Tre Emoji/Parole in Racconti Brevi

di Imperialit
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Emoji: ⭐️🍁🔮 ***
Capitolo 2: *** Parole: Vendetta, Tragedia, Rimorso ***
Capitolo 3: *** Emoji: 😈🦊✨ ***
Capitolo 4: *** Emoji: 😳🍅🥵 ***
Capitolo 5: *** Emoji: ❤️☠️🤡 ***
Capitolo 6: *** Emoji: 👰🧨🤵 ***
Capitolo 7: *** Emoji: 🧠🧙‍♂️🤖 ***
Capitolo 8: *** Parole: Relazione, Fratelli/Sorelle, Segreti ***
Capitolo 9: *** Emoji: 🧝‍♀️⭐️🎼 ***
Capitolo 10: *** Parole: Settantatré, Xin, Supernova ***
Capitolo 11: *** Emoji: 🦄🩸🪐 ***
Capitolo 12: *** Emoji: 💀🧞‍♀️🌨 ***
Capitolo 13: *** Emoji: ⛑🧣⛩ ***
Capitolo 14: *** Emoji: ⏱🧑☠️ ***
Capitolo 15: *** Emoji: ®🥡🐞 ***
Capitolo 16: *** Parole: Catena, Specchio, Alba ***
Capitolo 17: *** Emoji: 👺🧞‍♂️👨‍🦯 ***
Capitolo 18: *** Emoji: 🌻🐚🎻 ***
Capitolo 19: *** Emoji: 💥🐲💔 ***
Capitolo 20: *** Emoji: ☯️🐙🧑‍💼 ***
Capitolo 21: *** Emoji: 💮🧿🥌 ***
Capitolo 22: *** Emoji: 🎨🦽🌉 ***
Capitolo 23: *** Emoji: 🗿🧯🔇 ***
Capitolo 24: *** Emoji: 🍣💰📭 ***
Capitolo 25: *** Emoji: 👀🦑♠️ ***



Capitolo 1
*** Emoji: ⭐️🍁🔮 ***


"La mia prima esperienza fu... Disarmante. Ero inesperto, avevo appena scoperto questo mondo, e soprattutto non avevo nessuno ad insegnarmi se non vecchi libri polverosi e qualche annotazione... Ma fu anche meraviglioso. In un secondo mi ritrovai nel corpo di qualcun altro. Ero nudo e sentivo l'erba piegarsi e pungermi sotto la schiena. Sentivo il vento montano che spazzava il campo su cui ero poggiato. L'aria che mi bruciava i polmoni e che mi pizzicava la pelle. Ma tutto sbiadì quando mi accorsi che i mie occhi non vedevano nient'altro che quel cielo. Un cielo illuminato da milioni di puntini luminosi separati tra loro da una oscurità troppo vasta per essere percepita. Costellazioni che nel nostro mondo non esistono, e legami invisibili a tenerle unite. Migliaia di fari che illuminavano la propria piccola porzione di tenebre. E poi il cambiamento. Le vidi muoversi e prendere i colori dell'autunno. Rosse, gialle, arancioni... Migliaia di foglie luminose che iniziarono a raggiungersi tra loro. Esplosioni rosse che inghiottivano le luci più piccole in un tripudio di calore, filamenti arancioni che si univano tra loro creando disegni intricati, scie lasciate da coloro che cadevano o fuggivano e che creavano un fiume di filamenti dorati. Un cambiamento che durò un milione di anni, e che si svolse di fronte ai miei occhi nell'attimo di un battito di ciglia. Una foresta autunnale che cresceva e moriva, lasciando dietro di sé solo quei collegamenti invisibili che un tempo reggevano il fogliame e una oscurità che sentivo penetrarmi fin dentro alle ossa... E d'improvviso rieccomi nel mio corpo."

"... M... Maestro...?"

"Scusa. Mi ero perso nei ricordi. Dimmi pure."

"... E' così che avete perso la vista...?"

"... Sì. Ma la riperderei un milione di altre volte se volesse dire riguardare quello spettacolo un'ultima volta..."

"..."

"Sento il tuo silenzio carico d'ansia, Ahahah! Tranquillo! A te non andrà così. Primo, perché ci sono io a tenerti per mano, e secondo... Perché la sfera che usai quel giorno è in un posto irraggiungibile. Dove nessuno possa mai più trovarla. Ma questa è una storia per un altro giorno! Muoviamoci ora! Ci sono cose da fare!"

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Capitolo 2
*** Parole: Vendetta, Tragedia, Rimorso ***


Avanzo tra i lunghi corridoi della magione mentre inalo l'aria del massacro che ho appena compiuto.
Non ho lasciato nulla al caso.
Ho avvelenato il cibo prima che arrivasse. Ho ucciso le guardie prima che potessero reagire. Ho massacrato i servitori prima che potessero fuggire.
Ho martoriato i cadaveri dei loro uomini esattamente come loro martoriarono quelli dei miei fratelli.
Ho profanato i corpi delle loro femmine come loro fecero con quelli delle mie sorelle.
Ho appeso i loro cadaveri alle pareti come loro appesero le spoglie dei miei cari alle loro.
Ora rimane solo una cosa da fare.
Sfondo il portone della stanza verso cui ero diretto.
Vengo accolto dagli strilli di un bambino in fasce che viene tenuto in braccio da una donna.
Non mi faccio scrupoli. Non posso.
La decapito senza alcun preavviso e mi avvicino al bambino.
Continua a piangere e strillare.
E' così piccolo e indifeso... Eppure so che se adesso evitassi di prendere la sua vita, lui tornerebbe per la mia.
Ed è una cosa che non mi posso permettere.
Sto alzando la spada quando sento qualcosa pungermi sul petto.
L'ultima cosa che vedo prima di chiudere gli occhi è una punta di metallo che mi attraversa... Peccato.
Ce l'avevo quasi fatta...

Vedo il mostro cadere a terra e sento il pavimento che trema sotto il suo peso.
Mi assicuro che sia morto, tagliandogli la testa e strappandogli il cuore, dopodiché lo afferro per un corno e osservo il suo volto.
Una metà è sfigurata dalle fiamme e gli manca l'altro corno.
Chiudo gli occhi e ripenso al giorno in cui gli ho risparmiato la vita.
L'unico rimorso che ho è aver pensato che una bestia potesse davvero sapere cosa vuol dire vivere una vita pacifica.
Lancio via il macabro trofeo e afferro il bambino.
Mi scuso silenziosamente per aver lasciato che tutto questo accadesse e giuro che non gli accadrà più nulla di male.
Sarà la mia redenzione per aver permesso che questa tragedia si consumasse.

