Hell Stories ; Bombus Terrestris (Protagonista OC x Charlie x Vaggie)

di Il Demone Inesistente
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo 1. Inferno ***
Capitolo 2: *** Prologo 2. La mentore ***
Capitolo 3: *** Babylon Nest Arc I - Cicatrice ***
Capitolo 4: *** Babylon Nest Arc II - Occhio ***
Capitolo 5: *** Babylon Nest Arc III - Deterrente ***
Capitolo 6: *** Babylon Nest Arc IV - Propaganda ***



Capitolo 1
*** Prologo 1. Inferno ***


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Non possiedo Hazbin Hotel e Helluva boss. Alcuni personaggi di questa storia non mi appartengono, ma sono proprietà di Spindlehorse toons. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro'.
Piccola nota linguistica. Per tutta la storia utilizzerò il termine inglese ''Bumblebee'' per sostituire il corrispettivo italiano ''Bombo''.



Prologo, Parte 1

INFERNO



Buio, nient'altro che buio, non solo alla vista, ma sotto qualsiasi piano sensoriale, quasi una non esistenza. Eppure, in qualche modo la mia coscienza è ancora viva e attiva, ma qualsiasi sforzo per tornare alla realtà sembra vano. Persino i miei ricordi sono sbiaditi. Sepolto in questo stato di ''non-esistenza'' continuo a scavare. Scavo con una pala che non esiste in una memoria impossibile da toccare, e che sembra sul punto di scomparire per poi disperdersi, come del vapore in balia del vento. Non importa quanto cercherai di toccarlo o di afferrarlo, al massimo il tentativo lascerà un po' di umidità sulle tue mani, mentre il grosso sparirà nell'aria.

Eppure, lentamente riaffiora qualcosa, una parola.. ''Rosso''

A quel punto apro gli occhi, accorgendomi d'un tratto di avere di nuovo i miei 5 sensi. Tuttavia la vista mi inganna. Ciò che vedo davanti a me è solo rosso, come la parola che è riaffiorata nella mia mente.

Nonostante mi senta confuso e spaesato mi sembra di essere perfettamente in salute. Mi sento come uscito da uno svenimento, o meglio un sogno, un sogno nel quale potrebbe essere accaduto di tutto, e questo tutto mi ha gettato nella confusione più totale, come se avesse messo a dura prova anche il mio corpo fisico.

La mia vista si stabiliza e riesco finalmente a intravedere qualcosa oltre il fumo intorno a me. Sembrano edifici, ma è tutto molto sbiadito. Guardando per terra noto che mi trovo sopra quella che sembra una strada asfaltata, e lo si capisce dalla striscia bianca continua presente al centro.

Torno alla mia mente e cerco di ristabilire un contatto con la mia memoria, per cercare di capire dove mi trovo e come ci sono finito. Ma l'unica cosa che riesco ad afferrare in quest'ammasso di vapore dei miei ricordi è un'altra parola, ''corpo''.

Ricordandomi che ho riacquistato anche il tatto mi viene naturale pensare al mio corpo, e così abbasso lo sguardo, ma ciò che vedo, non è un corpo umano..

Tutto quello che ho addosso è un paio di pantaloni strappati. Questa parziale nudità mi consente di vedere quello che non può essere il corpo di un uomo.

La pelle è la cosa più umana di ciò che vedo, appare bianca ma con una leggera sfumatura di grigio, non molto dissimile da quella umana, nonostante il colore poco naturale, ma è in totale contrasto con tutto il resto.

Appena il mio sguardo si posa sulla peluria presente su alcune zone del mio corpo riaffiora nella mia mente un'altra parola, il nome di un insetto,, ''Bumblebee''.

Riesco a vedere i miei muscoli addominali per via della mia corporatura magra, ma intorno ad essi e intorno al petto noto una leggera peluria che non può essere umana. È nera, ma è alternata con delle strisce sfumate di un bellissimo colore giallo oro.

Ciò che vedo è tanto strano, ma al contempo è difficile definirlo disturbante  per via della sua affascinante colorazione, eppure provo un disagio crescente, perchè toccando ciò che vedo realizzo che si tratta effettivamente del mio corpo.

Riaffiora nella mia mente un'altra parola, ''sangue''. Il liquido che porta lo stesso colore del luogo che mi circonda. Cerco di guardarmi intorno e di cercare qualche elemento che possa aiutarmi a capire dove mi trovo, ma l'unica cosa che vedo è una pozzanghera a pochi passi da me.

Mi avvicino alla  pozzanghera, e guardandovi dentro i miei timori vengono confermati. Vedo il mio volto, ma diverso.. I miei lineamenti sono gli stessi che ricordavo, ma tutto il resto.. Dio mio..

Il colore dei miei occhi è cambiato, uno di loro è di un grigio molto scuro quasi nero, ma l'altro.. L'altro occhio presenta un intenso colore giallo così come le strisce della peluria che ho visto prima.

Il taglio dei miei capelli è lo stesso che ricordavo, ma il suo colore presenta le stesse caratteristiche della peluria, nera, ma con sfumature gialle.

Metto una mano nella pozzanghera, ma la consistenza dell'acqua sembra strana, come l'odore ferroso che emette. Girando la mano mi accorgo che questa si è tinta di rosso. Solo ora sto realizzando che non è acqua, ma sangue.

Mi alzo di scatto, e in quel momento il mio senso dell'olfatto recupera completamente le sue funzionalità, riempiendo le mie narici con un forte odore ferroso, quello del sangue. Ma questo non viene dalla pozzanghera, bensì da tutto l'ambiente che mi circonda.

Lentamente anche le mie orecchie riprendono a funzionare, e inizio a sentire dei suoni in lontananza, così come una parola che riaffiora nella mia testa, ''Demoni''.

In quel momento i suoni nelle mie orecchie si fanno più chiari, e in una lontananza che sembra ridursi sempre di più percepisco urla, passi veloci e suoni d'acciaio, insieme a quella che sembra essere carne che viene tagliata di netto da qualcosa.

Sforzando i miei occhi noto intorno al fumo che mi circonda delle ombre di persone che corrone velocemente, come se stessero scappando da qualcosa.

La cosa inquietante è, che non tutte loro hanno una forma umana..

Improvvisamente vengo urtato da dietro e cado in avanti insieme a chi stava correndo. Poggiati i polsi sul terreno giro il volto, pentendomene subito dopo.

Ciò che vedo aumenta ulteriormente la mia idea che ciò che ho visto sul mio corpo non sia nulla che possa essere ricollegato a qualcosa di sgradevole. Un uomo, ma che dico, non ha nulla di umano.. L'essere che mi trovo davanti ha un volto che può essere ricondotto a quelli umani, ma la sua pelle sembra quella di un polipo, così come la sua testa coperta con quella che sembra un anemone di un raccapricciante blu che misto alla sua pelle per nulla umana non può che suscitare in me il disgusto.

Scatto in avanti terrorizzato, ma senza che abbia il tempo di fare più di 2 passi qualcosa di incredibilmente veloce mi sfiora i capelli, generando subito dopo un suono di carne che viene infilzata. Mi giro e vedo la testa dell'essere trafitta da quella che sembra una lancia.

Il sangue zampilla dall'enorme buco che si è formato su quella che una volta si poteva definire testa, e alcune goccie di sangue raggiungono il mio volto.

Immobilizzato rimango lì, a guardare il corpo esanime dell'essere senza riuscire a muovermi. Non ho neanche idea di quanto tempo stia passando. è certo che sono qui da pochi secondi, ma questi risultano interminabili.

Dopo qualche decina di secondi sento qualcosa risalire nel mio stomaco. Qualcosa mi è arrivato in gola, e tramite una dolorosa contrazione della mia laringe, il mio corpo rigetta. Piegandomi dolorosamente in avanti, con i gomiti poggiati a terra, in mezzo a sangue e carni, vomito.

Alzato il volto guardo nuovamente verso il cadavere, ma questa volta trattenendo il disgusto mi alzo e indietreggio, però anche questa volta non ho il tempo di fare che 2 passi, e vengo interrotto da un tonfo, come qualcosa che è appena atterrato a pochi metri dietro di me, e insieme ad esso giunge alla mia mente un'altra parola, ''Angeli''.

Mi giro e quello che vedo è qualcosa di tanto incredibile quanto terrificante. Una figura apparentemente antropomorfa, ma la sua altezza raggiungerà minimo i 3 metri. Una creatura alta e snella, di colore nero. Non riesco a stabilirne il sesso, ma la mia attenzione ricade sul fatto che uno dei suoi inquietanti occhi è rimpiazzato da una X. Solo una cosa è certa, non sembra amichevole.

Indietreggio nuovamente, paralizzato dalla paura, ma non incapace di muovermi. Il mio movimento viene prontamente interrotto dallo stesso cadavere di prima, e a causa sua cado all'indietro, sui suoi stessi resti.

Ormai il cadavere passa in secondo piano, e il fatto di essere completamente a contatto con i suoi resti non è una priorità nella mia mente. Mi concentro piuttosto sulla creatura che ho davanti ai miei occhi. La creatura alza la lancia, sferrando un fendente a vuoto che, tagliando l'aria, libera la zona circostante dal fumo che la ricopre.

Intorno a me sbucano altre 5 delle stesse creature, imponenti e armate con delle lance argentee.

Cercando di riprendere il controllo del mio corpo cerco di alzarmi, riuscendo a malapena a mettermi in ginocchio, ma questa mossa riporta davanti ai miei occhi l'arma che ha, poco fa, trafitto l'ormai defunta creatura che definirei ''umano-marina''. L'arma deve essere stata lanciata ad una velocità pari a quella di un aereoplano, perchè colpendo la testa di quell'essere si è aperta un varco per poi conficcarsi nell'asfalto. Istintivamente la afferro, accorgendomi che è ben conficcata nel terreno, e per quanto mi sforzi non riesco a tirarla fuori. Mi guardo dietro notando che le creature si stanno avvicinando a passo lento alla mia posizione. Con questo la mia paura ricomincia a salire, e con nessuna via di fuga non posso pensare ad altro che riprovare disperatamente a estrarre la lancia per cercare di guadagnare qualche possibilità di sopravvivenza.

Impegnato a cercare di estrarre l'arma non mi accorgo di avere a pochi centimetri da me una di quella creature. Alzo gli occhi per incontrare direttamente il volto della creatura. Un inquietante sorriso a 32 denti, che sembra quasi disegnato sul suo volto.

La creatura mi tira un calcio, sbalzandomi diversi metri dietro. Subito dopo estrae la lancia, togliendomi ogni possibilità di sopravvivenza.

Crudele e curiosa la cosa, è incredibile che debba morire senza poter sapere nè dove mi trovo nè come come sono arrivato qui. Mi guardo velocemente intorno, e il panico fa spazio alla rassegnazione nel momento in cui mi accorgo che non ho vie di fuga. Nonostante questo però, passano pochi secondi perchè mi accorga che ciò che ha sostituito il panico non è rassegnazione. Improvvisamente l'ansia è scomparsa, e il mio corpo si calma istantaneamente. Tengo lo sguardo fisso sulla creatura davanti a me, quella che poco fa ha estratto la lancia che io non sono riuscito ad estrarre. Mi alzo lentamente, ma con decisione, come se il mio corpo fosse in balia di un improvvisa scarica di adrenalina. Con essa affiora nella mia mente un'altra parola. Non capisco esattamente cosa significhi, ma in qualche modo è stata il tramite di arrivo delle ultime sensazioni che hanno appena invaso il mio corpo. Cerco di visualizzare nella mia mente la parola, non allo scopo di comprenderne il significato, quanto piuttosto di accoglierla, non solo nella mia mente, ma anche nel corpo. La parola è.. ''FULLDEMON''.



*



Faccio un passo verso la creatura, con una sicurezza e una decisione che non capisco da dove provenga. Un passo alla volta, parallelamente ad ognuno di loro ho come la sensazione che il mio corpo stia cambiando e guardando le mie braccia noto effettivamente qualcosa di inusuale. La mia pelle ha cambiato colore, e assume ora una colorazione nera come l'inchiostro, in contrasto con il bianco-grigio che presentava poco fa. Oltre questo la mia peluria si è espansa, e ogni pelo è diventato più lungo, ma il dettaglio più significativo si trova sulle mie mani. Tra le mie nocche sono apparsi quelli che sembrano essere tre pungiglioni. Non posso sbagliarmi, sembrano proprio dei pungiglioni, nello specifico sono simili a quelli in dotazione agli insetti della famiglia degli apidi. Il nome dell'insetto è una parola apparsa poco fa nella mia memoria, e ripensandoci mi accorgo che le mie nuove caratteristiche fisiche sembrano proprio quelle di quell'insetto, un bumblebee. Questo spiega anche la scomparsa della mia ansia. Il bumblebee è un insetto docile, ma se si sente in pericolo può diventare aggressivo. Il suo veleno non è mortale, ma può pungere ripetutamente, e con molta ferocia.

Accolti questi pensieri percepisco qualcosa venire da dentro di me. Non è una sensazione dolorosa, ma piuttosto qualcosa di potente che fa muovere il mio corpo.

Come non ne avessi il controllo inarco la schiena all'indietro, e con essa il mio collo, portando la mia testa quasi a toccare la mia schiena. Come fosse un istinto naturale, urlo, ma ciò che esce dalla mia bocca non è un urlo umano, ma animale, ma che dico.. non può essere paragonato solo al ruggito di un animale. Non c'è una corrispondenza con qualche specie realmente esistente, ma si percepisce in esso qualche caratteristica sonora che non può non ricordare quella degli insetti. Ed è talmente spaventoso da far rabbrividire anche me.

Qualcosa è apparso sulla mia schiena e qualcosa ha coperto il mio volto dalla fronte agli occhi. Non ho modo di guardarmi, ma posso notare che la mia vista è cambiata, come fosse stata amplificata. Mi sembra come se avessi centinaia di occhi, e questi hanno una capacità visiva di 360 gradi, permettendomi di guardarmi intorno senza voltarmi. Grazie a ciò apprendo che le creature hanno smesso di avanzare e impugnano con decisione le loro lance. Vedendo ciò, esco dal tunnel di sensazioni che hanno caratterizzato questi ultimi momenti.

Passando da quello che fino ad ora sembra essere stato un misto tra uno stato di trance e di eccitazione, torno come ero prima. Non sono più immune alla paura, ma sento di riuscire a controllarla.

Guardo verso il basso, dando nuovamente uno sguardo alle mie caratteristiche corporee. E da come sono mutate negli ultimi minuti, sembrano fatte apposta per difendersi. Non conosco bene i miei limiti e le caratteristiche di questo corpo, ma  forse posso avere qualche chance in più per uscire vivo da questa situazione. L'istinto mi dice che non devo scappare.

*

Insieme alla mia vista anche il resto dei miei sensi sembra essersi amplificato, e mi sembra di poter percepire ogni minimo muovimento dei mostri intorno a me. Questo mi rivela che la creatura alla mia destra sembra più preoccupata delle altre e dai suoi movimenti capisco che sta per attaccarmi.

La creatura sposta la lancia sulla sua mano destra, prendendola esattamente da poco dietro il centro, e la porta dietro la sua spalla mentre pianta saldamente i piedi a terra, per poi spostare velocemente il braccio in avanti, come una molla. Aprendo le dita la lancia si stacca dalla sua mano partendo verso di me alla velocità di un proiettile. Metto in atto un movimento, pur essendo certo di non riuscire a schivarlo, ma il mio corpo, come muovendosi da solo, per una sorta di istinto sensoriale, completa il mio movimento, e come planando salto in aria girandomi su me stesso mentre sono almeno a 5 passi da terra. Prima di riatterrare sento un suono metallico, come di qualcosa che ha appena trafitto un pezzo di carne, e non passa infatti che un istante prima di accorgermi, grazie alla mia vista, che schivando la lancia questa ha colpito uno dei compagni della creatura, gettando a terra il suo corpo senza vita.

La mia prossima azione che sta partendo dal mio corpo è ancora più istintiva, perchè sapendo che la creatura alla mia destra è disarmata mi fiondo d'istinto su di lei, ad una velocità che non consente ad essa di mettere in atto qualsiasi tipo di contrattacco.

Sferro un pugno nello stomaco della creatura, con l'intenzione di colpirlo con i pungiglioni sulle mie nocche. Il colpo va a segno, ma non ricevo nessuna risposta dalla creatura. La mia mossa è stata troppo istintiva considerando che non conosco le mie capacità fisiche, ma dal momento che la creatura non risponde metto in atto una seconda mossa, e così estraggo il pugno dal suo stomaco per poi effettuare un salto in alto che mi porta alla stessa altezza della creatura. E così colpisco la sua testa usando entrambe le mani.

Conficco i pungiglioni della mia mano sinistra nella parte destra della sua testa, mentre la mano destra si conficca nella sua gola. Premendo con tutte le mie forze la creatura non si muove, e, sempre d'istinto, scendo con i miei occhi verso il suo stomaco, per notare che oltre ad un grosso livido, sulla zona dove ho sferrato un pugno è possibile vedere 3 punti ben distinti da un colore arancio. Ma questa mia distrazione si rivela poi dannosa, perchè nel momento in cui la creatura emette uno strano verso di palese rabbia, mi sferra un pugno nel petto, sbalzandomi via.

*

Atterro ad una distanza incerta da dove mi trovavo prima, e l'atterraggio non è andato per niente bene. Capisco che sono finito dritto sul parabrezza di una macchina, e la cosa mi ha causato dei danni aggiuntivi a quelli del pugno sferratomi dalla creatura.

Mi guardo, e alla vista del mio corpo mi accorgo di quanto sia malconcio. Sanguinante e paralizzato dal dolore cerco di guardarmi bene intorno per valutare i danni. Ho un dolore terribile nel petto, come se tanti piccoli corpi affilati mi avessero penetrato in quella zona. Il dolore è lancinante e non riesco a respirare, ma sentendo un bisogno d'aria urgente non riesco a farne a meno. A questa mancanza di forze che non mi consente neanche la respirazione si aggiunge il fatto che uno dei miei polmoni mi fa malissimo ad ogni minimo tentativo di prendere aria, ma come se non bastasse la mia mano destra si è conficcata nel cofano dell'auto, e ad un primo sguardo si capisce che tutte le dita sono rotte, ma la cosa più grave sta nel fatto che i pungilioni non sono più presenti. Devono essersi spezzati durante l'impatto e questo significa un'arma in meno.

Credo di avere anche delle lacerazioni sulla schiena, e forse anche la schiena è rotta, dato che non riesco a muovermi o a sentire qualsiasi cosa al di sotto della vita.

Passano 30 incessanti secondi, tra dolore e tentativi disperati di respirare un po' d'aria cerco almeno di scrutare l'orizzonte per avere un contatto visivo con il pericolo, ma la mia vista a quanto pare mi consente solo di vedere in tutte le direzioni, e non di guardare in lontananza come se tutto fosse a pochi metri da me.

All'orizzonte non vedo nulla se non fumo misto al rosso, e il massimo che posso fare è aspettare la mia fine, contorcendomi nel dolore. Tra le lacrime e i conati di vomito inizio a scorgere le creature avvicinarsi una di fianco all'altra, con in basso il riflesso delle loro lance argentee. Sconfitto e provato cerco almeno di regolare la mia respirazione per non dover vivere l'agonia di una respirazione dolorosa, ma subito mi accorgo che il dolore è sparito, e inoltre guardando in basso noto che anche la mano è tornata come prima, il che mi porta il dubbio che non mi sia immaginato quelle ferite, ma capisco subito che è stato tutto reale vedendo che i pungiglioni non sono presenti sulla mano, segno che si sono spezzati durante l'impatto, come avevo notato poco prima.

Nel tentativo di esalare un altro respiro mi accorgo di non sentire neanche più dolore ai polmoni, come se le ferite si fossero rimarginate dall'interno. Accortomi di ciò provo a muovermi ed effettivamente anche il resto del mio corpo sembra funzionare correttamente, e l'unica cosa che non sembra cambiata è la mancanza dei pungiglioni nella mano destra.

Guardando nuovamente verso le creature mi accorgo di quanto questa perdita sia grave, in quanto uno di loro, nello specifico quello che ho colpito prima risulta irriconoscibile, questo a causa degli effetti dei miei pungiglioni su di lui.

Quella che fino a poco fa era una creatura fiera e imponente è ora ricoperta di pustole arancioni nelle zone dove l'ho colpita con le mie punture. È visibilmente provato, e sembra far fatica a muoversi. Che sia il mio veleno? credo sia l'unica spiegazione possibile, quindi sono effettivamente in grado di emettere veleno, proprio come un insetto della famiglia degli apidi.

Le mie azioni istintive di prima mi hanno portato a perdere un arma non di poco conto, dato che non sembrano voler ricrescere. Dovrò quindi stare quindi molto attento a giocarmi le prossime mosse con saggezza, e guardando alla mia destra trovo immediatamente una possibile soluzione.

Vedo quella che sembra essere stata una vetrina a specchio, e in essa si rispecchia il mio aspetto, che finalmente riesco a vedere per intero.

Sulla mia schiena sono apparse delle ali da insetto, e verso il basso, come a continuare la mia colonna vertebrale, spunta un grosso pungiglione. "Ottimo quindi ho un arma in più rispetto a quanto pensassi", penso instintivamente.

Il mio volto invece è ora coperto dalla fronte agli occhi da quella che sembra quasi una maschera. La pelle lì è di un colore marroncino, e gli occhi che avevo visto prima sono ora rimpiazzati da altri due ancora più grandi, di un lucente color oro. Oltre quello, sulla somma del mio capo sono apparse due lunghe antenne. Si, non c'è dubbio, non è il momento di interrogarsi sulle ragioni, ma sono diventato in tutto e per tutto un Bumblebee.

Le ali mi sono servite prima per schivare velocemente quella lancia in volo, ma ora potrei usarle per scappare. Come cercando di trovare contatto con degli arti che mio corpo non ha mai avuto fino a poco fa, cerco di sforzarmi di usare queste ali, come a esplorare le zone nervose della mia schiena alla ricerca di questa nuova estensione del mio corpo, e effettivamente riesco ad attivare le mie ali con relativa facilità, sollevandomi lentamente in volo.

*

Senza una metà mi sono impegnato per allontanarmi il più possibile da quelle creature. Volare mi viene particolarmente naturale, come se lo avessi sempre fatto, questo mi consente di rilassarmi un attimo e di osservare ciò che mi circonda. È una città, immersa in un costante filtro di rosso. mi sembra di aver letto un cartello con una scritta che recita ''pentagram city'' o qualcosa del genere. Che io sappia, negli Stati Uniti non è mai esistita una città con questo nome, e ciò aumenta la mia preoccupazione. Dovrei scendere, cercare di parlare con qualcuno, ma onestamente credo che le creature qui sotto non siano molto amichevoli, almeno non quelle che ho incontrato fino ad ora. Ma questo mio pensiero si interrompe nel momento in cui percepisco un forte spostamento d'aria dietro di me, e prima che possa girarmi una lancia in volo mi trafigge un'ala, facendomi precipitare.

In un istante passo dalla tranquilla planata che stavo facendo ad una caduta totalmente fuori dal mio controllo. Senza avere il tempo di guardare in basso atterro violentemente sulla cima di un edificio. Cado di schiena su un pannello di vetro, che frantumandosi alleggerisce il peso della mia caduta, pur procurandomi qualche ferita dovuta ai vetri rotti.

Guardando la creatura che mi ha colpito non ho dubbi. Dalle pustole arancioni sul suo corpo capisco che è la stessa creatura di prima, ma ciò non mi rassicura, perchè è visibilmente molto arrabbiata, e il fatto che sia riuscita a volare fin qui può significare solo 2 cose. La prima è che è così arrabbiato per il trattamento che gli ho riservato che potrei averlo reso un avversario mortale per la rabbia che gli ho causato, oppure il mio veleno non è così efficace come sembra. O forse il momento di massimo effetto si concentra solo nei primi minuti dopo l'iniezione, ma non è il momento di porsi queste domande.

È un avversario, uno solo. Devo almeno provarci.

Mi alzo di scatto, nello stesso momento in cui la creatura atterra a pochi metri da me, ma, furiosa più che mai, tra la rabbia e i grugniti non sembra ancora intenzionato a muoversi, e sembra anche limitato nella capacitàdi farlo. È lì fermo, a guardarmi.

Mi guardo intorno, non vedo nessun altro, siamo solo io e lui in questo momento, e devo cogliere l'occasione prima che ne arrivino altri.

Presa una posizione stabile, per la prima volta da quando sono arrivato qui, apro la bocca per parlare.



 « Non so chi tu sia, e non so dove mi trovo. Inoltre ricordo a malapena chi sono, ma una cosa è certa, da quel poco che percepisco non ho mai avuto la necessità di agire come ho fatto con te poco fa, quindi apri bene le orecchie! Anche se dovessi riuscire a uccidermi, sappi che non te la renderò facile » detto questo, mi metto in una posizione di guardia improvvisata.



Nessuna risposta, non vocale almeno. Inizia ad avvicinarsi a me, ma prima che possa prendere la rincorsa lo carico. Avendo un'ala danneggiata non potrò puntare alla sua testa come ho fatto prima. Le creature sono alte, e senza la capacità di sfruttare l'aria per muovermi velocemente non sarò in grado di puntare direttamente nelle loro parti alte, anche perchè la mia scarsa altezza non aiuta. Ma questo non è un problema. Facendo leva sulla nostra differenza di altezza mi fiondo con forza sulle sue gambe allo stesso modo con cui un giocatore di rugby si fionderebbe contro un avversario.

Cade all'indietro, e senza perdere tempo conficco la mano sinistra nella sua gamba, ottenendo in risposta un terrificante urlo da parte della creatura. Non riesco a comprendere se sia di rabbia o di dolore, ma non mi fermerò qui. Più velocemente che posso estraggo i pungiglioni dalle sua carni, per poi colpirlo di nuovo un po' più su, ricevendo in risposta altri urli che ora sono accompagnati anche da forti convulsioni. Lo faccio di nuovo, e ancora, e ancora, finchè quando vedo che è visibilmente incapace di muoversi mi alzo. Le pustole arancioni iniziano a diffondersi anche sulla sua gamba destra, ma non volendo rischiare di fare un'altra mossa azzardata mi rifiuto di sottovalutarlo, e girando su me stesso mi getto su di lui, dirigendo il pungiglione sulla mia schiena dritto sul suo busto. La risposta che ricevo è la più violenta che ho visto fino ad ora. L'urlo questa volta è davvero assordante, al punto da farmi male alle orecchie, ma non contento avvicina anche una mano alla mia testa, afferrandomi un antenna insieme ad una ciocca di capelli. Senza avere il tempo di contrattaccare, tira con forza, strappandomi un'antenna. Ho provato un dolore inimmaginabile, come se si estendesse dalla mia testa nel resto del corpo. Un dolore che non dimenticherò mai, ma che tuttavia, è durato solo un istante, senza neanche darmi il tempo di urlare, ma solo di ricordarlo, di imprimerlo nella mia memoria così da non dimenticarmelo più.

