DALLA PARTE DI GREGOR 2

di JAPAN_LOVER
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Due anni dopo ***
Capitolo 2: *** Nuove prospettive (Prima parte) ***
Capitolo 3: *** Nuove prospettive (Seconda parte) ***
Capitolo 4: *** Si riparte ***
Capitolo 5: *** Preparativi ***
Capitolo 6: *** Convocazioni ***
Capitolo 7: *** Direzione Budapest ***
Capitolo 8: *** Nonostante tutto ***
Capitolo 9: *** La mia priorità sei tu ***
Capitolo 10: *** Lasciarti andare, ripartire da me ***



Capitolo 1
*** Due anni dopo ***


DUE ANNI DOPO….
 

LUCIA
 
Con le sue grandi dita, Gregor esercita una piccola pressione sul tappo e apre la bottiglia di champagne, provocando un lieve sibilo.
“Congratulazioni, dottoressa!!” tutti i miei amici battono le mani e sollevano i calici, che lui si cura di riempire uno volta per volta.
Ad maiora…” mi sussurra, passandomi infine un bicchiere e unendosi al brindisi.
Gregor si risiede accanto a me, indossa una camicia bianca di lino e dei pantaloni scuri. Qualche volta percepisco in lui ancora un po’ di disagio nel partecipare alle serate con la squadra, dopotutto si sente un po’ il nostro supervisore anche fuori dal campo, ma stasera si è lasciando andare come tutti noi e sembra divertirsi molto.
La serata di festeggiamenti procede in completa allegria, tra chiacchiere e risate. Sui tre tavolini, uniti al nostro centro, campeggiano ancora gli avanzi dell’apericena e le bottiglie del vino scelto da Gregor che scende a fiumi.
“Cin-cin!”
“Augurissimi, Luci”
“Grazie, ragazzi!” sorrido di felicità.
Solo una settimana fa ci siamo riuniti qui per festeggiare la nostra vittoria con il club contro il Trento, al termine di una durissima stagione di Campionato, mentre stasera festeggiamo con le compagne di squadra del club e della nazionale un mio traguardo personale, la laurea.
Stamattina, alla seduta in dipartimento, ho voluto al mio fianco solo pochi intimi, ma stasera mi sono concessa di festeggiare questo grande traguardo insieme a tutti i miei amici rimasti a Milano.
Un po’ mi é dispiaciuto che Gregor non sia riuscito ad arrivare in tempo alla discussione, la riunione con la Federazione si è protratta per tutta mattinata, ma capisco perfettamente l’urgenza dei suoi impegni. Ci ha raggiunti in facoltà solo dopo la proclamazione e il successivo brindisi, tenutosi nel chiostro insieme ad alcuni compagni di corso, con un mazzo di rose e un’espressione talmente avvilita che la cosa più naturale del mondo è stata abbracciarlo e rassicurarlo.
Da quando la Federazione lo ha promosso, rendendolo parte del Comitato della Federazione nazionale Ital-Volley, oltre due mesi fa, i suoi impegni si sono moltiplicati e il suo tempo libero ulteriormente ridotto. Per tutta la giornata non ha smesso di scusarsi, ma si è fatto perdonare dedicandomi tutta la giornata e portandomi a pranzo nel mio ristorante preferito.
 Con un colpetto di tosse, Paolo richiama l’attenzione di tutti per poi sollevare il bicchiere a mezz’aria.  
“Con questo bicchiere di margarita,
brindisi faccio alla mia laureata preferita”
“Ma è champagne” scoppia a ridere Camilla, decisamente brilla.
“Ma fa rima!” protesta lui, fintamente offeso.
Anche Giulia si lascia coinvolgere nel gioco e si morde le labbra concentratissima.
“Ragazzi, forse ce l’ho” ridacchia divertita.
“Alloro e champagne ai limiti dell’eccesso,
brindisi facciamo al tuo grande successo!”
“Carina…carina…te lo concedo!” commenta Paolo facendo spallucce, mentre noi altri applaudiamo e fischiamo in segno di approvazione.
“Brava, amore!” le sussurra dolcemente Mirko, passandole un braccio intorno alle spalle e stampandole un bacio a fior di labbra.
Ebbene sì, Giulia e Mirko, il mio ex, fanno coppia fissa ormai da più di un anno. Devo ammettere che appena ho saputo che si frequentavano mi è quasi venuto un colpo, ma vedendoli insieme devo dire che mi sono sembrati fin da subito una coppia molto affiatata.
Lui è decisamente maturato e ha messo la testa apposto, mentre lei al suo fianco sembra felicissima come non mai, insieme poi sono bellissimi.
“Anch’io…anch’io ne ho uno… “sussulta Cami lasciandosi scappare un singhiozzo,
“In questa serata di festeggiamenti e allegria,
brindiamo con gioia alla laurea di Lucia”
Scoppiamo a tutti a ridere, come al solito Camilla si lascia sempre prendere la mano.
“Sì, ma adesso mangiamo la torta, altrimenti qui ci ubriachiamo e basta e nessuno prova il mio dolce!” brontola Cris chiamando il cameriere e chiedendogli di portare la torta che ci hanno permesso di conservare in frigo.
Ormai siamo di casa, qui trascorriamo qui la maggior parte dei nostri week-end e festeggiamo ogni evento.
Il cameriere porta una grandissima torta rossa e tutto il necessario per tagliarla e fare le fette. La decorazione a tema è davvero bellissima, con su scritto Congratulazioni dottoressa, e con al contro un quadrifoglio e una coccinella in pasta di zucchero.
“È bellissima Cris, grazie!” esclamo, felicissima.
Cristina si gongola soddisfatta, strizzandomi l’occhio.
“Dentro è fatta con crema chantilly e fragola!”
Guardo questa meraviglia e mi alzo con il proposito di cominciare a tagliarla e dividerla in fette, quando Paolo mi ammonisce come se stessi commettendo un affronto.
“Alt! E le foto?”
Con fare risoluto tira fuori il cellulare dalla tasca e mi ruba un primo scatto, tutto soddisfatto.
“Non è necessario…” replico con un sorriso tirato.
“Come sarebbe non è necessario? – replica lui – le foto ricordo sono d’obbligo, soprattutto in questi momenti, dai Greg comincia tu…”
Mi stringo nelle spalle, mentre Gregor si alza e mi passa una mano dietro la schiena. I nostri occhi si incrociano per un attimo, prima di volgere il nostro sguardo verso l’obiettivo.
“Bellissima…sorridete…adesso una con un bel bacio…bravissimi”
Greg alza gli occhi al cielo con un sorriso sentato, non ama farsi foto e soprattutto odia ogni tipo di social network.
“Basta!!” ridacchio io, un po’ innervosita.
“Niente social…” si raccomanda Gregor all’indirizzo dell’amico, mentre si risiede e torna al suo champagne.
“Sei il solito A-social!” sbotta l’altro.
“Adesso la foto con la migliore amica” si propone Cris, raggiungendomi con un entusiasmo portato all’ennesima potenza dall’alcool.
Mi stringo forte a Cris per qualche scatto, finché poi non ci circondano tutte le nostre compagne.
“Cheeeese!” ridacchia, Camilla.
So già che alla fine della serata qualcuno di noi dovrà caricarsela in macchina per portarla a casa sana e salta.
Finalmente riusciamo ad assaggiare la torta buonissima di Cris, il suo pensiero personale per la mia laurea. Con grande sorpresa, anche le mie amiche mi hanno fatto un regalo graditissimo, con la complicità di Gregor che ha dato loro un suggerimento hanno scelto un orologio che se avessi dovuto acquistare da sola mi sarebbe costato un capitale. Non so davvero come ringraziarle per regalo, per l’affetto, per la presenza costante e per tutto ciò che in questi anni stiamo condividendo insieme.
A fine serata, mi ritrovo ad aspettare Gregor nel parcheggio davanti alla sua macchina, con la sua giacca sulle spalle. Siamo alla fine di maggio e di sera qui a Milano circola ancora un po’ di arietta fresca.
Con il pollice scorro distrattamente le foto della serata, che Paolo mi ha passato in chat, e sorrido davanti ai tanti bellissimi sorrisi che stasera mi hanno circondato.
“Accompagniamo noi l’ubriacona!” mi avverte Paolo, che porta sulle spalle una Camilla decisamente andata.
Cris mi si avvicina e mi abbraccia ancora una volta, e io non posso che ringraziare di averla sempre al mio fianco.
“Grazie infinite della serata, vi voglio bene!” mormoro piena di gratitudine.
“E di cosa? – ridacchia – è stato divertente e tu sei stata bravissima”
Gregor arriva portando con sé la busta dei regali e la mia borsa, si era fermato alla cassa a pagare il conto per me.
“Eccomi, ci sono” ci avvisa, fermandosi prima davanti alla macchina di Paolo per controllare come stia Camilla.
“Ormai è stesa completamente! – ride Paolo – ma ha ancora un paio di giorni per riprendersi prima che comincino gli allenamenti, concediamogliela questa”
Gregor non proferisce parola, alza gli occhi al cielo e fa il giro per tornare alla sua macchina.
Mentre ripone tutta la roba nel bagagliaio, io e Cris ci scambiamo un’occhiata divertita: Gregor è sempre il solito morigerato.
Abbiamo ancora qualche giorno prima che inizino gli allenamenti in vista dalla Nation League di questa estate, una competizione a livello continentale, anche se molto meno prestigiosa del Campionato Europeo, previsto invece per il prossimo autunno. Possiamo concederci qualche svago e un bicchiere in più. Dopotutto usciamo da un Campionato di Serie A che ci ha messe davvero a durissima prova.
“Buonanotte, ragazzi!” Greg saluta i nostri amici, mentre anche noi ci mettiamo in macchina.
“Notte, ci vediamo domani” ricambiano loro.
Prima che parta, mi stringo nella giacca e do un bacio sulla guancia al mio uomo, che mi ricambia con un sorriso e restituendomene uno sulle labbra.
Anche se inflessibile, testardo, stacanovista fino all’inverosimile, lo amo.
 
 
 
 
GREGOR
 
Apro la porta di casa e non vedo l’ora di andare a letto.
Le ultime settimane sono state estenuanti, con la nazionale maschile siamo rientrati da Belgrado solo due giorni fa e ancora non è finita perché fra pochi ricominciano gli allenamenti con formazione femminile. Tra meno di un mese partiremo per Budapest per disputare la stessa competizione, la Nation League, una competizione decisamente meno prestigiosa degli Europei che ci aspettano nel prossimo autunno, ma comunque importante ai fini della qualificazione alle Olimpiadi si terranno tra due anni.
Vado direttamente in camera da letto, non vedo l’ora di addormentarmi, ma prima desidero assolutamente dare a Lucia il mio regalo.
Stamattina ho dovuto prendere parte alla riunione con il Comitato, nella sede della Federazione, e non solo ho dimenticato a casa il suo regalo, ma mi sono perso anche la discussione. Mi sono sentito terribilmente in colpa per essermi perso un evento così importante della sua vita. So quanto impegno e quanta dedizione ha messo dentro ogni esame e nella preparazione della tesi.
Avrei voluto esserci oggi alla coronazione di questo traguardo, ma i miei impegni con il Comitato mi hanno trattenuto, e lei è stata un tesoro ad essere comprensiva oltre ogni mia aspettativa.
“Luci, puoi venire qui un momento?” la chiamo, mentre recupero da un cassettone, la confezione regalo con un biglietto scritto di mio pugno.
“Arrivo tra un attimo!” la sua voce giunge dalla cucina, dove è rimasta a lavare le tazze che stamattina dalla fretta abbiamo lasciato nel lavandino.
Vedendola arrivare, mi emoziono un po’, so per certo che il contenuto del pacchetto le piacerà.
“È per te…” le sussurro, consegnandole la confezione e godendomi la sua espressione sorpresa mentre apre il regalo.
“Ma è la nuova Nikon reflex con motore AF interno! Amore, grazie” esclama con stupore, un attimo prima di circondarmi con le sue braccia.
La stringo forte a mia volta e mi avvento sul suo collo, cominciandola a baciare in modo poco casto. Siamo stati lontani per ben tre settimane, mi manca da morire.
“No…no…” mugola, divincolandosi tra le mie braccia che sentono tanto il bisogno di lei.
“Che c’è?” protesto debolmente.
“Anche io ho qualcosa per te” sussurra, scostandosi e portandosi verso il suo comodino, dall’altra parte del letto.
“Per me?”
Lucia tira fuori una busta da lettere di grandi dimensioni, che mi consegna eccitata.
“È per la tua promozione – mi spiega, morendosi le labbra impaziente, mentre mi consegna la busta – è stato un anno duro per entrambi, volevo solo farti sapere che ti ammiro tanto quello che stai costruendo e per la dedizione che metti in ogni cosa che fai”
Trovo all’interno un bigliettino scritto da lei e due biglietti per la finale dei mondiali di Basket che quest’anno si terrà a Torino, sa che seguo ancora con passione questo sport, in cui ho militato fino a 17 anni nella juniores, prima di passare al volley.
 
 
AL MIGLIOR COACH E AL MIGLIOR COMPAGNO CHE CI SIA AL MONDO…
TI AMO…
LUCIA

 
Mi avvento sulle sue labbra strappandole un bacio pieno di passione.
“Grazie, amore mio…” le sussurro, mentre non posso ignorare il desiderio crescere sempre di più.
Sollevo Lucia tra le mie braccia e, senza staccarmi un solo attimo dalle sue labbra, la trascino nel nostro letto.
 Sono stanco, tanto, ma stanotte desidero solo fare l’amore. Le tiro giù la zip e in un attimo le sfilo il vestito. Accarezzo il suo corpo rovente e lo tempesto di infiniti baci, finché non lo sento pronto ad accogliermi.
I suoi lunghissimi capelli biondi sono sparsi sui cuscini, i suoi occhi castani e languidi mi guardano pieni di desiderio. Finalmente mi libero anche io dei vestiti e mi spingo impazienze dentro di lei.

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Capitolo 2
*** Nuove prospettive (Prima parte) ***


NUOVE PROSPETTIVE
(Prima parte)

 
LUCIA
 
Davanti a una tazzina di caffè e a una ricca e sana colazione, con pochi click aggiorno sul PC il mio curriculum vitae.

 
Laurea specialistica in Scienze della nutrizione umana, conseguita presso l’Università Statale di Milano, con votazione 110/110 cum laude, il 21 maggio 2022.
 
Gregor entra in cucina stiracchiandosi e guardandomi con un’espressione a dir poco sorpresa.
"Buongiorno, perché così mattiniera?”
Quando mi passa accanto per andare ai fornelli, mi viene d’istinto abbassare lo schermo.
Greg si versa dalla moka del caffè ancora caldo e viene a prendere posto a tavola, dove ho sistemato tutto per la nostra colazione: il latte di soia, fette e marmellata per me, latte freddo e cereali per lui.
“Mi sveglio sempre a quest’ora” gli faccio notare.
“Ma stamattina avresti potuto rimanere un altro po’ a letto” osserva, versandosi i cereali nel latte.
“Ormai è l’abitudine…”
Sono mesi che mi sveglio all’alba per conciliare il lavoro sulla tesi e gli allenamenti che mi costringono in palestra per oltre otto ore al giorno. In effetti, stamattina avrei potuto dormire un po’ di più, ma mi hanno tirato giù dal letto l’abitudine e una serie di appuntamenti presi settimane fa.
Gregor non sa che ho fissato due colloqui e non voglio che lo sappia, almeno non prima che mie ne comunichino l’esito.
Ho sacrificato ogni momento libero per arrivare a prendere la specialistica e ora voglio finalmente raccoglierne i frutti. Ho 26 anni, l’età giusta per trovare lavoro su questo campo, e un curriculum invidiabile a livello sportivo. Per questo, nonostante i mille dubbi inziali, ho deciso di fissare un colloquio con il mio club e uno con la Federazione. Vorrei rimanere in questo mondo anche quando, fra qualche anno, mi toccherà apprendere le ginocchiere a un chiodo, rimanere nell’ambiente sportivo che mi ha dato tanto. Tutto fino ad adesso.
So però come la pensa Greg, non vorrebbe si pensasse che sfrutto il suo nome e la sua reputazione, quando chiaramente non è così! Per questo motivo ho deciso di non dirgli niente fino a cose fatte, così da dimostrargli che posso farcela da sola, senza una sua buona parola.
Sui social continuano a chiamarci il Re e la Regina del Volley italiano, ma molti si chiedono addirittura se stiamo ancora insieme, visto che agli incontri ufficiali non presenziamo mai uno affianco all’altro e sui social non postiamo mai alcuna foto insieme.
Ammetto che questa sua intransigenza sulla privacy mi ferisce un po’, non perché ci tenga al mondo del gossip o a sbandierare la nostra relazione ai quattro venti, ma non mi sembra affatto che per qualche foto o storia postata la privacy di Cris e Paolo sia minacciata.
“Anche stamattina devi andare in ufficio?” gli domando, anche se conosco già la risposta.
Gregor appoggia un gomito sul tavolo e si passa stancamente una mano sul viso.
“Purtroppo mi tocca, se tutto va bene dovrebbe essere il mio ultimo giorno – si stringe nelle spalle – non vedo l’ora che ricominciamo con gli allenamenti, almeno mi esonerano dall’andare in ufficio tutti i santi giorni, per pratiche che potrei sbrigare in poche ore comodamente da casa”
Povero Greg! Mi domando ancora per quale motivo abbia accettato questo nuovo incarico da parte della Federazione, quando è già abbastanza impegnato come Commissario Tecnico.
Quando si alza con le tazze in mano, mi sento in dovere di fermarlo subito. Mi ha aiutato tanto nell’ultimo periodo, sia moralmente che fattivamente con i lavori di casa, il minimo che adesso posso fare è ricambiare.
“Lascia, ci penso io…!”
Lui mette giù tutto e, prima di andarsi a preparare, si ferma a salutarmi con un bacio.
“Grazie, amore mio!”
Assaporo le sue labbra che sanno di latte e caffè e mi arrendo con riluttanza quando le stacca dalle mie.
“Stasera siamo a cena con Cris e Paolo!” gli ricordo, per evitare che prenda impegni.
“Lo so, tranquilla! Cerco di tornare per l’ora pranzo!” replica, mentre torna in camera.
Viviamo insieme praticamente da due anni, nonostante abbia deciso di lasciare la casa in cui ero in affetto solo un anno fa, e devo dire che la prova di convivenza è riuscita abbastanza bene.
In casa Greg è assolutamente fantastico: molto preciso e ordinato, non sporca, non lascia i vestiti in giro, il tubetto di dentifricio a metà o la tavoletta del bagno alzata. In più mentre preparavo la tesi è stato carinissimo a cucinare per entrambi e a rassettare tutto ogni sera, per lasciarmi lavorare quanto più possibile.
Anche sul campo gestiamo abbastanza bene il nostro rapporto professionale, ogni tanto ai nostri amici scappa qualche battuta su di noi, ma lui sembra accogliere gli scherzi con la sua stoica pacatezza.
Proprio perché so com’è fatto e come la pensa, mi convinco che non posso assolutamente parlarmi dei miei impegni di stamattina.  
E mentre lui è di là a prepararsi, riaccendo il PC e finisco di salvare tutte le modifiche apportate al curriculum, prima di inviarlo agli uffici appositi che dovranno esaminarlo.
“Sto uscendo, ci vediamo dopo!”
“A dopo!”
Mando giù l’ultimo sorso di caffè e ripongo tazze e piattini in lavastoviglie, per poi correre di là a sistemarmi.  
Indosso un pantalone scuro e una blusa rosa, optando per un outfit sobrio ma elegante. Entrambe le società mi conoscono come atleta, ma voglio comunque fare buona impressione.
Il primo appuntamento fissato è con il club, devo presentarmi nell’ufficio personale alle ore 10,00, invece il secondo ce l’ho alle 11,30 con Federazione. Fortunatamente, l’ufficio in cui dovrò recarmi è al 22° piano, mentre quello in cui lavora Greg è al 13°, sarebbe un disastro se lo incontrassi.
Nell’uscire di casa, vengo colta da qualche rimorso che mi provoca un nodo allo stomaco. Ho discusso a lungo con Cris di questa storia e mi sono convinta che è un mio diritto scegliere cosa fare nella vita, ma la mia amica mi ha anche consigliato di provare a parlarne con Greg. Il fatto è che mi immagino perfettamente quale potrebbe essere la sua reazione, magari non mi vieterebbe mai di fare questi colloqui, ma sicuramente le sue parole e il suo malumore mi scoraggerebbero fino a dissuadermi del tutto.
Ormai però non c’è tempo per i ripensamenti, quando arriva l’autobus salgo con il cuore pieno di timore e aspettative al contempo.
 