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Capitolo 3
*** Emoji: 😈🦊✨ ***


Un diavolo e una volpe sedevano allo stesso tavolo, l'uno di fronte all'altro.
Entrambi osservavano le proprie carte e il proprio avversario.
Sul piatto c'era un po' di tutto: sogni, speranze, stelle... Un premio più scintillante dell'altro.
Non erano ovviamente cose loro, ma lo scommettere con le proprietà altrui rendeva il gioco solo più interessante dal loro punto di vista.
Il diavolo mise sul piatto una vita. La volpe ribatte con un desiderio.
Il diavolo rise. La volpe rimase immobile.
Le carte vennero calate. Il diavolo vinse.
Altro giro.
La volpe puntò un'emozione. Il diavolo vide e rilanciò con una sensazione.
Il diavolo sorrise. La volpe sogghignò.
Un altro giro.
E un altro ancora.
Fino a quando nel portafogli della volpe non rimasero che dei semplici acini d'uva, mentre alle spalle del diavolo una pila di scintille bianche e gialle riluceva.
Il diavolo la prese in giro.
La volpe puntò tutto.
Il diavolo vide e fece altrettanto.
Le carte vennero calate.
Le risate smisero.
Il diavolo morì.
La volpe imbrattata di icore si rialzò.
"Quando si scommette così duro, bisogna mettere una linea al proprio 'Tutto'." e presa la pila scintillante con sé, si allontanò in cerca di un nuovo allocco di cui nutrirsi.

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Capitolo 4
*** Emoji: 😳🍅🥵 ***


Avete mai avuto un kink strano? Non nel senso BDSM, body writing o quelle cose lì.
Intendo proprio cose particolari.
Tipo le persone a cui piace avere una certa relazione con i criceti... O con gli animali in generale (non parlo di furry. Tranquilli amici. Non farei mai kink shaming su di voi o chiunque altro... Sicuramente non dopo la confessione che sto per scrivere).
In ogni caso... Dovete sapere che una cosa che a me fa eccitare sono i pomodori.
E non intendo eccitazione tipo "Wiii, stiamo andando al parco". Intendo proprio eccitazione sessuale.
Non ho idea del perché, non ho idea del per come e non ho sicuramente idea del per quando che di questo mio... Kink peculiare... Ma è così.
E voi ora vi starete chiedendo "Perché ce ne stai parlando?" e io vi rispondo così.
Primo, perché state ancora leggendo se non sapete in cosa vi state per ficcare? Secondo, perché devo raccontare a qualcuno di questa fissazione, e della prima volta che me ne sono accorto (spoiler: sarà più imbarazzante per me che per voi, credetemi).
In ogni caso, partiamo dal principio. Piccolo retroscena. Festa del liceo. Un tipo ci stava provando con me, ma per sua sfortuna non ero abbastanza ubriaco per cascarci. 
Cambio scena. Il tipo riesce in qualche modo a convincermi ad andare ad appartarci in un angolo del giardino della casa.
Altro cambio scena. Ci ritroviamo nell'orto del nonno del padrone di casa.
E li accade. Per la prima volta.
Non mentirò. Sono un ragazzo di città. E intendo città seria. Non ho mai visto un campo coltivato manco in foto (anche se così forse è esagerata la cosa). In ogni caso ad un certo punto sento questo odore. Un odore che mi pizzica e mi attira. Sia chiaro. Non era la prima volta che sentivo o vedevo un pomodoro... E' solo che in quel preciso istante... C'era qualcosa di più. Qualcosa di dannatamente attraente e stuzzicante...
In ogni caso mi raddrizzo subito. Inizio a sentire la gola che si secca. Prendo il tipo e me lo porto dietro fino al... Paradiso.
Un'intera porzione di terreno coltivato con questi enormi succosi pomodori.
E lì non ci vedo più.
Ora... Potrei scendere nei dettagli, ma:
Uno, non credo di volermi esporre più di così.
Due, no, non l'ho fatto con i pomodori. L'ho fatto con il tipo.
Il punto della situazione è... Durante il corso di tutta la serata non ho fatto altro che inebriarmi dell'odore di quel dannato frutto (sapevi che il pomodoro è un frutto? Io l'ho scoperto dopo alcune ricerche).
In ogni caso... La mattina dopo ci risvegliamo e... Siamo completamenti ricoperti di passata.
E sì. L'abbiamo fatta sul momento, diciamo.
Comunque, fine del flashback, torniamo ai giorni nostri (scusa, ma sto morendo di imbarazzo a parlarne così con qualcuno. Anche perché dopo quella volta ho iniziato a spendere davvero troppo nel reparto ortofrutticolo e in questo momento ho una ciotola di quei deliziosi frutti in frigo che mi aspet... NO. Fermo. Concentrati. Finisci. Saluta almeno).
Eh... Beh... Ecco... Sì.
Questo era tutto in realtà.
Non so cos'altro dire.
Avrei altri aneddoti ma, come dicevo, sto letteralmente morendo.
Sono rosso fino alla punta delle orecchie e non credevo che avrei mai scritto queste parole... Quindi, sì. Ciao. E' stato bello.
Grazie mille per avermi ascoltato.

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Capitolo 5
*** Emoji: ❤️☠️🤡 ***


"Secondo te ho esagerato?" Chiedo alla mia assistente mentre finisco di ricucire il povero malcapitato.
"A me sembra proprio di sì, però non ne sono certissimo." lo sguardo che mi lancia è abbastanza eloquente. Ci sono giorni in cui mi chiedo perché l'ho costruita con la bocca cucita quando so che i suoi consigli erano ottimi quando era ancora in vita. Riporto la mia attenzione sul cadavere scheletrico sul tavolo operatorio.
"Dovrebbe essere un clown, come me, ma invece sembra più un avanzo di cimitero, rosicchiato dagli animali selvatici." mi segno mentalmente di iniziare a cercare materiali da qualche altra parte. La discarica cittadina è evidentemente a corto di fondi. Sospiro e mi siedo ad osservare il cadavere e la giara al suo fianco, al cui interno galleggia un cuore vivo e pulsante.
"Portalo pure via, Sha. Lo useremo per qualcuno di più importante. Sicuramente non per questa mezza tacca." mentre la osservo allontanarsi con il contenitore mi volto e prendo una scatola di nasi rossi. Anche questo tipo si dovrà accontentare di un naso per far circolare il proprio sangue.
Mi rialzo e mi rimetto al lavoro. Il parco divertimenti apre tra poche ore e avevo giusto bisogno di qualcuno dall'aspetto spettrale che tenesse d'occhio la casa infestata. Non vorrei che qualche bambino si facesse male...

