Una Storia di Yin e Yang

di syila
(/viewuser.php?uid=948770)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il vino per gli amanti, il miele per gli sposi ***
Capitolo 2: *** Chi torna da un viaggio non è mai la stessa persona che è partita. ***
Capitolo 3: *** I barbari alle porte ***
Capitolo 4: *** Anche un viaggio di mille miglia inizia con un passo ***
Capitolo 5: *** La Tigre accovacciata, il Drago nascosto ***
Capitolo 6: *** A chi più amiamo, meno dire sappiamo ***
Capitolo 7: *** Ricorda sempre di non bere mai più di quanto tu possa caricarti sulle spalle ***
Capitolo 8: *** La colpa dell’ubriachezza non sta nel vino, ma in chi lo beve. ***
Capitolo 9: *** Quando l’allievo è pronto, il maestro compare. ***
Capitolo 10: *** A profondi sentimenti, profonde conseguenze ***
Capitolo 11: *** Anche la giada ha bisogno di essere scolpita per diventare una gemma ***
Capitolo 12: *** Ci sono soltanto due uomini perfetti: uno è morto e l’altro non è mai nato ***
Capitolo 13: *** Il momento migliore per piantare un albero era vent'anni fa. Il secondo miglior momento è ora. ***
Capitolo 14: *** Guardare i fiori è facile; farli crescere è molto più difficile. ***
Capitolo 15: *** Anche un coniglio intrappolato è pronto a lottare. ***
Capitolo 16: *** Un momento di pazienza può scongiurare un grande disastro. Un momento di impazienza può rovinare una vita intera. ***
Capitolo 17: *** Semina azioni e mieterai abitudini, semina abitudini e mieterai un destino ***
Capitolo 18: *** Colui che è fermo nel suo proposito plasma il mondo a sua immagine ***
Capitolo 19: *** Il Maestro apre la porta, ma tu devi entrare da solo ***
Capitolo 20: *** Chi non ha apprezzato il suo maestro né la sua lezione, un giorno sarà forse colto, ma non sarà mai saggio ***
Capitolo 21: *** Ogni Paese ha le sue leggi, ogni famiglia le sue regole ***
Capitolo 22: *** Un giovane ramo prende tutte le curve che uno gli vuole dare ***
Capitolo 23: *** Quando piove lo stolto impreca contro gli dei, il saggio si procura un ombrello ***
Capitolo 24: *** Comportati con tutti come se ricevessi un ospite ***
Capitolo 25: *** Mangiare è uno dei quattro scopi della vita. Quali siano gli altri tre nessuno lo ha mai saputo. (PARTE 1) ***
Capitolo 26: *** Mangiare è uno dei quattro scopi della vita. Quali siano gli altri tre nessuno lo ha mai saputo. (PARTE 2) ***
Capitolo 27: *** Per quanto un albero possa diventare alto, le sue foglie, cadendo, ritorneranno sempre alle radici. ***
Capitolo 28: *** Fai un passo falso oggi e cento vite non basteranno a redimerti ***
Capitolo 29: *** Il drago solleva la testa e la primavera è arrivata ***
Capitolo 30: *** Curare il corpo è facile, curare lo spirito difficilissimo ***
Capitolo 31: *** Un amico viene da lontano: non è dunque una gioia? ***
Capitolo 32: *** Nel corso della sua vita l’uomo non conosce il proprio spirito; dopo morto, dimentica il proprio corpo ***
Capitolo 33: *** È meglio fare una buona azione vicino a casa che andare lontano a bruciare incenso ***
Capitolo 34: *** Chi si vendica dovrebbe scavare due fosse. ***



Capitolo 1
*** Il vino per gli amanti, il miele per gli sposi ***


banner


Capitolo I
Il vino per gli amanti, il miele per gli sposi.

"Dove la gioia del nostro amore?
Ed è pur vano il pianto.
Tutto non fu che il sogno di una notte quel che uniti in dieci anni attraversammo."
Po Chu-i
Il Palazzo d'Estate non aveva un centro.
Come il delta di un fiume, una volta oltrepassato il grande portone laccato, si disperdeva in mille rivoli tra padiglioni, terrazze, ponti e giardini che s'inerpicavano sulle pendici della Montagna di Giada fino a perdersi oltre il velo leggero delle nebbie.
La luce crepuscolare in cui era sempre avvolto quel lembo del Reame degli Spiriti lo rendeva ancor più irreale; i suoi edifici galleggiavano nel vuoto, circondati dall'aureola delle lanterne, mentre i drappi delle casate che li avevano abitati nei secoli sventolavano al capriccio della brezza, come grandi vele di seta sfilacciata.
A Leng Ye Xue quel luogo aveva sempre ispirato un senso di decadenza e malinconia, era un'eredità del passato di cui non aveva mai avuto troppa cura; a differenza dei suoi predecessori, non aveva mai fatto nulla per ingrandirlo o abbellirlo.
Era anche abbastanza certo che ci fossero alcune stanze in cui non aveva mai messo piede.
Dei vivaci schiamazzi lo distolsero dalla contemplazione della luce lunare che inargentava i tetti d'ardesia; probabilmente il suo ospite aveva scoperto lo stagno delle anatre.

“Xue ge! Aiutami per favore!”
La scena che si presentò ai suoi occhi sarebbe risultata divertente, se non fosse stato per l'espressione terrorizzata del giovane uomo, che si era rifugiato sullo sperone di roccia sopra lo specchio d'acqua.
Era circondato da un gruppo di anatre starnazzanti e bellicose, affatto spaventate dai timidi tentativi dell'assediato di scacciarle con le mani.
“Xue Ge!” esclamò di nuovo “Volevo dargli un po' di pane, ma forse questi demoni si nutrono solo di carne umana!”
Il padrone di casa, che fino a quel momento si era trattenuto, scoppiò a ridere, poi batté le mani un paio di volte e gli aggressivi pennuti si calmarono, tornando a nuotare tra le ninfee.
“Non si nutrono di carne umana, però le loro beccate sono piuttosto dolorose...” spiegò porgendogli la mano per aiutarlo a scendere “Fanno buona guardia in mia assenza.”
“Come le oche del Campidoglio.” annuì l'altro divertito.
“Conosci la storia occidentale?”
“È ricca di avvenimenti interessanti e... Ti informo che leggo anche cose diverse dalle antiche pergamene.”
Parole a cui era difficile credere, se chi le aveva pronunciate vestiva un morbido hanfu(*) turchese e portava i capelli lunghi fino alla vita.
Il maestro Sheng Yun Bai sembrava uscito da un quadro della sua galleria di antenati ed era assolutamente perfetto contro lo sfondo di colonne rosse del Porticato Occidentale.



“Sei stanco?” gli chiese, lasciando sulla sua guancia l'abbozzo di una carezza.
Tutto in lui ispirava fragilità: era bianco, delicato, somigliava alle nuvole descritte nel suo nome o alle fioriture primaverili e Ye Xue, similmente a quelle apparizioni effimere, temeva di vederlo scomparire al primo soffio di vento.
“No, però con questa luce è difficile capire che ore sono.”
“La notte è quasi interamente trascorsa, manca poco all'alba.”
“Allora devi andare a riposare!” esclamò l'ospite preoccupato.
“Cosa pensi che mi succederebbe restando fuori?”
Ogni tanto si divertiva a metterlo in difficoltà, perché l'imbarazzo gli tingeva il viso candido di un soffuso rossore.
“Saresti in pericolo! Il sole...” lo sentì sussurrare.
“Nel Reame degli Spiriti le leggi fisiche funzionano in modo un po' diverso, stai tranquillo...” sorrise e gli prese le mani tra le sue “Non mi vedrai marcire come un frutto caduto dall'albero!”
“Smettila di scherzare.” lo ammonì l'altro “Vuoi passeggiare un po'?”
“Qualcosa del genere, mi accompagni?”
“Certo.” rispose dolcemente lasciandosi guidare da lui.

Attraversarono alcuni ambienti di collegamento che si concludevano presso una terrazza affacciata sulla cascata che dalla Montagna di Giada precipitava a valle, formando un lago.
Sporgendosi dal parapetto il giovane maestro guardò verso l'alto, dove le cateratte scomparivano dietro una spessa cortina di nubi, oltre le quali si nascondeva la vetta del monte.
“Dev'essere una bella arrampicata fin lassù!” esclamò alzando la voce per sovrastare il rombare dell'acqua.
“Circa tremila gradini scavati nella roccia a strapiombo sul precipizio; lo chiamano il Sentiero della Disperazione, puoi ben immaginare il perché...”
Yun Bai ragionò un attimo, poi disse “Tu... Non pensavi di arrivare in cima, vero?”
“Il panorama compensa le difficoltà del viaggio, ma forse il sentiero è troppo faticoso per te.” lo provocò, poi rise vedendo il suo volto di porcellana accartocciarsi in un broncio offeso.
“Sono perfettamente in grado di affrontare qualche rampa di scale.”
“Oh, peccato, invece io volevo prendere una scorciatoia.”
“Di nuovo il teletrasporto.” sospirò Yun Bai preparandosi ad essere sballottato tra le dimensioni.
Il tempo trascorso nel Reame degli Spiriti gli aveva fatto capire quanto fosse diverso il modo che avevano i suoi abitanti di usufruire della magia; una magia molto più caotica, potente e primitiva rispetto a quella ordinata e lineare dei maghi terrestri.
“In verità è un sistema tecnologico, l'uomo moderno lo definisce... ascensore!”



Ascensore, eh?
Yun Bai lo squadrò di sottecchi,anche perché guardare in basso gli avrebbe procurato le vertigini.
Stavano salendo dentro una specie di grossa cesta, che tramite un sofisticato sistema di funi, carrucole e contrappesi, li portava verso la cima della montagna.
Il percorso doveva essere una semplice ascensione in verticale, ma la verità era che la cesta ondeggiava in balia delle correnti d'aria, portandoli o troppo vicini alla parete di roccia o al turbine della cascata.
All'ennesimo scossone il maestro trattenne il fiato, chiuse gli occhi e si rassegnò a precipitare nel lago sottostante, poi li spalancò sentendo il braccio di Ye Xue cingerlo alla vita, mentre con l'altro si teneva aggrappato alle funi.
“È emozionante, vero?”
“Dì piuttosto che hai scelto questa specie di trappola mortale come scusa per abbracciarmi!”
“Mi hai scoperto!” l'altro ridacchiò, poi gli sussurrò all'orecchio “Pensavo di non avere bisogno di una scusa per abbracciarti Yubi...”
Davanti a insinuazioni così sfacciate puntualmente il giovane mago arrossiva e restava senza parole e questo lo rendeva ancora più adorabile agli occhi del suo amante, che una volta arrivati si premurò di sollevarlo, posandolo al sicuro sulla terraferma.
“Avevi ragione...” disse muovendo qualche passo sul belvedere da cui poteva contemplare un vasto altopiano, oltre il quale s'intravedevano nuove catene montuose, alcune perfino più alte della Montagna di Giada “Questa vista toglie il fiato.”
“Il Fiume che da' origine alla cascata si forma agli estremi confini del Reame degli Spiriti e la leggenda vuole che trasporti anche la polvere di Stelle degli Intermondi.”
“La dimora dei draghi celesti?”
“Esatto, però non è per parlare di quei vecchi brontoloni che ti ho portato fin quassù; vieni, è quasi ora...” disse accompagnandolo verso una zona precisa del belvedere, contrassegnata da una borchia di metallo “Da questo punto, appena sopra di noi, passa il primo raggio di sole che illumina il nostro mondo, servono tempismo e agilità per catturarlo!”
“Tu cosa... ”
Yun Bai comprese troppo tardi le sue intenzioni, l'uomo aveva già steso la destra intercettando la sottile lama di luce e con un movimento altrettanto rapido l'aveva ritirata stringendola a pugno.
“Hai catturato davvero un raggio di sole?” domandò accostandosi a lui, attratto dal brillio che scaturiva dal pugno chiuso.
“Ne dubitavi?”
Sorridendo soddisfatto gli posò il palmo sulla fronte e il mago avvertì una piacevole sensazione di calore, come se fosse stato baciato dai tiepidi raggi del mattino; tastò il punto con cautela e sentì sulla pelle un piccolo rilievo tondeggiante.
Molto era probabilmente di colore rosso.
“Hai creato un huadian*?”
“Mi sembra appropriato, sei un mago, nessuno potrebbe eccepire sulla tua natura sovrannaturale e sul tuo diritto di indossarlo.”
dichiarò soddisfatto, poi aggiunse “E ti dona molto.”
“Queste invece non ti donano affatto.” Ye Xue non era stato abbastanza svelto da nascondere la mano all'occhio attento del giovane “Quindi le leggi fisiche funzionerebbero diversamente?” chiese serio, prendendola tra le sue ed esaminandola.
“Sono solo ferite superficiali, guariranno nel giro...”
“No! Non devi! Tu non devi...” il mago s'interruppe, l'uomo lo stava fissando sconcertato e perfino lui stentava a riconoscersi in quel tono di voce così autoritario.
Prese un lungo respiro, s'impose la calma e proseguì in maniera più pacata “Non devi fare niente del genere per impressionarmi, soprattutto se mette a rischio la tua incolumità.”
“Questo è un bel guaio.” rispose Ye Xue chinandosi fino a toccare la fronte dell'altro “Come ti convinco a rimanere qui, se non posso fare sfoggio delle mie impressionanti abilità di Signore degli Shen*?”
“Comportandoti in questo modo resterà solo l'urna delle tue ceneri a farmi compagnia.” lo soppesò dietro la cortina setosa delle lunghe ciglia e aggiunse “Torniamo a palazzo, medicherò le tue ferite.”
“Oh, finalmente vedrò all'opera le sopraffine arti della tua scuola di magia!” gongolò l'altro, contento come un bambino.



“Ahi! Brucia!”
Gli strepiti del padrone di casa echeggiavano in tutto il Palazzo, ma essendo pressoché deserto disturbavano solo le anatre e i pavoni del giardino segreto.
“Quante storie, ti lamenti come uno spettro in una notte di tempesta...” brontolò Yun Bai, intento a spalmare sulle ferite dello spavaldo Signore degli Shen un unguento curativo.
“Hai detto che volevi guarirmi, invece mi stai torturando! Cosa c'è in quel flacone? Un demone dell'inferno?”
“Sarebbe ciò che ti meriti.” rispose il mago che soffiò gentilmente sulle lesioni prima di iniziare a bendarle.
“Dove sono la compassione e la benevolenza del mio Fiore di Ciliegio? Io speravo in un po' di conforto!”
“Sono uscite in compagnia del conforto.”
“Sei crudele, davvero crudele!”
“Lo so.”
Ye Xue mise un broncio plateale e il mago rispose con un sorrisetto divertito “Yin e Yang. Ogni principio contiene il seme del suo opposto; avrei lo stesso fascino senza quel pizzico di cattiveria?”
Stavolta fu Ye Xue ad essere messo all'angolo; sapeva che il mago si stava riferendo alla prima notte trascorsa insieme al Palazzo d'Estate.
“Sia chiaro: non mi pento di averti offerto il moutai.” proclamò fiero “E nemmeno delle piacevoli conseguenze.”
“Quindi deduco che ti piacciano certe pratiche.”
L'interessato bofonchiò una risposta incomprensibile, poi mostrandosi scandalizzato esclamò “A volte sei troppo diretto nei tuoi discorsi, di certo è colpa delle tue frequentazioni occidentali!”
“Disse il Signore degli Shen, che andava a spasso nella campagna francese prima di incontrarmi...”



La giornata trascorsa a recuperare le energie spirituali gli sembrò interminabile; eppure c'era stato un tempo, nemmeno troppo lontano, in cui solo la necessità di prendersi cura di Ye Feng lo aveva spinto a lasciare il letto e a volte l'allievo prediletto doveva andare a stanarlo di prepotenza dal suo eremo.
Ad un certo punto, forse verso Mezzogiorno, Yun Bai si era alzato ed era uscito dall'appartamento; aveva fame, esigenza piuttosto comprensibile per un umano.
Dimostrando spirito di iniziativa si era avventurato nei meandri del palazzo in cerca delle cucine, dove in maniera previdente il padrone di casa aveva provveduto a riempire la dispensa.
Ye Xue aveva seguito la traccia della sua aura, lasciando fluttuare la mente accanto a lui senza mai rivelarsi.
Non gli aveva vietato di visitare l'antica dimora, purché rimanesse al sicuro entro le mura del palazzo.
Il suo amante avrebbe sicuramente apprezzato le anticaglie e le reliquie magiche che conteneva.
Poi un cambiamento nel tragitto iniziò a preoccuparlo, stava entrando nel vecchio padiglione in cui aveva abitato dopo l'approdo nel Mondo degli Spiriti, al termine di una vita tumultuosa e violenta, che non era pronto ad abbandonare.
Non completamente almeno.
Quando si forzavano i limiti imposti dal Fato quest'ultimo chiedeva pegno in misura proporzionata alle colpe commesse.
Così nasceva un Signore degli Shen: né vivo, né morto; con l'anima lacerata, strappata a forza dal corpo e costretta a trovarne un altro in cui sopravvivere ad un'immortalità estenuante, in cerca di una impossibile redenzione.
Leng Ye Xue nei secoli aveva accettato la sua condanna, scoprendo che poteva perfino trarne vantaggio, ma quelle vecchie stanze contenevano cimeli e testimonianze di un passato sanguinario, in grado di turbare un animo delicato come quello di Yun Bai.
Il giovane mago se lo vide comparire di fianco all'improvviso e trasalì, distogliendo lo sguardo da un dipinto appeso alla parete del corridoio.
“Xue Ge! È successo qualcosa?”
“Nulla, però mi sono svegliato e tu non c'eri, perciò sono venuto a cercarti.”
“Oh, capisco e avevi così fretta che hai dimenticato i vestiti...”
Il tono sibillino costrinse l'uomo ad esaminare la sua tenuta; c'era di che vergognarsi in effetti.
“Oggi mi sento minimalista!” esclamò incrociando le braccia con ostentata noncuranza.
Yun Bai scosse il capo in segno di disapprovazione, poi gli indicò il quadro e disse “Cosa direbbero i tuoi antenati maestro Leng?”
Ye Xue alzò gli occhi e si sentì gelare il sangue, di tutte le cianfrusaglie in cui poteva inciampare il suo ospite aveva trovato quella più “impresentabile”.
“È...” annaspò in cerca di una giustificazione da propinargli “Lui non è un mio antenato.”
“Un antico funzionario imperiale allora? Ha un'aria fiera nonostante il suo sguardo sia malinconico.”
“Nessuno d'importante” glissò cingendogli le spalle col braccio “Comincio a sentire freddo e vorrei mettermi qualcosa addosso.”
Il giovane, tuttavia, contemplava assorto il dipinto e non aveva alcuna intenzione di muoversi da lì.
“Ha un che di familiare.” disse e per la seconda volta Ye Xue sentì un brivido gelido corrergli lungo la schiena.
Aveva dimenticato che il piccolo mago della Terra, tanto fragile e soave, era anche incredibilmente testardo, non se ne sarebbe andato da lì senza una risposta.
“Hai ragione. L'uomo del ritratto sono io, le mie sembianze umane almeno.” ammise con una certa fatica e si preparò alla valanga di domande che Yun Bai gli avrebbe riversato addosso; alcune richiedevano risposte difficili e dolorose anche a secoli di distanza.



“Avevi un aspetto molto autorevole.” fu invece la sintetica conclusione del mago, che soddisfatto infilò le mani nelle ampie maniche dell'hanfu e s'incamminò verso il loro appartamento.
“C-come sarebbe a dire avevo! Perché adesso sono meno autorevole forse?” esclamò Ye Xue sorpreso dalla sua reazione.
“Se dovessi giudicare dal tuo abbigliamento qualche dubbio lo avrei...” risposeYun Bai, che si voltò e gli dedicò una languida occhiata.
L'altro arrossì e incassò il colpo limitandosi a sottolineare che un vero uomo rimaneva tale in ogni circostanza e il mago, che ci aveva preso gusto a provocarlo, lo sfidò a dimostrarlo in camera da letto.
Ne scaturì un animato inseguimento tra i corridoi deserti, che terminò appena oltre le porte della camera, dove il Signore degli Shen provvide a difendere il suo onore e la sua autorevolezza finché entrambi non giacquero stremati tra le lenzuola sgualcite.
“Yubi?” lo chiamò piano, ma non rispose, allora gli scostò delicatamente i capelli dal viso e ne scrutò i morbidi lineamenti abbandonati al sonno; le ciglia argentee tremavano appena, segno che stava sognando.
Si chiese in quali terre favolose volasse la sua anima durante il sonno.
Lui aveva i mezzi per raggiungerla, sarebbe bastato legare quel desiderio ad un bastoncino d'incenso e lasciare che le sottili spirali di fumo avvolgessero entrambi.
Tuttavia un pensiero lo trattenne: aveva già scombussolato la sua vita, entrandovi con l'impeto di un sasso gettato in uno stagno tranquillo, non poteva mettersi a pasticciare anche coi suoi sogni.
“Me li racconterai al risveglio.” sussurrò, posandogli sulla fronte un bacio leggero come una piuma.

Fine prima parte


⋆ La voce dell'intrapredenza ⋆

Carissimi, con l'annus horribilis che ci stiamo lasciando alle spalle, sentivo il bisogno di condividere con voi qualcosa che ne addolcisse gli ultimi giorni.
Questo racconto e i suoi protagonisti sono usciti da due teste pensanti e giocanti quali siamo Syl e io, che dopo il mondo vittoriano abbiamo deciso di sbarcare decisamente più a Est, dove si trovano creature affascinanti, esotiche e pericolose, portandoci dietro un clandestino francese...
Che ci fa un francese dentro una storia cinese?
Se volete scoprirlo restate a bordo della cesta-ascensore, ma tenetevi forte, perché Yin e Yang sono sostanze in continuo mutamento, che minacciano equilibri raggiunti a fatica e scombinano i piani di tutti, anche quelli di un millenario Signore degli Shen.
Colgo qui l'occasione di ringraziare Old Fashioned per i suggerimenti avuti in corso di stesura e tutti coloro che vorranno leggere, preferire e commentare questa storia a base di antichi palazzi, reami incantati, assenzio e champagne! ^^
***Auguri a tutti di Buon Anno!***

TERMINI:
Hanfu: abbigliamento tradizionale dei cinesi Han di antichissima origine, che consiste in una sopravveste e in una o più vesti sottostanti, da non confondere col kimono, che pare sia ispirato ad esso.
Huadian: elemento decorativo che viene applicato sulla fronte, sviluppato durante la dinastia Tang, riveste molteplici significati a seconda della sua forma o colore. Nell'iconografia tradizionale è associato a creature di origine magica o divina.
Signore degli Shen: in questo caso Shen significa genericamente "esseri sovrannaturali"
Moutai: Distillato a base di cereali assimilabile alla grappa negli ultimi anni è diventato una sorta di status simbol per i cinesi, soprattutto della classe dirigente.



Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Chi torna da un viaggio non è mai la stessa persona che è partita. ***


banner


Capitolo II
Chi torna da un viaggio non è mai la stessa persona che è partita.

Yun Bai stava sognando in effetti e, come aveva intuito il suo amante, era abituato a muoversi tra i mondi fugaci creati dai dormienti; sapeva come entrarvi e quando lasciarli per evitare che quelle fragili strutture di puro pensiero collassassero finendo col travolgerlo.
Tuttavia il sogno in cui era caduto dopo aver chiuso gli occhi non si lasciava manipolare, anzi, era piuttosto lui a doversi adattare seguendone la trama; come in un gioco di strategia poteva accedere al livello successivo solo completando la missione del precedente.
Qualsiasi tentativo di cambiare percorso o sfuggire allo scenario finivano col riportarlo al punto d'origine: un giardino e un piccolo padiglione protetti da alte mura.
Dopo aver girovagato attorno al laghetto, su cui si chinavano i rami spumosi dei ciliegi in fiore, concluse che la parte interessante della storia doveva essere all'interno dell'edificio; guadagnò il porticato e si affacciò cauto alla finestra di una camera da letto, da cui provenivano risate ed un indistinto chiacchiericcio.
In passato sogni come quello erano stati fonte di grande imbarazzo per lui e gli avevano lasciato degli strascichi piuttosto movimentati al risveglio, ma nelle ultime settimane Xue Ge si era impegnato molto a colmare certi “vuoti”, perciò trovare una coppia in intimità sotto le coperte non lo avrebbe messo a disagio.

La situazione che si presentò ai suoi occhi però non aveva nulla di compromettente: sul fondo della stanza una giovane donna sedeva davanti al mobile da toelette dandogli le spalle; parlava con la sua ancella, intenta a mostrarle due abiti, entrambi molto sontuosi.
“Quale preferisci mia signora? Quello verde o quello nero?”
“Nero, la spilla risalterà di più.” la padrona prese da un portagioie il prezioso oggetto e lo accostò alla stoffa annuendo convinta.
“Il signore è un uomo fortunato.” trillò l'altra “Lo ammalierai!”
“Non ammalierò proprio nessuno se non mi aiuti ad acconciare i capelli, che ore si sono fatte?”
“Il sole declina, manca poco al tramonto.”
“Allora sbrigati, prendi i pettini d'avorio e il fermacapelli con le perle. La cena?”
“È pronta mia signora e il vino è già in fresco!”
“Il padrone sta arrivando!” la voce di un servo da fuori interruppe il quadretto domestico; l'ancella brontolò qualcosa sull'impazienza degli amanti e in tutta fretta richiuse le imposte, proprio sul naso di Yun Bai, che perse l'equilibrio e cadde all'indietro svegliandosi nel letto accanto a Ye Xue.



“Cosa mi sono perso?” gli chiese incuriosito e il giovane mago lo guardò attonito, senza capire, perché l'esperienza onirica era stata più coinvolgente di quanto avesse previsto e faticava a distinguere la realtà dal sogno.
“Ahm...”
“Era un sogno piccante? Da come ti agitavi doveva essere piuttosto impegnativo! C'ero anche io? Quanti eravamo...”
Ye Xue si trovò col dito indice del mago premuto sulle labbra e s'interruppe.
“Ti prego, vorresti fare silenzio un attimo?”
Ma il Signore degli Shen non era tipo da starsene buono e zitto, prese il dito coi denti e cominciò a mordicchiarlo finché l'espressione confusa dell'amante si sciolse in un sorriso.
“Va bene, va bene te lo racconto! È stata un'esperienza stravagante.”
“Oh, hai fatto uno di quei sogni in cui la gente cammina a testa in giù e i pesci nuotano nel cielo?”
“Non così strano!”
“Spiegati meglio.”
Yun bai gli riferì la situazione in cui si era trovato: il giardino, il padiglione, il dialogo tra la padrona e la domestica poi disse “Sai qual è stata la cosa davvero insolita?”
“Il fatto che tu non potessi muoverti a piacimento?”
“No, è che per tutto il tempo il volto della fanciulla è rimasto riflesso nello specchio del mobile da toeletta, eppure mi è stato impossibile distinguere i suoi lineamenti; apparivano sfocati, come se li avessi osservati dietro un vetro opaco.”
“Curioso in effetti.” convenne Ye Xue “Ma perché questo ti preoccupa tanto? Non c'è niente di spaventoso nel tuo racconto.”
“Perché, diversamente dal viso, ho visto la sua spilla come se l'avessi in mano io stesso, potrei dirti perfino quanto pesava e in quale modo erano legate le perle e i coralli.”
“Ah...” la fronte dell'uomo s'increspò appena “Me la descriveresti?”
“Era un albero ricavato da un ramo di corallo rosa e al posto dei fiori c'erano tante piccole perle. Era bellissima e sicuramente molto preziosa! Probabilmente un oggetto dell'Era Tang.”
“Si... Immagino.” mormorò Ye Xue, che subito dopo scese dal letto “Vado a prepararti un bagno caldo, vediamo se riesce a sciogliere la tua inquietudine, intanto riposati un po'!”
“Xue Ge!”il giovane lo richiamò e l'interpellato si voltò pregando che non scorgesse la sua agitazione “L'unico modo che hai di sciogliere la mia inquietudine è fare il bagno insieme a me.”
“Ogni tuo desiderio è un ordine!” rispose inchinandosi come un perfetto servitore, poi scomparve oltre le porte sulla scia lieve della sua risata.

Nel tempo di un battito di ciglia tornò al vecchio padiglione ed entrò nell'alcova segreta in cui conservava tutti gli oggetti che avevano significato qualcosa durante la sua vita terrena, nel bene o nel male; aprì l'armadio intarsiato di madreperla e cominciò a frugarlo come un ladro, buttando all'aria rotoli, scatole, vecchi cimeli di famiglia che odoravano di muffa e umidità.
Il sigillo di bronzo della sua Alta Carica Imperiale rotolò pesantemente a terra con un rimbombo metallico, ma l'uomo non lo degnò di uno sguardo.
Poi finalmente apparve dal fondo di un cassetto la piccola scatola che portava incisa sul coperchio una foglia d'oro dell'albero di Yin Xing*.
Ye Xue la prese con la stessa cura che avrebbe riservato ad una santa reliquia ed esitò un attimo prima di aprirla, perché il suo contenuto riusciva ancora a ferirlo e a farlo soffrire a dispetto del tempo trascorso.
Forse Yun Bai si era sbagliato o forse lui rammentava un oggetto diverso; invece eccolo apparire tra la seta bianca in cui lo aveva riposto, intatto, perfetto in ogni dettaglio, identico alla descrizione fatta dal giovane mago.
La scoperta gli diede un senso di vertigine, si appoggiò all'anta dell'armadio e chiuse gli occhi, travolto dall'onda dei ricordi.



“Come mai non ti avvicini Xue Ge? Il mio modo di suonare il guzheng è così terribile che preferisci tenere le tue orecchie a distanza?”
Jīn Yè lasciò scivolare via le ultime note dalle dita sottili e sollevò lo sguardo in cerca dell'uomo celato nell'ombra del portico.
“È un piccolo sacrificio, necessario a imprimermi nella mente la tua immagine e questa magnifica giornata.” il Ministro Imperiale scese lentamente i gradini che conducevano al giardino, ammantato dai colori bruniti dell'autunno.
“Il tempo è ancora molto dolce.” convenne la fanciulla mettendo da parte lo strumento a corde.
“Lo è sempre, quando posso trascorrerlo con te.”
Sulla fronte di Leng Ye Xue comparve una leggera increspatura e la sua espressione si adombrò; di lì a due giorni sarebbe partito alla volta della capitale e questo significava settimane, addirittura mesi di lontananza dalla sua adorata“Foglia d'oro”.
“Passeranno in fretta.” lo rassicurò la giovane donna, che aveva indovinato i suoi pensieri.
“Saranno un'intollerabile agonia, proverò a tornare prima che le strade diventino impraticabili.”
“Affronteresti i passi innevati per soddisfare un tuo capriccio? No. Non te lo permetto.” la voce di Jīn Yè si era fatta più dura, quasi autoritaria e contrastava con la tenera premura che trapelava dai suoi occhi.
“Oh, la mia signora mi da un ordine, questo umile funzionario deve obbedire!” esclamò l'uomo, deliziato dai suoi modi, così lontani dalla grazia formale e artefatta delle dame di corte.
Perfino mentre conversava con la sua sposa nell'intimità dell'alcova aveva l'impressione che lei pesasse le parole sul bilancino da erborista.
E non c'era un'oncia di verità o dolcezza su quel piatto!
Quante volte aveva dovuto mordersi la lingua per non appoggiare la parola “moglie” sulle fragili spalle di Jīn Yè, a cui si confaceva senz'altro di più che alla legittima consorte.
“Potresti... seguirmi stavolta.”
La proposta rimase sospesa tra loro finché l'interpellata la scacciò con un lieve sospiro.
“Queste cose non vanno mai a finire bene Xue Ge.”
“Perché no? Avresti il tuo appartamento, dei servitori e anche delle guardie!”
Jīn Yè scosse la testa e l'uomo vide sfumare la possibilità a cui si era appena aggrappato. “Nessuno oserebbe giudicarti con biasimo, è un'usanza...”
“È un'usanza pericolosa! Credimi: rifiutare mi stringe il cuore, ma ad una concubina si chiedono favori che nessuno chiederebbe ad una moglie; cosa dovrei fare se un giorno mi ordinassero di spiarti, di rubare la tua corrispondenza o riportare i tuoi malumori?” la fanciulla gli prese le mani tra le sue “Non propormi di diventare la pedina di un gioco che finirebbe col rovinarti.”
Il Ministro Leng fu costretto a convenire; le concubine erano una formidabile arma di ricatto nella corte imperiale, dietro le quinte manovravano la politica, prendevano decisioni, tessevano intrighi e Jīn Yè era troppo buona ed onesta per sopravvivere in un simile nido di serpi.
Un colpo di vento improvviso portò con sé una nevicata di foglie d'acero, che vennero a cadere ai loro piedi.
Quel rosso intenso spiccava sul terreno brullo come uno scia di sangue e a Ye Xue parve un cattivo presagio.

“Quando tornerai il giardino sarà di nuovo verde e io ti aspetterò qui, sotto i ciliegi fioriti.”
La fanciulla sapeva quali pensieri turbavano l'animo dell'amante, riusciva a nasconderli al resto del mondo, ma non al suo sguardo e una separazione poteva essere meno dolorosa se era legata alla promessa di un'attesa.
“Sei tu la mia Primavera, anche nel pieno dell'inverno, vorrei potertelo dire con le parole di un poeta, però conosco solo il linguaggio dei burocrati di corte... Oltre al nome di un bravo gioielliere.”
Con un sorrisetto sornione prese dalla tasca della sopravveste un involto, che mise tra le mani di Jīn Yè, ancora protese verso di lui.
“Un altro regalo? È passata una settimana dall'ultimo dono che mi hai fatto recapitare.”
“Una settimana?” esclamò Ye Xue scandalizzato “Sette giorni in cui non hai ricevuto niente da parte mia? Bisogna rimediare...”
“Perché getti il denaro in questo modo, ho tutto quello che mi occorre qui e anche di più...”
“Davvero hai tutto?” l'uomo la guardò con l'aria di un cucciolo abbandonato a lato della strada e Jīn Yè scosse la testa sbuffando divertita.
“Tutto tranne te.”
“Allora lascia che qualche modesto dono lenisca le colpe di troppe assenze.”
La fanciulla capitolò con un sospiro.
“Di cosa si tratta stavolta?”
“Aprilo e lo scoprirai!”
Jīn Yè era difficile da accontentare e non a causa dei suoi gusti, quanto per il fatto che non chiedeva mai nulla e ogni volta il Ministro era costretto a lambiccarsi il cervello in cerca di un regalo degno di lei.
“Ti piace?” chiese davanti all'espressione stupita e commossa della giovane.
“I-io non so che dire... È bellissima, sembra un vero albero in fiore, ma è troppo... È...”
“È perfetta per te.” convenne Ye Xue “Ti aiuto ad indossarla?”
“No.”
“No?” l'uomo, che aveva accennato ad alzarsi, rimase interdetto.
“No, la indosserò domani sera, quando verrai a cena, così sarà una sorpresa.”
“E potrò rimanere anche dopocena?”
“È una strana richiesta fatta dal padrone di casa...”
“Sei tu la padrona qui, è tutto tuo, anche il mio cuore!”
“E le tue orecchie? Perché ti avverto suonerò il guzheng domani, per intrattenerti come si conviene.”
“JīnJīn sei una creatura crudele, perché vuoi torturare questo pover'uomo dopo avergli promesso il paradiso?”
“E tu sei proprio uno sfacciato a dirmi certe cose! Dovresti lodare la mia arte e il mio modo di suonare!”
Jīn Yè si finse offesa e gli diede un leggero buffetto sul braccio.
“Chiederò alla signora Sie di farti lezione tutti i giorni, ma ti prego domani risparmiami, è l'ultima notte che passiamo insieme!”




All'epoca lui non poteva sapere che quella sarebbe stata anche l'ultima volta in cui l'avrebbe vista viva.
“Xue ge?”
Lo stava suggestionando.
Lui, il Palazzo, quel ciarpame ammuffito, lo strazio di ricordi che sanguinavano ancora, come ferite aperte nella carne viva.
“Gege...?”
Yun Bai li aveva assorbiti senza accorgersene e inconsapevolmente si stava facendo condizionare.
Il suo sogno ne era una prova chiarissima.
Doveva portarlo via da lì, prima che il risentimento di una vita ormai appassita guastasse l'idillio appena nato tra loro.
“Maestro Leng!”
“Si!” l'interpellato sussultò, facendo tracimare l'acqua della vasca.
Yun Bai lo stava fissando con l'aria corrucciata e le braccia conserte.
“Sono qui!”
“Sul serio? Mi sembravi lontano diecimila miglia.”
“Il luogo di tutte le benedizioni, non si allontana da te di un solo pollice.” rispose Ye Xue suadente.
Il cipiglio del mago si accentuò “Citi gli antichi proverbi a caso.”
“In realtà stavo riflettendo.”
“Deve essere importante se ti distoglie dalle mie attenzioni...” il giovane si mise a cavalcioni su di lui e gli circondò il collo con le braccia.
L'altro ne rimase piacevolmente sorpreso, come ogni volta che si dimostrava così audace e passionale.
“Sei sempre tu l'oggetto dei miei pensieri.” lo rassicurò stringendolo a sé.
“Mh-mh... Quindi?” Yun Bai annuì e continuò la sua opera di distrazione, marchiandogli il petto di piccoli morsi famelici.
“Q-quindi pensavo che sono stato un vero egoista ad allontanarti da Serannian e dai tuoi incarichi diplomatici! Sarebbe giusto tornare... Magari oggi stesso.”
Gettare nella vasca un secchio pieno di ghiaccio non avrebbe avuto lo stesso effetto e al Signore degli Shen parve davvero che l'acqua si fosse raffreddata di colpo.
“Maestro Leng...” sotto le palpebre socchiuse in una sottile pennellata carica di minaccia il mago lo stava osservando come se volesse leggergli l'anima, dopo averla strappata dalle budella “Stai cercando di scaricarmi, per caso?”
Il freddo che avvertiva Ye Xue non era frutto di suggestione, si era insinuato alla base della schiena e stava risalendo lungo la colonna vertebrale, fino alla nuca dove sentì la pelle formicolare e i capelli rizzarsi.
Aveva visto cos'era capace di fare quando era privo dei freni inibitori e anche se gli costava ammetterlo, a volte il suo tenero Fiore di ciliegio lo spaventava.
“Yubi, bāo bèi*, hai frainteso! È terribile che tu pensi questo di me!”
Preso dal panico fu costretto ad appigliarsi alla prima giustificazione plausibile, che non implicasse rivelargli la scomoda verità. “Si tratta di Ye Feng.”
L'altro inarcò un sopracciglio “Hai nostalgia del tuo allievo?”
“I tuoi amici maghi lo stanno assillando, vogliono sapere che fine hai fatto, se stai bene e lui è in difficoltà.”
“Ho lasciato un messaggio alla pagoda.”
“Dieci giorni fa.”
“Sono già passati dieci giorni?” ragionò il giovane, picchiettando l'indice sulle labbra con aria pensierosa “Allora hai ragione, è meglio tornare e rassicurare i nostri Ospiti così apprensivi.”
La durezza del suo sguardo lasciò il posto ad un trasognato languore e Ye Hue si concesse un sospiro di sollievo, la parte difficile era risolta e adesso poteva dedicarsi alle cose piacevoli.
“Uhm...”
O forse no.
“Qualcosa non va Yubi?” chiese e trattenne il fiato in attesa della risposta.
“Dove alloggerai quando torneremo? Al laboratorio sulla cascata?”
“L'idea di dormire inscatolato in un cilindro di metallo come un cetriolo in salamoia mi fa orrore, perciò ho chiesto a Ye Feng di portare le nostre cose alla pagoda.”
“Ti sei auto invitato?”
“Lo hai detto tu, quell'edificio è troppo grande per viverci da solo, però se non vuoi questo povero Signore degli Shen con prole al seguito ci accontenteremo di un riparo di fortuna... Da qualche parte. Sperando in giornate nuvolose o in un tetto che ci protegga dal sole.” l'uomo gli aveva rivolto uno sguardo umido da orfanello, ma a quel punto del discorso Yun Bai stava già ridendo.
“D'accordo maestro Leng! Risparmia un po' di dignità per il viaggio di ritorno! Siete i benvenuti, mi preoccupa solo che il tuo allievo possa trovarci... Ecco... Troppo rumorosi in certi momenti. Sarebbe molto spiacevole.”
“Ha il sonno pesante e dubito che alla sua età possa scandalizzarsi di qualcosa...” rispose Ye Xue, mentendo col sorriso.
Adorava il pupillo, tuttavia Ye Feng aveva un carattere rigido e nei secoli era diventato molto intransigente.
La convivenza col maestro Sheng rischiava di farsi complicata ancor prima di cominciare.
Costringerlo a sorbirsi i loro sollazzi notturni sarebbe stata una tortura per lui e di conseguenza per tutti loro; già immaginava i musi lunghi e le silenziose recriminazioni contro il suo stile di vita troppo libertino.
Doveva sperare che nello stravagante assortimento di maghi di Serannian ce ne fosse uno di suo gradimento, disposto a sopportarne il carattere e magari ad offrirgli vitto e alloggio!

Fine seconda parte


⋆ La voce dell'intrapredenza ⋆

Il maghetto della terra, forse suggestionato dal luogo o dalla visita alle anticaglie del palazzo ha fatto un sogno davvero strano, che ha messo in allarme il Signore degli Shen. La spilla sognata da Yun Bai esiste davvero, ma cosa lega un amore così lontano nel tempo al giovane mago?
Ye Xue avrà modo di fare delle ipotesi, anche perché quel sogno non sarà un episodio isolato e la cosa si farà parecchio più complicata...
Alla fine di questo capitolo ho accennato fugacemente alla presenza di un "allievo", che il maestro sarebbe desideroso di accasare in fretta presso un altro domicilio, in modo da godersi in pace il suo Yubi.
Ci riuscirà?
Lo scopriremo mediamente presto, perché i prossimi due capitoli sono dedicati proprio a Ye Feng e alla serie di sfortunate circostanze che lo porteranno ad incrociare il cammino di un certo francese cialtrone e perdigiorno.
Restate a bordo della cesta e grazie a tutti quelli che leggono e seguono questa storia sospesa al confine di vari mondi ^-^

TERMINI:
Yin xing = nome cinese del Ginko biloba. In autunno le sue foglie si tingono d'oro e Foglia d'oro è proprio il nome della concubina amata dal maestro Ye Xue...
bāo bèi: è l'equivalente affettuoso dell'inglese "Baby".



Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** I barbari alle porte ***


Attenzione! Nei prossimi due capitoli il registro linguistico potrebbe deragliare di tanto in tanto, perché il co-protagonista si lascia andare a qualche licenza poetica molto... volgare! Portate pazienza è un giovane francese testa calda... :3
banner


Capitolo III
I barbari alle porte

"Per sgominare i barbari bisogna servirsi dei barbari "
Proverbio cinese
Immorali.
Deprecabili.
Svergognati.
Spudorati.
Volgari.


Fermo all'ingresso della locanda La lanterna fatata il maestro Leng Ye Feng passava in rassegna ogni epiteto conosciuto in grado di etichettare gli strepiti degli avventori seduti all'esterno della piccola terrazza panoramica.
Quando le risate sguaiate arrivavano al picco le sue dita stringevano la fusciacca legata alla vita, dove di consuetudine portava appesa la spada.
Probabilmente era un bene che quella sera l'avesse lasciata alla pagoda.
Uno dei ragazzi, perché di ragazzi si trattava in fondo, teneva banco e trovava il modo di riattizzare la baraonda se questa minacciava di spegnersi sul fondo di un bicchiere.
Conosceva il tono acuto e squillante della sua voce, nonostante fosse impastato a causa dell'alcol.
Quello era il suo allievo e gli ripugnava perfino il pensiero di definirlo così.
In maniera più appropriata, quella era la sua croce.
Secondo un credo che non gli apparteneva, ma che aveva studiato in passato, ogni uomo aveva un fardello da portare durante la sua vita, composto da dolori, peccati, rimpianti, occasioni perdute o sprecate.
A lui era toccata in sorte una croce davvero ingombrante e il fatto che dovesse portarla un mese soltanto non la rendeva meno gravosa.
Perché l'aveva accettata?
Perché se ne stava facendo carico?
Cosa gli impediva di andare sul terrazzo, prendere il pessimo soggetto e la sua compagnia di cialtroni e scaraventarli di sotto?
Le probabili conseguenze coi maghi di Serannian?
I rimproveri di Xue Ge?
Non si butta la gente da una scarpata wănbèi*, specie se non sa volare!
No, doveva essere qualcos'altro.
Ah, giusto.
La promessa.
Aveva impegnato la sua parola e per un uomo la parola d'onore è tutto.
Ad un Signore degli Shen spesso era l'unica cosa che rimaneva della sua esistenza mortale.

L'oste intanto lo aveva invitato ad accomodarsi e Ye Feng aveva risposto con un pacato cenno di diniego.
L'uomo, che aveva una certa esperienza nelle cose del mondo, capì come sarebbe finita e si defilò, affrettandosi a mettere in salvo le bottiglie e le giare più preziose.

Al vederlo comparire l'entusiasmo della compagnia si raffreddò, l'orientale emanava un'aura così cupa che i pochi avventori rimasti preferirono svignarsela con la scusa dell'ora tarda.
Anche i ragazzi attorno al tavolo si consultarono in un muto scambio di occhiate, poi ad uno ad uno si alzarono e presero la via dell'uscita.
“I topi abbandonano la nave che affonda...” commentò sarcastico il capo della cricca.
“Ehi Lafayette quelli sono grandissimi cazzi tuoi! Non provare a tirarci dentro ai casini come fai di solito!” gli rispose un gigante dai capelli rossi, indicando il paludato gentiluomo in bianco.
Per via della sua stazza poteva a buon diritto aspirare al titolo di campione dei pesi massimi, tuttavia era chiaro che il cinese gli faceva una paura fottuta e non si curava nemmeno di nasconderlo.



“Già che sei qui accomodati” il giovane, rimasto da solo, aprì le mani ed indicò con un gesto magnanimo il tavolo ormai vuoto “Ti verso da bere? L'assenzio della casa è squisito, un vero nettare.”
“Non bevo mai.” rispose l'interpellato, che però accettò l'invito a sedersi e prese posto di fronte a lui.
“Allora lo berrò io, a giudicare dalla tua faccia mi servirà. Comunque... non che si capisca qualcosa dalla tua espressione, saresti un perfetto giocatore di poker.”
Il mago riempì fino all'orlo il bicchierino in cristallo, lo sollevò e scrutò attentamente l'uomo che lo osservava silenzioso e composto oltre il tremulo schermo trasparente.
“No, niente da fare, anche attraverso questa tonalità smeraldo resti comunque una enorme spina nel culo.”
“Sei ubriaco.” constatò Ye Feng, lasciando cadere la provocazione.
“Ubriaco oltre ogni ragionevole dubbio Signor Giudice! Invoco le attenuanti generiche: da qualche giorno un grazioso mostro con gli occhi a mandorla mi perseguita e dato che non posso liberarmene, sbronzarmi lo rende più sopportabile.”
Il ragazzo scoppiò a ridere mettendo a rischio il bicchiere e il suo contenuto, poi fece per portarlo alle labbra, ma l'altro fu più veloce, gli afferrò il polso e lo costrinse a posare il liquore sul tavolo.
Nonostante la manovra brusca il liquido verde ondeggiò appena, senza rovesciarsi.
“Non bere Alaric.”
Se c'era una cosa in grado di far imbestialire il francese più delle pretese di quella statua di sale era che gliele rivolgesse con gentilezza, lasciandole cadere dall'alto della sua maledetta illuminazione.
“Oppure?” lo istigò di nuovo “Mi mandi a letto senza cena?”
“Le risposte che cerchi non sono dentro un bicchiere, giovane apprendista.”
Ad Alaric parve che il “giovane apprendista”, infilato alla fine del discorso in maniera quasi causale, fosse stato scelto apposta per rimarcare le loro differenze, semmai ce ne fosse stato bisogno.
Niente li accomunava e non c'era un singolo ragionamento sul quale non finissero ai ferri corti dopo un paio di battute.
Si detestavano eppure non riusciva a farsi odiare abbastanza da spingerlo a levare le tende, in modo da riprendere la sua beata nullafacenza.
“Risparmiati la predica, sono troppo ubriaco per ascoltarla.”
“Non sono venuto per farti la predica, voglio solo riportarti a casa.”
“Ti sei disturbato per niente, conosco la strada e resterò qui finché rimarrà dell'assenzio nella bottiglia, ho pagato e intendo scolarmelo tutto.”
Ye Feng guardò la bottiglia rimasta incustodita sul tavolo e poi la spinse a terra; il vetro si ruppe accompagnando gli strepiti indignati del ragazzo.
“Adesso il liquore è finito.” annunciò, indifferente ai suoi insulti.
“Oh tu! Tu sei un gradissimo stronzo! Sprecare del buon assenzio in questo modo!”
“Ti ripagherò il danno e parleremo di questo quando sarai in grado di ragionare lucidamente.”
“Noi ne parliamo adesso invece!”
Il tono misurato del maestro Leng lo aveva esasperato facendogli dimenticare la prudenza, che avrebbe suggerito di evitare uno scontro fisico con lui.
Scattò in avanti, deciso a cancellare l’espressione di serafica imperturbabilità dalla sua bella faccina orientale, però nel momento in cui fece per alzarsi si accorse che le gambe tremavano e non riuscivano a a sostenere il suo peso, sembravano fatte di gelatina.
Alaric aveva i pensieri annebbiati dall'alcol e gli servì qualche istante per elaborare una spiegazione: quel demonio non gli aveva mai lasciato il polso e premendo su un punto particolare aveva tolto la sensibilità ai nervi lasciandolo senza forze.
Quindi lo stronzo era lui, che si era fatto distrarre dalle sue chiacchiere senza badare ai gesti!
“Fanculo la medicina cinese e i tuoi meridiani!” biascicò accasciandosi sul tavolo e prima di precipitare nell'incoscienza volle togliersi la soddisfazione di avere l'ultima parola “Non hai idea di quanto ti... detesto!”

Al maestro Leng Ye Feng non rimase che raccogliere la sua croce e portarla a casa.
La storia si ripete, pensò sul filo di un lieve sospiro.
Del resto l'aveva conosciuto così esattamente una settimana prima...



Seguire Ye Xue in quella strampalata dimensione magica si era rivelata da subito una pessima scelta; il maestro era corso appresso ad una “Candida Nuvola”* il giorno stesso del loro arrivo, mentre gli altri era stati catalizzati dalle meraviglie tecnologiche del laboratorio sulla cascata.
Lui era rimasto da solo a badare al giovane vampiro che si erano portati appresso, il quale, coi suoi ritmi di vita ribaltati e l'età mentale di un bambino di cinque anni, metteva a repentaglio la sua sopravvivenza senza nemmeno rendersene conto.
Voleva vedere tutto, toccare tutto, conoscere tutti e i maghi, notoriamente persone molto riservate, mal tolleravano le continue intromissioni dell'esuberante creatura della notte.
Fu per tentare di mettere un freno alle sue scorrerie che inciampò in quella minuscola bottega senza insegna ricavata alla base di una torre medievale.
Dieter aveva una sorta di sesto senso verso le cose stravaganti e più erano inutili, più suscitavano il suo incondizionato entusiasmo.
Nella fattispecie si trattava di giocattoli, armi, esotici ninnoli meccanici stipati a casaccio nell'unica vetrina male illuminata della botteguccia.
Aveva provato a trattenerlo, ma il vampiro gli era sgusciato via dalle mani, usando la capacità sovrannaturale delle creature notturne di muoversi veloci come il vento.
Nel tempo impiegato a seguirlo all'interno l'altro aveva già arraffato un mucchio di oggetti e, stringendoli tra le braccia, chiedeva ad alta voce del padrone per poterli acquistare.
Il proprietario del caotico negozio si manifestò poco dopo; uscì a sorpresa dall'anta di un armadio e iniziò subito ad inveire contro i due che lo avevano disturbato fuori dall'orario di apertura.
Quando realizzò che non erano maghi il suo disappunto si tramutò in rabbia e cominciò a sbraitare, intimandogli di uscire e intercalando l'invito ad una serie di insulti, di cui il più gentile era “Sporche sanguisughe”.
Lui aveva cercato di spiegare le loro ragioni e soprattutto di chiarire la differenza tra un vampiro e un Signore degli Shen, però all'esagitato giovanotto non poteva importare di meno e alle minacce erano seguiti i fatti.
Senza sapere come si era trovato con un paio di manette magiche ai polsi e decise che aveva tollerato abbastanza l’arrogante maleducazione del venditore.
Ricordava di aver spedito Dieter ad avvisare gli altri, poi tutto si era fatto confuso, come ogni volta che veniva meno l'equilibrio delle pulsioni opposte di cui era tessuta la sua anima.




Alaric era riuscito a trascinarsi in bagno nonostante i postumi di una sbronza devastante e ne era uscito mezzora più tardi, abbastanza lucido da capire che aveva dormito gran parte della giornata.
Questo portava ad un'immediata quanto spiacevole conseguenza: quel tanghero dagli occhi a mandorla era ormai prossimo al risveglio.
Mentre si vestiva, pescando gli indumenti a caso dall'armadio, gettò uno sguardo alla finestra e valutò che forse poteva scappare come la sera precedente, evitando la reprimenda morale sulla sua dissolutezza.
Si affacciò alle scale e tese l'orecchio: la torre era silenziosa.
Molto bene.
Invece di rischiare l'osso del collo calandosi dalla grondaia sarebbe passato dalla porta principale e tanti saluti alla Spina nel culo.
Se avesse attuato lo stesso piano di evasione ogni giorno la fine del mese sarebbe arrivata in un attimo.
Certo doveva affinare alcuni dettagli: ad esempio studiare un incantesimo per impedirgli di trovarlo sempre, come se avesse un dannato GPS incorporato.
Zampettando leggero sui gradini scese i due piani che lo separavano dalla bottega, ma quando mise piede sul pavimento di pietra sentì un delicato tintinnare di campanelli; guardò in basso e vide un sottilissimo filo metallico teso ad un palmo da terra.
“Che diavolo...” mormorò saggiandolo col dito; era quasi invisibile oltre ad essere affilato come un rasoio.
“Alaric sei tu?”
“Cristo santo!” ruggì l'interpellato “Una trappola! Hai piazzato una cazzo di trappola in casa mia!”
“Volevo essere informato del tuo risveglio” rispose cortese il maestro Leng appoggiato alla ringhiera delle scale “e prevenire la tua fuga; che del resto era un evento largamente prevedibile.”
La nota compiaciuta della sua voce istigò nel giovane apprendista violenti propositi omicidi; non solo la serata era andata a puttane, ma lo aspettava una notte di studio e soprattutto una lunga, spiacevole ramanzina.



Dieci minuti più tardi erano seduti uno di fronte all'altro nella stanza che il cinese aveva requisito d'autorità; a dividerli c'era un basso tavolino da calligrafia su cui erano disposti in bell'ordine alcuni fogli di pregiata carta a mano, dei pennelli dal manico in avorio cesellato e un calamaio di porcellana pieno di inchiostro nero.
Nel tempo impiegato dal maestro Leng ad accendere un bastoncino d'incenso il francese aveva già studiato almeno una dozzina di modi per lanciarglielo addosso, imbrattando le candide vesti a cui teneva tanto.
Il pensiero lo fece sorridere.
“Sono lieto che ti sia tornato il buon umore” constatò il Signore degli Shen, a cui non erano sfuggito il suo mutamento d'espressione “Perciò prima di iniziare i nostri esercizi vorrei ripassare insieme a te i punti fondamentali del nostro accordo.”
“Fottetevi tu e l'accordo!” esclamò Alaric, deciso a non subire passivamente i suoi rimproveri “Tu, il tuo compare e quell'acqua morta del mentalista mi avete estorto questo impegno col ricatto!”
“Uno strano ricatto in cui hai tutto da guadagnare.” replicò Ye Feng, con la serena consapevolezza di avere il coltello dalla parte del manico “Correggimi se sbaglio: tu eri già con un piede sulla soglia di Serannian, a tanto così dall'essere bandito.”
Il silenzio del giovane francese valse quanto un'ammissione.
“Perciò dovresti approfittare di una simile opportunità per dimostrare che sei una risorsa e non un peso morto.”
“Tu non sai un cazzo di me!” il pugno calato sul tavolino manifestò in maniera plateale la collera dell'apprendista e il calamaio si rovesciò spandendo inchiostro ovunque.
Ye Feng, senza perdere un'oncia della sua grazia, usò un lembo immacolato della manica per tamponare il liquido che stava gocciolando sul pavimento.
“Come vedi non ho paura di sporcarmi i vestiti.”
Per un attimo lo stupore fu in grado di scavalcare la rabbia: il mangiariso aveva già indovinato lo scherzo che stava architettando a suoi danni e gli aveva rovinato il divertimento.
“Spero che tu ti sia portato il cambio per i prossimi ventuno giorni, perché non ho intenzione di prestarti i miei!” rispose ironico. “Ventotto.”
“Ventotto... Cosa?”
“I giorni. Sono ventotto.”
“Tks! Hai difficoltà con la matematica a quanto sembra!”
“Affatto.” rispose Ye Feng, che mise sul tavolo un piccolo pallottoliere di legno finemente decorato “Presta attenzione: dalla stipula del nostro accordo hai occupato trentasei ore ciondolando alla locanda coi tuoi amici, ventiquattro ore sul divano a giocare o a navigare in rete, venti ore in sonnellini e pause non giustificate e sedici ore di tentativi falliti di costruire una scatola a scomparti segreti funzionante. Hai dormito cinquantasei ore, i pasti sono durati in tutto sei ore e altre sei ore le hai trascorse in bagno. Ne ricaviamo che le mie lezioni ti hanno occupato quattro ore soltanto.”
Alaric osservava allibito le agili dita del cinese muoversi tra le palline, scandendo il suo tempo come se lui ne fosse il padrone, ma era troppo sconvolto per tentare di formulare degli insulti proporzionati al suo grado di indignazione.
“I calcoli sono precisi, hai perso una settimana in sciocchezze e devi rendermene conto.”
“Tu...” iniziò l'apprendista rosso di sdegno.
“Pensa bene a ciò che stai per dire e valuta la possibilità di tenere la bocca chiusa; i signori di Serannian si aspettano da me un resoconto quotidiano sui tuoi progressi e, sebbene io non sia un mago, si sono affidati al mio giudizio perché tu manchi di tutto: buone maniere, decoro e ragionevolezza. Sei un animale selvatico, che si limita sopravvivere usando qualche scaltro espediente e dissipando le sue energie in futili interessi...”
“Lo studente è intelligente, però non si applica!” lo interruppe il giovane sogghignando “Sai quante volte l'ho sentita questa lagna? Trova di meglio se vuoi farmi stare zitto!”

“In realtà ho seri dubbi sulla tua intelligenza.” rispose lapidario il maestro Leng “Una persona intelligente farebbe tesoro dei miei insegnamenti, anzi ad essere precisi anche una persona furba riuscirebbe a trarne vantaggio, mentre tu insisti a percorrere il sentiero dell'autodistruzione con un zelo che meriterebbe più alti obiettivi.”
Il francese ammutolì e lo fissò incredulo.
“Avendone la facoltà non ti avrei mai scelto come allievo, non c'è in te nessuna virtù da coltivare, sei sordo ai buoni consigli, alle esortazioni, alle mani tese che ti offrono aiuto; tuttavia vedo che i metodi bruschi hanno qualche effetto, quindi a partire da stasera mi sento autorizzato a rendere la tua vita un vero inferno.”
Alaric continuava a tacere, nonostante nei suoi occhi chiari transitassero nubi tempestose e lampi d'odio.
“Prolungherò a piacimento il tempo che mi devi, sottraendo al mese pattuito finanche i respiri e i battiti di ciglia se lo riterrò necessario e scoprirai di voler morire ben prima che scadano i trenta giorni.” Ye Feng gli rivolse un sorriso soave, poi aggiunse “Ci sono domande o vuoi dei chiarimenti? Altrimenti possiamo passare alla lezione di calligrafia.”
L'apprendista inspirò e chiuse le palpebre; dava l'impressione di essere pronto a saltargli alla gola, invece si limitò a ribattere a bassa voce “Io non mi capacito...”
“Di cosa?”
“Di come ci possa starci tanta cattiveria dentro quel bel corpicino!”

Fine terza parte


⋆ La voce dell'intraprendenza ⋆

Carissimi con questi due capitoli cambiamo decisamente aria abbandonando le atmosfere oniriche e suggestive del Mondo degli Spiriti a favore di quelle più magiche e bizzarre del Reame di Serannian.
È qui che i due signori degli Shen si sono trasferiti, per permettere a Ye Xue di stare appresso alla sua "Candida nuvola".
Che il suo allievo non ne fosse entusiasta lo si poteva intuire, ma il diavolo ha deciso di metterci lo zampino facendogli incontrare la sua nemesi; un giovanissimo mago francese lazzarone, cialtrone e perdigiorno a cui adesso lo vediamo legato da una misteriosa "promessa" che sarà oggetto di spiegazioni nel prossimo capitolo.
Per ora gustatevi questa forzata convivenza basata su un rapporto decisamente... Conflittuale!
Ma sarà davvero così da parte di entrambi?
Sappiamo bene che per una legge fisica gli opposti si attraggono!
Come sempre ringrazio chi legge e commenta e coraggiosamente resta a bordo del cestone di vimini nonostante gli scossoni: Tenar e Oldie! *o*
Agli altri dico: non siate timidi! I signori degli Shen sono bei bravi ragazzi e non hanno mai mangiato nessuno... O-o forse si? °-°
A mediamente presto per il prossimo capitolo!

TERMINI:
wănbèi: significa allievo, discepolo, persona più giovane.
Candida Nuvola: è letteralmente il significato del nome di Yun Bai (Nuvole di un bianco purissimo).



Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Anche un viaggio di mille miglia inizia con un passo ***



banner


Capitolo IV
Anche un viaggio di mille miglia inizia con un passo

“È inutile, tanto non ci riesco!”
Il foglio venne accartocciato e spedito con stizza dentro il cestino ormai colmo.
“Proviamo un'altra volta.” replicò Ye Feng preparando un nuovo foglio pulito.
“Questo è accanimento! Ho il polso che mi fa male e le dita rattrappite, facciamo una pausa almeno!”
“Dopo dieci minuti di lezione? Quando pasticci per ore col tuo telefono i crampi non li hai, come si spiega questo mistero?”
Alaric bofonchiò qualcosa riguardo ad un certo luogo dove avrebbe mandato volentieri il Signore degli Shen e tutta la sua stirpe su cui il maestro benevolmente sorvolò.
“La mano ti fa male a causa della postura scorretta; stai scrivendo su carta, non devi incidere una stele con mazza e scalpello.”
“La fai facile tu.”
“Ti mostro ancora come si fa.”
L'apprendista lo osservò scettico mentre tracciava gli ideogrammi con grazia e precisione; i tratti deposti dai sapienti tocchi di pennello formavano via-via i simboli e creavano un armonico equilibrio tra il bianco della pagina e il nero dell'inchiostro.
Alaric poteva apparire ottuso e svogliato, tuttavia sapeva riconoscere una cosa bella quando la vedeva e quel dannato mangiariso stava creando un'opera d'arte sotto il suo naso.
L'invidia gli suggerì la solita battuta acida.
“Sai che hanno inventato la biro quasi un secolo fa, vero?”
“Tracciare dei glifi magici a penna non è la stessa cosa, inoltre la tua calligrafia è pessima” rispose l'altro “l'esercizio ti aiuterà a migliorare e a creare incantesimi più efficaci, avanti ora prova tu.”
Il giovane francese intinse il pennello nell'inchiostro e si accinse senza entusiasmo ad imitarlo, ma dalla punta si staccò una grossa goccia di liquido nero, che imbrattò la superficie intonsa rendendola inservibile.
“Beh! Come quadro astratto ha il suo perché.” dichiarò soddisfatto, poi scrutò di sottecchi il maestro per vedere se nella sua maschera di porcellana si fosse aperta qualche crepa.
Ye Feng socchiuse le palpebre e si alzò.
Alaric non ebbe il tempo di capire le sue intenzioni, se lo ritrovò seduto accanto e d'istinto incassò la testa nella spalle, temendo uno scapaccione.
In passato i suoi mentori avevano usato le mani dopo che tutti gli altri metodi, dalle lusinghe alle minacce, si erano rivelati inutili.
“Impieghi troppa forza, il gesto deve essere fluido e delicato, perché è sufficiente una minima variazione di pressione a dare spessore ai tratti.”
Il maestro Leng gli prese la mano e la condusse a tracciare i primi segni sulla carta.
Il ragazzo, colto di sorpresa, non oppose resistenza e si lasciò guidare, affascinato dal modo elegante in cui il pennello si muoveva sul foglio.
Una parte di lui annotò anche il tocco caldo e gentile del Signore degli Shen e per la prima volta si trovò ad associare una sensazione piacevole al demonio che si era installato in casa sua.
“Ecco, è finito.”
Di già? Pensò quasi con rammarico, mentre il maestro gli lasciava la mano.
Nel disordine emotivo in cui si trovava non colse il tono velato della sua voce; l’indizio rivelatore della famosa crepa.

“Quindi il tuo nome si scrive così?”
“Esatto.”
“Lo stesso nome che mi hai vietato di usare tirando in ballo una cazzo di regola caduta in disuso secoli fa?”
“Alaric ne abbiamo già parlato...”
“D'accordo, non ti agitare! Volevo solo dire che è venuto bene, sicuramente meglio di quelli che ho fatto finora, però manca qualcosa...”
Alaric Lafayette non sarebbe stato all'altezza della sua fama di allievo sfacciato e insolente, se non avesse aggiunto al capolavoro il suo tocco personale, disegnando a margine del foglio, a mo' di firma, un simbolo osceno dal significato inequivocabile.
“Un invito a scopare di più!”
“È scandaloso...” mormorò Ye Feng strappandogli il foglio di mano.
Il francese glielo contese con un ghigno divertito “Non sai proprio stare allo scherzo! Rilassati ogni tanto! Stacca, fai una pausa!”
La carta alla fine cedette e si ruppe, danneggiando il lavoro in via definitiva.
“Sei contento adesso?” il maestro era pallido di rabbia “Rovini tutto ciò che tocchi, forse per questo nessuna delle tue inutili cianfrusaglie funziona!”
L'apprendista si risentì di quelle parole, appallottolò il pezzetto di carta e lo gettò lontano.
“Non saranno delle stupide lezioni di calligrafia a farmi migliorare!”
“Forse, ma è ciò che farai fino alla fine del mese, ed ora scriverai il mio nome finché lo riterrò perfetto.”
“Il nome che non posso usare!” urlò il giovane, che prese un foglio nuovo su cui vergò indispettito dei calligrammi impeccabili a cui aggiunse in totale dispregio Il doit baiser plus!*

Sarà una notte molto lunga...




Una settimana prima.

Quando il Signore degli Shen ritrovò un barlume di lucidità si rese conto che stringeva tra le braccia il corpo esanime del padrone della bottega.
Lo aveva ucciso?
No.
Attraverso il flusso del sangue percepiva la flebile eco dei suoi battiti cardiaci.
Quindi cosa diamine era successo in quei pochi minuti?
Il ragazzo era così debole che era bastato un assaggio della sua energia vitale per prosciugarlo?
Ye Feng aveva più domande che risposte.
Tra le ipotesi, che si accavallavano nella sua mente confusa dall'ebbrezza, infine emerse un pensiero coerente: aveva mandato Dieter in cerca di aiuto e presto il notturno sarebbe tornato coi rinforzi.
Avrebbe dovuto dare delle spiegazioni.
Avrebbe dovuto giustificare quella vergognosa perdita di controllo.
Avrebbe dovuto restituire una fonte di cibo appena conquistata.
In circostanze normali una Piuma d'Airone* come lui avrebbe affrontato il problema, accettando le conseguenze col sereno distacco che gli insegnamenti della sua fazione esigevano.
Però c'era una preda ancora calda tra le sue braccia e il retaggio primordiale gli stava urlando di nasconderla in un posto sicuro, per non dividerla con nessuno.
A volte un impulso andava assecondato.
“Mi prenderò cura di te...” sussurrò al ragazzo svenuto e gli rivolse un sorriso gentile.

Al suo ritorno Dieter, accompagnato da Leng Ye Xue, dal Cacciatore e dal Maestro della Morte, trovò la porta spalancata e il negozio deserto; l'unico indizio che vi si fosse svolta una lotta erano un paio di manette magiche spezzate, abbandonate a terra.




Alaric aveva gli occhi aperti già da qualche minuto e stava fissando un soffitto riccamente intagliato.
Quei motivi orientali gli davano una certa preoccupazione; aveva la sensazione di essersi perso un passaggio importante della sua breve esistenza, un evento fondamentale per capire perché sopra di lui c’erano draghi e nuvole al posto della consueta travatura a vista.
Un lieve fruscio di seta attirò la sua attenzione e scoprì un altro fatto piuttosto antipatico: muovere la testa gli dava la nausea, mentre il resto del corpo risultava non pervenuto.
Mugugnò un'imprecazione e provò ad alzarsi, ma al suo sforzo di volontà non corrisposero risultati apprezzabili.
In compenso una nuova immagine sostituì il panorama del soffitto intagliato: era un volto, piuttosto bello considerò l'apprendista e dalla sua espressione trapelava una sollecita premura.
“Ti sei svegliato.”
“Fanculo...” fu l’esaustiva risposta.
Alaric infatti aveva riconosciuto in quel viso i tratti familiari dello spocchioso asiatico arrivato in bottega nel pomeriggio.
Cosa ci facesse lì e perché sembrasse tanto dispiaciuto erano due interrogativi al momento senza risposta.
“Comprendo il tuo disappunto.”
“Ti assicuro che sei davvero lontano dal comprendere la mia incazzatura, quindi fammi un favore: alza il culo e vattene...” e per dare maggiore enfasi alla sua dichiarazione sollevò la mancina in un vago cenno di congedo.
“Temo sia impossibile, questa è casa mia.”
La nuova informazione lo mise definitivamente in allarme e con tutta la prontezza di cui era capace puntellò i gomiti, sollevò il busto e lo apostrofò puntandogli contro l'indice “Che cazzo ci faccio a casa tua? Riportami al mio laboratorio!”
“No.”
“No?” Alaric lo fissò sconvolto “Che significa no?”
“Significa no, resterai qui.”
Suonava piuttosto definitiva come affermazione e all'apprendista non piacevano i divieti, figurarsi le imposizioni.
“Io me ne vado adesso invece! Prova a fermarmi e vedrai di cosa sono capace razza di... di sanguisuga!”
Facendo uno sforzo sovrumano riuscì a mettere i piedi giù dal letto, ma alzarsi era tutta un'altra faccenda.
“Allo stato attuale non sei in grado di farlo, mettiti giù e riposati.”
“Deve ancora nascere chi può darmi degli ordini!”
Il giovane scivolò a terra poi, dando prova di grande tenacia, cominciò ad avanzare a carponi, deciso ad andarsene il più lontano possibile dal tizio con gli occhi a mandorla, che era rimasto seduto sulla stuoia e lo osservava impassibile arrabattarsi per guadagnare l'uscita.
Non fece comunque molta strada, le forze gli vennero meno e si accasciò in via definitiva sul pavimento.
“Ehi... Ti seccherebbe?”
“Vuoi il mio aiuto?”
“Sono in questo situazione a causa tua, sarebbe molto gradito!”
“La parola magica?”
“Vaffanculo!”
“Mi dispiace quella non funziona, prova ancora...”
Il mangiariso sembrava divertirsi un mondo, lui al contrario aveva dei validi motivi per disperarsi; non era rimasto un solo atomo di magia nel suo corpo, il venerabile stronzo probabilmente l'aveva bevuta tutta.
“Spero che ti sia andata di traverso...” sibilò dopo l'ennesimo tentativo fallito di rialzarsi.
Dalla scomoda posizione in cui si era spiaggiato vide un lembo delle sue vesti bianche fluttuare e un attimo dopo l'altro era chino su di lui.
“È il motivo per cui ti trovi qui, senza volere ho preso la tua energia magica al posto dello Yin in eccesso; erano entrambi molto sbilanciati, volevo solo placare la tua ira immotivata e risolvere l'equivoco.”
“Potevi spiegarti a voce invece di baciarmi e...”
Alaric s'interruppe ricordando all'improvviso il famoso passaggio perduto negli eventi concitati del pomeriggio.
“Porca di quella... Tu mi hai baciato!” esclamò sconvolto.
“È così che un Signore degli Shen prende l'energia dei viventi. In realtà esistono anche metodi meno piacevoli: cannibalismo, dissanguamento, eviscerazione...”
“No! No! Frena! Non me ne frega niente delle tue usanze alimentari, voglio solo tornare al mio laboratorio! Non c’è bisogno che ti disturbi ad accompagnarmi, fammi chiamare qualcuno e verranno a prendermi.”
“Impossibile.”
“P-perché?”
“Perché siamo a casa mia.”
“Questo l'avevo capito...”
“A casa mia. In Cina.”
Il giovane francese impiegò alcuni istanti ad elaborare la notizia, poi cominciò ad urlargli contro insulti irriferibili.
Tra minacce e maledizioni trovò il modo di fargli sapere che quello era un sequestro di persona e ne avrebbe risposto ai signori di Serannian.
Ye Feng ritenne opportuno lasciarlo sfogare e alla fine gli chiese: “Pagherebbero un riscatto?”
“Chi?”
“I maghi di Serannian pagherebbero un riscatto per la tua restituzione?”
Gli rispose un silenzio offeso quanto mai eloquente.
“Lo immaginavo. Adesso se me lo permetti ti aiuterò ad alzarti, poi ti porterò qualcosa che ti aiuterà a riprenderti in fretta.”
“Ho delle alternative?”
“No.” rispose placido Ye Feng.
Subito dopo lo sollevò per la collottola come un cucciolo e lo prese in braccio.
Avevano un'altezza e una corporatura simili, tuttavia il Signore degli Shen possedeva una forza nettamente superiore, che dava l'impressione di dosare col bilancino.
Davanti a quella forma di “scortese cortesia” l'apprendista ritenne opportuno tenere il becco chiuso, almeno fino a quando il suo Ospite si presentò con un vassoio su cui troneggiava un piatto colmo di ravioli al vapore, dal profumo invitante.
“Beh, l'aspetto è buono...” disse dopo averne punzecchiato uno con le bacchette.
“I miei baozi ti faranno recuperare le energie perdute.” dichiarò l'autore dei manicaretti, lasciando trapelare una sfumatura di compiacimento.
“Un attimo... Pensi che basti offrirmi il pranzo per rimediare al danno? Guarda che non funziona così! Accumulare forza magica richiede tempo, è un lavoro lungo e faticoso, io avevo impiegato un mese a raccogliere quella che tu hai tracannato in un istante!”
“Un mese?”
“Esatto, un mese intero speso a rastrellarla dai cerchi di pietre e dagli anelli fatati o a mendicarla da qualche anima pia disposta a separarsi dalle sue scorte!”
“Quindi la mia teoria era esatta: sei debole.”
“Gli insulti sono compresi nel menù o li servi a parte come contorno?”
“Non è un insulto, ma una costatazione; il tuo livello di magia è basso, non sei in grado di produrla o di conservarla, figuriamoci usarla per difenderti o realizzare artefatti funzionanti.”
“Tu invece sei stronzo e non devi nemmeno sforzarti troppo per starmi sulle palle!”
L'interpellato incassò l'apprezzamento senza battere ciglio e questo smontò il giovane mago, abituato a frequentare soggetti aggressivi, che gli avrebbero risposto per le rime.
“Quindi qual è il tuo piano? Cos'hai in mente?” chiese rompendo un silenzio che stava diventando imbarazzante.
Ye Feng non aveva un piano, quando aveva preso il ragazzo aveva seguito l'istinto predatorio insito nella sua natura.
Non aveva fatto programmi per il “dopo” e più tempo passava a contatto con quella specie di gatto selvatico, meno voglia aveva di scoprire se c'era altro in lui oltre al pessimo vocabolario e alla maleducazione.
“Ti porterò nel Reame degli Spiriti, dove la magia scorre ovunque senza restrizioni, lì potrai fare il tuo raccolto, poi sarai libero di andare.”
Le sue parole ebbero l'effetto di un'ampolla di acqua benedetta agitata contro un demone: Alaric sgranò gli occhi e ricominciò ad inveire.
“Sei impazzito? È un posto pericoloso!”
“Lo conosci?
“So quanto basta: è pieno di creature mostruose e succedono cose brutte ai maghi che vi si avventurano! Quindi no grazie, io là non voglio comparire nemmeno in fotografia!”
Il Signore degli Shen a quel punto ritenne superfluo spiegargli che lui veniva proprio dal mondo degli Spiriti e se l'avesse accompagnato non avrebbe avuto nulla da temere.
Inoltre si trattava di un luogo meraviglioso da visitare per un mago della Terra.
“Inesperto, debole e coi paraocchi...” mormorò manifestando un certo disappunto, l'ignoranza lo infastidiva più delle sue offese.
“Ha parlato il primo della classe! Tutto a modo, perfetto, senza una ciocca di capelli fuori posto! Chissà com'erano orgogliosi i tuoi insegnanti e chissà che spina nel culo dovevi essere per i tuoi compagni!”
“Non dovresti parlare di cose che non conosci.”
Il tono di Ye Feng s'indurì.
L'apprendista intuì che aveva toccato un punto delicato e volle infierire.
“Basta guardarti per capire che non ti si fila nessuno! Del resto chi vorrebbe appresso una piattola immusonita, scommetto che le uniche ragazze con cui sei uscito le hai dovute pagare!”
Lo schiaffo arrivò del tutto inatteso, lasciando Alaric completamente attonito; aveva percepito lo spostamento d'aria, il rumore secco e quando la guancia cominciò a bruciare l'altro si trovava già sulla porta della camera.
“Chi non sa misurare le parole deve essere preparato a subirne le conseguenze. Chiamerò qualcuno e ti farò riaccompagnare a Serannian.” disse in un bisbiglio appena percettibile e se ne andò senza curarsi della reazione del giovane mago.
“Sei un uomo represso, meschino e triste! Le persone come te meritano di restare da sole!” urlò alle sue spalle una voce distorta dalla rabbia e da singhiozzi affannati.
A metà corridoio il padrone di casa si fermò e fu tentato di tornare sui suoi passi, ma alla fine rimase dov'era.
Cosa poteva rimproverare al ragazzo stavolta?
In fondo aveva detto la verità..




Il messaggio dell'allievo sorprese Ye Xue nel mezzo di un'agitata riunione segreta.
Yun Bai stava tentando di mediare col Maestro della Morte, che una volta saputo del rapimento dell'apprendista aveva dato di matto, paventando terribili quanto imprecisate conseguenze su tutti loro se la notizia fosse trapelata, giungendo ai vertici del reame magico.
Il Signore degli Shen riferì brevemente ai presenti di avere una traccia, poi prese il suo amante per mano e lo trascinò a casa di Ye Feng, all'altro capo del mondo.
Il pupillo li accolse con la solita flemma, interrompendo la melodia a cui si era dedicato nel frattempo, su un guqin di antica e preziosa fattura.
“Che cosa è successo!” chiese il mentore, tralasciando i preamboli e il povero mentalista, che cercava di raccapezzarsi dopo il traumatico viaggio interdimensionale.
“Ieri sera Dieter si è infilato in una bottega di oggetti magici e il proprietario non ha gradito la nostra... natura. Ha cominciato ad urlare ed offenderci, io ho provato a spiegargli che non avevamo cattive intenzioni, ma lui ha perso il controllo e...”
“Lo hai perso anche tu.” concluse il maestro.
“Per questo lo hai portato a casa tua?” chiese Yun Bai, che aveva smaltito gli effetti del teletrasporto e si era avvicinato.
“In parte si.” ammise a denti stretti Ye Feng “Insieme al suo Yin ho assorbito anche l'energia magica e lui è svenuto, ho pensato che qui avrebbe avuto modo di riprendersi in fretta.”
“E adesso come sta?”
Ye Xue decise di non indagare sulle reali motivazioni che lo  avevano spinto a fare un balzo di migliaia di chilometri solo per aiutare un povero mago incappato nelle sue ire. 
“Meglio direi...”

“Oh cazzo...” berciò una voce dal corridoio che li fece voltare tutti “Ti avevo chiesto di chiamare qualcuno di Serannian, non la Santa Inquisizione cinese!”
“Io vengo appunto da Serannian,...” iniziò Yun Bai, muovendo un passo nella sua direzione, poiché il ragazzo avanzava malfermo sulle gambe e sembrava piuttosto alternato.
“Non vi avvicinate!” esclamò Alaric, che li puntava con l'indice fremente di sdegno “Avrò anche esaurito la forza magica, ma venderò cara la pelle!”
Maestro e allievo si scambiarono una lunga occhiata.
“Capisci ora?” mormorò Ye Feng.
“Credo di cominciare a capire...” rispose l'altro.
“Sono un mago e sono qui per aiutarti, non devi avere paura...” il mentalista provò a rassicurarlo, però Alaric non gli lasciò nemmeno terminare la frase.
“Io non ho paura! Io sono incazzato!”
“Ti garantisco che il mio allievo...” s'intromise Ye Xue, ma venne a sua volta zittito.
“Il tuo allievo mi ha baciato!”
Il colpevole alzò gli occhi al soffitto.
“E mi ha dato uno schiaffo!”
“Devi ammettere che il tuo comportamento è stato poco onorevole e niente affatto cortese con lui.”
I Signori degli Shen volsero lo sguardo a Yun Bai, il più giovane perché non lo aveva mai sentito usare un tono così duro e fermo, l'altro perché lo conosceva e non preannunciava niente di buono.
“Lui e quel succhiasangue sono entrati nella mia bottega e hanno toccato le mie cose!”
“Hai un negozio, è normale che la gente entri ed esamini gli articoli in vendita.”
“Loro non sono persone! Sono delle disgustose sanguisughe!”
“Yubi...” mormorò Ye Xue, preoccupato dal modo violento in cui il Qi del mago aveva reagito a quelle parole.

“Sai quali sono le regole del Dominio.”
“Io...”
“La Prima Signora è molto tollerante nei confronti di tutte creature sovrannaturali, le ama e le protegge, a qualsiasi razza appartengono.”
“Questo cosa...”
“Che provvedimenti prenderebbe verso chi ha aggredito e offeso un suo ospite a causa di uno sciocco pregiudizio?”
Alaric trovò difficile replicare; c'era la concreta possibilità di essere buttato fuori a calci dall'unico dominio magico disposto ad accettarlo.
“Lui mi ha picchiato e mi ha rubato la magia di un mese!”si limitò a ribattere, ostinato.
Yun Bai poteva piegare la sua volontà come un'esile canna di bambù, tuttavia una simile forzatura avrebbe accresciuto il rancore e la diffidenza del ragazzo, quindi fece appello al suo spirito diplomatico e fornì alle parti lese una soluzione perfetta.
“Io ti restituirò l'energia magica e non farò parola di questo incidente coi signori di Serannian...”
“Adesso si ragiona...”
“In cambio tu sarai l'apprendista del maestro Leng Ye Feng per un mese.”
“Piuttosto la morte!”
“Sei davvero sicuro di preferire la morte?”
Yun Bai scandì con esasperante lentezza ogni parola; qualcosa lasciava intuire che avrebbe provveduto lui stesso ad esaudire il desiderio del giovane francese, se fossero arrivate ulteriori recriminazioni.
“A nessuno interessa la mia opinione?” bisbigliò Ye Feng.
“Certo mio eccellente allievo, ma so anche quanto sia importante per te mantenere gli impegni presi!” esclamò Ye Xue posandogli la mano sulla spalla“In questo modo potrai prenderti cura di lui come desideravi!”
“ēn shī * per favore...” lo supplicò l'altro con l'aria di un condannato a morte.
“Ah, non devi ringraziarmi! Ora forza andate a preparare le vostre cose, torniamo tutti a Serannian!”

“Sarà stata la scelta giusta? Gli abbiamo addossato una grossa responsabilità.”
“Il ragazzo gli interessa!”
Yun Ban e Ye Xue, rimasti soli, erano usciti nel portico dove si aveva uno poetico scorcio notturno della profonda vallata, che si estendeva ai piedi dell'antica dimora.
“Da cosa lo deduci Gege? A me sembrava davvero disperato all'idea di occuparsi di lui e anche io, da mago, avrei dei forti dubbi.”
“A-Feng è con me da qualche secolo ormai, lo conosco come le mie tasche; è la prima volta che porta la cena a casa... Ahi!” il suo amante lo aveva colpito con una pacca sul braccio e lui ridacchiando aggiunse “Anzi è la prima volta in assoluto che porta qui qualcuno oltre me, fidati bǎo bèi, lui gli piace.”




La Luna aveva fatto capolino tra le nubi, enorme, luminosissima, appena velata dagli strascichi del breve temporale che si stava dileguando oltre il profilo delle montagne.
A Serannian pioveva spesso di notte, per ridurre al minimo i disagi dei suoi abitanti duranti il giorno; una bizzarria a cui Ye Feng non si era ancora abituato, come le isole galleggianti nel cielo, i mille portali che davano accesso ad altrettante dimensioni, gli alberi sussurranti, o le creature luminescenti che popolavano il buio.
Distolse lo sguardo dai vetri imperlati di pioggia e si accorse che il suo apprendista si era addormentato chino sul tavolo, lasciando a metà l’ennesimo foglio di esercitazioni.
Poteva svegliarlo e pretendere che finisse il lavoro, ma vista l’ora sarebbe stata una crudeltà gratuita, troppo anche per quella canaglia ingrata, che sciupava il suo talento e si divertiva a provocarlo facendo il bastian contrario.
L'indomani avrebbe provveduto a sottrargli le ore spese dormendo dal famoso totale mensile, un modo davvero disonesto di passare più tempo con lui, ma cos'altro poteva fare?
Finché durava quella forzata convivenza poteva vederlo, avere la sua attenzione, anche gli strilli certo e le battute volgari.
Il rumore della sua presenza; così fastidioso all'inizio, stava diventando un piacevole sottofondo, che rendeva le notti meno tediose e i riposi diurni meno tormentati.
“Dormi bene Alaric, fai bei sogni, tu che puoi...” gli bisbigliò sistemandogli sulle spalle una calda coperta di lana.

Fine quarta parte


⋆ La voce dell'intraprendenza ⋆

Carissimi bentrovati e Buon Capodanno Lunare!
Con un lungo flashback scopriamo finalmente le ragioni che costringono due poli opposti come il Signore degli Shen Junior e il lazzarone francese a convivere.
Che non si siano uccisi a vicenda è già una specie di miracolo, perché davvero non hanno niente in comune...
Eppure...
Eppure qualcosa si muove sotto le apparenze rigide e distaccate di Ye Feng e in quella testa calda di Alaric.
Le cose tra i due sono destinate ad evolversi, ma serve un catalizzatore di eventi che innescherà finalmente la reazione chimica tra loro.
Con questo capitolo si chiude la prima parte delle vicende dei cinofrancesini in trasferta, ma la seconda è già in lavorazione, con altri quattro capitoli che approfondiranno la relazione tra le coppie e sveleranno qualche altro segreto del loro passato.
Arriverà in tempi non troppo lunghi spero, per la vostra gioia (o disperazione X°D).
Nel frattempo ringrazio di cuore i miei inossidabili commentatori Tenar e Old Fashioned e anche chi legge silenziosamente; Alaric promette una pinta di birra nanica e una bottiglia di assenzio a chi sarà così coraggioso da rivelarsi!

TERMINI:
Il doit baiser plus: in francese significa letteralmente "Deve scopare di più".
Piuma d'Airone: la fazione del Mondo degli SPiriti a cui appartiene Ye Feng
ēn shī: in cinese maestro, in modo molto formale e rispettoso



Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** La Tigre accovacciata, il Drago nascosto ***


banner


Capitolo V
La Tigre accovacciata, il Drago nascosto

"Il fiume Giallo corre all'oceano dell' Est,
Il sole scende verso il mare dell' Ovest.
Come il tempo l'acqua fugge per sempre,
non arrestano mai la loro corsa.
Con giovinezza scompare la Primavera,
l'Autunno giunge coi miei capelli bianchi.
La vita umana è più corta di quella di un pino.
Che meraviglia allora!
Se la bellezza fugge e fugge la forza?
Perché non posso inforcare un Drago Celeste
per respirare essenza di luna e di sole
e diventare immortale?"
Li Po
All'inizio di tutto.

Serannian era una gemma nascosta alla convergenza di varie dimensioni magiche, spirituali e fisiche; occorreva sapere dove cercare, ma prima ancora bisognava essere informati della sua esistenza.
I reami magici erano luoghi chiusi, segreti, impenetrabili e questo in particolare aveva tanti e tali livelli di sicurezza, che un Signore degli Shen non avrebbe mai potuto entrarvi per caso o presentarsi ai cancelli, chiedendo di essere ricevuto.
Serviva una fortunata combinazione di circostanze, che per Leng Ye Xue e il suo allievo furono di essere ospiti di una bislacca compagnia in un remoto paesino della campagna francese.
Quando il Maestro della Morte (cognome assai infausto, ma pienamente meritato vista la sua natura di spiritista e demonologo) venne convocato e trasferito d'urgenza a Serannian aveva appresso il Vampiro, il Cacciatore, l'Avvocato e i due cinesi.
A quel punto era tardi per rispedirli indietro o lanciarli nel Grande Vuoto e, facendo buon viso a cattiva sorte, chiese ed ottenne il permesso di farli rimanere.
Nelle sue intenzioni c'era l'idea di tenerli inquadrati come dei disciplinati turisti giapponesi, mostrargli qualche meraviglia locale, fargli stringere un paio di mani autorevoli e poi rispedirli sulla Terra.
In pratica furono subito caos e anarchia.
Dieci minuti dopo il loro arrivo Dieter già correva ovunque nel grande Laboratorio sulla cascata, portando il panico nelle ordinate file degli scientisti.
Wilhem, il Cacciatore, era rimasto incastrato in una sorta di enorme capsula di deprivazione sensoriale e l'Avvocato Martin aveva rimediato chissà dove una sottilissima sigaretta da cui saliva un denso fumo azzurro dall'odore sospetto, che lo mise subito fuori combattimento.
Quanto a Ye Xue si sarebbe defilato volentieri cercando da solo le cose interessanti da visitare, ma il suo pupillo, nel deragliare degli eventi, aveva deciso di rimanere ligio alle indicazioni della loro guida e lui fu costretto ad adeguarsi.
Alcune ore più tardi il gruppo, finalmente riunito, si trovò ad attraversare la strada principale dell'unico centro abitato del reame.
Coerenti con la loro natura bizzarra, solitaria e sospettosa infatti, i maghi e le loro famiglie preferivano risiedere in dimore isolate, palazzi o torri, che spuntavano qua e là nel paesaggio rigoglioso dove a boschi fitti si alternavano dolci colline e grandi prati fioriti.
Gli edifici che si affacciavano sulla via ricordavano al maestro Leng certe illustrazioni di città impossibili, in cui elementi di epoche e zone diversissime coesistevano insieme in un miracoloso e armonico equilibrio.
Stava appunto divertendosi a catalogare gli stili architettonici che aveva riconosciuto, mentre prestava orecchio distrattamente alle pompose descrizioni del Maestro della Morte, quando all'improvviso lo interruppe ed esclamò: “Voglio andare là!”
La comitiva si fermò ad osservare la direzione che stava indicando.
“Vuoi vedere la terrazza panoramica?”
“No, vuole bere...” specificò Ye Feng con una smorfia, poi indicò l'insegna in ferro battuto “La Lanterna Fatata”, che campeggiava sul muro del palazzo a fianco.
“Ah, la migliore locanda della città!”
Il loro cicerone consultò l'orologio e annuì, una piccola sosta non avrebbe compromesso il programma di viaggio.
“Accomodiamoci, qui servono bevande e distillati di vari continenti e anche di alcune dimensioni ultramondane...”
“Si, mi piace...” approvò il Signore degli Shen, a cui non importava nulla della carta dei vini o del panorama, la sua vista acuta aveva individuato tra gli eleganti avventori seduti ai tavoli esterni un altro genere di tesoro e adesso smaniava all'idea di poterci mettere le mani sopra.




Il maestro Sheng Yun Bai li vide arrivare da lontano, o meglio: li sentì arrivare, a causa del rumoroso cinguettio prodotto dal più giovane del gruppo.
Un vampiro.
Affascinante, ma non insolito, considerata la politica tollerante dei signori di Serannian.
Mentre si avvicinavano ebbe tutto il tempo di sondare la loro peculiare natura sovrannaturale e di capire che stavano inesorabilmente puntando verso di lui.
Nonostante ciò mantenne un atteggiamento sereno e un placido sorriso sul volto, anche quando il Maestro della Morte si fece avanti, si presentò e poi introdusse, non senza un certo imbarazzo, i suoi accompagnatori.
Intuì che avrebbe preferito correre nudo lungo le strade del borgo piuttosto che disturbare la sua contemplazione del paesaggio, tuttavia qualcuno alle sue spalle lo stava pungolando con insistenza e così li invitò a prendere posto al tavolo.
Comprese di aver commesso un errore madornale quando il notturno, infischiandosene del rispetto degli spazi personali, si accoccolò vicino a lui e cominciò a giocherellare col ciondolo di giada che portava appeso alla cintura.
A nulla valsero i richiami degli altri, mentre le blande rassicurazioni del mago vennero interpretate dal vampiro come un segno d'incoraggiamento, così passò ad accarezzargli i capelli.
Forse lo attirava l'insolito colore lunare o il fatto che fossero molto lunghi.
“Didi...” vociò minaccioso il Cacciatore.
“Dieter vuoi un baozi?”
A salvarlo dall'incresciosa situazione fu uno dei due Signori degli Shen, il conterraneo che in quella strana combriccola era a lui più affine, nell'abbigliamento e nei modi sobri e composti.
L'interpellato abbandonò subito la sua molesta attività e trotterellò felice ad incassare la ricompensa; un istante dopo stava già correndo appresso ad uno sciame luminoso di piccole faeries, cercando di catturarle.
“Vuoi favorire?” Ye Feng gli indicò l'involto dove erano disposti in modo ordinato i piccoli panini ripieni cotti al vapore.
“Non è un comune baozi, giusto?” il mago sapeva che i vampiri non traevano alcun nutrimento dal cibo normale, anzi era tossico per il loro organismo.
“No, è una ricetta del Mondo degli Spiriti, ma è commestibile.”
“Un segreto di famiglia, Ye Feng ha preso tutto da me!” sottolineò orgoglioso l'altro Signore degli Shen.
Yun Bai lo aveva notato subito, perché spiccava per contrasto col suo pari: vestiva abiti moderni dal taglio occidentale e aveva i capelli corti, che gli ricadevano sulla fronte in morbide onde dai riflessi ramati.
Lui doveva essere lo spavaldo della coppia, col sorriso aperto e la battuta pronta, tuttavia, quando provò a leggergli la mente incontrò un muro insormontabile e ne dedusse che era molto anziano, nonostante l'atteggiamento informale eamichevole.
“Non tutto per fortuna...” bisbigliò l'allievo, offeso dall'impertinenza del maestro.
Gli erano note le sue inclinazioni e adesso era chiaro che i suoi maneggi puntavano a fare colpo sull'ingenuo mago della Terra.
“I baozi però sono buoni.” confermò l'Avvocato “A proposito: nel caso ti servisse assistenza legale maestro Sheng non esitare a contattarmi, sono ancora poco pratico di magia, ma il mio studio è uno dei più importanti di Parigi!”
E sotto lo sguardo costernato del capo comitiva gli passò un biglietto da visita, come se fosse ad una riunione aziendale.
“S-si grazie...”
“Per te Maestro Sheng!” il vampiro nel frattempo era tornato e gli aveva messo tra le mani qualcosa, che scoprì essere una delle piccole fay a cui il notturno stava dando la caccia.
La fatina, irritata dal brusco trattamento esplose in un lampo di luce e se ne andò sacramentando in gaelico, tra le risate del ragazzo.
“Didi adesso basta!”
Il cacciatore scattò in piedi, deciso ad agguantare l'irrequieto notturno, che si diede alla fuga.
Nello stesso momento la petulante suoneria di un cellulare interruppe in via definitiva la pace che aleggiava sulla terrazza.
“Hai portato il telefono con te? Dovevi consegnarlo al Laboratorio!” esclamò inorridito il Maestro della Morte, quando vide l'Avvocato Martin prendere il cellulare e rispondere.
“E se mi cercano dal lavoro?”
“Sei un irresponsabile! È una violazione delle norme di sicurezza del Reame!”
“Quante storie Callisto, per una telefonata di cinque minuti... Oh, ti salutano Jan Pierre e Leopold, vogliono sapere se torniamo per cena...”




A quel punto Yun Bai aveva rinunciato a seguire la conversazione, dopo l'esplosione della fatina avvertiva un fastidioso ronzio nelle orecchie, mentre nella sua visione periferica c'era uno scintillante pulviscolo dorato; perciò si limitava a guardare ora uno ora l'altro con un sorriso smarrito e l'espressione confusa.
“Va tutto bene Maestro?” chiese premuroso Ye Feng.
“Ovviamente no!” s'intromise il suo mentore “È molto pallido!”
“Io sono sempre pallido...” mormorò l'interessato.
“Andiamo a prendere un po' d'aria fresca, ti farà sentire meglio!” Ye Xue non gli diede nemmeno il tempo di replicare, si alzò, lo raggiunse, poi gli prese le mani e lo aiutò ad alzarsi “Pensa ad un luogo che vorresti visitare maestro Sheng... ”
I due sparirono alla vista del gruppo e si materializzarono sulla sommità di un isolotto fluttuante, dove un ciliegio fiorito si curvava su un piccolo stagno punteggiato di fiori di loto.
Sembrava che qualcuno avesse rubato una minuscola fetta dell'idilliaco paesaggio cinese, poi lo avesse trasportato fin lì.
“Ottima scelta!” esclamò il Signore degli Shen guardandosi attorno “È così tranquillo e silenzioso.”
“Sicuramente più della locanda dopo il vostro arrivo. Ti... dispiacerebbe?”
Yun Bai provò a liberare le mani che erano ancora strette in quelle del suo accompagnatore.
“Se ti dicessi di si cosa risponderesti?”
“Che sei molto sfacciato per essere un anziano della tua stirpe.” nonostante il tono severo le guance del giovane mago si tinsero di rosso.
“Oh è vero, lo sono, ma se ti lasciassi adesso succederebbe questo...” allentò la stretta e il maestro Sheng vacillò, colto da una fastidiosa vertigine.
“Un effetto collaterale del teletrasporto.” spiegò Ye Xue, mentre gli passava un braccio attorno alla vita per sostenerlo “Visto? Era più appropriato che ti tenessi le mani.”

Yun bai socchiuse gli occhi e serrò le labbra, in una muta manifestazione di disappunto; solitamente questo bastava a mettere in riga gli apprendisti del Tempio, ma non ebbe alcun effetto sul Signore degli Shen, che lo osservava con aria divertita e nessuna intenzione di lasciare la presa.
“Ora sto bene.” chiarì, sperando che il suo accompagnatore lo liberasse da quelle premurose attenzioni.
“Allora sediamoci sotto il ciliegio!” rilanciò l'altro ignorando il messaggio sottinteso “Non è stagione di fioritura, è opera della magia, vero? Questo reame è molto strano!”
Il giovane mago emise un lieve sospiro, forse il pestifero vampiro che lo aveva assediato alla locanda era il male minore...
“È una specie perenne, genetica magica; gli scientisti sviluppano nuove varianti, alcune sono decorative, altre forniscono frutti più grandi o con proprietà particolari.”
“È meraviglioso!” esclamò entusiasta Ye Xue, poi aggiunse “E così... innaturale.”
Yun Bai aggrottò la fronte.
“Voglio dire: forzare i limiti della natura per piegarla ad un capriccio o una necessità... quando lei sa creare da sola autentici capolavori.”
“È insito nell'uomo plasmare il mondo secondo i proprio bisogni, così come superare i limiti imposti dal Fato.” sentenziò il mago.
Il maestro Leng lo osservò sbalordito.
“Conosci bene la nostra razza.”
“Abbastanza da sapere che in te prevale l'aspetto Yang e questo ti rende molto vitale e passionale.”
“Non immagini quanto...”
Il sorriso malizioso di Ye Xue costrinse l'interlocutore a distogliere lo sguardo.
“Siete anche aggressivi, impulsivi e violenti.”
“Io no!” il Signore degli Shen arricciò le labbra in un broncio offeso.
“Come definiresti il prendere qualcuno e trascinarlo via dal posto in cui era senza chiedergli il permesso?”
“Un... salvataggio?”
L'espressione del mago s'incupì e l'altro fu costretto a confessare la verità.
“Con tutta quella confusione era difficile conversare e io volevo approfondire la tua conoscenza, senza orecchie indiscrete attorno.”
“Approfondire la mia conoscenza … Chi ti dice che sia interessato?”
“Il fatto che non mi hai ancora trasformato in una rana?”
“Quello lo farebbe un Maestro della Vita, io sono un mentalista!” esclamò Yun Bai, pentendosi subito dopo di aver rivelato l'informazione.
“Un esperto della mente, hai provato a leggere la mia?”
“I-io... ecco... non...”
“ Ecco cos'era quella sensazione, come se qualcuno mi solleticasse la base del collo...”
“M-ma io...”
“Intendiamoci: preferirei che lo facessi personalmente con le tue dita delicate e sottili... Hai delle mani bellissime maestro Sheng, quasi femminili, tuttavia qui sul palmo la pelle è più spessa... Tu pratichi l'arte della spada!”
“Oh, insomma smettila!” sbottò il mago rosso in viso “Sei... arrogante e sfrontato! Non hai idea di come si corteggia qualcuno!”
“Quindi ammetti che ti piacerebbe essere corteggiato da me!”
“Certo che no, non sono una fanciulla a cui portare cioccolatini e rose rosse!”
“Ti piacciono i dolci e i fiori, bene-bene...” annuì serio il maestro Leng.
“Tu non mi ascolti!”
“Non ti piacciono le rose? Hai ragione forse è meglio un mazzo di camelie.*”
“Basta, ci rinuncio!”
Yun Bai alzò le mani in segno di resa e si spostò più lontano, poi incrociò le braccia con sussiego, a sottolineare quanto fosse oltraggiato dalla situazione.
“Forse sono stato davvero troppo invadente maestro Sheng...” si scusò l'altro.
Il giovane mago gli diede una rapida occhiata, il suo tono sommesso e contrito sembrava sincero, però quando lo vide alzarsi e spolverare i vestiti come se fosse in procinto di congedarsi fu costretto a rivolgergli la parola.
“Te ne vai?”
“È la cosa più giusta da fare, questo fastidioso Signore degli Shen si scusa di aver rubato tempo alla tua contemplazione, offendendoti con delle futili chiacchiere.”
“E io come scendo da qui?”
“Oh, i maghi non sanno volare?”
“S-si all'occorrenza, ma è più complicato, ci sono le correnti d'aria e i flussi di energia magica...”
Yun Bai azzardò a guardare in basso, sotto l'isolotto si vedeva solo un soffice tappeto di nubi.
“Siamo in alto...” mormorò preoccupato.
“In tal caso...” rispose Ye Xue con un sorriso sornione “Aspetta che passi una di quelle graziose gondole volanti e chiedi un passaggio! Nell'attesa forse dovresti accendere un fuoco, fa freddo qui di notte e il tuo hanfu è leggero. Buona serata maestro Sheng.”
“Fermati!” esclamò l'interessato, stizzito dalla sua noncuranza “Dimmi che cosa vuoi.”
Sebbene non frequentasse il Mondo degli Spiriti Yun Bai aveva nozioni approfondite sulla natura degli esseri che lo abitavano ed un tratto comune a tutti era il continuo trafficare coi mortali.
Alcuni lo facevano per noia, altri per brama e voluttà, altri semplicemente perché erano malvagi e dispettosi e godevano nell'ingarbugliare le vite altrui.
Quel Signore degli Shen non era diverso dalle altre creature sovrannaturali.
“Chi ti dice che voglio qualcosa da te? Che non abbia agito solo per pura filantropia?”
Yun Bai incrociò le braccia e inarcò un sopracciglio.
“Il tuo scetticismo mi offende!”
Il piede del mago, calzato nella morbida babbuccia di seta cominciò a tamburellare impaziente sul terreno e Ye Xue decise di scoprire le carte.
“Voglio vederti ancora e stavolta prometto di comportarmi in modo irreprensibile.”
“Vuoi una seconda occasione?”
“Di solito la danno a tutti... Magari nel mio caso sarebbe una terza... O una quarta...” gli rivolse uno sguardo languido e triste, ma invece di commuoversi il mago cominciò a ridere.
“Va bene, vieni alla mia pagoda domani sera dopo il tramonto.”
“Abiti in una pagoda?”
“È un dono della Prima Signora di Serannian.”
“E ci vivi da solo?”
“Si, in effetti è troppo grande per una persona...”
Dal modo in cui stava sorridendo il suo interlocutore Yun Bai capì di avergli servito su un piatto d'argento l'occasione perfetta per un appuntamento romantico.
“M-ma ho anche una collezione di spade!” precisò nel tentativo di scoraggiare l'altro dal farsi strane idee.
“Mi stai invitando a vedere la tua collezione di spade maestro Sheng? Audace...”
Ovviamente era troppo tardi, nella testa di quel mascalzone era già in programma un'intera enciclopedia di sconcezze con svariati capitoli e almeno dieci volumi!




