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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** In love with both - Bisexuality ***
Capitolo 2: *** I'm not a girl - Transgender FtM ***
Capitolo 3: *** That's supposed to be my thing! - Homosexuality ***
Capitolo 4: *** I am what I am- Asexuality ***
Capitolo 5: *** Learn how not to give a fuck - Lesbianism ***
Capitolo 6: *** Great friends - Transgender MtF ***
Capitolo 1 *** In love with both - Bisexuality ***
IN
LOVE WITH BOTH
“La
bisessualità raddoppia le tue possibilità di un
incontro il
sabato sera.”
WOODY
ALLEN
Se un
mese prima gli avessero detto che durante le vacanze di Natale del suo
settimo
anno avrebbe fatto il grande passo, probabilmente Blair avrebbe riso
loro in
faccia. Per questo, mentre si dirigeva verso l’ufficio dei
suoi, continuava a
cercare di mantenere la calma e di fare respiri profondi, neanche
stesse
andando al patibolo. Tuttavia, sapeva di doverlo fare: aveva passato
tutto il
pomeriggio in camera sua insieme a tutti i suoi fratelli, che avevano
deciso di
sostenerlo e di aiutarlo. Nel pensare a loro, Blair sorrise: era grato
ai suoi
fratelli di averlo accettato subito e persino i più piccoli,
Layla e Phobos,
dall’alto dei loro tredici anni avevano capito.
D’altronde, solo qualche
anno prima, suo fratello maggiore aveva fatto coming out come ragazzo
omosessuale
ed era andato tutto bene.
“Mamma
e papà ti vogliono bene e ti
accetteranno sempre, ricordatelo.” Aveva detto
Bel, ma
Blair ancora non ne era convinto. Un conto era amare i ragazzi, ma
entrambi? Di
sicuro i suoi avrebbero storto il naso. Inoltre, non era un figlio
biologico,
per cui non sarebbe stato difficile per i suoi mandarlo via.
Si
fermò finalmente davanti all’ufficio dei suoi
genitori e, prendendo un respiro profondo per farsi coraggio,
bussò alla porta,
per poi aprirla subito dopo.
-Oh, Blair! Come
mai sei qui a quest’ora? – sua madre
Catalina lo accolse con un gran sorriso, distogliendo lo sguardo dal
libro che
stava leggendo, sdraiata comoda sul divanetto dello studio. Alla
scrivania,
invece, si trovava suo padre Jonathan, intento forse a compilare le
scartoffie
dell’orfanotrofio. Non appena anche l’uomo ebbe
posato lo sguardo su di lui, il
ragazzo sentì un brivido gelido corrergli lungo la schiena.
Nel notare il suo
tentennamento, la madre posò il libro sul tavolino in vetro
lì a fianco.
- Qualcosa non
va? – domandò la donna, mentre il
marito, insospettitosi come lei, poggiava la penna sulla scrivania.
Prendendo un
po’ di coraggio, Blair scosse la testa.
- Mamma,
papà… c’è una cosa che
vorrei dirvi. – iniziò
a dire, cercando di non far tremare la voce.
- Blair, ci stai
spaventando. – commentò suo padre, ma
il ragazzo scosse subito la testa.
- Non
è niente di spaventoso, tranquilli. Volevo solamente
dirvi che… ecco… - più cercava le
parole adatte più quelle gli scivolavano dalla
lingua. Ad una certa, Jonathan cominciò a perdere la
pazienza.
- Per Merlino e
i quattro fondatori, se non ti muovi a
dire quello che devi –
- Sono
bisessuale! – quelle due parole urlate ebbero
il potere di mandare la stanza nel silenzio più assoluto. I
suoi genitori
ammutolirono di colpo e Blair deglutì, trattenendo il
respiro nonostante avesse
fatto il grande annuncio. Dopo qualche secondo sua madre, con sguardo
glaciale,
si alzò dal divano e cominciò a dirigersi verso
di lui. A quel punto, Blair chiuse
gli occhi, aspettandosi di essere colpito. Tuttavia, sentì
le braccia della
madre stringerlo.
