò un altro pezzo di carne dalla parte superiore del corpo dell’angelo, mentre le armi della città gli procuravano piccole ferite sulla pelle. L’angelo ringhiò di nuovo la sua rabbia e preparò un altro attacco.
 


Rei fece un altro passo avanti e gli sparò di nuovo in faccia. ‘Avevo ragione. Deve ridurre l’energia all’AT Field per sparare il raggio verso l’esterno. Posso anticiparlo e interrompere il suo attacco con il mio prima che possa sparare.’ Gli sparò di nuovo, l’Unità 00 e i cannoni a supporto seguirono a ruota. Altre ferite apparvero sulla pelle dell’angelo.
 


‘Posso farcela. Posso sconfiggerlo e proteggere i miei amici.’ Fece un altro passo e sparò di nuovo. L’angelo stava arretrando passo dopo passo assieme a lei, allontanandosi da Rei e dall’Unità 00.
 
Un passo, fuoco. Un passo, fuoco. ‘Contano su di me. Il Maggiore Katsuragi e il Comandante contano su di me. Posso farcela.’ Un altro passo, un altro colpo. L’Unità 00 si avvicinò, velocemente, sul lato destro dell’angelo. L’angelo si voltò di poco per affrontare più direttamente l’Unità 00, dispiegando di nuovo le braccia…
 
‘Dimostrerò ai miei amici che possono contare su di me. Richiederò al Comandante che sia loro permesso di tornare in servizio, così potremo stare di nuovo insieme. Non voglio affrontare un’altra battaglia senza di loro. Ho bisogno di loro accanto a me. Non voglio essere sola mai p…’
 
L’urto di dolore fece quasi cadere Rei in ginocchio. Non riusciva a vedere, non riusciva a muoversi, non riusciva a pensare, non riusciva a trattenere l’urlo che le usciva dalle labbra. Sembrava che qualcuno le avesse conficcato un’ascia nella tempia sinistra. Fitte accecanti di dolore disturbarono la visuale all’interno dell’Entry Plug un secondo prima che qualcosa di pesante e solido si schiantasse sul petto dell’Unità 01 e la facesse cadere all’indietro.
 


Rei si tenne a malapena in piedi e sbatté disperatamente le palpebre, scuotendo la testa. Cosa l’aveva colpita? Cosa era successo? Si sforzò di tenere il Positron Rifle puntato sulla massa sfocata dell’angelo. C’era una macchina blu e grigia sul terreno tra l’Unità 01 e l’angelo. Rei si concentrò su di essa, cercando di capire cosa l’avesse colpita e avesse provocato l’ammaccatura nell’armatura dell’Unità 01. Il rapido sbattere di palpebre le permise finalmente di rimettere a fuoco la vista, ma il dolore la attraversò ancora quando finalmente vide di cosa si trattava.
 
La testa dell’Unità 00 ondeggiava lievemente sulla strada, con sangue arancio scuro ed LCL che fuoriuscivano dal taglio affilato sul collo.
 


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Shinji rimase a bocca aperta per lo shock. Il corpo senza testa dell’Unità 00 vacillò e poi si rovesciò. Il gigantesco fucile di precisione cadde dalle sue mani, sfondò il tetto di un edificio e si fermò puntando senza meta verso il cielo. L’angelo abbassò le sue braccia a nastro e si voltò verso l’Unità 01.
 
“Oh… no…” gemette Asuka. “No no no no no no…”
 
“Merda.” mormorò Kaji. ‘Katsuragi, spero che tu abbia uno dei tuoi assi nella manica, perché qui non promette nulla di buono.’
 
“Lei… è finita. È rimasta sola.” disse Shinji a bassa voce. “I nostri Eva sono fuori uso. Rei non ha più rinforzi…”
 


“Lei… no! Nessuno di noi è solo! Siamo sempre migliori quando siamo insieme! Non possiamo stare qui a guardare Rei che viene fatta a pezzi da quella cosa!” gridò Asuka. “Dobbiamo aiutarla!”
 
“Non… non possiamo fare nulla, Asuka. Quelli sono tutti gli Eva a disposizione della Nerv, e sono proprio lì.” disse Kaji con rammarico, “All’Unità 02 è rimasto mezzo braccio. L’Unità 00 è… molto fuori uso.”
 


“Portaci all’Unità 02! Io e Shinji potremmo… farle fare… qualcosa!”
 
L’alto ispettore scosse la testa. “L’Unità 02 non può nemmeno muoversi, Asuka.”
 
“Ci deve essere qualcosa che possiamo fare per aiutare Rei! C’è la mia amica là fuori!” gli gridò contro Asuka. “Portaci al quartier generale della Nerv, devono avere qualcosa che possiamo fare! Non si trovano di certo nella posizione di dirci di andarcene proprio ora!”
 


“Fare qualcosa? E con che cosa, Asuka? Anch’io voglio aiutare Rei-chan, ma cosa vorresti fare, sollevare da sola un Positron Rifle?” Kaji tornò a guardare la battaglia, evitando lo sguardo disperato e implorante della ragazza. “Andiamo. Dobbiamo raggiungere un rifugio, subito. I piani di emergenza della Nerv e della JSSDF in situazioni di questo tipo prevedono grossi attacchi N2 per guadagnare tempo, e come ultima risorsa quelli nucleari. Non ci piacerà essere qui quando questo accadrà. E conosco Katsuragi, li richiederà quegli attacchi se dovessero essere l’ultima risorsa per fermare quella cosa.”
 
Asuka lanciò un ultimo sguardo disperato al combattimento dal bordo del balcone. L’Unità 01 era ancora in piedi, il Positron Rifle puntato verso l’angelo, ma la postura ferma e sicura di un attimo prima era sparita. L’Eva viola ora barcollava malamente, sembrava ferito e in qualche modo sofferente.
 
La mano di Kaji sulla sua spalla la fece sobbalzare. “Asuka-chan, dobbiamo andare, ora.”
 
Lei si voltò a malincuore per seguirlo verso la porta. Riuscì a fare meno di un passo prima di essere fermata dall’altra mano. Shinji non si era mosso. Stava ancora guardando la battaglia.
 
Gli occhi di Asuka si aguzzarono. La sua postura non era paralizzata o disperata. Aveva… aveva in mente qualcosa? Una scintilla di speranza si accese nel suo cuore. ‘Il mio dolce baka sta architettando qualcosa?’ “Shinji?”
 
Shinji si voltò, con uno strano sguardo negli occhi. “Ho un’idea.”
 


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Rei cercò di schiarirsi le idee. Si sentiva come se le avessero aperto la testa e dei coltelli avessero colpito la parte esposta. Fa male. Fa male fa male fa male fa ma‘S-smettila. Hai passato di p-peggio. Hai sopportato l’astinenza dai f-farmaci della dottoressa Akagi. Puoi farcela.’ Si sforzò di farsi passare la nausea. Vomitare nell’LCL avrebbe potuto farla soffocare.
 
L’angelo la affrontò di nuovo e il brillare dei suoi occhi era l’avvertimento che stava per colpire. Formare un AT Field efficace era impossibile con la testa che le girava a quel modo. Si gettò di lato, attivando la fuoriuscita di una lastra di difesa.
 
Il raggio dell’angelo attraversò il suo cavo di alimentazione e anche quello del Positron Rifle prima di distruggere l’edificio dietro di lei. Su una parete dell’Entry Plug si avviò il timer e i numeri iniziarono il loro rapido conto alla rovescia. ‘Cinque minuti e sarò morta, in un modo o nell’altro.’ notò Rei con tristezza. ‘Li farò valere tutti.’
 


L’Improved Positron Rifle Mark II aveva una batteria interna che poteva reggere sette colpi. Anche di più, se ne avesse ridotto la potenza, ma dubitava che sarebbe stata una buona idea contro questo angelo. Dopodiché si sarebbe dovuta affidare a una pistola a dimensione di Eva e al suo Progressive Knife. Sarebbero dovuti bastare. Sapeva che i piani di emergenza della Nerv prevedevano l’uso di Testate N2, armi nucleari e la distruzione del Geofront se tutto il resto non fosse stato efficace. Non era permesso agli angeli di accedere a ciò che si trovava al di sotto.
 
I volti dei suoi amici le passarono davanti agli occhi. I loro volti, e non solo. Il legame tra Shinji e Asuka era… bellissimo in modi che il linguaggio umano non era in grado di descrivere ai suoi occhi angelici. Il modo in cui le loro anime si illuminavano quando si guardavano… La faceva brillare in risposta al solo fatto di essere vicina a loro e di poter vedere quel legame. Ecco perché, nonostante il suo amore per entrambi, non aveva tentato di inserirsi in quel fuoco, per quanto dolce potesse essere. E, oh sì, ora sapeva cosa fosse quel sentimento che provava per entrambi. Doveva proteggerlo. ‘Non devo deluderli. Non li deluderò.’
 
Rei si irrigidì per un attimo, poi si tuffò di nuovo intorno alla lastra difensiva e ripuntò il Positron Rifle sul bersaglio. Sparò due volte in rapida successione. Come sperato, la doppia esplosione bruciò l’AT Field dell’angelo e ne lacerò ulteriormente la pelle. L’enorme nucleo rosso al centro del petto non sembrava aver subito alcun colpo, nonostante tutte le ferite che lo circondavano.
 


Gli occhi dell’angelo brillarono. Rei si mosse più velocemente di quanto avesse mai fatto prima e sparò altri due colpi, questa volta al suo nucleo. Aveva centrato il bersaglio, ma quando il bagliore dell’esplosione si dissolse il nucleo non era più visibile. Notò degli strati di un’armatura aggiuntiva intorno al nucleo, il quale si ritirava nel corpo dell’angelo. ‘Ha una protezione aggiuntiva per il suo nucleo. Questo è un male. Tre colpi, 4 minuti e 35 secondi. Per fortuna non combatto completamente da sola.’
 


“Maggiore Katsuragi, ho bisogno di un nuovo cavo di alimentazione per il mio Eva e la mia arma, e ho bisogno di qualsiasi altro supporto possibile.”
 
“Ricevuto, Rei! 800 metri a sud, Edificio di Supporto 12B! Il supporto aereo arriverà tra 20 secondi, in arrivo da ovest! Ti copriranno, quindi sta’ pronta a correre quando inizieranno a fare fuoco!”
 
Rei aspettò che i VTOL dell’ONU fossero a pochi secondi dal loro attacco prima di tuffarsi da dietro il suo ultimo straccio di copertura e sacrificare i suoi ultimi tre colpi sul nucleo dell’angelo. Si mise a correre prima ancora che il bagliore dell’esplosione si attenuasse.
 


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“Non puoi far andare questo coso più veloce?”
 
Kaji guardò il tachimetro della berlina della Sezione 2 che aveva preso in consegna dal parco macchine della Nerv una settimana fa. 152 km/h, diceva. Ridacchiò cupamente. “Credo che nessuno, a parte Katsuragi, mi abbia mai detto una cosa del genere prima d’ora, Asuka-chan.”
 


Asuka scivolò di nuovo sul sedile posteriore per cercare di dare un’occhiata alla lotta in corso fuori dal finestrino posteriore. “Ora so perché Misato guida in quella maniera. Gliel’hai insegnato tu, vero?”
 
Lui sorrise soddisfatto. “Ehi, all’epoca pensavo che fosse un modo divertente per impressionarla e farla ‘eccitare’. Bei tempi.” Lanciò l’auto in una derapata in curva calcolata con precisione e puntò verso il più vicino punto di accesso al Geofront. Asuka e Shinji rimbalzavano e sballottolavano sul sedile posteriore. Ognuno di loro aveva la mano libera ben stretta sulle maniglie della portiera. L’altra loro mano, notò con un leggero senso di invidia, non aveva mai lasciato la presa dell’altro. In effetti, si rese conto che non si erano mai lasciati da quando li aveva incontrati mentre entravano nell’appartamento. ‘Huh… Quei due… Dovrò comunque dire a Katsuragi cosa stanno combinando, più tardi. Sempre che sopravvivremo.’
 
“Umm… Kaji-san? Non dovremmo fermarci ad aspettare il treno per il trasporto dei veicoli?” chiese Shinji nervosamente, notando che non stavano rallentando mentre attraversavano il cancello metallico con le strisce di pericolo.
 


“Normalmente sì, Shinji-kun…” disse Kaji, mentre derapavano di lato oltre i cartelli che dicevano ‘STOP AREA DI CARICO’ e le barriere. “Ma durante un’allerta angelo, i treni che vanno al deposito del Geofront vengono bloccati per risparmiare energia e ridurre il carico dei Magi. In questo momento i binari sono vuoti e un treno ci metterebbe troppo tempo ad arrivare qui. Quindi questo è più veloce.”
 
Il bordo del baratro che dava verso i binari si stava avvicinando molto velocemente. “Ehm… cosa è più veloce?” chiese Asuka ancora più preoccupata.
 
“L’approccio diretto.” disse Kaji con un sorriso mentre puntava l’auto verso i binari.
 
Spiccarono il volo oltre il bordo e sui binari a più di 120 km/h, con il coro di grida allarmate dei Children. L’oscurità del tunnel ferroviario del Geofront si profilava davanti a loro, in forte discesa.
 
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Le mani di Rei tremavano fortemente sui comandi mentre cercava di puntare la pistola dell’Eva sul bersaglio. Era difficile: lei non era mancina. Ma la mano destra dell’Unità 01 ora si trovava a due chilometri di distanza, 700 metri a sud delle rovine ormai fuse dell’Edificio di Supporto 4D e del suo Positron Rifle. E le ondate di dolore che le attraversavano il corpo non la aiutavano.
 
Aveva già affrontato il dolore in passato. Aveva vissuto per anni con ferite peggiori, regolarmente. Ma allora le agonie erano attenuate, sepolte in un oceano di intorpidimento provocato dal suo cocktail di farmaci. Ora era più lucida e motivata che mai, ma le mancava quel cuscinetto che la proteggeva dalle ferite e dal dolore virtuale portato dal pilotare un Eva.
 
E oggi stava mettendo alla prova i suoi limiti di resistenza. Si sentiva ancora come se qualcuno le avesse aperto la testa con un’ascia, l’Unità 01 sanguinava da una mezza dozzina di ferite procurate quando non era riuscita a fermare completamente il devastante attacco del raggio dell’angelo e aveva perso il suo braccio dominante da sotto il gomito. Era riuscita a malapena a schivare gli ultimi attacchi dell’angelo.
 
Poteva sentire che il suo AT Field era molto più debole e logoro. Il dolore rendeva sempre più difficile concentrarsi. Diede un’occhiata ai radar. Non erano rimasti molti aerei. Molti erano stati spazzati via dai cieli dal raggio dell’angelo una volta stancatosi delle loro molestie. Quelli superstiti avevano consumato tutte le loro munizioni con scarsi risultati e stavano tornando alle loro basi per riarmarsi il più velocemente possibile, anche se Rei sapeva che c’erano poche possibilità che tornassero in tempo per fare qualcosa.
 
C’era un jet che si aggirava ancora ai margini del campo di battaglia. Sapeva che si trattava di un aereo da attacco speciale, armato con mine N2 e almeno un dispositivo a fusione nucleare. ‘I miei amici moriranno in un inferno nucleare se sarò debole. Non devo fallire. Non posso fallire. Non fallirò.’
 
Era appoggiata contro una delle porte di accesso principali al Geofront, destinata a portare giù parti di equipaggiamento per gli di Eva e offriva una via relativamente facile per scendere nella fortezza della Nerv. Sembrava che fosse l’obiettivo immediato dell’angelo, a giudicare dal modo in cui stava spingendoci inesorabilmente Rei contro.
 
Anche l’angelo sembrava ferito. Scalfitture, bruciature e piccoli crateri punteggiavano tutta la sua parte anteriore, e Rei era riuscita persino a infliggere un paio di graffi sul nucleo con il suo penultimo colpo di Positron Rifle. Uno dei suoi bracci a nastro era ormai lungo la metà, e terminava con un mozzicone malridotto nel punto in cui aveva ricevuto l’ultimo colpo di Positron Rifle. Ma questi continuava ad avanzare, ignorando tutti i danni che Rei era riuscita ad infliggergli.
 
La pistola dell’Eva non era un granché rispetto al fucile ormai inutilizzabile, ma non aveva più alternative. Prese la mira, cercando di fermare il tremolio delle mani. “Tu non puoi passare.” dichiarò di nuovo attraverso gli altoparlanti esterni.
 


L’angelo si limitò a ringhiarle di nuovo contro e a colpirla con il braccio. Rei si abbassò sotto il gancio troppo alto dell’angelo e si tuffò in capriola in avanti, sparando con la pistola finché non fece clic a vuoto. La pioggia di proiettili fece altri buchi intorno al nucleo dell’angelo, ma i due che avrebbero potuto colpire il nucleo stesso furono nuovamente bloccati dall’armatura aggiuntiva che si chiuse di scatto.
 
Un tremendo stridore e uno schianto provennero da dietro Rei. Lei si voltò a guardare, per vedere il cancello di accesso principale che cadeva a pezzi. ‘Non stava puntando a me, stava mirando alla porta di accesso.’ realizzò Rei. ‘Non c’è più niente tra l’angelo e l’accesso per il Geofront se non l’Unità 01.’
 
Gli occhi dell’angelo ricominciarono a brillare. Rei gli lanciò la pistola scarica e cercò di prendere il suo Progressive Knife.
 
La sua mano non ci riuscì. Il raggio dell’angelo la colse in pieno, sfondando il suo AT Field e scaraventando l’Unità 01 oltre l’accesso al Geofront ormai aperto.
 


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Nonostante l’urgenza e il terrore per la situazione, Shinji non poté farci nulla. Se ne stava lì in piedi ad ammirare la sua ragazza mentre lei finiva di chiudere la sua Plugsuit e la pressurizzava. Il modo in cui l’aderente materiale sintetico rosso avvolgeva la sua figura… ‘È così bella…’
 
Avevano raggiunto lo spogliatoio del quartier generale della Nerv dopo essere in qualche modo sopravvissuti alla terrificante discesa lungo i binari del treno fino al piano del Geofront a una velocità che avrebbe potuto far venire loro i capelli bianchi. Kaji aveva lamentato che indossare le loro Plugsuit avrebbe fatto perdere tempo, ma Asuka aveva insistito sul fatto che avrebbero avuto bisogno di ogni vantaggio per far funzionare il piano di Shinji.
 
Si erano tolti i loro abiti e avevano indossato le tute più velocemente di quanto avessero mai fatto prima, ma nemmeno quella fretta era riuscita a impedire a Shinji di godersi la bellezza di Asuka per pochi secondi. Lei notò il suo sguardo. “Che c’è?”
 


Shinji arrossì. Nonostante le settimane passate a dormire l’uno accanto all’altra ogni notte, il solo fatto di essere sorpreso a guardare Asuka senza vestiti era ancora sufficiente a scatenare un forte imbarazzo dovuto alla sua educazione giapponese. “Io… Tu sei così bella, Asuka. Sei la cosa migliore che mi sia mai capitata in tutta la mia vita. Anche se oggi non ce la faremo, ne sarà valsa la pena. Odio dover combattere, ma non vorrei essere in nessun altro posto al mondo se non qui con te.”
 


Asuka alzò gli occhi al cielo, ma sorrise. “Dici le cose più dolci nei momenti peggiori, mio dolcissimo baka. Ma non ti è permesso morire, te l’ho detto. Siamo io e te, fino alla fine del mondo. E vinceremo. Insieme siamo invincibili, ricordi?” Gli fece l’occhiolino e gli schiaffò in testa i trasmettitori A-10. “Ora taci e sali sul robot, Shinji.”
 


Lui sorrise e le afferrò la mano mentre correvano fuori dalla stanza. “Sì, signora!”
 
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L’Unità 01 stava cadendo dal soffitto del Geofront, gli arti si dimenavano fluttuando nell’aria mentre precipitava per 900 metri fino al suolo sottostante. Il gigantesco Evangelion si schiantò al suolo con una scossa che fece tremare il Central Dogma come se ci fosse stato un terremoto. Sabbia e macerie caddero dall’alto soffitto, colpendo le console e il personale sottostante.
 
“Merda!” Misato sputò la polvere dalla bocca. L’angelo aveva squarciato il cancello d’accesso, lanciatoci contro l’Unità 01 con un raggio, e l’aveva seguita troppo rapidamente perché Misato potesse anche solo tentare di ordinare l’intervento del volo d’attacco speciale come ultima misura per fermarlo. L’angelo stava già scendendo nel Geofront. “Puntate le difese interne sul condotto d’accesso, subito!” ordinò ad Aoba. “Maya, dimmi che Rei sta bene!”



Il Tenente Ibuki martellava velocemente sulla sua tastiera. “I suoi segni vitali sono stabili ed è ancora cosciente. L’LCL nell’Entry Plug ha attutito il colpo abbastanza da proteggerla, ma l’Unità 01 è in pessime condizioni. Gran parte dell’armatura posteriore è stata danneggiata dall’impatto, il braccio destro è totalmente fuori uso e anche la gamba sinistra è inutilizzabile.”
 
“Cosa ci rimane oltre alle difese interne?” chiese Misato.
 
Il Tenente Hyūga digitò freneticamente i comandi alla sua postazione. “Stiamo inviando un altro Pallet Rifle e un Progressive Axe. Dovrà usarli con una mano sola, però.”
 


“Finché riesce a deteriorare l’AT Field dell’angelo, le difese interne potrebbero anche essere in grado di danneggiarlo. L’ha già danneggiato parecchio.” disse Misato.
 


“L’Unità 01 ha ancora 3 minuti e 58 secondi a disposizione. Sto cercando di portare un cavo di alimentazione al piano del Geofront.” aggiunse Aoba.
 
Misato cercò di incitare il loro ultimo pilota. “Forza, Rei! Devi alzarti!”
 
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Rei si sforzò di rimettere in piedi l’Unità 01. Mancavano pochi istanti prima che l’angelo raggiungesse il Geofront e, se non si fosse rimessa in piedi, l’angelo l’avrebbe spazzata via in pochi secondi. ‘Non p-posso… fallire. D-devo alzarmi.’
 
L’Unità 01 si alzò lentamente sulle proprie ginocchia e poi si mise in piedi, con una mano appoggiata alla piramide della Nerv per aiutarsi. Il mondo continuava a traballare e a girare intorno a Rei. ‘C-c’è… un P-pallet Rifle… a 200 metri alla mia sinistra. Devo raggiungerlo. Devo c-combattere.’
 
Barcollò verso l’ascensore delle armi e la postazione dei cavi di alimentazione. Prese il Rifle, poi lo mise giù quando si ricordò che le era rimasta una sola mano. Doveva prima collegare il cavo di alimentazione. Allungò il braccio dietro di lei e cercò di inserire il nuovo cavo, ma non ci riuscì. Qualcosa bloccava la porta d’accesso. Guardò verso il display dei suoi sistemi. “Maggiore Katsuragi, l’impatto della caduta ha schiacciato il vecchio cavo nella presa. Non posso espellerlo.”
 


Il Geofront fu improvvisamente riempito dal rombo di decine di cannoni e lanciamissili che facevano fuoco mentre l’angelo fluttuava lentamente fuori dal condotto di accesso. Rei raccolse il Rifle e prese la mira come meglio poteva con un braccio solo. “Combatterò finché posso.”
 
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Merda!” sibilò Misato. All’Unità 01 restavano meno di quattro minuti di autonomia e se non riuscivano a farla collegare a un cavo di alimentazione era tutto perduto. Fine dei giochi. “Maya, c’è un altro modo per dare energia all’Unità 01?”
 
Maya pensò furiosamente. “L’unico altro sistema nelle vicinanze che usa la stessa potenza dei cavi di alimentazione dell’Evangelion sono le rampe di lancio. Se Rei potesse salire su una di quelle, potremmo caricarla lì. Ma dovrebbe rimanere ferma mentre lo facciamo!”
 


“È il meglio che possiamo fare. Rei, dirigiti verso il condotto d’accesso alle rampe di lancio! È a 450 metri alle tue spalle!”
 
“Roger.”
 
“Maya, inizia a spostare lì le gabbie d’ancoraggio.”
 
“Ricevuto, sto… il sistema si sta già attivando?!”
 
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Rei fece muovere l’Unità 01 il più velocemente possibile verso il varco del condotto di accesso alle rampe di lancio, ma la gamba sinistra danneggiata era un ostacolo alla sua velocità. Il movimento sembrò comunque attirare l’attenzione dell’angelo. Poteva sentirlo roteare gli occhi verso di lei, sentire il suo AT Field mentre premeva ancora una volta la luce della sua anima contro quella di Rei. Stava diventando sempre più difficile respingerla.
 


Sentì le sue braccia a nastro tendersi verso di lei mentre si avvicinava. Cercò di schivare, ma non riuscì a muoversi abbastanza velocemente. Le braccia dell’angelo avvolsero l’Unità 01 e la scaraventarono verso la direzione da cui era venuta facendole compiere un volo ad arco, atterrando vicino al punto d’impatto iniziale. Si schiantò contro la piramide della Nerv come un treno in corsa.
 
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Il Central Dogma tremò e si agitò come una nave in una tempesta. Metà degli schermi si dissolse in rumore bianco. Pezzi di soffitto caddero sulle persone sottostanti, colpendole ovunque si trovassero.
 
“Unhh!”
 
Maya si voltò allarmata al rumore di un impatto e al grido di dolore proprio dietro la sua sedia. La dottoressa Akagi giaceva accasciata sul pavimento, con una crescente pozza di sangue che si estendeva da sotto il pezzo di soffitto che ancora le nascondeva la testa. “Akagi-senpai!
 


Maya balzò dalla sedia e spostò disperatamente il pezzo di cemento dal suo mentore. “Akagi-senpai, sta bene?! Mi risponda! La prego!”
 
“Tenente Ibuki, ritorni alla sua postazione. Voglio un rapporto sullo stato del pilota Ayanami immediatamente.”
 


Maya si bloccò e nello shock alzò lo sguardo verso la postazione del Comandante. Il Comandante Ikari la guardava in silenzio, con il volto infastidito. “M-ma signore, la dottoressa Akagi è ferita! Sta perdendo molto sangue! Dobbia…”
 
“Torni alla sua postazione e mi dia subito un rapporto sull’Unità 01. La dottoressa Akagi è irrilevante ora.” Fece cenno ad altri due tecnici di trascinarla via.
 
Maya guardò i tecnici che portavano via la sua meravigliosa senpai, con lasciandosi dietro una scia di sangue. “S-sì, signore.”
 
Misato trattenne un ringhio. Lei e Ritsuko potevano anche non andare molto d’accordo, ma era pur sempre la sua vecchia amica quella che il Comandante Ikari aveva appena ordinato di portare via come un sacco di spazzatura.
 
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Rei cercò di far reagire l’Unità 01, ma l’ultimo impatto l’aveva quasi paralizzata. Riuscì a vedere il Pallet Rifle che giaceva quasi intatto a circa 200 metri davanti a lei… proprio davanti all’angelo. Ora si stava muovendo lentamente verso di lei e i suoi occhi cominciavano già a brillare.
 


Rei attivò gli altoparlanti per un ultimo tentativo di resistenza. “Non mi arrenderò mai. Vieni qui, angelo. Non scapperò da nessuna parte.” Preparò il suo AT Field per renderlo il più forte possibile. 2 minuti e 47 secondi rimasti nelle batterie…
 


L’angelo si fermò proprio davanti al Rifle. La guardò per un attimo. Rei poteva percepire la sua ferocia e la sua rabbia attraverso l’AT Field. Sapeva che il colpo di grazia sarebbe arrivato in pochi secondi. ‘Mi spiace, amici miei. Spero che la Nerv sopravviva a questo giorno, così potrò rivedervi. Io… Io vi amo entrambi…’
 
“EHI TU! STUPIDO!”
 
Una macchia nera e viola arrivò dall’alto e si abbatté sulla testa dell’angelo. Il suo AT Field era orientato verso l’Unità 01, quindi non c’era nulla che impedisse alla macchia di schiantarsi proprio su di esso e di farlo cadere a terra. La sagoma rimbalzò sulla sua testa, atterrando alle spalle dell’angelo.
 


L’Unità 03 alzò il suo Progressive Knife e lo puntò contro l’angelo. “Stai lontano dalla mia amica.” dissero due voci all’unisono dall’interno dell’Entry Plug.

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Capitolo 45
*** Capitolo 7.10: Uniti resistiamo ***


Capitolo 7.10: Uniti resistiamo



“Ho un’idea…”



Asuka trattenne il respiro e lo guardò speranzosa. Qualunque cosa, qualunque cosa che permettesse loro di aiutare Rei, di fare qualcosa oltre allo stare lì a guardare la loro amica combattere da sola.



“Che idea, Shinji-kun?” chiese Kaji da dietro Asuka.



“In quanto tempo puoi portarci al quartier generale della Nerv, Kaji-san?”
 
“Meno di 12 minuti, sempre che non vi dispiaccia una guida poco ortodossa. Perché?”
 
“C’è un altro Evangelion laggiù.”
 
Gli occhi di Asuka si spalancarono.
 
‘Ma certo!’ pensò Asuka. Si voltò per guardare Kaji. “Sì! L’Unità 03! L’abbiamo catturata quasi intatta e Misato ha detto che è stata in parte riparata negli ultimi giorni! E ha detto che la dottoressa Akagi sta cercando di tirare fuori Hikari, che è stata assorbita in qualche modo. Se è ancora lì dentro, forse può… aiutarci a sincronizzarci o qualcosa del genere!”
 


“Asuka, non lo so… L’Unità 03 potrebbe essere ancora contaminata da quell’angelo. Alla Nerv non sono ancora sicuri che…”
 
Ti prego, Kaji! Non possiamo stare qui a guardare quell’angelo fare a pezzi Rei! Dobbiamo fare qualcosa, e questo potrebbe funzionare!”
 
“Asuka e io abbiamo già pilotato insieme contro Gaghiel. Ce l’abbiamo già fatta allora, ed era prima del training di sincronizzazione.” argomentò Shinji. “Per favore, Kaji-san. Rei è nostra amica e Misato mi ha detto che se un angelo dovesse scendere nel Geofront potrebbe porre fine al mondo come lo conosciamo. Devi lasciarci provare!”
 
Qualcosa tremolò negli occhi di Kaji. “Questo è vero. Non possiamo lasciare che un angelo raggiunga il Central Dogma. Ok, andiamo.”
 
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Raggiungere le gabbie di ancoraggio degli Eva era stato facile. Tutti erano alle proprie postazioni a seguito dell’allerta angelo e tutti gli Eva ‘attivi’ erano stati lanciati, quindi le gabbie erano deserte. Fortunatamente, Kaji conosceva i comandi per rimuovere il ‘braccio di estrazione’ dell’Entry Plug che era già posizionato dietro al collo dell’Unità 03, e si erano calati all’interno. Shinji sembrò leggermente confuso quando Asuka aveva insistito perché fosse lui a sedersi al posto di pilotaggio. La sua confusione si chiarì quando Asuka si sistemò in grembo a lui con un braccio dietro al collo e iniziò a digitare i comandi per la sequenza di avvio. L’Unità 03 era un Production Type, proprio come la sua Unità 02, quindi i comandi erano quasi identici. Quella parte era stata facile.
 
Poi si avviò la sincronizzazione e le cose diventarono… strane. La sincronizzazione con l’Unità 02 non le era mai parsa così particolare. L’Unità 02 dava sempre la sensazione di farla sentire a suo agio, di essere accogliente, e aveva fatto venire in mente ad Asuka i ricordi più felici con sua madre. L’Unità 03 sembrava… non ostile, ma… caotica, confusa, diffidente… quasi spaventata da loro? Le cose furono più semplici quando Shinji le prese la mano e iniziò a stringerla a ritmo, lo stesso ritmo che avevano utilizzato per il training di sincronizzazione. Una volta che i due furono in sintonia, il rumore dei pensieri diminuì. Asuka comprese senza bisogno di parole quando Shinji le lasciò ‘prendere il comando’ nel tentativo di sincronizzarsi con Hikari, sempre che fosse davvero lì dentro. Dopotutto, Hikari era molto più amica sua che di Shinji.
 
Concentrarsi su questo aspetto fu d’aiuto. Il loro Sync Rate congiunto era salito al 18, 20, 27%. Pessimo, e poco più di un terzo di quello che ognuno di loro riusciva a fare ultimamente con i propri Eva, ma era sufficiente a far muovere e combattere questa Unità. Continuando a fungere da collegamento con l’Eva, Asuka spinse mentalmente Shinji ad assumersi la responsabilità di mettere in moto l’Unità 03 verso le rampe di lancio. La loro sincronizzazione congiunta diventava più semplice ad ogni passo. Poteva sentire più chiaramente Shinji attraverso l’Eva mentre procedevano, e muoversi diventava più facile ad ogni passo.
 
Era come una danza, realizzò Asuka: comprendendolo, sentendo i suoi movimenti prima che li facesse, osservando le sue risposte alle sue mosse, sentendosi reciprocamente… Era proprio come la coreografia che Misato fece loro imparare durante il training di sincronizzazione. Asuka fu improvvisamente colta da un forte desiderio di ballare più spesso con Shinji. Era… divertente?
 
Sì, lo era. Nonostante la sconsideratezza del piano, l’urgenza di entrare in battaglia e salvare la loro amica, Asuka si stava divertendo. Lei e Shinji stavano per andare di nuovo in battaglia, insieme, e sicuramente avrebbero risolto la situazione o sarebbero morti nel tentativo. Non che le fosse passato per la mente che avrebbero potuto fallire anche solo per un secondo, ma non si può avere la gloria dell’aver-risolto-la-situazione senza correre dei pericoli, giusto? “Io e te, insieme, contro gli angeli e qualsiasi altra cosa cerchi di farci del male, fino alla fine del mondo, giusto, baka?” disse a bassa voce mentre si agganciavano alla gabbia sulla rampa di lancio.
 


Poteva sentire il suo sorriso attraverso il link neurale. “Sempre e per sempre. Andiamo a prendere a calci questo angelo e salviamo Rei.”
 


Lei sorrise ancora di più. Il brivido ardente tra loro, le sensazioni positive che si trasmettevano a vicenda, la pura gioia di fare tutto questo insieme… Asuka soffocò una risatina.
 
‘Mi sembra di sentire le emozioni che viviamo quando lo facciamo a letto.’ pensò. Nella sua mente passarono visioni del volto di Shinji, vicino al suo viso nel buio della loro stanza, che le sorrideva dopo che l’avevano fatto…
 


Il collegamento con l’Eva vibrò improvvisamente, ronzando stranamente di… imbarazzo? Shock? Eh? Tutto d’un tratto sembrò che l’Eva stesse… arrossendo, e che poi fosse desideroso di conoscere. Il loro Sync Rate aumentò di qualche punto.
 
‘Oh, scheiße, ho appena rivelato a Hikari di Shinji? Hikari, sei lì dentro? Sei tu?’ Asuka cercò di rivolgere la sua attenzione direttamente alla vaga presenza nell’Eva. Riusciva a percepire delle impressioni della sua amica, come una sagoma dietro una tenda spessa… ma c’era un’altra ombra dietro di lei, come una seconda persona più lontana.
 
Ci avrebbe pensato dopo. ‘Hikari, se riesci a sentirmi, io e Shinji abbiamo bisogno del tuo aiuto. Rei è in pericolo e noi siamo tutto ciò che resta tra un angelo che si sta facendo strada distruggendo tutto quello che incontra e la Nerv. Dobbiamo combattere!’
 
Asuka avvertì una netta impressione di confusione e paura, ma racchiusa da un incerto consenso. Hikari era con loro. ‘O almeno, spero che sia quello che vuole dirci.’ pensò Asuka. Sentì Shinji annuire.
 
Il sistema della rampa di lancio fu facilmente accessibile dall’Eva. Era stato costruito tenendo conto dell’eventualità in cui i piloti dovessero lanciarsi da soli. L’accelerazione la premette sulle ginocchia di Shinji, ma l’LCL assorbì la maggior parte della spinta. Poi furono in volo, sparati in alto sopra la piramide del quartier generale della Nerv. Poteva vedere il corpo martoriato e sfregiato dell’Unità 01 che giaceva contro una facciata della piramide, con LCL e sangue che sgorgava dalle ferite. La massa bianca e nera dell’angelo era proprio sotto di loro, al centro del punto in cui Shinji li stava facendo atterrare concentrando il loro AT Field combinato.
 
Le labbra di Asuka si contorsero in un ringhio feroce. Sentiva la rabbia di Shinji accanto alla sua. Lei/Lui/Loro allungarono il pugno destro dell’Eva. Lei e Shinji stavano per aggiustare un bel gancio a misura di Eva sulla testa dell’angelo. La mano di Lei/Lui/Loro estrasse il Progressive Knife per un colpo successivo. ‘Hai provato a fare del male alla mia amica? Prendi questo, Scheißkerl!’
 
“EHI TU! STUPIDO!”
 


---
 


“SÌ! COSÌ SI FA, RAGAZZI!” gridò di gioia Misato.
 


L’atmosfera sul ponte di comando del Central Dogma passò improvvisamente dalla disperazione crescente a grida di sollievo e gioia. Shinji e Asuka, i piloti che avevano collezionato una vittoria dopo l’altra, erano apparsi ancora una volta per salvare la situazione. Misato si impose di non lanciare uno sguardo trionfante al Comandante Ikari. Ora non c’era tempo per quello.
 
“Maya, ho bisogno di tutte le letture sullo stato dell’Unità 03 e le avevo bisogno cinque secondi fa! Shigeru fai puntare tutte le armi che abbiamo contro quell’angelo e cerca di colpirlo costantemente. Non possiamo sincronizzare i colpi come abbiamo fatto con Rei, quindi dovremo solo fare fuoco e sperare che passi qualcosa quando i ragazzi ci apriranno un varco. Makoto, ci è rimasta qualunque arma che possiamo dargli? Hanno solo un coltello a bordo dell’Unità 03.”
 
“Ci sto lavorando, signora!” rispose il Tenente Hyūga, mentre le sue mani correvano sulla tastiera. “Ci sono rimasti solo due Pallet Rifle. Non ci sono più armi a positroni, e quello che rimane non è servito a molto finora.”
 


“Fate spostare una delle nostre mine N2 sulle linee di supporto. Potremmo doverla usare, ma con due Eva abbiamo la possibilità di contenere l’esplosione.” ordinò.
 
“Abbiamo una telemetria minima a disposizione sull’Unità 03, signora!” riferì Maya. “Ma sto ricevendo due segnali dall’Entry Plug! Shinji-kun e Asuka sono lì dentro! Ma hanno solo due minuti di energia a disposizione!”
 


“Ripristina quel cavo di alimentazione, presto! Possiamo raggiungerli con le comunicazioni?”
 
“Ancora niente, ma ci stiamo provando. Riesco ancora a raggiungere Rei, e credo che lei sia in grado di ritrasmettere il segnale!”
 
---
 
Il cuore di Rei sussultò. Nonostante il dolore, un piccolo sorriso si insinuò sulle sue labbra. ‘I miei amici sono venuti per me. Non sono sola.’
 


Con i suoi amici qui, la vittoria era assicurata. Ma lei doveva aiutarli. Doveva avvertirli delle tattiche e delle sorprese dell’angelo prima che potesse far loro del male. Fortunatamente, i sistemi di comunicazione erano per lo più racchiusi all’interno dell’Entry Plug, quindi avrebbero dovuto essere ancora funzionanti, anche dopo tutti i danni subiti dall’Unità 01. Non le era rimasto molto ormai. Meno di due minuti di autonomia, un braccio e una gamba funzionanti… L’Unità 01 aveva ancora il suo Progressive Knife nella pinna destra, ma non era in grado di usarla. Le informazioni per aiutare i suoi amici erano la sua arma più potente.
 
“Asu… Pilota Sōryū, pilota Ikari, mi sentite? L’AT Field dell’angelo si indebolisce per un istante prima di sparare un raggio dagli occhi. È possibile interrompere l’attacco e penetrare più facilmente l’AT Field dell’angelo se si colpisce quando si nota un bagliore negli occhi. Il raggio può anche essere bloccato o deviato da un AT Field a piena potenza.”
 


---
 
“Rei! Stai bene?” gridò Asuka, rassicurata. Era viva, almeno, anche se per le orecchie di Asuka aveva una voce terribile. “Grazie per la dritta. Baka-Shinji e io gli daremo una bellaOHMERDA!”
 


L’avvertimento di Rei arrivò un secondo troppo tardi. L’angelo si era rapidamente rialzato dopo il loro impatto inaspettato, ringhiando minacciosamente. I suoi occhi lampeggiarono all’improvviso e un fascio di luce accecante si diresse verso il petto di lui/lei/loro. Asuka sentì Shinji spingerla mentalmente dietro di sé nel link, prendendosi carico della maggior parte della loro sincronizzazione nonché dei dolori fisici dell’Eva.
 
Il raggio li colpì proprio al centro del torace, sfondando il frettoloso AT Field che avevano eretto. Asuka sentì il centro del proprio petto esplodere di calore, come se il laser l’avesse colpita direttamente. Trattenne un grido d’angoscia. Shinji, che era più legato fisicamente, ne risentì di più. Il suo urlo di dolore riempì l’Entry Plug e lacerò il cuore di Asuka.
 


La placca toracica dell’Unità 03 stava fumando ed era fusa in certi punti, ma resistette. Asuka voltò il capo per guardare in faccia il suo ragazzo. “Shinji? Stai bene?”
 


Il sudore si depositò sulla pelle di Shinji, formando piccole sfere prima di mescolarsi con l’LCL. Ansimava pesantemente, ma le sue mani, sotto a quelle di Asuka, non lasciarono mai i comandi dell’Eva. “Q-questo m-me lo chiami un r-raggio? Ne ho passate di p-peggio!” ringhiò rabbiosamente all’angelo. “Finiamolo, Asuka!”
 


“Sono riuscita a infliggere qualche danno all’angelo, ma il suo nucleo ha un’armatura aggiuntiva che espone solo quando viene attaccato direttamente.” continuò Rei dal display di comunicazione.
 


“Qualunque cosa facciamo, dobbiamo farla in fretta.” disse Asuka. “Abbiamo meno di due minuti di autonomia a questi livelli di consumo energetico, e non possiamo permetterci di diminuirli se vogliamo erigere un AT Field per bloccare quei raggi! Non voglio che tu debba subire un altro colpo del genere, baka!”
 


“Sono totalmente d’accordo con te, Asuka.” disse Shinji con una smorfia di dolore. “Non è stato doloroso quanto Ramiel, ma fa comunque male.” Spinse l’Unità 03 alla carica contro l’angelo, alzando il Progressive Knife.
 
L’angelo li lasciò avvicinare. Le migliaia di tonnellate di massa e di slancio dell’Unità 03 si fermarono all’istante quando colpirono il suo AT Field. La maschera ossea dell’angelo li guardava a pochi metri di distanza, quasi a portata di mano. Lei/Lui/Loro spinsero più forte, pressando in avanti il Progressive Knife, costringendo lentamente l’AT Field dell’angelo ad allentarsi…
 
“Giù!” gridarono improvvisamente entrambi all’unisono. Scesero sotto la linea di tiro dell’angelo meno di un secondo prima che partisse il raggio successivo.
 


Asuka guardò preoccupata lo scorrere incessante del conto alla rovescia. 1 minuto e 47 secondi. Dovevano fare in fretta. Lei e Shinji si sollevarono da terra e ribalzarono in piedi, colpendo l’AT Field dell’angelo con tutta la forza che potevano raccogliere.



E ci stavano riuscendo. Asuka poteva sentirlo, l’AT Field che lei e Shinji stavano erigendo insieme era più forte di quanto fossero mai riusciti ad ottenere separatamente. Lentamente, si aprirono un varco nella barriera dell’angelo, pressando sempre di più con un grido che uscì dalla gola di entrambi. Infilarono lo Knife nella spalla dell’angelo, vicino a una profonda ferita inferta da Rei. L’intera spalla dell’angelo cominciò a lacerarsi.
 
L’angelo emise un mugugno di dolore e alzò il braccio destro per colpire la mano dell’Unità 03. Il Progressive Knife venne lanciato verso l’alto. Asuka imprecò furiosamente in tedesco, mentre con una mano afferrava il braccio a nastro e con l’altra cercava di strappare completamente la spalla che cadeva.
 
L’angelo caricò in avanti, facendo perdere loro l’equilibrio e facendoli indietreggiare. Tuttavia, riuscirono a mantenere la presa sulla spalla e a staccarla mentre cadevano all’indietro. L’angelo ruggì di nuovo.
 
Lei/Lui/Loro corsero verso lo Knife. Alcune lunghe falcate e un salto in picchiata li riportarono ad affrontare l’angelo, di nuovo armati, ma ora più distanti da lui e da Rei. Gli occhi dell’angelo brillarono di nuovo, ma questa volta erano pronti. Il loro AT Field fermò il raggio, anche se entrambi poterono sentire il grosso sforzo per resistergli.
 


Asuka guardò di nuovo il timer. 1 minuto e 9 secondi. ‘Dannazione. Non c’è tempo per grandi strategie. Carica!’ Shinji sentì il suo impulso e si unì a lei. Corsero di nuovo verso l’angelo, tuffandosi e schivando altri raggi. Al quarto colpo non furono altrettanto fortunati. Neanche la loro barriera congiunta riuscì a reggere questa volta, ed entrambi urlarono all’unisono quando il lampo di energia staccò la mano sinistra dell’Unità 03 e colpì anche un pezzo di spalla.
 


Ma l’attacco non fermò la loro carica e ora gli furono di nuovo vicini. L’AT Field dell’angelo era ancora debole a causa dell’ultimo colpo, e questa volta lo attraversarono più facilmente. Insieme, brandirono lo Knife verso il suo nucleo.
 
Due emisferi di armatura grigia si chiusero di scatto sul nucleo nell’istante prima che la loro lama potesse colpire. Il Progressive Knife provocò delle scintille e scivolò via dalla superficie curva.
 
“Dannazione!” imprecò Asuka. “È troppo veloce!”
 


“Lo Kinfe è tutto quello che abbiamo!” rispose Shinji, cercando di muovere il braccio per infierire un altro colpo.
 
“Forse possiamo arrivare a quel Pallet Rifle che ha lasciato cadere Rei.”
 
“Quello dietro all’angelo? Dovremo farloAAAAA!”
 
L’angelo non diede loro il tempo di attaccare di nuovo. Si scagliò con il braccio rimasto, costringendoli a parare un colpo indirizzato proprio sul loro volto.
 
Asuka guardò di nuovo il timer. 33 secondi.
 


‘Ci serve qualcosa, in fretta!’
 
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Rei sforzò l’Unità 01 di muoversi. Era paralizzata, martoriata e più danneggiata che funzionante, ma la sua volontà era più forte che mai e la fece muovere. Strisciò il più velocemente possibile verso il punto in cui era atterrato il Pallet Rifle. Era l’unica cosa rimasta che poteva provocare danni all’angelo e aiutare i suoi amici.
 
La mano dell’Eva si chiuse sul fucile e lo trascinò in posizione di tiro prona. Prese la mira verso il dorso dell’angelo.
 
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Lei/Lui/Loro attaccarono sempre più forte, colpendo l’angelo con crescente disperazione. Niente riusciva a passare. Ogni colpo che si avvicinava al nucleo veniva bloccato dall’armatura. Con la lama avevano inciso metà del volto dell’angelo, facendogli perdere un occhio e rendendo molto più debole la potenza del suo raggio. Ma il timer del conto alla rovescia era appena arrivato a 9 secondi e non c’era più nulla che potessero fare.
 


“Hikari, aiutaci!” gridò Asuka con frustrazione.
 
Il conto alla rovescia arrivò a zero.


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Capitolo 46
*** Capitolo 7.11: Uniti resistiamo ***


Capitolo 7.11: Uniti resistiamo





“Oh no…” sussurrò Misato, il suo volto impallidì. Il Central Dogma rimase in silenzio tombale.



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“Muoviti! Muoviti! Muoviti! Muoviti!”



“Hikari, ti prego!”



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L’angelo ritrasse il braccio rimanente, puntandone il bordo a lama verso l’avversario. Colpì la testa dell’Unità 03 più veloce di un cobra.
 


L’Unità 03 alzò le braccia in un inutile gesto di difesa.
 
Gli occhi dell’Unità 01 si illuminarono.
 


Davanti all’Unità 03 si formò un AT Field più forte di qualsiasi altro AT Field mai visto prima. Il colpo dell’angelo vi sbatté contro e rimbalzò via con una pioggia di scintille.
 


All’interno dell’Entry Plug, Asuka e Shinji abbassarono le braccia. “Siamo… siamo stati noi?” balbettò Shinji.
 
“Io… non credo? Non sono stata io. Hikari?” Rivolse l’ultima parola alla presenza della sua amica.
 
Confusione e negazione. Asuka scosse la testa e i due si guardarono.
 
“Se non siamo stati noi, allora…?” chiese Shinji, tornando a guardare verso l’esterno. Poi vide.
 
La mano rimanente dell’Unità 01 era tesa verso di loro.
 
---
 
“Tu… non gli farai… del male…” ansimò Rei. Sola nel Plug, nessuno poteva vedere i suoi occhi brillare leggermente di colore rosso. “Io… non… lo… permetterò!
 


---
 
Il timer lampeggiava a 00:00, con un suono simile a quello di un monitor cardiaco. Molto appropriato, perché significava che anche loro erano morti… ma… Asuka sbatté le palpebre. Stavano guardando all’esterno. I display erano ancora attivi! “Shinji!”
 
“Asuka!” urlò lui nello stesso momento. “Guarda!”
 
“I display stanno funzionando ancora!”
 
“No, guarda fuori!” Shinji indicò verso l’esterno. “L’Unità 03 ha alzato le braccia quando lo abbiamo fatto noi!”
 
Si guardarono negli occhi. “Abbiamo ancora energia!”
 
“Ma come?” chiese Shinji.
 
“Non lo so!” rispose Asuka. “Io… aspetta! L’angelo deve aver fatto crescere un Elemento S2 nel corpo dell’Eva quando lo ha infettato! Ha tutta l’energia di cui abbiamo bisogno! Possiamo ancora combattere!”
 
“Allora finiamolo!”
 
Una sensazione di Assenso deciso! venne dalla presenza di Hikari.
 
“Ora!”
 


Insieme, tirarono il braccio all’indietro e conficcarono di nuovo il Progressive Knife nel nucleo dell’angelo. L’AT Field dell’angelo resisteva, ma loro attingevano sempre più energia dal nucleo dell’Unità 03 e spingevano sempre di più. Il loro AT Field divenne sempre più forte finché, combinato a quello dell’Unità 01, fece strappare come carta quello dell’angelo.
 


L’angelo barcollò in avanti mentre Rei lo colpiva alle spalle facendo fuoco con il Pallet Rifle. Il suo AT Field, ridotto a brandelli, non poté offrire alcuna protezione contro l’attacco da dietro, considerando che tutta la sua energia era diretta in avanti. La punta della lama dell’Unità 03 riuscì ad entrare in contatto con il nucleo prima che la corazza si chiudesse intorno ad esso, intrappolandola in quella posizione.
 
“Oh no non pensarci nemmeno!” urlarono insieme Shinji e Asuka.
 


Si voltarono, muovendo l’Unità 03 per posizionarsi sul fianco sinistro, spostando il peso su un piede e appoggiandosi all’indietro. Lui/Lei/Loro alzarono il gigantesco piede dell’Eva e diedero un calcio laterale all’elsa della lama con tutta la forza di cui disponevano.
 
L’armatura bloccata intorno alla lama non riuscì a fermare il calcio che la spingeva tra le placche. Il Progressive Knife venne sbattuto in avanti, incrinando il nucleo e affondando fino all’elsa.
 
L’angelo lanciò un urlo talmente forte da mandare in frantumi le finestre dei palazzi appesi sul soffitto del Geofront. Avvolse il braccio rimasto intorno all’Unità 03 e la tirò contro di sé, dandole un ultimo sguardo. Il nucleo incrinato cominciò a brillare sempre di più.
 
“Sta per esplodere!” gridò Shinji, cercando di tirarli indietro. La presa dell’angelo era troppo forte.
 


---
 
IO… NON… LO… PERMETTERÒ!” ringhiò Rei. Prese attentamente la mira al centro della schiena dell’angelo e tenne premuto il grilletto del Pallet Rifle.
 
La scia di proiettili penetrò e attraversò il dorso indebolito dell’angelo, senza che nessun AT Field potesse più fermarli. Il nucleo esplose verso l’esterno in una pioggia di scintille e frammenti, spruzzando sangue sul petto dell’Unità 03. Il bagliore del nucleo e gli occhi dell’angelo si spensero, e il suo enorme corpo si afflosciò contro l’Unità 03.
 
Dopodiché Rei non riuscì più a vedere nulla, le batterie dell’Unità 01 si spensero e l’Entry Plug si oscurò.
 


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“Ce l’hanno fatta…” sussurrò Misato. Il suo volto si illuminò in un sorriso che andava da un orecchio all’altro. “Ce l’hanno fatta!” urlò. Il Central Dogma esplose in grida di festeggiamento.
 


Misato si voltò verso la postazione del Comandante con uno sguardo trionfante, pronta a sorridere dell’espressione di disgusto del Comandante Ikari per il fatto che Shinji e Asuka avevano salvato la situazione. Il suo sorriso si spense per lo sconcerto quando vide solo una sedia vuota e le spalle del Vicecomandante Fuyutsuki che se stava andando.
 
“Quindi dovrò occuparmi io delle pulizie. Grazie, signore.” mormorò. Si voltò verso la sua squadra e cominciò a dare ordini per il recupero immediato degli Eva.
 
Maya si alzò in piedi, con le mani tremanti. “Maggiore Katsuragi! Posso essere congedata? Io… io… vorrei andare a controllare che…” Indicò impotentemente il pavimento.
 


Gli occhi di Misato si posarono sulla macchia di sangue presente a terra tra loro, proprio dove era caduta Ritsuko. Guardò gli occhi imploranti di Maya e annuì. La giovane tenente si diresse verso l’uscita, in direzione dell’infermeria, mentre un altro tecnico prendeva posto alla sua postazione.
 
‘Questa è un’altra cosa di cui dovremo ‘discutere’ più tardi, Comandante.’ Mise da parte la questione e si concentrò su come tirare fuori i loro eroi dai rispettivi Eva. L’Unità 01 era in pessime condizioni.
 
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Shinji lasciò cadere debolmente la testa contro quella di Asuka. “Ce l’abbiamo fatta. Non ci posso credere che abbia funzionato…”
 


“È stata un’ottima idea, mio dolcissimo baka. Sembra che io non sia l’unico genio in circolazione.” Asuka chiuse gli occhi. “Riesco ancora… a sentire Hikari. È qui dentro, in qualche modo.” Si staccò dal grembo di Shinji e avanzò gattonando nel Plug, allungando le mani come se stesse cercando con il tatto. “È… come se fosse dietro l’angolo o qualcosa del genere…”
 
Shinji annuì. Chiuse gli occhi e affondò più profondamente nel loro legame. “Io… riesco quasi a percepirla meglio ora che non stiamo combattendo… Riesco… riesco quasi a sentirla!” Tese le mani alla cieca, come se potesse raggiungerla.
 
Ci fu un suono come di una porta che sbatte sott’acqua e improvvisamente il grembo di Shinji fu di nuovo occupato da una ragazza adolescente. Asuka guardò scioccata l’apparizione di una Hikari molto corporea e completamente nuda in braccio al suo ragazzo. Le braccia di Shinji la avvolsero di riflesso.
 


Shinji spostò lo sguardo dal volto di Hikari a quello di Asuka. “Buhwha?” disse articolatamente.
 
Il volto di Asuka arrossì. “Puoi sentirla, ho capito! Ora basta!” Gli si avvicinò, tolse Hikari dal grembo di Shinji e la voltò in modo che gli desse le spalle. “Come diavolo hai fatto?”
 


Shinji spalancò gli occhi. “Io… non ne ho idea! Respira?!”



Asuka controllò. Gli occhi di Hikari erano chiusi e sembrava incosciente, ma il suo petto si alzava e abbassava. “Sì… È viva…” Il suo capo si alzò di scatto per incontrare gli occhi di Shinji, e un enorme sorriso le spuntò sul viso. “È viva!”
 
---
 


Hikari si rese lentamente conto di essere sveglia e di essere sdraiata in un letto. All’inizio era difficile separarsi dai sogni. Il suo corpo si sentiva… indescrivibilmente strano. Ma era meglio che non sentire nulla.
 
‘È… è successo tutto per davvero? Madre? Era davvero lei? Lei… lei mi conosceva. Era lei, lo so! È nell’Eva, mi ha protetto!’ Un sospiro e una lacrima di gioia le sfuggirono.
 
“Hikari? Sei sveglia?” disse una voce familiare. Una mano dalle dita sottili prese la sua e la strinse delicatamente.
 


Hikari sbatté lentamente le palpebre e aprì gli occhi. “Asuka?”
 


La sua amica era seduta alla sua destra e le teneva la mano. Ikari-kun era seduto proprio accanto a lei. Hikari sbatté le palpebre mentre i ricordi le tornavano a galla.
 
AmoreFiduciaGioiaFelicitàFiduciaSicurezzaAmoreFiduciaGioiaFelicitàFiduciaSicurezza. Vicinanza oltre la sfera fisica. Fiducia assoluta nell’amore dell’altro. Coraggio impetuoso rafforzato dalla presenza dell’altro accanto. Ricordi e immagini del volto dell’altro in estasi ancora e ancora perché…
 
Hikari arrossì completamente. ‘Ohmiodiomiodiomiodio, Asuka e Ikari-kun vanno a letto insieme! Stanno davvero insieme, completamente! Io… non ho mai visto un amore del genere! Santo cielo, anch’io voglio provare una cosa simile! Ma… perché fanno finta di non stare insieme?’
 


“Stai bene, capoclasse? Sembri… un po’ rossa. Dobbiamo chiamare l’infermiera?” chiese gentilmente Ikari-kun.
 


“No! No! Sto… sto bene! È solo che… uhm…” Si fermò, guardandosi improvvisamente intorno. “Dove sono? Cosa è successo? È… è successo davvero? Abbiamo combattuto contro un angelo?”
 
Asuka e Ikari-kun si guardarono e sorrisero. “Sì, abbiamo combattuto.” disse Asuka. “E tu eri lì. Sei stata assorbita dal nucleo dell’Eva quando il 13° angelo ha infettato l’Unità 03 in qualche modo. Pensavamo che te ne fossi andata per sempre, ma un altro angelo è apparso poche ore fa. Ha messo fuori gioco Rei e gli altri Eva, così io e baka-Shinji abbiamo… ehm… preso in prestito l’Unità 03 per aiutare Rei. In qualche modo ci hai aiutati a combattere l’angelo dall’interno del nucleo. Dopo la battaglia, sei riapparsa in braccio a Shinji. Come hai fatto?”
 
A Hikari mancò il respiro. “Lei… lei mi ha detto di farlo. Mi ha detto che sarei dovuta tornare indietro, ma che lei sarebbe sempre stata lì, a vegliare su di me.”
 
Asuka e Ikari-kun si guardarono di nuovo. “Cosa? Chi ti ha detto questo, Hikari?”
 
“…mia madre. Giurerei di averla sentita parlare.” Hikari si sfregò la fronte, cercando di mettere in fila i ricordi sfocati. “A Matsushiro… quando ho iniziato il test di attivazione, ho sentito che qualcosa non andava. Sentivo… freddo, rabbia, e ostilità all’interno dell’Entry Plug. Ma all’improvviso c’era questa… altra presenza. Calda, confortante, familiare. In qualche modo mi ha tirato fuori dal Plug e poi mi sono trovata… a fluttuare nello spazio, parlando con… mia madre. L-lei disse che mi aveva portata lì per proteggermi da… da qualcosa che mi avrebbe mangiato. E poi… ho potuto sentire t-te e Ikari-kun…” Hikari fece una pausa, mentre il ricordo del loro legame sfolgorante ed estasiante che rimbombava sul link si riaffacciava nella sua mente. “E… poi ho potuto seguirvi e in un certo senso vedere fuori. Abbiamo combattuto contro quella cosa, e quando abbiamo vinto, mia madre ha detto… ‘È ora che tu vada, figlia mia. Ci sono persone che ti aspettano. Soprattutto lui.’ E-e-e poi… Poi mi… mi sono svegliata qui, credo.”
 
Asuka e Ikari-kun si guardarono a lungo. Hikari poteva vederlo ora, il modo in cui i due stavano avendo un’intera conversazione profonda senza pronunciare una parola tra loro. Come aveva fatto a non accorgersene? Aveva liquidato il tutto dicendo che loro due fossero ‘come’ una coppia sposata, ma non si era accorta di come lo fossero realmente. E ora lo vedeva chiaramente. Non aveva mai visto una coppia così unita. Nemmeno nei vaghi ricordi della sua infanzia tra sua madre e suo padre. Si sentiva quasi come un’intrusa tra loro anche solo guardandoli.
 
“Sei certa che fosse tua madre?” chiese Rei.
 


Hikari sobbalzò. Era stata così concentrata su Asuka e Ikari-kun che non si era nemmeno accorta della ragazza dai capelli blu che se ne stava in silenzio dietro di loro. Rei era di nuovo fasciata, come mesi prima, quando Ikari-kun era arrivato. Fitte bende le coprivano il braccio destro e altre ancora sbucavano da sotto l’uniforme scolastica. “Ayanami-san!”
 
“Ti ho chiesto di chiamarmi ‘Rei’, Hikari-san.”
 
“Rei-san, giusto, mi dispiace. Non ti avevo vista lì. Ehm, sì, sono sicura che fosse mia madre. Non so come, ma era sicuramente lei.”
 
Rei sembrò turbata da questa informazione, ma si limitò ad annuire ad Hikari e a rimanere in silenzio.
 
Anche Asuka sembrava turbata. “Tua madre… questo è… interessante.”
 
Hikari si limitò a guardarla. “Perché, cosa significa?”
 
Asuka scosse la testa. “Ne parleremo più tardi. Volevamo solo essere qui quando ti saresti svegliata, ma abbiamo dovuto promettere di andarcene subito dopo. Vogliono fare un sacco di controlli medici su di te. Uscire dal nucleo di un Eva è… un po’ strano. Quindi Wondergirl, baka-Shinji e io ce ne andiamo. Volevamo lasciarti un po’ di tempo da sola con il tuo Babbeo.” Asuka fece un cenno con il mento verso l’altro lato del letto.
 


Gli occhi di Hikari si allargarono e si voltò di scatto.
 
Tōji era seduto dall’altra parte del letto, sorridendole tra le lacrime. “C-ciao, Hikari. Sono… sono così felice che tu stia bene.” Le lacrime che iniziavano a scorrere sulle sue guance facevano quasi sembrare che non lo fosse. Ma Hikari sapeva bene che era così.
 


“T-Tōji…” Gli afferrò la mano. E cominciò a piangere anche lei.
 


Asuka sorrise leggermente mentre si dirigeva verso la porta con Rei e Shinji. “Tratterremo i medici il più a lungo possibile. Usate bene il tempo a disposizione, voi due.”
 
Hikari la sentì a malapena. Aveva occhi solo per una persona. Così si perse Asuka che prendeva la mano di Shinji mentre se ne andava, e lo sguardo curioso, malinconico e un po’ invidioso di Rei che guardava lei e Tōji stringersi in un abbraccio.

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Capitolo 47
*** Capitolo 7.12: Uniti resistiamo ***


Capitolo 7.12: Uniti resistiamo





Tennero impegnati i medici per venti minuti, combinando consultazioni sulle loro lievi ferite (o, nel caso di Rei, un po’ più che lievi) e, una volta esaurite queste, sguardi di morte delle due ragazze a chiunque cercasse di avvicinarsi alla porta dietro di loro. Gli sguardi di Rei sembravano davvero inquietare le persone solo per la pura stranezza di vedere il First Children comportarsi in quel modo.
 
Il momento di andarsene fu sancito da un improvviso grido di Tōji dall’interno della stanza: “LORO DUE COSA?!”



“Ops. Ehm, mi sa che è ora di andare!” disse Asuka dopo che tutti si ripresero dallo sgomento di quell’urlo. Afferrò le mani di Shinji e Rei e li tirò dietro a sé nel corridoio.
 
“Ehi! Aspetta, Asuka, cos’era quello?” chiese Shinji mentre venivano trainati verso gli ascensori a velocità sostenuta.
 
“Io, ehm… può essere che abbia pensato a noi due mentre ero sincronizzata con Hikari. Del tipo che… stavo pensando a… uhm… ieri notte? Quindi mi sa che le ho ‘svelato’ di noi.”



Gli occhi di Shinji si spalancarono e il suo viso arrossì. “L-l-lei lo sa?!” Sbatté le palpebre. “E-e-e quel grido significa che l’ha appena detto a Tōji?!”



“Probabilmente.” Guardò Shinji con uno sguardo leggermente preoccupato. “Sono abbastanza sicura che Hikari non dirà nulla a nessuno, ma che mi dici di Sporting-Babbeo?”
 
Shinji si calmò un po’. “Beh… non credo che andrà a dirlo in giro. Però sicuramente vorrà parlarne con me. Hmm… c’è da dire che lui e Horaki-san si sono avvicinati molto. Spero che questo lo tenga distratto per un po’. Ma… Asuka… se loro lo sanno… e Kaji lo sa… e questo significa che Misato lo saprà a breve… non so come potremo rimanere nascosti ancora a lungo.” La sua mano strinse nervosamente quella di Asuka.
 
Lei annuì. “Lo so. Siamo praticamente spacciati ora che Kaji lo sa. È impossibile che non lo dica a Misato. Ma penso di poterlo convincere a lasciare che siamo noi a dirglielo, a patto che promettiamo di farlo molto presto. Tipo, entro una settimana. Ho anche qualche idea su come farlo.”
 
Raggiunsero gli ascensori e Asuka premette il pulsante. Si guardò intorno per assicurarsi che Rei fosse l’unica persona nelle vicinanze. Una volta accertato che la via fosse libera, lasciò la mano di Rei e strinse Shinji in un abbraccio. “E come ho detto, qualunque cosa accada, una volta che dovremo rendere pubblica la nostra storia, mi assicurerò che tutta la scuola sappia che tu sei mio.”



Shinji la strinse a sua volta e sorrise chiudendo gli occhi per godersi l’abbraccio. Quando li riaprì, notò che Rei li stava fissando intensamente. “Rei, stai bene?”



Rei sbatté le palpebre per essere stata sorpresa a guardarli in quel modo. “Io… voi due siete così belli da vedere… e…” Guardò indietro nel corridoio verso la stanza di Hikari. “Loro… Suzuhara-san e Hikari si guardavano nello stesso modo in cui vi guardate voi due. Penso che… presto saranno come voi. Legati. Più forti insieme. Brillando dentro di loro…” Rei li guardò con uno sguardo quasi affamato. “Spero di trovare anch’io qualcuno che mi guardi in quel modo. Io vorrei che qualcuno… mi volesse bene.”
 
Shinji si staccò dall’abbraccio per scambiare uno sguardo con Asuka. Sembrava confusa tanto quanto lui. “Noi ti vogliamo bene, Rei, lo sai.” le disse Shinji.
 
Rei scosse la testa. “Non è questo che intendo. Intendo quello che vedo tra Suzuhara-san e Hikari, tra te e Asuka.”
 
Gli occhi di Rei si abbassarono sui suoi piedi e arrossì molto. “Intendo amore. L’amore che provo per voi due.”
 
Asuka e Shinji si scambiarono un altro sguardo stupito. Riportarono di scatto la testa verso Rei e chiesero all’unisono “Cosa?!”



“Io… vi amo entrambi.” disse piano la ragazza dai capelli blu. Alzò gli occhi con un notevole sforzo. “Shinji, tu mi hai mostrato premura e compassione quando nessun altro l’aveva mai fatto, nemmeno il Comandante. E Asuka, tu mi hai aiutato a liberarmi da quei farmaci che annebbiavano la mia mente quando avevi tutti i motivi per disprezzarmi e basta. E siete venuti entrambi per me e mi avete salvata in questa battaglia. Io… io vi guardo e so di amarvi entrambi.”
 
“Rei, noi…” Shinji si interruppe. Cosa poteva dire? Guardò Asuka. Anche lei si strinse nelle spalle, non sapendo cosa dire.
 
Rei alzò e scosse le mani per difendersi dalle loro espressioni scioccate. “No! Non voglio intromettermi! Io… non cercherò mai di… di inserirmi nel vostro legame! È troppo bello per essere interrotto! Ma… volevo che lo sapeste entrambi. Ora capisco cos’è questo sentimento. È amore. E proteggerò questo sentimento e voi. Non permetterò che venga fatto del male a voi o al vostro legame, se mai potrò fare qualcosa.”
 
Rei guardò fuori dalla finestra la forma ancora martoriata dell’Unità 01 che giaceva nel Geofront, con le squadre di recupero ancora impegnate. La figura di un uomo alto e vestito di nero era appena visibile al centro, mentre dirigeva le attività. “Non importa chi cerchi di causarlo.”
 
Rei si voltò verso di loro, con il volto colorito. “Io… io dovrei andare.” disse a bassa voce. “Tornerò… tornerò al mio appartamento, e vi lascerò da soli oggi.”
 
Asuka si riprese dal lieve shock. “Ehm, Rei, ora vivi letteralmente accanto a noi. E ceni quasi sempre con noi.” le fece notare.
 
“Uhm… già. È vero. Uhm…” Rei cercò di guardare ovunque tranne che verso di loro.
 
Shinji cercò di chiudere la sua bocca spalancata. Rei era arrossita. Era agitata. Possibile che fosse davvero Rei? E quello che aveva appena detto… davvero? Lei… li amava? ‘Voglio dire, amo Rei come una sorella, e probabilmente è più vicina a me e ad Asuka di chiunque altro al mondo, ma… lei ci ama? Entrambi?’
 
Si accorse che Asuka stava pensando la stessa cosa, ma la rossa si scrollò di dosso la cosa per il momento. “Rei, sei la nostra più cara amica, sei eccezionale in combattimento e ci hai appena aiutato ad uccidere l’angelo più forte che abbiamo mai incontrato. Puoi dirci questa cosa senza diventare rossa come una scolaretta, d’accordo?”



Rei guardò Asuka e arrossì ancora di più. “D-davvero? Voi… Non vi sto mettendo a disagio dicendovi questo?”
 
Asuka scosse la testa. “Abbiamo appena salvato il mondo di nuovo, Rei, nonostante il Comandante Stronzo avesse cercato di farci fuori e di farti combattere da sola. Non mi importa un accidente di quello che pensano gli altri ora, mi importa solo di noi tre. Tu… ci ami?” Asuka scosse di nuovo la testa. “Io… Oggi è stata una giornata troppo assurda per poterlo elaborare. Quindi ce ne occuperemo domani e per ora andiamo tutti a casa. Il mio dolce baka ci deve un grande banchetto della vittoria.” Prese le mani di Rei e Shinji e li condusse nell’ascensore in arrivo.



Il viaggio verso casa fu ancora un po’ imbarazzante dopo la dichiarazione di Rei. Shinji e Asuka erano seduti vicini l’uno all’altra, senza più curarsi di chi li vedesse insieme. Avevano trascorso l’intero viaggio dal Geofront alla superficie rassicurandosi a bassa voce, dicendosi di essere ancora sani e salvi, insieme. L’argomento della confessione di Rei fu messo da parte dalle discussioni per tacito accordo.
 
Anche la cena fu un po’ strana. Shinji aveva preparato velocemente un pasto a base di riso fritto e verdure, vista l’avversione di Rei per la carne, ma la conversazione era stata timida e minima. Ogni volta che Rei guardava uno dei due, arrossiva di nuovo e borbottava nel piatto. Anche se l’umore era alto grazie alla vittoria ottenuta in battaglia, non ci furono grandi chiacchierate.



Alla fine, Rei si era avviata verso il suo appartamento alla porta accanto, avvicinandosi per dare a entrambi un breve abbraccio prima di sgattaiolare via di corsa. Asuka l’aveva seguita con lo sguardo, scuotendo ancora una volta la testa prima di voltarsi verso Shinji e abbracciarlo ancora più forte.
 
“Sono così dannatamente felice che tu abbia avuto questa idea, Shinji. Siamo arrivati giusto in tempo. Rei stava per essere… se fossimo arrivati anche solo un minuto dopo…” gli sussurrò appoggiata sulla sua spalla.



Shinji annuì. Rei sarebbe stata probabilmente uccisa, e poi nulla avrebbe impedito all’angelo di fare a pezzi l’intero Geofront, uccidendo tutti. Lui sogghignò. Quando Asuka si tirò indietro per guardarlo, si spiegò. “È quasi una fortuna che Kaji fosse stato qui per ‘coglierci in flagrante’. Senza di lui, non saremmo mai riusciti a raggiungere l’Unità 03 in tempo.”
 
Asuka storse la bocca, ma annuì. “È vero, ma ora sa di noi, e abbiamo solo fino al prossimo fine settimana prima che lo dica a Misato se non lo facciamo prima noi. Ma ho qualche idea su come muoverci. Una vendetta preventiva per le battutacce che ci farà sicuramente dopo.” Lei ruppe l’abbraccio e gli afferrò la mano, tirandolo verso il bagno. “Adesso vieni. Voglio una doccia prima di andare a letto. E poi voglio te.”
 
---



Asuka faceva le fusa soddisfatta, godendosi il calore di Shinji accoccolato accanto a lei mentre ‘raffreddavano i bollenti spiriti’. ‘Mmm, come ho fatto a farne a meno finora? Non c’è modo migliore di sentirsi confortati e vivi dopo una battaglia che la più primordiale delle unioni. Sei mio fino alla fine di entrambi, Shinji. Non posso immaginare nessun altro con me se non te, qui accanto a me.’ Lo abbracciò più forte. Gli occhi di Shinji si abbassarono dal soffitto e sorrise.



Lei gli punzecchiò il naso. “Terra a Shinji. Dopo quello che abbiamo appena finito di fare, mi dà un po’ fastidio che tu stia evidentemente pensando ad altro se non a me, Third Children.”
 
Lui sorrise di nuovo e diede una piccola scrollata di spalle. “Mi è rimasto in testa una cosa che ha detto Hikari. Sul fatto di aver visto sua madre nel nucleo. E… non so cosa pensare. Quando ero nell’Unità 00 durante le prove di compatibilità incrociata, non ho visto mia madre, né quella di Rei… Mi è sembrato di vedere un’altra Rei, ma… un po’ strana. All’epoca pensai che fosse solo un’impressione lasciata da Rei, visto che è il pilota dell’Unità 00, ma se fosse stato qualcos’altro? Non ricordo di aver provato una sensazione simile quando ero nell’Unità 02 con te, e nell’Unità 03 c’era decisamente Hikari… ma potevo sentire qualcos’altro dietro di lei. Era sua madre? Come…” Shinji si interruppe, incapace di articolare l’enigma.
 
Asuka aguzzo gli occhi, pensando. “Noi… noi sappiamo che le persone possono essere trascinate nel nucleo senza morire. Hikari ce l’ha dimostrato… hmm…”
 
Si distese di nuovo, studiando il soffitto a sua volta. “Io… ho sempre sentito… qualcosa nell’Unità 02. Qualcosa di caldo, di confortante. L’Unità 01 ti fa sentire così?”
 
Lui annuì.
 
“Hmm… e poi… tua madre è scomparsa durante l’Esperimento di Contatto, la mia invece no… ma quando ho pensato a lei durante un Sync Test, il mio Sync Rate è salito, proprio in quell’esatto momento… Ma…” ‘Corpo, mente, anima… cosa ha fatto quell’esperimento a mia madre? La madre di Shinji è scomparsa del tutto. Hikari è stata… trascinata all’interno? Che l’anima… migri? Chi o cosa ho visto quando ero dentro al 12° angelo? Proprio alla fine, mi è sembrato di vedere… una cosa così familiare…’
 
Il cuore di Asuka si fermò.
 
Si sollevò di scatto, mettendosi improvvisamente seduta, con un movimento che fece scivolare via coperte e lenzuola. Cercò di respirare, ma i suoi polmoni non le obbedivano. I suoi occhi bucavano l’aria di fronte a lei, ma non vedevano nulla…



Shinji si alzò allarmato, spaventato dall’improvviso shock della sua amata. “Asuka? Cosa c’è? Stai bene?”



Lei si voltò improvvisamente verso di lui, le sue braccia si aggrapparono alle spalle di Shinji con una forza disperata. “Shinji! So dove sono loro!
 
Shinji trasalì alla stretta di Asuka, ma le mise le braccia intorno, tenendola stretta a sua volta. “Chi?” chiese, confuso.
 
Le nostre madri!

 
FINE DEL CAPITOLO 7

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Capitolo 48
*** Capitolo 8.1: Avvento ***


Capitolo 8.1: Avvento





Il volto di Shinji attraversò un caleidoscopio di emozioni, mentre Asuka esponeva le prove che avevano portato alla sua dirompente conclusione. Le emozioni che provavano quando si sincronizzavano con i loro Eva. La sensazione di una seconda persona dietro Hikari nell’Unità 03, che lei stessa sosteneva essere sua madre. Il fatto che nessun altro nella loro classe avesse la madre ancora in vita. E soprattutto, l’impossibile coincidenza che entrambe le loro madri fossero scomparse o impazzite dopo il loro rispettivo Esperimento di Contatto, e che a ciascuna di loro fosse assegnato il rispettivo pilota.
 
“L’ha detto anche Hikari: i piloti di Eva sono uno su un miliardo… e il caso vuole l’ultimo pilota fosse proprio qualcuno con cui andiamo a scuola? Non può essere una coincidenza…”
 


Shinji si limitò a stringerla e a puntare il suo sguardo a oltre un milione di chilometri di distanza. Il suo volto si contorse per la rabbia e cominciò a tremare.
 
“Lui sa. Lui deve sapere!” ringhiò.
 


“Chi?”
 
“Mio padre. Lui deve saperlo! Era al sito di recupero dell’Unità 01 prima ancora che ci tirassero fuori dall’Unità 03, ma non era lì per Rei! È rimasto lì anche dopo che lei è stata mandata a recuperarci all’ospedale, ha detto! Ed era ancora lì quando ce ne siamo andati. Mi ha mandato via subito dopo l’Esperimento, ma è rimasto dove c’era l’Unità 01! Lui deve saperlo che mia madre è lì dentro! Allora perché non ha detto nulla?!”
 
Asuka lo guardò a sua volta. Tutto questo era… doveva essere vero. E questo significava che qualcuno doveva sapere anche di sua madre… e nessuno aveva fiatato. In un certo senso, capiva perché si sarebbe dovuto mantenere il segreto: nessuno che lo sapesse avrebbe voluto ammettere che gli Evangelion erano essenzialmente alimentati da sacrifici umani e da Children con un’infanzia difficile… E tenerlo nascosto a loro, ai piloti, era quasi altrettanto importante.
 
“Siamo già abbastanza affranti, Shinji. Dirci che stiamo utilizzando le anime delle nostre madri per far funzionare gli Evangelion è… beh, questo ci lascia al punto in cui siamo ora. Confusi, arrabbiati e a chiederci perché…”
 
Shinji la guardò sbattendo le palpebre per un attimo, poi la tirò vicino a sé e affondò il viso tra i suoi capelli. “Tu sei come me… Io… io… vorrei essere intelligente come te, Asuka. Tu… tu non stai impazzendo come me.”
 
Asuka strinse gli occhi e respinse le lacrime che volevano uscire. “Baka-Shinji… Sai che anch’io sto provando le stesse cose. Mi sto solo tenendo la mente occupata con altre cose. Tipo… chi altri lo sa? Tuo padre, il Vicecomandante Fuyutsuki… la dottoressa Akagi deve saperlo. Nessuno meglio di loro sa come funzionano gli Eva. Almeno loro devono saperlo. Scommetto che lo sanno anche quei vecchi della Commissione per il Perfezionamento dell'Uomo che mi hanno interrogata. Sono i capi di tuo padre, devono saperlo.”
 
Asuka iniziò a sentirsi tremare. ‘No no no no non iniziare a perdere la testa, Sōryū… Mama! Mama, tu sei sempre stata con me! MAMA!’
 
“Quindi cosa facciamo?” La domanda stranamente calma di Shinji la fece uscire da quel pensiero. “È che mio padre non mi dirà nulla. Cosa possiamo fare? Provare a vedere se il Vicecomandante Fuyutsuki ci dice qualcosa? È sempre con mio padre, quindi probabilmente è da escludere. La Commissione non è nemmeno in Giappone. Quindi… la dottoressa Akagi? O… non so nemmeno io. Ti prego, dimmi che hai un’idea, Asuka.”
 
“Io…” Asuka pensò furiosamente, sforzandosi di rimanere concentrata. “Io… Dobbiamo… La prossima volta che saremo nei nostri Eva, dobbiamo provare a contattarle direttamente. Ci sono alcuni livelli di comunicazione. Quando… quando ho formato un pensiero come se stessi parlando con Mama, c’è stato un balzo notevole nel mio Sync Rate, ricordi? Quando si arriva a quel certo livello, loro possono sentirci… noi… dobbiamo provare a parlare con loro. Non se ne sono andate… sono lì dentro.” ‘Oh Gott oh Gott oh Gott, Mama voglio vederti così tanto ti prego ti prego ti prego fa’ che tu sia lì…’
 
“Ma Misato-san ha detto che gli Eva sono tutti talmente malridotti che ci vorranno settimane di riparazione prima che qualcuno di loro, a parte l’Unità 03, sia in grado di fare qualunque cosa. Non ne avremo la possibilità per un po’.” disse Shinji con tristezza.
 
‘Nonononononono voglio Mama ora ora ora ora o… Basta. Cerca di darti una calmata, Sōryū, prima che incominci davvero a stritolare le costole del tuo ragazzo.’ Si sforzò di rilassare un poco la stretta su Shinji. “Ok. Noi… troveremo un modo. Parleremo con… scheiße… Rei. Ha detto di non conoscere sua madre. Dobbiamo dirglielo. E penso che dovremmo andare con Misato quando lei farà visita alla dottoressa Droga-La-Nostra-Migliore-Amica-Finché-A-Stento-Sbatte-Le-Palpebre e vedere cosa riusciamo a scoprire senza dirle quello che sappiamo. Perché non credo che quella strega dai capelli biondi troverà improvvisamente il coraggio di dirci perché ce l’hanno tenuto nascosto per dieci anni…”
 
“Rei… oh cielo… ha detto che non sapeva nemmeno cosa fosse successo a sua madre… Scommetto che ora noi lo sappiamo…” sussurrò Shinji, con rinnovato orrore sul suo volto.
 
Asuka annuì. Dobbiamo dirglielo. Ha il diritto di sapere quanto noi. E poi decidere sul cosa fare dopo.”
 
“Io penso che… Misato-san non lo sappia. Non è il tipo di persona che ce lo nasconderebbe.” disse Shinji, per metà a sé stesso. “Lei… saprà cosa fare.”
 
Asuka scoppiò in una risata quando le venne un’idea. Shinji si fece indietro per guardarla con un’espressione di confusione.
 