Svegliarsi circondato dalle braccia dell'amante era uno dei pochi lussi che Ye Xue pensava di non potersi più permettere dopo la rinascita come Signore degli Shen.
Naturalmente nell'arco di un'esistenza tanto lunga aveva avuto svariate avventure e non si era negato nulla, assecondando ogni fantasia e capriccio.
Per dirla con le parole dell'allievo: il suo letto era sempre stato molto affollato.
Eppure non aveva mai concesso a quegli incontri fugaci di durare più del bastoncino d'incenso acceso e consumato nell'arco della notte. Poteva condividere il letto con altri, ma nel suo cuore c'era posto per una persona soltanto.
Perciò, da un paio di settimane a questa parte, svegliarsi o addormentarsi insieme a Yun Bai rappresentava una rivoluzione nella sua vita e la sola idea di separarsi da lui gli procurava un intollerabile fastidio.
Anzi un vero e proprio malessere fisico.
Sulle prime lo aveva attribuito al fascino esercitato dal piccolo mago della Terra.
Era stato stregato dalla sua bellezza lunare e dal carattere: tanto docile e timido all'apparenza quanto passionale nell'intimità.
Si aspettava che l'eccitante novità esaurisse in fretta le sue attrattive, invece col trascorrere dei giorni e delle settimane aveva sviluppato verso di lui una specie di dipendenza, tanto da indurlo a portare il giovane maestro al Palazzo d'Estate per poter godere della sua compagnia in maniera esclusiva.
Una dedizione, andava detto, pienamente ricambiata da parte di Yun Bai, il quale, tuttavia, al ritorno dal viaggio nel Mondo degli Spiriti aveva iniziato a manifestare strani comportamenti, che impensierivano il suo amante.

“Yubi, bāo bèi*... ”
L'interpellato rispose con un mugugno svogliato e si incantucciò più in profondità tra il suo fianco e il cuscino.
“Yubi...” cantilenò percorrendo il profilo del suo naso con l'indice fino ad ottenere un sbuffo infastidito e una palpebra che si sollevava appena.
“Uhm...”
“Sono le sei del pomeriggio, quanto ancora vuoi dormire?”
“È pomeriggio?”
“Quasi sera ormai!”
“Impossibile!” esclamò il giovane balzando a sedere sul letto.
Una cascata di ciocche d'argento gli ricadde scomposta viso trasognato e incredulo e Ye Xue premurosamente la scostò, ma invece di ringraziarlo il mago si allontanò e lo fissò di sottecchi, torvo e accigliato, come se fosse colpa sua.
“Scusami, questo Signore degli Shen, stupido ed egoista, ti tiene sveglio ogni notte.” mormorò mortificato.
Yun Bai sospirò e dai suoi occhi scomparve ogni traccia di accusa; convivere con una creatura dalle abitudini notturne implicava sapersi adattare e rinunciare ad una parte del giorno, tuttavia non erano certi cambiamenti a pesargli.
“Hai... Fatto ancora quel sogno?” chiese Ye Xue.
In tutta risposta vide il suo amante scrollare le spalle e abbandonare il letto.
Raccolse una vestaglia color smeraldo, vi entrò in un morbido fruscio di seta e scomparve nella stanza da bagno.
Anche quel silenzio carico di rimprovero era colpa sua.

Il passato del maestro Leng li aveva seguiti insinuandosi nei sogni del mago fino a farne il suo dominio esclusivo.
Ciò che a torto aveva ritenuto una parentesi legata alla suggestione dell'antico palazzo, era diventata una fastidiosa abitudine, che aveva inquinato il limpido specchio onirico di Yun Bai e cominciava a condizionare la sua vita quotidiana.
“Yubi?”
Fece per bussare alla porta del bagno, però il padrone di casa lo anticipò uscendo vestito del semplice abito bianco che usava durante gli esercizi di meditazione.
“Vuoi praticare adesso? Mangia qualcosa prima .”
“Oh, si vede che tu non mediti mai, anche i bambini sanno che bisogna praticare a digiuno!”
“Sono solo preoccupato, non è salutare saltare i pasti...”
“Anche saltare gli esercizi spirituali è dannoso per noi maghi!” lo interruppe con veemenza l'altro “Ma tanto a te non importa!”
“Questo non è vero e lo sai...”
“Se t'importasse mi lasceresti tentare l'esperienza del viaggio fuori dal corpo!”
“Ne abbiamo già parlato, entrare nei miei sogni potrebbe essere spiacevole e pericoloso, perché a volte si trasformano in incubi e io...”
“La verità è che tu non hai nessuna fiducia in me e nei miei poteri!”
Il maestro Sheng aveva alzato la voce, una cosa che cominciava ad accadere troppo spesso negli ultimi giorni, per i motivi più banali.
Odiava discutere con Ye Xue e il fatto che lui incassasse passivamente i suoi scoppi di rabbia lo faceva sentire un mostro.
“Mi dispiace. Ho esagerato, so che non lo pensi. Scendo alla cascata, magari mi farà bene.” disse senza la forza di guardarlo negli occhi.
“Ti tengo in caldo la cena.” convenne l'altro ricevendo in cambio un vago cenno di assenso e di saluto.

Yun Bai aveva tutto il diritto di sfogarsi, poteva anche passarlo a fil di spada, se fosse servito a farlo stare meglio.
La sua reticenza lo stava condannando alla follia eppure aveva il terrore di perderlo, di come avrebbe reagito una volta scoperta la verità.
Per quanto si arrovellasse, il Signore degli Shen non riusciva a trovare una soluzione alla situazione che lui stesso aveva provocato.
Quindi si, era decisamente colpa sua.

Fine quinta parte


⋆ La voce dell'intrapredenza ⋆

Carissimi un po' in ritardo sulla tabella di marcia ecco pronto e fumante, come un piatto di baozi al vapore, il proseguio delle avventure magiche delle nostre due coppie sinofrancesi. In questo capitolo un lungo flashback ripercorre il primo incontro "fatale" tra la Candida Nuvola Yun Bai e il Signore degli Shen Ye Xue (per gli amici intimi Gege), nella cornice stravagante e piuttosto movimentata del reame di Serannian.
Tuttavia la loro idilliaca relazione, dopo il ritorno dal Palazzo d'Estate, è disturbata da sogni ricorrenti, che riguardano sempre il passato di Ye Xue e della sua amata concubina.
Coincidenze?
Ovviamente no!
Il mago sta risentendo molto di queste visioni, d'altra parte il suo amante non può o non vuole spiegargli come stanno le cose.
Nel prossimo capitolo scopriremo di più su Jīn Yè e cosa ha intenzione di fare Ye Xue per risolvere una situazione ormai ingestibile.
Salite a bordo del cestone di vimini, il viaggio riparte e ci rivedremo qui in tempi mediamente brevi!

Termini e curiosità:
* Camelia: la camelia nel linguaggio dei fiori significa essere pronti ad affrontare qualsiasi sacrificio in nome dell'amore, regalarla a qualcuno dichiara la propria stima e ammirazione dei suoi confronti. *Bāo bèi: è il corrispettivo cinese dell'inglese Baby :3



Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** A chi più amiamo, meno dire sappiamo ***


banner


Capitolo V
A chi più amiamo, meno dire sappiamo

“Devi dirglielo.”
“Se avessi trovato un modo lo avrei già fatto.”
“Ricamare la verità con parole poetiche non la renderà più facile da indossare.”
“Forse c'è una soluzione che non ho ancora valutato...”
“Le soluzioni possibili sono tre: taci e guardalo sprofondare nel delirio di visioni che non comprende, oppure smettila di trattarlo come un ninnolo fragile e parlagli come un uomo.”
“E la terza? Hai detto che ci sono tre opzioni tra cui scegliere.”
“Dai un taglio netto a questa relazione e ce ne andiamo. Adesso. Senza dire niente a nessuno. Il Regno degli Spiriti è immenso, non ci troveranno mai.”
Ye Xue stirò le labbra in una smorfia di insofferenza.
“Nessuna di queste soluzioni è praticabile; non rinuncerò a Yubi.”
“Allora metti da parte la tua ingiustificabile codardia e affrontalo.”
“Da che pulpito! Tu, che imbrogli un povero apprendista barando sulle ore di studio pur di passare un po' tempo in più con lui!”
“Non stiamo parlando di me.” mormorò seccamente il suo allievo “All'occorrenza farò ciò che è giusto.”
“Bene, rispetto questa tua vocazione al martirio wanbei, però dopo un migliaio d'anni trascorsi tra rimorsi e sofferenza io penso di meritare una tregua!”
“E il maestro Sheng? Ha diritto di parola sulla questione o vuoi solo godere della compagnia di Jīn Yè, dopo aver risvegliato i ricordi sopiti della sua anima?”
“Non osare! Non parlare di lei in questi termini!”
Ye Xue rispose d'istinto e Ye Feng si trovò schiacciato contro la parete della veranda, con la mano del maestro serrata attorno al collo in una presa d'acciaio.
Da umano non ne sarebbe uscito vivo.
Annaspò, gli afferrò il polso e riuscì ad allentare la morsa quel tanto che bastava a permettergli di parlare.
“Farai la... stessa cosa al... al maestro Sheng se... la sua reazione dovesse dispiacerti?”
Ye Xue lasciò la presa e il suo sguardo transitò dall'allievo al pannello socchiuso della finestra, oltre la quale s'intravedeva la camera in cui dormiva il giovane mago.
Inorridito si allontanò, mentre le parole di Yun Bai risuonavano come un monito nella sua mente.
Siete aggressivi, impulsivi e violenti.
Davanti a lui aveva negato l'evidenza, ma sapeva bene quanto fosse facile cedere all'ira per un Artiglio dei Draghi*.
La passione e l'entusiasmo che aveva visto Yun Bai erano nulla rispetto alla crudeltà di cui era capace quando istinti meno nobili prendevano il sopravvento.

“Affrontalo, sii sincero, da questo dipende il vostro futuro insieme.”
La mano di Ye Feng si posò cauta sulla sua spalla e lui sussultò, poi scosse la testa in un mesto cenno di negazione.
“Considera il vantaggio di condividere la stessa cultura e lo stesso credo.” insistette l'altro “Sarà più facile spiegare la trasmigrazione dell'anima di Jīn Yè ad un mago cresciuto in un tempio dello Yunnan, che ad una crocerossina francese durante la Prima Guerra Mondiale.”
Le sue parole dipinsero sulle labbra del maestro un sorriso amaro.
Quella era stata l'ultima reincarnazione dell'amata di cui aveva avuto una prova certa.
Ma raggiungerla nelle retrovie del fronte era un'impresa pressoché impossibile, in quale modo avrebbe giustificato la presenza di un cinese su un campo di battaglia europeo?
“Sei la voce della ragione per questo vecchio inutile e rancoroso. Troverò il momento giusto, altrimenti lo creerò.”
Il pupillo annuì convinto, condivideva da troppo tempo la pena e la ricerca di Ye Xue per non essere coinvolto dai recenti sviluppi.
Però non spettava a lui affrontare il maestro Sheng, il mentore doveva farlo da solo.



Il Signore degli Shen sedette sul bordo del letto e aggiustò il lembo della coperta scivolato dalle spalle di Yun Bai; nonostante i rumori della discussione, il mago non si era svegliato, sembrava esausto.
Di certo era smagrito.
Aveva ombre profonde sotto gli occhi, il suo naso appariva affilato e la curva della spina dorsale si delineava in maniera più evidente sulla schiena.
Mangiava poco e controvoglia, trovava sempre più difficile concentrarsi e meditare, rimandava o annullava gli impegni diplomatici presi con gli altri maghi e presto sarebbe stato convocato dalla Prima Signora per darne conto.
Naturalmente aveva provato ad indagare le cause del suo stato; per un mentalista educato secondo i precetti filosofici orientali era frustrante non avere il completo dominio della propria psiche, perché da essa dipendeva l'armonia e il controllo del corpo.
La conclusione a cui era giunto era che le loro nature s'influenzavano a vicenda e la sua empatia lo rendeva partecipe del passato di Ye Xue e lo portava a viverlo in prima persona.
Peccato che non sognasse mai della sua vita a corte, della moglie o di come era rinato Signore degli Shen, ma sempre e solo l'amata concubina, verso cui cominciava a nutrire una specie di malsana gelosia.

Ye Xue, in cerca di conferme, aveva spiato l'amante per giorni.
I piccoli dettagli, che all'inizio gli erano sembrati solo degli adorabili vezzi, cominciavano a comporre un quadro in cui riconosceva le fattezze del suo primo amore: il modo il cui portava la ciocca di capelli dietro l'orecchio, o come le labbra si curvavano appena a disegnare un piccolo sorriso segreto, dedicato a lui; la passione per le zuppe piccanti e gli abiti dai colori tenui, la sua scarsa tecnica musicale al guzheng e l'aria offesa che assumeva quando lui glielo faceva notare.
Ormai aveva tutte le prove necessarie: l'anima di Jīn Yè era trasmigrata nel corpo del mago e se questo da una parte lo rendeva euforico, dall'altra lo terrorizzava, perché il Maestro Sheng sembrava non ricordare nulla della sua prima vita, anzi guardava la fanciulla con sospetto, quasi come una rivale.
Presto sarebbero arrivati gli inevitabili confronti e le domande che temeva di più: la ami ancora? La ami più di me? Pensi a lei mentre facciamo l'amore?
Le risposte erano allo stesso tempo semplici e terribilmente complesse, perché una volta terminate le somiglianze con la sua Foglia d'Oro cominciavano le differenze, che da subito avevano attratto Ye Xue, ancora ignaro di chi custodisse quel giovane e affascinante corpo maschile.
Perfino lui faticava a comprendere dove finiva l'amore per Jīn Yè e cominciava quello per Yun Bai e non era sicuro di voler stabilire un confine preciso, se poteva avere entrambi.
Come spiegare tutto questo al mago, che si credeva l'unico essere al centro del suo mondo?

Il drammatico epilogo della sua vita non gli aveva insegnato niente, perché continuava a ripetere gli stessi errori...



Nel palazzo del mercante di stoffe Li Hóng Tāo , dietro i paraventi dipinti e lungo i corridoi coi pavimenti di legno lucidati a specchio, si percepiva in maniera quasi palpabile il nervosismo di servi e garzoni, colti di sorpresa dalla visita di quel personaggio altolocato che ora aspettava nell'atrio insieme alla sua guardia personale.
Il padrone di casa, buttato giù dal letto durante il sonnellino pomeridiano, era corso ad accoglierlo di persona insieme alla moglie, profondendosi in scuse e cerimonie finché il Ministro Leng non gli aveva fatto capire che avrebbe desiderato meno chiacchiere e un posto comodo in cui discutere d'affari, possibilmente al riparo dalla polvere e dal caldo afoso di Giugno, che ristagnavano nell'ingresso, nonostante i pesanti tendaggi collocati all'esterno per fare ombra.
“Perdona la modestia di questa casa eccellentissimo Sinong* Leng Ye Xue, di certo inadatta ad accogliere un ospite di riguardo come te...”
L'interpellato annuiva benevolo, ma in realtà il palazzo non aveva niente da invidiare alle dimore patrizie.
La ricchezza che il mercante non poteva, per ovvie ragioni di status sociale, ostentare all'esterno, l'aveva nascosta tra le pareti di casa; legni pregiati, sculture, piccoli giardini di una perfezione quasi dipinta e un numero impressionante di valletti che, messi in agitazione dal suo arrivo, vedeva sfrecciare da un ambiente all'altro.
“Cosa può fare questo umile mercante per l'eccellentissimo Ministro del Tesoro Nazionale?” chiese rompendo il silenzio calato sul Padiglione Azzurro all'arrivo dell'illustre ospite.
L'ambiente aperto sui lati creava un gioco di correnti d'aria che rendeva piacevole la permanenza anche nelle giornate più calde e lasciava entrare gli effluvi floreali dei due giardini adiacenti, che si specchiavano l'uno nell'altro.
“Non così umile mi sembra...” rispose Ye Xue lasciando vagare lo sguardo sugli intagli del soffitto e i sottili pannelli di seta color del cielo, che ondeggiavano ad ogni refolo di vento.
“Se la mia dimora trova grazia ai tuoi occhi significa che ho investito bene il mio denaro.” rispose l'uomo compiaciuto.
“Spero che non sarà l'unica cosa che troverà grazia ai miei occhi oggi, ho un incarico impegnativo e mi è stato fatto il tuo nome. Il mese prossimo ospiterò la Seconda consorte imperiale col suo seguito e per fare cosa gradita alla mia sposa intendo rinnovare tutti i tendaggi del palazzo.”
“Tutti?” il sorriso del mercante si raffreddò mutando in una smorfia angosciata.
“Tutti” ripeté convinto il Ministro Leng.
Si trattava di un lavoro enorme; in un edificio del genere potevano esserci decine di stanze, senza contare i padiglioni, i giardini e gli ambienti di rappresentanza.
“Se mi riterrò soddisfatto tu avrai l'opportunità di diventare un fornitore della Casa Imperiale.”
Era quanto serviva a cancellare qualsiasi dubbio o timore dall'avida mente del mercante, che si alzò, si inchinò rispettosamente e disse “Vado a scegliere i campioni di stoffa dal magazzino, non ne troverai di più belli a nord e a Sud del Fiume Giallo. Se permetti le mie figlie nel frattempo suoneranno qualcosa per il tuo diletto.”
Non aveva neppure finito di menzionarle che la moglie apparve all'ingresso del padiglione spingendo avanti un terzetto di fanciulle paffute, fasciate in abiti sgargianti, che portavano una Pipa, un Ruhan e un Banhu* e sorridevano imbarazzate.
Dietro di loro fece capolino una quarta figura, che la madre tentò di allontanare, almeno finché il Ministro Leng non intervenne “Lei non è tua figlia?”
“È come se lo fosse Eccellentissimo.” spiegò la scaltra mercantessa, che si era subito appigliata al barlume d'interesse suscitato nell'ospite “Figlia della prima moglie di mio marito, che la sua anima riposi in pace. L'ho allevata ed educata insieme alle mie.”
“Quindi può suonare con le sorelle, no?”
“È ancora piuttosto maldestra col guzheng...”
“Sono certo che sarà brava quanto le altre, d'altronde l'hai cresciuta con loro...”
Davanti alla sua ostinazione la donna fu costretta a cedere, fece portare l'ingombrante strumento a corde e bisbigliò qualcosa alla musicista, probabilmente un avvertimento o una minaccia, a giudicare dallo sguardo obliquo che la ragazza lanciò all'ospite, colpevole di averla messa in difficoltà.
Da quel punto di vista la moglie del mercante non aveva mentito, il suo modo di suonare il guzheng somigliava allo straziante miagolio dei gatti in amore, ma tolto questo piccolo fastidio si capiva perché la matrigna aveva cercato di mandarla via; la bellezza della sorellastra faceva sfigurare le minori, come una delicata peonia in un cesto cavoli.
Leng Ye Xue ascoltò l'esibizione senza battere ciglio e al termine si complimentò col quartetto.

Il padre, che nel frattempo era tornato, seguito da un paio di garzoni oberati di stoffe, assaporò quelle lodi come se li avesse ricevute lui stesso, però al momento di congedare le figlie un'inattesa richiesta del Ministro Leng lo spiazzò.
“Vorrei ascoltare della musica mentre parliamo d'affari, mi mette sempre in una buona disposizione d'animo...”
“Vuoi che le mie figlie restino?”
“Non è necessario che rimangano tutte e il guzheng è lo strumento più pesante da spostare. Lascialo qui, con la sua musicista.”
Di nuovo la fanciulla lo sbirciò di sottecchi e Ye Xue, abituato per lavoro a studiare le persone, ebbe la conferma che era proprio uno sguardo ostile.
Se solo avesse potuto dirle che il suo non era accanimento, ma interesse!
Il mercante, a fronte di una commessa così importante in arrivo dovette accondiscendere.

“Che sfacciataggine, approfittare della sua posizione per chiedere la compagnia di Jīn-Jīn, nemmeno fosse una prostituta!” esclamò stizzito una volta ritiratosi insieme alla moglie nel loro appartamento.
“Tu eri presente, non c'è stato alcuno scandalo, inoltre se il Sinong ha un pessimo gusto musicale chi siamo noi per farglielo notare?”
“Forse non riconosce la buona musica dal raglio di un asino, ma ho visto come guardava Jīn-Jīn e ti dico che non mi piace!”
“Però ti piace l'idea di diventare un fornitore della Casa Imperiale...”
“Non metterò sulla bilancia gli affari e la mia primogenita.”
“Ci hai già pensato, ammettilo...”
L'uomo scacciò l'aria con un gesto seccato della mancina e si appressò alla finestra da cui entrava la brezza umida e fresca del fiume.
“Lei deve sposarsi per prima. I buoni partiti non mancano.” dichiarò dopo una lunga pausa di riflessione.
“E le altre? Gli Dei non ci hanno benedetto con la grazia di un maschio. Per trovare uno sposo che voglia entrare nella nostra famiglia* la dote dovrà essere di quelle che levano ogni dubbio. Finiremo in rovina prima di aver maritato la più piccola!”
“Quindi Jīn-Jīn è sacrificabile! Vale forse meno delle sorelle? Non è mia figlia anche lei? Dovrei venderla al Ministro come una balla di seta?”
“Chi dice che tu debba venderla, da come la guardava oggi potresti anche fargliela trovare in strada scalza e vestita di stracci e lui l'adorerebbe lo stesso. Fidati del mio istinto marito, il Ministro Leng la tratterà come una principessa e di conseguenza terrà noi, la sua famiglia, in palmo di mano.”
“E ai sentimenti di Jīn-Jīn non pensi?”
“Cosa vuoi che sappia di amore e sentimenti, ha passato da poco le sedici primavere, ignora le cose del mondo, le parlerò io e vedrai... si aggiusterà tutto.”




“Ed ecco il giardino privato dei tuoi appartamenti, è piccolo, ma è riparato dal sole nei pomeriggi d'estate, da qui puoi facilmente raggiungere il cortile principale e gli ambienti di rappresentanza... È di tuo gradimento?”
“Questa ragazza non ha parole per esprimere la bellezza del tuo palazzo Eccellentissimo Sinong.”
Davanti all'ennesima risposta formale quanto quella di un esattore delle tasse Ye Xue decise che la faccenda andava affrontata subito; congedò il seguito di cameriere e servitori e rimase solo con la sua Ospite.
“Io vorrei che questa ragazza trovasse le parole; forse i tendaggi non sono adatti ad una giovane donna o forse la cuoca ti ha fatto una brutta impressione... Vorrei che fossi a tuo agio qui e la considerassi casa tua, come in effetti è.”
Stavolta Jīn Yè non poté nascondere il suo disagio, le esili dita si strinsero attorno al ventaglio e sulla sua fronte comparve una sottile ruga di disappunto.
“Se piace all'Eccellentissimo Sinong allora sarà così anche per me.”
Il Ministro sospirò.
“Ti hanno detto che lusingandomi avresti ottenuto i miei favori?”
“Mi hanno detto di non dispiacerti.” ammise la giovane con franchezza.
Ye Xue accennò un sorriso.
Sperava che non le riempissero la testa di velenose sciocchezze su come ammaliare un uomo e compiacerlo, invece la matrigna si era assicurata di istruirla sui principi fondamentali.
O almeno ci aveva provato.
Sotto la patina della buona creanza c'era pur sempre una fanciulla arrabbiata e confusa, uscita dalla casa paterna con un corteo sfarzoso, che tuttavia non era un corteo nuziale.
“Quindi se adesso io volessi appartarmi insieme a te nell'alcova accetteresti?”
Era un'offesa terribile per una ragazza onesta, Ye Xue le aveva forzato la mano con una provocazione diretta e piuttosto rude, ma nemmeno lui poteva prevedere una reazione altrettanto diretta.
“Sei senza ritegno!” Jīn Yè alzò il ventaglio e lo colpì sul braccio con forza tale che il fragile accessorio si spezzò in due “Non ti basta avermi barattato e portato via dalla mia casa? Non ti basta aver rovinato per sempre la mia reputazione? Non potrò più sposarmi grazie alla tua generosità! Che vuoi che m'importi di tende e cuscini, questo posto è comunque una condanna!”
Colto di sorpresa il Ministro Leng indietreggiò, perché la fanciulla minacciava di usare ancora quanto rimaneva del ventaglio.
“Piano! Piano! Questa Foglia d'Oro fa male quando si posa da qualche parte!”
“Vorrei avere un bastone!”
“Aggredire un Ministro Imperiale è reato!”
“E comprare una ragazza in età da marito per il proprio svago non lo è?”
Ye Xue trovò riparò dietro una colonna del portico, la delicata creatura era furibonda e avrebbe usato sicuramente un bastone, se l'avesse avuto sottomano.

“Davvero t'importa tanto del matrimonio?” chiese facendo capolino.
La domanda rallentò i propositi bellicosi di Jīn Yè.
“I-io... immagino di si!”
“È solo un'altra forma di condanna, sottoscritta tramite un regolare contratto tra due persone che praticamente non si conoscono, ma che avranno tutto il tempo di imparare ad detestarsi.”
Le sue parole avevano il sapore di una rivelazione o di una confessione; il Ministro sembrava parlare di qualcosa che lo toccava da vicino.
“Quindi mi avresti salvato da una vita infelice? Dovrei esserti grata?”
“Rifletti: quante coppie sposate che conosci sono felici?”
L'interpellata corrugò la fronte in un evidente sforzo mnemonico.
“Te lo dico io: nessuna. Gli sposi fanno vite separate ed ognuno coltiva i propri interessi e le proprie amicizie.”
“Hanno i figli in comune e un buon marito ama la moglie provvedendo a lei.”
“Pensi che l'amore tra due persone sia questo? Assicurarsi una discendenza e occuparsi delle necessità materiali?”
La fanciulla si strinse nelle spalle, cos'altro poteva essere?
L'amore cantato nei poemi e nei romanzi era solo un'idea astratta nata dalla mente bizzarra dei poeti.
“Amare qualcuno significa condividere tutto con quella persona: dalla tavola ai pensieri più profondi, è credere di conoscere ogni aspetto di lei e poi scoprire all'improvviso qualcosa di nuovo, è avere un punto fermo quando tutto attorno si muove, è l'idea che il tempo trascorso insieme non sia mai abbastanza.”
“Sono davvero molte cose...”
“Ti spaventa?”
Jīn Yè esitò un attimo, poi annuì.
“Non voglio mentirti, in alcuni matrimoni questa forma d'amore può arrivare col tempo, spesso a costo di enormi sacrifici e sofferenze. Senza vincoli tu invece saresti libera d'indagare i tuoi sentimenti col cuore sgombro e la mente leggera.”
“I miei sentimenti... Per te?”
“Potrei dimostrarti che non sono una persona così cinica e crudele.”
Il sorriso del Ministro Leng si scontrò con l'espressione crucciata della giovane e la sua eloquenza poetica evaporò.
“È vero, ho agito d'impulso, senza tenere conto della tua opinione, ma non è stato il capriccio di un uomo viziato; non c'è una corte di concubine nel mio palazzo e non ho un'amante che mi aspetta in un'altra città, tu sarai l'unica per me.”
“Hai una moglie.” sentenziò Jīn Yè.
“Una moglie che la mia famiglia scelse per me quando avevo dodici anni, la rispetto e facciamo in modo di non intralciarci a vicenda, tuttavia ciò che provo per lei impallidisce a confronto della forza che mi spinge verso di te.”
“Riguarda forse l'appartarsi insieme nell'alcova?” borbottò lei di rimando sbirciandolo di sottecchi.
“Se avessi voluto quel genere di compagnia sarei andato al Palazzo delle Campanelle d'argento o alla Locanda del Pavone Bianco.”
“Quindi tieni davvero a me?”
“Mettimi alla prova.”
“Se ti chiedessi di riportarmi da mio padre?”
“È questo il tuo desiderio?” mormorò Ye Xue senza celare la sua delusione.
La fanciulla attese alcuni istanti prima di rispondere; una parte di lei voleva tornare subito a Luoyang, rifugiarsi nella sua stanza e dimenticare il Ministro, il lungo viaggio, il grande palazzo, che sarebbe diventata la sua nuova casa.
Avrebbe voluto risvegliarsi l'indomani nel suo letto e ricominciare la solita vita di ogni giorno, nonostante le fosse sembrata sempre piuttosto noiosa e insignificante.
Non sapeva che farsene della libertà che Leng Ye Xue le aveva promesso e aveva paura di abituarsi in fretta alla nuova condizione trovandola non solo comoda, ma anche molto piacevole.
Infine sarebbe stata costretta a pensare davvero a quell'uomo, disposto a metterla su un piedistallo e a venerarla, col rischio di scoprire che non c'erano abbastanza motivi per odiarlo.




“In realtà... vorrei rimanere da sola.”
“Ah! Intendi... Qui? Adesso?”
Nella mente del Ministro Leng transitò un pensiero funesto: forse la fanciulla meditava un gesto estremo nel tentativo di riscattare il suo onore, perché poteva anche riaccompagnarla dai genitori, tuttavia il danno era fatto e su di lei sarebbe sempre pesata la nomea di concubina.
“Si adesso!” rispose stizzita l'interessata pestando il piedino a terra “Posso stare da sola coi miei pensieri, senza avere la tua brutta faccia attorno per un po'?”
“La mia... brutta faccia?”
Ye Xue accusò il colpo, si era sempre reputato un uomo attraente e le occhiate furtive che riceveva dalle dame a palazzo o per la strada avevano consolidato questa opinione.
La buona notizia era che Jīn Yè sembrava più indignata che disperata e probabilmente non avrebbe dovuto riportare al padre l'urna delle sue ceneri.
“Quest'uomo ha capito e andrà alla Locanda del Loto Fiorito in attesa che tu lo mandi a chiamare.”
Il potente Sinong mise le pive nel sacco, la salutò in modo formale e scese in giardino da cui raggiunse la corte principale, dove stazionava il suo seguito.
La giovane aveva bisogno di tempo per riordinare i suoi pensieri e accettare il drastico cambiamento che era avvenuto nella sua vita. Quanto tempo?
Un paio di giorni?
Un paio di settimane?
Un paio di mesi?
Ye Xue sapeva essere molto paziente, ma alla Cancelleria Imperiale avrebbero notato la sua assenza e questo poteva diventare un problema.
“Aspetta!”
Uno scalpiccio leggero lo rincorse sul selciato del cortile d'onore.
Magari era fortunato e le servivano solo un paio di kè *...
Il Ministro si fermò ad aspettarla nascondendo la sua soddisfazione dietro un'aria seria e provata.
“C'è altro che vuoi dirmi? Hai un secondo ventaglio da rompermi sulla testa?”
“I-io...” iniziò la fanciulla leggermente affannata dalla corsa e dall'imbarazzo “Questa ragazza non ha idea di come si governa un palazzo tanto grande!”
“In effetti è una tenuta enorme.” all'uomo sfuggì un sorriso “Il sovraintendente e la sua famiglia risiedono nel padiglione ai margini della proprietà, puoi rivolgerti a loro.”
“Non li conosco!”
“Allora è un bel guaio, servono delle presentazioni.” ponderò Ye Xue pensieroso e la giovane annuì convinta.
“Invitali a cena.”
“Tutto qui?” esclamò l'interlocutrice allibita “Vorranno parlare col padrone!”
“Sei tu la padrona ora.”
“Io? E cosa dovrei fare?”
“Sarebbe buona educazione convocare il precedente proprietario e sancire ufficialmente il passaggio di consegne.”
“Quindi... dovrei invitarti?”
“Ne sarei lusingato, però a te dispiace questa brutta faccia.”
“Potrei sopportarla... per un po'.” ammise infine Jīn Yè e il Ministro stavolta non riuscì a dissimulare un'espressione trionfante.




A svegliare il maestro Sheng poco prima dell'alba fu una spiacevole sensazione che prolungava il lascito del solito sogno notturno: Ye Xue non era al suo fianco, una metà del letto risultava intatta, come se nessuno vi si fosse coricato la sera prima.
Ampliò le sue percezioni, ma la stanza da bagno e il piano di sopra erano silenziosi.
La sensazione di vuoto si acuì fino a diventare dolorosa e lo costrinse ad alzarsi e ad ignorare la vertigine che negli ultimi giorni lo coglieva sempre quando faceva movimenti troppo bruschi o usava in maniera prolungata i suoi poteri.
Scese di sotto dove l'ampia sala del piano terreno riposava nella penombra, mentre dalla porta principale, lasciata socchiusa, entrava una frizzante ventata d'aria fresca.
“Gege...”
Uscì all'esterno dove il chiarore incerto del giorno tingeva le cose di un grigio uniforme e faceva cantare i pettirossi e i cardellini.
“Gege! Xue Ge!” alzò la voce e l'interessato si girò verso di lui con un lieve sorriso.
Era appoggiato alla balaustra della terrazza esterna e indossava un raffinato hanfu di seta nera dai ricami dorati.
Già questo bastò a metterlo in allarme, perché Ye Xue, al contrario del suo allievo, non aveva alcuna nostalgia dell'abbigliamento tradizionale.
“Dove stai andando? Manca poco al sorgere del sole!” lo rimproverò avvicinandosi a lui.
“Torno nel Mondo degli Spiriti.” rispose il Signore degli Shen, come se si trattasse di un normale viaggio d'affari.
“Quando pensavi di dirmelo? Aspetta qualche minuto, mi preparo e...”
“Devo andare adesso.” lo interruppe l'altro.
“Posso accompagnarti!”
“No.” Ye Xue gli posò le mani sulle spalle e lo guardò con l'aria di chi aveva appena preso una decisione sofferta “Mi sono espresso male Yubi: ho bisogno di stare da solo, senza distrazioni intorno per un po' e anche tu.”
Quando il giovane mago provò a replicare si accorse che le parole erano insufficienti ad esprimere la sua rabbia e lo allontanò con uno spintone deciso.
“È il tuo modo per dire che vuoi una pausa di riflessione? Che sono diventato un peso e non sono nemmeno in grado di controllarmi?”
“Non sei tu, è colpa mia.”
“Oh ti prego, ho trovato scuse più originali nei romanzetti che le nostre allieve leggono di nascosto al tempio!”
“È così, ho creato io questa situazione e spetta a me risolverla, troverò il rimedio ai sogni che ti tormentano.”
O almeno saprai la verità... Pensò il Signore degli Shen.
“E devi andare nel Mondo degli Spiriti per trovarlo?”
“È praticamente dietro l'angolo!”
La battuta arrogante gli costò un altro spintone, però stavolta Ye Xue fu svelto ad afferrarlo e a stringerlo a sé.
“Non sarai da solo” gli sussurrò all'orecchio immergendo il viso nella morbida massa arruffata dei suoi capelli “Ho chiesto a Ye Feng di trasferirsi qui per qualche giorno e porterà anche l'apprendista mago.”
“Cosa?” Yun bai trasalì allarmato appena si rese conto delle implicazioni “Quei due litigano giorno e notte, non mi faranno chiudere occhio!”
“Meglio!” concluse Ye Xue “Così non avrai tempo di sognare!”

Fine quinta parte


⋆ La voce dell'intraprendenza ⋆

Carissimi finalmente c'è una spiegazione ai sogni che tormentano la nostra Candida Nuvola.
Dopo averlo studiato per giorni Ye Xue è arrivato alla conclusione che si tratta della reincarnazione del suo primo, indimenticato, amore (che abbiamo seguito sul nascere nel lungo flashback). Questa rivelazione da un lato lo rendo euforico e dall'altro lo terrorizza, perciò ancora non ha trovato il coraggio di affrontare apertamente il mago per dirglielo.
Dopo l'animato scambio di opinioni col suo allievo decide di prendersi una pausa di riflessione e organizza quella che sembra una fuga in piena regola nel Mondo degli Spiriti.
Yun Bai non l'ha presa benissimo (ed è comprensibile!), ma forse il periodo di allontamentento forzato porterà i suoi frutti, come vedremo prossimamente.
Dal prossimo capitolo torna invece sotto i riflettori la coppia peggio assortita del pianeta (e di altre svariate dimensioni).
Preparatevi a capitoli con un altissimo tasso alcolico, confessioni imbarazzanti e sviluppi inaspettati!
Rimanete a bordo del cestone di vimini e assicuratevi di non soffrire di allergia alla birra fatata! :D
A mediamente presto e grazie ai miei commentatori e ai "seguitori" silenziosi ^^

Termini e curiosità
Artiglio dei Draghi: fazione del Mondo degli Spiriti a cui appartiene Ye Xue
Pipa, Ruhan, Banhu: strumenti tradizionali cinesi a corde
*Trovare uno sposo che voglia entrare nella nostra famiglia: nell'antica Cina era prevista l'opportunità che un genero potesse entrare a far parte della famiglia della futura moglie, ovviamente a fronte di una dote molto generosa. Ke: unità di misura temporale in uso nell'antica Cina corrispondente a circa un quarto d'ora.




Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Ricorda sempre di non bere mai più di quanto tu possa caricarti sulle spalle ***


banner


Capitolo VII
Ricorda sempre di non bere mai più di quanto tu possa caricarti sulle spalle.

Il Maestro Leng Ye Feng stava terminando di allacciarsi la cintura dell'hanfu quando un tramestio di passi e una risata sguaiata, a lui purtroppo ben nota, lo costrinsero ad interrompere il meticoloso rituale della vestizione e a scendere di sotto.
All'ingresso della bottega due figure dai tratti umani, ma composte di metallo e materiali sintetici che i maghi di Serannian definivano comunemente Ancelle, stavano sorreggendo un Alaric Lafayette ormai prossimo al coma etilico, che straparlava in modo incoerente.
“Alaric...” vedendolo in tali condizioni il Signore degli Shen allungò il passo e si affrettò a raggiungerli.
Una delle creature, dopo averlo osservato alcuni istanti disse “Lei è il responsabile dell'apprendista Lafayette.”
Non era una domanda, quanto piuttosto una constatazione.
Le ancelle, nate dalla mente geniale del Primo Signore di Serannian, possedevano una forma d'intelligenza artificiale che sulla Terra era ancora pura speculazione teorica; condividevano informazioni in tempo reale, erano in grado di adattarsi alle circostanze, di evolversi e di prendere decisioni autonome.
Erano esseri razionali, frutto della logica e della scienza; servizievoli assistenti dalla forza sovrumana in un mondo dove scarseggiava la manodopera, che però potevano trasformarsi in armi letali in grado di fronteggiare pericoli o minacce.
Per tutti questi motivi Ye Feng, piuttosto diffidente verso le nuove tecnologie, le aveva sempre tenute a debita distanza.
“Sono io.” confermò, lanciando un'occhiata preoccupata al giovane mago trattenuto dall'altra creatura come un fagotto di stracci.
“Padron Dagfinn, il proprietario della locanda La Lanterna Fatata, ci ha chiesto di portare a casa l'apprendista Lafayette e di consegnarlo al suo responsabile. Fa sapere che l'apprendista Lafayette è diffidato a ritornare alla Locanda per le prossime settantadue ore e che gli addebiterà i danni al mobilio e alla cristalleria.”
“Riferite a padron Dagfinn che mi scuso dei problemi provocati dal mio apprendista e quanto prima ripagherò il danno.”
“Riferiremo. Le auguriamo buona serata Maestro Leng Ye Feng.”
Le ancelle sembravano soddisfatte della risposta, ammesso che fossero programmate per le emozioni.
Quella che sosteneva il giovane mago lasciò la presa e lui si afflosciò sul pavimento con un brontolio infastidito, quindi entrambe se ne andarono in silenzio com'erano venute lasciandoli soli.
Il Signore degli Shen emise un sospiro di sollievo, poi nel guardare Alaric incrociò le braccia al petto.
Il ragazzo alzò la testa e gli rivolse un sorriso sbilenco.
“Quanto è arrabbiato il mio caro maestro stavolta?”
“In realtà sono deluso ed è sbagliato. Si è delusi da qualcuno su cui si hanno ancora delle aspettative, mentre io con te dovrei rassegnarmi.”
“Di nuovo parole velenose pronunciate da labbra molto dolci...”
Aggrappandosi al bancone Alaric riuscì a mettersi in piedi, anche se la sua stabilità era precaria quanto quella di una foglia nel vento d'autunno.
“Esattamente quanto devo deluderti maestro, affinché tu possa raccattare i tuoi quattro stracci e levarti finalmente dalle palle?”
“Non risponderò alle provocazioni di un ubriaco.”
“È quello che fai sempre!” la voce dell'apprendista si alzò in un picco stridulo, mentre barcollando riuscì a raggiungerlo e ad afferrargli il bavero della sopravveste di seta “Eviti le discussioni, eviti i contrasti e li eviti anche quando sono lucido! Però la tua non è compassione o benevolenza, lo fai perché ti senti fottutamente superiore agli altri!”
“Alaric...”
“Alaric cosa? Dovrei smettere di parlare di questioni che non conosco? È ovvio! Non so praticamente niente di te, a parte che sei un grandissimo stronzo e ti sei trasferito qui a scroccando vitto e alloggio in cambio di qualche lezione di buone maniere!”
“Tu...”
“Sono i fumi dell'alcol che danno voce ai miei pensieri, perciò se l'argomento ti disturba mettimi pure a tacere con qualche trucchetto da massaggiatore shiatzu o vattene di sopra a meditare, perché questa è ancora casa mia e urlo finché voglio!”
Invece dopo la tirata polemica l'apprendista rimase in silenzio a fissarlo con lo sguardo appannato e il respiro corto.

I latini dicevano in vino veritas, quindi spogliando il discorso delle solite volgarità le sue parole corrispondevano al vero.
“Trovì così intollerabile la mia presenza?”
“Quello che trovo intollerabile è che te ne stai lì coi tuoi cazzo di secoli di vita sulle spalle a giudicare un ventenne sfigato come me!”
“Sbagli Alaric, non sono nella posizione di giudicarti, ho fatto cose orribili quando ero in vita e ho continuato a farle come Immortale, tuttavia vedo il tuo potenziale e vorrei che lo vedessi anche tu.”
“Gli altri...” il discorso si perse in un balbettio, dietro l'ombra di un ricordo doloroso “Gli altri lo dicono di continuo... Lafayette? Quanto potenziale sprecato...”
Tornò a guardarlo di nuovo, un'espressione di pacata meraviglia si dipinse sul suo viso e se ne uscì a sorpresa con un: “Cazzo, sei molto carino.”
“Eh?” colto alla sprovvista dall'inatteso apprezzamento Ye Feng arrossì “Sei davvero ubriaco per dire una simile assurdità. ”
“No, hai ragione, sei proprio bello.” l'apprendista annuì serio e solenne “È la verità, croce sul cuore potessi morire!”
“Se fossi sobrio mi insulteresti.”
“Vero anche questo, domani ritratterò tutto e vomiterò l'anima, al posto tuo ne approfitterei adesso...”
Il maestro Leng sembrò valutare la sua proposta e dopo alcuni istanti gli bisbigliò: “Cos'altro è in grado di farti confessare l'assenzio?”
Alaric sollevò l'angolo delle labbra in un piccolo ghigno compiaciuto.
“Sono a quello stadio in cui confesserei di aver appiccato l'incendio che distrusse Roma...”
“Allora... Perché la mia presenza ti fa stare così male?”
Ye Feng immaginò la riposta tradotta in una sequenza ininterrotta di offese e imprecazioni, invece l'apprendista strinse più forte il colletto della sua veste e disse in tono serio e pacato: “Il fatto che mi guardi sempre con quel misto di commiserazione e accondiscendenza, lo stesso sguardo che riserveresti ad un animale abbandonato sulla strada, perché dovrei impegnarmi a diventare migliore? Non sarei mai perfetto come te.”
“Alaric io sono tutt'altro che perfetto!”
“Abbi almeno la decenza di tacere e sforzati di guardarti coi miei occhi: hai un'eleganza innata, dei modi sofisticati e gentili, un'esistenza praticamente immortale, un palazzo immenso! Io cosa avrei? Un carattere di merda, una somma di fallimenti e disgrazie, una torre malconcia, un laboratorio che è un casino e una bottega piena di cianfrusaglie inutili!”
“Darei volentieri il mio palazzo e la mia vita immortale per avere un'altra occasione come umano...”
Il giovane storse le labbra in una smorfia sarcastica.
“Bah, non ci credi nemmeno tu e comunque ti saresti privato dell'immenso piacere di conoscere un soggetto disastrato come me!”
Il Signore degli Shen emise un sospiro, forse sarebbe stato più facile se lo avesse insultato e basta.
“Mi dispiace di aver detto che le tue creazioni sono inutili cianfrusaglie.”
“Sei stato onesto, un po' sgradevole, ma onesto... Su dieci progetti otto non funzionano, uno si rompe subito e l'ultimo non interessa a nessuno...”
“A te piace ciò che fai, creare dal nulla oggetti magici è un dono, dovresti credere di più nelle tue capacità!”
“Certo, certo, magari domani...” le dita lasciarono la presa della sopravveste tentando di sistemare goffamente la stoffa sgualcita “Adesso, se il mio caro maestro lo permette, porto me stesso e quanto rimane della mia dignità in bagno, mettiti i tappi di cera nelle orecchie, alcuni rumori potrebbero urtare la tua sensibilità...”



Il giorno successivo l'apprendista lo trascorse barricato in camera a smaltire i residui della bevuta e a tentare di ricordare cos'era accaduto al ritorno dalla locanda.
Di fatto il suo “ospite” non aveva dato segni di sé, neppure dopo il tramonto, perciò una volta raggiunto un accettabile grado di stabilità fisica e mentale, uscì dalla sua tana e andò in avanscoperta al piano di sotto, dove si trovava la stanza del maestro.
Dalla porta socchiusa filtrava un po' di luce, dunque escluse l'ipotesi che avesse fatto fagotto, disgustato dall'ennesima bravata dell'indegno allievo; entrò senza bussare e appoggiandosi allo stipite esibì la faccia da schiaffi migliore del repertorio.
“Chi non muore si rivede...”
“Potrei dire la stessa cosa di te.”
Il ragazzo in effetti aveva profonde occhiaie violacee che gli segnavano il viso, pallido e provato dalla notte brava.
Ye Feng distolse lo sguardo e versò una tazza di infuso dalla teiera.
“Bevi, ti farà sentire meglio.”
Alaric scrollò le spalle con noncuranza, ma si sedette davanti a lui e dopo aver annusato il liquido fumante lo buttò giù d'un fiato.
“È amaro come il veleno!” esclamò arricciando il naso.
“I veleni più letali hanno un sapore dolce oppure sono insapori, inoltre lasciano sempre una traccia organica, se volessi eliminarti sceglierei un altro metodo.”
Il giovane inarcò un sopracciglio, aveva colto un mutamento nell'orientale.
Un mago percepiva la realtà circostante in modo diverso dai comuni esseri umani, usando i sensi sottili sentiva e vedeva cose nascoste allo sguardo miope dei più.
L'atteggiamento del suo aguzzino era cambiato e questo poteva essere un vantaggio o una grossa seccatura.
Decise di verificare.
“Forza fammi la ramanzina, poi passiamo oltre.”
In tutta risposta il Signore degli Shen prese alcuni tomi appoggiati sulla credenza e li sistemò sul tavolino.
“Passiamo oltre.” disse “Ieri sera hai detto di non sapere praticamente nulla di me, perciò ho deciso di cominciare dalle basi; sono andato al Laboratorio sulla cascata e la responsabile della biblioteca ha trovato questi antichi volumi che mi ha gentilmente concesso in prestito.”
L'apprendista squadrò i libri con sospetto, il suo intuito aveva ragione: era successo qualcosa e l'improvvisa disponibilità del damerino orientale ne era la conferma.
E se...
No, impossibile!
Non poteva aver sbrodolato il suo interesse per lui!
O forse si!
Faceva e diceva cose assurde in preda ai fumi dell'alcol, come la notte di Capodanno, quando si era addormentato abbracciato alla guglia del Sanctum di Serannian nudo come un verme, una faccenda incresciosa e imbarazzante su cui per fortuna i Primi Signori avevano sorvolato.
“Dovrei... leggerli?”
“I libri si leggono.”
“A volte sono ottimi supporti per un tavolo traballante...”
L'occhiata obliqua del maestro lo convinse a evitare il battibecco, almeno finché non si rese conto di quello che contenevano le pagine.
“Mi prendi in giro? Sono scritti in cinese!”
“Le nostre origini sono ad Oriente, i testi più interessanti che troverai su di noi sono scritti in sanscrito, mandarino o giapponese.”
“Io non so leggere il cinese!”
“Puoi impararlo, come hai imparato a scrivere il mio nome.” ribatté placido l'altro.
“Migliaia di ideogrammi diversi? Scommetto che nemmeno tu li conosci tutti! Impiegherò anni!” esclamò l'apprendista, indignato.

Ye Feng si godette la sua espressione scandalizzata alcuni istanti, prima di posare sul tavolo una grossa lente d'ingrandimento.
“La bibliotecaria mi ha dato una lente da traduzione, ha detto che i traduttori neurali sono disponibili solo per i maestri, ma questo strumento è un'ottima alternativa.”
Alaric bofonchiò qualcosa di intellegibile, poi prese l'oggetto, aprì il primo tomo e diede una rapida scorsa al titolo, che grazie al particolare cristallo trasformava gli ideogrammi in parole comprensibili “Cronache dell'infinito tormento, l'eterna sofferenza delle anime perdute... Un argomento leggero, perfetto come riposante svago serale.”
“Leggi senza commentare per favore e se non capisci qualcosa chiedi a me.”
Detto questo anche il maestro prese un libro e si dedicò alla lettura, lasciandolo alle prese con l'indigesto mattone.
O forse non era così indigesto.
Il fruscio lento e regolare delle pagine sfogliate sottolineava il silenzio concentrato del giovane francese.
Ye Feng gli lanciava di tanto in tanto delle occhiate fugaci; voleva accertarsi che non fingesse attenzione solo per passare il tempo, invece era davvero impegnato sul testo e si congratulò con sé stesso per aver finalmente trovato un'attività di suo gusto.
“C'è qualcosa di interessante?” chiese dopo un'ora in cui l'apprendista aveva tenuto sempre il naso sul libro.
“Oh, non immagini quanto.”
“Quindi ti incuriosisce la mia stirpe, c'è un aspetto particolare che vorresti approfondire?”
Il sorriso luciferino del ragazzo lo mise all'erta, tuttavia non riuscì a prepararsi in maniera adeguata alla bordata successiva.
“In effetti si, mi interessava questa faccenda del sesso estremo, scopate come ricci e non me lo avevi mai detto? Maestro Leng... Sono già due settimane che ci frequentiamo!” Il colorito già pallido del Signore degli Shen scese di alcune tonalità fino a diventare livido. “È impossibile...” mormorò incredulo “Non possono raccontare simili volgarità sulla nostra razza in un manoscritto antico!” L'apprendista glielo tese con aria solenne “Invece si e sono descritte con dovizia di particolari, questa lente da traduzione funziona proprio bene...”
Ye Feng prese il volume e iniziò a sfogliarlo sotto lo sguardo sornione del francese.
“Cito a memoria: la Casata degli Artigli del Drago trae la sua energia dai piaceri terreni, non di rado s'intrattengono in più relazioni contemporaneamente, senza badare al sesso, al ceto o alla razza... Insomma vi piacciono le orge.”
“Alaric basta!”
Il mentore lo interruppe e chiuse il libro con un tonfo secco, allontanandolo da sé come se fosse contaminato.
“Deduco che tu non sia un Artiglio di Drago.”
“Sono argomenti inappropriati, avrei dovuto controllare prima di prendere in prestito questi volumi. Ho fatto un errore...”
Adesso toccava al giovane mago ridere, aveva trovato il modo di mettere in difficoltà il Signore degli Shen e ne avrebbe approfittato per restituirgli le angherie patite con gli interessi.



Nei giorni seguenti il maestro Leng fu fatto oggetto di una vera e propria persecuzione: apriva gli occhi e trovava l'apprendista seduto accanto al letto, che lo fissava in silenzio con un'aria da “io-so-che-tu-sai-che-io” e un sorriso complice estremamente irritanti; mentre era in meditazione gli passava sotto la fessura della porta bigliettini con domande inopportune, le stesse che infilava a tradimento anche nei discorsi più innocenti.
Tuttavia, nonostante l'argomento “sesso” lo mettesse molto a disagio, l'orientale aveva tenuto duro evitando di scendere allo stesso livello del suo provocatore, che a quel punto decise di giocare scorretto.
“A volte i maestri non hanno tutte le risposte...” disse dopo l'ennesima battuta evasiva di Ye Feng “Ma un buon educatore ammette la sua ignoranza.”
“La mia non è ignoranza!” sbottò esasperato l'altro.
“Allora è vero che hai una certa esperienza...” insinuò Alaric.
“Sono cose private e non intendo discuterne con te!”
“Oh, sei così pudico? Non mi dai altra scelta... In nome del sacro principio della conoscenza devo chiedere a chi è disposto ad insegnarmi, al tuo maestro ad esempio, sembra una persona gentile e disponibile, sicuramente molto più di te.”
“No!” esclamò l'interpellato battendo la mano sul tavolo.
Immaginò quanto si sarebbe divertito Ye Xue a dargli lezioni, condendole con aneddoti piccanti e scabrosi; Alaric era affar suo, nel bene e nel male e fino allo scadere del mese pattuito non l'avrebbe diviso con nessuno.
“V-voglio dire: è inutile disturbare lui, hai già me.”
“Quindi soddisferai la sete di cultura del tuo allievo?”
“Assolutamente si!”



“Quando ho detto sete di cultura non pensavo che lo intendessi alla lettera...”
La terrazza panoramica della Lanterna Fatata era molto affollata quella sera, tuttavia attorno al tavolo occupato dal Signore degli Shen e dal francese attaccabrighe c'era una specie di terra di nessuno completamente deserta.
Alaric aveva una pessima reputazione tra gli avventori e l'orientale faceva paura, perché in occidente la sua stirpe era una rarità.
“Ad ogni modo il bando di allontanamento dalla locanda scade oggi e, purché sia tu a pagare, non intendo lamentarmi della location.”
“Alcune conversazioni hanno bisogno di una cornice adeguata”
“Sono completamente d'accordo, davanti ad un boccale di birra tutto si può risolvere... Tuttavia tu non bevi mai e forse preferisci un tè o una tisana.”
“Mi adeguo alle usanze locali, voglio assaggiare la birra.” dichiarò baldanzoso Ye Feng, ma quando l'oste gli mise davanti una pinta traboccante di candida schiuma cominciò ad avere qualche dubbio.
“Ha delle pagliuzze dorate...”
“È birra fatata quindi luccica, come tutto ciò che ha a che fare col Piccolo Popolo...” spiegò Alaric.
“Sembra leggera... L'odore dell'alcol è a malapena percettibile.” considerò il maestro annusandola prima di portarla alle labbra.
Forse un boccale poteva tollerarlo.
“Leggera... Certo.” il giovane francese annuì e sorrise incoraggiante, omettendo di spiegargli che le cose fatate avevano sempre un'apparenza ingannevole.
Quella birra, ad esempio, con la sua schiuma vivace e i brillantini, poteva stendere anche il bevitore più incallito e lo spocchioso Signore degli Shen aveva l'aria di non reggere nemmeno un integratore sportivo.
“Va... Tutto bene?” chiese vedendo il suo sguardo diventare vacuo, fissandosi su un punto lontano.
“A meraviglia.”
“Quindi parliamo?”
“Parliamo.” annuì convinto il maestro Leng, che però non proseguì il discorso.
“Uhm... Forse è meglio se faccio io le domande e tu rispondi.”
Aveva il boccale pieno per tre quarti, possibile che la bevanda fatata stesse già facendo effetto?
“Io non sono una spina nel culo...” disse all'improvviso il suo accompagnatore rabbuiandosi.
“Siamo alla fase delle dichiarazioni spontanee? Meglio del previsto... Comunque un po' spina nel culo lo sei, però sei anche tanto carino.”
“No.”
Alaric sentì l'aria attorno a loro diventare fredda e densa, l'alcol rendeva suscettibile l'algido orientale e l'aspetto dominante della sua personalità, quello Yin, più ombroso e lunatico stava prendendo il sopravvento.
“Merda... Devo ancora leggere questo capitolo del Signori degli Shen for dummies!” bofonchiò l'apprendista, che poi continuò ad alta voce “No? Io ti trovo davvero molto carino!”
Provò a lusingarlo, magari funzionava.
“Tu mi detesti...” rispose mettendo il broncio, un adorabile broncio, considerò il francese, che si fece più vicino a lui e gli sussurrò.
“Ti confesso un segreto.”
Ye Feng annuì compunto e reclinò leggermente la testa nella sua direzione.
“Se tu fossi da sobrio come sei da ubriaco ti avrei già sbattuto contro un muro per baciarti.”
“Io non sono ubriaco.”
“Lo dicono quelli che sono ormai andati.”
“Andati dove? Io sono qui.”
“Andati nel senso... Ah, perché mi metto a spiegare le cose a qualcuno completamente sbronzo!”
“Non sono sbronzo!” ribadì l'orientale alzando la voce e per provarglielo scelse un modo piuttosto inconsueto; afferrò il ragazzo, sbilanciato in avanti e posò le labbra sulle sue.
Alaric avvertì appena il calore del contatto, prima di sentire il suo corpo disgregarsi in una miriade di atomi, che vennero trascinati altrove, dentro il flusso di una corrente tumultuosa e accecante.
Quindi era questa la sensazione che si provava cavalcando le “Linee del Drago”.
Il primo viaggio lo aveva fatto da svenuto e al ritorno dalla Cina il Mentalista aveva preteso l'apertura di un portale direttamente connesso a Serannian.
Adesso capiva l'insistenza del maestro Sheng.
Viaggiare usando le linee energetiche era uno schifo, peggio della classe turistica di una compagnia Low Cost.
Il giovane francese si ritrovò a rantolare sul pavimento del suo negozio, con tutti gli organi interni sottosopra e gli occorse tempo prima di riuscire a rimettersi in piedi, sotto lo sguardo contrito del colpevole, che maledizione si guardava bene dall'aiutarlo!
“Per fortuna mancano solo due settimane... poi sarai libero di salire su quelle fottutissime Linee del Drago e andartene affanculo!” urlò quando fu certo di avere abbastanza fiato.
Stranamente Ye Feng non rispose, anzi chinò il capo e la sua espressione mortificata si accentuò.
“Che c'è? Ti dispiace forse?”
Dopo una pausa l'interpellato, a sorpresa, annuì.
“Figuriamoci, ti dispiace solo perdere una vittima da angariare! Tranquillo presto ne troverai un'altra con quel bel faccino triste.”
“Voglio angariare solo te.” rispose l'altro trattenendolo per la manica del maglione.
Alaric avrebbe giurato che in quel momento il bisbetico orientale fosse del tutto lucido.
“Ha l'aria di una dichiarazione maestro Leng...” il giovane si avvicinò fino a sfiorarlo, poi gli sollevò il mento e sogghignò nel vedere che non si scansava come faceva di solito, quando invadeva il suo spazio personale.
“Sei proprio andato...” ammise infine “A quest'ora mi avresti già spinto via, inorridito che mani barbare e sacrileghe ti avessero toccato.”
“No...” mormorò contrariato Ye Feng “Mi piace.”
“Quindi non mi fermeresti se facessi questo?” gli fece reclinare il capo e lo baciò sul collo, nel punto in cui s'intravedeva l'ombra azzurra della giugulare.
Sentì i suoi muscoli fremere attraverso la pelle sottile, poi seguì un lungo sospiro che poteva essere interpretato solo come appagamento.
“Ti piace, ti piace davvero...” mormorò Alaric soddisfatto e con estrema cautela sfilò la spilla d'avorio che fermava la sua acconciatura.
I lunghi capelli castani ricaddero sulle spalle in morbide spirali, profumavano di cedro e gli ombreggiavano il viso, dove gli occhi socchiusi seguivano bramosi ogni sua mossa.
Forse poteva osare di più, almeno finché durava l'effetto dell'alcol.
Alle conseguenze avrebbe pensato l'indomani.
Se doveva morire per mano di un Signore degli Shen infuriato, tanto valeva approfittare della sua temporanea docilità e togliersi qualche capriccio.

Fine settima parte


⋆ La voce dell'intraprendenza ⋆

Carissimi che gli asiatici in generale non reggano l'alcol è un luogo comune molto noto e spesso genera equivoci e situazioni divertenti.
Il nostro Signore degli Shen junior per non perdere la faccia davanti al giovane apprendista si trova a bere una micidiale birra fatata che lo stende come un tappetino da meditazione, lasciando emergere finalmente un po' della sua personalità e del suo carattere, di solito frenati dal grande autocontrollo (da spina nel culo direbbe Alaric!).
Ma anche il francese, dopo una sbronza colossale, rivela infine qualcosa di sé.
Insomma i due hanno pareggiato, potrebbero essere soddisfatti così e invece... no!
Si dice che errare è umano e perseverare è diabolico, cosa succederebbe se il livello etilico aumentasse ulteriormente?
Tenete pronta una maxi caraffa di caffé bollente e una scatola di aspirine, l'effetto alcol non si esaurirà nel prossimo capitolo! :3
Come sempre ringrazio i miei commentatori e i seguitori silenziosi a cui Alaric offre una bella pinta di birra fatata fredda, con schiuma, luccichini e post sbornia devastante inclusi :D

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** La colpa dell’ubriachezza non sta nel vino, ma in chi lo beve. ***


banner


Capitolo VIII
La colpa dell’ubriachezza non sta nel vino, ma in chi lo beve.

Nel passare davanti allo specchio del bagno l'attenzione del Maestro Leng Ye Feng fu catturata dalle vistose chiazze rosse che spiccavano sul pallore diafano del collo.
Di solito non amava soffermarsi sul suo aspetto oltre il necessario, ma era strano che la pelle manifestasse macchie o lesioni, perché come tutti gli immortali anche la sua stirpe aveva straordinarie capacità di rigenerazione.
La lunghissima pratica con erbe, pozioni e formule magiche lo aveva quindi portato a sospettare un avvelenamento o una maledizione, tuttavia a Serannian non aveva nemici e i maghi gli stavano alla larga da quando aveva preso sotto la sua tutela il giovane piantagrane francese.
Più tardi un pensiero malevolo lo infastidì durante la meditazione: poteva essere colpa di Alaric?
Il dubbio fu scacciato in seduta stante, lui non possedeva magie in grado di nuocergli.

“Sei allergico alla birra delle fate.” sentenziò l'apprendista dopo che aveva deciso di mostrargli le strane macchie.
“Davvero?”
“Succede. Le vostre nature si respingono, siete due poli opposti in pratica.” rispose l'interpellato facendo spallucce “Hai già bevuto o mangiato alimenti di origine fatata in precedenza?”
“Non mi pare.”
“Vedi? Allora è sicuramente allergia, se non mi credi e vuoi un parere professionale puoi andare al Laboratorio sulla cascata.” rispose l'altro, prima di tornare a lavorare ad uno dei suoi marchingegni.
La sicurezza che ostentava convinse il Signore degli Shen.
Doveva essere colpa dell'allergia anche il fatto che non ricordasse nulla della serata trascorsa alla locanda, però ammetterlo col ragazzo sarebbe stato piuttosto imbarazzante.
“Quindi possiamo considerare esaurito... l'argomento?” chiese prendendola alla lontana.
“In realtà ci siamo interrotti sul più bello, perché mancava poco al sorgere del sole e giustamente volevi andare a dormire...” Alaric terminò di avvitare un piccolo ingranaggio, poi si girò e gli rivolse un sorriso sornione “Ti ricordi, vero?”
“È ovvio!” lo rimbeccò Ye Feng, che a quel punto doveva reggere il gioco fino in fondo “Perciò domani sera torneremo alla locanda e finiremo il discorso davanti ad un buon bicchiere!”
“Magari evitiamo la birra, sia mai che la tua intolleranza peggiori.” suggerì premuroso l'apprendista.
“Conosco degli ottimi distillati cinesi, molto leggeri e delicati.”
Li conosci di nome... Pensò il giovane mago.
Da quello che aveva visto e dalla sua discreta esperienza in materia di bevute il mangiariso aveva pochissima tolleranza all'alcol; lo avrebbe fatto ubriacare e avrebbe goduto ancora una volta i piacevoli effetti collaterali.
“Perfetto! Sono impaziente di continuare la nostra conversazione.”



“Quante sono Maestro Leng?”
Le dita sfarfallavano davanti ai suoi occhi e rendevano difficile contare il numero esatto; nemmeno afferrare il polso di Alaric per tenerlo fermo migliorò di molto la situazione.
Siccome il ragazzo non poteva avere quindici dita in una sola mano optò per la risposta più sensata.
“Cinque! Sono cinque!” esclamò convinto.
La seconda uscita alla Lanterna Fatata si stava svolgendo come da copione: l'orientale aveva ordinato il Mijiu, un liquore cinese a base di riso, servito nelle caratteristiche canne di bambù.
Al primo giro ne erano seguiti altri due senza che vi fossero cambiamenti apprezzabili, ma il Mijiu era un alcolico subdolo: dolce e fresco al palato, troncava le gambe dei bevitori senza preavviso.
Così quando il Signore degli Shen smise all'improvviso di parlare e il suo sguardo si fece vacuo il giovane apprendista capì di aver raggiunto il suo scopo.
“Vieni è ora di rincasare.” disse, poi gli cinse il busto per aiutarlo ad alzarsi, senza incontrare resistenza.
Padron Dagfinn, che stava assistendo alla scena, li guardò con disapprovazione scuotendo il capo. “Hai dai ridire? Ti ho pagato in anticipo e non ho rotto niente!” lo apostrofò Alaric.
“Forse non sono affari miei, però il tuo maestro non merita di essere trattato così; sai benissimo che non regge l'alcol e hai trovato il modo di farlo bere ugualmente. Cosa ti ha fatto di male? Viene a prenderti quando sei ubriaco marcio, ha pagato i danni che hai fatto alla locanda senza battere ciglio, ha perfino saldato i tuoi vecchi conti!”
Il mago socchiuse le palpebre e sembrò sul punto di ribattere qualche cattiveria, invece si limitò a replicare sommesso “Hai ragione: non sono affari tuoi.”

“Andiamo a casa.” convenne il maestro Leng una volta usciti e dato che sembrava intenzionato ad usare il teletrasporto l'apprendista lo anticipò.
“È una bella serata, camminiamo, c'è il rischio di materializzarci dentro ad un muro da quanto sei sbronzo...”
“Io so quello che faccio!” dichiarò Ye Feng, che prese risoluto la strada alla sua destra.
“Come no, la torre è dalla parte opposta...”
Lungo il tragitto il Signore degli Shen si lasciò prendere per mano e condurre docilmente, poi una volta chiusa alle spalle la porta della bottega Alaric non perse tempo e lo portò subito in camera.
Da qualche parte nella sua testa ronzava una vocina che gli suggeriva quanto fosse deplorevole e immorale approfittare di qualcuno privo delle sue facoltà mentali, ma si sentiva tutt'altro che virtuoso in quel frangente e il desiderio di vendetta c'entrava poco o nulla.
Il suo persecutore gli piaceva con la stessa testarda ostinazione con cui piacciono le cose impossibili e inarrivabili; più lui costruiva muri per tenerlo lontano più Alaric s'ingegnava a trovare il modo di scavalcarli.
Adesso che aveva la possibilità di entrare dal portone principale doveva rinunciare dimostrando la sua nobiltà d'animo?
Se tutti lo additavano come una canaglia, un pessimo esempio e un fallito, perché non assecondarli prendendo davvero con l'inganno qualcosa a cui teneva?
“Ye Feng... Domani avrai di nuovo l'allergia.”
L'altro lo guardò in silenzio, non si oppose nemmeno quando gli sciolse i capelli e vi immerse il viso per aspirarne il delicato profumo di fiori e agrumi.
“Ti fa arrabbiare se ti chiamo per nome, eh?” chiese il ragazzo accortosi che il maestro lo fissava intensamente sotto le palpebre socchiuse “Ormai dovresti sapere cosa penso delle tue regole... Ye Feng.”
Sul viso dell'interpellato invece si dipinse un'espressione di beatitudine che sorprese il giovane francese e lo indusse a contemplarlo per qualche istante, come un devoto davanti alla grazia ultraterrena di una divinità.
“Forse non vivrò abbastanza per vantarmi di questo con gli amici...” gli disse, mentre si accingeva a spogliarlo usando la stessa cura che aveva nel maneggiare i suoi artefatti più delicati “Però è indubbiamente un'impresa degna di Alaric Lafayette!”
Avrebbe dovuto sentirsi in colpa lasciando cadere l'ultimo strato del suo hanfu, tuttavia l'unica cosa a cui riusciva a pensare, mentre l'impalpabile stoffa di lino scivolava dalle spalle del maestro, era quanto fosse armonioso e proporzionato il suo corpo e come la sua pelle somigliasse ad un foglio bianco.
“Guarda che allievo diligente hai...” mormorò dopo avergli impresso sul petto l'impronta rotonda di un morso “È un cerchio perfetto.”
Il Signore degli Shen si accigliò quando la bocca del ragazzo cominciò a scendere più in basso, seguendo la linea dello sterno fino a soffermarsi sull'incavo dell'ombelico.
“Sono io il maestro!” esclamò contrariato e Alaric si ritrovò steso sul letto senza capire come fosse stato possibile.
“V-va bene!” l'apprendista accennò un sorriso e lasciò che l'altro salisse sopra di lui “ Insegnami qualcosa allora, questo allievo è ansioso d'imparare.”
“Sei il mio allievo...” approvò contento Ye Feng e gli accarezzò il viso con tenerezza, un gesto affettuoso che toccò il giovane mago, perché sembrava impossibile che venisse da una persona tanto fredda e scostante.



L'orientale si svegliò insolitamente presto, oltre le persiane serrate riusciva a percepire la luce del giorno che cominciava a declinare.
Nell'oscurità vellutata della camera c'era una forma chiara appoggiata su di lui, che gli impediva in parte i movimenti ed emanava un piacevole tepore.
Intontito dal sonno impiegò qualche frazione di secondo per realizzare che si trattava di un corpo umano e che apparteneva ad Alaric.
L'uomo gridò e si scansò di lato svegliando di conseguenza anche l'apprendista, il quale cadde malamente sul pavimento di mattoni e cominciò ad imprecare come uno scaricatore di porto.
“Cazzo! Cazzo! Si può sapere che succede? Perché urli?” sbraitò a sua volta dimenticandosi per un attimo dov'era, con chi era e cosa aveva combinato la sera sera prima.
Ye Feng lo fissava incredulo e l'apprendista cominciò a realizzare le dimensioni del guaio in cui si era cacciato.
La stanchezza dopo la vivace nottata di sesso lo aveva sorpreso e si era addormentato abbracciato all'amante.
Proprio quello che non si doveva fare in certi casi.
Era una regola universale, valida per umani e creature sovrannaturali: se vuoi evitare conseguenze spiacevoli defilati prima che il partner si svegli.
Lui al contrario era crollato e aveva ronfato saporitamente tutto il giorno come un imbecille.
“Senti...”
Doveva provare a salvare la situazione o almeno la pellaccia.
“Perché sei in camera mia?”
Oh, adesso sono grandissimi cazzi acidi...
Il maestro Leng aveva l'aria sconvolta di una vergine dopo la prima notte di nozze, con l'aggravante di non ricordare nulla al di là del banchetto nuziale.
“Non è successo niente, ok?” disse col tono più rassicurante che riuscì a formulare.
“Sei... nudo.”
“Sono infagottato nel lenzuolo, quindi in teoria non sono nudo.”
“I-io sono nudo!”
“Beh prima avevi me come copertina...”
“Hai delle macchie su collo, sono uguali alle mie!”
Bingo!
“Questa allergia agli alcolici è proprio tremenda...”
“Alaric!” esclamò il Signore degli Shen, ma a quel punto l'interessato era già riuscito a guadagnare la porta del bagno e a barricarsi dentro.
Una strategia difensiva fallimentare dato che l'avversario era in grado di materializzarsi ovunque.
“Merda che casino!”
Il ragazzo in trappola si guardò attorno, nel piccolo ambiente l'unica via di fuga era rappresentata dalla finestrella che affacciava sul tetto del palazzo vicino; intanto dalla camera attigua sentiva un concitato calpestio e la voce del maestro Leng che cresceva di tono e si faceva più vicina e minacciosa.
“Alaric non costringermi a sfondare la porta!”
“Fanculo! Tanto la torre ce l'ho in usufrutto gratuito!”
“Apri, voglio solo parlare!”
“Magari con le mie budella in mano! Non è il tipo di conversazione che mette a proprio agio l'interlocutore!”
Ye Feng apparve in bagno in tempo per vedere le mani dell'apprendista appese allo stretto davanzale della finestra, mentre il resto del suo corpo penzolava nel vuoto.
“Per tutti i Jian* della valle maledetta, stai cercando di ucciderti forse?” chiese afferrandolo saldamente per tirarlo in salvo all'interno della stanza.
“Tanto c'è la Reincarnazione!”
“Allora chissà cos'hai combinato nella tua vita precedente.”
Il maestro lo mise a terra e lui ne approfittò per rintanarsi nell'angolo della doccia, ormai aveva appurato che non voleva ucciderlo, però i suoi pari erano raffinati conoscitori dell'arte della tortura e questo imponeva di mettere più distanza possibile tra loro.
“È stata colpa dell'alcol va bene?” chiarì subito prima ancora che arrivasse la prevedibile domanda “Eravamo alticci tutti e due!”
Ye Feng rimase dov'era, prese un lungo respiro e chiuse gli occhi.
“Che cosa è successo ieri sera?” chiese e nella sua voce vibrava lo sforzo di mantenere la calma.
“Siamo andati alla locanda a bere e sai com'è: un bicchiere tira l'altro...”
“E dopo il ritorno dalla locanda?”
“Beh, te l'ho detto eravamo piuttosto sbronzi e siamo saliti in camera.”
“Siamo saliti in camera e...?”
“Ti ho spogliato...”
“E poi?”
“Mi sono spogliato anche io...”
“E poi?”
“Cazzo! Abbiamo fatto sesso!” sbottò Alaric esasperato dallo stillicidio di domande.
Era preparato ad uno scoppio di rabbia, ma niente poteva prepararlo a ciò che accadde subito dopo: il Signore degli Shen si coprì il viso con le mani e crollò in ginocchio, come se quella rivelazione lo avesse annichilito.
Tremava, aveva il respiro accelerato, era pallido e un leggero velo di sudore gli imperlava la fronte.
L'apprendista riconobbe i sintomi di una crisi d'ansia e preoccupato si accucciò di fronte a lui.
“Se la prendi così male potrei offendermi e pensare che sono un amante molto scarso!”
Il maestro Leng lo guardò appena.
“Tu non capisci...”
“Allora aiutami a fare chiarezza sul perché questa notizia ti sconvolge tanto.”
“No, no” rispose “Devo andare da Xue Ge, lui sa cosa fare...”
“Hai bisogno dei consigli del maestro dopo aver scopato? Di solito si chiedono prima...”
“Non hai idea della gravità di quello che abbiamo fatto, delle conseguenze, della mia colpa...”
Ye Feng a quel punto non provava nemmeno più a dissimulare lo smarrimento; il suo corpo, avvolto nella stoffa sottile della sopravveste continua ad essere scosso da brividi e Alaric si convinse che aveva davvero paura.
“Hai infranto qualche cazzo di voto? Sei una specie di santone eremita che deve rimanere vergine per salvare il mondo? Bordel de merde parlami e guardami invece di balbettare!” esclamò, mentre gli teneva le braccia e lo scuoteva per indurlo a reagire.
“Mi dispiace, mi dispiace...”ripeté l'altro, poi s'inchinò e questo gesto finì col confondere del tutto il giovane francese.
A nulla valsero i suoi tentativi di farlo alzare, fu costretto ad accettare le sue scuse e a promettergli di non interferire durante il colloquio col suo maestro.
In cambio Alaric riuscì a strappargli l'impegno a portarlo con sé.
Ye Feng aveva l'aria solenne e rassegnata di chi era pronto all'inevitabile, ma siccome aveva taciuto su quali fossero queste misteriose conseguenze a cui stava andando incontro, l'apprendista fu autorizzato a pensare al peggio e decise di prepararsi in modo adeguato.



E bravo Lafayette... pensò tra sé mentre frugava tra le sue carabattole magiche Hai scelto il momento meno adatto per dimostrare che hai un cazzo di spina dorsale.

A suo modo di vedere finire a letto con qualcuno non era una colpa, semmai un divertimento, specie quando eri attratto dal soggetto in questione.
Ye Feng gli piaceva parecchio e l'interesse sembrava reciproco.
Non lo avrebbe lasciato nelle grinfie di quel fannullone millenario che viveva alla pagoda e trastullava il venerabile uccello col mentalista tutte le notti; lui era la persona meno adatta a criticare la condotta morale di qualcuno e se l'allievo non aveva le palle per contraddirlo...
Allora provvederò io.
Concluse con un ghigno soddisfatto, facendo scivolare in tasca un cilindretto metallico completamente decorato da rune celtiche.

Fine Ottava parte


⋆ La voce dell'intraprendenza ⋆

Carissimi la prima volta è stata così soddisfacente che il nostro diabolico apprendista mago ha pensato bene di rilanciare, tendendo una nuova trappola alcolica al suo spocchioso maestro, che ci è caduto con scarpe, hanfu, spada e tutto!
Peccato che il piano gli si sia rivoltato contro e il Signore degli Shen abbia avuto una reazione inattesa, che costringe Alaric a prendersi le sue responsabilità per averlo sedotto °-°
Cosa succederà adesso?
Quali sono le conseguenze che paventa Ye Feng?
Perché vuole a tutti i costi parlare col suo maestro?
Nel prossimo capitolo si chiarirà qualcosa del passato dei maestri Leng, ma soprattutto vedremo finalmente il lavativo francese passare all'azione!
Restate a bordo del cestone di vimini, il viaggio prosegue e per l'arrivo del caldo abbiamo provveduto ai generi di conforto: cocomeri freschi, ventagli, cappelli di paglia e birra fatata in abbondanza!
Come sempre grazie ai miei commentatori e ai "seguitori" silenziosi, ci rivedremo qui in tempi mediamente brevi :3

Curiosità:
Jian: nella mitologia cinese sono gli spettri che non riescono a reincarnarsi :)

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Quando l’allievo è pronto, il maestro compare. ***


banner


Capitolo IX
Quando l’allievo è pronto, il maestro compare.

“Maestro Leng Ye Feng, apprendista Lafayette che piacere ricevere la vostra visita, accomodatevi, preparo un tè.”
In realtà Yun Bai non era convinto che quella fosse una visita di cortesia; Ye Xue lo aveva avvertito del loro arrivo con un'espressione accigliata, la stessa che vedeva ora sul viso del francese.
Quando saggiò il suo umore con la magia della mente si stupì nel trovarvi uno strano miscuglio di emozioni: rabbia, confusione, risolutezza, preoccupazione.
Cosa poteva essere successo di tanto grave da richiedere l'intervento di Gege?
“Grazie maestro Sheng, però non ci tratterremo molto.” rispose asciutto il ragazzo.
“Alaric!” lo riprese Ye Feng.
“Nemmeno il tempo di una tazza di tè?”
Ye Xue era apparso dall'ambiente attiguo che fungeva da salotto e stava sorridendo, nonostante la tensione provocata dall'arrivo dei due.
Quell'acqua morta del suo pupillo si era rifiutato di anticipargli la natura problema, tuttavia giudicando dall'espressione da martire che ostentava e da quella incarognita del francese ne aveva una vaga idea.
“Devo solo scambiare due chiacchiere col mio allievo in privato, te lo ruberò per qualche minuto, d'accordo?”
“No. Non sono d'accordo.”
La risposta secca creò sconcerto tra i presenti e diede ad Alaric il tempo di completare il discorso.
“Ma per lui è importante parlarti, quindi ecco quello che succederà: farete queste due chiacchiere, poi noi torneremo alla torre e la faccenda sarà chiusa qui.”
“In caso contrario?” s'informò cordiale Ye Xue, affascinato dal cambiamento che il ragazzo aveva subito dal loro primo incontro.
“Avrai un assaggio dell'accoglienza e dell'ospitalità occidentale.”
Yun Bai provò ad intervenire, però il suo amante gli rivolse un impercettibile cenno d'intesa, come a dire che aveva tutto sotto controllo.
Lo stesso fece con Ye Feng, che rimase in silenzio a guardare l'apprendista.
“Vieni a minacciarmi in casa mia, senza nemmeno conoscere di cosa è capace un Signore degli Shen...” il sorriso di Ye Xue si allargò “Ne hai di fegato giovanotto!”
“Questa non è casa tua, è la pagoda del maestro Sheng e tu ne approfitti alloggiando a sbafo, un'abitudine che hai in comune col tuo allievo.”
“Ahi, queste parole fanno male!”
“Inoltre...” lo interruppe “Ho studiato negli ultimi giorni e so cosa può fare un Signore degli Shen, ma soprattutto so quali sono i suoi punti deboli, specie di un un Artiglio di Drago come te!”



“Hai messo della nitroglicerina nei suoi baozi?” chiese Ye Xue una volta soli.
Avevano lasciato Alaric insieme al maestro Sheng e si erano ritirati in sala chiudendo le ante scorrevoli che la separavano dall'ingresso; una precauzione forse superflua perché il ragazzo non capiva il cinese, tanto meno la forma antica che utilizzavano i due.
“Non sono qui per scusarmi del suo comportamento, voglio rispondere del mio.”
Il più anziano conosceva l'intransigenza di Ye Feng; l'aveva indossata come un'armatura per proteggersi dal senso di colpa che lo stava divorando dopo la rinascita come creatura immortale.
Lui lo aveva incoraggiato all'inizio, spingendolo sull'unico cammino che sembrava dargli un po' di sollievo, però durante il lento scorrere dei decenni lo aveva visto applicare quei principi in maniera sempre più rigida, fino a farsi del male, rifiutando anche il piccolo conforto che poteva trarre dalla compagnia degli umani.
Alaric in questo senso era una novità assoluta: era un mortale, un mago, un occidentale e distava da lui come la Terra dalla Luna. Era maleducato, pigro e sboccato, insomma il suo esatto opposto.
Costringere l'allievo a frequentarlo aveva sicuramente incrinato le sue adamantine certezze.
Le stesse che con infinita pazienza Ye Xue aveva contribuito a costruire...

Il pesante coperchio della botola cominciò a scorrere di lato, producendo un rumore di pietra trascinata su pietra, fino a disegnare un perfetto occhio di luce lunare sul pavimento della camera sotterranea.
“Sei sveglio ragazzo?”
Non era appropriato definirla una cella, in origine era stata una dispensa dove venivano conservati salumi e vini pregiati che necessitavano del freddo e della giusta umidità per invecchiare bene.
Leng Ye Xue aveva dovuto riadattarla in fretta quando aveva capito che era impossibile fare un discorso ragionato con l'ingombrante “ospite” senza tenere una frusta in mano o una lama d'acciaio puntata alla sua gola.
Un disordinato sciacquettio interruppe la calma immobile della prigione e poco dopo una creatura dalle sembianze umane si affacciò furtiva nel cono di luce, poi si ritrasse in fretta gemendo, a causa dell'intenso chiarore che lo aveva accecata.
“Bene, a quanto pare sei ancora vivo.”
“Bastardo, figlio di una cagna zoppa, liberami e ti dimostrerò che ho vita a sufficienza per farti a brandelli!” gli rispose una voce roca, prosciugata dalle troppe urla.
Doveva aver gridato per giorni, probabilmente da quando lo aveva catturato e gettato nello scomodo alloggio del seminterrato una settimana prima.
“Se ti dicessi che è per il tuo bene mi crederesti?” domandò il Signore degli Shen.
“Questi sono per il mio bene, schifoso sacco di vermi?” il prigioniero allungò sotto la luce i polsi bloccati da robusti ceppi di legno.
“Una precauzione contro la tua natura instabile.”
“Anche queste?”
Di nuovo il prigioniero si mostrò alla luce, rivelando a Ye Xue le sue pietose condizioni: una lunga ferita gli attraversava il viso dalla fronte alla mandibola deturpandone l'indubbia bellezza; segni analoghi s'intravedevano sul collo, sulle spalle e sul petto, là dove non c'erano i sudici brandelli del suo abito a coprirle o i lunghi capelli fradici, incollati alla pelle livida.
“Volevi ripagare la mia ospitalità rubando e quando ho provato ad impedirtelo ha cercato di uccidermi. Qualcuno doveva insegnarti un po' di buone maniere.”
L'uomo non rispose subito, tornò nell'ombra e per lunghi istanti il maestro Leng udì solo il suo respiro affannoso e il gocciolare dell'acqua.

Ad essere onesti aveva esagerato con la frusta.
Anche a secoli di distanza la furia e l'irruenza dell'energia Yang erano difficili da controllare, come l'ebrezza che provava nell'infliggere dolore a qualcuno, perché fino a quando durava l'effetto riusciva a dimenticare il suo.
Pensava di essere venuto a patti con la straziante perdita di Jin Yè e tutto ciò che ne era seguito, poi era inciampato in quello scarto del Fato e la commedia del filosofo illuminato si era trasformata in una farsa, rivelando la stessa consistenza di una figurina del teatro di ombre cinesi.
“Bene, ti sei divertito abbastanza.” le parole del prigioniero ruppero il silenzio risuonando in una vaga eco sulle pareti di pietra “Che ne dici se la facciamo finita? Vedilo come un favore personale ad un vecchio amico o un gesto di misericordia verso un animale ferito.”
“Non è mia intenzione ucciderti!” rispose Ye Xue, sorpreso dalla richiesta.
“E allora liberami sporca canaglia!” ringhiò il prigioniero.
“Non dureresti mezza giornata là fuori.”
“Quindi cosa vuoi da me?”
La domanda era una logica conseguenza del suo atteggiamento contraddittorio; cosa voleva da quel giovane Signore degli Shen, buttato fuori dal cerchio del Destino, il cui unico scopo probabilmente era annullarsi in una morte definitiva?
“Hai qualche talento... e sei molto attraente.” iniziò Ye Xue.
“Conciato così potrei interessare solo ad una scarpa rotta come te!”
“Appena avrai raggiunto l'equilibrio tra Yin e Yang le ferite guariranno da sole.”
“Chi ti dice che voglia raggiungere un equilibrio e che voglia farlo col tuo aiuto?”
“Potresti essermi utile in futuro.” rispose Ye Xue, che si sedette sul bordo della botola lasciando dondolare le gambe nel vuoto.
Nei giorni precedenti aveva sguinzagliato delle spie e fatto alcune ricerche; i maledetti dal Fato erano rari e lui era ancora un novellino inesperto.
La sua carriera come Signore degli Shen poteva essere iniziata al massimo un anno prima.
Aveva scoperto che il suo ospite era stato un medico in vita, di buona reputazione.
A seguito di un tragico errore aveva avvelenato il pupillo e da quel momento aveva iniziato un mestiere ancora più redditizio: creare veleni su commissione.
Il suo “capolavoro”, se poteva definirsi tale, era stato di quello di fare in modo che due famiglie nobili rivali si avvelenassero a vicenda, uccidendo non solo i capi clan, ma anche mogli, figli, concubine, fino all'ultimo dei servi.
Braccato dalla giustizia terrena si era dato la morte con una delle sue pozioni.
Il cadavere era sparito in circostanze misteriose poco prima della cremazione e Ye Xue ne dedusse che il medico era riuscito a sfuggire anche alla giustizia divina e a ricuperare l'unico bene di valore che aveva sulla Terra.
Una fatica inutile perché l'alterazione dell'energia spirituale, tutta sbilanciata verso lo Yin, si esprimeva tramite comportamenti bizzarri e irrazionali, rendendolo una preda facile per le scaltre creature del Mondo degli Spiriti.
“Preferisco crepare qui sotto che servirti!”
“Potrebbe essere un processo piuttosto lungo e doloroso, come immortale soffriresti in una lentissima agonia, restando cosciente dentro una carcassa in putrefazione.”
Stavolta il prigioniero non si curò di rispondere a voce, tuttavia gli mostrò un gesto volgare assai eloquente e tornò nell'ombra.
“Mi rendo conto che hai bisogno di un po' di tempo per riflettere sulla mia proposta, tornerò nei prossimi giorni, quando l'acqua e il legno* avranno ammorbidito il tuo spirito lunatico.”
“Aspetta!”
Il giovane corse sotto il cono luminoso, mentre il suo carceriere aveva già cominciato a richiudere la botola.
“Brutto figlio di puttana partorito su un giaciglio infetto!” sbraitò “Gli dei maledicano te e le tue diciotto generazioni di antenati!”
Ye Xue scorse per un attimo il luccichio dei suoi occhi, folli di rabbia e di paura, poi il robusto coperchio di pietra tornò a dividerli, lasciando il ragazzo nell'oscurità assoluta e lui alle prese con ruolo tutto da inventare.


Il maestro Leng aveva impiegato anni per diventare un buon mentore e a dimostrargli che poteva fidarsi di lui, che non lo avrebbe tradito o abbandonato.
Era stato un periodo difficile dove a piccoli progressi erano seguite disastrose ricadute.
Ye Xue vedeva ora gli stessi dubbi nello sguardo dell'allievo.
La paura di sbagliare tutto, di concedere la sua fiducia a chi non la meritava, di trascinare l'apprendista verso la corruzione. “Cosa vuoi che faccia?” chiese infine stanco di quegli occhi silenziosi e disperati, che ponevano domande troppo difficili.



“Quanto ci mettono? Sembra il Conclave Vaticano!” disse Alaric dopo l'ennesima occhiata alla porta chiusa.
“Sono passati dieci minuti, guardi l'orologio quando vai a fare visita ai tuoi vecchi amici?”
Il maestro Sheng aveva riempito il tavolo di prelibatezze, dopo il tè gli aveva offerto dei dolcetti di riso, il cedro candito, una invitante moon cake al cioccolato e la tentazione definitiva: una pirofila di tiramisù che nelle sue intenzioni era destinata ad una romantica cena a lume di candela con Gege.
L'apprendista aveva rifiutato tutto rispondendo picche ai suoi timidi tentativi di conversazione.
“Non ho vecchi amici, ma ho trovato una spina nel culo di recente e anche se è fastidiosa mi seccherebbe perderla a causa di quello stronzo che ti scopi!” lo aggredì il francese.
Il mentalista rimase senza fiato davanti a tanta villania e Alaric ne approfittò raggiungendo in quattro balzi l'ingresso della sala, dove incollò l'orecchio alle ante decorate per origliare la conversazione.
“Non capisco quello che dicono!” sibilò indispettito.
“È ovvio, parlano cinese, anzi la forma più antica di mandarino... Vieni via, è scortese spiare gli ospiti!”
Yun Bai provò inutilmente ad allontanarlo dalla porta.
“Tu lo puoi tradurre!”
“Assolutamente no! È una totale mancanza di rispetto! ”
“Fanculo il vostro rispetto ipocrita!”
Il padrone di casa era pronto a passare a metodi più energici quando le parole che filtravano dalla porta chiusa catturarono la sua attenzione e gli fecero aggrottare la fronte.

“Sei l'unico che possa farlo, ti prego ēn shī.”
“Sbaglio o hai detto che quando sarebbe arrivato il momento avresti saputo come agire?”
“È diverso, non posso assolvere al mio impegno con la mente inquinata da certi pensieri e il cuore in tumulto; senza razionalità sono di nuovo il folle sbandato che vaga nel buio, come potrei occuparmi di lui, proteggerlo e amarlo di un amore puro e nobile? Fallo per me... Ancora una volta.”
“Ho murato la cella sotterranea oltre un secolo fa, non intendo riaprirla, né sfinirti a colpi di frusta o incatenarti in qualche antro sotto la Montagna di Giada. Ormai sei una persona diversa wanbei e lo sono anche io. Accetta i tuoi limiti, fai pace con le antiche colpe e pensa al bene del ragazzo.”



“Che succede?” ad Alaric non sfuggì il mutamento di espressione del Maestro Sheng e neppure il tono concitato e nervoso che stava prendendo la conversazione in sala.
“Niente, stanno solo parlando...” mormorò Yun Bai, senza riuscire a nascondere la sua inquietudine.
“Balle! Io entro!”
“Alaric no!”
Il mentalista si aggrappò al braccio del giovane e cercò di trattenerlo, ma venne trascinato all'interno della stanza dalla sua irruenza.
“Diamine, vi avevo chiesto di lasciarci soli!”
Ye Xue era spazientito, eppure quell'intromissione capitava al momento giusto, perché gli permetteva di uscire da una scomoda situazione di stallo.
“La stavate tirando troppo per le lunghe!”
“Abbiamo una questione da risolvere tra di noi, rimani di là con Yun Bai...” suggerì Ye Xue.
“Alaric stanne fuori per favore...” aggiunse Ye Feng.
Sembrava molto provato, come se l'altro lo avesse rimproverato aspramente e questo fece montare la rabbia al francese.
“E qui vi sbagliate entrambi!” lo investì il giovane mago “La questione riguarda anche me! Anzi riguarda soprattutto me! È colpa mia se il tuo allievo è in crisi!”
“Colpa... tua?”
Ēn shī non ascoltarlo...” lo supplicò il più giovane.
“Esatto! L'ho fatto ubriacare di proposito, nonostante sapessi che è praticamente astemio, poi l'ho sedotto e mi sono approfittato di lui!”
Yun Bai scosse il capo, incredulo, mentre l'espressione costernata di Ye Feng si pietrificò in una smorfia di tragico stupore.
“C'è altro?”
Il viso di Ye Xue invece era una maschera impenetrabile; un leggero tremito gli scuoteva appena le spalle e poteva essere l'indizio di una reazione catastrofica.
Alaric tuttavia era partito a testa bassa, niente e nessuno lo avrebbero frenato dal dire ciò che pensava.
“Si! Non me ne frega un cazzo se lui vuole fare il maestro integerrimo prendendosi la colpa in base ad un codice d'onore ammuffito scritto da un emerito coglione qualche secolo fa, la responsabilità di ciò che è successo è solo mia!”
Nella stanza calò il gelo.
Tenuto conto che era in minoranza e che la sua opinione era perlomeno impopolare tra i presenti, l'apprendista si stupì di non essere stato spalmato sulla parete alla fine della veemente arringa.
“Hai sentito wanbei?”
“Lui parla senza cognizione di causa, è un ragazzo impulsivo, sciocco e avventato, lui...” iniziò Ye Feng.
“Lui è l'unico ad avere le idee chiare qui dentro!” lo interruppe Ye Xue, liberando la risata che teneva da prima.
“Inoltre è stato onesto e coraggioso ammettendo le sue colpe” proseguì e si alzò avvicinandosi al ragazzo, che rimase in allerta, pronto a reagire nel caso avesse captato delle intenzioni ostili da parte del lavativo millenario.
“Così vuoi difendere il mio allievo...”
“Il tuo allievo voleva rispettare a tutti i costi quella stupida promessa e si è gettato in un burrone seguendo un idiota buono a nulla. Voleva aiutarmi e non sospettava che avessi un secondo fine, lo hai istruito troppo male... o troppo bene!”
L'interpellato lo soppesò alcuni istanti in silenzio.
“E tu sei convinto di poterlo cambiare?” chiese “Magari migliorando il suo brutto carattere...”
“Credo proprio di si!” dichiarò il giovane mago entusiasta.
“Sta bene, sono curioso, voglio vedere come intendi procedere.”
“Al solito la mia opinione non conta?” esclamò Ye Feng, esasperato dal modo in cui il mentore disponeva ancora della sua vita “Non intendo frequentare oltre questo zotico lavativo ed ignorante, che inganna, mente, manipola le persone e non conosce la gratitudine.”
“Wow, mi erano mancati i tuoi complimenti!” esclamò Alaric.
“Ēn shī lui spreca il suo talento perdendosi dietro futili sciocchezze, passare del tempo con lui è come gettare perle ai porci!”
“Davvero?” il maestro Leng gli rivolse un sorriso sornione “Appena dieci minuti fa temevi di trascinarlo sulla cattiva strada wanbei... Inoltre ricordo un certo discorso sul tuo modo di gestire il mese pattuito...”
A quelle parole il discepolo abbassò lo sguardo e le sue guance si tinsero di rosso.
Sapeva a cosa stava alludendo Ye Xue: barare sulle ore di studio per continuare a frequentare l'irritante fannullone non lo rendeva certo migliore.
“Tuttavia... mancano ancora due settimane e ho intenzione di mantenere la promessa.” mormorò imbarazzato.
“Chi vivrà vedrà! Ne succedono di cose in quindici giorni...” concluse il francese stringendosi nelle spalle.
“Intanto siete invitati a rimanere a cena. Stare in compagnia e dividere del buon cibo fa vedere tutto sotto una luce migliore.”
propose Yun Bai, che era rimasto in disparte a seguire il confronto “Salite di sopra a rinfrescarvi.”
“Restiamo se c'è il pollo kung pao piccante!”
“Alaric non siamo al ristorante!”
“Beh, chiedere è lecito, rispondere è cortesia!”
“La tua scortesia invece è inqualificabile!”
Prima di una possibile replica Ye Feng afferrò il ragazzo per il bavero della felpa e lo fece sparire insieme a lui. Poco dopo dall'ultimo piano della pagoda si udirono le imprecazioni e gli insulti del francese, alle prese coi fastidiosi effetti collaterali del teletrasporto.



“Cosa fai bǎo bèi?”
“Controllo se abbiamo tutti gli ingredienti del pollo kung pao, hai sentito il nostro ospite? Ha dato istruzioni precise...”
Il mago stava allineando sul piano di marmo le spezie e le verdure necessarie alla ricetta, però il Signore degli Shen aveva altri programmi nell'immediato.
“Senza fretta.” disse e raggiunse l'amante cingendolo alla vita “Non li rivedremo prima di un paio d'ore.”
“Il tuo allievo fa ramanzine molto lunghe.”
“Lo sfinirà, poi faranno il bagno per ritemprarsi, a-Feng vorrà aiutarlo ad indossare un abito appropriato e da cosa nasce cosa...”
“Il pollo in mezzora sarà pronto, quindi abbiamo parecchio tempo libero, come pensi di impiegarlo Gege?” sussurrò il mago strofinandosi languidamente contro di lui.
“Sul tavolo della cucina è avanzato un po' di spazio...”suggerì maliziosamente l'interpellato.
“Sei proprio uno spudorato, pensa se qualcuno entrasse o gli invitati scendessero in anticipo...”
Yun Bai finse un rimprovero, ma il suo sguardo ammiccante dava ad intendere che era intrigato dalla situazione.
“Allora dobbiamo cominciare subito!”
Ye Xue ridacchiò e cercò le sue labbra, tuttavia all'ultimo ebbe come un ripensamento e si allontanò di poco.
“Un dettaglio mi sfugge di tutta la trama: a cosa serviva il cilindro metallico che il ragazzo teneva in tasca?”
“Oh, te ne sei accorto anche tu...”
“Il metallo per me è come il legno per Ye Feng, il contatto prolungato con questo elemento mi indebolisce.”
“Si lo so e lo sapeva anche Alaric; ha portato di nascosto un'arma magica, piuttosto potente a giudicare dalla concentrazione di energia.”
“Quindi quando alludeva ai punti deboli degli Artigli del Drago non stava scherzando, tu lo sapevi e non sei intervenuto? Poteva lanciarmela addosso!”strepitò indignato il Signore degli Shen.
“C'era questa probabilità in effetti...” convenne il mentalista annuendo.
“Sei stato lì tutto il tempo senza fare niente?”
“In realtà ho scommesso sul giovane apprendista, come tu hai scommesso sul tuo allievo e al momento abbiamo vinto entrambi.”concluse Yun Bai soddisfatto.
“Su di me non punta mai nessuno, povero Gege... Maltrattato da tutti, dall'allievo, dall'amante e perfino da quella testa calda di francese.”
“Io voglio puntare sul mio Gege! Scommetto che non riuscirai a soddisfarmi per tre volte di seguito prima che scendano gli ospiti!”
Il maestro Sheng sedette sul tavolo e aprì la scollatura dell'hanfu, offrendosi a lui, come un prelibato frutto da assaggiare.
Ye Xue lo fissò sbigottito poi esclamò: “Gli dei mi sono testimoni: non ho mai desiderato tanto vincere una scommessa come adesso!”

Fine Nona parte


⋆ La voce dell'intraprendenza ⋆

Carissimi con questo capitolo si chiude la parentesi temporale che definirei (passatemi un po' di magniloquenza :) "L'arco della rivelazione e dell'ebrezza".
Nelle nostre due coppie sono accadute un po' di cose: adesso Gege è consapevole che Yun Bai è la reincarnazione della sua amata concubina, anche se ci sono dei punti oscuri, a cominciare dal fatto che il mago non ricorda niente della sua prima vita.
Anche la riottosa relazione tra l'allievo e il lazzarone francese ha fatto progressi, complice una cascata di alcol che li ha spinti a rivelare il reciproco interesse.
Abbiamo dato pure una sbirciata agli esordi di un'altra coppia, quella formata dai maestri Leng, per l'appunto, che non sembrava nata sotto i migliori auspici...
I prossimi capitoli (già in stesura, per la vostra felicità o disperazione ^^) riprenderanno proprio da dove abbiamo lasciato Ye Xue e Yun Bai: col nostro signore degli Shen ancora latitante nel mondo degli Spiriti e la coppia più giovane distaccata alla pagoda col compito di sorvegliare la sua Candida Nuvola.
Ma un mago della mente si sorveglia benissimo da solo e in assenza dell'amante non è stato con le mani in mano...
Le vicende dei tre cinesi (più il francese imbucato) da ora in poi viaggeranno su un binario unico e cominceremo a fare la conoscenza di qualche altro abitante del reame di Serannian sia reale che... virtuale.
Scorrerà tanto alcol, condito con un pizzico di angst, una spruzzata di cialtronaggine gallica e qualche effetto speciale a sorpresa.

