La ragazza di Tokyo(REMAKE versione 2.0)

di sallythecountess
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: Alice a Parigi ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: Elle ***
Capitolo 3: *** Capitoli 3 e 4 ***
Capitolo 4: *** Capitoli 5 e 6 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 8 e 9 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 16 e 17 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 18 e 19 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 20 e 21 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 25 e 26 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 27 e 28 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 30 e 31 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 32 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 33 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 34 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 36 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 35 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 37 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 38 ***
Capitolo 30: *** Capitolo 39 ***
Capitolo 31: *** capitolo 40 e 41 ***
Capitolo 32: *** Capitolo 42 ***
Capitolo 33: *** Capitolo 43 ***
Capitolo 34: *** Capitoli 44 e 45 ***
Capitolo 35: *** Capitolo 46 e 47 ***
Capitolo 36: *** Capitolo 48 e 49 ***
Capitolo 37: *** Capitolo 50 ***
Capitolo 38: *** Capitoli 51 e 52 ***
Capitolo 39: *** capitolo 53 ***
Capitolo 40: *** Capitolo 54 ***
Capitolo 41: *** Capitolo 55 ***
Capitolo 42: *** Capitolo 56 e 57 ***
Capitolo 43: *** Capitolo 58 ***
Capitolo 44: *** Capitolo 59 e 60 ***
Capitolo 45: *** Capitolo 61 e 62 ***
Capitolo 46: *** Finale ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: Alice a Parigi ***


Capitolo 1: Alice a Parigi 
Sia immediatamente chiara una cosa: se cercate una storia romantica questa non va bene. Se cercate la storia tenera di un amore eterno cambiate completamente racconto. Questa non è la storia di due anime gemelle perfette che una volta incontrate non si separeranno mai più, eh già. Questa è la storia di due idioti, che non sono stati in grado di ammettere di essere innamorati, se non troppo tardi. E' la storia di due che hanno combattuto a lungo contro i loro sentimenti, e che li hanno accettati solo quando ormai non servivano più.
Perché amare davvero, può fare incredibilmente paura e a volte, se non sei abbastanza adulto da accettare che il tuo cuore non sia più tuo, puoi commettere enormi sbagli.
Questa, come dicevamo, è la storia di due persone che per molto tempo non hanno fatto altro che attrarsi e respingersi, in un tira e molla continuo di lacrime e pace. Vedete, mi piacerebbe tanto potervi dire che questa è la classica storia convenzionale in cui le cose iniziano in modo tortuoso, ma poi vanno per il verso giusto, ma così non è. Qui le cose iniziano in modo strano e poi si evolvono in modo surreale e poi complicato. Se vorrete leggerla, però, magari vi strapperà un sorriso perchè è la storia di due stupidi, narcisisti, incasinati che però si amano davvero.
Tutto iniziò in un'innevata Parigi all'alba, ma di romantico non ha proprio nulla, e lo capirete immediatamente; Alice Mac Neil di ritorno da Tokyo era sfinita e con il cuore in tempesta.
Non era mai tornata a casa sua da quello che era stato il momento più difficile della sua vita e rivedere quei luoghi, quelle persone e persino quegli animali, le metteva un’ansia tremenda. Era fuggita a Tokyo due settimane dopo la morte di sua madre perché aveva bisogno di una pausa da tutto quel dolore, e per qualche tempo aveva vissuto serena, ignorando totalmente la realtà dei fatti. Poi, però, quando il dolore aveva cominciato a palesarsi di nuovo, aveva pensato di rientrare, ma si era accorta che nulla era rimasto uguale a prima, che le persone della sua vita erano andate avanti senza di lei, e così era rimasta lontana.
 Non dormiva da settimane per quel rientro, e dopo ore ed ore di viaggio aveva un aspetto realmente spettrale. I suoi liscissimi capelli color ambra erano completamente annodati e si erano ammassati dietro alla nuca; aveva occhiaie molto marcate coperte dai suoi enormi occhialoni neri, e parte del suo viso bianco e ricco di efelidi era nascosto nella felpa da skater di due taglie in più con strani disegni di teschi e scheletri. Alice non era esattamente una donna femminile, e neanche si sforzava di sembrarlo; aveva uno stranissimo gusto per tutto ciò che era eccentrico e questo l’aveva spinta a riempire il suo guardaroba con capi oggettivamente bizzarri o comunque inadatti ad una ragazza della sua età. Volete un esempio, vero? Beh la cara Alice aveva in valigia, nell’ordine: vestiti e accessori per fare il cosplay di Boa Hancock di One Piece al Comic con di Edimburgo, una simpatica felpa pelosa da Chewbecca di Star Wars, con tanto di pelo incluso e una tshirt da uomo taglia XXL dei Bush che era un gruppo molto poco famoso. Il fatto che vivesse in un quartiere giapponese famoso per la moda stravagante, ovviamente le lasciava una certa libertà nella scelta degli outfit, ma questo non significava, purtroppo, che passasse inosservata in altre zone. Malgrado queste cose, però, Alice era una ragazza molto semplice. A chiunque sarebbe sembrata una ragazza normale, con delle belle curve, ma lei si sentiva una nerd cicciona e preferiva non attirare quasi mai l'attenzione, anche se lo faceva spesso suo malgrado vestendosi con cose strane e inciampando e sbattendo qua e là.
Aspettava il volo per Inverness, una ridente e gelida cittadina scozzese, meta turistica impedibile per tutti gli appassionati del lago di Loch Ness, ma completamente sconosciuta ai più.  Generalmente il volo aveva sempre pochissimi passeggeri, e quella mattina non fece eccezione, solo che purtroppo uno dei passeggeri era una vecchia conoscenza di Alice. Il miglior amico di suo fratello, cresciuto a casa sua. Lo vide da lontano al gate, e provò una vera e propria morsa allo stomaco.
“Porca puzzola…” disse piano, citando una delle sue espressioni preferite, ma rivedere Lor Dubois era una delle dieci cose che le facevano più paura. L’avrebbe messa al terzo o quarto posto, dopo la sua casa senza la sua mamma, suo padre insieme alla sua nuova compagna e lo sguardo di biasimo di tutti i membri della sua famiglia che la consideravano un enorme fallimento.
“Come faccio a uscirne?” si chiese, desiderando soltanto di prendere un volo e tornare a Tokyo, ma non poteva farlo, perché aveva giurato che sarebbe stata con suo fratello negli ultimi giorni prima del suo matrimonio.
Lor, però, le aveva fatto davvero male, nel peggior periodo della sua vita, e non era affatto facile rivederlo. Chissà poi se l’avrebbe riconosciuta, si chiese, perché dopo quattro anni non era semplicissimo, secondo Alice. Si disse che poteva passare inosservata all’inizio, che poteva evitare quel confronto, e rimase per un po’ a guardarlo da lontano, cercando di chiarirsi le idee.
Lor, l’uomo per cui aveva avuto una cotta per gran parte della sua adolescenza, era il classico uomo da cui dovresti prendere immediatamente le distanze, prima che i tuoi occhi incontrino i suoi e finiscano ipnotizzati. Avete presente il tipo, no? Play boy incallito, terribilmente sicuro di sé. Sexy all’inverosimile, ma poco incline alle relazioni sentimentali. In ventotto anni Lor non aveva mai avuto una fidanzata o qualcosa che si avvicinasse timidamente ad una storia seria, no, solo miriadi di avventure. Almeno questo è quello che Alice sapeva. Ovviamente descrivere uno così è molto semplice: era bellissimo! Aveva splendidi capelli biondo cenere, con delle ciocche naturalmente più chiare e occhi verdi svegli e penetranti; malgrado il suo colorito così apparentemente angelico, il viso di Lor era segnato da un sorriso così sensuale e ammaliatore da mostrare subito le sue doti da seduttore. Non era molto robusto fisicamente, ma muscoloso e molto alto.  Aveva tanti difetti, Mr Dubois, ma Alice lo conosceva davvero e sapeva che non esisteva al mondo amico fedele come lui, che mille volte era finito nei guai per difendere suo fratello e qualche volta anche per lei. Era stato anche un figlioccio incredibilmente attento e affettuoso con sua madre, e aveva sempre adorato suo padre. L’unica che proprio non gli piaceva era lei, secondo Alice.  C’era stato un momento in cui erano stati molto vicini qualche anno prima e lei non gli aveva mai perdonato di averla un po’ illusa e poi mollata così, senza neanche un bacio.
Negli anni aveva anche provato a ritrovarlo sui social, e Lor aveva accettato le sue richieste, e messo qualche timido “mi piace” ai suoi post, ma non si erano mai parlati davvero. Ora, per la prima volta in tanti anni erano vicini, e quella probabilmente era l’unica possibilità che lei aveva di parlarci da sola, ma non poteva farlo in quello stato. Corse trafelata in bagno, e cercò di darsi una sistemata, e mentre si chiedeva se sarebbe mai stato in grado di riconoscerla, le venne un’idea folle.
Lor, nel frattempo era al bar. Alice lo aveva trovato tranquillo e sereno, che giocherellava con il suo ipad, ma in realtà anche lui aveva qualcosa per la testa, ma non aveva voglia di ammetterlo.

NOTA:
Ciao a tutti, per prima cosa voglio scusarmi con tutti quelli che seguivano questa storia perchè ho fatto un po' di casino nella cancellazione dei capitoli. Avevo anche scritto un aggiornamento per scusarmi con quanti l'avessero seguita e amata, ma dovendo scrivere l'altra parte, ho avvertito la necessità di  modificarla. Perciò mi scuso di cuore con tutti quelli che già la conoscevano, e seguivano spero vogliate perdonarmi. Se invece tu che leggi tutte queste scuse, non conosci questa storia, mi piacerebbe sapere cosa ne pensi. Grazie a tutti per la pazienza e ancora scusa. 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2: Elle ***


Capitolo 2: Elle
Stava ascoltando la musica, in attesa del suo volo, e si stava appuntando le cose da ricordare per la settimana, ma quasi involontariamente aveva scritto la parola “ELLE” e scosse solo la testa notandola.
Aveva chiesto a Dug se lei sarebbe stata con qualcuno al matrimonio, e quell’idiota del suo migliore amico gli aveva risposto che era “affidata a lui” senza immaginare il senso di quella stupida frase. Lo agitava l’idea di rivederla, per diversi motivi, anche contrastanti tra loro. Da un lato aveva paura di sentire per lei gli stessi sentimenti che aveva provato prima, dall’altro temeva di accorgersi di non provare nulla e di aver perso un’occasione preziosa per innamorarsi anche lui. Insomma, aveva le idee proprio chiare.
 Era al bar, e cercava di capire cosa stesse succedendo in quella sua anima in subbuglio. Era sicuramente preoccupato all’idea di perdere per sempre il suo migliore amico, che tra l’altro stava per sposare la donna che lo aveva sempre detestato, ma c’erano altre sensazioni nel suo cuore che non era facile capire.
Non sapeva neanche quando lei sarebbe arrivata di preciso, ma era probabilmente poco dopo il suo arrivo, o magari era già arrivata. Quest’ultimo pensiero lo fece sospirare, perché voleva essere preparato all’idea di rivederla, ma Dug in preda alle sue fantasie da languida sposina non parlava d’altro che di se stesso, e della terribile famiglia della sposa che li avrebbe giudicati tutti e non era facile chiedere i dettagli dell’arrivo di Alice, anche perché temeva di beccarsi una rispostaccia.
E mentre Lor era assorto nei suoi pensieri, qualcuno lo stava scrutando da lontano, con il cuore in gola. Alice si era vestita carina, truccata e aveva messo la lunghissima parrucca nera che aveva in valigia per il cosplay, ma avvicinarsi le faceva davvero paura. La sua idea era quella di scambiarsi qualche occhiata da lontano, per capire se la riconoscesse o meno, ma Lor non alzò lo sguardo dal suo ipad se non per fissare assorto il bicchiere che aveva davanti.
“Non è a caccia, evidentemente…” si disse Alice, realizzando che il biondino non sembrava neanche consapevole di quello che gli stava accadendo intorno. Nel frattempo Alice attirò l’attenzione di un simpatico omone turco che provò a offrirle il caffè, e realizzò che era davvero troppo scollato quel maledetto top per il cosplay e non avrebbe dovuto indossarlo mai più.
Alice capì che era tutto inutile, così fece un ultimo tentativo: gli passò letteralmente davanti, e lì finalmente riuscì nella sua missione di farsi notare, ma non per la sua bellezza. La sua enorme valigia, urtò quella di Lor piena di vini e formaggi. Stizzito e preoccupato per la sua materia prima ringhiò in francese “Per la miseria...” ma immediatamente ciò che vide lo spinse a cambiare modi.
Perse letteralmente la parola per qualche secondo, e istintivamente chiuse l’ipad per non farle vedere quello che aveva scritto. Alice si scusò con lui, ma aveva grosse difficoltà a fissarlo e Lor le porse uno sgabello per farla sedere.
Nessuno dei due aveva bene idea di come comportarsi, e per qualche istante si sorrisero soltanto. Lor voleva abbracciarla, chiederle come stesse, cosa stesse facendo, ma anche perché diavolo avesse quella parrucca e come diavolo facesse a essere così sexy a quell’ora del mattino, ma non potè farlo, perché Alice in preda al panico si scusò e poi si inventò una grossa sciocchezza, che gli fece solo inarcare il sopracciglio.
“Mi chiamo Valerie, comunque…” gli disse piano, senza guardarlo, ma senza neanche sapere bene il perché di quella bugia. Era certa che lui non l’avesse riconosciuta, ma lui pensò soltanto “come no Mary Alice, come no!”
“Frank, piacere…” le rispose, con un sorriso estremamente divertito, perché se le andava di giocare chi era lui per rovinarle il gioco.
Chiacchierarono per un po’, inventandosi un sacco di balle, e entrambi continuavano a pensare che era assurdo quello che stava capitando, ma anche stranamente divertente. Alice era completamente sottosopra, e lui continuava a pensare soltanto che fosse incredibilmente bella. Ritrovarsela davanti gli aveva riportato alla mente quando l’aveva rivista dopo tanto tempo anni prima, e il cuore gli era saltato in gola.
Alice all’inizio era restia ad ammettere di essere di Inverness, perché temeva che lui l’avrebbe riconosciuta facilmente, così provò a inventarsi un’altra destinazione, ma nessun volo quella mattina sarebbe partito allo stesso orario del loro, così si inventò di andare in Scozia per turismo, e Lor ridacchiando pensò “come no! Come se l’accento scozzese non si notasse a chilometri di distanza!”
“Allora magari ti incontrerò in giro…io andrò a lavorare in un hotel…” le disse serio, ma davvero quella storia gli faceva venire da ridere. Alice annuì poco convinta, ma lui insistette, chiedendole dove avrebbe alloggiato, perché il Rochefort era l’hotel più famoso della città.
“Il ristorante, in particolare, attira turisti da tutta Europa per via del suo chef, non so se lo conosci…” aggiunse, perché un po’ voleva punzecchiarla un po’ non riusciva naturalmente a non vantarsi del suo lavoro, e lei scoppiò a ridere e rispose serissima “Ci sono stata a letto una volta, niente di che. Non so se sia peggio il suo stufato o come bacia…”
Lor spalancò la bocca per un istante, profondamente offeso, soprattutto perché non aveva piatti banali nel menù, ma anche divertito per come stava andando quella conversazione. Ci mise qualche secondo a formulare una risposta, e poi decise di sferrare anche lui un attacco, così spostandole i capelli dall’orecchio le sussurrò piano che magari era stata con qualcuno che si spacciava per lui, perché “da quanto ne so è il più giovane chef d’Europa ad avere quattro stelle, il paladino della cucina d’avanguardia, quindi mi sembra difficile che possa avere uno stufato nel menù…”
“Pensavo volessi difendere il suo modo di baciare…” rispose divertita, e lui sorrise soltanto, ma scosse soltanto la testa e rispose di non averlo mai provato prima, facendola ridere.
Quando scoprirono che la neve aveva paralizzato i voli, Alice pensò che fosse una specie di punizione divina, ma Lor sorrise, chiedendosi soltanto se fosse un regalo dell’universo per farli stare qualche ora in più insieme. Perché anche così, anche senza essere se stessi e senza parlare di nulla di speciale, sembrava esserci una bellissima chimica tra loro.
“Sai cosa faccio? Ti porto io a cena al Rochefort se mi dici di sì…” le disse sicuro, mettendole una mano sulla spalla e Alice rabbrividì per un istante. Il dubbio che lui l’avesse riconosciuta e la stesse prendendo in giro c’era, ma allo stesso tempo la stava guardando come non aveva mai fatto e questo la agitava non poco.
“E’ che io ho una relazione…” disse seria, facendolo rabbrividire per un istante. Lor si strinse nelle spalle e le rispose che avrebbe dovuto aspettarselo, perché era una donna davvero meravigliosa.
Alice arrossì totalmente per quel complimento, e lui lo notò, ma voleva assolutamente capire se aveva mentito su quella storia della relazione, così le fece un vero e proprio interrogatorio, per capire se fosse una bugia o meno.
Alice improvvisò e non sempre riuscì a dare risposte credibili, ma Lor pensò che stesse dicendo la verità e un po’ ci rimase male.
“Che peccato…” le disse un po’ amareggiato, e il panico si impossessò di lei. Vedete, Lor piaceva da morire ad Alice, da sempre. Non si fidava di lui in quel momento, ma in passato lo aveva fatto, e anche ciecamente, al punto di volergli regalare la sua prima volta. Una strana parte di lei, confusa e agitata, la spinse a dire “…beh se le cose dovessero cambiare, potremmo sempre andare a cena…” facendolo sorridere.
“Quando vuoi, io sono un tipo paziente. E si dice anche che baci molto bene…”concluse, avvicinandosi moltissimo al suo viso per provocarla. Alice non era abituata a fare la seduttrice in quel modo, così cedette e fece una cosa che voleva letteralmente da almeno dieci anni: gli mise le braccia al collo e in un secondo Lor si trovò le sue labbra sulle sue.
“Quanto l’ho aspettato…” pensò, baciandola con moltissima foga, mentre Alice moriva sulle sue labbra. Lor aveva sperato che potesse accadere, anche se aveva molte remore per quella cosa, ma ora che stava succedendo, gli sembrava la cosa più naturale del mondo.
“Non avrei dovuto…” concluse lei stravolta, allontanandosi, ma Lor la prese per mano e le disse pianissimo che sarebbe stato il loro segreto.
“E se è quello che vuoi, resterà a Parigi questa cosa e non verrà fuori mai più…” aggiunse,fissandola negli occhi. In quel momento Lor stava evidentemente parlando del loro futuro come amici e famiglia, e Ai capì che l’aveva riconosciuta e la cosa la infastidì. Annuì soltanto, e Lor con un sorriso amaro pensò soltanto “peccato…”.
Girarono insieme per l’aeroporto per un po’, e lui involontariamente le prese la mano, facendola tremare come una foglia.
“Eppure sembra che ti conosca da sempre…” le disse distratto, dopo un’altra oretta di risate insieme, e mentre Alice pensava “che bastardo” lui realizzava che la conosceva da appena vent’anni.
Successe ancora, in aereo. C’erano solo due persone con loro, e Alice decise di cedere ancora alle sue provocazioni, e si spinse anche oltre, mordicchiandogli le labbra e accarezzando la schiena sotto la sua maglietta. Lor, invece, decise di non esagerare, ma gli piacque un sacco quel contatto con lei.
“Che succederà quando atterreremo?” gli chiese ad un certo punto estremamente confusa, fissando fuori dal finestrino e Lor stringendosi nelle spalle pensò “che Dug mi uccide!” ma rispose piano “…quello che tu vorrai che succeda. Io sono qui, se decidi di volermi rivedere…” e per un attimo Alice lo fissò negli occhi.
Era un grandissimo sbaglio ma non poteva fare diversamente. Entrambi si erano portati dentro per anni il dubbio di come sarebbe stato se si fossero lasciati andare, e nessuno dei due aveva voglia di smettere realmente.
“Questo è il biglietto con il mio numero di telefono, se decidi di volermi sentire…” le disse, una volta concluso l’atterraggio, perché gli sembrava il momento di buttare giù la maschera, ma Alice lo mise nella tasca del jeans e non rispose a quella frase. Scesi dall’aereo, Lor le disse piano “vatti a cambiare o a tuo padre viene un infarto…” e lei scuotendo la testa si allontanò sconvolta. Ora che tutto era diventato reale, si sentiva incredibilmente confusa e in colpa.
 “Lor che ci facevi su questo aereo?”
Gli gridò perplesso il suo migliore amico Dug, e lo splendido biondino gli sorrise felice e disse che “qualcuno aveva richiesto il suo testimone di nozze e lui era accorso…”
“Non intendevo questo, idiota. Hai preso lo stesso aereo di Alice?” aggiunse Dug tranquillo e Lor annuì e spiegò che era andata al bagno e sarebbe uscita tra poco.
“Le hai parlato? Di che umore è?” chiese una voce seria e autoritaria. Lor abbassò lo sguardo, perché in quel momento non ce la faceva a parlare con Neil Mac Neil, che lo aveva letteralmente cresciuto.
“Di che umore vuoi che sia? Ci odia tutti…” concluse Dug dispiaciuto e suo padre si strinse nelle spalle, ma non poterono continuare quel discorso, perché un terremoto con i capelli arancioni stava dirigendosi verso di loro.
“Eccola!”Gridò Dug entusiasta, e a Lor venne un infarto. Si era messa una felpa da uomo e gli occhialoni, aveva i capelli del solito colore, ma era la sua amante misteriosa ed ora che la guardava bene somigliava davvero tanto a Dug.
“Ciao a tutti…” disse piano, ma poi fu letteralmente costretta a difendersi dall’abbraccio di Dug che non riusciva a credere che sua sorella fosse finalmente a casa con lui, e un sorriso le venne fuori.
“Ciao Lor…” disse seria, dopo aver salutato il padre, e lui scuotendo la testa rispose serio “andiamo a casa, dai…” facendola sorridere.
Nota:
Ciao a tutti miei amati lettori, allora che ne pensate di questa situazione? Se avete letto già questa storia, vi sembra meglio o peggio? E se invece l'avete letta la prima volta, vi siete divertiti con Ai e Lor? Fatemi sapere, vi aspetto!

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Capitolo 3
*** Capitoli 3 e 4 ***


Capitolo 3: pazienza
E dopo una serata d’inferno, una meravigliosa notte insonne, la cara Alice si era risvegliata confusa, soffocata dai sentimenti negativi e anche con il ciclo.
“Perché l’unica vera costante nella mia vita è che se le cose vanno di merda, c’è sempre qualcosa che deve peggiorarle?” si disse, realizzando di non avere assorbenti con sé e di essere in una casa con solo due donne, di cui una ampiamente in menopausa e l’altra…non voleva neanche pensare all’altra.
‘La sua nuova migliore amica’ l’avevano definita le sue amiche giapponesi, e Alice davvero non pensava di poter detestare qualcuno in quel modo. Era stata gentile, aveva provato a presentarsi a lei la sera prima, ma Alice non le aveva detto una sola parola,  solo annuito di tanto in tanto, con la sua solita espressione poco amichevole. Odiava il fatto che occupasse il posto di sua madre a tavola, sul divano e persino nella sua stanza, ma si era trattenuta fino ad ora. Non le aveva detto una parola, è vero, ma era stato uno sforzo titanico trattenersi e non urlare contro a lei e suo padre, e Alice ne andava molto fiera. Lo considerava un momento di crescita.
Così, si alzò dal letto e rovistò in tutti i cassetti della sua stanza, trovando finalmente in una borsa un prezioso assorbente. Certo era di anni prima, neanche lei sapeva dire quanti, ma le dava il tempo di poter uscire a comprarli e soprattutto non la costringeva a interazioni sociali con quella che lei chiamava “l’usurpatrice” e questo non le dispiacque.
Si vestì in fretta, indossando i vestiti della sera prima e sgattaiolò dalla sua stanza, ignorando il profumo di dolci che veniva dalla cucina. La colazione della sua impareggiabile nonna Tess era uno dei ricordi più dolci di casa sua, e per un attimo si disse che poteva provare ad andare a rubare solo un boccone, ma passando dalla cucina vide Tess con la terribile Stephanie, così scappò a gambe levate.
Era di pessimo umore la cara Alice, ma non si era resa conto di attirare fin troppo l’attenzione con quell’outfit. Il paesino era piuttosto semplice, infatti, e le persone che si conoscevano tutte, vestivano e avevano tutti i capelli nello stesso modo. Erano tutti ‘normali’ e fieri di esserlo, ma Alice non avrebbe mai potuto essere inquadrata in quella categoria, perciò il suo look attirò moltissimo l’attenzione.
Dopo anni di misantropia libera e cinismo costante, Alice doveva di nuovo fingere di essere gentile e non odiare tutti, e quella mattina le sembrava più difficile del solito. E non solo a causa del ciclo.
Fece svariati incontri fastidiosi, ma li sopportò quasi tutti con l’atteggiamento con cui aveva affrontato Stephanie: sorridi, annuisci, non dire una parola e se proprio va male fingiti morta. Eppure con qualcuno proprio non funzionò.
  Al supermercato le era capitato veramente di tutto: il tizio del reparto frutta non aveva fatto altro che fissarle le tette e dirle cose veramente disgustose, un vecchio le aveva imprecato contro perchè aveva preso l'ultima scatola di fiocchi d'avena, che poi non era realmente l’ultima. Il suo preferito, però, si era letteralmente spalmato contro il suo corpo fingendo di non poter passare altrimenti, facendole venire i conati di vomito.
Si toccò le tasche, allora, perché una parte di lei pensava che l’unico motivo per cui un uomo potesse strusciarsi come un serpente era derubarla, ma quello che trovò nella tasca posteriore dei jeans la fece rabbrividire. Recuperò il pezzetto di carta con fare curioso, perché lo aveva totalmente dimenticato nella tasca, ma leggendolo le venne un colpo.
Con caratteri raffinati e molto eleganti era scritto in bianco su sfondo blu notte:
 Lor Dubois
Chef et PDG (CEO) Vins de Bourgogne,
24/785 rue Denfert, Nevers
In basso c’era la sua mail e il suo numero di telefono, ma aveva un prefisso che Alice non conosceva, perché probabilmente era francese, si disse. Quel biglietto la rese realmente nervosa, le ricordò che avrebbe dovuto affrontare a breve quell’altra situazione, che le faceva davvero paura.
“Che diavolo ti è passato per la testa!” si disse, seccatissima, e gettò per terra il biglietto di Lor, ma dopo pochissimi passi si accorse che era uno sbaglio, così contrita fu costretta a recuperarlo sperando di non essere vista, ma così non fu. Un’adorabile vecchietta, infatti, stava giusto aspettando l’occasione per fare la filippica a qualcuno, e Alice si beccò un bel sermone sul fatto che i giovani sporcano e non hanno cura dell’ambiente, e dei rifiuti e si vestono in modo indecoroso.
Non disse una parola, ma era letteralmente furiosa, eppure si trattenne per un po’. A un certo punto, però, le venne fuori un “…e abbiamo rovinato il pianeta, distrutto l’economia, cresciuto ed educato l’attuale generazione di politici che è una vera vergogna…Ah no, quelli siete voi!”
Non avrebbe dovuto dirlo, e se ne pentì immediatamente, ma a volte la povera signorina Mac Neil (con il ciclo o senza!) non riusciva proprio a trattenere la sua lingua lunga e questo era uno dei motivi per cui un altro Mac Neil era in crisi.
Capitolo:
Ora che vi è chiaro il carattere di Alice, sicuramente non avrete nessuna problema a capire perchè suo fratello Dug non riuscisse a smettere di camminare in giro per la stanza come un matto. Il giovane Mac Neil era tra due fuochi: la sua irascibile e stravagante sorella da un lato, e la sua momentaneamente demoniaca fidanzata dall'altro. Era molto preoccupato per le interazioni tra quelle due, e voleva assolutamente parlare con sua sorella, supplicarla se necessario, solo che non sapeva come fare senza farla gridare o spingerla a minacciare di scappare via di nuovo. Non era stato facile convincerla a tornare e a partecipare al suo matrimonio ed ora temeva che gli gridasse “vaffanculo” e scappasse via, ma qualcosa doveva pur dirle o la sua futura mogliettina lo avrebbe letteralmente fucilato.
 Mentre il povero Dug dava fondo alle sue paranoie, con l'aspetto smunto, qualcuno si affacciò alla porta, e sorridendo gli disse “Dato che hai scelto tu di sposarti e non hai neanche voluto ascoltare le mie remore, dato che hai più volte detto un secco no alla mia offerta di scappare a Cuba per vivere in spiaggia con delle ballerine, perchè diavolo hai il muso lungo? Non stai vivendo il tuo sogno da languida sposina? Non hai il diritto di avere quella faccia.”
 Lor lo stava fissando con aria sorniona e Dug sentì, finalmente di potersi confidare con qualcuno.
“Sono rovinato Lor! Devo trovare il modo di impedire ad Emily di strozzare Alice!”
“Per cosa, esattamente?” Chiese Lor divertito, ma conosceva già la risposta a quella domanda.
Dug cominciò ad accarezzarsi la barba di due giorni e rispose afflitto “Oh...tutto...” e questo ovviamente impensierì il suo migliore amico.
“Eh già...immagino come la valuteranno i tuoi suoceri, se non la convinciamo a vestirsi in modo più inamidato…”
Aggiunse un po’ preoccupato, senza sapere che stava solo peggiorando lo stato di apprensione di Dug. Anche Lor si sentiva profondamente a disagio con la famiglia di Emily, e diciamo che era piuttosto normale. Erano incredibilmente snob, e una ragazza acqua e sapone con le felpe enormi e i jeans strappati rischiava di provocare nella perfetta signora Rosings una specie di shock culturale. A Lor non era mai dispiaciuto il suo modo di vestirsi, anche se a volte era davvero fuori dalle righe e la apprezzava, di solito, ma disse a Dug che forse dovevano comprarle dei vestiti adatti e lui rispose solo “sì, buona fortuna! Pensi davvero che accetterebbe?”
Lor ci pensò per un attimo, e un mezzo brivido gli attraversò la schiena. Ricordò di quando, molti anni prima, aveva parlato con Alice di Dug, che era letteralmente crollato dopo aver scoperto che la madre era in fase terminale. Alice gli aveva detto dolcemente che avrebbero fatto tutto il possibile per risollevargli il morale.
“…perché purtroppo non tutti sono forti, e lui evidentemente ha bisogno di supporto…” aveva concluso, fissando Lor con enormi e bellissimi occhi color nocciola, ma lui le aveva solo sorriso, mettendole una mano sulla testa dolcemente. Alice adorava Dug, erano stati molto legati, e questo convinse Lor che ci sarebbero state buone possibilità di successo per la sua impresa.
 “Ci penso io Duggy, stai sereno” concluse, mettendogli un braccio sulle spalle e quando l’amico lo fissò perplesso aggiunse  “Sono o non sono il testimone dello sposo?E poi lo sai che le signore fanno sempre quello che io chiedo...vedrai che troverò un modo per domare anche la pulce.”
Dug si tranquillizzò subito perché Lor si era mostrato calmo e sicuro, ma in realtà non lo era per niente. Aveva pensato a lei, a tutto quello che era successo e i suoi sentimenti erano contrastanti, ma lui sapeva una cosa sola: quei baci avevano avuto un effetto devastante e ne voleva ancora, ma non aveva nessuna idea di che cosa fare per farsi passare queste voglie.
Stavano per cambiare argomento, quando improvvisamente entrò qualcun altro che ridendo aggiunse “Come no! Ti ricordo che sei stato scelto come testimone di Dug solo perchè non lo avevi mai fatto! Nessuno ti affiderebbe un lavoro di responsabilità, piuttosto avrebbe scelto il cane Kyle, ma poi ti saresti lagnato per settimane per essere stato messo da parte e ci avresti avvelenato il cibo.” Roy Sherman fissava i suoi amici con fare sicuro e Lor rispose solo “Come no. Sei solo un ciccione bugiardo e invidioso. ”
“E di che sarei invidioso?”
Chiese con fare divertito il suo mastodontico amico, e Lawrence mostrandogli la caviglia rispose “Della mia libertà! Del fatto che io non abbia una palla al piede...o meglio un'ameba attaccata al cervello che mi priva della libertà e mi impedisce di pensare col mio cervello...”
“Ma guarda che prima o poi l'ameba capiterà anche a te...e quelli che fanno tanto gli spavaldi sono sempre quelli che finiscono peggio...La tua ti lobotomizzerà certamente” suggerì una voce sottile dalla porta. Anche il quarto amico li aveva raggiunti, ma Lor non disse nulla si portò la mano alla testa e disse “cervello...” ripetendo uno stupido gesto che faceva da anni per prendere in giro Mike, il primo dei suoi amici che era 'passato al lato oscuro' come diceva sempre.
“Per quale lavoro di responsabilità avresti scelto questo modello di maturità?” Chiese Mike poggiando una mano sulla spalla dello sposo e Dug ridendo rispose “Qualcuno deve parlare con Alice e dirle di darsi una calmata e vestirsi da donna.”
A quel punto Mike e Roy si fissarono e all’unisono scoppiarono in una fragorosa risata che urtò la sensibilità del testimone dello sposo.
“E tu vuoi che Lor parli con Alice? Perchè serve una persona autorevole e matura e poi…perché sono previste scene di wrestling alla prova vestiti?”
Rispose Mike ridacchiando, e Roy aggiunse “Oh scommetto 5 a uno che lo masticherà ben bene prima di sputarlo…”
Mentre Mike e Dug tiravano fuori il portafogli per scommettere su quell’incontro così strano, Lawrence punto nel vivo ribattè con fare offeso
“Accetto la scommessa e alzo la posta. Come se non lo sapessi che riesco sempre a far fare alle donne quello che voglio...”
Con Alice no, forse, ma quella era un’altra storia e nessuno di loro lo sapeva, quindi tanto valeva fare il figo.
“Piantala di dire questa cosa o giuro che non ti permetto più di parlare con mia sorella!” Gridò Dug sorridendo finalmente, e i quattro amici finirono col prendere in giro l'unico scapolo del gruppo che però aveva avuto una reazione abbastanza strana alla battuta di Dug. Non aveva riso, aveva finto un sorriso anche abbastanza teso e si era detto soltanto “eh, sua sorella…”.
 Scherzarono per un po’, come avevano sempre fatto negli ultimi anni, tormentando Lor,ma improvvisamente la porta sbattè e Dug ingoiò la saliva, tornando immediatamente serio. Lor fece per andare a parlarle, ma Dug gli prese il braccio e disse “non troppo duro, però. Lo sai che per lei è già difficile essere qui e che ha sofferto tanto…”  ma il suo migliore amico annuì soltanto.
“Hey sei in ritardo, vatti a cambiare in fretta…” le disse, cercando di sembrare sicuro e carino, ma ad entrambi saltò il cuore in gola per quella frase. Alice, però, si risentì moltissimo. Non le aveva mai detto qualcosa sul suo aspetto, e neanche sui suoi vestiti, ma quel commento le parve piuttosto scortese, anche se lui non aveva intenzione di esserlo.
“Ma io sono pronta…” rispose un po’ perplessa. Dug, che stava ascoltando tutto di nascosto, ebbe un attimo di crisi, non sapeva cosa dirle, e mentre Lor formulava le parole adatte, apparve la sposa, che intervenne ringhiando “E vieni con quei capelli?”
Alice aveva i capelli sporchi, così aveva fatto due codine alla Sailor Moon, anche simpatiche. Non era una scelta di look preciso, ma solo una necessità, solo che ora che le era stato fatto notare in modo così sgarbato, decise che erano appena diventate un elemento imprescindibile del suo stile, così  rispose “Quale acconciatura, di grazia, si adatterebbe ai vostri desideri, maestà?”
Dug sapeva che sua sorella e la sua futura moglie non andavano d'accordo, che erano due universi in rotta di collisione, ma voleva disperatamente evitare l'esplosione e non sapeva cosa fare per intervenire. Emily era molto nervosa perchè il matrimonio si avvicinava e tutto stava andando storto, così gridò ad Alice che neanche morta sarebbe uscita con lei vestita in quel modo, e scappò in un’altra stanza, senza avere il tempo di sentire la risposta di Alice, che ridendo disse solo “Meno male! Neanche io volevo uscire con una persona con quella faccia! E poi ho il jet lag e preferisco farmi altre dieci o undici ore di sonno. Divertitevi alla prova...”
Quel commento così sconsiderato provocò il panico, Dug fissò il suo amico preoccupato, e Lor intervenne.
Non gli andava di farlo, però aveva promesso, quindi doveva parlarle e così... lo fece. La prese per il braccio e con decisione la trascinò nell'altra stanza.
“Alice...”provò a dirle una volta chiusa la porta, ma lei ringhiò “non è il momento”. Era molto arrabbiata e si aspettava le scuse di Dug e anche di Lor, perché non le sembrava di aver fatto nulla di male, ma lui le si piantò davanti e disse “no, adesso mi ascolti.”
 Alice sbuffando lo fissò e aggiunse “Non serve farmi il discorsetto, non mi sono fatta idee romantiche e mi dispiace se te le sei fatte tu...”
Lor si irrigidì per un attimo, e poi seccato gridò “ma no,ma cosa vai a pensare! Non è per questo che volevo parlarti...che poi che significa scusa?”
Alice rise mordendosi il labbro, e facendo finta di nulla rispose “Cos'è che vuoi allora?”
“Voglio dirti di fare meno la bambina capricciosa di cinque anni…” Quella frase, detta con molto risentimento, la fece sussultare per qualche secondo, ma poi rispose “che vuoi da me?” e lui ribattè con molta calma “Devi smettere di fare la stronza egocentrica, grazie.”
Nessuno le aveva mai detto una cosa così scortese, e lei non sapeva bene cosa rispondere, ma era in piedi davanti a lei con le braccia conserte e sembrava molto sicuro, poi aggiunse con tono più sereno “Credimi, neanche io faccio i salti di gioia per questa storia. A nessuno piace avere a che fare con quella famiglia di stronzi snob, ma non ci possiamo fare molto. Anche a me è venuta l’ansia su come vestirmi questa mattina, e sono sicuro che la signora Rosings noterà che la mia cintura non è firmata e mi umilierà pubblicamente…”
Alice rise in quel momento, e finalmente capì il senso delle parole così sgarbate di lui, ma Lor approfittò di quel sorriso e aggiunse “…Se li avessimo conosciuti in altre circostanze, se quell’idiota non avesse deciso di sposare Emily sarei stato con te, avrei cercato di avere a che fare con loro il meno possibile perché sono davvero pessimi, ma...tuo fratello è spacciato ormai.”
Ai rimase per qualche secondo senza fiato, persa nei suoi occhi verdi così espressivi e dolci, e lui sorridendo aggiunse “Le ha chiesto di fare un figlio, capisci? Duggy è pazzo, è sconsiderato, è troppo giovane, ma è pronto, ed è sicuro di quello che sta facendo. Credimi, non glielo avrei permesso, altrimenti. E quindi a noi resta molto poco da fare: dobbiamo solo cercare di aiutarlo a realizzare questo insano sogno, ok? Siamo la sua squadra e non possiamo metterlo nei casini. La famiglia di Emily è superficiale e piena di snob, ok. Non devono piacerci, non dobbiamo andare al Comic Con insieme o cose così, dobbiamo solo temporaneamente sopportarli e…l’Alice che conoscevo io lo avrebbe fatto, per Dug.”
Fu un attimo: Lor aveva cambiato tono, erano rimasti a fissarsi negli occhi e Alice aveva perso tutta la sua spavalderia ed era diventata piccolissima sotto quegli occhi.
“E lo so che malgrado quello che dici, tu tieni quanto me a tuo fratello. Perciò aiutiamolo, ok?”
Alice sorrise in quel momento e per un attimo la tensione tra loro si dissolse ed era di nuovo come tanti anni prima, così lei sbuffando rispose “senti posso anche sciogliere le code e andare a lavare i capelli, ma non ho vestiti che possano piacere a quella. Non pensavo di dover andare a Versailles, pensavo di poter essere me stessa…a casa mia, almeno”
E Lor sorridendo rispose “come no, essere te stessa, Valerie…” e la fissò serio per un istante, ma poi aggiunse “ Cambia solo la felpa. Metti una tshirt magari, o comunque non il top di ieri. Le codine tienile, a me piacciono…”
Per un attimo lei gli sorrise soltanto, e poi qualcosa dentro di lui lo spinse a incasinare le cose dicendo solo “…probabilmente ho subito un qualche tipo di trauma da piccolo, ma mi fanno davvero tantissimo sesso quelle codine…” facendola rimanere senza parole per un secondo.
“Hai veramente dei problemi…” concluse, ridacchiando, ma in modo estremamente seducente, e Lor annuì soltanto.
Alice non era tipa da obbedire pacificamente ad un ordine, ma il discorso di Lor l'aveva colpita in qualche strano modo e spinta a collaborare. Così fece per uscire, ma lui l’afferrò per un braccio, e fissandola in modo languido da togliere il fiato, le sussurrò  all’orecchio “E basta battute sulla monarchia, Ai…” lasciandola per un po’ di tempo senza fiato.
Nota:
Ciao a tutti, allora non so se c'è qualcuno che legge questa storia, o magari qualcuno che la rilegge, ma vorrei sapere che ne pensate. Ho apportato grandi cambiamenti nel loro rapporto, e voi che ne pensate? Vi piace Alice o la considerate una capricciosa? Fatemi sapere!

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Capitolo 4
*** Capitoli 5 e 6 ***


Capitolo : vestiti
 
Lor rimase a controllare Alice per tutto il tempo della prova e nessuno sospettò che ci fosse qualcosa di strano, anche se onestamente era piuttosto evidente. Quei due battibeccavano come una vecchia coppia di sposi e si sorridevano con tanta dolcezza da rendere la cosa piuttosto chiara. Tutti, però, davano per scontato che Lor non avrebbe mai visto Alice in modo romantico. Tutti, però, non avevano mai capito un accidente di quel biondino, con il cuore sottosopra e di quanto fosse successo tra loro due anni prima.
 Emily e gli altri erano certi che Dug avesse chiesto aiuto al suo migliore amico per gestire quella piccola selvaggia con il caratteraccio, quindi non ci vedevano nulla di strano in quel loro comportamento così amichevole. Lor, invece, flirtava palesemente con lei, che sorrideva come non pensava di poter fare, anche se esasperata provava abiti sempre più improbabili.
“Solo io posso gestire le due matte, ne ho gestite di peggio e lo sai. Quindi fidati e va’ a fare cose da uomo, mentre io scelgo gli abiti da brava damigella…”
Gli aveva detto, mettendo una mano sulla spalla e Dug aveva solo sospirato. Sapeva che Emily non amava particolarmente il suo testimone, ma effettivamente Lor aveva avuto una collezione di ex psicopatiche impressionante ed era sempre riuscito a gestirle limitando i danni. Solo una gli aveva rovinato la vita per un periodo, distruggendo quasi il Rochefort, ma una su tante è comunque una bella percentuale. Che fossero pazze loro di natura, o che le trasformasse lui in donne instabili, non ci è dato saperlo, ma sembrava che qualunque donna frequentasse il maledetto signor Dubois per più di un mese perdesse la lucidità. L’unica a non aver subito quel suo strano fascino era Alice, che però lo conosceva da fin troppo tempo.
Nel frattempo la cara sposa gongolava, perché era riuscita finalmente a mettere un guinzaglio a quella peste della ragazza di Tokyo. Emily lo diceva da settimane che Alice aveva bisogno di un mastino che la controllasse e finalmente Dug l'aveva ascoltata. Certo Lor non era tra i nomi che lei aveva indicato, e lo aveva sempre caldamente detestato, ma sembrava avere polso con quella ragazzina. Grazie a Lor era riuscita a farle provare ben tre abiti da damigella che lei considerava tremendamente imbarazzanti.
“Oh magnifico! Con questo sembro una meringa color vomito di cane seccato al sole!”
Commentò Alice sconsolata, dopo aver indossato il primo abito scelto dalla sposa, ma Lor sorridendo rispose “tecnicamente è color pistacchio, ma proporremo la tua definizione per il prossimo anno all’accademia che se ne occupa. E’ molto elegante, sobrio e ti fa un davanzale da paura...”
“Maniaco!” rispose Alice, ma con un sorriso molto bello. Era felice di quelle sue attenzioni per lei, e il fatto che Lor la punzecchiasse così tanto la faceva sentire sottosopra.
Certo, se fosse stato qualunque altro uomo al mondo a parlarle in quel modo, e non quello per cui aveva avuto una cotta da che aveva memoria, probabilmente lo avrebbero ritrovato a terra in una pozza di sangue, ma non era facile arrabbiarsi con Monsieur Dubois.
“Su questo, davvero, posso porre il veto?” ruggì uscendo con il secondo vestito, e Lor ridacchiando pensò solo “Ok, stavolta Emily si è solo vendicata”
“Insomma io davvero voglio essere collaborativa” aggiunse Alice con tono supplicante, guardando Lor che invece si stava divertendo da morire.
 “…ma questo vestito è un insulto a qualsiasi cosa abbia degli occhi. Insomma che cos’è questa roba? E perché ci sono i fiocchi? E che diavolo sono queste cose sui fianchi? Fiocchi? Farfalle? Lavoretti di bambini dell’asilo?”
 Ruggì, mostrando a Lor e Emily quell’orrore che aveva addosso. Lo chef pensò che davvero fosse una cosa inguardabile, ma la sposa aveva altri piani, e rispondendo al cellulare disse solo “pensavo ti piacesse distinguerti…”
Ai scattò in avanti come per picchiarla, ma Lor la prese per un braccio e con un occhiolino la fece rientrare in camerino. Non fu semplice separarla da Emily, perché voleva fortemente e profondamente prenderla a schiaffi, ma Lor le sussurrò piano “Ali…per Dug…” e lei sospirò, ripetendolo come un mantra.
“Va bene” aveva concluso Emily un po' seccata “indosserete questo allora, e non voglio storie.”Alice emerse dalle tende del camerino come una specie di gatto curioso, e fissò da lontano l'abito di seta blu che la commessa le stava porgendo.
“Questo è bello Ali. Il colore è stupendo…” le sussurrò Lor incoraggiante, sperando soltanto di sopravvivere a quel momento, e lei lo prese con qualche perplessità e chiese “posso averne uno più grande?”
Ma sia Emily che la sarta aggiunsero che non era necessario e così ingoiando la saliva Alice se lo infilò. “E' spettacolare!” Disse Emily battendo le mani come una foca felice.
Non che le importasse molto del look delle damigelle, ad essere onesti. Era stufa di perdere tempo, voleva andare a provare il suo abito da sposa, ma dato che le sue migliori amiche ancora non erano arrivate da Edimburgo doveva sceglierli con l'unica presente, ossia l’unica che le era stata imposta dal maritino.
 “Andiamo Lor sono nuda, cazzo! Mi si vede letteralmente tutto e non riuscirò mai a tenere dentro entrambe le tette!” gli disse imbarazzata, mostrandosi in quella meraviglia blu notte di seta pura dallo scollo un po’ troppo pronunciato.
 Lor rimase per un secondo senza fiato e con il cuore a mille. La trovava da mozzare il fiato: l'abito era attillato e scollato e le stava veramente bene.
“No pulce, stai bene. E poi tutti hanno il culo, e gran parte della popolazione mondiale ha le tette, quindi non agitarti, non c'è niente di nuovo in mostra...Boa…” rispose con fare serio e lei perplessa rispose “Che…cosa?” ma lui rise soltanto, scuotendo la testa.
Risolta la crisi dei vestiti c'era da occuparsi di una questione più fastidiosa: il pranzo con la famiglia Rosings.
 
Capitolo:
Lor, ovviamente, si sedette a tavola accanto ad Alice per controllarla, anche se la motivazione ufficiale era che “erano gli unici single” per citare il loro amico Roy che non perdeva occasione per punzecchiarlo. Il lauto pranzo era stato cucinato ovviamente dallo chef Dubois, e avevano deciso di servirlo nella sala conferenze del loro albergo.
Seduti accanto ad Alice c'erano tutti gli uomini della sua infanzia: Mike, Roy, Lor e suo fratello Dug insieme alle rispettive compagne. Sorridendo realizzò che non li vedeva insieme da molto tempo, perchè matrimoni e bambini li avevano tenuti separati e lei era stata via per anni, eppure sembravano sempre gli stessi. Le sembrava quasi di rivederli ragazzini Roy il ciccione, Mike la cavalletta, Dug la scheggia e Lor il francese.
Già amici miei, questa non è solo la storia della piccola Ai cresciuta tra Scozia e Giappone, con mille sogni per la testa, ma anche quella di quattro ragazzi amici per la pelle da tutta la vita. Tre di questi si incontrarono all'asilo in una tiepida mattina di settembre e divennero immediatamente amici per la pelle. Mike, Roy e Dug non si separavano un attimo da bambini.
Roy, da tutti detto il ciccione, Sherman era il figlio del postino del paese e di una cameriera. Era un ragazzo tozzo e moro, con le parvenze di un orso. Sembrava un ragazzino torvo, ma in realtà era solo molto insicuro e immediatamente aveva apprezzato la compagnia degli altri due perchè i suoi modi da orco lo avevano reso molto impopolare all'asilo.
Mike O'Brian era un ragazzo incredibilmente magro e pallido. Figlio della maestra e del dottore della scuola, era stato ben presto soprannominato “La cavalletta” per la sua testa enorme che poggiava su un corpo esile e fragile. Figlio di un medico germofobico, si ammalava costantemente e non poteva quasi mai uscire a giocare con i suoi amici, ma i ragazzi lo raggiungevano spesso in casa.
E poi per ultimo c'è Scheggia Mac Neil, ossia Dug. Il giovane erede dell'enorme fortuna dei Mac Neil era un dolcissimo ragazzino dai capelli color ambra, sempre ben vestito e compito. La sua era una delle famiglie più ricche di tutta la Scozia, eppure non si dava arie; suo padre era un industriale potente che possedeva tutta Inverness, ma sua madre era una donna semplicissima, che riempiva la casa di cani randagi e ragazzini in difficoltà a cui faceva ripetizioni. Dug era un bravo ragazzino, onesto e socievole, ed era stato lui a fare amicizia con gli altri due. Certo mi direte che le amicizie dell'asilo non durano, e invece questa durò molto a lungo. I 'tres amigos' divennero quattro in terza elementare, quando Laurent, allora presentato a tutti come Lawrence per non farlo prendere in giro, arrivò in Scozia.
 A dieci anni non palava neanche una parola d'inglese. Si trasferì ad Inverness con i suoi nonni e suo fratello minore per alcuni affari. Immediatamente fu spedito in una classe inferiore a quella che frequentava nella città francese di Nevers e fu classificato come stupido e un pochino tardo. Laurent non era affatto tardo, ma aveva problemi con la lingua, e stava vivendo un periodo molto difficile per la morte di entrambi i suoi genitori e quel trasferimento a cui aveva provato ad opporsi con tutte le sue forze. Così chiunque osasse insultarlo o contrariarlo doveva vedersela con la sua rabbia. Il solitario e irascibile bambino francese col nome imbarazzante picchiò quasi tutti i suoi compagni nella prima settimana di scuola, Roy incluso, ma poi successe una cosa inaspettata: durante la ricreazione i bambini volevano fare una partita di calcio, ma mancavano dei compagni e così Duglas Mac Neil, star della squadra si arrischiò a chiedere al giovane selvaggio francese se volesse giocare con loro. Sua madre lo aveva visto un giorno uscendo da scuola e aveva chiesto a Dug chi fosse. Laurent le era parso infinitamente triste e solo, così Hellen Mac Neil aveva chiesto a suo figlio di invitarlo a casa per giocare, ma Dug era molto intimidito da lui.
 Lor accettò ben volentieri quell’invito, e si dimostrò prima un degno giocatore e qualche ora dopo un buon amico, quando finita la ricreazione un bulletto iniziò ad infastidire i suoi nuovi amici. Senza pensarci due volte il giovane francese col viso pieno di cicatrici lo riempì di botte e difese i tre ragazzini, che divennero ufficialmente suoi amici.
Da adulti il ciccione, la cavalletta, la scheggia e il francese erano rimasti molto diversi tra loro, ma complementari: Roy aveva un carattere molto chiuso e aspro, sembrava quasi un orso scorbutico ed era sempre molto duro con i suoi amici; più di una volta era giunto alle mani con Lor che rispondeva sempre in modo sarcastico, ma non sapeva portare rancore.
 Mike, invece, era molto timido e accomodante, ma totalmente privo di personalità. Da bambini si divertivano un sacco a sfidarlo, e Lor gli aveva fatto mangiare migliaia di insetti semplicemente dicendo “vediamo se hai il coraggio di...” Era quello con la personalità più spiccata del gruppo e amava davvero tanto mettersi nei guai, perciò il giovane Mike aveva sempre cercato la sua approvazione. Mike desiderava disperatamente piacere ai suoi amici ancora adesso, e raramente nelle discussioni prendeva le parti di uno o dell'altro, ma si limitava a mostrare alle due parti le ragioni dell'altro. Lor diceva sempre che 'lui e sua moglie avevano un solo cervello, e apparteneva a Marianne'.
Dug, invece, era il più equilibrato del gruppo: dolce, simpatico, amichevole e gentile era il migliore amico di Lor in assoluto. In anni di amicizia non avevano mai litigato, neanche da bambini, e nessuno dei due avrebbe mai osato fare nulla per ferire l'altro. Era capitato qualche volta che qualche amico o qualche donna avesse provato a mettersi tra loro, ma non glielo avevano mai concesso. Al liceo c'era una sciocca ragazzina che per cercare di conquistare l'inconquistabile Lor aveva deciso di spezzare il cuore di Dug, ma era stata fregata da loro. E quando Lor, anni prima, si era trovato nella situazione di poter ferire Dug, aveva rinunciato ai suoi sentimenti ed era scappato via, ma questo Alice non poteva saperlo.
 Improvvisamente, infatti, la nippo-scozzese  si rese conto che la loro “cosa” era stata la prima azione scorretta che Lor aveva fatto a Dug, e per qualche istante si sentì in colpa.
Alice era cresciuta con quei quattro ragazzini strampalati, e fin da piccolissima amava gironzolare intorno a Lor, che la trattava come se fosse la sua sorellina. Suo fratello ovviamente non amava averla intorno, ma come tutte le sorelline pestifere lei amava dargli fastidio e interrompere le loro serate tra amici. Le scene erano sempre le stesse: Alice voleva stare con suo fratello e i suoi amici, ma Dug non voleva averla intorno, così lei cominciava a fargli dispetti e coinvolgeva i suoi genitori.
Era stato proprio Dug a presentare a sua sorella il grande amore della sua vita, ossia i fumetti. La piccola Ali, come la chiamava sua madre, amava ispezionare la stanza di suo fratello. Da giovani Lor e Dug erano appassionati dei supereroi della Marvel, e così Alice per la prima volta sentì parlare di quei personaggi che avrebbero accompagnato tutta la sua vita. Rubava costantemente a Dug i fumetti, e li leggeva con una rapidità e una foga incredibili. Aveva iniziato a disegnare su quei fumetti, ma una volta cresciuto Dug, la passione le era rimasta e continuò a comprarli di nascosto. Quella passione le aveva aperto le porte del mondo e le aveva cambiato la vita, ma presto le sarebbe toccato affrontare quel discorso.
La famiglia Mac Neil possedeva numerose aziende, e Mr Neil era un vero e proprio magnate, ma non aveva avuto molta fortuna con i suoi figli: Duglas aveva deciso di buttare la sua laurea aprendo un hotel ristorante insieme ai suoi migliori amici, e Alice gli aveva fatto spendere centinaia di migliaia di euro per una scuola che non le era valsa ad un bel niente. Solo Paul, suo figlio maggiore sembrava interessato al loro impero, ma non avrebbe mai potuto gestire tutto da solo.
“Quindi di cosa ti occupi in Giappone?”
Chiese l'ossuta signora Rosings ad Alice con fare altezzoso. Quella domanda così ingenua fece sussultare sia Dug che Mr Neil, che si vergognavano profondamente, ma non la diretta interessata, che considerava molto onorevole il suo lavoro.
Nota:
Ciao a tutti. Allora non ho toccato moltissimo di questi due capitoli, perchè la storia dei quattro amici è fondamentale. Allora siete curiosi di sapere cosa fa alice a Tokyo? E che ne pensate di Lor e dei suoi migliori amici? Vi aspetto!

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Capitolo 5
*** Capitolo 7 ***


Capitolo
 Alice odiava essere al centro dell’attenzione, ma non poté fare nulla per sottrarsi a quella domanda. Sentiva già il peso del giudizio di quella odiosa signora Rosings, che la squadrava con disgusto. Non era brava a parlare con le persone che non conosceva, soprattutto con quelle che ti fissano come se fossi un topo di fogna, ma ingoiando la saliva e buttando giù il rospo, rispose “E’ un pochino complicato in realtà!” attirando  ancora di più la curiosità generale.
“Ho finito l’accademia da qualche mese, ora sono ufficialmente una mangaka con il diploma…” spiegò orgogliosa, ma nessuno a quel tavolo sembrava avere idea di cosa si trattasse. Dug, però, le disse dispiaciuto che avrebbe voluto esserci al suo diploma, facendola sorridere in modo molto dolce.
“Ora lavoro a dei progetti con degli amici. Stiamo scrivendo un po’ di storie in parallelo, e proviamo a proporle alle case editrici e sulle varie app. In più creo tshirt che vendo a un negozietto di amici, e nel tempo libero lavoro come cameriera in un ristorante di ramen...”
 Gli austeri membri della famiglia di Emily inorridirono, e Dug avrebbe voluto uccidersi in quell'istante. Nessuno avrebbe mai potuto immaginare che la giovane ereditiera di una delle più ricche famiglie scozzesi facesse la cameriera, e mentre Mac Neil padre accigliato si decideva a tagliare i fondi ad Alice per costringerla a tornare a casa, calò un silenzio imbarazzante e fortunatamente Lor intervenne dicendo “Wow...il ramen è quella zuppa fatta con gli spaghetti, no? Devi farmelo assaggiare, ma solo per cultura.”
Alice gli lanciò uno sguardo veramente dolcissimo, perché non aveva idea di aver detto la cosa sbagliata, ma tutti sembravano avercela con lei. Tutti tranne quell’uomo bellissimo con gli occhi verdi, che ora la fissava con un sorriso molto tenero.
 “Oh beh faccio la cameriera, non lo chef...ma non sono difficili da fare, quindi potremmo provare insieme se vuoi. Ho vissuto mangiando zuppa di ramen in scatola per mesi...” rispose con candore e Lor ribatté “Orrendo! Dovrò cucinarti io un pasto giapponese come si deve? Divertente. Non ne so molto, ma accetto la sfida. Non indosserò strani vestiti giapponesi, però!”
 Tutti risero allora, e Alice fu grata a quel suo vecchio amico, che in un attimo aveva deviato l'attenzione su di sé, permettendole di allontanarsi a prendere un po’ d’aria. Si sentiva totalmente fuoriposto a casa sua, come una specie di aliena. La famiglia di Emily e anche suo padre, l’avevano fissata con tale disappunto, da farla sentire completamente sbagliata.
“Come se non mi sentissi già sbagliata da sola…” concluse, fissando il cellulare. Si sentiva incredibilmente sola e non ci era abituata. In Giappone conviveva con un sacco di studenti stranieri e in casa sua c'era sempre qualcuno con cui parlare, qualcuno che la capisse. In ventiquattro ore in Scozia aveva parlato solo con Lor e non era stata una conversazione divertente. Le mancava il suo rapporto con suo padre e con Dug, ma non voleva ammetterlo neanche a se stessa. Nessuno parlava con lei, nessuno la capiva e le sembrava che tutti la giudicassero. Seduta a bordo piscina incontrò sua nipote Jasmine e distrattamente le chiese a cosa stesse giocando.
Quando Lor uscì a controllare la matta sentì solo un frammento di conversazione e rise a crepapelle.
“Sì, ascolta non puoi dire certe cose di Silente...”diceva Alice allarmata e con tono serio.
“Ma come no? Con tutto quello che ha fatto a Harry!”gridò sua nipote Jasmine e Alice scosse la testa con fare deciso.
 “Allora per prima cosa non esageriamo, in secondo luogo non tutti sono in grado di gestire queste posizioni di responsabilità e per ultima cosa tu avresti saputo sistemare la cosa diversamente? Perché guarda che non c’erano molte altre soluzioni, eh!”
“Ma perchè faceva tanto l'amico e alla fine voleva solo che venisse ucciso.”
“Ma non è così! Doveva succedere e lui che ci poteva fare?”
“Discorsi filosofici impegnati, eh signore?”
 Commentò Lor con fare divertito e Alice alzò il sopracciglio e rispose “So fare solo questi di discorsi, alla fine sono una cameriera di ramen...”
“Ti sottovaluti...sei anche una donna dai mille look” rispose porgendole un bicchiere, e lei sorrise, ma con fare malinconico aggiunse “Sai è la prima volta che mi sento a mio agio con qualcuno...e il fatto che abbia tredici anni la dice lunga sulla mia maturità, direi.”
Lor rise allora ma non disse nulla, fece per andarsene e lei aggiunse “comunque grazie per avermi aiutata. Credo che Dug si stesse per suicidare, ma non pensavo di dire qualcosa di imbarazzante.”
“Di niente pulce. Il problema è che tu sei imbarazzante…”
Lor stava scherzando, e aveva usato il soprannome con cui la chiamava da sempre. Le aveva messo una mano sulla testa con dolcezza, e stava solo cercando di punzecchiarla un po’, ma aveva toccato un tasto dolente.
“Lo so. Sono stonata in questa famiglia, è per questo che non volevo più tornare…” rispose triste, senza neanche guardarlo. Ancora una volta pensò soltanto “non c’è bisogno che anche tu mi faccia sentire così sbagliata” ma non era quello che lui voleva.
Lor rabbrividì in quel momento. Stava solo scherzando, non voleva ferirla, ma lei sembrava così triste e angosciata, così chiese alla sua nipotina di lasciarli soli.
“Non è quello che volevo dire. Tu sei diversa da loro, sei nata per distinguerti da tutta questa massa informe di ricconi che pensa solo alla moda, ai soldi e ai viaggi in località trendy da documentare sui social. Non hai neanche le tue foto sui social!” le spiegò con dolcezza e lei annuì divertita.
“Un po’ come me, con i miei nonni. Loro mi amano, non ci sono dubbi, ma in realtà si vergognano da sempre di avere un nipote che invece di studiare economia per lavorare nella loro società, ha studiato cucina e fatto da sguattero in giro per l’Europa. Sicuramente l’idea che io sia uno chef non li alletta, ma hanno imparato ad accettarla, perché è quello per cui sono nato.”
Lor non aveva mai parlato con nessuno di quella cosa, ma la situazione di Alice in qualche modo gli ricordava la sua. Anche lui proveniva da una famiglia molto ricca, che lo avrebbe voluto diverso da com’era, ma non era riuscita a mettere a tacere il fuoco che aveva dentro, quel suo amore per la cucina.
“E i disegni, i fumetti, è quello per cui sei nata tu. Sei un’artista, lo sei sempre stata, non devi sminuirti così…” disse, con i suoi bellissimi occhi verdi e per un attimo gli occhi di lei si riempirono di lacrime, perché per la prima volta qualcuno a cui lei teneva le diceva di apprezzare le sue doti.
Alice usciva da qualche mese da una relazione-non relazione molto tossica, con una persona che l’aveva sminuita in molti modi, e che l’aveva convinta di non valere abbastanza per il suo sogno, quindi le parole di Lor la toccarono molto profondamente.
“Mi farai leggere qualcosa delle tue storie? Mi piacerebbe…” aggiunse, con tanta dolcezza, perché lei era molto triste e voleva provare a farla stare meglio. Non era stata una buona idea tirare fuori quella cosa al tavolo con la famiglia di Emily, e Lor era andato quasi per rimproverarla, ma il discorso di Alice e soprattutto il suo sguardo, lo aveva convinto a provare a risollevarle il morale.
“Vuoi davvero?” chiese, molto emozionata e lui annuì, avvicinandosi molto a lei. Entrambi si sentivano molto emozionati per quella vicinanza, ma Alice aveva il cuore totalmente sottosopra.
“Beh uno è un fantasy, e poi c’è la storia di due vampiri gay innamorati, che però sono gelosi quindi succede sempre di tutto…e poi c’è la storia di Valerie, che è una ragazza spregiudicata che seduce i bellissimi chef francesi in aeroporto!” concluse divertita e Lor sorrise in modo malizioso e rispose “bellissimi?” facendola ridere.
“Quanto sei vanesio, esattamente?” commentò punzecchiandolo, ma lui decise di continuare a parlare delle sue storie, e così Alice si aprì per qualche minuto raccontandogli un progetto che aveva molto a cuore.
“Mi piace questo fantasy, mandamelo dai!” provò a dirle incoraggiante, e lei sorrise ancora una volta con molta dolcezza. Non pensava che Lor avesse idea di cosa fosse un manga, ma era carino da parte sua provare a tirarle su il morale e non voleva essere scortese.
“Lo so che sei triste Ai, comunque…” le disse all’improvviso, fissandola negli occhi con uno sguardo profondo come un abisso, e lei per un attimo si perse. Era strano quel suo modo di fare, ma lei che davvero lo conosceva, sapeva che Lor era molto più di quanto volesse sembrare. Era gentile, dolce e premuroso quando ne aveva voglia, così con un sospiro si strinse nelle spalle e rispose “…credo sia normale nella mia situazione” facendolo annuire.
 “E’ una brutta situazione, e probabilmente ti ci vorrà un po’ per abituarti alle novità, ma non sei da sola pulce. Cerca di non dimenticartelo, ok?” le disse, con enormi occhi verdi, un secondo prima che Mike e sua moglie giungessero a disturbarli, chiudendo per quella sera un discorso molto importante.

Nota:
Ciao, ciao a tutti lettori e ri-lettori! Adesso che ho archiviato l'altra storia mi dedicherò a questa, contenti? Questo capitolo prima non esisteva, che ne pensate? Trovate Alice un po' troppo piagnucolona, o la capite? Se vi va fatevi sentire!

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Capitolo 6
*** Capitolo 8 e 9 ***


Capitolo:
 “Non sei da sola pulce”
Continuava a pensare, sospirando. Aveva avuto da sempre una cotta per lui, ma negli ultimi anni, dopo quel loro riavvicinamento finito così male, aveva iniziato a detestarlo, eppure Lor era davvero dolce.
“E figo. Dio santo se é figo!” si disse, annegando la testa tra l’acqua e la schiuma della vasca da bagno, ricordando i suoi sguardi e quei suoi sorrisi così splendidi. Doveva rivederlo a pranzo, perché ancora una volta erano stati tutti convocati dallo sposo, che aveva strane prove da fare, e Alice aveva tantissima voglia di rivederlo.
Voleva vestirsi carina, e uscita dalla vasca sfogliò rapidamente il suo guardaroba, ma non aveva molto. Si rimproverò per non aver pensato di prendere qualcosa di carino, poi provò a pensare a una soluzione, ma non le venne in mente nulla, così scese a pranzo con un paio di shorts e una delle sue magliette annodate in vita. Non era carina, ma quanto meno era molto se stessa, e lui le lanciò un sorriso bellissimo vedendola. Si era vestito elegante, con un completo italiano di seta nera e ci aveva messo ore a disciplinare i suoi riccioli in morbide onde pettinate all’indietro. Temeva ci fosse ancora la famiglia Rosings, e si sentì molto a disagio scoprendo che non era così, ma lo sguardo di Alice lo fece sentire subito meglio.
 Come sempre abbracciò la cuoca (nonna Tess) con molta dolcezza, scelse il vino adatto e lo versò a tutti negli ampi calici, perdendosi in lunghissime e noiose spiegazioni. Alice non sentì una parola di quella spiegazione, ma si perse in quel suo sorriso così affascinante.  Scherzava come sempre con tutti, con quel suo sorriso smagliante, ma quando i suoi occhi incontrarono quelli di lei, il cuore gli saltò letteralmente in gola. Alice aveva raccolto i capelli, e indossava un pochino di trucco, giusto una piccola codina di eyeliner e del mascara, ma quegli occhi gli parvero stranamente più grandi e più belli del solito. Finalmente, incrociando il suo sguardo, sorrise e per Lor fu una gran vittoria, considerato che sembrava sempre così triste.
Non aveva un’idea precisa di cosa stesse facendo o di cosa ci fosse tra di loro, ma Alice gli faceva battere il cuore come mai nulla nella vita, e la sua unica priorità in quel momento, era riuscire a farla stare un po’ meglio. Quel sorriso, così bello e luminoso, gli fece sospettare che forse potesse essere sula buona strada, ma non immaginava neanche lui quanto.  Quella sera a cena continuò a fissarla con occhi languidi e seducenti, e Alice si sentiva il cuore letteralmente in gola.
La sua maglietta, però, aveva attirato l’attenzione di qualcuno, che da giorni non sapeva come fare per parlare con lei, e che provò a dire “la maglietta, è una delle tue?” facendola risvegliare da un lungo sonno.
Alice annuì e basta, senza guardarlo troppo, ma ormai con lui non ci parlava più, e questo era un dato di fatto. Neil Mac Neil la fissava con un misto di apprensione e tristezza, ma non aveva la minima idea di cosa fare con quella sua ragazza così ribelle e così identica a sua madre. Non che avesse mai capito bene come prenderla: c’era sempre stata Hellen tra loro, che decodificava le loro comunicazioni, che gli spiegava cosa lei sentisse e le motivazioni dei suoi comportamenti. Avrebbe dato il cuore per sentire ancora una volta una spiegazione di sua moglie, ma purtroppo non c’era modo.
Neil era rimasto vedovo molto presto, e non aveva mai voluto trovare un’altra donna. Hellen non era una figura semplice da sostituire: forte, decisa, sicura, ma anche dolce e intelligente più di chiunque avesse mai conosciuto. La sua malattia, e successiva morte, aveva lasciato un enorme strappo nella vita del povero marito, che le era sempre stato accanto e aveva provato in tutti i modi a supportarla. Per più di un anno dopo la sua morte, era sprofondato nel baratro della depressione più nera, ma poi un giorno si era accorto che la persona con cui passava più tempo in assoluto era la sua segretaria, una donna dolce e carina sulla quarantina. Stephanie Coleridge era una brava donna, vedova e senza figli. Si era innamorata di Neil dopo la morte di sua moglie, quando lui aveva iniziato a parlarle della sua vita, ma non aveva mai osato fare il primo passo. A due dalla morte di Hellen, però, lui e Stephanie erano diventati molto amici: passavano quasi sempre le serata insieme in ufficio, ed entrambi trovavano molto piacevoli quelle lunghe ore. Avevano gli stessi interessi, pochi anni di differenza e iniziare una relazione gli venne spontaneo. Neil faceva il padre vedovo già da un po', e se i suoi figli maggiori Dug e Paul, accettarono di buon grado la sua nuova relazione, non si può dire lo stesso di Alice.
 Se lo aspettava da lei, sapeva che quella testa dura non avrebbe mai permesso ad un'altra donna di entrare nella sua vita, ma non credeva che potesse reagire così male. Ad onor del vero la vita era stata abbastanza crudele con le povera Alice, che aveva vissuto la malattia di sua madre in adolescenza e che poi l’aveva persa davvero troppo presto. Questo, ovviamente, aveva forgiato il suo terribile carattere, regalandole una simpaticissima sindrome dell’abbandono, che le impediva di legarsi realmente alle persone per paura di perderle. Così, quando suo padre le aveva parlato della sua nuova futura moglie, Alice aveva reagito male: si era sentita abbandonata, sostituita e aveva preso le distanze, giurando di non tornare più a casa.
Vedete, nei lunghi anni di malattia di Hellen, Neil, Dug e Alice erano molto uniti. Non si permettevano mai di parlare del dolore che stavano provando e tutto quello che facevano era cercare di distrarsi a vicenda da quell’orrore che stavano vivendo. Era ormai il loro codice: quando erano in ospedale, in sala d’attesa, quando aspettavano che Hellen uscisse dalle sue terapie, non parlavano delle loro paure o di quello che sarebbe potuto succedere, ma di altro. Dug raccontava le avventure dei suoi amici, Mr Neil parlava praticamente di tutto e cercava in ogni modo di trovare argomenti che potessero interessare ai suoi figli, e persino Alice faceva il possibile per assecondarli, perché sapeva che lo facevano solo per proteggerla.
 La morte di Hellen aveva provocato un cambiamento in quello strano legame, ma il fidanzamento di Neil lo aveva letteralmente distrutto e per Alice era stato come perdere l’unica cosa bella della sua vita. Così aveva smesso di parlare con suo padre e non era tornata a casa per Natale, e solo lunghe suppliche di Dug l'avevano convinta a partecipare al matrimonio. Ora parlava con Neil, ma teneva le distanze e si era costruita una specie di armatura per tenere tutti fuori. Fissando il suo sguardo perso nel vuoto si disse che erano lontani i tempi in cui la sua bambina si sedeva sulle sue ginocchia e parlava con lui di tutto. Le piaceva guardare le partite insieme a lui e andavano persino a scommettere insieme; era la sua piccola donna ed ora non sapeva come aiutarla a riprendersi dalla sua crisi. Non avrebbe mai voluto vederla soffrire così tanto e per cercare di consolarla e distrarla le aveva dato sempre tutto, le aveva perdonato e concesso ogni cosa, ma ora si rendeva conto che con quell'atteggiamento aveva solo creato ulteriori problemi. Ora la sua dolce bambina che voleva diventare una veterinaria come la mamma, si era trasformata in una creatura bizzarra, acida, intrattabile e che fa la cameriera. Che futuro poteva avere? Realizzò che l’unica soluzione giusta era quella che proponeva Paul: tagliarle i fondi e costringerla a tornare a casa. Neil, però, aveva terribilmente paura, temeva di perderla definitivamente, ma anche di offendere la memoria di sua madre, che era così fiera della sua bambina così unica. Hellen aveva in ogni modo incitato sua figlia a seguire i suoi talenti e le sue passioni, a essere diversa dalla massa, ed ora che lo era diventata, forse sarebbe stato un tradimento voltarle le spalle. Probabilmente, però, sarebbe stato peggio lasciarla dall’altra parte del mondo a vivere una vita così sregolata e priva di futuro.
Si sarebbe sicuramente infuriata, e lo avrebbe odiato anche, ma era giunto il momento di fare qualcosa per lei, così schiarendosi la voce disse serio “Dug, Lor non avete bisogno di qualcuno all'hotel? Alice potrebbe aiutarvi e...”
 In quell'istante sua figlia lo fulminò letteralmente, ma lui aggiunse “cameriera qui e cameriera lì, cosa cambia? Potresti fare un po' di soldi in queste settimane e magari imparare qualcosa…”.
Aveva deciso: basta acconsentire ad ogni suo capriccio, non avrebbe più finanziato la sua permanenza in Giappone, l'avrebbe costretta a restare a casa, ma voleva affrontare l’argomento gradualmente.
Dug non capì assolutamente nulla di quel discorso del padre, e molto allegro disse che ovviamente avevano posto al ristorante, ma Lor si irrigidì per un attimo. Non aveva idea di cosa stesse facendo realmente Neil, ma dalla reazione di Alice, capì che forse non era una buona idea dare la propria disponibilità. Dug, però, ormai stava già parlando con la sorella della sua divisa, e forse non era possibile fermarlo, ma Alice implorava letteralmente il suo aiuto.
“Non vogliamo darle neanche un minuto di vacanza?” provò a dire confuso.
“Appunto. Tra le prove del matrimonio reale e il lavoro non avrei neanche tempo per una passeggiata!” aggiunse, fissando Lor con moltissima gratitudine. Era bello sapere che lui sarebbe sempre rimasto al suo fianco. Dug, però, ribatté divertito “Oh ma che sarà mai! Ti chiamiamo solo per qualche evento, dai Ali! Lavoreremo insieme e sarà fantastico!” facendola soltanto sospirare e annuire.
 “Magnifico!”Gridò Dug entusiasta, il povero ingenuo voleva davvero che sua sorella lavorasse col suo migliore amico, perchè sperava di poterla tenere vicino e di riuscire a farla riappacificare con il padre, ma non immaginava neanche in che casino stesse per finire. “Domani vieni alle undici, un po’ prima dell’inizio del servizio e Lor troverà sicuramente il tempo e il modo per spiegarti tutto”.
“Ovviamente…” disse lo chef uscendo a fumare, e lo sguardo che si scambiarono fu abbastanza esplicito, ma nessuno ci fece caso. Dug non avrebbe mai potuto lontanamente immaginare una cosa del genere e neanche avendola letteralmente sotto gli occhi era in grado di capire.
Capitolo:
Per tutto il pomeriggio Dug trascinò Lor in una serie di noiosissimi impegni da sposo, che il caro chef mal sopportò senza dire nulla. Rientrando da un’assurda prova dei gemelli da abbinare con il vestito, una cosa che Lor non avrebbe mai pensato esistesse, Dug tirò fuori una cosa che gli stava molto a cuore.
“Vorrei trovare una soluzione, perché è così sola a Inverness, passa tutto il suo tempo a scrivere ai suoi amici in Giappone. Le ho detto di chiamare una delle sue vecchie amiche, ma lei mi ha ringhiato che ormai sono tutte sposate e hanno dei bambini, e lei si annoia a morte di parlare di pappe e pannolini”.
Lor aveva più o meno lo stesso problema, e ora che Dug era entrato in modalità sposina, era letteralmente impossibile per lui sentir parlare di qualcosa che non fossero le mogli, i figli (o futuri figli) e cose così.
“Quanto ti capisco Ali…” pensò e gli sfuggì un sospiro. Chissà se quella solitudine poteva essere un altro elemento a unirli, si disse, ma non emise sillaba.
“Vorrei almeno che frequentasse qualcuno, capisci? E’ stata via per pochi anni, eppure pare abbia tagliato i ponti con tutti, non mi piace che se ne stia sempre da sola in casa, vorrei che avesse degli amici. Aspetta...ma Matias è in città, no?”
Lor allora sobbalzò letteralmente. Gli mancava solo di dividersi una donna col suo fratellino nerd, ma pensò un attimo a cosa dire esattamente, per non far capire troppo a Dug. Voleva solo urlargli “ma sei scemo?” ma probabilmente la sua rabbia avrebbe destato troppe domande.
 “Dai Matias è perfetto! Studia qualcosa sui videogames, no? Alice lo adorerà!”
Gridò Dug soddisfatto e felice, ma Lor ridendo scosse la testa e rispose “E' un ingegnere, non 'studia qualcosa sui videogames'. E poi non è mica detto che abbiano qualcosa in comune!”.
Dug, però, continuò nel suo piano, e scrisse persino a Emily, per ricevere la sua approvazione, che non tardò ad arrivare.
“Emily pensa sia un’idea fantastica” cinguettò eccitato e a quel punto Lor non riuscì a trattenersi e ruggì “come se la riguardasse” con un po’ troppo risentimento. In quel momento Dug lo fissò un po’ perplesso, perché davvero non capì cosa provocasse tanto astio in quel suo amico, che invece realizzò di aver parlato davvero troppo.
 “E va bene, li faremo conoscere, ma tu non iniziare a pianificare il matrimonio, va bene? Lascia in pace il mio povero fratellino e non mettergli strane idee in testa, che quello magari ti dà pure retta. Mi manca solo che si sposa anche lui...”
“Chiamalo ora, chiedigli di venire qui!”Chiese Dug sovreccitato, ma Lor si rifiutò categoricamente.
“Non so neanche se è uscito con George, non so veramente nulla, gli parlerò te lo prometto, ma con calma. Ora ho un appuntamento...” Provò a dire cercando di temporeggiare, ma il suo migliore amico iniziò a saltargli addosso e lui ridendo rispose “E va bene, e va bene lo chiamo, ma smettila di abbracciarmi. Potremmo dare il messaggio sbagliato al vicinato”
 Poi borbottando tra sé e sé pregò che suo fratello non rispondesse, ma Matias era ovviamente accanto al telefono.
“Laurent?”Chiese perplesso perchè suo fratello lo chiamava solo a Natale e al suo compleanno, quando se ne ricordava. Per un attimo si chiese se fosse morto qualcuno e pensando al suo viaggio in Francia il pensiero corse ai suoi nonni e gli vennero i brividi, ma poi suo fratello rispose “Lor, solo Lor. Comunque...senti il mio amico Dug qui sta impazzendo perchè vorrebbe farti conoscere una persona, ma io gli ho detto che magari hai da fare e...”
“Effettivamente stavo lavorando al mio nuovo videogame, ma posso venire se vuoi...”
“Ora?”chiese Lor sconvolto all'idea di vedere suo fratello in un'occasione diversa da una festa comandata, e lui tranquillo rispose “sì, che faccio?”
Non voleva assolutamente che si incontrassero, ma Dug gli rubò il telefono e disse “Matias vieni a casa mia subito, c'è qualcuno di speciale che vorrei che conoscessi, vedrai ne sarai entusiasta” e riattaccò.
“Dug calmati” disse Lor preoccupato e agitato, ma il suo migliore amico sembrava davvero euforico.
 “Non capisci, sono perfetti!” Continuava a dire e allora lui fece una cosa inaspettata, sputò fuori un'amara verità che lo stava mangiando vivo“Sono davvero molto legato a lei…”
 Dug allora lo guardò con aria sconvolta, e poi scoppiò in una fragorosa risata. Era ovvio che fosse legato a lei, che c’era di strano?
 “Oh maledetto figlio di puttana! E' tutto perfetto e diventeremo parenti non capisci?” gli disse, appoggiandogli una mano sulla spalla, e solo allora Lor capì che non avrebbe mai potuto dirgli la verità e sorridendo tacque.
Alice rimasta sola in casa, aveva messo un dvd e se lo stava godendo sull'enorme televisore di suo padre.  Credeva che Lor fosse uscito, quindi si era messa comoda e struccata. Guardava Il Signore degli Anelli in modo scomposto, ingurgitando pop corn e caramelle gommose contemporaneamente. Indossava dei pantaloncini cortissimi e una magliettina normalissima bianca, con su la stampa del sigillo della volpe a nove code di Naruto. Improvvisamente la sua quiete sonnacchiosa fu interrotta da tre uomini che entrarono di soprassalto in salotto, facendole prendere un colpo.
“Che cazzo?”Gridò un po' sorpresa, ma quello più sorpreso era Lor; era terribilmente sexy, con i capelli sciolti, una maglietta trasparente e dei mini shorts da togliere il fiato. Pensò solo che avrebbe voluto mandare via suo fratello e portarsela a casa, ma Matias neanche la guardò, troppo preso dalla sua consolle.
“Volevamo presentarti il fratello di Lor...”disse Dug euforico, e lei rispose “e non potevate farlo ad un orario normale?Quando sono vestita, magari? O forse sei una specie di lupo mannaro al contrario e sei umano solo di sera?”
“Bastava dire vampiro, sai. Quelli escono solo di sera”
 Matias alzò lo sguardo e per un attimo arrossì nel trovarsi davanti quella ragazzina mezza nuda, ma poi affondò di nuovo lo sguardo nel suo gioco e disse una cosa che lasciò che Dug fortemente confuso.
“La maglia col sigillo ottagonale è fantastica. Devi sapere che per noi Kishimoto è una specie di profeta religioso…”
“Concordo…” disse lei convinta e gli sorrise in un modo che a Lor non piacque proprio per niente, ma lei tendendogli la mano aggiunse “piacere Ai.”
Matias non la strinse perchè era ritornato con lo sguardo al suo gioco, e proprio quando Alice aveva alzato il sopracciglio e stava per insultarlo, il giovane ragazzo biondo, magrissimo, altissimo e allampanato le disse “Video girl Ai…devi essere una proprio forte”e Alice sorpresa rispose “Oh grazie. Anche se non sono assolutamente quel genere di donna crocerossina e per gran parte del manga avrei voluto schiaffeggiarla violentemente…”
Dug fisso Lor confuso per un attimo, ma lo chef era letteralmente furente e non riusciva a smettere di guardarla. Matias si mise a ridere e scostando finalmente la consolle le disse “Forte. Sei divertente.” Era la prima volta che Lor vedeva suo fratello ridere e preferire la compagnia di un umano a un videogioco e il fatto che fosse la ragazza per cui provava qualcosa, lo rendeva furioso.
“Adoro questo pezzo, è quando stanno per partire, no?” Aggiunse un insolitamente loquace Matias indicando la tv, e Alice sorridendo rispose “già, volete unirvi? Sono di maratona stasera”.
Ai non aveva invitato solo Matias, e lo sguardo che lanciò a suo fratello fu abbastanza chiaro. Si sentiva molto a disagio a farsi vedere in quel modo, ma Lor non smetteva di fissarla e questo la faceva andare letteralmente a fuoco. Si era chiesta come mai avesse provato a farle conoscere suo fratello, ma poi aveva capito che era un’idea di Dug e che allo chef quella storia non piaceva per niente. Chiunque se ne sarebbe accorto nel raggio di chilometri, e lo stesso Matias aveva chiaro che Lor non era entusiasta di vederlo lì. L’unico che proprio non aveva capito nulla, ovviamente, era il caro Dug, che ora aveva deciso di lasciare da soli i due e ignorando le rimostranze di Lor con fare scortese lo scaraventò letteralmente fuori da casa sua e sorridendo come lo Stregatto aggiunse ad alta voce “Buona serata e divertiti al tuo appuntamento…” gelando per qualche secondo Alice.
 Matias aveva immediatamente legato con Alice, e Lor non capiva come potesse essere successo. E mentre Lor cercava un modo per tornare a interrompere quei due, loro socializzavano.
“A cosa giochi?”Chiese Alice curiosa, e Matias spiegò che era un gioco inventato da lui per un corso universitario che seguiva.
 “Un incrocio tra tutti i migliori videogames fantasy, vuoi provare?”
“Sei il peggior nerd del mondo se ti fai i videogames da solo, te l’hanno mai detto?”
“Oh Grazie!” concluse allegro il giovane Dubois, con un sorriso molto tenero.
Matias non aveva lo stesso fascino e stesse doti da seduttore del fratello, non era bello come lui, ma Alice si divertì veramente molto con lui e ben presto diventarono grandissimi amici. Era un ragazzo ingenuo e tenero, sembrava quasi un bambino indifeso e non ci volle molto perchè Ai lo prendesse sotto la sua ala e decidesse di proteggerlo.
Nota:
Ciao a tutti! Allora che cosa ne pensate del padre di Alice? Siete d'accordo con la sua scelta? Credete che sia serio e voglia davvero impedirle di tornare alla sua vita? E cosa mi dite del fratello di Lor? Siete curiosi di conoscerlo? Fatemi sapere, vi aspetto.

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Capitolo 7
*** Capitolo 10 ***


“Oh eccoti, finalmente. Questa è la divisa. Lor mi ha detto di mandarti da lui appena sei pronta, è in cucina ovviamente. Indossa la divisa e vai...”
“Per piacere...”lo rimproverò Alice, con tono seccato, ma Dug sfoderandole uno splendido sorriso rispose “Eh no, ti pago, quindi posso maltrattarti quanto mi pare”.
“Avevo capito che pagasse il francese ricco…”
 Dug si strinse nelle spalle e lei aggiunse “Comunque esistono delle norme sindacali, sai? Altro che maltrattarmi quanto ti pare…”
“Non credo che essere gentili faccia parte dei miei obblighi e tu non hai un contratto…” rispose lui sornione.
 “Sarà...ma comunque ti picchierò a sangue usciti da qui.”
Entrata nello spogliatoio sorrise amaramente realizzando che le divise erano state chiaramente scelte da Lor: i pantaloni erano molto attillati e il suo seno voleva per forza esplodere in quella camicetta bianca e trasparente. Sembrava una di quelle tizie seminude di Occhi di gatto, pensò, e per un secondo si fissò le maniglie dell'amore e i fianchi larghi e sospirando si disse “andiamo Ai hai fatto lavori più imbarazzanti...”
E poi ridendo concluse che a Lor aveva mostrato molto di più con quel cavolo di top di Boa, che si era imposta di indossare per riprendersi un pezzetto di autostima, quindi tanto valeva andare.
“Una nuova Alice è una che si vergogna meno…” si disse, ma comunque uscì dallo spogliatoio imbarazzata come se fosse nuda, e andò a cercare la cucina. Si aspettava una specie di discorsetto motivazionale dal suo nuovo capo, e non vedeva l’ora di vederlo con la giacca da chef. Aveva fatto svariati servizi fotografici in tenuta ufficiale, ed era bello da perderci la testa con la divisa bianchissima.
La sua cucina era il regno del caos: c'erano padelle in fiamme, coltelli che volavano e gente che gridava ovunque, ma di lui neanche l'ombra. Imbarazzata provò a chiedere informazioni ad una donna, ma questa decapitò davanti a lei un pesce con tanta violenza da spingerla a tacere.
Ah, tu es ici ma plumette?
Sussurrò una voce bassa e sensuale al suo orecchio, e Ai pensò solo “Ma porca puzzola!”
 Cercando di nascondere la sua pelle d'oca, ingoiò la saliva e rispose “Lor?” con un sussurro.
“Eh dovrò abituarmi al fatto che ormai conosci un bel po’ di francesi…” rispose fingendosi tranquillo e divertito, e lei rise soltanto in risposta.
“Come stai? Com’è andata la vostra serata ieri?” aggiunse, fingendosi totalmente disinteressato, ma senza riuscirci davvero.
Alice aveva visto il film chiacchierando con Matias, e poi in tarda serata erano andati a prendere qualcosa da bere con suo cugino, che moriva dalla voglia di conoscerla. E che, ovviamente, da buon Dubois ci aveva svergognatamente provato con lei immediatamente, beccandosi un rifiuto molto netto. Non era successo nulla di speciale, insomma, ma lei decise di restare sul vago, e ribatté “il tuo appuntamento, invece? Ti sei divertito?” facendolo sorridere.
“Avevo inventato un appuntamento per liberarmi di Dug, e cercare di salvarti da questo suo piano matrimoniale con il fratellino del sottoscritto, ma non mi è riuscito!” provò a spiegarle, molto vicino al suo viso e, perdendosi nel verde dei suoi occhi, gli sorrise soltanto.
Alice era molto presa da lui, e voleva soltanto avere del tempo per stare insieme, anche se sapeva che non era una buona idea. Per Lor era praticamente lo stesso, ma era anche contento di poterle mostrare il suo mondo e quel posto di cui andava incredibilmente fiero. Qualcosa, però, attirò il suo sguardo e per un po’ si distrasse. C’era un bottoncino della camicetta di Alice che sembrava chiedere pietà, perché stava proprio per esplodere. Aveva un seno bellissimo e molto prosperoso, ma non indossava mai cose scollate, se non consideriamo il famoso top di Boa, ovviamente. Fosse dipeso da Lor le avrebbe chiesto di lavorare indossandolo, e per qualche istante si perse, chiedendosi se quel bottoncino fosse sul punto di mostrargli tutta quella meravigliosa pelle candida.
“Ok, me ne vado Lor se non hai nulla da dirmi…” disse divertita, ma anche mostruosamente in imbarazzo perché lui sembrava scrutarla con fare parecchio famelico.
  “Volevo presentarti la mia ciurma...vi tocca diventare amici se dovete lavorare insieme, il mio team deve essere coeso e compatto...” poi gridò “ragazze!” e con fare seccato giunsero le altre cameriere che avevano tutta l'aria di volerlo decapitare, ma lui aggiunse con fare solenne “Merci. Allora ciurma vi presento Alice, Alice questa è la mia ciurma. Quello lì giù al pesce è il mio nostromo e si chiama Carl, è un uomo gentile di solito, ma gli piacciono le donne come a tutti i pirati, quindi sta' attenta. Poi ci sono i miei marinai Molly, Adrian e Mark, che sono chef generici e poi c'è il mio pappagallo al braccio...”disse indicando una donna di colore corpulenta che lo frustò col suo straccio bianco colpendolo al sedere. “Sono il sous chef, non il pappagallo e mi chiamo Holly, piacere Alice. Sei la sorellina di Dug, vero?”
Alice annuì divertita e chiese se si vedesse davvero così tanto, ma Lor rispose “assolutamente no!” chiudendo la discussione.
 “Oh e poi ci sono le ragazze: Juliette, Mary e Helena…” spiegò serio presentandole.
Alice fece un cenno della mano amichevole, ma Mary la fissò come per ucciderla, e per un attimo non capì.
 “Se hai problemi o domande, parla con Helena. Juliette non è molto affidabile e Mary aveva proposto sua madre per questo lavoro, ma le avevo detto che non serviva nessuno, quindi c’è un pochino di risentimento…” spiegò serio, ma Alice si sentì morire per quel suo modo così sensuale di parlarle all’orecchio. Sembrava quasi che stesse per mordicchiarla o baciarle l’orecchio da un momento all’altro, e si sentì bruciare totalmente le guance, ma anche il petto, lo stomaco e le parti intime.
Fece per andarsene, ma fu trattenuto. Afferrandolo per il braccio Alice chiese “Lor…ma non posso avere almeno una giacca per coprirmi?” facendolo ridere.
Oui ma plumette, ci sarebbe anche una giacca, ma fa caldissimo e suderesti…”
Provò a spiegarle, ma lei era in imbarazzo e lui davvero non riusciva a capire per quale motivo una donna con un tale corpo volesse coprirsi. Solo quando Lor le porse la giacca, attillata ma anche coprente, Alice cominciò il lavoro, lasciandolo pieno di domande.    
Serviva ai tavoli da molti mesi ormai, e nulla la sorprendeva, eppure quella mattina qualcosa la lasciò di stucco. Quella cucina sembrava davvero una nave pirata, e per quanto fosse stronzo ed egocentrico, Lor era un ottimo capitano; assaggiava contemporaneamente mille cose e salava, pepava, condiva e dava consigli anche a tre cuochi contemporaneamente. Rimase molto sorpresa nel vederlo gentile con uno dei suoi “marinai” che aveva completamente sbagliato. Assaggiò ovviamente la salsa, ma con fare gentile e determinato rispose “Oh no” e ad ogni tentativo di protesta da parte dello chef lui rispondeva solo “no, no, no...”
Certo stavano lavorando, ed erano anche sotto pressione, ma l'idea che diedero ad Ai era di gente che si divertisse molto, ed erano belli da vedere. Ridevano, scherzavano e trovavano persino il tempo di prendersi in giro l'uno con l'altro, e tormentare letteralmente il loro chef, ma erano dei caterpillar: velocissimi, bravissimi e molto attenti alla presentazione del piatto. Lor in persona si occupava di ogni piatto in uscita e si complimentava o criticava bonariamente i suoi chef.
“Porca puzzola…” bisbigliò Alice, tenendo tra le mani il primo piatto di Lor, e davvero si rese conto di quanta arte ci fosse nel suo lavoro. Era letteralmente perfetto, bilanciato di colori, decorazioni e bello come un quadro. Poi vennero gli altri, ed erano tutti bellissimi. Alice voleva guardare meglio quei piatti, provare a capirli, e decifrare il mistero che c’era dentro l’anima di quell’uomo così bello ed elegante, ma aveva pochissimo tempo e questo le dispiaceva. Fece un buon servizio, però, e questo le venne riconosciuto anche dalla simpatica Mary, che le aveva dato del filo da torcere.
La mattina volò letteralmente, il servizio era quasi finito, e gli chef erano tutti in pausa, quando all’improvviso giunsero due ragazze a occupare il tavolo 3. La cucina era vuota e Ai non sapeva cosa fare. Tornò in sala e chiese alle ragazze, ma Helena le rispose “va' dallo stronzo direttamente” e Ai decise di cercarlo. Lor aveva una sua piccola cucina a parte, una specie di stanzetta accanto alla cucina ufficiale con fornelli e cibo. Era lì che preparava i piatti più complicati, quelli per i clienti più esigenti, ma anche dove sperimentava e giocava con gli ingredienti.
“Ho un'ultima ordinazione: due insalate con mango e scampi e...mi senti?”
Gli disse, ma lui continuava a sfilettare il pesce e gettare dolcemente i dadini di pomodoro in padella borbottando tra sé e sé e Ai pensò che fosse splendido. Indossava quella famosa divisa che voleva tanto togliergli, aveva i capelli raccolti in una specie di cuffia di stoffa, ma era letteralmente magnifico, con gli occhi verdi accesi e il sorriso compiaciuto. Osservarlo lavorare era bellissimo: Lor era così pieno di passione ai fornelli da lasciare chiunque senza parole: toccava gli ingredienti con dolcezza e rispetto, condiva e insaporiva con mano sapiente e tremendamente sexy.
 “Lor...” provò a ripetere lei, e poi si accorse che non poteva sentirla perchè aveva le cuffie, così gli picchiettò sulla spalla e a lui venne un colpo.
“Cosa...come...cosa vuoi?”disse seccato, lei gli porse le ordinazioni e rispose “no, no sono le tre e mezzo in punto. La cucina è chiusa.” Alice inarcò il sopracciglio con fare severo e rispose “Dug dice che è un cliente importante, quindi fa’ queste insalate...non mi sembra così complicato” ma Lor ridendo rispose “oh falle tu se non è complicato. Il mio pranzo è quasi pronto, e non voglio mangiarlo freddo per questi idioti ritardatari!”.
“Sei tu lo chef...io non so neanche come cazzo è fatto un mango...e neanche uno scampo a dire il vero. Non sono preparata sul cibo da conigli… ”rispose divertita, ma lui fece una cosa folle: con due dita prese qualcosa dalla padella e le disse “assaggia”.
 Alice con il cuore in gola portò quelle due dita nella sua bocca, e sorrise scuotendo la testa.
“E' o no la miglior ratatouille che tu abbia mai assaggiato?”le sussurrò con fare sensuale e lei rispose “ non so cosa sia la ratagliugl, ma cazzo oui sono le migliori verdure che ho mai mangiato.”
Era sexy quando parlava francese, anche se non conosceva la pronuncia esatta delle parole lo faceva eccitare, così la trascinò contro il suo corpo e per un attimo rimasero occhi negli occhi abbracciati.
“Hai fame? Vuoi mangiare con me?”
Le chiese dolcemente, spostandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio e Alice pensò “adesso muoio” ma annuì, facendolo sorridere.
“Dopo l’insalata mangeremo, ok?” concluse decisa, e a quel punto non potè esimersi, così un po’ scocciato la lasciò e iniziò a preparare il fondo per gli scampi.
“E cosa mangiamo?” chiese divertita, osservandolo cucinare, e lui rispose dolce “quello che vuoi. Io ho preparato una ratatouille con crostini e una zuppetta di cernia, ma tu hai visto qualcosa che ti piaceva nel menù?”
Cucinare, per Lor, era una specie di preliminare: lo trovava eccitante e incredibilmente intimo; amava farlo, amava dare piacere attraverso il suo cibo, e ad Alice avrebbe cucinato di nuovo tutto il menù, se lo avesse voluto. Si avvicinò al bancone dove stava lavorando e chiese impacciata “Posso avere l’antipasto con i fiorellini? E’ bellissimo!” facendolo sorridere.
“Se mi prendi le cose in frigo te lo assemblo, nessun problema. Ma devi mangiare le verdure, da brava bambina…” concluse, fissandola negli occhi con una voglia folle di baciarla. Alice annuì e basta e dieci minuti dopo erano vicinissimi ancora una volta, e Lor stava finalmente cucinando solo per lei.
“Poi devo confessarti una cosa…”
Alzò lo sguardo dall’antipasto e si accorse che era un pochino a disagio, ma splendida.
“Vorrei più di tutto provare i tuoi dolci!”
“Tutto quello che vuoi, Alis…” sussurrò sensuale, e lei si sentì di nuovo bruciare totalmente.
“…però per ogni dolce, tu mi abbracci…” le disse, senza fissarla, sistemando con attenzione i fiori eduli nel piatto e lei arrossì, ma non disse una parola.
“O ti apri un bottoncino della camicia…” pensò, ma non lo disse e decise di tenere la lingua a freno e trattenere la lussuria. Mangiarono insieme al suo tavolo, e Alice lo riempì di complimenti per la zuppa e le verdure, ma quando arrivò all’antipasto, Lor fece una cosa stranissima.
Si alzò deciso e si mise alle sue spalle, chiedendole “che cosa pensi sia?” con molta decisione.
“Un formaggio e una mousse di verdure?” chiese incerta e Lor annuì con un sorriso furbo.
“Ti aspetti un sapore delicato, quindi?”
Alice annuì, ma quel pazzo fece una follia: le portò le mani sugli occhi e sussurrò all’orecchio “adesso assaggialo…” facendola tremare. Erano vicinissimi e Alice sentiva il suo respiro sul collo, mentre lui rabbrividiva per il profumo dolce di lei.
“oddio…”
“Già…”
“Ma sa di salmone ed è croccante e…una bomba!” gli disse entusiasta, masticando quello che le era sembrato tutt’altro, e Lor soddisfatto le spiegò che nella sua cucina le cose non erano mai come potevano apparire, ma senza liberarle gli occhi.
“Ora gustalo piano, con gli occhi chiusi, e dimmi quali sono gli ingredienti…” aggiunse, sempre più sensuale e Alice si sciolse totalmente.
“Sei veramente straordinario Lor…” sussurrò sopraffatta da tutta quella situazione, e lui sorrise compiaciuto. Sì, sapeva di essere bravo, ma detto da lei aveva più valore.
In quel momento così intimo, però, giunse Dug a ficcanasare e li interruppe, facendo pensare a Lor che doveva assolutamente chiudere a chiave quelle dannate porte.
Dug non notò nulla di strano, pensò che Lor stesse facendo i suoi soliti esperimenti, ma erano entrambi sottosopra. Dug portò via Lor in fretta, lasciando Alice a mangiare da sola, ma il biondino aveva qualcosa da chiederle, così le scrisse.
 “La prossima volta ti va di cenare in piscina?”
Lor sapeva che Ai adorava l'acqua fin da bambina, ed effettivamente il suo commento se lo aspettava “Avete restaurato la piscina?”
 “Restaurato la grande e messe altre tre. Ci tenevo particolarmente. La mia preferita è quella sul tetto, ma ce ne sono anche due al coperto e una splendida Jacuzzi...” “Wow! E possiamo fare il bagno?”
Ecco, lo aveva fatto: aveva ceduto. In nessun universo sarebbero riusciti a uscire da una Jacuzzi senza aver fatto l’amore e questo, purtroppo, lo sapevano entrambi. Solo che c’era stato un enorme fraintendimento: vedete, quando una persona usa il plurale voi vi aspettate di essere inclusi nell'accordo, no? Ma Ai non parlava di loro due, purtroppo, o almeno non solo di loro due.
“Adesso no, perché c’è gente, ma ...stanotte all'una?”
Rispose Lor col cuore in gola, e rispose di sì, mandandogli milioni di cuoricini. Il nostro chef francese si riempì di aspettative e pianificò tutto nei minimi dettagli, ma stava per prendere una batosta tremenda.
Nota:
Ciao, ciao a tutti! Allora perdonatemi per questo lunghissimo capitolo. Se avete già letto questa storia e siete quì per il remake ditemi: come vi sembra il cambiamento? Preferivate una situazione diversa? Se invece non la conoscevate vi chiedo: che ne pensate di questi due? Vi piace la loro chimica? Fatemi sapere, vi aspetto!