- Razza di
idiota, pensavo avessi combinato qualcosa
di grave! Sei nostro figlio, ti ameremo sempre e comunque. –
gli rispose Catalina
e Balir non sapeva cosa dire. Solo quando sentì anche le
braccia di suo padre
avvolgerlo si lasciò andare alle lacrime, sollevato da tutta
la situazione. Rimasero
abbracciati per qualche minuto, prima di separarsi.
-
Quindi… bisessuale… vuol dire che ti piacciono
entrambi, giusto? – domandò suo padre e Blair,
sentendosi in soggezione, annuì. Subito,
sua madre schiaffeggiò il braccio del marito.
- Ti
prego, risparmiati battute del tipo “di sicuro
avrai più scelta” e simili. Ho già
sopportato le tue battute sull’assenza di
rischio di gravidanze con Bel, non posso sopportare altro. Blair,
tesoro, sali di
sopra, di sicuro i tuoi fratelli ti staranno aspettando per ricevere
notizie. –
a quelle parole, il ragazzo annuì e, dopo aver abbracciato
ancora i suoi
genitori, scappò di corsa in camera sua, dove sapeva avrebbe
trovato il resto
della famiglia. Mentre si dirigeva di sopra, continuava a sorridere: i
suoi
genitori lo avrebbero amato per sempre.
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Capitolo 2 *** I'm not a girl - Transgender FtM ***
I’M NOT A GIRL
“I can’t begin to express
how remarkable
it feels to finally love who I am enough to pursue my authentic
self.”
ELLIOT
PAGE
Stava
seduto di fronte allo spogliatoio dei Serpeverde, in attesa di ricevere
risposte dai suoi compagni di casa più grandi, cercando di
capire cosa avesse
fatto di sbagliato. Era entrato in squadra da poco come battitore e
voleva
solamente andare a cambiarsi per poter cominciare
l’allenamento, cosa c’era di
così sbagliato?
-Stevie? Ci sei
ancora? – la voce del suo capitano,
Francis Winchester, arrivò dritta alle sue orecchie,
costringendolo ad alzare
la testa.
- Sì,
sono ancora qui. – rispose il ragazzino
annoiato. Il capitano gli fece segno di entrare e Stevie lo
seguì, portando con
sé la sua scopa. Tuttavia, non appena entrò nello
spogliatoio, inarcò un
sopracciglio alla vista di un’altra persona lì
presente, che era sicuro non ci
fosse quando Francis gli aveva detto di aspettare fuori. Riconobbe
subito il
capitano dei Corvonero, Rylan Page, al settimo anno. Prima che potesse
dire
qualcosa, Francis parlò.
- Mi
è sembrato giusto convocare anche Rylan, visto di
cosa dobbiamo parlare. Spero non sia un problema. – si
giustificò Francis e,
dopo qualche minuto, Stevie fece un cenno con le spalle.
- Va bene, anche
se non capisco ancora perché io sia
qui. – ribatté. Vide i due ragazzi scambiarsi uno
sguardo e questo lo irritò
ancora di più.
-
D’accordo Stevie, ora capirai perché abbiamo
chiamato. Stamattina, ti sei chiesto perché i tuoi compagni
non ti volevano
nello spogliatoio? – gli domandò Rylan e Stevie
sbuffò una mezza risata.
-
Perché sono degli stronzi. Sono solo al secondo
anno, ma posso fare il culo a metà dei membri della squadra.
– il tono sicuro
che utilizzò fece sorridere leggermente il Corvonero, mentre
Francis scuoteva
la testa.
- Sicuramente
sei più bravo tu di alcuni ragazzi che
sono in squadra ma… non è per questo che non sei
entrato in spogliatoio. –
disse Rylan e, finalmente, Stevie comprese e si infuriò.
- È
per il mio corpo, vero? Quante volte lo devo
dire?! Sono un ragazzo, perché non lo capite! –
sbottò il rosso. Avrebbe dovuto
immaginare dove sarebbe andato a parare il discorso: già
l’anno prima era
successo un casino per via del dormitorio, questione che si era risolta
con una
camera tutta per sé, visto che quell’anno
Serpeverde aveva registrato un numero
basso di alunni del primo anno. Vedendo la sua rabbia, Francis si
sbrigò ad
alzare le mani per negare.
- No, ti sbagli!