 
GREGOR
Con la Nation League femminile alle porte, l’ultimo dei miei pensieri è quello di sprecare tempo prezioso in ufficio. Eppure la Dirigenza sportiva ha ben pensato che di tempo a disposizione dovessi averne tanto, per pensare che potessi dedicarmi al Comitato e alle scartoffie burocratiche annesse e connesse.
Per carità, apprezzo tanto l’alta considerazione che hanno di me e del mio operato, tanto da promuovermi ai piani alti, ma conoscendoli so bene che non fanno niente per niente.
Sicuramente avranno saputo che di recente sono molto coreggiato dalla Federazione volley della Turchia e dalla Cina, due squadre prestigiosissime, e credo che abbiano voluto consolidare ancora di più il mio rapporto con la società, per paura di vedermi volare all’estero da un momento all’altro.
In realtà, nonostante la forte ambizione e la tentazione di mettermi in gioco con nuove esperienze, al momento non ci penso proprio a lasciare l’Italia. Sono legato alle mie due squadre e poi Lucia è nel pieno della sua carriera, indissolubilmente legata alla Milan Volley. Per il momento non ho nessuna intenzione di cambiare aria, quando Lucia deciderà di chiudere con l’agonismo magari si vedrà!
“Toc, toc!” Maurizio Colaci, si annuncia sempre così prima di entrare nel mio ufficio.
“Hai mandato i documenti a quelli EFV*?” lo apostrofo subito.
“Sì, certo, ma rilassati!”
Maurizio ridacchia con il suo solito fare tranquillo e si porta davanti alla scrivania, seguito a ruota da Nadia Fontana.
Maurizio è un mio collega, un uomo di quarantadue anni, con occhi e capelli castani e ben curati; lavora qui da una decina di anni a tempo indeterminato e questo spiega il suo prendere tutte le cose con calma (e alla leggera). Nadia è la team manager, diciamo che è la nostra superiore, e come me ha trentasei anni.  Ha i capelli biondi sempre raccolti, occhi azzurri e un’efficienza mostruosa. Di lei so solo che è molto ingamba e che ha fatto molta gavetta prima di raggiungere la sua posizione.
Senza riuscire a trattenermi alzo gli occhi al cielo, e mando un’occhiata spazientita all’indirizzo del mio collega.
“Domani ricomincio con gli allenamenti – gli faccio notare, mentre mando in stampa l’ultimo file – quindi vorrei possibilmente che tutte le pratiche che mi riguardano siano chiuse e archiviate entro oggi”
“Starseva ha ragione! – osserva Nada, rivolgendomi un sorriso pieno di comprensione – da domani deve avere la possibilità di concentrarsi solo sulla squadra”
“Giusto, giusto!” ridacchia lui, alzando le mani in segno di resa.
Non c’è niente da fare, è proprio vero che le donne hanno sempre un istinto più sottile verso queste cose.
Le rivolgo un sorriso pieno di gratitudine e recupero dalla stampante gli ultimi documenti. Adesso non mi resta che firmali e mandarli a protocollare, quindi prendo dal portapenne una stilografica nera e riempio tutti i campi interessati con la mia firma.
Recupero poi la giacca dall’appendiabiti e lascio l’ufficio in compagnia dei miei due colleghi.
“Ti fermi a pranzo con noi? – mi domanda Maurizio – pensavamo di andare dal cinese qui a fianco”
“Mi dispiace, oggi non posso”
Entriamo in ascensore e provo la necessità di allentare i primi bottoni della camicia, odio la vita da ufficio monotona e che mi costringe a tenermi tutto ingessato.
 “Ma è il nostro ultimo insieme pranzo, non tornerai in ufficio prima della fine di luglio, poi io vado in ferie!” mi fa notare, deluso.
“Ho promesso a Lucia che sarei tornato a casa presto, sono mesi che non riusciamo mai a trovarci per il pranzo…”
“A proposito, auguri alla tua fidanzata! – soggiunge Nadia – so che si è laureata!”
Immagino subito che la notizia sia venuta a saperla dai social o da qualche articolo di giornale.  
“Grazie infinite”” rispondo, orgoglioso di lei.
“Effettivamente mi sembrava di averla vista stamattina fuori dall’ufficio del personale!” osserva il mio collega.
Un attimo prima che le porte si aprano davanti a noi, un suono simile a uno scampanellio annuncia il nostro arrivo al piano terra.
“Lucia qui? Impossibile, se fosse passata me l’avrebbe sicuramente detto!”
Sfilo dalla tasca il cellulare per controllare ed effettivamente non trovo nessun suo messaggio.
“Avrei giurato fosse lei – ridacchia, passandosi una mano sulla nuca – anche se trovo difficile confondere la Regina con qualcun altro”
Noto con disappunto che va ancora avanti la storia del Re e della Regina del volley. Ricordo che i primi tempi in cui io e Lucia ci siamo messi insieme è stato un incubo, la stampa non smetteva di starci addosso. Sono riusciti a trovarci anche alle Barbados, dove ci siamo rifugiati per qualche giorno insieme a Paolo e Cristina.
Giunti davanti all’ingresso saluto i miei colleghi, che non rivedrò per le prossime sette settimane.
“In bocca al lupo per la Nation League, sono sicura che sarà un altro successo!” mi saluta Nadia.
“In bocca al lupo, amico mio! Torna vittorioso come sempre” dice Maurizio, imitando la nostra collega.
“Grazie mille, ragazzi! – ricambio con affetto entrambi – a presto!”
Mentre i due si recano a pranzo insieme, io mi reco all’ufficio protocollo per consegnare tutta la documentazione rimasta. Trovo la porta socchiusa, quindi busso ed entro con cautela.
“Grazie signor Starsteva, li lasci pure qui sulla scrivania– mi apostrofa la donnina minuta, con un sorriso caloroso – in bocca al lupo per la prossima sfida!”
“Grazie mille, Vanda!” ricambio a mia volta con un sorriso cordiale.
Uscendo dall’ufficio, mi scontro letteralmente con Tommaso Pardino, un altro carissimo collega.
“Greg!”
“Scusami – ridacchio, quasi gli finivo addosso – che sbadato”
“Figurati – sorride affabilmente – sei ancora qui? Pensavo avessi finito!”
“In effetti, è stato il mio ultimo giorno! Ora posso finalmente concentrare tutte le mie energie nella Nation League”
“Sono sicuro che sarà un altro successo!”
“Ti ringrazio…!”
Quando sono sul punto di congedarmi, Tommaso sembra volersi trattenere a chiacchierare.
“Ho visto che Lucia si è laureata, congratulazioni!”
“Grazie davvero…”
“Hai fatto bene a suggerirle di provare a inserirsi qui in società, la prenderanno sicuramente perché hanno bisogno di personale qualificato” sospira con l’aria di chi la sa lunga, mentre io chiaramente non ho idea di cosa stia parlando.
“Inserirsi qui dove?”
Il mio collega aggrotta un sopracciglio perplesso davanti alla mia espressione attonita.
“Come? Non sai niente?”
“Assolutamente no – dico sincero e anche parecchio innervosito – cos’avrebbe fatto Lucia?”
“Stamattina aveva un colloquio con Mengaldi per uno dei posti che si sono liberati nello staff medico e tecnico, pensavo lo sapessi o che addirittura glielo avessi suggerito tu”
“Non ne sapevo assolutamente niente!” lo ribadisco.
L’espressione corrugata di Tommaso e il suo disappunto contribuiscono ad alimentare un certo imbarazzo.
“Mi dispiace, non volevo creare qualche problema…”
“Tranquillo, non hai creato alcun problema! Devo salutarti” gli assicuro, salutandolo forse in maniera troppo sbrigativa.
“Mi dispiace…ci vediamo…”
Mi dirigo verso l’uscita dove le porte automatiche si aprono e si richiudono al mio rapido passaggio.
Salgo in macchina e guido nel traffico, in preda all’ammarezza e alla delusione.
Non posso crederci, non posso credere che Lucia abbia fatto una cosa del genere alle mie spalle!
Mi metto alla guida della mia auto e guido nel traffico, accompagnato per tutto il tragitto da una terribile sensazione di amarezza e delusione.
 Come le è venuto in mente di fare una cosa del genere? Di richiedere un colloquio con i miei capi, tenendomi all’oscuro di tutto, e di farmi fare la figura dello stupido con il mio collega?
Fortunatamente riesco a trovare un parcheggio sotto casa, mi libero da questa cintura opprimente e salgo spedito di sopra. Non so ancora come comportarmi, sicuramente merita una bella ramanzina, ma parliamo di Lucia, con lei devo andarci sempre cauto.
La trovo in cucina ai fornelli, con il grembiule rosa addosso e intenta a cucinare il pranzo.
“Eccoti! Bentornato! – mi saluta, voltandosi e strizzandomi un occhio con dolcezza – oggi seppie e piselli stufati, con contorno di verdure grigliate! Così ci teniamo leggeri in vista della cena di stasera!”
Sospiro profondamente, cercando di sbollire la rabbia, devo dire che la peste è fin troppo brava a raggirarmi.
“Devi dirmi qualcosa?” la butto lì, magari prova a darmi una spiegazione di sua volontà.
La vedo rimanere impietrita, con il cucchiaio di legno a mezz’aria, per poi riprendere con lentezza a rigirarla nella pentola.
 “Mhm, no! Non mi pare!” afferma, con una decisione che ha solo l’effetto di irritarmi ancora di più.
“Non so, magari vorresti spiegarmi cosa ci facevi questa mattina alla Federazione” e anche il mio tono adesso è diventato meno rassicurante!
Lei si volta con gli occhi spalancati, come se avesse visto un fantasma. Decisamente non si aspettava che sarei venuto a saperlo così in fretta, ma è stata ingenuo da parte sua pensarlo. É normale che sul posto di lavoro si chiacchieri, soprattutto se si tratta si tratta di una fidanzata parecchio in vista come lei.
“Come lo hai saputo?”
“Come l’ho saputo? – le faccio eco, alzando gli occhi al cielo e anche il tono della voce – seriamente, Lucia? Hai da dire solo questo?”
“Lo vedi? Come faccio a dirti le cose se poi devi reagire così?” urla anche lei stavolta.
“Reagisco così quando fai qualcosa di sciocco o avventato, e quello che hai fatto era decisamente entrambi!”
Con uno scatto Lucia spegne il gas, si soglie il grembiule. lo getta sulla sedia e, senza neanche degnarmi di uno guardo, esce dalla cucina.
“E adesso dove vai?!”
La seguo fino in stanza, dove rimane immobile e con le braccia incrociate. Lucia mi dà le spalle, so che è ferita, ma questo davvero non posso farglielo passare.
“Cosa trovi sciocco? Che voglia trovarmi un lavoro o che debba chiedere il permesso su dove poter cercarlo?”
“Lucia, non ti rendi conto! Voglio solo proteggerti! So che può sembrarti un’idea allettante lavorare lì, ma credimi che non ti piacerebbe se qualcuno dovesse cominciare a chiacchierare!” provo a calmarla, ma l’effetto che sortisco è quello di infiammarla ancora di più.
“Greg, non me ne frega un accidente di quello che dice la gente! – sbotta, voltandosi con le lacrime agli occhi – tu non vuoi proteggere me, vuoi solo tutelare te stesso e la tua dannatissima immagine”
“Non è così!” e questo posso assicurarglielo.
Odio vederla piangere, odio vederla così, ma davvero, lei non capisce.
Provo ad avvicinarmi ma lei mi blocca, sollevando le mani.
“Lasciami stare!”
“Invece voglio che tu capisca – glielo dico con tutta la calma e la dolcezza di cui sono capace – so bene che sai badare a te stessa, ma credimi! Quello non è un ambiente che fa per te, e nemmeno per me!”
“Intanto hai accettato su due piedi la promozione!”
Sospiro, non voglio sollevare un’altra parentesi o non ne usciremo davvero più.
Nonostante il suo avvertimento, mi avvicino a lei e la circondo in un abbraccio.
Lucia si agita tra le mie braccia ma io non mi arrendo, posandole un bacio sulla chioma dorata.
“Greg, lasciami!” sbotta, ed io mi trovo costretto ad allentare la presa dalle quale subito si sottrare.
“Cerca di capire…” le supplico.
Lei mi guarda con la sua solita espressione esasperata di quando si impunta e non capisce ragione.
“Cerca di capire anche tu me!” risponde soltanto, prima di lasciare la camera.
 
Ciao a tutti!
Già in questo capitolo abbiamo conosciuto qualche nuovo personaggio, dal prossimo torneranno tutti gli altri. Come vi sembra sia partito il sequel? Gregor e Lucia sono già alle prese con qualche “piccola” incomprensione.
Un abbraccio,
Japan Lover < 3

 

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Capitolo 3
*** Nuove prospettive (Seconda parte) ***


NUOVE PROSPETTIVE
(Seconda parte)

 
LUCIA
 
Gregor guida su Corso Buenos Aires, districandosi nel poco traffico rimasto dell’ora di punta.
Tra noi aleggia ancora un silenzio carico di tensione che nell’oscurità dell’abitacolo diventa ancora più pesante, ma nessuno dei due sembra intenzionato ad abbattere.
La discussione di oggi è stata pesante, mi sono innervosita talmente tanto da farmi venire le lacrime agli occhi e da riuscire a sentire la rabbia ribollirmi nelle vene. Greg è stato ingiusto, nemmeno gli avessi chiesto di mettere una buona parola con la Dirigenza, ma che altro potevo aspettarmi da lui?
Desidero davvero ottenere quel posto, ma la cosa che più mi ferisce è la sua ostinazione, quel suo voler mettere sempre al primo posto i suoi dannatissimi principi, anche davanti a me.
L’amarezza non mi è del tutto passata, mi sento ancora ferita dalla sua reazione, ma almeno per stasera cerco di mettere da parte la rabbia perché voglio passare una serata tranquilla in compagnia di Paolo e Cris.
I nostri amici ci stanno aspettando davanti al ristorante. Cris è bellissima come sempre, porta i corti capelli castani legati dietro con un fermaglio e indossa una lunghissima gonna rosa con un top dello stesso colore, che sta un incanto sulla sua carnagione olivastra. Anche Paolo è elegante stasera, con dei pantaloni neri e una camicia bianca di lino.
Io e Greg usciamo dal parcheggio e li raggiungiamo all’ingresso. Lui indossa una camicia chiara su dei jeans ed io un abito nero con le spalline molto semplice, con sopra una giacca bianca.
“Buonasera, scusate il ritardo!” li saluta Gregor.
“Bonsoir!” ricambia Cris che corre ad abbracciarmi, gettandomi le braccia al collo.
La stringo forte anch’io, sono così contenta dell’uscita, caduta a proposito, sarebbe stato terribile rimanere da sola a casa con Gregor stasera.
“Avete fatto tardi! Problemi a lavoro? –  domanda Paolo all’indirizzo dell’amico, aprendoci la porta galantemente – prima le signore!”
“Per fortuna no, abbiamo trovato solo un po’ di traffico” sento rispondere il mio fidanzato.
Cris mi prende sottobraccio, con un sorriso a dir poco raggiante.
“Sei bellissima, godiamoci quest’ultima serata spensierata!” mi dice.
Eppure questa sera mi sento tutto tranne che bella, ma la positività della mia amica ha il potere di travolgermi.
“Macché, ho delle occhiaie su cui non ha potuto far miracoli nemmeno il correttore – replico – sei tu che sei stupenda!”
“Qualcosa non va?” sussurra Cris, puntandomi adesso seria negli occhi.
“No, va tutto bene…”
Ancora non ho avuto modo di raccontarle della sfuriata di oggi con Greg e non ho nessuna intenzione di farlo stasera. Domani ricomincerà la nostra routine in palestra, avrò tempo e modo di sfogarmi con lei, adesso voglio solo rilassarmi e scambiare quattro chiacchiere con loro.
Questo ristorante è il preferito dei nostri uomini, è molto elegante e si mangia benissimo. Veniamo qui almeno una volta al mese e prenotiamo sempre a nome di Paolo o Gregor, stavolta dovrebbe aver prenotato il nostro amico.
“Buonasera, abbiamo una prenotazione a nome di Paolo Nastasi, per le 20,30. Siamo un po’ in ritardo” spiega Paolo al cameriere.
“Non c’è nessun problema, seguitemi!” risponde il cameriere con la solita gentilezza.
Quest’ultimo ci fa strada verso il nostro tavolo, questa volta al centro della sala.
Paolo fa accomodare Cris e Gregor fa la stessa con me, prima di prendere posto l’uno accanto all’altro di fronte a noi due. Al centro della tavola è posta una candela incastonata in un paralume a forma di cuore, una decorazione molto delicata e romantica.
Il cameriere posa sul tavolo quattro menù e due bottiglie d’acqua, una naturale e l’altra frizzante, prima di lasciarci alla nostra scelta.
Diamo un’occhiata alla carta e alla fine optiamo tutti per delle prelibatezze dal sapore dell’estate: Gregor e Paolo ordinano degli spaghetti ai frutti di mare e un filetto di pesce spada, mentre io e Cris prendiamo riso al ragù di seppie e come contorto calamari grigliati. Il vino lo sceglie Paolo, che suggerisce un Trebbiano.
“Hai letto oggi nel gruppo? Sembra che Camilla si sia lascia con ragazzo – mi dice Cris, a bassa voce – ecco perché la sera della tua laurea ha esagerato parecchio con i drink, doveva distrarsi!”
“No, non ho letto – bisbiglio anche io, con stupore – mi dispiace tanto, sembrava molto presa da quel Matteo”
“Oggi sei sparita, mi spieghi che fine avevi fatto?”
“Poi ti racconto” cerco di tagliare corto.
Nel frattempo anche quei due dall’altro lato parlottano fra loto, ovviamente si può immaginare di quale argomento.
“Ma poi hanno risposto quelli degli sponsor?”
“Sì, abbiamo risolto – ammicca Paolo – adesso è tutto apposto!”
“Hey, voi! – li riprende Cris, con severità – basta parlare di lavoro, ne avremo abbastanza per il prossimo mese!”
Gregor e Paolo alzano le mani in segno di resa, per loro parlare di lavoro non è affatto un problema, ma noi siamo state sotto pressione fino all’altro giorno e ne abbiamo decisamente le scatole pene. Per noi atlete è diverso, ci viene richiesto di rimare sempre al top, sempre al massimo delle nostre possibilità, perché basta ritrovarsi sottotono nella giornata sbagliata per compromettere i sacrifici di un intero anno.
“Hai pienamente ragione, amore – sospira Paolo – cosa proponi? Diciamo loro quella cosa?”
“Perché no?!” risponde Cris, elettrizzata.
“3…2…1…CONGRATULAZIONI!” intonano all’unisono.
Io e Gregor ci guardiamo negli occhi perplessi, i suoi grigi nei miei nocciola. Non mi viene in mente alcuna data o ricorrenza che possa ricadere proprio in questi giorni.
“Cosa state dicendo?” ridacchio.
“Congratulazioni per cosa?” rimarca Greg.
“Congratulazioni perché siete ufficialmente i nostri testimoni di nozze”
Il cuore mi balza in gola dall’emozione e dalla sorpresa per la bellissima notizia.
“Noo, ma è fantastico!!” è il mio urlo di gioia, abbracciando forte forte la mia amica.
“Congratulazioni a voi, ragazzi – dice Greg dando una pacca affettuosa a Paolo – grande, amico mio!”
Non riesco a trattenere le lacrime dall’emozione e inevitabilmente contagio anche la mia amica. Non posso crederci, Cris e Polo si sposano!
“Sono felicissima per voi, amica mia” ridacchio, tra lacrime e risate, sentendo Cris singhiozzare sulla mia spalla.
“Sapevo che sarebbe finita così! Non possiamo commuoverci già da ora!” ride anche lei, mentre si stacca piano piano da me.
“A quando il lieto evento? – domanda Greg, prima di fare un cenno al cameriere che si precipita al nostro tavolo – può portare cortesemente una bottiglia di champagne?”
“Quale, signore?”
“Nessuna preferenza, porti quella che mi consiglia lei!”
L’uomo annuisce con reverenza e va via.
“Bisogna assolutamente brindare!”
“Grazie, Greg – risponde Paolo – pensavamo di fissare la data per la prossima primavera, verso la fine di maggio”
“Alla fine del campionato!” conviene Cris.
Il cameriere porta un ottimo Ferrari, che Gregor si cura di versaci. I nostri occhi si incrociano per un attimo, finalmente accesi dalla felicità dopo una giornata incupita dai malumori.
“A Paolo e a Cristina, felicitazioni!” brinda.
“Cin-cin!” brindiamo tutti insieme.
“Alla nostra, amore mio – sorride Paolo, rivolgendosi prima Cris e poi a noi – e alla salute dei nostri migliori amici, nonché testimoni!”
“CIN-CIN!”
 