Dalla parte superiore della mia testa inizia a colare sangue, che ricopre parte del mio volto, impedendomi di vedere da un occhio.

Prima di permettergli di fare altro, sferro un pugno verso il volto della creatura, conficcandogli i pungiglioni direttamente negli occhi. La mia mossa si rivela vincente, perchè la creatura non risponde più, e l'ultima cosa che mi ricorderò di lui è il dolore che mi ha inflitto strappandomi un'antenna.

Giro su me stesso allontandomi dal corpo della creatura. Girando la testa verso di lui confermo il mio pensiero. È morto, non si muove più e sul suo busto non sono presenti le stesse pustole che ho visto nelle altre zone colpite. Quelle che vedo sembrano delle crepe arancioni, simili ai capillari rotti sulla pelle. Sono molte estese ed è palese come tra i miei colpi sia stato quello più decisivo. Evidentemente Il mio pungiglione posteriore emette un veleno più potente, o forse semplicemente una quantità maggiore.

Devo prendere nota. Non conosco bene questo corpo, ma in questo momento, è l'unica arma che ho.

Mi alzo, e dai vetri per terra noto una cosa, sono tornato come prima. Le antenne sono sparite, così come gli occhi da insetto che coprivano il mio volto. Inoltre noto che il mio corpo non presenta nessuna ferita, neanche una cicarice, il che è molto strano nonostante tutto.  La cosa però non mi solleva, perchè dal riflesso sul vetro riesco a vedere che c'è qualcosa in cielo, dei piccoli oggetti in movimento, e infatti voltandomi noto 5 di quelle creature, probabilmente le stesse di prima, in procinto di atterrare sull'edificio.

Ora è finita, stavolta per davvero. Il mio corpo ha rinfoderato le armi, e per quanto mi sforzi non riuscirò a ritrasformarmi, non senza sapere come si fa. Non posso volare, e non posso combattere, nè tantomeno scappare.

Le 5 creature si avvicinano, armate di lancia. Indietreggio solo per trovarmi dopo pochi passi a meno di un metro dalla fine dell'edificio. Potrei buttarmi, così da non dargli la soddisfazione di avermi preso per potermi privare personalmente della vita. Si, è la cosa migliore.

Sono rassegnato, ma al contempo in qualche modo soddisfatto. Ho combatto in un luogo che non conoscevo, con un corpo che non ricordavo essere mio, contro una creatura che avrei pensato fosse fuori discussione contrastare, ma l'ho fatto.

Faccio per lasciarmi andare e cadere all'indietro, ma una lacrima mi solca il volto. Vorrei non finisse così, vorrei poter capire da dove vengo, come sono finito qui. Vorrei riavere la vita che so di avere avuto, anche se non ricordo nulla di essa, vorrei combattere ancora. Si, non posso rassegnarmi, eppure nel guardarmi intorno per cercare una possibile via di fuga non veno nulla che possa aiutarmi.

Guardo di nuovo le creature avanzare, e in quel momento, qualcosa accade.



 « Sta giù! » Dice energicamente una voce femminile in lontananza



I miei sensi si riattivano, in risposta ad un forte spostamento d'aria proveniente dalle mie spalle, il quale fa muovere il mio corpo, che scivola immediatamente a terra. In quell'istante sento 3 spari, e 2 delle 5 creature davanti ai miei occhi cadono a terra. Da qui seguono un'altra serie colpi, finchè tutte le creature non cadono a terra, senza vita.

Mi giro, ma non vedo nessuno. Solo sforzandomi riesco a vedere sopra i miei occhi che su un edificio più alto davanti a me si alza una figura. È troppo lontana per poterla identificare, ma sembra imbracciare un fucile, ed è vagamente femminile.

La vedo riporre velocemente l'arma per poi buttarsi, non dopo aver spiegato due enormi ali bianche.

Vedendola avvicinarsi mi accorgo di altri dettagli. Il suo corpo è prevalentemente verde. Indossa un vestito nero, simile a quello che definiremo un'uniforme da soldato, ma non è questo un dettaglio importante. La figura scende avvicinandomi a me sempre di più, planando nella mia direzione con la stessa grazia di una danzatrice. Sembra quasi un angelo. Si, potrei letteralmente definirla il mio angelo custode, dopotutto mi ha appena salvato la vita.

Atterra vicino a me, e mi guarda, scrutandomi profondamente dalla testa ai piedi con una sguardo tanto serio quanto curioso, per poi spostarlo verso una delle creature senza vita, ossia quella separata dal gruppo, quella che ho ucciso io.

Riportando lo sguardo verso di me, alza il mento, stringendo gli occhi color smeraldo le cui pupille cambiano velocemente dimensione, come a volermi scavare nell'anima.

La sua pelle è verde, come i suoi occhi, e i suoi capelli sono neri come la pece.

Il suo vestito lascia completamente scoperte le braccia, le quali non sembrano umane, non del tutto almeno.

Va avanti per una decina di secondi, guardandomi con uno sguardo curioso, che dopo pochi secondi diventa un sorriso divertito. Dopo di ciò, si decide a parlare.



 « Interessante. Far fuori uno di quelli è difficile per chiunque, almeno che tu non sia un overlord ovviamente, e senza offesa, non mi sembra che tu lo sia »

Non capendo cosa voglia dire mi limito ad ascoltarla

 « Far fuori un angelo è difficile per chiunque, sopratutto a mani nude. Sarebbe dura perfino con un'arma da fuoco, almeno che tu non abbia uno di questi si intende »

Dicendo ciò mi indica il fucile che porta sulle spalle. È di colore nero, ma è decorato con delle incisioni in argento che sembrano quasi brillare di luce propria.

 « Tutto mi sarei aspettata, ma non di vedere ciò che ho visto poco fa »

Sorride nuovamente divertita, prima di continuare

 « Ancor meno da un mio simile.  Un fottuto demone insetto! »

Detto questo, mi porge la mano

 « Mi chiamo Mantis »

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Capitolo 2
*** Prologo 2. La mentore ***


« Mi chiamo Mantis »
Dicendo così, la ragazza che poco fa mi ha letteralmente salvato la vita mi porge la mano. Rispondo al suo gesto, ma non apro bocca. Non per timidezza o altro, ma solo perchè ho difficoltà a ricordare il mio nome.
Mantis mi guarda perplessa. « Quindi? Il tuo nome? »
Non riuscendo a trovare una risposta alla sua domanda mi limito a scuotere la testa, come per dire no. Lei sembra non seguirmi, ma poco dopo mi fa capire di aver compreso e riprende a parlare. « Non mi dire che sei appena arrivato?! » Così dice, con un tono stupito e allo stesso tempo allarmato. Annuisco, e lei in risposta rompe il contatto visivo per spostare lo sguardo altrove.
Si guarda un po' intorno scrutando l'orizzonte con lo sguardo per poi riallacciare il contatto visivo con me. « Se è davvero così hai scelto il momento peggiore per morire. Sei finito all'inferno proprio nel giorno della purga. E mi stupisce ancora di più che tu sia riuscito a sconfiggere un angelo nel tuo primo giorno all'inferno »
Stupito e allarmato dalle sue parole mi decido a parlare. « Aspetta! iNFERNO?! Angeli!? di che cosa stiamo parlando?! ma poi.. sbaglio o hai appena detto ''hai scelto il momento peggiore per morire?'' » Le rivolgo l'ultima domanda con un tono molto preoccupato.
« Stammi a sentire. Le tue domande sono comprensibili, ma sono tante e non è il momento di rispondere, quindi se vuoi sopravvivere stammi bene a sentire. Rimandiamo a dopo il dove ti trovi e il perchè ti trovi. Dimentica subito tutte queste cose e seguimi. Sei in grado di volare? »
Non rispondo e mi limito a guardarla con uno sguardo incerto, non sapendo dare una risposta. Lei sembra ormai già abituata a capire il significato dei miei silenzi, e così riprende a parlare.
« Giusto! che domanda stupida, sei appena arrivato, non puoi saperlo » Dopo una breve pausa di riflessione riprende. « Però posso dirti una cosa. Per quanto tu non lo conosca posso dirti che quel corpo che ti sei ritrovato sembra avere molto potenziale. Ora, cercherò di dirtelo con parole il più comprensibili possibile. Quello che hai fatto poco fa è qualcosa di straordinariamente difficile per chiunque qui. Il fatto che tu ci sia riuscito significa che se riesci a conoscere il tuo nuovo corpo sarai capace di qualsiasi cosa qui. Ora.. sei in grado di spiegarmi come sei arrivato fin qui e quali sono le circostanze che ti hanno permesso di attivare la tua forma FULLDEMON? »
« FULLDEMON? questa parola non mi è nuova » Rispondo per poi pensare a dove l'ho sentita. « Intendi la forma che ho assunto prima per affrontare quegli esseri?».
« Angeli » mi corregge lei.« Quelle creature, come tu le chiami, sono Angeli, e qui saranno tra i tuoi nemici peggiori, e c'è anche di peggio. Comunque si, la forma che hai assunto è quella che chiamiamo FULLDEMON ». Detto ciò si allontana di qualche passo per poi girarsi nuovamente verso di me. « Sta a vedere ». Detto questo inala una gran quantità d'aria e distende completamente il suo corpo, come a lasciarlo alla merce del vento. Punta lo sguardo in alto, come in uno stato di trance, e subito dopo percepisco qualcosa appesantirsi nell'atmosfera, e le ragioni di questo fenomeno si presentano immediatamente davanti i miei occhi.
La forma relativamente umana della ragazza che fino a pochi secondi fa era davanti a me cambia radicalmente in meno di un secondo. Il corpo sinuoso di pochi secondi fa si allunga in una maniera disumana, e ad esso si aggiungono 4 braccia aggiuntive a quelle presenti da prima la trasformazione. Ma i dettagli più inquietanti riguardando le sue braccia primarie che si traspormano in raccapriccianti lunghi uncini di colore verde, ma la cosa peggiore è il suo volto. I lineamenti umani lasciano spazio ad un inquietante volto che sembra una via di mezzo tra quello di un essere umano e quello di una.. mantide! Come il suo nome.
Completata la raccapricciante trasformazione mi rugisce contro, e per quanto sia palese che lo stia facendo per fare scena, il ruggito è terrificante. Indietreggio terrorizzato, ma mi fermo non appena vedo che ha ristabilito in un istante la sua forma originale. L'azione tuttavia non è sufficiente per impedirmi di cadere all'indietro.
 « Di cosa ti stupisci? ti aspettavi che mi traspormassi in una bella figa in abito da sera? » Mi dice ciò con uno sguardo divertito e provocatorio, « E poi, hai fatto lo stesso poco fa »
« O no! non credo proprio » Rispondo « La mia forma non era così.. come dire..» Prima che possa rispondere riprende lei la parola.
« Mostruosa? puoi dirlo, non mi offendo mica. Qui tutti sono cosi. Siamo tutti delle anime dannate, e i nostri corpi una volta giunti qui assumono una forma le cui caratteristiche sono legate a vari elementi, tra cui il tipo di persone che eravamo in vita, ma sopratutto il modo con cui siamo morti. E poi se la tua forma non era così mostruosa come dici allora significa semplicemente che non l'hai attivata completamente. Le forme FULLDEMON non sono mai piacevoli da vedere. Mai! credimi »
Con queste sue parole inizio a mettere insieme i pezzi, e la cosa non mi rassicura.
« Qui siamo tutti dei mostri. Le persone che incontrerai saranno nella maggior parte dei casi molto affascinanti. Questo miscuglio di caratteristiche umane e caratteristiche non umane rappresenta la nostra forma base. Un equilibrio tra la nostra forma dannata, o demoniaca se vuoi, e la parte umana ormai perduta che mai più rivedremo. Non puoi tornare umano, ma se vuoi puoi abbandonarti completamente al tuo lato demoniaco, riducendo quel poco di umano che ci è rimasto. Abbandonarci alle nostre emozioni negative per accrescere il nostro potere. Dovrai farci l'abitudine, anche perchè sarai più volte costretto a farlo se vuoi sopravvivere qui ».
Mentirei a me stesso se dicessi di non aver capito. Sono morto, come tutti qui, a quanto pare, e per quanto sia molto diverso da come me lo aspettavo, questo luogo in cui mi trovo dovrebbe essere quello che è conosciuto come l'inferno.  « Ho capito, Mantis » Rispondo con un tono rattristato e sconfitto. « Se quello che dici è vero allora, io sono morto no? »Annuisce, senza mostrare la minima emozione, come non  fosse la prima volta che da questa brutta notizia a qualcuno. Dopo ciò continuo « Cosa dovrei fare qui adesso? »
Dopo le mie parole il suo sguardo si trasforma in un sorriso serio. « Spiegami tutto ciò che hai visto e che cosa hai fatto fino ad ora »
Dopo queste parole, ci dirigiamo all'interno di un buco nell'edificio, per evitare altri attacchi da parte di questi ''angeli''. Ci sediamo quindi in quella che sembra essere stata una grossa soffitta, e dopo essersi accesa una sigaretta Mantis mi fa cenno di iniziare a raccontare.
*
Dopo circa 10 minuti ho raccontato a Mantis per filo e per segno tutto ciò che è successo fino ad ora. Cercando anche di spiegarle con precisione  le circostanze emotive e fisiche che mi hanno portato ad attivare quella che loro chiamano FULLDEMON.
 « Capisco, ha perfettamente senso. Quindi sei un demone Bumblebee, e questo spiegherebbe le circostanze di attivazione della tua FULLDEMON. Può capitare effettivamente che quando non si conoscono ancora le caratteristiche del proprio corpo demoniaco questo può attivarsi in base a circostanze come quella che tu hai vissuto poco fa. Non penso sarà difficile per te apprendere come attivarla. Per quanto riguarda la tua mancanza di ricordi non devi preoccuparti, capita a molti dopo essere arrivati qui. Riavrai presto il tuo nome e i tuoi ricordi »
Detto questo schiaccia l'ennesima di una lunga serie di sigarette e si alza in piedi.
« Andiamo fuori. Le mie ali sono presenti anche nella mia forma demoniaca standard, ma a quanto pare nel tuo caso si tratta di una caratteristica che esula dalla tua forma base. Ciò significa che dobbiamo riattivare la tua FULLDEMON »
L'idea non mi alletta per niente, ma a quanto pare non abbiamo altra scelta.
« Attivarla è più semplice di quanto tu possa pensare. Rilassa il corpo, ripensa a quanto ti è successo, e ricordati che stai facendo tutto questo per sopravvivere. In futuro ti verrà naturale e potrai attivarla in qualsiasi situazione »
Faccio come mi dice, ma non succede nulla. Senza quindi aspettare mi limito a riprovare. Nel mentre lei continua a parlare.
« Comunque è molto curiosa l'altra abilità che hai ricevuto. La rigenerazione è una caratteristica piuttosto utile. Ti sarà utilissima per sopravvivere, ma ti causerà molte sofferenze. Non so come tu l'abbia avuta, ma in qualche modo potrebbe essere legata a chi eri quando eri in vita, o forse al modo con cui sei morto »
Ciò che dice non necessità di una risposta e mi limito a continuare ciò che stavo facendo. Rimango lì fermo, mentre Mantis imbraccia il fucile sorvegliando il cielo per evitare sorprese improvvise. Dopo circa 3 minuti inizio a vedere qualcosa, o meglio, a sentire qualcosa.
Vengo inondato da una valanga di sensazioni, miste a ricordi sbiaditi e distorti come il film di una vecchia videocassetta la cui pellicola ha subito l'effetto del tempo.
Non riesco a soffermarmi abbastanza su questi ricordi da poterli visualizzare, ma sento che qualcosa sta arrivando, perchè il mio corpo sta cambiando.
Apro gli occhi e mi giro verso Mantis, noto che è più piccola rispetto a prima, quando presentava un'altezza superiore alla mia, e questo può significare solo che sono io ad essere cresciuto.
Mi accorgo successivamente che il suo sguardo è completamente stravolto, come se avesse visto qualcosa di terrificante. Il che è ironico visti i discorsi fatti fino a poco prima. Si ricompone e riprende a parlare « È Meglio che non ti giri. Ci sono un sacco di vetri rotti in cui potresti specchiarti dietro di te, e questa è la tua vera FULLDEMON. Per ora penserei ad allontanarmi da qui. Non tutti rimangono sani mentalmente dopo aver visto la loro FULLDEMON. Non voglio spaventarti, ma sei davvero terrificante. Però.. ti dirò.. la tua forma ha anche un suo fascino in qualche modo. Non sperare però che questo possa aiutarti più di tanto » Detto questo apre le ali e mi fa cenno di seguirla.
*
Voliamo per circa 10 minuti. Mantis mi ha detto di volare più in alto possibile, in quanto i demoni capaci di volare sono in numero nettamente inferiore rispetto a quelli che non possono farlo. Questo fa si che gli angeli si concentrino nelle zone basse dell'inferno, e raramente volano, se non per tornare da dove sono venuti o, nel mio caso, per inseguire un demone capace di volare.
« Siamo arrivati! possiamo iniziare a scendere » Mi dice Mantis iniziando ad abbassarsi di quota. La seguo e giungiamo su un enorme terrazza piena di vegetazione, che seppur devastata mantiene comunque un certo fascino. L'entrata all'edificio su questa terrazza ha una grossa insegna. Sembra una sorta di locale. La scritta recita ''Babylon Nest''.
« Che posto è questo Mantis? »
« Vedrai » Senza dire altro scosta le tende facendo cenno di entrare.
Entro, non prima di essere tornato alla mia forma base.
Una volta dentro ciò che mi trovo davanti riesce piacevolmente a stupirmi, nonostante il disordine. Sembra essere un pub, molto ben arredato. Nei materiale c'è una prevalenza di legno, il tutto dipinto con dei colori che fanno risaltare un atmosfera di verde nelle sue varie sfumature. Quà e là sono presenti statue e quadri. Alcune rappresentano riproduzioni di insetti in miniatura, altri spaziano dal demoniaco al religoso e creano un piacevole  contrasto che aggiunge ulteriore colore all'arredamento. « Il proprietario ha buon gusto vedo »
 « Pff! A me personalmente fa solo venir voglia di vomitare » mi risponde Mantis senza limitarsi nel nascondere il suo pensiero. Dopo ciò si toglie il fucile dalle spalle per gettarsi su uno dei tanti divani presenti nell'ampia area del locale.  « Fergus non si arrabbierà se stiamo qui per un po', credo. In ogni caso posto più sicuro di questo non esiste per noi in questo momento. Gli angeli vanno a caccia si, ma di solito non penetrano mai dentro  gli edifici. Anche se hanno l'entrata a portata di mano »
 « Chi è Fergus? »
 « Il proprietario del locale, non è forse ovvio? » Mi risponde con tono quasi seccato, accendendosi un'altra sigaretta.
Dal tono con cui ha risposto deduco che deve essere stanca, il che non mi stupirebbe dopo una giornata così. Mi diriggo leggermente verso l'uscita, guardando l'esterno.
Mantis mi ha spiegato che qui una volta all'anno gli angeli invadono la città facendo stragge di anime. Aveva proprio ragione, direi ho scelto il giorno sbagliato per morire.
Questo posto in generale a primo impatto non mi trasmette molta speranza. Il cielo è rosso, così come il sole e la luna. Ovunque qui prevale il rosso. Non mi interrogo molto sulle mie possibilità di sopravviverere o morire, quanto piuttosto su come dovrò ridimensionare la mia quotidianità, in questo mondo cosparso di sangue.
Mi giro nuovamente verso l'interno del locale per vedere che Mantis non è più sopra il divano e guardandomi intorno noto diverse porte aperte che fino a poco fa erano chiuse.
*
Passati circa 5 minuti vedo Mantis uscire da una delle porte con in mano quelli che sembrano dei vestiti.
« Hai addosso solo un paio di pantaloni stracciati, dovresti cambiarti» Dice porgendomi una pila di vestiti. « Inoltre dovresti farti una doccia. Anche se non sei ferito puzzi tremendamente di sangue e di vomito»  A pensarci non posso darle torto.
« Se vai verso quella porta troverai uno spogliatoio. Lo usano i camerieri. per ogni evenienza hanno sempre lasciato qualche vestito di riserva. Inoltre, nella stessa stanza c'è un altra porta, lì troverai il bagno con una doccia »
Questo cambio di atmosfera è molto piacevole, ma una domanda mi sorge comunque spontanea.
« Perchè mi stai aiutando Mantis? » A questa domanda mi guarda con un'espressione confusa, tendendo ancora una sigaretta accesa nella bocca. Alzando il braccio mi fa cenno di dare un'occhiata intorno.
Seguendo il suo consiglio mi accorgo delle varie foto sparse per il locale, letteralmente ovunque, a volte anche attaccate ai portatovaglioli presenti sui tavoli. Una cosa hanno in comune tutte queste foto, i soggetti in esse sembrano essere tutti dei demoni insetto, e tra loro è presente anche Mantis.
« Sei un mio simile. Non lascio mai indietro i miei simili. Nemmeno quando sono dei ragazzini appena arrivati che sarebbero solo di peso » Mi dice tutto questo senza un minimo accenno di sorriso. Mantiene una faccia seria, mentre continua a fumare la sua sigaretta. « E poi, sei il primo caso che vedo di demone bumblebee. Ne ho visti tanti di demoni insetto, formiche, farfalle, scarabei, addirittura una volta vidi qui nel locale una bellissima demone falena. Ma fidati, non ho mai visto un demone con le tue caratteristiche. Qualche vespa forse, ma un bumblebee.. mai »
« Ti ringrazio Mantis, non so come ringraziarti »
Senza aggiungere neanche un sorriso mi butta in mano la serie di vestiti che mi aveva prima mostrato.
« Spero ti stiano bene, sono andata un po' a occhio con le misure. Sei piuttosto magro, probabilmente ti starebbero bene anche i miei vestiti» Dice scherzosamente. Aggiunge poi « Se non dovessero starti cerca nello spogliatoio. Ce ne sono diversi »
Senza aggiungere altro, la ringrazio nuovamente e mi dirigo alla porta da lei indicata.
Noto con mio grande piacere che lo spogliatoio presenta la stessa cura nell'arredamento che aveva la sala principale del locale, il che è molto piacevole. Identifico velocemente quella che sembra essere la porta del bagno. Entro chiudendomi la porta alle spalle. Sono contento di notare che anche il bagno è ben arredato e in linea con le altre stanze, ma a questo punto lo stupore lascia spazio al desiderio di ripulirmi, e vedendo che nel bagno c'è tutto il necessario non perdo tempo e mi tolgo ciò che indosso per entrare nella doccia.
*
Con il getto caldo dell'acqua che mi cade sulla testa riesco a trovare un momento per pensare.
I miei ricordi sono ancora molto confusi, eppure mi sembra di vedere qualcosa. Vaghi ricordi dove riesco ad inquadrare elementi che posso ricondurre soltanto ad un ambiente scolastico, un college nello specifico.
Si, adesso ricordo.. ero uno studente, tanto brillante quanto lento nei miei studi. Prima di entrare al collegge avevo diversi amici, ma poi una volta entrato ho iniziato la mia discesa verso un vortice di autodistruzione.
Prima di ciò sono sempre stato molto negligente nel prendere in mano la mia vita, e non mi sono mai concentrato veramente sul futuro. Vedevo il mondo come un immenso ammasso di nichilismo che nulla aveva da offrirmi. Neanche tra i miei pensieri riuscivo in qualche modo a sentirmi attivo. Ma da quanto vedo non ero un misantropo solitario, tutt'altro, ma anche nei vari rapporti che caratterizzavano la mia vita sociale non riuscivo a trovare ciò che stavo cercando. Ma esattamente cosa cercavo? forse non l'ho mai capito nemmeno io. Neanche nella mia vita sentimentale sono riuscito a sentire di aver trovato qualcosa, anzi questo è probababilmente il tasto più dolente della mia vita. Non riesco ancora a vedere bene i dettagli, ma ciò che riesco a sentire in questo momento sono le frustrazioni di anni di maltrattamenti e anaffettività da parte di una persona che tutt'altro era che affettuosa.
Le uniche volte in cui mi sembrava di avvicinarmi a ciò che ho sempre cercato era tramite le arti, con i libri sopratutto, ma anche in questo caso ho vissuto il tutto passivamente. Non sono mai stato creatore, solo fruitore.
Chiudo l'acqua e esco dalla doccia. Allo specchio riesco ora a vedere il mio corpo nudo per intero. Quando sono arrivato qui questa era l'unica cosa che a malapena riuscivo a ricordare, e adesso è effettivamente qui, proprio come lo ricordavo, ma solo nelle caratteristiche umane che ha conservato. Tali caratteristiche soffocano di fronte all'invasione di qualcosa che ha turbato profondamente la loro umanità. Il corpo magro, moderatamente tonico, dalla pelle pallida lascia ormai spazio ad un corpo bianco-grigiastro e lievemente muscoloso dove alcune zone sono coperte da questa peluria che ricorda il pelo di un bumblebee. Per non parlare dei colori innaturali dei miei capelli e degli occhi. Dovrei essere  turbato forse, ma a ben pensarci, non mi dispiace poi più di tanto.
Dopo essermi asciugato provo i vestiti che Mantis mi ha dato, ma mi accorgo subito che la maglietta che mi ha dato mi sta troppo larga. Come mi aveva consigliato mi metto quindi a cercare tra i vestiti dello spogliatoio, e trovo una bella camicia verde della mia misura, che abbinata al pantalone nero datomi da Mantis genere una bella combinazione di colore.
Metto un paio di stivali presenti nella stanza e sono pronto, ma ho notato una cosa curiosa. Alcuni di questi sono in tutto e per tutto vestiti di fabbricazione umana, e si capisce dal nome delle marche sull'etichetta, il che è piuttosto curioso.
*
Torno nella sala principale del locale  per  trovare Mantis seduta davanti al bancone intenta a bere qualcosa da un grosso boccale fumando la sua solita sigaretta.
Non appena si accorge di me sorride alzando un sopracciglio, per poi togliersi la sigaretta dalla bocca.
« Ah però! ottima scelta, ti sta bene. Potrei quasi dire che ora sei davvero un bel demone » Ciò che dice mi imbarazza, ma non abbastanza da farmi distogliere lo sguardo. «Comunque sul serio, bell'abbinamento»  e io rispondo
« Bhè si, quelli che mi hai dato non mi stavano proprio bene, così ho scelto qualcos'altro basandomi sui colori del locale ma.. hey aspetta un attimo! non avevi detto che il locale ti faceva vomitare?! » detto questo lei scoppia a ridere
« Non lo negherò, non apprezzo questi colori sul locale, ma devo dire che su di te stanno piuttosto bene. Devi cavartela bene con gli abbinamenti, eri forse un pittore? » Chiede scherzosamente
« Apprezzavo le opere darte, ma non sono mai stato un creatore, solo fruitore. è stata una cosa molto passiva »
« Capisco » Detto questo, Mantis si appoggia con il mento al bancone fissando le bottiglie davanti a lei.
« Se ricordi questo direi che hai recuperato la memoria no?» continua lei.
« Non esattamente. È tutto molto confuso, ma ho ricordato alcune cose »
« Il tuo nome? lo hai ricordato? » mi chiede, riportando lo sguardo verso di me.
« Si » guardo verso la finestra e mi diriggo in quella direzione, fissando l'esterno. « Elias. Il mio nome era Elias »
Mantis sorride sorpresa.
« Nome raro, una variante del nome Elijha. Mi piace. E sai da dove vieni? »
« Americano »
« Uh, come me »
« Naturalizzato Americano. Sono di origine europea, nello specifico italiana. I miei genitori volevano costruirsi una vita negli Stati Uniti, lo volevano da tanto tempo. Il nome che mi hanno dato non è certamente italiano. Probabilmente la loro scelta rispecchia questo loro desiderio.
Ma adesso, nonostante le incertezze che ho davanti penso che forse dovrei ricominciare da capo. Mi serve un nuovo nome »
« Hey! siamo all'inferno. Non è il luogo ideale dove ricominciare »
« Non ho mai pensato che lo fosse, però vedi.. Non riesco a capire se ho davvero perso o guadagnato qualcosa. Si lo vedo, questo posto non è di certo quello che molti definirebbero un'occasione per ricominciare, ma vedi.. Non so quanto la vita che ho condotto prima di finire qui mi abbia portato a qualcosa. Ovunque io sia, nel fuoco dell'inferno, o tra le nuvole del cielo devo trovare il modo di adattarmi e trovare ciò che prima non ho trovato »
Mantis sgrana gli occhi incuriosita dalle mie parole. « E che cosa stai cercando? »
« Me stesso, niente di più »
Lo sguardo di Mantis si fa ancora più serio.
« Questo è l'inferno, la priorità è sopravvivere. Si è vero, se ti impegni, se diventi forte puoi anche avere qualche possibilità di vivere un po' di tranquillità, ma siamo pur sempre all'inferno. Quando andrai a dormire la notte, che tu sia solo o dolcemente accompagnato non potrai mai avere la certezza che ti sveglierai per poter vivere il giorno successivo. Credi veramente di poter trovare ciò che cerchi in tutto questo? »
« Forse non so neanche io cosa sto cercando. Il mio obiettivo di prima è solo una supposizione »
Allo sugardo serio di Mantis si aggiunge una nota interrogativa, e nel mentre io continuo il mio discorso.
« Dico di star cercando me stesso, ma vedi Mantis, questo può significare molte cose. Ora sul momento l'unica cosa che mi viene da pensare è cercare quella vita che quando ero vivo non ho mai avuto, ma anche allora non ho mai capito cosa volessi veramente. Ma sai una cosa? »
Mantis alza la testa, con un certo interesse nella mia risposta.
« Forse tutto questo è proprio l'occasione per scoprirlo. Inizierò un passo alla volta, da adesso. Da oggi avrò un nuovo nome »
Mantis sorride con un espressione mista tra il divertito e l'approvazione.
« Da oggi non sarò più Elias. Il mio nome ora è Silas »
« Nome biblico » Mantis si sorpende della scelta « Lo hai scelto per qualche motivo in particolare? »
« Non esattamente. O meglio, solo per assonanza. Somiglia al mio vecchio nome. Mi servirà per ricominciare, ma senza scordarmi chi sono stato. Tutto qui »
Mantis ha ascoltato con attenzione ogni mia parola dall'inizio alla fine, ma dopo la mia ultima affermazione cambia espressione. Da prima sembrava avesse un espressione curiosa, quasi compiaciuta, e forse, in qualche modo, anche di ammirazione. Ma ora l'espressione che vedo sul suo volto è completamente seria.
« Mi sembri molto sicuro di te, e questo non può che tornare a tuo vantaggio, ma sai come si dice, è più facile a dirsi che a farsi » Ciò che dice Mantis suona severo, eppure non sembra essere intenzionata a tarparmi le ali, ma piuttosto a lanciarmi un avvertimento. « So che non sei stupido, ma te lo ripeterò. Ti trovi all'inferno, la quotidianità qui è morte e distruzione » Detto questo fa una piccola pausa, girandosi a guardare fuori dalla finestra con un'aria rattristata. « Lo hai anche visto poco fa. Hai rischiato grosso, lo hai capito? E anch'io. Prima di salvarti, durante il mio tentativo di tirarti fuori da quella situazione e volando con te fin qui » Mantis si volta nuovamente, guardandomi con uno sguardo diverso. « Ma lo riconosco. Hai le palle ragazzino»
Trovo piuttosto strano che mi dia del ragazzino come se fosse più grande di me quando sembra avere esattamente la mia età. Eppure, a pensarci, da come parla a volte mi sembra di interagire con una donna molto più grande di me.
« Forse con la tua determinazione e i poteri che ti ritrovi potresti avere una possibilità, ma ti servirà una guida » Termina la frase con un sorriso compiaciuto. « Non lo faccio con tutti, ma tu sei un caso speciale » Allunga una mano verso di me, come per offrirmela.  « Lascia che ti insegni come non farti ammazzare. Sono qui da molto tempo sai? »
L'espressione di Mantis è cambiata nuovamente, mostrando un accenno di fiducia nei miei confronti. Mi stupisce come questa ragazza abbia la capacità di mostrare inaspettatamente tutti questi volti, questo la rende quasi imprevedibile, ma credo di potermi fidare di lei. Dopotutto, mi ha salvato la vita.
Ricambiando il sorriso mi avvicino a lei, e dandole la mano accetto la sua proposta. « Tutto questo è impagabile Mantis, davvero. Ti ho già ringraziato molto e probabilmente suonerò ripetitivo. Grazie di tutto, e spero di potermi rendere utile anch'io. Dovrò pur ricambiarti in qualche modo »
Ci scambiamo un'intensa stretta di mano con entrambi un sorriso di approvazione stampato in faccia. A quel punto, afferra un boccale e me lo passa.
« Direi che possiamo suggellare il tutto con una bevuta » Dice Mantis alzando il suo boccale, ma guardando all'interno di esso noto che si tratta solo di acqua.
« Un brindisi con dell'acqua? » Le lancio uno sguardo divertito e perplesso.
« Iniziamo da subito a imparare qualcosa allora. Avrai molte occasioni per bere qui all'inferno, sempre che tu gradisca la cosa » Proprio come prima, passa da un sorriso ad uno sguardo molto serio « In certe situazioni devi evitare qualsiasi cosa possa offuscare la tua mente e il tuo istinto » appoggia con decisione il boccale sul bancone « Qui bevono tutti come le merde! Vuoi unirti a loro? bene! Ma fallo al momento giusto, quindi non durante il giorno della purga, non mentre sei inseguito, e sopratutto cerca sempre di moderarti. Se sviluppi una dipendenza avrai delle spese in più da affrontare. Sta alla larga dalle droghe, sopratutto da quella merda di angeldust! è molto simile a quella che nel mondo umano chiamiamo cocaina. Quindi non sarà difficile riconoscerla. Se diventi un tossico, sei fottuto. Salvo che tu non abbia il denaro per sopperire alla tua dipendenza. E non mi sembra proprio il tuo caso »
Dopo aver ascoltato con attenzione tutto ciò che Mantis la mia faccia si fa seria, e le faccio cenno di aver capito. Detto questo sorride e riprende il boccale riproponendo il brindisi, ma non rispondo. Mi limito a guardare l'acqua presente nel mio boccale, finchè non alzo lo sguardo nuovamente verso di lei. « C'è del caffé qui per caso? »
Alla mia richiesta Mantis risponde istantaneamente con un sorriso di approvazione, per poi prendere il boccale dalla mia mano e dirigersi dietro il bancone.
*
Dovrebbe essere passata una mezz'ora circa, non di più. Mi trovo ad uno dei tavoli sorseggiando ancora il caffè con cui io e Mantis abbiamo brindato. Intanto ho anche dato un'occhiata tra i vari scaffali, così da poter curiosare tra i vari libri presenti nel locale. Tra questi c'è Delitto e Castigo di Dostoevskij. Non ricordo quante volte l'ho letto, ma non mi stanco mai di farlo, per quanto trovi un po' sgradevole il fatto che a volte sembra sia il libro a leggere me.
« Posso essere sincero? »

