Intrighi e segreti

di mik11
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** LA SCOMPARSA ***
Capitolo 2: *** PRIMI INDIZI ***
Capitolo 3: *** LE BUGIE HANNO LE GAMBE CORTE ***



Capitolo 1
*** LA SCOMPARSA ***


CAPITOLO 1 - LA SCOMPARSA 

 

Era una classica giornata d’estate a Miriapoli, cittadina collocata nelle vicinanze di Pisa, in Toscana. Il sole caldo di fine agosto riscaldava la piccola città, posta sull’altura di un altopiano. Al centro del piccolo paese vi era un grande parco, dove ogni domenica i bambini, in compagnia dei propri genitori, andavano a divertirsi con gli altri bambini. In prossimità del parco, c’era la scuola elementare cittadina e accanto, invece, quella secondaria di secondo grado. Le strutture erano molto scadenti, la manutenzione di quegli edifici non veniva effettuata da parecchi anni e, con il passare del tempo, cominciarono ad essere ritenuti inagibili. Molte furono le proteste da parte dei cittadini di Miriapoli per poter salvaguardare la salute dei propri figli, ma il più delle volte non ricevettero alcun tipo di risposta. A qualche chilometro di distanza dal centro cittadino, vi era il mare, dove molte famiglie, soprattutto durante il periodo estivo, trascorrevano le giornate mentre i giovani restavano per tutta la notte a divertirsi e a bere. Nelle vicinanze della spiaggia vi era una palazzina di quattro piani e, al secondo piano, viveva la famiglia Esposito, composta da Madison, John e Sofia, la loro bambina. John, in realtà Giovanni, incontrò Madison alla fine degli anni Novanta in Inghilterra. I due si innamorarono a prima vista e, nell’arco di circa cinque anni, si sposarono e si trasferirono in Italia. Inizialmente la scelta di vivere in Italia non venne accettata da Madison, la quale preferiva rimanere in Inghilterra, ma, anche grazie l’influenza di sua madre e al clima più mite italiano, decise di trasferirsi nella terra nativa di Giovanni. La loro storia d’amore non fu tutta rose e fiori, infatti la loro stabilità coniugale durò fino a qualche anno dopo il duemila, per poi separarsi per un periodo di tempo molto lungo, circa un anno. Le motivazioni di tale allontanamento furono dovute a questioni economiche e familiare che costrinsero Madison di ritornare in Inghilterra dalla sua famiglia. Dopo aver trascorso un soggiorno molto breve in Inghilterra, ritornò nuovamente in Italia, dove rimase per qualche mese a Pisa, per poi ritornare a Miriapoli e riconciliarsi con Giovanni. Pochi mesi dal loro riavvicinamento, la coppia ebbe una bambina e la chiamarono Sofia. Le circostanze di tale parto furono alquanto misteriose per Giovanni, il quale riteneva che Sofia non fosse sua figlia. Ma, grazie alle analisi del sangue, risultò compatibile. La palazzina era situata accanto ad altre palazzine, tutte molto tetre e poco moderne. Infatti, anche in quegli stabili la manutenzione faceva molto a desiderare. Madison non amava lasciare sua figlia da sola in quelle strade, preferiva portarla o al parco oppure farla giocare con alcuni cuginetti a casa della nonna paterna. Giovanni era fuori per lavoro tutto il giorno, era un operaio edile, e, quindi, si occupava molto poco della piccola Sofia. Madison, dal suo canto, avrebbe tanto desiderato lavorare nel settore commerciale, ma in seguito alla nascita di Sofia dedicò poco per sé stessa. Era una donna alta, bionda e con gli occhi azzurri, amante delle collane e degli orecchini. Sofia le somigliava molto, mentre al padre non somigliava affatto.

Ma ritorniamo a quella calda domenica di fine agosto. Quella mattina Madison e Giovanni decisero di andare a messa in compagnia di un fratello di Giovanni, che aveva due bambini. Vista l’irrequietezza dei due bambini e anche quella di Sofia, decisero di affidarli alla nonna paterna, la signora Nunzia, che si sarebbe presa cura dei suoi nipoti con molto piacere. Nunzia si recò nell’abitazione di Madison e Giovanni. I bambini salutarono con poca tristezza i propri genitori e iniziarono a giocare con un pallone di stoffa. Nel frattempo, la nonna guardava la tv e cucinava il pranzo domenicale: quel giorno tutta la famiglia si sarebbe riunita per pranzare insieme. Da tempo nella famiglia Esposito non circolava buon sangue per via di questioni economiche legata all’eredità lasciata da parte di Antonio Esposito, padre di Giovanni e quel pranzo sarebbe stato il momento adatto per stabilire serenità. Nonna Nunzia non era molto d’accordo con il matrimonio di suo figlio con Madison. Quella ragazza, dai capelli biondi e con l’accento inglese, non le piaceva. Soprattutto per le dicerie che circolavano in paese, in cui si pensava che Sofia in realtà non fosse figlia di Giovanni, bensì di un altro uomo, un vecchio amico italiano di Madison con cui avrebbe avuto una relazione segreta. Madison cercò in tutti i modi di smentire quei pettegolezzi. Effettuò persino la comparazione del gruppo sanguigno tra padre e figlia per far tacere i paesani, ma fu del tutto inutile.

Mancava qualche ora prima dell’orario di pranzo. L’odore del sugo al ragù invase l’intero appartamento e i bambini tempestavano la loro nonna per avere un pezzo di pane intinto nel sugo. Nonna Nunzia, con molta pazienza, li accontentava giurando, ogni volta, che sarebbe stata l’ultima volta. Una delle bambine chiese alla nonna se potessero giocare fuori al portone principale del palazzo insieme ad altri bambini. La nonna disse che era troppo pericoloso per dei bambini piccoli come loro giocare all’aperto senza la visione di un adulto. I bimbi cominciarono a pregarla e le giurarono che sarebbero saliti subito. La donna non era molto convinta, tuttavia si lasciò convincere.

I tre, felici per il consenso della loro nonna, infilarono velocemente le scarpine e uscirono di casa in compagnia del loro pallone di stoffa. Nell’arco di pochi secondi, in casa regnò il silenzio. Nonna Nunzia si affacciò alla finestra per vederli giocare e sorrise la signora Claudia, una vicina di casa, che stendeva le lenzuola nel palazzo di fronte.

- Bella giornata, signora Nunzia - gridò Claudia mentre cercava l’ultima molletta per stendere un lungo lenzuolo bianco.

- Una giornata fantastica - rispose Nonna Nunzia, sorridendo nel vedere i suoi tre nipotini giocare allegramente.

- Cosa ha cucinato? - chiese Claudia.

- Un po’ di ragù, piace molto al mio Giovanni - rispose in compagnia di una risatina finale.

Claudia prima sorrise, poi disse "Va bene, me lo saluti. Io vado dentro. Spero che passiate una buona domenica"

Vista la pace in casa, accese un vecchio vinile collocato nel salone e inserì la traccia Maledetta Primavera di Loretta Goggi. Nella sua mente passarono diverse scene della sua gioventù con Antonio Esposito, suo marito defunto. La giovinezza della signora Nunzia fu parecchio travagliata. All’età di dodici anni fu costretta ad abbandonare la scuola e ad aiutare sua madre nella gestione della casa. Avrebbe tanto voluto studiare al ginnasio, le sarebbe piaciuto diventare una professoressa di italiano e latino ma le circostanze storiche e sociali del suo tempo non glielo permisero.