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Capitolo 8
*** Capitolo 11 ***


Volete sapere come trascorsero il pomeriggio i nostri eroi? Oh, è esilarante! Lor sapeva che l’unico modo per fare entrare Alice al Rochefort senza destare sospetti era allontanare i suoi amici, così decise che doveva convincerli a prendersi una serata libera. Non era abituato a mentire a loro, soprattutto non a Dug, ma la sua Alice ne valeva la pena.
 Disse loro che il matrimonio di Dug stava per avvicinarsi e che potevano tranquillamente andare a bere quella sera, tanto non avevano clienti particolarmente importanti in hotel e lui aveva una serata fiacca al ristorante. Dug e gli altri sapevano che stava tramando qualcosa, ma Lor spesso si portava delle amiche al Rochefort, quindi non trovarono la cosa particolarmente sospetta, si misero soltanto a scommettere su chi fosse la prescelta, ma nessuno avrebbe mai potuto prevedere chi fosse in realtà.
Finito con loro, lo chef corruppe agilmente il tecnico della sicurezza convincendolo a spegnere le telecamere nella sala della Jacuzzi, gli addetti alle pulizie costringendoli a finire prima il loro lavoro e John alla reception. Poi andò ad acquistare candele profumate e un olio per massaggi perché ci teneva davvero che quella prima volta fosse romantica. Sorrise un sacco pensando a quello che stava per accadere, si chiese come sarebbe stato, e rimase sovrappensiero per molto tempo. Eh lo so cosa state pensando, ma lui non ci arrivava proprio. Non riusciva a rendersi conto che quello che stava facendo, e il nodo allo stomaco che provava, non erano sintomi da sottovalutare. Per ultimo si mise ovviamente ai fornelli, preparò stuzzichini e dolci, scelse il vino e lo champagne e poi…passò venti minuti solo a sistemarsi i capelli. Però se glielo aveste chiesto avrebbe risposto che no, non era nervoso anche se generalmente ci metteva meno di sei minuti per sistemarsi i capelli.
Cosa stava facendo Ai, invece? Semplice, telefonava a Matias per organizzare la serata. Vedete, si era resa conto subito di essersi messa in una situazione molto complessa, e non fidandosi di se stessa, aveva deciso di portarsi i rinforzi.
Lor era stato distratto per tutto il turno, ma quando finalmente aveva finito era letteralmente scappato con fare furtivo in una delle stanze, per farsi una doccia, profumarsi e passare altri venti minuti ad aggiustarsi i suoi meravigliosi capelli biondi e ondulati. Per finire indossò uno dei suoi completi di seta di alta sartoria italiana e sexy come nessuno si recò a sistemare la saletta dell’idromassaggio. Era una splendida stanzetta adatta alle coppie: una porta la separava dalle altre piscine e dalla sauna, e il tetto era fatto di vetro e Lor sorrise realizzando che per uno strano caso del destino non pioveva quella sera, e il cielo era davvero da mozzare il fiato.
 Eh già, non esisteva probabilmente in tutta Inverness un posto più romantico, soprattutto una volta riempito di candele e champagne, ma purtroppo i piani della giovane Ai erano decisamente non romantici. Mentre Lor fissava il suo riflesso attraverso una delle vetrate del soffitto, pensando solo “questo è il punto di non ritorno”qualcuno meno romantico gli disse con voce sguaiata “wow cugino devi andare ad un funerale per caso? Non lo trovi scomodo questo abbigliamento per lavorare?”
 E in quell’istante le aspettative romantiche dello chef playboy si schiantarono brutalmente contro la realtà.
“Tuo cugino è un pazzo tossicomane incapace di guidare! Diventerà sicuramente il mio migliore amico!”
Gridò Ai divertita, ma immediatamente il look e lo sguardo di Lor le fecero capire che lui non aveva preso bene quella sorpresa, e lei sorrise con aria colpevole, pensando solo “Oh cazzo, si era davvero impegnato”.
“Già i Dubois sono tutti pieni di sorprese, a quanto pare...”borbottò lui,nervoso, ma il folle cugino George neanche si accorse di essere di troppo, perso com'era dagli stuzzichini di Lor e dallo champagne.
Alice provò ad avvicinarsi, con sguardo colpevole gli accarezzò il viso ed i capelli, ma lui si ritrasse, così per  stemperare il clima disse “Ma poi come fa ad essere un medico uno che ha quattro bong in macchina? E soprattutto: cosa se ne fa di quattro?” Lor non rispose. Aveva l’anima totalmente sottosopra, e mille draghi vorticavano nel suo petto; voleva urlare, arrabbiarsi con lei, ma anche con i suoi accompagnatori, ma non era la cosa giusta. Si allontanò da Alice e lanciò la giacca su una delle poltrone, lasciandola a fissarlo senza parole. Era davvero seccato e Alice pensava fosse solo perché la serata di sesso che aveva pregustato era stata rovinata, ma non era così. Lor si era sentito messo in secondo piano e allontanato. Così sarcastico disse solo “Dovrei chiedervi come mai siete insieme voi due, dato che non avrei mai potuto prevedere quest’accoppiata…” Alice lo fissò con un sorriso, ma Lor aggiunse “…eppure scommetto che c’è Matias di mezzo. Ditemi: devo aspettare anche zio Roland o siamo al completo?”.
Ai sorrise soltanto, ma George con la bocca piena disse solo “Oddio non dire il suo nome troppo a voce alta, saresti capace di evocarlo.”
Il paffutello cugino George, figlio del fratello del padre di Laurent era un personaggio assurdo: aveva l'aspetto poco curato, lunghissimi capelli biondi e ondulati come quelli di Lor, e gli somigliava anche, ma era infinitamente più grasso e meno alto. Non badava molto al suo aspetto, e indossava sempre cose strane, larghe e totalmente diverse tra loro. A differenza di Lor, che abbinava anche i calzini all’intimo, George non aveva la minima idea di come funzionassero i colori.
 “Evita di lamentarti di tuo padre” rispose Lor seccamente, aprendo il vino e versandosene un calice quasi per intero.
 “Vuoi sapere perché fa il medico? Perché zio Roland è primario di chirurgia. Gli ha comprato la laurea in Lettonia credo e...”
“No, non l’ho comprata.  L'ho presa regolarmente in Estonia, e con la lode!” rispose lui seccato, facendo ridere suo cugino.
“Immagino che la tua conoscenza di quella lingua sia straordinaria, allora…”
Non era stata una buona idea metterli insieme, Alice lo aveva capito, ma purtroppo era troppo tardi. C’era un po’ di astio tra di loro, che continuarono a fissarsi come per prendersi a schiaffi, ma lei non poteva saperlo.
 “Comunque cara damigella da salvare”aggiunse George fissando Alice con sguardo vagamente seducente, che le fece venire un conato di vomito “ quattro bong servono se organizzi una serata con gli amici. Non è carino restare senza! A questo proposito ho portato da fumare!”
Ai rise soltanto, ma non disse nulla ancora a disagio per quello sguardo, ma Lor ridendo rispose “Damigella da salvare questa qua?” e poi fissandola intensamente aggiunse “Alice sarebbe capace di mettere in fuga qualsiasi drago. Comunque George, renditi utile: offrici qualcosa di quello che hai portato…”
Era risentito e davvero tanto e Alice era senza fiato. Non lo aveva mai visto arrabbiato, ma era davvero da mozzare il fiato. Voleva parlare da sola con lui e per un attimo si chiese se potesse chiedere a George di lasciarli soli, ma quest’ultimo aveva iniziato a frugarsi le tasche e disse proprio la frase che avrebbe dovuto dire: “oh penso di averlo lasciato in auto…torno subito.”
Così rimasero soli, ed Alice si avvicinò a lui con fare incerto e il cuore a mille, e accarezzandogli la guancia sussurrò con fare colpevole “Scusa se ho deluso le tue aspettative…” ma lui rispose aggressivo “beh quando qualcuno ti dice 'facciamo il bagno' certo non immagini che tuo cugino obeso e drogato sia incluso, ma hey...c'era da aspettarselo. ” Alice un po' dispiaciuta ribatté “c'è anche tuo fratello in realtà, l'ha invitato lui George, ma è rimasto di sotto a parlare a telefono...” e rivolse un sorriso a Lor, che però non le rispose.
Insieme a George giunse anche Matias con uno sguardo felice da fare schifo, ma nessuno dei due si accorse di aver interrotto una conversazione importante. Lor vedendo arrivare entrambi, decise di spostare la serata alla piscina principale, e Alice tremò guardandolo mentre si spogliava. Lor aveva un petto stupendo, e degli addominali molto ben definiti, ma furono le sue braccia e spalle ad attirare l’attenzione di Alice, che pensò soltanto “facciamo l’amore Lor…” senza dire una parola.
“Ancora con questa fidanzata virtuale?” Gridò George mettendolo enormemente in imbarazzo e Ai curiosa chiese altre informazioni.
“E' la donna più bella del mondo, ed è un genio fa l'ingegnere a Edimburgo e adora i fumetti proprio come noi” ribattè Matias, con uno sguardo sognante che fece sorridere suo fratello, che non lo aveva mai visto così.
“Beh per capire se è un genio chiedile se preferisce Iron man o Batman...è come un Rorschach test, non fallisce mai!”
E mentre Mat soddisfatto scriveva un messaggio alla sua ragazza George confuso chiese “Cos'è un Rorschach test?” e Ai rispose con fare serio “Ok, davvero hai una laurea in medicina?”
“E' il test delle macchie...ti ho detto che l'ha presa in Polonia, non è il caso di stupirsi.”spiegò Lor che nel frattempo aveva assunto una posizione molto intrigante. Si era seduto sulla scalinata interna della piscina, aveva l’acqua che lo bagnava dall’addome in giù, e aveva totalmente abbandonato la testa contro il bordo della piscina. I suoi capelli erano meno rigidi di prima, probabilmente perché li aveva toccati spesso, pensò Alice, e ora se ne stava lì rilassato a bere e fumare, fissando lei come se gli avesse fatto qualcosa di molto brutto, mentre la povera Alice sperava soltanto di non sbavare per quelle spalle perfette. “Ah il test delle macchie! Non potevate dirlo subito?E comunque Lor è l'Estonia, so che lo sai”.
“Vuoi vederla?” chiese un po' emozionato Matias, Alice ovviamente annuì e guardò le foto del volto della ragazza.
 “E' bella, ha degli occhi molto dolci...”
 “Oh sì, deve essere una cicciona! Se una donna ti manda solo le foto del suo viso c'è qualcosa sotto.”
“Certo perché è più logico che invece gli mandi foto di lei in costume, eh?” ribattè Alice molto seccata, ma fu stranamente Lor a dire la cosa giusta.
“Magari è solo timida o insicura. Molte belle donne, per non dire tutte, sono insicure, soprattutto sul loro peso...”rispose Lor con voce sensuale e Alice capì che stava parlando anche di lei anche senza guardarla e gli sorrise.
Alice si sentiva estremamente a disagio all’idea di spogliarsi davanti alle persone in generale, ed era letteralmente terrorizzata all’idea di mostrare la sua pancia e il sederone all’uomo più bello del mondo. Così aveva scelto di indossare un costume assolutamente assurdo: aveva un casto costume intero sopra, con una cerniera al centro, e un costume da uomo. Sembrava una maglietta con un pantaloncino e Lor le chiese soltanto se avesse intenzione di vestirsi ancora di più per fare il bagno, ma lei arrossendo rispose che era solo una scelta di comodità.
“Sei davvero una sciocca...” le disse con tono tenero, cercando di non far proprio capire quello che pensava esattamente, ma lo sguardo confuso di lei dimostrò che non aveva capito molto.
“Mat ma cos'è questa storia a distanza?E' una cosa seria?” chiese serio, e suo fratello annuì timidamente, mentre George si contorceva come un pesce fuor d’acqua.
 “No, io a queste stronzate non ci credo! Non vi siete mai visti, mai guardati negli occhi, non potete dire che siete innamorati.”
“E invece sì...”ribatté timidamente il giovane Matias, che era pazzo di quella piccola ragazzina dagli occhi castani. Alice si astenne dalla conversazione, però, perchè mentre George e Mat discutevano, Lor le si era avvicinato e le aveva offerto quello che stava fumando. Lei impacciata aveva spiegato di non aver mai provato a fumare nella vita, e il nostro amico era passato al contrattacco. Aveva avvicinato il volto a quello della sua bella amica in acqua e labbra contro labbra, le aveva passato il fumo...facendola tossire.
“Lor tu che ne pensi degli amori a distanza?”
Gli aveva chiesto timidamente suo fratello e lui si strinse nelle spalle.
“Mah...che sono strani. Insomma è così difficile innamorarsi anche nella stessa città, vedendosi sempre, dormendo insieme e toccandosi di continuo...quindi non lo so...boh...forse ci vuole fortuna ad innamorarsi e basta...o forse è sfortuna, non lo so! Ma poi io non ci capisco molto di queste cose. Di donne?Sì. Di sesso? Ovviamente. Di relazioni, però, proprio zero. Insomma mi sono innamorato una volta sola nella mia vita, e…non è stata una bella cosa”sospirò, allora, e strinse le spalle e poi aggiunse “Penso di non essere la persona giusta a cui chiedere”
“Lo avevamo dedotto…”rispose George con fare sorpreso, ma Lor ridendo rispose “Davvero? Anche tu con la tua laurea in Norvegia?” facendo ridere Matias, ma non lei.
Ai era letteralmente morta. Era rimasta senza fiato quando lui aveva cominciato a spogliarsi, ma poi quel discorso sull’amore così malinconico e triste l’aveva letteralmente stesa. Lei non lo sapeva che lui era stato innamorato e in un impeto di gelosia si chiese se Dug lo sapesse e come poteva fare a scoprire questa cosa, ma non disse nulla.
“Ai diglielo tu che è una stronzata. Mi sembri una sveglia...”aggiunse George, e in quell’istante gli occhi di Lor si fissarono su di lei. Era stato imbarazzante per lui fare quel discorso, ma aveva bevuto e fumato e gli era letteralmente scivolato fuori. Si era sentito a disagio, però, e non aveva avuto il coraggio di fissarla, anche se si era accorto che lei non aveva smesso un attimo di guardarlo.
Alice non se la sentiva di spezzare il cuore di quel suo nuovo amico così fragile, che ora le sorrideva con tanta speranza, ma non sapeva bene cosa dire.
“Premesso: io credo che si debba fare unicamente quello che ci fa stare bene, senza finte morali o altro. Però…le mie relazioni a distanza sono sempre tutte naufragate male. L’ultima…piuttosto recentemente”.
A quelle parole Lor s’irrigidì e decise che voleva assolutamente sapere, ma lei fissandolo aggiunse una cosa strana, che lo colpì profondamente “…però, datemi della romantica, ma credo anche che se una storia è destinata a nascere e ad andare avanti, lo farà. Sono una grande fan del filo rosso del destino, sapete, no? Mi piace l’idea che esista una persona legata indissolubilmente a noi, che per quanto voglia allontanarsi, resterà sempre l’unica persona per noi e finirà sempre e comunque nella nostra vita… ”
Aveva detto quelle parole anche lei in un impeto di sincerità e si erano guardati negli occhi con tanta intensità da farle venire la pelle d’oca. Ci aveva pensato spesso a quella cosa, al filo rosso del destino. Da quando era successa quella strana cosa tra loro a Parigi, si era fatta tante domande su di loro, ma non aveva il coraggio di pensarci. E per Lor era esattamente la stessa cosa, così con voce incerta le sussurrò “e quindi la piccola pulce ha il cuore spezzato. Dobbiamo uccidere qualcuno?” le sorrise dolcemente nel dire quella cosa, ma era incredibilmente geloso.
“Guarda magari bastasse, ma penso che non risolverebbe nulla. E’ stata una cosa molto brutta, che penso mi porterò dietro a vita…” concluse, sospirando per un attimo, perché anche solo pensare a Jin la feriva tantissimo, e le riportava alla mente mille paranoie e cose crudeli che le aveva detto.
“Che ha fatto questo stronzo?”le chiese, avvicinandosi molto a lei, ma Alice in imbarazzo rispose che era una cosa lunga e provò ad allontanarsi, quando Lor prendendole la mano sott’acqua le chiese piano “…ed è stato lui a metterti in testa tutte queste paranoie sul tuo corpo?”
Alice lo fissò profondamente negli occhi in quel momento, e il cuore di Lor si riempì di rabbia ancora una volta. Evidentemente sì, era stato quel bastardo, ma lei non aveva la forza per ammetterlo.
“Qualunque cosa ti abbia detto, Alis, qualunque cosa abbia fatto, sappi che sei bella da morire…” aggiunse, accarezzandole dolcemente una spalla, e lei avvampò letteralmente.
“Sei dolce, ma non serve mentire…” provò a dire in imbarazzo, perché era certa che stesse solo cercando di essere dolce con lei per risollevarle il morale, ma Lor stava provando a sedurla, così improvvisamente le disse piano all’orecchio “fingi di andare in bagno, e vai nell’altra sala, così possiamo parlarne seriamente…” facendola tremare.
Alice si sentì morire per l’eccitazione, ma aveva davvero bisogno di avvicinarsi a lui. Lo desiderava, come non aveva mai desiderato nessuno, così con un sospiro e uno sguardo molto chiaro, finse di andare in bagno e ritornò nella stanza dell’idromassaggio, pensando solo “non è una buona idea!”
Aveva la pelle d’oca, e si sentiva bollente, ma quando Lor entrò, rimase senza fiato.
Lo chef, sicuro e bellissimo, chiuse la porta a chiave, e poi la prese per mano, e la portò nella vasca.
“Allora vediamo cosa ci sarebbe di sbagliato in questa Alis?” sussurrò vicinissimo al suo viso, fissandola con uno sguardo pieno di sensualità, e lei sospirò come una ragazzina, ma non riuscì a parlare. Lor le spostò i capelli che aveva sul petto e aggiunse “…è molto dolce che tu non sappia quanto bella sei…” facendola sorridere.
“Non sono niente di speciale, Lo…” rispose imbarazzata e lui scosse solo la testa e sussurrò “davvero? Perché io non ho smesso di pensare un attimo a queste labbra e ai tuoi occhi in questi giorni…”
Alice tremò per quella dichiarazione, e dolcemente si avvicinò per baciarlo, facendo impazzire Lor, che davvero non desiderava altro.
“Ah Alis, la tua bocca è straordinaria. Hai un sapore dolcissimo…” aggiunse, ma la piccola Alis un po’ su di giri decise di farlo impazzire così cominciò ad accarezzare il suo petto, facendolo eccitare ancora di più. Immediatamente Lor ebbe un’erezione piuttosto evidente, ma lei giocò a fare finta di niente e continuò a baciarlo e accarezzarlo.
“ …e quel maledetto bottoncino oggi, mi ha torturato. Ho pensato per ore che volevo soltanto si rompesse, ma non è successo…” aggiunse, tirandola contro il suo corpo per farle sentire quanto desiderio provasse per lei.
“Davvero?” sussurrò Alice fissandolo negli occhi e Lor annuì soltanto, spingendola a fare una cosa che non avrebbe mai pensato di fare quella sera: il suo costume intero aveva una zip, e lei lentamente la fece scivolare, provocando ad entrambi un fortissimo brivido di piacere.
“Oh ma plume…è una meraviglia il tuo seno…” sussurrò, fissando la profondissima scollatura che aveva. I capezzoli di Alice erano coperti, ma il solco tra i seni era esposto, e anche molte delle lentiggini che lei aveva sul decolté. Lor le aveva sempre amate, da quando le aveva notate la prima volta su una giovanissima Alice, e rivederle allora gli fece effetto.
“Ti piace davvero?” sussurrò Alice, totalmente soffocata dalla voglia che aveva di lui. Magari era anche per tutto quello che avevano bevuto e fumato, ma entrambi erano totalmente su di giri e lei era tanto eccitata. Lor annuì soltanto, e Alice prese la sua mano, e guidandola le fece percorrere tutto il solco tra i suoi seni, facendolo morire.
“Sei bella da impazzire…” le disse eccitato, baciandola ancora, ma in quel momento qualcuno iniziò a bussare alla porta e distrasse i nostri due sconvolti amici.
Lor si arrabbiò tantissimo con la signora delle pulizie, che li aveva interrotti, ma Alice sgattaiolò subito nell’altra stanza e Lor rimase a sospirare.
Matias e George fecero finta di nulla, anche se era evidente che qualcosa fosse successo.
 “Ai, ha detto Batman” disse entusiasta Matias, e lei rispose soltanto con un verso, simile a quello che si fa quando ci si fa male. “E' grave Batman! Vuol dire che le piacciono i conformisti bacchettoni, rigidi e...George Clooney o Ben Affleck. Io non la frequenterei una così…”
 George emise un “Uh!” Preoccupato, ma Lor che si mise soltanto a ridere e disse “Stronzate. Nessuno è meglio di Batman. E' un uomo a cui è stato portato via tutto e che resta in bilico tra il bene e il male...”
“Cazzate!”rispose Alice divertita, ma incredibilmente sorpresa “Batman è un rigido moralista, un ricchissimo figlio di puttana che vuole imporre agli altri le sue regole solo perchè ha i soldi...”
“E Tony Stark sarebbe meglio? Un ricco figlio di papà, egocentrico e stronzo che passa più tempo a sistemarsi la barba e cambiarsi gli occhiali di quanto ne passi ad aiutare le persone, sarebbe meglio?Insomma se devi fare il supereroe, ti tocca un minimo occuparti degli altri, sai? ”
“Lascia stare Tony o davvero ti uccido. E poi non c'è paragone!Vuoi mettere George Clooney con Robert Downey Jr? Andiamo!”
“Ma tu confondi il film col fumetto, cazzo!”Rispose stizzito, schizzandola con l'acqua e poi aggiunse “E poi se vuoi metterla così: Pepper contro Cat Woman? Ma davvero?”
“Ok, ok quello è un errore stratosferico, è un personaggio costruito male e distrutto nei film, ma a parte quello insomma...Tony ama il rock, è uno scapestrato genio che trova il modo di curarsi da solo, capito? Da solo, non grazie a Robin o merde così... e...non puoi paragonarlo con un riccone e basta.”
“Puoi paragonarlo a tuo fratello…” bisbigliò George all’orecchio di Matias, ma lui gli fece segno di non dire una parola perché c’era qualcosa di molto strano in tutto quello che avevano visto quella sera e non voleva che George li interrompesse. Si sentiva già in colpa con il fratello per avergli rovinato la serata romantica.  E poi Lor disse quello che proprio non doveva dire “E poi, se proprio vuoi parlare di cose nerd, allora ti dirò una cosa che penso da qualche giorno: insomma quale donna sana di mente con i capelli arancioni sceglierebbe Boa invece che Nami? Andiamo! Ora, io personalmente amo Nico Robin, ma se proprio una deve scegliere…”
Ecco, quello fu un colpo basso terribile. Alice sapeva che da ragazzino Lor leggeva i fumetti, li avevano sempre letti insieme, ma pensava che lui avesse smesso e sentirgli dire quelle parole la tramortirono.
“Boa tutta la vita cugino. Non ci capisci proprio niente di donne…” sospirò George prima di chiedere “…che poi qual è il legame con Batman?” ma Alice disse solo “il vestito di Nami è eccessivo…” e Lor scosse la testa, ma fu di nuovo George a fare la domanda a cui tutti stavano pensando.
“Ma quindi davvero il signor Lor Dubois vuole fare l’esperto di fumetti?”
E a quelle parole Lor, stranamente, si irrigidì e disse che aveva visto qualche episodio dell’anime in tv, dato che lo passano spessissimo. Voleva parlarne solo con Alice, coì aveva tagliato corto dicendo solo “Comunque per questa cosa di Batman, le dite qualcosa voi? Insomma voglio sperare che voi abbiate un po’ più di buonsenso di questa pazza.”
Mat e George però non ci avevano mai pensato, ma non avevano un’opinione univoca e Lor alzando gli occhi al cielo disse solo “mah deve essere una questione generazionale…”
“Lo vedremo” rispose Alice convinta. Su tante cose Lor poteva giocare a fare l’uomo sicuro, ma quello era il suo ambiente da tutta la vita. Era cresciuta in fumetteria, aveva studiato manga e anime, la sua cultura in materia era enciclopedica e spesso dava consigli di lettura a sconosciuti su un blog. Così aggiunse“Giochiamocela in territorio neutro: chiediamo alle colleghe del ristorante”.
“Le signore del ristorante? Le mie donne?Ah sei spacciata...”Rispose lui con fare sicuro, ma lei aggiunse “Vedremo!”
Si salutarono con bellissimi occhi dolci, ma era evidente che ci fossero ancora molte cose da dire tra loro, e che le cose erano appena cominciate.

Note:
Ciao, ciao a tutti! Allora ci siete? Vi è piaciuto questo capitolo un po' esplicito? fatemi sapere, vi aspetto.

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Capitolo 9
*** Capitolo 12 ***


“Ecco, te lo avevo detto che non era saggio usare le auto in sharing, ma tu ‘no, tanto chi vuoi che la prenda?’ e ora siamo a piedi. Bravo dottore!” ruggì Ai totalmente stranita, ma George aveva davvero bevuto troppo, e non riusciva neanche a camminare bene, quindi Matt con un sorriso bellissimo le disse “ci accompagna Lor, qual è il problema?”
Gli occhi di tutti si concentrarono sullo chef che annuì, poco convinto.
“Però io così non guido. Penso di aver fatto un po’ troppe cazzate stasera…” concluse serio, perché il tempo che era passato aveva cominciato a far nascere in lui mille sensi di colpa per quell’avvicinamento con lei. Non erano lucidi, e non era stata una buona idea, questo intendeva Lor. Alice però fraintese e sospirò rumorosamente, mentre Matt entusiasta accettava le chiavi della Mercedes di Lor.
Lor voleva sedersi dietro accanto a lei, ma George con uno scatto fin troppo felino per la sua stazza, gli rubò il posto, lasciandolo a sospirare davanti. Gli era sembrata allegra, anche tanto. Aveva sorriso come non faceva davvero da tanto tempo, e Lor era speranzoso per quella sua felicità, ma ora si era rabbuiata di colpo. Probabilmente per quello che aveva detto, pensò Lor, e decise di fare una cosa strana, ma carina. Mentre Matt lottava con i sensori e le spie dell’auto di Lor per uscire dal parcheggio senza urtare contro le altre, Lor armeggiò con il cassetto e cercò qualcosa. Una cosa che generalmente tirava fuori quando aveva avuto una brutta giornata ed era in vena di autolesionismo, ma quella sera non gli avrebbe messo tristezza. O almeno lo sperava.
Alice si era divertita, era stata davvero bene con quei tre strani ragazzi. Avevano gli stessi capelli, e occhi simili, ma oltre al cognome non c’era nulla che li accomunava, eppure era piacevole stare con loro, malgrado Lor e George non si amassero particolarmente. E poi partì la musica e Alice sorrise. Pensò che Lor avesse acceso la radio, e sentire proprio quella canzone, una delle sue preferite, la colpì.
Non era una canzone d’amore, parlava di una persona stravagante, che accetta le sue problematiche e decide di farne una specie di vanto. Alice chiuse gli occhi. Non la sentiva da molto tempo, ma era stata la sua colonna sonora per un po’ qualche tempo prima. Con un sorriso riaprì gli occhi e canticchiò un po’ il ritornello a voce bassa, senza accorgersi che gli occhi dello chef non la perdevano d’occhio dallo specchietto retrovisore.
I ragazzi chiacchieravano di cose da fare, posti dove andare, ma per un attimo quella canzone aveva riportato indietro Alice, ad un periodo triste della sua vita, ma allo stesso tempo stranamente spensierato. Quando finì provò a riscuotersi, ma la seconda canzone che partì le fece venire i brividi. Si era imposta di non ascoltarla più dopo la morte di sua madre, perché parlava di tirare fuori la propria forza nei momenti duri, e Alice l’aveva ascoltata come un mantra in quel periodo, ma ora sentiva di averla persa per sempre quella forza.
“Onestamente mi aspettavo un altro genere dal cugino chef. Qualcosa da ballare, o altro, non questo punk-rock vagamente malinconico, ma devo dire che probabilmente è la prima cosa che apprezzo di lui!” concluse George divertito e fu allora che Lor fece una cosa che avrebbe fatto sciogliere il cuore anche ad un iceberg. Si girò con un sorriso, e fissandola con tanta dolcezza da farla arrossire, rispose “è di Alice questo cd…non te lo ricordi?” facendola per un attimo sorridere.
In quel momento, occhi negli occhi con lui, le parole di quella canzone la riportarono indietro di tanti anni. Per un attimo, solo uno,sorrise, ricordando le loro risate, gli sguardi, la prima volta che si erano tenuti la mano, la sera in cui timida e impacciata gli aveva dato quel cd che lui le aveva chiesto di fare per lui, e Lor l'aveva stretta tantissimo per ringraziarla. Le coccole leggere e accennate, e quel profumo straordinario di gelsomini che pervadeva l'aria rendendola quasi irrespirabile. Lor si accorse dell'effetto che le aveva fatto quel cd, e sorrise in modo bellissimo.
“E’ una specie di viaggio nella mia adolescenza, wow…” spiegò con un sorriso verso Lor, che fu ricambiato. Aveva cercato di farle capire che lui non aveva dimenticato nulla di quello che c’era stato, malgrado fosse finito parecchio male, senza neanche mai cominciare davvero
E poi partì una canzone che accese l’interesse di tutti. George iniziò a cantarla, e Ai fu travolta dal suo entusiasmo e finì col fargli da seconda voce, facendo ridacchiare Lor, che per un attimo pensò a quando l’aveva trovata con la sua migliore amica a fare esattamente la stessa cosa molti anni prima. Quella sera c’era qualcosa di diverso in lei, che per la prima volta sembrava di nuovo la ragazzina chiassosa che conosceva da sempre.
“Questo gruppo l’ho sempre amato…” spiegò George, e Ai annuendo rispose che lei e Jordan, la sua storica migliore amica delle medie, avevano smesso da poco di desiderare di sposare il cantante, facendo ridere tutti.
“Grazie Lor…” gli disse ad un certo punto con un sorriso, mettendogli una mano sulla spalla, e un’ondata di calore lo travolse, soffocandolo letteralmente. Ancora una volta, perso negli occhi di lei, e con la sua mano sulla spalla non fu in grado di dire nulla, ma poi con un sorriso dissimulò e aggiunse piano  “Ho anche la copertina originale, eh…” alludendo a una cover che lei aveva disegnato, in cui c’erano loro due in versione fumetto.
“Ci ho messo dieci giorni a realizzarla, grazie a Dio l’hai tenuta!” ribattè fingendosi divertita, ma anche profondamente toccata per quel gesto di lui, che sorridendo le passò quel vecchio cd, riempiendole il cuore di ricordi. Lor sorrise sentendole spiegare il senso di quella copertina a George, che ovviamente era estasiato dalle sue capacità artistiche.
“Adesso non esageriamo…” rispose imbarazzata, ma Lor le ricordò che stava ancora aspettando il suo fumetto, facendola ridere. Gli altri chiesero informazioni, ma lei rimase molto vaga, eppure il risultato fu che tutti ormai erano curiosi di leggere il suo lavoro.
“Oh mio dio…” sussurrò ad un certo punto, perché la canzone che era partita era di una bellezza disarmate e Lor sospirando rispose che era da sempre la sua preferita del cd, facendola sorridere, perché era anche la sua.
 Accompagnarono prima George, perché Lor voleva parlare con lei senza terze persone davanti. Sapeva che Matias si sarebbe fatto gli affari suoi, perché suo fratello aveva capito esattamente cosa stava succedendo, così arrivati sotto casa di Alice, quando lei li salutò e uscì, lui scese dalla macchina e con l’indice alzato le chiese “un minuto…” facendola sorridere.
Alice lo fissò perplessa e Lor si chiese se dovesse scusarsi o altro, così mentre cercava le parole con il cuore in gola, fu sorpreso da lei che chiese “devi dirmi di non farmi strane idee?”
Per un attimo Lor non capì, ma si accorse che Alice era sulla difensiva, così con un sorriso rispose “volevo solo sapere se pensi che io abbia fatto lo stronzo con te, perché non era mia intenzione approfittarmi di te quando sei un po’ ubriaca…” facendola sorridere.
“Onestamente, no. Per quanto mi riguarda non è successo perché ho bevuto un bicchiere di vino, io l’ho sempre voluto…” gli disse, sicura e coraggiosa, fissandolo con due enormi occhi color nocciola. Aveva le guance totalmente arrossate, e stava cercando di vincere la sua insicurezza che le stava letteralmente gridando “MA CHE FAI? SEI PAZZA?”. Lor sorrise in quel momento, perché aveva avuto i brividi sentendole dire quelle parole, così accarezzandole piano il viso sussurrò “…anche io Ali, non sai da quanto…” facendola letteralmente sciogliere.
“Allora…” sussurrò, vicinissima al suo viso, e con il cuore letteralmente a mille “…non ci resta che vedere dove ci porta, no?”
Alice continuava a fissarlo con quegli occhi splendidi, dolci e innocenti, ma anche determinati e Lor si disse solo “Je vais mourir…” ma sorridendole annuì e si avvicinò tantissimo. Pensò volesse baciarla, così si mise in punta di piedi per non farlo abbassare, ma Lor con un sorriso le baciò la fronte e sussurrò al suo orecchio “…la prossima volta cucinerò per te tutto quello che vuoi, e tu potrai baciarmi per ricambiare il favore, ma non fuori casa tua, ça va?” facendola solo sorridere con una punta di delusione.
“Buona notte chef…” gli sussurrò ormai di spalle e Lor con il cuore a soqquadro totalmente sollevò piano la mano in segno di saluto, anche se nessuno dei due aveva voglia di chiudere quel discorso quella sera.
Nota:
Ciao a tutti! Scusate per l'attesa, ma sto vivendo un periodo un po' incasinato. Allora questo capitolo è totalmente nuovo, non esisteva prima. Il che mi ha aperto la mente verso nuovi possibili scenari, ma vediamo come va. Che ne pensate del gesto di Lor? E del finale? Vi è piaciuto? Fatevi sentire, se vi va!

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Capitolo 10
*** Capitolo 13 ***


Capitolo
 “E’ questo, vero?” le aveva scritto Lor, mentre lei stava rotolandosi nelle coperte pensando a lui, e questo l’aveva fatta tremare come una foglia, perché non si sa come quel matto era riuscito a trovare i suoi fumetti online. Una fitta la trafisse, e il panico cominciò a serpeggiare nel suo corpo, perché aveva una paura tremenda di deluderlo, di essere giudicata da una persona a cui voleva bene. Mostrarle il suo lavoro, quei disegni e quelle storie a cui lavorava con tanto amore, era un po’ come mostrarsi totalmente per quello che era davanti a lui, senza nessun tipo di protezione, e questo la spaventava, ma elettrizzava allo stesso tempo. Rimase per qualche secondo in silenzio, fino a quando Lor non le mandò un estratto della storia dicendo “mi fa già ridere!” e lei sospirò.
“Sii gentile e non giudicare, almeno fino al quinto capitolo…” gli scrisse e lui sorrise soltanto, esultando insieme a suo fratello.
“Sei veramente un genio, allora! Come diavolo fai ad essere mio fratello?” commentò allegro. Matt voleva fargli tante domande, aveva sempre voluto farle. Malgrado fossero l’uno la famiglia dell’altro, infatti, Lor lo aveva sempre considerato una specie di estraneo e non avevano mai parlato più di tanto. C’era molta differenza d’età tra loro, e soprattutto erano cresciuti con famiglie diverse e questo li aveva sempre tenuti lontani.
 Matt era sempre stato con le varie tate e George, perché i signori Dubois avevano troppo da fare per occuparsi di lui e volevano che si togliesse dai piedi come faceva suo fratello, che non era mai a casa già in primissima adolescenza. Matias, però, era troppo timido per fare amicizia, e sperava di passare sempre inosservato attraverso il mondo, e questo lo spingeva a voler sempre stare a casa con Georgie, anche lui abbandonato a mille tate dopo il brutale divorzio dei genitori. Aveva sempre sentito un vuoto, un vero e proprio buco nella sua anima, perché nessuno gli parlava mai di quei genitori, e i suoi nonni avevano sempre risposto in modo molto vago alle sue domande. Aveva sofferto moltissimo in adolescenza, per quella mancanza, e aveva sempre desiderato trovare del tempo con Lor, che invece lo ignorava, perché Matias adesso assomigliava davvero troppo a qualcuno che gli spezzava il cuore rivedere
 Lor, infatti, nella sfortuna di perdere i genitori, era stato fortunato, perché aveva dieci anni quando era morta sua madre, e undici quando era andato via suo padre. Il prezzo di avere dei ricordi di loro due, però, era molto alto. Era stato un dolore atroce perderli, e li sognava ancora molto spesso, soprattutto sua madre.
 Ricordava la sua voce quando cantava felice in macchina, ma anche quando gli sussurrava le canzoni per dormire, le sue mille coccole, i suoi abbracci e le storie che inventava per farlo addormentare quando proprio non riusciva. Il suo sorriso, le sue bellissime e lunghissime onde bionde come l’oro, e quegli occhi verdi, che rivedeva ogni volta che si avvicinava a uno specchio. Sabine era stata una madre dolcissima, e Lor la ricordava con un affetto straziante. Una delle cose che gli dava più serenità, però, era il ricordo di un’altissima e bellissima donna bionda in cucina di domenica mattina a preparare la pasta. Lei non era una cuoca professionista, ma solo una mamma tenera, che voleva che il suo Laurent mangiasse solo cibo sano, così ci metteva tantissimo impegno per preparare ogni cosa, e lui aveva passato moltissimo tempo in cucina con lei. Giocando, imparando e assaggiando i suoi piatti. Quello era stato il motivo per cui un giovanissimo Dubois di appena dodici anni aveva fatto una lunga ricerca e si era ritrovato una mattina in cucina, per preparare uno di quei piatti che faceva con lei. Piangendo poi a dirotto perchè aveva il sapore di qualcosa che pensava perso per sempre. E così cominciò a rifarli tutti, uno per uno, cercando di rovistare nella memoria e documentandosi il più possibile. Era nata così la sua passione, da un momento di tristezza. Lor adolescente odiava profondamente la scuola, lo faceva soffrire moltissimo, e aveva l’autostima a pezzi, perché era dislessico, parlava poco la lingua e non capiva mai nulla. Si sentiva incredibilmente stupido, e odiava studiare. Cucinare, invece, gli era sembrato semplice, ma anche gratificante, perché era un modo per ricordare quei momenti con lei. E da lì era partito un lungo processo di costruzione del suo ego, che in seguito si era forse sviluppato un po’ troppo.
Il ricordo di Sabine era fortissimo dentro di lui, custodito gelosamente in una parte della sua anima che Lor non avrebbe mai aperto a nessuno. Una parte in cui, però, c’era anche un’altra persona che aveva influito fortemente nella sua crescita umana.
Hellen Mac Neil, infatti, era una donna stranissima, ma con un cuore fin troppo grande. Aveva avuto pietà di quel ragazzino da subito, e aveva in ogni modo favorito il suo rapporto con Dug, malgrado Neil avesse molto da ridire. Hellen lo aveva preso a cuore, e aveva persino accettato di tenerlo in custodia quando i Dubois volevano sradicarlo dal suo ambiente di nuovo, dopo solo 11 mesi dal suo arrivo, per poi riportarlo in Scozia un anno dopo.
Hellen si era occupata di lui. Parlava pochissimo francese, e lo aveva preso molto in giro, ma negli anni era diventata un suo punto di riferimento. Lo rimproverava se faceva troppo lo stronzo con le ragazze, e lo fissava con enormi occhi preoccupati quando sapeva che Lor era finito in una rissa, ma provava sempre ad aiutarlo, ed era così orgogliosa di vederlo cucinare!
Proprio come era successo per Alice e i suoi disegni, infatti, Lor non aveva trovato l’appoggio di nessuno quando aveva iniziato a pensare alla cucina come lavoro. Tutti avevano dato per scontato che lui scegliesse di studiare economia, per prendere l’azienda di famiglia, ma a Lor faceva ribrezzo l’idea. Aveva litigato tantissimo con i nonni, e come sempre era finito a casa Mac Neil, a distrarsi con gli amici. Anche Neil Mac Neil gli aveva dato contro per quella scelta sconsiderata. Sarebbe stato incredibilmente stupido per un giovane ereditiere fare qualcosa che non fosse legato all’impresa di famiglia, e glielo disse senza mezzi termini.
“Qualcosa di faticoso e degradante, poi!” concluse accigliato, con il suo solito tono di chi sa sempre ciò che è meglio per tutti, ma Hellen scoppiò in una fragorosa risata e ruggì “Degradante? Addirittura? Quanto si vede che sei nato ricco e snob! Il lavoro non è mai degradante, se lo fai con etica, rispetto per tutti, responsabilità e correttezza. Trovo sia molto più degradante fare qualcosa che ci disgusta, uccidere la scintilla che abbiamo dentro solo per soldi o per compiacere qualcuno, senza mai trovare la felicità!” concluse caustica, lasciando Neil come sempre a scuotere la testa per il suo idealismo.
 “Sarà bravissimo…” concluse, facendogli un occhiolino e facendolo sorridere, e Lor si era sempre sentito sicuro di quella scelta perché sapeva che le due donne che si erano davvero occupate di lui, che gli avevano voluto bene sul serio, l’avrebbero approvata.
“…Onestamente me lo sono chiesto anche io come facciamo ad essere fratelli. E più di una volta. Insomma: guardaci! Sono piuttosto convinto di essere stato adottato, non ti assomiglio in nulla praticamente!” commentò Matias, interrompendo il flusso di riflessioni di Lor che scosse solo la testa.
“Andiamo! Sembri una specie di attore di quei film sui vampiri Lo! Sei altissimo, sempre super elegante e sai sempre cosa fare e dire. Nel novanta per cento delle volte in cui io devo dire qualcosa, invece, mi si annoda sempre in gola e sembro sempre un idiota. Per non menzionare il fatto che io al massimo posso sembrare lo sceneggiatore nerd di quei film, e neanche credo.”
Lor sorrise e rispose serio “sai cosa diceva di te la mamma?” facendolo tremare.
 “Oh Maurice, è letteralmente identico a te. Non avrà mai problemi a trovare una donna, con quegli occhi sognanti e il sorriso dolcissimo!”
Matias lo guardò confuso e Lor fissandolo rispose “è una delle ultime cose che ricordo di averle sentito dire. Avevamo finito da poco di mangiare e mentre io e lui toglievamo la tavola, lei era sdraiata con te sul divano e ti accarezzava fissandoti come se fossi la cosa più bella del mondo…”
Matias rimase per un attimo senza parole, e Lor pensò di averlo ferito in qualche modo, perché aveva assunto un’espressione incredibilmente addolorata.
“E poi credo che a Parigi ci sia da qualche parte il video di quando sei nato, che dimostrerebbe che al massimo sono stato adottato io…” aggiunse, dicendo una cosa che fece letteralmente tremare il povero Matias, con gli occhi pieni di lacrime in quel momento.
“…ma assomiglio troppo a lei per essere stato adottato. Esattamente come tu sei identico a lui…” concluse serio e Matt gli disse solo “potrei vedere quel video un giorno?” con un tono sconvolto che confuse Lor.
“Certo, ti piacerà, anche se dico una cosa del tipo ‘dovrete continuare ad amarmi adesso’ e sembro un ragazzino stronzo, ma è un bel ricordo. Te lo farò avere…”
Fu in quel momento che Lor per la prima volta lo capì: erano cresciuti nella stessa casa, ma lontanissimi, e se gli aveste chiesto chi fossero le persone più importanti nella sua vita, probabilmente non lo avrebbe inserito nell’elenco. Non per cattiveria, però. Semplicemente lo avrebbe dimenticato. Eppure Matias aveva il suo stesso sangue, e una ferita simile e forse addirittura più grande della sua, e quel sorriso malinconico che aveva assunto ne era la prova.  
“Ne ho altri, se vuoi. Papà era fissato con i video, e ce ne sono tantissimi di noi da piccoli!” aggiunse con un mezzo sorriso e Matias rispose emozionato “Sarebbe bellissimo sentire la loro voce e vederli, almeno per una volta…” facendo sorridere suo fratello, che gli mise solo una mano sulla spalla.

Nota:
Ciao a tutti! Allora io non so cosa ne pensate di questo capitolo, vi dico solo che non era preventivato. Non esiste nella storia originale, e non ho idea di dove sia venuto fuori, ma spero vi sia piaciuto. Adesso che conoscete un po' meglio sia Lor che Matias, che ne pensate? Fatevi sentire, vi aspetto!

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Capitolo 11
*** Capitolo 14 ***


Capitolo
“Quindi dopo stasera finalmente smetterai di ossessionarmi con i tuoi ‘e se…’? Davvero?”
“Oh non lo so…” rispose Lor con un sorriso bellissimo, e lei sorrise al telefono, solo per il tono che stava usando.
“Se andasse male penso che ricomincerei, sappilo…” concluse, facendole solo dire “Oh no Lor ti prego, non ne posso più” con tono esasperato.
Cristina era da sempre la migliore amica di Lor, una specie di sua sorella, e aveva sentito parlare di Alice più o meno un milione di volte negli ultimi quattro anni. Spesso Lor ubriaco la tirava fuori, ma anche Lor triste e malinconico. Insomma conosceva tutto di lei, anche se l’aveva vista solo in foto, e ascoltava quella storia da anni, perciò era stata molto contenta che ci fossero stati nuovi sviluppi, perché così almeno poteva sentire qualcosa di nuovo.
“Dalle i regali, mi raccomando. O stasera o mai più!” aggiunse seria, e lui sorrise pensandoci, ma poi bussarono alla sua porta e dovette salutarla.
Lor si era preso un giorno libero, anche se generalmente non lo faceva mai, perché aveva una casa da sistemare, e mille cose da cucinare. Eh sì, cari lettori, avevano un appuntamento per quella sera. La piccola ragazza di Tokyo con i suoi enormi occhi castani e capelli arancioni, aveva avuto un infarto alle otto del mattino, svegliandosi per andare in bagno. Ancora assonnata aveva scoperto che Lor aveva passato la notte in bianco a leggere la sua storia, e le aveva lasciato migliaia di commenti entusiasti, ma anche divertenti. Si era sciolta totalmente per quella cosa, e aveva digitato rapidamente “Stiamo insieme stasera?” facendolo sorridere.
“Io e te da soli, giusto? Non con tutta la mia famiglia?” scrisse divertito, per punzecchiarla un po’ e Alice per un attimo pensò di prenderlo in giro, di provocarlo un po’, e rimase a pensare a cosa dire, quando lui scrisse “E come faccio a dirti di no?!”  facendola sorridere.
“Ci vediamo da me alle sette?” aggiunse, e lei rimase per un attimo a sorridere come una stupida. Quel dannato Lor stava tirando fuori un lato così dolce e tenero, e lei non aveva proprio idea di come fare a non soccombere a quel suo enorme fascino.
Rilesse duecento volte i suoi commenti, e il cuore le si sciolse ogni volta. Lor non era bravissimo a scrivere, un po’ per il francese, un po’ perché invertiva le lettere, ma Alice non badò ai suoi errori e si sentì soltanto, finalmente capita, e sospirò ancora. Andare a casa sua avrebbe significato fare sesso, era evidente per tutti e due, e Alice si sentì completamente scossa pensandoci.
“Il sesso con Lor…”si disse, e il suo corpo reagì immediatamente immaginando le sue labbra vagare per quel meraviglioso corpo così ben definito. Ripensò alla sua pelle, che era incredibilmente morbida e liscia per un uomo, a quel suo odore di buono, così delicato ma anche fresco e gradevole. E poi le tornò alla mente il suo modo di guardarla negli occhi, ma anche lo sguardo che aveva mostrato quando gli aveva mostrato la scollatura, e si sentì tremare.
“Sappiamo cosa gli piace…” si disse, e quindi era necessario assecondare quella sua curiosità, così un po’ riluttante decise di uscire a fare shopping, in cerca di qualcosa che potesse essere stuzzicante, ma senza esagerare, per quell’uomo così fantastico.
Mentre Alice si sistemava, il caro Lor faceva una cosa assurda. E quando mai, direte voi? Aveva deciso di organizzare una cena sul suo terrazzo, e dunque aveva dovuto chiedere alla domestica di pulire, ma anche alla ragazza che gli decorava la sala del Rochefort per gli eventi di aiutarlo. Voleva offrirle una serata perfetta, romantica ma anche sensuale il giusto, ma ogni volta che pensava a quello che era successo nella jacuzzi, un brivido gli attraversava la schiena.
Alice si cambiò e sistemò il trucco in auto, perché suo padre l’avrebbe massacrata di domande ancora più del solito se avesse visto quel suo look, e salì a casa di Lor con il cuore letteralmente in gola. Il biondino aveva deciso di non esagerare, così aveva solo una camicia scura e dei jeans, ma ci aveva messo ore a sistemare i suoi riccioli, che sembravano essere entità con una volontà propria, e non amavano essere domati.
“Hey…” sussurrò Alice alla porta, molto in imbarazzo, e lui sollevò un sopracciglio vedendola. Si era vestita finalmente da ragazza, ed era molto sexy. Aveva un top di raso rosso, non eccessivo, ma un po’ scollato e una gonnellina nera. Era semplice, ma molto femminile, e Lor le sussurrò piano “che meraviglia…” facendola arrossire.
“Cosa?” chiese, mentre lui impaziente allungava le braccia per portarsela al petto, e  in quel momento un moto di dolcezza lo spinse a stringerla forte e poi, abbassandosi per guardarla negli occhi, a sussurrare “Toi Alis. Sei bellissima…” facendola rabbrividire.
Alice non riuscì a dire, e neppure a pensare, una sola parola in quel momento, ma si avvicinò e riprese a baciarlo, facendolo impazzire. Lor provava moltissimo desiderio per lei, e fu incredibilmente difficile non allungare le mani su quel suo piccolo fondoschiena, che la gonna mostrava così bene. Fece scorrere le mani lungo la sua schiena, baciandola con moltissima passione, e Alice si sentì i brividi. Fu lei a provocarlo, a mordicchiargli le labbra e fargli sentire le unghie sulla schiena, ma Lor rispose con moltissimo desiderio.
Continuò a mordicchiarle il labbro inferiore e si lasciò mordere da lei, giocò sapientemente con la sua lingua, facendola letteralmente impazzire, ma poi fu costretto a bloccarla, perché quella matta aveva iniziato a toccargli i capelli, e questo lo faceva infuriare.
“Ali no, per favore…” le sussurrò, e lei si fermò di colpo, come se pensasse a una specie di violenza, ma lui ridendo si tirò di nuovo dietro una ciocca ribelle e spiegò “…sono difficili da sistemare, non toccarli per favore…” facendola ridere forte.  Erano rimasti bloccati all’ingresso a baciarsi, ma quell’interruzione spinse Alice a cercare il suo divano, facendolo calmare per un attimo.
“Ali siamo fuori, ok? Fa caldo da morire dentro e dopo quel bacio ancora di più!” le disse, facendole strada verso il terrazzo. Era letteralmente bellissimo quel posto, e lei rimase senza fiato. Il terrazzo era pieno di piccoli vasettini con candele e lucine, che assicuravano una bellissima luce soffusa. Il sole non era ancora totalmente tramontato, e l’atmosfera era davvero splendida. C’erano molti cuscini per terra, e un piccolo tavolo basso.
“No, ti prego!” pensò Alice imbarazzatissima, perché non aveva idea di come sedersi per terra con la gonna senza mostrare tutto il suo corpo, ma Lor non sembrava averci pensato.
“Non sei mai stata a casa mia, vero?” le chiese, cercando di ricordare, ma lei disse di no, e dopo lunghi calcoli riuscì a trovare la posizione giusta per non mostrargli le sue striminzite mutandine nere.
“Dopo l’aperitivo ti porto a fare un giro, se ti va, ma plumette…” aggiunse seducente, porgendole un bicchiere e Alice pensò “ma perché non stiamo facendo sesso ancora?” ma bisbigliò un “grazie” molto carino.
Lor si sedette accanto a lei sui cuscini con la grazia di un gatto che si posa accanto a te sul divano, e fissandola profondamente negli occhi ad un centimetro dalle sue labbra propose un brindisi, che la fece sorridere.
Chiacchierarono per qualche minuto, di cose innocue, banali, come il terrazzo, il cielo e altro, ma poi Alice lo ringraziò per aver letto il fumetto, e lui le sorrise furbo.
“Non te ne esci così, sai? Devi assolutamente dirmi come continua, avanti!”
Le disse entusiasta, e lì lo vide: Alice si accese totalmente parlando delle sue storie. Erano il suo mondo, la cosa a cui teneva di più al mondo, e sembrava davvero diversa da prima, quando parlava del suo lavoro. Lor si era divertito davvero a leggere la storia fantasy, ma era straordinario vederla così: raggiante, piena di energia e davvero allegra.
“E poi…” gli stava spiegando, con tono divertito, quando Lor non riuscì a resistere e le allungò un altro bacio, a sorpresa, di un’intensità tale da farla letteralmente tremare sotto le sue mani. Alice rimase inerme per qualche istante, mentre Lor le prendeva il viso tra le mani per baciarla meglio. Non voleva saltarle addosso, doveva trattenersi, ma era così bella con quella poca luce, e i capelli raccolti in modo disordinato, ma sensuale. Questa volta non fu solo un bacio, perché entrambi avevano preso a cercarsi con dita fameliche. Alice voleva assolutamente sentire la sua pelle, così aveva preso a toccargli la schiena sotto la camicia, mentre lui la stringeva con tutte le sue forze con la mano sinistra, e giocava con la sua gamba con la destra. Non fece cose sconvenienti, ma lei perse proprio la testa per quelle dita che solleticavano le sue voglie spudoratamente.
“Lor…” sussurrò, emergendo da quel bacio, e lui la guardò preoccupato, ma il sorriso di Alice gli fece capire che non stava per allontanarlo.
“Ti offendi se ceniamo dopo?” propose, con uno sguardo inequivocabile, e lui ingoiando la saliva sorrise in modo bellissimo.
“Dentro? O fuori?” chiese, ma lei lo tirò di nuovo contro il suo corpo e sussurrò “dove vuoi…” facendolo ridere.
“Fuori è romantico, ma dentro è comodo…” le spiegò, cercando di non guastare l’atmosfera, ma Alice si sciolse i capelli, e anche il nodo che le legava il top dietro la testa, mostrando a Lor un reggiseno di pizzo stupendo, e chiudendo letteralmente il discorso.  
“Sei splendida Ali…” le sussurrò, baciandole il collo, ma Alice non riusciva più a pensare, o a trattenersi, così tra i gemiti le sfuggì “anche tu Lo…”
Lor fu estremamente attento, ma mostrò anche tutta la sua conoscenza in materia. Ci mise pochissimo a toglierle la gonna e il resto del top, ma decise di godersela in lingerie, perché era davvero una bella vista, e farla morire per lui. La accarezzò sicuro e dolce, e baciò tutta la sua pelle. Aveva troppa voglia di lei, e faceva moltissima fatica a contenersi, ma ci teneva che avesse un ricordo speciale della loro prima volta, e dunque si dedicò moltissimo al suo piacere, sforzandosi di restare calmo. La baciò tutta, giocò con i suoi centri del piacere, e realizzò che la piccolina aveva ancora qualcosa da imparare, perché fu estremamente semplice farla impazzire.
“Spogliati, ti prego…” gli sussurrò, ancora in preda agli spasmi dell’orgasmo, e Lor con un sorriso compiaciuto annuì. Fu molto emozionante fare l’amore, al punto da far sciogliere completamente anche l’algido Lor, che perse il controllo delle sue voglie, ma anche dei suoi riccioli biondi. Alice lo tenne strettissimo per tutto il tempo, fronte contro fronte con lui, imparò moltissimo sul piacere. Lor aveva voglia di provare, e anche sperimentare, ma temeva che lei potesse trovarlo poco romantico e così si trattenne dal proporle posizioni diverse da quella standard. Alice era tanto giovane, e forse non aveva molta esperienza, ma lo stringeva e baciava come mai nessuna donna prima, e l’effetto che gli aveva fatto era stato devastante.
Ci misero molto a separarsi, perché era divino stare così insieme, abbracciati, uniti insieme pelle contro pelle. Lor era emotivamente sconvolto dall’intensità di quel rapporto, ma anche di quelle loro coccole così spontanee. Dopo il sesso, infatti, era stato naturale per lui rimettersi sul suo corpo e accarezzarla, baciandole la spalla e il seno. Ci avevano messo anni, si disse, ma ne era davvero valsa la pena.
“Hey…” le sussurrò, steso sul suo corpo, e Alice che aveva solo chiuso gli occhi sorrise, senza aprirli.
“Sei stanca?” aggiunse, accarezzandole la guancia, ma lei rispose piano “sono felice…” facendogli tremare il cuore come mai prima.
“Moi aussi Alis…” le rispose, mosso da tantissima tenerezza nei suoi confronti e lei ricominciò a baciarlo dolcemente.
“Però ho fame…” concluse, aprendo gli occhi e questo lo fece ridere.
Lor aveva cucinato molto per lei. Piatti del ristorante, ma anche cose classiche e la pasta di sua madre. Alice, a differenza delle altre donne con cui era uscito nella sua vita, assaggiò tutto con entusiasmo e bevve ogni vino che aveva pensato per le portate.
“Questo è della famiglia Dubois. Lo facciamo da cinque generazioni e lo vendiamo in tutto il mondo…” le spiegò dolce, parlando di un vino rosso molto corposo e profumato, e lei ridacchiando rispose “stai cercando di fare colpo per portarmi a letto?” facendolo ridere.
“Oh no, sei fuori strada…” ribatté divertito.
“Credo che con te, tra l’altro, non funzionerebbero queste cose, se ti conosco un pochino…”
Certo che non funzionavano. Ad Alice non interessava minimamente l’aspetto economico, e lo trovava incredibile già così. Continuava a dirsi “non ti capiterà mai più uno così, che ti stravolge totalmente a letto e poi ti prepara una cena divina!” ma Lor aveva ancora degli assi nella manica, e le disse con un sorriso seducente “…però so cosa fare per sedurti…” incuriosendola.
Nota:
Ciao a tutti! Allora scusate se mi faccio sempre attendere, ma questo periodo è il delirio. Ancora una volta questo capitolo è totalmente diverso da com'era prima, ma vi chiedo: vi è piaciuto? Vi ha un pochino emozionato? Siete curiosi di sapere cosa Lor debba dare ad Ai e quale segreto conserva per sedurla? Alla prossima!

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Capitolo 12
*** Capitolo 15 ***


Capitolo
“Direi proprio di sì…” rispose Alice, compiacendo incredibilmente l’ego di quel biondino tentatore, che ora la fissava un po’ scapigliato e con la camicia aperta, ma con due smeraldi al posto degli occhi.
“No Ali, volevo dire un’altra cosa…” sussurrò, baciandole la spalla con desiderio, perché le sue voglie non erano ancora state totalmente saziate.
“Volevo dire che ho un segreto…” aggiunse, mordicchiandole il collo e Alice rispose “eh anche io…” ma con un tono che non gli piacque. Lor non seppe esattamente cosa aspettarsi da quelle parole di lei, ma immediatamente si allontanò e la fissò perplesso.
“Non ci provare neanche Dubois! Prima il tuo segreto seducente…” rispose divertita, godendosi un altro cucchiaio di un semifreddo paradisiaco, che rischiava di regalarle il terzo orgasmo della serata. Con molta dolcezza le accarezzò il viso, entusiasta di vederla apprezzare così tanto i suoi dolci, e le sussurrò che dovevano alzarsi per vedere il segreto, facendole assumere una simpatica espressione da gatto curioso dei fumetti.
“Allora rinuncio al segreto, perché se mi alzo non sarò mai in grado di sedermi qui di nuovo senza finire con il sedere al vento come uno struzzo…” spiegò con molta onestà, e due splendidi occhi color nocciola di una bellezza disarmante. Lor, allora le sussurrò pianissimo all’orecchio “ti prenderò in braccio, se sei in difficoltà…”  e lei si sciolse in un sorriso luminoso per un secondo. Già perché quel tentatore dagli occhi verdi le diede una piccola pacca sul sedere e con un occhiolino aggiunse “…non che mi dispiacerebbe, eh” facendola ridere forte.
 Entrò in casa scalza, e fissando il suo riflesso nel vetro rimase incredibilmente sorpresa, perché era totalmente scapigliata e con il trucco un po’ sciolto, ma aveva un sorriso che non aveva mai visto sulle sue labbra. Lor afferrò con molta delicatezza il suo anulare e il mignolo destro e cominciò a farle da cicerone, mostrandole la casa, ma Alice non smetteva di fissarlo pensando “sei la cosa più bella del mondo…”
“…e questa è la mia stanza privata. Ci tengo dentro una cassaforte e una cosa che nessuno sa, ma che per me è importante condividere con te…” le disse, fissandola con fare estremamente penetrante, e Alice si sentì letteralmente trafitta da quegli occhi.
Lor si avvicinò ad un enorme armadio e aprendolo le disse “…lo sai che mi sono sempre piaciuti, e semplicemente non ho smesso. E non giro con le magliette come te e mio fratello, perché ormai ho un certo stile da mantenere, ma sono un appassionato lettore di fumetti anche io…”
Alice si sentì avvolta da una vampata per quella sua frase, e controllò rapidamente il contenuto di quell’armadio, con gli occhi spalancati.
“Alcuni di questi sono rarissimi. Ne ho solo sentito parlare, ma non li avevo mai visti…” commentò impressionata, fissando una copia di un rarissimo albo, e lui le rivolse uno splendido sguardo compiaciuto, e avvicinandosi tantissimo al suo corpo, le baciò il collo e cominciarono a parlare dei vari volumi, accoccolandosi di nuovo.
“Ali però è un segreto, ok? Dug, e soprattutto Roy, mi tormenterebbero se sapessero che li colleziono…”
Alice si chiese cosa ci fosse di male, ma stringendosi nelle spalle rispose “come desideri, Lo…” facendolo finalmente sorridere e rilassare.
“Hai veramente un profumo troppo bello, ma plumette…” le sussurrò dopo un po’ di chiacchiere, annusandole di nuovo il collo, e Alice rabbrividì sorridendo, pensando solo “tutto di te è troppo bello!” senza dirlo. Gli accarezzò il viso con dolcezza e riprese a baciarlo con molto trasporto, riaccendendo le sue voglie.
“Vuoi tornare fuori o vedere la mia stanza da letto?” chiese, rapito da quel suo modo così intimo e sensuale di baciare. Sembrava che avesse bisogno di lui, e lo aveva mostrato già durante l’amore, quando si era aggrappata completamente a lui e lo aveva baciato, con un desiderio che mai nessuna aveva provato per lui. Questo era il vero punto della situazione, e Lor ci mise tanto tempo a capirlo. Alice non era una qualsiasi rimorchiata al bar attratta dal suo corpo, e neanche un’amica di vecchia data interessata a condividere con lui un momento di divertimento. Alice era una donna innamorata di lui, che per la prima volta nella vita di Lor stava mostrandogli cosa significasse essere realmente amati, in un momento che per lui aveva sempre e solo significato lussuria.
“Dove vuoi…” sussurrò, completamente abbandonata a lui e alla passione che era letteralmente scoppiata tra loro, e lui la prese per mano, mostrandole la sua stanza da letto. Aveva un regalo per lei sul comodino, una cosa che doveva darle da tantissimo tempo, ma che neanche notò Alice in quel momento.
“…e alla fine ha funzionato il mio segreto seducente, hai visto?” le chiese, baciandole la schiena e lei ridacchiando rispose “secondo me è più merito del semifreddo al torroncino”.
Lor rise, continuando a giocare con i suoi lunghi capelli ambrati, e si annotò mentalmente che aveva amato particolarmente quel dolce.
“Ne avevo preparati altri due, comunque…” confessò divertito, ma estremamente compiaciuto, e lei emerse dal cuscino sconvolta e chiese per quale motivo non glieli avesse portati.
“Pensavo fossi piena, ma petite…” spiegò dolcemente, accarezzandole la schiena.
“La prossima volta mandami il menù in anticipo, così decido di tenere spazio per i dolci…” commentò ridacchiando, ma poi un brivido la attraversò. Aveva dato per scontato che ci sarebbe stata una volta successiva, ma se Lor non avesse voluto? Se a Lor fosse bastata una volta sola? Si fece prendere da mille paranoie, mentre Lor tranquillo spiegava che le avrebbe preparato una confezione per mangiarli a casa il giorno successivo. Alice non sorrise, rimase molto nervosa, pensando di aver parlato troppo, ma a Lor non era dispiaciuto affatto che lei avesse parlato di eventuali incontri tra loro.
“Avrei una cosa per te, comunque…” le disse pianissimo, osservando che si era persa nei suoi pensieri, e lei finalmente lo guardò di nuovo, accorgendosi che sfoggiava di nuovo quel sorriso così bello e luminoso da riempirle il cuore.
“Ci siamo, Cristina impazzirà per questa cosa…” pensò prendendo il pacchettino con la carta da regalo verde un po’ sgualcita che aveva sul comodino.
Alice era senza parole, e lo fissava con enormi occhioni curiosi, e quando prese tra le mani il pacchettino si morse il labbro aprendolo. C’era dentro un piccolo pacchettino di una gioielleria e qualcosa che Alice non capì subito cosa fosse, ma poi realizzò essere delle foto.
“NO! Le mie foto del concerto!” disse, senza fiato e Lor sorridendo annuì soltanto. Alice lo costrinse ad accendere la luce, e per qualche minuto rimase senza fiato, rivangando quel momento così dolce e bellissimo, che aveva segnato l’inizio di tante cose tra loro anni prima.
Era stato un bellissimo giorno di fine giugno, simile a quello. Alice aveva i biglietti, ma la sua amica Jordan e i suoi genitori che dovevano accompagnarle, avevano dato forfait all’ultimo momento e Lor si era offerto di accompagnarla. Neil era profondamente contrario, ovviamente, ma una fragilissima Hellen disse solo che Alice aveva aspettato per mesi quel concerto e non era giusto negarglielo.
“Lor si occuperà di lei, la proteggerà e controllerà che non si metta nei guai, vero ragazzo?” gli disse Hellen, fissandolo con lo sguardo di chi sa esattamente cosa sta succedendo, ma non vuole dirlo esplicitamente. Neil provò a opporsi, ma Hellen non doveva arrabbiarsi in quel momento, e alzò la voce, chiudendo la questione.
“Per la tenda…va bene, ma senza correre rischi di gravidanze o altro…” gli disse, in separata sede, fissandolo con due enormi occhi comprensivi e determinati allo stesso tempo, e Lor scosse solo la testa e le disse piano che non c’era pericolo.
“Io sono felice, eh, se sta con te. So chi sei e quanto vali, e soprattutto quanto vale lei per te, quindi a me va bene…”concluse, cercando di far capire a Lor che aveva la sua benedizione, ma lui era troppo sconvolto e confuso per capirlo e pensò che si riferisse in generale al loro stare insieme come amici, ma Hellen sapeva esattamente quello che stava dicendo.
Lor e Ai viaggiarono in auto fino a Edimburgo, e passarono una serata da sogno, ad abbracciarsi e ballare sotto le stelle, cantando delle canzoni bellissime e dolcissime. Alice aveva deciso di documentare tutto il viaggio, e c’erano un sacco di foto bellissime di due amici, profondamente innamorati, che stanno per diventare qualcosa in più, ma che hanno una terribile paura di cosa questo possa comportare. Quella notte mille cose erano nate, tra cui il famoso soprannome di Alice. Avevano passato ore abbracciati nel sacco a pelo, e Alice al risveglio aveva mille piumettine nei capelli, così a Lor era venuto spontaneo chiamarla “ma plumette” o anche “ma petite plume” e da quel momento era stato il suo soprannome. E per quel motivo una volta lasciata casa Mac Neil, con il cuore straziato da quell’addio, aveva stampato le foto e aveva chiesto a un amico orafo di preparare una piccola collanina di oro rosa con una piuma.
“E’ tutto bellissimo, Lo, davvero! Come ti sarà venuto in mente dopo tanti anni di stampare le foto…” commentò Alice, estremamente commossa, ma Lor non riuscì a fare altro che sorridere per qualche istante, poi le disse la verità.
“…ma avevi un fidanzato quando sono tornato e volevo dartele, quindi non ho potuto farlo…” concluse, un secondo prima di trovarsela letteralmente avvinghiata al collo, con le mani nei suoi capelli. Non gli piaceva quel gesto, e aveva gridato tanto per molto meno, ma con lei non poteva, così si limitò a farle notare che lo voleva davvero scapigliato, spingendola a scusarsi mortificata.
“No, no smettila con le scuse. Tu puoi tutto, sempre…” le sussurrò, seducente e dolcissimo e Alice si perse di nuovo nei suoi occhi, felice come probabilmente non si era mai sentita.
Fu il telefono di Alice a separarli, e Lor provò in ogni modo a tenerla a letto, ma lei sospirando rispose solo “mio padre…” facendolo sbuffare. Neil trattava ancora Alice come se fosse una bambina di otto anni, ed era assurdo che le avesse imposto il coprifuoco alla sua età.
“Lascia che ti accompagni…” le disse pianissimo, prendendole le mani, ma Alice sorridendo rispose che era in macchina e non serviva. Lor insistette per accompagnarla almeno alla macchina, e la baciò con moltissima dolcezza, sussurrandole piano “la prossima volta vorrei dormire insieme…” imprimendo sul viso di Alice il sorriso più bello che avesse mai visto.

Nota:
Ciao lettori! Come prima cosa ci tenevo a ringraziarvi perchè malgrado questa sia una storia davvero vecchia, ho notato che ancora qualcuno passa a leggerla. Spero che questo remake vi piaccia. Allora che ne pensate della sorpresa di Lor a Ai? E del loro nuovo rapporto nascente? Voi sareste stati in grado di resistere a uno così che vi fa i regali e i semifreddi? XD Per i nuovi lettori: ma quale sarà il segreto di Alice? curiosi? Spero di poter aggiornare già domani e spero che leggiate in tanti. Un abbraccio!

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Capitolo 13
*** Capitolo 16 e 17 ***


Capitolo
“Mamma mia…” continuava a pensare, e non smetteva di sorridere. Rientrata a casa posò la borsa, e poi convocò una riunione di emergenza con le sue amiche giapponesi e rimase per qualche minuto in attesa di una loro risposta. Era letteralmente stravolta, però, e sapeva che non sarebbe stato semplice smettere di sorridere. Non voleva farsi aspettative e non voleva illudersi: Lor aveva sempre molte donne, e non era mai nulla di serio con nessuna di loro, quindi probabilmente non era stato nulla neanche quello.
“Un nulla intenso, romantico e bollente come duecento soli…” si disse, e sorrise ancora, pensando al modo con cui la baciava. E poi, mentre era in attesa della risposta di Judy e Sachico, ricevette un messaggio e il cuore le saltò in gola.
“Sei a casa sana e salva?”
Le aveva scritto, non avendo idea di cosa dirle. Non aveva voglia di separarsi da lei, e non smetteva di pensare a quello che era successo. C’era ancora il suo odore nel letto, ed era bello come niente di conosciuto. Alice sapeva di buono, di casa, di qualcosa che Lor non riusciva a identificare, malgrado il suo super olfatto da chef. Profumava di colazione e coccole a letto di sabato mattina, di risate spensierate, di lenzuola fresche di bucato, di pomeriggi passati in giro dopo la fine della scuola. E di vaniglia, perché sì, c’era anche quello.
“Sana e salva a letto, ad assaggiare le tue torte…”
Rispose, sorridendo. Niente, non ce l’avrebbe proprio fatta a smettere di sorridere, ma se avesse visto il sorriso che sfoggiava il caro chef, probabilmente si sarebbe totalmente sciolta.
Lor commentò che era un’ingiustizia che fosse sola, ma poi le disse solo “buonanotte pulce, ci vediamo domani…” facendola sospirare. Nessuno dei due aveva voglia di staccare, ma avevano mille impegni con lo sposo per il giorno dopo. Lor ci mise una vita ad addormentarsi, ma era felice come non gli capitava da tanto. Alice, invece, chiacchierò per un po’ con le sue simpatiche amiche, e poi si rotolò per un bel po’ a letto, senza essere in grado di addormentarsi.
Non dormì quasi per nulla quella notte, ma il mattino dopo a colazione nonna Tess rimase a fissarla attentamente, chiedendosi cosa avesse di diverso, perché non solo sorrideva, ma canticchiava anche! E poi Sophie, la compagna del signor Mac Neil la raggiunse e Tess pensò che forse molti mesi di liti stavano per essere archiviati, perché Sophie aveva davvero fatto un bel gesto per la piccola matta dai capelli rossi.
“Alice…” le disse, molto preoccupata, perché non si sentiva assolutamente a suo agio a parlarle, ma quella mattina anche a lei parve molto serena e stranamente innocua.
“Ho una cosa per te…” aggiunse, con lo stomaco stretto in una morsa, perché non sapeva cosa aspettarsi, ma Tess rimase solo a guardarle, mentre Sopii porgeva a sua nipote una serie di abiti imbustati, palesemente freschi di lavanderia.
Alice per un attimo pensò “ah quindi pensi di essere anche in diritto di comprarmi i vestiti?” e sollevò un sopracciglio con aria severa, ma la nuova signora Mac Neil, agitatissima, le disse seria “…ho perso mia madre a ventidue anni. So che per te non è facile essere qui, e immagino che ogni cosa ti faccia male, ma ho pensato potesse farti piacere avere i suoi vestiti. Non sono tutti, gli altri sono da lavare, ma questi…”
Sophie non riuscì a continuare, perché lo sguardo di Alice, severo e sarcastico, cambiò totalmente. In quel momento assunse un’espressione totalmente smarrita e molto triste, che la spinse a scusarsi e giustificarsi, in preda al panico.
 “Forse sono stata insensibile, perdonami. Ho pensato potesse farti piacere. So che in questo periodo, con il matrimonio di Dug e le riunioni di famiglia, forse soffri di più la sua mancanza e volevo fartela sentire più vicina, però temo di averti rattristata”.
 Quel gesto così piccolo aveva davvero sconvolto Alice, anche se non lo avrebbe mai ammesso. Temeva che avessero gettato tutto di sua madre, ma non era così. Quasi come se le avesse letto nel pensiero, nonna Tess aggiunse “Abbiamo tenuto tutto, anche i diari e i suoi accessori. I ragazzi pensano sia giusto che li tenga tu…”
Alice era senza fiato, ma anche profondamente commossa. Ci mise una vita a superare il groppo che aveva in gola e dire piano “Grazie…” prima di rinchiudersi nella sua stanza e scoppiare.
Cercava sempre di non pensarci, faceva finta di nulla, ma l’assenza di sua madre le pesava più di tutto. L’idea che non avrebbe mai condiviso con lei i momenti più importanti della sua vita la devastava, letteralmente, e per questo Alice cercava di non pensare mai a lei, ma non era semplice. Erano letteralmente identiche, e non solo fisicamente.
Da anni ormai trovava delle cose che la accomunavano con lei, e la spingevano a sorridere. Hellen era stata una madre straordinaria, ma Alice non si era data il tempo di piangerla come si deve. Aveva buttato giù il dolore, finto che non esistesse, ma quella mattina, accarezzando un vestito in particolare, non ci riuscì. Voleva metterlo al ballo, e sua madre non le aveva detto di no. Difficilmente glielo diceva.
“Secondo me però non ti entra con il seno che hai. Lo hai preso da Tess, assolutamente…” le aveva detto, mentre l’aiutava ad acconciarsi i capelli e Alice allora sedicenne aveva solo riso imbarazzata. Quando poi il vestito le era entrato, e aveva mostrato delle curve splendide, Hellen si era commossa perché sembrava proprio grande, tirandosi dietro dei commenti sarcastici dell’adolescente Alice.
Non riuscì a trattenere nessuna lacrima in quel momento, e guardando quei vestiti ricordò tantissimi momenti con lei. Non era sicura di volerli indossare, aveva paura di rovinarli, di perderli per sempre, e li lasciò appesi all’armadio nelle loro custodie.
Pianse tanto, tantissimo, pensando a lei. A quanti bellissimi momenti avevano vissuto insieme, a quanto dolore aveva dovuto sopportare, sempre con un sorriso per non spaventarla e non farla preoccupare.
“Sii forte Ali, anche per loro. Papà, Dug e Paul si fingono dei duri, ma sono immensamente fragili. Sei tu sei quella più coraggiosa, bambina mia, e puoi farcela…” le aveva detto con dolcezza, quando si era saputo che il cancro era ritornato. Hellen non parlava mai di quello che stava realmente accadendo, ma in quell’occasione era troppo sconvolta e spaventata per fingere, così aveva messo le carte in tavola e ne avevano pianto tutti insieme per un po’.
Alice non si sentiva forte, anzi. Tutto quel dolore l’aveva svuotata, totalmente. Aveva creduto che essere forte significasse non piangere, non mostrarsi mai tristi o addolorati, e per questo non aveva mai realmente affrontato quel dolore.
Pensò a tantissime cose quella mattina, piangendo come non aveva mai fatto in vita sua. E poi, proprio mentre si diceva che magari poteva provare quei vestiti, ricevette un messaggio da qualcuno che aveva pensato a lei come prima cosa appena sveglio.
“Bonjour Ali…” le aveva scritto appena sveglio, perché voleva chiederle di vedersi quella sera, ma lei rispose immediatamente “posso chiamarti?” confondendolo. Non aveva ancora preso il caffè ed era totalmente rintronato, ma decise comunque di chiamarla, temendo che avesse cambiato idea.
“Ai…?” chiese perplesso a telefono, e lei in preda ai singhiozzi spiegò la situazione dei vestiti, facendolo sorridere con dolcezza.
“Se tu fossi in me, l’indosseresti?” aggiunse, e Lor ribatté serissimo “Io porto la fede di mio padre, e il bracciale di mamma, non te ne sei mai accorta? In certi casi è bello avere qualcosa che ce li fa sentire vicini…”
Alice sorrise piano e concluse che avrebbe provato, facendolo sorridere con tanta tenerezza.
“Oggi ci sei alla prova delle torte della coppia reale?” aggiunse dolce, fin troppo dolce perché Alice pensò che volesse vederla.
“…se diciamo che mi hai invitato come esperta di torte penso che non daremo nell’occhio, posso venire?”
“Vieni Alis…”concluse languido e lei sorridendo promise che ci sarebbe stata, spingendolo a mettersi a lavoro per lei, che invece provava dei vestiti.
Capitolo
Lor era in cucina, con uno splendido sorriso felice, quando Dug gli comunicò che suo padre voleva vederlo con una certa urgenza. Il ristorante era chiuso e Lor stava preparando le torte per Dug, così spense il forno e lo raggiunse nella sala riunioni del Rochefort. Non gli piaceva quella riunione, soprattutto perché c’erano anche Mike e Roy, e Lor non aveva idea di cosa diavolo aspettarsi, ma Neil non sembrava arrabbiato o altro.
“Ragazzi mi serve un favore…” esordì tranquillo e Lor pensò “se non dice ‘uccidete questo bastardo per aver violato mia figlia’, sono a cavallo!” ma rimase tranquillo apparentemente, sfoggiando una bellissima poker face.
“Volevo ragionare un attimo con voi sulla situazione di Alice. Mi chiedevo se secondo voi ci potessero essere per lei delle possibilità di crescita all’interno del vostro hotel. So che non ha nessuna capacità adesso, ma credete che possa migliorare e imparare qualcosa se resta qui?”
“MERDE!” pensò Lor molto allarmato. Ad Alice faceva schifo quel lavoro, sarebbe stata una crudeltà condannarla a qualcosa che non voleva. Così mentre Dug, Roy e Mike tranquillizzavano il padre ansioso, Lor disse quello che nessuno voleva sentire da lui.
“E siamo sicuri che Alice lo farebbe? Perché penso che lo detesterebbe totalmente” osservò serio, e Neil mostrò un certo fastidio per quell’osservazione.
“Fa la cameriera, Laurent. Chi sceglierebbe di fare lavoretti occasionali dall’altra parte del mondo, avendo la chance di fare carriera sotto casa?”
Lor registrò mentalmente che lo aveva chiamato per nome, quello non accadeva praticamente mai. Aveva voluto mettere delle distanze, probabilmente pensava fosse un modo per dirgli di farsi gli affari suoi, ma Lor se ne fregò.
“Lei si sta costruendo una carriera dall’altra parte del mondo, Neil…” aggiunse serio, ma ancora una volta il signor Mac Neil mostrò un fortissimo fastidio.
“Una carriera? Fare due disegnini e cinque magliette me la chiami carriera?”osservò, con un odioso tono di scherno che fece pensare a Lor che sapeva proprio essere uno stronzo, quando voleva.
“Fa quello che può, alcune strade sono in salita, non penso di dovertelo spiegare io. Però ama quello che fa…”
In quel momento accadde una cosa estremamente dolorosa per lo chef: Roy scoppiò a ridere, come se avesse detto una sciocchezza enorme insieme a Neil, e Dug fece lo stesso.
Lor pensò solo “Tu non sei così…” ma non fece altro che fissarli con fare molto rigido.
“Calmati, tranquillo…” gli sussurrò all’orecchio Mike, che era quello più mite, ma anche l’unico che aveva notato che c’era qualcosa di molto strano nello chef. Non era la prima volta che Mike mangiava la foglia, ad onor del vero, ma non lo aveva mai mostrato così apertamente.
“So che stai pensando, ma è più prudente per tutti che tu non faccia trasparire troppo. Self-control Lor…” aggiunse sereno con un sorriso perfettamente sereno e controllato, e Lor gli lanciò uno sguardo molto sorpreso, ricevendo solo un piccolo cenno in cambio.
“Assecondali, poi dopo il matrimonio di Dug se ne riparla…” concluse saggio, ma Lor non ce l’avrebbe mai fatta. Rimase per qualche minuto in silenzio, cercando di stare calmo, ma poi una domanda gli venne spontanea e ruggì “…ma come farai a farla lavorare qui, se ha un biglietto di ritorno per Tokyo pronto?”
Non voleva separarsi da lei, non avrebbe mai voluto mettere delle distanze tra loro, ma sapeva che semplicemente il mondo di Alice era lontano dalla provinciale realtà di Inverness, e ormai lo aveva accettato.
“Non ha nessun biglietto. Le ho detto una bugia per convincerla a venire al matrimonio…” concluse, severo Neil Mac Neil, e in quel momento Dug lo fissò estremamente perplesso, mentre Lor cercava di contenere la furia cieca che lo aveva travolto. Per questo Alice non aveva fiducia in se stessa, per questo aveva tanti problemi ad accettarsi e a stare con qualcuno, si disse, ed era il minimo considerato che aveva un padre così stronzo!
“Non tornerà?” chiese perplesso Dug, mostrando un briciolo di quel cuore che aveva sempre convinto Lor a dare ogni cosa per lui, ma Neil spiegò che l’avrebbe persa totalmente se l’avesse lasciata andare e non poteva correre rischi.
“Ma forse…” provò a suggerire Dug, con il senso di colpa dipinto in viso, ma il padre lo fulminò letteralmente, impedendogli di continuare.
“Forse sarebbe giusto farle vivere la sua cazzo di vita come vuole, invece di usare questi squallidi mezzucci per costringerla ad essere come vogliamo noi, vuoi dire Dug?”
“self-control un cavolo!” pensò Mike, che sapeva da tempo che gli sarebbe toccato combattere quella battaglia. Lor era così, non era in grado di trattenere le emozioni, la rabbia in particolar modo, e forse era stato folle anche solo chiederglielo.
“Nessuno le impedisce di tornarci, se è veramente quello che vuole. Solo che non lo farà con i miei soldi…” concluse rigidissimo il signor Neil, piuttosto scocciato da quei modi così insolenti di Lor, ma non particolarmente sorpreso. Lo considerava un bravo ragazzo, ma non particolarmente intelligente e per nulla capace di mangiarsi la lingua.
Lor nel frattempo stava letteralmente ardendo. Era furioso come non lo era mai stato nella vita. Si chiese come diavolo potessero passare sopra ai sogni e ai desideri di una persona così, solo per soldi.
“Non potremmo invece provare a fornirle l’alternativa? Darle il biglietto e magari proporle un lavoro al Rochefort…” provò a suggerire Dug, facendo sentire finalmente meglio Lor, che temeva fosse diventato totalmente stupido.
Neil scosse solo la testa, e spiegò che Alice era troppo irrazionale per preferire un lavoro affidabile ai suoi sogni sconclusionati.
“Provare, almeno? Parlarle? Trattarla come qualcuno che capisce quello che le si dice, e non come una minorata mentale per cui bisogna prendere ogni decisione?” aggiunse, senza provare minimamente a dissimulare la sua rabbia, e Mike sospirò soltanto, realizzando che sarebbe finita veramente male quella storia.
“Parliamole!” concluse Dug, con uno sguardo supplichevole. Non voleva che Alice lo odiasse, che abbinasse il suo matrimonio a quella trappola studiata dal padre. Lui era stato onesto quando l’aveva supplicata di stare insieme in quei giorni, ma ora sicuramente avrebbe frainteso, e avrebbe incolpato anche lui di quel disastro, allontanandolo definitivamente.
Neil scartò quell’ipotesi “almeno fino al matrimonio…” perché temeva che avrebbe potuto fare scenate, e Dug approvò quella scelta.
“Tanto sono io quello che ci deve andare a letto ingannandola, mica voi…” pensò Lor furente, ma poi una volta uscito Neil, Dug gli si avvicinò e con un sorriso gli spiegò che non era finita.
“Ne riparleremo dopo il matrimonio, tranquillo. Non ci sto a farle una cattiveria simile…” concluse con un sorriso bellissimo, che riscaldò il cuore di Lor, che però sembrava non essere più in grado di sorridere.

Nota:
Ciao a tutti! Scusate se vi ho fatto attendere tanto, ma mille cose (belle e meno belle) mi hanno impedito di scrivere. Per farmi perdonare, però, vi ho messo questi due capitoli un po' particolari. Adesso conoscete meglio sicuramente Alice, e magari anche Lor? Siete curiosi di sapere cosa succederà nel prossimo? Vi aggiorno il prima possibile! A presto e grazie per aver letto.

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Capitolo 14
*** Capitolo 18 e 19 ***


capitoli 18 e 19 Capitolo
Lor giunse in cucina furioso, ma quello che trovò gli fece letteralmente saltare il cuore in gola. Alice aveva deciso di essere più carina possibile per quel servizio, perciò aveva tirato su i capelli, messo un po’ di rossetto di un tenue rosa, ma lucido che faceva sembrare le sue labbra incredibilmente appetitose, secondo il povero chef. Aveva anche messo una piccola traccia di ombretto scuro agli occhi, e la sua immancabile linea di eyeliner. Si era impegnata moltissimo, e Lor pensò solo che fosse fantastica, e per un secondo la voglia di stringerla e baciarla fu quasi forte da fare male. Aveva per una notte intera pensato a quel sorriso e a quegli occhi e per tanto tempo si era chiesto come si sarebbe comportata lei ora che tutto era cambiato. Lo avrebbe ignorato fingendo che nulla fosse successo? O magari si sarebbe comportata pubblicamente da fidanzatina, sputtanandolo subito con tutti? Un po’ temeva il secondo scenario, ma non soltanto perché voleva tenere le cose tra loro segrete, almeno fino al matrimonio. Lo temeva perché, in un certo senso, aveva paura da morire che lui o lei potessero fare qualcosa per distruggere quel piccolo momento di gioia che lo aveva tenuto sveglio quella notte.
Lei, però, aveva pensieri simili per la mente, e si comportò con moltissima naturalezza, sorridendo soltanto in modo estremamente sensuale.
“Posso…sapere il piatto del giorno?” chiese, incrociando le braccia, perché Lor si era perso in mille paranoie, e lui rinvenne.
“Oh sì…” borbottò perplesso, perché non c’era assolutamente niente di strano o di diverso in Alice, se non uno sguardo molto languido e felice, che però lo faceva sorridere come un idiota.
“Vieni, te lo mostro…” aggiunse serio, prendendole la mano. Voleva portarla nella sua cucina, non sapeva bene perché. Eppure non aveva notato una cosa, e solo dopo qualche minuto si accorse che non era solo Alice a voler sapere quella cosa, ma tutte le cameriere, com’era ovvio che fosse.
“Oh bien, che figura!” pensò, cercando di darsi un tono, ma Alice gli sorrise in modo molto tenero e comprensivo e fecero finta di nulla.
“E’ una bouillabaisse con crostacei e…” provò a spiegare serio, e le cameriere annuirono.
“Cosa?” chiese Alice perplessa, con quei suoi bellissimi occhi spalancati e Lor dovette trattenersi ancora una volta, perché moriva dalla voglia di baciare quelle labbra così invitanti.
“Una zuppa, Alis. Di crostacei e pesce…” spiegò, con un fare tanto sicuro e sensuale da farle pensare solo “sì qualsiasi cosa…”
“Però Lo…io non so pronunciarla questa parola!” protestò, molto convinta. Le altre cameriere la fissarono come se fosse stupida, soprattutto Mary che come sapete aveva già mille ragioni di risentimento nei suoi confronti, e uscirono lasciandoli soli.
“Insomma non è difficile…” ripetè Lor incoraggiante, ma Alice sorrise in modo estremamente diabolico e ribattè “certo che no, ma volevo salutarti da solo per un attimo…”
Ah, cette petite menteuse…” ribattè lo chef, estremamente preso dallo sguardo di lei, che si era avvicinata tantissimo. Vedete, Lor in intimità parlava quasi esclusivamente in francese e Alice non aveva neanche esattamente idea di cosa le avesse sussurrato, accarezzando e baciando il suo corpo la sera prima, ma sentirlo parlare in quel modo ora le faceva venire i brividi.
“Solo un saluto, ti sto portando via tempo?” aggiunse languida, prima di baciargli di nuovo le labbra, e morire di desiderio per lui ancora una volta. Lor scosse solo la testa, afferrandola tra le braccia. Come diavolo poteva pensare che fosse un problema per lui passare del tempo con lei? La strinse con tantissima foga, e ancora una volta divorò letteralmente le sue labbra, perché non riusciva a farne a meno. Aveva una terribile voglia di quel piccolo corpo lentigginoso, e il respiro accelerato di lei gli faceva pensare che era la stessa cosa per lei.
“Dobbiamo iniziare…” concluse lei allontanandosi, e Lor frastornato annuì, chiedendosi solo come facesse ora a trovare la concentrazione necessaria per il lavoro.
“Mi cucini qualcosa di carino stasera?” concluse, mostruosamente incerta, prima di salutarlo, ma Lor rispose con un secco “NO” che la fece trasalire per un secondo.
“…i miei piatti non sono mai ‘carini’ sono fantastici, straordinari e qualcuna ieri sera suggeriva che fossero anche afrodisiaci…” concluse sfacciato, con i suoi occhi verdi incredibilmente accesi di desiderio e un sorriso ammaliatore.
“Scusa, è vero…” ammise lei con un sorriso, e uscì, lasciandolo a fare quello che lui sosteneva di saper fare meglio, anche se lei e mezza popolazione femminile europea e non solo, non erano d’accordo.
Fu un servizio molto strano per entrambi, perché nessuno dei due aveva esattamente la testa al lavoro. Alice continuava a sentire la sua voce che le sussurra frasi incomprensibili, ma sicuramente molto dolci all’orecchio. Lor era abbastanza concentrato, ma ogni tanto qualche frammento della notte precedente gli ritornava in mente, facendolo distrarre. Finito il servizio, però, Alice salutò tutti e uscì, lasciando lui estremamente perplesso. Credeva volesse passare la notte insieme, come la sera precedente, e non aveva idea di dove lei fosse, ma poi Dug lo raggiunse e lo trattenne per qualche minuto con le sue solite inutili chiacchiere nuziali, distraendolo.
Lor uscì dal Rochefort estremamente perplesso, e imprecò notando che una macchina aveva bloccato la sua nel parcheggio, ma il cuore gli scoppiò quando Alice scese in minigonna, indicandogli il polso per fargli capire che era in ritardo.
“Hai fregato la macchina a tuo padre…” ribattè molto divertito, pensando anche “ben ti sta, dannato Neil!” mentre Alice gli raccontava di tutte le sciocchezze che aveva dovuto dirgli per violare il coprifuoco.
Lor pensò che fosse fantastico, ma rimase per un attimo a guardarla senza dire nulla, perché la sua gonna cortissima stava mostrando delle bellissime carni, bianche come la neve. Per un attimo un brivido lo attraversò, al ricordo di quando aveva baciato ogni centimetro di quelle gambe fino alle sue zone intime, e le aveva provocato dei gemiti molto forti con le dita e le labbra.
“Guidi veramente male Alis…” le sussurrò ridacchiando, all’ennesimo incrocio bruciato dalla sua autista improvvisata che fece un paio di battute, ma fu distratta dalle dita della mano sinistra del suo amico chef, che ora aveva deciso di riprendere quel gioco che li aveva fatti impazzire la sera prima.
C’era tantissima passione tra loro, e Alice si accendeva letteralmente appena sentiva le sue dita sul corpo, e dal suo sguardo poteva dire che valeva anche per lui. Parcheggiarono nel garage di Lor, lontani da occhi indiscreti, e una volta dentro non riuscirono più a contenersi e Alice finì in pochissimi minuti sul suo corpo, a strusciarsi contro la sua prepotente erezione, per poi sciogliersi sentendolo finalmente dentro ancora.
Aimant et fer…” commentò Lor sovrappensiero, passandosi una mano nei capelli per cercare di disciplinarli e Alice confusa chiese solo di cosa stesse parlando, facendolo sorridere.
“Ferro e magnete, Alis. Sembra che non riusciamo a fare a meno di attrarci…” tradusse, facendola sorridere in modo bellissimo, prima di scendere dall’auto, ed entrare finalmente in casa un po’ stravolti.