« Spara! » mi dice Mantis con la sua solita espressione incuriosita

« Questo caffè fa davvero schifo » le dico ridendo

« A chi lo dici » risponde ridendo a sua volta, per poi continuare « Se vuoi bere un buon caffè non farlo qui. Questa roba la compra fergus non so dove, ma conoscendolo su una cosa come il caffè andrà completamente a risparmio. Non mi stupirei se fossero fondi di caffè già usati messi ad essiccare per essere riutilizzati » Con questa battuta scoppiamo a ridere entrambi, finché Mantis non riprende la parola
« Hai alti standard vedo comunque. Scegli bene i vestiti, bevi chissà quale raffinato tipo di caffè e hai anche in mano un libro di Dostoevskij »

Sorridendo come per dirle che ci è solo andata vicino le rispondo « No non è così. Sul caffè di solito bevevo del semplicissimo espresso italiano. Sui vestiti mi sono sempre limitato con la spesa, è solo che quando sai vestirti bene automaticamente ciò che indossi sembra più costoso. Per quanto riguarda i libri sono io che dovrei farti una domanda » concludo tornando serio.

« Sarebbe? »
« Dostoevskij?» Le dico alzando il libro che ho in mano per portarlo nel suo campo visivo. «È un autore umano, e non è l'unico che ho visto tra questi libri. Inoltre  tra i vestiti ci sono delle marche proveniente dal mondo degli umani. Come arriva qui questa roba? »

Mantis mi guarda come a volermi dire che la risposta è ovvia  «Con i 2 metodi più vecchi della storia. Il contrabbando e la falsificazione »

La cosa mi sorprende

 « Qualcuno ha i suoi metodi per fare avanti e indietro dal nostro mondo a quello degli umani. Alcuni possono farlo legalmente, le succubi per esempio. Ma oltre loro c'è qualche furbetto che sfrutta questa cosa per  fare soldi. Ci sono molti modi per farlo. Il contrabbando è tra questi. A volte invece c'è qualcuno che si diletta a riprodurre ciò che conosceva nel mondo degli umani. Conosco dei demoni che qui si sono guadagnati da vivere facendo i sarti. Evidentemente alcuni di loro cercheranno di copiare marchi di successo che conoscevano nel mondo umano. Per quanto riguarda i libri alcuni topi di biblioteca si sono dilettati nel ricopiare, riscrivere e diffondere all'inferno alcune opere che in vita ritenevano importanti. Opere come quella che hai in mano » Conclude l'ultima frase indicando il libro.

Guardo meglio il libro ed effettivamente per quanto sia ben fatto mi accorgo che la rilegatura sembra cucita completamente a mano. E il titolo, anch'esso ben fatto, presenta comunque le imperfezioni  che rivelano la presenza della mano libera, e non una macchina da stampa.

« Qui comunque le opere che vanno per la maggiore sono 2. La divina commedia e la Bibbia. Alcuni credono di poter trarre da quest'ultimo libro importanti informazioni per poter raggiungere il paradiso »

L'ultima cosa suscista in particolar modo il mio interesse.
« E ci sono prove che avessero ragione? »

Risponde immediatamente ridacchiando « Niente di niente. L'unica cosa che mi viene in mente è quella pazza della principessa che pensa di poter aiutare le anime a redimersi. Gira voce che voglia aprire un hotel per dare supporto alle anime dannate e aiutarle a raggiungere il paradiso»

« Principessa? Hotel? » la prima in particolare mi stupisce. « C'è una monarchia qui? »

Mantis mi fa segno come per dirmi di rallentare « C'è molto che devi sapere e ti insegnerò tutto, ma andiamo con calma, con ordine, ma sopratutto.. » fa una pausa prima di completare la frase « per priorità » un'altra pausa. « Nemmeno il tuo o il mio passato è una priorità per ora amico mio. Ti ho chiesto il tuo nome solo per avere un appellativo con cui poterti chiamare, ma la nostra conoscenza la approfondiremo quando avremo tempo e garanzia di non essere uccisi »

Parla come se fossimo ancora in pericolo. « Ma ora siamo al sicuro no? »

« Solo perché la purga è quasi terminata, ma anche se uscissi da quella finestra affronteresti comunque un serio rischio »

Faccio cenno di aver capito col capo.

Sentiamo un forte boato provenire da quella stessa  finestra che Mantis aveva indicato poco prima. Lei alza velocemente lo sguardo e si dirige con cautela a vedere.
Scruta l'esterno con attenzione per poi girarsi verso di me.
« Come non detto, la purga è appena finita »

con ciò corre nuovamente verso l'interno per prendere il fucile che aveva lasciato sul divano « seguimi »

Eseguo quanto mi viene chiesto e ci ritroviamo sulla terrazza, e ciò che mi trovo davanti è uno spettacolo tanto affascinante quanto inquietante.
Una cifra incalcolabile di angeli è in volo diriggendosi verso un punto specifico del cielo.

Guardare il cielo rosso come il sangue sorvolato da questi immensi stormi di angeli mi ricorda dove sono finito, e mi fa prendere coscienza di come il tempo passato con Mantis fino ad ora sia stato un lusso incalcolabile.
Questo non è il paradiso, e può essere solo due cose in questo momento. La mia tomba oppure la mia casa.
Ho affrontato uno di quegli esseri, e probabilmente prima o poi dovrò rifarlo nuovamente. Per quel giorno, dovrò essere pronto.

I miei pensieri vengono però improvvisamente interrotti da un colpo di fucile che mi distrugge le orecchie, ma prima che possa girarmi vedo davanti a me un angelo cadere esanime. Solo dopo ciò mi giro verso Mantis, che piazza in rapida successione altri 2 colpi, e i versi provenienti dal cielo in risposta mi fanno pensare che i colpi siano andati a segno.

« Sei impazzita!?! Ci vedranno! Non hai visto quanti sono!? »  Quando Mantis si gira verso di me mi accorgo di aver parlato troppo.
È visibilmente seccata e da quel poco che so su di lei sento che sta per fare una mossa imprevedibile, e infatti mi si avvicina continuando a guardarmi seccata, per poi mettermi il fucile tra le mani.


« Parli come se fossi qui da più di me mi sembra. Forza fammi vedere come si spara. Sai come si usa no? »
Non ho mai amato le armi e l'idea di usarle non mi piace. Cerco di assumere il tono più rispetto possibile e le rispondo.
« Non ho messo in dubbio le tue capacità di tiro sto solo dicendo che il cielo è pieno di quei » mi interrompe « pensi davvero che sia così stupida? » fermandomi a rifletterci, effettivamente non mi aspetterei da lei una mossa così stupida, ma è troppo tardi per dirlo.
« Detesto gli angeli, con tutta me stessa. La fine di ogni purga è un momento in cui posso svuotare i caricatori su di loro senza alcun freno. Quando tornano da dove sono venuti non si girano neanche se gli spari. Ora forza! Prendi la mira e spara » conclude spingendomi ulteriormente il fucile in mano.

« Non sono un amante delle armi, onestamente non so come usarlo » prima che possa aggiungere altro mi prende le braccia per posizionarmele sul fucile.
« Così. Appena hai allineato le mire sul bersaglio premi il grilletto e hai fatto. È come usare una macchinetta fotografica. Apparte il rinculo ovviamente. Dopo che hai sparato tira questa leva per espellere il bossolo e sei di nuovo pronto a sparare »

Faccio come mi dice. Punto un angelo che mi sembra particolarmente più lento degli altri. Allineo le mire e premo il grilletto.
Il rinculo mi prende alla sprovvista, è più alto di quanto pensassi, e questo influisce sulla mia presa sull'arma, e come se non bastasse il forte suono dello sparo mi spiazza nuovamente influendo ulteriormente sulla precisione del colpo.
Manco il bersaglio.

« Riprova! » mi dice Mantis
Tiro la leva per ricaricare l'arma e riprovo. Il risultato è lo stesso. Dopo 3 tentativi però perforo di netto l'ala dell'angelo, facendolo precipitare al suolo.
La sua caduta è accompagnata da un urlo terrificante. Mi è difficile dire se fosse di rabbia, o di dolore. A seguirlo circa un centinaio di piume nere, che come a tracciare una scia alla sua caduta, lo precedono lentamente.

Sento da dietro una pacca sulla spalla
« Ben fatto. Non tanto per il tiro, sprecare 4 colpi per un solo nemico è inaccettabile, e dovrai restituirmi le munizioni sprecate » mi dice con tono a metà tra il severo e il soddisfatto. « Sei stato intelligente a scegliere il bersaglio più lento. Un angelo ferito probabilmente. Una decisione da stronzi » Mi da un'altra pacca sulla spalla «È così che si sopravvive all'inferno. Ben fatto, forse hai qualche possibilità» Detto questo si dilegua tornando dentro il locale, lasciandomi in mano il fucile.
«Fai un po' di pratica se vuoi. Dovrebbero esserci ancora 5 colpi dentro. Ma tieni il conto dei proiettili sprecati» Essendo girato non riesco a vederla, ma indurisce il tono per poi probabilmente girarsi verso di me « non sono una spesa accettabile » detto ciò, torna dentro.

Lì, da solo, con il fucile in mano, e nella mia testa l'immagine di quell'angelo che precipita al suolo mi danno da pensare.
Non provo niente per quella creatura, ciò che ho visto mi è sufficiente per odiarle. Ciò che mi disturba  è il modo con cui ho agito come fosse naturale. Mi sto già adattando all'inferno forse? Tutto ciò che vorrei evitare è di diventare un freddo assassino disposto anche a mettere in atto mosse discutibili pur di sopravvivere. Ma ciò non dipende da me.
Quando ci si trova con le spalle al muro si può capire veramente quanto la nostra etica abbia per noi valore. Ma poco fa non ero con le spalle al muro. Tutt'altro..
La mia paura non è orientata verso chi abita l'inferno, quanto piuttosto su chi abita dentro di me.

*

Rientro nel locale per vedere Mantis sdraiata sul divano intenta a fumare. Mi avvicino e appoggio il fucile argentato vicino a lei.
« che razza di arma è? Di certo questo non viene dal mondo umano »

Si gira verso di me e guarda il fucile per poi riportare su di me lo sguardo. « Non è neanche originaria dell'inferno se è per questo »

La cosa mi colpisce, e mi rende infinitamente curioso di sapere di più. Mantis sembra accorgersene e mi risponde.

« Per questo abbiamo tempo. È importante conoscere tutte le armi disponibili qui. Si tratta di un'arma da fuoco a punta benedetta. Viene dal paradiso »

« Come fai ad averne uno? »

« Circolano sul mercato nero più di quanto tu possa pensare. Sono molto comode a chi si trova ai piani alti. Non sono solo armi molto potenti, ma sono anche le uniche in grado di eliminare alcuni bersagli, per esempio i demoni reali »

Vorrei riaprire quest'argomento, ma non voglio rischiare di farla arrabbiare. Per quanto trovi maggiormente una perdita di tempo starsene seduti ad attendere. Forse è semplicemente stanca.

« Con i loro vari intrighi tra nobili evidentemente si troveranno spesso a dover eliminare alcuni dei loro oppositori. Ma come fai senza un'arma del genere? »

La cosa ha perfettamente senso.

Prima che Mantis possa aggiungere altro sentiamo la porta del locale aprirsi.
Per un attimo mi irrigidisco, ma vedendo che Mantis non sembra preoccupata do per scontato che non sia il caso di agitarsi.
Dalla porta esce un uomo molto alto e robusto. Presenta una pelle bianco giallastra, squamosa e umida, e sulla sua testa, priva di caratteristiche umane sono presenti due lunghe antenne. Un demone lumaca? Certamente si. Non posso dire che sembri totalmente innucuo, ma di certo ispira più fiducia di qualsiasi altro essere incontrato fino ad ora. Forse anche più di Mantis stessa.
Poco dopo essere entrato mi nota. Le sue caratteristiche facciali non mi consentono di
capire la sua reazione. Almeno non finché non apre la sua bocca di lumaca.
« Mantis!! Ho capito che eravamo nel bel mezzo della purga, ma mi sembra di averti già detto di non portare i trovatelli qui al locale! » aa? Quindi non è la prima volta che Mantis porta qui qualcuno appena arrivato all'inferno? Non pongo la domanda, ma Mantis prende subito la parola.
« Questo è un caso a parte Fergus. Se per una volta decidessi di chiudere quella tua bocca da vecchia lumaca e aprissi un attimo gli occhi forse capiresti cosa, o meglio, chi hai davanti »
Mantis usa un tono di voce piuttosto aggressivo, ma sembra funzionare.
Quell'uomo designato con il nome di Fergus si avvicina a me e inizia a scrutarmi profondamente con lo sguardo, e lo capisco dal modo con cui dirige le sue antenne, o meglio, i suoi occhi, verso di me, guardandomi dalla testa ai piedi.
Mantis interviene, stavolta rivolta a me

« Silas, tirati su le maniche »
Credo di aver capito cosa abbia in mente, e obbedisco. Tiro su le maniche esponendo la folta peluria sui miei avambracci. Fergus la nota subito.
Emettendo quello che definirei un sorriso sorpreso a 32 denti di lumaca, Fergus riprende a parlare con un tono sorpreso e pieno di entusiasmo, ma non quello di un bambino, quanto piuttosto quello di uno scienziato con una nuova scoperta davanti ai suoi occhi.
 « Wow! Incredibile! Bombus terrestris eh? »
Mi accorgo subito che il nome che ha appena usato è l'appellativo scientifico con cui si designa il bumblebee, nello specifico quella famiglia delle varie specie a cui io dovrei appartenere.
Fergus continua « Sei il primo che vedo ragazzo »

 « Il primo demone Bumblebee? »

« Esattamente! » Continua per avvicinarsi ulteriormente per osservarmi meglio.
« È semplicemente incredibile. Dimmi un po' di te figliolo, cosa hai fatto in vita per diventare ciò che sei adesso? »

Sento dietro di noi Mantis che sbuffa, attirando lo sguardo. « Sei sempre il solito. Appena incontri un demone di una nuova specie delle nostre famiglie parti sempre per la tangente. Anche se 2 secondi prima mi hai rimproverata per ''Aver portato nel mio locale qualche trovatello'' » Dice Mantis cercando di imitare la voce di Fergus con fare provocatorio.

Vedo che Fergus sbuffa a sua volta con fare di sconfitta, per poi rivolgermi nuovamente la parola.« Mi chiamo Fergus. Devi scusarmi, come ha sottolineato Mantis.. » Allunga lo sguardo per guardare male la diretta interessata, suscitando in lei una risata di scherno « Tendo a essere molto diretto nel mio interesse quando incontro persone come te » Conlude la frase allontanandosi da me, camminando verso la parte del locale opposta al bancone, dove i muri sono tempestati di centinaia di foto di tutte le dimensioni. Si ferma lì davanti, guardando la parete. « Vedi, ragazzo, questo posto è qui in piedi da tanto tempo, ma le persone ad essere rimaste in piedi per altrettanto tempo sono poche » si gira per guardarmi di nuovo « Io e Mantis siamo tra queste persone »

Con queste parole oltre a comprendere meglio molte parole di Mantis mi accorgo anche di un altro dettaglio su tutte queste foto. In molte di esse sono effettivamente presenti Fergus e Mantis, ma del resto non riesco a capire quanti siano effettivamente presenti in un numero significativo di foto.

« Anche oggi con la purga probabilmente alcuni non torneranno » In quest'ultima frase percepisco una certa malinconia, ma allo stesso modo anche una sorta di accettazione.
« Ma non è la prima volta che succede, e la frequenza con cui molti dei nostri ci lasciano varia. E nonostante tutto, anche per loro, dobbiamo restare in piedi e andare avanti » Con queste ultime parole conferma quanto ho pensato.
« Questo non è solo un locale ragazzo, questo è il nostro luogo di ritrovo, un posto dove possiamo aiutarci a vicenda. Siamo una comunità »
« Risparmiati queste frasi motivazionali da 4 soldi per favore! » Mantis prende la parola « Taglia corto, ogni momento è prezioso qui. Lascia che tagli corto anche per quello che lui dovrebbe dirti. Si chiama Silas, e senza che tu glielo chieda, si, è forte. È     qui da qualche ora e ha eliminato da solo un angelo » Con queste parole Fergus sembra come non percepire l'aggressività di Mantis, e come nulla fosse torna da me « È vero ciò che dice? Silas? »

« Si » mi limito a rispondere.

Fergus sorride ancor più sorpreso di prima. « Puoi raccontarmi i dettagli ragazzo? » con queste parole Mantis fa per zittirlo nuovamente ma questa volta Fergus la precede « Eh no Mantis! Di questi dettagli ne ho bisogno, anzi, tutti ne abbiamo bisogno. E dopo, anche Silas lo capirà » Mantis si rassegna e si dirige fuori dalla finestra in procinto di accendere una sigaretta. Subito dopo Fergus sposta una sedia offrendomela per sedermi. Dopo aver accettato si mette seduto dall'altra parte del tavolo, ma non prima di chiedermi se gradisco qualcosa da bere. Al mio cortese rifiuto, a cui aggiungo il fatto che abbiamo già bevuto un caffè poco fa, Fergus stringe gli occhi, alternando lo sguardo da me alla finestra. « Cosa ti ha detto Mantis mentre bevevate il mio caffè? » A questa domanda non posso non trattenermi dal farmi uscire una piccola risata, e Fergus in risposta mi dice scherzosamente di lasciare perdere.
Dopo ciò inizio a raccontargli la mia storia, dal mio arrivo all'inferno fino allo scontro con l'angelo.