Per il momento la cesta ascensore si ferma alla terrazza panoramica per fare una sosta e consentirvi di ammirare il panorama, ma ripartirà in tempi mediamente brevi con un nuovo arco temporale che si chiamerà... Ahm... Devo ancora pensarci, però si accettano suggerimenti! :D
Approfitto per ringraziare i miei inossidabili commentatori: Oldie, Tenar e Primavere e i seguitori silenziosi che osservano dietro le canne di bambù :D
Ni hao e a presto! *o*



Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** A profondi sentimenti, profonde conseguenze ***


banner


Capitolo X
A profondi sentimenti, profonde conseguenze

Volano gli uccelli via, senza confine:
per tutto il monte torna l'autunnale splendore.
Salendo e discendendo per il colle Hua Tzu,
smarrito non più illuso, il cuore a quale meta va?
Il sole si posa, nei pini si leva il vento.
Tornando a casa, fra l'erba è poca rugiada.
Dalle nubi, il riflesso discende ne l'orme dei calzari,
dai monti, l'azzuro sfiora la mia veste.
Il colle di Hua Tzu - Wang Wei
“Alaric dove stai andando?”
L'interpellato, che aveva già la mano sul battente della porta, si fermò ed alzando gli occhi al cielo emise un rumoroso sospiro.
“Se ti dicessi che vado al bagno mi seguiresti anche lì?”
“Il bagno è al piano di sopra.”
“Brillante deduzione Watson, infatti io esco, vado alla bottega.”
“Perché?”
Il giovane sospirò ancora e cominciò a staccare in silenzio alcuni santi dal calendario; Ye Feng sapeva essere esasperante, specie quando gli doveva spiegare cose che per lui erano del tutto ovvie.
“Perché...” iniziò voltandosi “ho del lavoro da fare e non si finisce da solo!”
“Potresti aspettare domani mattina.”
“Decidi tu le priorità dei mie clienti? Padron Dagfin ha bisogno del samovar funzionante, i russi si sono lamentati che senza senza il tè è imbevibile! Ho passato tutto il giorno a fare da balia a Fiocco di Neve, ora tocca a te spupazzartelo!” protestò l'apprendista indicando con foga la sala.
Il Signore degli Shen scese i pochi gradini che lo separavano dall'atrio e seguì con la sguardo la direzione indicata dal ragazzo: i pannelli decorati della grande porta-finestra lasciavano intravedere il portico e la pallida figura del mentalista, seduto nella posizione del Loto.
“Sta meditando.” concluse Ye Feng.
“A mezzogiorno l'ho trovato già così, non si è mai mosso.” rispose il giovane facendo spallucce.
“Dovevi chiamarmi!” esclamò l'altro, allarmato dalla notizia.
“Ah si?”
“Una meditazione prolungata e troppo profonda può avere delle conseguenze sul fisico del praticante.”
“Come esperto della mente è abituato e comunque adesso sei sveglio sbroglialo tu il problema, voi avete un sacco di cose in comune!”
L'ultima affermazione lasciava trasparire una gelosia nemmeno tanto velata da parte di Alaric, che uscì sbattendo la porta con malagrazia e continuò a ruminare in francese finché la gondola volante non portò via lui e il suo carico di contumelie.

L'indisponente apprendista aveva ragione: aveva molti tratti in comune con Yun Bai, a cominciare dai modi educati, pacati, a volte addirittura troppo formali. Il fatto che il mago fosse stato cresciuto in un remoto tempio dello Yunnan praticando le arti marziali insieme agli studi di magia lo aveva spinto ad approfondire l'antica cultura cinese fino a farla propria.
Condividevano l'amore per l'abbigliamento tradizionale, coltivavano entrambi l'arte della calligrafia e amavano giocare a xiang-qi, gli scacchi cinesi.
Anche Ye Xue aveva notato questa “compatibilità” e più volte, scherzando, lo aveva definito un potenziale rivale in amore.
Tuttavia Ye Feng non aveva intenzione di entrare in competizione con lui; nonostante i battibecchi nutriva grande rispetto verso il mentore e sebbene giudicasse il mago molto attraente, una relazione basata su troppe similitudini sarebbe stata noiosa.
Il pianeta Lafayette era un luogo molto più divertente da esplorare.
Inoltre, dopo aver scoperto la vera natura di Yun Bai, l'equilibrio dei rapporti tra i due Signori degli Shen era cambiato; ora il più giovane considerava suo preciso dovere vegliare sulla reincarnazione di Jīn Yè.
Troppe volte infatti il mentore le era arrivato vicino per poi vedersela sfuggire dalle mani, come un fantasma o un'illusione.
Il Destino si era accanito con particolare ferocia su di lui e anche l'anima della concubina aveva subito le conseguenze in maniera indiretta: le sue reincarnazioni, prive del peso di ricordi orribili, erano state nobili e virtuose, ma erano terminate tutte in modo cruento, spesso un attimo prima che Ye Xue riuscisse a raggiungerla, come se il Fato avesse voluto tenerli intenzionalmente lontani.
Adesso che tutto sembrava andare per il verso giusto erano comprensibili le paure e le esitazioni del mentore, perfino quella fuga in solitaria al Palazzo d'Estate, dove erano andato a cercare risposte ad un quesito che aspettava da mille anni una soluzione.



Quanto al Maestro della Mente...
Ye Feng si accoccolò davanti lui in una posizione speculare; la luce dorata delle lanterne rischiarava il suo profilo contro il nero stellato della notte e gli ricordò quei santi mistici dipinti negli antichi manoscritti o una divinità scolpita nella roccia, messa a guardia degli impervi sentieri montani.
Il suo animo però doveva essere tutt'altro che tranquillo.
Ormai aveva maturato la consapevolezza che l'amante gli nascondeva qualcosa riguardo al suo lontano passato e probabilmente voleva provare a risolvere da solo il mistero della concubina.
Ecco perché stava meditando da ore.

Cosa combini Maestro Sheng?
L'allievo di Ye Xue non aveva le sue stesse remore quando si trattava di entrare nei pensieri altrui, perciò posò le mani su quelle del mago e una volta stabilito il contatto si lasciò attirare nel flusso di energia magica.
Sotto lo strato tumultuoso e incoerente dei pensieri superficiali la mente di Yun Bai aveva strutture molto più profonde e complesse.
Disorientato dal brusco passaggio il Signore degli Shen si trovò a volteggiare sopra un affollato mercato cittadino, leggero come una moneta votiva affidata al vento, fino a quando non venne afferrato e portato a terra.
“Cos'è successo? Xue Ge è tornato?” lo incalzò subito il mentalista, che lo aveva trascinato dietro una bancarella di frutta candita.
All'interpellato servirono alcuni istanti per rispondere, stavolta era lui ad essere in difficoltà, dentro un territorio in cui nulla era sotto il suo controllo.
Il mago sembrò capirlo e aspettò paziente che tornasse padrone di sé.
“No, ma stai praticando senza pause da mezza giornata ormai, volevo accertarmi che fosse tutto a posto.”
“Ti preoccupi per me?”
“È naturale.”
“Solo perché te lo ha chiesto il tuo mentore.”
“Queste parole sono ingiuste, ho davvero a cuore la tua salute e la tua serenità maestro Sheng.”
“Se fosse vero mi diresti perché Gege evita di affrontare quell'argomento con me!” replicò il mago stizzito, indicando un punto preciso tra le bancarelle dove una fanciulla vestita con sobria eleganza stava scegliendo delle pesche, aiutata da una cameriera.
Ye Xue ne aveva parlato così spesso che riconobbe subito i tratti familiari di Jīn Yè.
“Lei è...”
“Oh tu sai chi è, lo sai molto bene!”
Il sole si nascose dietro una grigia massa di nubi sospinte dal vento, che si incanalò nelle strette viuzze sollevando ondate di polvere e sterpi.
Non era un buon segno; il costrutto mentale poteva diventare instabile e crollare intrappolandoli al suo interno con effetti difficili da prevedere.
Subiva l'influenza del suo creatore e quell'intromissione lo aveva innervosito e distratto.
Serviva un diversivo.
“È vero, però questa è la prima volta che la incontro di persona e sembra così reale... Potrei presentarmi?”
Il Signore degli Shen non aspettò la risposta, si mosse veloce tra la gente che si affrettava agli ultimi acquisti prima del temporale e raggiunse le due donne costringendo Yun Bai a seguirlo.
“I miei rispetti nǚshì.”
Ye Feng la salutò portando le mani davanti al petto coi palmi rivolti all'interno, secondo un'antichissima formula che risaliva alla dinastia Zhou.
La fanciulla rimase interdetta dall'approccio formale che le rendeva quell'estraneo.
“Ci conosciamo?”
“Non di persona, ma dalla descrizione della Seconda Signora che mi ha fatto il nobile Leng Ye Xue è impossibile sbagliare; trovandomi a passare da qui per affari mi sono chiesto se non fosse opportuno fargli visita e presentare i miei omaggi ad entrambi. Il Sinong* è alla tenuta in questi giorni?”
Jīn Yè fece per parlare, però il suo sguardo cadde sul giovane uomo vestito di bianco, che procedeva di gran carriera nella loro direzione facendosi strada tra i banchi affollati e dalle sue labbra uscì solo una fioca esclamazione di stupore.
“Basta maesto Leng!” lo apostrofò Yun Bai, poi lo gli afferrò la manica e lo strattonò “Lei non può risponderti, i-io non posso risponderti! Ci stai mettendo in difficoltà!”
A conferma delle sue parole lo scenario cominciò a subire un progressivo deterioramento: il tempo rallentò lasciando sospese le vivaci contrattazioni e le chiacchiere del mercato.
Una palla di stracci, contesa da un gruppo di mocciosi rimase ferma a mezz'aria, come le bandiere e i teloni delle bancarelle.
I colori vivaci dell'estate impallidirono in toni di grigio e il silenzio assoluto evidenziò il respiro affannoso del mago.
Ye Feng ebbe la sensazione che la situazione terminasse lì e che non ci fosse altro dopo, nessuno sviluppo, nessun imprevisto, era un viaggio giunto al capolinea, un frammento di realtà fine a sé stesso.
“Questa simulazione non l'hai creata tu con la magia della Mente... Si tratta di...”
“Esatto, questo è un ricordo ed è incompleto.”



Ye Feng interruppe la condivisione mentale e si trovò a fissare l'espressione imbarazzata di Yun Bai, che sembrava sul punto di mettersi a piangere.
“Quando... lo hai capito?”
Anche lui era a disagio nell'affrontare l'argomento, doveva esserci Ye Xue al suo posto, invece quell'irresponsabile era nel Mondo degli Spiriti a rotolarsi nei sensi di colpa!
“Sono andato per esclusione.” rispose a bassa voce il mago “Una volta scartate le ipotesi più ovvie rimanevano solo quelle più improbabili...”
“Improbabile non vuol dire impossibile.” confermò il Signore degli Shen accennando un sorriso, poi aggiunse “Vorrei aiutarti, è evidente che questa situazione è fonte di angoscia e sofferenza per te.”
“Non posso farti carico dei miei pensieri! Hai già il giovane apprendista di cui occuparti.”
“Maestro Sheng le tue preoccupazioni sono anche le mie, conta su di me per qualsiasi cosa fino al ritorno di Xue Ge.”
“So che sei un uomo d'onore e terrai fede all'impegno, tuttavia sei leale al tuo mentore, quindi non mi dirai niente del legame tra lui e la concubina e di come è arrivato fino a me.”
“D-dipende!” balbettò l'altro colto alla sprovvista.
Stavolta fu il giovane mago a sorridere.
“Ah si? Com'è morta? Quante vite ha già vissuto e in quante Gege è riuscito a ritrovarla? Perché non ricordo niente di tutto ciò? Sono un mentalista, percorrere a ritroso le memorie delle mie reincarnazioni dovrebbe essere poco più di una passeggiata. Invece... Niente. Nemmeno un sospetto o un dubbio prima del viaggio al Palazzo d'Estate.”
Ye Feng inspirò profondamente pregando che insieme all'aria fresca della notte arrivassero le parole giuste.
“La tua magia non è in difetto, né devi reputarti un incantatore poco abile o disattento. È stato il Fato a disporre così; uomini e immortali posso provare ad ingannarlo o a manovrarlo, ma le conseguenze sono spesso tragiche.”
Come Signore degli Shen parlava con cognizione di causa; la loro immortalità era stata ottenuta ad altissimo prezzo ed era comunque una condizione precaria, piena di rischi e limitazioni.
“Un Tessitore del Caos ti direbbe che hai una visione limitata e parziale del Destino, mi rammarico di padroneggiare solo gli incantesimi più semplici di quel tipo di magia, potrei fare molto di più.”
“Hai già cominciato a ricordare, solo... evita di forzare i tuoi poteri su memorie tanto lontane nel tempo, parla con Xue Ge.”
“Se solo fosse qui.” mormorò l'interpellato con la voce incrinata dal pianto.
Ye Feng posò la mano destra su quella del mago, in un gesto di affettuosa comprensione.
“Tornerà presto, abbi fiducia, vuole essere certo di non rappresentare un pericolo per te.”
“Ha voluto fare tutto da solo, senza consultarmi, quando tornerà sarà lui ad essere in pericolo!”
I due si scambiarono un piccolo sorriso, poi Yun bai si asciugò gli occhi e disse “È tardi ormai, dov'è Alaric?”
“Alla torre, ha detto di avere del lavoro arretrato.”rispose Ye Feng contrariato “Preferisce le sue carabattole alla nostra compagnia.”
“Come dargli torto? Non siamo stati una buona compagnia negli ultimi giorni; cerca di ricordare com'eri tu a vent'anni e sforzati di capire le sue intemperanze.”
“A vent'anni il maestro mandava me quando chiedevano un consulto di medicina e avevo un giro di pazienti tutto mio...” bofonchiò l'altro.
“Anche il giovane apprendista gestisce da solo la sua bottega, forse è disorganizzato, distratto e disordinato, ma lui non ha un mentore a cui fare riferimento.”
“Adesso ha me!”
“Bene, allora cosa farebbe un buon maestro a quest'ora?”
“Gli direbbe di chiudere il negozio e venire a cena.”
“Esatto, va' da lui, io preparerò qualcosa e ve lo terrò in caldo.”
“Farò in fretta, te la senti di rimanere da solo?”
La fronte di Yun Bai si corrugò in piccole pieghe di perplessità.
“Chiedimelo ancora e prenderò possesso della tua mente per farti ballare la danza del tacchino ubriaco.”
“Xue Ge ha ragione: sei spaventosamente crudele, me ne vado subito!”
Il Signore degli Shen gli sorrise, poi lo salutò e scomparve.




Nonostante le rassicurazioni offerte a Ye Feng il mago continuava a rimuginare sulla concubina, o meglio su sé stesso, dato che lui era l'ultimo risultato di una serie di reincarnazioni di Jīn Yè.
Doveva smetterla di trattarla come una rivale e pensare a lei in termini più affettuosi, magari cominciare a chiamarla a-Jīn o Jīn-Jīn.
Inoltre come doveva porsi nei confronti dell'amante?
Cosa sarebbe cambiato?
Perché era fuori di dubbio che qualcosa tra loro sarebbe cambiato per sempre.
Era assorto in simili pensieri, fissando il muro di fronte con un cespo di pak-choi in una mano e la padella nell'altra, quando un fruscio furtivo alle sue spalle lo mise in allerta.
“Ehi! Diamine!” esclamò Ye Xue bloccando il polso e la mano del padrone di casa, che brandiva il pesante attrezzo da cucina diretto verso sua testa “Il tuo innamorato torna da un viaggio e tu lo accogli a padellate?”
“Gege!”
“Pensavo di farti una sorpresa, ma vista la tua reazione me ne guarderò bene in futuro!”
“Gege... Sei tornato...” mormorò Yun Bai.
“Non abbandonerei mai da solo il mio Yubi il Sabato sera!” esclamò l'interpellato con la baldanza di chi, sapendo di essere in torto marcio, sperava di cavarsela a buon mercato “Posso lasciare la presa? Tu non vuoi prendere questo vecchio e stanco Gege a padellate, vero?”

“Le meriteresti invece e sai anche il perché!” rispose il mago con veemenza, poi si liberò e gli diede le spalle incrociando le braccia al petto per rimarcare quanto fosse arrabbiato.
Alla sorpresa era subentrato il ricordo di ciò che aveva provocato la sua frettolosa partenza.
Gli aveva taciuto di Jīn Yè.
Non si era fidato delle sue capacità e della sua magia.
Non aveva voluto condividere il peso della verità con lui, forse per paura di perderlo o forse perché non lo reputava in grado di gestire la situazione.
Oh, aveva ben più di un motivo per prenderlo a padellate!
“Yubi...”
Nessuna risposta.
“Yubi, bǎo bèi, guardami, parlami...” lo implorò Ye Xue, ma l'altro rimase chiuso in un silenzio ostile.
“Mostra un po' di clemenza e di comprensione a questo stupido Signore degli Shen, che è andato nel lontano Mondo degli Spiriti a cercare di fare chiarezza dentro di sé, perché ti deve parlare di una cosa importante...”
“Avevi detto che era dietro l'angolo...” lo rimbeccò Yun Ban “E comunque risparmia il fiato, le tue parole arrivano troppo tardi, ho già scoperto ciò che mi tenevi nascosto con tanta cura!”
Leng Ye Xue aveva sottovalutato la sua determinazione e allo stesso tempo aveva sovrastimato la capacità del Fato di annullare i ricordi delle vite passate.
Era evidente che in sua assenza Yun Bai aveva usato la magia della Mente per evocare Jīn Yè.
Fino a che punto si era spinto?
Quanto aveva scoperto di lei?
“Se le mie parole arrivano tardi almeno guarda questa...”
Il mago sentì il rumore di un piccolo oggetto posato su piano di marmo accanto a lui e quando sbirciò in basso vide una scatola di legno laccato e decorato da una foglia dorata di Yin Xing*
“Cosa sarebbe?”
“Lì dentro ci sono le spiegazioni che ti devo, almeno in parte.”
L'oggetto gli era stranamente familiare, provava l'impulso di aprirlo, ma allo stesso tempo la collera e l'orgoglio gli impedivano di assecondare quel desiderio.
Era ovvio che fosse legato a Jīn Yè, la foglia d'oro incisa sul coperchio rappresentava letteralmente il suo nome.
Yun Bai infine la prese con una certa riluttanza consapevole che, una volta aperta, niente sarebbe più stato come prima.



“Oh dei!” esclamò sussultando alla vista del contenuto.
La scatola di legno cadde a terra, lasciando il tesoro che custodiva tra le sue mani incerte.
Dunque la spilla del sogno esisteva davvero ed aveva attraversato i secoli intatta.
La maestria del gioielliere aveva infine restituito al legittimo proprietario il piccolo capolavoro di perle e coralli.
Ye Xue poteva solo immaginare ciò che gli passava per la testa in quel momento; aveva provato a leggere i suoi pensieri, però era stato bruscamente respinto.
Poi il giovane mago fece un gesto che mai si sarebbe aspettato di rivedere: aprì il fermaglio e appuntò la spilla al nastro che fermava la sua acconciatura sulla sommità del capo, quindi si voltò verso di lui.
La faticosa eternità che aveva trascorso come Signore degli Shen in un attimo divenne polvere.
Per lui fu come giungere alla fine del viaggio, aprire la porta di casa e trovare la persona amata che lo stava aspettando.
Senza preoccuparsi della reazione lo afferrò e lo strinse forte a sé, con la gola troppo stretta per spiccare parola.
Era assurdamente, stupidamente felice e sapeva quanto fosse sbagliato.

Nel Palazzo d'Estate c'erano alcuni luoghi segreti dei quali Yun Bai ignorava l'esistenza.
Durante la sua visita gli era passato accanto, senza sospettare che dietro l'anonima porticina chiusa alla fine di uno stretto corridoio o al di là di un semplice muro divisorio vi fossero camere e giardini in cui il padrone di casa custodiva tesori arcani, armi letali e più spesso scomode testimonianze di un passato violento.
Lungi dal temere un furto da parte del mago della Terra si era piuttosto preoccupato di tenerlo al sicuro, influenzando con discrezione i suoi itinerari diurni.
Tuttavia uno degli ambienti aveva una funzione molto diversa dagli altri: era il suo personale spazio della meditazione, un minuscolo fazzoletto di verde con al centro un secolare albero di Yin Xing, le cui foglie vestivano perennemente i colori caldi dell'autunno.
Ye Xue non aveva una natura contemplativa come Ye Feng, di rado meditava e di solito lo faceva quando sentiva il bisogno di riconnettersi alla sua vita mortale, oppure quando la nostalgia di Jīn Yè si faceva più acuta.
Adesso era chiamato a prendere una decisione; come nel gioco della Torre doveva scegliere chi buttare e chi salvare tra il mago e la concubina.
In maniera miope ed egoista si era illuso di poter avere entrambi, ma il maestro Sheng era molto diverso dalla fanciulla che aveva conosciuto e amato mille anni prima.
Certo, avevano dei tratti in comune; i gusti e abitudini della sua amata Foglia d'Oro si presentavano identici ad ogni nuova reincarnazione e il Signore degli Shen ormai aveva imparato a riconoscerli, tuttavia i ricordi non erano affiorati spontaneamente col passare dei giorni come aveva calcolato.
I sogni di Yun Bai erano echi lontani, frammenti sparsi difficili da ricomporre, che rischiavano di fargli del male.
Forse era successo qualcosa durante l'ultima rinascita, un contrattempo aveva disturbato i piani del Fato o forse l'anima di Jīn Yè aveva provato a spezzare il ciclo di reincarnazioni e aveva smarrito sé stessa nel passaggio dai mondi superiori alla vita terrena.
Occorreva una chiave per sbloccare il meccanismo inceppato e portare con sé la spilla sembrava una buon piano.
A quell'oggetto era legato l'ultimo ricordo felice che avevano condiviso e affidarlo al mago avrebbe innescato una reazione.
Restava solo da capire quale.
Ye Xue non riusciva a pronosticare ciò che sarebbe potuto accadere; la sua parte più meschina contava sul fatto che Yun Bai risolvesse da solo le contraddizioni legate alla reincarnazione “difettosa” usando la magia della mente.
In caso contrario avrebbe dovuto parlargli, rievocare fatti tragici che a distanza di tanto tempo non aveva confidato a nessuno, neppure a Ye Feng.




“Ye Xue... Ye Xue mi stai soffocando, non riesco a respirare, lasciami!”
Le proteste del mago lo riportarono alla realtà, allentò la presa senza sciogliere l'abbraccio, quasi temesse di vederlo scappare via alla prima occasione.
Non accadde.
Il maestro Sheng non si allontanò e neppure lo respinse.
Invece lo fissò a lungo con un'espressione accigliata e infine mormorò “Io non sono lei, ti è chiaro?”
La sua voce tremava, nel tentativo mantenere il controllo, di formulare a parole qualcosa che neppure a lui era del tutto comprensibile.
L'interpellato indugiò un attimo, poi annuì.
“Io non sono Jīn Yè, però è inutile negare l'evidenza: porto la sua anima dentro di me, nonostante nel passato abbia trovato solo immagini slegate tra loro, come appunti di una vita scritti su foglietti affidati al vento.”
“Yubi non sei obbligato a ricordare...”
“Tu dici? Io invece mi rimprovero di aver cominciato tardi.”
Lo sguardo ferito e confuso di Yun Bai era di una dolorosa eloquenza.
“Ti stai chiedendo se fossi al corrente della reincarnazione al mio arrivo qui? Per pura coincidenza ero ospite del Maestro della Morte e la sua chiamata a Serannian è stata del tutto casuale, non immaginavo nemmeno lontanamente che ti avrei incontrato alla locanda, né i successivi sviluppi.”
“Quando lo hai capito hai comunque scelto di tacere... Lo hai fatto per il mio bene o per quello di Jīn Yè?”
“So dove vuoi arrivare, perciò fammi la vera domanda e ti risponderò in maniera sincera, senza fraintendimenti.”
Il maestro Leng era pronto a perderli entrambi se questo significava restituire all'amante un po' di serenità; come uomo aveva avuto molte mancanze, come immortale gli si potevano attribuire decine di difetti, ma non avrebbe agito da vigliacco, delegando a lui una sua precisa responsabilità.
Stavolta avrebbe aperto da solo la ferita che gli straziava l'anima ad ogni reincarnazione mancata.
Il mago non rispose subito, richiamò a sé la piccola scatola di legno e l'oggetto levitò planando docile nel palmo della sua mano. Yun bai rimase a contemplarlo per un tempo che parve infinito.
“Ricostruire questo ricordo è impossibile.” bisbigliò infine “Forse non riuscirò mai ad averne uno intero o rievocarli a mio piacimento.”
Il Signore degli Shen pensò che il Fato aveva architettato un nuovo tipo di beffa, forse più crudele delle altre: gli aveva dato la possibilità di incontrare Jīn Yè e allo stesso tempo gli aveva tolto ogni mezzo per influire su di lei.
“Eppure... Io riesco a sentirlo.”
“Cosa senti bǎo bèi?”
“Il dolore, la sofferenza che hai impresso su questo oggetto, così come toccando la spilla ho sentito il vostro amore. Non ho il diritto di criticare il tuo atteggiamento o di rimproverarti, cosa avrei fatto io dopo mille anni di dolore? Cosa avrebbe fatto Jīn Yè?”
Il giovane mago sospirò e fece per sfilare il gioiello dall'acconciatura, ma Ye Xue lo anticipò e prese le sue mani portandole alle labbra.
“È tuo adesso... è sempre stato tuo.” mormorò con la voce che tremava dall'emozione “Indossalo se ti fa felice, oppure distruggilo se la sua esistenza ti offende, darebbe comunque un senso al fatto che l'ho conservato finora.”
“Gege... Come potrei sbarazzarmi di un oggetto che significa così tanto per entrambi!” Yun Bai sorrise e gli accarezzò la guancia con un gesto pieno di tenerezza “Smettila di angustiarti, andrà tutto bene.”
Aveva finalmente visto l'uomo che si celava sotto la superficie del Signore degli Shen e l'emergere di quelle insicurezze aveva placato i dubbi e la rabbia nei suoi confronti.
All'improvviso le domande che voleva porgli non sembravano più tanto urgenti, inoltre non era sicuro di essere pronto per le risposte.



Forse Ye Feng aveva ragione: solo un mago cresciuto in un tempio dello Yunnan poteva accettare la reincarnazione con la serenità necessaria e magari, nel tempo, avrebbe riconosciuto Jīn Yè come parte di sé e non un fastidioso fardello che era obbligato a condividere con lui.
Perciò era giusto spaventarlo con gli orribili dettagli della morte dell'amata?
Rivelargli che stava aspettando un figlio?
Che la sua legittima consorte aveva inscenato l'attacco di un gruppo di banditi per tentare di coprire il suo assassinio?
Che lui non era stato in grado di proteggerla nonostante le belle promesse?
Il Signore degli Shen decise di non tentare la sorte.
Dopo un'eternità spesa a rincorrere un'illusione poteva infine fermarsi, riposare, appoggiare il capo sulle ginocchia di Yun Bai e ascoltarlo recitare gli antichi poemi, mentre astri e costellazioni danzavano sulla volta celeste.
Doveva smettere di commiserare il suo tragico passato e temere costantemente un futuro nebuloso, era il momento di apprezzare il presente; adesso era l'uomo più fortunato e felice del mondo.

Il giovane mago, al contrario, vedeva in maniera razionale le incognite che il futuro portava con sé.
Da mentalista aveva già chiari i pericoli a cui la loro relazione stava andando incontro: a cominciare dal fatto che lui era pur sempre una creatura mortale.
Anche se avesse imparato a padroneggiare le arti della Vita ai massimi livelli, prolungandola ben oltre i limiti imposti della natura, la realtà era che prima o poi sarebbe morto, innescando di nuovo il ciclo della reincarnazione.
Non poteva influire direttamente sulla prossima rinascita, stabilita da Fato secondo meccanismi imperscrutabili dall'uomo, però esisteva il modo di evitare che la sua anima andasse alla deriva nel mondo, legandola in maniera indissolubile a quella di Ye Xue.
Gli servivano un Tessitore del Caos e un consulto urgente con la sua maestra.
Trovare il primo era piuttosto facile a Serannian, parlare dei recenti accadimenti con la sua Dǎoshī* invece significava solo una cosa: problemi.
Tuttavia era presto per mettere a parte Gege del piano che stava architettando; lo avrebbe perfezionato di giorno quando l'amante riposava, poi lo avrebbe messo davanti al fatto compiuto.
Lui si era comportato allo stesso modo, ma in questo caso l'innocente ripicca poteva portare un grosso vantaggio ad entrambi.

Fine decima parte


⋆ La voce dell'onniscienza ⋆

Carissimi col classico quarto d'ora accademico di ritardo (minuto più , minuto meno! :) è finalmente pronto il terzo arco delle avventure sino-francesi sospese tra dimensioni spirituali e reami magici.
Riprendiamo le vicende di Yun Bai e Ye Xue là dove le avevamo lasciate coi due in procinto di separarsi per la necessità del Signore degli Shen di prendersi una... Pausa di riflessione, dettata dalla paura di rivelare al mago la verità sulla sua reincarnazione.
In questo capitolo scopriamo che durante la sua assenza l'intraprendente maghetto non è stato con le mani in mano e ha usato la magia della mente per rievocare i ricordi della concubina.
Sbalordito, ma sollevato il suo Gege può finalmente rilassarsi, perché a quanto pare le cose si sono sistemate...
Illuso! °-°
Per il momento diciamo che il chiarimento ha giovato alla coppia, ma le conseguenze resteranno a bruciare sotto la cenere.
Nel prossimo capitolo invece vedremo come si è evoluta la relazione tra l'irruento e sboccato apprendista francese e il compassato Signore degli Shen Junior, perché un'evoluzione c'è stata, ma in questo caso le conseguenze travolgeranno tutti quanti e detteranno la linea di questo nuovo arco temporale.
Conosceremo finalmente qualche personaggio di Serannian, faremo una gita mooooooooooolto movimentata nel Mondo degli Spiriti e forse Ye Feng alla fine comincerà a vedere Alaric sotto una luce diversa!

Salite a bordo del cestone di vimini, il viaggio riparte!

Termini e spiegazioni:
Nǚshì: Signora, in modo formale
Sinong: Nella Cina dell'era Tang era il termine per definire il Ministro di corte
Yin Xing: nome cinese del Ginko biloba
Dǎoshī: Mentore, maestro




Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Anche la giada ha bisogno di essere scolpita per diventare una gemma ***


banner


Capitolo XI
Anche la giada ha bisogno di essere scolpita per diventare una gemma

“Come fai a trovare ciò che ti serve in questo disordine?”
L'espressione corrucciata di Alaric emerse al di sopra di un piccolo baule per inquadrare il suo “ospite”, che si aggirava nel laboratorio come un'anima in pena.
“Nel mio casino trovo tutto.” rispose, sfilando dalla base di un cumulo di oggetti in precario equilibrio una sottilissima lima, che gli mostrò con un ghigno soddisfatto “Visto?”
“Uno strumento da scassinatore, perché lo possiedi?”
“Perché tra le mie fantastiche competenze di artigiano magico c'è quella di fabbricare serrature... o di aprirle, come nel caso di questo vecchio forziere; il proprietario lo aveva dimenticato in soffitta, ha perso le chiavi e vuole sapere cosa contiene, magari può essere importante.”
“Tu apri un oggetto di cui ignori il contenuto? E se fosse pericoloso?”
Con la coda dell'occhio l'apprendista vide il bianco fantasma svolazzante avvicinarsi e chinarsi su di lui con fare apprensivo.
“Hai preso delle precauzioni almeno?”
“Non ne fanno di preservativi così grandi...” ridacchiò il francese, sicuro che Ye Feng avrebbe impiegato qualche secondo per capire la battuta.
“Alaric!” l'esclamazione indignata arrivò in differita come previsto, quando ormai l'interpellato aveva finito di armeggiare sulla serratura.
Il meccanismo aveva ceduto e il coperchio del baule si sollevò in un cigolio affaticato di cerniere arrugginite, svelandone l'interno.

“Delle riviste scandalose...”
“Oggi nessuno si scandalizza per delle pose di nudo, ma a fine Ottocento era roba molto forte, con le immagini tridimensionali a colori delle modelle! Adesso le potrei vendere a qualche collezionista di magia vintage...”
“In ogni caso è assurdo che il proprietario ti abbia lasciato il forziere come pagamento.”rispose il Signore degli Shen, che infilò le mani nelle ampie maniche dell'hanfu e chiuse gli occhi manifestando la sua disapprovazione.
Il ragazzo terminò di masticare il grosso baozi e poi fece spallucce “Sai com'è... ha una moglie, inoltre sono oggetti di poco valore, non potevo chiedere denaro o magia in cambio, sono i rischi del mestiere.”
“I rischi che corri sono troppo alti a fronte di guadagni così scarsi.” sentenziò Ye Feng.
“Allora mi domando cosa diresti se creassi qualcosa solo per il gusto di regalarlo...”
Il giovane apprendista mise sul tavolo un sacchetto di velluto nero e lo spinse verso di lui, però in mancanza di reazione apprezzabili sentì il dovere di rassicurarlo.
“Prendilo, non esplode, non brucia e non è maledetto.”
“Per me?”
“Ci sono altri maestri Leng qui attorno? L'altro non ha ancora fatto niente per meritarsi un mio prezioso artefatto.”
“È un regalo?”
“Esatto.”
“Nemmeno io ho fatto niente per meritarlo.”
Il sacchetto rimase a mezza strada tra loro e Alaric cominciò ad innervosirsi.
“La tua religione d'impedisce di accettare regali? Che problemi avete in Oriente?”
“Nessuno... Però non è il mio compleanno o una festa comandata.”
“Ah, capisco, serve un motivo ufficiale, te lo do subito: festeggiamo i tuoi quattro mesi di permanenza a Serannian!”
“Erano quattro mesi la settimana scorsa.” precisò Ye Feng e l'apprendista si morse la lingua per evitare di apostrofarlo come la spina nel culo che in effetti era.
Raramente aveva visto gente così scontenta di ricevere un dono, ma almeno lo accettavano e si sforzavano di spremere un sorriso o un ringraziamento, invece lui no!
Stava zitto, con gli occhi bassi a contare i quadratini della tovaglia!
“Va bene, facciamo così: me lo riprendo e se il mese prossimo sarai ancora dei nostri te lo darò.”
Fece l'atto di allungare la mano, ma con un gesto fulmineo il Signore degli Shen s'impossessò dell'oggetto.
“Ho detto che è arrivato in ritardo, non che non lo voglio...”
“Tu mi farai diventare matto con le tue fisime confuciane!”
“Taoiste, semmai.” obiettò l'altro imbronciato.



Alaric si mise le mani nei capelli e li sfregò rabbiosamente lasciandoli cadere in ciuffi disordinati davanti agli occhi.
C'era davvero da diventare matti a trattare con lui.
Il mese di apprendistato era ormai scaduto da un pezzo, tuttavia per una sorta di tacito compromesso, l'accordo era stato rinnovato sine die.
La loro relazione, che nessuno dei due si azzardava a definire tale, continuava in maniera piuttosto “vivace” alla torre del giovane mago, dove il Signore degli Shen si era ormai trasferito in pianta stabile.
Convivere con una creatura notturna era meno problematico di quanto avesse immaginato e magari nel tempo il maestro Leng sarebbe rimasto a dormire nella camera padronale, anziché tornarsene nella stanzetta degli ospiti prima dell'alba.
Tolto questo scrupolo la condivisione degli spazi e la routine quotidiana erano state organizzate piuttosto bene e il francese si sarebbe detto felice di averlo tra i piedi, se non fosse stato per un aspetto del carattere di quel demonio che lo faceva disperare.
L'algido maestro tutto meditazione, zen e perle di saggezza, la persona più distaccata e meno emotiva che avesse mai conosciuto, nascondeva un insospettabile lato protettivo.
O meglio: era proprio una chioccia apprensiva.
Tanto che lavorare con lui nei paraggi era diventata un'impresa impossibile.
Stava sempre a lamentarsi del disordine, di come dimenticasse aperti i barattoli degli acidi, del perché lasciava acceso il cannello a incandescenza e perfino del fatto che i cacciaviti avessero le punte.
Alaric aveva compreso le sue paure: erano un modo di dirgli che gli voleva bene e si preoccupava per lui, dato che probabilmente da quella boccuccia velenosa non sarebbe mai uscito un romantico “Ti amo”.
Però assecondando i suoi scrupoli alla fine avrebbe dovuto anche smettere di respirare, perché l'aria conteneva ossigeno, che favoriva il processo di ossidazione e invecchiamento delle cellule!

“Quindi lo apri... o devi meditarci su?”
“Lo apro.”
“Tira il cordoncino altrimenti il sacchetto resta chiuso.”
“So come si fa!”
“La prossima volta allego le istruzioni!”

L'Immortale era consapevole del suo atteggiamento irritante, ma aveva dimenticato come ci si sentiva a ricevere un dono disinteressato e di conseguenza a formulare un ringraziamento che non fosse solo una vuota formula di cortesia.
Allentò con calma il cordoncino di seta e lasciò scivolare l'oggetto nel palmo della mano, poi si prese del tempo per esaminarlo, sotto lo sguardo sempre più aggrottato dell'apprendista.
“Se non ti piace puoi dirlo!”
“Stavo ammirando i dettagli, hai modellato i petali uno a uno, sono tutti diversi.”
“Felice che tu lo abbia notato.” brontolò il francese incrociando le braccia al petto. La peonia e le sue foglie erano un lavoro notevole in effetti.
Per comporre il pendente da appendere alla cintura dell'hanfu il giovane mago si era impegnato parecchio usando un materiale dalle insolite proprietà: quando Ye Feng volgeva l'ornamento alla luce prendeva tonalità argentee, portandolo all'ombra diventava nero e opaco.
“Non ho mai visto un metallo simile, neppure nel Mondo degli Spiriti.”
Alaric, tutto lusingato, rispose “Non esiste in natura, lo hanno inventato i tecnici del Laboratorio sulla cascata, li ho convinti a darmene un campione per testare le sue qualità! Pensa: resta freddo anche se viene sottoposto al calore estremo e a venti gradi sotto zero è malleabile come creta!”
“Tu hai usato un metallo sperimentale senza conoscerne i pericoli?”
“Sono un fabbricante di oggetti magici, so il fatto mio sui materiali e come lavorarli!”
“Ignorando le più elementari norme di sicurezza!”

Ci risiamo... È partito di brocca, pensò Alaric, lasciando scorrere in sottofondo le recriminazioni del maestro. Non ha tutti i torti, la sicurezza è importante, ma se non ho il coraggio di sperimentare, di osare sarò come il sarto di paese che guarda con invidia lo stilista famoso!
“Andremo insieme al Laboratorio, se ti affidano dei materiali pericolosi devono fornirti anche protezioni adeguate!”
“Eh? Va bene, d'accordo, andiamo insieme.”
Il ragazzo si agganciò all'ultima frase con una risposta accomodante e il Signore degli Shen annuì soddisfatto, poi infilò il monile alla cintura lodandone di nuovo la fattura e l'originalità.
Alaric gli sorrise, tuttavia si guardò bene dal rivelare che aveva già cominciato a lavorare ad un nuovo progetto, molto più ambizioso e complicato: un ventaglio da combattimento.
Il Maestro Leng praticava le arti marziali e stando all'altro Maestro Leng era una specie di dio della guerra.
Naturalmente aveva preso tutto da lui.
Di fatto, però, non li aveva mai visti brandire una spada, un bastone, un arco e nemmeno fare quelle mosse fighe dei film d'azione.
Uno meditava tutto il giorno, l'altro si esercitava a letto col suo amante e questo scoraggiava il francese, che avrebbe voluto imparare almeno le basi della difesa personale avendo a disposizione cotanti insegnanti.
Regalare un tessen* a Ye Feng poteva essere un buon modo di solleticare il suo ego, spingendolo a dargli qualche lezione.
Alaric aveva svolto ricerche accurate nella biblioteca del Laboratorio, dove gli avevano rimediato anche un campione originale, creato dagli abili armaioli giapponesi.
Nonostante fosse uno scansafatiche quando un progetto lo appassionava dimenticava tutto il resto, compresi mangiare e dormire. Aveva disegnato da solo la struttura del ventaglio creando dei modelli in legno di balsa per perfezionare i meccanismi di chiusura e determinare la giusta lunghezza delle stecche.
Aveva provato e scartato vari metalli; le comuni leghe terrestri erano troppo pesanti o troppo fragili e alla fine si era orientato verso un altro metallo magico, che però era meno malleabile rispetto a quello da cui aveva ricavato il pendente.
I test gli portavano via parecchio tempo e farli all'insaputa del Signore degli Shen diventava una specie di corsa ad ostacoli.
Il giovane apprendista faceva in modo di chiudere il laboratorio prima del suo risveglio, così che non gli venisse la curiosità di andarlo a cercare lì, ma in capo ad una settimana aveva già rischiato di farsi scoprire due di volte, perché il sonno dell'orientale era leggero e i suoi movimenti straordinariamente silenziosi.
Se avesse dato un minimo credito alla teoria delle probabilità avrebbe capito che la sua fortuna era destinata ad esaurirsi.



“Alaric sei ancora al lavoro?”
L'interpellato, colto di sorpresa sussultò, saltò giù dallo sgabello e con un ampio movimento delle braccia ammucchiò le prove a suo carico in un angolo del bancone da lavoro, fuori dal raggio visivo dell'inatteso visitatore.
“Ho finito! Adesso spengo tutto, vado a farmi una doccia e poi mangiamo, ho una fame da lupi!”
Ye Feng aggrottò la fronte; il sorriso e l'entusiasmo del francese erano fuori posto.
Di norma, quando entrava nel suo sancta sanctorum, sbuffava e mugugnava.
“Se è una cosa urgente posso aspettare.”
Il ragazzo era nervoso, provò a sbirciare alle sue spalle, ma lui si spostò di conseguenza.
“No! Nessuna urgenza, di nessun tipo, allora andiamo? Ho fame.”
“A cosa stavi lavorando?”
“A niente di particolare...”
“Scommetto che è un altro oggetto pericoloso! Non indossi nemmeno gli occhiali protettivi!”
“La tua è una fissazione! Fare manutenzione ad un ponte sospesi a cento metri da terra è pericoloso! Lavorare in miniera è pericoloso! Io creo oggetti magici, cosa dovrei temere? Che un baule mi divori?”
“Esistono scatole e bauli multidimensionali, li abbiamo anche nel Mondo degli Spiriti!”
Alais! Sei proprio una rottura! Guarda allora e fanculo alla sorpresa!” esclamò Alaric esasperato, poi si scansò e gli indicò sdegnosamente gli oggetti che stava nascondendo.

“Un ventaglio da combattimento?”
“Serve anche a fare aria...”
“Lo stai costruendo per me?”
Alaric inarcò un sopracciglio, come a sottolineare l'inutilità della domanda.
“Perchè?”
Le sopracciglia inarcate divennero due.
“Sicuramente hai delle commesse più importanti che stai trascurando e non vedo il motivo di tutti questi regali.”
Appena pronunciò la frase Ye Feng si rese conto di quanto suonasse sgradevole.
“Solo perché pensi che siano delle cianfrusaglie inutili!”
“Dovresti concentrarti sul lavoro e lo studio invece di perdere tempo in sciocchezze!”
La risposta riuscì incredibilmente a peggiorare la situazione, quindi ebbe l'accortezza di rimanere in silenzio durante la successiva, prevedibile, sfuriata.
“Queste sciocchezze, come le chiami tu, sono il mio lavoro! Quindi scusa tanto se la tua persona mi ispira nuove idee! Forse non sono abbastanza nobili e raffinate per te!”
Alaric, indispettito, prese il ventaglio e lo lanciò nel bidone degli scarti.
Il Signore degli Shen si accigliò e il suo volto perse un po' della solita serena compostezza.
Era difficile trattare con una simile testa calda, che prendeva tutto di petto, non accettava critiche o consigli e ribatteva colpo su colpo ad ogni obiezione che gli veniva mossa.
Ai suoi tempi nessuno avrebbe voluto un allievo del genere e perfino i tolleranti maestri moderni si erano arresi, lasciandolo in balia di sé stesso.
Lui era più di un mentore: dividevano il letto, la quotidianità, cominciavano a capirsi e ad ascoltarsi... ma era sufficiente per deporre le rispettive corazze di solitudine e diffidenza?

“Mi hai frainteso.” disse, ripescando il tessen dal luogo negletto in cui era stato gettato “Intendevo che io posso aspettare, prendi il tempo necessario per elaborare questi progetti, senza rubarlo agli altri clienti o lavorandoci di nascosto e frettolosamente.”
“Lo faccio perché tu hai sempre da ridire su tutto!” il giovane si avvicinò, gli strappò di mano il ventaglio e cominciò ad esaminarlo per vedere se aveva subito danni.
A Ye Feng sfuggì un sorriso notando il suo comportamento contraddittorio.
“Il meccanismo di apertura ha un problema...” suggerì.
“Uhm... si. Le stecche si aprono fino ad un certo punto, poi si bloccano e le lame restano all'interno, bisogna forzarlo, allora scatta.”
L'apprendista piegò il polso con un movimento brusco, il ventaglio subì il contraccolpo e le lame uncinate uscirono come previsto. “Non è sicuro maneggiarlo così, va perfezionato.”
“Lo so! È colpa di questo materiale: leggerissimo e flessibile, ma difficile da modellare.”
“Potresti... cambiarlo?” ipotizzò l'orientale, preoccupato dall'ennesimo esperimento in cui Alaric si era buttato a capofitto.
“È fuori discussione! Ormai il tessen è quasi finito, non ricomincerò daccapo, questo metallo deve capire chi comanda!” ribatté il ragazzo, che volendo dimostrare la sua competenza di artigiano magico cominciò a maltrattare l'oggetto e a fletterlo a suo piacimento.
“Vedi? È perfetto per realizzare armi da taglio, ha la morbidezza di una stoffa, potrei modellare una spada a forma di cintura e nessuno si accorgerebbe della differenza.”
Tuttavia all'ennesima torsione il ventaglio oppose un'imprevista resistenza; il materiale di cui era composto s'irrigidì e le stecche andarono in frantumi, generando un'esplosione di schegge.
Ye Feng istintivamente distolse il viso per una frazione di secondo e quando girò la testa era già accaduto tutto: il giovane apprendista teneva le mani premute sull'occhio destro, mentre un rivolo di sangue gli colava dalla guancia fin sotto al mento.
“Alaric!” esclamò spaventato e si protese verso di lui, che invece indietreggiò di un passo.
“Ti è entrata una scheggia nell'occhio, fammi vedere!”
Il ragazzo scosse il capo e premette più forte sulla ferita.
“No, bisogna avvertire Maya.”
La sua calma faceva agitare il Signore degli Shen.
“Chi è Maya?”



In risposta a questa domanda si materializzò accanto a loro una giovane donna sorridente dalla pelle bronzea e lunghi capelli corvini.
Era abbigliata con un elaborato saree indiano dai colori caldi e sgargianti ed era bella come poteva esserlo l'immagine ideale di Lakshmi, la Dea Indù della Fortuna e dell'abbondanza.
“Eccomi! Apprendista Lafayette, maestro Leng Ye Feng in cosa posso esservi utile?”
Al vederla comparire improvvisamente il Signore degli Shen fece un balzo indietro e la destra cercò d'istinto l'elsa della spada.
Alaric invece sembrava sollevato.
“Ho combinato un casino col progetto del tessen.” le spiegò “Il metallo ha avuto una reazione anomala, si è spezzato e una scheggia mi è finita nell'occhio.”
La fanciulla annuì.
“Ho già trasmesso i dati al laboratorio, il Dottore sta inviando una gondola e all'arrivo l'equipe medica sarà pronta per procedere all'estrazione.”
“Posso portarlo io al laboratorio!” s'intromise Ye Feng.
“Lo sconsiglio vivamente, i parametri vitali sono alterati.”
“Appunto! Me ne occupo io, è inutile aspettare la gondola!”
“Intendevo che i tuoi parametri sono alterati maestro Leng, lo stress dell'incidente occorso al tuo protetto ha alterato l'equilibrio Yin e Yang; con questi valori la tecnica di trasporto interdimensionale aumenta del trenta per cento il rischio di incidente o errore.” spiegò serafica l'indiana.
L'interpellato le oppose un silenzio sdegnato, non intendeva discutere con un'assistente virtuale; che ne sapeva un ammasso di codici e impulsi elettrici dei suoi poteri e di come funzionavano?
Durante il breve viaggio sulla gondola le dedicò delle lunghe occhiate ostili, soprattutto perché Alaric sembrava perfettamente tranquillo e a suo agio con quell'entità fittizia, più evanescente di un spettro e più inutile di una pozione scaduta.
Il maestro della Morte gli aveva parlato spesso delle meraviglie futuristiche di Serannian e Maya ne era forse l'esempio più eclatante; una sorta di dea onnisciente e onnipresente in grado di assolvere alle richieste più disparate: dalla spesa a domicilio al consulto medico a distanza.
Al Signore degli Shen non sembrava una grande innovazione.
Senza un corpo fisico che aiuto poteva dare a parte trasmettere delle informazioni?
Anche un normale telefono era in grado di svolgere lo stesso compito.

Fine undicesima parte


⋆ La voce dell'onniscienza ⋆

Carissimi eccoci di nuovo alle prese con le problematiche amorose ed esistenziali dei nostri sinofrancesi magici :)
Stavolta è la coppia junior ad essere sotto i riflettori e scopriamo che Ye Feng si è trasferito nella torre dell'apprendista (con grande gioia del suo maestro presumo!) e la convivenza tra i due procede pur con qualche piccolo intoppo.
Soprattutto è il carattere apprensivo e protettivo del Signore degli Shen a causare qualche problema al francese, a cui tocca fare le cose di nascosto, fino all'imprevisto incidente finale.
Volete che Ye Feng perda l'occasione di pronunciare l'ennesimo "Te l'avevo detto?"
E volete che Alaric se ne stia buono in un angolo a subire?
Ovviamente no!
Per adesso abbiamo intravisto Maya, una specie di tuttofare virtuale che il nostro cinesino ha declassato al rango di "segretaria", ma su cui avrà modo di ricredersi. Nel prossimo capitolo conosceremo anche il suo ideatore e visiteremo un edificio che finora è stato solo menzionato: il laboratorio sulla Cascata.
Restate a bordo e allacciate le cinture, il viaggio prosegue!


Traduzioni e spiegazioni:
Tessen: ventaglio da combattimento di origine giapponese, era una delle armi secondarie dei samurai.
L'arte del combattimento col ventaglio si è diffusa anche in altri luoghi dell'Asia ed è parte integrante dei numeri di combattimento dei wuxia cinesi ^^ - https://it.wikipedia.org/wiki/Tessen



Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Ci sono soltanto due uomini perfetti: uno è morto e l’altro non è mai nato ***


banner


Capitolo XII°
Ci sono soltanto due uomini perfetti: uno è morto e l’altro non è mai nato

La gondola atterrò sotto pensilina sospesa sulla cascata dove l'equipe era già in attesa: due Ancelle mediche (distinguibili dalle altre per il camice in materiale sintetico su cui era impresso il caduceo ermetico) affiancavano una donna alta e slanciata, una specie di vichinga bionda infilata in un'impeccabile divisa da infermiera.
“Prendo in carico l'apprendista Lafayette come da disposizioni del Dottore.” disse rivolgendosi a Maya, mentre le ancelle aiutavano il giovane francese ad adagiarsi su una barella che levitava a mezzo metro da terra.
Da parte sua l'assistente virtuale annuì e sorrise “Avverto il Dottore che state arrivando.”
“Va bene Maya, poi rimani col visitatore e forniscigli le spiegazioni del caso.”
Ye Feng, che aveva assistito in disparte allo scambio di battute, si rese conto che era lui il “visitatore” e che avrebbero operato Alaric senza nemmeno consultarlo.
“Questo visitatore desidera parlare con il Dottore.”
La vichinga bionda gli rivolse uno sguardo infastidito, la sua richiesta era un contrattempo che rallentava un meccanismo ben collaudato.
“Maestro Leng Ye Feng...” scandì, dimostrando di conoscere la sua identità “Maya ti spiegherà tutte le modalità di dimissioni e convalescenza.”
“Voglio parlare col dottore che si occuperà dell'intervento ed assistere.”
“Abbiamo una prassi che non ammette...”
“Sono un medico anche io.”
Frau Dana, per favore!” Alaric s'intromise prima che la faccenda degenerasse; ormai aveva imparato ad interpretare le micro-espressioni dell'orientale e quella leggera increspatura sulla sua fronte annunciava tempesta.
“Maestro Leng il Dottor Tersilius ti riceve.” intervenne Maya, sempre sorridente e gentile “Sarà lui ad illustrarti l'intervento.” La capo infermiera abbozzò e il giovane francese tirò un sospiro di sollievo.



Il tragitto verso la sala operatoria si svolse lungo corridoi deserti, illuminati da pannelli al neon, che al Signore degli Shen sembravano tutti uguali fra loro.
Dal giorno del suo arrivo non aveva più messo piede al Laboratorio sulla cascata.
La biblioteca dove aveva preso in prestito i manoscritti con la storia della sua razza si trovava in un edificio distinto, in superficie.
Adesso invece, seguendo l'equipe medica, aveva la sensazione di inoltrarsi in profondità, di scendere nelle viscere della terra.
Di tanto in tanto piccole sfere metalliche gli ronzavano accanto e sfrecciavano via, perdendosi nell'intrico dei tunnel silenziosi.
Carrelli sigillati facevano la spola sul pavimento lucidato a specchio, alcuni si assemblavano durante il tragitto formando un piccolo convoglio che poi curvava all'improvviso, scomparendo in un accesso secondario.
Senza ancelle o inservienti a controllarli dedusse che qualcuno li guidava da remoto.
L'unico termine di paragone che gli veniva in mente erano le astronavi dei film e dei romanzi di fantascienza e non si sarebbe stupito se dietro l'ennesima porta stagna vi fosse stata in agguato un'immonda creatura aliena, o una squadra di mercenari spaziali armati di fucili laser.
“Forte vero?”
La voce di Alaric lo distolse dalle sue riflessioni.
“Forse non te ne sei accorto, però ci hanno disinfettato e scansionato almeno tre volte.”
“Sei già stato qui?”
“Ecco...”
“L'apprendista Lafayette ha una cartella clinica piuttosto corposa.” spiegò la capo infermiera “L'ultimo aggiornamento risale a quattro mesi fa: un taglio profondo sul palmo della mano destra.”
“Non ho visto cicatrici...” mormorò Ye Feng.
“È ovvio, le tecniche chirurgiche che applichiamo prevedono il completo ripristino organico con la ricostruzione o la sostituzione di organi, tessuti, ossa.” soggiunse compiaciuta la donna.
“Sentito? Stai tranquillo, il mio occhio tornerà come nuovo!”
Ecco da dove arrivava la serenità del francese, il motivo per cui non aveva dato di matto, né si era disperato a causa una ferita che in altre circostanze poteva costargli la vista.
In effetti vivere accanto ad una struttura medica dove facevano i miracoli aveva dei vantaggi.
“È per via di questa falsa sicurezza che sottovaluti i rischi del tuo lavoro.” sentenziò l'orientale guardando fisso davanti a sé “Cosa avresti fatto se un incidente simile fosse accaduto in un luogo qualsiasi sulla Terra, lontano dal Laboratorio o anche da un semplice medico di paese?”
“Avrei chiesto a Maya di aprire un portale per Serannian!”
Alaric ammiccò all'assistente virtuale e lei ricambiò cortese, chinando il capo.
“Assurdo.” sibilò Ye Feng, che aumentò il passo superando la barella con aria sostenuta.
“Sei arrabbiato? L'occhio è mio, al limite l'incazzatura spetta a me!”
L'altro non rispose, lasciando al ragazzo le ovvie conclusioni.
Il suo malumore aveva svariate cause: la sconsideratezza del francese, la sufficienza con cui l'aveva trattato la capo-infermiera e non ultimo la sensazione che in quella circostanza lui era stato inutile.
Il ragazzo si era rivolto ad un ologramma invece di chiedere aiuto a lui.
Come maestro e come amante non serviva a niente.



Le meste considerazioni del Signore degli Shen giunsero al termine davanti alla porta d'ingresso del comparto operatorio.
Il famoso Dottore li aspettava appena oltre.
Lo riconobbe subito, si erano presentati all'arrivo a Serannian; un brevissimo scambio di cortesie, interrotto dalla fuga del vampiro e dalla necessità di andarlo a recuperare nei meandri del Laboratorio.
Ora che aveva modo di osservarlo da vicino notò un uomo dall'apparente età di quarant'anni, non particolarmente alto, né robusto, ma ben proporzionato e di certo attraente se avesse curato di più il suo aspetto.
Il Dottor Tersilius era il classico “topo da laboratorio”: camice sgualcito, occhiali appesi alla curva un poco aquilina del naso, la barba lunga di un paio di giorni e lo sguardo trasognato di chi è pronto ad annunciare al mondo la scoperta scientifica del secolo.
L'atteggiamento amichevole dei maghi e del personale nei suoi confronti faceva passare in secondo piano un altro dettaglio piuttosto importante: il Dottor Tersilius era il Primo Signore di Serannian.

“Maya mi ha riferito che volevi parlare con me Maestro Leng, ti dispiace se lo facciamo mentre preparano il giovane Lafayette?”
I due interpellati si guardarono e l'espressione del ragazzo tradì una certa preoccupazione; nonostante le premesse fantascientifiche doveva pur sempre affrontare un intervento chirurgico e non era il caso di aggiungere all'ansia anche le sue recriminazioni.
“Sei in buone mani, vai tranquillo, ti aspetto qui.” lo rassicurò Ye Feng, poi annuì e accompagnò la sua uscita con un leggero sorriso.
“Grazie del tuo aiuto.”
“Gli ho solo offerto qualche parola di conforto, è un ragazzo molto emotivo e impressionabile.”
Rimasto solo col Dottore il Signore degli Shen riprese il suo cipiglio crucciato.
“Intendevo in generale, la tua presenza e i tuoi insegnamenti lo stanno aiutando molto.”
“I miei insegnamenti non hanno impedito questo incidente quindi a cosa sono serviti? Erano solo parole seminate nel vento, Alaric ha fiducia nella tua... segretaria virtuale non in me.”
Lo scienziato sorvolò sul tono sprezzante con cui aveva apostrofato Maya, sistemò gli occhiali sul naso e disse: “Possibile, ma ha guardato nella tua direzione prima di entrare in sala operatoria.”
Forse era meno svaporato di quanto dava a intendere, tuttavia Ye Feng eluse la replica e cambiò discorso.
“Ci sono delle avvertenze speciali per la sua convalescenza?”
“Durerà ventiquattr'ore, gli applicheremo una benda sull'occhio solo per evitare che, sentendo prurito, si gratti sovra pensiero e domani potrà già toglierla.”
“Basta così?”
“Si, l'anestetico locale è a rapido smaltimento, la fase post operatoria è praticamente indolore e il rischio d'infezione è azzerato. Recupererà appieno la funzione visiva e non ci saranno cambiamenti degni di nota a livello estetico.”
“Può dormire tra due guanciali allora, a differenza di milioni di umani a cui è negata la più elementare assistenza medica.”
Stavolta il Dottore colse la provocazione.
“Ti stai chiedendo perché tecnologie magiche non vengono diffuse sulla Terra? È lo stesso motivo per cui voi custodite gelosamente il segreto delle Linee del Drago: il timore, affatto remoto o ingiustificato, che un dono in grado di far avanzare la civiltà umana di millenni cada sotto il controllo di chi vuole trasformarlo in un mezzo di oppressione e sfruttamento.”
“In sala sono pronti per iniziare.” intervenne Maya, interrompendo una conversazione che minacciava di farsi complicata.
A quel punto il Dottor Tersilius si congedò invitando il Signore degli Shen a seguire all'intervento da un pannello olografico, che l'assistente virtuale gli avrebbe messo a disposizione.
“Maestro Leng desideri attivare il collegamento con la sala operatoria?”
Ye Feng le lanciò un'occhiata di sbieco, poi girò la testa dall'altra parte.
“Questa ostilità nei miei confronti è illogica Maestro Leng.”
“Non sono... ostile! Non più di quanto lo sarei con un tostapane!”
“I tuoi parametri vitali dicono il contrario.”
“Smettila di leggere i miei parametri, sono cose private!”



Un'ora dopo il Signore degli Shen e l'apprendista si guardavano in cagnesco ai lati opposti del divano.
Erano tornati alla torre in tempi record: quindici minuti per l'intervento, cinque per la medicazione, mezz'ora in sala d'osservazione, i restanti dieci per il viaggio di ritorno, come aveva orgogliosamente sottolineato la capo infermiera prima di imbarcarli sulla gondola.
I due avevano scambiato si e no qualche parola e nell'aria c'era un nervosismo quasi palpabile.
“Potresti anche ammetterlo.” bisbigliò Ye Feng, il cui tono di voce era inversamente proporzionale all'intensità del suo disappunto.
“Ammettere... cosa?”
Il giovane francese lo fissò perplesso con l'unico occhio sano; l'altro era protetto da una benda scura di tessuto sterile, che lo faceva somigliare ad uno stralunato bucaniere.
“Che la negligenza e le continue distrazioni compromettono il tuo lavoro.”
“Dopo aver visto il Centro medico del Laboratorio ancora insisti?”
“Insisto perché è un errore usare una tecnologia avanzata per scansare i rischi, solo lo studio e l'esperienza determinano la bravura di un artigiano, non ci sono scorciatoie.”
“Adesso vuoi anche insegnarmi a fare il mio mestiere? Tu? La cosa più complicata che fai è cucinare i baozi al vapore!”
“Sto cercando di farti vedere le cose da un altro punto di vista: è meglio prevenire gli incidenti invece di porvi rimedio una volta che sono accaduti.”
“Sei un ispettore del lavoro in incognito? Che t'importa di come gestisco la bottega!”
“M'importa che tu non metta a repentaglio la tua sicurezza e la tua salute!”
“Dimentichi che sono un mago e so badare a me stesso!”
“Un apprendista mago a cui, un paio di mesi fa, un cliente ha prosciugato l'energia magica senza che potesse difendersi!”
L'affermazione segnò l'apice dell'alterco, rivangare quell'episodio era stato un colpo basso e il giovane francese reagì malissimo.
“La coerenza prima di tutto, vero maestro Leng? Per te ero, sono e sarò sempre un buono a nulla!”
Alaric si alzò dal divano e si liberò con uno strattone dal tentativo dell'altro occupante di trattenerlo.
“Stai volutamente travisando il senso del discorso, il mio era solo un esempio!”
“Uno tra i tanti immagino! Perché il sottoscritto ti fornisce ogni giorno qualche spunto per divertirti a fare il piccolo Buddha illuminato!”
“Dove stai andando?”
Ye Feng accennò a seguirlo dal momento che sembrava intenzionato ad uscire, ma il ragazzo gli puntò il dito contro ed esclamò “Affanculo e vedi di andarci anche tu... dalla parte opposta!”



“Gege vuoi scendere? Ho l'impressione che senza di te il nostro ospite continuerà a fare scena muta e a scolarsi tutte le birre del frigo.”
“Anche quella artigianale al riso, miele e biancospino?”
“Soprattutto quella!”
“Tienilo lontano dalla mia preziosa Valle della Neve! Arrivo!”


Il maestro Leng liquidò i piagnistei dell'allievo rassicurandolo che Alaric era alla pagoda e raggiunse Yun Bai di sotto.
La loro conversazione telepatica non aveva impedito al mentalista di provare a socializzare col ragazzo, abbarbicato al frigorifero come un naufrago allo scoglio ed intento a tracannare l'ennesima birra della marca preferita del Signore degli Shen.
“Che bella sorpresa!” esclamò Ye Xue, poi si accucciò accanto a lui e stappò una bottiglia da cui bevve un lungo sorso avido.
Alaric lo guardò storto.
“Non è una sorpresa, scommetto che l'altro ti ha già rotto le palle per sapere se ero qui... e non è nemmeno bella, visto che probabilmente eravate a letto a fare i cazzi vostri e vi ho disturbato.”
Yun Bai schiarì la voce e strinse il nodo della sopravveste, indossata in fretta e furia all'arrivo dell'inatteso visitatore.
“Tu non disturbi mai, questa casa è sempre aperta per te, vero Yubi?”
“Certo...” il padrone di casa assentì conciliante e aggiunse “Vuoi qualcosa da mangiare? Bere tanto alcol a digiuno fa male.”
“Questa roba non farebbe ubriacare nemmeno un gatto... avete qualcosa di più forte?”
“Ehi, se non ti piace dalla a me!” intervenne Ye Xue preoccupato dall'assottigliarsi delle scorte.
In tutta risposta il francese prese il cartone e lo allontanò.
“Che razza di Ospite sei? È leggera, però il sapore mi piace!”
“Vuoi dirci il motivo che ti porta nella nostra cucina alle tre di notte per ubriacarti?” chiese Yun Bai, che si adeguò all'andazzo informale della conversazione e sedette a terra accanto a loro.
Alaric gli passò una birra e sogghignò.
“La Lanterna Fatata ha già chiuso e non ha camere in affitto, qui posso sempre sperare in un divano o alla peggio nel tappetino da meditazione!”
“Hai litigato con Ye Feng a causa di... quello?”
Il Signore degli Shen fece un cenno vago all'occhio bendato e l'interpellato ridacchiò.
“Sei un vero detective! Ti ha già spiegato quanto è stato stupido e goffo il suo pupillo oggi?”
“Non ha fatto in tempo, qualcuno stava finendo la mia provvista di birra artigianale cinese e dovevo occuparmene.”
“Una buona scusa per schivare le sue lagnanze!”
I due buontemponi ammiccarono complici e fecero tintinnare i vetri delle bottiglie in un brindisi sotto lo sguardo perplesso del mago.
Sembrava assurdo eppure, dopo l'ultimo movimentato confronto, il lavativo millenario e il galletto ribelle filavano d'amore e d'accordo.
Peccato non accadesse altrettanto tra Alaric e Ye Feng.
“Ti ha sgridato perché ti sei fatto male mentre stavi lavorando.” concluse Yun Bai “Forse ogni tanto dovresti ascoltarlo, lui è...”
“Un pedante signor So tutto io, che si compiace di quanto sia generoso nel voler condividere la sua saggezza coi poveri stronzi mortali come me!”
“Dovrei infilare un pezzo di sapone in quella boccaccia maleducata che ha parlato male del mio allievo...” mormorò il Signore degli Shen.
Il ragazzo fece spallucce.
“Qualcosa mi dice che non lo farai invece.”
“Diamine anche tu hai le tue ragioni.” convenne l'altro.
“Gege!”
“Yun Bai tu lo difendi perché siete in sintonia! State ore in silenzio ad osservare i petali che galleggiano sull'acqua, prova a metterti nei panni di Alaric ogni tanto!”
“ E perché non in quelli di Ye Feng?”
“Perché a volte è una vera rottura!” esclamarono all'unisono i suoi interlocutori.
Dopo una pausa dal terzetto si levò un sospiro corale.
“D'accordo.” si arrese il mentalista “Lo ammetto: Ye Feng è ostinato e severo, ma i suoi rimproveri sono dettati dalla preoccupazione, tiene molto a te e vorrebbe saperti sempre al sicuro.”
“Le parole di Yubi corrispondono al vero, è la prima volta che vedo il mio wanbei così coinvolto, sta solo cercando di proteggerti.”
L'apprendista alzò gli occhi al soffitto e si perse qualche istante a contemplare le travi intagliate. “Fate bene a parlare, voi non dovete dimostrare niente a nessuno.”
“Ye Feng non è tipo da pretendere conferme, sa esattamente quanto vali e quali sono le tue potenzialità ragazzo!”
“Infatti sono io che ho bisogno di dimostrare qualcosa! Avete idea di quanto sia frustrante vivere con qualcuno che è già un figo appena sveglio? Che tiene la sua stanza come la pubblicità di una rivista di arredamento e riesce a mangiare gli spaghetti al sugo senza macchiare di unto il vestito?”
“Lui non è sempre stato così perfetto...”
Ye Xue si accinse a raccontare uno dei tanti aneddoti di quando il suo brillante allievo era un delirante straccione allo sbando, però l'amante gli strinse impercettibilmente la mano sul braccio e presa la parola.
“Questo genere di perfezione si acquisisce seguendo una condotta di vita rigorosa, ed è alla tua portata se lo vuoi; tuttavia penso che a Ye Feng piacciano i tuoi piccoli difetti e preferisca vederti crescere e camminare sul tuo sentiero, invece di avere al fianco un'imitazione di sé stesso.”
“Per quanto possa crescere come mago non sarò mai alla sua altezza.” sussurrò Alaric.
“È molto tardi, perché non ti fermi qui stanotte e ne parliamo domani?” propose Yun Bai glissando sulla considerazione pessimista del ragazzo.
“Posso dormire sul tappetino allora?”
“C'è la camera degli ospiti all'ultimo piano, pensi di riuscire ad arrivarci?”
“Sono tornato dalla locanda in condizioni peggiori.” dichiarò spavaldo il francese.
Il padrone di casa lasciò che trovasse da solo le scale e rimase seduto anche quando lo vide salire a quattro zampe, sacramentando a causa dei gradini ripidi.

“Gege smettila di fissarmi come se mi fossero spuntate le corna di un drago...”
“Non lo hai smentito!”
“A quale proposito?”
“Lo domandi? Avresti dovuto incoraggiarlo, dirgli magari che aveva davanti un brillante futuro come mago e Ye Feng sarebbe stato molto orgoglioso di lui!”
“E se così non fosse?”
Il maestro Leng trasalì scandalizzato, ma l'altro insistette.
“Se fosse destinato ad un'esistenza grigia, monotona, chiusa tra le quattro mura di suo laboratorio... Ye Feng sarebbe ancora orgoglioso del giovane apprendista?”
“Io... immagino di si!”
“Hai esitato.” ripose il mentalista, accennando un sorriso.
“La verità è che spesso nemmeno io so cosa gli passa per la testa, a-Feng è un enigma anche per me.”
“Sono rimasti imprigionati in un circolo vizioso: Alaric è come la piantina che sta cercando di alzarsi verso il sole, però è soffocata dalle premurose attenzioni del giardiniere; di contro lui si lamenta e si stupisce che non sia ancora fiorita.”
“Quindi... dovremmo avvicinarci di soppiatto, tramortire il giardiniere, imprigionarlo nel capanno degli attrezzi e dare modo alla piantina di crescere?”
L'amante gli rivolse uno sguardo meravigliato “Mi leggi nel pensiero?”
“N-no era solo una deduzione logica del tuo paragone botanico!”
“In realtà avrei un'idea...”
Yun Bai socchiuse le palpebre e le sue labbra presero una piega compiaciuta.
Il Signore degli Shen, che conosceva quell'espressione, cominciò a preoccuparsi.



Alcune ore più tardi il mago fu svegliato anzitempo dall'ennesimo sussulto del letto, Ye Xue continuava a rigirarsi senza trovare pace.
“Gege stai tranquillo, il piano è a prova di errore.” mormorò assonnato, quindi cercò a tentoni l'amante e si strinse a lui.
Gli rispose un mesto sospiro.
Bǎo bèi...”
“Uhm?”
“Anche tu soffri di un complesso d'inferiorità come il ragazzo? Ti senti inadeguato o poco apprezzato?”
“Nei confronti di chi scusa?”
“Nei miei è ovvio!”
L'interpellato lo contemplò serio per qualche istante, poi cominciò a ridacchiare, infine a ridere apertamente quando l'aria sconcertata di Ye Xue si tramutò in esasperazione.
“Dico sul serio! Sei un bravissimo mago, hai molti talenti e...”
“Gege... L'amore è forse una gara per stabilire il primo e il secondo posto?”
“No e ringrazio gli dei di questo, il solo pensiero che tu facessi dei confronti tra noi sarebbe un dolore insopportabile!”
“Bene allora rasserena il tuo animo e scaccia i brutti pensieri, non farò mai paragoni tra noi, perché indubbiamente io sono migliore di te...”
Il Signore degli Shen impiegò qualche istante ad elaborare il terribile smacco; come avrebbe detto Alaric era stato appena asfaltato dall'adorabile creatura che teneva tra le braccia e gli faceva gli occhi languidi dopo averlo massacrato a parole.
“Resta comunque il fatto che sei più basso, di una spanna abbondante!” bofonchiò offeso.

Fine dodicesima parte


⋆ La voce dell'onniscienza ⋆

Ohi-ohi e Buon Anno della Tigre a tutti ^^
Le bravate dell'apprendista francese ci accompagneranno anche in questo inizio 2022, Alaric mal tollera l'atteggiamento saccente di Ye Feng e non risparmia di mandargliele a dire, salvo poi ripiegare in buon ordine in quello che è diventato un rifugio d'emergenza ogni volta che litiga col suo amante, ovvero la pagoda della coppia senior.
Potevano Gege e Yubi restare indifferenti davanti ai patemi d'animo dei loro protetti?
Assolutamente no!
Per la nostra gioia decidono d'immischiarsi e Yun Bai elabora un piano geniale per alzare di qualche tacca l'autostima del francese, mostrando allo stesso tempo a Ye Feng che il ragazzo non è poi così debole e imbranato come sembra.
Preparatevi ad una trasferta nel Mondo degli Spiriti ricca di colpi di scena, arti marziali, magia e volpi a nove code... Cosa c'entrano le huli jing (parenti strette delle kitsune giapponesi e delle gumiho coreane) con questa storia?
Lo saprete mediamente a breve col prossimo aggiornamento!






Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Il momento migliore per piantare un albero era vent'anni fa. Il secondo miglior momento è ora. ***


banner


Capitolo XIII°
Il momento migliore per piantare un albero era vent'anni fa.
Il secondo miglior momento è ora.

“Vuoi uscire dal Santo Sepolcro si o no? Gesù è risorto dopo tre giorni, hai intenzione di battere il suo record?”
Le invettive si alternavano con micidiale precisione ai colpi sulla porta e ad ogni pugno sul legno veniva meno un po' della concentrazione e del profondo stato di atarassia in cui il Maestro Leng si stava crogiolando.
Presto il sottile pannello divisorio avrebbe ceduto lasciando che i barbari dilagassero nel suo territorio.
“Cos'è tutta questa urgenza?”
Uno spiraglio si aprì ed emerse il volto pallido di Ye Feng ancora atteggiato ad un sereno distacco; il francese colse l'occasione e s'intrufolò all'interno costringendolo a farsi da parte.
“Allora sei vivo, hallelujah, hallelujah! In questa stanza il tanfo dell'incenso è talmente forte che si taglia col coltello, per fortuna non bruci marijuana e foglie di coca!”
Alaric spalancò la finestra lasciando entrare la fresca brezza notturna insieme al frinire del grilli e ai suoni del borgo.
Il Signore degli Shen storse appena le labbra in una smorfia di fastidio.
L'equilibrio e la calma ritrovati dopo alcuni giorni di meditazione ininterrotta erano a serio rischio con quella irruzione.
“È successo qualcosa?”
“Dipende dall'importanza che dai alle novità; ad esempio il Sole è sorto e tramontato anche senza il tuo indispensabile contributo, io ho trovato di che sfamarmi una volta terminati i baozi e i nostri cognati ci invitato per il weekend al Palazzo d'Estate.”
“Non verrò.”
La risposta indisponente non colse impreparato l'interlocutore.
“Ye Xue lo sapeva, perciò ha detto di stare tranquillo, penseranno lui e il Maestro Sheng alla mia incolumità.”
“Il Palazzo d'Estate è nel Mondo degli Spiriti, tu ne hai paura!”
“Quando visiti un quartiere malfamato con una guida del posto non c'è niente da temere e visto che tu avresti prevedibilmente rifiutato il mio simpatico cognato ha offerto la sua disponibilità.”
“Smettila di chiamarlo cognato e comunque avrebbe dovuto interpellare me prima!”
“Eri in modalità aereo e come ti ho appena spiegato: la vita va avanti lo stesso. Ho già preso accordi con loro, sono entrato solo perché devo prendere il borsone dentro la cassapanca...”
L'apprendista lo aggirò e dedicò le sue attenzioni al recupero dell'oggetto, lasciando Ye Feng alle prese con un grosso rospo da ingoiare.
“Ti accompagno.” disse dopo aver ponderato in silenzio alcuni istanti.
Il ragazzo, che gli dava le spalle, sogghignò; stava andando esattamente come aveva previsto il lavativo millenario.
“Non serve, davvero, ma grazie.”
Quando si girò verso di lui il ghigno era diventato un candido sorriso.
“Ti accompagno perché potresti trovare il viaggio sulle Linee del Drago molto più spiacevole rispetto a quando ti sposti con me, inoltre voglio accertarmi che Xue Ge ti riservi un padiglione sicuro, alcuni stanno in piedi per miracolo!” insistette l'altro.
“Mi arrendo davanti a tanta premura! Partiamo tra un'ora, il maestro Sheng sta compilando i permessi insieme a Maya.”
A quel punto era tardi per rimangiarsi la parola data e in fondo nemmeno a lui dispiaceva trascorrere qualche giorno in compagnia di Alaric, lontano dalle imprevedibili bizzarrie di Serannian.



“Questo posto è la fine del mondo!”
Ye Feng annuì conciliante all'ennesima esternazione del giovane francese, in pieno delirio esplorativo.
Erano arrivati al Palazzo d'Estate da alcune ore eppure non riusciva a cancellare la sgradevole impressione di essere stato “incastrato” dal suo mentore riguardo al viaggio.
Forse la brutta sensazione era dovuta al fatto che Ye Xue e Yun Bai si erano defilati subito dopo aver accompagnato lui e Alaric nel grande appartamento della Perfetta Letizia, secondo solo al padiglione di rappresentanza quanto a maestosità.
“Guarda qui che roba... un armadio con cento cassetti ed alcuni hanno degli scomparti segreti!”
“Fai attenzione, quel mobile ha trecento anni ed è un pezzo unico...”
“Xue Ge ha detto di fare come se fossimo a casa nostra, io a casa mia i cassetti li apro!”
“Non hai paura che nascondano un mostro o un artefatto maledetto?”
“Più probabile che salti fuori un calzino spaiato, magari giunto qui dalla Terra dove una massaia disperata ora lo sta cercando nella lavatrice.”
L'apprendista fece spallucce e al Signore degli Shen sfuggì un sorriso.



“Il Mondo degli Spiriti è diverso da come lo descrivono i libri e i maghi che lo hanno visitato.”
Una volta esaurite le attrattive del loro padiglione Alaric aveva cominciato a guardare con troppo interesse gli esterni.
Ye Feng voleva evitare che finisse in una delle tante trappole costruite nel tempo dal padrone di casa e lo accompagnò a passeggio tra i silenziosi cortili lastricati in pietra grigia e i giardini in cui il Caso, la Natura e un rigoroso ordine geometrico componevano quadri di languida bellezza.
“Come lo descrivono gli occidentali?”
“Parlano di un luogo caotico, desolato, ingannevole; una specie di terra di nessuno abitata da mostri insaziabili e crudeli; i maghi più esperti riescono a trattare con queste creature e ad ottenere dei vantaggi, tuttavia sanno di non potersi mai fidare di loro e che alla prima occasione gli si rivolteranno contro.”
“I vostri scritti dicono il vero.” convenne l'altro dopo una breve pausa.
“Fatico a crederlo dopo aver visto il Palazzo d'Estate! Da quant'è che camminiamo? Eppure non avverto la presenza di spiriti maligni o il sentore della corruzione.”
“Questo perché siamo ancora nel territorio di Xue Ge.”
L'apprendista gettò uno sguardo alle sue spalle; il Palazzo e le imponenti mura perimetrali erano una vaga percezione in lontananza, resi incerti dalla luce crepuscolare e dal sottile strato di bruma, che ammantava ogni cosa come un impalpabile velo di tulle.
“Quanto è esteso il suo dominio?”
“Il dominio di un Signore degli Shen si estende fin dove è in grado di esercitare un controllo diretto o... indiretto. Entro quei confini la sua parola è legge e chi li attraversa senza essere stato invitato deve essere pronto a subirne le conseguenze.”
Detto ciò il maestro Leng compose con la mano destra alcuni gesti.
Alaric lo aveva già visto fare qualcosa del genere: usava gli stessi movimenti fluidi e precisi per disegnare gli ideogrammi.
Nell'aria si condensò un pulviscolo luminoso che formò un glifo a cui risposero in una sorta di risonanza magica altri glifi, prima nelle vicinanze poi nel fitto del bosco, fin dove l'occhio poteva scorgerne la luce.
Le labbra del giovane francese emisero un fischio di apprezzamento, era la prima volta che vedeva all'opera i poteri di Ye Feng e cominciava a dubitare che ne avesse altri al di fuori del teletrasporto e della pignoleria.
“Formano un reticolo piuttosto fitto...”
“Sono ammonimenti a non proseguire, se vengono distrutti o rimossi si attivano le difese del Palazzo.”
“Insomma sono cartelli di proprietà privata.”
“Ne hai uno anche tu.”
“Eh?”
Il ragazzo sgranò gli occhi poi iniziò a controllare gli abiti.
“Dove... dove l'ha nascosto quella canaglia? Poteva almeno avvisarmi!”
“Non l'ha messo lui, l'ho applicato io.”
“E quando? Non me ne sono accorto!”
“Appena siamo arrivati nel Mondo degli Spiriti ed è invisibile perché l'ho impresso direttamente sulla tua anima.”
“Cazzo e lo dici così? Come se mi avessi attivato una tessera sconto in profumeria?”
Alaric ormai aveva gli occhi fuori dalle orbite, ma il Signore degli Shen non si scompose.
“È temporaneo, svanirà appena torneremo a Serannian.”
“Oh, tu... ”
“Come umano sei una preda oltremodo appetibile, ancor meglio visto che possiedi qualche potere magico, ci sono spiriti che divorerebbero la tua anima senza battere ciglio e poi prenderebbero possesso del corpo per usarlo sulla Terra compiendo ogni genere di nefandezza; infine una volta esaurito il divertimento lo abbandonerebbero come un sacco vuoto nel primo vicolo buio.”
“...Tu sei davvero previdente!”
Alaric, già pronto ad una dantesca invettiva, considerò all'improvviso la faccenda sotto una luce diversa e si persuase che avere addosso un cartello di Proprietà Privata non era il peggiore dei mali.
“Sono felice che concordi con me sulla necessità di questa piccola precauzione.”
“Mica tanto piccola... Sarò anche un semplice apprendista, però ho ben presente quanto sia pericoloso intervenire sull'anima di una persona.”
“So come fare, fidati.”



I due erano ormai sulla via del ritorno e il ragazzo, dopo aver rimuginato tra sé e sé, ruppe la pace del momento formulando una domanda che il Signore degli Shen aveva messo in conto.
“Quindi anche tu hai un palazzo e un territorio?”
“Si, a poca distanza da qui, verso Nord.”
“Ah!”
“Sei sorpreso?”
“Un po', pensavo che tu e Xue Ge viveste insieme.”
“Abbiamo vissuto a lungo insieme, ma prima o poi giunge per tutti il momento di lasciare il nido, giusto?”
“Già.” l'interpellato sorvolò e cambiò discorso “Mi porti a visitarlo?”
“No.”
Stavolta il rifiuto così netto e inatteso lo colse impreparato.
“Non giudicherò se c'è un po' di polvere sui mobili o la cucina in disordine!”
“Non si tratta di questo.” Ye Feng esitò alcuni istanti prima di proseguire “È che... mi sembra prematuro.”
“Ok, sei della vecchia scuola: porti a casa la ragazza solo quando sei sicuro che sia quella giusta.”
Vedendolo in difficoltà Alaric provò a sdrammatizzare e l'altro accennò un sorriso.
“Tuttavia ho intenzione di mostrarti un posto ugualmente molto speciale.” rispose.
“Ci andiamo domani?”
Il Signore degli Shen annuì e il suo sorriso si fece più convinto, poi infilò le mani nelle ampie maniche dell'hanfu e affrettò l'andatura costringendo il francese a rincorrerlo.

Durante la cena, consumata in un pittoresco padiglione ottagonale sospeso sulla cascata della Montagna di Giada, Alaric apprese che il Palazzo non era così abbandonato come gli era apparso all'inizio.
Il maestro Leng aveva stipulato un contratto spirituale con certo numero di yìshǐ-guǐ, i servi fantasma.
In cambio del diritto di abitare nelle sue terre gestivano la complessa dimora e si occupavano delle necessità degli ospiti in maniera talmente discreta che neppure Yun Bai aveva percepito la loro presenza.
Erano dei tuttofare: sorvegliavano gli ingressi, apparecchiavano la mensa, spolveravano e spazzavano le foglie dai giardini.
Il vecchio Alaric, un paio di mesi prima, sarebbe scappato pancia a terra terrorizzato una volta appreso che doveva dormire su un letto rifatto da mani invisibili.
Il nuovo Alaric, ormai abituato a convivere con un Signore degli Shen, si limitò sobriamente ad apprezzare la loro efficienza.
“Che programmi avete per domani?” chiese il mentalista.
Erano giunti a fine pasto e stavano degustando una selezione di liquori pregiati, conservati all'interno anfore modellate e decorate a mano.
Li accompagnavano dei piccoli frutti canditi infilati su lunghi bastoncini, tanto lucidi e perfetti da sembrare finti.
“Voglio mostrare ad Alaric la Sorgente Lěngrè*.”
Ye Feng posò la tazzina di porcellana e cercò lo sguardo del Mentore, che annuì convinto.
“Ottima scelta! Vi divertirete!”
“C'è una sorgente calda e fredda?” domandò Yun Bai incuriosito dal nome.
“È termale e ha proprietà curative.”
“Allora ho fatto bene a infilare il costume in valigia!” esclamò l'apprendista “Dove posso rimediare un paio di asciugamani e la stuoia? Domattina mi alzo cinque minuti prima e preparo qualche panino per il pranzo al sacco...”
“Non andiamo in spiaggia!” lo riprese Ye Feng, mentre gli altri due già ridevano “È una fonte termale, ha una potente aura mistica e proprietà taumaturgiche che richiamano molte creature sovrannaturali!”
“Quindi facciamo bird watching? Va bene, volevo mettere le ciabatte, terrò gli scarponcini da camminata.”
“Dovreste andare a dormire presto.” suggerì il padrone di casa “La Sorgente Lěngrè si trova quasi al confine del mio territorio e a piedi sono circa tre ore; il teletrasporto è molto più comodo, ma l'itinerario offre scorci e paesaggi magnifici che devi assolutamente vedere ragazzo.”
Detto questo si alzò seguito da Yun Bai, poi insieme presero congedo augurandogli la buonanotte.
Mentre si lasciavano alle spalle una vivace trattativa sull'elenco di cose necessarie per la gita, il mentalista prese la mano dell'amante e gli trasmise un breve messaggio telepatico.
“Anche noi andiamo a letto presto... Dobbiamo organizzarci per tempo e domani sarà una giornata impegnativa.”
“Questo significa niente sesso?”
La risposta era stata formulata col pensiero, tuttavia somigliava ad un grido di disperazione.
Il mago ridacchiò.
“Uno sportivo pratica astinenza prima di una gara importante.”
“Noi non siamo degli atleti!”
“Saremo messi alla prova dal tuo allievo, lo hai istruito tu, sai di cosa è capace.”
Stavolta gli rispose solo un vago brontolio; era seccante ammetterlo, però Yun Bai aveva ragione: Ye Feng non si sarebbe limitato a porgere cristianamente l'altra guancia allo scherzetto che gli stavano preparando.



“Quanto manca?”
La domanda, una delle poche in grado di mandare in crisi anche gli animi più temprati, fece alzare gli occhi al cielo al Signore degli Shen.
“Siamo più vicini di dieci minuti fa, quando l'hai chiesto per l'ultima volta.”
“Non è colpa mia se l'orologio ha smesso di funzionare e il cielo ha lo stesso colore mattina, pomeriggio e sera; il Carro del Sole non passa da queste parti?”
“Quello è un mito greco, noi siamo estranei all'influenza delle divinità occidentali, il Sole sorge anche nel Mondo degli Spiriti, ma solo sugli altipiani e le montagne più alte.” Ye Feng le indicò sull'orizzonte, poi aggiunse “Queste terre si trovano in una depressione che rimane sempre in penombra, diversamente la vita delle creature sovrannaturali sarebbe molto più complicata.”
Alaric convenne, abitare in un posto immerso in una eterna luce crepuscolare era un bel vantaggio per chi si decomponeva, bruciava o svaniva al primo raggio di luce.
“Quindi ci sono anche i vampiri?”
“Intendi i Bevitori di sangue dell'Ovest?”
“Si, tipo Mordicchio!”
Il suo accompagnatore impiegò qualche istante per identificare il proprietario dell'appellativo e, nonostante fosse contrario all'uso di diminutivi e vezzeggiativi, il soprannome che aveva affibbiato a Dieter lo fece sorridere.
“La sua razza non è ben vista qui, perché siamo in competizione sulla Terra.”
“Oh giusto per via del... cibo.”
Ye Feng ebbe un moto di fastidio, s'innervosiva sempre quando il giovane apprendista sfiorava in qualche modo l'argomento.
“Non è solo... una questione di prede, in un mondo globalizzato è facile che i nostri interessi economici e politici vengano a scontrarsi, ad esempio è fastidioso scoprire che la società quotata in borsa su cui hai messo gli occhi appartiene ad un anziano vampiro inglese.”
“Diamine smettila di parlare come uno Squalo di Wall Street, mi fai paura e non ti immagino a giocare a scacchi sotto la veranda, mentre ordini di investire milioni di dollari in azioni!”
“Perché? Da dove credi che arrivi la mia fortuna? La villa in Cina non è piovuta dal cielo.”
“Pensavo fossi ricco di famiglia, come Xue Ge!”
L'interpellato tacque; non aveva ancora trovato le parole giuste per spiegare ad Alaric su quali basi era costruita la loro Fortuna, perché erano intrise di sangue, inganni, alleanze e tradimenti, ma soprattutto di un'enorme, smisurata sofferenza.
Ciò che vedeva il ragazzo era il vertice levigato e lucente della piramide; togliendo la sabbia tra le pietre sconnesse avrebbe trovato trappole mortali e scorpioni velenosi.
“L'origine del denaro è poco interessante e a volte è bene ignorare quali strade ha percorso prima di arrivare nelle nostre tasche; è per questo motivo che abbiamo gli intermediari, umani disposti a curare i nostri interessi in cambio di qualche piccolo vantaggio.”
Presentata in questo modo la squallida realtà fatta di ricatti, scambi di favori e loschi intrallazzi con individui poco raccomandabili, a volte veri e propri criminali, sembrava perfino accettabile.
“Inoltre consideriamo volgare discutere d'affari nel Mondo degli Spiriti, se vuoi qualche consiglio sui tuoi futuri investimenti ne riparleremo a Serannian, adesso pensiamo a goderci la giornata e il panorama, finalmente siamo arrivati alla Sorgente.”
Ye Feng gli indicò il sentiero che curvava verso destra; oltre il profilo degli alberi s'intravedeva un chiarore azzurro, mentre l'aria densa e lattiginosa era satura del pungente odore sulfureo delle acque termali.

Alaric allungò il passo, poi si fermò dove il ciglio della strada digradava bruscamente verso un anfiteatro naturale che lo lasciò attonito, a bocca aperta.
Sotto di lui il pendio della collina scendeva a formare una serie di terrazze rivestite di calcare purissimo; ogni terrazza ospitava una o più pozze piene di acqua, il cui colore sfumava verso il basso dal turchese allo smeraldo brillante.
“Scommetto che non c'è niente del genere a Serannian...” sottolineò Ye Feng con una punta d'orgoglio.
“Parla piano o il Dottor Tersilius te ne fa trovare una copia al ritorno.”
“Dubito che possa riprodurre le sue caratteristiche, ogni piscina è unica per proprietà curative e...”
“E io le voglio provare tutte!” esclamò entusiasta il giovane francese, che dimostrando un'agilità insolita abbandonò a terra lo zaino, tolse gli scarponi, la felpa e si gettò nella prima pozza disponibile ancora mezzo vestito.
Il maestro Leng aspettò un paio di secondi, poi lo vide riemergere urlante, mentre cercava di guadagnare il più velocemente possibile l'uscita.
“Cazzo è bollente!” sbraitò “Cuocete le aragoste lì dentro?”
“Stavo per spiegarti che prima di immergersi bisogna scegliere con attenzione il tipo di acqua e la sua temperatura, però tu non mi ascolti mai...”



Delle risatine ironiche alle loro spalle costrinsero l'apprendista a voltarsi, tra il vapore delle piscine intravide delle figure in movimento e guardando meglio si accorse di una vera e propria fauna che frequentava la sorgente: conigli, cervi, scoiattoli, ma soprattutto volpi...
“Una, due, tre, cinque... nove! Volpi a nove code, sono Kitsune!”
“Ohibò... Devi essere un mago principiante se ci confondi con le nostre cugine giapponesi...”
“Ye Feng! Quella... quella volpe mi ha appena parlato! In francese!” esclamò Alaric puntando il dito verso un grosso esemplare dal pelo rosso lungo e folto accoccolato sul lato opposto della piscina.
“Frequentiamo la Terra da molto tempo e abbiamo imparato i vostri linguaggi più comuni: francese, inglese, spagnolo, sono utili con i turisti...”
“Sono buoni i turisti sorella.” le fece eco un'altra volpe, appena più piccola della prima “Specie gli europei, pasciuti e saporiti al punto giusto...”
“Ma non gli americani.”
“No, no, troppi grassi, li allevano con un'alimentazione sbagliata...”
“Oh a proposito maestro Leng, grazie della colazione, non dovevi disturbarti, però apprezziamo il pensiero.”
Il ragazzo le ascoltava incredulo, lo stavano fissando e questo gli fece supporre che fosse lui la “colazione” in oggetto..
“Non l'ho portato per voi.” spiegò il Signore degli Shen, mantenendo un atteggiamento placido e distaccato anche quando una nuova presenza si materializzò tra le volute di vapore e gli cinse amorevolmente le spalle.
“Sei davvero crudele a mostrarci una preda dopo aver sigillato la sua anima, l'altro maestro Leng ce ne avrebbe fatto dono!”
L'ultima arrivata era senza mezzi termini una donna stupenda, dalle forme piene e sensuali, modellate con morbidezza sotto la pelle di giada; una volpe argentata come si poteva dedurre dalle code e dai capelli, gli unici vestiti da lei indossati.
“Sorella huli jing* l'altro maestro Leng vi strapperebbe le code e ne farebbe un mantello, se solo sapesse che avete messo gli occhi su un suo ospite.”
“In verità noi vorremmo metterci sopra i denti...” puntualizzò più anziana, poi vedendo il Signore degli Shen accigliarsi corresse il tiro “Tuttavia noto un interesse personale verso questo mago inesperto e ci conosciamo da troppi anni per rovinare la nostra alleanza a causa di un mancato invito a pranzo... Venite sorelle, il Mezzogiorno è passato, andiamo a cercare una preda più accessibile.”
“Saggia decisione, possa la Fortuna accompagnarvi nella caccia.” convenne Ye Feng.
“Davvero mi avevano messo sul menù?” chiese il giovane francese una volta soli.
“Si, però prima di sbranarti vivo si sarebbero divertite un po'. Alcuni lo considerano un modo piacevole di andare all'altro mondo.”
Sul momento Alaric non seppe cosa replicare, si limitò a seguire Ye Feng verso le piscine più in basso.
“Questa va bene” disse, dopo aver immerso una mano nell'acqua cristallina “Ha virtù calmanti e tonificanti, gioverà ai tuoi nervi scossi...”
“I miei nervi non sono... scossi!” obiettò l'interessato“Solo io trovo strano arrivare al party in piscina e scoprire di essere la portata principale del buffet?”
“È la normalità per me.” spiegò l'altro, mentre cominciava a spogliarsi e a piegare in modo ordinato i suoi abiti “Quando sarai abbastanza forte da trattare con le creature sovrannaturali alla pari, allora diventerà normale anche per te.”
Alaric lo imitò, ma continuò a borbottare il suo disappunto una volta sceso nella pozza.
“Dopo le volpi a nove code cosa devo aspettarmi? I conigli mannari? I cervi che sparano raggi laser dalle corna? I furetti antropofagi?”
“In realtà la creatura più pericolosa della sorgente è proprio di fronte a te...”
Ye Feng gli rivolse un sorriso e gli tese la mano affinché lo raggiungesse.
“Hai ragione, infatti le sorelle volpi sono scappate con la coda tra le gambe.” convenne l'apprendista, poi la strinse e lasciò che lo attirasse a sé.

L'acqua aveva una temperatura ideale e la sua fosforescenza si riverberava sulla pelle dell'Immortale rendendola quasi opalescente.
Forse aveva anche altre virtù oltre a calmare i nervi e a tonificare il corpo, perché il Signore degli Shen sembrava particolarmente rilassato e a suo agio, nonostante il “pubblico” che affollava le terrazze.
“Tu non hai paura?” chiese e lasciò che Alaric salisse a cavalcioni sopra di lui.
L'interpellato sogghignò con aria di sfida.
“Affatto, ho del materiale molto compromettente che ti riguarda caro maestro Leng e in caso di incidente verrebbe reso pubblico.”
“Sei un demonietto pericoloso, dovrò stare attento allora...”
Ye Feng gli cinse i fianchi snelli e abbronzati, beandosi del leggero fremito che ebbe la sua pelle a quel contatto.
“Non vuoi conoscere la mia formidabile arma di ricatto?”
“Sono delle fotografie. Le hai scattate quando dormo; durante il giorno vieni nella mia camera e per un motivo a me sconosciuto mi mordi le guance. Deduco che tu abbia immortalato questi momenti col telefono, come farebbe un bravo Millenials...”
“Lo sapevi?”
“Anche se il mio riposo sembra molto profondo non perdo mai il contatto con la realtà circostante. Perché mordi le mie guance? Non sei un E-gui*, quindi non è la fame che ti spinge.”
“Beh è complicato...” iniziò l'altro grattandosi il sopracciglio con aria imbarazzata “Diciamo che è una specie di rituale.”
“Sapevo che i maghi erano persone visionarie ed eccentriche, ma da qui ad attivare un rituale mordendo le guance del malcapitato di turno...”
“È un rituale antistress, le tue guance sono rotonde e soffici come i baozi, masticarle o pinzarle mi da un'enorme gratificazione!” precisò Alaric, che intanto gli affondava l'indice nella gota gongolando soddisfatto.
“Sei molto coraggioso o molto incosciente...” bisbigliò il Signore degli Shen, fissandolo sotto le palpebre socchiuse.
“Entrambe le cose direi, ma più la seconda!” rispose lusingato il francese.
“Hai idea di quanto sia pericoloso avvicinare un essere sovrannaturale quando dorme?”
Il colpevole provò a rispondere con una battuta, invece gli uscì un suono strozzato che si trasformò in un crescendo di risate; Ye Feng approfittava della sua posizione per fargli il solletico e Alaric si contorse finché non perse l'equilibrio e crollò in acqua, sollevando un'onda che tracimò nelle vasche sottostanti.
Gli spiriti animali protestarono contro la maleducazione della gioventù, poi si spostarono verso lidi più tranquilli lasciando i due padroni della terrazza.

Fine Tredicesima parte


⋆ La voce dell'onniscienza ⋆

Come vi avevo anticipato, su invito di Gege e Yubi, i nostri eroi partono per una breve vacanza rigenerante e rilassante nel Mondo degli Spiriti.
Sulla carta si presenta come un weekend all'insegna del buon cibo, del sesso e dei trattamenti termali, che trovano nel francese un entusiasta sperimentatore.
Noi scopriamo qualche dettaglio in più su cosa significa essere un Signore degli Shen e tutti gli oneri e i compromessi (più o meno leciti) che ne derivano.
Scopriamo anche che il territorio del Palazzo d'Estate è abitato da molte altre creature che convivono più o meno pacificamente. Intanto la coppia senior sta architettando qualcosa e fidatevi se vi dico che il programma "wellness and relazx" è agli sgoccioli!
Nel prossimo capitolo la situazione subirà un brusco e repentino cambiamento, mettendo a dura prova Alaric e Ye Feng.
Preparatevi a conoscere delle creature molto meno amichevoli e soprattutto a tante, tante mazzate!
Sempre qui, in tempi mediamente brevi ^-^
Ni hao e a presto!


yìshǐ-guǐ: servo fantasma
E-gui: fantasma affamato
Huli jing: parenti strette delle kitsune giapponesi e delle gumiho coreane per aspetto e prerogative, questi spiriti-volpe posso essere sia benevole che malvagie, ma sono soprattutto delle intriganti seduttrici.
Sorgente Lěngrè: letteralmente Sorgente Calda-Fredda




Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Guardare i fiori è facile; farli crescere è molto più difficile. ***


banner


Capitolo XIV°
Guardare i fiori è facile; farli crescere è molto più difficile.

“Dovremmo tornare...”
“Di già? Siamo appena arrivati!”
L'orientale prese una ciocca di capelli umidi dalla sua fronte e la scostò liberando spazio sufficiente ad appoggiarvi un bacio.
“Siamo a mollo da ore, diventeremo delle prugne avvizzite.”
“Non c'è niente di avvizzito qui sotto, anzi direi che è ancora piuttosto turgido!”
Come sempre il Signore degli Shen impiegò qualche istante per decifrare le allusioni maliziose del ragazzo, che nel frattempo aveva insinuato la mano tra le sue cosce, in cerca di conferme.
“Sfacciato! È immorale commentare certe pratiche!”
“Sei incredibile! Abbiamo fatto sesso in un posto da favola e non posso nemmeno lasciare una recensione per location, servizi e compagnia?”
“Abbassa la voce!”
“Non c'è nessuno, chi dovrei disturbare?”
“Esatto... Non c'è più nessuno.”
Il volto pallido dell'Immortale fu attraversato da un'ombra d'inquietudine e anche Alaric si fece attento: la sorgente, fino a poco prima popolata da svariate creature, era deserta.
“Sono andati a pranzo?”
“Vieni, usciamo e vestiamoci.”
Il fatto che Ye Feng avesse evitato di rispondere alla domanda diretta lo impensierì e senza ulteriori indugi si apprestò a seguirlo.
Una volta fuori dall'acqua non perse tempo ad asciugarsi, prese gli abiti che aveva appallottolato in un angolo e li indossò in fretta.
Era ancora chino ad allacciarsi gli scarponi quando una zaffata di odore nauseabondo prevaricò il lezzo sulfureo delle acque termali e lo colpì dritto allo stomaco, come se all'improvviso avessero scoperchiato decine di tombe esponendo all'aria cadaveri in decomposizione, fiori marci e terra fradicia.
Alaric aveva una cognizione abbastanza precisa del tanfo che appestava la sorgente: era l'odore della Corruzione.
Un mago poteva riconoscerlo grazie ai sensi sottili e, a giudicare dalla sua violenza, quello veniva direttamente dall'inferno.
“Ye Feng...” disse a fatica, mentre premeva le mani su naso e bocca per evitare di respirare i miasmi pestilenziali “usa il teletrasporto, metti le ali, fa come vuoi, ma andiamocene da qui!”
“Non posso...” rispose il Signore degli Shen bloccato nell'atto di compiere un passo che tuttavia esitava a fare.
Guardando a terra l'apprendista ne intuì il motivo: sottili linee rosse s'intersecavano tra l'erba e le rocce formando un intricato disegno geometrico che abbracciava l'intero perimetro della collina; era un pentacolo enorme, forse il più grande che avesse mai visto.
“È magia nera?”
“È un mandala di impedimento, l'esatto contrario del classico mandala.” sussurrò l'Immortale “Uno favorisce la concentrazione e la meditazione, questo confonde e disorienta; uno dura il tempo necessario al suo completamento, questo ha effetti permanenti.”
“Tradotto dal misticismo orientale cosa significa?”