 
GREGOR
Siamo ritornati alla macchina dopo una bellissima serata trascorsa con i nostri amici, piena di risate, sorrisi ed emozioni, e tra noi è rimpiombato lo stesso assurdo silenzio di prima.
Lucia è stanca, probabilmente provata dalle mille emozioni si oggi. La osservo di sottecchi, mentre imbocco i viali per far ritorno a casa, chiusa a riccio nel suo silenzio. Non voglio mettermi di nuovo a discutere, odio litigare con lei, ma vorrei tanto che capisse che non sono il nemico, che se le dico una cosa è anche per il suo bene. Confido che lo comprenda spontaneamente, come è stato due anni fa, quando scambiava la mia autorevolezza per autoritarismo e i miei suggerimenti per ordini.
Cerco così di spezzare questo silenzio, che comincia a pesarmi non poco.
“Hey! Sei sveglia!”
Con la coda dell’occhio, la vedo muovere un braccio e spostando la testa verso il finestrino.
“Sì…” sussurra appena.
“Stavolta Paolo e Cristina mi hanno stupito – provo a dirle – non mi aspettavo una notizia del genere, tu avevi intuito qualcosa?”
“No…”
Le sue risposte sono dei monosillabi, ma almeno il tono non è aspro o sprezzante come quello di oggi.
“Sono felice per loro, e sono onorato che ci abbiano scelti come testimoni di nozze!” mi ostino, cercando di aprire lo spiraglio a una conversazione pacifica.
“Anche io, almeno oggi qualcosa di positivo c’è stato”
“Senti, Luci…”
“Va tutto bene, Greg! Basta così” risponde seccata.
Posteggio la macchina sotto casa e la fermo prima ancora che riesca ad aprire lo sportello.
Lei si volta a guardarmi, ma questa volta il suo viso è triste e ha il potere si serrarmi lo stomaco.
“Non va affatto tutto bene – le rispondo, non ho nessuna intenzione di lasciarla andare finché non risolviamo – non voglio vederti così, non voglio saperti delusa…”
“Allora non farlo, non deludermi!”
Mi passo una mano sul volto stanco e provato, cercando di trovare qualcosa per convincerla.
“Cerco di non farlo – sospiro, con il cuore in mano – mi impegno tutti i giorni per renderti felice e fiera di me…”
“Ma lo sono!” Lucia scoppia in lacrime e inaspettatamente mi getta le braccia al collo.
La stringo forte mentre la sento singhiozzare alla base del mio collo, e cerco disperatamente di non sciogliermi anche io tra mille emozioni.
“Mi dispiace!” le sussurro soltanto.
“Anche a me…”

Ciao, questo sequel procede decisamente più spedito di prima ^^ 
Si vede che, nonostante ancora non abbia finito con i miei impegni, questa storia continua a ispirarmi. 
Vi aspettavate la grande novità  di Cristina e Paolo? Spero di riuscire a portare avanti questa storia così come ce l'ho in testa, esattamente come è avvenuto nel prequel^^
Sono felicissima di ritrovarvi ancora, grazie davvero < 3

 

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Capitolo 4
*** Si riparte ***


SI RIPARTE
 
GREGOR
 
Entro nel Palasport e respiro a pieni polmoni l’aria di casa nel rivedere il campo, la rete e le tribune, anche se vuote e silenziose. Non vedevo l’ora di lasciare l’ufficio e tornare a in palestra: è questo il mio vero habitat.
Finalmente ho potuto dismettere giacca e camicia e rindossare di nuovo la mia vecchia tuta sportiva. Mi sento molto più a mio agio in panchina, con addosso la polo azzurra da CT della nazionale e tra i miei ragazzi, piuttosto che dietro a una scrivania e tra le scartoffie da ufficio.
Stamattina con Lucia siamo arrivati particolarmente presto, il Palazzetto è ancora deserto. Siedo in panchina e riprendo in mano i taccuini e i blocchetti con tutti i miei appunti. Con i ragazzi a Belgrado non siamo riusciti ad arrivare alla medaglia, ma puntando molto sulle sole riserve siamo riusciti a piazzarci a un onorevolissimo settimo posto che ci ha permesso la qualificazione diretta alle prossime Olimpiadi. L’obiettivo con le ragazze è lo stesso: strappare il pass per la competizione a cinque cerchi, impegnando il meno possibile le titolari e puntando molte sulle riserve. D’altronde la Nation League è da una gara che consente anche di sperimentare e trovare nuove soluzioni di gioco, e quest’anno con le new entry ho tutta l’intenzione di farlo. Inoltre le ragazze in autunno hanno un campionato europeo da disputare, è bene che le titolari ci arrivino in ottima forma.
Nel frattempo arriva Lucia, che aveva approfittato del grande anticipo per andare nello spogliatoio a cambiarsi. Indossa la divisa azzurra degli allenamenti e ha sistemato i capelli nella solita lunga coda, il suo viso è particolarmente assonnato. Ultimamente la vedo un po’ stanca, so che ha avuto un anno pesante tra la preparazione della laurea e quella degli Europei iniziata con la collegiale da ottobre e il lunghissimo campionato che l’hanno tenuta impegnata fino a qualche settimana fa.
Mi consegna uno dei due caffè rimediati al distributore e la ringrazio con un sorriso conciliante, pieno di gratitudine.
Mando giù un sorso e con un cenno la invito la sedersi sulle mie gambe. Vorrei che dimenticassimo al più presto la nostra ultima discussione, oggi ricominciano gli allenamenti e vorrei che non ci fossero tensione tra noi.
Un sorriso le sfugge dal suo testardissimo autocontrollo e mi strappa un sorriso, so in cuor mio che non riesce a tenermi il muso troppo a lungo. Lo stesso vale anche per me.
“Tra le braccia del coach! Ma che onore!” rimarca con enfasi, a mo’ di scherno, accomodandomi sulla mia gamba destra.
“Finché siamo soli, penso che il tuo coach possa permettersi il lusso anche di baciarti!!”
Lei storce il naso e volta la testa dall’altra parte, per sottrarsi alle mie labbra.
“D’accordo, ancora niente baci!” sospiro, finendo in un sorso il resto del caffè.
Lei si alza e mi toglie dalle mani il bicchiere vuoto, per andare a gettarlo insieme al suo ormai vuoto nell’apposito cestino. Poi recupera dal cestello uno dei palloni e comincia a palleggiare sul pavimento, facendolo rimbalzare velocemente e provocando una forte eco di ritorno.
“Ti va di fare due passaggi?” mi domanda, con poca convinzione.
Metto da parte i blocchetti e mi alzo dalla panchina.
“Perché no?!”
Lucia mi passa una palla alta e ricevo con un balzo, dando inizio a uno scambio lungo sempre più rapido.
Nonostante ami molto il mio lavoro di allenatore, devo ammettere che mi manca la vita sul campo.
 I duri allenamenti della fase preparatoria, l’adrenalina del pre-partita, la competizione serrata sopra e sotto la rete, la soddisfazione del post-partita nella consapevolezza di aver messo tutto te stesso su quel pallone, a prescindere dal risultato.
Le emozioni che mi regala oggi il volley sono diverse, ma altrettanto intense e stimolanti. Sto allenando due delle squadre più forti e competitive al mondo, la nazionale italiana femminile e maschile più forte degli ultimi anni, con risultati incredibili.
Lucia è migliorata tanto in questi anni, consacrandosi sul parquet internazionale come uno degli opposti più forti al mondo e guadagnandosi a pieno merito il titolo di Regina del volley italiano. Non importa che questo nomignolo glielo abbiano dato per prima le testate di cronaca rosa, per me resta la migliore dentro e fuori dal campo. Il mio capitano.
“Sei in forma!” osserva quasi sorpresa, mentre rispondo colpo su colpo ai suoi frequenti attacchi e alle sue provocazioni.
“Grazie! Cerco di tenermi in esercizio quando posso”
Recupero con un bagher rovesciato un colpo particolarmente alto.
“Hey! Vuoi forse farmi stancare, signorina?”
“Mhm…forse!” mugola lei, mentre percepisco un po’ di ripicca nel suo torno malizioso.
Dai corridoi cominciano ad arrivare i primi segni di movimento, le ragazze stanno iniziando ad arrivare.
Lucia risponde a uno dei miei assalti ma io metto fine al nostro scambio, bloccando la palla con entrambe le mani.
Paolo entra in palestra, seguito da Cristina, Rossella e Camilla.
“Buongiorno!! Come siamo mattinieri, sapevo che questa mattina avresti aperto tu il palazzetto!” esordisce il mio amico, salutandomi con una vigorosa stretta di mano e un rapido abbraccio.
“Ormai mancano poche settimane – sospiro – dobbiamo rimettere in sesto la squadra, prima di partire per Budapest!”
Cristina, Rossella e Camilla si presentano con un sorriso e un entusiasmo che mi compiace e mi fa ben sperare.
“Buongiorno!”
“Buongiorno coach!”
“Buongiorno coach Startseva”
Le ragazze mi saluto e si uniscono subito a Lucia, salutandola e battendo con lei un portentoso cinque, ma soprattutto iniziando la solita combriccolare. Non sarà facile riprendere da dove ci eravamo lasciati qualche mese fa, all’ultimo ritiro di squadra, e rientrare subito nell’ottica di una nuova competizione, lo capisco, ma la Nations League è alle porte. Manca un ultimo sforzo prima del meritato riposo, che ci attende alla fine luglio per la pausa estiva.
Paolo mi prende da parte e dà un’occhiata alle varie formazioni che sto valutando, mentre le ragazze cominciano ad arrivare e a fare gruppetto.
“Queste scelte mi sembrano ottime! Molto interessante!” esclama compiaciuto, accarezzandosi il mento.
“Sì, non sono male! Ma voglio pensare ancora un po’ ad altre possibili soluzioni, d’altronde mancano tre settimane alla partenza!”
La squadra è quasi al completo, sono arrivate anche Serena Tirinnanzi e Michela Baldini, due giovanissime promesse della nazionale che fanno presagire un ottimo ricambio generazionale nel prossimo futuro. Tirinnanzi è un opposto di 19 anni, questa è la sua prima esperienza nella nazionale maggiore, ammira molto Lucia, desidera tanto seguire le sue orme e ha tutte le carte in regola per farlo. Baldini invece a soli 20 anni è un ottimo libero, degna erede della nostra Giulia Mandelli. Anche lei si è unita alla squadra solo quest’anno.
“Buongiorno coach! Che bello rivederla, sono troppo emozionatissima per la mia prima Nation League!” mi saluta Serena, con la solita gentilezza.
Serena e Michela sanno che verrà molto richiesto il loro contributo a Budapest e intendono dare il massimo, ma allo stesso modo non vorrei che l’emozione e la responsabilità giocasse loro a sfavore. Il mio compito è anche quello di rassicurarle, metterle nelle condizioni di esprimere al meglio il loro gioco.
“Sono felice di ritrovarvi con tanto entusiasmo!” le rispondo, udendo attorno il solito chiacchiericcio allegro e concitato.
Mi mancava la mia squadra!
“Faremo del nostro meglio!” ridacchia invece Michela, la più spigliata, alzando i pollici e andando con la sua amica a unirsi al resto della squadra sul ciglio del campo.
Rimango solo con il mio amico Paolo, seduto in panchina, con il solito sorriso conciliante e spensierato stampato sul viso.
“Beata gioventù! – ridacchia – sono ancora all’inizio!”
“Se la caveranno!”
“Non ho dubbi!”
Paolo distende le gambe e stiracchia le braccia, tirando un lunghissimo sbadiglio.
“Avete festeggiato in grande stanotte tu e Cristina!” esclamo divertito, con tono vagamente malizioso.
“Non troppissimo – sorride lui, con un ghigno soddisfatto – diciamo che Cristina mi ha tenuto sveglio soprattutto per la scelta della location!”
“L’avete già scelta? Manca ancora un anno!” esclamo, riappropriandomi dei blocchetti.
“Sì, la stessa cosa che ho detto anch’io! Ma lei mi ha fatto notare che tra la Nation League di quest’estate, gli Europei in autunno e il successivo campionato di serie A a cui si dovrà dedicare in seguito, il tempo è davvero poco – sospira – dobbiamo ammetterlo, le donne sono più lungimiranti di noi!”
Mi accarezzo il mento, sinceramente colpito. Effettivamente io non ho proprio idea di quanto tempo e quante energie ci vogliono a preparare un matrimonio, ma sicuramente non poche! Cristina ha messo in conto proprio tutto! È proprio vero, loro sono sempre un passo avanti in molti aspetti. Anche quella testa calda di Lucia, a molte cose ci arriva sempre un secondo prima di me…!
“Hai proprio ragione!” confermo.
“Voi, invece?” sorride il mio amico.
“Noi non abbiamo in programma di sposarci a brevissimo!”
“Non intendevo questo – scoppia a ridere lui, alzandosi in piedi e dandomi una pacca sulla spalle – voi come state? Ieri sera a cena eravate l’uno di fronte all’altro, ma non vi siete scambiati una sola parola! Vero è che Lucia e Cristina non la smettevano di parlare di fedi, promesse, addii al nubilato e quant’altro, ma ho percepito una certa tensione. Poi stamattina vi ho trovati qui e mi è sembrato tutto tranquillo…volevo solo sincerarmi che non ci fossero problemi!”
“Ma no, in realtà non c’è nessun problema – rispondo – ieri effettivamente abbiamo discusso perché a Lucia è venuto in mente di fare un colloquio alla Federazione con Mengaldi, tenendomi del tutto all’oscuro. C’è stata una sfuriata da entrambe le parti, ma alla fine ci siamo chiariti.”
Mi viene spontaneo ridimensionare l’episodio di ieri, per cercare di dargli il giusto valore. Sono consapevole di essere stato troppo duro e lei sa di avermi ferito con le sue bugie e nello scavalcare il mio punto di vista, ma ci siamo scusati e perdonati a vicenda.
“Capisco, ma evidentemente Lucia ci teneva! Non voleva mancarti di rispetto o peggio ancora metterti in imbarazzo in Federazione…!”
“Non lo penso affatto! – rispondo con tutta sincerità – so che non lo farebbe mai con lo scopo di ferirmi o danneggiarmi, ma deve imparare a fidarsi di me. Quello non è un ambiente che fa per lei, troppo competitivo e sporco per certi versi, non vorrei mai che se ne dovesse pentire!”
Paolo incurva le labbra in uno dei suoi più calorosi sorrisi e mi dà un’altra pacca sulla spalla.
“L’importante è che vi siete chiariti e che avete risolto, poi tutto si aggiusta!”
“Giusto! – sospiro, voltandomi verso il campo e le ragazze che hanno ripreso a popolarlo – e ora mettiamoci al lavoro!”
 

 
LUCIA
 
Gregor e Paolo ci hanno imposto un riscaldamento un po’ più lungo, dal momento che è la prima volta che torniamo ad allenarci insieme dopo tanto tempo. Io, Cristiana e Giulia abbiamo concluso le partite con il club da soli pochi giorni, ma per alcune delle nostre compagne l’avventura di campionato è terminata parecchie settimane fa.
Fortunatamente oggi i nostri coach sono comprensivi ed elastici e ci concedono di chiacchierare tra noi mentre ci dedichiamo a esercizi di stretching e a corpo libero. Quindi, distesa sul tappetino vicino a Cris, ne approfitto per raccontarle tutto della mia lite con Gregor.
“Lo sentivo che sarebbe andata a finire così!” è il commento della mia amica.
“Così non mi aiuti!” mormoro, facendo un giro di torsione con le braccia.
“Ma no, tu hai fatto bene – cerca di consolarmi – solo che era inevitabile che Gregor avrebbe reagito così quando sarebbe venuto a saperlo! D’altronde se gliene avessi parlato prima ti avrebbe fatto comunque delle storie!”
Respiro e inspiro profondamente, prima di curvarmi con il busto in avanti fino a toccare le punte dei piedi. I muscoli tirano parecchio, ma il dolore non è lontanamente paragonabile a quello causato da Greg.
“Il problema non è nemmeno questo stupido lavoro – sospiro a mezza voce – il fatto è che ogni volta mi sento messa da parte, sempre in secondo piano!”
“Luci! Congratulazioni per la laurea e per la vittoria in campionato – mi sento apostrofare dall’altra parte da Serena – scusami se non sono riuscita a venire alla festa! Ti ho preso un piccolo regalo, te lo do dopo negli spogliatoi”
“Grazie, non c’era bisogno!” la rassicuro.
Serena è una delle nuove compagne di squadra. Ha solo 19 anni e appena è arrivata lo scorso autunno sembrava sperduta e spaurita, un po’ come tutte noi agli esordi. In qualità di capitano mi sono sentita in dovere di metterla subito a suo agio, prenderla sotto la mia ala protettiva, e adesso si è perfettamente integrata nel gruppo. Esattamente come me, è un opposto e quindi Gregor si è raccomandato di aiutarla come posso nel suo percorso di crescita.
Ha dei lunghissimi capelli castani e gli occhi di un verde acceso, molto carina. Inoltre, ha preso parecchio in simpatia sia me che Cristina, non fa che ripetere che è cresciuta vedendoci giocare e che l’abbiamo ispirata.
“Anche io ti ho preso un pensierino!” soggiunge Michela.
Anche lei è una new entry di quest’anno, biondissima e riccissima con il ruolo di libero. Lei e Serena militano nello stesso club del Trento e sono amiche da prima di entrare nella nazionale, per alcuni versi mi ricordano me e Cristina. Sono molto unite e affiatate tra loro.
“Grazie…” le rispondo con sincera gratitudine.
“Questo e altro per la nostra Queen!” ridacchia Serena.
“Ma quale Queen?” quasi lo dico con disgusto.
Non mi sento affatto la regina di un bel niente, per lo meno non con questo umore.
Serena e Michela vedevo in me e in Gregor la coppia perfetta, l’allenatore e il capitano della squadra. Sono molto incuriosite dalla nostra storia nata sul campo, come fosse una favola moderna. In un certo senso per me lo è, mi sono innamorata di Gregor a poco a poco fino al punto di non riuscire a immaginare la mia vita senza di lui, ma non è tutto oro ciò che luccica.
Amo il mio uomo più di ogni altra cosa la mondo, questo è innegabile, ma come ogni coppia abbiamo i nostri alti e bassi. In questo momento, per esempio, stiamo decisamente attraversano uno di “periodi bassi”.
 