 “Cucini con me?”le chiese con sguardo sensuale e bellissimo entrando in casa, e per l'ennesima volta lei si sciolse totalmente. Lor legò i capelli come faceva sempre quando si metteva ai fornelli e lei rimase a guardarlo chiedendosi soltanto se fosse legale essere così belli. Sembrava felice, però, e Alice si chiese se fosse merito suo, se aveva qualche influenza su di lui, che ora splendeva come una stella, spiegandole quali erano le varie opzioni per la cena.
“La cosa più semplice, Lo, davvero. Hai avuto una giornata dura, non voglio che ti stanchi!” gli sussurrò con una dolcezza a cui Lor non era abituato, e che fece breccia in una parte di lui sconosciuta. Con voce dolcissima le accarezzò il viso e sussurrò appena “…non mi stanca cucinare per le persone importanti Ali. Semmai pulire, ma ci penserà poi la domestica. Lascia che ti renda felice…”
“Sono molto felice…” sussurrò, sciogliendosi letteralmente per la dolcezza che le aveva mostrato, e Lor realizzò che non era mai stato bene così tanto in vita sua, così prendendole tra le dita le punte di due ciocche arancioni rispose “idem, ma lascia che mi occupi di te” facendola finalmente capitolare.
“Cosa posso fare?”chiese lei stordita da quegli occhi verdi e quasi ubriaca di quel profumo, e lui sorridendo le prese la mano e sussurrò “restare accanto a me...e assaggiare tutto.”Ecco, Alice si disse che era completamente andata, e mentre si sforzava di non sorridere come una povera scema con una cotta colossale, lui le fece un occhiolino e le propose di scegliere il contorno per quello che stava preparando.

Alice insistette perché voleva collaborare, e così involontariamente Lor le regalò un altro pezzetto di sé. Non aveva mai condiviso la cucina con qualcuno che non fosse un suo collaboratore, né insegnato nulla senza un tornaconto. Da molti anni ormai era troppo alto in rango per perdere tempo a spiegare ai novellini come fare le preparazioni di base, ma quella sera lo chef stellato tornò tra i comuni mortali, e poggiandosi dietro di lei le insegnò a tagliare le verdure con mano ferma e molto dolce.
Con il cuore in gola, realizzò che mai niente era stato così intenso nella sua vita, e capì che stava cercando di condividere con lei qualcosa che per lui aveva molto valore, così ci mise moltissimo impegno.
“Come sei brava, ma petite plume…” concluse dolce, fissando i dadini di zucchina che aveva affettato e lei sorrise per quei suoi modi affettuosi e gentili. Stava davvero tirando fuori un lato che probabilmente nessuno aveva mai visto, e Alice ne era pienamente consapevole. Non voleva farsi illusioni, ma una vocina nella sua testa le disse che quel Lor era davvero qualcuno per cui rinunciare al Giappone e a tutti i suoi progetti.
“Che diavolo vai a pensare, idiota!” si disse, un po’ stravolta per quel pensiero, ma in quel momento lo chef, che si era allontanato per un istante, riapparve con un cucchiaio e le chiese di assaggiare qualcosa, che le parve letteralmente paradisiaco.

“Sono felice che tu sia ancora a cena da me, mi piace davvero cucinare per chi è importante per me e poi...credo che non ci sia modo migliore del cibo per entrare dentro una persona...” sussurrò lui piano, con il cuore a mille, ma Alice emozionata fece notare che ormai “aveva l’abbonamento” dentro di lei, facendolo ridere per lo stupido doppio senso.
 “Giuro che mi è solo uscita male, non era un’allusione al meraviglioso sesso che c’è tra noi!” Poi, baciandole la mano aggiunse “Quello che volevo dire è che secondo me non c'è modo migliore della cucina per entrare in intimità con le persone, non solo fisicamente, ma per entrare nella loro anima e renderle felici anche solo per qualche secondo. Cucinare per qualcuno è un grande gesto di affetto, per niente scontato. Richiede impegno e ricerca, dedizione e anche una forte dose di amore. Quando cucino per qualcuno, penso solo a come renderlo felice, a come sorprenderlo e farlo impazzire. Per questo i miei piatti sono quasi sempre personalizzati.”
Alice per un secondo fu troppo colpita per dire qualsiasi cosa, ma poi sforzandosi di sdrammatizzare rispose “E scommetto che aiuta con le ragazze...” ma lui ebbe una reazione sconcertante. Si strinse le spalle e fissandola profondamente negli occhi disse serio “se è questo di cui vuoi parlare, ok. Posso mentire, se preferisci, ma con te non vorrei doverlo fare.”
Alice lo fissò soltanto, sconvolta da quella sua sincerità e lui sorridendo aggiunse “Insomma, ma plumette, non sei esattamente una qualunque beccata in un bar…quindi sarò sincero sempre con te, in ogni istante…”
Era una frase molto, molto importante e stranamente Alice lo capì e gli diede un lunghissimo bacio come risposta.
“con te ha aiutato la cucina?” chiese suadente, baciandola e mescolando qualcosa sui fornelli allo stesso tempo e Alice pensò “che cretino!” ma scosse solo la testa, facendolo sorridere confuso.
“…non mi serviva la tua cucina per trovarti affascinante, anche se il semifreddo ha aiutato, lo ammetto…” spiegò divertita e Lor le fece un sorriso molto compiaciuto.
“…ma con le altre, invece?” concluse, e lui non capì dove volesse andare a parare, ma la assecondò.

“A volte cucinare aiuta, ma non lo faccio in privato, generalmente. C’è un numero impressionante di gente che non mangia realmente là fuori, e mi sconvolgo sempre quando sento parlare alcuni che fanno una dieta senza grassi, o addirittura liquida. Le donne costantemente a dieta sono il mio nemico naturale, rendono il mio lavoro inutile e...mortificano il mio ego. Per citare le parole di qualcuna, non sono un veterinario, non faccio insalate per conigli io. Non mi puoi dire ' non mangio carboidrati, non mangio latticini e non mangio proteine' se non mangi un cazzo, stattene a casa tua. Credimi per me è un deterrente sessuale molto potente. Invece...” aggiunse stringendola all'improvviso “vado matto per le donne che mangiano qualsiasi cosa io cucini...”
Lor era gentile, ma sexy allo stesso tempo e Alice si chiese come diavolo potesse fare a resistergli. Le accarezzava la guancia di tanto in tanto e più di una volta l'aveva spinta al muro e baciata, facendola impazzire, ma non era l’unica stravolta da quell’intimità.
Era tutto bello e naturale, come se fosse sempre stato così. Alice lo fissava con occhi languidi, e come una bambina fingeva di aiutarlo in cucina, e lui la stava lasciando fare, forse perché non c’era nulla che non le avrebbe dato. E poi la pulce fece la domanda da un milione di dollari, quella che lui non si sarebbe mai aspettato neanche morto, che lo lasciò estremamente senza fiato.
“…e con lei ha funzionato o no? Con l’unica donna di cui ti sia mai innamorato, dico…” chiese, con enormi occhi nocciola sprizzanti determinazione e sicurezza, ma anche dolcezza. Peccato che la sua voce interiore le stesse letteralmente urlando “MA CHE CAZZO FAI?!?” e stesse avendo un attacco di panico.

“Lei…” sussurrò Lor una volta ripresosi dalla sorpresa, con uno sguardo fin troppo dolce e tenero “…lei ha conosciuto tante cose di me, anche la mia cucina. E’ la donna che mi conosce meglio di tutti, che ha condiviso tante cose con me…” pensò, ma non lo disse. Gli parve presto per parlarne così stringendosi nelle spalle le disse che gliene avrebbe parlato “prima o poi” lasciandola ad annegare nella curiosità, ma convincendola a fare finta di niente, per non incasinare le cose tra loro.
Cenarono di nuovo in terrazza, ma questa volta su un comodo tavolo e Lor le confessò che aveva dovuto restituire tutta la scenografia alla decoratrice del Rochefort, facendola ridere. Fu una cena molto rilassata, piena di risate, ma Alice aveva un segreto, e Lor si sentì male scoprendolo.
“Non lo sa nessuno, e mio padre non deve saperlo mai, per nessuna ragione…”
“Tuo padre non dovrà mai sapere parecchie cose che sono successe…” pensò, ma poi realizzò che nessuno voleva parlare del proprio padre post sesso e rimase in silenzio.
“Ho avuto la notizia oggi e sono ancora frastornata. A gennaio inizio uno stage per una piccolissima casa editrice che si chiama Newcomics. Non è pagato, ma è un inizio e non ci posso credere!” gli spiegò entusiasta e Lor le sorrise in modo dolcissimo.
Già, c’era sempre quel piccolo problema da tenere in considerazione, ma chissà come in quei giorni Lor aveva dimenticato che Ai era una ragazza di Tokyo, e per un attimo si rabbuiò per quella notizia. Non sapeva davvero cosa provare, se sperare che Neil le tagliasse i fondi, o che finalmente riuscisse a far decollare il suo sogno. Per un attimo solo una frase gli attraversò l’anima “Se ne andrà…” e si sentì molto triste.
“Che c’è?” chiese, notando il suo sguardo, ma Lor si riscosse, indossò il suo sorriso più dolce e le fece moltissime congratulazioni, mostrandosi realmente felice per lei. In realtà non poteva dire di non esserlo, voleva davvero che lei fosse felice e realizzata, e credeva che avesse anche talento! Si era goduto davvero quel fumetto, e lo aveva divertito e spinto a continuare nella lettura. Credeva davvero che lei avesse un futuro, ma il problema era che quel futuro era dall’altra parte esatta del mondo e lui si sentiva così strano al pensiero che lei andasse via, ancora una volta.

Nota:
Ciao a tutti! Allora so che non sono regolare nella pubblicazione, ma ho un periodo davvero incasinato! Ho mille domande per voi: la prima è se vi piacciono insieme loro due, se vi piace la loro chimica. La seconda è...ma chi è la donna che ha amato Lor? E la terza è: come gestiranno la questione di Ai che deve tonare a Tokyo e Neil che invece vuole tagliarle i fondi? Siete curiosi? Spero di poter aggiornare già mercoledì o giovedì ma aspetto che la leggiate tutti. A presto!

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Capitolo 15
*** Capitolo 20 e 21 ***



Attenzione! Il secondo capitolo, segnalato in rosso, contiene temi impegnativi, come ricatti, violenza psicologica e altre cose che potrebbero turbare chi lo legge. Potete comunque tranquillamente leggere solo il pezzetto finale per capire come andrà avanti la storia

Capitolo
Lor non riuscì a dormire quella notte, mille pensieri gli infestavano il cuore e la mente. Rimase a guardarla e ad accarezzarla, chiedendosi di continuo se stesse sbagliando tutto oppure no. C’erano più questioni ad agitarlo, e stava vivendo un vero e proprio conflitto morale!
Si chiedeva se fosse giusto in primis mentirle sui piani di Neil, soprattutto ora che sembrava così felice di dover tornare in Giappone. Lo scrisse a Cristina, che gli rispose immediatamente “devi dirle la verità, altrimenti quando verrà fuori la cosa sarai tu lo stronzo che le ha mentito”. Lo sapeva, sentiva di doverle raccontare di quell’assurdo piano del padre, ma credeva allo stesso tempo che dirgliela in quel momento, o dieci giorni dopo, non avrebbe cambiato nulla. Poteva preservare il matrimonio di Dug, e rendere tutti contenti. Cristina, però, rispose lapidaria “non è così che funziona!” gettandolo nello sconforto. Alice lo avrebbe mai perdonato? Ma se fosse riuscito nel suo piano, probabilmente lei non avrebbe neanche mai saputo che ci fosse qualcosa da perdonare, e questo lo tranquillizzò, per un attimo solo però. Già, perché se Lor fosse riuscito nel suo piano, lei sarebbe tornata alla sua vita a migliaia di chilometri di distanza, e per quanto fosse la cosa giusta, Lor detestava l’idea di perderla.
Voleva parlarne ancora con Cristina, perché di fatto lei era l’unica a cui avesse mai potuto parlare di quella stranissima storia tormentata e controversa, ma in quel momento lei aprì gli occhi e lo fissò confusa.
“E’ presto…” bofonchiò assonnata, e Lor con un sorriso dolcissimo le disse piano di tornare a dormire, ma Alice fece una cosa che lo sciolse. Si portò la mano sinistra al petto e disse piano “vieni qui…”indicando il suo seno. Lor sospirò forte, ma la accontentò, e si accoccolò sulla sua morbida pelle profumata di fragola.
“Cosa c’è? Perché non riesci a dormire?” aggiunse, con una dolcissima voce impastata, ma lui non disse nulla, la strinse soltanto.
“Sono io? Ti do fastidio? Vuoi che vada via?” chiese ferita, ma lui stringendola forte pensò “cazzo è esattamente il contrario!” ma non lo disse. Le sussurrò solo che stava benissimo con lei e che si era risvegliato assetato e non riusciva a riaddormentarsi.
Alice appoggiò una mano sui suoi capelli, e cominciò ad accarezzarli dolcemente, per farlo rilassare, sussurrandogli piano che doveva riposare.
“Fa ancora più male così…” pensò stringendosi forte contro il suo petto. Perderla sarebbe stato devastante, ma lasciare che venisse sradicata dal suo ambiente solo per tenerla accanto, era troppo egoistico, persino per uno stronzo come lui.
“Ti voglio bene Ali…” le sussurrò, affondando con il viso nel suo seno, e lei sorrise, pensando solo che per lei non era assolutamente così. Alice lo amava, lo aveva sempre amato, ma ora tutta quella intimità la stava legando a lui in un modo che non credeva possibile. Si sentiva sua, voleva esserlo, e voleva prendersi cura di quel ragazzo che le era sembrato uno stronzo per molto tempo, ma che appena aveva abbassato la guardia, le aveva mostrato un lato tenero e vulnerabile. Evidentemente aveva solo bisogno di qualcuno che gli stesse accanto senza giudicarlo e Alice lo avrebbe fatto molto volentieri.
“Anche io Lor. Sei l’uomo più bello del mondo, come si fa a non adorarti?” aggiunse, imitando la voce di lei, e Alice scoppiò in una fortissima risata, perché realizzò che lo stava facendo sentire insicuro con quel silenzio.
“Anche io ti voglio bene, Lo…” sussurrò dolcemente, annodando uno dei suoi riccioli al suo indice, ma in quel momento fu chiaro a entrambi che quello che lei voleva dire era diverso, così Lor alzò il viso dal suo petto e la fissò profondamente negli occhi.
“…ma sono stanca, ok?” concluse, smorzando il romanticismo e deludendolo allo stesso tempo.
“Finchè dura non ha senso tormentarsi così…” pensò Lor, che con il viso pressato contro il suo petto si addormentò.
Il giorno dopo ci furono tantissime coccole a colazione, e molti baci, ma Alice fu costretta a scappare presto e lui rimase per un po’ con i suoi pensieri. Si rividero a pranzo, per il servizio, e fu esattamente come il giorno prima, ma quando Lor le chiese cosa volesse per cena quella sera, Alice rispose in modo strano.
“Non ti va di provare la nuova sala giochi con Matt e George?” chiese, come se Lor sapesse esattamente quello a cui si riferiva, ma lui si strinse nelle spalle.
“Non hai letto il messaggio? Matt ci ha invitati…” spiegò. Lor recuperò il telefono, che aveva completamente ignorato e lesse l’invito. Pensò che fosse un’idea divertente quella della sala giochi, così accettò e le disse piano “…però sai che non potremo neanche scambiarci un abbraccio, vero?”lasciandola molto perplessa.
“Ali in luogo pubblico anche prendersi la mano…diventa un casino. Vorrei avere il tempo di gestire con Dug questa cosa, prima che si sappia in giro. Credo che la cosa più giusta sia che gliene parli io, ma non vorrei farlo durante questo periodo in cui è una sposina invasata…” le spiegò serio e Alice annuì. Aveva ragione, la sua famiglia avrebbe letteralmente perso la testa per quella cosa, ed era giusto che fosse lui a parlarne con Dug. Però era una gran seccatura, perché Alice ovviamente voleva un contatto con lui, ma voleva anche provare i nuovi videogames.
“…e se andassimo da te prima? Ci vediamo da soli, ceniamo, ci scambiamo molto contatto fisico e poi andiamo in sala giochi e fingiamo di non conoscerci!” spiegò seria e Lor non potè dirle di no.
Si divertirono veramente tanto quella sera, malgrado fossero in un posto pieno di ragazzini e non potessero neanche prendersi la mano. Si fissarono profondamente, scambiandosi dei sorrisi bellissimi, ma niente di più. Alice lo cercò qualche volta, gli fece delle carezze distrattamente, gli poggiò le mani sulle spalle, e Lor le prese la mano una o due volte, quando erano tutti troppo presi a guardare George che era una super star al videogioco in cui doveva ballare. Anche lei però era brava, tanto da far letteralmente sbavare una frotta di ragazzini innamorati di lei che la guardavano giocare, e Lor le sorrise solo con orgoglio scrivendole un messaggio. Quando le chiese di controllare il cellulare lo guardò confusa, ma leggere le sue parole la ammutolì totalmente.
“Sei tanto bella Ali e vorrei solo baciarti…” le aveva scritto, e lei rispose solo “anche io…” facendolo sorridere.
Quella serata fu un bellissimo inizio. Lor si sentì di nuovo giovane, come non si sentiva da tempo. Usciva raramente con Roy e Mike, e Dug da tempo lo portava al massimo a vedere le partite al pub. Altri amici lo usavano come spalla per rimorchiare e con Cristina finivano sempre e solo a fare cose legate alla cucina. Si era sentito libero quella sera, libero di essere anche immaturo a volte e di fare discorsi buffi e privi di senso. Libero senza discorsi di bambini, di mutui, di ristrutturazioni etc. Finirono a parlare di paintball, e Matt spiegò che c’era un campo non troppo distante, dove era andato con degli amici dell’università. Alice entusiasta disse che ci teneva troppo a provarlo e così organizzarono per la sera successiva.
In auto, Lor chiese ancora a Matt di guidare e lui gli fece solo un bellissimo sorriso complice. Si mise dietro accanto a lei, e senza preoccuparsi molto cominciò a baciarla.
“Ma che storia è questa?!”ruggì George che non aveva capito nulla, ma Matt gli diede solo una gomitata. Confuso, il cugino Dubois provò a chiedere se stessero insieme, da quanto andasse avanti e mille altre cose, ma Alice fissando intensamente negli occhi Lor rispose solo “…stai zitto George!” facendo ridere lo chef.
“…dormire senza di te sarà molto difficile, lo sai?” le sussurrò appena all’orecchio, tenendola strettissima, e Alice rabbrividì totalmente, ma rimase a sorridergli fissandolo negli occhi.
“Provo a inventarmi qualcosa per domani, ma non so se ci riuscirò…” bisbigliò prima di baciarlo e Lor sospirando le disse piano “per favore provaci”facendola sorridere.
Capitolo:
Alice era felice quel giorno, come davvero non lo era da tempo. Lor la rendeva felice, e questo le permetteva di sopportare le battutine sarcastiche del suo stronzo fratello Paul, le crisi isteriche di Dug in preda all’ansia, e persino gli sguardi e i brontolii severi di suo padre. Qualcosa però, stava per cambiare quella serenità.
La sera del paintball, un enorme fantasma riapparve nella vita di Alice, facendola stare malissimo. Aveva postato delle foto sui social in quei giorni, foto innocenti di lei con tutto il gruppo e anche quella sera lo aveva fatto, ma qualcuno non aveva apprezzato.
Jin, il famoso stronzo ex, aveva deciso di volerla importunare ancora un po’, perché gli dava fastidio essere ignorato da lei. Così, malgrado avesse un’altra relazione ufficiale, provò a chiamarla, ma Alice staccò la chiamata. Riprovò qualche altra volta, giusto il tempo necessario per farle venire l’ansia, e poi le scrisse “vuoi davvero che pubblichi il video?” inoltrandole per l’ennesima volta un video di lei seminuda intenta a dargli piacere.
Alice detestava quel video, e sapeva che nessuno l’avrebbe mai perdonata se fosse diventato pubblico. Così in preda al panico si allontanò e richiamò il deficiente, che gioì all’idea di avere di nuovo il suo cagnolino da controllare.
“Sei ingrassata tanto…” le disse, prima ancora di “ciao” e lei agitata ripetè la frase che gli diceva spesso ultimamente, ossia “lasciami in pace, per favore”.
Jin continuò, ignorando totalmente l’atteggiamento infastidito e spaventato di lei. Le disse che voleva vederla nuda quella sera, che avrebbe dovuto inviargli un video, e alle proteste di lei rispose ancora con “…lo sai che succede se non lo fai. Voglio controllare quanto cicciona sei diventata…”
“Ti prego, smettila. Lasciami stare…” supplicò piangendo, ma in quel momento Lor la raggiunse e rimase letteralmente stravolto sentendole dire quelle parole. Alice spalancò gli occhi nel trovarselo davanti e chiudendo in fretta la conversazione, provò ad asciugarsi le lacrime e darsi un tono, ma non ci riuscì.
Scoppiò in lacrime allora, perché fraintese lo sguardo preoccupato di Lor, e singhiozzò sulla sua spalla disperata per un po’ di tempo, prima di trovare il coraggio per raccontargli tutta la storia. Conosceva Jin da un anno e aveva sempre avuto una gran cotta. Sembrava un bravo ragazzo, nerd, carino e super intelligente. Alice gli aveva ronzato intorno per un po’ prima che lui si accorgesse di lei e la invitasse a uscire. Erano finiti a letto insieme al primo appuntamento, e lui aveva filmato tutto. In seguito erano stati insieme per un po’, però Alice aveva scoperto che aveva una compagna, aveva deciso di chiudere, ma lui non era d’accordo. Continuava a ricattarla, ferirla e umiliarla per divertimento, solo perché sapeva che lei era troppo spaventata e debole per dirlo a qualcuno.
“Io lo ammazzo…” ruggì Lor furente, ma Alice umiliata non alzò neanche gli occhi. Ripetè per qualche minuto soltanto due parole “Mi dispiace…” e Lor pensò che fosse troppo mortificata, così prendendole la mano provò a farle alzare lo sguardo, ma non fu semplice.
“Ali tu non hai fatto niente di male. Ti sei fidata della persona che ti piaceva, con cui andavi a letto, che c’è di strano?” le spiegò, cercando di risollevarle il morale, ma Alice era a pezzi totalmente e non smetteva di singhiozzare.
“La risolvo io questa cosa, va bene? Non ci vuole molto…” le disse serissimo e Alice lo fissò ancora una volta costernata. Le aveva fatto bene parlare con Lor, perché malgrado la vergogna che inizialmente aveva provato, si era sentita libera di un peso.
“…ma tu ma plumette, smettila di colpevolizzarti. Sei una vittima in questa situazione, non un carnefice. Questo figlio di puttana ha trovato una ragazza fragile e ha pensato di approfittarsene, ma non sa che questa ragazza ha un francese pazzo con una nutrita cerchia di avvocati a difenderla!”concluse, alleggerendole il cuore tanto da permetterle di sorridere.
“Oh finalmente!” le disse con un sorriso, spingendola a stringerlo con foga.
“Tu non mi giudichi, Lo?” chiese piano, con il viso affondato nel suo collo e lui accarezzandole la testa disse piano “Assolutamente no. Non hai fatto niente di male, è lui lo stronzo, e credo che ci siano almeno cinque o sei cosine per cui mandarlo in galera nel tuo racconto…”
“Non voglio che si sappia, ti prego!” aggiunse, fissandolo con due enormi occhi nocciola supplichevoli e lui sospirando chiese “posso solo coinvolgere Matt in questa cosa?” facendola annuire.
Lor era furioso, voleva letteralmente uccidere quel tizio, ma sapeva che non sarebbe stato difficile disfarsene. Aveva solo bisogno di informazioni precise, però, per capire dove andare a toccarlo nel vivo e per questo serviva Matt. I fratelli Dubois si liberarono in fretta di George, e con l’aiuto di Alice scoprirono praticamente tutto della sua vita, e anche i numeri di cellulare della madre e della fidanzata.
“Io…potrei fare di più, se volete…” concluse Matt esitante, e i due lo fissarono incerti.
“Beh se vogliamo essere sicuri che il file di Ali non venga diffuso, io potrei semplicemente entrare nel suo pc, e con il cellulare collegato, cancellare tutto…”
“Sarebbe fantastico, ma non è pericoloso? Non rischi una denuncia?” chiese lei preoccupata, ma Lor scuotendo la testa disse “lo faremo dal mio pc, con la mia rete. Nessuno risalirà a Matias e se quel verme, malgrado possa essere denunciato per milioni di cose, dovesse provare a denunciare me…capirai. Non mi spaventa una denuncia in più…”
Alice sorrise prendendogli la mano, e Lor ricambiò il sorriso, mentre Mat si chiedeva che diavolo avesse mai fatto suo fratello per subire tante denunce.
“Ultima cosa Ali, la più difficile: devi consegnarmi il telefono. Devo raccogliere le prove e poi chiamare lo stronzo…” le chiese serio e lei scuotendo la testa obbedì, allontanandosi. Moriva di vergogna per quella situazione, ma da tempo le sue amiche le dicevano che doveva fare qualcosa.
“E’ facile questa cosa di entrare nel suo pc?” chiese Lor e Mat annuì, spiegando che se avesse collaborato, ci sarebbe voluto veramente poco.
“Convinciamolo a collaborare”ruggì furioso, mostrando per la prima volta a suo fratello quanto stronzo potesse essere.
“Jin Heinada…” gli disse con voce serissima, e il tizio si sentì un brivido lungo la schiena. Non si aspettava che una debole sciocca come Alice potesse confessare a qualcuno quel segreto che la imbarazzava tanto, ma forse aveva tirato troppo la corda adesso.
“Chi sei?”
“Sono uno che hai fatto incazzare, e non poco.”
“Capirai. Cosa pensi di fare esattamente?” gli disse, in uno sfoggio di coraggio e mascolinità che palesemente non possedeva, e Lor con un sorriso che suo fratello classificò come “demoniaco” rispose “distruggerti”.
Matt pensò che sembrasse davvero molto convincente come cattivo, e si chiese se quello fosse il motivo per cui aveva tante denunce, ma non parlò. Si ripropose soltanto di indagare un po’ su suo fratello.
Anche Jin prese abbastanza sul serio quella minaccia, anche perché Lor aggiunse “Facciamo così: adesso tu fai il bravo, segui tutto quello che ti dico e forse, dico forse, il rettore dell’università a cui hai fatto richiesta di dottorato, la tua cara mamma e la tua fidanzata Renihoo non sapranno da me che sei un disgustoso ricattatore di ragazzine…”
“Che diavolo…”provò a dire, ma Lor rigidissimo ruggì che ogni secondo che passava metteva a rischio uno o più aspetti della sua vita.
“Poi stai tranquillo che prima o poi verrò a beccarti anche dal vivo, perché le merde come te vanno tolte dalla strada…” concluse serio, portandosi una sigaretta alle labbra.
“Ok, ok collaboro…” ruggì sconvolto, e cominciò ad avere una palese crisi di panico, che dipinse un sorriso compiaciuto sul volto dello chef.
“Questo è quello che accade quando gli omuncoli deboli vengono notati per la prima volta nella loro vita: si convincono di valere qualcosa, di avere un ascendente su una persona, non sono in grado di gestirlo, e lo usano per farle del male, compiacendo il loro fragile e inutile ego. Che schifo mi fai!”
Matt lo fissò ancora una volta perplesso, ma diede a Lor tutte le indicazioni su come procedere, e davvero non era difficile. Jin installò un programma, inserì un codice numerico e una password e perse totalmente il controllo del suo computer.
“Adesso collega il tuo telefono, per favore…” concluse Lor con uno stranissimo tono compiaciuto, mentre Jin si disperava perché temeva di perdere tutto.
“Se farai il bravo toccheremo meno possibile il computer. Viceversa sarà inutilizzabile…” ruggì Lor, improvvisando e Matt rise soltanto.
Jin terrorizzato obbedì, collegò il cellulare e in quel momento la comunicazione cadde.
“Riesci a controllare se ha inviato il video a qualcuno?” chiese Lor preoccupato e Matt fissandolo ribattè addolorato “non senza aprire il video…”
“Fallo, aprilo un secondo. Devo capire come muovermi e come tutelare Ai. Soprattutto devo capire se questo stronzo va denunciato davvero, oltre che massacrato di botte…” concluse, molto infastidito e addolorato. Mat ci mise un po’ a trovare questo famoso video, ma poi disse “…sembra lo abbia inviato solo ad Ai. Probabilmente è così stupido da riccattarla, ma non così tanto da diffondere contenuti in cui si vede anche lui…”
Lor emise un sospiro di sollievo e suo fratello aggiunse piano “comunque è un video fatto al buio…non so quanto di lei si sarebbe riconosciuto…” facendolo annuire.
“Controlla il computer e poi distruggilo. Voglio essere sicuro…” rispose Lor rigidissimo, ma il buon cuore di Matt lo spinse a non cancellare tutto. Fece una cartella di file che potevano essere importanti e la mise sul cellulare, facendo partire la formattazione del pc.
Uscì serissimo e trovò Alice in preda al panico, ma con un sorriso le disse piano “…è tutto finito Ali. Cancellato, non esiste più…” e lei corse ad abbracciarlo e si commosse sulla sua spalla.
“Ma credo che serva fare ancora una cosa…”spiegò serio, e lei lo fissò un po’ confusa. Lor le prese le mani allora, e dolcissimo disse piano “E’ colpa sua, vero? Tutte le tue paranoie sul tuo corpo, nascono da lui, no?” facendola sospirare.
“Voglio che ti chieda scusa, devi lasciarmelo fare…” le disse serio, ma lei scosse solo la testa, spiegando che non le importava.
“Ti serve, invece. Fidati…”
“Non voglio sentire le sue scuse Lor, la sua voce mi fa venire i brividi. L’unica cosa che voglio davvero è non rivederlo mai più…” concluse piangendo e Lor con un sorriso annuì e le disse “ok, tutto quello che vuoi.” Scomparve di nuovo dietro la porta, lasciandola ad angosciarsi per quella situazione, ma poi riapparve e le disse serio “Sei libera…”
Alice sorrise,  ma poi chiese di nuovo se fosse sicuro e lui annuì deciso.
“Io e te dobbiamo parlare, però. E’ una cosa seria e importante…” aggiunse, fissandola con fare severo e lei si sentì morire. Si disse che magari aveva scoperto qualcosa, aveva visto il video o che magari si era sentito disgustato da lei, e il cuore le saltò in gola.
Lor salutò Matias, che si congedò da lei con molta dolcezza, e poi tornò in salotto, dove lei stava aspettando in preda al panico.
“Alis…quello che è successo mi spaventa, davvero tanto…” le disse, cercando di non sembrare troppo rigido, ma contraendo molto la mascella. Lei alzò gli occhi su di lui, ma non ebbe la forza di dire nulla, perché era troppo ferita e spaventata.
“Io capisco che tu non voglia confidare i tuoi problemi a Paul o a Dug. Il primo ti prenderebbe in giro e il secondo andrebbe in panico dopo aver saputo qualsiasi cosa, perché Duggy è uno fragile, ci sta. E capisco che tu non voglia parlarne con Neil, perché è francamente un prepotente, egoista e maniaco del controllo…”
Alice assunse un’espressione perplessa, perché non capiva dove volesse andare a parare quel discorso, ma Lor le prese le mani e fissandola profondamente negli occhi concluse con “…ma se hai un problema, devi parlarne con qualcuno. Lo so che nessuna delle figure che ti è rimasta è paragonabile a Hellen, per me è la stessa cosa, ma l’idea che tu stia male, da sola, e che ti tenga per te le cose mi terrorizza Alis. Mi sento incapace di proteggerti, impotente.”
“Oh Lo…” sussurrò commossa, ma lui se la tirò al petto e disse piano “lo stavi supplicando Alis, e tremavi di paura. Io non ho mai visto una donna in questo stato, e mi ha ferito da morire vedere proprio te così…”
“Mi dispiace…” sussurrò commossa abbracciandolo e Lor cominciò a baciarle le guance per asciugare le tue lacrime.
“A me dispiace Ali. Da morire. Mi dispiace che tu abbia avuto paura e non abbia avuto nessuno con cui parlarne, nessuno che potesse aiutarti. Devi esserti sentita così sola…”
Alice non disse nulla, singhiozzò soltanto con molta forza e Lor la strinse ancora di più.
 “Devi farmi una promessa, però. Promettimi che qualsiasi problema avrai in futuro, se non con me, ne parlerai con Matias almeno!”concluse serio, accarezzandole i capelli e lei con un sorriso chiese solo “perché non con te?” ma in quel momento si accorse dell’espressione di Lor, addolorata e triste.
“…perché magari sarò io il problema…”le disse serio, con enormi occhi verdi luccicanti, e Alice sospirò. Pensò che la stesse allontanando, ma non era quello che Lor voleva. Lui, ovviamente, si riferiva alla situazione con suo padre.
“Ok va bene…” provò a dire poco convinta, e Lor si sentì un po’ meglio, senza sapere che nel cuore di lei, invece, albergava l’inferno.
La riaccompagnò a casa tranquillo, avevano avuto troppe emozioni per quella sera e lei era estremamente taciturna. Lor accese la radio distrattamente, e una speaker del giornale radio gli ricordò che giorno fosse, facendogli esclamare un “Porca miseria…”.
Tutto quello che era successo lo aveva distolto da una data importante, e forse la sua ex psicanalista avrebbe apprezzato che l’avesse dimenticata. Ora, però, non riusciva a smettere di pensarci.
“Ci vediamo domani?” Chiese Alice prima di salutarlo, e Lor divenne estremamente rigido e le rispose “…no Ali, domani meglio di no. Magari evita anche di venire a lavoro. Ho bisogno di stare un po’ solo…” ferendola mortalmente.
“Bene” rispose, cercando di non piangere e singhiozzare a dirotto. Ora il discorso su Matt aveva perfettamente senso. Evidentemente qualcosa era cambiato, ma come aveva potuto essere così ingenua da non prevederlo? Era chiaro che Lor adesso la stava allontanando, forse perché si era avvicinata troppo o magari per la storia del video, chissà.
“Allora ci vediamo alla cena di prova del matrimonio” concluse, facendolo imprecare molto. Solo Dug poteva dimenticarsi di quella data e mettergli la prova del matrimonio.
“Proverò a spostarla…” rispose confuso e Alice ribattè “come ti pare. Buonanotte” lasciandolo molto perplesso per quella reazione gelida. Lei, invece, chiusa la porta scoppiò in un pianto fortissimo, e si addormentò piangendo.
Nota:
Ciao a tutti, eccomi come promesso con due capitoli molto diversi. Nel primo c'è tutta l'inquietudine di Lor, perchè forse la sua non è proprio una situazione semplice. Che ne pensate voi? Sta facendo bene o sbaglia? Nel secondo (che magari qualcuno avrà saltato) viene fuori il motivo per cui Alice è così fragile e insicura. Vi è piaciuto Lor iperprotettivo? E cosa mi dite del finale? Perchè Lor la ha allontanata? Risponderò ai vostri sospetti :D se fate i bravi domani avrete la risposta alle vostre domande. Un abbraccio a tutti, Sally

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Capitolo 16
*** Capitolo 22 ***


 Capitolo
“Ok Alice, non siamo melodrammatiche…” si disse al risveglio, accorgendosi di non avere neanche un messaggio dalla persona che voleva sentire più di tutte al mondo.
“Insomma lo sapevamo che sarebbe andata così, quindi dignità e amor proprio e non pensare neanche di cerc…” non riuscì a finire il discorso, perché le arrivò un messaggio e il cuore le saltò in gola. Era molto semplice in realtà: “come stai Alis?”
Lei pensò a mille cose da dire, e da non dire, ma rispose solo “ok…tu?”senza ricevere più risposta. Dopo dieci minuti le saltò il cuore in gola sentendo ancora la suoneria, ma non era lui. Matt che voleva sapere come stesse dopo la disastrosa uscita della sera precedente.
“KO…” rispose rapida, e sospirando concluse “non devi neanche pensare di cercarlo. E’ andata così e stop”.
Matias le rispose molto dolcemente “Sono tuo amico Ali, per qualsiasi cosa ci sono” e lei non se lo fece dire due volte. Doveva distrarsi, fare qualcosa o avrebbe passato la giornata a pensare a quel cavolo di chef così dolce, che l’aveva allontanata da un secondo all’altro. Matias fu sorpreso di sentire che non doveva lavorare, ma in fretta e furia organizzò un’uscita divertentissima con George che ovviamente marinò il tirocinio in ospedale e passò la giornata con loro per cercare di distrarla. Matt provò a nominare suo fratello due o tre volte, ma quando capì che era un argomento delicato per lei, decise di non insistere, chiedendosi però cosa cavolo fosse successo.
Lor, invece, stava vivendo quella giornata come al solito: furioso con tutti, scontroso e triste. La sua psicanalista avrebbe però sicuramente apprezzato il miglioramento, perché generalmente stava male per una settimana in attesa di quel giorno, ma era comunque una magra consolazione. Non lavorò quella mattina, lasciò tutto alla sua sous chef, e rimase a letto a bere, facendo come sempre il bilancio della sua vita. Dug ignorò totalmente la sua richiesta di posticipare quella serata, facendogli ancora una volta capire che persona stava diventando.
 Arrivò al Rochefort molto tardi, e sembrava una rockstar completamente sfatta: occhialoni, capelli incasinati e una nausea spaventosa. Non aveva mangiato nulla, solo bevuto, ed era completamente in crisi. La famiglia di Emily lo avrebbe massacrato, ma lui aveva intenzione di trincerarsi nella sua cucina ed evitare incontri spiacevoli.
“Finalmente!” gli disse sconvolto Dug, che agitatissimo lo aspettava in cucina insieme a Mike, e Lor alzò soltanto gli occhi al cielo.
“Non sono in ritardo…”ruggì scocciato, dirigendosi verso la cantinetta dei suoi vini più pregiati. Dug, sempre in preda al panico, chiese di non bere, di cercare di concentrarsi, ma Lor offrendo a Mike un bicchiere rispose “…se mi volevi concentrato dovevi solo spostare giorno. Hai preteso che fosse oggi? Cazzi tuoi!”
Lor non era mai stronzo con Dug, sapeva esserlo con tutti, ma non con il suo migliore amico, e questo lo ferì.
“Non puoi pretendere che il mondo si fermi per l’anniversario della morte di tua madre…” rispose contrito, e Lor incenerendolo con lo sguardo rispose “ah no? Potrei pretendere che si fermasse solo se stessi per sposarmi, no? Esattamente come fai tu!”  
“Calma…” provò a dire Mike, che da sempre faceva da paciere tra Lor e Roy. Spiegò a Lor che non sarebbe stato possibile rimandare la cena per questioni di lavoro della sposa, e a Dug che Lor aveva bisogno di stare un po’ da solo, e così riuscì a convincerli. Uscendo, però, una volta certo che Dug non potesse sentire, Mike la cavalletta disse piano “perché non c’era Alice oggi?” facendo sospirare Lor molto rumorosamente.
“…vorrei evitare che mi detesti, almeno fino a quando non scoprirà che ho tramato con suo padre alle sue spalle” concluse, mandando giù un altro bicchiere di vino e Mike annuì soltanto. Sapeva che in quel giorno Lor era preso da milioni di fantasmi, che gli annebbiavano la mente impedendogli di essere razionale, e per questo non aveva insistito. Sapeva di dovergli parlare di Alice, ma non era il momento adatto.
Qualche ora dopo, iniziarono ad arrivare gli ospiti e con loro una certa ragazzina dai capelli arancioni, che aveva deciso di sfoggiare un look insolito. Alice, stanca delle polemiche, si era detta che avrebbe indossato un abito di Hellen per quella serata, così avrebbe potuto stroncare i commenti negativi sul nascere. Non aveva voglia di prepararsi più di tanto, perciò lasciò i capelli sciolti, mise un velo di trucco e scese in soggiorno, dove nonna Tess con molta dolcezza le sussurrò “niente trucco stasera? Sei così bella quando metti anche l’ombretto e il rossetto!” facendola sorridere. Alice non aveva voglia di esagerare, e temeva di essere giudicata anche per quello, ma in realtà furono tutti piuttosto gentili con lei.
Arrivati al Rochefort si sentì davvero triste all’idea di rivederlo, ma sapeva di dover affrontare la cosa, così con la scusa di salutare i suoi collaboratori entrò in cucina trafelata e si accorse immediatamente che la musica in cucina era diversa: generalmente ascoltavano jazz o swing, o anche blues e rock classico, ma ora stavano ascoltando...qualche genere indefinibile in francese e Alice inarcò le sopracciglia per chiedere spiegazioni, ma il sous chef rispose solo “Oggi è uno di quei suoi giorni misteriosi…”
Alice non capì, non lo conosceva così bene da sapere che diavolo significasse quella frase e Allie aggiunse “non sappiamo cos’abbia, ma è nervoso, assente e mette questa musica francese oscena. Forse gli è andata male con qualcuna, forse è l'anniversario della prima volta che ha avuto il cuore spezzato, non lo so, ma è veramente insopportabile!”.
Alice, allora, decise di non chiedere nulla, ma era francamente spaventata. C’entrava la donna che aveva amato? Con il cuore in gola entrò nella sua stanza a salutarlo, e lui ruggì solo “NO!” facendola tremare.
“Ho chiesto di non essere disturbato, quale parte esattamente non è comprensibile per il tuo cervellino?” aggiunse, con un tono sarcastico e scortese spaventoso. Alice era alle sue spalle, e Lor non immaginava che fosse lei, ma quando sussurrò appena “Scusa…” la mano gli tremò, e anche il cuore.
“Ai...scusa, non volevo offenderti” le disse piano, notando il suo sguardo mortificato, e lei fece per uscire, quando lui aggiunse “non volevo che mi vedessi così, per questo ti avevo chiesto di non essere qui oggi, ma tutto il mondo si muove in funzione del matrimonio reale e per questo devo essere qui anche io oggi…”
“Capisco…” bisbigliò appena, desiderando soltanto di poter andarsene il prima possibile, e Lor le fece un sorriso molto tenero e le disse piano “sei molto bella vestita così…” strappandole un sorriso. Dug ovviamente li interruppe, e così Alice tornò in sala a parlare di cose che non le interessavano, mentre il suo cuore si chiedeva cosa avesse lui, che aveva davvero uno sguardo triste. Poche volte lo aveva visto così afflitto e sconvolto, perciò rimase a pensarci per un po’, fino a quando la signora Rosings chiese di parlare direttamente con lo chef per il menù. Dug fissò Mike sconvolto e spaventato, ma l’amico con un sorriso spiegò che lo chef era indisposto e non poteva parlare in quel momento.
“Oh allora è tutta una farsa se non ha cucinato lui la cena, siamo venuti a perdere tempo?” aggiunse scocciata, con i suoi modi da aristocratica snob e Dug gli assicurò che l’aveva cucinata lui, ma non sarebbe stato facile farlo uscire a parlare.
“Quindi è normale secondo voi che un tre stelle Michelin serva un pesce così unto? Perché per me è al limite dello scandalo!”concluse con fare schifato osservando il meraviglioso salmone preparato da Lor.
“Non è unto, signora, non si 'unge' il salmone, per l’amor del cielo” rispose con fare nervoso, quello che generalmente era l'uomo più gioviale e adorabile del ristorante, che era giunto sentendo chiamare il suo nome da quella rompiscatole, e che poi uscì a fumare borbottando imprecazioni in francese.
“Ho detto qualcosa che non va?”chiese con fare assolutamente ipocrita la signora Rosings e il suo futuro genero svelò finalmente l'arcano. “No Wanda, assolutamente. Anzi perdonalo. Oggi è l'anniversario della morte di una persona importante per lui, ed è sempre così, cambia completamente umore in questi giorni...”
Alice sorrise tristemente e per un attimo si sentì la persona peggiore al mondo, ma immediatamente suo padre chiese “Sabine?” e Dug annuì.
“E così oggi è un brutto anniversario...” Gli disse sorprendendolo alle spalle e lui annuì soltanto. “Dug ha detto a tutto il mondo della morte di mia madre solo per giustificare le mie azioni, eh?” Aggiunse e lei annuì sorpresa, perchè non aveva idea che Sabine fosse sua madre.
“Beh probabilmente lo avrei fatto anche io. Alla fine lo stronzo che crea problemi al matrimonio di Dug sono stato io, ti devo delle scuse…” aveva letteralmente sussurrato l’ultima parte, fissando improvvisamente negli occhi Alice che annegava nei suoi sensi di colpa.
“Non esageriamo” disse lei sorridendo dolcemente e portandosi la mano di lui alla guancia aggiunse “Non hai mica il mio potenziale distruttivo. Ti piacerebbe, eh?”
Per un attimo Lor rise, si rese conto che quel gesto di distensione di Alice gli aveva davvero fatto bene e così le mise una mano sulla spalla e con la testa contro la sua sussurrò afflitto “sono ubriaco da morire Alis. Ha ragione lei, ho sbagliato il salmone e mi sono anche tagliato…”
“Era buonissimo il salmone…” rispose lei dolce, e senza pensarci troppo si portò il suo indice ferito alle labbra e gli diede un bacio. Quel gesto così tenero lo fece sorridere e fissando due enormi occhi verdi su di lei disse piano:
“E’ stata investita Alis. Aveva poco più della mia età quando l'hanno uccisa...era una bambina...”
Alice non riuscì a dire nulla, ma i suoi occhi pieni di compassione lo spinsero a continuare.
 “Era una ballerina con lunghissimi capelli biondi e ondulati, un corpo esile e...i miei occhi. Non avrebbe fatto carriera, o almeno lei così diceva, perchè non era tanto brava, e per fortuna incontrò un folle ereditiere della Borgogna, ossia Maurice, mio padre. Quel pazzo si innamorò in fretta, e la corteggiò spendendo franchi su franchi, ma lei resisteva. Non le piaceva perché era troppo spocchioso, ma alla fine s'innamorò e vissero molto felici per un po'. Arrivai io, e lei aveva solo diciannove anni e mio padre ventidue, e anni dopo decisero di mettere al mondo Matias ed era tutto perfetto. Poi, una mattina come tante, io ero a scuola e...lei è stata investita ed è morta sul colpo.” Alice gli prese la mano allora, ma non disse nulla e lui continuò “Mio padre, poverino, non ha mai accettato la cosa. Ci ha provato, e per qualche mese è anche riuscito a convincersi, poi due giorni prima dell’anniversario della morte di lei, lo trovarono morto. D'infarto, dicono, ma io so che è di crepacuore, l'ho sempre saputo. Lui la amava più di tutto, più di se stesso anche. Loro erano come quegli uccellini che si accoppiano per tutta la vita e...beh è durata poco...”
Alice sorrise soltanto, ma aveva gli occhi pieni di lacrime e gli fece molta tenerezza. Per un attimo dimenticarono letteralmente tutto il resto del mondo, e finirono per tenersi la mano fronte contro fronte.
“E una volta l’anno, in questo giorno, vivo la mia penitenza: ascolto la sua musica, guardo le sue foto e mi costringo a pensare a come sarebbe se lei fosse nella mia vita, a quello che direbbe se sapesse di me come uomo, e realizzo che lei non sarebbe affatto fiera di me.”
“Lor non è così…” bisbigliò appena Alice, e lui scuotendo la testa disse serio “…non ho costruito nulla Alis. Non ho una famiglia, e(peggio ancora) alla mia età non sono in grado di fidarmi totalmente delle persone. Non ho nessuno, e persino tuo fratello, che è la persona più vicina che ho, ha iniziato a non sopportare più i miei momenti no…”
“Capisco come ti senti…” sussurrò lei piano, infilando la mano nella sua e Lor ribatté “Lo so, è per questo che te ne sto parlando. La nostra connessione è sempre stata a limite della magia. Stranamente tu sei sempre riuscita a capire le emozioni che provo, anche molto meglio di me, e mi hai sempre accettato, anche quando io stesso facevo fatica a farlo…”
Alice sorrise, ricordando il momento in cui si erano aperti l’uno con l’altra anni prima, raccontandosi le paure e il dolore che provavano per la malattia di Hellen.
“Capitano anche a me momenti come questo, in cui sento di essere una delusione totale per tutto e tutti, e proprio in virtù di questo posso considerarmi una specie di esperta…”gli disse piano, accarezzandogli i capelli e Lor sospirò forte.
“Ma la differenza è che io sono davvero come tu dici di essere, mentre tu no. Non è vero che non hai costruito nulla: hai tirato su dal nulla il Rochefort, hai fatto tantissima fatica per imparare a cucinare e farti un nome e lo hai sempre fatto correttamente, senza sgomitare o calpestare i tuoi avversari, tanto che mi hai detto di avere una miriade di amici chef…”
Questo era vero, e Lor doveva ammetterlo, ma non disse nulla.
“E non è vero che non hai nessuno. I tuoi migliori amici ti adorano, anche se Roy è stronzo, Mike è inutile e Dug è egocentrico quanto te, più o meno. I tuoi nonni ti amano e Matias desidera disperatamente un rapporto con te…” provò a dirgli incoraggiante e Lor sospirando ribatté “…giusto: sono anche un fratello pessimo!”
“No, non è così. Forse in passato non sei stato il fratello dell’anno, ma ora è cambiato. Quest’anno avete fatto tanti passi avanti, no? Vi sentite spesso, sai di Ava e della loro storia a distanza, e state imparando a conoscervi. Almeno devi considerarlo come un passo avanti. Lei sarebbe felice di vedere i suoi ragazzi insieme in sala giochi o a cena, non puoi negarlo”.
Lor annuì, e realizzò che ancora una volta Alice aveva fatto la sua magia, e ora si sentiva finalmente meglio. Nessuno era mai riuscito a portare luce in quel suo giorno oscuro, eppure Alice lo aveva tirato fuori dal suo loop di rimorsi e rimpianti con la sua solita dolcezza.
“E tu? Perché non ci sei in questa lista?” le chiese confuso, finalmente più sereno, ma Alice si strinse nelle spalle e fissandolo con enormi occhi tristi rispose “…perché non ho idea di cosa tu voglia sentirti dire da me…” facendolo rabbrividire.
 Le chiese solo cosa intendesse, ma lei rispose piano “hai detto che ti serviva spazio e non è l’ideale che io mi metta a dirti che sei importante per me, perché magari sembrerei solo più stupida…”facendolo rabbrividire. La afferrò per il braccio in quel momento, e se la tirò sul petto. La strinse con tutte le sue forze, e Alice si sentì morire.
“Non volevo allontanarti Ali, era solo per oggi. Cercavo di non ferirti. Scusa…” le disse piano stringendola e lei bisbigliò “menomale!” facendolo sorridere.
“Dimmi che ci tieni a me…” provò a dire, un po’ insicuro e con il cuore a mille, e lei annuì soltanto.
“Ci tengo molto Lor…” confessò dolce e lui sorrise sentendosi finalmente meglio.
“Allora mi vado a scusare con la stronza untrice di salmoni per calmare gli animi e poi…vieni da me per il dolce? E magari mi fai dormire su quel tuo morbidissimo seno…?” le chiese sfacciato, ritrovando quel suo bellissimo sorriso da seduttore, portandosi una mano ai capelli per sistemarli come faceva sempre e Alice scosse solo la testa dispettosa e rispose “Spazio Lor…” facendolo ridere.
“Devo implorarti, adesso?”aggiunse divertito e lei stringendosi nelle spalle rispose che non ne era sicura, allora Lor l’afferrò di nuovo e le diede un bacio lunghissimo ed estremamente passionale, che le fece venire i brividi.
“Dai, per favore…”aggiunse piano e lei sussurrò “mio padre non me lo permetterà mai…” facendolo sbuffare.
“…però se ci alziamo presto, magari non si accorge che sono stata fuori tutta la notte…” provò a dire, incredibilmente presa dal suo sguardo e Lor sorrise contento.
Nota:
Eccomi, come vi avevo promesso. Allora che ne pensate del povero, instabile Lor? E del loro rapporto? Vi siete accorti, vero, che prima o poi ci sarà una cosa enorme da affrontare? Vi abbraccio tutti per aver letto e vi ringrazio.

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Capitolo 17
*** Capitolo 23 ***


Capitolo
“Che cosa faremo per l’addio al celibato di Dug? Non manca tanto ormai e sono curiosissima di sapere cosa hai in mente…” gli sussurrò la sera dopo, mentre Lor fumava distratto e lui ridendo rispose “cosa faremo noi, tu non sei contemplata…”
Alice alzò il sopracciglio scocciatissima, ma non sapeva cosa rispondere esattamente, quando Lor mettendole una mano sulla testa rispose “Comunque la signora Emily mi ha proibito qualsiasi cosa. Ho una lunghissima lista di cose vietate che, parole sue, farebbero saltare il matrimonio…”
“Addirittura?” ribattè incredula e Lor scuotendo la testa le spiegò serio che Emily si comportava sempre così con Dug.
“…sembra che gli faccia un enorme dono stando con lui. Non hai idea di quante volte lo minacci di lasciarlo per costringerlo a fare qualsiasi cosa…”concluse amaro, abbracciandola all’improvviso. Lor era a torso nudo e Alice indossava una sua camicia aperta, ed erano sul terrazzo perché malgrado tutto odiava fumare dentro casa. Per qualche minuto rimasero ad abbracciarsi, poi lei chiese di vedere la lista di Emily e dopo cinque minuti raggiante disse “Che idiota. E’ una lista semplicissima da eludere!” incuriosendolo.
“C’è scritto niente cose illegali, ad esempio. E’ straordinariamente generico e anche stupido. Molte cose che non sono legali qui, altrove lo sono…” spiegò e Lor si mise a ridere. Le spiegò che aveva pensato che non servisse essere troppo furbi con “uno stupido chef”.
“…e ha pensato male. Possibile che ti conosca così poco? Insomma io avrei incluso migliaia di varianti possibili sapendo di avere a che fare con te, ma lei è stata stupida. Portiamolo ad Amsterdam, Lor…” 
Alice lo fissava entusiasta e lui pensò soltanto che non era una cattiva idea, e che probabilmente gli avrebbe dato anche l’occasione per stare con lei un pochino in più, così chiese “…non c’è scritto nulla sull’andare all’estero? Possibile sia stata così ingenua?” e lei scosse solo la testa facendolo sorridere.
“…e sia, allora. Io devo partire per Parigi domani, perché la mia migliore amica ha la prima possibilità in carriera di prendere una stella e mi ha chiesto di esserci, ma ti lascio la mia carta per organizzare tutto…”spiegò tranquillo, ma Alice fu letteralmente trafitta dalla gelosia. Pensò un milione di domande tutte insieme: chi diavolo era quella donna? Perché diavolo Lor ne parlava con tanto affetto? Era innamorato di lei? E lei sapeva che facevano sesso insieme? E perché non l’aveva mai sentita nominare?
In quel momento, però, mentre Alice si perdeva nelle sue paranoie, Lor tranquillissimo le porse la carta.
“Addirittura?” chiese confusa, ma ancora estremamente sconvolta per la questione dell’amica, e Lor annuì soltanto, e scrivendo qualcosa sul cellulare le disse “…ti ho mandato il pin. Spendi quello che serve, non volo in classe economica e non voglio finire in un ostello o un postaccio!”
“Lor ma sei pazzo? Mi lasci la tua carta e il tuo pin? E se ti derubassi? Se facessi acquisti folli su internet?” gli ruggì un po’ più scortese di quanto non volesse e Lor ridacchiando rispose che se non poteva fidarsi di una persona che conosceva da tutta la vita, non sapeva di chi potesse farlo, ma poi realizzando che era stranamente nervosa, aggiunse baciandola “…usa pure la mia carta per comprare tutta la lingerie e i vestitini sexy che vuoi…”.
Pensava di essere seducente, di averle detto qualcosa di carino e confidenziale, ma Alice rigidissima ribattè che sembrava una specie di sugar daddy offendendolo a morte.
“Io non sono quel genere di donna, cazzo…” ruggì, un secondo prima di alzarsi.
“Che ho fatto? Perché te ne vai?” le chiese perplesso, seguendola dentro casa, ma lei vestendosi inventò che il padre le aveva detto di rientrare presto, lasciandolo a sospirare.
“ti aggiorno domani per la questione del viaggio, ok?” concluse nervosa, ma senza fissarlo negli occhi e Lor provò a prenderle la mano per sistemare le cose, ma lei lo scansò.
“Alis…” provò a dirle, con moltissima dolcezza, ma lei si allontanò e ignorò totalmente lo sguardo languido e dispiaciuto che aveva.
Provò a scusarsi per messaggio per la questione della carta, si disse che probabilmente quella cosa l’aveva offesa, ma Alice continuò a tenerlo a distanza e lui davvero non riusciva a capire. Sembrava si volessero così bene fino a poche ore prima, si erano scambiati affetto, coccole e molta dolcezza, e questo lo confondeva molto. Non ci arrivò minimamente a pensare che fosse la gelosia ad allontanarla, e fu una persona speciale a farglielo capire.
Cristina Arrietti era incredibilmente agitata quella mattina, ma sapeva che l’arrivo del suo chef preferito avrebbe cambiato le cose. Avevano cominciato insieme, era stata sua collega per un po’, ma lui era cresciuto esponenzialmente e lei era rimasta per un po’ sua sous chef. Ora aveva finalmente la prima chance come chef, e ovviamente aveva chiesto a quell’egocentrico biondo di supportarla, perché malgrado tutto Lor era una delle poche persone che gli dava sicurezza in cucina.
Gli lesse immediatamente in faccia che qualcosa non andava, ma lui cercò di essere gentile e meno egocentrico del solito. Eppure, continuava a fissare il cellulare e dopo dieci minuti Cristina capì che doveva esserci di mezzo la famosa Alice e gli chiese cosa avesse combinato.
“Ne parliamo dopo il servizio, ok?” rispose, cercando di essere gentile e mettere davanti i bisogni di quella che da sempre per lui era un incrocio tra una madre e Dug praticamente,ma lei scosse la testa e con il suo bel sorriso rispose “hai litigato con Alice, già? E’ un record questo!” leggendogli in viso la risposta.
Lor le spiegò che “chissà per quale motivo” rispondeva per monosillabi ai suoi messaggi, e che era fredda come un iceberg.
“…e questo prima o dopo averle detto che venivi a Parigi da un’altra?” suggerì un tantino divertita, osservando la sua reazione. Lor stava fissando fuori dal finestrino, e per un secondo aggrottò le sue bionde sopracciglia confuso, e poi ruggì “Cazzo!” facendola ridere.
“Forse sarebbe il caso che le spiegassi chi sono io, no? Altrimenti potrebbe fraintendere…” concluse serena, guidando e lui annuì soltanto. Non era un discorso da fare al telefono, però, perché era lungo, strano e implicava una domanda che probabilmente avrebbe cambiato tutto tra loro. Pensò che la cosa migliore per quelle poche ore distanti, fosse dimostrare ad Alice che pensava spesso a lei, per calmare un po’ il suo nervosismo, ma non funzionò benissimo.
La cara ragazza di Tokyo, infatti, non sapeva come fare a scoprire chi diavolo fosse questa sua nuova rivale. Sapeva solo che il suo nome era Cristina, perché Lor le aveva scritto che Cristina moriva dalla voglia di conoscerla e le mandava i suoi saluti, facendola impazzire di gelosia ancora di più.
“E’ chiaro, no? Lo ha fatto per dimostrare che c’è anche lei, che probabilmente conta più di me…” commentò al telefono con le sue amiche, e loro provarono una manovra di stalking della chef, ma non avendo molte informazioni finì in un buco nell’acqua, così Alice si rivolse al suo hacker preferito, che l’accolse bevendo un succo di frutta in brick e con un sorriso gentile.
“Matty…tu sai chi è Cristina?” chiese, angosciata, tormentandosi le mani e il suo amico scosse solo la testa, ma le disse che potevano scoprirlo, facendola solo annuire.
“…ma non lo diciamo a Lor, ok? Non ho voglia di litigarci proprio ora che ci vediamo più spesso…” spiegò perplesso e Alice giurò che sarebbe stato un loro segreto, tranquillizzandolo.
Il piccolo Dubois ci mise molto poco a scoprire chi fosse la ragazza, e anche a trovare tutti i suoi profili social.
“Che bella!” commentò senza fiato, perché quella ragazza piccola e magrissima aveva davvero due occhi neri di una bellezza disarmante. Sembrava una ragazzina di dodici anni, ma era molto elegante e raffinata, cosa che Alice non aveva mai pensato di poter essere nella vita. Gli strinse fortissimo il braccio e disse piano “…per favore cerca se stanno insieme” attirando un dolcissimo sguardo del suo amico. Mat pensò che fosse tenerissima, e che, onestamente, non aveva nessunissima possibilità di competere con la meravigliosa brunetta, ma le foto che trovò gli diedero un’altra prospettiva sulla vicenda.
Mentre lei si disperava per le loro foto insieme, infatti, Mat notò che non erano proprio molto intimi e glielo disse, facendole notare una serie di dettagli.
“Hai presente come siete voi due insieme, no? Il suo linguaggio del corpo è totalmente rivolto verso di te. Ha uno sguardo molto diverso, un sorriso diverso anche…” spiegò, cercando di mettere a frutto le letture fatte su come far capire alle donne di essere attratti, mentre lei scuoteva la testa sconsolata.
“Sono belli insieme Mat. Sono della stessa categoria: eleganti, curati, bellissimi e…perfetti…” concluse, lasciandosi sfuggire un sospiro. In quel momento, però, qualcuno decise di doverle parlare, così ricevette una telefonata e quasi sobbalzò vedendo che era lui.
Lor si era divertito a ristorante con Cristina, aveva controllato e proposto suggerimenti per il menù, che lei ovviamente aveva ignorato. Era divertente essere ancora insieme in cucina, faceva tornare entrambi indietro nel tempo, anche se ovviamente le due prime donne non riuscivano a non pestarsi i piedi a vicenda. Aveva continuato a scrivere a lei, che nell’ultima ora, presa dalle ricerche con Mat non aveva neanche visto i messaggi, così aveva pensato di chiamarla. La scusa, che aveva accarezzato e nutrito per tutto il giorno, era semplice: dovevano parlare del viaggio. Così quando lei rispose le disse gentile “Oh ciao Alis, stai bene?” le chiese con fare seducente e lei pensò solo “come no!” continuando a fissare le foto sullo schermo di Mat.
“Ciao Lo…” gli disse piano suo fratello, e lui gentile chiese cosa stessero facendo, ma non essendo particolarmente bravi a mentire furono poco convincenti, insospettendo Lor.
“Bene, ehm…qualsiasi cosa stiate facendo, potete per favore trovare il tempo di organizzare questo addio al celibato di Dug? L’orologio corre…” ribattè seccato, e Alice sospirando rispose solo che aveva avuto altro per la testa, confondendolo.
Chiusero quella chiamata entrambi dispiaciuti. Lor era gelosissimo di suo fratello, e malgrado il rapporto suo e di Alice non gli sembrasse sospetto, quella bugia l’aveva realmente spaventato.
Possibile? Possibile che lei stesse facendo l’amore con Matias? O magari no, magari stavano solo cenando insieme, o giocando ai loro videogames, ma perché non dirlo se era così?
Cristina lo raggiunse fuori, proprio mentre lui era in preda ai suoi pensieri. Il servizio era finito, e si era presa una piccola pausa, per parlare con lui, che da lontano le parve ferito. Non dovette neanche chiedere, perché Lor aveva disperatamente bisogno di sfogarsi.
“Dimmi che non credi che le piaccia mio fratello, per favore…” concluse agitatissimo, e Cristina rubandogli la sigaretta sorrise come si fa con un bambino che sta dicendo una sciocchezza e scosse solo la testa.
“Non posso dirti quello che penso, perché potrebbe davvero spingerti a incasinare le cose, conoscendoti. Ti dico solo che secondo me dobbiamo chiarire stasera questa cosa con questa ragazza…”
“Non le importa, sta a fare chissà cosa con mio fratello…” ruggì serissimo e Cristina scosse solo la testa, ancora una volta.
“Dai, dammi questo telefono, avanti…”gli disse seria, e Lor glielo lasciò, poco convinto, osservandola in silenzio per i successivi minuti, mentre digitava qualcosa.
“Ciao Alice, sono Cristina che ha rubato il telefono di Lor. Noi non ci conosciamo, ma sono molti anni che mi parla di te e oggi mi ha totalmente ossessionata per questo vostro litigio, così ho pensato di fare finalmente il primo passo. Mi piacerebbe conoscerti e diventare tua amica, dato che vengo descritta come la versione femminile di tuo fratello penso che dovremmo finalmente ricongiungere la famiglia, no? Mi dai il permesso di aggiungerti sui social? Giuro che ti racconterò un sacco di segreti imbarazzanti di Lor, se accetti. E poi quando verrete a Parigi potremo andare a cena tutti insieme, anche con il mio futuro maritino. Spero di sentirti presto, Cris…” scrisse, e lo inviò prima che lui potesse leggerlo.
“E non è peggio secondo te, che tu le scriva dal mio telefono, genio del male?” ruggì Lor, senza aver letto il messaggio, ma Cristina scosse solo la testa. Era stata chiara: le aveva detto che Lor la vedeva come un amico, e che le aveva sempre parlato di lei e del loro futuro insieme. Era stata totalmente inoffensiva, ed era certa che Alice avrebbe capito le sue intenzioni.  
Alice sconvolta dal messaggio chiamò Lor, che sorrise soltanto alla sua amica, che ora correva entusiasta tra le braccia del suo compagno giunto a congratularsi con lei per il servizio.
“Ali…” le disse piano, e lei ribattè che non le sembrava avessero avuto un litigio.
“Chi lo sa che ti è passato per la testa! Comunque sei stata molto scostante e fredda e io non credo di essermelo meritato…”rispose, mostrandosi vulnerabile e lei sospirò forte.
“Hai una storia con lei, Lo?” chiese, senza sapere neanche lei bene perché, e lui scoppiò a ridere.
“Per carità!” ruggì divertito, ma lei sospirò soltanto e Lor capì che non gli aveva creduto.
“Cristina per me è una sorella. Una specie di Dug femmina. Siamo da sempre molto legati, è vero, ma non è una questione sentimentale, è solo un’amicizia. Siamo due orfani con nessuno al mondo, ci facciamo un po’ da famiglia a vicenda, ma non c’è mai stato nulla tra noi Ali. Mai, neanche un bacio…” spiegò con molta dolcezza, ma lei non fu totalmente convinta. Vedete, la povera ragazza di Tokyo continuava a chiedersi una cosa: se questa Cristina era così importante per lui, lei che posto aveva nella sua vita?
“…tu e mio fratello, invece? Cosa facevate da soli che io non posso sapere?” le chiese dolce, e Alice rispose solo “ricerche online” lasciandolo perplesso.
“Devo morire di gelosia, eh? Non c’è proprio modo di scoprire questo mistero” le chiese un po’ sconsolato, ma lei sorrise per il suo tono e le sue parole e disse piano “cercavamo di scoprire qualcosa in più su te e Cristina…” facendolo sorridere.
“Bastava chiamarmi e chiedere Ali, non era necessario giocare alle spie. Ho tanti difetti, ma non sono un bugiardo, e non voglio avere segreti con te…” le spiegò dolce, ma anche incredibilmente sollevato, ma lei sospirò e basta. Non era stata una buona idea dirgli la verità, ma non voleva far litigare i due fratelli, così le era parso giusto essere onesta.
“Che ti porto da Parigi, testona gelosa?” le chiese all’improvviso con una voce affettuosa e vellutata, ma lei rispose che non serviva nulla.
“Allora riformulo: quale regalo non mi farebbe sembrare uno sugar daddy?” concluse, facendola finalmente ridere.
“A me piacerebbe regalarti un po’ di lingerie, perché mi sembra una cosa carina, stuzzicante e un po’ sexy. Un modo per dedicarci a noi, condividere un po’ di fantasie anche, ma a quanto pare ‘tu non sei il tipo’…” aggiunse, cercando di convincerla e Alice rispose che avrebbe indossato qualsiasi regalo facendolo rabbrividire.
“…e ora che cosa indossi?” le chiese a bassa voce, e lei ridacchiando spiegò che non poteva parlarne, perché era a casa di Mat.
“…se ci mettessimo a letto tra un’oretta e tu mi mostrassi quello che indossi?” le chiese spudorato, ma lei non riuscì a dire di no, e così anche quella notte fecero l’amore, anche se molto lontani. 
Nota:
Ciao a tutti! Allora eccoli qua con un capitolo un po' diverso dai precedenti. Voi che ne pensate di cristina? Avete un migliore amico/a dell'altro sesso? E soprattutto: pensate sia stata esagerata questa gelosia di Alice? Fatevi sentire, se vi va!

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Capitolo 18
*** Capitolo 24 ***


Capitolo
“Ah ma quindi qualcuno è…” provò a dire Jean, il fidanzato di Cristina, beccando lo chef sveglio e con un sorriso bellissimo, ma la sua compagna sgranò gli occhi e scosse soltanto la testa terrorizzata.
Non si poteva usare la parola “amore” con Lor, perché lui non la usava, la considerava una cosa negativa e diceva di non crederci. Cristina temeva che svelandogli il senso e l’importanza di quei sentimenti che sconvolgevano lui e la rossa, lo avrebbe terrorizzato e spinto ad allontanarsi da lei, e non voleva. Era certa che ci sarebbe arrivato da solo, prima o poi, e che essendoci ormai dentro non ne avrebbe avuto paura. Ma ovviamente non andò esattamente così.
“…è sveglio…?” concluse poco convinto il povero Jean, e Lor scherzando gli fece presente che era strano che loro fossero già in piedi così presto dopo una notte di festeggiamenti sfrenati.
“Abbiamo solo bevuto due birre Lo, niente di sfrenato, le orge e i festini le lasciamo a te…” spiegò Jean punzecchiandolo divertito, ma lui scosse solo la testa.
“…Arrietti, ravviva un po’ questa passione, e che diamine!” provò a dirle per provocarla, ma lei scosse solo la testa, e sedendosi sulle gambe del suo amore rispose piano che stavano benissimo com’erano, facendolo sorridere.
Lor apprezzava molto il rapporto tra Cristina e Jean, perché era molto equilibrato a differenza di quello dei suoi amici con le loro mogli. Non c’erano ricatti e minacce, nessuno usava la parola “amore” per costringere l’altro a fare cose che non voleva, e si rispettavano molto. Era felicissimo che fosse finita con un loro amico comune, che la amava e le dava tutto quello che meritava, perché la cara Cris aveva davvero la fissa per i cattivi ragazzi e Lor aveva dovuto difenderla più di una volta da situazioni sgradevoli.
“Piuttosto tu cerca di conquistare questa ‘Ragazza di Tokyo’ per usare le tue parole…” aggiunse Jean con fare amichevole, e la sua donna concluse serissima
“…e di farla durare, per l’amor del cielo! Perché se non dura con lei…”
“…non c’è speranza per me, lo so. Me lo ripeti da una vita, nonna!” concluse lo chef divertito, prima di illustrare a entrambi il piano che aveva preparato per Amsterdam che gli permetteva di stare un po’ con lei e di farle anche delle sorprese carine.
“…e tra venti minuti arriva il mio taxi. Vedrò Urlen e Roissy per la questione del ristorante che volevano aprire con me, e poi le farò qualche coccola, e magari le passeranno tutte queste insicurezze…” concluse con un sorriso davvero dolce.
Cristina lo strinse fortissimo prima di farlo andare via, e ancora una volta gli ripetè piano “devi essere gentile con lei, è una ragazza insicura che è stata ferita tanto, non avere fretta. Sii dolce e comprensivo, capito?” facendolo ridere. Lo trattava spesso come se fosse un ragazzino idiota, ma era la persona più saggia che c’era nella sua vita e non poteva arrabbiarsi più di tanto.
“…e sii sincero: dille di quella cosa del padre. Trovate insieme un modo per salvarla e farla tornare a Tokyo, se è quello che lei vuole davvero, oppure per farle seguire i suoi sogni un po’ più vicino a te…” aggiunse fissandolo come chi sa benissimo quello che sta dicendo, e lui scosse solo la testa. Era ovvio che lei volesse tornare in Giappone, era la sua vita, ma sarebbe stato bellissimo se gli avesse detto di voler restare con lui.
“Dalle la mia crema di nocciole e la confettura di albicocche e spiegale come si conservano, mi raccomando. E portamela Lor. Portamela a Parigi, per favore!” aggiunse, facendolo sorridere. Sì, gli sarebbe piaciuto molto portarla a Parigi, anche se quella città era una ferita aperta per lui, ma lei avrebbe accettato?
“…ah e ultima cosa: non comprarle solo lingerie, altrimenti penserà che vuoi solo quello e noi non vogliamo che lo pensi…” aggiunse seria, facendolo ridere. Non le aveva raccontato di quando gli aveva dato dello sugar daddy, ma evidentemente era quello che il mondo si aspettava da lui: che fosse un porco, che volesse solo il suo corpo. In realtà erano i suoi occhi e i suoi abbracci a mancargli, ma nessuno sembrava volergli dare il beneficio del dubbio, quindi non volle dirlo.
“…e tu invece fai qualcosa di speciale per il povero Jean! Sconvolgilo, sorprendilo e seducilo un po’, porca miseria!” concluse divertito, per punzecchiarla, ma Cristina ribattè che non erano affari suoi e lo salutò facendogli la linguaccia. Era realmente preoccupata per lui, perché Lor viveva di enormi alti e bassi, e per quanto favolosi fossero gli alti, sapeva farsi davvero male quando cadeva. Aveva sofferto tantissimo anni prima, quando lei si era fatta trovare con un fidanzato dopo averlo illuso che stesse nascendo qualcosa tra loro. Cristina aveva dovuto tirarlo su in tutti i modi possibili, ma solo il tempo aveva lenito il dolore, lasciando purtroppo la ferita ancora aperta. Adesso sperava con tutto il cuore che Alice riuscisse a dargli un po’ di pace, a proteggerlo dai suoi demoni, ma ne aveva anche paura. Anche lei era abbastanza fragile e insicura, a quanto le aveva detto Lor, e Cristina temeva che potesse incasinarlo ancora di più. Una delle cose che le faceva più paura, però, era che le insicurezze della rossa potessero convincere lui ad allontanarsi da lei, e non avrebbe potuto sopportarlo. Perciò mentre Lor sceglieva i cioccolatini migliori da regalarle, Cristina sospirava chiedendosi come sarebbe finita quella situazione, accarezzando i capelli di Jean, che invece era abbastanza ottimista.
********************************************************************
Lor rientrò ad Inverness in tarda serata e corse subito a cercarla. Si erano detti che si sarebbero visti direttamente il giorno dopo, perché avevano l’aereo nel pomeriggio, ma lui non aveva nessuna voglia di aspettare. Alice stava giocando a un gioco di ruolo con Mat e George, chiacchierando di quel viaggio folle in cui era riuscita a trascinarli e che avrebbero fatto poche ore dopo, quando ricevette un messaggio da lui che la fece sorridere.
“Sei da Matias?” le aveva chiesto, ma sapeva già la risposta, perché ne avevano parlato poco prima e Alice aveva risposto di sì mandandogli un cuoricino.
“Scendi un attimo?” aggiunse, mandandola totalmente in crisi.
Alice pensando di non vederlo era totalmente in tenuta casual, tanto che George l’aveva anche presa in giro dicendole che sembrava quasi un ragazzo. Non voleva che Lor la vedesse così, perciò cominciò ad agitarsi e a imprecare contro Mat, colpevole di non avere make up dentro casa.
Matias corse in bagno a cercare qualcosa per aiutarla, ma non aveva proprio nulla, ma George invece era preparatissimo. Nel suo “borsello delle meraviglie” infatti aveva l’essenziale per le sue conquiste improvvise: così oltre allo spray per l’alito e un super deodorante, offrì ad Alice anche un correttore, un burro cacao e un mascara.
“Li ho dimenticati dall’ultimo cosplay…” spiegò nervoso, mentre Mat rideva a crepapelle per quella situazione e Alice lo ringraziava.
“Fermati!” le intimò George mentre stava per uscire, e le sciolse i capelli, glieli cotonò con le mani e provò a darle un po’ di colore alle guance con dei pizzicotti. Le disse di mordersi le labbra per arrossarle un po’ e mentre Matias li fissava confuso, ma anche divertito, aggiunse serio “ e apriti la felpa e vedrai che non guarderà altrove!” facendola ridere.
“Preservativi non gliene presto, se li paga lui!” concluse, mentre Matias rideva di lui vergognosamente.
Alice scese nervosissima, perché non si sentiva assolutamente a suo agio, ma anche perché aveva troppa voglia di vederlo. Non le aveva detto che l’avrebbe raggiunta, voleva farle una sorpresa, e il cuore le schizzò in gola trovandoselo davanti. Era ancora più bello del solito: vestito casual, con una polo verde acqua che sottolineava il suo petto ampio e l’addome magro, evidenziandogli allo stesso tempo i bicipiti. Il verde esaltava i suoi occhi, e Alice pensò solo “sei troppo bello” ma non disse nulla e dovette trattenersi molto quando lui aprì il finestrino e le fece cenno di salire.
“Porto doni…” provò a dirle, ma lei si strinse forte contro il suo petto e non riuscì a respirare per qualche istante.
“…da quando mi fai queste sorprese?” sussurrò, stretta contro il suo petto e Lor accarezzandola chiese solo se l’avesse disturbata, ma con un tono dolcissimo.
“…sembro scocciata?” chiese fissando i suoi piccoli e languidi occhi nocciola nei suoi, e lui sorrise piano e la strinse di nuovo con molta forza, spiegandole che aveva voglia di vederla e di darle i suoi regalini.
Alice ignorò totalmente i pacchetti, e rimase a fissarlo negli occhi per qualche istante.
“…non potremo avere privacy nei prossimi due giorni ad Amsterdam, se non rubando qualche momento di tanto in tanto…” spiegò dolce e un po’ dispiaciuto, mentre lei aveva preso a far scorrere le mani lungo la sua schiena.
“...perciò mi andava di stringerti ancora un po’ prima di fingere di essere solo amici…” concluse languido, ma Alice prese a baciarlo e cinque minuti dopo entrambi avevano deciso di abbandonare i due amici e di dedicarsi un po’ a loro due. George commentò solo che il suo deodorante funzionava sempre, facendo ridere il cugino.
Alice tenne stretto Lor per tutta la notte, baciandolo, mordendolo, graffiandolo, accarezzandolo e giocando con i suoi capelli.
“Non ti arrabbiare…” aveva detto piano e con dolcezza, perché i suoi capelli ricci ormai erano totalmente sconvolti, ma lui ridendo aveva risposto che aveva totalmente perso il controllo di quelle ciocche e della sua testa, facendola ridere.
“Mi preoccupa fare finta di essere solo amici…” le aveva detto piano, fronte contro fronte sui cuscini e lei aveva sorriso e lo aveva baciato ancora.
“…non penso che ci riusciremo…”aveva concluso dolce, facendolo ridere.
“Non ci riusciremo affatto” spiegò divertito, addormentandosi con le dita nei capelli arancioni di lei.
Nota:
Ciao a tutti! Allora mille domande in questo capitolo: che ne pensate del rapporto tra Cristina e Lor? Delle sue preoccupazioni anche? E di questi due teneroni che si fanno le sorprese? E (ultima, giuro) dell'amicizia tra Ai, george e Mat? Siete curiosi di sapere cosa combineranno i nostri eroi ad Amsterdam? fatevi sentire, vi aspetto

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Capitolo 19
*** Capitolo 25 e 26 ***


Capitolo
Alice impazzì per i suoi doni, ma li aprì soltanto il mattino dopo, perciò il caro chef non potè vederla con tutta la lingerie che le aveva regalato. Mangiarono insieme i cioccolatini e i macarons (che Alice detestò, ma senza confessarlo), provò il profumo nuovo che le piacque moltissimo, ma impazzì letteralmente per le action figures che le aveva regalato. Aveva dimostrato di sapersi occupare di lei, ma anche di aver pensato tantissimo a lei e questo l’aveva resa felicissima.
Si separarono dopo poco, perché c’erano molte cose da sistemare e un vero e proprio rapimento da organizzare, ma entrambi rimasero a pensare alla sera precedente.
Alice fu costretta a discutere molto con suo padre, perché non voleva che lei “s’immischiasse” nel famoso viaggio del fratello, e la lite assunse toni molto accesi quando Neil le ruggì che “una ragazza per bene penserebbe a cosa fare della sua vita, invece di andarsene in giro a sbevazzare insieme a un gruppo di maschi”.
Non voleva litigarci, si era detta che non lo avrebbe fatto, ma quelle parole la ferirono troppo, così ruggì “Io non sono come mi vuoi tu, puoi fartene una ragione?”lasciandolo senza fiato. Alice aveva le lacrime agli occhi, e stava fissandolo con lo stesso sguardo severo di sua madre, facendolo totalmente rabbrividire.
“Non puoi metterla così,è troppo comodo dire sono così, prendere o lasciare. Non metto in dubbio chi sei, ma le tue scelte…” provò a dirle, calmando un attimo i toni, ma Alice scuotendo la testa rispose che le sue scelte la rendevano la persona che era, facendolo sbuffare.
“ Puoi ancora cambiare, rimediare…” provò a dirle, ma lei scuotendo la testa rispose “Non voglio cambiare, vorrei essere accettata per quello che sono, da mio padre almeno. Però credo sia davvero troppo difficile…” facendolo brontolare per molto tempo.
Pianse per quel loro confronto così rigido, perché sentiva nettamente che suo padre non era in grado di amarla ora che aveva mostrato di essere troppo diversa da quello che si aspettava. Scrisse a Lor che sospirò soltanto leggendo delle ennesime cazzate di Neil, e provò a farla sorridere, senza successo. E poi giunse nonna Tess a consolarla, con i suoi abbracci e le sue parole giuste, che le fecero tornare il sorriso.
Si rividero davanti a tutti al Rochefort, e Mike pensò che fossero davvero i peggiori bugiardi del mondo quando Alice lo salutò con una pacca sulla spalla. Non aveva un’idea precisa di cosa stesse succedendo, ma sapeva che non erano così distanti come volevano far credere.
“Sia chiaro che io non approvo questa idea. Vi assecondo, ma penso che sia una cosa stupida…” spiegò con il suo solito tono di biasimo, ma stranamente non fu Lor a mandarlo al diavolo, ma Roy che era entusiasta di passare qualche giorno fuori di casa, libero dalle responsabilità. Il più felice di tutti, però, giunse in quel momento: George era euforico e si trascinava dietro un sorridente Matias, che era particolarmente indifferente a quello che stavano per fare, ma era felice di passare del tempo con quelle persone a cui teneva.
“perché ci siamo incontrati qui e non in aeroporto?” chiese il dottore felice e Alice spiegò che c’era da inscenare un rapimento, per salvare le apparenze e convincere la sposa che l’idea del viaggio fosse del maledetto chef, facendo ridere tutti.
“…quando in realtà è della damigella della sposa il merito, ma…ok!” concluse Lor, fissandola con tantissima dolcezza da far pensare a Mike “è un vero casino!”.
E così fecero tutto nel migliore dei modi: usarono l’auto di Roy, e mentre Dug usciva tranquillo lo incappucciarono e rapirono.
"Ma cosa...?"Chiese Dug sconvolto, una volta liberato dal cappuccio in auto e Lor sornione rispose "Sorpresa. Andiamo al tuo addio al celibato..."
 Dug spaventato come un coniglietto cominciò allora a fargli tonnellate di domande, ma lui decise di non rispondere, e continuò a fissare con sguardo d’intesa la sua partner, che stava cercando di ammutolire Dug.
Alice era certa che non le sarebbe piaciuta quella situazione, invece stava impazzendo per i suoi occhi addosso, così decise di provocarlo dicendogli via messaggio che aveva indossato uno dei suoi regali francesi. Lor provò un brivido fortissimo per quel messaggio, e non potè evitare di mordersi il labbro fissandola. Si provocarono un po’ via messaggio, ignorando totalmente di essere in pubblico, ma presto giunsero in aeroporto ed ebbero altri problemi.
 Dug, sconvolto e disperato, aveva continuato a fare mille domande a cui nessuno si era degnato di dare una risposta, e impazzì vedendo l’aeroporto. Emily era molto arrabbiata con lui, perché la fioraia aveva sbagliato la tonalità degli addobbi del fiore che lui e gli altri dovevano mettere all’occhiello, ma non era solo quello. Avevano un po’ di pensieri i nostri sposi, e lui voleva soltanto farla stare tranquilla, ma quando Lor si diresse verso il gate del volo per Amsterdam, iniziò a scalciare come una ragazzina.
“Ragazzi, grazie davvero per il pensiero, ma non esiste. Mi uccide se vado ad Amsterdam. Davvero, non mi lascia soltanto, mi uccide proprio, quindi grazie ma no.”
Provò a supplicare lo sposo terrorizzato, ma il suo testimone scostando gli occhiali con fare teatrale rispose “Abbiamo pianificato tutto nei dettagli amico mio. La mia vice, Ai, ti illustrerà il piano...”
Alice sorrise e con fare lamentevole disse “Emily, Lor lo ha rapito, gli ha messo un cappuccio in testa e solo in aereo ha scoperto dove stavamo andando. E' rimasto per tutto il tempo in hotel e si è rifiutato di venire con noi, e le foto lo dimostrano. Non puoi avercela con lui, è stato Lor a fare tutto, è stato lui a rapirlo e a costringerci a partire. D’altronde tu non gli avevi scritto di non poterlo portare all’estero e lui si è aggrappato alla tua lista…”
“Non lo ha scritto?” chiese, perplesso, ma anche confuso, perché quei due insieme sembravano complici da morire e non si era reso conto che fossero così uniti.
“No, controlla pure…” rispose Lor porgendogli la famosa lista, lasciandolo per un attimo a controllare con attenzione.
“Ucciderà anche voi, lo sapete vero? Vi odierà a vita e passerà i prossimi anni cercando un modo per vendicarsi…” concluse perplesso, ma i due amanti si strinsero nelle spalle all’unisono.
“Possiamo vivere con il suo odio, no Lor?” rispose Alice divertita e lui spiegò che tanto lo odiava da sempre, ci era abituato.
“Non mi ha mai perdonato di avervi mollato da soli con la sua amica durante il vostro primo appuntamento…”spiegò, fissando Alice, che però non ricordava quello che era successo e non aveva capito molto. La cara rossa, infatti, aveva totalmente dimenticato che qualche anno prima per farlo ingelosire aveva accettato di uscire seminuda con un idiota, ma poi incontrandolo in giro insieme a Dug, Emily e la tizia con cui era uscito erano finiti a litigare brutalmente per poi fuggire insieme, dimenticando tutti.
“Ma se anche volessi appoggiare il vostro piano…dove prenderemmo queste foto che mi scagionano?”Chiese lo sposo esasperato e sua sorella rispose “Le faremo! Anzi, iniziamo”dicendolo tirò fuori il cappuccio con cui lo aveva coperto prima, glielo mise in testa e iniziò a fotografarlo in aeroporto.
 “Quanto devo rimanere con questo coso che punge?”ringhiò lo sposo spazientito, e Lor mettendosi in posa accanto a lui con un sorriso smagliante ribatté “finchè non abbiamo finito le foto false. E' tutto calcolato, e devo dire che tua sorella è stata un genio a pensarci!”a Lor scappò uno dei suoi soliti sguardi languidi, e lei sorridendo gli fece soltanto un occhiolino.
“Già Ali, sei un genio del male. Se ti applicassi così anche per le cose serie non saresti...” rispose Dug divertito, ma immediatamente si accorse dall’espressione di Alice di aver detto una cosa sbagliata.
“ Non sarei cosa?Un meraviglioso casino? E poi dove sarebbe il bello? Non tutti possono essere come voi nella vita, perfettini, inamidati, eleganti e sempre con la risposta giusta. Servono anche i pazzi e la gente come me, per tenere in equilibrio il mondo, altrimenti sarebbe una galassia di contabili…sai che rottura.”
Rispose lei, offesa da quel commento, ma facendo finta di niente e Matias rise fortissimo immaginandosi la galassia di contabili, ma non lo disse.
Erano vicini in aereo, insieme a Mat e George, e questo gli permise di farsi qualche coccola distratta, ma spinse anche il cugino dello chef a chiedere perché diavolo si vedessero di nascosto, facendo innervosire entrambi. Nessuno dei due rispose davvero, ma Lor spiegò che era fondamentale che non venisse mai fuori la cosa durante il viaggio, facendola sospirare perché aveva totalmente frainteso.
Alice stava ancora chiedendosi cosa diavolo avessero loro due, se fosse una relazione o una storia di sesso occasionale.
“…una storia di tenerezza occasionale, al massimo…” si disse, perché era evidente che non fosse il sesso il fulcro del loro rapporto, ma non riusciva a capire cosa fosse. Dopo aver conosciuto Cristina, infatti, i dubbi sul loro rapporto la stavano ossessionando ancora di più, ma non aveva il coraggio di chiedergli “se lei è la donna a cui tieni di più al mondo, io che diavolo sono per te?” ma non lo fece. Si godette il suo profumo, e fu molto attenta a non toccargli i capelli per non farlo irritare. Morì però quando lui le cercò distrattamente la mano, e non riuscì a dire nulla quando gliela prese e cominciò a giocare con le sue dita. Chiacchierarono di cose da fare e provare per tutto il viaggio, ridendo e scherzando sereni. George le chiese di disegnargli un tatuaggio e Alice accettò, tirando fuori il suo blocco degli schizzi e mostrando quelli che aveva creato per se stessa, che furono ovviamente approvati dallo chef, che impazziva per il suo modo di disegnare.
“…insomma ormai hai altri amici, ti abbiamo perso…” gli disse piano Dug giungendo di spalle e Lor pensò solo “grazie a Dio è arrivato ora!” perché Alice stava disegnando e non c’era nessun contatto tra loro.
Lor recuperò rapidamente da bere, e raggiunse i suoi amici che lo presero un po’ in giro, come sempre, ma che gli erano davvero grati per aver organizzato quel viaggio, che però si rivelò essere l’inizio della fine della loro amicizia.

Capitolo
Lor ovviamente assegnò le stanze a tutti, gestì la tabella di marcia e spiegò che avevano un impegno per cena, da un suo storico amico che aveva “preparato una cena giapponese in suo onore” facendola sorridere. Lor era in stanza con Matias, mentre lei era sola, ma era evidente che sarebbe stato molto semplice passare la notte insieme, perché Matias non avrebbe fatto domande, perciò si pregustavano entrambi la serata.
Karl Rottman era stato l'insegnante preferito di Lor da sempre, e li accolse tutti con moltissimo affetto. Aveva visto crescere quello scapestrato biondino, fisicamente e lavorativamente e non aveva smesso di accarezzare il sogno di aprire insieme un ristorante ad Amsterdam o a Parigi. Il famoso chef era rimasto molto sorpreso quando gli aveva chiesto un menù asiatico su misura, ma lo accontentò seguendo tutte le indicazioni.
Lor aveva fatto un vero e proprio interrogatorio ad Alice, per capire cosa far cucinare a Karl e lei era letteralmente senza fiato. Così mentre tutti mangiavano e si complimentavano, la rossa seduta di fronte a Lor si era di nuovo persa nelle sue meditazioni. Era bellissimo con il suo completo nero attillato, la camicia bianca perfettamente stirata che metteva ancora più in risalto le sue spalle possenti e quegli occhi, quei due smeraldi penetranti e sensuali. Continuava a fissarla profondamente negli occhi, come quando facevano l'amore, e Alice si sentiva ardere sotto quello sguardo. Era un dannato dongiovanni , ma sapeva guardarla in un modo unico.
 “Miss Alice, non gradisce il piatto?”chiese lo chef allarmato, e lei sorridendo scosse soltanto la testa e rispose “Tutto molto meglio di quello a cui sono abituata io. Direi mille volte meglio. Sono solo un po’ lenta…” provò a dire per giustificarsi, e poi per non ferire i sentimenti di nessuno si ingozzò di ravioli, compiacendo entrambi gli chef. Uscendo dal locale, dopo aver mangiato molto più di quanto pensava possibile, sprofondò di nuovo nelle sue paranoie. Aveva parlato al suo amico chef di lei? E perché? Era stato carino, comunque, era sempre carino e dolcissimo, e questo le faceva davvero perdere la testa, ma c’erano troppe domande nel suo cuore in quel momento e assaggiare la cucina giapponese gliene aveva messa un’altra, non da poco. Il matrimonio era vicino, e una volta passato lei sarebbe tornata a Tokyo, e Lor da Cristina o da chiunque altro volesse.
“Non ti è piaciuta la sorpresa?” le chiese a bassa voce, raggiungendola per strada, e facendola rallentare per prendere le distanze dagli altri.
“Certo che sì! E’ stato molto bello da parte tua, grazie!” ribattè convinta e si scambiarono un sorriso molto tenero.
“Perché sei così pensierosa allora?” aggiunse sospirando, perché non riusciva a capire cosa avesse in testa, ma qualcosa era cambiato da quando era tornato da Parigi. Alice provò a minimizzare, spiegò che aveva soltanto mangiato troppo ma Lor facendole l’occhiolino ribattè “non provarci. Sei letteralmente trasparente, non puoi nascondere nulla…” facendola ridere.
“Pensavo a che succederà dopo il matrimonio…” provò a dirgli fissando la strada, e lui si sentì una morsa allo stomaco fortissima.
“Ci penso anche io, spesso…” ribattè, pensando alla questione di Neil, ma anche a lei che va via, ma non si rese conto dell’effetto che quelle parole avevano avuto su di lei. Alice si era girata a fissarlo confusa, ma anche speranzosa, e rendendosene conto aveva solo avvicinato la mano a quella di lei, sfiorando il dorso della sua mano destra.
“…ma abbiamo tempo, ok? Ce ne preoccuperemo più avanti, non stasera. Godiamoci questa straordinaria città e tuo fratello ubriaco, perché non lo vedremo più così!” concluse, sorridendole, e Alice con il cuore in gola annuì soltanto.
“Qualunque cosa accada, però, voglio che tu sappia che non cambierà quello che tu sei per me…” aggiunse, spingendola ad afferrare la sua mano tanto forte da farlo tremare per un attimo. Lor voleva parlarle, dei suoi sentimenti, della situazione con Neil, provare a farle capire qualcosa, ma aveva il cuore sottosopra e non riusciva a trovare le parole.
“Che tu voglia volare via a inseguire i tuoi sogni, o restare a cercare qui una tua dimensione, non cambierà assolutamente niente…” provò a dire confuso e Alice senza fiato gli strinse solo la mano. Non aveva idea del perché Lor stesse mettendo in discussione la possibilità che lei partisse, ma si chiese se fosse una buona idea. Dopotutto vivere a Tokyo era il suo sogno da sempre, no? E allora perché aveva sempre tanta ansia quando pensava di dover tornare? Perché l’idea di iniziare quello stage che voleva con tutta l’anima la svegliava in piena notte soffocandola? Sarebbe stato più semplice, forse, abbandonare tutto, fare contento suo padre e restare, ma a quel punto avrebbe dovuto abbandonare totalmente i suoi sogni e forse non si sarebbe mai perdonata per quello. Provò a spiegare a Lor quello che stava pensando e lo chef le sorrise con moltissima tenerezza in cambio, spiegandole che era sicuramente più comodo restare, per non confrontarsi con la paura del cambiamento e del fallimento.
“…ma non penso sia la strada giusta per te, e per quanto sarei contento di saperti a Inverness, temo che lo rimpiangeresti per sempre” tirò fuori, sospirando perché era un’amara verità con cui da tempo cercava di fare i conti.
“Farei contento mio padre, però. Magari diventerei…com’è che aveva detto? Una ragazza perbene, o una cosa simile…” osservò divertita, ma Lor ruggì letteralmente “che si fotta Neil!” sorprendendola.
“Avere dei desideri non fa di te una cattiva persona, né una ragazza non rispettabile. E’ quasi eroico che tu sia riuscita a coltivare dei sogni e delle speranze nella tua famiglia. Insomma pensa ai tuoi fratelli: entrambi si sono accontentati di una vita già scritta, si sono fatti bastare il posto in società che tuo padre ha scolpito per loro, senza domande o dubbi. Hanno fatto tutto giusto: gli studi, la società, la moglie e la villetta vicino a quella di papino. Dug non è mai stato più a nord di Edimburgo, dannazione. Eppure non era questo che voleva, anzi ne aveva una paura fottuta. Voleva viaggiare, vivere e conoscere il mondo. Gli avevo giurato che lo avremmo fatto insieme, che lo avrei portato in Grecia e negli altri luoghi dove ho studiato…” spiegò, pieno di risentimento e Alice chiese solo “…e poi che cosa è successo?” facendolo sorridere amaramente.
“…quello che lui chiama ‘amore’ è successo. Una specie di incubo, una minaccia continua. Emily voleva una famiglia, una villetta e un maritino benestante e pulito da sfoggiare al braccio e Dug lo è diventato senza farsi troppe domande. Si è innamorato profondamente, e ha deciso che avrebbe fatto ogni cosa per tenerla accanto, ed ora ha persino paura di prendere un aereo perché potrebbe costargli il cuore e quel desolante futuro che però lui desidera più di ogni altra cosa…” aveva tirato fuori, senza sapere neanche lui bene perché, per poi pentirsene poco dopo perché non aveva mai detto a nessuno quello che pensava della coppia di futuri sposi. Ebbe paura che lei potesse giudicarlo in quel momento, ma lei era semplicemente molto triste per suo fratello.
“…eppure a Neil questo sta bene, capisci? Gli sta bene che suo figlio viva nel terrore di contrariare una donnetta, ma non che sua figlia si costruisca un futuro diverso da come lui lo immaginava per lei. Quindi, tornando al punto di partenza di questo discorso stupido, che si fotta Neil. Hellen sarebbe stata orgogliosissima della donna che sei!” concluse con un sorriso e lei sussurrò solo “speriamo…” ma poi furono interrotti e il loro discorso rimase in sospeso, perché George voleva convincerli ad andare a fumare e Alice rispose solo “Cazzo, sì!” per tirarsi su di morale dopo quel discorso così strano con lui. Fu una nottata delirante, ma estremamente divertente, anche se per ore furono costretti a risollevare il morale a Dug, convinto che la futura moglie non volesse più vederlo e stare con lui. Bevvero molto e malgrado Dug si divertirono davvero tanto, troppo probabilmente, perché Lor fu costretto a mettere a letto la piccola Alice collassata e a rinunciare ai suoi piani romantici con lei, per affrontare un discorso molto più doloroso con qualcuno che era in corridoio a parlare a vuoto con una segreteria.

Nota:
Ciao a tutti! Eccomi tornata e domani vi posterò qualche altra cosina! Allora che ne pensate di questa situazione? Dei discorsi tra Ai e Lor e del gruppo di amici? Fatevi sentire se vi va!