Quando la canzone terminò, spense il vinile e ritornò in cucina per accendere il forno e cuocere gli spiedini di pollo. Ma non sentiva più il fracasso dei bambini. Si sporse alla finestra ma non li vide. Un tremolio le percorse il corpo, il cuore cominciò a batterle forte, la sudorazione aumentò notevolmente e la bocca le si seccò. Spense il forno e cominciò a gridare a squarciagola i nomi dei tre bambini, ma senza ricevere alcuna risposta. Finalmente il campanello di casa squillò energicamente. Il cuore della povera Nunzia si tranquillizzò e rifletté tra sé e sé che i bambini erano solo entrati nella palazzina. Si avvicinò alla porta e lasciò entrare i nipoti, ma mancava qualcuno, mancava Sofia.

- E Sofia dove sta -  chiese allarmata la signora Nunzia ai nipoti

- Stavamo giocando insieme quando all’improvviso è scomparsa - disse uno dei due cuginetti.

- Cosa dite? È scomparsa? -  urlò quasi in lacrime la povera donna.

Si affrettò a scendere a passi lunghi le scale della palazzina e si ritrovò fuori al portone, dove pochi minuti prima i suoi nipoti stavano giocando. In quel preciso momento parcheggiò a qualche metro di distanza l’auto di Giovanni, con sua moglie, suo fratello e sua cognata all’interno. Tra una risata e l’altra uscirono dalla vettura, ignari di ciò che sarebbe successo dopo. Nunzia chiese ai passanti e ai compaesani se avessero visto Sofia, tutto il paese conosceva quella graziosa bambina dalle trecce castane lunghe fino al fondo schiena. Madison udì a distanza le urla della suocera, in cuor suo sapeva che qualcosa non andava e pensava proprio che si trattasse di sua figlia, della piccola Sofia. La coppia si cimentò al di fuori della palazzina, dove incontrarono i due nipoti piccoli, entrambi impauriti.

- Cosa è successo? -  chiese Giovanni al più grande dei due.

- Sofia…- cominciò a parlare per poi fermarsi.

Finalmente Nunzia ritornò dai nipoti e si imbatté con il figlio.

- Mamma cosa è successo? -

Balbettando, Nunzia raccontò tutto: che aveva permesso ai nipoti di uscire a giocare giù la palazzina con il loro pallone di stoffa, che sarebbero dovuti ritornare subito a casa, ma una volta ritornati, Sofia non c’era. Madison cadde in una disperazione assoluta al punto di svenire supina lungo la strada. Giovanni cerco di sorreggerla e, grazie all’aiuto di un passante, riuscirono a farla stendere e a sollevarle le gambe. Nel frattempo, Giovanni andò alla ricerca di Sofia, magari si era semplicemente allontanata ed era nei paraggi, magari era caduta e si era sbucciata il ginocchio e ora si trovava in qualche bottega o in qualche casa per essere medicata, magari era arrivata fino alla spiaggia per vedere il mare e per seguire i gabbiani. Ma ogni speranza sembrava vana, Sofia non si faceva viva. Madison si riprese dopo qualche minuto, era molto debole e pareva non ricordare ciò che era successo poco prima, o magari sperava che tutto ciò che stava accadendo fosse solo un brutto sogno. Giovanni tornò dopo ore di ricerca a mani vuote: di Sofia non c’erano tracce. Tutto il paese cominciò a cercarla ininterrottamente, con la speranza di trovare almeno qualche indizio. Ma il tempo passava e della dolce Sofia non si sapeva nulla. Il fratello di Giovanni ritenne opportuno avvertire la polizia, prima che fosse troppo tardi. Madison non si riprendeva, continuava ad avere continui cali di pressione. Voleva abbracciare la sua bambina, la sua Sofia, il suo angioletto, sua figlia. Nunzia cercava di calmarla, accusando sé stessa di essere una pessima nonna e che se Sofia era scomparsa, la colpa era soltanto la sua. Non avrebbe dovuto lasciarli andare a giocare fuori casa, ma invece l’aveva fatto. E adesso la piccola Sofia era sola, una bambina di appena tre anni, fragile e spaventata, persa in un mondo così grande e pericoloso. In un mondo ricco di intemperie e di minacce. Giovanni si recò in commissariato per denunciare la scomparsa di Sofia, e da questo momento cominciò la lunga ricerca della piccola Sofia.

Il commissario Mendica riprese coscienza lentamente dopo un lungo sonno dovuto ad un’indagine finita positivamente. Viveva nelle vicinanze di Miriapoli, in una villetta a due piani e un giardino molto spazioso. Aveva circa trent’anni, uomo single e affascinante, con un lieve accento americano, dovuto dalla discendenza paterna. Era molto invidiato in commissariato per la sua bravura nel risolvere i casi, anche quelli più ostici. Ciò era merito della sua astuzia e delle sue deduzioni logiche, soprattutto grazie alla lettura di molti libri gialli letti durante la sua adolescenza e al ruolo di suo padre, ex comandante di polizia in America, che, durante le vacanze estive, lo portava sulle scene del crimine e, insieme a lui, analizzava diversi casi. Erano da poco passate le dieci di sera quando il telefono squillò nell’oscurità. Aveva ancora gli occhi gonfi per il sonno e la giacca nera indossata il giorno precedente. Afferrò quasi arrabbiato il cellulare e rispose. Era il suo superiore che gli informava che nelle vicinanze della spiaggia era scomparsa una bambina di circa tre anni, alta qualche centimetro, con due trecce penzolanti e un grosso neo sulla guancia sinistra. Indossava un vestitino estivo giallo e dei sandali con delle perline bianche e celesti. Era con sua nonna e stava giocando con i suoi cuginetti, quando, di punto in bianco, la bambina sparì.

Il commissario Mendica ascoltò la descrizione del caso e disse che tra qualche minuto si sarebbe recato in centrale. Non aveva molta voglia di lavorare quel giorno, soprattutto dopo aver passato quasi tre mesi nella risoluzione di un caso di omicidio.

Prese le chiavi della macchina e si recò nella centrale di polizia, in cui erano presenti Giovanni, suo fratello, la signora Nunzia e i cuginetti con cui Sofia giocava. Vista l’ora molto tarda, avrebbe preferito interrogarli il giorno successivo, ma nel frattempo otto pattuglie della polizia cominciarono a cercare per tutta la città anche il più piccolo degli indizi mentre il sindaco decise di porre dei posti di blocchi all’ingresso della città per impedire che la bambina, o magari qualcuno che l’avesse rapita, potesse uscire.

Madison pareva non riprendersi. Inveì nei confronti della suocera ritenendola un irresponsabile per aver lasciato delle creature così piccole in mezzo ad una strada nonostante le diverse segnalazioni di rapimento di bambini nel quartiere. Infatti, negli ultimi anni ci furono svariati casi di rapimento di minori. Ciò dovuto anche ad una scarsa sicurezza pubblica e una mancata operatività delle forze dell'ordine. 