“Che il tuo amico non può usare i suoi poteri!” gli rispose una voce da qualche parte oltre il velo di nebbia.
Il suo sfuggente proprietario si esprimeva in un francese fluente e cordiale, nonostante mantenesse il volume su registri talmente bassi da far vibrare l'anima di Alaric.
“Cristo santo... in che situazione ci siamo infilati e come ha fatto a degenerare così in fretta?” mormorò battendo i denti, mentre la paura s'insinuava insieme al freddo fin dentro le sue ossa.
“Stai deliberatamente violando il territorio protetto dal Signore del Palazzo d'Estate, mostrati e dichiara le tue intenzioni.”
La replica pronta di Ye Feng fece sobbalzare il ragazzo, ma al tempo stesso lo rassicurò.
Dopo il momentaneo smarrimento il Maestro Leng era tornato padrone di sé.
“Una protezione alquanto inefficace dato che io sono qui e tu sei lì.”
La foschia si diradò rivelando una sagoma umana emaciata e di insolita altezza, da cui pendevano strati e strati di abiti di seta , alcuni vecchi e laceri, altri nuovi e ricamati a colori sgargianti.
Era un mistero come riuscisse a muoversi con tutta quella roba addosso e come potesse vedere, dato che la testa e l'ampio cappello di bambù erano avvolti da pesanti drappi rossi.
Il francese avrebbe voluto fare qualcosa, ma era paralizzato dall'aura nefasta emanata dalla creatura; le sue gambe erano di cemento e si rifiutavano di avanzare o retrocedere, aveva la gola secca e a malapena riusciva a ricordare il suo nome, figurarsi un semplice incantesimo.
“Il mandala non mi tratterrà per sempre, sei stato molto astuto a tendere questa trappola e a nascondere la tua presenza, ora dovresti essere altrettanto saggio da ascoltare il mio consiglio e andartene; al Palazzo d'Estate ormai sapranno che sei qui e il padrone di casa detesta gli intrusi.”
“Ah! Sono parole molto assennate giovane Signore degli Shen e in altre occasioni ben volentieri accetterei il suggerimento, però vedi... le circostanze mi forzano a rimanere.”
“Quali circostanze?”
Ye Feng strinse i pugni e si impose di rimanere fermo quando il sinistro personaggio avanzò di un passo nella sua direzione; dietro di lui c'era Alaric, probabilmente spaventato a morte.
“Io e la mia sposa siamo in viaggio da molto tempo e lei ha bisogno di rifocillarsi... vieni laopo*, non essere timida, presentati.”



Al bonario invito rispose una seconda creatura fino ad allora celata dall'ingombrante mole della prima.
Il fatto che fosse molto minuta non la rendeva meno inquietante, vestiva un abito funerario sontuoso ed elaborato, eppure le estremità apparivano logore e strappate.
I suoi passi incerti provocarono il tintinnio dei monili preziosi di cui era adorna e ad esso si accompagnò un fioco lamento, soffocato dai lunghissimi capelli neri dietro cui nascondeva il volto.
Alaric aveva un notevole bagaglio di conoscenze letterarie e cinematografiche sulle creature dell'Incubo e sapeva che da quelle troppo amichevoli e da quelle piangenti non c'era da aspettarsi niente di buono; quanto a Ye Feng aveva già identificato a quale casta di anime tormentate apparteneva la coppia e aveva fondati motivi di essere preoccupato.
“Vi siete spinti lontano dalle Terre dell'Oblio, perché un anziano dàshì guǐ* dovrebbe rinunciare alla sua posizione di prestigio avventurandosi in un dominio ostile?”
“La risposta è qui davanti ai tuoi occhi giovane Signore degli Shen, la mia sposa ha smesso di ricevere le offerte rituali dai viventi; la sua famiglia si è estinta, non c'è più nessuno che lucidi e pulisca la sua tavoletta votiva, nessun parente o amico che si ricordi di bruciare denaro o portarle il riso durante il Festival dei Fantasmi... Perciò la mia laopo soffre e deperisce.”
Lo spettro tacque e per un attimo la dolente litania della donna fu l'unico suono percepibile nei paraggi.
“La sua storia è molto triste, tuttavia non c'è niente qui per voi, riprendete il viaggio e sperate in miglior sorte.”
“Di questo passo lei si consumerà fino a scomparire, neppure questo ti induce a compassione? Hai davvero un cuore di pietra come si dice della vostra razza!”
“Ehi! Posso provvedere io all'offerta!” esclamò il francese d'impulso.
“Sta zitto!” lo redarguì Ye Feng.
Era la prima volta che usava un tono così duro e imperativo con lui.
“È sufficiente bruciare un po' di incenso e offrire del cibo, poi andranno via... dov'è il problema?”
“Alaric...” mormorò minaccioso l'Immortale.
“Oh, questo giovane mago della Terra ha un'indole generosa...” a parlare stavolta fu la presenza femminile e la sua voce somigliava al crepitio delle foglie secche spazzate dal vento autunnale “Che dici, basteranno un po' d'incenso e una ciotola di riso a restituirmi l'antica bellezza?”
Con le piccole mani adunche prese i capelli e li scostò dal viso, nel medesimo istante l'apprendista cominciò ad urlare inorridito.
Come studioso di magia credeva di essere abituato ai mostri, ma ciò che aveva di fronte superava di gran lunga la scarsa esperienza di mago e quella ben più vasta di esperto gamer nonché appassionato spettatore di film horror.
“Alaric smettila, li rendi più forti così!”
“Cazzo! Quindi è vero che gli spiriti si nutrono delle emozioni umane, questo potrebbe essere un problema perché lei mi fa una paura fottuta!”
“Le tue sono parole irrispettose ragazzo, penso che rifiuterò il riso e passerò direttamente alla portata principale!”
L'apprendista se la vide arrivare addosso senza poter reagire, nemmeno Ye Feng riuscì a trattenerla; quando scattò in avanti lui provò ad anticiparla, però venne arpionato e bloccato dalla morsa ferrea dell'altro spettro.
Alaric si trovò ad annaspare nell'acqua, era bastato un solo colpo messo a segno all'altezza del diaframma per scaraventarlo indietro di una decina di passi, fino a farlo cadere nella piscina termale.
Era nel panico e non riusciva ad aggrapparsi al bordo per risalire, il dolore gli attraversava il petto come una lama rovente ed aveva risucchiato tutta l'aria dai suoi polmoni lasciandolo privo di forze, col serio rischio di annegare in mezza gamba d'acqua.
“È buffo: un potente Signore degli Shen che si accompagna ad un tale impiastro...” la donna lo afferrò per il bavero della felpa e lo sollevò dall'acqua come uno straccio bagnato “L'unica spiegazione è che tu sia molto... gustoso.”
Il ragazzo vide le sue labbra sottili tendersi in un ghigno e poi spalancarsi su una bocca enorme nel fondo della quale brillava una luce verdastra.



Tutto questo stava accadendo sotto gli occhi di Ye Feng, che aveva ben presenti le conseguenze: la xīqìguǐ avrebbe assorbito il Qi del mago fino a svuotarlo.
Tra le varie specie di fantasmi i Divoratori di Qi erano i più simili a lui ed anche i meno interessati a lasciare in vita le loro vittime.
“Se non ordini alla tua amata laopo di lasciarlo andare la sua tavoletta votiva sarà l'unica cosa che ti rimarrà di lei, poi io mi assicurerò di distruggere anche quella e infine mi occuperò di te.”
“Una promessa avventata per chi si trova in netto svantaggio e non può usare i suoi poteri...” precisò suadente l'ossuta creatura all'orecchio dell'Immortale, stringendo la presa del braccio attorno al suo collo.
“Sono superflui dal momento che basta trovare un punto preciso ed esercitare la giusta pressione...”
Il Signore degli Shen sogghignò sentendo la stretta allentarsi poco dopo.
Usare le mani per cercare di colpirlo sarebbe stata una perdita di tempo e di forze, mettere a frutto la sapienza della tradizione medica cinese era decisamente un'idea migliore.
Gli spiriti non lasciavano scorrere il proprio Qi lungo tutti i canali del corpo, preferivano risparmiarlo e concentrarlo solo dove ne avevano davvero bisogno; nella fattispecie al dàshì guǐ servivano due braccia forti per tenerlo imprigionato e Ye Feng aveva interrotto la trasmissione dell'energia vitale premendo sul meridiano del cuore, all'altezza della piega del gomito.
Approfittò del suo cedimento per divincolarsi e attaccare la xīqìguǐ, che aveva ancora le fauci spalancate, orrendamente protese verso il viso del ragazzo, semi svenuto e impietrito dal terrore.
Alaric cadde in acqua per la seconda volta e appena riuscì ad emergere si preoccupò di guadagnare la riva e di capire cosa stava succedendo; coi sensi confusi dallo sforzo e dal dolore gli parve di udire un vociare alterato, mentre sagome sfocate entravano ed uscivano continuamente dal suo campo visivo.
Strinse i denti e con uno sforzo immane si alzò in piedi, barcollando nella direzione da cui venivano le urla.



L'Immortale intanto era in difficoltà, tenere testa a due Spettri così forti e determinati era una questione di tempo, più che di tecnica.
Presto lo avrebbero sopraffatto, ma sperava che questo consentisse ad Alaric di scappare o nascondersi e a Xue Ge di venire in loro aiuto.
Nell'incalzare della lotta aveva notato un'incongruenza: gli Spettri erano creature egoiste, dominate dalla brama e le loro relazioni erano dettate dal puro tornaconto personale, eppure quando aveva colpito la donna il dàshì guǐ era corso subito in suo aiuto, senza aspettare che il braccio
offeso tornasse alla piena efficienza.
Un atteggiamento protettivo più unico che raro tra le anime inquiete, avvalorato dai fatti successivi: nella mischia era il vecchio Dominatore dei Fantasmi* a ricevere la maggior parte dei colpi e a tenere lontana la compagna.
Li paragonò Xue Ge e a Yun Bai; anche il loro stile di lotta era molto simile: brutale ed efficiente l'uno, elegante ed accademica l'altra, poi ponderò le circostanze e quel confronto gli sembrò assurdo.
Niente poteva convincere il suo mentore a trascinare l'amante in una situazione tanto pericolosa.
“Finiamola in fretta mia adorata, poi ci dedicheremo al mortale...”
“Ma lui è migliore, è... più forte, il suo Qi ci darà grande nutrimento!”
“Lo dovrete succhiare dal terreno, perché ho intenzione di usarlo fino all'ultima goccia contro di voi!”
“Il mortale non merita tutte queste attenzioni, dovevi offrircelo subito e ci saremmo risparmiati un sacco di noie!”
“Mai!”
“Ehi! Dico a voi brutti stronzi ectoplasmatici!”
L'ultima esclamazione interruppe il furioso combattimento in corso e rivolse l'attenzione dei partecipanti al mortale oggetto del contendere.
“Guarda chi si vede, ci hai risparmiato la fatica di venire a cercarti!” esclamò il dàshì guǐ , che subito dopo venne investito da una fitta grandinata di sassi.
Alaric aveva lanciato quello che teneva nascosto in mano e nel tragitto si era scisso e moltiplicato fino a diventare un piccolo, fastidioso bombardamento.
“Oh, il ragazzo conosce qualche trucchetto magico...” constatò compiaciuta la donna, il cui sorriso sinistro si allargò in modo innaturale sul viso scarnificato “Vediamo come se la cava con la vera magia!”
I lembi fluttuanti dell'abito e il suo stesso corpo si mutarono in un mortifero fumo nero, che raggiunse e circondò in un attimo il francese senza lasciargli via di scampo.
“Alaric!” gridò Ye Feng sgomento; non solo quello sciagurato non era scappato, ma aveva pensato addirittura di dargli man forte.
Un'iniziativa disastrosa, perché l'apprendista non poteva competere coi poteri di uno spettro anziano.
“Noi abbiamo una questione in sospeso giovane Signore degli Shen, dove pensi di andare?”
Appena accennò a correre in suo aiuto il dàshì guǐ gli bloccò il passo e lo costrinse di nuovo in difesa.
Gli attacchi che metteva a segno facevano sembrare il precedente confronto uno scambio di pacche tra amici, anche perché miravano in maniera precisa ai suoi meridiani, per distruggerli o bloccarli a giudicare dalla violenza con cui erano inferti.
Mentre la donna era occupata altrove lui dava sfogo alla rabbia che aveva trattenuto fino ad allora.
Un'altra insolita gentilezza nei confronti della sua laopo.
Forse lo spettro aveva davvero il cuore tenero, comunque la sua bontà d'animo non si estendeva agli avversari; sfruttando il meccanismo delle leve forzò il braccio destro dell'Immortale fino a spingerlo fuori dalla sede articolare, subito dopo prese di mira i delicati legamenti dietro il ginocchio costringendo Ye Feng a gridare dal dolore e a piegarsi a terra.
“Ecco... Questa dovrebbe essere la vostra posizione congeniale... In ginocchio a guardare impotenti qualcuno di caro, che vi viene portato via. Come Signori degli Shen vi date tante arie, ma senza i vostri poteri siete come quello sciocco umano... solo del cibo. ” sussurrò il sollevandogli la testa affinché vedesse il corpo esanime del francese davanti a lui “Potevi essere ragionevole e dividere con noi il ragazzo, ora prenderemo entrambi.”

Fine Quattordicesima parte


⋆ La voce dell'onniscienza ⋆

Come vi avevo anticipato in questo capitolo sono volate tante mazzate!
Le ha prese Alaric e pure Ye Feng, che non potendo usare i suoi poteri sovrannaturali è stato sopraffatto dalle due misteriose creature...
Ma saranno davvero così misteriose? °-°
A onor del francese dobbiamo dire che ha provato a contrattaccare, ma la diabolica coppia ectoplasmatica non l'ha presa benissimo e il maestro Leng lo vede a terra praticamente morto prima di essere trascinato via verso un destino incerto.
In soccorso dell'avventato apprendista arriverà una soffice creatura pelosa e no, non si tratta di una delle volpine affamate della sorgente!
Riuscirà il gallico piantagrane a salvare il suo maestro? Che fine ha fatto Ye Feng? Dove sono i due senior quando servono? E soprattutto: perché i sistemi di sicurezza non funzionano mai al momento giusto? :D
La risposta a questa e molte altre domande nel prossimo capitolo, che sarà letteralmente una corsa contro il tempo all'ultimo respiro (Squid Game levate proprio! ^^)


Laopo: moglie, in cinese
Dàshì guǐ: Dominatore di Fantasmi, casta di anime dannate dell'oltretomba cinese
Xīqìgu: Divoratore di Qì, altro gruppo di fantasmi poco raccomandabile che si nutre di Qi, ovvero l'energia vitale.




Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Anche un coniglio intrappolato è pronto a lottare. ***


banner


Capitolo XV°
Anche un coniglio intrappolato è pronto a lottare.

Alaric riprese conoscenza con qualcosa di denso e soffice che gli premeva sulla faccia.
Quando acquisì maggiore lucidità si rese conto che il materiale soffice era pelo; una fitta pelliccia bianca occupava il suo campo visivo e si insinuava nelle narici stuzzicandole.
Il successivo starnuto strappò un'esclamazione simultanea a lui e al proprietario del pelo, che spiccò un balzo e gli finì sul petto. L'apprendista lo afferrò d'istinto, poi cominciò a scrollarlo e a sbraitare.
“Stavi provando a mangiarmi? Sono stanco di finire sul menù di voialtri, succede un po' troppo spesso per i miei standard!”
“Mettimi giù, soffro il mal di mare! Pensavo fossi morto! Sui miei antenati, giuro che non avevo cattive intenzioni!” strepitò a sua volta il candido animale.
Il ragazzo lo fissò, sorpreso e perplesso di avere tra le mani la versione cinese del Bianconiglio di Alice.
Gli diede un'altra scrollata, giusto per sincerarsi che non fosse un pericoloso mutaforma, infine lo mise a terra e provò a recuperare una dignitosa posizione eretta.
“A quanto pare cartello di Proprietà di privata di Ye Feng ha funzionato... Non sono morto, quindi non farai una fottuta medicina alternativa con la la polvere delle mie ossa!”
“Gli Otto Dei Immortali ci scampino, dalle tue ossa al massimo verrebbe fuori del buon concime per i Demoni Fiore.” ribatté la creatura, aggiustandosi lo zucchetto nero che indossava come copricapo.
“Ora che ti prende?” chiese quindi, notando l'atteggiamento sempre più spaventato e preoccupato del mortale, che si guardava attorno come se cercasse qualcuno.
“Ye Feng! Dov'è Ye Feng?” mormorò Alaric ormai pienamente sveglio “E dove sono quelle due carogne vestite di stracci?”
“Oh... alludi al Signore degli Shen... Il pupillo del nobile Leng Ye Xue...” disse il coniglio e il ragazzo assentì convinto.
“Si, si, lui!”
Alaric sperava in una continuazione del discorso, ma l'altro prese a lisciarsi il musetto con le zampe anteriori, disinteressandosi della questione
“Allora?”
“Allora cosa?”
“Dov'è Ye Feng? Lo hai visto?”
“Intendi di recente? Certo, poche ore fa, insieme a te.”
Trattare con le creature del Mondo degli Spiriti richiedeva una dose di pazienza che il francese aveva esaurito da un pezzo, perciò riagguantò il Bianconiglio per la collottola e riprese a scuoterlo.
“Sai cosa dicevano i latini? Repetita Juvant! Vediamo se ripetendo il trattamento riesco a cavarti qualche informazione utile, altrimenti ti venderò al serraglio delle bestie magiche di Mumbai!”
“È questo il modo di trattare uno spirito che ha dieci volte i tuoi anni?”
“Li hai spesi piuttosto male, non sei in grado nemmeno di fornire delle semplici indicazioni stradali! Dov'è Ye Feng? Dove lo hanno portato quelle canaglie?”
“Per tutti i demoni della pioggia, lo hanno immobilizzato e trascinato via! Noi ci siamo nascosti, avevamo paura di due spettri così forti!”
“Eri nascosto, però scommetto che quelle orecchie lunghe ci sentono bene! Hanno detto qualcosa?”
“Che lo avrebbero portato sulla Cima Spezzata e mi rifiuto di parlare ancora se continui a sbatacchiarmi come un tappeto impolverato!”
Alaric lo lasciò andare, ma gli tenne gli occhi addosso, pronto a riacciuffarlo nel caso avesse tentato una mossa falsa.
“Dov'è la Cima Spezzata?”
“Appena oltre il confine di queste terre... È un posto poco raccomandabile, dove in passato venivano eseguiti rituali e sacrifici e oggi offre asilo agli spiriti che vengono banditi dalle altre comunità.”
“Perfetto, è una condizione che conosco bene...”
“Non vorrai andare laggiù, vero?” domandò la creatura vedendo il ragazzo raccogliere lo zaino ed incamminarsi risoluto.
“Puoi scommettere la pelliccia che ci vado, mostrami la direzione da seguire.”
“Aspetta almeno il nobile Leng Ye Xue! Ormai i suoi servi fantasma lo avranno avvisato che qualcuno ha violato i confini!”
“Aspettalo tu se vuoi! Quei due non hanno portato Ye Feng a prendere un tè, vogliono il suo Qi e sembravano piuttosto affamati, non me starò qui ad attendere che lo prosciughino fino ad ucciderlo!”



Giunto alla base della montagna il giovane francese riconsiderò l'opportunità di attendere l'arrivo dei rinforzi; non erano tanto i pericoli della scalata a spaventarlo, quanto la loro mancanza.
Il sentiero si snodava agevole in larghe spirali tra ameni boschetti, che costeggiavano i fianchi del pendio, salendo gradualmente fino alla sommità.
Il Bianconiglio, diventato molto più loquace e disponibile dopo l'energica frollatura , gli aveva raccontato che la Cima Spezzata doveva il suo nome ad un fatto successo all'inizio dei tempi: un drago ancestrale aveva urtato il cucuzzolo con la sua coda creando una vasta spianata.
Il luogo fu adibito al ritiro e alla meditazione ed in seguito venne trasformato in altare sacrificale dai reietti che avevano cominciato ad infestare le sue pendici.
Ecco perché il tragitto era così agevole; nessuno avrebbe voluto trascinare le sue vittime su un percorso adatto alle capre di montagna.
Ye Feng era lassù, probabilmente ferito, forse addirittura morto.
In base alle sue spiegazioni il sole sorgeva solo sulle vette più alte del Mondo Degli Spiriti, quindi anche dalla Cima Spezzata si godeva una splendida alba, che poteva essere la prima e l'ultima per il Signore degli Shen.
Con l'orologio fuori uso doveva fidarsi del suo senso magico del tempo ed aveva calcolato che mancavano circa quattro ore all'arrivo del giorno; sufficienti ad affrontare l'ascesa, salvare l'Immortale e portarlo al sicuro.
Tuttavia Alaric, abituato a vedere il bicchiere perennemente mezzo vuoto, sapeva che si trattava di una previsione ottimistica, al netto degli ostacoli ancora celati ai suoi sensi sottili.

Pazienza, affrontiamo un problema alla volta.
In un videogioco non sai cosa ti aspetta al livello successivo e non sai se e quando riceverai degli aiuti o quanto sarà grosso il Boss finale...
Beh! In questo caso un'idea ce l'ho, quindi parto avvantaggiato.




“Ha imboccato il sentiero, molto bene.”
“Siamo ancora in tempo per annullare tutto, posso liberare a-Feng dalle catene mentre lui è svenuto, senza compromettere la nostra copertura...”
“Temi per l'incolumità del tuo pupillo o hai paura che Alaric fallisca?”
“Ad essere sincero... entrambe le cose.”
“Perciò pensi che sia io l'incompetente.”
“Eh?”
“Ritieni che il mio piano sia una follia e metterà a repentaglio le vite di entrambi...”
“Yubi, baobei, io...”
“Tu mi sottovaluti sempre e questo mi fa arrabbiare!” esclamò l'interpellato, investendolo con veemenza.
“È il Talismano del Mutamento che alimenta la tua paranoia.”
Ye Xue prese in consegna dall'amante il bracciale di ematite e lo avvolse in un lembo di stoffa intrisa di potenti incantesimi, prima di farlo sparire tra le pieghe del suo abito.
“La semplice vicinanza stravolge il carattere di una persona; più è pura e gentile, più drastico è il ribaltamento dei suoi valori.”
Il mago sospirò e si massaggiò la fronte, era pallido, quasi cereo ed aveva l'aria stanca.
“Ti avevo avvisato, sono oggetti molto potenti.”
“Non c'era altro modo, un semplice travestimento poteva ingannare Alaric, ma Ye Feng ci avrebbe scoperto subito. Dovevamo essere credibili.”
“Oh fidati baobei, lo siamo stati fin troppo.”
“Abbiamo esagerato?”
“Il mio wanbei è forte, fratture e ferite guariranno in un paio di giorni, ammesso che il ragazzo riesca a liberarlo prima dell'alba. In caso contrario dovremo raccogliere una prugna avvizzita e un cuore infranto.”
“È per questo che lo seguiremo da vicino, noi siamo il Piano B.”
Il Signore degli Shen sorrise e lo prese in braccio trasportandolo con un lungo balzo fino ad una sporgenza di roccia che formava un arco naturale sopra il sentiero .
Da lì era facile tenere sotto controllo i movimenti del giovane, ancora alle prese con la parte iniziale della salita.
“Ricordami cosa prevede il Piano A.”
Yun Bai annuì e prese ad illustrarglielo.
“Ho sistemato dei Lacci Mentali lungo il percorso, si tratta di trappole invisibili, calpestandole Alaric attiverà degli ostacoli che richiederanno prontezza e concentrazione per poter essere superati; sono prove che un apprendista mago è perfettamente in grado di affrontare.”
“Immagino che uno stormo di Gudiao* affamati rientri nel livello di competenza di un apprendista ...” convenne Ye Xue indicando il francese impegnato a difendersi da una decina di sgraziate bestiacce alate, che gli saettavano attorno lanciando assordanti grida stridule.
Il maestro Sheng abbassò lo sguardo e sbiancò.
“Quelli non li ho creati io...”
“Allora presumo che siano il Piano C.”
“È stata la magia nera del mandala ad attirarli.” dedusse il mentalista.
“Stai tranquillo, non permetterò che interferiscano, li disperderò e...”
“No! Aspetta.”
“Vuoi goderti lo spettacolo mentre lo divorano vivo? È il Talismano del Mutamento che influisce ancora sulle tue scelte? Eppure l'ho neutralizzato!” esclamò l'amante, tastandogli la fronte e poi il polso.
Yun Bai crollò il capo e gli fece segno di guardare meglio.
“Si sta preparando a lanciare un incantesimo.”
“Vuole scacciarli col fuoco?” chiese l'Immortale vedendo il francese alle prese con due pietre da cui faceva scoccare alcune scintille “L'idea è buona, ma la resa sembra piuttosto scarsa...”
“Abbi un po' di fiducia nei maghi della Terra Gege!”
“Io sono molto fiducioso, però lui se la prende comoda!”
In quell'istante la parete rocciosa s'illuminò del riverbero di una vivida fiamma bianca, che costrinse i due osservatori a distogliere lo sguardo.
“Diamine... è Magia Sacra?”
Ye Xue dovette gridare per sovrastare lo strepito delle orribili creature, che stavano battendo in ritirata, spaventate e confuse dalla luce accecante.
“Noi la chiamiamo magia Primeva, il principio originario alla base di ogni magia e in questo senso si, è davvero sacra.” rispose Yun Bai.
“Quindi il mascalzoncello ha davvero delle potenzialità...”
“Ha sorpreso anche me in effetti.”



Il punto di vista di Alaric sulla situazione era drasticamente diverso; non aveva tempo da sprecare nell'autocompiacimento, se quegli uccelli erano il comitato di benvenuto chissà cosa lo aspettava al traguardo.
Mentre arrancava in salita passò in rassegna le armi che custodiva in bottega: esplosivi, balestre con dardi incantati, nebbia velenosa, lame lacera-spazio, ombrelli dell'invisibilità...
Non ne aveva portata nessuna, nemmeno la più piccola e rudimentale.
L'incantesimo primevo aveva funzionato, perché nel Mondo degli Spiriti la magia circolava libera in grandi quantità, però non aveva la garanzia di altri successi.
Poteva sbagliare i tempi o le parole, poteva perdere le forze o non riuscire a concentrarsi e il turpiloquio da solo non bastava a superare gli imprevisti.
Assorto in questi ragionamenti si avvide a malapena della frana che aveva portato via una parte del sentiero lasciando integra solo un'esigua fila centrale di rocce malmesse, le affrontò di corsa, saltando con l'agilità di uno stambecco.
Allo stesso modo schivò una caduta di pietrisco e non si lasciò ingannare da un bivio che conduceva all'interno di una caverna promettendo un percorso apparentemente più breve.
“Sta superando tutte le tue trappole illusorie.” disse il Signore degli Shen.
“Come farebbe un mago.” convenne Yun Bai “Usa d'istinto i sensi sottili per risolvere i problemi contingenti, intanto la sua mente è concentrata sull'obiettivo prioritario: salvare Ye Feng.”

Nonostante la relativa facilità della scalata il giovane francese arrivò in cima col cuore che gli balzava in petto, sia a causa della corsa che per l'ansia di trovare l'Immortale.
Un compito piuttosto difficile a giudicare dalla planimetria del luogo.
Lo spiazzo non era pianeggiante come aveva ipotizzato guardandolo dal basso: tra enormi massi sparsi alla rinfusa erano sorti altari, edicole votive e ricoveri di fortuna.
Ovunque crescevano rovi e alberi nodosi tra cui sventolavano bandiere di preghiera, ormai ridotte a lacerti di stoffa scolorita.
In quel labirinto, da qualche parte, c'era Ye Feng.
Dei due spettri invece nessuna traccia, ma questo non significava nulla, avevano ingannato un Immortale figurarsi lui, che era solo uno scalcinato apprendista mago.
Magari erano nascosti nei paraggi, pronti a saltargli addosso e l'idea gli fece sollevare il dito medio della mano destra, in una silenziosa ed eloquente provocazione alla diabolica coppia.
Alzò la testa e notò che il cielo, gonfio di nuvole purpuree, si stava aprendo ad oriente in una sfumatura cinerea; mancava meno di un'ora al sorgere del sole e non poteva sprecarla rivoltando tutti i sassi della spianata.
Infischiandosene di attirare altre bestiacce decise di tentare una delle poche cose in cui riusciva bene: fare casino.
“Ye Feng!” urlò con quanto fiato aveva in gola “Ye-Er-Gege! Bao-Feng! Dove cazzo sei? Rispondimi! Bao-Feng!”
Usare a sproposito il suo nome infilandoci dei vezzeggiativi a caso indispettiva a morte il Signore degli Shen, se era ancora vivo e cosciente avrebbe sicuramente ottenuto una reazione.
Attese che l'eco si disperdesse tra le rocce e subito dopo gli parve di sentire un lontano clangore di catene; forse era lui o magari un altro mostro, valeva comunque la pena di verificare.
Il giovane francese s'infilò senza esitazione in un dedalo di giganteschi monoliti seguendo la debole traccia sonora e arrivò ad uno slargo dove un rozzo gradino di pietra, sovrastato da due imponenti pilastri, fungeva da altare.
Appena oltre il versante della montagna precipitava in una ripida scarpata e non lasciava via di scampo, costituendo la perfetta scenografia per un sacrificio.
La vittima destinata all'offerta rituale giaceva riversa alla base del gradino, assicurata ad esso con robuste catene.
Quando capì di chi si trattava Alaric iniziò a correre, poi ad un certo punto incespicò e cadde lungo disteso.
“Cazzo Ye Feng! Quando ti chiamo degnati almeno di rispondere!” esclamò proseguendo carponi fino a colmare la poca distanza che c'era tra loro “Ehi svegliati! Dobbiamo andare via!”
In preda ad una violenta euforia gli strinse le spalle e cominciò a scuoterlo perché reagisse ed in effetti l'Immortale aprì gli occhi, poi piegò le labbra in una smorfia di disappunto nel riconoscere chi lo stava maltrattando.
“Perché sei venuto?”
L'apprendista lo fissò incredulo.
Alais! Passavo di qui e ho pensato di venire a fare due chiacchiere!” sbraitò “Sono venuto per liberarti razza di idiota!”
“Probabilmente è una trappola e comunque tra poco non ci sarà più niente da salvare...”
L'Immortale tacque e abbandonò il capo contro la pietra.
Sembrava sfinito e aveva vistose ammaccature sul viso tuttavia, a parte il braccio destro che penzolava inerte in un'angolazione innaturale, non c'erano altre ferite degne di nota.
“Fanculo! Non credo alle previsioni del tempo, vuoi che dia retta al tuo pessimismo cronico?”
Alaric gli voltò le spalle e cominciò ad esaminare le catene che lo trattenevano: forse poteva spezzarle se Ye Feng avesse collaborato.
“Smettila di ciondolare e dammi una mano!”
“Riesco a malapena a restare sveglio.” rispose l'interpellato in un fiacco sussurro.
Lo sguardo del francese cadde sui robusti ceppi di legno che intrappolavano i polsi del Signore degli Shen; il legno indeboliva il suo Yin, come il metallo indeboliva il lato Yang di Xue Ge.
Non sarebbe mai riuscito a liberarsi da solo.
E lui non aveva nemmeno una fottuta lima per unghie. “Dov'è quel lavativo che osa definirsi il tuo Mentore?”
“Fuori portata credo, i miei pensieri... non sono lucidi, i sensi stanno svanendo.” sussurrò a fatica l'interpellato.
La replica fece montare la rabbia del ragazzo.
“Siete perennemente in contatto come due fidanzatini appiccicosi e adesso che hai bisogno di lui non è raggiungibile? Venerabile maestro un cazzo, è un bastardo inaffidabile!”


“Mi odia proprio...”
Nascosti dietro un velo d'illusioni Ye Xue e Yun Bai sentivano e vedevano tutto, pronti ad intervenire nell'ipotesi che le cose fossero precipitate.
“In questo momento odia più sé stesso, perché non è abbastanza forte ed esperto per salvarlo.”
“Ci palesiamo?”
“Diamogli ancora qualche minuto, il sole non è ancora sorto...”
“Yubi mi farai morire di crepacuore!”



“È ora che tu vada via...”
“Sta zitto e lasciami lavorare!”
Alaric continuava a rigirare e tastare i ceppi e le catene; erano artefatti molto vecchi e solidi, però il metallo presentava vistose chiazze di ruggine, mentre il legno era fessurato e tarlato.
Quando credette di aver individuato il punto in cui gli anelli erano più fragili raccolse un sasso e cominciò ad infierire con forza. “Qualunque cosa tu voglia provare è troppo tardi per metterla in atto, Xue Ge... se potesse lui sarebbe già qui.”
“Ma non eri svenuto? Evita di rompere le palle! Ho bisogno di silenzio e concentrazione!”
E magari di un po' di tempo in più...
Pensò guardando l'orizzonte incendiato da una sottile striscia infuocata.
Obiettivamente le sue possibilità si stavano esaurendo; senza gli strumenti del laboratorio aveva le mani legate e gli incantesimi che conosceva rischiavano di peggiorare la situazione, mettendo a in pericolo la vita di Ye Feng.
Potrei costruire un riparo di fortuna...
Sulla spianata c'era parecchio materiale adatto a realizzare una tettoia o una capanna che proteggesse l'Immortale dalla luce del giorno, ma anche per questo serviva tempo, un bene ormai in via di esaurimento.
“Vai via, vattene...”
La richiesta disturbò i suoi febbrili ragionamenti.
“Smettila, le tue lagne mi distraggono!”
“Non capisci? Non voglio che tu sia qui quando succederà! Non voglio che tu mi veda morire!” esclamò il prigioniero, sollevandosi in un disperato tentativo di spingerlo via.
La reazione repentina colse alla sprovvista il ragazzo, che perse l'equilibrio, finì a terra e rinculò in fretta davanti alla sua espressione minacciosa.
“Sparisci!”
Alaric invece si guardò bene dall'obbedire, sogghignò e poi indicò le catene.
“Sono troppo corte, vero? Questo significa che resto finché mi pare.”
“Ostinato come un mulo...” mormorò l'altro.
“Lo considero un complimento detto da te, perché questo mulo non lascerà niente di intentato, riuscirò a liberarti o non mi chiamo più Lafayette!”

Suo nonno avrebbe saputo cosa fare in una circostanza del genere, lui aveva sempre una soluzione e spesso la trovava prima che si presentasse il problema.
Affacciandosi al bancone da lavoro Alaric lo vedeva creare praticamente dal nulla oggetti incredibili assemblando materiali poveri ed eterogenei, che tra sue mani esperte diventavano preziosi come oro.
Possedeva l'arte di modellare la materia, di plasmarla a suo piacimento in forme nuove, donandole incredibili proprietà e da bambino passava ore ad osservarlo, dondolandosi in bilico sulle punte dei piedi per tentare di carpire i suoi segreti.
Uno qualsiasi di quegli incantesimi sarebbe stato sufficiente a liberare Ye Feng.
Purtroppo il nonno era morto prima di insegnargli le formule più complesse e non aveva lasciato niente dietro di sé a parte un nipote allo sbando, rottami e macerie fumanti.
Quello che Alaric aveva imparato in seguito era stato frutto di disastrosi fallimenti e scoperte casuali.
Il che andava bene per un giovane artigiano magico, faceva parte del suo processo di formazione, però diventava un problema quando si trattava di salvare in pochi minuti il proprio maestro e amante.
“Cosa fai adesso...”
Il Signore degli Shen aveva rinunciato ad allontanarlo, ormai era troppo debole anche per protestare e si limitava ad osservare il suo affannoso arrabattarsi accanto ai ceppi di legno che gli bloccavano i polsi.
“Provo a trasformare l'acqua in vino!”
“Se fossi cristiano ti accuserei di blasfemia...”
Il francese fece spallucce e continuò i suoi maneggi; aveva la fronte coperta di gocce di sudore e salmodiava in una lingua che all'Immortale parve latino.
Almeno nell'essere sacrilego metteva un certo impegno.



“Basta, è il momento di intervenire! Il ragazzo ha già dimostrato il suo coraggio e le doti di un vero mago, dobbiamo portarli via prima che il sole indebolisca anche me!”
“Tu proprio non capisci vero?”
“Capisco che ti piace il rischio, ma adesso stai esagerando!”
Ye Xue incassò la successiva pacca sul braccio con uno sbuffo contrariato.
“Un mago non si arrende mai.” lo redarguì il mentalista “La sua volontà lo sostiene e lo rende capace di imprese impossibili, a cosa sarebbe servito tutto questo se intervenissimo adesso? Deve trovare in sé stesso le risorse e reagire. Non sempre possiamo contare sull'aiuto altrui o su comode scappatoie e a volte dobbiamo inventare soluzioni a problemi apparentemente insormontabili.”
“Nel frattempo il mio allievo rischia la vita!”
“Ha smesso di rischiarla un attimo fa!” Yun Bai gli appoggiò la mano sulla spalla e lo costrinse a girarsi, la discussione li aveva distratti e non si erano accorti che l'apprendista era finalmente riuscito a liberare Ye Feng e stava cercando di trascinarlo in un anfratto all'ombra.

Alaric aveva davvero trasformato l'acqua in vino, spingendosi oltre i suoi limiti era riuscito a manipolare la materia e per pochi secondi il legno dei ceppi aveva ceduto diventando morbido come cera.
Tuttavia aveva speso ogni stilla di energia nell'incantesimo.
Non aveva più forze.
Spostare o trascinare Ye Feng a peso morto era fuori discussione.
Fatti pochi passi si accasciò accanto a lui e lo abbracciò quasi a proteggerlo dalla luce che sorgeva trionfante sulla cima delle montagne.
“Beh... Avevi ragione, è uno spettacolo che vale la pena vedere almeno una volta nella vita, però avrei preferito rimandare.” mormorò stringendolo più forte.
Il Signore degli Shen accennò un piccolo sorriso e chiuse gli occhi, il calore del sole stava già aggredendo il suo corpo e irrigidiva gli arti.
In pochi minuti Alaric avrebbe avuto tra le braccia una sorta di mummia rattrappita, mentre la sua anima, senza altre creature viventi nei paraggi a cui ancorarsi, sarebbe evaporata nell'etere come accadeva a quelli della sua stirpe, espulsi dal ciclo eterno di morte e rinascita.
Lo sapevano entrambi, solo che lui aveva già accettato il suo destino, mentre il ragazzo conservava ancora delle speranze, perché era insito nella natura umana.
“Sei stato bravo prima...” ammise sforzandosi di mettere a fuoco il suo viso “Diventerai un ottimo mago e la gente farà la fila davanti alla tua bottega...”
“Ehi! Cos'è un messaggio di addio? Un testamento spirituale? Risparmia il fiato non ho ancora finito con te, adesso mi riposo un attimo, poi ti porto all'ombra prima che ti trasformi in un umeboshi!”
“Solo ai giapponesi poteva venire in mente di mettere le prugne sotto sale...”
La debole risata di Ye Feng si trasformò in un rantolo, anche il polmoni stavano cedendo e l'apprendista, preso dal panico, provò ripetutamente ad alzarsi ed altrettante volte si afflosciò imprecando tutte le divinità che gli venivano in mente.
“Alaric... Alaric smettila, non sta bene maledire gli dei sul letto di morte di qualcuno...”
“Cazzo perfino in questo stato hai il coraggio di rimproverarmi? Sei proprio una spina nel culo!” esclamò il francese in lacrime prendendo la mano che l'altro aveva sollevato per tentare una carezza “Dimmi qualcosa di carino almeno prima di morire!”
Wo ai ni... Alaric... Il tuo maestro è davvero orgoglioso di te...”

“Nessuno morirà oggi!”
Il ragazzo intercettò un movimento alle sue spalle con la coda dell'occhio, ma prima ancora di pensare ad una reazione venne spinto in avanti e trascinato dentro un tunnel di luce, dove si presentò la sgradevole e ormai familiare sensazione di frantumarsi in miliardi di atomi.

Fine Quindicesima parte


⋆ La voce dell'onniscienza ⋆

Come vi avevo anticipato in questo capitolo succede un po' di tutto, ma soprattutto succede di corsa!
Alaric redivivo e confortato da un riluttante "Signor Coniglio" (che si chiama Xiao Tuzi e lo rivedremo più avanti :D) parte alla riscossa deciso a salvare il suo maestro, tenuto prigioniero sulla cima di un'alta montagna.
Scopriamo anche l'identità dei due nefasti individui che li hanno attaccati e...
Ci sono proprio i senior, opportunamente camuffati, dietro questo trappolone!
Chissà se Gege ha approfittato della circostanza per dare un paio di mazzate in più al suo pedante allievo, noi vogliamo credere che sia stato fatto tutto a fin di bene però :D
L'apprendista francese da fondo a tutte le sue riserve per liberare Ye Feng, compreso l'insultarlo con nomi a caso, alla fine riesce a forzare le catene, però è ormai tardi, il sole è sorto e questo significa che il tempo a sua disposizione è finito, per fortuna i due senior sono nei paraggi e hanno modo di intervenire.
E adesso?
Come giustificheranno il loro ritardo?
Gli altri due mangeranno la foglia?
E last, but not last... Smetteranno di litigare?
Mhhh... ecco per l'ultima domanda forse è più facile provare l'esistenza degli unicorni ^^
Restate sintonizzati sulle frequenze di Palazzo d'Estate per la conclusione di questo movimentato arco temporale :D

Gudiao: creatura mitologica cinese dall'aspetto di un condor con corna sul capo, si nutre di care umana e lancia grida stridule e angoscianti simili al pianto di un neonato
Umebosci: famigerate prugne sotto sale di origine giapponese che compaiono in tanti anime e manga, leggenda vuole che abbiano un sapore che fa accapponare la pelle e aggricciare le dita dei piedi! :D




Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Un momento di pazienza può scongiurare un grande disastro. Un momento di impazienza può rovinare una vita intera. ***


banner


Capitolo XVI°
Un momento di pazienza può scongiurare un grande disastro.
Un momento di impazienza può rovinare una vita intera.

“Si può sapere dove eravate finiti? Avete idea di quello che abbiamo passato?”
Yun Bai prese atto dell'ennesima recriminazione e applicò un nuovo cerottino colorato sulle numerose escoriazioni dell'apprendista.
“Xue Ge ti spiegherà tutto nei dettagli appena avrà finito di trattare le ferite di Ye Feng.”
“Perché non posso vederlo?”
“Ha bisogno di silenzio e concentrazione, deve riportare in equilibrio le energie Yin e Yang del suo allievo affinché guarisca più in fretta e le tue urla si sentono fin da fuori.”
L'interlocutore decise di adottare un tono di voce consono alla situazione.
“Avete idea del casino che è successo alla sorgente?” ribadì in un mugugno ostile.
“Eccome se l'abbiamo!” esclamò il padrone di casa manifestandosi sulla soglia della cucina, trasformata provvisoriamente in infermeria.
Il Mentalista gli rivolse una lunga occhiata silenziosa e lasciò a lui le spiegazioni.
“È questo il motivo del nostro ritardo, i glifi di interdizione mi hanno avvisato che qualcuno aveva violato i confini, però l'allarme veniva da punti diversi e distanti, abbiamo verificato prima gli altri, perché Ye Feng era con te e non temevamo per la tua sicurezza.”
“Chi poteva immaginare che foste proprio voi gli obiettivi della trappola?” aggiunse Yun Bai terminando le medicazioni.
“Quindi...” iniziò l'apprendista pensieroso “i due bastardi avevano un piano e hanno messo in atto dei diversivi?”
“Stiamo parlando di un Dominatore di Fantasmi e una Divoratrice di Qi, avevano i mezzi e i poteri per farlo.”
“Voi... li avete visti?” chiese Alaric sgranando gli occhi.
“Abbiamo provato a catturarli, erano nascosti ai piedi della montagna e probabilmente stavano solo aspettando la morte del mio allievo per raccogliere il suo Qi e poi, con calma, prendere il tuo.”
“Schifosi ectoplasmi troppo cresciuti! Dovevate annientarli!”
“La scelta era tra rimanere a combattere e venire a salvare voi due. Non c'era il minimo dubbio sulla cosa giusta da fare.”
Stavolta fu il Signore degli Shen a soffermarsi in silenzio sull'amante, che stava mentendo con un soave sorriso dipinto sulle labbra.
La sua capacità di reggere il gioco era notevole, Jīn Yè si sarebbe tradita subito.
Registrò l'informazione insieme a tutte le altre che riguardavano il mago e le sue vite passate; un piacevole passatempo che continuava a praticare all'insaputa di Yun Bai, in attesa di risolvere il rompicapo della sua complicata reincarnazione.



Il ragazzo nel frattempo aveva smesso di ascoltarli, qualcuno nei meandri del palazzo chiamava il suo nome ed escludendo un'allucinazione dovuta alla stanchezza, quella voce apparteneva a Ye Feng.
“È sveglio? Vado da lui!” esclamò prima di precipitarsi in corridoio.
“Ti accompagno, ma evita di farlo stancare, è molto debole.” si raccomandò Ye Xue seguendolo.
Alaric annuì ed entrò nella camera in cui avevano sistemato il ferito.
La penombra era rischiarata solo da un paio di lampade in cui ardeva una tenue fiamma azzurra, mentre l'incenso fumigava copioso dai molti bastoncini accesi creando una sorta di bassa foschia.
Nell'oscurità il bianco dei cartigli magici appesi alle finestre, alle pareti e sul soffitto spiccava in modo quasi abbagliante, come l'algida figura del Signore degli Shen in piedi, accanto al letto.
“Razza di scriteriato, cosa pensi di fare? Sdraiati immediatamente!” lo apostrofò l'apprendista appena lo vide.
“Sto meglio...” mormorò l'infermo, ma bastò l'impetuoso avvicinarsi del ragazzo e la sua energica stretta sul braccio per farlo oscillare alla stregua di un turacciolo in balia delle onde.
“Alaric ha ragione, devi riposare.” convenne il suo mentore raggiungendoli.
“Vi siete messi d'accordo.” obiettò l'allievo, opponendo una debole resistenza ai loro tentativi di farlo sedere “Non posso riposare, non con quei due ancora là fuori.”
“Ti reggi a malapena sulle gambe! E comunque sono già scappati, vero Xue Ge?”
L'interpellato accennò un sorriso, sentiva addosso lo sguardo indagatore del suo pupillo e valutò l'idea che nutrisse dei sospetti sulla vera identità della diabolica coppia.
Considerata la sua natura diffidente era meglio fugare subito ogni dubbio.
“Abbiamo avuto una breve scaramuccia ai piedi della Cima Spezzata, però anche loro erano indeboliti dallo scontro alla sorgente e non avevano interesse a combattere, il rischio diventava troppo alto e noi avevamo altre priorità.”
“Salvare questo inutile allievo...” bisbigliò Ye Feng.
Il maestro Leng alzò gli occhi al soffitto; erano passati dai sospetti ai sensi di colpa, che nel suo caso equivaleva a passare dalla padella alla brace.
“Il grosso del lavoro l'ha fatto il ragazzo.”
Seguì una lunga, imperscrutabile, pausa di silenzio da parte di Ye Feng, il quale infine obiettò: “Gli avevo detto di andarsene...”
“Ah, ci risiamo! Sei sempre scontento! Non voglio i tuoi ringraziamenti o che tu ti senta in debito!”
“Non ti ringrazierò di certo, un bravo discepolo avrebbe obbedito al suo maestro.”
“Se avessi obbedito a quest'ora avremmo la tua mummia rinsecchita da esporre in bacheca!”
Alaric era esploso e l'altro come al solito peggiorava la situazione;Ye Xue provava a placare gli animi, ma i suoi appelli alla calma restavano inascoltati.

“Potreste semplicemente esservi grati a vicenda.” disse il Mentalista, che era entrato in camera portando un vassoio con un paio di tazze fumanti destinate a rifocillare i loro ospiti malconci.
“Due torti non fanno una ragione.” insistette Ye Feng, che accettò la tazza e l'annusò prudente “Cosa c'è dentro?”
“È una tisana di erbe: camomilla, tiglio, verbena... vi aiuterà a riposare meglio, ne avete bisogno entrambi, come avete bisogno di parlare e capire che non si tratta sempre di stabilire chi ha ragione e chi ha torto, a volte bisogna solo incontrarsi a metà strada.”
“Le tue parole sono delicate e confortanti come questo infuso maestro Sheng.”
“Ti ho detto la stessa cosa poco fa!” strepitò Ye Xue indignato.
“Lui lo dice in modo diverso...” ribatté imperturbabile il suo pupillo, che bagnò le labbra nel liquido ambrato.
“Per forza è un maestro della Mente, conosce le parole giuste da usare.”
“Magari fosse così Alaric...” Yun Bai sorrise e porse una tazza anche all'apprendista, che la bevve senza tante storie.
“Vi lasciamo soli, se avete bisogno chiamateci.”



“Quindi spiegami... lo consideriamo un lieto fine oppure no? Avevano già ricominciato a litigare.”
Il Signore degli Shen arrischiò la domanda quando erano ormai lontani dalle sensibili e sospettose orecchie del suo pupillo.
“Gege solo nelle favole esiste la formula Vissero felici e contenti... e nemmeno in tutte, certe versioni originali somigliano più a delle tragedie o a racconti del terrore.”
Il mago rallentò l'andatura e finì per appoggiarsi all'amante, che dovette sostenerlo all'improvviso.
“Yubi cos'hai?”
Sotto il porticato di colonne rosse le lanterne oscillavano nella brezza rivelando il pallore livido del mentalista, così come lo sgomento di Ye Xue.
“Il tuo allievo è riuscito a colpirmi durante il combattimento...” disse e trattenendo il respiro premette la mancina sul fianco con una smorfia “Sembrava una cosa da nulla al principio...”
L'Immortale non gli diede il tempo di finire la frase, lo sollevò tra le braccia e scomparve, per riapparire qualche istante dopo nel loro appartamento.
“Fammi controllare!”
Lo depose sul letto e sciolse la cintura dell'abito aprendone i lembi; sul fianco sinistro si era formato un grosso ematoma violaceo, dalla forma insolita.
“Un glifo intrappola spiriti.” mormorò “Serve a contenere gli spettri malvagi, però dato che tu non sei davvero uno spettro...”
“Fa solo molto male.” concluse Yun Bai sistemandosi tra i cuscini.
“Lo porto subito qui, deve annullare la sua magia!” esclamò il Signore degli Shen e se non fosse stato per la reazione tempestiva del mago, si sarebbe precipitato in camera dell'ignaro allievo.
“Gege! Gege! Ascoltami! Non puoi farlo!” ribatté l'altro trattenendolo per una manica “Ne va della nostra copertura!”
“Lui ha osato farti del male!”
Yun Bai stentava a riconoscerlo, il suo Qi aveva deviato in maniera repentina verso il lato Yang accendendo nei suoi occhi una luce feroce.
La rabbia che covava nel profondo premeva per uscire traducendosi in un tremito continuo e in un calore che gli chiazzava di porpora il collo e le guance.
“Ha attaccato due spettri malvagi senza sapere che eravamo noi, se rifletti su quanto accaduto capirai quanto sia ingiusta la tua accusa.”
Le sue parole parvero aprire una breccia nel vortice caotico delle emozioni di Ye Xue, che alla fine desistette e sedette accanto a lui sul bordo del letto.
Anche col suo alto livello di manipolazione mentale il mago aveva faticato a riportare l'Immortale alla ragione e adesso il maestro Leng somigliava ad un bambino smarrito, indeciso su quale sentiero muovere i suoi passi.
“Va tutto bene.” lo rassicurò, mentre gli accarezzava i capelli “Possiamo tornare a Serannian e chiedere aiuto al Maestro della Morte, o magari tu conosci altri sciamani e guaritori nel Mondo degli...”
“Un medico! Come ho fatto a non pensarci subito! Ti serve un medico!” lo interruppe l'altro con foga.
Stavolta Yun Bai non poté fermarlo; il Signore degli Shen sparì dalla sua vista e tornò alcuni minuti più tardi portando con sé una persona che fece strabuzzare gli occhi al mago.
“Gege cos'hai fatto?” urlò.
Il chirurgo, ancora in procinto di affondare il bisturi nel corpo del paziente aveva il camice sporco di sangue e l'espressione traumatizzata di chi provava a raccapezzarsi in una situazione fuori da ogni controllo.
“Ti ho preso un medico! È uno dei migliori chirurghi di Hong Kong.” sottolineò orgoglioso l'interpellato.
“Onorabili antenati... Riportalo immediatamente all'ospedale!”
“Ma...”
“Niente ma! Non ho bisogno di un chirurgo, portalo indietro, scusati con lui, poi cancellagli il ricordo di questa esperienza e guai a te se fai pasticci!”

“Dottor Yun è tornata la corrente.”
“Per fortuna è stato un blackout di pochi secondi, non è nemmeno partito il generatore di emergenza...”
“Dottore se è pronto riprendiamo l'intervento.”
“Va tutto bene? È molto pallido.”
“Sto bene infermiera Wang, però... ho avuto una strana sensazione quando è mancata la luce, come se fossi stato per un attimo in un luogo lontanissimo, che non era di questa terra.”
“Un'esperienza di pre-morte dottore? Di solito la riferiscono i pazienti.”
“Buffo vero? E non sono nemmeno un religioso praticante! Procediamo col trapianto, poi chiederò alla Direzione ospedaliera quella settimana di ferie che mi avanza dallo scorso anno...”




“Ho messo tutto a posto... non ho fatto pasticci, però il mio Yubi sta male e non posso aiutarlo.” la voce dell'Immortale usciva soffocata dalla stoffa della coperta in cui aveva affondato il viso, sulle ginocchia di Yun Bai.
Il mago emise un lieve sospiro e continuò a ravviare i suoi capelli, come avrebbe fatto per un gatto venuto in cerca di attenzioni.
“Certo che puoi, rispondi a questa domanda: chi ha insegnato a Ye Feng le formule e gli incantesimi della vostra stirpe?”
“Ah... Io! Sono stato io!” esclamò l'interpellato rialzando la testa.
“Quindi?”
“Posso togliere il sigillo intrappola spiriti!”
“Bravo il mio Gege...”
Il mago gli rivolse un sorriso gratificante e il Signore degli Shen, recuperata la perduta baldanza, si mise all'opera per rimuovere la maledizione.

“Dovevo ascoltarti subito...” Ye Xue si girò sul fianco e osservò il profilo disteso e sereno dell'amante “Però... Io... ho perso il senno quando ho visto che stavi male! Farei qualsiasi cosa pur di evitarti una sofferenza!”
Yun Bai intrecciò le dita della mano alle sue, poi le sollevò verso la luce crepuscolare che filtrava dalla grande finestra rotonda, collocata dietro la sponda del letto.
“In effetti c'è una cosa che puoi fare una volta tornati a Serannian.”
“Dimmelo bǎo bèi! Per te attraverserei l'Inferno delle Lame e ruberei l'infuso dell'oblio alla Guardiana del Mondo Sotterraneo*!”
“Niente di così pericoloso... In realtà il mio prezioso Gege deve solo accompagnarmi in un posto quando sarà il momento.”
Una frase così sibillina generò nell'Immortale decine di domande, destinate tuttavia a non trovare risposta, almeno nell'immediato.
Yun Bai aveva ceduto al sonno e il suo volto ostentava l'aria appagata di chi aveva architettato un piano infallibile per dominare il mondo.
Visti i precedenti Ye Xue temeva i possibili sviluppi, eppure quel tuffo nell'ignoto lo eccitava come niente aveva fatto nei secoli vuoti della sua lunghissima esistenza.
“Ti accompagnerò ovunque vorrai: nell'aldilà, sulla Luna o anche a fare la spesa al mercato.” mormorò sfiorando con le labbra il suo morbido sorriso.



“Dormi?”
“Se ti rispondessi di si cosa ne dedurresti?”
“Che tieni gli occhi chiusi perché ti da fastidio la luce o perché non vuoi parlare con me e sei arrabbiato... tanto per per cambiare.”
Ye Feng socchiuse le palpebre e inquadrò l'espressione sorridente dell'apprendista, punteggiata da alcuni cerottini colorati che coprivano le escoriazioni più vistose dovute allo scontro con gli spettri e al suo folle tentativo di salvataggio.
“Prima di rimproverare l'allievo un maestro deve fare un esame di coscienza e scoprire innanzitutto le sue mancanze.”
“Quindi hai davvero intenzione di farmi la predica?”
L'Immortale annuì solennemente.
“Fanculo il tuo moralismo zen, sulla montagna avevi detto di essere orgoglioso di me!”
“E lo sono infatti.”
“Ma...”
“Niente ma, lo sono e basta.”
Seguì una pausa di silenzio così lunga da indurre il Signore degli Shen a controllare che l'apprendista fosse ancora vivo.
“Sei rimasto senza parole?”
“Cazzo si! Non sono abituato ai tuoi elogi.” esclamò Alaric indispettito, poi balzò sul letto e gli gattonò vicino.
“Non ti abituare allora, continuerò ad essere una spina nel culo e a correggere i tuoi comportamenti sbagliati...” precisò Ye Feng con un sorriso.
Gli rispose un mugugno polemico.
“Almeno fallo in una lingua comprensibile, che cazzo significa wo ai ni?”
L'altro sussultò come se lo avesse morso un serpente.
“L'ho detto io?”
“Insieme ad un mucchio di stupidaggini quando ti stavi trasformando in un umeboshi.”
“Non è niente di cui valga la pena parlare e adesso sono molto stanco.”
“Io non ho sonno!”
“Io si e ho intenzione di dormire fino a domani!”
I successivi tentativi del francese di ottenere una risposta caddero nel vuoto; lo spocchioso maestro poteva far finta di dormire, ma eludere le sue domande non gli avrebbe impedito di scoprire il significato delle tre parole in grado di sconvolgere la sua inattaccabile tempra.

Fine Sedicesima parte


⋆ La voce dell'onniscienza ⋆

Carissimi e carissime eccoci arrivati alla fine di questo arco temporale, comprensivo di: istruttiva visita guidata "fuori porta", corso accellerato di sopravvivenza, contatti con fauna e flora endemici e non sempre innocui ^-^
Ye Feng ha sicuramente rivalutato il tremendo piantagrane francese che il karma gli ha affibbiato tra capo e collo, però la strada che questa coppia deve fare è ancora molto lunga, piena di incognite, ripicche, avventure stravaganti e (almeno per chi scrive, ma soprattutto spero per chi legge!) divertenti.
Nel prossimo arco il focus tornerà sulla coppia senior, qualcuno ha giustamente notato come Yun Bai sia tutt'altro che un delicato, ingenuo e dolcioso maghetto, bene nei nuovi capitoli scoprirete cos'ha architettato per mettere al sicuro la sua relazione con Gege.
Preparatevi a conoscere un paio di maghe molto toste e a viaggiare ancora in luoghi lontani ed esotici *O*
Io ringrazio chi ha seguito assiduamente e con passione il mappazzino a base di chamapgne, ostriche e salsa di soia: Old Fashioned, Tenar e Primavere e chi ha sbirciato in silenzio dietro le canne di bambù!
Vi rimando sempre qui in tempi mediamente brevi (o almeno non eccessivamente lunghi ^^) col seguito delle avventure sinofrancesi.
Ni hao e a presto!

L'inferno delle Lame, la Signora dell'Oblio: rispettivamente un luogo e una figura dell'inferno buddista, la Signora dell'Oblio ha l'incarico di far bere un té speciale alle anime che si approssimano ad una nuova reincarnazione, in modo che possano dimenticare la loro vita precedente.




Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Semina azioni e mieterai abitudini, semina abitudini e mieterai un destino ***


banner


Capitolo X
Semina azioni e mieterai abitudini, semina abitudini e mieterai un destino.

L'amico mio dimora
In alto sui monti dell'Est;
Gli è cara la bellezza
Delle valli e dei monti.
Nella stagione verde
Giace nei boschi vuoti;
E dorme ancora quando
Il sole alto risplende.
Un vento di pineta
Gl'impolvera maniche e manto;
Un ruscello ghiaioso
Gli terge il cuore e l'udito.
T'invidio! Tu che lontano
Da discorsi e discordie
Hai la testa appoggiata
A un guanciale di nuvole azzurre.

Li Po
Rientrare a Serannian dopo l'avventurosa vacanza nel Regno degli Spiriti significò per tutti un piacevole ritorno alla bizzarra normalità della dimensione magica.
Perfino Alaric era rincasato volentieri nella sua torre rabberciata e sbilenca; dividerla con qualcuno che aveva detto di amarlo la rendeva decisamente più bella e accogliente.
Grazie alla complicità con Ye Xue, infatti, aveva scoperto il significato della frase che l'allievo gli aveva sussurrato sulla Cima Spezzata, quando credeva di essere prossimo alla morte.
L'informazione venne classificata dal francese come “altamente confidenziale” e messa sotto chiave; avrebbe avuto l'occasione di usarla contro di lui, soprattutto nell'ipotesi che intendesse procrastinare ad oltranza la promessa di iniziarlo finalmente ai segreti delle arti marziali.

Yun Bai, al contrario, dopo aver posato le valigie alla pagoda era diventato una specie di fantasma: usciva presto al mattino e rientrava a pomeriggio inoltrato.
In quell'arco di tempo Ye Xue dormiva e in teoria gli affari diurni del mago non avrebbero dovuto essere motivo di preoccupazione, se non fosse stato per via dell'atteggiamento evasivo di Yun Bai a riguardo.
Quando gli chiedeva come aveva trascorso la giornata le risposte vertevano sempre su importanti quanto imprecisati impegni diplomatici.
Più il Signore degli Shen s'imponeva di ascoltare la ragione e considerare normale che un Ambasciatore incontrasse altri maghi suoi pari, più il tarlo della gelosia e del sospetto scavava a fondo nella polpa tenera delle sue paure.
“Maestro Sheng dobbiamo parlare.”
L'interpellato, che aveva appena chiuso la porta alle sue spalle, trasalì trovandoselo di fronte all'improvviso nell'oscurità dell'ingresso.
“Gege! Come mai questa formalità? Sei arrabbiato con me?”
“Forse dovrei.” replicò Ye Xue imbronciato “Ormai sono costretto a fissare un appuntamento per avere un po' della tua attenzione.”
“Oh, è vero... ti ho trascurato nell'ultima settimana, ma non pensavo che ti pesasse la mia assenza durante il giorno.” il mentalista sorrise e passò una carezza sul viso dell'amante nel tentativo di cancellare l'espressione corrucciata, che invece si accentuò.
“Magari fosse solo durante il giorno.” fu la puntigliosa replica “Quando non mediti sei chiuso nello studio con le tue pergamene, ormai siamo insieme solo a tavola e a letto!”
Yun Bai incrociò le braccia al petto senza proferire parola, non provò nemmeno a giustificarsi e questo lo autorizzò a continuare l'invettiva.
“È per come mi sono comportato a Palazzo d'Estate, vero? Stai prendendo le distanze, perché ti spaventa l'idea di avere a fianco una specie di maniaco instabile in balia delle sue paranoie!”
Il mago sapeva che era solo questione di tempo prima che l'amante manifestasse la propria insofferenza, su certe cose era così prevedibile da fargli quasi tenerezza.
Lo aveva lasciato cuocere a fuoco lento per una settimana e il coperchio della pentola era ormai sul punto di saltare.
Tuttavia, grazie ad una lungimirante pianificazione, almeno i preparativi più complessi del suo ambizioso progetto erano terminati.
“Tu hai visto troppi thriller polizieschi.” disse e si avvicinò a lui cingendogli la vita “Ho bisogno di un paio di giorni al massimo, pensi di resistere due giorni senza il tuo bǎo bèi?”
“Hai bisogno di... “ mormorò sorpreso l'Immortale “A cosa ti servono due giorni?”
Il mentalista si alzò sulle punte dei piedi e avvicinò le labbra al suo orecchio.
“Potrei dirtelo, però dopo dovrei ucciderti...”



“Il Filo Rosso del Destino*?”
“Conosci questa leggenda immagino.”
“Ovviamente! È piuttosto popolare nella cultura asiatica, si tratta del filo che lega due anime gemelle fin dalla nascita.”
“E se ti dicessi che esiste il modo di tesserne uno speciale per noi?”
Ye Xue era seduto sui gradini davanti alla pagoda; alla base della scalinata galleggiava placida una gondola volante, venuta prelevare lui e il maestro Sheng per portarli nel misterioso luogo a cui il mago aveva velatamente accennato prima del ritorno a Serannian.
Yun Bai gli stava rammentando l'appuntamento e lo sollecitava ad alzarsi, ma il Signore degli Shen aveva altro per la testa; dove pensieri sempre più cupi si accavallavano sfociando alla fine in un plateale diniego.
“Non m'interessa!”
“Cosa? Gege!”
Yun Bai si trovò a parlare col lastricato; l'interlocutore era scomparso, volatilizzato prima ancora che gli potesse spiegare le ragioni e l'importanza di quel rituale.
“Si comporta ancora come un bambino...” mormorò al termine di un lungo sospiro.
Immaginava che Ye Xue nutrisse delle riserve sull'idea di forzare il Destino con la magia e si aspettava un po' di scetticismo, non un totale rifiuto
Tuttavia le sue motivazioni meritavano attenzione, perché nascevano da una ferita mai veramente chiusa e dal timore di perdere, presto o tardi, la persona che amava.
Un moderno psicologo l'avrebbe definita una Fase di Negazione e come esperto della Mente toccava a lui fare in modo che accettasse un evento inevitabile e imparasse a conviverci, uscendo finalmente dal lutto in cui era sprofondato secoli prima.
Il mago caricò sulla gondola una cesta coperta da un drappo di lino e impostò una nuova destinazione.



“Sono davvero tanto prevedibile?” chiese Signore degli Shen quando lo vide approdare sulla sponda dell'isolotto galleggiante, dove lo aveva portato durante il loro primo incontro.
Yun Bai sorrise e gli tese la mano “Faremo tardi...”
“Io rimango qui. ” ribadì l'altro ostinato.
“Gege per favore siamo già in ritardo... di mille anni.”
Per l'interessato fu impossibile fraintendere il senso di quell'affermazione ed ignorarlo.
Il piccolo e fragile mago della Terra, basandosi sugli scarsi ricordi della sua prima vita, aveva compreso l'origine profonda della sua eterna condanna e di conseguenza aveva cercato il modo di impedire una nuova drammatica separazione.
Anche se ignorava la tragica fine di Jīn Yè voleva evitare che l'amante cadesse in una nuova spirale di sofferenza e solitudine.
Al solito la parte più egoista e meschina del maestro Leng gli era grata di aver escogitato una soluzione, assumendosi la responsabilità di studiare un rituale, però la parte più vulnerabile e insicura semplicemente rifiutava l'idea che il mago potesse morire.
Non era a pronto a perderlo, né subito né tra un secolo.
“Perché insisti? Che fretta c'è? Forse i maghi non posseggono potenti incantesimi in grado di controllare la Vita, la Morte e il Tempo? Nel Mondo degli Spiriti girano molte storie e io stesso ho avuto modo di testare i vostri poteri in passato!”
Yun Bai assentì conciliante.
“Quelle storie sono vere, un maestro esperto è in grado di trascendere la condizione mortale e non c'è limite a ciò che può fare quando la sua forza di volontà lo sostiene, però... questo non elimina i rischi, i nemici, gli incidenti...”
“Li terrò lontani dalla tua testa, a costo di chiuderti in una bolla indistruttibile!” esclamò Ye Xue.
“Mi terresti prigioniero a languire anno dopo anno per l'eternità? È solo un altro modo di morire.”
“Diamine perché parlare di morte, attira la sfortuna, io ti voglio vivo e in buona salute!”
Il Signore degli Shen si aggrappò al fianco della gondola, per trattenerla insieme al suo occupante, che ondeggiò appena sotto l'impeto della spinta.
“Come hai passato gli ultimi mille anni Gege? Quante volte sei saltato da un punto all'altro del mondo in cerca della reincarnazione giusta? Quante volte l'hai mancata? Io non ho memoria delle vite passate, ma scommetto che tu le ricordi tutte.”
Yun Bai si era accoccolato sul sedile di velluto dell'elegante imbarcazione e lo osservava con aria rammaricata, come se si sentisse responsabile delle sue tribolazioni.
L'Immortale salì a bordo e sedette di fronte a lui, poi gli prese le mani gelide e le portò alle labbra, provando a scaldarle.
Sull'isolotto spirava un vento freddo, che increspava la superficie del lago, facendo fremere gli esili steli dei fiori di loto e ad ogni folata sulla coppia cadeva una copiosa nevicata di petali di ciliegio.
“Sono inezie dal momento che adesso tu sei qui e il rituale è un rischio superfluo, perché starò bene attento a non perderti di nuovo.”
“In realtà quando ho iniziato a progettarlo mi hanno ispirato motivi molto egoistici, perché nemmeno io volevo perderti.”
Ye Xue lo fissò attonito, assordato dal frastuono delle sue emozioni non aveva ascoltato quelle dell'amante.
Scoprire l'identità della sua reincarnazione lo aveva praticamente legittimato ad avere una relazione, il mago ricambiava e questo era sufficiente, non avrebbe osato sperare tanto da un destino maledetto.
Yun Bai invece era andato oltre, aveva guardato ad un futuro senza di lui e ciò che aveva visto lo aveva spinto ad architettare un rituale che ingannasse il Fato legandoli per sempre.
Il Maestro Leng era ben più che un uomo fortunato, era stato baciato dagli Dei.



“Quindi... nell'ultima settimana sei stato impegnato a mettere a punto la cerimonia?”
Il mentalista annuì.
“E a prendere contatto con chi officerà il rito.”
“Ho sempre avuto uno scarso interesse per le sacre scritture, esiste qualcosa del genere nei testi buddisti o taoisti?”
“No, in effetti si tratta di un rituale greco.”
“Eh?” Ye Xue strabuzzò gli occhi.
“Ho parlato coi maestri del Tempio e consultato la mia Dǎoshī, poi sono andato al Laboratorio sulla Cascata a fare delle ricerche e tutti i risultati mi hanno indirizzato verso i Tessitori del Caos; una casta di maghi poco diffusa in Oriente, dove persiste l'idea che il Destino debba essere accettato con serena consapevolezza piuttosto che dominato.”
“È la prima volta che li sento nominare infatti...” confermò l'Immortale.
“Fortunatamente qui a Serennian vive una Tessitrice molto abile; l'ho incontrata e si è detta disponibile ad elaborare e celebrare il rito.”
“Quindi è da lei che stiamo andando.” concluse Ye Xue, poi distolse lo sguardo dall'altro passeggero e lo portò sul panorama che osservò, forse per la prima volta, con interesse.
La piccola nave volante si era lasciata alle spalle il morbido e rassicurante paesaggio collinare per inoltrarsi in una stretta valle, il cui profilo aspro e selvatico era stato modellato da un torrente che scorreva tumultuoso sul fondo.
I fianchi della gola si fecero progressivamente più scoscesi e la gondola si trovò a percorrere un corridoio di roccia dalle pareti verticali; se il Signore degli Shen avesse allargato le braccia avrebbe toccato le estremità dell'angusto passaggio.
Immerso in un buio quasi totale alzò gli occhi e il cielo sopra di lui gli apparve come un sentiero di cobalto sfolgorante di stelle.
“Non pensavo esistessero posti simili a Serannian...” mormorò per non turbare il solenne silenzio del luogo “Sembra di essere a decine di miglia dalla civiltà, quale mago vive così lontano da tutto?”
“Gege, cos'hai visto di questo reame a parte la mia pagoda?” Yun Bai si strinse a lui ridacchiando.
“Ho visto il borgo e... e il laboratorio sulla cascata.” bofonchiò l'interpellato “Inoltre la tua pagoda offre una vista molto più interessante!”



Le fiaccole si profilarono nell'oscurità già a grande distanza, ma solo avvicinandosi Ye Xue notò lo stretto cornicione di roccia all'ingresso dell'antro.
La gondola attraccò alla pensilina e mentre Yun Bai recuperava la misteriosa cesta, l'Immortale spese alcuni istanti a contemplare la decorazione della facciata, scolpita nel fianco della montagna.
“Sono... tutte pietre tombali.” constatò sorpreso.
Il mago lo affiancò e assentì brevemente.
“Di ogni epoca e paese.”
Il maestro Leng riconobbe una stele di calcare egizia su cui era effigiata l'anima del defunto pesata sulla bilancia; lastre col Triskele celtico si alternavano a lapidi cristiane sormontate da leggiadri putti, altrove il marmo di sobrie epigrafi romane biancheggiava solitario sulla superficie scabra.
Qua e là spiccavano testimonianze più insolite, come le maschere funebri africane e le teste mummificate di sperdute civiltà amazzoniche.
In mezzo a tanta varietà non mancavano neppure le tavolette votive cinesi, alcune erano semplici assi di legno grezzo, altre invece erano state incise nell'onice e nell'alabastro.
Un paio erano perfino più antiche di lui.
Gli sfuggiva la logica del loro accostamento, ammesso che ve ne fosse una, però gli era chiaro il messaggio che trasmettevano ai visitatori: rappresentavano un unico, grandioso memento mori sulla fragilità e la caducità dell'uomo.

“Yubi... devi dirmi qualcosa riguardo a questa... Tessitrice?” chiese in un bisbiglio.
Erano appena entrati nel vestibolo della singolare dimora, quando percepì che l'arte funeraria non era l'unica predilezione della padrona di casa.
Il luogo traboccava di energia spirituale.
Concentrazioni così alte si trovavano di solito nel Mondo degli Spiriti o nell'aldilà.
Un Signore degli Shen avrebbe dovuto essere a proprio agio in un posto del genere, ma c'era un'anomalia che lo preoccupava: la totale assenza di Linee del Drago.
Era finito in una specie di vicolo senza uscita e, nell'ipotesi che durante il rituale qualcosa fosse andato storto, lui non sarebbe riuscito a portare via il suo bao bèi.
Il mago sbuffò divertito, era difficile vedere una persona sicura come Ye Xue in difficoltà.
“Sei spaventato?” lo canzonò.
“Ovviamente no!” rispose l'interpellato con sussiego.
C'erano in ballo il suo orgoglio e la sua reputazione; non avrebbe permesso ad un paio di feticci e qualche vecchia lapide di suggestionarlo.
“Tuttavia sono preoccupato da questa presenza ossessiva della morte, mi sembra di cattivo auspicio per un rituale!”
“L'Abisso delle Anime è un luogo davvero speciale Gege, qui la barriera che separa Serannian dall'Oltretomba è sottilissima e le nostre dimensioni finiscono col sovrapporsi.”
“Stai dicendo che la maga è una specie di... necromante?”
L'ultima parola fu pronunciata a voce così bassa da essere a malapena udibile.
I necromanti avevano una pessima fama nell'immaginario orientale, chi trafficava con le anime finiva per prendere una strada sbagliata, oppure smarriva sé stesso e si piegava agli scopi malvagi di spettri e demoni.
“I Tessitori del Caos hanno un rapporto molto particolare con la Morte, potrei definirlo... intimo.”

“È solo la Vita che ha girato pagina.” rispose una voce calma e profonda.
La replica si spense nella gola del Maestro Leng all'apparire della Signora dell'Antro.
La luce alle sue spalle ne ingigantiva l'ombra proiettandola sulla parete dell'atrio; come un inquieto fantasma, sembrava muoversi indipendentemente da chi l'aveva generata.
“Maestra Lachesi questi ospiti ti ringraziano per averli accolti nella tua dimora.” la salutò in modo cortese e formale Yun Bai.
“Il Sovrano di Dite è detto l'Ospitale, perché le porte del suo antro sono sempre aperte, ma dovete pagare un prezzo, come pattuito.”
La criptica risposta mise all'erta Ye Xue.
Sotto il suo sguardo esterrefatto il mentalista allora sollevò il telo di lino della cesta che portava con sé e ne prelevò una melagrana e un ramo di mirto, che porse alla donna.
“Per il Sovrano dei Morti e la sua Sposa, perché Amore e Morte sono spesso compagni.”
“Un dono gradito e molto appropriato maestro Sheng.”
L'espressione imperscrutabile della maga si ammorbidì in un sorriso e l'orientale cominciò a studiare con discrezione la sua fisionomia.
Tanto per cominciare era difficile attribuirle un'età; sembrava che avesse avuto cura di risparmiare la sua giovinezza lasciandola trapelare solo nei dettagli: come la pelle liscia, appena tirata sugli zigomi a causa di una magrezza forse troppo accentuata o la folta chioma corvina, stretta in una crocchia portata alta e fermata da un piccolo diadema.
Ogni suo movimento faceva ondeggiare graziosamente i boccoli che le ricadevano sulle spalle, mentre il bordo ricamato del semplice peplo nero spandeva bagliori dorati.
Tuttavia l'aria grave e lo sguardo severo raccontavano una storia diversa, forse antica di secoli.
Ye Xue fu costretto ad abbandonare quelle speculazioni quando si accorse che i convenevoli tra maghi erano esauriti e toccava a lui presentarsi.
“Questo Signore degli Shen è onorato di fare la tua conoscenza Maestra Tessitrice, vorrei spendere qualche parola di elogio, ma temo sia impossibile perché ho scoperto la tua esistenza solo un paio d'ore fa.” disse, poi le sciorinò un bel sorriso e salutò secondo l'impeccabile etichetta di corte: portando le mani davanti al petto coi palmi rivolti all'interno e inchinandosi verso di lei.
“Hai accettato di venire qui senza sapere niente? È un atteggiamento temerario, che denota una grande fiducia nel maestro Sheng... e una premessa fondamentale alla buona riuscita del rito, lo apprezzo molto.” rispose la donna rivolgendogli un cenno del capo.
“Come io apprezzerei di conoscere qualche dettaglio della cerimonia; è vero che mi fido di Yun Bai, ma questo non significa che mi getterò nel pozzo solo perché la Luna vi si specchia sul fondo.”
Era un'affermazione piuttosto sfacciata per un cinese moderno, a maggior ragione per un cinese con un migliaio di anni sulle spalle, però nel corso del tempo il Signore degli Shen aveva imparato che gli occidentali gradivano un approccio franco e diretto, piuttosto delle metafore costruite sul fumo dell'incenso.
Yun Bai lo trapassò con un'occhiata di disapprovazione.
“È giusto.” convenne Lachesi dopo una pausa che sembrò durare ore “Ogni religione ha creato il proprio aldilà e sebbene la Morte sia una grande eguagliatrice, è pur vero che ognuno varca quella soglia col suo personale bagaglio di credenze e superstizioni.”
“Devo supporre che anche noi varcheremo quella soglia stanotte?” chiese Ye Xue.
La maga lasciò scorrere lo sguardo bruno sulla sua figura, come se ne stesse scrutando i più segreti recessi e l'Immortale, che non ebbe modo di sottrarsi al suo esame, si scoprì all'improvviso vulnerabile.
“Attraverserete una porta stanotte.” confermò infine la donna “Diversa da quella che conduce al Regno dei Morti, perché almeno per il momento nessuno dei due è atteso laggiù.”



La precisazione fece correre un brivido lungo la schiena del maestro Leng; come se la Tessitrice avesse pronunciato una sentenza, dopo aver esaminato attentamente le prove a carico degli indiziati.
Mentre s'inoltravano nel corridoio che portava alle stanze interne si chiese quali orrori del suo passato avesse visto e cosa avesse scoperto riguardo alle vite precedenti del suo amante.
“Quindi sei una specie di oracolo? Riesci a prevedere la morte delle persone?”
Stavolta il mentalista lo colpì con una pacca sulla spalla e gli sibilò un avvertimento a contenere la curiosità, al contrario l'interpellata sorrise.
“Non è così che funzionano i poteri di un Tessitore del Caos maestro Leng Ye Xue, non calcoliamo date, né compiliamo rapporti o registri, non lavoriamo nemmeno al servizio della burocrazia oltremondana. Io vedo i fili che compongono la tela della tua vita e in base a come si dispongono trama e ordito traggo ipotesi e informazioni sulle molteplici direzioni che prenderà in futuro. La morte è ovviamente una di queste.”
“Sono già sfuggito una volta al mio destino, solo un folle o un ingenuo può pensare di tenerlo a bada in eterno, perciò il tempo breve o lungo che mi concede questa immortalità maledetta voglio passarlo con Yun Bai, è il solo motivo per cui l'ho accompagnato stasera.”
“Molto bene, l'onestà è una qualità che ti servirà quando entrerai nella Stanza Bianca.”
La tessitrice li fece accomodare in una camera molto ampia, poi indicò loro una tenda color porpora appesa alla parete di fondo, che con tutta probabilità occultava l'ingresso ad un altro ambiente.
Rispetto all'abbondanza di reperti all'ingresso il luogo in cui si trovavano adesso appariva spoglio ed aveva l'aspetto austero e grandioso di un tempio o di una sala funeraria.
La luce del fuoco acceso in due tripodi di bronzo si rifletteva sul marmo screziato dei rivestimenti e dava una misura della sua vastità, perdendosi in un tenue barbaglio verso l'invisibile soffitto.
“Come ti ha spiegato il maestro Sheng qui la barriera che ci divide dall'Aldilà è sottilissima e può essere attraversata facilmente, però l'Abisso delle Anime ha un'altra caratteristica unica: un punto in cui passato, presente e futuro si annullano e dove le trame del Fato possono essere ritessute.”
“La stanza bianca.” ipotizzò Ye Xue.
“Esatto. Noi vi aiuteremo a raggiungerla, ma voi dovrete compiere il percorso da soli.”
“Noi?”
L'Immortale si guardò attorno ed in risposta alla sua domanda la tenda purpurea si aprì e ne uscì una giovane donna dall'esuberante capigliatura rossa, avvolta in una comoda mantella di lana fermata sulla spalla da una fibula dorata.
Si accostò a Lachesi e rivolse un largo sorriso ai due ospiti.
Il viso dai tratti morbidi e il limpido sguardo azzurro sembravano non avere nulla da nascondere, tuttavia il Signore degli Shen la soppesò con diffidenza.
“Sorella Melissa si è occupata di organizzare il rito insieme a me; seguiremo il vostro viaggio attraverso uno specchio dimensionale, però come ho detto: una volta oltrepassata la tenda sarete soli.” spiegò la maga.
“Se hai cambiato idea...” iniziò Yun Bai, a cui non era sfuggito il crescente nervosismo dell'amante “Possiamo annullare la cerimonia.”
Ye Xue afferrò risolutamente la sua mano e scosse la testa.
“Non cambio idea, andiamo insieme. Ho promesso che ti avrei seguito ovunque, inoltre voglio vedere quanto sono potenti gli dei della Tessitrice.”

Fine diciassettesima parte


⋆ La voce dell'onniscienza ⋆

Carissimi e carissime inizia dall'Abisso delle Anime un nuovo arco temporale che porterà i nostri eroi a confrontarsi con miti e culture molto distanti dalla loro e con altre assai più vicine (e non meno pericolose!).
In questi capitoli l'attenzione sarà concentrata su Ye Xue e Yun Bai; il maghetto bianco ha elaborato un grandioso progetto per mettere al sicuro la sua relazione col Signore degli Shen, legando in modo indissolubile le loro anime.
Per farlo ha scomodato mari e monti, ma soprattutto una figura fatale e misteriosa come la Tessitrice del Caos.
Ye Xue, da bravo Artiglio del drago, passa dalla fase di negazione a quella ipermotivata con lo stesso passionale entusiasmo e nel prossimo capitolo li vedremo esplorare la Stanza Bianca, una dimensione dove spazio e tempo si annullano e dove i due scopriranno qualcosa di più su sé stessi e sul proprio compagno.
Tuttavia certi rituali così "importanti" non sono esenti da fastidiosi effetti collaterali...
Salite a bordo della gondolina volante, il viaggio riparte!

Termini e spiegazioni:
Filo Rosso del Destino: è una leggenda popolare di origine cinese diffusasi in Giappone e in altri paesi asistici seconda la quale ognuno alla nascita è legato alla sua anima gemella da un filo rosso invisibile che porta stretto al mignolo. Compare in moltissimi anime e manga Alcuni dei quali li potete trovare qui.
Io aggiungo la novel cinese Heaven Official Blessing e la mini serie coreana You make me dance, diversi, ma entrambi consigliatissimi ^^



Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Colui che è fermo nel suo proposito plasma il mondo a sua immagine ***


banner


Capitolo XVIII°
Colui che è fermo nel suo proposito plasma il mondo a sua immagine.

“All'interno della Stanza Bianca valgono due condizioni imprescindibili: il legame creato con questo patto sarà vincolante, niente e nessuno potrà spezzarlo. Pensate di essere pronti ad un simile passo?”
“Lo siamo da circa mille anni.”
“E la seconda condizione?”
“Siate veloci e restate concentrati sul vero obiettivo. Più tempo trascorrete in quel luogo, più debole è il desiderio di tornare a questa realtà.”
“Tutto qui? Sembra facile...”
“Gege la tua spavalderia è fuori luogo!”


Ye Xue sollevò lo sguardo dal liquido lattiginoso della coppa che teneva tra le mani e riconobbe la sua stessa perplessità negli occhi dell'amante.
“Dobbiamo bere?”
“Le istruzioni di Lachesi sono state chiare.”
“Ma...”
“So cosa stai per chiedere e non posso darti una risposta soddisfacente; in effetti è possibile che sia drogato.”
“A dire il vero volevo proporre di bere scambiandoci le coppe, è molto romantico e forse è la nostra ultima occasione!”
Yun Bai sospirò e sorrise, il Signore degli Shen riusciva a trovare l'aspetto divertente anche nelle situazioni più complicate.
“Sono perfettamente identiche, possiamo scambiarle o tirare a sorte, ma dubito che questo modifichi il risultato.”
Dietro il velo di porpora era nascosta una piccola anticamera il cui l'unico arredo consisteva in un basso tavolino d'oro.
Ad esso erano appoggiate due coppe, modellate nel medesimo metallo prezioso e colme di un liquido che somigliava a latte.
Il tavolino era posizionato di fronte ad una imponente porta a doppio battente dove l'oro delle cornici era interrotto solo dall'avorio dei pannelli a basso rilievo, decorati da scene mitologiche che i due orientali non avevano saputo identificare.
Se volevano attraversarla, secondo le spiegazioni della Tessitrice, dovevano bere dalla Coppa dell'Ospite; una tradizione antica quanto gli stessi Dei, che l'avevano trasmessa agli uomini quando avevano iniziato a visitare le loro dimore.
“L'odore è proprio quello del latte e miele...” mormorò Ye Xue dopo aver annusato il contenuto per l'ennesima volta.
“Forse è davvero latte e miele, niente di più, niente di meno... Ricordati che l'esitazione di un uomo sminuisce la sua virilità.” il mentalista gli rivolse un ghigno di sfida, poi accostò le labbra al bordo della coppa e bevve un lungo sorso.
L'Immortale, offeso dalla provocazione, trangugiò a sua volta la mistura fino all'ultima goccia e fece schioccare la lingua sul palato.
“Chi sarebbe poco virile adesso?”
L'altro sorrise, ma non fu in grado di rispondere, all'improvviso s'irrigidì, rovesciò gli occhi al soffitto e cadde tra le braccia di Ye Xue, che si protese ad afferrarlo prima che toccasse il suolo.
“Yubi!” esclamò spaventato, poi in un parossismo di rabbia si girò verso la tenda urlando “Dovrete rispondere a me se la vostra stregoneria farà del male al maestro Sheng!”
La minaccia rimase senza seguito e senza risposta.
Nessuno venne a controllare le condizioni del mago e il Signore degli Shen non arrivò mai a sollevare la tenda per chiedere aiuto.
Era servito più tempo, però alla fine il candido intruglio dall'aria innocua e dal sapore dolce aveva avuto ragione anche della sua tempra sovrannaturale.



Quando si svegliò il bianco lo circondava e si estendeva attorno a lui fin dove poteva spingere lo sguardo.
Aveva un tono ovattato, luminoso e trasmetteva una sensazione di rassicurante tepore.
Dedusse di conseguenza il luogo in cui si trovava e maledisse la sua buona fede verso quella megera, che l'aveva imbonito con qualche chiacchiera arguta sul Destino e l'Aldilà.
La concatenazione dei pensieri lo portò a Yun Bai solo per rendersi conto che lui non era lì.
Ricordava di averlo preso tra le braccia, ma adesso erano vuote del loro prezioso carico.
Non era al suo fianco e nemmeno negli immediati paraggi, sebbene il chiarore omogeneo rendesse difficile orientarsi e stabilire delle distanze.
“Yubi...” mormorò.
“Yubi! Yun Bai! bǎo bèi!” urlò subito dopo in un crescendo di preoccupazione.
Mosse precipitosamente qualche passo in avanti e finì per travolgere un morbido ostacolo, a cui sfuggì un'esclamazione di disappunto.
“Ahi! Gege! Perché corri come un bufalo selvaggio nella prateria?”
Bǎo bèi! Allora sei qui, che sollievo vederti!”
“Certo, pensavi che fossi diventato invisibile?”

Quasi!
Vestito di bianco e coi capelli bianchi, pallido come la luna autunnale... dentro uno spazio bianco ti mimetizzi alla perfezione!

Ye Xue tenne per sé l'impertinente considerazione e lo abbracciò stretto.
“Questo sciocco Signore degli Shen si agita se non ti trova al suo fianco al risveglio.”
Dal fondo dell'abbraccio si levò un sospiro.
“Non mi hai visto perché sono bianco anche io...”
Ye Xue, suo malgrado, sogghignò.
“Questo Signore degli Shen è dell'opinione che tu lo conosca meglio delle tasche del tuo hanfu...”



“Hai idea di dove siamo?” chiese il mago.
Dopo una breve ispezione dei dintorni avevano appurato che si trovavano all'interno di uno spazio vuoto e uniforme, potenzialmente illimitato.
“È piuttosto ovvio, nella Stanza Bianca, eppure mi sfugge il modo in cui ci siamo arrivati...”
La risposta invece di tranquillizzare Yun Bai incupì la sua espressione.
“Non siamo davvero qui, il nostro corpo è rimasto nell'antro.”
Ye Xue sgranò gli occhi ed esclamò “Stiamo facendo una specie di esperienza extra corporea? Eppure è tutto così reale!”
“Lo capisco con la magia della mente e dal fatto che fisicamente sarebbe impossibile vivere in un luogo dove il tempo collassa, solo la coscienza può attraversare indenne le dimensioni; all'interno di questa stanza noi esistiamo come entità di puro pensiero.”
“Affascinante, ma dimmi... In che modo tutto ciò influirà sul rituale del Filo Rosso? Inoltre non vedo altari, incenso, vassoi con oggetti cultuali, niente che possa ricondurre alla celebrazione di un rito.”
Il giovane mago aggrottò la fronte e lasciò passare qualche istante prima di rispondere.
“Li dovremo creare noi.”
“In che modo?” obiettò l'Immortale perplesso.
“Immaginandoli presumo.”
Yun Bai si allontanò di un paio di passi e si concentrò focalizzando i suoi pensieri su un oggetto, che dal nulla comparve tra le sue mani.
“Un pugnale cerimoniale...” constatò Ye Xue osservando l'arma cesellata nei più piccoli dettagli e bianca al pari dell'ambiente in cui si trovavano “Voglio provare anche io!”
Prima che l'amante potesse raccomandargli prudenza nell'usare i suoi poteri il Signore degli Shen aveva già materializzato un piccolo padiglione, un giardino e un boschetto di ciliegi in fiore.
“Allora?” chiese orgoglioso.
“Hai molta fantasia.” ammise l'altro sorridendo.
“Sai cosa significa? Possiamo modellare lo spazio a piacimento, saremmo i padroni assoluti di un mondo plasmato dai nostri desideri, nessuno verrebbe a disturbarci e...”
“Hai già dimenticato le parole della Tessitrice?”
Seguì un silenzio imbarazzato che fece scuotere il capo a Yun Bai.
"Dobbiamo trattenerci solo il tempo necessario a completare il rituale, altrimenti rischiamo di rimanere intrappolati nella Stanza Bianca per sempre."
"Senza orologi e punti di riferimento come facciamo a stabilire che è tardi?"
"Ad esempio evitando di perderci in chiacchiere, giochini e... Gege basta!"
Il mago fu costretto a richiamarlo quando vide apparire alle spalle dell'Immortale un'imponente scalinata sorvegliata da due colossali pixiu, i leoni alati della mitologia cinese.
"Non vuoi sapere dove porta la scala?" ammiccò Ye Xue facendogli l'occhiolino.
"Tieni a freno l'immaginazione fino al nostro ritorno e il tuo fiore di ciliegio saprà ricompensarti..."
promise l'amante, mostrandogli una piccola giara di moutai, che era uscita dalla sua manica come in un gioco di prestigio.
“Usi argomenti dannatamente convincenti maestro Sheng.”



Al di là dei buoni propositi però i due non avevano idea di come organizzare il rito.
Lachesi gli aveva fornito un solo indizio, breve quanto sibillino: per creare il Filo Rosso avevano già tutto il necessario.
“Un filo ha bisogno della materia prima: una fibra tessile, poi di un fuso per filarla.” ipotizzò il mentalista.
Gli oggetti apparvero quando li menzionò, bianchi al pari del padiglione, degli alberi e della scalinata.
“Credo che tocchi a noi tingerla di rosso...” aggiunse soppesando pensieroso la candida matassa di lana “e l'unico colore che abbiamo a disposizione...”
“È il nostro sangue.” concluse Ye Xue.
L'altro annuì.
“Ha senso. Nei rituali greci veniva chiesto un piccolo sacrificio ai partecipanti, che in cambio ricevevano delle conoscenze arcane.”
“La Tessitrice poteva essere più chiara, noi non abbiamo dimestichezza con la sua cultura. ” obiettò il Signore degli Shen.
“Anche questo fa parte della cerimonia, ci sono cose che gli iniziati devono scoprire da soli.”
Il mago stese il braccio e aprì il palmo incidendo la pelle col pugnale cerimoniale, poi strinse il pugno e lasciò cadere alcune gocce di sangue.
Era un taglio superficiale, ma la semplice vista di quella ferita richiamò alla mente di Ye Xue eventi terribili, impressi in modo indelebile nella memoria.

C'era stato un tempo in cui lo stesso rosso aveva macchiato le suole delle sue scarpe e l'orlo dell'hanfu, mentre camminava nel sangue ancora caldo di cadaveri e moribondi; un tempo in cui il suo sentore ferrigno e dolciastro gli era sembrato perfino piacevole, perché poteva associarlo alla vendetta sugli assassini di Jīn Yè.
In seguito aveva scoperto che quella lista era troppo corta per soddisfare la sua furia e l'aveva estesa a chi vantava un grado di parentela o di semplice amicizia con loro, poi su chiunque potesse allungare le mani un ministro imperiale.
Infine, proprio come un fuoco troppo vivo arriva ad estinguersi nella sua stessa violenza, anche la vendetta aveva perso gusto ed il sangue si era rappreso in una crosta secca sui vestiti di seta.

Non mise a parte Yun Bai di quegli angoscianti ricordi, prese l'arma che gli stava porgendo e lo imitò lasciando che il loro sangue si mescolasse impregnando la fibra.
“Agisce in fretta.” constatò, vedendo la matassa di lana tingersi in maniera uniforme.
“Penso che ogni gesto compiuto in questo luogo abbia un valore simbolico: sono bastate alcune gocce di sangue per avere il colore rosso che ci serviva, allo stesso modo è bastato immaginare gli oggetti per materializzarli.”
“Quindi anche il filo sarà un simbolo? Preferirei qualcosa di più concreto attorno ai nostri polsi!”
“Lo scopriremo una volta tornati.” rispose il giovane mago rivolgendogli un sorriso rassicurante.
Senza indugiare oltre creò uno sgabello dove sedersi, avvicinò la cesta e cominciò a dipanare il filo guida che sarebbe servito nella fase iniziale della filatura.
Ye Xue dimenticò la polemica sui simboli e iniziò ad osservarlo affascinato.
Si domandò chi gli avesse insegnato un procedimento che era semplice solo in apparenza e richiedeva molta pratica oltre ad una certa manualità.
Che fosse un uomo a farlo rendeva quella visione ancora più insolita, perché da tempo immemore la filatura era un'incombenza femminile.
Il suo Bǎo bèi invece torceva la lana con agilità e dimestichezza, allungandola tra le dita e avvolgendola sul fuso quando aveva acquistato la giusta resistenza.
Poteva essere una riminiscenza della sua prima vita?
Jīn Yè apparteneva ad una famiglia agiata e non aveva mai avuto bisogno di filare, tuttavia essere la figlia di un mercante di stoffe l'aveva fatta crescere a contatto di quel mondo, che ora riemergeva in modo inconsapevole nei gesti eleganti del suo amante.



“Vuoi una sciarpa di lana per la festa di Dongzhi*?”
Il Signore degli Shen trasalì, era stato colto sul fatto mentre lo guardava lavorare e arrossendo balbettò un complimento sulla sua tecnica.
Yun Bai ne fu lusingato, ma attribuì il merito alle anziane che vivevano nel paesino ai piedi del tempio in cui era cresciuto.
Gli era capitato di vederle filare sedute sui gradini delle loro case, quando scendevano a valle per fare acquisti ed aveva memorizzato i loro gesti grazie alla magia della mente.
Allo stesso modo aveva acquisito tante altre abilità che gli sarebbero tornate utili un giorno.
Ye Xue ne convenne e nascose la piccola delusione dietro la piega del sorriso; non poteva pretendere che ogni gesto del mago fosse un riflesso del suo primo amore.
“Jīn-Jīn ne aveva commissionata una in seta per te...”
Quella rivelazione, inserita con naturalezza nel discorso, tolse il fiato all'Immortale.
Accadeva di rado che il suo Yubi menzionasse la concubina e quasi mai evocando ricordi così specifici.
“Non... non ricordo un simile regalo.” ansimò sconvolto.
“Perché lei lo nascose nel fondo della cassapanca ai piedi del letto. Aveva provato a ricamarci il tuo stemma di famiglia, però aveva combinato un disastro e se ne vergognava... Credo avesse circa vent'anni all'epoca.” e poiché l'amante continuava a fissarlo senza aprire bocca aggiunse “Allora... la vuoi una sciarpa per la Festa del Solstizio d'Inverno?”
“Io... io la terrò come il più prezioso dei tesori!”
Di nuovo il mago sorrise e gli mostrò il fuso a cui era avvolta una modesta quantità di filo.
“Credo che basti...” disse e dopo averne ricavato un gomitolo ne legò i capi ai loro polsi.
Il filo aveva un aspetto irregolare ed era così corto che potevano stare al massimo a tre passi di distanza.
“Simbolicamente... significa che saremo sempre molto vicini!” approvò l'amante.
“Ah, quindi adesso ti piacciono i simboli!”



Il rituale era concluso, ma la coppia aveva un ultimo ostacolo da superare, perché Lachesi non gli aveva spiegato come tornare indietro.
Mentre Yun Bai rifletteva sul da farsi il Signore degli Shen girava in tondo ed il mago era costretto a seguirlo per non spezzare il filo.
“Farò reclamo a tutti i livelli! Quelle due ciarlatane non dovrebbero benedire nemmeno un uovo di gallina, figuriamoci manipolare il Fato!”
“Gege calmati, ti prego... Forse la soluzione è talmente semplice che la maestra ha ritenuto superfluo rivelarcela.”
“Spiegati meglio...”
“Magari dobbiamo solo chiudere gli occhi e desiderare di rientrare nei nostri corpi.”
“Come nel Mago di Oz? La piccola Dorothy batte i tacchi delle sue scarpine magiche e ritorna in Kansas.”
“Ti piacciono i vecchi film di Hollywood?”
L'interpellato si strinse nelle spalle e borbottò che lo aveva visto al cinema nel 1939, l'anno della sua uscita e ricordava di aver pianto nel finale.
“Ciò dimostra due cose: che sei molto anziano...” rispose il mentalista, ridacchiando all'accigliarsi offeso dell'amante “... e ha l'animo sensibile di un bambino. Proviamo il metodo Dorothy.”
"Giusto... Nessun posto è come casa*" convenne Ye Xue stringendolo a sé.



Il risveglio fu molto meno idilliaco delle aspettative cinematografiche, rientrare in un corpo fisico dopo aver assaporato la libertà e la leggerezza di una dimensione superiore significò per il maestro Leng fare i conti coi limiti della sua natura, a cominciare dalla torpida lentezza con cui i suoi arti rispondevano alla volontà di movimento.
L'urgenza era dettata dalla voce fioca di Yun Bai, che fuori dal suo raggio visivo stava pregando qualcuno di lasciarlo in pace e il tono sofferente aveva fatto scattare un campanello d'allarme nei sensi assopiti del Signore degli Shen.
“Non ti azzardare a toccarlo strega!”
La giovane donna dai capelli rossi trasalì quando l'Immortale l'afferrò all'improvviso e cominciò a strattonarla.
La tazza che teneva in mano si rovesciò sul pavimento in un fracasso di cocci infranti, che venne presto soverchiato dai suoi strilli spaventati.
“Sorella corri! Si è svegliato anche l'altro!”
“Gege lasciala, le rompi il braccio!” esclamò Yun Bai alzandosi dal giaciglio su cui stava riposando.
“Così non andrà in giro ad avvelenare la gente propinandogli i suoi intrugli!”
“Aiuto sorella!”
“In nome di Guanyin e Guan Gong* lasciala andare!”
Il mago s'intromise nel tira e molla e vedendolo in piedi Ye Xue si persuase infine a lasciare l'adepta, che arretrò in tutta fretta dietro le spalle di Lachesi, evocata dal parapiglia.
“Bentornato tra noi Maestro Leng.” lo salutò flemmatica, affatto turbata dal caos in cui era piombata la stanza “Immaginavo che il tuo risveglio sarebbe stato più complicato... sorella Melissa ti porterà una tazza di infuso, servirà a riprenderti in fretta.”
“A drogarmi di nuovo vorrai dire!”
“Gege!”
“Dimmi Maestro Leng...” la tessitrice si sporse verso di lui e lo guardò fisso negli occhi “se ti avessi illustrato il rituale nei minimi dettagli avresti accettato di prendervi parte?”
“Ovviamente no, chi si farebbe drogare e spedire allo sbaraglio in una dimensione nella quale rischia di rimanere intrappolato in eterno?”
La maga tacitò con un pacato cenno di diniego le scuse del mentalista e rispose all'Immortale.
“Comprendo che dal tuo punto di vista il gioco non valga a candela, tuttavia prima di continuare il discorso ti invito a controllare il polso sinistro coi Sensi sottili.”
Ye Xue spostò lo sguardo nella direzione suggerita e vide un cordino rosso ben annodato, che scendeva a terra e risaliva fino al polso dell'amante.
Gli sembrò molto più regolare e robusto di quello creato nella Stanza Bianca, ma non fu sufficiente a convincerlo.
“Puoi averlo legato tu, mentre noi eravamo svenuti...” insistette.
Yun Bai alzò gli occhi al cielo e scosse il capo; aveva esaurito le giustificazioni alla sua ostinazione.
“Verifica le caratteristiche di questo Filo, se rimarrai deluso potrai sempre accusarmi di essere una... ciarlatana.”
L'interlocutore non replicò e socchiuse le palpebre in un moto di fastidio; almeno sul fatto che li aveva tenuti d'occhio durante il loro viaggio fuori dal corpo Lachesi aveva detto la verità.