“Dobbiamo dire a Misato di noi due entro la fine della settimana.” disse Asuka. “Se mettiamo assieme la storia delle nostre madri, potremmo distrarla così tanto che si dimenticherà di dirci di smettere di andare a letto assieme. Sono sicura che cercherà di fermarci, non che noi glielo permetteremo. Se non altro, possiamo far notare che oggi pomeriggio abbiamo salvato il mondo di nuovo, nonostante il tentativo del Comandante Stronzo di tenerci fuori dai giochi, così ci daranno abbastanza tregua da permetterci di dormire dove vogliamo.”
 
“Lo spreso.” disse Shinji a bassa voce. “Non so per quanto tempo potrei sopportare di dormire senza te accanto. Soprattutto dopo… cielo, Asuka. Sono vive! Madre…”
 
Asuka deglutì e posò il suo capo sulla spalla di Shinji, accoccolandosi più vicino. “Già… non riusciremo a prendere sonno per un bel po’, me lo sento, ma… in questo momento sono davvero felice che tu sia qui con me. Questa sera ancora più delle altre, sono contenta di non essere sola. Tenerti abbracciato mi impedisce di correre in giro ad urlare questa cosa… sai cosa significa Mama per me. E so cosa deve significare per te la tua.”
 
Shinji annuì. “Io sarei… Non so più cosa sarei senza di te, Asuka. Ma so che qualunque cosa fosse non mi piacerebbe per nulla.” La strinse a sé e sospirò. “Io… cielo, che giornata. Ma loro… non sono davvero morte. Sono lì dentro. E saperlo è… tutta questa giornata è valsa la pena solo per questo.”
 
Asuka annuì. “Non sono morte. E se siamo riusciti a tirar fuori Hikari, troveremo un modo per far uscire anche loro. Posso anche aver visto seppellire il corpo di Mama, ma se la sua anima è ancora lì dentro… c’è speranza. E voglio davvero presentarle il mio ragazzo.” Nell’oscurità riuscì ad accennare un piccolo sorriso.
 


“Oh… uhm… sì…” Shinji sembrò improvvisamente nervoso.
 
Asuka rise dolcemente. “Rilassati, baka. Ti adorerà, ne sono certa. L’impavido ragazzo al mio fianco in battaglia, che ha ucciso un angelo con me e Mama dopo poche ore che l’ho incontrato? Quello che mi rende felice e mi tiene stretta a sé la notte? Quello che ho scelto e che amo? La prima ed unica persona ad amarmi da quando Mama se n’è andata? Andrai benone. Voglio solo l’approvazione di Mama.”
 
Shinji ridacchiò debolmente. “Io… sono ancora un po’ spaventato, Asuka, ma ora sono più terrorizzato dall’idea di essere presentato alla mamma della mia ragazza… Grazie.”
 


“Non c’è di che, mio dolce baka. Ora tienimi stretta finché non riusciremo a prendere sonno.” Il suo tono voleva essere tagliente e arrogante, ma la sua feroce stretta diceva ben altro.
 
“Sì, tesoro.” disse con un sorriso più calmo di quanto gli fosse stato possibile fino a pochi minuti prima.

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Capitolo 49
*** Capitolo 8.2: Avvento ***


Capitolo 8.2: Avvento





L’interno del Geofront era buio anche nelle migliori delle circostanze. Con tutti i danni subiti a causa della battaglia e la complicità di una notte parzialmente nuvolosa, avrebbe dovuto essere ancora più buio del solito. Ma l’area intorno ad ogni Evangelion malridotto risplendeva grazie alla luce di tutti i riflettori installati, trasformando ogni sito di recupero in un’area di lavoro più illuminata che alla luce del giorno, ma con molte più ombre emanate da ogni figura.
 
E al centro della zona di recupero dell’Unità 01 c’era un’ombra nera, nella sua bolla di silenzio.
 


Era rimasto lì per ore, sin dai primi minuti dopo la fine della battaglia. Non diceva molto, ma stava nell’occhio del ciclone, con le squadre di recupero e i tecnici Evangelion specializzati che gli giravano intorno. Ma anche nel suo silenzio, tutti gli operai presenti sentivano il suo sguardo bruciare nella nuca, mentre lottavano per estrarre l’Entry Plug, per poi iniziare a smuovere il giunto di alimentazione distrutto, cercando di riparare l’Unità 01 abbastanza da poterla spostare nelle gabbie di ancoraggio, per i lavori molto più complessi che sarebbero stati necessari per renderla di nuovo pronta al combattimento.
 
E lavoravano a pieno ritmo. Lo sguardo gelido e infuocato del Comandante Ikari non permetteva nulla di meno. Solo un uomo era parzialmente immune a quello sguardo: in parte perché passava gran parte del suo tempo in piedi dietro a lui, ma soprattutto perché ricordava i giorni di un tempo passato, quando ancora non portava gli occhiali. È impossibile dimenticare il primo incontro con un uomo quando si tratta di pagare la sua cauzione per aggressione e percosse in stato di ebbrezza.
 
Il suo non emanare la tensione che il Comandante Ikari faceva sentire a tutti era in gran parte il motivo per il quale le squadre di recupero si rivolgevano in primo luogo al Vicecomandante quando avevano rapporti e aggiornamenti destinati al Comandante. Lo stesso Gendō sembrava comunque gradire questo modo di procedere. Gli permetteva di mantenere l’isolamento dagli altri che preferiva. Nonostante l’aura intimidatoria e il silenzio magistrale di cui il Comandante Ikari si circondava, Kōzō Fuyutsuki sapeva meglio di chiunque altro ancora in vita quanto Gendō evitasse di avere a che fare con altre persone il più possibile. Paura di intrattenere relazioni, rabbia, persino timidezza… i motivi non avevano più molta importanza. L’effetto era così consolidato che nessuno ci pensava più. Al di fuori delle situazioni in cui ci fosse da presentare rapporti ufficiali, quasi tutti si rivolgevano al Vicecomandante ogni volta che se ne presentava l’occasione.
 
Fuyutsuki ricevette una cartellina piena di rapporti dal capo della squadra di recupero con un cenno severo e la sfogliò prima di rivolgersi al Comandante Ikari. “Sono riusciti a rimuovere il rivestimento danneggiato dal punto di accesso ai sistemi principali e ad ancorarlo. Nonostante i danni, lo strato interno ha retto. Il nucleo è intatto, tutte le letture sono nella norma.” Passò la cartellina a Gendō perché controllasse tutti i dettagli che desiderava.
 


Il comandante lo sfogliò velocemente, probabilmente gli sfuggì qualcosa, ma la questione più importante aveva già avuto una risposta. L’unica questione che a Gendō interessava davvero, che lo avrebbe mai interessato. ‘Yui stava bene.’ Passò di nuovo la cartellina a Fuyutsuki con un cenno e tornò a guardare la forma martoriata dell’Unità 01.
 
L’Evangelion aveva subito così tanti danni a causa della battaglia, della caduta dalla superficie e dall’essere stato lanciato contro il quartier generale della Nerv che probabilmente ci sarebbero voluti giorni prima che riuscissero a spostarlo nelle gabbie di ancoraggio per iniziare il grosso dei lavori di riparazione. Gendō era arrivato sul posto quasi prima che il rumore della battaglia si affievolisse e aveva assunto il comando del recupero. Avevano impiegato quasi un’ora solo per rimuovere la copertura dell’armatura che chiudeva l’ingresso dell’Entry Plug e poter utilizzare i sistemi di espulsione di emergenza per far uscire Rei. Gendō aveva supervisionato il processo da vicino, ma una volta che Rei era stata recuperata dall’Entry Plug e aveva confermato di aver riportato solo ferite di lieve entità, aveva semplicemente ordinato di mandarla all’ospedale e si era concentrato nuovamente sulla squadra che lavorava al nucleo. Non aveva nemmeno visto Rei di persona.
 
Fuyutsuki scosse la testa. Ovviamente Gendō era più preoccupato per lo stato di Yui, ma ci erano volute ore per arrivare al punto di accesso dell’Entry Plug e fare anche solo un controllo remoto. La posizione prona dell’Eva e l’armatura sfregiata e fusa impedivano un controllo più diretto, e anche quando Rei era stata estratta sapevano che sarebbero passate ore prima di avere conferme sullo stato del nucleo. Tuttavia, non sorprendeva che Gendō non fosse stato in grado di allontanarsi dal luogo di recupero. Fuyutsuki sapeva come l’ossessione di Gendō lo dominasse. Rei avrebbe potuto meritare almeno un momento di attenzione, o anche suo figlio…
 
Il treno dei pensieri del vecchio professore fu interrotto dal trillo del cellulare nella tasca dell’uniforme. Lo estrasse e ascoltò la chiamata dal Central Dogma con un’espressione dura. Sospirò stancamente, chiuse la chiamata e si rivolse al Comandante Ikari.
 
“Il Consiglio degli Anziani ci ha convocato. Vogliono una spiegazione per tutto questo, subito.” disse a bassa voce. Nessuno, a parte il Comandante, aveva bisogno di sentire queste parole.
 
Gendō si limitò a mugugnare, continuando a guardare l’Unità 01.
 
“È da un po’ che stanno aspettando…” Fuyutsuki incalzò il suo vecchio allievo.
 
Gendō si voltò finalmente dal guardare l’Evangelion immobile. “Il nucleo è intatto. Non potevamo andarcene prima di sapere questo. Ora possiamo andare ad occuparci del Consiglio.”



Detto questo, si diresse verso la piramide danneggiate del quartier generale della Nerv.

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Capitolo 50
*** Capitolo 8.3: Avvento ***


Capitolo 8.3: Avvento





“Ikari, i Magi riferiscono di danni ingenti alle difese in superficie e che l’angelo è riuscito a penetrare nel Geofront prima di essere fermato. Spiega come è stato possibile che ciò sia accaduto.” disse la voce di Seele-02.
 
Gendō non lasciò trasparire il suo fastidio. Si limitò a guardare con attenzione il monolito olografico nero con su scritto AUDIO ONLY.
 


“L’angelo, designato come Zeruel, si è dimostrato estremamente rapido e potente. È apparso sui nostri sensori e si è avvicinato a Tokyo-3 troppo velocemente per poter schierare gli Eva prima che fosse all’interno della città. Hanno ingaggiato l’angelo una volta in superficie in città. Le Unità 00 e 02 sono state schierate sotto il controllo del Dummy Plug. L’angelo le ha neutralizzate in breve tempo. Il pilota Ayanami, a bordo dell’Unità 01, ha danneggiato l’angelo, che però l’ha spinta attraverso uno dei punti di accesso al Geofront. A quel punto, i danni subiti dall’Unità 01 a causa della caduta hanno reso necessaria l’attivazione dell’Unità 03 come misura di emergenza per continuare la battaglia. L’Unità 01 e l’Unità 03 hanno poi distrutto l’angelo.” disse Gendō con calma.
 
“Avevamo ordinato il fermo dell’Unità 03 a causa di una sospetta contaminazione angelica! Non era presente il Fourth Children e non c’era nessun Entry Plug predisposto! Come avete fatto ad attivarlo?” chiese con rabbia Seele-05.
 
Gendō dovette lottare per non serrare i denti. Non sarebbe stato facile da spiegare. “Il Second e il Third Children hanno preso posto nell’Entry Plug.”
 


“Il Second e il Third Children sono stati esonerati dal ruolo di pilota. Tu ci avevi assicurato che i Dummy Plug avrebbero reso inutile il loro impiego alla luce della loro insubordinazione e incapacità ad eseguire gli ordini. Spiega.” chiese Seele-08.
 
“L’Unità 01 era di fatto paralizzata per via dei danni subiti. Il Second e il Third Children sono stati temporaneamente riabilitati come piloti.
 
Seele-07 sembrò incredulo. “E ha funzionato? Sono riusciti ad attivare l’Unità 03 senza un’anima affine nel nucleo?”
 
“Sì.” disse Gendō stizzito. La lotta per l’autocontrollo occupava ancora la maggior parte della sua forza di volontà.
 
“E come? Come hanno fatto i piloti a mantenere un legame con un’anima sconosciuta senza un addestramento specializzato?”
 
“Hanno utilizzato un doppio Sync. Il loro Sync Rate combinato è stato sufficiente per dispiegare l’Unità 03 e ingaggiare l’angelo. La loro conoscenza col Fourth Children è stata sufficiente, in quelle condizioni, per mantenere una sincronizzazione minima con l’Evangelion. Inoltre, il Fourth Children… è stato recuperato dal nucleo dell’Unità 03 alla fine della battaglia. Ho ordinato di mantenerla sotto osservazione nell’ospedale del Geofront fino a nuovo ordine. L’estrazione del Fourth Children rende improbabile che il Second e il Third Children possano ancora pilotare l’Unità 03.”
 
Si trattenne da qualsiasi espressione o sentimento che potesse sfuggire al suo controllo. Non poteva lasciare trasparire nulla. Non ora, non a questi uomini. Ma era difficile, molto difficile…
 
‘È uscita. È USICTA. È possibile! Ma come? Come ha fatto il Third Children a farla uscire? Yui…’
 
Trattenne il pensiero a forza. Non ora, non ora.
 
Era rimasto in silenzio troppo a lungo. Gli Anziani presero per buona la sua risposta.
 
“Come avete fatto a recuperare il Fourth Children dal nucleo dell’Unità 03? Non era mai successo prima!” disse Seele-03.
 
“Ignoto.” disse Gendō con il minor tono di voce possibile. “Si è ricostituita all’interno dell’Entry Plug al termine del combattimento.” ‘Vorrei davvero saperlo. Si può fare! Yui! Ti tirerò fuori di lì! Aspettami!’
 
“Se non è accaduto a seguito di un’azione intrapresa dalla Nerv, la possibilità di contaminazione angelica del Fourth Children è un rischio troppo alto per la sicurezza. Deve essere rimossa dall’incarico di pilota di Evangelion fino a quando le analisi non dimostreranno che è completamente pulita.” rimbombò l’inconfondibile e roca voce di Lorenz Keel dal monolito Seele-01. “Le tue aspettative sulle prestazioni del Dummy Plug System erano evidentemente troppo alte, Ikari. Il Second e il Third Children dovranno essere encomiati per i loro sforzi e reintegrati in modo permanente.”
 
“Il Second e il Third Children non sono adatti a seguire gli ordini. I Dummy Plug sono molto più affidabili.” protestò freddamente Gendō.
 
Seele-01 fu implacabile. “Eppure hanno fallito nel combattimento contro l’angelo, e voi siete stati salvati solo dai Children. I Dummy Plug non sono sufficienti. Non saranno rimessi in campo finché avremo a disposizione dei Children con prestazioni superiori. Se il Second e il Third Children non rispondono adeguatamente agli ordini, trova il modo di convincerli che è nel loro interesse farlo.”
 
“Quindi chi piloterà l’Unità 03, se il Fourth Children è a rischio di contaminazione?”
 
“Vi manderemo il Fifth Children.” disse Seele-01.
 


‘Fifth Children? Appena dopo aver ‘trovato’ il Fourth? Keel deve sapere che considererò chiunque mandino come una spia. E lui sa che io lo so.”
 
Gendō non lasciò trasparire alcun segno di disappunto. “Molto bene. Prepareremo il nucleo dell’Unità 03 per la sincronizzazione del nuovo pilota.” Fece una pausa. “E come farà il Fifth Children a sincronizzarsi con l’Unità 03?” chiese freddamente.
 
“Il Fifth Children è addestrato per la sincronizzazione con nuclei sconosciuti.” disse Seele-01, altrettanto freddamente. “Lo userete.” Era un ordine.
 
“D’accordo.”
 
I monoliti svanirono. Le luci nella stanza si illuminarono quel tanto che bastava per mostrare il Vicecomandante Fuyutsuki in piedi qualche metro dietro a Gendō.
 
“Il Fifth Children.” disse il vecchio professore. “Molto prima del previsto.”
 


“La Seele sta giocando la sua carta in anticipo. Avvisa la Sezione 2 di prepararsi ad una maggiore sorveglianza del Fifth non appena arriverà. Sono certo che non si tratterà di un semplice pilota.” ordinò Gendō passando accanto all’anziano uomo e andando verso la porta.
 
“Andrò ad interrogare il Fourth Children. Deve sapere qualcosa.”
 
La porta si chiuse alle sue spalle, lasciando Fuyutsuki da solo nella penombra della stanza. Scosse tristemente la testa. “Ikari… undici anni e ancora non riesci ad accettare che forse è questo che Yui ha scelto?”

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Capitolo 51
*** Capitolo 8.4: Avvento ***


Capitolo 8.4: Avvento





“Andiamo, Asuka. Dobbiamo alzarci.”
 
La massa di capelli rossi, tutto ciò che riusciva a vedere della sua ragazza, si agitò contro il suo petto. “N’n v’glio. S’ sta b’ne. È c’ldo q’ì.”
 
Shinji lasciò ricadere la testa sul cuscino. “Dobbiamo alzarci prima che Misato si svegli e ci scopra, lo sai.”
 
“C’nque m’nuti…” borbottò lei.
 
“Asuka… ci faremo beccare così…” cercò di protestare Shinji, ma anche lui non si sforzò molto per alzarsi.
 
“Siamo già stati beccati, Shinji. Kaji lo dirà a Misato domenica. Per questo dobbiamo dare il via al mio piano per dirglielo noi.” La voce di Asuka fu più comprensibile quando finalmente alzò il capo per aggrottare le sopracciglia verso Shinji. “Quindi voglio godermi tutto il tempo che posso, giusto nel caso Misato cerchi di separarci.”
 
“E che ne dici di alzarci perché abbiamo qualcosa di importante da dire a Rei?” chiese dolcemente.
 


Gli occhi di Asuka passarono in un attimo da assonnati a vigili. “Ah, già… accidenti…” Si mise a sedere, le coperte ammucchiate intorno alla vita. “Uff. Va bene, sono sveglia. Tu vai in camera tua e io esco appena ti sento dire che la via è libera.”
 


Shinji aprì la porta della stanza solo un pelo e constatò che non c’era nessun Maggiore della Nerv in giro che potesse vederlo. Attraversò il corridoio per raggiungere la sua stanza, usata raramente. Ormai era poco più che un ripostiglio per i suoi vestiti. Erano settimane che non ci passava la notte, cosa di cui era altrettanto felice. La spolverava ancora compulsivamente, sia per le sue abitudini in campo di pulizie, sia per assicurarsi che apparisse come se ci dormisse ancora se Misato avesse mai controllato.
 
Un quarto d’ora per vestirsi e prepararsi per la giornata portarono Asuka in cucina mentre Shinji ancora preparava la colazione. “Nessun segno di Misato?” chiese, entrando come se si stessero parlando per la prima volta la mattina.
 


“No.” Shinji scosse la testa.
 
Asuka lanciò un’occhiata da dietro la spalla al soggiorno e alla porta della camera di Misato. “Aspetta.”
 
Si avvicinò e aprì silenziosamente la porta di pochi millimetri. “Non è nemmeno qui, Shinji. Il suo futon non è stato nemmeno disfatto da quando l’hai sistemato. Sembra che abbia passato di nuovo la notte al Geofront.”
 
“Lo fa troppo spesso.” disse Shinji accigliato.
 
Asuka scrollò le spalle tornando in cucina. “È dura per lei, ma abbiamo appena avuto un grosso attacco da parte di un angelo che ha distrutto tutto, quindi non è una sorpresa. E…” Si avvicinò dietro a Shinji. “Niente Misato significa che posso fare questo.” Gli posò con cura un bacio sulla nuca mentre lo avvolgeva con le braccia.
 
“IIiiih!” Shinji sussultò mentre la sensazione gli fece correre un brivido lungo la schiena. “La padella scotta! Non è valido!”
 
“Il fatto che tu debba stare lì a subire è metà del divertimento.” disse Asuka ridendo.
 


Mangiarono in un confortevole silenzio. Asuka si calmò un po’ quando quello che si erano prefissati di fare quella mattina le balenò nella mente. “Siamo pronti a dire a Rei dove si trova probabilmente sua madre?”
 


Shinji esitò, ma annuì. “Sì. Stavo… Stavo pensando che avremmo potuto farlo dopo colazione. In realtà ero convinto che a quest’ora sarebbe già stata qui da noi.” Guardò verso il corridoio che portava alla porta d’ingresso.
 


“Metti da parte la sua colazione, potrebbe sentirsi più a suo agio a parlarne nel suo appartamento, e questo eviterà che Misato torni a casa nel bel mezzo. Non voglio che Misato scopra questa cosa prima che noi siamo pronti a dirle di noi due. Speriamo che questo la distragga e le impedisca di arrabbiarsi con noi come potrebbe fare.”
 
Shinji annuì e preparò la colazione di Rei per il viaggio verso il suo appartamento. Era letteralmente la porta accanto, ma Shinji si assicurò comunque che fosse tutto pronto per una piccola passeggiata.
 
Asuka si infilò le scarpe mentre si fermarono alla porta.” Io spero… Gott, Shinji, ti rendi conto di cosa ha detto ieri? Voglio dire… lei ci ama? Io… cosa potremmo mai dire a riguardo?”
 
Shinji guardò nervosamente il pavimento. “Io… tu sei tutto quello che voglio, Asuka, lo sai questo. Ma Rei… Io…” Il suo capo si rialzò e sorrise cautamente. “Tu sei come me. Sei troppo meravigliata all’idea che un’altra persona possa amarti per sentirti a disagio, ma no… non riesci proprio a pensare di essere in grado di gestirne più di una…”
 


Asuka annuì. “Ma tu tieni ancora a lei, anche se non… in quel senso. E non vorresti mai farle del male… sbattendole la porta in faccia.”
 


Il sorriso di Shinji era un po’ più sicuro. “Quindi facciamo attenzione quando le diciamo che è sempre nostra amica, indipendentemente da tutto il resto.”
 
Asuka annuì e gli prese la mano mentre premeva il pulsante per aprire la porta. “Allora andiamo a…” si bloccò.
 
L’uscita della porta era occupata. L’alto agente della Sezione 2 abbassò la mano dal campanello e guardò i Children. “Piloti Sōryū e Ikari. Il Comandante Ikari richiede la vostra presenza immediatamente. Venite subito con noi.”
 

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Capitolo 52
*** Capitolo 8.5: Avvento ***


Capitolo 8.5: Avvento





‘Sto iniziando a stancarmi di questo maledetto ufficio inquietante e del suo maledetto inquilino inquietante.’ pensò Asuka mentre venivano condotti all’interno dai taciturni scagnozzi della Sezione 2 che li avevano prelevati. ‘Diagrammi cabalistici nel pavimento e nel soffitto, uso eccessivo del nero e del rosso nell’arredamento, tenerci a 40 metri di distanza dalla sua dannata scrivania… l’aspirante emo-gotico più potente del pianeta ha paura che gli trasmettiamo i pidocchi se ci avviciniamo troppo, o ha semplicemente paura che scopriamo che la sua scrivania è ricoperta di pessime poesie e giornaletti porno?’



Le guardie li fermarono a poco più della metà del vasto vuoto dell’ufficio, ancora ad almeno 30 metri dalla scrivania. Lei e Shinji erano in piedi, un po’ distanziati. Asuka regolò con attenzione la sua espressione con un misto di calma e disprezzo. Se un tempo avrebbe considerato la presenza di fronte al Comandante Ikari come un’occasione di elogio quale pilota di Eva o di riconoscimento della sua superiorità rispetto agli altri, ora era un esercizio per trattenere l’impulso a ridergli in faccia. Il Comandante Ikari ora era fermamente e irrevocabilmente ribattezzato ‘Comandante Stronzo’ nella sua testa. Sollevare lei e Shinji dall’incarico dopo che avevano salvato la situazione e Hikari? Cacciarla dal lavoro per il quale si era addestrata per tutta la vita? E trattando Shinji, il suo Shinji, come spazzatura da buttare?
 
‘Ok, ok, forse anch’io mi sono comportata un po’ da stronza con lui quando non riuscivo a capire perché fosse sempre nei miei pensieri, ma ora mi sto rifacendo!’ ammise a sé stessa. ‘E Gott, quanto vorrei che potessimo tenerci per mano in questo momento. Non so perché il Comandante Stronzo ci abbia fatti chiamare, ma mi sentirei meglio, e quanto vorrei sbattergli in faccia la nostra felicità. Il mio baka non ha più bisogno di te, bastardo. Ora ha me, Wondergirl e Misato, persone che lo apprezzano. Lo tratti come una merda per dieci anni e improvvisamente decidi di avere bisogno dei suoi servigi? E oh, a proposito, non dirci che le nostre MADRI sono nei nostri Eva! Sai dove puoi ficcarti un bell’Entry Plug?’
 
Il Comandante Ikari li guardò per un attimo con le mani giunte.



Asuka lo guardò a sua volta, determinata ad attendere che fosse lui ad iniziare.



“Il Comitato delle Nazioni Unite che supervisiona la Nerv ha ordinato di encomiarvi entrambi per le vostre azioni nella battaglia contro il quattordicesimo angelo, designato come Zeruel.” esordì il Comandante Supremo della Nerv. “Come da ordini: Second Children, Third Children. Ottimo lavoro.”
 
Asuka lo guardò, trattenendo a stento la bocca dal cadere. ‘È tutto qui? Ci ha fatto trascinare qui dalla sua Gestapo per darci l’encomio più sobrio del mondo dopo che gli era stato ordinato di farlo?’



“Le vostre azioni hanno aiutato il First Children a difendere con successo il quartier generale della Nerv. Entrambi siete stati reintegrati allo stato di piloti attivi. Finché i danni all’Unità 01 e all’Unità 02 non saranno stati riparati, in caso di un altro attacco degli angeli sarete entrambi impiegati nell’Unità 03, in assenza di un altro pilota.” proseguì con lo stesso tono.
 
Il cuore di Asuka sussultò. ‘Aspetta… cosa? Siamo… siamo reintegrati? Sono ancora un pilota?!’ Non poté fare a meno di voltare il capo di lato per incontrare gli occhi di Shinji. Anche lui aveva gli stessi occhi spalancati di lei. ‘Siamo ancora piloti! Possiamo incontrare Mama! Noi… aspetta…’



Asuka fece del suo meglio per mantenere uno sguardo tagliente verso il Comandante Ikari. “L’Unità 03? ‘In assenza di un altro pilota’? Abbiamo salvato Hikari! Perché noi due invece di lei? Siamo molto meglio tatticamente, ne sono certa, ma l’Unità 03 non è il suo Evangelion?” ‘E se quella che abbiamo avvertito accanto a lei era davvero la madre di Hikari, non significa che l’Unità 03 dovrebbe funzionare solo con lei?’
 
“Al Fourth Children è stato rimosso lo stato di pilota attivo.” disse senza cambiare tono. “Piloterete congiuntamente l’Unità 03 fino a quando i vostri Evangelion abituali non saranno stati riparati per essere efficaci in combattimento.”



“Perché sollevarla dall’incarico? Ieri all’ospedale stava benissimo!” ‘Cosa che forse sapresti se ti fossi preso la briga di andare a trovare lei, Rei o noi mentre eravamo lì. Ma no, hai passato tutta la sera al sito di recupero dell’Unità 01…’ Asuka riuscì a trattenere un’improvvisa ondata di sorpresa sul suo volto. ‘Oh porca miseria… ecco perché ieri era così intento a controllare l’Unità 01! Non stava controllando l’Evangelion, stava controllando la madre di Shinji!’ Asuka strinse il pugno così forte da sentire le unghie che scavavano nel palmo fino quasi a far uscire il sangue. ‘Il nucleo di Mama non è stato colpito, sta bene. Sta bene, dannazione! E il Comandante Stronzo qui presente non sarebbe così tranquillo se fosse successo qualcosa alla madre di Shinji, quindi anche lei deve stare bene.’
 
“È stata assorbita dal nucleo dell’Unità 03 quando è stato corrotto dal tredicesimo angelo, designato come Bardiel. Finché non sarà confermata la totale assenza di corruzione o infezione angelica, non le sarà permesso di avvicinarsi a un’Unità Evangelion e resterà confinata.”
 
Le parole erano fredde e calme come tutto il resto, ma Asuka sentiva che dietro c’era qualcos’altro, in qualche modo. Aguzzò gli occhi. “Confinata? Non ha fatto nulla di male!”
 
“È una potenziale minaccia per la Nerv e per l’umanità. Resterà in quarantena finché non saremo certi che non lo sia.” La voce di Gendō era dura e fredda come un ghiacciaio.
 
“Non potete rinchiuderla in questo modo! Lei sta bene! Le abbiamo parlato ieri in ospedale! È perfettamente normale!”



“Le avete parlato in ospedale.” le fece eco Gendō. I suoi occhiali scintillavano alla luce del sole che filtrava dalle enormi finestre della stanza. “E cosa vi ha detto?” Il suo tono era in qualche modo molto, molto interessato a ciò che avrebbe detto, senza tuttavia cambiare affatto.



Asuka ebbe l’improvvisa sensazione di trovarsi una spada di Damocle sulla propria testa. ‘Scheiße… Vediamo… Il fatto che l’anima di sua madre l’abbia spinta fuori dal nucleo dell’Eva, e che lei sia ben consapevole del fatto che io e Shinji siamo innamorati nel modo più intenso possibile? Già, i due argomenti che proprio non vorrei nominare al Comandante Stronzo. Pensa in fretta, Sōryū.’
 
“Solo… cose normali. Che stava bene, che ricordava tutto, che si ricordava di noi, tutto quello che Hikari avrebbe dovuto sapere o provare… era lei, non un qualsiasi angelo!” inventò.
 
“Sei un pilota di Evangelion, Second Children. Non sei un’esperta di biologia metafisica o contaminazione angelica. Il mio ordine è una prudente precauzione. Non ci possono essere rischi inutili nella battaglia contro gli angeli. Il Fourth Children rimarrà in quarantena finché saremo certi che sia a posto. Tu e il Third Children piloterete l’Unità 03 finché i vostri Evangelion non saranno riparati. Se a quel punto il Fourth Children non sarà ancora riabilitato, il Fifth Children assumerà il ruolo di pilota dell’Unità 03.
 
“Il… Fifth Children?” chiese Shinji, la prima cosa che aveva detto da quando erano entrati.



Asuka poteva quasi sentire lo sguardo del Comandante Ikari spostarsi su Shinji. “Il Fifth Children partirà a breve dalla Nerv 03 a Berlino. Al suo arrivo, lo farete familiarizzare con l’Unità 03.”
 
Ancora una volta, Asuka non riuscì a trattenersi dallo scambiare uno sguardo con Shinji. ‘Quale ‘Fifth Children’? Non c’era nessun Fifth Children quando ho la sciato la Nerv 03 a Berlino cinque mesi fa! E farlo andare sull’Unità 03? Come va ad incastrarsi con la nostra teoria del legame madre-figlio per i piloti?’
 
Asuka vide i pugni di Shinji stringersi ai suoi fianchi. “Certamente, padre. C’è altro che possiamo fare ora?”
 
“No. Andatevene.” Gendō li allontanò dalla sua attenzione.
 
Asuka guardò Shinji irrigidirsi per un secondo, poi si voltò con lui verso la porta. ‘Caloroso e affettuoso come sempre, Comandante Stronzo. Puoi andare all’inferno. Darò io a Shinji tutto l’amore che tu non gli hai mai dato.’
 
Non dissero nulla, si allontanarono dall’ufficio del Comandante il più velocemente possibile, con un passo perfettamente all’unisono senza rendersene conto. Le guardie della Sezione 2 che li avevano condotti fin qui li aspettavano agli ascensori. “Vi riportiamo all’appartamento del Maggiore Katsuragi.” disse uno di loro. Non era una domanda.



Ad Asuka andava comunque benissimo. Avevano davvero bisogno di parlare con Rei. “Bene. Sbrighiamoci.” disse lei di rimando.
 
L’impossibilità di poter tenere la mano di Shinji fece sembrare il viaggio verso casa ancora più lungo del dovuto.
 


Comedy Omeke – Gendō è pazzo

 
Asuka guardò il Comandante della Nerv, determinata ad attendere che fosse lui ad iniziare.
 
Passarono diversi minuti. Shinji tossì nella mano.
 
Gendō voltò leggermente il capo alla sua sinistra e in quello che probabilmente pensava fosse un sussurro disse: “Fuyutsuki! Aiutami! Ho di nuovo le allucinazioni sui Children.”
 
Shinji e Asuka si guardarono. Loro e il Comandante Ikari erano gli unici nella stanza.
 
“Fuyutsuki! Avanti, amico, parlami. Sto inciampando da solo sulle palle qui!” Questo non era nemmeno lontanamente un sussurro.
 
“Ehm… ci siamo solo noi, padre.” provò Shinji.
 
“Oh cazzo! Shinji! Da quanto tempo sei lì in piedi!” sbottò Gendō.
 
Shinji sembrava confuso. “Noi… siamo stati qui davanti a te negli ultimi dieci minuti, padre. Ci hai guardato dritto negli occhi.”
 
“Che diavolo ci fate nel mio ufficio?”
 
“Uhm… ci hai mandati a chiamare tu?”
 
“Io l’ho fatto… uhm… come sta tua madre?”
 
Shinji lanciò un’altra occhiata confusa ad Asuka prima di rispondere a Gendō. “È morta.”
 
Gendō scoppiò in una risata. "Ahahahahah ahahaha hahahah! Oh, questa sì che è bella! Ahahahah!”
 
Shinji si accigliò. “Era anche tua moglie, padre!”
 
Gendō smise di ridere e guardò Shinji duramente. “…Non fare lo stronzo, Shinji.”
 
Asuka scosse la testa. “Non avevi bisogno di noi per qualcosa?”
 
“Ah sì, perché vi ho fatti chiamare? Qualcosa a proposito di un attacco… probabilmente non è niente. Oh giusto, i lucertoloni! Uomini-lucertola che continuano ad uscire dalle pareti, quindi ecco…” Gendō lanciò loro un paio di fucili. “Ho bisogno che vi accampiate qui fori e spariate a tutto ciò che si muove. I lucertoloni continuano a cercare di infiltrarsi travestiti da personale della Nerv, quindi non fatevi ingannare.”
 
Shinji abbassò lo sguardo sul fucile nero opaco che aveva davanti ai piedi. “Padre… ma sei fuori?”
 
Gendō arricciò e si strofinò il naso. “Perché? Ma certo, certo che lo sono. Sono più fuori di un balcone in questo momento. Perché, ne vuoi un po’ anche tu?”
 
“Perché diavolo ti droghi?!”
 
“Che c’è, pensi che possa fare questo lavoro da sobrio? Pffft. Voglio dire, non vi faccio andare a combattere contro gli angeli senza che siate imbottiti di tranquillizzanti fino alle branchie, no?”
 
Ricevette due sguardi confusi. “Aspetta… ho dimenticato di dire a Katsuragi di darvi la dose di farmaci? Sapevo di aver dimenticato qualcosa…”
 
Asuka sbatté le palpebre. “Aspetta, vuoi dire che tutti noi dovevamo essere imbottiti di farmaci fino al midollo come Rei?!”
 
“Beh, ovvio. Che razza di pazzoide farebbe combattere degli adolescenti contro dei giganteschi mostri alieni da sobri? È da pazzi.”
 
Gendō singhiozzò e scivolò dalla sedia, accasciandosi contro la scrivania. “Ah, merda, ecco di nuovo le mie gambe. Ricordate ragazzi, sparate a tutto ciò che si muove!”
 
Asuka prese il fucile e lo guardò, poi tornò a guardare Shinji. “Non ci pagano abbastanza per questo.”
 
La voce confusa del Comandante Supremo si levò da sotto l’enorme scrivania nera. “Aspetta… veniamo pagati?”
 
Shinji prese il fucile. “Forza, andiamo a dare in pegno queste cose a Kensuke.”

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Capitolo 53
*** Capitolo 8.6: Avvento ***


Capitolo 8.6: Avvento





“Rei, sei sveglia?” chiese Asuka mentre entravano nell’appartamento di Ayanami. Non avevano avuto bisogno di bussare. Quando si era trasferita, Rei aveva detto loro di considerare l’appartamento come casa loro, e si era assicurata che avessero una copia delle tessere magnetiche per l’apertura della porta. A volte sembrava che vivessero tutti in un unico grande appartamento, visto tutto il tempo che Rei passava nel loro.
 
Ma ci fu solo il silenzio ad accoglierli. Asuka lanciò un’occhiata confusa a Shinji. Lui rispose con una scrollata di spalle e la seguì oltre l’angolo del corridoio d’ingresso, nella cucina.



L’appartamento di Rei era una copia speculare di quello di Misato, quinti non ci misero molto a perlustrarlo completamente. Nessuna traccia di un First Children dai capelli blu. Tornando in cucina, Shinji notò un biglietto sul tavolo. “Asuka, guarda qui. Credo che ci abbia lasciato un messaggio.”



Asuka gli si avvicinò e gli mise una mano sulla spalla mentre Shinji leggeva. “Cari Asuka e Shinji, sono stata convocata dal Comandante Ikari al quartier generale della Nerv per la scansione completa trimestrale della mia mente. Mi sottoporrò anche a diverse procedure aggiuntive per accelerare la mia guarigione dalle ferite riportante nell’ultima battaglia che mi tratterranno probabilmente fino a sabato. Mi dispiace di essere irreperibile per così tanto tempo.”
 
C’era uno spazio vuoto, e vicino al fondo della pagina fu aggiunto, con una scrittura più frettolosa: “Mi mancherete entrambi. Con amore, Rei.” Quest’ultima frase era stata aggiunta in un angolo, quasi isolata, e le parole stesse davano l’impressione di voler sgattaiolare via dall’imbarazzo.
 
“Sembra che ci stia pensando anche lei.” disse Asuka a bassa voce. “E ‘scansione completa trimestrale della mia mente’? Che diavolo le stanno facendo?”
 
Shinji aggrottò le sopracciglia, perplesso. “Perché dovrebbero scansionarle la mente? E con cadenza trimestrale?”



“Un paio di giorni fa ha accennato al fatto che i Dummy Plug si basavano sulle scansioni della sua mente. Immagino che vogliano provare a fare un upgrade dopo le loro prestazioni ‘insoddisfacenti’ contro l’ultimo angelo.” disse Asuka.
 
“Immagino che sia questo il motivo per cui non veniva a scuola per giorni interi, ma non ha mai detto una parola. Doveva trattarsi di affari della Nerv come questo.” Shinji si accigliò di più. “Non ha mai detto nulla perché prima non aveva mai avuto nessuno a cui dire ‘mi mancherai’.”
 
“O qualcuno a cui sarebbe mancata lei. Dannazione…” disse Asuka. “Non avrei mai pensato che mi sarebbe mancato avere Wondergirl tra i piedi.”



Il volto accigliato di Shinji svanì e comparve un piccolo sorriso. “Non ci avrei mai scommesso. Beh… è comunque strano. Ma se non possiamo parlare con lei per tutta la settimana, che facciamo ora?”
 
“Questi pochi giorni sono tutto quello che ci resta per far sì che Misato accetti che siamo insieme, e che accetti l’idea che noi… uhm… non smetteremo di andare a letto insieme. Abbiamo salvato di nuovo questo dannato pianeta, credo che basti per farci guadagnare il diritto di andare a letto dove e con chi vogliamo.” Asuka finì la frase impettita e col mento all’insù.



“A Misato-san non piacerà, già lo so.” si preoccupò Shinji.



“Può benissimo imparare a conviverci.” replicò Asuka. “Abbiamo salvato il mondo. Di nuovo. Questo dovrà pur valere qualcosa. E così come abbiamo fatto con Kaji, possiamo dimostrare con prove empiriche che tu ed io siamo molto migliorati da quando stiamo insieme. Quindi ce lo dovrà permettere. Io davvero, davvero voglio tutto questo. Io…” Asuka storse la bocca e distolse lo sguardo. “È stato già abbastanza difficile stare separati per qualche notte quando c’era lui a farci da babysitter mentre Misato era via. Non voglio nemmeno pensare a come sarebbe dover stare separati più a lungo.”



Shinji guardo verso il basso. La mano di Asuka stava tremando. Lui la prese e la strinse finché non si calmò un poco. “Allora… facciamolo per bene. Convinciamo Misato-san che deve lasciarci stare insieme. Abbiamo salvato il mondo di nuovo. Questo dovrà pur contare qualcosa. E Misato-san più di chiunque altro ha visto di cosa siamo capaci quando io e te siamo in un unico Entry Plug, e sa quanto siamo forti insieme.”
 
Un sorriso improvviso e fiammeggiante si impadronì del volto di Asuka. “Dannazione, hai ragione! Insieme, siamo inarrestabili! È meglio che se ne renda conto!” Asuka rimbalzò sui piedi e improvvisamente avvolse Shinji in uno stretto abbraccio. “Siamo di nuovo piloti! Siamo tornati in azione! Nemmeno il tuo stupido padre può tenerci lontani dai nostri Eva!”


Shinji ricambiò l’abbraccio con la stessa forza. “Già… non troverò mai la tua stessa gioia nello scendere in battaglia, Asuka, ma sarò sempre al tuo fianco. Fino alla fine del mondo. Quindi, se dobbiamo convincere Misato-san a lasciarci stare insieme, allora lo faremo. Noi… dobbiamo farlo.”
 
Asuka gli diede un bacio veloce. “Questo è lo spirito giusto, mio dolcissimo baka. E questo significa che, una volta terminate tutte le riparazioni, saremo di nuovo negli Entry Plug e… potremo provare a parlare con le nostre madri.” Shinji la sentiva quasi vibrare nel suo abbraccio. “Gott, Shinji, non vedo l’ora di parlare con Mama! Lei è viva, è viva, è viva!”
 
Shinji la strinse e sorrise. L’entusiasmo di Asuka lo aiutava a tenere a freno i suoi sentimenti contrastanti riguardo al tentativo di contattare sua madre. L’ultima volta che ricordava di essere stato felice, prima che lui e Asuka si baciassero, era stato quando sua madre lo aveva abbracciato, anni prima. Ma… per quanto desiderasse rivederla, l’ultima volta era anche quella di quell’esperimento… Era stato un incidente, vero? Ma se era così, e sapevano che le persone potevano tornare indietro come Hikari, perché sua madre non l’aveva fatto? O quella di Asuka? Non sapevano come fare? Come aveva fatto Hikari? E… sua madre, sarebbe ancora… sua madre? Si sarebbe ricordata di lui, avrebbe voluto avere a che fare con lui? Era allettante la possibilità di rivederla, ma… dopo tanti anni di solitudine, era spaventoso pensare di essere amato di nuovo. Si sentiva ancora come se il fatto che Asuka lo amava fosse una specie di sogno incredibilmente fortunato. L’idea che anche Rei lo amasse era ancora troppo nuova e folle per essere accettata. Ma sua madre? Era ancora… un po’ spaventoso.
 
Accantonò il pensiero. Nel bene e nel male, si trattava di qualcosa che non sarebbe accaduto fino a quando i loro Eva non fossero stati riparati sufficientemente da poterci prendere posto nuovamente. Nel frattempo… “Quindi, come la convinciamo?”
 
Il ghigno di Asuka si fece tagliente. “Oh, ho qualche idea. Abbiamo una settimana per scombussolarle la mente e abituarla all’idea che io e te non solo possiamo andare d’accordo, ma che siamo molto più forti quando siamo insieme come lo siamo ora, con tutto ciò che ne consegue. Questo è quello a cui arriveremo alla fine. Ma prima dobbiamo mettere in crisi la sua visione del mondo. Lei pensa che siamo attratti l’uno dall’altra ma non lo ammettiamo, giusto? Quindi cominciamo a scardinare questa idea e a renderla incerta su ciò che crede di sapere di noi.”



Shinji annuì. “Ok, quindi qual è il nostro primo passo?”
 
“Strip chess.”
 
Shinji guardò la sua splendida e brillante ragazza per un lungo momento. “Cosa?”



“Strip chess, come lo strip poker ma con gli scacchi. E tu perderai.”
 
---



Il telefono squillò alle 7 precise, come sempre. “Sì?”



“Rei, stiamo riprogrammando il tuo upload trimestrale a questa settimana. Vieni subito al Terminal Dogma.” disse la voce profonda e roca a cui aveva obbedito per tutta la vita.



“Sì.” rispose automaticamente. Un riflesso, senza pensarci.
 
La chiamata si concluse con un clic. Non c’era stato nessun ordine di segretezza, nessun avvertimento di abbandonare ogni attività e andare. Non era mai stato necessario. Prima di allora, niente oltre a questo era mai passato per la mente di Rei.
 
Ma ora non più. I suoi amici sarebbero venuti a trovarla oggi. Avevano promesso di parlare della battaglia… e della confessione dei sentimenti di Rei. Temeva ma aspettava con ansia quel momento. Ora sarebbe stato seriamente ritardato e la sua partenza improvvisa avrebbe potuto lasciare ai suoi amici l’impressione che fosse fuggita per paura. Rei non voleva assolutamente dare loro questa idea.
 
Si guardò intorno e prese un foglio di carta, annotando brevemente dove sarebbe stata per tutta la settimana. Poi la sua penna si bloccò. Voleva dire molte altre cose, ma non sapeva da dove cominciare. Anche solo mettere giù le parole la fece arrossire. Scarabocchiò frettolosamente qualcosa e dovette sforzarsi per scrivere le ultime parole, un’affermazione un tempo superficiale e ora piena di nuovo significato.
 
Appoggiando con cura il biglietto sul tavolo, fuggì per andare a prendere il treno che l’avrebbe portata al Geofront, grata che nessuno potesse vederla in faccia.
 
---



Un tempo Rei attendeva con ansia il processo della scansione trimestrale. Il galleggiare nell’LCL, avendo raramente bisogno di muoversi o respirare, e con l’ordine preciso di liberare la mente e non pensare a nulla… le scansioni trimestrali erano quanto di più vicino alla silenziosa beatitudine dell’oblio che tanto desiderava. Non doveva parlare con nessuno, non doveva sopportare il duro raspare di AT Field contro il bordo lacerato della sua anima fratturata, o fingere di non provare un dolore indicibile in ogni momento della sua esistenza… tutto ciò che doveva fare era cessare di pensare o di sentire.
 
Era stato un dolce rifugio, il più vicino alla pace che potesse trovare.
 
Era stato.
 
Ora, tutto ciò a cui Rei riusciva a pensare erano le persone che non erano qui, le persone che avrebbe voluto vedere. Galleggiava tranquillamente nella vasca di LCL, la dottoressa Akagi e il Comandante Ikari la osservavano come sempre, e per la prima volta desiderava essere altrove. I suoi pensieri continuavano nervosamente a ritornare al giorno prima.
 
Glielo aveva detto. E loro non l’avevano… respinta, né si erano arrabbiati. A loro… non dispiaceva che gliel’avesse detto. Questa sensazione era… Rei non si era mai sentita così prima. Voleva tornare con loro il prima possib…
 
“Rei, concentrati. Stiamo ricevendo troppe interferenze da pensieri per le scansioni dello Stadio 3.” le disse la Dottoressa Akagi. La scienziata tinta bionda aguzzò gli occhi sulle letture della console di fronte a lei. “Questi dati non vanno bene. Dovremo ricominciare questa sequenza dallo step 108. Libera la mente.”



“Sì, dottoressa.” Rei cercò di riportare il suo volto alla piatta vaghezza che aveva sempre mostrato. Era difficile. Loro l’avevano accettata! I suoi amici tenevano a lei e conoscevano i suoi sentimenti!



Erano diventati così importanti per lei. Il solo fatto di poter stare sempre vicino a loro la faceva sentire meglio, più viva. E vedere il loro legame crescere e rafforzarsi di giorno in giorno era la cosa più bella che Rei avesse mai visto. Loro brillavano ai suoi occhi, il legame tra le loro anime era come un’aurora scintillante. Rei si sentiva più felice solo a guardarli.
 
Uhm. Guardarli. L’interruzione dell’assunzione di farmaci dissociativi aveva eliminato la nebbia che offuscava la sua mente… e il suo corpo. Aveva iniziato ad esplorare l’idea della fisicità con il compagno di classe Ai… con Kensuke, e poi aveva continuato le sue ricerche abbracciando Asuka e Shinji. Aveva scoperto che abbracciare qualcuno a cui si tiene era molto più intenso del farlo con un semplice amico, e che… le piaceva davvero, davvero tanto abbracciare Asuka e Shinji. Molto. E voleva di più. Il fatto che sapesse che nel loro legame non c’era spazio per lei in ‘quel modo’ la rendeva un po’ triste, ma lo desiderava comunque.
 
Questo pensiero cominciava a ronzare nella mente di Rei. Aveva stabilito che provava una forte attrazione fisica per Shinji, ma aveva anche scoperto un’attrazione analoga per il Second Children. Si era resa conto che non le sarebbe dispiaciuto avere ulteriori contatti fisici con la vivace rossa o con il Third Children, o addirittura con entrambi. Sapeva che c’era uno stigma sociale legato alle attrazioni per lo stesso sesso, ma questo la preoccupava in modo marginale. Non si era mai preoccupata molto delle convenzioni sociali. O comunque non più di quanto dovesse fare per il semplice ‘tirare avanti’. Ma non voleva che qualcosa compromettesse la sua possibilità di stare il più possibile con Shinji e Asuka. Perciò si trattenne.
 
Era sempre più difficile, però, ogni giorno che passava. I suoi sentimenti per i suoi amici crescevano ogni volta che li vedeva, e ancora di più quando loro si lanciarono tra i pericoli della battaglia. In quell’ultimo scontro, quando l’angelo stava per colpirli col suo raggio, qualcosa dentro di lei si frantumò, un freno al suo io interiore che non sapeva nemmeno che esistesse, almeno finché non si schiantò contro il suo desiderio di salvare i suoi amici da morte certa. Fu quella scoperta e la consapevolezza di quanto fosse stata vicina a perderli che le diede la forza di dire loro successivamente quello che provava.
 
Quindi ora loro sapevano… e non l’avevano respinta. Questo fu ciò che rese Rei più felice di chiunque altro. Anche se loro non potevano ricambiare i suoi sentimenti allo stesso modo, loro non l’avevano respinta. Probabilmente non erano in grado di ricambiare i suoi sentimenti perché erano già profondamente legati l’uno all’altra, ma sarebbe stato questo il motivo, non perché Rei fosse qualcuno che loro non potevano amare. Il fatto che ora sapesse che l’amore era un sentimento possibile per lei, rendeva Rei più felice di quanto potesse esprimere. Forse non poteva ancora farlo, ma ora sapeva che un giorno avrebbe potuto guardare qualcuno come Shinji e Asuka si guardavano, e che quello sguardo fosse ricambiato.
 
La determinazione si rafforzò in lei. I suoi amici. Il loro amore. La possibilità di avere un amore tutto suo, un giorno… Tutto questo doveva essere protetto. Rei non voleva più vedere un mondo in cui tutte queste cose non potessero esistere. Lo Scenario del Comandante per il Perfezionamento non era più accettabile. E nemmeno quello della Seele. Doveva esserci un'altra strada. E Rei avrebbe combattuto per quella via, la via che avrebbe garantito ai suoi amici di vivere felicemente.
 
La dottoressa Akagi interruppe ancora una volta i suoi pensieri. “Rei, riprova di nuovo. C’è ancora troppo rumore nel segnale.”



“Sì, dottoressa.” Rei soppresse un piccolo sorriso. Sembrava che non ci si potesse allontanare dai suoi pensieri; quindi, avrebbe potuto smettere di pensare così intensamente e lasciarli fluttuare in modo più astratto. In questo modo, il rumore del segnale di cui si lamentava la dottoressa Akagi si sarebbe attenuato e Rei avrebbe potuto dedicarsi a quello che stava rapidamente diventando il suo modo preferito di lasciar andare la mente alla deriva durante la notte. Anche il fatto che la scansione e l’upload di qualsiasi futura copia di sé stessa sarebbero stati profondamente arricchiti dalle impressioni dei suoi sentimenti per i suoi amici era un pensiero piacevole. Lasciò che la sua mente cosciente si calmasse e che diverse immagini prendessero il sopravvento.



‘Gli occhi blu profondo di Shinji… quelli azzurro cristallo di Asuka… i suoi lunghi capelli rossi… le lunghe gambe di lei, la compassione di lui, il fuoco e il calore di lei…’
 
Per la prima volta nella sua vita, Rei Ayanami desiderava intensamente sentire il calore del sole sulla sua pelle…
 
“Bene, così va meglio. Le scansioni stanno arrivando più pulite ora. Mantieni questi pensieri, Rei.” disse la dottoressa Akagi con approvazione.
 
‘Sarà una lunga settimana…’

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Capitolo 54
*** Capitolo 8.7: Avvento ***


Capitolo 8.7: Avvento





Il Maggiore Katsuragi sospirò per la stanchezza e lasciò che i suoi piedi trovassero da soli la strada verso la porta del suo appartamento. L’immediato post-battaglia contro un angelo significava sempre una valanga di scartoffie e mobilitazioni per il recupero, ma a questo giro era stata particolarmente dura. La strenua lotta di Rei tra le strade di Neo Tokio-3 era stata lunga, intensa e valorosa, ma aveva anche causato più danni alla città di qualsiasi altra battaglia dall’attacco di Shamshel. I danni al Geofront non erano stati così gravi, ma qualsiasi danno laggiù era dieci volte più complicato e costoso di quelli in superficie. In più c’era il recupero di tutti gli Eva da dove giacevano alla fine del combattimento e l’inizio delle stime sulle riparazioni per rimetterli in sesto. Solo l’Unità 03 era plausibilmente in grado di combattere in questo momento, ed era ancora senza un avambraccio. DI conseguenza, aveva lavorato a pieno ritmo nelle ultime 18 ore filate, cercando di gestire i problemi peggiori, prima di sentirsi tranquilla di andare a casa per mangiare e riposare un po’.
 
‘Una cena preparata da Shin-chan sarà un buon modo per concludere questa giornata. Credo che dopo crollerò subito sul letto. Quindi, nell’ordine… controllare i Children, poi birra.’ sospirò. Passò la chiave magnetica nel lettore della porta, fece in modo che il Maggiore Katsuragi se ne andasse e che Misato rientrasse a casa.
 
La porta si aprì con il solito bip e un sibilo, ma poi il silenzio la investì. Non c’era nemmeno un rumore di televisione o di stoviglie che si sarebbe aspettata provenire da Shinji o Asuka.
 


‘Non so se dovermi preoccupare che siano scappati o che stiano pomiciando sul divano. Immagino che uno di questi giorni ci arriveremo a qualcosa di simile. Shinji, chiedile di uscire! O fallo tu, Asuka! Pensi davvero che io non noti come lo guardi quando sei convinta che nessuno ti veda? C’è però… un po’ troppo silenzio.’ Misato lasciò che i pensieri felici della sua prossima, nonché meritata, birra dorata svanissero e si avviò silenziosamente lungo il corridoio e la cucina. Ancora silenzio.



Un piccolo suono la fece bloccare. Clic. Seguito a breve distanza da un “Wark!” e un altro clic.
 
‘Pen-Pen?’ si chiese, avvicinandosi lentamente in punta di piedi fino a quando poté vedere il soggiorno. Non si sarebbe mai aspettata di vedere la scena che trovò davanti ai suoi occhi.



Shinji era seduto sul pavimento, con una scacchiera davanti a sé. Un paio di pezzi neri degli scacchi erano a terra dalla sua parte della scacchiera. La maglietta, i calzini e i pantaloni erano ordinatamente piegati e impilati al suo lato. Asuka sedeva sul lato opposto rispetto ai vestiti di Shinji, guardando intensamente la scacchiera, lanciando di tanto in tanto un’occhiata a Shinji o al suo avversario, che aveva uno sguardo ardente e impegnato, e molti più pezzi bianchi mangiati a Shinji sul proprio lato di scacchiera.
 
Pen-Pen stava chiaramente dominando la partita.
 
Misato rimase a bocca aperta. ‘…ok, perché diavolo Shinji sta giocando e perdendo una partita a scacchi contro Pen-Pen? Con solo metà dei vestiti addosso?’ Scosse la testa ed entrò nel salotto. “Ok, mi volete spiegare cosa sta succ…”



“SHHHH!” le sibilò contro Asuka. “Tocca a Shinji muovere! E fai silenzio, ho puntato dei soldi su questa partita!”



“Io… cosa? Cosa?” Misato cercò di comprendere la situazione. Senza fortuna. “Asuka, perché Shinji sta giocando e apparentemente perdendo a scacchi contro Pen-Pen? E perché è mezzo svestito?”
 
“Baka-Shinji pensava di essere così figo per aver preparato la cena, ‘facendo cose che un semplice pinguino non può fare!’, che Pen-Pen si è arrabbiato e lo ha beccato sulla gamba. Poi ha sfidato Shinji a una partita a scacchi. Baka-Shinji ha provato a dire che non era giusto, un umano contro un animale. Pen-Pen ha detto che ti aveva battuta una volta, così ha alzato la posta proponendo una partita di strip chess e ha proposto a Shinji di iniziare con i bianchi.” Asuka sollevò un sopracciglio spostando lo sguardo verso Misato. “È vero? Ti ha battuta? E a strip chess?”



“Io… può essere che fossi ubriaca.” ammise Misato. “Ma… Pen-Pen… cosa? Come… come può funzionare una cosa del genere? Pen-Pen indossa una sola cosa.” Misato si sfregò la testa, sentendo il mal di testa intensificarsi.
 
“È ancora in vantaggio. Sta letteralmente lasciando in mutande il baka.” Asuka indicò i pantaloni di Shinji in fondo alla pila di vestiti.
 
“E… ci hai scommesso dei soldi?”
 
“Ho scommesso con Pen-Pen 2.000 yen che non sarebbe riuscito a battere Shinji in meno di 40 mosse. Ora siamo a 27, e il baka sta perdendo. Se non pensa in fretta a delle mosse intelligenti io rischio di perdere.” Lanciò uno sguardo verso Shinji. “E non mi è permesso di dargli alcun suggerimento.”
 
“Io… io…” Il cervello di Misato si arrese e le ricordò che era stanca ed affamata. “Shinji ha finito di preparare la cena prima che questo… qualunque cosa sia cominciasse, almeno?”
 
Asuka continuò a guardare la scacchiera, ma fece un cenno verso la cucina. “Certo che l’ha fatto. Il master-chef qui presente ha messo delle cose per te nel forno al minimo per tenerlo al caldo, e c’è del riso nella pentola.
 
‘Ho bisogno di una birra, subito…’ Misato tornò in cucina trascinandosi sui suoi piedi.
 
“Ehi, Misato! Ieri abbiamo salvato il mondo! Possiamo avere un aumento in busta paga?” le chiese disse Asuka.
 
Molta birra…’
 
---



Il Maggiore Katsuragi sospirò. Il martedì era stato duro quasi quanto il lunedì. La mattina aveva portato un leggero dopo sbornia e una seconda valanga di lavoro quando le squadre avevano iniziato ad occuparsi della ricostruzione. I rapporti sugli Evangelion erano peggio di quanto pensasse. All’Unità 02 andavano riattaccati tutti e quattro gli arti, all’Unità 00 andava riattaccata la testa, l’Unità 01 aveva più parti danneggiate che intatte e l’Unità 03, che era senza un braccio, probabilmente era ancora contaminata da un angelo, e poteva essere messa in campo solo con due dei suoi migliori piloti contemporaneamente.
 
‘Dio ci aiuti se un altro angelo come quello si fa vivo a breve. Ci vorranno settimane prima che gli altri Eva siano in condizioni di combattere. Almeno Shinji e Asuka sembrano andare abbastanza d’accordo da rendere possibile il loro impiego in coppia. E Rei è ancora segregata nel quartier generale per ‘procedure mediche’. Stronzate. Procedure mediche così segrete che il Direttore delle Operazioni non può nemmeno vederla per una intera settimana? Come faccio a prendermi cura dei miei piloti e se non posso nemmeno vederli?’
 
Rei era stata… una strana novità nella loro famiglia, ma Asuka, tra tutti, aveva insistito perché Rei fosse trasferita dal suo vecchio alloggio. Una volta visto dove Rei… ‘abitava’, Misato non poté di certo dissentire. E l’ordine di Ritsuko che i Children stessero tutti rigorosamente insieme era stato stranamente molto efficace. Tutti e tre andavano molto più d’accordo di quanto non fossero mai stati sin dall’arrivo di Asuka. Persino Rei si era aperta un po’ di più. Naturalmente, Misato non si era opposta alla proposta di Asuka di prendere possesso dell’appartamento accanto al suo, vuoto da quando il proprietario era fuggito dopo che Shamshel aveva messo soqquadro la città.
 
Ora Rei passava la maggior parte delle serate nell’appartamento con Shinji, Asuka e lei. La loro piccola strana famiglia. Misato avrebbe ammesso liberamente… solo a Kaji, in realtà, che le piaceva averli intorno tutti quanti. L’appartamento sembrava vivo con loro. Aveva persino iniziato a bere un po’ meno, non sentendosi più così sola.
 
‘Beh… se non altro, ‘un po’ meno’ quando sono a casa. Mi sta bene che i ragazzi non sappiano cosa faccio con Kaji…’ sorrise tra sé e sé. La chiamavano ancora solo una scappatella, almeno in pubblico, ma tra lei e Kaji c’era la tacita ammissione che entrambi avrebbero voluto… riprovarci. La stessa potente attrazione che era ancora presente per entrambi, e lui era… cresciuto un po’ in modi che risultavano ancora più attraenti di prima. Ultimamente Misato aveva passato più di un paio di notti a casa sua. Tuttavia, dopo la battaglia non l’aveva più visto, entrambi erano troppo occupati per riuscire a scambiarsi più di un fugace messaggio di testo. Nell’ultimo, Kaji aveva scritto che non sapeva nulla di Rei, ma che la stava cercando.
 
‘Farai meglio a farti vedere quando finalmente riuscirò a liberarmi di questa pila di scartoffie, Kaji. Abbiamo anni da ‘recuperare’ e non mi piace fermarmi subito dopo aver ricominciato. Otto anni di pausa sono davvero troppi, accidenti.’ Incredibile, aveva di nuovo un ragazzo. No, aveva di nuovo lui. Non riusciva a capire se il fatto di vedere Shinji e Asuka ronzarsi l’uno intorno all’altra e il suo stesso interesse a farli mettere assieme fosse una causa o un effetto, ma si sentiva meglio di quanto non si sentisse da anni. Ora, se solo lei e Kaji non avessero la crescente certezza che la Nerv stesse tramando più di quanto non ammettesse…
 
Sospirò, e passò la chiave magnetica nella fessura della porta. Ci avrebbe pensato dopo. Ora era il momento di tornare a casa e rilassarsi. ‘Beh, sempre che il rilassarsi non sia strano come ieri sera.’ Aveva cenato, preso delle birre e si era ritirata nella sua stanza mentre la partita di scacchi era ancora in corso. ‘Stasera non può essere strana come ieri, giusto?’
 


Silenzio di nuovo. Trattenne il respiro e si avvicinò al soggiorno, sperando che le cose fossero diverse.
 
Lo erano.
 
Asuka guardava intensamente Pen-Pen oltre la scacchiera. Era senza canottiera, pantaloncini e un calzino. Incredibilmente, i suoi trasmettitori A-10 erano appoggiati sul mucchio disordinato di vestiti sul lato della scacchiera più vicino a Misato. Uno Shinji dall’aria nervosa sedeva sul lato opposto. Pen-Pen riuscì in qualche modo a sembrare compiaciuto nel sedersi sui pantaloni piegati di Shinji e indossando la maglietta di Shinji come uno scialle.


‘Almeno Shinji ha ancora pantaloncini e maglietta?’ si chiese Misato, mentre sentiva la testa ricominciare a pulsare. “Ok, e questa volta cosa diavolo succede?”
 
Asuka non si voltò. “Il baka ha perso. Sto cercando di rivincerlo. Sto comunque facendo meglio di lui.” Asuka fece un cenno al mucchio di pezzi neri davanti a lei, più o meno dello stesso numero di quelli davanti a Pen-Pen.
 
Misato si sfregò di nuovo le tempie. “Rivincerlo?”
 


“Pen-Pen ha insistito per una scommessa seria. Quindi o vinco io, o il baka sarà il cameriere di Pen-Pen per il resto del mese e io dovrò fare tutti i suoi mestieri al posto suo.”
 
“Eppure non sono ancora ubriaca…” mormorò Misato tra sé e sé. “Non posso davvero assistere a tutto questo, vero?” Facendo un respiro profondo, cercò di dare un senso alla situazione. “Asuka, perché ancora strip chess? Quello che è successo ieri non è stata una lezione sufficiente a capire che non dovete sfidare Pen-Pen in queste cose?”
 
“Il piccolo bastardo ha fatto notare che lui è già abbastanza nudo quando inizia una partita, e ci ha detto di essere dei polli per aver cercato di sottrarci. Piccolo borioso teppistello…” Asuka guardò bruscamente il pinguino tropicale. Pen-Pen rimase imperturbabile.
 
“Ma… gah… perché tu lo stai facendo? Avrei pensato che ti saresti rotolata a terra dal ridere vedendo Shinji rimanere in mutande, letteralmente. Perché vuoi riconquistare lui e i suoi vestiti?” chiese Misato quasi disperatamente. Una parte di questa storia doveva pur avere un senso.
 
“Baka-Shinji è mio, non lo schiavetto di un pinguino impertinente!” ringhiò Asuka, con gli occhi ancora puntati sulla scacchiera. La sua mano si lanciò in avanti, afferrò l’alfiere accanto alla regina e mangiò l’ultima torre di Pen-Pen. “Non lo vedrò costretto ad essere succube dei capricci di un uccellaccio!”
 
“Però ti sta bene che sia succube dei tuoi capricci?” chiese Misato, massaggiandosi di nuovo la testa. ‘Ho bisogno di altra birra, dannazione…’
 
Asuka finalmente alzò lo sguardo verso di lei, con un’espressione leggermente confusa. “Beh, ovvio. È così che devono andare le cose. Lui è mio. Mi appartiene.” disse con tono deciso. Tornò a guardare la scacchiera.
 
“L-la cena è ancora in forno, Misato. Pen-Pen dice che non posso andarmene finché non è finita la partita, visto che sono io la posta in gioco.” disse Shinji. Il suo commento pacato fece uscire Misato dallo shock in cui l’aveva fatta cadere la dichiarazione di Asuka.
 


“Ah, giusto, grazie, Shinji.” Si ritirò confusa in cucina. ‘Ho… ho davvero sentito quelle parole? “Mi appartiene”? Non… non può significare quello che sembra, vero? Vero?’
 


Tirò fuori dal forno il vassoio caldo di salmone teriyaki e prese due… no, quattro birre da accompagnare. ‘Birra, ti prego, avvisa il mio cervello che prenderai tu il controllo finché questa casa non tornerà ad avere un senso…’

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Capitolo 55
*** Capitolo 8.8: Avvento ***


Capitolo 8.8: Avvento





Misato percorse lentamente gli ultimi passi verso la porta di casa. Il mercoledì era stato ancora più logorante dei due giorni precedenti. Le strane scene che aveva visto a casa non erano state certo d’aiuto.
 
‘Se torno a casa e li trovo a fare un'altra partita di strip chess contro un pinguino, credo che questa volta avrò bisogno di qualcosa di più della birra. Almeno questa sera sono tornata a casa a un’orario più ragionevole. Forse Shinji non ha nemmeno iniziato a preparare la cena. I suoi piatti sono decisamente meglio di quelli istantanei o del ramen al curry…’
 
Fece scivolare con cautela la sua chiave magnetica nella fessura e lasciò che la porta si aprisse con un sibilo. Per il bene della sua sanità mentale, questa volta venne accolta dal suono più normale di un televisore. Esplosioni e musica rock drammatica lasciavano intendere che si trattava di qualcosa che avrebbe potuto guardare con i Children.
 


“Spara, Akram! Jane, tieniti pronta a sparare non appena è libero!” disse una voce che l’orecchio esperto di Misato identificò come un accento berlinese.
 
“Ricevuto!”
 
“Ricevuto!”
 
Una musica ancora più drammatica, che raggiunse l’apice, si diffuse sopra il suono di un cannone Maser che sparava e uno stridio ultraterreno di qualcosa che moriva. Misato entrò con cautela attraverso la sala da pranzo fino al soggiorno, finché non riuscì a vedere le nuche di Shinji e Asuka. Misato sbatté le palpebre di fronte alla scena d’azione che si stava concludendo sullo schermo.
 


“Il Messaggero è morto! Bel colpo, Jane!” gridò il berlinese. Naturalmente era un biondo e scolpito teutonico muscoloso.
 
“L’Unità 06 colpisce ancora! Grazie, Gregor! Il drink della vittoria lo offro io!” disse una ragazza cinese incredibilmente minuta, con seni inverosimilmente grandi e una bizzarra e incongrua parlata texana.
 
“Sei sicura di non compensare la tua altezza portandoti appresso un’arma gigante, eh, Jane?” disse un uomo arabo così dannatamente sexy che Misato sapeva essere su tutti i manifesti dello show. La sua tuta da pilota attillata lasciava poco all’immaginazione. ‘Dayum… potrei grattarci il formaggio su quegli addominali… hmm…’
 
“Nella prossima puntata di Children’s Crusade! Jane cavalca i megagatti! Terribili segreti verranno svelati! Altri Falsi Messaggeri minacceranno il Team Atlantis! E, naturalmente, un sacco di faaaaan serviiiiice!”
 
Una serie sconcertante di immagini accompagnava le anticipazioni della puntata successiva. L’uomo tedesco e una rossa amazzone che inseguono le persone con quello che sembra il figlio mutante di un trapano elettrico e di un tostapane computerizzato. La ragazza cinese e una donna spagnola leggermente più alta che cavalcano gatti dai denti a sciabola grandi come orsi. Una minuscola ragazza araba che mangiava drammaticamente un gelato sdraiata su un cuscino, piangendo. Un giovane uomo con i capelli corti e castani chiari che bacia una donna cinese più alta e magra come una frusta, che poi in qualche modo riesce a inciampare e ad atterrare su di lui all’altezza dell’inguine. Una donna alta e ancora più improbabile in una tuta da pilota rosa acceso che…  fuma tranquillamente un’enorme pipa di erba. E infine il pilota arabo sexy e un ragazzo pallido quasi altrettanto sexy con capelli argentati e occhi rossi che si sfidano in una partita di pallavolo che farebbe ansimare Maverick e Goose per l’invidia omoerotica repressa. Il tutto intervallato da robot giganti in posa che facevano esplodere di tutto.
 
Misato fu finalmente distolta dal suo sguardo sconcertato dalla voce di Asuka. “È stato fantastico! Non vedo l’ora che esca la prossima puntata! E la protagonista femminile era eccezionale!”
 


“Non lo so… dovrebbe essere una serie su dei robot giganti, ma è più il tempo che hanno passato a mostrare un gruppo di adolescenti che fanno cose stupide a torso nudo. Si prendono un po’ troppo sul serio.” rispose Shinji. Reclinò la testa. “Quella rossa mi ricorda te.”
 


Misato abbassò lo sguardò. E rimase a fissare.



I Children avevano spostato il divano più vicino alla televisione per guardare il loro show, quindi finora aveva visto solo le loro nuche, una accanto all’altra. Ma ora che era in piedi dietro di loro, poteva vedere che Asuka aveva le gambe appoggiate in grembo a Shinji e stava ricevendo un accurato massaggio ai piedi dal Third Children.
 
“Mmm, un po’. È una tipa tosta e ha trovato un ragazzo tedesco come si deve, il che è carino. Io sono più forte, però. Comunque, quella coppia yuri e Arkam sono chiaramente nella serie solo per fare fan service.”
 
“Penso che Kane e Irune siano dolci.” ribatté Shinji. “Sono una coppia valida almeno quanto Sam e Shula, e sono fidanzati.”
 
Asuka sbuffò. “Ma per favore, sei proprio una ragazzina. Il modo in cui continuano a insinuare una cosa a tre con l’arabo è chiaramente i per i fan arrapati. E quella partita di pallavolo con il bishōnen albino era decisamente un fan service yaoi. Voglio dire, è palese! Entrambi indossavano solo olio e un costumino da bagno che chiamarlo slip è dire troppo!” Asuka inarcò la schiena stiracchiandosi. “Mmmm, comunque è stato bello da vedere. Ora continua a massaggiare, cabana boy. E poi devi preparare la mia cena.”
 
“Sì, padrona…” Shinji sospirò e piegò il capo per concentrarsi sui piedi di Asuka.
 
“Che diavolo sta succedendo qui?” chiese Misato. Fu gratificata nel vedere entrambi i ragazzi sussultare.
 


“M-Misato-san! N-non ti ho nemmeno sentita entrare!” balbettò Shinji per la sorpresa. Asuka sbuffò e fece un vago cenno di saluto.



Misato inarcò un sopracciglio guardando Shinji. “Padrona?” fu tutto ciò che disse.
 
Shinji arrossì e abbassò la testa per tornare al suo compito. Asuka sorrise e disse: “L’ho riconquistato da Pen-Pen dopo che sei andata a letto. Ora deve essere il mio cabana boy per una settimana. Farà le pulizie per me, cucinerà quello che gli ordinerò e…” fece un cenno al giovane che stava lavorando sulle dita dei piedi. “Massaggi su richiesta.”
 


“A parte il massaggio ai piedi, cosa c’è di diverso da come lo tratti sempre?” disse Misato, leggermente piccata.
 
“Questa volta non può lamentarsi. L’ho salvato dal dominio dei pinguini!”
 
“Padrona?” ripeté Misato.
 
Asuka incrociò il suo sguardo con orgogliosa arroganza. “Ha perso. L’ho riconquistato. È in debito con me. Quindi, questa settimana, dovrà anche chiamarmi ‘padrona’. Inoltre, può mettere le mani su di me con il permesso, e questa è una ricompensa più che sufficiente per lui. Non è vero, baka-Shinji?”
 


“Sì, padrona.” scandì Shinji, senza fiatare.
 
“Bravo ragazzo. Ora, la cena. Credo che anche Misato abbia fame.”
 
Shinji annuì e si alzò, dirigendosi verso la cucina. Asuka lo guardò andare via con un sorriso possessivo. Alzò lo sguardo verso Misato. “Vuoi venire qui a guardare un altro episodio con me, Misato? Io e Shinji lo stiamo guardando ultimamente. È come se qualcuno avesse sentito parlare della Nerv, si fosse riempito di pasticche e poi avesse cercato di farne una serie commedia-drammatica-horror-romantica con un cast di pazzi traumatizzati. È una serie di robot giganti di cattivo gusto, ma molto divertente. Inoltre, tutti i personaggi sono piuttosto sexy. Soprattutto quel ragazzo, Arkam. Wow.”
 
Misato alzò le mani e sospirò. Girò intorno al divano per sedersi al posto di Shinji. “Sai cosa? Ok, vediamolo.” Chiamò da sopra la spalla verso la cucina. “Pen-Pen! Birra!”
 
Asuka sorrise e prese il telecomando, facendo partire l’episodio successivo sul lettore laserdisc. “Il Capitano Gregor e i demoni di Berlino? Ah, un altro episodio con la rossa fortissima! Bello.”
 
“Padrona?” tentò Misato un’ultima volta.
 
Asuka sgranò gli occhi. “Così tu e baka-Shinji imparerete ad essere più bravi a scacchi. Non ti piacerebbe battere Kaji-san in questo modo, mmm?”
 
Misato soffocò rapidamente il pensiero di una partita a strip chess contro l’alto ispettore. “Penso che mi limiterò a fargli provare a battermi a bere. Sono più allenata con quello.”
 
Asuka sogghignò. “Non hai nessuna speranza di batterlo a scacchi, vero? Non riesci nemmeno a battere Pen-Pen.”
 
“Taci e fa’ partire la puntata, Asuka.”
 
Il Second Children sorrise e si sedette. “Allora, quand’è che il mio Eva tornerà tutto intero? Voglio assicurarmi che i Dummy Plug non abbiano fatto danni.”
 


“Settimane, Asuka. Ti farò sapere. Ora basta, voglio un po’ di robot giganti di cattivo gusto in azione per i quali non devo gestire il budget.”
 
“Jawohl, mein Major.”
 
“Chiedo scusa, ‘padrona’. La torta della Foresta Nera va bene come dessert?” chiese Shinji.
 


Misato guardò di nuovo Asuka. “Davvero?” chiese seccamente.
 
Asuka si limitò a sorridere. “Al vincitore spetta la scelta del dessert.”



Misato scosse la testa. I suoi Children. Andava tutto bene.


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Capitolo 56
*** Capitolo 8.9: Avvento ***


Capitolo 8.9: Avvento





Il Maggiore Katsuragi uscì dall’ascensore e si avviò stancamente verso la porta di casa. Mercoledì era stata una giornata pessima? Il giovedì era stato ancora più logorante. Riunioni, infinite e interminabili riunioni in cui tutti volevano che la Nerv coprisse i costi di ogni singola parte della ricostruzione. Altre interminabili riunioni e briefing sulle tempistiche per riportare l’Unità 00, l’Unità 01 e l’Unità 02 in condizioni di combattimento. Un’infinità di scartoffie, che potevano essere compilate solo da lei. Era quasi sufficiente a farle desiderare la semplicità dell’attacco di un angelo… solo che, una volta terminato, avrebbe avuto il doppio delle scartoffie da compilare…
 
Misato si fermò davanti alla porta e fece un respiro profondo. Poteva farcela. Casa, finalmente. La sera precedente non era stata troppo strana, in fondo. Asuka che trattava Shinji come suo servitore personale non era poi così insolito. Anche il discorso sulla ‘padrona’ e i massaggi ai piedi non erano così folli. Doveva ammettere che sembrava trattarsi di qualcosa che a Shinji non sarebbe dispiaciuto fare, posare le proprie mani su Asuka non solo su suo permesso, ma anche su sue indicazioni.
 
‘Chissà se Asuka stava cercando di usare questa tattica per convincere Shin-chan ad osare un po’ di più. Devo davvero dare loro una spintarella…’ Considerò e scartò alcune idee in merito mentre passava la chiave magnetica nella fessura e apriva la porta.



I suoni delle stoviglie dalla cucina e del televisore in salotto la accolsero. Sorrise. Era piacevole. I normali suoni del rientro a casa. Si stiracchiò fino a sentire la spina dorsale che scrocchiò quando passò davanti alla cucina e colse di sfuggita, con la coda dell’occhio, l’immagine di un corpo avvolto in un grembiule.
 
Un paio di piedi scalzi e di gambe che spuntavano dai pantaloncini facevano capolino dal divano che era stato ancora spostato davanti alla televisione. C’era un film d’azione e il Children seduto sul divano probabilmente non lo stava nemmeno guardando, mentre i piedi scalciavano oziosamente. Misato sorrise di nuovo. Finalmente era tornata la normalità. Sembrava un bel cambiamento dopo gli ultimi giorni di assurdità. Si diresse verso la sua stanza per cambiarsi, togliendosi la giacca.
 
‘Ora, cosa posso indossare per 1. stuzzicare Shinji, 2. far ingelosire Asuka e provocarla a sfoggiare il proprio corpo per farle marcare il territorio con Shinji, e 3. apparire sexy nel caso in cui Kaji passasse? Hmm… se Asuka può gironzolare per casa in canottiera e pantaloncini corti, posso farlo anch’io!’ Aveva già tolto l’uniforme e indossato un paio di comodi pantaloncini corti e una canottiera gialla quando sentì la salva iniziale della solita battaglia.
 
“EHI! BAKA! DOV’È LA MIA CENA?!”
 
Stava per iniziare a sorridere a quella frase familiare, poi si bloccò. ‘Q… questa non… questa non era Asuka!’ Finì rapidamente di mettersi i pantaloncini e si acconciò i capelli in una coda di cavallo alta mentre tornava di corsa in salotto. “Asuka, cosa sta suc… Cosa?”
 
Il Children sul divano era effettivamente balzato in piedi per urlare contro quello che si trovava in cucina, con un sacchetto di patatine stretto in un pugno e l’altra mano puntata con rabbia, una postura che Misato aveva visto adottare molte volte dal Second Children. Le gambe tonificate da ore di allenamento alla Nerv conducevano a pantaloncini sportivi, una canottiera bianca e dei trasmettitori A-10 sul capo del pilota.



In effetti, Shinji non stava affatto male vestito così.
 
“Ho fame! Sbrigati!” gridò lui alla cuoca in cucina.
 
“Mi dispiace! Mi dispiace! Ci vuole più tempo di quanto mi aspettassi! Ci ho messo un po’ a finire tutti i compiti, e ho iniziato più tardi del previsto e…” disse Asuka cercando di difendersi.
 
“Non voglio scuse, baka! Voglio la cena!” urlò Shinji sulle proteste di Asuka.
 
Misato rimase a bocca aperta e spostò disperatamente lo sguardo verso Asuka, sperando che la situazione non fosse così grave.
 


La cintura troppo lunga che reggeva i pantaloni neri dell’uniforme scolastica sporgeva lateralmente da sotto il grembiule rosa che indossava Asuka e c’erano alcune macchie di ingredienti per la cena sui polsini della sua camicia bianca. I capelli erano legati in una coda di cavallo da un laccetto in cima alla nuca e cadevano lisci in una cascata rossa, dato che non c’erano i trasmettitori ad intralciarla.
 
“Gah.” osservò Misato sagacemente.
 
“Sarà pronto tra pochi… oh, mi dispiace, Pen-Pen.” Asuka si guardò i piedi, dove il pinguino tropicale l’aveva beccata delicatamente sulla gamba per attirare la sua attenzione.
 
Pen-Pen tornò a guardarla con un’espressione fredda. “Wark.” le disse.
 


Asuka annuì. “Me n’ero dimenticata. La tua cena è pronta, certo. Ecco a te.” Prese un piatto di pesce dal bancone della cucina e glielo porse. Pen-Pen lo ricevette con un cenno del capo e sgambettò nella sua stanza-freezer, chiudendo la porta.
 
“Oh, quindi lui può cenare per primo? Valgo meno di quello stupido uccellaccio?!” ringhiò Shinji. “Beh, è bello sapere cosa pensa di me la Grande e Invincibile Asuka-sama!”
 
“Mi dispiace! Non è così, Shinji!” lo supplicò Asuka, agitando le mani verso di lui. “La cena sarà pronta in un paio di minuti, promesso!”
 
“D’accordo, adesso basta, tutti e due!” disse Misato gridando per farsi sentire.
 


Entrambi tacquero e la guardarono, leggermente sorpresi, come se si fossero accorti solo ora della sua presenza.
 
Misato lasciò che la guardassero in silenzio per un momento, prima di passare davanti a loro, entrare in cucina e andare verso il frigorifero. Tirò fuori una lattina di Yebisu, la stappò e si scolò l’intera birra in un unico lungo sorso. “Ahhhh, così va meglio. Ok, uno di voi due mi spiega cosa diavolo sta succedendo qui? Perché Shinji sta guardando la TV mentre tu cucini, Asuka? Da quando cucini tu? E che fine ha fatto la storia della ‘padrona’?”
 
Asuka sbatté le palpebre. “C-cucino sempre io, Misato-san?”
 


“Cosa?”
 
“Io cucino, faccio la spesa e le pulizie, e tu e Shinji fate… uhm… cose.” Tentò Asuka. “Ogni tanto tu mi aiuti nelle pulizie.”
 
“Cosa?”
 