 
Ciao^^
Rieccomi, finalmente posso dedicarmi a questa storia full time! Specializzazione conseguita con successo e fino a settembre solo relax!
Cosa ne pensate di questo nuovo capitolo? Gregor ha compreso l’insofferenza di Lucia?
Nel prossimo capitolo siamo ancora a Milano…vedremo come procedono gli allenamenti e i preparativi del matrimonio di Paolo e Cristina.
Un abbraccio!!
Japan Lover <3

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Capitolo 5
*** Preparativi ***


PREPARATIVI
 
LUCIA
 
Gli allenamenti al Palasport continuano a pieno ritmo, fra meno di due settimane partiremo per Budapest. Gregor e Paolo sono molto fiduciosi sulla nostra spedizione, sono convinti che riusciremo a farci valere e non escludono che possiamo arrivare addirittura sul podio.
So bene che il vero obiettivo di Gregor è vincere gli Europei, ma la Nation League è comunque una delle competizioni più importanti a livello continentale. Partecipo a questa manifestazione da quando ero una giovanissima esordiente. Pandolfi, il nostro vecchio e odiatissimo coach, mi ha sempre convocata ed è grazie a questa manifestazione che sono riuscita a mostrare tutte le mie potenzialità e farmi conoscere.
Gregor procede sulla falsariga del suo predecessore, vuole dare alle nuove arrivate la stessa opportunità di crescere e fare esperienza sul campo internazionale. A Budapest darà molto spazio a Serena, Michela e alle altre riserve, combinando e alternando nel gioco le nuove proposte all’esperienza di noi veterane.
Per questo motivo per molte di noi non sarà eccessivamente impegnativa questa trasferta all’esterno, ma sarà divertente come sempre insieme alle mie compagne.
Concentratissime sul campo, Camilla sottorete mi passa una palla alta e tesa. Capisco subito che intende scegliere me, con un salto balzo verso la rete e attacco a tutto braccio il pallone, scaraventandolo nel cuore dell’altra metà del campo. Nulla possono le mani di Ludovica, sbracciatasi per contenere il mio colpo.
Urlo dalla liberazione per lo sforzo appena compiuto, più che per la riuscita del mio attacco.
“Sìììì!” urla Cami, venendomi incontro e battendomi un cinque con vigore.
“Molto bene, continuate – è il monito di Gregor, prima di rivolgersi alle nostre compagne dell’altra parte della rete per dei suggerimenti – non dovete lasciare Lucia con un muro a uno, quando si trova in posto 2!”
Ci stiamo allenando combinando a giro diverse squadre equilibrate tra loro. In questo momento sto giocando insieme a Camilla, Paola, Rossella, Barbara e Michela, mentre dall’altra parte sono schierate Serena, Cristina, Ludovica, Clara, Marika e Giulia.
Camilla torna ad andare in battuta. Dall’altra parte, Giulia si slancia a ricevere la palla e la indirizza a Clara, la seconda alzatrice della squadra, che sceglie di attaccare con Cristina. Prevedo subito la sua mossa e mi posiziono immediatamente a centro rete, in un muro di contenimento doppio congiunto con Rossella.
“Cavolo…!” una piccola imprecazione sfugge dalla bocca di Cris.
“Bravissime! – commenta ancora il nostro coach – Brava Lucia, sei migliorata tanto!”
Il complimento di Gregor anche se appena sussurrato mi riempie di orgoglio e mi fa bene sentirmelo dire alla fine un campionato che mi ha portato sfinita, nonostante le tante soddisfazioni. Mantenere certi livelli per un’atleta professionista è fondamentale, ma non si può essere sempre al top, e ricevere gratificazioni non può far che bene all’umore e alla motivazione.
“Per oggi può andar bene così! Potete andare, ci vediamo lunedì!” ci congeda finalmente Gregor.
L’orologio del tabellone automatico segna ormai le 19 passate di un sabato sera di metà giugno.
Stasera andiamo a cena insieme a Paolo e Cristina, io e la mia amica abbiamo preventivamente messo nel borsone il ricambio per poter andare in pizzeria direttamente alla fine degli allenamenti.
Insieme alle mie compagne percorro il lungo corridoio che porta agli spogliatoi, portandomi dietro la fatica di un’intera settimana di allenamento.
Con un asciugamano tampono la fronte madida di sudore, mentre Cris al mio fianco si stiracchia e si lascia andare a un lungo sbadiglio.
“Ho sbagliato con quella fast, se fossi andata con la sette non mi avreste murata!” commenta ancora con il broncio, quel pesantissimo muro subito proprio alla fine, da parte mia e di Rossella.
“Vero, probabilmente in quel modo saresti andata a punto!” ridacchio soddisfatta.
Gli elogi di Gregor, seppur discreti come sempre, mi hanno messa di buon umore: fra la stanchezza degli allenamenti e il caldo torrido del mese di giugno qualche gratificazione non può che fare bene al cuore.
“Ragazze, siamo fortissime! Con questo squadrone non ci fermerà nessuno!” le mani di un’elettrizzata Camilla si posano una sulla mia spella sinistra e una sulla spalla destra di Cris.
In un attimo riempiamo lo spogliatoio con la nostra presenza e con le nostre chiacchiere. Mi posiziono su un angolo della panca per togliere le ginocchiere e Serena viene subito a sedersi al mio fianco. Con una mano punta il telefono verso di noi e con l’altra solleva l’indice e il medio, segno di vittoria, sfoggiando un sorriso smagliante.
“Sorridi, Luci!” mi intima.
Con poco entusiasmo abbozzo un sorriso tutt’altro che spontaneo. Serena è davvero molto social, aggiorna frequentemente i suoi profili con post e foto e pubblica ogni giorno storie sia in palestra che fuori. Questa politica non è molto apprezzata da Gregor e glielo ha fatto capire in più occasioni, ma continua a fare di testa, consapevole del fatto che lui non può controllarla.
“Questa è bellissima! – sorride, prima di scandire ad alta voca ciò che sta digitando con il polpastrello – With the Queen!”
Quella foto è tutto tranne che bellissima, ma a Serena non sembra importare granché.
“Ragazze, domani vado in montagna con Mirko e la sua famiglia, vorrebbe presentarmi i suoi genitori, ma sono nervosissima – Giulia si confida con tutte – avete qualche consiglio?”
Cris scoppia a ridere.
“In questo momento mi ricordi molto Lucia al ritorno dal mondiale di due anni fa! Rilassati, sii te stessa e dì tante paroline carine alla suocera e andrà alla grande!”
Come dimenticare il supporting di Cristina quella sera fino alle due di notte?
“Wow, non posso crederci, Mirko ha messo la testa a posto, vuole fare le cose seriamente?” commenta Rossella quasi incredula, mentre si dirige per prima verso le docce.
“Ma è vero che Mirko De Angelis prima stava con Lucia?” la domanda poco opportuna di Michela arriva a rovinare l’atmosfera.
“Questo non lo sapevo! – esclama Serena, al mio fianco – davvero stavate insieme?”
“Parliamo di più di due anni fa!” faccio notare.
Tra me e Giulia si è tutto sistemato a suo tempo. Capita spesso di uscire a coppie, ma è normale che tra ex un po’ di soggezione rimane.
“Sono contenta che voglia presentarmi alla sua famiglia, ma lo vedo come un passo importante…” continua Giulia, coprendosi con le mani il viso, tempestato dalle bellissime lentiggini e imporporato per le forti emozioni.
“Tranquilla, Giuly, Mirko non fa nulla per caso – mi sento di rassicurare con tutta sincerità la mia amica – se ha deciso di farti conoscere i suoi è perché è sicuro della vostra relazione!”
La mia amica dai capelli color rame mi sorride, mandandomi un bacio da lontano pieno di sincera gratitudine.
“Grazie Luci!”
Se con Mirko ogni tanto sembra essere rimasto un qualche imbarazzo, la mia amicizia con Giulia è diventata ancora più forte e solida, dopo la sfuriata per Gregor ai mondiali un attimo prima di scendere in campo per la finale. Con Mirko le ho dato parecchi consigli, avendolo conosciuto intimamente, mentre lei con Gregor mi ha sempre sostenuta.
Mi butto nella doccia e per qualche minuto spengo i pensieri, nonostante il continuo chiacchiericcio delle mie amiche. Non vedo l’ora di partire per Budapest, sarà un’altra bellissima avventura che mi porterò dietro.
Uscendo dal palazzetto saluto le mie amiche e mi incammino insieme a Cris verso il parcheggio, dove i nostri rispettivi compagni ci stanno attendendo.
Come da abitudine, do una rapida occhiata alle storie instagram che mi sono persa durante la giornata e naturalmente fra le prime visualizzo subito quella appena postata da Serena. Un vero orrore, sicuramente non la condivideró.
“Non ti sembra che Serena sia un po’ troppo come dire…ossessionata da te?” mi domanda Cris, con tono un quasi preoccupato.
“È normale – rispondo facendo spallucce – credo di essere un po’ il suo idolo, un po’ come lo era per me la grandissima Francesca Ortolani all’inizio della mia carriera, ricordi? La ammiravo e non facevo che girarle attorno durante gli allenamenti quando ero una riserva”
“Non mi sembra una sana ammirazione la sua! Tu non stavi costantemente con il fiato sul collo alla Ortolani e non le chiedevi autografi o selfie a ogni ora del giorno”
“Probabilmente perché ero timida e a quei tempi non c’era instagram!” le faccio notare.
“Non credo lo avresti fatto!”
“Sei solo gelosa perché non hai anche tu una giovane leva alla tua corte!” la punzecchio.
“Anche questo è vero…” ammette, facendo spallucce.
“Chi è geloso di chi?” ci domanda Gregor, che ci attende con le braccia incrociate fuori dalla sua macchina.
Paolo si sporge dal finestrino della sua auto e ci saluta con un cenno della mano.
“Nessuno – liquido così la nostra chiacchierata per passare subito a cose importanti – avete già scelto la pizzeria dove andremo?”
“Scelto e ordinato! Vi sta bene la Bella Napoli in Corso Peschiera? – risponde il nostro secondo allenatore – la pizza è buona e quando abbiamo chiamato avevano ancora disponibili i posti all’aperto!”
Guardo Cris che mi annuisce di rimando con entusiasmo.
“Bravissimi!” commenta la mia amica.
“Ottima scelta!” esclamo, mentre Greg mi apre il cofano in cui poter riporre il borsone.
Ci scambiamo un rapido bacio, dopo una giornata di totale astinenza dalle sue labbra, prima di salire tutti nelle rispettive auto e partire alla volta di Corso Peschiera.
La macchina di Paolo ci segue lungo i viali, osservo Gregor alla guida e provo a poggiargli una mano sulla gamba.
“Mhm…?”
Lui molto sorpreso distoglie per un attimo lo sguardo dalla strada e poi sorride.
Mi prende la mano e mi bacia il palmo, senza tuttavia distrarsi neanche per un attimo.
“Siamo dolci stasera! – esclama con tono quasi sorpreso, ma decisamente compiaciuto – siamo anche in vena di coccole?”
“Direi di sì!”
Da qualche giorno le cose tra noi sembrano essere ritornate come prima, niente più litigi o sfuriate.
Ieri mi ha contattato sia l’ufficio della Federazione che quello del Club della Milan Volley per comunicarmi l’esito del colloquio, positivo per entrambe le società. Inutile dire che, con grande soddisfazione di Greg, ho accettato l’incarico del Club. La paga è nettamente inferiori ma gli orari sono molto flessibili, inoltre ho evitato di entrare in contrasto con lui, quindi va bene così.

 
 GREGOR
 Seduto al tavolo all’aperto della pizzeria in Corso Peschiera, mi godo le chiacchiere tra amici e il leggera brezza di una serata estiva. Accanto a me, Lucia discute con Cristina dei preparativi del matrimonio riuscendo a coinvolgere anche me e Paolo, del tutto impreparati sull’argomento.
“Abbiamo dovuto assumere per forza una wedding planner, io e Cristina non riusciamo a stare dietro a tutto!” rivela il mio amico.
“Io non riesco a stare dietro a tutto, tu non ci hai per niente provato!” borbotta al suo fianco la diretta interpellata, incrociando le braccia al petto.
“Intanto la location da favola l’ho trovata io!”
Paolo alza gli occhi al cielo ed estrae dalla tasca il cellulare, ci armeggia per qualche istante e mostra a tutti la foto di un Hotel a Cinque stelle, situato sul Lago di Como. Nei giorni scorsi mi aveva accennato che alla fine avevano scelto un Resort sul lago piuttosto che quello sul mare a Portofino, come inizialmente avevano pensato.  
Afferro il cellulare e lo avvicino anche a Lucia, in modo che anche lei possa vedere le foto che questo Hotel extra lusso ha caricato sulla propria pagina web.
“Caspita!” esclamo, tirando un lungo fischio di apprezzamento.
“Ma è stupendo!” mi fa eco Lucia.
Scorro con il pollice le splendide foto che mostrano una struttura piena di comfort, con scorci mozzafiato e un arredamento molto sfarzoso. Un vero paradiso.
“L’ho scoperto io!” afferma Paolo inorgoglito.
“Lo ammetto, stavolta il merito è suo!”
“Uh! L’ombra di un complimento…!” il mio amico si scioglie e bacia con tenerezza la sua futura moglie.
Paolo non è mai stato un tipo da effusioni in pubblico, piuttosto uno che ci provava con sconosciute platealmente e senza girarci troppo attorno. Solo con Cristina lo vedo sempre più preso ed innamorato, sono onoratissimo di fare insieme a Lucia da testimone a questa splendida coppia di cari amici.
“Trovatevi una camera!” ridacchia Lucia, arrossita visibilmente.
“Hai ragione, la ricompensa a dopo!” si ricompone subito la sua amica, eludendo l’ennesimo assalto delle labbra fameliche di Paolo.
Al tavolo arrivano le nostre pizze, finalmente possiamo rifocillarci per bene e chiudere in bellezza un’altra settimana molto impegnativa, piena di impegni e di allenamenti.
“Per quanto riguarda l’addio al nubilato e al celibato ci pensiamo io e Greg, anche su questo potete stare tranquilli!” li rassicura Lucia, addentando la sua capricciosa.
“Lo so che è tradizione che a questo ci pensino i testimoni, ma se saremo troppo impegnati con il club possiamo tranquillamente delegare il tutto alla wedding planner!” risponde dal canto suo Cristina.
“Ma no, sarà divertente! – replica lei, cercando con quei suoi occhi grandi nocciola la mia approvazione per poi strizzare un occhio alla sua amica – anche della giarrettiera mi occuperò io! A quella ci pensa la migliore amica, per tradizione!”
“Sei molto ferrata sui matrimoni, non dirmi che hai qualche strana idea?” ridacchio, effettivamente Lucia sembra molto più ferrata della futura sposina.
“Non credo proprio io e te non corriamo questo rischio!” la sua risposta alla mia battuta scherzosa giunge piccata, forse un po’ troppo.
Il mio spicchio di mezza rimane a mezzaria e per un attimo anche i nostri amici rimangono interdetti, prima che Paolo decide di intervenire a smorzare l’imbarazzo.
 “Al momento l’unica vittima sacrificale sono io!”
“Pff, ma se sei tu che mi hai chiesto di sposarti – risponde Cristina – e anche senza un anello per giunta!”
“Quello va scelto bene, al momento non ne ho trovato nessuno che mi desse un convincesse appieno!”
Paolo e Cristina continuano a battibeccare animatamente fra loro, mentre tra me e Lucia sembra essere calato il gelo. Lo avverto perché non riesce a staccare gli occhi dalla pizza neanche per un attimo e manda giù persino gli orli che solitamente lascia nel piatto.
Sento che quella sua reazione è stata del tutto istintiva, uscita completamente fuori dal suo controllo, e forse proprio per questo proveniente del profondo.
Fortunatamente, dopo non molto la serata sembra tornare per il verso giusto, Lucia torna a scherzare con suoi amici e riprende un dialogo tranquillo e pacato con me.
Quando torniamo a casa sento peró il bisogno di cercare un confronto con lei, di discuterne per cercare di capire se c’è ancora qualche problema. So che ci siamo chiariti e abbiamo trovato un compromesso alle nostre divergenze, ma allora perché ogni tanto ho come la sensazione che ci sia qualcosa non va?
“Luci?” pronuncio il suo nome, mentre a illuminare la stanza da letto c’è soltanto la luce dell’abatjour.
“Uhm?”
“Sei ancora sveglia?”
“Sì, dimmi…”
Mi giro verso di lei, puntellandomi su un gomito.
Lei è distesa a pancia un su, con addosso gli slip e una canotta come è solita addormentarsi in estate, salvo poi coprirsi con il lenzuolo durante la notte.
Ha gli occhi chiusi ma non demordo, le do un bacio sulla fronte del tutto innocuo.
“Cos’hai voluto dire stasera con quella affermazione?” non specifico quale, sono sicuro che sa a cosa mi riferisco.
Lucia spalanca gli occhi stanchi e cerca i miei, un po’ disorientata.
“Probabilmente la stessa cosa che hai voluto dire tu!”
Rimango perplesso davanti a questa risposta, non capendo assolutamente a cosa alluda.
“Cosa avrei detto?”
Lei si tira su seduta e io faccio altrettanto, questa storia va assolutamente chiarita.
“Hai detto di non farmi venire qualche strana idea quando parlavamo di matrimonio, come se fosse la cosa più orribile del mondo – mi riporta con occhi gonfi, come fosse sul punto di scoppiare in lacrime – e mi è venuto spontaneo rispondere in quel modo”
Mi passo una mano sul viso di fronte a questa ennesima incomprensione, non volevo assolutamente dire questo. Semplicemente non penso al matrimonio e non ne abbiamo mai parlato, non credo affatto che sia una pessima idea.
“In fondo al cuore sai che non volevo dire questo, vero?” le domando, perché davvero non so più cosa pensa di me. Di noi.
“Ma sì! Credo di sì!” risponde lei, mordendosi le labbra.
“Credi?” Per me questo non è sufficiente.
“Lucia per me il matrimonio non è importante, mi basta stare bene con la persona che amo – le dico – ma mai avrei detto o sottinteso una cosa del genere!”
“Lo so, ma mi ha dato fastidio sentirti parlare in quel modo – risponde, con la voce piccola – mi dispiace, adesso ti ho messo in imbarazzo non solo con i tuoi colleghi ma anche con i nostri amici…!”
Io scoppio a ridere e anche lei mi segue a ruota, la abbraccio e bacio quella sua testolina bionda e matta.
“Ti amo, testa calda!”
“Anche io, coach insopportabile!” ridacchia lei, affondando le sue labbra carnose sulle mie assolutamente desiderose dei suoi baci.
 