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Capitolo 20
*** Capitolo 27 e 28 ***


 
Capitolo
“…per favore, ascoltami. Ti prego…” stava dicendo per l’ennesima volta, e Lor pensò solo che stesse veramente esagerando, ma provò a offrire da bere a quell’uomo a pezzi, che inaspettatamente se la prese con lui.
“Perché non potevi evitare di incasinare le cose per una volta nella vita?” gli ruggì furioso, e Lor rimase per un attimo a fissarlo molto ferito, ma non disse nulla. Capì che era necessario lasciargli un po’ di tempo e fece per andarsene, quando Dug sputò fuori una cosa enorme.
“Mi ha detto che ha un ritardo. E’ l’unica cosa che ha detto quando le ho scritto che mi hai portato ad Amsterdam e non mi risponde più. Non voglio che stia male o si arrabbi…o che mi lasci ora perché la mia vita non significa nulla senza di lei…” gli spiegò lo sposo sconvolto facendo solo sospirare il suo migliore amico.
“Non lo sapevo, mi dispiace. La chiamerò per tranquillizzarla domani e scusarmi e se vuoi ti cerco un volo per domani mattina…” provò a dirgli mortificato, perché quando c’erano di mezzo i bambini Lor alzava sempre le mani. Un conto era fare arrabbiare un’isterica manipolatrice, altro ferire una povera mamma. Gli era parso strano che Dug bevesse tanto, ma evidentemente era stato un colpo per lui, e stava facendo fatica a metabolizzarlo. Lor provò moltissima tenerezza nei confronti di quel ragazzino dai capelli rossi con cui era cresciuto, così si sedette accanto a lui per parlargli e provare a farlo sorridere. In quel momento, però, Dug  spezzò il cuore del suo migliore amico totalmente, rivelandogli che in realtà non era più il suo migliore amico.
Lor provò a rassicurarlo, a dargli dei consigli, su come addolcire Emily, ma Dug sarcastico gli ruggì “ma che diavolo ne puoi sapere tu di cosa voglia dire, eh? Se una donna ti dicesse di essere incinta scapperesti il più lontano possibile!”
Decise di non prendersela per quell’accusa, perché pensava stesse scherzando, ma quando rincarò la dose e capì che era serio, ci rimase malissimo.
“E’ così facile la tua vita: fai solo quello che Lor vuole e non ti preoccupi mai delle conseguenze, ma per le persone normali non è così. Non siamo tutti egoisti quanto te, ci preoccupiamo dei riflessi che le nostre azioni hanno sugli altri, e abbiamo anche altri equilibri da preservare che non sono sempre e solo quello che ci passa per la testa…” provò a dirgli e Lor pensò che si stesse riferendo ad Alice, che avesse capito qualcosa, quindi sospirando disse piano “…non è così…” ma Dug ridendo rispose “davvero, esiste qualcuno al mondo per cui rinunceresti a fare casino, ubriacarti e a scopare con le donne? Perché onestamente pensavo che per me lo avresti fatto, che avresti accettato le richieste di Emily e le mie, ma te ne sei fregato di tutto, te ne sei fregato di mettere a repentaglio il mio rapporto con l’unica cosa importante della mia vita, solo per bere, scopare e divertirti…”
Lor sospirò soltanto e scosse la testa. Si scusò ancora, provò a spiegargli che voleva solo fare una cosa carina, perché ne avevano parlato spesso di fare quel viaggio e gli sembrava il momento giusto.
“Quando ne abbiamo parlato, eh? Quando eravamo ragazzini! Ma la gente cambia Lor, cresce, solo tu resti sempre il solito ragazzino coglione!” concluse rigido e a quel punto il caro Dubois scoppiò e ruggì “…sei veramente l’unico al mondo che non sa un cazzo di come sono io? O semplicemente è più facile incolpare me che guardare in faccia la realtà?”
Dug lo fissò perplesso per un attimo e Lor aggiunse severo “ Io non ti ho messo una pistola alla testa e non ti ho costretto a partire. Tu volevi fare questo viaggio con i tuoi amici, ne eri felice e non c’è niente di male. Emily però come sempre ha fatto il suo giochino dei sensi di colpa e tu hai dovuto trovare un capro espiatorio, e ovviamente hai scelto me”
“Non osare…” rispose Dug furioso, perché non aveva nessuna voglia di sentire le sue solite tirate contro Emily, ma Lor stringendosi nelle spalle ribattè “non oso niente. Me ne vado e trovati un altro testimone…” lasciandolo lì a macerare nei suoi sensi di colpa.
Non chiuse occhio quella notte, si fece moltissime domande su se stesso, su come la gente lo vedesse, soprattutto Alice, così all’alba finì nella sua stanza, ad accoccolarsi con lei che dormiva profondamente.
Ore dopo Dug provò a parlargli, perché ricordava tutto quello che gli aveva detto, ma Lor rigidissimo rispose che non avevano molto di cui parlare, facendogli scuotere solo la testa.
“Lo vedi? Vedi quello che ti dicevo? Ti ho raccontato una cosa importante, una cosa che mi cambierà la vita, e tu riesci sempre e solo a pensare a te anche in un momento così!” concluse seccato e Lor ribattè “…Mi stavo scusando, provavo ad aiutarti, ma tu hai dovuto offendermi, mortificarmi e dimostrare che non merito di condividere un momento così importante per te, perché io sarei così stronzo secondo te da fregarmene di aver messo incinta una donna!”
“Cosa?” chiese Alice sconvolta, sentendo solo l’ultima parte della frase di Lor, e i due la fissarono molto scocciati.
“Non ho messo incinta nessuna Ali, sono solo le stronzate che dice tuo fratello…” spiegò afflitto, e scansandola uscì dalla stanza, lasciando la povera ragazza di Tokyo a chiedere a suo fratello cosa fosse successo.
Lor nel frattempo era tornato nella sua stanza, perché non gli andava di vedere nessuno, ma trovandosi davanti suo fratello chiese serissimo “Matias io sono davvero uno stronzo egocentrico che pensa soltanto a se stesso?” facendolo sorridere.
“Non penso onestamente, magari negli anni ti sei chiuso un po’, ma ora sei diverso e mi piace molto la persona che sto conoscendo” gli rispose con il suo solito sguardo innocente e un dolcissimo sorriso, spingendolo a fare una cosa assurda: Lor per la prima volta in ventisette anni abbracciò un uomo. Lo strinse fortissimo, per chiedergli scusa e lui ricambiò l’abbraccio, ma senza parlare. Era evidente che qualcosa non andasse in Lor, così Matias lo lasciò libero di esprimere quello che aveva da dire, ma capì anche che era in imbarazzo per quel gesto, e che non lo avrebbe voluto rifare. Fu George a interromperli e chiese solo cosa diavolo gli fosse passato per la testa, ma Lor scosse la testa e uscì in fretta, senza lasciargli il tempo di dire quello che voleva.
Ignorò completamente Dug per tutta la mattina, ma fu abbastanza schivo anche con gli altri, lasciando Alice a chiedersi cosa diavolo stesse succedendo. Le si era sciolto il cuore trovandoselo accanto tutto triste quella mattina, ma Lor non aveva detto nulla le aveva solo chiesto di stringerlo, lasciandola molto perplessa. Ora lo fissava da lontano e gli sorrideva anche, ma non voleva avvicinarsi troppo per non farlo irritare. Continuava a chiedersi cosa avesse il povero chef, ma lo scoprì quando Dug ricevette la chiamata di una scocciatissima Emily che aveva deciso di perdonarlo “forse”, iniziò a sospettarlo.
“Dai è tutto ok, posso tornare a casa e sposarmi comunque, quindi tanto vale che ci godiamo questi giorni, no?” provò a dirgli Dug, fingendo che non fosse successo nulla, ma Lor rigidissimo finse solo un sorriso e non disse una parola.
“Vuoi fare il giro dei musei con quelli noiosi, o vieni con noi?” gli chiese Alice dolce ad un certo punto, e lui sorridendole in modo dolcissimo rispose “me lo chiedi?” facendo imprecare ancora di più Mike mentalmente.
Non ci stava neanche provando a fingere di non fare sesso con lei, ed era evidente. Anche Dug aveva commentato che erano incredibilmente legati quei due, che erano complici in maniera spaventosa, e ormai chiunque aveva capito. Cosa ci fosse esattamente tra loro, Mike lo ignorava, ma non era sicuramente una cosa innocente perché si fissavano come due innamorati. Poteva essere una cosa molto positiva per tutti, però, perchè il caro ragazzo Dubois sembrava abbastanza preso da lei da non rendersi conto di aver fatto colpo, e questo non era da lui. La sera prima al bar aveva offerto da bere a lei per tutto il tempo, e Alice sbronza si era letteralmente accoccolata sulla sua spalla e aveva giocato con i suoi riccioli, ma lui non aveva fatto altro che sorriderle e scostarle i capelli dal viso. L’aveva persino accompagnata in bagno, ed erano rientrati a braccetto, con la scusa che lei era troppo ubriaca per qualsiasi cosa. Erano carini, a Mike non dispiacevano, ma bisognava assolutamente aiutarli perché avevano la maturità di due bambini di cinque anni e non si potevano lasciare da soli.
“Oh andiamo Lor lascia che i ragazzini si divertano e vieni a imparare qualcosa con noi…”provò a dirgli Mike ma lui scosse solo la testa e rispose “Sono uno stronzo, egocentrico, fissato con il divertimento, quindi me ne vado a fumare…”
“Beh lo sei…” concluse Roy e George annuì complice, ma Alice sorrise con molta tenerezza, perché sembrava davvero dispiaciuto e una volta tolti di torno i suoi amici, gli prese la mano e disse piano “…anche io pensavo che fossi stronzo ed egocentrico, lo sai?” facendogli scuotere la testa scocciato.
“…è una cosa di voi Mac Neil, evidentemente…” ribattè seccato senza guardarla, ma Alice si tirò la sua mano sulla spalla e accoccolandosi con la testa sulla sua spalla aggiunse “…dai un po’ egocentrico lo sei…” fissandolo con sguardo languidissimo e lui ridendo annuì.
“…ma sei anche dolce, generoso e buono, e faresti di tutto per i tuoi amici. Solo che hai paura di mostrarti vulnerabile e quindi fai sempre la parte dello stronzo spaccone menefreghista e la gente è abituata a vederti così. Io, però, so che daresti il cuore per Dug, e lo sa anche lui, e per questo ti sei sentito ferito…”aggiunse dolcissima e per un attimo tutte le nuvole sul cuore di Lor sparirono, perché se anche la persona con cui era cresciuto, quella che lo conosceva meglio al mondo, lo considerava un bastardo, la più importante del suo mondo, invece, sembrava vedere tanti lati positivi in lui.
“Sei sempre straordinaria, tu…” le sussurrò piano, fissandola negli occhi e Alice sentì un brivido lungo la schiena quando le baciò pubblicamente le labbra.
“…e non hai idea di cosa sarei in grado di fare per te, invece…” concluse sussurrando sulle sue labbra, e Alice si sentì morire. Si strinsero per un attimo, fronte contro fronte, e poi George iniziò a gridargli contro, così furono costretti a separarsi.
Capitolo
Si divertirono moltissimo in giro per la città e Alice in preda all’ispirazione tirò fuori un vero e proprio capolavoro. Si erano seduti a un bar per bere del caffè perché erano totalmente sballati, ma Alice prese il suo blocco e decise di dover fare un disegno per Lor, per farlo sorridere, così senza pensarci troppo iniziò a lavorare, estraniandosi da quello che aveva intorno.
“Insomma è pronto questo mio tatuaggio?” le chiese George impaziente, ma lei scosse solo la testa e rispose che non ci stava lavorando.
“Wow questo è una forza, lo voglio assolutamente!” ribattè il dottore, sbirciando sul suo blocco da disegno, ma lei gli diede uno schiaffo alla testa e ruggì di farsi gli affari suoi.
“Ci ho ripensato tatuatrice: voglio un leone, non un drago!” concluse, innamorato di quel lavoro che lei stava facendo. Lor era seduto in modo estremamente scomposto sulla sedia del bar, tanto da sembrare quasi sdraiato. I suoi capelli bellissimi erano diventati impossibili da gestire con il caldo e quello aveva dato l’idea ad Alice per il disegno. Aprì gli occhi e le fece un sorriso dolce, ma lei rispose seria “il leone è dello chef…” risvegliandolo dal torpore in cui era affondato.
Lor chiese solo “eh?” ma lei con un sorriso insicuro mostrò quello a cui stava lavorando, ed era veramente bello da morire. Era un leone stilizzato, ma un mandala allo stesso tempo: la criniera sembrava un copricapo indiano, era composta da tante cose diverse come petali, tessuto con perline, foglie e piume.
“E’ la cosa più bella che abbia mai visto…” sussurrò lui senza fiato, accarezzandole il viso per ringraziarla, ma lei sussurrò piano “vedi all’esterno sembra un leone, ed è bellissimo, forte, sicuro e maestoso. Alcuni direbbero anche un po’ stronzo ed egocentrico…”
Entrambi risero per le sue ultime parole, ma lei aggiunse “…ma non è quello che sembra, e solo se ti prendi il tempo e la briga di guardarlo da molto vicino capisci davvero com’è. Ha una personalità poliedrica, è geniale e ha tanti sogni e desideri, per questo ogni ciocca della criniera è diversa.”
Lor si sentì morire per quella frase e la strinse con forza. Pensò solo di non aver mai provato tanto affetto per qualcuno come per quella ragazza con i capelli incasinati e le dita sporche di matita e penna blu.
“Lo…” provò a dire lei, cercando di fargli capire che voleva interrompere l’abbraccio, ma lui continuò a stringerla annegando nel profumo dei suoi capelli, fino a quando lei gli disse “…ci stanno fotografando Lor, siamo nel mezzo esatto di una piazza!” facendolo sorridere. Le tenne la mano per tantissimo tempo, e continuò a fissarla come la cosa più bella del mondo, fino a quando successe un disastro. Arrivarono all’appuntamento per pranzo con gli altri dopo quarantacinque minuti e con i capelli completamente bagnati, ma molto rilassati.
 “Abbiamo fatto il giro dei coffee shop e...avevamo deciso di fare un giro in canoa in un canale, ma...abbiamo naufragato, perciò il tempo di farci salvare, rientrare, indossare qualcosa e siamo qua...”spiegò Alice un po' imbarazzata, ma anche molto divertita da quella cosa, e gli altri tre non smisero un secondo di ridere. Cenarono tutti insieme ridendo e scherzando del naufragio, e Alice raccontò tutta la storia “Ovviamente è colpa di questo stronzo-disse indicando George che se la rideva- prima ci propone un giro in canoa, poi ci offre da fumare e poi, proprio mentre mi sto godendo lo splendido panorama, rilassandomi e prendendo quel po' di pallido sole che c'è, il genio si schianta contro il canale e si capovolge! Neanche mi ero accorta subito di essere finita in acqua!” ruggì divertita, ma stavano davvero bene come non succedeva da secoli. A fine pasto Mike fece segno a Lor di aspettare e lui pensò solo “ok, ci siamo…”preparandosi per il discorsetto.
“Iniziamo da Dug: è pentito. Ha fatto una scenata e vorrebbe non averlo fatto, ma il suo migliore amico sta facendo il gioco del silenzio esattamente come stava facendo la sua futura moglie, e lui non sa come recuperare…” gli disse piano, con il suo solito tono cortese, ma Lor scosse la testa e spiegò che era stato davvero troppo duro con lui stavolta”
“…forse perché è deluso dal fatto che tu sia legato alla sua sorellina e non gli abbia detto nulla?” aggiunse, fissandolo profondamente negli occhi e Lor per un secondo rimase totalmente senza parole, confermando i sospetti di Mike. In realtà “la cavalletta” stava bluffando: Dug non pensava ci fosse qualcosa di romantico tra loro, e aveva solo sparato a zero su Lor perché pensava avesse incasinato il suo matrimonio. Mike, però, era un avvocato e senza grandi problemi trovò le parole giuste per far riappacificare quei due.
“…è una cosa seria, ovviamente. Perché saresti troppo stupido a fare una cosa del genere solo per divertirti, e io non credo tu sia una persona così!”lo rassicurò, e Lor annuì soltanto, ma non disse molto.
“Non è il caso che venga fuori adesso, però. Soprattutto perché penso che Neil impazzirà e la chiuderà in un convento, altro che a Tokyo. Ne parleremo dopo il matrimonio, con calma e solo dopo aver elaborato un piano tireremo fuori la cosa con i Mac Neil. Ora, però, accetta quelle scuse e andate avanti, perché gli si spezzerebbe il cuore a sposarsi senza di te, e lo sai…” concluse e Lor annuì soltanto. Si sedette accanto a Dug al bar e disse serio “chiedi scusa e offrimi da bere” facendo ridere l’amico, che con una mano sulla spalla obbedì.
Nota:
Eccomi come promesso. Allora che ne pensate della lite tra Lor e Dug? E della piccola Alice? Siete pronti a scoprire cosa accadrà dopo questo famoso matrimonio? A domani!

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Capitolo 21
*** Capitolo 29 ***


Capitolo
Al bar quella sera successe una cosa divertentissima. Mentre Lor parlava di nuovo con Dug di Emily, figli e altro, Alice stava facendo dei video con George, quando giunsero tre signorine. Le ragazze appena diciottenni avevano adocchiato ovviamente i due migliori amici, e così spudorate chiesero se avevano voglia di offrire loro da bere. Il sorriso si cancellò letteralmente dal viso di Alice, che si irrigidì moltissimo. Dug rimase per un secondo perplesso, senza sapere cosa fare, ma Lor con un sorriso bellissimo rispose solo “Grazie ragazze ma siamo entrambi impegnati!”. Non alzò lo sguardo su di lei, perché non voleva che fosse totalmente evidente che alludesse a lei. Non avevano definito il loro rapporto, ma non aveva voglia di incasinare le cose. Si erano cambiati insieme dopo il naufragio, e Alice gli aveva regalato dei furtivi attimi di piacere da brivido, perciò aveva solo in mente il momento in cui avrebbe ricambiato.
I suoi amici fecero un sacco di domande su quella situazione, ma lei sorrise soltanto, anche se Roy entrò nel dettaglio del genere di donna con cui Lor di solito stava, facendogli dire solo “stai zitto ciccione!” molto infastidito. Dug gli chiese qualcosa in più sulla sua situazione, provò a capire di che cosa stessero parlando, perché non pensava fosse una storia seria, ma solo un’infatuazione, ma Lor gli rispose “…ne parliamo dopo il matrimonio, ok?” confondendolo.
“Oh ma allora è la famosa ragazza greca?” chiese Dug, facendo totalmente rabbrividire Alice, che senza rendersene conto affondò le dita nel braccio di George.
“Direi di no…” commentò Mike osservando la reazione molto forte della piccola Mac Neil, ma Lor ridendo rispose che non aveva idea di cosa stessero parlando.
“Andiamo…quella che ti aveva messo KO anni fa…eri in Grecia, quindi era greca!” concluse Dug divertito, ma Lor sospirò soltanto e rispose “non era greca…” incuriosendo lei ancora di più.
Non aveva idea di come quegli idioti avessero deciso di tirare fuori quell’argomento quella sera, ma aveva notato che era abbastanza meditabonda e voleva parlarle.
Le lanciò un sacco di occhiate quella sera, e lei sorrise sempre in cambio. Era innamorata, come non le era mai successo, e le premure di lui la stavano facendo impazzire, ma voleva anche scoprire qualcosa in più di questa misteriosa donna e soprattutto si chiedeva se fosse Cristina. Mentre Alice si perdeva nei suoi occhi, guardandolo a distanza, però venne fuori la classica proposta “serata per strip club nel quartiere a luci rosse”.
Mat stravolto rispose che non ci pensava proprio, perché aveva una fidanzata che già stava soffrendo molto per quel viaggio e non voleva ferirla ulteriormente.
“Tenero Matty…” commentò Ai dolcemente, ma in quel momento ricevette un messaggio molto poco tenero del suo fratellone, che era estremamente eccitato.
 “Ci facciamo un privè da soli?” le aveva scritto, un secondo prima che Mat facesse la parte dell’eroe romantico, e ora si sentiva un porco. Alice rispose soltanto “ovviamente no!” e lui non capì, ma chiese spiegazioni e lei ruggì che non le interessavano le cose a tre, nemmeno con le greche, facendolo sorridere.
“Da soli Ali…ci beviamo una bottiglia e ci lasciamo andare un po’, tipo gioco di ruolo…” le spiegò, e lei pensò solo “AH OK!” perché pensava le stesse proponendo cose strane con le spogliarelliste. Non sarebbe stato facile, ma accettò e lasciando tutti perplessi si diressero verso questo strip club. Mat, però, non aveva nessuna intenzione di entrare, così li salutò all’ingresso. In realtà il piano di Lor fallì miseramente, così Alice stanca di guardare donnine nude disse che avrebbe raggiunto Matias in hotel, facendo vociare un po’ di gente.
“A me piace Mat, lo approvo…” le disse Dug soddisfatto, ma Alice scosse solo la testa e Lor ruggì “…ok l’accompagno perché è notte, in una città che non conosce e non è lucidissima”
Roy fece notare che esistono i taxi, ma Mike rispose che era sicuramente più prudente così, e Dug approvò. Finalmente Lor riuscì a stare solo con lei, e la strinse fortissimo all’uscita del club.
“Oh Alis, quanto mi sei mancata…” le sussurrò e lei si sciolse fissandolo negli occhi. Era proprio amore, non lo poteva chiamare diversamente, e avrebbe fatto un male del diavolo separarsi da lui, ma non voleva pensarci.
Camminarono mano nella mano per un po’, chiacchierando piano, con quel modo che hanno gli innamorati di dirsi le cose come se fossero tante promesse d’amore. Alice gli teneva stretto la mano, ma anche il braccio e Lor continuava a cingerle il bacino per farla camminare accanto a lui.
“Posso chiederti una cosa personale?” tirò fuori lei, perché aveva davvero molte cose per la testa e lui annuì serio.
“Hai scritto un post per il compleanno di Cristina, in cui dicevi che è la persona a cui vuoi più bene al mondo…” spiegò serissima e Lor sorrise, pensando “ah era questo, allora?”
“Sì, ed è vero. Come per Dug, uguale. Anche se è un coglione e probabilmente ora mi è calato di cinque o sei posizioni…”ribattè divertito, ma lei sospirò e chiese “Lor com’è possibile che non state insieme? E’ perché lei sta con un altro?”
“Ma quoi? Cosa Alice? E’ la mia migliore amica, non stiamo insieme perché non abbiamo mai pensato di poterlo o volerlo fare. O meglio, lei sì per un periodo, ma io mai…”
“Mai pensato di farci sesso? Dai andiamo!”
“Assolutamente no. E’ un’amica, una specie di sorella e non l’ho mai vista diversamente…”concluse sereno, ma lei lo mise totalmente in scacco.
“Sei cresciuto a casa mia, dovresti considerare anche me come una sorella, eppure con me non ti sei fatto tutti questi problemi…” ribattè molto seccata, ma lui scuotendo la testa ruggì “Oh Sacrebleu!” facendola ridere perché non aveva idea di cosa significasse.
“…numero uno: non è vero che non mi sono fatto nessun problema, e malgrado probabilmente tu non lo immagini, ci ho riflettuto molto prima di avvicinarmi. Numero due…non è facilissimo vederti come una sorellina quando sei così dannatamente sexy Alis! Hai quei capelli rossi, gli occhi da cerbiatta dolcissima e un corpo straordinario, con una serie di lentiggini strategiche a evidenziare le parti più sensuali. Sei veramente bella e, cosa migliore, sembri non esserne assolutamente consapevole!” le confessò sincero e lei sorrise un po’ in imbarazzo, ma compiaciuta per quei commenti.
“E quindi il punto è che non provi attrazione per lei?”chiese mordendosi il labbro e Lor annuì.
“Mai? Non hai mai pensato di andarci a letto?”ripetè poco convinta, ma Lor la baciò e per un attimo si sentì completamente in estasi.
“Provo affetto per lei, non lo nego. Affetto, bene fraterno, ma non desiderio, o tenerezza o senso di protezione o voglia di dormire sul suo corpo. Quelli li provo per una certa rossa…” spiegò seducente, mordendole il labbro inferiore. La povera ragazza di Tokyo non fu in grado di difendersi da quell’aggressione seducente, e per un po’ si lasciò accarezzare e stringere da quell’uomo, che sembrava aver bisogno di lei.
“…ma quando tornerò a Tokyo non ci vedremo più, giusto?” tirò fuori dal nulla e Lor pensò che non era stato in grado di farle effetto se continuava a parlare così tanto.
“Come facciamo a non vederci più Alis?” le sussurrò un po’ triste, perché forse doveva dirle del piano del padre, perciò si mise a cercare le parole adatte.
“Beh i chilometri sono tanti e quindi…magari ci sarà un gran finale, con te che mi baci stile ‘Via col vento’ in aeroporto e poi… tornerai alla tua vita…” provò a dire seria e Lor scosse solo la testa scocciato.
 “Sì, ti accompagnerò all'aeroporto e ti bacerò in qualunque stile tu voglia, in qualunque momento tu lo vorrai. E ogni volta che ritornerai a casa, il mio cuore tremerà un po’, ci rivedremo ed io proverò l'irrefrenabile voglia di baciarti, ma non sapendo se per te è lo stesso non lo farò. Poi, poco prima della tua partenza, disperato e incasinato oserò accarezzarti le labbra e tu dimenticherai chiunque ci sia nella tua vita e farai l'amore con me, per una notte sola. Come due sciocche falene vivremo per quelle notti di passione e tenerezza, perchè quando due persone si vogliono bene, stanno così bene e amano fare l'amore l'uno con l'altra non esiste distanza tanto grande da separarli, n'est pas?”
Lei sorrise soltanto, e lui sussurrando aggiunse “E non m'importa cosa ci porterà il futuro, finché vorrai fare l'amore con me lo faremo, perchè l'affetto che provo per te mi impedisce di mettere limiti e paletti. L'unica cosa a cui riesco a pensare è che tu mi fai stare incredibilmente bene...”
 Alice lo bloccò per stringerlo forte, ma in quel momento Lor fece una cosa inaspettata. Erano giunti in una piazzetta deserta, e c’era una donna che suonava il violino con molto trasporto. Lor l’afferrò di colpo e cominciò a ballare con lei, perdendosi tra il suo profumo e le note di quella canzone. Lei si sentiva in imbarazzo, ma era una cosa molto romantica così lo lasciò fare e si godette il momento, fino a quando lui sospirò e disse “…c’è una cosa che vorrei dirti con tutto il cuore, ma veramente non posso!” facendola morire. Alice arrossì, pensando si trattasse di una dichiarazione d’amore o altro, ma lui aggiunse “Ci sarà un momento Alis, in cui ce l’avrai con me. Mi odierai anche, non lo so. Voglio che in quel momento ti ricordi di questo istante, di come stiamo e pensi al fatto che farei ogni cosa per non ferirti. Ci sto impazzendo da giorni dietro a questa cosa, ma non posso davvero fare diversamente…”
Alice chiese di cosa parlasse, ma lui con un sospiro ripetè che non poteva dirle nulla.
“Fidati di me, perché penso di poter sistemare tutto, ma se mando tutto a rotoli come al solito, ti prego, ricordati di adesso…” concluse e lei poco convinta annuì. La spaventava quel discorso, ma se non voleva dirle cosa fosse, non poteva farci nulla. Dormirono insieme accoccolati quella notte, ma Alice non riuscì a stare serena, così si alzò e diede fondo al frigo bar per non pensare. Avrebbe scoperto dopo solo due giorni quello che Lor aveva da dirle, e allora avrebbe avuto il cuore totalmente a pezzi.
L’ultimo giorno ad Amsterdam fu, ovviamente, il più assurdo: tra karaoke, ultime cose da provare, sbronze e corse con i kart i nostri amici si divertirono molto. Anche troppo ad essere sinceri, considerando che la mattina della famosa partenza nessuno sembrava sentire la sveglia. Alice si risvegliò sul divano della hall totalmente rintronata e molto perplessa, ma subito scoprì di non essere da sola. C’erano Lor, Matias e Mike sul divano, mentre George dormiva sul tappeto e Roy direttamente per terra. Lo sposo mancava, perché era l’unico ad aver sentito la sveglia ed era rinvenuto prima degli altri. Sorrise guardando Lor addormentato, pensando solo “sei davvero troppo bello!” e gli fece una carezza, per poi correre a sciacquarsi il viso. Aveva ricordi confusi della sera precedente, spezzoni di immagini, così provò a lavarsi il viso per tornare sobria e fissandosi nello specchio ruggì “e che cazzo!”.
Lo aveva fatto evidentemente. Tutta la sua spalla sinistra e parte del braccio erano decorate da fiori viola, blu e azzurri e al centro c’era il suo stupendo drago bianco. Era esattamente come lo aveva disegnato e francamente molto meglio di come aveva immaginato. Provò a ricordare qualcosa, e qualche immagine le tornò, facendola sorridere. Andò a svegliare Lor e George allora, per scoprire se quel frammento di ricordo che aveva fosse reale, e capì che lo era. Si erano tatuati, tutti e tre. Alice, George, e Lor. George aveva chiesto un drago enorme ad Alice, e lo avevano progettato insieme nei giorni successivi. Lor, ovviamente, aveva il suo leone sull’avambraccio, che sembrava davvero straordinario.
“Woo” disse, fissandosi allo specchio, perché neanche lui ricordava quella cosa, ma Alice era al settimo cielo e decise di non smorzare il suo entusiasmo.
“Questa cosa significa che avrò per sempre qualcosa a ricordarmi di lei sul corpo. E non mi sembra positiva…” si disse, fissando quel disegno bellissimo allo specchio, ma finse di esserne entusiasta.
Fu molto difficile riuscire a organizzare il rientro, e Dug era assolutamente elettrico e sconvolto, perché temeva che qualcosa potesse andare storto, ma non accadde nulla.
Ci fu una piccola crisi mondiale quando il padre dello sposo e la simpatica sposa scoprirono che la damigella sfoggiava un vistosissimo tatuaggio “come un carcerato” per citare le parole della sposa, ma Lor propose di far indossare ad Ai un cardigan e la sposa posseduta tornò tranquilla. Anche se continuò a fissarlo come per ucciderlo.

Nota:
Buonasera cari lettori! Allora vi è piaciuto questo momento romantico? Avete notato, vero, che ormai non manca tanto al celebre matrimonio e...che pensate accadrà? A presto!

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Capitolo 22
*** Capitolo 30 e 31 ***


Capitolo
Lor scomparve letteralmente per tutto il giorno precedente al matrimonio e fece molto il misterioso, preoccupando non poco la sua amica rossa, che continuava a chiedersi dove fosse finito, ma lo scoprì in modo molto buffo.
Ovviamente anche lei fu coinvolta nella follia dei preparativi, e costretta a recarsi con la nonna e la simpatica moglie di Mr Neil in un centro estetico con parrucchiere. Non le dispiaceva farsi carina, anche se il parrucchiere era un personaggio assurdo: portoricano, calvo, e truccato molto meglio di quanto Alice pensava di poter fare in tutta la sua vita. Continuava a dirle che era troppo bella per quel suo taglio assolutamente anonimo e per il look acqua e sapone che sfoggiava, perciò voleva tagliarle metà chioma e continuava a proporle migliaia di contrasti e cose strane, che lei non sapeva più come rifiutare.
“Fammi fare almeno un trattamento per ravvivare il colore e una piega mossa, permettimi di regalarti un pochino di passione e sesso piccolina…” le disse, fissandola come un genio creativo e lei rispose che ci avrebbe pensato mentre finiva la manicure.
 Si chiedeva se a Lor sarebbe piaciuto, se fosse in cucina a preparare le cose per il banchetto, ma scoppiò in una fragorosa risata quando sentì alle sue spalle una voce che diceva “Perdono, perdono Marisa. Non farmi male solo per vendicarti del ritardo, ti prego…”
Fu un attimo: Alice si girò e lo fissò estremamente perplessa, ma lui sgranò gli occhi morendo d’imbarazzo.
“…eh e sbrigati, perché ci vorrà una vita a sistemare quella selva che hai in testa e io ho una rossa naturale per le mani ed è tipo la mia quinta o sesta fantasia erotica etero!” ruggì il simpatico parrucchiere estasiato e Alice rimase ancora più perplessa, ma le venne molto da ridere.
“Piano con i capelli di quella bellissima rossa…”lo ammonì, baciando la mano alla cara nonna Tess con rispetto e Nico spalancò la bocca sorpreso ed emise un “Uuuh” molto ambiguo.
“Vedrai, sarà una sorpresa…non la riconoscerai neanche!”concluse entusiasta il parrucchiere, che adesso aveva come unica ragione di vita quella di far diventare quella ragazzina timida una bomba sexy.
“Non hai capito, eh? E’ perfetta esattamente così, non mi piacerebbe se non la riconoscessi…” spiegò, facendo emettere un “oh” tenero alle varie estetiste, tutte mezze innamorate di lui.
“Tu non lo conosci Ali: quest’uomo con la scusa dell’arte sarebbe capace di raparti a zero. Per un periodo mi aveva rapato ai lati e non volevano più crescere i capelli, un incubo!Non prendere iniziative che non sono approvate da lei, capito?” concluse, parlandogli come ad un vecchio amico e Alice rise tantissimo, ma rimase senza parole quando il parrucchiere lo mandò via con una pacca sul sedere. Lor le fece soltanto un occhiolino, prima di prendere sottobraccio la cinquantenne Marisa supplicandola ancora una volta di essere delicata.
“Ok ma Alis, adesso sai il mio segreto, dovrò ucciderti…” le scrisse, mentre Marisa gli faceva una dolorosissima ceretta, ma lei non riusciva proprio a smettere di ridere e provocarlo.
“…oh insomma: mi hai visto nudo e non penserai che io sia così naturalmente…” continuò, irritato dal fatto che lei ridesse molto, ma dopo un po’ lei scrisse solo “Mi piaci tantissimo biondino vanitoso, e adoro accarezzare la tua pelle morbidissima e baciarti il petto, ma non mi creerebbero problemi eventuali peli. Però è giusto che tu sia a tuo agio con te stesso, e se ti senti bene così, perché dovrei giudicare? ” facendolo sorridere.
Scoprì che oltre alla ceretta e le sopracciglia, Lor spendeva un vero e proprio patrimonio per la sua indomabile criniera da leone, e che aveva un rapporto estremamente simbiotico con Nico, che cominciò a parlargli della sua ultima serata e Lor si mise a dargli consigli sugli uomini.
“Allora lo sconvolgiamo a letto questo francese, o no?” le sussurrò all’orecchio Nico e Alice rispose piano “…niente di esagerato, perché ho un matrimonio…” facendolo sorridere e ammiccare.
“Divertiti anche per me…”concluse, mettendole il trattamento, e Alice rise soltanto.
Nico fece i suoi miracoli, e mentre Lor si scambiava ricette con le vecchiette in fila e beveva una birra con il parrucchiere che gli mostrava i suoi ultimi acquisti su Tinder, Alice scopriva il suo nuovo colore di capelli, che le fece dire solo “WOW!” senza fiato.
“Non è permanente tesoro, andrebbe rifatto periodicamente, ma se vorrai curarli torna da me che ti mostrerò le gioie dei capelli rossi…” concluse, frizionandole la testa con l’asciugamano.
“Guarda che ce li ho da tutta la vita rossi, eh…” provò a rispondere lei divertita, mentre Lor la squadrava curioso da lontano con mille cartine tra i capelli.
“No amore, tu hai i capelli arancioni perché non li curi e non ravvivi mai questo colore, perciò sembra quasi biondo agli uomini, che non sono bravissimi con i colori. Quello che ti ho fatto io, stellina, è viagra, fidati!” concluse deciso.
Alice era curiosissima, ma a lui mancò il fiato trovandosela davanti così: Nico aveva scurito un po’ il suo colore originale, rendendolo più intenso e più vicino al rosso. Le aveva fatto delle onde morbide e un piccolo ciuffo e Lor pensò soltanto che fosse veramente un genio quel cavolo di ragazzo. Lo teneva a bada perché aveva stranissime tendenze artistiche, ma con i colori era un demonio e Alice ne fu l’ennesima riprova.
“E’ un capolavoro…” concluse dolce, mettendo una mano sulla spalla del parrucchiere compiaciuto, ma lei si illuminò per quel suo complimento così tenero e decise di fargli una sorpresa.
“Torna domani un’ora prima del matrimonio che li sistemiamo, perché a giudicare dal suo sguardo sarai parecchio spettinata stanotte, e mi amerai, come tutte!” concluse Nico, prima di farla uscire.
Lor rimase un po’ perplesso, perché credeva che lo avrebbe aspettato, ma Alice aveva una cosa da fare di corsa e non poteva perdere tempo. Si era detta “nuovo look, nuova Alice” e così dopo aver portato a casa le vecchiette era corsa in cerca di qualcosa di carino da mettere per “sconvolgere quello chef” citando Nico.
“Cucini per me stasera?” gli aveva chiesto, e Lor che era alla prima fase del lavaggio aveva risposto che non avrebbe fatto in tempo a preparare qualcosa perché era ancora in alto mare.
“…allora porto io qualcosa. Dimmi quando sei a casa…” rispose stranamente decisa e il cuore di Lor scoppiò. Aveva mille dubbi su quello che lei avrebbe potuto portare, e un po’ temeva di fare sesso post ceretta, ma quando se la trovò alla porta in uno striminzitissimo vestito di pizzo nero dimenticò qualsiasi cosa.
“Mamma mia io sono vestito malissimo…” sussurrò un po’ imbarazzato, ma la nuova Alice gli mise le braccia al collo e baciandolo sussurrò “spogliati subito, allora…” facendolo morire.
Si era impegnata moltissimo per sedurlo, e Lor morì perché aveva un corsetto che seguiva perfettamente la forma del suo seno, che si intravedeva attraverso il tessuto.
“Alis…”provò a sussurrarle, soffocato dai suoi baci, perché voleva portarla almeno a letto, ma fortunatamente aveva il divano a portata di mano, e riuscirono ad appoggiarsi lì.
Alice decisissima baciò molto piano il suo collo, mentre cercava disperatamente con le mani di spogliarlo. E poi, proprio mentre lui infilava le sue dita estremamente agili sotto il famoso bustino per mostrare quel seno che lo faceva impazzire, una folgorazione la sconvolse: era l’ultima volta, probabilmente. O al massimo la penultima. Sospirò allora, e lor accarezzandole il viso le chiese cosa avesse ma lei sussurrò piano “…se è l’ultima volta, facciamolo con dolcezza, ok?” facendolo rabbrividire.
Per un attimo non seppe cosa dire, poi la prese per mano e la condusse a letto, dove la strinse forte e baciandola sussurrò “ti giuro Alis che non è l’ultima volta, perché non potrei sopportarlo…” facendola rabbrividire. Alice aveva una fortissima voglia di piangere, ma cercò di trattenersi. Baciò la sua pelle e accarezzò i suoi capelli con immenso amore, convinta di stare per perderlo per sempre. Gli mostrò tutto il suo amore, e Lor rimase senza fiato per quella situazione e stringendola al petto si chiese cosa diavolo fosse quel legame così forte che gli sconvolgeva l’anima.
Capitolo
E così giunse il giorno del famoso matrimonio, che li trovò entrambi nudi e scapigliati. Alice aveva il cellulare scarico, ed erano tutti in crisi per la sua scomparsa, tranne nonna Tess che da sempre sapeva di quella loro love story. I segnali c’erano ed erano parecchi evidenti, e anche Stephanie lo aveva capito, ma i Mac Neil erano tutti uomini e preferivano fare gli struzzi, perciò le signore avevano deciso di tenere la cosa per loro.
Dug perse mille anni di vita non trovandola, ma Alice e Lor, da furbi, riapparvero con la chioma perfetta, spiegando che erano corsi all’alba a farsi sistemare per poi poter aiutare gli sposi. Solo un idiota ci avrebbe creduto, ma Dug non aveva tempo di pensarci e così trascinò il suo migliore amico nella sua stanza, dove c’erano anche gli altri due.
“Hai paura?” provò a chiedere Lor, molto intenerito da Dug, che scosse soltanto la testa. Mike provò a dire qualcosa per tranquillizzare le acque, ma lo sposo con un sorriso confessò che stava per diventare padre, facendo sorridere gli altri tre. Lor era davvero felice per lui, e gli mise una mano sulla spalla con dolcezza.
“…perciò vi prego cerchiamo di far andare tutto bene, o divorzierò prima ancora di aver sposato la madre di mio figlio…” concluse nervoso e tutti e tre giurarono che sarebbe andato bene. Rimasero per un momento da soli, il francese e la saetta, emozionatissimi entrambi. Lor gli versò da bere e si godette quel momento, l’ultimo con il suo migliore amico al mondo.
“Lo puoi dire eh che hai paura, ce l’hai scritto in faccia…” aggiunse dolce e Dug scoppiando in una risata liberatoria chiese solo “ma è così evidente?” facendolo annuire.
“Beh io sarei terrorizzato costantemente per nove mesi se aspettassi un figlio, quindi non giudico…” concluse lo chef, mandando giù il suo bicchiere di bourbon.
“…quindi vuoi dei figli?” chiese confuso Dug e Lor rispose solo “un giorno, sì. Tra dieci, quindici anni, ne vorrei…”
“E non scapperesti in Messico con le ballerine?” ribattè Dug, citando una frase che Lor gli aveva detto spesso per convincerlo e non sposarsi, ma lui scosse solo la testa, spiegandogli che probabilmente non aveva capito molto di lui.
“Certo dipenderebbe da mille cose, ma se aspettassi un bambino dall’amore della mia vita, penso non andrei neanche più a Edimburgo per non lasciarla sola, altro che Messico…”concluse, con uno stranissimo sorriso sul viso.
“Ma parli di un amore ipotetico o della ragazza greca?” chiese Dug confuso, facendo dire a Lor ancora una volta che non aveva nulla di greco.
“Ok, ok, ma è lei, no? E’ tornata?” aggiunse fissandolo con un sorriso e Lor annuì soltanto, pensando “per ora, sì”.
“Ah te lo avevo detto, quanto te lo avevo detto!” ruggì Dug, ricordando le notti passate a telefono con un Lor angosciato e sconvolto per essere stato tradito, o almeno così sapeva Dug.
“mi avevi detto che sarebbe tornata quando mi fosse passata, eh…” aggiunse divertito, ma Dug rispose che erano piccolezze, facendolo sorridere.
“…ti fa bene questo amore della tua vita, posso dirtelo? Non ti ho mai visto così stabile e tranquillo, non hai quasi mai litigato con Emily e poi sei felice, si vede tanto. Spero che ti dia tanto amore e di poter essere il tuo testimone presto” concluse Dug dolcissimo e Lor ribattè “…cerca di ricordarti queste parole in futuro…” lasciandolo perplesso per un secondo, ma poi arrivarono gli altri due e fecero un brindisi insieme, prima di scortare lo sposo all’altare.
“Comunque Duggy… mi rende felice sapere che stai coronando il sogno che avevi fin da quando è arrivata a spadroneggiare come rappresentante di classe al liceo. L’hai rincorsa tanto, l’hai aspettata e finalmente sei riuscito ad averla, e…sono contento!” concluse Lor, facendo commuovere lo sposo.
Si commossero un po’ tutti durante la cerimonia, tutti tranne la cara Emily che rimproverò Dug per non essere in grado di leggere le promesse senza emozionarsi come un bambino. Lor e Alice si fissarono per tutto il tempo e lei sorrise un sacco quando lo vide commuoversi.
Furono al tavolo insieme, ovviamente, ma c’erano anche Roy e Mike con le rispettive mogli e figli, quindi non fu semplice avere un minimo d’intimità. Eppure ad un certo punto, al primo ballo della coppia, Lor la prese per mano e l’invitò a ballare, facendole scoppiare il cuore. La canzone era dolcissima, una dichiarazione d’amore stupenda, ma Alice non era brava con la danza, così nervosa osservò “Sei bravo…” e stringendola forte Lor le sussurrò “…stringerti è il momento migliore della giornata, ma plumette. Se c’è anche la musica è solo un extra…” facendola rabbrividire.
“Rilassati, segui il mio corpo e muovi i piedi come i miei…il resto viene da solo” provò a dirle, stringendola saldamente tra le braccia, ma lei letteralmente soffocò per l’emozione e pregò di non incastrarsi nel suo vestito e inciampare. Non accadde, fortunatamente, e fu un momento molto romantico.
Lor continuò a fissarla profondamente negli occhi, fissandola con enorme affetto e due languidissimi occhi verdi, e la tenne per un bel po’ sulla pista da ballo prima che la famosa zia Johanna con la mano lunga decidesse di separarli per ballare con lo chef.
“Ali vi ho fatto delle foto…” le disse dolce e incoraggiante nonna Tess mostrandole la sua assurda macchinetta usa e getta e Alice sorrise abbracciandola, perché era certa che non avrebbe mai visto quelle foto, ma si sbagliava.
Si divertirono molto quella sera, ma all’improvviso lo chef scomparve e lei si chiese dove fosse. Gli scrisse divertita che avrebbe capito se fosse scappato con la zia Johanna, ma quando Mike e Roy scomparvero decise di seguirli e il suo cuore si frammentò letteralmente.
Lor ci stava malissimo, si sentiva uno sporco traditore della peggiore specie, così a fine matrimonio aveva deciso di tirare fuori la questione, perché non poteva aspettare più per parlarne con lei. Voleva mettere le cose in chiaro, dirle la verità, ma aveva anche bisogno di sapere se lei volesse tornare a Tokyo o meno, perché era troppo preso.
“Neil te lo chiedo per l’ultima volta: sistema le cose con Alice. Almeno prova a parlarle, a chiederle se vuole tornare in Giappone o meno…”
Gli disse, una volta raggiunto il salottino che poche ore prima ospitava la sposa e le damigelle.
“Non capisci, e non pretendo che tu possa capire. Gli altri magari sì, ma tu no perché come lei sei un sognatore totalmente distaccato dalla realtà. Fa male anche a me ferirla, ma devo insegnarle a cavarsela nella vita.”
“Ma se la sta cavando. Sta facendo diecimila lavori e ci sta mettendo tutto quello che ha. Non puoi distruggere il suo sogno senza chiederle nulla!”
Rispose Lor letteralmente disperato, perché questi cavolo di Mac Neil non ascoltavano mai e stranamente Paul aggiunse “io concordo con Lor. Avresti dovuto parlarle prima di disdire i contratti d'affitto, avresti dovuto parlarle...”
“Non mi ascolta. Sono il suo bancomat privato, non parla con me.” Ringhiò lui offeso e Lor rispose “perché tu ci hai mai provato a parlarle davvero? Senza giudizi o frasi di biasimo? Hai mai provato davvero a chiederle…non lo so che cosa studia?”
Neil rimase un attimo in silenzio, allora e Lor fissandolo rispose “appunto. E’ facile dire che per lei è solo una questione economica. Se le conoscessi meglio, se le avessi mai parlato…non avresti avuto bisogno di farla venire qui con una scusa per metterla con le spalle al muro.”
Quello che il conciliabolo non sapeva, era che la ragazza di Tokyo era andata a cercare Lor ed era rimasta totalmente senza fiato. Era una cosa talmente grande, da sembrare quasi impossibile per lei, che per qualche minuto rimase ad ascoltare pensando che fosse uno scherzo. Quando poi intervennero anche Mike, Dug e Roy nella discussione Alice tremò, chiedendosi se davvero chiunque in casa sua stesse tramando in quel modo contro di lei.
“E’ meglio per tutti se resta qui, Lor. All’inizio ero contrario, ma negli ultimi giorni ho capito che è veramente fuori controllo, e la cosa migliore è tenerla qui perché è evidente che non sia in grado di cavarsela da sola…” concluse Dug dispiaciutissimo e Lor lo fissò con uno sguardo furente. La delusione dello chef, però, era nulla rispetto a quella di Alice, che con il cuore a mille decise di non voler ascoltare altro e fuggì.
Fu la sposa a incontrarla e a ruggirle di andare a fare le foto, ma Alice le diede una spallata e uscì in lacrime.
Era stato tremendo sentire quelle parole, e lei sentiva di aver perso tutto, ma cosa peggiore di non potersi fidare più di nessuno perché tutte le persone che amava erano in quella stanza a decidere del suo destino, senza sentire la sua opinione. Aveva talmente tanti motivi per stare male da non riuscire quasi a respirare. Non sapeva cosa fare, non sapeva dove andare. Camminò un po' e poi si ricordò: lei aveva un’altra famiglia. Così alzò il telefono e chiamò Matias, che le garantì ospitalità e poi con le ultime forze che aveva chiamò un taxi per fuggire.
 Ci pensò un attimo: voleva allontanarsi, ma aveva dato quell’indirizzo quindi doveva restare. Così si sedette sul marciapiede e rimase per qualche minuto a piangere tutte le sue lacrime.  
 “Che diavolo state facendo tutti?” ruggì la sposa, ma quello che vide la sconvolse totalmente, perché Lor stava urlando contro Dug come non aveva mai fatto prima e lei aveva sentito solo poche parole “ipocrita del cazzo!Bugiardo e traditore”.
Tutti si ricomposero per la sposa, e uscirono da quella stanza, tranne Lor che era troppo addolorato per aver fallito. Voleva davvero aiutarla, ma non ce l’aveva fatta e non aveva idea di come fare, così rimase qualche secondo a cercare di rimettere insieme i pezzi di quella situazione.
“Lor… non la troviamo” gli disse Mike all’improvviso, sconvolgendolo totalmente. Scappò anche lui a quel punto, ignorando totalmente tutti e con i capelli totalmente sconvolti. Alice non era in macchina, quindi evitò il parcheggio e uscì direttamente in strada, dove la trovò accovacciata sull’asfalto a piangere, e gli si spezzò il cuore a vederla così disperata.
“Alis, amore…” provò a dirle mortificato, ma lei gridò sconvolta “Non provare ad avvicinarti, non voglio neanche vederti” lanciandogli la borsa, e Lor alzò soltanto le mani,come per arrendersi, ma continuò ad avanzare piano.
“Vattene, hai capito?” ripetè, urlando più forte, ma lui non sapeva cosa dire e provò solo a bisbigliare “Mi dispiace piccola, ti prego…”.
Alice allora si scosse da torpore e arrivò la rabbia. Si alzò e gli gridò “non osare chiamarmi in quel modo! Non rivolgermi la parola e non mi guardare con quello sguardo. Mi fa troppo male anche solo essere nello stesso posto in cui sei tu ora. Vattene”
 “ti prego...”provò a dirle, ma lei non rispose e si girò di spalle, soffocata dai suoi singhiozzi. Era arrabbiata, ma soprattutto aveva il cuore in mille pezzi, come chiunque scopra di non poter realizzare i propri sogni. Lor non osò toccarla, ma stava tremando e lui si sentì un mostro.
“E’ una situazione tremenda Ali, lo so, ma ne usciremo vedrai…” provò a dirle incoraggiante, ma lei scuotendo la testa rispose rigida “…io e te non faremo proprio nulla” facendolo sospirare.
“Non è colpa mia Ali, ho provato a…” cercò di dire, ma lei si girò e con i suoi enormi occhi pieni di lacrime ruggì “Eri nella combriccola a decidere del mio futuro, e non hai pensato di dovermi tirare dentro quel discorso…”
“Certo Ali, certo che ci ho pensato! E proprio questo stavo dicendo a tuo padre! Ho scelto di provare a tenervi insieme, questo ho scelto!” aggiunse addolorato, e per un attimo Alice sembrò più tranquilla, ma poi fece la domanda giusta.
“…e da quanto va avanti questa congiura per farmi restare qui?”
Lor sospirò per quella domanda, ma lei scosse solo la testa e ruggì “da sempre, no? E tu sei stato con me, mi hai toccata e baciata, sapendo che mi avrebbero fatto una cosa del genere? Mi hai presa in giro tutto questo tempo. O magari questo era sempre parte del piano, no? Darmi un motivo per restare!”
“Ali…” provò a dire, avvicinandosi, ma lei lo scansò e notò i fari del suo taxi che voltavano l’angolo. Tremava e stava malissimo, ma doveva chiudere quel discorso cercando di non sembrare più patetica di quanto si sentisse. Aveva appena realizzato una cosa che la stava uccidendo, così cercando di restare lucida disse “…lo sapevi da sempre, ma non poteva venire fuori perché dovevo venire a questo matrimonio e stare buona senza fare scandali, no?”
Lor sospirò, ma non fu in grado di rispondere e lei concluse “ c’era da scegliere tra me e loro, e tu hai scelto loro. Ottimo. Addio Lor.”
“Non è così Ali, non lo è. Ti prego ascoltami…” ripetè, con tono supplichevole, ma lei scosse solo la testa. Alice aprendo lo sportello ruggì “…mi hai mentito per un sacco di tempo e non ho intenzione di ascoltare altre bugie…” andandosene.

Nota:
Ed eccoci qua miei cari lettori: il disastro è fatto! Pensate sia eccessiva la reazione di Alice o comprensibile? Siete curiosi di sapere cosa succederà adesso? Che ne pensate del resto dei capitoli? Vi siete divertiti con Lor dall'estetista e vi è piaciuto il matrimonio? Fatemi sapere, vi aspetto

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Capitolo 23
*** Capitolo 32 ***


Capitolo
“Posso spiaggiarmi per un po’ sul tuo divano? Perché non ho più un posto dove andare, e mi ucciderei se dovessi tornare al maniero infestato…”
Si sentì dire Matias, aprendo la porta e le sorrise con molta tenerezza. Aveva già parlato con Lor, informarlo gli era sembrata la cosa giusta da fare, e sapeva già tutto. Annuì con enormi occhi azzurri e aprì le braccia per stringerla, perché aveva veramente un aspetto spettrale, ma quell’abbraccio fu troppo per lei che ancora una volta scoppiò in un milione di lacrime.
 Mat non era assolutamente bravo con le parole, né con i consigli, perciò la fece sedere e le porse un pacco di biscotti, facendola sorridere.
“So quello che è successo…” provò a dire dispiaciuto, ma Alice senza guardarlo chiese se glielo avesse detto lui.
“…già. E’ molto dispiaciuto…” suggerì imbarazzatissimo.
“Non riesco a parlarne, scusa…” sussurrò versando un paio di lacrime, e Mat capì che non era il caso di infierire. Così le prestò dei vestiti, le mostrò il bagno e la lasciò a disperarsi nella doccia mentre le preparava il divano.
Nel frattempo il povero chef stravolto continuava a chiamarla. Suo fratello gli aveva scritto subito che l’avrebbe ospitata, facendolo sospirare. Grazie a Dio aveva Matias, altrimenti chissà dove sarebbe finita, senza neanche la borsa. Senza rendersene conto finì sotto casa di Matias, e continuò a scriverle messaggi, a scusarsi, a supplicarla, ma lei sembrava impossibile da raggiungere e lui si stava letteralmente mangiando il cuore. Si sentiva in colpa, furioso, ma aveva anche una terribile paura di perderla. Continuava a pensare alla sera precedente, allo sguardo ferito e pieno di lacrime di lei, all’amore che si erano scambiati occhi negli occhi e alle promesse che le aveva fatto tra i baci e le lacrime. Lor condivideva le sue stesse paure, e il cuore gli aveva tremato quando aveva parlato di un’ultima volta, eppure era sembrato sicurissimo, malgrado non lo fosse affatto. Così, sicura dei suoi sentimenti Alice si era lasciata andare, si era aggrappata a quei sentimenti che anche lui le stava regalando, mostrandogli di aver bisogno di lui, e di amarlo in un modo che Lor non pensava possibile.
“Era davvero l’ultima volta…” pensò, soffocato dallo sconforto e chiamò l’unica donna che lo sopportava al mondo, per sentirsi dire ancora una volta che aveva sbagliato ed era un idiota, ma anche che forse c’era una possibilità di riprendersi il cuore di quella piccola che valeva tanto per lui.
Alice più o meno rincorse gli stessi pensieri in doccia, e mescolò per molto tempo le sue lacrime con l’acqua calda. Ne uscì totalmente a pezzi, non si struccò come si deve, e neanche asciugò i capelli. Indossò dei vestiti che Mat le aveva gentilmente prestato, e uscì dal bagno scusandosi di averci messo tanto, ma si trovò davanti una persona che la trovò la più bella del mondo. Era un ragazzo carino, con enormi occhi azzurri e capelli castani, totalmente ammutolito per aver incrociato il suo sguardo.
“…sei il coinquilino di Mat, vero?” chiese gentile e lui annuì soltanto, perché aveva perso completamente la capacità di parlare, perso negli occhi più dolci che avesse mai visto. Gli parve tenerissima e indifesa, e pensò soltanto che avrebbe voluto toglierle quell’espressione afflitta dal viso, ma come poteva fare?
“…io sono Alice, piacere. Scusa, scusa davvero per l’invasione. E’ un problema se resto per qualche giorno? Non vi darò fastidio, giuro, ma non so dove andare…” aggiunse supplichevole e in quel momento Charlie capì di dover dire qualcosa, così con un sorriso bisbigliò appena “nessun problema…” facendola sorridere, finalmente.
Molto dopo, quando finalmente erano tutti a letto, il caro Charlie andò a bussare alla porta del suo coinquilino con un’enorme richiesta da fare. Mat era al telefono con Lor, lo stava tranquillizzando, e rimase un attimo perplesso trovandosi davanti Charlie, ma lo accolse con la solita dolcezza.
“hey…hem…Volevo solo sapere…è la tua ragazza? Perché vi abbracciavate prima, lei piangeva sulla tua spalla e sembrava tutto un sacco melodrammatico e bellissimo” chiese impacciato da morire, perché la ragazzina rossa l’aveva colpito di brutto, ma Mat scosse solo la testa.
“…però credo sia la ragazza di mio fratello, che si sta letteralmente struggendo per lei in questo istante nel parcheggio di sotto, ma non vuole che lo raggiunga perché non vuole che lei sappia che è qua. Quindi ti pregherei di evitare eventuali approcci perché stanno entrambi male…” concluse serio, facendolo sbuffare. Charlie conviveva con lui da anni, ma neanche sapeva che Mat avesse un fratello! Aveva dato per scontato che la rossa fosse la fidanzata a distanza, che magari avessero litigato e si fosse presentata. Così ne parlarono per qualche minuto, lui fece duecento domande su di lei, ma quando Mat concluse che tutta la sua vita era andata al diavolo, capì di non doverla mettere in imbarazzo, e provò ad andare a letto, senza riuscire ad addormentarsi. Era stato un colpo di fulmine fortissimo, ma doveva provare a farci amicizia almeno, così chiedendosi come parlarle e conoscerla meglio si addormentò.
La ragazza di Tokyo, invece, non dormiva, ma come avrebbe potuto? Era totalmente sconvolta e ferita a morte. La cosa peggiore, quella che la faceva arrabbiare tantissimo con se stessa, era che le mancava come l’aria, e voleva solo parlargli. Per questo se ne stava alla finestra, fissando la sua auto che era parcheggiata di sotto, provando migliaia di emozioni contrastanti. Era molto arrabbiata con lui, ma soprattutto ferita e delusa. Eppure ogni volta che chiudeva gli occhi, il ricordo dei suoi occhi, dei suoi baci e di quel sorriso ammaliante la sconvolgeva.
Nessuno dei due dormì realmente quella notte. Lor passò ore a parlarne con Cristina, che cercò ovviamente di intercedere con Alice, senza nessun risultato. Alle sei del mattino, quando il suo cellulare vibrò, Lor ebbe una specie d’infarto nel sonno, pensando che fosse lei.
“…ah adesso rispondi? Sono ore che ti cerco!” ruggì Dug, che era arrabbiatissimo perché il suo testimone se n’era andato a metà matrimonio.
“…davvero? Davvero il tuo unico problema è che non ho fatto il discorso al matrimonio? Non pensi che possa essere successo qualcosa di un tantino più importante del tuo stupido matrimonio?” ruggì scocciatissimo.
“Gia ovvio…cosa vuoi che ci sia di meno importante del giorno che ricorderò tutta la vita? I capricci di Alice, chiaro. Ma smettetela tutti! Vedrai che tra qualche giorno tornerà a casa, che le piaccia o no, perché ha tipo dieci sterline sul conto, quindi deve per forza tornare da papà e piano piano si chiariranno e faranno pace” spiegò serio il giovane sposo, ma Lor ruggì “…io spero per lei che fugga il più lontano possibile da voi stronzi Mac Neil, per sempre!” e chiuse la chiamata.
Capì quello che doveva fare, allora, così partì. Dug aveva detto una cosa importante, una cosa vera. Alice non aveva soldi, e necessariamente avrebbe dovuto piegarsi ai ricatti di suo padre a breve, se nessuno l’avesse aiutata. Giunse a casa Mac Neil prestissimo, e trovò svegli solo Horace e Tess, preoccupatissimi per la nipote. Lor chiese a Tess di preparare la valigia di Alice, e la cara nonna corse di sopra lasciandolo con un anziano signore dai capelli bianchi, che gli offrì uno strano bicchierino e gli fece un cenno col capo per spingerlo ad accettare. Lor sorrise soltanto e lui aggiunse “Hai l’aria di uno che ha bisogno di un goccio di whisky…”
 Lor buttò giù lo shot, e poi sussurrò “…non basterebbe tutta la bottiglia…” facendo sorridere il vecchietto.
Tess apparve di sotto, mostrando di aver sistemato tutto a tempo di record, ma serissima aggiunse “…dove si trova Lor? Ha bisogno di aiuto? Di soldi?” facendolo sorridere. Con enorme tenerezza Lor prese la mano di quella vecchina e la rassicurò che si sarebbe preso lui cura della sua piccola, facendola sorridere.
“…noi possiamo appoggiarla, se vuole partire anche subito…” spiegò Horace serissimo e Lor annuendo ribattè che c’era una lunga lista di persone pronte a farlo.
“Credo che abbia bisogno di sentirselo dire, sai? Di sentire che ci sono tante persone che la amano…” concluse la nonna e Lor con un sorriso si allontanò da casa Mac Neil, con la valigia tra le mani.
Corse al bancomat, a prelevare tutto il possibile, e poi al ristorante a prenderle del cibo. Aveva deciso di darle tutto il supporto economico che poteva, per regalarle una cosa enorme: la libertà.
Gli faceva molto male pensarla come un topo in trappola, così aveva deciso di spezzare le catene che la stavano trattenendo. Erano le nove circa quando bussò a casa di Matias, e lei senza pensarci più di tanto aprì la porta, trovandoselo stravolto davanti. Lor aveva ancora il vestito del matrimonio, aveva solo allentato i primi bottoni e la cravatta. Era stanchissimo, e i suoi capelli erano un disastro, ma aveva gli occhi più dolci che lei avesse mai visto e non potè evitare di sorriderle trovandosela davanti.
“Non sono pronta a vederti…” bisbigliò, provando a chiudere la porta, ma lui la bloccò e sussurrò piano “…prendi almeno le cose che ti ho portato, Alis…”
“Non voglio niente, non mi serve niente da te…” ruggì, con un groppo in gola e gli occhioni pieni di lacrime. Voleva sembrare arrabbiata, ma era ancora mortalmente ferita, e non riuscì a trattenerlo fuori, così Lor entrò e chiuse la porta. Sentirla così dura con lui era una vera e propria coltellata, ma voleva fare pace, quindi doveva tenere duro e tenere a bada i suoi sentimenti.
 “…sono le tue cose, la tua borsa e qualcosa da mangiare. Niente di che, ma non potrai certo vivere con i vestiti di mio fratello…” spiegò, facendola sospirare. Era un gesto gentile, e sicuramente utile, ma troppo doloroso perché sembrava l’ennesima dimostrazione di un affetto a cui Alice non credeva più. Non riusciva neanche a guardarlo, perché faceva troppo male, così senza guardare gli porse la mano per prendere la valigia, ma Lor, spinto dal suo cuore a pezzi, le afferrò la mano, facendola morire.
“Ho sbagliato a mentirti, lo so, sono dispiaciuto e disperato Alis, ma non ho scelto loro, come tu pensi. Non preferisco Dug o tuo padre a te, non preferisco niente al mondo a te, dannazione! E tutto quello che abbiamo condiviso e quello che sto facendo ora ne è la prova. E se ora sei troppo arrabbiata per parlarne, ok, ma ti prego, ti supplico, guardami almeno negli occhi mentre ti parlo!” le bisbigliò, senza fiato, con il cuore che correva troppo forte per permettergli di parlare normalmente, e lei versando un paio di lacrime rispose “…non ci riesco, fa troppo male…tu mi fai troppo male!”
“Non volevo Alis. Non avrei mai voluto farlo, ho solo sbagliato. Sei tanto per me, tantissimo…” provò a dirle, accarezzandole le guance e lei si sentì morire ancora e riprese a tremare.
“Come posso crederti, eh? Me lo spieghi? Mi hai mentito Lor, solo per quel cazzo di matrimonio. Mi parlavi di quanto gli altri fossero sbagliati e io giusta, di quanto fossero importanti i miei sogni, dicevi che avevo…” non riuscì a continuare in quel momento, perché un enorme groppo in gola la soffocò e la fece piangere.
“Io credo a tutto quello che ti ho detto Alis, posso giurartelo. Stavo solo cercando di tenere tutto in equilibrio, di fare tutti contenti e impedirgli di farti del male. Dug mi aveva giurato che avremmo insieme provato a convincere tuo padre dopo il matrimonio, e io gli ho creduto. Non avrei dovuto, ci ha ferito entrambi, e ci ha messi contro, ma io non ho mai voluto mentirti Ali. Te lo avevo anche detto, ricordi?” spiegò disperato, cercando di prendere le sue mani, ma lei sospirando pensò per un secondo soltanto a quella notte ad Amsterdam e sospirò forte, perché il ricordo di loro due mano nella mano la ferì moltissimo.
 “Ed è per questo che sono qui, per darti la possibilità di essere quello che sei senza dipendere da tuo padre e dover sottostare ai suoi ricatti, perché ora e sempre piccola, io sono del team Alice e sto provando a dimostrartelo!”
Alice non voleva credere alle sue parole in nessun modo, ma era comunque confusa e combattuta, così chiese ulteriori spiegazioni.
“Sono tutti sicuri che tornerai a casa, perché non puoi fare altro, ma…ti ho portato dei soldi, delle cose, così non dovrai tornare…” concluse dolce e lei sospirò. Erano veramente tutti convinti che fosse un disastro incapace di cavarsela da sola, allora?  “Grazie, è troppo presto per parlare così, come se fossimo ancora noi. Lasciami sola, Lor…” concluse, prima di entrare in una stanza e chiudere la porta.
In quel momento Charlie ebbe una specie d’infarto, e spalancò gli occhi trovandosela davanti, ma lei si accovacciò contro la porta chiusa e scoppiò in un tremendo pianto.
Lor appoggiò la testa contro la porta disperato, perché non riusciva a sentirla piangere in quel modo. Così accarezzando la porta disse piano
“Alis, amore mio, so che stai male e sto male da morire anche io, fidati di me. Perdonami, ti prego, e giuro che non farò mai più una cosa del genere. Non c’è veramente niente che non farei per te, soprattutto adesso, perché sentirti piangere così mi sta strangolando. Non volevo ferirti, te lo giuro, solo provare ad aiutarti.  Non lo so se mi capisci, non so se ti sei mai trovata in una situazione simile, ma non sapevo davvero come fare. Mi manchi tanto, mi manca ogni cosa di te e non ti bacio da meno di dodici ore, non ho idea di cosa succederà tra qualche giorno, perciò… Per favore, puoi almeno considerare l’idea di fare pace?”
Charlie morì letteralmente d’imbarazzo, ma Alice iniziò a piangere ancora più forte. Era totalmente dilaniata dal dubbio, non sapeva se fosse giusto cedere al desiderio che aveva di lanciarsi tra le sue braccia, e non aveva idea di cosa fare. Una cosa sola era certa: se avesse aperto la porta in quel momento, se avesse ceduto, sarebbe finita a baciarlo in meno di dieci secondi. Così sussurrò piano “…non oggi Lo…” facendolo sospirare.
“Ti aspetterò mia piccola Alis, ma tu cerca di pensare alle mie parole, per favore…” sussurrò triste, accarezzando la porta, prima di andare via.
“Scusa sono stata invadente…” disse piano a Charlie che era rimasto in silenzio ad assistere a quella scena così straziante, ma lui con un sorriso la invitò a sedersi sul suo letto.
“Ne sei proprio innamorata da morire, eh?” gli chiese, senza avere in realtà la minima idea di quello che avesse visto e Alice annuì soltanto. Non lo aveva mai detto ad alta voce, ma fu quasi terapeutico.
“…da tantissimo tempo ne sono innamorata. Hai presente la tua cotta adolescenziale? Quella che neanche si accorgeva della tua esistenza, ma che tu adoravi disperatamente? Ecco per me era lui, è sempre stato lui…” aggiunse, sorridendo e Charlie le sorrise a sua volta con molta tenerezza.
“E che ti ha fatto per farvi disperare così?” aggiunse con molta tenerezza e Alice tirò fuori tutto, facendo sospirare il suo amico.
“Sembrava parecchio dispiaciuto, però…” provò a dire Charlie dubbioso, e lei ribattè
“Deve esserlo, perché mi ha incasinato la vita come nessuno al mondo. Sono cresciuta con la costante sensazione di essere inadeguata, strana, mai abbastanza, mai niente di speciale. Ho sempre avuto qualcuno che controllasse le mie azioni, che gestisse qualsiasi cosa, perché la piccola Alice non è abbastanza intelligente o saggia da cavarsela da sola. Non sono mai stata una buona figlia, mai una brava studentessa, mai una migliore amica, mai la ragazza dei sogni, sempre solo una personcina passabile. Magari simpatica, ma niente di che, niente per cui perdere la testa. E poi è arrivato lui, con i suoi nomignoli, le torte, i regali, le strette di mano segrete, i discorsi romantici, le coccole a letto ed è cambiato tutto. E’ come se all’improvviso il mondo mi avesse scoperta, puntandomi una specie di faretto contro. Mi ha fatto sentire bella, sensuale persino, divertente e…importante. Sentivo di contare davvero per lui, ma chiunque si sarebbe sentita così, perché lui è fantastico a metterti al centro del mondo. Per la prima volta in vent’anni, c’era qualcuno che aveva scelto me, che voleva me e sembrava volermi come niente al mondo. Qualcuno per cui sembravo essere non solo abbastanza, ma preziosa, speciale perché…è questo che ti fa sentire quando ti guarda con quei suoi enormi occhi verdi, ti sorride o ti bacia facendo l’amore.”
Per un attimo si fermò, si asciugò un paio di lacrime e poi concluse “…Mi sentivo per la prima volta prima in qualcosa, e per me era incredibile, ma era tutto un sogno, una specie di favola. Quando è stato il momento di scegliere, infatti, invece di stare accanto a me, mi ha voltato le spalle. E…non potrò mai perdonarlo per avermi imbrogliata, ingannata e convinta che anche una come me potesse essere una protagonista delle favole, invece che l’invisibile comparsa che sono!”
Charlie sospirò e pensò “da dove diavolo comincio adesso?”. Ci pensò per un po’, ma la questione era parecchio seria, perché Alice aveva appena descritto una cosa che anche lui aveva pensato di se stesso per tutta la sua vita. Anche lui si era sempre sentito invisibile e voleva dirglielo, ma Alice fraintese il suo silenzio e con un sorriso imbarazzato concluse che era troppo presto probabilmente per rompergli le scatole con tutte quelle paranoie.
“Grazie per aver ascoltato, davvero!” concluse, baciandogli la guancia, e lo lasciò li a sospirare, chiedendosi quanto uguali si potesse essere a una persona.
Nota:
Ciao a tutti! come state? Ci siete ancora? Curiosi di sapere che succederà dopo questo enorme casino? Fatevi vivi, se vi va!

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Capitolo 24
*** Capitolo 33 ***


Capitolo
“Ali io non sono un esperto mondiale di mio fratello, ad essere sinceri. So solo che mi chiede mille volte al giorno come stai, e che sembrava davvero a pezzi quando è venuto a portare la cena. Quindi, onestamente, non credo che lui abbia scelto volontariamente di farti del male. Credo alla sua teoria dei casini. E…oserei dire che prova dei sentimenti molto forti per te…”
“Non dirlo!...” sussurrò ferita, portandosi le mani al viso, ma Mat dolcissimo aggiunse “…ha mollato il matrimonio del suo migliore amico per seguirti e passare la serata sotto casa mia, ignorando totalmente Dug e gli altri due che continuano a chiamarlo, ti ha fatto le valigie, regalato soldi e portato del cibo in continuazione…”
“…e fatto una struggente dichiarazione alla porta!” concluse Charlie che era insieme a loro su quel divano, ad informare George della situazione. Avevano cenato con quello che Lor aveva portato dal ristorante, e bevuto e fumato un bel po’, quindi l’emotività di lei era alle stelle.
“eh bambina, se ti ha anche fatto la dichiarazione, come fai a dire che non prova sentimenti?” provò ad aggiungere il cugino dello chef, facendola sospirare. George detestava Lor, e gli piaceva lei da morire, ma sapeva che aveva passato la giornata a piangere e voleva assolutamente farla sorridere.
“Ha anche portato una torta al cioccolato spettacolare…” aggiunse Mat cercando di aiutare quel suo fratellone così incasinato, ma Alice gli sorrise soltanto con molta dolcezza.
“Fa troppo male…” concluse angosciata, appoggiandosi sulla spalla di George, e lui la tenne stretta per qualche secondo, prima di proporre l’ennesimo giro di shottini, che gli altri tre approvarono. Alle due del mattino Mat ricevette l’ennesimo messaggio, e lui e Ai si fissarono addolorati.
“Chiamalo. Chiedigli come sta...per favore.”
Disse con un filo di voce, perché aveva bisogno di sapere che anche lui stava soffrendo quanto lei e Mat sorridendo obbedì.
“Hey state bene?”chiese Lor agitato, perché non si aspettava una chiamata a quell’ora. Aveva scritto per sapere se Alice avesse mangiato qualcosa, e se servisse loro qualcosa, ma non aveva previsto una chiamata in risposta.
“Volevamo dirti grazie per la cena straordinaria e sapere come stai...” aggiunse, fissandola. Alice si era letteralmente appallottolata sul divano e aveva la testa sulle ginocchia. Sentire la sua voce le faceva venire i brividi, ma quando lo sentì sorridere non potè fare a meno di farlo anche lei.
Quel plurale fece quasi venire un infarto a Lor, che sussurrò “Moderatamente uno schifo...”e poi, realizzando di essere in vivavoce aggiunse “Alis come stai amore?” facendola rabbrividire.
Mat la guardò con fare serio e lei semplicemente sussurrò “moderatamente uno schifo…” facendolo sorridere.
“Posso venire? Magari parliamo da soli, senza intermediari e siamo meno in imbarazzo…” le sussurrò con il cuore in gola e lei rispose “no, è troppo presto per parlare…” azzerando tutte le possibilità di discussione. Lo chef tenace, però, le rispose serio “Allora non parliamo, abbracciamoci e basta Ali…” facendola sorridere.
“Sono ubriaca da morire Lo. Da morire davvero. Non ce la farei…” spiegò seria e lui sorridendo rispose “e va bene, aspetterò” facendola sorridere.
Alice non si riprese rapidamente da quella telefonata, e per un po’ finì a guardare nel vuoto, ignorando i tre amici che cercavano di parlarle.
“Devo perdonarlo? In fondo, è stato stupido e bugiardo, ma stava cercando di aiutarmi...devo passarci su?Devo ignorare tutto quello che ha fatto e rivederlo solo perché mi manca da morire?”
“Eh questa è la domanda jackpot, direi.” Commentò George sospirando, e lei sospirò a sua volta.
“Io dico di sì. Mi fido di lui, credo alle sue parole. Sono sicuro che non voleva farti del male e poi… Ali, scusa se giudico la tua famiglia, ma non è lui ad aver deciso di tagliarti i fondi per incastrarti, e ha cercato in tutti i modi di aiutarti...” suggerì Mat a disagio. Qualcuno doveva fare team con suo fratello, e ci teneva davvero a farlo.
“Io non lo so, onestamente. Sicuramente la tua è una brutta posizione, ma neanche io credo che lui volesse farti del male, anzi. L’unica certezza che ho è che lo stronzo Laurent Dubois, non era stronzo con te nei paraggi. Ma per niente proprio. Che in questo piccolissimo lasso di tempo lo hai reso una persona migliore e…sicuramente un parente decente con me e Matias. Quindi boh io mi fiderei…” provò a dire George, e Charlie annuì perché non aveva la minima idea di chi fosse e non voleva parlarne male.
“Se ti manca, è giusto che vi parliate, Alice. Anche tu manchi a lui, a quello che dicono, ed è una tortura inutile essere separati se si vuole solo stare insieme”provò a dire Charlie carinissimo, ma lei ribattè che era una questione di fiducia, e lui non disse più nulla.
“Aspetta un po’ allora, ok? Prenditi il tempo che serve a quella enorme ferita per guarire.” provò a suggerire Matias, e lei si acquietò con un secondo giro di shottini. La piccola rossa crollò addormentata sul divano. Non dormì troppo, però. Sognò lui ovviamente. Erano al matrimonio e ballavano felici, ma poi Lor la prendeva per mano e la portava in un bellissimo giardino fiorito, e baciandola le sussurrava solo “ti amo Alis” un secondo prima di far cadere il suo vestito. Alice lo stringeva forte e sussurrava piano che non voleva perderlo, non voleva stare senza di lui, che non poteva sopportarlo.
“Non accadrà Ali, mai. Io appartengo a te…” le sussurrò ad un certo punto, e in quel momento si svegliò, sconvolta. Ancora una volta non riuscì a fare a meno di piangere, e disperata chiese all’universo di darle un segno, uno qualsiasi, di quello che doveva fare, perché non ne aveva la minima idea. E l’universo, come sempre, l’ascoltò.
Il pomeriggio successivo, infatti, mentre Alice cercava lavoro, qualcuno giunse a trovarla. Nonna Tess aveva rimproverato fortemente suo figlio, chiedendogli tra le altre cose, cosa avesse fatto di sbagliato con lui per convincerlo che amare significa controllare in quel modo una persona. Neil non volle litigare con lei, perché era molto anziana e aveva parecchi acciacchi, ma sua madre gli parve molto delusa e questo lo ferì.
“Bambina!” cinguettò allegra Tess alla porta e Alice si lasciò abbracciare. Nessuno della sua famiglia aveva provato a trovarla in quei giorni, ma era felice che l’avesse fatto proprio la nonna. La strinse fortissimo, e Tess la coccolò per un po’, spiegandole che le avrebbe dato i soldi per ripartire. Anche lei la riempì di denaro, e le disse di andare a stare in un hotel e non su un puzzolente divano. Chiacchierarono per ore, e poi Tess toccò l’argomento spinoso e prendendole la mano disse piano “…avete fatto pace o siete ancora in lite?”
Alice sospirò soltanto e Tess capì tutto e tirò fuori la sua arma segreta. Aveva fatto sviluppare quelle foto e con un sorriso compiaciuto gliele porse facendola sospirare.
“Sono belle?”chiese, senza aprirle e le sua nonnina le rispose di guardarle con i suoi occhi.
“No, non è il caso adesso…” ribattè perplessa, e sua nonna ci rimase male, ma capì che non era il caso di forzarla, così le suggerì di guardarle quando fosse stata meglio.
Quando Tess uscì, Alice ruggì “dannato universo e i tuoi segni!” ma rimase a fissare quella bustina gialla per ore.
“Succede qualcosa se la apri?” chiese Mat divertito a cena, ma lei scosse solo la testa e rispose “non sono pronta!” facendo alzare gli occhi al cielo a George, che sembrava parecchio stufo di quella situazione.
“Le guardo io allora!” ruggì, togliendole il pacchettino dalle mani, e Alice si oppose con tutte le sue forze, ma George le aprì e disse solo “Ah cacchio…” facendola restare senza fiato.
“Guarda questa” aggiunse, passandone una a Mat, che sorrise in modo dolcissimo e poi sussurrò “Ali…sicura di non voler vedere neanche una bellissima?”
“Andate al diavolo!” ruggì furente, perché non avevano rispettato la sua privacy, e si chiuse sul balcone, perché aveva bisogno di ragionare per qualche minuto.
“Scusa…” provarono a dirle i due mortificati, restituendole il pacchetto, ma Alice dispiaciuta li avvolse entrambi in un abbraccio senza parlare.
Quella sera non aveva troppa voglia di chiacchiere, così fece una doccia e si mise a letto presto, ma sognò ovviamente Lor. Era arrabbiato con lei, furioso, e non aveva intenzione di parlarle.
“…ma Lor io ti amo” gli sussurrò con le lacrime agli occhi, e lui rispose solo “e che dovrei farci?” spezzandole il cuore.
Si svegliò angosciatissima, e dopo qualche secondo si ricordò del pacchetto di foto e lo aprì. Soffocò davvero in quel momento: erano veramente troppo belli! In alcune foto erano al tavolo a bere e chiacchierare, ma in altre erano fronte contro fronte a ballare e sembravano molto felici. Ce n’era una in particolare, che le fece venire le lacrime agli occhi, perché ricordò esattamente quello che stava provando in quell’istante. Era il momento in cui Lor le aveva detto che stringerla era il momento più bello della sua giornata, e lei aveva la fronte contro il suo petto e gli occhi chiusi, ma un sorriso bellissimo, perché le emozioni la stavano letteralmente travolgendo. E lui sembrava incredibilmente felice in quel momento, e aveva un sorriso strepitoso.
Sembrava volerle bene davvero in quelle foto, e probabilmente quello era il motivo per cui tutti volevano che lei le vedesse. Senza pensarci più di tanto prese il telefono e cercò il suo nome. Aveva i brividi lungo tutto il corpo ma scrisse di getto “sei sveglio?” e poi rimase ad aspettare a occhi chiusi.
Lor non era sveglio, era crollato, ma aveva lasciato la suoneria attiva, così prese il telefono nel dormiveglia e il cuore gli saltò in gola. Pensò un attimo a cosa scrivere, erano pur sempre le tre del mattino, ma voleva essere romantico, così le rispose “Sono sempre sveglio per te…” facendola tremare.
“Puoi venire un attimo?” aggiunse, portandosi le mani nei capelli, perché non era sicura di quello che stava facendo, ma ogni parte del suo corpo gridava il nome di lui, lo desiderava e lei non era riuscita a trattenersi.
“volo…” rispose, ma in realtà si lavò, si cambiò e poi corse da lei, facendola aspettare un po’.
Alice tremò leggendo “eccomi” e fece le scale di casa di Matias con il cuore a mille. Pioveva a dirotto e lei era in pantofole, così fece una corsa verso l’auto, ma arrivò totalmente zuppa.
“Hey…” provò a dirle con il cuore in gola, estremamente confuso da quella situazione, ma Alice fece una follia e gli saltò al collo stringendolo come non aveva mai fatto. Lor rimase senza fiato, e gli salirono le lacrime agli occhi per quell’abbraccio, che aveva desiderato per tanto tempo e credeva ormai impossibile, ma non riuscì a dire una parola.
“io…”
“Non dire niente Lor, stringimi più forte!” sussurrò lei sconvolta, e lui obbedì. La tenne stretta al petto per minuti interminabili, e pensò che fosse tutto finito finalmente.
“Non voglio perderti Alis, non voglio sacrificare tutto questo. Non ci rinuncerei per nessun motivo. E' l'unica cosa a cui ho pensato in questi giorni…” le sussurrò accarezzandole la testa, e Alice pensò di aver fatto qualcosa di immensamente buono nella vita per meritarsi quell'abbraccio così intimo e tenero. Le sussurrò svariate cose in francese, preso com'era dall'emotività, e lei capì che tutta quella storia stava davvero degenerando. Aveva voluto un riavvicinamento, ma non era ancora sicura di potersi fidare di lui, ed era ancora molto ferita. Doveva trovare il modo per non farsi troppo male, così in fretta e furia le venne un’idea. Un’idea stupida, eh, ma il suo istinto di autoconservazione le aveva suggerito solo quello. Così, allontanandosi per un attimo dalla presa possente di Lor, che la stava abbracciando come se fosse la cosa più preziosa che lui avesse al mondo, sussurrò “Ascolta…non sono ancora pronta a tornare come prima. Se vuoi, quindi, possiamo essere amici per ora...”
Neanche lei ci credeva a quelle stupide parole, che però investirono Lor totalmente in pieno. Pensò solo “ma che diavolo dici?” ma non voleva contrariarla, non voleva che andasse via. Gli era chiaro che Alice fosse ancora ferita per il suo tradimento, e che lo avesse perdonato solo perchè stava male, ma che non fosse pronta a restituirgli il suo cuore.
Alice non ebbe il coraggio di dividere con lui le foto, ma rimase ore stretta tra le sue braccia a godersi le sue dita tra i capelli.
“Col cavolo che questa è una cosa da amici…” pensò ad un certo punto, ma stava troppo bene per allontanarlo e le veniva da piangere al solo pensiero.
“Torni al ristorante domani?” le chiese dolcissimo, annodando intorno all’indice una ciocca di capelli arancioni, e lei spiegò che non voleva farlo, facendolo sospirare.
“Non voglio dover avere a che fare con Dug e con quegli altri due idioti, che comunque mio padre preferisce a me…” concluse sincera e Lor sospirando sorrise e le spiegò che avevano avuto una lite, e che non li avrebbe incontrati.
“Per cosa?” chiese lei ingenua, portando i suoi dolcissimi occhioni marroni sul suo viso, ma lui sorrise soltanto.
“Per me?” aggiunse confusa e lui spiegò che Mike e Roy lo avevano rimproverato per aver lasciato il matrimonio di Dug, e lui li aveva mandati al diavolo.
“Non lo so, forse dovrei cercare qualcosa che è più nelle mie corde…”aggiunse confusa e lui chiese perché si preoccupasse di un lavoro temporaneo.
“…insomma se presto partirai per lo stage, che senso ha cavillare sul lavoro che fai ora?” aggiunse dolce, accarezzandole la testa e Alice sospirando ribattè “magari riuscissi a fare lo stage!” facendolo sorridere.
“Certo che ci riuscirai, che dubbi ti vengono? Ti aiuterò io a mantenerti per tutto il tempo che ne avrai bisogno…” le spiegò languidissimo, con uno sguardo che tradiva tutti i suoi sentimenti ma lei sorridendo rispose “no, grazie. Adesso è una questione di orgoglio. Pensano tutti che abbia bisogno di essere controllata, mantenuta e guidata, ma io non sono un’incapace e voglio dimostrarlo. Cercherò di recuperare un po’ di soldi, così da poter fare lo stage senza pesare su nessuno”.
Lor la strinse di nuovo al petto, allora e gli sfuggì un sospiro lunghissimo, perché la sua anima era in mille pezzi. Lo stava allontanando ancora, e ora rischiava di non poter passare con lei i pochi mesi che la separavano dal suo stage.
“Sono molto fiero di te, piccola pulce coraggiosa, lo sai?” le sussurrò dopo un po’, e Alice si commosse perché solo una persona al mondo le aveva detto una cosa simile ed era ovviamente la sua mamma, ma lei aveva dieci anni circa.
“Sono solo un disastro con i capelli rossi…” minimizzò ridacchiando, nascondendosi vicino al suo collo, ma lui sussurrò “…sei una donna forte e determinata, orgogliosa, creativa e sensibile, che sicuramente riuscirà a fare quello che ama nella vita, e sbatterà i suoi successi sul muso di quegli stronzi che non hanno creduto in lei…”
Alice lo strinse soltanto, annusando il suo profumo che le faceva sempre venire i brividi.
“…ma vieni al ristorante. Ti faccio un contratto vero, con tutti i benefit e magari risparmierai qualcosa per il tuo sogno…”
Si separò dal suo petto, allora, per guardarlo negli occhi e capì che era davvero triste, così con dolcezza gli disse solo “grazie Lo” per affondare nuovamente nel suo collo, godendosi la sua presa, che ora era più forte.
“Ti voglio bene…” sussurrò piano e lui sorrise, ma quella piccola matta fece una cosa assurda, che lo fece rabbrividire. Senza pensarci troppo lasciò un bacio alla base del suo collo e uno sulla clavicola sinistra.
“Scusa…” sussurrò piano, notando il suo sguardo interdetto, ma lui sfoderò il suo straordinario sguardo seducente e fece quello che sapeva fare meglio: farla impazzire. Le mise l’indice sul labbro inferiore e avvicinandosi tanto da sentire il suo respiro sulle labbra, sussurrò “non scusarti amore se ti viene voglia di toccarmi o baciarmi, è normale. Anche io ho tantissima voglia di baciarti…” facendole sgranare gli occhi.
“Rispetto la tua scelta di stare lontani per ora, ma non pensare che ti lasci andare via così, Alis. Ti starò accanto, corteggerò, coccolerò e…seddurrò in ogni modo possibile, finchè non vorrai di nuovo le mie labbra…”concluse, con uno sguardo splendido e affamato, facendola tremare.
“Non ho mai smesso di volerle…” pensò senza fiato, ma non fu in grado di dire nulla.
“…e tu sai di voler essere mia, di voler essere baciata, accarezzata e morsa da me…” aggiunse portandole anche il pollice alle labbra e lei per un attimo arrossì totalmente, incapace di dire qualsiasi cosa.
“E anche io voglio solo questo.  Toccarti, sentire il tuo respiro sul mio petto, il tuo sapore sulle labbra e stare addosso a te, pelle contro pelle a fare l’amore, le coccole e poi guardare la tv. Non potrei chiedere altro…”
Era stata lei a cercare un contatto con lui e questo lo aveva fatto impazzire, ma lo aveva anche rassicurato sul loro rapporto, perché temeva fosse finita davvero.
“Adesso andiamo a dormire amore mio, sì? Ci vediamo al ristorante?” chiese tenerissimo e lei sconvolta annuì lanciandogli un bacio.