*
Fergus ha ascoltato ogni mia parola con attenzione dall'inizio alla fine.
« Ciò che hai detto ha senso. La tua trasformazione preceduta da quelle scosse di adrenalina che sono venute in tuo soccorso ricalcano il comportamento del bombus terrestris, o meglio, di tutti i bumblebee, con qualche piccola differenza » Annuisco « Vanno tranquillamente in giro in cerca dei fiori, e non attaccano nessuno se non vengono attaccati direttamente. Ma la parte più importante è l'uccisione di quell'angelo da parte tua » detto questo Fergus si alza per cercare qualcosa dietro il bancone. Torna dopo neanche 1 minuto con un grande barattolo, che appoggia davanti a me.
È vuoto, e lo spesso tappo di sugero che lo chiude è enorme.
« Ho bisogno che tu mi dia un po' del tuo veleno Silas, vedilo come un contributo alla comunità » passa poi da un volto serio ad un sorriso sincero « Non preoccuparti, se nè farà buon uso. è molto potente se è davvero riuscito a contribuire all'eliminazione di quell'angelo ».
Incuriosito decido di parlare « Non è un problema per me, ma posso sapere esattamente come pensi di utilizzarlo? e poi non so come produrlo, e dovrei assumere la mia forma FULLDEMON. Rischio di fare qualche danno al locale » concludo assumendo un sorriso insicuro.
Fergus non perde tempo per rispondere «Non preoccuparti per la seconda, ti aiuto io. Per quanto riguarda la prima, non nascondiamo nulla a nessuno qui. Probabilmente userò il tuo veleno per fabbricare qualche freccia avvelenata. Non prima di averlo testato però.
Molti di noi sono dotati di veleno, ma ognuno di questi ha caratteristiche differenti. Non posso sapere se il tuo manterrà la sua efficacia fuori dal tuo corpo. Potrebbe anche avere una scadenza entro il quale l'effetto potrebbe sparire o affievolirsi »

Non ho più dubbi, e credo di potermi fidare di Fergus. Sembra un brav'uomo, ed sembra molto più comprensivo di Mantis nonostante si sia mostrato severo appena entrato nel locale.
« Va bene Fergus » mi alzo la manica, nonostante la zona di nostro interesse sia la mano. Il gesto è venuto naturale come fossero degli esami del sangue. « Come intendi estrarlo senza che usi la forma FULLDEMON? »

Fergus prende la mia mano tra le sue e inizia a osservarla « IMmagino che prima Mantis ti avrà tarpato le ali dicendoti che alcune caratteristiche sono uniche di una o dell'altra forma. in generale è vero, ma di solito quasi tutti possiamo fare delle vie di mezzo portando nella nostra forma base alcune caratteristiche della FULLDEMON » dal modo con cui parla posso scommettere che avrà fatto questa cosa già 1000 molte. Preme leggermente sui miei polpastrelli «Hai detto che i pungiglioni escono fuori dagli spazi tra le tue nocche no? » Annuisco « Chiudi gli occhi, e cerca di visualizzare la struttura del tuo corpo. Da qui prova ad immaginare un'estensione di te stesso che parta dalle mani. Immagino che la sensazione che hai provato quando ti sei trasformato sia simile. Limitati però alle mani, e al corpo per intero pensaci solo all'inizio, o rischi di entrare nella forma FULLDEMON »

Faccio come mi dice, non prima di avergli chiesto di togliere le sua mani dalla mia, per la sua sicurezza.
Cerco di concentrarmi sul mio corpo, visualizzando tutta la mia struttura scheletrica partendo dalla testa ai piedi. Come farebbe uno scanner, passo ripetutamente dall'alto al basso, per poi dimenticarmi di questa struttura e passare per le mie braccia, arrivando in fine alle mani.
Passano i minuti mentre cerco di analizzare ed estendere la struttura delle mie mani, ma senza successo, ma ho un 'idea e cambio strategia. Mi dimentico anche della struttura delle mie mani, e cerco di immaginare solo le nocche. Questo mio spostamento si rivela utile, e inizio a percepire qualcosa all'interno delle mie mani, come delle nuove dita che attendono di uscire.
Mi sforzo di spostare verso l'esterno queste ''dita'' e d'un tratto percepisco un suono simile a delle lame che vengono sguainate. Sembra averlo sentito anche Fergus, perchè ha emesso una risatina vittoriosa.
« Ce l'hai fatta SIlas, puoi aprire gli occhi »
Faccio come mi dice e mi trovo davanti agli occhi i pungiglioni come me li ricordavo. portando la mia mano destra sul tavolo noto con mio grande sollievo che anche i pungiglioni su quella mano sono ricomparsi. Evidentemente richiedono più tempo per rigenerarsi rispetto alle ferite. Fergus lo nota.
« Sei fortunato ragazzo. Il tuo inspiegabile potere rigenerativo si estende anche sui tuoi pungiglioni »
Me lo dice con un sorriso che può essere ricolleggato solo a quello di un nonno che gioisce per la guarigione dei suoi nipoti. A ben pensarci Fergus porta molta positività nell'ambiente. Questo contrasta ancora di più con il modo con cui si è presentato.

Mi indica il barattolo con gli occhi e intuitivamente affondo i pungiglioni della mano nel tappo di sughero finchè non li vedo uscire dal lato opposto all'interno del barattolo.
Istantaneamente inizia a schizzare dai pungiglioni un liquido arancione in grande quantità, fermandosi solo a circa metà barattolo.

« Ho visto nostri simili produrre quantità spaventosamente superiori con un solo tentativo, ma non è male. Prova con l'altra mano »

Faccio come dice e ripeto l'azione con la mano destra, ma la quantità di veleno in questo caso è anche inferiore alla prima.
Guardo Fergus con uno sguardo di intesa prima di porgli una domanda « È possibile che che debbano ancora rigenerarsi e per questo producono una minor quantità di veleno? »

Fergus si mette le dita sul mento. « Potrebbe, ma può anche darsi che si siano danneggiate le ghiandole velenifere. E non mi stupirebbe visto che da come mi hai raccontato oltre allo spezzamento dei pungiglioni dopo l'impatto ti si sono rotte anche le osse della mano » lo sguardo di Fergus si fa molto serio, quasi severo. In totale contrasto con gli sguardi apprensivi di poco fa « Da oggi in poi devi stare molto attento. Questi danni potrebbero essere permanenti. Puoi rigenerarti si, ma se resti senz'armi è un problema »

Ciò che dice mi da da pensare. Da oggi in poi dovrò stare attento. In risposta a quanto detto guardo Fergus facendogli capire con lo sguardo che farò tesoro del suo avvertimento. Ma prima che uno dei due possa parlare veniamo interrotti da Mantis, appena rientrata.

« Per quello ci sono io » Ci giriamo entrambi verso di lei. « Ciò che dice Fergus è incompleto. In generale nessun demone dovrebbe mai fare affidamento su un solo tipo di armi, che siano esterne o interne al proprio corpo » Dicendo ciò riprende in mano il suo fucile come a volerlo portare alla mia vista « I colpi sono ancora tutti nel caricatore. Perchè non hai sparato prima? Quando ti ho detto di esercitarti prima era si un consiglio, ma avresti dovuto prenderlo come un ordine» Dopo questa frase si mette una mano dietro la schiena, come in cerca di qualcosa, e dopo circa 15 secondi tira fuori una fondina con dentro una pistola, che avvicinandosi mette sul bancone.
« Ti insegnerò a usare le armi, e inizierai con questa. Una beretta è perfetta per iniziare. Ottima per imparare e ancor di più per uccidere »

Fergus sembra approvare quanto dice, e sposta lo sguardo verso di me. « Su questo è lei l'esperta Silas e ti affido a lei. Del resto ha perfettamente ragione. Detta in altri modi devi sempre avere un asso nella manica. Anzi, possibilmente dovresti tenere sempre la tua arma più forte per ultima »

Queste ultime frasi di Mantis e Fergus chiudono per me un capitolo di questa mia nuova vita. Prendo la pistola con la fondina tra le mani, soppesandola. È pesante, come tutto ciò che ho appreso fino ad ora.
Mi alzo, senza dire una parola, dirigendomi verso il terrazzo. Da Mantis e Fergus, nessuna parola.

Mi fermo fuori, a guardare l'orizzonte con la pesante rivoltella in mano.
Gli angeli sono andati completamente e il cielo ora è libero. Guardando in basso noto che le strade si sono riempite di demoni, molti dei quali stanno raccogliendo i cadaveri di altri. È solo una sensazione ma.. non credo che lo stiano facendo per seppellirli.

Ad ogni passo sto prendendo coscienza di quanto sarà difficile la vita qui, ma non posso farci nulla. Per quanto io sia determinato le difficoltà non cambieranno.
Sono stato molto più fortunato di altri per aver trovato delle persone come Mantis e Fergus. Sembrano rare da queste parti.
Devo impegnarmi, non solo per me stesso, ma anche per loro, e per i nostri simili che non sono sopravvissuti.
Mi accorgo d'un tratto che nei miei pensieri ho pensato ''i nostri'', non ''i loro''. Mi sento già parte della loro comunità forse?
Questo è un motivo in più per rimboccarmi le maniche.
Ho anche altri obiettivi, devo ricordarmi chi ero. Ora sono Silas, e Silas rimarrò. Ma devo ricomporre i frammenti dei ricordi di Elias se voglio lasciarmi tutto completamente alle spalle.
Mentre penso questo mi accorgo che il sole rosso dell'inferno è sorto completamente, illuminandomi con un'intensa luce cremisi.
Mi slaccio la cintura per infilarla nella fondina della pistola, accettando tutto ciò che ho appreso fino ad ora. Dopo ciò, rientro nel locale.












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Capitolo 3
*** Babylon Nest Arc I - Cicatrice ***


Mantis ha insistito perché mi fermassi da lei per ora, e così usciti dal locale ci siamo spostati all'interno dell'edificio, che ho scoperto essere un unico grande condominio che ospita tutti i demoni facenti parte della nostra comunità.  

La sua struttura e l’organizzazione sono piuttosto interessanti. Da come mi ha spiegato Mantis non c’è modo di accedere dal pian terreno, in quanto l’ingresso sulla strada è stato completamente murato, e l'entrata effettiva è rappresentata dallo stesso Babylon Nest, il pub del palazzo. 

Per entrare nella comunità è necessario offrire un contributo, che può significare molte cose, ma nella maggior parte dei casi si tratta semplicemente di fare ciò che ho fatto poco fa. Ossia donare il proprio veleno, per esempio. Ed è una cosa che dovrò fare con una certa cadenza. 
Le armi che verranno create con esso saranno destinate solo ed esclusivamente a offrire ai membri della comunità qualcosa per difendersi dall’esterno. 

Buona parte delle finestre è rafforzato per precauzione visti i frequenti scontri per il dominio territoriale. 

A tal proposito Mantis mi ha spiegato molto velocemente un altro po’ di cose, tra cui le cause di questi scontri, causati dall’ambizione di alcuni demoni che vogliono salire nella scala gerarchica, e in particolare ha fatto riferimento ad alcune anime dannate che sono riuscite a prevalere sulle altre, ossia gli overlord. Gli scontri sono spesso causati da loro o da anime dannate che aspirano a prendere il loro posto. 

Dopo aver finito il discorso ha anche ripreso una delle prime frasi che mi ha rivolto quando ci siamo incontrati, e ha aggiunto che se solo lo volessi io avrei tutte le carte in regola per diventare un overlord. 

« Esattamente che vantaggi avrei se diventassi un overlord? » chiedo a Mantis mentre camminiamo nel corridoio. 

« A livello formale in realtà nessuno. Si tratta di qualcosa che influisce perlopiù sulla tua reputazione come demone forte. Insomma, si costruisce individualmente e serve principalmente per far cambiare strada agli altri quando passi tu » 

« Come pensavo, allora non è di mio interesse » 

« Attenzione, perdi punti così. Qualsiasi vantaggio qui non è cosa da buttare » 

« Hai ragione Mantis, ma essere un overlord mi sembra che porti anche non pochi svantaggi. Finirei sulla bocca di tutti, aumentando la possibilità di attirare possibili sfidanti. E inoltre un territorio da difendere sembra un bel peso » 

In risposta a ciò che ho detto Mantis ridacchia leggermente « Effettivamente non ci ho pensato. Sarebbe un bel palo in culo. Forse non ne vale la pena » 

Continuiamo a camminare per un po’ e strada facendo ho la possibilità di esplorare con lo sguardo i corridoi del condominio. Sono molto lunghi e presentano esteticamente delle caratteristiche molto simili al Babylon Nest, seppur con colori differenti che vanno dal giallo al rosso. 
Dopo un certo numero di metri si presentano inoltre 2 corridoi alternati alla nostra sinistra e alla nostra destra. A volte sono presenti degli ascensori, altre volte solo altre porte di appartamenti. 

Dopo un po’ Mantis si ferma davanti ad una porta. « Siamo arrivati » 
Tira fuori un coltello da un piccolo fodero sulla sua cintura. L’arma presenta un manico piuttosto inusuale, e mi accorgo del perché non appena lo infila nella serratura per effettuare 2 giri, aprendo la porta. 
« Casa dolce casa »  

Mi investe un forte odore che sembra simile a quello dei fiori. Crea un’atmosfera molto piacevole. 

« Entra forza! Fa come fossi a casa tua » Mi fa cenno di entrare e mi trovo davanti una casa che non saprei descrivere facilmente. 
In linea generale risulta ordinata, ma allo stesso tempo sembra una di quelle case abitate che si possono trovare solo in una zona di guerra. È infatti allestita per avere davanti ad ogni porta un muretto di sacchi di sabbia, come quelli presenti nelle trincee per parare i proiettili. Ci sono anche diverse vasi con una certa varietà di piante. 
L’ornamento è essenziale fino all’osso, di colore nero e degli stili simili al vestiario di Mantis. Che sia stato ideato da lei per mimetizzarsi in caso di necessità? Non mi stupirebbe. 

Dopo di me è entrata anche lei chiudendosi la porta alle spalle. Mi fa cenno con la testa di seguirla, e mi porta davanti ad una stanza. 

« Starai qui, dentro c’è un letto e un tavolo. Dovrebbe bastare per ora no? » Annuisco con la testa. Personalmente mi sarei accontentato di qualsiasi buco. Questa stanza spoglia e ordinata è più di quanto potessi chiedere. 

« Molto bene, allora puoi cominciare liberandoti del peso della tua arma » Dicendomi questo si dirige nuovamente nel corridoio. 

Nel frattempo, come mi ha detto tolgo la pistola dalla cintura. Come Mantis mi ha spiegato brevemente prima premo il pulsante sul lato sinistro della pistola per rimuovere il caricatore, che appoggio sul comodino vicino al letto. Dopo ciò tiro indietro il carrello dell’arma per espellere il colpo in canna. Le sue parole sono state ‘’Non inserire mai la sicura possibilmente. La sicura migliore sei tu quando sai che il colpo è in canna. TI sarà sufficiente saperlo e non premere il grilletto. Ma ricordati sempre di espellere il proiettile nell’arma quando te ne liberi. E miraccomando, tratta sempre la pistola come fosse carica’’. Appoggio tutto sul comodino nello stesso momento in cui Mantis fa ritorno. 

Guarda la pistola sul comodino per poi spostare lo sguardo su di me, con un sorriso di approvazione. 
« Tieni, è un pantalone di una tuta. Puoi usarlo per dormire. E prendi anche questi » Mi porge dei caricatori per la mia pistola, pieni. 

« Cavolo sono pesanti! più della pistola stessa » Le dico dopo aver preso i caricatori. 

« Per forza, sono tutti pieni. Raggiungimi in cucina quando ti sei sistemato » Detto questo se ne va. 

Appoggio i caricatori vicino alla pistola, non prima di averli contati. Sono 5 compreso quello che già avevo, e ognuno porta 15 colpi. 75 colpi. Mi verrebbe da dire che sono tanti, ma mi ha espressamente detto che appena potrò dovrò pagarglieli, e non posso darle torto, parliamo di una risorsa essenziale. 

Mi tolgo i vestiti per indossare la tuta che mi ha dato. 

* 

Spostandomi fino alla cucina ho notato nell’aria un forte odore di polvere da sparo misto all’odore floreale che ho notato prima. E le ragioni sono state chiare nel momento in cui camminando ho notato una stanza piena zeppa di armi. Al centro c’era anche un tavolo sporco e pieno di bossoli. Evidentemente costruisce da sola i suoi proiettili. 

Raggiunta la cucina Mantis mi accoglie con una tazza da tè per me.  

« Sei lento. Dovrai fare pratica anche su questo. In caso di necessità devi saperti vestire e svestire in 2 secondi. Il tutto mentre carichi o smonti la tua arma » Mi dice porgendomi la tazza. 

« Sei seria vero? » Le chiedo mentre prendo la tazza 

« Solo in parte. Di solito non amo il multitasking, ma se devi uscire velocemente dal letto per prepararti ad uno scontro o altro devi essere veloce. E ricordati sempre di indossare le scarpe. In un eventuale scontro ci sono quasi sempre vetri rotti » Con ciò inizia a bere il contenuto della sua tazza.  

Avvicino il naso alla mia tazza. L’odore è molto buono, sembra un misto tra fiori e alcuni frutti che non riesco ad identificare. Mi porto la tazza alla bocca, assaggiandone il contenuto. Il sapore è molto piacevole. Sembra acqua di rosa ma con un’intensa aroma di frutti di bosco. Non è troppo dolce, ma trasmette una sensazione di freschezza, nonostante sia una bevanda calda. 

Mi è piaciuto molto e sento il bisogno di farlo sapere a Mantis « È strepitoso! Di cosa si tratta? Un tè infernale? O forse viene dal paradiso? » Le chiedo senza scherzare. 

Ridacchiando mi risponde « È una mistura che tutti prepariamo qui. Si potrebbe dire che è il simbolo della nostra cultura ormai. La prepariamo usando il polline dei fiori misto alla polpa essiccata di alcuni frutti. Ah si! Qui all’inferno puoi trovare un sacco di prodotti originari del mondo umano. In aggiunta a molti prodotti infernali ovviamente » Prende un altro sorso della bevanda prima di continuare « Puoi dirci che siamo poco originali se vuoi, ma l'abbiamo chiamata semplicemente nectar. Se vuoi essere specifico le varie varianti hanno il nome accompagnato da un colore. In questo caso è red nectar, ma la nomea non ha molto senso. Ognuno prepara la sua variante con i suoi ingredienti, e il colore dipende da questi. Pensa che ogni anno organizziamo delle gare per stabilire i migliori nectar » 

« E di solito a chi va la vittoria? » 

Assume una postura e un tono pieni di fierezza « Il mio ovviamente. Se avessi assaggiato quello di Fergus credo che saresti morto. O peggio saresti sopravvissuto vivendo con l’obbligo di ricordare il sapore di quella roba. Onestamente mi sembra di bere piscio » 

Scoppiamo entrambi a ridere. Da tutto questo ho avuto l’ennesima conferma che Fergus non deve essere il massimo in cucina. 

« Potresti provare anche tu a fare il tuo prima o poi. Se avesse successo sarebbe anche di aiuto alla comunità. Spesso impacchettiamo i migliori dentro delle bustine da tè e li vendiamo in varie zone dell’inferno » Il suo volto assume un ghigno malefico « Ad un prezzo molto più alto dei costi di produzione ovviamente » 

Ora capisco perché il palazzo è ben allestito. I soldi dovranno pur arrivare da qualche parte. 

« È una delle nostre principali fonti di sostentamento. Dal momento che solo noi conosciamo il procedimento per la preparazione nessuno può replicarlo, solo noi, e questo ci permette di specularci sopra un bel po’. Pensa che anche alcuni nobili bevono abitualmente il nectar » fa per finire, ma come se si fosse dimenticata qualcosa riprende bruscamente a parlare « A giusto! Inoltre abbiamo seri motivi per pensare che la mistura abbia dei benefici sulla salute. Soprattutto sui demoni insetto. E soprattutto sugli apidi » Conclude quest’ultima frase alternando lo sguardo da me alla tazza, come per dirmi di consumarlo in quantità abbondanti. 

« Se mi insegnerai tenterò di prepararlo » Le dico con sincero interesse verso la questione. Lei annuisce. 

Passiamo diversi minuti sorseggiando il dolce nettare nelle nostre tazze e parlando di cose di poca importanza sulla comunità. Finché lei non sposta di nuovo il discorso. 

« Ricordato nient’altro? Sono passate diverse ore » 

« Nulla. Solo ciò che ti ho già detto, e 5 parole che sono entrate nella mia mente subito dopo essermi svegliato all’inferno » 

« Parole? » 

« Rosso, corpo, bumblebee, sangue, demoni, angeli e poi la più interessante, FULLDEMON.  
Stranamente tutte collegate agli eventi che hanno seguito il mio risveglio. In qualche modo almeno » 

« È piuttosto inusuale. Qui all’inferno hanno senso, ma sembra che provengano da un ricordo legato alla tua vita umana, probabilmente un evento vicino alla fine della tua vita. Hai un’idea su quale sia il loro significato nella tua vita umana? » 

« Per niente » 

« Da una parte la cosa è abbastanza inquietante » Fa una pausa, con un’espressione riflessiva che nasconde una nota di inquietudine. Riprende poi il contatto visivo con me « Sai vero che è come se qualcuno fosse cosciente che stavi per finire all’inferno? O magari eri proprio tu a saperlo » 
Ciò che dice Mantis potrebbe essere vero, ed effettivamente mi disturba molto. 
« Possiamo smettere di parlare di questo per un po’ Mantis? » Le dico cercando di nascondere la mia inquietudine « Apprezzo molto il tuo interessamento, davvero, ma ora avrei bisogno di spostare l’attenzione su altro » e lei senza discutere mi dice sì con la testa. 

« Piuttosto Mantis » Cerco di riprendere un tono normale « Forse è il tuo turno di vuotare il sacco » 

In risposta a quanto le ho detto assume un’espressione interrogativa. « Vuoi sapere chi ero in vita? » Annuisco, e lei risponde istantaneamente. 

« Ero una donna normale, come tante. Ero una scrittrice » La mia attenzione si sposta totalmente sull’ultima informazione « Ma non solo, ero una saggista, e anche una professoressa » fa una pausa « Una letterata. Fui anche famosa e premiata, ma alcune cose accadute durante la mia vita hanno portato all’oblio delle mie opere » 

Guardandomi intorno e ripensando alle altre stanze mi accorgo della presenza di vari libri, e mi torna alla mente la scena nel locale quando mi ha spiegato la provenienza del libro di Dostoevskij che avevo in mano. Ora capisco perché conosceva in dettaglio tutte quelle informazioni. 

« Ero anche una persona serena. Ero felice di ciò che facevo, non avevo bisogno di altro. Finche... » Si ferma, stringendo la sua presa sulla tazza che ha in mano. La appoggia sul tavolo, per poi accendersi una sigaretta. 
Aspirando il fumo guarda in basso, per poi rialzare lo sguardo verso di me, con degli occhi molto seri. « Finché quell’uomo non è entrato nella mia vita. Me l’ha strappata dalle mani come fosse sempre appartenuta a lui di diritto! » Nel suo sguardo cresce una sfumatura di rabbia. 

* 

« La mia famiglia è sempre stata molto ricca. Non eravamo dei nobili di certo, ma tra i miei parenti circolavano molti soldi, soprattutto da parte della famiglia di mio padre » alza lo sguardo dalla tazzina riportandolo verso di me « Te la farò molto breve. Quei bastardi erano quel tipo di persone disposte a fare di tutto per il loro tornaconto. E a qualsiasi opposizione di natura etica contrapponevano sempre risposte del calibro di ‘’gli affari sono affari’’ » Appoggia la sua tazza sul lavello, mentre noto che l’altra mano si stringe a pugno, tremolante. « Ne hanno fatte di porcate, e puoi immaginare di cosa si tratta. Ma sai una cosa? » alleggerisce la presa sulla sua mano « Per quanto provassi disgusto per queste cose non mi è mai importato più di tanto, purché la cosa non toccasse me » 

Qui scelgo di rispondere sforzandomi di suonare il più rispettoso possibile « Piuttosto opportunista come ragionamento. Per quanto lo trovi comprensibile »  

Ridacchia, sforzandosi di nascondere la malinconia « Non preoccuparti, sono la prima a pensarlo. Però vedi, la cosa peggiore arriva qui » L’atmosfera cambia completamente insieme all’atteggiamento di Mantis, che ora non accenna ad un minimo di rabbia, e questa lascia spazio ad una malinconia così forte da essere percepita ancor prima del suo racconto, qualunque esso sia « Vedi, la mia famiglia era molto legata ad una classica tradizione utilizzata per formare legami ed alleanze. Quella del matrimonio combinato » Nel dirlo la sua voce si spezza, ed è anche possibile notare almeno una lacrima dall’occhio destro. 
« Mio padre voleva che sposassi un potente imprenditore molto più grande di me che avrebbe potuto portare cospicui vantaggi alla sua posizione e ai suoi affari » Prima ancora che possa accorgermi di qualsiasi movimento si gira velocemente e tira un pugno sul lavello, dritto alla tazza, frantumandola in mille pezzi. 

La cosa mi spiazza completamente, non tanto per lo spavento di riflesso che ha seguito l’azione di Mantis, quanto piuttosto del suo atteggiamento emotivo. 
Dalla prima volta che l’ho vista avevo subito appreso quanto fosse una donna forte, ma quello che ora ho davanti è lontano dalla Mantide che ho conosciuto appena arrivato qui. 
Il suo volto è terrificante, illeggibile oserei dire. Rabbia, disperazione, malinconia, paura, ma soprattutto tanta frustrazione. Questo riesco a vedere nel suo sguardo. 

Come niente fosse successo prende una boccata di fumo dalla sigaretta e continua. Non prima di alzare gli occhi al soffitto con uno sguardo terribilmente triste. Come in cerca di una risposta che non potrà mai avere « Come può un padre anche solo pensare di legare la propria figlia ad un uomo come quello... » Porgendo al nulla questa domanda copiose lacrime iniziano a raschiarle il volto. Ma prima di continuare sembra riprendersi e si asciuga il volto con il braccio. « Ma non potevo permettere che ciò accadesse » la sua voce torna normale. 
« A quei tempi ero una ragazza di soli 25 anni, eppure avevo già fatto molta strada, distinguendomi in ogni singola disciplina che fosse passata sotto le mie mani. Ed ero abbastanza matura da poter affrontare chiunque, compresi i miei genitori. E così, al mio rifiuto me le dissero di tutti i colori, ma nessuna di queste cose mi tocco minimamente, soprattutto le minacce provenienti dal loro repertorio culturale. Cose come minacciarmi di togliermi il cognome, o di diseredarmi »  A questo punto assume un sorriso che potrei solo definire vittorioso, e guardandomi continua « Non me ne è mai fregato un cazzo di tutte queste cose » con questa frase nemmeno io posso fare a meno di sorridere. 
«  Me ne vado di casa, e proseguo per la mia strada. Non ho neanche avuto bisogno di lavorare. Diventai una scrittrice e una saggista, di successo anche. Potevo usare le parole per esprimere me stessa e il mio amore per l’arte dello scrivere » A quel punto sul suo volto compare un sorriso sincero. Mi sembra quasi di sentir parlare una ragazza alle prese con il suo primo amore « Ero la persona più felice del mondo. Sul serio Silas. E poco dopo mi offrirono una cattedra per diventare una professoressa di lettere in un college prestigioso, migliorando ulteriormente la mia condizione » Dopo questo, il suo sguardo e la sua voce tornano cupi « Poi però la mia famiglia utilizzò la sua influenza per privarmi di tutto ciò che avevo ottenuto, anche della cattedra » Ora mi sembra di sentir parlare una donna in lutto « Pur di non perdere tutto questo, scelsi di sottostare alle loro condizioni, e così feci la peggior scelta della mia vita ». 

Avevo intuito che la storia sarebbe andata a finire così. Quando iniziò a parlare della sua iniziale felicità mi sembrava quasi di condividere con lei questo sentimento, come se con le sue parole me lo avesse in qualche modo trasmesso. Ma purtroppo non tutte le storie hanno un lieto fine. 