Shinji sbuffò. “Io tengo la mia stanza immacolata. Tu stanne fuori, Second Children! Non voglio che rovisti nella mia biancheria intima.” Shinji lanciò un’occhiataccia ad Asuka. “Posso immaginare cosa ne faresti. Maniaca.”
 


“Il bucato lo faccio comunque io…” disse Asuka a bassa voce.



“Cosa?”
 
“Ti senti bene, Misato-san?” le disse Asuka guardandola, preoccupata.
 
Misato scosse la testa e prese un’altra birra.
 
Shinji sgranò gli occhi. “Bah. Torno a guardare la TV. Chiamami quando la cena è pronta. E sarà meglio che sia presto, Second Children.”
 
“Sì, Shinji.” disse Asuka sommessamente.
 
Shinji tornò in salotto e Misato si scolò la seconda birra. “Asuka, è per caso uno scherzo?” chiese, cercando di nascondere il mal di testa e la confusione.
 


Asuka la guardò, con un’aria altrettanto perplessa. “Io… non penso? Uhm… la cena sarà pronta tra pochi minuti. Potresti aiutarmi a preparare la tavola, per favore? Mi farebbe molto piacere se mi aiutassi.”
 
Misato guardò con disperazione la bottiglia di sake Snake-Killer sulla mensola dietro ad Asuka. ‘Credo che la sola birra non basterà a salvarmi stasera…’

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Capitolo 57
*** Capitolo 8.10: Avvento ***


Capitolo 8.10: Avvento





Il Maggiore Katsuragi si fece forza e aprì la porta del suo appartamento. Questa volta non avrebbe accettato altri scherzi. La sera prima era stata dannatamente surreale. Shinji e Asuka non erano mail usciti dal loro ‘personaggio’ per tutta la sera. Asuka era stata mansueta, educata e autoironica mentre cucinava, lavava i piatti e puliva. Shinji aveva guardato la TV, letto riviste di moda, si era lamentato di tutto e aveva dato ordini ad Asuka per tutta la sera, finché Misato non le disse… gli disse di andare in camera sua. Shinji si era allontanato, borbottando in tedesco, ed era andato nella sua vecchia stanza, ora di Asuka. Misato, che a quel punto aveva la scusante di essere troppo ubriaca per riuscire a difendere la sua sanità mentale, aveva guardato Asuka impotente. Asuka si era limitata a scrollare le spalle e a tornare a preparare i pranzi per l’indomani. A quel punto Misato si arrese e se ne andò a letto.
 
Ma stasera, basta. Una settimana così era più che sufficiente. Basta con i giochetti. Se Shinji e Asuka stavano combinando qualcosa stasera, lei non l’avrebbe più sopportato. Avrebbe preteso delle risposte. Entrò e lasciò che la porta si chiudesse dietro di lei.
 


Poteva sentire le loro voci in cucina, accompagnate dal rumore di stoviglie. Fin qui, tutto abbastanza normale. Non c’era la TV accesa, ma non era una cosa troppo insolita. Non sembrava nemmeno che stessero litigando, il che era un po’ insolito. Comunque sia, era pronta. Questa volta nulla di ciò che il Second e il Third Children potevano inventarsi l’avrebbe scossa! Girò l’angolo e si fermò sorpresa.



Non stavano discutendo. Stavano ballando.
 
Shinji uscì dalla cucina con un grosso piatto caldo in mano, voltandosi senza guardare mentre girava l’angolo della cucina su una traiettoria che avrebbe dovuto portarlo proprio contro Asuka, la quale stava tornando indietro dopo aver posato altri piatti sul tavolo. Ma Asuka in qualche modo anticipò i suoi movimenti e piroettò dolcemente intorno a lui con una mossa che sembrava troppo aggraziata per essere preparata, e si scambiarono le posizioni senza nemmeno guardarsi. La danza si ripeté pochi secondi dopo, quando Asuka tornò fuori con un’altra serie di piatti pieni di cibo e girò intorno a Shinji che stava percorrendo la stessa strada al contrario.
 
Misato rimase a guardare per un minuto. Si trattava di una sincronizzazione ancora più precisa e armoniosa di quella che avevano mostrato alla fine della settimana di training a cui li aveva sottoposti per sconfiggere Israfel. Le si drizzarono le orecchie. Sì, c’era della musica, a volume leggermente basso, ma sicuramente presente. Si rese conto che stavano anche cantando, in perfetta armonia e ritmo.
 
Entrambi sparirono in cucina e tornarono alla sua vista un attimo dopo, girando l’uno intorno all’altro con passi che erano chiaramente non necessari, solo per divertimento. Shinji adagiò i suoi piatti negli ultimi posti liberi sul lato vicino a lui del tavolo della cucina senza distogliere lo sguardo da Asuka. Lei fece lo stesso con i suoi piatti sul lato opposto del tavolo un momento dopo, mentre i loro percorsi si incrociarono di nuovo. Una volta che le loro mani furono libere, si avvolsero l’uno all’altra e continuarono la loro danza finché non furono di nuovo vicino alla cucina.
 
Misato strabuzzò e si strofinò gli occhi. Si stavano… abbracciando, stavano ballando insieme, e si scambiavano sorrisi? La sua bocca si storse per il fastidio. Era questo il gioco di stasera? Fare la parte degli sposini? Ovviamente doveva trattarsi di un trucco, anche se si chiedeva come Asuka avesse convinto Shinji a fare tutto ciò.
 
Sembrava che non l’avessero ancora notata. O comunque, non avevano reagito in modo evidente al fatto che lei fosse in piedi nell’ombra dell’ingresso. Allora perché stavano già recitando? Anche quando si erano ‘invertiti i ruoli’ non avevano fatto nulla finché lei non rientrò a casa e l’avevano notata. Allora perché stavano già fac… Misato guardò ad occhi spalancati.



Dopo l’ultima giravolta, Shinji aveva spostato la presa sulla schiena di Asuka e la stava avvicinando a sé in un movimento lento e stretto. Asuka sorrideva, seguendo i movimenti. Shinji aveva un sorriso quasi identico. I loro volti erano molto, molto vicini…
 


“E va bene, voi due, adesso bastaì! Che diavolo sta succedendo qui?” La domanda improvvisa e ad alta voce di Misato li fece sobbalzare entrambi. “Ne ho abbastanza di questi scherzi. Che gioco state facendo questa volta?”



“M-Misato-san! B-bentornata a casa!” balbettò Shinji. Con cautela riportò Asuka in posizione eretta e lasciò la presa su di lei. “Ehm… noi stavano… noi stavamo…” Guardò Asuka, che si limitò a incrociare le braccia in grembo e a guardare Misato.



“Stavamo preparando la cena, come puoi vedere.” disse Asuka impassibilmente. Fece un cenno verso il tavolo. “Vedi?”



Misato aguzzò gli occhi verso di loro. “Sedetevi, tutti e due.”



I due giovani piloti si guardarono per un attimo e annuirono. Si avvicinarono al tavolo e si sedettero al loro solito posto, di fronte a quello di Misato, aspettando in silenzio. Misato guardò l’assortimento francamente impressionante di cibi disposti sul tavolo e pensò di andare a cambiarsi l’uniforme prima di sedersi per cenare, ma il suo stomaco brontolò e la sua bocca si riempì di saliva per i deliziosi aromi che salivano dalla tavola, quindi decise di non cambiarsi. Si sedette e scambiò uno sguardo con i suoi giovani coinquilini. ‘Beh, forse rimanere in uniforme ricorderà loro che sono ancora il loro ufficiale comandante e non solo la loro ‘madre adottiva’. Dopo una settimana come questa devo tornare a imporre legge.’
 
“D’accordo… voi due avete fatto giochi stupidi per tutta la settimana, e io ho lasciato correre visto che sono stanca e che vedere voi due giocare non è una cosa del tutto negativa quando rientro a casa. Ma ora è finita. Cantare e ballare come una coppia in luna di miele è troppo. Basta con giochi che mi incasinano la testa.” dichiarò con fermezza. “Siete di nuovo entrambi piloti. La ricreazione è finita.”
 
Shinji si limitò a incrociare il suo sguardo con calma. “Questo non era un gioco, Misato-san. Abbiamo smesso di giocare dopo ieri sera.” Asuka annuì. Insieme portarono le loro mani da sotto a sopra il tavolo. La mano sinistra di Asuka era sopra la destra di Shinji, con le dita intrecciate in una salda presa.
 
Misato guardò le mani giunte. “Non mi piace che tu ti faccia gioco di me mentre detto le regole, Shinji-kun. Dovrei credere al fatto che tu e Asuka stiate improvvisamente insieme?”
 
“Non improvvisamente.” disse Asuka con calma. “Da mesi.”
 
Misato le lanciò un’occhiata sarcastica. “Davvero? Vi frequentate segretamente da mesi e fate finta di non essere insieme quando siete a casa? Ma certo. Shinji un giorno ti ha fatto perdere la testa, ti ha travolta con un’ondata di passione e ti ha rubato il cuore con la sua disinvoltura. Dopodiché Kaji mi confesserà che si strugge d’amore per me da ben otto anni e mi proporrà di fuggire con lui nella sua casetta nel Geofront!”
 
Asuka sbatté le palpebre e cominciò a ridere così forte da cadere con la testa in grembo a Shinji. Shinji annuì a Misato e disse: “Ehm… più o meno? In un certo senso hai ragione, ma d-davvero non mi definirei ‘disinvolto’. Abbiamo solo… iniziato a parlarci un giorno, qualche mese fa, e… abbiamo scoperto di essere… molto più simili di quanto pensassimo. Il resto è venuto da sé.” Senza accorgersene, iniziò a passare le dita tra i capelli di Asuka adagiata sul suo grembo, mentre lei continuava a ridacchiare. “Pensi davvero che Kaji-san ti confesserà presto una cosa del genere, Misato-san? So che pensa spesso a te.”



Misato si costrinse a rimanere calma. Doveva per forza trattarsi solo uno scherzo andato troppo per le lunghe. La domanda di Shinji doveva farne per forza parte, non poteva essere una cosa seria. Kaji non poteva aver detto a Shinji una cosa del genere… vero?
 
“Eh già, Misato.” riuscì finalmente a dire Asuka dalla sua posizione sdraiata in grembo a Shinji, mentre la sua risatina si attenuava. “Kaji sa di noi. Questa settimana serviva per scombussolarti un po’ prima di dirtelo. Kaji ha insistito perché… ti dicessimo la verità. Ma io e il mio dolcissimo baka siamo innamorati da un po’ di tempo. Sorpresa.”
 
‘Ok, ora so che mi stanno prendendo in giro.’ pensò Misato. ‘Kaji lo sa? E loro sono ‘innamorati’? So che sono attratti l’uno dall’altra, ma nascondermi con successo una relazione per mesi? Non è possibile. D’accordo. Asuka vuole giocare? Allora giochiamo.’
 
“Oh, Asuka. Chi l’avrebbe mai detto che ti saresti innamorata di ‘quel baka-Shinji’.” disse in tono smielato e beffardo. “È davvero così romantico! Fammi vedere come piazzi un bel bacio appassionato sulle labbra del tuo tesoro. Forza.”
 
Asuka la guardò di nuovo, leggermente sorpresa. Poi scrollò le spalle, fece scivolare la mano destra dietro il capo di Shinji e lo abbassò verso di sé in un bacio dolce e appassionato.



Misato osservò i loro volti avvicinarsi, aspettando e aspettando che si fermassero all’ultimo momento ammettendo che si trattava di un gioco. Aspettò invano. Rimase a bocca aperta. ‘Cosa… come… non è possibile… Lo… lo stanno facendo davvero? Non… non possono averlo nascosto per tutto questo tempo, vero?’
 


Ci fu un lungo, lungo momento prima che i piloti interrompessero il bacio e Shinji si rimettesse a sedere. Asuka se ne stava sdraiata con un sorriso da gatto-che-ha-preso-il-canarino stampato sul volto, con un’aria assolutamente soddisfatta e in pace col mondo. Anche Shinji sembrava calmo e felice. Nessuno dei due aveva riaperto gli occhi.
 
Misato rimase a bocca aperta per un minuto. Si costrinse a chiudere la bocca con uno scatto. Il silenzio si dilungò. Asuka aprì lentamente un occhio dal grembo di Shinji. “Vuoi che facciamo nient’altro, Misato?” disse divertita.
 


“…non mi state prendendo in giro, vero?” chiese lentamente Misato.
 
“Nnno.”
 
“Siete segretamente innamorati da mesi?”
 
“Gggià.”
 
“E me l’avete tenuto nascosto perc…” Misato iniziò la domanda, poi si fermò mentre metteva in moto il cervello. Shinji sapeva bene che lei trovava l’idea di lui e Asuka assieme una cosa divertente e carina, tanto che non aveva fatto mistero di incoraggiarlo a chiedere alla rossa tedesca di uscire. E se stavano insieme, vuol dire che lui doveva averlo detto ad Asuka. Quindi entrambi dovevano sapere che Misato avrebbe incoraggiato la loro relazione. A meno che…
 
“Perché tu saresti andata fuori di testa e avresti cercato di dirci che non possiamo fare quello che abbiamo fatto per la maggior parte del tempo.” disse Asuka. “Stiamo insieme. Ci svegliamo insieme, facciamo colazione insieme, andiamo a scuola insieme, ci alleniamo insieme, combattiamo insieme, torniamo a casa insieme e alla fine della giornata…” Si mise a sedere in modo che entrambi i piloti fossero rivolti verso di lei. Le loro mani si cercarono e rinnovarono la loro stretta senza che nessuno dei due interrompesse il contatto visivo con Misato. “Andiamo a letto insieme.” concluse Asuka calma ma con fermezza.
 
‘A meno che non ci sia qualcosa per cui temono che io possa arrabbiarmi.’ “No.” disse Misato con un tono di rabbia crescente che raccontava quanto avesse già capito. “No, voi due non potete essere…”
 
“Lo siamo, Misato! L’abbiamo fatto ieri sera, la sera scorsa, la settimana scorsa e il mese scorso! E continueremo a farlo!” ribatté Asuka con forza. “Ho aspettato quasi tutta la mia vita per sapere che qualcuno mi amava di nuovo! Non mi sono sentita amata da quando ho trovato il corpo di mia madre, cazzo! E ora rischio la mia vita in ogni missione per proteggere questo maledetto pianeta. Quindi se vuoi portarmi via l’unica cosa che mi ha reso felice nella maggior parte della mia dannata vita, puoi andare all’inferno!”
 
“La maggior parte della tua vita? Asuka, avete quattordici anni! Non potete fare queste cose!”
 
“Avresti fatto lo stesso alla nostra età!”
 
“Alla vostra età più un anno, ero catatonica per aver assistito al Second Impact a Ground Zero! Voi siete ancora dei bambini!”
 
Bambini? Certo che lo siamo, siamo Children! Io sono il Second e Shinji è il Third! E siamo sicuramente abbastanza grandi perché tu ci faccia rischiare le nostre vite come soldati! Ce lo siamo meritato, Misato!”
 
“Voi siete troppo giovani per andare a letto insieme! Vi rendete conto che…” Gli occhi di Misato si allargarono. “Voi ‘andate a letto insieme’ letteralmente, è così? È per questo che me l’avete nascosto.” sussurrò quasi.
 
Entrambi annuirono. Shinji con un po’ di senso di colpa, Asuka in modo deciso. “Da Leliel.” disse bruscamente Asuka. “Sai, quando sono quasi morta. Di nuovo. Ho deciso che non volevo morire nella missione successiva rimpiangendo di non aver mai detto a Shinji che lo amavo. Così l’ho fatto. E poi… l’abbiamo fatto.”
 
“Voi… Ok. D’accordo. Ciò che è fatto è fatto. Ma da ora voi due vi fermate immediatamente e andate nelle vostre stanze. Separatamente, mentre io…”
 
No che non ci fermeremo, Misato.” la interruppe Asuka. “Smetteremo piuttosto di pilotare prima di smettere di dormire l’uno accanto all’altra.”
 
“E lasciare Rei-chan a combattere da sola?” rispose freddamente Misato.
 
La replica a caldo di Asuka le morì sulle labbra. Sembrava che avesse morso qualcosa di aspro, e ci mise un momento prima di rispondere. “Il Comandante Stronzo ci ha già provato. Guarda com’è andata a finire bene. Ci siamo voluti io, Shinji e le discutibili capacità alla guida di Kaji per salvare la situazione. Ricordi la parte in cui abbiamo salvato il mondo? Noi ce lo siamo guadagnati il diritto di andare a letto dove e con chi vogliamo, Misato.”
 
“Voi siete adolescenti. Non siete pronti per questo.” ringhiò Misato. “Siete troppo giovani per tutte le complicazioni che comporta il sesso. E se rimanessi incinta e non potessi pilotare quando arriva l’attacco di un angelo? Metteresti davvero in pericolo il mondo intero solo per essere infoiata?”
 
“Impianto contraccettivo dalla dottoressa Akagi, fin dalla prima volta.” ribatté Asuka, distorcendo leggermente la verità. “Non siamo stupidi, Misato. Qui non si tratta di essere infoiati. Qui si parla di esserci guadagnati il diritto di prenderci quanta più vita e amore possibile dal momento che rischiamo la vita ogni volta che saliamo sui nostri Eva.”
 
“Tutti e due, andate nelle vostre stanze.” ripeté Misato a bassa voce.
 
“‘Andate nelle vostre stanze’?! Non puoi trattarci come dei bambini, Misato!” disse Asuka quadi gridando. Cominciò ad alzarsi dalla sedia, ma si fermò a metà strada quando la mano di Shinji la riportò giù.
 
“Io vi sto trattando come adulti, Asuka.” disse Misato con decisione. “Io vi sto mandando nelle vostre stanze in modo da poter pensare e non reagire d’istinto. Perché in questo momento sono molto arrabbiata con voi due che non solo avete fatto tutto questo, ma me lo avete tenuto nascosto per mesi. Sesso e adolescenti sono una miscela dannatamente esplosiva, e voi due avete messo a rischio la sicurezza di tutti solo per non essere scoperti. Cosa sarebbe successo se voi…”
 
“I nostri Sync Rate sono aumentati costantemente da quando ci siamo messi insieme, Misato-san.” la interruppe Shinji con voce calma. “Asuka è cresciuta di quattro punti il giorno dopo il nostro… primo bacio. Io sono cresciuto di sei. Entrambi siamo cresciuti del 27% da quando abbiamo iniziato. Hai visto quanto eravamo in sincrono contro Bardiel. E siamo riusciti a pilotare insieme quest’ultima volta solo perché siamo così legati. Se non andassimo a letto insieme… se non fossimo innamorati…” Guardò Asuka e sorrise, poi si voltò di nuovo verso Misato. “Non saremmo riusciti a fermare Zeruel e ora saremmo tutti morti. Insieme siamo più forti, Misato. Non mi sono mai sentito così forte. E so che Asuka prova le stesse cose. Ti prego, non dividerci.”
 
Misato guardò Shinji per un attimo. Il suo calmo elenco di fatti a loro sostegno, unito alla sincerità agonizzante della sua richiesta, le fecero meglio comprendere la situazione. Non si trattava solo di due adolescenti eccitati che volevano soddisfare le proprie voglie. Sapeva troppo bene quanto Asuka fosse realmente isolata fin da quando era stata la tutrice della ragazza. Aveva visto lo stesso tipo di isolamento e solitudine fino a chiudersi a riccio in Shinji quando si trasferì da lei: il cellulare che non riceveva mai chiamate, nessun amico per molto tempo finché quei due compagni di classe non erano lentamente diventati più di semplici conoscenti… Si trattava di due persone molto sole che avevano trovato qualcuno con cui… tenere lontana l’oscurità della solitudine. Come un’altra coppia che conosceva.
 
“Shinji… tu non capisci quanto sia delicato… e se vi lasciaste? O se…”
 
“Non ci lasceremo.” dissero all’unisono. Vide le loro mani stringersi forte, fino quasi a tremare.
 
“…o se uno di voi venisse ferito in battaglia? Riuscireste a rimanere a guardarlo, ignorando le urla e continuando lo scontro? C’è un motivo per cui i comandi militari vietano alle persone coinvolte in una relazione sentimentale di stare nella stessa unità, sapete?”
 
“In che modo separarci cambierebbe tutto questo, Misato-san?” chiese Shinji con calma. “Sesso o no, niente cambierà quello che provo per Asuka, o quello che lei prova per me. Separarci non farà altro che renderci entrambi infelici al di fuori della battaglia, e altrettanto inefficaci all’interno dello scontro.”
 
“Forse è così che si fa nelle normali unità militari, Misato, ma qui non c’è niente di normale. Sì, siamo Children. Pilotiamo perché solo noi possiamo farlo.” disse Asuka con un tono strano. “Non ti sei mai chiesta perché?”
 
Misato rivolse lo sguardo alla rossa. “…l’ho fatto. Ritsuko è stata… non del tutto collaborativa sull’argomento. E…” ‘E da quello che mi ha detto Kaji, l’Istituto Marduk è un’organizzazione fantoccio. Ma se non è il Marduk a trovare e selezionare i piloti… chi lo fa?’
 
La rabbia di Asuka era svanita, sostituita da qualcosa di più freddo e duro. “Pensiamo di aver capito perché siamo il Second e il Third Children. Avevamo intenzione di parlarne con Rei per capire ci abbiamo visto bene… ma sono certa che è così.” disse Asuka con lo stesso strano tono. “Quanto è sicuro questo appartamento, Misato? Ci sono cimici? La Sezione 2 non sta ascoltando, vero?”
 


L’espressione fredda e severa sul volto di Asuka fece reprimere a Misato un brivido. Non sembrava promettere bene. “No. Nessuna cimice. La Sezione 2 non mi tiene monitorata. Vai avanti.”
 


Asuka annuì. “Bene. Abbiamo scoperto qualcosa di brutto sulla Nerv. Siamo abbastanza adulti per andare a letto assieme, Misato. So che siamo abbastanza adulti perché non ti ho ancora rubato la pistola e non sono andata a cercare il Comandante Stronzo per chiedergli delle risposte. E non ti ho accolto alla porta con un coltello perché sono abbastanza sicura che tu non sappia nulla…”
 
Misato si bloccò. Lei e Asuka erano state piuttosto amiche quando era stata la tutrice della ragazza. Quindi una minaccia di ucciderla pronunciata con freddezza… “Che io non sappia nulla di cosa?”
 
“So dove si trova mia madre.” disse Asuka.
 
“E io so dove si trova la mia.” le fece eco Shinji un secondo dopo. Il suo volto si indurì fino a diventare quasi un ringhio. “E mio padre mi deve delle risposte.”
 


Non c’era alcun dubbio nelle loro voci. Misato si sentì accapponare la pelle. “Dove si ‘trovano’? Asuka, tua madre è morta in ospedale. Io… so che sei stata tu a trovarla. E la madre di Shinji è morta nel primo Esperimento di Contatto con l’Unità 01, undici anni fa.”
 
“La mia Mama era impazzita dopo il suo Esperimento di Contatto, Misato. E, strana coincidenza, con la mia Unità 02. E io sono l’unica in grado di pilotarla. Un’altra incredibile coincidenza.”
 
“E nessuno riesce a far muovere l’Unità 01 come me.” disse Shinji. “Il miglior Sync Rate che è riuscita ad ottenere Rei non è nemmeno la metà di quello che raggiungo io.”
 
“E abbiamo parlato con Hikari dopo che è uscita dal nucleo dell’Unità 03… ha detto di aver parlato con sua madre lì dentro. Un’altra strana coincidenza.”
 
Questa volta Misato non riuscì a trattenere un brivido. “Voi… davvero pensate che…”
 
“Le nostre madri sono nei nostri Eva. Non so come, ma ne sono certa. Lo siamo entrambi.” disse Asuka cupamente. “E non può essere un caso. Qualcuno alla Nerv deve esserne a conoscenza. E non credo che sia tu. E sopra di te ci sono solo…”
 
“Ritsuko, il Vicecomandante Fuyutsuki e…” elencò Misato.
 
“E mio padre.” ringhiò Shinji. “Lui sa. Deve sapere.”
 
Misato non voleva crederci. Avrebbe dovuto verificare con Kaji. Ma… tutto si incastrava troppo bene con le cose di cui era a conoscenza. Il fatto che tutti i ragazzi della loro classe fossero candidati. Tutti senza madre. Statisticamente impossibile, quindi doveva far parte dei criteri di selezione. Ma non aveva mai immaginato che potesse essere qualcosa di simile. E il ritorno di Hikari aveva dimostrato senza ombra di dubbio che un umano poteva essere assorbito dal nucleo di un Eva e sopravvivere. E lei aveva detto a Shinji e Asuka di aver visto sua madre? “Nei… nei rapporti su Horaki-chan non c’è nulla riguardo… qualcosa del genere.” Era una flebile contestazione, poteva sentirlo mentre lo diceva.
 
“Abbiamo intenzione di provare a comunicare direttamente con loro la prossima volta che saremo nei nostri Eva, Misato.” disse Asuka. “Quindi sì, non smetteremo di essere piloti. Non ora che sappiamo finalmente dove sono le nostre madri. Ma… non cercare di dividerci. Ce lo siamo meritato. Sai bene com’ero io. Pensi che avrei mai potuto dire ‘ti amo’ a chiunque tanto facilmente?”
 
“O io?” aggiunse Shinji.
 
“La Nerv sta nascondendo cose davvero inquietanti, Misato. Quindi io e Shinji che andiamo nello stesso letto la notte? Poca cosa a confronto. E ce lo siamo più che meritato. Ti prego.” concluse Asuka.
 
Misato cercò di riportare la mente alla prima questione della serata. “Io… ci penserò su, Asuka. So che questo significa molto per entrambi. Quindi non reagirò d’istinto. Questo è accettabile?” chiese in tono pacato. “Mi avete dato altre cose importanti su cui riflettere, ve ne rendete conto?”
 
Asuka strinse le labbra e guardò Shinji. Anche lui non sembrava contento, ma fece un piccolo cenno di assenso. Asuka si voltò verso Misato e annuì anche lei. “D’accordo. Noi… dormiremo separati. Stanotte. Ma… devi permetterci di farlo. Non ho avuto un solo incubo da quando abbiamo iniziato a dormire nello stesso letto. Se stanotte ne avrò uno, saprò il perché e darò la colpa a te.”
 
Misato lasciò correre. Poteva sentire la sincera preoccupazione nella voce di Asuka. “Ci penserò su.” ripeté. “Voi due avete salvato il mondo, è vero. Ma questo è… delicato. E il Comandante Ikari potrebbe annullare qualsiasi mio ordine in merito comunque.”
 
“Allora non dirglielo.” disse Shinji, cupo e arrabbiato. Misato sbatté le palpebre e lo guardò. Non aveva mai sentito Shinji così arrabbiato. “Mio padre ha perso ogni diritto di dare ordini alla mia vita e di togliermi la felicità quando mi ha scaricato in una stazione ferroviaria e se n’è andato quando avevo quattro anni, e poi mi ha ignorato per altri dieci anni. Lui non ha voce in capitolo. Io amo chi voglio amare e lui può andare all’inferno.”
 


Misato sbatté le palpebre di fronte alla furia che irradiava il Third Children. Fu ancora più sorpresa quando Asuka si avvicinò e abbracciò forte Shinji finché la sua rabbia non si placò. “Tranquillo, amore. Lui non può fermarci. Nessun potere nell’universo può fermarci. Distruggiamo angeli come se niente fosse. Il tuo stupido padre non può nemmeno provare ad eguagliarci.”
 
Shinji lasciò che le sue mani si avvicinassero e accarezzassero i dorsi di quelle di Asuka. “Grazie.” sentì rispondere dolcemente Misato.
 
Misato scosse leggermente la testa. Più ancora del bacio di cui entrambi avevano evidentemente goduto, questo aveva fatto capire quanto erano stati bravi a nasconderle la loro relazione. Una settimana prima avrebbe riso all’idea di vedere Asuka tendere la mano e confortare Shinji solo perché le importava di lui, o Shinji accettare automaticamente il suo conforto e rispondere con piccoli segnali non verbali che dicevano quanto capisse e apprezzasse quello che Asuka stava facendo. Ora… si sorprese a scoprire che un po’ d’invidia cominciava a nascere dal suo stesso cuore. ‘Perché non posso avere anch’io tutto questo?’
 
“Voi… davvero vi amate…” disse a bassa voce.
 
Asuka alzò lo sguardo, ma continuò a stringere Shinji. “Te l’ho detto, Misato. Qui non si tratta di voler scopare. Quando siamo a letto insieme la notte, io non mi sento più sola e mi sento finalmente amata. Lui è tutto ciò che voglio. Non ho bisogno di nessun altro oltre a lui, nemmeno… di Kaji.” Un lieve sorriso apparve sulle labbra di Asuka. “Kaji è tutto tuo adesso, Misato. Vai a prenderlo.” Tornò a guardare Shinji. “Io ho tutto quello che voglio. Qualcuno che mi capisce, che combatte al mio fianco e che mi spinge ad essere sempre migliore.”
 
All’improvviso Asuka sogghignò. “Ok, lo ammetto, lo voglio anche nel mio letto perché oh Dio è bravo. Mani da musicista, Misato…”
 
L’invidia peggiorò. Non vedeva Kaji da giorni. “…Mangiamo e basta. Poi voi due potrete… avere la serata per coccolarvi sul divano e cose varie. Dormirete ancora nelle vostre stanze finché non ci penserò su.” La fronte di Misato si fece più corrucciata. “E per… l’altra cosa. Il Sync Test non è previsto per almeno un’altra settimana, ma… vedrò cosa posso fare.”
 
Asuka annuì. Lo stesso fece Shinji alzando il capo e riportando ancora la calma sul suo volto. “Grazie, Misato-san. Stasera abbiamo preparato i tuoi piatti preferiti.”
 


Misato aggrottò un sopracciglio. “‘Abbiamo’? Asuka si è offerta di aiutare in cucina?”
 
Asuka sogghignò di nuovo. “Te l’ho detto. Non puoi immaginare quante cose non sai di noi. Dovresti approfondire. Abbiamo lavorato sodo per fare colpo su di te stasera. Volevamo fare una buona impressione per questa…” agitò le mani “…questa rivelazione. È importante, sai?”
 
“Ci penserò su.” promise ancora Misato. “Ora mangiamo.”
 


Comedy Omeke – Come convincere Misato

 
Asuka: “Misato, dobbiamo dirti un paio di cose”
 
Misato – si stappa la terza birra: “Ok, spara”
 
Asuka: “Sai quell’improvviso e costante aumento dei Sync Rate che abbiamo iniziato ad avere io e Shinji? Ci siamo fatti un’idea a riguardo, o almeno abbiamo ristretto a due possibilità”
 
Misato: “Ah sì? E quali sarebbero?”
 
Asuka: “Abbiamo determinato in modo indiscutibile che le anime delle nostre madri sono intrappolate nei nuclei degli Eva e che stiamo comunicando con loro ogni volta che ci sincronizziamo. Più ci sentiamo bene, migliore è il collegamento. Oppure è per via di tutto il sesso che abbiamo fatto io e Shinji.
 
Misato – mentre le esce la birra dal naso e inizia a tossire: “Aspetta, cosa?!
 
Asuka: “Ho detto, che siamo più che sicuri che le anime delle nostre madri siano intrappolate nei nuclei degli Eva, accidenti! Ascoltami quando parlo! …e Shinji ed io andiamo a letto insieme da mesi. Oh Dio, è così bravo.
 
Misato: “Aspetta, aspetta, aspetta, torna indietro. Le anime delle vostre madri?! Ma questo significa che… aspetta, cos’era quella storia sul sesso?”

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Capitolo 58
*** Capitolo 8.11: Avvento ***


Capitolo 8.11: Avvento



Lunedì



Andrò ad interrogare di nuovo il Fourth Children. Deve sapere qualcos’altro oltre a quello che ha raccontato.”



Il Vicecomandante Fuyutsuki alzò lo sguardo dalla scacchiera di shōgi verso il suo ex allievo. Solo anni di pratica gli permisero di non appiattire le labbra in una linea. “Credi sia saggio, Ikari?” fu tutto ciò che gli disse.



Lo sguardo penetrante di Gendō si spostò dall’aria davanti la scrivania verso il volto dell’anziano professore.
 
“L’ultima volta sei riuscito a terrorizzare quella povera ragazza fino a farla tacere del tutto in meno di 15 minuti. E tutto quello che è riuscita a dirti è che credeva di aver visto sua madre, non aveva idea di come fosse entrata o uscita dal nucleo e aveva solo una vaga impressione di cosa avesse fatto l’angelo per prendere il controllo del suo Evangelion. Andare ad interrogarla probabilmente non farà altro che spaventarla ulteriormente senza darci la possibilità di ottenere nuove informazioni.”
 
Gendō si alzò dalla scrivania e cominciò a camminare avanti e indietro come un leone in gabbia. “Deve sapere qualcosa. Deve. Lei è uscita da lì, professore!” disse con voce quasi vibrante di tensione incatenata.



“Se desideri, posso andare io a parlarle. Forse reagirebbe meglio con me.” propose Fuyutsuki.
 
Il comandante Ikari rimase in silenzio per diversi minuti. “Parla con lei. Scopri quello che sa. Deve sapere qualcosa.” disse.
 
Il Vicecomandante della Nerv si alzò in piedi e annuì. Una lunga conoscenza del suo ex alunno gli aveva permesso di notare il modo in cui Gendō teneva a bada una tensione che in un uomo normale gli avrebbe fatto urlare e graffiare i muri con le proprie unghie a quest’ora. Fece un piccolo gesto per calmarlo. “Ci penserò io.”
 
Gendō strinse appena le labbra e fece un brusco cenno di assenso. Tornò alla scrivania e tirò fuori un rapporto sulle stime di riparazione dell’Unità 01. Le sue mani assunsero la sua tipica posizione, intrecciate sotto al naso mentre fissava lo schermo, ma Fuyutsuki lo poteva vedere come Gendō non stesse per nulla leggendo le parole a monitor.
 


Sospirò sommessamente e si avviò verso la porta. Probabilmente il Fourth Children non aveva molte nuove informazioni da offrire, ma ci avrebbe provato comunque. Non vedeva Gendō così agitato da molti più anni di quanto potesse ricordare, se non da sempre.
 
---
 


Una coscienza di sé, confusa e dolorosa, le tornò lentamente. La testa le faceva male… tanto male… dove si trovava?
 
Era sdraiata su un letto. Il costante bip-bip-bip di un monitor cardiaco proveniva dalla sua destra e si rese conto di averlo sentito in sottofondo anche se priva di sensi per un po’ di tempo. Ogni parte del corpo le faceva male. Le ferite riportate a Matsushiro le urlavano di nuovo contro, e un nuovo piccoletto, ancora più doloroso, aveva apparentemente scacciato l’ultimo che aveva iniziato a trapanare l’interno del suo cranio, e si era messo al lavoro a sua volta. Gemeva per il dolore.
 


C’era un peso sulla sua gamba destra e qualcuno le teneva la mano destra. La stringevano e accarezzavano quando lei gemeva. Aprì gli occhi e cercò di mettere a fuoco la massa sfocata di capelli castani e l’uniforme della Nerv di color cachi che si era addormentata sulle sue gambe, per metà sul letto d’ospedale e per metà sulla sedia accanto. “M… Maya?” rantolo.
 


La sua giovane assistente sbatté le palpebre e si pulì la bava dalla bocca senza pensarci. “Gwha… senpai!”



Ritsuko si ritrovò gentilmente, ma rapidamente, avvolta in un abbraccio mentre Maya Ibuki iniziava a balbettare felice. “Senpai!Senpai!Ero-così-preoccupata!Il-soffitto-ti-è-caduto-in-testa-quando-l’Unità01-ha-colpito-il-quartier-generale-e-tu-stavi-sanguinando-e-io-ero-spaventata-e-preoccupata-ma-il-Comandante-Ikari-non-mi-ha-lasciata-aiutarti-perché-l’angelo-stava-ancora-attaccando…”
 
“Maya! MAYA!” Oh, dannazione, urlare le faceva martellare ancora di più la testa. “Rallenta! Ricomincia da capo! Cosa… nggg. Cos’è successo? L’ultima cosa che ricordo è… è…” La sua testa picchiava forte. “Ung… oh, l’Unità 01 che cadeva nel Geofront? L’angelo la stava raggiungendo e… la rampa di lancio si stava attivando?”
 


“La rampa di lancio era quella dell’Unità 03! Shinji-kun e Asuka hanno ehm… preso in prestito l’Unità 03 e hanno attaccato l’angelo! Hanno trafitto il suo nucleo e Rei lo ha colpito prima che potesse esplodere come Sachiel!” farfugliò Maya entusiasta.
 


La sua testa girava tremendamente. “Sh-Shinji e Asuka… insieme? Hanno usato di nuovo il dual-sync? Nell’U… nell’Unità 03?”
 
Maya annuì elettrizzata. “Sono stati fantastici! Hanno… hanno esaurito l’energia prima di uccidere l’angelo, ma poi l’Organo S2 che era rimasto nell’Unità 03 si è attivato!”
 
‘Oddio… L’Unità 03 è stata posseduta da un angelo e ora ha un Organo S2 funzionante?’ Ritsuko rabbrividì. ‘Cosa… cosa diavolo dovremmo fare se quella cosa si risvegliasse? E… aspetta…’ “Come hanno fatto Shinji e Asuka ad effettuare un dual-sync? Quel… Il nucleo dell’Unità 03 era configurato per funzionare con il Fourth Children, non con loro. E Horaki è stata assorbita!”
 
Maya sbatté le palpebre. “Io… non lo so, Akagi-senpai. Ho… ho lasciato il Central Dogma non appena l’allerta è rientrata e sono venuta subito qui. Io… ehm…” Maya arrossì. “Non… non ti ho mai lasciata da allora. È stato… uhm… ieri sera. Pomeriggio… ehm…”
 


‘Non mi hai lasciata sola dalla fine dello scontro, e mi sono ripresa con te qui addormentata sulla mia gamba che mi tenevi per mano. Maledizione, Maya. Sono mesi che cerco di ignorare il fatto che tu abbia una cotta per me. Questo non aiuta di certo.’ “Maya, forse dovresti…” Lo stomaco di Ritsuko colse l’occasione per ringhiare come un tasso arrabbiato. “…ah… vai a chiedere all’infermiera qualcosa da mangiare?” concluse debolmente.
 


Maya si alzò in piedi barcollando. “S… sì, senpai! Prenderò… ooh… uhm… prenderò qualcosa anche per me! Tornerò presto!” Si voltò e uscì di corsa dalla stanza, quasi urtando la persona che stava entrando. “Aah! Mi dispiace, Maggiore Katsuragi! Mi perdoni!”
 
Misato guardò il Tenente in ritirata e scosse la testa. “La tua ragazza è molto affezionata, Rits.”
 


“Taci, Misato. E non chiamarla così. È un anno che cerco di evitare la sua cotta furiosa per me.” rispose stizzita la bionda dottoressa. ‘È… che diavolo, lei è… Io voglio Gendō, non… qualche bella ragazza che mi idolatra. …giusto? Lui ha bisogno di me. Mi darà ascolto su quanto stanno diventando pericolosi gli Eva. Deve ascoltarmi… Non mi sta usando e basta. Non lo sta facendo.’ Il pensiero non era più sicuro come qualche mese fa. ‘Lei crede che… Non sono chi lei pensa.’ “Cosa… cosa dovrei fare con lei?”
 
“Portare fuori lei a bere la prossima volta, invece di me e Kaji?” disse Misato con un sorriso malizioso. “Come se tu non avessi mai baciato una ragazza prima d’ora. O anche fatto s…”
 
“E tu avevi promesso che non ne avremmo più parlato, e che era successo solo perché eravamo entrambe ubriache e non avevamo avuto un ragazzo da mesi.” ribatté Ritsuko, poi si portò una mano alla testa per cercare di placare il dolore martellante. “Nnng… smettila di farmi urlare, per favore.”
 
“Non è quello che mi dicesti allora…” scherzò Misato. Il sorriso, però, si spense in fretta. “Come ti senti?”
 
“Come se l’Unità 01 mi avesse dato un pugno in testa.” borbottò Ritsuko a denti stretti. “Mi hanno lasciato qualche antidolorifico? Me li prescriverò da sola se non me ne hanno dati. Poi prenderò in prestito la tua arma per andare a sparare al dottore che se n’è dimenticato.”
 
“Accidenti, qualcuno è davvero irritato…” Misato la tranquillizzò. “Tieni. L’infermiera mi ha dato queste mentre entravamo. Un Vicodin ti basta?” Porse un piccolo flaconcino di pillole.
 
Ritsuko prese il flaconcino con le mani che tremavano un poco e ingoiò rapidamente una delle pillole. “Basterà. Quanto sono messa male?”
 
Misato si mordicchiò il labbro. “Nnnnon benissimo. Hai preso una bella botta in testa quando è caduto il soffitto, e questo non ha di certo aiutato le ferite che già avevi… Il dottore ha detto che dovresti stare a letto una bella settimana prima di provare a tornare a fare qualcosa, anche se fosse lavoro d’ufficio.”
 
“Ok, ok. Maya dice di essere venuta immediatamente qui dal Central Dogma dopo la battaglia. Ovviamente abbiamo vinto, ma cos’altro mi sono persa? Come diavolo hanno fatto Shinji e Asuka a far funzionare l’Unità 03 con loro? Il nucleo è stato configurato per il Fourth Children, e Horaki è stata assorbita nell’ultimo combattimento!”
 
Misato scrollò le spalle. “Sei tu l’esperta di Biologia Metafisica, dimmelo tu. E Hikari è tornata. È semplicemente… apparsa nell’Entry Plug dopo che l’angelo era morto e i ragazzi hanno spento i sistemi da battaglia.” Le labbra di Misato si arricciarono. “È apparsa in braccio a Shin-chan, in effetti.”
 


Ritsuko si fermò mentalmente. “Aspetta… cosa?! Lei è… uscita? Come?!”



“E io che diavolo ne so? Ma è proprio in fondo al corridoio in questo momento…”
 
Misato la ragguagliò. Gli Eva in frantumi, ci sarebbero volute settimane per le riparazioni. Hikari uscita dal nucleo, in qualche modo, senza sapere come. Il Comandante che l’aveva interrogata e che aveva ordinato di metterla in quarantena fino a quando non fosse stata completamente pulita da qualunque contaminazione angelica. Il Second e il Third Children elogiati e lo status di piloti riattivato, assegnati per ora all’Unità 03, per mancanza di altri Eva in grado di combattere. Il Fifth Children in arrivo dalla Nerv di Berlino per sostituire il Fourth.
 
“Il… Fifht Children? Cosa? Come diavolo facciamo a configurargli un nucleo? Io non… non posso farlo così, ad occhi chiusi! A che diavolo di gioco sta giocando la Nerv di Berlino?” lamentò Ritsuko.
 
Misato scrollò di nuovo le spalle. “So solo quello che mi ha detto il Vicecomandante Fuyutsuki. Ha detto che abbiamo circa una settimana prima del suo arrivo e che dobbiamo assegnare agli altri Children il compito di allineare al loro livello il Fifth Children il prima possibile, in modo che Shinji e Asuka possano essere riassegnati ai loro Evangelion non appena saranno rimessi in sesto.” Sospirò. “E quello costerà non poco tempo. L’Unità 03 è l’unica che può stare in piedi in questo momento, e gli manca ancora una mano, senza parlare dei numerosi danni. Il Comandante Ikari ha lasciato il Central Dogma non appena la battaglia è terminata e ha lasciato me a gestire il tutto. Ha trascorso l’intera nottata accampato al sito di recupero dell’Unità 01. Ci sono volute ore per estrarre Rei e lui è rimasto lì quasi tutta la notte. Subito dopo ha interrogato Hikari-chan, poi se n’è andato.”
 
‘Ovvio, passa metà della notte ad assicurarsi che lei stia bene… oltre a quella stupida bambola. Ed è venuto a incontrare Horaki, ma non me? Dannazione, Gendō… tu hai bisogno di me! Non valgo un po’ del tuo tempo?’ Soffocò l’ondata di ansia e di desiderio, sensazione per la quale si detestava a volte. Misato stava ancora parlando.
 
“Anche le difese in superficie e il punto di accesso al Geofront sono tutti ridotti in macerie…” continuò Misato, senza notare l’amica innervosirsi.
 
“Coordinare le operazioni è un suo problema, Maggiore.” disse Ritsuko con superiorità. Si costrinse a fare un piccolo sorriso. La sua amica non sapeva con chi si stesse vedendo, e non aveva bisogno di saperlo. “E se dovrò stare a letto per una o due settimane, dovrai anche fare da guardia alle squadre di riparazione degli Evangelion.”
 
“Oh, caspita, ma grazie, Presidentessa del Progetto E, signora.” ribatté acidamente Misato. “Visto che mi sono presa tutto questo tempo libero, in attesa che…” Il telefono vicino alla testata del letto squillò ad alto volume. Misato sollevò un sopracciglio. “Aspetti una chiamata?”
 
La testa di Ritsuko picchiava un po’ di più per il fastidioso squillo elettronico. Aggrottò la fronte e si avvicinò per alzare la cornetta. “Pronto, dottoressa Akagi.”
 
“Dottoressa Akagi. Sta bene?”
 


Il suo cuore ebbe un sussulto. ‘Sta chiamando per sapere se sto bene? Non è come una visita, ma è interessato! Beccati questo, Misato!’ “Sì, signore.” rispose lei con professionalità.
 
“È in grado di lavorare?”
 
Ritsuko fece una pausa. Le martellava la testa, ma… riusciva a pensare, e probabilmente c’erano cose importanti che… “…credo di sì.”
 
“Venga subito al Terminal Dogma, allora. C’è molto lavoro da fare.” Click.
 
Ritsuko fissò la cornetta, cercando di decidere se volesse lanciare il telefono dall’altra parte della stanza o sbatterlo giù. ‘‘Venga subito quaggiù’?! Nemmeno un ‘come ti senti?’ Ma che diavolo?!’ “Figlio di puttana!”
 
Misato sollevò un sopracciglio. “Tut… tutto bene, Rits? Sembra che tu stia per accoltellare qualcuno, e io sono l’unica a portata di mano, quindi preferirei che non lo facessi. Chi era?”
 


“Il Comandante Ikari. Il direttore del circo vuole che tutti i suoi pagliacci tornino nell’arena. Devo fare rapporto al Terminal Dogma immediatamente.”
 
Misato sbatté le palpebre per lo shock. “Cosa? Non sei nelle condizioni. Dovresti startene sdraiata per almeno una settimana.”
 
“In una azienda sana di mente. Ma a quanto pare io sono un asset critico. E il Comandante ordina, e tutti dobbiamo obbedire.” disse con amarezza. ‘Va a visitare Horaki ma non me. Tira fuori Rei dall’Unità 01, ma non viene a trovare me. Si assicura che lei sia salva all’interno del nucleo… ma non che sia sana e salva anche io. Dannazione, Ritsuko…’ Si alzò a fatica a sedere e fece scorrere le gambe sul lato del letto. “Immagino che dovrò portarmi via la colazione che Maya è andata a prendermi…”
 
“Ritsuko, ma che diavolo? Dovresti tornare a sederti e…”
 
“E cosa, Misato?” ribatté lei. “Sedermi e bere qualche birra? Andarmene a spasso con un gruppetto di Children e farmi servire e riverire come fai tu? Alcuni di noi devono lavorare per davvero!”
 
La testa di Misato scattò all’indietro per il tono sorprendentemente arrabbiato. “Molto bene, dottoressa, la lascio alle sue cose allora.” Si girò e se ne andò senza un’altra parola.
 


Ritsuko trasalì di nuovo mentre Misato se ne andava, ma solo in minima parte per il dolore che le grida le avevano procurato in testa. ‘Dannazione, Misato, mi dispiace…’ Sospirò. Avrebbe dovuto scusarsi più tardi. Per l’ennesimo errore con la sua più vecchia… e ormai quasi unica amica.
 
Maledicendosi mentalmente, si alzò barcollando dal letto, si assicurò di raccogliere gli antidolorifici e si avviò lentamente verso la porta.
 
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“D’accordo, Rei, per oggi basta così.” Ritsuko spense lo scanner con un sospiro stanco. I progressi erano stati più lenti di quanto avrebbe voluto. Lo scan dei pensieri di Rei era più disturbato del solito, con picchi e schemi interessanti nel suo AT Field e nei suoi psicogrammi. Beh, sarebbero stati interessanti se Ritsuko fosse stata in buona salute. In questo momento era soprattutto una fonte di fastidio, perché la testa le faceva ancora un gran male e gli antidolorifici rendevano più difficile pensare con il livello di concentrazione necessario per argomenti avanzati come la Biologia Metafisica. Si massaggiò il collo con una mano e si allungò per prendere di nuovo il flaconcino di pillole.
 
“Dottoressa Akagi.” Ritsuko cercò di non saltare. Maledizione, perché era così nervosa? Qui non c’era nessuno a parte lei e il First Children, che era ancora nel cilindro pieno di LCL posto sotto lo scanner. La domanda a bassa voce di Rei non avrebbe dovuto farla trasalire come un gatto nervoso.
 
“Devo rimanere nell’LCL per tutta la notte per le procedure di guarigione?” chiese Rei.
 


“Corretto, Rei.” Gli occhi di Ritsuko si aguzzarono. L’espressione di Rei… era un tremolio quello? Il solito placido vuoto era diventato per una frazione di secondo… qualcos’altro? Ritsuko aggrottò le sopracciglia. Non che Rei non avesse mai mostrato altre espressioni. Aveva sorriso dolcemente per tutto il tempo in cui Gendō era stato lì, come faceva spesso.
 
Ritsuko cercò di non digrignare i denti. Gendō non era stato qui a lungo oggi. Era stato lì per incontrarla, far entrare Rei nel cilindro di LCL e iniziare ad osservare la scansione, ma se n’era andato dopo appena un’ora. Un’ora durante la quale si era limitato a guardare Rei, senza dire nulla. Rei, naturalmente, aveva sorriso leggermente ricambiando lo sguardo.
 
“Avrei potuto tranquillamente essere un mobile…” mormorò.
 
“Come, dottoressa?” disse Rei.
 
Ritsuko scosse la testa, ma poi si pentì del movimento. “Nng. Non importa, Rei. Rimani lì e dormi pure. Ti tirerò fuori tra 2 ore per mangiare, poi avrai 90 minuti per digerire prima di rientrare. Il Comandante Ikari vuole che queste procedure di guarigione accelerata siano eseguite il più velocemente possibile, quindi questo significa pause minime per entrambe.”
 
“Sì, dottoressa.”
 
Ritsuko vide di sfuggita l’azzurrina. Rei sembrava… contrariata? Doveva sbagliarsi per forza.

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Capitolo 59
*** Capitolo 8.12: Avvento ***


Capitolo 8.12: Avvento



Martedì



“Rei, tutti questi picchi psicografici stanno rallentando la registrazione. Di questo passo, se continua così, ci vorrà fino a domenica.”



“C’è qualcosa che posso fare per facilitare il processo, dottoressa Akagi? Ho mantenuto la mia mente il più possibile libera.”



Ritsuko guardò lo schermo e cercò di dare un senso ai grafici. “No, Rei, si tratta di… cambiamenti quasi strutturali nel tuo AT Field. Non fanno parte dei tuoi processi mentali, anche se creano rumore nella registrazione.” Diede un’occhiata all’ultima scansione trimestrale. Nulla. Quindi si trattava di un cambiamento recente. “Rei, dovrò fare scansioni più approfondite del tuo AT Field, confrontandole con quelle precedenti. Credo… credo che l’AT Field dell’ultimo angelo fosse così forte che interagire con esso abbia avuto degli strani effetti a catena sul tuo. Tu… tu rimani lì e io li analizzerò.”
 
L’AT Field di Rei… Non l’aveva mai visto comportarsi così. Era molto più attivo che mai e… Dannazione… era troppo strano… “Va bene, Rei, devo andare su nell’ospedale a dare un’occhiata al Fourth Children. Ho lasciato lo scanner attivo, quindi stai tranquilla e libera la mente, io tornerò tra circa due ore.”
 
“…sì, dottoressa Akagi.”
 
Ritsuko lanciò un’altra occhiata veloce al First Children. Quella risposta era stata… no, non poteva essere rassegnazione. Rei non poteva provare noia.
 
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 “Bene, Horaki-san, sei… tutto sommato sana in termini di salute fisica. Avrò bisogno di portarti in uno dei laboratori per fare un controllo approfondito su eventuali effetti angelici.” disse Ritsuko togliendosi i guanti di gomma. “Predisporremo il tutto per domani.”
 


“Dottoressa, quando potrò… uhm… essere dimessa? Mi… mi piacerebbe rivedere Tō… la mia famiglia.” chiese Hikari, ansiosa.
 
“Questo purtroppo non so dirtelo, dipende dal Comandante Ikari.” Ritsuko la vide irrigidirsi. “E lui ha detto che non andrai da nessuna parte finché non ti avrò ripulita completamente da qualsiasi contaminazione angelica o altri effetti pericolosi. Sei stata dissolta nell’LCL e assorbita dal nucleo dell’Unità 03 mentre era posseduta da un angelo, quindi non possiamo permetterci di non essere prudenti.”
 
Hikari sembrava seriamente contrariata a riguardo. “Ma… è da ieri che non ho visto nessuno se non del personale medico, il Vicecomandante Fuyutsuki e il Comandante Ikari. Non mi hanno lasciato vedere né le mie sorelle né Tōji!”
 


“Tōji?”
 
“Tōji Suzuhara. Lui è il mio…” Hikari arrossì. “R-ragazzo…”
 


Ritsuko fece una smorfia. ‘Lei ha un ragazzo. Ma certo. Perfino questi dannati Children hanno un ragazzo. Beh, almeno questo qui. Come se Rei potesse capirne anche solo il concetto, o il Second e il Third potessero superare i loro problemi abbastanza da chiedere a qualcuno di uscire. Tu invece che cos’hai, Akagi? Non puoi nemmeno ammettere in pubblico che vai a letto con il Comandante.’
 
Ad alta voce, disse: “Niente visite di alcun tipo, mi dispiace. Finché non sarai completamente pulita, non possiamo rischiare di esporti a nessuno al di fuori del personale medico della Nerv.”
 
“Ma… ma Asuka, Rei e Ikari-kun mi hanno fatto visita il giorno in cui sono arrivata qui!” protestò Hikari.
 
“Loro sono piloti, e in qualche modo protetti.” mentì Ritsuko con scioltezza. “E a dirla tutta non avrebbero dovuto, ma il Comandante Ikari aveva emesso l’ordine di quarantena solo dopo che erano stati qui. Il post-battaglia è un po’ caotico, come puoi ben capire.”
 
Hikari aveva un’aria costernata. “Q-quindi… per quanto tempo sarò… uhm, in quarantena?”
 
“Ancora pochi giorni, credo. Domani ti porteremo in laboratorio e dovremmo essere in grado di dimetterti, quantomeno dall’ospedale, per domenica o lunedì.”
 
“Posso avere almeno una visita? Per favore? So che Tōji vuole vedermi, e mi manca molto! Sono sicura che starei meglio con lui qui con me!” supplicò Hikari.
 
Ritsuko si sforzò a non digrignare ulteriormente i denti. ‘Ma certo, il suo ragazzo vuole vederla. Dopo il First, il Second e il Third, almeno uno dei Children doveva pur essere normale. È praticamente impossibile che gli altri tre possano diventare abbastanza sani di mente da avere una relazione. Ma Dio, quanto è fastidioso vedere questa ragazzina parlare del suo ragazzo…’
 
“Ho detto niente visite, Horaki-san. Ti trovi in una situazione medica sconosciuta e delicata, e non vogliamo che qualcuno possa essere esposto a te mentre determiniamo se sei pulita. Quindi vedi di darti una calmata.” ringhiò quasi alla ragazza.
 
Hikari si abbatté visibilmente. “S-sì, dottoressa Akagi”
 
‘Fantastico, ora mi sento come se avessi anche preso a calci un cucciolo. Questa ragazza sprizza gioia da tutti i pori. E ha un ragazzo che si preoccupa per lei. Tu cos’hai, Ritsuko? I gatti? Lui? Almeno i gatti sono preoccupati di rimanere a digiuno quando tu non ci sei. Lui invece? Dannazione…’
 
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“Il Fourth Children ha mostrato strani picchi nel suo AT Field e nello psicogramma simili a quelli del First, ma a livelli più bassi. Questo è probabilmente dovuto alla… natura unica di Rei.” Ritsuko fece una pausa, aspettando che il Comandante Ikari facesse un piccolo cenno prima di riprendere. “Sto ancora indagando sulle altre strane armoniche che ho rilevato nel First Children dopo la sua ricomparsa dal nucleo dell’Unità 03, ma…”
 


“Questa sarà la sua priorità, dottoressa Akagi, una volta completato l’upload del First Children.” la interruppe il Comandante Ikari. “La ricomparsa del Fourth Children dal nucleo dell’Unità 03 è… senza precedenti. La questione avrà la massima priorità una volta terminata la scansione di Rei.”
 


Ritsuko si morse la guancia per mantenere l’espressione ferma. Sapeva di cosa stesse realmente parlando. Dell’altra persona che voleva vedere uscire da un nucleo. ‘Non sono importante io? Tu hai bisogno di me! Niente di tutto questo sarebbe possibile senza di me!’ “Sì signore. Ci sono molti elementi variabili nelle letture di Rei e ci vorrà fino a domenica per completare il suo upload e la sua guarigione.”
 
Fece una pausa. Lei doveva sapere se… lui aveva ancora spazio per lei. Bisogno di lei. Lui doveva. “Domenica sera sarò… disponibile. Vuole che la informi personalmente sui risultati?” tentò.
 
“No.” disse il Comandante Ikari. “Inizi a lavorare sul Fourth Children e sul nucleo il prima possibile. Al Fourth Children sarà vietato di pilotare finché non avrà finito con lei. Le consenta di contattare la sua famiglia la prossima settimana, ma solo per telefono, e la faccia venire da lei ogni giorno per eventuali ulteriori esami.”
 
Ritsuko fece del suo meglio per mantenere il viso impassibile, per non far trasparire tutta la sua delusione. Era una donna adulta. Non aveva bisogno di implorare. Non aveva davvero bisogno di lui. Lei non era sua madre, né Misato.
 
‘Sì che lo sei, puttana che non sei altro. Ti prendi gioco di Misato perché fa gli occhi dolci a Kaji, ma guardati. Lo stai praticamente implorando di lasciarti andare da lui. Per essere abbracciata. E sì, per farti sbattere da lui, dannazione. Ho dei bisogni anch’io, è forse sbagliato averne? E lui ci sa fare, proprio come piace a te…’
 
“È tutto, dottoressa Akagi.” disse Gendō, tornando a concentrarsi sul monitor incorporato nella sua scrivania.
 
Ritsuko strinse le labbra e si voltò sul posto. Il Terminal Dogma era lungo da percorrere.
 
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Mercoledì
 


‘Questi picchi e sfarfallii nell’AT Field di Rei sono… dannazione, mi sono famigliari. Perché non riesco a focalizzarli? E il Fourth Children sta mostrando segnali simili, ma a livelli molto, molto più bassi. Può essere che sia perché il suo AT Field è rimasto nel nucleo per la maggior parte della battaglia? Rei ha affrontato Zeruel per molto più tempo, può essere per questo?’
 
Ritsuko guardò lo schermo. I risultati della scansione dell’AT Field del Fourth Children erano visualizzati fianco a fianco con quelli del First. Le somiglianze erano facili da individuare e abbastanza coerenti. Era seccata dal fatto che fossero assenti dalle scansioni di riferimento del Second e del Third, anche se effettivamente non aveva ancora ottenuto una scansione post-battaglia per quei due. Aveva inserito una nota nel terminale Magi per ordinare una scansione non appena possibile. Se avessero mostrato le stesse stranezze nell’AT Field, allora potrebbe… beh, forse non avrebbe risposto a nessuna domanda, ma era un dato di cui aveva bisogno.
 
‘Il punto in comune tra il First e il Fourth è l’esposizione al quattordicesimo angelo. Nota personale, procurarsi le scansioni dell’Unità 03 e dell’Unità 01 per un confronto. Il Fourth e sua madre sono stati la fonte principale per l’AT Field, ma se riesco ad isolare lo stesso tipo di picchi nel Second e nel Third Children, e a vedere picchi più grandi nell’Unità 03 o nell’Unità 01, questo almeno potrebbe confermare la mia teoria sull’origine delle anomalie.’
 
Ritsuko spinse indietro la sedia dalla scrivania e spostò lo sguardo sul First Children che ancora galleggiava serenamente nel suo cilindro di LCL. La maggior parte delle ferite riportate in battaglia erano già quasi scomparse, guarendo ad un ritmo incredibile grazie al trattamento con l’LCL. Ritsuko si sentì attraversare da un’altra fitta di invidia. Niente guarigione accelerata con l’LCL per le sue ossa fratturate e le sue contusioni; il Comandante Ikari non l’avrebbe lasciata a riposo nemmeno per i pochi giorni che sarebbero serviti, e comunque lei era l’unica qualificata per eseguire il trattamento. Quindi per lei solo lente settimane di fasciature e bendaggi all’antica. ‘A differenza del prezioso First Children, per carità.’
 
Lo sguardo di Ritsuko si aguzzò. La stupida bambola stava sorridendo debolmente. Come quando il Comandante Ikari era sceso per vedere loro. Vedere lei. Ma oggi non era venuto. Il First Children sorrideva comunque. ‘A cosa sta sorridendo? È bloccata in quella vasca finché non deciderò di farla uscire. Non può andare a trovare il Comandante come posso fare io… infatti, credo che lo farò. Sono stata bloccata qui tutto il giorno. Mi merito una pausa. Mi merito… sì, mi merito un po’ di quello che voglio. È ora di andare a prendere dal Comandante Ikari qualcosa che la bambolina non può avere.’
 
Si alzò, impostò gli scanner e i registratori in modalità automatica fino al suo ritorno e si diresse rapidamente verso l’ascensore. Notò gli occhi di Rei seguire il suo repentino movimento con una leggera curiosità, e sorrise. ‘Tu non puoi dargli quello che posso dargli io, First Children. Ed è per questo che alla fine sarò io a vincere.’
 
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Giovedì
 


Ritsuko spense l’ennesima sigaretta e affondò le dita sui tasti del computer come se potesse ucciderli. Gli occhi rossi di Rei la guardavano con calma, mentre la routine della settimana continuava. Solo che ora era furiosa, depressa, e odiava di nuovo sé stessa.
 
Era stato un errore. Era andata nell’ufficio di lui, si era precipitata dentro come una forza della natura e lo aveva quasi assalito alla scrivania. Alla fine, lui aveva acconsentito al suo desidero più che evidente e l’aveva fatta sua, proprio lì nel suo ufficio. Di nuovo. Era tutto ciò che lei voleva da lui. Forte, autoritario, implacabile, dominante… Aveva gemuto e ansimato per tutto il tempo, godendo del piacere che provava e del suo orgoglio di essere l’unica a potergli dare tutto questo… Non Rei, lei.
 
Fino a quando lui aveva ansimato quella parola, quasi in silenzio, nel momento culminante. Solo un piccolissimo sussurro, ma lei l’aveva sentito.
 
“Yui…”
 
Tutto si era trasformato in cenere su di lei, proprio in quel momento. Aveva raccolto in silenzio i vestiti sparsi e se n’era andata senza che nessuno dei due dicesse una parola. Era riuscita a trattenere le poche lacrime calde e amare che le erano sfuggite finché non aveva raggiunto il rifugio dei suoi laboratori, molto al di sotto dell’ufficio di lui.
 
L’umiliazione era stata troppo grande per permetterle di affrontare di nuovo lo sguardo di Rei quella sera, così aveva evitato di tornare, ritirandosi nel suo appartamento per dare da mangiare al gatto e cercare di non pensare al fatto che nonostante tutte le volte che l’avevano fatto, l’unica persona ad averla abbracciata era stata Maya.
 
‘Che pensa che io sia una specie di modello da ammirare, una persona per cui prendersi una cotta e da guardare in quel modo. Non una donna patetica che sta perdendo una battaglia contro una bambola e contro l’anima di una donna morta. Ma guardati: non riesci nemmeno ad avere la sua attenzione quando sei proprio sotto di lui!’
 
Spostò di nuovo lo sguardo sulla ragazza nel cilindro di LCL. Stava ancora sorridendo. Era esasperante. Perché era felice? Era una stupida bambola! Era un giocattolo, uno strumento creato per lo Scenario! Non avrebbe dovuto essere felice.
 


Il suo sguardo si aguzzò. Felicità. Sorrisi. Rei non era incline a queste cose, e tutti in farmaci in circolo avrebbero dovuto renderla così vuota da negarle qualsiasi emozione attiva. Sì, Rei avrebbe reagito spesso in quel modo con il Comandante, ma… “Rei, perché stai sorridendo?” chiese in modo piatto.



“Io… non lo so, dottoressa Akagi.” rispose il clone.
 
“A cosa stai pensando?”
 
“Stavo pensando a… ai piloti Ikari e Sōryū. In loro presenza provo un riscontro positivo. Non vedo l’ora di rivederli la prossima settimana. Loro sono… miei amici?” Sembra che Rei stesse tentando di utilizzare quella parola.
 
“I tuoi amici.” ripeté Ritsuko dubbiosa. ‘I suoi amici. I suoi amici. Lei ha degli amici. Lei. La bambola. Amici, al plurale. E tu chi hai oltre a Misato, quella che hai insinuato essere una pigra alcolizzata l’ultima volta che avete parlato? Maya, la ragazza che ha una cotta per te perché non sa come sei veramente? Quella cazzo di Rei Ayanami ha più amici di te?’
 
“Ho sperimentato reazioni positive e un aumento del Sync Rate grazie alla costante esposizione a loro come da suoi ordini, dottoressa.” continuò Rei.
 
‘E sei riuscita a rendere felice la bambola invece che te stessa. Ottimo lavoro, Ritsuko. Aspetta… non dovrebbe essere felice. Dannazione, l’aver frequentato gli altri Children deve aver causato un cambiamento nella sua neurochimica che sta prevalendo sui suoi tranquillanti. Dovrò rimediare.’
 
Si rimise alla tastiera, tirando fuori i risultati delle ultime analisi di Rei. Tutto perfettamente normale, come quello precedente, ma apparentemente non più adeguato. Bisogna decisamente aumentare il dosaggio.
 
‘Non voglio farlo durante il processo di guarigione o nelle scansioni cerebrali. Dovrò farlo quando saranno finiti. Ma devo assolutamente aumentare la dose. Non posso permettere che Rei si svegli un giorno e decida di iniziare a pensare da sola. Le bamboline non hanno bisogno di pensare.’
 
Non pensava di certo che le bamboline avrebbero potuto distogliere l’attenzione di un certo Comandante da lei. Questo non c’entrava affatto. Non era una donna meschina e insicura che cercava qualsiasi vantaggio per arrivare prima, no.
 
Ritsuko inserì una nota a sistema per ricordarle di cambiare il dosaggio alla fine della scansione e dell’upload. Non voleva dimenticarsene.

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Venerdì
 


La stupida bambola gli sorrideva di nuovo. Gendō le sorrideva a sua volta, il che era ancora più irritante per Ritsuko.
 
“Voglio che l’upload venga impiantato nei Dummy Plug non appena sarà completato, dottoressa Akagi.”
 
Ritsuko non riuscì a reprimere del tutto il brivido di paura che la attraversò. ‘Gendō, quelle cose sono pericolose e l’ultimo angelo le ha fatte a pezzi.’ “Ne è certo, signore? Il Comitato ha ordinato che…”
 
Il Comandante Ikari la interruppe. “Il Comitato ci ha ordinato che ‘non venissero messi in campo finché avremo a disposizione dei Children con prestazioni superiori’. Potrebbe non essere sempre così, ed è nostro dovere essere preparati per il giorno in cui questo accadrà.”
 


‘L’ultima volta che ‘è accaduto’ è stato proprio perché l’hai causato tu. E tu non mi ascolti quando ti dico che gli Evangelion sono troppo pericolosi per essere lasciati al controllo di una macchina! Non dovremmo usare i Dummy Plug. Continuo a dirti che c’è una possibilità troppo alta che vadano in Berserk o peggio, ma tu non mi ascolti! Non eri lì per vedere l’Unità 02 uscire dal mare di Dirac, coperta di sangue e urlando come un demone! O l’Unità 01 che rispondeva! Quella è la tua preziosa Yui, Gendō, che urla sangue e morte come qualcosa uscita dalle profondità dell’inferno! È questo che vuoi ancora?’
 
Gendō notò la sua esitazione. “È un problema, dottoressa Akagi?”
 
Lei si morse la guancia. “No, signore. Saranno pronti. La scansione e l’upload saranno completati entro domenica. Per lunedì tutto sarà codificato e installato.”
 


 
Gendō annuì, con un sorriso sottile sulle labbra. “Molto bene, dottoressa.” La sua espressione cambiò leggermente. “Vuole discutere con me dell’operazione al piano di sopra?”
 
Lei sapeva che la domanda significava più che chiederle se volesse avere semplicemente una discussione tecnica. Era il modo in cui lui organizzava i loro incontri. Lottò con sé stessa. ‘Hai ancora il gesso su un braccio, le benda sulla testa e ti senti come se potessi dormire per una settimana. …e lo vuoi comunque. Dannazione. Dannazione anche a te, Gendō, per avermelo fatto desiderare. Fallo e basta, Ritsuko. Sai che lo vuoi.’
 
“Certo, Comandante.” Si alzò e mise di nuovo gli scanner in modalità automatica. Non sarebbe tornata presto. Lo seguì mentre lui si avviava verso l’uscita. Lanciò un’ultima occhiata al First Children. Com’era da aspettarsi, non stava più sorridendo. Ma… stava incrociando lo sguardo di Ritsuko come se provasse… pena per lei? Cosa? Non poteva essere così.
 
Ritsuko si scrollò questi pensieri di dosso e seguì obbedientemente il Comandante Ikari fuori dal suo laboratorio.

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Capitolo 60
*** Capitolo 8.13: Avvento ***


Capitolo 8.13: Avvento



Sabato



“Odio tutto questo.”



Shinji abbassò lo sguardo sul viso della sua ragazza che aveva la testa appoggiata al suo grembo. “Di solito ti piace molto.” Le sue mani continuavano ad accarezzarle i capelli.



Gli si avvicinò per dargli un pizzicotto sul naso. “Baka. Intendo dire che detesto aspettare che Misato decida di lasciarci andare a letto insieme. La scorsa notte è stata già abbastanza schifosa. Credo che l’unico motivo per cui non ho avuto incubi sia perché ho dormito poco. E scommetto che è stato lo stesso anche per te. E comunque, non smettere di accarezzarmi.”
 
Shinji si accigliò. Ma le sue mani continuarono ad accarezzarla. “È che… Penso che non sia solo perché l’abbiamo già fatto, o anche… ehm… perché era più che il letterale ‘andare a letto’, ma il fatto che noi… le abbiamo mentito per mesi. Lo sai che non mi è mai piaciuto farlo.”



Anche Asuka si accigliò. “Lo so. E comunque non era mentire, era solo… non menzionarlo perc… E va bene, d’accordo, so cosa vuol dire mentire per omissione.” gli concesse quando lo vide accigliarsi ancora di più. “È solo che… sapevo che avrebbe reagito così. Trattarci come se fossimo dei bambini che non possono fare cose ‘da adulti’ come questa, per poi spedirci il giorno dopo dentro un Entry Plug.”
 
“Non che ci sia da convincerci a farlo. L’ultima volta ci siamo entrati di nostra spontanea volontà.” fece notare Shinji. “Anche dopo che mio padre ci aveva cacciati.”
 
“Sai cosa intendo. Ci butta sulle spalle la responsabilità di difendere l’umanità intera contro gli angeli, ma ci tratta come ragazzini quando scopre che ci comportiamo da persone mature.”
 
“Noi siamo ancora ragazzini, Asuka. Il tuo quindicesimo compleanno sarà tra qualche settimana.”
 
“Perché cerchi di prendere le sue difese?” chiese Asuka, un po’ seccata.
 


Shinji rimase un attimo in silenzio. “Perché Misato mi ha accolto quando non era obbligata a farlo. È stata la prima persona ad essere gentile con me qui. È la cosa più vicina a una madre che entrambi abbiamo avuto per anni. Ho odiato mentirle. E… non voglio che sia nostra nemica. Io già me la immagino cedere, lasciarci andare a letto insieme… ma non perché pensa che ce lo siamo meritati o che siamo abbastanza maturi per farlo, ma perché si è convinta che non può impedirci di farlo comunque, visto che già lo facciamo alle sue spalle da mesi.” Shinji abbassò il capo, scuotendolo lentamente. “Non voglio che… ci dia quello che vogliamo, ma che si fidi veramente di noi.”
 
Asuka chiuse gli occhi, lasciando che la sua seccatura si dissipasse. “Arrgh. Va bene, hai ragione. Solo che… so bene quanto sarebbe brutto per entrambi se ci costringesse a fermarci. Siamo così forti insieme… Abbiamo salvato il mondo! …Io ho… paura di come sarebbe se ci togliesse tutto questo.” La sua mano si alzò dal proprio grembo per cercare disperatamente quella di Shinji, stringendola con forza.
 
Shinji la strinse altrettanto saldamente. “Io… noi non permetteremo che accada. Se… se dovessimo tornare a… dormire in stanze separate, lo faremo, ma… questo è tutto. Non cambierà nient’altro. Lei non può separarci.” disse a bassa voce. “Io… voglio dormire accanto a te ogni notte, Asuka. Ma… se questo servirà a convincere Misato-san che siamo abbastanza maturi per poterlo fare, allora ne sarà valsa la pena. E… non devo essere per forza attaccato a te per stare insieme a te. L’hai detto tu: noi siamo insieme. E dormire separati non cambierà questa cosa.”
 
Asuka sbuffò. “Baka.” disse a bassa voce, ma sembrò rasserenata dalle sue parole. Rotolò sui suoi piedi, alzandosi dal divano e dal grembo di Shinji. “Potremmo anche fare tutto questo di nostra spontanea volontà, e quindi dormire separati finché non si renderà conto che ci siamo guadagnati il diritto di dormire nello stesso letto; ma questo non significa che dobbiamo passare anche un solo minuto separati durante il giorno. Forza, portami fuori per un appuntamento che mi faccia risollevare il morale. Voglio andare ancora in giro per il centro a braccetto col mio ragazzo. E lunedì voglio sbattere in faccia a quel branco di arpie a scuola che tu sei tutto mio. Soprattutto a quella stronzetta di Tanaka.”
 


Shinji le prese la mano e si alzò a sua volta. “Forse così finalmente la smetteranno di darmi la caccia come se fossi un premio da vincere”. Scosse la testa. “Perché sono io quello che ha un branco alle calcagna? Tu eri dieci volte più popolare di me, una settimana dopo il tuo arrivo, miss incredibilmente-sexy-esotica-straniera-e-appena-trasferita. So che Tōji e Kensuke hanno fatto soldi a palate vendendo tue foto quasi già da subito. Perché io non ho dovuto scacciare branchi di ragazzi che ti sbavavano dietro?”
 
“Perché io gli ho instillato terrore e rispetto dopo che mi sono occupata dei primi due quando hanno cercato di chiedermi di uscire la settimana in cui sono arrivata e si sono rifiutati di accettare un ‘no’ come risposta.” disse lei, sorridendo come un lupo. “Mettendo a terra un paio di loro con qualche pugno quando sono diventati violenti ha insegnato agli altri a stare alla larga. Tu sei troppo educato e gentile con le ragazze per spaventarle, mio dolce baka. Ora usciamo e… Da quanto tempo sei lì, Misato?”
 


Shinji sbatté le palpebre e si voltò. La loro tutrice era in piedi sulla porta a metà tra la cucina e la sala da pranzo, con le braccia conserte e appoggiata al muro su un fianco. “Da abbastanza. Voi due siete adorabili.” disse pacatamente. “E mi rincuora sapere che avete deciso di comportarvi bene.”



“Siamo responsabili e maturi, l’hai sentito con le tue orecchie, Misato.” disse Asuka categorica. “E ora il mio caro baka mi porterà in giro per la città e mi porterà a pranzo fuori. Ora che sai di noi, non c’è motivo per cui io e lui non possiamo uscire sempre quando ci va.” Asuka si mordicchiò il labbro per un momento. “Hai preso qualche decisione?” chiese in tono un po’ più sottomesso.
 
Misato scosse la testa. “Non ancora. Voglio parlarne prima con Kaji, visto che hai detto che lui sa già di voi due. Voglio sapere come e perché l’ha scoperto e non me l’ha detto immediatamente. Ma non siamo ancora riusciti a vederci. Troppo occupato, oggi. Ci vedremo domani a pranzo.”
 
“Era qui ad attenderci quando siamo entrati, e ci ha sentito parlare di cose che hanno reso subito chiaro cosa stessimo facendo.” ammise Asuka. “E non te l’ha detto perché questo è avvenuto letteralmente 15 minuti prima che Zeruel arrivasse e interrompesse il tutto. Ma finita la battaglia, l’ho convinto a darci una settimana di tempo per dirtelo noi stessi. E infine, ieri sera.”
 
Misato aprì la bocca per fare un’osservazione sulle altre cose che Asuka aveva orchestrato nell’ultima settimana, ma fu interrotta dalla successiva domanda della ragazza.
 
“Quindi non gli hai parlato nemmeno… delle nostre madri, vero?”
 
Misato divenne scura in volto ricordando l’altra rivelazione della sera prima. “No. Credimi, sarà una cosa grossa. La Nerv ha in ballo cose oscure di cui non siamo a conoscenza.”
 


“E scommetto che mio padre ci è dentro fino al collo.” quasi ringhiò Shinji.



Misato lo guardò con sorpresa. Un tale livello di rabbia da parte di Shinji era molto insolito, e per di più diretto a suo padre. “È il Comandante Supremo della Nerv. Deve sapere tutto, sì. Mi… mi dispiace, Shinji.”
 
“Solo… stai attenta, Misato-san. Dopo tutto quello che abbiamo visto fare da mio padre, non mi stupirei se ci fossero cose ancora più orribili che ci sta nascondendo.” rispose Shinji. Le sue spalle tese si rilassarono un po’ quando Asuka gli prese la mano.
 
“Staremo fuori per un po’, Misato.” le disse Asuka, evitando qualsiasi altra cosa che avrebbe potuto alimentare la rabbia di Shinji. “Probabilmente ceneremo fuori. Il mio baka mi deve una serata in città. Quindi sarai sola per cena.”
 


“Ma questa sera toccava a Shin-chan cucinare!” protestò Misato. “Ed è molto meglio persino del mio miglior curry!”



“L’ultima volta che hai dato il ‘tuo miglior curry’ a Pen-Pen, ha passato il resto della notte a fissare il soffitto e abbaiare.” Il volto di Asuka era senza pietà. “Mi hai tolto la mia dose di coccole con Shinji la notte. Fino a quando non tornerai a ragionare e ci lascerai dormire in un unico letto, potrai soffrire di ‘privazioni’ anche tu.”
 


Misato lanciò uno sguardo pietoso a Shinji. “Hai davvero intenzione di farmi soffrire così, Shinji?”



“Mi dispiace, Misato-san. La mia ragazza è lei, non tu. E anche a me mancano le coccole.”



“Bene.” sbuffò Misato, quasi in una sceneggiata drammatica. “Vedete di essere raggiungibili sui vostri telefoni, tornate prima delle 21 e niente scherzi solo perché siete fuori dalla mia vista. Io soffrirò con cibo d’asporto.”



“Ottimo!” esclamò Asuka, tirando Shinji per mano verso la porta. “Questo è un vero e proprio appuntamento, caro baka, quindi pagherai tutto tu. Vedi di spendere un po’ di quel ‘munificentissimo’ stipendio da pilota una volta tanto.”
 


“…Abbiamo uno stipendio?”


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Capitolo 61
*** Capitolo 8.14: Avvento ***


Capitolo 8.14: Avvento



Domenica



“Beccato. Di nuovo. E questa volta non devo nemmeno puntarti una pistola alla testa.”



Kaji si alzò dallo zappare l’ultimo ciuffo di erbacce dalla fila di cocomeri e sorrise alla bella ragazza dai capelli violacei che era venuta nel suo casolare nascosto. “Non devi per forza puntarmi una pistola alla testa per farmi fare tutto ciò che vuoi, Katsuragi.”
 


Misato sbuffò per l’invito poco discreto e si guardò intorno tra le file di cocomeri. “Quindi è questo il grande segreto che mi tenevi nascosto? Credevo che fossero i miei cocomeri ad occupare sempre i tuoi pensieri.” Incrociò le braccia sotto a ciò che aveva appena menzionato e diede loro una vistosa sollevata-e-strizzata.
 
Lui sorrise ancora di più. “È vero, l’ho tenuto nascosto. Sei penetrata nel mio più profondo segreto, Katsuragi. Ora sono completamente nudo ai tuoi occhi.”
 
“A dopo le smancerie.” ribatté lei lapidaria. “Sai… sei stato un uomo difficile. Da trovare, intendo. Ma ora ti ho trovato e, come ti avevo anticipato in quel messaggio, voglio che tu mi dica parole dolci e decise.”
 
Il sorriso sornione di Kaji non svanì di una virgola. Anzi, lasciò che il suo sguardo si posasse sul seno di Misato e vi indugiasse un attimo prima di incontrare di nuovo il suo sguardo e farle l’occhiolino. Ma il piccolo cenno che le fece diceva ‘messaggio ricevuto’. ‘Parole dolci e decise’ era la frase in codice che avevano concordato settimane prima per quando avrebbero avuto informazioni importanti da discutere sui loschi affari della Nerv, della Seele e su altre questioni pericolose.
 
Kaji appoggiò la zappa contro il lato del piccolo casolare accanto al campo di cocomeri e aprì la porta. Le fece cenno di precederlo all’interno. “Prego, entri nel mio ufficio, Maggiore, e ci faremo una bella chiacchierata.”
 
Misato annuì e fece un cenno di assenso, ma gli passò una mano accarezzandogli il viso sfiorandogli le labbra.
 
Lui sorrise un po’ di più. Le ‘parole dolci e decise’ stavano per arrivare, ma anche la ‘chiacchierata’ che entrambi sapevano essere una relazione riaccesa. Chiuse la porta dietro di sé e la seguì all’interno.
 


Misato si sedette sul letto, lasciando a Kaji la sedia solitaria del minuscolo tavolo che era l’unico altro mobile della piccola casetta. Lo guardò negli occhi e gli disse cautamente con il labiale: “È sicuro?”
 
Kaji tirò fuori un rilevatore elettronico da un punto nascosto sopra una delle travi per cercare microspie. L’aveva fatto appena un’ora prima, quando Misato gli aveva mandato un messaggio in cui gli diceva che aveva bisogno di incontrarlo, sospettando si trattasse di questo, ma non fa mai male controllare due volte. Il piccolo dispositivo non riportò presenza di cimici nel casolare. Gli alberi che circondavano l’edificio avrebbero dovuto rendere impossibile per qualcuno usare un laser a infrarossi per intercettare le loro conversazioni. Erano più sicuri di quanto avrebbero potuto essere senza ricorrere a misure più drastiche. Le fece un cenno e disse “È sicuro.”
 