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Capitolo 6
*** Emoji: 👰🧨🤵 ***


*In scena abbiamo il Vice Ispettore Lario che scartabella tra i documenti sulla sua scrivania. Dopo un paio di secondi entra in scena l'Ispettore Costa che si siede alla sua scrivania.*
Costa: "Ti ricordi di quel caso su cui stavamo indagando? Quello sul crollo alla banca che ha portato con sé anche gli edifici vicini?"
Lario: "Sì...? Ricordo qualcosa del genere. Perché? Ci sono novità?"
Costa: "Ce ne sono, ce ne sono. E sono anche esilaranti. A quanto pare è stato tutto un piano di una coppia che stava cercando soldi facili."
Lario: "Beh, non tenermi sulle spine. Come diavolo hanno fatto?"
Costa: "Hanno sfruttato le loro nozze. Si erano messi d'accordo con gli invitati per avere un alibi. E hanno recuperato l'esplosivo dall'ufficio del padre di lui."
Lario: "Ok... Ma questo risponde solo in parte alla mia domanda. Come hanno fatto a devastare in quel modo i palazzi?"
Costa: "A quanto pare nessuno dei due era un vero e proprio esperto di esplosivi e così hanno pensato che piazzare le cariche sui pilastri portanti potesse aiutarli. E oltretutto hanno anche usato chili e chili di esplosivo. No, davvero. Il padre si è accorto solo dopo le nozze che era sparita una cassa dal magazzino. E' una fortuna che non sia morto nessuno."
Lario: "Eh, direi. Ma piuttosto... Quindi ora li abbiamo in custodia, giusto?"
Costa: "Purtroppo no. Sono in luna di miele in un paese in cui non è ben accetta l'estradizione."
Lario: "Bastardi... Almeno non sono riusciti a recuperare i soldi, però."
Costa: "Verissimo!"
*I due ridono insieme della stupidità della coppia. Entra in scena l'Agente Nocca che li interrompe d'urgenza.*
Nocca: "Ispettore Costa..."
Costa: "Che c'è Nocca? Sembri distrutto? Prendi un po' d'aria."
Nocca: "Non c'è tempo ispettore. E' gravissimo."
*Costa e Lario si mettono sull'attenti.*
Lario: "Che succede, Nocca?"
Nocca: "Ecco... Siamo riusciti a togliere i detriti dall'entrata della banca, e..."
Costa: "E cosa?"
Nocca: "I soldi, Ispettore. Non ci sono più..."
*Cambio scena. Siamo in montagna. La Signora e il Signor Spina stanno bevendo dei drink in una piccola baita del paese.*
SigRa. Spina: "Secondo te se ne sono già resi conto?"
Sig. Spina: "Penso proprio di no, mia adorata."
*I due ei sorridono e ridono, fanno un cin cin e scende il sipario.*

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Capitolo 7
*** Emoji: 🧠🧙‍♂️🤖 ***


Follia è fare e rifare la stessa cosa, ancora e poi ancora, sperando che qualcosa cambi. Mi hanno ripetuto questa frase per anni.
Me la dissero mentre osservavano i miei studi.
Me la dissero mentre mi cacciavano dall'accademia lanciandomi dietro i miei appunti.
Me la dissero quando continuai comunque i miei esperimenti.
Solo ora, seduto sulle loro carcasse carbonizzate, mi rendo conto che erano loro i pazzi.
Perché mentre mi deridevano e mi ripetevano la stessa medesima frase, aspettandosi che io abbandonassi i miei progetti, in realtà erano loro stessi ad affondare nella follia e nella convinzione che il nostro mondo fosse perfetto.
Ed eccomi qua, adesso. Da solo. Ad osservare le rovine di ciò che abbiamo costruito in millenni di storia.
Il mio cervello, la mia magia e la mia anima, intatte. 
Il mio corpo un involucro di metallo che non conoscerà mai la decadenza.
Il mondo intorno a me? Un inutile scheletro di terre martoriate dalla guerra e dalle radiazioni.
Non credo di essere l'ultimo della mia razza. Spero di no, in completa onestà.
Spero che là fuori ci sia ancora qualcuno. E spero di poterli guidare verso un futuro migliore per queste lande morenti.
So già che non accetteranno questo destino. So che non accetteranno il doversi liberare delle loro carni per poter raggiungere l'immortalità. Ma non importa. Li convincerò pian piano. Non ho più alcuna fretta.
Un giorno saremo conosciuti di nuovo in tutta la galassia.
Conosciuti come il connubio perfetto tra tecnologia e magia.
Impareranno di nuovo a temerci come avevano fatto fino ad oggi.
Incideremo il terrore nelle loro coscienze esattamente come loro hanno inciso la perdita nelle nostre.

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Capitolo 8
*** Parole: Relazione, Fratelli/Sorelle, Segreti ***


Sento la porta della mia camera cigolare e una piccola falce di luce che mi arriva dritta in faccia. Apro piano gli occhi e vedo sull'uscio una sagoma familiare. Mi alzo piano sugli avambracci e strizzo un po' gli occhi per essere sicura di non star avendo una allucinazione.
"Mel, che ci fai alzata a quest'ora?" chiedo con la voce impastata dal sonno. 
"Stasera dormo qua." le sento dire con un tono che non ammette repliche.
Mi fermo un attimo e la guardo accigliata.
"Sono le..." do un'occhiata alla sveglia sul comodino. Sono le 4. Sono le fottutissime 4. E domani devo lavorare. "... 4. Mi hai svegliata alle 4 . Perché?"
Senza darmi il tempo di protestare, e senza dare cenni di avermi sentito, si avvicina al letto e mi sposta di peso per poi distendersi accanto a me.
"Dormo qua." ripete.
La osservo ancora un attimo e poi mi giro seccata. Se non ha intenzione di parlarmi va bene. Le renderò la nottata un Inferno per ripagarla della cortesia. Inizio a muovermi ripetutamente per trovare una posizione comoda per le mie ali.
Una piccola curiosità per chi non avesse un paio di ali: dormire sulla schiena è impossibile. Sono enormi, scomode e se ci si dorme sopra, si addormentano, e la mattina sembra di avere due pesi morti sulle spalle. Inoltre non esistono coperte che vi possano salvare dal freddo, anche se le ali in primis offrono una buona protezione. Per questo è consigliabile dormire con la pancia verso il basso.
Sto portando avanti il mio piano diabolico per farla dormire male, quando sento una delle sue braccia che si posa sulla mia schiena e mi blocca sul posto. Continuo a dimenarmi, ma con molta meno convinzione.
E' in questi momenti che rifletto sul fatto che molto probabilmente qualcuno si è divertito con la genetica familiare. Sono la sorella maggiore, eppure ho ereditato solo le ali dai miei genitori, mentre lei che è la minore ha preso la stazza e la forza fisica.
La percepisco muoversi e subito dopo sento la sua mano su una delle mie ali. Non starà mica... Mi volto ad osservare la scena. Sta usando la mia ala come coperta. Sento che se la tira piano dietro mentre si avvicina a me sotto le coperte. Lega le sue gambe alla mia gamba. Ha completamente preso possesso del lato sinistro del mio letto e del mio corpo.
Maledetta.
Ascolto il suo respiro. Non sta dormendo. Aspetto ancora un paio di secondi e poi le parlo di nuovo.
"Cosa è successo di così spaventoso dall'averti portato nel letto della tua sorellona a quest'ora così tarda?" provo ad essere gentile. L'alternativa sarebbe che iniziassi a fare commenti acidi sulla situazione, e vorrei evitare. Passano i secondi e proprio mentre inizio a pensare che mi stia ignorando la sento parlare.
"Ho fatto un incubo. In cui c'eri anche tu. Mi sono preoccupata. E sono corsa qua." metabolizzo quello che mi ha appena detto e mi sciolgo un po'. Ha sempre avuto questo effetto su di me, nonostante a volte le vorrei dare una testata per come si comporta. Mi volto verso di lei e vedo che ha gli occhi lucidi.
"Era un incubo così brutto?"
"Sì. Molto." avvicino la mano al suo viso e le faccio un paio di carezze.
"Vuoi parlarmene?" è in questi momenti che mi ricordo che sono io l'adulta tra le due.
"No..."
"Come mai?" 
"Se non te ne parlo ci sono meno possibilità che si avveri, secondo me."
La osservo un attimo e sospiro. E' ancora una bambina sotto sotto.
"Ok, ok.  Come preferisci piccola cavaliera." sono passati anni ma questo nomignolo continua a calzarle a pennello "Ricordati che se ti serve, la tua principessa è qua, però, ok?" 
Mi fa un cenno di assenso e si stringe ancora di più a me. Le metto una mano sulla schiena e mi appoggio al suo petto per come posso.
Domattina avrò sarò tutta indolenzita, lo sento...