Il mattino seguente il commissario Mendica volle ascoltare Giovanni, la signora Nunzia e i cuginetti di Sofia. Il primo fu Giovanni, padre della piccola. Si presentò in commissariato molto turbato e stanco, dopo un’intensa notte alla ricerca di qualche indizio.

 Quel mattino il paese fu scosso dall’arrivo di un uomo molto misterioso a casa di Madison. L’uomo non era mai stato visto nei paraggi, ma sembrava appartenere ad una famiglia di alto rango. Parcheggiò la sua Fiat 500 vicino al portone d’ingresso della palazzina in cui viveva la povera mamma. Tutti sospettavano che quell’uomo potesse essere un amante della giovane donna inglese, conosciuto durante il periodo in cui si allontanò da suo marito. Tutti pettegolezzi oppure tutta verità?

Nel frattempo, in commissariato venne registrato l’interrogatorio di Giovanni.

- Interrogatorio Giovanni Esposito

 Miriapoli, 1/09/2007 ore 10:42

C: Signor Esposito, nell’orario della sparizione lei dove si trovava?

G: Quel giorno, cioè ieri, ero andato con mia moglie Madison, mio fratello e mia cognata nella Chiesa di paese. Siamo una famiglia molto cattolica e crediamo che la fede in Dio possa rafforzare il legame coniugale.

C: Rafforzare? Quindi vuol dire che prima erano rotti?

G: In ogni matrimonio si hanno dei momenti di alti e bassi, ma non credo che parlare della mia situazione coniugale sia d’aiuto per cercare mia figlia.

C: Si limiti a rispondere alle domande, ogni dettaglio è importante per la ricerca di vostra figlia. Circolano in paese alcune dicerie sul rapporto coniugale tra voi e vostra moglie. Molti sostengono che la piccola Sofia non sia sua figlia. Cosa ne pensa a riguardo?

G: Sono solo pettegolezzi, anni fa io e mia figlia abbiamo comparato il gruppo sanguigno ed era lo stesso. Io mi fido ciecamente di mia moglie e non credo agli schifosi pettegolezzi di un paese arretrato.

C: Lei ha fatto il test sanguigno con vostra figlia ma, da quanto ascolto, non è mai stato effettuato il test del DNA. Per giunta, non crede che ci possano essere delle anomalie?

G: Vi ripeto che il test del DNA non era necessario perché la piccola Sofia è mia figlia, avuta con mia moglie, e sottolineo mia moglie, tre anni fa.

C: La piccola Sofia è nata il 12 giugno 2004, mi conferma?

G: Si

C: Mi dice il periodo in cui lei e vostra moglie Madison vi siete allontanati?

G: Mah, sicuramente alla fine del 2003. Precisamente non ricordo, ma credo che il periodo fosse quello estivo, inizio agosto.

C: Quando siete tornati insieme?

G: Non capisco il senso di tutte queste domande! Volete trovare mia figlia, dannazione!

C: Le ho detto di limitarsi a rispondere alle domande che le vengono poste!

G: Tutto questo è una follia! Mia figlia è fuori da sola in chissà che posto e voi siete qui ad interrogarmi su questioni private altamente futili!

Giovanni si alzò dalla postazione e decise di interrompere l’interrogatorio. Uscì furioso dalla stanza e si portò con sé sua madre. La testimonianza più importante è senza dubbio quella dei due cuginetti che, quel giorno, erano gli unici presenti diretti della sparizione di Sofia. I due bambini non sapevano parlare molto bene, talvolta balbettavano, altre rimanevano in silenzio. Fu necessario l’intervento di uno specialista che riuscì a far fuoriuscire qualche dettaglio. Secondo i due bambini, uno di loro aveva lanciato energicamente il pallone dall’altra parte della strada, dietro una macchina rossa. La bambina si diresse lì per prenderlo per poi svanire nel nulla. Una spiegazione dei fatti povera di dettagli, visto che i due bambini erano, almeno per il momento, le uniche testimonianze dirette.

In paese si cominciò a mormorare dell’ospite misterioso in casa Esposito. L’uomo in questione era Pier Kilink, un ricco proprietario terriero di origini canadesi e vecchio amico di Madison. I due si conobbero al college in Inghilterra durante gli anni Ottanta ed ebbero una breve relazione d’amore. Pier poi si trasferì prima in Svizzera e poi a Pisa con la sua famiglia, composta da sua moglie Kate e dalle due figlie Anna e Arizona. Entrambe assomigliavano alla madre, avente tratti nordici. Anna era più grande di Arizona di cinque anni, ma sembravano quasi gemelle per la forte somiglianza. Madison quando vide il suo amico di adolescenza, il suo primo amore, cadde nelle sue braccia.

I pettegolezzi in paese crebbero notevolmente e tutti attribuivano la paternità della piccola Sofia proprio a quell’uomo, ma ovviamente erano solo dicerie.

La notizia della sparizione della piccola Sofia si diffuse in tutta Italia. In commissariato giunse una segnalazione molto importante di un uomo residente nel centro di Miriapoli, in prossimità della villa comunale. L’uomo affermò con convinzione di aver visto una bambina simile alla piccola Sofia da sola in città. Aveva un vestitino giallo, i cappelli raccolti in una lunga treccia e la carnagione olivastra. Sembrava spaventata e confusa. L’uomo comunicò anche che cercò di avvicinarsi alla bambina, ma quest’ultima lo respinse energicamente correndo via nella villa comunala. Magari era la piccola Sofia, smarrita e preoccupata di trovarsi in una realtà come quella. Mendica spedì due pattuglie della polizia presso la villa comunale per cercare quella bambina vista dall’uomo. Ma dopo diverse ricerche, la bambina non fu ritrovata.

Madison, una settimana dopo la sparizione di sua figlia, decise di uscire dalle sue quattro mura. Numerose trasmissioni televisive presero a cuore la scomparsa della piccola Sofia e ospitarono la giovane mamma ad una delle loro puntate. Madison non accettò alcun invito, ma comunque ringraziando le diverse testate giornalistiche e i diversi programmi televisivi del loro grande impegno. Secondo molte testate giornalistiche, la bambina era giunta da sola fino alla spiaggia per poi essere morta, ma in contrasto a questa visione c’era l’avvistamento in città da parte dell’uomo. Altri, invece, spostarono l’attenzione sulla famiglia e, in particolare, sul possibile collegamento parentale tra Pier e Sofia. I tratti fisici non erano molto simili, poiché Sofia somigliava molto a sua madre. Ma l’accento cadde sulle relazioni temporali: Sofia nacque il 12 giugno 2004 e, in paese, si sosteneva che Giovanni e Madison si allontanarono tra la fine di agosto e l’inizio del nuovo anno. Dunque, considerando che in media una gravidanza dura circa 9 mesi, in alcuni casi anche 7, e togliendo da giugno 2004 circa 9 mesi si ricade nel mese di settembre 2003, momento in cui la coppia era separata. È possibile che, attraverso questo ragionamento, si possa dimostrare che Sofia non è figlia di Giovanni? Tali erano solo ipotesi giornalistiche e televisive, senza alcuna conferma né scientifica né dei diretti interessati.