Misato annuì. “Prima le cose importanti. Shinji e Asuka sono arrivati ad una conclusione, e credo di essere d’accordo con loro, che le loro madri siano in qualche modo nei nuclei dei loro Evangelion.” Gli illustrò rapidamente il loro ragionamento, compreso l’incontro vissuto da Hikari nel nucleo dell’Unità 03.
 
Kaji inspirò profondamente a denti stretti. “…beh, merda. Questo… spiega molte cose, ma aggiunge un sacco di altre domande.”
 


“Rits deve sapere qualcosa. Sa come funzionano gli Eva quasi più di chiunque altro al mondo, e di certo non ce ne ha mai parlato. Ma perché?”



“Sembra che Ritsuko sappia molte cose di cui non ci ha mai parlato.” disse Kaji. Si grattò pensieroso il mento barbuto. “Non ce ne ha mai parlato nonostante il tuo ruolo di Comandante delle Operazioni, quindi questo deve essere collegato in qualche modo al piano del Comandante Ikari. Il che significa anche che gli è ancora fedele, se ti sta nascondendo questo segreto.”
 
Misato annuì, con le labbra rigide a formare una linea piatta. Era già dolorosamente consapevole del fatto che la lealtà della sua più grande amica sembrava risiedere in qualcuno che entrambi stavano cominciando a sospettare avesse intenzioni non del tutto in linea con la missione della Nerv nota ai più, cioè proteggere l’umanità dagli angeli. “I Children ci sono arrivati solo dopo l’ultima battaglia. Vogliono provare a comunicare direttamente con le loro madri la prossima volta che saranno nei loro Eva.”
 
“Anche se dovesse funzionare, sarà comunque difficile, con Ritsuko e i Magi che ascoltano e osservano in ogni momento.” disse Kaji, con gli occhi che andavano avanti e indietro riflettendo.
 
“La terrò d’occhio io quando ci proveranno, per vedere se reagisce a qualcosa di insolito nelle letture.”
 
“Io vedrò di intrufolarmi nei suoi file, nel suo ufficio o nel suo appartamento. Sono l’unico ad avere le capacità per queste missioni da ninja.” Si passò una mano tra i capelli, trasalendo. “Dio, tu sai quanti problemi ha Asuka nei confronti di sua madre. La possibilità di parlarle direttamente, dopo dieci anni? Come la prenderà?”
 


Misato fece una smorfia. “Questa è l’altra cosa… Shinji e Asuka sono…” Agitò le mani. “Insieme.” Alzò lo sguardo verso Kaji. “E a quanto pare tu lo sapevi?” Il suo tono era solo leggermente accusatorio.
 


Lui alzò le mani mettendosi sulla difensiva. “L’ho scoperto solo la settimana scorsa. Sono venuto a casa tua per vederti. Tu non c’eri, quindi mi sono messo ad aspettare in salotto quando sono entrati loro. Stavano parlando di…” Scosse la testa. “Beh, sembravano me e te all’università. Eravamo nel mezzo della discussione quando è scattato l’allarme angelo.”
 


“E perché non l’ho saputo immediatamente dopo?”
 
“Perché subito dopo la battaglia Asuka mi ha promesso che ti avrebbero confessato tutto entro una settimana, se non avessi fatto la spia. E se entro la fine della settimana non l’avessero fatto, allora te l’avrei detto io.”
 
Misato si irritò comunque. “Dannazione, Kaji! So che si ronzano intorno praticamente da quando Asuka si è trasferita qui, e che li ho incoraggiati ad uscire insieme, ma questo è troppo! Non stanno solo ‘insieme’, vanno a letto nello stesso letto ogni notte, letteralmente e figurativamente! Sono troppo giovani per questo!”
 
Lei sbatté le palpebre per la sorpresa quando l’alto ispettore cominciò a ridere. Lui alzò una mano quando notò che lo sguardo di Misato si stava aguzzando. “Scusa, scusa! Non posso farci nulla. Guarda un po’ chi è l’adulto responsabile da prendere come modello ora.”
 
Misato gli fece la linguaccia. “Oh, piantala. Non è divertente. Hanno passato tutta la scorsa settimana a prendermi in giro. Partite di strip-chess contro Pen-Pen, massaggi ai piedi sul divano, Asuka che si comportava come Shinji e viceversa… cercavano di dimostrarmi che non conosco bene come credevo di conoscere né loro, né come stanno le cose tra loro, che erano abbastanza maturi per questa storia. Ho fatto in modo che promettessero di dormire separatamente e di non fare scherzi finché non avessi avuto la possibilità di riflettere e di discuterne con te, ma…” Si sfregò le tempie come per scongiurare un mal di testa imminente. “Diavolo, Kaji. Fanno davvero sul serio. Quando sono usciti dalle loro stanze, ieri mattina, si sono salutati con un bacio appassionato e si sono tenuti per mano fin da prima di venire in cucina. Sembrava che non avessero chiuso occhio, ma quando si sono visti si sono illuminati, tutti e due. Non una parola tra loro, solo quei maledetti dolci sguardi. Hanno passato metà della giornata fuori in centro in un appuntamento in pubblico. Hanno trascorso la serata accoccolati sul pavimento del soggiorno a guardare la TV, abbracciati l’uno all’altro. E quando sono andati in camera a dormire è stato come la mattina ma al contrario: un intenso abbraccio, un bacio appassionato e si sono tenuti le mani fino all’ultimo secondo possibile, quando poi si sono separati.”
 
Kaji le fece un mezzo sorriso malinconico. “Sembri quasi invidiosa.” disse.
 
“Lo sono!” esclamò Misato. Il suo braccio, ancora fasciato, si alzò frustrato e in preda all’ira. “Dannazione, Kaji, ora che non fanno la sceneggiata e non cercano di nasconderlo in casa, praticamente brillano quando si guardano! Da dopo la loro piccola rivelazione, non credo di averli visti separati per più di qualche minuto o quando li mando a dormire nelle loro stanze separatamente. E, per quanto ne so, stanno continuando a dormire separatamente. Fanno sul serio, sono totalmente innamorati l’uno dell’altra, e diavolo sono invidiosa! Due adolescenti pieni di problemi hanno apparentemente risolto ogni conflitto interno e hanno trovato una vita amorosa fantastica, perché non possiamo farlo anche noi?” chiese, respirando a fatica.
 
‘Aveva solo paura di fare il passo successivo? Si può amare davvero qualcuno e avere comunque paura di andare avanti, perché è un amore davvero intenso. Ma quando lo fai… vale tutto quello che hai rischiato e anche di più.’ Le parole di Shinji gli risuonarono in testa. “Katsuragi… questo non è proprio il ristorante di lusso a cui avevo pensato, ma è decisamente un posto migliore di quello accanto alla tua barella a Matsushiro…” iniziò esitante.
 


Misato si irrigidì. Entrambi avevano fatto un piccolo passo indietro rispetto alla chiacchierata che avevano avuto sul luogo dell’esplosione, almeno per quanto riguardava ciò che erano disposti a dirsi ad alta voce. Avevano ancora le stesse vecchie paure. Ma questo non aveva impedito loro di avvicinarsi e di molto. Lei dormiva nell’appartamento di Kaji un paio di volte a settimana, quantomeno ultimamente. Non invitavano più Ritsuko a bere qualcosa insieme, ma uscivano quasi tutte le sere loro due soli. Entrambi fingevano di usare questa nuova relazione come copertura e avere la scusa per incontrarsi e lavorare insieme ai progetti anti-Seele di Kaji e scavare nei segreti della Nerv.
 
Ma ora passavano almeno altrettanto tempo a… stare insieme. Ridevano e scherzavano come non facevano dai tempi dell’università. E facevano anche sesso come ai tempi dell’università. La loro copertura non era tanto una copertura per chi li guardava ora. Era per evitare di ammettere l’uno all’altra che non era più una bugia. Ma nessuno dei due aveva ancora osato dirlo ad alta voce.
 
“Io… voglio quello. Quello che hanno loro. Noi… noi siamo…” provò Misato. “…perché è così difficile per noi?”
 


“Noi.” disse Kaji a bassa voce. “…c’è un… ‘noi’, ora? Di nuovo? Siamo… possiamo…?”
 
Misato si irrigidì seduta sul letto. “Io… ti ho lasciato scappare una volta, Kaji. E siamo già ‘insieme’ in questa… cosa con la Nerv e la Seele. Se tu vuoi… rendere… ufficiale il fatto che siamo… davvero insieme in quel modo… ricominciando di nuovo… allora… lo… lo voglio anch’io.” disse lei esitante. “Non avrei mai dovuto mentirti in quel modo. Io… non ti merito, Kaji…”
 
“Questo non è vero.” obbiettò lui.
 


Misato continuò come se non avesse parlato. “Ma io ti voglio.” Si avvicinò per prendergli la mano e tirarlo verso di sé. “Voglio di nuovo un ‘noi’. Non so se posso… ancora dirlo, ma… voglio un ‘noi’.” Kaji si lasciò andare impotente per sedersi sul letto accanto a lei. “Se Shinji e Asuka possono capire come superare i muri che li separano… possiamo farlo anche noi.” continuò.
 
‘Solo parole… le hai dette a Misato-san?’ La voce di Shinji lo incalzò di nuovo. ‘No, non l’ho fatto, perché sono un codardo e non la merito.’ pensò. La strinse ancora a sé, facendo attenzione al braccio fasciato. “Mi… mi piacerebbe.” disse a bassa voce. “Noi. Katsuragi… io…”
 
Lei gli accostò il viso al suo. “Ne… ne parleremo dopo…”
 
Non ci furono chiacchiere per un po’. Le loro ‘chiacchierate’ in genere non contemplavano molte chiacchiere.
 
---
 


Kaji si strofinò il viso e si avvicinò a Misato per prendere il pacchetto di sigarette sul tavolo accanto al letto. Ne pose una tra le labbra, ne passò una anche a lei e le accese entrambe. Fissò meditativamente il soffitto, ascoltando il respiro di Misato accanto a lui, lo scricchiolio del letto quando cambiava posizione e il piccolo sibilo della punta della sigaretta che si accendeva quando Misato faceva un tiro. ‘Fallo, codardo. Cosa aspetti, che muoia davvero la prossima volta?’ disse tra sé e sé.
 
“Shinji-kun… sembra serio a riguardo. E soprattutto, Asuka crede che lui lo sia. Lei… ah… ha detto che ‘lui le ha detto di amarla’ e che lei gli crede.” cominciò Kaji.
 
Misato sospirò. “Cristo, Kaji… cosa facciamo con loro? Voglio dire, se mi avessi chiesto due settimane fa di ammettere che si vogliono bene e che escono assieme, non ci avrei visto nulla di male. Diavolo, avrei fatto una festa per loro! Ma… il sesso? Andare a letto insieme? Sono troppo giovani! E la cosa peggiore è che tutte le cose che hanno detto sono vere! Il loro Sync Rate è in costante aumento, non hanno mai avuto una simile intesa finora e sono assolutamente inarrestabili in battaglia! Sono così dannatamente felici insieme che mi sentirei un’enorme stronza se li tenessi separati, ma se dovesse andare male? Ho visto troppe coppie…” Si girò su un fianco per guardarlo negli occhi. “…fare qualcosa di stupido e rompere oppure fare un litigio che non doveva accadere perché hanno avuto un attacco di paura o di stupidità.”
 
“Non possiamo nemmeno obbligarli ad aspettare otto anni per capirlo.” convenne lui ironicamente.
 
Lei sbuffò. “Non dico che facciano come noi. Io… tu sai quanto possa essere esplosiva una miscela di sesso, passione e ormoni quando si è adolescenti. Anche se non c’è nulla che non vada tra loro, io ho il terrore che uno di loro… disobbedisca agli ordini o faccia qualcosa di disperato e suicida in battaglia perché l’altro è in pericolo o qualcosa del genere.”
 
“Come buttarsi in un vulcano?” chiese Kaji. “Ammettilo, Katsuragi, hanno già fatto quel genere di cose l’uno per l’altra. E… guardandoli quando è apparso quell’angelo… non ho mai visto una coppia così, mmm… beh, ‘in-sincrono’ in effetti è la parola giusta. Riescono a fare intere conversazioni con solo pochi sguardi. Sono molto, molto vicini. Se sono più efficienti e forti in questo modo, e riescono ad essere così ormai da mesi, perché non lasciarli continuare?”
 
Misato quasi sgridò il suo ex ex-ragazzo. “Stai davvero dicendo che dovrei chiudere un occhio sul fatto che i miei due adolescenti, ai quali faccio da tutrice peraltro, vadano a letto insieme?”
 
“Perché no?”
 
“Per il fatto che sono adolescenti! E perché la sicurezza del mondo intero contro gli angeli dipende dal fatto che io possa contare su di loro come piloti! Se qualcosa va storto, e supponendo che rimaniamo tutti uccisi dall’angelo, la prima domanda che il Comandante Ikari mi farà sarà ‘Maggiore Katsuragi, sapeva di loro? E se sapeva, perché ha lasciato che continuassero?’” Sospirò e lasciò cadere il capo sulla spalla di Kaji. “Se ora dico ‘ok, certo, andate pure a letto assieme e dateci dentro ogni notte’, e poi la cosa ci esplode in faccia, la colpa sarà solo mia.”
 


“Se stanno così bene insieme, costringerli a separarsi farà crollare la loro efficienza. Potresti essere altrettanto colpevole da quel punto di vista.” fece notare lui.
 
“Gaaaaaah!” Misato si sfregò la fronte con la mano libera. “Cosa facciamo? Qui si tratta dei nostri ragazzi!”
 
Kaji non riuscì a trattenere lo scoppio di una risata. Gli occhi di Misato si aguzzarono. “Che c’è da ridere?”
 
Lui le sorrise, lo stesso sorriso sornione e sciatto di sempre, ma con un nuovo calore a sostenerlo. “I ‘nostri’ ragazzi, eh? Mi piace stare di nuovo insieme, ma non pensavo che avremmo avuto dei ragazzi così in fretta.”
 
Misato gli diede un colpo sul fianco abbastanza forte da farlo sobbalzare. “Smettila di ridere! O mi verrà improvvisamente un ‘classico mal di testa’ prima del secondo round, caro il mio signorino!”
 
“E va bene, ok!” si arrese lui. “Beh… sono combattenti migliori e più felici da quando sono insieme, e hanno passato una settimana a giocare con le tue concezioni su di loro per dimostrarti che sono abbastanza maturi e stabili per gestire la situazione… Non posso certo dire che renderli infelici costringendoli a dormire in stanze separate sia quello che vogliamo fare.”
 
Misato si oscurò in volto. “Pensavo che saresti stato d’accordo con me, Kaji. Asuka ha anche detto che avete avuto una discussione quando li hai sorpresi.”
 
“E ho anche avuto una settimana per pensarci, e…” Kaji scosse la testa. “Avresti dovuto vederli quando quell’angelo ha attaccato, Katsuragi. Stavano gridando ad Ayanami di abbatterlo, facevano il tifo per lei, Shinji ha avuto l’idea di essere dispiegati con l’Unità 03… e non si sono mai lasciati la mano per tutto il tempo. E non avrebbero potuto sincronizzarsi con un Eva sconosciuto se non fossero stati così vicini. Il Comandante Ikari non chiederà nulla riguardo suo figlio, ne sono quasi certo. Se qualcuno chiederà qualcosa, digli tutto, ma per ora… lasciamoli felici, e teniamo la cosa nascosta. Si sono guadagnati la possibilità di prendere tutta la felicità che possono in una guerra come questa.”
 
‘E chiedere loro di aspettare proprio ora che potremmo tutti morire in un batter d’occhio è… più di quanto possiamo chiedere a dei Children che mandiamo a combattere per noi.’ Questo non lo disse ad alta voce. Ma si vedeva che era come se Misato l’avesse sentito.
 
“Loro sono come noi, eh?” chiese Misato. Poi fece spallucce. “Non lo so. Se la cavano meglio di noi, se sono così vicini e Shinji… le ha detto quelle parole. Direi quasi che sono troppo giovani per capire quanto significhi, ma… Sono così seri a riguardo. Sanno cosa vuol dire. Sono stati troppo spesso vicino alla morte per non saperlo.”
 
“Quindi lasceremo che i ‘nostri ragazzi’ siano felici?” incalzò lui.
 
“Ci penserò.” Misato spense la sigaretta nel posacenere dopo un ultimo tiro. “Nel frattempo, caro il mio ‘signor Kaji’, dovrà convincere la sua ex ex-ragazza che intende adempiere ai suoi doveri di fidanzato in modo adeguato, da ora in avanti.”
 
Kaji sorrise di nuovo con il suo tipico sguardo, e si avvicinò a lei.
 

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Capitolo 62
*** Capitolo 8.15: Avvento ***


Capitolo 8.15: Avvento





Il peso tornò a farsi sentire e il metallo freddo e scivoloso della grata di drenaggio sul fondo del cilindro premette gradualmente sempre più contro le piante dei piedi di Rei, mentre l’LCL defluiva oltre il suo viso e il suo corpo. Il suo volto rimase una maschera fredda, ma dentro di sé esultò. ‘Finalmente il processo di guarigione e la scansione sono terminate! Sono libera! Domattina potrò vedere i miei amici! Quelli che amo e che tengono a me!’
 


Fece un passo indietro e si piegò sulla vita, come se si stesse inchinando all’ingresso della vasca di LCL, e rilassò la gola. L’LCL che le riempiva i polmoni e le vie aeree defluì lentamente nel liquido che scendeva man mano e che ora si trovava sotto il suo viso. La sensazione sarebbe stata strana e nauseante per chiunque, se non fosse che Rei l’aveva provata centinaia di volte negli ultimi anni. Ma ora non se ne accorse nemmeno. Era troppo preoccupata di mantenere il controllo sulla sua espressione in volto, di mantenere a freno il sorriso che voleva liberarsi.
 
Era così persa nella felice attesa di rivedere le sue due persone preferite e il loro legame luminoso, al punto che non notò l’avvicinarsi dei passi della dottoressa Akagi, finché non si rimise ritta in piedi. La scienziata in camice da laboratorio era proprio di fronte a Rei, con un’espressione fredda sul volto.
 
E con una grossa siringa nella mano destra.
 
Rei fu per un attimo felice che il suo pallore naturale impedisse di vedere il modo in cui il sangue defluiva dal suo viso. Lottò per mantenere un’espressione neutra. Non poteva urlare, non poteva mostrare la sua angoscia. Non poteva nemmeno dire nulla: era la dottoressa Akagi a parlare sempre per prima.
 
“Dammi il braccio, Rei.” Sollevò la siringa.



Rei obbedì lentamente, cercando di non tremare. ‘No no no no no no basta farmaci, basta farmaci…’ “Di cosa si tratta, dottoressa Akagi?” si sforzò di chiedere con voce calma e piatta.
 
“I tuoi psicogrammi erano troppo irregolari e attivi questa settimana, Rei. Il tuo corpo si sta probabilmente adattando al farmaco che ti mantiene stabilizzata. Sto aumentando la dose. C’è una busta con le pillole dal dosaggio aumentato per il tuo regime quotidiano sul tavolo del laboratorio qui fuori. Prendi quelle, smetti di prendere le vecchie che hai già. Questa è una iniezione booster. Non preoccuparti, non sentirai nulla.”
 
‘È proprio questo che mi preoccupa! No no no non lo faccia per favore non lo faccia!’
 
L’ago fece un piccolo foro nella sua pelle, la vecchia e familiare puntura. La dottoressa Akagi mise via la siringa e ordinò a Rei di fare pressione sul foro per fermare la piccola fuoriuscita di sangue. Rei obbedì, premendo molto più forte del dovuto, come se potesse spingere i farmaci fuori dal suo corpo prima che questi… potessero… fare……… effetto…
 
“Vedo che sta già facendo effetto. Bene. Questo ti basterà per la nottata. Forza, è ora di andare.” Si voltò.
 
Se la dottoressa Akagi l’avesse guardata, avrebbe potuto notare come l’attenta rigidità con cui Rei teneva l’espressione sul suo volto si stesse sciogliendo in una piattezza molto più inquietante. Ma si stava già allontanando. “Ormai è tardi per tornare al tuo appartamento, Rei. Usa la branda nel vecchio laboratorio e domani mattina vai direttamente a scuola. Il prossimo Sync Test è giovedì. Ci vedremo lì. Per ora vai a dormire.” disse la finta bionda mentre se ne andava senza voltarsi.
 
Rei non si mosse, non gridò, non diede alcun segno di sofferenza. Rimase semplicemente lì ferma nella vuota stanza per l’upload nel Terminal Dogma per un tempo molto, molto lungo, gli occhi vuoti dei suoi cloni di backup che la guardavano senza far nulla dalla vasca circolare. Il suo sguardo era praticamente identico.
 


Infine, fece passi lenti e meccanici in avanti, dirigendosi verso la porta di uscita. Non avrebbe avuto bisogno di vestiti prima dell’indomani. Non aveva altro da fare se non andare alla branda che le era stata assegnata e dormire, come le era stato ordinato.
 


Anche se sarebbero state molte più ore di sonno del necessario, l’attesa non l’avrebbe disturbata. Nulla la preoccupava ora. Nel profondo, sotto strati di nebbia e di confortevole annebbiamento, una piccola voce si lamentava angosciata per il ritorno del vago torpore che a lungo aveva consumato i suoi pensieri, ma si spense presto, non potendo competere con l’ondata di farmaci che le scorreva dentro.
 
Ma andava bene così. Ora non la disturbava più.
 
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Lunedì



“Sei pronto, Shinji?”



Due giovani piloti guardavano intensamente il cancello del cortile della scuola come se stessero per lanciarsi in mezzo a una pioggia di proiettili. Le loro mani strettamente intrecciate non si erano mai staccate l’una dall’altra per tutto il tragitto verso la scuola, cercando entrambi di farsi trovare preparati.
 
L’esile ragazzo annuì. “Non sono solo nervoso, di più. Sto cercando di non dare di matto e vorrei che fossimo a casa, nella nostra stanza. Credo di essere stato meno nervoso durante la battaglia con Sachiel. Insomma, più pronto di così non potrei proprio esserlo.”
 


Asuka annuì, stringendogli la mano. “Anch’io. Ma ho pensato a questo momento da… praticamente dalla mattina dopo il nostro bacio. Visto che Misato sa di noi, non c’è motivo per cui io non ti rivendichi pubblicamente, ora. E non hai idea di quanto avrei voluto farlo in certi giorni.” Gli sorrise.
 


Shinji ricambiò con un sorriso più timido. “Non riesco ancora a crederci che una persona straordinaria come te possa ricambiare quello che provo io per te, Asuka.”
 


Lei gli fece la linguaccia. “Meglio che ti ci abitui all’idea, Third Children. ‘Fino alla fine del mondo, io e te’, ricordi? L’hai promesso. Tu sei mio.” Arrossì un po’ e poi distolse lo sguardo. “Proprio come io sono tua.” disse un po’ più piano.
 


“Finché tu mi vorrai.” concluse lui, che ora aveva lo stesso identico rossore. Con la mano libera si grattò la nuca. “C-c-cercherò di non sciogliermi davanti la classe.”
 


“Mostri giganti che arrivano dal più brutto degli incubi e sei una tigre. Annunciare pubblicamente che io e te siamo una coppia invece ti innervosisce? Sei davvero il mio dolce baka.” disse Asuka divertita.
 
“Io conosco la vera te, Asuka.” riuscì a dire Shinji sorridendo. “Sei a metà strada tra l’essere nervosa come me e il gridare ‘sono innamorata!’ dal tetto della scuola.”
 
“Sì, beh, può essere.” ammise lei. Gli strinse di nuovo la mano. “Allora andiamo.”
 
Marciarono all’interno del cortile, facendo del loro meglio per ignorare gli sguardi dei ragazzi che cominciavano ad attirare. Non erano mai stati studenti di basso profilo, una volta scoperto che erano piloti di Eva, ma dopo un po’ avevano smesso di attirare attenzioni solo per il fatto di girare per la scuola. Inoltre, il forte antagonismo di Asuka nei confronti di Shinji era noto a tutti gli studenti, per cui i due, camminando mano nella mano, si lasciarono dietro una scia di chiacchiericci mentre si dirigevano verso la loro aula.
 


Entrarono e si diressero a destra verso il banco vicino alla porta. L’espressione di Asuka si trasformò in un broncio deluso quando trovarono il banco di Hikari vuoto. “Dannazione. Immagino che la stiano ancora tenendo in quarantena in ospedale. Quante stupidaggini… Hikari non è contaminata da nulla!”
 


Asuka si voltò verso la Vice-Capoclasse, che sedeva proprio dietro il solito posto di Hikari. “Ehi, Iwao-san, ho un annuncio veloce da fare alla classe prima che arrivi il Sensei. È un problema?”
 
La bella adolescente sbatté le palpebre per la richiesta fatta a pieni polmoni da Asuka, e annuì piano. “N-nessun problema, Sōryū-san. N-non ci metterai molto vero?”
 
“Ci vorrà solo un minuto.” confermò Asuka. Guardò l’orologio sopra la lavagna. “Ancora un minuto alla campanella, comunque. Pronto?” chiese a Shinji.
 
Lui annuì. Sempre mano nella mano, si diressero al centro dell’aula, proprio davanti alla lavagna. Attesero che gli ultimi studenti entrassero e che suonasse la campanella.
 


Ricevettero alcuni sguardi curiosi dai loro compagni di classe, che si chiedevano perché stessero lì. Shinji incontrò brevemente gli occhi di Tōji e Kensuke. Tōji aveva un’espressione di orrore crescente dal momento in cui notò la loro stretta di mano. Kensuke alzò lo sguardo dal suo palmare e sbatté le palpebre guardando i due, poi iniziò a sorridere e prese la sua videocamera. Shinji arrossì ancora un po’. Non era troppo preoccupato di quello che avrebbe detto il resto della classe, ma le opinioni dei suoi amici avevano un peso maggiore.
 
Una volta soddisfatta di avere l’attenzione di tutti, Asuka fermò la sua gara di sguardi con Tanaka e le altre ragazze che ancora perseguitavano Shinji e cominciò. “Sono sicura che questo non sorprenderà alcuni di voi.” Lanciò un’occhiata a Tanaka e compagnia. “E deluderà altri, ma da oggi e da ora in poi, Shinji e io siamo… beh…” Si voltò verso Shinji, lasciò la stretta e gli mise le mani ai lati del viso. Lo tirò a sé nel bacio più appassionato e intenso che potesse dargli.
 


Shinji sentì un’ondata di sussulti attraversare l’aula. Non riuscì a trattenere le labbra dall’allargarsi in un ampio sorriso proprio nel mezzo del bacio. I suoi occhi si chiusero all’unisono con quelli di Asuka. Passò un lungo, lunghissimo minuto prima che la sentisse allontanarsi con un piccolo sospiro di felicità. Riaprì gli occhi giusto in tempo per vedere la serena espressione di contentezza di Asuka trasformarsi in un sorrisetto felino quando lei si voltò verso la classe ringhiando semplicemente: “Domande?”
 
Non riuscì a dire nessun’altra parola prima che Tanaka balzasse in piedi e sbattesse una mano sul banco. “Tu e Ayanami gli state addosso da settimane, Sōryū! Questo è assolutamente ingiusto!”
 


“La competizione era finita ancora prima di cominciare, Tanaka.” le disse Asuka quasi sogghignando. “Non sei mai stata alla sua altezza. Ha salvato questa città più volte di me. Shinji si merita qualcuno che non lo voglia solo come un premio, come fai tu.”
 


“E tu saresti migliore? Lo hai trattato come se fosse il tuo animale domestico, maggiordomo e giocattolino da prendere a calci fin dal giorno in cui sei arrivata qui! Brutta stronza straniera, io…”
 
Una voce decisa la interruppe. “Asuka è stata mia commilitone, compagna e amica dal giorno in cui ci siamo incontrati.  Abbiamo ucciso un angelo insieme dopo appena due ore dal nostro incontro. So che non sta solo cercando di ‘accaparrarsi un pilota di Evangelion’ perché anche lei lo è. E non c’è nessuna qui che sia più coraggiosa, più intelligente o più bella di lei, Tanaka-san. E se tu me l’avessi chiesto in qualsiasi momento negli ultimi tre mesi, te l’avrei detto, invece di ignorare tutto quello che ho detto quando ho cercato di essere educato nel dirti che non volevo nessuno con cui ‘tornare a casa a piedi’ o ‘fare shopping in centro’. E se la chiami ancora con quel termine, non farò nulla per fermarla quando ti strapperà gli occhi.”
 


Il silenzio successivo fu più forte di un tuono. Tutti guardarono Shinji, compresa Asuka. “Accidenti, Shinji! Da dove arriv…”



Asuka non poté dire altro, le sue parole si trasformarono in un sorpreso “Yeek!” e Shinji improvvisamente le avvolse un braccio intorno alla vita, l’altro le tenne la nuca e la fece scendere all’indietro in un bacio appassionato.
 


Dopo un lungo momento la fece rialzare dolcemente, godendosi il sorriso appassionato che ora aveva Asuka. Questa volta fu lui stesso a rivolgersi agli studenti. “Quindi, domande?”
 


La bocca di Tanaka si mosse un paio di volte guardando Shinji confusa prima di rimettersi a sedere con un tonfo. Dopo un attimo di silenzio squillante, un brusio concitato ricominciò. Shinji vide diverse mani scambiarsi soldi di scommesse. “L’avevo detto!” si mise ad urlare Kensuke dalle ultime file. Stava raccogliendo diverse scommesse. “Un lunedì, prima delle lezioni! L’avevo detto o no? Eh, Tōji?” Diede una gomitata all’amico.
 


Il volto di Tōji era imbronciato. “Io pensavo di scherzare quando parlavo di ‘coppietta’.” mormorò. “Davvero, amico? Il Demone Rosso? Io…”
 


Fu interrotto dall’ingresso dell’insegnante. Iwao-san era rimasta a bocca aperta dal momento in cui aveva visto il bacio. Si riprese dallo shock e fece urgentemente cenno a Shinji e Asuka di prendere posto. “Er… er… ah, i-in piedi! Inchino! Seduti!” balbettò mentre il loro insegnante prendeva posto dietro la cattedra e apriva il registro.
 
Shinji non riuscì a trattenere il sorriso, sogghignando fino al suo arrivo al banco. Si sistemò al suo posto con un sospiro felice. Si voltò verso la ragazza dai capelli blu seduta al posto di fronte a lui. “Ehi, Rei. Che ne pensi del nostro grande annuncio?” chiese sorridendo.
 


Rei si voltò finalmente dal suo ininterrotto guardare fuori dalla finestra, girando lentamente il capo verso di lui. Shinji sbatté le palpebre, il suo sorriso svanì quando si rese conto che Rei non si era nemmeno voltata durante il loro annuncio.
 
L’espressione più vuota e morta che avesse mai visto lo accolse. Rei sbatté le palpebre, in silenzio. Lo fissò per un attimo prima di voltarsi di nuovo verso la finestra senza dire una parola. L’insegnante cominciò l’appello.
 


“Ayanami?” chiese il sensei.
 


“Sì.” rispose Rei in modo robotico, con una voce più piatta e più morta di quanto Shinji avesse mai sentito. Continuava a guardare la finestra.
 
Shinji si sentì gelare il sangue. Si voltò di scatto verso Asuka, che aveva lo stesso suo sguardo stupito e preoccupato. “Rei? Rei? Wondergirl, stai bene?” chiese in un sussurro preoccupato, toccando il First Children sulla spalla dal suo posto proprio dietro a lei.
 
Rei non si mosse nemmeno. Era come se Asuka stesse parlando a una… bambola.
 
“Oh… oh no…” sussurrò Asuka, con voce distrutta.
 
Shinji sentì il suo cuore andare in frantumi. Asuka era l’amore della sua vita, ma Rei occupava una fetta quasi altrettanto grande del suo cuore. L’unica altra persona al mondo che gli aveva detto di essere amato, e ora… Dovette lottare per non rabbrividire.
 
Rei osservò un uccellino volare tra le nuvole, e sbatté lentamente le palpebre.
 


---
 


Rei rimase assente per tutto il giorno. Tōji e Kensuke si unirono al gruppo per un pranzo molto sommesso e silenzioso. Tōji fece qualche appunto sulla dichiarazione di Shinji e Asuka fatta la mattina, ma i suoi pensieri erano chiaramente rivolti ad altre cose: aveva ricevuto solo una breve telefonata da Hikari in tutta la settimana, e lei aveva avuto solo il tempo di spiegare che era stata tenuta in quarantena fino a nuovo ordine.
 
Fu Kensuke, l’unico membro del gruppo ancora di umore relativamente buono, a notarlo. “Ehi… ragazzi, cos’ha Ayanami-san? Si sta… comportando in modo strano. Quasi… quasi come faceva prima, sempre silenziosa…”
 


Shinji e Asuka si scambiarono uno sguardo pieno di paura. “Ah… sta prendendo alcune medicine alla Nerv, Aida.” improvvisò Asuka. “Mi sa che oggi potrebbe avere qualche effetto collaterale o qualcosa del genere. Ne parleremo con Misato dopo la scuola e ci assicureremo che faccia un controllo.”
 
Kensuke sbatté le palpebre da dietro i suoi occhiali rotondi. “Oh? Uhm… ok. Basta… che tu stia bene, Ayanami-san. Sono ancora in debito con te per avermi organizzato tutti quegli appuntamenti.”
 
Rei sbatté le palpebre. Per tutta la mattina non aveva dato risposte verbali a nulla, se non alle domande più dirette, e non aveva praticamente risposto a nessuno se non agli insegnanti.
 
Shinji si morse la guancia per evitare di far trasparire altra preoccupazione sul suo volto. Era grato per la capacità quasi telepatica che lui e Asuka avevano acquisito di leggersi l’un l’altra. Nei loro scambi di sguardi, Asuka aveva fatto intendere che avrebbero dovuto rimandare qualsiasi domanda seria a Rei fino a quando non fossero riusciti a rimanere soli con lei dopo la scuola, e che quella sarebbe stata la loro priorità. ‘Abbiamo atteso così tanto per chiedere a Rei di sua madre, o per dirle delle nostre. Credo che non si accorgerebbe nemmeno di quello che le diciamo in questo momento.’ pensò Shinji, preoccupato.
 
“Credo che le stiano provocando un po’ di sonnolenza, Aida.” minimizzò Asuka. “Credo che… aspetta, appuntamenti? Quali appuntamenti?”
 
“Uhm… Ayanami-san ha molto… uh… aumentato le mie possibilità con un gruppo di ragazze che stavano dietro a Shinji. Lei ha… uh… fatto in modo che alcune di loro mi chiedessero di uscire. Quindi ho… una cosa come un appuntamento ogni sera questa settimana e la prossima. Io… uhm… in realtà stavo per chiederti di prestarmi un po’ di soldi, Shinji. Mi sono ridotto sul lastrico portando fuori tutte queste ragazze.”



Per la prima volta in tutta la giornata, Asuka non guardò Shinji con nervosismo o preoccupazione. La pura incredulità dominava il suo volto. “…Prestare dei soldi a Tecno-Babbeo. Per permettersi tutti questi appuntamenti.” Sembrava come se non sapesse se ridere o piangere di fronte al mondo che pareva aver dato di matto.
 


Shinji tirò fuori il portafoglio senza pensarci e porse a Kensuke due banconote da 5000 yen.
 
“Tecno-Babbeo ha appuntamenti tutti i giorni della settimana e sta finendo i soldi perché ha troppe ragazze da portar fuori. Io non… il mondo non ha più senso…” si lamentò Asuka automaticamente con Rei. Si accorse di aver commesso un errore.
 
Tuttavia, lo sguardo morto di Rei si rivolse a Kensuke. “……bene.” risse Rei, sempre in modo piatto.
 
Kensuke arrossì e balbettò qualche ringraziamento a Rei, mentre Shinji rivolse uno sguardo speranzoso ad Asuka. Lei annuì, sembrando un po’ meno preoccupata.
 
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Il tragitto verso casa fu carico di tensione. Shinji e Asuka lasciarono di nuovo la scuola mano nella mano, sotto gli sguardi al veleno di Tanaka e di alcune altre che sembravano non voler rinunciare alla speranza che Shinji guardasse verso di loro, anche se la maggior parte sembrava accettare di non avere alcuna speranza di competere con Asuka, soprattutto dopo il discorso di Shinji. I due piloti, però, quasi non prestarono loro attenzione. Tutte le loro preoccupazioni erano rivolte al First Children, ancora completamente silenzioso.
 


Quando furono a qualche centinaio di metri dalla scuola, Asuka cercò di ottenere una risposta. “Rei. Rispondimi. Stai bene?”
 


Rei continuava a camminare, con passi costanti e regolari come un metronomo. “Sì”. disse alla fine molto piano.



“Non sembra che tu stia ‘bene’. Sembri… di nuovo una dannata bambola. Non è che…” Asuka aspirò scioccata. Si mise davanti a Rei e le afferrò le spalle, fermando la sua camminata. “Non è che quella fottuta strega ti ha fatto di nuovo qualcosa?!”
 


Rei la fissò, vuota. “La dottoressa… Akagi… ha cambiato il mio… regime farmaceutico.” disse infine molto lentamente.
 
Asuka rabbrividì. “Scheiße. Quella strega. Ok… d’accordo… Rei, andrà tutto bene. Ti riporteremo al tuo appartamento. Ce ne staremo tranquilli e… ci faremo…” Guardo Shinji, quasi disperata. “Shinji?”
 
“Farsi… Ikari-kun… è compito… tuo.” disse Rei, lentamente e assente.
 
Entrambi fissarono Rei. Sul volto di Asuka cominciò a spuntare un sorriso speranzoso, lo stesso di Shinji. “Wondergirl, sei ancora lì dentro?”
 
Rei rimase in silenzio per un momento, ma alla fine disse: “Sì”.
 
Resi sbatté di nuovo le palpebre quando Asuka la strinse improvvisamente in un forte abbraccio. “Grazie a Dio, Rei. Ti aiuteremo a superare tutto questo. Non lascerò che la Nerv e la dottoressa Troia trasformino l’unica altra persona al mondo che mi ama in una bambola.”
 
Shinji deglutì. Fece un paio di respiri profondi per respingere delle lacrime, poi mise le braccia intorno a entrambe le ragazze e le abbracciò. “Anche noi ti amiamo, Rei. Andrà tutto bene. Tu non sei sola.”
 
“Sì.” fu tutto quello che Rei disse. Shinji cercò di farsi consolare da questo, piuttosto che di lasciarsi rattristare dal fatto che Rei non avesse fatto nulla per abbracciarli a sua volta.
 
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Shinji tirò fuori una cassetta di sicurezza piena dei medicinali dal fondo dell’armadio di Rei. Cassetta nascosta sotto una pila di vestiti e coperte. Si precipitò nella cucina dell’appartamento di Rei, dove Asuka la stava accompagnando a sedersi alla tavola. Rei continuava a reagire alle indicazioni di Asuka silenziosamente, senza proferire parola.
 


Dopo che Asuka l’ebbe fatta sedere, Rei rimase seduta a fissare il tavolo per un minuto. Alzò infine lentamente lo sguardo verso Shinji mentre lui arrivava con la cassetta di sicurezza. Fissò la scatola una volta che lui la posò di fronte a lei prima di tornare a guardare Asuka e dire: “Carta.”
 


Asuka sollevò un sopracciglio, ma tirò fuori dallo zaino un foglio di quaderno e lo mise davanti a Rei con una matita.
 
Rei guardò la matita per un attimo prima di prenderla e iniziare a scrivere molto lentamente.
 
“‘Fatica a pensare. Parlare. Dottoressa Akagi. Aumentate dosi. Iniezione ieri sera. Preso pillole mattina. Bisogno antagonista. Flumazenil, 2cc. Flacone ‘Antagonista n. 2’, 10cc. Metti in sacca salina. Bisogno asta. Flebo. Aiuto’?” Asuka leggeva mentre Rei scriveva faticosamente, con una calligrafia ancora chirurgicamente precisa. Fece un cenno a Shinji, ma lui stava già cercando nella cassetta gli oggetti richiesti. Asuka recuperò il supporto per la flebo dall’armadio e guardò Shinji che prendeva il kit di aghi dalla cassetta e con molta attenzione inseriva la flebo nel braccio sinistro di Rei.
 
“Sai quanto tempo ci vorrà per… liberarti da tutto questo, Rei?” chiese a bassa voce, mentre fissava la flebo con un po’ di nastro adesivo.
 


“No.” rispose Rei, ancora spenta. Riprese la matita.
 
“‘Sento niente. Nebbia. Non voglio. Sento niente. Voglio sentire ancora.’” lesse di nuovo Asuka. Alzò lo sguardo verso Shinji e digrignò i denti. “Shinji, dovrai tenermi lontana da quella donna per un bel po’. Potrei non riuscire a trattenermi dal prenderla a pugni sui denti o iniettare a lei una siringa piena di questa scheiße la prossima volta che la vedo! Non può fare questo a Rei! Lei ci ama! E ora non può nemmeno sentirlo!”
 


Shinji annuì, con lo sguardo preoccupato. “Io… preparerò qualcosa. Mettere qualcosa sotto ai denti dovrebbe aiutarla.”
 
Prima che riuscisse a fare più di due passi verso la cucina, la matita di Rei ricominciò a scrivere.
 
Asuka guardò ancora una volta. “‘Altri abbracci’? Tutti quelli che vuoi, Rei.” Gliene diede subito uno. “Il cibo può aspettare. Vieni qui, Shinji. Lei ha bisogno di noi.”
 
“Sì.” dissero all’unisono il First e il Third Children. Shinji sorrise tristemente e abbracciò Rei da dietro la sedia.
 

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Capitolo 63
*** Capitolo 8.16: Avvento ***


Capitolo 8.16: Avvento





“Asuka, Rei è davvero grave…” le disse Shinji a bassa voce mentre poggiava altre salviette sul comodino per asciugare il volto di Rei. La ragazza dai capelli blu continuava a vomitare ora nel lavandino e ora nel secchio da due ore.



La rossa scosse di nuovo la testa. “Ho detto che non voglio.”



“Asuka, nessuno di noi due è medico. Non possiamo… non è sicuro per Rei di affidarsi solo a noi! Guardala!” Shinji si mise accanto a Rei e le accarezzò la schiena. Ora tremava più violentemente.



“Sento… i miei piedi. Ma… no.” biascicò Rei. “Non sono i miei piedi. Non ho gambe. Me le hanno tagliate, ne hanno fatto un pupazzo… Non riesco a muovermi… Mi fanno male le mani…” Alzò lo sguardo verso i suoi due amici. “Perché mi fanno male le mani?” La testa le ricadde sul tavolo della cucina.
 
Asuka si morse il labbro inferiore. “Io… maledizione, Shinji! Lo sai come la penso! La mia matrigna aveva cercato di risolvere i miei problemi con i farmaci quando avevo sette anni! Ha cercato di trasformarmi in una bambolina silenziosa! So cosa significa avere dei farmaci che ti fanno sentire la testa come se non fosse più tua. È tutto più semplice quando droghi una persona!” urlò Asuka. “E non mi fa per nulla piacere sapere che la Nerv ha fatto lo stesso con la mia amica per chissà quanto tempo! Non mi fido di nessuno di loro!”
 
“Lo sai che Misato-san non è così.” ribatté il suo ragazzo. “L’hai detto tu che è stata la tua migliore tutrice dopo Kaji-san, e lei ha detto che stava prendendo in considerazione almeno l’idea di tenere segreta la nostra storia alla Nerv e a mio padre. E…” Il volto di Shinji si fece più cupo. “Se non possiamo fidarci di Misato-san, di chi possiamo fidarci allora? Siamo ancora solo ragazzi, Asuka. Non siamo medici e non siamo nemmeno… Insomma, abbiamo bisogno di aiuto per questo. Non c’è modo per tenere nascosta la cosa. Rei non è in condizioni di andare a scuola domani, e Misato-san non crederà mai che, per combinazione, sia Rei che io e te ci siamo ammalati improvvisamente tutti insieme e abbiamo bisogno di stare un giorno a casa da scuola.”
 
“Lo so!” disse Asuka quasi gridando. “Sono preoccupata per lei quanto te, lo sai! Io am…” si bloccò su quella parola. “…amo Rei quanto te. E so anche meglio di te quanto… quanto possa essere grave la sindrome da astinenza da benzodiazepine. È solo che… non mi fido di nessuno che abbia a che fare con la Nerv. È stata la Nerv a farle questo! Lo so che Misato è… agh, è ancora difficile per me, va bene? Io… nnng…” Asuka si passò le mani tra i capelli per la frustrazione.
 


“Nessuno di noi vuole lasciare Rei in questo momento, ma se Misato torna a casa e noi non siamo lì al suo ritorno, a fare compiti e a preparare la cena, se ne accorgerà comunque.” fece notare Shinji. “Dobbiamo pensare a qualcosa, e in fretta. Tra mezz’ora sarà a casa…” Shinji guardò nervosamente l’orologio sulla parete della cucina.
 
Asuka si sedette dall’altro lato di Rei, tenendole la mano tremante, quasi volendo fermare quel tremore. “Dannazione. Io speravo che avremmo potuto… non so, magari dirle che avremmo dormito qui per una notte per festeggiare il ritorno a casa di Rei dopo una settimana.”
 
“Penserebbe solo che stiamo cercando di sfuggire al suo controllo per fare quello che ci ha vietato di fare.” predisse tristemente Shinji.
 
Asuka scosse la testa. “Sono abbastanza sicura che lo sappia che abbiamo mantenuto la parola a riguardo. Stiamo cercando di convincerla che può considerarci persone adulte. Cosa che odio, tra l’altro.” Asuka si strofinò gli occhi. “Ho dormito di nuovo da schifo. Niente incubi, ma… posso sentirli, lì in attesa. Io rivoglio te nel letto insieme a me, Shinji. Ho bisogno di te.”



“Anch’io. Il sonno, intendo.” annuì Shinji. “E-e… anch’io ho bisogno di te. La mia stanza è troppo… vuota e silenziosa quando sono da solo.” Abbassò lo sguardo su Rei, mentre ancora le accarezzava la schiena.
 
“Il mio corpo sta ancora dormendo là sotto. Questo non è il mio corpo. Non riesco a muovermi. Sento freddo. Sanguino, sanguino, ma non sanguino. Io non… non ho mai sanguinato. Non così. Solo dalle ferite. Non smettono mai di sanguinare…” mugugnò Rei. “E l’altra me nel corpo dell’altra carne urla così tanto. Sente dolore, e anche io sento dolore quando siedo in lei… ma devo farlo. Devo proteggervi entrambi…”
 
Shinji fermò il suo accarezzare e guardò Rei, la sua preoccupazione aumentava visibilmente. “Asuka… non possiamo farcela da soli. Rei… non è per nulla a posto. Dobbiamo… dobbiamo fidarci di Misato.”



“Dannazione dannazione dannazione… anche se portiamo Rei nel nostro appartamento e la mettiamo in camera mia per un ‘pigiama party’, Misato vorrà vederla.” disse Asuka tra sé e sé. “Nnnnng… e va bene! Tu ti fidi di lei, Shinji, e io mi fido di te. Quindi… glielo dirò io. E speriamo che tu non ti sbagli su di lei.”
 
Asuka lasciò la mano di Rei e cominciò a raccogliere tutti i farmaci e gli oggetti che avevano usato nella cassetta di sicurezza. “Tu comincia a portarla nel nostro appartamento e mettila nella nostra stanza. Io prendo qualche suo vestito e delle sue cose, così potrà davvero rimanere a casa nostra. Credo che ne avrà bisogno. E spiegherò io a Misato perché è attaccata a una flebo e blatera cose assurde. Le diremo tutto: le diremo dei farmaci, che l’abbiamo convinta a non prenderne più negli ultimi tre mesi e che…” la bocca di Asuka si contorse in un’espressione stizzita. “Che il dottor Morte potrebbe aver appena mandato Rei in overdose da benzodiazepine, oltre a tutti gli altri dissociativi e alle altre schifezze dentro quel mix.”
 
Shinji annuì. “So che Misato-san non ci deluderà.” Aiutò Rei a rimettersi in piedi e la accompagnò verso la porta, con l’asta per la flebo al seguito.
 
Asuka serrò i denti. “Spero che tu abbia ragione.”
 
---
 


La mano di Misato iniziò ad alzarsi, ma si sforzò di riabbassarla. Non era un’adolescente innamorata come Shinji o Asuka. Non aveva bisogno di andare in giro tenendo la mano del suo ragazzo (Ragazzo! Ragazzo!) per dimostrare a sé stessa o al mondo che stavano di nuovo insieme. E poi, la porta dell’appartamento era poco più avanti e sarebbero entrati in un attimo. Non c’era comunque tempo per mettersi in mostra.
 
Soppresse un’altra risatina euforica che cercava di sfuggirle. Ma comunque, la tentazione era tanta…
 
Passò la carta magnetica nella serratura e si voltò per rubare un altro bacio a Kaji che le era proprio dietro. Lui accettò volentieri, le sue mani scivolarono giù a circondarle la vita mentre lei lo trascinava attraverso la porta e in fondo al corridoio verso la cucina.
 
Lei fermò il bacio con un sorriso. “Spero che quello che stava preparando Shin-chan per cena possa essere abbastanza per sfamare un’altra bocca, visto che ti fermi per la notte.”



Le sopracciglia di Kaji si alzarono. Misato si era fermata spesso a casa sua nelle ultime settimane, ma a lui non era ancora stato consentito fermarsi a casa di lei. Entrambi si erano resi conto che un passo del genere avrebbe significato ammettere che non stavano più facendo per finta. Almeno ora…
 
Non riuscì a trattenere il suo solito sorriso sciatto. “Immagino che domani dovrò sperare che nessuno si accorga che ho ancora la camicia del giorno prima.”
 


“Shinji può lavarla in un att… ah… Ciao, Asuka.”



Il Second Children era seduto al tavolo da cucina, ancora in uniforme scolastica, e li aveva osservati in silenzio mentre entravano dal corridoio d’ingresso. Le sue mani erano accuratamente appoggiate una sull’altra sul tavolo davanti a sé. Annuì loro. “Misato. Ciao, Kaji. È un piacere vederti.” La sua voce era tutt’altro che felice.



Misato esaminò lo sguardo serio di Asuka e il suo sorriso amoroso svanì. “Che succede?”



“Rei è nella mia stanza in questo momento. Si fermerà per la notte. Forse anche la prossima, non ne siamo sicuri.” disse Asuka.
 
“Un piccolo pigiama party non è un problema, Asuka, ma Rei vive proprio qui accanto, quindi…”
 
“Shinji è con lei in questo momento.”
 
“Ti fidi a lasciare il tuo ragazzo solo con lei? Wow…” Misato cercò di scherzare, ma la battuta cadde a vuoto di fronte allo sguardo truce di Asuka. “E perché è con lei?”



“Perché la mia amica è nel bel mezzo di un’overdose da benzodiazepine, sta tremando, è delirante e temiamo che possa andare in coma.” disse Asuka con calma, senza cambiare tono. “Shinji è lì con lei, cercando di tenerla ancorata al mondo dei vivi. È da un po’ di tempo che continua ad andare e tornare dalla realtà.”
 
Misato si irrigidì. Sentì Kaji fare altrettanto dietro di lei. Misato si leccò le labbra improvvisamente secche. “Cosa?”
 


“Ho la vostra attenzione? Bene.” Asuka ci mise un po’ prima di riprendere a parlare. “Volevi che ti dimostrassimo che siamo maturi abbastanza da poter gestire cose da adulti? Beh, ecco qua. Io non volevo farlo. Ma avendo completa fiducia nel mio amato baka, e fidandomi ciecamente di lui, sono di sposta a fidarmi di te sul fatto che questa cosa non arrivi alla Nerv.”
 
Asuka fece un respiro profondo. “Da non so quanto tempo, ma almeno da quando io e Shinji la conosciamo e probabilmente anche da molto prima, la dottoressa Akagi,” disse Asuka ringhiando il nome, “ha costretto Rei a prendere un cocktail infernale di sedativi, tranquillanti, dissociativi, soppressori dell’umore e contraccettivi ormonali. Ieri sera la dottoressa Troia ha pensato che Rei sembrasse troppo normale e le ha iniettato una dose maggiore. Ora è vicina al coma e sta per collassare.”
 
Misato sentì come delle fredde dita scorrerle sul collo. “Gesù, ma che diavolo, Asuka?”
 
“Io e Shinji l’abbiamo scoperto poco dopo Leliel. Ho notato i farmaci nel suo vecchio appartamento. Li ho riconosciuti. La mia matrigna è un medico psichiatrico. Quando non sono diventata la dolce e tranquilla bambolina che avrebbe voluto dopo… la mia vera madre, lei ha… ha provato a riempirmi di farmaci. Così, quando ho visto Rei con quelle pillole, ho dato quasi di matto. Aveva detto che la dottoressa Akagi le aveva imposto di prenderle ogni giorno e che il Comandante Ikari aveva dato l’autorizzazione a farlo. Ecco perché era uno zombie. Era sempre stata drogata fino al midollo!”
 
“V… voi lo sapevate già da tre mesi, e me lo stai dicendo solo ora?! Asuka, cosa diavolo pensavate di fa…” esclamò Misato.
 
“Perché è stata la Nerv a farle questo, Misato! E tu sei della Nerv!” gridò Asuka, sbattendo le mani sul tavolo. “Perché ho dei cazzo di problemi con le figure autoritarie che cercano di drogarmi, e scoprire che la Nerv ha drogato la mia amica mi ha fatto un pochino dubitare su chi potermi ancora fidare! Sono disposta a farlo solo perché Shinji si fida di te, io mi fido di lui, e tu non hai spifferato tutto al Comandante Stronzo! Come potevo essere sicura che non avresti mai fatto una cosa del genere, se tutto questo ha la piena approvazione della Nerv?!”
 
“Io non avrei mai…!” ribatté Misato, ma si fermò. “Ritsuko… aspetta, dopo Leliel? Quello è stato… è stato quando siete tornati dalla visita al suo appartamento e hai insistito perché la facessi trasferire qui. Perché non… grrr… Nemmeno Ritsuko ha detto una parola.”
 
Le mani di Misato si strinsero in pugni e si rilassarono un paio di volte. “E va bene.” Si sedette al tavolo di fronte ad Asuka, facendo cenno a Kaji di sedersi accanto a lei. Si sforzò di assumere la sua migliore espressione da ufficiale militare e incontrò lo sguardo di Asuka. “Comincia dal principio.”
 
Asuka spiegò tutto. I farmaci, Rei che aveva detto loro che era la Nerv ad imporglieli, la dose di pillole quotidiane, la decisione di aiutare Rei a disintossicarsi una volta che Rei aveva accettato il fatto che quei farmaci le facevano solo del male, la lunga lotta per aiutare Rei a superare i sintomi dell’astinenza… e ora la dottoressa Akagi che mandava inconsapevolmente in overdose una Rei ormai ripulita. “Da quando siamo tornati a casa da scuola le stiamo dando via endovena gli antagonisti che aveva rubato dal laboratorio della dottoressa Akagi. Ma è da due ore che trema in modo incontrollato ed è delirante. Io e Shinji dobbiamo darci malati a scuola domani. Non la lasceremo sola, e lei non è nemmeno nelle condizioni di alzarsi dal letto.”
 
Misato la guardò per un lungo momento. “Maledizione, Rits…” sussurrò. “Che diavolo stai combinando?” Il suo sguardo si indurì. “E va bene. Portaci da lei.” disse ad Asuka.
 
Asuka si alzò senza dire una parola e li condusse attraverso il soggiorno e il breve corridoio fino alla sua stanza. Bussò piano, poi fece scorrere la porta per aprirla.



Shinji alzò lo sguardo da dove si trovava sul bordo del letto, dove era stato seduto a tenere la mano di Rei. Il suo sguardo preoccupato passò da Kaji a Misato prima di tornare ad Asuka. Lei si limitò ad annuire, poi si avvicinò al lato opposto del letto per prendere l’altra mano di Rei.



“C-ciao, Kaji-san. Bentornata a casa, Misato-san.” li salutò Shinji a bassa voce. Abbassò rapidamente lo sguardo verso Rei.
 
Misato arricciò le labbra notando la flebo che pendeva dall’asta accanto al letto, poi abbassò lo sguardo verso il First Children.
 
L’azzurrina aveva spasmi a intermittenza, gli occhi guardavano in giro senza puntare a nulla di preciso. Mugugnava tra sé e sé: “Sgorgo sempre. Stupida piccola barchetta. Perché è lì?”
 
“Sono due ore che non fa altro che delirare.” disse Shinji con tristezza. “E ha molti spasmi.” Guardò verso Asuka. “Cosa ha detto?”
 
Asuka si limitò a puntare il mento verso Misato. “Ancora nulla. Le ho solo detto che dobbiamo restare con lei.”
 
Misato guardò Rei per un attimo. “Hai detto che è già riuscita a disintossicarsi una volta, due mesi fa?”
 
Shinji e Asuka annuirono insieme.
 
“Io non ricordo nulla di simile.” notò Misato.
 
“Sì, ma allora la tua amica non le aveva dato una massiccia dose ‘booster’.” disse cupamente Asuka. Passò a Misato un foglio di carta. “Questo è quello che ci ha scritto oggi, prima di iniziare a tremare come una foglia e a dire cose sconnesse.”
 
Misato prese il foglio e lo esaminò. La calligrafia riconoscibile di Rei descriveva la pesante iniezione di quello che Ritsuko pensava fosse solo un incremento delle dosi per Rei. Passò il foglio a Kaji.
 
Lui lo lesse altrettanto velocemente. “E siccome Rei era pulita, il risultato è stata un’overdose, hmm?” Kaji guardò l’elenco dei farmaci che Asuka aveva scritto in fondo. “Gesù, Ritsuko… sedativi, dissociativi… Come ha fatto Rei anche solo ad essere cosciente con tutti questi farmaci in circolo? E perché? Questa è roba che si dà a degli psicopatici violenti, non… non al First Children.”



“Rei non è una psicopatica violenta.” disse Asuka scura in volto. “Hai visto com’era nelle ultime settimane mentre era pulita, era semplicemente più viva e normale. Non so perché lo abbiano fatto, ma non permetterò che facciano ancora del male alla mia amica. Devi lasciarci restare con lei domani, Misato. Rei ha bisogno di noi.”
 
“Allora sai bene perché non posso lasciarvi rimanere a casa, Asuka.” Misato alzò una mano per prevenire l’imminente esplosione di Asuka. “Asuka, tu, Rei e Shinji componete tre quarti della squadra di piloti Evangelion in forza. Pensi che voi tre possiate improvvisamente ‘ammalarvi’ e non presentarvi a scuola sperando che nessuno se ne accorga? Tu e Shinji dovete andare a scuola.”
 
“Ma Misato, noi…!” cominciò Asuka.
 
“Ascoltami, Asuka!” disse Misato bruscamente sovrastando la sua voce. “Volevate dimostrarmi di essere maturi? Rivelarmi questo, chiedendomi di aiutarvi a coprire… qualunque cosa stiano facendo a Rei? Allora ci siete riusciti! Non so perché Ritsuko lo stia facendo, o perché il Comandante Ikari lo abbia ordinato o approvato, ma lo scopriremo. Sappiamo che la Nerv sta facendo cose strane e oscure. E se non volete che le nostre ricerche vengano scoperte non possiamo attirare l’attenzione!” sottolineò Misato.
 
Asuka sembrava quasi sofferente. “Ti prego, Misato! Rei ha bisogno di noi!”
 
“Rei ha bisogno di un serio aiuto medico, Asuka. Né tu né Shinji siete dei medici. Quello che voi due siete, piuttosto, è una coppia di piloti ad alta visibilità la cui assenza da scuola sarà notata. Non sono nemmeno sicura di poter tenere Rei a casa da scuola senza che questo sollevi dubbi al quartier generale della Nerv.” Gli occhi di Misato si assottigliarono. “A proposito di cure mediche, perché è la prima volta che sento parlare di Rei imbottita di farmaci? Perché non me ne hai parlato quando mi hai detto del suo appartamento?”
 
“Te l’ho già detto: è stata la Nerv a farle questo. Tu sei della Nerv. Non eravamo affatto sicuri di chi potessimo fidarci, Misato.” disse Asuka quasi arrabbiata. “Se il Comandante Ikari in persona ha ordinato questa cosa, di chi possiamo fidarci io e Shinji? Mi sto fidando di te solo perché Shinji lo fa, e conoscevo te e Kaji da prima di tutto questo.” Asuka abbassò lo sguardo su un First Children sudato e tremolante. “Non l’abbiamo detto né a te né a nessun altro perché… non c’è un solo medico in tutta la città che non lavori per la Nerv o che non sia sotto il controllo della Nerv. So che ha bisogno di un medico, ma… chi? Rei è… è importante per me tanto quanto lo è Shinji. Io… noi dobbiamo aiutarla, Misato. Ha bisogno di noi come io e Shinji abbiamo bisogno l’uno dell’altra.”
 
“Lo faremo. Troveremo una soluzione.” le assicurò Misato. “Ma dannazione, Asuka, Shinji, questo è il genere di cose che io devo sapere!”
 
Shinji intervenne. “Misato-san… è difficile per noi fidarci di qualcuno che non sia un pilota in questo momento. Questo, e… le nostre madri…”
 
Misato voleva sgridarli ancora un po’ per non avergli detto delle cose così importanti sui suoi ragazzi, ma dovette ammettere che Shinji aveva ragione. Lei stessa non si fidava della Nerv più di quanto non si fidassero loro in questo momento. “D’accordo. Beh, stasera il tuo desiderio si avvererà, Asuka. Tu e Shinji dormirete l’uno accanto all’altro…”
 
Sia Asuka che Shinji alzarono la testa e sbatterono le palpebre.



“…accanto a Rei. La mettiamo in soggiorno, così potremo tenerla d’occhio tutti quanti durante la notte. Potete mettere i vostri futon accanto a lei, su entrambi i lati.” continuò Misato. “Asuka, tu ed io cercheremo di scoprire tutto quello che possiamo su questi farmaci e sugli antagonisti mentre Shinji terrà un occhio su di lei. Cercheremo di capire tutto quello che possiamo fare per lei in questo momento. Kaji, pensi di poter trovare un medico che tenga la bocca chiusa e che possa aiutarci? Magari un semplice consulto anonimo?”
 
Kaji annuì. “Posso trovarne un paio, senza fare nomi di Children. Così potremo avere il parere di un medico esperto su come affrontare un’overdose e un’astinenza di questo tipo.” Lanciò un’occhiata verso la cucina. “Non posso farlo per telefono, comunque. Tornerò tra una mezz’ora.” Si diresse verso la porta.
 
Asuka lo guardò andare via. “Mi dispiace di aver interrotto la vostra serata, Misato. Siete riusciti ad avere quella famosa chiacchierata?”
 
Misato annuì. “Sì. abbiamo parlato di alcune cose. Tu e Shinji dovrete comunque continuare a dormire separati per ora. Questo ho la priorità.”
 
Asuka e Shinji si limitarono ad annuire. “Va bene, Misato-san. Rei è… Non avremmo comunque potuto dormire felici sapendo che Rei sta così. Non dovrebbe rimanere da sola in questo momento.” disse Shinji a bassa voce, guardando la ragazza dai capelli blu.
 
Rei era ora sprofondata in un sonno agitato. “Dormo da così tanto… i miei figli sono dappertutto… devo proteggerli…” mugugnò Rei.
 
Asuka scosse la testa. “Non ha detto niente di sensato per tutto il pomeriggio. Qualunque cosa ci sia in quei farmaci, l’hanno davvero mandata fuori fase.”
 
“Troveremo una soluzione, Asuka. Nel peggiore dei casi, domani la rimettiamo in piedi, vi lascio appena fuori dalla scuola, e finché riesce ad entrare in classe e ad essere presente all’appello andrà bene così. Io posso venire a prenderla subito dopo e riportarla qui.” disse Misato. “In questo modo non rischiamo che la scuola mandi una segnalazione di assenza per malattia. Per il resto, credo di poter fare in modo di restare al di fuori dai loro radar. In fondo è con un ufficiale della Nerv, no?” Misato appoggiò una mano sulla spalla di Rei. “Rei è forte. Ne ha viste di peggio. E ora ha voi due accanto. Ce la farà.”
 
Asuka e Shinji si voltarono verso Rei. “Lo spero, Misato-san. Rei è… noi teniamo molto a lei.” disse Shinji.

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Capitolo 64
*** Capitolo 8.17: Avvento ***


Capitolo 8.17: Avvento





Un paio di bacchette picchettavano svogliatamente sul fondo di un bentō preparato accuratamente. Di tanto in tanto, un boccone veniva scelto e mangiato, ma il pranzo procedeva molto più lentamente di quanto un cibo così appetitoso e preparato in base alle preferenze di ognuno avrebbe meritato. Lei rivolgeva uno sguardo di scuse, senza parole, al suo compagno, seduto accanto a lei. Guardandolo, capiva che la propria mancanza di appetito e la lentezza nel mangiare erano stati notati.
 
Uno sguardo di comprensione e di assenso veniva ricambiato, con accenni di amore e affetto mescolati al riconoscimento della preoccupazione reciproca. Il pranzo di lui era poco più che appena toccato. Con un leggero cenno del capo le diceva che è andava tutto bene e che non era un problema avanzava del cibo, visto che conosceva il motivo per il quale anche lei era preoccupata.
 
Tōji guardò impotente avanti e indietro tra il suo amico e la sua ragazza da poco dichiarata a tutti, e se ne stava con la bocca spalancata mentre li osservava conversare senza dire una sola parola ad alta voce. “Tutto questo è sconvolgente…”
 


La frase interruppe i pensieri di Shinji. Dopodiché si voltò verso l’amico. “Eh? Come hai detto, Tōji?”



Tōji si sedette all’indietro, appoggiandosi sulle mani. I tre avevano scelto di sedersi in un angolo del tetto della scuola per pranzo. “Voi due. È così strano vedere te e il Demone Ro… uhm, Sōryū-san essere così… Voglio dire, voi due eravate… insomma… tipo… beh, era ovvio che ci fosse qualcosa negli ultimi mesi, ma… quello potevo anche capirlo. Tu che ti scusavi per un qualcosa, lei che si comportava da stro… ehm… che si arrabbiava, e tutto era… normale, sai? Ma questo,” agitò le mani verso di loro, “è disorientante! L’essere così… carini l’uno con l’altra. E… uhm… Hikari ha detto che voi…” Arrossì. “Voi andate… uhm…” la sua voce si ridusse quasi a un sussurro. “Uhm… a l-l-letto insieme?”



“Non questa settimana.” ringhiò infelicemente Asuka. “Misato ci ha chiesto di ‘trattenerci’ mentre rifletteva se ci fosse ancora permesso di farlo. E noi ci siamo trattenuti, per dimostrarle che non siamo attaccati l’uno all’altra solo perché siamo adolescenti allupati. Il che mi rende un po’ frustrata, caro il mio Babbeo, oltre che ad essere preoccupata per Rei. Quindi vedi di non farmi innervosire. Se io e Shinji vogliamo fare ‘i carini’ a scuola ora che possiamo farlo, allora lo facciamo.”



“Ehm… sì, noi… era quello che facevamo, Tōji. Ma non… insomma… non proprio tutte le notti.” chiarì Shinji arrossendo a sua volta. “Il… dormire nello stesso letto, intendo. Era… non ci sentivamo più soli.” La sua mano cercò quella di Asuka e le loro dita si intrecciarono senza guardarsi. “Era quello ciò di cui avevamo bisogno. Ed è proprio quello che vogliamo Misato capisca.”



Uno sguardo preoccupato attraversò il volto di Asuka. “A proposito di Hikari… novità?”
 
Tōji scosse la testa. “Nessuna. Anche ieri sera nessuna telefonata, non la sento da mercoledì scorso. Non mi permettono nemmeno di andare a trovarla. La Dottoressa Akagi mi ha detto che non ero autorizzato, che le stava facendo degli ‘esami delicati’ e che non potevo disturbare.” Sembrava molto preoccupato. “Io… credo di capire cosa intendete, riguardo a… Non riesco a stare bene senza di lei. È una cosa che… Ma voi due non riuscite a scoprire proprio nulla? Siete piloti della Nerv anche voi. E… il Maggiore Katsuragi è stata qui proprio stamattina, a prendere Ayanami per qualche cosa! Non potrebbe…?” Le mani del giovane atleta si aggrapparono nervosamente al nulla.
 
Shinji e Asuka si scambiarono uno sguardo. Shinji vide il volto della sua ragazza sbiancare e sentì la sua mano afferrare la propria con forza. Sapeva esattamente quale terrificante pensiero le stava attraversando la mente. ‘‘Esami’? La Dottoressa Akagi non si è fatta problemi ad imbottire di farmaci Rei fino a renderla intontita ogni giorno. Cosa starà facendo ad Hikari?!’
 
“Avremo… avremo un Sync Test giovedì, Tōji. Ci sarà sicuramente. Intendo la Dottoressa Akagi. Noi… scopriremo tutto quello che possiamo. Possiamo anche parlare con Misato-san stasera e vedere se riesce a scoprire qualcosa anche lei. Lei e la Dottoressa Akagi sono amiche… credo.” Shinji guardò di nuovo Asuka, non ne era più così sicuro. Misato ora era a conoscenza di tutto quello che era successo, e non sembrava tanto più felice di loro a riguardo. Al contrario, si era sentita piuttosto tradita nell’apprendere ciò che la sua vecchia amica aveva fatto a Rei.
 
“Grazie. Non sapevo più a chi altri chiedere.” Tōji si alzò in piedi, togliendo le briciole dai pantaloni della tuta. “Guardare voi mangiare mi ha fatto venire fame. Vado a prendere qualcosa alla mensa. Torno tra poco.” Si diresse verso le scale sull’altro angolo del tetto.
 
Asuka lasciò che un brivido la percorresse una volta che Tōji fu fuori dalla loro visuale. “Gesù, Shinji… cosa sta facendo quella stronza a Hikari? Non si è fatta problemi ad iniettare tutti quei veleni a Rei. Perché tiene Hikari segregata in quel modo? Stava benissimo quando l’abbiamo vista subito dopo la battaglia!”
 
Shinji scosse la testa tristemente. “Dobbiamo fare in modo che Misato-san scopra qualcosa, e in fretta. Rei non aveva un bell’aspetto stamattina, anche con le medicine che Kaji-san ha portato.”
 
Asuka strinse i denti e annuì. Kaji era tornato tarda notte con una piccola borsa di medicinali e un regime farmaceutico scarabocchiato da un medico che era riuscito a spaventare, poi avevano somministrato un derivato del naloxone a Rei con un apparente buon effetto. Ma la loro amica aveva continuato a tremare e ad avere la nausea per tutta la notte, e anche la mattina dopo. Il salvataggio in extremis di Misato appena dopo l’inizio delle lezioni fu provvidenziale, anche se né Shinji né Asuka si erano sentiti molto sollevati nel vedere Rei andarsene.
 
Shinji rise tristemente, meritandosi lo sguardo incuriosito di Asuka. “È buffo sai, Asuka? Due settimane fa, se mi avessi chiesto come sarebbe stato il giorno dopo la nostra dichiarazione in pubblico, sarei stato sicuro che saremmo stati sommersi dalle domande dei nostri amici e da altri. Ma ora Rei è malata, Hikari è in quarantena, Tōji è depresso come lo ero io, e Kensuke… beh, a questo non riesco quasi a crederci.” Scosse la testa.
 
Anche Asuka scosse la testa. “Non riesco a crederci nemmeno io. Non riesce a venire a pranzo con noi perché è impegnato in un appuntamento a pranzo con due ragazze contemporaneamente?” Guardò il campo di atletica sottostante alla scuola, dove c’erano alcuni tavoli per pranzare sotto alcuni alberi. Riuscivano appena a distinguere i capelli biondi del ragazzo con gli occhiali seduto a un tavolo, con una ragazza ad ogni lato. Entrambe le ragazze si erano avvicinate a lui. Il lieve suono delle risate femminili arrivava fino al tetto della scuola.
 
“No, non riesco ancora a crederci.” Asuka si rimise a sedere. “Comunque, qualcosa è andata proprio come me l’aspettavo. Hai visto Tanaka e le altre Arpie che occhiatacce mi hanno lanciato quando siamo entrati? Ah, me la sono proprio goduta.”
 


Shinji fece una smorfia. Lui e Asuka erano venuti a scuola la mattina orgogliosamente mano nella mano. Il sorriso di Asuka si allargò solo quando vide Tanaka e alcune al seguito che la stavano ancora guardando. Shinji, invece, aveva provato un po’ di vergogna per il suo sfogo del giorno prima. “Forse dovrei scus…”
 
“Neanche per sogno. Ne abbiamo già parlato stamattina. Tanaka si è meritata ogni singola parola che… non guardarmi così, Shinji. Io…”
 
Gli occhi blu cobalto di Shinji erano inesorabili.
 
Lei cedette. “Ok! Forse sei stato un po’ duro e io sono sembrata un po’ più arrogante di quanto volessi. Quando le ho detto che non era mai stata all’altezza, era perché…” Asuka distolse lo sguardo. “Perché a volte penso di non essere nemmeno io all’altezza, di non meritarti. Tu stupido, coraggioso, premuroso e troppo-galantuomo baka.” Lo guardò di nuovo, lasciando tornare la sua grinta. “E se vai a scusarti per aver detto che staresti a guardarmi mentre le strappo gli occhi, quelle si convinceranno ancora di più che sei un galantuomo e continueranno a desiderarti e corteggiarti. Fidati di me.”
 
“È solo che… quando abbiamo detto quelle cose ieri sembrava che stessimo dicendo ‘Noi siamo piloti di Eva e siamo migliori di voi’. Io vorrei che fossero felici per noi.”
 
Asuka scosse di nuovo la testa. “C’è troppa gente che vuole te, o me, per fare in modo che tutti siano felici di saperci insieme. E noi siamo persone speciali, una su un miliardo, Shinji. La difesa del mondo intero poggia su di noi. è difficile non sentirsi orgogliosi di questo. Solo… sta’ attento a non far credere a loro che sei ancora in qualche modo ‘sul mercato’, o non la smetteranno mai.”
 
“Impossibile.” disse Shinji sorridendo e stringendole la mano. “Come se per me potesse esserci qualcuno più perfetto di te.”



“Nemmeno Rei? La bella pilota di Eva dai capelli esotici a cui sai di piacere?” lo schernì Asuka, ma il suo sorriso scherzoso si spense dopo poco. “Ha anche detto che ti ama. Che ci ama.”
 
Shinji capì subito che Asuka non stava scherzando ancora prima che il suo sorriso svanisse. “S-sì… uhm… Io… non so che cosa dirle. Voglio dire… anche n-noi la amiamo, s-solo che…”
 
“Non nel modo in cui lei… sembrava intenderlo.” concluse Asuka. “Sì, io… noi… Non penso che sapremmo gestire… l’essere in tre. A-anche se a volte ci pensiamo…”
 
Gli occhi di Shinji si aprirono un po’ quando la sentì borbottare “Stupida sexy Rei…”. Asuka si schiarì la voce. “M-ma… Rei è comunque una persona che entrambi a-amiamo.” Asuka fissò le loro mani unite. “Siete solo tu e lei, Shinji. Dopo Mama, nessun altro è entrato nel mio cuore. Nemmeno Kaji, anche se un tempo ho pensato che fosse lui quello che volevo. Solo voi due. Persone che amo e per le quali farei qualsiasi cosa. Quindi dico sul serio quando dico che devi essere pronto a impedirmi di staccare la testa a quella strega quando la vedremo.”
 
Shinji rimase in silenzio per un secondo. “Tu sei come me.” le disse infine.
 
Asuka sbuffò. “Sì, ma in genere tu sei più bravo di me a trattenerti.”
 
Shinji scosse la testa. “Non quando si tratta di te o di Rei. Se qualcuno o qualcosa dovesse minacciare una di voi due… potrei arrabbiarmi anche più di te. Spero proprio che mio padre non sia presente giovedì. Non so come reagirò la prossima volta che lo vedrò in faccia, non dopo aver saputo di mia madre…”



Asuka fece un lento respiro profondo. “Sì… io… spero che presto potremo tornare nei nostri Eva. Ho così tanta voglia di parlare con Mama…” Aprì gli occhi di colpo. “E non siamo ancora riusciti a chiedere a Rei di sua madre, o a dirle che potrebbe essere nel nucleo dell’Unità 00.”
 
“Mi sa che dovremo aspettare che sia di nuovo libera dai farmaci. Stamattina era ancora un po’… non proprio a posto e diceva cose strane.” disse Shinji. “Voglio parlargliene il prima possibile, ma… forse dovremo attendere fino a dopo il Sync Test.”
 
Asuka non sembrava felice, ma annuì. “Sì, questa… è una cosa che vogliamo sia in grado di gestire. Buttarle addosso una cosa del genere proprio prima di un Sync Test quando è ancora instabile potrebbe… far saltare la sua copertura o qualcosa del genere. Se il Comandante Stronzo e la dottoressa Troia scoprissero che Rei è libera dai loro farmaci… probabilmente non sarebbe una buona cosa. E non voglio metterla a rischio in questo modo. L’idea che loro… trasformino qualcuno che amo in… un robot, una bambola…” Asuka rabbrividì di nuovo, più forte.



Shinji sfruttò la loro stretta di mano per avvicinarla in un abbraccio. Lei lo abbracciò a sua volta, forte. “Non permetterò che accada. Sete entrambe troppo importanti per me. Io… non lascerei mai che facciano del male a nessuna di voi due, tanto meno… in quel modo.”
 
“Nemmeno io.” promise Asuka con un’altra stretta. “Gott, spero che Rei stia meglio quando torneremo a casa. Io voglio parlare con la mia amica, non preoccuparmi che stia bene.”
 

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Capitolo 65
*** Capitolo 8.18: Avvento ***


Capitolo 8.18: Avvento





“Ti senti un po’ meglio, Rei?”



Tutto ciò che il Maggiore Katsuragi ricevette fu solo un cenno tremolante, seguito da altri rantoli mentre Rei continuava a vomitare nel lavandino. Infine si raddrizzò e si pulì le labbra con una salvietta. “M-malgrado le apparenze, M-m-maggiore Katsur-r-ragi, m-mmi sento m-m-meglio di i-i-ieri.” Rei riprese a camminare senza meta per la cucina. “N-n-non riesco a s-s-stare ferma!” lamentò. Si asciugò il sudore freddo che le era ricomparso sulla fronte.



Misato annuì. I medicinali per combattere gli effetti avversi dell’astinenza di cui Rei aveva fatto scorta, più quelli che Kaji aveva recuperato, avevano ridotto di molto l’overdose a cui era andata incontro Rei. Ma il calo era stato comunque brutale. Da quando Misato l’aveva recuperata da scuola, Rei aveva trascorso gran parte della giornata a vomitare abbondantemente o a girare per l’appartamento, sopraffatta dall’energia nervosa e dalle reazioni a cui era andato incontro il suo corpo.
 
Rei divenne di nuovo verdastra, ma si limitò a qualche conato, sudando pesantemente. Misato strinse le labbra. “Da quanto tempo Ritsuko ti fa prendere questi farmaci, Rei?”



Rei scosse la testa. “Non r-r-riesco a ricordare quando è iniziato. Le mie m-m-memorie sono confuse. Da prima che arrivasse l-l-lei o Sh-sh-shinji o As-s-suka. A-a-almeno più di un a-a-anno? I g-giorni p-p-prima che lei e loro a-a-arrivaste… erano t-t-tutti uguali. Non ci f-f-facevo caso o c-c-comunque non li n-n-notavo. Semplicemente… esistevo.”
 
Misato digrignò i denti. Più di un anno? Probabilmente anche di più? Da quei pochi documenti a disposizione su Rei, c’era solo il fatto che era stata sotto le ‘cure’ di Ritsuko e del Comandante Ikari a Neo Tokyo-3 per quanto ne sapesse Misato. Almeno un paio di anni. Anni in cui era stata imbottita di farmaci fino a sfiorare il torpore ogni giorno, così annebbiata da non preoccuparsi nemmeno di rendersi conto del passare del tempo? Misato soppresse un brivido. Lei e Ritsuko ne avrebbero parlato presto. “Rei… ti ha mai detto perché lo stava facendo? Questo,” disse Misato agitando l’elenco che Asuka aveva scritto, “è il genere di cose che si somministrano agli psicopatici e ai maniaci violenti. Non ai piloti di Evangelion. E… Gesù. Dissociativi, soppressori emotivi, tutto il resto… Non riesco davvero a immaginare perché ti abbia fatto prendere tutta questa roba!”
 
“H-ha detto che il C-c-comandante Ikari l’aveva o-o-ordinato.” soggiunse Rei, tornando lentamente al suo solito pallore.
 
Misato sentì lo stomaco ribollire di acidità. ‘Che cazzo sta combinando il Comandante Ikari per richiedere che uno dei nostri piloti debba essere costantemente sopposto a tranquillanti? Rei non è pazza, anche se ora farfuglia e tartaglia. Perché avrebbe dovuto ordinare una cosa simile? E perché Rei dovrebbe assecondarlo? So benissimo che se il Comandante Ikari le dicesse ‘Sei una rana’ lei si metterebbe a saltare e a fare ‘cra-cra’, ma… nnng.’ Misato cercò di immaginare una scusa plausibile per aver drogato Rei in quel modo, ma il ricordo di Ritsuko che aveva tolto tra le priorità la sopravvivenza di Asuka durante la battaglia notturna contro Leliel continuava a intromettersi. Possibile che la sua vecchia amica si fosse davvero unita al Comandante Ikari e al suo piano ossessivo? Poteva forse… No, scosse il capo con rammarico. Sapeva già che non poteva più fidarsi della sua vecchia compagna di stanza. La domanda ora era: fino a che punto era caduto in basso Ritsuko e cosa stava combinando giù nel Terminal Dogma? Qualsiasi cosa fosse quello in cui lei e Kaji stavano scavando, stava diventando sempre più contorto e oscuro man mano che andavano in profondità.
 
“Fa male… la testa s-s-sembra c-come se fosse p-piena di… api a-arrabbiate…” disse Rei sofferente. “Mi fa male ovunque… La p-p-prima volta n-n-non è stata così d-dura!” Andò in salotto e si accasciò sul divano.
 


come c-c-coppia. Loro… t-tengono a me. E sono entrambi… Il loro l-legame è così b-bello. Come un ponte f-f-fatto di fuoco e luce…” Nonostante la balbuzie, la voce di Rei era soffice e calda. Voltò il capo per guardare Misato negli occhi. “Io gliel’ho d-detto, dopo l’ultima b-battaglia. Gliel’ho detto e loro n-non mi hanno respinta. Io c-c-combatto per proteggerli. Per il mio l-legame con l’umanit-t-tà, e per loro. Loro sono… una r-ragione più grande di… di prima.”
 