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Capitolo 9
*** Emoji: 🧝‍♀️⭐️🎼 ***


"Da piccola avevo un sogno, sapete? Sognavo di cantare esattamente come i miei antenati. Sognavo di osservare il firmamento e di creare delle ballate grazie a ciò che le stelle mi avrebbero suggerito. Sognavo canzoni mai scritte e intonavo motivetti mai sentiti..." l'elfa fa un pausa nel suo discorso ed osserva le centinaia di migliaia di creature di fronte a lei che aspettano trepidanti le sue prossime parole. Il controllo le fa salire un senso di vertigine e un sorrisetto infame gli sorge sulle labbra. Sarebbe stato un altro successo. Ricomincia a parlare con un tono falsamente sconsolato.
"Ma come sappiamo tutti, i nostri piani non vanno mai come vorremmo. Le stelle non ci sono più. I nostri mondi sono distrutti e il cielo è ora vuoto." fa un'altra pausa, aspettando che le sue parole facciano effetto. Una volta visti i loro sguardi feriti, traditi e abbandonati, continua.
"E quindi ora la domanda che ci poniamo tutti è ‘Cosa ci rimane?’. La risposta è semplice, miei adorati. Nulla..." lascia passare un doloroso secondo di silenzio per poi guardarli e sorridere bastardamente "... Se non noi stessi."
Appena finito di parlare scioglie i suoi capelli facendoli esplodere in una massa di ciocche dai colori oleosi. Recupera la chitarra ornata di spine che teneva sulle spalle e si prepara a far esplodere l'aria.
Questo è il suo pubblico. Il suo palco. Il suo momento.
E se il mondo deve bruciare, lei lo farà con esso.
Un assolo rompe il silenzio che si era formato, mentre la folla esplode in un urlo di gioia e follia che squarcia la notte senza luci.
"L'universo è morto. E noi ci abbatteremo sulla sua carcassa!" 

Per qualunque osservatore esterno quello poteva sembrare uno spettacolo come un altro di Thevariel, La Spina Folle, ma per chi la conosceva bene e per chi si trovava lì quel giorno questo fu l'inizio della sua ascesa al potere, e l'inizio della distruzione che portò con esso.

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Capitolo 10
*** Parole: Settantatré, Xin, Supernova ***


Settantatré i popoli dell'universo,
uniti insieme attraverso il tempo funesto.
Nelle loro menti un unico verso,
la speranza di un disastro lesto.

Xin sul suo trono osservava,
l'Impero la sua unica casa.
L'organo supremo in lui sperava,
ma la fine non poté essere evasa.

Il rosso invase il cielo,
mentre dell'Impero rimase solo l'ombra.
I settantatré scomparvero nel velo,
mentre Xin scomparve dalla sua corte ormai sgombra.

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Capitolo 11
*** Emoji: 🦄🩸🪐 ***


Benvenuti ad un altro episodio di "Specie in pericolo e dove cacciarle!".
Nella puntata di oggi andremo ad osservare quelle maestose creature conosciute come unicorni!
Come già saprete, la razza degli unicorni rientra nell'Elenco Universale delle Creature a Rischio di Estinzione, stillato nel 4521 dalla Federazione dei Pianeti Uniti. Nonostante la Federazione non esista più da secoli, l'elenco continua a rimanere in vigore e a impedire la caccia di tutte quelle creature che vi rientrano. Oggi andremo a scoprire come mai gli unicorni sono a rischio di estinzione, per colpa di chi e soprattutto vi spiegheremo come potete evitare i blocchi aerospaziali attualmente presenti attorno al pianeta in cui gli unicorni vivono liberi e felici.
Partiamo dal perché!
Come notato nel 4425 dal famoso cacciatore di frode Hntr D Grt, il sangue di unicorno è in grado di curare quasi ogni tipo di ferita e, se lavorato nel modo giusto, è in grado di diventare un ottimo sostituto delle droghe sintetiche più potenti, senza causare la stessa assuefazione.
Questo ci porta direttamente al come sia successo!
Dopo questa scoperta, la caccia agli unicorni esplose letteralmente in ogni angolo della galassia. Gli unicorni, già di per sé creature rare, vennero cacciati con ogni metodo possibile (per una lista completa di questi metodi vi invitiamo a seguire il nostro prossimo appuntamento della serata "Come torturare i vostri nemici e creare trappole usando i loro cari: Edizione 'Caccia agli Unicorni'!"). La caccia andò avanti per 6 lunghi anni, fino a quando la figlia del capo della Federazione non decise di convincere il padre a mettere un freno al massacro. Da quel momento tutti gli unicorni che vennero catturati furono portati su un pianeta dove la loro vita potesse essere sostenuta e dove potessero vivere tranquilli.
E con questo arriviamo al come atterrare sul suddetto pianeta senza farsi trucidare dal blocco posto a sua difesa.
Come ben sappiamo, nonostante la caduta della Federazione, molte delle sue associazioni continuano a portare avanti le loro faccende. Tra queste possiamo ricordare l'"Associazione per i Diritti di ogni Creatura Senziente" e l'"Ex-Armata Federale". Per oggi ci concentreremo su quella che a noi interessa di più: l'"Associazione per la Salvaguardia delle Creature in Via di Estinzione".
Come gli ascoltatori ben sapranno, l'ASCE attualmente non si occupa soltanto di salvaguardare le creature in via di estinzione, ma si occupa anche di giustiziare sommariamente qualsiasi povero sfortunato che osi mettersi sulla loro strada.
Per poter evitare questa orribile evenienza consigliamo di avvicinarsi al blocco navale del pianeta mascherandosi come una semplice nave turistica o tentando la sorte con una nave dotata di sistema di occultamento.
Per quanto riguarda la caccia, datevi pure alla pazza gioia una volta sul pianeta, poiché le creature non vengono controllate in alcun modo, così che possano vivere le loro vite in serenità!
Grazie di essere stati con noi e buona fortuna la fuori, compagni cacciatori!