Sappiamo tutti che sei un ragazzo, solamente
non volevamo crearti problemi in spogliatoio. Ti sei mai cambiato
davanti ad un
gruppo di ragazzi? O fatto la doccia? – gli
domandò il suo Capitano. Fu in quel
momento che Stevie realizzò effettivamente la cosa: al di
fuori di sua sorella
più grande, non si era mai cambiato di fronte a nessuno. Al
pensiero, arrossì.
- Effettivamente
no… - pigolò quasi sussurrando e Rylan
gli sorrise.
- Non devi
assolutamente preoccuparti. Gli altri
ragazzi di Serpeverde si sbrigheranno a lavarsi e cambiarsi, in modo da
poterti
lasciare tutto il tempo che desideri. D’altronde,
è così che fanno i miei
compagni con me. – Stevie annuì a quelle parole
ma, dopo aver realizzato il
loro significato, alzò lo sguardo scioccato verso il
Corvonero.
- Vuoi dire che
tu sei… -
- Prima mi chiamavano Riley, l’ho cambiato all’inizio
del mio quarto anno. Ci ho messo un po’ a capirlo, ma alla
fine mi sono sentito
molto meglio. Forza, ora vai a cambiarti, i tuoi compagni dovrebbero
aver
finito. – continuò il più grande e a
quel punto Stevie sorrise, ringraziandoli
per quella nuova informazione e fiondandosi poi verso lo spogliatoio
dei
Serpeverde. Il rosso non riuscì a trattenere le lacrime: era
stato accettato.
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Capitolo 3 *** That's supposed to be my thing! - Homosexuality ***
THAT’S SUPPOSED TO BE MY THING!
“Perché
rendere così triste l’essere gay?
Fare
ciò che vuoi è okay.
Il
corpo è solo nostro, quindi lasciateci stare.
Ed
oggi con te stesso mettiti a giocare.”
JOHN
LENNON
N.B: Il titolo
è la frase che Simon urla a Martin nel
film “Tuo, Simon”, quando scopre quello che
l’altro ragazzo ha fatto. Inoltre,
le frasi in corsivo vengono dette attraverso il linguaggio dei segni.
Avvertenze:
linguaggio volgare e omofobo (non volevo
inserirlo, però poi ho pensato ai termini che noi
adolescenti usiamo,
soprattutto quando si vuole offendere qualcuno) e omofobia
Sapeva che
tenerlo
nascosto per così tanto avrebbe finito per rovinarlo,
avrebbe dovuto
prevederlo. Ma chi se lo sarebbe mai aspettato che qualcuno andasse in
giro a
raccontare quello che aveva fatto? Così, sperando di non
essere visto da
qualcuno – la vergogna sarebbe stata troppa –
Kristofer si diresse velocemente
nel suo dormitorio, sperando di sparire in un buco nero.
Era cominciato
tutto
quella mattina quando, entrando nella Sala Grande per colazione, si era
ritrovato tutti gli occhi degli studenti, più alcuni
insegnanti, puntati
addosso. Ovviamente si era stranito, ma iniziò a capire
solamente quando alcuni
suoi compagni di casa, del sesto e del settimo anno, si avvicinarono a
lui con
sguardi schifati.
-È
vero che ti piace succhiare cazzi negli spogliatoi?
– gli chiese un Serpeverde del settimo anno, che Kristofer
riconobbe essere uno
dei suoi compagni di squadra Esteban Ramirez. Accanto a lui, Lucas
Sanders gli
diede corda, avanzando per intimidirlo.
- Oltre che
sordo pure frocio? C’è qualcosa in cui sei
normale? – a quelle parole, Kristofer sentì una
picconata al cuore e ringraziò
infinitamente di non sentire niente, perché sapeva che la
gente in Sala Grande
stava parlando di lui. Di colpo, spostò lo sguardo verso il
tavolo dei
Corvonero e sgranò gli occhi impietrito, quando
trovò Emily, sua sorella, che
lo fissava dispiaciuta. In quel momento, la sua testa iniziò
a vorticare e
corse fuori dalla Sala Grande, ringraziando di essere sordo per non
sentire le
risate di scherno degli altri ragazzi.
…
Non appena
entrò nel suo dormitorio, Kristofer si buttò
immediatamente sul suo letto, lasciando finalmente che le lacrime
bagnassero il
suo viso. Come aveva potuto essere così stupido?