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Capitolo 2
*** PRIMI INDIZI ***


CAPITOLO 2 - PRIMI INDIZI 

Ogni individuo presente nel proprio DNA uno specifico codice che definisce la propria identità genetica. Questa caratteristica è alla base della metodologia utilizzata per determinare se due individui sono correlati geneticamente. Il test di paternità si basa sul principio che ogni individuo eredità il proprio patrimonio genetico dai genitori, il 50% dal padre ed il 50% dalla madre, e consiste nel confrontare le caratteristiche genetiche del figlio oggetto di indagine di paternità con quelle del presunto padre e della madre. La paternità viene esclusa nel caso in cui le caratteristiche genetiche del padre putativo discordino con quelle del figlio oggetto di indagine. La paternità viene, invece, attribuita qualora le caratteristiche genetiche del padre e del figlio concordino.

Giovanni non aveva mai voluto sottoporsi al test di paternità, o comunemente test del DNA, per verificare se effettivamente fosse oppure no il padre biologico di Sofia. Tuttavia, il suo gruppo sanguigno coincideva con quello della sua presunta figlia. L’arrivo misterioso di Pier, vecchio compagno di collage di Madison, scatenò in paese grandi dubbi a tal punto che il giudice che aveva in carico le indagini sottopose l’uomo al test del gruppo sanguigno che risultò compatibile con quello di Sofia. In realtà, quello di Sofia era un gruppo sanguigno molto diffuso, quindi poteva trattarsi di una semplice coincidenza. A livello globale il gruppo sanguigno più diffuso è lo 0 mentre a livello europeo è quello A. Sofia, Giovanni e Pier condividevano il gruppo sanguigno 0. La procura di Miriapoli, in conseguenza a questa compatibilità, sottopose Pier al test del DNA per poi compararlo con quello della bambina. Azione fortemente condannata da Giovanni, che, forse per timore, non voleva che tale procedura avvenisse. Probabilmente Giovanni, in fondo, sapeva che forse quella bambina non era sua figlia. La procedura per il test del DNA è molto rigorosa e richiede una grande e particolare attenzione. Suppongo che al lettore tale procedura non interessi e suppongo anche voglia sapere quali sia stato il risultato del test del DNA. Ma andiamo con ordine e riordiniamo le cose, per avere un quadro di insieme delle informazioni avute fino ad ora. Sofia è una bambina di circa 3 anni scomparsa in maniera misteriosa. I suoi cuginetti giurano di averla vista correre dietro un’auto per recuperare un pallone di stoffa, per poi sparire nel nulla. Ore dopo alla sparizione, un uomo sostiene di aver visto una bambina molto simile a Sofia nelle vicinanze della villa comunale, nel centro di Miriapoli. La bambina presentava lo stesso vestitino giallo e gli stessi sandali di Sofia. Le ricerche sono continuate imperterrite in città di quella misteriosa bambina, senza alcuna traccia. Il commissario Mendica analizzò a fondo la segnalazione senza però arrivare ad una conclusione. È strano che una bambina piccola come Sofia si allontani improvvisamente dal proprio quartiere per dirigersi in città da sola. Il quartiere in cui viveva e il centro distano parecchi chilometri, dunque sembra improbabile che una bambina di 3 anni sia riuscita da sola a percorrere tanti chilometri. Inoltre, la povera disgraziata avrà passato la notte da qualche parte, si sarà cibata di qualcosa. In conclusione, sembra molto improbabile che la bambina si sia mossa di sua sponte dal quartiere alla città, ma quasi sicuramente è stata prelevata da terzi. Quindi le indagini dovrebbero prediligere questa strada e cercare uno o più colpevoli, artefici del rapimento. È possibile che la bambina sia stata rapita da un gruppo di nomadi, da qualche tossicodipendente passato per quella strada in quell’orario o, magari, da qualcuno che conosceva la piccola Sofia. Dopo averla presa, è stata lasciata nel centro della città da sola. Oppure può anche essere vero che la bambina si sia diretta da sola in città, e ciò smonterebbe la teoria di partenza del commissario. O ancora, la bambina vista in città non sia la piccola Sofia che in realtà si è diretta verso la spiaggia e lì poi avrebbe perso la vita. Poche prove, poche piste e tanti dubbi.

Nella strada della sparizione è collocata una videocamera di una macelleria. La polizia dopo averne avuto l’autorizzazione per alcuni accertamenti, si concentrò sul suo contenuto. Le immagini mostravano però solo l’esterno della macelleria e, in un frammento di tempo, la piccola Sofia correre da un marciapiede all’altro per prendere la palla di stoffa. Ma non è quello il momento in cui Sofia è sparita in quanto manca la famosa automobile descritta dai cuginetti. Dunque, anche la testimonianza di questa videocamera può essere messa da parte. I testimoni non si facevano avanti, o per paura o per insicurezza.

I risultati del DNA giunsero dopo qualche giorno. Arrivarono direttamente a casa di Madison e Giovanni. Erano entrambi seduti a tavola con quella busta avanti ai loro occhi, gonfi per le lacrime e per le notti senza dormire in cerca di una soluzione per trovare Sofia. Madison non aveva il coraggio di aprire quella maledetta busta con gli esiti della paternità di Sofia mentre Giovanni sbuffava in continuazione. Poi afferrò la lettera e cominciò a scartarla.

- Giovanni aspetta - disse Madison fermando il marito nel tentativo di rompere il sigillo.

- Che succede Madison -

- Promettimi che qualunque sia l’esito, non ti arrabbierai - 

- L’esito sarà sicuramente negativo, ne sono sicuro - mentiva Giovanni, non ne era sicuro.

Aprì finalmente la tanto attesa busta e estrasse il foglio, ricco di dati tecnici e biologici. Poi lesse l’esito finale, posto in fondo alla pagina. Sofia era figlia di Pier.

L’esito del DNA circolò per tutto il paese e il pettegolezzo fu sulle bocche di tutti i compaesani. Madison e Giovanni litigavano giorno e notte senza tregua, fino al fatidico giorno in cui Giovanni decise di abbandonare l’abitazione che condivideva con lei. Madison rimase completamente da sola, con l’unico supporto delle testate giornalistiche, delle trasmissioni televisive e di Pier che, una volta saputa la paternità della piccola Sofia, passò molto tempo con Madison provocando l’ira di sua moglie Kate.

Nonostante l’esito positivo del test del DNA, continuava a mancare una pista plausibile per cercare Sofia. Mendica riconosceva la complessità del caso per via delle scarse informazioni a disposizione. L’avvocato di Madison fece diversi appelli in televisione pregando a chiunque avesse delle informazioni utili di riferirle in commissariato, ma nessuno si fece avanti. Come se quella mattina di fine agosto nessuno fosse presente a Mineapoli.