In una stanza buia due figure osservano la puntata senza battere ciglio.
"Secondo te c'è davvero qualcun così stupido da cascarci?" chiede la figura in piedi.
"Secondo me sì." le risponde l'altra.
Un soldato entra nella stanza con molta calma.
"Signore. Una nave dotata di sistema di occultamento sta cercando di attraversare il blocco navale."
"Cosa ti dicevo? Sono dei coglioni." si volta verso il soldato "Abbattetela e prendete i resti. Li useremo per trovare i loro compagni."

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Capitolo 12
*** Emoji: 💀🧞‍♀️🌨 ***


Hai mai sentito la storia del venditore di teschi?
Non guardarmi così! E' una storia abbastanza popolare nell'ultimo periodo...
In ogni caso, si dice che se ci si reca al negozio di fiori fuori dal cimitero a mezzanotte, si possano trovare le luci accese e la porta aperta.
Una volta entrati, però, non si viene accolti dai soliti scaffali ricolmi di fiori e candele elettriche, ma da file e file di teschi di ogni forma e dimensione. 
Da quello che dice la leggenda, e questa è una delle parti inquietanti della storia, dovrebbe lavorarci lo stesso ragazzo che ci lavoro durante il giorno come fioraio... Sì, quel tipo che viene definito come "l'unico raggio di sole del posto".
Comunque, sembra che ogni singolo teschio sia in vendita e che una volta sepolti, dal terreno esca uno spirito che esaudisce un unico desiderio.
... Sì, anche io ero scettico su questa leggenda, ma fammi finire e vedrai che non te ne pentirai.
Allora. La fregatura parte una volta espresso il desiderio, a quanto si dice. 
Una volta che lo spirito si è preso in carica il desiderio, una pioggia costante inizia a cadere sulla propria testa fino a quando il desiderio non viene esaudito.
Una volta finito il processo, la pioggia smette.
...
Sì, ho finito.
Lo so, lo so, è deludente come storia del terrore. Ma il punto è... Perché non proviamo noi?
... Come sono venuto a conoscenza di questa storia...?
Mmm... Ti ricordi di quel riccone che sembrava aver fatto fortuna da un giorno all'altro qualche tempo fa? Beh, ecco, nel giardino della sua vecchia casa hanno ritrovato diversi teschi sepolti... E la parte del negozio l'ho scoperta chiedendo un po' in giro...
Non mi guardare il quel modo! Mi fai sentire uno psicopatico... Senti.
Io voglio provarci. Posso andarci con o senza di te. Ma preferirei sinceramente avere qualcuno di fidato al fianco, ecco...
... 
Sapevo di poter contare su di te!

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Capitolo 13
*** Emoji: ⛑🧣⛩ ***


Faccio scorrere la mano sul legno ruvido del torii. 
Era in questo punto che avevamo legato le nostre sciarpe.
Una promessa contro il tempo funesto.
Io promisi che sarei sopravvissuto e lei promise che mi avrebbe aspettato.
Ma né la guerra né la vita, sono creature facilmente gestibili.
I giorni diventarono settimane, le settimane, mesi, e i mesi divennero anni.
Alla fine nessuno dei due mantenne la propria promessa, e le sciarpe si sciolsero abbandonandosi al vento.
Terra che brucia.
Vento che scorre.
Tempo che finisce.

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Capitolo 14
*** Emoji: ⏱🧑☠️ ***


Mi avvicino alla torre dell'orologio sospesa sopra l'enorme uragano nero.
È esattamente come la prima volta che la visitai.
Mi faccio strada al suo interno trasformando i suoi difensori in grottesche statue di carne, fino a quando non raggiungo la cima.
Mi accoglie un pesante portone di legno che si apre rivelando una immensa stanza al cui centro è sospesa una clessidra la cui sabbia scende all'infinito.
"Sei qua per prendere il mio posto? O sei qua per il potere?"
La voce giunge da dietro lo strumento. Una figura esce dalle ombre e si para di fronte al mio obbiettivo.
"Chi sei tu che osi mettere piede qua? Un predatore o un servitore?"
Il suo aspetto è androgino e in continuo mutamento. L'attimo prima è un anziano e quello dopo è un bambino, mentre la sua voce segue la sua trasformazione passando da un tono all'altro, formando una cacofonia dissonante di voci differenti.
"Non rispondi perché temi la tua punizione o non lo fai perché non hai nulla da dire?"
Alzo una mano indicando la clessidra. 
"Non sono un conquistatore, un predatore, un servitore o cose del genere" faccio una pausa lasciando che il mio potere fluisca nella mia mano. Percepisco la clessidra tra le mie dita.
La afferro.
"Io sono semplicemente il punto fisso del tutto"
Stringo la presa, mentre la clessidra inizia a creparsi.
"Tutto ha un inizio e tutto ha una fine" sorrido alla figura che osserva la clessidra inorridito "Io sono quella fine."
Terminato di parlare faccio esplodere la clessidra che schizza sabbia da ogni parte.
Tutto ciò che viene toccato inizia a marcire o a rinvigorire.
Nuovi alberi nascono, mentre il resto del luogo inizia a tremare fin nelle sue fondamenta.
Osservo la figura e le sorrido.
"Salutami Spazio quando lo incontrerai" gli dico prima di fargli incontrare lo stesso destino dei suoi servitori. 
Ci sono ancora molti concetti da terminare prima che io mi possa dire soddisfatto. Ma aver ammazzato il Tempo mi sta sinceramente facendo piacere.

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Capitolo 15
*** Emoji: ®🥡🐞 ***


"S... Stai mangiando degli insetti...?"
"... Sì. Perché? Ne vuoi un pò?"
"... Perché stai mangiando degli insetti?"
"E tu perché ti stai sconcertando così tanto? Non è una cosa così particolare..."
"E ok. Su questo concordo. Non capisco perché tu lo stia facendo con delle bacchette cinesi e da un contenitore di cibo d'asporto."
"Perché è buono... E anche perché mi pagano per farlo..."
"... Come scusa?"
"Mi pagano. E' un nuovo articolo di una catena alimentare. Mi pagano per fargli pubblicità. Si chiama Entomofagy®. E' più buono di quanto non sembri."
"... Siamo in uno dei tuoi cazzo di spot pubblicitari fatti in casa, non è vero?"
"Se ti dico di sì lo fai un sorriso alla telecamera?"
"..."
"..."
"Ogni giorno che passa ti odio un pochino di più."
"Ti voglio bene anche io."