All’improvviso,
una mano si poggiò sulla sua spalla e
lui sussultò, voltandosi poi per vedere sua sorella
osservarlo preoccupato.
Mi dispiace
molto per quello che è successo,
non ne avevano assolutamente il diritto. disse Emily
sedendosi di
fianco a lui. A quelle parole, gli occhi di Kristofer si riempirono
nuovamente
di lacrime.
Perdonami per
non avertelo detto, Em.
Hanno ragione, io non sono normale… Il ragazzo
abbassò lo
sguardo, non avendo il coraggio di guardare la gemella negli occhi, ma
la
Corvonero gli prese il viso tra le mani.
-Non devi starli
a sentire, Kris. Tu sei normale, sei
un ragazzo come gli altri che ha la capacità di amare. E
chissenefrega se non
me l’hai detto, probabilmente non ti sentivi ancora
pronto… -
Doveva essere
una mia scelta e me l’hanno
portata via.
Replicò il Serpeverde e, messa di fronte
a quelle parole, Emily si spinse ad abbracciarlo, lasciando che il
fratello si
sfogasse. Passarono così dieci minuti, prima che Kristofer
si calmasse completamente.
Grazie. Disse alla
sorella ma quella scosse la testa.
-Kris, qualunque
cosa accada, sappi che io ci sarò
sempre per te. Ora devo andare, o faccio tardi per la punizione.
– rispose e
Kristofer la guardò incuriosito.
Punizione?
-Sì.
Presente Jacob Nicholson, il ragazzo che ti ha
fatto outing? – a quella domanda, il Serpeverde
annuì.
-
Ecco… diciamo che per qualche settimana dovrà
camminare con la scritta “sfigato” sulla fronte
fatta con le verruche. -
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Capitolo 4 *** I am what I am- Asexuality ***
I
AM WHAT I AM
“I
don't do that. With anyone." "You're celibate?" "No.
Celibacy is a choice. I'm asexual. I don't get those
feelings.”
SEANAN MCGUIRE
Madison sapeva che il suo stato di
pace non sarebbe durato a lungo. Eppure, ci aveva sperato moltissimo:
lei e
Jason si erano lasciati nell’Aula di Pozioni, quando non
c’era nessuno, perché
voleva fare una cosa discreta. Sfortunatamente, a giudicare dalle
occhiatacce
che stava ricevendo, la notizia della sua rottura con Jason Hawkins,
Caposcuola, cacciatore e capitano della squadra di Quidditch di
Grifondoro, si doveva
già essere diffusa per tutto il castello.
Cercando di ignorare
le mille paia di occhi che la
fissavano, Madison entrò nell’Aula di Incantesimi
dove, seduta come sempre ai
loro banchi, si trovava Olive Parrish, la sua migliore amica. Non
appena la
vide, la Grifondoro le fece cenno.
-Maddie, pensavo non
ti fossi alzata, di nuovo, e che
avrei dovuto, di nuovo, prendere appunti per te! –
esclamò la sua amica,
ma Madison notò subito quanto si stesse trattenendo per non
chiederle quello
che voleva sapere. Non appena si fu sistemata, la Tassorosso le sorrise
tristemente.
- Forza, ti do il
permesso di farmi il terzo grado. –
provò a scherzare, ma ricevette un’occhiataccia
dall’altra.
- Maddie, ti conosco
e so bene quanto amassi Jason.
Quindi non capisco perché tu l’abbia mollato. Mica
ti avrà tradito con un’altra
spero?! – fece Olive, mentre la sua mente cominciava a
macchinare numerose
torture da infliggere al Grifondoro per aver ferito i sentimenti della
sua
migliore amica. Tuttavia, Madison scosse la testa.
- No, Jason non
c’entra niente, anzi. È un ragazzo
dolcissimo, davvero, ma… - Olive osservava attentamente la
sua amica, cercando qualcosa
che l’aiutasse a far luce sulla questione ma, non appena vide
lo sguardo
colpevole della Tassorosso, realizzò.
- Non
gliel’hai detto, vero? – le chiese a quel punto
e Madison sospirò affranta, per poi portarsi le mani al
volto, come per coprire
la sua colpa. Olive sospirò, sapendo perfettamente che fare quel
discorso
sarebbe toccato proprio a lei.