“Hmm… Rei, questo è… davvero molto dolce. È per questo che non me l’hai detto, hmm? Per proteggerli da…” Il volto di Misato si corrucciò. “…dal mio tentativo di separarli? Rei, è meraviglioso che stiate tutti così bene insieme, ma tu e questi farmaci, Shinji e Asuka che vanno a letto insieme, sono cose importanti che devo sapere in quanto vostro ufficiale in comando. Questo genere di cose può influenzare seriamente la nostra battaglia contro gli angeli.”
 
Rei scrollò le spalle tremando. “Io… Nessuno ha mai t-t-tenuto a me come f-fanno loro. E come io faccio p-per loro. Mi hanno chiesto d-d-di aiutarli a proteggere il loro l-legame.” Guardò Misato un po’ più severamente. “T-tutti manteniamo segreti p-p-per le persone che a-a-amiamo. Lei m-m-mantiene segreti per Kaji-san perché lo a-ama, n-n-non è così?”
 
Misato sbatté le palpebre e si guardò intorno nervosamente di riflesso. “N-noi non abbiamo…! Voglio dire… uhm… dannazione, Rei! Io e Kaji siamo… è una cosa privata. Noi siamo… è complicato, ok?”



“M-ma lei m-manterrebbe i suoi segreti e lo proteggerebbe p-per via del v-vostro legame, c-c-corretto?”
 
Misato arricciò le labbra, ma annuì, riconoscendo la verità nelle parole di Rei. “Sì, lo farei. Ma io e lui siamo… Rei, tu… gah. Le coppie sono una cosa diversa da quella di cui credo tu stia parlando. L’amore è… complicato.”
 
“Lo s-s-so. Voglio saperne di p-più.” disse Rei con voce tremolante. “Vorrei avere un legame c-c-come il loro. So che n-n-non c’è spazio per me nel loro l-legame, anche se sarei felice di farne parte. Ma siccome ho scoperto che posso amare loro, e che loro m-mi amano a loro v-v-volta, spero che un g-giorno potrò trovare qualcuno c-c-che mi amerà allo s-stesso modo. Come per lei e K-k-kaji-san.”
 
“Noi… non abbiamo ancora… non sappiamo ancora cosa siamo, Rei.” disse Misato cercando di temporeggiare.
 
Rei scosse debolmente la testa. “N-no. Io lo posso già v-vedere. È lì. N-n-non è ancora così f-forte come per Shinji e Asuka, ma c’è. Cresce. Brilla.”
 
‘L’overdose fa credere a Rei di essere il Dottor Stranamore, ora?’ Misato sbuffò. Si alzò e controllò l’orologio. 15:20, Shinji e Asuka avrebbero dovuto essere a casa a momenti. Tornò in cucina per prendere una birra per sé e un bicchiere d’acqua per Rei. ‘Fortuna che ero riuscita a portarmi abbastanza avanti con le scartoffie per prendermi una giornata libera oggi. Rei aveva davvero bisogno di un po’ di tempo per stare lontana dalla scuola e prendersi cura di sé. E poi non sono obbligata ad aspettare l’ora di cena per una pausa-birra.’
 
Rei annuì ringraziando e prendendo il bicchiere. Misato si sedette di nuovo sul pavimento, accanto a Rei. Aprì la lattina di Yebisu e ne bevve un sorso mentre rifletteva sulla prossima domanda da porre. “Rei… Shinji e Asuka sono… uhm… giunti a una conclusione sui loro Eva. Conclusione con la quale… penso di essere d’accordo. È… molto probabile che riguardi anche te. Volevano chiedertelo loro stessi, ma…” Misato fece una pausa e si morse il labbro. “Rei, ricordi nulla del tuo passato?” ‘Di tua madre?’
 
Rei sbatté le palpebre. “No, come ho d-detto, tutto ciò che è s-successo prima di d-due mesi fa è confuso. Il mio p-p-passato è… un susseguirsi ripetitivo n-n-noioso delle s-s-stesse azioni fino all’arrivo degli angeli. Conoscevo solo il C-c-comandante Ikari e la dottoressa Ak-k-kaji, e la Nerv. Perché?”
 
“Sai da dove vieni?”
 
“Neo Tokyo-3.”
 
Misato sospirò. ‘Questo non è di molto aiuto per scoprire qualcosa su tua madre o sulla tua famiglia, Rei. Però Shinji e Asuka hanno insistito per essere loro a parlartene. Ma dato che sei l’unica della tua classe senza famiglia, mi chiedo se ti sia rimasto qualcuno.’
 


“Rei! Misato! Siamo a casa!” gridò Asuka dalla porta. Dei rapidi passi annunciarono l’arrivo suo e di Shinji che entrarono quasi di corsa per incontrarle. “Come ti senti? Stai bene?” Chiese Asuka mentre si avvicinavano al divano.



Il volto di Rei si illuminò in un sorriso stanco e tremante mentre si rimetteva seduta e alzava le braccia verso i suoi amici. Misato non riuscì a trattenere un sorriso mentre guardava i due Children appena arrivati che quasi schiacciavano Rei in un doppio-abbraccio denso di preoccupazioni. Rei li abbracciò a sua volta per un lungo momento prima di lasciarli. “Sto b-b-bene.” disse, tremando un po’ meno di quanto avesse fatto nelle ultime ore. “Sto m-meglio ora che siete entrambi a c-casa.”



“Vuoi che ti prepari qualcosa, Rei? Voglio dire… te la senti di mangiare? O stai ancora vomitando?” chiese Shinji, mentre ancora teneva la mano sulla spalla di Rei. “Dovresti cercare di mandare giù qualcosa, comunque.”



“Magari q-qualche polpetta di riso?” chiese Rei.
 
Shinji annuì, poi scambiò una rapida occhiata con Asuka. Lei si limitò ad annuire, con la mano ancora sull’altra spalla di Rei. Senza dire altro, Shinji si chinò per raccogliere lo zaino di Asuka e il proprio. Si diresse verso la cucina e un attimo dopo Misato poté sentire suoni di ante e stoviglie.
 
“È tutto ok, Rei, starai bene. Shinji e io staremo accanto a te tutta la notte. Dormiremo tutti insieme, proprio come la notte scorsa.” promise dolcemente Asuka.
 
“N-non dovete f-farlo.” protestò Rei a malincuore. “S-so che le vostre notti insieme sono imp-portanti per te e Shinji. Non dovete far…”
 
“È tutto a posto, Rei, Anche noi teniamo a te, e poi,” Asuka lanciò un’occhiata a Misato, “Shinji e io stiamo… dimostrando a Misato che sappiamo trattenerci. È così da qualche giorno, finché Misato… non deciderà se possiamo continuare a farlo.”
 
Rei sembrava leggermente perplessa tra i suoi tremolii. “Misato-san, p-perché li limita in q-questo modo? Insieme sono m-molto più f-forti, e felici. In che m-m-modo separarli potrebbe aiutarli?”
 
Misato cercò di nascondere una smorfia sul volto. “È… complicato, Rei. Sono molto giovani per una relazione come questa, e adolescenti, sesso e combattimenti ad alto livello di stress sono una combinazione esplosiva. Ho chiesto loro di fermarsi mentre avrei valutato le cose.”
 
“‘Chiesto’.” mormorò Asuka sottovoce. Ricambiò il mite sguardo di Misato con uno dei suoi. “Abbiamo fatto quello che ci hai chiesto, Misato. Ma questo non ha ridotto il nostro stress. Io ho bisogno di lui e lui di me. E sai che lo penso davvero visto che riesco ad ammetterlo ad alta voce.” La sua espressione si alleggerì. “A proposito, ora che ne hai parlato con Kaji e ‘ci hai pensato’… sei arrivata a qualche conclusione?”
 
“Potresti pentirti di aver insistito tanto per avere una risposta se questa fosse ‘No’, Asuka.” disse Misato alzando un sopracciglio.
 
“L’ha detto anche Rei. Io e Shinji siamo più felici, più forti e meno stressati quando possiamo darci la buonanotte e tenerci abbracciati.” ribatté Asuka. “Non sei una sciocca, Misato. Ci hai visti. Sai che non si tratta solo di voler sfondare le molle del materasso. È tutto il resto.”
 
Misato si limitò a guardarla con uno sguardo inespressivo.
 
Asuka abbassò il capo. “Ok, ci piace molto anche quella parte. Shinji ha delle mani fantastiche e… ok ora sto zitta. Ma sai cosa voglio dire. Si tratta di avere qualcuno da poter abbracciare, non solo da… sbattere.”
 
“Stanotte il vostro obiettivo è prendervi cura di Rei, Asuka. Probabilmente anche domani notte. Ti farò sapere la mia decisione quando l’avrò presa. Per il momento, il sostegno a Rei è il nostro obiettivo, ok?”
 
Asuka sembrò infelice, ma annuì. Abbracciò di nuovo Rei. “Ok. Anche Rei è importante per me.” Rivolse a Rei uno sguardo speranzoso. “Pensi di riuscire a farcela per il Sync Test di giovedì, Rei? In questo momento stai ancora letteralmente tremando.”
 
Rei annuì. “S-sì. Q-q-qualche ora di i-immersione nell’LCL mi farà bene. Aiuta a c-c-contrastare gli effetti dall’astinenza da f-farmaci. E sincronizzarmi con il mio Eva… mi aiuterà.”
 
“L’Unità 00 sarà già pronta per te, Rei.” disse Misato annuendo. “È la prima ad essere stata completamente riparata. Per almeno un’altra settimana la formazione sarà Rei sull’Unità 00, e Shinji e Asuka nell’Unità 03.”
 
“Ancora tutto quel tempo prima che io e Shinji possiamo… prendere posto nei nostri Eva?” disse Asuka quasi lamentandosi. “Ma… non potremmo… Non c’è un qualunque altro modo per farlo prima, Misato?”
 
Il Maggiore scosse la testa tristemente. Sapeva cosa stava chiedendo Asuka in realtà. “Mi dispiace, Asuka. Sono entrambi troppo danneggiati. Li stanno riparando il più velocemente possibile, ma ci vorrà ancora una settimana per entrambi. Mi dispiace.”
 
“Dannazione.” ringhiò Asuka. “E giovedì dovremo anche vedere la dottoressa Faccia-da-Troia, e magari anche il Comandante Stronzo. Spero davvero che accada qualcosa di buono in questa settimana. Finora è stata davvero una merda.”
 
“Bada a come parli, Asuka. Posso anche approvare i tuoi sentimenti per Rits, ma devi essere in grado di trattenerti quando saremo con lei. L’ultima cosa di cui abbiamo bisogno in questo momento è che si chieda cosa ti ha fatto per portarle tutto quel rancore.”
 
“Ha cercato di trasformare Rei in una bambola, Misato! La mia amica! Qualcuno che io… Tu cerca di tenerla il più lontano possibile da me. Altrimenti potrei fare qualcosa di davvero spiacevole a quella strega.”
 
“Anch’io, Misato-san.”



Misato sbatté le palpebre, sorpresa dall’affermazione pacata e seria che proveniva dalle sue spalle. Si voltò per incontrare lo sguardo spietato di Shinji dalla cucina. “Mio padre l’avrà anche ordinato, ma è la dottoressa Akagi che ha fatto questo a Rei. E Rei significa per me quasi quanto Asuka. Non permetterò che le faccia di nuovo del male.”
 
“Tutti e due, dovete stare buoni con lei nelle vicinanze, indipendentemente dai vostri sentimenti. Potreste rischiare di mettere Rei in guai peggiori se non lo fate.” li avvertì Misato. “Se tenete a Rei, vedete di mantenere la calma.”
 
Asuka e Shinji si guardarono per un attimo, poi guardarono Rei. “Allora lo faremo. Rei ha rischiato tutto per noi. Non possiamo essere da meno per lei. È una di noi.” disse Asuka con determinazione. “Facciamo fuori dei mostri ‘angelici’ senza alcun problema, saremo in grado di affrontare dei mostri ‘umani’.”

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Capitolo 66
*** Capitolo 8.19: Avvento ***


Capitolo 8.19: Avvento





‘Uno normalmente si immagina che qui sotto faccia un po’ più fresco, visto che non siamo ‘all’aria aperta’.’ brontolò tra sé e sé Misato. ‘E invece no, qui fa perfino più caldo che in superficie. Evviva il nostro sistema di sprechi ad altissima efficienza.’
 
Si asciugò il sudore sulla fronte e si voltò per guardarsi alle spalle. “Ho lasciato qualcosa nel casolare l’ultima volta che sono stata qui sotto. Voi tre iniziate a togliere le erbacce, io torno subito. Così dopo possiamo iniziare la nostra raccolta.”
 
Shinji annuì in silenzio, ma Asuka, proprio accanto a lui, si limitò a guardare il campo di cocomeri ben curato con un leggero broncio. Rei, accanto a loro due, fissava le viti frondose e i cocomeri verdi in modo molto più spento, ma con un colorito e una capacità di movimenti migliori di quelli che aveva mostrato negli ultimi due giorni. Il suo prendisole di raso a quadretti color bianco e ruggine sventolava svogliatamente su di lei al soffiare delle leggere brezze del Geofront.
 
Misato si assicurò di chiudere bene la porta prima di accovacciarsi e cercare a tastoni sotto la branda. “Ma dov’è? Deve per forza essere… ah HAH!”
 
Le sue dite trovarono gli slip di seta orlati di pizzo nell’ombra sotto al letto, e le infilarono rapidamente nella tasca dei suoi pantaloncini blu a righe bianche. “Sarebbe stato un po’ imbarazzante chiedere a Kaji di recuperarmeli… Beh, immagino non imbarazzante quanto lo sarebbe stato un mese fa!” Sorrise tra sé e sé, lasciando passare qualche minuto prima di tornare fuori. ‘Vediamo di non fare capire cosa avevo dimenticato…’
 
I Children erano tutti a capo chino tra i filari di cocomeri, impegnati in un rapido lavoro di rimozione delle erbacce. Misato storse le labbra notando Shinji e Asuka muoversi in inconsapevole sincronia, fianco a fianco su due file. Rei era accanto a loro, ma si muoveva in modo indipendente, anche se più lentamente.



Con i tre giovani aiutanti, non ci misero troppo a completare il lavoro sull’aiuola, per quanto ampia fosse. Misato si alzò in piedi per darsi una scrocchiata alla schiena e si asciugò il sudore dalla fronte. Il Geofront era caldo come sempre. Nonostante fosse novembre, per questa ‘scampagnata’ aveva deciso di indossare pantaloncini, un top con spalline a strisce e un cappello di paglia. Decisione presa dopo aver visto il prendisole con cui Asuka aveva vestito Rei, e il top sportivo e la gonna corta blu a pieghe che Asuka aveva scelto per sé.
 
Misato era un po’ stanca, soprattutto per la mancanza di sonno. ‘Kaji, mi piace averti di nuovo con me e mi piace averti ancora nel mio letto, ma dannazione, ogni tanto si potrebbe anche solo dormire. Ok, ok, non è che lui fosse stato l’unico a voler far altro invece di dormire stanotte. Ma accidenti, giuro che, se continua a divertirsi con le mie ‘angurie’, gliene farò indossare un paio.’ Sorrise stancamente al pensiero di Kaji con un paio di grossi cocomeri verdi nella sua camicia. La nottata comunque non era stata una maratona: solo chiacchierate a bassa voce con un sacco di ‘pause’ durate metà nottata. Ma comunque le era piaciuto.
 
“Verde…” disse la voce leggera di Rei alle sue spalle.
 


“Eh?” Misato si voltò. “Cos’hai detto, Rei?”
 
Il First Children alzò lentamente il capo dalla grande anguria che aveva tra le mani. “Questo cocomero… è molto verde. Verde.”
 
“C’è ancora qualcosa che non va, vero Rei? Comunque mi sembra che tu stia meglio.” notò Misato.
 


“È ancora un po’ scombussolata, Misato.” Asuka si alzò con un’anguria dall’aspetto particolarmente gustoso tra le mani. “La notte scorsa mi ha svegliata agitandosi e lamentandosi di essere stata pugnalata al petto.” Mise l’anguria di lato e iniziò a tagliarla in fette precise.
 


Una volta messe tre fette succulente su un piccolo vassoio, si rivolse al suo ragazzo. “Ehi, Shinji, non sembrano deliziose?” Ne alzò una e diede un bel paio di morsi. “Mmmm! Fresco e dolce.”
 
Shinji alzò lo sguardo dal fondo della sua fila e si asciugò il sudore dalla fronte. “Sì, davvero, Asuka. Posso averne una fetta?”
 
“No!” ribatté la rossa, con un sorriso malizioso sul volto.
 
Shinji sbatté le palpebre, sbigottito. “Asuka?”
 
“No a meno che tu non riesca a prendermi, baka!” Si mise a correre, fermandosi più volte per voltarsi e guardarsi indietro, con i volant della gonna che svolazzavano ogni volta. “Prendimi, baka-Shinji!”
 


Lo sguardo sconfortato di Shinji si trasformò immediatamente in un sorriso solare e si mise a inseguirla. Asuka corse intorno al casolare.
 
“Aaah! Misato! Shinji vuole mettere mano sulle mie angurie!” disse Asuka ridendo mentre correndo passò dietro a Misato.



Misato le lanciò un’occhiata divertita. “E questo, Asuka, dovrebbe farvi sembrare abbastanza maturi per poter andare a letto insieme?”



“E ringrazia che non ho usato la battuta del ‘oh, ce l’ho tutto in faccia’!” ribatté Asuka, ancora ridendo. “A proposito, che belle mutandine che ti escono dalla tasca. Il pizzo viola ti dona proprio.”
 
Misato si passò una mano sul fianco e le sue dita scoprirono che, in effetti, tutto il lavorare tra i cocomeri aveva fatto sporgere abbastanza l’intimo recuperato al punto di essere notato. Infilò rapidamente gli slip in tasca. “Non è affatto come… Oh piantala e basta, Asuka.”
 
“Dovrò pur divertirmi in qualche modo, Misato. Proprio come hai fatto tu, a quanto pare.” ribatté allegramente Asuka. Squittì felicemente quando Shinji la prese tra le braccia e la fece voltare. “Oh no! Mi ha catturata!”
 
“Le angurie ora sono mie!” proclamò Shinji.  Afferrò una fetta dal vassoio che Asuka teneva ancora stretto a sé. “Vittoria!”



Misato scosse la testa. Entrambi erano felici e sorridenti. La differenza tra la coppia felice che stava guardando ora e la coppia arrabbiata, chiusa e tesa che aveva sottoposto al training di sincronizzazione per sconfiggere Israfel erano come la notte e il giorno. ‘Dannazione, sembrano davvero felici. E non posso nemmeno dire loro di ‘aspettare’, non quando devo dispiegarli ogni volta che appare un angelo. Ma cosa accadrebbe se uno di loro venisse ferito? Dio… sono così uniti che lo so che perdere uno distruggerebbe l’altro. Dio solo sa cosa farei se dovessi perdere Kaji. Ma non c’è modo di tenerli al sicuro lasciandoli separati, visto che devono comunque andare in battaglia, e gaaaahh…’ Si sfregò la fronte. ‘Perché non potete essere più grandi e basta, così non dovrei preoccuparmi del fatto che siete ‘troppo giovani per queste cose’?’
 
Asuka mise un pezzo di anguria tra i denti e lo usò per attirare Shinji in un bacio che entrambi si scambiarono sorridendo. Misato guardò Rei. L’azzurrina osservava i suoi amici che si baciavano e abbracciavano con un’espressione ancora vuota, ma con lo sguardo fisso. Misato si accorse di sorridere a sua volta quando vide le labbra di Rei iniziare ad incurvarsi in un lieve sorriso. “Tu pensi che dovrei lasciarli andare a letto insieme, vero, Rei?”
 
Rei voltò lentamente il capo per incontrare i suoi occhi. “Sì. Li rende felici. Io voglio che loro siano felici. Loro…” Rei cercò di trovare le parole giuste. “Loro si amano. Io li amo. Perciò desidero proteggere il loro amore. È importante per me che possano essere felici.” Sembrava che volesse dire di più, ma non riuscì a trovare le parole.
 


Misato sospirò, tornando a guardare la coppia felice. “Già, vorrei che fosse così semplice, Rei. Mi inventerò qualcosa. Nel frattempo, loro continueranno a dormire accanto a te, e sono felice di vedere che questo sta avendo ottimi effetti sulla tua guarigione.”
 
Rei annuì, un po’ più animatamente. “Sì. La loro presenza… è confortante.”
 
“Sarai in forma per il Sync Test di domani?”
 
Rei esitò. “Io… credo di sì. Devo farlo. La dottoressa Akagi e il Comandante potrebbero… insospettirsi se non lo facessi. Non possiamo permetterlo. Scoprire che Shinji e Asuka hanno avuto un ruolo nella faccenda dei farmaci… li metterebbe in pericolo. Questo è inaccettabile.”
 
Misato fece rotolare un altro paio di angurie in una sacca da portare a casa. “Spero che tu abbia ragione sull’essere pronta, Rei. Se pensi di non esserlo, devi dirmelo prima dell’inizio del test, così posso provare a fare qualcosa per evitare che Rits se ne accorga.”
 
“Sarò pronta, Maggiore Katsuragi.” Rei sembrava più concentrata e determinata che in tutta la settimana. “Devo esserlo. Quindi lo sarò.”
 
Misato sollevò la sacca sulla spalla. “Brava la mia ragazza.” Guardò gli altri due piloti, che stavano ancora ridacchiando e scambiandosi pezzi di anguria, a volte anche con le mani. “Smettetela, voi due, è ora di tornare a casa.”
 
Asuka si fermò a malincuore dal dare a Shinji l’ultimo pezzo di anguria. “Ooh, ma stavo vincendo io!”
 
“Stavo vincendo anch’io.” soggiunse Shinji.
 
Misato sollevò gli occhi. “Sì, sì, voi due siete proprio carini. Ora prendete le altre sacche e andiamo. Voglio un daiquiri all’anguria e dell’aria condizionata, subito.”


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Capitolo 67
*** Capitolo 8.20: Avvento ***


Capitolo 8.20: Avvento





Misato guardò di nuovo attraverso lo specchietto retrovisore, osservando i tre Children stretti sul sedile posteriore della sua Renault. Rei era al centro, scomodamente stretta tra Shinji alla sua sinistra e Asuka alla sua destra, ma tutti e tre i piloti avevano fermamente rifiutato l’idea che uno di loro si spostasse sul sedile anteriore del passeggero. “Sicura di potercela fare, Rei?”



Rei annuì. “Posso mantenere il mio autocontrollo per tutta la durata del test, a condizione che non venga lasciata sola con la dottoressa Akagi. Posso inoltre tenere sotto controllo eventuali piccoli spasmi fino a quando non saremo negli Entry Plug. Una volta lì, l’LCL dovrebbe aiutare a stabilizzarmi ulteriormente.”
 
Asuka strinse la mano di Rei. “Non preoccuparti. Shinji e io non ti lasceremo da sola con quella stronza nemmeno per un momento.” Dall’altro lato, Shinji annuì e strinse l’altra mano di Rei.
 
Anche Misato annuì, riportando poi lo sguardo sulla strada. ‘Rits e io ci faremo un bel discorsetto, sempre se riesco a trovare un modo per parlarci senza 1° volerla prendere a pugni e 2° farle capire che abbiamo scoperto dove sono finite le madri dei piloti…’
 
Inserì la quarta e accelerò. Il tunnel che scendeva verso il treno di accesso al Geofront li inghiottì nella sua oscurità.
 
---
 


“La testa dell’Unità 00 è stata ricollegata e tutti i sistemi sono verdi, in standby, ma questa è la prima vera accensione da quando l’Unità è stata riparata, quindi abbiamo bisogno che tu segua una lunga lista di controlli, Rei. Questo significa anche che dovrai fare un inserimento diretto, non un semplice Sync Test.” Ritsuko cercò di ignorare il sordo pulsare della sua testa contro la benda. Pulsava in contraccolpo con quello al braccio, come un allarme bitonale che le risuonava nell’orecchio. Inoltre, gli strani sguardi che riceveva non aiutavano di certo il suo mal di testa.



Lo strano sguardo di Misato poteva anche comprenderlo, vista la loro ultima conversazione. Ritsuko si era nuovamente appuntata di raggiungere Misato dopo il test per scusarsi. Ma lo sguardo freddo e ostile di Shinji, troppo simile a quello di suo padre, la confondeva. Quello al limite dell’omicida di Asuka era ancora più strano. Quello vuoto e spento del First Children a confronto sembrava quasi confortante. Quantomeno era familiare.



Scosse la testa, delicatamente per non peggiorare le pulsazioni, e attese la risposta di Rei. L’azzurrina si limitò ad annuire in silenzio. Ritsuko si rivolse agli altri Children. “Asuka, Shinji, questo vale anche per voi due. Le Unità 01 e 02 sono ancora in riparazione, quindi, per ordine del Comandante, oggi farete il test con l’Unità 03. Abbiamo bisogno che siate entrambi direttamente all’interno dell’Evangelion per ottenere la massima sincronizzazione con l’Unità. Faremo anche dei test singolarmente dopo aver provato quello in coppia, per vedere se uno di voi due riesce a raggiungere da solo la soglia di attivazione.
 
“Quando potremo tornare nei nostri Evangelion?” chiese improvvisamente Asuka. “Rivoglio la mia Unità 02. L’Unità 03 sembra strana.” La sua voce e la sua espressione cercavano ovviamente di irritarla, ma Ritsuko vi sentì una nota stranamente intensa nel farlo.
 
“Ci vorrà almeno un’altra settimana prima che siano sufficientemente riparati per un test, Asuka.” disse Ritsuko, scuotendo la testa. “Stiamo ancora riattaccando gli arti dell’Unità 02 e per quanto riguarda l’Unità 01 al momento sono più le parti danneggiate che quelle intatte. Se doveste provare a sincronizzarvi con loro in questo momento, mi stupirei se riusciste a sopportare il dolore. Per il momento, entrambi rimarrete assegnati all’Unità 03.”
 
Asuka strinse forte le labbra, ma poi si calmò. Tuttavia, il suo sguardo estremamente ostile si rifece vivo abbastanza in fretta.
 
Ritsuko cercò di ignorarlo. ‘Cosa diavolo ho fatto per farla arrabbiare così tanto? È davvero così attaccata al suo Evangelion?’ Guardò di nuovo Rei. ‘Ho già avuto una settimana di merda, la testa mi sta uccidendo, Gendō non vuole sentire ragione sui Dummy Plug, e in questo momento l’unica persona in questa stanza che non mi guarda come se avessi appena investito il suo cane è quella stupida bambola!’
 
Rei si voltò a guardarla e sbatté lentamente le palpebre.
 
“È tutto?”
 


Ritsuko sobbalzò alla domanda di Misato, uscendo dai suoi pensieri sempre più cupi. “Eh? Uhm… sì, è tutto. Voi tre potete raggiungere i vostri Entry Plug. Inizieremo non appena sarete in postazione.”
 
Misato la guardò per un attimo prima di annuire e allontanarsi. Rei la seguì rimanendole attaccata. Shinji e Asuka la guardarono ancora per un attimo, prima di scambiarsi uno sguardo e allontanarsi all’unisono al seguito di Misato.
 
Ritsuko sospirò. ‘Dannazione, non c’è nessuno qui che non abbia intenzione di pugnalarmi o che non mi guardi in modo inespressivo? Io sono una brillante scienziata, una figura vitale per la Nerv! Il Comandante Ikari si affida a me affinché tutto funzioni alla perfezione! Non sono io il cattivo della storia!’ Improvvisamente, le mancarono le uscite serali con Misato a bere e guardare uomini. Persino Kaji era stato una presenza gradita quando si era unito a loro ultimamente. Gran parte del divertimento che ne ricavava era vedere lui e Misato fingere di non essere ancora completamente presi l’uno dall’altra, e poi… Il Comandante Ikari… Ultimamente era difficile anche solo mantenere la sua attenzione, per non parlare di qualsiasi segno di affetto o interessamento. La sua più vecchia amica era arrabbiata con lei e non le parlava da giorni. Kaji le stava praticamente sempre attaccato. Aveva ancora degli amici… vero? Non c’era davvero più nessuno che fosse felice di vederla?
 
“Siamo pronti per iniziare il test, Akagi-senpai!” L’allegra voce di Maya attraverso l’altoparlante la fece sobbalzare di nuovo, ma sorrise una volta sentite quelle parole.
 


‘Almeno c’è una persona che non vede l’ora di vedermi e vuole passare del tempo con me. Ora, se solo lei non fosse… convinta che io sia qualcuno… migliore di quello che sono in realtà.’ Ritsuko si mordicchiò il labbro e prese un’altra sigaretta dalla tasca mentre usciva dalla porta che dava dalla sala briefing verso il corridoio per la sala di test.  ‘Io non… non sono una cattiva persona. Certo non sono così buona come crede May-… come crede il Tenente Ibuki.’ Aveva cercato di pensare alla sua assistente in modo più professionale, evitando di chiamarla per nome anche se era così che ormai la chiamava da mesi. L’aiutava a tenere lontani pensieri… scomodi.
 
‘Sorride ogni volta che ti vede. Ti vuole sempre intorno a sé. Fa di tutto per passare del tempo con te. Tu le piaci.’ diceva la parte di lei che si sentiva sempre più sola.
 
“No, le piace il ‘senpai’ che si è idealizzata nella sua testa. Non conosce minimamente la stupida donna che tratta i suoi amici come delle merde solo perché si è beccata una doccia fredda dall’uomo che la usa come una stupida bambola gonfiabile per sostituire la moglie morta! Quella che sta ancora perdendo contro una donna morta e una bambola! Anche Shinji e Asuka ora sembrano odiarmi. Merda, se solo sapessero delle loro madri…”
 
‘Un minuto fa eri così convinta di non essere il cattivo. Ora sei preoccupata di cosa potrebbe pensare Maya se sapesse quello che hai fatto. Nonostante ciò, la vuoi ancora vedere sorridere… E cerchi di non pensare a lei.’
 
“Gendō è quello che voglio. Forte, autoritario, inarrestabile… e poi non mi piacciono le ragazze.”
 
‘Quella volta con Misato all’università non sembravi pensarla così. Non hai mai ammesso nemmeno a lei quanto ti sia piaciuto. E Gendō? Potresti anche essere una lampada con un dottorato di ricerca per quante attenzioni di riserva. Ha detto ‘Yui’ l’ultima volta! Ti ha mai sorriso come fa sempre Maya? Come se fosse felice di vederti?’
 
“Sono solo stupidaggini. Il Tenente Ibuki è una sciocca ragazzina con una cotta. Io non sono stupida. Misato è stupida. Tutti sono stupidi. Hai del lavoro da fare, Ritsuko. Concentrati sul lavoro. Il comandante sa quanto ha bisogno di te. Vedrà quanto ho ragione riguardo i Dummy Plug e su tutto il resto.” Ritsuko fece un lungo tiro con la sua sigaretta e si mise a camminare più velocemente.
 
Il test dell’Unità 00 sarebbe cominciato una volta iniziato il dual-sync dell’Unità 03 fosse. Avevano molto lavoro da fare oggi. Non aveva tempo per perdersi in autocommiserazioni. “Stupida…” mormorò, spegnendo quei pensieri.
 


---



“Pronto?” disse Asuka il più silenziosamente possibile all’orecchio di Shinji.
 
Lui si spostò leggermente sul sedile dell’Entry Plug. “Come? Ah, sì! Giusto!”
 
Asuka aveva protestato a gran voce quando le era stato ordinato di lasciare a Shinji il sedile vero e proprio e di sedersi in grembo a lui per il test, ma gli aveva fatto l’occhiolino quando i loro visi erano vicini e lui le aveva accarezzato furtivamente la schiena lontano dallo sguardo delle telecamere. Il peso di Asuka sulle sue gambe non gli dispiaceva affatto. Non era certo la prima volta che si sedeva in braccio a lui per lunghi periodi di tempo. In effetti, era proprio il ricordo di quelle volte il problema: aveva sempre più difficoltà a mantenere la concentrazione sul test con le morbide forme di Asuka nel proprio plugsuit adagiate su… ehm… sulle sue attenzioni. All’inizio del test avevano raggiunto un Sync Rate passabile del 35% e la dottoressa Akagi aveva detto loro di mantenerlo il più a lungo possibile mentre il team avrebbe ottimizzato il nucleo per mantenere la massima sensibilità alle loro onde cerebrali doppie. Ma Shinji sapeva bene di non essere concentrato al massimo. Asuka lo distraeva splendidamente.
 
Quindi la domanda della rossa era la benvenuta per riportarlo alla loro vera missione. Unì la sua mano a quella di Asuka sui controlli dell’Eva, e chiuse gli occhi. Si concentrarono entrambi verso l’interno, alla ricerca di quella debole presenza che era molto più facile da percepire ora che entrambi sapevano di poterla cercare. Tentarono di raggiungerla, e provarono, provarono…
 
‘Signora Horaki? È lì? Hikari ha detto di averla sentita, di averla parlato. Può sentirci? È lei, sua madre?’
 
~Confusione. Sorpresa. Domande. Preoccupazione, conferma. Hikari? Hikari? Hikari?~
 
Entrambi si irrigidirono per lo schock. Stava funzionando. Non era sicuramente uno di loro due. Stavano comunicando con qualcun altro. Shinji sentì il cuore iniziare a battergli forte. ‘Se la signora Horaki è davvero qui, allora… Madre!’ Strinse l’altra mando sulla leva di comando sinistra così forte da sentire la cloche tremare. Poteva sentire la rigidità di Asuka per la tensione, nervosa quanto lo era lui.
 
“Shinji, Asuka, le vostre pulsazioni sono appena aumentate e i vostri psicogrammi mostrano un improvviso picco di rumore. Cosa sta succedendo lì dentro?” La voce della dottoressa Akagi si intromise nella loro concentrazione. Gli occhi di Shinji si aprirono di scatto.



“Sto solo cercando di aumentare il mio Sync Rate e di trascinarmi dietro questo baka.” disse Asuka, con tono arrogante. Shinji poteva quasi convincersi della veridicità di quella frase. “Può essere che gli stia schiacciando un po’ troppo la mano. Sopravviverà. Per quanto tempo dobbiamo continuare così? Sono stanca di essere rinchiusa qui con lui!”



“Dovremmo finire con la raccolta dati del dual sync in 30 minuti, Asuka. Sii paziente.” rispose con calma la scienziata.
 
Asuka annuì e chiuse di nuovo gli occhi. Shinji sentì la spinta mentale di lei nel collegamento con l’Eva e chiuse anche i suoi occhi. Si spinsero di nuovo verso l’interno.
 
‘Siamo gli amici di Hikari! Lei sta bene! Ha anche un fidanzato! Le diremo che lei è qui!”
 
~Debolezza. Paura. Confusione. Cauta accettazione~
 
Asuka lanciò a Shinji un rapido sguardo con la coda dell’occhio e annuì. Non potevano sperare di più, inoltre questo confermava i loro sospetti. Un Sync Test con i loro Evangelion non sarebbe stato possibile nel breve.
 
Asuka tolse a malincuore la mano da quella di Shinji. Incrociò le braccia sul petto e ripropose con un’ottima interpretazione uno dei suoi vecchi bronci. “Beh, sbrighiamoci allora! Voglio fare il mio test da sola, così posso far vedere a questo baka e a Wondergirl chi è la migliore!”



“Rei… diciamo che ha fatto risultati migliori, Asuka. Sembra che l’Unità 00 non sia ancora del tutto pronta.” commentò Misato. “In questo momento… aspetta, cosa sta succedendo? Rei? Rei?! Fermate sub-…” La voce di Misato si interruppe proprio quando gli allarmi cominciarono a suonare.
 
Un’enorme scossa attraversò la sala di test. Dall’altra parte, l’urlo di un Evangelion che ruggiva attraverso gli impianti contenitivi della bocca riempì improvvisamente il silenzio.
 

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Capitolo 68
*** Capitolo 8.21: Avvento ***


Capitolo 8.21: Avvento





Ritsuko stoppò la propria mano che stava cercando di nuovo il pacchetto di sigarette dalla tasca del suo camice. Era la quinta volta, in meno di cinque minuti, in cui dovette impedire alle proprie dita di afferrare le sigarette.
 
‘Dannazione, Ritsuko, smettila. Sei una scienziata e una donna adulta. Non hai bisogno di fumare proprio ora solo perché ti senti spaventata.’ cercò di ripetersi tra sé e sé.
 
L’auto-ammonizione non la aiutò più di quanto avrebbe voluto. Guardò ancora una volta fuori dalle spesse finestre di cristallo la sagoma mastodontica dell’Unità Evangelion 00. Il prototipo color blu era ancorato alla parete in fondo alla sala di test da una solida serie di agganci imbullonati alle braccia e al torso.
 


‘Agganci da cui si è liberato quando è andato in Berserk e ha cercato di colpirmi due volte!’ dissero le sue paure. ‘Potrebbe accadere di nuovo! Non dovremmo essere qui! Qui può attaccarci! Qui può vederci!’
 
La testa dell’Eva la guardava fissa davanti a lei, leggermente inclinata verso il basso. ‘Smettila. Non è nemmeno attivato. Non mi sta guardando. Non mi sta guardando.’



Si voltò verso Ma-… verso il Tenente Ibuki. “Avviare l’attivazione.” ordinò. “Collegare l’alimentazione principale a tutti i circuiti.”



“Collegamento dell’alimentazione principale… completato. Avvio del sistema di attivazione.” risposte il Tenente Ibuki. “Voltaggio di attivazione prossimo al livello critico. 0,5 0,2 in aumento.”



La mano di Ritsuko si infilò ancora nella tasca e strinse il pacchetto di sigarette come un talismano, nella speranza che potesse impedirle di tremare. “Avviare la seconda fase del sistema di attivazione.”
 
“Il pilota ha iniziato il collegamento.” riferì uno dei tecnici.
 
“Attivazione avviata. LCL elettrolizzato.” recitò quasi il Tenente Ibuki. “Avvio della prima connessione. Dati ricevuti e ritrasmessi. Pattern verde.”
 
“Sistemi di contenimento a livelli standard.” disse un tecnico appositamente incaricato di monitorare il sistema di contenimento.
 
Ritsuko si tranquillizzò un poco. “Avviare la Fase 2.” La sua gola era secca.
 
“Sinapsi inserite. Connessioni collegate.” disse ancora il primo tecnico.
 
“Trasmissione dell’impulso.” disse il Tenente Ibuki. “Nessuna anomalia con il contatto iniziale. Armoniche a livelli normali. Check list confermata fino a 2550.”
 
“Fornita energia ai muscoli bracciali in entrambi gli arti superiori.” disse il tecnico al contenimento. “Tutti i collegamenti nervosi a livelli standard.”
 
“Avvio della terza connessione. Auto-psicografia stabile.” riferì il Tenente Ibuki.
 
“Avviare la connessione del Nervo A-10.” disse Ritsuko, deglutendo.
 
“Check fino a 2580.” disse il Tenente Ibuki con tono tranquillo. “Avvio conto alla rovescia fino alla borderline. 0,9 0,7 0,5 0,4 0,3… borderline superata. Unità 00 avviata con successo.”
 
L’Unità 00 alzò il capo. Il suo sensore ottico si mosse, cercò, si fermò e si concentrò su qualcosa nella cabina di fronte ad esso.
 
Ritsuko si trattenne dal trasalire con uno sforzo di volontà. “Sta guardando me…”
 
L’enorme occhio ciclopico era fisso su di lei. Poteva sentirlo. Si trattenne dall’impulso di nascondersi dietro Misato o dietro uno dei pilastri della finestra, in modo che non potesse vederla.
 
“Armoniche a più venti.” disse il Tenente Ibuki. “First Children sincronizzato al… 37%.”
 


Ritsuko staccò gli occhi dallo sguardo dell’Unità 00 e si voltò verso la sua protégé. “Cosa? È un calo notevole. Era arrivata al 58% contro il quattordicesimo angelo solo due settimane fa! Ha già avuto dei cali in passato, ma niente di simile.”
 
Misato grugnì da dietro. “Negli ultimi giorni è stata un po’ rigida e spenta. Non credo le sia piaciuto molto passare un’intera settimana nelle viscere della Nerv.” disse la sua vecchia amica, stranamente fredda.



‘Ho forse sbagliato l’incremento dei dosaggi? Le sue letture psicografiche erano troppo attive. Dovevo fare qualcosa. Ma credo che dovrò ricalibrarli ha portato a questo calo del suo Sync Rate. Se fosse stata a questi livelli contro quell’angelo non sarebbe mai sopravvissuta.’ pensò Ritsuko, mordendosi il labbro.
 
Avviò il collegamento con l’Entry Plug. “Rei, il tuo Sync Rate è sceso al 37%. Concentrati. Le riparazioni non dovrebbero aver influito così tanto sulla tua sincronizzazione.”
 
---



La mente di Rei nuotava nel vuoto. Come sperato, stare nell’LCL aveva fatto svanire il mal di testa e la nausea. Anche il tremore alle mani era cessato. Ma poi avevano attivato l’Evangelion e lei aveva cercato di sincronizzarsi.
 
Era come se qualcuno le avesse spaccato la testa con un’ascia, di nuovo. Era anche peggio: nella lotta con Zeruel almeno era disintossicata dai farmaci. Ma ora l’annebbiamento dell’overdose si era trasformato in ipersensibilità, e cercare di sincronizzarsi con parte della sua anima presente nell’Eva era… era come sminuzzare le estremità di un osso rotto. La sua testa bruciava, ronzava, come se fosse piena di api arrabbiate che cercavano di pungere per uscire. E più tentava di sincronizzarsi, più la situazione peggiorava.
 
“Rei, il tuo Sync Rate è sceso al 37%. Concentrati. Le riparazioni non dovrebbero aver influito così tanto sulla tua sincronizzazione.” la incalzò la voce della dottoressa Akagi.
 
Rei strinse i denti. “Ricevuto.” ‘Ci sto provando! Fa male! Sento ancora il punto dove l’angelo ha tagliato la testa dell’Unità 00, e la me dentro l’Eva è così arrabbiata… non smette di urlare…’
 


La dottoressa Akagi non smise di spronarla. “Puoi fare meglio di così, Rei. Concentrati.”
 
‘Non tradirti, non tradirti o ti imbottirà di nuovo di farmaci. Allora non potrai provare più nulla, non riuscirai ad amare Shinji e Asuka. Fai la brava bambolina…’
 
“Sì, dottoressa Akagi. Ci sto provando.” disse nel modo più calmo e robotico possibile. Chiuse gli occhi, spingendosi in profondità. Sentiva il dolore aumentare mentre lo faceva. Continuò a spingersi. Doveva farlo. I suoi amici avevano bisogno che lei fosse al loro fianco nelle prossime battaglie, a proteggerli come loro avevano protetto lei.
 
---
 
“Sync Rate in aumento, Akagi-senpai. Rei è ora al 39… 40… 42%. Sync Rate in aumento lieve ma costante…” Il Tenente Ibuki aguzzò lo sguardo. “Abbiamo un problema nell’impulso nervoso del pilota. Instabilità dello psicogramma in aumento.”
 
Ritsuko sentì il sudore colarle sulla tempia. ‘Sta… sta succedendo come l’altra volta.’
 
Si sforzò di rimanere immobile. Aveva già avuto troppi incubi dove l’Unità 00 si faceva strada attraverso il vetro, entrando nella sala di controllo per cercare lei. Sapeva bene quali mostri fossero realmente gli Eva. Sapeva che quella cosa nell’Unità 00 stava guardando lei la volta precedente.
 
Si diede un leggero pizzicotto al braccio, per assicurarsi che non fosse dentro uno di quegli incubi, quelli da cui si svegliava tremante e ricoperta di sudore. Quelli in cui la mano dell’Unità 00 la trovava, la stringeva, e la stritolava rendendola in bric-…
 
Deglutì. ‘Detesto quel coso…’ Si voltò e si diresse verso l’altra serie di console che stavano monitorando il test dell’Unità 03. Controllare gli altri Children le avrebbe permesso di non pensare a questa situazione, di eliminare gli incubi dalla sua mente sveglia e vigile prima di doversene andare del tutto nel bel mezzo di un test.
 
L’occhio rosso dell’Unità 00 continuava a guardarla.
 
Distolse lo sguardo dalla finestra e si concentrò sulle letture da sopra la spalla del tecnico. Gli altri piloti se la stavano cavando… abbastanza bene per essere in un Eva diverso dalla loro solita Unità. Avevano raggiunto un Sync Rate congiunto del 58,3%.
 
Ritsuko sbatté le palpebre e sollevò un sopracciglio quando il valore salì improvvisamente a 58,7% e il rumore nel segnale aumentò. Anche i segnali biologici dei piloti stavano impazzendo. Avviò la comunicazione con loro. “Shinji, Asuka, i vostri impulsi sono appena aumentati di colpo e i vostri psicogrammi mostrano un improvviso picco di rumore. Cosa sta accadendo lì dentro?”
 
“Sto solo cercando di aumentare il mio Sync Rate e di portarmi dietro questo baka.” Disse Asuka, con tono arrogante. “Può essere che gli abbia schiacciato un po’ troppo forte la mano. Sopravviverò. Per quanto tempo dobbiamo continuare? Sono stanca di stare rinchiusa qui dentro con lui!”
 


“Dovremmo andare avanti con il Dual Sync per altri 30 minuti, Asuka. Porta pazienza.” rispose con calma la scienziata.
 
“Beh, vediamo di sbrigarci allora! Voglio fare il mio test da sola, così potrò dimostrare a questo baka e a Wondergirl chi è il migliore!”
 


Misato si avvicinò alle spalle di Ritsuko per unirsi alla conversazione. “Rei… diciamo che non è il suo miglior Sync Rate, Asuka. Sembra che l’Unità 00 non sia ancora del tutto pronta.” commentò Misato. “Lei sta… un momento, cosa sta succedendo?” Il Comandante delle Operazioni guardò l’Unità 00 fuori dalla finestra. L’Evangelion stava…
 
L’Eva si stava muovendo. Ritsuko sentì il suo cuore sussultare mentre Misato tornava di corsa all’altra console e afferrava il microfono. “Rei? Rei?! Ferma tu…”
 
L’Unità 00 reclinò il capo all’indietro e ruggì.
 


---
 
La testa di Rei faceva sempre più male. Dovette trattenersi dal mordersi la guancia fino a farla sanguinare. Il suo Sync Rate stava leggermente salendo, ma ogni decimo di punto guadagnato sembrava costarle un dito della mano spezzato.
 
‘Fa male. Perché mi fai questo? Odio sentirmi… vuota. Odio soffrire in questo modo. Accetto il dolore provocato dall’esistenza, ma è questo è… mi hai fatto del male con i farmaci. Anche essere annebbiata fa male ora, ora che so cosa si prova a conoscere l’amore. Odio. Odio…’
 
Continuò a spingersi oltre. Doveva farlo… si sarebbe potuta sincronizzare con l’altra lei nell’Eva. Improvvisamente, il dolore svanì. Sentì una barriera interna cadere di nuovo, proprio come quando si sforzò di proiettare un AT Field per proteggere i suoi amici. Ma ora era più forte, più tagliente… si sentiva… alta… potente… arrabbiata.
 


Le pareti interne dell’Entry Plug rifletterono improvvisamente il bagliore rosso che proveniva dai suoi occhi.
 
ODIO
 


Rei sobbalzò sulla sedia. Cosa? La voce aveva risuonato nel momento esatto in cui l’aveva pensata, in perfetta sincronia…
 
ODIO… LEI
 
‘No… Io… la odio?’
 
ODIO
 


‘Io… lei mi fa del male… mi odia…’
 
ODIO
 


‘Voglio… farle del male?’
 
ODIO
 


Le cloche di comando tremavano sotto le mani di Rei. Poteva sentire le mani dell’Eva che si contraevano, le dita che cominciavano a richiudersi… avvertiva la sensazione fantasma di dita intorno al collo, che premevano, stritolavano… Akagi… quella che l’aveva uccisa… che l’aveva drogata…
 
Le mani dell’Unità 00 si incurvarono in artigli.
 
UCCIDILA!
 


---
 


“Gli impulsi viaggiano al contrario!” gridò il Tenente Ibuki.
 
L’Unità 00 si dimenava nonostante il sistema di contenimento, scuotendo la testa ed emettendo altri ululati dall’interno del casco sigillato.
 


“C’è qualcosa di errato nel terzo stadio!” gridò un tecnico. “È in corso un rigetto negli elementi del centro nervoso!”
 


Ritsuko corse di nuovo alla console. “Interrompete il collegamento. Tagliate tutti i circuiti a partire dal numero 6!” ordinò disperatamente.
 
Il Tenente Ibuki scosse la testa, mentre le sue mani correvano sui comandi. “Negativo! Il segnale non viene accettato!”
 
L’Unità 00 incurvò i suoi enormi bicipiti, facendo forza sulla griglia di contenimento del braccio dalla parete. Scosse bruscamente il braccio, una sola volta, e gli enormi bulloni si staccarono facendo cadere tutto il sistema di contenimento a terra. L’Unità 00 cominciò ad avanzare, con le braccia tese verso la finestra della sala di controllo.
 
Ritsuko doveva staccare l’energia. Ma… non poteva muoversi. Non poteva muoversi. Era solo un sogno. Un incubo.
 
“Staccate l’energia! Staccate la corrente!” gridò qualcuno.
 
“Alimentazione scollegata! Unità 00 in modalità di alimentazione di riserva! 47 secondi prima dell’esaurimento!” La voce di Maya? Non c’era mai stata nei suoi incubi. Che strano.
 


Il pugno dell’Unità 00 si ritrasse e poi andò a sbattere contro le finestre. Schegge di cristallo spesso esplosero verso l’interno a causa del colpo. Un piccolo taglio attraversò la guancia di Ritsuko. Il sangue caldo che le colava sul viso era l’unica sensazione che riusciva a sentire. Non poteva muoversi.
 


“EVAQUATE LA SALA!” La voce di Misato ruggì da qualche parte in lontananza. Un’ondata di corpi le passò davanti. Improvvisamente si ritrovò da sola. Proprio come in tutti i suoi sogni. Ovviamente…
 
L’enorme Evangelion blu colpì nuovamente le finestre. Nel cristallo apparvero enormi spazi vuoti, mentre i pilastri si piegavano verso l’interno per oltre due metri. Le dita dell’Unità 00 cominciarono a farsi strada attraverso le fessure… andando dritte verso di lei.
 
Ritsuko sentì qualcosa di caldo scorrerle l’ungo l’interno della gamba. “Solo un sogno… è solo un brutto sogno…” borbottò.
 
Le dita dell’Unità 00 si stavano avvicinando. Qualcuno le gridava nell’orecchio, tirandole il braccio. Rimase immobile.
 
Maya era lì. Le mani di Maya erano sul suo braccio, la scuotevano, la schiaffeggiavano in volto, mentre Maya le urlava in faccia. Non doveva essere qui. Il posto di Maya non era all’inferno insieme a l-…
 
Lo schiaffo le fece scuotere la testa all’indietro. Sbatté le palpebre per riprendersi.
 
“…esto, Akagi-senpai! Andiamo! Ti prego!
 
Le mani di qualcuno la stavano tirando verso l’indietro. Lasciò che la trascinassero mentre la sua mano si alzava per toccarsi la guancia. Lo schiaffo di Maya aveva lasciato l’impronta sulla sua guancia insanguinata. Bruciava.
 
Le dita del gigante cercavano, cercavano lei… erano a pochi metri ormai…
 
…poi si bloccarono… si fermarono…
 
…e cominciarono a ritirarsi. La mano dell’Evangelion si fermò appena fuori dalla finestra, questa volta definitivamente, visto che l’energia esaurì e questi si disattivò. La mano cadde fuori dalla sua vista mentre l’Eva si accasciò, morto.



Maya la teneva stretta a sé, quasi cullandola mentre raggiungevano la parete posteriore della sala di controllo distrutta e si accasciarono a terra. Continuava a sussurrare all’orecchio di Ritsuko rassicurazioni e parole di sollievo visto che la sua adorata senpai era ancora viva. Era come sentire una musica.
 
Si voltò nella presa di Maya, voltandosi fino a trovarsi faccia a faccia con la sua pupilla. “Maya…” Alzò una mano tremante verso il viso di Maya. Il palmo era bagnato di sangue per via di altri tagli provocati dalla finestra sfondata, tagli di cui lei non si era nemmeno accorta. Ritsuko le accarezzò dolcemente la guancia. “G-grazie… tu mi… hai salvata.”
 
Maya sbatté le palpebre, poi arrossì per la mano sul viso e per la gratitudine di Ritsuko pronunciata dolcemente. “E-eri… completamente bloccata, m-mentre tutti stavano evacuando la sala! D-dovevo tornare indietro per te, senpai! Non potevo lasciarti morire! Ho-… ho bisogno di te!” concluse bruscamente Maya, arrossendo ancora di più quando quest’ultima frase le sfuggì di bocca.
 
Ritsuko sorrise, stordita. Allontanò lentamente la mano. E cominciò a ridere.
 
Maya guardò il suo sorriso crescente, preoccupata. “A-Akagi-senpai? Perché…?”
 
Ritsuko indicò la guancia di Maya. Aveva lasciato l’impronta della sua mano insanguinata. “G-guarda! Siamo uguali ora!”
 
Poi i suoi occhi si rovesciarono all’indietro e si accasciò contro Maya in uno svenimento improvviso.

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Capitolo 69
*** Capitolo 8.22: Avvento ***


Capitolo 8.22: Avvento





Rei strinse i pugni, cercando di fermare il tremore. Aveva ragione: una volta dentro l’Entry Plug, avvolta dall’LCL, i sintomi dell’overdose si attenuarono molto. Quindi ora il mal di testa, il tremore alle mani e la nausea erano dovuti a ragioni puramente psicologiche.
 


Ma non poteva permettere che tutto ciò venisse notato. Non poteva. Era bloccata nell’Entry Plug disattivato da più di un’ora e sentiva i colpi e i tonfi attraverso il metallo mentre la squadra di recupero stava posizionando la gru per estrarre l’Entry Plug e lei.
 
Sapeva cosa e, soprattutto, chi l’avrebbe attesa fuori. Un incontro per il quale non era affatto sicura di sentirsi pronta.
 
‘Devo essere come sono sempre stata prima. Può distruggermi con un solo ordine. Non voglio più essere il suo giocattolo. Non voglio essere… quello che lui mi ha fatta diventare.’
 
L’Entry Plug ebbe uno scossone e Rei poté sentirlo muoversi lentamente, mentre l’energia stava ritornando all’interno. All’esterno, un tecnico doveva aver azionato i comandi di emergenza, così che l’LCL venne rapidamente drenato. Il portello fece rumore e si aprì. L’interno dell’Entry Plug fu improvvisamente illuminato da fasci di luce accecante che le fecero aumentare il mal di testa.
 



La sua apprensione si attenuò un poco quando riuscì a capire che la sagoma che entrava dal portello non era lui, ma uno dei tecnici della squadra di recupero. Il tecnico la fece uscire con cautela dal piccolo sportello, la fece entrare nel cestello che pendeva dal carroponte e li fece scendere entrambi sul lontano pavimento della sala test.
 
Lui era lì. Alto, cupo, che l’aspettava senza alcuna espressione sul volto, ma la lunga esperienza permise a Rei di vedere che il suo sguardo nascondeva un’intensa… preoccupazione? Preoccupazione, addirittura? O semplicemente un burattinaio preoccupato che il suo giocattolo più prezioso fosse di nuovo rotto. ‘Non sono nulla più che una bambola per te, Comandante? Un pezzo di ricambio? Ora so cos’è l’amore. E non è certo quello che tu serbi per me.’
 
“Stai bene, Rei?” le chiese, con voce roca. Rei poté vedere le sue mani contrarsi leggermente.
 



‘Quindi non sono l’unica a ricordare cos’è successo l’ultima volta.’ Lei mantenne lo sguardo più inespressivo che mai. “…Non ho riportato alcuna ferita, signore.” Esitò.
 



Prima che Rei potesse decidere se chiedere se aveva fatto del male a qualcuno sarebbe stato in linea con il suo essere sotto farmaci, Gendō annuì bruscamente e fece un gesto con la mano, indicandole di seguirlo lontano dalla folla di tecnici che cercavano di rimuovere i rottami della furia dell’Unità 00 e di riportare l’Eva alla sua gabbia di ancoraggio. Rei lo seguì obbediente.
 
Il Comandante Ikari rimase in silenzio finché non furono fuori dalla sala test e lontani da orecchie indiscrete. “Cosa è successo, Rei?” chiese a bassa voce. “Perché l’Unità 00 è andata in Berserk?”
 
“Stavo riscontrando un calo significativo del mio Sync Rate rispetto all’ultimo combattimento. Su esortazione della dottoressa Akagi, ho cercato di forzare un Sync più profondo con l’Unità 00 per aumentare la mia sincronizzazione. L’Unità 00 ha reagito… in malo modo. Non sono riuscita a fermare la modalità berserk che ne è scaturita se non dopo un grande sforzo. In quel frangente l’Unità 00 ha attaccato la sala di controllo.” Rei sbatté le palpebre quando realizzò che in quel momento avrebbe potuto inserire le sue preoccupazioni nel discorso. “L’Unità 00 ha causato danni o vittime?”
 
“La sala controllo è nuovamente molto danneggiata, ma possiamo ricostruirla, come abbiamo già fatto in passato.” disse il Comandante Ikari. “Ci sono stati solo feriti lievi. La dottoressa Akagi è stata trasportata in ospedale a causa di uno svenimento. Un’altra seccatura. Ho bisogno che lavori sugli Eva, non che sia di nuovo in ospedale.” La guardò brevemente. “Perché hai perso il controllo?”
 
“Durante la fase di Sync più profondo ero impreparata alla rabbia dell’Unità 00. Mi ci è voluto un attimo per riprendere il controllo contro il suo berserk, ma ce l’ho fatta. Desidero parlare con la dottoressa Akagi. Credo che la sua recente modifica al piano farmacologico sia la causa della riduzione del mio Sync Rate.” disse Rei nel modo più inespressivo possibile.
 
“Ha modificato le dosi del tuo piano farmacologico?”
 
“Le ha aumentate. Mi ha detto che il mio corpo si stava adattando alle dosi che prendevo in precedenza e mi ha somministrato un piano farmacologico con dosi maggiori. Credo che l’aumento abbia alterato le mie capacità di sincronizzarmi efficacemente con l’Unità 00. Desidero parlare con lei per correggere le dosi. Devo essere in grado di pilotare per combattere gli Angeli e completare lo Scenario.” accennò Rei con cautela. “La dottoressa Akagi è in ospedale? Se è cosciente le parlerò immediatamente. Devo svolgere la mia funzione in modo efficiente.”
 
Gendō annuì. “Procedi. Siamo troppo vicini alla fine dello Scenario per permettere che problemi di questo tipo interferiscano. Ci sono solo altri tre Angeli. Siamo andati fin troppo lontano per fallire ora. Il Perfezionamento non può essere lasciato nelle mani della Seele.”
 
Si fermarono davanti all’ascensore per i livelli superiori della piramide di comando. “Di’ alla dottoressa Akagi che io ho autorizzato il ritorno al precedente piano farmacologico, se necessario. Abbiamo bisogno che tu sia in grado di pilotare, Rei. Il Second e il Third Children sono troppo inaffidabili e indisciplinati. Tu sei l’unica su cui possiamo contare, e sai bene quali responsabilità ti attendono. Resisti ancora un po’, dopodiché potrai avere la fine e la pace che hai sempre desiderato.”
 
Rei lo fissò, mantenendo lo sguardo impassibile. ‘Io non desiderò più che l’oblio mi liberi dal mio dolore. Io desidero che i miei amori possano farcela. L’umanità non è un vicolo cieco se può produrre bellezza e speranza come la loro. Non posso permettere che si compi il Perfezionamento, né per mano della Seele, né per mano tua. Preferirei…’ Rei quasi sussultò per l’audacia del pensiero che le attraversò la mente. ‘Preferirei vedere quel potere nelle loro mani. Di loro mi posso fidare. E di te sono certa che non mi posso fidare più.’
 
Gli occhi di Rei volevano aguzzarsi ma si sforzò di tenerli aperti in modo normale. ‘Non è stata la dottoressa Akagi ad uccidere l’altra me… però è stata un Akagi. Sua madre, forse? E sono certa che tu hai drogato la me precedente esattamente come hai fatto con me. Quindi, in qualunque modo la Vecchia Akagi ha ucciso la me precedente, tu devi saperlo per forza. Altrimenti… chi altri potrebbe esserci all’interno dell’Unità 00?’
 
Questa domanda non era mai venuta in mente a Rei. Chi altri avrebbe scarificato il Comandante? Era chiaramente disposto a sacrificare chiunque e qualsiasi cosa in nome del suo Scenario. ‘Comprese le vite le e la felicità di coloro che amo. Non lo permetterò. Devo impedire che il Comandante Ikari e la Seele raggiungano i loro obiettivi. Io sono la chiave. Ho il potere di controllare le porte per il Perfezionamento. E non lascerò passare nessuno di coloro che distruggono il mondo dei miei amori. Né gli angeli, né la Seele, e nemmeno te, Comandante.’
 
“Capisco.” fu tutto ciò che Rei gli rispose.
 
Le porte dell’ascensore si aprirono e Gendō entrò premendo un pulsante. Rei lo seguì, ma premette un altro pulsante. Allo sguardo leggermente interrogativo del Comandante, Rei disse: “Mi igienizzerò dall’LCL e andrò direttamente dalla dottoressa Akagi. Le sue ferite non mi impediranno di informarla della necessità di ridurre il mio piano farmacologico. Occorre che nulla comprometta la mia funzione. È per questo che sono stata creata.”
 



Il Comandante Ikari annuì, soddisfatto. “La fine è vicina, Rei. Tutto il nostro lavoro verrà ricompensato.”
 
‘Tu non porteresti altro che la fine del loro mondo. Hanno appena iniziato a mostrarmi quanto sia bello. Il mio dolore e il mio desiderio di oblio non hanno più importanza, ora. Io li proteggerò.’ “Sì, signore.”
 
Rei uscì quando le porte dell’ascensore si aprirono al suo piano e se ne andò senza voltarsi indietro.
 


---
 


Rei ebbe solo un attimo per sbattere le palpebre per la sorpresa quando aprì la porta per uscire dallo spogliatoio e si trovò faccia a faccia con Asuka. “Cia…” fu tutto quello che riuscì a dire.
 
Gli occhi di Asuka si spalancarono. “REI!” Quasi travolse la ragazza dai capelli blu in un forte abbraccio. “Gesù, eravamo così preoccupati! Stai bene? Abbiamo sentito gli allarmi e l’Unità 00 impazzire, ma nessuno ci ha detto nulla e ci hanno fatti stare nell’Entry Plug per un’eternità prima di farci uscire! Tutti i tecnici stavano lavorando su di te, credo.”
 


Rei si concesse un buon trenta secondi per abbracciare Asuka e godersi il piacere quasi incontenibile di tenere tra le sue braccia uno dei suoi amori. Non le importava che la plusgsuit di Asuka stesse ancora gocciolando LCL e che stesse imbrattando la sua uniforme scolastica fresca di lavanderia. Stringere Asuka ne valeva la pena.
 
Fece del suo meglio per nascondere il brivido di felicità e il leggero rossore quando finalmente la lasciò andare. “Sono illesa, Asuka. Grazie. Sì, l’Unità 00 è andata in berserk durante il test. Il mio Sync Rate era sceso di oltre il 20% a causa dei farmaci e dei sintomi, e la dottoressa Akagi mi ha esortata a concentrarmi per recuperare il…”
 


Asuka ringhiò. “È stata lei? Cosa ti ha fatto fare quella…”



Rei scosse la testa. “Sono io che ho perso il controllo. Ho tentato una sincronizzazione più profonda con l’Unità 00 per compensare il mio basso Sync Rate. Non ero preparata all’intensità della sua rabbia. Ha fatto leva sul mio astio per la dottoressa Akagi e ho perso il controllo. Ha tentato di… ucciderla. Ha attaccato la sala controlli e l’ha quasi raggiunta prima che io ne riprendessi il comando.” Rei passò davanti ad Asuka, uscì dalla porta dello spogliatoio e si diresse verso il corridoio, ma si voltò di nuovo verso la sua amica. “È stata ferita nell’attacco ed è svenuta. Ora andrà a parlarle in ospedale.”
 
Asuka sembrava confusa. “E perché?”
 
“Per scusarmi.”
 
“Cosa?! Con lei?”
 


“Sì.”
 
Asuka fece una smorfia di disgusto. “Perché diavolo dovresti scusarti con lei, Rei?! Ti ha trattata come una… una… una schiava! Nessuno tratta i miei amici come una bambola! Tutta la tua vita di pilota non è stata altro che un abuso da parte sua e del Comandante Stronzo! Solo quell’overdose avrebbe potuto ucciderti! Si merita tutte le cose orribili che le possono capitare, per tutto quello che ti ha fatto!”
 
“I suoi comportamenti nei miei confronti non assolvono i miei. E voglio parlarle non solo per scusarmi, ma per… Credo che mi consideri una rivale per l’attenzione e… l’affetto del Comandante. Voglio spiegarle che non desiderò più né l’una né l’altro in alcun modo.”
 
Il volto di Asuka si contorse in una smorfia di ripugnanza. “Affetto?! Tu… Il Comandante Stronzo ha una cotta per te? Io… ugh! È disgustoso!” Asuka sbatté le palpebre e il suo viso impallidì. “Oh Gott… non avrà… non avrà mica provato a…”
 
Rei scosse la testa. “No. Il Comandante Ikari non ha mai tentato alcuna intimità con me. Solo Kensuke, Shinji e te avete avuto un contatto del genere con me. E io…” Rei arrossì. “E io ne sono molto felice. Trovo te e Shinji molto… attraenti.”
 


Anche Asuka arrossì. “Ah… Io… uhm… G-grazie, Rei. V-voglio dire, a-anche noi pensiamo che tu sia molto… uhm… molto… Fa caldo qui o è una mia idea?” Deglutì. “Uhm… s-sembra proprio che tu ti sia ripresa da quei farmaci!”
 


Rei fece uno dei suoi piccoli sorrisi. “Mi sento molto meglio. L’esposizione all’LCL mi ha aiutato, proprio come speravo. Ma come ha dimostrato il mio Sync Rate molto basso, le risposte del mio corpo sono ancora attutite, anche se riesco di nuovo a pensare e a percepire le cose. Non mi è piaciuto per nulla non poter sentire voi intorno a me. Sono molto grata della vostra presenza. Gli abbracci mi hanno aiutata a non sentirmi di nuovo un burattino.”
 


“Rei tu… tu puoi sempre contare su di noi. Tu sei… insomma… lo sai che noi…” La voce di Asuka si attenuò fino a diventare un borbottio furtivo, mentre si guardava intorno per assicurarsi che non ci fosse nessuno nelle vicinanze. Non vedendo nessuno, sussurrò: “Sai che anche noi ti amiamo.”
 
Il piccolo sorriso di Rei si allargò un po’, diventando quello che, in una persona più espressiva, sarebbe diventato un sorriso ‘a trentadue denti’. “Lo so.” Si avvicinò per abbracciare ancora una volta Asuka, poi fece un passo indietro. “Devo andare. Devo parlare con la dottoressa Akagi il prima possibile. Il Comandante Ikari mi ha dato il permesso di chiedere alla dottoressa Akagi di ridurre la dose che pensa io stia assumendo, per ripristinare il mio Sync Rate precedente. Non voglio perdere l’occasione di parlarle senza che lui si chieda cos’altro potrei dire. Per favore, assicura Shinji che sto bene. Ci vedremo a casa stasera.” Si voltò e scomparve lungo il vuoto corridoio metallico.
 
Asuka la seguì con lo sguardo, con ancora l’LCL che gocciolava dalla sua plugsuit. “Dannazione, Sōryū. Smettila di immaginare di baciarla.” mormorò tra sé e sé. I suoi occhi si allargarono. “Dannazione! Ho dimenticato di dirle di sua madre e dell’Unità 00! Cazzo!”
 

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Capitolo 70
*** Capitolo 8.23: Avvento ***


Capitolo 8.23: Avvento





‘Almeno questa volta non mi sono procurata altre ferite alla testa o altre ossa rotte.’ pensò Ritsuko con una leggera smorfia, mentre tornava cosciente. ‘Ho la bocca asciutta ma, tutto sommato, sto bene, non sto sanguinando e…’ Provò a muovere la mano. Sentiva una presa che la stringeva forte. ‘Sì, Maya è proprio lì. Maya, non lui, ovviamente.’



Cercò di dire qualcosa senza nemmeno aprire gli occhi. Non ce n’era bisogno: le piccole dita che tenevano la sua mano erano familiari. “Dobbiamo smetterla di incontrarci così, Maya. La gente comincia a sospettare.” scherzò debolmente.
 
“Eep! Uhm, Akagi-senpai?! I-i-io, n-n-noi non siamo… ehm…” Il Tenente Ibuki squittì imbarazzata da dove si trovava, accanto al letto d’ospedale di Ritsuko.



Ritsuko sorrise stancamente aprendo gli occhi. Come si aspettava, Maya era di un rosso vivo. Ma la stanza era vuota, e questo risparmiò alla sua assistente ulteriori imbarazzi. “Per quanto tempo sono rimasta svenuta?”



Maya lottò per ricomporsi. “C-circa due ore. S-sono rimasta con te perché ero preoccupata… S-sei… svenuta tra le mie br… uhm, addosso a me!”
 
Ritsuko guardò Maya in volto. Sulle sue guance c’era ancora l’impronta della sua mano insanguinata. Non si era nemmeno allontanata per lavarsela. “E sei stata qui tutto il tempo…” disse. Era una domanda a metà.
 
“Sei svenuta.” ripeté Maya, borbottando verso il basso, cercando di nascondere il suo rossore. “Ero preoccupata…”
 
Ritsuko sospirò, ma non poté evitare del tutto che un angolo delle sue labbra si alzasse in un leggero sorriso. “Maya, è… molto dolce da parte tua, ma sono una donna adulta. Posso camminare, masticare una gomma, vestirmi da sola e… posso…” Le sensazioni che avevano solleticato la sua mente si fecero improvvisamente più insistenti. Sbatté bruscamente le palpebre e abbassò lo sguardo sul camice da ospedale che ora indossava. Sollevò il lenzuolo che copriva la parte inferiore del suo corpo per avere una conferma. “Maya, dove sono la mia gonna e la mia biancheria intima?”
 
Maya arrossì nuovamente. “Beh… le infermiere hanno insistito dopo averti portata qui! Hai… uhm… avuto un piccolo incidente.”



Fu il turno di Ritsuko di arrossire per l’imbarazzo. ‘Ok, quindi, ‘farsela addosso dalla paura’ non ti fa sembrare così adulta in questo momento.’



“Li ho fatti portare a lavare! Torneranno tra…” Un bussare alla porta fermò il balbettio di Maya. “Oh… potrebbero essere loro! I-i-io è meglio che vada a controllare!”
 
Diede un’ultima stretta alla mano di Ritsuko e praticamente saltò dalla sedia, sfrecciando verso la porta. Ma ad accoglierla, una volta aperta, non c’era un’inserviente con gli abiti. C’era una Rei Ayanami dal volto completamente inespressivo in piedi nella sua uniforme scolastica.
 
“Buonasera, Tenente Ibuki. Ho bisogno di parlare con la dottoressa Akagi, se ha ripreso conoscenza.” disse con calma il First Children. Il suo sguardo scivolò oltre Maya per vedere Ritsuko seduta sul letto. “Vedo che si è ripresa. Posso entrare? O state ancora parlando? Non vorrei interrompere.”
 


“Ah, ehm, n-no, entra pure, Ayanami-san.” Maya si allontanò dalla porta, lasciando che Rei la oltrepassasse. “Vado a controllare i tuoi vestiti, Akagi-senpai.” La giovane donna sfrecciò fuori dalla porta, ancora un po’ rossa.
 
Ritsuko sbatté le palpebre quando Rei si voltò per chiudere con cura la porta e girare la chiave. L’inquietante sguardo rosso del pilota – del clone – la fece rabbrividire leggermente mentre si avvicinava al letto, fermandosi appena prima di raggiungerlo. La sua apprensione fu mitigata dalla confusione quando Rei le fece improvvisamente un inchino aggraziato e perfetto. “Ho chiuso la porta a chiave per poter parlare in privato. Volevo scusarmi.”
 
Ritsuko scosse leggermente la testa. “Non capis… Scusarti per cosa?”
 
“Io… non ero io. Ero arrabbiata con lei: l’aumento del piano farmacologico stava interferendo con la mia capacità di sincronizzarmi, così ho cercato di forzare un legame più profondo… e lei l’ha sfruttato.”
 
“L-lei?”
 


“La me all’interno dell’Eva. Lei. Ero… impreparata alla sua rabbia. Sono riuscita a riprendere il controllo prima che potesse raggiungerla, dottoressa, ma…  mi dispiace comunque. Io non la odio, dottoressa Akagi, e non desidero che lei muoia come vorrebbe lei.” Rei incrociò il suo sguardo lentamente.
 
‘Come lei? Lo sapevo. Sapevo che l’Unità 00 cercava me.’ “Tu non mi odi, ma lei sì? E quindi? Lo so che lei stava cercando di uccidermi! Cosa posso fare io se l’anima dell’Unità 00 cerca di farmi fuori? Tu sei il pilota! Tu devi controllarla!”
 
“Lo so. Mi dispiace di aver fallito. Io non desidero che lei muoia, dottoressa. Non ne trarrei alcun vantaggio.” La voce di rei era quasi… vuota, più del solito.
 
La depressione, il desiderio e la rabbia di Ritsuko esplosero. “Non ne trarresti alcun vantaggio?! Lo avresti tutto per te, non è vero? Tu sei il suo animaletto, la sua preziosa bambolina! Dà a te tutto quello che non dà a me! Per lui sono solo un oggetto sacrificabile!” sbottò amaramente verso la ragazza dai capelli blu.
 
Rei la fissò. “Anch’io lo sono.” disse a bassa voce.
 
Ritsuko la guardò disgustata. “Tu sei la sua preferita! E io vorrei che guardasse me come guarda te!”
 


“Non è così. Rei Ayanami è la sua preferita. Non io. Io non sono la prima, e nulla vieta che sarò l’ultima. Io posso morire ed essere sostituita, come è già accaduto.” Gli occhi di Rei caddero verso il pavimento. “Ma spero che non accada ancora. Anche se io non le piaccio, dottoressa, lei non è… l’altra. E… nemmeno io sono l’altra.”
 
Gli occhi di Ritsuko si aguzzarono. “Di cosa stai parlando? L’altra chi?”
 
Gli occhi di Rei incontrarono di nuovo quelli di Ritsuko. “La me dentro l’Eva. Ecco perché la odia, dottoressa. Sua madre, la dottoressa Naoko Akagi, la uccise.”
 
Lo shock attraversò Ritsuko come un lampo a cielo aperto. “…cosa?” riuscì a malapena a sussurrare. ‘Madre… l’ha uccisa? Come?’ balbettavano i suoi pensieri. ‘Io non… Nei registri del Terminal Dogma non… non c’è nulla che indichi che Madre abbia ucciso l’ultimo clone! Io…’ Il suicidio di sua madre fu improvviso e devastante. All’epoca, Ritsuko era stata moto felice di ricevere le attenzioni e il sostegno di che Gendō le aveva riservato, facendole assurgere rapidamente al ruolo che era di sua madre quale miglior scienziato della Nerv… e poco dopo quello di sua amante. All’epoca, lei… o lui? …l’aveva convinta che ciò fosse dovuto alle sue doti uniche e alle sue intuizioni nel campo ancora inesplorato della biologia metafisica. Ora, improvvisamente, tutto sembrava molto più oscuro.
 
“L’ho sentito mentre l’Eva era in berserk, quando mi sono sforzata per ottenere un Sync più profondo. Io l’ho sostituita. La prego di non invidiarmi. Io… non voglio da lui le attenzioni che vuole lei, dottoressa. Il suo strumento è una Rei Ayanami, non importa quale. Se io morissi e lui mi sostituisse, non sono sicura che sarei ancora io. Per il Comandante Ikari, io sono come lei, dottoressa: uno strumento. Lui non prova nulla per me che io voglia.” La voce di Rei era leggermente amareggiata.
 
Ritsuko deglutì contro la gola rinsecchita. ‘Lui non prova nulla per te che tu voglia… lui prova nulla che io voglia per me?’ Aveva la profonda, inquietante sensazione che agli occhi del Comandante lei valesse esattamente quanto Rei. Un usa e getta…
 
La stanza rimase silenziosa per un momento prima che Rei parlasse di nuovo. “Mi ha ordinato di informarla che il dosaggio del mio piano farmacologico deve essere ridotto ai livelli precedenti, perché l’aumento interferisce con la mia capacità di pilotare efficacemente. Svolgerò il mio compito. La Seele deve essere fermata. Ma il Comandante Ikari è… lui non sta facendo questo per me. Può avere tutte le attenzioni che desidera dal Comandante. Io non le voglio, e in verità non gliele auguro.” La sua voce era quasi priva di emozioni come sempre. Quasi. Quella nota amara persisteva ancora.
 
Ritsuko la fissò, quasi paralizzata dal disorientante uragano in cui la breve conversazione con il First Children aveva gettato la sua mente. Madre, un’assassina? Gendō doveva saperlo, nel quartier generale della Nerv non accade nulla che lui non sappia.
 
“Lui… lui sapeva. Deve aver saputo… che… Lui…” cercò di formulare una frase. “Io non… Come ha potuto…”
 
“Ha usato lei, dottoressa. Come usa me. Come usa chiunque.” disse Rei, fredda, vuota… e ancora con quella nota amara. Guardò Ritsuko per un silenzioso momento. “Mi dispiace. Sono venuta anche per questo, per dirglielo. Meritava di saperlo. Io non la odio.” Rei scosse un po’ la testa. “Forse dovrei.” disse pensierosa. “Mi ha sempre trattata come una bambola, non come una persona. Ma io sono io e… nonostante tutto, io non la odio. Quello che facciamo è troppo importante perché queste cose possano distrarci. Quindi non lo farò.”
 
“Io… non sono mia madre.” disse faticosamente Ritsuko, per metà a Rei e per metà a sé stessa. “Io… non sono come lei. Non lo sono!” Le sue mani si strinsero in pugni, stringendo il lenzuolo dell’ospedale. All’improvviso si bloccò e impallidì. Il suo capo si alzò di scatto. “Aspetta… tu ‘non mi odi’?! Questo non… Tu non dovresti essere in grado di odiarmi o meno! I tuoi farmaci…”
 
“Io provo sempre qualcosa, dottoressa. Semplicemente non ne do peso.” disse Rei con fermezza. “Ed è ancora così. L’incremento di farmaci che mi ha dato lunedì ha avuto una reazione… scomposta. Per questo il Comandante Ikari le ordina di tornare al dosaggio precedente. Sappiamo che posso funzionare efficacemente come pilota a quella dose. Non deve preoccuparsi. Sono ancora quella che ero la settimana precedente. Sono dedita alla missione della Nerv. Gli Angeli saranno sconfitti. La Seele ostacolata. Svolgerò la mia funzione, lo scopo per cui sono nata.”
 
Ritsuko la guardò. “Io… mi scuso per… averti trattata così. Io… merda…” Si sforzò sciogliere i pugni. “Lui… ci usa entrambe, e io passo il tempo ad arrabbiarmi con te invece che con lui perché è più facile…” ‘E non mi ha mai detto nulla di mia madre. Non una parola in cinque anni… Lui deve sapere!’
 
Rei annuì. “Siamo più simili di quanto si possa immaginare, dottoressa Akagi. Entrambe non siamo altro che strumenti sacrificabili per lui… ed entrambe abbiamo persone che ancora tengono a noi.”
 
Ritsuko abbaiò una risata amara. “L’ultima volta che ho parlato con Misato, non ho fatto altro che prenderla a parole e le ho dato della pigra alcolizzata. Non penso quindi che tenga ancora molto a me. E Maya…” Fece un cenno verso la porta. “Lei pensa che io sia qualcuno che in realtà non sono.”
 
“Le è molto affezionata. E il Maggiore Katsuragi è ancora preoccupata per lei. Non deve arrendersi. Io non sono la bambola del Comandante Ikari. E nemmeno lei lo è.” Rispose Rei a bassa voce.
 
Si alzò in piedi. “La lascio alle cure del Tenente Ibuki.” Rei fece ancora una volta un inchino perfetto, poi si diresse verso la porta e girò la chiave. La aprì proprio mentre i passi di corsa che si avvicinavano lungo il corridoio raggiungevano la stanza.
 
Il Tenente Ibuki irruppe, con un lembo di stoffa bianca sulla testa. “Akagi-senpai, ho le tue mutandine!”
 
Ritsuko si coprì il volto con le mani. “Oh mio Dio…”
 


Rei si assicurò di dare le spalle alla dottoressa Akagi prima di posare la mano sulla spalla del tenente Ibuki e porle un piccolo sorriso. “Si prenda cura di lei, Tenente. Ha bisogno di lei.” disse a bassa voce, giusto perché solo Maya potesse sentirla.
 
Maya sbatté le palpebre sorpresa a quel commento inaspettato. “Eh? Io…” Abbassò lentamente la mano per cercare di capire quello che Rei le aveva appena detto. Quando la biancheria intima che aveva in mano arrivò all’altezza degli occhi, la guardò e si rese conto di quello che aveva detto ad alta voce poco prima. “……ops.”



“Maya, vieni qui, chiudi la porta e dammi la mia gonna e la mia biancheria!” disse Ritsuko attraverso le mani.
 
Rei decise che poteva sorridere per ancora un momento, poi si sforzò di dare al suo viso la sua solita espressione vuota e si diresse verso il corridoio. Era stata una giornata difficile e voleva vedere i suoi amori. Era tempo di andare a casa.

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Capitolo 71
*** Capitolo 8.24: Avvento ***


Capitolo 8.24: Avvento





Tre settimane prima di Zeruel
 
Asuka giaceva felice sul loro letto, sorridendo pigramente e crogiolandosi negli spasmi di piacere che ancora attraversavano dolcemente il suo corpo. Si stiracchiò come un gatto e lasciò che i suoi occhi si spostassero dove il suo ragazzo stava effettivamente facendo quello che lei aveva suggerito quasi per scherzo.
 
Davvero stai… sì, davvero. Io stavo solo scherzando, mio dolce baka. Non è necessario che tu mi faccia una serenata con le note di Beethoven dopo le nostre ‘sessioni’, sai?”



Lui alzò lo sguardo dal violoncello che stava accordando e le sorrise mentre appoggiava l’archetto sulle corde. “Oh, lo so. Ma mi piace farti sorridere e renderti felice, e sono più bravo con la musica che con le parole, quindi… voglio farlo.” Cominciò a suonare qualcosa di dolce e avvolgente, quasi sorprendentemente delicato per uno strumento dalle note profonde come il violoncello.
 