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Capitolo 16
*** Parole: Catena, Specchio, Alba ***


Osservo il mio riflesso nello specchio.
Mi domando se ciò che vedo io sia anche quello che vede lui.
Dalla mia parte so per certo che c'è una persona in catene, legata ad una rupe, costretto ad osservare il ciclo del giorno e della notte senza che possa fare nulla se non pensare a com'è finito in quella situazione.
Ma nel riflesso non vedo questo. 
Nel riflesso vedo solo la libertà di una rupe solitaria e l'ostinazione di un animale che non vuole abbandonare la sua dimora. Un sole che nasce e muore, scambiandosi con la luna in un ciclo infinito come quello che c'è da questa parte.
E nel momento in cui inizio a domandarmi chi tra i due sia il vero maledetto, mi domando anche se queste mie domande non siano la vera punizione per la mia esistenza.
Sono la creatura legata dalle catene fisiche o quella legata dalle catene emotive?
Ho osservato lo specchio per talmente tanto tempo da aver perso me stesso.
E mentre mi rendo conto di questo fatto comprendo che non mi ritroverò mai.
Il mio riflesso sono io e io sono il mio riflesso.
Man mano che scivolo nel torpore anche il peso del tempo svanisce.
Sono un tutt'uno con il tutto e al contempo parte del niente.
Chiudo gli occhi e lascio che il mio riflesso svanisca con me.

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Capitolo 17
*** Emoji: 👺🧞‍♂️👨‍🦯 ***


Faccio dei respiri lenti e profondi prima di entrare. Non posso mostrarmi preoccupata. Non adesso. Afferro la maniglia e mi avvio piano, senza bussare.
La stanza è illuminata dal sole di mezzogiorno proveniente dall'unica finestra presente nell'ambiente e, a parte per il letto, non c'è alcun mobile.
Mi avvicino piano al suo giaciglio e lo osservo dormire. Il suo volto solcato da rughe è come una mappa delle cose che abbiamo vissuto insieme.
Ogni ruga è una emozione, una avventura e una possibilità colta.
Sono così impegnata ad osservarlo che non mi sono resa conto che si è svegliato.
Ci osserviamo a lungo in silenzio prima che uno dei due dica qualcosa.
"Penso di doverti delle scuse." rimango stupita da queste parole.
"Sono parecchio certa che tu non mi debba nulla." lascio per un attimo che la tristezza si palesi sul mio volto "Ad essere onesti dovrei essere io a scusarmi per non aver mantenuto la mia promessa."
"Non dire idiozie." mi intima con tono grave "Hai fatto ciò che hai potuto e tanto basta a questo povero vecchio."
"Avrei potuto fare di più." ribatto con poca convinzione. Sono conscia dei miei limiti e so di star mentendo. 
"Non è vero. E lo sai anche tu." devo imparare ad essere un libro meno aperto, in futuro. Ma non credo che con lui servirebbe a molto.
Ci fermiamo entrambi, sapendo che se iniziasse questo discorso non la finiremmo più. Mi siedo per terra appoggiando la schiena al metallo del letto.
"Devo chiederti un favore, prima di andarmene." 
"Dimmi."
"... Vorrei che vivessi. E non intendo vivere come hai vissuto prima di incontrare me. Intendo vivere seriamente."
"... Penso di poterlo fare... Forse..."
"Ce la farai. Ne sono certo."
Il silenzio cala su entrambi così come il sole che porta via con sé la luce.
"... Amber...?"
"Sì?"
"Grazie di aver esaudito il mio desiderio."
"Grazie a te di avermi dato la possibilità di farlo."
L'ultimo barlume di luce scompare, lasciando la stanza nella più completa oscurità. L'unica cosa che sento prima di chiudere gli occhi è un addio sussurrato.
Li riapro di scatto mentre sento il mio nuovo corpo che si adatta a me come un abito.
Dopo un tempo che pare interminabile mi alzo piano e mi avvicino all'unico specchio della stanza, ora completamente arredata.
Osservo le rughe che spariscono e i tratti del volto che assumono i miei lineamenti. Osservo le lacrime che scorrono sulle mie guance senza che io possa fermarle.
È questo il brutto degli umani. Tu gli doni la vista, e loro si prendono il cuore.

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Capitolo 18
*** Emoji: 🌻🐚🎻 ***


"Te l'ho sempre voluto chiedere... Tu ripensi mai al passato?"
Dopo aver elaborato le sue parole volto lo sguardo per osservare la stanza da ballo che nella mia testa inizia a rimodellarsi velocemente. L'oro vistoso delle pareti si scioglie divenendo petali di girasole, mentre le luci si uniscono a formare un unico grande sole che mi disorienta e che viene subito seguito dall'odore delle persone che si tramuta nella dolce aria che presagisce l'arrivo dell'Estate. In un secondo cambia di nuovo tutto e dove prima l'oro era colato, ora si alza una marea di mattonelle che vanno a formare un'onda azzurra che si infrange sul beige di una scogliera sbiancata dal sole, mentre dei flutti più docili lasciano dietro di sé delle conchiglie lisciate dal tempo. Ed ecco che il rumore della piccola orchestra della festa rientra nella scena divenendo il suono del mare che si mischia ai ricordi degli esercizi costanti e inarrivabili che effettuava ogni giorno per seguire il sogno che lo ha allontanato da me.
La scena continua a cambiare. Forme e colori nella mia mente si susseguono, come un enorme turbinio di sensazioni che mi fanno cadere in un torpore...
"... Elliott?"
Immobile. La scena si ferma. Di fronte ai miei occhi cascate di oro che colano nel mare azzurro sono bloccate in una posa dove i colori sembrano combattere per il predominio, mentre la luce del sole le osserva dall'alto bloccata durante l'atto del cambiamento della propria luminosità. Un tentativo di sbeffeggiare le due entità inferiori e il loro conflitto. L'unica cosa che non si ferma dell'insieme è la musica.
Le note si trasmutano nel suono della mia melodia preferita e mi narrano di ciò che ho fatto per andare avanti e di come riuscirò sempre ad andare avanti.
Assimilo il momento. Lascio che le parole arrivino dove devono. Prendo un respiro profondo.
Sbatto gli occhi e la scena è tornata al suo posto.
"Perdonami... Forse non avrei dovuto parlarne..."
Mi sistemo meglio sulla sedia e mi volto ad osservarlo.
Gli faccio un sorriso gentile prima di rispondere.
"Tranquillo Ector. Hai fatto benissimo, in realtà. E per rispondere alla tua domanda... Sì, ogni tanto ci penso. Ma la vita va avanti. E io ti amo troppo, piccolo girasole, per permettermi di fermarti dal raggiungere il tuo sogno."
Gli prendo una mano e gliela stringo piano.
"Grazie mille per la tua preoccupazione." glielo dico con il tono più sincero e grato che io possa produrre.
La mia risposta sembra soddisfarlo e dopo un attimo riconquista la sua mano e si alza.
"Penso che tra poco sarà il mio turno... Grazie mille Conchiglia."
"Dimostragli che il tuo violino vale più di qualsiasi altro strumento in questa sala."
Mi fa un cenno di assenso prima di allontanarsi.
Appena i miei occhi lo perdono tra la folla mi accascio piano sulla sedia e chiudo gli occhi.
Stanchezza e soddisfazione si formano dentro di me, mentre un sorriso affiora sulle mie labbra.
Ce la farò a quanto sembra.