« Quell’uomo a cui mi hanno consegnata era la persona peggiore che io avessi mai conosciuto. Neanche qui all’inferno ho trovato di peggio. Anzi, non so se fosse peggiore mio padre. L’uomo che credevo mio padre mi ha dato in pasto a quella bestia, pur sapendo chi fosse » Anche se il suo tono è tranquillo la sua voce è spenta, quasi come fosse morta. « Quell’uomo gestiva affari peggiori di quelli della mia famiglia, e nel suo privato era ancora peggio. Andava abitualmente al letto con ragazze molto più piccole di me, e non ti dirò di quanto » Tutto questo è molto pesante da sentire, soprattutto perché la risposta al mistero sulla loro età si trova nel tono della sua voce. Dopo una piccola pausa riprende a piangere « Quell’uomo mi ha privato di tutto Silas. DI tutto. Rompendo anche i patti che erano stati fatti con la mia famiglia per farmi riavere ciò che avevo ottenuto con i miei sforzi. Ero come un uccello a cui sono state strappate le ali. Divenni letteralmente la domestica del mio stesso marito, e tutto questo per convenienza della mia famiglia. E la cosa peggiore deve ancora arrivare » 

Con questo Mantis sembra raggiungere il culmine della sua frustrazione, e inizia anche ad avere la pelle d’oca. « Divenni anche la madre surrogata del suo erede. E quei 9 mesi non hanno mai smesso di fare male. Ogni giorno li ricordo. Mi sentivo come se un parassita stesse crescendo dentro di me, divorandomi dall’interno, mentre loro mi avevano già divorato all’esterno » 
Tutto questo è troppo da ascoltare, e mi sforzo per trattenere le lacrime. Intanto lei continua « Il giorno in cui è nato poi. Quel bastardo era lì, e per ricordarmi quanto fosse alto il potere che esercitava su di me fu lui stesso a tirare fuori quel bambino dal mio corpo » Inizia a mancarle il fiato e sento che forse sarebbe meglio finirla qui. 

Mi avvicino mettendole con decisione una mano sulla spalla « Mantis basta così! » Si ferma, e mi guarda in silenzio, con il volto raschiato dalle lacrime. Mi viene veramente difficile credere che il volto di questa donna sia lo stesso di colei che mi ha salvato e guidato. Anche se solo per qualche ora, credo di aver imparato da lei più di quanto abbia imparato nella mia vita intera.  

« Va tutto bene Silas. Non sei il primo a cui racconto tutto questo. E ad essere onesti, parlarne con i miei amici a volte mi aiuta. Ce la fai ad ascoltarmi fino alla fine? » Il suo tono è rassicurante, ma sembra anche un avvertimento su quanto sto per ascoltare, e scelgo di non tirarmi indietro.  

« Ti devo la vita Mantis, se ascoltarti è ciò che vuoi allora lo farò » Lo dico accennando un sorriso malinconico, che lei ricambia.  

Prendo nuovamente posto dove ero prima e riprendo ad ascoltarla. 

* 

« Ero lì, in preda ai dolori, completamente nuda, privata della mia dignità e dei miei diritti. Davanti a me, lui. Uno dei medici gli mette in mano un bisturi, e lui incide profondamente la parte inferiore del mio corpo. Quel dolore non lo dimenticherò mai » Il respiro di Mantis torna completamente alla normalità. Lei stessa sembra riottenere coraggio, ed è visibile dalla sua postura. 

« Quando mi hanno mostrato il bambino, non ho provato niente. Quello non era mio figlio, non poteva esserlo » emette una risatina amara « Da qui in poi la mia situazione peggiora. Nella mia famiglia io divento la pessima moglie e la pessima madre. Stigmatizzata da tutti, perfino dalle prostitute che andavano e tornavano dalla nostra casa per mio marito. Delle ragazzine che a volte, a guardarle avrebbero potuto essere le mie figlie per la loro età. Spesso cercavo di prenderle sotto un’ala protettrice, cercando di allontanarle da quella vita che non avevano scelto, e da mio marito soprattutto. Ma la risposta che ho ottenuto da loro fu lo stesso odio e biasimo con cui mi guardava la mia famiglia ». 

Dopo questa frase il suo aspetto torna ad essere in tutto e per tutto quello della donna che ho conosciuto. « Cercai di riprendermi ciò che mi è era stato portato via, ma mio marito non ne fu contento, e una notte cerco di soffocarmi usando il cuscino, ma mi liberai e lo accoltellai. Fine dei giochi ». 

Sorrido lievemente. « Sai Mantis, se quanto hai detto fosse la scena di un libro direi che sembra sbrigativa. C’è altro vero? Ma soprattutto, è per aver ucciso tuo marito che sei all’inferno? Non direi, credo si possa definire legittima difesa ». 

La risposta facciale di Mantis mi stupisce. È incredibile come questa donna abbia un sorriso diverso per ogni situazione, perché ora sembra mi stia dicendo ‘’Mi hai beccato’’. « Non è andata così Silas. Mi sono liberata e sono corsa via. Giunta alla porta in quella serata burrascosa mi buttai all’esterno della casa senza alcuna esitazione, in mezzo alla pioggia e ai fulmini sentivo nuovamente la libertà che avevo assaporato anni prima. 
Nonostante le difficoltà che avrei passato a causa della famiglia per questa mia scelta, decido che quegli anni erano bastati, e scelsi così di mettere la paura da parte e correre via, come un uccello appena uscito dalla gabbia. Eppure.. ad un certo punto ebbi come un lungo flashback. E visualizzai istantaneamente tutto ciò che mi era stato fatto da quell’uomo. A quel punto capii che c’era una cosa che volevo ancora di più della libertà, la vendetta. 
La mia rabbia risalì ad un punto tale che decisi, anche a costo di rinunciare a quella libertà, di tornare indietro, e così, rientrata in casa passai per la cucina. Decapitai selvaggiamente mio marito con una mannaia » 

Ora la storia ha senso 

« Non è stata legittima difesa Silas. Sarei potuta scappare e invece ho scelto di tornare indietro per ucciderlo, e lo rifarei altre 1000 volte »  

« E il bambino? » 

« Quel parassita che per 9 mesi ha occupato il mio corpo contro la mia volontà è morto da solo poco dopo il parto. Cosa che fece ulteriormente infuriare mio marito. Probabilmente provò a soffocarmi anche perché mi ero opposta con più decisione al suo piano per generare un nuovo erede » Il suo tono assume ora una sicurezza che non ho mai sentito « Non sono un forno a microonde per generare eredi. E un bambino che non ho voluto non è mio figlio »  

Il tono terribilmente aggressivo e nichilista contro un bambino fa il suo effetto, ma non posso giudicare Mantis. Molti sarebbero pronti a giudicarla, ma per quanto mi riguarda è lei la vittima in questa storia. 

« Tutto ciò che dici non fa una piega. Ed è in linea con il tuo aspetto. Hai decapitato tuo marito, proprio come farebbe una..» 

« Mantide » mi interrompe lei. 

Le sorrido, e lei ricambia, per poi riaccennare un tono di malinconia nel suo volto. 

« Però sai, quando sono finita qui pensavo di poter ricominciare da capo, come pensavi tu, ma le mie aspettative si sono dovute scontrare con la realtà » Si mette le mani all’altezza della cintola, per scoprire il ventre, esponendo una marcata cicatrice verticale che va dal suo ombelico procedendo verso il basso, fin dentro i pantaloni. Sembra quasi fosforescente, al punto da contrastare con il resto del suo corpo, che è verde come la luce emessa dalla cicatrice. 
« Tutto ciò che ho passato Silas me lo sono lasciato alle spalle, ma tutto ciò che ho perso è come se tornasse ogni giorno. Come fosse dietro la mia testa per sussurrarmi alle orecchie, per ricordarmi che qui all’inferno non c’è spazio per ricominciare. Non per me almeno » si risistema la maglia « Sei stato più fortunato di me, e forse hai una speranza. Ma non dovrei dirtelo, se ti montassi la testa sarebbe solo un male per te » si avvicina a me, mettendomi le mani sulle spalle. « Grazie per avermi ascoltata Silas. Credo proprio di aver trovato un amico » Detto questo procede verso il corridoio. « Ti dispiacerebbe raccogliere i cocci della tazza che ho rotto? » annuisco e lei scompare dopo avermi dato la buonanotte, ma non prima di avermi indicato la scopa. 

* 

‘’Mi sento uno stupido’’, penso mentre tolgo dal pavimento i frammenti della tazza rotta. 
Le mie parole sono state molto smorzate e avrei potuto dire molto di più, provare a darle il mio conforto. 
Mantis mi conosce da poche ore, eppure potrei dire che è forse la miglior amica che io abbia mai avuto. 
Ne ha passate tante, e la sua storia chiarisce molte caratteristiche sul suo aspetto. 
L’omicidio di suo marito ha contribuito a renderla un demone mantide. E probabilmente nonostante la sua età conserva un aspetto da ventenne in risposta al suo desiderio di riavere ciò che ha perso, tra cui la sua gioventù. 

Mi do dello stupido una seconda volta. Sono riuscito a passare da un ragionamento legato al mio atteggiamento emotivo verso di lei ad un’analisi del suo corpo da aggiungere a ciò che so sulle anime dannate dell’inferno. 
Ma a ben pensarci, non abbiamo un controllo effettivo sul nostro ragionamento, e la mente viaggia dove vuole senza doverci chiedere alcun permesso. Forse dovrei smetterla di colpevolizzarmi tanto. 

Dopo aver gettato la tazza rotta nella pattumiera torno nella mia stanza e mi siedo sul letto, ripensando a quante cose sono successe oggi. 

Ho ucciso un essere alto 2 metri in più di me, che fino a ieri non avrei neanche immaginato esistesse. Ho scoperto di avere un corpo ibridato a quello di un bumblebee, sono finito all’inferno, ho sparato con un fucile che viene direttamente dal paradiso, ma soprattutto credo di aver trovato degli amici preziosi. 
Mantis si è aperta con me nonostante la conosca solo da qualche ora. Mi ha raccontato delle cose molto intime esponendo il suo lato più fragile. Le devo molto più della mia vita. 
Potrei dire lo stesso di Fergus, è stato molto gentile con me e mi ha chiesto di non farmi problemi a rivolgermi a lui per qualsiasi mia necessità. 

Oggi sono stato fortunato, ma domani potrebbe andarmi peggio. 

Spengo la luce della stanza allungando un'ultima volta la mano sul comodino per toccare la pistola che mi ha dato Mantis. 
Dopo aver toccato il freddo metallo dell’arma guardo nel buio, cercando di rilassarmi e trovare il sonno. 
 

* 
Così terminò la mia prima giornata all’inferno, senza sapere che sarebbe stata solo la punta dell’iceberg del mio soggiorno in questa nuova vita. Il mio viaggio era solo all’inizio, e le varie tappe mi avrebbero portato molte cose. Gioie, vittorie, sconfitte, ferite, ma soprattutto a degli amori che mi avrebbero portato tanta gioia, ma a volte tanto dolore. Ma sopra a tutto questo, stavo sottovalutando la mia vita prima dell'inferno, e le circostanze che mi hanno portato a finire qui. 

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Capitolo 4
*** Babylon Nest Arc II - Occhio ***


Passarono mesi, e il mio viaggio all'inferno procedeva discretamente. 

Grazie a Mantis imparai velocemente come difendermi. Non solo usando le armi, ma anche sfruttando al meglio le caratteristiche del mio corpo, per esempio l’agilità derivante dalla mia corporatura gracile. 

Evitare gli attacchi dei miei nemici era la base di ogni mio scontro, e la cosa riusciva perfettamente soprattutto contro gli avversari di grossa stazza. Una volta giunto abbastanza vicino bastava un pugno per porre fine a tutto, e lo scontro terminava tra le urla agonizzanti dei miei avversari, che lentamente si spegnevano mentre il loro corpo si riempiva di pustole arancioni. 

Il mio veleno funzionava sugli angeli, cosa che stupì tutti, ma funzionava ancora meglio sui demoni, agendo più velocemente e con un tasso di mortalità elevatissimo. Ma questo arrivò solo dopo. 

Mantis mi ha insegnato prima ad usare le armi da fuoco. Come dice lei si inizia dalla lunga distanza, poi piano piano ci si avvicina al nemico. Quindi, prima con il fucile, poi la pistola, l'arma bianca, ma alla fine, volendo, anche le mani. Soprattutto nel mio caso. 

Mantis mi insegnò dei movimenti che mi consentissero di sfruttare le caratteristiche del mio corpo in maniera ottimale. Non so dove le abbia imparate, ma conosceva diverse arti marziali, e ovviamente mi ha trasferito parte di ciò che ha appreso. Ha pensato che la disciplina più adatta al mio corpo fosse un’arte marziale cinese chiamata Wing Chun. 

Addestrarsi con lei era dura. Mi obbligava a fare centinaia di esercizi per aumentare la definizione muscolare, per poi verificarne i progressi camminandomi sopra, o peggio, colpendomi selvaggiamente durante gli allenamenti. Sin dal primo giorno mi aveva detto chiaramente che visto il mio potere rigenerativo ci sarebbe andata molto pesante, e mantenne la promessa. Credo di essermi fratturato le costole almeno 200 volte con tutti i pugni che mi ha dato. Per fortuna ricrescono velocemente, nel mio caso. 

Oltre questo imparai a sfruttare meglio i miei sensi, rinunciando temporaneamente alla vista per poter analizzare meglio ciò che mi circondava. E tra tutte le mie capacità si sarebbe rivelata la più utile. 

Inizialmente provai una sorta di conflitto con la mia forma FULLDEMON, che attivai davanti allo specchio durante la mia prima settimana all’inferno. Mantis aveva ragione, è davvero mostruosa. Guardandomi allo specchio ci ho messo un po' ad accettare che quel volto mostruoso fosse il mio. Tornare alla mia forma base era sempre un sollievo. Rivedere il mio volto parzialmente umano però non aiutava a dimenticare quegli occhi e quei raccapriccianti denti a sega, che per una settimana, mi impedirono di dormire. Mantis diceva che la mia FULLDEMON ha anche un suo fascino. Qui credo che la sua attenzione sia caduta soprattutto sulla mia folta pelliccia nera e oro, ma per quanto mi riguarda il tutto viene rovinato da quell’orribile volto che mi ritrovo. Sembra quello di un insetto a cui sono aggiunti dei minacciosi denti di colore oro. Mantis però mi rassicurò ricordandomi che qui anche il più bello dei demoni non può avere una forma FULLDEMON piacevole alla vista, ed effettivamente ho notato che anche le ragazze demone più belle diventavano inguardabili quando passavano alla forma FULLDEMON. 

I momenti passati al Babylon Nest erano la parte migliore di questa mia nuova vita. Divenne il centro del mio mondo. Sentii un senso di appartenenza fin dal secondo giorno, e venni accettato molto velocemente dalla comunità.  

Per quanto riguarda la mia occupazione, principalmente affiancavo Mantis nella sorveglianza. In certi periodi gli scontri per le strade aumentavano, e questo richiedeva una risposta violenta per tenere lontane le ambizioni dei demoni dal nostro territorio.  

Eravamo affiancati dai nostri compagni e dall'arsenale fornitoci da Fergus, che progettò dei dardi di varie dimensioni compatibili con diversi calibri delle nostre armi da fuoco. Dardi contenenti il mio veleno. 

In seguito, si stabilì che il contributo che davo fornendo il mio veleno a Fergus era più che sufficiente come occupazione, perché le armi che derivavano da esso erano abbastanza potenti da tenere lontana qualsiasi presenza ostile dal nostro territorio, e la cosa aiutò molti dei nostri, riducendo drasticamente i rischi e le perdite. 

Sentendomi come una vacca da latte però, scelsi comunque di occuparmi di altro, continuando ad affiancare Mantis e aiutando gli altri nella produzione, l’impacchettamento  e il trasporto del nectar, la cui richiesta, soprattutto tra i nobili, aumentò a dismisura poco dopo il mio arrivo. Questo accadde probabilmente a causa di una forte concentrazione di sommosse che si susseguì in quel periodo, che avrebbe portato ad un rallentamento delle consegne, con l’aggiunta di un rischio maggiore di perdita del carico. Questo anche a causa degli attacchi direttamente rivolti a noi. 
I demoni conoscevano bene il valore del nectar, e i tentativi di sottrarcelo non erano rari. Ma nonostante tutto, in qualche modo ce la siamo sempre cavata. 

Il Babylon Nest prosperava, o meglio, la mia casa prosperava. Eravamo anime dannate, come tutti, ma vivevamo in armonia tra di noi, all'interno della nostra fortezza che ci proteggeva dal mondo esterno. 
L’inferno era pieno di persone orribili, e qualche testa calda dalle cattive intenzioni era presente anche fra i nostri, ma il loro numero era davvero insignificante. 

Avevo dei nuovi amici, una in particolare, Mantis. Più di un'amica, ma meno di un amante. Con i mesi che passavano sviluppammo quasi un rapporto fratello sorella, anche se a volte la vedevo più come una specie di figura materna. 

Le armi derivanti dal mio veleno resero le nostre vite più sicure, ma purtroppo, avevamo preso sottogamba una cosa fondamentale riguardo queste armi. Una cosa che prima o poi ci avrebbe portato alla rovina. 

 

Babylon Nest Arc II, Occhio. 

 

In equilibrio in mezzo al vuoto dei miei sensi mi concentro per scrutare ciò che mi circonda. Non c’è nulla qui, solo io e il vuoto. Ma in questo vuoto percepisco tanti piccoli elementi, alcuni possono essere toccati, altri no. Per esempio il dolce aroma di nectar penetra nelle mie narici. 

Torno alla realtà aprendo gli occhi. Sono ancora in cima all'edificio che abbiamo designato come obiettivo, e dopo essermi guardato intorno, porto la mia mano all'orecchio destro per attivare il trasmettitore. 

« Mantis! ho una traccia. Credo si trovino qui » 

« Ottimo! Allora preparati a fare irruzione. Stavolta dobbiamo agire in fretta, quindi dovrai improvvisare » 

Cazzo.. odio quando dice così. « che vuoi dire? » 

« Sul carico di nectar che ci è stato sottratto c'era una cimice. Quindi possiamo ascoltare tutto ciò che i nostri “amici" stanno dicendo » Non sono sorpreso. È il più grande carico di nectar che eravamo in procinto di consegnare. Non mi stupisce che Fergus abbia preso delle contromisure. 

« Ok allora informami sul dafar.. » non riesco a finire la frase. 
« Fai solo ciò che ti ho detto! Devi agire! Ora! Stanno per eliminare gli ostaggi. Devi buttarti dall'edificio e aguzzare i sensi. Sappiamo che sono qui, ma non sappiamo a quale piano. Mentre precipiti dovrai individuare sul momento la loro presenza usando i tuoi sensi e poi fiondarti dentro rompendo una finestra. Io sono distante ma ti coprirò le spalle. Razor ci raggiungerà tra poco e.. » Perdo il contatto con Mantis, ma mi accorgo subito che è semplicemente lei che ha smesso di parlare  « Silas ho un'altra comunicazione! Va adesso! Subito! Stanno per agire! » 

Capendo la gravità della situazione procedo senza discutere « Vado! Chiudo » 

Corro immediatamente verso il cornicione e guardo verso il basso. È piuttosto alto, saranno almeno 30 piani. Avrò il tempo per guardare dentro ognuno di essi usando i miei sensi.  

Ho con me un fucile d'assalto e una pistola semi-automatica caricati con proiettili normali. In questa situazione i dardi avvelenati sarebbero stati inutili. Serve qualcosa con effetto istantaneo. 

Prendo coraggio e mi preparo per buttarmi. 

Cerco di ritrovare la leggerezza nel mio corpo, e mi lascio cadere verso il basso, come una marionetta che ha perso i fili. La terra scompare da sotto i miei piedi e inizio a precipitare. 

Chiudo gli occhi, concentrandomi sull’udito e l’olfatto. Così facendo, il tempo sembra rallentare. 

Intorno a me si crea il vuoto, di nuovo. Visualizzo istantaneamente tanti piccoli elementi, alcuni che non posso toccare. Gli odori e i suoni. 

Mentre cado verso il basso mi concentro soprattutto sulle orecchie, ma procedendo ciò che sento sono delle normali conversazioni tra persone comuni. Continuo quindi a lasciarmi trasportare dall'aria, finché, dopo circa 19 piani sento qualcosa. Un urlo smorzato, come se qualcuno cercasse di gridare mentre la sua bocca è bloccata da qualcosa. 

Quando a questo si aggiunge il suono metallico di un fucile non ho più dubbi. È uno dei nostri che è stato catturato, e sta per essere ucciso. 

Apro gli occhi, tornando alla realtà, mentre procedo con la prossima mossa. Attivo la mia FULLDEMON, e con un battito d'ali mi spingo contro il vetro della finestra, colpendolo con il grande pungiglione alla fine della mia colonna vertebrale. 

Frantumo il vetro e disattivo subito la FULLDEMON, poi, rotolando su me stesso atterro all'interno di quello che sembra un magazzino, diviso a metà da una serie di colonne centrali. Guardando meglio identifico immediatamente 4 grosse casse con un forte odore di nectar, vicino al quale sono legati 4 demoni insetto. 

Non ho però il tempo di fare nient'altro e percepisco un velocissimo spostamento d'aria verso di me che mette in guardia i miei sensi, i quali, prendendo il controllo del mio corpo mi spingono a rotolare all'istante dietro una colonna. 

Arrivato a destinazione giungono raffiche di proiettili dirette esattamente nel punto dove mi trovavo, dove i proiettili rimbalzano spargendo frammenti di piombo e cemento nella zona presa di mira. Le raffiche però si fermano subito, per poi riprendere, dirette contro la colonna dietro la quale mi sono rifugiato. 

Iniziano a scheggiare i lati della colonna, causando tanti rumori brevi ma intensi che percuotono le mie orecchie. La colonna reggerà, non ho dubbi, ma il problema è un altro... 

Devo trovare una scappatoia per salvare i nostri compagni. E possibilmente anche il carico. 

Mi porto una mano all'orecchio per riattivare la trasmittente. 

« Mantis riesci a sentirmi? » 

Dopo una lieve interferenza lei mi risponde « situazione!? » 

« Pessima, ma non critica. Sono intrappolato dietro una colonna, e sotto fuoco nemico per giunta! » 

Un proiettile colpisce il pavimento davanti a me, rimbalzandomi contro, colpendo la colonna giusto a qualche centimetro dal mio volto. 

« Ok, cercherò di darti copertura, ma dovrai aspettare » La sua ultima affermazione non mi piace. 
« Ho fatto male i calcoli e gli edifici qui sono troppo alti per darti copertura quando ti trovi così in basso rispetto a me »  

Sono stupito in negativo. Mantis non fa mai questi errori « Ottimo. Quindi la mia vita dipende da quanto velocemente riuscirai a trovare un buon punto per offrirmi copertura » 

« In pratica, si. Non perdiamo tempo. Non contattarmi più per ora. Farò in fretta, te lo prometto. Chiudo! »  

Ok, devo pensare. Non posso contare sull’appoggio di Mantis e non so quando arriverà Razor, quindi dipende tutto da me. 

Mi guardo intorno cercando perlomeno qualcosa che abbia una superficie riflettente, e noto i vetri delle finestre davanti a me, ma questi si rivelano subito inutili in quanto non riescono a offrirmi uno specchio attraverso il quale potrei vedere i miei bersagli. A questo punto... Devo crearmi un riflesso da solo. 

Guardo sopra di me e noto con mio grande sollievo che questo piano è abbastanza alto. Attivo la mia FULLDEMON e sfrutto le ali per saltare verso l’alto, fino al soffitto, rimanendo dietro la colonna. 

Localizzo un punto ottimale, poco più avanti alla mia sinistra, al di fuori della protezione della colonna. Disattivo la FULLDEMON e velocemente estraggo il coltello militare che ho nella cintura per lanciarlo nel punto designato. 

Il coltello si conficca verticalmente, e grazie alla lama lucida riesco a vedere chiaramente dietro la colonna. Sono in 4, come gli ostaggi, e non hanno alcuna protezione. Niente scudi, niente giubbotti e niente coperture. I fucili d’assalto che imbracciano dovrebbero avere 30 colpi, se non stanno utilizzando caricatori particolari. 

Non stanno svuotando tutti i caricatori con raffiche continue, ma stanno alternando colpi singoli e brevi raffiche.  

Devo agire velocemente. Hanno iniziato a sparare tutti quasi nello stesso momento. E stanno sparando più o meno con lo stesso ritmo, come una piccola orchestra. Ciò significa che dovrò sporgermi e sparare nel momento in cui anche uno solo di loro terminerà le munizioni. In quel momento gli saranno necessari circa 3 secondi per ricaricare, dando per scontato che siano veloci. 

Sposto nuovamente la mia concentrazione sui miei sensi, e stavolta punto completamente sull’udito, andando quasi a disattivare gli altri sensi. E così, aspetto. 

* 

3 colpi di raffica, a cui se ne aggiungono altri 6 da parte di 2 raffiche, e il tutto si chiude con un colpo singolo aggiuntivo. 

Pausa! 

Altri colpi! Stavolta 9, proveniente da 3 diverse raffiche. 3 di loro hanno sparato nello stesso momento. Dal quarto invece nessuna risposta stavolta. 

Pausa! 

Un colpo. 4 colpi provenienti da 2 raffiche, e una chiusura con una raffica aggiuntiva da 2 colpi. 

Pausa! 

Un colpo. Stop! Ho sentito un blocco meccanico! Segno che uno di loro ha finito le munizioni. Non ho tempo di posizionare il calcio del fucile sulla mia spalla che segue un altro suono di blocco. Non perdo tempo e mi sporgo, puntando il fucile in base alle indicazioni che ho ricevuto dal riflesso nel coltello. 

Svuoto mezzo caricatore su di loro, ma fretta e ansia mi impediscono di prendere correttamente la mira, però, continuando a sparare uno di loro cade a terra, emettendo un gemito di dolore. Non ho il tempo di capire se ho colpito altri bersagli che percepisco qualcosa di veloce penetrarmi la spalla. 

Rientro dietro la colonna. Non mi fermo neanche a guardare il danno. Fa male, malissimo. Il proiettile mi ha perforato la spalla, e la sensazione può essere descritta solo immaginando tanti microscopici esseri che mordono ripetutamente ogni tessuto nella zona della ferita. 
È insopportabile e non riesco a trattenermi dal lacrimare e gemere dolorosamente. La cosa positiva è che nel giro di 10 secondi la ferità si sarà già richiusa, e con 30 secondi aggiuntivi il dolore sparirà completamente, ma fino ad allora non potrò usare il fucile. 

Lascio cadere l’arma a terra. Per fortuna la spalla colpita è la sinistra. Porto subito la mano destra alla fondina nella cintura, ed estraggo la pistola.  
Guardo il coltello, e noto che uno dei bersagli si è spostato leggermente a sinistra. Mi sporgo dall’altro lato della colonna e faccio fuoco contro di lui. Sparo velocemente 2 colpi e il nemico cade a terra inerme.  
Rientro nella colonna, e il lato dove mi sono affacciato viene di nuovo invaso da una tempesta di proiettili vaganti. 
Appoggio un piede sopra il fucile, premendolo sotto lo stivale, e lo spingo dall’altra parte della colonna, attirando la loro attenzione dal lato opposto. 