- Maddie, ascoltami
attentamente. Jason ti ama alla
follia e tu lo ami alla follia. Fin qui ci siamo arrivati tutti. Il
punto è: ha
diritto di saperlo. Non puoi rifilargli la solita scusa del
“non siamo compatibili”
o “non sei tu, sono io”, perché si vede
lontano un miglio che siete fatti l’uno
per l’altra. Se non ti accetta per quello che sei, il
problema è solo suo, tu
non hai niente che non vada. Ma non puoi lasciarlo con il dubbio che
abbia
fatto qualcosa di male, non lo merita. – Madison
ascoltò attentamente quelle
parole, concludendo alla fine che sì, la sua migliore amica
aveva pienamente
ragione. Così, si decise: a fine lezione, avrebbe cercato
Jason e gli avrebbe
detto tutto. Meritava di sapere.
…
-Allora, avevi
urgenza di parlarmi, giusto? – domandò Jason
non appena chiuse la porta di una delle aule del secondo piano. Nel
notare però
il silenzio della sua ormai ex- ragazza, il Grifondoro
sospirò esasperato.
- Maddie,
è qualcosa che ti ho fatto? Qualcosa che ho
detto? Ti prego, dimmelo, perché io ti amo e non riesco a
capire cosa io possa
aver –
- Sono asessuale!
– sbottò ad un certo punto la mora e
Jason ammutolì.
- Non-non volevo
dirtelo all’inizio, ma poi ho capito
che volevi iniziare a spostare la relazione anche sul piano fisico e io
non
potevo... Non meriti una persona come me, meriti qualcuno che sappia
darti
quello che cerchi e non sono io! - continuò Madison ormai
sull’orlo delle
lacrime. Di fronte a quella confessione improvvisa, Jason non seppe
cosa dire
all’inizio, ma poi si buttò in avanti per
abbracciare la Tassorosso,
lasciandola impietrita.
- Perché
questo? – domandò lei, confusa da questo
gesto così improvviso. Tuttavia, Jason la strinse ancora,
sollevato.
- Maddie, pensavo di
aver combinato qualche casino! –
disse quasi ridendo e la mora lo fissò ancora più
confusa.
- Non sei arrabbiato
con me? – chiese ancora ma il Grifondoro
scosse la testa.
- Io ti amo per
quella che sei, perché sei una ragazza
fantastica, dolce e gentile con tutti. Una relazione non si basa
solamente sul
sesso o altro. Ti amo, Madison Ross, e per te farei di tutto.
– dopo la
confessione di Jason, Madison scoppiò definitivamente a
piangere, stringendosi
ancora di più tra le braccia del suo non-più-ex
ragazzo. Passarono qualche
secondo abbracciati, prima che il ragazzo si allontanasse.
- Aspetta, gli
abbracci vanno bene, giusto? Perché altrimenti
ci teniamo solo per mano. O nemmeno quello va bene? –
cominciò a domandare
Jason e la ragazza scoppiò a ridere intenerita.
- Scemo, gli abbracci
vanno bene, e anche tenersi per
mano. – rispose e, a quel punto, Jason sorrise ancora di
più, tornando ad
abbracciarla.
Da quel
momento in poi, nessuno li avrebbe più
separati.
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Capitolo 5 *** Learn how not to give a fuck - Lesbianism ***
LEARN
HOW NOT TO
GIVE A FUCK
“Il
femminismo è la teoria, il lesbismo è la
pratica.”
TI-GRACE
ATKINSON
In
ventitré anni della sua vita, mai si sarebbe aspettato di
trovarsi sua sorella
di fronte alla porta di camera sua.
-Pietro,
posso chiederti una cosa? – aveva domandato Tanya mentre,
nervosamente,
continuava a giocare con una ciocca dei suoi lunghi capelli castani.
Pietro le
fece cenno di entrare e la ragazza si fiondò subito sul suo
letto.
-
Felikz dov’è? – domandò lui e
la ragazza alzò le spalle.
-
Probabilmente a rompere le scatole a Dorjan. Ha detto che doveva
lavorare,
quindi per forza sarà lì. – rispose
Tanya, riferendosi all’altro fratello
maggiore.
-
Quindi hai approfittato del suo momento di distrazione. –
fece ancora Pietro e
a quel punto la ragazza sospirò esasperata.