In paese cominciò a circolare una pista molto assurda: la piccola Sofia sarebbe stata rapita da Pier per poi essere uccisa da quest’ultimo. Il motivo? Estraniarsi dalla sua figura di padre nei confronti di quella bambina. Mendica analizzò a fondo questa pista e aveva del concreto. Non era una pista da escludere, ma c’erano, però delle incongruenze: perché mai, poi, Pier avrebbe accettato di sottoporsi al test del DNA? In un modo o nell’altro la verità del suo legame con Sofia sarebbe spuntata fuori. Insomma, il caso sulla scomparsa di Sofia divenne un caso mediatico che coinvolse tutti. Divenne un vero e proprio enigma, con molte piste ma con poche cose chiare.

Nel gennaio dell’anno successivo alla scomparsa di Sofia, Pier si trovava in auto per dirigersi a Pisa. Era una giornata molto uggiosa, con qualche nuvola sparsa in cielo mentre piccoli granelli di pioggia cadevano dal cielo. Ascoltava della musica jazz, il suo genere preferito. Il suo cellulare cominciò a squillare, ma poiché si trovava alla guida preferì non rispondere per evitare qualsiasi tipo di distrazione.

Giunse in un autogrill per comperare un panino e lesse velocemente il numero che lo aveva chiamato poco prima.

“Numero sconosciuto”

Pier si alterò parecchio quando lesse l’anonimato della telefonata. Non poteva richiamare nuovamente quel numero perché non era possibile. Così attese qualche minuto affinché richiamasse, ma senza esiti positivi. Magari sarà stato un errore, oppure qualche gestore telefonico per pubblicizzare la propria società. Oppure qualche stupido scherzo telefonico. Entrò in bagno per urinare, quando il telefonò squillò nuovamente. Era sempre quel numero anonimo. Pier non ci pensò due volte e rispose alla telefonata.

- Pronto? - 

Silenzio.

- Chi sei? Perché ha il mio numero? - 

Dall’altra parte si udivano dei rumori di sottofondo, come sedie spostate o mormorii di persone. Poi il pianto di una bambina piccola e poi un respiro affannoso.

- Mi dite chi cavolo siete - 

La telefonata terminò. Pochi secondi che sembravano lunghe ore per il povero Pier, confuso per quella misteriosa chiamata. Chiamò subito il suo avvocato per cercare di localizzare il luogo della chiamata. Attraverso varie analisi, anche grazie al commissario Mendica, si riuscì a localizzare la chiamata. Proveniva da un campo rom ad Ancona. Gli inquirenti indagarono all’interno del campo rom per cercare qualche informazione sull’origine di quella telefonata, trovando aiuto anche attraverso le celle telefoniche. Le celle telefoniche permettono di intercettare con buona approssimazione, anche a posteriori, la posizione di un determinato soggetto in base allo studio approfondito e dettagliato dei tabulati del suo telefono cellulare. Il cellulare venne trovato in una vecchia valigia trasandata. Era un vecchio Nokia 2720, con il vetro del display in frantumi e con una scheda SIM risalente al 2004. Il proprietario del cellulare era sconosciuto. Vennero interrogati quasi tutti gli abitanti di quel campo rom, ma nessuno riuscì a delineare in maniera avvincente chi potesse essere il proprietario di quel cellulare. Mendica, che volle interrogarli lui stesso, mostrò una fotografia di Sofia ad alcuni nomadi, ma giurarono di non averla mai vista. Quella chiamata in quel campo rom rimase un grande mistero.

Le false segnalazioni aumentavano di giorno in giorno. Molti testimoni, al di fuori di Mineapoli, erano convinti di aver visto una bambina simile a Sofia aggirarsi nelle proprie città. Ma si trattava di false segnalazioni. Madison aprì una pagina Facebook in diverse lingue affinché in tutto il mondo si diffondesse la notizia della scomparsa di quella povera bambina. Non riusciva ad avere sospetti, quella bambina era molto amata dal quartiere ed era un vero e proprio angelo. Per questo stentava a credere che qualcuno del paese l’avesse presa: puntava più sulla pista rom. Mendica, invece, sulla sua scrivania aveva molte piste plausibili, tra cui anche quella rom. Sicuramente quella telefonata anonima in quel campo rom fece suscitare in Mendica molti dubbi. Poi proprio ad Ancona, distante da Pisa circa quattrocento chilometri. È possibile che Sofia sia stata rapita da un’organizzazione di nomadi per poi essere portata ad Ancona? E se sì, perché mai quella bambina dalle due trecce lunghe fino al fondo schiena non era presente in quel campo? E l’avvistamento nel centro di Mineapoli cosa c’entrava?

Mendica si pose tutte quelle domande, ma c’era qualcosa che non andava. Notava che nella segnalazione dell’uomo qualcosa non quadrava, ma non riusciva a capire cosa. Poi, analizzando l’identikit posta dall’uomo, capì, solo quattro mesi dopo alla segnalazione, cosa non andasse. La bambina descritta dall’uomo aveva una sola treccia mentre Sofia, il giorno della sua sparizione, ne aveva due. È possibile che quella bambina si sia fatta aiutare da qualcuno per legare i capelli in un’unica treccia? Oppure quella bambina segnalata dall’uomo non era Sofia? Tanta confusione, troppe piste false, poca chiarezza e troppo mistero.

Un freddo pomeriggio di febbraio, in commissariato giunse una testimonianza molto importante proveniente da una vicina di casa di Madison, cioè la signora Claudia. La donna, nel momento in cui la piccola Sofia sparì, stava stendendo le lenzuola fuori al suo piccolo balconcino. Decise di testimoniare solo qualche mese dopo per paura di aver scambiato Sofia per un’altra bambina. C’è da dire che nel periodo precedente alla scomparsa di Sofia, la signora Claudia era particolarmente vicina alla famiglia Esposito essendo una buona amica di Giovanni. Il giorno successivo Claudia fu convocata in commissariato e fu sottoposta ad una serie di domande da parte di Mendica.

Interrogatorio Claudia Annunziata

Mineapoli, 12 febbraio 2008 ore 12.11

C: Signora Annunziata, ci può raccontare cosa stava facendo quel giorno?

CA: Commissario, quel giorno, nell’ora precisa della sparizione della piccola Sofia, stavo stendendo le lenzuola appena lavate. Sa, mi piace molto dormire nelle lenzuola pulite, sono una maniaca della pulizia…

C: Si signora, andiamo oltre…

CA: Si commissario, mi scusi e che sono molto agitata. Sofia era una bambina molto solare ed era amata da tutto il quartiere. Per questo credo che la bambina non sia stata rapita ma che si sia allontanata da sola di casa.

C: Ci racconti meglio

CA: Quella mattina salutai calorosamente la signora Nunzia, nonna della bambina che in quella mattinata si occupava della nipote. La signora entrò dentro per fare qualcosa, mentre io stendevo le ultime lenzuola. La bambina giocava con i cuginetti con un pallone di gomma. Sofia lanciò il pallone dietro a qualcosa, forse un albero. La bambina fece per andare a prenderlo. Poi mi sono voltata per prendere l’ultimo lenzuolo e nel girarmi la bambina non c’era più.

C: Sofia lanciò il pallone? E poi, lei ha specificato che la bambina si sia allontanata di sua spontanea volontà di casa, ha una prova?