Non appena i loro proiettili si dirigono verso il fucile do uno sguardo veloce al riflesso nel coltello, e localizzati i nemici mi sporgo di nuovo dallo stesso lato della colonna dove ho sparato prima, prendendo di mira uno dei 2 bersagli rimasti, che dopo qualche colpo cade inerme. 

Ne resta uno! Sento che la sua ansia sta salendo. Devo agire, prima che punti l’arma contro gli ostaggi.  
Prima non l’avrebbero fatto. Gli ostaggi erano troppo vicini alla cassa di nectar, e quei bastardi non volevano rischiare di rovinare il carico, ma ora l’ultimo bersaglio è alle strette. Farà di tutto per salvarsi.  

Approfittando del suo panico, faccio una mossa inaspettata e mi butto verso il coltello girando su me stesso. Lo estraggo velocemente, rotolando contro la colonna successiva.  

Il bersaglio inizia a sparare all’impazzata, svuotando il caricatore sulla colonna, mentre urla a squarciagola. Eccolo! Il suono di blocco! La sua arma è scarica! Menomale che ho mantenuto parte della mia mia concentrazione sull’udito. 

Esco dalla copertura, correndo contro di lui. Sta ricaricando, ma non riesce a inserire il caricatore nel fucile. Il panico gioca brutti scherzi in battaglia.  

Mi avvicino, finché non sono a circa 7 metri da lui, ed è in quel momento che percepisco il suono di blocco del caricatore. L’arma è carica! 

Alzo la mano destra, con il coltello in mano, e cercando di prendere la mira lancio la lama affilata contro di lui. 

Il coltello non si conficca, ma deve averlo tagliato, perché ha urlato e ha perso la presa sulla sua arma. Sono solo a 3 metri da lui. 

Stringo la mano destra, che porto dietro il mio fianco, con il gomito rivolto in direzione opposta a dove mi sto muovendo, e mentre sono a pochi centimetri da lui faccio scattare il braccio in avanti, colpendolo in pieno viso con un pugno. 

Indietreggia stordito, e non perdo tempo per slanciarmi verso la sua testa. E così, afferrandola con entrambi le mani per tenerla ferma, salto e affondo il mio ginocchio contro la sua testa. 

* 

Con il mio obiettivo inerme raccolgo il coltello e corro velocemente verso gli ostaggi, privandoli dalle loro costrizioni che gli impedivano di parlare o muoversi. I giovani demoni insetto sono visibilmente spaventati, ma sembrano riacquistare velocemente la calma. 
Sono 3 ragazze e un ragazzo. Non mi impegno per identificare le loro specie di appartenenza, ma capisco subito che solo 2 di loro sembrano abbastanza minacciosi da risultare adatti per compiti rischiosi come la consegna del nectar. E oltretutto sembrano più impauriti degli altri in ogni caso. 

Mi rivolgo al ragazzo « State bene? » Alternando poi lo sguardo verso le ragazze. Tutti loro annuiscono, ma solo una delle ragazze risponde. 

« Il carico. Dobbiamo portarlo subito a destinazione » Mi dice con un tono spento. 

Mi infastidisce il fatto che dopo questa situazione l’unica cosa a cui riesca a pensare è il carico. « Al diavolo il nectar! Prima voi! E dopo, se avanza tempo, il carico. E solo se possiamo farlo in sicurezza » Dico loro con tono severo. 

Poi, senza preoccuparmi della loro reazione guardo dietro di me, lontano, dove ho fatto scivolare il fucile poco fa. Corro velocemente per raccoglierlo, e mi accorgo che è ancora funzionante. Dovrebbe avere ancora 20 colpi, circa. 

Corro nuovamente verso di loro e metto il fucile in mano alla ragazza. Mi sembra la più sveglia e calma fra i 4. 

« Sai come si usa? » Le chiedo con calma, e lei senza rispondermi scuote la testa per dirmi di no. Mi sposto quindi dietro di lei, e le prendo le braccia per posizionarle delicatamente sul fucile. 

« Guarda, è facile. È come usare una macchinetta fotografica » La frase che ho usato è la stessa che mi disse Mantis nelle mie prime ore all’inferno. Veloce, semplice ed efficace per insegnare ad usare un arma. 
Sposto la sua mano destra sul manico, e mentre lo faccio non posso fare a meno di notare che ha davvero delle belle mani. Sono piccole rispetto alla sua altezza, di poco inferiore alla mia, e la sua pelle è liscia come la seta. Anche scrutandola affondo non riesco a comprendere a quale specie appartenga, ma è molto graziosa. Ha una pelle giallognola, degli occhi viola e dei lunghi capelli insieme a due lunghe antenne nere. 
Le posiziono l’indice sul grilletto, puntando l’arma contro una bottiglia lì vicino. L’arma spara, e in risposta la ragazza emette un piccolo grido di sorpresa. 

« Vedi? È facile? L'unico problema è il rumore, lo so bene. È più forte di quanto tu possa pensare, ma ci farai subito l’abitudine. E non preoccuparti, non è detto che sarai obbligata ad usarlo »  

Mi allontano da lei dopo averle dato una pacca sulla spalla. « Potete volare? » annuiscono tutti e 4. 
« Molto bene! Andatevene immediatamente. Potete passare dalla finestra che ho rotto. Tornate subito al Babylon nest e raccontate tutto a Fergus » 

3 di loro fanno come ho detto, ma la ragazza armata non si muove, e si rivolge nuovamente a me. « Non abbandono il carico qui. Non deluderò Fergus » mi dice con calma e decisione. 

« Mi occuperò io del carico, non sono solo qui. Ora vai forza! Avete fatto un ottimo lavoro, e avete rischiato abbastanza per oggi » Mi dirigo verso il corpo stordito del demone che ho steso poco fa, per poi girarmi di nuovo verso la ragazza « Razor e Mantis saranno qui fra poco. Il rischio che avete corso non sarà stato vano » dopo questo cerco di indurire il tono, guardandola intensamente « Ora vattene, se diventi un peso ti metterai sulla strada giusta per farmi incazzare ». Idiota! Idiota! Idiota! Sei pessimo a recitare la parte dello stronzo! 

Lei sembra accorgersene, ma allo stesso tempo sembra fidarsi, perché accenna un leggero sorriso prima di seguire gli altri alla finestra. Perfetto, sono di nuovo solo, più o meno. 

Sono ad un passo dal demone che ho tramortito. È peloso, sembra un roditore, come i suoi compagni. Si addice alla loro miserabile vita direi. 

Mi porto una mano all’orecchio per contattare Mantis tramite la trasmittente. « Mantis! Qui è sicuro. Tu dove ti trovi? »  Dall’altra parte ricevo una pronta risposta dopo qualche secondo di rumore statico. 

« Ti sto guardando. Sono arrivata nel momento esatto in cui hai caricato a mani nude l’ultimo nemico. E devo dire che è stato uno spettacolo niente male »  

Non è la prima volta che Mantis si complimenta con me per il lavoro svolto, mi rende sempre molto fiero di ciò che ho fatto. Per quanto faccia sempre il modesto, nel profondo mi dà molta soddisfazione. 

« Complimenti, davvero. Mi prendo però la libertà di farti notare che avresti potuto farla più semplice sparando a quel topo di fogna, ma oltre questo devo dire che hai gestito molto bene la situazione. Ottimo lavoro, BumbleBeemon » 

‘’BumbleBeemon’’, il nome che mi è stato dato dalla comunità. Lo stesso nome di Mantis è in realtà un sostituto del suo vero nome, Margaret. Mi fa piacere sentirlo, mi ricorda ogni volta della mia appartenenza a questa comunità, anche se Mantis lo utilizza soltanto quando siamo in missione. In generale, quando siamo in missione Mantis assume un tono completamente diverso. Mi sembra di parlare con un datore di lavoro, e non più con la mia amica. 

« Ti ringrazio. Ora però dobbiamo portare via questo carico. Sai dov’è Razor? »  

« Purtroppo no, ma lo sai com’è, lui arriva sempre, prima o poi. Per ora cerca di ricavare qualche informazione da quel topo di fogna. Se hanno teso quell’imboscata con tanta precisione non dobbiamo sottovalutarli » 

« Chiudo » Dopo aver chiuso la trasmittente afferro il demone privo di sensi per il bavero, e inizio a scuoterlo con decisione. 
Spero solo che sia in grado di parlare. Gli ho frantumato completamente il naso, e il suo volto è coperto di sangue. Non riuscirà a parlare se le ferite si sono estese alla mascella. 
Ma il mio tentativo di analizzare le sue condizioni viene interrotto da una potente serie di vibrazioni che scuotono il terreno. Fermandosi subito dopo. 
Non erano di certo le vibrazioni di un terremoto, e sembravano provenire dall’edificio stesso. Anche se sono terminate non posso sottovalutarle. Le metto da parte, senza abbassare la guardia, e torno al topo di fogna. 

Continuo a scuoterlo, ma mi fermo nel momento in cui mi accorgo delle sue condizioni. Apre gli occhi, e dal suo riflesso pupillare deduco che i miei colpi gli hanno causato un trauma cranico. Inoltre la sua bocca è vuota. Evidentemente devo avergli fatto saltare i denti, e probabilmente li avrà inghiottiti, soffocando. 

Non ho tempo di mettere in atto nessuna azione di primo soccorso che percepisco di nuovo una fortissima vibrazione dal terreno, come un terremoto. 

Mi alzo di scatto. Questa volta l’ho sentita troppo bene. È molto vicina, ed è abbastanza potente da essere preoccupante. 

Mi allontano dal corpo, ormai prossimo a divenire un cadavere, e appoggio velocemente la mano sul terreno, concentrandomi sul mio senso tattile. 

Mi si gela il sangue, non appena localizzo la fonte delle vibrazioni. È dietro la parete... a pochi metri da me. 

Mi porto la mano all’orecchio, verso la trasmittente, e parlo a bassa voce « Mantis, qui non è finita. Sta arrivando qualcosa »  

Mantis risponde immediatamente « Sono pronta a sparare. Ho con me proiettili normali, ma se servono ho anche degli orange darts » 

Ottimo! Nessuno conosce l’efficacia del mio veleno meglio di me e Mantis. 

Guardo la parete, che si trova a circa 10 metri davanti a me. Non sento più le vibrazioni, ma so che c’è qualcosa là dietro.  

Concentro di nuovo le mie energie sul tatto e pianto la mano a terra, ma niente. Non sento nulla. Solo una volta che riattivo la vista capisco il perché. 

Guardo meglio la parete, e mi si ferma il cuore, mentre il sudore freddo inizia a sgorgare dai pori della mia pelle. 

C’è un enorme buco nella parte alta della parete, e al suo interno è visibile, nonostante la penombra della stanza, un enorme occhio, puntato dritto contro di me. 

È grigio intorno, e verso il centro si estende il nucleo della pupilla di un azzurro spento, come il ghiaccio. 

Mi guarda, e ogni tanto sbatte la palpebra, ma senza fare nient’altro. 

Il suo sguardo contro di me mi raggela completamente, e mi sento come se il mio corpo si fosse pietrificato all’istante. 

È ancora lì, e qualsiasi cosa mi aspetti dietro la parete non sembra ancora intenzionato a fare la sua mossa. Cerco quindi di richiamare il controllo del mio corpo, e lentamente faccio scendere la mano verso la pistola nella mia cintura. 

La cosa migliore che posso fare in questo momento è estrarre la pistola e colpire l’occhio. Dando per scontato che non sia un demone con 1000 occhi avrò la possibilità di danneggiare gravemente il suo campo visivo. 

La mia mano è sulla pistola, ma devo ancora sganciare il blocco metallico della fondina.  

L’atmosfera è pregna di un inquietante silenzio, e non si sente volare una mosca. Senza distogliere lo sguardo dall’occhio, apro la sicura metallica della fondina, liberando la pistola insieme ad un rumore metallico che si estende per la stanza.  

Rompendo il silenzio, in quell’istante... La palpebra dell’occhio cade sulla mia pistola. 

Estraggo velocemente, puntando l’arma contro il foro nel muro, ma in quel momento la palpebra dell’occhio si stringe. Sparo, nello stesso momento però la parete si frantuma, alzando tonnellate di polvere, che mi impediscono di capire se il mio colpo è andato a segno, ma ancor peggio, mi impedisce di avere un contatto visivo con il mio nemico, il quale, trasportato dalla polvere, come fosse il suo mantello, procede verso di me ad una velocità impressionante. Finché, a pochi passi da me, la nube di polvere inizia a sfumare dall’alto, riportando davanti ai miei occhi quel terrificante occhio. Ma questa volta... sono 2. 

* 

Vengo sbalzato violentemente all’indietro. E come quel famoso primo giorno all’inferno, sbatto violentemente la schiena, rimanendo temporaneamente paralizzato. 

A causa della rottura della mia colonna vertebrale non sento molto dolore, e questo mi consente di guardare avanti con attenzione, ma purtroppo, non potrò muovermi per almeno 30 secondi. Se sarò fortunato. 

La nube di fumo davanti a me inizia ad affievolirsi, e riesco a vedere per intero il demone che mi ha attaccato. Che di disturbante, alla fine, ha solo gli occhi. 

Non sembra aver preso la sua forma da una specie animale. Il suo corpo è strano. La sua testa è allungata verso l’alto, ed è coperta con una sorta di elmo, mentre presente sui lati ci sono degli orribili occhi, che comunque sono visibili anche guardandolo di fronte. 
Il suo corpo sembra composto da una struttura organico metallica, e sarà alto almeno 3 metri. E infatti carica a testa bassa, come un giocatore di rugby, così da risparmiare spazio in altezza. 

Mi guarda, ma ho come la sensazione che questa sia la sua ultima mossa. E questo pensiero si rivela veritiero quando lo vedo girarsi verso le casse di nectar. 

Appena davanti alle casse cerca di afferrarne 2 con le braccia, ma prima che possa sollevarle si schiantano contro la sua schiena una serie di proiettili. In quel momento, anche il mio trasmettitore si riattiva. 

« Vattene immediatamente Silas! » 

È Mantis, e seguirei il suo ordine, se non fossi paralizzato dalla testa ai piedi. In questo momento non riesco nemmeno a parlare, e posso solo osservare. 

Mantis continua a sparare al demone, che non ha ancora sollevato le casse, per quanto sembra non aver ancora rinunciato a prenderle. E infatti, le solleva. Dirigendosi da dove è venuto. 

Mantis continua a sparargli, ma i proiettili non sembrano scalfirlo, e rimbalzano sul suo corpo generando scintille. 

I proiettili si fermano, per poi riprendere 2 secondi dopo. Ma c’è qualcosa che non va. I proiettili sono troppo veloci. Mantis starà usando un fucile da cecchino, non può essere in grado si sparare tutti quei colpi in rapida successione. Un'arma del genere potrebbe essere solo un fucile d’assalto, come quello che... HO DATO ALLA RAGAZZA POCO FA! Cazzo... 

Mi sforzo di girare la testa, e a malincuore, scopro di avere ragione. 

Dalla stessa finestra da cui sono entrato, la ragazza sta svuotando il caricatore del fucile che le ho dato. 

Per quanto silenziosa, sembra agguerrita e determinata, e parte dei suoi colpi stanno andando a segno. Non che il demone sia un bersaglio difficile vista la sua grandezza. Anche alzando le mire per colpa del rinculo lo si potrebbe continuare a colpire tranquillamente. 

Sento un suono meccanico di blocco. Il suo fucile è scarico. 

È ancora lì, appollaiata sulla finestra, con in mano un’arma inutile. Rimane ferma, come il demone nemico, che non si è ancora girato. 

La ragazza sposta poi lo sguardo su di me. La guardo intensamente. Vorrei urlare, dirle di scappare, ma sono ancora paralizzato. 

Lo sguardo della ragazza non è rassegnato, tutt'altro.  

Sposta lo sguardo contro il demone nemico, che ha lasciato cadere il carico e sta cominciando a girarsi. 

La ragazza lascia cadere il fucile, e rientra nel magazzino, atterrando leggiadra. Si alza e si incammina verso la direzione del demone, che ormai, è rivolto verso di lei. 

La ragazza apre bocca « Non deluderò Fergus. Ti conviene spostarti. Sono piuttosto possessiva con ciò che ci appartiene » 

Con questa frase, parte dalla ragazza una forte folata di vento, che investe tutto il magazzino, me compreso. 

Il corpo della ragazza inizia a cambiare, ma due cambiamenti in particolare catturano la mia attenzione.  

Dalla sua schiena spuntano 2 enormi ali di farfalla. Sono bellissime, di un lucente colore viola. Ma poi, il suo volto grazioso segue il resto del corpo, e si allunga, come deformandosi, diventando simile alla testa di un insetto, ma con la mascella simile a quella di un cranio umano, la quale si allarga in maniera raccapricciante, ruggendo contro il demone metallico. 

* 

La ragazza porta indietro le ali, e come una catapulta le fa scattare velocemente in avanti, e parte da lei una forte folata di vento concentrata verso il demone nemico, che appena viene colpito genera un suono terribilmente assordante. Come se fosse stato colpito da un enorme fucile a pompa i cui proiettili, colpendo una superficie troppo resistente, esplodono, generando un forte rumore. 

I vetri in tutta la stanza esplodo all’istante, ferendo anche la ragazza, che ruggisce nuovamente. 

Sono affascinato da quanto vedo. Una ragazza.. Una bellissima ragazza, si è abbandonata al suo potere davanti ai miei occhi, corrompendo quella sua bellezza con la sozzura del nostro lato demoniaco. Per quanto le forme FULLDEMON siano raccapriccianti, non posso non trovare affascinante ciò che vedo. 

Il demone, intanto, è irriconoscibile. Le parti d’acciaio organico che ricoprivano il suo corpo stanno cedendo, come carne che si stacca dal corpo, insieme a pelle e brandelli di muscoli. 
È coperto di sangue, ma si muove ancora. In quel momento, riprendono i colpi di fucile da parte di Mantis, che questa volta penetrano nella carne del nemico, che però, purtroppo pur provando dolore, non sembra fermarsi in risposta ai suoi colpi. 

Carica la ragazza, che però aveva già caricato a metà le ali per colpirlo una seconda volta, senza successo, perché il demone, agile nonostante la sua stazza, curva a destra, schivando il colpo di vento. 

Arriva faccia a faccia con la ragazza, che viene afferrata per le ali e scaraventata via, nella mia direzione. 

Si scontra violentemente contro il muro, proprio sopra di me. Non alzo lo sguardo, cade dal muro, finendo davanti a me. 

Ha assunto nuovamente la sua forma base, ma risulta irriconoscibile. Tutte le ossa del suo corpo sono spezzate, e il suo corpo assume una posizione innaturale a causa di ciò. 
Il suo volto è rigato dal sangue, e i suoi occhi, pieni di dolore, mi guardano. Come imploranti. 

Intanto continuano i colpi di fucile, che hanno ricominciato a rimbalzare contro la corazza del demone, che questa volta, essendo diretto verso di noi, dà le spalle a Mantis, impedendole di perforarlo direttamente nelle carni, perché la ragazza ha spazzato via solo la parte frontale della sua corazza. 

Provo a muovermi. Non è finita ancora, perché posso afferrare la ragazza e scappare via. Il nectar non è importante. Ma purtroppo, il mio corpo ancora non si muove. 

Chiudo gli occhi e mi sforzo ancora, e ancora, ma nulla. Sono ancora paralizzato. Inizio ad avere la tachicardia, e vado nel panico. Cerco di muovere un corpo che non risponde ai miei comandi, e ogni tentativo risulta vano. 

Concentrandomi sul mio corpo mi sono distratto, e improvvisamente un liquido caldo insieme a dei frammenti gommosi non identificati schizza in massa addosso a me. 

Spengo completamente la mia vista per potenziare gli altri sensi. Ho capito cosa è successo, non voglio guardare. Ma mi accorgo subito di aver peggiorato la situazione. 

A causa del mio olfatto, inizio a percepire un forte odore di ferro, come il primo giorno all’inferno. E il mio udito, a questa distanza, è talmente potente da trasformare i suoni intorno a me in immagini. 

Lui è qui, faccia a faccia con me, e il suo piede enorme, è piantato con decisione, dove poco fa giaceva la ragazza ferita. 

Il mio corpo vuole vomitare, ma la mancanza di controllo sul mio corpo, dovuta alla paralisi, mi impedisce di contrarre i muscoli dell’addome e la faringe. Così, tutto il mio tratto gastro esofageo viene sommerso, e il materiale gastrico che dovrei rigettare entra nei miei polmoni. Inizio così a soffocare, come il primo giorno all’inferno. 

* 

« AAAAAh » recupero i sensi, ma mi accorgo subito, che quelle che sembrano ore, sono state in realtà solo pochi secondi.  

Ho la bocca e il collo coperti di acido gastrico, e mi sento come se mi fosse mancata l’aria per un po’. 

Mi sento come se la mia testa fosse stretta da qualcosa. Ma non sento alcun dolore. Anzi, apparte la palese apnea che ho sperimentato poco fa, mi sento benissimo. 

Apro gli occhi, e mi trovo faccia a faccia con lui. Mi ha sollevato, e sta reggendo la mia testa con una mano. 

Il mio sguardo incontra di nuovo i suoi raccapriccianti occhi, ma stavolta, provo solo rabbia. 

Stringo la mano destra, nello stesso momento in cui lui inizia ad aumentare la sua presa sulla mia testa. 

Le mie mani liberano i pungiglioni, e facendo forza con il mio addome, mi slancio in avanti. Mi aggancio con le gambe al suo braccio, per poi colpirlo a pugni, iniettandogli, ad ogni colpo, una dose letale del mio veleno. 

Ruggisce, lasciandomi cadere, e non appena tocco terra, rotolo verso destra, allontanandomi da lui di diversi metri. 

Sta urlando, in preda ai dolori, mentre si stringe il braccio destro con il sinistro. 

Dando un ulteriore stretta al suo braccio, come a voler fermare il veleno, il quale sta agendo più lentamente del solito, si gira verso di me, e per quanto non riesca a vedere la sua bocca, capisco che non è mosso dalla rabbia. Sembra piuttosto stupito. 

Si gira completamente, e mi guarda, continuando a stringersi il braccio. Finché, non decide di parlare. 

« Ti ho sottovalutato, BumbleBeemon ». 

La mia attenzione non ricade sulla sua voce, ma piuttosto sul fatto che conosca il mio nome come membro del Babylon Nest. Mentre rifletto però, lui sta continuando a parlare. « Mi avevano detto di prestare particolare attenzione, e che molti di voi sono avversari temibili. Tra i nomi che mi hanno fatto c’era anche il tuo » Questo spiega tutto. Chi ha organizzato l’imboscata sapeva chi di noi doveva temere. Continua, facendo un elenco di nomi. 

« BumbleBeemon, Antiger, Rhino, Razor » tossisce, per poi sputare, e riprende il suo elenco « Si farneticava anche di una certa Silver moth, che per quanto temuta risulta scomparsa » Conosco tutti i demoni che ha nominato, tranne che per l’ultima.  

Gira il collo verso destra, emettendo un forte rumore di ossa. « Potrei andare avanti per ore volendo. Silk, Dragon, Fergus..» l’aria si appesantisce, e indurisce il suo tono, come a volermi inquietare. Mentre lentamente stringe la presa sulla sua spalla, ma non per bloccare il veleno, bensi per strappare una piastra di metallo ancora attaccata al suo corpo. « Ma soprattutto... Mantis! » dice ad alta voce il nome di Mantis, per poi girarsi su se stesso lanciando la piastra di metallo contro una finestra, sulla quale mi accorgo subito essere presente Mantis, che armata di fucile, punta contro di lui un mortale orange dart. 

Uno sparo, un colpo metallico. Mantis precipita dalla finestra dove si era posizionata, accennando un grido improvviso, che non mi consente di capire se si sia ferita. 

Non riesco a vedere da qui, ma non la farò incazzare andando a vedere. Me l’ha sempre proibito, sottolineando fieramente che in qualunque situazione dovesse trovarsi lei sarà sempre in grado di cavarsela. 

La mia attenzione torna quindi al nostro nemico, che un tempo poteva definirsi ‘’metallico’’ ma ora quel poco metallo che gli è rimasto fa spazio a brandelli di muscoli e carne viva. 

Inoltre l’orange dart sparato da Mantis lo ha colpito sullo stesso braccio dove l’ho punto, che sta iniziando a gonfiarsi, circondato da enormi pustole arancioni che sembrano sul punto di esplodere. 

Sta gemendo di dolore, peggio di prima, e con il doppio della forza sta stringendo nuovamente il braccio colpito usando la mano dell’altro, nella speranza di bloccare il veleno. 

Aumenta la ferocia del suo urlo, così come la presa sul suo braccio. 

Stringe ulteriormente, e il suo braccio, come fosse una vite, gira su sé stesso, per poi staccarsi, sotto la forza impressa dall’altro braccio.  

Ciò che ho visto rasenta la follia. Il demone, pur di sopravvivere, si è staccato il braccio per impedire la diffusione del veleno.  

Pur sapendo che la sua azione disperata potrebbe comunque non essere sufficiente per salvarlo. 

Continua a gridare, ma stavolta con gli occhi colmi di rabbia, e il suo braccio mutilato nella mano. 

Lo alza, come a volerlo portare al mio sguardo per poi urlarmi contro con un tono terrificante « La pagherete tutti per questo! TUTTI! » Lo lancia alla sua destra. E colpendo il muro con violenza il braccio continua a muoversi e a emettere sangue, il cui colore, è ormai prossimo a diventare arancione. 

Fa un passo « Vi schiaccerò la testa. Come gli insetti che siete. E quando avrò finito, mi divertirò, saziando tutti i miei appetiti con i vostri cadaveri. O chissà, magari anche mentre siete ancora vivi » cambia espressione, e quello che fino a poco fa sembrava il tono di un normale criminale agguerrito assume ora una sfumatura di follia. 

Il mio corpo è in preda all’adrenalina, più del solito, e mi sento come se tutto mi fosse possibile.  
Mi era già capitato di dover combattere, ma questa sensazione, l’avevo dimenticata. Mi rimanda di nuovo lì.  

Al mio primo giorno all’inferno. 

* 

Mi metto in guardia, pronto ad attivare la mia FULLDEMON. 

Mi guardo intorno, esaminando la stanza. Alcune colonne sono state distrugge dalla furia del demone e dal battito d’ali della ragazza. Si, la ragazza... 
Mentre sono preda di queste scosse di adrenalina mi sento come pervaso da un’improvvisa apatia. Poco fa ho sofferto, fisicamente ed emotivamente per la morte di quella ragazza, ma adesso, è come se il mio corpo mi stesse dicendo che non c’è più spazio per piangere, ma solo per combattere. 

Torno ad esaminare ciò che mi circonda, e concludo che il magazzino è stato raso al suolo, e ora ho molto spazio per muovermi. 