 
Ciao a tutti,
il nuovo capitolo è arrivato prima di quanto avessi previsto. I “preparativi” suggeriti nel titolo si riferiscono da un lato alla preparazione alla Nation League e dall’altro ai preparativi del matrimonio di Paolo e Cristina.
In questo capitolo sembra sempre più evidente l’insofferenza e l’insoddisfazione che Lucia tenta di reprimere, ma che inevitabilmente alla prima occasione esce fuori.
Spero che la storia continui ad appassionarvi!
J. Lover

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Capitolo 6
*** Convocazioni ***


CONVOCAZIONI

 
 
GREGOR
 
Durante una delle ultimissime sessioni di allenamento, osservo da fuori dal campo due schieramenti che si fronteggiano da una parte all’altra della rete.
In particolar modo, tengo gli occhi ben puntati sulle nuove leve, i due nuovi talenti da coltivare e far crescere nel clima più stimolante e favorevole possibile. Michela Baldini sembra quasi pronta per raccogliere l’eredità della nostra Giulia Mandelli, il libero più forte in circolazione; mentre Serena Tirinnanzi ha tutta la stoffa per ambire a diventare una delle più grandi opposte sul mercato. È alta 187 cm, non ha le tipiche altezze siderale di un opposto, ma ha una capacità di salto considerevole che compensa abbondantemente; inoltre possiede una notevole forza nel colpo d’attacco che tuttavia deve essere ancora affinato da un po’ di tecnica e di esperienza da macinare sul campo. Sono molto contento che si ispiri a Lucia e che abbia l’umiltà di imparare da lei quanto più possibile, grande segno di maturità considerando la sua giovanissima età.
Serena in posto due attende il suo turno, sa che molto probabilmente l’alzatrice sottorete la chiamerà in causa per il prossimo attacco. Aspetta solo un cenno d’intesa, che dura la frazione di secondo, poi prende la riconcorsa e attacca a tutto braccio il pallone alto e morbido scaraventandolo nell’altra metà del campo.
“Sìì!” grida soddisfatta, battendo il cinque a Camilla Bigonciari.
Sorprendendo tutti, da due anni a questa parte la nostra ex schiacciatrice ha scelto di restare a giocare nella cabina di regia, cambiando ruolo sia nella formazione della nazionale che nel club in cui milita insieme a Lucia e a Cristina. Questa sua scelta per me è un motivo mio grande orgoglio, perché seppur la decisione di far giocare ai mondiali Camilla nel ruolo di alzatrice sia stata dettata da una situazione di pura necessità, il primo a intuire questo suo talento di palleggiatrice sono stato proprio io.
Mi sento onorato di essere alla guida di questa nazionale che poco alla volta è diventata una squadra di prim’ordine. Si tratta di un gruppo molto unito e affiatato ma anche altamente competitivo: lo hanno dimostrato con il bronzo vinto ai mondiali di due anni fa e con l’oro conquistato durante la Nation League dello scorso anno.
Finalmente siamo diventati noi la squadra da battere, non dobbiamo inseguire nessuno, e ce la matteremo tutta per difendere il titolo della Nation League e portare a casa un altro trofeo.
“Possiamo fermarci un po’, 15 minuti di pausa!”
Le ragazze escono dal campo e si radunano in panchina per un breve break. Stiamo lavorando incessantemente da settimane, loro dentro il campo ed io fuori a coordinare gli allenamenti e a preparare accuratamente ogni partita.
“Ehy, Greg – mi apostrofa Paolo, mio amico e secondo – sono appena arrivati i calendari del primo girone!”
In preda dalla curiosità, quasi gli strappo dalle mani i fogli che sventola con entusiasmo: quel ghigno compiaciuto già mi suggerisce che il primo turno sarà abbordabilissimo per le nostre ragazze.
Italia vs Bielorussia
Italia vs Spagna
Italia vs Estonia
Italia vs Finlandia
Queste sono le avversarie che affronteremo durante la prima fase della Nation League, un inizio niente male per le nostre che potranno rompere il ghiaccio con squadre di tutto rispetto ma del tutto battibili.
“Molto bene!” commento con cauto ottimismo.
“Lo mostro alle ragazze, che ne dici?”
“Magari questa sera a fine giornata – suggerisco – nel frattempo ti passo la lista delle convocazioni e la affiggiamo in bacheca insieme al calendario”
“Buona idea, ci penso io! Mandami la lista per email, così la stampo!”
Con Paolo lavoro benissimo, abbiamo sviluppato un ottimo feeling anche sul lavoro complice anche la nostra pluridecennale amicizia.
La scelta delle giocatrici da portare in trasferta non è una cosa così semplice, bisogna valutare bene tanti fattori e preventivare altrettante variabili, ma anche stavolta sono convinto di aver selezionato bene le ragazze che mi servono in questa nuova impresa. Sono sicuro che filerà tutto liscio anche stavolta, è importante che le ragazze acquisiscano fin da subito sicurezza e che si scaldino in vista della gara più attesa che si terrà il prossimo autunno: i campionati Europei.
 
 
LUCIA
 
Da pochi giorni ho firmato il contratto e preso servizio presso la sede principale del mio club. Devo ammettere che la Dirigenza è stata molto comprensiva davanti alla mia situazione, sa che sono impegnata nella preparazione della Nation League e mi ha assunto con un contratto part-time e massima flessibilità di orario. In questo modo posso tranquillamente continuare ad allenarmi e partire per Budapest.
Finalmente tutto sembra andare per il meglio, stamattina appena siamo arrivate negli spogliatoi abbiamo trovato una bellissima sorpresa: Cris con un anello di diamanti al dito, prontissima ad annunciare al mondo il suo fidanzamento.
Le ragazze sono scoppiate dalla gioia per la sorpresa, ancora la notizia non era trapelata nemmeno tra le nostre compagne di squadra. Paolo e Cristina avevano confidato soltanto a me e Greg delle loro imminenti nozze, in quanto amici intimi nonché testimoni, e noi ne siamo felicissimi.
Cris ieri sera mi ha mandato in anteprima la foto del bellissimo solitario, Paolo glielo ha dato durante una cena a lume di candela formalizzando il tutto con una proposta romantica, che ora sono tutte confluite sulle stories.
Quando ho mostrato le foto a Greg, ha reagito con un sorriso compiaciuto e con un po’ di malizia, sostenendo che ormai non riconosce più Paolo per quel che era un tempo. Concordo pienamente con lui, quando Paolo era solo il nostro secondo allenatore era famoso per essere un inguaribile dongiovanni mentre adesso non ha occhi che per Cris!
Nei prossimi mesi sarà divertente assistere ai preparativi per il matrimonio, condividere e cercare di tenere a bada le loro ansie. Dopotutto, in qualche modo, il loro percorso sembra intrecciato indissolubilmente al nostro, al mio e a quello di Gregor. Il destino ha voluto che le nostre storie nascessero parallelamente, durante lo scorso mondiale, e che diventassimo ancora di più inseparabili. So già che fare da testimone alla loro unione non sarà soltanto un onore, ma anche una grandissima emozione.
Nel frattempo i preparativi per la Nation League vanno avanti, anche oggi Greg ci ha tenute fino a tardi in campo per farci allenare quanto più possibile.
Capisco subito che dall’altra parte della rete Cris sta per innescare una delle sue finte, quindi tengo ben marcata Rossella. Appena la mia amica schiacciatrice salta per l’attacco, faccio in tempo a chiudere la sua parallela e la palla le ritorna dritta indietro: murata pazzesca.
Alzo i pugni vittoriosa verso le compagne nella mia metà campo e batto con tutte il cinque!
“Bravissima!” esulta Giulia.
“Bene, ragazze per oggi abbiamo finito! Domani puntuali, come sempre!” ci congeda Gregor.
Esco dal campo e insieme alle mie amiche vado a recuperare asciugamano e borracce dalla panchina. Mi asciugo la fronte grondante di sudore e mi disseto con la poca acqua rimasta, il frutto degli allenamenti comincia a farsi sentire così come anche la stanchezza.
“Oggi siamo finite quasi in parità!” fa spallucce Cris, che ormai si ritrova quasi sempre a giocare contro di me.
“Non mi dire che hai contato i punti!” ridacchio.
“Attenzione, ragazze – annuncia Paolo – sono usciti i calendari della prima fase, li trovate in bacheca all’ingresso insieme all’elenco delle convocazioni, dateci un’occhiata prima di uscire!”
“Oddio, sono uscite le convocazioni!” sussultano all’unisono Serena e Michela, emozionatissime.
Prima di tornare nello spogliatoio, ci affolliamo tutte davanti alla bacheca. Le nostre due nuove compagne si abbracciamo e saltano nel leggere il loro nome segnato come se avessero appena vinto un mondiale, ricordo perfettamente le emozioni indescrivibili delle primissime convocazioni nella nazionale e con loro le rivivo appieno.
Lascio con tutta calma la precedenza alle mie compagne, che si appropinquano per prendere visione delle convocazioni, leggendo nelle loro espressioni ora sollievo, ora delusione.
“Certo che mi sono segnata i punti – ribatte ancora Cris, riprendendo il discorso di prima – sono solo allenamenti ma è pur sempre una partita! Io punto a vincere sempre!”
Ridacchio nell’ascoltarla protestare, mentre ci avviciniamo ancor di più alla bacheca su cui sono affissi due fogli.
Scorro più e più volte con gli occhi l’elenco delle tredici convocate, ma non trovo traccia del mio nome.
 
  1. CAMILLA BIGONCIARI
  2. SERENA TIRINNANZI
  3. MICHELA BALDINI
  4. CRISTINA DELEDDA
  5. PAOLA FIAMMINGO
  6. GIULIA MANDELLI
  7. BARBARA CELLINI
  8. LUDOVICA SANGINETO
  9. CLARA OFELLI
  10. MARIKA RIZZUTI
  11. DORIANA CRISCI
  12. ELENA LAMBERTI
  13. CATERINA MORETTI
 
Non posso crederci, sono stata esclusa!
Rimango attonita, completamente senza parole, finché anche Cris al mio fianco non si accorge dell’assenza del mio nome sulla lista.
“Luci, ma il tuo nome qui non c’è – sussulta, al mio fianco, con sgomento – ma lo sapevi?”
“No, certo che no…” riesco a proferire a malapena.
Anche Serena ben presto nota la mia mancata convocazione alla Nation League.
“No, Luci, questo significa che non potrai venire con noi a Budapest?”
“A quanto pare…!”
Schivo senza volerlo la mano che Serena mi stava posando sulla spalla e lancio un’occhiata piena di rabbia all’indirizzo di Gregor, che non se ne accorge minimamente troppo preso com’è a discutere con Paolo.
Con la testa completamente assente, seguo in silenzio le mie compagne nello spogliatoio. Non riesco a credere che Gregor mi abbia tagliato fuori così, senza accennarmi nulla!  Sapeva quanto mi stessi preparando, che non vedevo l’ora di partire per Budapest e non ha proferito parola sulle sue intenzioni.
Mentre mi spoglio sento addosso lo sguardo preoccupato di Cristina, ma non ho voglia di parlarne, soprattutto non qui davanti alle nostre compagne, rischierei solo di buttare veleno.
 La mia migliore amica sa sempre tutto ancora prima che io apra bocca, sente delusione, la rabbia, la frustrazione e comprende.
Anche Serena a modo suo dimostra solidarietà.
“Luci, mi dispiace tanto! Avrei voluto che giocassimo insieme la mia prima Nation League!”
“Anche io, ma evidentemente il nostro coach la pensa diversamente”
Cerco inutilmente di nascondere il mio grosso disappunto e ricacciare indietro tutto il mio risentimento verso Gregor.
Fra le grandi escluse, Rossella cerca di tirare su di morale alle altre non convocate.
“Tanto non saremmo comunque scese in campo – dice convintissima delle sue parole – tanto vale approfittare di questo mese di vacanza in più e riposare!”
“Giusto!!”
Le parole piene di verità di Rossella hanno presa sulle mie compagne ma non riescono in alcun modo a far breccia su di me, troppo ferita dalla totale mancanza di rispetto di Gregor nei miei confronti.
Quando esco dal palazzetto entro in macchina senza proferire parola. Lui mi accoglie con il solito sorriso spensierato di ogni sera, al termine di una dura giornata di allenamento, il momento esatto in cui lasciamo in palestra la divisa di allenatore e pallavolista e torniamo a essere solo noi. Gregor e Lucia.
Ma io stasera non riesco a far finta che tutto vada bene e preferisco chiudermi nel mutismo perché non posso sopportare venti minuti chiusa in macchina a litigare.
“Eccoti finalmente!”
Mi allaccio la cintura di sicurezza, senza degnarlo di uno sguardo o una risposta.
“Come ti senti? Troppo stanca per andare fuori a cena?”
“…”
“Immagino di sì – sospira profondamente – torniamo a casa!”
Gregor si arrende al mio silenzio, immagina perfettamente cosa mi stia passando per la testa ma né io e né lui abbiamo energie per un’altra sfuriata. L’ennesima.
Tornati a casa lo precedo in ascensore, portando sulle spalle il borsone che stasera sembra pesare quanto una zavorra.
“Ti aiuto?” mi domanda.
Scuoto la testa ed evito accuratamente di incrociare i suoi occhi anche solo attraverso lo specchio dell’ascensore.
Appena entro in casa mi chiudo in bagno, metto la tuta in lavatrice e e faccio un’altra doccia perché voglio lavarmi di dosso tutto lo schifo che sento salire da dentro. Lascio cadere tutte le lacrime trattenute fino ad adesso e cerco di trovare un motivo valido – solo uno – perché Gregor non si sia confrontato con me, ma non lo trovo.
Non doveva portarmi a Budapest perché sono speciale, perché sono indispensabile o perché sono la sua donna. Semplicemente doveva parlarmene, accennare quanto meno l’eventualità di lasciarmi a casa perché alla Nation League ho sempre partecipato. Sempre, anche prima del suo dannatissimo arrivo!
Esco in accappatoio e pantofole, perché sconvolta com’ero ho dimenticato di portarmi intimo e pigiama.
“Luci…”
Trovo Gregor ad aspettarmi proprio davanti la porta, ma gli passo davanti evitandolo bellamente.
“So che sei arrabbiata…!” mi dice, seguendomi caparbiamente fino alla camera da letto.
“Non ti si può nascondere proprio niente!” replico con sarcasmo.
“Avanti, dove ho sbagliato adesso? – sbotta esasperato – perché per te a sbagliare è sempre il sottoscritto, giusto?”
La sua risposta è altrettanto pungente e sortisce l’effetto di infiammarmi ancora di più.
“Vorresti anche avere ragione? Mi umili e mi metti da parte continuamente, prima fuori e ora anche in campo – urlo quasi – io non ce la faccio più a continuare così!”
“Io ti…umilio? Ma cosa stai dicendo? – lo vedo camminare avanti e indietro per la stanza e passarsi una mano sul viso, prima di guardarmi fisso negli occhi – ascolta Lucia, è evidente che tu sia rimasta male perché non ti ho convocata ma ti ricordo che questa è una decisione mia in qualità di allenatore del tutto ponderata! Non posso fare preferenze, sai quali sono i nostri patti…!”
Mi stringo nell’accappatoio e cerco le parole giusto perché non mi fraintenda.
“Non mi ferisce di per sé il fatto che tu non abbia convocata, mi ferisce che pur di dimostrare al mondo la tua imparzialità non esiti a penalizzare me – metto subito in chiaro – sapevi quando ci tenessi a venire e hai fatto le tue scelte tenendomi del tutto all’oscuro, senza minimamente confrontarti o tenere conto di me”
“Ho deciso di lasciarti a casa perché ti riposassi, mi serve che tu al mondiale sia in piena forma e in grado di dare il massimo – mi spiega immediatamente – hai avuto un anno duro e in più adesso hai cominciato anche un altro lavoro, ti ricordo che sei una giocatrice professionista, il meglio di te devi riversarlo sul campo!”
Lungo i fianchi mi tremano i pugni dalla rabbia, non posso credere che adesso stia usando le mie scelte come arma, per difendere sé stesso e colpire me. Adesso la colpa sarebbe mia?
“Non posso credere che tu stia dicendo sul serio, Greg!” porto le mani sulla tempia e quasi non riconosco più l’uomo di cui mi sono innamorata.
“Lucia, non sto dicendo che la colpa sia tua o del tuo lavoro! Non fraintendere le mie parole! Io sono il tuo coach e so cos’è meglio per te!” prova a dirmi facendo il giro del letto, nel tentativo di colmare quanto meno la nostra distanza fisica.
Io però non ce la faccio e d’istinto mi volto dall’altra parte.
Gregor lascia scorrere le braccia attorno e mi stringe a sé, lasciando un bacio tra i miei capelli biondi legati in una coda, ma rimango glaciale e immobile.
Sento che a forza di piegarmi qualcosa dentro di me si sta rompendo, e tutto wdavanti alla sua completa indifferenza.
Fa male.
 
 
Ciao!^^
Ben ritrovati, come procede l’estate? Io me la stavo giusto godendo, ma dopo 2 anni di assoluta resistenza (con le unghie e con i denti) mi sono dovuta arrendere al Covid. Per fortuna sono quasi asintomatica ma mi ha rovinato la vacanza a Ischia! Ho quindi approfittato per portare a termine quest’altro capitolo già in cantiere da un po’.
Qui siamo giunti quasi al punto di non ritorno, Lucia sente che dentro di lei qualcosa è cambiato e stenta a riconoscere Gregor. Mi piace molto giocare con i punti di vista dei personaggi, perché sono estremamente molto soggettivi. A tal proposito vi anticipo che probabilmente i prossimi capitoli compariranno e si alterneranno anche i POV di Paolo e Cristina, sia per esigenze della trama ma anche per dar finalmente voca agli altri due principali personaggi. Mi sembra giusto!
Già nel prequel avrei voluto inserire un capitolo dedicato ai due (durante la gita a Kyoto, in cui si sono chiariti e dichiarati a vicenda, magari lo inserirò come “speciale” proprio sul finale…vediamo).
Nel frattempo vi auguro buone vacanze!
Un abbraccio,
Japan Lover
 

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Capitolo 7
*** Direzione Budapest ***