CA: Mi scusi, sarà l’agitazione. Non ricordo quel pallone come ci sia finito lì dietro… Si, da casa mia si vede un piccolo tratto di spiaggia e, se la vista non mi ingannava, sono quasi sicura di aver visto una bambina con un vestitino giallo correre su quella spiaggia verso il mare. Ma è stato un qualcosa di veloce. Per questo ho tentennato in questi mesi di raccontare ciò che ho visto, perché non volevo creare false piste.

C: Dunque, crede che la bambina sia andata sulla spiaggia?

CA: Si, magari a mare annegando o magari spingendosi altrove. Forse dalla spiaggia si sarà diretta a Nord fino a Carrara. Non so che dirle.

La testimonianza di Claudia fu come una grande pugnalata per Mendica. L’ipotesi di un presunto allontanamento spontaneo da parte della bambina era tra le piste poco probabili da seguire. Ordinò a cinque pattuglie della polizia di ispezionare tutta la zona della spiaggia e chiese a dei sommozzatori di analizzare i primi 20 metri del fondale marino. Le indagini proseguirono giorno e notte con lo scopo di trovare qualche elemento interessante.

Nel frattempo, Madison chiese aiuto ad una sensitiva per accertarsi se sua figlia fosse viva oppure no e se si, dov’era. Madison non era mai stata amante della magia nera, ma sembrava una delle poche speranze per accertarsi della salute di sua figlia. La sensitiva raccontò che vedeva buio, un buio pesto e un senso di vuoto. Si sentiva in balia delle onde del mare che le provocavano un forte mal di testa. Non riusciva a percepire la linfa vitale di Sofia, ma provava solo una grande nausea provocata da questo dondolio in mare. Mendica prese in considerazione anche questo elemento: era possibile che la balia del mare di cui soffriva la sensitiva fosse legato al fatto che Sofia fosse morta e il suo corpo fosse collocato in qualche parte nascosta del fondale marino? Anche il senso di vuoto e il buio fanno intendere qualcosa privo di vita.

Le ricerche di qualche traccia di Sofia in spiaggia durarono due giorni interi senza alcun risultato. Vennero ispezionate anche tutte le imbarcazioni collocate nel porto accanto alla spiaggia. La mattina del terzo giorno di ricerche, un poliziotto trovò un sandalo con dei diamanti fittizi molto simile a quelli indossati da Sofia il giorno della sua scomparsa. Il reperto fu portato immediatamente in laboratorio per essere analizzato dal RIS. Non si trovarono tracce di DNA sulle scarpette, dunque poteva essere di chiunque. Madison ogni giorno che passava perdeva sempre di più la speranza di trovare sua figlia viva. La pista della fuga in spiaggia la spiazzò perché era l’unica priva di speranza di un probabile ritrovamento in vita. Anche al commissario Mendica quella pista non gli piaceva particolarmente. In effetti, tra quelle più gettonate, era quella con meno speranze.

Molta gente si avvicinò al luogo del ritrovamento, incuriositi dal ritrovamento del probabile sandalo della piccola Sofia. Decine di giornalisti collegati in TV cercavano di aggiornare in tempo reale i correspettivi programmi televisivi, ignari di ciò che da lì a poco sarebbe successo in quella stessa spiaggia.

Su quella spiaggia, oltre ai giornalisti e ai curiosi, c’erano anche Madison e Pier che, mano nella mano, oltre a stare nella bocca di tutto il paese, cercavano disperatamente altri dettagli di Sofia, scavando a fondo nella sabbia e nelle vicinanze della spiaggia. La zona fu messa sotto sequestro, ma la polizia permise il loro accesso affinché contribuissero nella ricerca di altri particolari. Un’auto rossa sfrecciò a tutta velocità nelle vicinanze del marciapiede in cui era situata la folla. Si fermò improvvisamente nel marciapiede opposto, ma nessuno diede importanza. Una nube di fumo si innalzò in aria oscurando tutto il paese di Miriapoli. Poi il buio.

Una bomba era stata fatta scoppiare proprio nelle vicinanze della spiaggia. Molti furono i feriti di quel misterioso attentato. Numerose ambulanze accorsero per soccorrere i feriti e per trasportare i morti all’obitorio.  La bomba esplose nelle vicinanze di un negozio di abbigliamento, a pochi chilometri dall’appartamento di Madison e Giovanni. L’esplosione fu talmente violenta che una buona parte dell’edificio sotto cui era collocato il negozio crollò completamente. Madison e Pier fortunatamente erano molto lontani dal luogo del tragico evento, ma rimasero particolarmente scossi. In un primo momento le ricerche a mare da parte dei sommozzatori cessarono per poi riprendere dopo qualche ora. Uno di loro, sfortunatamente, trovò un cadavere incastrato tra dei lunghi e doppi tronchi posti sul fondale marino, a pochissimi metri dalla costa. Il corpo fu prelevato e trasportato urgentemente in riva. Madison, nel vedere quel cadavere dalle dimensioni di una bambina, si accasciò per terra e cominciò ad urlare. La polizia trasferì il corpo privo di vita in ambulanza sotto agli occhi increduli della poca folla rimasta per avere aggiornamenti sia dell’esplosione e sia delle ricerche della piccola Sofia. Tutti gridavano a squarciagola: - è stata trovata la bambina, è morta -. In effetti le probabilità che quella bambina fosse Sofia erano altissime.

Il dolore di Madison era incolmabile. Aveva il cuore lacerato in mille tagli e in cuor suo sperava che quella bambina non fosse la sua amata bambina. Quella bellissima bambina di appena tre anni con le lunghe trecce, con il suo vestitino estivo giallo e i suoi sandalini comprati qualche anno prima durante una vacanza a Napoli. Pier, al contrario, era convinto che fosse Sofia, che fosse sua figlia. Giovanni, alla notizia del ritrovamento del corpo di una bambina annegata in mare, continuò ad essere fiducioso e a non perdere le speranze. Sofia era troppo piccola per raggiungere da sola la spiaggia. Inoltre, di domenica mattina nel periodo di fine estate quella spiaggia era sempre molto affollata. Qualcuno l’avrebbe vista girovagare da sola e le avrebbe chiesto chi fosse, da dove venisse, chi fosse sua madre, suo padre. Il cadavere fu portato in ospedale per il riconoscimento. In ospedale giunsero anche Kate, moglie di Pier, e le sue due bambine per restare vicino al dolore di Pier e della povera Madison. A dir la verità, Kate era molto restia nei confronti della povera madre. In paese si sospettava che Kate sapesse già tutta la verità sul rapporto parentale tra Sofia e Pier, ma come sempre si trattavano di inutili chiacchiere tra pettegole.