Torno al nemico, che ancora non si è mosso, ma sta attivando la sua FULLDEMON. 
Cadono le ultime coperture di metallo che aveva addosso, anche quelle sulla sua testa, che presenta ora un foro che dovrebbe essere la sua bocca, la quale inizia lentamente ad allargarsi, insieme al resto della testa, che assume ora la forma di un enorme voragine circondata da affilatissimi denti metallici, come la bocca di un verme. 
Lo stesso procedimento segue il suo stomaco, che fino a prima era aperto, mostrando muscoli e brandelli di carne, che ora fanno da contorno ad un’altra voragine, più grande della prima. 
Anche dalla schiena, cadono tutte le piastre in acciaio, accompagnate da sangue e brandelli da carne. Trovandomi davanti a lui non riesco a vedere la sua schiena, ma sembra come se quelle piastre, raggruppate sul pavimento fossero state sostituite da qualcosa. 

Guardo dietro di lui, e grazie ad una finestra ancora parzialmente intatta, ho una visione chiara della sua schiena, che appare ora piena di lunghe spine metalliche, come un porcospino. 

Inizia ad avanzare lentamente, come sicuro del fatto che non riuscirò a scappare. Qui, maturo un brutto presentimento riguardo le 2 voragini che si sono formate del suo corpo, ma ho bisogno di confermarlo.  

Recupero dalla cintura il mio coltello, cercando di non farglielo notare, e mi muovo lentamente all’indietro cercando simulare un finto tentativo di fuga. Questo nemico mi sembra poco strategico e molto impulsivo, quindi non dovrebbe essere troppo difficile. 

Aumento leggermente la velocità, e cambio leggermente direzione per evitare di finire con le spalle al muro, dopo ciò, mi guardo intorno, per cercare di fargli credere di essere in cerca di una via di fuga, ma non credo sarà necessario spingere ulteriormente, dato che mi sto lentamente muovendo verso il varco aperto da lui. 

Sembra notarlo, perché i suoi occhi si sono spostati un attimo, guardando dietro di me. E subito dopo, si ferma, e inizia ad emettere un inquietante suono, come di risucchio. La mia analisi purtroppo, si rivela giusta. 

Non riesco più ad avanzare all’indietro, e i vari detriti davanti a me si muovono verso di lui. Quelle mostruose bocche sono in grado di risucchiare qualsiasi cosa! Come un buco nero. 

Cerco subito un appiglio a cui aggrapparmi, e lo trovo subito in un pezzo di ferro che sporge dai resti di una colonna distrutta. 

Senza volerlo, come scivolando sul pavimento, avanzo, in piedi verso di lui, ma prima che mi trovi troppo vicino per pensare a qualsiasi contro mossa, prendo furtivamente il coltello, e lo lancio con forza contro di lui. 

Viaggia per diversi metri, ma poi all’improvviso la sua velocità raddoppia per via dell’effetto aspirazione delle sue bocche. E così, come un proiettile, entra con forza nella voragine presente sul suo stomaco. Il demone si blocca, gemendo dolorosamente. 

« Aaaah! Bastardo insetto! » inizia a gridare e si avvia in una posizione inginocchiata. Quindi anche la mia seconda supposizione è vera. Dall’interno è possibile ferirlo senza problemi. È un'ottima cosa, ma di certo non posso gettarmi dentro di lui per provare ad avvelenarlo. Non so cosa potrebbe aspettarmi lì. 

Merda.. Avrei dovuto portare con me una granata.. 

Lui si rialza, e parla di nuovo, più arrabbiato di prima « A guardarti sembri una nullità, ma in realtà sei troppo sveglio e troppo pericoloso »  

Emette di nuovo quel suono, ma stavolta più forte di prima, e in un attimo tutto ciò che si trova nella mia direzione viene risucchiato dalla sua bocca. 

Mi reggo forte all’appiglio, e sembra reggere, ma mentre insiste con la sua mossa si sta avvicinando a me, e saremo faccia a faccia in meno di un minuto. A quel punto non avrò più alcuna possibilità. 

Ho perso la mia pistola quando sono stato mortalmente colpito prima. Non ho avuto il tempo di cercarla, e probabilmente adesso sarà stata risucchiata da quell’aberrazione. 
Poteva tornarmi utile per danneggiarlo nuovamente mirando alla sua bocca, ma ormai devo trovare un’altra strada.  

L’unica che mi è rimasta è attendere l’arrivo di Mantis, sperando che non abbia avuto problemi con la caduta. Il che non sarebbe da lei, ma dopo gli errori di calcolo di prima ho capito che neanche lei è infallibile. 

Il bastardo si trova a circa 7 metri da me, avanzando lentamente, e la forza che mi spinge verso di lui aumenta drasticamente. Non potendo fare nulla mi guardo vicino, cercando qualcosa per rallentarlo, e noto alcuni frammenti di calcestruzzo della dimensione di un pugno, ancora parzialmente attaccati alla colonna. 

Inizio a staccarli per lanciarli contro di lui, ma non sembrano sortire alcun effetto. È a quel punto che ho un’idea. 

Non so quanto sia efficace il mio veleno se ingerito, ma è il momento di provare. 

Guardo la fondina di pelle alla mia cintura, e vi affondo dentro i miei pungiglioni, e dopo qualche secondo è visibilmente umida di veleno, anche se di poco. 

Spero che basti. 

Strappo la fondina dalla cintura e la lascio alla sua merce facendola trasportare dall'aria. 

Si dirige verso di lui, che allunga la mano, e afferra la fondina con la stessa precisione di un giocatore di baseball. 

È la fine. 

« Mi hai forse preso per un idiota? » mi dice mentre i suoi occhi si stringono, guardandomi intensamente. 

È faccia a faccia con me. Smette di risucchiare, e mi sferra un pugno in pieno volto, stordendomi per un istante. Tempo di afferrarmi entrambi i polsi usando il suo enorme braccio. Per poi gettarmi a terra. In una posizione che, tenendo stretti i miei polsi verso l’interno, mi impedisce di utilizzare i pungiglioni. 

« Sarebbe troppo veloce se ti mangiassi subito per intero. Non sarebbe divertente » mentre me lo dice esce dal buco nel suo ventre una lunga, viscida lingua che si avvicina alla mia faccia, mentre secerne una maleodorante sostanza di colore giallo, che finisce sul mio volto. 

« Inoltre, hai una capacità rigenerativa spaventosamente potente. Non vedo perché non sprecare l’occasione » ora inizio davvero ad avere paura. Non per le sue intenzioni. Il mio corpo, in questo momento, è immerso nell’adrenalina a tal punto che probabilmente sentirei la metà del dolore che dovrei sentire.  

Ad inquietarmi è la sua bocca superiore, che come incurvandosi verso l’alto, assume ora un terrificante sorriso, circondato dai suoi denti metallici, e sotto, quell’orripilante lingua, che assumendo una forma appuntita, si avvicina lentamente ai miei occhi. 

Percepisco uno spostamento d’aria, insieme ad un rumore di vento. Anche lui sembra sentirlo, e si ferma. Ma non ha il tempo di girarsi che qualcosa di simile ad un boomerang, di colore blu, trancia la sua lingua. 

Urla dal dolore, ma senza tonalità. Non è più in grado di parlare dopo l’ultima mutilazione, che deve essere particolarmente dolorosa, perché mi lascia andare. 

Mi getto all’indietro, contro il muro, e usando i piedi, mi spingo in avanti, attivando la mia FULLDEMON per sbalzare dall’altra parte della stanza, guadagnando molto spazio. 
Stavolta però, atterro male, e cado in avanti. 

Nello stesso istante, vedo nuovamente la lama blu volteggiare nell’aria, che colpisce la sua schiena del nemico, rimbalzando e conficcandosi per terra.  

Ora riesco a vederlo bene, è un boomerang, blu. 

È l’arma di Razor! 

Dopo questo pensiero, guardo d’istinto verso la finestra alla mia destra, a causa di un forte spostamento d’aria che mette in guardia i miei sensi, e distinguo, in mezzo al rosso del cielo, una figura blu, che salta dentro, atterrando a pochi metri da me. 

* 

Atterra in piedi, la figura alta del demone vespa. Che si gira subito verso di me, correndomi incontro. 

« Ce ne hai messo di tempo » gli dico in tono serio, quasi minatorio. 

« Devi scusarmi » mi dice porgendomi una mano per alzarmi, che accetto, trovandomi subito dopo al suo stesso livello. « Erano organizzati meglio di quanto pensassimo BB. Sapevano che stavamo tornando a riprenderci ciò che è nostro. E sapevano che c’eravate tu e Mantis. Ma non si sono limitati a lasciare quell’energumeno ad aspettarvi. Hanno anche teso 2 imboscate a me usando qualche imp alle prime armi » questo spiega il ritardo di Razor « ne sono uscito illeso come puoi vedere, ma temo che il loro obiettivo fosse proprio quello di rallentarmi senza la pretesa di uccidermi. Quegli Imp erano carne da macello » 

« Va bene, allora ascoltami. Quel bastardo non va sottovalutato, lo hai colto di sorpresa, ma non te lo permetterà una seconda volta! » 

Percepiamo un urlo smorzato, e ci giriamo entrambi verso quel bestione, che si gira bruscamente verso di noi. 

« Reggiti a qualcosa Razor! Subito! »  

Intuendo cosa sta per accadere, Razor scatta all’indietro, e estrae dalla sua tasca uno dei suoi boomerang, che conficca con forza nel pavimento. 

Nello stesso istante io mi getto dietro un enorme pattumiera che si è incastrata tra i ferri che sporgono dal calcestruzzo di una colonna. 

Il demone nemico riprende l’aspirazione, con la stessa voga di prima. 

« Stavi dicendo BB???? » 

« Il suo corpo è corazzato in buona parte, e tentare di colpirlo nei pochi punti vulnerabili è un suicidio » Mi sistemo meglio nel tentativo di infilare entrambe le mani in una delle maniglie della pattumiera. « Sarebbe come cercare di colpire il tallone di Achille in un corpo a corpo » 

Razor sembra capire, e mi guarda con uno sguardo serio e interrogativo da cui apprendo subito la sua prossima domanda, a cui do subito risposta. 

 « Devi colpirlo direttamente dall’interno, tramite le due voragini sul suo corpo, ma ormai ha appreso che sto puntando proprio su questa possibilità! E non se lo lascerà fare »  

« Perché non sei scappato? Il carico è importante, ma non possiamo certo perderti. Sei tra i nostri demoni più forti » 

A questa domanda, la malinconia mi inonda nuovamente, anche se non mi colpisce in pieno.  

« Una nostra compagna.. È morta. Per mano di quel bastardo » dico con rabbia, ottenendo da Razor uno sguardo di intesa. 

In quel momento mi accorgo che le casse di nectar sono sparite. Probabilmente risucchiate dalle voraggini sul corpo del nemico. 

« È l’unico motivo per cui sono ancora qui ormai. Il carico è andato » 

Con questo, Razor estrae un altro boomerang, che lancia contro il nemico, che vedendolo arrivare, smette di risucchiare, per spostarsi a destra, schivando il colpo. 

Ma subito dopo, quando riprende a risucchiare, il boomerang ricompare alle sue spalle, finendo nella sua bocca. 

Il demone si ferma di nuovo, in preda ad un dolore che non può più esprimere a voce. 

Sorpreso della sua mossa inaspettata, guardo Razor. « Andiamo BB. Rigiriamolo come un calzino » 

Con questa frase, attiva la sua FULLDEMON, e il suo volto da cavaliere, come alcune ragazze lo hanno definito al Babylon Nest, si tramuta in un istante nel mostruoso volto di una vespa, ma con delle terrificanti fauci seghettate che di piacevole hanno solo il colore azzurro. 

Si getta velocemente contro il nemico, e nel suo tragitto, afferra un grosso pezzo di cemento, che, a due metri dal nemico, ancora stordito, si conficca violentemente, per mano di Razor nella voragine sul ventre del demone.  

È ora impossibilitato ad usare entrambe le bocche, ma non sappiamo quanto durerà. Ed è presto per esultare. 

Sferra un pugno a Razor, che risponde fulmineamente con un altro pugno, che viene però bloccato altrettanto velocemente dal demone nemico, che per quanto mutilato, non sembra voler rinunciare. 

Nello stesso momento però dall’altro lato della stanza sbuca una terrificante figura. Alta e armata di lunghe  lame verdi che fanno parte delle sue braccia. 

« Mantis! » esclamiamo io e Razor. 

Si unisce immediatamente a Razor, cercando di colpire il nemico usando un montante mortale con le sue lame da mantide. Che però, insieme al braccio di Razor, vengono bloccate dal braccio rimanente del demone, ormai più agguerrito che mai. 

Attivo la mia FULLDEMON, gettandomi verso di loro, e atterrando velocemente estraggo i miei pungiglioni dalle mani, che punto entrambi contro i suoi enormi occhi. 
Non posso puntare al braccio, percheè vi è ricresciuta una copertura metallica che impedirebbe ai miei pungiglioni di penetrarvi. E colpire quei punti scoperti sul resto del suo corpo è fuori questione per la quantità di spine metalliche che li circondano. 

Il demone però, portando ulteriormente in alto il braccio, blocca anche me.  

La forza e la determinazione di questo demone sono a dir poco terrificanti. 

Io e Mantis continuiamo la nostra lotta per cercare di spingere le nostre armi contro la sua testa. Mentre, con il poco spazio che gli è rimasto, Razor cerca di colpire il demone nei suoi punti vitali, ma viene spazzato via da un calcio. 

Subito dopo, colpendoci con la stessa gamba usata poco fa per Razor, il demone scaraventa via anche noi, gettandoci vicino a Razor, lontano dalla sua posizione. 

Atterro nuovamente vicino alla pattumiera di prima, che con la forza di attrazione deve essersi aperta, consentendomi di guardarvi all’interno. Ma il mio occhio cade prima sulla mia pistola, che solo ora mi accorgo essere lì, incastrata tra la pattumiera e la colonna. Per quanto riguarda il contenuto della pattumiera, ci sono 3 bottiglie, di cui una, è provvista di un tappo di sughero. 

Guardo verso i miei compagni, che si sono rialzati e sono pronti ad attaccare. Mentre lontano da noi, il demone, cerca di divorare con i suoi denti il blocco di cemento incastrato nel suo ventre. Che inizia a creparsi. 

Mi rivolgo a loro « Mantis! Razor! Ho un idea! » attiro istantaneamente la loro attenzione. « Riuscite a tenerlo a bada per un minuto? » 

Mi fanno un cenno con la testa, e si scagliano nuovamente contro il nemico. Devono fidarsi molto di me se sono partiti così istintivamente senza fare domande. 

Devo muovermi! Prendo la bottiglia. È piena di vino. Rimuovo subito il tappo, per svuotare la bottiglia del contenuto. Reinserisco velocemente il tappo di sughero, e vi affondo subito uno dei miei pungiglioni. 

Il veleno inizia a scorrere, riempiendo la bottiglia. È poco, ma basterà. 

Afferro un vecchio posacenere nella pattumiera e vi verso il veleno. 

Mi sporgo verso i miei compagni. Stanno tenendo occupato il demone, il quale continua, usando con determinazione il suo unico braccio, a parare i colpi dei miei compagni. Per fortuna, il blocco di cemento è ancora intatto. 

Prendo la mia pistola, e rimuovo il caricatore, e da qui, i proiettili. 

Uno ad uno, intingo velocemente la punta dei proiettili nel veleno nel posacenere. Ne sono rimasti 5, speriamo che siano sufficienti. 

Rimetto i proiettili nel caricatore, che infilo velocemente nella pistola, e tiro il carrello dell’arma. È pronta a sparare. 

Attivo la mia FULLDEMON e corro verso i miei compagni. 

« Il blocco di cemento! Colpite subito il blocco di cemento! E quando avrà ceduto, allontanatevi! » 

Razor, mantenendo la guardia si rivolge a me « Sei impazzito BB?! È grazie a quello se siamo ancora vivi » 

« Fallo e basta! Fidatevi » 

Razor, scambia uno sguardo con Mantis, e entrambi indietreggiano leggermente, per poi ricaricare il nemico, colpendo il blocco di cemento incastrato nel suo ventre con tutta la loro forza. 

Prendo posizione, e mi preparo per quello che sto per fare. Dovrò essere veloce, o mi costerà, anzi, ci, costerà la vita. 

Il blocco di cemento è sul punto di cedere. Stringo la mia presa sulla pistola, che ho nascosto nei pantaloni. 

Mantis sferra un colpo sul blocco di cemento, stavolta usando la sua lama, come fosse uno scalpello, che vi penetra. Seguito poi, da un boomerang di Razor, e anche lui, come stesse impugnando uno scalpello, penetra nel blocco. 

Il blocco si rompe in mille pezzi, e viene istantaneamente risucchiato dalla voragine, che riprende subito a risucchiare. Prima di questo però, Mantis e Razor seguendo le mie indicazioni hanno indietreggiato. È il momento... 

In quell’istante, estraggo e sparo, mirando nel buco. Svuoto il caricatore e i 5 colpi avvelenati partono, colpendo, come piccole meteore, l’interno non visibile del suo corpo. 

* 

L’aspirazione termina subito, e il demone, che fino ad un secondo fa era pieno di energia e determinazione, inizia a barcollare. 

I suoi occhi si puntano su di me, guardandomi con odio. 

Si avvicina a me, barcollando, e si prepara a sferrare un pugno. Un disperato tentativo, che per la debolezza del suo corpo, risulta inutile. 

Mi avvicino, scansando con la mano il suo braccio, ormai senza forza. Libero i miei pungiglioni, e li conficco nei suoi occhi. 

Nessuna risposta da lui. Non può parlare, e non può reagire. Può solo bruciare tra le mie tossine. 

Estraggo i pungiglioni, e nel mentre, lui cade in ginocchio, e dai suoi occhi, come lacrime, fuoriesce del sangue, la cui colorazione è ormai prossima all’arancione a causa delle grandi quantità di veleno. 

Dopo ciò, si spegne completamente, e cade verso destra, emettendo un leggero tonfo. 

« Questo è per la ragazza » dico, con una voce provata dalla fatica. 

Poi guardo avanti, nel buco da cui è entrato. E, come fosse un trofeo per i nostri sforzi, noto al suo interno le 2 casse di nectar che il demone aveva spostato poco prima. 

 

 

Quel giorno, per la prima volta, fronteggiai un nemico abbastanza forte da ricordarmi di essere finito all’inferno. Prima di lui, le cose filarono sempre lisce, e mi riempirono di sicurezza, quasi fino a dimenticarmi dove mi trovavo. Ma accadde anche una seconda cosa, perché per la prima volta sperimentai la morte di una compagna davanti ai miei occhi. 
Le caratteristiche del mio corpo, mi consentirono di combattere senza che tra i miei pensieri questo divenisse un ostacolo. 
Ma terminato l’effetto della mia rabbia, quell’immagine tornò a tormentarmi. 
Più che immagine, è simile ad un film, che tocca tutti e 5 i sensi. 
La pelle candida della ragazza, e le sue mani graziose tra le mie, mentre cerco di insegnarle a maneggiare un fucile. 
Poi, la maestosità del suo coraggio, rappresentato da quelle bellissime ali da farfalla. Un coraggio, che però richiede la deformazione della sua bellezza, con il suo bellissimo viso che diviene temporaneamente mostruoso. 
Poi, lei davanti a me, ferita, dolorante, irriconoscibile. Con me, che paralizzato, non posso fare niente per lei. 
E infine, lei che viene schiacciata.  
Le sue cervella e il suo sangue si spargono lì, schizzando anche addosso a me. 
La consistenza e il calore dei suoi resti sulla mia pelle, e l’odore di essi nelle mie narici. Così, sperimentai per la prima volta, la morte di una compagna. 

Quel giorno, per la prima volta dopo diversi mesi, mi ricordai di essere finito all’inferno. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** Babylon Nest Arc III - Deterrente ***


Un rumore, come di un muro che cede. Non mi girai, perché sapevo già di cosa si trattasse, e non volevo guardare. 
L'occhio. Quel maledetto occhio. Tornava sempre a tormentarmi da quando presi coscienza che il mio potere non è una garanzia di sopravvivenza. 
A volte si presentava anche appena sveglio. Mi bastava aprire gli occhi, e appena guardavo il soffitto, questo iniziava a creparsi, formando un buco. E subito dopo, vi si affacciava di nuovo quel maledetto occhio. 
A volte sentivo anche di nuovo la sua voce. Mi provocava, ricordandomi ciò che so ma che non voglio ammettere, e cioè che ho paura. 
Solo l’assunzione di Nectar mi aiutava a prevenire la comparsa di queste allucinazioni, ma non sempre funzionava. 
Una volta in particolare... ero nella mia stanza, e improvvisamente il muro davanti a me iniziò a cedere, e dal buco che vi si era formato, di nuovo lui. 
« BumbleBeemon. L’invincibile » mi diceva con un tono provocatorio. 
Io non risposi, mi limitati a guardarlo. Subito dopo, dai suoi lati iniziò a sgorgare un liquido arancione molto familiare. Un getto tranquillo, ma che in un istante, come mi fossi distratto per ore, aveva riempito completamente la stanza, facendomi annegare, mentre l’ultima cosa che avevo davanti agli occhi, era il sole cremisi dell’inferno. 
Un attimo dopo, ero di nuovo nella mia stanza. All’apparenza, tutto normale, ma non era così. 
Nel mio naso, di nuovo quell’odore, e sulla mia pelle, sul volto in particolare, di nuovo quella sensazione, come essere coperti dalle viscere ancora calde di un altro essere. 
Con il sudore freddo che mi ricopre il volto, mi giro verso il mio letto. Sopra di esso, lei. La stessa ragazza che quel giorno morì davanti ai miei occhi. 
È nelle stesse condizioni in cui si trovava pochi secondi prima di morire, e il suo sangue ha tinto completamente il mio letto di rosso. 
Senza accorgermene, non sono più al centro della stanza, sono esattamente davanti a lei, in piedi davanti al mio letto, ma sono piegato verso di lei, e il mio volto è pochi centimetri dal suo, che ha assunto di nuovo la stessa forma che aveva prima di essere seviziata da quel demone. 
La sua mano è sul mio braccio, e la sensazione della sua pelle è la stessa che fu quel giorno. 
Si avvicina al mio volto, come per sussurrarmi qualcosa all’orecchio « Ti prego, insegnami ad usare quest’arma » batto le palpebre, e il volto grazioso che si trovava a pochi centimetri dal mio ora è nuovamente coperto di sangue, e la sensazione piacevole della sua pelle che sfiorava il mio braccio sì ora ritramutata in una sgradevole sensazione di contatto con il calore umido del suo sangue. Tra le nostre mani, inoltre, c’è di nuovo quel fucile, la stessa identica arma che le misi in mano quel giorno. 
Un altro battito di palpebre, e tutto torna come prima. Il sangue è sparito, insieme al suo odore e al disgusto di sensazioni che la scena mi ha causato. 
Lei è di nuovo lì, senza una goccia di sangue, e stavolta sposta le sue mani sul mio volto, avvicinandosi di nuovo ad esso con il suo. « Dimmi Silas, vorresti scoparmi? » 
La domanda improvvisa mi rende confuso, e prima che possa farmi domande la scena cambia nuovamente.  
Il suo volto, distrutto e rigato dal sangue è a pochi centimetri dal mio mi guarda intensamente, e i suoi occhi, assumono ora un colore blu spento, come il ghiaccio, come gli occhi di quel demone. 
Mi infila la lingua in bocca, e il disgusto mi riempie dalla testa ai piedi. La sua lingua nella mia bocca porta lo stesso sapore del ferro che sento nell’aria durante gli scontri. È disgustoso, ma come non avessi forze, non riesco a sottrarmi a questa situazione. 
Esce violentemente dalla mia bocca, e mi guarda intensamente. « Ora non mi vuoi più vero? » 
Non so cosa rispondere, e in ogni caso, prima che possa farlo, stringe la presa su di me, e si avvicina violentemente al mio volto, di nuovo. « TU! Tu mi hai ridotto così! » 
Un battito di palpebre, lei è sparita. Mi guardo intorno. È la mia stanza, nulla di più nulla di meno. 
« Ti viene facile dare la colpa a me vero? » improvvisamente la voce terrificante del demone riecheggia di nuovo nell’aria, facendomi saltare il cuore dal petto. 
Mi giro, e vedo di nuovo un buco nel muro, ma stavolta, è grande quanto tutta la parete. Come l’occhio al suo interno. 
Mi si gela il sangue, come quando lo vidi per la prima volta. 
La parete si rompe, riempiendo di polvere la stanza, impedendomi di vedere. 
Ovunque mi giri c’è solo grigio. La polvere mi entra nel naso e nei polmoni, rigandomi dall’interno. 
Non respiro, e mi sento soffocare, e il dolore che provo nel mio petto e nei miei occhi è insopportabile. Come se della carta vetrata venisse strusciata sui miei occhi e dentro i miei polmoni. 
Poi, all’improvviso, tutto finì. 
Ero di nuovo nella mia stanza, ma non ero per nulla rassicurato. Sapevo che prima o poi, quest’incubo sarebbe tornato a tormentarmi di nuovo, e non potevo impedirlo. Non importava quanto nectar potessi assumere. Prima o poi, sarebbe tornato. 

 

Babylon Nest Arc III – Deterrente 

 

Sono al Babylon Nest, seduto al bancone da solo. Davanti a me, una tazza calda di nectar verde.  
È una variante che non si distingue certo per il suo sapore amaro, quanto piuttosto per il suo effetto rilassante.  
Viene preparato usando il nettare lavorato della lavanda, insieme a dell’estratto di cannabis e altre erbe originarie dell’inferno. Perlomeno fa il suo lavoro.  

Davanti a me c’è Fergus che con un braccio sta armeggiando con i suoi gingilli, mentre al contempo con l’altro braccio pulisce un grosso bicchiere. 

Giorni prima gli chiesi perché avesse mandato 4 ragazzini appena arrivati per svolgere quel compito pericoloso. La risposta fu semplicemente che a causa degli scontri tutti i nostri demoni capaci di volare erano impegnati, me compreso, e solo quei 4 ragazzini erano in grado di farlo. Il carico necessitava di una consegna veloce. Che poi, all’atto pratico, non sarebbe avvenuta in ogni caso vista l’imboscata. O meglio, sarebbe avvenuta a metà. 

Fergus con il tempo si è rivelato molto diverso rispetto a come si era presentato. Si preoccupa per la comunità, questo è vero, ma dà molta poca importanza ai singoli individui. 
Quando tornammo da quella famosa missione la sua unica preoccupazione fu l’esito nel recupero del carico, la fonte di sostentamento economico del nostro mondo. 

Per quanto trovi comprensibile il suo ragionamento trovo in qualche modo sbagliato questo suo modo di agire. Non è la prima volta che ci porta delle perdite. 

Purtroppo, però, come un codardo, non ho mai osato esprimere il mio parere sulla questione con una sincera intenzione di cambiare qualcosa. Questo, perché sono un miserabile privilegiato.  
La mia paga era alta, e il mio compito principale era fin troppo semplice, mi bastava fornire a Fergus il mio veleno, anche se poi all’atto pratico scelsi di occuparmi di altro, gratuitamente. 
Questo mi porto delle simpatie, ma anche delle inimicizie. 