“Soddisfatto?”
Nelle due ore successive il Signore degli Shen aveva testato la resistenza sovrannaturale del Filo Rosso in ogni modo possibile e ormai anche la Tessitrice cominciava a manifestare qualche segno d'insofferenza.
Ye Xue aveva provato a strapparlo, tagliarlo e bruciarlo; era arrivato all'ingresso dell'antro per saggiarne la lunghezza, ma il Filo aveva sopportato tutto senza il minimo danno.
“Ammetto che è elastico e resistente, di certo non è un comune spago.” rispose a denti stretti, tornando a sedere sul triclino accanto a Yun Bai, che lo aspettava chiuso in un rassegnato silenzio.
“Molto bene.” approvò la maga, prendendo posto sulla sedia di fronte “Ora che sei persuaso possiamo parlare degli... effetti collaterali.”

Fine diciottesima parte


⋆ La voce dell'onniscienza ⋆

Carissime e carissimi Gege e Yun Bai sono stati catapultati in una dimensione eterea, grazie ad una esperienza extra corporea a cui la maestra Tessitrice non ha allegato il libretto delle istruzioni.
In pratica, quasi digiuni della mitologia greca, si sono dovuti "arrangiare" inventandosi in senso letterale tutte le componenti per il rito del Filo Rosso.
Ne consegue che al risveglio il Signore degli Shen sia un po' seccato e se la prenda con la povera accolita e poi con la maestra Lachesi, che reagisce con una tranquillità... Olimpica ^^
Peccato che prima di dare inizio al rituale abbia dimenticato di menzionare anche dei misteriosi effetti collaterali ricordandosene solo a cose fatte.
Quali siano questi effetti lo scopriremo nel prossimo capitolo in cui Gege e Yubi (soprattutto Yubi!) saranno impegnati in consulti piuttosto movimentati nel tentativo di trovare un rimedio efficace.
Restate a bordo della gondolina volante, il navigatore è impostato verso il Tempio del Salto della Tigre! (✿◠‿◠)

Termini e spiegazioni:
Donghzi: Il festival del Dongzhi si celebra in Cina e in altri paesi asiatici in corrispondenza del Solstizio d'inverno (intorno al 21/24 Dicembre) ed è l'ultima grande festa prima del Capodanno cinese.
Nessun posto è come casa: citazione tratta dal Mago di Oz
Guan yin e Guan Gong: Rispettivamente la Dea della Misericordia e il dio della Ricchezza nella mitologia cinese.



Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Il Maestro apre la porta, ma tu devi entrare da solo ***


banner


Capitolo XIX°
Il Maestro apre la porta, ma tu devi entrare da solo.

La pagoda del maestro Sheng era avvolta nella quiete del tardo pomeriggio e l'ombra del promontorio da cui la piccola cascata si gettava nel lago retrostante cominciava ad allungarsi sullo snello edificio, inghiottendo nell'oscurità un piano alla volta.
La meditazione del mago seguiva il respiro del vento che premeva gentilmente sui pannelli istoriati delle finestre e faceva gemere qualche imposta di legno nelle camere di sopra.
Come la sua dimora anche lui era immerso in un mondo più vasto e partecipava dell'armonia universale.
I legami col mondo fisico si stavano allentando, mentre i pensieri e le preoccupazioni che affollavano la sua mente cedevano il passo all'estatica contemplazione di ciò che era perfetto ed infinito, per giungere infine ad uno stato superiore di assenza e consapevolezza.
Yun Bai indugiava ancora sul confine labile tra il piano dei sensi e quello immateriale quando un rumore lontano s'insinuò come una nota stonata nella perfetta melodia della sua coscienza.
Dapprima aveva provato a chiuderlo fuori insieme alle altre influenze esterne, ma il suo protrarsi cadenzato e irregolare sfuggiva ai tentativi di prevederlo ed escluderlo.
Qualcuno stava scendendo le scale e cercava di farlo nel modo più silenzioso possibile, ottenendo l'effetto opposto.
Dopo una lunga pausa un lieve tintinnio gli suggerì che era stata aperta e richiusa l'anta del frigorifero in cucina.
A quel punto aveva già identificato il colpevole e, se faceva in fretta, poteva coglierlo con l'arma del delitto in mano.
“Gege!”
L'interpellato sussultò e si addossò al frigo, stringendo a sé un barattolo gigante di gelato con l'aria agguerrita della madre che difende il proprio piccolo da un attacco di predatori.
Non disse nulla solo perché aveva il cucchiaio infilato in bocca.



“Quando pensavi di parlarci degli effetti collaterali? Yun Bai, ne sapevi niente?”
“I-io...”
“Queste due megere hanno raggirato anche te!”
“Da quale pulpito sento parlare di raggiri!”
L'esclamazione uscì inaspettatamente dalle labbra della Tessitrice, che fino ad allora avevano pronunciato solo formule di misurata cortesia e il pugno calato sul bracciolo della poltroncina rafforzò l'esternazione del suo disappunto rimbombando con un'eco sinistra in tutto l'ambiente.
Melissa fece un passo di lato e anche Yun Bai serrò le labbra in una smorfia.
“Un abitante del Mondo degli Spiriti che deplora la disonestà altrui è come un truffatore che si lamenta di essere stato imbrogliato!”
“Hai omesso delle informazioni essenziali.” rispose il Signore degli Shen, pesando le parole.
Non era stata la reazione della maga a preoccuparlo quanto piuttosto il suo Qi, che era rimasto inspiegabilmente immobile, mentre l'aria si saturava di energia Yin e la barriera con l'aldilà sembrava dover cedere da un momento all'altro, riversando su di loro la marea di anime inquiete ammassate sul confine.
Intuì che lei non avrebbe mosso un dito per impedirlo.
“Sei un essere millenario, dovresti sapere che nessun rituale o incantesimo è privo di rischi.” obiettò Lachesi, ignorando il ribollire degli spiriti“Quando vi ho chiesto se eravate pronti la vostra risposta è stata netta ed inequivocabile e d'altra parte non potevate ottenere un enorme vantaggio senza pagare un piccolo prezzo.”


Non così piccolo...
Pensò fugacemente il mentalista guardando Ye Xue abbuffarsi di gelato.
“Ti sei svegliato molto presto... Meditiamo un po' insieme?”
Yun Bai non voleva infierire rimproverandolo e a dirla tutta si sentiva responsabile per averlo trascinato in quella situazione.
L'Immortale sogghignò, ripulì il fondo del barattolo con meticolosa dedizione, poi lo abbandonò sul tavolo della cucina e si avvicinò al mago, guardandolo con la stessa affamata bramosia che aveva riservato al suo Ciocco-Menta Extra Fondente da un chilo.
“Magari... più tardi.”

“Maestra vorresti essere più chiara? Quali sono questi effetti collaterali? Se non è possibile evitarli vorremmo sapere come gestirli almeno.”
Yun Bai era intervenuto dopo aver capito che l'irruenza dell'amante non avrebbe cavato un ragno dal buco e quando la Tessitrice gli dedicò la sua attenzione al confine tra le due dimensioni tornò la calma.
“È la prima volta che sottopongo un Signore degli Shen ad un rituale per alterare il suo destino.” iniziò “Quindi posso fare solo delle supposizioni: nel maestro Leng prevale nettamente lo Yang ed è lecito aspettarsi un incremento di comportamenti e attività legati all'energia vitale.”
“In altre parole?” chiese sospettoso Ye Xue.
“Diventerai più... umano.” chiarì la maga.


Non sarebbe stata un problema se solo il Signore degli Shen avesse avuto la costanza di dissipare lo Yang in eccesso fino a stabilizzare le due forze contrapposte in un nuovo equilibrio, ma lui non aveva alcuna vocazione mistica ed aveva risposto picche alla proposta del mago di allenarsi nelle arti marziali, perché voleva evitare di ferirlo durante un combattimento.
In realtà Yun Bai sospettava che preferisse indulgere nella pigrizia, restando a poltrire sul divano.

“Potrei... invecchiare?”
L'espressione inorridita dell'Immortale era così divertente che perfino Lachesi accennò un sorriso.
“Improbabile, tuttavia potrebbero esserci altre ripercussioni a livello fisico che porteranno ad un cambio delle tue abitudini; ad esempio un maggiore senso di fame, stanchezza, modifiche ai ritmi di sonno e veglia, un aumento del desiderio...”
“Allora c'è anche qualche vantaggio!” la interruppe Ye Xue, tutto ringalluzzito.
“Gege!”
“Baobei , non sei contento? Questi effetti collaterali non sembrano poi così terribili! Anzi... sono impaziente che si manifestino...”




“Maestro Sheng ne va della tua salute, gli appetiti di un Artiglio di Drago possono essere smisurati e non c'è magia o ricostituente che tengano.”
Ye Feng aveva parlato ad alta voce senza timore di svegliare il suo mentore, che dormiva profondamente aggrappato al cuscino dell'amante, come un koala all'eucalipto.
Lo stesso non poteva dirsi del mago, che dopo l'ennesima maratona di sesso appariva sempre più pallido e sciupato.
Yun Bai nascose l'innegabile imbarazzo della situazione dietro un colpo di tosse .
“Secondo la Tessitrice questi effetti sono temporanei e tenderanno ad affievolirsi, magari serve solo un po' di pazienza...”
“Di questo passo ti consumerai e lui sarà ancora in queste condizioni!” esclamò il Signore degli Shen, che si avvicinò a al più anziano e gli premette un paio di punti lungo la colonna vertebrale da cui scaturirono delle fiamme dorate.
“Vedi? Ha accumulato così tanta energia Yang che basta una lieve pressione lungo i meridiani per farla uscire.”
“Potremmo imbottigliarla e rivenderla...”
Il contributo di Alaric alla discussione non ricevette i consensi sperati, tuttavia il suo suggerimento di consultare un terzo soggetto estraneo tanto alle pratiche della medicina cinese, quanto agli antichi riti greci fu preso in seria considerazione da Yun Bai.



“Ed è per questo che siamo qui Dottor Tersilius...”
Il Primo Signore di Serannian annuì gravemente e rifletté a lungo di prima di esprimere la sua opinione.
Nel frattempo Maya tentava di estrapolare i dati biometrici del paziente, impresa ostacolata dall'interessato, che andava a spasso per il laboratorio materializzandosi a caso in luoghi diversi.
“Sono molto dispiaciuto.” aggiunse il mentalista sentendo strillare di spavento le infermiere nella stanza a fianco.
“L'iperattività è un sintomo nuovo?”
Yun Bai fece un cenno di assenso.
“Sta peggiorando.”

“Devo concordare con l'opinione del Maestro Leng Ye Feng e della Maestra Tessitrice: l'unico modo di tenere sotto controllo gli effetti collaterali del rituale è dissipare lo Yang in eccesso, preferibilmente evitando il tuo esaurimento fisico e psicologico Maestro Sheng.”
“Pensavo che qui ci fossero dei trattamenti medici in grado di...” iniziò incerto Yun Bai.
“Oh mi stai suggerendo un metodo più invasivo?” l'affermazione accese un malsano interesse nello sguardo dello scienziato, che lo scavalcò lanciandosi in un'infervorata enunciazione teorica “Con le opportune modifiche potrei trasformare una delle nostre capsule di deprivazione sensoriale in un accumulatore di energia Yang, che andremo a drenare dai canali congestionati del paziente attraverso sonde nanotecnologiche introdotte tramite...”
“Drenare?”
Al mentalista si palesò l'orribile immagine di uno Xue Ge rinsecchito, chiuso in uno di quei cilindri trasparenti da lui descritti come lattine per cetrioli.
“Fino all'ultima goccia, se necessario!” precisò entusiasta Tersilius.


“Yubi perché hai tanta fretta? Volevo sentire il concerto delle meduse musicali!”
L'uscita dei due dal Laboratorio sulla Cascata finì per somigliare ad una fuga precipitosa.
Yun Bai prese congedo dal Dottore con la classica formula “Grazie dell'interessamento, le faremo sapere”, poi recuperò l'amante e lo trascinò sulla gondola.
“Nessuno ti introdurrà niente da nessuna parte...” mormorò mentre spingeva la navicella volante al massimo della velocità.
“Eh?”
“Gege... dobbiamo parlare di una cosa!”
“Baobei quando una donna inizia una frase in questo modo di solito significa che la famiglia sta per allargarsi, ma nel nostro caso tenderei ad escluderlo...”
“È venuto il momento di presentarti alla mia Dǎoshī!” lo interruppe l'altro.
Ye Xue gli prese le mani e gli rivolse il suo sorriso più accattivante.
“Preferivo l'annuncio di una gravidanza.”

Il Signore degli Shen alla fine aveva capitolato acconsentendo a visitare il Tempio del Salto della Tigre; la curiosità di vedere il luogo in cui era cresciuto Yun Bai aveva avuto la meglio sul timore di confrontarsi con la sua mentore.
In altre circostanze sarebbe stato entusiasta di un simile viaggio e di conoscere colei che lo aveva educato.
L'avrebbe ringraziata deponendo ai suoi piedi ogni sorta di regalo prezioso, perché se aveva potuto conoscere il suo amante e ricongiungersi all'anima gemella in fondo lo doveva anche a lei.
Tuttavia la reticenza di Yun Bai riguardo alla maestra lo aveva insospettito, fino ad instillargli il dubbio che non vedesse di buon occhio la relazione del brillante pupillo con un abitante del Mondo degli Spiriti.
Un timore tutt'altro che infondato, a causa della brutta reputazione di cui godeva la sua stirpe.




“Non essere nervoso.”
“Parli tu che hai una spada allacciata al fianco?”
“È l'usanza.”
“Una strana usanza! Di solito quando un figlio o un allievo tornano a casa posano le armi fuori dalla porta!”
“Lascia fare a me...” gli rispose il giovane mago con un sorriso incoraggiante, che non lo tranquillizzò affatto.
“Almeno dovremmo avvisare che siamo arrivati.”
“Oh, lo sanno già.”
Yun Bai fece un passo avanti calpestando una certa lastra di pietra del pavimento e nel grosso braciere che delimitava la terrazza a strapiombo sulla gola si accese un fuoco.
I bracieri ai livelli superiori s'illuminarono in rapida sequenza delineando un suggestivo percorso di luce, che s'inerpicava sul fianco della montagna, composto da scalinate scolpite e ardite passerelle in legno, progettate per superare le asperità del percorso.
Il tempio era a malapena visibile, raggomitolato contro la parete di roccia, nascosto dalle nebbie e dalle fronde degli alberi che sfidavano la natura ostile crescendo su un terreno aspro e accidentato.
Ye Xue ne osservò la struttura mimetizzata nel paesaggio, precaria nel suo ergersi sul vuoto eppure così forte da durare nei secoli e trasse motivo di ammirazione per l'ingegno dei suoi antichi costruttori.

“Così è qui che sei cresciuto...” disse, mentre si accingevano ad affrontare le prime rampe di scale.
“Questa è la parte visibile e pubblica del tempio, viene custodito da un gruppo di sacerdoti taoisti riuniti in un'associazione culturale.” rispose il mago “È aperto ai turisti e il governo cinese lo tutela come patrimonio artistico; la nostra scuola rimane all'interno, protetta da una serie di portali e inaccessibile alle persone comuni.”
Le raffiche di vento rubavano le sue parole e piegavano le lingue di fuoco provando a ridurle al silenzio, ma queste subito dopo tornavano a splendere gagliarde, forse perché erano alimentate da un potere sovrannaturale.
Fu in quel rincorrersi ingannevole di luci e di ombre che il Signore degli Shen scorse un'esile presenza scendere rapidamente le scale venendo loro incontro.
“Yubi arriva qualcuno.” lo avvertì.
“È Ubon!” esclamò il mago riconoscendola “Shimei*, che bello vederti...”
La ragazzina non parve dello stesso avviso, perché si fermò a metà dell'ultima scalinata e mostrando un'insolita agitazione esclamò “Dà Gē *! Cosa fai qui? Non hai ricevuto i miei messaggi?”
Quando capì chi era la persona che aveva accompagnato il maestro Sheng prese subito le distanze risalendo in fretta alcuni gradini. “Hai portato anche lui?” aggiunse indicandolo con un'espressione tra lo scandalizzato e l'impaurito.
“Tecnicamente sono io ad averlo portato xiao Ubon. Hai un bel nome, è thailandese, giusto? E significa... Fiore di Loto, se ricordo bene. Sono onorato di conoscere la sorella minore marziale di Yun Bai.” disse omaggiandola secondo l'etichetta della corte imperiale, con un elaborato inchino.
Il successivo silenzio della mocciosa gli confermò che l'aveva impressionata e gli diede modo d'inquadrarla: poteva avere al massimo quattordici anni ed era di origine thailandese o vietnamita a giudicare dal colore ambrato della sua carnagione e dal taglio degli occhi.
Un occidentale difficilmente avrebbe colto la differenza.
Quanto al significato del nome lo aveva dedotto dalla spilla che decorava il suo ordinato caschetto corvino; le ragazze, di qualsiasi epoca o paese amavano certi dettagli.
“Non ho ricevuto i tuoi messaggi, ma tranquillizzati adesso, lui è con me e non ha cattive intenzioni.” la rassicurò nel frattempo il mago.

“Avremo modo di verificarlo presto.” rispose una voce femminile più matura e autorevole, che costrinse i presenti a guardare in cima alla rampa di scale, dove era apparsa un'altra figura, senza che il Signore degli Shen ne avesse avuto il minimo sentore.
Stavolta non riuscì ad elaborare delle contromisure, seguì Yun Bai nell'inchino di saluto e lasciò che fosse lui a parlare per entrambi.
“Maestra Liu Huang Yu questo allievo ti saluta ed è felice di tornare a casa, spero che la mia iniziativa di portare un ospite e il pochissimo preavviso non creino disagio o problemi alla scuola, in caso contrario accetta le mie scuse.”
“Abbiamo rischiato di mancare la tua visita e... l'ospite a causa dei maneggi di quella piccola vipera di Ubon, per fortuna ho intercettato io i suoi messaggi.”
L'interessata trasalì, poi s'inchinò e svicolò in fretta tanto che, alzando lo sguardo, Ye Xue vide solo un'ombra scantonare sulle scale e infilarsi nel portone principale del tempio.
Ebbe quindi la possibilità d'incrociare lo sguardo della donna che aveva davanti e di sondarne il Qi.
Il modo in cui lo teneva sotto controllo contrastava con l'aspetto ancora giovanile, sebbene al momento il suo viso fosse indurito dalla profonda ruga di contrarietà che le solcava la fronte e dalla piega contratta delle labbra.
“C'è stato sicuramente un malinteso.” dichiarò l'allievo conciliante “Non avrei chiesto al Maestro Leng di accompagnarmi se non sapessi che vige una tregua con la sua stirpe.”
“Corretto.” convenne la maga scendendo un paio di scalini.
Vestiva con eleganza un qipao* bruno ricamato da simboli che ad un profano sarebbero sembrati motivi decorativi molto complessi e che erano invece potenti glifi magici.
“Però, a quanto pare, tu hai voluto verificare quanto sia solida questa tregua!”
“Insinui forse...”
L'obiezione di Ye Xue fu ridotta al silenzio da un cenno imperioso della donna, che gli ricordò quanto fosse disdicevole intromettersi direttamente nelle relazioni tra maestro e allievo, perciò si morse la lingua e rimase in disparte.
“Quando ho proposto il tuo nome come ambasciatore dell'Est per Serannian speravo che il tuo ruolo portasse lustro al Tempio del Salto della Tigre e nuove alleanze coi maghi e le altre creature, tu invece porti a casa un... Signore degli Shen!”
“Lui non è un Signore degli Shen qualunque...” iniziò Yun Bai.
“No, certo! Tuttavia che sia il tuo amante non cambia la sostanza dei fatti!”
“Noto una punta di acredine nei confronti della mia natura maestra...”
La pazienza dell'Immortale era svanita nel momento in cui la discussione tra i due aveva iniziato a degenerare ed era intervenuto con la grazia di bufalo alla carica.
“Sono desolato che questo Signore degli Shen ti dia noia, però riconosco in te una persona onesta e diretta, quindi voglio esserlo altrettanto: Yun Bai ed io siamo anime gemelle e a dirlo, oltre al cordoncino rosso legato ai nostri polsi, è il fatto che lui sia la reincarnazione della mia amata Jīn Yè. Spero che tu non voglia prove o dimostrazioni.”
Buttare un petardo in mezzo ad un corteo nuziale avrebbe sortito effetti meno disastrosi.
L'espressione della maga si fece di pietra e il suo Qi si contrasse in un minuscolo grumo denso di energia, pronto a scatenarsi sull'inopportuno Immortale, proprio come avrebbe fatto una tigre con la sua preda.
“Non lo chiederò a te infatti, sarà il mio allievo a risponderne.” annunciò, sollevando appena il mento in un gesto di sussiego.
“Sono pronto.” disse semplicemente il giovane mago stringendo l'elsa della spada.

Il vago timore che Ye Xue nutriva nei riguardi del viaggio divenne all'improvviso una certezza quando realizzò che la maestra aveva appena appena sfidato a duello l'allievo e lui aveva accettato.
“Vuoi combattere contro di lei?” gli domandò incredulo.
“Si.”
“Perché? Non era mia intenzione creare del malumore con la tua Dǎoshī e non devi dimostrare niente!” esclamò tentando di dissuaderlo.
“Invece si.” ribadì tranquillo l'amante, che non aveva smesso un attimo di fissare la donna sulle scale “Questo è il solo modo di ottenere il suo aiuto e provarle quanto sei importante per me.”
“E tu?” chiese il l'Immortale rivolgendosi alla maestra “È così che aiuti un allievo in difficoltà?”
“Il mio allievo sa come ci si comporta.” rispose la maga con un sorriso compiaciuto.
L'audacia mostrata dal suo pupillo l'aveva resa molto orgogliosa, Ye Xue glielo leggeva negli occhi, che brillavano alla luce delle fiamme come le gemme dorate di cui portava il nome*.
“Se vincerò il duello esaminerai lo stato di salute di Gege?” propose il giovane mago.
“Dipende dal risultato del confronto.”
“ E lo accetterai?” insistette.
“Pensa a vincere, io ho sempre mantenuto le mie promesse.”

Fine diciannovesima parte


⋆ La voce dell'onniscienza ⋆

Carissime e carissimi questo giro di consultazioni per risolvere il problema di Ye Xue si è trasformato in un vero e proprio tour de Force, tra suggerimenti più o meno praticabili (ce lo vedo Alaric che imbottiglia l'energia Yang e la rivende in bottega!), la coppia arriva a fare tappa al Tempio del Salto della Tigre, dove il nostro maghetto bianco è stato cresciuto.
Qui conosciamo la sua sorellina marziale e soprattutto la sua mentore, che non ha propriamente un carattere facile e a cui la presenza del Signore degli Shen sta un po' indigesta.
Le regole della Scuola sono piuttosto chiare a riguardo: se vuoi far valere le tue ragioni sfida a duello l'avversario!
Così uno sgomento Ye Xue viene trascinato in una situazione dagli esiti imprevedibili e affatto scontati.
Per il simpatico zuzzurellone immortale sarà l'occasione buona di mettere la testa a posto o rischierà di perderla la testa?
Restate a bordo del cesto di vimini per scoprirlo; non dimenticate acqua, cappello, crema solare e cocomero fresco, ci rivediamo su questi lidi assolati mediamente presto! (✿◠‿◠)

Termini e spiegazioni:
Shimei: sorella minore marziale, lo si rivolge ad una allieva più giovane con cui non si hanno vincoli di sangue, ma che si considera comunque parte della famiglia o della scuola di appartenenza.
Da Ge: fratello maggiore, anche in questo caso è un appellativo affettuoso pur senza vincoli di parentela.
Huang Yu: letteralmente significa Topazio
Qipao: abito tradizionale femminile dei Manciù noto anche come cheongsam, originariamente dritto e lungo, rimodellato negli anni 20 e diventato iconico anche nel resto del mondo grazie a film e anime (fonte Wikipedia https://it.wikipedia.org/wiki/Cheongsam)


Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Chi non ha apprezzato il suo maestro né la sua lezione, un giorno sarà forse colto, ma non sarà mai saggio ***


banner


Capitolo XX°
Chi non ha apprezzato il suo maestro né la sua lezione, un giorno sarà forse colto, ma non sarà mai saggio.

L'ultima parte del percorso per accedere al Tempio si svolse in un silenzio che finì per amplificare l'ansia del maestro Leng.
Il suo amante era trincerato dietro un sorriso sereno quanto imperscrutabile e Ye Xue dovette accontentarsi di contemplare il vivace rossore, che a causa del freddo e dell'emozione gli tingeva le gote e la punta del naso.
L'Immortale ignorò quasi completamente gli ambienti interni e un paio di sacerdoti, forse i custodi dell'edificio, giunti alla spicciolata per accogliere gli ospiti.
“Fai combattere me al posto di Yun Bai!” propose infine quando il suo subbuglio interiore diventò incontenibile.
“Hai così poca fiducia nelle sue doti di spadaccino?” lo rimbeccò la maga, che senza rallentare il passo li aveva condotti attraverso una fuga di stanze, fino ad una piccola biblioteca dove si fermò.
“Penso solo che potremmo risolvere la situazione con la ragione invece di usare la spada!”
Baobao*... hai scelto l'unico Artiglio di Drago codardo del Mondo degli Spiriti!”
L'allievo declinò la sprezzante provocazione della maestra e mostrando un grande autocontrollo si strinse nelle spalle.
Lei intanto aveva scostato dalla parete di fondo un grande dipinto su seta, che raffigurava la Cascata del Salto della Tigre e la valle sottostante in un tripudio di piante in fiore e prati verdi.
Il vistoso pannello, realizzato con uno stile piuttosto grossolano e dall'aria né antica né preziosa, nascondeva una profonda crepa verticale, che il Signore degli Shen imputò ai cedimenti della struttura, almeno fino a quando non vide la maga attirata e risucchiata al suo interno, come se una piuma di gallina fosse passata attraverso la rete del pollaio.
“Dove pensi di andare?” esclamò, afferrando il polso di Yun Bai, che sembrava intenzionato a seguirla.
“A casa, questo è uno dei portali di cui ti parlavo, non avere paura di attraversare ti tengo la mano...”
“Non è il portale a farmi paura.! Baobei... sul serio, andiamocene! Mediterò tutti i giorni, mi eserciterò insieme a te, mi farò inscatolare nei cilindri del Laboratorio, ma ti prego evita il duello con quella donna!”
“Quella donna...” iniziò il giovane mago accigliandosi “È la mia Dǎoshī! È una spiegazione sufficiente o devo rinfrescarti la memoria su cosa significano lealtà, devozione, affetto e riconoscenza?”
“No, no... ho capito!” lo rassicurò Ye Xue, sorpreso dalla durezza con cui l'amante aveva reagito.
Aveva sottovalutato il legame tra i due, che evidentemente andava molto al di là dell'impartire e ricevere nozioni, secondo un concetto troppo moderno di maestro e allievo.
Il tempio dove era cresciuto Yun Bai si rifaceva invece a tradizioni ormai perdute in cui essere parte di una scuola significava condividere un credo e conformarsi a precisi valori; dove i discepoli si consideravano fratelli e sorelle ed il maestro era spesso l'unica famiglia a cui potevano fare riferimento.



Una volta giunti dall'altra parte ciò che vide lo spinse ad un'esclamazione di meraviglia; nel corso dei secoli aveva visitato molti posti insoliti e bizzarri, ma pochi luoghi potevano rivaleggiare in bellezza con quel piccolo insediamento nascosto nel ventre della montagna.
La luce lunare fendeva con lame d'argento i crepacci che si aprivano nella volta dell'immensa grotta naturale, scavata nei millenni dal fiume che ora scorreva più in basso formando la gola e la cascata.
Terrapieni, sostenuti da caratteristici muri a secco seguivano sinuosi i dislivelli del terreno ed ospitavano padiglioni di varie forme e grandezze.
Dalle differenze nello stile di costruzione e dei materiali impiegati Ye Xue dedusse che la scuola era molto antica e forse risaliva alle prime dinastie cinesi di cui si aveva notizia, all'epoca Shang o addirittura al mitico regno Xia.*
Ai padiglioni s'inframmezzavano orti e giardini, mentre le terrazze erano collegate da ampie scalinate e sentieri lastricati.
Tuttavia alle dimensioni del luogo non corrispondeva un'analoga emanazione di energia magica e facendo più attenzione l'Immortale vide che molti edifici erano chiusi e mostravano i segni di incuria, mentre altri erano stati abbandonati ed avviati ad un inesorabile disfacimento.
Allo stato attuale la scuola aveva forse un decimo del suo splendore originario.
Scendendo verso quella che doveva essere la piazza principale la sua visione periferica colse dei rapidi movimenti sui tetti degli edifici e tra le ombre dei giardini, quindi il luogo era meno spopolato di quello che appariva ad un'impressione superficiale.
“Ci stanno tenendo d'occhio...” gli confermò Yun Bai attraverso la telepatia.
“Mi... stanno tenendo d'occhio.” precisò l'ospite con ironia “Scommetto che non hanno mai visto un Signore degli Shen così bello!”
“Molti ne vedono uno per la prima volta...”
Una volta giunti a destinazione Ye Xue comprese il senso delle parole del mago: ai margini dello spiazzo si erano radunati una trentina di marmocchi di varie età; il più piccolo sapeva a malapena camminare e si reggeva alla giacca da notte di una bambina poco più alta di lui, tra i grandi c'era Ubon, che si torceva le mani in preda all'angoscia.
I maghi sui tetti invece, immobili contro la luce della luna come sculture ornamentali, avevano perlopiù i capelli bianchi.

Anziani e bambini, valutò l'Immortale, dov'è la generazione di mezzo?

Una domanda destinata a rimanere senza risposta, perché la maestra stava chiedendo della sua spada e Yun Bai ne approfittò per avvicinarsi e sussurrargli alcune parole.
“Mantieni la calma, qualsiasi cosa vedrai o sentirai.”
“Non posso prometterlo, specie se quell'arpia ti farà del male.”
L'affermazione risultò più astiosa del dovuto, però anche sforzandosi non riusciva a provare simpatia nei confronti della maga verso la quale il suo baobei professava tanto affetto.
“È la tua incolumità ad essere a rischio Gege” l'altro sorrise e fece un vago cenno del capo verso l'alto “Non ti permetteranno di interferire e d'altra parte il duello è poco più di una formalità, serve a stabilire chi ha ragione e finirà al primo sangue, alla peggio me la caverò con un paio di graffi.”
La spiegazione anziché tranquillizzare il Signore degli Shen acuì le sue preoccupazioni, che aumentarono ulteriormente quando vide il tipo di arma che era stata consegnata alla maestra Huang Yu: un shuangshou jian , una spada a due mani, di ragguardevole lunghezza.
Anche se la donna lo impugnava con disinvoltura l'Immortale era certo che non si trattasse di un'arma femminile, dato che era stata forgiata tutta in acciaio ed era priva dei classici intagli sull'impugnatura e della nappa decorativa di seta attaccata al pomolo.
L'unica concessione frivola era rappresentata da una gemma Occhio di Tigre incastonata nell'elsa.
Non era una spada da parata e di certo non era nata per stare appesa a qualche parete, Ye Xue era pronto a scommettere che aveva mozzato parecchie teste ben prima della nascita della sua attuale proprietaria.
Di conseguenza nemmeno il duello a cui stava per assistere era un pacato confronto sportivo.



Mentre i contendenti si posizionavano al centro della piazza fece alcune rapide considerazioni: Yun Bai sapeva combattere, lo vedeva esercitarsi quasi ogni sera sotto il porticato della pagoda con la leggerezza e l'agilità di un ballerino.
Il suo giudizio però era dettato da canoni squisitamente estetici.
Non aveva mai testato fino in fondo le sue capacità e anche durante il confronto con Ye Feng alla sorgente termale lo aveva tenuto alla larga dall'allievo.
Il mago d'altra parte non aveva mai menzionato la sua partecipazione a qualche scontro o battaglia degna di nota, né che la sua spada fosse stata determinante in una situazione di pericolo.
In poche parole mancava di esperienza sul campo.
Cosa che invece la maestra sembrava avere in abbondanza.
Ye Xue aveva sondato di nuovo il suo Qi e non aveva visto crepe, opacità o debolezze nel flusso di energia spirituale; la sicurezza che ostentava era reale.
“Come da tradizione affidiamo a questo duello la risoluzione di una controversia, perciò non useremo la magia, deciderà la spada.” proclamò la donna a beneficio dei presenti.
“Accetterò il risultato, qualunque sarà.” le fece eco Yun Bai.
Il terreno dello scontro era delimitato dal perimetro della piazza e il giovane pubblico si ritirò dietro l'invisibile confine al termine di quel discorso, che evidentemente faceva parte di una formula ben conosciuta.
Il Signore degli Shen si adeguò a malincuore, indietreggiando di qualche passo.
Sentiva gli sguardi curiosi dei bambini su di sé e l'incombente presenza dei maghi sui tetti.
Si chiese quanto tempo avrebbe impiegato a metterli fuori combattimento nel caso avessero provato a ostacolarlo.
Spesso affrontare un mago portava alla fatale consapevolezza che l'Immortalità era un dono sopravvalutato, perché la loro versatilità in varie forme di magia li rendeva antagonisti imprevedibili.
Era ancora assorto nei suoi laboriosi ragionamenti, quando il sonoro clangore dell'acciaio lo riportò alla realtà.
Il duello era cominciato, senza altre premesse, avvertimenti o saluti cavallereschi.

I primi colpi furono solo degli assaggi, almeno in questo maestra e allievo si mantenevano coerenti con la consuetudine di testare le intenzioni dell'avversario per avere un'idea delle sue capacità.
La maga aveva un'impostazione molto aggressiva, usava il jiànfeng, la punta della spada, per aprirsi un varco nella difesa di Yun Bai, che invece lavorava con la sezione centrale della sua lama neutralizzando qualsiasi tentativo d'intrusione.
Ye Xue provò a identificare la loro tecnica di combattimento, la postura e i movimenti appartenevano alla scherma tradizionale, ma non riuscì a collegarli a nessuna scuola conosciuta
Probabilmente il fatto che il Tempio del Salto della Tigre fosse un luogo isolato li aveva portati a sviluppare uno stile unico.
“Pensi di combattere così fino alla fine?” chiese Huang Yu all'ennesima parata “Ti ho forse insegnato a sconfiggere l'avversario annoiandolo?”
“In realtà voglio prenderti per stanchezza! Alla tua età la resistenza comincia a venire meno!” la punzecchiò l'allievo e il Signore degli Shen sogghignò.
“Non vincerai restando sempre in difesa!”
“Nemmeno tu!”
Tolti gli scambi di battute il confronto veniva portato avanti nel silenzio assoluto, che faceva risaltare i tonfi, l'affanno e il fruscio delle vesti dei duellanti.
A prima vista poteva sembrare una sfida impari: un uomo in forze e una donna dalla costituzione minuta, vestita di un abito pesante e fasciato, inadatto ai movimenti impetuosi della scherma.
Invece passo dopo passo stava guadagnando terreno e spingeva Yun Bai al bordo del campo di battaglia.
Ye Xue valutò l'idea che l'allievo stesse temporeggiando, perché non osava attaccare in modo diretto la sua mentore, poi comprese che non era una questione di forza o rispetto, ma di determinazione.
La maestra era decisa a riprendersi il pupillo ed ogni gesto, pensiero, respiro tendeva a quello.
Yun Bai non aveva la stessa fermezza, magari stava già pensando ad opzioni alternative in caso di sconfitta per risolvere il problema che a causa della pigrizia l'amante non aveva risolto da solo.
In altre parole la preoccupazione per lui lo stava distraendo.
“Ti rallenta!” sentenziò Huang Yu indicando con la spada il punto in cui si trovava il Filo Rosso del Destino.
“Sei dispiaciuta di non poterlo tagliare?” fu la risposta piccata del mago.
“I tuoi pensieri sono inquinati da cose futili e voluttuose, quel legame ti ha allontanato dalla pratica, rendendoti debole e... vulnerabile!”
Il rumore della seta strappata seguì le parole della maestra, il suo jian aveva trapassato e lacerato l'ampia manica destra dell'abito di Yun Bai.
L'immortale sentì una stretta all'altezza dello stomaco e socchiuse le palpebre quasi temendo di vedere la sopravveste bianca macchiarsi di sangue.
Invece non accadde.
“Stai dicendo che amare e proteggere qualcuno rende deboli?” il mago eliminò i brandelli di stoffa per avere più libertà di movimento e mise a nudo il braccio, che non aveva subito ferite “Quindi è per questo che mi hai mancato?”
Ora toccava a lui reagire; smise di usare la parte centrale della lama come difesa e gli attacchi divennero meno precisi, ma più vigorosi; se uno di quei colpi fosse andato a segno avrebbe avuto gravi conseguenze per la sua Dǎoshī.



Tuttavia Huang Yu era una vecchia volpe e sapeva come colpire anche senza usare la spada.
“Tu proteggi lui e lui chi protegge in realtà? Il mago della Terra o il suo primo amore?”
Con quelle parole aveva ferito entrambi ottenendo un duplice risultato: deconcentrare il suo pupillo e far infuriare il Signore degli Shen.
“Dovresti vergognarti delle tue parole velenose!” inveì Ye Xue entrando nella piazza, gesto che provocò il contemporaneo movimento delle figure sui tetti.
“Cosa ti avevo detto prima del duello?” la sua avanzata venne bloccata dall'amante, che si frappose tra lui e la maestra “Non raccogliere le sue provocazioni! Restane fuori!”
Un paio di pesanti fendenti costrinsero la maga in difesa; indietreggiò rapida seguita da Yun Bai, a sua volta spinto in avanti dal moto d'inerzia innescato dall'attacco, infine trovò un punto fermo nel baricentro del corpo e su quello fece leva per rispondere.
I due finirono con le spade impegnate fino all'elsa in una prova di forza che li obbligò ad un precario stallo.
“Hai paura della verità Baobao? Il corpo che piace tanto al tuo Signore degli Shen invecchierà prima o poi e alla tua morte lui tornerà a cercare l'anima dell'amata... Gli hai semplificato le cose creando il Filo Rosso del Destino, almeno ti ricorderà con gratitudine!”
“Io non temo la verità, bensì il modo in cui la distorci!”
L'allievo riuscì a liberare la lama per primo, perché il suo Jian era più leggero e flessibile, però questa mossa agevolò ancora una volta la maestra, che sfruttò il contraccolpo e lasciò che l'arma rimbalzasse verso l'alto ferendo il viso del giovane con un lungo taglio sullo zigomo.
La lacerazione cominciò subito a sanguinare, ma né lui, né la sua avversaria ebbero modo di preoccuparsene; un'imprecazione rabbiosa soverchiò i suoni della lotta e nel medesimo istante molte presenze irruppero nella piazza creando scompiglio tra i bambini, che arretrarono strillando impauriti.
Entrambi si girarono nella direzione in cui era scoppiato il parapiglia e videro il Signore degli Shen intrappolato all'interno di una formazione composta da spuntoni metallici, cresciuti dal terreno, che gli impedivano qualsiasi movimento.
“Una scatola di aghi...” mormorò Yun Bai, riconoscendo l'incantesimo.
“Così la smetterà d'interferire.” rispose la sua mentore.
I maghi erano intervenuti quando avevano visto l'Immortale lanciarsi verso i contendenti dopo che il loro pari era stato ferito, ma lui non se ne dava per inteso, continuava ad agitarsi e ad urlare nonostante le aste metalliche rispondessero ai suoi gesti scomposti stringendo sempre di più la morsa attorno al suo corpo.
“Hai avuto soddisfazione, il duello è finito!” strillò alla donna aggrappandosi alle sbarre di quella scomoda prigione con gli occhi iniettati di sangue.
“È ferito! Perché non li fermate?” chiese poi ai presenti senza ottenere risposta.



“Possiamo continuare?” s'informo Huang Yu impassibile.
“Certo.”
L'allievo terse sommariamente il sangue che dalla guancia colava sul vestito e imbrattava il candido colletto dell'hanfu, intanto alle sue spalle Ye Xue sbraitava qualcosa sulle regole del duello.
“Il confronto può terminare al primo sangue o quando i maghi si dichiarano soddisfatti” precisò il mago “Io sarò soddisfatto solo quando la mia Dǎoshī libererà il nostro ospite, esaminerà la sua salute e lo accetterà come mio compagno.”
“Stai sognando baobao, tra poco sarà ora di svegliarsi!”
I due ripresero a combattere con accanimento, l'Immortale provò a districarsi e ad usare le Linee del Drago, però ogni sforzo era vanificato dal metallo che assorbiva la sua energia yang indebolendolo progressivamente.
Quando la sua attenzione tornò ai duellanti ebbe un ulteriore motivo per preoccuparsi: il lato Yin, verso cui era predisposto l'amante, aveva preso il sopravvento.
Il Signore degli Shen aveva abbastanza chiare le possibili implicazioni di un tale scompenso e non era il solo, anche gli altri maghi tenevano gli occhi puntati sul centro della piazza dove lo scontro proseguiva, nonostante i primi segni di cedimento da parte dei contendenti.
“Lui ti ha cambiato!” esclamò la maestra “Guarda com'è instabile il tuo Qi!”
“Chi ti dice che voglia tenerlo in equilibrio?” rispose Yun Bai in un soffio.
“Di sicuro a lui non importa! Come non gli importa del tuo benessere! Si è mai interessato ai tuoi studi? Avete condiviso qualcosa oltre il letto?”
Ye Xue fu sul punto di rispondere a tono a quelle domande troppo sfacciate e dirette perfino per una madre, ma si accorse che la donna in parte aveva ragione e non poteva giustificarsi solo coi diversi stili di vita dovuti alla loro natura.
Quante volte aveva rifiutato i suoi inviti a meditare o allenarsi?

Era ancora lo stesso egoista che aveva preso una fanciulla in età da marito e l'aveva chiusa in una specie di gabbia dorata, per godere della sua compagnia alcune settimane all'anno e poi migrare altrove, ad occuparsi dei suoi doveri.
“Io e Gege suoniamo insieme il guzheng anche se le mie esecuzioni sono terribili.” ribatté pacatamente il giovane mago “Si preoccupa quando ho poco appetito e nonostante sia un pessimo cuoco al mattino mi lascia sempre qualcosa di pronto in cucina. Porta con sé una piccola pergamena su cui ho ricopiato alcuni versi del poeta Wang Wei, perché pensa che la mia calligrafia sia impeccabile come quella di un segretario imperiale. Se alla sera ritardo mi tempesta di messaggi telepatici e se al risveglio non sono al suo fianco rivolta la pagoda per cercarmi. ”
La maestra piegò le labbra in una smorfia e sbuffò spazientita.
“Fattene una ragione, lui mi ama e io amo lui.”
"Yubi..."
L'Immortale era commosso, non pensava che Yun Bai tenesse in tanta considerazione quelle piccole attenzioni, invece le aveva collezionate una ad una come gemme preziose.



“Un amore con la data di scadenza bene impressa! Tu sei solo un involucro di carne provvisorio che ospita l'unica cosa a cui tiene veramente; vuoi vivere con questo peso fino alla fine dei tuoi giorni?”
La maga era pronta a chiudere la partita; deviò un fendente e s'insinuò rapida nel varco che si era aperto e qui, avvantaggiata dalla bassa statura, riuscì ad appoggiare la lama dello shuangshou jian sul collo dell'allievo.
Le bastava una minima pressione per recidere la carotide, ma nell'avvicinarsi aveva perso vista la spada di Yun Bai e lui aveva trovato il modo di piazzarla contro il suo addome.
“Può finire bene oppure molto male.” gli bisbigliò, cercando nei suoi occhi una traccia di esitazione che non riuscì a trovare.
“Finisce con questo allievo che ti chiede di liberare il maestro Leng Ye Xue.” rispose il giovane in modo altrettanto sommesso.
Al Signore degli Shen arrivava appena un vago mormorio e dalla sua angolazione riusciva vedere solo la schiena di Huang Yu e il viso sporco di sangue di Yun Bai, dal quale non trapelava nessuna emozione.
I maghi però si erano spostati, avvicinandosi ai due contendenti e i bambini si scambiavano occhiate smarrite.
Ubon aveva addirittura cominciato a pregare.
“Non lo faresti.”
La maestra avanzò di un passo e la punta della lama affondò nel morbido tessuto di seta fino a diventare uno sgradevole pungolo all'altezza del fegato.
“O forse si?”
“Questo allievo ti chiede di liberare il maestro Leng Ye Xue.”
La risposta non cambiò e neppure il tono gentile e rispettoso con cui era stata formulata.
Una delle contraddizioni di chi si lasciava dominare dal lato Yin era di mantenere la calma anche quando commetteva le azioni più mostruose ed efferate.
Ye Xue lo aveva già visto accadere col suo pupillo ed ora riconosceva nel giovane mago la stessa aura fredda e densa che aveva accompagnato l'arrivo di Ye Feng a Palazzo d'Estate.
“Yubi... Yun Bai non fare cose di cui ti pentiresti!” gridò, ma il suo appello cadde nel vuoto.
“Lascia libero il maestro Leng Ye Xue.” ribadì il mentalista all'indirizzo della maestra.
L'atteggiamento dei presenti era il riflesso della loro tensione; tra i piccoli qualcuno stava piangendo, spaventato dai toni drammatici che aveva assunto il duello, i maestri anziani invece aspettavano esclusivamente un gesto sbagliato da parte degli sfidanti per intervenire in un senso o nell'altro.
Dopo una lunghissima pausa di silenzio la maga socchiuse le palpebre e allontanò il Jian dal collo dell'allievo, poi rivolse un cenno affermativo verso gli altri maghi e la barriera che bloccava il prigioniero si ritirò nel terreno.

L'immortale finalmente libero corse da Yun Bai, che a quel punto aveva abbassato la lama e aveva cominciato a singhiozzare.
“Sei rimasto un piagnucolone.” lo rimproverò bonariamente Huang Yu appoggiandogli la mano sulla guancia ferita “Evitiamo di rovinare questo bel viso, va bene?”
Quando la allontanò la pelle era di nuovo integra.
“Non lo avrei fatto...” mormorò prima di essere afferrato e allontanato dall'Immortale che li aveva raggiunti.
Ye Xue lo fece girare gli controllò il viso, il braccio e poi lo strinse in modo irruento sotto lo sguardo perplesso della maestra.
“Grazie agli dei stai bene.”
“Di sicuro non grazie a te!” lo rimbeccò la maga senza nascondere la sua insofferenza “Tu non mi piaci maestro Leng Ye Xue, ma di certo piaci al mio baobao così tanto che è disposto a morire e perfino ad uccidere per te...”
“Io...”
“Le sue intenzioni...”
“Ora gli animi sono troppo turbati per parlarne in maniera civile” Huang Yu interruppe le loro obiezioni agitando la mancina.
“Il Signore degli Shen sarà nostro gradito ospite oggi.” annunciò poi a beneficio dei presenti.
Subito dopo, con la stessa sbrigativa autorevolezza, spedì i bambini a dormire e un paio di anziani attendenti a preparare il padiglione del Maestro Sheng in modo che il suo accompagnatore avesse un tranquillo riposo diurno.
“Quindi esaminerai la salute di Gege?” chiese il giovane mago, ignorando l'espressione allarmata dell'amante e quella corrucciata della mentore.
“Venerabili antenati soccorretemi... Solo questo t'importa?”
Yun Bai si limitò a sorridere e a socchiudere le palpebre, quando lo faceva sulle sue guance comparivano due piccole fossette e Ye Xue non era l'unico a trovarle irresistibili.
La donna emise un sospiro sconfitto.
“Vedremo domani, nel frattempo non fatemi pentire di aver dato ospitalità ad un Artiglio di Drago!”
“Sarò irreprensibile come un Bodhisattva*!” esclamò entusiasta l'interessato, incurante di essere stato proprio lui l'origine della movimentata vicenda.
“Come faccio a crederti se me lo dici con quella faccia da furfante!”
“Ma è la mia faccia! La uso da mille anni ormai!”
“Allora non farmela vedere fino a domani sera!”

Fine ventesima parte


⋆ La voce dell'onniscienza ⋆

Carissime e carissimi bentrovati(✿◠‿◠) !
Il ritorno a casa di Yun Bai si è rivelato piuttosto movimentato.
La mentore del maghetto bianco non ama molto la stirpe dei Signori degli Shen e farebbe di tutto pur di non vedere il suo brillante figlioccio appaiato con un abitante del mondo degli Spiriti.
Purtroppo per lei (e fortunatamente per Gege!) Yun Bai è molto determinato a difendere le sue ragioni e non cede di un millimetro durante il duello in cui la maestra non gli risparmia rimproveri e colpi bassi.
Anche se si è lasciato dominare dal lato Yin, disallineando il suo Qi, è riuscito a vincere e il nostro Signore degli Shen particolarmente lavativo e giuggiolone potrà rimanere ospite della scuola, ma se fossi in lui non darei per scontato questo risultato!
L'indomani vedremo se la maestra è davvero disposta ad aiutarlo e scopriremo qualche retroscena del rapporto molto speciale che la lega al suo "baobao".
Vi invito a tornare nel clima fresco e gradevole della Scuola del salto della tigre in tempi mediamente brevi, a presto e ricordatevi: stay hydrated!

Termini e spiegazioni:
Baobao: Nel linguaggio colloquiale cinese è un sinonimo di "baby", ma significa anche "tesoro". La maestra Huang Yu lo utilizza solo per Yun Bai.
Regno Xia: La dinastia Xia risale al secondo millenio Avanti Cristo ed è la prima descritta dalle cronache cinesi.
Bodhisattva: Nel buddhismo, un bodhisattva è una persona che, pur avendo ormai raggiunto l'illuminazione, e avendo quindi esaurito il ciclo delle sue esistenze terrene, sceglie tuttavia di rinunciare provvisoriamente al nirvana e di continuare a reincarnarsi, sotto la spinta della compassione, per dedicarsi ad aiutare gli altri esseri umani a raggiungerlo, spendendo per loro i propri meriti (fonte: Wikipedia).



Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Ogni Paese ha le sue leggi, ogni famiglia le sue regole ***


banner


Capitolo XXI°
Ogni Paese ha le sue leggi, ogni famiglia le sue regole.

I suoni rassicuranti delle risate infantili e il chiacchiericcio di alcune comari fuori dalla finestra accompagnarono il risveglio del Signore degli Shen, che accolse senza fretta il mondo esterno indugiando pigramente nel letto ancora tiepido del corpo dell'amante.
Yun Bai non era lontano, avvertiva la sua presenza nei paraggi e memore della promessa fatta alla maestra evitò di correre fuori a cercarlo mezzo nudo.
Il suo baobei era tornato a casa, aveva diritto di godersi i gli affetti e le amicizie ritrovate dopo una lunga assenza.
Quando infine decise di mettere i piedi per terra scoprì che mani premurose aveva provveduto a lavare e stirare i suoi vestiti, rammendandoli nei punti lacerati dalla tagliente gabbia in cui lo avevano tenuto prigioniero durante il duello.
Il completo firmato era da buttare, tuttavia il lavoro di cucito era stato così buono che lo indossò ugualmente, perché un vero gentiluomo portava l'abito vecchio come se fosse nuovo e quello nuovo come se fosse vecchio e perché l'alternativa era una tenuta da meditazione, che su di lui faceva l'effetto di un pigiama da ospedale.
Il piccolo edificio dove abitava il maestro Sheng era grazioso e confortevole, arredato con pezzi di pregiato antiquariato cinese forse recuperati dalle abitazioni in disuso e assemblati con gusto.
Girovagando tra lo studio, il soggiorno e la camera da letto Ye Xue trovò poche tracce di “vita vissuta”; niente fotografie, ritratti o quell'affettuoso ciarpame che non si vuole mai buttare via e crescendo nel tempo racconta un'intera esistenza.
Il motivo gli era già noto: il mago aveva traslocato nel padiglione all'indomani dell'investitura ufficiale a maestro e lo utilizzava solo per dormire e studiare.
Di fatto continuava ad abitare nel palazzo della sua Dǎoshī.
Come un adolescente che dorme nella dependance in giardino per sentirsi grande... Dopotutto è ancora un mammone!
L'Immortale uscì ridacchiando sulla veranda e qui il suo sorriso s'irrigidì in una smorfia nel vedere che la “mamma” dell'adolescente in questione lo stava aspettando sugli scalini all'ingresso, appoggiata allo shuangshou jian Occhio di Tigre.
“Intendi eliminarmi lontano da occhi indiscreti poi dire a Yun Bai che ho deciso di partire perché ho capito di non meritarlo?” l'apostrofò in modo bonario il Signore degli Shen andandole incontro.
“Le tue parole sono furfantesche, come la tua faccia!” esclamò la maga in maniera altrettanto diretta “Ma ammetto di averci pensato una volta o due.”
“Dalla maestra Liu Huang Yu non potevo aspettarmi niente di meno onesto.”
Ye Xue la blandì omaggiandola di un inchino, che lasciò l'interessata piuttosto indifferente.
“Sono qui perché ieri scalpitavi dalla voglia di batterti al posto di Baobao, ti è già passata?”
“Vuoi... sfidarmi a duello? Questa smania del mettere mano alla spada è forse una regola per i visitatori del Tempio? Venite bene armati e preparatevi ad essere sfidati prima di colazione! Diamine, qualcuno potrebbe eccepire sulla vostra ospitalità!”
“Voglio accertarmi che Baobao non abbia davvero scelto l'unico Artiglio di Drago vigliacco del Mondo degli Spiriti!”
“In tal caso sono costretto a darti una dimostrazione...” rispose l'Immortale punto sul vivo “Vado a procurarmi la spada!”
“Almeno è facile da motivare...” commentò placida la maga vedendolo scomparire.
La sua assenza durò il tempo necessario a far bollire l'acqua per il tè.
Dopo cinque minuti il Signore degli Shen era di ritorno con un jian di elaborata fattura, che aveva sicuramente visto periodi migliori.
“Pensi di battermi con quel ferro vecchio? Non ti sognare di chiedere i danni se l'acciaio andrà il pezzi al primo assalto.”
“Sai come si dice: brutta apparenza, tutta sostanza!”
“Hai preferenze per il terreno di scontro?” chiese Huang Yu incrociando la lama con quella dell'avversario.
“Affatto, ma il tuo baobao potrebbe lamentarsi se gli demoliamo il giardino...”
“Il mio baobao distingue a malapena un cespuglio di ortensie da una pianta di peonie, non lo noterà nemmeno!”
Sul sentiero che costeggiava il padiglione di Yun Bai transitavano bambini, famigli e qualche mago anziano, ma nessuno sembrava particolarmente incuriosito dal duello in corso.
I passanti rallentavano, occhieggiavano tra le siepi poi proseguivano per la loro strada, segno che lo spettacolo di due persone impegnate in un combattimento doveva essere abbastanza frequente nella Scuola del Salto della Tigre.
“Non avevi tanta foga ieri sera... Sono un avversario troppo impegnativo io o tu eri troppo tenera con Yubi?”
“Ti sembro tenera?”
“Come il cuscino del Buddha dorato di Qianfoshan*!”



La maestra Liu era una combattente di tutto rispetto e doveva impegnarsi per contenere i suoi assalti, spesso giocati su finte e mosse scorrette.
Una simile esperienza si acquisiva solo in vere battaglie e gli assalti all'arma bianca erano terminati con le ultime guerre mondiali.
Ye Xue dedusse che la maga aveva molti più anni di quanti ne dimostrava il suo viso levigato e morbido, appena sfiorato dalla polvere del tempo.
“Pensavi veramente quello che hai detto ieri a Yun Bai?” chiese approfittando del suo momentaneo svantaggio, dopo averla spinta contro una delle colonne della veranda.
“Ogni singola parola e se fossi un Signore degli Shen passabilmente onesto sapresti che è la pura verità!”
Intrappolare una tigre in un vicolo cieco non era stata una buona idea; Huang Yu usò la spada per deviare l'attacco frontale dell'avversario, poi abbandonò la presa sull'arma, lasciando che proseguisse la traiettoria impressa dal colpo, a quel punto aveva attenuto il suo scopo: avvicinarsi abbastanza all'Immortale da estendere il braccio destro e afferrare il punto vulnerabile alla base del collo.
Esistevano almeno una dozzina di prese che avrebbero permesso ad un esperto di arti marziali di strappargli la trachea e Ye Xue non era curioso di sperimentare i risultati; trattenne la lama, tuttavia non fu abbastanza veloce da evitare che la maestra stringesse l'acciaio affilato con la mancina, ferendosi il palmo.
“Interessante...” sussurrò, socchiudendo le palpebre.
“Cosa?”
“Ciò che hai fatto con la tua spada.”
“Ti sei ferita di proposito?”
La maga aprì gradualmente la mano e gliela mostrò, sulla pelle i tagli si stavano già rimarginando.
“Le arti di guarigione della nostra scuola sono molto efficaci.” rispose “Combinate alla magia della Mente ci consentono di accedere a informazioni impossibili da ottenere altrimenti.”
“Usi il sangue per evocare i ricordi impressi negli oggetti?”
“In Occidente la definiscono Psicometria, è una tecnica rozza e sbrigativa, però funziona sempre.” rispose la maestra e aggiunse “Questa è la parte della storia che il mio allievo non conosce.”
Il Signore degli Shen impallidì, inorridito prima dalla rivelazione poi dal violento impulso di mettere a tacere chi l'aveva pronunciata.
“Non deve conoscerla.” dichiarò in soffio “Non adesso, non...”
“Non da altri stavi per dire... Ora chi è che pensa di eliminare un testimone scomodo?” lo anticipò la donna, sottolineando quelle parole con un leggero sogghigno.
Ye Xue rinfoderò il jian e s'inchinò, come a volersi scusare.
“Darei un dolore troppo grande al maestro Sheng, perfino più grande di scoprire com'è morta Jīn Yè e le tragedie che sono seguite a causa mia.”
Si aspettava dei rimproveri, una predica, anche delle minacce, invece scoprì che Huang Yu condivideva i suoi timori.
“Non è pronto e comunque non spetta a me rivelarglielo.”
Baobao ha i suoi tempi per affrontare le cose...



Lo avevano portato lì in fasce, anzi indossava ancora la cuffietta azzurra ed era avvolto nella copertina dell'ospedale, da cui uno dei tanti collaboratori che agivano in incognito per conto dei maghi l'aveva sottratto tra enormi difficoltà e rischi personali.
Il rapimento di un bambino infatti restava un reato grave anche se si trattava di un mago, inoltre era difficile argomentare di poteri sovrannaturali e magia durante un processo penale.
Nella mentalità comune del Ventunesimo Secolo la Magia era considerata alla stregua della filosofia New Age, dell'Era dell'Acquario, dei Bambini Indaco; ottima a vendere libri e ad imbastire film, giochi e serie televisive, ma pur sempre parte di un retaggio arcaico di paure e superstizioni dalle quali l'uomo moderno si era fieramente elevato.
Ai maghi e alle altre creature questo scetticismo faceva comodo e gli permetteva di passare inosservati, soprattutto agli occhi sempre più attenti di chi poteva trarre vantaggio dai loro doni: i governi, gli apparati militari, la criminalità.
In tal senso le alternative che si prospettavano al piccolo orfano erano considerate inaccettabili: senza una comunità di suoi simili a proteggerlo il bambino sarebbe cresciuto come un deviato, un alienato o peggio sarebbe stato inghiottito da un laboratorio segreto per farne una cavia, un'arma o uno strumento di controllo.
Talvolta erano gli stessi maghi a sbarazzarsi del problema, se non era possibile trasformarlo in una risorsa.
Crescere un neonato con doni mistici, qualunque fosse la loro origine, era un investimento enorme in termini di energia, tempo e denaro, specie per le piccole scuole isolate come quella del Salto della Tigre.
“È arrivata un'altra bocca da sfamare?”
“Potremmo risolvere il problema togliendo il pane dalla tua boccaccia sdentata per darlo a lui.”
Ciononostante Liu Huang Yu non aveva mai rifiutato nessuno; cinesi, coreani, vietnamiti, birmani... Gli anziani ricordavano ancora un sanguemisto giapponese; un lascito della Seconda Guerra Mondiale, che il padre aveva abbandonato durante la ritirata per andare a morire da eroe su un aereo nel Pacifico.
La maestra l'aveva accolto, cresciuto, educato e spedito nel Nuovo Mondo, dove a quanto si sapeva era ancora in giro a fare danni.
“Hai delle maniere terribili a-Yu, adesso conta più un lattante di un anziano? Dov'è finito il rispetto?”
“Tu l'hai perduto insieme all'umanità! Dovresti essere il primo a gioire di un nuovo allievo, lui è il futuro delle nostre conoscenze e tradizioni, o pensi di portarle nella tomba vecchio rimbambito egoista?”
“Guardalo almeno, ha l'aria gracile e triste, attirerà la sfortuna sulla Scuola!”
“L'avresti anche tu se tua madre fosse morta dandoti alla luce e nessuno volesse adottarti, perché capitano cose strane a chi ti sta vicino!”
“Ma...”
“Un'altra parola e il posto di Dotto Bibliotecario sarà libero entro sera!” minacciò la maestra e l'anziano mago in vena di polemiche batté in ritirata, dato che la Caposcuola era solita far seguire alle minacce anche i fatti.

“Però è vero: sembra mingherlino e debole...”
“Bàba per favore...”
Huang Yu era rimasta sola col neonato in braccio che la fissava in silenzio, come se avesse capito che non era il momento di mettersi a piangere, verseggiare o fare quelle cose che ci si aspetterebbe da un fagottino di pochi mesi, stanco, affamato e disorientato.
Qualcuno però aveva tenuto il punto e non si era fatto scoraggiare dai modi ruvidi della maestra Liu: un'adorabile coppia di canuti vecchietti, sui quali il tempo aveva ricamato un intero corredo di rughe, curvando le loro spalle fino a farli somigliare agli gnomi delle favole.
“Ho ragione Māmā?” chiese imperterrito l'anziano, posando la mano premurosa e tremante sulla spalla della sua compagna, quasi a voler sollecitare la sua risposta.
“Niente che le mie pappe d'avena non possano risolvere.” l'interpellata annuì benevola e aggiunse “Lo porterai a vivere nel tuo palazzo a-Yu?”
La maestra esitò un attimo, il nuovo arrivato continuava ad interrogarla col suo cipiglio silenzioso e lei sentì la necessità di una spiegazione più argomentata.
“Ha bisogno delle balie e di abituarsi ad avere altre persone attorno. All'ospedale lo tenevano in una stanza da solo, lontano dalla nursery e nessuna delle infermiere rimaneva più del necessario, perché avevano paura. Inoltre un neonato piange, strilla, si lamenta, disturberebbe i miei esercizi di meditazione... Che c'è? Perché state sorridendo?”
“Tanto sappiamo come andrà a finire...” annuirono placidi i due anziani.
“Se volevo un figlio lo avrei fatto a suo tempo, i miei doveri verso la scuola vengono prima delle faccende private e...”
La filippica della maestra a quel punto s'interruppe, la coppia era sparita senza preavviso e lei era di nuovo sola col suo fardello in braccio.
“È inutile che mi guardi, il mio padiglione è inadatto un bambino così piccolo ed è pieno di oggetti pericolosi, quando sarai cresciuto un po' ne riparleremo." disse dopo aver rigirato il braccialetto identificativo che aveva al polso sinistro "Adesso bisogna trovarti un nome... perché Ventuno Dicembre, due chili e trecento grammi è davvero brutto."
Il cruccio del bambino accentuò l'increspatura sulla sua fronte, come un temporale che minacciava di sfogarsi all'improvviso in una bella giornata di sole.
"Yun... Yun andrà bene... e non azzardarti a protestare o a piagnucolare, sei un moccioso, se devo chiamarti per un rimprovero almeno il nome deve essere breve!"
Inaspettatamente il piccolo sgranò un sorriso mettendo in mostra due minuscole fossette, fino ad allora celate dall'espressione mesta e rassegnata.
Huang Yu sospirò.
Bà e Mā avevano ragione, poteva imbrogliare gli altri maghi, ma non gli spiriti guardiani della scuola.




“Glielo dirò.”
“Devi farlo, una relazione fondata sulla menzogna ha vita breve.”
“Forse non sono la persona che vorresti vedere accanto a Yun Bai...”
“Si e per motivi diversi da quelli che immagini.”
La maestra tolse le mani dal getto della fontanella e le agitò per scrollare via l'acqua.
“Siamo entrambi maschi.” le fece cautamente osservare il Signore degli Shen, porgendole un telo di lino.
Huang Yu si strinse nelle spalle.
“I maghi manifestano il loro conformismo in altre circostanze, certo lo preferirei sposato ad una brava moglie, anzi avevo già cominciato a vagliare qualche candidata...”
“Gli stavi combinando il matrimonio?” chiese Ye Xue scandalizzato.
Di nuovo lei fece spallucce.
“Perché ti stupisci? Nella tua epoca le cose funzionavano così e in Cina questa tradizione è ancora in auge, nonostante adesso si usino telefonini e nomi inglesi.”
“Conosci i cellulari?”
“Dì un po': ci hai scambiato per cavernicoli?”
“Beh, vivete in una grotta, usate luci magiche e non ho visto parabole satellitari, schermi al plasma o cavi in fibra ottica da queste parti...” rispose l'Immortale, opponendo un sorriso conciliante al minaccioso dito indice che la maestra gli stava agitando sotto al naso.
“Abbiamo televisione, radio e telefono...sono all'esterno, nel tempio. ” borbottò la maga un po' riluttante “I ragazzi hanno il permesso di seguire le trasmissioni la sera, dopocena.”
“Oh, una vita dissoluta! Ecco spiegato il motivo della presenza di anziani e bambini, i maghi adulti scappano appena scoprono le meraviglie dell'era moderna!”
“Parli di cose che non conosci, chiudi quella bocca insolente o te la chiuderò io!”
Ye Xue alzò le mani in segno di resa, ma non seppe resistere e chiese conferma “È vero o no?”
“Non è questione d'ingratitudine bensì di opportunità.” Huang Yu agitò la mancina, come a scacciare un insetto molesto “La vita di un mago è tesa al perfezionamento continuo, ad una certa età diventa normale il desiderio di confrontare le proprie conoscenze con quelle di maghi che magari abitano dall'altra parte del globo e recentemente questo è diventato molto più facile.”
Il Signore degli Shen annuì, il progresso del Ventesimo secolo aveva favorito gli spostamenti, l'incontro tra culture diverse e un nuovo modo di vedere il mondo.
“Eppure ciò che dici dovrebbe valere anche in senso opposto, la Scuola del Salto della Tigre ha una tradizione antichissima; azzardo una cifra: in questi edifici sono racchiusi almeno un paio di millenni di sapere magico!”
“Fai tremila...” brontolò Huang Yu.
“Quindi qui fuori dovrebbe esserci la fila di maghi e apprendisti, ma forse la venerabile Caposcuola non vuole condividere i preziosi segreti del Tempio con estranei... ” suggerì suadente e un po' ironico l'Immortale, sapendo di provocare l'irascibile interlocutrice.
“Non trasformerò questo Tempio in un albergo di lusso per vedere dei maghi annoiati bazzicare tra i nostri cimeli e le biblioteche come turisti in gita! Abbiamo una reputazione da difendere e se l'isolamento e l'arretratezza sono un prezzo da pagare lo pago volentieri!”
“Tu si, però hai pensato ai bambini? E a... baobao?”
“Cosa c'entra baobao?”
“L'incarico di ambasciatore delle Scuole dell'Est a Serannian è temporaneo, prima o poi vorrà tornare.”
“Baobao è un maestro ormai, sceglierà da solo il suo percorso e se pensi che sia quel genere d'insegnante che tiene l'allievo attaccato alla gonna fino alla vecchiaia ti sbagli di grosso!” ribatté la donna con un tono forse più aspro di quanto avrebbe voluto.
“Quindi non t'importa di lui?”
“M'importa che tu vada a prenderlo adesso, così potrò finalmente sbarazzarmi della tua irritante petulanza!”



Che brutto carattere...
Critica gli abitanti del Mondo degli Spiriti quando è lei la prima ad essere disonesta.
Dovrebbe ammettere di tenere a Yubi e magari dirglielo, invece di fare l'aquila arcigna sul picco di roccia!
Ye Xue stava seguendo certi ragionamenti che avevano lo stesso percorso tortuoso del sentiero che conduceva alla Casa del Drago Giallo*.
Il brusco congedo della maestra Liu lo aveva indirizzato al luogo in cui i maghi più giovani praticavano gli esercizi spirituali; l'edificio era in sostanza un porticato coperto che circondava su quattro lati un piccolo prato dove il maestro Sheng sedeva attorniato da una decina di allievi più grandi, tra i quali anche Ubon.
Riconobbe nell'aria il frizzante sentore dell'energia magica in circolo, alimentata dai praticanti in misura proporzionale alle loro capacità.
Almeno in teoria.
Non tutti infatti stavano contribuendo, un marmocchio sonnecchiava con la testa a ciondoloni sul petto; il Signore degli Shen tossì un paio di volte e l'apprendista sobbalzò, si guardò attorno come per accertarsi che nessuno avesse fatto caso a lui e riprese a meditare.
Poco dopo la sessione ebbe termine e ordinatamente i bambini si alzarono, salutarono il maestro e uscirono, Ubon si attardò per mostrargli un fiore di magnolia dai candidi petali arricciati e il mago si congratulò abbracciandola.
“Lei è la tua preferita?” chiese Ye Xue palesandosi quando l'amante rimase solo.
Yun Bai contemplò il fiore e sorrise.
“Non sarai geloso della mia shimei spero.”
“Eh? Geloso di una bambina? No! No! Come ti vengono in mente certe idee?”
“Bene, mi fa felice saperlo, lei invece è gelosa ed è arrabbiata perché mi porterai via di nuovo... Ti consiglio di stare attento a quello che mangerai oggi, è ancora un'apprendista, ma conosce molto bene le proprietà delle erbe.”
“Stai dicendo che potrebbe avvelenare il tè o gli xiao mai*?” esclamò l'Immortale sorpreso “Diamine, non so se mi spaventa di più l'idea di un'avvelenatrice adolescente o il fatto che tu lo dica col sorriso sulle labbra!”
“È che da fratello maggiore sono orgoglioso di lei.”
“Lasciatelo dire bao bei: hai una famiglia piuttosto pericolosa!”
Il sorriso del mago si allargò.
“Ti sei divertito con la mia Dǎoshī?”
“Divertito non è il termine che avrei usato per descrivere il nostro incontro di poco fa...”
“Le piaci.” rispose annuendo convinto, nonostante l'espressione scettica dell'amante.
“Immagina se non le piacessi...”



“Il tuo Qi è un completo disastro! Da un Artiglio di Drago così anziano mi aspettavo una predominanza del lato Yang, ma qui c'è troppa energia calda in circolo! Mi sorprendo che tu non abbia ancora preso fuoco!”
La maestra abbandonò sdegnosamente il polso di Ye Xue e si rivolse al suo allievo.
“Conosci i metodi per equilibrare il Qi, perché non li stai applicando?”
“Oh, ti assicuro che lui s'impegna tantissimo!” s'intromise il Signore degli Shen.
“Intendo metodi applicabili fuori dalla camera da letto!”
L'interpellato finse un'espressione scandalizzata e replicò con una frase degna del suo pupillo.
“Sei troppo rude maestra Liu Hanug Yu! Sono cose private!”
“Brutto libertino mascalzone hai perso da un pezzo i denti da latte! Non ucciderai il mio baobao col sesso, chiaro?”
Yun Bai, seduto tra i due come un argine alla loro eccessiva esuberanza, ridacchiava senza ritegno.
“Metterò in pratica tutti i tuoi preziosi suggerimenti e anche quelli di Baobao, avrai un genero esemplare!”
A quel punto toccò alla maga manifestare la sua indignazione.
“Ti ho forse dato il permesso di frequentare il maestro Sheng o di far parte di questa famiglia?”
“Ah, finalmente esponi la tua opinione! La relazione con Yubi deve avere benedizione della sua Dǎoshī!”
“Per tutti i demoni di Youdu* sparisci dalla mia vista!”
“Per sempre?”
“Certo! E Il mese prossimo voglio controllare ancora il tuo Qi, tienilo a mente e vedi di essere puntuale!”

Fine ventunesima parte


⋆ La voce dell'onniscienza ⋆

Carissime e carissimi bentrovati(✿◠‿◠) !
Con questo capitolo si chiude il quarto arco temporale delle vicende sino-francesi che ha visto protagonista la coppia senior formata da Ye Xue e Yun Bai.
Se dubitate che Gege riuscirà a mettere in pratica i suggerimenti della maestra Hung Yu per tenere a bada l'eccesso di energia Yang... Fate bene!
Il nostro millenario Signore degli Shen è troppo lavativo, ma se ne torna a casa con un bagaglio di esperienze e informazioni molto più ricco, soprattutto su Yun Bai e sulle persone che gli sono state vicine e lo hanno cresciuto.
Rivedremo la maestra Huang Yu un po' più avanti, non temete che marcherà stretto questo suo "genero" distratto e fannullone! ^^
Il nuovo arco temporale è in dirittura d'arrivo e trascorsi i necessari tempi tecnici di editing e rifinitura alla fine dell'estate ritroverete anche senior e junior!
Preparatevi a tanto gallismo molesto e a conoscere una famiglia di maghe molto, ma molto particolare!
In fondo a Serannian ci sono due Primi signori e noi abbiamo visto solo Tersilius per adesso :3
In pieno clima elettorale vi prometto: più coniglietti, più mannari e più effetti speciali per tutti! Buon cibo, fiumi di alcol e battibecchi sinofrancesi sono compresi nell'offerta, non mancate!
Sempre in questi lidi in tempi mediamente brevi e forse con un intermezzo vampirico o vittoriano, se il caldo non mi stronca prima ^^
Ringrazio i fedelissimi del cestone di vimini che mi hanno seguito finora nella scalata alla Montagna di Giada: Oldie, Tenar e Primavere e tutti quelli che leggono e preferiscono la storia dietro le canne di bambù ^^
Ni hao e a presto!

Termini e spiegazioni:
Buddha dorato di Qianfoshan: Enorme scultura del Buddha, realmente esistente in Cina, è realizzata in cemento armato dorato, quindi Gege non fa proprio un complimento alla maestra Yu ^^ (Buddha dorato
Drago Giallo: questa divinità mitologica è il guardiano del centro e rappresenta l'elemento della terra, la quintessenza cinese, nonché il cambiamento delle stagioni (fote Wikipedia).
Xiao Mai: ravioli cinesi al vapore coi gamberi.
Demoni di Youdu: Youdu è la capitale di Diyu, il regno dei morti cinese.



Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Un giovane ramo prende tutte le curve che uno gli vuole dare ***


banner


Capitolo XXII
Un giovane ramo prende tutte le curve che uno gli vuole dare.

In due nodi le ciocche non ancora intrecciate;
Di trent'anni hai toccato appena la metà.
Tu che sei veramente una "Dama di seta e di Raso"
Sei ora la mia compagna tra monti e ruscelli.
Nelle fonti d'Aprile insieme sguazziamo scherzando.
Sui begli alberi insieme ci arrampichiamo giocando.
Le tue guance s'arrossano,
mentre accelleri il tempo della Danza delle Maniche;
La tua fronte s'immalinconisce mentre rallenti il ritmo della canzone.
Oh, non cantare la Canzone dei Rami di Salice!
Non hai nessuno, qui, a cui spezzare il cuore.
Po Chu-i
“La tua Daoshī non scherzava quando parlava del programma di equilibrio del Qi, ma il manuale in cento capitoli poteva risparmiarselo!”
Ye Xue entrò nella pagoda agitando il libretto che la maestra Liu gli aveva consegnato raccomandandosi di compilarlo con i progressi e le attività giornaliere.
Aveva glissato sulle conseguenze di un eventuale atteggiamento negligente da parte dell'Immortale, tuttavia era logico supporre che fossero legate al suo beneamato Baobao, il quale si era guardato bene dal contraddirla e lo aveva messo in minoranza.
“Sarà divertente!”
Il mago minimizzò e lo seguì in anticamera dopo aver posato i bagagli.
“Inoltre qui qualcuno sta mettendo su peso, c'è bisogno di fare attività fisica!”aggiunse e gli punzecchiò i fianchi, prendendolo amabilmente in giro.
“Allora perché non cominciamo subito? La camera da letto è troppo lontana, andiamo in salotto!”
Un colpo di tosse estraneo alla conversazione spinse i padroni di casa ad accendere la luce, rivelando un terzo soggetto stravaccato sul divano e circondato da cadaveri di bottiglie di birra.
Una rotolò triste nella loro direzione e si fermò ai piedi del Signore degli Shen.
“La Valle della Neve? Di nuovo! Ti sei scolato l'intera riserva della mia birra artigianale preferita!”
Alaric fece schioccare la lingua sul palato e sogghignò soddisfatto.



Un paio di giorni prima...

“Allora?”
“Allora cosa?”
“Io sono pronto, quando cominciamo?”
“Sii più specifico; sei pronto per fare cosa?”
Il giovane apprendista masticò una mezza imprecazione e la buttò fuori insieme ad uno sbuffo esasperato, poi gattonò fino alla stuoia e appoggiò la testa sulle gambe di Ye Feng compromettendo del tutto i suoi esercizi spirituali.
“Hai detto che mi avresti insegnato a combattere...”
“Non ricordo nulla del genere.”
“Lo hai fatto!” insistette il francese “Prima di lasciare il Palazzo d'Estate, quando mi hai ammorbato con quell'assurdo pippone sulla mia avventatezza, hai anche detto che mi avresti aiutato a diventare più forte!”
“Diventare forti non significa usare la violenza, anzi la vera forza risiede nel controllare sé stessi.”
“Risparmiami le lezioni di buddità, è l'aspetto pratico che m'interessa!”
“Allora puoi meditare insieme a me.” propose il Signore degli Shen senza raccogliere la provocazione.
“Non ho chiesto al laboratorio una tuta in tessuto speciale e non ho fatto una dieta di verdure scondite per meditare! Voglio imparare a combattere come te, insegnami le mosse che hai usato alla Sorgente, me ne bastano un paio!
“No.”
“No?”
“Il giorno dopo andresti a vantarti coi tuoi amici alla locanda; le arti marziali sono molto più che uno sfoggio di destrezza fine a sé stesso, sono un percorso interiore e richiedono la comprensione di certi valori...”
“Eccolo! È arrivato il maestro Miyagi di noialtri!”
Ye Feng aprì un occhio “Chi è questo maestro Miyagi? È la prima volta che lo sento nominare...”
“Togli la cera, metti la cera... Ah lascia perdere!”

Quello era stato solo il primo assaggio.
All'alba Alaric aveva testato così tante volte la sua risolutezza che l'Immortale ormai stanco e innervosito lo liquidò con una risposta tutt'altro che zen.
"C'è una ragione per cui le arti marziali si imparano da piccoli: i bambini hanno una grande elasticità mentale e il anche il loro corpo si adatta in fretta ai cambiamenti, tu sei goffo, manchi di equilibrio e di coordinazione, hai l'affanno dopo due rampe di scale, ma soprattutto sei una persona volubile e lavativa, ti stancheresti del giochino nuovo nel giro di una settimana!"
Alaric sottolineò l'impietosa analisi con un lungo fischio di apprezzamento e battendogli le mani esclamò ironico: "Però dai... ho anche dei difetti!"
“Studia la magia, hai grandi margini di miglioramento e puoi arrivare dove vuoi, non hai la necessità d'imparare a lottare, ci sono io a difenderti.”
“Un difensore part-time! Hai già dimenticato che tu dormi durante il giorno? Inoltre noi maghi scendiamo sulla Terra, andiamo in missione, abbiamo i nostri affari da sbrigare e il pericolo può trovarsi ad ogni angolo!”
“Allora adotterai abitudini notturne.” sentenziò Ye Feng.
“Sul serio? Di questo passo diventerà un problema anche scopare! Se dovessi cadere dal letto potrei battere la testa!”
L'Immortale sollevò un sopracciglio e sul suo viso comparve un'ombra di perplessità.
“Hai ragione, bisogna mettere un futon, è più sicuro.” convenne serio.

Chioccia-Feng era inaffrontabile, nonostante l'eroico salvataggio sulla montagna, il giovane apprendista restava ai suoi occhi un soggetto fragile da tenere al sicuro nel nido.
Per sua fortuna l'altro maestro Leng era di tutt'altro avviso, soprattutto se si mettevano a ragionare davanti ad un paio di bottiglie di birra.
Quando Ye Feng lo aveva provocatoriamente invitato a rivolgersi al suo mentore per le lezioni lui aveva colto l'occasione e si era rifugiato alla pagoda, in attesa che i due piccioncini tornassero dalla gita di piacere.




“Vengo in pace!” esclamò l'intruso spingendo avanti una cassa di legno, che teneva celata dietro il divano “E porto doni.”
Ye Xue sollevò il coperchio scoprendo le caratteristiche forme panciute delle giare di Moutai.
“Molto graditi...”
“Come te le sei procurate? Sono bottiglie molto costose.” disse Yun Bai.
“Mai sottovalutare le risorse e gli agganci di un francese!”
“Qual è il motivo del litigio stavolta?”
“Perché dai per scontato che abbia litigato col tuo adorabile pupillo? È un sant'uomo, colmo di bontà e comprensione verso il prossimo!”
I padroni di casa non si lasciarono incantare dal panegirico e Alaric decise finalmente di vuotare il sacco.
“Non posso dargli torto stavolta...” convenne Ye Xue al termine del colorito resoconto.
“Oh, ma dai!”
“Le arti marziali richiedono pazienza e costanza, oltre ad una forte disciplina mentale.”
“Non voglio diventare il Bruce Lee della situazione! Vorrei solo imparare a difendermi!”
“Ye Feng ti ha detto che c'è lui per questo, giusto?”
L'apprendista fece spallucce e bevve un sorso di birra.
“Yubi tu non dici niente?”
“Stavo riflettendo, nemmeno io posso dare del tutto torto ad Alaric.”
L'interessato lo fissò, piacevolmente sorpreso dalla novità.
“Ye Feng ha ragione riguardo all'apprendimento della tecnica, tuttavia Alaric ha ragione sulla parte che riguarda i pericoli in cui può incappare un mago. I nostri incantesimi possono fallire e in certe situazioni saper combattere fa la differenza tra vivere e morire.”
Il mentalista si alzò e lasciò una carezza affettuosa sulle spalle del compagno.
“Dove vai baobei?”
“A fare il mio lavoro.” Yun Bai gli sorrise e aggiunse “Sono un diplomatico, ricordi? Parlerò col tuo allievo, tu resta a far compagnia al nostro ospite, nel caso le trattative non andassero a buon fine provvederemo noi ad insegnargli le basi dell'autodifesa.”



Al mago fu sufficiente mezz'ora per convincere Ye Feng dell'utilità di mettere l'apprendista in condizione di difendersi da solo in caso di bisogno.
Dovendo scegliere tra l'assumersi la responsabilità di fargli da maestro e il delegare questo compito a Gege (con tutte le incognite del caso) aveva infine deciso di seguirlo, continuando tuttavia a lamentarsi del suo carattere volubile.
“Al primo ostacolo abbandonerà la pratica e tornerà alle vecchie abitudini...”
“Dagli una possibilità, non otterrai niente da lui continuando a mortificarlo.”
“Pensi che lo mortifichi?”
“Di certo non lo incoraggi; va bene fargli notare i suoi difetti e spingerlo a migliorare sé stesso, ma non dimenticare di elogiare i suoi pregi ogni tanto...”
“Come se non avesse un ego abbastanza sviluppato...”
“Quello dipende dal luogo di nascita, tutti sanno che i francesi sono delle egocentriche teste calde!”
Il sommesso ridacchiare del mago venne coperto da una cacofonia sguaiata.
Qualcuno all'interno della pagoda stava ridendo a crepapelle, infrangendo il silenzio cristallino della notte di Serannian.
Yun Bai aprì il portone e venne investito dall'onda berciante, che poi si ritirò nella risacca del portico esterno sotto cui ristagnò in un parlottare biascicato misto a risate stridule.
“Gege!”
Il mago si rivolse a quello dei due bricconi che conservava ancora una parvenza di lucidità; Alaric era spalmato a faccia in giù sul pavimento di legno e di tanto in tanto sghignazzava.
“Yubi, tesoro! Baobei!”
Il Signore degli Shen puntellò i gomiti e sollevò il capo sforzandosi di mettere a fuoco l'amante.
“Venerabili antenati, quanto avete bevuto?”
“A occhio e croce tutta la cassa.” precisò Ye Feng dopo aver controllato le giare di moutai ormai vuote.
“Oh, ci sei anche tu wanbei...”
“Si e avrei voluto evitare un simile spettacolo indecoroso!”
“È stata colpa sua...” rispose Ye Xue scaricando la responsabilità sull'apprendista inerme“Mi ha indotto in tentazione!”
Il colpevole rispose con una risatina rauca e provò a girarsi, senza successo.
“Quand'anche fosse vero, tu sei stato felice di assecondarlo! Non trovo le parole per esprimere l'imbarazzo e la vergogna di vedere entrambi in uno stato così miserevole!”
“Meglio, almeno ci risparmieremo la predica....”
“Maestro Leng io la penso allo stesso modo!”
Il tono autoritario de Yun Bai gli valse l'appannata attenzione dell'Immortale; poteva infischiarsene dell'allievo permaloso e bacchettone, però non poteva ignorare il suo Baobei.
“L'ho fatto a fin di bene! Alaric si convincerà che non sono il maestro adatto a lui e tornerà da Ye Feng... una volta smaltita la sbronza.”
L'Immortale accompagnò la giustificazione con lo sguardo mesto che di solito inteneriva l'amante, tuttavia lui indietreggiò e fece cenno all'accompagnatore di seguirlo.
“E adesso dove vai?”
“Vi diamo il tempo di riflettere su quello che avete combinato, toneremo più tardi e voglio trovare la pagoda in ordine o dormirai nei cilindri del Laboratorio nei prossimi giorni!”



“Non ti avevo mai sentito usare quel tono con Xue Ge...”
Il mago sorrise, aveva appena chiuso le porte sull'ennesima accorata invocazione a rimanere da parte del Signore degli Shen e dopo aver infilato le mani nelle maniche dell'hanfu s'incamminò ostentando un'espressione compiaciuta.
“La mia Daoshī dice di usare più polso con lui e che non devo farmi mettere in soggezione dalla differenza d'età.”
“La tua Daoshī è saggia.”
“Dice anche che l'indulgenza nutre i lavativi e i fannulloni e che dovrei bastonarlo ogni tanto...”
“La tua Daoshī è molto saggia.” rimarcò Ye Feng lasciandosi guidare dal mentalista in quella che si annunciava come una piacevole passeggiata notturna nei dintorni.
Nonostante fosse a Serannian già da qualche mese il Signore degli Shen conosceva del luogo solo i posti che frequentava abitualmente.
Aveva accompagnato Alaric a fare qualche commissione nel borgo e aveva visitato il laboratorio, ma la sua indole contemplativa non lo spronava all'esplorazione, inoltre occuparsi dell'apprendista era quasi un lavoro a tempo pieno e gli avanzava poco tempo per altri svaghi.

Lasciata alle spalle la pagoda i due s'incamminarono verso una lontana collina coronata da una quercia secolare, che stendeva le forti braccia in ogni direzione.
La sua folta chioma formava un manto d'ombra sul prato, inargentato dai raggi della luna piena.
Ye Feng alzò lo sguardo e vide il pallido nastro frangiato della via lattea avvolgere il velluto del cielo, contro cui si stagliavano come preziosi monili di pietra le isole galleggianti.
Era una notte magnifica, che nulla aveva da invidiare alle assolate giornate estive e per la prima volta gli accadde di pensare alla mondo diurno senza provare un moto di nostalgia.
Poi la brezza che agitava le onde del mare d'erba cambiò portandogli l'eco di un flebile ululato.
L'Immortale si fermò nel momento in cui un altro ululato più fiero e possente si unì al primo, riempiendo l'aria.
Nessun lupo normale modulava il suo latrato come una melodia, in grado di arrivare dritta all'anima del Signore degli Shen.
“Ci sono i lupi mannari a Serannian?” chiese preoccupato.
I lupi mannari erano creature quasi sconosciute ad Est, dove esistevano animali in grado di mutare forma, ma niente che fosse paragonabile ai licantropi, protagonisti di leggende e racconti molto popolari in occidente.
Ye Feng li aveva incrociati nei suoi viaggi; due razze sovrannaturali riuscivano sempre a riconoscersi anche nel cuore affollato di una metropoli, però erano stati incontri fuggevoli durati il tempo necessario a verificare la reciproca pericolosità e a decidere di proseguire ciascuno per la propria strada.
"Voglio farti conoscere una persona molto speciale."
Yun Bai glissò, guardando verso la collina.
Qualcosa dalla sua sommità stava scendendo a precipizio nella loro direzione.
Due codini apparivano e scomparivano nell'erba alta; la proprietaria, una volta a tiro, spiccò un balzo gettandosi addosso a al mago con un tale impeto che l'Immortale temette di vederli ruzzolare a terra entrambi.
Tuttavia lui era preparato ad una mossa del genere e fu pronto a prendere la bambina sollevandola in alto, in una ideale prosecuzione del suo salto.
“Maestro Sheng, che bello vederti!” trillò la piccola inebriata dal rapido cambio di prospettiva.
“Sono contento anche io xiao Hu*, sei venuta a salutare la Luna?”
“Si, con Hakon e a controllare se il coniglietto* è al lavoro.”
“C'è troppa luce stasera per vedere cosa combina il coniglietto lunare.” s'intromise Ye Feng.
Il suo intervento attirò l'attenzione della nuova arrivata, fino a quel momento rivolta in modo esclusivo al mentalista.
“Lo conosci?” domandò sgranando su di lui due enormi occhi neri in cui si riflettevano le stelle del cielo.
“Non di persona, ma so che è molto impegnato e ha poco tempo per mostrarsi.”
La bambina assentì, persuasa dalla spiegazione.
“Vieni dallo stesso paese del maestro Sheng?” chiese dopo una breve pausa di silenzio.
“Esatto.”
“Però sei molto più anziano di lui.”
“Ah! In effetti...”
La considerazione sorprese l'Immortale; la piccola poteva avere tre, quattro anni al massimo e ai suoi occhi non avrebbero dovuto esserci differenze apprezzabili tra i due giovani uomini.
“L'essenza di xiao Hu è già entrata nel flusso della magia, i suoi sensi sottili percepiscono quello che c'è oltre la realtà ordinaria, anche se non ne è completamente consapevole.”
Yun Bai intuì le sue perplessità e provvide a colmarle, poi mise a terra la bambina.
“Vogliamo presentarci al maestro Leng come ti ho insegnato?” chiese facendole l'occhiolino.
“Si!” esclamò entusiasta l'interpellata.
Subito dopo Ye Feng la vide compiere un corretto Zuo yi, il saluto marziale.
Nella versione femminile non prevedeva l'inchino, ma solo di piegare un poco il ginocchio e giungere i pugni verso destra, con un movimento leggiadro e aggraziato.
Jiu yang* maestro Leng, Sophia Leukotes ti saluta!”
Il Signore degli Shen rispose al saluto in modo speculare.
“Questo maestro è onorato di fare la tua conoscenza xiao Sophia.”
Lo scambio venne interrotto da un leggero mugolio di disappunto.
Nessuno dei presenti lo aveva percepito, ma chi aveva accompagnato la piccola era sceso dalla collina e adesso li osservava a distanza ravvicinata, accucciato nell'erba.
“Anche Hakon vi saluta!”
Ye Feng corse con lo sguardo dal mannaro alla bambina, infine al mago.
Yun Bai non sembrava preoccupato o nervoso e Sophia trattava il bestione bianco con la confidenza riservata ad una persona di famiglia, tanto che al nuovo mugolio annuì e tradusse.
“Hakon dice che conosce il tuo odore maestro Leng, lo ha già sentito a casa della mamma, è abituato.”
Lo stupore dell'Immortale aumentò nell'apprendere che lui e Xue Ge non erano i primi Signori degli Shen a visitare Sereannian.
“Tu lo capisci?”
“La sua voce mi parla nella testa.” spiegò la bambina come se fosse ovvio “Voi non la sentite?”
“Purtroppo no xiao Hu, ma tu sei molto gentile a tradurre per noi.” rispose il mentalista.
La piccola Tigre sgranò un largo sorriso, felice di rendersi utile, tuttavia al successivo uggiolato aggrottò la fronte e sporse il labbro inferiore in un'espressione di contrarietà.
“Di già?”
L'uggiolato si ripeté.
“Che succede?” chiese Ye Feng.
“Hakon dice che è ora di tornare a casa, si è fatto tardi.”
Il mutaforma si alzò e una volta dritto sulle zampe apparve ancora più imponente, tanto da nascondere nella sua ombra la figura di Sophia, che accomiatandosi esibì i modi di una signorina sofisticata dell'alta società.
“Verrete a trovarci nei prossimi giorni? Io e la mamma saremo molto felici di avervi ospiti per un tè.”
“Con molto piacere xiao Hu, porta i miei saluti alla mamma.” disse il mago.

La piccola e il lupo s'incamminarono fianco a fianco, continuando il curioso dialogo in cui ad un mugolio seguiva puntuale la risposta “umana”.
“La mamma e la tata dicono che bisogna essere gentili con gli ospiti.”
“Il maestro Sheng è un principe, così come il suo amico... però non lo dicono in giro, perché è maleducazione.”
“Che domande Hakon! Certo che sono due principi, hai visto che bei vestiti hanno?”
“Dov'è la corona? Non lo so, l'avranno dimenticata nell'armadio!”



“È decisamente una bambina fuori dal comune...”
A quell'affermazione Yun Bai si girò e sorrise all'Immortale, che aveva seguito con aria assorta la strana coppia finché non era scomparsa oltre il profilo della collina.
“Oh, non mi aspetterei niente di meno dalla figlia della Prima Signora di Serannian...”
Ye Feng si limitò ad annuire in silenzio.
In realtà conosceva poco o nulla dei Signori di Serannian.
Aveva parlato brevemente col Dottor Tersilius ricavandone l'impressione di una mente geniale e acuta, ben nascosta dietro i modi goffi e amichevoli.
Del resto se tutto in quella dimensione magica funzionava con la precisione di un orologio svizzero era merito del suo cuore tecnologico: il Laboratorio sulla Cascata.
Il ruolo della Prima Signora invece non gli era chiaro.
Il solo menzionarla mandava Alaric in confusione, il Maestro della Morte e l'Avvocato Martin ne parlavano in tono adorante, mentre da Yun Bai sapeva che amava e proteggeva tutte le creature sovrannaturali.
“Lei com'è?”
Il mentalista socchiuse le palpebre e prese un'aria ispirata, come se si preparasse a declamare un poema.
“È impossibile descrivere la sua personalità in poche parole o carpirne subito il carattere, di solito si viene sopraffatti dalla sua bellezza e la maggior parte delle persone si ferma a quello.”
“Addirittura...”
Il Signore degli Shen dedicò un'occhiata scettica all'accompagnatore, di solito era molto più cauto ed equilibrato nell'esprimere giudizi.
“La Bellezza nuoce alle donne e da alla testa agli uomini, inoltre sfiorisce in pochi anni amareggiando l'esistenza di chi l'ha perduta.” sentenziò.
“Strane parole dette da un bell'uomo...”
Ye Feng sbuffò, imbarazzato dal complimento.
“Comunque sai meglio di me che la Bellezza è soggettiva e volubile, ciò che giudicavo attraente seicento anni fa non lo è più al giorno d'oggi!”
“Sulla Prima Signora cambieresti idea.”
"È difficile farsi un'idea dal momento che non siamo mai stati ammessi alla sua magnifica presenza!"
"Hai ragione e temo che sia colpa mia..."

“Maestro Sheng quando potrò conoscere i tuoi connazionali? Se aspetto ancora ad invitarli penseranno alla Prima Signora come una specie di odiosa arpia, che vive rintanata nel suo palazzo e detesta tutti!”
Nella serra vittoriana il Sole entrava in lame di luce solida attraverso il complesso reticolo delle intelaiature metalliche; un pulviscolo dorato galleggiava in sospensione trasportando l'eco di minuscole risate tra le orchidee e le fronde di palma.
Yun Bai posò la tazza di porcellana e trattenne in una pausa di silenzio il sapore dell'infuso insieme al piacevole sottofondo sonoro prodotto dalle creature fatate.
“Sto aspettando l'occasione giusta, sai come sono suscettibili i Signori degli Shen, non vorrei che percepissero il tuo invito come una specie di imposizione.”
“Oh, capisco segui la filosofia dell'incontro fortuito... Più complicato, però più eccitante!”
“Esatto, la Prima signora deve avere solo un po' di pazienza.”
“Va bene... aspetterò, ma non a lungo ti avverto, detesto guardare un regalo sul tavolo e non poterlo scartare!”
La figura femminile attraversò le canne di luce, che cadevano oblique dalle ampie finestre, intercettandole con la leggerezza di una farfalla e il mago sorrise al vedere finalmente completo il suo perfetto quadro mentale.


“Pare che l'occasione giusta abbia due codini, quattro zampe e una lunga coda pelosa... Tieniti pronto ad un invito, conoscendo madre e figlia arriverà molto presto.”
L'immortale convenne con un sobrio cenno del capo.
Al loro ritorno le cose alla pagoda sembravano migliorate: le bottiglie vuote erano scomparse e i cuscini dei divani erano stati rassettati in modo sbrigativo per dare almeno una parvenza di ordine.
I due lazzaroni li aspettavano seduti composti al tavolo della cucina, dove una grossa caffettiera suggeriva che avevano provato a contenere i postumi della bevuta.
Il rimedio aveva funzionato, almeno per Ye Xue, al contrario l'apprendista ciondolava in stato comatoso ed aveva gli occhi a mezz'asta.
Ye Feng prese in consegna la sua croce e quando il mentore provò ad invitarli a rimanere lo squadrò offeso, facendogli pesare tutta la sua disapprovazione.
“Noi torniamo alla torre.” disse e senza aggiungere altro scomparve insieme al francese rintronato che teneva per la collottola.



L'indomani, appena il tramonto tinse d'oro le nuvole all'orizzonte, una sorridente Maya si presentò al Dottor Tersilius annunciandogli la visita del giovane Immortale.
“Benvenuto maestro Leng, come posso esserti utile?”
Il Primo Signore di Serannian lo aveva fatto accomodare in una piccola sala riunioni, essenziale ed immacolata come il resto della struttura.
Non era sorpreso di vederlo lì e forse la sua visita era già stata prevista, perché quando l'assistente virtuale gli offrì da bere elencò solo i suoi tè preferiti.
Ye Feng declinò e preferì non indagare sul modo in cui Maya era venuta in possesso di certe informazioni; la considerava ancora una fastidiosa seccatura informatica, però doveva ammettere che era straordinariamente efficiente.
“Ho un problema col mio allievo e forse qui avete i mezzi per risolverlo.” rispose e subito dopo andò dritto al punto riferendo ai due la recente passione di Alaric per le arti marziali “Intendo dargli un'opportunità senza mettere a rischio la sua sicurezza.”
“Vuoi evitare che rimanga ferito?”
L'Immortale annuì.
“Magari avete un unguento che fa diventare la pelle dura come l'acciaio o tute speciali, resistenti come armature...”
Il Dottore e Maya si guardarono scambiandosi un leggero sorriso.
“Abbiamo svariate soluzioni di questo tipo maestro Leng...Tuttavia c'è un altro modo per rendere i vostri allenamenti del tutto sicuri.”
L'interlocutore sospirò sollevato.
“Rendo grazie agli dei...”
“Maya attiva la Cupola, nel frattempo io accompagno il nostro ospite e gli spiego di cosa si tratta. Maestro Leng cosa sai a proposito della… realtà virtuale?”

Fine ventiduesima parte


⋆ La voce dell'onniscienza ⋆

Carissimi e carissime benritrovati (✿◠‿◠)
Coi soliti ritardi tecnici il nuovo arco temporale delle avventure cinesine riparte da una richiesta insistente del molesto francese, una colossale sbronza di moutai e un incontro fortuito durante una passeggiata notturna.
Gli eventi che seguiranno prendono tutti origine da qui e le conseguenze coinvolgeranno le nostre coppie di Junior e Senior, più qualche altro abitante di Serannian.
Nel capitolo precedente vi avevo annunciato l'arrivo di una famiglia di maghe assai particolare, abbiamo conosciuto Sophia la Leukotes più piccola, un adorabile pasticcino munito di pelosa guardia del corpo, nel prossimo incontreremo la Leukotes intermedia (ma non per questo meno letale) e infine la famosa quanto misteriosa Prima Signora.
Inutile dirvi che con tre donne in campo la partita diventerà molto più complicata e interessant!
Aspettatevi l'inaspettato, un concerto di tuoni e fulmini e un Alaric nelle vesti di sommelier!
Salite a bordo della gondolina volante e teneti forte, perché ci sarà qualche turbolenza durante il viaggio!

Termini e spiegazioni:
Xiao Hu: il soprannome di Sophia, come detto sotto significa letteralmente Piccola Tigre
Coniglietto: si riferisce alla popolare leggenda del Coniglio Lunare diffusa in Cina e in Giappone https://it.wikipedia.org/wiki/Coniglio_lunare
Jiu yang: forma di saluto onorifico e formale "È un onore incontrarti!"



Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Quando piove lo stolto impreca contro gli dei, il saggio si procura un ombrello ***


banner


Capitolo XXIII
Quando piove lo stolto impreca contro gli dei, il saggio si procura un ombrello.

“Gege smettila di fissarmi come se all'improvviso mi fossi trasformato in uno Yāoguài *, è inquietante e poco educato.”
“A volte non posso farne a meno baobei!” esclamò l'Immortale dopo una pausa necessaria ad elaborare l'ultima informazione uscita dalle soavi labbra del mago e a trovare una replica che non fosse un confuso balbettio.
Ogni tanto il Signore degli Shen veniva preso alla sprovvista dal suo amante.
Forse non lo faceva con malizia o forse al contrario aveva adottato una sofisticata strategia per tenere alta la tensione nella loro vita di coppia ed evitare che, a causa del suo carattere volubile, corresse dietro ad altri interessi.
Dopo l'ultima rivelazione semmai poteva essere il contrario.
“Trovi strano che abbia un'allieva? Pensi che la qualifica di maestro serva solo a darmi delle arie? O forse che sono troppo giovane per insegnare?”
“Diamine no, no!”
Ye Xue si precipitò a rassicurarlo quando vide il suo viso crucciarsi in un'espressione offesa.
“Tuttavia alloggio qui da qualche mese e non ho mai visto nessuno all'infuori di Alaric.”
“Lei è stata a lungo in missione e oggi ho saputo del suo imminente ritorno.”
“I maghi mandano in missione anche i bambini? Siete davvero strani! Comunque stai tranquillo, ci so fare coi marmocchi, mi adorerà!”
“Chi ti ha detto che è una bambina?”