Nel frattempo, il commissario Mendica fece un punto della situazione delle piste prese in analisi e le posizionò su un foglio in ordine di importanza:

  1. Morta annegata: la bambina si è diretta da sola in spiaggia per poi annegare
  2. Rapita da qualche comunità room
  3. Rapita da qualche persona che provava astio per Madison
  4. Rapita da Pier
  5. Rapita da Giovanni
  6. Fuggita da sola

Ovviamente, queste erano solo le ipotesi formulate in quel momento. Ma c’erano altri elementi che mettevano in crisi alcune di queste riflessioni. Prima di tutto, la misteriosa chiamata anonima a Pier dal campo room di Ancona. Basandosi anche sulle visioni della sensitiva, la donna percepì il movimento del mare e un senso di vuoto. Ancona affaccia sul mare, in particolare sul Mar Adriatico, una parte del Mar Mediterraneo che collega l’Italia con l’Europa Orientale. Ma perché quella chiamata? C’era qualcuno che voleva avvisare Pier? E la bomba? Frutto del caso oppure qualcosa di pilotato? Il commissario Mendica era troppo astuto e difficilmente si sarebbe fatto prendere per i fondelli. Sapeva che quella ritrovata qualche ora prima sul fondale marino non era la piccola Sofia, ma un finto cadavere messo lì per ostacolare le indagini. E che la bomba era solo un modo per distrarre le ricerche. E infatti, dopo le analisi effettuate in ospedale risultò che quella bambina era morta molti anni prima per un tumore al cervello e che il suo corpo era stato prelevato da un cimitero vicino Pisa. Dunque, qualcuno voleva ostacolare le ricerche e la speranza per la vita di Sofia erano ancora molto alte.

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Capitolo 3
*** LE BUGIE HANNO LE GAMBE CORTE ***


Capitolo 3 - Le bugie hanno le gambe corte


“Le bugie hanno le gambe corte” recita il famoso detto. Prima o poi la verità su quella vicenda sarebbe salita a galla, anche se in maniera molto complessa.

Una verità nascosta fino a quel giorno venne a galla e sconvolse le indagini. Mendica riuscì ad ottenere da uno studio biologico in America dei documenti inerenti ad un test del DNA che riguardava proprio Pier, effettuato una settimana prima della scomparsa di Sofia. Il test riguardava il rapporto parentale tra lui e la piccola Sofia. Pier venne immediatamente interrogato da Mendica che esigeva delle spiegazioni subito. L’uomo si mostrò abbastanza vago, senza riuscire a trovare una bugia adatta per poter svignarsela. Quando Madison seppe la cosa, giurò che lei non gli diede alcun tipo di campione biologico di Sofia. Ma allora, perché Pier aveva effettuato quel test del DNA? Chi era suo complice? Ha rapito lui la piccola Sofia? In paese l’ipotesi che Pier potesse essere l’artefice della sparizione di Sofia diventava sempre più una cosa certa. Pier aveva effettuato il test del DNA in America e, dopo l’esito positivo, per timore che sua moglie Kate venisse a saperlo, rapì la bambina e la gettò a mare. Pier contestò tutte quelle accuse e decise di dare spiegazioni soltanto a Madison. Kate e le sue figlie rimasero alquanto colpite da quella notizia, negando di sapere la verità. Negli ultimi anni la relazione tra Pier e Kate cominciò a distruggersi, ma i motivi di tale rottura non vennero mai rilevati. Si sosteneva che probabilmente la causa fosse dovuta proprio al legame parentale tra Sofia e Pier, che Kate sapesse già che quella bambina fosse la figlia del marito. Anna e Arizona, dal loro canto, dopo quella notizia decisero di non parlargli non tanto per il rapporto parentale con la piccola Sofia, quanto per averlo nascosto per tutto questo tempo. Testimoni giurano, però, che qualche settimana prima della sparizione di Sofia, in casa di Pier ci fu una violenza discussione tra lui, sua moglie Kate e le figlie. Nell’ultimo periodo ci furono vari litigi, ma quello fu il più violento. Kate, infatti, urlava parole molto pesanti nei confronti del marito per poi cacciarlo di casa.

Mendica decise di interrogare Kate e le due ragazze per capire quali fossero le cause di quel litigio. Dall’interrogatorio emerse che il movente della discussione fu il test del DNA. Infatti, Pier, dopo averlo effettuato, decise di raccontare tutto a sua moglie e alle sue bambine. Ma chi aveva aiutato Pier ad effettuare quel test del DNA? Chi gli aveva inviato il campione della piccola Sofia?

A distanza di quasi due anni, spuntò un nuovo testimone. Il suo nome era Osvaldo, un uomo molto anziano e sordo muto. Senza dilungarmi molto sulla sua vita, Osvaldo rimase completamente sordo in seguito ad una esplosione avvenuta quando aveva cinque anni durante il matrimonio di sua sorella. La ragazza rimase vittima di quell’attentato mentre lui rimase completamente sordo in entrambe le orecchie. Il forte shock, inoltre, provocò la perdita della parola. Osvaldo lavorava in un magazzino di prodotti per la casa e si occupava di gestire la logistica del carico e scarico delle merci. Quella era un’azienda di famiglia e lavorava in collaborazione di suo nipote Massimo e suo fratello Cosimo. Massimo era un ragazzo molto conosciuto in paese per la sua bellezza ma soprattutto per la sua vasta cultura. Conosceva molto bene ogni capitale e aveva conoscenze sparse per il mondo. Era sposata con Julia, una italo-svedese, con poca conoscenza della lingua italiana. Osvaldo, attraverso il linguaggio dei segni e grazie ad un interprete, riferì a Mendica che quel giorno era in magazzino con Massimo ma una telefonata misteriosa attirò la sua attenzione. Non sentendoci, il povero Osvaldo non poté udire l’argomento principale di quella conversazione, ma notò il nipote particolarmente agitato. Dopo quella telefonata, ordinò al vecchio zio di restare in magazzino e che sarebbe tornato subito. Osvaldo ritornò a svolgere le sue mansioni. Dopo qualche minuto, si presentò in magazzino con una bambina molto piccola. Osvaldo pensò che fosse la sua amata nipotina Tina, nata qualche settimana prima. Ma quella bambina era troppo grande per l’età di Tina, secondo il suo aspetto pareva che avesse circa tre anni. Chiese al nipote, con il linguaggio dei segni, chi fosse quella bambina ma costui gli ordinò di stare zitto. Fece un’altra telefonata, questa volta sembrava molto più arrabbiato di prima, e uscì nuovamente dal magazzino in compagnia della bambina misteriosa. Insieme salirono sull’auto rossa di Julia, quel giorno in prestito a Massimo, e sfrecciarono via. Mendica chiese al vecchio se avesse visto in faccia quella bambina e la risposta fu affermativa. Così mostro una fotografia di Sofia e, con gli occhi lucidi, il vecchio confermò che quella bambina nell’immagine, con le trecce castane e gli occhi gioiosi, fosse proprio quella bambina che aveva visto quella mattina al magazzino in braccio a suo nipote Massimo. Mendica inviò due pattuglie della polizia a casa del giovane Massimo che contestò tutte le accuse rivolte da parte dello zio. Massimo giustificò l’equivoco affermando che il vecchio zio oltre alle orecchie aveva perso anche la testa. Il vecchio viveva in una realtà tutta sua e diceva cose prive di senso logico. In effetti, l’uomo soffriva di una forma molto lieve di Alzheimer e quindi una spiegazione plausibile a quell’accusa poteva essere data. I giornalisti di un famoso programma televisivo si interessarono particolarmente alle dichiarazioni del vecchio Osvaldo, così decisero di andare a casa sua per approfondire maggiormente le sue affermazioni. Durante l’intervista, emersero più o meno le stesse parole dette a Mendica, anche se l’interprete avvertì che c’era qualcosa che Osvaldo ometteva. Come se per timore, non avesse raccontato tutta la verità. Il vecchio Osvaldo morì qualche giorno dopo e, con sé, svanirono anche le altre prove importanti. In mancanza di prove concrete, l’accusa contro Massimo cessò.