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Capitolo 19
*** Emoji: 💥🐲💔 ***


Nessuno osava avvicinarsi alla torre, poiché un temibile drago sedeva sulla sua cima. Ma un giorno un cavaliere solitario vi si avvicinò e disse:
"Hai bisogno di una mano per scendere?"
Dopo un attimo di silenzio il drago gli rispose con un semplice:
"Grazie..."
Da quel momento i due viaggiarono insieme e, dopo molte peripezie, si innamorarono. E vissero tutti felici e contenti.

"E poi cosa successe?"
"... Vissero felici e contenti."
"No, intendo, cosa successe dopo il ‘E vissero felici e contenti’? Sappiamo tutti e due che non funziona così la vita."
"... Ti ho cresciuto troppo bene. Sono quasi spaventato dal mio operato..."
"Concordo sull'avermi cresciuto bene, ma ora raccontami il resto della storia... Per favore."
"Ok, ma lo faccio solo per quel ‘Per favore’."

Dopo che i due si furono sistemati, la loro vita divenne presto monotona. Sì, i due ebbero dei figli, dei nipoti e dei pronipoti, ma sentivano che qualcosa mancava. Provarono quasi di tutto ma, alla fine, non riuscendo a trovare una soluzione, decisero di andare ognuno per la propria strada.
Ci furono pianti, lamentele e tristezza, da parte della loro numerosa famiglia, ma infine tutti accettarono la loro decisione. Il drago andò verso Ovest, mentre il cavaliere andò ad Est. Non sappiamo se abbiano mai trovato ciò che mancava loro, o se morirono provandoci... Ma ci sono leggende, narrate in terre lontane, che raccontano di come un drago si mise alla ricerca di un cavaliere dopo aver salvato un intero regno, e ci sono leggende di come un cavaliere sconfisse e uccise migliaia di cacciatori e banditi per poi mettersi alla ricerca di un drago.

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Capitolo 20
*** Emoji: ☯️🐙🧑‍💼 ***


Per poter fare tuoi gli antichi insegnamenti dello stile del polpo devi ricordarti tre insegnamenti fondamentali.

Primo: Devi allenare tutto il tuo corpo.
Non solo i muscoli, ma anche il cervello e gli altri organi. I polpi sono animali intelligenti, muniti di otto tentacoli, tre cuori e la capacità di adattarsi all'ambiente circostante, sia fisicamente che mentalmente.
Tu devi essere in grado di pensare velocemente, attaccare come se avessi otto arti invece che quattro, fare in modo di andare avanti anche perdendo un organo o due e soprattutto devi adattarti ad ogni situazione, anche la più imprevista.
(Nota scritta a margine della pergamena: Preparati una buona scorta di antidolorifici, ne avrai bisogno.)

Secondo: Devi rispettare l'equilibrio dell'universo, rivoltandolo.
Lo stile del polpo è stato sviluppato in modo da rivoltare la trama stessa dello Yin e dello Yang. Ogni tuo colpo deve creare un effetto che rivolti le energie del punto colpito. Ogni tuo movimento deve andare contro l'ordine prestabilito ma mantenendolo.
Ma non farti ingannare. Non distruggiamo la trama creando nulla.
Noi rispettiamo l'universo, ma ne scambiamo gli elementi.
Quando è giorno, portiamo la notte.
Quando c'è chiarezza, noi portiamo confusione.
Quando c'è un fuoco, noi portiamo l'acqua.
Quando c'è il bene, noi siamo il male.
Ma non distruggiamo l'equilibrio.
(Nota scritta a margine della pergamena: Se è troppo difficile da capire, fai finta che ci sia una bilancia dove da una parte c'è lo Yin e dall'altra lo Yang. Noi scambiamo gli elementi posti sulla bilancia, ma non li tocchiamo in altro modo per poterla tenere in perfetto equilibrio. Semplicemente rivoltiamo l'ordine naturale come fosse un calzino. Rimane indossabile, ma è al contrario.)

Terzo: Una volta imparato questo stile, dovrai scendere a patti con l'idea della tua morte.
Questo stile non è stato creato per portare il caos, ma ciò non toglie che ci siano state persone che hanno voluto sfruttarlo per questo motivo.
Ecco perché è stato creato un sistema di sicurezza.
Ogni qualvolta che si usa questo stile al suo massimo, un pezzo della propria energia viene usato come pegno.
Per questo prima di iniziare questo cammino tortuoso devi accettare che morirai.
Inoltre l'energia di ogni persona varia, quindi non c'è certezza di quando accadrà.
(Nota scritta a margine della pergamena: Memento Mori.)

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Capitolo 21
*** Emoji: 💮🧿🥌 ***


"Mamma, mamma! Guardami!"
"Ti vedo amore! Sei bravissimo!"
"Da grande diventerò un giocatore di curling bravo quanto te!"
"Non vedo l'ora tesoro mio. Ma anche la mamma deve migliorare!"
"Allora appena arriverai in cima, mi prometti che mi aspetterai?"
"Sarò con le braccia aperte e con dei regali di ben arrivato."

Riapro piano gli occhi e osservo la foto di mia madre.
Devo ricordarmi di prendere dei fiori per sostituire quelli che ci sono ora.
Sono più gialli che bianchi ormai.
Prima di chiudere il tamaya e andare osservo l'amuleto di fronte alla foto.
Vorrei prenderlo, ma so che non è ancora il momento. Non sono ancora arrivato in cima.
Non mi merito uno dei regali che mi aveva promesso.
Ma se tutto va bene oggi, allora sarò un passo più vicino.
"Vado mamma. Augurami buona fortuna."