-
Sei l’unico in questa casa capace di ascoltare un intero
discorso senza
distrarsi o fare battutine stupide. E poi… sei
l’unico con una relazione
stabile. – sentendo quella piccola confessione, il ragazzo si
voltò verso di
lei, guardandola allibito: se prima era sorpreso che la sorella avesse
deciso
di rivolgersi a lui, ora era scioccato, perché Tanya era
sempre stata molto
riservata sulla sua vita sentimentale. Si sedette accanto a lei,
sorridendole
per cercare di confortarla.
-
Parla tranquillamente, ti ascolto. – le disse e la mora prese
un respiro
profondo.
-
Come sai, da un paio di mesi mi frequento con Aisha, la compagna di
casa di
Feli… - iniziò a spiegare la sorella e Pietro
annuì, capendo perfettamente a
chi si riferisse: sapeva che sua sorella fosse lesbica da due anni
ormai e non
era mai stato un problema, contando anche che gli altri due facevano
parte
della comunità LGBT, - ogni tanto i quattro fratelli
scherzavano sul fatto che
lui fosse l’unico “sano” della famiglia.
Per questo, non si era stupito più di
tanto quando, alla stazione di King’s Cross, aveva visto sua
sorella in
compagnia di Aisha Fallon, Tassorosso del sesto anno, come Tanya. Era
evidente
ai suoi occhi che quelle due fossero qualcosa di più di
semplici amiche, cosa
che poi aveva confermato la stessa Tanya.
-
Certo che lo so. Allora, qual è il problema? –
domandò il ragazzo, sistemandosi
meglio sul proprio letto.
-
Vorrebbe rendere la nostra relazione pubblica, e lo vorrei anche io,
ma… Ho
paura della reazione della gente. Ovvio, non linciano più i
ragazzi e le
ragazze queer, ma ancora qualcuno fa qualche commento di
disprezzo… - la
spiegazione di Tanya fece capire subito al più grande il
motivo per il quale
lei si fosse recata proprio da lui: sia Dorjan che Felikz non avevano
fatto
ancora coming out, il primo in una relazione clandestina con un suo
collega del
Ministero e il secondo che flirtava implicitamente, - ma non troppo, -
con un
ragazzo della sua età Serpeverde. Ovviamente Tanya non
poteva chiedere agli
altri due fratelli.
-
Ascolta, Nya, - iniziò a dire Pietro, - il mio unico
consiglio è… Non te ne
deve fregare un cazzo del pensiero degli altri. Ad alcuni non piace che
tu baci
una ragazza? Fanculo. La cosa più importante è la
tua felicità e quella di
Aisha. Se avete voglia di mostrare al mondo tutto il vostro amore,
fatelo! – Tanya
aveva ascoltato attentamente ogni singola parola di suo fratello,
leggermente
sorpresa e divertita dal linguaggio colorito che aveva utilizzato. Poi,
sorridendogli, si lanciò per abbracciarlo. –
-
Grazie mille Pietro! Mi sei stato utilissimo! –
esclamò la mora e, dopo avergli
lasciato un bacio sulla guancia, si fiondò fuori dalla
camera, probabilmente
per chiamare Aisha. Pietro sorrise tra sé e sé: e
chi lo avrebbe mai detto che
l’unico fratello etero sarebbe stato d’aiuto?
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Capitolo 6 *** Great friends - Transgender MtF ***
GREAT
FRIENDS
“The best thing about being a girl
is, now I don’t
have to pretend to be a boy.”
AVERY
JACKSON
-Va
bene, respira. Puoi farcela. Sono solo i tuoi amici, non mostri.
– il piccolo
mantra che Nicole si ripeteva in testa dalla sera prima era riuscito a
rilassarla fino alla colazione ma poi, man mano che si avvicinava alla
Stanza
delle Necessità, stava svanendo ad ogni passo.
- Nicky, finalmente!
Pensavo di dover fare il
barbagianni per tutto il giorno! – a riscuoterla dai suoi
pensieri ci pensò
Jonah, seduto esattamente di fronte al muro dove, come loro sapevano,
sarebbe
apparsa la porta della Stanza delle Necessità.