Cosa avrà di speciale quest'altra smorfiosa... Non gli basta Ubon?
I pensieri di Ye Xue avevano lo stesso colore tetro del cielo.
Quella sera, aprendo il pannello intarsiato da cui si accedeva alla terrazza privata, aveva guardato in direzione del Laboratorio dove l'orizzonte appariva schiacciato da pesanti nubi nere gravide di fulmini.
Lunghe ragnatele elettriche le percorrevano senza sosta, accompagnate dal rotolare lontano dei tuoni.
Lo spettacolo selvaggio della natura indomita gli ricordava i tifoni del Pacifico, che frustavano le isole e le coste con funi di acqua e vento fino a piegarle sotto la loro sferza.
Allo stesso modo la corrente magica che i Signori degli Shen percepivano come un fragile crepitio, simile allo spumeggiare del vino in un bicchiere, ribolliva e cozzava in ondate impazzite.
Stava accadendo qualcosa al clima di Serannian, come se la dimensione magica si fosse stancata di mostrare sempre un aspetto ordinato e gentile e avesse posato la maschera rivelando infine un volto caotico e distruttivo.
Un simile cambiamento poteva essere materia di riflessione per uno spirito incline allo studio dei fenomeni naturali o quantomeno impressionare una persona più superstiziosa e sensibile.
Il Maestro Leng invece chiuse stizzito l'anta di legno e scese al pianterreno col proposito di approfittare dell'assenza di Yun Bai per saccheggiare il frigorifero.
Non era dell'umore adatto per ottemperare ai rigidi precetti a cui lo aveva obbligato la maestra Liu.
Il mago era stato trattenuto da una delle sue noiose conferenze?
Peggio per lui!
Aveva allieve ovunque, come un marinaio aveva una ragazza in ogni porto?
Ebbene non era l'unico con dei segreti da nascondere!
Stasera siamo solo io e te bellezza... Oh si, vedrai, non avrò pietà!
Pensò, dedicando un'occhiata libidinosa alla confezione di Ciocco-Menta Extra Fondente che aveva posato su tavolo.
La teneva da parte per un'occasione speciale, ma quell'ingrato di Yubi preferiva divertirsi insieme a qualcun altro!

Appena affondò il cucchiaio nel suo gelato preferito avvertì una presenza estranea all'interno della pagoda.
Uno sguardo minaccioso gli si era conficcato alla base della nuca e dato che volgeva le spalle all'ingresso fu costretto ad interrompere la meticolosa opera di scavo nella vaschetta per accertarsi dell'identità dell'intruso.
“Nessuno ti ha detto che si bussa prima di entrare in casa d'altri?” domandò alzando lentamente le mani, per mostrare che non aveva armi, a parte il grosso cucchiaio da minestra.
“Oh l'ho fatto, non hai sentito?”
Ye Xue alzò lo sguardo verso il soffitto; la grancassa dei tuoni adesso era posizionata esattamente sopra l'edificio di legno, che tremava ad ogni fragorosa rullata, finché un ultimo colpo di tamburo chiuse il concerto e fece spazio al silenzio notturno.
L'aria era una mistura densa di ozono ed elettricità statica a cui si stavano mischiando fragranze più esotiche e solari: olio di Cocco, Frangipani, Tiarè.
“Un modo insolito di annunciarsi.”
“Non volevo interrompere la tua storia d'amore col gelato, ed ero curiosa: sei il primo Signore degli Shen che vedo abbuffarsi così col cibo.”
Nel girarsi verso la porta Ye Xue ebbe modo di constatare come in certe persone vi fosse una perfetta corrispondenza tra voce e aspetto.
La proprietaria di quel tono giovanile, sicuro e squillante si stagliava nettamente tra il buio esterno e la luce dell'anticamera.
La sua pelle abbronzata splendeva avvolgendo un corpo snello e atletico, appena coperto dal pareo floreale che portava annodato sui fianchi con indolente eleganza.
Il colorito dorato e l'abbigliamento non trassero in inganno l'Immortale, i tratti della ragazza non avevano nulla in comune coi popoli del Pacifico; erano caucasici, per certi versi ancora acerbi e spigolosi, con un tipo di bellezza singolare, selvatica e sfuggente.
“Dalle mie parti si dice che condividere il cibo con amici e ospiti gli da più sapore, quindi ti prego accomodati e dividi questo gelato con me.”
Dopo aver visto il suo Qi l'Immortale dubitava che avrebbe accettato
Stava giocando d'azzardo offrendole del cibo, perché l'alternativa era scappare o combattere.
Il Qi dei maghi aveva caratteristiche uniche: rispetto a quello dei comuni esseri umani splendeva con maggiore forza e poteva essere plasmato dal suo possessore in base alle necessità.
Paragonava quello di Yun Bai ad una sottile colonna di purissimo argento, quello della maestra Huang Yu gli ricordava un nucleo atomico minuscolo e incredibilmente denso, dove le forze di attrazione e repulsione dell'energia si bilanciavano grazie al ferreo autocontrollo.
Aveva visto il Qi del Maestro della Morte velato da strati spirituali, come una piccola luna nascosta tra le nubi e quello enigmatico e spaventoso della Maestra Lachesi; ma niente somigliava al Qi della giovane maga seduta davanti a lui.
Si chiese come potesse degustare tranquilla il suo dolce quando dentro di lei Yin e Yang lottavano ferocemente nel tentativo di sopraffarsi a vicenda in un vortice turbolento e caotico, che sembrava alimentarsi all'infinito.

“Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma.” chiarì l'interessata, dando voce ai suoi pensieri.
“Eh?”
“È la spiegazione del fatto che sono qui seduta a mangiare il gelato e non ci sono pezzi di me sparsi nella stanza, me lo ha detto Tersilius, è lui il sapientone del reame, per quel che mi riguarda succede e basta.”
“Stai leggendo la mia mente?”
“Non serve, la tua espressione parla da sola!”
La ragazza sgranò un largo sorriso, che mise in mostra i denti candidi, poi gli allungò la ciotola vuota.
Ye Xue si premurò subito di riempirla, perché il gelato sembrava garantire la stabilità e la benevolenza della sua ospite.
“Sei qui per vedere Yun Bai? Purtroppo è stato trattenuto in da un impegno diplomatico...”
“Lo so, è alla fortezza di Nova Rus.”
Nel rispondergli la giovane maga si sporse verso di lui e posando la ciotola pulita sul tavolo aggiunse in un sussurro confidenziale “Io sono qui per te.”



Brutta faccenda, pensò l'Immortale, a cui non allettava la prospettiva di combattere contro di lei, primo perché ai suoi occhi era comunque una ragazzina, secondo perché era la cocca di Yun Bai e infine perché c'era la concreta possibilità di finire arrostito da una scarica di fulmini.
“Cosa può fare questo modesto Signore degli Shen per la Maestra Nemesi, l'allieva più brillante e talentuosa del Maestro Sheng?" chiese mellifluo, piegando a sua volta il busto verso di lei, mentre spingeva avanti l'intera vaschetta col gelato avanzato.
Non c'erano ancora state delle presentazioni ufficiali tra loro, ma Yun Bai gliel'aveva descritta in maniera così entusiasta che l'avrebbe riconosciuta anche vestita di nero dentro una stanza buia.
“Voglio sapere che intenzioni hai con lui.”
Ye Xue la fissò stranito; nemmeno la maestra Huang Yu aveva avuto un approccio così diretto e lei aveva cresciuto il suo baobei come una madre.
“È una domanda molto personale Maestra...” iniziò prudente l'interpellato “Sono cose private e noi ci siamo appena conosciuti!”
La maga inarcò un sopracciglio, poi requisì la vaschetta e cominciò a mangiare il gelato direttamente da lì.
“Stai fraintendendo, a me non interessa quello che fate in camera da letto, tuttavia se accadesse qualcosa al Maestro Sheng le tue... cose private smetterebbero di essere tali e diventerebbero un problema di sicurezza per tutta Serannian.”
“Non vedo come...”
La replica dell'Immortale venne interrotta dal rumore del contenitore vuoto posato sul tavolo, in pochi secondi la ragazza l'aveva ripulito e lui aveva finito il gelato per tenerla buona.
“Te lo spiegherò io, anche se in realtà questo discorso spetterebbe a mia sorella o a Tersilius, ma una è troppo tollerante e l'altro troppo occupato...”sentenziò abbassando le palpebre, poi sospirò, appoggiò la schiena alla spalliera del divano e allungò le gambe sotto al tavolo.
Dal suo atteggiamento Ye Xue intuì che considerava queste spiegazioni una specie di noiosa scocciatura, quindi le sorrise conciliante e rimase allerta; era difficile anticipare o prevedere le reazioni della giovane maga, perché il suo Qi mutava in continuazione.



“Il Maestro Sheng è il primo ambasciatore inviato qui dalle congreghe terrestri. Potremmo definirlo un... esperimento e considerando la speciale natura di questo mondo e dei suoi abitanti gli altri ci tengono gli occhi addosso.”
“Chi sono gli altri? Chi vi tiene sotto controllo?” domandò il Signore degli Shen, sorpreso dalla notizia.
Yun Bai non ne aveva mai fatto menzione.
“I maghi della terra e le altre dimensioni ovviamente.”
Era tutto fuorché ovvio per Ye Xue.
“Pensavo che Serannian fosse un sistema autonomo e indipendente.”
“Indipendente? Mi piacerebbe, purtroppo siamo connessi con tutte le altre realtà magiche mondane e oltremondane. Nessuna dimensione esiste solo per sé stessa o può evitare di fare a meno delle altre e una Dimensione o un Tempio che godono di buona reputazione sono anche molto influenti.”
All'improvviso i discorsi della maestra Huang Yu cominciavano ad avere un senso; aveva accettato di separarsi dall'allievo prediletto perché come ambasciatore avrebbe portato importanti riconoscimenti alla Scuola del Salto della Tigre.
Onore e reputazione erano una moneta di scambio tra i maghi e Yun Bai faceva parte di un sistema molto più grande che fino ad allora non aveva preso in considerazione, snobbando o sminuendo i suoi incontri diplomatici e declassandoli a formalità burocratiche.
Doveva spostare la messa a fuoco sforzandosi di guardare e capire il mondo in cui l'amante viveva e doveva farlo in fretta, perché la sua ospite stava aspettando una risposta.
“Ho a cuore il bene di Yun Bai sopra ogni altra cosa...” disse “Non è mia intenzione ostacolare il suo lavoro, anzi se ritieni che possa essere d'aiuto mi presterò volentieri; mille anni d'influenza, conoscenze e prestigio possono essere sufficienti?”
La maga sorrise senza mostrarsi impressionata, da quello che aveva detto prima probabilmente non era il primo Signore degli Shen con cui aveva a che fare.
Si chiese per pura curiosità che fine avessero fatto gli altri.
“Tuttavia la mia disponibilità non implica che rinuncerò a lui, a meno che non sia lo stesso Yubi a chiedermelo.” affermò deciso.
“Il maestro Sheng si è dimostrato una persona di buon senso, sono convinta che sappia qual è la cosa giusta da fare, se invece avete dei problemi di coppia dovete rivolgervi a mia sorella, sarà entusiasta di aiutarvi.” rispose la sua Ospite, ritenendo chiusa la questione.
Prese una leggera spinta e si alzò in piedi avviandosi all'ingresso, dove salutò il padrone di casa con un vago cenno della mano, evitando d'indulgere in complimenti o smancerie.
“Grazie del gelato, a buon rendere maestro Leng...”
“Aspetta... Chi è tua sorella?”
Ye Xue la raggiunse sulla terrazza di pietra e alla sua domanda la ragazza si fermò, appoggiò l'indice alle labbra come se cercasse la risposta ad un quesito di vitale importanza, poi il suo sguardo di braci e ombra s'illuminò.
“Giusto, ero venuta qui anche per invitarvi alla cena di Ekto, lei ci tiene molto.”
“Ekto, presumo che sia tua sorella e ha un titolo? Tanto per regolarsi con le formalità...”
“Lei è la Prima Signora di Serannian.” chiarì l'interpellata facendo spallucce.
“Ah!” esclamò Ye Xue sconcertato dalla notizia, l'ennesima, che quell'acqua cheta dell'amante gli aveva taciuto.
“Tranquillo maestro Leng, è una cena in famiglia... Ti piace la cucina italiana?”
“S-si!”
La ragazza sfilò il fiore di giglio che teneva tra i corti capelli corvini e glielo appuntò dietro l'orecchio.
“Qui troverai tutte le istruzioni, siate puntuali, perché a me ad una certa ora viene fame... Adesso vado a portare l'invito al tuo allievo e a vedere come sta il mio apprendista francese.” disse, scoccandogli un occhiolino complice.
L'Immortale la osservò scendere le scale a passi leggeri, coi piedi nudi che sfioravano l'arenaria grigia e per sicurezza rimase a fissarla finché non scomparve oltre la curva del sentiero, portando in direzione del borgo il profumo intenso delle notti tropicali e la nuvolaglia tambureggiante.
Solo allora si azzardò a prendere il fiore e a guardarlo; all'interno dei petali le macchie brune formavano gli ideogrammi cinesi con tutte le indicazioni per la famosa cena.

Il mio apprendista francese...
Chiaramente si stava riferendo ad Alaric.
Ye Xue valutò l'opportunità di avvertire l'allievo del suo arrivo, ma perché doveva sempre togliergli le castagne dal fuoco?
Sarebbe stato divertente scoprire come avrebbe gestito una furia simile.



“Che cazzo combinano al Laboratorio stasera?”
Il giovane francese occhieggiò la finestra con insofferenza; già da qualche minuto il brontolio dei tuoni si alternava ai barbagli accecanti dei fulmini e disturbava il suo lavoro di precisione su una bussola spettrale.
“Anche la grandine adesso?” mormorò indispettito quando i vetri furono percossi da un secco ticchettio, che si ripeté più aggressivo subito dopo.
Sbuffando si alzò per chiudere le imposte, ma appena serrò la presa sulla maniglia un piccolo bolide centrò con malvagia precisione uno dei cerchi che componevano il disegno della vetrata gotica, mandandolo in frantumi.
Il sasso colpì il petto del ragazzo, che urlò (più per lo spavento che per il colpo in verità), perse l'equilibrio e cadde all'indietro, sollevando una nuvola di imprecazioni.
Ye Feng apparve quasi nello stesso istante, in tempo per veder entrare dal vetro rotto un aeroplanino di carta.
L'oggetto eseguì alcune evoluzioni e infine atterrò sul bancone da lavoro dove si dispiegò rivelando al suo interno un messaggio che il Signore degli Shen, corso ad aiutare l'apprendista, notò appena.
“Alaric ti sei fatto male?”
Gli rispose un rantolo afono.
L'interpellato stava indicando il biglietto sul tavolo e una volta rimesso in piedi, scivolò dietro la schiena di Ye Feng continuando a puntare l'indice verso il foglio, come se potesse rappresentare una minaccia.
“Calmati, è solo un pezzo di carta, non avverto nessuna energia negativa...”
“Magari chi lo manda ha cattive intenzioni!” sibilò a corto di fiato il francese, ricordandosi di alcuni vecchi conti in sospeso.
“Scopriamolo allora...”
“No! Sei ammattito forse?” l'apprendista lo abbrancò alla vita per trattenerlo quando l'altro provò a recuperare l'oggetto “Facciamo finta di niente, magari entro domattina sarà sparito! Forse non è nemmeno diretto a noi e sarebbe estremamente scortese leggere la posta altrui! Sai che faccio? Lascio la finestra aperta, così può uscire da solo!”
“Assurdo che un biglietto ti terrorizzi in questo modo!”

“È un invito a cena...” chiarì una voce all'esterno della torre.
Alaric reagì come se fuori ci fosse un leviatano in agguato: impallidì e sussurrò tremante “È lei... Lei è qui...”
L'Immortale inarcò un sopracciglio, poi andò alla finestra e l'aprì sulla prospettiva del borgo; il temporale che poco prima minacciava di sfogarsi era ancora appeso ad un cielo livido ed imbronciato, ma non vedeva nulla di associabile ad un genere femminile senziente e pericoloso.
“Non c'è nessuno, adesso possiamo leggere questo biglietto e... Alaric vieni fuori!” esclamò Ye Feng apostrofando il francese che si era rintanato sotto il bancone da lavoro.
“Col cazzo! Questo è il posto più sicuro in caso di terremoto!”
“Di cosa stai parlando? Esci subito, è poco dignitoso che io parli al tuo fondoschiena!”
“Te ne fai poco della dignità quando sei in un letto con tutte le ossa rotte, adesso mi sposto così entri anche tu!”
“Lafayette stai esagerando... Dove la tenevi nascosta questa vena melodrammatica? È uscita a causa delle tue recenti frequentazioni?” s'intromise la stessa voce all'esterno.
Stavolta Ye Feng reagì rapidamente; spalancò la finestra e si affacciò al davanzale, lasciando spaziare lo sguardo sui tetti fino alle case più remote, mentre l'apprendista si rannicchiò con le braccia sopra la testa, piagnucolando e paventando un imminente disastro.
“È fastidiosa questa Voce Fantasma...”
Il Signore degli Shen concluse che si trattava di un incantesimo per trasmettere il suono a distanza, era l'unica spiegazione logica al fatto che i suoi sensi sovrannaturali non percepivano alcuna presenza.
Tornò all'interno del laboratorio e volse l'attenzione al foglio di carta.
“È un invito a cena, da parte della Prima Signora di Serannian.” disse dopo averne letto il contenuto.
“Che ti avevo detto?” ribatté la misteriosa interlocutrice.
Il Maestro Leng non era sorpreso, dopo l'incontro sulla collina e la chiacchierata con Yun Bai si aspettava una cosa del genere.
Il giovane francese invece passò dallo spavento al panico totale.
“U-un invito? Della … hhh.. Prima S-signora? E ha mandato l-lei a consegnarlo?”
“Mi sono offerta volontaria...”
“Ah...” ansimò di nuovo l'apprendista indicando la finestra attraverso la quale continuava l'insolito dialogo.
“Sembra che tu abbia appena ricevuto una sentenza di morte, è solo una cena Alaric!”
“Mi darò malato!”
“Lafayette non sei credibile col laboratorio di Tersilius dietro casa...”
Il Signore degli Shen socchiuse le palpebre e inspirò profondamente, poi tornò alla finestra, deciso a congedare la petulante messaggera.
“L'invito è stato consegnato, siamo grati a questa Voce Fantasma di averlo recapitato, ma ora io e il mio allievo ne dobbiamo discutere!”
Il temporale si aprì rivelando un cuore pulsante di fulmini.
La voce arrivava da lì, portata e amplificata dal vento.
“Parlatene quanto volete, però Lafayette sa che gli conviene accettare e se ci tieni a lui dovresti accompagnarlo.”
“È un invito o una minaccia?”
“Dipende da voi, ma ne vale la pena, la cucina è ottima!”
Come in un sofisticato gioco pirotecnico i fulmini esplosero in un crepitio di scintille e le le nubi si dispersero nella notte trapuntata di stelle.

“Finalmente... Puoi uscire, la torre non crollerà stanotte e... Alaric! Maledizione!”
Ye Feng una volta chiuse le imposte si girò e trasalì per lo spavento; il giovane francese era rincantucciato nel suo rifugio d'emergenza con le mani intrecciate sulla nuca, lo sguardo vitreo e la bocca spalancata in un urlo muto.
Gli ricordò certe mummie peruviane, la cui espressione disarticolata aveva congelato per sempre l'attimo tragico della loro morte.
“Mi buttano fuori e vogliono dirmelo di persona... magari prima del comunicato ufficiale, sono gentili in fondo.” mormorò atono l'apprendista.
“Durante una cena?”
“Mai sentito parlare di cena di lavoro? Se ad invitarti è il boss diventa difficile rifiutare.”
“Stai esagerando come al solito...” obiettò l'Immortale, mentre lo aiutava ad alzarsi.
La sua risposta contrariò l'interessato, che lo spinse via.
“Perché il culo a rischio non è il tuo! Tu ce l'hai una casa dove tornare, hai perfino l'imbarazzo della scelta!”
“Pensi che sarebbe un problema ospitarti sotto il mio tetto?”
“Fanculo!” lo investì l'altro, esasperato dalla sua superficialità “Non si tratta solo di un posto dove posare lo zaino! Senza mentori o garanti diventerei un reietto!”
“Io sono il tuo maestro!”
“Tu non sei un mago!”
Il Signore degli Shen stentava a riconoscere nel ragazzo terrorizzato che aveva davanti quello che si era precipitato sulla Cima Spezzata per salvarlo, incurante di pericoli ben più gravi.
Intuiva che il suo stato d'animo dipendeva dalle regole della società magica e dalla posizione precaria in cui si trovava a causa del pessimo carattere e dei trascorsi burrascosi; tuttavia erano stati proprio i maghi ad affidargli la sua educazione.
Un riconoscimento importante che ora il francese snobbava come se non contasse nulla.
Alaric dal canto suo aveva smesso di prestargli attenzione, girava in tondo con le braccia strette al petto, cercando tra le fughe del pavimento una soluzione o almeno una scappatoia credibile.
“Magari dovrei portare uno dei lavori più recenti per mostrargli i miei progressi... Ultimamente ho messo mano a dei bei progetti! Qualche arma? La Maestra Nemesi adora le armi!”
“Alaric!”
“Zitto! Mi deconcentri!”
"Io non verrò alla cena."
L'altro interruppe il suo moto perpetuo forsennato e lo fissò un attimo in silenzio prima di replicare acido: "Sai che novità!"
"Non t'importa che io non ti accompagni?"
"Eri contrario alla gita nel Mondo degli Spiriti, ti rifiuti di insegnarmi le arti marziali, qualsiasi iniziativa che mi riguarda per te è sempre e comunque un no!"

Il risentimento adombrò lo sguardo di Ye Feng e le sue labbra si contrassero in una piega amara.
Il giovane era ancora all'oscuro della sua visita al Laboratorio, voleva fargli una sorpresa.
"Alla fine ci siamo andati al Palazzo d'Estate..." mormorò piano.
"Chi se ne frega!" sbottò l'altro in un eccesso di rabbia che lo portò fin sotto al naso dell'Immortale "All'incontro da cui dipende la mia permanenza a Serannian dovrò andarci da solo!"
Afferrò il biglietto con l'invito, diede una scorsa al contenuto e poi lo appallottolò rabbiosamente, gettandolo a terra.
“A parte la data è scritto in cinese!” esclamò allarmato, infilando di corsa la prima rampa di scale che portavano alle camere dei piani superiori “Cristo Santo non ho niente da mettermi! Maya, Maya aiutami! Ho bisogno di uno smoking o meglio di un frac per dopodomani!”
Il Signore degli Shen lo lasciò andare e fece quello che faceva sempre in certi momenti: incassare e tacere.
Raccolse il foglietto, lo lisciò con cura e lo fece scivolare nella tasca dell'hanfu dopo averlo riletto.
L'invito suggeriva che si trattava di un incontro privato, senza alcuna formalità.
Come sempre Alaric aveva preso la notizia di petto, l'aveva travisata e lui non era riuscito a smentirlo.
La cena non aveva niente a che vedere con la sua permanenza a Serannian, però dirglielo adesso e provare a farlo ragionare sarebbe stato come fermare un treno in corsa a mani nude.

Fine ventitreesima parte


⋆ La voce dell'onniscienza ⋆

Carissimi e carissime come annunciato le nostre coppie entrano in contatto con la seconda Leukotes della lista, quella intermedia!
Definita così solo per via dell'età e non certo per l'inesperienza.
La piccola Nem (come la chiamano in famiglia ^^) non le manda a dire e ha una personalità piuttosto forte, che si fa notare perfino nel consegnare un innocente invito a cena.
Si dice che ambasciatore non porta pena, ma lei è riuscita a portare scompiglio nella coppia Junior e a spaventare perfino Gege.
State tranquilli, le cose possono solo peggiorare!
^^ Ecco, questo invito è la ragione per cui ho ribattezzato il nuovo arco "magna-magna".
La cena si svilupperà infatti nei tre capitoli successivi e per la vostra gioia ritroveremo l'accoppiata peloso&marmocchietta e avremo finalmente un assaggio della Prima Signora e della sua... esuberanza.
Allacciate le cinture e indossate i caschetti, la salita al Monte di Giada si fa turbolenta! (✿◠‿◠)

Termini e spiegazioni:
Yāoguài: sono l'equivalente cinese degli Yokai giapponesi, demoni minori o spiriti per lo più malvagi e dall'aspetto bizzarro e inquietante (per saperne di più: https://it.wikipedia.org/wiki/Yaoguai)



Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Comportati con tutti come se ricevessi un ospite ***


banner


Capitolo XXIV
Comportati con tutti come se ricevessi un ospite.

“Si può sapere perché mi stai seguendo?”
Due sere dopo gli abitanti affacciati sulla via principale del Borgo assistettero ad una scena piuttosto insolita, anche per i parametri di un mondo magico come Serannian: l'apprendista Lafayette in frac, coi capelli impomatati sotto un cappello a cilindro di ragguardevoli dimensioni, tallonato dall'esotico convivente paludato in un elaborato hanfu ricamato in argento.
Il primo avanzava a passo di marcia con un atteggiamento bellicoso, lanciando occhiate assassine a chiunque osasse incrociarne lo sguardo o aprire bocca.
Il secondo gli teneva dietro con le mani infilate nelle ampie maniche del candido abito, che si gonfiavano al vento come ali di farfalla.
“Te l'ho già detto!” rispose secco Ye Feng, ostentando parimenti un'aria accigliata.
“Allora ripetimelo!”
“Ti accompagno fino alla pagoda!”
“Conosco la strada!”
Il ragazzo alto, magro, vestito di nero e col cappello sbilenco sembrava uno spaventapasseri sceso dal palo per fare una passeggiata nei prati.
“Inoltre voglio accertarmi che intenzioni ha la Voce Fantasma, non mi è piaciuto il suo atteggiamento aggressivo e arrogante!”
Alaric a quelle parole si girò a fronteggiarlo.
“Non parlare di lei in questi termini! La Maestra Nemesi è degna di grande considerazione e ha tutto il mio rispetto!”
“E anche la tua paura, ne eri terrorizzato!”
“Certo, come una persona di buon senso ha paura dei terremoti, delle eruzioni vulcaniche e delle tempeste, ma ciò non toglie che io sia in debito verso di lei!”
Il cipiglio del Signore degli Shen tracimò nell'insofferenza.
Aveva appena scoperto dell'esistenza di questa maga e già la detestava.
Detestava che il giovane usasse nei suoi confronti termini così accorati, che ci fosse qualcuno in grado turbarlo tanto, nel bene o nel male.
“Se è così importante, perché non ne hai mai parlato prima?”
“Volevo evitare di trovarmi davanti la tua faccia immusonita!”
“Solo i bambini mettono il muso...” obiettò l'altro mentre lo oltrepassava in fretta, proprio per nascondere l'espressione indispettita.
La pagoda era già in vista e in quel momento Ye Feng detestava anche i suoi proprietari.
Uno aveva omesso di spiegargli le relazioni che legavano i maghi ad un complesso sistema di favori, patronati e clientele; l'altro, quel lavativo lussurioso del suo mentore, si era sempre disinteressato della questione e riguardo alla misteriosa maga aveva risposto con un generico “Se vuoi fartela amica offrile del cibo”.



“Hai compiuto il tuo dovere adesso puoi tornare all'eremo a meditare!” lo apostrofò l'apprendista raggiungendolo.
L'orientale si era incagliato davanti ai gradini della terrazza senza avanzare o retrocedere, anzi stava guardando verso l'alto e sorrideva, salutando con la mano.
Ad Alaric fu chiaro il motivo appena alzò lo sguardo: alla balconata del primo piano c'era una marmocchia festante e dietro di lei un grosso affare peloso di colore bianco.
Non una marmocchia e un sacco di pulci qualsiasi.
“Cazzo... la figlia della Prima Signora con la scorta.” mormorò piano, ma forse non abbastanza da evitare di essere intercettato dal finissimo udito del muta forma, che mosse la testa e le orecchie nella sua direzione.
Tanto bastò a terrorizzare il francese, facendolo diventare tutt'uno con la grande lanterna di pietra posta alla base della scalinata. “Shishu* Yubi, shishu Gege sono arrivati!” trillò Sophia e subito dopo anche il maestro Sheng si affacciò.
“Dei del Cielo come vi siete combinati?”
“Potrei chiederti la stessa cosa...” rispose Ye Feng perplesso
Il maglioncino color senape e i pantaloni a coste avevano trasformato il mago in un'altra persona; fuori dai suoi abiti tradizionali lo aveva riconosciuto unicamente grazie ai lunghi capelli candidi, legati in una pratica treccia.
“Avete letto l'invito? Perché siete agghindati come per un ricevimento a Buckingam Palace?”
Anche Ye Xue aveva la stessa tenuta informale: dolcevita, giacca di velluto e jeans; lui però adorava gli abiti moderni e non suscitava nell'allievo analogo sconcerto.
“Era scritto in cinese e lui non si è degnato di tradurmelo!” strepitò l'apprendista puntando il dito sull'amante.
L'interessato sollevò il mento in un gesto di sussiego, poi ricompose le pieghe sgualcite del suo abito.
“Alaric ha deciso che la cena riguarda lui come mago e devo restarne fuori, perché sono solo il suo maestro di buone maniere, quindi l'ho accompagnato e non verrò con voi.”
“Ma lo sentite? Come si fa a non imprecare quando apre bocca?” rilanciò l'apprendista, paonazzo di rabbia.

Abbiamo un problema...
Il messaggio telepatico del mentalista s'insinuò tra i pensieri di Ye Xue.
Più di uno baobei, propongo di dividerceli: tu pensa all'apprendista io tramortisco il mio allievo e lo recapito direttamente a palazzo, una volta davanti al fatto compiuto sarà costretto a fare buon viso a cattiva sorte...
Mentre i padroni di casa studiavano una strategia per salvare la serata e mettere pace tra i due litiganti la loro piccola ospite, seguita dal lupo, era scesa ed aveva raggiunto i presenti sulla terrazza.
“Hakon hai visto? È davvero un principe, stasera ha anche la corona!”
Sophia si era avvicinata a Ye Feng e stava indicando il prezioso ornamento che fermava l'acconciatura sul suo capo.
“Xiao Sophia è l'unica principessa qui...” obiettò il Signore degli Shen rivolgendole il saluto marziale a cui la piccola rispose nella variante femminile.
“La mamma non crederà ai suoi occhi quando le porterò un vero principe del Mondo degli Spiriti!”
“Veramente...”
Ye Xue s'intromise vedendo il suo riottoso pupillo tentennare davanti all'entusiasmo della piccola, forse c'era modo di risolvere la situazione senza ricorrere a soluzioni drastiche.
“E io? Shishu Gege non è un principe? Ye Feng è il mio allievo, se ne porti due la mamma sarà ancora più contenta!”
“Uhm...”
La bambina lo soppesò con aria critica, poi spostò lo sguardo su Yun Bai e lui scoppiò a ridere.
“Gege tu non hai l'hanfu e nemmeno la corona, rassegnati a fare lo zio marziale...”
“Pazienza...” rispose il Signore degli Shen, che subito dopo si accoccolò alla sua altezza e aggiunse “Perché tu ed Hakon non andate avanti e mostrate al principe dov'è la vostra casa? Noi vi raggiungiamo appena avremo finito di sistemare l'apprendista Lafayette.”
“Si!” esclamò Sophia.
Ye Feng si vide porgere una manina tesa, un'offerta insolita per lui, che accettò dopo un attimo di esitazione.
Il muta forma gli si affiancò e il gruppo s'incamminò sul sentiero che presto lo nascose alla vista.
Il vento portò ancora per un tratto l'allegro chiacchiericcio di Sophia, poi anche quello alla fine si confuse nello stormire delle foglie.
“Andiamo ragazzo cerchiamo qualcosa di adatto nel mio armadio, questa roba, era già fuori moda cent'anni fa!” esclamò Ye Xue, battendo la mano sulla spalla del giovane francese, che sussultò e sembrò finalmente riprendersi dal suo stato catatonico.
“Ho la sensazione di essermi perso qualcosa...”
“Di certo hai perso Ye Feng, se non ti cambi in fretta xiao Hu te lo ruberà!”



“Ti piacciono molto i coniglietti, vero?”
L'immortale cercava di adeguare la sua falcata al trotterellare della bambina e percepiva accanto a sé l'ombra bianca e il fruscio guardingo del lupo.
Anche Sophia era vestita di bianco e il cappuccio del golfino aveva due lunghe orecchie da coniglio cucite sulla sommità, mentre un pon-pon di lana attaccato sul retro simulava la coda.
Lo aveva notato la sera del loro primo incontro: i suoi abiti erano adorabili pur senza diventare leziosi o ingombranti, come era logico aspettarsi da una rampolla così altolocata, segno che passava molto tempo a muoversi, correre e giocare.
“Oh si! Quando sarò più grande andrò sulla Luna a cercare quello che vive lassù!”
Alla sua destra sentì un basso uggiolio contrariato, facile intuire che il muta forma non approvasse l'iniziativa.
“La Luna è lontana, principessa.”
“Milioni di milioni, di milioni di chilometri.” snocciolò compunta l'interpellata, che subito dopo precisò “Me lo ha spiegato lo zio Tersilius, lui sa tutto!”
Il Signore degli Shen dubitava che una bambina così piccola avesse una cognizione esatta delle distanze e un senso dell'orientamento già sviluppato, ma poi la vide indicare un chiarore diffuso che saliva dietro le chiome più alte degli alberi.
“La mia casa è molto più vicina!”



“Quella è la tua casa?”
Uscendo dall'oscurità del bosco l'edificio illuminato gli parve quasi abbagliante.
Dal nucleo centrale, che si ispirava alle proporzioni cristalline delle ville palladiane, il palazzo spiegava le sue ali seguendo il dolce digradare della collina, sfrangiandosi tra colonnati, passeggiate, terrazze, aiuole, fontane e appendici capricciose dallo stile più bizzarro e insolito che ricordava le architetture elfiche.
Era difficile cogliere una veduta d'insieme dell'intero complesso, perché l'occhio era attratto continuamente dai dettagli, mentre padiglioni e scorci pittoreschi apparivano all'improvviso lungo le direttrici prospettiche, studiate per ispirare un senso di meraviglia e stupore.
Il risultato era un luogo da sogno, che si reggeva in temerario e disinvolto equilibrio sulle teorie architettoniche del passato, citandole tutte senza sposarne nessuna.
“Si e quella è la mia mamma!”
Sophia abbandonò all'improvviso la sua mano e corse avanti sul vialetto, verso tre figure ferme davanti all'ingresso principale e il lupo la seguì, caracollando senza fretta.
Il vuoto che si era creato al fianco dell'Immortale venne colmato da un imbronciato Alaric Lafayette.
“Il plotone d'esecuzione è già schierato... Speriamo che la cucina sia decente visto che si tratta del mio ultimo pasto!”
“Pensa positivo... hai detto che è una cena di lavoro, magari vogliono congratularsi per i tuoi miglioramenti.”
Il Signore degli Shen gli rivolse un sorriso conciliante e il francese lo fissò allibito, chiedendosi se marmocchia o il peloso gli avessero fatto qualche incantesimo o minacciato di chissà quali ritorsioni.
“Quindi hai cambiato idea? Rimani?”
“Ti accompagno fino all'ingresso.”
Alaric ritenne superflua una replica verbale, che si sarebbe tradotta in una nuova serie di offese, si limitò ad alzare gli occhi al cielo pregando un ignoto Ente divino di sopravvivere alla serata.
Aveva realizzato che stava per verificarsi un epico scontro di civiltà: da un lato la rigida etichetta orientale e dall'altro la solare accoglienza mediterranea.
Nessuno aveva pensato di avvertire Ye Feng riguardo al carattere esuberante della Prima Signora e lui non era esattamente un campione di convivialità.
L'Occidente intanto aveva fatto già la sua mossa e cinguettando un “Maestro Leng benvenuto! Che gioia conoscerti!” raggiunse l'interessato e lo chiuse in un caloroso abbraccio.



Eplosione di Bao-Feng in tre... due...
“Questo maestro è grato dell'accoglienza, ma prega la Prima Signora di non appropriarsi in tal modo dei suoi spazi personali!”
Boom! E così quelli che verranno buttati fuori a calci da Serannian diventeranno due...
Concluse l'apprendista, a cui si era paralizzato il sorriso sulle labbra.
Ye Feng aveva reagito chiudendosi a riccio e rifiutando qualsiasi contatto visivo con la padrona di casa; lo aveva fatto per una frazione di secondo e il suo Qi era finito in fondo alle scarpe.
Eppure l'irresistibile malia che emanava continuava ad agire reclamando, anzi esigendo la sua attenzione con un imperio che non ammetteva deroghe.
Non era opera di un incantesimo, perché lo avrebbe capito; quello della Prima Signora era un carisma naturale, che trapelava dal caldo sguardo di oro liquido e dal sorriso, pieno e morbido, come una rosa in boccio ormai in procinto di schiudersi.
Tutta la sua persona era una sorta di seducente magnete, nonostante le sue forme fossero celate da un morbidissimo abito di maglia, di un pallido color ceruleo, che esaltava per contrasto la sontuosa chioma corvina e l'incarnato opalino.
Perfino la sua voce possedeva un tono ammaliante, tinnulo e musicale, che accarezzava l'udito e invogliava ad ascoltare ancora.
Finalmente comprendeva perché il mentalista aveva usato parole tanto appassionate per descriverla e quanto fosse pericolosa e destabilizzante la sua vicinanza.
“Oh, cielo! Mi hanno parlato così tanto di te che mi sembra di conoscerti da una vita!”
L'Immortale serrò le dita attorno al bordo della sopravveste, cercando una replica che non suonasse sgarbata alle orecchie dell'affascinante quanto impetuosa dama, però Ye Xue s'intromise e per una volta fu grato al suo pessimo tempismo.
“Puoi abbracciare me due volte e se non ti basta puoi abbracciare anche il mio Yubi!”
“Come potrei rifiutare una simile offerta?”
La Prima Signora venne requisita dalla coppia di buontemponi, che iniziarono a contendersi le sue attenzioni a colpi di moine e complimenti.

“Bah! Succede sempre così... Ore e ore di smancerie e intanto la cena in tavola si raffredda!”
Il cinico sarcasmo del commento distolse l'interesse dell'Immortale dalla commedia goldoniana in corso portandolo sulla ragazza, che si era materializzata accanto a loro.
Quindi era lei la Voce Fantasma, la maestra dal Qi bellicoso e turbolento che aveva spaventato Gege; una coetanea di Alaric infilata in un miniabito rosa confetto lavorato a maglia, peraltro assai graziosa se non fosse stato per l'espressione accigliata e i modi ruvidi coi quali esprimeva ad alta voce il suo malcontento.
“Ekto dacci un taglio coi salamelecchi, qui c'è gente che ha fame!”
La Prima Signora, lunghi dal mostrarsi offesa o intimorita, le rispose muovendo la mancina in un vago gesto d'incoraggiamento.
“Sei grande ormai, fai tu gli onori di casa e accompagnali dentro, noi vi raggiungeremo subito.”
Ye Feng provò a ribattere, ma venne di nuovo surclassato dalle rumorose rimostranze della giovane maga.
“Come vuoi, poi non venire a lamentarti!” esclamò e si rivolse di nuovo ai malcapitati affidati alle sue cure “Io sono Nemesi, accetto anche la versione col maestra davanti, diminutivi e vezzeggiativi solo su approvazione della sottoscritta; lei è la Tata, Sophia e Hakon li conoscete già, vogliamo entrare?”
Il francese rantolò una risposta intellegibile e obbedì a quello che somigliava più ad un ordine che ad un invito.
Il Signore degli Shen decise di seguirlo, perché a giudicare dalle risate e dagli sproloqui galanti alle sue spalle gli altri due erano già passati al Nemico e qualcuno doveva rimanere lucido nel caso la serata avesse preso una brutta piega.
Le sommarie presentazioni della maga avevano incluso anche la persona che era rimasta ferma davanti alla soglia del palazzo e ascoltava interessata il resoconto della bambina sulla spedizione alla pagoda.
Infischiandone delle direttive l'indisponente fanciulla in rosa era andata avanti per i fatti suoi, consegnandoli a lei.
Al loro avvicinarsi la Tata li salutò in modo assai più pacato e a Ye Feng sembrò il primo barlume di normalità nel turbinare degli eventi.
“Maestro Leng, apprendista Lafayette benvenuti a palazzo, la famiglia Leukotes è lieta di avervi a cena stasera.”
A differenza della padrona di casa la sua indubbia bellezza aveva un carattere più sommesso e si lasciava ammirare senza la pretesa di imporsi.
Vestiva con un'eleganza di altri tempi: un coordinato di cachemire, un filo di perle, un'ampia gonna di taffetà nera a ruota.
I capelli, di un biondo pallidissimo dalle sfumature argentee, erano raccolti in un morbido chignon e piccole onde perfette scendevano ad incorniciare il viso dai tratti armoniosi, che in quel momento esprimeva una premurosa sollecitudine verso i due invitati allo sbando.



Sophia offrì di nuovo la mano all'Immortale, poi allungò l'altra verso Alaric; il ragazzo gliela porse in uno stato di rigidità cadaverica, pregando che non fosse troppo gelida e sudaticcia.
“Oh... sei freddo come lo zio Claude Auguste!”
“Chi è lo zio Claude Auguste?”
“Un Notturno, un vampiro.” spiegò la Tata, precedendoli all'interno “Un vecchio amico di famiglia.”
“Serannian ospita molte creature sovrannaturali, sono tutti amici della Prima Signora?”
All'apprendista, ormai assuefatto ai modi dell'orientale, non sfuggì l'insinuazione tendenziosa della domanda.
Poteva scommetterci il suo cacciavite universale preferito: Ye Feng era offeso dal fatto che in tutti quei mesi lui e Ye Xue erano stati ignorati dai governanti della dimensione magica.
Nella sua situazione essere ignorati era un vantaggio: significava che nessuno aveva da lagnarsi, ma un Immortale col pedigree poteva viverlo come un insulto.
“Amici, parenti o alleati...” confermò serafica la giovane donna “Tuttavia per noi sono sfumature, preferiamo considerarli parte della nostra famiglia.”
Nell'immediato non vi fu alcuna replica; il grandioso atrio del palazzo chiese agli ospiti qualche istante di silenziosa e sbalordita contemplazione, a cominciare dal monumentale scalone a doppia rampa che portava ai piani superiori dove una pianta di glicine cresceva abbracciata alla balaustra di marmo, lasciando cadere un'abbondante cascata di fiori profumati.
Sopra di loro gravitava un immenso lampadario in cristallo; era sospeso in aria senza ganci o catene ad ancorarlo alla cupola, sulla quale erano raffigurate in oro le principali costellazioni.
Il blu profondo del cielo a mosaico proseguiva idealmente oltre l'occhio aperto sul soffitto da cui si poteva scorgere la volta celeste.
Sophia, che certe meraviglie le vedeva tutti i giorni, si spazientì e cominciò a tirare.
“Ti seguiamo principessa, ci siamo fermati un attimo ad ammirare la tua casa...”
“Ma è solo l'ingresso! Ci sono delle cose più belle da vedere!”
“Ah non l'avrei mai detto di una bicocca così modesta! Scommetto che per spostarsi da un'ala all'altra usano il monopattino a reazione...” bisbigliò Alaric in un soffio.
Gli rispose un brontolio rauco e gutturale, che somigliava ad una specie di risata.
La risata di una belva feroce.
Il mannaro aveva inteso il sussurro e nel passare accanto all'apprendista gli rifilò un paio di paio di amichevoli colpi di coda, che lo fecero oscillare come una boa di segnalazione nel mare in tempesta.
La bambina intanto aveva imboccato sicura il corridoio alla sua sinistra; l'atrio ne aveva almeno altri due, da cui il Signore degli Shen intravide delle lunghe fughe di stanze che lasciavano supporre ambienti altrettanto fastosi.
Dai grandi finestroni notò che la villa proseguiva anche sull'altro versante della collina, molto più scosceso, scendendo tra padiglioni, cascatelle e ampie terrazze fino all'orizzonte dove la chiarìa d'argento della luna si rifletteva sull'acqua.

“Avete un lago qui vicino...”
“Quello è il mare!” cinguettò Sophia “Non lo hai mai visto?”
“No principessa, nessuno me ne ha mai parlato.”
Ye Feng aggrottò la fronte e lanciò un'occhiata in tralice al giovane francese, che fece spallucce.
“Non mi sembravi un tipo da ombrellone, stuoia, ciabatte e sabbia nel costume...”
La Tata nascose la risata dietro un educato colpo di tosse.
“La Baia delle Sirene è molto suggestiva , in sere come questa con la luna crescente le sirene salgono dalle grotte sommerse e vengono a cantare sugli scogli, sotto il promontorio del Drago. Usando alcune precauzioni ed evitando di disturbarle è possibile ascoltare le melodie che incantarono Ulisse e i suoi marinai.”
“Il Promontorio del Drago... è un nome di fantasia immagino.”
“Oh no, è il posto dove Kissa va a fare i suoi sonnellini.” rispose la loro piccola accompagnatrice.
Ye Feng cercò ancora lo sguardo dell'apprendista e lui replicò con l'ennesima alzata di spalle.
“Ne ho solo sentito parlare, se fosse venuto al borgo me ne sarei accorto, è una creatura dalle dimensioni importanti... e poi lo sanno tutti che non si disturba un drago quando dorme.”
“Appena si sveglierà sarà lui a cercare voi...” spiegò la Tata “Come tutti i fatati ha un'indole molto curiosa, ed è attratto dalle novità.”
“Non siamo più una novità.” sottolineò puntiglioso il Signore degli Shen “Alloggiamo a Serannian da mesi ormai.”
Alaric non riuscì a trattenersi, sbuffò rumorosamente e alzò gli occhi al soffitto; di solito era lui quello che cercava la rissa e la discussione, ma l'Immortale si stava dimostrando un vero piantagrane.

“Per me lo siete ad esempio...”
Nemesi era spuntata da una delle porte aperte sul corridoio e stava mangiando con gusto qualcosa che pescava da una ciotola di porcellana, alla quale aveva fatto il colmo.
“Sono arrivata a casa un paio di giorni fa e avrei anticipato la partenza se quei tromboni sfaticati giù al Laboratorio mi avessero detto che c'erano delle facce nuove.”
“Sicuramente non volevano distrarti dalla tua missione.” ribatté asciutto Ye Feng.
“Fare da balia ad un vulcano ed evitare che la lava tracimi è divertente la prima settimana, dopo due mesi diventa una rottura; però c'era un villaggio sotto la montagna, dove facevano un poke favoloso.”
“C'era? Nel senso che...” azzardò Alaric, paventando scenari di morte e devastazione.
“C'è ancora! Lo Spirito del vulcano è tornato a dormire e gli abitanti hanno festeggiato per giorni, il maiale arrosto era superbo!”
La ragazza baciò pollice, indice e medio della mano libera a manifestazione del suo apprezzamento verso la cucina locale, poi sotto lo sguardo inorridito del maestro Leng passò la sua ciotola all'apprendista esclamando: “Mangia Lafayette, mi sembri pallido!”
A quel punto la Tata la esortò a farli accomodare e sorprendentemente l'interpellata l'ascoltò, lasciandoli entrare senza ulteriori tirate polemiche.

Fine ventiquattresima parte


⋆ La voce dell'onniscienza ⋆

Carissimi e carissime (✿◠‿◠) il paventato evento mondano (tale in realtà solo nella testa di Alaric!) è finalmente giunto e a quanto pare nessuno era pronto!
Non lo era il nostro litigioso apprendista francese, che si presenta con un frac che reali di Windsor spostatevi proprio e nemmeno Ye Feng, il quale impatta (in senso letterale) con la vivace e affascinante Prima Signora venendone travolto.
A casa Leukotes sembra regnare una specie di anarchia creativa in cui ognuno fa come gli pare, per fortuna c'è la Tata a serrare i ranghi e ad occuparsi degli straniti ospiti!
La cena sta per cominciare, ma qualcuno si sta già abbuffando, come si può rifiutare una ciotola di olive all'ascolana, se te la offre la piccola Nem? ^-^'
Nel prossimo capitolo gli ospiti siederanno finalmente a tavola, tuttavia la cena riserverà molte sorprese e tra una lasagna e un brasato il giovane galletto si troverà a fare perfino il somellier!
Tenete uno spazio libero nella pancia, la grande abbuffata comincia!

Termini e spiegazioni:
Shishu: come detto sotto è uno zio marziale, termine riferito ad una persona di famiglia (clan o scuola), con la quale non necessariamente si hanno anche legami di sangue.



Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** Mangiare è uno dei quattro scopi della vita. Quali siano gli altri tre nessuno lo ha mai saputo. (PARTE 1) ***


banner


Capitolo XXV
Mangiare è uno dei quattro scopi della vita.
Quali siano gli altri tre nessuno lo ha mai saputo.
(PARTE 1)

Il Signore degli Shen si aspettava un salone enorme, stravagante o sontuoso, coerente con quella che era a tutti gli effetti una reggia.
Invece si ritrovò in un ambiente piccolo e raccolto dove predominavano i toni del crema, ravvivati da raffinati stucchi dorati, di ispirazione classica.
Il tavolo rotondo era posizionato vicino ad un camino di marmo su cui era appoggiata una piccola collezione di ventagli cinesi e giapponesi, incorniciati ed esposti con gusto.
A Ye Feng bastò un'occhiata per capire che erano autentici e piuttosto antichi, come il tappeto di lana e seta, ampio quasi quanto l'intera superficie calpestabile, sul quale si rincorrevano draghi e motivi floreali.
Vasi di peonie rosa facevano mostra di sé sulle credenze ed erano una nota di colore acceso nella generale armonia cromatica della stanza, che alla luminosità soffusa prodotta dal lampadario aggiungeva quella delle finestre affacciate su piccolo spazio esterno; un giardino segreto ispirato ai chiostri italiani, col pozzo posizionato al centro di un gioco geometrico di aiuole.
Il buffet degli antipasti era già stato allestito in modo che gli ospiti potessero servirsi da soli; sotto voluminose cupole d'argento cesellato le portate riposavano al caldo sul carrello di servizio, collocato in maniera strategica accanto al tavolo da pranzo.
Nella sua lunghissima esistenza aveva acquisito abbastanza dimestichezza col galateo occidentale da sapere che, in base ad una tale disposizione, la Prima Signora e la sua Tata volevano occuparsi personalmente di servire i commensali.
Il senso della “cena in famiglia” andava inteso alla lettera e ne ebbe conferma diretta quando la fanciulla in rosa gli tese la stessa ciotola che aveva offerto ad Alaric.
Ye Feng alzò appena lo sguardo e incontrò l'espressione spiritata dell'apprendista con le guance gonfie di cibo, che aveva immagazzinato come i criceti.
Per carità non rifiutare! Gli stava urlando il suo sguardo terrorizzato.
“Nem aspettiamo che ci siano tutti per cominciare, inoltre se abbuffi subito gli ospiti non potranno gustare il resto, devono poter assaggiare tutto.” spiegò paziente la Tata, intervenendo per salvare i due in difficoltà.
“Di questo passo lo stomaco ci arriverà in fondo alle scarpe, sai quanto piacciono i convenevoli a Ekto!”
“Qualcuno mi ha chiamato?” trillò la padrona di casa, presentandosi all'ingresso della sala da pranzo al braccio dei due traditori, che ostentavano un sorriso smagliante.
"Vostra Maestà il popolo ha fame!" ribatté seccata la ragazza.
"Mon dieu! Allora che gli si diano gli antipasti!" esclamò la Prima Signora, raccogliendo e rispedendo al mittente il noto aneddoto attribuito alla Regina Maria Antonietta.
Yue Xue e Yun Bai ridacchiarono, Ye Feng mantenne un'espressione neutra, mentre l'apprendista ne approfittò per deglutire tutto ciò che aveva accumulato nelle tasche guanciali.



Decidere cosa prendere dal tavolo del buffet si rivelò un'impresa più ardua del previsto per l'allievo di Ye Xue; il quale al contrario si muoveva con disinvoltura tra le varie portate, indicando al mentalista quelle più meritevoli di un assaggio.
Ogni scelta era sottolineata dalla rumorosa approvazione della giovane maga in rosa, che era già al terzo giro e sembrava ben lontana dall'essere sazia.
Alaric era stato preso sotto l'ala protettiva della Tata, che gli suggeriva alcuni stuzzichini spiegandogli analogie e differenze con la cucina francese.
Ye Feng invece aveva ancora il piatto vuoto e tale sarebbe rimasto se non fosse stato per Sophia; la piccola gli tirò la manica dell'hanfu e indicò la portata più grande e insolita presente sul tavolo: una grossa forma di formaggio scavata all'interno e riempita di piccole scaglie dorate.
“Io prenderei quello...”
Pensando che la bambina non ci arrivasse il Signore degli Shen si premurò di recuperare per lei un pezzo di formaggio; Sophia lo spezzò in due e gli diede la metà più grande.
“Assaggia! È buonissimo!”
“Ah, xiao Hu ha buon gusto!” esclamò Ye Xue “Il Parmigiano Reggiano è uno dei formaggi più famosi del mondo e a buon diritto direi! Senti che squisitezza baobei e anche tu a-Feng.”
All'interpellato parve scortese disattendere le aspettative del suo mentore e soprattutto della figlia della padrona di casa, perciò assaggiò la decantata prelibatezza trovandola in effetti molto saporita e allo stesso tempo delicata.
“È buono.” convenne sobrio.
Il francese sospirò di sollievo; temeva le reazioni e il carattere scontroso dell'Immortale quasi quanto essere bandito da Serannian.
Ancora non c'erano stati segnali in tal senso, ma non significava niente; circolavano alcune storie sulla Prima Signora e sul modo in cui era arrivata a capo di una dimensione magica praticamente dal nulla.
Potevano essere i soliti pettegolezzi messi in giro da congreghe invidiose, tuttavia lei non si curava di smentirli e, se solo una di quelle dicerie corrispondeva al vero, essere espulso diventava l'ultimo dei suoi problemi.
L'impressione di essere osservato interruppe i suoi ragionamenti e l'intensa attività di ruminazione, alzò gli occhi da piatto e incontrò lo sguardo sornione della padrona di casa, che sorridendo annunciò garrula: “Vogliamo accomodarci a tavola?”

Dai... quante probabilità ci sono che mi abbia letto nel pensiero con tutto il casino che sta facendo sua sorella?

“L'apprendista Lafayette siederà qui, vicino a me!” dichiarò scostando appena la sedia accanto alla sua “Così mi assicurerò che gli arrivino le porzioni giuste e non dimezzate a causa di una certa persona...”
“Ehi! Io assaggio prima di passare i piatti, è una cortesia per gli ospiti!” la rimbeccò la maga in rosa “Lo fanno nelle cene importanti!”
“L'usanza degli assaggiatori reali è stata abbandonata all'inizio dell'era moderna e comunque non hanno mai impedito l'assassinio di un principe o di un invitato, se questo era l'intento...”
Alaric fissò la sedia con l'espressione del condannato a morte in attesa di salire al patibolo.
“La Prima Signora dovrebbe dirci quali sono i nostri posti, in modo da non offendere nessuno scegliendo il nostro vicino.”
Ye Feng intuì il subbuglio interiore del giovane francese ed intervenne per evitare di lasciarlo in balia dell'invadente dama.
Dopo aver spiato il suo Qi si era convinto che fermarsi a cena era stata la scelta giusta e non perché apparisse deviato o minaccioso, ma per via dei legami che aveva già stabilito coi presenti.
Gege lo aveva messo in guardia: i maghi possedevano un Qi molto stravagante e anche quello della Prima Signora non faceva eccezione.
Appariva come un bozzolo di luce da cui partivano in ogni direzione fili sottilissimi, che creavano una ragnatela fitta e intricata avvolgendo tutti loro.
Quei fili si estendevano ben oltre la stanza e, se l'ipotesi che aveva formulato era corretta, potevano arrivare a qualunque creatura presente a Serannian.
Somigliavano a minuscole Linee del Drago, tuttavia sul loro scopo e funzionamento poteva fare solo delle congetture.
“Essendo un tavolo rotondo ovunque ti siederai Maestro Leng sarai sempre equidistante dal centro.”
“Allora va bene qui.”
Il Signore degli Shen si accomodò proprio di fronte ad Alaric, ma nel punto più lontano da lui.
“Un vero temerario...”
Ekto gli rivolse un sorriso e i suoi occhi dorati scintillarono ammiccanti sotto l'arco folto delle ciglia scure.
La ragione gli fu chiara quando alla sua sinistra prese posto Nemesi e a destra la piccola Sophia.
“Beato tra le donne!” esclamò Ye Xue, rimediando un'occhiata di biasimo da parte dell'allievo.
“Eppure mi sembra che manchi un posto per Hakon...”



Il lupo che fino a quel momento era rimasto immobile, accucciato in una posa fiera e ieratica accanto al camino, si esibì in un pigro sbadiglio.
“Lui ha già cenato.” riferì la Tata “Come potete immaginare le abitudini alimentari di un mannaro nella sua forma selvatica sono piuttosto cruente e preferisce non offendere la vostra sensibilità.”
“Gentile da parte sua, però so che la stirpe dei muta forma può prendere anche sembianze umane, avremmo condiviso volentieri questo momento con lui.”
L'interessato intanto aveva abbandonato la sua postazione di vedetta e si era accostato a Sophia mugolandole qualcosa che somigliava ad un discorso molto articolato; la bambina annuì e tradusse sicura.
“Hakon dice: quando la Fanciulla d'Argento mostrerà il suo volto propizio allora gli Spiriti Immortali e i Lupi siederanno insieme alla stessa tavola o saranno compagni nella stessa battaglia.”
“Diamine è un pensiero poetico e lo apprezzo molto, tuttavia preferisco la tavola alla battaglia, specie se ci offre questi prelibati manicaretti!” esclamò il Signore degli Shen alle prese con una imponente porzione di lasagna.
Le due signore si destreggiavano abilmente tra piatti e vassoi ed avevano già cominciato a servire i primi; come aveva ipotizzato Ye Feng erano loro che si occupavano dei commensali, mentre la maga in rosa aveva il compito di mangiare ed esprimere il suo gradimento.
“Sono contenta che apprezzi maestro Leng, eravamo un po' incerte sul menù, così abbiamo deciso di proporvi i piatti più significativi della cucina italiana, dal nord al sud della penisola.”
“La Tata è una cuoca eccezionale!” confermò Yun Bai.
Il mentalista mangiava come un uccellino, però provava di tutto.
“L'aiuto della Prima Signora è stato determinante, alcune ricette richiedono esperienza, buon occhio e manualità, sono competenze che non si trovano su un libro.” rispose la giovane donna chiamata in causa.
“Vuoi dire che...”
“La Prima Signora ha cucinato questo banchetto per noi con le sue mani?”
I tre orientali si alzarono e s'inchinarono all'unisono, usando la formula del saluto marziale.
“Questi ospiti non sono degni di tanta attenzione!” dichiararono i Signori degli Shen, inchinandosi.
Alaric non fece niente, ma solo perché dopo la rivelazione gli si era incastrato un gnocco in gola e stava soffocando.
“Oh mon dieu, la formalità non è necessaria, cucinare mi diverte e la gratificazione più grande è vedere le espressioni contente dei miei ospiti.”
“Uno te lo stai perdendo per strada!” esclamò Nemesi, che si alzò, raggiunse l'apprendista e gli assestò una vigorosa pacca tra le scapole, permettendo al boccone di riprendere il suo viaggio verso lo stomaco “Animo Lafayette, respira! Adesso se siete tutti d'accordo dichiarerei conclusi i cinque minuti di gratitudine e proseguirei con la cena!”



Le cupole d'argento si aprivano una dopo l'altra e le pietanze ne uscivano ad un ritmo sostenuto; avevano appena servito i secondi quando gli ospiti cominciarono a notare una vistosa mancanza: il vino.
Perfino Yun Bai, poco avvezzo a frequentare le tavole occidentali, se ne era accorto e vedeva la stessa perplessità sul viso di Gege, intento a sorseggiare l'acqua dal suo calice di cristallo.
Era plausibile che le signore bevessero con parsimonia, ma era insolito che non avessero pensato ai loro invitati.
“Un po' di vino con questo brasato lo berrei volentieri...” mugugnò il Signore degli Shen.
All'altro capo del tavolo gli risposero delle risatine soffocate, la Tata si ricompose subito, mentre la padrona di casa prese un campanellino dal carrello di servizio e lo agitò.
“Mi stavo chiedendo chi sarebbe stato il primo eroe a sacrificarsi per il bene della collettività... Io e la Tata siamo in disaccordo sul vino: se dipendesse da me pasteggerei a spumante o champagne, lei ritiene che sia più corretto abbinare ad ogni piatto un vino specifico, possiamo contare sulla vostra competenza per risolvere il problema?”
“Nei miei viaggi all'estero bevo solo champagne, perché impressiona gli interlocutori, però la mia conoscenza enologica si ferma lì.” ammise Ye Xue.
“La mia esperienza con l'alcol mi suggerisce prudenza, questo ambasciatore non può consigliarti in tal senso.” aggiunse dispiaciuto il mentalista.
“La Prima Signora mi colma della sua fiducia, ma ha delle aspettative troppo alte su di me...” iniziò Ye Feng “Tuttavia qui c'è qualcuno abbastanza esperto in materia.”
Alaric, di punto in bianco, si trovò addosso gli sguardi degli altri commensali.
Naturellement, il est français!" esclamò Ekto facendolo sobbalzare "Hanno il vino che gli scorre nelle vene, come gli italiani!”
Nel frattempo era entrata un'ancella meccanica che spingeva un altro carrello su cui erano posizionati alcuni decanter, dove il vino d'annata era stato già messo ad ossigenare.
Accanto ad ogni contenitore c'era la sua bottiglia, che recava stampigliate le informazioni sulla casa vinicola, l'anno d'imbottigliamento e la gradazione alcolica.
Quando il giovane francese venne invitato ad esaminarle gli prese un colpo; certe bottiglie erano delle rarità da collezionisti e probabilmente costavano un patrimonio.
La Prima Signora non sbagliava dicendo che nei francesi il vino scorreva nelle vene insieme al sangue; al nonno piaceva bere e spesso le partite a carte con gli amici diventavano la scusa per saccheggiare la cantina del casale in Provenza.
Lui al contrario beveva come un lavandino, buttando giù tutto quello che appagava il suo estro alcolico: dalla birra in lattina all'assenzio.
Fregare i cinesi sarebbe stato facile, la marmocchia era fuori dai giochi per palesi limiti d'età, il sacco di pulci per limiti di razza, la maestra Nemesi non beveva mai alcol e la padrona di casa era più sul genere: sorseggio il mio calice di champagne perché fa chic e non impegna.
La vera incognita era la Tata, col suo bon-ton e l'aria di chi leggeva l'Annuario dei migliori vini italiani dal parrucchiere, mentre aspettava che si raffreddassero i bigodini della messa in piega.
Non poteva rifilarle un vino che sapeva di tappo o era stato servito ad una temperatura sbagliata.
Doveva barare un po' usando la magia dei sensi sottili, sfruttare le serate di bisboccia alla Lanterna Fatata ed essere bravo a fare scena;Ye Feng gli aveva fornito l'occasione di mettersi in luce e non intendeva sprecarla.



“Per il brasato suggerisco Barolo o Barbaresco, sono vino rossi molto strutturati e complessi, che si abbinano perfettamente ad una carne dalla lunga cottura e al suo condimento...”
Dopo aver rigirato e annusato bottiglie e decanter con fare pratico l'apprendista fu pronto ad ammaliare il suo pubblico; versò il vino nel calice di Ye Xue e si raccomandò di gustarlo con calma, per dare tempo alla bocca di abituarsi ad un gusto importante e alle sue sfumature.
Mise la salvietta immacolata al braccio, recuperò un'altra bottiglia e passò al calice del mentalista.
“L'abbinamento migliore coi bolliti misti è un vino rosso giovane, vigoroso e frizzante; sgrassa il palato e appaga il gusto con le sue bollicine.”
Fu poi il turno di Ye Feng a cui versò il vino accompagnando la spiegazione ad un rappido ammiccamento.
“Il pollo alla cacciatora richiede un vino intenso e passionale, il Nero d'Avola.”
Le due signore annuivano compiaciute, Sophia lo osservava con la bocca spalancata, mentre il peloso si limitava a tenerlo d'occhio.
La maestra Nemesi aveva passato il turno quindi toccava alla Padrona di Casa e al suo Braccio destro; entrambe avevano nel piatto una delicatissima arista di maiale alle mele cotogne e poteva essere un problema trovare il giusto abbinamento ad una preparazione dalla spiccata componente dolce.
“Posso consigliare questo rosso fermo? È un Dolcetto d'Alba, tipico dell'Italia Settentrionale da cui viene anche il vostro piatto.”
“Nella ricetta però abbiamo usato il vino bianco.” fece notare la Tata con un sorriso soave.
Ecco il trabocchetto!
“Restando sulla strada maestra si arriva a destinazione senza rischiare nulla, chi vuole davvero vedere il mondo invece esce dal sentiero e va all'avventura; scegliere un vino bianco è la soluzione più sicura, ma anche quella più scontata, un vino rosso poco acido e con un sentore di mandorle e frutti di bosco invece sarà un abbinamento insolito e sorprendente.”
Mervilleux!”esordì la Prima Signora dopo la degustazione “Hai un vero talento, il maestro Leng deve essere molto orgoglioso di te!”
“In effetti lo sono, come vorrei che lo fossero anche i Primi Signori di Serannian e non solo perché è un appassionato di vini.”
La replica di Ye Feng attirò lo sguardo terrorizzato del giovane francese e quello più cupo del suo mentore; entrambi erano consapevoli che il discorso rischiava di prendere una piega molto sgradevole.
“Oh lo siamo infatti...” dichiarò Ekto, elargendo un luminoso sorriso all'interlocutore, che non intaccò il suo cipiglio severo.
“Allora la Prima Signora deve spiegarmi perché Alaric vive nella paura di essere cacciato da questa dimensione magica e di diventare una specie di reietto nella vostra comunità.”
L'espressione di Ye Xue si fece minacciosa, tuttavia l'allievo la ignorò, come ignorò il pallore cadaverico del francese e l'aria confusa di Sophia, coinvolta in un discorso “da adulti”.
“Perché è uno scapestrato attaccabrighe forse?”
Il Signore degli Shen non si aspettava una replica così diretta, tuttavia non si lasciò intimidire.
“Allora perché accoglierlo se poi vi risulta difficile gestire le sue intemperanze?”
“A-Feng...” gl'intimò sottovoce il suo mentore.
Alaric respirava a malapena.
“Se fosse dipeso da me non lo avrei accolto infatti.” ammise la Prima Signora, senza perdere un'oncia della sua affabilità “Però qualcuno si è messo in mezzo minacciando l'Apocalisse e quando la piccola Nem minaccia non lo fa mai invano.”
“Ah, ho dovuto! Quegli stronzi del Consiglio Centrale non vedevano l'ora di metterci in difficoltà e volevano usare Lafayette come un capro espiatorio!” intervenne l'interessata calando un vigoroso pugno sul tavolo, che fece sussultare i commensali, le porcellane e i preziosi cristalli.
“Maestra è sconveniente appellare così i membri del Consiglio...”
Yun Bai tentò di placare quella che minacciava di trasformarsi in un'arringa da Tribunale Rivoluzionario, ma era troppo tardi.
“È sconveniente abbandonare un apprendista a sé stesso, è sconveniente proporci la sua tutela sapendo che qui ci sono pochi maestri disponibili, è sconveniente aver atteso vent'anni per togliere i sigilli a Serannian e da ultimo è stato molto sconveniente non aver mosso un dito quando il nostro mondo aveva bisogno di loro, anzi no, quella è stata una vera e propria porcheria... una macchia indelebile sulla reputazione e la credibilità del Consiglio! Io non asseconderò mai i loro squallidi giochetti di potere e a nessun mago verrà chiusa in faccia la porta di Serannian!”



Nel silenzio sceso dopo l'energica invettiva partì in crescendo un tamburellare ritmico; gli ospiti impiegarono alcuni istanti a identificarne la provenienza: era la coda del mannaro, che stava mimando un applauso a cui si unì quello di Sophia.
“La zia non ha paura di nessuno!” trillò entusiasta "Da grande voglio diventare come lei!"
"Santo cielo no, Serannian non reggerebbe l'urto di un'altra piccola Nem..." chiosò Ekto, che approfittò della reazione sbigottita degli invitati e concluse il suo discorso “Ciò che la mia sorellina vi ha esposto in maniera piuttosto colorita corrisponde in sostanza al vero: Serannian è in una situazione un po'... delicata. Non intendo approfondire adesso le cause, vi basti sapere che io e Tersilius avevamo dei buoni motivi per rifiutare l'apprendista Lafayette.”
Nelle parole della padrona di casa gli Immortali trovarono conferma alle recenti informazioni venute in loro possesso: quella dimensione magica era al centro di interessi più vasti tra cui i suoi governanti dovevano barcamenarsi.
La Prima Signora, comprensibilmente, non voleva guastare il clima della cena con argomenti sgradevoli e a Ye Xue sembrò saggio adeguarsi.
“L'avete accolto, tuttavia è stato di nuovo abbandonato a sé stesso.” insistette Ye Feng, di tutt'altro avviso.

Subito dopo percepì un'ondata di calore alla sua sinistra, come se qualcuno avesse acceso un falò alimentandolo con la benzina.
L'aspetto Yang della maga in rosa aveva preso il sopravvento e bruciava in una furiosa fiamma scarlatta; da una creatura così umorale doveva aspettarselo: riteneva la situazione di Alaric un fatto personale e mal sopportava le critiche in tal senso.
Una Piuma d'Airone come lui lo avrebbe considerata un'invitante provocazione, se non fosse stato per l'ordine perentorio del suo mentore ad adottare un atteggiamento più prudente e ad ascoltare le ragioni delle signore, per il bene di Alaric e anche del loro.
Il messaggio telepatico portò le sopracciglia dell'allievo ad aggrottarsi leggermente; un cambiamento che non sfuggì ad Ekto.
“È vero solo in parte.” ribatté “L'apprendista Lafayette ha accesso a tutte le strutture di Serannian, al Laboratorio, alle biblioteche, a Maya e ai mezzi di trasporto, non gli mancano materiali e strumenti per la sua formazione, inoltre grazie alla tua presenza ha avuto grandi miglioramenti.”
“Tuttavia io non sono un mago.” puntualizzò l'Immortale in un sussurro.
Ye Xue e Alaric alzarono gli occhi al soffitto, il primo perché ormai aveva rinunciato ad una conclusione pacifica della cena, l'altro perché era stato proprio quello il motivo del loro ultimo litigio.

Fine venticinquesima parte


⋆ La voce dell'onniscienza ⋆

Carissimi e carissime finalmente ci sediamo a tavola insieme ai nostri protagonisti... ed è subito grande abbuffata!(✿◠‿◠)
La Prima Signora, da buona anima mediterranea non vuole certo farli alzare con la fame e ha cucinato di tutto e di più.
Essendo una cena informale il galateo, che prevederebbe già una selezione di vini da abbinare ai piatti da parte dei padroni di casa, è stato messo in stand by e per l'unico veramente preparato sulla materia finalente viene il momento di mettersi in luce!
Com'era logico aspettarsi il francese fa un figurone e la cena potrebbe scivolare liscia fino all'ammazzacaffè, se non fosse per quel musone di Ye Feng, che proprio non ce la fa a stare zitto e inizia a lanciare delle frecciatine alla gestione non proprio impeccabile della dimensione magica da parte dei Primi Signori.
Viene fuori qualche retroscena sulla reale situazione di Serannian, piccoli accenni che avranno modo di svilupparsi più avanti, nel mentre sotto la lente d'ingrandimento c'è proprio Alaric, o meglio il suo destino di apprendista.
Le ubbie di Ye Feng avranno modo di diradarsi?
Riusciranno ad arrivare a fine cena senza scatenare una rissa?
E soprattutto: ma quanto mangia la piccola Nem? :D
Restate a bordo del cestone per saperlo, sempre su queste frequenze, con tempi di pubblicazione un po' ballerini a causa del delirio pre natalizio!

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** Mangiare è uno dei quattro scopi della vita. Quali siano gli altri tre nessuno lo ha mai saputo. (PARTE 2) ***


banner


Capitolo XXVI
Mangiare è uno dei quattro scopi della vita.
Quali siano gli altri tre nessuno lo ha mai saputo.
(PARTE 2)

“Mi sembra un problema di facile soluzione.” suggerì il mentalista, inserendosi nel discorso “La maestra Nemesi è tornata dalla sua missione e immagino vorrà rimanere qui a riposarsi nei prossimi mesi...”
Il suo intervento catalizzò l'attenzione dei presenti ed Ekto sorrise come se le parole Nemesi e riposo nella stessa frase fossero una contraddizione.
Ye Feng, che aveva già capito dove voleva andare a parare il mago, lo fissò preoccupato.
“Stai suggerendo di affidare l'apprendista Lafayette alla mia sorellina?”
La padrona di casa diede voce ai suoi timori, ampiamente condivisi a giudicare dalle espressione perplesse degli altri commensali.
“Il suo controllo assoluto sugli elementi aiuterebbe Alaric a padroneggiare meglio le tecniche dell'artigianato magico.” ribadì Yun Bai, lasciandosi scivolare addosso il bombardamento telepatico dell'amante, che lo scongiurava di indicare qualcun altro al posto della pericolosa ed instabile ragazzina.
“A me sta bene.” rispose senza esitare l'interessata, intenta a sbocconcellare un gambo di sedano “Sentiamo cosa ha da dire l'apprendista Lafayette a riguardo.”
Quando fu chiamato in causa ad Alaric venne spontaneo girarsi verso Ye Feng e si scontrò con l'atteggiamento indecifrabile di una sfinge; che lo facesse per ripicca, autodifesa o semplicemente perché non voleva influenzare la sua decisione riuscì nel solito intento di spazientirlo.
“E tu non hai niente da dire?”
“Quando si tratta di magia la decisione spetta a te.”
Il francese si morse la lingua per tenere a freno l'orrenda imprecazione sul punto di uscire.

“Maestro Leng non vogliamo sminuire il tuo ruolo o togliere ad Alaric il suo punto di riferimento...”
Ekto aveva seguito in silenzio il traffico dei pensieri che rimbalzavano tra i Signori degli Shen, col più anziano intento a fare pressioni sull'allievo affinché si dimostrasse meno intransigente e lui impegnato in un tenace ostruzionismo, infine aveva deciso di intromettersi.
“Certo, non ho detto questo.”
“Allora perché agisci come se fossi risentito?”
“La prima Signora deve scusare la cocciutaggine del mio allievo, il suo attaccamento al ragazzo è genuino!”
“Capisco le sue ragioni Maestro Leng Ye Xue; ha paura che lo studio e la pratica lo allontanino da lui, eppure deve correre il rischio se vuole vederlo crescere come mago e di conseguenza come persona.”
“Alaric è libero di fare ciò che vuole, non lo tengo alla catena!”
“Allora dimostra che hai compreso quanto sia importante per lui la carriera di mago... L'apprendista tiene moltissimo alla tua opinione.”
“Ci tiene così tanto che ho scoperto dell'esistenza di tua sorella solo stasera.”
“Ehi! In una partita a carte gli assi si calano alla fine.”
s'intromise la fanciulla in rosa con la solita delicatezza “Avete finito di farvi i fatti vostri? L'apprendista vorrebbe delle conferme.”

Nel tentativo di seguire l'animata conversazione mentale gli occhi del francese si muovevano indipendentemente, come quelli dei camaleonti.
Col suo livello di conoscenza era consapevole che fosse in corso uno scambio di pensieri, tuttavia non riusciva a decifrarli; doveva basarsi sulle espressioni degli interessati ed aveva dedotto che Ye Feng giocava in difesa, mentre gli altri provavano a fargli cambiare idea.
“Qualcuno un giorno mi ha detto che una persona intelligente o almeno abbastanza furba deve fare tesoro degli insegnamenti che gli vengono offerti...” rispose incrociando le braccia al petto “Ora quel qualcuno intende rinnegare la sua opinione? O pensa che valga solo per le sue lezioni?”
Ye Feng socchiuse le palpebre e appuntò lo sguardo sul giovane francese senza replicare.
Ricordava molto bene le circostanze in cui gli aveva fatto quel discorso e per sua sfortuna le rammentava anche Alaric.
Non poteva rimangiarsi ciò che lui stesso gli aveva rimproverato.
“Se viaggiassi con altre due compagni, certamente avrei acquistato due maestri. Sceglierei quel che c'è di buono nell'uno per seguirlo e quel che c'è di cattivo nell'altro per correggermi.” rispose il Signore degli Shen citando Confucio “Non c'è niente di male ad avere più di un maestro, perché da essi si possono trarre molteplici insegnamenti di vita.”
Nel suo linguaggio corrispondeva grossomodo ad una approvazione e l'apprendista ricominciò a respirare e a rilassarsi.
Anche Ye Xue, Ekto e Yun Bai sembravano soddisfatti del compromesso raggiunto.



“Si, si, interessante pillola di saggezza orientale, ma non preoccuparti nelle mie lezioni si va sul pratico, c'è poco spazio per la filosofia.” puntualizzò invece la giovane maga con un sorriso sornione.
“In che senso?”
“Nel senso che quando crei una fiamma non puoi permetterti distrazioni o rischi di scottarti.”
“Creare... una fiamma?”
“Si e anche l'elettricità, il ghiaccio, il vento, il magnetismo, la gravità, il plasma... Immagina quanto diventeranno potenti i suoi artefatti!”
La maestra Nemesi si era infervorata magnificando la possibilità di maneggiare elementi notoriamente pericolosi, al contrario il colorito di Ye Feng era sceso di alcune tonalità fino ad assestarsi a livello del suo hanfu.
Aveva passato gli ultimi mesi a tenere Alaric lontano dai guai, preoccupandosi della sua sicurezza e ora doveva gettarlo in pasto ad una ragazzina barbara e feroce, che non aveva il minimo senso della misura?
“È proprio necessario?” mormorò in un soffio "Potrebbe cominciare gradualmente dalla teoria, poi tra qualche anno magari..."
“È come cucinare e pretendere di non sporcarsi! La teoria è inutile se un mago non ha modo di applicarla!”
"La mia sorellina crede nel valore educativo dell'esperienza diretta e in caso di incidenti c'è sempre il Laboratorio di Tersilius!" cinguettò Ekto serafica tra lo sgomento generale "Inoltre l'apprendista deve recuperare il tempo perso e colmare molte lacune, quando vedrai i primi risultati anche tu concorderai che è stata la scelta migliore Maestro Leng."
L'Immortale dubitò di concordare con la Prima Signora su questo punto, perciò preferì non ribattere e spostò l'attenzione sul diretto interessato, che nel frattempo aveva indossato la mimica imperscrutabile di un bonzo tibetano.
A Ye Feng fu impossibile stabilire se era terrorizzato a morte, lusingato o in procinto di buttare quattro stracci in valigia e fuggire da Serannian col favore delle tenebre.



“Adesso possiamo mangiare i dolci?”
La timida domanda di Sophia si fece spazio tra le silenziose considerazioni dei presenti, impegnati a trarre le somme di quanto era appena successo.
La bambina non ne aveva capito l'importanza e ad un certo punto si era distratta, dedicando la sua attenzione ad Hakon.
“Al dolce non dico mai di no!” esclamò Ye Xue ammiccando alle signore con una strizzatina d'occhio “Ma quante portate sono? Giusto per verificare che mi sia rimasto abbastanza spazio dopo questo banchetto luculliano!”
“Oh Maestro Leng appena cinque, credi di farcela?” lo canzonò di rimando Ekto.
“Chiedo scusa, cinque non va bene.”
L'intromissione di Ye Feng colse tutti di sorpresa, soprattutto perché si era alzato e stava ripiegando il tovagliolo come se volesse andarsene.
“Il cinque nella tradizione cinese è un numero sfortunato; se la padrona di casa permette a questo Signore degli Shen di assentarsi pochi minuti andrò a prendere i miei baozi dolci, così avremo sei portate, che simboleggiano la prosperità.”

“È arrabbiato, vero? Magari offeso, perché non lo abbiamo coinvolto subito.”
La Prima Signora aveva aspettato che Ye Feng lasciasse la sala da pranzo per esprimere ad alta voce i suoi pensieri; Sophia nel frattempo era scivolata giù dalla sedia e lo aveva seguito in corridoio, tirandosi dietro il grosso lupo bianco.
“Al mio allievo serve tempo per assimilare certi cambiamenti, gli parlerò seriamente alla fine della serata e vedrai che cambierà atteggiamento.”
“Non ti azzardare a fargli la paternale a causa mia!” intervenne Alaric, minacciando Ye Xue con un savoiardo sporco di crema “Sono abbastanza grande per far valere le mie ragioni con lui!”
L'Immortale prese un lungo sospiro e aprì le mani verso Ekto in un gesto di ecumenica condivisione.
“Lo vedi anche tu? Quando sono insieme litigano come cane e gatto, quando sono separati nessuno può dire male dell'uno o dell'altro!”
“È amore!” esclamò lei di rimando “Chi siamo noi per giudicare il più forte dei sentimenti?”



Il viaggio di Ye Feng era durato un attimo, aveva perfino avuto il tempo di scegliere i baozi più belli e farciti disponendoli con cura nella scatola di legno laccato che utilizzava come porta-pranzo; tuttavia esitava a rientrare e si era seduto alla base della scalinata monumentale sotto i grappoli fioriti del glicine.
Una parte di lui era felice per Alaric, la cena che il ragazzo temeva tanto si era trasformata nell'opportunità di diventare un vero mago.
La parte più ombrosa ed egoista al contrario soffiava sul fuoco della gelosia: la fanciulla in rosa aveva molte cose in comune con l'apprendista.
Sicuramente più di lui.
Entrambi erano impetuosi, aggressivi e diretti, appartenevano alla stessa cultura occidentale, erano quasi coetanei.
La Maestra Nemesi aveva un carattere deciso, carismatico, non aveva paura di esprimere la sua opinione e difenderla; al francese brillavano gli occhi quando la guardava, era ovvio che fosse lei il suo modello.
Un leggero scalpiccio di passetti ravvicinati lo distrasse dal suo sconforto.
Capì che era la piccola Sophia ancor prima di vederla girare l'angolo del corridoio, dal quale spuntò insieme al suo cappuccio da coniglietto che ballonzolava giocoso.
Il muta forma la seguiva a breve distanza, silenziosissimo nonostante l'ingombrante corporatura.
“Maestro Leng sei già tornato?” chiese la bambina mentre lo raggiungeva, puntando la scatola di legno con malcelata curiosità.
“Ho fatto presto, così questa principessa sarà la prima ad assaggiare i miei baozi...” rispose il Signore degli Shen facendo scorrere il coperchio decorato del porta pranzo, che rivelò una serie di forme piene e tondeggianti, leggermente arricciate sulla sommità.
Sophia però non riuscì a godere del suo privilegio; un grosso testone peloso s'infilò tra i due e tuffò il muso nella scatola, incurante delle proteste della bambina, che cercò di spingerlo via.
Ritrasse la testa solo a cose fatte e mugolò, osservando Ye Feng con un'aria particolarmente soddisfatta.
“Hakon dice che sono molto buoni!” tradusse la piccola dandogli un'ultima spintarella indignata “Il Maestro Leng voleva darli a me!”

L'Immortale aveva subito l'incursione senza reagire.
L'incontro a distanza ravvicinata col mannaro lo aveva preso alla sprovvista e temeva che avesse combinato un disastro coi baozi; tuttavia, quando abbassò lo sguardo sulla scatola, notò che all'appello mancava un solo dolcetto e gli altri erano ancora intatti al loro posto.
A dispetto delle sue dimensioni e della forza di cui era sicuramente dotato, sapeva essere una creatura molto delicata.
“Hakon si è accertato che fossero buoni da mangiare principessa, è stato prudente e saggio.”
Sophia guardò di sbieco il suo presunto benefattore, poi pescò dalla scatola un baozi e lo mise in bocca, senza smettere di tenerlo d'occhio.
“C'è il cioccolato dentro!” esclamò, riconoscendo nell'esotico manicaretto un gusto familiare.
“Si, sono i preferiti di Alaric.”
“Sei arrabbiato con lui?”
“N-no!”
“Allora sei arrabbiato con la mamma o la zia Nem?”
Ye Feng trasalì e rispose un un cenno di diniego; in realtà la bambina aveva compreso bene il suo stato d'animo e lo aveva collegato agli effettivi responsabili delle sue ubbie.
Secondo Yun Bai lo spirito di Sophia era già entrato nel grande flusso magico e forse stava usando i suoi poteri in modo inconsapevole.
“Si tratta di empatia... è una bambina molto sensibile.”
L'Immortale si girò verso il lupo bianco, l'unica presenza da cui poteva arrivare una comunicazione mentale così forte.
“Come mai adesso ti sento?”
“Avrei potuto farlo subito, ma a Sophia piace rendersi utile, inoltre è un buon esercizio per sviluppare le sue facoltà; i maghi che iniziano a studiare in tenera età apprendono molto più velocemente.”
Il Signore degli Shen annuì e sorrise, il muta forma aveva un timbro di voce che gli calzava a pennello: serio e profondo, appena arrochito nei toni bassi.
Si chiese che aspetto avesse da umano, perché sembrava un esemplare giovane, ma parlava con saggezza ed era abbastanza certo che nel suo discorso vi fosse un preciso riferimento all'apprendista francese.
“Pensi che la maestra Nemesi sia adatta ad insegnare ad Alaric la magia degli elementi?”
“Non è il suo primo allievo; i marmocchi che ha allenato durante gli scorsi giochi di magia sono ancora tutti vivi... più o meno.”
“Più o meno?”
“Tranquillo, non dovrai andare a scrostarlo dagli spalti dell'arena, a fine giornata te lo riconsegneremo in perfette condizioni!”
A quel punto s'interruppero; Sophia durante la loro conversazione telepatica aveva continuato a mangiare, impiastricciandosi le mani e la bocca di cioccolato e non avendo sottomano un tovagliolo aveva cominciato a leccarsi le dita per ripulirle.
“Questa principessa deve lavarsi le mani!”
“Lo sto facendo, come mi ha insegnato Hakon!”
“Sophia? Hakon? Siete lì?”
Era la voce della tata, che stava arrivando dal corridoio in cerca della bambina.
Ye Feng doveva nascondere le prove del misfatto e non aveva tempo di trovare un bagno, perciò prese una decisione drastica.
Il mannaro mugolò e si coprì gli occhi con la zampa.



“Ti sei dato alla decorazione batik?”
“Perché me lo domandi?”
“Curiosità personale, ho notato dei nuovi disegni sul tuo hanfu... Sai che le macchie di cioccolato sono difficili da togliere?”
“È solo un abito...”
“Cazzo, mi hai messo in croce quando per sbaglio ho infilato in lavatrice uno dei tuoi dieci strati di morbidezza e nemmeno il più prezioso! Quella volta non era solo un abito eh?”
Il sorriso che già aleggiava sul volto del Signore degli Shen si accentuò.
Erano sulla via del ritorno, con la gondola volante carica di provviste avanzate dalla cena; la Prima Signora aveva preparato agli ospiti un abbondante “Doggy bag”, che secondo i calcoli del francese li avrebbe sfamati per una settimana.
A tavola tutti avevano finto di non notare l'impronta di due manine scure sulle maniche di seta del vestito di Ye Feng, o come il suo umore fosse decisamente migliorato.
Aveva sorriso ai vivaci complimenti della fanciulla in rosa sui suoi baozi, aveva continuato a sorridere quando Alaric aveva consegnato alla padrona di casa un piccolo dono di ringraziamento avvolto in una carta regalo tutta sgualcita e nemmeno i tragicomici aneddoti di Ye Xue sul loro soggiorno a casa del Maestro della Morte avevano intaccato la sua espressione soddisfatta.
L'apprendista non dormiva da piedi e aveva capito che la marmocchia c'entrava qualcosa.
Anche se gli costava ammetterlo in effetti la figlia della Prima Signora era una bambina adorabile; di quelle che si esibivano con orgoglio davanti ad amici e parenti.
Tuttavia mai avrebbe immaginato che a bao Feng, sempre distaccato e scostante, piacessero i mocciosi.

“Quindi domani vai a visitare la serra vittoriana? L'allegra famigliola sembrava tenerci molto.” disse dopo averlo squadrato di sottecchi, il suo sorriso non accennava a diminuire e lui cominciava a preoccuparsi.
“No, domani abbiamo già un impegno al Laboratorio sulla Cascata.”
“Abbiamo? Usi il plurale majestatis o sono incluso anche io nel pacchetto?”
“Sei incluso ovviamente, anzi tu sei il principale motivo per il quale andiamo là.”
“Guarda che il check up lo faccio tutti gli anni!”
“Lo so, Maya mi ha fatto vedere la tua cartella clinica, lei riconosce il valore della medicina tradizionale cinese e di conseguenza la mia qualifica di medico...”
“Da quando tu e Maya siete così intimi? L'hai definita un tostapane appena più evoluto!”
“Da quando mi ha mostrato il modo di praticare le arti marziali senza pericoli per la tua sicurezza, sempre che tu sia ancora dell'idea d'imparare...”
Il giovane francese lo fissò sorpreso; il sorriso dell'Immortale adesso aveva una sfumatura provocatoria e lui non poteva ignorare la sua sfida.
“Mettimi alla prova!”

Fine ventiseiesima parte


⋆ La voce dell'onniscienza ⋆

Carissimi e carissime insieme alla cena si conclude anche l'arco temporale del magna-magna.
Alaric non è stato buttato fuori da Serannian come temeva, in più ci ha guadagnato un pacchetto di lezioni di magia con la Maestra Nemesi (non lo invidio!) e un biglietto omaggio per una fantastica avventura nella realtà virtuale, che sarà il motivo trainante del prossimo arco temporale.
Volete che vada tutto liscio quando ci sono di mezzo il Francese, i maghi e i Signori degli Shen? Ovviamente no!
Come se non bastasse i nostri eroi avranno un incontro molto ravvicinato con una creatura davvero esuberante e "ingombrante", a cui è difficile dire di no.
La cesta-ascensore si ferma ai box per un po' di manutenzione (e un necessario lavoro di editing); ripartirà in tempi spero non troppo lunghi.
Nel mentre posterò un breve intermezzo a tema vampirico, che ci sta sempre bene ^^
Approfittate della sosta per sgranchirvi le gambe e fare uno spuntino; nel prossimo arco temporale troverete parecchio angst, perchè una figura riemersa dal tragico passato di Ye Feng metterà i nostri eroi a dura prova!

Ringrazio come sempre chi segue, legge, commenta e preferisce questo piccolo racconto fantasy in salsa di soia e vi rimando tutti al seguito delle avventure sinofrancesi! Ni hao e a presto (✿◠‿◠)

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** Per quanto un albero possa diventare alto, le sue foglie, cadendo, ritorneranno sempre alle radici. ***


banner


Capitolo XXVII
Per quanto un albero possa diventare alto, le sue foglie, cadendo, ritorneranno sempre alle radici.

Sull'isola sperduta
di sera la nebbia si addensa.
La luna piena d'autunno
nel fiume si specchia.
Nitida sulla sabbia
una figura d'uomo nella luce lunare
solitaria s'allunga sull'acqua.
Liu Ch'ang-Ch'ing
La Cupola era un immenso spazio vuoto, una sala circolare completamente spoglia delimitata da un soffitto a volta ribassata, sul quale appoggiava il peso della montagna sovrastante.
A causa della forma e delle dimensioni tra gli scientisti era conosciuta anche come il Duomo, ma non aveva nulla di mistico o sacro, piuttosto al Signore degli Shen ricordava un hangar o ancora meglio il centro di comando di uno sperduto avamposto spaziale.
Che l'ambiente fosse un'appendice del Laboratorio si capiva dalle scelte architettoniche futuristiche costruite su linee essenziali, astratte e sinuose, dove gli unici oggetti presenti erano otto postazioni sistemate in cerchio al centro della sala.
Ye Feng scelse una di queste sedute reclinabili e prese posto con un sospiro soddisfatto.
“È molto comoda, dovresti provare.” dichiarò quando l'apprendista lo guardò in tralice.
Per acquisire quella naturalezza erano stati necessari parecchi tentativi durante la sua ultima visita.
Il personale tecnico aveva avuto bisogno di estrapolare i suoi dati per calibrare il salto nella realtà virtuale sui parametri di un abitante del Mondo degli Spiriti.
L'Immortale era un perfezionista; voleva ridurre al minimo i rischi che Alaric lo vedesse tentennare a causa della sua diffidenza verso la tecnologia magica avanzata.
Aveva posto domande su domande e preteso spiegazioni su tutti i meccanismi presenti nella Cupola; solo la pazienza del Dottor Tersilius e l'ineffabile logica di un'intelligenza artificiale come Maya avevano avuto ragione dei suoi dubbi.



“Mi siedo accanto a te.” replicò Alaric sogghignando ironico “La maestra Nemesi dice che è un'esperienza immersiva, una roba alla Matrix e forse tu non sei pronto per certe cose... Sarebbe comprensibile se volessi rinunciare.”
Quando Ye Feng gli aveva esposto il suo progetto di allenarsi nella Realtà Virtuale il francese per poco non gli aveva riso in faccia.
Era difficile immaginare un soggetto rigido e tradizionalista come lui vestito di latex nero a menare mazzate saltando da un grattacielo all'altro.
Alaric aveva già avuto un assaggio di questa tecnologia nei tornei di gioco organizzati dai ragazzi del borgo, ma sebbene le ambientazioni fossero realistiche, gli impulsi sensoriali erano limitati al visore e ai guanti tattili.
Le sessioni alla Cupola invece prevedevano stimolatori corticali e neurali che assicuravano la perfetta riproduzione di ogni sollecitazione dell'ambiente virtuale: dal profumo di un fiore al calore del sole, all'artigliata di un demone alla carezza più lieve, ogni sensazione veniva trasferita al corpo fisico senza che ne subisse le conseguenze.

“Se lo fa la Maestra Nemesi posso farlo anche io.”
Sbruffone...
La considerazione rimase confinata tra i pensieri del giovane apprendista, che gli riservò un sorriso indulgente; per quanto il Signore degli Shen si sforzasse di restare aggiornato sarebbe stato sempre un passo dietro ad un Post Millenials come lui.
“In realtà Maestro Leng... io e il Doc abbiamo stabilito degli obiettivi diversi per la vostra prima esperienza virtuale.”
La parete si scompose lungo una serie di direttrici ortogonali aprendo una larga finestra sulla Cupola; al di là dello schermo si trovava la sala controllo della struttura e la persona che aveva appena parlato adesso li stava salutando con ampi gesti delle braccia.
Era un soggetto occhialuto e molto giovane, con una vistosa camicia scozzese a quadri blu e verdi; uno di quegli adolescenti magri dall'aria perennemente svogliata e distratta su quale qualsiasi vestito finiva col pencolare da tutte le parti, facendolo somigliare ad un fagotto di stracci legato male.
Un paio di bretelle rosse e un cespuglio castano di ricci spinosi completavano l'eccentrico personaggio, che meritava a pieno titolo la qualifica di nerd.
Nient'affatto brutto, come aveva concluso l'Immortale quando si erano presentati, piuttosto un articolo di nicchia per gli estimatori del genere: ragazzo geniale e imbranato.
“Il Maestro Xyandrey...” mormorò Alaric.
“Quanta formalità! Come se non fossimo nello stesso team di ranger spaziali su Luna-17!”
“Si, però tu sei un Silver Elium Class io solo un operativo cazzone!” rispose il francese.
“Meglio un operativo cazzone che un cefalopode alieno!”
I due scoppiarono a ridere e l'Immortale inarcò un sopracciglio.
“Il Maestro dei Portali vorrebbe essere così gentile da spiegarsi meglio?”
“Sono contento che tu lo abbia chiesto!” esclamò l'interpellato, infilandosi a testa bassa nella descrizione del gioco “Luna-17 è ambientato nel prossimo futuro su una delle lune minori di Saturno, gli antefatti sono semplici: una sonda terrestre ha scoperto l'esistenza di un nuovo elemento da cui ricavare un combustibile che renderebbe obsoleti il nucleare, l'energia fossile e perfino quelle rinnovabili! Sfortunatamente il satellite è già da secoli un punto di estrazione per una civiltà extra solare bellicosa e ostile, noi siamo un reparto di ricognitori incaricati di..."
A quel punto l'oratore si era accorto che Alaric scuoteva la testa e passava la mancina sotto alla gola, come a dirgli di tagliare il discorso.
“Oh! Voi volete sapere dell'immersione nella realtà virtuale!”
“Siamo molto curiosi in effetti!” confermò in fretta il francese.
“Me ne occupo io, intanto X-Cal procede alle ultime verifiche.”
Il Dottor Tersilius era entrato nella cupola seguito da Maya e da un'ancella medica che portava un piccolo vassoio d'acciaio.
Il Maestro dei Portali, preso atto che del gioco di simulazione fantascientifica non importava nulla a nessuno, lasciò le spiegazioni al collega consolandosi con una gigantesca ciambella glassata.

Il Signore degli Shen aveva già fatto alcuni test preliminari, quindi all'invito del Dottore si sdraiò di buon grado sulla poltrona e lasciò che gli applicassero due bottoncini bianchi sulle tempie, definiti da Maya “recettori”.
Erano quelli a garantire la connessione al mondo virtuale e a canalizzare l'energia magica che serviva ad alimentare l'intero processo.
Gli scientisti avevano semplificato al massimo le apparecchiature necessarie, facendo apparire i marchingegni dei film di fantascienza una tecnologia primitiva e obsoleta.
Eliminare il superfluo e privilegiare l'essenziale erano due punti fondamentali della loro filosofia magica e in questo essere quasi zen l'orientale si riconosceva e ne apprezzava le affinità.
Mai quanto il giovane francese però, che all'invito dell'ancella di coricarsi e cercare una posizione confortevole si era stravaccato a pelle d'orso, lasciando penzolare le gambe giù dalla seduta.
“Alaric non sei a casa tua!”
“Però sono comodo...”
“Va bene Maestro Leng.” lo rassicurò Tersilius “È fondamentale che il corpo sia a proprio agio durante la sessione almeno quanto la mente, perciò abbiamo pensato che questa prima esperienza servirà a farvi prendere confidenza con l'ambiente e il modo di percepirvi in relazione ad esso.”
“Che scenario avete scelto? Una metropoli moderna? Un pianeta alieno? Un mondo fantasy?” chiese smanioso l'apprendista.
“Non voglio rovinarti la sorpresa, ti dico solo che il Maestro Leng è stato coinvolto nella costruzione dell'ambientazione in cui vi muoverete...”



“Un lago, fiori di loto e un pontile di legno? Hai proprio dato fondo alla tua immaginazione!” sbraitò il ragazzo, dimostrando un'ottima capacità di ripresa dopo il passaggio al mondo virtuale.
Riusciva a rimanere in piedi senza soffrire dello straniamento dovuto al visore tridimensionale che usava abitualmente e aveva cominciato a guardarsi attorno riconoscendo alcuni degli elementi più iconici del tipico paesaggio cinese, ampiamente diffusi nella cultura popolare.
Rammentava un fondale simile dipinto sulla parete del Raviolo d'Oro, il suo ristorante fusion preferito.
“Il pericolo maggiore è che un pesce salti fuori dall'acqua e mi schizzi! Alais! Questa missione sarà una noia mortale!”
Mentre il francese dava sfogo al suo malcontento percorrendo avanti e indietro il piccolo pontile, Ye Feng contemplava assorto i dintorni e al contrario del giovane il suo viso lasciava trapelare una profonda emozione.
“Mi dispiace che il villaggio dove sono cresciuto non sia di tuo gradimento, sapendolo avrei scelto un altro luogo...” mormorò.
“Eh?”
Il giovane interruppe la forsennata maratona e si avvicinò, poi socchiuse le labbra e le piegò in una smorfia incerta; era troppo sorpreso per replicare a tono.
“Cazzo potevi dirlo subito, lo avrei guardato meglio!” sbottò alla fine.
Ripercorse nuovamente il molo fino alla piattaforma galleggiante e affacciandosi al parapetto ripassò in maniera scrupolosa tutti i dettagli del panorama.
Il suo giudizio in effetti era stato frettoloso e superficiale; convinto di approdare in uno scenario futuristico di macchie volanti e luci al neon o in qualche landa fantasy dominata da castelli e foreste secolari non aveva apprezzato la delicata poesia che emanava dal paesaggio lacustre.
Il sole di un'alba cristallina stava sciogliendo lo strato bruma che aleggiava sull'acqua, mentre la foschia notturna si ritirava tra le ombre del bosco rivelando in lontananza i contorni addormentati di un semplice villaggio di pescatori.
Tra le foglie del loto piccoli cerchi salivano di tanto in tanto ad increspare la superficie immobile del lago, lasciando intravedere la schiena squamosa ed iridescente delle carpe, mentre il silenzio speciale del primo mattino era rotto dal canto festoso degli uccelli e dal cigolio sordo delle barche ancora attraccate ai pontili.
Tuttavia nessuno avrebbe preso il largo per una battuta di pesca, né tra i tetti si sarebbero levati in volo gli aquiloni colorati dei bambini o il fumo dei focolari.
Nell'immediato il fondale era destinato a rimanere vuoto, solo successivamente il programma avrebbe inserito interazioni dirette con creature più complesse.
L'approccio prudente aveva incontrato l'approvazione di Ye Feng, il quale però non aveva considerato che quella perfetta ricostruzione del suo ricordo d'infanzia avrebbe amplificato il senso di nostalgia, lasciandogli addosso un sentimento inesprimibile di tristezza e rimpianto.
“Venivi qui ad allenarti?” chiese Alaric, quando il Signore degli Shen si affacciò a contemplare il lago.
“No, venivo in estate a fare il bagno con...” ci fu una brevissima esitazione nel suo discorso che il giovane francese, affascinato dal volo delle libellule, non colse “Con gli altri ragazzi del villaggio.”
L'altro annuì distrattamente e Ye Feng ne approfittò per cambiare argomento.