“Sei davvero uno stupidone.” Asuka scosse la testa e si distese, godendosi la musica. Ogni tanto Shinji faceva qualcosa di simile, qualcosa di così dolce e affettuoso che lei aveva ancora qualche occasionale (ma fortunatamente sempre meno frequente) sensazione di non esserne degna. Ma poi la pura e calorosa meraviglia di essere amata così tanto la colpiva, e lei rabbrividiva felicemente e si abbandonava alla gioia. Poi tornava a cercare di trovare un modo per fare altrettanto. Lei lo amava fervidamente tanto quanto lui, e voleva assicurarsi che anche lui lo sapesse. Perché, se lei aveva questi momenti in cui si sentiva immeritevole di quell’amore, quasi certamente lo era anche lui, e lei voleva far morire sul nascere quell’oscura idea. Le piaceva il sorriso di Shinji tanto quanto a Shinji piaceva quello di Asuka.
 
L’ultima delicata nota terminò e Shinji si fermò, con ancora un sorriso sul suo volto, ma questa volta per il piacere di quello che aveva appena suonato. E a lei piaceva vederlo godersi la sua arte musicale. Da quando stavano insieme, lo aveva guardato suonare molte sere mentre quando erano soli. I pezzi al violoncello che terminavo con intense sessioni di ‘attività fisica’ erano ormai quasi una tradizione tutta loro. Tuttavia, un pensiero la colpì riguardo quest’ultimo pezzo…
 
“Shinji… cos’era questa? In qualche modo… mi sembra di averla già sentita, ma non la riconosco.”
 
Shinji si riprese dal suo momento di estasi musicale. “Mmm? Oh, qualcosa che ho fatto io. È una rielaborazione di un pezzo che mi piace molto, ma non è fatta per essere suonata dal solo violoncello. È una specie di assolo in versione ridotta che ho inventato io visto che non ho mai avuto nessuno con cui duettare o fare un quartetto.”
 
Asuka sbatté le palpebre dalla sorpresa. “Non hai mai avuto nessuno con cui… aspetta… l’hai composta tu? Da solo?”
 
Shinji reclinò il capo, lasciando trasparire un lieve rossore. “Beh… non proprio. È solo un estratto della Passacaglia di Händel-Halvorssen. Non è che sia una composizione del tutto originale. Ho solo…” agitava vagamente l’archetto. “Insomma ho… tirato fuori le parti che potevo e le ho adattate per un assolo, ecco.”
 
“Ma è comunque… accidenti, Shinji. Dovrei essere io il genio, ma mai riuscirei a fare una cosa del genere.”
 
“Non c’è nulla di male, Asuka. Tu non sei una musicista.”
 
Un’idea si fece spazio nella mente di Asuka. Lanciò a Shinji un ghigno selvaggio e saltò giù dal letto, piantando le mani sui fianchi e sfoggiando la sua smorfia più arrogante. “Ah sì? ‘Non sono una musicista’, eh? Io sono la Grande Asuka Langley Sōryū! Sono la migliore in tutto! Te la faccio vedere io, signor Io-Sono-Intelligente!”
 
Si voltò di scatto verso il suo armadio, spalancando l’anta e tuffandosi nelle scatole più in fondo. “Dov’è, dov… A-HAH!”
 
Emerse trionfante con una custodia dalla forma inconfondibile tra le mani. “È da un po’ che non suono, quindi potrei essere un po’ arrugginita, ma aspetta e vedrai Shinji! È meglio che tua abbia a portata di mano gli spartiti di quel pezzo, perché da ora,” si avvicinò per dargli un bacio veloce sul suo viso sorpreso, “hai un partner!”
 
---
 


Due settimane prima di Zeruel
 
“Ah… se avessi saputo che era così che mi avresti aiutata a tornare ad allenarmi, avrei tirato fuori questo coso settimane fa.” Asuka si avvinghiò felicemente a Shinji, sentendosi viva e godendosi il calore di Shinji contro la sua schiena e le sue braccia attorno alle proprie.
 


Shinji le baciò dolcemente il capo e le accarezzò con la mano l’avanbraccio sinistro. “Beh, non è di certo il modo migliore per insegnarti, ma credo che nessuno di noi due voglia provare un altro metodo…”
 


“Assolutamente no. E uno, e due…”
 
La mano di Shinji guidò delicatamente la sua, portando l’archetto verso il basso e sulle corde del violino nascosto sotto il mento. Il suono si avvicinava ora a delle note vere e proprie, e non lo stridore frastagliato prodotto dal suo primo tentativo di riprendere in mano lo strumento. In quell’occasione Shinji sussultò e si offrì di aiutarla. Il suo timido abbraccio da dietro per guidare le mani di Asuka si era rapidamente trasformato in un abbraccio molto più stretto che ormai non aveva quasi più nulla a che fare con il fare pratica. A nessuno dei due però dispiacque, per nulla. E poi una settimana di queste ‘ripetizioni’ e la sua tecnica arrugginita quasi sparì.
 
Infine, le mani di Shinji si allontanarono da quelle di Asuka, facendo un passo indietro, sedendosi e raccogliendo il proprio archetto. Le note lente e tentennanti di Asuka si unirono rapidamente a quelle di Shinji, iniziando quello che era un duetto alquanto titubante. Gli occhi di Asuka rimasero per lo più sul leggio di fronte a lei, ma ogni volta che si alzavano per incontrare quelli di Shinji, lui le stava già sorridendo, e non riusciva a rispondere con un sorriso a sua volta.
 
Le ore di pratica. effettuate mentre Misato non era nei dintorni per poter ascoltare, le avevano permesso di migliorare rapidamente. Entrambi avevano convenuto che lasciare che la loro tutrice li vedesse suonare felici insieme sarebbe stato un indizio troppo evidente dei loro veri sentimenti reciproci; quindi, avevano deciso di nasconderlo fino a quando non sarebbero stati obbligati a dirglielo. Non riuscivano a smettere di sorridere ogni volta che suonavano insieme.
 
Ma Asuka sorrideva anche quando non suonavano. Si esercitavano ogni volta che Misato usciva la notte o quando li lasciava soli nel pomeriggio, facendo così rapidi progressi che la fecero migliorare molto. Non ci sarebbe voluto molto prima che potesse davvero duettare con Shinji. Le disse che non aveva mai avuto un partner con cui suonare prima d’ora. E lei si sorprese nello scoprirsi desiderosa di essere lei quel partner.
 
‘Solo io e nessun’altro può anche solo avvicinarsi a tutto questo. Nemmeno Rei potrà mai avere questa piccola connessione d’intimità con lui. Solo io e lui, connessi, partner. Mio.’ Chiuse gli occhi per un momento e assaporò la sensazione delle braccia di Shinji attorno alle sue, delle sue dita agili che guidavano le proprie, del vibrare delle corde… un intero mondo solo per loro due. Non si trattava nemmeno di possessività, per nulla. Quello che voleva Asuka era molto semplice: essere la compagna che Shinji aveva cercato per tanto tempo. Essere la sua parte mancante.
 
‘Come tu lo sei per me, Shinji.’
 
---
 


La settimana dopo Zeruel
 
Il sudore imperlava la fronte di Asuka, minacciando di bruciarle gli occhi mentre colava. Inclinò il capo per lasciare che gocciolasse di lato e si mise a suonare con più veemenza, fissando intensamente le note dell’ultima pagina come se potesse farle tremare di paura.
 


Ultima battuta. Il suo archetto si dimenava da un lato e dall’altro, e la forza di volontà e la concentrazione costringevano le sue mani, non ancora abbastanza esperte, a finire a tempo e a ritmo con Shinji.
 
Dal canto suo, Shinji suonava con semplicità, osservando sempre lei, mai il suo leggio. In effetti non ne aveva nemmeno bisogno, visto che il Canone in Re era un altro di quei pezzi che conosceva a memoria. “E poi,” aveva detto prima, “la parte del violoncello del Canone in Re è qualcosa che posso suonare ad occhi chiusi. È così semplice.”
 


Asuka terminò con un colpo d’archetto, respirando a fatica. “Ce l’ho fatta!” Non una nota sbagliata, non un tempo mancato… aveva suonato con successo un intero pezzo duettando con Shinji.
 
Shinji sorrise dolcemente. “E ora… diamoci dentro.”
 
---
 


La notte del berserk dell’Unità 00
 
Rei guardò per un attimo la porta del proprio appartamento, ma non riusciva a provare interesse ad entrarvi. Era decisamente meglio della sua vecchia casa in tutti i sensi, ma in questo momento non era interessata ad entrarvi. Era invece interessata all’appartamento accanto, la cui vicinanza considerava la caratteristica migliore del suo nuovo domicilio: l’appartamento dove vivevano i suoi amori e dove lei passava ogni momento che poteva. E dopo una giornata come quella, aveva davvero voglia, no. bisogno di crogiolarsi nel bagliore del loro legame e lasciare che lenisse i bordi lacerati della sua anima. Il solo fatto di stare vicino a loro era sufficiente. Sapere che tenevano e lei era quasi troppo bello da essere vero.
 
‘La mia anima è già abbastanza provata dall’aver affrontato l’altra me oggi, e dall’aver nascosto i miei cambiamenti al Comandante e alla dottoressa Akagi. Spero che le mie scuse e la scoperta della verità su sua madre modifichino la visione che ha di me e del Comandante. Ha troppo potere su di me per lasciare che mi sia ostile a quel modo. Non posso tollerare un ulteriore annebbiamento della mia mente. Questo comprometterebbe la mia capacità di proteggere coloro che amo.’ pensò Rei mentre usava la tessera di scorta che il Maggiore Katsuragi le aveva fornito per aprire la porta.
 


Entrò nell’appartamento e fu accolta da una musica. Sbatté le palpebre perplessa e attraversò velocemente la cucina fino al soggiorno per scoprire quale fosse la fonte di quei suoni così incantevoli. Poteva immaginare chi fosse al violoncello, ma chi era al…
 


Entrò in salotto e trovò i suoi amori che brillavano. Ai suoi occhi, il loro legame illuminava la stanza con la pura esplosione di emozioni e intimità che stavano emanando, come se fosse una fiamma. Chiuse gli occhi e si lasciò avvolgere come da una calda coperta di gioia e fiducia.
 


Anche la musica era piacevole

La musica però si fermò quando Shinji interruppe lo sguardo con Asuka e si accorse del suo arrivo. “Rei!” esclamò, scoppiando in un sorriso sollevato.
 


Asuka si voltò di scatto, abbassando il violino. “Sei a casa!”



Posò rapidamente lo strumento e avvolse la ragazza dai capelli blu in un forte abbraccio ancora prima che questi potesse ricambiare il saluto. Rei non era affatto dispiaciuta. La sua felicità aumentò solo quando sentì anche Shinji unirsi all’abbraccio, avvolgendola con le proprie braccia. Presa in quell’abbraccio, stretta e coccolata, con le attenzioni che vedeva e sentiva sprigionare dai suoi amori, rivolte a lei e lei soltanto, Rei chiuse di nuovo gli occhi e si lasciò andare alla cosa più vicina che avesse mai provato ad un momento di perfetta felicità. Per la prima volta nella sua breve vita, in gran parte passata annebbiata, capì cosa significasse ‘piangere dalla felicità’. “Sono a casa.” sussurrò loro.
 


“Bentornata a casa.” rispose automaticamente Shinji, sorridendo. Lui e Asuka lasciarono la presa e si allontanarono abbastanza da poter parlare normalmente. “Rei, siamo così felici di vederti. Asuka mi aveva detto che stavi bene, ma… davvero sei andata a scusarti con la dottoressa Akagi? Lei?”
 
Rei annuì. “Non ero pronta alla rabbia dell’Unità 00. Non voglio fare del male alla dottoressa Akagi, ma lei sì.”
 
Asuka e Shinji si scambiarono uno sguardo. Asuka si voltò verso Rei e cominciò. “Rei… a proposito del tuo Eva… noi pensiamo di… di aver capito qualcosa di importante su di esso. E sui nostri. Noi pens-”
 
Rei portò la mano alle labbra di Asuka, ammutolendola dolcemente. “Io… questa è stata una giornata che mi ha ferita e stancata nell’anima e nel corpo. Credo di sapere cosa volete dirmi, ma… possiamo attendere fino a domani? Voglio solo… stare con voi due questa sera, e lasciare che la vostra presenza e il vostro legame allevino il mio dolore. Per favore…”
 
Il Second e il Third Children si scambiarono un altro sguardo. Shinji alzò le spalle. Asuka guardò di nuovo Rei, annuendo. “Se… è questo quello che vuoi, Rei, allora d’accordo. È importante, ma… lo sei anche tu. È per questo che stavamo suonando, in realtà. Volevamo mostrarti cosa abbiamo fatto nelle ultime settimane e darti il benvenuto a casa con qualcosa di carino dopo quello che è successo oggi pomeriggio. Possiamo… parlarne domani.”
 


“Grazie.” Rei lanciò un’occhiata al violoncello di Shinji. “Era una musica davvero bella quella che avete fatto insieme. Grazie per avermi resa partecipe.”
 
Asuka arrossì. Shinji sbatté le palpebre, poi tossì. “Ah… giusto, la musica. Ehm… non c’è di che, Rei. Siediti, abbiamo altro da suonare per te. Oh, ma prima ti preparo la cena! Ti ho preparato riso e miso vegetale.”
 


Rei si sedete accanto alla sedia e al leggio di Asuka. “Siete entrambi… così meravigliosi. Spero di potervi ripagare di tutto, un giorno.”
 
Asuka distolse lo sguardo, ancora piuttosto rossa in viso. “Sì, beh… uhm… sai quello che proviamo, Rei. Tu… né io né Shinji potremmo mai sopportare che ti accada qualcosa o che ti faccia del male. Quella cosa del berserk ci ha fatto preoccupare molto. Tu… t-tu sei molto importante per noi, sai’ Quindi… s-siamo felici che tu stia bene e che sia a casa.”
 


“Tornerò sempre da voi due, Asuka. Se posso promettervi qualcosa dal mio amore per voi, posso promettervi questo.
 


Asuka arrossì di nuovo e cercò di balbettare qualcosa. “Io… Shinji, dov’è la cena di Rei? Abbiamo della musica che ci attende!”
 


Rei sorrise di nuovo, riposandosi, rilassandosi. Questo era davvero tutto. Tornare dalle persone che l’amavano e che le confortavano il cuore. Sì… nessun Perfezionamento valeva tutto questo. Tutto questo era casa.
 
‘‘Dove si trova il cuore’. Ora capisco.’ Rei fece un respiro profondo e si rilassò un po’ di più. Era una sensazione mai provata prima. ‘È così… non sono mai stata a casa prima d’ora. E ora non voglio andarmene mai più.’

---
 


L’appartamento 298-B del Geofront era, per gli standard abitativi del Giappone post-Second Impact, enorme, lussuoso e ben arredato. Si trovava al di sotto di una serie di lastre protettive, scudi e armi di difesa. Era pieno di tecnologia all’avanguardia e di mobili e arredi all’ultima moda.
 
Era anche molto freddo, solitario e vuoto, fatto salvo per un gatto, due bottiglie di vino vuote e una donna in lacrime.

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Capitolo 72
*** Capitolo 8.25: Avvento ***


Capitolo 8.25: Avvento





L’appartamento 298-B del Geofront era, per gli standard abitativi del Giappone post-Second Impact, enorme, lussuoso e ben arredato. Si trovava al di sotto di una serie di lastre protettive, scudi e armi di difesa. Era pieno di tecnologia all’avanguardia e di mobili e arredi all’ultima moda.
 
Era anche molto freddo, solitario e vuoto, fatto salvo per un gatto, due bottiglie di vino vuote e una donna in lacrime.
 
‘Sì beh… ffforse tre b’ttiglie. Difficile d’rlo, non v’gliono ssstare ferme.’ cercò di pensare Ritsuko. Il vino non aveva certo reso le cose più chiare, anzi aveva fornito un annebbiamento eccellente. Inoltre, con gli antidolorifici che aveva preso in ospedale, ora non sentiva proprio nessun tipo di dolore.
 


Non era stata una buona idea già dall’inizio, ma Ritsuko era stanca, dolorante dentro e fuori, e aveva un bisogno quasi disperato di un po’ di insensibilità, di isolamento addirittura. Sentiva che il punto di rottura stava arrivando e voleva un po’ di solitudine. Non voleva che tutto ciò avvenisse di fronte a qualcuno. Aveva dovuto dissuadere fermamente una Maya molto insistente che voleva accompagnarla a casa. Era stato veramente difficile: Maya era molto determinata a non lasciare sola la sua Senpai che le sembrava visibilmente turbata, e la prospettiva che Maya, con la sua evidente preoccupazione per Ritsuko e la sua incessante allegria, potesse accompagnarla a casa e rimanere con lei era un’idea estremamente seducente, attraente al punto che Ritsuko aveva quasi iniziato a singhiozzare già in ospedale, per quanto lo desiderasse. Ma sapeva che sarebbe stata una brutta, bruttissima serata e si sforzò di dire a Maya di andarsene a casa sua e che si sarebbero viste l’indomani.
 
“Nnnon posso lasciargl’lo fare. Non possso. Pensa che io sssia una grande d’nna. Ma sse sapesse anche s’lo la metà delle cose che ho fatto, dei peccati che ho c’mmesso… per lui.”
 
Si girò e si mise a sedere sul letto in modo alquanto instabile. Lui. Era stata tutto ciò che lui le aveva chiesto. Genio della scienza, maga del computer, persona di fiducia… puttana. A volte odiava quanto desiderasse esserlo.
 
‘E tu hai preso per il culo Misato e Kaji per quello che facevano… almeno loro ci tengono, si amano. Lui cosa pensa di te? Pensi che gli interessi di te?’
 
“Taci…” borbottò tra sé e sé. Stupide voci. Il vino avrebbe dovuto tenerle a bada, non farle uscire. Si alzò in piedi e barcollò fino in cucina alla ricerca di un’altra bottiglia.
 
Passando davanti al soggiorno si guardò intorno. Elegante, decorazioni a tema gatto… e nessuna traccia di lui. Nemmeno un libro fuori posto o un singolo oggetto suo. Niente regali o fiori, niente. Non si fermava mai la notte, e comunque raramente veniva a casa sua. Era sempre lei ad andare da lui. Quando lui la chiamava, oppure quando lei ci andava per conto proprio. Di solito lui la lasciava fare.
 


‘E per cosa? Per lui sei solo un altro giocattolo. Vali meno della bambola. E persino lei ti compatisce perché lo vuoi. Lei non lo vuole. Solo tu. Solo tu… proprio come Madre.’
 


Ed eccolo lì. Quel pensiero che l’aveva fatta bere nonostante gli antidolorifici, che l’aveva fatta bere pensando che fosse meglio questo che non rimuginare sulla sua solitudine e la mancanza di un vero affetto da parte di Gendō. Quel pensiero che aveva cercato di evitare per tutta la notte.
 
‘Madre era un’assassina.’
 
Aprì il frigorifero e cercò l’ultima bottiglia di vino. Le ci vollero tre tentativi per togliere il tappo. Reclinò il capo all’indietro e bevve un lungo sorso dalla bottiglia prima di avviarsi verso la camera da letto. Con un po’ di fortuna sarebbe riuscita a bere fino a perdere i sensi prima di… prima di…
 
‘Madre era un’assassina. Ha ucciso la prima Rei. E poi si è suicidata…’
 
Scosse il capo, cercando di allontanare quel pensiero. Ottenne solo di far roteare la stanza ancora di più, con il pavimento che traballava sotto i suoi piedi come una gelatina.
 


‘E tu sei come lei.’
 
Si accasciò sulla sedia della scrivania in camera da letto, e il lasciarsi andare a peso morto fece cadere la coppia di pupazzi a forma di gatto che aveva accanto al computer. Le statuette, una bianca e una nera, rimbalzarono l’una contro l’altra, poi rotolarono via. Quella nera rotolò all’indietro e andò a sbattere contro il monitor. Quella bianca rotolò verso il bordo della scrivania, sfuggì alle sue dita intorpidite e si frantumò in un’esplosione di frammenti in ceramica quando colpì il pavimento.
 


‘Oh, guarda, una metafora.’ notò amaramente la sua voce interiore.
 
“Io nnnon sono come lei. No. Non mi…” La testa le pulsava. Il corpo era indolenzito. Lo stomaco le faceva male. Cercò il flacone di antidolorifici che aveva portato a casa dall’ospedale. Il tappo a prova di bambini si rivelò a prova di Ritsuko dopo tre bottiglie di vino. “Non mi butterò giù dalla torre dei Magi!” Lanciò la bottiglia contro il letto in preda alla frustrazione.
 
‘Ti sei quasi scolata tre bottiglie di vino e vuoi prendere altre pillole. Sei una cazzo di dottoressa, Ritsuko. Vogliamo continuare a far finta di non sapere cosa succede quando si mescolano sedativi e alti livelli di alcol? Vogliamo continuare a fare finta che questo non sia un mezzo tentativo di suicidio?’
 
I suoi occhi si allargarono e il suo sguardo si posò sul flacone di pillole sul letto. La lingua le scivolava tra i denti, il sapore nauseante del vino le riempiva ancora la bocca.
 
‘Lo sai che hai pensato di farlo. Di farle del male. Quell’ultimo piccolo ‘incremento’ non era solo per stabilizzarla, vero? Volevi punire la bambolina perché lui guardava lei e non te. La dose era appena poco inferiore a quella che sapevi sarebbe stata eccessiva, e non ti sei nemmeno preoccupata di fare un esame del sangue prima. Sapevi cosa stavi e facendo. E se fosse stato troppo, ops, peccato, bastava tirare fuori dalla vasca un nuovo clone, visto che è solo una bambola usa e getta. Non avresti versato una lacrima se fosse morta per un ‘incidente’. Tutto perché lui continuasse ad avere occhi solo per te… proprio come Madre.’
 


Lo stomaco di Ritsuko si ribellò e lei si precipitò in bagno. Arrivò a malapena al water prima che un violento rigurgito di vino, bile e succhi gastrici le eruttasse dalle labbra. Il water sembrava quasi un’offerta di sangue, da quanto vino aveva rigurgitato. “N’n sono lei… non sono lei…” ansimò debolmente mentre i rigurgiti finalmente si arrestarono.
 
‘Credi davvero che un po’ di tinta per capelli faccia una cazzo di differenza? Sei il suo direttore scientifico, gli gestisci i suoi Eva e il Magi System, sei nel suo letto, cerchi disperatamente le sue attenzioni, vuoi fare del male a Rei perché è una minaccia alla tua cosiddetta ‘relazione’ con lui… Ammettilo: ti manca solo la tintura giusta e di uccidere una ragazza prima di diventare esattamente come Madre! Dopodiché un bel volo dalla torre dei Magi! Ma ehi, sei riuscita ad andare direttamente al ‘suicidio’ senza passare per l’omicidio’! In questo sei sicuramente migliore! Beccati questo, Madre!’
 
“No… non lo f’rò… mai…” borbottò nella tazza del water. “Non sono come lei… non v’glio essere lei… È st… è stato un ‘ncidente…” biascicò, con qualche filo di saliva e moccio che le colavano ancora dal viso verso la tazza del water. “V’levo solo bere per d’menticare… per non p’nsare…” Lacrime calde e amare cominciarono a unirsi ai fili di bile e moccio che ancora le colavano dal viso verso la tazza. “Smett’re di pensare… fa male… da sola…”
 


Si alzò in piedi barcollando e si pulì il viso con un asciugamano che gettò sul pavimento. Avrebbe pulito l’indomani. Sempre se ci fosse stato un domani.
 
‘Sei proprio come lei… stupida, cieca, usata…’
 
Si fermò per appoggiarsi quasi a peso morto allo stipite della porta del bagno mentre usciva. C’era una scia di sangue sul pavimento, che andava… fino a lei? Guardò in basso, poi sollevò il piede sinistro per controllare. Sì, una scheggia di ceramica bianca sporgeva dalla base del piede e lasciava sgorgare del sangue. Non si era nemmeno accorta della ferita o del sangue. Non sentiva nulla.
 
‘Questa metafora continua, non è così? Non senti nemmeno quando ti fai male scappando da qualcosa provocato comunque da lui… oh guarda, ora hai anche le mani sporche di sangue!’
 
Riuscì a estrarre la scheggia al quarto tentativo, procurandosi un altro piccolo taglio sul polpastrello. Comunque non sentiva ancora nulla.
 
‘Stupida, cieca, sciocca. Pensi di essere così intelligente. Sono mesi che sai che ti sta solo usando, ma continui a trovare scuse. E per tutto questo tempo non ha mai detto una parola riguardo a Madre. Bastardo. E scommetto quello che vuoi che se ti chiamasse adesso andresti subito da lui, di corsa, solo per non sentirti sola. L’ultima volta che la tua più vecchia e cara a mica ha provato a parlarti le hai detto che era una pigra alcolizzata. È stata lei a venire a trovarti, non lui. Lei e… Maya. A cui hai detto categoricamente di lasciarti in pace stasera. E poi sei tornata subito a casa e hai iniziato a bere a stomaco vuoto e a prendere antidolorifici.’
 
Non c’era modo che riuscisse a preoccuparsi del sangue.
 
‘Sei senza speranza.’
 
Si limitò quindi a barcollare intorno ai frammenti rimasti fino ad arrivare al letto, allungando la mano per prendere la bottiglia di vino mentre le passava accanto. Posò con cura la bottiglia sul comodino prima di crollare sul letto. Quel letto matrimoniale che era fin troppo vuoto e freddo. Come sempre.
 
“Lui n’n si ferma mai…” La sua bocca sapeva di bile e di un persistente retrogusto di vino. Allungò la mano verso il lato vuoto del letto, là dove avrebbe dovuto trovarsi un compagno, un amante, qualcuno da abbracciare. Le sue dita trovarono solo fredde lenzuola di raso e un flacone di pillole ancora chiuso. Rabbrividì e le spinse via.
 


Le lenzuola erano ancora fredde. Lo spazio accanto a lei era così vuoto. Non aveva mai sentito la totale assenza di qualcosa che la prendesse così tanto in giro.
 
‘Cos’era ad essere ‘affascinante’? Lui? Le sue attenzioni? Il fatto che fosse lì dopo quello che ha fatto Madre? Quel complesso di Elettra è una rogna, vero? Hai così tanta paura di restare da sola? Hai paura che nessuno ti voglia? Il modo con cui tratti gli amici che hai, non sorprende che nessuno voglia stare qui con te.’
 
“Maya voleva…” sussurrò.
 


‘La cara, dolce, ingenua Maya, che non ha idea di chi tu sia veramente? Che non sa che le tue mani sono ricoperte di sangue e che lo stai aiutando volontariamente a pianificare una strage di massa? Che proverebbe ribrezzo se fosse qui in questo momento e potesse sentire quello che stai pensando? Immagina la sua espressione se sapesse tutto questo… Sei davvero senza speranze, Ritsuko. Misato e Kaji stanno insieme. Lo sai che sono tornati insieme, anche se continuano a negarlo. Quella Horaki ha un ragazzo. Perfino il First Children ha amici, sì, al plurale, amici. Tu chi hai?’
 


Ritsuko non riuscì a trattenere il pianto. Afferrò l’altro cuscino e lo strinse in un abbraccio stritolante. “Fa male… n’n… n’n voglio… stare sola…”
 
‘Di certo però hai fatto un ottimo lavoro a fare andare le cose in perfetto ordine. Nessuno, ti cerca, hai detto all’unica persona che voleva stare qui di andarsene a casa e di non chiamarti, e poi hai iniziato a cercare di ucciderti o di bere fino a perdere i sensi. Sicura che non sia questo quello che vuoi?’
 
Il cuscino stava diventando un ammasso pieno di lacrime e moccio. “N’n voglio… stare sola…” disse piangendo nel cuscino.
 
Inaspettatamente, no, inarrestabilmente, una visione si fece strada nella sua mente: Maya, sdraiata accanto a lei, che le sorrideva dolcemente, preoccupata, e si avvicinava per toglierle i capelli dal volto. Poteva quasi sentire le sue dita fresche sulla fronte. I suoi occhi, pieni di attenzioni. Per lei. Solo per il fatto di essere lei. Solo per il fatto di voler essere lì con lei, per lei, accanto a lei.
 
Era così bello che faceva male.
 
“Lei n’n sa… n’n posso… n’n posso p’rmettere che sappia…”
 
‘Lei era lì quando ti sei svegliata. Per due volte. Ed è il doppio di quanto lui abbia mai fatto.’
 
“Lei mi odierebbe…”
 
‘Ne sei sicura? Pensavi che lui ti avrebbe amato. E ti sbagliavi. Vuoi continuare a stare sola in questo modo a lungo? Questa volta sei riuscita a fermarti e vomitare tutto. Vogliamo davvero scommettere che non ci riproverai un’altra sera se continui a stare così?’
 
I ricordi le balenarono in mente. Lui, appena dopo quello che accadde a Madre, mentre le diceva: ‘Ritsuko Akagi, ho davvero bisogno di te. Alto, tenebroso, autoritario, tutto ciò che la faceva sciogliere. Gli aveva creduto, allora. E quando lui si era lasciato ‘sedurre’ da lei, da quei suoi imbarazzanti venticinque anni, si era elettrizzata al suo tocco, al suo peso, tutto. Si era sentita richiesta, desiderata, appagata… E ora non riusciva a smettere di sentire quel piccolo sussurro, ‘Yui’, detto da lui… l’ultima volta non era nemmeno la prima volta che accadeva.
 


‘Lei potrebbe odiarti… ma a lui sai per certo che non interessi. A lei potrebbe invece importare di te. Anche Misato è venuta a trovarti. Perfino Kaji. E se quei due riescono a perdonarsi a vicenda e a ricominciare, forse… forse puoi farlo anche tu. Forse c’è una via d’uscita che non sia… questa.’
 
“Ma…”
 
‘Se Misato e Kaji e… e Maya ti volteranno le spalle, allora… è qui che ti ritroverai ancora. Non puoi andare più in basso di così. Puoi solo salire. A meno che tu non voglia voltarti e prendere altre pillole, e poi accompagnarle con dell’altro vino, e finire quello che hai iniziato.’
 
Ritsuko rimase sdraiata, respirando e stringendo il cuscino come fosse un salvagente per molto, molto tempo. Infine si voltò, con le mani tremanti, raggiungendo il comodino dove si trovavano le bottiglie…



















…e prese il telefono.

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Capitolo 73
*** Capitolo 8.26: Avvento ***


Capitolo 8.26: Avvento





Con non poca difficoltà, digitò il pulsante sul telefono che fece partire la chiamata verso un numero già memorizzato. Squillò più volte. Non c’era da stupirsi: era molto tardi. O forse molto presto.
 
Click. “…Sì?”
 
Ritsuko deglutì. “…Io… …ho bisogno del tuo aiuto.”
 


Ci fu una lunga pausa. “…ora?”



“Sì.”
 
Un’altra lunga pausa. “…Appartamento 298-B?”
 
Ritsuko quasi pianse dal sollievo. “Sì.” ansimò.
 
La chiamata terminò. Si afflosciò sul letto e il telefono le cadde di mano per andare a posarsi accanto a lei. L’appartamento era ancora buio, freddo e desolato… ma ora Ritsuko non si sentiva più così sola.
 
---
 


Aprì gli occhi di scatto, un debole gridolino allarmato venne borbottato a metà bocca prima di svegliarsi completamente. Si mise a sedere, strofinandosi gli occhi, cercando di rallentare il battito cardiaco martellante e i respiri affannosi.
 
“Dannazione… Misato, è colpa tua, cazzo!” Erano settimane che non aveva più incubi. Mesi. Nemmeno una volta da quando Shinji aveva iniziato a dormire accanto a lei. Ma ora erano tornati, e lei sapeva perché: era passata quasi una settimana da quando Misato aveva chiesto/obbligato loro di dormire separati finché non avesse deciso come reagire alla notizia che stavano insieme. La notte prima era già stata abbastanza brutta, un sonno irrequieto e agitato, e la situazione era peggiorata di giorno in giorno. Ora si stava svegliando da un incubo che quasi non riusciva a ricordare…
 
Si strinse il petto. No… tutto quello che sperava era di dimenticare. Il ricordo del sogno le rimase impresso, più che sufficiente per farle scorrere un’altra ondata di brividi lungo il corpo. Guardò l’orologio accanto al letto. 4:23.
 
Asuka si morse il labbro per un secondo, ma poi si alzò dal letto, mormorando. “…adesso basta. Non ce la faccio più. Scusami, Misato, ma io ho bisogno di lui.”
 


Prese i vestiti per il giorno dopo dal guardaroba e i trasmettitori A-10 dal comodino. Si diresse in punta di piedi verso la porta e la aprì silenziosamente. Un’occhiata cauta in fondo al corridoio non rilevò alcun segno di attività dalla stanza di Misato. Attraversò il corridoio di nascosto, trattenendo il respiro per fare il tutto il più silenziosamente possibile. Aprì e chiuse la porta della stanza di Shinji in meno di due secondi. Infilò il suo fagotto di vestiti nell’angolo accanto alla porta. Alzandosi da dove si era chinata, quasi sobbalzò quando si voltò e trovò Shinji seduto sul letto che la fissava, ma la confusione si sciolse in un caldo sorriso che ne accese uno uguale sul volto di fronte. “Ehi…”
 


“C’era una volta, un tempo in cui se tu ti fossi intrufolata in camera mia di notte con solo maglietta e slip mi avresti fatto svenire per il terrore o per il sangue che mi sarebbe uscito dal naso dallo stupore. Ora sono solo molto felice di vederti. Anche tu non riuscivi a dormire?” chiese Shinji, sollevando il lenzuolo e spostandosi per farle spazio.
 


Lei accettò di buon grado l’offerta, infilandosi in un attimo sotto le lenzuola, godendosi il calduccio lasciato nel letto da Shinji e avvolgendogli le braccia intorno. “No, peggio. Stavo dormendo e ho avuto un…”
 
Le labbra di Shinji formarono una linea cupa. “Un incubo.” Le accarezzò la guancia, facendole scorrere altri brividi lungo la schiena, ma stavolta erano brividi buoni. “Mi dispiace di non essere stato lì con te, Asuka.”
 
Lei gli si accoccolò accanto, lasciando che il suo calore si diffondesse attraverso la maglietta. Sentiva già che si stava rilassando, che l’indescrivibile tensione dentro di lei si stava già sciogliendo. “Non è colpa tua, mio dolce baka. Ma dobbiamo fare in modo che Misato ci permetta di tornare a dormire insieme già domani. Non riesco più a sopportare questa situazione. Mi piace non avere incubi ogni maledetta notte, e se tu non mi sei accanto questi arrivano. Sono peggiorati di notte in notte, e ora sono talmente brutti che mi svegliano nel sonno.”
 
Shinji la strinse per un attimo. “Ti… ti va di parlarne?”
 
Asuka non riuscì a trattenere un sorriso nel buio. Shinji non le avrebbe mai osato chiedere una cosa simile quattro mesi fa, e lei gli avrebbe staccato la testa a morsi se ci avesse solo tentato. Ora invece si sentiva tranquilla all’idea di farlo, se avesse voluto, anche se dovette reprimere l’ondata di ansia che il ricordo di quell’incubo aveva risvegliato. “…forse.”
 
“Si trattava… ancora di tua madre?” chiese lui esitante.
 
Lei scosse leggermente il capo. “No. Un incubo nuovo. Peggiore.”
 
Asuka poté quasi sentire le sopracciglia di Shinji alzarsi. “Peggiore dell’incubo su tua madre? Cosa potr-”
 
Lo abbracciò più forte, come se potesse scivolargli via. “Tu.”
 


“Io? …oh.”



Asuka annuì di nuovo. “Stavamo combattendo contro Israfel, ma…” fece una pausa e lo strinse di nuovo, per tranquillizzarsi. “Quando… quando è esploso, qualcosa aveva trafitto l’Entry Plug dell’Unità 01 e tu non c’eri più e io non potevo fare nulla, e… e…” Si fermò, incapace di pronunciare quelle terribili parole ad alta voce.
 
Shinji annuì. “Anch’io ho avuto qualche incubo simile.” disse quasi sussurrando. “Forse ha ragione Misato quando dice che non dovr-”
 
“No.” lo interruppe Asuka. “Non smetteremo di amarci, quindi non ci resta smettere di pilotare, cosa che non accadrà. Siamo gli unici che possiamo farlo. Abbiamo già visto cosa accade quando Rei viene lascata a combattere da sola. Non farò mai una cosa del genere a lei o ha Hikari finché potremo fare qualcosa. E non andrò mai in battaglia senza di te al mio fianco. E te l’ho già detto, non ti è permesso morire, mai.”
 
Shinji fece un'unica, triste risata. Si era aggrappata a lui così forte che quasi stava tremando. Nonostante le sue parole, si capiva che l’incubo l’aveva davvero turbata. “Nemmeno tu, Asuka. Io… davvero, sarei completamente distrutto se ti dovesse succedere qualcosa. Se… se avessi tardato a saltare in quel vulcano anche di un solo secondo…” Non riuscì nemmeno a finire la frase, limitandosi ad affondare il viso tra i suoi capelli rossi.
 
Asuka rimase in silenzio per un minuto. “Uno psichiatra probabilmente direbbe che siamo ‘completamente e malsanamente dipendenti l’uno dall’altra’, ma se lo possono mettere in quel posto. Non sono mai stata così felice. E… non voglio smettere.” Voltò il capo per guardarlo negli occhi. “E so che tu provi la stessa cosa. È questa la parte più bella. Non ho bisogno di dubitarlo. Io lo so, perché tu sei come me.”
 
Shinji allontanò visibilmente i pensieri oscuri e un piccolo sorriso gli attraversò le labbra. “Oh, quindi ora sei un baka anche tu?”
 
Asuka gli fece la linguaccia. “No, quello è ancora compito tuo.” Chiuse gli occhi. “Così come quello di essere il mio cuscino per tenere lontani i brutti sogni. Quindi rimango qui stanotte, dobbiamo solo fare attenzione di alzarci prima di Misato.”
 
Shinji scrollò le spalle. “Credo che se dovesse scoprirci stanotte e le dicessimo che siamo rimasti entrambi vestiti e che non è successo nulla se non abbracciarci… ci crederebbe. Ma… per quanto non mi piaccia fare l’opposto di quello che ci ha chiesto…”
 
Asuka sbuffò al ‘chiesto’.
 
“…mi importa di più che tu non abbia incubi.” Anche lui chiuse gli occhi.
 
“Vietato morire, ok? E questo vale anche per Rei. Voi due… state attenti.” disse Asuka con dolcezza. “Per quanto possa sembrare strano da dire, non credo che io… e nemmeno tu possa sopportare di perdere Wondergirl adesso. Lei è… accidenti, non avrei mai pensato di dirlo, ma anch’io la amo, quasi quanto amo te, Shinji. Non voglio avere ancora paura di non riuscire a salvarla in tempo, come in quella battaglia.”
 
Poté sentire Shinji deglutire nel buio. “G-già… Io… non ho bisogno di… Tu sei ciò che voglio, Asuka. Ma so che… Insomma, Rei avrebbe potuto essere con me, sai? I-insomma…”
 
“Sì, ti capisco.” Asuka si irrigidì. “Insomma, è così bella… v-v-voglio dire…”
 
Shinji la strinse un poco. “N-non preoccuparti, Asuka. Io… capisco cosa vuoi dire. Non è che… non è che la amiamo e basta.”
 
“N-non è che improvvisamente mi piacciano le ragazze, eh! Solo… solo Rei. Io ho anche… Tu ultimamente hai pensato a come sarebbe un bacio con lei, vero?”
 
“…sì. Tu sai che io non farei mai una cos-” ammise Shinji tutto d’un fiato.
 
Asuka riuscì a trovare le sue labbra a tastoni per un bacio veloce. “Lo so. Nemmeno io. Ma… sì, la amiamo. E se anche non riusciremo mai a… essere in grado di… uhm… fare spazio per lei, vogliamo che sia felice, giusto?”
 
“Sì. Quindi… noi la… aiutiamo a trovare qualcuno? Non saprei chi potrebbe… andare bene per lei.” disse lentamente.
 
“Non lo so nemmeno io, ma per ora assicuriamoci di dirle dell’anima di sua madre e… di regalarle altre serate come questa. Non credo di averla mai vista così felice.”
 
“…giusto. Mi chiedo se lo fosse veramente. Chiedeva se poteva imparare qualcosa per suonare coni, ti rendi conto?”
 
“Wondergirl non è una sciocca. Potrebbe farlo tranquillamente. E una viola è il complemento naturale per fare un trio d’archi con me e te.” Asuka sorrise nel buio. “Forse non potremo ‘stare insieme’ a lei, ma possiamo comunque suonare insieme, hmm?”
 
“Mi… mi piace come idea.”
 
“Anche a me. Allora domani vediamo di farlo. Facciamo in modo che sappia che anche noi la amiamo.”
 


---
 


Fortunatamente, l’abitudine di Shinji di alzarsi presto gli evitò di essere scoperti ancora a letto: entrambi erano vestiti e intenti a fare colazione ancora prima che Misato uscisse dalla sua stanza. Una vera fortuna: Misato aveva gli occhi insolitamente vivi e non mostrava alcun segno dei suoi soliti postumi mattutini, anche se sembrava ancora stanca. Era stata di nuovo fuori fino a tardi con Kaji o qualcosa del genere, cosa che Shinji e Asuka avevano apprezzato molto, visto che gli aveva dato la possibilità di passare la serata soli con Rei.
 
Misato si limitò a salutarli borbottando e facendo cenno di andare a scuola. Questa fase fu leggermente ritardata da alcuni minuti di baci prima che uscissero effettivamente dall’appartamento. Asuka si era felicemente abituata al loro bacio mattutino, una routine che si era estesa un po’ da quando non dovevano più fare attenzione a nasconderlo.
 
Misato si affacciò da dietro l’angolo del corridoio d’ingresso poiché non aveva ancora sentito la porta aprirsi e chiudersi già da diversi minuti. Scosse il capo guardando la coppia che si stava ancora baciando felicemente. “Muovetevi, voi due. Non vorrete dover spiegare perché siete arrivati in ritardo a scuola. E di certo non ho intenzione di farlo io.”
 


“Spiegare? Hah! Vantarmi, semmai.” ribatté Asuka, ma a malincuore lasciò l’abbraccio con Shinji e premette il pulsante per aprire la porta. “Metà della nostra colasse è comunque gelosa di noi. Tutte le Arpie che sbavano dietro al mio baka-Shinji lo sono di sicuro. Ma lui è mio mio mio~.” Lasciò che un sorriso compiaciuto prendesse spazio sulle sue labbra mentre tirava per mano Shinji fuori dalla porta.
 


La loro prima tappa fu proprio la porta accanto. Premettero insieme il campanello dell’appartamento di Rei e si scambiarono un sorriso. Rei praticamente galleggiava in aria quando se n’era andata la sera prima, con un sorriso beato sul volto dopo un ultimo giro di abbracci-doppi.
 
Ma ad accoglierli, quando si aprì la porta, fu un First Children molto più sommesso. Il viso di Rei era così vuoto e pallido che per un attimo Shinji temette che avesse avuto una ricaduta per via dei farmaci. Ma le deboli occhiaie dimostravano che era più che altro una normale stanchezza a renderla vuota oggi.
 
“Stai bene, Rei? Quando sei andata via ieri sera sembrava che stessi molto meglio.” chiese Asuka, preoccupata.
 


Rei le fece un sorriso stanco e scosse il capo. “Sto bene. Non ho riposato molto stanotte. Gli eventi di ieri sono stati… stressanti. Starò bene. Credo che la mia chiacchierata con la dottoressa Akagi abbia raggiunto un nuovo livello di stabilità per noi. Siamo più simili di quanto pensasse.”
 


Shinji e Asuka si scambiarono un’occhiata. Erano stati contenti di sapere che Rei aveva convinto il Comandante a ordinare il ritorno al suo vecchio regime farmacologico, sapevano infatti che a quel livello Rei era in grado di ingannare gli esami con l’aiuto di campioni di urina di scorta raccolti prima di smettere di prendere i farmaci. Ma era stata piuttosto vaga sul resto della sua conversazione con la dottoressa tinta di colore biondo, non lasciandosi scappare nulla se non che le sue scuse erano state accettate e che la dottoressa Akagi si era persino scusata con Rei per come l’aveva trattata. Asuka torno a guardare Rei, corrucciata. “Non sei affatto come lei, Rei. Sei una bellissima persona che amiamo e di cui ci fidiamo. Lei è una stronza di dimensioni colossali per la quale nessuno verserebbe una lacrima se dovesse cadere nell’LCL delle gabbie degli Eva e dovesse annegarci dentro.”
 
“Forse è proprio questo il problema.” rispose Rei con calma. Uscì dall’appartamento e cominciò a fare strada verso gli ascensori. “Nessuno avrebbe versato una lacrima per me sei mesi fa. Non ero altro che uno strumento per il Comandante. Lo sono ancora, anche se ora ho ragioni migliori per combattere.” Si voltò a guardarli da sopra la spalla, facendo loro un piccolo e caldo sorriso che per lei equivaleva a un sorriso a trentadue denti. “La dottoressa Akagi non è meno vittima del Comandante Ikari di quanto lo sia io. È per questo che posso perdonarla, nonostante il suo trattamento nei miei confronti: io la capisco.”
 
Asuka sospirò infelicemente. “Tu sei troppo buona con lei, Rei. Io di sicuro non potrei lasciar correre una cosa del genere così facilmente. E continuerò ad essere arrabbiata con lei anche per conto tuo. Nessuno tratta i miei amici in questo modo.”
 
“E anche se lasciassimo correre, questa è solo un’altra delle cose orribili che mio padre ha fatto alle persone che gli sono vicine.” ringhiò Shinji. “Non lo perdonerò così facilmente.”
 
Asuka annuì, unì la sua mano a quella di Shinji e salirono in ascensore.
 
---
 


Tornare alla normale routine scolastica fu quasi un sollievo. Lo sarebbe stato del tutto se non fosse per gli sguardi ancora ostili delle ragazze infastidite nel vedere Asuka varcare il cancello della scuola mano nella mano con Shinji, con Rei proprio accanto a loro. E il banco ancora vuoto di Hikari impediva che fosse davvero un pacifico ritorno alla normalità.
 


Guardando dal banco di Hikari verso il fondo dell’aula, Asuka lanciò un’occhiata di vera compassione a Tōji, il quale stava anch’egli fissando il banco della sua ragazza assente con un’espressione davvero infelice. Alzò lo sguardo abbastanza a lungo da incontrare gli occhi di Asuka, pregandola silenziosamente di avere buone notizie, ma lei dovette scuotere il capo con rammarico. Il giorno prima erano troppo arrabbiati con la dottoressa Akagi per riuscire a strapparle delle risposte, e Misato non era riuscita a fare di meglio nel breve lasso di tempo prima che l’Unità 00 in berserk scombussolasse la situazione. Infine, Tōji si rimise curvo sulla sua sedia, ancora più depresso di prima.
 


“Dobbiamo andare in ospedale oggi pomeriggio e trovare un modo per vedere Hikari.” disse, rivolgendosi a Shinji. “Questa volta non possiamo permettere che tutte quelle stronzate sulla quarantena, le guardie o qualsiasi altra cosa ci fermino.”
 
Shinji non la guardava neppure, il suo sguardo era rivolto alla porta dell’aula. “Non penso proprio che oggi andremo fino in ospedale.”
 
Asuka aggrottò le sopracciglia, quasi fulminandolo. “E perché diavolo non dovremmo? Non dirmi che pensi davvero che la dottoressa Faccia-da-troia si stia prendendo cura di lei.”
 


Shinji sorrise, voltandosi leggermente verso di Asuka. “No, perché credo che perderemmo solo del tempo.”
 


Asuka sbatté le palpebre. Per la prima volta da settimana si trovò ad essere arrabbiata con Shinji. “Ma sei stupido? Noi-”
 
Shinji le mise un dito sulle labbra e indicò la porta.
 
Gli occhi di Asuka si allargarono. Ebbe appena un secondo per vedere una sorridente Hikari Horaki in piedi sulla soglia, pronta a salutarli, prima che un grido euforico dal fondo della stanza la interrompesse.
 


Hikari!” gridò Tōji, mentre sembrava quasi saltare oltre le file di banchi.
 
Hikari ebbe appena il tempo di allargare le braccia e di sfoggiare un sorriso smagliante prima che Tōji si precipitasse nel suo abbraccio e cominciasse a baciarla disperatamente “TōjMMFF!”
 
Alcuni compagni di classe, rimasti allo scuro della relazione tra la capoclasse e lo studente sportivo, emisero un sussulto di sgomento. Asuka sorrise sotto il dito di Shinji e glielo prese per toglierselo dal viso. “Potevi diro, baka.”
 
“E perdermi l’occasione di vederti sorpresa?” rispose Shinji ridendo.
 
Asuka gli diede scherzosamente un colpetto sul fianco. “Scemo.”
 
Rei sorriso dietro di loro, dal suo posto accanto alle finestre. “Un fuoco così vivo… che arde proprio come voi due.” disse dolcemente.
 


Asuka sollevò un sopracciglio. “Ti piace vedere persone innamorate, vero Rei?”
 
Rei annuì. “L’amore è… bellissimo.”
 
Asuka sogghignò leggermente, ma guardò con affetto il suo ragazzo. “Già, credo proprio di sì.”
 
L’anziano sensei dovette schiarirsi la gola un paio di volte prima che Junko Iwao capisse l’antifona e si alzasse per aiutare a separare Hikari e Tōji, che non davano segno di volersi separare tanto facilmente con le proprie forze. Una Hikari raggiante e arrossata si ricordò finalmente dove si trovava e cosa avrebbe dovuto fare, e rimandò Tōji al suo posto con una carezza prolungata tra le loro mani prima di dire finalmente dopo molto tempo ‘In piedi! Inchino! Seduti!’, il tutto accompagnato da sorrisi.
 
“Bene, prima di iniziare la lezione oggi, uhm, ehm…” iniziò Nebukawa-sensei, “Oggi abbiamo un nuovo studente appena trasferitosi… prego presentati pure alla classe, figliolo.”
 


Shinji e Asuka sbatterono le palpebre. Erano così felici di vedere la loro amica e collega pilota liberata dalla quarantena che non avevano notato l’alunno sorridente in piedi nel corridoio dietro a lei. Passi leggeri portarono il nuovo arrivato alla lavagna, dove mani agili tracciarono rapidamente alcuni eleganti kanji sulla lavagna. Si voltò verso la classe con un sorriso gentile.
 


“Buongiorno a tutti. Il mio nome è Kaworu Nagisa. Sono davvero molto felice di essere qui oggi.” I suoi occhi rossi scivolarono verso i banchi dov’erano seduti i piloti. “Molto felice.”
 

FINE DEL CAPITOLO 8


 

Sidestory Dormi, dolce Children

Era notte. Il suono del frinire dei grilli si mescolava raramente al clacson delle poche auto che attraversavano le strade di Neo Tokyo-3.
 
Asuka sorrise mentre osservava la sagoma addormentata di Shinji al suo fianco, giocherellando con una ciocca di capelli, mentre il suo amante dormiva beatamente dopo la piacevole ‘performance’. Era bello essere vivi. Era bello essere qui, in questo momento. Era bello tutto, e avrebbe combattuto chiunque avesse osato portarglielo via.
 
“Oh… è così?” disse una voce. Era una voce calma, era tranquilla, era un’ombra nell’angolo della stanza, un’ombra fatta di fumo e cenere, un’ombra di occhi cremisi e lunghi capelli sporchi. “Combatteresti chiunque?” La voce la scherniva con tono infantile, mentre gli occhi la fissavano come pugnali. Il corpo di Asuka era paralizzato dalla paura, nessuna parola lasciava le sue labbra. “Combatteresti, eh? Proprio come hai combattuto per far scendere mammina dal soffitto?” La voce parlava e la scherniva, prendendosi tutto il tempo necessario per assaporare la sua Asuka.
 
Asuka non riusciva a parlare, nemmeno ora che il fumo si propagava sul pavimento e una piccola fiamma prendeva vita nel punto in cui si trovavano quegli occhi cremisi. “Raccontami di quanto hai combattuto, Asuka cara. Quanto hai pianto? Quanto hai pianto lo sappiamo tutti. Quanto hai sofferto? Sappiamo anche questo. Ma se pensi di poter combattere… ripensaci.” La figura iniziò a muoversi, più strisciando che camminando, sulle stuoie del tatami. I suoi occhi la seguirono, anche ora che il suo corpo rimaneva fisso sulle fiamme che cominciavano a bruciare gli angoli della stanza, saltando a destra e a manca.
 
Un sussurro le giunse all’orecchio, le labbra fumose le sfiorarono il lobo dell’orecchio come la tenera carezza di un demone seduttore, ma con il retrogusto di cenere, di bruciature di sigaretta, di medicine disgustose e nauseanti. “Tuo padre si scopava l’infermiera nella stanza accanto e tu sentivi tutto~” sussurrò la voce, con una mano fumante che le afferrava la spalla. “Tuo padre amava così tanto tua madre~”, canticchiava, “E poi… l’ha lasciata quando non poteva più fare il suo dovere. Quando non poteva più parlare. Quando non poteva più scopare,” disse infine con rabbia la voce. “Dimmi, piccola, preziosa Asuka. Dimmi… credi davvero che questa storia avrà un lieto fine come nelle favole?”
 
Le fiamme continuavano a bruciare. “È quando i nostri cuori sono più caldi che sanguinano di più,” disse la voce di fumo e cenere. “Credi che questo sia un sogno?” La voce rise, inghiottendola crudelmente in un tornado di cenere che le squarciò la gola e le narici, facendola piangere dal dolore. “Non è reale questo dolore?! Che cos’è allora? Pensi di essere al sicuro? Pensi che sarai mai al sicuro? Il tuo amore… non è che un’illusione!”. La voce rise mentre il fumo si disperdeva nei resti di una stanza carbonizzata, lasciando una bambola solitaria appesa al soffitto di legno tramite un pezzo di corda bruciata.
 
“C-cosa vuoi?” grugnì Asuka. “C-chi sei?” disse verso la figura.
 
“Oh, Asuka-chan,” disse la sagoma con uno schiocco di lingua. “Io…” i capelli a coda di cavallo, il vestito, il caldo estivo… tornava tutto alla mente, non è vero? Mama, Mama, i patetici resti lamentosi di quella che non era altro che il guscio di una madre, l’odore di fumo nell’altra stanza, le grida… “…sono un angelo.” La sagoma si trasformò in Asuka e sorrise brillantemente, con gli occhi rosso cremisi. “Sapete, voi umani pensate di essere così intelligenti, pensate di poter avere tutto, di poter combattere contro tutto…” La creatura tornò alle proprie sembianze di fumo e occhi cremisi. “Ma… non potete. Ci sono montagne che non potranno mai essere scavate. Ci sono muri che non potranno mai essere violati. Cercate inutilmente di sfondarli…”
 
La creatura scosse il capo. “Non si può e basta. E vuoi sapere la cosa divertente?”
 
Agitò una mano e tutto fu oscurità.
 
“Sei in coma, Asuka. Come ci si sente?” disse la creatura con una risata spumeggiante. Poteva vederla ridere nonostante l’oscurità avvolgente.
 
Quando si sveglierà? Era la voce di Shinji. Del suo Shinji.
 
Non lo sappiamo ancora.
 
Si sveglierà?
 
Non possiamo dirlo.
 
Non si sveglierà.
 
“Questa è una bugia!” gridò Asuka, agitando le braccia nell’oscurità. “È solo una bugia! Shinji mi ama! Lui mi ama perché-”
 
“Amerebbe un sasso se avesse un paio di braccia e di gambe e un buco in cui metterlo dentro!” ruggì il mostro di ombra con una furia tale da far sobbalzare Asuka. “Amerebbe un mendicante se gli dicesse che è bravo. Amerebbe e starebbe allegramente accanto a suo padre se solo gli dicesse che sta facendo un buon lavoro per lui!” sibilò e ringhiò la figura. “Lui non ti ama. Non gli importa di te. Sei stata semplicemente la prima ad afferrare la sua mano. Questo non significa che ti ami… significa semplicemente che ti è grato.” La figura sorrise e allungò entrambe le braccia di fumo.
 
Asuka… mi dispiace. Tu non sei mai tornata. La voce era quella di Shinji, ma più vecchia.
 
Asuka, sono io… Rei. Mi dispiace. Non c’era altro che potessimo fare. Io… io lo renderò felice al posto tuo.
 
La voce rise. La figura di fumo rideva e sorrideva e Asuka si rese conto che gli piaceva davvero farlo. Tutta questa miseria, questa agonia, il dolore che le sferzava il petto… per lui erano gioia e piacere.
 
“Tu! Tutto questo è… Io non ci credo! Non credo a niente di tutto ciò! Shinji mi salverà!” urlò Asuka. “E-e anche Rei! Rei… rei ci ama! E anche noi la amiamo! E… se tutto questo non è una bugia, allora… allora sono felice per lo-”
 
Bugiarda!” Gli occhi della creatura erano a un centimetro dai suoi, i denti affilati di uno splendido bianco che digrignavano davanti a lei. Asuka urlò e cadde all’indietro, precipitando in un buco nero che sembrava non avere fine, mentre la figura di fumo e zanne affilate volava intorno a lei come una cortina di nebbia spessa. “Non vuoi dividerlo con nessuno, non vuoi lasciarlo a nessun altro: tu lo vuoi tutto per te! Ecco cosa sei, lurida bugiarda! Una ragazzina bisognosa di aiuto che deve avere qualcuno da amare, altrimenti non riesce a dare un senso a sé stessa! Questa ragazza, questa ragazzina, non ha un senso se non ama qualcuno!” L’angelo rise e fece roteare ancora un po’ il suo corpo fumoso prima di fermarsi bruscamente quando la schiena di Asuka toccò terra.
 
Asuka… questa è Asuka. Noi… noi abbiamo deciso di chiamarla come te…
 
“Sono colpevoli di averti abbandonato,” disse dolcemente la voce, lasciandola rapita da quelle parole che giungevano dall’oscurità della stanza. “Come ci si sente? Uhm? Tu, umana, dimmi… come ci si sente? Un angelo come me, queste cose…” Rise. “Oh, ma che carina, stai nascondendo i tuoi occhi dalla verità con il tuo braccio, piangendo lacrime… Molto umano da parte tua.” Gli occhi di Asuka bruciavano mentre premeva forte l’avambraccio contro i suoi occhi.
 
“Per quanto tempo hai intenzione di ignorare la verità che hai davanti agli occhi?” sussurrò la figura.
 
Asuka…
 
“Fino a quando crederai nel lieto fine per quelli come te?” ringhiò la figura
 
Asuka!
 
“Alla fine, sarai abbandonata! Proprio come è successo a tua madre! Aspetta e vedrai!”
 
Asuka svegliati!
 
“Quindi goditi la tua felicità,” disse la figura con un sorriso radioso, i denti affilati, le squame arrotolate che brillavano di tenebra e fumo. “Perché alla fine… anche l’amore muore quando si impicca da solo…” La figura rideva della sua battuta. Rideva… e rideva… e rideva.
 
Asuka! Ti prego! Svegliati!
 
“Ciao ciao, Asuka-chan, ci vediamo la prossima volta che ti addormenti,” disse la figura con un sorriso luminoso, mentre gli occhi di Asuka si aprivano di scatto sul volto preoccupato di Shinji, sul suo respiro affannoso, sulle sue mani che la scuotevano per svegliarla. Smise di dimenarsi, con gli occhi puntati su un angolo della stanza e i pensieri in disordine.
 
“Gli incubi…” borbottò Asuka. “Dovevano essere… spariti…” mugolò e rantolò, mentre il suo corpo si stringeva contro quello di Shinji, e le braccia di lui la avvolgevano.
 
“Sono qui, Asuka…” le sussurrò Shinji dolcemente, cullandola con una ninnananna che la fece addormentare, che le fece ricordare tempi lontani di felicità e di storie della buonanotte…
 
“Come fai a conoscere questa ninnananna?” sussurò Asuka, alzando gli occhi per fissare quelli vitrei del cadavere in decomposizione di sua madre.
 
“Non ricordi la mia canzone, Asuka?” urlò il cadavere, mentre vermi tonanti uscivano dalla bocca putrida. Asuka urlò a sua volta, lottando per la sua vita, mentre spingeva via il mostro e piangeva, piangeva, per poi andare a strisciare in un angolo, seduta, raggomitolata su sé stessa, aggrappandosi alle gambe e piagnucolando.
 
“Non è reale!” urlava a sé stessa. “Non è reale!”
 
“Abbiamo tutto il tempo per farti dimenticare questo piccolo dettaglio, Asuka cara,” disse la voce di fumo e occhi cremisi. E con questo, l’incubo ricominciò.
 
Perché lui era Bardiel, l’angelo delle nebbie, nel pieno del suo intento…
 
Ci furono solo risate.
 
--- Altrove, da qualche altra parte ---
 
“Asuka!” urlò Shinji. “Asuka, ti prego, combattilo!”
 
“Attivate il Dummy System,” disse Gendō con fermezza.
 
Poi fu solo sangue e furia, dolore e miseria.

 

Sidestory – Sogni irrequieti

 
Asuka si svegliò di nuovo di soprassalto. Incubi. Di nuovo. Maledizione al divieto di Misato. Quell’inquietante essere fatto di ombra e di fuoco si era preso gioco di lei, di nuovo.
 
Rabbrividì. La spaventava perché era abbastanza tagliente da colpire nel profondo. Shinji la amava, certo… ma la amava solo perché lei era stata la prima? Perché era stata lei la prima a portarselo a letto? Era fin troppo consapevole della citazione che diceva ‘i giovani uomini spesso si innamorano del loro primo partner sessuale, a prescindere dall’appropriatezza’. Non è che lei fosse solo… quella di cui lui si sarebbe stancato prima o poi?
 
‘Tu sei come me.’
 
Il battito rallentò e un piccolo sorriso si allargò sul suo viso. No… le non era solo ‘la prima’. Neppure Rei condivideva lo stesso passato, le stesse paure. Per quanto entrambi potessero ammettere di amare Rei adesso… non era la stessa cosa. Se… se lui era riuscito a prendere il suo cuore, allora anche lei doveva essere riuscita a prendere quello di Shinji, giusto?
 
Giusto…?
 
Prese le coperte e si rannicchiò. Non avrebbe potuto dormire accanto a lui ancora per un po’. Tuttavia, il sonno in questo momento le sfuggiva. Le parole di quella… cosa continuavano a perseguitarla.
 
Sospirò e si mise a sedere. È ora di mettere in campo le misure di emergenza. Si alzò dal letto e si diresse verso il guardaroba. In fondo, dietro due strati di giacche ‘invernali’ che probabilmente non avrebbe mai indossato in Giappone, c’era un segreto. Un segreto che nemmeno Shinji conosceva. Non che non glielo avrebbe detto, solo che era imbarazzante. Glielo avrebbe detto domani, sì, quando gli avrebbe raccontato anche il resto.
 
Si sistemò di nuovo sul letto con il suo tesoro e lasciò che il poterlo dire a Shinji scacciasse le ultime ombre di quel sogno. Si premette il suo piccolo tesoro nascosto sul viso e fece un respiro profondo. Il mondo fu un po’ più bello.
 
‘Non ha mai detto una parola sul fatto che una delle sue magliette per andare a dormire fosse ‘scomparsa’,’ pensò. ‘È lui che fa il bucato, deve saperlo per forza che è sparita.’
 
Il suo profumo… non poteva averlo accanto a sé in questo momento, ma poteva comunque addormentarsi con il suo profumo. Forse questo avrebbe prolungato un po’ del suo potere protettivo. E domani, glielo… glielo avrebbe detto. Gli avrebbe raccontato le sue paure, i suoi segreti e tutto il resto. Lui era come lei. E non lo avrebbe lasciato per niente al mondo.
 
---
 
Shinji sgranò gli occhi e le sue braccia si strinsero ancora più saldamente intorno ad Asuka. “Io… oh dei, Asuka, noi… dovremmo dirlo a Misato che hai degli incubi così brutti. Lei dovrebbe permett-…”
 
“Lei non dovrebbe permetterci proprio nulla, Shinji,” ribatté Asuka.” “Le abbiamo già detto che entrambi abbiamo incubi così brutti da quando dormiamo separati. E lei continua a dire che dobbiamo aspettare.” Nonostante la rabbia, si rannicchiò comunque nell’abbraccio di Shinji. Solo perché Misato aveva detto che non potevano andare a letto insieme e dormire, non significava che non potessero passare interi pomeriggi, mentre lei era ancora a lavoro, accoccolati l’uno all’altra prima che tornasse a casa, nel loro letto nella stanza di Asuka. Doversi alzare e rendersi presentabili prima che Misato tornasse era fastidioso, ma il tempo che riuscivano a rubare ne valeva la pena.
 
“Sì ma… quella cosa inquietante di fuoco e fumo… e… tu che sogni… quello?” Shinji stesso rabbrividì.
 
“Non dici nulla sul fatto che ho rubato una delle tue magliette per andare a dormire da prima ancora che stessimo assieme solo per fingere di avere la maglietta di un fidanzato da annusare di notte?” chiese Asuka, arrossendo per la rivelazione.
 
Anche Shinji arrossì. “Oh dei, non l’avrei mai davvero immaginato. Pensavo che il vento l’avesse portata via quando le stese ad asciugare un giorno ventoso, o qualcosa del genere… L’idea che tu fossi… che tu pensassi che io avessi un buon profumo sarebbe stata… se tu me lo avessi detto, sarei stato certo che mi stessi prendendo in giro.”
 
Le baciò la guancia e continuò. “Ma… i tuoi incubi. Tu… che non riesci a svegliarti, e io e Rei che… io… insomma…”
 
“Lo faresti?” chiese Asuka, senza nemmeno cercare di nascondere la sua preoccupazione. “Non sto… giudicando. È solo che… voglio dire, noi amiamo Rei, ma…”
 
“T-tu… vuoi una risposta sincera, vero?” Shinji sembrò rannicchiarsi un po’.
 
Asuka deglutì e annuì.
 
Shinji rimase in silenzio per un po’. “…sì.”
 
Asuka si irrigidì.
 
“Però no.”
 
Asuka si rilassò un pochino. “Io… penso che sia una bella cosa, ma… mi spieghi perché?”
 
“Io amo Rei. È tranquilla, bella, sa cosa vuol dire essere… usati e abusati da mio padre… ma non è te. Tu sei come me. Rei… non può capirmi come fai tu. Se… se dovesse succederti qualcosa…” Deglutì. “A-Asuka… io… credo… credo che vorrei confrontarmi con Rei, certo, ma… allo stesso tempo non lo farei. Io vorrei… vorrei… Io ho paura di voler stare con te al punto di diventare come mio padre.”
 
Fu il turno di Asuka di stringerlo forte, mentre una nota fin troppo famigliare di autocommiserazione e disgusto per sé stesso tornava nella voce di Shinji, oltre alla rabbia profonda e ringhiosa che emergeva ogni volta che si parlava di suo padre ultimamente.
 
“Lui… lui ha lasciato che si trasformasse in qualcosa di… orribile, e malvagio da quando Madre… se n’è andata. Perché… lui non può vivere senza di lei. E io sono… io spero di non essere come lui, ma… in qualche modo sento che è così. L’idea di… di non stare con te, mi spaventa. Non… non solo per la solitudine, ma… ma chiunque altro, anche Rei, semplicemente non è te. Io penso che… Io ho paura… Non accetterei di lasciarti andare, mi siederei sempre accanto al tuo letto, ti parlerei come se fossi sveglia… finché qualcuno non mi trascinasse via o pensasse che sono impazzito senza di te.” Prese un respiro e cercò di calmare i suoi tremori. “Penso che alla fine lascerei che Rei mi trascinasse via solo per evitare che qualcuno decida che sono pazzo impedendomi così di vederti ancora.”
 
Il capo di Shinji si sollevò lentamente fino a poter incontrare di nuovo gli occhi di Asuka. “Patetico vero? Ma non so quale delle due sia peggio, io che non valgo nulla senza di te, o io che sono così simile a lui.”
 
 Asuka lo baciò, lentamente ma con decisione. “Non lo sei. Tu non sei lui. Conosco il mio Shinji, e tu non sei affatto come il Comandante Stronzo. Ma… apprezzo la sincerità, Shinji. Se…” Asuka fece un respiro profondo. “Se dovesse accadermi qualcosa, tu fai felice Rei, d’accordo?”
 
Gli occhi di Shinji si allargarono. “Asuka, no! Non permett-”
 
“Dico sul serio,” lo interruppe lei portandogli un dito alle labbra. “E… questo è un ordine. Non ti trasformerai in tuo padre. Rendi felice Rei, dai alle figlie che avrete il mio nome, fallo. Perché… so che torneresti accanto a me se mai mi svegliassi, giusto?”
 
Shinji annuì, un po’ a malincuore. “…io amo Rei. Ma… tu sei la mia Asuka. Non sei la prima. Sei l’unica per me. Ecco perché… perché ho paura di fare una cosa del genere, di tormentarti al tuo capezzale. O di fare quello che mi hai detto con Rei, di lasciarla se dovessi svegliarti. Io… a volte ho paura di essere così, Asuka. Come se potessi impazzire come mio padre per te, e… odio questa parte di me.”
 
Asuka lo baciò di nuovo. “La nostra è proprio ‘dipendenza tossica’. Ma… stiamo migliorando. Ecco perché quegli incubi sono così taglienti, mio dolce baka. Siamo entrambi ancora… feriti. Ma io sto migliorando e diventando più forte da quando siamo insieme… E un giorno saremo abbastanza forti da non aver più bisogno di appoggiarci l’uno all’altra in questo modo… ma cammineremo comunque insieme, perché… l’uno accanto all’altra è dove vogliamo stare.”
 
Gli sorrise e si sporse di nuovo in avanti… per mordicchiargli la punta del naso coi denti. “E dico davvero, tutto quanto: rendi felice Rei e… conserva la mia memoria. Perché so che non sei tuo padre e che non mi dimenticherai mai.”
 
Shinji annuì… poi improvvisamente sorrise. “Tu sei come me. Anche tu.”
 
“Anch’io cosa?”
 
“Se mi dovesse succedere qualcosa, rendi felice Rei, d’accordo?”
 
Asuka lo guardò incredula. “Io… tu… sei un idiota!”
 
“So che tu e Rei non potreste avere bambini, ma…”
 
Ogni altra idea del Third Children fu soffocata quando lei lo colpì alla testa con un cuscino.”
 
“Mmuuprphl mmhpphmm potrebbe inventarsi qu’lcofa, mmagari adottare un bel bambino e mmpphmarlo Shinji!” gli uscì a raffica.
 
Il sorriso di Shinji si spense. “Dico davvero anch’io, Asuka.”
 
Il suo tono più serio le fece smettere di cercare di colpirlo in testa con un cuscino. “Eh?”
 
“Se dovesse succedere qualcosa, tu e Rei… siate felici. Questo vale molto di più che… che aspettare che io mi svegli, o che non mi svegli mai più. E… comunque non dovrai mai preoccuparti di questo.”
 
“E perché?”
 
“Perché non ti accadrà mai nulla. Qualunque angelo che voglia mandarti in coma o ucciderti dovrà prima passare su di me. Non dovrai guardarmi dormire per sempre… a meno che non sia giusto farlo per te.”
 
Asuka chiuse gli occhi e ricacciò indietro le lacrime. “S-sta zitto, i-idiota. Te l’ho detto, non ti è permesso morire. Mai.”
 
 “Insieme, per sempre. Te l’ho promesso, Asuka…” La strinse forte. Ora dormire era fin troppo semplice…
 
---
 
“Ohh… già di ritorno, piccola ragazzina spaventata?” disse la creatura sorridendole pigramente. La sua camera da letto fatta a brandelli era fredda, mentre la creatura serpeggiava davanti a lei.
 
Asuka cercò di reagire. “N-non mi fai più paura ormai. Shinji sa di te ora. Sa delle tue bugie.”
 
La creatura rise. “Il moccioso senza spina dorsale che ti lascerà non appena sarete entrambi all’università? Pensi davvero di poterlo mantenere interessato? Una volta imparato quanto sia bello fare sesso con una persona attraente, ti lascerà non appena lei gli dirà che lo ama.”
 
“No, non lo farà!” tentò Asuka. “Lui… lui l’ha promesso!”
 
La cosa sogghignò, e la sua terribile smorfia si allargò. “Parole. Belle parole. Quanti uomini hanno già detto cose simili? Lui è come loro.”
 
Gli occhi della creatura si allargarono fino a diventare fornaci ardenti, mentre dal suo petto spuntò all’improvviso un mezzo metro di lama di spada. “Ma che?!” cercò di dire, ma ne uscirono solo rumori gorgoglianti. In qualche modo, la cosa fatta di fumo e fuoco cominciò a sanguinare.
 
“No,” disse Asuka con un sorriso enorme e trionfante. “Lui è come me. E tu non mi piaci per nulla.” Alzò lo sguardo verso l’immagine onirica del suo amato. “Shinji… uccidilo.”



L’apparizione di Shinji Ikari era stranamente vestita come un cavaliere, per giunta con un’armatura bianca e splendente. “Come desideri,” disse, estraendo la spada dalla schiena della cosa. Il sangue nero e pungente colò via, diventando una striscia sulle pareti, mentre Shinji scrollava la lama per togliere il sangue restante.
 
“Tu… tu sei solo… uno stupido sogno… Non puoi tenere le paure del suo cuore lontane da me…” gli gorgogliò la creatura. “E tu, non sfuggirai mai ai tuoi dubbi, stupida ragazzina!”
 
La lama di Shinji ruotò in una mezzaluna argentata, decapitando di netto la creatura. Prima che la testa potesse cadere a terra, una seconda spada la afferrò.
 
Asuka avvicinò a sé quella testa con gli occhi ancora vivi che si muovevano per guardarla in faccia. “Forse una volta poteva essere vero… ma ora non sono sola. Non sarò mai più sola. Non avrai mai il mio cuore, stupida cosa…”
 
La spada di Asuka si girò su un fianco, lasciando che la testa cadesse accanto al corpo della creatura. Sollevò di nuovo in alto la spada e, con un solo colpo, impalò la testa sul pavimento.
 
“Perché il mio cuore ora è suo. E il suo cuore è mio. E nessuno di noi lo lascerà mai andare.”
 
Gli occhi della cosa si fermarono. Asuka gli diede un calcio ben assestato. “Perché lui è come me. E mi sono ricordata che quando mi sono svegliata… io e lui ti abbiamo già ucciso. Insieme.”
 
---
 
Rannicchiata sotto un lenzuolo in una stanza solitaria di Neo Tokyo-3, una giovane donna dai capelli rossi si rilassò lentamente e dormì tranquillamente. Anche la nuova maglietta per dormire avvolta attorno al cuscino era ancora calda.
 
Nel sonno, sorrise.


Comedy Omeke – Shinji va a letto con tutti…


Versione 1
 
Con non poca difficoltà, digitò il pulsante sul telefono che fece partire la chiamata verso un numero già memorizzato. Squillò più volte. Non c’era da stupirsi: era molto tardi. O forse molto presto.
 
Click. “…Sì?”
 
Ritsuko deglutì. “…Io… …ho bisogno del tuo aiuto.”
 
Ci fu una lunga pausa. “…ora?”
 
“Sì.”
 
Un’altra lunga pausa. “…Appartamento 298-B?”
 
Ritsuko quasi pianse dal sollievo. “Sì.” ansimò.
 
La chiamata terminò. Si afflosciò sul letto e il telefono le cadde di mano per andare a posarsi accanto a lei. L’appartamento era ancora buio, freddo e desolato… ma ora Ritsuko non si sentiva più così sola.
 
---
 
Aprì gli occhi di scatto, un debole gridolino allarmato venne borbottato a metà bocca prima di svegliarsi completamente. Si mise a sedere, strofinandosi gli occhi, cercando di rallentare il battito cardiaco martellante e i respiri affannosi.
 
“Dannazione… Misato, è colpa tua, cazzo!” Erano settimane che non aveva più incubi. Mesi. Nemmeno una volta da quando Shinji aveva iniziato a dormire accanto a lei. Ma ora erano tornati, e lei sapeva perché: era passata quasi una settimana da quando Misato aveva chiesto/obbligato loro di dormire separati finché non avesse deciso come reagire alla notizia che stavano insieme. La notte prima era già stata abbastanza brutta, un sonno irrequieto e agitato, e la situazione era peggiorata di giorno in giorno. Ora si stava svegliando da un incubo che quasi non riusciva a ricordare…
 
Si strinse il petto. No… tutto quello che sperava era di dimenticare. Il ricordo del sogno le rimase impresso, più che sufficiente per farle scorrere un’altra ondata di brividi lungo il corpo. Guardò l’orologio accanto al letto. 4:23.
 
Asuka si morse il labbro per un secondo, ma poi si alzò dal letto, mormorando. “…adesso basta. Non ce la faccio più. Scusami, Misato, ma io ho bisogno di lui.”
 
Prese i vestiti per il giorno dopo dal guardaroba e i trasmettitori A-10 dal comodino. Si diresse in punta di piedi verso la porta e la aprì silenziosamente. Un’occhiata cauta in fondo al corridoio non rilevò alcun segno di attività dalla stanza di Misato. Attraversò il corridoio di nascosto, trattenendo il respiro per fare il tutto il più silenziosamente possibile. Aprì e chiuse la porta della stanza di Shinji in meno di due secondi. Infilò il suo fagotto di vestiti nell’angolo accanto alla porta. Alzandosi da dove si era chinata, quasi sobbalzò quando si voltò e trovò Shinji seduto sul letto che la fissava, ma la confusione si sciolse in un caldo sorriso che ne accese uno uguale sul volto di fronte. “Ehi…”
 
Il sorriso di Asuka si trasformò in panico quando il rigonfiamento nel letto, accanto a Shinji, si mosse e disse con voce assonnata: “Mmmm, è già mattina, Shin-chan? Non ho voglia di alzarmi. Mi hai tenuta sveglia per metà nottata!”
 
Asuka guardò prima Shinji, poi il rigonfiamento, poi ancora Shinji, intanto il panico lasciava posto alla confusione e alla sensazione di tradimento. “Shinji, che cazzo sta-”
 
Il rigonfiamento si alzò a sedere, le lenzuola bianche caddero via per rivelare dei capelli viola e un seno davvero impressionante per una donna giapponese. “Oh, ciao, Asuka,” disse Misato, strofinandosi gli occhi. “Volevi qualcosa?”
 
“Sì, ma, a quanto pare, sei arrivata prima tu! Ma che diavolo, Misato!” urlò la rossa. “Ha letteralmente la metà dei tuoi anni e poi, non per mettere i puntini sulle i a tutto, è il mio ragazzo! Tu hai Kaji! Io Kaji non ho mai potuto nemmeno sfiorarlo!”
 
“Beh, tu continuavi a dire di quanto fosse bravo Shinji, così mi è venuta la curiosità. Stasera quando sono passata in camera sua per parlare del fatto che vi avrei fatti tornare a dormire assieme ho preteso che mi desse dimostrazione, come parte dell’accordo. E wow se l’ha fatto! Potrei mettere come clausola di averlo per me due giorni a settimana, Asuka. Voglio dire, cavolo! Pensavo che si sarebbero incurvate anche le unghie dei piedi, e non scherzo! Dovremo iniziare a chiamare Shinji ‘Signor Third Impact’, visto che i suoi colpi sembrano quelli di un dio furente!”
 
“Questo. È. TROPPO!” gridò Asuka. Si avvicinò al letto e tirò fuori Misato per i capelli. “Io e te, Tettonasaura! Partita a strip-chess in salotto, subito! Chi vince si tiene Shinji e Kaji per una settimana! Chi perde paga la cena!”
 
“Ma io ho solo una coperta, tu hai maglietta e mutandine!”
 
“Allora ti conviene giocare con molta attenzione, vecchia baldracca!” Asuka la trascinò fuori dalla stanza per i capelli.
 
Shinji emise un respiro di sollievo. “Beh, almeno non mi ha uccis-”
 
Asuka rimise la testa dentro la porta. “E tu, Third Children! Non credere che mi sia dimenticata di te! Hai idea di quanto tu sia nei guai fino al collo in questo momento?”
 
“Errrrr…”
 
“Per non avermi invitata?”
 
“…cosa?”
 
“Ascoltami bene, sono io la stronza alfa da queste parti! Sono io che comando questo harem. Tu puoi ‘giocare’ con quello che io dico che ci puoi giocare. E non mi risulta che tu abbia chiesto il permesso a ‘sto giro, giusto?”
 
“…uhm, no padrona.”
 
“Ti darò una lezione più tardi. Nel frattempo, per questa manche di strip-chess sei di servizio. Quindi veloce, spuntini e bevande. Voglio un piatto di nacho e una birra nei prossimi cinque minuti, altrimenti ti incatenerò sul cofano dell’auto di Misato domani nel tragitto verso la scuola! Crudelia De Mon non ha nulla da invidiarmi!” Sparì di nuovo nel corridoio.
 
Shinji aspettò qualche secondo, poi tirò di nuovo un sospiro di sollievo.
 
“…se ne sono andati?” sussurrò una voce sommessa dall’armadio.
 
Shinji aprì la porta, liberandone l’occupante. “Sì, ma è meglio che scappi subito. Misato ti ha quasi visto!”
 
Kōzō Fuyutsuki annuì preoccupato, tirando su la cintura dei pantaloni. “Non possiamo far sapere a nessuno di noi, caro. Tuo padre si infurierebbe! E poi mi punirebbe per averlo tradito!”
 
Shinji gli accarezzò la guancia. “Lo so, cucciolo mio. Non sopporterebbe di sapere che l’hai sostituito con un Ikari più nuovo e migliore. Ora vola! Vola come le scimmie alate!”
 
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Versione 2
 
Prese i vestiti per il giorno dopo dal guardaroba e i trasmettitori A-10 dal comodino. Si diresse in punta di piedi verso la porta e la aprì silenziosamente. Un’occhiata cauta in fondo al corridoio non rilevò alcun segno di attività dalla stanza di Misato. Attraversò il corridoio di nascosto, trattenendo il respiro per fare il tutto il più silenziosamente possibile. Aprì e chiuse la porta della stanza di Shinji in meno di due secondi. Infilò il suo fagotto di vestiti nell’angolo accanto alla porta. Alzandosi da dove si era chinata, quasi sobbalzò quando si voltò e trovò Shinji seduto sul letto che la fissava, ma la confusione si sciolse in un caldo sorriso che ne accese uno uguale sul volto di fronte. “Ehi…”
 
Il sorriso di Asuka si trasformò in panico quando il rigonfiamento nel letto, accanto a Shinji, si mosse e disse con voce assonnata: “Mmmm, è già mattina, Shinji? Sono svenuta dopo il quarto round.”
 
Asuka guardò scioccata mentre l’esile sagoma di Rei Ayanami sedeva accanto al suo ragazzo. “Cosa?! Cosa?! CHE DIAVOLO, SHINJI?!”
 
Shinji scrollò le spalle innocentemente. “Beh, stavo cercando di pensare a cosa regalarti per il tuo compleanno, e ho notato che nelle ultime due settimane guardavi Rei e facevi commenti sull’Israfel Special, così ho pensato ‘Ehi, perché non regalarle Rei?’ ma poi ho pensato, ‘Hmm, meglio esercitarci prima, come abbiamo fatto contro il vero Israfel, visto che la doppia sincronizzazione è molto importante’, così… ho invitato Rei ad allenarsi.”
 