DIREZIONE BUDAPEST
 
 
LUCIA
 
Mi destreggio nel traffico dell’autostrada che porta a Malpensa, prestando attenzione alle macchine e ai mezzi pesanti che mi sfrecciano accanto.
Quando guido il suv di Gregor mi sento sempre molto impacciata, quindi evito di prenderlo salvo in caso di reale necessità. Come in occasione di questa mattina, per esempio, che mi ritrovo ad accompagnare Greg in aeroporto pronto a partire per Budapest insieme alla mia squadra.
“Puoi rallentare, siamo ancora in largo anticipo!” mi rassicura, dando un’occhiata al rolex.
Certo che siamo in anticipo! Ansioso com’è, Gregor ha messo la sveglia alle quattro del mattino per trovarsi al gate solo alle sette.
Poteva tranquillamente prendere un taxi, invece ha preferito che lo accompagnassi io probabilmente per il gusto di vederlo lasciare Milano senza di me. No, non sono ancora arrabbiata per la sua pur discutibile scelta di escludermi dalla Nation League, ma mi brucia dover rimanere da sola qui in città e poter guardare le mie compagne da lontano solo attraverso uno schermo televisivo invece di accompagnarle e sostenerle a ogni incontro.
Ancora l’aeroporto di Malpensa è semi deserto, mi infilo in uno dei parcheggi a strisce blu e scendiamo dalla macchina. Cerco il parchimetro più vicino nel frattempo che Greg recupera dal bagagliaio la sua grossa valigia per le grandi trasferte.
“Grazie per il passaggio!” mi sussurra, mentre lascio il biglietto dalla validità di un’ora in bella mostra sul cruscotto.
“Figurati!”
Incrocio le braccia al petto orgogliosissima tenendo gli occhi fissi a terra, ma lui per tutta risposta mi stringe tra le braccia e mi lascia un bacio sulla fronte.
“Che dici, mi accompagni?”
“D’accordo!”
Evito di focalizzarmi sul fatto che me lo stia chiedendo soltanto perché sa che ancora non c’è traccia di fotografi e giornalisti, e cerco di apprezzare il gesto carino. Stringo la mano che mi sta tendendo e lo accompagno fino a dove le norme aeroportuali ce lo consentono, ovvero davanti alla trafila che conduce al gate.
Gregor abbandona il trolley e mette giù il borsone che porta sulle spalle, per poi puntare i suoi occhi grigissimi nei miei.
“In bocca al lupo, coach!”
Incurva le labbra in uno dei suoi rari e meravigliosi sorrisi, consapevole che è arrivato il triste momento dei saluti.
I suoi lunghi ricci disordinati sono come sempre bellissimi, mentre i suoi occhi non smettono di osservarmi nemmeno un momento, facendomi credere davvero di essere la persona più importante per lui.
 Ma allora perché se un attimo prima mi rende felice, facendomi toccare il cielo con un dito, e quello dopo ancora mi sfila il tappeto da sotto i piedi, gettandomi rovinosamente a terra?
“Mi mancherai tanto…” sussurra.
“Una soluzione c’era, se mi avessi convocato non avresti sentito la mia mancanza...”
Greg alza gli occhi al cielo, so perfettamente che non vorrebbe più sentire storie.
“Lucia…”
“Ok, d’accordo! La smetto!”
Mi arrendo così, se non altro per non lasciarlo partire con il cuore pesante, dopotutto non sta andando a divertirsi ma sta partendo per un incarico decisamente importante.
Nei giorni scorsi abbiamo discusso a più riprese e non sono mancate frecciatine pungenti da parte mia, esattamente come avrebbe fatto la Lucia di un tempo, quella caparbia che lo odiava e lo osteggiava con tutte le sue forze. Peccato che adesso i ruoli si siano invertiti e che è lui a ostacolare la mia vita in tutti i modi che gli riesce possibile!
Mio malgrado mi sono dovuta arrendere e accettare la sua decisione, l’ennesima ingiusta nei miei confronti e del tutto incurante dei miei sentimenti.
Gregor sospira e mi abbraccia talmente forte da mozzarmi il fiato, tanto che sento anch’io in cuor mio di fare altrettante. Posso litigare con lui tutte le volte che voglio e non rivolgergli la parola per giorni interi, ma so che mi mancherà.
Quando cerca di sciogliere il suo abbraccio sono io che lo tengo stretto ancora più, come a volerlo trattenere. È la prima volta che parte per una missione senza di me, mi fa uno strano effetto.
“Ehy! Tornerò presto!” sorride divertito, solleticandomi il collo con la barba cortissima.
“Lo so!” stavolta non reggo e scoppio in lacrime per la frustrazione, ma soprattutto perché so che mi mancherà tantissimo.
È così ingiusto, Greg! Tu sei ingiusto!
“Ti prometto che quando tornerò andremo in vacanze dove vorrai tu – mi assicura – sei vuoi rimanere da tua madre nelle Marche rimarremo a Porto Sant’Elpidio, se vuoi andare alle Maldive andiamo alle Maldive…”
“Voglio andare in Sardegna…” sorrido asciugandomi le lacrime con le nocche e trattenendo i singhiozzi.
“Allora è deciso, quest’anno andremo in Sardegna! – mi promette – adesso devo andare…!”
Gregor mi dà un lungo bacio prima di caricarsi di nuovo il borsone sulle spalle, recuperare il trolley e imboccare la piccola fila che si sta andando a creare per il controllo dei documenti.
Lo osservo con gli occhi ancora lucidi finché non sparisce del tutto dalla mia vista.
Dopo le sfuriate di questi giorni pensavo che sarebbe stata una liberazione una volta mollato in aeroporto, invece all’uscita mi accompagna un opprimente magone, una sensazione di malessere che davvero non mi aspettavo.
Le porte automatiche si aprono e si chiudono al mio passaggio, mentre l’aeroporto comincia a rianimarsi e a riempirsi di gente.
Proprio quando sto per raggiungere la macchina vedo un taxi fermarsi davanti all’ingresso da cui scendono Paolo e Cristina.
“Luci!!” la mia amica mi avvista subito e si sbraccia per attirare la mia attenzione, mentre il tassista tira fuori dal bagagliaio tutte le loro valige.
In un batter d’occhio li raggiungo sentendomi a disagio per i miei occhi lucidi, come se un po’ me ne vergognassi.
“Ciao, ragazzi!”
Paolo paga il tassista e mi rivolge il suo solito sorriso spensierato.
“Luci!! Il capo si è già imbarcato? – ridacchia – ci avrei scommesso!”
“Certe abitudini non cambiano mai!” sospiro.
“Ma hai pianto? Ti sei commossa – sussulta lui, un po’ sardonico e un po’ intenerito – che dolce!!”
Divento rossa come un peperone e mi copro il viso, non riuscendo a nascondere la verità.
“Non merita le mie lacrime, nemmeno un po’!”
Cris mi abbraccia, perfettamente consapevole dei miei sentimenti del tutto contrastanti.
“Vedrai che le cose miglioreranno!” mi sussurra senza staccarsi dal mio collo.
“Ma sì…”
In fondo si tratta solo di una divergenza di punti di vista sul lavoro.
“Ammetto che anche io sono rimasto perplesso quando ho saputo che ti aveva lasciato fuori…” soggiunge Paolo, che fin dall’inizio si è dichiarato estraneo ai fatti.
“Tu lo difendi sempre!”
“Non questa volta – solleva le mani al cielo – stavolta non solo non ho partecipato alle convocazioni, ma gli ho anche detto che non condividevo questa sua scelta! Doveva portarti, se non altro come riserva! Lui ha voluto lasciarti a casa paradossalmente pensando di farti un favore, per farti riposare un po’ di più in vista dei mondiali…”
Sento nuovamente montare la rabbia ma cerco di contenermi quanto più possibile.
“La prossima volta che pensa di farmi un favore magari prima mi consultasse!”
Cris e Paolo, che ultimamente hanno assistito a diverse nostre sfuriata, si scambiano un’occhiata preoccupata. A smorzare i toni intervengono le nostre compagne di squadra, tutte con trolley alla mano, cariche e pronte a partire alla volta dell’ennesima avventura della nostra nazionale.
“Paolo, sei la nostra guida! Facci strada!” ridacchia Cami.
“Con me non avete niente da temere ragazze, siete in una botte di ferro!” si pavoneggia lui, con il petto gonfio di orgoglio.
“Fu così che sbagliammo gate e invece arrivare a Budapest ci ritrovammo ad Abu Dabi!” lo punzecchia Cris, come suo solito, scatenando una risata generale.
“La fiducia che hai nel tuo futuro marito è commovente!” sbotta lui, risentito.
Lei lo abbraccia e unisce le sue labbra a quelle del suo ragazzo, in bacio appassionato.
Camilla immortala con il cellulare la prima effusione in pubblico dopo la proposta di matrimonio.
“Questa non la posto su IG, ma la vendo direttamente ai fotografi!” ridacchia la nostra amica.
Cris scoppia a ridere e le strappa letteralmente il telefono dalle mani per vederla.
“Dopo mandamela…” sospira, con un sorriso imbarazzatissimo.
“D’accordo ragazze, adesso basta, è arrivato il momento di andare – le rimbecca subito Paolo, cercando di darsi il giusto tono da allenatore – Luci con te invece ci terremo costantemente aggiornati!”
“Vi seguirò da casa, ragazze!”
Abbraccio il mio secondo allenatore e tutte le mie compagne a una a una.
“Ci mancherai Luci! – mi saluta Serena – cercherò in tutti i modi di farti onore!”
“Ne sono sicura…”
Sento di dover incoraggiare soprattutto la mia compagna alla sua prima esperienza, che fra l’altro ricoprirà da sola il ruolo di punta in attacco. Lo stesso ruolo che in squadra ricopro ormai come titolare da anni, riuscendo perfettamente a disputare interi macht e gestendo lo stress senza accusare eccessivamente la stanchezza.
Saluto tutti con il cuore piccino, leggendo nei loro occhi la felicità di partire e la tristezza nel vedermi rimanere a Milano. Anche se mi è stata preclusa la possibilità di accompagnarle in queste gara, le seguirò da lontano e tiferò per ciascuna di loro con tutta me stessa.
 
GREGOR
 Il volo verso Budapest è stato breve ma intenso, reso movimentato da qualche lieve turbolenza e dal solito baccano delle ragazze.
Adesso la mia attenzione è completamente focalizzata sulla Nation League e sulle prossime competizioni che la squadra dovrà affrontare, a partire dagli Europei fissati questo autunno alle Olimpiadi che ricorreranno il prossimo anno. È alla qualificazione di quest’ultime che mi preme puntare, attraverso un buon piazzamento nella Nation League, senza tuttavia disdegnare il podio che ci farebbe guadagnare un introito davvero niente male, che si aggira intorno al milione.
Le ragazze con il loro entusiasmo mi fanno ben sperare, arriviamo in hotel che sono ancora fresche e chiassose dopo una mezza giornata di viaggio. L’albergo non è davvero niente male, la Federazione dopo gli ultimi successi non ha badato a spese, si tratta di un Cinque Stelle Luxury situato in pieno centro con tanto di spa. A Lucia sarebbe piaciuto un sacco, mi dispiace molto che abbia preso così male la mia decisione ben ponderata, ma so che capirà.
Lucia deve imparare che le scelte di un allenatore sono scelte puramente tecniche, non sono sindacabili, né tanto meno negoziabili, soprattutto se l’allenatore in questione è il suo fidanzato.
Non mi aspettavo che il nostro saluto in aeroporto sarebbe stato così doloro, ma quella testa calda con i suoi soliti capricci è riuscita a rovinare anche quel momento di assoluta tenerezza.
Sistemati i miei bagagli nella mia comodissima e lussuosa stanza singola, inizio a fare il giro di ronda tra le camere delle ragazze in compagnia di Paolo per sincerarmi che tutto sia a posto.
Benché sappia che sono contrario a ogni tipo di distrazione, il mio amico si è preso la libertà di prendere l’alloggio insieme a Cristina, ma sorvolo dal momento che i due sono prossimi alle nozze.
Spero solo che non ne facciano parola con Lucia, potrebbe risentirsi visto che mi sono sempre rifiutato di prendere la stanza assieme nelle varie trasferte. Durante le gare pretendo da tutti la massima concentrazione e non ammetto alcun tipo di distrazione, sia di giorno che di notte.
“Sono carichissimo per questa nuova avventura! – ridacchia Paolo, al mio fianco – non vedo l’ora che le ragazze scendano in campo!”
“Lo vedo!”
“Andiamo, Greg…cosa ti prende? Ti vedo così uggioso…”
Paolo mi fa notare che il mio umore non è dei migliori nonostante il periodo del tutto favorevole del nostro volley.
“Non saprei, sono un po’ demoralizzato per tutte le discussioni che ultimamente sto avendo con Lucia – sospiro scrollando le spalle, mentre ci incamminiamo per il lungo e spazioso corridoio – so che alla fine si tratta di sciocchezze, ma speravo che ormai avesse chiaro che in campo sono io che prendo le decisioni”
Di sottecchi noto Paolo mordersi le labbra, chiaro segno che vorrebbe pronunciarsi ma non se la sente.
“Avanti – lo esorto – dì pure la tua!”
“Greg, capisco che l’ultima parola debba avercela tu – mi fa notare con cautela – ma sai come sono fatte le donne, vorrebbero più voce in capitolo…più dialogo… capisco che lei ci sia rimasta male!”
Ecco, ci mancava solo che Paolo si schierasse con Lucia!
Busso alla stanza 314, quella che ospiterà Michela e Serena nelle prossime settimane.
“Avanti!” è la voce di Michela che giunge allegra dall’interno.
Apro la porta e vedo le due ragazze sorridenti e divertite che sistemano la roba nei rispettivi armadi.
“Scusate il disturbo, ragazze – le apostrofo con assoluta gentilezza – volevamo solo controllare che tutto fosse in ordine!”
“Nessun disturbo coach!” Serena mi sorride, stringendo al petto la divisa che stava ripiegando con cura.
Non posso fare a meno di ricambiare il suo contagiosissimo sorriso e attendo che Paolo finisca di controllare se il condizionatore funzioni correttamente.
“Sembra tutto a posto! – assicura il mio amico e collega – se vi serve qualcosa io e il coach Startseva siamo a completa disposizione!”
“Grazie, coach!”
“Gentilissimi!”
Usciamo dalla camera davvero colpiti dall’entusiasmo di queste giovanissime atlete.
“Gregor Startseva colpisce ancora!” sospira il mio amico, facendo spallucce.
“Cosa intendi?”
“Pff…!”
“Davvero, non capisco!”
“Non mi è chiaro se si tratta più di Michela, Serena o entrambe – bofonchia il mio amico – ma una delle due ha sicuramente una cotta per te!”
Sinceramente non mi è sembrato.
“Ma smettila – sospiro – tu ormai vedi miei ammiratrici ovunque”
“Fidati..! So riconoscere una donna infatuata quando la vedo”
“Sono poco più che delle ragazzine, santo cielo!” alzo gli occhi al cielo prima di bussare alla prossima stanza, più precisamente quella di Camilla e Paola.
“E che significa? Anzi, a maggior ragione hanno gli ormoni a mille!”
Scuoto la testa scoraggiato e busso alla porta.
Paolo non cambierà mai deve sempre vedere malizia in ogni situazione e soprattutto mie spasimanti ovunque.

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Ciao^^
Come procede la vostra estate? Spero vi stiate rilassando! 
Come previsto il sequel procede, nonostante il timore iniziale la storia sta predendo foma esattamente come l'avevo immaginata. Lucia è rimasta a casa a si è dovuta piegare ancora una volta alle decisione di Gregor, minando ancora una volta il loro equilibrio già precario! Vedremo presto dove porterà tutto questo..!
Un abbraccio grande, sia ai vecchi che ai nuovi lettori!
Japan Lover <3

 
 

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Capitolo 8
*** Nonostante tutto ***


NONOSTANTE TUTTO

 
 
GREGOR
La prima settimana di Nation League si è conclusa alla grande. Le ragazze si sono aggiudicate il primo posto nel girone, liquidando la Spagna, la Bielorussia e l’Estonia in soli tre set.
 Baldini e Tirinnanzi hanno rotto il ghiaccio e si sono dimostrate all’altezza della sfida, in qualche modo mi hanno confermati portarle a Budapest come titolari non è stata una mossa azzardata.
Le due non si sono tirate indietro nelle situazioni difficili, ma, al contrario, hanno aiutato la squadra a superare i momenti di down e l’hanno condotta verso tre vittorie nette. Ancora è troppo presto per fare pronostici, mi limito a preparare ogni singolo incontro e a fare le mie valutazioni in previsione della seconda fase ormai assicurata.
Qui a Budapest le mie giornate di lavoro si susseguono lunghe e frenetiche, alternando passo dopo passi il lavoro gomito a gomito con Paolo a quello con l’intera squadra. Quindi arrivo a sera che sono sfinito, figuriamoci se sono riuscito in sette giorni a trovare il tempo per fare una passeggiata per le vie del centro della capitale ungherese. Budapest è una città piena di fascino, Lucia sarebbe rimasta incantata dal suo stile gotico e dalla magia delle rive del Danubio. Mi piacerebbe visitarla insieme a lei un giorno, magari in un tranquillo e rilassante viaggio di solo piacere. Senza pensieri, senza lavoro, senza incombenze varie. Solo io e lei.
“Greg, noi stiamo scendendo a cena! Ti aspettiamo?” mi domanda Paolo dall’altro capo del telefono.
“Cominciate a scendere – lo rassicuro – telefono Lucia e vi raggiungo immediatamente!”
A dire la verità sono ancora in accappatoio e sono già le 20, per fortuna qui in Ungheria non c’è il fuso orario rispetto all’Italia altrimenti sentire Lucia sarebbe stato ancora più difficile.
Mi infilo un pantalone pulito e una camicia chiara in tutta fretta, mi getto di peso sul letto e compongo il suo numero sul cellulare.
“Hey, coach!”
La voce di Lucia arriva tranquilla, e questo mi rassicura molto. Mi sento un po’ in colpa per non essere stato molto presente negli ultimi giorni, ma qui il tempo sembra non bastare mai.
“Hey – ricambio il saluto con dolcezza – come stai?”
“Sto bene, e tu? Come sta andando?”
“Anche io sto bene – rispondo, passandomi un mano sul volto stanco ma soddisfatto – sono felice che dopo tutto questo tu voglia andare in Sardegna, perché al mio ritorno avrò bisogno di assoluto riposo!”
La sento sorridere e posso immaginare l’incurvatura delle sue labbra, in mezzo a quelle tenere fossette.
“Ancora un po’ di pazienza…” mi incoraggia, come suo solito.
“Cos’hai fatto oggi di bello?”
“Stamattina sono stata in ufficio e pomeriggio sono andata alla piscina comunale con Rossella, probabilmente domani sera vedremo la partita insieme. Siete pronti?”
“Ce la metteremo tutta anche questa volta!” è una promessa.
Domani sera scenderemo in campo contro la Finlandia e tenteremo di difendere il primo posto nel girone. Sono contento che Lucia si stia riposando e si stia godendo già l’estate, questo è ciò che mi premeva di più. A settembre deve arrivarci carica, perché cominceremo con la preparazione della gara più importante e attesa dell’anno.
“Serena sembra se la stia cavando piuttosto bene!” commenta con tono vago, ma so che non è con la Baldini che ha del risentimento. Ce l’ha con me.
“Si sta facendo valere e, quel che più conta, sta facendo esperienza!”
“Giusto…!”
“Mi manchi tanto…!” lo sento e glielo dico, anche se so che al momento non riceverò una risposta altrettanto rassicurante.
“Vorrei essere lì con voi – sospira – anzi, vorrei essere lì con te, magari nel tuo letto per poter fare l’amore ogni volta che ci va”
Stavolta mi scappa una risata divertita, sapevo che Cristina avrebbe fatto la spia.
“Paolo e Cristina si sposeranno fra meno un anno – mi giustifico, riferendomi ai nostri due più cari amici – questa volta non me la sono sentita di sindacare sul fatto che prendessero la stanza insieme!”
“Ecco perché non mi hai portata, per evitare che mi arrabbiassi ulteriormente nel caso ti fosse saltato in mente di fare due pesi e due misure anche su questo!”
“Non dire sciocchezze! – stavolta sono serio – spero che tu stia scherzando!”
Non sento arrivare una risposta dall’altra parte, quindi cerco di cambiare discorso incanalando la conversazione verso un altro argomento decisamente più piacevole.
“Olbia e Costa Smeralda…?”
“Aggiudicato!” stavolta dal tono di voce sembrsa felice.
“Prenota tu, ti lascio carta bianca – so quanto lei ami organizzare viaggi – non vedo l’ora di partire!”
“D’accordo – risponde rimanendo per un attimo in silenzio – adesso devi andare?”
“Purtroppo sì! Ci sentiamo domani – le prometto – buonanotte, ti amo!”
“Ti amo anche io, buonanotte!”
Riaggancio con un senso di pesantezza sul cuore, doverla salutare ogni volta così velocemente è una pena, ma sono in clamoroso ritardo per la cena.
Mi precipito di sotto dove le ragazze e lo staff hanno già cominciato a cenare. Davanti al mio posto vuoto campeggia un piatto di gulash ancora fumante, accanto a quello di Paolo ormai già a metà.
“Coach!!”
“Coach, la stavamo aspettando!!”
Le mie atlete mi accolgono con il solito caloroso entusiasmo, mentre mi affretto a prendere posto accanto a Paolo.
“Come sta Lucia?” mi domanda il mio amico.
“Bene, direi – gli rispondo, sollevando a mezz’aria il cucchiaio di gulash– si sta rilassando e sta organizzando le vacanze di agosto”
“Dove ve ne andrete di bello coach?” chiede Serena con curiosità.
“A quanto pare quest’anno abbiamo scelto la Sardegna”
“Che cosa romantica!!” sussulta con sguardo ammaliato.
Sorrido a quella genuina reazione. È comprensibile che agli occhi di queste giovanissime ragazze il rapporto tra me e Lucia possa suscitare un po’ di curiosità, per via delle posizioni che occupiamo la nostra storia ha inevitabilmente acceso l’interesse di molti curiosi. L’allenatore e la capitana della nazionale. Sono contento però che grazie della nostra riservatezza il polverone mediatico iniziale si sia notevolmente sopito, lasciando, com’è giusto che sia, spazio solo ai risultati conquistati sul campo.
 
 
LUCIA
 
Roma Fiumicino – Olbia Costa Smeralda, dal 17 al 23 agosto, andata e ritorno per 2 persone, costo di partenza 437 €.
 
Questa soluzione non è affatto male considerando che siamo già a luglio, inoltre nel prezzo è compreso anche un baglio grande in stiva.
Il nostro programma sarebbe quello di trascorrere una settimana da mia madre nelle Marche e una settimana in Sardegna, prima di rientrare a Milano per la preparazione degli Europei. Dopo qualche esitazione, con un click decido di confermare l’acquisto.
 Poi vado dritta in camera a prepararmi per andare da Rossella per guardare la partita. Mi infilo una canotta bianca su un paio di pantaloncini di jeans e lego i capelli con un elastico color azzurro, come segno scaramantico di buon auspicio.
Per raggiungere la casa della mia amica devo per forza prendere l’auto di Gregor, dal momento che abita dall’altra parte della città e arrivarci con la metro è parecchio complicato negli orari notturni.
Prima di uscire di casa, però, recupero dal frigo un paio di birre da portare a casa di Rossella e mando comunque un messaggio a Greg, anche se so che non lo leggerà in tempo.
 