Nota:
Ciao a tutti, scusate per l'attesa. Allora che ne pensate di questa Alice confusa e dei suoi improbabili consiglieri?Siete contenti per questo riavvicinamento? Fatemi sapere, vi aspetto

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Capitolo 25
*** Capitolo 34 ***


Capitolo
Essere amici era veramente complicato ed erano poco credibili. Lor aveva passato tutto il suo tempo libero con lei, Matias, Charlie e George, e sembrava letteralmente impossibile poter restare da soli anche perché a quanto pare c’era un nuovo spasimante in città, e Lor lo detestava con tutta l’anima. Alice continuava a tenerlo a distanza e lui accettava la cosa, però sentiva la sua mancanza in un modo che gli faceva quasi male. Di tanto in tanto al cinema o a cena, involontariamente la sfiorava con la punta delle dita, le accarezzava i capelli o le sorrideva con dolcezza, perché toccarla era proprio naturale per lui, e soffriva se non poteva farlo. Lo chef, però, ignorava che quelle sue timide attenzioni facessero letteralmente tremare Ai, che aveva la testa completamente confusa. Lo amava, quindi le veniva spontaneo cercarlo, accoccolarsi con lui e scrivergli sempre, ma aveva paura di essere di nuovo ferita e per questo si ritraeva quando erano troppo vicini. Così, da buona pazza, a volte si lasciava andare, lo abbracciava più del solito perché sentiva la mancanza di un contatto con lui, e sembrava volesse essere sua, altre era piuttosto rigida e il povero chef stava impazzendo perché non aveva idea di cosa stesse succedendo tra loro. A soli tre giorni dalla riappacificazione, Alice stava finendo il servizio al Rochefort, quando lo chef apparve piuttosto contrariato. Era ancora a casa di Matias sul divano, e detestava quella soluzione, ma non voleva investire troppo negli alberghi per finanziare lo stage, così si era decisa a cercare casa e lo aveva fatto in modo…strano.
“Alis cos’è questa cosa che hai scritto su facebook?” chiese confuso, e lei spiegò che aveva messo un annuncio sui social per trovare una stanza o comunque un coinquilino.
“vieni a casa mia, no?” concluse serio, perché i commenti che aveva ricevuto a quel post lo stavano facendo abbastanza ingelosire, ma lei scoppiò in una fragorosa risata, che lo contrariò ancora di più.
“Cosa ci sarebbe da ridere, scusa?” ruggì serissimo, con il sopracciglio sollevato e lei ribattè “Laurent, se venissi a stare a casa tua, per quanto tempo riuscirei a tenermi le mutandine?”
Lo chef sorrise, allora, sfoggiando tutto il suo fascino da bellissimo uomo francese e tirandosi indietro i capelli rispose languido “…e allora?” facendole scuotere la testa.
“E’ un’idea pessima, ma grazie…” provò a dire con gentilezza ma lui scuotendo la testa rispose che si stava comportando da bambina, facendole sollevare il sopracciglio seccata.
“Se ci ragionassi lucidamente, invece, vedresti che è un’idea ottima. Saresti vicinissima al tuo attuale luogo di lavoro, e lontana dal maniero infestato Mac Neil abbastanza da non rischiare di incontrarli per caso al supermercato. Avresti una tua stanza, un bagno tuo, non avresti nessuna spesa, non dovresti mai cucinare e avresti un uomo disposto a soddisfarti tutte le volte che desideri 24 ore al giorno…” le spiegò sensuale e lei ridendo ribattè “…è proprio l’ultima parte a renderla una cattiva idea, Lo. In più….”
Sospirò in quel momento, perché non voleva ammettere quello che tutto il suo corpo stava spingendo per farle dire, ma quando Lor portò il pollice sulle sue labbra e chiese “…in più cosa?” bisbigliò “…in più mi manchi Lo” fissando per terra.
“Anche tu mi manchi, non lo vedi? Non lo capisci da tutte le mie attenzioni? Perciò finiamola con questa storia e lascia che mi occupi di te in tutti i sensi…” le sussurrò fissandola profondamente negli occhi, e Alice sospirò soltanto in cambio.
“…non è il momento di tornare a letto insieme, Laurent…” gli disse divertita e lui ribattè solo “e perché?” molto confuso.
“…perché non posso lasciarmi andare così con una persona di cui non mi fido totalmente…” aggiunse dispiaciuta e Lor ribattè amaro “…perché non mi hai ancora punito abbastanza?” confondendola.
“Comunque se non vuoi fare l’amore con me, non ti forzerò. Te ne starai tu nel tuo lato di casa e io nel mio, molto tranquilli…” concluse dispiaciuto, ed andò via senza badare alle rimostranze di lei.
Alice consultò letteralmente tutti i suoi amici e conoscenti per prendere quella decisione, e tutti concordarono che era una buona idea, anche se non avrebbero mai potuto stare senza fare sesso. Lei, però, era molto dispiaciuta per il modo in cui era finito quel discorso, così si fece carina sperando di vederlo a casa di Mat quella sera, ma quando non si presentò ci rimase malissimo.
“Beh vai tu, no?” le proposero, e lei lo fece, chiamò un taxi e raggiunse casa dello chef, terrorizzata all’idea di trovarlo con qualcuna. Bussò un paio di volte alla porta, chiedendosi perché non gli avesse scritto per avvertirlo, perché si sentiva troppo stupida.
Si allontanò un po’ a piedi, perché non le andava di aspettare il taxi sotto casa sua, e all’improvviso voltò l’angolo e se lo trovò davanti in tenuta super casual.
“Ali…” le disse confuso, perché non si aspettava di trovarla lì, e lei soffocò per un attimo chiedendosi cosa avrebbe dovuto dire.
“Sei pentita? Sei venuta per fare pace?” le chiese dolcissimo, avvicinandosi tanto da farla annegare nel suo profumo. Aveva appena fatto la doccia, si sentiva dall’odore di cocco che la sua pelle ancora bollente emetteva, e aveva i capelli bagnati, ma era molto attraente.
“Sono venuta per…vederti…” sussurrò dolce, chiudendogli meglio la zip della felpa, e Lor prendendole la mano le sorrise bisbigliando “…sono qui. Ero andato in palestra. Andiamo su o sei preoccupata per le tue mutandine?”
“Non le indosso…” rispose Alice serissima, facendogli saltare il cuore in gola, ma poi ridendo gli fece la linguaccia e concluse dicendo “andiamo dentro che prenderai un raffreddore” soprendendolo ancora di più.
“vieni un attimo qui…” le disse serio, e Alice si avvicinò perplessa, ma lui l’avvolse totalmente tra le sue braccia, senza farla respirare.
“Grazie per essere venuta, ero molto dispiaciuto per come stanno andando le cose…” le spiegò languido e lei sospirando si abbandonò a quell’abbraccio e capì che doveva fare qualcosa.
“Sono molto legata a te, lo sai. E sai anche che ti trovo molto, molto, molto, molto attraente…” spiegò dolce, facendolo sorridere e sollevare un sopracciglio per tutti quei “molto” che non erano abbastanza.
Gli accarezzò il viso, allora, perché aveva un’espressione troppo languida e non riusciva davvero a trattenersi.
“Sto cercando piano piano di lasciarmi andare come prima, scacciando il dolore per quello che è successo e tutte le angosce che la mia testa mi ripropone in loop…” aggiunse, con enormi occhi marroni e lui sospirando annuì.
“…e a volte mi sembra semplice, prevale la voglia che ho di toccarti, ma altre è parecchio dura. Per questo volevo evitare di vivere insieme, ma credo che avevi ragione tu e sarebbe la soluzione migliore se ancora vuoi…” concluse, con il cuore in gola, pensando solo “non ripensarci ti prego!”.
Lor sorrise vittorioso e chiese “…e non hai portato le valigie?” facendola ridere.
“Pensavo che potessi aver cambiato idea e non volevo sembrare frettolosa…” concluse timida e Lor prendendola sotto braccio la condusse in casa.
“Fai un giro, scegli la stanza che vuoi io nel frattempo asciugo i capelli e mi cambio, e poi magari mangiamo? Perché sto realmente morendo…” le disse serio e Alice rimase per un attimo senza sapere cosa fare, perplessa per quell’accoglienza così calorosa che le aveva riservato.
“Se poi volessi scegliere la prima stanza a destra, ne sarei felicissimo…” le disse con un sorriso, alludendo alla sua camera da letto e la parte viziosa di Alice pensò “ma magari!”.
Non poteva finire nella sua camera da letto, malgrado i segnali dei suoi ormoni dicessero totalmente il contrario, ma non voleva stargli troppo lontana, così scelse la stanza di fronte alla sua, ma quando tornò a cercarlo lo trovò a cucinare e per un attimo pensò “sei troppo bello amore mio…” restando quasi in contemplazione.
Cenarono insieme e aprirono una bottiglia per brindare al ritorno di Alice sotto il suo tetto, ma quando lei fece per andarsene Lor le prese la mano e sussurrò “resta Ali dormi qui, nella tua stanza…” facendola rabbrividire.
“…chiacchieriamo ancora un po’, beviamo qualcosa sul divano…” provò a dirle con due occhi verdi ipnotici e lei non riuscì a dirgli di no, commentando solo che sarebbe diventata un’alcolista insieme a lui.
“Con me che ti verso solo uno o due bicchieri a serata? Davvero? Non con George?” chiese scocciato, e lei ridacchiò e basta. Lor si accomodò vicino a lei sul divano e le accarezzò i capelli, con molta dolcezza. Rimasero per ore su quel divano, a parlarsi piano, coccolarsi e guardarsi negli occhi.
“…ma se ti chiedessi di accompagnarmi a Parigi, tra un po’, diresti di no?” le chiese, con l’anima in subbuglio. Alice non immaginava neanche quanto contasse quella domanda, ma con la testa abbandonata sul cuscino annuì soltanto, giocando con i suoi capelli. Lor si illuminò per quella risposta, perché ci teneva davvero, e baciandole la mano sinistra le sussurrò “grazie!” facendola sorridere.
“Adesso prestami qualcosa per dormire chef…” concluse stiracchiandosi.
“A me piaceva quando dormivi totalmente nuda…” ribattè con un sorriso, ma poi di malavoglia le prese la sua maglietta di pigiama, e sorrise vedendola portarsela al naso per annusarla.
“E non preferiresti annusare l’originale?”provò a dirle affascinante, ma lei ridacchiando scosse la testa e fece per andarsene.
“Buonanotte…” le sussurrò languido fuori alla porta, ma inaspettatamente dovette difendersi dall’abbraccio di quella piccola, che gli saltò al collo e lo strinse fortissimo.
“Buonanotte…” concluse baciandogli l’angolo della bocca, e Lor si sentì impazzire, ma la lasciò andare a letto.
Il giorno dopo gestirono insieme il trasloco, e ancora una volta finirono col farsi un sacco di coccole sul divano. Gli abbracci diventavano ogni volta più intensi, come anche le strette di mano. Lor moriva per i suoi occhi, e voleva assolutamente avere di più.
Scherzavano, giocavano e si punzecchiavano, ma erano sempre più vicini e Alice la terza notte a casa Dubois, dopo aver giocato davvero troppo, dovette trattenersi dal raggiungerlo a letto, perché lo desiderava tantissimo. La mattina dopo si alzò tardi, imprecando come suo solito, e trovò soltanto un caffè e la colazione, perché Lor era andato in palestra. Cercò al volo in valigia la seconda divisa del Rochefort, ma il suo cuore si sciolse trovando i suoi regali. Li accarezzò con dolcezza e poi decise di indossare uno di quei bellissimi completi intimi di seta che gli aveva portato dalla Francia. Era color cipria, con piccole perline bianche e Lor non glielo aveva ancora visto addosso. Alice sentì un brivido indossandolo, e si perse per qualche minuto chiedendosi come avrebbe reagito vedendola con quella morbidissima seta addosso. Lor amava restare a guardarla prima di cominciare a sfiorarla, la faceva sdraiare o mettere contro il muro per godersi per un istante lo spettacolo prima di cominciare a spogliarla, e Alice impazziva per quei momenti.
“Gli hai detto che siete amici, smetti di fantasticare, idiota!” si disse e improvvisamente sospirò. Avevano solo pochi mesi, valeva davvero la pena di tenerlo lontano?
“Pensi davvero di riuscire a tenerlo lontano, se solo l’idea di indossare la lingerie che ti ha regalato ti eccita in questo modo?” si chiese, e giunse al Rochefort totalmente sottosopra. Non lo incontrò, però, perché era in ritardo e lui era ovviamente nella sua cucina al lavoro, così provò a concentrarsi sul lavoro, ma proprio non ci riusciva.
“Ok vai a salutarlo se proprio vuoi...” si disse, quasi a fine servizio. Così si sistemò al volo i capelli, controllò il trucco e poi aprì un paio di bottoncini della camicetta, garantendogli una vista molto chiara di quello che aveva indossato sotto la camicia, e con il cuore in gola varcò la soglia del suo laboratorio.
 “Un moment…” disse concentratissimo. Era impegnato in un’operazione incredibilmente complessa e delicata, su un dessert molto costoso, ma quando lei sussurrò “oui…” gli tremò la mano.
“Bonjour Ali…” provò a dire, ma girandosi rimase estremamente perplesso per il suo look sexy. Alice si era divertita un mondo a fare la sexy in quei giorni, e anche lui, ma mai aveva osato così tanto. Era appoggiata al bancone, e aveva entrambe le mani sotto al mento, mostrandogli una scollatura da urlo. Aveva un seno molto prosperoso, una quarta abbondante, e lo sguardo di Lor fu immediatamente calamitato dalla sua scollatura, facendola tremare. Voleva provocarlo, non sapeva bene perché, ma voleva che Lor la desiderasse da morire, e lo sguardo pieno di lussuria che le lanciò la accese totalmente.
“Ah…” commentò, sollevando un sopracciglio, e lei rispose “volevo solo salutarti…” con una voce molto sensuale.
“Hai fatto il servizio così, ma petite?” chiese confuso, avvicinandosi molto a lei, che mentendo sfacciatamente annuì.
Lor era vicinissimo a lei, che senza accorgersene era finita contro il muro. Appoggiò una mano al muro, allora, e abbassandosi come per baciarla le disse all’orecchio “...oh avrò un sacco di clienti in più, allora…” facendola ridere.
“Ti piace? Pensavo che non lo avessi messo perché non era di tuo gusto…” aggiunse, passando il suo indice sul collo di lei, che ormai aveva la pelle d’oca e mordendosi il labbro annuì e sussurrò “a te?” facendolo sorridere con il suo sguardo da tentatore.
“…mi piacerebbe di più se fosse per terra, insieme a tutti gli altri tuoi vestiti, ma sì lo trovo sexy…” aggiunse, mordendole all’improvviso il collo e Alice non riuscì a trattenere un fortissimo gemito. Voleva essere sua più di ogni cosa al mondo, voleva che la toccasse e quando Lor sfiorava con le dita il suo corpo avrebbe solo voluto gridargli “di più”, così afferrò la sua mano e lo infilò sotto il reggiseno, per fargli toccare i suoi capezzoli, e un gridolino di piacere lo soprese. Lor aveva un’erezione fortissima, così non si lascio sfuggire la possibilità di scoprirle i seni, afferrandoglieli con molta forza. Amava baciare e mordicchiare i suoi piccoli capezzoli rosa che  lo mandavano in estasi e quando Alice cominciò ad accarezzarlo andò completamente fuori.  Continuò a morderle piano il seno per qualche istante, godendosi i gemiti di lei che ormai era completamente sconvolta dall’eccitazione.
“Sono curioso di sapere come ti sta anche il resto…” aggiunse, ormai completamente in preda alla lussuria. Il respiro affannato di lei suggeriva che voleva soltanto essere spogliata, e Lor non vedeva l’ora di farlo, ma doveva finire il servizio e gli ospiti stavano aspettando i dolci, così provò a dirle “…ne parliamo tra un’oretta, ok?” ma Alice gli afferrò la mano disse sconvolta “no Lo, non lasciarmi andare così…”
“Amore mio…come faccio?” provò a dirle con un sorriso, perché non si aspettava nulla di quello che era successo quella mattina, ma quando Alice si rimise il reggiseno contrariata, perse la testa e appoggiandola contro il tavolo si lasciò finalmente andare al piacere con lei, che cercò in mille modi di trattenersi, senza successo.
“Questo non lo avevo mai fatto, e mi costerà carissimo, ma fanculo…” le disse divertito, e abbracciandola forte concluse “per te Alis, ne vale la pena...”
 Alice sorrise e basta. Era stato intenso come mai prima e lui era diverso. L’aveva amata tanto, come probabilmente non aveva mai neanche immaginato di poter fare, e lei si era totalmente sciolta, ma la paura era tornata, così si era detta che avrebbe dovuto fare finta di nulla.
La sera si fece trovare bellissimo ai fornelli, ma lei gli disse piano “Lor…” con fare molto preoccupato.
Il sorriso di lui cambiò totalmente in quel momento, perché il senso di colpa che Alice aveva stampato in viso era molto chiaro.
“…avevo voglia di te, moltissima e ho ceduto, solo che non voglio farne una questione importante. Non sono pronta ad avere un rapporto romantico, in generale. Possiamo essere amici intimi, amici che fanno sesso, ma solo questo…” sussurrò Alice dispiaciuta, ma anche poco convinta, e Lor scosse solo la testa.
“Che stronza!” ringhiò tra i denti, e lanciando quello che aveva tra le mani uscì perché non voleva parlarle.  
“Lor ma che senso ha?” gli disse mentre si allontanava, e lui scosse solo la testa furioso.
“…andrò via Lor, e quindi forse è meglio godersi le cose come stanno senza troppe smancerie…” provò ad aggiungere, ma aveva il cuore a pezzi e le veniva da piangere.
“Capisco…” concluse lui in mille pezzi, senza neanche guardarla.
“E allora no. Non avrai il mio corpo per sfogarti e basta. Non sono un pupazzo e ci metto dei sentimenti in questa cosa. A te, invece, evidentemente non importa e sei brava a scindere l’affetto dal sesso. Io no…” ruggì furioso, e le voltò le spalle per uscire, lasciandola totalmente senza parole.
Rientrò in piena notte, e Alice si fece trovare sulla porta, ma lui ubriaco le ruggì “non voglio fare sesso, quindi buonanotte…” ferendola tantissimo.
“Ma io volevo parlarti…” provò a dire pianissimo e lor scuotendo la testa rispose che non gli andava neanche quello, sparendo nella porta.
Alice si tormentò letteralmente per tutta la notte, perché proprio non riusciva a capire. Pianse anche molto, ma il peggio doveva ancora venire. Lor la ignorò totalmente il giorno dopo, rivolgendole a stento due parole e lei all’improvviso chiese “perché fai così?” facendolo tremare.
“Così come?” chiese, fingendo distacco, ma lei supplichevole aggiunse “perché mi ignori in questo modo, perché ti comporti da estraneo?” facendogli scuotere la testa.
“Vuoi che te lo disegni, forse? Sono ferito Alice, perché mi hai relegato a semplice giocattolo erotico quando pensavo di valere qualcosa per te…” ruggì serissimo e lei versò un paio di lacrime, ma non riuscì a parlargli perché Lor furioso aggiunse “sono dovuto andare personalmente a scusarmi con i clienti per i dolci, e non mi capitava da anni. Ho fatto una figuraccia, ma pensavo che fosse successo per…te. Per affetto e me ne sbattevo. Così invece, è privo di senso…”
In quel momento lasciò la stanza, furioso, e lei non ebbe la forza di bloccarlo.
Quel giorno Alice provò a chiedere consiglio a tutti, e la risposta fu unanime: scusati e parlagli dolcemente, ma lei non riusciva proprio a capire perché fosse così nervoso. La spiegazione le venne da una persona che non voleva contattare, ma che aveva dovuto sentire, mangiandosi il cuore. Cristina lesse il suo messaggio e scrisse a lui, che come un fiume in piena scoppiò e le mostrò tutto il suo dolore, spingendo Super Cris a telefonare alla rossa.
“E’ un’ideona quella di proporgli solo sesso, mia cara ragazza di Tokyo…” le disse seria dopo i convenevoli e Alice sbuffò soltanto, sentendosi ancora peggio. Cristina si chiese se e quanto quella ragazzina avesse capito del biondo chef, che palesemente era innamorato di lei, ma non sapeva come toccare l’argomento senza incasinare le cose, così ci girò intorno.
“Ali, Lor è un ragazzo molto complicato. Carismatico, geniale, creativo, ok, ma molto fragile, soprattutto sugli affetti. Non si fida facilmente delle persone e per questo è difficilissimo che riesca a frequentare qualcuno per più di qualche settimana. Eppure ci sei tu, la rossa che da anni ormai ha toccato dei punti che nessuno ha mai visto di lui, che è legato da morire a te…” le spiegò tranquilla, ma ad Alice veniva incredibilmente da piangere.
“…ed è stato stupido da parte sua fare il supereroe che vuole risolvere tutti i tuoi problemi senza parlartene, ma è questo che stava facendo. Non ha tramato alle tue spalle, ha sempre pensato che fossero degli stronzi anzi…” concluse, toccando tutte le cicatrici esposte di Alice.
“…so che fa paura l’idea di condividere un legame così con qualcuno, lo capisco, ma Alice…non fingere che non ti importi di lui, perché lo hai ferito come neanche immagini. Sai quante volte parlando delle sue conquiste mi ha detto un po’ amareggiato ‘vuole solo scopare’? Parecchie. E per quanto lui stesso abbia grossi problemi con l’impegno, sentire che mai nessuna voleva davvero costruire con lui qualcosa lo ha sempre ferito. Si è sempre sentito come se avesse qualcosa di sbagliato. Ora, immagini che effetto gli abbia fatto sentir dire le stesse parole, da una persona a cui lui tiene così tanto?”
Alice sospirò e basta, soffocata dalle lacrime che a stento riusciva a trattenere.
“…è una bugia, però, vero? Tu vuoi stare con lui…” le chiese la chef dolcissima e Alice bisbigliò solo un “sì…” senza fiato.
“C’est bon, dai risolveremo anche questa…” le disse incoraggiante, e poi propose un lunghissimo piano di riconquista dell’affetto dello chef.
Quando Lor rientrò a casa quella sera dopo il servizio, rimase estremamente perplesso. C’era un buon profumino nell’aria, e della musica. Si chiese cosa diavolo stesse succedendo, anche perché era molto tardi, così corse in cucina ed ebbe un infarto. Una bellissima ragazza rossa, con un bellissimo abito bianco era ai fornelli, fissando contemporaneamente il cellulare. Sorrise per un attimo per quella vista, ma in quel momento lei si girò e sussultò.
“Hey non ti ho sentito rientrare…” sussurrò incerta, perché non voleva essere maltrattata ancora, ma lo chef con le braccia conserte chiese “che fai?” facendola sorridere.
“…non si vede? Preparo la cena per te, per farmi perdonare…” sussurrò languida e Lor pensò solo “penso che il tuo cibo mi irriterebbe ancora di più” ma non lo disse. Lei glielo lesse in faccia però, e con un sorriso estremamente mortificato rispose “…sto provando, ma è la prima volta che cucino…” facendolo sbuffare.
“La ricetta è di Cristina, vero?”
Era molto risentito, ma era evidente che ci fosse la sua migliore amica di mezzo, e che aveva usato la sua fantasia numero uno su Alice contro di lui. Alice annuì molto mortificata. Era dispiaciuta per il suo modo di trattarla, ma voleva fare pace ed era necessario sopportare anche il suo muso, per un po’.
“…dobbiamo un pochino sistemare la salsa, c’è troppa acqua e forse…” si portò il cucchiaio al naso e dopo qualche secondo aggiunse “…sistemare il sale, e l’olio. Il vino non è sfumato ancora, quindi alziamo la fiamma…”
prese immediatamente il controllo dei fornelli e per qualche secondo la ignorò ancora, spingendo lei a fare una cosa dolcissima. Alice prese il suo braccio sinistro e sussurrò piano “…ero spaventata Lo, ma non volevo dirti quello che ho detto…”facendolo sospirare.
Lor era seccato e ferito, ma Cristina gli aveva detto di parlarle perché quella testolina rossa aveva qualcosa di importante da dirgli, e così aveva deciso di provare.
“Ti sto ascoltando…” rispose severo, continuando a fissare la salsa e Alice sospirando aggiunse “Mi fa male tutto questo, mi fa male da morire questa distanza che c’è tra noi…”
“Non ho voglia di essere un tuo scopamico, tutto qua…” ruggì, aggiungendo il sale nel sugo e lei dolcissima rispose “…ma non lo voglio neanche io! E’ stato fortissimo Lor, intenso da morire. Mi sono sentita totalmente legata a te, e mi sono spaventata e…ti ho allontanato…”
“Non mi hai allontanato, mi hai mandato letteralmente a fanculo, quando ero convinto che avessimo sistemato tutto…”ribattè severo, ma un po’ più dolce. Voleva fargliela pagare, ma intendeva far pace. Alice allora fece una cosa stranissima: era angosciata e disperata e lo abbracciò da dietro affondando la testa nella sua schiena.
“Mi puoi perdonare, per favore?” chiese, sconvolta e Lor capì di aver tirato abbastanza la corda e prendendole le mani rispose “…non lo so…” facendola sospirare.
“Dai Ali sto scherzando, vieni qua…” concluse sorridendole finalmente e lei corse tra le sue braccia e lo stritolò felice.
“Non fare mai più lo stronzo con me…” bisbigliò premendo il viso contro il suo petto e Lor ridacchiando rispose “Ah io? Io ho fatto lo stronzo alla fine? Sono stato io a dirti ‘è solo sesso’?” facendola sorridere.
“Non lo farò più, ti giuro…” gli disse con enormi e bellissimi occhi nocciola felici, e Lor si sciolse per lei e ricominciò a baciarla. Alice felice ricambiò ogni bacio e carezza, ma quando Lor provò a toglierle il vestito rispose piano “…no Lo, non possiamo…” sorprendendolo.
“Ho il ciclo. Il massimo che posso fare per soddisfarti è cucinare questa magnifica cena!” gli disse felice e Lor disgustato da quella salsa terribile e piena di origano che stava preparando rispose “Oh no, allora non facciamo pace” lasciandola per un istante a bocca aperta.
 “…dormiamo insieme, però?” facendola sorridere.
Finirono insieme di cucinare, e Lor continuò ad abbracciarla e accoccolarsi con lei tutte le volte che poteva, ma allo stesso tempo le insegnò molto su quei piatti, lasciandola a bocca aperta.
“…è piuttosto fastidioso che sia stata Miss ‘sono italiana al 100% e la mia cucina è la migliore di tutti’ a insegnarti a cucinare e non io, ma me ne farò una ragione…” le disse divertito e Alice sorridendo rispose “oh devo scriverle, mi ha detto di farle sapere come andava!”
“Figurati, lo sa benissimo com’è andata. Ci ho parlato per mezz’ora rientrando, e sa che volevo solo trovare un modo per farmi voler bene da te che invece vuoi soltanto questo corpo…” spiegò divertito, ma lei accarezzandogli il viso ribattè che “lo adorava, altro che volergli bene” e Lor annuì spiegando che il suo corpo faceva miracoli.
Si coccolarono un sacco sul divano quella sera, e tutte le nuvole sembravano ormai passate.

Nota
Eccomi qua, scusate ma sto attraversando un periodo un po' duro personalmente e questo mi sta ovviamente rallentando, anche se la storia è molto avanti con la stesura. Siete arrabbiati per il super capitolo caria-denti? vi è piaciuto? Avete un po' cambiato idea sul povero Lor, che viene sempre trattato come uno stronzo? Fatemi sapere se vi va!

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Capitolo 26
*** Capitolo 36 ***


Capitolo
I giorni a Parigi trascorsero sereni ed entrambi si resero conto di essere più felici di quanto si sarebbero potuti aspettare. La seconda sera giunse il fatidico momento di conoscere Cristina, e Alice un po’ nervosa ci mise ore a prepararsi. Lor le aveva parlato molto del ristorante in cui stavano per andare, e lei non era sicura di essere “abbastanza” elegante per un posto del genere, ma doveva impegnarsi, così cominciò con un lungo bagno.
Anche Cristina aveva mille cose per la testa quel giorno, e si preparò per il servizio con aria totalmente assente. Mentre si vestiva rilesse ancora una volta i messaggi sul suo cellulare, ma niente. La stava ignorando, era scomparso dal nulla come era ritornato, e questa cosa la faceva letteralmente impazzire. Lor gliel’avrebbe letto in faccia che qualcosa non andava, e probabilmente sarebbe stato anche parecchio stronzo, ma lei non riusciva a evitare di sentirlo ancora. Con Jean stava andando bene, lui era molto innamorato, ma era lei il problema.
“Questa volta Lor non mi perdona…” concluse, fissandosi allo specchio e sbuffando. Si conoscevano da tantissimo. Avevano circa diciotto anni quando si erano incontrati la prima volta. Lor aveva ancora quel fare spavaldo e spregiudicato degli adolescenti, ma cominciava a mostrare i primi segni di quella dolcezza che lo avrebbe contraddistinto da uomo. Cristina se lo ricordava bene quel primo incontro, perché lo aveva detestato da subito. Aveva studiato cucina per anni, e cucinato con la mamma e la nonna per secoli prima di decidere di voler diventare uno chef. Aveva sofferto tanto per arrivare a studiare a Parigi, e nulla avrebbe dovuto distrarla dal suo sogno, e invece qualcuno con gli occhi verdi, la pelle color oro e le ciglia lunghe e folte ci riuscì. Lor era l'alunno preferito dello chef Croisette, ma ciò che mandava in bestia Cristina era che non doveva neanche sforzarsi più di tanto per esserlo: non studiava, non ci metteva nessun impegno, eppure gli veniva naturale fare delle cose fantastiche, e lei lo odiava per questo, ma allo stesso tempo ne era attratta. La reputazione dello chef libertino ovviamente era arrivata insieme a lui e Cristina aveva preso immediatamente le distanze, ma Lor non ci aveva fatto caso, perché non era interessato a lei. Presto, però, aveva iniziato a studiarla perché Cristina aveva tutto quello che a lui mancava: era disciplinata e metodica, zero talento naturale ma dedizione e abnegazione totale. Mentre Lor amoreggiava con le cameriere, si presentava a lavoro in ritardo o con i postumi di qualche sbronza, lei era sempre lì, sempre con la sua tenuta perfetta. Non aveva le sue capacità innate e neanche il suo ego smisurato, ma Lor la invidiava da morire. La prendeva in giro, l’osservava da lontano, le diceva che era matta, ma presto iniziò a rispettarla e nacque tra loro una strana amicizia, che li portò a lavorare spalla contro spalla. Cristina divenne la sua confidente, una specie di amico maschio con cui parlare liberamente e fare cavolate, ma una notte decise di rovinare tutto; una sera come tante, una di quelle in cui Lor era troppo stanco per uscire a cercare una donna, decisero di mangiare qualcosa nel loro ritrovo preferito, ossia a casa di Cristina. Lor non le aveva mai permesso di entrare in casa sua, e neanche le aveva mai parlato della sua famiglia; si limitavano a parlare di cucina, delle signorine di Lor e di quello che succedeva durante il giorno, come se nessuno dei due avesse un passato o un futuro. Tra di loro non c'era nessun contatto fisico, neanche un abbraccio; di tanto in tanto Cristina gli dava qualche schiaffo, o qualche pacca sulla spalla. Per lui Cristina era un amico maschio come Dug, Mike e Roy, e si potrebbe affermare che sentendosi solo in terra straniera avesse tentato di sostituire quel legame, perciò quando provò a baciarlo, per lui fu un trauma vero e proprio. Lor, però, era stato onesto: aveva chiarito da subito che non sarebbe mai successo nulla, e malgrado un iniziale allontanamento, Cristina aveva scelto di tenerlo comunque nella sua vita, ed era stata la cosa giusta. Due anni dopo, infatti, aveva perso sua madre e sua nonna in brevissimo tempo, e Lor le aveva letteralmente fatto da famiglia. Si era creato un legame strano tra loro, molto profondo. Una sera le aveva detto che era “sua madre, il suo confessore e la sua psichiatra tutto insieme” e lei lo aveva solo preso in giro, ma per anni era stato semplice parlare con lui. La regola tra loro era una sola: nessun giudizio. Non importa quanti errori l’altro facesse, era importante sostenersi senza fare la paternale. Cristina ci provava, ad essere onesti, ma a volte non le veniva benissimo. Lor, invece, non l’aveva mai giudicata, neanche quando aveva dovuto interrompere una gravidanza indesiderata e in lacrime le aveva chiesto di non lasciarla sola.
 Le era sempre stato vicino, senza parlare più di tanto, ma negli ultimi anni qualcosa era cambiato. Cristina aveva conosciuto Hans, uno chef tedesco sposato e incredibilmente attraente, e aveva vissuto con lui una storia clandestina e incredibilmente tossica. Lor conosceva Hans, e da subito la cosa non gli era piaciuta. Il caro Dubois aveva una regola molto ferrea, di cui vi ho già parlato: va bene tutto, ma quando ci sono figli di mezzo bisogna comportarsi bene. Così aveva provato più volte a far capire alla sua migliore amica che doveva lasciar perdere, e aveva provato anche con lui, che però non aveva nessun interesse a smettere. Gli aveva anche messo le mani addosso sentendolo parlare della sua amica in termini totalmente irrispettosi. Cristina, però, era certa che lui fosse l’amore della sua vita, e per tre anni era stata l’altra, cercando di non far pesare a Hans il suo dolore. Sfogava tutto con Lor, che cercava di trattenersi ma non riusciva a nascondere più di tanto il suo disappunto. Quando poi le aveva presentato Jean e avevano cominciato a uscire insieme, finalmente sembravano tutti felici. Tutti meno Cristina, che aveva incontrato Hans per caso ad una serata, ed era finita immediatamente a letto con lui. Adesso si sentivano ancora, e ogni volta lei moriva. Hans la chiamava quando ne aveva voglia “nessun legame” le aveva detto, e lei aveva realizzato che avrebbe accettato tutto pur di tenerlo nella sua vita, ma Lor le avrebbe letto immediatamente negli occhi che c’era qualcosa, e aveva paura di vederlo. Aprì la vasca e decise di annegare i suoi pensieri, perché voleva davvero conoscere Alice e vederli insieme, ma sapeva che avrebbe dovuto affrontare quel discorso, e sperava di non farsi troppo male.
Alice era stesa nella vasca da bagno godendosi un'ottima tazza di caffè preparata ovviamente da Lor. Sorrideva felice pensando alla sera prima, alle foto che avevano scelto da tenere a casa di Lor, e a come lui aveva sorriso fissando una della sua nascita. Lor stava recuperando dei pezzi importanti della sua vita, e questo perché Alice lo rendeva abbastanza stabile da riuscire ad affrontare quell’enorme voragine che aveva nel cuore senza crollare.
“Ma petite Alis...” Urlò una voce al piano di sotto, e lei sorridendo elaborò un piano malvagio: sarebbe scesa di sotto tutta bagnata, inzuppando ovviamente anche lui. Ridacchiando con fare malefico provò a schizzare fuori dalla vasca velocemente, ma scivolò e Lor si spaventò per il tonfo. Corse ovviamente al piano di sotto e la trovò stesa nella vasca a gambe all'aria gridando “itai,itai,itai!!!”
“Che cosa significa?” Gridò lui con fare preoccupato, lasciando cadere le buste che aveva in mano, e quella buffa ragazzina rispose “Ahi...mi sono fatta male al sedere” con la stessa espressione di una bambina piccola e goffa. Lo sguardo accigliato di Lor, allora, si rasserenò e un sorriso tenero si stampò sul suo viso. Le porse il braccio e chiese “ce la fai ad alzarti?” E Alice scosse il capo, ma poi afferrandolo forte e gridando di nuovo “itai, itai” si rialzò, mostrando solo una vistosa macchia rossa tra la gamba e la natica destra.
“Si farà un bel livido...”Le disse, una volta stesa sul letto e Alice annuì soltanto “Diciamo che poteva andarti peggio…”aggiunse, baciandola teneramente sulla ferita.
“Ma poi come diavolo ti è saltato in mente di gridare itai? Non sapevo se ridere o spaventarmi!”Chiese con le braccia conserte e il fare indagatore, dopo che la sua amichetta gli aveva bagnato il suo abito costoso, e lei ridacchiando ribatté “beh dopo cinque anni in Giappone ci sono abituata. E’ la prima cosa che impari: a chiedere aiuto e a dire ahi che male”
“Beh è saggio...”concordò, ma poi aggiunse “avrei un regalo per te...lo recupero in bagno e arrivo” e la lasciò lì curiosa e zuppa. Quando Lor tornò, Ai aveva l'aria confusa e curiosa di una gatta che vuole scoprire cosa c'è nella tua cena, e questo lo fece ridere.
“Un petit cadeau, ero a pranzo vicino a Chanel e questo era esposto in vetrina e...me lo sono immaginato sulle tue curve…”
Alice non disse nulla semplicemente sfilò il fiocchetto ed estrasse dalla busta un meraviglioso abito nero che le parve di tulle. Era davvero un bel vestito, molto elegante, ma non era una cosa adatta a lei.
“E' seta e chiffon, ma prima che cominci a gridare che fa troppo freddo per queste cose, nell'altra busta ci sono calze e maglioncino da abbinarci. Ti piace Ali?”
 Chiese con fare sicuro e gentile, e lei annuì soltanto poco convinta e allora Lor capì che si era un po’ risentita, così baciandole la fronte sussurrò “adoro i tuoi jeans e le tue magliette, non era un tentativo di offenderti. Volevo farti un bel regalo e poi…stasera siamo a cena in un tre stelle Michelin…”
“E quindi non posso mettere la maglietta con Chopper? Mi sembrava adatta, è anche nera…” rispose lei ridacchiando. Ma Lor abbracciandola le sussurrò “a me va bene se vuoi metterla, mi vai bene in qualunque modo”.
Alice ovviamente aveva portato un vestito di Hellen perché si aspettava di dover andare almeno in un posto elegante, conoscendolo. Scosse solo la testa e facendo scivolare l’accappatoio, s’infilò il vestito, lasciando Lor ad osservarla. Una volta chiuso commentò felicissima “oh mi sta!” perché era sicura che non le sarebbe mai entrato, ma Lor sorridendo la strinse e sussurrò “ti sta da Dio, eh. Sei bellissima…” facendola sciogliere tra le sue braccia per un po’.
“…però forse dovrei conservarlo per un’occasione. Insomma che succede se lo rovino? Se lo macchio a vita? O scivolo e lo rompo?” chiese, con enormi occhioni nocciola e Lor pensò che fosse davvero impossibile toglierle quell’insicurezza che la spingeva a sentirsi costantemente un’idiota.
“Esistono i sarti e le tintorie, piccola. Io dovrò portarci questo vestito pieno di bagnoschiuma!” provò a spiegarle rassicurante, e lei con un sorriso dispiaciuto ribattè che le dispiaceva, che non pensava si sarebbe macchiato.
“…ma chi se ne frega Alis? Lo laveranno e amen…”
“…è che è prezioso questo, è un regalo ed è il primo che io abbia mai avuto e non voglio si rovini! E poi… mi sento così strana vestita con cose così eleganti…” spiegò, sistemando con le mani una piega invisibile che pensava di aver fatto al vestito.
Lor sorrise teneramente, perché a volte quella piccina era davvero un disastro adorabile. Così provò a tranquillizzarla spiegandole che se si sentiva così in imbarazzo poteva toglierlo.
“E’ che…è un regalo, ed è bellissimo ma io rovino sempre tutto e non vorrei che ci rimanessi male…” spiegò fissandolo con enormi occhi dolci.
“Ai, sai quante donne sono entrate nella mia vita? Ma mai nessuna, e sottolineo nessuna, è entrata in questa casa. E nessuna ha avuto un mio regalo. Voglio che tu capisca, ma plume, che io tengo a te in maniera diversa e che...non avrei mai fatto quello che ho fatto se tu non fossi tu, se non mi rubassi i fumetti, se non fossi una che quando si ferisce grida 'itai'...”
“Che significa?” Sussurrò lei con le guance rosse e lui rispose “Che tu sei la mia speciale Alis...e se non avessi tutte queste insicurezze, forse non saresti poi così unica e...non varresti quanto vali. E non vali poco. Quindi non vuoi metterlo? Benissimo. Vuoi metterlo? Va bene. Lo metterai e si romperà? Nessun problema. Lo metterai e magari te lo strapperò io per togliertelo? Fantastico…”
Alice rise in quel momento, ma Lor aggiunse “Tutto va davvero bene, se resti vicino a me e mi trascini in giro per il mondo afferrandomi per mano, come solo tu sai fare!”
La risposta di lei fu alquanto scontata: ovviamente gli si fiondò al collo e iniziò a baciarlo dolcemente e ovviamente lui le tolse lo Chanel in cinque minuti, accarezzandole dolcemente la pelle.
“Se non te la senti di indossare il vestito Alis, non voglio forzarti. Voglio che tu ti senta libera di essere quello che sei, voglio che ti senta bene quanto me. Perché sono felice davvero... e non mi capitava da un po'...”
Alice sorrise stringendosi tra le sue braccia e le ci volle qualche minuto per ritornare in sè.
Riposto accuratamente lo Chanel e rimessa la maglietta di One piece, Alice tornò se stessa e ricominciò ad andare in giro per Parigi mano nella mano con quell'uomo speciale, che aveva deciso non solo di farle vedere la città, ma di parlarle del suo passato, mostrandole i luoghi della sua infanzia. Camminavano per strada a braccetto, guardando insieme la cartina e scambiandosi di tanto in tanto delle dolci carezze e Lor le comprò addirittura lo zucchero filato.
Qualcosa era successo nel cuore dello chef, ed era qualcosa di forte. Lavorava al mattino qualche ora, ma aveva la testa altrove, da quella signorina con i capelli rossi che lo aspettava a casa e lo faceva sorridere di cuore.
Rientrarono presto perché Alice aveva bisogno di prepararsi come si deve per quella serata. Lor le aveva detto serio “E’ il posto dove sono letteralmente cresciuto. Li amo tutti!” facendola sorridere, ma caricandola anche un po’ di aspettative. Lor, invece era tranquillissimo. La guardava truccarsi e vestirsi e pensava soltanto a quanta strada avessero fatto in pochissimo tempo, perché adesso erano davvero inseparabili.
 “Ti chiudo il vestito...”disse serio, e le baciò la schiena man mano che la cerniera saliva su.
“Spero anche di potertelo riaprire presto…” spiegò seducente e lei sussurrò con un sorriso “quando vuoi…” facendolo sorridere.
Un’ora dopo erano finalmente arrivati al ristorante, e Alice sorrise realizzando che era attaccato alla Torre Eiffel, ma non disse molto altro. Osservò Lor che salutava tutto il personale e abbracciava un corpulento chef francese di una certa età, che lo tenne stretto per un po’. Notò immediatamente che la fissavano come se fosse un fantasma e capì: probabilmente lo chef aveva lasciato una scia di cuori infranti in quel posto e probabilmente era anche normale.
“Io invece vado a salutare Alice…” disse da lontano un’esile ragazza bruna, e le saltò al collo stringendola con molta forza.
“E’ così bello che sei finalmente qui” aggiunse, con un marcatissimo accento fancese accarezzandole i capelli, e tutti parvero molto sorpresi di vedere quella scena. Lor commentò soltanto che la chef doveva essere in cucina o le avrebbe fatto togliere una stella, e lei gli fece la linguaccia.
“Piuttosto Jean dov’è? Ci raggiunge a cena?” chiese serissimo e notò immediatamente l’esitazione di Cristina, che si fece sfuggire un sospiro lunghissimo.
“Non mi piace…” le disse in francese, ma lo sguardo colpevole di lei mostrò che aveva capito tutto.
Lor sospirò soltanto e Alice rimase a chiedersi perché avesse cambiato totalmente umore, ma non sapeva cosa pensare. La presentò allo chef Croisette e fece per un po’ da interprete, prima di condurla al suo tavolo.
 “Questo è sempre stato il mio posto, in realtà. Quante delusioni a questo tavolo, quanti bocconi amari, ma è anche il posto dove ho elaborato il menù per la mia prima stella. E’ il mio angolino preferito, ma non lo avevo mai mostrato ad una donna...anche se a pensarci bene è tremendamente romantico”sussurrò, commentando quella strana location: il tavolo era accanto ad una stupenda vetrata enorme che dava sulla torre illuminata e Ai continuava a fissare fuori con aria rapita.
Lor cercò di non pensare a Cristina e al casino che stava facendo, ma di godersi la serata con lei. Eppure era di pessimo umore e molto triste, ma Alice non capì assolutamente il perché.
Quando Jean giunse, però, Lor tornò allegro e gli fece un sacco di feste perché era davvero felice di vederlo e quando abbracciò Cristina si sentì infinitamente sollevato. Divisero un dolce da amici, e Jean fece un sacco di complimenti a quella piccola rossa, che arrossiva come una bambina, ma era anche molto simpatica e divertente. Non riuscirono a passare troppo tempo insieme, ma Cristina si sedette al tavolo e prendendo la mano di Alice le chiede dolcemente se le piacesse Parigi e quel tavolo.
Sembrava davvero affettuosa con lei, e la ragazza di Tokyo si sentì molto stupida per essere stata gelosa di lei. Lei e Lor erano legati, era evidente, ma era un legame diverso dal loro, e quando la coinvolsero in una gara culinaria per sapere chi faceva meglio il semifreddo, Alice morì dal ridere. Lor, però, aveva bisogno di capire cosa avesse la sua amica,che sembrava totalmente diversa dall’ultima volta che l’aveva vista. Così provò a invitarla a fumare, per parlarle da solo, ma non fu possibile,e andò via senza averle parlato e con mille pensieri per la testa.
“Non si sono ancora lasciati, almeno…” disse piano, più a se stesso che ad Alice, uscendo dal ristorante, ma lei non capì e chiese “cosa?”.
“Vedi Ali, Cris è un personaggio complicato. Sembra carina e saggia, ma non ha conosciuto suo padre, e questo le ha lasciato uno strano debole per gli stronzi che è difficile da farle passare…”
“Oh per questo è amica tua…” pensò, ma fortunatamente non lo disse perché Lor si sarebbe offeso a morte.
“…era felice con Jean e anche io riuscivo finalmente a credere che potesse esistere l’happy ending, ma poi… evidentemente sono tornati i suoi demoni, e io mi chiedo se sia possibile per gente come noi essere felici, o siamo condannati ad essere soli a vita…” confessò, fissando la Senna mentre passeggiavano, e Alice si strinse contro il suo braccio con dolcezza.
“Le scelte di Cristina non sono le tue. Se sei felice ora, non è detto che incasinerai le cose, solo perché lei lo ha fatto. E se anche dovessi farlo, non è detto che non potresti essere felice in futuro…” sussurrò appena e Lor si fermò un attimo e stringendola al petto pensò “…se non lo sono con te, non posso esserlo” ma non lo disse.
“…e poi magari non è successo nulla, solo un momento di crisi, no?” provò a suggerire tenera e lui ridendo rispose che conosceva il nome e il cognome del momento di crisi.
“…ed è uno che mi odia a morte e ci ha anche separati per un po’. Per questo non mi ha detto nulla. E’ uno stronzo, che sostiene sia impossibile stare accanto a uno dell’altro sesso senza provare desiderio o altro. Quindi le ha detto più volte di dover chiudere con me, e lei mi sentiva di nascosto. Se vince davvero lui, oltre a spezzarle il cuore da morire, dovrò anche preoccuparmi di non poterla più sentire…” concluse amaro e Alice ribattè “sarò io sua amica, e fingerò di chiamarla per farla parlare con te!” facendolo sorridere. Le prese il viso con la mano, allora e accarezzandole la guancia sussurrò “non sei più gelosa?” facendola sorridere.
“Mi hai detto di non esserlo, e non lo sono. Lei è importante per te, e io non ti permetterò di perderla…” spiegò dolcissima, facendolo sorridere in modo splendido e spingendolo a baciarla dolcemente. Iniziò a piovere in quell’istante, ma non se ne accorsero subito. Rimasero per qualche minuto a baciarsi, accanto alla Senna, ma quando la campana di Notre Dame suonò Alice si riscosse e chiese che diavolo fosse, molto spaventata, facendolo ridere.
“Vuoi prendere un taxi? Piove…” le disse serio, ma Alice sorridendo scosse la testa. Crescendo in Scozia aveva sviluppato un amore fortissimo per la pioggia, che amava sentirsi sulla pelle. Lor la odiava, ma stava troppo bene con lei quella sera per dirle di no, così rimase in giro sotto la pioggia mano nella mano con quella folle ragazza rossa.

Nota:
Ciao a tutti miei cari, allora che ne pensate di questa situazione parigina? Io ve lo dico: il prossimo è il capitolo (generalmente) più amato di questa storia, stiamo per scoprire qualcosa che è stato sempre e solo accennato e io spero vi piaccia. Vi abbraccio tutti.

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Capitolo 27
*** Capitolo 35 ***


Capitolo
La fine di quella lite aveva fatto nascere un rapporto dolcissimo tra i due. Alice, dopo il discorso di Cristina, aveva capito che malgrado tutto, lui aveva bisogno di tantissimo affetto, così aveva smesso di trattenersi e cominciato a dimostrargli tutto il suo amore, rendendolo incredibilmente felice. Lor, dal canto suo, era felice come mai prima. Ormai la sua vita era totalmente riempita da lei: faceva l'amore solo con lei, e non accettava mai le richieste delle signorine che lo beccavano in giro. Aveva una donna dolcissima che lo aspettava a casa, fingendo di essere in grado di cucinare, e questo gli riempiva il cuore di gioia e di un calore che non aveva mai provato prima. Ora che aveva deciso di portarsela a casa non poteva davvero essere più “incastrato” ma non gli importava.
Alice viveva a casa sua, dormiva nel suo letto, usava i suoi vestiti, faceva la spesa e gli portava i vestiti e le casacche in tintoria. Si comportava da moglie praticamente, e questo sconvolse uno degli amici dello chef, che non aveva minimamente idea di cosa fosse successo.
Lor, infatti, aveva preso un po’ le distanze da quei tre, e loro lo avevano lasciato fare. Mike, in particolare, stava cercando di capire come sarebbe andata quella cosa, prima di intervenire. Una sera, però, era uscito con sua moglie e degli amici, e nel parcheggio di un localino molto tranquillo aveva visto la macchina di Lor, e aveva sperato di poterlo incontrare, da solo possibilmente per bere una cosa insieme e fare quattro chiacchiere. E invece quello che aveva scoperto lo aveva lasciato senza parole: nel locale Lor non c’era, ma c’era Alice con una sua vecchia amica d’infanzia che era appena tornata a Inverness e le aveva chiesto di vedersi.
“Insomma fare la spesa con lui è un incubo, davvero! Non compra mai ingredienti normali, ma mai davvero! Deve controllare ogni etichetta e mi ossessiona con la storia del sale e di altre mille cose senza senso…” stava spiegando divertita alla sua amica Jordan, che aveva visto quella cotta nascere ed era sconvolta che fosse arrivata a quel punto.
“…però è sexy e gli lasci fare tutto…”
“Assolutamente!” sussurrò Alice con occhi a cuoricino e fare sognante.
“Raccontami com’è la sua tartaruga, nel caso volessi tornare etero…” chiese l’amica e Alice con un sorriso spiegò che il suo corpo era molto tonico e ben definito.
“…non è uno pompato, ma ha un corpo divino, asciutto e muscoloso il giusto. Non ha la tartaruga, ma la pancia piatta e un irresistibile solco tra gli addominali che arriva fino al suo perfetto ombelico…” aggiunse con aria sognante, e Jordan la prese un po’ in giro perché era innamorata persa, ma Alice incassò e basta.
“E poi avrò perso tre/quattro chili da quando sono sotto la sua dittatura culinaria, quindi fa bene!” concluse entusiasta e Jordan inorridita ringhiò “ti ha messo a dieta?” facendola ridere.
“Assolutamente no, anzi è molto gentile, dice sempre cose carine sul mio corpo. E’ solo che io ho mangiato roba confezionata e cibi in scatola sempre negli ultimi quattro anni, e ora invece il suo modo di mangiare non prevede sale e grassi in eccesso, né cibi confezionati nè… niente in realtà! Muoio dalla voglia di una pizza e uno snack al cioccolato, se devo essere onesta, ma è come bestemmiare con lui!” concluse sconsolata e Jordan con un sorriso le rispose che l’avrebbe portata a mangiare una pizza, facendola illuminare.
Mike le tenne d’occhio da lontano, chiedendosi se lo chef fosse al bagno, o magari a fumare, ma dopo un po’ decise di chiedere direttamente alla rossa, che lo fissò come per dargli fuoco e rispose “…mi ha prestato la macchina, e allora?” sorprendendolo incredibilmente.
in realtà Lor non gliel’aveva propriamente prestata, Alice gli aveva semplicemente comunicato con un messaggino che l’avrebbe presa, ma lui non si era opposto e quindi tecnicamente si poteva definire un prestito.
“…addirittura siete a questo punto?” chiese confuso mike e lei ruggì che non erano affari suoi a che punto fossero.
“Alice...i tuoi devono sapere di questa cosa. Almeno Dug. Succede veramente un casino se non lo sa…” concluse Mike preoccupato, ma lei si strinse soltanto nelle spalle. Lor e Dug si stavano reciprocamente ignorando: lo chef non lo aveva perdonato per quel tradimento, e Dug era arrabbiato perché l’aveva aiutata a rovinare il piano di suo padre. I due migliori amici erano lontani come non lo erano mai stati, e questo faceva molto male a Lor, che però non sentiva di avere colpe. Era colpa di Dug, lui li aveva traditi e lui aveva messo quelle distanze tra loro. In realtà, però, lo chef era erroneamente convinto che Dug avrebbe accettato di buon grado la relazione tra lui e sua sorella, in fondo lui le voleva bene davvero e che motivo aveva per non approvare?
  Nessuno dei Mac Neil, però, sapeva che lei viveva a casa dello chef e gli faceva da compagna, e non lo sospettavano minimamente. Alice incontrava due volte a settimana i suoi nonni al bar, li aggiornava su tutto, ma non aveva parlato loro della sua relazione, né di dove abitasse, e nessuno sembrava fare domande.
Neil aveva provato a chiamarla, e anche Dug aveva cercato di parlarle più volte al Rochefort, cercando di “farla rinsavire” ma Alice aveva solo ruggito che probabilmente lui doveva rinsavire, chiudendo la questione.
Partirono insieme per Parigi il giorno dopo, ignorando le mille richieste di Mike di parlare con lui. Lor le spiegò che doveva sistemare delle cose di lavoro legate al vigneto, ma che era contento di andarci con lei. Non amava andare a casa dei suoi genitori di solito, perché come sempre gli apriva mille ferite, ma questa volta sentiva di avere qualcosa, di star costruendo qualcosa, ed era contento. Aveva pianificato mille cose da farle fare, sorprese romantiche e divertenti, e stava cercando di liberarsi un giorno prima per portarla a Disneyland, perché sapeva che si sarebbe divertita. Voleva vederla felice dopo tante lacrime, ma non immaginava che non potesse esserlo di più.
“E’ meravigliosa questa casa…” gli disse entusiasta, fissando l’interno dell’appartamento di Montmatre. Era molto curato, e arredato finemente in stile moderno. Era una casa molto elegante, ma allo stesso tempo semplice, non c’era sfarzo o ostentazione. Si sviluppava su più piani, e Alice era curiosissima di vederla meglio.
 “Questa è la casa che mio padre ha comprato per lei, perché voleva che avesse un appartamento a Parigi, dato che sognava di vivere qui…” le spiegò, togliendole la giacca.
Alice molto interessata chiese di dove fosse sua madre, e Lor le spiegò che era originaria di un piccolo paesino nel nord della Francia, ma aveva fatto moltissimi sacrifici per riuscire a studiare a Parigi.
“la sua poverissima famiglia non poteva permettersi di pagarle nulla, ma il suo sogno era entrare all’Operà, e non poteva riuscirci stando lontano da Parigi…” spiegò. Alice aveva moltissime domande da fare, e trovava molto interessante quella storia.
Lor la prese dolcemente per mano, afferrando il suo medio e l’anulare, come faceva sempre, e l’accompagnò a fare giro della casa, sorridendo ad ogni reazione spropositata della sua accompagnatrice. Certe volte le sue faccine, i suoi salti e gli strani atteggiamenti erano proprio quelli di un personaggio di quei fumetti che lei amava tanto, e lo facevano molto ridere.
“Questa è la loro camera da letto...guarda la vista...”le disse aprendo le tende sullo splendido panorama parigino, ma lei fu distratta da altro. Accanto alla finestra c’era un comò con delle foto, che monopolizzarono l’attenzione di Alice.
 “Questi sono loro?” Sussurrò timidamente, sfiorando dolcemente una foto, non osando neanche prenderla in mano e lui sorridendo annuì.
“E’ o no la donna più tenera che tu abbia mai visto?” chiese con un sorriso malinconico e Alice pensò solo “E’ identica a te…” ma non disse nulla e Lor continuò “questa era la sua casa preferita, perché detestava vivere in Borgogna. Sognava di riuscire a tornarci un giorno, per questo aveva lasciato tutto com’era. Pensa che nell'armadio ci sono un sacco di suoi vecchi vestiti, persino il suo tutù e le scarpette. E poi tutti i gioielli...a stento portava la fede, ma mio padre era convinto di renderla felice con tutti quei gesti plateali, anche se lei non amava certe cose e penso non le abbia mai indossate”.
Alice rimase per qualche minuto a contemplare quella foto, e non riuscì a non sorridere: l'espressione di entrambi trasmetteva gioia e serenità. La donna bionda e bellissima aveva il volto pieno di lentiggini e arrossato dal sole; i riccioli biondo cenere erano raccolti in una strana acconciatura e nascosti da un largo cappello di paglia; indossava un lungo abito largo e colorato che nascondeva la sua figura esile e minuta e svolazzava al vento. Gli occhi di quello splendido verde smeraldo erano esattamente gli stessi del suo bambino, e dolcemente sorrise notando che Sabine e Maurice avevano le mani giunte sul ventre di lei. Lui era l'immagine della felicità: il naso e i lineamenti forti erano gli stessi di Lor, ma per il resto era identico a Matias, eppure quella sua espressione così dolce e ingenua era evidentemente un regalo della mamma.
“Era incinta...”sussurrò dolcemente, e Lor abbracciandola da dietro sussurrò “sì, di me. Erano bellissimi, no?”
E non potè fare altro che sorridere annuendo.”Dai, ti porto a cena...basta nostalgia...”Sussurrò con fare determinato, e lei sorridendo lo seguì tranquilla.
“Dormiremo di sotto, nella camera degli ospiti, se non ti dispiace. Non ho mai usato un'altra stanza e...sai...”
Lor si era irrigidito di colpo. Era a disagio e non sapeva come dirle che non voleva “profanare” il letto dei suoi genitori, ma lei sorridendo lo bloccò dicendo “Lor sì, capisco non c'è problema. Grazie.”
Non era un grazie comune, significava molto di più e lui lo capì; era un ringraziamento per averla fatta entrare nella sua vita e nel suo intimo, e lui sorrise stringendola forte e bisbigliò“sono felice che tu sia qui...”
Lor non aveva proprio un’idea esatta di cosa avesse fatto, ma la verità era semplice: portare qualcuno in quel posto per lui era stato come aprirgli se stesso e mostrarsi vulnerabile. Ora lei era entrata profondamente dentro di lui, in quella zona oscura e fragile che nascondeva da sempre al mondo, e avrebbe potuto davvero devastarlo o distruggerlo, eppure scelse soltanto di amarlo.
Lor la portò ad una cena romantica su un battello lungo la Senna. Fece prima una lunghissima premessa, perché non apprezzava il cibo di quel posto, ma voleva che lei vivesse quell’esperienza, così l’aveva portata. Ad Alice, ovviamente, piacque tutto, cena inclusa, e lui cercò di non rovinare l’atmosfera con le sue polemiche.
Il giorno dopo Alice si svegliò da sola, e recandosi a fare colazione scoprì una porta che non aveva visto il giorno prima, che la attirò immediatamente. La piccola stanza era azzurra e bianca, immersa nella luce. Accanto ad una gigantesca finestra vi era una vecchia culla di legno, che recava una splendida incisione colorata con la scritta “Laurent”. Per un attimo Alice rimase senza fiato, poi vide le foto e quel bambino così bello, biondo e riccioluto le fece sciogliere il cuore. Quella scoperta la riempì d’amore, ancora più di quanto credeva possibile, ma non disse nulla, accarezzò dolcemente le foto di quel piccolo seduttore. Era meraviglioso già allora, con enormi occhi da furbo e il sorriso sveglio. C'erano foto di lui con un ciuccio tanto grande da riempirgli il viso, foto al mare con la sabbia in faccia e i riccioli al vento e persino foto con la bocca sporca di pappa. In ogni foto sorrideva in un modo unico e pulito e faceva davvero bene al cuore guardarlo. C’era una foto in particolare, che la fece commuovere. Laurent era con sua madre, lui aveva una lacrima sulla guancia e lei lo stringeva con un sorriso bellissimo. In quel momento Alice realizzò una cosa: Lor non aveva nessuna foto in casa sua a Inverness. Nessuna, neanche una dei suoi genitori. Quella con Sabine, però, era troppo bella per restare ad ammuffire nella cameretta, così, decise di portarla di sotto e provare a convincerlo a metterla in valigia. Quando si sentì chiamare arrossì totalmente come una ladra e quando lui la trovò rimase senza parole.
“Hai trovato la mia stanzetta cara Alis…” le sussurrò dolcemente, ma Alice era rimasta per troppo tempo a fissare le foto di quel bambino ed ora aveva voglia di stringerlo forte, così si lanciò sul suo corpo con tanta enfasi da gettarlo in terra.
“Che c'è amore?”provò a chiedere senza fiato, e per la prima volta abbandonandosi alle sue braccia sussurrò “Sai di essere incredibilmente bello, vero?” Quel complimento che gli avevano fatto miliardi di volte, assunse un valore speciale pronunciato da lei, e per qualche minuto non potè liberarsi da quell'abbraccio.
“Lor…questa è bellissima…” gli disse, porgendogli la cornice con la foto e lui sorrise in un modo che non aveva mai visto.
“Lo è…” concluse,accarezzando piano quella mamma con il suo piccolino.”
“Perché non la portiamo a casa tua?” provò ad aggiungere, accarezzandogli i capelli e Lor sorridendo annuì.
“Non sono mai riuscito a guardarle più di tanto, ma…sono belle. E penso sarebbe belle tenerle a casa…grazie Alis…” le sussurrò con un bacio.
 Trascorsero tutto il giorno in giro, scattando foto buffe con cappelli assurdi e baguette, mangiando qualsiasi cosa e prendendo in giro tutto e tutti. Alice prendeva in giro il suo buffo accento francese e lui glielo lasciava fare. Le avrebbe lasciato fare tutto a dire il vero, purché avesse continuato a renderlo così allegro. Il “Laurent parisienne” non aveva mai sorriso in quel modo, e non aveva mai avuto il cuore tanto leggero.
Quella sera, dopo una cena molto elegante, Lor le porse una scatola e disse “cominciamo?” lasciandola perplessa. Rimasero una notte intera ad ascoltare i vecchi dischi di suo padre guardando le foto di famiglia e recuperando i video per Matias.
“Così potrà sentire la voce di nostra madre e di nostro padre e conoscere finalmente i suoi genitori…” spiegò serio, e Alice dovette trattenere una lacrima di commozione. Ricordò le parole di George, che lo aveva definito “un uomo migliore” da quando frequentava lei, e il cuore le si sciolse totalmente.

Nota:
Ciao a tutti! Allora che ne pensate di questa coppietta? Siete contenti per loro? Fatemi sapere, vi aspetto.

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Capitolo 28
*** Capitolo 37 ***


Capitolo
La pioggia si fermò, e Alice gli chiese di restare per un attimo abbracciati a fissare la città dal ponte su cui erano, perché era veramente splendida. Lor la strinse ancora di più e baciandole la testa rimase così, in un attimo lungo un’eternità, respirando il suo profumo. E poi Alice incasinò le cose.
“Lor c’è una domanda che mi gira in testa da stamattina, da quando mi hai chiesto se sapessi quante donne sono entrate nella tua vita. Io non lo so… Quindi volevo sapere quante ne hai avute…”
Sapeva di valere tanto per lui, sapeva che le voleva bene, ma si sentiva un pochino insicura e non voleva continuare a farsi mille paranoie senza parlarne con lui.
“Di che parliamo?” chiese un po’ divertito e Alice rispose “di…tutto” facendolo sorridere.
 “Beh onestamente se parliamo di sesso, non conosco il numero esatto. Non le ho mai contate, non sono quel tipo d'uomo”ribattè teneramente accarezzandole i capelli, e lei sorrise per un attimo.
 “ Ma se parliamo d’altro, è diverso. E’ piuttosto semplice fare il calcolo in realtà, e probabilmente lo sai anche tu, no? Alis, immagini quante siano rimaste a casa mia per più del tempo necessario a una...diciamo 'notte d'amore' ?”
Alice si strinse nelle spalle perplessa.
 “Solo due, una sei tu e l'altra aveva forato le ruote della macchina e ho dovuto chiamare in piena notte il papà di Roy perché avevo bisogno che me la togliesse dai piedi!”
Quella spiegazione la fece sorridere, ma lui era convinto a continuare “...E quante donne ho preferito al mio migliore amico, lo sai ma plume?” Alice rimase in silenzio, aveva capito che quella era una domanda retorica e non rispose. “Toi...toi e basta.”Sussurrò lui dolcemente. “E a quante ho permesso di mostrarmi Harry Potter? A quante ho dato nomignoli, ho concesso di toccarmi i capelli e i miei fumetti, e soprattutto quante mi hanno costretto a mangiare e cucinare pesce crudo, lo sai?” A quel punto lei era completamente andata, innamorata persa, così rispose con occhi luccicanti “...moi?” E lui ridendo annuì e baciandole la fronte sussurrò “Oui...toi… tu e basta Alis…”
Si strinsero per un po’, e Alice accarezzandogli i capelli gli sussurrò pianissimo “Amore mio…” facendolo morire. Lei non aveva mai usato quella parola, mai. Lor sapeva che ci teneva a lui, ma non faceva mai un passo in avanti, e invece quella sera lo stava facendo.
“E toi? Tu quanti ne hai avuti?”
 Quella frase l'imbarazzò da morire. Alice non era mai stata particolarmente fortunata in fatto di uomini, non era certo una rubacuori, così provò a sottrarsi, ma lui molto determinato insistette.
 “Oh ovviamente, oltre a Jin, Sean Thomas e Ralph Morrison...”
“E tu come fai a ricordarti di quei due?”Chiese lei stravolta, ma Lor se li ricordava eccome! Era colpa di quei due tizi se lui e Alice si erano avvicinati e in seguito separati. Già amici miei, è il momento di raccontarvi quella famosa storia a cui accenniamo da tanto tempo. Mettetevi comodi perché, come ormai avrete capito, la prima e unica donna di cui si fosse innamorato Lor era proprio lei. E lo so che era evidente, ma Alice non ne aveva la minima idea.
Teneva in modo speciale ad Ai da un bel po' di tempo, e se non si fosse costretto a lasciarla in pace quando era ancora una ragazzina, si sarebbero messi insieme un po' di anni prima, quando lei aveva quasi diciassette anni e lui ventitré. Nessuno dei due aveva mai realmente smesso di pensare a quella storia, ma c’era una differenza sostanziale tra i due: Lor si era sempre consumato chiedendosi cosa avrebbero potuto essere insieme, Alice con il tempo si era convinta che fosse tutta una sua fantasia e si era sentita stupida.
“Andiamo Sean è stato il tuo primo amore, la tua prima vera relazione...ti rincorreva come un cagnolino scodinzolante e tu sembravi una padrona molto orgogliosa...” sussurrò accarezzandole i capelli, ma nella sua voce c'era una punta di sarcasmo. Lor non aveva mai dimenticato che Sean gli aveva impedito di avvicinarla da solo dopo la morte di Hellen, e ce l'aveva ancora a morte con lui per quello.
“La mia prima relazione, sì. Il primo amore…” disse, sollevando le sopracciglia, perché lei e la sua migliore amica Jordan sapevano esattamente chi fosse stato il suo primo amore, e se volete un indizio: aveva due occhi verdi belli da morire.
“Comunque era tremendo. E pensare che ci ho anche perso la verginità. Dio che idiota...” concluse ridacchiando imbarazzata, perché non era mai stata veramente convinta di quella storia.
A Lor non piacque assolutamente sentirle dire quella frase, ma non disse nulla. Fingendosi indifferente rispose “Beh meglio uno appiccicoso e innamorato, che quel Ralph che pensava solo a scopare...” dimostrando di ricordare molto più di quanto dovesse.
“Ma come fai a ricordarti di lui?Neanche io mi ricordavo di quel verme di Ralph Morrison!”Chiese lei stravolta, così mordendosi il labbro inferiore Lor le fece una confessione importante.
 “Difficilmente potrei dimenticamelo. Tu non volevi perdere la verginità con lui, lo stronzo ti ha ferito, ed io l'ho preso a calci, per questo me lo ricordo...”
“Come...Quando?”chiese divertita, ma confusa, e lui sorridendo rispose “Non potevo permettergli di usarti, tu stavi per perdere la tua mamma, eri vulnerabile e fragile ed io...dovevo proteggerti...”
“Quindi è colpa tua se non ha mai più risposto ad un mio messaggio?”Ribatté divertita da morire da tutta quella storia, e lui rise e basta. “E sai cosa? Non me ne sono mai pentito, anche se dopo è nata quella cosa tra noi...”
“Ah…”sussurrò appena, scossa da un brivido.
“Davvero riesci a dire solo ‘ah’?” chiese molto divertito, ma Alice confusa e sottosopra bisbigliò che pensava di essersi immaginata tutto, e non credeva che lui la ricambiasse.
 “Oh ci avrei giurato che tu non lo avessi capito, ma petite plume. Non sei mai stata una che coglie i segnali, ma ti ricambiavo eccome!”
“Quindi stavi per baciarmi sul patio? Non l'ho sognato? Non mi sono impressionata?”chiese confusa, ma con lo stomaco totalmente stretto da una morsa, perché si era costretta a dimenticare quei momenti, convincendosi di aver immaginato tutto. Eppure, ora che lo conosceva così bene, iniziava a rendersi conto dei suoi gesti e delle sue attenzioni.
“Complimenti Alice con mille anni di ritardo!” si disse, ma lo sguardo struggente di Lor la ammutolì.
“Sul patio, in cucina, al supermercato, al pub…stavo per baciarti un milione di volte!” Sussurrò lui sorridendo un po' imbarazzato e accarezzandole i capelli, iniziò ricordare insieme a  lei quella stupenda estate, l'ultima estate di Hellen e di Ai ad Inverness, l'estate in cui lei aveva completamente dismesso i panni della “sorellina di Dug” per trasformarsi nella dolce, divertente e bellissima Alice.
 Per capire bene tutta la storia, e seguire come si deve il filo delle confessioni del nostro Lor, è necessario tornare un attimo indietro al dieci giugno di quattro anni prima, quando un bellissimo Lor fissava il mare con fare assorto e i suoi magnifici capelli lunghissimi, screziati d'oro svolazzavano in giro.
“Potevi dirmelo che ti eri svegliato, no?”
Gli sussurrò la voce dolce di una donna, e Lor protetto dai suoi occhiali da sole dorati, alzò gli occhi al cielo. Non sapeva neanche come si chiamasse quella tipa, semplicemente l'aveva vista, le aveva sorriso e...si erano aggrovigliati nel sacco a pelo di lei per tutto il viaggio Santorini-Atene ed ora a quanto pare erano diventati amici.
“Siamo quasi arrivati”rispose con fare quasi infastidito, e lei lo abbracciò con forza.
“Dove andrai?”Chiese baciandogli il collo, e Lor pregò che quel viaggio finisse in fretta.
“A casa, in Scozia.”
Non chiese “e tu?” ma la sua compagna di viaggio sembrò credere che fosse molto interessato alla sua meta e iniziò a parlare senza sosta delle sue vacanze in giro per l'Europa zaino in spalla.
“Credo che tu sia l'unico che abbandona quel paradiso per tornare nella piovosa Scozia...”concluse quella povera sciocca con voce stridula e Lor non le rispose, semplicemente si allontanò. Aveva i suoi motivi per tornare a casa, la sua famiglia aveva bisogno di lui. Dug lo aveva chiamato con la voce rotta dal pianto e gli aveva comunicato che Hellen era arrivata quasi alla fine. “Fase terminale” aveva detto e Lor non sapeva esattamente cosa significasse, ma sentire Dug in quello stato gli aveva fatto capire la gravità della situazione.
Lor era in cucina in quel momento, stava aiutando lo chef Spyros, e perse completamente la concentrazione. Il buon'uomo con enormi baffi neri aveva un debole terribile per lui, perciò gli aveva concesso tutto il mese di ferie, anche se è cosa nota che Santorini si anima d'estate. Aveva messo tre o quattro cose in una pesante sacca di stoffa ed era scappato a casa, senza neanche salutare le ragazze che frequentava in quel periodo.
Dopo un lunghissimo viaggio giunse a casa Mac Neil quasi sfinito, eppure la persona che gli aprì la porta lo trovò magnifico; Alice nel rivederlo fu letteralmente scossa da una scarica elettrica. Mancava da casa da un paio d’anni, ma ora con la carnagione abbronzata e i capelli più chiari era bello da morire. Sorrise teneramente e arrossì impercettibilmente, ma lui la fissò con molto stupore. Non la vedeva da qualche anno, ma davvero l’aveva lasciata che era ancora una bambina ed ora si trovava davanti una delle donne più belle che avesse mai visto, che arrossiva sotto il suo sguardo.
“Ali…wow…” sussurrò molto impressionato, e lei arrossì e  gli chiese di entrare cercando di non sembrare troppo sciocca.
La ragazzina con le lentiggini, l'apparecchio e gli occhialoni, era di colpo diventata una donna bellissima, e molto formosa. Somigliava un po' ad Hellen da giovane, ma aveva lo stesso sorriso di Dug e quelle splendide lentiggini che evidenziavano ancora di più il suo seno erano un'eredità di Mr Neil. Mentre percorreva le stanze di quella casa che aveva amato tanto, continuava a chiedersi quando fosse successo, ma era anche estremamente nervoso.
“Ormai passa tutto il tempo sul patio con i cani da quando ha ripreso con la terapia...i primi giorni sono sempre i peggiori, quindi la troverai davvero a terra…”aggiunse la sua amica con fare triste, e lui le fece una carezza dolce sulla guancia, che fece letteralmente rabbrividire la piccola Alice.
“Ah il mio ragazzo!Che sorpresa!”Sussurrò Hellen applaudendo e muovendo le gambe come una bambina che scopre una voluminosa sorpresa.
“Vieni qui e abbracciami forte piccino” continuò lei col sorriso, ma Lor aveva dovuto sforzarsi terribilmente per sorridere, perché lei era l’immagine stessa della malattia: il suo bellissimo volto roseo e rotondo simile a una pesca era diventato quasi grigiastro e scavato; gli zigomi risaltavano come un piccolo dosso sulla strada e la bocca un tempo rossa e ben definita era diventata sottile e raggrinzita come quella di una vecchia. In un anno Hellen era invecchiata di vent'anni, ma Lor sorridendo, le disse solo “che bella che sei oggi con questo scialle colorato che svolazza al vento! E’ molto piratesco.”
La strinse forte, allora, e strinse di nuovo gli occhi nel sentire tutte le sue ossa.
”Ti ho portato un sacco di cose da mangiare, e ho imparato un sacco di ricette nuove, quando sarai pronta cucinerò io stesso i piatti migliori.”
Hellen si commosse per un istante, ma immediatamente finse un sorriso e tenendogli la mano rispose “sì, lo farò, lo farò per te. Non posso non assaggiare i piatti del mio talentuoso ragazzo”.
Lor le sorrise dolcemente, ma ringraziò di avere ancora su gli occhiali, perchè le lacrime gli avevano offuscato la vista.
“Ma ora non parliamo di cibo o di malattie...dimmi di te. Sei sous chef, è vero?Stai facendo carriera in fretta.”
Lor annuì ed iniziò a parlarle della suo lavoro, e vide gli occhi di Hellen accendersi piano piano e fissarlo con molto entusiasmo. Mentre parlavano, poi, Alice rientrò per portare delle pillole alla madre, ed Hellen notò lo sguardò di Lor e il sorriso un po' intimidito di Alice.
“E' diventata grande” sussurrò guardando per aria con fare assorto, e Lor esclamò “Troppo! Ma poi quando è successo?”
“Da qualche mese...ha anche un ragazzo ormai...”aggiunse Hellen con un sorriso malinconico, e Lor ringhiò “E chi è? E' uno affidabile?”
Già, era preoccupato che la sua sorellina non frequentasse imbecilli della sua specie, e dopo quella lunga conversazione con Hellen si congedò per chiedere informazioni a Dug, a Mike, Roy e...al mondo, ma non seppe molte cose: si vociferava in giro che la giovane Mac Neil avesse un fiuto particolare per i guai, e che uscisse con un certo Ralph Morrison che era davvero un cretino.
Nei giorni successivi Lor provò a parlarne con Alice, voleva una conferma prima di minacciarlo a morte, ma ogni volta che si avvicinava troppo, lei si chiudeva a riccio. Ai non aveva mai smesso di avere una cotta per Lor, e per quanto si fingesse calma non riusciva neanche a guardarlo negli occhi. Quel suo interesse per lei l'imbarazzava e gratificava allo stesso tempo, eppure non si era accorta che lui la guardava molto di più e che restava per qualche secondo a fissare quelle belle lentiggini ambrate.
Lor sentiva uno strano calore in sua presenza, e ogni scusa era buona per restare da solo con lei: le dava passaggi, le insegnava a cucinare, e l'aveva persino accompagnata a fare la spesa. Passavano molto tempo a ridere insieme, e Lor aveva iniziato a darle piccoli baci sulla guancia e ad abbracciarla più del normale. Non era la sua prima cotta, ma c'era qualcosa di diverso: si era detto più volte che era colpa della brutta situazione in cui erano, che soffrivano entrambi molto per la povera Hellen e per questo si erano legati tanto, e si era anche quasi convinto di questo. Eppure Alice restava un baluardo di riservatezza: non voleva parlare dei suoi sentimenti per Ralph, e neanche di ciò che stava provando per la madre, e Lor non si sentiva in diritto d'insistere. Una sera, però, uscendo di casa sentì qualcuno che gridava in auto e immediatamente si nascose dietro agli alberi per sentire la conversazione.
“Sono settimane, mesi che ne parliamo e tu non sei pronta...” gridava una voce fuori di sé, che urlava talmente tanto da essere sentita a lunga distanza. La persona con lui rispose a voce bassa, evidentemente, perché Lor non sentì.
“Non mi importa, se hai tutti questi dubbi vuol dire che non mi ami, e quindi ciao...”Concluse a bruciapelo, e Lor sentì uno sportello chiudersi e qualcuno avanzare in fretta verso di lui. Era Ai, ovviamente, e qualche lacrima le rigava il viso. Lor pensò che riservata com'era non fosse il caso di affrontarla a brutto muso, così rimase nascosto e decise di affrontare Ralph prima di andare da lei.
Trovarlo fu molto semplice: era andato a rimorchiare al pub. Lor non si smosse minimamente nel vederlo al tavolo con un altro imbecille e due ragazze: rivoltò il tavolo e iniziò a prenderlo a pugni. Ralph, che faceva tanto lo spaccone, rimase immobile e terrorizzato, neanche riusciva a capire cosa avesse fatto per mettersi contro quel pazzo furioso che tutti chiamavano “il francese”. Non sapeva molto di lui, solo che aveva un sacco di donne e che amava prendere a pugni la gente. E poi…capì! Era il migliore amico di Mac Neil… dunque per questo lo stava pestando a sangue.
 “Devi lasciare in pace Alice!” Gli ringhiò dopo un po’ e Ralph rispose simpaticamente che “Non valeva la pena di essere pestato così tanto per una che neanche vuole scopare!”spingendo Lor, ovviamente, a prenderlo ancora a calci.
Prima di rientrare a casa Mac Neil decise di essere dolce con lei, tirarle su il morale. Così si fermò a comprarle del gelato, e quando rientrò capì che era la scelta giusta: Alice era in lacrime nel patio.
“Questo è proprio uno spreco” le disse ridacchiando e Alice alzò lo sguardo e incontrò i suoi languidissimi occhi verdi, che le provocarono una specie di stretta allo stomaco.
Lor, poi si avvicinò e accarezzandole il viso sussurrò “dai bambina, non buttare lacrime per un imbecille” e lei arrossì totalmente, perché era troppo vicino, ma lo lasciò fare.
“Ascolta non si forzano le donne a fare certe cose. Non esiste. Devono venire da sole, e non ha senso piagnucolare come un ragazzino se non capita…” spiegò dolce, accarezzandole i capelli.
“…Non l’hai ancora mai fatto, vero?” aggiunse, con una mano sulla sua testa e splendidi occhi verdi di una dolcezza infinita. Alice si vergognava da morire di parlare di quella cosa, non voleva rispondere, ma non le fu necessario farlo. Lor capì dalla sua espressione che era così, e accarezzandole la guancia sussurrò “…è davvero un bene che non lo abbia fatto con quel tizio! Se lo avessi fatto solo per accontentarlo, ti saresti persa tutte quelle piccole cose bellissime, e saresti stata l'ennesima donna a dire 'la prima volta è tremenda'. No Ali, non è tremenda se lo fai con amore, passione e desiderio, ma se non sei nello stato mentale giusto, sì che lo è. Anche se non è la prima, ma la milionesima.”
 Alice sorrise allora e lo abbracciò forte, facendo saltare qualche battito al cuore di Lor. Quella sera, su quel patio, iniziò definitivamente un rapporto tenero e dolcissimo fatto di battutine, confessioni intime e momenti particolarmente intensi. Senza quasi accorgersene avevano cominciato a parlare di cose di cui generalmente nessuno dei due parlava e quando lei aveva tirato fuori la malattia di Hellen, spiegando tutto quello che stava realmente succedendo, erano finiti in lacrime, abbracciati senza parlare per tantissimo tempo. E questo, se per Alice era una novità, per Lor era assolutamente assurdo, oltre che imbarazzante. Vedete, quello fu un momento molto importante amici miei: Alice si lasciò andare da allora, ma Lor al contrario iniziò ad avere paura di lei. In quelle sere sul patio, infatti, Alice aveva scoperto troppe cose di lui, cose che nessuno conosceva. Lor era stato dolce, imbranato, persino, e molto insicuro. Aveva pianto sulla sua spalla più volte, e lei malgrado avesse solo diciassette anni, non lo aveva giudicato o preso in giro, ma solo accarezzato e fissato con dolcezza. Si era sentito accolto per la prima volta, accettato nel bene e nel male, e quell’intimità così profonda si era trasformata ovviamente in amore. Per le successive settimane non fecero che stare insieme costantemente, e la voglia di baciarsi e fare l'amore cresceva di volta in volta. E mentre Alice innamorata persa pensava a lui costantemente, Lor si scopriva a fantasticare su quanto gli sarebbe piaciuto regalarle una bellissima prima volta, e su come fare. Provava sentimenti contrastanti, però, perché la differenza d’età tra loro era abbastanza importante, e lei era poco più di una bambina, eppure riusciva a capirlo come nessuno al mondo, e lo ascoltava sempre senza giudicarlo. Alice stava spogliando letteralmente la sua anima con quella sua dolcezza e innocenza, ma anche con la sua forza. Più di una volta Lor si era detto che per quanto piccola fosse, sembrava molto più matura di lui nell’accettare quell’enorme dolore che ormai era nella sua vita da tanto tempo. Però era una ragazzina, e una ragazzina importante, di una famiglia che lui amava profondamente e che non avrebbe mai voluto ferire, così decise, suo malgrado, di lasciarla stare. Era estremamente dolorosa per lui quella cosa, ma erano arrivati al punto in cui aveva realizzato che non sarebbe stato in grado di restarle accanto senza baciarla e toccarla. Così fu costretto ad anticipare la partenza.
Alice ovviamente non voleva che lui andasse via. Quel dolcissimo rapporto intimo e profondo che si era creato tra loro era l’unica cosa che la faceva stare meglio in quel periodo così duro. Era preparata da tempo, sapeva di doverlo dimenticare, ma non sapeva bene come fare e non era pronta a separarsi da lui. Lor, poi lo aveva annunciato pubblicamente durante una cena e lei era rimasta letteralmente congelata e senza fiato. Nei giorni successivi aveva accuratamente evitato ogni contatto con lui e la sera della sua ultima cena non aveva detto neanche una parola, ed era molto determinata a proseguire con quel suo mutismo.
“Non t'importa di salutarmi?”
Le aveva detto, seccato e amareggiato, raggiungendola a sorpresa sul portico, ma lei aveva solo scosso la testa. Lor si sedette accanto a lei su quel portico, e le prese le mani con moltissima tenerezza. In quel momento entrambi erano pieni di rabbia e tristezza, e Alice cedette: scoppiò in un ininterrotto pianto e biascicò “vai via prima e non hai neanche avuto la decenza di dirmelo da soli. Non è giusto!”
Lor la strinse fortissimo allora, e le sussurrò “...ma io torno presto...”in quell'istante, quando lei alzò il volto inondato di lacrime per fissarlo negli occhi,per l’ennesima volta ad entrambi fu chiaro che stavano per baciarsi.  E ancora una volta Lor dovette reprimere il desiderio di fare l'amore con lei, e baciandole la mano scappò via gridando “Addio”.
Era stato un supplizio allontanarsi per il povero chef, che pochi minuti dopo averla salutata si era reso finalmente conto di essere innamorato di lei. Non poteva dirlo, non era il momento, e non era giusto. Così partì, con il cuore in milione di parti, senza sapere che Alice non aveva smesso di piangere per giorni.
“Sarebbe stata una prima volta bellissima amore mio…” gli sussurrò con occhi molto innamorati ed enormi, e lui sussurrò piano “oh ci puoi scommettere!” facendola ridere.
“... però quando sono rientrato, qualche mese dopo per la morte di Hellen ti ho trovata con un fidanzato ufficiale alle calcagna, quasi non ci credevo” in verità lo sapeva già, e si era preso una sbronza da lupi la notte in cui Dug glielo aveva detto, ma non voleva dirglielo.
“…e sinceramente ho cercato il tuo sguardo per tutto il tempo, e quando ci siamo abbracciati in chiesa…sono scoppiato e non avrei mai voluto lasciarti andare…” le disse, rivangando uno dei momenti in cui aveva sofferto di più in quel periodo. “…e quando ti ho vista rannicchiata sul dondolo, avrei tanto voluto baciarti, ma non era il momento adatto,c'era quell'imbecille davanti...”
“Maledetto Sean Thomas!Mi ha rovinato la vita!”
Sussurrò scocciata, stringendo i pugni come un cattivo dei fumetti e Lor rise soltanto. “...e poi io sono scappata a Tokyo immediatamente e non ci siamo più visti. Oddio avrebbe potuto essere tutto così diverso...”concluse confusa e lo chef stringendole la mano sussurrò “…doveva capitare Ali. Era destino, quindi…”
Alice lo fissò profondamente negli occhi in quel momento. Aveva i capelli bagnati, e un ricciolo ribelle che gli era sceso sul viso, toccandogli anche le labbra e che non riusciva proprio a disciplinare, ma sembrava davvero innamorato, oltre che stupendo.
“…il filo rosso…” sussurrò lei alzando il suo mignolo e Lor sorrise e rispose “già…” perdendosi in un lunghissimo abbraccio con lei.
“…almeno adesso posso farti tutto quello che voglio ed è legale, perché all’epoca tuo padre mi avrebbe fatto arrestare sicuramente…” concluse ridacchiando, e lei esplose in una bellissima risata e convenne che sarebbe andata così.
“…Onestamente non mi importa poi troppo di non essere stato il primo. Io neanche mi ricordo il viso della ragazza della mia prima volta, ad essere onesti, ero mezzo sbronzo e nervosissimo…” aggiunse dopo qualche minuto, prendendole la mano. Camminavano lungo la Senna, e c’era pochissima gente in giro, perché non faceva esattamente caldo.
“…a me sì. Perché sarebbe stato importante e perchè… avevo comunque te in testa in quel periodo!” sussurrò dolce, e Lor non potè trattenersi dal baciarla e sussurrarle piano “anche io Alis, solo te…”. Poi con un sorriso le spiegò che nell’amore non conta assolutamente nulla arrivare per primi, ma essere in grado di lasciare il segno. Per un attimo Alice tremò, perché Lor aveva parlato d’amore, ma lui portandosi una sigaretta alle labbra aggiunse “… Perciò io non voglio essere il primo, con cui lo hai fatto magari senza consapevolezza e che non ti ha neanche resa felice. Voglio essere quello che ti fa stare meglio, quello che ricorderai sempre con un sorriso, e perché no, con un brivido. Voglio essere il più importante…”
“Lo sei…” sussurrò, fissandolo negli occhi e lui accarezzandola bisbigliò al suo orecchio “…dopo stanotte non mi dimenticherai più…” facendola ridacchiare.
“Lor…” chiese confusa ad un certo punto e lui la fissò molto profondamente.
“…quindi tu eri in Grecia in quel periodo?” chiese confusa, ma anche con il cuore a mille e lui sorridendo annuì.
Nessuno dei due disse quello che stavano pensando, ma era evidente. Era lei la famosa ragazza “greca”, il suo primo amore, e finalmente anche lei lo aveva capito. Alice gli saltò al collo e lo baciò con molta passione in quel momento facendolo letteralmente tremare, perché era importante che lei capisse quella cosa.
“…anche per me è sempre stato così…” sussurrò piano, spaventata a morte all’idea di aver frainteso, ma Lor le sorrise piano e sussurrò che lo aveva sempre saputo.

Nota:
Ciao nottambuli, c'è qualcuno? Io sono ufficialmente al milionesimo (XD) giorno di quarantena quindi vi ho scritto questa cosina. Attenzione: questo capitolo (forse??) verrà approfondito nella storia prequel che inizierò appena finito la revisione di questa parte e della seconda. La terza giuro che non la toccherò :D spero siate curiosi di leggerla. Vi siete un pochino emozionati per questa confessione? Vi è piaciuta? Fatemi sapere, vi aspetto.

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Capitolo 29
*** Capitolo 38 ***


Capitolo
Tornarono dalla Francia felici da morire. Alice aveva diecimila gadget di Disneyland e Lor si sentiva davvero un ragazzino insieme a lei, ma stava molto bene. Al rientro, però, trovarono una situazione parecchio complessa ad aspettarli. George aveva scritto a entrambi soltanto “Emergenza Mat a casa sua” e loro erano corsi, prima ancora di andare a posare i bagagli e fare la doccia, quindi pieni di valigie, vini, formaggi e con le magliette natalizie abbinate.
Aveva aperto George, con un'espressione molto seria, e aveva fatto strada verso il divano, dove c’era Mat in lacrime come un bambino. Alice corse ad abbracciarlo, mentre Lor contrito chiedeva cosa fosse successo.
Il povero, dolce, Mat aveva un occhio nero e la sua amica furiosa gli chiese chi glielo avesse fatto, ma lui non era in grado di parlare, perché era sconvolto dai singhiozzi.
“E’ stato uno che dice di essere il ragazzo di Ava…” spiegò George, dopo aver preso in giro il look super casual e nerd di Lor che aveva un maglione natalizio con tanto di lucette accese. Lo chef sbuffò amaramente, perché un po’ lo aveva sospettato. Gli sembrava troppo strano che due che dicano di amarsi, e si sentono ogni giorno da mesi e mesi, non si incontrino mai. Più volte aveva detto a Mat di prendere la sua macchina per andare, di sorprenderla, ma lui diceva sempre che non erano pronti. Così, mentre Alice abbracciava suo fratello sussurrandogli solo “oh tesoro” con fare mortificato, lo chef chiese serissimo “…e quindi? Cosa fai, rinunci alla donna della tua vita?”
Mat per un attimo soltanto smise di piangere e fissò suo fratello che continuava a guardarlo come per rimproverarlo.
“Ma…ha…qualcuno…” provò a dire, interrotto dai singhiozzi e Lor stringendosi nelle spalle ribattè “…anche ammesso che sia vero, evidentemente questo qualcuno non la rende felice, no? Ha qualcuno? Ok, forse ha mentito, forse è stata stronza, ma…vuoi davvero lasciarla ad un altro uomo senza lottare?”
Il piccolo Dubois per un attimo fissò perplesso suo fratello, che aggiunse deciso “…basta temporeggiare, questa storia deve essere chiarita. Bisogna sapere la verità, e se dovrai combattere per il suo cuore, devi saperlo…” spiegò, facendo sorridere Alice per un attimo per quel suo straordinario romanticismo.
 “Quello che continua a illuminarsi è il tuo telefono, no? Nessuno chiamerebbe George così spesso…” osservò serissimo.
“HEY!” ruggì il cugino infuriato, ma Alice lo fissò come per dire “touchè” e Mat per un attimo sorrise.
“Ti sta cercando, vuole chiarire…” aggiuse Lor, recuperando il telefono, ma suo fratello sbuffò e scosse la testa addolorato.
“Avete parlato di quello che è successo?” chiese Lor cercando di essere dolce, e gli occhi di Mat si riempirono di nuovo di lacrime mentre scuoteva la testa. L’aveva lasciata con un messaggio, molto brutale ad essere onesti, in cui diceva che aveva conosciuto il suo fidanzato e che era finita.
“…non riesco neanche a parlarle…” bisbigliò singhiozzando e Lor fissandolo con enorme dolcezza chiese “…posso parlarle io un minuto?”
“Ti dirà che è innocente…” provò a dire mortificato, ma Lor facendogli l’occhiolino rispose che sapeva difendersi dalle stronzate.
“…sai quante ne avrà dette lui alle donne per scaricarle?” commentò sarcastico George, contento di potersi vendicare di quel cugino antipatico, ma quando Alice gli urlò “hey!” si scusò.
“Ci pensa Lor, adesso…” sussurrò dolcissima e Mat annuì e basta, e si appoggiò sulla sua spalla, mentre Alice cercava di mostrargli tutti i possibili scenari in cui Ava poteva realmente essere innocente.
“Amore…” sussurrò una ragazzina bionda a telefono, con una vocina disperata e Lor dolcemente rispose “No, Ava mi dispiace. Sono suo fratello…” facendola sospirare.
“Ti prego aiutami…” aggiunse con tono supplichevole e Lor annuendo disse che l’avrebbe ascoltata. La ragazzina disperata gli raccontò una storia strana, di come questo suo ex e collega d’ufficio le avesse fatto stalking e avesse scoperto di Matias.
“Ok…vi piacciono proprio quelli così…” commentò sovrappensiero, pensando all’ex di Alice e a quello di Cristina.
“…sto provando a fidarmi, ragazzina. Metterò una buona parola per te e…magari riuscirò a portartelo a Edimburgo…” le spiegò fumando e il cuore di Ava scoppiò letteralmente.
“…ma se lo stai prendendo in giro, questo è il momento di dire basta. Non farlo venire fino a lì per illuderlo e spezzargli il cuore, capito?” aggiunse serissimo, ma lei offesa ruggì che non era quel tipo di ragazza, compiacendo lo chef.
“Fatti carina e aspettalo stasera, e poi amalo, perché lui Ava ne ha realmente bisogno. Matias non è uno che ti fa stalking, non è uno che ti sminuisce, o che abusa mentalmente di te, anzi. Mio fratello, ragazza mia, è un piccolo diamante, con il cuore puro e delicato, e spero vivamente che tu sappia averne cura perché se gliene darai modo, ti amerà e supporterà sempre, e costruirà con te un mondo splendido, stabile, affettuoso e felice…”
“portalo qui…” sussurrò lei disperata e Lor annuì. Aveva guidato parecchio quel giorno, ma voleva davvero aiutare quel fratellino incasinato, così uscendo da quella stanza disse serio “…andiamo da lei, è arrivato il momento di mettere le carte in tavola e dirle che la ami, occhi negli occhi stavolta…”
“ Ma sono un disastro…”provò a dire disperato, ma Lor con un sorriso gli disse che aveva ancora qualche vestito pulito in macchina, e gli avrebbe prestato qualcosa.
“…e non c’è da vergognarsi dei tuoi occhi gonfi, perché dimostrano quanto tu tenga a lei…” aggiunse Alice con un sorriso. Lor pensò soltanto che non immaginava che lei avesse un lato così romantico, ma le lanciò un sorriso dolcissimo, che non notò.
“Ecco, andiamo e se va male…” provò a dire George, ma Lor lo interruppe con fare molto serio e concluse “…non andrà male. Perché tutti conosciamo questa ragazza ormai, e sappiamo che è una brava ragazza dolcissima, e che non ti prenderebbe mai in giro così. E’ vittima di un ex che non ha accettato la fine della relazione, succede purtroppo alle donne, quanto agli uomini…”
“Speriamo…” pensò Alice, ma dallo sguardo di Lor capì che voleva essere aiutato e così accarezzando i sottili capelli biondissimi di Matias aggiunse “…hai capito tesoro? Non ti ha preso in giro” facendolo sospirare nervoso.
“Ma se questo tizio torna, io non posso affrontarlo perché è molto più grosso di me!” aggiunse dolce, e Alice ruggì “oh ci provasse a tornare. Lo prendo a calci in culo fino a Dublino…” facendo ridere tutti e tre in quel momento.
“E’ una cosa così bella quella che stai facendo per lui…” sussurrò piano Alice, accarezzando i capelli di Lor, che le sorrise innamorato perso.
“Sì, ma meno coccole a Matias, Ali…” aggiunse, fingendo di non essere realmente infastidito, con un sorriso accarezzandole i capelli, e lei ridacchiando rispose “andiamo non puoi realmente esserne geloso!”.
Lor si strinse nelle spalle e imitandola ribattè “oh tesoro, tesoro, tesoro…” facendola ridere per il tono che aveva usato.
“Tu però sei mon amour, non un tesoro qualsiasi, non lo sai?” chiese tenera, e  si persero in un lunghissimo e dolce bacio. Mentre Alice affondava le dita nei suoi capelli, troppo presa dalla sua bocca e dalla sua lingua per sentire quello che capitava intorno, Lor fece il terzo dito a George che li prendeva in giro.
Così partirono, e malgrado fosse esausto, lo chef guidò per ore cercando di risollevare il morale di suo fratello al contempo. Ad un certo punto, però, sbuffò perché ricevette una chiamata che stava rimandando da troppo tempo.
“E quindi ora che siete tornati da Parigi parliamo della tua ameba, che dici?” gli disse rigidissimo e Lor ribattè “Mike sto guidando, e sei in vivavoce…” facendolo sbuffare.
“Ciao Alice…”
“Ciao cavalletta…” concluse molto scocciata e lui sbuffando ancora provò di nuovo a dirle di chiamare suo padre e suo fratello, perché questa storia era un disastro.
“Mike facciamo colazione domani, ok? Adesso devo guidare e siamo tutti di buon umore, perché stiamo andando a dare il via a una storia estremamente romantica, non rovinarci il mood…” tagliò corto Lor, ma il suo amico con un sospiro rispose “ok” poco convinto. Da quando poi a Lor interessavano le storie romantiche era un mistero, ma sembrava aver totalmente perso la testa ormai e Mike scosse la testa pensandoci.
“Dobbiamo dirlo a Dug Ali, almeno a lui. Questa cosa si sta realmente incasinando e ho il terrore di cosa potrebbe succedere se Neil lo scoprisse da solo…”aggiunse piano Lor, prendendole la mano e Alice sospirò. Non voleva parlare né con suo padre né con suo fratello, e pensava che non fossero affari loro cosa facesse della sua vita, ma capiva che per Lor invece fosse importante.
“Se glielo diciamo adesso, troveranno sicuramente un motivo o una scusa per non farmi partire…” rispose seria, e Lor sospirò pensando solo “e non partire allora!” ma non poteva dirlo così si trattenne.
“Lo stage durerà solo due mesi e a meno che non mi offrano di restare in altra veste, o io non riesca a trovare qualcosa di bello, tornerò e gliene parleremo insieme, ok?” chiese tenera, ma Lor non capì dove volesse andare a parare.
“Se finito lo stage le cose staranno ancora come ora, tornerò a casa e gliene parleremo insieme, ok?” chiese, cercando di mostrarsi sicura ma estremamente dubbiosa. Lor ricevette al contempo due informazioni diverse, e contrastanti. Da un lato era molto bello sentirle dire che sarebbe tornata, perché non avevano mai affrontato quel discorso, ma lui era certo che sarebbe rimasta a vivere la sua vita in Giappone. Dall’altro…che diavolo significavano quei dubbi?
“C’è qualcosa che devo sapere?” chiese serio all’improvviso, e George e Matias si fissarono mostruosamente in imbarazzo, ma Alice si strinse nelle spalle perché non capiva cosa le stesse chiedendo.
“Bastano due mesi lontani per far cambiare le cose, secondo te?” chiese molto insicuro e anche un po’ in ansia, perché lei era stata molto seria, ma Alice con un sorriso rispose “…non si danno mai per scontato le cose belle, e non si dicono mai ad alta voce, altrimenti il karma potrebbe rovinarsi…” lasciandolo perplesso.
“Sei scaramantica di brutto!” gli dissero in coro Matias e Lor, ma lei con un occhiolino incrociò le dita facendolo sorridere.
“E se dovessero offrirti un lavoro o un altro stage?”aggiunse lo chef un po’ confuso, ma pieno di speranza, perché davvero non si aspettava quella sua decisione,e lei con un sorriso smagliante rispose “vediamo di che lavoro si tratta. Una cosa sola ha detto giusto mio padre, in tutte le sue stronzate: se devo fare la cameriera, posso farlo benissimo in Scozia, andando anche a letto con lo chef…” facendolo sorridere.
Alice ci aveva pensato molto nelle ultime settimane, ed era giunta alla conclusione di dover difendere con amore quel rapporto che avevano, perché una cosa così capita una volta sola nella vita. Certo lo stage era importante, e ci avrebbe messo l’anima per riuscire al meglio, ma non sarebbe rimasta a Tokyo ad ogni costo. In quei mesi ad Inverness aveva ripreso a lavorare con le sue amiche a distanza, e si era detta che era una soluzione ottimale. Non era sempre stata così ottimista, però! Inizialmente, infatti, aveva sofferto e pianto disperata perché non riusciva a lavorare come prima ai suoi fumetti, e stava deludendo i suoi lettori, ma durante una cena Matias le aveva proposto di provare a usare una tavoletta grafica, cambiandole totalmente la prospettiva. Dopo lunghe ore di ricerche, Alice aveva scoperto la soluzione ai suoi problemi, e Lor senza dirle nulla gliel’aveva fatta trovare a casa due giorni dopo. Ora stava ancora imparando ad usarla al meglio, e spesso rompeva le scatole a Matias con i suoi mille dubbi, ma aveva ufficialmente ripreso ed era molto felice.  
“…quindi cosa succederà a questa ragazza di Tokyo? Diventerà una ragazza di Inverness?” chiese Lor stringendole la mano, vergognosamente felice. Anche lui si era tormentato nelle settimane precedenti, perché temeva di doverle dire addio per sempre, ed ora si sentiva come se qualcuno lo avesse rianimato.
“…e chi lo sa?” rispose con un sorriso bellissimo, e a Lor bastò. Una speranza era abbastanza per lui, almeno per quella sera.
“Siamo arrivati…” disse serissimo lo chef, tornando al dramma di suo fratello, e Matias emise un lunghissimo sospiro. Era agitato come mai nella sua vita, ma doveva fare quella cosa e capire se lei lo stava prendendo in giro.
“Auguratemi buona fortuna…” disse serissimo, prima di uscire dall’auto e tutti lo incitarono felici.
“Se non scende questa tizia è la stronza peggiore del mondo…” commentò George, leggendo nel pensiero degli altri due che avevano pensieri simili. E invece qualcuno raggiunse Matias, con sguardo incerto e passo felpato. Era piccolissima, sembrava un’adolescente, con lunghi capelli biondi e morbidi e una gigantesca pelliccetta rosa, che fece immediatamente simpatia ad Alice.
“Evvai!” commentò Alice entusiasta, saltellando in auto, facendo sorridere anche Lor, che la strinse tra le braccia.
“Ciao…” le sussurrò Matias sconvolto, pensando che fosse veramente bella, ma Ava aveva un fortissimo groppo in gola che le impediva di parlare e non riuscì a far altro che sorridere.
“Hey…” provò a dirle, avvicinandosi molto a lei, che stava tremando, fissandolo con enormi occhioni azzurri pieni di lacrime.
“Sei veramente tanto più bella di quanto pensassi, lo sai?” aggiunse, con una morsa allo stomaco e lei con un sorriso sussurrò “anche tu Mat…” facendolo sorridere finalmente. Entrambi volevano solo abbracciarsi e baciarsi, perdendosi nella dolcezza di quel primo incontro così tenero, ma c’era una cosa importante di cui parlare prima, e Ava facendosi coraggio chiese piano “hai parlato con tuo fratello?” facendolo sorridere.
“Sì…” bisbigliò appena, accarezzandole le guance, che divennero violacee.
“Non ho un fidanzato, non ti avrei mai mentito così, perché non sono quel tipo di persona. Io…” non riuscì a finire, perché era realmente emozionata.
“Beh ti credo. Sono venuto qui per questo…” provò a rispondere con dolcezza avvicinandosi ancora di più a lei, che si lanciò contro il suo petto e lo strinse forte.
“Sono troppo timidi per combinare qualcosa questi due…” osservò Ai molto intenerita, ma lo chef che la teneva tra le braccia le sussurrò all’orecchio di lasciarli perdere.
“Certe cose hanno i loro tempi, bisogna…” stava dicendo, pensando a quanto loro ci avessero messo per finire insieme, ma fu interrotto
“BACIO!” urlò George abbassando il finestrino, e mentre Lor e Alice lo picchiavano in auto, Ava e Matias si sciolsero in una risata dolcissima.
“Lui è tuo cugino, no? Quello che dice che non esiste l’amore a distanza?” chiese dolcissima, e Mat annuì.
“E quelli che lo picchiano devono essere Alice e Lor…dovrei proprio abbracciarlo per averti portato qui” concluse fissandolo con bellissimi occhi innamorati e lui ridacchiando rispose “Ai ti uccide mi sa…” facendola sorridere.
“Sai perché sono qui, vero?” le disse piano, avvicinandosi di nuovo tanto da poterla baciare quasi, e Ava annuì fissandolo con enormi occhioni.
“Lo so che è complicato Ava, e che alcuni non capiscono, ma io sono innamorato di te, profondamente. E ti giuro che se realmente mi vorrai, sarò un compagno attento e fedele sempre e per sempre…”tirò fuori, e per un attimo pensò “wow, l’ho detto davvero!” ma non riuscì a pensare più di tanto perché due dolcissime labbra profumate di ciliegia si stamparono sulle sue.
Il pubblico, ovviamente, esplose in quel momento, mettendoli ancora di più in imbarazzo, ma Ava sorridendo sussurrò solo “ti amo anche io…” facendolo morire.
“Dimmelo ancora, ti prego, perché è un sogno…” le sussurrò con occhi dolcissimi, e lei stringendolo lo ripetè un po’ di volte, facendolo sciogliere.
“Avanti, però, andiamo a conoscere questo pubblico…è scortese ignorarli…” concluse dolce prendendogli la mano. George ovviamente fu il primo a presentarsi, lasciandole una stranissima sensazione, ma rimase estremamente perplessa conoscendo Ai e Lor. Matias gli aveva parlato molto di suo fratello, e lo aveva presentato come una specie di fighissimo 007 francese, sempre curato e stiloso. Ava, invece, si trovò davanti un uomo scapigliato e con uno stranissimo maglione rosso di Natale con Stitch e le lucine intermittenti, e per un attimo si chiese se fosse davvero lui.
“Non ci fare caso: rientriamo da Disneyland e abbiamo ancora questo mood da ragazzini. Ho tolto le orecchie per rispetto a te…” spiegò Alice, notando qualche perplessità nella sua nuova amica, che abbracciandola le disse piano “…sei fantastica. Saremo due cognate legatissime!” facendola sorridere per la parola “cognata”.
“Te lo lasciamo stanotte?” chiese Lor ad un certo punto, perché moriva dalla voglia di ripartire ed era esausto, e mentre Matias imbarazzatissimo provava a dire di no, Ava  prendendogli la mano disse seria “sì, grazie…” facendolo morire.
Lor gli sorrise soltanto, e mentre Alice si separava dalla sua “cognata” lo chiamò in disparte per chiedere se avesse bisogno di soldi o altro.
“Non ho neanche lo spazzolino!” spiegò sconvolto, e Lor recuperando il portafoglio gli allungò dei soldi con qualcosa nascosto dentro.
“Sono cinque, non ne ho altri…ma spero bastino. Divertitevi…” concluse, mentre suo fratello diventava letteralmente fucsia per l’imbarazzo.
“Lor ma io…” provò a dire imbarazzatissimo, fissando ovunque meno che suo fratello, ma non riuscì a finire la frase.
“Mai?” chiese perplesso, perché ormai aveva diciannove anni, ma quando scosse la testa sbuffò soltanto. Lo prese di nuovo in disparte e disse piano “Non essere nervoso, sii dolce, baciala moltissimo, guardala negli occhi, accarezzale spesso il viso e i capelli e aspetta che sia lei a chiarire che lo vuole. Se lo vuole. Ma se ti dice di sì, segui il momento, e sforzati di pensare ad altro durante, perché la prima volta dura sempre troppo poco!”
Matias nervosissimo avrebbe voluto fargli mille domande, ma lo chef con un occhiolino concluse “vivitela al meglio perché non capita sempre di farlo per la prima volta con la donna che ami, a volte ci vogliono quattro anni…” facendolo sorridere e salutarlo con la mano.
“Guido io, tu riposa…” gli disse Alice quando finalmente si incamminarono, e Lor la fissò pensando soltanto che era un enorme regalo del cielo quella donnina.
“Ali sei sicura che tornerai?” chiese, dopo qualche ora di viaggio nel buio, e lei con un sorriso rispose “…se mi vorrai” facendolo ridere.
“E se ti volessi e tu non potessi tornare?” aggiunse, cercando di fare un discorso romantico con George che russava in sottofondo.
“Troveremo una soluzione, decideremo insieme, ok?” chiese dolcissima e Lor si addormentò sereno, senza immaginare che poco dopo tutto sarebbe cambiato.
Nota:
Ciao a tutti! Ormai vi sto abituando a questi aggiornamenti notturni! Allora che ne pensate di Mat e Ava? Ci credete a questo amore a distanza o no? Per quanto riguarda Ai e Lor...che dite? Vi ha convinto la risposta di lei sul futuro? Fatevi sentire, se vi va. Un abbraccio