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Capitolo 22
*** Emoji: 🎨🦽🌉 ***


"Posso chiederti una cosa?"
"Mi pare che tu lo abbia appena fatto."
"..."
"Scusami. Chiedi pure."
"Perché dipingi sempre quel ponte in particolare? Ce ne sono altri molto più belli, luminosi, trafficati..."
"Più vivi?"
"... Esatto."
"Partiamo dal presupposto che concordo con te. Ci sono molti ponti che sono più vivi. Ponti più lunghi, con una storia più affascinante, più importanti per l'economia, eccetera eccetera. Ma c'è un motivo per cui dipingo sempre e soltanto quello... È perché molte delle svolte negative della mia vita sono avvenute su quel ponte. Il mio primo cuore infranto, il mio primo incidente grave, la mia prima telefonata di condoglianze... Il mio primo tentativo di togliermi la vita."
"... Credo... Credo di non aver sentito bene l'ultima parte."
"Hai sentito benissimo. Su quel ponte provai per la prima volta a togliermi la vita."
"..."
"Non mi guardare così, per favore."
"Scusami... Scusami. È solo che... Sei così positiva. Molto più di me, almeno. Come fai a..."
"A rivivere quei ricordi ogni volta che lo dipingo?"
"..."
"Lo faccio perché quelle sono parti della mia vita. E senza di esse non sarei chi sono oggi."
"... Posso sapere... Com'è andata...?"
"Il tentativo?"
"... Sì..."
"Provai a gettarmi. Né più, né più meno. Ma una ragazza mi fermò in tempo e stette al mio fianco per tutto il tempo che mi fu necessario per rimettermi in piedi. Ancora oggi mi chiedo perché lo abbia fatto."
"Non glielo hai mai chiesto?"
"Certo che l'ho fatto. Ma ogni volta la sua risposta era qualcosa di stupidissimo o di folle. E purtroppo ormai non posso più chiederglielo."
"Come mai?"
"È da un paio di anni che ci siamo persi di vista."
"Oh..."
"Penso comunque che vada bene così. D'altronde se non fosse per lei ora non staremmo avendo questa conversazione."
"Vero..."
"... Dai. Su, su. Andiamo."
"Andiamo dove?"
"Andiamo a mangiare qualcosa. Vuoi che ti spinga o vai da sola?"
"Non c'è bisogno che mi aiuti. So guidare la mia carrozzina da sola!"
"Mi perdoni, principessa."
"Ecco, meglio!"

Un giorno. Un giorno gli racconterò anche l'altra parte della storia. Ma non oggi. Credo di averla traumatizzata abbastanza.
... Chissà se quel giorno ricorderà tutto ciò che ha fatto per me...

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Capitolo 23
*** Emoji: 🗿🧯🔇 ***


Quanto tempo che è passato dall'ultima volta che ho camminato tra questi colossi di pietra e tecnica.
Ricordo ancora quando li costruimmo.
Colossi che si attivassero ad un minimo comando per permetterci di difendere le nostre terre dagli orrori del profondo.
Ma alla fine quegli orrori ebbero la meglio e ora le nostre creazioni giacciono silenziose e abbandonate a loro stesse.
Incapaci di parlare e avvertire del pericolo imminente le nuove creature che ora camminano su queste terra.
Vogliosi di estinguere le fiamme del conflitto con le creature che hanno portato alla disfatta dei loro creatori.
Ma nulla potrà smuoverli dal loro torpore di pietra, poiché le conoscenze sono morte con noi e nessuna delle menti attualmente in vita potrai mai comprendere le grandezze di ciò che costruimmo.
Loro hanno preso una strada diversa dalla nostra.
Prego gli Antichi Dei ancora in vita che possa nascere un salvatore tra di loro...

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Capitolo 24
*** Emoji: 🍣💰📭 ***


Non c'è nulla di meglio del giorno di paga!
Peccato che non sia il giorno in cui la ricevo, ma in cui faccio in modo che altri la ottengano.
Arrivo allo stabile dove devo fare la consegna e scendo dalla moto prendendo il sacco su cui rileggo distrattamente il nome che hanno dato questa volta al ristorante: "Pimpi-Pimpi".
Sento l'imbarazzo di seconda mano che mi stringe lo stomaco mentre mi avvio per le scale ringraziando il cielo di avere ancora il casco addosso e di tenere sempre i sacchetti in un contenitore che ne copre la vista.
Il pensiero di aver rischiato di girare per la città mettendo in mostra un nome del genere mi sta facendo avvampare.
Arrivato di fronte al citofono controllo tra i nomi e trovo il cliente.
Dopo aver citofonato una voce aspra mi risponde "Che cazzo vuoi coglione?"
Mi volto a guardare la camera di sorveglianza e alzo piano il sacchetto.
Sento subito la risposta veloce e piena di paura dell'idiota dall'altra parte "Mi scuso molto, Signore. Siamo al terzo piano, c'è una cassetta attaccata alla porta, può lasciarlo lì. Mi scuso ancora..."
Almeno sa quando abbassare la cresta.
Mi avvio per le scale e osservo tutte le porte, ognuna identica all'altra, fino a quando non arrivo al terzo piano e vedo la cassetta.
Una vecchia cassetta delle lettere.
Incastrata nella porta.
Rimango un attimo ad osservarla. Fa molto retrò e non mi dispiace ad essere onesti. Sono quasi sicuro che mi chiederò per sempre come hanno ottenuto i permessi per una installazione del genere.
Dopo essermi ripreso apro lo sportello e infilo il pacco, per poi bussare alla porta con il segnale stabilito.
Sento dei passi dall'altra parte e dopo poco un segnale di risposta.
Faccio la strada a ritroso e dopo essermi allontanato abbastanza sento il tipico rumore di una esplosione.
"Pimpi-Pimpi"... Porca troia che imbarazzo. Meno male che non mi devo preoccupare che qualcuno racconti in giro che ho portato un pacco con sopra un nome del genere.

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Capitolo 25
*** Emoji: 👀🦑♠️ ***


Ok, john.
Non hai più niente da scommettere.
Ma neanche lui ha altro da scommettere.
Lancio uno sguardo al calamaro di fronte a me. In mezzo a noi c'è una enorme di pila di scarti, oggetti di valore e oggetti di poco conto.
Stiamo andando avanti da ore per decidere chi di noi ha l'oggetto più prezioso nella propria collezione.
Ho appena messo sul piatto un gioiello grosso quanto il mio pugno, rubato durante una spedizione... "A fini di ricerca".
Non ho più altro con me.
E da come sta "sudando" il mio avversario, anche lui non sembra avere altro.
O forse è solo che è stato troppo fuori dall'acqua e si sta idratando.
Spero sinceramente nella prima.
Dopo quella che sembra una eternità, vedo un tentacolo che si solleva e che appoggia una enorme picca di metallo traslucido sul tavolo. Percepisco subito che non è un oggetto normale. Il metallo è simile a dei cristalli, ma sembra più duro dell'acciaio.
Sospiro rassegnato mentre un tentacolo mi afferra e mi schianta fuori dalla porta d'ingresso.

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