Tu:
In bocca al lupo, coach,
so che ce la farete anche
questa volta!
Ti amo <3
 
Come sempre, spegne il telefono quando è troppo impegnato. Sotto il mio messaggio compare un’unica spunta, a conferma dell’invio con successo ma anche della mancata ricezione del messaggio.
Sto sentendo molto più Cristina e le mie compagne che non lui, che mi tengono aggiornata un po’ su tutto.
L’altro giorno, per pura curiosità, ho spulciato sul registro delle chiamate e ho notato che la telefonata più lunga con Greg è durata appena 7 minuti e quella più breve 1 minuto e mezzo. Tutte rigorosamente intorno all’orario di cena, come se dovesse assolvere a qualche “dovere coniugale”.
Stasera però voglio lasciare ogni pensiero a casa, voglio solo rilassarmi e godermi la partita in compagnia di Rossella.
Quando arrivo a destinazione, la mia compagna mi accoglie con un grande abbraccio. Le sono grata per aver rinunciato a una serata con il suo nuovo ragazzo per guardare la partita insieme a me.
“Benvenuta!” lei mi accoglie in canotta bianca e pantaloncini neri.
Abita al quinto piano di una palazzina in zona Famagosta e il caldo si percepisce particolarmente.
“Grazie – le sorrido, porgendole la busta con cinque birre doppio malto – e grazie per avermi invitata!”
“Figurati! Non dovevi portare niente, in frigo ci stanno già tante birrw…e il coach mi ammazza se non la pianto!” ridacchia, mentre mi fa strada verso il soggiorno.
La casa di Rossella è proprio come lei: spartana ma bellissima.
La tv in soggiorno è già accesa su Rai Sport, dove già stanno trasmettendo il prepartita.
“Ho ordinato le pizze, ti ho preso la solita bianca con salame! Spero di non aver sbagliato!”
“Bianca con salame va benissimo!” ammicco prendendo posto sul grande sofà di pelle, di fronte al televisore.
Rossella si rannicchia dall’altra parte del divano e abbassa il volume, in modo da poter chiacchierare senza essere disturbate.
“Oggi sei riuscita a sentire le ragazze? – mi domanda la mia amica – sul gruppo whatsapp tutto tace, Startseva deve aver sequestrato i cellulari!”
Mi lascio andare a una risata divertita, questa possibilità mi sembra più che plausibile. Gregor tiene molto alla preparazione e alla concentrazione prepartita, e su questo non me la sento di biasimarlo, quindi non mi sembra impossibile che abbia bandito cellulari e social fino a nuovo ordine.
“Sono riuscita a sentire solo Cris – le confido, specchiandomi nei suoi occhioni azzurri – ci siamo scambiate qualche breve messaggio stamattina, probabilmente un attimo prima che Greg sequestrasse i telefoni. Mi ha detto che procede tutto bene, che la squadra sembra essersi assestata. Insomma, va tutto a gonfie vele anche senza di noi!”
Rossella cerca di studiare la mia espressione un po’ corrucciata, sa che ci sono rimasta male per essere stata tagliata fuori.
“Ti dirò la verità, Luci, sono contenta di non essere stata convocata, mi serviva un po’ di riposo – mi confessa, interrotta solo dal suono del citofono – sono arrivate le pizze, torno subito!”
Rimasta sola, appollaiata sul divano, rimugino sulle parole della mia amica. Forse non ha tutti i torti, forse Gregor ha davvero agito per il mio bene e quello della squadra, forse sono io a vedere tutto nero ultimamente.
Sento in sottofondo i commenti dei giornalisti sportivi che, come ogni volta, si spendono tanto in quelle parole piene di speranze e aspettative che Gregor mal tollera. Da atleta posso capire il suo astio, il grande clamore che sollevano contribuisce a mettere pressione in una gara già di per sé tesissima, e questo non ci vuole.
Rossella torna in salotto con due scatolini della pizza, sbircia dentro quello di sopra e me lo passa.
“Arrivo subito, vado a prendere da bere!”
Apro distrattamente lo scatolone, mentre la tv comincia a trasmettere le prime immagini in diretta dal Budapest Sport Arena. Le inquadrature mostrano uno stadio pieno di tifosi, le nostre compagne e le nostre avversarie sul ciglio del campo impegnate nella fase di riscaldamento. Poi appare anche lo staff tecnico, ecco Gregor e Paolo concentratissimi, probabilmente intenti a discutere degli ultimi dettagli.
“Appena in tempo! Stanno per cominciare!” avviso la mia amica, che sta per tornare con le birre e una bottiglia di coca cola.
Rossella prende di nuovo posto, alza velocemente il volume e mi passa una birra già stappata, prima di brindare. C’è più gusto a berla direttamente dalla bottiglia.
“Per stasera facciamo le ragazzacce, alla faccia dei nostri coach! – sorride sorniona – ma da domani di nuovo a dieta, lo giuro!”
Rido fingendomi vagamanete compiaciuta.
“Forse hai ragione, ci serviva staccare un po’!” ammetto.
“Se fossimo andate a Budapest, col cavolo che avremmo potuto goderci la partita comodamente sedute sul divano con birra, pizza e coca cola. E nel secondo tempo tiro fuori anche patatine e pop corn!”
“E’ il modo migliore di vendicarci!” commento, facendo spallucce.
“Ecco l’inno!” sussulta Rossella, alzando ancora di più il volume.
Parte l’inno di Mameli, con le nostre compagne disposte l’una accanto all’altra che intonano il canto nel momento più solenne della partita.
La telecamera le inquadra una per una. Cris con gli occhi sempre chiusi, Giuly con lo sguardo rivolto al cielo, Paolo con gli occhi fissi davanti a sé e Gregor, bellissimo come sempre, a chiudere la fila con la mano sul cuore.
Anche io e Rossella ci uniamo al coro, dal divano di casa. È pur sempre la nostra squadra, la nostra nazionale, la maglia che ci impegniamo sempre a difendere e a onorare. Tutto questo va al di là degli screzi…e dei miei problemi con Gregor!
Dopo l’inno nazionale finlandese inizia il match. A battere subito dopo il fischio d’inizio è la biondissima Helka Korhonen, opposto e capitano della formazione bianco-celeste.
La partita sembra cominciare in nostro favore, partiamo con un 5-1 che costringe l’allenatore finlandese a fermare il gioco per il primo time-out. Le telecamere internazionali mostrano subito il tecnico scandinavo intento a dare indicazioni e istruzioni alle proprie giocatrici, ma successivamente viene inquadrata anche la nostra panchina, decisamente più rilassata, con Paolo e Greg che chiacchierano con le nostre compagne senza perdere mai di vista l’obiettivo.
Gregor presta principalmente attenzione alle nuove leve, Serena e Michela. Da grande allenatore quale è, guida e segue le loro azioni passo dopo passo, fornisce loro suggerimenti e indicazioni molto chiare e precise. C’è poco da fare, Gregor è uno dei più grandi allenatori al mondo, il migliore con cui io abbia avuto modo di lavorare fino ad adesso. D’altronde lui vive per il suo lavoro…!
Finito anche il secondo set in nostro favore, Rossella va davvero a prendere le patatine e i pop corn.
“Noo!” ridacchio, raccogliendomi il viso fra le mani.
Quanto stiamo mangiando questa sera, questo sì che farebbe infuriare il nostro coach.
“Comunque le nuove se la stanno cavando, certo siamo ancora nella prima fase… - commenta la mia amica, sgranocchiando le chips - ma possiamo dire che per la poca esperienza che hanno si stanno difendendo bene”
“Sì, è proprio quello che voleva Greg – sospiro – a ogni costo a quanto pare!”
“L’hai presa parecchio malino, non dovresti” ridacchia Rossella.
“Non è questo…” m’interrompo appena in tempo, mentre le parole fuoriescono dalla mia bocca senza la mia volontà e tradiscono tutto ciò che mi porto dentro da tempo.
La mia amica rimane in silenzio, rivolgendomi un’occhiata al contempo stupita e dispiaciuta. So che agli allenamenti io e Gregor possiamo sembrare la coppia perfetta, ma solo Cris è a conoscenza del periodo delicato che stiamo attraversamento.
Non va tutto bene…!
“Non sei obbligata a parlarne, se non ti va!” mi assicura, discreta come sempre, offrendomi delle altre patatine.
Scuoto la testa, stasera volevo starmene tranquilla ma a quanto pare i cattivi pensieri mi hanno raggiunta anche qui.
“Non è successo niente di particolare – proferisco, cercando di tirare fuori ciò che ho dentro – è che alle volte sento di non contare abbastare per lui, viene sempre prima il suo lavoro e i suoi amati principi!”
Rossella annuisce, arricciando le labbra con fare pensoso.
“Lo so che messa così può sembrare una sciocchezza ed io una grande egoista…”
“Se ti senti trascurata non è una mai sciocchezza” sentenzia lei, passandomi un’altra birra che stavolta accetto volentieri.
Trascurata…!
Ripenso alle volte in cui mi sono sentita messa da parte, in cui ciò che desideravo è passato in secondo piano per non alimentare voci o pettegolezzi.
“Alle volte mi chiedo se alla fine la vera egoista non sia proprio io!” sussurro, nel frangente esatto in cui alla tv appare Greg.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                
“Non credo che sia questione di egoismo, piuttosto una questione di punti di vista diverso. È normale quando si sta insieme da tanto tempo!”
Forse Rossella ha ragione, in fin dei conti non ho dubbi sull’amore di Greg. Sempre attento, gentile, sempre premuroso…quando non c’è di mezzo il suo ‘alto’ senso del dovere.
“Probabilmente hai ragione!”
“E poi conosciamo molto bene Startseva, sempre intransigente – ridacchia – ma resta il fatto che insieme siete bellissimi e formate una coppia affiatata e invidiata da tutti!”
Aggrotto le sopracciglia con una certa perplessità.
Cris e Paolo sono per davvero una coppia invidiabile.     Sempre uniti, sempre felice, sempre sulla stessa lunghezza d’onda.
Mando giù un lungo sorso di birra e ripenso a tutte quelle volte che mi sono sentita messa da parte, a tutte le volte in cui ho dovuto accantonare ciò che desideravo per il timore di poter alimentare voci e pettegolezzi. A tutte le volte in cui anche pubblicare una foto insieme a lui diventava motivo di accese discussioni.
Mi vergogno troppo anche solo ad ammetterlo, ma invidio tutte le libertà che si concedono Paolo e Cristiana…pubblicare una storia insieme di una vacanza in montagna o un week-end al mare, o semplicemente. Non perché sia importante esternare la propria felicità al mondo, ma per la sensazione che anche l’altro condivida il tuo entusiasmo con la stessa, identica intensità che provi tu…Greg alle volte sembra dimostrarmi l’esatto contrario.
“Andiamo, fammi un sorriso…e promettimi che perdonerai il nostro coach un po’ troppo stacanovista – mi incoraggia Cris, strizzandomi benevola l’occhio – non vale la pena litigare per il lavoro, i veri problemi di una coppia sono altri!”
Le sorrido grata per tutto il suo sostegno, in parte Rossella ha ragione.
Brindiamo ancora una volta quando vediamo sullo schermo le nostre compagne mettere a terra il punto della vittoria.
Rimango da lei a chiacchierare ancora un’oretta, prima di scendere alla macchina per far ritorno a casa. Alla fine non ho staccato completamente i pensieri come speravo, ma mi sono goduta una serata in compagnia.
Mi spoglio, mi lavo e mi infilo il pigiama. Guardo per l’ultima volta il cellulare e ancora nessun segnale di Gregò. Non una risposta, non una chiamata …sto per premere il pulsante per spegnerlo ed ecco che arriva un suo messaggio.
Il cuore mi balza in gola e le lacrime scendono sciocche a fiumi.
 
Greg:
Grazie per il tifo,
come hai potuto vedere
la tua energia positiva
ci ha raggiunti.
Ti amo anche io,
dormi bene!
Greg
 
Digito più e più volte un accenno di risposta, ma non mi esce nulla di adeguato. Basterebbe una semplice anche una semplice ‘buonanotte’, ma non riesco.
Mi addormento con la testa sul cuscino e il cellulare tra le mani, abbandonandomi a un sonno senza sogni.
Nonostante tutto...lo amo ancora tanto.
 
****************************
Ciao, perdonate il mostruoso ritardo…ma tra il lavoro e l’ispirazione che per lunghi tratti mi ha abbandonata questo capitolo è rimasto fermo per parecchio.
A tratti è dannatamente semplice dare voce ai complicati pensieri di Lucia, altre volte mi sembra la cosa più difficile del mondo.
Dal prossimo capitolo avremo per la prima volta un POV diverso, e la situazione prenderà una piega un po’ diversa.
Intanto auguro con anticipo buon ponte dell’Immacolata! Spero di tornare presto per fare in tempo a darvi gli auguri di Natale^^
Japan Lover

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Capitolo 9
*** La mia priorità sei tu ***


LA MIA PRIORITÁ SEI TU

 
CRISTINA
 
Lucia:
State ancora cenando?
 
Tu:
No, abbiamo finito da un po’,
adesso siamo al pianobar a festeggiare
 
Lucia:
La fine della prima fase?
 
Tu:
Siiii, per la felicità di Gregor!!
 
Lucia:
Immagino xD Mi raccomando,
digli di non esagerare
 
Tu:
AHAHAHAH
Ma se è da più di un’ora al primo Campari?!
 
Lucia:
Non si sa mai, magari quando
io non ci sono può sorprendere
 
Tu:
No, quando non ci sei tu ti assicuro che
è il solito Gregor Startseva.
 
“Dai, metti via quel telefono!” brontola Paolo, tentando di sfilarmi il telefono delle mani.
Mi ritraggo, allontanando il cellulare dalle sue grinfie, e gli rivolgo una linguaccia.
Intorno a noi, le mie compagne chiacchierano tra loro e ridono in compagnia del povero Gregor, che finge di non annoiarsi con le nostre chiacchiere e i nostri pettegolezzi da ragazze.
“Ancora un momento – prometto – è Lucia!”
“Come sta? Le facciamo una videochiamata?”
Amo il suo entusiasmo e davvero medito di avviare una videochiamata di gruppo, per fare una sorpresa a Lucia.
“Forse però c’è troppo casino qui…” sospiro.
Intorno a noi si sente molta confusione, tra la musica di sottofondo e il chiacchiericcio dei clienti che affollano il pianobar.
“Giusto!” mugugna il mio futuro marito guardandosi attorno.
 
Tu:
Scusa ma adesso devo salutarti,
MI RACCOMANDO.
Rilassati e riposati,
non voglio più sentirti così giù,
andrà tutto bene!
 
Spengo il cellulare e lo ripongo nella borsetta. Paolo ha ragione, stasera mi sto particolarmente isolando dal resto del gruppo, ma Lucia sta passando un periodo particolarmente difficile con Gregor e ha bisogno di me.
“Coach, un altro Campari?”
“Dai, andiamo a ballare!!”
“No, ragazze, io passo!” ringrazia lui, sollevando le mani a mo’ di resa.
Le ragazze, soprattutto le nuove, cercano ingenuamente di coinvolgere Gregor. Questo mi fa sorridere parecchio perché mi riporta indietro a due anni fa, quando cercavamo in tutti i modi di prendere le misure a un nuovo allenatore che sembrava molto giovane ma, allo stesso tempo, troppo autoritario. Non capiscono ancora che Greg, in mezzo a noi, si sente come un pesce fuor d’acqua.
“No, ragazze…voi andate pure!” declina anche Paolo, al mio fianco.
“Vieni anche tu, Cris…?” mi domanda Giulia.
“Sì, arrivo subito…!” prometto, mentre tutte si catapultano nella modesta pista in mezzo alla sala.
In realtà non ne avrei molta voglia, ma non mi va di fare la figura dell’asociale, soprattutto ora che manca anche Lucia.
Le ragazze danno uno scossone alla sala e attirano l’attenzione di tutti gli ospiti, che iniziano ad incitarle con applausi e fischi di apprezzamento.
Urlo e applaudo anche io, strizzando l’occhio a quelle bellissime pupe che sono le mie amiche.
“Le solite esibizioniste...!” mormora Gregor, fintamente contrariato, mentre un accenno di sorriso tradisce il suo affetto.
So che non è duro come vuole far sembrare, imparando a conoscerlo ho scoperto che dietro l’apparenza da “allenatore siberiano” si nasconde un uomo leale e sincero, pieno di sentimenti veri e autentici verso le persone a lui care. E Lucia lo sa, si è innamorata di lui per questo. Vorrei solo che se ne ricordasse più spesso.
“A quelle esibizioniste vuoi un gran bene!” lo provoco.
A differenza delle mie compagne posso permettermi il lusso di stuzzicarlo, ovviamente quando siamo tra di noi.
Lui sorride affabilmente, ma non ribatte. Al tavolo siamo rimasti solo noi tre a goderci l’ultimo giorno di riposo prima dell’inizio della seconda fase che partirà già domani, con un incontro contro la Turchia.
“Il nostro Gregor ha un cuoricino tenero, tenero” lo punzecchia Paolo, disegnando un cuore immaginario con le dita.
“Non tenero quanto il tuo” replica Gregor, sentendosi punzecchiato.
“Gné gné!” arrossisce Paolo, sflilando la mano intorno alle mie spalle come se improvvisamente fossero diventate roventi.
Allora ne approfitto per ricordagli la sua bella.
“Hai sentito Lucia? Come sta?”
“Bene – replica con una certa naturalezza, prima di recuperare dalla tasca il cellulare – accidenti, prima dalla fretta mi sono dimenticato di risponderle!”
Sapevo già che avrebbe trovato il telefono scarico. Vedendo che da questo pomeriggio non gli arrivavano più i messaggi, Lucia ha scritto a me per chiedere che fine avessimo fatto.
“Stasera non sono riuscito a sentirla – sospira imbarazzato, passandosi una mano sul volto stanco – queste preparazioni non mi lasciano tregua!”
“Tranquillo, Lucia lo sa” gli sussurra Paolo, cercando di confortare il suo amico.
Tiro una gomitata sotto il tavolo a quel cretino che è il mio futuro marito, il quale si lascia scappare un urlo di sorpresa e di dolore.
Gregor è sul punto di dire qualcosa quando due delle nostre amiche appaiono alle mie spalle e mi trascinano letteralmente verso la pista.
“Vieeeeeeni!” ridacchia Cami afferrandomi per il braccio destro, mentre Michela si occupa del sinistro.
“Ragazze, piano…!” rido, mentre vedo altre mie compagne cercare di recuperare dal tavolo anche Paolo e Gregor.
Credo che il pianista ungherese si stia riferendo di noi, parlando in inglese, visto che sento distintamente pronunciare “italian team”.
Ballo e mi diverto con le mie compagne, come se avessi di nuovo vent’anni, finché Paolo non mi attira a sé. Continuo a ballare, mentre lui tiene stretta per i fianchi, ma non smetto di guardarlo con la stessa severità di poco fa.
“Mia moglie è troppo sexy!”
Ruffiano!
“Mio marito invece fa il cretino!”
“Ed è anche molto violenta – rimarca, non credo abbia preso bene il mio scatto d’ira esasperato – è perché ho ballato con le tue amiche? Guarda che mi hanno tirato loro!”
“Ma va!!”
Figuriamoci se sono gelosa delle mie amiche, l’unica cosa che mi ha infastidita è come gli sia venuto in mente di consolare Gregor pur sapendo come stia soffrendo Lucia proprio perché sta venendo trascurata. Non capisce che minimizzando e confortando Greg per questo non fa il suo bene di nessuno.
Santo cielo, possibile che agli uomini bisogna spiegare proprio tutto?!
I suoi occhi straniti tradiscono tutta la sua ingenuità… .ma quanto è sexy con addosso quegli jeans e quella camicia sgualcita e con quel sorriso genuino sul viso?
Le sue mani corrono lungo la mia vita, accompagnandomi in una danza ipnotica e sensuale. Cresce incredibilmente la voglia di sentire ancora di più le sue mani sul mio corpo, di assaporare la sua bocca, di stringerlo così forte da sembrare un tutt’uno…e lo stesso desiderio riesco a leggerlo anche nei suoi occhi.
 Passiamo dal tavolo per salutare Gregor e avvisarlo che ce ne stiamo andando, verso un posto decisamente più discreto e appartato. Camera nostra.
“Greg, noi ci ritiriamo – lo saluta Paolo, cercando di non sembrare troppo sbrigativo – tu rimani ancora?”
“No, fra un momento vado a dormire anch’io!” sospira Greg, indicando rassegato il secondo bicchiere di Campari che gli avranno ordinato sicuramente le mie compagne.
Anche io mi soffermo a salutare quantomeno Michela, Camilla e Barbara, rimaste sedute al tavolo a tenere compagnia a Gregor.
“Buonanotte, ragazze!”
“Buonanotte, fortunella!” ridacchia Cami, facendomi avvampare ancor più di quanto non lo sia già.
“Ma che dici!” sorrido, lasciandomi letteralmente trascinare via da lui…
Paolo non aspetta di arrivare fino in stanza, in ascensore mi circonda da dietro le spalle. Devo reclinare il collo per godere dei suoi baci roventi e passionali, che ogni volta mi portano all’estasi.
Una volta dentro, al riparo dal mondo esterno, mi abbassa la zip e mi sfila abilmente il vestito, che scivola a terra, mentre io gli sgancio con urgenza la cintura dei pantaloni.
“Sei un cretino…” sospiro, tra un assalto e l’altro della sua lingua nella mia bocca.
“E tu l’amore della mia vita”
Ogni volta che lo provoco mi disarma così, facendo puntualmente breccia nel mio cuore.  
Mi prende di peso e mi getta letteralmente di peso sul letto. Sussulto e in un attimo è sopra di me con tutto il suo peso.
Colpita e affondata Cris!
Lo circondo con le mie braccia e spingo ancora di più il mio bacino contro il suo. Impaziente.
Ci rotoliamo nel letto, ormai intriso dei nostri odori, abbandonandoci al piacere di un’altra notte di pura passione.
Le nostre gambe sono ancora attorcigliate quando, insieme, assaporiamo la pace e la quiete dopo la tempesta.
Mi bacia teneramente sulla testa e io ricambio, baciandogli la mano che mi tiene stretta al suo petto.
“Streghetta…!” sospira.
“Ancora con quella storia..?” ridacchio.
“Cos’ho fatto di sbagliato?”
Oltra a non capire, non si dà nemmeno pace!
“Hai detto a Gregor che Lucia sa che è molto impegnato!”
“E quindi…?”
“Ecco cos’hai sbagliato, non dovevi farlo! – sospiro, come se stessi spiegando l’ABC a un bambino - hanno già abbastanza problemi, senza che tu lo conforti, illudendolo che quello che stia facendo vada bene!”
“E’ mio amico!”
“Anche Lucia è tua amica” replico, stizzita.
“Non sapevo che lei ne soffrisse così tanto” si scusa baciandomi dietro l’orecchio.
Fingo di ignorare il brivido che mi ha provocato il contatto con le sue labbra.
“Stanno solo passando un periodo di crisi! Passerà!” sussurra, mentre i suoi assalti sul mio collo diventano sempre più insistenti.
“E se succedesse anche a noi un giorno?”
“Non succederà, perché io ricorderò sempre qual è la mia priorità – mi rassicura – Tu!”
Cerco le sue labbra e mi abbandono nel suo abbraccio senza fine.
Mi innamoro di lui a ogni battuta, a ogni frase sconclusionata, a ogni promessa, a ogni bacio. Mi innamoro quando è ironico e quando è serio, quando è triste, arrabbiato o felice. Mi innamoro di lui ogni giorno, in ogni momento. Mio marito.