 

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Capitolo 30
*** Capitolo 39 ***


Capitolo
Il giorno dopo alle dieci, Lor affrontò finalmente Mike, che lo stava aspettando in una caffetteria vicino al Rochefort. Non lo fece neanche sedere, e chiese subito “allora?” facendolo sbuffare.
“Cosa? Cosa vuoi sapere esattamente, dai…” gli disse serissimo il biondino.
 “E quindi alla fine è capitato anche a te, prima di quanto mi aspettassi, ad essere sinceri. Ti sei proprio innamorato…”gli disse Mike sorridendo con l'aria di chi ha capito tutto, e Lor scosse solo la testa.
 “L'amore è una cosa complicata piena di regole, minacce e restrizioni, non c’entra niente con quello che siamo noi. Ali è la mia spalla, la mia complice, la mia famiglia, l'unica che mi capisce, anche senza che io dica una parola. E poi … è il mio punto di riferimento, la persona più vicina che io abbia mai avuto…”
“E tu la ami” aggiunse di nuovo Mike per punzecchiarlo e Lor si strinse nelle spalle.
“Mah, se ti fa piacere crederlo, pensala come vuoi...io credo che sia semplicistico parlare d’amore. Credo che sia qualcosa di molto diverso, che va al di sopra dell’amore, del sesso e del possesso, eppure allo stesso tempo non ha regole, ed è spontaneo e semplice”
“Si chiama sempre amore, idiota. Solo che tu chissà che idea ti sei fatto di questo sentimento…” concluse Mike serissimo, ma Lor scosse la testa fissando per un attimo il caffè.
“…secondo me è molto bello che sia successo, con lei che è una parte importante della tua vita. Però…dobbiamo dirlo a Dug…” concluse Mike incoraggiante e Lor scuotendo la testa gli spiegò quello che aveva concordato con Alice, facendolo sbuffare.
“La fai tornare a Tokyo? Questo non piacerà ai Mac Neil, lo sai…” provò a dire serio, ma lui scosse la testa e spiegò che aveva lo stage, che era il suo sogno.
“Non faccio i salti di gioia, e onestamente neanche lei, ma è una cosa importante e significa molto, quindi è giusto che vada…” sentenziò serio, perché non voleva sembrare uno che se ne frega di lei e la mandava via.
“Sì, ma accenna qualcosa di tutto questo a Dug, ti prego…” ripetè angosciato, con il volto contratto, perché davvero quella cosa era complicata, ma Lor spiegò che lo aveva cercato qualche volta in quei mesi, ma l’amico era sempre stato scostante e non avevano mai realmente parlato.
“Pranzate insieme oggi, digli che vuoi sapere di più di Bella e poi tira fuori il discorso casualmente…”
“Bella?” chiese Lor confuso, e Mike gli spiegò che era quello il nome che avevano scelto per la bambina, facendolo sbuffare. Se aveste chiesto a Lor Dubois chi era l’unica certezza della sua vita appena un anno prima, lui avrebbe sicuramente detto “Dug”. Ora, però, neanche sapeva che aspettava una bambina e che le aveva dato anche un nome, era tremendo. Lo aveva allontanato, e forse quella frattura non sarebbe stata semplice da sanare, se era arrivato al punto di non avere voglia di parlargli del suo primo figlio. Rassicurò Mike, spiegando che avrebbe provato a parlare un po’ con Dug, e con il cuore in gola gli scrisse per invitarlo a pranzo, ma lui ovviamente rispose che non poteva.
“Proviamo domani?” digitò senza pensarci troppo, e Dug tirò fuori un lunghissimo calendario di impegni “familiari” che fece sbuffare lo chef, che concluse con “scrivimi quando sei più libero”.
“Che stronzo!” concluse Alice lavando i piatti, dopo aver ascoltato un resoconto completo delle attività degli amici, e Lor sbuffò. Gli bruciava in petto quella ferita, e mai nella vita avrebbe pensato di essere trattato così dal suo Dug, ma non aveva voglia di peggiorare la loro situazione familiare già complessa, così minimizzò con lei, e abbandonò l’idea di parlare con Dug prima della partenza di Alice.
Rapidamente giunsero le vacanze di Natale, e con esse la consapevolezza che il rientro a Tokyo di Ai si stava avvicinando. Doveva iniziare il due di gennaio, così avevano deciso che sarebbe partita il trentuno dicembre, e le ginocchia di Alice le avevano tremato quando aveva avuto il biglietto tra le mani. Lor si sforzò di essere tranquillo, ma aveva il terrore di dover affrontare quella separazione, e più il giorno si avvicinava, peggio andava. Decisero che avrebbero festeggiato il Natale con Matias, Ava e George, e Lor per la prima volta in anni tenne chiuso il ristorante per le feste. Voleva dedicarsi soltanto a lei in quei giorni, perché temeva da morire di non rivederla più dopo.
“ Ma davvero vuoi decorare tutta la casa? Non è un'impresa inutile e faticosa?”disse Alice, masticando un biscotto a letto, e Lor si mise a ridere.
“Per te ogni cosa che include il movimento del tuo bel culo è un'impresa faticosa.” Concluse divertito, facendole solo dire “touchè”.
“...e voglio anche fare i biscotti con le gocce di cioccolato che faceva tua madre e la torta alla meringa...” continuò lui dolcemente accarezzandole i capelli “perchè non è davvero Natale senza gli omini imbarazzanti di Hellen...e mi sforzerò per renderli imbarazzanti anche io, e buoni almeno la metà dei suoi”.
“Lor, amore, ma basta una cena qualsiasi…”
Lo rimproverò lei bonariamente, ma capì subito di aver detto una sciocchezza. Nessuna cena era mai “una cena qualsiasi”con il super chef, che infatti rispose “Fingerò di non aver sentito. E' il nostro primo Natale insieme, ma plume. Voglio che sia unico, così ovunque tu sarai, ogni volta che vedrai le decorazioni natalizie non potrà non scapparti un sorrisetto pensando a me e alla tua famiglia franco-scozzese.”
“Pensi che potrei davvero riuscire a non pensarti?”sussurrò dolcissima, accarezzando i suoi riccioli e Lor si sciolse un po’, ma sorrise soltanto.
“…insoma quel povero Sean Thomas sa benissimo che non è facile farmi smettere di pensare ad uno splendido chef dagli occhi verdi…” spiegò facendolo ridere e beccandosi un bacio.
“E così sarà in Giappone per il suo compleanno?” chiese George contrito due ore dopo, e Lor annuì soltanto.
“Dobbiamo fare il tifo per lei, e sperare che riesca a realizzare il suo sogno, ovunque esso sia…” spiegò, ma era una bugia. Quelle stronzate poteva dirle per convincersi di aver perso Dug, ma con lei non funzionavano, e dovette far passare qualche minuto prima di poter continuare “...deve sapere che noi siamo qui se lei ha bisogno, ma allo stesso tempo, noi dobbiamo incoraggiarla e fingerci felici per lei...”concluse, con un aspetto che ricordò a Mat quello dell'elfo Legolas che crede di aver perduto l'amico Aragorn. Quelle parole non meritarono risposta, e Mat commentò solo “Che fregatura” e inaspettatamente si ritrovò il braccio di suo fratello sulla spalla.
E così la sera di Natale erano tutti un po' tristi, e ci furono un sacco di coccole e abbracci da parte di tutti. La cena fu straordinaria, e persino George fu costretto ad ammettere che Lor aveva davvero un enorme talento. Anche se “…era tutto troppo elegante e complicato”.
“Vado un attimo…” disse piano Lor dopo cena, baciandole la fronte, e Alice gli sorrise con dolcezza, lasciando gli altri interdetti.
“Da sempre Lor, Dug, Mike e Roy si vedono la sera della vigilia di Natale per un brindisi e farsi gli auguri, è una consuetudine che ha origini lontane…” spiegò seria.
“Da quando hanno aperto il Rochefort lo fanno lì e Lor prepara un dolce francese tipico che poi di solito finiva a casa mia…” concluse un po’ triste. Non era mai rientrata a casa per Natale in quei quattro anni, l’aveva sempre trascorso da sola a mangiare cose strane guardando serie tv, ma Lor le aveva regalato un Natale straordinario, simile a quelli che aveva da bambina, e lei era molto felice.
“Film di Natale…” propose George, spiegando che quella invece era la loro tradizione, e Alice e Ava sorrisero ma accettarono. Rimase per un’oretta da sola con quei due matti, mentre Lor con il cuore in gola affrontava quegli amici che erano tutto il suo mondo, ma che ormai lo tenevano a distanza.
Fu un brindisi meno spontaneo del solito, e Dug furioso gli disse solo “dille almeno di chiamare mio padre per gli auguri, se proprio non vuole disturbarsi a venire. E’ l’unico genitore che le resta!” facendogli scuotere la testa. Lor non voleva parlare di quella situazione e stava disperatamente cercando di costruire un discorso con Dug che non implicasse la rottura di Alice con la sua famiglia, ma sembrava impossibile. Qualunque cosa provava a dirgli, Dug ferito tornava sempre sullo stesso punto, e così giravano in cerchio a vuoto. Dopo il brindisi, mentre Mike portava via Roy per spingere finalmente i due a parlarsi, Lor disse piano “…so che sei ferito per la questione di Alice, ma lo è anche lei, da morire. Perché non vieni a parlarle?” facendo scuotere la testa a Dug, che invece pensava che dovesse essere lei ad andare a casa a chiudere quella storia, perché stava esagerando.
“Andiamo, lo sai anche tu che ti manca, e io so che anche se non ne parla, avrebbe voluto essere con voi oggi…”provò a dire con enormi occhi bellissimi, che Dug non notò.
“Come fai a dirlo? Sono anni che non si presenta a Natale. Se voleva esserci bastava venire, nessuno l’avrebbe mandata via…” disse laconico, fissando il cellulare perché Emily neanche voleva che andasse a quella serata, e si sarebbe realmente arrabbiata se fosse tornato tardi.
“Duggy…ha bisogno di sentire che le volete bene, che ci tenete ad averla a casa, perché si sente ferita e non amata…” spiegò dolcissimo, perché voleva anche lui che lei tornasse a casa per Natale, ma Alice aveva urlato furiosa quando glielo aveva proposto.
“Figurati. Si comporta ancora da bambina, come se avesse dieci anni…” ruggì serio, ma dispiaciuto. Lo avevano convinto di quella cosa, non era un suo pensiero, e Lor lo sapeva. Sapeva che dentro, nel profondo, Dug stava soffrendo tanto per quella separazione, ma che lo avevano convinto che fosse lei a fare i capricci.
“Abbiamo preso un regalo, per Bella...” provò a dire, come ultima chance e in quel momento Dug spostò gli occhi dal cellulare e fissò la busta di carta che gli aveva porto Lor.
“Oh…” rispose confuso per un attimo, perché era un bel gesto.
“Ovviamente nessuno di noi due capisce nulla di vestitini, così a Disneyland le abbiamo preso un coniglio...non mi ricordo mai come si chiama…”provò a dire con un sorriso. Dug pensò solo “Emily mi uccide se torno a casa con questo coso” ma capì che sarebbe stato sgarbato rifiutare e così ringraziò lo chef e scrisse a sua sorella un messaggio profondamente antipatico in cui la ringraziava, ma la spingeva allo stesso tempo a chiamare il padre per gli auguri.
“Devo andare…” concluse svelto, perché Emily si stava innervosendo e Lor sospirando pensò soltanto che era realmente finito tutto tra loro.
“Se una sera hai voglia, mi piacerebbe parlare un po’…” provò a suggerire, e lui annuì andando via, lasciando un enorme vuoto nel cuore del suo migliore amico, che avrebbe voluto realmente parlargli e aprire il suo cuore.
Tornò a casa veramente avvilito, pensando che probabilmente Dug non aveva neanche realizzato quello che realmente gli aveva detto sul regalo del bambino, perché era evidente che avesse accennato ad aver portato Alice a Parigi. Se lo avesse ascoltato, probabilmente avrebbe avuto mille domande da fare, e ne sarebbe stato entusiasta anche, ma Dug ormai era uno zombie attaccato al cellulare, e sembrava molto scostante.
“Forse non vuole capirlo, o non gli importa…” pensò, aprendo la porta di casa con il cuore a mille, ma quello che trovò dentro lo fece sorridere di cuore.
Anche Jordan e Charlie avevano raggiunto la famigliaa Dubois, e stavano giocando a qualcosa che Lor non aveva mai visto, ma che sembrava divertirli da morire. Lor abbracciò la sua Ai, le baciò la guancia e poi rimase a cercare di capire quel gioco, che però sembrava davvero complesso, mentre sullo sfondo andava un film di Natale che adorava.
Quando finalmente decisero di scambiarsi i doni, il regalo più bello fu quello che Lor aveva preparato per Matias, che si sciolse in lacrime trovandoselo davanti. Aveva preparato un album di foto dei loro genitori e anche un dvd con tutti i video di papà Maurice, facendo morire suo fratello.
Alice rimase a fissarli con occhi pieni di lacrime, orgogliosa e felice di quel rapporto che era nato per caso, ma che era diventato tanto profondo da spingerli ad abbracciarsi alla vigilia di Natale.
“E’ un miracolo, eh…” commentò piano George alle sue spalle, e Alice mordendosi il labbro per non commuoversi, annuì.
“E’ un miracolo strano, che non ti saresti mai aspettato da Lor. Un piccolo miracolo dai capelli arancioni e le magliette strane, che profuma costantemente di zucchero filato e che è stronzissima a Cards against Humanity…” concluse, spingendola a fissarlo profondamente per poi abbracciarlo forte.
“Sei talmente tanto una bella persona da rendere le persone attorno a te migliori per osmosi, ci tenevo a dirtelo…” concluse commosso accarezzandole i capelli, mentre lei si commuoveva. Lor sorrise soltanto, ma era abbastanza emotivamente provato. Si disse che se cominciavano già ora con gli addii sarebbe stato un massacro il suo ultimo giorno, ma poi corse a metterle una mano sulla spalla quando vide che era realmente commossa.
Organizzarono anche una festa di “pre- Capodanno” in cui letteralmente diedero fondo alla produzione di mezzo vigneto Dubois, e non solo. Si svegliarono la mattina dell’ultimo dell’anno totalmente rintronati, e Lor corse a fare il caffè.
“Otto ore...”sussurrò porgendole la tazza bollente e Alice sorrise.
 “Hai tutto? Hai salutato tutti?”aggiunse con fare apprensivo, e lei annuì soltanto. Si ripeteva di non dover fare scenate, perché erano solo due mesi, ma aveva il cuore a pezzi, e più si avvicinava il momento di andare, più stava male.
A sei ore dalla partenza, si erano detti addio circa ottanta volte, e si erano dati circa duemila “ultimi baci” ma in macchina nessuno ebbe il coraggio di parlare e rimasero tutti in silenzio, con un groppo in gola. Alice sentiva che doveva dire qualcosa, ma non sapeva come fare senza scoppiare in lacrime e così taceva.
 In aeroporto, però, quando Mat la strinse fortissimo e le sussurrò “buon viaggio sorellina, e chiamami per tutto, ok?” lei non riuscì a trattenere le lacrime. George la strinse fortissimo e le disse solo “ricorda tutto quello che hai promesso di portarmi da Tokyo…” facendola ridere.
Lor, invece, era a pezzi. Voleva dimostrarle di essere tranquillo e felice per lei, ma non lo era e stava da cani “E' troppo presto...” sussurrò lei abbracciandolo, e Lor sorridendo sussurrò flebilmente “vuoi che venga a Parigi con te? Possiamo stare qualche altra ora insieme così...magari il tuo volo ritarda” ma lei scosse la testa e rispose “No, mi ricorderebbe troppe cose...”
“Ma te le ricorderà comunque. E’ iniziato tutto in quell’aeroporto e…”
“Non posso dirti di venire con me, lo sai...” provò a dire lei in lacrime “non posso farlo...”
“Ma lo vorresti? Dimmi solo di sì...” e Alice stringendolo forte gli diede un lungo bacio e sussurrò “Fammi andare…”con fare addolorato. Se le avesse detto di non partire, avrebbe rinunciato, perché faceva troppo male lasciarselo dietro, ma Lor fortunatamente non lo fece.
“Alis ho milioni di cose da dire, davvero e non so da dove cominciare…” bisbigliò con il cuore in tempesta, ma lei sussurrò piano “anche io, ma mi dirai tutto quando tornerò…” aggiunse, fissandolo languidamente.
“Solo…Lor…” concluse, con fare supplichevole accarezzandogli il viso “…solo…non cambiare idea, ti prego…”
“Alis non l’ho cambiata in anni e anni, non la cambierò per due mesi…” le sussurrò baciandola e lei lo strinse forte rispondendo solo “speriamo…”.
Si diedero un ultimo bacio e Alice letteralmente gli sfuggì dalle mani e scappò a fare i controlli di sicurezza senza voltarsi mai indietro.
Lor quasi commosso rimase per un secondo a fissare nel vuoto con aria pensosa. “Dai, andiamo amico mio...”gli disse George mettendogli una mano sulla spalla, ma Lor non era pronto. Dalla sera precedente ci pensava, non voleva lasciarla andare via così, voleva dimostrarle che era importate per lui, così disse “No, io vado a Parigi” provocando uno splendido sorriso dolcissimo a Matias.
Non gli fu difficile trovare un posto sull'aereo Inverness- Parigi, e con suo sommo stupore scoprì che a causa del maltempo il volo aveva quattro ore di ritardo. Sarebbe partita da Parigi dopo mezzanotte, e Lor voleva disperatamente darle il primo bacio dell’anno. Così, senza farsi nessuna domanda, salutò i suoi amici e corse a fare i controlli di sicurezza. Sorrise pensando che avevano ancora sei o sette ore da trascorre insieme, e scappò a cercarla in aeroporto. Non gli ci volle molto: Alice era appoggiata ad una vetrata e singhiozzava disperatamente fissando gli aeroplani mentre digitava qualcosa col suo cellulare, e Lor pensò che magari stava sperando che il suo non partisse.
Nel vederselo davanti Ai ebbe quasi un infarto, ma lui la tirò soltanto contro il suo corpo e non disse nulla, stringendola come se fosse la cosa più preziosa che avesse mai avuto in vita sua, perché era così. Fu molto duro separarsi di nuovo a Parigi, soprattutto dopo aver brindato insieme all’anno nuovo, e Alice gli disse solo “sono solo due mesi, ce la faremo. Tu tieni il computer acceso, mi raccomando…” beccandosi un bacio bellissimo in cambio.

Nota:
Ciao a tutti! Allora per prima cosa voglio ringraziarvi tutti perchè questa storia ha raggiunto un numero folle di lettori, ed è una cosa stupenda per me. Poi volevo chiedervi che ne pensate di questa situazione tra Dug e Lor, e del suo discorso sull'amore? E per ultimo: un pochino vi siete emozionati per questo saluto? Sto pensando di dedicarmi ad altre storie inedite, perchè forse avete bisogno di un po' di tempo per recuperare questa, quindi credo che diraderò un pochino gli aggiornamenti, ma se invece non volete aspettare scrivetemi.

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Capitolo 31
*** capitolo 40 e 41 ***


 
Di ritorno a casa da Parigi, Lor fece per la prima volta i conti con la solitudine. Quella casa gli parve enorme, fredda, incredibilmente vuota e soprattutto silenziosa. Esattamente come il suo cuore in quel momento.
Era dura perdere l'ennesima persona che amava, ancora di più di quanto si fosse immaginato, ma cercò di essere ottimista. Era per pochissimo, e doveva cercare di non farne una tragedia. Però era davvero strano restare in casa sua senza di lei, e si aspettava quasi che sbucasse dal bagno da un momento all'altro, ma non lo avrebbe mai fatto. Nervoso prese un libro che Ai aveva lasciato da lui, cominciò a leggerlo, e stranamente si accorse che quel libro in qualche modo lo calmava, così si addormentò leggendo.
Dopo dodici ore Lor era già in panico, perché non aveva avuto notizie di lei. Aveva controllato il volo e sapeva che era arrivata, ma aveva il cellulare spento e lui non sapeva cosa fare. Si disse che magari era stanca e aveva spento il telefono, così decise di aspettare, ma Alice non si fece viva per tutto il giorno successivo. Non rispondeva ai suoi messaggi, neanche li visualizzava. Aveva il telefono spento e Lor non sapeva cosa fare. Le scrisse anche sui social, e mentre aspettava una risposta, si aprì una schermata, ma lui pensò che fosse una di quelle finestre di spam e la richiuse. La finestra, però, gli si ripropose tre o quattro volte e così Lor, terrorizzato dai virus, decise di richiuderla e spegnere il computer. Il giorno dopo, appena rientrato da lavoro, chiamò Mat per parlargli dei suoi problemi al computer, e lui commentò “Ah ecco perchè non ti risponde Ai: ha un virus.” Lor si sentì morire a quelle parole e chiese “Vi state sentendo?”
“Ci sentiamo sempre su skype...adesso porto da te il laptop che mi hai regalato, così potete parlarvi e chiarirvi. Dice che non ti sei mai più fatto vivo e rifiuti ogni chiamata e ogni tentativo di chat. Non si fa Lor. Credeva non volessi più sentirla.”spiegò Mat, con una certa dose di biasimo, e Lor scoppiò. Lui non si faceva vivo con lei? Quella matta lo aveva mollato dal nulla, senza neanche avvertirlo di essere arrivata.
“Ma non è vero che non mi sono fatto vivo, chiamo e scrivo da giorni, stavo per prendere un aereo e andarla a cercare perché temevo le fosse successo qualcosa.”Gridò lui offeso, e Mat rispose “sì, gliel'ho detto che è tutto un equivoco, però anche tu potevi fare qualcosa. Comunque adesso vengo da te e cerco di capire cosa non va, e poi le parlo io. Sono un esperto di relazioni a distanza.”
Lor attese con ansia l'arrivo di suo fratello, che immediatamente gli porse il pc e disse “Guardala solo negli occhi...è furiosa perchè non ti sei fatto vivo per due giorni, ma puoi calmarla.”
 Era un po' confuso non sapeva bene cosa fare, o come guardare negli occhi una persona attraverso uno schermo, ma una volta aperto il computer se la ritrovò davanti e incredibilmente gli fece lo stesso effetto che faceva dal vivo. Con fare ironico disse “Hey...sei viva allora...” ma non fu la cosa giusta da dire.
 “Lor sono le tre del mattino, davvero credi che sia rimasta in piedi per sentirmi offendere?”rispose piccata, ma anche molto risentita, perché Lor era letteralmente scomparso.
“Scusa...”sussurrò lui con fare colpevole e poi aggiunse “ma non mi hai neanche scritto ‘sono arrivata’. Ci sono rimasto molto male”
“Ti ho scritto almeno mille messaggi su skype, ma ogni volta che sei online mi rifiuti la chiamata. ”aggiunse seccata, ma meno. Il tono dispiaciuto di Lor le aveva fatto capire che non l’aveva volontariamente ferita, e questo la face sorridere.
“Io? Non ho fatto nulla io, avevo una voglia terribile di sentirti.Sarà stato il virus.”spiegò poco convinto, e Alice sorridendo rispose “Non ho mai sentito un virus che fa una cosa del genere, ma va beh. Magari mi avrai scritto sulla scheda scozzese…”
“Ovviamente…” ribattè perplesso, perché Alice non aveva mai parlato di un doppio numero, e lei sorridendo ribattè “Ecco. Avevo dimenticato una cosa, allora. Ovviamente ho un altro numero in Giappone, sai un gestore telefonico locale…”
“Bene...quindi non ho neanche il tuo numero di telefono…” osservò, con fare seccato, perché che diavolo di rapporto avevano se non aveva neanche il suo numero?
“Sì Lor, ma lo avevo postato ieri sui social il numero nuovo con tutta la spiegazione del perché non ho più i numeri di nessuno, neanche il tuo…” confessò candidamente, facendolo arrabbiare ancora di più. “…ho involontariamente sovrascritto la rubrica nell’inserire la scheda giapponese, ma ero sicura che non sarebbe stato un problema. Ero certa di averti dato il numero giapponese…  Non l’ho scritto sulla lavagnetta della cucina?”
“C’era scritto qualcosa Ali, ma pensavo fosse un codice o un punteggio, perché diavolo non hai scritto ‘numero di telefono di Alice’?” ruggì furioso, e lei ridacchiando rispose “eh lo stavo per fare, evidentemente mi sono distratta! Però ho scritto sui social, e tutti l’hanno letto, persino Charlie!”
“Fantastico, quindi ora il tizio che ci prova da sempre con te ha il tuo numero, ed io no…”commentò risentitissimo e Alice sorrise dolce. Era evidente che questa questione del numero di telefono lo stesse ferendo, così lei aggiunse “E così è colpa del virus e della mia cronica distrazione se non ti sento da giorni? Non è perché ci hai ripensato e stavi aspettando una scusa per chiudere con me?”Sussurrò senza guardare lo schermo, e lui sorridendo rispose “Per chiudere Alis? Sei pazza?Ti ho scritto messaggi e ho provato a chiamarti per tutto il tempo, giuro. Avevo una paura pazzesca che ti fosse successo qualcosa e speravo solo di poterti sentire…”
Alice sorrise immaginandoselo tutto triste accanto al telefono e così fece una cosa particolare: prese un foglio che aveva accanto e iniziò a scriverci sopra, lasciando Lor interdetto per qualche minuto. Quando finì inquadrò il pezzo di carta e disse “Direi che dovresti salvarlo, altrimenti non riusciremo più a sentirci. Ma non chiamarmi perchè pago tantissimo per le chiamate internazionali, probabilmente non ho avuto il tempo di dirti neanche questo”.
Lor scosse soltanto la testa, ma era intento a segnarsi il numero.
“Sì l’ideale sarebbe sentirsi via skype… ho sperato tanto che mi scrivessi, o che almeno mi rispondessi” aggiunse lei triste e poi sussurrò “non è stato bello non riuscire a contattarti…”
“Devi vedere com’è stata dura per me!”rispose lui sinceramente e Alice gli sorrise senza parole.
“Mi manchi...”concluse quasi un'ora dopo, e Alice sorridendo rispose “Vieni da me ad accarezzarmi la schiena...ora, per favore.” Lor ridacchiando ribatté “hai la bacchetta ...smaterializzati e riappari nel mio letto tra...tre, due, uno...”ma Ai rise soltanto. Certo, quella era stata una battuta ridicola, eppure da quella sera lui iniziò a pensarci sul serio.
“Nessun virus fratello, ma...non avevi mai visto skype in vita tua, eh?Ai doveva spiegartelo...”
“cioè che vuol dire detto in parole umane?” Chiese Lor confuso e suo fratello rispose “skype è un programma che serve per le videochiamate, Ai ti ha creato un account e te lo ha impostato sul desktop, ma non ti ha spiegato nulla e tu sei andato in tilt. Ecco qua, guarda” disse, cliccando su un’icona sul desktop e Lor rimase ancora più perplesso
“Hai tantissime chiamate perse della mia amica Ai_Stark”
“Quindi è vero? Lei chiamava e io rifiutavo?”disse Lor stupito e Mat annuì.
“ Ma se non te lo ha spiegato, non è colpa tua. E’ solo uno stupido equivoco provocato dalla sua solita distrazione.”
“Neanche il numero mi ha lasciato…” disse seccato e Mat rise a crepapelle, spiegando che non lo aveva dato a nessuno e lui e George si erano divertiti un sacco leggendo il suo post sui social.
“Avrei dovuto immaginare che non sei uno da social o da Skype. Adesso ti è chiaro come sentirla?” chiese con un sorriso e Lor annuì serio.
Matias gli aveva appena tolto un enorme peso dal cuore, e finalmente il caro chef potè respirare, ma sentiva davvero troppo la sua mancanza.
Da quella sera si insidiò nella sua testa un tarlo, e dopo le vacanze invernali, il tarlo divenne sempre più corposo, tanto da impedirgli di lavorare come si deve.
“Chef hai mandato fuori i piatti incompleti...ma cos'hai?Dove hai la testa?” Gridò il suo suos chef e lui sorridendo rispose “Non lo so, ma direi che è il caso di scoprirlo. Se mi prendessi una vacanza, mi copriresti?”E lei annuì soltanto.
 Non la vedeva da tre settimane  e si sentiva solo come non mai. Continuava a frequentare Mat e George, ma senza di lei era tutto diverso. Dopo aver imparato ad usare skype guardavano film online insieme, giocavano agli stessi giochi e si sentivano moltissimo, ma Lor voleva farci l'amore e non ne poteva più.
Così, senza finire il servizio, chef Dubois abbandonò la sua cucina e scappò nell'ufficio di Dug a fargli un lungo discorso. “Ho delle questiono legali da risolvere a Nevers, niente di grave, ma mia nonna da sola non può fare tutto...”
“Nessun problema!”Rispose Dug deciso e sicuro.
“Vuoi che ti accompagni?Un avvocato ti può servire?” Ribatté Mike con fare serio, e Lor scosse soltanto la testa.
Stava mentendo, e ovviamente loro se ne accorsero, ma c'era qualcosa di diverso in lui da parecchio tempo e loro non sapevano cosa pensare. Ormai non si frequentavano più di tanto, e questo non li rendeva felici.
Lor mentì per qualche altro minuto ai suoi amici, e poi si documentò per un po’, fece valigie e biglietti in fretta e furia e scappò a Tokyo. In aeroporto decise di farle una telefonata, ma quella matta rispose “sai quanto mi costerà questa cosa? Non potevi usare skype?” E lui ridacchiano rispose “Konnichi wa Alis...tra qualche ora sono a Tokyo...contenta?”
“Ma davvero?”Gridò lei cercando di contenere il suo entusiasmo temendo fosse uno scherzo, e lui dolcemente rispose “vedi quando vogliamo qualcosa veramente non c'è bisogno della bacchetta magica...”
 “Dimmi che stai arrivando davvero, che sarai da me in carne, ossa, riccioli e occhi verdi...”sussurrò lei diventando improvvisamente dolce, e lui ribatté “soltanto poche ore e sarai di nuovo mia...Dio quanto mi manca fare l'amore con te, ma plume.”
Quella sorpresa la stordì completamente; sapeva di contare per lui, ma non immaginava che attraversasse gli oceani solo per rivederla. Quando poi apparve, e se lo trovò davanti stanchissimo, ma con un sorriso accecante come la luce del sole, non riuscì a pensare a niente altro che non fosse “io ti amo” stringendolo con tutte le sue forze.
Capitolo
 I giorni a Tokyo furono dolcissimi e incredibilmente intensi. Ora che avevano messo alla prova i loro sentimenti, quel legame era venuto fuori forte come il mare ed entrambi ne erano consapevoli. Alice scherzò più volte sulla questione “altre donne”, fece varie battutine, ma all’ennesima Lor l’afferrò con forza e un secondo prima di baciarla sussurrò “Non mi interessano altre donne Alis, davvero, lo giuro…” facendola sciogliere.
Il soggiorno di Lor a Tokyo fu entusiasmante quanto lui si aspettava: visitarono tanti luoghi, mangiarono cose strane e si coccolarono e divertirono in giro. Alice non era molto entusiasta del suo stage, perché non stava andando come voleva, e Lor nel suo tempo libero aveva cercato tutti gli indirizzi degli studi di animazione e aveva costretto Ai a fare domanda da loro per altri stage. “Sei bravissima, ti prenderanno certamente”le aveva detto con fare sicuro e lei aveva fatto finta di crederci, sopprimendo per l'ennesima volta il desiderio di sussurrargli piano “ti amo”che cresceva sempre di più nel suo cuore.
A pochi giorni dalla partenza di Lor, se ne stavano nel letto di Alice a coccolarsi facendo progetti per il suo ritorno, ma improvvisamente qualcuno li sorprese e non ebbe una reazione ragionevole.
“Non ci potevo credere, Roy me lo diceva da mesi che qualcosa non andava, ma io non potevo davvero immaginarlo! Dovevo vederlo e ora che l'ho visto, vorrei solo vomitare…”
Gridò Dug che irruppe improvvisamente in quella stanza. Lor provò ad alzarsi per calmarlo, ma non aveva vestiti e così si arrotolò un lenzuolo intorno al ventre. “Duggy...non è come credi, davvero.”
Disse con fare serio, ma il suo migliore amico sconvolto gridò “No? Non sei forse a Tokyo? Non sei forse nel letto di mia sorella?”
“Sì, ma le cose non stanno come puoi pensare...” provò a spiegare con fare mortificato, mentre Alice cercava di indossare qualcosa. “Sei tu che l’hai fatta tornare, e probabilmente lo hai fatto per liberarti di lei dopo esserci andato a letto, no?” ruggì severissimo, e sua sorella provò un fortissimo senso di disgusto, perché quell’ipotesi era realmente tremenda.
“Dug non è così, tu sai quanto tengo a lei…” provò a spiegare lo chef, con due enormi occhi feriti da cucciolo. Quella frase, però, scatenò un moto di ribellione nel petto del mite fratello di Ai, che improvvisamente iniziò a spintonare il suo migliore amico.
“Tieni a lei, davvero? Tu pensi davvero di sapere cosa vuol dire voler bene a qualcuno? Sai qual è la verità? Che se te ne fosse fregato qualcosa di lei, non le avresti mai permesso di frequentare uno come te.” Ruggì severissimo, e Lor sospirò soltanto scuotendo la testa, ma lasciò che Dug lo colpisse, perché pensava si sarebbe sentito meglio. Rimase inerme e ferito per qualche minuto, mentre il suo storico migliore amico gli vomitava contro tutto il suo rancore, prendendolo a pugni. Provò soltanto a dire “volevo parlartene, ho provato a farlo, ma tu non avevi tempo e…” ma Dug furente gli intimò di tacere.
“come lo hai saputo?” chiese Alice, piccolissima dietro le spalle dell’altissimo chef, e fu allora che suo fratello si accorse di lei. Era arrabbiatissimo con lui, ma anche con quella piccola pazza.
“Come pensi che lo abbiamo saputo, eh? Te ne sei andata, sei tornata a Tokyo salutando solo i nonni. Te ne sei fregata di tutto, di papà, della tua nipotina che sta arrivando, e sei corsa qui. Papà era ferito da morire, così ha assoldato un investigatore privato, per scoprire almeno dove vivesse la figlia e come diavolo fosse riuscita a permettersi quel viaggio. E così è venuta fuori una foto che è letteralmente la vergogna della nostra famiglia. A braccetto, a sbaciucchiarvi come i ragazzini? Che pena che mi fate…” ringhiò, e Alice tremò nel sentire quelle parole. Si chiese quanto avesse mandato in paranoia suo padre, ma la cosa che la feriva di più era vedere suo fratello e Lor in quel modo. Dug non smetteva di urlargli contro, aveva il cuore spezzato. E Lor? Era probabilmente molto deluso da tutto, ma ancora convinto che se gli avesse raccontato quello che provava per lei e tutta la storia, ne sarebbe stato felice, ma si sbagliava.
“…perché io non posso avere il diritto di baciare qualcuno senza secondi fini? Perché non posso…” provò a dire Lor, scansando un colpo e Dug lo guardò con un disgusto che fece malissimo ad Alice e ringhiò “tu? Tu cosa vuoi provare a farmi credere? Lo so come ti comporti con le donne, con tutte le donne. Io sono cresciuto con te, ti ho visto. Ma proprio per questo non potevo prevedere che facessi questo a lei…a noi…”
“Ma non mi ha fatto nulla” bisbigliò Alice, ferita e mortificata da tutta la storia e Lor la fissò con due occhi languidi spaventosamente espressivi.
“Non osare difenderlo. Mi hai accusato di aver complottato alle tue spalle? E tu cosa hai fatto con questo verme? Eh? Non hai tradito l'amore e la fiducia della tua famiglia?”
“Non ti riguarda Dug. Nulla che sia relativo alla mia vita ti riguarda...”concluse Alice, cercando di mandarlo via.
“Ed io che gli chiedevo anche di intercedere, io che gli ho chiesto di tenerti d'occhio. Dio ma che idiota. Papà morirà per questa cosa, hai capito?”
“Non fare così…” tuonò letteralmente Lor, che poteva accettare tutta la violenza fisica e mentale del mondo, ma che non voleva che Dug ferisse Alice.
 “Quanto sei squallido, davvero. Adesso fai il principe azzurro di mia sorella, quello che la difende, ma pensi davvero che io non sappia chi tu sei realmente? Credi davvero che non ci fossimo accorti che ci stavi prendendo per il culo? Noi non siamo stupide cretine senza cervello che si fanno impressionare dalle tue parole…”
“Smettila con questa storia e ascoltami…” provò a dire Lor, ma gli occhi di Dug si fissarono su Alice che se ne stava immobile dietro le spalle di Lor e le ringhiò duro “come diavolo ti è venuto in mente, davvero? Possibile che tu non sia in grado di prendere una decisione sensata neanche per errore? Lo conosci da sempre, sai com’è fatto, eppure ti sei fatta abbindolare e trattare come una bambola gonfiabile. Che vergogna che provo, sei una delusione. Non pensavo potessi essere così stupida, ma evidentemente abbiamo sbagliato qualcosa con te. 
 “Ma non mi ha mai fatto niente di male, smettila!”gridò sconvolta. Dug allora scosse la testa, e annuendo rispose “Lo hai voluto tu. Ti farà del male, ti allontanerà dalla tua famiglia. Lo ha già fatto alla fine.”
“Non ha fatto niente, anzi...ma perchè devo spiegarti?”Chiese, ritrovando la forza e spingendolo fuori da casa sua “Tu non capisci niente, mi hai sempre e solo giudicata. Non ti meriti un amico come Lor...”
Disse, un secondo prima di sbattergli la porta in faccia,ma Dug ribattè “Bene, ho un ultimo messaggio per quello schifoso: digli di prepararsi ad una lunghissima battaglia legale, perché non gli faremo mai più mettere piede al Rochefort.”
Lor aveva sentito la frase di Dug, e se l'aspettava. Voleva provare a spiegargli meglio, ma non ci era riuscito e così era successo l'inevitabile. Cercando di tamponare il sangue che gli usciva dal labbro e dal naso si mise a riflettere sul mondo che gli era appena crollato addosso.
“Come stai?” Sussurrò lei flebilmente, ma Lor scosse solo la testa. “Mi dispiace che sia finita così, te lo avevo detto che non volevo coinvolgerti in questa guerra...”sussurrò provando a pulirgli il viso con la manica della sua maglietta, ma Lor sorridendole rispose “Alis noi siamo una cosa sola, e prima o poi anche loro lo capiranno, vedrai…”
 Alice non sapendo cosa dire si strinse contro il suo petto e rimase in silenzio. Nessuno dei due dormì quella notte, per motivi diversi. Lor era dispiaciutissimo per quella lite con Dug, voleva recuperare. Si chiedeva se potesse essere giusto andare a scusarsi con Neil, e poi con Dug. Cercava di trovare una soluzione per fare pace, insomma. La ragazza di Tokyo, invece, era terrorizzata. Aveva paura di costare a Lor il suo ristorante, oltre che la sua amicizia con le uniche persone importanti del suo mondo, e stava malissimo.
 Quando si salutarono, in aeroporto, Lor pensò che fosse solo un arrivederci come tanti, ma Ai aveva già deciso che era un addio.
“Vedrai sistemerò tutto. Ci vediamo a fine stage amore mio...”le disse sorridendo, un attimo prima di baciarla agli imbarchi, e lei annuì. Alice, sconvolta e spaventatissima, aveva deciso di chiudere per sempre i contatti con lui, di farlo gradualmente in modo tale da non destare sospetti. Sperava che una volta chiuso, una volta spiegato a Dug come erano andate le cose, suo fratello avrebbe capito. Si sarebbero uniti entrambi nell’odio per lei, e sarebbero tornati amici. Alice era decisa a non tornare più in Scozia, a non vedere mai più l’amore della sua vita, ad abbandonarlo per sempre. Moriva di dolore solo immaginando quello che doveva fare, ma si diceva che era la soluzione per tutti, che si sarebbero rifatti una vita ai poli opposti del mondo, ma il destino aveva altri piani.
Nota:
Eccomi qua! Buonasera a tutti! Allora penso di aver aspettato abbastanza per permettere a tutti di recuperare, che ne dite? Mi chiedevo anche: preferite che io aggiorni in uno/due giorni alla settimana fissi? O magari meglio più frequentemente? Scrivetemi in privato, vi aspetto! Tornando ai capitoli...quanto odiate Ai e la sua famiglia in questo momento? O magari li capite? Siete dispiaciuti per Lor? Curiosi di sapere di più di questa rottura? Vi abbraccio

 

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Capitolo 32
*** Capitolo 42 ***


“Tu non mi lasci così, senza neanche guardarmi negli occhi, hai capito? Se c’è qualcosa che non va, possiamo lavorarci Alis, davvero…” le disse disperato al telefono, ma ancora una volta lei ripetè soffocata dalle lacrime “…sono innamorata di un altro” spezzandogli totalmente il cuore.
“Di me no e di un altro sì? Ma come diavolo è possibile?” ruggì, addolorato. Si sentiva come se lo stessero trafiggendo con una lancia arroventata dritto nell’anima, ma Alice non stava meglio.
“Basta parlarne, è capitato…” concluse, singhiozzando, ma il dolore di fargli del male gratuitamente era talmente forte da impedirle di stare in piedi. Era stato contattato da tutto il team di avvocati Mac Neil, e il povero chef in nessun universo sarebbe stato in grado di uscirne senza le ossa rotte. Voleva proteggerlo, ci stava lavorando da giorni, ma ferirlo era troppo duro, soprattutto perché Lor mostrava davvero di tenere a lei, che lo amava come niente al mondo.
“Ali ti prego, vengo a Tokyo, possiamo parlarne…possiamo risolvere le cose, ti prego…” le sussurrò pianissimo, con il cuore letteralmente straziato, e a lei sfuggì un sospiro addolorato.
“Lo vedi Ali? Non è finita, non è detto. Magari ti sei solo presa una cotta per un altro perché sei lontana e ti senti sola, ma tu vuoi bene a me…” aggiunse speranzoso, ma lei ingoiò l’enorme rospo che aveva in gola e ribattè che si sbagliava, chiudendo la chiamata. Lor perse completamente le staffe in quel momento, perché la frustrazione di averla persa senza neanche avere la possibilità di guardarla negli occhi era realmente troppa. Alice smise di rispondergli, perché era troppo doloroso quel rapporto, inviò il messaggio a Dug che aveva studiato con cura, e poi scomparve totalmente. Smise di rispondere persino a George e Matias, e iniziò un periodo durissimo che affrontò totalmente da sola.
Lor invece non riusciva a farsene una ragione, ma ricevette molto amore in quei giorni. I primi a giungere ad abbracciarlo furono George e Mat, che si presentarono alla sua porta brandendo una bottiglia di gin e delle patatine, facendolo ridere. La mattina dopo fu il turno di Cristina, che era letteralmente volata ad Inverness una volta appresa la notizia. Sapeva che l’avrebbe trovato in un milione di pezzi, ma era sicura che non fosse finita e voleva dargli una speranza, così era corsa ad abbracciarlo e Lor era crollato sulla sua spalla, mentre gli accarezzava i suoi riccioli come una mamma.
Qualche giorno dopo, poi, giunse alla porta di Lor un amico inaspettato, e lui si gelò trovandoselo davanti. Dug aveva fatto leggere a tutti il messaggio di Alice, che era realmente crudele. La ragazza di Tokyo aveva deciso di assumersi tutte le colpe di quella relazione, facendolo passare per un povero ingenuo che si era innamorato di lei, che invece voleva solo divertirsi con l’uomo più bello del mondo.
Dug e Roy pensavano fosse solo una strategia di quei due per liberare lo chef dalla situazione in cui era ma Mike non ne era sicuro, e trovandosi davanti quegli occhi verdi così afflitti, realizzò che probabilmente era stata una strategia di Alice, ma che gli stava facendo male da morire. Si irrigidì trovando un’altra donna a casa sua, pensò a un chiodo scaccia chiodo, ma quando Lor disse “Ti ricordi di Cristina?” capì tutto.
“Mi ha lasciato, senza neanche guardarmi in faccia. Ha disdetto il contratto per la stanza che le avevo preso, quindi non so neanche dove sia, e dice che se dovessi raggiungerla a Tokyo, mi lascerebbe in aeroporto, perché non vuole neanche vedermi…” spiegò ferito, ma Cristina ruggì “…ma io non ci credo, proprio non posso crederci.” Facendo sorridere Mike, che pensava la stessa cosa.
“…neanche io” rispose posato, e lo sguardo di Lor si posò su di lui, accendendosi.
“…lo sai com’è Alice, si sarà sentita al centro di questa faida legale e avrà deciso di proteggerti…” aggiunse Mike, e mentre cristina perplessa chiedeva di quale faida si trattasse, Lor scuotendo la testa concluse che era stata troppo cattiva e senza cuore per poter credere alla versione di Mike. Quando Cristina chiese di nuovo “di che state parlando?” lo chef infastidito spiegò che Dug aveva deciso di vendere il Rochefort, e siccome aveva l’appoggio anche di Roy, aveva provato a costringere anche lo chef a comprare le loro quote o vendere.
“Addirittura?” ruggì disgustata Cristina, perché non se lo sarebbe mai aspettato da quelli che Lor considerava i suoi fratelli, ma Mike provò a calmare gli animi spiegando che era sicuramente una cosa temporanea, dettata dalla foga del momento, e che Dug non era assolutamente serio.
“Come no…e quando mi ha rotto una costola e il naso lo era?” chiese lo chef molto amareggiato, facendo solo sorridere il suo amico.
“Cosa vuoi che ti dica? Sono mesi che ti dico di parlare con lui, sicuramente ha esagerato, ma tu non sei da meno…” concluse con fare di rimprovero, e Cristina nervosa ribattè “…come deve essere fragile il vostro concetto di amicizia, se basta innamorarsi per distruggere tutto…” facendo sospirare soltanto lo chef.
 Cristina andò via dopo ulteriori due giorni, Mike, invece, passò ogni giorno a casa dello chef, che lo accolse sempre con un sorriso malinconico.
“E' vero che ti hanno mandato a chiamare dal Sylvian e dall'Imperial?”Chiese preoccupato al quarto giorno di visite, e Lor annuì.
“…e anche dal Colombine, dal Ritz, e da un altro paio di posti. Insomma sapevamo tutti che sarebbe andata così, no?”
Mike pensò che era ovvio che uno chef così giovane e famoso sarebbe stato molto richiesto. Eppure se Lor fosse andato a lavorare per la concorrenza, tutta la loro amicizia sarebbe finita in fumo. Lor gli lesse quasi nel pensiero e aggiunse “… ma ovviamente non ho accettato. Perché…mah diciamo perché non posso tradire il mio ristorante. L’abbiamo costruito insieme, ci è costato tanto sudore e notti insonni e un miliardo di dispiaceri. Però è il posto dove io ho avuto le tre stelle, e in ognuna di quelle dannate stelle c’è il mio sangue, ma anche il mio cuore e i miei ricordi felici, anche dei miei migliori amici. Piuttosto smetto di cucinare, ma non lo tradisco.”
Mike sorrise e mettendogli una mano sulla spalla lo rassicurò, dicendo che tutto sarebbe andato per il meglio, ma Lor ormai non ci credeva più.
La mattina dopo, al supermercato, incontrò una persona che non si aspettava di vedere, e che rimase molto sorpresa.
 “Per l'amor del cielo tesoro, non ti avevo riconosciuto” gridò Tess, la nonna di Alice, vedendoselo davanti. “Come stai bambino?”Sussurrò abbracciandolo, perché sapeva esattamente cosa fosse successo tra loro, e lui sorridendo rispose “bene, benissimo”
“Passerà, farete tutti pace. Sono la tua famiglia, non possono essere arrabbiati con te per sempre…” gli spiegò dolce, accarezzandogli la guancia come se fosse un bambino.
“Lo so…” sussurrò mentendo spudoratamente, perché per lui quella frattura era troppo grande per poter essere sanata, e non avrebbe mai immaginato di poter fare pace con Dug. Con Alice, era diverso. La detestava, era furioso, ma la amava e la rivoleva nella sua vita. Come amica, però, probabilmente non ce l’avrebbe fatta.
 “Comunque vedremo, ragazzo mio. Vedremo se questo fidanzato nuovo è in grado di reggere il confronto con l’amore che lei prova per te da tutta la vita.” Commentò agguerrita.
Lor rimase senza fiato per un secondo e poi l’adorabile vecchietta aggiunse con dolcezza “Secondo me dovreste solo vedervi e parlarvi, senza Dug, Neil e altre persone. Vedremo se occhi negli occhi sarà in grado di dirti che ama un altro. Certo tutto cambia nella vita, ma io scommetto su di te. ”
Era senza parole, confuso, ferito e intenerito da morire dall’affetto di quella nonna che sembrava l’unica rimasta a volergli bene di tutta la famiglia. L’abbracciò forte per un’ultima volta e gli sussurrò “grazie Tess”.
Lei gli baciò la fronte e sussurrò “a presto” ma quando Lor le voltò le spalle lo chiamò. Lor si girò confuso e lei con un sorriso chiese “Mi prenderesti i piselli? Sono troppo in alto per me.”
In seguito Lor accantonò questa cosa dei piselli, preferì pensare che quello splendido discorso fosse l'ultima cosa che la sua cara amica gli avesse detto prima di andare via per sempre.
Tornato a casa, per l’ennesima volta gli venne una terribile voglia di chiamarla, e rimase per un po’ a fissare il telefono, ma poi decise di bere e fu davvero un’idea stupida. Bevve tanto da crollare sul divano e non sentire il cellulare, che suonò tantissime volte. Solo alle tre si svegliò di colpo, realizzando che quel rumore stava andando avanti da un po’ e quando rispose sentì la voce di Mike.
“Tess ha avuto un aneurisma qualche ora fa, è in ospedale e...non si sa se se la caverà...”disse mestamente.
 Il cuore di Lor si spezzò in duemila piccoli pezzettini, ma il colpo peggiore venne dopo: si accorse che non era stato solo Mike a chiamarlo, aveva varie chiamate di Alice. Immediatamente rifece il numero, ma lei aveva il cellulare spento. Provò mille volte a chiamarla, ma il suo cellulare era spento. Provò a fare i calcoli, si chiese che ore fossero a Tokyo e capì: Alice aveva il cellulare spento perché era in aereo. Non c’era altra spiegazione.

Nota:
Ciao a tutti, come vi avevo anticipato ho diradato gli aggiornamenti di questa storia per permettere a tutti di recuperarla e per dedicarmi all'altra a cui sto lavorando, ma sono aperta ad aggiornare prima se qualcuno non riesce a resistere alla curiosità. Allora questo è un capitolo molto duro, siete arrabbiati con Alice? Con i Mac Neil in genere? Che ve ne pare di Mike e Cristina? aggiornatemi se vi va. Un abbraccio

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Capitolo 33
*** Capitolo 43 ***


Capitolo
 Corse in ospedale con un miscuglio doloroso di sentimenti nel cuore, e venti minuti dopo era fuori alla sala operatoria con tutto il resto della famiglia Mac Neil, che però non apprezzò. Dug glielo disse a brutto muso, Neil ce l’aveva scritto in faccia, così Lor sospirando li accontentò. Non aveva senso imporre la sua presenza in un momento così tragico e penoso, ma non non sarebbe mai riuscito ad allontanarsi da quel luogo, da quella che era stata comunque anche la sua famiglia. Rimase seduto sulle scale dell'ingresso dell'ospedale per venti minuti, fissando perso nel vuoto. Aveva molta paura che Tess stesse realmente male, si sentiva in colpa con tutti loro per aver distrutto quel rapporto, era triste come non lo era mai stato e allo stesso tempo voleva sapere se era vero che lei stesse arrivando, perché la sola idea lo sconvolgeva totalmente.
“Va’ a casa, Lor. Non arriverà prima di domani...”Gli disse Mike con fare fraterno, perché aveva provato un forte moto di tenerezza nei confronti di quell’amico che si era allontanato per non litigare, ma era rimasto ad aspettare fuori come un gattino sulle scale dell’ospedale.
 “Non ce la faccio a muovermi di qui, voglio sapere come sta Tess…”provò a rispondere Lor con enormi occhi verdi afflitti, e Mike sorridendo con tenerezza, pensò che si sarebbe davvero sistemato tutto. Avrebbe raccontato a Dug di tutta quella storia e lui avrebbe capito, prima o poi, perché per quanto mostrasse di detestarlo, soffriva mostruosamente per quella loro lite.
“Non darò fastidio, neanche a lei, lo giuro. Resterò qui, e quando avranno finito i dottori, e mi dirai che sta bene Tess, me ne andrò senza neanche provare a parlarle, giuro…” concluse, e Mike scosse la testa, spiegando che doveva assolutamente provare a parlarle invece, ma lui sospirò fortissimo.
“…ci vuole troppa forza, e penso che non sia il momento giusto per nessuno dei due. Lei non vuole sentirmi, non ha senso che le imponga di dover parlare con me ora, che sicuramente è spaventata a morte e che deve già affrontare altre cose dolorose… e io forse sono troppo addolorato per poter riaprire ora questa ferita…” concluse, senza guardarlo, ma Mike ruggì uscendo “No Lor, tu devi parlarle ora. Perché questa cosa non si risolve altrimenti…” facendogli scuotere la testa. Rimase solo, allora, e provò a respirare, ma l’angoscia gli impediva di farlo, era come se non riuscisse a dilatare i polmoni.
Dall’altra parte del mondo, i polmoni di qualcuna le stavano facendo esattamente lo stesso scherzo. Alice stava vivendo il suo incubo peggiore, sola, senza soldi e dall’altra parte del mondo, aveva risposto alla chiamata di Dug solo perché sperava ci fossero news sulla causa che aveva intentato a Lor, ma era letteralmente crollata sentendo quella notizia. Mortificata aveva dovuto chiedere di prenderle un biglietto, perché non aveva abbastanza soldi, e suo fratello gelido le aveva detto che ci avrebbe pensato la sua segretaria, di chiedere a lei direttamente. Alice era in mille pezzi, ma si vergognò da morire di scrivere alla segretaria di Dug. Aveva pianto come mai prima infilando le sue cose nella valigia, e in quel momento era stata egoista: l’unica cosa che voleva al mondo era un abbraccio, una parola, uno sguardo di Lor. Lui però,  per fortuna o purtroppo ancora non lo sapeva, non le aveva risposto. Così era tornata alla lucidità e aveva deciso di lasciarlo in pace, perché era meglio per tutti, e si era preparata per quel viaggio, in cui pianse tutte le lacrime che aveva.
L'alba di quella mattina di giugno non l'avrebbero mai dimenticata: Lor era stanco e infreddolito, ma non riusciva a muoversi dalle scale dell'ingresso dell'ospedale. Il cielo era completamente terso e pieno di stelle,ma il suo cuore troppo pesante per permettergli di apprezzare quello spettacolo. Non riusciva a smettere di pensare ad Alice, a come avrebbe reagito, a come sarebbero andate le cose. Si sentiva in colpa quando quei pensieri gli attraversavano il cuore, ma non riusciva a smettere di pensarci. Quando improvvisamente Mike lo raggiunse, il suo cuore smise di battere: l'arrivo di Mike poteva significare solo due cose, e ad entrambe non voleva pensare. Che Tess fosse morta, o Ai fosse arrivata, lui avrebbe sofferto esattamente nello stesso modo.
“Andiamo a prendere Alice...”sussurrò fissando con la coda dell'occhio Roy che era abbastanza arrabbiato con lui e Lor.
 “va bene...io vado a preparare qualcosa per colazione, quando torno ti chiamo e tu lo porti dentro, ok?” gli rispose, preoccupato. Voleva evitare di rivederla in quel momento, e aveva il terrore che fosse con l’uomo che diceva di amare.
Mike confuso annuì e uscirono dal parcheggio insieme. Quella mattina Lor non andò a casa sua, perchè non aveva nessun ingrediente lì, decise invece di tornare nella sua cucina del Rochefort e si rimise ai suoi fornelli, con un uragano nel cuore. Doveva cucinare per non pensare, per scacciare l’angoscia ed il dolore.
Alice, invece, appena atterrata a Inverness accese il telefono, ma non trovò nessun avviso di chiamata e ci rimase male. Non capì che aveva di nuovo cambiato scheda e Lor aveva provato a chiamarla su quella giapponese. Le scese solo una lacrima e basta. Si disse che se fosse stato all'aeroporto, se fosse andato a prenderla forse avrebbero potuto sistemare le cose. Forse potevano almeno tornare amici, ma quando vide che non c'era non disse nulla le si riempirono di nuovo gli occhi di lacrime e per qualche secondo non potè dire nulla. Mike le lesse il disappunto in faccia, appena arrivata, ma non le disse nulla, perché c’era Roy e non voleva fare scenate.
 “Sta morendo?”chiese con fare triste e mesto, e Roy fece per dirle la verità, ma Mike lo interruppe “Non lo sappiamo ancora, forse no, magari starà bene!”
 Roy lo fissò come per fulminarlo, ma Mike era determinato a non distruggerla, non ancora. Ai continuò a pensare di dover essere forte, ma era una sfida troppo grande per lei. Aveva una paura tremenda di entrare in quella stanza, dove tutti ce l’avevano con lei, e dovette farsi moltissima forza per entrare. Dug la fissò soltanto, ma Neil non reagì come si aspettavano. Era stanco, sconvolto e addolorato, così trovandosi davanti quella figlia che pensava di aver perso per sempre, non riuscì ad essere arrabbiato. Travolto dal dolore, l’afferrò per il braccio e se la portò sul petto, facendola scoppiare in migliaia di lacrime. Dug si ritrovò a sorridere in quel momento, perché era una scena bella e molto toccante, ma qualcuno gli ruggì “adesso vai anche tu, e sbrigati…” lasciandolo perplesso. Paul, primo figlio di Neil e Hellen, era sempre molto rigido con Alice e Dug, ma aveva criticato pesantemente le scelte di suo padre e suo fratello di quei mesi.
“Ti prendo a calci, davvero…” ruggì con uno sguardo molto rigido e Dug sospirandosi si alzò per raggiungerla, ma in quel momento Nonno Horace raggiunse la sua piccola per tranquillizzarla e farle forza, e lui si trattenne e tornò nell’angolino da solo. Emily era agli sgoccioli della gravidanza, ma essendo l’ospedale in cui lei lavorava, stava cercando di raccogliere informazioni per loro al telefono, e malgrado ci fossero i suoi migliori amici Dug non si era sentito mai così solo.
Tutti si erano chiesti come avrebbe reagito la piccola rossa pazza a una notizia così dura, ma Paul pensò che il solo fatto che fosse tornata dal Giappone significava che si potesse provare a ricostruire quella famiglia. Sapeva che tutti stavano soffrendo molto per quella lite, e voleva mettere pace, ma era convinto che le colpe non fossero tutte di Alice e più volte aveva discusso con Dug per quella situazione. Paul era divorziato, e malgrado il caratteraccio rigido e aspro, teneva molto alla sua famiglia. Non era passionale e chiassoso come i suoi fratelli minori, ma aveva provato a mettere pace comunque, per il bene di tutti.
“Adesso che ci sei tu, starà meglio, sono sicuro…” stava dicendo Horace a sua nipote, accarezzandole il viso con dolcezza. Non voleva dire nulla di cattivo, ma quella frase la ferì moltissimo. Sì, lei non c’era stata, le aveva risposto al telefono sempre, ma non l’aveva cercata abbastanza, perché non voleva sentire di essere una delusione per lei e per tutti. Rimase con Horace tutto il tempo, senza neanche accorgersi che Dug aveva qualcosa da dirle.
Controllò più volte in giro, però, ma di Lor nessuna traccia. D’altronde per quale motivo doveva esserci? Si disse. Lo avevano ferito tutti troppo, quindi era normale che lui non volesse esserci. Ormai aveva totalmente perso le speranze. Si sentiva come in quelle scene dei film in cui tutto intorno a te è rapidissimo, ma tu sei perfettamente immobile, ed era certa che il suo cuore avesse perso qualche battito. Troppe sorprese, troppo dolore tutto insieme.
Dopo un po' Mike apparve con molto cibo e le fece prendere un infarto. Sperava che Lor prima o poi si fosse fatto vivo, e continuava a fissare la porta a vetri della sala d’attesa. Ogni persona che entrava le spezzava il cuore, e quando vide qualcuno con le buste del Rochefort, pensò che fosse lui, ma solo per un secondo. La delusione di vedere Mike al posto di Lor fu troppo forte. Si chiese solo “ma come diavolo ho fatto a non pensarci?” ma non disse nulla, rimase immobile e muta. Non si accorse che sul caffè c'era scritto il suo nome. Lo bevve in silenzio, accanto a suo nonno, e per quanto quel sapore fosse familiare non distinse che era il caffè di Lor. Anche se era giugno, Inverness era gelata, e quel caffè servì più che altro a scaldarle l'anima in subbuglio.
Qualcun altro era totalmente in crisi. Ora non voleva parlare con Mike, non voleva aggiornamenti. Desiderava più di ogni altra cosa vederla, ma era certo di non riuscire a vederla tra le braccia di nessuno.
Chiese a Mike di uscire e questo lo raggiunse nel parcheggio e gli disse “ma sei impazzito? Avevi la scusa perfetta per entrare!”
Non capì subito, Lor scosse solo la testa. Pensò che non volesse entrare per non ferire Dug, così provò a dirgli una frase, che Lor fraintese totalmente “Avresti dovuto vedere l’abbraccio che si sono scambiati…”
Lor non riuscì a fare finta di niente, non in quel momento. Lo fissò con uno sguardo ferito da far male, e Mike capì e si affrettò a dire “…Neil e Alice, dicevo”
Respirò, allora e sorrise. Forse non aveva fatto tanti danni come pensava. E poi Mike, prima di allontanarsi disse quattro parole che sconvolsero la vita di Lor.
“E comunque…è sola.”
Lor si sentì come sollevato da un enorme peso, pensò che poteva finalmente respirare e fece una follia. Fermò Mike e si avvicinò con lui alla porta della sala d’attesa. La vide, attraverso la porta a vetri, ma il destino volle che proprio in quell’istante lei non stesse fissando la porta, ma suo nonno che le teneva la mano e le parlava. In quel momento, malgrado la tragedia, sembravano una famiglia che si vuole bene e a Lor mancò il coraggio di entrare. Si disse che non voleva ricordargli i loro conflitti e si allontanò, lasciando Mike entrare da solo.
L’amico Mike davvero ce la stava mettendo tutta, ma questi due sembravano non voler capire. Così, si disse, doveva riuscire a parlare con lei. E iniziò a fissarla intensamente
 Alice era silenziosa e immersa in migliaia di riflessioni, e non aveva nessuna intenzione di ricambiare lo sguardo di Mike, ma continuava a fissare la porta. Allora le porse un sacchetto, glielo mise letteralmente sotto il naso, con la scusa di offrirle del cibo. Ma lei lo prese senza guardarlo e Mike pensò soltanto “è scema!”, ma poi dopo un po’ il miracolo accadde e Alice accorse che il sacchetto che le aveva dato Mike, e che ora giaceva sul tavolo davanti a lei insieme a mille riviste, recava l'incisione “Alis +1” quando lo lesse, con aria incredula aprì il sacchetto dal quale fece capolino una coppia di dolci decorati come Jack e Sally. Un secondo dopo alzò lo sguardo per cercare Mike e si accorse che lui la stava fissando col sorriso.
Non dovette chiedere nulla. Mike le disse subito tutto “E’ all'ingresso dell'ospedale. E' lì da ieri sera, si è mosso solo per cucinare...”
Alice pensò che quello strano amico non immaginava neanche che grande regalo le avesse fatto aggiungendo quelle poche parole extra, ma Mike sapeva che ne aveva bisogno. Si recò verso l'uscita a passo svelto, perchè moriva dalla voglia di vederlo, ma poi proprio prima di attraversare la porta a vetri si ricordò: dopo tutto quello che gli aveva fatto, poteva odiarla ed essere in collera con lei. Esitò un istante, e poi decise di correre il rischio, eppure sulle scale non lo vide.

Nota
Ciao a tutti cari lettori, allora cosa pensate accadrà nel prossimo capitolo? Siete arrabbiati con Alice e con gli altri? Fatemi sapere. Un abbraccio a tutti e grazie per aver letto.

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Capitolo 34
*** Capitoli 44 e 45 ***


Capitolo
Per un attimo il suo mondo crollò completamente, immaginando che fosse andato via per non vederla, ma fu solo per un attimo perché sentì alle sue spalle  “Ali...”e il cuore le saltò in gola.
Si girò emozionata e spaventata, ma gli occhi che incontrò non erano quelli che si aspettava. Dug la stava fissando con fare molto contrito e lei sospirò soltanto.
“Sono stato un idiota a chiederti di chiamare Kelly per i biglietti, mi dispiace…” provò a dirle, molto commosso, ma lei rimase per un attimo totalmente ferma.
“Come ti senti?” chiese, in mille pezzi, ma lei si strinse soltanto nelle spalle e rispose che non ne aveva neanche idea.
In quel momento Dug provò tantissima tenerezza per sua sorella, che si sforzava di non dissolversi in un mare di lacrime, ma che comunque evidentemente era troppo ferita per avvicinarsi a lui.
“Come siamo arrivati a questo Ali?” le chiese estremamente dispiaciuto, e Alice bisbigliò “…perché semplicemente non voglio essere la persona che tu, tua moglie e tutti gli altri volete che io sia…”
Non era arrabbiata, ma molto ferita, e sospirando suo fratello decise di fare un gesto di distensione, e mettendole una mano sulla spalla le disse pianissimo “non è così. Vorremmo solo saperti indipendente e felice…”
“Stavo cercando di diventare indipendente e…Dio se ero felice! Felice per davvero, come nella realtà non capita di solito!”ribattè asciugando una lacrima ribelle che le era scivolata sulla guancia, e Dug sospirò soltanto. I loro occhi, esattamente identici,per un attimo si incontrarono, e lui capì che era troppo addolorata per aver detto la verità su quella storia con Lor. Pensò a cosa dire, ma fu lei ad aprire l’argomento.
“…hai rinunciato alla causa?” chiese piano e in quel momento sia suo fratello che una persona che li stava osservando a distanza, si gelarono. Lor era andato a sciacquarsi il viso perché stava morendo dal caldo, ma gli era preso un infarto trovando le due persone a cui teneva di più al mondo. Si era chiesto se lei fosse andata a cercarlo o se fosse solo una coincidenza, ma il cuore gli era esploso sentendole dire che era felice anche se non aveva chiaramente accennato a loro due.
“Perché Alice? Perché mi stai facendo questo adesso?” le chiese angosciato, con enormi occhi tristi e lei prendendogli la mano sussurrò “per favore…” facendogli scuotere la testa.
“Non lo sai allora? No, non ho rinunciato alla causa, ma a quanto pare l’esercito di avvocati della famiglia Dubois mi ridurrà sul lastrico, dato che il giudice ha ritenuto la mia tesi non valida…” commentò amaramente e Alice sospirò forte. Chissà perché si era immaginata un Lor indifeso, incapace di gestire una causa contro la sua potente famiglia, ma la realtà era che lui effettivamente era un ereditiere, con una vera e propria dinastia alle spalle. Probabilmente nonno Maurice e nonna Diane avrebbero sollevato l’inferno pur di proteggere il loro ragazzo dagli occhi verdi, e Alice pensò che fosse giusto così.
“Quindi sarete contenti…” concluse Dug ferito, ma lei con un sorriso gli disse piano “non sono contenta che tu sia in difficoltà, e di certo non lo è lui. Non ti farebbe mai del male, si stava solo difendendo, credimi…”
Il giovane Mac Neil scosse soltanto la sua chioma di capelli rossi, sconsolato, ma qualcuno disse “…è assolutamente così!” sorprendendo entrambi di spalle. Alice tremò sentendo quella voce, ma per un secondo non ebbe il coraggio di voltarsi, soffocata dall’ansia. Dug invece si voltò e fissò serissimo negli occhi verdi del suo migliore amico, che aveva un’espressione molto addolorata.
“Ritira tutto Duggy, chiudiamo qui questa storia. Se non te la senti di lavorare insieme a me, vendi le tue quote, oppure troverò io un sostituto per il Rochefort o magari…superiamola da amici e fratelli quali siamo sempre stati!” disse molto serio, ma con un accenno di sorriso, eppure Dug sconvolto rispose che non era il momento per parlarne, che non se la sentiva.
Lor si era accorto che lei non aveva ancora avuto il coraggio di guardarlo, malgrado stesse disperatamente cercando i suoi occhi da un po’.
“Lo capisco. Ricordati però che sono aperto al dialogo e a chiudere questa storia, pagando anche le spese legali…” concluse serio e in quel momento gli occhi addolorati di Alice incontrarono i suoi due smeraldi, che erano molto feriti.
“Siete contenti, no? E’ questo che volevate? Passare dalla parte dei buoni…” commentò amaramente Dug, ma fissandoli si accorse che nessuno dei due sembrava contento di quella situazione. Entrambi sembravano a pezzi a dire il vero, ma nessuno dei due sembrava accorgersi che ci fosse anche lui, impegnati com’erano a fissarsi.
Dug dovette lottare molto contro l’istinto di protezione che provava nei confronti di Alice, ma la lasciò li a parlare con lui e andò via.
“Ciao…” le sussurrò piano, molto confuso. Era arrabbiato e ferito, e non capiva perché lo fissasse con quello sguardo addolorato e disperato, ma non le era indifferente.
“…senti, se non sei pronta per questo lo capisco, onestamente neanche so se io sono pronto. Non volevo intromettermi nel vostro discorso, mi dispiace, però avevo necessità di far capire quelle cose a Dug. Non sarò più invadente, però non vorrei andarmene senza sapere come sta Tess, quindi mi piacerebbe restare qui…” spiegò serio, ma Alice aveva un groppo in gola troppo forte e non riusciva a dire nulla. Non poteva neanche immaginare quanto male le stesse facendo quel momento, e quanta voglia avesse di stare vicino a lui, ma come avrebbe potuto?
Lor era molto perplesso, perché lei lo stava fissando con enormi occhi addolorati e pieni di lacrime, ma non diceva una parola.
“Ali scusa…” provò a dirle, pensando che la sua presenza in quel momento la stesse ferendo troppo, ma lei si sciolse in un mare di lacrime e corse a stringersi contro il suo petto. Entrambi provarono sentimenti fortissimi in quell’abbraccio, e mentre lei si disperava, Lor non riuscì a trattenere un paio di lacrime.
“Tu scusami, scusami, ti prego…” sussurrò in preda ai singhiozzi e Lor la strinse come se fosse la cosa più preziosa che avesse mai avuto e infilò il naso nei suoi capelli per sentire quell’odore che lo aveva tenuto sveglio sere prima, quando si era reso conto di non ricordarlo più. La annusò e strinse e per un attimo pensò che non esistesse nulla di meglio al mondo di quell’abbraccio.
 “C'est bien ma petite, andrà tutto bene...” le sussurrò con il cuore in gola e voce felpata, ma lei non riuscì a dire una parola e iniziò a singhiozzare in modo tanto forte da sconquassarle il petto.
Alice lo strinse fortissimo, come se fosse l’unico punto saldo che le permettesse di sopravvivere alla tempesta, e inevitabilmente lui finì per pensare che fosse ancora più doloroso, ma non disse nulla.
“E’ solo che veramente non riesco a crederci…” sussurrò pianissimo ad un certo punto e Lor accarezzandole la testa si lasciò sfuggire un sospiro. Era uno dei momenti più dolorosi della sua vita, e tenerla sul petto faceva mostruosamente male, ma non riusciva a lasciarla andare.
“…pensieri positivi Ali. Siamo ottimisti e mandiamole tanta positività…” provò a dirle poco convinto in realtà, e in quell’istante i suoi enormi occhi nocciola addolorati si sollevarono, e per un secondo lo fissò come per dirgli milioni di cose. Era morta all’idea che lui non ci fosse e sapere che invece c’era sempre stato l’aveva sopraffatta ed era rimasta senza fiato.
“Stai qui fuori per non litigare con nessuno?” chiese dolcissima, e lui annuì soltanto, spiegando che non era im momento giusto per fare lo stronzo con i Mac Neil.
“Ma…se io volessi tenerti dentro? Se avessi bisogno della tua mano nella mia per affrontare questa cosa così atroce?” chiese sfacciata, perché sapeva di stare chiedendo veramente troppo. Lor era ferito da morire, ma anche molto arrabbiato con lei, e per quanto stesse cercando di essere tranquillo e supportarla, trovò eccessiva quella richiesta, e allontanandosi rispose piano “…non è la cosa giusta neanche per me, onestamente. So che Tess è l’ultima figura materna che ti è rimasta, e immagino che sia straziante per te tutto questo, ma fidati: non è semplice per me. Amo Tess, le voglio bene, ma ne voglio anche a Dug, Neil e…a te, malgrado le cose siano andate come sono andate. Eppure tutti mi fissano come se fossi uno stronzo imbucato e…non riesco neanche realmente a sostenere questa conversazione con te, mi dispiace!”
Era profondamente addolorato, come Alice non lo aveva mai visto, ma anche stranamente distaccato, e questo la spinse a chiedersi se sarebbe stato sempre così tra loro e a sospirare.
“Per questo non c’eri all’aeroporto?” aggiunse, accarezzandogli piano i capelli, e Lor fu costretto a distogliere lo sguardo perché faceva troppo male quella cosa, ma annuì soltanto.
“E non hai pensato che volessi solo te?” spiegò con tenerezza, e lui scosse la testa ferito e confuso ribatté che non ne aveva idea, e non poteva neanche immaginarselo dopo quello che si erano detti a telefono le ultime volte.
“Io voglio sempre te…” confessò Alice sconvolta, con uno sguardo dolcissimo e Lor la strinse, sopraffatto dall’amore che aveva finto di non provare in quelle settimane.
 “Je suis ici ma plume, non vado da nessuna parte…” sussurrò stringendola al petto e Alice iniziò a tremare come una foglia.
“Aspetta…”bisbigliò, provando a sciogliersi da quell’abbraccio “ti do la felpa, hai freddo…” avrebbe voluto aggiungere “ed io sto andando a fuoco” ma non lo disse.
“Non è per il freddo” rispose, stringendolo forte e a quel punto Lor non potè evitare di pensare che forse le cose non stavano come lui immaginava. Fu un istante: entrambi letteralmente si sciolsero occhi negli occhi, ma Alice ricevette una chiamata e si interruppero.
Lor s’irrigidì immediatamente, pensando fosse il suo fidanzato e Alice lo capì e gli mostrò il display dicendo solo “Paul”. C’erano novità, evidentemente.  Lo fissò con sguardo malinconico e accarezzandogli il viso lo salutò, ma Lor stava esplodendo e afferrandole la mano tirò fuori la domanda che aveva dentro da settimane.
“Dimmi che non sei veramente innamorata di un altro…”disse serissimo, con la mascella contratta e il cuore sottosopra, perché temeva che con solo due lettere lo distruggesse completamente, ma Alice non lo fece. Sorridendo scosse solo la testa e Lor sospirò forte e con dolcezza le disse che l’avrebbe aspettata fuori per sapere della nonna, facendola sorridere per qualche minuto.
 
Capitolo
“Non so che pensare di questa cosa, forse dovrebbe andarsene …” disse Dug confuso ai suoi amici, ma Mike mettendogli la mano sulla mano spiegò serissimo che era stato lì una notte intera malgrado l’avesse mortificato in mille modi e avesse detto di amare un altro.
Dug si strinse soltanto nelle spalle in risposta, ma fissando sua sorella per un attimo si accorse che c’era qualcosa di diverso in lei, aveva nel viso e negli occhi una dolcezza che non mostrava da decenni. Ci mise un attimo e poi capì: doveva essere veramente innamorata di quell’idiota.
“Non è vero quello che ha scritto nella mail, comunque…” commentò il giovane Mac Neil e Mike sorrise perché lo pensava anche lui. Gli spiegò la sua teoria, e Dug capì che poteva avere senso. Cercò lui con lo sguardo, e quando lo trovò gli parve letteralmente stravolto. In piedi davanti alla porta della sala d’attesa. Era lì ad aspettare, in silenzio, preoccupato e spaventato, ma con un’espressione che non gli aveva mai visto. Si chiese cosa diavolo gli stesse passando per la testa, ma distratto raccontò a Mike del loro incontro di poco prima, facendolo sorridere.
“E’ fantastico quello che ha detto! Anche il fatto che sia disposto a rinunciare al suo ristorante, a farci cucinare qualcun altro, è stupefacente! Sai quanto conta per lui quel posto, e quanto dura sia per uno chef stellato trovare un sostituto per il suo ristorante…” provò a dire felice per la scelta del suo amico, ma Dug sospirò solo in cambio, e non ebbe il tempo di rispondere perché il dottore li raggiunse e di nuovo si strinsero tutti per sapere come fosse andata quell’operazione. I cinque Mac Neil per qualche minuto crollarono letteralmente gli uni sugli altri, incapaci di accettare la triste verità che il dottore avevaappena gettato sui loro cuori.
 “Emorragia cerebrale massiva, morte cerebrale imminente” aveva detto il dottore, e nessuno di loro riusciva realmente ad accettare la notizia.
 Tutti crollarono sulle sedie, come tanti sacchi di sabbia, e per qualche minuto a Lor che li osservava da fuori, sembrarono proprio la famiglia che Tess aveva sempre lottato per creare, malgrado mille avversità. Non sapeva cosa avesse detto il dottore, ma era evidente che non fossero belle notizie, e un paio di lacrime gli rigarono le guance, ma sorrise vedendo quanto uniti sembrassero. Malgrado il suo apparente brutto carattere, evidentemente Alice aveva perdonato sia suo padre che suo fratello, e il dolore li aveva uniti di nuovo.
Fu Mike a uscire per avvisare il biondino, che rimase letteralmente di stucco per quella notizia, e dovette trattenere le lacrime il più possibile.
“Grazie per quello che hai detto a Dug, sono orgoglioso di te…” gli disse dolcemente, mettendogli una mano sulla spalla, ma lui era troppo addolorato e non riuscì a rispondere. In quel momento, però, si accorse che la più piccola di tutti si era sciolta dall’abbraccio e si stava dirigendo sicura verso la porta. Non capì subito che cosa avesse per la testa, ma Alice sconvolta corse contro di lui e lo afferrò per mano per allontanarsi dalla sua famiglia. Voltato l’angolo, però, si strinse contro il suo petto piangendo disperata.
Mike capì che non era il caso di disturbarli, così rientrò in sala, lasciandoli a singhiozzare insieme l’uno sulla spalla dell’altra, senza vergogna o stupido pudore. Non era la prima volta che capitava, ma questa volta era molto più intenso, perché entrambi stavano piangendo per altre cose oltre che per Tess. Lor si era costretto a non farlo in quelle settimane, per mantenere un po’ di dignità. Aveva cercato di buttare giù in ogni modo il groppo che aveva in gola, ma una volta lasciate andare le prime lacrime aveva capito che era impossibile fermarsi e malgrado si vergognasse di quella sua vulnerabilità, proprio non riusciva a fingere di essere forte in quell’istante.
Alice, invece, aveva pianto per giorni, e prima di tornare ad Inverness aveva detto alle sue amiche di non avere più lacrime, ma in quel momento capì di averne eccome.
“Non lasciarmi andare, ti prego…” gli sussurrò quando Lor provò ad allentare un attimo quell’abbraccio e Lor ribattè piano “mai Alis, mai…” facendola sorridere.
In quel momento finalmente si fissarono negli occhi, e Alice si accorse che aveva ancora le lacrime tra le ciglia, così gli accarezzò quel bellissimo viso, e non potè resistere. Fu quasi involontario:persa nei suoi splendidi occhi, si avvicinò un po’ troppo e finirono inevitabilmente per baciarsi.
“Oh Ali…” sussurrò avvilito sulle sue labbra, perché voleva riportarla alla realtà, ma il primo pensiero che Alice aveva avuto quando le avevano detto di sua nonna era stato “non posso perdere un’altra persona che amo” e aveva capito che non poteva assolutamente andare avanti senza dirgli cosa era realmente accaduto.
“Lor io non ho un altro…” disse piano, fissandolo con enormi occhi nocciola, e lui rimase estremamente perplesso. Pensò che fosse già finita, ma ne fu contento e sorrise, prima di ricambiare il bacio di lei con infinito trasporto.
Si tennero stretti per qualche minuto, senza parlare, poi Dug scrisse ad Alice che stavano andando a salutarla, e lei decise di unirsi a loro. Sciogliendosi dalle mani di Lor, fece per andarsene, quando le venne in mente una cosa e disse serissima “Padre Sean!”
“…non può andarsene senza la sua benedizione, sai che lei ci tiene…” aggiunse, e Lor annuì. La baciò sulle labbra allora e bisbigliò solo “stai con lei, adesso. Io porto padre Sean”e la lasciò rientrare in quella sala d’attesa.
Lor corse come a Le Mans per le strette e scivolose vie di Inverness e fu estremamente brutale con il povero prete che era un po’ perplesso all’idea di raggiungere la famiglia Mac Neil all’alba. Eppure lo convinse, e lo caricò in auto con modi abbastanza bruschi, ignorando le sue rimostranze. Il povero parroco, quasi in pigiama, pregò per tutto il viaggio di non morire in macchina con quel pazzo. Lor, però, aveva per la prima volta la possibilità di fare qualcosa per Tess, e sapeva che aveva una certa importanza per lei quella cosa, così ci teneva ad arrivare prima che lei morisse.
Quando giunse in ospedale cercò lei, ovviamente, ma non la trovò. Sapeva che Alice ci teneva all’arrivo di quel cavolo di prete, e avrebbe voluto porgerglielo come una specie di trofeo, ma lei non c’era. Dug lo fissò sorpreso per quel gesto, così disse solo “è dentro. Siamo entrati tutti a turno … dovrà uscire per fare entrare padre Sean” e Lor gli sorrise.
Quando Alice uscì gli saltò letteralmente al collo, facendo solo scuotere la testa a Dug, così Lor se la portò fuori a fumare.
“Grazie per averlo portato, sapevo che ci saresti riuscito” sussurrò lei piano, un secondo prima di baciarlo e Lor la strinse molto forte. Avrebbe fatto qualunque cosa per lei, soprattutto in quel momento e una parte di lui si chiese se sarebbe più riuscito a lasciarla andare.
In quel momento giunse Roy a chiamare Mike e Lor li seguì per sciacquarsi il viso. Era esausto, sudato e sconvolto, così entrò nella toilette dell’ospedale e ci trovò qualcuno intento a mettere la testa sotto l’acqua.
Rimase muto per un istante e Dug fece lo stesso, ma poi senza guardarlo disse con un mezzo sorrisino “hai terrorizzato un parroco…”
Lor rise e rispose che non aveva fatto molto, ma evidentemente l’uomo di chiesa era impressionabile.
“Ha detto che andavi come una furia…è morto di paura” aggiunse, guardandolo e Lor gli sorrise e disse “Avevo fatto un giuramento. Non potevo arrivare tardi. Digli che lo riaccompagnerò a piedi praticamente…”
Dug sorrise solo per un secondo. Gli faceva un male terribile quella situazione e non riusciva neanche a parlargli.
 “Ascolta … posso preparare io tutto per la funzione?” gli disse Lor serissimo, grato per quei momenti con lui, e Dug annuì. Fece per uscire, quando il suo migliore amico gli disse serissimo “Lo hai capito, vero, che è la ragazza greca, no?”
“Non mi sembra il momento…” ruggì risentito, ma anche stranamente sconvolto. Perché la verità era che a Dug mancava da morire il suo migliore amico.
“…sì, ok, ma ricordati tutto quello che ti ho detto su di lei, così magari cambi idea su di me. Perché se davvero pensi che mi sia divertito e basta con Ali, non ti è proprio chiaro nulla! Perché se non avessi provato quello che provo, non mi sarei mai permesso di fare una cosa del genere a te e ai tuoi” aggiunse serissimo. Era doloroso quel discorso, ma necessario, e Lor aveva studiato le parole per mesi.
“E perché me lo dici solo ora? Perché non hai pensato di dirmelo in questi anni?” chiese confuso, e Lor sbuffando rispose che era molto complicato.
“…quando è successo, anni fa, non volevo farti soffrire o metterti in allarme perché lei era una bambina e io no. Ora…ho provato Dug, mille volte, ma tu non mi hai mai realmente ascoltato! C’era sempre una cosa importante da fare o Emily aveva delle cose da ordinarti o eri impegnato, non negarlo!” confessò serio, e Dug conosceva troppo bene quegli occhi per non leggerci dentro dolore e sincerità.
“Forse non sono stato il migliore amico del mondo in questo periodo, ok…”ammise nervoso e contrito e Lor fece una cosa inaspettata. Gli si avvicinò e senza dire nulla lo abbracciò forte. Dug rimase paralizzato, ma una parte di lui aveva disperatamente bisogno del suo migliore amico nella sua vita. Lor serissimo si allontanò e andandosene concluse con “E neanche io sono stato un buon amico, lo ammetto, ma ti perdono e sono disposto a lavorarci, quando vorrai, quando penserai che sia giusto…”
Non si erano detti molto, ma per entrambi fu abbastanza. Lor uscendo prese il telefono per fare una chiamata, ma se la trovò davanti e lo ripose subito, perché quella matta corse ad accovacciarsi sul suo petto.
“Non è qui che devi stare, Alis…” le sussurrò piano, ma lei fece una cosa assurda: abbracciandolo infilò le mani sotto la felpa e iniziò ad accarezzare la pelle nuda della sua schiena. La mano le tremò al contatto con la sua pelle e Lor, letteralmente, perse le parole. Doveva farle mille domande, ma non voleva fargliene nessuna e lei sussurrò piano “non voglio stare da nessuna parte senza di te.”
Lor le fece un sorriso molto dolce, allora e le accarezzò il viso. Come poteva essere così, non lo sapeva neanche lui. Insomma si erano allontanati, un tizio si era frapposto fra loro e poi avevano smesso di parlarsi, ma adesso sembrava che fossero vicini più che mai. E poi Lor scoprì una cosa e sorrise come non aveva mai sorriso prima. Le accarezzò il collo e sentì che lei aveva qualcosa. Spaventato a morte decise di vedere cosa fosse quel ciondolo e rimase per un attimo con il fiato sospeso, ma quando vide la piuma che le aveva regalato, la mano gli tremò. Se lo aveva tenuto, si disse, forse non era poi totalmente finita.
 Restarono in ospedale poche ore, purtroppo. La morte cerebrale giunse in fretta, e con essa la fine della povera Tess.
“Adesso devi andare dentro a salutarla, perchè tra poco non potrai più farlo ma plume”sussurrò lui baciandole la fronte “vai adesso, dalle un bacio anche da parte mia, e poi ce ne andiamo. Ti porto via da tutto questo”
Alice lo ascoltò, e Lor raggiunse i suoi amici per sbrigare delle formalità burocratiche. Roy provò a dirgli che non era il caso, che dovevano farlo i parenti, ma Lor scuotendo le spalle rispose “firmerà Neil.Ma avrà un pensiero di meno, in un momento tanto duro…”
Roy si ammutolì e Mike seguì Lor. 
 “Era una gran donna...un'ottima nonna” disse, aspettando i moduli e Lor dovette asciugarsi un paio di lacrime.
 “Voi siete i parenti della Mac Neil?” Disse una dolce infermiera che era giunta per aiutarli, ma vedendo gli occhi rossi di Lor sorrise e mettendogli una mano sulla spalla disse “è dura lo so... se hai bisogno di parlare con qualcuno chiamami, a qualsiasi ora”poi, incredibilmente, scrisse una cosa su un foglietto e scappò via lasciandogli i moduli.
 Che Lor facesse colpo sempre e comunque era scontato, ma la cosa che fece sorridere Mike fu che Lor gettò direttamente il foglietto senza neanche guardarlo.
“Non guardarmi in quel modo, non è assolutamente il momento. E poi… non posso lasciare Alice da sola per un'infermiera in cerca di emozioni”e Mike non disse nulla.
Quando la rivide, Alice era in mezzo a Dug e Neil, e Lor capì che non era il caso di avvicinarsi. Lei, però, lasciò il braccio del padre e lo raggiunse.
 “Vado a casa…a dormire, credo…”disse confusa, e lui baciandole la guancia rispose “E' giusto. Ci vedremo domani.”
Quella sera, mentre Lor cucinava tutto il necessario per il funerale, Alice col cuore spezzato accarezzava i suoi cani. E poi, si decise a fare una cosa stupida; d'istinto prese il cellulare e scrisse “...e comunque vorrei dormire con te. Anche solo standoti accanto, anche senza sfiorarti. Vorrei solo sapere che ci sei ancora, perchè mi sento così sola senza di te...”
Lor morì leggendo quelle frasi, e istintivamente rispose “Io ci sono sempre, ci sono sempre stato ma plumette. Domani se ancora lo vorrai staremo insieme”
Fu di parola: le portò la colazione al mattino e lei sorrise notando che questa volta aveva disegnato Dobby sui dolcetti, per renderli più appetibili, ma non si rividero che durante la funzione.

Nota:
Ciao a tutti, spero che siate contenti di questo aggiornamento. Io adoro questi capitoli, ci tengo veramente tanto. Spero siano piaciuti anche a voi, e che non siate troppo dispiaciuti per Tess. Vi abbraccio.

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Capitolo 35
*** Capitolo 46 e 47 ***


 
Capitolo
Fu una notte parecchio impegnativa per tutti a casa Mac Neil. Per Dug, che pianse disperato la perdita della sua unica figura femminile rimasta, accovacciato sul pancione di Emily, che aveva reagito da chirurgo alla notizia, ossia senza grandi emozioni. Almeno apparentemente, perché in realtà aveva pianto appena aveva saputo del malore della cara Tess, e leggendo i dati che le avevano inviato i suoi colleghi aveva capito subito che non c’era molto da fare.
Per Paul anche, che passò la notte in camera della sua secondogenita, ad accarezzarla e giocare con i suoi riccioli, osservandola dormire. Aveva l’anima in mille pezzi, eppure non potè evitare di sorridere, ricordando la sua nonna che aveva sempre messo una buona parola per lui dopo i divorzi e gli aveva dato molti consigli su come crescere quelle bambine. Malgrado la sua età, infatti, nonna Tess non era una puritana, e aveva spiegato al suo nipotino che l’unica cosa importante per le sue bambine, era essere buoni genitori malgrado tutto, e rispettarsi per amore dei figli.
Al piano di sotto, anche Neil chiuso nel suo studio cercava di elaborare quel buco nero che gli sarebbe rimasto per sempre nell’anima. Continuava a bere in silenzio, fissando il vuoto. Mille immagini di sua madre gli vorticavano nella testa, e anche nel cuore. Alcune belle, dolci, altre molto amare. Tess era stata incredibilmente dura con lui per quel suo screzio con Alice, e ripensare alle sue parole in quel momento gli fece male da morire. L’aveva accusato di averla fatta scappare, fuggire lontano, solo perché non era stato in grado di rispettarla e amarla per quello che era. Neil era stato molto duro con lei, ricordandole dell’educazione che lei stessa gli aveva impartito, e in quel momento sua madre gli aveva rivolto uno sguardo ferito e aveva risposto “…quindi è questo che ho sbagliato con te? Ti ho fatto credere che ti avrei amato di meno se fossi stato diverso? Beh mi dispiace, ma non è così, perché anche adesso, che sono fuoriosa e delusa da te, non posso smettere di amarti…”
Due lacrime rigarono la sua guancia in quel momento, e senza pensarci più di tanto, abbandonò il bicchiere e andò a bussare alla porta di una persona. E mentre deciso saliva le scale, per poi rimanere qualche minuto interdetto davanti alla porta di sua figlia qualche istante, qualcun altro sorrideva tra le lacrime per aver visto Neil davanti alla porta di Alice.
La persona che stava peggio in quella casa, era ovviamente Horace, che aveva appena perso la sua compagna di una vita. Rientrato in casa ancora frastornato, aveva inizialmente sorriso trovando i suoi abiti sul piccolo stendi abiti della camera da letto, ma poi li aveva accarezzati con cura e ripiegati.Avevano trascorso cinquantadue anni insieme, e ora avrebbe dovuto vivere quel poco che restava da solo, senza nessuna idea di come fare. Eppure, proprio mentre lo sconforto stava per sopraffarlo, sentì i passi di qualcuno per il corridoio e si affacciò a vedere chi fosse a quell’ora.
“E’ un tuo regalo questo…” pensò, con le lacrime agli occhi passando il pollice su una bellissima foto della sua Tess da ragazza, e sorrise realizzando che anche nella morte, aveva aiutato quel loro testardo ragazzo.
Fu una notte impegnativa anche per la piccola Alice, che non potè fare a meno di singhiozzare pensando ai sorrisi e alla dolcezza di quella nonna, che era stata sempre posata e calma, e con dolcezza le aveva insegnato come sopravvivere alla malattia di Hellen, che aveva accudito come se fosse sua figlia, malgrado le loro differenze. Alice ripensò a tutto quello che Tess le aveva insegnato, a partire dai suoi tentativi fallimentari di insegnarle a fare la maglia, fino alla cucina e alla cura delle piante. Non era brava con gli animali, no, ma dopo la morte di Hellen e l’addio di Alice, si era occupata dei cani di famiglia alla meglio, senza farlo mai pesare a nessuno. Perché era questo che lei faceva: passava nella vita degli altri con gentilezza e discrezione per lasciare una spolverata di dolcezza e un sorriso. E poi si ricordò di quello che aveva fatto per lei e Lor mesi prima e con il cuore a mille corse a recuperare quelle foto, che avevano cambiato tantissimo la sua vita.
“Ti amo da morire…” scrisse, perché non riusciva più a tenerselo dentro, ma in quel momento qualcuno bussò alla sua porta e lasciò il telefono sul letto, per finire a piangere contro il petto di suo padre, che aveva un bisogno disperato di recuperare un rapporto con lei.
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All’alba Lor finì di preparare tutto e pensò soltanto di scriverle “hai dormito?”.
Provava ancora sentimenti confusi per lei, ma stava malissimo e neanche lui se la passava poi meglio, così aveva deciso di mettere in stand by tutti i discorsi strani e dolorosi fino al giorno dopo.
“…forse venti minuti…” rispose lei ancora intontita, ma con il sorriso. Non gli aveva inviato il messaggio la sera prima, ma aveva deciso che glielo avrebbe detto di persona. Tanto più ferita e sconvolta di come si sentiva non poteva!
“Vengo a portarti qualcosa da mangiare, ma petite…” le scrisse, senza neanche accorgersi del sorriso che aveva, e lei gli inviò solo dei cuoricini come risposta.
Il povero chef dall’aspetto e il cuore stravolto,corse a casa Mac Neil, pieno di aspettative, ma trovò solo Paul in cucina. Non avevano un gran rapporto quei due, perché il francese, come tutti, pensava che il fratello maggiore di Alice fosse molto stronzo, eppure lo stupì. Sospirando gli disse “grazie Dubois…” facendolo sorridere. Provò a dire che non aveva fatto niente di speciale, solo qualcosa per sostenerli in un giorno così impegnativo ma Paul rispose serissimo “Lo sai per cosa. Se Alice non fosse tornata a Tokyo probabilmente non vorrebbe neanche parlare con mio padre. Lo odierebbe per averla chiusa nel castello e averle fatto perdere un’opportunità importante. Invece ora si abbracciano e penso sia un buon segno e, onestamente, tutto merito tuo…” concluse, fissando i suoi occhi di ghiaccio sull’espressione perplessa dello chef, che però gli sorrise per un attimo interdetto.
“Uh colazione…” commentò una seconda voce irritante da morire, e Lor capì di dover andare via, perché non aveva nessuna voglia di dover affrontare Emily-Zilla incinta per di più, così con un cenno del capo uscì dalla porta di servizio, rinunciando all’idea di vederla e stringerla. Lo avrebbe fatto dopo.  Così le scrisse spiegandole perché avesse abbandonato la colazione e aggiunse “…mi darai dopo l’abbraccio che mi devi…” facendola sorridere.
“Posso dartene anche mille?” rispose con un lieve sorriso e lui ribattè che non avrebbe tenuto il conto e poteva anche approfittarsene. Solo in quel momento, però, Lor ricordò una cosa importante: non aveva avvisato i Dubois! Era troppo presto per chiamarli però, quindi scrisse un messaggio ad entrambi, con l’orario del funerale e il luogo, e solo molte ore dopo, quando stava annodandosi la cravatta e sistemando i suoi riccioli per la ventesima volta, rispose a George furioso che gli gridò i peggiori improperi perché si era svegliato venti minuti prima del funerale.
“Mi dispiace, sono stato preso da altre cose, perdonami…” gli disse Lor serissimo e suo cugino non potè rispondere, perché non capitava spesso una sua ammissione di colpa.
 