Asuka era stupita, con gli occhi che guardavano ora Shinji e ora Rei. “Ti sei portato la nostra migliore amica a letto hai fatto sesso selvaggio con lei quattro volte stanotte così da potervi ‘allenare’ per organizzare una cosa a tre di compleanno con me?”
 
“Uh… sì, sì esatto.”
 
 “Io… io…”
 
“Sì?”
 
“Sei il miglior fidanzato che si possa desiderare! Beh, la sorpresa ora è saltata, quindi tanto vale godersela. Fate spazio, sta per arrivare Asuka Langley Sōryū!” Si tuffò nel letto. Rei squittì piacevolmente quando Asuka atterrò su di lei.
 
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Versione 3
 
Prese i vestiti per il giorno dopo dal guardaroba e i trasmettitori A-10 dal comodino. Si diresse in punta di piedi verso la porta e la aprì silenziosamente. Un’occhiata cauta in fondo al corridoio non rilevò alcun segno di attività dalla stanza di Misato. Attraversò il corridoio di nascosto, trattenendo il respiro per fare il tutto il più silenziosamente possibile. Aprì e chiuse la porta della stanza di Shinji in meno di due secondi. Infilò il suo fagotto di vestiti nell’angolo accanto alla porta. Alzandosi da dove si era chinata, quasi sobbalzò quando si voltò e trovò Shinji seduto sul letto che la fissava, ma la confusione si sciolse in un caldo sorriso che ne accese uno uguale sul volto di fronte. “Ehi…”
 
Il sorriso di Asuka si trasformò in panico quando il rigonfiamento nel letto, accanto a Shinji, si mosse e disse con voce assonnata: “Mmmm, è già mattina, Shin-chan? Non ho voglia di alzarmi. Mi hai tenuta sveglia per metà nottata!”
 
Asuka la guardò confusa mentre l’altra si alzava a sedere nel letto accanto a Shinji. Asuka guardava Asuka. Infine, rivolse i suoi occhi increduli a Shinji. “Ok, che cazzo succede? È improvvisamente spuntata la mia sorella gemella?”
 
“Humf! Non sono affatto la tua gemella, Sōryū,” disse la ragazza dai capelli rosso chiari dal letto. “Io sono il modello più recente, migliore! Shikinami è il modello figo, Sōryū è il modello sfigato!”
 
Asuka (modello Sōryū) iniziò a diventare incandescente. “Oh, questo è troppo, brutta copia da quattro soldi! Quando avrò finito con te, avrai bisogno di qualcosa di più di un ‘Rebuild’!” Caricò un pugno poderoso e si lanciò contro la ragazza sul letto.
 
Ma non riuscì nel suo intento, perché Asuka (modello Shikinami) volò fuori dal letto proprio contro di lei, incontrandola a mezz’aria con un pugno.
 
Una feroce battaglia di arti marziali iniziò a mezz’aria nel centro della stanza. Ma non vi durò molto, perché i pugni potenziati dall’aura della battaglia abbatterono rapidamente una parete e portarono lo scontro in aria, sopra il condominio.
 
Shinji guardò dal buco sulla parete. La situazione era degenerata: Asuka (modello Shikinami) ora sfoggiava una massa appuntita di capelli dorati e incandescenti, mentre Asuka (modello Sōryū) sparava raggi dalla fronte. Shinji scosse il capo e sospirò. “Avrei dovuto capire che qualcosa non andava quando ha iniziato a parlare di ‘Beast’ e cose varie.”
 
“Se ne sono andati?” sussurrò una voce da sotto il letto.
 
Shinji annuì. “Sì, penso che dovresti andartene ora che sono entrambe distratte, Mari.”
 
Mari Illustrious Makinami gli diede un bacio sulla guancia mentre se ne andava verso il buco sulla parete e saltava verso l’esterno, tirando immediatamente la corda del paracadute. “Wiii! Ci vediamo giovedì prossimo, Cagnolino!”
 
Shinji salutò con la mano. “Come sempre, Mari. Notte!”
 
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Versione 4
 
Prese i vestiti per il giorno dopo dal guardaroba e i trasmettitori A-10 dal comodino. Si diresse in punta di piedi verso la porta e la aprì silenziosamente. Un’occhiata cauta in fondo al corridoio non rilevò alcun segno di attività dalla stanza di Misato. Attraversò il corridoio di nascosto, trattenendo il respiro per fare il tutto il più silenziosamente possibile. Aprì e chiuse la porta della stanza di Shinji in meno di due secondi. Infilò il suo fagotto di vestiti nell’angolo accanto alla porta. Alzandosi da dove si era chinata, quasi sobbalzò quando si voltò e trovò Shinji seduto sul letto che la fissava, ma la confusione si sciolse in un caldo sorriso che ne accese uno uguale sul volto di fronte. “Ehi…”
 
Il sorriso di Asuka si trasformò in panico quando il rigonfiamento nel letto, accanto a Shinji, si mosse e disse con voce assonnata: “Mmmm, è già mattina, Ikari-kun? Non ho voglia di alzarmi. Mi hai tenuta sveglio per metà nottata!”
 
Asuka guardò scioccata il bel ragazzo dai capelli grigi seduto nel letto accanto a Shinji. “Ma… ma che diavolo, Shinji? Il nuovo studente? Nemmeno è ancora arrivato!”
 
Shinji arrossì e nascose il viso nel petto di Kaworu. “Beh, ci siamo incontrati mentre tornavamo da fare spesa prima di cena, e lui ha detto che voleva mostrarmi che ‘il mondo è mio’. Poi ha iniziato a cantare canzoni della Disney. Sai che le colonne sonore dei film sono il mio punto debole…”
 
Asuka annuì. Era vero. Bastavano poche battute di ‘Colazione da Tiffany’ e Shinji era già nelle sue mani. Quindi il nuovo arrivato aveva scoperto la stessa cosa? Bene. “Ok, sono ancora arrabbiata con te per non avermelo detto. Voi due preparatevi per il secondo round, io vado a prendermi dei popcorn e una sedia comoda, visto che lo yaoi è molto sexy.”
 
Kaworu intervenne. “Posso dire la mia, Miss Sōryū?”
 
“Zitto, Mini Pony. Mi devi un giro sullo Shinji Express. Ora datti da fare, o chiamo Rei con il suo lanciafiamme. Sta leggendo ‘Shinji e Warhammer 40K’, lo sai.”
 
“Penso che farò il bravo.”
 
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Versione 5
 
Prese i vestiti per il giorno dopo dal guardaroba e i trasmettitori A-10 dal comodino. Si diresse in punta di piedi verso la porta e la aprì silenziosamente. Un’occhiata cauta in fondo al corridoio non rilevò alcun segno di attività dalla stanza di Misato. Attraversò il corridoio di nascosto, trattenendo il respiro per fare il tutto il più silenziosamente possibile. Aprì e chiuse la porta della stanza di Shinji in meno di due secondi. Infilò il suo fagotto di vestiti nell’angolo accanto alla porta. Alzandosi da dove si era chinata, quasi sobbalzò quando si voltò e trovò Shinji seduto sul letto che la fissava, ma la confusione si sciolse in un caldo sorriso che ne accese uno uguale sul volto di fronte. “Ehi…”
 
Il sorriso di Asuka si trasformò in panico quando il piccolo rigonfiamento nel letto, accanto a Shinji, si mosse e disse con voce assonnata: “Wark!”
 
Asuka sbatté le palpebre. “Cosa?”
 
“Oh ciaoooooo~, Asuka!” disse Shinji, barcollando. “Pensavo che ti fossi già sciolta in qualche liquido.”
 
“Ok, che cazzo succede, Shinji? Potrei anche accettare che tu mi tradisca con Misato, o con Rei, o con qualunque altra ragazza. O forse anche con un ragazzo. Ma con un pinguino?!”
 
Shinji ridacchiò e la guardò. Beh, cercò di guardarla in qualche modo. In modo molto vago. I suoi occhi si muovevano indipendentemente l’uno dall’altro. “Pen-Pen era così dolce. È entrato nella mia stanza cantando canzoni d’amore in spagnolo e mi ha fatto perdere completamente la testa. È vero quel che si dice, sai? ‘Una volta che vai a pinguini, diventi un mattoncino di polvere di stelle. Lavastoviglie di scimmia viola.” Annuì saggiamente e si accasciò.
 
“Wark.”
 
Asuka guardò il pinguino. “Si può proprio dire che è più fuori di un balcone. E tu sei proprio uno stronzo ad approfittarti di lui in questo modo.”
 
“Wark wark.”
 
In che senso ‘non è colpa mia’?! Se non l’hai drogato tu, chi è stato?”
 
“È passato Padre con il carico che ci aveva promesso quando eravamo nel suo ufficio. Ed è proprio roba buona! Riesco addirittura a vedere nel teeeempoooo!” gorgheggiò Shinji dal letto. Sembrava che stesse facendo uno sforzo tremendo per afferrare le lucciole che fluttuavano intorno alla sua testa.
 
Asuka lo guardò. “Dannazione, Third, dovresti saperlo bene ormai. Non devi fidarti di tuo padre, è pazzo.”
 
“Ecco perché io uso solo LSD fatto in casa nel mio lavandino!” dichiarò Misato da un buco nel soffitto. “Sìììì! Sono di nuovo nell’intercapedine! Misato ti vede quando ti tocchi! He he he!” Ci furono una serie di tonfi e poi si sentì Misato ululare.
 
“Ne ho abbastanza di voi due. Vado a casa di Rei sperando di trovare un po’ di pace e tranquillità. E magari un po’ di yuri.” Asuka girò i tacchi e si avviò verso il corridoio.
 
“Aspettami, Asukaaaaaaa! Devo seguire le farfalle! Ippopotami, leoni, giraffe… APIIIIIIIII!” gridò Shinji allegramente, alzandosi di scatto per correrle dietro.
 
“…se ne sono andati?” sussurrò una voce da sotto il letto.
 
Pen-Pen annuì. “Wark.”
 
Hikari Horaki e Ritsuko Akagi uscirono con cautela dal nascondiglio angusto e sovraffollato. “Uff! Pensavo che ci avrebbero beccate veramente!” disse la ragazza dai capelli castani. “Beh, è comunque meno affollato di casa tua, Pen-Pen.”
 
“Settimana prossima alla stesa ora, tesoro?” chiese Ritsuko.
 
“Wark!”

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Capitolo 74
*** Capitolo 9.1: Tutto quel che faccio ***


Capitolo 9.1: Tutto quel che faccio





Il richiamo ai suoi doveri di capoclasse sembrò far tornare Hikari nel suo ruolo. Rifiutava con fermezza i tentativi di contatto visivo Asuka e i gesti subliminali che cercavano di convincerla a guardare il suo PC scolastico dove stava arrivando una raffica di messaggi proprio da parte di Asuka. Accanto a lei, Shinji stava ricevendo altrettanti messaggi, ma stavolta preoccupati, da parte di Tōji, in quanto dopo i primi messaggi mandati ad Hikari, lei aveva risposto solo con gentile insistenza affinché prestassero attenzione in classe e tenessero il resto per l’ora di pranzo.



Nessuno di loro prestò molta attenzione al nuovo arrivato dai capelli grigi, il quale si limitò a sorridere, annuire e a dirigersi verso il posto vuoto in fondo alla classe, due banchi a destra rispetto a Tōji. Tōji, in estasi dalla gioia, non gli prestò neppure attenzione, troppo impegnato a scrivere una marea di messaggi colmi di felicità a Shinji e Kensuke per permettersi di alzare lo sguardo. Alcune delle ragazze ancora single della classe seguirono con un occhio curioso il passaggio del nuovo arrivato, ma anche loro furono presto costrette a voltare lo sguardo e almeno fingere di prestare attenzione alla lezione, anche se sul sistema di messaggistica istantanea si creò rapidamente una febbrile speculazione sulla possibilità di accaparrarsi un appuntamento con lui.
 
Solo una persona lo guardava in modo duro e deciso.



Nagisa sembrò non accorgersi dello sguardo di Rei, o comunque non diede segno di averlo fatto. Infine Rei si voltò in avanti, ma passò molto tempo prima che i suoi amici notassero la sua tensione silenziosa. Non gliene si poteva fare una colpa: tanto per cominciare, Rei era una persona taciturna di suo e il ritorno di Hikari era stato un diversivo più che sufficiente per non notare Rei. Ma la tensione che sprigionava la sua postura rigida era troppa per rimanere nascosta a lungo. Shinji, con il sorriso procuratogli dall’ultimo messaggio di Tōji ancora stampato sul viso, alzò il capo e notò che Rei fissava intensamente il vuoto davanti a sé quando non lanciava occhiate al nuovo studente.
 
Il sorriso di Shinji si spense. Lui e Asuka erano diventati piuttosto bravi a leggere i piccoli segnali emotivi di Rei, e il suo linguaggio del corpo in quel momento stava gridando ‘c’è qualcosa che non va!’. Voltò il capo verso di lei e fece del suo meglio per mantenere la propria voce al di sotto del livello che Nebukawa-sensei avrebbe notato. “Rei? C’è qualcosa che non va? Sembri… un po’ turbata.”
 


Anche Asuka sbatté le palpebre e alzò lo sguardo. I suoi occhi si aguzzarono mentre osservava la postura rigida e il piccolo aggrottamento della fronte di Rei.
 
“Non… non lo so. Nagisa-san è… sembra strano,” disse Rei a bassa voce. “Lui è… c’è qualcosa che non va.”
 
Asuka lanciò rapidamente un’occhiata al nuovo ragazzo. “I capelli grigi sono un po’ strani su un ragazzo, è vero. E poi gli occhi rossi. Però sembrano come i tuoi, Rei, e onestamente penso che ti rendano molto sex-” Asuka tossì. “Interessante, volevo dire interessante.” Si guardò di nuovo indietro. “Mi chiedo da dove venga. Il suo nome è giapponese, ma lui… A me sembra straniero”
 


“A me sembra amichevole,” commentò Shinji.



“A me non piace,” disse Rei.



Shinji e Asuka si guardarono. Non avevano mai visto Rei prendere subito in antipatia qualcuno. Anche la sua risposta al saluto sfacciato di Asuka quando si erano conosciute, era stata solo una riservata freddezza, non questa… testa ostilità.
 
“Eh? E perché?” chiese Shinji.
 
Rei scosse leggermente il capo. “Non lo so. C’è qualcosa in lui che mi inquieta.”
 
“Cosa? Cos’è che ti inquieta di lui?” disse Asuka, voltandosi di nuovo a guardare Nagisa, cercando di capire cosa avesse fatto innervosire Rei.
 
“Non ne sono sicura. …qualcosa.”
 
Anche Shinji lo guardò. “Non ha fatto altro che presentarsi e dire che è felice di essere qui.” Le orecchie di Shinji si drizzarono quando dal fondo della classe giunse uno stralcio di conversazione a voce bassa. “Credo che abbia detto qualcosa sul club di musica?”
 
Rei scosse di nuovo il capo. “Lo so che non ha fatto nulla, Shinji. Ma… mi inquieta.”
 
Lo sguardo di Kaworu si voltò nella direzione di Rei, incontrando per la prima volta il suo sguardo. Lui sorrise. Rei no.



“Mi inquieta e basta…” disse di nuovo Rei, a bassa voce.
 
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Maya Ibuki deglutì nervosamente mentre percorreva il vuoto corridoio nelle viscere del quartier generale della Nerv. Era raro che si trovasse così in profondità, quasi al Terminal Dogma. Era appena arrivata per iniziare il suo regolare turno di monitoraggio del Central Dogma e il debug del Magi System, quando la dottoressa Akagi l’aveva chiamata. Doveva ammettere che il suo cuore ebbe un sussulto quando sentì la sua voce al telefono. Rimase preoccupata tutta la notte dopo che la dottoressa Akagi l’aveva praticamente costretta a tornarsene a casa sua una volta lasciato l’ospedale. La dottoressa Akagi sembrava totalmente scioccata da quello che le aveva detto il First Children nel frangente in cui Maya era andata a riprenderle i vestiti, e Maya non voleva davvero lasciarla sola in quello stato. Aveva avuto il terribile presentimento che la sua cara senpai potesse fare qualcosa di brutto, con quell’aria così depressa, scioccata e affranta.
 


‘Si prenda cura di lei, Tenente. Ha bisogno di lei.’ Aveva detto il pilota Ayanami. Che cosa avrebbe dovuto pensare? Lei… adorava la dottoressa Akagi. Era brillante, disinvolta, analitica, con un incredibile autocontrollo ed era tanto, tanto bella. Aveva cercato di essere la migliore assistente possibile, di impressionarla, di farsi notare, di dimostrarle che era abbastanza brava per stare accanto a una persona così meravigliosa… ma aveva sempre avuto paura di dirle in faccia come la dottoressa Ritsuko Akagi la faceva sentire. E se avesse detto ‘no’? Se fosse stata disgustata dai sentimenti di Maya? E se… Maya si morse di nuovo il labbro. Non importava. Non poteva farci nulla se provava tutto questo. Si era spaventata a morte quando l’aveva vista colpita dal pezzo di cemento del soffitto durante la battaglia con Zeruel. E vederla quasi schiacciata dalla furia dell’Unità 00 impazzita era stato ancora peggio. Ed entrambe le volte aveva sentito il forte bisogno di stare con lei la notte in ospedale, pregando silenziosamente che si svegliasse e stesse bene. Il suo cuore batteva forte ogni volta che quegli occhi verdi ipnotici si aprivano.
 
Maya sospirò. Si sentiva così stupida. Non sapeva nemmeno se alla dottoressa Akagi piacessero le donne, tanto meno se si potesse mai interessare a una persona così insignificante come lei. Innamorarsi della propria senpai era davvero stupido. E il giorno prima aveva fatto la figura della pervertita o della scema, sventolando le sue mutandine come se niente fosse e gridando per il corridoio. E la dottoressa Akagi aveva così fretta di rivestirsi che non aveva nemmeno scacciato Maya dopo che le aveva strappato i vestiti di mano. Guardare la sua senpai che si rimetteva la biancheria intima e la gonna era stato… uhm… molto intrigante. Tanto che, probabilmente, quando la dottoressa Akagi aveva finito, Maya fu colta con ancora lo sguardo attonito. L’imbarazzo non le aveva comunque impedito di rievocare la scena in modo vivido. Ripetutamente. Proprio come adesso. Uhm.
 
‘Oh, smettila, Maya. La dottoressa Akagi non ti ha chiesto di scendere nel suo laboratorio privato, subito e con discrezione, per poterti sedurre e passare l’intera giornata avvolta in abbracci appassionati. È una scienziata seria e non ha di queste sciocche e frivole fantasie! Ha bisogno di te per qualcosa di importante!’ ricordò a sé stessa. Una piccola parte di lei però ancora pensava che sarebbe stato davvero bello se l’avesse fatto.
 
Bussò con esitazione alla porta del laboratorio privato della dottoressa Akagi. Era già stata qui qualche volta, ma stavolta era… diverso. Dopo aver detto alla dottoressa Akagi che non si trovava nel mezzo di un’attività indifferibile, la sua senpai le aveva detto di venire nel suo laboratorio privato ‘subito e con discrezione’. Quest’ultima parte era stata… non sapeva cosa pensare. Attese un attimo, poi aprì la porta del laboratorio. “Akagi-senpai? Sei qui? Sono venuta appena ho potuto.”
 


La dottoressa bionda era in piedi accanto a un macchinario dall’aspetto complicato, che assomigliava molto alle vasche di guarigione in cui aveva visto mettere i piloti dopo alcune ferite riportate durante le battaglie contro gli angeli. Questa era un po’ più grande, adatta ad un adulto, e aveva ancora più strumenti diagnostici. La dottoressa Akagi stava sistemando qualcosa quando si voltò e fece un cenno a Maya. “Maya? Bene. Ho bisogno del tuo aiuto.”
 


“Farò tutto ciò che ti serve, Akagi-senpai! Qualsiasi cosa per aiutarti!” Maya cercò di non arrossire visto quanto sembrava impaziente e che quanto detto potesse essere interpretato come un’avance. Ci volle uno sforzo di volontà per allontanare quel pensiero.
 
Pensiero che ritornò quando la dottoressa Akagi si voltò e rivelò di indossare solo un costume da bagno sotto il camice. Maya lottò per non svenire. Dopo essere rimasta per un attimo bloccata sulla sua scollatura, costrinse i suoi occhi a risalire verso il volto della dottoressa Akagi.
 

 

 
Costrinse i suoi occhi a risalire.
 

 

 
Costrinse i suoi occhi a… Niente da fare, i suoi occhi avevano la meglio. Per riuscire a sbloccarsi occorse chela dottoressa Akagi si schiarisse la gola, facendo alzare di scatto lo sguardo di Maya e facendola diventare rossa in viso.
 
Ritsuko aveva delle occhiaie impressionanti. Non disse nulla riguardo le ‘occhiate’ di Maya.
 
Maya sbatté le palpebre e si avvicinò preoccupata. “Akagi-senpai… stai bene? Sembri…” ‘Esausta? Quasi morta? Sfinita?’ “Uhm… stanca?”
 


“Il termine che stai cercando è ‘malata e stremata’, Maya. Ho bevuto un po’ troppo ieri sera. Probabilmente non avrei dovuto, ma… ho avuto modo di riflettere. Tornando a noi… ‘qualsiasi cosa’? Io…” Abbassò lo sguardo sull’apparecchio dietro a lei. “Maya… sai perché ti ho chiamata quaggiù?”
 
“Tu… hai detto che avevi bisogno di me per aiutarti in qualcosa. Qualcosa che non potevi fare da sola?” azzardò Maya.
 
Ritsuko annuì lentamente, voltandosi verso di lei. “Esatto. Io non… Non c’è nessuno di cui mi fidi a cui chiederei questo. Ma… Maya, vorrei che tu mi aiutassi a fare qualcosa che il Comandante Ikari mi ha espressamente proibito di fare. Tu… puoi dire di no. Non ti voglio costringere a fare nul-”
 
“Va bene!” sbottò Maya. “Lo… lo so che non farai nulla di male, senpai! Il Comandante Ikari si deve essere sbagliato!”
 
Per qualche motivo, Ritsuko trasalì e si guardò le mani. “…giusto. Ma Maya, non sai nemmeno…” Un brivido la percorse. Portò le mani alle fasce ancora intorno alla sua testa. “Tu sai le ferite che ho riportato. Eri in ospedale entrambe le volte. Gr… grazie di tutto, davvero. Ma io… In qualsiasi posto che non fosse questo starei a riposo per almeno una o tre settimane con queste ferite. Ma il Comandante Ikari ha bisogno di me… operativa. Quindi… ho sviluppato una procedura di guarigione accelerata tramite l’LCL. L’abbiamo già usata sui piloti. Shinji dopo le ustioni provocate da Ramiel, Rei dopo l’ultima battaglia… ma sono l’unica che conosce questa procedura abbastanza bene da poterla mettere in pratica, quindi il Comandante Ikari ha stabilito che non può essere utilizzata per scopi civili e mi ha proibito di tentare di usarla su me stessa.”
 
Maya guardò le bende della dottoressa Akagi e poi la vasca dietro di lei. “…E-e tu vuoi comunque utilizzarla, e… vuoi che ti aiuti a farlo?”
 
Ritsuko annuì lentamente. “Io… tu sei sempre stata lì quando ero ferita e quando mi sono risvegliata. Tu sai… quanto è grave. Quanto sono infortunata. E… ti sto chiedendo di disobbedire a un ordine diretto del Comandante Supremo della Nerv, lo so, ma-”
 
“Lo farò!” la interruppe di nuovo Maya. Si coprì la bocca con le mani. “Io… io… uhm… io… non potevo stare a guardarti ferita, Akagi-senpai. Io… volevo tanto aiutarti. Se… se questo ti può aiutare a guarire, allora… posso farlo. Lo farò. Non importa cosa dice il Comandante Ikari. Io… sono… qualificata a farlo? Non sono un medico come te, sono solo un assistente. Riesco a fare a malapena la metà delle cose che fai tu con il Magi System, e ci metto il triplo del tempo. Questo è… Io…” Maya guardò di nuovo il suo superiore. “Io… io voglio aiutarti, ma se l’unica che sa cosa fare…”
 
La dottoressa Akagi aveva l’aspetto di una persona che voleva fuggire da lì. “Non me lo merito…” mormorò. Guardò di nuovo Maya negli occhi. “Ho preparato la procedura sul computer collegato alla vasca. E sarò cosciente per il 90%. Ti guiderò io durante la procedura. Questo… dovrebbe accelerare la mia guarigione di settimane. Starò… decisamente meglio. Grazie per… per essere disposta a farlo, Maya. Io…” La dottoressa Akagi si voltò e cominciò a digitare sui comandi della vasca. “Io non so come ringraziarti.”
 
Maya colmò la distanza tra di loro, avvicinandosi a Ritsuko. Alzò una mano per posarla sulla spalla della dottoressa Akagi, ma esitò… poi ritirò la mano. “Akagi-senpai, io… tu sei… io…”
 
“Grazie per avermi salvata ieri,” disse improvvisamente Ritsuko. “Penso che… se tu non mi avessi dato uno schiaffo, sarei… sarei semplicemente rimasta lì, ferma. Era come vivere un incubo.”
 
“Non è nulla!” disse Maya. Questa volta la sua mano entrò in contatto con la spalla della dottoressa Akagi. “Io… non potevo permettere che ti facessi del male! Io… tu… uhm…”
 
Maya quasi sobbalzò quando la mano della dottoressa Akagi si alzò per coprire la sua per un momento. “Grazie, Maya. Di tutto.”
 
Maya lottò per non deglutire nervosamente quando la dottoressa Akagi si voltò. Era così vicina…
 
“Perché lo stai facendo?” chiese la dottoressa Akagi.
 
Maya sbatté di nuovo le palpebre. “Cosa?”
 
“Ti ho appena detto che stiamo andando contro gli ordini diretti del Comandante Ikari. Perché… perché hai accettato di farlo?” Gli occhi della dottoressa Akagi scrutarono intensamente i suoi.
 
Maya lottò per non distogliere lo sguardo. Sentiva il rossore salire dal colletto della sua uniforme. “Io… io… Tu hai bisogno che io… che ti aiuti,” balbettò Maya. “Io… tu… Dovevo farlo! Io… tu sei… la mia, la mia senpai!”
 
Lo sguardo indagatore della dottoressa Akagi si intensificò. “Il tuo senpai. È questa… l’unica ragione?” chiese a bassa voce.
 
Maya sentì le sue pulsazioni salire alle stelle. La gola le si seccò improvvisamente e non riuscì a incontrare gli occhi dell’altra donna. “Io… io…”
 
“Maya, non sono né cieca né stupida. Io… ho capito tutto,” disse Ritsuko con dolcezza. “E… io… non sono chi tu pensi che sia. Non mi merito una persona come te. Ma… sono felice che tu… tu…” Tossì e distolse lo sguardo. “Sono felice che tu sia qui. Io… forse non sarò mai… chi tu pensi che io sia, ma… grazie per… credere che lo fossi. Non immagini davvero quanto lo apprezzi. Mi hai salvato già due volte.”
 
Maya rimase a bocca aperta. ‘Lei… lei ha capito tutto?! “A-A-Akagi-senpai, io…” agitava impotente le mani, incerta se provare a negare, o ad ammettere, o… qualunque cosa.
 
La dottoressa Akagi sorrise di nuovo tristemente e scosse il capo. “Parleremo dopo. Ci vorranno almeno un paio d’ore. Per ora, siediti e lascia che ti illustri la procedura con un test.” Fece cenno a Maya di dirigersi verso la postazione del computer accanto alla vasca, con la schermata già aperta.
 
Ancora rossa per l’imbarazzo, Maya si sedette. Ma questa volta non sobbalzò quando la dottoressa Akagi le mise una mano sulla spalla.
 

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Capitolo 75
*** Capitolo 9.2: Tutto quel che faccio ***


Capitolo 9.2: Tutto quel che faccio





Asuka praticamente balzò dalla sedia quando suonò la campanella del pranzo, e Shinji la seguì a ruota. Asuka aveva un ampio sorriso sul volto mentre si dirigeva verso il banco di Hikari. Anche se lei era più vicina, fu Tōji che riuscì ad arrivare per primo, quasi scartando un paio di studenti più lenti fino a sfrecciando a fianco della sua ragazza sorridente.
 
Asuka sogghignò nel vedere la stretta di mano nella quale i due erano già avvolti. “Ti mancava il tuo ragazzo, Hikari?”
 


“Non ne hai idea, Asuka.” Hikari guardò Shinji alle sue spalle. “O forse sì. Mi devi delle spiegazioni, cara mia. Tu e Ikari-kun per mesi, eh?” Rivolse ad Asuka un sopracciglio alzato. “Perché non me l’hai detto?”
 


Asuka fece un gesto di accomodamento. “Avevamo dei buoni motivi per tenerlo segreto, credimi. Ma ora l’abbiamo detto a tutti. Ti sei persa il nostro annuncio a tutta la scuola lunedì.” Fece una breve risata. “Proprio come hai appena appena annunciato di te e dell’Osaka-boy qui presente a tutti quelli della nostra classe che ancora non lo sapevano.”
 
Hikari arrossì un po’ al ricordo. “Mi mancava molto,” mormorò.
 


“Come hai fatto ad uscire dall’ospedale, capoclasse? Asuka era sul punto di organizzare una ‘missione di salvataggio’ per questo pomeriggio,” chiese Shinji.
 


Hikari scrollò le spalle. “Non so perché, ma stamattina, subito dopo la colazione, la dottoressa Akagi è venuta a dirmi che potevo andare e che mi avrebbe richiamato per eventuali altri accertamenti. Sembrava piuttosto intenzionata a farmi uscire in fretta, a dire il vero. Mio padre e le mie sorelle non saranno a casa prima di oggi pomeriggio, quindi ho lasciato un messaggio a mio padre e sono venuta direttamente qui a scuola.”
 
“Le mancava il suo Babbeo, non c’è che dire,” disse Asuka divertita a Shinji. Hikari abbassò lo sguardo e arrossì ancora di più, ma non poteva negarlo.
 
Rialzò il capo, illuminandosi. “Quindi, a pranzo tutti insieme? O incontri tra coppiette? Tu… Sono abbastanza sicura di ricordare di aver visto che…” La sua voce si abbassò. “Che tu e Ikari-kun… andate davvero a letto insieme?!” quasi sussurrò.
 
Asuka rise e guardò Shinji, il quale stava ridendo a sua volta. “Siamo proprio in sintonia io e il mio caro baka fossimo in Sync. È proprio come ha detto Suzuhara qualche giorno fa, testuali parole.” Asuka sollevò il suo bentō. “Forza, andiamo a cercare un posto dove pranzare. Ti racconteremo perché abbiamo dovuto nascondere la nostra relazione e a che punto siamo ora.”
 
Mentre uscivano dalla porta principale dell’aula, Shinji si voltò improvvisamente. “Ehi… dov’è andata Rei?”
 


---
 


Anche nel campus della Scuola Media Municipale Nord di Neo Tokyo-3 c’erano dei luoghi isolati in mezzo al verde. Il tavolo da pranzo all’ombra di un albero in fondo al campus si trovava ai margini di un boschetto di alberi che sarebbe stato un modesto parco in città. Nel parco della scuola, formavano una bella zona isolata, lontano dagli sguardi degli insegnanti o degli edifici principali, il che rendeva il tutto un luogo popolare per pranzi ‘privati’ tra le coppiette della scuola… o un posto adatto agli interrogatori.
 
Rei non aveva dovuto fare altro che seguire il nuovo studente. Sembrava che si fosse diretto da solo in questa direzione, per qualche motivo. A prescindere dal perché, una volta che si trovò all’ombra degli alberi, guardandosi intorno con un leggero sorriso e canticchiando una melodia che le sembrava di aver già sentito suonare da Shinji sul suo violoncello, Rei decise che era il momento di passare all’azione.
 
Abbassò il tono della voce, come se parlasse solo a sé stessa. Ne venne fuori un tono freddo e duro come quello che aveva rivolto a Shinji quando aveva messo in dubbio le capacità di suo padre. “Fermati.”
 


Nagisa arrestò il suo lento intercedere tra gli alberi, voltandosi verso di lei. Non sembrò affatto sorpreso, si limitò a sorriderle divertito. “La musica è meravigliosa, non è vero? Il canto porta gioia e ravviva l’animo umano. Credo che il canto sia il traguardo più grande raggiunto dalla cultura dei Lilim. Non sei d’accordo?”
 


Rei lo guardò intensamente. “Chi sei tu?”
 
Il lieve sorriso di Kaworu si allargò un po’. “Oh, pensavo di essermi presentato in classe. Io sono Kaworu Nagisa.” Le fece un piccolo inchino. Rialzandosi, continuò. “Sono il Fifth Children.” Inclinò il capo e la guardò. “Tu sei il First Children? Rei Ayanami-san? Tu sei come me. Quindi, entrambi abbiamo preso la stessa forma dei Lilim per vivere su questo pianeta.”
 
Lo sguardo di Rei si fece più freddo. “Chi sei tu? Perché la tua luce è… diversa? Non riesco a vederti come vedo tutti gli altri.”
 
“Io sono come te. Sono stato mandato qui per pilotare un Evangelion.” Kaworu interruppe il contatto visivo con Rei e alzò gli occhi verso gli alberi ricoperti di sole che li circondavano. Questa è una città meravigliosa. È così piena di vita e di persone interessanti.” Tornò a guardare Rei, sempre sorridente. “Sono molto interessato al Third Children. Lui ha… un cuore così puro. Ed era il Second Children la persona accanto a lui? Sembra ancora più interessante. Credo di voler proprio conoscere questo Shinji Ikari…”
 
La voce di Rei si fece fredda come il ghiaccio. “Stai lontano da loro.”
 
Le sopracciglia di Nagisa si alzarono leggermente. “Lontano da loro? Perché dovrei farlo? Siamo tutti designati come Children, no? E quello che voglio è vederlo da vicino. Non dovresti interferire con me. Ci sono persone che si arrabbierebbero molto con te o con loro se lo facessi. Potrebbe accadere loro qualcosa.”
 
Rei si sentì la pelle pizzicare e i capelli le si rizzarono in testa. “Tu non farai loro del male! Io non lo permetterò!” ringhiò. Sentiva il suo potere scorrere dentro di lei. Le sue mani cominciarono a chiudersi in pugni e la gonna della sua uniforme scolastica iniziò ad ondeggiare nonostante la mancanza di vento. Un bagliore rosso cominciò a brillare attraverso i suoi occhi aguzzi.
 
Nagisa sbatté le palpebre e fece un passo indietro. “Tranquilla, First Children. Non voglio fare loro del male. Il mio interesse per Shinji Ikari riguarda il suo cuore puro e il suo ruolo chiave in questi eventi. Lui è… un esempio affascinante del potere del cuore umano. Vorrei conoscere il suo cuore, i suoi sentimenti. Pensavo che sarebbe stato triste e solo e avrei voluto capire come ha fatto a sopportare tutto questo. Ma non lo è. L’uomo non potrà mai cancellare completamente questa tristezza, perché tutti gli uomini sono fondamentalmente soli.”
 
“Il suo cuore non è un giocattolo con cui puoi giocare. Lui non è un giocattolo, né una bambola. Il suo cuore appartiene ad Asuka e a coloro che lo amano. Non ti permetterò di metterlo a rischio o di infliggere loro dolore,” lo avvertì Rei, con voce ancora bassa e ostile. Il bagliore nei suoi occhi si attenuò, ma non scomparve.
 
Nagisa si avvicinò, sempre sorridente. “Il dolore è qualcosa che l’uomo deve sopportare in cuor suo. E poiché il cuore sente il dolore così facilmente, alcuni credono che la vita sia dolore. Le persone possono essere delicate come il vetro, e così anche il loro cuore.” Inclinò il capo e guardò Rei con curiosità. “Tu senti questo dolore?”
 
Rei annuì freddamente. “In ogni momento della mia esistenza. Ma ho trovato delle ragioni per vivere e affrontare il dolore. La ricompensa vale ogni secondo di dolore. Tutto questo ne vale la pena.”
 
Nagisa sembrava sinceramente curioso. “E cos’è ‘questo’?”
 
Rei sollevò il mento. “Il loro amore. Che provano l’un l’altro e provano per me. Ho parlato loro dei miei sentimenti e non mi hanno respinto. Perfino io posso essere amata.”
 
Le sopracciglia di Nagisa si alzarono. “Perfino tu? Lo sanno loro cosa sei? Che sei come me?”
 
Rei esitò. “Non lo sanno. Ma ho paura di dirglielo. Oggi avremmo parlato, e ho intenzione di dirglielo. Non ho paura di essere onesta con loro. Loro continueranno a tenere a me e io a loro.” I suoi occhi si aguzzarono di nuovo. “Faresti bene a ricordarlo e a temerlo. Io li proteggerò, da te e da chiunque altro.”
 
Il sorriso di Kaworu si spense. “Se davvero vuoi proteggerli, allora non dirai loro nulla.”
 
Gli occhi di Rei si aguzzarono ulteriormente e le sue labbra si appiattirono in una linea. “Spiega. Rapidamente.”
 
Kaworu guardò verso il cielo, lontano da lei, con il volto ora calmo e inespressivo. “Le persone che ho menzionato prima? Loro non vogliono che si sappia di te o di me, potrebbe interferire con i loro piani. Hanno ucciso per molto meno. Dire ai tuoi… amici cosa sei è il genere di cose per cui fanno fuori le persone. Se desideri proteggerli, non puoi dir loro nulla. Coloro che cercano di diventare i nuovi dei per i Lilim non permetteranno alcuna fuga di notizie che possa compromettere il loro piano.”
 
Rei si irritò e dovette trattenere l’impulso di attaccarlo. “E tu?” disse, con voce bassa e minacciosa. “Li aiuterai a farlo? A chi obbedisci? Alla Seele?”
 
“Loro pensano che io sia nelle loro mani. Per questo mi hanno mandato,” disse lui, tornando a sorridere debolmente.
 
“E lo sei?”
 
“Io non farò mai loro del male per mia stessa volontà. Ma se vuoi proteggerli, non puoi dire nulla di noi a loro, della nostra natura o dei piani della Seele e della Nerv. È il tipo di informazioni per cui uccidono.”
 
Rei lo guardò come se volesse dargli fuoco. “Io voglio dirglielo. Sono i miei amici, quelli per cui e con cui combatto. Voglio essere onesta e sincera con coloro che amo. Tu non puoi capire quanto questo sia importante per me.”
 
“Importante al punto da mettere a rischio la loro vita? Questo ‘amore’ deve essere davvero potente.” Si strofinò il mento pensieroso. “Questo corpo ha prodotto delle pulsioni interessanti e intense da esplorare. Forse dovrei anch’io ‘amare’ Shinji? O dici entrambi?”
 
Il Fifth Children andò a sbattere con forza sulla quercia, volando per qualche metro prima di fermarsi sull’erba accanto al tavolo per il pranzo. Dopo un attimo si rialzò a sedere in modo instabile, con un’impronta di mano rosso fuoco sulla guancia sinistra. “…ahia?”
 


Rei guardò la sua mano destra. Non aveva mai avuto uno scatto così rapido. Non aveva nemmeno dovuto riflettere su quello che stava facendo, sentì solo l’improvviso impulso di prenderlo a sberle finché non avesse smesso di dire cose che la facevano arrabbiare. “Loro sono i MIEI amori, brutto invasore! MIEI! STANNE! ALLA! LARGA! HISSSSSSSS~!
 


Nagisa si toccò la guancia con delicatezza. “Sì, ahia. Ahia è la parola giusta.” Si alzò in piedi a fatica, scuotendo il capo in modo vertiginoso. Dopo qualche difficoltà, si focalizzò su di lei. “Ho detto qualcosa di sbagliato?”
 
Si focalizzò un po’ meglio quando Rei gli afferrò la camicia e attirò il volto di Nagisa a pochi centimetri dal suo. “Tu non li toccherai! Il loro legame è la cosa più bella del mondo!” gli gridò quasi in faccia. “Loro amano me e io amo loro, e nemmeno io metterò mai a rischio questo legame! Tu non li ‘amerai’! Non farai nulla per mettere a rischio il loro legame! MI HAI CAPITO?” Lo scosse come un giochino nella morsa di un cane.
 
“Ahia! Ahia! Ahia! Ho capito!” disse Nagisa, con gli occhi sgranati dall’assalto di Rei. “M-mi è almeno concesso parlare con loro? Saremo tutti dei piloti. Sarebbe strano se non lo facessi.”
 
Rei gli lasciò la camicia, facendolo ricadere a terra. Nagisa si accasciò, e il suo atterraggio maldestro termino con lo sguardo rivolto a Rei. Illuminata dal sole di mezzogiorno, Nagisa non poté fare a meno di rimanere a bocca aperta di fronte alla dea arrabbiata che incombeva su di lui.
 
‘Il suo sguardo con quegli occhi sgranati è una piacevole dimostrazione di paura e rispetto,’ pensò Rei. ‘E i suoi occhi rossi sono un piacevole abbinamento all’impronta della mia mano sulla sua guancia.’ Annuì, consentendogli questa piccola concessione. “Sotto scorta. Ora vieni. Puoi stare con noi per il pranzo.”
 
Si voltò e cominciò ad allontanarsi, tornando verso la palazzina dove di solito pranzavano sul tetto.
 


Nagisa rimase a fissarla per un lungo momento prima di alzarsi per seguirla. Si toccò il segno dello schiaffo sul viso e trasalì. “…l’amore è ancora più potente di quanto pensassi. È pericoloso. Intrigante,” disse a sé stesso, seguendo la ragazza dai capelli blu.

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Capitolo 76
*** Capitolo 9.3: Tutto quel che faccio ***


Capitolo 9.3: Tutto quel che faccio





“E questo è quanto. Misato ha detto che ci darà una risposta ‘presto’, ma noi le parleremo stasera. Non ce la facciamo più”, concluse Asuka. Visto il rosso sul volto di Tōji, Asuka gli diede un’occhiataccia. “Non per il sesso, pervertito che non sei altro. È il poter stare abbracciati la notte. Entrambi abbiamo ricominciato ad avere incubi. Quando siamo assieme questo non accade”.
 


Hikari annuì, sospirando in un misto di felice romanticismo e di stanca consapevolezza. “Io… capisco quello che dici, ma siete ancora molto giovani per… per fare gli adulti. Intendo su entrambi i fronti. Se non avessi avuto modo di vedere ciò che tu e Ikari-kun provate l’uno per l’altra, probabilmente sarei d’accordo con il Maggiore Katsuragi. Ma ora che ho visto… devo dare ragione a te”.
 


Asuka sospirò e mise in bocca un altro boccone. “Grazie, Hikari. Mi sa che ti chiamerò in causa come ‘teste favorevole’ in caso Misato dicesse di no. Sa che sei una persona responsabile, quindi di certo ti ascolterebbe se glielo dicessi”. Asuka masticò per un momento, poi guardò Shinji quando lui si voltò accanto a lei.
 
“Cosa… cosa sem-… cosa ‘sembravamo’ quando… quando ci hai ‘visti’, capoclasse?” chiese Shinji esitante. Era anche leggermente arrossito. “So che ci hai uhm… ‘visti’… ‘insieme’, ma cos’altro hai visto?”
 


Hikari arrossì a sua volta per il ricordo. “B-beh, uhm… a parte quella specifica parte… non è stata proprio una cosa che ho ‘visto’. Era… più che altro una… una… forte sensazione, come un insieme di emozioni e impressioni che voi due avevate l’uno dell’altro. Era come… essere sotto una cascata, un getto costante e pressante che sembrava…” Chiuse gli occhi, cercando di formulare le parole. “Come se qualcuno ripetesse in continuazione ‘Amore Lussuria Gioia Felicità Fiducia Tranquillità, Amore Lussuria Gioia Felicità Fiducia Tranquillità’. Io ero… uhm…” Diventò ancora più rossa e lanciò un’occhiata di fianco a Tōji, che la guardò con curiosità. La sua voce si assottigliò per l’imbarazzo, ma non lasciò la mano di Tōji. “Ero davvero invidiosa. Io… volevo anch’io una cosa così.”
 


Asuka guardò Shinji, che le sorrise e le strinse la mano. “Sì, è… più o meno così”, disse.
 
Tutti si voltarono sorpresi quando la porta delle scale si aprì sbattendo lasciando comparire una Rei Ayanami visibilmente tesa e turbata che arrivò per unirsi al gruppo.
 
Shinji sbatté le palpebre confuso. ‘Non lo sto vedendo realmente, perché è impossibile. Non può essere la nostra Rei, arrabbiata e a passo spedito. Devo sbagliarmi per forza.’
 
Rei si avvicinò e sedette di fronte alle due coppie. Cominciò ad aprire in silenzio il suo bentō senza incrociare lo sguardo di nessuno.
 
Shinji lanciò un’altra occhiata ad Asuka. Lei annuì leggermente, facendogli intendere che anche lei aveva notato l’insolito comportamento di Rei.
 
Asuka si schiarì leggermente la gola. “Allora… Rei… Tutto bene?”
 


Rei alzò lo sguardo, con le labbra leggermente arricciate. “No.”
 


Prima che potesse dire qualcos’altro, la porta delle scale si aprì di nuovo, ma questa volta con meno veemenza. Il nuovo studente dai capelli grigi fece capolino. Sorrise vedendo il loro gruppetto e si avvicinò.
 
Shinji guardò con crescente confusione l’impronta rosso fuoco di una mano sulla sua guancia. Guardò Rei, guardò l’impronta e guardò di nuovo Rei. ‘Nono. Devo per forza sbagliarmi. Rei non può aver trascinato da qualche parte il nuovo studente per schiaffeggiarlo. Non la nostra Rei. Non… non può essere.’
 
Nagisa si sedette alla sinistra di Rei, non tanto ‘vicino a lei’ quanto ‘il più possibile lontano da Shinji e Asuka’. Rimaneva comunque un triangolo approssimativo di tre coppie poste di fronte l’una alle altre.
 
Shinji scambiò uno sguardo ancora più confuso con Asuka prima di voltarsi verso Rei. “Ehm… Rei?” cominciò prima di fermarsi, non sapendo come chiederle ‘hai appena schiaffeggiato il nuovo arrivato?’ alla sua amica, di solito assolutamente calma e pacifica.
 
Rei non ricambiò lo sguardo e si mise a piluccare il suo pranzo. “Io e Nagisa-san abbiamo parlato. Lui è il Fifth Children,” disse.
 
Le sopracciglia di tutti si alzarono. “Ah… congratulazioni, credo,” disse Tōji esitante. “Benvenuto nella squadra. Io sono Tōji Suzuhara.”
 


“Grazie,” disse Nagisa simpaticamente. “È un piacere conoscere tutti voi ed è molto emozionante essere qui. Ho sentito parlare molto di Neo Tokyo-3”
 


“Da dove vieni Nagisa-san, se posso chiederlo?” si informò Hikari.
 
“Recentemente sono stato presso la Nerv-03 di Berlino. E per favore, chiamatemi Kaworu.”
 
La bocca di Asuka si aprì e si chiuse. “Il… Fifth Children. Huh.” Lanciò uno sguardo a Shinji per dirgli ‘ne parliamo dopo’. “Quindi…” Asuka guardò per un attimo Tōji: non sarebbe stato autorizzato ad assistere a discussioni riguardanti la Nerv, ma scrollò le spalle. Era il fidanzato di un pilota e amico intimo di un altro, in un modo o nell’altro avrebbe saputo tutto comunque. Non è che gli angeli avessero delle spie umane. “Come mai sei qui in questo momento, Fifth Children? Al momento abbiamo due Evangelion operativi e più piloti che postazioni. Ora che Hikari è uscita dalla quarantena, lei tornerà ad avere l’Unità 03, Rei ha l’Unità 00 e, una volta riparate le Unità 02 e 01, andranno a me e a Shinji. Quindi quale sarebbe il tuo compito? Avremo il piacere di avere un’Unità 05 tra noi?”
 
“Beh, in realtà, non sono proprio tornata al 100%, Asuka,” rispose Hikari. “Quando la dottoressa Akagi mi ha fatta uscire dall’ospedale, ha detto che sono stata dimessa dalla quarantena, ma non sarò nella lista dei piloti in forza finché non mi avranno autorizzata. Quindi immagino che Nagisa-san prenderà l’Unità 03.”
 
Asuka sembra molto infelice. “Preferirei ci fossi tu, Hikari. Senza offesa, avannotto, ma lei è mia amica,” disse a Nagisa.
 


“Nessun problema, Miss Sōryū. È ovvio che vuoi stare con i tuoi amici,” disse Nagisa con tono amichevole. “È molto bello godere della compagnia degli amici, non è così?” I suoi occhi scivolarono sulla stretta di mano tra lei e Shinji. “I legami dei cuori umani sono davvero molto forti.”
 
Rei aggrottò leggermente la fronte.
 
Anche Asuka si accigliò un po’. “Ah. Sì. Quindi immagino che questo significhi che sarai nell’Unità 03, allora. Di sicuro non sarai nell’Unità 02 o nell’Unità 01.”
 
“Per quale motivo?”
 
Questa volta fu Hikari a condividere lo sguardo aggrottato. ‘Cosa dovremmo rispondere? ‘Perché siamo quasi certi che le nostre madri siano lì dentro’? Possiamo dire una cosa simile al nuovo pilota? Non lo conosciamo nemmeno,’ pensò Shinji. “I nostri Evangelion sono… calibrati in modo molto specifico su ognuno di noi,” tentò Shinji. “Il fatto che io e Asuka possiamo attivare insieme l’Unità 03, che sarebbe destinata alla capoclasse, sembra essere più un’eccezione.”
 
Prima che qualunque altra parola potesse essere pronunciata, la porta delle scale si aprì di nuovo. Ne uscì Kensuke, seguito dalle stesse due ragazze con cui aveva pranzato all’inizio della settimana. Shinji trattenne un sorriso mentre si avvicinavano. Asuka e Rei avevano ora delle ‘emulatrici’. Kyōko e Sayaka avevano iniziato a tingersi i capelli rispettivamente di rosso e di blu, anche prima di iniziare a frequentare Kensuke. Erano state le prime ma ormai non più uniche ragazze della scuola che avevano iniziato a colorarsi i capelli fino al limite consentito dal regolamento scolastico.



Kensuke sorrise quando vide Shinji. “Ehi, Shinji!” Si avvicinò e tirò fuori il portafoglio. “Mi hanno pagato per alcuni lavoretti che ho fatto, quindi posso restituirti i soldi che mi avevi prestato. Però ora devo scappare. Oggi sono a pranzo con Sakura-san e Miki-san.”

Shinji prese i 10.000 yen, ma fece un cenno col capo verso le due ragazze. “Ah, Kensuke… non eri già a pranzo con loro martedì? Pensavo che… ehm… avessi l’agenda già piena?”
 
Kensuke sorrise imbarazzato e si sfregò la nuca. “Ehm, sì, ero già a pranzo con loro martedì. Loro hanno… deciso di voler passare più tempo con me, così hanno pensato di unire le loro date e di andare tutti e tre insieme. Pensavo di… annullare gli appuntamenti della prossima settimana per… poter stare con loro.”
 


Asuka lo fissò come se gli fosse spuntata un’altra testa. “‘Loro’? Al plurale? Tu stai… stai uscendo con entrambe?”
 


Kensuke guardò le due ragazze da sopra la spalla. Sayaka gli fece l’occhiolino. Tornò a guardare i suoi amici. “In realtà credo che siano più loro due che stanno uscendo con me. Sono loro che hanno proposto di condividere le loro date, visto che sono amiche da quando erano piccolo. Poi me l’hanno detto e… non ho trovato nessun motivo per dire di no.”
 
Shinji cercò di elaborare il tutto. “Quindi stai… disdicendo tutti gli appuntamenti che avevi con le altre ragazze per… per poter passare del tempo con le tue nuove amiche?”
 
Kensuke annuì, con aria colpevole. “In effetti mi sento un po’ difetto, visto che ci sono ragazze che si erano prenotate da settimane, ma… io… insomma… Sayaka e Kyōko mi piacciono davvero tanto. Figurati che il padre di Sayaka è nelle forze armate giapponesi e ha detto che il prossimo fine settimana ci porterà a un poligono di tiro vero e proprio! Penso di piacergli.”
 
Asuka guardò le due ragazze. “Voi due: condividervi Tecno-Babbeo è stata un’idea vostra?” chiese loro.
 
Sayaka annuì sorridendo. Kyōko sembrava invece un po’ infastidita. “Ehi, non chiamare così il nostro Ken-chan! Si è sempre comportato da gentiluomo ed è proprio un tesoro!” Si avvicinò per prendere la mano di Kensuke. Sayaka, dall’altro lato, prese l’altra mano.
 


“Non prendertela, Sakura-san,” disse Tōji ridendo. “Guardaci: fare parte dei Babbei significa fare parte dell’élite! Le nostre sono le migliori ragazze della scuola.” Abbracciò Hikari accanto a lui, facendola arrossire.
 
Asuka si voltò per guardare Shinji. “Kensuke Aida ha due ragazze. Ed è stata una loro idea. E lui sta annullando un sacco di appuntamenti per stare con loro. Meglio andarsene da questo pianeta, Shinji. Il mondo ha chiaramente dato di matto.”
 
“Tutto questo è molto bello, Kensuke,” disse Rei a bassa voce, con un piccolo sorriso sulle labbra. “Sono molto contenta per te.”
 


Kyōko fece un breve inchino verso Rei. “Grazie per averci detto quanto fosse gentile, Ayanami-san. Non l’avremmo mai scoperto da sole: lui è sempre così silenzioso.” Si voltò poi verso Asuka. “E non avremmo mai pensato di dividercelo se non avessimo avuto il tuo esempio, Sōryū-san.”
 


Asuka la guardò. “Il mio esempio,” ripeté senza inflessioni.
 
“Il modo in cui tu e Ayanami-san vi condividete Ikari-san.”
 
Ad Asuka cadde la mandibola. “Io-… noi-… Non sto condividendo Shinji con Rei! E non sto condividendo Rei con Shinji! Non siamo in una relazione a tre!” esclamò. “Non posso credere che queste voci continuino a circolare!”
 


“Quindi non è così?” disse Sayaka, sorpresa. Guardò la stretta di mano tra Shinji e Asuka, quella tra Hikari e Tōji, e poi guardò Rei seduta accanto a Kaworu Nagisa. “Io… ohhhhhh. Capisco. Io… wow. Non vi siete appena conosciuti oggi, Ayanami-san?”
 


Rei la guardò con aria assente. “…Sì? Non capisco la tua domanda.”
 
Sayaka indicò le tre coppie, in sequenza. “Non siete tutte sedute con i vostri ragazzi?”
 
Rei la guardò per un altro momento con aria assente. Poi un’espressione di indignazione quasi orripilata le sbocciò lentamente sul viso. “Io… lui non è il mio ragazzo!”
 


“No? Pensavo solo che voi… uhm… s-scusami!” si giustificò Sayaka.
 
Nagisa si voltò per affrontare le ragazze in modo più di retto, l’impronta di colore rosso vivo della mano fu visibile solo ora. “Oh, io e Ayanami-san ci siamo conosciuti solo oggi, anche se ne avevo già sentito parlare. Io e lei non siamo una coppia.” Sorrise loro educatamente.
 
Sayaka e Kyōko gli guardarono la guancia, sorprese. “Ah… capisco,” riuscì a dire Kyōko. “Hai… hai per caso detto qualcosa che l’ha fatta arrabbiare?
 
“Sì,” confermò il Fifth Children, senza approfondire.
 
“Ehm… beh, spero che andiate d’accordo in futuro,” concluse impacciata Sayaka. “Andiamo, Ken-chan?”
 
“Uh…. Sì. Ci vediamo dopo, ok?” Kensuke salutò i suoi amici. Lui e le ragazze si allontanarono rapidamente quando gli altri li salutarono.
 
Quando se ne furono andati, Asuka riuscì finalmente a chiudere la bocca, rimasta ancora aperta per lo shock. “…Rei?” riuscì finalmente a chiedere all’amica.
 
“Preferisco non parlarne in questo momento,” mormorò Rei mentre pranzava.
 
Gli occhi di tutti si spostarono su Nagisa. Lui sorrise. “Ayanami-san non ha gradito una cosa che ho detto su un tema a lei caro. In futuro starò più attento a quello che dico. Non è successo nulla di grave.”
 
“Bene. Sappi che se vuoi pranzare anche tu dovrai andartelo a prendere. Il bar della scuola e la mensa chiudono tra otto minuti,” disse freddamente Rei, senza degnarlo di uno sguardo. “Ti consiglio di andare subito.”
 
“Davvero? In questo caso farò meglio a muovermi.” Nagisa si alzò e fece un breve inchino al gruppo. “È stato un piacere conoscervi, compagni Children. Se non dovessi riuscire a tornare prima della fine della pausa pranzo, sono sicuro che potremo parlare dopo la lezione.”
 
Asuka lo osservò con attenzione mentre si dirigeva verso le scale e scompariva. Appena il ragazzo si allontanò dalla sua vista, tornò a guardare Rei. “Gli hai dato uno schiaffo?”
 


Rei sembrava imbarazzata. “Preferisco non parlarne ancora.”
 
Asuka si limitò a guardarla.
 
Rei si irrigidì. “Lui ha… suggerito che avrebbe potuto tentare di interferire con te e Shinji. Io l’ho… rimproverato,” ammise.
 
“‘Rimproverato’, eh?” Asuka si mise quasi a ridere, sorridendo improvvisamente. “Grazie, Rei.”
 


“Rei, non dovresti farlo, indipendente da quello che ha detto,” disse Hikari, mossa dal suo istinto di capoclasse. “Soprattutto a un nuovo arrivato!”
 
“Mi dispiace,” disse Rei, con il capo ancora chino. “L’ho fatto senza pensarci. Ma l’amo-… la relazione tra Shinji e Asuka è di grande importanza per me. Mi sono rifiutata di permettergli anche solo di suggerire di interferire con loro. Io-…” Cercò di dire altro, ma dalla sua bocca non provenne nulla.
 
Hikari sembrava contrariata, ma annuì. “Visto che non sembrava arrabbiato, lascerò correre, ma devi controllarti, Rei. I tuoi genitori non ti hanno insegnato a mantenere il controllo?”
 
“No.”
 
Asuka e Shinji si scambiarono un altro sguardo. Poi Asuka guardò Tōji. “A proposito di questo… in famiglia ci siete solo tu, tua sorella e tuo padre, giusto Suzuhara?”
 
Tōji annuì, un po’ confuso. “Uh, sì. Perché?”
 
“Da Hikari ci sono solo lei, le sue sorelle e suo padre. Kensuke ha solo suo padre. Shinji ha solo suo padre. Mia madre in realtà è la mia matrigna… Rei…” Guardò il First Children.” Né madre e né padre, giusto?”
 
Rei annuì. “Corretto.”
 
“E per quanto ne so io, nessuno nella nostra classe ha ancora la madre in vita. I piloti di Evangelion sono uno su un miliardo e ben quattro erano già qui, e ora se ne è aggiunto un quinto. Sono pronta a scommettere che, se glielo chiedessimo, nemmeno Nagisa ha una madre. Pensate che sia una coincidenza?”
 
Tōji e Hikari impallidirono entrambi. Si guardarono l’un l’altra, poi guardarono gli altri Children. “Io… io… p-perché l-loro dovrebbero…” balbettò Hikari. “Perché dovrebbero… Voglio dire… siamo Children perché le nostre madri sono morte, o… o perché… perché la Nerv ha fatto in modo che fossero morte?”
 
Le labbra di Asuka si appiattirono in una linea cupa. “Non lo so. Quello che so è che sono stata alla Nerv di Berlino per quasi dieci anni, e sono stata l’unica Children per tutto il tempo. Vado visa cinque mesi e all’improvviso trovano il Fifth Children? Proprio appena dopo aver trovato te qui, nella nostra classe? Non credo a tutte queste coincidenze. E…” Fece un respiro profondo. Guardò Tōji in modo fermo e deciso. “Babbeo, sto dicendo queste cose anche a te perché piaci a Hikari, credo che ti abbia già detto qualcosa di quello che sa, e sono sicura che avrà bisogno del tuo supporto. Ma non devi parlarne con nessun altro, chiaro? Questa è… questa è una cosa seria.”
 
Tōji deglutì, ma annuì. Si avvicinò a Hikari e le mise un braccio attorno.
 
“Shinji e io, e anche Misato, siamo ormai convinti che le nostre madri siano in qualche modo all’interno del nucleo dei nostri Evangelion. Ecco perché funzionano con noi. L’Unità 03 ha funzionato con noi due dentro solo perché c’eri tu all’interno a creare un collegamento, e inoltre…” Asuka fece una pausa. “…inoltre, quando abbiamo cercato intenzionalmente di comunicare con lei questa volta, siamo abbastanza sicuri che tua madre ci abbia risposto. Lei ha… chiesto di te. O almeno questa è la sensazione che abbiamo avuto. È stato… diciamo che è stato un insieme di impressioni.”
 
Hikari rimase immobile come una statua. “M…madre? A-avete parlato con… mia madre? Io…” sollevò una mano tremante e la guardò. “Io… io… io pensavo che si trattasse di un sogno. Quando lei… mi ha parlato, là dentro. È… è davvero lì dentro?”
 
Shinji annuì in sincrono con Asuka. “Lei ha… diciamo ‘risposto’ positivamente quando le abbiamo chiesto se fosse tua madre. Le abbiamo detto che… che avremmo parlato con te. E quando l’Unità 01 e l’Unità 02 saranno riparate, proveremo a parlare con le nostre madri.” Guardò Rei. “Rei, tu hai… sentito qualcosa nell’Unità 00?”
 
Rei sembrava… preoccupata? Shinji sbatté le palpebre, cercando di capire.
 
“Io… non posso parlarne. Lei è… arrabbiata. Lei… il berserk di ieri… è stato… Non posso parlarne,” disse Rei a bassa voce. “Vi prego… è meglio non parlare di questo argomento dove qualcuno potrebbe sentire. È… pericoloso.”
 


Gli occhi di Shinji si spalancarono. Guardò Asuka. Lei sembrava altrettanto scioccata. Esitò un poco, ma poi riprovo. “Rei… c’è altro che tu sai a riguardo?”
 
Lei scosse il capo, lanciando uno sguardo preoccupato verso le scale. “Non parlatene. Anche solo sapere è pericoloso. Io… io voglio proteggervi entrambi. Questo…” Scosse di nuovo il capo. Non aveva mai visto Rei così preoccupata.
 
“Pericoloso? Da chi dovr-…” Gli occhi di Shinji si aguzzarono. “Da mio padre. Ma certo.” La sua mano si trasformò in un pugno.
 


Ma Rei scosse il capo. “Più in alto di lui. Nessuno deve sapere,” quasi sussurrò.
 
“Quella… ‘commissione’ che mi ha interrogata,” disse improvvisamente Asuka a bassa voce. “Gli uomini a cui risponde il Comandante Stronzo. Loro… merda…” Guardò Shinji. “Dobbiamo parlare con Misato, appena dopo la scuola.”
 
Rei sembrava ancora più preoccupata. “Io… io devo proteggervi. Vi prego…”
 
Asuka le si avvicinò per prenderle la mano. “Non preoccuparti, Rei. Noi ci… ci muoveremo con cautela.” Guardò Hikari e Tōji, entrambi annuirono nervosamente.
 
Rei sembrava sofferente. “Io… io vorrei davvero dirvi tutto, Asuka. Ma… sapere queste o altre cose vi metterebbe in serio pericolo. Quindi… non posso. Vi prego, siate prudenti,” quasi implorò. “Io… io posso essere sostituita. Tu e Shinji… siete troppo importanti per me.”
 
“Nessuno potrà mai sostituirti, Rei,” Asuka le sorrise e le strinse la mano prima di tornare a sedersi. “Ma capisco che questa è… roba pericolosa. Lasceremo che sia Misato ad occuparsi delle cose di cui non dovremmo parlare.”
 
La campanella della fine dell’ora di pranzo suonò. Shinji guardò la porta delle scale. “Sembra che il nostro nuovo Children non abbia fatto in tempo a tornare. Immagino che lo vedremo più tardi.”
 
Lo sguardo di Rei era duro. “Farà meglio a comportarsi bene. Non mi fido di lui.”

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Capitolo 77
*** Capitolo 9.4: Tutto quel che faccio ***


Capitolo 9.4: Tutto quel che faccio



Cena a casa sua. Una chiacchierata andata meglio di quanto avrebbe mai potuto immaginare. Una notte di passione. E ora il mattino luminoso e la luce alla fine del sogno. Ritsuko si godette il delizioso calore di un risveglio accanto a qualcuno che voleva essere lì, accanto a lei. Maya era ancora più bella di come l’aveva immaginata in quella notte buia, sdraiata accanto a lei, con i capelli arruffati. Si avvicinò con un sorriso gentile per passare di nuovo le dita tra i capelli di Ritsuko. Ritsuko chiuse gli occhi e quasi fece le fusa per la sensazione di estasi causata dal contatto con delle dita sottili e delicate di Maya che tracciavano delicatamente la sua tempia molto sensibile, più e più volte. Stava giusto pensando di raggiungere Maya e attirarla a sé quando la giovane donna parlò.
 


“Mofdva v tsmnt, gvgifmpi. Fffei?”
 
Ritsuko sbatté le palpebre confusa. “Cosa?” borbottò.
 
Il suo letto svanì e si ritrovò a navigare in uno spazio acquoso e arancione. “Mi senti? La procedura è terminata, Akagi-senpai. È tutto ok?” disse la voce di Maya, un po’ più forte.
 


La coscienza ritornò lentamente. Nonostante l’annebbiamento, si trattava comunque di una sensazione più dolce e decisamente priva di dolore rispetto a quello che aveva provato per settimane, quindi Ritsuko non poté fare a meno di godersela. Si sentiva molto meglio di quando si era immersa nella vasca. La testa non le pulsava più per la frattura del cranio, il braccio non le faceva più male per la frattura composta e le vertebre non le urlavano più una ad una il loro disagio… tutto andava meglio.
 
‘Cena, conversazioni intime, sesso appassionato e risveglio tra le sue braccia? Hai appena fatto un sogno romantico con lei? Ma dai, è ridicolo. Stai cercando di torturarti? Ora basta, è il momento di dimostrare che sei davvero la donna matura, razionale e piena di autocontrollo che continui a dire di essere, Ritsuko Akagi. È ora di darti una regolata, di calmarti e di toglierti quello stupido sorriso dalla faccia.’
 
Non poteva farci nulla. Quel sorriso non se ne andava. Prima ancora di essere pienamente cosciente, prima ancora di fare un bilancio completo della sua salute notevolmente migliorata, lo sentì. Forse se lo aspettava, lo sperava… ma il fatto che fosse lì le fece comunque venire un sorriso incontrollabile sulle labbra.
 
Sentiva la mano di Maya nella sua.
 
‘Sei ridicolmente vulnerabile emotivamente dopo aver rischiato di essere uccisa ieri pomeriggio e dopo aver rischiato di suicidarti ieri sera. Sai che Maya è innamorata pazza di te, che ti stai agitando e cercando qualsiasi cosa che ti aiuti a sentirti meno infelice dopo le ultime ventiquattro ore. Sai che è un’idea davvero molto stupida buttarsi a capofitto in qualcosa che si avvicini a una nuova relazione in questo momento. Non dovresti pensare a nulla se non a dirle con calma e razionalità che ne parlerai più tardi, quando non ti sentirai improvvisamente così bene per la prima volta da settimane al punto che potresti saltare fuori da questa vasca e metterti a ballare con lei.’
 
‘…scommetto che Maya è una ballerina adorabile.’
 
Strinse la mano. La stretta fu ricambiata. Sorrise ancora di più.
 
“Maya, te l’ho detto, dobbiamo smettere di farlo. È la terza volta che mi risveglio dopo una sessione medica tenendoti per mano. Vorrei davvero evitare la parte ‘ospedaliera’,” disse seccamente.
 


Poteva praticamente sentire Maya arrossire. “Io… ecco sì insomma” disse Maya indistintamente.
 
“Come?”
 
“…in realtà sarebbe la quarta volta, ma stavamo ancora coordinando i soccorsi del 13° angelo quando ti sei svegliata,” disse Maya con un filo di voce in più.
 
Ritsuko aprì lentamente gli occhi. Il suo sorriso aumentò ancora non appena vide quello che sperava e si aspettava di vedere: Maya che le sorrideva, anche se stava arrossendo. “Mi stavi tenendo d’occhio?”
 


“Io… ero preoccupata.” Maya guardò intensamente le loro mani, ma non lasciò la presa.
 
‘Smettila di pensare a come invitarla a cena a casa tua, maledizione.’ Ritsuko si rimproverò da sola. ‘Devi parlarle in modo razionale, non passare la serata a scambiarvi sguardi languidi a lume di candela, o a chiederti come reagirebbe se le chiedessi di rimanere fino a colazione a casa tua. E smettila di associare il ‘mi sento molto meglio e molto più felice’ allo ‘stare con Maya’. Questo è… imbrogliare, in qualche modo. E crea una dipendenza troppo seducente.’
 
“Non mi sono mai sentita così nemmeno con lui…” mormorò. Si sforzò di ricordare per quale altro motivo aveva convocato Maya quaggiù.
 
Strinse ancora una volta la mano di Maya e si mise a sedere. La vasca di LCL era calda e scivolosa, e rivoli di fluido arancione le colavano lungo il corpo mentre si alzava, aderendo a ogni curva ben esposta dal costume da bagno che indossava. E doveva per forza essere ben in mostra, visto che Maya non riusciva a toglierle gli occhi di dosso. Ritsuko approfittò della distrazione per scegliere con cura le sue prossime parole.
 
“Bene, eccoci qui. Mi sento molto meglio ora. Grazie, Maya.”
 
Maya alzò gli occhi di scatto, un po’ imbarazzata per essere stata sorpresa a fissarla di nuovo. “Eh? I-i-io… P-prego.”
 
Ritsuko sospirò e la guardò. “Ma ci sono cose di cui dobbiamo parlare.” Proseguì, ignorando l’irrigidimento di Maya. “Sì, so tutto. Lo so da mesi. Ho cercato di ignorarlo perché… per diversi motivi, a cominciare dal fatto che pensavo di essere attratta da qualcun altro e non volevo… incoraggiarti.”
 
Maya sembrò sorpresa e un po’ preoccupata. “Q-qualcun altro?” Dopo un attimo chiese, un po’ più speranzosa, “E-e questa persona… ‘era’?”
 
“Tu pensi che io sia un esempio meraviglioso di persona intellettuale e scienziata, non è così?”
 
“Sì. T-tu sei incredibile, Akagi-senpai!”
 
“Beh, non lo sono. Sono molto intelligente, ma questo significa solo che sono molto più brava a mentire a me stessa e a convincermi di quello che voglio credere. Pensavo che questa persona fosse ciò che volevo. Ma è venuto fuori che si trattava solo di un bugiardo peggiore di me. Ma io volevo crederci…” Scosse il capo. “Sai perché ti ho detto di lasciarmi andare a casa da sola ieri sera, Maya?”
 
Il Tenente Ibuki scosse il capo. “Io… no. Non volevo farlo. Avevi un aspetto terribile.”
 
“Rei mi aveva appena detto… qualcosa di sconvolgente. Non era colpa sua, solo… qualcosa che mi era stato nascosto. Sono andata a casa e mi sono pesantemente ubriacata per non pensarci. Ma non ha funzionato. Ci ho pensato tutta la notte. Poi ho rischiato di fare qualcosa di stupido. Per fortuna mi sono convinta a non farlo e ho chiamato qualcuno. Ti ho detto di lasciarmi andare a casa da sola perché avevo bisogno di rimanere un po’ da sola e non volevo che mi vedessi… così. Tu mi guardi… ma non sai chi sono veramente, le cose che ho fatto. Se lo sapessi, ne saresti disgustata. Io non volevo… che smettessi di guardarmi con quegli occhi, così…” Ritsuko agitò vagamente la mano. “L’ho… l’ho tenuto nascosto, come ho fatto con tutti i miei peccati. Ma… è stato pensare a quello sguardo nei tuoi occhi, a quel tuo sguardo radioso che vede in me qualcuno di migliore anche se non lo merito… che mi ha fatto superare la notte scorsa. Quindi… io…” Ritsuko strinse le labbra, cercando le parole. “Volevo almeno dirti che lo sapevo, e ringraziarti per questo.”
 
Maya si agitò, incerta su come prendere la cosa. Abbassò lo sguardo dove teneva ancora la mano di Ritsuko. “Io… ti ringrazio? Non c’è di che? Non… non so cosa dire… ma tu meriti tutto questo. Tu… tu dai così tanto alla Nerv, al Progetto E… hai dato più di quanto io possa mai sperare di dare alla missione della Nerv di proteggere l’umanità. Sei… brillante e forte e bella e… io… non posso non provare tutto quello che provo per te, Akagi-senpai. Tu meriti tutto quello che provo!” Gli occhi di Maya si spalancarono quando si rese conto di ciò che aveva appena detto. “Dico sul serio! Davvero! Te lo meriti!”
 
Ritsuko sembrò ignorare la sua agitazione. “Forte?” disse tristemente. “Brillante? Hah… la missione della Nerv…” Ritsuko distolse lo sguardo. “Il peggior girone dell’inferno…” si fermò e distolse lo sguardo. Dopo un attimo, tornò a guardarla, incontrando gli occhi di Maya. “Maya… E se io ti dicessi che sono una persona orribile, una patetica bugiarda che cerca di non essere la stupida e cieca sciocca che era sua madre, fallendo ad ogni passo? Una stronza contorta e disonesta che ha pugnalato alle spalle la sua migliore amica e ha tradito tutti quelli che conosceva per… per una bugia? Un inutile rifiuto senza di cui il mondo starebbe meglio? Una strega, una criminale e una traditrice di tutto ciò che è buono? Saresti ancora… sarei ancora… quella che tu… ammiri?”
 
Maya scosse il capo, rifiutandosi. “Ma tu non lo sei. Non sei nessuna di queste cose. Tu sei… Io voglio aiutarti! In qualsiasi modo, come ho fatto oggi! So che non sei una orribile traditrice! Tu sei… tu sei quella che…” Maya arrossì e abbassò di nuovo lo sguardo sulle loro mani. “quella con cui… voglio stare,” riuscì a dire in un sussurro. “V-visto che già lo sai.”
 
Ritsuko aspettò che la ragazza alzasse di nuovo il capo e le rivolse uno sguardo freddo e incerto. “Io non ti merito davvero, Maya. Ma potrei… avere bisogno di te. Sono davvero tutte queste cose… ma tu mi fai sperare che… forse posso essere qualcosa di meglio. E che un giorno potrei essere brava abbastanza da meritarti.” Sollevò le loro mani unite verso il viso e sfiorò delicatamente le dita di Maya sulla propria guancia.
 
Lasciò lentamente la mano di Maya e si alzò in piedi, dirigendosi verso la postazione del Magi System più grande sulla parete del laboratorio. “Sai che i Magi controllano tutte le linee pubbliche della città e ogni parte del Geofront, vero?”
 
Maya annuì, seguendola. Le sue mani formicolavano ancora per quel breve contatto con la pelle di Ritsuko. “S-sì?” chiese, lottando per deglutire contro una gola improvvisamente secca.
 
“Qui no. Ho detto loro di ignorare questa stanza e alcuni altri posti. Quindi quello che potrei dirti non farà scattare alcun allarme.” Digitò sulla tastiera, verificando che il monitoraggio del laboratorio da parte dei Magi fosse disattivato.
 
“…perché?” chiese Maya, un po’ preoccupata per il brusco cambio di argomento. “Sai che manterrò qualsiasi segreto tu mi dirai, Akagi-senpai.”
 
“Maya… puoi chiamarmi Ritsuko, se lo vuoi. Quando siamo sole…” Ritsuko si interruppe, quasi timidamente. “Te lo sei… più che meritato. E… credo che anche tu lo voglia. A me… a me piacerebbe se lo facessi.” Si voltò risolutamente verso lo schermo, nascondendo il volto a Maya.
 
Maya quasi si bloccò, a metà strada verso la sedia accanto a lei. “Lo… lo voglio,” ansimò.
 
Ritsuko annuì. “D-dicevo sul serio quando ho detto che ho bisogno di te. Io… voglio chiederti di nuovo il tuo aiuto. Ma… per qualcosa di più di quello che abbiamo fatto oggi. Però… anche il solo dirtelo è… pericoloso. Voglio chiederti molte cose e non so se ne ho il diritto. Tutte quelle cose terribili di cui ti ho parlato? Ci vuole molto per espiare quei peccati. Vorrei chiederti di aiutarmi, ma… non posso… Capirei se dopo tutto questo non mi vorrai più vicina a te e scapperai il più lontano possibile da qui.”
 
Maya si lasciò andare sulla sedia, le gambe erano troppo molli per reggerla ancora. “E… e se ti dicessi che… che non mi importa?” disse, cercando di mantenere la voce ferma.
 
Ritsuko si voltò infine di nuovo verso di lei, il suo volto era una maschera. “…questo… non si può tornare indietro dopo questo, Maya. Io…” gli occhi le caddero sul pavimento e voltò il viso in parte. “Potremmo… potremmo andare a pranzo e… parlare di… di quello che ‘so’. Potremmo… rimandare. Oppure potresti… andartene e basta. Non voglio esporti a dei rischi in questo modo. Tu riesci a farmi voler essere una persona migliore, di meritare di essere… voluta, ma non devi-”
 
“Voglio farlo!” la interruppe Maya. “Io… io voglio… stare con te. Hai bisogno di me, e… voglio esserci per te.”
 
Ritsuko la guardò, la sua poker-face non era così infallibile come pensasse. “Spero di poterti meritare…” disse a bassa voce.
 
‘Non farlo. Non farlo. Sai che è un’idea stupida. Sei vulnerabile e sensibile e bisognosa e potrebbe andare a finire molto male e quello che vuoi è solo essere abbracciata e oh andrà tutto a puttane…’ Ritsuko prese un profondo respiro. “Allora, prima di cominciare… ti andrebbe di cenare insieme stasera? E poi parlare di quello che ‘so’?”
 
Gli occhi di Maya si spalancarono di nuovo. “S… s… s…” tentò di dire. Non riuscendo nemmeno a pronunciare la parola, ricorse a un frenetico annuire.
 
Ritsuko non riuscì a trattenere il sorriso che questa volta le sfuggì del tutto. “Ne sono lieta.” Il suo sorriso si affievolì. “Se tutto questo dovesse finire male, mi dispiace molto di averti trascinata con me, ma… credo sia giunto il momento di parlarti della vera missione della Nerv e di quello che ho fatto. E spero che tu possa perdonarmi.”

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Capitolo 78
*** Capitolo 9.5: Tutto quel che faccio ***


Capitolo 9.5: Tutto quel che faccio





Il First, Second, Third e Fifth Children uscirono in gruppo dall’aula. Il Fourth si era già preso il suo ragazzo e li aveva salutati frettolosamente prima di correre verso casa di Hikari. Aveva dichiarato che, dovendo tornare a casa e vedere la sua famiglia, ma volendo stare con lui, era giunto il momento che Tōji incontrasse ufficialmente suo padre a una cena di famiglia. Tōji era impallidito, ma si era lasciato trascinare.
 


Era un gruppo stranamente teso: Rei continuava a lanciare occasionali occhiate malevole a Nagisa, mentre Shinji e Asuka li seguivano, tenendosi per mano e scambiandosi di tanto in tanto sguardi confusi. Rei, arrabbiata con qualcun altro? Qualcuno che aveva appena conosciuto? Era una cosa inaudita.
 
La loro sorpresa aumentò ulteriormente quando Rei li fermò ancora prima che arrivassero a metà strada verso gli armadietti e lanciò a Nagisa un’occhiata ancora più cattiva della precedente, prima di rivolgersi a loro. “Per favore, proseguite verso casa senza di noi. Io e Nagisa-san dobbiamo… parlare.”
 


“Ehm… sei sicura, Rei? Io… uhm… sei sicura di non volerci con te per aiutare a… a mantenere la calma?” chiese Shinji con cautela.
 


Rei scosse il capo. “Vorrei che entrambi rimaneste con me, ma… io e lui dobbiamo discutere di argomenti che è più sicuro che non sentiate. Vi raggiungerò a casa il prima possibile.” Guardò di nuovo il Fifth Children. “Prima mi assicurerò che vada alla sua residenza che ci rimanga.”
 
“Andrò ovunque la Nerv mi collocherà,” disse Nagisa con un lieve sorriso. “Non è così per tutti?”
 


“Silenzio, avannotto,” disse Rei bruscamente. “Seguimi.”
 
“Avannotto?” disse Nagisa divertito mentre si voltò per seguire Rei nel corridoio.
 
“Asuka ti ha chiamato così, e questo è un motivo sufficiente perché io lo utilizzi come blando epiteto dispregiativo fino a quando lo riterrò opportuno,” disse Rei senza guardarlo. Si avviò verso il corridoio e si allontanò dalla vista dei suoi amici. A inizio dell’anno scolastico, aveva memorizzato il programma delle attività scolastiche, non tanto perché le interessasse quanto perché le ci vollero pochi istanti per farlo. Non pensava di certo di entrare in uno dei club. Ma in questo momento sapeva che l’aula di musica della scuola era libera e lo sarebbe stata per tutto il pomeriggio. Aprì la porta e gli fece cenno di entrare, riaccostandola e chiudendola a chiave una volta che lo ebbe seguito all’interno.
 


Indicò lo sgabello del pianoforte. “Siediti,” gli ordinò. Si posizionò a qualche metro di distanza, rimanendo in piedi e guardandolo. “Inoltre, nasconde la mia irritazione e confusione per la tua luce. Guardo tutti gli altri e vedo regolarmente i loro AT Field facilmente. Tu… sei sbagliato. Diverso. Che cosa sei tu?”
 
“Te l’ho detto,” disse con lo stesso, leggero e sempre più irritante sorriso. “Entrambi abbiamo preso la stessa forma dei Lilim per vivere su questo pianeta. Io sono come te.”
 
“No, non lo sei,” rispose Rei. “Se lo fossi, avresti il mio stesso aspetto, la tua luce sarebbe come la mia, o quella di chiunque altro. Vedrei una luce come quella di una persona, non una… una… una stupida trota arcobaleno!” disse Rei frustrata. “Avresti un aspetto normale, non come…” I suoi occhi si allargarono. “Un angelo,” sibilò all’improvviso. Le sue mani diventarono due pugni.
 
Il sorriso di Nagisa non titubò affatto. Si limitò ad annuire. “A questo proposito, puoi chiamarmi Tabris, se preferisci. Piacere di conoscerti.”
 


La stanza cominciò a vibrare e gli spartiti musicali sui leggii cominciarono ad ondeggiare, mossi da un vanto che non soffiava. “Tu non farai loro del male, stirpe di Adam!” ringhiò Rei. “Questo mondo è mio! Io proteggerò i miei figli! Loro vivranno!”
 


Nagisa alzò entrambe le mani in segno di resa. “Non è necessario che tu faccia così.”
 