“Il Dottore ha detto che possiamo scegliere le modalità di allenamento e selezionare le armi, però non ho capito bene a cosa si riferisse... Nel villaggio non c'era un'armeria, solo magazzini, essiccatoi e un paio di fabbri che forgiavano gli attrezzi da pesca e quelli dei contadini.”
“Oh, io invece credo di aver capito! Stai a vedere... ” Alaric si girò nella sua direzione e dedicandogli un sorriso spavaldo esclamò “Maya apri l'archivio delle armi bianche e seleziona le opzioni: arti marziali, Cina, periodo compreso tra il Decimo e il Ventesimo secolo!”
Appena formulò la richiesta si aprirono davanti a loro due pannelli olografici, da cui uscì una versione miniaturizzata di Maya, dalle buffe fattezze stilizzate e tondeggianti.
“Benvenuti nell'armeria primaria! Scorrete la lista delle armi disponibili e una volta effettuata la scelta prendetele e trascinatele fuori, verranno adattate ai vostri parametri biometrici e saranno subito pronte all'uso!”
“Una chibi Maya...” mormorò sorpreso Ye Feng, facendo strabuzzare gli occhi al francese.
“Tu sai cosa sono i chibi?”
L'interpellato rispose con un sobrio cenno affermativo.
“Il soggiorno a casa del Maestro della Morte ha notevolmente ampliato i miei orizzonti culturali.”
“Hai letto dei manga?”
“Oltre ai testi di Escatologia nella sua biblioteca non c'era molta scelta, inoltre ho tradotto alcune novel al giovane Dieter, è un vero appassionato.”
“Traduci roba al mordicchio notturno e a me no?”
“Non sapevo che ti piacesse il genere danmei*.”
Alaric frugò nella sua memoria, quel termine gli suggeriva qualcosa e gli bastò collegarlo ai due soggetti summenzionati per trarre le ovvie conclusioni.
“Tu leggi le zozzerie e poi passi per quello pudico e morigerato?”
Ye Feng sorrise della sua espressione scandalizzata.
“Rispetto a certi libri erotici antichi quei racconti sono poco più che favolette, inoltre alcuni hanno trame davvero ben congegnate...”
“Si certo, leggi le novel per la trama...”
“Hai ragione la vita reale è molto più avvincente...”
“Ehi! Stavi pensando a noi due, vero?”
Il Signore degli Shen rispose con un sorrisetto divertito e soppesò la spada che teneva tra le mani saggiandone la maneggevolezza.
Mentre discutevano lui aveva già scelto la sua arma: un jiàn dalla fattura semplice, con inserti in bronzo dorato nell'elsa e nella guardia.
“È leggera, la consistenza dei materiali e il suo peso sono identici ad una spada vera, come il soffio che il metallo produce fendendo l'aria... La realtà virtuale è davvero sorprendente... Alaric hai scelto?”
“Scelto?” l'interpellato alzò il naso dal pannello sul quale scorreva il catalogo in modo compulsivo “Ci sono troppi modelli! Come faccio a scegliere o a sapere quello che si adatta a me, sei tu l'esperto di arti marziali dammi un consiglio, no?”
“Scegli col cuore, saprai quale sarà l'arma giusta quando la vedrai...”
“Bell'aiuto! Tieniti la tua saggezza da Genio delle Tartarughe*, mi arrangio da solo!”



Un'ora dopo era ancora nella stessa situazione, perfino la chibi Maya era entrata in modalità stand by appisolandosi al bordo del pannello olografico.
“Allora?”
“Non mettermi ansia!”
Ye Feng sospirò e tornò ai suoi esercizi per sciogliere e allungare i muscoli, gli piaceva il modo in cui il suo corpo virtuale rispondeva alle sollecitazioni e agli sforzi.
Mentre eseguiva una mossa di disimpegno intravide un movimento tra le acacie e al termine della rotazione controllò con maggiore cura, senza rilevare nulla di insolito.
Il sole e l'ombra giocavano a rimpiattino tra l'erba e le fronde e forse lui, abituato da secoli ad una visione notturna, era stato ingannato da un riflesso di luce.
“Alaric...”
“Si, eccola! Penso di aver trovato la spada giusta!” lo interruppe il giovane francese, prelevando dal catalogo un jiàn identico a quello dell'Immortale.
“È uguale alla mia.”
“Ovviamente, così duelleremo ad armi pari!”
“Davvero vuoi duellare ad armi pari con me? Vediamo di cosa sei capace!”
Il Signore degli Shen brandì l'arma con un atteggiamento che l'apprendista giudicò abbastanza minaccioso, tanto da farlo prima retrocedere e poi scappare in maniera precipitosa lungo il pontile.
“Dove scappi? Torna qui!”
“Col cazzo! Se qualcuno mi insegue con una spada sguainata io non sto lì a farmi affettare!”
“Come pensi di imparare?”
“Tu non sai cosa sono le vie di mezzo, mi hai tenuto nella bambagia fino a stasera e adesso vuoi sbudellarmi?” con la coda dell'occhio vide Ye Feng che lo seguiva saltando sulle ninfee, leggero come una libellula “E smettila di fare lo spaccone!”
“Potresti farlo anche tu, il tuo corpo virtuale non ha limiti se non quelli imposti dalla tua mente!”
“La mia mente dice che un pontile di legno è più sicuro di una foglia galleggiante e io le do retta!”
Alla fine l'Immortale lo superò e si piazzò esattamente alla fine del molo, sbarrandogli la strada.
Se l'apprendista avesse voluto proseguire avrebbe dovuto incrociare la lama con lui.
“Il Dottore si è raccomandato di andarci piano la prima volta!” esclamò dopo i primi scambi in cui aveva infilato l'arma a casaccio, nel tentativo di superare la serratissima guardia dell'orientale.
L'eco del metallo che batteva contro il metallo si riverberava nell'aria tiepida accompagnando le esternazioni del ragazzo, che non riusciva a capacitarsi del battagliero entusiasmo col quale Ye Feng rispondeva ad ogni suo assalto.
Forse aveva realizzato che i loro duplicati virtuali non rischiavano nulla o forse, dentro al suo ricordo del villaggio natale, si sentiva davvero sé stesso e dava sfogo all'indole che nel mondo esterno teneva sempre sotto stretto controllo.



“Ehi, c'è qualcuno nel bosco!”
L'esclamazione di Alaric fu seguita dall'interruzione improvvisa del goffo tentativo di difendersi da un affondo; il Signore degli Shen trattenne solo in parte le conseguenze del colpo, che deviò dal torace e andò a lacerare il fianco della casacca di cotone indossata dall'avversario.
“È un trucco vecchio quanto l'arte della scherma! Se vuoi fermarti basta dirlo.” lo rimbeccò l'Immortale, stizzito per non aver saputo controllare il suo attacco.
L'altro conficcò il Jìan tra le assi di legno e gli indicò il folto gruppo di acacie.
“Ti dico che c'è qualcuno e noi dovremmo essere i soli ospiti di questa sessione!”
Il tono allarmato convinse Ye Feng a voltarsi nella direzione suggerita dal ragazzo.
“Vado a controllare.” bisbigliò, tenendo lo sguardo fisso sulla pallida, evanescente presenza ferma all'ombra degli alberi.
“Lascia perdere, X-Cal sta facendo il coglione come al solito! Ha inserito un PNG per farci uno scherzo o è un bug del sistema, chiedo a Maya di rimuoverlo...”
“No!”
“Perché? Lo sistemeranno in un attimo...”
“No!” ribadì l'Immortale, ormai abbastanza vicino da riuscire ad identificare i lineamenti della figura “Non basterebbe un attimo, non basterebbe un'intera vita e nemmeno l'eternità...”
Alaric corse da lui quando lo vide accasciarsi sul prato e protendere la destra verso lo sconosciuto, mentre con il braccio sinistro cercava un precario equilibrio nelle forze che gli stavano venendo meno.
Se quello scenario era un ricordo d'infanzia la presenza poteva non essere un estraneo e Ye Feng l'aveva riconosciuta.
Maledisse il Maestro dei Portali e gli augurò di strozzarsi con una delle sue ciambelle; non aveva considerato che la mente sovraccarica di un Immortale poteva generare ogni sorta di incubi o visioni, legati ad eventi traumatici e violenti accumulati nel corso dei secoli.

“Non farti suggestionare, non è reale, ce ne andiamo subito...” disse afferrandogli le spalle nel tentativo di sostenerlo.
Tuttavia le sue parole, anziché rassicurarlo, acuirono lo stato confusionale in cui sembrava essere caduto.
“No, no, non adesso, dopo tutto questo tempo...”
Merda...
Quindi l'intuizione era corretta: si trattava di una persona conosciuta, emersa da un passato lontanissimo del quale Alaric non sapeva quasi nulla.
L'apprendista spostò l'attenzione sulla misteriosa figura: un ragazzo dall'aria inoffensiva, con un viso rotondo quasi infantile, improntato ad una mesta rassegnazione.
Poteva avere al massimo sedici anni e la consistenza della carta velina.
Allora perché sentiva di odiarlo come un pericoloso rivale?
“Maya interrompi subito la connessione, vogliamo uscire!”



Il Signore degli Shen riprese conoscenza con gli strilli di Alaric infilati nelle orecchie.
Veniva da un intervallo buio impossibile da quantificare e aveva addosso un torpore molle che condizionava movimenti e pensieri, rendendogli difficile reagire agli stimoli esterni.
In particolare percepiva un tocco cauto e leggero che dalla fronte scendeva sullo sterno, mentre una voce sintetica riferiva alcuni dati, i suoi dati.
“Le fluttuazioni dell'energia vitale si stanno normalizzando su valori compatibili con l'anzianità di questo soggetto a prevalenza Yin.”
“Va bene, vai a prendere la fiala che ha predisposto il Dottore e portala qui.”
“Maya...”
“Bentornato Maestro Len Ye Feng, resta sdraiato per favore; l'equilibrio del tuo Qi si è alterato a causa di un crollo emotivo, stiamo indagando sulla sua origine.”
“Alaric...”
“L'apprendista Lafayette sta bene, è solo contrariato a causa di questo imprevisto.”
“Io non sono contrariato, sono incazzato!” sbraitò il francese da qualche parte dietro la poltrona dell'Immortale.
Ye Feng emise un pesante sospiro, intanto nel suo campo visivo la radiosa visione di Maya era tramontata lasciando il posto a quella più prosaica del Primo Signore di Serannian.
“C'era un piccolo margine di possibilità che si manifestassero reazioni anomale maestro Leng, te ne avevo parlato durante il test; dopo aver assunto questa dose distillata di essenza vitale avrei bisogno della tua... versione dei fatti, in modo da chiudere il file della sessione e archiviarlo come documentazione.”
“Io vorrei...”
“Non c'è fretta, comincia pure da dove vuoi...”

Nel frattempo il Maestro dei Portali se la stava vedendo col francese.
Il mago aveva una certa pratica nel gestire le intemperanze dei colleghi che usavano la Cupola; le spericolate sessioni della Maestra Nemesi lo avevano vaccinato contro ogni tipo di reazione ed essere sopravvissuto ai suoi sfoghi di collera sia reali che virtuali rappresentava un motivo di vanto.
Sapeva che Lafayette era una testa calda, ma non si aspettava che mettesse in dubbio la sua professionalità accusandolo di pressapochismo e cialtroneria.
Quando Maya aveva interrotto la connessione lui era saltato giù dalla poltrona ed era andato sotto la finestra della sala controllo vomitandogli contro ogni genere di insulto e dato che Xyandrey era un nerd molto prudente aveva aspettato alcuni minuti prima di scendere ed affrontarlo faccia a faccia, con la rassicurante presenza di un'ancella meccanica a fare da barriera fra loro.
“Per l'ultima volta: non ho introdotto personaggi umani durante la simulazione, mi sono attenuto al protocollo concordato col Doc e non risultano bug di sistema, lo scenario è stato esaminato da Maya e dai tecnici almeno una dozzina di volte ed è risultato pulito...”
“Ricontrolla! È già successo con Luna-17, hai dimenticato di inserire una stringa di codice e gli assaltatori alieni hanno infierito sul povero Aliosha fino a ridurlo ad una poltiglia di carne, è stato tremendo!”
L'interlocutore atteggiò il viso ad una espressione profondamente offesa.
“Dopo quell'episodio abbiamo inserito una limitazione automatica alla violenza degli antagonisti, ti ricordo comunque che una certa persona era entusiasta dell'estremo realismo dei combattimenti!”
“È diverso, adesso si tratta di Ye Feng!”
“La sicurezza degli utenti della Cupola, di tutti gli utenti..." sottolineò con sussiego X-Cal "È la nostra priorità!”
“Balle! A te interessava una cavia, perché era il primo Signore degli Shen a posare il culo su quelle poltrone ed sarà anche l'ultimo, col cazzo che lo farò tornare qui!”

“Io vorrei organizzare una nuova seduta.”
La pacata affermazione dell'Immortale interruppe la discussione in corso.
Alaric lo fissò sbalordito, ricaricò la scorta di munizioni verbali, poi cominciò a mitragliare i presenti senza risparmiare nessuno. Una fatica inutile, perché il Maestro Leng rimase fermo nel suo proposito e dopo aver declinato gentilmente l'offerta della fialetta, accettò quella di una stanza insonorizzata, dove si ritirò a meditare.

Fine ventisettesima parte


⋆ La voce dell'onniscienza ⋆

Carissimi e carissime benritrovati (✿◠‿◠)!
Chiedo venia del ritardo, alcune scadenze lavorative mi hanno tenuta occupata più del previsto, ma finalmente il nuovo arco delle avventure in salsa di soia è pronto a spiccare il volo... nella realtà virtuale!
Ye Feng vuole restare al passo della concorrenza magica di casa Leukotes e ha pensato di offrire ad Alaric qualcosa a cui sembrava tenere davvero tanto: imparare le arti marziali.
Tra le meraviglie del Laboratorio sembra che ce ne sia una che fa al caso suo e offre il non comune vantaggio di essere totalmente sicura per l'imbranato apprendista francese.
Il buon Dottor Tersilius è felice di mettere a loro disposizione il modulo di realtà virtuale e qui facciamo conoscenza con un altro degli stravaganti personaggi che abitano a Serannian: il nerd divora-ciambelle X-Cal, che ritroveremo più avanti.
La prima sessione, iniziata in maniera piuttosto tranquilla (Alaric direbbe: pallosa!) ha una svolta brusca con l'apparizione di un "corpo estraneo", che in teoria non dovrebbe trovarsi nell'ambientazione.
Chi è e perché la sua presenza ha turbato tanto bao-Feng?
Lo scopriremo solo leggendo... il prossimo capitolo ^^
Se l'arco del magna-magna è stato un susseguirsi di battibecchi, equivoci e porzioni di lasagna, quello che sta per cominciare è un viaggio sulle montagne russe!
Preparatvie a parecchio angst, qualche colpo di scena, il ritorno di un certo personaggio del Destino e l'arrivo di un soggetto parecchio ingombrante, che allenterà un po' la tensione accumulata dai nostri sinofrancesi.
Salite a bordo della cesta ascensore e aggrappatevi bene alle corde, il tragitto prevede molte turbolenze!

Termini e spiegazioni:
Damnei: l'equivalente cinese della letteratura yaoi e shounen ai (https://it.wikipedia.org/wiki/Danmei)
Genio delle Tartarughe: ovviamente un piccolo omaggio al mitico Dragon Ball ^^



Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** Fai un passo falso oggi e cento vite non basteranno a redimerti ***


banner


Capitolo XXVIII
Fai un passo falso oggi e cento vite non basteranno a redimerti.

“A-Ling? Sei sicuro?”
“So quello che ho visto Xue Ge, non posso sbagliarmi... a-Ling era davanti a me, al margine del bosco, così vicino che avrei potuto toccarlo.”
“Ma questa tecnologia... la realtà virtuale, forse è incompatibile con la nostra razza, può aver generato una specie di... corto circuito mentale e tu hai visto qualcosa che razionalmente non poteva essere lì.”
“Lo ha visto anche Alaric.”
Il sospiro del suo mentore si perse nel rombo delle cateratte che scorrevano sotto il Laboratorio, precipitando nel bacino sottostante.
L'improvvisa convocazione da parte di Ye Feng aveva interrotto la romantica gita in gondola con Yun Bai e prospettava l'ennesima grana da risolvere tra l'allievo e quella mina vagante del francese.
Apprendere la verità lo aveva turbato, tanto che si era fatto ripetere due volte tutta la storia e ancora stentava a crederci.
“Aspetta qualche giorno almeno, rafforza l'equilibrio del Qi, medita un po'...”
“Tu che mi consigli di prendere tempo? Mi domando se questa non sia ancora la realtà alternativa...” ribatté l'altro accennando ad una risatina ironica.
Ye Xue gli posò una mano sul capo e prese a scrollarlo con ruvida malagrazia, un gesto affettuoso che si permetteva ormai di rado.
“Idiota! Ti comporti come se avessi tutto sotto controllo e invece sei spaventato a morte!”
“Mi spaventa di più rimanere nel dubbio... Se quello fosse davvero a-Ling perderei l'unica occasione che ho di chiedergli perdono.”
Il mentore lasciò la presa e si affacciò al belvedere, cercando nell'ampio scorcio prospettico un sollievo alla sua inquietudine.
Comprendeva fin troppo bene le ragioni di a-Feng.
Il Fato non offriva spesso seconde occasioni ai Signori degli Shen; lui aveva aspettato e sofferto mille anni per trovare un riflesso di Jin Yè negli occhi di Yun Bai, mentre l'allievo aveva smarrito sé stesso infinite volte, divorato dal mostruoso senso di colpa nei confronti di a-Ling.
Quella figura che aveva incontrato nella realtà virtuale gli avrebbe permesso di fare pace col passato guardando al futuro in modo più ottimistico; poco importava se era frutto della sua suggestione.
“Sii prudente e non lasciarti sopraffare dall'angoscia quando lo incontrerai...”
“So che mi ritieni vulnerabile a causa di a-Ling, ma non sono così sprovveduto.”
Ye Feng gli indicò la piccola compagine ferma all'ingresso della terrazza, che al suo cenno di saluto si avvicinò.
“Non andrò da solo.”
“Callisto?” chiese perplesso Ye Xue, vedendo profilarsi dietro il Dottor Tersilius la figura allampanata del Maestro della Morte.
Il giovane uomo ammiccò strizzandogli l'occhio, ostentava dei modi informali e un'aria da rockettaro ribelle, con quella lunga chioma bruna e il soprabito di pelle borchiata era molto lontano dall'idea macabra che si poteva avere di un occultista.
“Il Doc ha una teoria su questa entità, io ne ho un'altra, voglio verificare di persona.”
Ye Xue annuì.
Callisto era disordinato e sregolato, suonava musica infernale e leggeva fumetti imbarazzanti, ma era anche un mago capace e incredibilmente dotato.
La sua presenza non era un capriccio dettato dalla curiosità o dalla noia, inoltre conosceva abbastanza bene Ye Feng e avrebbe saputo come gestirlo, se la situazione fosse degenerata.
"Allora siamo pronti?" chiese Alaric, che fino a quel momento era stato zitto e in disparte, con le braccia incrociate sul petto e l'aria spazientita di chi voleva risolvere in fretta un imprevisto sgradevole.
Ye Feng aveva dei dubbi sulla sua partecipazione: l'apprendista non aveva chiesto spiegazioni riguardo ad a-Ling o perché avesse reagito in quel modo quando lo aveva avvicinato.
Il suo silenzio astioso non presagiva niente di buono, tuttavia il Dottore riteneva utile la sua presenza, perché era stato testimone della prima apparizione e forse le due cose erano correlate.



Accomodandosi sulla poltrona reclinabile gettò uno sguardo fugace alla sala controllo: Ye Xue e Yun Bai lo salutarono e gli sorrisero, poi il Maestro dei Portali diede l'autorizzazione ad applicare i recettori e tutto divenne buio.
Il salto nella realtà virtuale fu impercettibile.
In un istante si ritrovò sulle vecchie assi traballanti del pontile, che ora gemevano a causa del peso degli occupanti.
“Il sistema ambiente è stabile, la simulazione è fluida, i glitch dello scenario sono contenuti entro percentuali trascurabili, in linea coi valori standard...”
Tersilius si affiancò all'Immortale reggendo sul palmo della mano la chibi Maya, impegnata a fornire le prime valutazioni sulla situazione.
“Che posto meraviglioso!” esclamò invece Callisto, attratto dall'aspetto estetico e poetico del paesaggio “È perfetto per meditare o... per un wuxia* in costume!”
Il Signore degli Shen gli rivolse un sorriso indulgente, il giovane mago adorava i racconti a base di arti marziali e romanticismo e divorava i manga con una voracità seconda solo a quella del piccolo Dieter.
“Alaric dove vai?”
Il rapido allontanarsi dell'apprendista dal gruppo destò la sua preoccupazione.
In tutta risposta l'interessato fece spallucce e proseguì lungo il pontile.
“Vado a cercare l'intruso, o sperate che salti fuori da solo?”
“Non risultano altre presenze oltre alla nostra Dottore.” ribadì Maya.
“Beh, se non risultano allora lui chi è?”
Alla domanda di Callisto i presenti lo videro indicare un punto sulla sponda del lago dove, seminascosta tra canne e la vegetazione, faceva capolino una testa bruna.
L'espressione di Alaric s'indurì, mentre il viso dell'Immortale impallidì fino a diventare un'esangue maschera bianca.
“I miei filtri olografici non lo rilevano...” obiettò Maya, che nella versione tascabile ostentava un adorabile broncio.
“Prova un filtro spirituale...” disse il Maestro della Morte, indossando un monocolo dorato su cui era montata una lente di smeraldo “Perché sono disposto a mangiarmi il Libro delle Otto Porte, se quello non è un fantasma!”
Il giovane francese accennò a muoversi, ma il Signore degli Shen lo anticipò materializzandosi al bordo del canneto.
“Maledizione...” imprecò l'apprendista sottovoce, correndo a sua volta verso la riva.
I due maghi non gli badarono; la scoperta che la presenza apparteneva all'Aldilà aveva messo in subbuglio la sala controllo, dove X-Cal tentava freneticamente di chiudere la falla isolando l'ambientazione, mentre Callisto provava a capire come trattenere il fantasma per interrogarlo.
“È del tutto illogico che un'entità entri nella bolla di Realtà Virtuale...” disse Maya “Le sue interazioni sono comunque limitate dalla mancanza del corpo fisico, che funge da supporto alle dinamiche cognitive.”
“Forse non è entrato da solo, lo ha portato qualcuno.” obbiettò l'occultista.
“Intendi il maestro Leng?”
“Potrebbe aver utilizzato il suo corpo come tramite fisico dato che ora si trova in uno stato di quiescenza e i normali meccanismi difensivi sono abbassati; un'idea semplice, ma geniale.” convenne Callisto.



“Sta' lontano da lui!”
Alaric nel frattempo aveva raggiunto i due nel canneto, deciso a risolvere le cose a modo suo.
Dopo aveva affrontato gli spettri alla sorgente termale sentiva di aver maturato una certa esperienza nel campo del paranormale e i fantasmi non gli facevano più tanta paura.
Il fatto che il ragazzino smilzo fosse così vicino a Ye Feng e l'Immortale in lacrime si trovasse inginocchiato davanti a lui, immerso nell'acqua torbida fino alla vita, lo fece infuriare.
Non lo aveva mai visto piangere, nemmeno sulla Montagna Spezzata quando lo aveva tenuto tra le braccia, ormai morente.
Che diritto aveva quel tizio di farlo soffrire?
“Alaric per favore...”
“Non farmi la predica, se questo stronzetto vuole entrare nelle nostre vite per tormentarci ha fatto male i suoi conti!”
L'apprendista fece un passo nella direzione dell'intruso deciso ad allontanarlo e lui retrocesse spaventato.
“Hai capito? Vattene!”
Tentò di spingerlo via, però le sue mani attraversarono solo un denso strato di nebbia.
Nello stesso momento una stretta gli arpionò la spalla e lo strappò di peso da punto in cui era, scaraventandolo sul prato.
Il francese avvertì distintamente la fitta di dolore irradiarsi dall'articolazione a tutto il corpo.
“Cazzo...” farfugliò disorientato sollevando la testa, in piedi sulla sponda del lago l'Immortale lo stava fissando; c'era odio in quello sguardo, uno odio folle e omicida.
Si ritenne fortunato, nel mondo reale con una mossa del genere avrebbe potuto ucciderlo e fu costretto a rivedere l'importanza che l'evanescente mangiariso aveva per il Signore degli Shen.
Non riuscì comunque a fare ulteriori congetture, perché la situazione precipitò in fretta: la presenza parve farsi ancora più inconsistente, sentì il Maestro della Morte intimare all'intruso un ordine in una lingua sconosciuta, mentre il Dottor Tersilius chiedeva con urgenza la disconnessione.
Il ritorno alla realtà fu brusco e privo delle usuali accortezze tecniche, come se avessero staccato la corrente smurando tutta la spina dalla parete.
Alaric si trovò già in piedi, ansimando col fiato corto e la sensazione che stesse accadendo qualcosa di brutto.
Di fianco a lui il corpo di Ye Feng era attraversato da violenti spasmi, che lo facevano inarcare e contorcere sulla poltrona, finché non si girò sul lato ed espulse dalla bocca un copioso fiotto di sangue scuro.
A quel punto erano già accorsi il Dottore, Maya e la Capo Infermiera con le ancelle mediche, raggiunti immediatamente da Ye Xue.
Davanti allo sguardo incredulo del giovane francese iniziarono ad affaccendarsi attorno al Signore degli Shen, mentre la pozza di sangue continuava ad allargarsi sul pavimento, imbrattando l'abito immacolato.
L'apprendista sentì il suo mentore dire che era normale e dopo si sarebbe sentito meglio.
Balle! Chi vomita sangue di solito sta morendo!
Spronato da quella terribile consapevolezza provò ad intromettersi; non aveva la minima idea di cosa fare, voleva solo stare vicino a Ye Feng.
“Lasciamo lavorare gli esperti.” sussurrò una voce molto vicina al suo orecchio, mentre accanto a lui si materializzò un morbido fruscio di stoffe in cui rotolava l'eco di una lontana risacca marina.
Una mano, cesellata nel marmo più fine, calò davanti ai suoi occhi e l'orrore del sangue scomparve nella gloria di un tramonto estivo.



“Wow...”
“Bentornato tra noi apprendista Lafayette!” esclamò Ekto.
Non aveva scelto un saluto a caso.
Alaric era andato via in effetti.
Non in una dimensione virtuale, ma comunque aveva fatto un viaggio.
Ricordava il colore viola dei campi di lavanda, campagne e colline a perdita d'occhio, così simili al paesaggio della Provenza e per questo così familiari.
Annusò cauto la manica della felpa e gli parve di riconoscere l'intenso profumo della macchina mediterranea.
Gli occorse qualche istante per realizzare che aveva la mano sinistra impegnata con un'analoga appendice e che questa apparteneva alla Prima Signora di Serannian.
Cosa facesse seduta accanto a lui nella sala di osservazione medica e per quale motivo gli stesse tenendo la mano erano quesiti destinati a rimanere senza risposta.
La sorpresa ebbe il sopravvento e lui reagì di conseguenza.
Al grido seguì un salto che fece balzare il francese dalla sponda del letto alla parete opposta, contro la quale si appiattì sotto lo sguardo perplesso della maga.
Bien, sei pieno di energie, il trasferimento è stato un successo.” concluse, mostrandosi molto soddisfatta.
L'interessato si sentiva bene in effetti, anzi per essere più precisi si sentiva alla grande; aveva abbastanza forza in corpo da correre fino all'Himalaya e scalare tutti gli Ottomila in scarpette da ginnastica.
“S-si... Il trasferimento. Certo.”
Il tono esitante del giovane la diceva lunga sul suo stato confusionale.
“Scommetto che non sai di cosa sto parlando!” cinguettò la Prima Signora.
“S-si... n-no... Ehm... Mi arrendo e compro una vocale.”
“Ho formulato un incantesimo Primevo per infonderti energia magica.” ammise la donna, con la stessa naturalezza che avrebbe usato per comunicargli un bonifico “Ne avrai bisogno nei prossimi giorni, dovrai rimanere vicino al Maestro Leng, mentre noi ci occupiamo di risolvere questa... piccola anomalia.”
Di colpo la nebbia mentale scomparve e Alaric riuscì a fare ordine nelle sue priorità.
“Ye Feng!” esclamò lanciandosi nel contempo verso l'uscita.
“A destra, poi sempre dritto, è la stanza in fondo al corridoio.” precisò Ekto nel vederlo correre fuori.
L'apprendista a metà percorso tornò indietro e si affacciò alla porta della sala, dove la donna sembrava attendere la sua ricomparsa. “Io ho visto qualcosa prima! Ero in un posto... sembrava la mia casa in Provenza, che significa?”
“Una manifestazione secondaria dell'incantesimo, a volte la magia Primeva porta con sé immagini ancestrali, non è nulla di preoccupante.”
“Ah, sembrava così reale... Io... allora vado da Ye Feng!”
L'espressione stralunata dell'apprendista scomparve e ricomparve di nuovo “E-e grazie del... trasferimento!”
La maga accompagnò con un sorriso la sua uscita di scena; poi il suo sguardo dorato si perse in un punto indefinito sul muro di fronte.
“Oh Axia, tesoro sei stata tu, vero?”



La stanza in cui avevano sistemato il Signore degli Shen faceva parte del piccolo reparto degenza del Laboratorio e somigliava più ad una suite di lusso che ad una camera ospedaliera.
I colori neutri e le linee morbide, che scorrevano fluide dal pavimento al soffitto, la rendevano molto accogliente nonostante l'estrema essenzialità dell'arredo e i monitor olografici erano l'unico indizio della sua reale funzione.
L'apprendista entrò quasi di soppiatto e fu sorpreso nel vedere Ye Feng seduto in poltrona anziché moribondo sul letto.
Gli avevano fatto indossare un pigiama pulito, di semplice cotone bianco e avevano ravviato i suoi capelli, lasciandoli sciolti sulle spalle.
Appariva comunque terribilmente pallido, o meglio... opaco, come se insieme al sangue avesse espulso anche la sua scintilla vitale.
Xue Ge e il maestro Sheng si voltarono e sorrisero al francese, senza nascondere un certo sollievo.
“Hai visto? Sta bene.” disse il più anziano rivolgendosi al suo allievo.
L'interpellato annuì e rispose con un sospiro stanco.
Seguì un momento d'imbarazzo finché Yun Bai non ruppe il silenzio che minacciava di prolungarsi a oltranza.
“Resti tu a fargli compagnia? Noi dobbiamo parlare con Callisto e la Prima Signora.”
All'ovvia risposta affermativa i due svicolarono talmente in fretta da far nascere nel francese il sospetto che non vedessero l'ora di dileguarsi.
“Mi hanno mollato la patata bollente...” concluse, abbandonandosi all'avvolgente abbraccio del divano e l'Immortale abbassò lo sguardo.
“Scusa...”
“Perché? Adoro le patate bollenti.”
“Il mio comportamento durante la sessione è stato... inqualificabile.” ammise l'Immortale sul filo di un altro sospiro “Ho reagito senza riflettere e ho perso il controllo.”
“Colpa mia.” ammise Alaric, facendosi più vicino “Dovevo chiederti subito chi fosse il ragazzino, ma avevo paura di sentire la risposta.”

Di sapere che lui è molto più importante di me.
Così importante da farti vomitare sangue e da meritare un tuo sguardo di odio.


Le mani di Ye Feng si chiusero a pugno e raccolsero tra le dita contratte la stoffa del pigiama; una piega amara deformò le sue labbra tremanti, che tuttavia rimasero chiuse su parole troppo difficili da pronunciare.
“A-Ling è...”
“Senti, non sei obbligato a parlarne adesso.” lo interruppe il francese “Anzi non sei obbligato a parlarne in generale, alcune cose fanno male solo a pensarle, io lo so.”
L'apprendista poteva affermarlo con cognizione di causa; in vent'anni scarsi aveva maturato un notevole bagaglio di rimorsi e quando guardava alla sua vita, specie dietro il vetro appannato di un bicchiere, trovava infinite ragioni per commiserarsi.
Lui per primo aveva dei ricordi che non era pronto a condividere con Ye Feng, tuttavia ignorava quanto l'amante invece avesse bisogno di dare voce alla sua anima tormentata...



Faceva caldo nella regione di Henan.
La stagione del Grande Calore* non dava tregua ai sui abitanti, né di giorno, né di notte.
Le notti anzi erano perfino peggiori, perché al tramonto il velo di nebbia che si levava dai canali portava con sé un esercito invisibile e affamato, che si nutriva di sangue e spargeva la febbre nei piccoli villaggi a ridosso dei fiumi.
Al mattino quell'esercito si ritirava lasciando le culle silenziose e i vecchi rigidi nei loro giacigli.
Era una battaglia impari per l'uomo, che da sempre tentava di combatterla con le poche armi a disposizione: incensi, preghiere, erbe e rimedi empirici.

La casa del Dottor Yi era buia e tranquilla, la lanterna davanti allo studio dove riceveva i pazienti era rimasta spenta, solo in cucina i resti del focolare tenevano in caldo una pentola di stufato illuminando le pareti di un riflesso sulfureo.
“A-Ling?”
Alla domanda qualcosa si mosse nella stanza attigua e rispose un mugugno svogliato.
Ye Feng abbandonò la pesante borsa coi medicamenti all'ingresso e si affacciò cercando tra le ombre il profilo più scuro del letto.
“Ti è tornata la febbre.” constatò appoggiando la mano sulla fronte sudata del ragazzo, che emerse dal viluppo di coperte e gli rispose di nuovo con un borbottio intellegibile.
“Accendo la lucerna.”
“No, mi da fastidio.”
Il malato strizzò gli occhi e provò a scacciare quel senso di vertigine che si stava insinuando nella sua testa, prima che si trasformasse in un dolore pulsante alle tempie e infine diventasse nausea.
“Volevo aspettarti alzato...”
“Hai fatto bene a metterti a letto, adesso ti preparo qualcosa per farti stare meglio.”
Il ragazzo rispose con un sorriso grato, avrebbe voluto dirgli di mangiare un po' di stufato prima e di rinfrescarsi, ma il malessere non gli dava tregua, se avesse aperto la bocca per parlare avrebbe finito col rimettere quel poco che aveva nello stomaco.
Ye Feng gli rassettò amorevolmente coperte e cuscino, raccomandandogli di rimanere al caldo mentre lui si procurava il necessario per la medicina.
Prima di uscire accese il brucia essenze versandovi alcune gocce di olio di cedro, il suo profumo intenso e agrumato avrebbe contrastato la nausea di a-Ling.
Passando dalla cucina dedicò un sospiro alla pentola sul fuoco; lo stufato aveva un odore molto invitante e lui era a digiuno da ore, ma non poteva mettersi a banchettare, mentre il suo protetto soffriva divorato dai tremori e dalla debolezza.

Entrò nello studio e al buio cominciò a prelevare i vasi di ceramica dalle mensole.
Sapeva esattamente dove erano collocati i vari ingredienti, perché da quando era cominciata la stagione del raccolto la preparazione dei farmaci riguardava per lo più la malattia delle febbri.
Dispose sul bancone il sambuco e il Qinghao* per farne un decotto, l'argilla verde per i cataplasmi e la radice di zenzero, poi dosò le quantità con la mano pratica di chi aveva già compiuto la stessa operazione decine di volte.
Alcuni colpi di tosse provenienti dalla camera da letto lo fecero sussultare; si era assopito in attesa che l'infuso fosse pronto e non se ne era nemmeno accorto.
Aveva sulle spalle due giorni massacranti di visite alle fattorie più remote, in cui nessuno aveva ancora portato la notizia della morte del vecchio Dottor Yi e dove si era trovato a intavolare delle trattative diplomatiche più che veri consulti medici.
La sua giovanissima età lo rendeva sospetto agli occhi dei contadini, già diffidenti per natura verso gli estranei.
Alcuni non gli avevano nemmeno aperto la porta.
Ling-Ling diceva che avrebbe conquistato in fretta la loro fiducia, perché il suo talento come medico era fuori discussione.
Gli sarebbe piaciuto avere almeno la metà di quel candido ottimismo.
Sciolse del miele nella tazza per rendere il sapore più gradevole e raggiunse il giovane, portando anche una lucerna che sistemò sulla finestra, lontano dai suoi occhi affaticati dalla malattia.
“L'infuso di Quinghao farà effetto in un paio di ké*, presto ti sentirai meglio.”
A-Ling annuì conciliante.
“Ma nel caso non ne trovassi giovamento domani prenderò in prestito l'asino e il carretto degli Ao e ti porterò al Nido della Fenice.”
Il ragazzo sgranò gli occhi e mandò giù il piccante boccone di zenzero che rimestava in bocca senza decidersi a deglutirlo.
“Il Tempio? È a un giorno di cammino da qui!” esclamò.
“Usando il carretto è solo mezza giornata, i loro daoshi sono esperti nelle arti curative.”
“Anche tu sei un esperto!”
“Ma i sacerdoti conoscono le vie del Tao e sono in grado di manipolare il Qi, si dice che possano guarire con un semplice tocco, i loro poteri vanno oltre le capacità di un medico di paese.”
“Le tue parole sono molto ingrate a-Feng... Il Dottor Yi ha fatto di te un medico e noi gli dobbiamo tutto.”
“Gli sarò debitore per cento vite...” lo rassicurò l'altro sistemandogli la coperta, a-Ling si stava agitando e nuoceva alla suo stato“Tuttavia lui diceva che ci sono casi in cui bisogna mettere da parte l'orgoglio e chiedere aiuto a chi ne sa più di noi.”
“E se qualcuno avesse bisogno del dottore mentre tu non ci sei?”
“Lascerò detto alla signora Ao dove andiamo.”
Il ragazzo sembrò persuaso, si mise sotto le coperte e sorrise quando Ye Feng gli accarezzò il capo.
“Non sarà necessario andare al Nido della Fenice.” mormorò con la voce impastata, mentre le palpebre si facevano pesanti “Domani migliorerò e ti aiuterò a sistemare le erbe essiccate...”
“O magari rimarrai sotto la veranda a prendere il fresco, senza fare niente...”
“Se lo dice il giovane Dottor Yi allora lo farò, bisogna sempre seguire le prescrizioni.”
L'interessato convenne soddisfatto.
L'infuso, i cataplasmi e il riposo gli avrebbero sicuramente giovato.
A-Ling era giovane, mangiava cibi sani e non aveva vizi, la malattia delle febbri non sarebbe riuscita ad avere ragione del suo fisico.

Vedendolo infine scivolare tranquillo verso il sonno anche Ye Feng si rilassò.
Dimenticò la fame, gli abiti da viaggio impolverati e si lasciò andare finché la schiena non trovò la superficie del muro dietro al letto; era talmente stanco che perfino la sua durezza gli apparve confortevole.
Chiuse gli occhi e precipitò in un sonno profondo, in cui neppure i sogni riuscirono a raggiungerlo.
Fu un sussulto brusco a svegliarlo svariato tempo dopo; il letto stava tremando come se fosse posseduto da un demone.
Le sue percezioni ancora immerse in un torpore viscoso lo attribuirono da principio ad un terremoto e tanto bastò a fargli spalancare gli occhi.
La stanza era tranquilla, l'origine di quel tremore era nel letto ed era a-Ling a provocarlo; mentre stava dormendo il ragazzo si era liberato dalle coperte e giaceva riverso sul bordo del materasso, boccheggiando in cerca di aria.
A quella vista l'ottundimento di Ye Feng svanì del tutto, lo prese tra le braccia e lo sollevò, sorreggendogli il capo per aiutarlo a respirare.
Avvertì un rantolo faticoso e irregolare dentro la cassa toracica e quando provò a tastargli il polso trovò un battito disordinato e debole.
“A-Ling! A-Ling! Parlami... guardami!”
Il malato spalancò gli occhi e li fissò nei suoi prima di rovesciarli verso il soffitto, ricadendo esausto tra le lenzuola sfatte.
A quel punto il Dottore, l'uomo di studi e di scienza, aveva già cominciato a pregare ogni divinità e demone conosciuto, perché se nemmeno la medicina poteva salvare il suo protetto non gli restava che affidarsi ad un prodigio.
Qualcuno, dal cielo o dagli inferi, prestò orecchio alla sua disperazione, perché dopo il violento parossismo l'affanno di Ling-Ling parve affievolirsi e i suo volto si distese; tuttavia era presto per ringraziare la buona sorte.
“Serve altro infuso di Quinghao, non muoverti, torno subito.”
“Non posso muovermi a-Feng...” gli rispose il ragazzo in un sussurro roco, poi cercò di stringergli la mano con la sua, che però ricadde fiacca sul letto“Sento le gambe pesanti e anche le braccia.”
Il medico davanti al nuovo sintomo faticò a dominare il panico, ma lo sentì correre in brividi gelidi lungo la schiena.
“Sono le convulsioni della febbre, ti sfiniscono.” dichiarò, mascherando la paura con quel poco di autorevolezza che riuscì a mostrare “Vado a prendere il tonico alle erbe del vecchio Dottor Yi, ne tengo ancora da parte un flacone.”
Nel frattempo cerca di non morire... pensò in preda all'angoscia.
“Sei sempre così previdente.”
Ye Feng si alzò e uscì in fretta dalla camera; non riusciva più a sopportare l'espressione fiduciosa di Ling-Ling, non ne era all'altezza.

Quando era successo?
Quando aveva sbagliato la diagnosi?
Possibile che fosse stato superficiale e frettoloso proprio con la persona che gli era più cara al mondo?
Ogni domanda era una prova della sua incompetenza nell'arte medica.
Gli anni di apprendistato, le notti perse sui libri, a provare le ricette, a seguire il suo mentore nelle case dei malati non erano dunque serviti a nulla?
O forse si trattava di un nuovo morbo, una forma sconosciuta che si era insinuata astutamente sotto le sembianze della più comune malattia delle febbri.
Quel pensiero rassicurò il giovane medico e al tempo stesso lo spaventò.
Se era davvero una malattia nuova identificarla e trovare un rimedio poteva essere fatale a Ling-Ling, che non avrebbe resistito ad una seconda violenta convulsione.
Come supponeva i libri del suo mentore non gli furono d'aiuto e consultarli assottigliò ulteriormente il tempo a sua disposizione. Ormai dalle imposte cominciava a filtrare la luce dell'alba e in lontananza si sentivano i primi galli cantare.
Abbandonò i fogli sullo scrittoio e dopo aver controllato le condizioni del ragazzo, che si era assopito in un agitato dormiveglia, decise di mettere da parte la scienza e di affidarsi al sovrannaturale.
Non dubitava che al Nido della Fenice lo avrebbero guarito, il problema era arrivarci.
Il carretto li avrebbe condotti fino all'inizio del sentiero montuoso, poi con il suo protetto sulle spalle avrebbe dovuto affrontare la parte più impervia della via, dove occorreva tenersi ad una fune fissata alla parete per non precipitare nel vuoto.
Alla fine non gli aveva mentito su tutto: il tonico del Dottor Yi gli serviva davvero per  affrontare il difficile viaggio.
Prelevandolo dallo scaffale il suo sguardo fu attirato dai vasi di ceramica con gli ingredienti che aveva utilizzato nell'infuso di Qinghao; li aveva lasciati sul tavolo perché aveva fretta di occuparsi del ragazzo, ma alla luce del giorno ormai fatto gli svelarono una terribile verità: quella notte nell'infuso non aveva messo il Qinghao, bensì il Du Qin*.
Il contenitore ancora aperto era un'accusa silenziosa, testimoniava la dimensione di un disastro senza rimedio.
Le tossine del Du qin erano letali e non esisteva alcun antidoto.
Aveva condannato a morte a-Ling; lo aveva avvelenato mentre era convinto di curarlo.
Gridò, sconvolto e inorridito, poi indietreggiò inciampando nelle assi del pavimento e trascinandosi appresso lo sgabello.
Maledì la sua goffaggine e raggiunse carponi la camera da letto dove il malato giaceva immobile con un braccio a penzoloni fuori dal materasso.
Ye Feng lo raccolse e lo baciò con l'ardore di un fedele verso una santa reliquia e poi gli tastò il polso.
“No, no, Yangliu Guanyin*, signora misericordiosa e immortale non farlo morire adesso!”
A quell'invocazione un debole sospirò sollevò il petto del ragazzo, che socchiuse le palpebre e lo guardò.
“Perché urli a-Feng?”
“Siano ringraziati gli dei!” esclamò e, senza indugiare oltre, lo avvolse nella coperta e lo prese in braccio.
La Signora della Medicina* teneva acceso il suo bastoncino d'incenso, gli stava concedendo più tempo per portarlo al Nido della Fenice e lui aveva disperatamente bisogno di credere che fosse così.
“Ti agiti come un giunco nella tempesta, non c'è motivo...” mormorò Ling-Ling “Adesso sto bene, non sento più niente.”
Le sue parole bloccarono il medico sulla veranda; pochi gradini e una manciata di passi lo dividevano dalla casa degli Ao, ma anche se il loro carretto fosse stato pronto nel cortile vi avrebbe deposto un cadavere.
Nel ragazzo albergava ancora un barlume di coscienza e un filo di fiato le dava voce, mentre il suo corpo aveva già ceduto all'insensibilità della morte.
Ecco perché non sentiva niente.
“Sei davvero un bravo Dottore a-Feng... il dolore è scomparso.”
Alle labbra del suo protetto rimase appesa l'intenzione di un sorriso, che non riuscì a schiudersi lasciandogli sul viso l'aria serena di un dormiente.

Ye Feng si accasciò contro lo stipite della porta, annientato da un dolore impossibile da quantificare.
Per quanto si sforzasse i lamenti, le urla, la disperazione si rifiutarono di uscire dalla sua gola e rimasero a pesare sul petto, opprimendogli il respiro.
All'esterno intanto i rumori del villaggio che si stava svegliando amplificavano il silenzio profondo calato sulla casa del Dottor Yi.
La signora Ao se lo vide comparire sotto la tettoia come un fantasma e sobbalzò per lo spavento.
Il vicino si scusò del disturbo e chiese in prestito il carretto con l'asino.
Alla donna non furono necessarie spiegazioni, perché il medico teneva in braccio a-Ling, ben avvolto nelle coperte.
Il giovane aveva il capo reclinato sulla sua spalla e sembrava profondamente addormentato.
“Si è aggravato.” le riferì a voce bassa, quasi nel timore di svegliarlo “Lo porto al Nido della Fenice, affinché siano gli dei a prendersi cura di lui.”
“Nessuno ti biasimerà perché hai deciso di affidarti alla misericordia divina.” convenne la signora Ao annuendo comprensiva.
Conosceva il profondo legame tra i due ragazzi che il vecchio dottore si era preso in casa, li aveva visti crescere e gli era sinceramente affezionata; aveva sepolto due figli e tre nipoti a causa della malattia delle febbri, poteva capire lo stato d'animo di Ye Feng.
“Vi preparo qualcosa per il viaggio.” aggiunse premurosa.
“Non occorre, ma grazie signora Ao, grazie di tutto... vi farò recapitare il carretto prima possibile.”
Nonostante le rassicurazioni la donna lo salutò preoccupata.
Aveva un brutto presentimento: come se il medico congedandosi le avesse detto addio.




Le dita strinsero la presa sulla stoffa; a volte il Signore degli Shen aveva l'impressione di tenere ancora le redini del carretto, alle quali si era aggrappata l'ultima esile speranza di salvare Ling-Ling.
“Lui... è la mia colpa.” ammise infine.
Alaric lo fissava inquieto, in silenzio, ignorando il travaglio interiore col quale conviveva da secoli.
“Ciò che sono stato lo devo a lui... ciò che sono ora lo devo sempre a lui.” mormorò.
“Quindi è una specie di... vincolo per te? Non fraintendermi!” il francese si corresse appena vide spuntare una profonda ruga sulla sua fronte ”Intendo un legame col passato e la ragione del tuo essere Immortale, è un punto di riferimento e al tempo stesso un motivo di sofferenza.”
Ye Feng esitò a lungo poi rispose con un cenno affermativo.
“Un occidentale lo spiegherebbe così presumo.”
“Beh... Questo complica le cose.”
“Perché?”
“Perché gli danno la caccia da quando si è introdotto nel Sistema! Lo ritengono un possibile pericolo per la sicurezza e stanno rivoltando Serannian per catturarlo!”

Fine ventottesima parte


⋆ La voce dell'onniscienza ⋆

Carissimi e carissime benritrovati (✿◠‿◠)!
I nostri eroi si avventurano ancora nella realtà virtuale in cerca di questo strano "bug di sistema" portandosi appresso un paio di rinforzi e non impiegano tanto a scoprire che il mangiariso è in realtà un fantasma!
Come abbia fatto un fantasma ad infilarsi nel Matrix magico rimane per ora un quesito irrisolto, anche se l'ipotesi formulata da Callisto non è tanto lontano dalla realtà...
Il brevissimo contatto col fantasmino è comunque sufficiente a far sbroccare sia Alaric che Ye Feng e soprattutto il secondo, che ritorna alla realtà in piena crisi da disallineamento del Qi.
Dobbiamo ringraziare l'efficienza del Laboratorio e la provvidenziale (casuale???) presenza della Prima Signora se i due litiganti riescono a metterci una pezza.
Come potete immaginare il Signore degli Shen ne esce devastato e l'apprendista cerca di consolarlo, anche se l'unica cosa in grado di aiutare Ye Feng è condividere il motivo della sua eterna dannazione.
Lo vediamo così giovane e promettente dottore commettere un tremendo sbaglio, che condannerà a morte il suo protetto, facendolo sprofondare in un mostruoso senso di colpa da cui inizierà una spirale discendente nella follia e nel delitto.
Più avanti ci sarà modo di ascoltare anche la versione di a-Ling, ma nel frattempo, per alleggerire gli animi, i due senior alla pagoda riceveranno la visita di un ospite MOLTO INGOMBRANTE, a cui è impossibile dire di no!
Restate a bordo del cestone, dopo questa tappa decisamente angst, il panorama si farà molto più ameno!

Termini e spiegazioni:
Grande calore: è la stagione estiva
Wuxia: l'equilvalente cinese dei nostri film di cappa e spada.
Yangliu Guanyin: Bodhisattva protettrice della Medicina e figura ampiamente diffusa (con moltissime varianti) nel buddismo e nella religione tradizionale cinese.
Qinghao: artemisia annua, un antico rimedio antilamalarico.
Du Qin: cicuta, alcune varietà si trovano anche in Cina.



Ritorna all'indice


Capitolo 29
*** Il drago solleva la testa e la primavera è arrivata ***


banner


Capitolo XXIX
Il drago solleva la testa e la primavera è arrivata.

Il Maestro Leng Ye Xue, sostenuto da un apprendista francese particolarmente combattivo, era riuscito a convincere i Primi Signori di Serannian che a-Ling non rappresentava un pericolo per la dimensione magica; semmai era l'opposto, vista l'indole timida e pacifica del ragazzino.
Callisto si offrì di rintracciarlo e promise a Ye Feng che glielo avrebbe riportato sano e salvo, ammesso che questo concetto si potesse applicare ad un fantasma.
Sull'evanescente creatura c'erano poche certezze e ancor meno informazioni: era riuscito a sfuggire alla realtà virtuale poco prima che venissero attivate le misure di contenimento ed aveva fatto perdere le sue tracce.
L'occhio onnipresente di Maya non riusciva a rilevarlo e non potendo contare sul prezioso aiuto di Ye Feng l'occultista doveva fare affidamento sui vecchi metodi: intuito, deduzione e una buona dose di negromanzia.
Dopo il drammatico episodio nella Cupola il Signore degli Shen non era più uscito dalla sua stanza e sebbene i valori del Qi si fossero stabilizzati, trascorreva le giornate a meditare e languire nel letto, fissando il vuoto.
Alaric faceva la spola tra la torre, il Laboratorio sulla Cascata e la pagoda; non riusciva ad applicarsi al lavoro, perché era preoccupato per l'Immortale, poi però durante le visite si arrabbiava con lui a causa della sua apatia ed infine andava a lagnarsi con Ye Xue e Yun Bai.
Questa specie di pellegrinaggio continuò fintanto che Nemesi non si presentò dal Maestro Sheng e sequestrò letteralmente il ragazzo, motivando il gesto con la necessità di iniziare le lezioni e di tenerlo impegnato in qualcosa di costruttivo, in attesa di risolvere il problema del fantasma.
I padroni di casa si guardarono bene dal contraddirla e in assenza di Ye Feng nessuno prese le difese dell'apprendista, che venne trascinato verso una destinazione ignota, mentre sbraitava e li malediva insieme a tutti i loro antenati.



All'alba del giorno successivo la coppia, che dormiva finalmente il sonno dei giusti, fu svegliata da una serie di preoccupanti scricchiolii; tutto l'edificio dalle fondamenta al tetto tremava e sembrava in procinto di cedere da un momento all'altro, sbriciolandosi come un castello di sabbia.
“Gege! Svegliati! Dobbiamo uscire, sta crollando tutto!”
Il Mentalista fu il primo a reagire, uscì dal letto e indossò al volo la sopravveste.
“Diamine... Non c'è mai un momento di pace in questa dimensione magica?” mugugnò il Signore degli Shen, che a causa dell'imminente arrivo del giorno non aveva la stessa prontezza di riflessi dell'amante.
Un nuovo deciso scrollone e la caduta di segatura dalle travi del soffitto riuscirono a svegliarlo del tutto; rinunciò a capire cosa stava succedendo, infilò alla buona la vestaglia e afferrò il mago alla vita.
“Stringiti a me baobei! Andiamo via subito!”
Non fecero molta strada.
Il teletrasporto, che nelle intenzioni di Xue Ge doveva portarli al sicuro al Palazzo d'Estate, li aveva rimbalzati al piano di sotto. I due atterrarono in malo modo sul pavimento e ruzzolando finirono addossati al divano del salotto.
“Cazzo!”
“Gege!” lo redarguì il Mentalista, più sorpreso dal fatto che il compagno imprecasse che non dall'assurdità della situazione.
L'Immortale non perse tempo a giustificare le sue maniere rudi, si rimise in piedi e tentò di nuovo il salto.
Yun Bai sentì un tonfo in cucina, seguito dal un rumoroso franare di stoviglie e da un elenco di orribili contumelie; infine lo vide spuntare nel soggiorno, spettinato, malconcio e infuriato.
“Le Linee del Drago non funzionano! Mi riportano sempre qui!” esclamò quando la rabbia gli permise di formulare una frase coerente.
Se Xue Ge non riusciva ad usare i suoi poteri allora il problema era grave.
“Dobbiamo uscire, la struttura non resisterà a lungo.” ribadì il mago all'ennesimo sconquasso.
Aiutato dall'amante si alzò e insieme provarono a guadagnare l'uscita, dove un'altra brutta sorpresa li aspettava all'ingresso: un muro dorato, così alto e massiccio da ostruire completamente il vano del portone.
“Potenti dei e questo cos'è? La tua simpatica allieva è in vena di scherzi?”
“Non è opera sua, se la Maestra Nemesi volesse distruggere la torre userebbe il fuoco o i fulmini!” rispose Yun Bai.
“Maya! Maya abbiamo bisogno di aiuto!”
La solerte entità virtuale, sempre pronta a manifestarsi, stavolta non apparve, i due si guardarono preoccupati, poi il mentalistai serrò forte le palpebre e provò a concentrarsi.
“I sensi sottili non riescono ad andare oltre le mura dell'edificio, qualsiasi cosa ci sia fuori distorce le mie percezioni.”
“Stupido muro magico!”
Il Signore degli Shen sferrò un calcio alla parete luccicante e a dispetto di ogni previsione quella cominciò a ondeggiare e a muoversi.
Preso alla sprovvista ripiegò in fretta e si mise davanti a Yun Bai per proteggerlo.
“Stai indietro, non permetterò che ti faccia del male!”
Il muro d'oro si fletté in una superficie curvilinea che scomparve rapidamente e al suo posto si affacciò un occhio, un enorme occhio color smeraldo, che scrutò attento i recessi dell'anticamera.
I due strillarono, ma vennero zittiti da un vocione baritonale e stentoreo.
“Oh, allora c'è qualcuno in casa!”
“Certo che c'è qualcuno! Almeno finché non gli farai crollare tutto in testa!” strepitò Xue Ge furibondo, incurante degli appelli del mago a mantenere la calma.
“Chiedo venia, spesso dimentico che le costruzioni degli umani sono molto fragili...”
L'occhio si fece più vicino all'ingresso e la sottile pupilla verticale si allargò come se volesse mettere a fuoco i suoi interlocutori, che arretrarono verso il salotto.
“Stavo volando qui sopra e mi sono chiesto chi abitasse nella graziosa scatola di legno decorata con le immagini dei miei cugini orientali, così ho pensato di venire a fargli visita... Posso entrare?”
“Vuole entrare? Yubi maledizione vuole entrare!” mormorò il Signore degli Shen giustamente preoccupato dalle dimensioni della creatura che si era appoggiata alla pagoda.
“I suoi cugini... Ho capito di chi si tratta!” rispose in soffio, poi sotto lo sguardo perplesso dell'amante assunse la postura del saluto marziale e a voce alta esclamò “Saremmo onorati di ricevere la tua visita, o nobile Signore dei cieli!”
La sua formula di benvenuto convinse l'Immortale a spostare l'attenzione all'ingresso da cui entrò senza preavviso una nuvola di vapore, che investì la coppia e saturò l'ambiente lasciando in sospensione un luminoso pulviscolo dorato.
Tra le volute di nebbia videro avanzare un bagliore mutevole, accompagnato da un festoso tintinnio metallico, simile a quello dei sonagli o delle trottole.
Quando il vapore si diradò davanti a loro c'era un drago; bene inteso un drago occidentale, del tutto corrispondente al classico drago delle favole, di quelli che rapivano le principesse e vivevano in grotte inaccessibili, piene di tesori.
Insomma un drago standard, a parte nelle dimensioni; l'esemplare in questione infatti era grande quanto un Carlino.



“Gege! Salutalo anche tu!”
Ye Xue stava appunto valutando la differenza di stazza col mostro che aveva attaccato la pagoda, quando il gomito del mentalista gli si conficcò nel fianco e lo richiamò all'ordine.
Anche se in formato ridotto si trattava pur sempre di una creatura semi-divina.
“Siamo onorati di ricevere la tua visita, questa casa non è degna di tanta benevolenza!”
“A me pare una bella casa, molto colorata e con tanti bei tetti... “ replicò affabilmente l'ospite, poi avanzò versò di loro e si accoccolò in modo composto, sollevando il lungo collo e reclinando il capo per offrirgli il profilo migliore “Grazie dell'invito, io sono Balthazar e appartengo al Popolo dei Sidhe*.”
“Al piccoletto piace farsi ammirare!”
“Smettila di essere irrispettoso! Non sappiamo se può leggerci nel pensiero!”


“È un privilegio sapere di essere i primi ad incontrarti dopo il tuo risveglio...”
Sbrigate le formalità avevano fatto accomodare l'inconsueto ospite in salotto, a cui erano arrivati soltanto dopo un giro turistico del piano terreno.
La sua incontenibile curiosità si era manifestata subito: aveva guardato ovunque, si era arrampicato sui mobili e aveva infilato la testa nei vasi di porcellana.
L'ambasciatore delle Scuole dell'Est era stato messo in guardia dalle creature fatate che abitavano a Serannian.
Il Piccolo Popolo aveva un diverso concetto di riservatezza e discrezione, anzi per essere precisi non lo aveva affatto.
Durante la sua prima settimana di permanenza la pagoda era stata costantemente occupata dalle faeries.
Alcune, attratte dalla forma insolita dell'edificio, transitavano per puro diletto: entravano dal portone e uscivano dalla veranda.
Altre ficcavano il naso dappertutto.
Ne aveva trovate nei cassetti, nelle pentole, nelle tasche dei suoi vestiti e, fatto ben più imbarazzante, perfino nella sua biancheria intima.
Poi all'improvviso l'invasione era cessata; una volta esaurita la novità il Maestro Sheng era divenuto parte del paesaggio e come tale non più meritevole di indagini speciali.
Il drago si comporta allo stesso modo, aveva suggerito Yun Bai all'amante, occorre avere pazienza e mostrarsi tolleranti.
Xue Ge accomodante lo era di natura, l'unica sua preoccupazione riguardava il modo repentino in cui la creatura cambiava taglia.
Se all'improvviso avesse deciso di passare all'extra-extra-large di loro avrebbero trovato solo un sottile strato spalmato sul pavimento.



“È già trascorso un anno da quando mi sono ritirato nella grotta sul promontorio?”
Il drago smise di sorseggiare il tè e corrugò la fronte, assumendo un'aria pensierosa “Ultimamente i miei pisolini durano un po' troppo, non va affatto bene!”
L'Immortale aveva notato lo sguardo languido che aveva rivolto alla cucina e prima che aprisse il frigorifero dove conservava le sue scorte di birra e gelato aveva giocato d'anticipo, corrompendolo con l'offerta di una rarissima varietà di tè che si coltivava esclusivamente nel Mondo degli Spiriti.
“Perché, se è lecito chiederlo nobile semi-divino?”
“Oh, non è ovvio? Perché così mi perdo tutte le cose interessanti che accadono a Serannian! Voi ad esempio! E Sophia? Quanto sarà cresciuta la mia piccola strofina-scaglie?”
La creatura, nell'esprimere il suo malcontento, aveva cominciato a fare la gimcana sul tavolo, evitando con sinuosa eleganza il prezioso servizio di porcellana.
“Strofina... scaglie?” chiese Yun Bai.
“È una qualifica molto ambita, speriamo non abbia perso manualità, sarebbe una seccatura.”
Il piccolo drago si fermò davanti a lui, gli posò le zampe anteriori sulle ginocchia e si diede una spinta, balzandogli in grembo.
Ye Xue impallidì.
“Vedi Maestro Sheng... Ci sono dei punti che un drago non riesce a raggiungere da solo, ma necessitano di essere spazzolati e lucidati; avere le scaglie sporche e opache è disdicevole, non ne convieni anche tu?”
“Immagino di si.” rispose il mago, provando educatamente a restare impassibile davanti a quella che la creatura considerava una specie di catastrofe.
“Ad esempio all'attaccatura della cresta.” proseguì, mostrandogli con un goffo movimento della zampa quanto fosse difficile per lui raggiungere la zona incriminata “È inappropriato che un drago si gratti come un sacco di pulci qualsiasi!”
Yun Bai sfiorò le scaglie con la punta delle dita.
“Intendi qui?”
“Oh si! Che tocco delicato Maestro Sheng, si sente che sei portato per questo lavoro! Ti dispiacerebbe continuare?”

“Ci sta provando con te! Q-questo brutto essere sta facendo il cascamorto e tu lo assecondi!”
“Gege cosa stai dicendo?”
“Smettila di fargli i grattini, non è un gatto!”
“Non puoi essere geloso di un semi-divino!”


Il Mentalista sorrideva al draghetto, difendendosi contemporaneamente dal bombardamento indignato dell'Immortale; la sua gelosia era ormai sul punto di esplodere e poco importava se il bellimbusto aveva un paio d'ali e una coda.
L'ospite infine parve ricordarsi che c'era anche il Signore degli Shen lì con loro.
“Tu hai qualche esperienza come strofina-scaglie?” chiese, dopo averlo soppesato in silenzio.
“Eh?”
“Mi sembri anziano, potresti essere qualificato per questo incarico...”
Tra tutte le direzioni che poteva prendere quella bizzarra visita a sorpresa un colloquio di lavoro era l'ultima ipotesi a cui Xue Ge poteva pensare.
Il suo sguardo incrociò l'espressione serafica di Yun Bai e capì che da lui non sarebbe venuto alcun aiuto.
“Mi stai chiedendo se ho già lucidato le scaglie di un drago per caso?”
“Si, quelle dei miei cugini, essendo più lunghi hanno una superficie maggiore da pulire!”
In altre circostanze avrebbe liquidato la stravagante richiesta con una battuta e una bella risata, ma l'affare dorato aveva delle aspettative serie a giudicare da come mulinava la coda e impastava i piccoli artigli sull'hanfu del mago.
Contrariandolo avrebbe potuto innescare la sua crescita distruttiva.
“I nostri draghi vivono su un piano più alto rispetto al mondo degli Spiriti ed è raro che scendano e si manifestino; quindi questo Signore degli Shen non può esserti di aiuto.” rispose e chiuse il discorso con un inchino.
“Ah!” la creatura sembrò dispiaciuta, scese dalle ginocchia di Yun Bai e fece a ritroso il percorso tra le porcellane sul tavolo “Però non devi demoralizzarti, adesso ci sono io! Potrai esercitarti con me e quando sarai abbastanza pratico ti raccomanderò personalmente ai miei cugini! Nel frattempo potrei alloggiare qui, in modo da essere sempre a portata di spazzola... volevo dire di mano!”
“La pelle di zigrino che uso per lucidare le mie armi sarà perfetta anche per le tue scaglie...” riferì il maestro Sheng alzandosi “È finissima e non lascia aloni.”
“Yubi, tesoro... Baobei!” rantolò sconcertato l'Immortale, mentre l'ospite gli si accoccolava in braccio e usando la zampetta posteriore gli indicava quali punti trattare.



“Quindi adesso noi siamo i suoi strofina scaglie ufficiali?”
Il sole stava declinando alle spalle della cascata e nell'ombra violetta della veranda Ye Xue e Yun Bai ascoltavano gli unghioli del semi-divino all'opera sul tetto.
Il drago era occupato a testare quale dei tre piani fosse il più congeniale ad ospitare i suoi sonnellini.
“Lo hai sentito, è un incarico molto prestigioso.” confermò il mago con un leggero sorriso.
“Yubi...”
“Hai paura di lavorare troppo?”
“No, ma...”
“È un semi-divino! Sai quanta benevolenza attirerà su di noi? Conosco maghi che si farebbero tagliare a pezzi pur di avere un decimo di questa fortuna!”
“Un semi-divino occidentale, non so se funziona come i nostri...”
“A dire il vero ha già cominciato a dispensarla.”
Il mentalista aprì il pugno della mano destra, che teneva infilato nella manica dell'hanfu; nel palmo brillavano una decina di piccole scaglie d'oro.
“Diamine!” bisbigliò il Signore degli Shen sgranando gli occhi “Quella roba è...”
“Uno degli ingredienti più potenti del mondo magico, in grado di moltiplicare l'efficacia di qualsiasi pozione o artefatto... Queste scaglie valgono molto più dell'oro di cui sono composte e il piccolo drago le perde e le rimpiazza in continuazione.”
“Vuoi venderle agli altri maghi? Non sapevo che avessi uno spirito imprenditoriale baobei!”
Shǎzi* Gege...” lo rimproverò bonariamente l'altro “Queste sono per la Scuola del Salto della Tigre, molto edifici hanno bisogno di restauri urgenti e la mia Daoshi è troppo orgogliosa per accettare aiuti esterni.”
“Quindi dovrei lavorare per mia suocera?”
Yun Bai chiuse il pugno e colpì la spalla dell'amante, che incassò mettendo il broncio.
“Posso farmi carico io dei restauri della scuola, ormai sono della famiglia e le risorse certo non mi mancano!”
“Alla mia Daoshi non risulta che tu le abbia fatto una proposta ufficiale...” rispose il mago, sottolineando il discorso con un sorrisetto sornione.
Xue Ge strabuzzò gli occhi.
“Vuole una richiesta formale? Magari affidata ad un sensale, insieme a dei doni propiziatori...”
“Come le scaglie di drago ad esempio.”
Yun Bai annuì soddisfatto.
Non stava scherzando.
Il mentalista gli aveva appena prospettato l'idea di chiedere la sua mano alla maestra Liu e non stava scherzando.
L'Immortale si domandò se non fosse a causa del drago.
La magia del Piccolo Popolo infatti era solita produrre effetti bizzarri, ad esempio aveva influito sul teletrasporto e neutralizzato le percezioni del maestro Sheng.
Forse anche le sue facoltà mentali erano state compromesse.
Tuttavia si guardò bene dal farlo presente all'amante, che gli sorrideva fiducioso in attesa di una risposta.
“Potrei mandare Ye Feng!” propose Xue Ge, prendendo tempo “Una vacanza gli farebbe bene, inoltre è educato, diplomatico, conosce l'etichetta e tutte le antiche tradizioni, piacerà alla tua daoshi!”
“Gege, quale maestro manderebbe un allievo a trattare un affare così delicato?”
“A-Feng è delicatissimo, è la discrezione fatta persona!”

“Hai un allievo delicatissimo?”
Una testa dorata, appesa ad un lungo collo si affacciò al bordo del tetto; il nuovo inquilino era sceso in tempo a carpire gli ultimi frammenti della conversazione.
“È più che delicato, quando suona il guqin le sue dita hanno la leggerezza di una piuma d'airone solleticata dalla brezza.”
L'elogio furbesco catturò completamente l'interesse del drago, che si lasciò cadere, planando davanti ai due sulla veranda.
“Voglio conoscere un simile talento!”
“Ogni tuo desiderio è un ordine, nobile semi-divino, ti portiamo subito da lui.” rispose mellifluo il Signore degli Shen.
La sua improvvisa accondiscendenza non trasse in inganno l'amante.
“Vuoi affibbiare la pulizia del drago a Ye Feng, sei uno scansafatiche!”
“Si, ma considera i vantaggi baobei: hai mai sentito parlare di Pet therapy?”




La coppia scoprì molto presto che portare il drago al Laboratorio sulla cascata non era stata una buona idea.
Alaric smise di fissare l'amante e alzò gli occhi al soffitto; la luce stava sfarfallando.
Ye Feng non diede segno di essersene accorto, rimase seduto immobile nella posizione del Loto, come lo aveva trovato il francese al suo arrivo.
Neppure il casino che stava montando in corridoio riuscì a scuotere la profonda atarassia dell'Immortale.
Incuriosito il giovane apprendista aprì la porta e impattò contro una superficie dorata, che lo rimbalzò nuovamente all'interno.
“Dov'è? Dov'è il mio delicatissimo strofina scaglie?”
Nel frattempo qualcosa di enorme era riuscito ad infilarsi nella stanza ed ora ne occupava una buona parte.
Le sue funzioni cognitive impiegarono qualche istante a identificare il chi-cosa-dove e a fare i giusti collegamenti con la presenza di Xue Ge e Yun Bai.
“Avete portato un cazzo di drago al Laboratorio? Siete fuori di testa, Ye Feng ha bisogno di tranquillità!”” strepitò verso i due marmittoni che facevano capolino dalla porta.
“L'idea della Pet Therapy è di Gege...” rispose il mentalista, scaricando la colpa sul Signore degli Shen.
“Chi ha portato il drago? Voglio sapere chi ha portato la creatura fatata nel mio Laboratorio!”
Sentire il Dottor Tersilius così alterato spinse i colpevoli a sgattaiolare rapidamente all'interno della stanza; Alaric al contrario si affacciò sul corridoio.
Dietro il Primo Signore di Serannian l'efficiente struttura era in preda al caos.
Alcune ancelle meccaniche giacevano a terra immobili come bambole rotte, altre vagavano senza meta manifestando degli scatti improvvisi di braccia e gambe, come se non fossero in grado di controllare i loro movimenti.
Ad un certo punto transitò sullo sfondo anche il maestro Xyandrey; il mago urlava aggrappato ad uno dei carrelli di servizio, che aveva cominciato a levitare.
“Allora chi devo ringraziare?” Tersilius si presentò all'ingresso della camera tenendo per mano una piccola Maya, regredita allo stadio infantile ed intenta a ciucciarsi il pollice con aria svagata.
L'apprendista si fece da parte e indicò la diabolica coppia con un cenno del capo.
“Sono tutti tuoi Doc.”
“Possiamo spiegare...” iniziò cauto e sorridente Yun Bai, attingendo alla sua esperienza diplomatica.

“Oppure potete dire al vecchio trombone di girare i tacchi e andarsene! Sono venuto a visitare mio nuovo strofina scaglie e non me ne andrò prima di averlo testato.”
La creatura intervenne per dire la sua, piegò il collo e portò la testa all'altezza del dottore, dando l'impressione che volesse mangiarselo in un boccone.
“E se invece ti buttassi fuori a calci?” replicò il mago, affatto impaurito.
“Provaci!”
“Non tentarmi!”
Nessuno tra i presenti si aspettava di assistere ad battibecco tra il Drago, che si era arrotolato a ciambella attorno a Ye Feng e il Primo Signore di Serannian.
Alaric e i due cinesi li osservavano perplessi, chiedendosi se la questione sarebbe finita in rissa e se fosse stato il caso di intervenire.
Poi la piccola Maya ad un tratto indicò Ye Feng, che nella confusione generale seguitava a meditare imperturbabile, ed esclamò: “Dottore guarda! Ha sorriso! I dati in archivio dicono che non lo aveva più fatto dopo l'incidente alla Cupola!”.
“È tutto merito mio.” precisò la creatura fatata con sussiego.
“Non attribuirti meriti che non ti spettano, specie di banderuola segna-vento troppo cresciuta!”
“Ehi! Se il drago fa bene a Ye Feng allora può restare!” s'intromise Alaric.
“Manderà in malora il Laboratorio! La magia fatata non è compatibile con i principi della scienza e della tecnologia... Maya! No, non salire sul drago!”
“Ma io voglio cavalcarlo!”

“Pare che la Pet Teraphy abbia funzionato!” gongolò Xue Ge, disinteressandosi della discussione e dell'anarchia ormai imperante.
“Il divino abitante dei Cieli è così benevolo e generoso, grazie a lui adesso sono tutti più contenti.” gli fece eco Yun Bai, che sorrideva tenendo tra le mani una scaglia d'oro grande quando una padella.

Fine ventinovesima parte


⋆ La voce dell'onniscienza ⋆

Carissimi e carissime benritrovati (✿◠‿◠)!
Mentre Callisto e gli altri maghi sono impegnati nella ricerca di a-Ling alla pagoda dei senior è arrivata una visita del tutto inaspettata e molto ingombrante, che li mette in difficoltà oltre a lasciarli quasi senza tetto sulla testa (in senso letterale!).
Durante l'arco del magna-magna era stato accennato in maniera fugace alla presenza di un drago, fino a quel momento impegnato in uno dei suoi soliti "pisolini di bellezza".
Bene a quanto pare nella sua grotta è suonata la sveglia e ha pensato di andare ad aggiornarsi sulle ultime novità.
Gli asiatici hanno un rapporto molto speciale coi draghi come sapete, compaiono ovunque nella mitologia e nella cultura figurativa. Voi volete che un mago rispettoso delle tradizioni come Yun Bai non colga subito l'occasione per mettersene uno in casa?
Oltretutto questo drago mini-over-size è una miniera d'oro a giudicare dalle scaglie che semina in giro!
I due furbacchioni pensano infine di utilizzarlo come pet theraphy per sollevare il morale di Ye Feng, con buona pace del Laboratorio sulla cascata e del Dottor Tersilius, che lasciamo alle prese coi pesanti effetti collaterali della magia fatata.
Se vi siete rilassati con questa parentesi divertente... avete fatto malissimo! :D
Nel prossimo capitolo il focus tornerà sul misterioso fantasmino, che ha trovato rifugio presso una certa maestra Tessitrice...
Preparatevi ad ascoltare il resto della storia che Ye Feng non ha raccontato e ad una sana dose di angst fatto in casa.
Soprattutto voi nella cesta-ascensore datemi un segno di vita!(✿◠‿◠)

Termini e spiegazioni:
Sha zi: dal cinese,"sciocco"
Sidhe: Il popolo fatato dei Sid, nella mitologia gaelica si poteva accedere a questo mondo di bellezza ed incanto attraversando portali collocati pressso tumuli, colline o cerchi di pietre. In corrispondenza di equinozi e solstizi anche i Sidhe giungevano sulla terra portando doni o sciagure agli uomini (qualche info qui.)



Ritorna all'indice


Capitolo 30
*** Curare il corpo è facile, curare lo spirito difficilissimo ***


banner


Capitolo XXX
Curare il corpo è facile, curare lo spirito difficilissimo.

Il rumore cadenzato del pettine metallico, che avvicinava il nuovo filo alla trama, era l'unico suono percepibile nella stanza della tessitura.
Sebbene il telaio verticale ne occupasse solo una piccola parte a-Ling era abbastanza certo che l'ambiente fosse adibito a quella funzione esclusiva, perché non c'erano altre suppellettili a parte un cesto pieno di matasse di lana dai colori neutri e lo sgabello sul quale sedeva la Signora.
Lui si era rincantucciato in un angolo e l'aveva osservata a lungo negli ultimi giorni, evitando di rivelarsi.
Il suo lavoro procedeva a ritmo costante senza pause o forzature, usando la spoletta d'avorio come un'estensione della sua mano e manovrando il pettine con gesti pratici.
Era chiaro che fosse un'artigiana esperta, eppure da quando lui era arrivato la pezza di stoffa già tessuta era rimasta ferma allo stesso punto.
A volte la Signora si assentava e in quei momenti a-Ling uscita dal suo angolino e si avvicinava al telaio per studiarlo.
Essere un fantasma gli conferiva certi vantaggi e aveva capito che il telaio, la stoffa e la Signora non erano ciò che volevano sembrare: nel tessuto infatti circolava energia vivente.
Da morto aveva imparato a riconoscerla, chi si trovava sospeso tra l'aldilà e il mondo dei vivi ne era attratto come la limatura di ferro era attratta da un magnete; tuttavia era la prima volta che la vedeva in quella forma e non immaginava che si potesse filare.
La Signora doveva essere speciale, perfino più speciale dei maghi a cui si era accompagnato a-Feng negli ultimi mesi.
Non riusciva a spiegare altrimenti il fatto che la sua casa fosse una specie di crocevia tra l'Oltretomba e altre dimensioni più alte e sottili, a malapena a percepibili.
E come ogni incrocio anche la sua dimora era molto frequentata.
Creature dell'Erebo, Messaggeri del Vuoto e spettri di ogni sorta la percorrevano in continuazione ed era stato proprio l'insolito via-vai ad attirarlo nel ventre della montagna, convincendolo che in mezzo a quella frenetica attività spirituale lui sarebbe passato inosservato.
La sua presenza aveva creato un grande subbuglio a Serannian, i maghi avevano tentato di bloccarlo nella grande cupola, probabilmente con intenzioni poco amichevoli.
Quanto ad a-Feng...
Oh, se pensava a come aveva reagito a-Feng vedendolo si sentiva scoppiare la testa.
Lo aveva sempre seguito da lontano, stando ben attento a rimanere fuori dal raggio delle sue percezioni sovrannaturali, chi poteva immaginare che nella dimensione artificiale fosse visibile a tutti?



“Lo sai che da qui puoi passare oltre, vero?”
La domanda s'inserì con naturalezza nel movimento del telaio, come uno di quei fili lanciati nell'ordito dalla spoletta.
A-Ling si guardò attorno, non c'era nessun altro lì a parte lui.
Gli spiriti tendevano ad evitare la stanza della tessitura ed era anche per questo motivo che l'aveva scelta come nascondiglio.
“Si, sto parlando con te.” precisò la Signora, continuando la sua opera.
Il fantasma la osservò incredulo; non solo lo percepiva, ma si era rivolta a lui nella lingua dei morti, un codice di sussurri comune a tutti i trapassati, a qualsiasi credo ed epoca appartenessero.
Tra i vivi solo gli esorcisti e gli sciamani più esperti ne erano a conoscenza e lo utilizzavano per convocare o bandire le presenze.
Era un linguaggio mistico da iniziati, uno strumento di difesa o di offesa, come aveva appurato quando il mago capellone aveva provato a catturarlo.
Nessuno tra loro lo utilizzava per fare conversazione.
“Questo sciocco fantasma si scusa, non voleva disturbare o recare danno!” esclamò, profondendosi in una serie di inchini.
“Ho forse detto questo? Ogni anima è la benvenuta nel mio antro, tuttavia sei qui da giorni e nonostante tu sia pronto al passaggio stai ancora esitando.”
“Io... sono pronto?”
“I legami che ti tenevano ancorato al mondo dei vivi sono ormai logori...” la Signora interruppe la tessitura e si girò a guardarlo “Tutti tranne uno, forse perché all'altro capo non c'è un comune mortale.”
L'intruso non rispose subito, gli serviva tempo per elaborare quelle informazioni, così la Tessitrice tornò al lavoro e ben presto il silenzio della stanza venne nuovamente riempito dai rumori dell'antico telaio di legno.

“Per chi stai creando quella stoffa?”
Il fantasma si era avvicinato, tanto che spostando lo sguardo Lachesi riusciva ad intravedere i suoi piedi accanto allo sgabello.
“È una commissione che ho ricevuto dalla Terra; a volte succede che gli altri... destinatari facciano orecchie da mercante, allora gli umani si ricordano del mio nome e lo pregano.”
La spiegazione venne sottolineata da una battuta del pettine molto più decisa, come se la Tessitrice disapprovasse l'atteggiamento noncurante di questi destinatari, o degli umani, o magari di entrambi.
Tuttavia non aveva rimproverato a-Ling per via della sua curiosità, perciò il ragazzo si sentì incoraggiato a porre un'altra domanda.
“Lavori con grande impegno, eppure il tessuto è sempre allo stesso punto... perché?”
“Giusta osservazione, perché aggiungere giorni ad una vita arrivata al suo termine naturale è come versare acqua in un orcio forato: tutte le energie profuse a riempirlo risultano vane.”
“Oh...”
“Ti stai chiedendo come mai spreco il mio tempo in un lavoro dal quale non verrà nessun frutto?”
“Ecco... in verità si.” rispose timidamente a-Ling.
“Perché l'umano ha pregato nella maniera corretta, pagando in anticipo un prezzo molto alto e io non ho potuto rifiutare.” chiarì la donna “Tuttavia la domanda giusta non è perché lo ha fatto, ma se per lui ne valeva la pena.”
A-Ling avrebbe voluto sapere cosa aveva chiesto quell'uomo di tanto straordinario e quale prezzo aveva pagato affinché una Signora così potente si mettesse al suo servizio, ma la Tessitrice dopo aver chiuso un nuovo filo nella trama, s'interruppe e lasciò la stanza senza altre spiegazioni.



Il Maestro della Morte spolverò le falde della palandrana in pelle e ravviò i lunghi capelli ribelli; l'Abisso delle Anime lo metteva sempre a disagio, nonostante lo frequentasse spesso.
Condivideva con la padrona di casa gli stessi macabri interessi tuttavia, anche se demoni, fantasmi e creature dell'Altrove erano il suo habitat naturale, c'era qualcosa in Lachesi che gli suggeriva di non abusare della sua cortesia e dei molti segreti che quel labirinto di ambienti sotterranei custodiva.
Aveva fatto alcune domande in giro ricevendo da Ekto e dallo zio Eriberto, che sedeva nel Consiglio Centrale di Theia, solo risposte vaghe.
Callisto non era più il ventenne sfigato e imbranato di qualche anno prima ed era arrivato alla conclusione che la Tessitrice del Caos condivideva con la mitologica Parca ben più del nome.
Verosimilmente le due figure erano sovrapponibili e forse la “Maestra Tessitrice” era solo un'identità fittizia.
L'ipotesi aveva senso considerando l'albero genealogico della Prima Signora e l'eccezionalità della sua plurisecolare esistenza.
L'idea che una figura del Fato vegliasse sulla sua casata non lo stupiva affatto.

“χαῖρε Καλλιστώ*, entra e sii mio ospite.”
La donna lo accolse palesandosi all'ingresso dell'antro.
Le torce, che fumigavano appena, ripresero subito vigore spandendo nell'aria un intenso aroma resinoso e lo spoglio corridoio di pietra assunse una parvenza meno inquietante.
Sentire il suo nome incluso nella formula greca dell'ospitalità ricordò a Callisto che i nomi per i maghi avevano potere e se ad usarlo era una Dea, o presunta tale, doveva misurare le parole e finanche i pensieri con lei.
“Mi dispiace essere arrivato qui senza preavviso, però si tratta di una questione importante.”
“Sapevo che saresti venuto.” rispose la Tessitrice affatto sorpresa “Hai l'aria stanca di chi ha fatto un lungo viaggio, accomodiamoci nell'òikos*, ho tenuto in caldo il vino mielato.”

La parte dell'antro adibita a dimora riprendeva la stile delle antiche case greche ed aveva al centro un ampio ambiente di rappresentanza, arredato con raffinati klìnai e suppellettili di pregiata fattura.
Sul tavolino al centro della stanza faceva mostra di sé il cratere riempito di vino caldo cui erano affiancate alcune coppe di ceramica smaltata; il giovane mago prese posto ed emise un sospiro di apprezzamento alla comodità del suo lettino, accettando di buon grado la coppa e la frutta che Lachesi gli aveva offerto.
“Quindi sei stato alle paludi di Pontalba, è piuttosto lontano...”
“Esatto, usando la gondola sono quattro ore di viaggio, a proposito gli Oungan* della tenuta ti mandano questo dono.”
Callisto sorrise e prelevò dalla profonda tasca della sua palandrana un pacchetto, che una volta aperto rivelò contenere un blocco di pura cera d'api.
“Ne farei delle candele, se non sapessi che nel vudù la cera ha tutt'altro scopo.” rispose la donna “Quando mi sentirò ispirata proverò a cavarci qualcosa... magari una bambolina.”
Callisto sorrise e scosse il capo, non immaginava che una donna del Fato possedesse il senso dell'umorismo.
Tra i due scese poi un silenzio circospetto, che il mago visse con crescente imbarazzo.
Terminò la coppa di vino e versò a terra le ultime gocce, come chiedeva l'usanza del simposio e poiché la sua Ospite non sembrava intenzionata a continuare la conversazione, decise di affrontare l'argomento che lo aveva spinto fino all'antro.
“Sappiamo entrambi il motivo della mia visita: l'Abisso delle Anime è l'unico posto in cui un fantasma può nascondersi e passare inosservato.”
“Corretto, quindi perché hai fatto il giro largo se la tua missione era così importante?” chiese la padrona di casa, senza alzare gli occhi dalla sua coppa.
L'altro accusò il colpo.
“Sono andato per esclusione.” si giustificò, schiarendo la voce “Volevo scartare gli altri possibili nodi spirituali: Pontalba e il Deserto Bianco.”
“Questo fa di te un occultista molto scrupoloso, è apprezzabile.”
“Maestra Lachesi a-Ling è qui?”
“Si chiama a-Ling?”
“Si ed importantissimo che lo trovi! Dov'è? Dove lo hai nascosto?”
Callisto davanti alla sua cortese impermeabilità si spazientì, dimenticando i propositi di prudenza.
L'interpellata al contrario mantenne un contegno composto e tranquillo, posò la coppa ormai vuota e lo osservò.
“Ti sembro forse un'organizzazione caritatevole che da rifugio ai clandestini?”
“N-no...”
“Le porte di questo antro sono sempre aperte alle anime, il loro transito è libero; non è mio compito fare da giudice, censore o gendarme, a maggior ragione se sono pronte a passare oltre.”
A quelle parole il Maestro della Morte impallidì.
“A-Ling è trasmigrato forse?”
“Per lui il tempo era giunto da un po'.”
“No, impossibile, non lo avrebbe fatto senza incontrare Ye Feng un'ultima volta!”
“Oh, ti riferisci al suo unico legame col mondo dei vivi...”



“Cosa è successo a Ye Feng?”
Un colpo di vento entrò all'improvviso nella stanza, la corrente d'aria sollevò le tende e arruffò i capelli del mago, andando a morire alle spalle di Lachesi.
Callisto riconobbe una classica manifestazione spettrale e indossando il monocolo con la lente di smeraldo, riuscì ad individuare il fantasma vicino alla maestra Tessitrice.
“Eccoti finalmente!”
Quando l'occultista si alzò e fece per avvicinarsi la presenza arretrò dietro la padrona di casa.
“Potente Signora del Telaio, quello è il mago capellone che voleva catturarmi!” esclamò a-Ling, puntando l'indice accusatore contro Callisto “Se non lo fermi ci proverà di nuovo!”
“Il Maestro della Morte sa come ci si comporta in casa d'altri, specie nella mia casa.” lo rassicurò Lachesi “Ascolta quello che ha da dire, potresti trovarlo interessante.”
Il suo tono pacato riuscì a convincerlo e il fantasma prese consistenza.
Al mago fu subito evidente che Lachesi non mentiva riguardo al passare oltre.
La sua volontà di rimanere ancorato al mondo terreno vacillava e a tratti faticava perfino a percepirla.
“Hai seguito Ye Feng a Fleur de Lys, vero?”
L'interpellato tentennò un attimo, poi annuì.
“Tuttavia, a causa dell'intensa attività sovrannaturale della zona, per noi è stato impossibile scoprirlo.”
Il fantasma assentì ancora.
“Sei molto furbo.” si complimentò il mago “Da quanto sorvegli il Maestro Leng?”
“Da sempre.” rispose la presenza con disarmante semplicità, poi precisò “Da quando sono morto intendo, ma lo seguivo anche prima, lui è il mio Gege.”
“Ah!” esclamò Callisto, che avvertì all'improvviso il bisogno di sedersi sul kline.
Durante il periodo in cui i Signori degli Shen erano stati suoi ospiti Ye Feng non ne aveva mai fatto menzione e prima di iniziare la sua ricerca Xue Ge gli aveva fornito pochissimi dettagli sulla relazione che univa l'allievo ad a-Ling.
L'occultista aveva avuto l'impressione che fosse un argomento tabù, legato ad un'esperienza traumatica e dolorosa, che nessuno dei due voleva condividere.
Lachesi inarcò un sopracciglio.
“Il Maestro Sheng chiama Gege quella specie di fannullone Immortale che si è scelto come amante.”
Il mago faticò a rimanere impassibile davanti al giudizio impietoso, ma sostanzialmente corretto, che la Tessitrice aveva formulato.
“Gege significa fratello maggiore in cinese, può essere usato anche in senso affettuoso se ci si rivolge ad un compagno molto più maturo.”
“E nel suo caso?” chiese la padrona di casa alludendo al fantasma.
“Ye Feng è il mio Gege.” ribadì a-Ling e per la prima volta sorrise.
“Temo che dovrai fartelo bastare Maestra.” concluse Callisto.



“Però adesso lui ha qualcun altro a cui pensare.”
“Ti riferisci ad Alaric?”
A-Ling assentì e il suo sorriso si spense.
“Questo ti fa arrabbiare?” s'informò cautamente il mago, che ben sapeva quanto fossero pericolosi i sentimenti negativi per un trapassato.
Le persone comuni usavano i termini “fantasma”, “spettro” e “spirito” come sinonimi, ignorando le enormi differenze tra le creature dell'oltretomba.
Accumulare rabbia, risentimento e disperazione ad esempio trasformava i fantasmi in spettri, rendendoli presenze aggressive e pericolose, difficili da controllare e ancor più da bandire.
“È giusto così...” mormorò in un soffio l'interpellato, mentre la sua forma apparente fu percorsa da un lieve tremolio “Deve smetterla di consumarsi nel rimorso, io non gli serbo rancore per quello che è successo e avrei voluto dirglielo, ma ogni volta che provavo ad avvicinarmi lo vedevo aggrapparsi a quel senso di colpa... come se... come se...”
“Fosse l'unica ragione della sua esistenza.” sentenziò Lachesi.
Il fantasma emise un lieve sospiro.



Avrebbe dovuto rinunciare quando l'aveva sistemato nel carretto degli Ao, invece aveva captato un barlume di speranza e ci si era aggrappato con tutta la forza di volontà che gli era rimasta.
Ye Feng aveva deciso di tentare ugualmente il viaggio al Nido della Fenice; forse la dose di veleno che gli aveva somministrato per errore non era stata letale, forse a-Ling non era davvero morto, ma versava in uno stato di profonda catatonia.
Aveva messo quel flebile auspicio nel carretto insieme al corpo del ragazzo e il suo spirito se ne era nutrito, trovandovi una ragione per resistere al placido richiamo dell'oblio.
Il carretto attraversò lento le distese dei campi coltivati, mentre il sole saliva alto nel cielo.
A-Ling riusciva a sentire i sobbalzi e gli scossoni ogni volta che le ruote incontravano una buca e gli sembrò un buon segno, perché se fosse stato un cadavere non avrebbe sentito più nulla.
Ogni tanto il medico si girava a controllarlo, rassettando i lembi della coperta in cui l'aveva avvolto e nel farlo non lo guardava mai in volto.
Il senso di colpa inchiodava il suo sguardo a terra e lui ne percepiva il peso, come percepiva l'aria calda del primo pomeriggio e il rumore assordante delle cicale.
Per affrontare la ripida mulattiera che s'inerpicava verso il tempio lo aveva preso sulle spalle, assicurandolo strettamente con delle funi.
A volte si fermava a prendere fiato e ad a-Ling pareva che indugiasse sullo strapiombo più del necessario, come se stesse valutando il salto e la distanza che lo separava dal fondo.
Stava davvero pensando al suicidio?
L'idea lo fece arrabbiare e lo rimproverò, tuttavia la sua fragile voce si confuse con le correnti d'aria che salivano dalla gola.
Fu l'incontro con due novizi a distrarlo dai suoi propositi; questi si fecero incontro al viaggiatore oberato dal pesante fardello e lo aiutarono a superare l'ultimo difficile tratto, che portava all'ingresso del tempio.
Qui si separarono.
A-Ling fu costretto a fermarsi; una barriera invisibile, elastica ed appiccicosa come la tela di un ragno, gli impediva di accedere agli edifici sacri.
Girovagò nei paraggi, seguendo le mura perimetrali esterne, in cerca di un varco e fu allora che si accorse di una piccola folla radunata nei pressi del portone principale.
Erano uomini, donne o bambini, abbigliati secondo le fogge più diverse: dai semplici stracci dei contadini alle vesti di seta dei nobili.
A-Ling era intento ad identificare le loro regioni di provenienza quando sulla scalinata d'accesso di presentò uno dei sacerdoti seguito da un codazzo di novizi, ciascuno dotato di grandi bacili d'argento riempiti con qualcosa che al ragazzo parve carta.
Subito gli spiriti presenti si disposero in una fila ordinata, senza badare al censo o alla razza e a turno pescarono nei bacili, portando via il proprio mucchietto.
Dei frammenti caddero sul selciato e, aguzzando la vista, a-Ling riuscì ad identificarli: erano monete votive, l'obolo riservato ai defunti.
Chi aveva ricevuto l'offerta iniziò a consumarsi tra volute di fumo azzurro, finché non ne rimase più nulla
A colpire a-Ling non fu tanto l'insolito evento di cui era stato testimone, ma l'espressione di sollievo che trapelava dai volti degli spiriti.
Pur senza possedere grandi conoscenze mistiche al ragazzo fu chiaro che il loro peregrinare sospesi tra il mondo dei morti e quello dei vivi era terminato ed erano "passati oltre".
Qualsiasi cosa li attendesse nell'oltretomba era infinitamente più desiderabile di un'eternità esangue, popolata da pallide ombre.
Poteva essere anche la fine del suo viaggio?
Gli sarebbe bastato avvicinarsi al bacile d'argento, prendere il compenso di monete votive e partire verso una reincarnazione in cui incontrare nuovamente Ye Feng.
Senza vincoli materiali il tempo diventava un confine labile; il suo Gege sarebbe invecchiato in un battito di ciglia e lo avrebbe infine raggiunto.
Forse in quella nuova vita sarebbero stati più felici.
Doveva solo avere la pazienza di aspettarlo, anno dopo anno, secolo dopo secolo.
Aveva l'aria di essere un buon piano, sicuramente il migliore considerate le sue attuali condizioni.
Smise di accarezzare il progetto appena uno strepitare concitato proveniente dal Tempio annunciò l'arrivo di nuovo gruppo di persone.
Tra loro c'era Ye Feng e aveva ancora il suo corpo sulle spalle.

“Stimabile Dottor Yi sii ragionevole! Affida a noi il tuo pupillo, gli garantiremo un degno rito funebre.”
“Perché affaticarti nel lungo viaggio di ritorno, lascia che riposi all'ombra del tempio, in terra consacrata!”
“Siete molto generosi, però voglio riportarlo a casa.”
“Pensa alla sua anima, in questo santo luogo non gli mancheranno preghiere ed offerte, la sua strada per la prossima vita sarà più breve!”
Ye Feng rallentò il passo e sembrò valutare la proposta.
“No.” disse infine, provocando l'incredula reazione dei presenti “È un compito che spetta a me, ho sempre provveduto io a lui, avrà tutto ciò che gli occorre anche nell'aldilà.”
I sacerdoti del Tempio, a corto di argomentazioni, si arresero; tuttavia riuscirono a convincere il Dottore ad accettare almeno l'aiuto dei novizi, per scendere dalla montagna in sicurezza.
“Maestro gli hai taciuto la verità sull'anima del ragazzo, non è forse un comportamento scorretto?” chiese un allievo.
L'interpellato, che stava osservando il gruppetto in lontananza, socchiuse le palpebre e sospirò.
“Dovevo dirgli del fantasma che lo stava seguendo? Avrei ottenuto solo di spingerlo ancor più vicino al baratro sul quale sta già camminando... Il Dottor Yi si sente responsabile della sua morte, non possiamo gravarlo di un ulteriore carico d'angoscia.”
A-Ling aveva ascoltato tutto, nascosto dietro un gruppo di alberi.
Ormai non aveva più dubbi: era morto e rientrare nel suo corpo era fuori discussione.
Conosceva le storie sui cadaveri ambulanti e la sola idea di trasformarsi in una creatura affamata di carne umana, destinata a decomporsi senza poter mai morire veramente, lo ripugnava.
Anche la possibilità di reincarnarsi aveva smesso di essere allettante.
Ye Feng stava male, tanto male da meditare il suicidio, come poteva lasciarlo solo?
Doveva seguirlo, accertarsi che superasse indenne i pericoli della montagna e il viaggio di ritorno, infine che accettasse di fare pace con la sua coscienza.
Ne avrebbe avuto la forza?
Quanto sarebbe durato lo stato transitorio che faceva di lui un fantasma?
Nelle leggende popolari i fantasmi più potenti erano alimentati da un insaziabile brama di vendetta, odio o desiderio.
Lui non provava niente di tutto ciò, voleva solo aiutare il suo Gege.
Guardò le mani e non notò sintomi di dissolvimento o evanescenza; la sostanza spirituale che dava forma alla sua volontà era stabile e almeno per il momento poteva seguirlo.




“Ye Feng non tornò mai al villaggio di Hedian, una volta sceso dal Nido della Fenice si fermò nella piccola città di Song e cercò una Casa dei Morti* a cui affidò il mio cadavere, pagando per un bel funerale.” riferì il fantasma “Mentre preparavano il rito ingaggiò un tuttofare affinché restituisse il carretto alla famiglia Ao, poi rimase in città per tutto il tempo del lutto.”
Callisto e Lachesi, che avevano ascoltato in silenzio il lungo racconto, si scambiarono una breve occhiata.
“Ma questa non è la fine della storia, dico bene?” chiese la Tessitrice.
“No, potente Signora del Telaio.”
L'interessato rispose con un'aria così contrita e amareggiata da indurre il Maestro della Morte ad intervenire.
“Non è un interrogatorio! Sei libero di mantenere il segreto sulla vita di Ye Feng, io sono qui solo per portarti da lui.”
“Gege vuole vedermi?” esclamò d'impeto il fantasma.
Una nuova folata fece increspare i tendaggi.
Il mago non era del tutto sicuro che il Signore degli Shen fosse pronto ad incontrarlo, ma a giudicare dalla profonda apatia in cui era caduto dopo l'esperienza nella realtà virtuale, l'idea di non poterlo vedere lo faceva stare perfino peggio.
“Credo che dobbiate parlare e dopo potrai scegliere il tuo destino...” concluse il mago, occhieggiando Lachesi.
Nominare il Fato in casa di una Parca era quantomeno un rischio.
“Io... vorrei vederlo.”
Anche a-Ling teneva lo sguardo rivolto alla donna, in attesa di una parola da parte sua.
“Segui il Maestro della Morte, è un bravo occultista e si prenderà cura di te, potrai tornare quando lo desideri o quando ti sentirai pronto a passare oltre.”
Il ragazzo annuì e le rivolse un saluto formale, riservato alle persone di alto rango.
“Questo fantasma è stato onorato di conoscere la potente Signora del Telaio e le sarà per sempre grato dell'ospitalità, ora col suo permesso prende congedo.”
“Vai e ricordati che i cambiamenti predisposti dal Fato possono essere violenti e improvvisi, tuttavia non sempre sono negativi.”
A-Ling accettò con un sorriso quello che somigliava un avvertimento o una profezia, poi s'inchinò.

“Andiamo da Ye Feng, Maestro Capellone...”
Il fantasma si materializzò al fianco di Callisto e gli strinse appena il braccio, provocando nell'occultista la familiare sensazione di freddo dovuta al tocco di uno spirito.
“Non sono l'unico coi capelli lunghi qui!”
“Si, però sei l'unico a cui ci è saltato dentro un gatto infuriato.”
“Noi dovremo fare un bel discorso sulla moda e la musica... c'è stata una grande evoluzione negli ultimi quattro secoli.”
“Certo, cosa vuoi sapere? Mi piacciono i Queen e i Bon Jovi, anche quei... quei Powerwolf che suoni tu non sono male...”
“Oh-oh rallenta ragazzino! Da dove viene questa saccenteria musicale? Il tuo caro Gege non tollera nemmeno la vista di una chitarra elettrica!”
“Vi ho osservato, ricordi? Mi piace la musica tradizionale che suona a-Feng, ma ho gusti più moderni!”
"I fantasmi orientali sono tutti così pettegoli?"
"Non saprei, gli necromanti occidentali sono tutti capelloni?"

Fine trentesima parte


⋆ La voce dell'onniscienza ⋆

Carissimi e carissime benritrovati (✿◠‿◠)!
Con il caldo annunciato per i prossimi giorni l'idea di passare qualche giorno di vacanza nell'antro di Lachesi potrebbe essere molto allettante!
È anche un luogo piuttosto affollato e Ling-Ling, che sarà pure un timido fantasmino, ma non proprio l'ultimo frescone ectoplasmatico, l'ha scelto per nascondersi dai maghi convinto che nessuno lo troverà in mezzo a quel via-vai di anime.
Tuttavia Callisto, il giovane occultista partito alla sua ricerca, è andato per esclusione e dopo aver spuntato alcune località di villeggiatura spettrale sulla mappa infine lo ha "tanato" all'Abisso delle anime.
Conosciamo quindi un po' meglio questa evanescente figura così importante per Ye Feng e scopriamo ciò che nel precedente flashback non era stato raccontato riguardo alla sua morte e di come è diventato un fantasma.
Ye Feng è il suo Gege, quindi una specie di fratello maggiore, che si è sempre occupato di lui, nonostante i due non fossero fratelli di sangue.
L'occultista, con la benedizione della (Ah-EHMMM! °-°') Parca, ha convinto il fantasmino ad incontrarlo, ma come la prenderà il nostro esotico musone preferito? E soprattutto come la prenderà Alaric? Preparatevi ad una trasferta piuttosto movimentata, ad un dopo sbronza col morto e ad un chiarimento che probabilmente non sarà l'ultimo!
Come sempre ringrazio gli intrepidi e affezionati lettori che seguono questo viaggio a bordo del cestone di giunchi, se guardate bene sul fondo ho sistemato un po' di provviste, bevande fresche, cappelli, creme e occhiali da sole.
L'estate astronomica è arrivata e voglio sapervi in forma, freschi e idratati!
Ni hao e a mediamente presto (✿◠‿◠)!

Termini e spiegazioni:
χαῖρε Καλλιστώ: formula di benvenuto comune nell'antica Grecia traducibile come: Ti saluto Callisto.
òikos: termine greco per indicare la casa, esprimendo nello stesso tempo anche il concetto di famiglia che vi abita.
Oungan: nel Vudù è il sacerdote maschio, che celebra i riti.
Casa dei Morti: l'equivalente delle moderne pompe funebri



Ritorna all'indice


Capitolo 31
*** Un amico viene da lontano: non è dunque una gioia? ***


banner


Capitolo XXXI
Un amico viene da lontano: non è dunque una gioia?