- Ciao Jonah, felice
di vederti. Bello il colore dei
capelli. – rispose la ragazza, riferendosi alla chioma riccia
dell’amico che,
in quel momento, era un misto tra rosso e rosa, con qualche macchia
arancione.
Uno sano di mente avrebbe capito che quei colori erano un pugno in un
occhio,
soprattutto considerando la divisa blu-argento, ma a Jonah sembrava non
importare. Infatti, si passò una mano tra i capelli,
scompigliandoli ancora di
più.
- Che ci posso fare,
ho stile da vendere. Forza
andiamo, gli altri ci stanno già aspettando. – e
dicendo queste parole, il
Corvonero si spostò dalla parete, permettendo
così alla porta di apparire. I
due entrarono subito, per evitare di essere visti dai prefetti oppure
da Gazza,
e Nicole venne investita dall’odore del tè e dei
pasticcini, di sicuro idea di Elias,
suo coetaneo Grifondoro e gemello di Jonah. Nella stanza vide
già tutti i suoi
amici: Annabeth era seduta su una sedia in broccato scuro, sorseggiando
una
tazza di tè mentre ascoltava i discorsi senza senso di
Elias, impegnato a
raccontare l’ultima partita di Quidditch; poco più
in là, Dustin disegnava sul
suo taccuino e Edison e Marianne giocavano a scacchi. La prima ad
accorgersi
dell’ingresso dei due fu proprio quest’ultima, che
li salutò con la mano
destra.
- Finalmente arriva
la nostra principessa! Pensavamo
di doverti aspettare in eterno! – esclamò la
Serpeverde ridendo e gli altri
iniziarono a ridere. Nicole scosse la testa sorridendo, avvicinandosi
all’amica
per abbracciarla.
- Tutta colpa di
Jonah, mi ha distratto qui fuori. –
replicò e il ragazzo emise un verso indignato, facendo
ridere ancora di più i
ragazzi.
- Bene, dopo aver
decretato quanto sia stupido il
nostro clown preferito, - non guardarmi così, i tuoi capelli
sono davvero
brutti, - possiamo scoprire il perché di questa riunione
improvvisata? – Dustin
mise da parte il blocco da disegno e si passò le mani sulla
divisa giallo-nera,
osservando poi attentamente gli altri componenti del gruppo.
- Beh, dobbiamo
chiedere a Nicky, visto che è lei
l’ultima arrivata. – rispose Annabeth e
l’attenzione di tutti si rivolse sulla
Grifondoro. Nicole sentì la gola secca, capendo che quello
era il momento
adatto. Prese un profondo respiro, prima di iniziare a parlare.
-
D’accordo. Vi ho chiesto il favore di riunirvi tutti
qui perché ho delle cose molto importanti da dire.
Io… non sono stata molto
sincera con voi. – la Grifondoro pronunciò quelle
ultime parole timidamente e
notò subito gli sguardi che gli altri si scambiarono. A quel
punto, Edison le
sorrise dolcemente.
- Continua pure, ti
ascoltiamo. – disse il ragazzo
rassicurandola. Nicole prese un altro respiro.
- Ci conosciamo ormai
da sei anni e posso dire con
certezza che siete le persone più importanti della mia vita.
È per questo che
ho deciso oggi di rivelarvi una cosa sulla mia vita, sul mio passato.
So che
sarà difficile da capire, per questo vi chiedo la massima
attenzione per –
- Nicky, lo sappiamo.
– il commento improvviso di
Elias, che ricevette occhiatacce da tutti gli altri, ebbero il potere
di zittire
la ragazza, che spalancò gli occhi. Per risolvere la
situazione, Marianne prese
parola.
- Quello che Elias
cercava di dire è che non ti devi
preoccupare di nulla. Abbiamo capito la tua
“situazione”, se così vogliamo
chiamarla e ti ameremo per sempre. Sei e rimani la nostra migliore
amica. – spiegò
la Serpeverde e Nicole sentì gli occhi pizzicare.
- Quindi…
a voi sta bene? Non mi considerate un
mostro? – pigolò la corvina e gli altri negarono.
- Fai
parte della nostra famiglia, accettalo! – esclamò
Jonah correndo ad abbracciarla, imitato poi da tutti gli altri.
Così, avvolta
da tutto l’amore dei suoi migliori amici, Nicole non poteva
desiderare di
meglio.
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