Capitolo
 Si rividero al cimitero poco dopo, e George ridacchiò pensando alle sue stupide battute, ma fece notare a Lor che lei era in prima fila con il padre e il nonno.
“Ieri si sono abbracciati, penso abbiano fatto pace…” rispose lui dolce, ma anche orgoglioso. Non era sicuro che quella pace fosse definitiva, temeva che il carattere opprimente di Neil avrebbe presto distrutto tutto. Però voleva crederci, e rimase a guardarla a distanza.
Alice si voltò una sola volta per sorridere a lui, ma anche alla sua famiglia. Era felice di rivederli, ma voleva lui. Lor, però, doveva fare una cosa impegnativa, così a fine funzione, prima di andare via, raccolse tutto il suo coraggio e si avvicinò alla famiglia.
Dug lo fissò ferito e confuso, ma accettò le sue condoglianze. Horace lo abbracciò con moltissimo affetto, Neil gli diede solo la mano ma Alice gli saltò letteralmente al collo, facendo vociare un po’ tutti i presenti a quel funerale.
“Portami via, ti prego…” bisbigliò piano, con le lacrime agli occhi e Lor annuì e le sussurrò piano “trenta minuti di saluti alla gente, assaggia qualche mio stuzzichino,  e poi ti porto via. Promesso, non chiedo troppo…” le disse serio e lei annuì. Corse ad abbracciare anche gli altri due Dubois, che furono dolcissimi con lei, e per qualche minuto si sentì meglio.
“Solo trenta…” rispose fissandolo prima di andare via, e Lor rispose “ventinove adesso…” strappandole un mezzo sorriso. Aveva pianto tanto da avere dolore alla faccia, agli occhi e agli zigomi, ma lui aveva ragione e doveva partecipare a quei riti a cui i suoi tenevano tanto, così non si sottrasse.
Fu lei a cercarlo, semplicemente entrò in cucina e fece il gesto dell’orologio, facendolo sorridere.
“Andiamo via?” le sussurrò dolcemente e lei annuì, ma poi sul portico gli chiese di aspettare un attimo, perché voleva disperatamente chiarire la situazione con lui. Sapeva che si sarebbe infuriato, e probabilmente ne aveva anche tutte le ragioni!Così se avesse deciso di chiudere, almeno sarebbe gia stata a casa sua, e questa volta si sarebbe risparmiata una corsa in taxi in lacrime.
“Sediamoci, devo dirti una cosa…”gli confessò seria e Lor spaventato sorrise, perché quello era il famoso portico dove tutto era cominciato, ed era così assurdo parlarsi lì.
Pensò a mille cose da dirle, ma fu lei a parlare, e a sconvolgerlo anche.
“Ti ho mentito Lor. Io non ho mai voluto nessun altro…” tirò fuori, senza neanche guardarlo e una serie di sensazioni confusero il povero chef che non capì esattamente.
  “La storia è questa Lor: ho avuto paura di averti rovinato la vita e messo nei casini, perciò…ho deciso di allontanarti…” sussurrò serissima e lui rabbrividì. Una parte di lui, quella che dava ascolto a Mike e Cristina, questa cosa la sapeva già, eppure non aveva mai voluto totalmente crederci.
“Mi hai mentito?” chiese, rigidissimo. Aveva la mascella contratta per la rabbia e Alice pensò che le avrebbe urlato contro per ore. Si disse solo “cerca di non supplicare, almeno questo!”ma ingoiando la saliva rispose “…mi ha fatto male Lor, da morire doverlo fare, ma non volevo essere la responsabile del declino del tuo ristorante e della tua amicizia con Dug. Non potevo davvero accettare il peso di una responsabilità così grande…”
“Non ci posso credere…” ribattè furioso, alzandosi da quello stupido patio. Era furioso, come mai prima. Una parte di lui si sentiva davvero sollevata, però, e questo lo confondeva.
“Lor per favore…” sussurrò lei prendendogli la mano, e solo in quell’istante riuscì a leggerle in viso tutta la disperazione che stava provando.
 “Ma perché non mi hai semplicemente detto come stavano le cose?”ringhiò incredulo, e lei sorridendo rispose “ho creduto che per te fosse meglio...”
“...perdere te? Credevi davvero che mi sarebbe importato meno?”
Gridò furioso, dandole finalmente le spalle. Doveva calmarsi, perché non poteva urlarle contro in quel modo in un momento simile, ma il suo cuore era letteralmente straziato. Alice non sapeva più cosa dire, ma lui sbottò “Come fai a non capire? Non dovevi essere tu a farti da parte, dannazione. Doveva essere Dug e sono sicuro che lo avrebbe fatto, se avesse visto che le cose andavano avanti. Se gli avessimo dato tempo di vederci insieme e abituarsi all’idea…”
“…ma nel frattempo ti avrebbe tolto il Rochefort e tu avresti perso tutto e mi avresti odiata…” ribattè in mille pezzi, perché Lor era davvero troppo rigido, ma lui fissandola intensamente negli occhi scosse solo la testa. Era deluso da lei, e quell’espressione non gliel’aveva mai vista.
“Mi sarei difeso Alice, esattamente come ho fatto. Non sono un bambino incapace di affrontare la tua grande e crudele famiglia, so badare a me stesso…” aggiunse rigido, ancora con la mascella contratta e lei scosse la testa sconsolata. Voleva parlare, giustificarsi, ma Lor concluse “…avrei vinto la causa, ma assecondato Dug solo per  quello che c’era tra me e te. E con il passar dei mesi se ne sarebbero fatti una ragione. E invece hai incasinato tutto, mi hai fatto un male atroce, per cosa esattamente?”
“Perché ti amo…” avrebbe voluto gridargli, ma disse solo “…perché pensavo che saresti stato felice. Che le cose sarebbero tornate a posto …”
“Senza di te, però…” rispose lui serissimo, ma un po’ più dolce. Era stata stupida e gli aveva fatto davvero male, ma una considerazione colpì Lor, che non riuscì ad essere più rigido: se aveva mentito e dunque provava ancora qualcosa per lui, probabilmente stava morendo di dolore in quel momento.
“Non sto dicendo di aver avuto un’idea geniale Lor, non la sto neanche difendendo. Mi sono sentita in trappola, senza soluzione e non volevo essere quella che…” provò a dire, ma in quel momento Lor si avvicinò e mettendole due dita sulle labbra rispose “sì, ho capito. Però onestamente non sono d’accordo…” spiegò deciso e sicuro, ma con un sorriso che sciolse Alice.
 “Non farlo più Ai...mai più bugie, mai più segreti...” le sussurrò languido e lei con il cuore a mille annuì.
“Quindi Alis…provi ancora qualcosa per me?” le disse piano avvicinandosi molto al suo viso. Aveva pianto molto, e parte del trucco era andato via, mostrando tutte le bellissime lentiggini sulle guance e sul naso. I suoi occhi erano diventati più grandi, ma anche più puliti, come il cielo dopo una tempesta, e Lor non potè evitare di sentirsi incredibilmente attratto da lei.
“Io provo tutto per te…” sussurrò lei piano, un secondo prima di dargli un bacio mozzafiato che fece tremare entrambi.
“Sei stata infantile…” le disse accarezzandole le labbra dopo il bacio. Erano ancora fronte contro fronte e Lor sembrava volerla sedurre, ma anche rimproverarla e lei si sentiva molto confusa.
“…e sciocca e sadica. Mi ha fatto male da morire sentirti dire che amavi un altro…” aggiunse, senza rendersi conto che le stava dicendo una cosa molto importante, ma lei con il sorriso rispose “E a te davvero è sembrato possibile che io amassi un altro…e non te?”
Lor rimase per un attimo senza parole, perché quella confessione era davvero troppo. Però sì, questa era la cosa che più di tutte lo aveva ferito.
“Se è così, forse non sono stata l’unica sciocca di questa storia…” concluse con il cuore a mille e si beccò un abbraccio fortissimo in cambio.
“Portami via Lor…” sussurrò accarezzandogli una ciocca di capelli ribelle, e lui con un sorriso obbedì.
Casa di Lor non era molto lontana ma per entrambi fu un viaggio lunghissimo, pieno di emozioni contrastanti. Era bello ritrovarsi, anche dolcissimo, ma entrambi stavano molto male per la morte di Tess. Eppure una volta dentro casa Alice si sfilò il vestito e gli disse “mi serve una doccia, prima… mi hanno abbracciato migliaia di persone” perciò prendendolo nuovamente per mano lo condusse al suo bagno.  Lor provò a dirle “mi dispiace è in disordine” ma Alice non aveva nessuna voglia di parlare, così baciandolo iniziò a spogliarlo con molta dolcezza e poi finirono sotto l’acqua ad accarezzarsi e baciarsi, come non avevano mai fatto prima.
Per Lor il contatto con quel corpo fu incredibile: Alice non riusciva a smettere di tremare, e lui non sapeva come farle capire che non se ne sarebbe andato mai più, ma continuava a stringerla tanto forte da farle male. Quello che successe in quella doccia e successivamente nel loro letto non aveva niente a che fare con il fare sesso, e stranamente entrambi lo capirono subito.
Nota:
Ciao lettori, come state? Ci siete? Finite le vacanze o siete ancora in giro?  Curiosi di sapere cosa succederà ora? Vi aspetto!

 

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Capitolo 36
*** Capitolo 48 e 49 ***


 
“C'è una cosa che vorrei sapere...”disse Lor ancora senza fiato, dopo tutto quello che era successo, e lei lo fissò negli occhi con curiosità “Non saresti mai più tornata? Davvero? Se Tess non fosse...insomma ti avrei davvero perso per sempre?”
Alice allora lo guardò con fare serio e rispose “Non lo so...probabilmente sarei rientrata...probabilmente avevo solo bisogno di chiarirmi le idee e trovare il coraggio per affrontare tutti voi e i miei sentimenti.”
Lor volle credere a quelle parole, e così la strinse forte e le chiese piano se avesse intenzione di ripartire a breve, ma lei scosse soltanto la testa, scurendosi in viso di colpo.
 “Non è andata Lor…” spiegò sospirando e lui le sorrise soltanto con fare dispiaciuto. Voleva dirle di non arrendersi, di non essere sempre la solita pessimista, ma lei aggiunse seria  “Lo stage, i colloqui di lavoro … ho fallito in pieno. Pare che non sia così semplice come pensavo fare questo lavoro, e c’è una concorrenza spietata di milioni di ragazzi più capaci e brillanti… ”
Fingeva indifferenza, ma era evidente che fosse molto dispiaciuta, così Lor fece per accarezzarle dolcemente la guancia, ma lei allontanando la sua mano continuò “vedi perchè non li avevo mandati i cv? Perchè lo sapevo!Sapevo di non essere all'altezza, ma volevo continuare ad avere una speranza...”
“Ali...”provò a dire lui teneramente, ma due enormi lacrime le rigarono le guance “...non sono abbastanza brava per i miei sogni, ma non sapevo come fare a tornare a casa, dato che ho chiuso con tutti e neanche sapevo dove andare, così ho ripreso a fare la cameriera ed ero terribilmente infelice …”
“Ma non potevi chiamarmi?”le chiese dolcemente, accarezzandole la guancia, e lei scuotendo le spalle rispose “e per dirti cosa? ‘Ciao, so di averti allontanato e ferito, ma sono una fallita e mi servono soldi?’”
“Ho bisogno di aiuto, bastava”ribatté
 “Ho bisogno di te, semmai...”rispose fissandolo improvvisamente negli occhi con fare candido, e lui la strinse forte sussurrando solo “se mi avessi detto che avevi bisogno di me sarei venuto a nuoto, probabilmente”.
Alice gli sorrise, ma lui fissandola negli occhi aggiunse “comunque sia, qualsiasi cosa accada Alis, tu chiamami se ti serve aiuto. Non importa in qualunque casino tu sia,e qualunque tipo di rapporto ci sia tra di noi, io non ti volterò mai le spalle, capito? ”.
Alice perse altre due lacrime. E credetemi: le perse davvero, perché non aveva nessuna intenzione di farle scivolare sulla sua guancia, ma queste erano testarde e ostinate e non le permisero di controllarle.
 “Non so più che fare della mia vita...”aggiunse e Lor ridacchiando rispose “...neanche io. Formiamo un club?”
Si mise a ridere allora, ma lui con una mano sulla testa le sussurrò “ Passa, passa tutto, Alis, ma tu piangi se vuoi. E’ un giorno tosto questo, ti è concesso di piangere quanto ti pare. E lo sai, perché non è la prima volta che ti capita …”
Sorrise malinconicamente per quel commento, ma non disse nulla, si strinse ancora un po' contro il suo petto e annegò nel suo profumo.
 “Perchè non partiamo? Andiamo in Francia, no?Facciamoci una bella vacanza!Preferisci una crociera?”
Propose, dopo qualche minuto di silenzio,perché davvero voleva fare qualcosa per farla stare meglio ma Alice ridendo rispose “ma siamo due disoccupati, come andiamo in vacanza? Penso di avere 10 sterline sul conto…”
E lui non potendo nascondere la sua gioia rispose“Ai io ti ho ritrovata, e questo vale più di ogni lavoro esistente, vale più di ogni ristorante, di ogni amico e di ogni dannata cosa che mi possa venire in mente, quindi non sarò triste perchè sono disoccupato, lo sono perchè abbiamo perso Tess, ma l'idea che tu sia qui di nuovo mi rende così felice da sopportare anche quello.”
Si beccò soltanto un lunghissimo bacio in risposta, e per un po’ il discorso fu chiuso.
“Non voglio andare a casa...”tirò fuori Alice dopo un po’, tornando improvvisamente triste, e Lor sorridendo rispose “Non pensavo che ci saresti andata. Pensavo che ti potrei preparare le frittelle che ti piacciono tanto, va bene?”e lei annuì. Un paio d'ore dopo, mentre lui le preparava la cena, Ai scoprì una cosa carina: Lor aveva lasciato la sua mensola del bagno esattamente intatta. C’era il profumo che le aveva regalato e altre due o tre cose che aveva dimenticato, e il suo spazzolino era ancora insieme a quello di lui nel bicchiere accanto al lavandino.
“Che cosa hai detto alle donne che hanno visto questi in bagno?”chiese, brandendo lo spazzolino in una mano e il profumo nell'altro, e lui ribattè “Quali donne, scusa?” facendola ridere.
“Andiamo…mai? Neanche quando ti ho detto di amare un altro?” aggiunse con fare furbo, ma Lor affettando i funghi rispose solo “il fatto che i tuoi sentimenti fossero cambiati, non implica che lo fossero anche i miei…” beccandosi un abbraccio bellissimo.
“…e tu che hai detto a tutti quelli che hanno trovato il mio sangue nella tua stanza?”
Credetemi non doveva essere una domanda alla CSI: non avete idea di quante volte avesse cambiato quella frase nella sua mente. L’aveva provata ininterrottamente per un po’ di tempo, ma poi lei gli aveva servito lo spunto e lui aveva deciso di dire quella cosa strana.
Ai capì subito dove voleva arrivare con quel discorso, ma vendicandosi per tutte le volte in cui lui aveva fatto il finto tonto rispose “ah ma ho lavato, sai? Anche le lenzuola, non le ho mica lasciate sporche. Che spiegazioni schifose avrei dovuto dare?”
“Ah quindi qualcuno a cui spiegarlo c’è stato…” rispose lui risentito. L’idea di lei con qualcun altro lo ferì, ma lei ridacchiò e rispose “chissà…” restando sul vago. Dirgli la verità, ossia che aveva pianto tutte le sue lacrime guardando compulsivamente Naruto e Doctor Who le sembrava troppo da sfigata, così non rispose a quella domanda.
“Chissà cosa? Hai detto di avermi lasciato per Dug, ma di…” provò a dire, ma girandosi il suo sguardo incontrò l’espressione divertita di lei, che letteralmente gli saltò al collo e cominciò a baciarlo con passione.
“I miei sentimenti non sono mai cambiati…” bisbigliò appena, occhi negli occhi e Lor sorridendo riprese a baciare piano tutto il suo corpo, facendola impazzire.
Com'era prevedibile Alice decise di tornare a vivere da Lor, lui non glielo aveva mai chiesto veramente, ma entrambi avevano dato per scontato che dato che lei era tornata ad Inverness, sarebbe rimasta a casa con lui. Entrambi si godettero letteralmente i primi giorni: non erano mai stati insieme in vacanza, e la presente condizione di entrambi gli dava la possibilità di stare a letto a dormire, farsi le coccole e fare l'amore anche per tutto il giorno.
Qualche giorno dopo il funerale di Tess decisero di provare a riunire il loro bizzarro gruppo, così invitarono Matt, Ava, George, Charlie e Jordan a cena.
Prima di arrivare alla dimora dei due innamorati il gruppo si accordò per fare finta di nulla e non fare domande a quei due. Nessuno sapeva bene che diavolo stesse succedendo, ma Ava aveva chiesto a tutti di essere discreti, e così fu. Per una mezz’ora.
 “No, io non ci passo sopra invece! Non ti fai sentire e non rispondi da una vita, e ora dobbiamo giocare ai migliori amici? Col cazzo! Ho fatto finta di niente, per tua nonna, ma davvero: non ci passo sopra.”
Tirò fuori all’improvviso George, che era ancora arrabbiato per quello che era successo, ma lei decisa gli si avvicinò e prendendolo per mano lo trascinò sul balcone. Era arrabbiato, principalmente perché credeva che fossero davvero amici invece lei lo aveva scaricato da un momento all’altro, ma Alice sfoderò uno sguardo addolorato che lo spiazzò.
“Io lo amo, tu lo sai, no?” tirò fuori, tormentandosi le mani, perché era la prima volta che diceva quella cosa ad alta voce. George seccato ribattè “E allora?”
“Allora non ce la facevo a sentirvi, mi avreste parlato di lui, di noi, o comunque in qualche modo mi avreste fatto pensare a lui e non potevo farcela. Scusa…” spiegò seria e lui scosse solo la testa.

“E non potevi dire ‘George non voglio parlare di Lor’? pensi davvero che non lo avrei capito e rispettato?” le chiese scocciato, ma lei stringendosi nelle spalle rispose che lo  avrebbe fatto, ma aveva avuto poco tempo.
“Dai…perdonami…” aggiunse, fissandolo con strepitosi occhi da cerbiatta, e il povero dottor Dubois non potè far altro che abbracciarla.
“Va beh...”borbottò una volta rientrati, guardando male Lor  “Però questa cosa la dico ora, così non ci saranno dubbi per il futuro: la prossima volta che smettete di parlarvi e bisogna scegliere in che squadra stare, io voglio Ai eh” e Lor rispose solo “Sì, ti piacerebbe …”
 Durante la cena non fecero altro che parlare tra loro come ai vecchi tempi, e mentre Ai e Mat discutevano dell'ultima versione di un videogioco con toni accesi, il cellulare di Lor iniziò a suonare.
 

Capitolo 

 “E adesso dove lo abbiamo lasciato?”Chiese lui confuso, girando per casa con fare disorientato, ma senza essere ascoltato.
“Ai dove hai messo il mio telefono?” Le gridò dalla cucina, perché lei non si era minimamente smossa per cercare quel cellulare che aveva perso. Solo allora smise di parlare con Mat e sbuffando rispose “Boh...in bagno?”
“Ma perchè non hai mai rispetto delle mie cose?” ringhiò Lor scocciato.
“Ma se mi hai detto tu di prenderlo per sentire mio nonno?”Gridò lei esterrefatta “Sì, bien, puoi usarlo, ma mettilo in un posto dove io possa vederlo!”
Il cellulare smise di suonare molto prima che Lor riuscisse a trovarlo, e Ai fingendo indifferenza chiese “ Cos’è hai perso una chiamata importante di un'amichetta? Povero piccino” ma lui ridacchiando ribatté “Semmai al maschile, ma poi sembra che io faccia sesso con Mike…bleah” e fece partire la telefonata.
“Troppo indaffarato per i vecchi amici?”chiese Mike con fare allegro, e lui rispose “No è che...mi hanno nascosto il cellulare...scusa. Dimmi tutto...”
“La domanda che mi nasce spontanea è: chi ti ha nascosto il cellulare? Una certa ragazzina?”chiese sornione. Vedete, Mike era al settimo cielo. Alice aveva fatto pace con la sua famiglia, ma aveva chiaramente detto di voler vivere a casa di Lor, sollevando mille domande nei Mac Neil, ma spingendoli a pensare anche che quella fosse una cosa seria. Dug era estremamente confuso da quella situazione, e gli aveva confessato di essere parecchio in dubbio su cosa fare con Lor, perciò Mike voleva dare una spintarella ai due amici per convincerli a parlarsi di nuovo.
“Proprio lei!”ribattè lo chef fissandola con fare torvo.
“Fantastico!”Esclamò l'amico che già pregustava il momento in cui avrebbe potuto finalmente prenderlo in giro.
“Allora tu e la ragazzina siete invitati a pranzo domenica...”
“Perché dobbiamo tutti morire avvelenati dalle doti culinarie di Marianne?” chiese divertito. Sapeva che lei l'avrebbe ucciso se avesse accettato, così provò a inventare scuse, ma Mike ridendo rispose “Simpatico, davvero. Ascolta immagino che siate nella fase in cui non è possibile avere uno senza l’altro e mi piacerebbe davvero averti a casa, devo chiederti un consiglio.”
A quelle parole Lor non potè controbattere e rispose “io ci sarò...la ragazzina non so. Se dovesse sopravvivere, la porto”e Mike annuì soddisfatto.
Dieci minuti dopo, l’uomo adulto e maturo che doveva strangolare la ragazzina, la stava letteralmente supplicando di accompagnarlo a casa di Mike, con scarsissimi risultati.
 “…è lui che mi ha detto che non eri sola e so che è stato lui a dirti che ero in ospedale. Forse senza di lui le cose si sarebbero ulteriormente complicate tra me e te…” provò a dirle con occhi languidi e Alice pensò “scacco matto!”.Era vero e lei non poteva ribattere o dire nulla. Si ricordò dello sguardo di Mike in ospedale, quando le aveva detto che lui era rimasto lì per tutto il tempo. Stava per dire di sì, quando Lor aggiunse “E poi se accetti, giuro che ti preparo una Black Forest modificata ai tre cioccolati”
“Stai bluffando...”gridò lei perplessa, convinta che non potesse esistere una torta così meravigliosa.
“Oh no...affatto. Una super Black forest tutta tua...morbida, calda, cioccolatosa...non ti interessa?”
Certo che sapeva davvero essere persuasivo quando voleva, così Alice sbuffando annuì e decise di accompagnarlo. Immediatamente rimasero perplessi scoprendo che l'invito non era a casa di Mike, ma ad un ristorante. Ai rise a crepapelle perchè sapeva quanto sapesse essere odioso Lor nei ristoranti altrui, ma non disse nulla.
“Oh ragazzina sei venuta anche tu allora, mi rallegra molto!”Le disse Mike con fare gioviale e Alice ribatté “Mi è stata promessa una super torta...”
Marianne e suo marito furono immensamente cortesi con i loro ospiti, spiegando ad Alice che la signora O'brian era totalmente incapace di cucinare e che generalmente Mike portava a casa gli avanzi della cucina di Lor. “Ma da quando non ci sei più abbiamo iniziato a cercare un sostituto, eppure questa donna è incontentabile.”
“Beh, grazie Marianne, ma è difficile sostituirmi…insomma cinque stelle alla mia età non è da tutti…” disse Lor, con quel fare arrogante e presuntuoso che tirava fuori quando qualcuno compiaceva il suo ego e Alice alzò soltanto gli occhi al cielo.
“…beh effettivamente nessuno sa fare il tuo filetto in crosta” rispose Marianne sorridente “Ero così felice quando Mike me lo portava a sorpresa!”
“Beh vuol dire che vi devo un vero pranzo”sussurrò lo chef guardando con fare critico ciò che aveva nel piatto. Alice allora lo lasciò a sproloquiare sul cibo e si concentrò sui ragazzini. Vedete, non era mai particolarmente interessata ai bambini, ma il figlio maggiore di Mike stava leggendo un fumetto.
“Ti piacciono i Peanuts?”Chiese con fare gentile, ma lui ribattè “No, ero andato per Hell Boy, ma quella vecchia non ha voluto vendermelo e dopo un viaggio di un'ora e venti non potevo tornare a casa a mani vuote.”
“Ma parli di una fumetteria?”chiese lei interessata, e il bambino ribattè “Sì, a Queensfarry!”
“E' la fumetteria più vicina prima di arrivare ad Edimburgo!”spiego’ Mike e Lor ribatté sorpreso ammise di non sapere che ci fossero fumetterie da quelle parti.
“Neanche io...”ribattè Alice con fare pensoso.
“Si ma non è in zona, è lontanissimo. Ed è gestita da una vecchia puzzolente che ha cose vecchie ed è anche rimbambita. E’ un posto pessimo…”aggiunse il piccolo Sean con fare imbronciato, beccandosi un terribile rimprovero per essere stato così sgarbato con quella povera signora.
In quell'istante Lor fu letteralmente folgorato da un'idea.
“Ali dimmi che pensi quello che sto pensando io...”le disse con gli occhi lucidi per l'entusiasmo, e lei con fare indifferente rispose “che il cameriere somiglia a Bilbo Beggins? Perché è davvero identico, cavolo!”
“Ma no!”la rimproverò lui nervoso “che la apriamo io e te...una fumetteria a Inverness”.
Alice spalancò gli occhi per la sorpresa, mentre il piccolo Sean esultava in modo scomposto, facendo cadere i piatti ad un cameriere di passaggio, lei sussurrò “io...tu...davvero?Ne sei sicuro?” E Lor dolcemente annuì fissandola negli occhi “Mai stato più sicuro di qualcosa! Insomma…è decisamente la cosa giusta per noi due, in questo momento soprattutto”
“E' la cosa più bella del mondo”sorrise lei, baciandolo come se le avesse appena chiesto di sposarlo. Era la cosa giusta, la loro più grande passione e se non poteva disegnarli, almeno poteva venderli.
“Beh se volete vi diamo i vecchi locali della farmacia giù in centro. Il negozio che c’è chiuderà tra qualche settimane e non abbiamo trovato un sostituto per ora. Potrete averla a breve, a patto che vi teniate Sean ogni tanto.”
Alice annuì incredibilmente stravolta e Lor le strinse la mano con entusiasmo. Presi com'erano dalla loro nuova idea neanche finirono il pranzo, scapparono immediatamente a vedere il locale insieme, e Marianne si offrì di dare una mano con la ristrutturazione. Mike ovviamente rimase in disparte a fissare la scena con un sorriso: Ai e Lor sembravano immensamente felici e la storia dei fumetti era stata una coincidenza davvero felice, ma il suo piano procedeva a gonfie vele.


Nota:
Ciao a tutti! Allora ve lo dico, ormai non manca tantissimo alla fine di questa prima parte, spero che stiate apprezzando il modo in cui procede la storia. Che ne dite di questa nuova idea commerciale dei nostri amici? Sarà un disastro? fatemi sapere, vi aspetto.

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Capitolo 37
*** Capitolo 50 ***


I mesi successivi scorsero in un turbine. C’erano milioni di cose da fare e i nostri due innamorati si divisero i compiti: le questioni burocratiche e finanziarie erano compito di Lor, mentre Alice si occupava di cercare il materiale, gli arredi e pensava a come ridipingere il locale. Quell’ennesima sfida rinsaldò ancora di più il loro rapporto, anche se la pressione diede vita a qualche battibecco e qualche fisiologica litigata. In sette mesi ovviamente discussero tra loro, discussero con gli operai per i lavori, discussero con gli impiegati comunali e…letteralmente con tutti. Eppure in quel periodo accadde una cosa importante: Lor cominciò a riflettere sul suo futuro.
Vedete lo chef non aveva fatto pace con i suoi amici, ma aveva rinunciato temporaneamente al Rochefort per mettere pace. Amava Alice, anche se non osava dirlo ad alta voce perché l’idea lo spaventava a morte, perciò voleva vederla felice. Questo lo aveva spinto a rinunciare al suo grande amore per la cucina solo per lanciarsi in quell’impresa con lei. Sotto sotto Lor non era convinto, sapeva che quella fumetteria non era il suo posto, e gli mancava cucinare, ma per come stavano le cose, non poteva fare altro. Cristina non era stata entusiasta della sua scelta, aveva provato a farlo ragionare sul fatto che fosse rischioso rinunciare ai propri interessi e alle proprie passioni solo per amore, ma lui non le aveva mostrato i suoi dubbi, e quindi aveva concluso con “speriamo per il meglio”.
 Lor non era convintissimo di volere quella vita, ma vedere lei felice lo rendeva contento, e questo gli bastava. Anche Mike approvava la sua scelta e sapeva che non era il solo, quindi sembrava ciò che tutti volevano da lui, ciò che tutti si aspettavano. Quello che invece Lor desiderava da se stesso era un mistero, ma sicuramente era piuttosto lontano dal vivere e lavorare sempre con la stessa persona, lontano dai suoi amati fornelli. Sentiva molto la mancanza del suo lavoro, che era la sua più grande passione, e a volte non dormiva al pensiero di stare per perdere ‘la mano’ come diceva lui. Da troppo non cucinava e da troppo era lontano da quel mondo in generale, perciò temeva di essere fuori allenamento.  Ignorò volontariamente tutti i campanelli d’allarme nella sua testa, però, e cercò di concentrarsi su quella donna che amava da morire, perciò una sera rientrando dal negozio particolarmente di buon umore fece una follia. C’era uno stand con delle volontarie che distribuivano cuccioli, e il suo sguardo verde smeraldo si fermò  su una palletta di pelo bianco con le lentiggini che lo fece sorridere. Si agitava un sacco, abbaiava e ringhiava persino, e gli fece venire in mente la sua donna che gli aveva appena dato una rispostaccia per una sciocchezza. Involontariamente si avvicinò a lei e le disse piano in francese “ciao bambina…” provando ad accarezzare la grata di metallo che la rinchiudeva, ma lei ringhiò soltanto in risposta, facendolo allontanare. In quel momento un guaito attirò la sua attenzione.
“E’ Dylan, piange sempre perché non riesce ad abituarsi al canile…” gli spiegò una ragazza bionda, che letteralmente stava sbavando per quel bellissimo uomo dai riccioli al vento, ma lui le rispose con un sorriso e si abbassò da Dylan, che corse letteralmente contro la sua mano a farsi coccolare. Fu in quell’istante che accadde una cosa strana, una specie di miracolo: anche la cagnolina bianca emise un guaito, leggero, simile a un fischio e Lor ridendo pensò “eh sei proprio un’Alice, non c’è niente da fare. Non mi vuoi, ma se mi allontano mi cerchi…”.
Chiese informazioni alla volontaria, che però sembrava troppo distratta per prenderlo sul serio, e poi pensò “ma sì facciamolo” e si lanciò a capofitto in questa nuova vita. Aveva sempre voluto un cane, ma con il suo lavoro non aveva mai avuto il coraggio di prenderlo. Era sempre in giro, e lavorando in cucina di certo non poteva portarsi dietro dei cuccioli. Tutto questo, però, era prima. Prima del ritorno di Alice, prima che rinunciasse a tutto, riflettè amaramente e per qualche secondo il suo viso si scurì. In una fumetteria, però gli animali potevano entrare e questo lo fece sorridere e sospirare.
 Alice stava facendo la doccia quando lui rientrò euforico, ma non sentì nulla perché come sempre aveva la cassa con la musica accesa. Era stata nervosa per tutta la settimana, per i problemi in fumetteria e stava provando a rilassarsi sotto l’acqua bollente con la sua musica, quando realizzò che lui doveva essere rientrato. Si erano dati un po’ di spazio, perché stavano davvero per strangolarsi quel pomeriggio, ma ora aveva una vergognosa voglia di accoccolarsi contro il suo petto e baciarlo, così decise di cercarlo. Uscita dalla doccia, si avviò verso la cucina, per provare a sedurlo e scusarsi di averlo maltrattato. Voleva essere dolce e seducente, perciò aveva usato il suo bagnoschiuma preferito e aveva aperto l’accappatoio nei punti giusti.
 “Lo, amore…mi dis…” provò a dire, avvicinandosi alla porta ma la scena che trovò in cucina la lasciò molto perplessa. C’era Lor ai fornelli con un sorriso bellissimo che grigliava un filetto e ne lanciava dei pezzetti a due piccoli animaletti che lo fissavano di spalle.
“Ciao amore, abbiamo degli ospiti canini…” le disse allegro, con un sorriso splendido e in quel momento il cane più grosso si accorse della signorina dai capelli rossi e corse a farle le feste allegro, facendola sorridere.
“Vorresti per caso darmi delle spiegazioni?” chiese, poco convinta, accarezzando quel puzzolentissimo cucciolone simil pastore tedesco, ma in quel momento la cagnolina, che non si era mossa dal fianco di Lor, iniziò ad abbaiargli contro facendo ridere entrambi.
“Tu davvero non noti somiglianze?” ribattè estremamente divertito, facendo cenno a quella cagnolina isterica e Alice scosse la testa, pensando solo “touchè”.
“Quindi…” provò a dire, ma l’abbaiare di quella cagnolina la infastidì e le disse solo “NO” ma con fare talmente sicuro da zittirla e spaventare l’altro cucciolo che si nascose dietro le sue gambe.
“Evidentemente tra voi acide vi rispettate…” commentò caustico, con il sopracciglio alzato, ma Alice piena di sensi di colpa corse da quella cagnolina a farsi annusare, senza che il cagnolone si staccasse da lei.
“La signorina bionda e lentigginosa si chiama Cassandra, e il ragazzone è Dylan, comunque. Lei è un mix volpino, segugio infernale, credo e lui è un pastore quasi puro…” spiegò divertito, mentre Alice accarezzava entrambi con un sorriso.
“E che ci fanno a casa tua?” chiese sospettosa, e lui ribattè dolce “sono i nostri cani Ali…non dirmi no…” fissandola con occhioni languidissimi.
“Ma come ti è venuto in mente?”ribattè divertita, ma anche un po’ commossa, perché era un gesto importante quello e Lor le disse piano “perché no?” spingendola a baciarlo.
“Tu ami i cani, no? Ne hai avuti un milione in vita tua, e questi sono i nostri…” aggiunse dolce, beccandosi altri baci.
“Stavi per chiedermi scusa per essere una bellissima e avvenente Cassandra?” le chiese facendola scoppiare in una risata fortissima.
“Io sono rossa, non bianca…” ribatté cercando di fare la sostenuta, ma Lor spense i fornelli e prendendola tra le braccia le disse piano “Siete entrambe bellissime e super mordaci, comunque…” facendola ridere ancora.
“Cosa diavolo devo fare con te e con questi due cani, si può sapere?” sussurrò con occhi languidi da innamorata persa, e Lor le disse piano “amarci…” facendole saltare il cuore in gola come non era mai successo prima.

Nota:
Ciao a tutti. Allora che ne pensate della situazione di Lor e di questi suoi colpi di testa? Sapete vero che il finale (provvisorio perchè questa è una storia lunga!) si avvicina? Siete curiosi?

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Capitolo 38
*** Capitoli 51 e 52 ***


Capitolo
“Perché non lo faccio? Non vi sentite amati?” sussurrò Alice seria, con la guancia contro quella del dolcissimo Dylan e Lor stringendosi nelle spalle rispose “e chi lo sa?” facendola ridere.
“Non finisce così, eh…non te la cavi!” ribattè, osservandola mentre si allontanava e lei di spalle scosse solo la testa e chiese cosa volesse.
“Voglio sapere cosa provi per me…” rispose sicurissimo e ad entrambi si strinse lo stomaco.
“…perché va bene che sei nervosa, ma prima hai detto una cosa seria e, se è vera, ci rimango molto male…” concluse, sapendo benissimo che in realtà Alice non pensava quel “tanto non mi importa nulla di quello che fai!”.
La povera ragazza di Tokyo si sentì messa in scacco. Non aveva nessun dubbio su quello che provava, sapeva che non esisteva amore più puro e forte di quello che la spingeva a cercare la sua mano costantemente. Parlarne con lui, però, era un altro paio di maniche. Rise nervosamente e sputò fuori una domanda molto stupida.
 “…e tu? Cosa prova lo chef?”
“Non è rilevante…”ribatté estremamente divertito, perché gli piaceva così agitata, ma lei scosse solo la testa e spiegò che non poteva forzarla a parlarne, soprattutto se doveva farlo per prima.
“Ok, allora inizio io. Sai di non aver vinto proprio il primo premio alla lotteria dei cuori solitari, sì?” le chiese fingendosi rilassato, ma palesemente teso, e Alice molto confusa provò a capire di cosa si trattasse, facendo una scoperta che la lasciò senza fiato.
“Insomma aspetto fisico e talento a letto e in cucina a parte, non sono esattamente il jackpot delle relazioni. Oltre al fatto che non sono mai riuscito a tenere nessuna accanto per più di poche settimane, non credo esattamente nel per sempre felici e contenti…” provò a dire nervoso e Alice pensò “e poi vuoi parlare del mio amore per te? Con queste premesse??” irritandosi da morire.
“…chiariamoci, so di essere stato molto fortunato a trovarti, ma la sola idea del per sempre mi terrorizza…”provò a dire, realizzando che lei aveva un’espressione davvero rigida.
“Stai dicendo che tutto questo è una lunga storia occasionale? Perché avrei bisogno di saperlo adesso, grazie!” ribattè livida in viso, infilando le dita nel folto pelo bianco della piccola Cassandra, per provare a calmarsi, ma bollendo totalmente. Lor rise nervosamente in quel momento, ma scuotendo la testa disse serio “sei la mia prima relazione seria Alis, sei la prima per cui provo certe cose…” facendola sospirare e sorridere per un secondo.
“E’ solo che…il matrimonio e tutto il resto…non è esattamente nelle mie corde. Tutto qua.” concluse serissimo, liberandosi di un enorme peso che aveva sulla coscienza. Sapeva che avrebbe dovuto parlarne con lei da subito, o almeno da quando avevano deciso di fare sul serio, ma non ci erano mai riusciti e a quanto pare proprio lui aveva beccato l’unica donna al mondo che non voleva sapere cosa ci fosse tra loro dal primo momento.
Alice sorridendo spiegò che neanche lei credeva più di tanto nel matrimonio, e per un attimo sembrò non esserci nessun problema.
“Grazie a Dio! Mi viene un’ansia assurda al pensiero di una moglie che mi ricatti emotivamente per farmi fare quello che vuole, sfruttando il mio amore per uno o due bambini indifesi…”concluse divertito, ma non troppo. Il richiamo a Emily e alle mogli dei suoi migliori amici era evidente, ma Alice si risentì profondamente per quella frase e chiese “Perché questo è il legame che abbiamo? Non me ne ero accorta…”
“Ma no scema…” provò a dire divertito, perché per lui era tutto ok, e non stavano litigando, ma Alice nervosa si scostò e disse serissima “…posso rinunciare al matrimonio, per me è irrilevante, ma io vorrei dei bambini prima o poi…” spaventandolo a morte.
“Prima o poi…tra quindici- vent'anni? Ci può stare…” commentò sovrappensiero, con il viso contratto dall’agitazione, e lo stomaco sottosopra.
“Lor non potrò avere figli tra vent’anni…”.
“Cazzo, questo non l’ho proprio visto arrivare…” osservò spaventato, e lei sospirando avvilita spiegò che probabilmente a quel punto non aveva neanche senso che svelasse quali sentimenti aveva nel cuore.
“Che dici? Perchè non avrebbe senso?” chiese teso come una corda di violino, ma la ragazza di Tokyo aveva gli occhi pieni di lacrime e rimase in silenzio a fissarlo.
“Oh non ci provare Alis, non provare a rendere questa cosa una questione di stato, perché non lo è…”ribattè ansioso, alzandosi per avvicinarsi a lei e baciarle le guance.
“Sono sciocchezze ma plume, magari cambierò idea io o magari tu. Non possiamo sapere dove ci porterà il destino…”
Lo strinse in quel momento, ma non fu più in grado di trattenere le lacrime, e affondò il viso nel suo collo per non farsi vedere.
“Io sono qui Ali e tu anche e…ci amiamo profondamente…” provò a dire, ma una scarica elettrica lo attraversò nel dire quella parola, facendo tremare lei nel sentirla.
“…e ok, non è il mio sogno diventare padre, né sposarmi ma…posso farlo per te, ok? Posso davvero fare tutto per te, è questo il punto!” ripetè quasi sconvolto, come se stesse cercando di metabolizzare un colpo troppo grosso per lui.
“Sarebbe davvero un ricatto emotivo chiederti di fare qualcosa che non vuoi, sfruttando i tuoi sentimenti…” concluse. Sospirò appena, allontanandosi dal suo petto e Lor scuotendo la testa ruggì che assolutamente non era così.
“E’ un compromesso Ali, fatto per amore…” spiegò accarezzandole i capelli con molta dolcezza. Non poteva perderla per niente al mondo, e malgrado fosse molto spaventato all’idea di diventare come Dug, Mike e Roy, non poteva lasciarla andare.
“Quanto è netta esattamente la linea di demarcazione tra compromesso e ricatto emotivo, Lor?” chiese, fissandolo con due grandi occhi addolorati, ma lui scosse solo la testa rigidamente.
“Penso che dovremmo un attimo riflettere su questa situazione, su quello che vogliamo e su quanto importanti siano le nostre priorità…” spiegò avvilitissima, perché era letteralmente evidente che fossero su posizioni troppo diverse per stare insieme e questa cosa la stava letteralmente dilaniando.
“Non sono disposto a rinunciare a te Ali, e non lo sarò in futuro, questa è la mia priorità…” spiegò agitato, prendendole le mani e lei sospirò soltanto in risposta.
“Magari devo solo abituarmi all’idea, ok? Magari mi serve solo del tempo per riformulare i miei piani futuri…” continuò, cercando di convincersi di quello che diceva, e in quel momento Alice commise un errore, che si rimproverò in futuro: cedette. Era troppo dolorosa l’idea di doversi separare così, rincuorata dalle sue parole, decise di crogiolarsi in quell’illusione a cui prima o poi molte donne credono, ossia “cambierà, cambierà idea”.
Si accoccolò contro il suo petto e Lor finalmente riuscì a respirare, perché aveva avuto il terrore che stesse per lasciarlo, ma era evidente che non voleva.
“Ne riparleremo più avanti, ok?” provò a ripetere Alice, cercando di comportarsi da adulta, di fare la cosa giusta, ma Lor in quel momento la travolse con un bacio che la lascò senza parole per un po'.
“Dimmi che mi vuoi Ali, dimmi che ci tieni…” le sussurrò tra un bacio e l’altro, alla disperata ricerca di una rassicurazione e lei lo fece: infilò le dita tra i suoi capelli dorati e fronte contro fronte bisbigliò appena “io non ti voglio Lor, io ti amo da impazzire…” facendolo letteralmente tremare, e sorridere per un secondo.
“Anche io Ali” rispose piano, prima di morire letteralmente dentro di lei, emozionato come se fosse la sua prima volta.
Non parlarono più di quell’argomento per un po’ di mesi, ma entrambi si crogiolarono nell’illusione che tutto fosse giusto, ma così non fu.
 
Capitolo
 

Le voci circolarono in fretta, e il gossip presto divenne molto diffuso: alcuni inventarono che Alice fosse incinta, altri che stessero per sposarsi, insomma non si risparmiarono le invenzioni, ma il centro erano sempre loro, e tutti volevano sapere cosa stessero combinando in quel benedetto locale. Dopo la chiusura del negozio di calzature, tutto il gruppo aveva cominciato a riunirsi lì per aiutare con i lavori, e spesso erano rimasti a cenare e bere come se fosse casa, attirando ancora di più l’interesse della gente.
 Dug, ormai papà da qualche tempo, era estremamente perplesso da quella situazione, come sempre ormai. Non aveva davvero capito molto, ma si chiedeva come mai il francese avesse rinunciato alla causa e al Rochefort, mettendo un sostituto, per dedicarsi a quella fumetteria. Mike ovviamente gli disse solo “…forse perché è la cosa migliore per Alice, non pensi?” e questo gli diede molto da riflettere. Il suo migliore amico non avrebbe mai rinunciato al ristorante, tanto meno per una “ameba” come gentilmente apostrofava le loro compagne. Lor detestava i legami, non voleva neanche sentir parlare d’amore, ma qualcosa doveva essere cambiato, perché a conti fatti era un bel po’ che quei due si frequentavano e il biondino non era ancora scappato. Per ora, almeno, concluse sospirando.
Anche un’altra persona seguiva da lontano l’apertura di quel locale, ma a differenza di Dug, aveva le idee molto chiare su cosa stesse succedendo. Neil Mac Neil aveva discusso spesso con Paul di quella situazione, e suo figlio maggiore gli aveva spiegato che “poteva funzionare”, facendogli tirare un sospiro di sollievo. L’unica cosa che voleva Neil, nella vita, era avere tutti i suoi figli accanto, e se Alice aveva trovato un modo per restare ad Inverness, a lui stava bene. Non era entusiasta della sua relazione con Lor, ma poteva accettarla per non perderla. E poi, si diceva, a vent’anni tutte le storie sembrano importanti, ma non è detto che lo siano. Passava spesso davanti a quella vetrina, per sbirciare, ma non era mai riuscito a vedere molto e il suo orgoglio gli impediva di entrare, non avendo ricevuto un invito.
Ci vollero sette mesi prima che gli inviti partissero e lo straordinario “Ai’s Little Place” fosse pronto per l’inaugurazione, ma il primo invito, che ci crediate o no, fu recapitato di persona al Rochefort.
 “Ho invitato Dug...comunque...”
“Stasera?”
“Sì. Sinceramente non me la sento di tenerlo fuori dalla mia vita. Insomma se lui vuole stare lontano da me, è liberissimo di farlo, ma a me non va di escluderlo.”
Spiegò Lor con fare serio, dopo aver fatto l'amore con lei. Giaceva immobile sul suo petto, col viso tra i suoi seni e si godeva quell'istante di pace e il suo profumo. Da quando avevano rischiato di lasciarsi, erano diventati incredibilmente più affettuosi, e tutti avevano notato la differenza. Persino Roy, che era passato insieme a Mike a controllare i lavori, aveva dovuto ammettere che erano davvero teneri quei piccioncini, per poi prendere in giro Lor per ore.
“Sì, ma non verrà. Lo sai...” spiegò Alice dispiaciuta, accarezzando i suoi riccioli un po’ sottosopra.
Lor si alzò di scatto allora, e seriamente ribattè “Non mi importa. Se non vuole venire, non venga, ma non voglio che pensi che io ho chiuso con lui...”
“Ma lui ha chiuso con te!” Rispose esasperata, perché davvero non riusciva a capire. Lor aveva rinunciato all’hotel, e rifiutava di cucinare altrove perché non voleva fare concorrenza al suo ristorante, aveva pagato le spese per quella causa che aveva vinto, e aveva persino fatto recapitare dei regali alla sua nipotina quando era nata, eppure Dug continuava a ignorarlo.
“Lui avrà anche chiuso con me, ma io non ho chiuso con lui e se credi che abbia smesso di volergli bene, ti sbagli di grosso. Non posso dimenticare un amico che mi è stato fedele per tanti anni, e per quanto si sia comportato da cretino, devo continuare a dargli le occasioni per perdonarmi. Pensaci: se non lo invitassi sembrerebbe che non volessi averci più nulla a che fare, sarebbe solo l'ennesima crepa che dimostra che il nostro rapporto è chiuso, ed io non lo voglio.”
Concluse, stendendosi nuovamente sul corpo caldo e nudo di Ai. La sua compagna non sapeva cosa dire, era basita da quel comportamento, ma anche orgogliosa del suo cuore così grande.
“Non voglio che ti faccia male ancora! Non voglio che tu stia male per lui...”sussurrò con voce flebile, accarezzandolo ancora con tenerezza, e Lor rabbrividì. Era questo il bello della sua Ai: anche con poche parole, anche senza parole ad essere onesti, era capace di dimostrare un amore e una dolcezza inimmaginabili.
Le baciò il seno sinistro con affetto, facendola fremere, e sussurrò “solo tu puoi farmi del male. Non concedo questo potere a chiunque...dovresti averlo capito.” Ai sorrise soltanto in risposta, e riprese a baciarlo con molta passione.
“E poi basta guerra...”sussurrò lui dopo averla baciata per un po'. "Deve finire tutto. Tuo fratello deve capire che sono innamorato e che tu ricambi i miei sentimenti, e che siamo felici…”
Alice lo strinse forte contro la sua pelle, perchè le piaceva davvero sentirlo parlare del loro rapporto, e lui aggiunse “Tess lo sapeva, Horace ci appoggia e anche Paul. E’ giunto il momento che anche gli altri se ne facciano una ragione” facendole scoppiare il cuore.
Giunse così la famosa inaugurazione che tutto il paesino aspettava con impazienza. C’era da assistere personalmente a chissà che scene e gossip, e ovviamente nessuno voleva perderselo.
Ai, Charlie, George, JoJo, Ava e Mat decisero di partecipare all’inaugurazione vestiti da ninja di Naruto, ma Lor scelse un look casual che piacque molto a tutti. Jeans e t shirt acquamarina evidenziavano tutte le parti migliori del suo corpo, e gli donavano davvero molto.
Lavorarono e si divertirono, ma Lor riscosse troppo successo con le giovani di Inverness, spingendo la cara ragazza di Tokyo a recuperarlo prima di impazzire di gelosia.
“Appartengo a lei hokage Tsunade…” rispose dolcissimo, mordicchiandole il lobo dell’orecchio destro facendola ridacchiare.
“Piuttosto…cerca di stare un po’ lontana da chi sai, perché ti continua a guardare la scollatura, e finisce che me la prendo sul serio, e tu non vuoi sapermi nervoso, n’est pas?” spiegò serio, facendola sciogliere per un secondo, perché davvero era bellissimo.
“Ma io appartengo a te. Se vuoi ci prendiamo una pausa e te lo dimostro nel magazzino…”propose con languidi occhi da cerbiatta innamorata, e Lor annuì soltanto, pregustando quel momento, che però non ci fu. Mentre lo trascinava per la stanza, infatti, lo chef incontrò lo sguardo di una persona che lo stava cercando e alzò soltanto la mano in cenno di saluto. Si bloccò perplesso, e lei girandosi per capire dove fosse l’intoppo, ruggì scocciata “Oh fottuto Dug…” facendolo ridere. Si diedero appuntamento in un altro momento, e lui le baciò la fronte rapidamente in segno di saluto.
Dug aveva fatto pari e dispari con se stesso per ore, ma poi alla fine aveva deciso di accettare l'invito e stranamente Emily era stata piuttosto incoraggiante, perché detestava tenerlo sempre a casa.
Non sapeva cosa aspettarsi, non sapeva come avrebbe reagito, eppure assistere a quelle loro dimostrazioni d'affetto non gli dispiacque, anzi si ritrovò a sorridere senza sapere bene come. Si era sentito solo senza di lui, credeva di aver subito un enorme tradimento dalla persona che aveva più vicino al mondo, ma forse era il momento giusto per ricominciare e Dug voleva provarci.
Alice si tenne fuori da tutto, li lasciò parlare da soli, ma sbirciò un po’ il marsupio che suo fratello stringeva al petto, perché era evidente che avesse portato la sua nipotina, che lei non aveva ancora avuto modo di incontrare.
Lor, realizzando la stessa cosa, gli fece cenno con la mano di aspettare e letteralmente in subbuglio afferrò due birre dal buffet e si portò fuori Dug, dando una piccola carezzina a quella testa spelacchiata che emergeva dalle fasce di stoffa.
“Che facciamo? Ci picchiamo ancora o vuoi farmi conoscere mia nipote?” gli disse gentile, perché moriva dalla voglia di vederla, e il suo migliore amico rispose solo “non so come faccio ad avere la forza di essere sveglio alle otto di sera, figurati se riesco ad alzare il braccio…”
Lor rise, ma in quel momento Dug si slacciò il marsupio e presentò a Bella “lo stupido zio francese” facendolo sorridere. Lo chef la fissò con molta tenerezza, e un sorriso davvero affettuoso. Era un batuffolo dai capelli rossi buffissimo, ma sembrava molto seccata, e gli venne spontaneo dire che assomigliava molto a sua zia.
“Speriamo di no!” commentò lapidario il padre, ma Lor scuotendo la testa sussurrò piano che sarebbe stato estremamente fortunato ad avere una figlia come sua sorella.
“E’ una donna straordinaria, e ama in modo incredibile! Ogni persona meriterebbe di conoscere quel tipo d’amore almeno una volta nella vita…”
“Quindi adesso usiamo la parola con la A. Siamo diventati grandi, eh zio Lor…” notò distrattamente, e in quell’istante risero entrambi ancora una volta e piano piano il gelo tra loro iniziò a dissolversi, e ricominciarono a parlare realmente.
“E’ una cosa così seria, quindi?” chiese un po’ più rilassato e Lor stringendosi nelle spalle spiegò che non poteva esserlo di più.
“Posso solo dire che sei un autolesionista? E’ la persona con il carattere più complicato del pianeta, Dio santo!” commentò divertito, e Lor rispose soltanto “Invece Emily è uno zuccherino, giusto?” facendolo ridacchiare e bisbigliare a bassissima voce “…e non l’hai vista incinta!”
In quel momento, per la prima volta negli ultimi anni, Lor fissò Dug e capì che le cose erano cambiate. Non era più lo sposo distratto, il futuro padre che non vede più nessuno e niente, ma il suo migliore amico, e pensò solo “finalmente…”.  
“A quante minacce eri arrivato al giorno?” provò a dire allegro e Dug scuotendo la testa esasperato rispose che non le aveva contate, ma tantissime. In quel momento furono raggiunti anche da Mike e Roy che non vedevano l’ora di tormentarlo finalmente tutti insieme.
“Tu a quante minacce al giorno sei??” ribattè Mike divertito da morire da quella situazione ma anche più sereno, perché sembrava stessero di nuovo parlando.
“Nessuna. Alice è dolce, non impone nulla e non mi ricatta o minaccia…” spiegò orgoglioso, perché non aveva mai davvero realizzato quanto stabile fosse quella storia. Non c’era mai stato niente di simile alle dinamiche che vivevano i suoi amici con le mogli, ma Lor non ci aveva mai riflettuto prima di quel momento.
“Non ci crede nessuno, davvero…” commentò Dug con un sopracciglio alzato, ricordandogli che lui stesso aveva preso un sacco di botte da quella ragazzina da piccola. Lor rimase sulla sua posizione, ma non convinse gli altri.
“Sì, vabbè, e non ti ha mai detto che ti avrebbe mandato in bianco se avessi o non avessi fatto una certa cosa? Non ci crede nessuno, dai!” gracchiò Roy con la sua voce sgraziata, ma subito si beccò una gomitata di Mike, che gli fece notare che era una cosa indelicata da dire davanti a suo fratello.
“Lo ripeto: Alice non minaccia, e non ricatta. E…se vuoi ti spiego qual è il motivo per cui Sheryl si diverte tanto a mandarti in bianco…” rispose divertito, con quel suo classico tono spocchioso da seduttore.
“Venite a cena, e ve lo dimostro, no problem…” concluse lo chef, sbruffone come sempre, ma in quel momento qualcuno li raggiunse e fece crollare tutta la sicurezza del francese.
Una bellissima ragazzina di colore aprì la porta e annunciò seria “ok, sei ancora con i tuoi amici. La tua ragazza voleva essere certa che non avessi deciso di sparire con una sciacquetta…”.
Dug e Mike sollevarono le sopracciglia divertiti e Lor sospirò spiegando che “insicura è meglio che prepotente” ma si beccò comunque un sacco di prese in giro, che fecero ridere Jojo che stava salutando Bella.
“Dille di venire a conoscere sua nipote…” concluse Lor allegro come non lo era da tanto. Alice si sciolse prendendo in braccio quella piccolina, e le sfuggì soltanto “è uguale a mamma…”
“Lo penso anche io…” spiegò Dug dolce, e incoraggiato da quel loro riavvicinamento aggiunse “quindi sei fidanzata? Sei innamorata?”
“Per l’amor del cielo, fatti i cazzi tuoi Dug!” rispose con un mezzo sorriso, e suo fratello fissando lo chef commentò “…dolcissima, davvero…” facendolo ridere.
Così si concluse la festa all'Ai's Little Place: i quattro amici rimasero per un po’ a scherzare, ma poi Lor la tenne ben stretta per tutta la notte, entusiasta di avere una donna  con cui era davvero semplice e spontaneo passare del tempo.

Nota:
Ciao a tutti! Allora due capitoli molto diversi: nel primo...c'è un problema. Voi credete che riusciranno questi due a superarlo per davvero o si stanno solo ingannando? E nel secondo gli amici si ritrovano...contenti? Fatevi sentire, vi aspetto.

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Capitolo 39
*** capitolo 53 ***


Capitolo
Qualche tempo dopo la famosa inaugurazione tutta la delegazione del Rochefort giunse a casa Dubois, con una missione in mente: riprendersi lo chef. La sua sostituta non era all’altezza dell’originale e i tre amici avevano aspettato che lo chef tornasse spontaneamente al suo ristorante, ma non era successo. Lor ascoltò tutto il discorso lucido e razionale di Mike, ma non aveva la minima idea di cosa rispondere: voleva tornare in cucina, probabilmente lo desiderava più di tutto, ma aveva fatto un contratto all'altra chef, e si era impegnato con Alice. Non poteva disfare tutto da un momento all’altro.
Mike fu un brillante oratore, come suo solito. Usò l’adulazione, fece appello alla loro amicizia, al bisogno di stare insieme che avevano dopo tanto tempo di separazione e poi spiegò che questa cosa non avrebbe intaccato il suo rapporto con Alice, perché poteva stare con lei in fumetteria nel tempo libero.
Lor confuso provò a chiedere del tempo per pensare, e Roy gracchiò con i suoi soliti modi scortesi che "tanto lo sapevano che doveva chiedere il permesso a sua moglie per fare una cosa del genere", provocando nel povero chef una sensazione estremamente sgradevole. Doveva davvero chiedere il permesso ad Alice per le sue scelte di vita? Aveva perso completamente la libertà? Era giusto?
Si tormentò con quelle domande, ignorando che Mike stesse rimproverando Roy in quel momento per quella frase infelice.
“Sì, ma possiamo chiederle la sua opinione comunque…” provò a dire incerto Dug, che pensava davvero che Lor dovesse discutere con lei di quel cambiamento così importante.
Lo chef nervosissimo provò a dire che aveva ancora libertà di pensiero e di azione, e in quel momento i suoi tre amici scoppiarono a ridere e Dug gli spiegò con tono da professore che “non aveva ancora capito come funzionassero le relazioni, evidentemente!” innervosendolo ancora di più.
 “Moglie!” la chiamò a gran voce Roy, e anche Dug si accodò, senza rendersi conto dell’angoscia sul viso del suo migliore amico.
“Che problemi hai Roy a urlare a casa mia in cerca di tua moglie a quest’ora?” ruggì la giovane ragazza di Tokyo stiracchiandosi perché era ancora nella fase del risveglio.
“Certo che ti potresti anche vestire eh Alice…” osservò suo fratello, perché indossava solo una striminzita t-shirt, ma lei fulminandolo con lo sguardo rispose che si era vestita, perché di solito girava nuda per casa sua, mettendolo a tacere.
Lor si seccò moltissimo per quel siparietto, e quando i suoi amici le spiegarono il motivo della loro visita, uscì dalla stanza ruggendo solo “allora decidete direttamente voi, io obbedisco…”.
“Perché me lo fate arrabbiare così? Che diavolo vi passa per la testa?” ruggì Alice, confusa, ma certa che quella sua reazione spropositata dipendesse dal fatto che l’avevano chiamata “moglie”.
“Beh è una cosa che ti riguarda, è giusto sentire la tua opinione…” provò a spiegare Mike conciliante, perché lei si era davvero inalberata.
“Lor vieni un momento per favore, perché questa cosa la dirò una volta sola, e vorrei che fosse chiara a tutti…” urlò, per farsi sentire, e lo chef di malavoglia ricomparve sulla porta, ancora estremamente seccato.
“Io non lo so che diavolo di rapporto avete voi con le vostre mogli, anche se onestamente mi sembra che violi una o due convenzioni sui diritti umani, ma noi non siamo come voi…”spiegò furente, facendo sorridere lo chef immusonito.
“…io non prendo le decisioni per Lor, e non mi permetterei mai di entrare nel merito di una scelta così privata come quella di tornare in cucina. Non lo ha mai fatto con me e, anche quando non era convinto che stessi facendo la scelta giusta, anche quando temeva di perdermi per la distanza, mi ha sempre incoraggiata. Le vorrei vedere Sheryl e Emily a prendervi casa e pagarvi uno stage dall’altra parte del mondo. Il vostro problema, però, è che non siete in grado di capire che esistono al mondo persone più mature ed equilibrate, che hanno rispetto l’una dell’altro. Perciò amore, vuoi farlo? Vai. Non vuoi? Ok…” provò a dire, addolcendosi sul finale.
“Maturi ed equilibrati voi due mi sembra troppo, eh!” provò a ribattere Dug divertito, ma sua sorella ruggì che a stento riusciva a sentire quello che diceva, sepolto com’era nel sottogonna di sua moglie. Lor morì dal ridere per quella frase e, avvicinandosi al suo corpo, le mise una mano sulla spalla in segno di supporto.
“…la mia opinione, comunque, se a qualcuno interessasse, è che sia un crimine toglierti il tuo unico enorme amore, Lor, perché tu sei nato per cucinare e so che ti manca, ma se ti stressa troppo, se non ti va più, rispetterò ogni tua scelta…” concluse, mettendo la mano su quella di lui. Per un secondo si sorrisero soltanto, fissandosi con dolcezza.
“Ti amo da morire…” le sussurrò all’orecchio e lei rispose sorridendo “anche io…” spingendolo a baciarla.
“E prova a chiamarmi di nuovo moglie Roy, e ti giuro che sarà l’ultima cosa che farai…” ruggì, fissando disgustata l’enorme corpo di quella specie di orco, prima di recuperare i suoi cani e allontanarsi, lasciando soli i quattro amici.
“Ci penserò…”ripetè Lor, e loro annuirono soltanto. Rimasero per qualche altro minuto a chiacchierare, ma dopo la scenata di Alice decisero di tenersi ben lontani da argomenti sentimentali.
Una volta usciti, lo chef la raggiunse a letto con i cani e una strana sensazione di disagio lo colpì, facendolo fermare sulla porta.
“…quindi?” chiese divertita, cercando di sdrammatizzare perché aveva un aspetto davvero sconvolto e lui stringendosi nelle spalle spiegò che non era certo di cosa fare.
“Vuoi sentire Cris? Può aiutarti?” provò a suggerire, ma lui scosse solo la testa e avvicinandosi al letto le disse piano “…a me andrebbe…” facendola sorridere.
“Vai allora, riprendi…” lo incitò dolce, ma lui sospirando tirò fuori una cosa poco gradevole. Senza guardarla confessò che non si sentiva a suo agio con questa storia di dover sempre chiedere il permesso per fare qualcosa.
“Ma non devi farlo amore, infatti…” spiegò seria, accarezzandogli i capelli e in quel momento Lor ebbe un gesto di stizza verso di lei. Da tanto ormai la lasciava libera di toccargli i riccioli, perché voleva che lei si sentisse libera di fargli tutto, eppure ora si sentiva di non avere più nulla di suo, di privato. Alice pensò che fosse soltanto di cattivo umore e lo lasciò fare, e Lor ingoiò quei sentimenti e facendo finta di nulla si accoccolò con lei.
La sensazione di aver perso la libertà che nacque in quel momento, però, si ingrossò giorno dopo giorno, arrivando al punto di tenerlo sveglio di notte. Nei mesi successivi, infatti, tutti sembravano solo volerlo spingere verso il matrimonio, lamentandosi al contempo di quanto orrendo fosse.  Dug, Mike e Roy gli diedero talmente tanto il tormento, che Lor cominciò ad evitarli. Chi gli diede il colpo di grazia, però, fu il padre di Alice. Decise di apparire nella sua vita, mostrandole entusiasmo per quel suo progetto. Lor fu gentile all’inizio, e anche contento di quel ricongiungimento familiare, ma quando il caro Neil lo chiamò da parte per fargli un discorsetto su cosa significa vivere con una donna senza averla sposata, il poveretto si sentì male letteralmente. Neil non perdeva mai occasione per alludere a quanto lui avesse sporcato l’immagine pubblica di sua figlia, e Lor odiava incontrarlo.
Non voleva sposarsi, non ce la faceva proprio ad immaginare di dover sottostare a tutte quelle regole e a quei ricatti, ma tutti sembravano volere solo quello da lui e gli mancava l’aria. Tutti tranne Alice, che poverina subiva i suoi malumori senza esserne esattamente la causa. La giovane ragazza di Tokyo aveva notato un enorme cambiamento nel suo compagno, che era diventato impaziente e sempre nervoso. A volte sembrava che proprio non la sopportasse, così Alice cercava in ogni modo di farlo sentire amato: aveva preso ad aspettarlo la sera tardi vestita carina, gli preparava la cena, e cercava di essere sempre una compagna sensuale e comprensiva, ma qualcosa era cambiato e non sapeva come fare.
Nei mesi successivi Cristina offrì a Lor una via di fuga da quella situazione, proponendogli di aprire insieme un ristorante a Parigi. Alice non seppe come reagire a quella notizia, ma vide l’entusiasmo di lui e decise di mostrarsi di supporto. Così le cose si ripresero per un po’: Lor era quasi sempre in viaggio, ma quando c’era ed erano da soli, sembrava tutto bello e normale. Giunse persino a proporle di trasferirsi a Parigi, per essere liberi da tutte quelle aspettative, e lei sospirò soltanto, perché non aveva idea di cosa avesse, ma voleva assolutamente aiutarlo. Sembrava totalmente fuori di testa, poverino. All’inizio prese tempo e le cose sembrarono andare meglio, perché Lor era convinto che sarebbero andati via. Era comunque estremamente suscettibile e lei non poteva dirgli nulla di più affettuoso senza che si mettesse sulla difensiva.
 Un giorno, però, la famiglia della sua ragazza lo convocò, e gli ruggirono serissimi che non potevano accettare che ogni due settimane lui corresse a Parigi da un’altra donna. Le voci ormai circolavano, lui non lo aveva neanche nascosto e l’onore di Alice, già compromesso, rischiava di essere totalmente perso. Lor ebbe una specie di attacco di panico e ruggì che non tradiva la sua ragazza, che stava semplicemente lavorando. I Mac Neil, però, ci andarono pesante: gli intimarono di smettere di frequentare Cristina e sposare finalmente Alice.
Lor si sentì male in quel momento: non voleva rinunciare alla sua amica e al loro lavoro insieme, e l’ultima cosa che voleva al mondo era sposarsi. Quando provò a spiegarlo ai Mac Neil, però, ne venne fuori una tragedia greca. Neil gli comunicò soltanto che in quel caso la famiglia ritirava il suo appoggio a quel rapporto e Lor ruggì che non aveva bisogno di loro o del loro appoggio.
Rientrò a casa furioso e angosciato e cominciò a mettere le loro cose in valigia, perché aveva deciso che sarebbero andati via quella notte stessa. Alice rimase totalmente senza parole nel trovarlo così. Lor le comunicò soltanto che aveva fatto i biglietti e sarebbero andati via per un po’ quella sera, per chiarirsi le idee lasciandola perplessa. Alice aveva avuto una giornata lunga, e nella borsa aveva un acquisto che aveva fatto pochi minuti prima spaventata a morte, ma vederlo in quel modo le fece persino dimenticare ciò che le stava succedendo.
“Ma io non posso e non voglio andarmene…”disse, cercando di sembrare calma perché lui stava impazzendo e Lor la fissò come se l’avesse tradito nel peggiore dei modi. Gli spiegò dolcemente che amava la sua fumetteria, che non poteva andarsene perché avevano aperto da pochi mesi, che avevano degli amici e delle persone a cui tenevano, ma Lor scoppiò. Le ruggì che allora non c’era via d’uscita, che l’unico destino che li aspettava era essere infelici a vita, costretti a stare insieme e a lamentarsi con i pochi amici concessi della loro vita da incubo.
“Costretti?” chiese sconvolta, e Lor scosse solo la testa sconfitto, lasciando cadere la maglietta che aveva tra le mani.
“Vai tu, Lor…” gli disse piano, sospirando forte per trattenere tutti i pezzi, perché sentiva di stare per crollare e Lor pensò che dovesse dire di no, ma non ne ebbe la forza. C’era una parte di lui che si sentiva morire all’idea di non averla più, ma un’altra sentiva finalmente di respirare libera, senza catene e senza oppressioni.
“Vai, davvero. E domani libererò casa tua, così potrai tornare senza la mia opprimente presenza…”concluse, asciugandosi le lacrime. E lui provò a dire solo “Alis…” ma non gli uscì nient’altro. Aveva realmente bisogno di chiarirsi la mente e il cuore, così si alzò e uscì, senza dire nulla. Rimasta sola la povera ragazza di Tokyo pianse tutte le sue lacrime, e solo dopo qualche ora trovò il coraggio di affrontare quell’altra brutta notizia.

Nota:
Ciao a tutti, allora...siamo agli sgoccioli. L'avevate vista arrivare questa situazione o no? Fatemi sapere, vi aspetto.

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Capitolo 40
*** Capitolo 54 ***


Capitolo
Mentre Lor fissava la pioggia dal terminal dell’aeroporto, cercando di capire se fosse più il dolore o il sollievo a prevalere, Alice insieme ai suoi due fedeli cani recuperò le scatoline che aveva in borsa e in lacrime aprì quei test.
“Altro che storia romantica, sarebbe davvero il finale peggiore del mondo questo!” si disse, nei tre minuti che la separavano dal risultato. Non voleva guardare, non voleva sapere. Fu uno sforzo titanico dover leggere quella parola così complicata, che stava per cambiarle la vita per sempre.
“Incinta” diceva il test e lei aveva appena lasciato andare il padre, che pensava di essere costretto a stare con lei.
“Come faccio a dirglielo?” pensò e le venne spontaneo fare una foto e mandargliela.
Lor aveva il cellulare tra le dita, stava combattendo contro l’istinto di scriverle, perché la sofferenza si stava già risvegliando. Aveva lasciato partire l’aereo, non aveva avuto la forza di andarsene, ed ora era rimasto lì a cercare di mettere insieme i pezzi della loro storia. Sorrise leggendo quel nome sul cellulare, ma gli venne un infarto vedendo quella foto.
“Alis…” le disse al telefono e lei con gli occhi chiusi rispose piano “…non te l’ho detto per fermarti. Volevo solo…dirtelo…”
“Torno a casa…” spiegò serissimo e molto nervoso. Doveva starle accanto in quel momento, malgrado avere un figlio fosse letteralmente l’ultima cosa che volesse.
“No Lor. Questo non cambia le cose…” bisbigliò tristissima, ma lui ribattè che cambiava le cose eccome.
“No. Io non voglio stare con un uomo infelice, uno che non mi ama e si sente costretto a stare con me. Vai via, rifletti su quello che vuoi e poi se ti va torna, ma non devi per forza voler stare con me. Puoi tornare anche solo per…lui…” cercò di dire sembrando seria e tranquilla, ma con la voce tremante e rotta dal pianto.
“Hai detto un sacco di stupidaggini Alis…”
“Ci sono nove mesi. Mettiti in ordine i pensieri e il cuore e…se vorrai tornare mi troverai qui…”  concluse, prima di spegnere il telefono e accasciarsi in lacrime sul letto.
Le faceva paura da morire quella situazione, era letteralmente il suo peggior incubo. Era stata lasciata dall’unico uomo che non avrebbe mai potuto prevedere che la ferisse, ed era anche incinta.
“Che cosa diavolo devo fare?” provò a chiedersi sconvolta, ma gli unici che la sentirono erano i suoi cani e poi, proprio fissando Cassandra, pensò “devo andarmene…” e con il cuore in milioni di parti prese le sue cose e uscì.
Lor, nel frattempo, rincorreva un pensiero simile. Se all’inizio la fuga gli era parsa la cosa più giusta, per prendersi una pausa da quel rapporto così opprimente, con il passare del tempo gli sembrava impossibile lasciare Alice e il loro bambino.
“Ti renderà la vita un inferno…” pensò, ma poi realizzò una cosa importante. Non stava parlando di una donna qualsiasi capricciosa e prepotente, ma della sua amata Alice, che non gli aveva mai imposto nulla, ma aveva sempre dato tutto il suo supporto. Pensò per un attimo al suo sorriso, alla tenerezza con cui gli ripeteva sempre di amarlo e si sciolse totalmente. Uscì dall’aeroporto allora e decise di tornare a casa. Era la cosa giusta e, malgrado ne avesse una paura tremenda, una parte di lui sorrise immaginandola accoccolata con un suo bambino al petto.
Così, mentre Lor tornava a casa e provava a chiamarla e a scriverle, Alice sconvolta bussava alla porta di casa di Matias, che le aprì totalmente sottosopra. Non si vergognò di piangere sulle loro spalle, ormai ci era abituata, eppure ad un certo punto iniziò ad avere uno strano dolore a cui non avrebbe dato nessun peso in un’altra fase della sua vita. Una fitta, simile a quelle del ciclo mestruale.
“E tu sei sicurissima che il test fosse positivo?” le chiese George preoccupato, ma lei stringendosi nelle spalle sussurrò “magari è un falso positivo…” facendogli increspare le labbra.
“Facciamo che se hai altri dolori o sangue andiamo in ospedale, sì?” concluse il suo amico serissimo. Provarono a distrarla in ogni modo, ma non fu semplice. E poi, mentre Lor rientrava a casa e scopriva che era andata via, Alice iniziò ad avvertire dei crampi più intensi.
Accadde tutto nel giro di un’oretta, circa. Lor realizzò che non poteva lasciarla andare, la cercò ovunque, fino alla telefonata di suo fratello, che insieme agli altri era in pronto soccorso. Alice scoprì che quel bambino poteva non sopravvivere alla notte e malgrado non fosse desiderato, si ritrovò a piangere disperatamente per lui.
“E’ troppo piccolo per l’ecografia quindi tra due giorni devo rifare gli esami del sangue…” spiegò afflitta agli amici che l’avevano accompagnata, ma poi rimase senza parole trovando lui sconvolto all’uscita del pronto soccorso. Per un attimo non seppero neanche cosa dirsi, si fissarono con occhi estremamente dispiaciuti, poi Alice chiese piano “come hai fatto a tornare così presto?” dipingendo un mezzo sorriso sulle labbra di lui.
“Non sono mai partito Ali, ho volutamente perso l’aereo prima di scoprire del test…” provò a spiegarle, cercando di prenderle la mano, ma lei ritraendosi bisbigliò appena “devo andare, sono stanca e non mi sento bene…”.
Lor si sentì morire in quel momento, perché voleva soltanto occuparsi di lei, ma Alice lo ignorò completamente e andò via con George che le aveva promesso il suo divano. Lo ignorò ancora giorno dopo, quando dopo averla chiamata un po’ di volte si presentò a casa di suo cugino con una torta, che lei fissò e basta.
“Potresti rivolgermi la parola Ali? Almeno un minimo!” provò a dirle con fare supplichevole, ma lei sbuffando spiegò che non aveva intenzione di stare con qualcuno che la tampinasse perché si sentiva costretto a stare con lei.
“Alice, io ti amo…” sussurrò sincero, con il cuore totalmente a pezzi, ma la ragazza di Tokyo, in balia di un po’ di ormoni, rispose solo “lo dici sempre, ma non lo dimostri…” gelandolo totalmente.
“Non puoi…” ruggì sconvolto, perché era troppo offensiva quella sua frase, ma lei scuotendo la testa spiegò solo di aver avuto abbastanza prove di quanto fragile fosse il suo concetto d’amore.
Rimase senza fiato in quel momento, ferito e arrabbiato perché non pensava di meritarsi quella cattiveria, ma incapace di spiegarsi e chiarire.
“Io vorrei davvero che tu non mettessi in dubbio quello che provo…” aggiunse addolorato, ma lei scuotendo la testa sussurrò che lei avrebbe voluto davvero non avere motivi per farlo, ma la vita l'aveva appena sorpresa.
“Domani farò il test definitivo, ma ormai ho i dolori quindi non penso ci siano dubbi. Appena avrò la conferma di non essere incinta potrai tornare a Parigi, libero da qualsiasi costrizione…” spiegò rigida e lui prendendole la mano le chiese scusa.
“Lo so di essere stato stupido, di aver detto le parole sbagliate, ma credimi Alis io ti amo e voglio stare con te più di ogni cosa al mondo…” ripeté addolorato, ma lei non riusciva a credere più di tanto a quelle parole.
“Lor…tanto è inutile. Abbiamo avuto la dimostrazione del fatto che vogliamo cose diverse e che non ha senso continuare a vederci” spiegò avvilita, ma lui prendendole il viso tra le mani sussurrò che non era vero, che avrebbe fatto ogni cosa per lei, ma Alice si scansò.
“E’ finita…” sussurrò sospirando, con gli occhi chiusi, e lui provò a farle cambiare idea con le suppliche e le carezze, ma Alice non poteva davvero perdonargli quello che era successo.
“Cambierò Alice, te lo giuro…” provò a dire stravolto, con gli occhi verdi simili a un mare in tempesta, perché proprio non voleva dirle addio, ma lei ribattè solo che non era giusto che cambiasse, lasciandolo senza parole.
“Ma io voglio avere questo figlio con te!” aggiunse serio, facendola letteralmente tremare. Era una cattiveria da dire, e Lor neanche se ne rendeva conto.
“Peccato, è tardi…” ruggì, riferendosi palesemente al fatto che il bambino non ci fosse, ma lui non capì e pensò che si riferisse a loro.
“Allora buttiamo tutto così, solo perché non sono entusiasta di sposarmi. Ti dico che non importa, ti sposerò lo stesso, e non va bene. Ammetti di volermi lasciare per un altro motivo, allora, perché davvero non capisco” ribatté spazientito, ma sempre con una nota di dolore nella voce.
“Che stronzata…”  
Alice era letteralmente furiosa, ma anche troppo ferita per sopportare anche quelle accuse, e per un istante Lor capì che la donna gelida che aveva davanti non aveva niente in comune con la sua amata.
“Quindi io dovrei tornare a casa con te, che palesemente non vuoi stare con me in questo momento, aspettare di essere maltrattata ancora un po’ e accettare che tu non voglia un futuro con me, ma che nel migliore dei casi ti forzerai per accontentarmi? No, grazie” spiegò serissima. Aveva il cuore in due milioni di pezzi, ma se riusciva a passare sopra ai suoi malumori e alle rispostacce, non sarebbe mai riuscita a dimenticare quel “costretti a stare insieme” che l’aveva totalmente devastata.
“Che ti posso dire più di questo Alice? Io non sono la persona che tu vuoi che io sia, ma mi sforzerò di accontentarti, che devo fare di più? Lo capisci che sto dimostrando tanto amore?” chiese supplichevole, ma molto afflitto e lei sospirò soltanto per un attimo, perché non era facile dover dire quello che aveva da dire.
“…non è amore, Laurent, ma tu non lo hai ancora capito. L’amore è seguire e rispettare la natura di chi ami, anche quando questo significa perderlo…” concluse, prendendogli la mano. Si addolcì di colpo, perché realizzò che quello era l’atto finale, e il dolore prevalse sulla rabbia. Si avvicinarono in quel momento, e fronte contro fronte Lor le sussurrò piano “Non dirmi che devo lasciarti andare, io non posso farlo Ali, ti prego…” facendola tremare per quella tenerezza. Non era felice di impartire quell’enorme dolore ad entrambi, ma non c’era altro modo.
“Sarai felice…” sussurrò piano, ma una lacrima la tradì e in quel momento lo chef devastato non potè trattenere le sue lacrime, e fissandola negli occhi bisbigliò pianissimo “Mai senza di te Alis. Non potrò mai essere felice…”
Alice lo strinse forte in quel momento, consapevole che fosse probabilmente l’ultima volta che si abbracciavano fondendo le loro anime, e senza guardarlo fece un lunghissimo discorso d’addio che gli spezzò il cuore.
“Non lo sai ora, ma sarai felice. Troverai il tuo equilibrio tra cucina e parrucchiere, come prima di conoscermi. Potrai parlare con i tuoi migliori amici senza dover inserire me in ogni conversazione. Potrai usare la mia parte del letto e avrai sempre le tue cose in ordine. Nessuno ti cucinerà cene improvvisate e di dubbio gusto. E poi troverai qualcuno…” si dovette fermare in quel momento perché la sola idea la devastava e lui ripetè in un sussurro un “mai Alis, mai” facendola tremare.
“...e invece sì, mi dimenticherai e andrai avanti felice nella tua vita e io sarò sempre felice per te, perché il fatto che non siamo fatti per stare insieme non significa che io non ti ami e che non voglia il meglio per te…”concluse in lacrime, mentre lui la stringeva fortissimo.
“E’ solo che…il meglio non sono io. Il meglio è qualcuna che ti lascerà libero e…” non riuscì a finire quella frase, perché il pianto la soffocò per un attimo, spingendo lui a stringerla ancora di più.
“Non lasciarmi Alis, per favore…” provò a dire con il cuore sottosopra ma lei sorrise tra le lacrime e fissandolo con splendidi occhioni sorrise e rispose “tanto ci rivedremo chef. E sarà molto complesso non finire l’uno tra le braccia dell’altra, ma i nostri destini sono intrecciati, quindi finiremo per incontrarci ancora…”
“Certo che sì, perché siamo legati dal filo rosso del destino e non si sfugge…”provò a dirle un po’ più tranquillo. Aveva interpretato le parole di Alice come una specie di richiesta di pausa e questo lo aveva calmato.
“Mi mancherai…” sussurrò accarezzandogli il viso e Lor con un sorriso rispose che per lui era la stessa cosa, facendola sorridere.
“Ci risentiremo e rivedremo quando avremo avuto il tempo di metabolizzare tutto quello che ci è successo…”concluse Alice, e lui ridendo rispose “Ci conto Alis…”facendola sorridere. Non era rimasto più nulla da dire, così la ragazza di Tokyo si asciugò le lacrime e lasciò la mano dell’unico uomo che avesse mai amato, ma Lor l’afferrò di nuovo e portandosela contro il suo corpo la baciò ancora, con un’intensità che la fece tremare completamente.
“ Io non sono bravo con queste cose sentimentali, non ti ho mai detto molto, ma se sta finendo, allora vale la pena di mettere le carte in tavola, e  tu, ma plume, sei pazza a pensare che io possa dimenticarti. Sei stata il mio primo amore, la mia migliore amica, persino mia sorella in alcuni momenti. Sai cose di me che non direi a nessuno, ma le hai sempre accettate e considerate normali, facendo sentire un po’ normale anche me. Non mi sono mai sentito a mio agio nel mondo Alis, ho sempre pensato che alcune cose non andassero in me e poi è arrivata la mia pazza ragazza di Tokyo, che mi ha fatto sentire compreso. E per quanto sesso abbia avuto nella mia vita, per quante conquiste e storie di una notte, nulla può avvicinarsi alla sensazione di avere una persona a casa che ti aspetta per stringerti, coccolarti, sapere come stai e cosa è successo nella tua giornata. Qualcuno che ti conosca e che ti accetti per quello che sei, anche quando fai degli errori, anche quando ti senti perso e fragile e non hai più niente. Perché l’intimità che abbiamo, quella sicurezza che ci permette di sentirci vulnerabili in presenza dell’altro, è più importante e preziosa di qualsiasi altra cosa al mondo. Perciò Alis quando dovrò scegliere dove tornare, in quale parte del mondo sentirmi a casa, protetto e sicuro, quel posto sarai sempre e solo tu… ” le sussurrò sistemandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio sinistro, e in quell’istante la povera Alice rimase senza parole troppo emozionata e ferita da quella confessione.
“…e quindi hai ragione, ci rivedremo, ma quando succederà non pensare neanche per un secondo che io possa averti dimenticata o sostituita, perché la mia ragazza di Tokyo è unica e impossibile da dimenticare…” concluse, e dopo un altro bacio si allontanarono, entrambi convinti di aver perso l’amore della loro vita.
Nota:
Eccoci qua cari amici, vicinissimi alla fine. Cosa pensate di questa rottura, vi sembra razionale? Fatevi sentire, se vi va, vi aspetto

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Capitolo 41
*** Capitolo 55 ***


Capitolo
 
Trascorsero cinque giorni, e furono lunghissimi. Lor continuava a chiedersi come diavolo potesse non sentirla più dopo tutto quello che avevano passato, era preoccupato per lei e aveva terribilmente bisogno di raccontarle quello che stava provando, ma lei era stata chiara: aveva bisogno di tempo.
George gli aveva spiegato che voleva spingerla a parlarne con uno psicologo, perché non stava affrontando un bel momento e il povero chef pieno di sensi di colpa si era offerto di pagarle la terapia, facendo solo sorridere suo cugino, che con una mano sulla spalla gli spiegò che era una procedura di routine, senza spese.
Tutti gli dicevano di doverla lasciare in pace, lei stessa rispondeva a monosillabi quando le scriveva, così Lor sistemò la sua valigia e decise di tornare a Parigi per un po’. Prima di andare via, però, voleva salutarla un’ultima volta e fare una carezza a quei due cani, che stava lasciando con lei insieme a tutti i suoi sogni sul futuro.
Alice era appena rientrata a casa di George per fare una doccia, quando suonò la porta e rimase senza fiato.
Era veramente bellissimo, con lo sguardo triste e quasi incerto e un sorriso sincero, ma non felice. Si abbracciarono per un secondo, perché era la cosa più normale del mondo, sarebbe stato strano il contrario e poi furono interrotti da quattro zampette invadenti che non volevano lasciargli un po’ di privacy. Lor le sorrise ancora, allora, e con un sospiro gli porse le chiavi che aveva nella tasca.
“Vai a casa Alis, ti lascerò in pace per un mesetto o due. Mi trasferisco a Parigi per seguire i lavori del ristorante…per me è più comodo…” spiegò, cercando di non dirle chiaramente che fino a quel momento era sempre tornato da Parigi solo per lei, mentre ora non aveva nessun motivo per rientrare in Scozia.
Alice lo fissò preoccupatissima, perché l’idea di non vederlo più per tanto tempo l’investì come uno tsunami. Dovette sforzarsi di restare calma, per qualche istante, ma non riuscì a rispondere e Lor continuò.
“…e quindi puoi stare a casa, non ti disturberò. Credo che lasciarti un tetto sulla testa  sia il minimo dopo tutto quello che abbiamo condiviso…”
Spiegò triste da morire, ma lei lo travolse di nuovo in un abbraccio e per qualche secondo non poterono parlare, poi lui bisbigliò piano “…dimmi che ci hai ripensato, che torni a casa con me…” facendola solo sospirare e scuotere la testa.
“Allora vado via, ok? Tu vai a casa se vuoi, così non sarai costretta a convivere con quel pervertito di mio cugino…” concluse, cercando di dissimulare la delusione, ma lei gli accarezzò soltanto le guance e disse piano “mi dispiace” dipingendogli di nuovo quello stranissimo sorriso malinconico in viso.
“Questo era veramente un addio?” gli scrisse di getto, appena la sua macchina si allontanò dal vialetto di casa Dubois, e Lor rispose solo che avrebbe dovuto deciderlo lei, asciugandosi un paio di lacrime. A decidere, in realtà, fu il destino.
Tre settimane dopo la partenza di Lor per Parigi, tutto il gruppo di amici era all’Ai’s Little place, perché Matt aveva convocato una riunione di emergenza. Alice era ancora sottosopra, troppo frastornata per sentire dolore, ma troppo triste per sorridere. “Spaventava i ragazzini” per usare le parole di Charlie, ma resisteva. Mille volte aveva avuto voglia di chiamarlo, e altre mille lui aveva chiamato lei, ma c’era un assurda barriera di imbarazzo e non detto tra loro che faceva male.
“Ali…possiamo videochiamare Lor?” chiese Matt più entusiasta del solito e lei si strinse nelle spalle, ma scappò a truccarsi perché non voleva sembrare un fantasma.
“Insomma…” annunciò raggiante il giovane Dubois a tutti i suoi amici riuniti in cerchio e a suo fratello che era in divisa da chef “…aspettiamo un bambino e ci sposiamo…”.
Alice provò un brivido per quelle parole, senza sapere neanche esattamente perché. Mille pensieri le affollarono la testa in quel momento: potevano esserci loro a fare quell’annuncio, poteva essere lei quella incinta, invece la vita aveva deciso altro per loro, che ora a stento si parlavano.
“Hey…stai bene?” le chiese George, leggendole in viso lo smarrimento, e lei sorridendo annuì. Non aveva idea del perché le importasse, lei neanche era pronta ad avere un figlio! Eppure era difficilissimo affrontare quel momento, soprattutto da sola.
Lor, dall’altro lato del telefono, stava rincorrendo pensieri simili. Si chiedeva come diavolo fosse possibile che il suo fratellino fosse così entusiasta, non avesse nessuna paura. Era felice per lui, per entrambi in realtà, eppure un senso di amarezza lo disturbava. Gli disse solo “congratulazioni, sei un grande uomo!” e Matias gli sorrise in modo dolcissimo e luminoso, perché capì che per suo fratello era piuttosto complesso quel momento. Provò a parlargli, a dirgli che c’era per lui se ne aveva bisogno, ma Lor mandò un bacio ad entrambi e finse di dover tornare a lavoro.
Alice li abbracciò entrambi e fece le sue congratulazioni, sforzandosi di sembrare felicissima, ma era evidente che qualcosa le si era spezzato dentro. Ava si sentì molto in colpa per averle sbandierato in faccia quella felicità, ma tutti le spiegarono che non c’era assolutamente nulla di male in quel loro festeggiamento e la stessa Alice le disse che era molto felice per loro, con tanta sincerità. Festeggiarono fino a notte fonda, ma alle due sia Alice che Lor ubriachi finirono per piangere quel loro amore sulla spalla di due amici. Nessuno dei due riusciva a smettere di pensare a tutto quello che avrebbero potuto avere, ma avevano lasciato andare. Entrambi avevano mille rimpianti, e milioni di cose che avrebbero voluto fare diversamente. Lor era pentitissimo di averle detto di essere costretto a stare con lei, ma anche di essere andato via. Si era fatto prendere dal panico e dalla rabbia, soprattutto aveva influito la stupida frase del padre di Alice sul non vedere più Cristina, ma era stato un idiota ad andarsene via così, e ora l’aveva persa. Lei, invece, si struggeva per milioni di cose. Si chiedeva se lo avesse assillato troppo, se fosse stata una buona compagna o dove avesse sbagliato e aveva il cuore a pezzi.
“Mi basterebbe una sola possibilità Cris…non farei casino questa volta. Però la vita con me è sempre una stronza, e mi sbatte le porte in faccia…”le disse serissimo e Cristina sorridendo gli fece notare che la porta l’aveva sbattuta lui.
“…e più di una volta, eh Laurent. Perché non torni a Inverness? La incontri per strada con una scusa, le offri un caffè e magari riesci a parlarle davvero, ora che le ferite hanno smesso di sanguinare…”suggerì accarezzandogli i capelli, come una specie di mamma triste e Lor scosse solo la testa.
“Le ferite di chi avrebbero smesso di sanguinare, esattamente? Non funzionerebbe Cris. La vedo già tutte le notti, con mio figlio in braccio, con i cani, felice, triste…in tutti i modi, insomma. E mi basta sognarla per stare male da morire, immagina se la vedessi di persona…” le spiegò, ammettendo una cosa che non aveva mai detto ad anima viva, e che sciolse totalmente la sua migliore amica, che non potè non prendergli la mano.
“Laurent ti prego devi dirle questa cosa, questo cambia tutto…”spiegò lei speranzosa, ma confuso chiese a cosa si riferisse e poi scosse la testa sconsolato.
“…a questo punto temo che nulla di quello che potrei dirle cambierebbe le cose. Né che avevo scelto in taxi di chiamarlo Lucien o Lucille, perché mi piaceva l’idea che avesse le mie iniziali, né che per quindici minuti ho controllato i miei fondi d’investimento per capire come mettere da parte più soldi per il suo futuro…” spiegò portandosi le mani ai capelli e Cristina finse di ascoltarlo, ma scrisse un messaggio alla povera Alice che doveva sapere quella cosa.
“...E' che a me doveva capitare il fratello sbagliato, quello che non vuole nessun impegno! Perché sono così sfortunata con gli uomini, Georgie?” gli disse piangendo e lui con un sorriso le spiegò che semplicemente Alice adorava le tragedie.
“Dai…non era certo un segreto che Lor non volesse impegnarsi, solo tu potevi credere il contrario…”le spiegò alticcio e lei scosse solo la testa e incassò in silenzio le frasi sconnesse di George, fino a quando le arrivò un messaggio da una persona che stranamente era rimasta fuori da questa questione.
Cristina non le aveva scritto nulla in quelle settimane, aveva solo chiesto più volte come si sentisse. Alice si era chiesta come mai Lor non avesse chiesto alla sua migliore amica di intercedere in suo favore, ma poi aveva concluso che probabilmente anche la cara chef pensava che non fossero destinati a stare insieme. Invece Cristina stava solo riflettendo, aveva bisogno di capire bene la situazione prima di parlare con lei, per non darle false speranze, ma quella sera le apparve tutto chiarissimo.
“Hey Ali, non voglio toccare un argomento doloroso, perché ci sono passata anche io e so quanto male faccia, però vorrei che tu sapessi che mi ha appena detto di sognare te tutte le notti, anche con ‘suo figlio in braccio’. Penso che anche lui stia soffrendo quanto te, e non voglio difenderlo perché in molte cose è un bambino di cinque anni, in altre un coglione, ma…non pensare che non voglia diventare padre, perché non è così. E’ solo che, come sempre, la sua prima reazione è la fuga, lo ha fatto anche con te quando ha capito di essersi innamorato, lo sai. Poi ci pensa, si abitua all’idea, smette di avere paura e non scappa più. Gli serve tempo, però. Quindi se lo hai lasciato davvero per questo, per favore, pensaci.”  
“Cazzo!” bisbigliò Alice sconvolta e poi lesse il messaggio a George, che ridacchiando rispose solo “quindi forse ci eravamo sbagliati. Magari, dopotutto, il lieto fine esiste…” facendola sospirare.
Nota:
Ciao a tutti, come state? Siete contenti di questo aggiornamento? Siamo vicinissimi al finale...che ne pensate? Ci credete al lieto fine?