“Perché no?” ringhiò Rei. “Io e te non possiamo coesistere, Figlio della Luna Bianca! Di tutte le bugie della Seele, questa è l’unica verità! So cosa ti assilla! Non puoi resistere alla Chiamata, alla ricerca della tua origine! Cercherai inevitabilmente di unirti ad Adam e di soddisfare la pulsione che non puoi rinnegare! E io non ti permetterò di ricreare la vita su questo mondo!”
 
“Non sono tuo nemico, First Children,” disse Nagisa con cautela, con le mani ancora alzate.
 
Rei dispiegò il suo AT Field e lo sentì vibrare e stridere contro il suo. Tuttavia, lui e il suo AT Field rimasero totalmente passivi. Quando lei spingeva, lui non resisteva più del necessario per non collassare del tutto. “Non hai scelta! So quanto è forte la Chiamata!”
 
“Io sono l’angelo del libero arbitrio. C’è sempre una scelta. E sono io a scegliere il mio destino, non quei vecchi della Seele, qualunque cosa pensino. Non possono controllarmi, non così.” Abbassò la mano e la fece scorrere lungo i tasti del pianoforte, diede adito ad un rivolo di note stranamente dolce e chiaro contro la tensione bruciante del loro confronto. “C’è troppa bellezza in questo mondo perché io voglia distruggerla con tanta superficialità.” Alzò di nuovo lo sguardo su di lei. “E nelle persone.”
 
Rei interruppe il suo assalto metafisico, indietreggiando leggermente. “…Hai detto che non avresti fatto loro del male per tua stessa volontà. Rimangono comunque delle volontà che non dipendono da te. E sono loro quelle che ti hanno mandato fin qui. Dubito che sia stato per scelta del Comandante Ikari.”
 
“Loro pensano che io sia un loro strumento. Ho lasciato che mi mandassero. Volevo venire qui. Sì, sento la chiamata nella mia anima, almeno un po’ la sento. E voglio… vedere questo mondo, questa gente. Io… io pensavo che avrei incontrato qualcuno di unico, qualcuno di speciale quando ho sentito parlare del Third Children. E lo è… ma più di quanto mi aspettassi. Hai ragione, il suo legame con il Third Children… non ho mai visto nulla di simile. È davvero bellissimo… voglio vederne ancora.”
 
Rei ridusse il suo AT Field fino a poco più del suo solito. Il vibrare della stanza cessò. “Allora capisci perché non posso lasciare che tu sia qui. Per ora potrai anche scegliere di ignorare la Chiamata, ma per quanto tempo potrà durare? La tua esistenza è una minaccia per loro e per il mondo intero. Il giorno in cui tu non riuscirai a fermarti, ti fermerò io. Per la tua natura, tu sei mio nemico.”
 
“E se io non volessi esserlo?”
 
Rei aguzzò gli occhi. “Cosa?”
 
“Tutto questo è già successo in passato, tutto questo succederà ancora. Ma se volessi scegliere una via diversa? Tu dici che sono tuo nemico… ma non devo esserlo per forza. Non voglio esserlo.”
 
Rei lo guardò, sondandolo con tutti i sensi che poteva per cercare di ‘leggerlo’. “Shinji mi ha insegnato a perdonare e a dare una seconda possibilità. Quindi ti darò questa possibilità, stirpe di Adam. Ma se penserò che tu stia per fare qualcosa di… sbagliato,” i suoi occhi scintillarono come rubini affilati. “Allora ti eliminerò.”
 
Nagisa si limitò ad annuire. Le sue dita tornarono a percorrere i tasti del pianoforte. “La musica… la musica è il più alto traguardo della cultura dei Lilim… Mi sento… libero, quando suono. In un modo che niente altro può eguagliare.” Alzò di nuovo lo sguardo su di lei. “Mi pare di capire che anche il Third Children suona.”
 
Il volto di Rei si indurì un po’. “Sì… e anche il Second. Suonano insieme. Ed è molto più bello di quanto tu possa immaginare.”
 
“…potrei vederlo?”

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Capitolo 79
*** Capitolo 9.6: Tutto quel che faccio ***


Capitolo 9.6: Tutto quel che faccio





Asuka guardò verso il soffitto quando l’edificio iniziò a tremare, ma continuò comunque a mettersi le scarpe. “Un altro terremoto? Penso proprio che non mi ci abituerò mai. Certo che il Giappone è proprio strano.”
 


Shinji finì di allacciarsi le stringhe delle scarpe e si alzò. “Nah, non è nemmeno del quarto grado. I terremoti accadono in continuazione. Sono alla base della vita in Giappone. Anzi, ti dirò che sono quasi sorpreso che non ce ne siano mai stati da quando sei arrivata tu.”
 
Le scosse si attenuarono dopo un minuto. “Visto?” continuò Shinji. “Niente di eclatante. Pronta a tornare a casa?”
 


Asuka annuì. “Sì… e penso proprio che oggi dovremo fare pressione su Misato per avere una risposta. Se entrambi abbiamo raggiunto il punto in cui i nostri incubi stanno tornando, questo si ripercuoterà presto sui nostri Sync Rate, e questa è una conseguenza del non permetterci di dormire insieme che Misato dovrà affrontare.”
 


Shinji le prese la mano mentre uscivano dalla scuola. “Spero che ci ascolti.” Sembrava preoccupato. “Io… penso che dovremmo dirle di questa notte.”
 
Asuka sembrava contrariata. “Aspetta, cosa? Dirle che abbiamo praticamente infranto il suo divieto e che abbiamo dormito insieme?”
 
Shinji si sentiva in colpa, ma annuì. “L-lo so che hai ragione. Ma sai che non mi piace mentirle, e penso che questo la aiuterà a convincerla!”
 
Asuka gli rivolse solo uno sguardo indifferente.
 


Shinji continuò. “Dico sul serio! In questo modo saprà che non le nascondiamo nulla, e sono certo che sarà in grado di capire che non stiamo mentendo quando le diremo che è stato solo per via degli incubi e che siamo solo rimasti abbracciati tutta notte. Penso davvero che sarà di sostegno alla nostra causa.”
 
Asuka si mordicchiò il labbro per un momento, ma alla fine fece un cenno di assenso. “E va bene, mio caro baka. Se pensi davvero che funzionerà, allora faremo così. Spero proprio che tutto questo non le faccia dire qualcosa del tipo ‘stavo per lasciarvelo fare, ma ora non posso più fidarmi del fatto che voi manteniate la parola data!’ o qualcosa di simile.”
 
Shinji le strinse la mano. “Non credo che lo farà. Le piaceva l’idea di noi due insieme, era solo il fato di averlo nascosto per tanto tempo che l’ha fatta arrabbiare.”
 
“E anche il fatto che ‘facciamo più sesso di lei’,” brontolò Asuka. “Ce l’ho ancora con lei per questo. Dieci giorni di astinenza e sì, ho contato anche le ore! Se penso che si è più che divertita con Kaji quasi ogni notte…! Graaah!”
 
“Io credo che, ora che non dobbiamo più nasconderglielo, l’abbiamo più che impressionata con la nostra maturità e con il modo in cui andiamo d’accordo,” fece notare Shinji.
 
Asuka sbuffò. “Sì, ma è una lotta impari. Siamo molto più maturi di lei, per la metà delle volte.” Gli prese la mano e cominciò a tirarlo verso il cortile della scuola. “Andiamo. Voglio passare di nuovo davanti a tutte quelle Arpie invidiose con te accanto a me.”
 
“Asuka…” cercò Shinji di rimproverarla. Ma il sorriso impertinente di Asuka fu chiaro segno che Shinji fallì nel suo rimprovero.
 
---
 


Maya la guardava, con il volto ancora bloccato dallo shock da ormai quasi un’ora. Aveva iniziato, lentamente, con esitazione… ma era stato come se si fosse rotta una diga. Quelle parole, quegli orribili segreti le erano usciti sempre più velocemente. La Seele, il conteggio degli angeli fino agli ultimi rimasti. Il Perfezionamento dell’uomo. Gli Esperimenti di Contatto. Il Gehirn diventato poi la Nerv. Lo Scenario del Comandante Ikari.
 
I nuclei degli Eva.
 
Ciò che Rei era veramente.
 
A un certo punto si fermò. Ma Maya poteva facilmente capire che c’era dell’altro. La sua fedele pupilla era tutt’altro che stupida. Riusciva praticamente a vedere le rotelle che giravano nella sua testa.
 
“…T…tu sapevi. Dovevi sapere. Se la terza persona in capo alla Nerv. Mezza struttura si fermerebbe senza di te…” sussurrò Maya. “…tu… tu eri parte di tutto questo.” Gli occhi di Maya si allargarono. “…tu lo stavi aiutando! I-il Comandante Ikari… la Seele… loro stanno cercando di mettere fine al mondo intero e tu li stavi aiutando?!”
 


Ritsuko trasalì. Dovette allontanare gli occhi da Maya, incapace di sopportare lo sguardo d’accusa. “…sì,” ammise con un filo di voce. “Li stavo aiutando. Li stavo aiutando.” Ritsuko deglutì. “È… è questo il motivo per cui avevo paura di dirtelo. Mi dispiace…”
 


“Ma perché? Perché avresti… Ritsuko-senpai, tu… tu non sei pazza, quindi perché?”
 
Trasalì ancora. Dovette combattere l’impulso di raggomitolarsi su sé stessa. “…perché pensavo… che lui mi amasse. Che avesse bisogno di me. Te l’ho detto che ero stupida.”
 
Maya rimase a lungo in silenzio. “Il Comandante Ikari. Tu eri… tu pensavi che lui… ti avrebbe voluta? Solo perché hai fatto tutto questo per lui?” chiese a bassa voce.
 
Ritsuko si limitò ad annuire.
 
“E ora hai… cos’hai, semplicemente… cambiato idea?” Maya sembrava a metà strada tra l’incredulità e la confusione.
 
“…tre volte,” disse Ritsuko a voce appena sufficiente per farsi sentire. “Tre ho volte ho rischiato di essere uccisa negli ultimi tre mesi, svegliandomi in un letto d’ospedale. Lui non è mai passato. Lui non mi vuole. Lui mi sta solo usando. Per lui sono solo uno strumento, come Rei. Ho venduto la mia anima al diavolo per essere la sua… qualunque cosa volesse… per niente.” Sospirò. “Ma… tu eri lì. Tu… ci tenevi a me. Quindi… se lui non mi vuole, anche dopo tutto quello che ho fatto… allora non ho bisogno di lui. E non lo aiuterò più a dare il mondo alle fiamme. Ti chiedo di aiutarmi a fermare tutto questo… e forse potrò guadagnarmi un po’ il perdono. Tu… tu vedi in me una persona migliore di quello che sono, Maya. Se posso… anche solo riscattarmi un po’ ai tuoi occhi, agli occhi di qualcuno che si è preso cura di me quando nessun altro lo faceva…” Deglutì di nuovo. “Forse posso trovare una ragione per continuare. Ci sono andata… molto vicina la scorsa notte. A… rinunciare.”
 
Ritsuko alzò di nuovo gli occhi con esitazione. “Pensare a te mi ha aiutata a fermarmi.”
 
Maya la fissò di nuovo. Infine, si alzò e si avvicinò abbastanza da mettere una mano sulla spalla di Ritsuko. “…è ancora valida quell’offerta per la cena di stasera, vero?”
 
Ritsuko sbatté le palpebre dallo stupore, ma annuì.
 
La mano di Maya tremava. “Allora… ne parleremo.” Maya fece un respiro profondo. “Quindi, cosa possiamo fare ora per fermare la fine del mondo?”
 


---
 


“Misato? Siamo a casa,” disse Asuka appena entrarono nell’appartamento.
 
“Bentornati,” fu la rituale risposta dalla cucina.
 
I Children sbatterono le palpebre quando entrarono in sala da pranzo. Misato era ancora tutta in tiro nella sua uniforme in giacca rossa, visibilmente in loro attesa, seduta al tavolo. “Sedetevi,” disse loro.
 


Asuka e Shinji si scambiarono uno sguardo prima di lasciare la stretta di mano per sedersi di fronte alla loro tutrice. “Noi abbiamo una cosa da dirti,” dissero all’unisono. Si scambiarono un altro sguardo, questa volta di sorpresa.
 
Misato rise. “Ah ragazzi, quel training di sincronizzazione continua a dare i suoi frutti. D’accordo, prima voi.”
 
“Stanotte ero nel letto di Shinji.”
 
Misato rimase immobile. Dopo un attimo, rilasciò un respiro teso. “Spiega.”
 
“Ho avuto gli incubi. Non ne ho avuti per mesi, da quando abbiamo iniziato. Ma ora sono tornati. Abbastanza brutti da svegliarmi alle quattro e mezza, e ho capito che non sarei riuscita a riaddormentarmi. Così sono andata in camera sua. Anche lui era sveglio, stesso problema. Così mi sono messa nel letto anch’io, ci siamo abbracciati, abbiamo parlato un po’ e siamo riusciti a riaddormentarci. E non abbiamo fatto altro.”
 
Misato guardò Shinji. Lui annuì con decisione. Lei li guardò severamente. “Che fine ha fatto il ‘niente più a letto insieme’ finché non avessi preso una decisione, sul vostro onore? Pensavo di potermi fidare di voi due.”
 
Asuka trasalì, ma riprese. “Chiedo scusa per questo. Ma non abbiamo fatto sesso, come avevo giurato. Ci siamo solo abbracciati per tenere lontani gli incubi. Abbiamo bisogno l’uno dell’altra, Misato. Se iniziamo ad avere incubi come quelli che facevo io, a non dormire più, i nostri Sync Rate ne risentiranno. E questo ci metterà in pericolo. Tu devi lasciarci-…”
 
Misato agitò la mano, interrompendola. “Basta così, Asuka.” Li guardò entrambi: chi stavano affrontando era chiaramente il loro Direttore delle Operazioni, non la loro coinquilina bevitrice di birra. In effetti, Shinji notò con lieve sorpresa che non c’era alcuna traccia della ‘Misato con birra del rientro’ ad attenderli. “Sono davvero delusa dal fatto che non abbiate mantenuto la parola anche solo per pochi giorni, ma sono contenta che abbiate deciso di non provare a nascondermelo. Tanto più che scommetto avreste potuto farla franca. Si dà il caso che io abbia preso una decisione riguardo alla vostra sistemazione per la notte.”
 
Sotto il tavolo, la mano di Shinji si mosse automaticamente verso Asuka. La sua mano incontrò quella di Asuka che si muoveva verso di lui. Si strinsero la mano a vicenda. Asuka si schiarì la gola. “E?” chiese, con la voce tesa come la loro stretta di mano.
 
Il Maggiore Katsuragi li guardò con serietà. “Potete tornare a dormire nello stesso letto.”
 
Sui volti di entrambi i Children spuntarono enormi sorrisi.
 
“Ma!” continuò la loro tutrice.
 
I sorrisi si affievolirono.
 
“Questo è tutto. Niente capriole. Siete troppo giovani.”
 
Shinji sentì i denti di Asuka digrignare. “Fino a quando?” chiese con forza.
 
“Finché non sarai più grande.”
 
Il digrignamento si fece più forte. “Maledizione, Misato, noi-”
 


“Asuka compirà quindici anni tra due settimane, Misato.” Si intromise Shinji. “Quindi sarà più grande. Può andare bene?”
 


Il Maggiore Katsuragi sembrò riflettere. “…sì, d’accordo. Quindici anni è ‘più grande’. Può andare bene.”
 


La mano di Asuka si andò a stampare contro il suo stesso viso. “Misato, stai cercando di fotterci?”
 
“Perché, per quale motivo dovrei fare una cosa del genere, Asuka?” rispose Misato innocentemente. “E io che pensavo che quello fosse compito tuo.”
 
“‘Quando sarai più grande’? Gaaaah!” brontolò Asuka. “Quindi è tutto? Ti dimostriamo di poter vivere in ‘castità’ per altre due settimane e poi lascerai cadere la clausola ‘niente sudore e gemiti’?”
 
Misato annuì. “Se mi dimostrate che non si tratta solo di ormoni, ve lo permetterò. E poi una volta che avrai quindici anni sarà una cosa più accettabile, no?”
 
“Hai fatto tutto questo solo per vendicarti di quella settimana?” ringhiò Asuka.
 
“Ha funzionato?” sogghignò Misato, alzandosi dal tavolo per prendere una birra dal frigo. “Se davvero dormire separati è così terribile al punto da influire sulle vostre prestazioni come piloti, posso sopportarlo. Conto, comunque, sul fatto che manteniate la parola di non fare sesso. So che probabilmente potreste darci dentro di nascosto mentre dormo o sono fuori casa. Ma sono pronta a scommettere che lo desideriate a tal punto da rispettare questa scelta e dimostrarmi che siete in grado di controllarvi.” Misato aprì la birra e ne bevve un lungo sorso. “Aaaaah, finalmente. E poi, non è che abbia intenzione,” fece una smorfia, “di controllare al mattino per vedere se siete stati… ehm, puri. Mi affido alla vostra parola.” Tirò un altro sorso di birra e rise. “E mi affido al fatto che Shin-chan non sa trattenere il rossore quando si parla di sesso.”
 
Sorrise e guardò Asuka. “Quindi… anche lui va in ‘berserk’ quando è a letto?”
 


Ad Asuka si spalancò la bocca. “Cosa?!”
 
“Avete ‘incrociato i vostri AT Field’ per settimane. Vi siete divertiti? Ti piace portare ‘Fucile a Positroni’ in ‘posizione di tiro’?”
 
“Misato, cos’è successo al ‘siamo troppo giovani per queste cose’?” Asuka stava diventando rossa. Anche Shinji, ma più velocemente.
 
Misato si limitò a fare un sorriso più ampio. Finì la birra, gettò la lattina nel cestino e ne prese un'altra. “Oh, ormai è chiaro che non è più così. E poi finiti gli affari seri, è ora di mettervi in imbarazzo. Mi prendo la mia rivincita.”
 
Asuka si sfregò le tempie. “Andrai avanti così per tutte e due le settimane, vero?”
 
“Eh già!” Misato fece l’occhiolino a Shinji. “Allora… mancano due settimane al suo compleanno. Faresti meglio a regalare alla tua ragazza qualcosa di straordinario per il vostro primo compleanno insieme, Shin-chan.”
 
Shinji smise di arrossire e iniziò ad impallidire.
 
Asuka lo guardò attentamente. “Cosa mi regalerai, Shinji?”
 
“Ehm…”
 


“Meglio che ti dia da fare, Shinji!” sogghignò Misato. “Ora, stasera toccherebbe a me preparare la cena, ma visto il vostro strappo alla regola di stanotte, credo proprio che sarete voi a prepararla, così, per farvi perdonare. Io guarderò la televisione. Che ne dite di una bella frittura al salto?”

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Capitolo 80
*** Capitolo 9.7: Tutto quel che faccio ***


Capitolo 9.7: Tutto quel che faccio





Misato si stiracchiò fino al punto da sentire scricchiolare la schiena, e si diresse verso la sua stanza per cambiarsi con qualcosa di più comodo. Si stava ancora togliendo la giacca dell’uniforme quando si accorse che Asuka l’aveva seguita ed era in piedi sullo stipite della porta. “Dimmi, Asuka. Non dovresti essere ad aiutare il tuo ragazzo a preparare la cena?” Il sorriso impertinente svanì quando notò l’espressione seria della giovane pilota.
 


“Può cavarsela da solo per qualche momento. C’è altro che volevamo dirti, Misato. Io e Shinji facciamo anche altre cose, oltre a cercare costantemente di andare a letto insieme.” Misato notò la cartellina che Asuka aveva tra le mani. “Questa è una cosa personale… ma prima volevo parlarti di cose più serie. Il Fifth Children, Kaworu Nagisa, oggi è arrivato nella nostra classe. E sono sicurissima che non c’era nessun ‘Fifth Children’ quando ho lasciato la Nerv di Berlino cinque mesi fa. Quindi la cosa mi lascia molto perplessa. Non piace nemmeno a Rei. Pensa che gli ha dato una sberla per… uh… per aver fatto dei commenti inappropriati.”
 


Misato sollevò un sopracciglio. “Aspetta, Rei si è arrabbiata con il Fifth Children per ‘commenti inappropriati’? La nostra Rei? La ‘Principessa di Ghiaccio di Neo Tokyo-3’?”
 
Asuka non badò alla battuta. “Esatto, è riuscito a farla arrabbiare. Ed è anche un tipo strano. Si potrebbe dire inquietantemente amichevole. Comunque, una volta che ci siamo liberati di lui a pranzo, io e Shinji abbiamo parlato con Rei, Hikari e Sporting-Babbeo. Abbiamo detto a Hikari, e anche a Tōji, di sua madre all’interno dell’Unità 03.”
 
Misato trattenne il respiro tra i denti. “Io… ssss… Capisco perché glielo avete detto, Asuka, ma davvero vorrei che non l’aveste fatto. Si tratta di cose pericolose da sapere o da divulgare.”
 


Asuka annuì cupamente. “Hikari meritava di sapere, Misato. Anche Rei ha detto così quando le abbiamo chiesto cosa prova quando si sincronizza con il nucleo dell’Unità 00. Lei… Misato, aveva paura di parlarne con noi. Ha detto che ‘anche solo sapere è pericoloso’, e che ‘lei era arrabbiata’. Quindi non ce l’ha detto direttamente, ma sono abbastanza sicura che quella dentro l’Unità 00 sia la madre di Rei. E che il Comandante Stronzo o quella commissione a cui fa capo siano disposti a terrorizzare Rei per farla tacere e, a quanto pare, anche pronti ad uccidere per mantenere il segreto.”
 
“Misato annuì. “Già… è più meno quello che abbiamo supposto anche noi. Io e Kaji stiamo scavando, ma…” Scosse il capo.
 
Asuka guardò verso la cartellina. “Fate attenzione, Misato. Non voglio che tu o lui… scompariate all’improvviso. Cosa…” Le labbra di Asuka si strinsero in una linea tesa. “…cosa mai potremmo fare io e Shinji se tu o Kaji veniste improvvisamente catturati o… peggio? Saremmo… non lo so cosa saremmo. Ma ci troveremmo solo noi e Rei a cercare di evitare che il mondo finisca, e nessuno di cui potersi fidare.”
 
“Non morire è in cima alla mia lista, non preoccuparti. E anche impedire a quello sconsiderato di cadere in una trappola mortale cercando la verità. È in debito con me di anni.” Sospirò. “Avrei comunque preferito che non l’avessi detto a Horaki-san. È davvero pericoloso che qualcuno sappia che noi sappiamo, e a più persone lo diciamo…”
 
Asuka strinse le labbra. “Lo so. Ma… so come mi sono sentita quando ho scoperto che Mama è dentro l’Unità 02. Non sarei più riuscita a guardarla in faccia se gliel’avessi tenuto nascosto.” Asuka armeggiò con la cartellina. “Quanto manca perché possa ancora entrare nell’Unità 02? Voglio davvero, davvero tanto parlare con Mama. Solo… solo per assicurarmi che sia davvero lì e non… sparita.”
 
Misato scrollò le spalle. “L’Unità 02 sarà completata prima dell’Unità 01, questo lo so per certo. Il ripristino dell’arto dell’Unità 02 è una sciocchezza rispetto ai danni subiti dall’Unità 01, per non parlare della caduta. Se tua madre è davvero lì dentro, presto avrai una possibilità. Penso al massimo tra una settimana. Devo sentire Ritsuko e scoprire quando vogliono fare il test. Oggi Rits era… abbastanza assente. Si è rinchiusa con il Tenente Ibuki per qualcosa. Le ho viste solo a pranzo, in mensa, ed entrambe stavano lavorando al computer, probabilmente lavorando a del codice di programmazione. Le con i Magi non finiscono mai. Ma ti ci faremo salire presto. So cosa significa per te.”
 
Guardò ancora Asuka per un momento. “E comunque, grazie.”
 
Asuka scosse il capo. “Per cosa?”
 


“Per voi due. Guardare voi due che vi ronzavate intorno senza ammettere di essere attratti l’uno dall’altra mi ha fatto pensare di nuovo a Kaji e come ho rovinato tutto all’epoca. Mi ha fatto venire in mente di riprovarci.” Puntò un dito accusatorio verso Asuka. “Ed è meglio che voi due non facciate la stessa fine che ho fatto io. Mi sono fatta prendere dal panico per essermi avvicinata a lui, gli ho mentito dicendogli che c’era un altro uomo e poi l’ho mollato. La cosa più stupida che abbia mai fatto. Quindi è meglio che voi due non siate altrettanto stupidi.”
 


A Misato non sfuggì il brivido che percorse tutto il corpo di Asuka. “Mai. Non ho intenzione di mentirgli, di tradirlo o di lasciarlo, Misato. Sono stata sola per anni, da quando ho perso Mama. Non voglio tornare a sentirmi così. Specialmente perché con lui mi sento molto più forte e… amata. Quindi… tieni.” Asuka le porse la cartellina. “Il mio testamento rivisto. Fanculo mio padre e quella donna, Shinji avrà tutto. Qualsiasi cosa rimanga se io… non dovessi farcela, andrà a lui. So che non puoi registrarli senza che qualcuno si accorga delle modifiche, ma sono tutti firmati e autenticati, quindi potrai farlo in caso… succedesse qualcosa, ok? E… non dirlo a Shinji. Anche solo parlarne lo fa preoccupare, e odio quando ha quell’espressione.”
 
Misato prese la cartellina, il suo volto era inespressivo, e la sfogliò. Non disse nulla, ma si voltò e andò verso la sua scrivania dall’altra parte della stanza. Prese un’altra cartellina e tornò per porgerla ad Asuka. “Me l’ha data Shinji la sera in cui avete confessato di essere insieme, mentre tu eri sotto la doccia.”
 
Asuka aprì la cartellina. I suoi occhi si fermarono sull’oggetto in cima a tutti i fogli. “…è una lettera. Una lettera d’addio.” Si morse il labbro. “Shinji, bastardo…” Gli occhi le cominciarono a brillare e chiuse di scatto la cartellina per poterseli strofinare con una mano.
 
Ridiede la cartellina a Misato con gli occhi coperti. “Non… tieni. Non farmela vedere mai più. Non voglio nemmeno pensarci. Cosa cazzo credi che accada nei miei incubi ultimamente?”
 


Misato riprese la cartellina e la rimise sulla scrivania. “Questo, e quelli che mi hai appena dato sono i motivi per cui ho deciso di lasciarvi tornare a dormire nello stesso letto. Aver fatto una cosa come questa senza dirlo all’altro… mi fa capire che fate sul serio. Che è una cosa più importante del tuo orgoglio o di qualsiasi altra cosa. Avermi confessato dello strappo alla regola di stanotte lo ha confermato. È una cosa emotiva, non i vostri corpi che guidano i vostri gesti. Quindi, comportatevi bene fino al giorno del tuo compleanno e a quel punto non ci sarà più nulla di male.”
 
“Possiamo farlo,” annuì Asuka. “Non che non ci pensi, visto che mi piace quella parte, ma… poterlo sentire accanto a me nel buio è molto più importante.”
 


Misato ora sorrideva. “Mi fa piacere sentirlo. Voi due avete passato momenti difficile e sono felice che vi siate trovati. Mi hai fregata.” Sogghignò. “Diamine, se me l’avessi chiesto due settimane fa, avrei giurato che foste ancora nella fase del ‘tutti lo vedono ma non lo ammetteremo mai’. È dal Monte Asama che cercò di pensare a un modo per spingervi l’uno verso l’altra. Avresti dovuto vedere come ha dato di matto Shinji quando Leliel ti ha assorbita. Era ovvio a quel punto che ci fosse qualcosa tra di voi.
 
Asuka rabbrividì di nuovo. “Sì, me ne aveva parlato. Stavamo già insieme allora, da qualche giorno. E sono felice che sia accaduto prima. Non sono sicura che sarei riuscita a uscire da lì senza il pensiero di Shinji che mi impedisse di perdere la testa.” Fece un triste sorriso a Misato. “Quella notte è stata la nostra prima volta. Arrivare così vicino alla morte, di nuovo… Non volevo avere rimpianti. Quindi… sì. Sapremo trattenerci, Misato. Non è solo sesso. È amore.”
 
 “Sì, sì,” la congedò Misato. Persino il suo tono strafottente non riusciva a coprire del tutto il caldo sorriso che rivolgeva alla sua giovane coinquilina. “Voi due siete terribilmente teneri. Ora torna in cucina a dargli una mano e lasciami mettere qualcosa di più comodo.”
 
“Non lo so, Misato… forse è meglio che vada ad assicurarmi che il nostro letto sia già pronto per stanotte. Ci saranno coccole!” Asuka si voltò di spalle allontanandosi. “Tante coccole!”
 
---
 


Due donne spiluccavano distrattamente le proprie ciotole di udon della mensa, senza mai staccare gli occhi dagli schermi dei laptop che avevano di fronte. L’intero personale della Nerv di turno a quell’ora della notte sapeva bene che non era il caso di interrompere le due migliori programmatrici dei Magi mentre stavano lavorando.
 


MAGI SYSOP 01: Non è esattamente quello che mi ero immaginata quando hai detto ‘cena insieme’.
 
MAGI ADMIN 01: Nemmeno io, ma è più sicuro. Probabilmente qualcuno si accorgerebbe se venissi d’improvviso a cenare nel mio appartamento. Non l’abbiamo mai fatto prima. In questo modo vedono ‘quelle due informatiche stacanoviste che fanno quello che fanno sempre, e lavorano durante la cena’. E nessuno, a parte noi, guarda i log, quindi possiamo parlare liberamente.
 
MAGI SYSOP 01: ...non so nemmeno cosa dire. Io... vorrei... uhm... Riusciremo mai ad avere una cena più simile a… a quella che abbiamo immaginato? E uhm… cos’è che ‘sai’?
 
MAGI ADMIN 01: ...Maya... io... vorrei davvero. Ma non voglio nemmeno correre troppo e... rovinare tutto. Io... ‘so’ che sei innamorata di me da mesi. L’ho visto. Ho cercato di ignorarlo, perché pensavo che... sai...
 
MAGI SYSOP 01: Tranquilla. Io... uhm. Immagino di non essere stata troppo discreta, vero?
 
MAGI ADMIN 01: No. Io ne ero… lusingata, ma... mi sono comportata come una stupida.
 
MAGI SYSOP 01: Tu non sei stupida, non lo sei mai stata. Ak... Ritsuko-senpai. Solo che... essere innamorati può farti fare… cose folli.
 
MAGI ADMIN 01: ...ma tu non ne hai fatte.
 
MAGI SYSOP 01: Ho passato mesi ad essere innamorata di una donna, il mio capo, e non avevo altro se non una folle speranza che lei fosse anche solo aperta all’idea di... un’altra donna. Questo non è stupido?
 
MAGI ADMIN 01: Mi sa che Misato non ti ha mai detto delle cose che facevo all’università.
 
MAGI SYSOP 01: ......sei... stata con delle ragazze?
 
MAGI ADMIN 01: Non più dai tempi dell’università, ma... sì. Mi sono detta che era una fase. Altra stupidaggine.
 
MAGI SYSOP 01: ...tu... anche solo essere qui così in questo momento mi rende così felice, Ritsuko-senpai. Grazie.
 
MAGI ADMIN 01: ...Maya, chiamami Ritsuko. Per favore?
 
MAGI SYSOP 01: Non finché mi porterai fuori per un appuntamento vero e proprio. Con... con abbracci. E tutto il resto.
 
MAGI ADMIN 01: ..................
 
MAGI SYSOP 01: Ti prego, non essere arrabbiata.
 
MAGI ADMIN 01: ...Maya, ‘essere arrabbiata’ è la cosa più lontana dalla mia mente. Ok, no, non è del tutto corretto. Un po’ sono arrabbiata perché mi stai facendo venire voglia di uscire con te proprio ora che non possiamo. E non voglio correre perché... perché voglio correre davvero tanto.
 
MAGI SYSOP 01: ......evvai! =o3
 
MAGI ADMIN 01: Credo proprio di aver risvegliato un mostro =oP

 

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Capitolo 81
*** Capitolo 9.8: Tutto quel che faccio ***


Capitolo 9.8: Tutto quel che faccio





Rei guardò il minuscolo monolocale dello squallido palazzo in cui Nagisa l’aveva condotta quando lei aveva insistito per ‘assicurarsi che tornasse alla residenza a lui assegnata e che vi ci rimanesse’. Si rivelò una stanza molto molto piccola, appena qualche metro quadrato di spazio con un letto angusto. Se ci si fosse messa al centro, avrebbe quasi potuto toccare le quattro pareti. “È questo l’alloggio che ti è stato assegnato?” chiese con un sopracciglio leggermente sollevato.
 


Nagisa annuì, sempre con quel lieve sorriso. “Non ho molti beni e non ho bisogno di molto spazio. Questo è accettabile.”
 


“Lo dubito fortemente,” disse Rei senza emozione nella voce, guardandosi di nuovo intorno. ‘Non molto tempo fa accettavo anch’io condizioni altrettanto spartane. Ma ora so quanto ero trattata male. In questo momento sono combattuta. Desidero fortemente che questo figlio della stirpe di Adam soffra e scompaia, che sia eliminato in quanto minaccia per i miei amori e per il loro mondo. Ma non voglio nemmeno vedere un altro pilota trattato male come lo ero io, costretto a vivere in questo modo. Non so come elaborare questa situazione.’
 
Guardando Nagisa con disapprovazione, Rei chiese: “Chi ti ha assegnato questa stanza?”
 
“Ho parlato con il Vicecomandante Fuyutsuki al mio arrivo. È stato lui a fornirmi il tesserino identificativo della Nerv e a darmi indicazioni.”
 
Rei si accigliò. ‘Quindi si tratta di una cosa voluta. Mondificare la sua residenza non sarà semplice.’ Fece una pausa e riesaminò i suoi pensieri. ‘Aspetta, perché mi interessa se vive in questa… topaia? Lo ucciderei volentieri con le mie stesse mani.’
 
‘…perché Asuka aveva visto me nella stessa situazione, e si è data da fare per migliorarla quando non aveva motivo di provare altro se non antipatia nei miei confronti. E loro sarebbero delusi da me se lo lasciassi vivere in questa condizione e non dicessi loro che ne ero al corrente.’ Scosse il capo. ‘Molto bene. Poterò la questione all’attenzione del Maggiore Katsuragi e lascerò che sia lei a decidere, il suo giudizio sarà decisamente più imparziale del mio.’
 
Rei mise in pausa i suoi pensieri. ‘Più imparziale finché non sarà a conoscenza della sua vera natura. Forse lo odierebbe ancora più di me se lo sapesse. In ogni caso, lascerò che sia lei a decidere se deve continuare a rimanere in questi alloggi angusti e spogli.’ La determinazione si rafforzò in cuor suo. ‘Sarò degna dei miei amori. Loro non sono inclini alla crudeltà e alla cattiveria, quindi nemmeno io lo sarò. Li proteggerò da questo sedicente angelo del libero arbitrio con qualsiasi mezzo, ma non lo farò soffrire solo per il gusto di farlo. Molto semplicemente, lo ucciderò se necessario.’
 
Annuì verso Nagisa si voltò per andarsene. “Parlerò con il Direttore delle Operazioni della tua sistemazione. Non è conforme agli standard per i piloti.”
 


Poteva praticamente sentire le sopracciglia di Nagisa sollevarsi. “Per essere una persona che mi è stata fortemente ostile, mi sorprende che tu ti preoccupi,” disse con un filo di divertimento nella sua voce.
 


Rei lo guardò da sopra la spalla e gli disse freddamente “Non lo faccio perché sono preoccupata per te. Lo faccio perché coloro che amo sarebbero delusi da me se non lo facessi. E il loro amore e la loro stima sono infinitamente più importanti per me del tuo benessere o meno.” ‘Com’era quella frase da quel vecchio film che ho visto ultimamente con i miei amori? Mi sembra adatta all’occasione. Ah giusto.’ Si voltò, appoggiando la mano sulla maniglia della porta e rivolgendogli la sua migliore espressione vuota. “Buona notte, Nagisa-san. Dormi bene. Magari domattina ti ucciderò.”
 


Rei si assaporò il suo sguardo ancora più confuso e sorpreso mentre se ne andava, con un piccolo sorriso che finalmente si fece largo sul suo viso.
 


---
 


Misato alzò lo sguardo dalle scartoffie che stava sfogliando sul tavolo della cucina quando sentì aprirsi la porta dell’appartamento. Si mise in allarme nonostante fosse leggermente alticcia. Sebbene ci fossero poche persone che avevano la chiave elettronica e che lei sarebbe stata felice di vedere (in particolare un alto ispettore), il lavoro di ricerca sui segreti della Nerv in cui lei e Kaji erano impegnati la rendeva sempre più paranoica sul fatto che un giorno potesse essere la Sezione 2 ad entrare da quella porta. Non si rilassò del tutto finché non vide il blu dei capelli del First Children. “Bentornata, Rei. Sei in ritardo oggi.”
 


Rei salutò con il capo. “Ho accompagnato il Fifth Children alla sua nuova residenza, per familiarizzare con i luoghi che potrebbe frequentare. Vorrei riferire che la sua sistemazione è decisamente al di sotto degli standard con cui la Nerv dovrebbe trattare i propri piloti, così come ha stabilito Asuka osservando il mio vecchio alloggio. Quello di Nagisa-san è anche peggiore. È poco più di un ripostiglio. Credo che dovresti ispezionarlo così come hai fatto con il mio per stabilire se è una sistemazione soddisfacente.”
 


Misato sembrò alquanto sorpresa. “Davvero? Beh, certo che lo farò. È che Shinji e Asuka hanno detto che non sembravi molto contenta del nuovo ragazzo. Come mai ti stai preoccupando di lui?”
 
“Non mi sto preoccupando di lui. Mi preoccupo dei piloti in generale, e vorrei…” Rei si fermò improvvisamente.
 


Misato sbatté le palpebre. ‘Rei… impacciata? È… è mai successo prima d’ora?’
 
“Asuka ha fatto lo stesso per me quando vivevo in condizioni disagiate. Non voglio… perdere la sua stima o quella di Shinji, e credo che sarebbero delusi da me se venissero a sapere che ero a conoscenza della situazione di Nagisa-san senza aver fatto nulla. Non lo faccio per lui.” Rei diede in qualche modo l’impressione di arrossire e di non riuscire a tenere fermi i piedi o di rimanere impassibile.
 
Misato scosse il capo. Shinji e Asuka che davano il buon esempio a Rei? Il mondo è davvero strano. “Facciamo così, domani darò un’occhiata a casa sua, d’accordo? Tu… resti a cena, vero?”
 
Rei annuì. Guardò la cucina vuota e poi, dietro Misato, guardò verso il soggiorno. “Dove sono? Sono usciti per un altro appuntamento?”
 
Misato sbuffò. “Più o meno. Avevano bisogno di alcuni ingredienti per la cena di stasera e hanno deciso di andare al negozio a prenderli insieme. Tutte scuse per uscire di nuovo mano nella mano, credo. Asuka adora mostrare a tutti che Shinji è suo. Dovrebbero comunque tornare tra poco.”
 
“Allora ne approfitterò per cambiarmi. Voglio mostrare loro i frutti degli insegnamenti di Asuka sulla moda.”
 
---
 


Una buona cena nel suo stomaco, una bella birra gelata in mano, e Rei che era appena uscita per tornare al suo appartamento. Misato pensò che non potesse essere meglio di così quando sbadigliò guardando iniziare il notiziario della sera. Soffocò un altro sbadiglio quando vide Shinji e Asuka alzarsi dai pouf su cui erano seduti uno accanto all’altro.
 


Asuka sussurrò qualcosa a Shinji, il quale le rivolse un timido sorriso e un cenno del capo. La ragazza dai capelli rossi si rivolse a Misato con un’espressione accuratamente calma. “Misato, è tardi. Noi andiamo a letto.” La sua mano stringeva già quella di Shinji.
 


Nell’aria si sentiva la tensione per la sfida implicita. Ma Misato fece un respiro profondo e annuì. “Vedete di dormire bene.”
 
Quando la loro tutrice non disse più nulla, Asuka e Shinji si scambiarono uno sguardo raggiante. Misato dovette trattenere un sorriso mentre i due piloti si dirigevano verso la stanza di Asuka e chiudevano quasi con sfida la porta dietro di loro.
 


‘Mi sa che dovrò smettere di chiamarla ‘la stanza di Asuka’,’ pensò Misato alzandosi dal divano e prendendo il telefono cordless dalla sua base di ricarica. Qualche numero selezionato e un paio di squilli la misero in contatto con chi più di tutti voleva sentire. “Una coppia felice è già a letto. Quanto hai intenzione di farmi aspettare?”
 
Dall’altro capo del telefono arrivò una risatina baritonale. “Ok, cara. Sarò lì a breve.”
 


“Bravo…”
 
---
 


“Non riesco a crederci che lo stiamo facendo davvero,” disse Shinji a bassa voce mentre Asuka chiudeva la porta dietro di loro. “E che lei ci permetta di farlo.”
 


“Nemmeno io,” rispose Asuka, sfilandosi i pantaloncini e togliendosi i trasmettitori A-10. “Ma sono contenta che l’abbia fatto. Ce lo siamo guadagnato, ce lo meritiamo e… ne abbiamo bisogno,” concluse un po’ debolmente, tradendo le sue vere ragioni.
 


Spense le luci e abbracciò Shinji che si sedette sul letto accanto a lei. Si sentì rilassare quasi subito. Si separarono un attimo, giusto il tempo di sdraiarsi e sistemarsi sotto le lenzuola. Le coperte erano del tutto superflue nel caldo estivo permanente di Neo Tokyo-3, e lo erano ancora di più con una persona accanto.
 
Shinji non riusciva a rilassarsi. Asuka aggrottò leggermente le sopracciglia sentendolo ancora teso anche se erano già sdraiati e ‘in posizione da nanna’. “…cosa c’è?”
 


“Cosa?”
 


“Avanti, Shinji. Quando siamo a letto insieme siamo sempre abbracciati e rilassati. Ora invece sei teso come la prima notte che abbiamo dormito insieme. Io conosco te e tu conosci me. Quindi, parla.”
 
Shinji si scostò un po’ ma non riuscì a incontrare gli occhi di Asuka. “Ho… ho pensato a cosa vorrei regalarti per il tuo compleanno.”
 


Asuka sorrise al buio ma lo incalzò. “E questa è una cosa bella, ma perché sei teso come se stessi per fare una delle tue ‘bakate’?
 
“Voglio che sia una sorpresa, ma è qualcosa su cui dovrò lavorare molto, e ho solo due settimane, quindi…” disse aprendosi leggermente.
 
Asuka attese. Quando lui non disse nulla, lei tentò. “Una sorpresa, molto lavoro e tempi stretti… significa che dovrai farlo lontano dal mio sguardo e avrai bisogno di tutto il tempo possibile da qui a quel momento. Quindi…” Arricciò un po’ le labbra. “Tranquillo, Shinji. Possiamo essere insieme anche se non siamo sempre attaccati uno all’altra ogni pomeriggio, per quanto mi piaccia stare ‘sempre attaccati’, hehe. Hai bisogno di tempo per preparare un regalo di compleanno davvero straordinario per me? Posso farcela a sopravvivere. Ho comunque un’idea su come tenermi occupata quando non ci sarai.”
 


Shinji finalmente si rilassò “B-bene! Io… vorrei lavorarci con Rei, se per te va bene. Non voglio portartela via se faceva parte del tuo piano.”
 
Asuka sogghignò. “Che c’è, dovrei preoccuparmi del fatto che te la svigni con Wondergirl e ve la spassiate alle mie spalle? Senza invitarmi? Niente baci a Rei, non senza di me, baka.”
 
“Non lo farei mai!” Shinji aveva un’aria leggermente colpevole, cosa che Asuka notò.
 
 “Ma scommetto che l’idea aveva attraversato la tua mente ‘bakata’. Non è vero, caro il mio maniaco?” lo punzecchiò dolcemente Asuka. “Tu sei come me, e lo so che ti è passata questa idea per la testa perché è passata anche a me. Stupida sexy Rei.” Gli diede un bacio veloce. “Mi fido di voi due, anche se questa frase può sembrare assurda anche a me. So che nessuno di voi due mi farebbe mai del male, quindi fate pure. Tu e Rei preparate la sorpresa. Io pensavo di mettermi ai fornelli con Hikari, sempre se riesco a staccarla da quel suo gorilla.”
 
“…ai fornelli?” Shinji sembrava quasi ferito nell’orgoglio.
 


Asuka gli diede un colpetto sul fianco. “No, non ho detto che non mi piace che il mio ragazzo sia un cuoco di talento che cucina tutto quello che voglio su richiesta. È solo che… tu sai farlo. Sei tu che cucini tutto o quasi. Lo so che lo fai perché sei più bravo di me, sicuramente più bravo di Misato, e so che ti piace farlo, ma… voglio… restituirti il favore, baka.”
 


Asuka sentì le sue guance scaldarsi leggermente mentre Shinji la guardava sorpreso. “Che c’è? Io… dannazione, Shinji, mi tratti come una principessa e lo so. Io voglio… fare lo stesso per te. Hai notato che non ti ho nemmeno chiesto cosa hai in mente per il mio regalo? Perché so che farai di tutto per… renderlo speciale. Perché sai che è da una vita che non faccio un vero compleanno con persone che voglio davvero avere accanto. Quindi lo so che mi stupidari. E non ho intenzione di aspettare altri otto mesi per pensare a qualcosa per il tuo compleanno. Domani chiederò a Hikari di darmi una mano per migliorare le mie capacità in cucina, così anch’io potrò preparare qualcosa per te. E ti piacerà!” Asuka concluse con un accenno del suo vecchio orgoglio da tsundere. Il rossore però ebbe la meglio.
 


Shinji sorrise in quel suo modo mezzo amorevole e mezzo triste che la scioglieva sempre come il ghiaccio, come se non riuscisse ancora a credere di essere davvero lì, a letto con lei. “Sì… lo so. Lo so che mi piacerà. E… spero davvero che a te piaccia quello che ho in mente, Asuka.”
 


“Lo so già ora che mi piacerà. Io ho fiducia nel mio carissimo baka. Adesso dormiamo. So che sarà il miglior sonno che ho avuto in più di una settimana, ed è un giorno in meno al poter parlare con le nostre madri.” Asuka chiuse gli occhi e lasciò che il suo capo si appoggiasse a quello di Shinji. “Se le giornate finiscono in questo modo, non mi importa di passarle lontane da te. Questo vale tutto.”
 

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Capitolo 82
*** Capitolo 9.9: Tutto quel che faccio ***


Capitolo 9.9: Tutto quel che faccio





“Quindi, cosa ne pensi?”



Rei rifletté per un momento, poi si guardò intorno nel suo salotto. “Credo che il mio appartamento sia adeguato, se prendiamo alcune precauzioni e non usiamo la mia camera da letto.”
 


Shinji sorrise. “Grazie, Rei. Io… voglio davvero che sia tutto perfetto per lei. Non credo che abbia mai avuto un compleanno felice da sempre, e io… voglio davvero che sia felice. Più di ogni altra cosa al mondo.”
 
Rei fece uno dei suoi piccoli sorrisi e annuì. “Capisco. Anch’io desidero che sia felice. E so che renderla felice rende felice anche te.” Il volto di Rei si offuscò leggermente. “Quindi farò qualcosa che non mi piace per nulla, per la vostra felicità è più importante della mia irritazione nei suoi confronti.”
 


Shinji sbatté le palpebre. “Suoi? D-di chi stai parlando?”
 


---
 


“Ma certo! Sarei lieto di aiutare un collega pilota e musicista. Dopotutto, vederli suonare è una cosa che desideravo.” Nagisa le rivolse quello che sicuramente le altre ragazze della classe avrebbero considerato un sorriso tenero e accattivante. Era qui solo da un giorno, e già molte delle ragazze deluse dal fatto che Shinji fosse ‘impegnato’ rivolgevano sguardi disgustosamente desiderosi verso l’avannotto.
 


Rei si sforzò di non rimproverarlo. “Lui. Non loro. Noi vorremmo… che ci aiutassi in questo progetto. Hai detto che sai suonare il violino e il pianoforte. Io ho iniziato a imparare a suonare la viola per poter accompagnare i mi-… Shinji e Asuka. La tua assistenza mi aiuterebbe a imparare più velocemente e aiuterebbe Shinji in questo regalo di compleanno che vuole fare ad Asuka. E questo è tutto.”
 
“Anche vedere solo lui suonare mi sembra un’esperienza piacevole. Sarei felice di aiutare.  Penso in effetti di poterti aiutare, in fondo violino e viola sono abbastanza simili.” Stava ancora sorridendo. Le dava ancora più sui nervi di quel costante pizzicore che proveniva dal suo lato angelico e che le urlava di distruggere l’intruso Adamitico.
 
“Molto bene. Alla fine delle lezioni mi seguirai alla mia residenza. Ci eserciteremo fino alle 18:30, dopodiché te ne andrai e tornerai ai tuoi alloggi.”
 
Sorrise ancora. “Allora mi godrò tutto il tempo che ho a disposizione per osservarlo. Farò del mio meglio per aiutarti con la viola. Ho una certa abilità, ma suono solo da cinque mesi. Noi impariamo in fretta.”
 
Qualcosa nella sua affermazione le solleticò la mente, quel tono strano nella sua voce. La curiosità di Rei ebbe la meglio. “Cinque mesi? Cosa ti ha fatto iniziare?”
 
“Sono nato. La musica mi sembrava… libera. Mi è venuto naturale. Era una delle poche cose che mi era concessa.”
 
Rei sbatté le palpebre, voleva saperne di più. “Sei nato cinque mesi fa?”
 


“Cinque mesi, tre giorni, tredici ore e ventidue minuti.”
 
Rei lo fissò. Cinque mesi? Stava davvero… “Conti ogni momento della tua esistenza?” chiese Rei, sollevando il sopracciglio di un millimetro.
 
“Tu no?”
 
“Cinque anni, due mesi, undici giorni, nove ore da questa incarnazione,” disse, forse un po’ anche a sé stessa.
 
Nagisa sbatté le palpebre, il suo sorriso si spense per la prima volta da quando avevano iniziato a parlare. “Qualcosa non va?”
 
Rei scosse minutamente il capo. “La musica è qualcosa che non mi è mai stato concesso. Sono stata annebbiata sotto l’effetto di farmaci. Un meccanismo di controllo. Quindi non so suonare molto bene. Tu mi aiuterai ad imparare.”
 
Il sorriso tornò, ma era notevolmente affievolito. “Ne sarei… onorato.”
 


Per la prima volta, Rei poté vedere delle ombre nel suo sorriso. ‘Lui sa che conosco la sua natura, e sa che probabilmente anche la Nerv ne è al corrente. Sa che la sua presenza qui finirà quasi inevitabilmente con la sua morte. Eppure è sempre sorridente. Perché? Quando ho saputo del mio ruolo nello Scenario del Comandante non ho provato molta gioia, anche se desideravo la liberazione attraverso la morte. Perché lui sorride?’
 
Scacciò quel pensiero. Ora era irrilevante. “Bene. Il compleanno di Asuka è di grande importanza per noi. Tutto dovrà filare liscio.”
 
Si voltò e se ne andò, lasciando Nagisa al suo pranzo in solitaria. La folla di ragazze flirtanti lo avrebbe comunque circondato rapidamente dopo che Rei se ne fosse andata.
 


---
 


‘Mi pento improvvisamente di non aver condotto alcun esperimento con Kensuke qui, se non altro perché avrebbe evitato a questo avannotto di essere ‘il primo ragazzo che porto in casa’,’ pensò Rei tra sé e sé mentre passava la chiave magnetica della porta del suo appartamento. Voltò il capo per lanciare un’occhiata al Fifth Children. “Questa è la mia residenza. Non toccare nulla. Ho già il mio istinto che richiede la tua distruzione senza che tu debba per forza fare qualcosa di indesiderato nel mio appartamento.”
 
Nagisa annuì, sempre sorridendo, come se lo stesse aspettando che lei dicesse qualcosa del genere. “Cercherò di non costringerti a distruggermi,” disse allegramente.
 
Per qualche motivo, questo la infastidiva ancora di più. “Entra,” mormorò. “Io avviso Shinji di venire.”
 
Nagisa posò la custodia del suo violino in salotto e si guardò intorno, osservando l’arredamento ancora piuttosto spartano. “È decisamente più spazioso del mio alloggio,” osservò.
 
Rei mise via il cellulare, la breve telefonata a Shinji era già finita. “Questo grazie all’impegno dei miei… amici e del Maggiore Katsuragi. La mia precedente residenza era molto più piccola. L’hanno fatto perché tengono a me.”
 
Nagisa reclinò un po’ il capo. “E tu hai detto che avresti fatto qualcosa di simile per me?”
 
Rei aggrottò la fronte. “E ti ho anche detto che lo faccio per riguardo a loro, per perché tengo a te. Non cercare di fare insinuazioni. Sono sempre pronta in qualunque momento a-” Rei si interruppe all’istante quando sentì il bip dall’ingresso del suo appartamento e la porta aprirsi.
 


Shinji apparve un attimo dopo, con la custodia del violoncello in mano che veniva trasportata con cautela attorno al tavolo. “Ciao, Rei, sono… Oh, ciao, Nagisa-san.”
 


Il sorriso di Kaworu aumentò. “Ti prego, vi ho chiesto di chiamarmi Kaworu. Dopotutto, saremo colleghi piloti.”
 


Shinji sembrava agitato. Rei era in bilico tra l’arrossire per quanto carino sembrasse Shinji quando fa così e lo stimolo di ringhiare a Nagisa per aver osato una tale intimità mai guadagnata con il suo amore.
 
“K-Kaworu-kun, allora. Uhm… Immagino quindi che tu abbia accettato la proposta di Rei di aiutarci?”
 
Il ragazzo dai capelli grigi annuì. “Certo. Volevo sentirti suonare da quando ho scoperto che sei un musicista anche tu. Magari potremmo fare un bel duetto.” Reclinò il capo. “Ma come hai fatto ad arrivare qui così in fretta?”
 
“Beh, io… abito qui accanto. Rei non te l’ha detto?” balbettò Shinji.
 
“Oh, davvero?” Kaworu alzò le sopracciglia, voltandosi per guardare Rei. “No, deve esserle passato di mente.”
 
Rei trattenne l’impulso di mettersi tra Nagisa e Shinji e di proteggerlo tra le sue braccia mentre ringhiava a Kaworu. “Tira fuori il tuo violino, Nagisa-san. È ora di suonare. Mostrami cosa sai fare.”
 
Shinji si fece quasi cadere la custodia del violoncello sul piede e si mise una mano sulla bocca, diventando rosso.
 


Rei lo guardò sbattendo le palpebre. “Tutto bene, Shinji?”
 


Lui fece qualche verso soffocato sotto la mano, ma sorrise quando la tolse. “S-sto bene, Rei! Che… uhm, che ne dite se cominciamo?”

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Capitolo 83
*** Capitolo 9.10: Tutto quel che faccio ***


Capitolo 9.10: Tutto quel che faccio





“E poi in forno per 25 minuti a 180 gradi,” lesse Asuka dal libro di cucina mentre Hikari impostava il timer.
 


“Fatto.” Hikari si voltò verso l’amica e le rivolse un’occhiata leggermente accusatoria. “Quindi tu e Ikari-kun stavate cercando di far mettere insieme me e Tōji per distrarci?”
 


Il sorriso di Asuka fu impenitente. “Sì, è così, e ha funzionato. So bene quanto essere innamorati possa distrarre da altre cose. E onestamente, all’inizio avevo seriamente paura che qualcuno venisse a sapere di noi e… beh, che tutto questo poi portasse a qualcosa che facesse separare me e il mio amato baka. Non puoi certo biasimarmi.”
 


“Se non fossi così felice che io e Tōji ora stiamo davvero insieme, potrei eccome!” brontolò leggermente Hikari. Subito dopo, però, tornò sorridente. “È una bella distrazione. Pensa che io e lui stavamo pensando di ringraziarvi facendovi mettere insieme,” ridacchiò.
 
Asuka sorrise. “Tu sei mia amica, Hikari. Non avrei mai fatto una cosa simile se non avessi intuito cosa provavate l’uno per l’altra. Non è stato facile capire che avevi una cotta per quel testone.”
 
Hikari arrossì.
 
“E una volta che Shinji mi ha detto che, nonostante le tipiche lamentele da maschi fatte da Tōji sul fatto che fossi un tiranno con i codini, lui continuava a guardarti quando pensava che nessuno lo stesse guardando, beh… mi sono messa a ridere pensando a voi due che vi ronzavate intorno, attratti l’uno dall’altra ma con la paura di dirvelo… e Shinji mi ha guardata malissimo.” Rise. “Quindi mi è sembrato più che giusto darvi una mano. So bene quanto mi sono sentita incredibilmente meglio e molto più felice quando io e Shinji abbiamo iniziato a parlare e… beh, a fare le altre cose,” tossì nella propria mano, “quindi volevo che anche la mia migliore amica si sentisse così. Visto che tu e Tōji vi comportavate come me e Shinji, ero abbastanza sicura che le cose sarebbero andate più o meno nello stesso modo.”
 
Il sorriso di Asuka si fece più caldo, mentre il suo sguardo si spostava in direzione del muro del loro appartamento che confinava con quello di Rei. “Mi sentivo sempre sola. Mio padre e la mia matrigna non sono mai stati molto affettuosi, e non ho mai avuto coetanei o persone che potrei considerare vicine. Tu hai tuo padre e le tue sorelle, quindi non ti sei mai sentita sola come me, ma… Shinji mi ama. Questa è la cosa più bella. Non ho più paura di rimanere sola. Qualunque cosa accada, ho lui. E aiutare voi due a trovare questa stessa sensazione è stato… bello.”
 


Il volto di Asuka si oscurò un po’ e il suo sorriso svanì. “E… questo è un lavoro pericoloso. Tutti noi avremmo potuto morire in azione molte volte. È per questo che trattenersi o ‘aspettare di essere più grandi’ mi sembra… la strada sbagliata. Non si tratta solo di ‘spassarsela’. È più… io sento… no, io so di essere più forte e migliore in un combattimento ora che so che avrò sempre Shinji con me, che mi sosterrà e che sarà lì ogni notte. Stare insieme rende tutto lo stress dell’essere un pilota di Evangelion molto più facile da sopportare che da soli.”
 
“Non sapevi ancora che sarei stata designata come Fourth Children quando hai iniziato a tessere la tua trama contorta, ma ti concedo la vittoria,” ammise Hikari. “E…” Deglutì. “Asuka… cosa faremo riguardo… le nostre madri? Io non posso nemmeno entrare nell’Unità 03 e cercare di parlare con lei, non finché non ritornerò in ‘servizio attivo’. Nagisa-san mi sembra una persona per bene, ma… rivoglio il mio Evangelion, anche solo per provare a parlarle.”
 
Asuka scosse il capo. “Non ne ho idea. Ma sii molto, molto prudente a riguardo. Sono un pilota da dieci anni e non mi hanno mai detto nulla, e sapevano di certo che avrei fatto di tutto per poter parlare di nuovo con la mia Mama, quindi sono cose che non vogliono far sapere a nessuno. È quasi un miracolo che siamo riusciti a capirlo. Solo che… non lo so. L’Unità 02 dovrebbe essere quasi del tutto riparata e dovrebbero fare un test di riattivazione tra qualche giorno. Proverò…” Asuka dovette fare una pausa e prendere un grande respiro per calmarsi. “Proverà a parlare con Mama e a vedere cosa succede. Prima o poi ti faranno rientrare nell’Unità 03. E tua madre ha risposto quando abbiamo provato a contattarla, quindi…”
 
Hikari abbassò lo sguardo sulle proprie mani giunte. “Dovremmo… dovremmo provare a dirlo a Nagisa-san? A vedere se può parlarle al posto mio?”
 
Asuka scosse di nuovo il capo in modo molto più deciso. “Non se ne parla. Lui è… Non lo conosciamo affatto, ed è apparso dal nulla dalla Nerv di Berlino, ma quando io me ne sono andata da là cinque mesi fa non c’era. Non mi fido di lui, non ho motivo di farlo e ho un sacco di motivi per non farlo. Potrebbe lavorare per quella ‘Commissione per il Perfezionamento dell'Uomo’ che mi aveva interrogata, o… per chiunque. Quindi, meglio non dirgli nulla per ora.”
 
Hikari aveva appena aperto la bocca per rispondere quando la porta d’ingresso si aprì. “Sono a casa,” disse Rei dolcemente dal corridoio d’ingresso.
 


Il sorriso di Asuka tornò alla massima potenza. “Bentornata, Rei! Ti unisci a noi? Qui si cucina, sai!”

Rei voltò l’angolo della cucina con uno dei suoi piccoli sorrisi ormai familiari sul volto. Il suo breve tragitto versò Asuka si fermò in modo quasi naturale, tanto che nessuno avrebbe potuto accorgersene, ma Asuka notò che la mano di Rei si era mossa come se stesse per alzarla per un abbraccio. Quando lo notò, Asuka le diede un sorriso ancora più grande. “Sono un po’ sorpresa di vederti, Rei. Pensavo che avresti lavorato al mio regalo misterioso con Shinji tutto il pomeriggio, come negli ultimi due giorni.”
 
“Sebbene sia molto riluttante a lasciare Shinji da solo con il Fifth Children, in quanto temo che possa diventare… impertinente,” rispose Rei, “è anche vero che mi manca passare del tempo con te. Per questo ho deciso di passare almeno un pomeriggio a settimana in tua compagnia. Per quanto l’idea di Shinji richieda tempo, non voglio rinunciare a vedere anche gli altri miei amici nelle prossime due settimane.”
 


“Questo regalo è proprio un mistero,” disse Hikari. “Ma perché ti preoccupi che il nuovo pilota diventi… ‘impertinente’ con Ikari-kun?”
 
Rei strinse leggermente le labbra. “Lui è… è… davvero pessimo per quanto riguarda il mantenimento dello spazio personale e il rispetto dei confini,” riuscì a dire Rei a denti stretti.
 
Hikari sembrò sorpresa. “Non è che ha… provato a fare qualcosa con te? È per questo che gli hai dato uno schiaffo il giorno che è arrivato?” Sembrava ancora più perplessa. “E ora hai paura che… ci provi con Ikari-kun?”
 


Asuka lanciò a Rei un’occhiata divertita. “Rei, dimmi che non è questo che ti preoccupa. L’avannotto sarà anche un po’ strano, ma non penso che tenterebbe qualcosa di così stupido. Sa che io e Shinji siamo una cosa sola, vero? E che potrei staccargli un braccio se dovesse provare ad infastidire il mio ragazzo?”
 
“Sa benissimo che tu e Shinji siete una coppia, sì,” disse Rei. “Ma per qualche motivo questo lo rende solo più affascinato da lui e da te. L’ho avvertito di non fare nulla che non approverei quando lui e Shinji sono soli.”
 
“Non pensi che farà davvero qualcosa, vero, Rei?” chiese Hikari.
 
“No, non penso. Ma comunque continua a non piacermi.” Rei liquidò la questione con un cenno. “Allora, cuciniamo?”
 
“Sì! Non lascerò che il mio caro baka assuma il controllo totale della nostra cucina, per quanto stia diventando un vero chef in erba,” dichiarò Asuka. “E poi, voglio proprio vedere la sua faccia quando sarò io a cucinare qualcosa per lui, e non il contrario. Non posso dargliene vinte troppe. Ed è già campione di coccole!” concluse con orgoglio.
 


Sia Hikari che Rei sembravano invidiose. “Quindi… com’è… andare a letto insieme?” disse Hikari arrossendo. “Io… voglio dire… Tōji e io non siamo andati così lontano come voi, m-ma a mio padre sembra piacere, e Kodama – mia sorella – ha continuato a prenderlo in giro tutta la cena dicendo quanto fossimo una bella coppia e… uhm…”
 
“Hai il tuo ragazzo ora, scoprilo da sola!” replicò Asuka con un sorriso. “Penso proprio che ti piacerà.”
 


“Shinji dà dei begli abbracci,” borbottò Rei, anch’essa un po’ arrossita.



Ma senti, senti, Rei! Hai chiesto prima il permesso ad Asuka?” disse Misato dal corridoio d’ingresso. Si affacciò alla porta della sala da pranzo, sorridendo. “Sono a casa!”
 


“Bentornata, Misato. Sì, mi ha chiesto il permesso. Aveva bisogno di un abbraccio. Gliel’ho dato anch’io,” disse Asuka distaccata. “Sei tornata a casa presto,” notò.
 
“Per una volta tanto ho sbrigato in fretta tutte le mie scartoffie. E poi Kaji mi porta fuori stasera. E~… ho avuto una notizia che ho pensato volessi sentire subito, così ho deciso che era ora di timbrare,” disse il Maggiore dalle forme prorompenti mentre prendeva una birra dal frigorifero. Il suo sorriso svanì in uno sguardo un po’ più serio quando si voltò e la stappò. Bevve un sorso e annunciò: “Le riparazioni dell’Unità 02 sono terminate. Sono tutti pronti per il test di riattivazione.”
 


Le altre ragazze si voltarono verso Asuka, che aveva perso qualsiasi espressione. “Quando?” chiese con un filo di voce.
 


“15:30, domani pomeriggio.”
 
“…Mama,” sussurrò Asuka.
 
---
 


Kaworu si asciugò il sudore della fronte, con gli occhi ancora chiusi e un sorriso sublime sul volto. Fece un respiro profondo prima di riaprire gli occhi. “Grazie, Shinji-kun. È stato… molto piacevole.”
 
“N-non c’è di che, Kaworu-kun,” disse Shinji arrossendo un po’. “N-non l’avevo mai fatto con nessuno prima d’ora, a parte Asuka.”
 
“È stato anche meglio di quanto immaginassi. Mi piacerebbe farlo più spesso con te,” disse il Fifth Children con il fiatone.
 
“Io c-credo che Asuka direbbe che è compito suo. Potrebbe arrabbiarsi se tu cercassi di portarglielo via,” disse cautamente Shinji.
 
Kaworu ci pensò un po’ su. “Magari potremmo farlo mentre lei guarda? Per darle la possibilità di riposarsi tra una sessione e l’altra.”
 
“E io?”
 
Kaworu sorrise. “Tu non hai bisogno di riposare, Shinji-kun! Hai una resistenza incredibile e l’hai dimostrato ampiamente!”
 
L’elogio non fece altro che far arrossire ulteriormente Shinji. Abbassò l’archetto. “È solo perché mi sono esercitato molto.” Si alzò e posò il violoncello sul cavalletto. “Ma ho davvero bisogno di fermarmi, per quanto sia stato bello il nostro duetto. Ho bisogno di un po’ di tempo per lavorare al regalo di Asuka.” Si alzò e si stiracchiò.
 


“Voi due siete… affascinanti da osservare,” disse Kaworu. Shinji arrossì e chinò il capo. “Non sei per nulla la persona che mi aspettavo di incontrare, Shinji Ikari.”
 


“Eh?” Le parole lasciarono Shinji perplesso. “In che senso? Conoscevi il mio nome già prima di venire qui? E ti aspettavi di incontrarmi? Come?”
 
“Tutti conoscono il tuo nome. Davvero non sei consapevole della tua notorietà? Tu sei il famoso Third Children. Ho iniziato a leggere di te subito dopo che i resoconti delle tue battaglie a partire con il terzo angelo hanno raggiunto la Nerv di Berlino. Ma da tutto quello che ho letto, mi aspettavo di trovare qualcuno… solo, addolorato, un cuore puro di vetro, così fragile e limpido… ma… tu non sei così. Tu… tu e il Second Children… quasi brillate insieme,” disse Kaworu pensieroso. “Persino adesso, mentre lei non c’è, vi vedo entrambi protesi l’uno verso l’altra.”
 
Shinji guardò il muro che separava l’appartamento di Rei da quello di Misato. “So che lei è lì. È… è incredibile questa sensazione. Sapere che è lì… Voglio dire, non che sia nell’appartamento di Misato-san, ma che sia… uhm… , per me o… uhm…” Shinji sospirò. “Non so nemmeno come dirlo. Ma noi… è come se avessi trovato l’altra mia metà. Come se non mi sentissi più solo, anche quando lei non è accanto a me. So sempre che lei è… qui,” disse posando la mano sul suo cuore.
 
Quando riaprì gli occhi, avrebbe quasi voluto sotterrarsi dalla vergogna: Kaworu lo stava fissando così intensamente. “Ehm… mi dispiace. Abbiamo dovuto nascondere a tutti che stavamo insieme per così tanto tempo che non sono mai riuscito a parlarne con nessuno prima d’ora. È… una sensazione molto intensa, come… come un fuoco visto al rallentatore.”
 
“…capisco…” disse Kaworu con un filo di voce. “Tutto ciò è… affascinante. Tu… l’amore non è affatto come me lo aspettavo. Pensavo che avrei incontrato qualcuno pieno di dolore e solitudine… ma insieme avete trovato il modo di guarire quel dolore, di chiudere le ferite nei vostri cuori, grazie a voi stessi. Non vedo l’ora di vedervi duettare.”
 
Shinji non sapeva come rispondere. “Uhm… grazie. Io… magari potremmo suonare durante la sua festa di compleanno. Prima di allora non credo ce ne sarà il tempo.” Ripose il violoncello nella custodia e la chiuse. “In effetti ora dovrei proprio tornare a lavorare sul suo regalo.”
 
Shinji si avvicinò al tavolo della sala da pranzo di Rei e si sedette, con una serie di fogli, matite e gomme davanti a sé. Kaworu si sedette di fronte a lui, prese la matita e fissò intensamente i fogli. Per un po’ regnò il silenzio. Kaworu osservava estasiato Shinji che iniziava a scrivere con cura, si fermava, cancellava qualcosa, riscriveva…
 
“Io… vorrei poterlo fare.”
 
Shinji alzò lo sguardo. “Mm?”
 
“Quello che stai facendo. Io… non posso,” disse Kaworu, con rammarico nella sua voce. O… tristezza?
 
“Io… chiunque può farlo, Kaworu-kun. Nemmeno io sono nato con questa capacità. Ci vuole tempo e lavoro.”
 
Kaworu scosse il capo. “Io… non posso creare, non come te. Non ho questo… in me.”
 
“Però mi sembra che suoni il violino con molta passione.”
 
“Passione, forse. Ma posso solo ripetere un lavoro fatto da altri. Non… creare qualcosa di nuovo, nato dalla propria mente, solo perché si desidera farlo.” Avvicinò a sé uno dei fogli che Shinji aveva già messo alla sua sinistra e lo fissò. “Questo è… sublime. A volte mi sembra di essere sul punto di capire qualcosa di profondo quando ci provo, ma… mi manca qualcosa di vitale che lo pone per sempre al di là delle mie capacità.”
 


“Magari arriverà con il tempo. Da quanto tempo suoni?”
 
“Da circa cinque mesi,” disse Kaworu con quello che era il fantasma di un sorriso.
 
“Sei molto bravo per cinque mesi. Mi chiedo se il fatto che siamo Children abbia qualcosa a che fare con questo. Asuka è diventata piuttosto brava da quando ha ripreso a suonare dopo un paio di anni in cui non aveva nemmeno preso in mano un archetto, e Rei è…” Shinji scosse il capo. “È impressionante quanto stia migliorando velocemente. Tu non hai mai dovuto ripeterle qualcosa due volte.”
 
Il sorriso di Kaworu ora era meno forzato. “Anch’io sono felice che impari così in fretta. E poi quando le sue mani sono sulla viola non può darmi schiaffi.” Quasi ridacchiò.
 
“Ehm… perché ti ha dato uno schiaffo il primo giorno?” Shinji si sentì improvvisamente in imbarazzo quando si rese conto di ciò che aveva appena chiesto. “Beh, se… se non ti spiace che te lo chieda.”
 
“Oh, tranquillo. Io… non avevo capito quanto tu e il Second Children steste insieme e ho fatto delle affermazioni che non sono piaciute ad Ayanami-san riguardo… il vostro amore. Quindi si è arrabbiata.” Si toccò la guancia ancora memore dell’impronta della mano di Rei. “Non mi ero reso conto di quanto tenesse a voi due. Penso proprio che dovrò scusarmi con lei, più tardi. E mi scuso anche con te e con il Second Children. Sentirti parlare di lei e del vostro legame oggi è stato… illuminante sotto molti aspetti. Non avrei dovuto parlarne con tanta leggerezza quel giorno. È… molto più di quanto avessi mai pensato.”
 
“Noi uhm… Rei e Asuka e io… ne uhm… ne abbiamo passate tante insieme,” borbottò Shinji. “Teniamo molto gli uni agli altri, visto che per molto tempo abbiamo potuto contare solo su di noi contro gli angeli. E… abbiamo trovato più cose in comune di quanto pensassimo. Ed è… è così che siamo arrivati a provare qualcosa gli uni per gli altri.”
 
Kaworu si limitò a guardarlo, quasi affamato. “Io… anche i pochi giorni in cui sono stato qui sono stati così illuminanti. Grazie, Shinji-kun. Desideravo molto conoscerti. Forse sono nato per venire qui, per questo. Per conoscerti.”
 
Shinji arrossì di nuovo e distolse lo sguardo. “Io… io non sono così importante. Asuka è un genio. Rei è molto più coraggiosa di me. Anche Horaki-san: ha accettato di mettere a rischio la propria vita sapendo bene a cosa stessimo andando incontro. E l’ha fatto comunque, per la sua famiglia e per Tōji.”
 
“Tu no?”
 
Shinji scrollò le spalle. “Io… l’ho fatto così che mio padre…” Kaworu sobbalzò quando Shinji ringhiò improvvisamente quella parola. “non avrebbe costretto Rei a pilotare quando riusciva a malapena a muoversi e sanguinava così tanto. Io… ho provato a scappare, dopo. Io… non sono bravo come gli altri. Non sono… quel granché.”
 


Kaworu lo guardò, con una vaga espressione di confusione sul volto. “Anche il Second Children la pensa così?”
 
L’aspetto rattrappito e nervoso di Shinji svanì improvvisamente. “No… Asuka… Sento davvero di essere migliore quando sono con lei.” Ricominciò a sorridere.
 
“E tu… la senti sempre con te, giusto? Allora perché hai paura di non essere ‘quel granché’?” chiese Kaworu.
 
Shinji passò per un attimo la gomma su un foglio prima di rispondere. “Perché per la maggior parte della mia vita ho saputo di essere una nullità, un nessuno che non meritava la felicità. Ma ora… lei mi dà la speranza di essermi sbagliato. E ogni giorno insieme è… nuovo. Finché ho lei, posso… posso…” indicò con un gesto i fogli davanti a sé, “posso farcela. Posso combattere gli angeli, proteggere le persone. Posso fare qualsiasi cosa, per lei. Posso persino diventare un nuovo me.”
 


“Amore… e creazione,” disse Kaworu. Shinji non era più sicuro che stesse parlando a lui. “Grazie, Shinji-kun. Non potrò fare quello che stai facendo tu… ma… magari non conosco ancora quello che posso fare.”
 

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Capitolo 84
*** Capitolo 9.11: Tutto quel che faccio ***


Capitolo 9.11: Tutto quel che faccio





Erano impegnati in un altro duetto che Kaworu era riuscito a strappargli quando apparve Rei dalla porta d’ingresso. Non si preoccupò di bussare a quella che era in fondo la porta di casa sua; si limitò ad entrare e si trovò proprio dietro Nagisa, accigliata. “Non dovresti interrompere il lavoro di Shinji sul suo regalo per Asuka con i tuoi duetti, Nagisa-san,” gli disse freddamente.
 


Shinji si meravigliò di come Kaworu non fosse per nulla sorpreso di trovarsi Rei alle proprie spalle di soppiatto. Non aveva emesso alcun suono che potesse essere udito sopra la musica, quindi come aveva fatto Kaworu a sapere che fosse lì? Era così tranquillo. Shinji glielo invidiava.
 
Kaworu smise di suonare e voltò il capo abbastanza da poter sorridere a Rei. “Bentornata a casa, Ayanami-san. Stavamo solo suonando un pezzo molto piccolo. Era quasi ora che me ne andassi e volevo concludere in bellezza.”
 


Shinji sorrise un pochino. In effetti, stavano suonando davvero un bel duetto…
 
Rei non sembrò condividere affatto il loro divertimento. Guardò Nagisa con sguardo piatto. “È ora che tu te ne vada. Shinji e io siamo attesi a cena.”
 
“Non sono invitato?”
 
“No. Sono le 18:30. Vai e ritorna ai tuoi alloggi. I nostri allenamenti riprenderanno domani pomeriggio, salvo eventualità.”
 
Shinji scosse il capo. “Eventualità? Cosa dovrebbe mai accadere domani Rei?”
 


“Il Maggiore Katsuragi è ritornata a casa prima per informarci che le riparazioni dell’Unità 02 sono terminate. Il test di riattivazione è domani.”
 
Le sopracciglia di Shinji si alzarono. Asuka deve essere… “Ah. Giusto. Potrebbero durare anche tutto il pomeriggio. Immagino che riprenderemo il giorno dopo.”
 
Rei riportò lo sguardo su Nagisa. “Ora va.”
 
Kaworu sorrise, prese il suo violino ormai riposto all’interno della custodia e le fece un piccolo inchino. “Ai tuoi ordini.”
 
Per qualche motivo, lo sguardo di Rei divenne gelido come l’azoto liquido. “Cosa stai facendo?” sibilò.
 


Kaworu stava procedendo verso la porta e si fermò. “Faccio come mi hai detto. Qualcosa non va?”
 


“Stai…” Rei sembrò lottare per trovare le parole giuste. “Stai copiando le mie frasi?”
 
“…no?”
 
Rei aveva ancora l’aria di volergli tirare qualcosa addosso. “Bene. Vai. Ora,” gli disse piccata, e gli voltò le spalle.
 
“Buonanotte, Shinji-kun,” disse Kaworu al Third Children. “Porta i miei migliori auguri al Second Children per il test di riattivazione di domani.”
 
“Buonanotte,” disse Shinji, mentre il ragazzo dai capelli grigi se ne stava andando. Guardò la sua amica, che aveva ancora l’aspetto di un gatto irascibile. “Rei… va tutto bene?”
 


“Se scopro che stava davvero copiando le mie frasi…” mormorò Rei. “Nnggg! Quello stupido pesce!” Si diede una scrollata. “Sto bene, Shinji. Dovremmo tornare immediatamente all’appartamento del Maggiore Katsuragi. Asuka è molto entusiasta dalla prospettiva del test di riattivazione di domani, ma anche… agitata, per via di… altri fattori.”
 
Shinji annuì. ‘Sua madre… oh dei, spero che vada tutto bene. Sua madre per lei significa anche più di me.’
 
“D’accordo.” Lasciò il violoncello sul cavalletto. “Andiamo di là.”
 
---
 


L’essere innamorato aveva permesso a Shinji di imparare molto e di acquisire anche nuove abilità: la cucina tedesca, i massaggi e ora il riuscire a leggere l’umore della sua ragazza al buio grazie al semplice tatto.
 
Asuka era tesa come una corda del suo violoncello.
 
Lui sapeva il perché. La cena era stata molto più sommessa del solito. Asuka aveva oscillato tra un’attesa vertiginosa e una preoccupata introspezione. Aveva dato un breve abbraccio a Rei prima di andarsene, poi aveva preso Shinji e lo aveva trascinato dritto in camera per andare a letto presto.
 
Non aveva detto molto, si era solo vestita per andare a letto e si era messa sotto le coperte per aggrapparsi a lui, quasi tremando. Anche Shinji non aveva detto nulla. Aveva capito che sarebbe stata lei a parlare quando sarebbe stata pronta. E comunque, anche il solo stare abbracciati nel loro letto gli piaceva molto.
 
Passarono più di trenta minuti prima che Asuka dicesse qualcosa. “Grazie,” gli disse dolcemente, e gli baciò il collo.
 
Lui si limitò ad accarezzarle i capelli.
 
“Sto facendo del mio meglio per impazzire ora, perché domani non possiamo permettercelo. Non posso permettermi di dare al Comandante Stronzo o alla dottoressa Troia alcun segno che so che Mama è lì dentro, o loro potrebbero… non so cosa potrebbero, ma scommetto che farebbero qualcosa di terribile. Hanno mantenuto il segreto così a lungo che non vogliono che nessuno lo sappia. Quindi domani devo avere una perfetta faccia da poker.”
 


Shinji annuì. Era chiaro che Asuka aveva solo bisogno di scaricare la propria tensione dove nessuno, a parte lui, l’avrebbe vista.
 
Asuka sollevò una mano davanti al viso di Shinji, appena visibile al chiarore della luna che passava attraverso la finestra. Stava tremando. “Guardami. Sto tremando come se avessi bevuto un litro di caffè…” Riportò la mano sul petto di Shinji, proprio sopra al suo cuore. Si calmò un po’.
 
All’improvviso, Asuka rotolò su Shinji appoggiandosi su polsi e ginocchia. Si chinò per dargli un bacio selvaggio e feroce sulle labbra. Lui ne rimase sorpreso, ma non si oppose affatto, godendosi il bacio per un lungo momento prima che lei si fermasse e si sdraiasse di nuovo accanto a lui.
 
Shinji le rivolse una domanda silenziosa, con il solo sorriso.
 
Asuka capì subito. “Shinji, in questi ultimi dieci anni non è passato un solo momento in cui non avrei dato un braccio per poter rivedere e parlare di nuovo con Mama. Ora sto per farlo. Se io e te non avessimo iniziato a parlare e avessimo capito che c’erano troppe coincidenze nelle nostre vite, ora non saprei nemmeno che lei si trova lì dentro. Se io e te non fossimo stati insieme, non avrei mai avuto la possibilità di rivedere la mia Mama. E tutto questo perché tu sei rimasto senza ossigeno e ti sei aggrappato a me. Quindi… ti spettava un bacio di ringraziamento.”
 
Shinji fece una risata sommessa nel buio. “…prego? Asuka… non posso di certo prendermi tutto il merito. Siamo qui adesso perché tu hai avuto il coraggio di chiedere un bacio. Io non avrei mai avuto il coraggio di chiederlo alla mia coinquilina incredibilmente sexy come tu hai fatto.”
 


“Che ti serva di lezione, Third Children: sempre baciarmi. Porta solo a cose belle.”
 
“Non vedo alcun motivo per non essere d’accordo.” Chiuse gli occhi e respirò profondamente il profumo di Asuka. Riuscì quasi a sentire la propria tensione volare via. “Io… cercherò di essere presente quando inizierà il test. Cercherò… non so, di parlare con te o qualcosa del genere nel caso capissi che ti stia lasciando sfuggire qualcosa che la dottoressa Akagi potrebbe capire.”
 
“Bene. Io… Gott, Shinji. Mama! Quasi… quasi non riesco a credere che sia tutto vero! E non solo posso riavere lei, ma posso anche dirle che ho trovato te.” Lo strinse forte. “Tutto questo è… Insomma, non voglio illudermi troppo, ma domani potrebbe essere il giorno più felice della mia vita.”
 
Shinji sorrise di nuovo. “Per ora.”
 
Asuka gli mordicchiò il collo. “Tu che ti trasformi in un ottimista? La fine del mondo è davvero vicina.”
 
“Fino alla fine del mondo, io e te,” disse Shinji. “È una promessa.”
 
“Baka.” Asuka gli sorrise e lasciò che il sonno la portasse con sé.
 

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