Durante lo svolgersi di questi fatti, giunse finalmente la verità riguardante il test del DNA anticipato di Pier. L’uomo confermò di averlo fatto mesi prima della sparizione della bambina e ad aiutarlo fu la signora Nunzia, nonna della bambina. La signora, infatti, non si era mai fidata di sua cognata, perciò, per togliersi ogni dubbio circa l’infedeltà della donna nei confronti di suo figlio, decise di aiutare Pier. In quel periodo, l’uomo era a Mineapoli per poter conoscere, se pur a distanza, la sua bambina. Testimoni confermano che la mattina della scomparsa l’uomo era a Pisa per lavoro e quindi non poteva essere lui l’artefice del rapimento della piccola Sofia. Per Mendica fu un sollievo perché ciò significava investigare su una pista in meno, ma i dubbi e le incertezze erano ancora molte.
Durante l’anniversario del settimo compleanno della piccola Sofia, Madison organizzò un ricevimento a casa e invitò diversi conoscenti. Sulla lista degli invitati c’erano diversi amici e parenti sia di Madison che di Pier e Giovanni, tra cui anche Kate e le due ragazze Anna e Arizona. Claudia, vicina di casa di Madison, inizialmente preferì non andare a quel ricevimento per via di alcune commissioni da svolgere. Ma per rispetto nei confronti della sua amica Madison, decise di passare per qualche oretta. Non appena entrò in casa, si ritrovò la sua amica Madison in cucina in un lago di lacrime. Lei le si avvicinò e l’abbracciò calorosamente, dandole la forza necessaria per continuare quella difficile battaglia per la ricerca della tanto amata Sofia. Dopo quel lungo abbraccio, le due donne si recarono in salone dove erano presenti tutti gli invitati. Ad un tratto Claudia intravide una persona molto familiare tra la folla. Ricordava di averla vista già qualche volta ma non quando. La ragazza in questione era Arizona, la figlia di Pier e di Kate. Arizona aveva circa vent’anni ed era una ragazza molto bella, simile a Kate in alcuni tratti simile al padre in altri. Claudia cercò di ricordarsi quando aveva visto quella ragazza ma senza arrivare ad una conclusione. Ma, dopo qualche ora di intensa riflessione, capì dove l’aveva vista e soprattutto quando, ovvero il giorno della scomparsa di Sofia nelle vicinanze del suo palazzo. Infatti, prima della scomparsa di Sofia, Claudia abbandonò il suo appartamento per recarsi in auto e prendere un pacco di mollette comprato quella mattina esatta. E, sempre citando le parole dette da Claudio a Mendica, quando uscì dal portone del palazzo, si imbatté in questa ragazzina, di circa quindici anni, che vagava da sola per il quartiere.

- Ti sei persa? -  chiese cordialmente Claudia

- No, grazie. Sto cercando la strada per andare sulla spiaggia - rispose la ragazza timidamente.

- Devi proseguire avanti - disse Claudia indicandole la strada per raggiungere la spiaggia.

La ragazza ringraziò per poi sparire nel nulla.

- Madison, chi è quella ragazza? - indicando Arizona

- È la figlia di Pier, Arizona. Bella, vero? -

- Si, molto! Me la fai conoscere, ci siamo già viste tanto tempo fa - 

- Certo - 

Madison e Claudia si avvicinarono ad Arizona che discuteva animatamente con la sorella Anna. Nonostante il difficile rapporto tra Kate e Madison, le due ragazze erano molto rispettose ed educate nei confronti della madre di Sofia. Infatti, dopo la sparizione di Sofia, le due giovani ragazze sostennero molto la compagna del padre.

- Arizona, lei è Claudia una mia grande amica - 

Arizona quando si voltò e osservò Claudia rimase per qualche minuto perplessa, quasi priva di parole, come se qualcosa l'avesse stupita particolarmente o come, probabilmente, l'avesse spaventata. Claudia le riferì che il giorno della scomparsa di Sofia, l'aveva incontrata girovagare per il quartiere senza alcuna meta e che cercava la strada per dirigersi sulla spiaggia. Arizona, nel sentire quel racconto, fingeva di non ricordarsi quell’episodio. Poi ad un tratto, si ricordò finalmente in che occasione si incontrarono.

- Prendesti la macchina per andare a comprare le mollette, vero? – disse Arizona.

Claudia accennò un sorriso di consenso per poi ritornare in cucina a prendere un bicchiere d’acqua. Madison guardò in modo dubbioso Arizona e Claudia. Qualcuna delle due sta nascondendo qualcosa, ripeteva tra se e se.

La televisione internazionale cominciò a dimenticare man mano il caso Sofia, dando spazio ad altri casi e impedendo la divulgazione della ricerca della bambina. Ma una testimonianza molto importante portò sulla bocca di tutte le principali testate giornalistiche e sugli schermi di tutte le televisioni italiane il caso della sparizione della piccola Sofia. Questa testimonianza giunse in procura a distanza di quattro anni, ciò perché l'uomo che la fece ebbe un grave incidente tre giorni dopo a ciò che osservò. L'uomo in questione è Mario Pitone, una guardia costiera in servizio da ben 30 anni. Quel giorno, verso l'ora di pranzo, si trovava al porto di Ancona per svolgere il suo lavoro. Accanto al porto di Ancona, su un'altura, e collocata la cattedrale di San Ciriaco, una delle chiese medievali più belle d'Italia ma anche una delle più antiche. Sotto l'altura della basilica vi è situata una piccola spiaggia particolarmente rocciosa. Mario nel momento della pausa è solito collocarsi su questa spiaggetta per ammirare il mare e prendere un po' di sole. Quel giorno su quella spiaggetta c'era una famiglia di rom composta da due donne, un uomo e tre bambini. Il signor Mario giurò di aver visto tra quelle bambine proprio la piccola Sofia. La bambina indossava un vestitino giallo corto, un giacchettino bianco e due trecce lunghe fino al fondoschiena, proprio come la piccola Sofia. Ciò che non convinceva Mendica era il giacchettino bianco indossato dalla bambina. Probabilmente Sofia aveva freddo. Dopodiché, la famiglia era salita su una barca e si era diretta verso Portonuovo a sud di Ancona per poi perdere ogni forma di traccia. La testimonianza di Mario fu molto importante per Mendica in quanto qualche anno prima Pier aveva ricevuto una chiamata proveniente da un campo di rom proprio ad Ancona. E se la bambina fosse stata rapita da una famiglia rom per poi essere portata in un campo rom ad Ancona? Mendica appariva particolarmente stupito dal collegamento tra i due eventi. Ma comunque restava soltanto una testimonianza senza alcun tipo di prova.  
 

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