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Capitolo 42
*** Capitolo 56 e 57 ***


Capitolo
“Cosa c’entri tu con questa chiamata?” chiese Lor fissando Cristina, ma lei sorrise soltanto e uscì lasciandolo solo. Aveva il cuore a mille, ma quello di Alice stava scoppiando e gli lasciò giusto il tempo di dire “Ali…” prima di sussurrare piano “dimmi che non è finita…”.
Aveva capito, finalmente, che non c’era un reale motivo per chiudere quella storia e ora voleva solo sentirgli dire che la amava ancora.
“Lo sai Alis, per me non lo è…” sussurrò piano, chiudendo gli occhi, perché l’unica cosa che voleva era riaverla tra le braccia. Alice emise un lunghissimo sospiro di sollievo e sorrise. Voleva solo sentirsi dire che non era troppo tardi, che la amava ancora.
“Vuoi ancora stare con me Lo? Ci tieni ancora?” aggiunse, con il cuore in gola e Lor sorridendo rispose “Io ti amo ma plume, come mai nulla prima, e voglio tutto con te. Voglio vivere insieme, invecchiare insieme e darti ogni cosa. Voglio avere dei bambini con te Alis, con i tuoi capelli e i tuoi occhi e voglio crescerli insieme ai nostri mille cani, in un posto felice…”
Alice si sciolse letteralmente per quelle parole e un paio di lacrime le rigarono le guance.
“…ma per quanto desideri con tutta la mia anima avere te e tutto il resto, non posso dover rinunciare alla mia libertà. Non è così che dovrebbe essere…” le sussurrò serio, ferendola mostruosamente. Alice non capì, difficilmente avrebbe potuto perché, vedete, lei non sapeva nulla dei discorsi di Lor con suo padre. Interpretò quella frase come un “non posso stare con una sola persona” e rimase un secondo senza parole, prima che Lor le spiegasse quello che aveva nella testa.
“Io non posso dover annullare totalmente me stesso e la mia volontà per stare insieme a te, amore. Non posso dover chiedere il permesso se devo partire per lavoro, né sentirmi come se stessi facendo qualcosa di sporco o di sbagliato se vado a cena con Cristina, che ti adora e non vorrebbe mai farti del male. Non voglio essere costretto a scegliere tra te e lei, Alis, non è giusto…” spiegò contrito, perché chiaramente era la cosa che lo aveva spinto a fuggire la famosa sera.
“Ma perché mi tratti così? Ti ho mai fatto problemi?” sussurrò mortificata e lui le spiegò che non lo aveva fatto lei, ma qualcuno sì, alludendo palesemente a suo padre.
“E non lo farò, perchè non funziona così l’amore. A me non crea nessun problema che tu debba andare a Parigi, né che ci sia Cristina, le voglio bene e non mi sognerei mai di chiederti una cosa simile! Perché non ti fidi di me amore?” provò a dire dispiaciuta e Lor sorrise piano.
“Mi fido, mi fido. Però evidentemente tu non sai perché ero così sconvolto quella sera…” suggerì, con voce vellutata e Alice sussurrò un dolcissimo no, che lo fece morire.
“La tua famiglia a volte è davvero opprimente, amore. Tuo padre non ama il fatto che noi due viviamo insieme senza essere sposati…” provò a dire, ma lei ruggì “…e che si fotta. Anche lui viveva con la sua fidanzatina, nella casa di mia madre per altro, quindi non venisse a fare la morale a me!”
Sorrise in quel momento, e si chiese per quale motivo non le avesse parlato prima di quella cosa, perché Alice sembrava estremamente determinata a mandare al diavolo Neil.
“Non dirmi che sei andato via e che mi stavi lasciando per mio padre, Laurent, per favore!” concluse nervosa, e Lor sorrise per un secondo, perché era sempre piuttosto seccata quando lo chiamava con il nome per intero, e lei scoppiò come un fiume in piena. Ne aveva davvero abbastanza delle prepotenze del padre, che la trattava come una bambina, così furiosa disse a Lor che non avrebbe più parlato con nessuno della sua famiglia, che avrebbe chiuso con tutti, spingendolo ad intervenire.
“Ali non sono cattivi, calmati…” provò a dirle dolce, ma lei in quel momento scoppiò in un mare di lacrime e per qualche minuto non riuscì a dire nulla. Lor le disse alcune parole d'amore, perché faceva troppo male sentirla così, ma lei sussurrò solo “…io mi sono sempre incolpata di averti fatto scappare, di averti messo pressione o di aver fatto chissà cosa, ma non ero io!”
“Non eri tu…e l’ho realizzato in aeroporto, Alis, quando non sono riuscito a lasciarti” provò a dirle dispiaciuto, ma lei scosse la testa e si prese ancora qualche minuto.
“Ho sempre avuto il terrore di finire come Dug. Da sempre, eh. E quando è iniziato tutto ero molto sulla difensiva, perché mi dicevo ‘arriverà il momento in cui vorrà decidere della mia vita, ricattarmi o farmi del male e dovrò starci attento’. Insomma temevo di essermi innamorato di Alice e di ritrovarmi con Emily, pensavo che fosse l’unico tipo di rapporto possibile…” le spiegò dolce e lei scosse solo la testa sospirando.
“…ma passava il tempo e tu non mi ricattavi mai, non minacciavi, né vietavi, ed io non sapevo cosa aspettarmi da te. Le nostre liti non erano prove di forza, chiedevi scusa se necessario e accettavi le mie di scuse senza farmi penare o pretendere fiori o regali. Ero felice, ma temevo sempre che qualcosa avrebbe rovinato la nostra pace, trasformandoti…e così ho pensato che potesse essere il matrimonio o un bambino, e mi sono opposto fermamente a queste cose…” provò a spiegarle, aprendo finalmente a qualcuno quella parte della sua anima che teneva chiusa solo per sé.
“Io non voglio renderti infelice Lor…” sussurrò, e lui rispose deciso “…perché questo è l’amore. Mi sono chiesto per mesi se Emily e Sheryl fossero affettuose come te nei primi anni, mi sono letteralmente scervellato per ricordare, ma non ci riuscivo. E poi ti ho lasciata e tu invece di odiarmi e minacciarmi mi hai detto ‘aspetto un bambino, ma non tornare, prenditi del tempo per te’ ed io ho capito di aver sbagliato tutto e di aver lasciato il mio amore per una cosa stupida…”
“E io non sapevo nulla quindi…forse sono stata un po’ melodrammatica anche per i mille ormoni che avevo in circolo…” spiegò imbarazzata, facendolo sorridere.
“…ma tu vuoi ancora stare con me, Ali?” chiese con il cuore a mille e lei sussurrò solo che lo voleva più di tutto.
“Anche io…” aggiunse sospirando, perchè ci sperava davvero tanto. Alice, finalmente più tranquilla, giurò che avrebbero trovato una soluzione per il padre e gli altri problemi, facendolo sorridere. Lor non era certo che sarebbero riusciti a risolvere le questioni con Neil, temeva che avrebbero litigato e non lo voleva, ma forse era davvero l’unica soluzione possibile.
“Vieni da me domani? Posso guardare in quegli occhi verdi e cercare se è rimasto un po’ d’amore?” chiese tenera, flirtando chiaramente con lui, che ribattè che era stata lei a mandarlo via, quindi al massimo erano i suoi sentimenti ad essere in dubbio, facendola sorridere.
“Vieni, ti prego e controlla quello che vuoi…”gli disse pianissimo, facendolo sorridere.
“Non litigare con Neil, però…” chiese, dopo averle giurato in ogni modo che sarebbe tornato da lei e che l’amava, e lei rispose rigida che non poteva prometterlo, facendolo sbuffare.
“Mi inventerò una soluzione, ma tu non litigarci, prometti…” concluse lui serio, prima di coccolarla un po’ e giurarle che la amava.
“Vai a letto che domani vengo a prenderti…” concluse, dopo un’ora di coccole e Alice credette alle sue parole, ma qualcosa  cambiò i loro piani.
Capitolo
“Insomma nuovo look…” le disse serissimo Nico, squadrandola come per studiarla e Alice ridacchiando ripetè che aveva solo chiesto i capelli mossi per un matrimonio.
“Sì ma…devi rivederlo, no? Non vuoi colpirlo e dargli l’idea che non pensi più a lui?”
“Che hai voltato pagina e sei super figa e sexy?”
Chiesero Nico e la sua amica estetista Marisa, ma Alice con un sorriso malinconico rispose che non era affatto così.
 E poi fece uno sbaglio enorme, uno che Lor le aveva detto di non commettere: fissando il parrucchiere profondamente negli occhi gli disse serissima “Voglio che non riesca a smettere di pensare a me, quindi fa’ quello che credi, ma deve essere speciale…” facendolo sorridere in modo furbo.
Erano passati dieci giorni dall’annuncio di Matt e gli sposi erano riusciti a organizzare tutto in fretta e furia. La cerimonia si sarebbe tenuta a casa di Ava a Edimburgo, ma sarebbe stata molto informale e come invitati c’erano praticamente solo i familiari di lei.
“Ti prego, però, arriva domani Ali. Lo so che per te è complicato con il negozio, ma i genitori di Ava vogliono far conoscere le famiglie e hanno organizzato una cena per domani sera. Solo che i miei nonni non verranno perché sono contrari, Lor è a New York fino a mercoledì e…io ho solo te e George…” provò a chiederle agitato e lei sorridendo annuì. Glielo doveva, per tutte le volte che Matias aveva partecipato a quei loro drammi, e così aveva promesso di esserci.
“Cosa fa realmente in America?” aveva chiesto fingendosi distratta, ma Matias sapeva solo che stava facendo qualcosa per la società dei nonni e le aveva lanciato un sorriso tenerissimo.
“Quindi adesso la tua fidanzata americana ti impedisce di venire a supportare tuo fratello?” digitò in fretta, mentre Matt parlava, e lo inviò senza pensarci troppo, ma poi si chiese se avesse il diritto di chiedergli una cosa del genere, e si perse nella sua mente. Dopo quella famosa notte di chiarimenti, erano entrambi sereni. Non era mai stato così intenso tra loro, c’erano stati mille giuramenti d’amore, ma poi Lor non l’aveva raggiunta e lei era rimasta a chiedersi il senso di quella situazione. Si sentivano ogni giorno, ma lui era quasi sempre in viaggio e Alice non riusciva a capire. Lor le aveva detto che doveva sistemare delle questioni di famiglia, ma che moriva dalla voglia di rivederla, eppure non era mai stato a Inverness da lei, e quando Alice gli aveva chiesto se poteva raggiungerlo a Parigi aveva risposto che gli sarebbe piaciuto da morire, ma non era a Parigi.
“E’ solo fino al matrimonio, te lo giuro ma plume…” aveva concluso dolcissimo, e lei era rimasta estremamente perplessa per quei misteri.
“Non fare la gelosa, il mio cuore è sempre e solo tuo, lo sai…” le aveva risposto ridacchiando, ma lei aveva ribattuto che il problema non era solo il suo cuore, ma ciò che faceva anche con le sue parti intime, facendolo ridere. Voleva chiamarla, ma avrebbe sciupato la sorpresa, rivelandole dove si trovava, così decise di non farlo e di lasciarla per qualche ora a marinare in quella gelosia. Non aveva idea di cosa l’avesse spinta a credere alle sue parole, ma quando lo aveva chiamato, Alice era diversa e non sulla difensiva come le altre volte. Era finalmente lei, quella lei che lo faceva morire di dolcezza ed era stato difficilissimo non sciogliersi per le sue parole. Lor voleva raggiungerla il giorno dopo, aveva anche fatto la valigia, ma sua nonna lo aveva chiamato e una lunghissima faida familiare lo aveva portato lontano dalla sua ragazza di Tokyo. Così da dieci giorni pregustava il momento in cui l’avrebbe rivista e tutto sarebbe tornato al suo posto.
Alice si distrasse, pensando a lui, a come sarebbe andato quel loro incontro. Si sarebbero rivisti comunque al matrimonio, quindi non c’era tempo di parlare troppo, ma potevano dormire insieme almeno. Aveva comprato un vestito bellissimo, perché per qualche motivo Lor le aveva detto che doveva essere elegantissima, che era fondamentale, e lei aveva deciso di accettare. Nico, però, era di un’altra idea.
Alice lo lasciò lavorare, non badò neanche a quanti capelli le stesse tagliando, né al sorriso assassino con cui mescolava i colori. Per parte del tempo Marisa la sottopose alla laminazione ciglia, quindi aveva gli occhi chiusi, ed era distratta, ma quando si toccò la testa notò che erano molto più corti di prima.
“Oh Alice, tu sei una da mezze lunghezze, non da capelli lunghissimi. Non ti valorizzavano…” le spiegò e lei pensò che ci potesse stare, che era un cambiamento, ma quando vide il risultato finale strabuzzò gli occhi.
“Sono…rosa?” chiese confusa, accarezzandosi quei riccioli che a stento le toccavano le spalle, che avevano migliaia di piccole ciocche di una serie di tonalità diverse, tra l’arancione e il rosa, e Nico sorrise maliziosamente in risposta.
“Solo in piccola parte, amore. Sei una bomba, con quelle lunghissime e nerissime ciglia da cerbiatta e i capelli che finalmente rispecchiano chi sei Alice Mac Neil: un’artista. Tu non sei piatta e noiosa, non ti vesti in modo noioso, e solo i tuoi capelli lo erano, ma finalmente ci ha pensato zio Nick…” le spiegò entusiasta.
Alice trovò che fosse tutto un po’ troppo, ma il taglio e l’acconciatura erano fantastici, e quando Nico le giurò che il colore sarebbe sbiadito con il tempo si tranquillizzò e riuscì ad abituarsi al cambiamento, che non le dispiacque poi troppo. Non era un rosa chiaro, ma una tonalità che si armonizzava abbastanza bene con il suo arancione ed erano piccole ciocche, quindi non sembrava così strano. Forse.
“Sembri Sakura Alice…” gli disse caustico George, incontrandola in aeroporto e Alice sospirò e basta, chiedendosi se gli sarebbe piaciuta. Lor non era uno da cambiamenti estremi, e sicuramente si sarebbe risentito, perché le aveva raccomandato tanto di essere elegante. Lo era, però, ed era anche carina, quindi si ripetè mille volte “positività”, ma quando Lor non visualizzò la foto che gli aveva inviato morì.
Battibeccarono per tutto il viaggio, come loro solito, ma quando George le chiese di Lor, cambiò totalmente tono.
“Che delusione, non riesce neanche a venire a conoscere la famiglia della cognata…” ruggì rigidissimo, ma Alice gli spiegò che stava facendo qualcosa con i nonni, peggiorando ancora di più la situazione.
“Quei due culi rinsecchiti che si rifiutano persino di venire al matrimonio del nipote non meritano nulla, gliel’ho detto a brutto muso!” ruggì concludendo, ma Alice pensò che forse Lor stesse cercando di mettere pace, e provò a spiegarglielo, ma beccò solo altri commenti offesi in cambio.
George continuò a parlare male dei nonni per tutto il viaggio, ma per fortuna decise di non farlo quando si trovò davanti Matt in aeroporto, che li abbracciò forte e ringraziò tantissimo.
“Sono strana?” chiese Alice mortificata, ma lui con un sorriso molto dolce rispose solo che era carina e originale, facendola sorridere. Alice aveva indossato un carinissimo vestito nero per l’occasione, ed era molto elegante, anche se con quei capelli strani. Strinse la sposa con tantissimo affetto, sorrise e fu gentile con tutti, ma dovette spiegare almeno cinquanta volte di non essere la fidanzata di George.
“Sono un’amica” spiegava con un bel sorriso cortese, che si era esercitata a fare per ore, ma George e Matt puntualizzavano sempre che era la ex del fratello dello sposo, facendola innervosire.
E poi, proprio quando Alice stufa portò per un attimo fuori i due per rimproverarli, accadde una cosa che nessuno si aspettava. Il sole stava calando, e una macchina si avvicinò fin troppo a loro. Matt disse solo “che strano…” perché non aspettavano più nessuno, ma Alice si sciolse quando lui scese da quell’auto. Era letteralmente la perfezione in persona: elegantissimo con un completo scuro, i capelli perfettamente in ordine, e un sorriso languidissimo.
“I tuoi capelli!” le urlò incredulo scendendo dalla macchina, con un sorriso bellissimo, ma Alice non potè raggiungerlo, perché c’era qualcuno in auto con lui e in quel momento un omino aprì la portiera posteriore, facendo dire solo “NO!” sorpreso a George e Matt.
Lor fece un occhiolino con il suo solito fare affascinante, e aprendo la portiera anteriore aiutò una bellissima signora in bianco a scendere dall’auto, dandole poi il braccio per il resto del tempo.
“Nonna!” ruggirono in coro Matt e George, che non avevano visto arrivare quella cosa, e mentre la rigidissima signora Dubois rimproverava i suoi giovani nipoti, qualcuno abbracciava finalmente il suo amore.
Nota:
Ciao a tutti, allora siete pronti per il gran finale? Contenti di questa apertura tra loro? Penso che tutto si concluderà con la mia prossima pubblicazione...contenti? Vi aspetto!

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Capitolo 43
*** Capitolo 58 ***


Capitolo
“Lo sapevo che li avresti portati, ne ero certa!”urlò entusiasta, lanciando uno sguardo di vittoria al seccatissimo a George, mentre correva verso di lui.
 Lo chef, con l’anima in subbuglio, non aveva troppa voglia di parlare dei nonni in quel momento, perciò mormorò a denti stretti “sì, mi hanno praticamente ricattato per essere qui, ma pazienza…”
Provò a chiedergli di più, ma lui era troppo scocciato per quella situazione e non aveva voglia di parlarne, così la avvolse in un dolcissimo abbraccio, facendole dire solo un “finalmente!”.
“E’ così bello tenerti qui, amore. Ho i brividi…” gli sussurrò, mentre la stringeva al petto, e Lor provò a dire qualcosa, ma era completamente sciolto e incapace di dare una risposta che non fosse un sorriso.
“Nico ha esagerato stavolta, e mi toccherà fargli un discorsetto…” disse piano,prendendole una ciocca di capelli tra le dita.
“Sono strana?” chiese un po’ mortificata, sollevando il viso dal suo petto, e Lor pensò “quando non lo sei?” ma sorridendo scosse la testa e la rassicurò. Alice arrossì per tutti quei complimenti e non riuscì a trattenersi: si avvicinò tanto al suo viso da fargli venire il cuore in gola. Sembrava che volesse baciarlo e Lor pensò “ci siamo quasi”, ma quando lei strusciò il naso contro il suo, un moto di affetto nei suoi confronti lo invase.
Era strano il loro rapporto: Lor provava per lei una vastissima gamma di sentimenti. Non era solo amore, né solo sesso. Era affetto, complicità, tenerezza e anche un’enorme gratitudine. Perché in fondo Lor Dubois non sarebbe stato l’uomo che era se non avesse incrociato quei piccoli occhi nel suo cammino, questo era chiaro.
“Ciao Alis…” sussurrò piano, fissando le sue labbra con sguardo da predatore. Le desiderava, voleva leccarle piano, baciarle e poi mordere piano il suo labbro inferiore. Strusciare il naso contro il suo era una coccola, un gesto che faceva sempre quando aveva voglia di affetto, per cui le diceva che sembrava una gattina. Non si aspettava di ritrovarla così dolce, ma la povera ragazza di Tokyo aveva troppo sentito la sua mancanza per trattenersi.
In quei lunghi giorni di terapia aveva spesso parlato della loro storia con la psicologa, che non si era espressa, ma aveva lasciato che tirasse fuori tutto quello che aveva dentro. E dentro, la cara Alice, aveva una voragine provocata dalla sua assenza.
“Mi sei mancato…” sussurrò accarezzandogli le labbra, così vicina eppure timorosa di baciarle e lui con il cuore in tormenta rispose “non hai idea Alice di cosa sia stato per me vivere senza di te…davvero non hai idea…”
Volevano dirsi mille cose, ed entrambi avevano bisogno di sentire rassicurazioni sui sentimenti dell’altro, ma furono interrotti. Alice non capì neanche che stessero parlando con lui, perché la frase era in francese, ma Lor scocciato sospirò e prendendola per mano si girò e disse piano all’algida nonna “Sì, lei è la mia Alice. Non parlarle in francese, per favore, perché non lo capisce…”
“Oh ta Alis…” rispose Madame Diane con un sorrisetto e Alice si sentì letteralmente squadrare da quella donna così bella ed elegante. Per un attimo si chiese se ogni cosa in lei fosse completamente sbagliata, perché era così che le donne perfette la facevano sentire, ma cercò di sorridere cortesemente. Diane continuò a parlare in francese, e involontariamente Lor strinse più forte la mano della sua amata. Fu un attimo: cercò le parole per non far capire ad Alice quello che stava succedendo, perché non voleva che capisse quanto sgradevole sapesse essere sua nonna, ma qualcuno si intromise.
“Oh ma vaffanculo!” ruggì George che aveva capito benissimo e in quel momento Lor lo fissò scuotendo solo la testa, ma il giovane dottore aveva un temperamento troppo sanguigno per ascoltare suo cugino.
“Davvero le permetti di giudicarla solo perché indossa il colore sbagliato?” aggiunse con le guance arrossate. Alice allora si mortificò, chiedendosi cosa avesse di sbagliato il nero. Lor, però, spiegò rigido che poteva gestire un Dubois per volta, e o si occupava dei capricci della nonna o delle ire del caro cugino.
“Fanculo anche tu!” ruggì in risposta George, voltando loro le spalle e allontanandosi. Aveva milioni di motivi di risentimento nei confronti di quei nonni, che dimenticavano sempre della sua esistenza, mentre pendevano dalle labbra di Laurent, eppure non erano loro a renderlo così pieno di rabbia.
 George non voleva che qualcuno facesse del male ad Alice, né che ne parlasse male. Nel tempo la rossa era diventata come una sorella per lui, che per un po’ aveva dovuto gestire anche una colossale cotta per lei. Non pensava di poter essere altro che il suo migliore amico e lo accettava, malgrado non fosse esattamente ciò che aveva nel cuore. Voleva che lei fosse felice, però. Sapeva che Alice pensava di poterlo essere solo con suo cugino, però ci teneva davvero che lui si meritasse quell’amore così puro e incondizionato e non era certo che fosse così.
“Che bello conoscerti Alice, sono tremendamente emozionato. Non è cosa di tutti i giorni conoscere una fidanzata di Laurent, ormai mi ero rassegnato a saperlo scapolo a vita…” confessò nonno Maurice, cercando di essere gentile e divertente.
“Sì, piacere cara…” commentò Diane frettolosamente, per poi prendere sottobraccio Matias e rimproverarlo entrando insieme a lui.
“Vi lasciamo un po’ di privacy fidanzatini…” concluse Maurice, facendo un occhiolino al nipote che sorrise soltanto scuotendo la testa.
“Che ha di male il mio vestito?” chiese Alice mortificata una volta soli e Lor ridendo le spiegò che era bellissimo e molto sexy anche.
“…ma mia nonna è un personaggio complicato Alis. Pensavi davvero che ci potesse essere un Dubois sano di mente?”ribatté divertito, strappandole un mezzo sorriso. Era davvero fastidioso vederla così dispiaciuta per uno stupido vestito, e l’ultima cosa che voleva al mondo Lor era provocarle un dispiacere, ma lei insistette ancora, così fu costretto a vuotare il sacco.
“Ha sangue blu Alis, discende da non so quale duca d’Orléans e si comporta come se fosse la fottuta regina d’Inghilterra! Ci tiene tantissimo a tutte queste formalità, ha milioni di regole sull’abbigliamento, e… vuole che indossiamo il nero solo per il lutto.”
 Alice assunse un’espressione letteralmente sconvolta e lo fece sentire in colpa.
“Cazzo!” mormorò, perché aveva anche il vestito per il matrimonio nero. Iniziò a cercare migliaia di giustificazioni, ma Lor ridendo le mise un dito sulle labbra per farla calmare per un secondo, e i loro universi impattarono l’uno contro l’altro in uno sguardo.
 “A me non interessa il colore del tuo vestito. Se ti senti a disagio, ne compreremo un altro per il matrimonio, ma per me vai bene in tutti i modi. Trovo le sue regole assurde, pensa che da ragazzino potevo infilarmi in qualsiasi rissa ma non indossare il nero con il blu o avere i capelli in disordine. Lo capisci quanto sia folle?”
Alice sorrise soltanto imbarazzata e lui concluse con sguardo famelico “…e comunque il mio obiettivo è toglierti questo vestito nero, quindi…”
“…ma ho anche l’intimo nero!” rispose divertita e Lor scoppiò in una risata e la strinse fortissimo. Baciandole la testa chiese dolce “…quando sei tornata dolce? Quando hai smesso di odiarmi?” facendola sorridere.
“E chi sarebbe mai fisicamente in grado di odiarti, Laurent?” chiese fissandolo negli occhi profondamente e lui, strusciando il naso contro la sua guancia, ribattè “lo sai a cosa mi riferisco…”
“Non lo so…”provò a dire, tramortita dal fascino e dalla tenerezza di lui, che baciandole la fronte aggiunse “…quando hai deciso di volermi di nuovo nella tua vita?”
“Non penso di aver mai smesso di volerti, ma avevo bisogno di spazio per capire quello che ci stava succedendo. Credo che il fatto di non poterti vedere ha sicuramente influito sulla mia decisione, perché non hai idea di quanto tu mi sia mancato. Quando mi hai detto che saresti andato a Parigi per mesi, qualcosa dentro di me ha urlato solo ‘NO!’ perché sapevo che non sarei riuscita a stare senza di te…” spiegò, accarezzandogli il viso e Lor le sorrise molto emozionato.
“Avresti dovuto dirmelo, perché non sarei mai partito…” provò a dirle, accarezzandole la guancia, ma Alice sorridendo spiegò che aveva gli ormoni a mille in quel periodo, era arrabbiatissima, depressa e ‘immensamente affamata’ quindi non ragionava lucidamente.
“E ogni volta che ti chiamavo, dopo ore ed ore di compromessi con me stessa, con l’orgoglio e il cuore, provavo a dirti che i miei sentimenti erano gli stessi, ma non ci riuscivo…”
“Perché eri sulla difensiva e credevi che non volessi un futuro insieme?” chiese Lor, vicinissimo alle sue labbra e lei annuì soltanto senza fiato.
 “…e poi scommetto che è cambiato tutto quando Cris ti ha detto che ti sognavo con il nostro bambino in braccio…”
Quelle parole la fecero letteralmente rabbrividire. Non aveva idea di quando fosse successo, ma in quel momento l’immagine di loro due con un bambino le fece scoppiare dentro un’emozione tanto forte da sconvolgerla totalmente. Annuì senza fiato, provocando un sorriso splendido di Lor, che baciandole la fronte sussurrò “ti giuro che è così, che non potevo smettere di sognarlo. E mi spaventava vergognosamente, ma mi rendeva anche felice e completo…”
In quel momento, allora, la piccola ragazza di Tokyo non riuscì a trattenersi e finalmente gli regalò quel bacio che lui tanto voleva. Si godette tutto: la morbidezza delle sue labbra, il sapore della sua bocca e quella lingua che lo stava facendo letteralmente morire.
“Io non sono pronta adesso…” tirò fuori, subito dopo il bacio e Lor, che in quel momento non sapeva neanche il suo nome, la fissò interdetto.
“Non voglio sposarmi ora, o avere un figlio. Vorrei solo che tu mi dicessi che prima o poi lo vorrai anche tu…” bisbigliò piano, fissando di nuovo le sue labbra perché le desiderava più di tutto e Lor annuì e le spiegò che era assolutamente così, baciandola di nuovo. Per qualche istante la passione li accecò totalmente e Lor la spinse contro il muro, cercando di toccare tutto il suo corpo. Aveva bisogno di sentirla, di sapere che era reale quello che gli stava accadendo e non l’ennesima fantasia, perciò continuava ad afferrarla letteralmente.  Poi però, la povera Ava imbarazzatissima giunse a separarli ed entrambi rientrarono con le guance arrossate e un sorriso bellissimo.
Chef Dubois si presentò con tutti in modo molto formale, e fu gentile e brillante, come al solito, ma non lasciò per un secondo la mano di quella che presentava come la sua compagna, lasciando i parenti di Ava molto perplessi.
“Ah, state insieme? Perché l’avevano presentata come tua ex…” chiese una cugina della sposa un po’ dispiaciuta e Lor annuì serissimo, spiegando che avevano un rapporto litigioso, ma si amavano molto. Suo nonno diede una gomitata alla nonna per quella frase, ed entrambi si fissarono con un sorriso compiaciuto.
Fu una cena lunga e anche divertente per alcuni versi, ma ricca di emozioni. Alice si divertì tanto con la famiglia di Ava, che era molto alla mano, e anche con nonno Maurice, che voleva in tutti i modi fare amicizia con lei. Era un ometto francese non troppo alto e con pochi capelli biondi, non aveva nulla in comune con i suoi bellissimi nipoti, eppure Alice sentì di piacergli e sorrise, stringendo la mano di Lor che di tanto in tanto si incupiva.
 Al momento del brindisi nonno Maurice, emozionato come un ragazzino, si alzò e regalò pubblicamente a Matt i gemelli che aveva indossato per il matrimonio con Diane, spiegando che li aveva promessi al primo dei suoi ragazzi che avesse deciso di sposarsi, ma non avrebbe mai potuto immaginare che sarebbero andati al piccolino di casa. Incoraggiato dall’entusiasmo della famiglia di Ava, si lanciò in una serie di racconti sull’infanzia di quel ragazzo così tranquillo e dolce.
“…e giovane…” commentò Diane in francese, estremamente seccata, ma Lor la fulminò soltanto con lo sguardo e scosse la testa con disappunto. La cara nonna era molto arrabbiata con Matias e lo aveva comunicato immediatamente a suo fratello, intimandogli di fare qualcosa. Lor aveva mediato tra loro, spiegando che i due ragazzi si amavano molto, che erano perfetti insieme, ma non l’aveva convinta. La verità era che lo stesso chef aveva delle remore su quel matrimonio, perché erano effettivamente troppo giovani e si conoscevano da pochi anni, eppure si era assunto il compito di difenderlo davanti alla terribile nonna. Era corso da lei, malgrado avesse soltanto voglia di stare con Alice. Aveva dovuto subire i suoi capricci per convincerla ad essere lì. Se fosse dipeso da lui se ne sarebbe totalmente fregato dell’approvazione di quella rigidissima matriarca, ma sapeva che per suo fratello, che non aveva mai avuto altra famiglia che quei due vecchietti, contava molto e aveva voluto regalargliela.
Diane, però, era estremamente contrariata. Temeva che la giovane Ava avesse adocchiato il patrimonio di famiglia e che l’ingenuo Matias si fosse fatto circuire da questa biondina. Aveva sparlato di loro per ore, e sia Lor che il nonno avevano provato a zittirla, ma con scarsi risultati. Poi, prima di arrivare a casa di Ava aveva fatto notare che Matias era esattamente come suo padre, e stava per sposarsi troppo giovane con una che conosceva troppo poco. Lor aveva solo ingoiato la saliva, perché conosceva quelle vecchie ruggini, ma detestava sentir parlare male di sua madre. Voleva stare calmo, però, e dirgliene quattro dopo il matrimonio, eppure non era sicuro di riuscire a trattenersi. Quando poi Diane aveva aggiunto che “almeno lui era abbastanza sensato da non sposare la prima fidanzatina della sua vita” non era riuscito a trattenersi.
“…avrei dovuto, invece…” commentò, incuriosendo il nonno e lasciando inorridita la nonna. Lor raccontò tutto quello che era successo con Alice, e concluse con “…ma è l’amore della mia vita, la futura madre dei tuoi nipoti e sto andando a riprendermela.”
“Laurent, ti prego non puoi essere così irrazionale anche tu” spiegò Diane scocciata, ma lui scosse la testa e chiese cosa volesse dire.
“Non puoi sposare una ragazzina che conosci appena e che chissà cosa diavolo vuole da noi!” ruggì serissima, e Lor scoppiò in una fragorosa risata, mentre il nonno invitava sua moglie a non essere così malfidata.
“Già, la conosco ‘appena’ da una quindicina d’anni, cosa vuoi che sappia di lei…” commentò acido, facendo sorridere Maurice, che faceva il tifo per lui.
“E’ una Mac Neil, hai presente? La sorella di Dug. Quindi ogni insinuazione su quello che lei possa ‘volere’ da me, è solo vile e offensiva…” concluse rigido, lasciando Diane perplessa. Una Mac Neil era, oggettivamente, un buon partito e questo la rassicurò per qualche minuto.
 “Quindi ti chiederei di non fare le tue solite scene, ma se non riesci a trattenerti, pazienza. Sappi solo che qualunque cosa tu dirai o farai, non mi farà cambiare idea, perché lei è la persona giusta per me…” lasciando di stucco la povera Diane.
Ora se ne stava lì a osservare quelle due ragazzine, ma con fare molto irritato. Non sapeva nulla di Alice, se non che il suo aspetto non era conforme a quello di una ragazza del suo status sociale. Era evidente, però, che fosse innamorata di Lor e che lui ricambiasse quei sentimenti, perciò Diane si calmò per qualche minuto. Di certo non si poteva accusare una Mac Neil di essere un’arrampicatrice sociale, al massimo di volere un po’ del prestigio della famiglia Dubois. Quella ragazzina che scherzava con George e Lor in modo chiassoso, però, non le parve il tipo interessato al prestigio sociale.
“Matias è il bravo ragazzo della famiglia” continuò nonno Maurice, facendo solo ridere gli altri due che gli applaudirono contenti. Lor fu davvero felice di aver portato quei due vecchietti testardi a quel matrimonio, perché suo fratello era davvero emozionato e felice come non lo aveva mai visto.
  Quando poi le simpatiche zie della sposa, un po’ alticce, insisterono per far partire un karaoke Lor pensò soltanto che sua nonna avrebbe avuto un infarto, ma rimase a ridacchiare mano nella mano con lei.
“Adesso è il momento di fumare…” spiegò Ava, prendendo Matt e gli altri per il braccio e trascinandoli sotto il pergolato esterno della casa, mentre sua zia intonava una canzone di Prince.
“Qualcuno dovrebbe salvare i nonni…”Osservò Matt timidamente, ma Lor appoggiato sul petto della sua Alice ruggì “ben gli sta!” facendo ridere gli altri.
“E’ colpa loro se non ci siamo visti prima, no?”chiese accarezzandolo, e lui annuì e spiegò che lo avevano costretto a gestire delle cose al posto del nonno, per graziarli della loro presenza, facendo inorridire gli altri due.
“Grazie, però…” gli disse piano Matias sorridendo e Lor sussurrò che ne era valsa la pena ricambiando il sorriso.
“Sei stato veramente strardinario…” sussurrò piano Alice, infilando le dita nei suoi capelli e lui rispose piano “più o meno del solito?” facendola ridere. Era veramente arrogante quando voleva, ma anche incredibilmente affascinante, così Alice non riuscì a trattenersi e iniziò a baciarlo con un po’ troppa passione.
“Per l’amor del cielo Ava dai una stanza a questi due…” ruggì George scocciato, ma Lor facendogli il terzo dito rispose “ce l’abbiamo una stanza. Una suite luna di miele, ad essere precisi. Pensavi che volessi fare pace con il mio amore su un divano?” ribattè seccato e Alice felice gli chiese spiegazioni, perdendosi con lui in piani molto romantici per la serata.
“Insomma è finito il momento ‘ci amiamo ma non possiamo stare insieme’? Avete risolto tutto?” insistette George e lo chef le disse dolce “sta chiedendo a te, eh, perché io ho sempre desiderato soltanto di stare con la mia piccola piuma…”facendola sorridere.
“Diciamo che è complicato…” rispose, spingendolo a fissarla confuso.
“…ma io penso di aver trovato due o tre soluzioni ai nostri problemi…” concluse con un sorriso furbo, che fece dire allo chef soltanto “Mi piace”.
“E andrete a vivere a Parigi? Mi lascerai finalmente la fumetteria?” chiese di nuovo George, ma lei non ci aveva mai pensato e Lor sospirò. Era una cosa personale e non voleva deciderla davanti a loro, ma le disse piano “…posso fare da pendolare se ci tieni a restare a casa, ma ho bisogno di stare a Parigi per un po’ Ali. Stiamo lanciando il ristorante, abbiamo una serie di debiti e non posso rischiare che vada male…”
“Parigi sia…” concluse decisa, fissandolo con occhi innamorati. Aveva già messo in conto che fare pace con lui potesse comprendere quell’opzione, perché sapeva del suo ristorante e capiva che fosse un momento delicato.
“Temporaneamente, però…” aggiunse e lui sorridendo annuì e ripetè “temporaneamente” facendola sorridere.
“Però mi porti a Las Vegas, prima…” spiegò divertita e Lor rispose che l’avrebbe portata ovunque lei volesse, baciandola ancora una volta.
“Io vi auguro davvero di essere felici. Perché siete un po’ come una lampadina e una batteria voi due: da soli non fate nulla, ma il vostro amore, quando siete insieme illumina una stanza!” spiegò dolce Ava, facendo sorridere entrambi e beccandosi un dolcissimo abbraccio di Alice.
“Speriamo davvero che funzioni…” concluse George, che comunque non riusciva ad essere seccato vedendo lei così felice.
“Funzionerà…piuttosto cosa facciamo per l’ultima notte da scapoli di questi due?” concluse Alice divertita e tutti si misero a fare piani.

Nota:
Ciao a tutti. Per prima cosa voglio ringraziarvi perchè il numero di lettori di questa storia è veramente folle! So di non meritarmelo e vorrei abbracciarvi tutti per avermi dedicato un po' del vostro prezioso tempo. Ci tengo a ringraziare soprattutto tutti coloro che mi hanno scritto privatamente per mostrare solidarietà in questo periodo. Siete tutti personcine speciali. Mi dispiace, so di non offrirvi la migliore delle esperienze di lettura perchè questa storia è ricca di refusi e ripetizioni e questo mi ha mandato fortemente in crisi nell'ultimo mese. Ogni volta che provavo a iniziare il finale rimanevo bloccata per timore di fare errori. Purtroppo, però, come praticamente tutti gli autori di efp, tra lavoro, famiglia, cane e vita non ho mai il tempo giusto per editare e sistemare le mie storie. Perciò mi scuso per gli errori e spero che non penalizzino troppo il vostro momento relax.
Detto questo...vi siete emozionati per questa riappacificazione? Avete un'idea di cosa succederà nel finale?
Vi abbraccio tutti e spero di sentirvi.

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Capitolo 44
*** Capitolo 59 e 60 ***


 

Ci volle un po’ per organizzare l’addio al celibato e nubilato degli sposi e Lor era assolutamente scocciatissimo. Voleva una serata romantica con lei, non riusciva a pensare ad altro, eppure c’erano mille cose da organizzare e sembrava che tutto dovesse essere fatto quella notte. Poi, proprio quando sembrava tutto sistemato e i due piccioncini stavano pregustando un po’ di privacy, la dolce sposa lanciò una stoccata abbastanza importante. La cara Ava aveva provato a parlarne con Matias per un po’, ma i continui impegni di Lor avevano spinto suo fratello a spiegare alla sua donna e a tutta la famiglia di lei che lo chef più famoso e talentuoso della Scozia non poteva essere disponibile per il matrimonio. Così a malincuore avevano prenotato un catering, ma la presenza dello chef a quella cena aveva sollevato parecchio interesse.
“Lor scusami, se non ti scoccia, potresti darci un’opinione sul menu per il pranzo?” provò a dirgli, sfoderando uno sguardo da cerbiatto innocente. Lor pensò solo “adesso devo fare questa cosa?!” ma cercò di non mostrare il suo disappunto e sorridendo annuì, avvicinandosi alla sposa per analizzare quel volantino che ora gli stava porgendo.
“Certo che sei veramente autolesionista, eh…” commentò George divertito e Alice ridacchiando sollevò un sopracciglio e spiegò che probabilmente avrebbe criticato amaramente quel pranzo, quindi era una mossa furba chiedere un suo parere prima.
“…così conoscerete già tutte le sue lamentele e non vi rovinerà più di tanto il matrimonio, astuto!” concluse George e in quel momento lo chef spazientito intimò ad entrambi di smettere, perché quella loro associazione a delinquere era piuttosto irritante, ma poi lo vide: Alice stava finalmente sorridendo di cuore. Era felice, per la prima volta in tanto tempo, e in quel momento sentì davvero che tutti i suoi sbagli erano stati perdonati.
“…hai il sorriso più bello del mondo, lo sai?” le disse con un’espressione compiaciuta, facendola sorridere ancora di più, mentre George scuoteva la testa scocciato.
“…ma lo sai che non ti permetterò di essere troppo critico con il cibo del catering, vero?” ribattè per punzecchiarlo.
 “sono quello che sono…”sentenziò ridendo, facendola ridere ancora.
Come previsto da tutti in quel giardino, dopo due minuti di lettura del menu Lor sospirò e scosse la testa scocciato.
“…avete scelto voi i piatti?” chiese con quel solito fare indagatore da ispettore di polizia che vuole accusarti di un delitto, e Matt annuì spiegando che avevano selezionato tra quelli disponibili, ricevendo un cenno della testa come risposta.
“…viene dagli anni ’90 questo menu…” commentò cercando di non sembrare antipatico, perché stava provando ad aiutarli. Gli sposi misero su un’espressione piuttosto mortificata e spiegarono che era comunque una festa di famiglia con pochi amici, una cosa semplice, con le persone più care.
“…e nonna Diane…” aggiunse stranamente George e non Lor. Per la prima volta il dottore aveva capito, forse, quale fosse il punto della questione prima degli altri. Lor annuì, mentre gli sposi iniziavano ad andare in panico. Matias, nel suo infinito candore, non aveva realmente spiegato ad Ava che personaggi fossero i suoi nonni e Ava come Alice aveva appena iniziato a capire quanto complessa fosse la famiglia Dubois.
“Sicuramente ne farà una questione di stato se non le fate servire il pranzo di nozze da uno chef stellato, nelle porcellane costose e con le posate d’oro…” aggiunse disgustato e Lor con fare spocchioso da super eroe annunciò che “fortunatamente era la risposta a tutti i problemi…”
Gli sposi lo fissarono speranzosi, mentre Alice con gli occhi a cuoricino commentava che era incredibilmente sexy in qualità di super chef che salva la situazione, ottenendo un bacio in cambio.
“Convincerò il catering a darmi le attrezzature, il personale e la materia prima che avete già pagato. Dirigerò la cucina e vi metterò in contatto con la straordinaria Kelly che mi allestisce il Rochefort per gli eventi. Vedrete che verrà una cosa estremamente elegante e staremo nel vostro budget…” concluse, facendo loro l’occhiolino.
“Straordinaria?” ruggì Alice seccata e Lor fu costretto a dedicarsi un attimo a lei mentre gli altri commentavano quella situazione.
“Mi scoccia ammetterlo, eh, ma mi sembra una soluzione parecchio conveniente…” Spiegò George mentre Matt e Ava si fissavano ancora increduli.
“Lo è, e ti siamo riconoscenti…”concluse Matias con occhi lucidi e Ava stringendogli forte la mano sussurrò “avanti, diglielo…” incuriosendo tutti.
“Ecco sì…” provò a dire emozionato, mentre la sua futura sposa lo fissava con un’espressione estremamente innamorata.
“…George e Lor…insomma vi sarete chiesti chi sarà il mio testimone di nozze, no?” sputò fuori imbarazzato ed emozionato e mentre suo fratello gli sorrideva intenerito spiegò che avevano scelto entrambi due testimoni.
“…e la mia famiglia siete voi, quindi…”concluse facendo sorridere tutti.
“Sì ma io sono il testimone preferito…” sentenziò George serio mentre Lor si alzava per andarsene finalmente.
“…e siccome sei il preferito, porti tu i nonni in hotel. Noi ce ne andiamo prima che decidano di volere qualcosa da me…” disse piano porgendo la mano alla sua donna, che finalmente poteva stare un po’ sola con lui.
“Sei stato meraviglioso…” gli disse piano, una volta in auto lontani da occhi indiscreti e lui afferrandola rispose “…e non ho ancora iniziato…”prima di perdersi in un lunghissimo bacio mozzafiato con lei.
 
 Capitolo
Uscire da quel giardino fu particolarmente arduo. Si erano provocati a vicenda per tutta la sera e una volta rimasti soli, non riuscirono a contenere i loro istinti. Alice, in particolare, era in difficoltà. Non si era fatta bella per lui perché non si aspettava che l’avrebbe raggiunta a sorpresa, ma rivederlo era stata un’emozione troppo forte, che aveva coinvolto tutti i suoi sensi. Una scarica elettrica l’aveva letteralmente attraversata al pensiero che lui era lì, e che avrebbero passato la notte insieme, finalmente. Baciarlo e abbracciarlo era stato bellissimo, ma aveva soltanto acceso ancora di più le sue voglie. Aveva bisogno del suo corpo, di sentirlo addosso, dentro e così si era stretta un po’ troppo contro di lui, cercando di fargli capire cosa volesse. Lor, ovviamente, aveva molto chiara la situazione, così aveva deciso di provocarla durante la cena, e mettendole una mano sulla gamba le disse piano “…indovina a cosa sto pensando?” facendola rabbrividire. Sapeva che per Alice era molto eccitante quel giochino, e infatti lei aveva reagito subito.
“che mi vorresti sotto il tavolo?” chiese mordendosi il labbro inferiore e lui le sorrise, ma scosse la testa.
“No. Sai che mi piace guardarti mentre lo fai, perché hai quell’espressione così lasciva su quel visino ingenuo che mi fa morire…” sussurrò seducente.
“Ce l'ho perché mi piace tanto farlo…”spiegò seria, arrossendo leggermente in modo che Lor trovò adorabile.
“Oh lo so, lo so eccome! Penso che sia uno dei motivi per cui ti amo…” ribattè facendola ridere per un secondo. La sua mano, infatti si fece via via più spregiudicata sulla sua gamba e Alice fu costretta a ingoiare la saliva.
“…e lo sai che per me è lo stesso, no? Che mi manca il tuo sapore in bocca?” aggiunse, mordicchiandole il lobo e Alice rabbrividì totalmente dicendo piano che anche la sua bocca le era mancata da morire.
“Comunque…mi stavo chiedendo che cos’hai sotto questo incredibile vestito che sembra volerti scivolare di dosso da un momento all’altro…”
“Ma se mi sta strettissimo?” commentò divertita, alzando inavvertitamente il tono. In quel momento le loro chiacchiere furono interrotte e la mano di Lor si fermò, ma rimase esattamente dov’era, ossia a pochi centimetri dalle sue mutandine.
Chiacchiere e socialità interruppero quel momento così intenso, ma nessuno dei due aveva voglia di smettere di provocare l’altro, così anche la cara ragazza di Tokyo all’improvviso mise una mano sulla coscia sinistra dello chef, facendolo letteralmente sobbalzare.
“Non puoi giocare a questo gioco con me, Alis. Non sono mai stato tanto senza fare sesso, non credo di potermi controllare molto…” le rispose bisbigliando al suo orecchio, ma la mano di lei salì ancora e ribattè “non controllarti, allora Laurent. Mi piace quando non lo fai…”
“Sì, lo so che sei una piccola ninfomane selvaggia, ma plume. Però…ci eravamo lasciati, è stato un periodo difficile, forse è giusto controllarsi un po’. Essere un po’ romantici ecco, ma se continui a toccarmi così, non  resisterò e ti violenterò in macchina…”
“Laurent non controllarti. Ti preferisco naturale e mi piace quando non riusciamo a contenerci…” confessò, con la famosa espressione lasciva che aveva quando facevano l’amore e in quel momento la sua mano si spostò sulla sua prepotente erezione, facendogli venire un brivido.
“Piccola e irriverente ragazzina dai capelli rossi, che diavolo hai per la testa, eh?” le sussurrò all'orecchio, soffocato dalla lussuria, ma poi cominciò il famoso discorso del nonno e smisero di toccarsi e di giocare.
A Lor, però, era rimasta la curiosità sulla lingerie di lei, così mentre pianificavano l’addio al celibato le aveva rifatto la domanda, ricevendo un “niente di speciale, perché non ti aspettavo” in cambio.
“…Io ho qualcosa per te. Non penserai davvero che sia tornato dall’America a mani vuote?” rispose baciandole la spalla, e poi le consegnò le chiavi della macchina, spiegandole esattamente dove aveva messo il regalo.
“…è il sacchetto rosa, però. Non aprire gli altri, perché non sono per te, curiosona…”la ammonì. In realtà era tranquillo perché il regalo speciale era nascosto, ma c’erano comunque due o tre cosine che voleva consegnarle personalmente per solleticare un po’ le sue fantasie.
Alice li lasciò un attimo soli, e recuperò il sacchetto rosa. Rientrata in sala, però, mille persone la bloccarono per parlarle dell’addio al nubilato a sorpresa che le cugine di Ava le stavano organizzando, e la poveretta divenne sempre più impaziente. Quando finalmente riuscì ad allontanarsi e a raggiungere il bagno per cambiarsi rimase senza fiato. Osservò per qualche secondo quell’insieme di nastri neri perché non le era chiaro come si indossasse, poi però capì e se lo fece scivolare sulla pelle. Era estremamente scomodo, perché troppo succinto, ma le piaceva molto il modo in cui quelle piccole strisce nere le accarezzavano i contorni del seno, senza però celare nulla. Sapeva che Lor era ossessionato dal suo seno, e che amava quel genere di cose, perché le regalava spesso reggiseni o body senza coppa, che non coprivano il seno ma ne esaltavano la forma.
Il retro di quel body, però, era davvero sensuale perché era composto soltanto da tre strisce che le evidenziavano i fianchi e confluivano in una sola minuscola che le valorizzava molto il fondoschiena.
“Mai nella vita avrei indossato una cosa del genere due anni fa…” pensò divertita, ma le piaceva come quelle cose la facevano sentire. Aveva scoperto una sua femminilità da quando stava con lui e per quanto non amasse ancora il suo corpo, le piaceva indossare l’intimo che le regalava. E la eccitava tantissimo.
 “Ce l’ho addosso…” gli bisbigliò all’orecchio una volta rientrata e per qualche secondo il cervello del povero Lor si spense, lasciando il controllo del suo corpo ad una parte molto meno razionale.
Poi, però, Ava aveva chiesto il famoso parere culinario e Alice aveva pensato solo “oh non faremo mai sesso!” sbuffando. C’era voluto del tempo prima di poter stare da soli finalmente, così una volta entrati in auto la passione era letteralmente scoppiata tra loro. Senza neanche sapere bene come, dopo pochi minuti, Lor aveva completamente abbassato il sedile dell’auto e Alice era finita a cavalcioni sul suo corpo, con la gonna sollevata e il seno completamente esposto.
“Oh ti sta meglio di come pensavo…incredibile!” commentò smettendo di baciarle le labbra per un attimo, prima di avventarsi sui suoi piccoli capezzoli color pesca che lo facevano impazzire.
“Sto scoppiando Laurent, ti voglio dentro…” sussurrò, eccitata dai morsetti e dai baci che le stava dando sul collo e sul seno. Non riusciva a smettere di strusciarsi contro la sua erezione e sapeva che anche lui non ce la faceva più.
“Vuoi farmi impazzire eh?” le sussurrò mordendole il labbro inferiore, ma Alice decisa aprì i suoi pantaloni e scostando il body lo fece entrare in pochi secondi.
Fu una prima volta decisamente intensa, anche se non potettero godersela a pieno. Lor aveva il timore che qualcuno potesse vederli o sentirli, così la teneva stretta al petto e l’aveva zittita qualche volta, ma all’apice del piacere non era stato in grado di controllarla e così avevano fatto più rumore di quanto volessero.
 “…e adesso tutti sanno che abbiamo fatto l’amore nel giardino di casa di mia cognata…” concluse, cercando di sistemarsi prima di ripartire, ma lei ridacchiando rispose “capirai. Penso che chiunque se lo aspetti da uno figo come te…”
“Come me? Ma ti sei vista? Sembri un incrocio tra un manga e Jessica Rabbit, con i capelli rosa e questo vestitino sexy. E’ impossibile resisterti…” ribattè con sguardo da innamorato e lei si portò la sua mano contro la guancia e sorrise.
“Ti amo Lo…” gli sussurrò piano e lui ribadì che per lui era lo stesso fissandola profondamente negli occhi. In quel momento, però, il cellulare dello chef  iniziò a suonare e lui disse solo “Oh no, no no…” mettendo in moto la macchina.

Nota:
Ciao a tutti miei cari, allora vi confermo che dopo un'estenuante sessione di scrittura ho finito questa storia. Ci sono però troppe pagine per caricarle tutte insieme, quindi se vi va domani vi posterò altri due e lunedì ancora 2 o tre. Che dite, siete curiosi? Vi è piaciuta questa parentesi un po' sconcia tra questi due ragazzi? Fatemi sapere, vi aspetto e in base a quanti siete decido se postare domani o aspettare gli altri. Nel frattempo vi dico ancora grazie, perchè il numero delle visualizzazioni e dei lettori è altissimo! Vi abbraccio.

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Capitolo 45
*** Capitolo 61 e 62 ***


Capitolo
“Ti amo da morire…” sussurrò, baciandogli la schiena, e lui sorrise soltanto in dormiveglia.
“Amo le tue spalle larghe, le tue braccia forti, la schiena sexy e questo sedere di marmo…” continuò baciandolo e palpandogli il fondoschiena, come generalmente faceva lui. Era una cosa che amava fare, stendersi sul corpo di lei semiaddormentata e coccolarla, ma quella mattina lei era in vena di affetto.
“Non so cosa farei senza di te, Alis. Sei veramente la cosa migliore della mia vita…” le sussurrò divertito, con il viso affondato nel cuscino, e lei sorrise.
“Idem Lo…però adesso possiamo fare sesso? Dai sto sbavando, non ne posso più…” concluse poco romantica, facendolo ridere di cuore. Era stata una notte intensa, ma evidentemente lei non era soddisfatta e l’etica di Lor non gli permetteva di lasciarla così.
“Ecco a questo proposito…vai a cercare il sacchettino nero, piccola pulce arrapata…”aggiunse divertito per incuriosirla, così sbuffando scese dal letto e andò alla ricerca di quei doni che non le aveva dato il permesso di aprire la sera prima perché “non voleva perdere tempo”.
“Sono due i sacchettini neri…”chiese mostrandoglieli entrambi e Lor pensò solo “oh cazzo!” perché uno dei due non voleva lo vedesse ancora.
“Quello di Bulgari ovviamente è di mia nonna. Il tuo è l’altro…” mentì sfacciatamente, ma Alice non gli parve particolarmente dispiaciuta per quell’equivoco e si lanciò sul suo pacchettino per restare molto perplessa.
“Che cos’è?”chiese confusa, con un’espressione da bambina davvero adorabile e Lor ridacchiando rispose “Lo pulisco e poi ti faccio vedere…”
“Ma sembra una chiocciola! E’ di una forma impossibile da…usare…dentro…” spiegò confusa, perché si aspettava quel genere di regalo. Lor le faceva spesso pensierini legati al sesso, perché impazziva per il suo piacere, eppure quell’apparecchio sembrava qualcosa di innocente.
“…perché si usa fuori Alis. E’ per il clitoride.Pare sia straordinario e dia moltissimo piacere e…volevo vederti in estasi!”
Sorrise divertita e decise di lasciarlo fare. Lor cominciò come sempre, baciandole le labbra, mentre le mani le afferravano i seni. Alice, però, era abbastanza pronta per il seguito, così dopo averla baciata per un po’ accese il loro nuovo giochino e lo usò fino a quando lei non esplose in un’espressione francese che Lor usava spesso durante l’orgasmo.
“Encore…” gli chiese dopo qualche secondo ansimando ancora e lui con un sorriso malizioso rispose in francese “…tutte le volte che vuoi…” ma poi fu costretto a tradurlo perché Alice non aveva capito un accidenti.
“Cazzo abbiamo tardato! Devo sistemare la questione catering…” le disse serio e Alice sorridendo gli baciò la fronte e lo lasciò andare a fare la doccia. Per poi vederlo ritornare dopo pochissimo.
“…non vieni?” chiese confuso e lei ridacchiando lo raggiunse sotto l’acqua sciupando la bella acconciatura di Nico.
“ti amo Alis e ti amerò per tutta la mia vita…” le sussurrò baciandola sotto l’acqua e in quel momento la ragazza di Tokyo sentì di non poter essere più completa. Le faceva paura l’idea che Lor ricominciasse con le paranoie, ma aveva capito di doverne parlare chiaro con la sua famiglia. Lo avrebbe fatto prima di trasferirsi a Parigi, era sicuramente la cosa migliore anche per il rapporto tra Dug e Lor. Non era sicura che l’avrebbero ascoltata, ma aveva bisogno di provare e di proteggere quell’uomo così dolce e sensibile.
Quel pomeriggio, mentre Lor cercava di sistemare la questione pranzo, Alice ebbe un incontro con una persona che ci teneva moltissimo a conoscerla meglio. Era rientrata da poco dallo shopping con George perché nessun altro era disponibile per aiutarla a scegliere un nuovo vestito per il matrimonio, ed era immensamente allegra. Aveva preso un abito blu, che secondo Lor era il colore perfetto per le funzioni mattutine. Era sobrio e piuttosto accollato, e Alice si sentiva serena, quando un Dubois in particolare le chiese di bere qualcosa insieme.
“Dio santo, questi francesi sono assurdi! Sono le cinque…” pensò perplessa, ma accettò e si sentì molto sollevata quando scoprì che Maurice Dubois voleva offrirle un tè.
Dopo qualche minuto di convenevoli, gentilezze e battutine simpatiche, l’adorabile vecchietto dagli occhi acquosi tirò fuori l’argomento che voleva discutere con lei, facendola sorridere.
“Laurent mi ha raccontato della vostra storia e dei vostri problemi e…volevo parlarti se non ti dispiace…”le confessò con fare grave e Alice sorrise soltanto in risposta.
“Onestamente mi dà conforto sapere che finalmente anche lui si è innamorato e ha trovato qualcuno a cui appoggiarsi e dare il suo cuore, perché temevo non sarebbe mai successo…” spiegò un po’ troppo onesto.
“Mi sono sempre fatto domande su di lui, sul suo rapporto con le ragazze. Credo che molti dei suoi problemi derivino da noi, dagli errori miei e di Diane e di Sabine e Maurice…” aggiunse mesto, e Alice realizzò per la prima volta che il padre e il nonno di Lor avevano lo stesso nome, ma non disse assolutamente nulla.
“Vedi mia cara, devo confessarti che non sono mai stato un buon marito. Non perché io sia una cattiva persona, eh sia chiaro. Semplicemente perché non ho mai realmente amato Diane…” concluse sereno, come se stesse parlando di cosa aveva mangiato per pranzo, ma ad Alice prese un colpo. Si chiese quanto dovesse essere tremenda una cosa del genere, e per un attimo il pensiero che suo padre potesse dire la stessa cosa di sua madre le frantumò il cuore.
“…lei lo sa, eh. Non c’è mai stato amore neanche da parte sua, non vorrei che tu fraintendessi…” chiarì, lasciandola ancora più perplessa.
“Siamo amici d’infanzia, cresciuti insieme, sempre a contatto come te e Lor. Le nostre famiglie si frequentavano regolarmente, e così io, Diane e sua sorella Gabrielle siamo cresciuti come cugini. L’anno dei miei vent’anni sono rientrato a Nevers dopo un lungo viaggio per il mondo pieno di avventure anche sentimentali e ci ho trovato Diane. Lei era bella come una stella del cinema ed elegante come nessuno al mondo. Io…ero io: non troppo attraente, ma simpatico e per qualcuna affascinante. Ci infatuammo l’uno dell’altro durante le vacanze di Natale. Fu una cosa lieve, ma prima ancora che ci rendessimo conto della fugacità dei nostri sentimenti, le nostre famiglie avevano già organizzato il matrimonio. Dopo…siamo semplicemente stati troppo codardi per sottrarci alle aspettative delle persone intono a noi. Ora che conosci i presupposti, immagina che rapporto abbiamo avuto in tutti questi anni. C’è stato e c’è dell’affetto tra di noi, non lo nego, ma non è mai stato amore. Più volte entrambi abbiamo cercato consolazione nelle braccia di altri partner, ma io mi sono sempre sentito in colpa e le ho sempre concesso qualsiasi cosa lei volesse ragionevole o irragionevole che fosse…ti dice niente questa cosa?”chiese con un sguardo indagatore, ma lei scosse solo la testa confusa perché non aveva capito.
“L’idea che ha messo in fuga Lor…quella dell’amore come prigione basata sui ricatti e le minacce…probabilmente deriva dalla nostra non-relazione.” Spiegò serio e Alice pensò solo “Oh cazzo non ci sarei mai arrivata!” rimanendo a bocca aperta.
“Aggiungi che…anche Sabine e Maurice avevano parecchi problemi poco prima della morte di lei…” continuò il vecchietto, lasciando ancora una volte Alice senza parole. Pensava che fossero una coppia da favola, ma nonno Maurice le raccontò di tanti momenti tristi che forse Lor neanche ricordava.
“Cinque aborti in otto anni. Voleva davvero avere un secondo bambino e Maurice voleva solo vederla felice, quindi ovviamente faceva qualsiasi cosa lei desiderasse. Sabine, però, era una ragazza fragile e per quanto amasse Laurent non stava bene…”
Le si strinse il cuore per quel racconto e per un attimo non riuscì a pensare a nulla. Aveva gli occhi pieni di lacrime e il caro nonno pensò soltanto di aver davvero fatto un enorme errore a tirare fuori quell’argomento con lei, che aveva vissuto da poco quell’esperienza. Eppure non era tanto l’idea dell’aborto a sconvolgere Alice, quanto l’infelicità che quel poverino aveva dovuto sopportare per tutta la vita.
“Non credo che lui razionalmente sappia perché e come si è formata dentro di lui questa idea malsana dell’amore. Aveva dieci anni quando è venuto a vivere con noi e non gli abbiamo dato un’infanzia serena. Io c’ero poco e spesso a casa discutevo con Diane che era insoddisfatta, malgrado io le dessi quello che voleva. Credo che quest’idea distorta dell’amore gli sia nata nel tempo, si sia sedimentata dentro di lui piano piano, rendendolo insofferente nei confronti delle relazioni…”
“Sì, immagino di sì. Onestamente però anche il rapporto di mio fratello con mia cognata non aiuta…” commentò seria e raccontò a Maurice qualche dinamica a cui lei aveva assistito personalmente.
“…ma tu non sei così, n’est pas? Tu sei una ragazza molto equilibrata, no?” chiese con un sorriso da bambino molto dolce e lei si strinse nelle spalle spiegando che ci provava, ma non era poi così saggia.
“Sono sicuro che tu sei diversa. Si vede dal modo in cui lo guardi, dal fatto che lo cerchi sempre…e anche dal fatto che te lo sei ripreso dopo che ti aveva lasciata incinta…”concluse mettendole una mano sulla spalla, ma Alice spiegò che non era andata così, e Maurice l’ascoltò con attenzione.
“Capisco, allora non è così grave come avevo capito. Bene. Però tu devi farmi una promessa…” concluse serio e lei annuì confusa.
“Vedi bambina, per quanto io vi auguri di essere felici, ci saranno altri momenti complicati. E’ la vita, l’amore è così. Vorrei che tu cercassi sempre di capirlo e, se ne hai voglia, parlassi con me in caso di crisi. Non sono stato una vera figura paterna per Laurent, ma vorrei provare a rimediare…”
“Beh non siamo messi bene con le figure paterne, effettivamente…” le venne fuori con un sorriso amaro e raccontò a Maurice di suo padre, facendolo sorridere.
“Oh non hai idea ragazza mia di quanto sia penoso. Amare qualcuno, volerlo salvare, ma non sapere proprio come fare. Anche a me è successo con mio figlio, dopo la morte di Sabine. Maurice non mangiava, non dormiva, non lavorava, ma litigava ferocemente con me che cercavo in ogni modo di aiutarlo senza avere idea di come fare. Sbagliando, in continuazione…”
Era evidente che ricordare quei momenti gli stava provocando un dolore molto intenso e Alice pensò solo di aver commesso un enorme errore a tirare fuori quell’argomento, perché l’espressione serena di Maurice si era profondamente incupita.
“Secondo lui stai facendo scelte che mettono a repentaglio la tua vita…” aggiunse, fissandola improvvisamente negli occhi e lei commentò che non poteva lasciargli decidere tutto della sua vita solo per tranquillizzarlo.
“Oh ma non sto dicendo che devi lasciarlo fare. Solo che devi provare a capirlo, perché sente il peso di dover fare quello che è giusto per te, e non è una cosa semplice…”le spiegò gentile e lei sorrise perché non aveva mai visto le cose in quell’ottica, effettivamente. Si era sempre sentita non accettata e giudicata, ma non aveva mai riflettuto sul fatto che alcune scelte per suo padre fossero dolorose.

Capitolo
Il tempo prima del matrimonio letteralmente volò. Lor lo trascorse quasi tutto ad organizzare le cose, evitare Diane e fare l’amore con Alice. Lei, invece, fu ufficialmente eletta vice di George per l’organizzazione dell’addio al celibato/nubilato. Le cugine della povera Ava, infatti, le avevano organizzato una festa estremamente deludente, quindi George e Ai avevano dovuto riparare anche a quello. Il giorno prima del matrimonio il gruppo si riunì finalmente anche con Jordan e Charlie, elementi chiave della festa degli sposi, che fu veramente delirante.
Prima di uscire Lor distribuì gli shot a tutti, tranne alla sposa ovviamente, e prima di bere disse serio “qualunque cosa accada stanotte abbiamo due priorità: far sposare questi due domani mattina, e non far sapere alla nonna che abbiamo fatto…”
“Questo perché lo sta ancora cercando per rimproverarlo di aver fatto sesso alla festa di fidanzamento del fratello…” spiegò George a quelli che si erano persi il gossip, ma Alice stringendosi nelle spalle rispose solo “l’amore è amore, non c’è niente di male. E tu sei solo geloso perché l’ultima volta che hai fatto sesso c’erano i dinosauri in circolazione…”.
Si punzecchiarono un po’, ma erano tutti di buon umore, ed erano di nuovo tutti insieme come ad Amsterdam ma questa volta avrebbero fatto molto più casino: George e Ai avevano organizzato una cena, poi una serie di bevute, e duecento attività come il paintball, la corsa sui Kart e persino il karaoke e il limbo.
Tutte attività sciocche, mi direte, ma non sapete il più bello: ad ogni giro, ad ogni inizio di attività, tutti erano costretti a buttare giù uno shot di tequila, e alla fine di ogni attività il primo e l'ultimo ne mandavano giù uno supplementare.
Quella dell'alcol era stata un'idea di Lor e oggettivamente era l'elemento che aveva svoltato la serata. Dopo un terrificante incidente potenzialmente mortale che vide Charlie quasi capovolgersi col suo kart, un'infinita battaglia a paintball in cui nessuno riusciva a beccare nessun altro, e più di uno incapace di restare in piedi aveva deciso di suicidarsi sparandosi da solo, venne il turno del karaoke, che svoltò totalmente la serata.
All’inizio i nostri eroi erano piuttosto timidi in realtà, ma la sposa, unica sobria del team ebbe un’idea straordinaria e così con la sua vocina e il suo corpicino salì sul palco e disse solo “per mio marito…” iniziando a cantare “I will always love you”. Tutti rimasero letteralmente senza fiato, perché tra l’altro lei era sobria, ma quando Alice si commosse Lor le chiese solo “ah ti piacciono le cose romantiche, allora…” facendola ridere.
“Certo che sì. Insomma non ti canterò mai una canzone, perché assolutamente non so cantare, ma ce ne sono tante che ascolto pensando a te, a noi, a quello che abbiamo costruito…”gli spiegò accarezzandogli il viso e lui sorrise innamorato perso.
“Abbiamo passato tanti anni della nostra vita insieme, alcuni come fratelli praticamente, altri come amici,  altri come nemici perché ti odiavo a morte quando sono partita per il Giappone, ma…altri li abbiamo vissuti da innamorati. Ed io so di essere una persona diversa, per te. Non perché mi hai fatto cambiare, chiariamoci, ma perché con te ho trovato me stessa, la vera Alice. Hai riempito i miei vuoti, curato le mie ferite ed ora sono meno arrabbiata, meno persa e sicuramente più razionale. Sono un’amica migliore, una sorella migliore e…spero una buona compagna. Da quando ci sei tu, ho qualcosa da proteggere, qualcosa di cui essere grata e giuro che ti custodirò come Gollum con l’anello.”
Lor se la portò al petto e basta, troppo commosso per parlare. Infilò la mano tra i suoi capelli e per qualche minuto non riuscì a dire assolutamente nulla, stringendola al petto. Alice capì che voleva dire qualcosa ma non ci riusciva, così non disse nulla, si godette il suo petto in silenzio e quando le bisbigliò piano “ti amo…” sorrise, ma poi George e Charlie sul palco attirarono la sua attenzione e il momento finì. Per Alice, almeno. Lor capì che quella sera doveva fare una cosa speciale, così si allontanò per chiamare l’hotel e avvisarli di sistemare la loro suite. Eppure la povera Alice si addormentò in auto al ritorno e lo chef sospirando capì di aver appena gettato molti soldi e un’opportunità stupenda, e sospirò.

Nota
Ve lo avevo promesso, ed eccomi qua. Che ne pensate del confronto tra Maurice e Alice? E della dichiarazione di lei? Dai...ci siamo quasi. Domani avrete il vostro finale e spero non vi deluda. 

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Capitolo 46
*** Finale ***


Capitolo
E così giunse il giorno del matrimonio ancora una volta. Questa volta, però, Alice si svegliò da sola a letto, perché Lor non aveva avuto il tempo di dormire. Doveva sistemare tutto per la festa e fare delle preparazioni, quindi dopo averla messa a letto era corso in cucina.
Alice si preparò tranquilla, poi scese di sotto da sola, in cerca dello sposo, e lo trovò con la nonna che lo stava sistemando e rimproverando allo stesso tempo.
“Ali…” le disse, per cercare di cambiare argomento e lei imbarazzata chiese “Come stai?” beccandosi un’occhiataccia da Diane che era furiosa perché avevano fatto tardi.
“Benissimo, sono molto felice…” rispose con un sorriso splendido, che le fece veramente bene al cuore.
“vado a cercare la signora Dubois, allora…” concluse divertita e Diane la fissò scocciata, ma lei fuggì letteralmente da quella situazione. Si disse che non voleva avere a che fare più di tanto con quella donna, ma poi incontrò Maurice e scambiò quattro chiacchiere con lui, che stava cercando Lor per parlargli. Non ne ebbe il tempo, però, perché lo chef apparve alla cerimonia dopo lo sposo, provocando battutacce antipatiche di George. Era letteralmente esausto e non aveva i suoi soliti capelli perfetti, così Alice corse a sistemarglieli.
“Sarei perso senza di te…” le sussurrò languido, e lei sorridendo rispose che sarebbe stato bellissimo ugualmente, facendolo ridere.
E così emozionati e senza fiato, i nostri amici assistettero al matrimonio d'amore più dolce e tenero che si fosse mai visto. Matias pianse calde lacrime per tutto il tempo e anche la sposa. Giunsero al momento dei voti con il singhiozzo, e nessuno dei due riuscì a dire ciò che voleva perché sopraffatti dall'emozione.  Mat era di una felicità radiosa e abbagliante, e quando lei gli disse “sarò a tua compagna per tutta la vita, perchè è l'unica cosa che sono. Perchè sono nata per questo compito” tutti, ma proprio tutti, si fecero scappare qualche lacrima.
Lo sposo, in preda ad un singhiozzo convulso, provò a dire le parole che aveva scelto, quelle che aveva ripetuto mille volte, quelle che aveva scritto insieme a suo fratello e ai suoi migliori amici due sere prima, ma non riuscì a dire molto oltre a “sei l'unica donna per me, voglio amarti sempre”.
Fu una giornata buffa e molto dolce: Lor ballò a lungo con sua nonna che lo rimproverò tutto il tempo, ma gli chiese anche come stesse andando con la sua compagna, sorprendendolo. Alice prestò il braccio a George e a nonno Maurice che la fece ridere tantissimo. Si divertirono molto, anche se lo chef le impose di restare sobria, e non fecero che guardarsi e sorridere come due folli innamorati fradici.
Il menu elaborato dallo chef riscosse un enorme successo, ma fu la sala a stregare tutti. In pochi giorni Lor era riuscito a sistemare tutto in maniera impeccabile, ma George capì subito che c’era qualcosa sotto perché i piatti e i bicchieri erano troppo preziosi per essere semplici servizi da ristorante. Così, con fare di scherno chiese se fosse normale per lui usare quei servizi. Lor ribattè divertito che doveva badare agli affari suoi, ma in quel momento suo cugino gli sorrise perché realizzò che aveva speso davvero una gran cifra per quell’evento, ma era riuscito a farlo sembrare una cosa banale.
E poi avvenne un piccolo miracolo: nonno Maurice chiamò fuori suo nipote per fumare insieme.
“Ah sei l’uomo più difficile da incontrare di questa famiglia!” gli disse divertito e lo chef annuì ridendo.
“Ho conosciuto Alice, è fantastica! All’inizio non capivo come potessi esserti innamorato di una persona con cui sei cresciuto, devo dire…” confessò, accendendosi il suo sigaro e Lor sospirò soltanto. Se lo era chiesto spesso, ne aveva parlato molto con Cristina anche, ed era giunto alle stesse conclusioni del nonno.
“…ma a quanto pare semplicemente avevi bisogno di tempo per conoscere una persona e lasciarti andare con lei…”
 Lor annuì e spiegò che si erano innamorati in un momento in cui entrambi erano molto fragili e che era stato naturale tutto, anche piangere insieme.
“E poi è veramente bella eh! Ed è molto innamorata…”osservò, con sguardo da lince facendolo sorridere, prima di dire una cosa che sciolse il cuore di Lor.
“…mi ricordate tanto tuo padre e tua madre insieme, lo sai? Il weekend in cui ce l’ha portata a Nevers, quando mi ha detto che l’avrebbe sposata, si guardavano e cercavano esattamente come voi due adesso…”
Lor sospirò soltanto in risposta, e il nonno partì all’attacco dicendo piano che gli aveva raccontato che si sarebbe trasferita a Parigi per un po’, per stargli accanto mentre lanciava il ristorante.
“già…è straordinaria…” rispose con un sorriso orgoglioso e il nonno disse serissimo “beh sa come si sta insieme a qualcuno. E’ semplicemente un compromesso…”
“Infatti…” ribattè, senza capire esattamente dove volesse arrivare il nonno.
“…perché è questo che fa andare avanti i rapporti d’amore Laurent. Non è la passione, non è l’amore, non basta tutto questo da solo. Ci vuole la volontà di stare insieme e costruire un rapporto. La volontà di mettere da parte un pezzettino di se stesso per rendere felice l’altra persona…” continuò, cercando di arrivare al punto, mentre Lor lo guardava confuso.
“…e non è detto che se lei mette le tue priorità al primo posto rispetto alle sue in questo momento, lo faccia per cedere ad un ricatto. Semplicemente, malgrado non sia esattamente la cosa migliore per lei, la farà non per paura di perderti, ma per il bisogno e il desiderio che ha di starti accanto e di vivere realmente la vostra storia…”spiegò serio e Lor finalmente capì dove voleva andare a parare il nonno.
“Quello che devi capire, ragazzo, è che non c’è niente di male in questo. Il compromesso è la base di qualsiasi relazione che funziona, ed è una enorme dimostrazione d’amore, non di debolezza. E quando un giorno avrai dei bambini con lei, e spero che Dio mi permetta di conoscerli, ci saranno altri bisogni da tenere in conto, ma non saranno ricatti Laurent…”
“penso tu possa avere ragione…” rispose confuso e suo nonno mettendogli una mano sulla spalla disse piano “E a proposito di bambini: fa paura. A tutti, è così per ogni uomo e donna sulla faccia della terra. E’ una cosa meravigliosa, ma estremamente fragile e tu faresti ogni cosa per proteggere il bambino ma…non puoi. Devi solo aspettare e sperare, ma non è colpa tua se è andata male…”
Lor sospirò molto forte in quel momento. Non lo aveva mai realmente ammesso, ma a volte si era incolpato di quell’aborto. Si era detto che se non avesse fatto del male a lei, se non fosse andato via, magari le cose sarebbero andate in modo diverso.
“Va come deve andare Laurent, ma non è una litigata a rovinare tutto. Altrimenti zia Ines non avrebbe mai avuto figli dato che litiga sempre con chiunque!” sentenziò divertito, facendo ridere Lor che rispose solo con un “Grazie”
“Oh ma che grazie e grazie?Sto facendo il mio lavoro, mi dispiace solo di non avertene parlato prima Lurent. Mi dispiace non esserci stato sempre…”
“Non è vero che non ci sei stato…” gli disse fissandolo con dolcezza.
“Tante delle cose che so me le hai insegnate tu. Forse non abbiamo parlato poi troppo di emozioni o sentimenti e ci siamo scontrati spesso, ma sei stato un buon nonno e hai accettato un sacco di stronzate, difendendomi sempre…” concluse con un sorriso.
“…ma voglio sapere cosa hai detto ad Alice per farla ridere tanto…”
“Oh è semplice: mi ha chiesto perché io e tuo padre avevamo lo stesso nome, così le ho raccontato delle ossessioni nobiliari della famiglia di Diane e di quanto si è arrabbiata quando Sabine ha tirato fuori il nome Laurent dal nulla.”
Risero insieme in quel momento, e Lor in futuro avrebbe ricordato per sempre quella serata e quei consigli così preziosi, ma poi giunse George a chiamarli perché era il momento del discorso del testimone e lui aveva detto cose stupide che avevano irritato tutti quindi voleva che ponesse rimedio.
“Ah Georgie, quando faremo due chiacchiere io e te?” gli chiese serio il nonno e George rispose sbigottito che non pensava avesse interesse a parlare con lui.
“Oh e perché mai figliolo?”
“Perché io non sono Laurent e questo sembra crearvi un sacco di problemi, dato che non mi parlate mai, non mi avete mai invitato neanche per le feste e mi avete totalmente estromesso dalle cose di famiglia…” ruggì con le guance accese e suo nonno scuotendo la testa spiegò che semplicemente George era quello che aveva una professione sicura e prestigiosa, per questo non lo avevano mai coinvolto nell’azienza.
“Davvero?” sussurrò incredulo, con enormi occhi verdi emozionati e il nonno mettendogli una mano sulla spalla rispose solo “…e poi noi vi abbiamo sempre invitati a casa, ma è tuo padre a non voler stare con noi per…quei problemi che sai. Per anni io e Diane dovevamo vederti da lontano quando uscivi da scuola…”
George per un secondo rimase senza parole, ma poi sorrise soltanto. Non immaginava che le cose fossero andate in quel modo, ma si sentì come se un peso gli fosse stato sollevato dal cuore.
 Nel frattempo, Lor aveva fatto il suo ingresso in sala con il solito carisma che lo contraddistingueva e subito si sentì lo sguardo di lei sulla pelle. Prese la parola con fare ammaliante e come sempre risolse la situazione.
Vedete, generalmente è il fratello maggiore ad ispirare il più piccolo. E' lui che si dimostra un esempio di responsabilità e maturità, ma per noi non è mai stato così. Matias è sempre stato un uomo migliore di me, in ogni cosa ed io posso solo imparare da lui, e anche dalla nuova Dubois.”
Lor fu interrotto da un lungo applauso, e mentre Alice si asciugava una lacrimuccia di commozione aggiunse “Un piccolo merito di questo matrimonio, però ce l’ho anche io perché anni fa questi due volevano lasciarsi e super Lor ha salvato le cose…”
“Proprio così!” confermò la sposa felice e lui alzò il calice e disse solo “All’amore, quello vero. Quello che ti rende una persona migliore, che ti scalda l’anima e ti riempie il cuore. Ah…e che dura per sempre, malgrado le sciocchezze e gli errori che si possano fare…”
“All’amore…” disse piano Alice insieme a tutti gli invitati, e poi si fiondò tra le sue braccia finalmente.
“Portami a ballare…perché stringerti è il momento migliore della mia giornata…” gli disse dolce, citando le parole che le aveva detto al matrimonio di Dug e lui lo fece. Adorava la musica che avevano scelto, e piano piano le disse all’orecchio alcune delle frasi di quella canzone così romantica, facendole dire solo “non credo di poter aspettare per fare l’amore…”
“Dio pensi sempre al sesso…” le rispose fingendosi irritato, ma poi ridendo spiegò che aveva sempre desiderato dirglielo ma non sapeva come inserirlo in un discorso, facendola ridere.
“Ti amo anche perché ti piace tanto…” aggiunse dolce e lei lo corresse.
“Mi piaci tanto, tu, non il sesso…” chiarì e lui rispose che nessuno ci avrebbe mai creduto, ma finì lì.
Finito il matrimonio finalmente tutti rientrarono nelle loro stanze. Lor aveva lavorato tantissimo quel giorno, ed era concretamente sfinito, ma ci teneva a fare un discorso importante con Alice, così sopportò il sonno. Resistette anche all’attacco di lei che iniziò a toccarlo totalmente in auto, e le disse di comportarsi come si deve, facendola ridere.
“Tanto lo sappiamo che mi toglierai le mutandine prima ancora di arrivare in ascensore…” gli disse serissima, prima di scoppiare insieme a lui in una fragorosa risata.
Rientrati in camera, però, Alice notò che c’era qualcosa di strano, perché era piena di fiori e candele. Lor la portò in terrazzo per fumare e per qualche istante lei pensò fosse tutto normale, ma poi Lor fece partire una canzone con il cellulare e Alice fu scossa da un brivido.
“Alice Mac Neil...sei tante cose per me. Un’artista incredibile, la mia donna, la migliore amica al mondo, un’amante insaziabile, una fantastica padrona di cani che sa sempre cosa fare e come pulirgli quelle cavolo di orecchie. Sei un porto sicuro nella tempesta, mi aiuti a razionalizzare quando sono in panico, a rilassarmi quando sono troppo stressato e mi fai ridere. Tanto eh, non poco. Hai sempre la battuta pronta, scrivi storie fantastiche e crei un sacco di canzoncine divertenti. La mia vita è totalmente diversa con te, e penso tu lo sappia…”le disse nervoso, con la mascella un po’ contratta. Alice non aveva idea di dove volesse andare a parare quel discorso, ma fronte contro fronte gli disse piano “non essere nervoso amore, per favore…” facendolo sorridere.
“La verità Alice è che tu…sei la mia felicità. Semplicemente quello. Io non posso essere felice senza di te. Vedi, io vorrei avere una vita normale, fare cose normali, ma lo sai cosa succede nella mia testa, da quando è iniziata? No? Te lo dico io: qualunque cosa io stia dicendo, o facendo, viene interrotta una stupida vocina nella mia testa che mi dice ‘te lo ricordi, vero, che c’è lei nella tua vita e che non puoi pensare a niente altro?’ e così passo giornate a cercare di ricordare stupidi dettagli, come i nei che hai sul collo o la forma delle lentiggini che hai sul petto. Capisci come sono messo male?”
Lei rise forte in quel momento, ma un paio di lacrime le rigarono le guance e Lor le chiese piano di non piangere, perché non voleva intristirla.
“Non sono triste Lo…è molto bello quello che mi stai dicendo…”
 “Non ti dirò bugie, non sarà semplice o facile o un amore eterno come quello delle favole. Ti giuro però che con te sarò sempre onesto e leale e che ti amerò per sempre, nell'unico modo in cui una valanga di sbagli come me sa farlo. Quindi se questo conta qualcosa per te, e so che conta Ali, resta al mio fianco per tutta la vita…” le disse serio e poi prese un pacchettino.
“Laurent…?” chiese lei perplessa e Lor estrasse l’anello dal sacchetto di Bulgari, quello che doveva essere della nonna.
“Non è una proposta di matrimonio Alis…” le disse serio, leggendo la confusione nel suo viso, e lei rispose solo con un “Ah…” un po’ confuso. Non voleva sposarsi, ma le era sembrato che volesse arrivare lì e quindi non stava capendo.
“E’ una promessa…” spiegò aprendo lo scatolino da cui fece capolino una veretta di oro rosa con i diamantini.
“E’ la promessa che qualunque cosa accada, per quanto duro possa essere e per quanta paura possa farmi, io non smetterò di provarci. Non smetterò di provare a renderti felice, di sedurti, di amarti soprattutto. Questo significa questo anello per me, e vorrei che tu lo indossassi sempre…”
Alice annuì commossa e lui finalmente sorrise abbracciandola. Ci aveva pensato tantissimo e ci teneva a farle quella promessa dopo quello che avevano attraversato, ma non immaginava che lei ne avesse realmente bisogno.
“Ci serve un anello per te, però…perché io adesso ti porto a Las Vegas…” gli disse serissima mettendogli le braccia al collo, e Lor ridacchiando rispose che lo avrebbero preso, se ci teneva
 
Epilogo
Quella mattina fervevano i preparativi a casa Mac Neil. Le domestiche ancora un po' addormentate lucidavano le stoviglie e l'argenteria, altre stiravano le candide tovaglie di lino egiziano e altre ancora asciugavano con cura gli enormi calici di cristallo di Boemia. L'odore di tacchino e patate impregnava l'aria, e la padrona di casa non faceva che bere caffè e controllare che tutti facessero il loro lavoro nel modo giusto, riprendendo dolcemente quei dipendenti che qua e là commettevano qualche piccola inesattezza. Neil aveva preteso che fosse tutto perfetto per il ritorno delle due pecore nere, e nessuna distrazione poteva essere perdonata. Aveva affrontato quel pranzo con la stessa maniacale cura per i dettagli che metteva in ogni altra cosa, e solo una variabile sfuggiva al suo controllo: l'orario in cui sarebbero arrivati quei due ritardatari cronici. Erano molti mesi ormai che non la vedeva, ma aveva accettato la cosa: era innamorata, e seguiva Lor come una specie di segugio in giro per il mondo. Dug gli aveva assicurato che “erano finite le tragedie” ed effettivamente stavano insieme da un bel po' ormai e lei non si era ancora presentata alla sua porta.
Ma almeno sai se sono atterrati? Non è che sono ancora in giro per il mondo e noi stiamo qui a darci tanta pena per niente?”
Sussurrò la signora Mac Neil con fare preoccupato, ma sul volto di suo marito si dipinse uno strano sorriso mentre le passava il suo cellulare.
E' arrivato ieri notte, non ho voluto svegliarti.”
Il piccolo messaggio diceva solo “siamo arrivati...con sei ore di ritardo, ma ce l'abbiamo fatta. Sicuro che vuoi fare una festa in giardino con questo freddo?”
Più serena, tornò ai suoi preparativi, e Mr Neil rimase a controllare tutto dall'alto, mentre qualcuno dormiva profondamente.
Hey mon amour...sei sveglia?”
E perchè non dovrei? E' solo mezzanotte nella Napa valley...”
Lor sorrise dolcemente allora, e aggiunse “Dai, dai facci un po' di spazio, hai preso tutto il letto come al solito.”
Alice era a pancia sotto, ma girandosi lo vide: Lor aveva in braccio un bellissimo bambino con lunghi riccioli color oro, meravigliosi piccoli laghi verdi al posto degli occhi e un enorme ciuccio che gli occupava tutta la faccia. Con un sorriso tenero, accarezzò entrambi e sussurrò “Buongiorno! Dai venite qui vicino a me.”
Lor dolcemente le passò il bambino e teneramente si stese accanto a lei, mentre quella piccola creatura emetteva piccoli versi. Per un attimo rimase a fissarla, e si disse che era tutto perfetto. Era passato tanto tempo dal matrimonio di Mat e Ava, e non avevano avuto più dubbi sulla loro relazione. Certo c'erano stati momenti difficili, ma anche momenti bellissimi, ed erano tornati a casa proprio per fare un grande annuncio.
Ti somiglia veramente tanto...è impressionante” sussurrò Alice in estasi, mentre continuava ad accarezzare con dolcezza quella piccola creaturina che non faceva che scalciare e tirarle i capelli, e questo colpì il suo compagno, che stringendosi forte contro il suo corpo sussurrò “Sei magnifica Alis.”
E che c'entro io?”
Sussurrò col sorriso, rivolgendo finalmente qualche attenzione allo chef. Per un attimo rimasero a fissarsi negli occhi dolcemente, poi lui le chiese ridacchiando “non hai l'anello...Dio, non dirmi che lo hai perso di nuovo!”
Ma non è colpa mia, è stretto. E’ sul comodino?”
No” ribattè seccato accarezzando il bambino con affetto.
Allora sarà in bagno...”provò a suggerire un po' imbarazzata.
Lo lasci sempre in giro, per la miseria...”
Sì, ma se ne comprassimo uno di riserva con un prezzo da anello normale e non da fede della madre di Batman, staremmo più tranquilli...”aggiunse, con fare lamentevole, e lui sbuffando ringhiò “Alice te lo dico per l'ultima volta: non è un dannato anello che esce con le patatine, non è l'anello di Lanterna Verde e neanche quello di Frodo! E’ insostituibile.”
Perchè invece quello di Frodo sarebbe sostituibile? E dai!”
Per un attimo risero entrambi, realizzando che lei era realmente una causa persa, ma subito Alice aggiunse “la prendi troppo sul serio questa cosa. Insomma non è che il male prende possesso della terra se lascio il mio anello incustodito. E se anche dovessi perderlo...che ce ne frega? Non cambiano le cose. E poi quando hai lasciato il tuo tra la verdura al ristorante, ti ho forse rimproverato?”
Come no?” Gridò sorpreso, e ridendo lei aggiunse “Beh ma era una questione diversa...qualcuno avrebbe potuto inghiottirla o farti delle proposte sessuali.”
E invece qui no?Dylan e Cassandra la mangerebbero volentieri, e anche questo piccolo fagottino...”aggiunse, facendo un po' di solletico sul pancino di quella piccola creatura bionda e riccioluta in braccio ad Alice. Per un attimo rimasero così: spalla contro spalla a coccolare quel piccolo Lor, che reclamava in ogni modo la loro attenzione e rideva con una vocina tenerissima. Poi, lo chef dolcemente sussurrò “Questo è un piccolo pezzetto di paradiso Alis! Non credo ci sia niente di più bello al mondo...”e lei gli sorrise dolcemente, ma non potè rispondere, perchè quello splendido bambino aveva iniziato a morderla e a gridare, così Lor lo prese in braccio per cercare di calmarlo, ma subito la madre corse in suo aiuto.
Oh è solo affamato...gli riempio il pancino e ve lo restituisco subito. Vieni piccolo Lo” Sussurrò Ava dolcemente, e i due zii un po' tristi rimasero da soli per circa venti secondi. Lor non ebbe il tempo di tornare a letto, infatti, perchè subito Matias entrò per chiedere se un anello fosse loro.
Oh dov'era?”
Chiese confusa, e Mat sorridendo ribatté “nella doccia, tra i saponi.”
Ma che...” provò a gridarle Lor divertito, ma lei rispose seriamente “Oh beh, te l'ho detto che mi dà fastidio! Mi sarà scivolato!”
Certo che bisognerebbe fare un video su questa cosa: i dieci posti improbabili in cui lasciare la fede!”
E dicendolo iniziò a farle il solletico, ma ben presto furono interrotti da un rumore e il loro umore cambiò di colpo: erano arrivati da sei ore e già avevano assistito a due litigi tra Ava e Mat.
E' questo che comporta quello che tu chiami 'un piccolo pezzetto di paradiso'.”
Sussurrò cinicamente, ma Lor rimase ad accarezzarla in silenzio, pensando alla situazione di suo fratello. Rimasero a letto per un po', poi dopo una lauta colazione preparata dallo chef in persona, scapparono tutti a casa MacNeil.
Alice era molto tesa, ma allo stesso tempo impaziente: avevano discusso molto su quale fosse il modo migliore per annunciare a tutti le loro novità, ma non avevano preso una decisione. Si chiedeva come avrebbero reagito tutti, specialmente Dug e suo padre. Nessun dubbio che Mike ne sarebbe stato felice; George, invece, avrebbe certamente fatto qualche commento sarcastico, e probabilmente anche Roy.
Non essere nervosa, ma chère plumette, andrà tutto bene. In fondo abbiamo solo fatto ciò che volevano da noi...”
Sì, a migliaia di chilometri di distanza da casa, senza dirglielo. Mio padre impazzirà...”
A quel punto Lor fermò la macchina e fissandola intensamente negli occhi con aria grave chiese “Chiariamo subito la cosa: sei pentita?” ma Alice ridendo rispose “ovviamente. Non si vede?”
Non sto scherzando Ali. Tutti questi dubbi, il tuo rifiuto categorico all'anello...”
Ma piantala!”Gridò ridendo, mentre gli allungava una fortissima pacca sulla spalla. “Io sono convinta di quello che abbiamo fatto, e lo ritengo una figata, ma penso che mio padre urlerà un pochino.”
Si baciarono per un secondo, poi Alice aggiunse “...e per l'anello...ti conviene regalarmene uno meno prezioso, perchè davvero rischio di farlo finire chissà dove.”
Magari uno di quelli fatti con le caramelle?”Suggerì sorridendo, e Alice iniziò a battere le mani, e saltellando gridò “Oh c'est génial! Je t'en prie!!”
Quella piccola frase lo fece sorridere forte. Non si era ancora abituato all'Alice francese, eppure ogni volta che glielo faceva notare, la sua compagna ringhiò “Viviamo a Parigi da un po' ormai, solo un'idiota non avrebbe imparato nulla” E questo generalmente chiudeva il discorso.
Furono tutti molto felici di rivedere i due francesi, soprattutto i tre migliori amici dello chef, che letteralmente lo sequestrarono ed iniziarono a fargli il terzo grado. Alice, invece rimase a parlare tranquillamente con la sua famiglia e spiegò a tutti il perchè del loro trasferimento a Parigi, e di quel lungo viaggio in America.
Lor ha un sacco di questioni da risolvere in Francia. Il ristorante ormai è avviato, ma lui e Cristina non hanno ancora trovato un sostituto alla sua altezza, e poi lui è occupatissimo con la società di famiglia. Suo nonno inizia ad avere qualche problema di salute e in qualità di vicepresidente, a Lor tocca sostituirlo in tutte le questioni ufficiali...”
Ah per questo siete stati due mesi dall'altra parte del mondo...”osservò serio Mr Neil, e Alice annuì infilandosi in bocca un altro tramezzino.
Sì, siamo stati in California, nella zona dei vigneti, perchè doveva stringere degli accordi commerciali, ma in realtà non abbiamo fatto altro che bere! E ci toccherà andare anche in Giappone, e quel pazzo vuole che gli faccia da interprete, ma io non credo proprio...”
E con la fumetteria come farai?” Aggiunse serio suo padre, ma Alice rispose tranquillamente “l'ho lasciata in gestione ai ragazzi, a Jordan e a George. Io mi occupo delle vendite online e spero di poter riprendermela presto perchè la gigantografia di Thor mi manca da morire...”
Quella frase suscitò un po' d'ilarità generale, ma ben presto Lor le fece una domanda, che lasciò tutti col fiato sospeso: “Vuoi dirglielo tu?”
I quattro amici riuniti finalmente per la prima volta in molti mesi avevano molto da dirsi. Il francese quel giorno aveva deciso di lasciarli senza parole, così rise molto forte quando gli chiesero “avete riparlato di matrimonio?”
Fu in quell'istante che ad alta voce chiese ad Ai “Vuoi dirglielo tu?” E lei ridacchiando scosse la testa e dunque lo chef con molta naturalezza annunciò “circa dieci giorni fa, io e Alice ci siamo sposati a Las Vegas.”
No!”
Gridò Dug sconvolto, ma Mr Neil si gelò totalmente. Non si aspettava una mossa così stupida da quei due idioti.
Ma lo sapete che è una cosa vincolante? Insomma siete sposati a tutti gli effetti, dovrete divorziare per lasciarvi...”sussurrò Mike un po' confuso e Alice annuì seria.
Abbiamo fatto una ricerca, sappiamo come funziona.”Spiegò lo chef divertito, e in qualche modo sollevato perché nessuno lo aveva ancora ucciso.
“Volevamo farlo mesi fa in realtà, ma richiedere tutti questi cavolo di permessi ci ha portato via tempo…” spiegò Alice seria, ma tutti continuarono a fissarli basiti.
Ma io non ci credo! Non avete fatto neanche delle foto? Avete un certificato?”Chiese Dug, convinto che si trattasse di un imbroglio, eppure dall'enorme borsa di sua sorella sbucarono fuori tutte le prove: avevano due enormi album di foto, e un bel certificato di matrimonio.
Ma ti sei sposata in sottoveste?” Gridò Emily confusa, ma Lor immediatamente rispose “è un vestito ispirato a quello degli elfi...”
“Di Galadriel, per essere precisi…” puntualizzò Alice molto rigida, e i suoi amici commentarono che era una scelta straordinaria.
I fiori tra i capelli ti stanno benissimo...”aggiunse Ava dolcemente e tutti concordarono. Paul ringhiò acido che “poteva sembrare una vera sposa, malgrado tutto...”
Mr Neil fino a quel momento era rimasto in silenzio, a godersi la scena e metabolizzare la notizia, ma improvvisamente gli venne un dubbio, così chiese “ma questo matrimonio così affrettato e segreto, era necessario?”
Per un attimo i due sposi si fissarono senza sapere cosa dire, poi Lor dolcemente sussurrò “Sinceramente? Ci siamo voluti fare una promessa. Non so quanti scelgono di sposarsi per questo motivo. Noi volevamo veramente giurarci che ci avremmo provato fino alla fine e ci siamo detti 'se non ora, quando?'”
“e poi adesso voglio vedere che ti inenterai per tenermela lontana…”pensò, ma fortunatamente non lo disse.
Mr Neil colpito dal discorso di Lor sorrise e aggiunse “Non è quello che volevo dire. Non è che Alice aspetta un bambino?”
Ma per carità!”
Gridarono entrambi all'unisono, con un'espressione talmente stravolta da far ridere chiunque.
Non ci interessano dei ragazzini, la nostra vita è già abbastanza complicata così ...”
Tagliò corto la giovane sposa col fiatone, e Lor aggiunse “forse tra un po’ ne riparleremo, ma per ora non ne vogliamo.”
Beh amici mie, ricordatevi questa frase di Lor, perchè rappresenta esattamente ciò che in gergo viene definito “le ultime parole famose.”
Mr Neil sorrise e alzò il calice ai due sposi, che continuarono a godersi la festa tranquillamente. Decisero che “prima o poi avrebbero fatto una cerimonia religiosa ed una grande festa” ma nessuno dei due volle farlo nell'immediato e ben presto la combriccola iniziò a sciogliersi e gli sposi novelli si ritrovarono da soli in macchina.
E' andata meglio del previsto, no?”
Sussurrò Alice di buonumore, e poi aggiunse “...non ho neanche perso l'anello. Però lo voglio lo stesso quello con le caramelle...”
Lor si mise a ridere forte, e poi aggiunse “certo che sei un genio. Solo a te poteva venire l'idea del matrimonio- non matrimonio.”
E' figo essere sposati solo in certe parti del mondo, non trovi?”Ribattè Alice entusiasta.
Oh e vogliamo parlare del fatto che avremo due 'prime notti'? E il bello è che saranno autentiche, perchè davvero ci saremo sposati.”
Per un attimo risero entrambi con sguardo dolce, poi Lor prendendole la mano sussurrò “Perchè non lo facciamo anche a Tokyo? Dai, sposiamoci ancora una volta!Alla fine tu sei più giapponese che scozzese, e sarebbe fantastico, non trovi? Ho in mente un’ altra frase ad effetto da usare come voto nuziale...”
Alice rise e poi rispose seria “No, non si potrebbe. I giapponesi sono persone serie, e corriamo il rischio che registrino il matrimonio anche da noi, togliendoci tutto il divertimento.”
Ma tu sei sicura di questa cosa? Sei sicura che dobbiamo richiedere noi la convalida del matrimonio? Perchè Mike dice di no.”
Sono sicurissima tesoro. E resto tua moglie solo negli Stati Uniti. Quindi potrei anche buttarla questa fede, volendo...”
Alice lo aveva detto ridendo, ma Lor la fissò seriamente e arrabbiato abbaiò“non hai capito: la fede ha un valore importante, è il simbolo della promessa che ci siamo fatti. Non è solo uno sciocco pezzo d’oro che dimostra al mondo che siamo impegnati, è l'emblema della promessa che ci siamo fatti, e ogni volta che le cose si metteranno male entrambi fisseremo quell'anello e ripeteremo mentalmente “ti giuro proverò con tutte le mie forze ad essere la cosa migliore che ti sia mai capitata.” Quindi piantala di giocarci e trattala con cur...”
In quell'istante l'anello volò letteralmente in aria e Lor si mise a ridere scuotendo la testa. Era un disastro, ma gli piaceva proprio per quello. E così amici finisce la storia comica e buffa della ragazza di Tokyo, con una promessa tenera e goffa e un anello che vola. La piccola ragazza stramba e insicura è riuscita nell'impresa di conquistare il bellissimo chef-casanova.
Voi ora vorrete sapere cosa succederà, che cosa ne sarà di questo matrimonio, e soprattutto se si tratta realmente di matrimonio o meno, ma posso solo dirvi una cosa: Ai e Lor non hanno ancora finito di combinare disastri. C'è ancora molto da raccontare e, a patto che voi vogliate continuare ad ascoltare, vi garantisco che vi troverete davanti a una lunga sequela di sorprese, eventi bizzarri e momenti teneri e, d'altro canto, cos'altro potreste aspettarvi da due come loro?

Nota:
Ed eccomi qua, ve lo avevo promesso e stasera vi ho postato l'ultimo capitolo. Come prima cosa ci tengo ad abbracciarvi tutti virtualmente per avermi permesso di raggiungere un tale numero di lettori, perchè è surreale. Grazie veramente di cuore a tutti.  Spero di avervi regalato un po' di emozioni e magari un sorriso di tanto in tanto. Tre anni fa ho ripreso a scrivere, dopo un blocco di molti anni, perchè dovevo regalare un finale a questi due ragazzi che mi stanno molto a cuore, ma ad oggi posso dire di non esserci riuscita. Esistono infatti altre due parti di questa storia che potete trovare integramente su EFP, ma (attenzione eh!) la seconda parte che si chiama Alice e Lor: deux étrangers à Paris necessita di un enorme e profondo editing, che non so se sono in grado di fare ora per i temi trattati. La terza parte, però, che si chiama Trois petites plumes è stata scritta in tempi più recenti, ma merita una sistematina anche lei. Ci sarà poi una quarta parte di questa storia, che è un prequel ambientato nel momento in cui Ai e Lor si innamorano da ragazzi. Insomma, se avete voglia di leggere ancora qualcosa su questi due, restate in contatto con me. Un milione di grazie,
Sally 

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