GREGOR
Quelle pesti!
Non solo hanno cercato di trascinarmi sulla pista da ballo, ma hanno anche dato spettacolo e attirato l’attenzione di tutti i clienti dell’albergo. Cosa penserebbe la Federazione se si diffondesse qualche video con tutti questi social? A questo loro non ci pensano, ma io sì!
Ed io che ogni giorno mi raccomando di tenere un profilo basso, sia nelle interviste che sui social. Esibizioniste!
Domani comincia la seconda fase, molto più impegnativa, non era il caso di trascorrere la sera prima al bar a bere, ma mi hanno supplicato. D’altronde sono delle ragazze giovanissime e so che non posso privarle di ogni libertà, ma cercare di tenerle sotto controllo sì!
Paolo e Cristina si sono defilati, lasciando a me l’arduo compito di spedirle a letto. Do un’occhiata all’orologio e sono quasi le 23:00, comincia a farsi tardi, inoltre comincio ad essere parecchio stanco.
“Coach, da quanti anni è in Italia?”
“Ci sarà nato!!”
“Ma no, è stato adottato!” Camilla, visibilmente imbarazzata, cerca di rispondere alle curiosità delle sue compagne più giovani.
“Ragazze, comincia ad essere ora di andare a letto!” sospiro, mandando giù l’ultimo sorso di Campari, che mi hanno ordinato senza consultarmi.
“Ancora 10 minuti, coach!” supplica Michela.
“Coach – ridacchia Barbara, che spunta inavvertitamente alle mie spalle – un ballo insieme a noi e poi tutti a nanna, promesso!”
“Niente ballo!” ribatto categorico, cercando di togliermi dal collo le sue braccia.
Il suo alito puzza di alcool e io inizio seriamente a innervosirmi. Le palpebre cominciano a farsi pesanti e loro davvero troppo insistenti e indisciplinate.
“Coach, chiamo le altre…” sussulta Camilla, accortasi che stia cominciando a scaldarmi.
Afferra per un braccio Barbara e la trascina via, allontanandola dal mio campo visivo.  Non so davvero se sia più per la stanchezza, il nervoso o i due Campari, ma comincia vorticarmi seriamente la testa. Mi passo una mano sul volto stanco ed esasperato, non dovevo concedere loro così tanto, non in un momento così critico della gara.
Quindi rimango seduto ad assistere passivamente alle chiacchiere e al loro continuo andirivieni dalla pista al tavolo. Abbiamo trascorso una piacevole serata ed è bello ritrovarsi come gruppo fuori dal campo e dallo spogliatoio, ma rimango pur sempre il loro allenatore e il mio compito è quello di supervisionare.
“Coach, ci scusi se stasera abbiamo esagerato!” sospira Rossella.
Rossella?
Non è possibile… Rossella non dovrebbe essere qui, deve essere un’allucinazione...  Cosa mi sta succedendo??
Cerco di alzarmi ma barcollo. Due mani mi sorreggono e mi aiutano a tenermi in piedi e a ritrovare un qualche equilibrio.
“Ragazze… cosa sta succedendo? Aiutatemi…”
Mi vergogna profondamente nel ritrovarmi a dover chiedere aiuto a delle ragazzine...proprio alle mie atlete…ma non vedo più niente…non capisco più niente…
I miei occhi hanno difficoltà a mettere a fuoco la strada che con difficoltà sto percorrendo.
“Non si preoccupi, coach!!”
“Va tutto bene!!”
“È in buone mani!”
“Avresti dovuto scegliere me!!”
“Perché non lo hai fatto?”
Le voci di Lucia, Rossella, Camilla e di mia madre mi vorticano in testa, senza un senso logico.  Mi sento uno spettatore impotente davanti allo scorrere frenetico di scene surreali sulle quali non ho il minimo potere.
Sembra passata un’eternità quando mi ritrovo in camera mia, nel mio letto.
Appena chiudo gli occhi mi avvolge l’oscurità e cado un sonno profondo che sa finalmente di pace.
*******************************************************
 
Ciao! Come promesso ecco finalmente un capitolo con il POV   di Cristina e prevedo a breve uno contenente quello di Paolo. Come suggerisce il titolo questo capitolo è dedicato a loro due, anche abbiamo comunque un assaggio di quello che potrà succedere a Gregor e Lucia nel prossimo futuro.
Cosa ve ne pare? Intanto vi auguro, con un po’ di ritardo, un buon 2023!!
Un abbraccio,
Japan Lover <3

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Capitolo 10
*** Lasciarti andare, ripartire da me ***


LASCIARTI ANDARE, RIPARTIRE DA ME
GREGOR
 
La suoneria insistente del cellulare mi riporta alla coscienza.
Dilaniato da un mal di testa indescrivibile e avvolto in un bagno di sudore, allungo una mano che va alla ricerca del telefono abbandonato stanotte da qualche parte.
“Greg, che fine hai fatto?”
Quando finalmente riesco a rispondere, la voce di Paolo mi giunge parecchio preoccupata. Deve essere tardi, parecchio tardi.
“Hey, amico tutto bene? Ti stiamo aspettando da mezz’ora”
“Sì…tutto bene!” rispondo, con voce malferma.
Nel mettermi seduto, un capogiro mi fa salire il rigurgito di qualcosa che deve essermi rimasto sullo stomaco.
Eppure a tavola non ho esagerato. Due soli Campari non mi hanno mai fatto questo effetto.
Mi porto una mano sulla tempia che pulsa incredibilmente, mentre con l’altra mi stropiccio gli occhi ancora impastati dal sonno.
“Sto bene – ribadisco, non voglio far preoccupare il mio amico – mi vesto e vi raggiungo!”
“D’accordo, penso io alle ragazze, noi cominciamo ad andare, tu raggiungici al Palaspost – mi tranquillizza – sicuro di stare bene?”
“Sì, tranquillo!” taglio corto. Non è il momento di mandare in paranoia Paolo.
Una smorfia di dolore accompagna ogni mio movimento. Nel tirarmi su dal letto, nel fare la doccia, nel vestirmi il bruciore di stomaco il mal di testa non mi abbandonano un solo istante.
Nel ripercorrere gli ultimi eventi, mi rendo conto di aver un vuoto tra il momento in cui ho salutato Paolo ieri sera e quello in cui mi sono messo a letto, come se avessi preso la sbornia peggiore della mia vita.
Non ho idea di cosa sia successo, ma non è il momento di pensarci. La partita di stasera è troppo importante, e la giornata di oggi sarà completamente dedicata alla preparazione mentale e atletica.
Nell’uscire dalla stanza provo a telefonare Lucia, che però non risponde.
Che io ricordi stamattina non dovrebbe essere di turno a lavoro. Riprovo ancora una volta, ma stavolta la chiamata viene rifiutata solo soli due squilli.
Cosa le prende, adesso?
 
Tu:
Buongiorno, stiamo per iniziare la fase di il ritiro.
Come sai, oggi partita molto importante.
Ci sentiamo stasera al mio ritorno.
Le spunte si tingono immediatamente di blu, ma non arriva nessuna risposta da parte di Lucia. 
Tu:
Amore, tutto bene?
 
Accidenti! Sicuramente si sarà arrabbiata perché ieri non sono riuscito a risponderle, ma adesso non ho tempo di spiegarle, di cercare di farle capire che ieri ho fatto tutto di corsa e che il telefono era arrivato a sera completamente scarico.
Lucia dovrà aspettare, capirà…!
Quindi mi catapulto di sotto ed esco senza passare dall’area ristorante per la colazione. La sola idea di mettere qualcosa sotto i denti mi fa salire ancora di più la nausea.
Salgo sul primo taxi posteggiato davanti l’hotel e raggiungo la squadra, che in questo momento si starà già preparando.
Percorro a grandi falcate il corridoio finché non vedo Paolo e Cristina discutere animatamente fuori dallo spogliatoio. Paolo mi guarda con apprensione, lei invece come se mi vedesse per la prima volta. Devo sembrare piuttosto provato…oppure è successo qualcosa.
“Greg!” la voce di Paolo è quasi un sussurro.
Cristina alza gli occhi al cielo e poi li inchioda nei miei.
“Gregor, ti è dato di volta il cervello? Cosa hai combinato?” il suo tono è duro.
“A cosa ti riferisci?”
Tralascio completamente il fatto che una mia atleta mi stia rivolgendo in un modo così insubordinato, neanche fossi un ragazzino.
Cristina prende il telefono dalla tasca e mi mostra delle immagini che mi fanno letteralmente crollare la terra sotto i piedi.
Si tratta di una serie di foto finite sulla copertina di una rivista scandalistica, la risoluzione è pessima ma non c’è dubbio, il soggetto inquadrato sono proprio io…
Le strappo il cellulare dalle mani, mentre sento il cuore balzarmi in pieno petto.
La serie di scatti mi immortala su quella che deve essere la soglia della mia camera d’albergo, mentre una ragazza dalla foltissima capigliatura rossa mi sta letteralmente addosso. In quest’altra invece sembra chiaramente mi stia baciando. Mi sta baciando.
STARTSEVA HOT.
AMORE AL CAPOLINEA PER LA COPPIA D’ORO DEL VOLLEY ITALIANO?
L’AVVENENTE ALLENATORE BACIA UNA MISTERIOSA RAGAZZA. CAPPARELLI E’ ORMAI UN LONTANO RICORDO?

Così impazzano i titoloni di queste maledette riviste da quattro soldi.
Ma cosa diavolo è successo questa notte? Più mi sforzo di ricordare e più il dolore alla testa si fa lancinante.
Un dolore alla bocca dello stomaco mi toglie il respiro al pensiero che presto Lucia si ritroverà davanti tutto questo.
Provo nuovamente a telefonarle, ma stavolta il telefono risulta spento.
Il nodo allo stomaco stringe ancora di più..
“Non ho idea di cosa sia successo! – dico in tutta sincerità a Cristina, fissandola negli occhi – non ricordo niente di ieri sera, l’ultima cosa che riesco a visualizzare con chiarezza è quando voi due siete andati via…poi sono rimasto a bere un ultimo bicchiere, ma niente! Non ricordo un accidenti di quello che è successo dopo e di come sia arrivato in camera!”
“Con chi, Gregor? Con chi hai bevuto l’ultimo drink?” mi incalza Cristina, con impazienza.
Mi porto una mano sulla fronte e poi me la passo sugli occhi, sforzandomi con tutto me stesso di riafferrare e bloccare qualche frammento di ricordo.
“Con le ragazze…non c’era nessun altro, non ricordo nessun altro… e non ricordo minimamente questa tizia!” dico restituendole il telefono che mostra ancora la foto di me avvinghiato a quella rossa.
Lei mi guarda con occhi intensi e severi, ma sembra persuadersi dalla mia sincerità.
“Vedi…? Sapevo che Greg non avrebbe mai fatto niente di sconveniente” interviene timidamente il mio amico, di contro alla sua fidanzata furiosa.
“Lo chiami niente di sconveniente questo?” ribatte lei, mostrandogli ancora una volta quelle stramaledettissime foto.
“Ho bisogno di parlare con lei! – dico premendomi due dite sulle tempie doloranti – Cristina, aiutami!”
Lei alza un sopracciglio e poi compone il numero di Lucia sul suo telefono, prima di attaccarlo a un orecchio.
“Non suona…prova a mandarle un messaggio, prima o poi lo leggerà! Stamattina l’ho sentita, mi ha mandato lei questo post, ed era a dir poco fuori di sé.”
Un senso di vertigine mi assale, scavando una voragine che parte dal petto e scende giù fino ad arrivare allo stomaco. Non posso rimanere così…
“Arrivo subito!” intimo a Paolo, poggiandogli una mano sulla spalla.
“Tranquillo amico, comincio io!” mi rassicura.
Esco dal palazzetto con il telefono incollato all’orecchio.
La persona che sta chiamando non è al momento raggiungibile, la preghiamo di provare più tardi. Grazie!
Comincio ad odiare seriamente la vocina della segreteria telefonica, che si attacca ogni volta che tento di mettermi in contatto con lei.
Mi chiedo se a quest’ora può essere in ufficio, non mi interessa rischiare di metterla in imbarazzo chiamandola sul posto di lavoro. Ho bisogno di parlare con lei, non possiamo rimanere così. Non può pensare veramente che sia successo qualcosa con quella sconosciuta.
Buongiorno! Milan Volley, risponde l’Ufficio pubbliche relazioni, come posso aiutarla?
“Buongiorno, posso parlare con Lucia Capparelli?”
Attenda, provo a passarle l’ufficio!
“La ringrazio molto”
Rimango in attesa del collegamento, in compagnia della musica che accompagna la segreteria telefonica. Aspetto con il cuore pieno di speranza una risposta che però non arriva.
Mi dispiace, se non ha risposto significa che la signorina Capparelli non è ancora arrivata. Vuole lasciare un messaggio? Chi parla?
“Sono Gregor Startseva – dico con il cuore in gola – la prego, appena arriva le dica di chiamarmi immediatamente. È una questione urgente!”
Signor Startseva, certo! Non l’avevo riconosciuta. Riferirò al più presto il suo messaggio!
Chiudo la chiamata e alzo gli occhi al cielo. Lucia sembra aver fatto sparire volutamente le sue tracce, lasciandomi in questo modo proprio in un momento così critico. Fa male essere costretto qui, senza aver modo di sentirla, quando l’unica cosa che vorrei è stringerla.
Lo so che non dovrei, ma non mi lascia altra scelta. Anche se non è professionale che per faccende private metta in mezzo una mia atleta, non ho altra scelta che telefonare Rossella. Lucia potrebbe essere andata da lei.
Pronto coach!
“Ciao Rossella, mi dispiace disturbarti adesso che sei in ferie – sussurro, cercando di camuffare la disperazione della mia voce – per caso Lucia è lì con te?”
No, non la vedo dall’altra sera quando abbiamo visto la partita insieme. Tutto bene, coach?
“Sì, ehm – sospiro deluso – quando la senti potresti dirle di telefonarmi? Non riesco a contattarla. Grazie, scusa ancora per il disturbo”
Riattacco e sprofondo nuovamente nel panico.
È evidente, chiaro come il sole, Lucia non vuole sentirmi. La conosco, so bene cosa starà pensando, e non deve! Non le fa bene, non ci fa bene..!
Un nodo alla gola mi impedisce di respirare come dovrei, ma Paolo viene a chiamarmi…
“Greg, scusa se ti interrompo amico – mi apostrofa con estrema delicatezza – ma abbiamo bisogno di te!”
“Arrivo subito!” prometto.
Mando un ultimo messaggio a Lucia, prima di farmi riassorbire dal lavoro.
Tu:
Amore, scrivimi, chiamami
So cosa hai visto, ma non è
come pensi! Non so cosa sia
successo, credo di esser stato
drogato… perché non ricordo
assolutamente niente di quello
che è accaduto ieri sera.
Ti prego, chiamami, lascio il telefono accesso
Chiamami in qualsiasi momento,
ma ti prego, fatti sentire.
Ti amo
 
LUCIA
 
Quando leggo quel messaggio mi sale ancor di più la rabbia.
Chiamami in qualsiasi momento, dice. Solo adesso che sa di averla combinata grossa…? Non funziona così!
“Forse dovresti richiamarlo… Al telefono sembrava stravolto!” mi suggerisce Rossella, seduta sul letto, mentre svuoto velocemente l’armadio.
Una delle due enormi valige, che campeggiano sul pavimento ai piedi del letto, è già piena..
“Non se ne parla, con me ha chiuso!” rispondo inamovibile, come mai nella mia vita.
La mia amica sta provando da stamattina in tutti i modi a calmarmi, a trovare per forza una spiegazione. Anche dove una spiegazione non c’è.
“Non è da Gregor fare una cosa del genere, prova almeno a sentire il suo punto di vista!”
Getto con rabbia l’ultima camicetta e mi chino per chiudere il primo bagaglio con un giro di zip. Qui, di mio, non deve rimanere più niente!
“Roxi, non ce la faccio più! – l’unica spiegazione che voglio sentire è questa ed arriva dal mio cuore – sono arrivata al limite, non voglio sentire più niente! Sono stanca di essere sempre messa all’ultimo posto, sono stanca di essere l’unica a dover rinunciare, sono stanca di tutte queste umiliazioni! Basta!”
Ripenso così a tutte quelle volte che ci siamo dovuti nascondere, a tutte le volte in cui mi sono dovuta mettere da parte, tutte le volta in cui mi sono sentita sola.
E Rossella non sa più a cosa appigliarsi per cercare di farmi tornare sui miei passi…!
“Grazie per il tuo aiuto – le sussurro, prima di scoppiare nuovamente a piangere – prometto che appena trovo una sistemazione ti libero l’appartamento!”
Si alza dal letto, come una molla, e corre ad abbracciarmi. Mi sento così appiccicaticcia di sudore dal troppo caldo, dalle troppe emozioni devastanti.
“Hai tutto il tempo…per trovare una nuova sistemazione, ma anche per riflettere – mi fa notare, prendendomi il viso tra le mani e puntandomi i suoi occhi di azzurro intenso nei miei – promettimelo!”
“Te lo prometto…” le rispondo soltanto.
Ancora una volta il telefono suona si illumina, ancora una volta sul display compare Greg. Premo il tasto rifiuta la chiamata e continuo la raccolta di tutta la mia roba. Non voglio più passare un’altra sola notte qui, non voglio più dormire nel suo letto. Voglio liberarmi da tutte questa negatività, da tutto questo dolore. A poco a poco, libero la casa da ogni traccia di me, i miei vestiti, i miei libri, le mie cose...
Devo lasciarlo andare, devo ripartire da me.
 

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