"Questo posto mi mette i brividi..."
All'interno del Laboratorio la presenza di a-Ling era diventata quasi impercettibile e la sua voce era un bisbiglio incerto, che a tratti scompariva nel ronzio di fondo dei droni e delle ancelle.
"Detto da un fantasma suona strano..."
"Quei cosi ci seguono da quando siamo entrati, loro mi vedono!"
"Intendi i droni della sorveglianza? Se hanno attivato la visione infra-spirituale si, riescono a vederti; i loro sensori captano le tue vibrazioni eteree e ricavano una mappa generale della tua posizione e composizione, non ti vedono come ti vedo io."
"Tu come mi vedi? Pensi che il mio abito sia troppo sgualcito? A-Feng tiene molto all'ordine e al decoro personale.”
Callisto si sforzò di metterlo a fuoco, l'ambiente altamente tecnologico del Laboratorio aveva pochissimi appigli spirituali a cui aggrapparsi e chi lavorava sulle anime e le materie incorporee come lui era penalizzato.
“Sei perfetto.” dichiarò con un sorriso rassicurante.
Davanti alla stanza del maestro Leng stazionava un piccolo capannello di persone, che all'arrivo dei due smise di confabulare e si girò ad osservarli.
Il Dottor Tersilius inforcò gli occhiali dopo averli ripuliti ed esclamò: “Lo hai trovato! Ottimo lavoro, come sempre Callisto...”
Ye Xue sembrava il più emozionato: il suo allievo avrebbe finalmente incontrato la persona cara da cui era stato crudelmente separato secoli prima e che era stata la causa della sua dannazione.
Al suo fianco c'era Yun Bai, silenzioso e assorto in certi suoi ragionamenti.
Il mago si stava chiedendo come avrebbe reagito se al posto di a-Ling ci fosse stata Jīn Yè.
Alaric era scuro in volto, ma nel suo animo il sentimento dominante era l'incertezza.
Aveva preso le difese del fantasma coi Signori di Serannian, aveva evitato di tormentare Ye Feng indagando sulla sua vita precedente ed ora cominciava a sentirsi il terzo incomodo in una relazione dove era l'ultimo arrivato.
Il fantasma, che forse aveva captato nell'aria quel concentrato di emozioni contrastanti, scivolò dietro le spalle di Callisto, nel tentativo di passare inosservato.
L'occultista sentì un brivido lungo la schiena quando le sue mani si aggrapparono al cappotto di pelle.
“Tranquillo, nessuno vuole farti del male.”
“Non ne sarei così sicuro...” mormorò a-Ling dopo aver incrociato lo sguardo affilato dell'apprendista.
“L'unica persona di cui devi occuparti adesso è il tuo Gege, avanti va' da lui.”
Il Maestro della Morte gli aprì la porta della camera e si accertò che la attraversasse, poi la richiuse e iniziò a piantonarla a braccia conserte.
“E adesso?” chiese Alaric.
“Adesso aspettiamo che si chiariscano.”
Il cipiglio del giovane francese s'incupì ancora di più.



Dopo alcuni minuti di calma piatta dall'interno giunse un confuso tramestio e Callisto udì la voce angosciata del fantasma invocare il nome di Ye Feng, pregandolo di rimanere.
Per un occultista quelle grida erano punteruoli di pura disperazione che incidevano l'anima.
Spalancò la porta e trovò la stanza vuota di uno dei suoi occupanti, con l'altro in procinto di attraversare la membrana sottile che divideva la dimensione di Serannian dal Mondo degli Spiriti.
“A-Ling dove vai?”
“Da Ye Feng, lui sta male... come al Nido della Fenice!”
Il fantasma non diede altre spiegazioni e si tuffò nel varco, che si richiuse alle sue spalle.
“Quell'idiota non è riuscito ad affrontarlo.” sentenziò Ye Xue una volta entrato.
"Li seguo!" esclamò il Maestro della Morte, preoccupato per l'agitazione e la paura che aveva letto negli occhi di a-Ling.
"Ti accompagno." disse l'Immortale "Non hai idea di dove siano andati, io si."
"Ci accompagni." sottolineò Alaric, a cui si affiancò il mentalista, che annuì deciso.
"Andiamo tutti insieme Gege."
"Non è prudente, stiamo parlando del palazzo di a-Feng, lui non ama avere estranei per casa..."
"Fanculo il suo concetto di ospitalità!" lo interruppe il francese "Lo prendo a calci finché non ci include nello stato di famiglia!"
Il Signore degli Shen non era affatto dispiaciuto di avere dei rinforzi.
Il suo allievo diventava difficile da gestire quando il lato Yin prendeva il sopravvento; lui e Yun Bai potevano tenerlo tranquillo, mentre Callisto si occupava del fantasma.
Alaric invece era assolutamente impreparato ad affrontare gli abissi di mostruosità che nascondeva un'acqua cheta come Ye Feng.
Sarà un'esperienza sgradevole, concluse Ye Xue, ma prima o poi dovrà affrontarla, quindi è meglio che lo faccia avendo persone esperte al fianco.



"Che forza..." mormorò l'apprendista davanti ai cancelli del palazzo.
Il suo apprezzamento non era rivolto alle altissime mura e nemmeno ai colossali leoni in pietra, che col loro ringhio demoniaco intimavano ai visitatori di stare alla larga.
Alaric stava osservando la trasformazione subita dall'occultista una volta giunto nel Mondo degli Spiriti.
“Uhm, intendi i Marchi dell'anima?”
Callisto girò il palmo della mano sinistra, poi arrotolò la manica del pastrano fino al gomito; sulla pelle chiara si erano manifestati dei simboli neri, alcuni ricordavano le rune celtiche, altri i geroglifici egizi e mesoamericani.
Scorrevano lentamente dal braccio alla clavicola per avvolgersi attorno al collo e infine attraversargli il viso.
“Sono una specie di tributo, giusto? Almeno così ho letto nei testi della nostra biblioteca.” intervenne Yun Bai avvicinandosi.
“A me piace paragonarli alle tacche sul calcio della pistola di un cacciatore di taglie.” rispose l'occultista, sogghignando divertito “Ne compare uno ogni volta che viaggio nel Mondo degli Spiriti o nell'oltretomba e stringo accordi coi loro abitanti.”
“Sei proprio un rude occidentale Callisto.” lo rimproverò il Signore degli Shen “Solo a voi verrebbe in mente di associare un pegno spirituale ad uno spaghetti western!”
L'Immortale prese per mano Yun Bai e raccomandò agli altri di fare altrettanto, dovevano formare una catena e restare vicino a lui, perché era l'unico ad avere il permesso di oltrepassare i cancelli.
Nonostante questa precauzione ai maghi rimase addosso la sgradevole impressione di essere spiati, mentre indefinite presenze minacciose sembravano strisciare tra le ombre degli edifici, tenendoli costantemente in stato d'allerta.
“Fa molto freddo qui...” bisbigliò il Maestro della Morte “Un freddo diverso dalle dimore infestate.”
“L'aria è immobile e pesante, perché è satura di energia Yin.” spiegò il Mentalista.
“I leoni ci stavano fissando, uno ha mosso la testa, ne sono certo!” borbottò il francese.
“Restate concentrati” li redarguì Ye Xue“Questo palazzo ha più trappole che muri... Callisto! Cos'ho appena detto?”
L'interpellato, che si era avvicinato ad un gigantesco tamburo di bronzo, tornò subito nei ranghi.
“Adesso capisco perché non vuole invitarmi per il weekend...” disse Alaric dopo aver fatto scorrere lo sguardo sul susseguirsi di austeri padiglioni dalle porte sprangate, in cui predominavano i toni del grigio e del nero.
“Una casa dice molto del suo proprietario.” rispose Yun Bai.
“Riflette il suo stato d'animo.” specificò il Signore degli Shen “Non si presenta sempre così agli ospiti, ci sono stati periodi in passato in cui quei padiglioni erano aperti e colorati da drappi e lanterne, ma l'apparizione di a-Ling lo ha destabilizzato e spaventato.”
“Avverto la sua presenza in quella direzione.”
Callisto indicò un padiglione separato dagli altri da un piccolo canale artificiale, per raggiungerlo bisognava oltrepassare un grazioso ponticello di pietra scolpita.
“Sala di Veglia della Lanterna Invernale.” compitò il mentalista, traducendo l'insegna dipinta appesa sull'ingresso “Sembra il nome di un ambiente adibito allo studio o al raccoglimento”.
“È la sua stanza per la meditazione preferita.” confermò l'Immortale.
“Perché ne ha più di una?” chiese Alaric, poi agitando la mancina con insofferenza aggiunse “Alais! È ovvio, stiamo parlando di Ye Feng, magari ne ha una per ogni giorno della settimana...”
“Sono arrivato a contarne otto, tralasciando i giardini segreti, le grotte e gli alberi.” rispose Ye Xue, socchiudendo le palpebre con un sorriso soddisfatto; l'allievo era pedante, inflessibile e puntiglioso, tuttavia ammirava molto la sua capacità di coltivare le virtù spirituali.
"Suggerisco di accomodarci in uno dei padiglioni per gli ospiti e ragionare con calma sul da farsi, se sta meditando a-Ling dovrà aspettare molte ore e noi con lui."
"Lo stai suggerendo a me?"
Il Signore degli Shen spalancò gli occhi, davanti lui c'era solo Yun Bai, gli altri due furbacchioni si erano dileguati e avevano già raggiunto la Sala della Veglia.
“Perché non fanno mai quello che gli si dice?” sbottò.
Il mago aprì la bocca per rispondere, poi cambiò idea e dalle sue labbra uscì solo un sospiro rassegnato; l'amante non poteva pretendere l'obbedienza quando era il primo a fare il comodo suo.
“Voi! Allontanatevi subito dalla porta!”
Una volta superato il ponte l'Immortale li redarguì in un bisbiglio imperativo, ma in tutta risposta i francesi si girarono, intimandogli di tacere col dito indice appoggiato sulle labbra, quindi tornarono ad incollare l'orecchio ai pannelli di legno dipinto.
“Vi avevo chiesto di restare uniti!” insistette Ye Xue, provvedendo ad imitarli.
Yun Bai rimase a fissare il trio a braccia conserte.
“Siete proprio delle scimmie curiose...”
“Sss! Silenzio!” lo rimbeccò il Signore degli Shen “Sento della musica, sta suonando il guqin e dicono qualcosa, ma non riesco a capire bene...”
“Xue Ge come fai a non capire?” chiese Callisto.
“È il dialetto del loro villaggio non il mandarino, sarebbe come paragonare il latino alle lingue volgari che sono nate alla fine dell'Impero Romano.”
“Almeno stanno comunicando...” concluse Yun Bai, che si era messo ad origliare come gli altri “Questa melodia ispira un senso pace e serenità.”



“Infatti è una ninna nanna.”
Le porte del padiglione si aprirono all'improvviso e Alaric, che vi era appoggiato contro, perse l'equilibrio e finì sul pavimento imprecando.
Ye Feng scosse il capo e gli offrì aiuto per alzarsi, poi guardò il gruppetto di intrusi e rivolse loro un pallido sorriso.
“Benvenuti nella mia dimora, mi scuso che appaia così fredda e desolata, ho trascurato i doveri di padrone di casa negli ultimi tempi.”
Il suo mentore lo squadrò perplesso: non c'erano sintomi di squilibrio in lui, niente che lasciasse presagire una crisi nervosa o una perdita di controllo dovuta all'incontro col fantasma.
Accennò una replica, però venne preceduto dal Maestro della Morte.
“Dov'è a-Ling? Non sento più la sua presenza.” chiese Callisto, saltando i convenevoli.
“È andato via infatti.”
“Via... Via?” insistette il mago, cercando di carpire qualche dettaglio dall'imperscrutabile espressione dell'Immortale.
“Via, non mi ha detto dove.” rispose l'altro, affatto turbato dalla scomparsa dello spirito.
“Che cazzo di risposta è?” sbraitò Alaric “Ci siamo fatti un culo quadrato per portartelo e non gli hai chiesto nemmeno un recapito? Come lo ritroviamo adesso?”
“Non credo sarà necessario.”
“Quindi vi siete chiariti?” insistette l'apprendista.
“Potremmo definirlo un chiarimento, in effetti.”
“Ve la siete sbrigata in un quarto d'ora? Quando fai i predicozzi a me durano un'eternità!”
“Perché tu non sei cinese...”
“Io ti...”
“Propongo di festeggiare l'esito dell'incontro alla Lanterna Fatata!” s'intromise Ye Xue, prima che il francese saltasse alla gola del suo allievo “Lo mettiamo ai voti?”
Callisto alzò la mancina in segno di approvazione seguito dal mentalista, mentre quelle di Alaric e Ye Feng vennero alzate d'ufficio dallo stesso Ye Xue, risoluto a chiudere la parentesi spettrale e a tornare in fretta al tran-tran della dimensione magica.



“Gege tu sei davvero convinto che sia tutto risolto?”
L'interrogativo di Yun Bai si palesò tra i pensieri dell'amante, approfittando del momento in cui l'altro Signore degli Shen e l'apprendista erano alle prese con una pinta di birra fatata.
Il fatto che fossero già al terzo boccale e lo tracannassero come i peggiori recidivi dell'Oktoberfest gli dava qualche preoccupazione, soprattutto nei riguardi di Ye Feng.
“Non ne sono sicuro baobei... Temevo il peggio da circostanze così infauste: la ricomparsa di a-Ling poteva sfociare in una tragedia considerando il carattere del mio allievo e la tempra indocile di Alaric, invece sono seduti entrambi allo stesso tavolo e hanno alzato le mani solo per ordinare dell'altra birra. A dire la verità mi aspettavo urla, recriminazioni, porte sbattute, qualche esplosione e il fatto che non sia successo ancora niente...”
“Crea una certa ansia.”
“Esatto...”
“Come un temporale in attesa di sfogarsi...”
concluse il Maestro della Morte, trovandosi d'accordo con gli altri due.



L'indomani il giovane francese, che stava smaltendo la sbronza con la testa infilata sotto il cuscino, fu costretto ad abbandonare i dolci lidi di Morfeo a causa di una nauseante sensazione ondulatoria.
Da bevitore navigato riconobbe uno dei postumi più frequenti dell'ubriachezza e decise stoicamente di ignorarla, essendo troppo provato per raggiungere il bagno.
La tecnica sembrò funzionare, almeno fino a quando un ronzio lagnoso trapassò il soffice strato dei cuscini e prese a tormentare i suoi padiglioni auricolari.
“Alzati! È tardi! Per quanto ancora vuoi dormire? La mattina è già trascorsa!”
“Bao-Feng...” biascicò “Dovresti essere morto dopo la bevuta di ieri sera e, se non lo sei, giuro che ti uccido io...”
“Gege sta dormendo, però questa non è una buona scusa per poltrire a letto come fai tu!” ribatté l'interlocutore, sottolineando il rimprovero con l'ennesima scrollata.
Dal fondo dello stato di alterazione in cui si trovava Alaric fece quello che faceva sempre in certi casi: cercò a tastoni un cuscino e lo tirò a casaccio ai piedi del letto.
“Il laboratorio è chiuso, ripassa più tardi...” rispose, incartando la frase e consegnandola al destinatario insieme ad un insulto su misura.
“Gege deve trovare tutto in ordine quando si sveglierà, non farlo vergognare della tua condotta!”
“Gege sta alla pagoda... Vai a rompere le palle a lui e vedi l'accoglienza che ti riserva...” borbottò l'apprendista, che voleva solo dormire e ormai si stava assuefacendo anche ai rimproveri.
“Non l'altro Gege il mio Gege!”
L'affermazione conquistò finalmente l'interesse del francese; il monticello dei cuscini si mosse e franò sul pavimento, facendo emergere la sua espressione confusa e insonnolita.
Lo sguardo gonfio e appannato impiegò qualche istante a inquadrare la presenza ai piedi del letto e in quel lasso di tempo realizzò che non erano i suoi occhi ad essere in difetto, era proprio la figura ad essere sfocata, o meglio... evanescente.
“Bordel de merde! A-Ling! Cosa cazzo ci fai qui?”
“Gege mi ha invitato a vivere con voi, era assolutamente certo che tu fossi d'accordo.”
L'interpellato sorrise e continuò a farlo anche quando il padrone di casa, invece di dargli il benvenuto, cominciò ad inveire e a lanciargli contro tutto quello che aveva a portata di mano.
Gli oggetti semplicemente gli passavano attraverso.

Fine trentunesima parte


⋆ La voce dell'onniscienza ⋆

Carissimi e carissime bentrovati!(✿◠‿◠)

Con un po' di ritardo dovuto ad un imprevisto tsunami lavorativo e al caldo soffocante di Luglio, che hanno quasi azzerato le mie velleità letterarie, eccoci al campitolo conclusivo di questo arco temporale, che ha visto l'ingresso di un nuovo personaggio nelle complicate dinamiche dei nostri sinofrancesi.
Vi do una notizia in anteprima: l'evanescente a-Ling entrerà in pianta stabile nel cast di soggetti strani reperibili a Serannian, si presume con grande gioia del litigioso apprendista (vedasi la sveglia all'alba!).
Anzi sarà proprio lui il protagonista del prossimo arco narrativo, anche se come spesso succede a Serannian le vicende prenderanno una piega del tutto imprevista, complice uno specchio, una festa e un doloroso segreto che Ye Xue cerca di proteggere ad ogni costo.

Per il necessario lavoro di editing sui nuovi capitoli la storia in salsa di soia entra in stand by e vi da appuntamento a Settembre, però se avete fede (e un po' di pazienza) prima della fine di Agosto pubblicherò un extra molto succoso, tutto incentrato sul nostro galletto francese preferito, che svelerà parecchi retroscena della sua infanzia e adolescenza!
Restate a bordo quindi, dai reami incantati faremo un viaggio verso l'altrettanto magica Provenza, per scoprire cosa ha reso Alaric quell'ingestibile palla di spine che è oggi!

Ni hao, riposatevi durante le vacanze e a mediamente presto (✿◠‿◠)!





Ritorna all'indice


Capitolo 32
*** Nel corso della sua vita l’uomo non conosce il proprio spirito; dopo morto, dimentica il proprio corpo ***


banner


Capitolo XXXII
Nel corso della sua vita l’uomo non conosce il proprio spirito; dopo morto, dimentica il proprio corpo.

Passano gli anni
svanisce il roseo volto,
col passo del dolore
s'imbianca la mia chioma;
allo specchio, stamane,
di quello scrigno aperto,
mi credei un altro,
incontrai un ignoto.
Li Ch'ung-ssu
“Ho capito bene? La Prima Signora vuole organizzare una...”
“Festa! Una piccola festa per a-Ling!”
“L-lui è...”
“Un fantasma! Naturellement questo lo so, ma dove sta scritto che gli spiriti non possono divertirsi?”
“A-Ling è...”
“Timido? So anche questo, non devi preoccuparti maestro Leng Ye Feng, sarà una cosa per pochi intimi; dopo un inizio un po' movimentato vogliamo che si senta parte della comunità di Serannian, almeno finché deciderà di rimanere.”
“Io non credo che non sia una buona...”
“L'idea è stata di Sophia, appena ha saputo che il suo Principe ha un amico speciale ha espresso il desiderio di conoscerlo; vuole dargli il benvenuto, non è un pensiero dolcissimo?”
Il Signore degli Shen rispose con un sospiro; trattare con la Prima Signora era impossibile.
Figurarsi rifiutare un invito, specie se nascondeva il minuscolo zampino della Piccola Tigre.
Le obiezioni dell'Immortale si azzeravano quando c'era di mezzo Sophia; Alaric lo aveva già notato e non mancava di rinfacciargli la sua parzialità nei confronti della marmocchia.
Lo avrebbe fatto anche stavolta, perché la piccola Leukotes aveva un animo così puro e altruista che diventava difficile negarle qualcosa.



“E se si spaventa? Io non voglio spaventarla...”
“Non succederà, Sophia è già entrata nel flusso magico, ha visto più creature sovrannaturali lei in tre anni scarsi di vita che tu in quattrocento...”
“I-io ho visto moltissime creature! Certo dalla maggior parte mi sono tenuto a debita distanza.”
Callisto ridacchiò, a-Ling era un fantasma atipico, diverso da quelli in cui incappava di solito.
Aveva poco o nulla delle entità sinistre che abitavano le dimore infestate e, se si escludeva il freddo gelido del suo tocco, non riusciva nemmeno ad essere inquietante.
La sua estrema prudenza gli aveva consentito di sopravvivere ai pericoli dell'Oltretomba, dove spiriti così deboli diventavano manovalanza per spettri e necromanti malvagi.
“Comunque la più orribile vive alla torre... dorme fino a mezzogiorno, si nutre di cibo spazzatura, veste in modo sciatto, contesta Gege su ogni cosa e ciondola fino a sera definendolo un lavoro!”
Il Maestro della Morte, sapendo che alludeva ad Alaric, scoppiò a ridere.
Era stato proprio lui ad offrirgli alloggio, dopo aver appurato che la convivenza alla torre era molto difficile e l'apprendista lo aveva spaventato, minacciandolo di chiuderlo in un cofanetto intrappola-spiriti, se fosse andato di nuovo a svegliarlo all'alba.
“Parli del diavolo...” disse, indicando un gruppetto di persone fermo davanti all'ingresso principale del palazzo.
A-Ling controllò la tenuta dell'acconciatura e mise in ordine le pieghe dello shenyi; la veste funeraria blu orlata di bianco era l'abito più prezioso che possedeva nel suo esiguo corredo di oggetti spettrali.
“Anche il venerabile maestro di a-Feng ha indossato l'hanfu, è davvero un'occasione molto importante...” mormorò intimidito vedendo Ye Xue abbigliato con un sobrio abito tradizionale nero.
Lui e il mentalista facevano pendant e la figura lunare di Yun Bai sembrava splendere nell'hanfu scuro in cui era avvolta.
Le signore invece indossavano abiti semplici dai colori neutri; grazie ai giochi di pieghe e drappeggi apparivano agli occhi del fantasma come esili ed eleganti colonne di marmo.
A-Ling aveva visto quei vestiti sui libri di storia occidentale, che a-Feng teneva in biblioteca.
Aveva imparato moltissimo seguendo da lontano l'Immortale, inoltre aveva appreso il francese e questo facilitava la comunicazione con Callisto.
“Vestono come gli antichi greci...”
“Lo ha suggerito Lachesi, nemmeno io ed Alaric abbiamo avuto scelta...” spiegò il mago, sistemando la camicia che scivolava da tutte le parti.
Nelle sue intenzioni doveva richiamare il chitone maschile, però il risultato somigliava ad un lenzuolo rincalzato male.
“Apprezzeranno lo sforzo...” rispose il fantasma, con un sorriso serafico.
“Ehi! Non è gentile da parte tua!”
“Ho detto la verità!”



“Ecco l'ospite d'onore!” trillò la Prima Signora vedendoli arrivare.
Quasi subito tra gli strati di stoffa sbucò la piccola Sophia, anche lei abbigliata con un grazioso peplo rosa.
“Dov'è? Vedo solo zio Callisto!”
Ye Feng accennò ad indicarglielo, ma Ekto fu rapida nel fargli segno di aspettare; si accoccolò accanto alla figlia e le sussurrò: “Ricordi quello che ti ho spiegato sui vari tipi di aura trésor? Adesso qui ce n'è una un po' diversa da quelle che già conosci, trovala, lì c'è a-Ling.”
La bambina annuì, aggrottò la fronte concentrandosi sulle direttive della madre e infine puntò il ditino in direzione del Maestro della Morte.
“È accanto allo zio.”
“Una lezione di magia durante una festa? Insolito!” mormorò Ye Xue all'amante.
“Ogni occasione è fronte di crescita e apprendimento per un mago, Gege.” rispose Yun Bai “Potrebbe non essere la cosa più strana a cui assisterai stanotte...”

“Sophia diventi ogni giorno più brava, di questo passo non potrò insegnarti niente quando sarai grande!” esclamò l'occultista “A-Ling ti sta salutando, è contento di conoscerti e gli dispiace che tu non possa vederlo.”
“La mamma ha detto che lo vedrò più tardi, prima facciamo merenda tutti insieme!”
“Merenda?” chiese lo spirito preoccupato “Loro sono al corrente che i fantasmi non mangiano il cibo comune?”
I Signori degli Shen, altrettanto perplessi, spostarono l'attenzione dallo spirito alla Prima Signora.
“Si è occupata di tutto Lachesi, vogliamo raggiungerla? Ci aspetta nel giardino d'inverno insieme alla mia sorellina.”rispose l'interessata, senza scendere nei dettagli.
Al menzionare Tessitrice del Caos il viso di Ye Xue si contrasse in una smorfia infastidita, che gli costò una gomitata nel fianco da parte dell'amante.
Le serbava ancora rancore per il modo in cui aveva officiato il rituale del filo rosso, mandandoli allo sbaraglio in una dimensione eterea e pur non dicendolo apertamente la considerava una tremenda megera.
Sophia intanto aveva preso in consegna Alaric e Ye Feng, precedendo gli altri all'interno del palazzo.
Il resto degli invitati li raggiunse quando i saluti di rito si erano già conclusi e la padrona di casa sorrise nel notare l'aria sconcertata dell'Immortale e dell'apprendista.
“Immagino che Lachesi vi abbia già spiegato in cosa consiste la... merenda.”
“È una pratica...” iniziò Ye Feng e subito s'interruppe.
Aveva intercettato la figura della Maestra Nemesi protesa su un grande braciere, che fungeva da griglia.
La giovane maga, nel restituirgli lo sguardo, infilò le mani nude nel fuoco ed iniziò ad attizzare le braci con estrema calma.
Questo gli fece riconsiderare le parole con le quali esprimere il suo disappunto.
“È una pratica inusuale in oriente.” concluse cauto.
“Ti assicuro che funziona per ogni tipo di entità, a qualsiasi dimensione spirituale appartenga maestro Leng, inoltre mi risulta che anche voi onoriate i defunti offrendogli del cibo.” ribatté la Tessitrice.
A differenza delle signore presenti indossava un peplo bruno dalle pieghe rigide, che accentuava l'austerità sacerdotale della sua figura e l'impressione che fosse una nota stonata, completamente estranea a quell'ambiente mondano.

“Si, però evitiamo di sgozzare capretti e arrostirli...” sentenziò in un bisbiglio affilato il Signore degli Shen.
“L'energia di una creatura vivente è più vigorosa di quella contenuta in una ciotola di riso.”rispose Lachesi, per nulla toccata dall'ostilità dell'orientale “Anche se ti appare come una pratica barbara, il sacrificio è la forma più diretta per ristabilire l'equilibrio tra il mondo dei vivi e l'oltretomba; a-Ling è debole e ha bisogno di forza per rimanere ancorato a questo piano dell'esistenza, sempre che tu voglia averlo vicino.”
Durante il discorso Ye Feng non era riuscito ad evitare lo sguardo della donna, che era arrivato a scrutare le pieghe più segrete della sua anima, dove nascondeva i fatti sanguinosi di una eternità maledetta.
La Tessitrice aveva scoperto quanto fosse complesso e contraddittorio il suo legame con Ling-Ling o non avrebbe pronunciato quelle parole.
Era questo che aveva spaventato tanto il mentore e solo adesso, provandolo di persona, riusciva a capirlo.
“Non ci pensiamo proprio a dargli il benservito!” esclamò d'impulso Alaric.
Il fatto che avesse preso le sue difese, dopo averlo praticamente cacciato dalla torre, stupì i presenti e lui per primo.
“Nel senso che...” si corresse “Ye Feng è il suo Gege, è una faccenda importante, diglielo anche tu maestro Sheng!”
Yun Bai, chiamato in causa, sorrise e chinò il capo.
“Essere Gege è una grande responsabilità; sono dei preziosi punti di riferimento per i pupilli e il loro legame dura tutta vita, spesso anche oltre.”
“Prendo per buone le vostre spiegazioni, sebbene abbia alcune riserve...” rispose Lachesi, lanciando un'occhiata obliqua a Ye Xue, a cui l'Immortale replicò con un broncio offeso “Ma in questo momento l'importante è nutrire la volontà di a-Ling.”



L'interessato non aveva assistito al battibecco, il profumo che saliva dal braciere lo aveva attirato e con molta cautela si era avvicinato all'indaffaratissima fuochista.
“Sembra squisita...” disse, mentre una sensazione che pensava di aver lasciato nelle sue spoglie mortali cominciò a tormentargli lo stomaco.
La carne sulla brace aveva un aspetto succulento e lui si era accorto di essere affamato.
“Il merito è di Lachesi, io mi occupo solo della griglia...”
L'interpellata prese ad agitare un ventaglio di foglie di palma intrecciate convogliando il fumo nella sua direzione.
“Assaggia, dovrebbe essere cotta ormai!”
Tra le mani del fantasma il fumo si condensò, prendendo la forma di un grosso stinco. “La Potente Signora del Telaio è in grado di fare anche questo?” chiese stupito sgranando gli occhi “Devo ringraziarla e ringrazio anche te Damigella Custode del Sacro Braciere!”
“Voi orientali fate troppi salamelecchi, mangia o si fredda!” esclamò Nemesi “Damigella... tzè, nessuno mi ha mai chiamato così...” bofonchiò contrariata.
Tutti gli invitati consumarono una porzione di carne, perché la condivisione era parte della cerimonia come aveva spiegato la Tessitrice, anche Sophia piluccò dal piatto dei piccoli bocconi che la Tata le aveva preparato.
Ye Feng, forse per non offendere le usanze della casa o forse perché aveva visto Ling-Ling divorare con gusto l'intera offerta, seguì il loro esempio.
“I maghi occidentali usano metodi tanto discutibili quanto efficaci.” gli sussurrò il mentore e lui, a malincuore, fu costretto a convenire.
“Avrei dovuto occuparmene io. Pensavo che sarebbe bastato accendere qualche bastoncino d'incenso in sua memoria, davo per scontato che un'anima così onesta e gentile si fosse reincarnata subito e invece...”
“A-Ling ha messo nel sacco entrambi.” s'intromise il mentalista “Due potenti Signori degli Shen burlati per decenni da un piccolo, timido fantasma...”
“Yubi non infierire!”



Il mago ridacchiò, attirando l'attenzione della Prima Signora, che li aveva sentiti confabulare in cinese.
“Se siete d'accordo proporrei di avviarci, la sala dello Specchio d'Argento si trova in un'altra ala del palazzo.”
“Uno... specchio?” chiese Ye Xue aggrottando la fronte.
“È uno specchio magico, vero?” gli fece eco Alaric con la sicurezza del primo della classe.
“Bien, ovviamente. Ho promesso a Sophia che avrebbe visto a-Ling, credo sia lo strumento più adatto.”
“È opera del Dottor Tersilius?”
“No è...”
“Un oggetto di famiglia.” intervenne Nemesi “Rivela il vero aspetto di coloro che decidono di specchiarsi e di solito è una cosa che alle creature della notte non piace, bisogna avere fegato per provarlo!”
“Nem, trésor, nessuno sa mettere gli ospiti a proprio agio come fai tu...”
Il rimprovero della Prima Signora venne incassato dalla giovane maga con un sorriso lusingato, mentre l'informazione sortì effetti molto diversi tra i presenti.
Al contrario di Yun Bai e Alaric i Signori degli Shen si chiusero in un silenzio preoccupato, mentre Callisto e Lachesi rimasero del tutto indifferenti.
“Non abbiamo oggetti simili al Tempio del Salto della Tigre, chissà cosa potrebbe riflettere di me...” si chiese il mentalista. L'espressione dell'amante si accigliò, ma fu Ye Feng a rispondere.
“Da che mondo è mondo niente di buono è associato agli specchi: o sono maledetti o sono vie per altri mondi, per non parlare della vanità e della percezione distorta che ispirano nelle persone più suggestionabili.”
“Mon dieu Maestro Leng!” esclamò la padrona di casa “Narciso, Alice e Biancaneve hanno mietuto vittime anche nel lontano oriente? Conosci l'iconografia classica della Veritas? È una giovane donna completamente nuda con uno specchio in mano; è rivolto in direzione di chi guarda come invito a confrontarsi con sé stessi e a non avere paura dell'immagine che si riflette, perché rappresenta la nostra essenza più genuina.”
“La Prima Signora ha un modo molto elegante di esporre le sue opinioni, vero Gege?” commentò il mentalista con un sospiro estasiato.
“Io non mi specchierò e nemmeno tu dovresti farlo.”
Yun Bai non si aspettava una risposta secca e lo squadrò perplesso.
“Hai paura che lo specchio mostri le tue vecchie sembianze?”
L'interpellato rabbrividì, senza sospettarlo il suo baobei si era avvicinato moltissimo alla verità.
“No! No! Però la magia occidentale è imprevedibile, guarda cos'è successo col filo rosso!” sussurrò “E quando il mio allievo si è avventurato nella realtà virtuale è tornato con Ling-Ling!”
“Al netto degli imprevisti e degli effetti collaterali non sono due risultati così spaventosi... Io voglio provare, è un'occasione unica.”
Ye Feng, che aveva sentito tutto, intercettò lo sguardo del suo mentore e vi lesse un panico a stento trattenuto.



Non ebbe comunque modo di replicare, perché erano ormai giunti davanti alla sala dello specchio, custodita da una porta a doppio battente decorata da grandi opali racchiusi in volute d'argento.
La ricchezza dell'ingresso contrastava con un ambiente interno completamente vuoto e privo di finestre, dove centro dello spazio circolare una lastra sottile levitava a poche spanne dal pavimento.
Appena catturò la luce proveniente dal corridoio cominciò a emanare un flebile bagliore, che rischiarò l'intera stanza anche dopo la chiusura della porta.
“È fosforescente!” esclamò Alaric.
“Qualcuno qui ha studiato.” si complimentò la padrona di casa.
“Nel mio lavoro conoscere le proprietà dei materiali è fondamentale.” rispose l'interlocutore, schernendosi imbarazzato “Quella sembra selenite; in base all'aggregazione dei cristalli ha la capacità di irradiare luce anche quando la fonte d'illuminazione non c'è più.”
Ye Feng gli rivolse un cenno di approvazione e uno sguardo orgoglioso che lo gratificò più delle parole della Prima Signora.
“Bravo Lafayette... È proprio selenite, un'unica lastra, non serve che vi dica quanto sia fragile e delicata.” precisò Nemesi, insinuando nella notizia un vago tono intimidatorio.
“In effetti è un miracolo che sia ancora intatta.” convenne il mentalista.
“In questo caso io passo, non voglio rischiare di romperla!” esclamò Callisto.
“Hai paura d'inciampare e darle una testata?” lo canzonò Nemesi, ben sapendo che il mago non era un campione di equilibrio e agilità.
“No, ma potrebbe frantumarsi a causa del mio fascino oscuro!”
Dalla sua battuta nacque una scherzosa diatriba tra chi voleva specchiarsi a tutti i costi e chi accampava le scuse più strampalate per evitarlo.
Sorprendentemente nemmeno Lachesi e Nemesi smaniavano per cimentarsi in quella prova di coraggio, così come tra Ye Feng e Alaric era proprio il primo a voler osare quando l'altro tentennava.

Sophia, a cui importava poco della questione, ne approfittò per svicolare dalla sorveglianza della Tata e si avvicinò all'oggetto.
Dapprima gli girò attorno, poi si affacciò alla superficie trasparente alzandosi sulle punte dei piedi.
“Non succede niente.” mormorò delusa.
“Cosa doveva succedere xiao Sophia? Questa principessa è troppo piccola e innocente per avere un aspetto diverso...”
“Oh, tu sei a-Ling!”
Nello specchio era comparsa l'immagine del fantasma, nitida tanto quanto poteva vederla Callisto con la sua necromanzia.
L'artefatto non solo aveva materializzato l'evanescente fruitore, ma ne trasmetteva ogni sfumatura, compresa la voce.
Il giovane sorrise e s'inchinò secondo la formula tradizionale.
“Sono lieto di conoscerti xiao Sophia.”
“Anche tu sei un principe!” esclamò la bambina, dopo aver notato la ricca veste funeraria dello spirito “Mamma! Anche a-Ling è un principe!”
Trésor è una splendida notizia!”
La risposta di Ekto emerse dalla gazzarra in cui si stava destreggiando; gli invitati non avevano ancora deciso chi si sarebbe specchiato per primo e il cinguettio allegro della figlia li richiamò tutti all'ordine.
“Diamine... funziona davvero.” mormorò Ye Xue.
Il Signore degli Shen affatto contento della scoperta rimase indietro e costrinse l'amante a fare altrettanto, prendendolo sottobraccio.
Al contrario il suo allievo si accodò alla Tata e la Prima Signora, che si erano avvicinate alla bambina e si erano chinate ad osservare con interesse il suo riflesso nello specchio, o meglio qualcosa che si trovava appoggiato al suo riflesso.



“Sembra proprio lui...”
“Dobbiamo consultare il Dottor Tersilius?”
“No Tata, per così poco? Certo è insolito, ma era previsto che prima o poi si manifestasse...”
“Cosa doveva manifestarsi?” chiese Ye Feng.
“Il suo daimon*!” esclamò entusiasta Callisto, che li aveva raggiunti in quattro balzi appena li aveva sentiti parlare “Posso dare un'occhiata? Sophia fai dare un'occhiata allo zio?”
L'Immortale, incuriosito dall'agitazione che aveva contagiato i maghi all'improvviso, fece un passo avanti e venne subito afferrato per la cintura dal giovane francese.
“Dove vai?” bisbigliò, indicando lo specchio.
La sua attenzione non era rivolta alla piccola Sophia, bensì la madre: accanto al suo riflesso ne stazionava un altro; un doppio, che sembrava inspiegabilmente “vigile”, consapevole della presenza di chi trovava al di qua dello specchio.
L'indice si spostò poi sulla Tata, la cui immagine invece appariva del tutto identica alla persona in carne ed ossa.
L'Immortale ne dedusse che una gemella spettrale e l'assenza di tratti sovrannaturali dovevano essere qualcosa di straordinario per l'apprendista; tuttavia, per quanto trovasse interessanti quelle rivelazioni, le liquidò in modo sbrigativo.
“Ho visto, come vedo le decine di braccia spirituali che cingono il Maestro della Morte, quelle non ti fanno impressione?”
Appena le notò Alaric rinculò in fretta fuori dal raggio d'azione dell'artefatto.
“Divertiti allora, io non rimango lì a fare un selfie coi miei demoni interiori...” sentenziò, raggiungendo chi era rimasto nelle retrovie.
“Finalmente qualcuno con un po' di sale in zucca.” convenne Ye Xue.



L'allievo scosse il capo, biasimava entrambi per la loro scelta, tuttavia non poteva obbligarli a misurarsi in una prova che avrebbe potuto sortire risultati molto sgradevoli.
Lui al contrario aveva già sbirciato nello specchio, approfittando della distrazione suscitata da Sophia.
Il suo riflesso era fedele all'originale tranne per le profonde occhiaie, che evidenziavano uno sguardo spaurito, da animale braccato. Erano le sembianze con cui si era congedato dall'esistenza mortale, ormai sul punto di perdere il senno, consumato dai rimorsi e dalla paranoia.
Niente di troppo inquietante, soprattutto per la bambina, che ora era al centro dell'attenzione degli adulti e si tastava la nuca nel punto in cui il suo riflesso presentava una curiosa escrescenza.
“Cos'è un daimon?” chiese.
“I maghi non hanno un'opinione concorde...” iniziò Callisto.
“Perché non è chiara la loro funzione...” controbatté Ekto.
“Una è chiarissima: metterci i bastoni tra le ruote appena si presenta l'occasione!” strillò Nemesi dal fondo della stanza.
“Sei troppo drastica maestra.” replicò Yun Bai “Anche se a volte scelgono di rimanere nell'ombra non vuol dire che siano ostili.”
“Finora avete elencato quello che non sono...” obiettò l'Immortale perplesso.
“Sono l'incarnazione del concetto personale di magia e sono unici, non esistono due daimones uguali; prendono forma nel momento in cui il mago entra nel Grande Flusso e abitano il Mondo delle Idee dove resteranno come fonte di ispirazione per l'umanità, anche quando il loro mago sarà ormai polvere da secoli.” spiegò Alaric introducendosi a sorpresa nel discorso “Secondo alcuni questa è la prova della loro natura divina.”
Nessuno tra i presenti si aspettava che l'apprendista intervenisse, dimostrando tanta competenza su un argomento considerato pura speculazione filosofica e alla prevedibile domanda sulla fonte della dotta citazione il giovane francese si trincerò dietro una smorfia offesa e un conciso: lo so e basta!
“Lui è Ruben...” disse timidamente Sophia, riferendosi all'ospite sul suo capo.
“Gli hai dato un bel nome, principessa.”
“No, si chiamava già così!”
“Te lo ha detto lui?”
“Credo di si, non dice le cose come Hakon, però io lo capisco...”
Il gruppo si chiuse di nuovo sulla bambina, come i petali di un fiore sul finire del giorno.
“Non si vede bene, di che creatura si tratta?”
“È piuttosto piccola!”
Bien, è proporzionata alla sua età, se fosse più grande mi preoccuperei...”
“Sta dormendo secondo voi?”
“Magari potessimo toccarlo...”
“Io potrei...” riferì a-Ling, consapevole che entrambi erano esseri spirituali e potevano interagire senza ostacoli.
Il fantasma aveva notato subito l'oggetto sulla testa di Sophia, ma non gli aveva dato peso, scambiandolo per un ornamento della sua acconciatura.
La realtà si rivelava in modo molto diverso agli abitanti dell'Oltretomba, che ne coglievano un riverbero deformato, proprio come se si trovassero sempre dietro uno specchio.
“Fai attenzione... prendilo con delicatezza.” si raccomandò il Maestro della Morte.
“Lui è molto gentile, ha sempre avuto una speciale attenzione per tutte le creature piccole e fragili.” lo rimbeccò Ye Feng.
“Non era una critica al tuo protetto... Il mio era un consiglio, perché nessuno può prevedere le reazioni di un daimon!” mugugnò l'occultista.
“Potevi dirlo subito che è pericoloso! A-Ling lascialo stare!”
“Troppo tardi...” rispose il fantasma, che nell'aprire le mani sgranò un sorriso soddisfatto.
All'interno c'era la creatura, raggomitolata dentro un paio d'ali strette accanto al corpo.
Non diede segno di essersi accorta dello spostamento e rimase immobile.
Solo quando a-Ling provò a sollevare le piume, l'ala si distese in un movimento stizzito, poi tornò a serrarsi, sigillando il daimon in un bozzolo bianco.
Dal gruppo si levò un sospiro corale, seguito da un querulo intrecciarsi di complimenti e congratulazioni, che la retroguardia accolse con diversi gradi di insofferenza.



“Vanno in brodo di giuggiole per un angioletto, se fosse stato una garguglia cosa avrebbero fatto?” mormorò Alaric, ignorando invito di Ye Feng ad avvicinarsi e ammirare il meraviglioso prodigio domiciliato sulla testa della principessina.
Si rese conto un attimo troppo tardi di avere al fianco la zia della marmocchia e la megera dell'Abisso delle anime, ma quando trovò il coraggio di girare la testa nella loro direzione scoprì di non essere l'unico ad aver mal digerito la novità.
Le due scambiarono alcune parole in greco, di cui il giovane comprese solo il tono nervoso e infastidito, infine la maestra Nemesi concluse la conversazione con un'alzata di spalle.
“Gege smettila di fare la zavorra, voglio vedere il daimon di Xiao Hu!”
Sul fianco opposto le cose non andavano meglio.
Il mentalista stava rimproverando l'amante, che senza un motivo plausibile aveva messo radici a ridosso del muro e lo teneva in ostaggio, impedendogli di raggiungere gli altri.
“Cosa c'è d'interessante? Ci dirà tutto a-Feng quando usciremo da qui e spero accadrà presto, perché questo posto mi mette più a disagio dell'anticamera dell'inferno.”
Con uno strattone deciso Yun Bai riuscì a divincolarsi.
“Posso comprendere le tue paure, però tu devi comprendere il mio desiderio di conoscenza; vedere il daimon di un altro mago è un privilegio e...” iniziò, poi quando lesse sul viso Ye Xue una profonda angoscia, interruppe la requisitoria e addolcì i toni. “Aspettami qui, voglio solo dare un'occhiata da vicino, va bene?”
Si congedò dall'Immortale con un sorriso, persuaso che alla fine il buon senso della creatura millenaria avrebbe prevalso sul suo carattere bizzoso, poi si apprestò ad unirsi agli altri.

Fine trentaduesima parte


⋆ La voce dell'onniscienza ⋆

Carissimi e carissime benritrovati (✿◠‿◠)!
Per farmi perdonare il lungo ritardo apriamo il nuovo arco della storia in salsa di soia con un capitolo molto corposo!
Avevamo lasciato la coppia Junior alle prese col nuovo ospite, giunto direttamente dal passato di Ye Feng, che ora scopriamo attestato in casa di Callisto, a causa di una coabitazione prevedibilmente complicata col giovane apprendista francese.
Forse anche per questo motivo la Prima Signora pensa bene di organizzare una festa di benvenuto per a-Ling.
Come avrete già capito in una dimensione magica niente va come dovrebbe e gli sviluppi di questo piacevole intrattenimento stanno per assumere un risvolto molto drammatico!
Salite a bordo della cesta di vimini, troverete copertine di pile, caldarroste e una bella scorta di Vin Brulè come generi di conforto fino al prossimo capitolo!

Termini e spiegazioni:
Daimon: Il concetto di daimon è greco, platonico per la precisione. Sono messaggeri o tramiti tra il mondo umano e quello divino, mentre per i miei maghi rappresentano l'incarnazione del loro concetto di magia, più avanti scopriremo qualcosa di più su di loro - Qui alcuni link informativi https://www.artevarese.com/il-daimon-dal-mito-di-er-ai-giorni-nostri/ - https://www.lifegate.it/platone_daimon - https://it.wikipedia.org/wiki/Demone




Ritorna all'indice


Capitolo 33
*** È meglio fare una buona azione vicino a casa che andare lontano a bruciare incenso ***


banner


Capitolo XXXIII
È meglio fare una buona azione vicino a casa che andare lontano a bruciare incenso.

Quello che accadde subito dopo nessuno avrebbe potuto prevederlo, a parte forse Ye Feng.
L'Immortale vide il Maestro Sheng procedere spedito nella loro direzione e d'istinto cercò il suo mentore, ma lui era scomparso.
Il pensiero successivo corse veloce alla piccola Sophia e alle signore presenti, però non riuscì ad anticipare la reazione di Ye Xue, che si materializzò dietro lo specchio e lo colpì con violenza.
La figura del mago, appena entrata nello stretto spazio verticale della lastra, si scheggiò seguendo la direzione in cui il fragilissimo materiale si stava frantumando.
Nonostante l'estrema delicatezza, l'artefatto magico resistette al primo assalto e il Signore degli Shen, senza esitazione o ripensamenti, lo colpì di nuovo insistendo nello stesso punto.
L'immagine di Yun Bai si scompose in una miriade di schegge, mischiandosi in modo caotico e causale con le altre fino a diventare irriconoscibile.

La sequenza degli avvenimenti fu rapidissima, eppure a Ye Feng parve che il tempo si fosse dilatato a dismisura.
Udì la voce della Prima Signora, sorprendentemente calma, chiedere ai presenti di uscire; affidò la figlia alla Tata e infine si rivolse a lui, invitandolo a prendere il suo mentore e ad allontanarsi in fretta.
Ye Feng era abbastanza certo che avesse ammiccato, strizzandogli l'occhio.
Nell'istante successivo il grido sconvolto del mentalista e la rabbiosa esclamazione della Maestra Nemesi lo raggiunsero come una violenta frustata.
L'Immortale dedusse che la padrona di casa aveva davvero alterato il tempo, permettendo agli ospiti di uscire in sicurezza e a lui di allontanare Xue Ge e il maestro Sheng.
Non si fece ripetere l'invito due volte; prelevò entrambi prima che potessero sottrarsi o protestare e da ultimò tornò a recuperare Alaric, che comunque era già uscito in corridoio di sua sponte, presentendo l'immane casino che avrebbe scatenato la piccola Nem, a cui avevano appena distrutto un prezioso tesoro di famiglia.



“Di tutte le cose da vandalizzare qui dentro dovevi scegliere proprio quella? Non potevi pisciare nella fontana o vomitare sul tappeto di seta come chiunque?”
L'apprendista strillava a pieni polmoni nel piccolo giardino dove si era tenuta la grigliata in onore di a-Ling, infischiandosene che qualcuno lo sentisse.
“Alaric basta!” lo riprese Ye Feng.
“Basta un corno! Adesso la Maestra vorrà la sua testa su una picca e verrà a staccargliela di persona!”
I due cominciarono a discutere e nel frattempo il mentalista prese da parte l'amante, trascinandolo in un angolo del giardino.
Xue Ge lo seguì docilmente, senza tuttavia mostrarsi pentito o dispiaciuto della malefatta.
“Un oggetto del genere è insostituibile, Gege perché lo hai fatto? Come lo spiegheremo alla Prima Signora?”
“Dimmi: hai visto qualcosa nello specchio? Qualcuno forse?” chiese in un sussurro, eludendo le richieste di spiegazioni.
“Impossibile, lo hai distrutto!”
L'Interlocutore stirò le labbra in un sorriso e crollò il capo, lasciando che i capelli scendessero a nascondergli il viso.
“Allora va bene così.” concluse e con un gesto incerto protese la destra per accarezzare la guancia del mago, che si scostò.
“A te non importa delle conseguenze, vero? Voi Immortali siete maestri nell'evitare di assumervi le vostre responsabilità!”
“Fiocco di neve è incazzato nero... Timeout!” esclamò Alaric, usando la gestualità sportiva per chiedere una pausa.
Sentire il mentalista che alzava la voce era un brutto segnale e una volta tanto anche Ye Feng concordava con lui.
Era l'unico tra loro ad avere chiara la motivazione che aveva spinto il mentore a distruggere lo specchio; deplorava il suo gesto, ma conoscendo le premesse aveva capito che Xue Ge aveva scelto il male minore.
“Maestro Sheng non devi preoccuparti, offriremo alla Prima Signora e alla Maestra un risarcimento adeguato, abbiamo entrambi svariati artefatti potenti e di grande valore.”
Yun Bai reagì all'intromissione dell'Immortale con uno sbuffo spazientito e lo apostrofò in malo modo: “Lo stai difendendo? E il torto che ha fatto a me non conta?”
“Ecco io...”
Baobei non coinvolgere a-Feng, è una cosa che riguarda me, anzi noi, però lui ha ragione, al Palazzo d'Estate ho una grande collezione di armi e oggetti magici, andrò a scegliere i più preziosi e ne farò dono alla famiglia della Prima Signora...”
La proposta dell'amante prese il mago alla sprovvista e prima che riuscisse a controbattere lui ne approfittò per scomparire.
Yun Bai, incredulo, rimase a fissare il vuoto per un lungo istante.
“Gege è appena scappato!” esclamò infine al colmo dell'indignazione, puntando il dito accusatore verso l'allievo “Vuoi giustificarlo ancora? La maestra Huang Yu ha ragione: ho scelto l'unico Signore degli Shen codardo del Mondo degli Spiriti!”
“N-non è scappato, è andato a Palazzo d'Estate, lo hai sentito anche tu...” rispose l'interpellato, messo in difficoltà dall'ennesima bravata del mentore “Diamogli qualche minuto e tornerà coi doni per la Prima Signora, intanto tu... potresti rasserenare il tuo animo meditando.”



Alaric alzò lo sguardo al cielo, Bao Feng non valeva una cicca come consulente matrimoniale; aveva detto alla “moglie” che era una nevrotica paranoica e doveva calmarsi, mentre suo “marito” era appena fuggito dalla finestra.
“Portami subito da lui! Mediterò dopo averlo bastonato!”
Come volevasi dimostrare...
L'apprendista sospirò e passò una mano tra i capelli, non aveva alcuna voglia di partecipare allo psicodramma, anche perché l'urgenza di rintracciare il millenario fancazzista stava per passare in secondo piano con l'arrivo della Prima Signora.
La sua elegante silhouette si profilò nel portico colonnato, seguita da Maya e da un paio di ancelle meccaniche.
Dal modo in cui stava sorridendo dedusse che non era venuta a chiedere la testa del colpevole al posto della sorella, ma questo era un pensiero opinabile, le donne erano una faccenda complicata e lei probabilmente era la più complicata di tutte.
“Per fortuna siete ancora qui...”
Al suo ingresso in giardino i due orientali cessarono le ostilità inchinandosi rispettosamente, mentre il francese scelse una colonna e si appoggiò con indolenza; una volta tanto non era lui ad essere sotto accusa e voleva godersi lo spettacolo, inoltre rappresentava un buon riparo e poteva sempre usarla come scudo nel caso dalle parole fossero passati ai fatti.
“Non oseremmo lasciare il palazzo senza presentare almeno delle scuse ufficiali, anzi io e il maestro Leng...” iniziò il mago, guardando di sottecchi Ye Feng “... stavamo decidendo come riportare qui Gege, lui era così sconvolto che d'impulso si è precipitato a Palazzo d'Estate per cercare un oggetto di pari valore, da offrire come risarcimento alla tua famiglia.”
“Oh, io apprezzo molto le vostre intenzioni, però al momento ho altre priorità.”
La risposta fece inarcare un sopracciglio al francese.
“Maestro Sheng nella sala dello specchio hanno bisogno di un esperto della Mente per stabilizzare l'artefatto, posso contare sul tuo aiuto?”
Yun Bai le rivolse un saluto marziale e rispose sicuro: “Questo mago è pronto.”
“A meraviglia! Segui le ancelle, ti scorteranno sul posto e Lachesi ti darà le informazioni necessarie.”
Prima di dar tempo a chi era rimasto di formulare delle ipotesi Ekto si girò verso Alaric, impegnato a fare pendant con la colonna.
“Nella confusione abbiamo perso di vista a-Ling, potrebbe essersi nascosto da qualche parte e nel palazzo ci sono delle stanze pericolose per un fantasma, te la senti di cercarlo?”
“Vado io, se la Prima Signora permette!” esclamò Ye Feng.
“No maestro Leng, a te avrei riservato un altro compito.” rispose la donna, addolcendo con un sorriso soave la risposta secca e concisa “Questa missione di ricerca invece è perfetta per Alaric, dico bene?”
“Beh... si, credo di si.” rispose il giovane francese, che abbandonò il suo supporto verticale avvicinandosi a lei “Però il palazzo è enorme, cosa faccio se mi perdo?”
“Puoi convocare Maya naturellement, o chiedere ad una delle ancelle meccaniche.”
“E se apro una porta che non dovrei aprire?”
Mon cher in quel caso temo che non basterà convocare Maya...”
La padrona di casa socchiuse le palpebre e il suo sorriso assunse una sfumatura vagamente inquietante.
L'apprendista deglutì nervoso.
“O-ok ho capito l'antifona! Vado subito! Con permesso!”
Mentre imboccava il corridoio lo sentirono scomodare qualche santo, poi chiedere aiuto a Maya, a cui intimò di restargli appiccicato come il chewing gum alla suola delle scarpe.



A quel punto l'Immortale aveva già intuito che le richieste della Prima Signora avevano lo scopo di allontanare i maghi per rimanere sola con lui; si trattava solo di capire perché.
Sondare il suo Qi non gli fu d'aiuto; il bozzolo di energia spirituale si era dipanato in decine di fili orientati in direzioni diverse, anche se la maggior parte seguiva il tragitto verso la sala dello specchio.
Il sorriso della donna si allargò.
“Sei piuttosto indiscreto per essere uno anziano Yin, non ti hanno insegnato che spiare il Qi dei maghi è come guardare sotto la gonna di una signorina? O... nei calzoni di un bel ragazzo, dipende dai gusti.”
Ye Feng, trovando inutile negare l'evidenza, abbozzò.
“La Prima Signora ha la vista molto acuta.” rispose e s'inchinò.
“Parlerei più di lunga pratica; certe creature usano i sensi sottili per diffidenza, altre per pura curiosità, direi che nel tuo caso... è più una forma di prudenza: vuoi evitare di indisporre il tuo interlocutore e allo stesso tempo conservare un vantaggio su di lui.”
La maga accorciò le distanze e usando la disinvolta confidenza con cui lo aveva abbracciato la sera della cena gli sistemò la scollatura della sopravveste, sgualcita dagli ultimi accadimenti.
“Molto meglio.” annuì soddisfatta, poi il suo tono virò verso un'autorevolezza che Ye Feng non pensava potesse appartenerle “Non troverai le risposte nel mio Qi, non sono arrabbiata perché il tuo maestro ha rotto lo specchio.”
“Se pensi che sia scappato per non affrontare le conseguenze del suo gesto...”
Le giustificazioni dell'Immortale furono interrotte sul nascere da un vago cenno di diniego dell'interessata.
“Ho già un'idea precisa sul perché è andato via, Maya per favore illustra al Maestro Leng gli esiti delle tue ricerche sull'artefatto.”
L'assistente virtuale, chiamata in causa, fece apparire un'immagine olografica delle specchio frantumato.
L'altissima definizione dei dettagli includeva anche le briciole di cristallo più piccole, ciascuna debitamente numerata e schedata.
“Ho mappato 130.000 frammenti e dalla ricostruzione il numero 273 risulta mancante; non è stato rilevato nella sala, né sugli altri ospiti presenti.”
“Xue Ge si è allontanato prima...”
Maya annuì.
“Dall'angolatura e dalla forza con cui ha colpito lo specchio ipotizzo che il frammento possa essere penetrato all'interno del suo organismo almeno in tre modi diversi. Ritengo necessaria un'estrazione chirurgica d'urgenza per recuperarlo.”
“Quindi vi serve quella tessera per completare il puzzle.” concluse Ye Feng “Non preoccupatevi, provvederò io stesso, Gege ha paura del vostro Laboratorio.”
“Maestro Leng tu hai davvero una pessima opinione di noi!” esclamò Ekto scandalizzata, tanto che la sua veemenza lo fece sussultare “Ricostruire lo specchio è una questione secondaria adesso!”
“A giudicare dalle urla, tua sorella non la pensa così.”
Di nuovo la padrona di casa liquidò le sue obiezioni agitando la mancina in un civettuolo gesto di noncuranza.
“È troppo occupata a stabilizzare l'artefatto e quando avrà finito sarà troppo stanca e affamata per arrabbiarsi...”
“Quindi perché hai tanta fretta di recuperare il pezzo mancante?”
Mon dieu pensavo ci fossi già arrivato: perché il tuo mentore è in pericolo!”



“Nello specchio d'argento sono stati infusi decine di incantesimi diversi, quando si è frantumato si sono divisi tra i vari frammenti e hanno continuato ad esercitare il loro potere; il risultato sono una miriade di piccole pallottole magiche vaganti, ciascuna dotata di effetti unici e potenzialmente dannosi. La mia rete di magia Primeva li sta trattenendo, Nem li mantiene stabili usando la gravità e Callisto evita che l'energia spirituale che alimentava lo specchio si disperda, nel frattempo il Laboratorio sta organizzando una squadra di recupero e contenimento. Il Maestro Sheng userà la magia della mente per aiutarli a rimanere concentrati; non sarebbe indispensabile, tuttavia tenerlo impegnato gli eviterà di rimuginare troppo su quello che Ye Xue voleva impedirgli di vedere nello specchio.”

Quelle parole continuavano a tormentare il Signore degli Shen, generando domande alle quali la maga probabilmente non avrebbe risposto.
Forse Alaric aveva ragione a temerla tanto; il modo sicuro in cui aveva gestito la situazione e aveva disposto di loro, assegnando a ciascuno un ruolo in base alle necessità contingenti, l'abilità con la quale era riuscito a persuaderlo ad accompagnarla a Palazzo d'Estate e il corretto collegamento tra il gesto insensato di Xue Ge e la necessità di proteggere Yun Bai, lo avevano portato a vedere la petulante dama sotto una luce diversa.
Ancora gli sfuggiva il modo in cui operava la sua magia; quanto fosse dovuto all'Ars e quanto al suo intuito femminile, in ogni caso non era una persona da sottovalutare.

“L'aura decadente e romantica di questo palazzo è così affascinante! I profili degli edifici, la luce crepuscolare, la nebbia leggera, lo scrosciare della cascata in lontananza... è tutto molto suggestivo! So che sono categorie estetiche occidentali maestro Leng, eppure non trovo termini più adatti per descrivere la sognante malinconia del panorama!”
“Gege sarà felice di sapere che una signora così colta e raffinata apprezza la sua dimora, magari potresti... dirglielo di persona?”
Ye Feng aveva dato per scontato che le servisse tempo per riprendersi dal viaggio sulle Linee del Drago, invece appena avevano posato i piedi nel cortile d'onore era partita subito ad esplorare i dintorni, lasciando dietro di sé una traccia di esclamazioni entusiaste.
Il Signore degli Shen si era limitato a seguirle, come Pollicino aveva fatto con le briciole di pane e trovando disdicevole richiamarla al suo dovere optò per un discreto suggerimento verbale, che lei fortunatamente lei colse al volo.
“È da questa parte, giusto?” chiese l'ospite, avviandosi verso l'appartamento che il Maestro Leng aveva occupato nei primi anni della sua vita da Immortale.
“Si, sento la sua presenza nell'ala più antica del palazzo; ho provato ad avvisarlo del nostro arrivo, però non ha risposto.”
“Se è già sotto l'influsso dell'incantesimo non ne è in grado, sono abbastanza certa che questa magia abbia a che fare con la mente o il tempo.”
“È il motivo per cui si allontanato da Serannian?”
“È una possibilità.” convenne Ekto “Oppure voleva evitare che il maestro Sheng lo vedesse in quelle condizioni.”
Il suo accompagnatore aggrottò la fronte e mormorò perplesso: “La Prima Signora si è accorta di qualcosa prima che Xue Ge rompesse lo specchio?”
Bien sûr...” confermò la maga “Il riflesso del mio ambasciatore non gli somigliava affatto, a meno che non si diletti ad indossare abiti femminili in privato; un'abitudine rispettabilissima, siamo persone di mondo dopotutto... No, a preoccuparmi è stato vedere quel vestito completamente imbrattato di sangue.”
Ye Feng si fermò, sbalordito dalla rivelazione; erano arrivati in cima alla scalinata che portava al nucleo originario del palazzo e davanti a loro c'erano le grandi porte dell'appartamento privato.
Nello spingere il massiccio battente bronzeo lei si girò e aggiunse: “Riguarda una delle vite precedenti di Yun Bai e il tuo mentore è coinvolto.”
Il Signore degli Shen la fissò sgomento; il mentalista era troppo discreto per sbandierare i retroscena della reincarnazione di Jīn Yè e Xue Ge teneva a quel segreto più della sua stessa vita.
“Come... come lo hai...” ansimò affannato.
Ekto gli sorrise e picchiettando l'indice sulla tempia disse: “È semplice: se vuoi capire un Immortale devi ragionare come lui.”



L'interno del padiglione era immerso nella penombra crepuscolare che filtrava dalle finestre, i contorni dei mobili emergevano come profili appena più chiari o più scuri nell'uniformità purpurea.
L'aria fredda sapeva di chiuso, umidità e di un vago sentore d'incenso.
L'appartamento, da anni in totale abbandono, aveva finito col somigliare ad un cenotafio; un monumento funebre alla sua vita terrena, che custodiva tesori, documenti e soprattutto orribili segreti.
Nonostante l'oscurità si facesse via-via più spessa la maga affrontò spedita il labirinto di stanze, evitando di soffermarsi sulle pregevoli suppellettili esposte lungo il percorso.
Ye Feng aveva rinunciato a chiederle dove stava andando, ma appena il pannello laccato della camera da letto si palesò davanti a loro allungò il passo e la precedette, risoluto ad entrare per primo e proteggerla, nel caso il suo mentore fosse stato preda di una violenta follia.
“Uh-hu! Maestro Leng! Siamo noi!” cinguettò Ekto alle sue spalle ed incurante delle intenzioni cavalleresche del suo accompagnatore s'infilò nella stanza.
Le rispose un mugolio intellegibile oltre la sponda del letto, da dove la coperta era stata presa e tirata a terra.
I sontuosi ricami dorati avvolgevano una forma tremante, rannicchiata sul pavimento, che alla luce delle lanterne si rivelò essere quella di Ye Xue.
“È peggio di quanto temessi...” disse Ekto, accoccolandosi accanto a lui.
“Xue Ge! Gege!” esclamò Ye Feng, che la raggiunse e provò a sollevarlo, cercando di sollecitare una reazione.
“Meglio non muoverlo.” suggerì la maga, che avviluppò la coperta e ne fece un cuscino di fortuna “Guarda le sue pupille.”
“Sono completamente dilatate, come se avesse fumato oppio per una settimana e l'energia dei suoi meridiani scorre... al contrario?” constatò inorridito Ye Feng “Quale magia può fare una cosa simile?”
“Uhm... un incantesimo del Tempo direi e questo è il punto d'ingresso della scheggia di vetro.” rispose Ekto, indicando una ferita sulla mascella, un piccolissimo graffio che non sanguinava neppure.
“Come la estraiamo? Ho i miei strumenti chirurgici.”
“Troppo rischioso, il frammento è allo stesso tempo fragile e caparbio, si sposta risalendo i canali di energia e ha già preso il controllo dei nervi oculari; credo che punti ad insediarsi nel cervello, probabilmente nell'Ippocampo.” riferì la maga.
“Ne parli come se avesse una sua volontà, come se fosse... vivo.” bisbigliò l'Immortale, spaventato dalle possibili conseguenze.
“In un certo senso è come un animale o un virus, cerca istintivamente l'ambiente più favorevole alla sua sopravvivenza.”
“Nell'Ippocampo si crea la memoria...”
“Esatto, per un incantesimo del Tempo è un invito a nozze.”
“Quindi vuoi contattare il Laboratorio e chiedere l'intervento del Dottor Tersilius?”
“Non ne vedo la necessità!”
“Eppure la Prima Signora ha appena detto che è rischioso spostarlo e impossibile trattarlo con strumenti chirurgici ordinari; quali opzioni rimangono?”
“Noi siamo l'opzione migliore a cui ho pensato, perché abbiamo tutte le risorse che ci servono!”
“P-per fare cosa esattamente?”
“Per andare a pesca!”



Quando la maga gli aveva chiesto di accompagnarla a Palazzo d'Estate aveva già elaborato un piano, magari prevedendo delle alternative in base al tipo d'incantesimo che aveva colpito Gege.
Le sue decisioni non erano casuali o dettate da un ghiribizzo estemporaneo.
Quello era ciò che voleva credessero gli altri.
All'Immortale venne spontaneo domandarsi se addirittura il famoso invito a cena fosse stato accuratamente programmato con settimane o magari mesi di anticipo.
“Dovrai interrompere lo scorrimento dell'energia nel meridiano a monte e a valle del frammento in modo che non possa più spostarsi, io proverò a catturarlo usando un'esca di magia Primeva, pensi di riuscirci?”
Forse li aveva tenuti d'occhio fin dal loro arrivo a Serannian, usando i sottilissimi filamenti di energia magica del suo Qi come cavi per ricevere informazioni.
“Maestro Leng?”
Anche la sua apparizione nella Cupola del Laboratorio gli era sembrata sospetta; troppo puntuale nell'intervenire in aiuto di Alaric, mentre la squadra del Dottore si occupava di lui.
“Maestro Leng ruminare sugli eventi trascorsi non aiuterà Ye Xue!” dichiarò Ekto, spazientita.
“La Prima Signora mi legge nella mente?”
“So come si comportano gli anziani Yin; a volte si assumono troppe responsabilità e fanno di tutto per essere all'altezza delle aspettative...”
Quindi anche questa ipotesi era corretta: la famiglia Leukotes frequentava altri Signori degli Shen e, dato che la loro stirpe contava poche centinaia di soggetti, si chiese chi fossero e se li conoscesse almeno di fama.
“Comunque ci sarà occasione di presentarti il maestro Himura e la sua deliziosa consorte, avete moltissime cose in comune!”



L'Immortale le riservò un'occhiata di sussiego, poteva tollerare che lo leggesse come un libro aperto, ma era seccante che glielo facesse notare in maniera tanto sfacciata.
A farne le spese fu il povero Ye Xue, a cui bloccò la circolazione del Qi con la delicatezza di un martello pneumatico.
Il malcapitato emise un debole lamento, poi ricadde in uno stato di semi incoscienza dal quale era a malapena consapevole di ciò che stava avvenendo attorno a lui.
La situazione in cui l'aveva intrappolato l'incantesimo del tempo era assai più spaventosa e non aveva modo di sfuggirle.
Davanti ai suoi occhi scorrevano i fatti seguiti alla scoperta del cadavere di Jīn-Jīn: la caccia al colpevole scatenata all'interno del palazzo, i corpi dei servitori, che cadevano uno dopo l'altro trafitti dalla sua spada, mentre si faceva strada verso l'appartamento della moglie, in un crescendo furioso di rabbia e sangue.
Chiudere gli occhi sull'orrore era inutile, la sequenza continuava a ripartire dall'inizio, come una vecchia videocassetta inceppata.
Alla fine qualcuno esaudì le sue preghiere; una mano gentile fermò la riproduzione e lo schermo divenne nero, lasciandolo dentro un rumore di fondo dove emersero gradualmente delle voci familiari.
“...a-Feng.” mormorò.
Era appoggiato ad una superficie morbida, che emanava un piacevole tepore e un profumo di cose buone; quelle sensazioni lo riportarono alle spensierate giornate estive trascorse in riva al lago con Jīn-Jīn, allontanando definitivamente le orribili visioni di morte.
Strofinò il viso sulla stoffa che odorava di sole e prati fioriti, poi aprì gli occhi incontrando l'espressione contrariata del suo allievo.
“Dovresti vergognarti.” sentenziò lapidario Ye Feng e lui sorrise, contento di avere un'ulteriore conferma che quella era la realtà.
“Va bene, più tardi lo farò senz'altro, adesso questo povero Signore degli Shen vorrebbe dormire un paio di Kè* prima di tornare da Yubi...”
“E conti di farlo usando la Prima Signora come cuscino?”
“Oh, non mi da fastidio!”
“Sentito? Non le do fastidio...” le fece eco Ye Xue, sistemandosi meglio sulle ginocchia della maga.
“Non dovresti assecondare i suoi capricci!” la esortò l'altro, scandalizzato.
“Il tuo maestro è anziano e molto provato, sii più indulgente con lui, lascialo riposare un po'.”
“Ahi... queste parole fanno male!” borbottò il padrone di casa “Davvero mi usi tanta cortesia perché sono anziano e non perché sono un'affascinante gentiluomo ferito da un terribile incantesimo?”
“Sei un affascinante gentiluomo anziano...” concesse Ekto, accarezzandogli il capo con fare materno.
Davanti all'espressione costernata del mentore neppure Ye Feng riuscì a trattenere un sorriso.
“Con permesso, vado a preparare un infuso per la Prima Signora, ha speso molte energie per recuperare il frammento ed annullare gli effetti della sua magia.”
“A me niente?”
“Medita sui tuoi errori e pensa a come scusarti, il maestro Sheng non si accontenterà del tuo sorriso spavaldo stavolta!”



“Diamine, che caratteraccio.”
“Era molto in ansia per te, inoltre ha ragione: devi sistemare le cose col mio Ambasciatore delle scuole dell'Est.”
“Tu non vuoi nulla? Ho distrutto un prezioso tesoro di famiglia e l'ho fatto intenzionalmente.” confessò l'Immortale perplesso, rigirandosi sulla schiena in modo da poterla guardare.
“Il Laboratorio può ricostruirlo, forse non funzionerà più come prima, però il valore di alcuni cimeli va oltre la loro integrità; ciascuno di noi ha in fondo al cassetto un vecchio orologio rotto, una chiave arrugginita che non apre più nessuna porta o un orecchino spaiato e c'importa poco di poterli usare, purché siano lì. Alla piccola Nem andrà bene anche con qualche rattoppo.”
Ye Xue sospirò; da quell'angolazione il sorriso della maga era una curva di corallo incastonata nell'ovale opalino del volto, perfetto eppure indecifrabile.
Era impossibile stabilire se all'indulgenza delle sue parole corrispondesse un analogo stato d'animo.
“Tuttavia...”
Il Signore degli Shen aggrottò la fronte e si preparò ad incassare il colpo, quando una donna usava certi termini la conversazione diventava insidiosa come un campo minato.
“Si?”
“Mi riterrei soddisfatta con una spiegazione, perché ho visto il riflesso di una fanciulla e il suo vestito era sporco di sangue; date le peculiarità dell'artefatto ho pensato che fosse una delle reincarnazioni del maestro Sheng, tu sapevi che c'era questo rischio, di qui la riluttanza a lasciarlo avvicinare allo specchio, poi hai realizzato che era impossibile evitarlo senza fare una scenata e hai preferito risolvere il problema all'origine.”
Ye Xue ascoltò attentamente il suo ragionamento e alla fine emise un nuovo pesante sospiro, come se si fosse liberato di un grosso peso.
“È un resoconto molto onesto di quello che è successo stasera e... negli ultimi mille anni di questa disgraziata immortalità, una mia spiegazione aggiungerebbe ben poco alle tue parole.”
“Allora non dire niente, mostramelo!” esclamò la dama, offrendogli la mancina col palmo rivolto verso l'altro “Fammi vedere cosa c'è oltre lo specchio.”

Fine trentatreesima parte


⋆ La voce dell'onniscienza ⋆

Carissimi e carissime benritrovati e Buon 2024 (✿◠‿◠)!
Cinesini nel Nuovo Anno, cinesini tutto l'anno!
Nel 2024 avrete ancora a che fare con la banda del Signori degli Shen, coi maghi di Serannian e qualche new entry che movimenterà il tranquillo (si fa per dire^^) andazzo di questa storia.
In questo capitolo il Gege ne ha combinata una delle sue: per impedire all'amante di specchiarsi nell'artefatto magico lo ha distrutto, innescando quello che sarà il vero nucleo di questo arco temporale, ovvero gli antefatti che hanno portato alla morte la sua amata concubina e che sono stati la ragione della sua dannazione eterna.
I prossimi due capitoli saranno un lungo viaggio nel passato, in una Cina feudale dove vendetta, gelosia, rivalità familiari si susseguiranno fino al tragico epilogo, a cui Ye Xue ci farà assistere in prima persona.
Come sempre ringrazio chi legge, segue e commenta il mappazzino esotico e chi vorrà farlo ancora nel 2024, sprezzante dei pericoli e dei disagi dovuti a qualche ritardo di pubblicazione.
Se avete fede (e un po' di pazienza) entro fine mese dovrebbe arrivare un altro piccolo extra, stavolta dedicato ad uno dei pelosi e candidi animaletti che frequentano le sorgenti termali del palazzo d'Estate!
Dopotutto siamo ancora nell'Anno del Coniglio! :D
Vi aspetto a bordo della cesta di vimini, ma copritevi bene perché fa freddo :D

Termini e spiegazioni:
Kè: Unità di misura del tempo in uso nell'antica Cina che corrisponde a circa un quarto d'ora.





Ritorna all'indice


Capitolo 34
*** Chi si vendica dovrebbe scavare due fosse. ***


banner


Capitolo XXXIV
Chi si vendica dovrebbe scavare due fosse.

Il Signore degli Shen aveva provato a dissuaderla dal condividere quei ricordi.
La sua reticenza derivava in parte dalla paura di mostrarsi per ciò che era stato in vita e che in fondo era la sua natura di Immortale maledetto dal Fato, in parte (anzi in buona misura) dal fatto che una situazione tanto miserevole, intessuta di inganni, assassinii, vendette non avrebbe dovuto incontrare l'indole nobile e gentile della dama.
“Ci sono più cose tra cielo e terra, Orazio, di quante ne sogni la tua filosofia...”
In tutta risposta Ekto aveva citato Shakespeare e si era limitata a sorridere, porgendogli di nuovo la mano.



Il primo ricordo nitido del giorno in cui la sua privilegiata esistenza era andata in pezzi risaliva ad una tersa mattina del mese di Wŭ Yuè*.
La campagna sembrava sorridere al sole: le risaie con le vene gonfie d'acqua e gli alberi carichi di frutti ormai maturi preannunciavano un abbondante raccolto.
Nell'immaginario comune le tragedie avvengono in notti particolarmente buie, sferzate dalla tormenta o avvolte dalle nebbie; quella del Ministro Leng invece cominciò in una splendida giornata di inizio estate, all'uscita dalla confortevole locanda sulla strada per Luoyangan, dove aveva pernottato prima di tornare in città.
Aveva preso un lungo bagno caldo e si era cambiato d'abito per presentarsi a corte.
Lo aspettava un'interminabile giornata in tesoreria, ma neppure l'idea di avere a che fare coi segretari del ministero, ai quali doveva rendicontare dal primo all'ultimo tael* speso durante il viaggio , riusciva ad intaccare il suo buonumore.
Una volta libero dagli obblighi del suo incarico sarebbe tornato a palazzo per omaggiare la consorte, partendo l'indomani alla volta della tenuta.
Erano passati quattro mesi dall'ultima volta che aveva visto Jin-Jin e il messaggero che aveva inviato una settimana prima con una missiva e un piccolo dono, non era ancora tornato a portargli notizie. Aveva già un piede sulla staffa della sua cavalcatura quando tra i soldati della scorta si diffuse una certa agitazione, le sentinelle davanti alla locanda avevano fermato qualcuno che chiedeva con urgenza del Ministro.
“La signora Sie?”
Quando gli comunicarono che veniva dalla tenuta Ye Xue si affrettò a ricevere il nuovo arrivato e si stupì nel riconoscere l'insegnante di musica del villaggio.
Era arrivata fin lì seguendo le indicazioni contenute nella missiva indirizzata alla concubina e a riprova delle sue affermazioni una guardia gli mostrò la bisaccia insanguinata che le avevano trovato addosso; riconobbe le insegne della sua casata e all'interno c'era ancora il dono che il messaggero avrebbe dovuto recapitare insieme alla lettera.
L'anziana donna, stravolta e scarmigliata, venne aiutata a scendere quasi di peso dal suo carretto e nonostante il viaggio massacrante appena vide il Ministro si gettò in ginocchio, poi piangendo iniziò a riferire di un'immane disgrazia.
Alle richieste di spiegazioni via via più dure e perentorie da parte del padrone della tenuta la poveretta fu sopraffatta dal panico; iniziò a farfugliare frasi sconnesse e a ripetere che erano tutti morti.
A quel punto Ye Xue era già montato a cavallo, ignorando i richiami alla prudenza del suo capo scorta, che gli spedì dietro una decina di uomini, raggiungendolo dopo aver impartito alcune direttive al resto della colonna.




Con la bella stagione bastavano una mezza giornata e un buon cavallo per coprire la distanza dalla capitale ai possedimenti della famiglia Leng.
Il Ministro arrivò in vista della tenuta col sole dell'ora sesta ancora alto nel cielo.
Qui la sua cavalcatura s'impuntò, stremata e schiumante e fu costretto a proseguire a piedi, tagliando attraverso i campi.
Già da lontano percepiva qualcosa di sbagliato, un silenzio immobile e inspiegabile gravava sul palazzo in momento del giorno solitamente molto animato.
Le guardie si disposero a ventaglio avanzando verso il muro di confine, mentre il capitano si affiancò a Ye Xue, dopo aver rinunciato a tenerlo in seconda linea.
In base alla sua esperienza qualunque cosa fosse successa alla tenuta si era conclusa da ore; all'interno non c'erano movimenti, solo qualche esile filo di fumo che saliva dal cortile principale e dalla zona delle cucine.
La sagoma scura e furtiva di un grosso randagio mise all'erta la guarnigione, ma nel vedere il gruppo di persone armate di picche e spade la bestia nera guaì spaventata e scappò uggiolando verso il villaggio, seguita dagli altri cani del branco.
Una volta raggiunto il grande cancello gli uomini videro ciò che li aveva attirati: all'architrave erano appesi due servitori.
Erano stati colpiti da numerose frecce, come se qualcuno si fosse divertito ad usarli come bersagli, poi li avevano finiti impiccandoli con le cinture delle loro vesti.
L'aria era appesantita dall'odore del sangue e dei corpi che, a causa del caldo, manifestavano già il livido gonfiore della decomposizione.
Il Ministro, investito dai pesanti miasmi, esitò e si portò una mano alla bocca, perché lo stomaco contratto voleva liberarsi del suo contenuto.
“Sinong, questo soldato ti chiede di rimanere qui...” lo supplicò il capo scorta quando lo vide fermarsi, ricevendo un nuovo secco rifiuto.
I due cadaveri all'ingresso erano solo l'antipasto del macabro banchetto che era stato apparecchiato nel cortile principale.
Qui una ventina di corpi giacevano a terra in atteggiamenti che misero a dura prova le capacità deduttive del capitano; mentre i suoi soldati li perquisivano uno ad uno, cercando inutilmente dei segni vitali, lui provava capire come si erano svolti i fatti.
Riconobbe molti servitori che aveva incontrato durante le visite precedenti; c'erano segni di lotta, una lanterna di pietra rovinata a terra, delle ceste sparse, però trattandosi di popolani la maggior parte era stata colta di sorpresa e non aveva opposto resistenza.
Al contrario alcuni cadaveri non mostravano segni di ferite o percosse; i loro visi erano violacei e congestionati, gli occhi sbarrati in un tragico stupore.
“Sembra un assalto di banditi finito male...” mormorò affatto persuaso, troppe cose non gli tornavano ancora.
“A Jīn...” gli fece eco Ye Xue, realizzando in quel momento cosa implicassero le parole del soldato “A- Jīn!”
Il Ministro iniziò a correre verso il padiglione della concubina e costrinse la sua scorta ad abbandonare la perlustrazione.
“Sinong fermati ti prego! Non sappiamo se c'è qualcun altro nascosto in casa!”
“A- Jīn!”
Il nome risuonò nelle stanze vuote, ritornando in una flebile eco che amplificò l'angoscia della mancata risposta.
Scavalcò i cadaveri della cuoca e della nipote, che ingombravano il corridoio insieme ad una marea di stoviglie in frantumi.
Gli assassini erano stati rapidi e misericordiosi con loro; un fendente alla gola aveva posto fine ad una fuga breve quanto impossibile.
Ye Xue si fermò solo davanti al portoncino che immetteva negli appartamenti privati; il corpo della cameriera personale di Jīn-Jīn era stato trafitto e inchiodato ai pannelli di legno da una lunga lancia, che le aveva trapassato il petto e ne sosteneva ancora il peso.
Ricordando quanto fosse cara alla sua Foglia d'Oro il Ministro esitò di nuovo, combattuto tra l'istinto di aprire quella porta e la paura di trovare conferma alle parole della signora Sie.
“Sono tutti morti!”
Tutti, senza eccezione, compresa Jīn Yè.
Il capo scorta approfittò di questa pausa e, aiutato da un paio di soldati, liberò il cadavere della giovane donna e lo depose a terra.
La via adesso era sgombra e Ye Xue non aveva più scuse dietro cui nascondersi; si appoggiò ai battenti e li spinse con forza, entrando nella stanza.




Era pronto al peggio, perciò fu un enorme sollievo constatare che all'interno era tutto in ordine; l'onda di sangue e morte che aveva devastato il palazzo si era fermata alla soglia dell'appartamento e lo aveva risparmiato.
“A-Jīn?” bisbigliò, frugando con lo sguardo ogni angolo.
Forse lei non era lì quando c'era stato l'assalto, forse aveva trovato un nascondiglio sicuro e non osava uscire per paura che i banditi tornassero.
Il Ministro aveva già costruito una serie di teorie plausibili; la tenuta era enorme e aveva alcune stanze segrete, in passato durante guerre e rivolte erano servite come rifugio per i membri della famiglia Leng.
Stava per impartire agli uomini l'ordine di ispezionare il palazzo dal tetto alle fondamenta, quando un dettaglio in movimento attirò la sua attenzione verso il giardino.
Le imposte scorrevoli, lasciate aperte, inquadravano i ciliegi attorno al lago e sul verde tenero delle foglie spiccava il fluttuare di una stola bianca.
La debole brezza del pomeriggio non riusciva a strapparla al ramo in cui era rimasta impigliata.
Quel mesto saluto di seta parve a Ye Xue un terribile presagio e nessuna delle sue consolanti ipotesi riuscì a convincerlo del contrario.
“Sinong non andare...”
Stavolta il capitano provò a trattenerlo afferrandogli il braccio, anche lui aveva visto la finestra spalancata e aveva tratto conclusioni assai diverse; dato che l'appartamento era in ordine probabilmente i banditi erano passati dal giardino e se la Consorte Li avesse tentato la fuga dal retro li avrebbe trovati sulla sua strada.
L'altro reagì con un gemito di frustrazione e si liberò della presa, proseguendo verso l'esterno.
Notò a malapena le orme di stivali che correvano attorno al perimetro del lago, non era un segugio a caccia di indizi, cercava solo la conferma della presenza di Jīn-Jīn ed era felice di non averla ancora trovata.
“Cosa fate ancora qui? Uscite nei campi, cercate nelle stalle! Esigo che passiate al setaccio ogni zolla della proprietà!”
Al contrario del Ministro, che si muoveva a caso tra i sentieri e le aiuole, le sue guardie stazionavano nei pressi di un enorme cespuglio di peonie; all'ordine diretto scattarono sull'attenti, ma nessuno si mosse né osò interloquire.
Al suo avvicinarsi si fecero da parte rivelando infine ciò che avevano trovato: una pantofola di seta calzata da un piccolo piede femminile spuntava dagli arbusti, mentre il resto era nascosto nell'ombra della pianta fiorita.
“Allontanatevi.” disse piano e gli uomini obbedirono prontamente, non erano curiosi di scoprire la sua reazione al macabro ritrovamento e perfino il capitano era rimasto a distanza.
Strisciando a carponi sul terreno Ye Xue riuscì a prelevare il corpo e a portarlo fuori dall'intrico vegetale.
La causa della sua morte era evidente: un singolo, profondo taglio alla gola l'aveva uccisa in pochi grani di clessidra, lasciandole sul viso un'espressione non di sofferenza, quanto piuttosto di vago stupore.
L'assassino l'aveva sorpresa lì, poi era fuggito senza infierire e lei era crollata nel cespuglio, che richiudendosi l'aveva protetta dal sole e dagli animali selvatici.
Il Ministro Leng tolse meticolosamente dai suoi capelli qualche petalo e annodò la cintura dell'hanfu, benché le membra irrigidite e l'abito zuppo di sangue ormai rappreso non gli facilitassero il compito.
Quando ritenne di aver finito si sdraiò accanto a lei e posò la mano sulla sua, come faceva sempre durante le loro passeggiate in giardino.
In quei momenti un gesto e uno sguardo bastavano a colmare le pause vuote delle lunghe separazioni.
Quanto sarebbe durata stavolta la lontananza dalla sua Foglia d'Oro?
Una parte di lui aveva già preso atto che era morta e la sua mano era gelida come il sepolcro in cui l'avrebbero calata dopo le esequie.
Il resto della sua coscienza si rifiutava di fare pace con questa verità e cercava di trattenere la presenza dell'amata il più a lungo possibile; non gli importava che la mano di a-Jīn fosse ormai fredda, lui aveva abbastanza calore per scaldare entrambi.




Il silenzio pesante, interrotto dal gracchiare disordinato dei corvi occupati a contendersi i cadaveri del cortile, agitava l'animo dei presenti, che si guardavano perplessi e irresoluti.
Per quanto assurdo sembrava che Ministro Leng aspettasse il risveglio della concubina e il capitano delle guardie, mettendo a rischio la sua testa, decise di interrompere la lugubre veglia appellandosi alla necessità di offrire una degna cerimonia funebre alla Consorte Li.
“Sinong, Eccellentissimo, questo subordinato vorrebbe essere utile, permettigli di aiutarti...”
Lo scatto improvviso di una serratura all'interno dell'appartamento interruppe il suo discorso e spaventò i soldati, che puntarono le picche verso il porticato intimando all'intruso di uscire.
Dopo qualche istante una sagoma si palesò incerta nel rettangolo della finestra, fermandosi solo quando incontrò il metallo delle armi rivolte contro di lui.
Era un ragazzino molto pallido, con gli occhi arrossati e le labbra gonfie, arse dalla sete.
Somigliava più ad un fantasma che ad un essere umano: aveva le vesti lacere, sporche di sangue e i capelli coperti di polvere e ragnatele.
Quando il capitano gli rivolse una domanda diretta rispose con un rantolo afono, così innaturale che perfino gli animi più coraggiosi ne furono impressionati.
“Portatelo da me.”
Lo stupore delle guardie si unì al sollievo nel vedere il Ministro di nuovo in piedi e padrone di sé; in fretta afferrarono l'intruso e lo trascinarono davanti lui.
“Io ti conosco, sei il figlio minore del Sovraintendente Meng.” sentenziò, dopo avergli sollevato la testa verso la luce.
L'interpellato strizzò gli occhi, infastidito dal sole, poi li aprì sulla figura dell'uomo che lo stava interrogando e qualcosa nelle sue parole suscitò finalmente una reazione comprensibile.
“A casa...” articolò con un filo di voce “Il... sangue... il sangue scendeva dalle scale... non sono entrato... ho chiamato... ho gridato... nessuno ha risposto nemmeno il vecchio Xiaoxing, lui abbaiava sempre e mi correva incontro quando tornavo col cesto dei pesci... e io... io non sono entrato, sono venuto subito dalla Signora, però era troppo tardi... il sangue scorreva dappertutto... anche qui.”
Era semplice trarre le conclusioni di quel racconto frammentario: chi aveva assaltato la tenuta si era preoccupato di passare prima dalla dimora del Sovraintendente, in modo che non potesse dare l'allarme.
Il ragazzino era andato a pescare e si era salvato per puro caso.
“Perché le guardie non hanno reagito?”
Il capitano si riferiva alla scorta personale della Consorte Li, soldati assegnati alla sua protezione che lui aveva trovato riversi nel cortile con le spade ancora nel fodero.
Non avevano nemmeno accennato a difendersi.
Il sopravvissuto lo guardò come se avesse imprecato contro gli dei e mormorò “Come avrebbero potuto alzare le armi su di lei?”
“Lei? Lei chi?” lo incalzò il capitano.
Il ragazzo invece di rispondere si girò verso Ye Xue e mosse le labbra pronunciando poche sillabe, che somigliavano ad una supplica o una richiesta di perdono.
“Lei chi?” insistette il Ministro Leng.
“La Consorte Nán Xī Fēng*.”
L'inattesa rivelazione li lasciò attoniti; il nome della Consorte ufficiale associato ad un crimine tanto feroce equivaleva ad una sentenza di morte per chi lo aveva pronunciato.
“Stai vaneggiando!” esclamò il capitano“È chiaro che i tuoi ricordi sono confusi a causa di un simile orrore! Sinong, Eccellentissimo, non puoi dare credito alle sue parole, sono i deliri di una mente sconvolta.”
Ye Xue zittì il sottoposto con un cenno della mano, per poi rivolgersi di nuovo al ragazzo.
“Tu sai come si muore nel supplizio dei cento tagli?” chiese molto lentamente “Il condannato viene legato ad un palo e il suo corpo viene spolpato fino alle ossa, un taglio dopo l'altro, i carnefici esperti possono prolungare la sua agonia per giorni... È una pena che si applica solo a reati molto gravi come la lesa maestà, la falsa testimonianza e il tradimento. Tienilo a mente e poi rispondi; chi hai visto insieme ai banditi che hanno assaltato la tenuta?”
L'interessato non si fece intimorire dall'esplicita minaccia.
“Se la morte è il sentiero più breve per riabbracciare la mia famiglia allora lo intraprendo con gioia, ma so chi ho visto due notti fa nel cortile insieme ai banditi, è la stessa persona che si era presentata al mattino scortata da molti soldati con le tue insegne. Mio padre è stato avvisato e siamo corsi a renderle omaggio, benché la sua visita fosse del tutto inattesa...”
Il ragazzo a quel punto barcollò e le guardie lo sostennero prima che crollasse a terra; era molto provato dalle privazioni e dai traumi subiti, tuttavia Ye Xue non ascoltò il suggerimento di lasciarlo riposare e lo invitò a continuare il racconto.
Gli eventi narrati dal testimone ricostruirono un quadro coerente, dimostrando che nonostante il trauma era lucido e ricordava tutto a cominciare dall'arrivo della Consorte Nán, seguito dal lungo colloquio riservato che aveva avuto con la Consorte Li.
Al momento di accomiatarsi chi era presente aveva notato l'espressione turbata della concubina e quella impenetrabile della Signora Nàn, che si era intrattenuta coi subalterni e il Sovraintendente ringraziandoli per i riguardi che avevano verso la tenuta e la Consorte Li ed elargendo loro dei regali in denaro.
Nessuno aveva capito le vere ragioni di quella visita; la concubina non aveva dato spiegazioni e si era ritirata nel suo padiglione con la cameriera personale.

Il resto della giornata era trascorso nella più totale normalità.
Il ragazzino era andato al lago e al tramonto, dopo aver scoperto il massacro della sua famiglia, era corso subito alla tenuta arrivando in tempo per assistere all'ultimo atto della tragedia.
Nascosto sul tetto della cucina aveva visto i banditi radunarsi nel cortile principale, dove il loro capo, un'esile figura incappucciata e avvolta in una lunga cappa, li stava aspettando insieme ad alcune giare di vino.
Gli animi dei malfattori erano infervorati dall'impresa compiuta e inneggiavano alle doti di stratega della persona che li aveva assoldati.
Levarono le ciotole colme e brindarono più volte, mentre a terra alcune delle vittime ancora vive si trascinavano ferite e agonizzanti.
Ben presto i più baldanzosi cominciarono a chiedere il compenso pattuito per il lavoro e nell'udire la risposta del capo banda il ragazzino, con sua grande sorpresa, scoprì che si trattava di una donna.
Lei li invitò a prendere tutto ciò che potevano portare via, compresi i gioielli della concubina e il denaro conservato nella cassaforte del sovraintendente e quei farabutti, allettati all'idea di depredare una ricca dimora, dimenticarono il vino e si gettarono a rivoltare la tenuta.
In un breve lasso di tempo i rumori delle suppellettili in frantumi e gli alterchi scoppiati tra chi si contendeva lo stesso oggetto prezioso cessarono; solo un pungo di uomini fece ritorno nel cortile sulle proprie gambe; dal suo nascondiglio il testimone li vide stramazzare sul selciato e dibattersi in cerca d'aria, come i pesci nel canestro.
La donna misteriosa, che aveva atteso pazientemente accanto al suo cavallo, allora si fece avanti e li raggiunse osservando con interesse i loro ultimi sussulti di vita, poi abbassò il cappuccio e gli rivolse alcune parole colme di disprezzo.
“Davvero voi luride carogne pensavate che vi avrei lasciato portare via ogni cosa? Tutto questo mi appartiene, comprese le vostre miserabili vite, sono mie per diritto di stirpe.”
Al termine del lungo resoconto il Capitano le guardie scrutarono il Ministro; chi aveva avuto la sfortuna di essere al servizio della Consorte Nán sapeva che quel comportamento crudele e arrogante le apparteneva.
Il marito si era sempre mostrato molto tollerante nei suoi confronti, le aveva lasciato gestire il palazzo come meglio aveva creduto, a volte sminuendo i suoi eccessi di rabbia con la servitù, i capricci o le folli richieste di denaro.
Il quieto vivere e la buona armonia delle due grandi casate che si erano unite col loro matrimonio valevano ben più dell'occhio pesto di una sguattera o dell'ennesimo abito di seta.
Adesso però la Consorte Nán aveva allungato le mani sull'unico bene a cui Leng Ye Xue attribuiva un'enorme importanza: la Consorte Li.
Pur senza essere dei finissimi cortigiani i presenti intuirono, dallo sguardo torvo e dall'espressione di pietra del Ministro, che il danno era irreparabile e la sua scorribanda non sarebbe rimasta impunita.
“Radunate i corpi, innalzate una pira; se la legna non bastasse usate i mobili e le stoffe, prendete l'olio e il vino nelle cantine e cospargeteli sugli edifici, uccidete gli animali che non sono ancora morti, date fuoco alle stalle e ai raccolti nei campi.”
Il Ministro gli aveva ordinato di radere al suolo ogni cosa, distruggendo una proprietà che fruttava all'anno migliaia di tael e le guardie, di fronte ad una richiesta tanto assurda, ebbero un momento di esitazione a cui rimediò la prontezza del loro superiore.
“In obbedienza a quanto hai decretato, Eccellentissimo Sinong, questi soldati saranno rapidi e solerti nell'eseguire i tuoi ordini!”




“Perché non hai provato a farlo ragionare Capitano? Lui ti avrebbe ascoltato!”
Davanti allo scempio dei fienili, dei granai e delle stalle divorate dal fuoco alcuni uomini non riuscirono a tacere il malcontento.
“Si, probabilmente mi avrebbe ascoltato, poi avreste dovuto sistemare anche il mio cadavere sulla pira...” ipotizzò l'interpellato“Non possiamo metterci tra il Sinong e la sua vendetta.”
“Vendetta? Mi pare che stia danneggiando solo sé stesso!”
“Quella che a noi sembra una tragedia è ben poca cosa per chi è ricco e nobile di nascita, consideralo come un piccolo tributo alla Consorte Li, il grosso dell'offerta lo avrà appena torneremo a Luoyangan. Mantenete i nervi saldi e attenetevi alle direttive se volete rivedere la prossima alba.”




Al sopraggiungere dell'oscurità anche la grande pira nel cortile centrale era pronta; i soldati vi avevano collocato i cadaveri, accatastandoli su fascine di legna e sterpi impregnati di bitume.
Intanto ai cancelli si erano radunati numerosi abitanti del vicino villaggio, che vedendo levarsi un fumo denso dalla tenuta erano corsi con secchi e stracci bagnati, ma erano stati bloccati all'ingresso e costretti ad assistere allo spettacolo della grande residenza che diventava cenere.
Quando infine comparve il Ministro le proteste e le suppliche dei popolani tacquero di colpo; l'uomo avanzava lentamente tenendo tra le braccia un corpo avvolto in un drappo di seta rossa, lo seguiva un ragazzino malconcio dall'aria spaurita, che alcuni riconobbero come uno dei figli del Sovraintendente.
Le guardie, in mancanza di una vera e propria funzione religiosa, si disposero a formare un corridoio di lance e resero gli onori militari alla Consorte Li.
Ye Xue la depose sulla piattaforma più alta e prima di lasciarla le baciò la fronte, le labbra e le mormorò all'orecchio alcune parole che il crepitare delle fiamme si portò via.
Il ragazzino sparse sulla salma dei petali di peonia e lasciò un fiore tra le mani della madre; lei, i suoi fratelli e sorelle erano stati collocati vicini e i soldati avevano fatto del loro meglio per comporli in modo dignitoso.
Il corpo martoriato di suo padre invece era stato avvolto in una tenda verde; i banditi si erano accaniti su di lui, forse per fargli confessare dove teneva nascosto il denaro e il figlio era stato in grado di riconoscerlo solo dalla mano inanellata, che spuntava tra le pieghe della stoffa.
Il Ministro chiese una torcia e appiccò personalmente il fuoco, poi prese il ragazzino e lo tirò indietro non appena il calore cominciò a farsi troppo intenso.
I due rimasero a contemplare le fiamme che avvolgevano e consumavano la pira, tra lo sgomento dei popolani assiepati al cancello e l'inquietudine delle guardie.
Dopo i discorsi del Capitano vedevano sotto una luce diversa il silenzioso stoicismo del Sinong, che non aveva versato una lacrima, mentre guardava il cadavere dell'amata concubina e tutta la tenuta scomparire in uno scenario infernale.
Quello che aveva acceso in realtà era la miccia della sua vendetta e loro, nel bene o nel male, ne sarebbero stati parte.




“Conosci la storia di Sardanapalo?”
Ye Xue interruppe la condivisione mentale, ma non il contatto con la mano della Prima Signora; il tepore del suo palmo gli aveva trasmesso un grande senso di pace, permettendogli forse per la prima volta di rivivere quei terribili momenti da spettatore esterno piuttosto che da protagonista.
Aprì gli occhi e notò l'espressione tranquilla della maga, affatto turbata dall'aver assistito ad una vicenda così tragica.
Si chiese se la sua magia la proteggesse in qualche modo dalle emozioni negative oppure se avesse avuto anche lei una vita segnata da lutti e disgrazie, che l'avevano temprata a qualsiasi circostanza.
“No, cosa ha a che fare con me?”
“Quando hai dato l'ordine di bruciare tutto mi è venuta in mente la storia di questo antico re assiro, che trovandosi assediato senza possibilità di fuga o di vittoria scelse di morire e di portare con sé ogni suo bene, schiavo e concubina per non lasciare niente da depredare al nemico... Tu non stavi omaggiando l'amata consorte, reagivi all'arroganza della tua prima moglie che si era proclamata padrona di tutto.”
“Ah...”
L'immortale chinò il capo, a pensarci adesso provava ancora rabbia nei confronti di Xī Fēng, mille anni non erano bastati a placare il suo odio, come non erano bastati a fargli dimenticare A-Jīn.
“Mi biasimi forse?” chiese a bassa voce.
“Perché dovrei? Perché non hai pianto e urlato sul corpo della Consorte Li? Perché hai voluto distruggere una tua proprietà? O perché hai promesso alla tua amata che l'avresti vendicata e poi raggiunta? Devo biasimarti perché non hai mantenuto la tua parola?”
Il Signore degli Shen la osservò incapace di replicare, Ye Feng invece posò la tazza di porcellana sul tavolo e strinse nervosamente l'impugnatura della spada; era un argomento delicato e la Prima Signora stava rischiando molto ad affrontarlo.
“Possiedi una magia davvero eccezionale, è riuscita a carpire perfino il mio ultimo saluto a Jīn-Jīn.” riconobbe infine Ye Xue.
“Nessuna magia maestro Leng, è pura deduzione, chiunque sia stato separato in modo così crudele da una persona cara ha il desiderio di rivederla e riunirsi a lei.” rispose Ekto “Era questa consapevolezza ad impedirti di cedere alla disperazione, la vendetta che stavi già pianificando non ti avrebbe lasciato scampo ed era un sollievo, perché avresti ritrovato la Consorte Li in una delle vite successive, eppure...”
“... Eppure sono ancora qui.”
“I piani troppo ambiziosi a volte sfuggono di mano.”
“O prendono più tempo del previsto.” mormorò cupo l'interlocutore.
“Cosa ne è stato della tua prima moglie?”
L'Immortale la guardò di sottecchi, tuttavia evitò di sprecare fiato in obiezioni, ormai gli era chiaro che il soffice bozzolo luminoso del suo Qi nascondeva un'anima d'acciaio.

Fine trentaquattresima parte


⋆ La voce dell'onniscienza ⋆

Carissimi e carissime benritrovati (✿◠‿◠)!
Il tempo di riprendermi dalla maratona letteraria dell'extra coniglioso ed ecco sfornato caldo e fumante come un baozi il nuovo aggiornamento.
Come vi avevo preannunciato questo e il prossimo saranno capitoli dedicati ad un lungo flashback: nel passato di Ye Xue c'è un segreto che si ostina a non rivelare a Yun Bai e che riguarda la tragica morte dell'amata concubina, vittima della gelosia della consorte ufficiale del Ministro.
È un tassello fondamentale per capire le dinamiche di questa coppia e mi premeva molto svelarvelo, anche per le ripercussioni che avrà sulla relazione tra il Signore degli Shen e il suo mago bianco.
Ovviamente le cose non sono così semplici, nelle famiglie allargate dell'antica società cinese entravano in gioco altri fattori legati ad un rigidissimo sistema di regole e convenzioni.
Nel prossimo capitolo scopriremo le ragioni della consorte ufficiale.
Preparatevi ad un altro capitolo ad alto tasso di angst, se questo non vi fosse bastato!
Restate a bordo della cesta di giunchi e tenetevi forte, il viaggio proseguirà in tempi... spero accettabilmente brevi, (✿◠‿◠) ni hao e a presto!

Termini e spiegazioni:
Wŭ Yuè: corrisponde all'inizio della stagione estiva.
Sinong: in epoca Tang designava un ministro imperiale, nella fattispecie Ye Xue è il Ministro del Tesoro.
Nán Xī Fēng: la moglie ufficiale del Ministro ha un nome che è tutto un programma, traducibile come "Splendido vento spietato"

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3954623