Mantis, la persona più vicina a me, ha sempre visto positivamente questa mia scelta, come altri demoni qui da noi. 

Mi chiedo quanto questa mia scelta continuerebbe ad avere valore per loro se sapessero che non lo faccio per la causa, ma solo per essere visto come una qualche sorta di eroe. 

Ebbene sì, dopo un po’ l'ho dovuto ammettere a me stesso. Coloro a cui sto antipatico hanno ragione, sono solo un altro stronzo che avendo avuto la fortuna di avere un corpo abbastanza forte ha scelto di utilizzarlo per farsi strada. 

Se fossi stato più debole non avrei agito così. Mi sarei nascosto e avrei evitato qualsiasi incarico, con tutta probabilità. Divenendo un parassita per tutta la comunità. 

Comunque, l'ho accettato. Non mi importa molto in fondo della comunità in sé, per quanto sia la mia casa. Piuttosto mi importa del luogo in sé e di alcuni singoli individui.  

Darei la vita per alcuni di loro? Forse si, forse no. Onestamente non lo so, ma per ora mi limito a cercare di mantenere la mia posizione. Magari non ho neanche del tutto rifiutato la possibilità di diventare un overlord. 

Eppure, nonostante tutto, in certi casi mi sembra di prendere a cuore la comunità di per sé, ma per quello che non è.  

L'ho capito totalmente pensando a quei 4 ragazzi, in particolare a lei, che non è più qui. 

Questo posto sarebbe migliore, se prendersi cura della comunità significasse preoccuparsi di ogni singolo individuo come fosse la comunità. 

Questo non significa che Fergus sia egoista, tutt'altro. 

Il problema è solo mio. Semplicemente non tollero il sacrificio. 

* 

Questi miei pensieri vengono interrotti dal brusio del locale, e girandomi mi accorgo che si è riempito parecchio. 

Girando con gli occhi tra i tavoli non vedo Mantis, che probabilmente sarà a casa, ma quasi tutti gli altri sono presenti. 

Il mio sguardo viene catturato da Silk che mi accorgo avere la mano alzata nel tentativo di attirare la mia attenzione. 

Mi fa allegramente cenno andare là e sedermi insieme a lei su quel tavolo da 3 persone, ma solo lei vi è seduta. Mentre sulla sedia vicino a lei noto una giacca, simbolo di assenza. 

Mi alzo e vado da lei. Nel mentre, giro con lo sguardo per il locale, e non posso non apprezzare la tranquillità che nasce dai suoi colori, insieme alla musica blues di sottofondo, che fa quasi percepire il tempo come se scorresse più lentamente. 

Continuando a esplorare con lo sguardo noto lo stesso fermento tranquillo di ogni sera. In generale non è un pub rumoroso, e i demoni vengono perlopiù qui per rilassarsi, anche quando si beve. Ma non durante le feste. In quei momenti rilassarsi è impossibile.  

Guardandomi intorno noto ad un tavolo Antiger, solo come sempre intento a fumare. È un demone formica, nello specifico della famiglia delle euspinolia militaris. Il suo aspetto appare minaccioso, ed è un guerriero temibile, ma allo stesso tempo è molto tranquillo. Continuando a girare noto le solite facce conosciute, ma 4 in particolare risaltano tra gli altri. 2 coppiette per essere precisi.  

Ad un tavolo, c’è una coppia di ragazzi che scherzano amorevolmente fra di loro, e ad un altro tavolo per 2 un’altra coppia. È un tavolo basso, con i cuscini al posto delle sedie, e ci sono ragazzo e una ragazza, e lui è quasi mezzo addormentato sulle gambe di lei. 

Le 2 coppie mi inteneriscono non poco, anche se non lo do a vedere, ma mi ha sempre affascinato molto il fatto che anche qui all'inferno, pur essendo tutti delle anime dannate molti riuscissero a sviluppare un rapporto amoroso con altri demoni. In qualche modo, vederli mi trasmette speranza. E anche se i giorni passano non smetto di stupirmene. Ogni volta, anche nei momenti peggiori, riescono a strapparmi un sorriso. 

Giungo ad un passo da Silk, che saluto con un gesto della mano. Ottenendo da lei una risposa veloce. 

« Hey Silas! dove sei finito ultimamente? Ti vedo molto di rado qui al locale dopo la storia del carico » mi saluta con il suo solito sorriso allegro che trasmetterebbe positività anche ad uno zombi. 

« Non mi sono mai mosso da qui a dire il vero. Basta bussare alla mia porta » le dico con naturalezza. Sa quello che è successo durante la consegna del carico. Deve aver intuito che il motivo della mia assenza è quello.  

«Perché non me ne parli un po'? Mantis lo fa sempre » appoggia i gomiti sul tavolo, unendo le mani, per poi poggiarvisi con il mento. Facendosi avanti verso di me con un sorriso curioso e rassicurante. 

Rispondo con una risatina « Purtroppo non sono come Mantis che riesce a guarire sé stessa da qualsiasi cosa parlandone con naturalezza. E poi, credo che ti passerebbe l'appetito » 

« Andiamoo… » gonfia le guance in un finto piagnucolio. Mentre si fa ancora più avanti verso di me. 

Mi rassegno un pochino « Va bene. Ma non oggi. Non ora, non qui.» le dico ridacchiando. 

Alza allegramente le mani con fare vittorioso. « Hey senti, vado a prendere del Nuv. Tu non ne vuoi? Offro io » mi dice alzandosi leggermente dalla sedia. 

« Grazie. Solo nectar per me » le dico sorridendo 

« Uuuu andiamo! Tu e Mantis vi limitate troppo sullo svago quando si tratta delle bevande. Non vi ho mai visto toccare un alcolico! » 

« E guarda caso io, e Mantis, siamo gli unici che non si fanno mai prendere di sorpresa » le dico con un sorriso vittorioso. 

Alza scherzosamente il dito medio gonfiando le guance in una finta smorfia. E rispondo facendo a mia volta il medio, ma usando il pungiglione centrale tra le nocche invece del dito. 

Ride in risposta, mentre si gira, dirigendosi da Fergus. 

Mi fa piacere che voglia offrirmi del Nuv, ma non amo l'alcol in generale, e non solo per gli insegnamenti di Mantis.  

Il Nuv è un acronimo che indica un alcolico che distilliamo qui al Babylon Nest, e a differenza del nectar non ha molto valore e non è richiesto. Piace perlopiù ai demoni della nostra specie, e per prepararlo basta fermentare polline e nettare dei fiori insieme al succo dello zucchero di canna. Non ha un procedimento particolare e segreto come il nectar. 

Scacciando dalla mente queste informazioni su bevande che non consumo sposto la mia attenzione su Silk.  

La vedo camminare verso il bancone, e indossa sempre il suo solito outfit.  

Lei è un demone baco, nello specifico un Bombyx Mori, un baco da seta, e se dovessi scegliere direi proprio che è la ragazza più bella che ho visto da quando sono arrivato all'inferno. 

È piuttosto bassa, e di corporatura esile. 

Mentre cammina verso il bancone non posso non apprezzare il suo solito outfit, che risalta con lei ad ogni suo movimento.  Da dietro posso vedere solo il suo cappotto, che la copre quasi per intero. Sembra fatto di lana, ma in realtà è seta prodotta da lei. 

Silk ha la capacità di generare e scagliare dei fili di seta dalle caratteristiche piuttosto particolari in base all’intensità e alla concentrazione delle sostanze che la compongono. Sostanze prodotte dal suo corpo. 

La sua fibra non è dura, ma anzi è molto elastica, talmente tanto da far rimbalzare un proiettile fino a rispedirlo al mittente. E infatti Silk si sostenta principalmente fornendo la sua seta a Fergus, che la utilizza per assemblare i giubbotti antiproiettile con cui ci equipaggia in determinate circostanze.  
Ne ho provato uno una volta, ed è devastante. Se ti colpiscono con quello hai la sensazione di essere trapassato comunque dal proiettile. Come se uscisse dall’altro lato del tuo corpo, ma la morbidezza e l’elasticità di quella seta fa sì che ciò non accada. E il proiettile rimbalza tornando indietro ad una velocità 3 volte superiore a quella iniziale. 
Silk mi raccontò anche di come possa produrre una variante della seta molto più dura, che comunque, non perde la sua elasticità, e le consente di creare sul momento delle fruste devastanti capaci di spellare i nemici. 

È una brava ragazza, e la sua dolcezza può portare a sottovalutarla, ma in realtà è tra i demoni più forti qui al Babylon nest. È anche un’abile ladra, ma non è la sua specialità. 

Si gira al bancone per urlare nella mia direzione « Silas!!! Che nectar devo ordinare?? » 

Esco dai miei pensieri e le rispondo « Giallo. Ne ho le palle piene di quello verde. E assicurati che non sia quello di Fergus » 

Accoglie la mia risposta ridendo. « Hai sentito Fergus? » 

Il diretto interessato non contento ci guarda entrambi con un finto sguardo seccato. 

« Devi perdonarmi Fergus! È l’influenza negativa che Mantis ha su di me! » 

Con questa mia risposta anche Fergus si mette a ridere, facendomi un cenno di pace con la mano. Anche Silk continua a ridere, mentre è rivolta verso di me. 

In quel momento ho una visione completa di ciò che indossa. 

Ha degli stivaletti neri con un leggero tacco, e lasciano la caviglia scoperta, sulla quale, come un serpente, segue un filamento di pelle nera che si arrampica fino diversi centimetri sopra la caviglia. 
Le gambe esili sono coperte da delle calze di colore bianco, come la sua pelle, e più in su, indossa una gonna nera con un leggero spacco sul lato sinistro, che a detta sua, serve per aumentare la sua mobilità. 
Indossa sulla parte superiore una camicia bianca, molto sbottonata che lascia intravedere che sotto di essa indossa una maglietta a rete attillata, di colore nero, e un reggiseno nero a fascia. 
Il suo volto ha dei lineamenti molto leggeri. Non è un volto pieno, al contrario, ma non eccessivamente al punto da renderlo spigoloso. 
È completamente bianca in volto, e copre le labbra con un rossetto di un leggero rosa, mentre gli occhi, privi dello spazio distinto dalla pupilla, sono completamente neri, come quelli di un insetto. Non so perché, ma li trovo particolarmente graziosi. 
I suoi capelli come le labbra sono l’unica cosa che, come colore, si stacca dal corpo. Naturalmente sono bianchi, ma usa spesso tingerli di vari colori. Oggi sono di un rosso delicato, e in generale lo alterna con colori simili e non si discosta molto da quello, variando tra il giallo, l’arancio e il rosso. 

Non so da quanto tempo sto qui a fissarla, ma lei, rivolta verso di me, deve essersi accorta che la mia attenzione sta ricadendo totalmente su di lei, perché mi sta guardando con un sorriso seducente e provocatorio. 
Distolgo lo sguardo come fosse la cosa più naturale del mondo e aspetto tranquillamente che torni al tavolo. 

 Nel mentre il mio sguardo ricade sul locale, e noto in lontananza Razor che come sempre si circonda di qualche bella ragazza insetto, e a volte anche di qualche ragazzo. 
È seduto su uno dei divani vicino alla finestra che sporge sul giardino pensile del locale. Tiene tra le braccia 2 ragazze su entrambi i lati, mentre tiene nelle mani un bicchiere. Di fronte a lui, altre 3 ragazze, che lo ascoltano con un sorriso stampato in volto mentre lui parla allegramente. 
I nostri sguardi si incrociano, e sorridendomi alza il bicchiere. Ricambio il sorriso, per poi spostare lo sguardo, che questa volta, cade su un individuo di cui non ho alcuna simpatia. 

È seduto al suo tavolo, con una gamba sopra l’altra, e le mani occupate a giocare con un’enorme moneta che gira agilmente tra le sue dita senza cadere a terra. Amon, la scolopendra. Appartenente alla specie scolopendra giantea, rappresenta perfettamente quel tipo di persona da cui è meglio stare alla larga. È spietato, ma nonostante questo non ha mai raggiunto i piani alti, e infatti non viene considerato neanche lontanamente tra i demoni più forti. È invidioso, e per completare i suoi incarichi non si fa mai alcuno scrupolo. Getterebbe sua madre da un dirupo pur di diventare un overlord.  
Il suo aspetto è terribilmente minaccioso, e per quanto mi riguarda è piuttosto difficile definirlo bello. Nasconde parte del suo corpo sotto uno spolverino, e parte del suo corpo è nascosta da alcuni vestiti pesanti rafforzati con i tessuti generati da Silk. 
Le parti visibili del suo corpo, come il collo, presentano quella tipica corazza marrone delle scolopendre, da cui spuntano degli spuntoni di colore giallo, mentre il suo volto è umano, ma solo di forma, mentre la composizione risulta corrazzata come il collo. 
È dotato anche lui di un potente veleno, ma non è potente come il mio, anche se da quanto mi dicono è molto doloroso. 
Fornisce tutt’oggi il suo veleno a Fergus, ma da quando sono arrivato io sembra in qualche modo invidioso verso di me, e i motivi non sono difficili da comprendere. 

Le persone sedute al tavolo con lui pur essendo più rassicuranti non si discostano molto, e non mi sono mai piaciute. 

Mi libero di questi pensieri e sposto lo sguardo verso la finestra, guardando il giardino pensile. 
È mia abitudine guardarmi intorno per capire chi mi circonda, ma non mi piace soffermarmi negativamente sulla gente che ho intorno. 

Per fortuna in quel momento ricevo una pacca sulla spalla da Silk, che mi fa uscire da questi pensieri. 

« Sempre con la testa fra le nuvole eh? » Mi dice scherzosamente guardandomi dall’alto, essendo ancora in piedi. 

« Mi piace guardarmi intorno quando sono qui. I colori del locale mi trasmettono tranquillità » 

Emette una risatina in segno di approvazione e si siede appoggiando sul tavolo un vassoio di legno con le nostre bevande, delle barrette di nettare e della frutta secca. 

Nel mentre il mio sguardo ricade vicino la giacca sulla sedia vuota. « Silk stai aspettando qualcuno? Non ho potuto fare a meno di notare la giacca »  

« Silas ti prego... chiamami con il mio vero nome » mi dice con un volto scherzosamente implorante. 

« Giusto, scusami, Rachel » 

Mi sorride per poi rispondere « è la giacca di Lilian, ma è uscita a prendere un po’ d’aria sul giardino pensile » 

« Aaaa, ok » mi limito ad annuire 

Metto mano alla mia tazza di nectar, sorseggiandolo lentamente. Nel mentre Rachel sta sgranocchiando della frutta secca. 
Di solito cerco di non incrociare il suo sguardo quando non ho nulla da dire. Tende sempre a sorridere in risposta al minimo sguardo, soprattutto con me, e la cosa mi generà un certo imbarazzo, soprattutto quando non so come rispondere. 

« Come sta Mantis? Se vedo poco te vedo ancor meno lei » rompe improvvisamente il silenzio. 

« Mantis è a casa. Di solito non fa che lavorare nell’armeria. Anche se non sembra la morte della ragazza ha scosso un po’ anche lei, solo che non essendo una piagnuiocolona, come me del resto, cerca i far fronte a queste cose lavorando di più. Negli ultimi giorni non ha fatto altro » faccio una pausa, spostando le braccia dietro la mia testa. « Mi chiedo però per quale motivo viene toccata solo dalla morte di ragazze » 

« Forse coltiva segretamente una misandria radicale » mi dice scherzosamente Rachel mentre assume un tono da narratrice di storie di fantasmi. 

Ridacchio « Se così fosse allora sarebbe dovuta stare alla larga da me » 

« È qui che ti sbagli, perché la prima volta che ti ho visto ricordo ancora che a guardarti da dietro sembravi una ragazza » 

Ridiamo entrambi. 

« Sembro davvero una ragazza? » Le chiedo ridendo. 

« A volte » conclude con un ghigno malefico, mentre sorseggia del nuw dal suo bicchiere. 

Rispondo come una smorfia come a giurare vendetta, e nel mentre spunta da dietro di lei un braccio rosso che si poggia sulle sue spalle. 

« Eccomii! Scusa se ti ho fatto aspettare » Lilian si presenta allegramente al tavolo e il suo sguardo cade subito su di me « Hey, ciao Silas! » 

La saluto con la mano e un sorriso, mentre intanto prende posto vicino Rachel. 

Lilian è la migliore amica di Rachel. È molto simile a lei, una persona allegra di cui ci si può fidare. 
Non viene molto spesso al Babylon Nest, perché ha scelto di mantenersi lavorando all’esterno. Nello specifico nel settore della prostituzione. A differenza di altri, pur essendo da molto tempo all’inferno non si è mai abituata al sangue. 

Una volta ebbe un problema con un demone che rivendicava il diritto sul territorio dove si trovava la casa in cui lavorava, e stava seminando il panico nella zona. Così, Lilian ci chiese di fare qualcosa, e così io e Rachel ci precipitammo a eliminarlo prima che potesse far del male a qualcuno. 
Fu una giornata memorabile. Lavorare con Rachel è piacevole e mostriamo una certa sintonia, soprattutto in combattimento. Lei immobilizza i nemici con i suoi fili di seta, e io li avveleno senza problemi. Non è neanche necessario sprecare proiettili. 

Non ho capito a quale specie di insetto appartenga Lilian, ma la sua pelle è rossa, con una folta pelliccia che circonda il suo collo. La sua corporatura è snella ma al contrario di Rachel è molto formosa. Non si può dire che non sia una bella ragazza, ma non incontra i miei gusti. 

Si siede, accavallando le gambe, una sua abitudine standard. Nel farlo prende delicatamente il suo drink, bevendolo allegramente. 

Tolta la bocca dal suo bicchiere mi guarda « Mi sembri un po’ giù di tono ultimamente » 

Rispondo con un accenno di risata malinconica « Diciamo che ho affrontato qualcosa che non avrei dovuto sottovalutare » mentre rispondo bevo un sorso di nectar. 
Non mi stupisce che non sappia. Passando poco tempo qui al Babylon Nest non saprà nulla di questa storia. 

Mentre guardo verso il mio bicchiere mi accorgo che Lilian si sta sporgendo verso di me con uno sguardo molto provocante « Se ti senti un po’ giù potrei aiutarti a rivitalizzarti un po’. Me la cavo con queste cose » 

Ingoio di colpo il nectar che avevo ancora in bocca e le rispondo « Grazie dell’offerta Lilian, ma non penso sia necessario » cerco di forzare una risata per nascondere l’imbarazzo. Vedo che anche Rachel sta ridendo, ma sembra anche lei imbarazzata. 

Nel mentre Lilian indurisce il colpo « Sicuro sicuro? » si sforza di rendere la sua voce più provocante « La prima volta è sempre gratis, lo sai? » 

Cerco di scappare da questa situazione dando una sfumatura seria alla mia risposta. « Non è necessario, davvero. Grazie » senza volverlo metto una punta di malinconia nel finale. 

Lilian si allontana mettendo leggermente avanti le mani, come per scusarsi. « Perdonami, forse ho calcato un po’ troppo la mano » 

Le faccio cenno con la mano come per dirle di non preoccuparsi. È una brava ragazza, e mi ha fatto la sua offerta con le migliori intenzioni. 

Riprende il discorso prendendo affettuosamente la sua amica fra le braccia. « Ma si dai. Non hai bisogno dei miei servizi. Dopotutto... per quello ci penserà Rachel prima o poi » dice scherzosamente. 

Mi sforzo di non sputare il nectar che ho in bocca, e nel mentre, alzando lo sguardo con cautela noto che Rachel sta gemendo imbarazzata, stringendosi nel suo enorme cappotto bianco, mentre Lilian le sta scherzosamente con il fiato sul collo. 

« Lilian ti prego! » Gridiamo io e Rachel all’unisono in una finta, scherzosa disperazione. 

La situazione è imbarazzante per entrambi, perché anche se non lo ammettiamo io e Rachel troviamo un certo fascino l’uno nell’altra. O meglio... Nel mio caso è così, e sono abbastanza sicuro che Rachel ricambi la cosa. E tutti sembrano averlo capito da tempo. 

Lilian in risposta ridacchia tornando al suo posto e riprendendo a bere il suo drink. 

* 

Passano 5 minuti, e dopo qualche chiacchiericcio di poco conto si unisce a noi una quarta persona. Razor, che appoggia affettuosamente le mani sulle spalle di Lilian. 

« È da un po’ che non ti vedo » Dice Razor rivolgendosi a Lilian.  

Lei allunga una mano dietro di lei, portandola sensualmente al collo di Razor « Sei tu che dovresti chiamarmi più spesso forse » risponde con tono seducente. 

« Potrei » Dice Razor guardandola maliziosamente. Ma poi, subito dopo rompono lo sguardo, e Razor guarda me. 

« Tutto apposto BB? » 

Sorrido facendo sì con la testa. E Razor non fa ulteriori domande.  

Dopo ciò non passa un altro minuto e veniamo interrotti all’improvviso. 

 Fergus viene da noi, chiamandoci con un tono molto serio. 

« Ho bisogno di voi! Alla svelta. È importante » ci dice indicando con la testa i giardini pensili. 

Io, Razor e Rachel ci guardiamo, diventando seri.  

Io e Rachel ci alziamo, e insieme a Razor ci dirigiamo verso la finestra, lasciando Lilian al tavolo. 

Camminiamo finché non varchiamo la soglia della finestra, e la brezza serale dell’inferno ci investe in pieno. 

Fergus ci fa strada e arriviamo alla fine della terrazza dove possiamo guardare meglio, e ci indica sulla strada un punto specifico non molto distante dal nostro edificio. 

« C’è un attacco in corso. O meglio, un tentativo » ci dice Fergus 

Tutti quanti ci attiviamo, pronti a qualsiasi ordine. 

« Come fai a saperlo? » chiede Razor. 

« Una comunicazione da uno dei nostri che stava sorvegliando il territorio. Giusto un edificio più avanti. È un gruppo di Imp. Quei roditori senza cervello pensano di poterci attaccare sfruttando la notte! » Con l’ultima frase Fergus ride di gusto. 

« Cosa vuoi che facciamo? » Chiede Rachel mentre si toglie il cappotto dalle spalle. 

« È solo una precauzione, forse non dovrete fare nulla »  

Siamo tutti e 3 perplessi. Ma capiamo nel momento in cui tira fuori un fucile da cecchino e 3 binocoli, che distribuisce a Razor e Rachel, mentre nelle mie mani mette il fucile. 

« Fammi vedere come spari ora Silas. Non ti ho mai visto in azione »  

« I fucili non sono la mia specialità. Lo sai vero? » 

« Mantis ti ritiene un buon tiratore, e questo per me è sufficiente. Inoltre finirà tutto molto velocemente fidati » 

« Che vuoi dire? » interviene Rachel. 

« Vuoldire che basterà ucciderne uno. E questo scaccerà gli altri. C’è un nuovo tipo di dardo caricato nel fucile. Diciamo che ho apportato chimicamente qualche miglioramento al veleno di Silas » 

« Allora spero che il costo di produzione sia basso. Perché non mi assumo responsabilità per un colpo a vuoto » dico sistemando il calcio del fucile sulla mia spalla, mentre gli altri, armati di binocolo puntano contro il gruppo di Imp. 

Punto anch’io nella direzione indicata da Fergus, ed effettivamente, sono visibili sulla strada almeno una decina di Imp armati con degli enormi coltelli. 

Hanno anche degli enormi zaini caricati sulle spalle, e qui in zona non c’è molto da rubare, se non il nectar. Quindi probabilmene Fergus ha ragione, sono qui per noi. 

« Avanti ragazzo. Spara » Fergus mi dice con calma. 

Localizzo un Imp accovacciato e allineo le mire. Premo il grilletto, e il rinculo del fucile si fa sentire mentre il dardo lascia la canna.  
Non ha fatto rumore, perché sulla canna è installato un silenziatore. 

Colpisco il bersaglio, che riesco a osservare tenendo l’occhio sul mirino. 

Si toglie il dardo dal braccio, ma questo non sembra bastare. Inizia ad avere le convulsioni e fin qui nulla di nuovo, perché è un sintomo che ho visto più volte sui bersagli che ho avvelenato. Ma c’è qualcosa di strano, perché aumentano d’intensità, ad un livello che non ho mai visto. La sua testa in particolare sta tremando in una maniera innaturale, come se da un momento all’altro dovesse esplodere. Come una pentola a pressione. 
Poi, smette di tremare, e come se avesse la rabbia inizia sbavare copiosamente, solo che, la sua saliva è arancione. 
Pochi secondi e lo stesso fluido fuoriesce dai suoi occhi, e cade a terra. Continuando a tremare.  

I suoi compagni scappano via terrorizzati, lasciando cadere le armi. 

Per quanto possa essere efficace, risulta ai miei occhi sconvolgente e non necessario. 

Tolgo l’occhio dal mirino e mi rivolgo a Fergus, che soddisfatto, sta ridendo. 

« Non penso ci sia molto da ridere Fergus » 

Non perde tempo a rispondermi « Di nuovo con queste dimostrazioni di etica ragazzo? Ti devo ricordare dove ti trovi per caso? » Il suo tono non è severo, ma parla come se volesse indicarmi l’unica via percorribile. 

« Fergus quella roba che ha appena bruciato dall’interno quell’essere viene dal mio corpo! Se permetti mi turba un po’ la cosa » dico con decisione « Mi sento quasi un po’ responsabile, anche per le vite che non sarò io a falciare  » 

Guardo verso Razor e Rachel, ed effettivamente anche loro sembrano turbati da ciò che hanno appena visto. 

« Non voglio essere ipocrita. Ho ucciso molti esseri da quando sono qui, e in modi simili. Ma questo è troppo. Mi sembra puro sadismo » 

« Ragazzo... è proprio per evitare inutili sofferenze che ho sintetizzato questa variante del veleno » 

La cosa mi rende perplesso. Ma aspetto che mi spieghi cosa vuole dire 

« La minaccia di un'arma è morto più efficace del suo stesso utilizzo. Abbiamo falciato dolorosamente quell’essere, è vero, ma i suoi compagni ora non torneranno. E spingeranno altri gruppi a non provarci nemmeno. Purtroppo, però, tutto questo richiede un sacrificio » 

Non posso non notare come Fergus stia effettivamente mostrando in qualche modo di essere cosciente di quanto ciò che abbiamo appena fatto rasenta la più totale mancanza di umanità. E stupisce soprattutto perché la vittima in questione era un imp. Fergus odia gli Imp, con tutto sé stesso. 

Inizia a tornare dentro, dopo avermi richiesto indietro il fucile. 

Si gira « Vieni con me dopo, quando il locale si sarà svuotato, e ti mostrerò una cosa » 

Detto questo, rientra dentro il pub. 

Dopo ciò sento una mano sulla mia spalla. 

Mi giro per incontrare lo sguardo serio e apprensivo di Razor. 

« BB, non possiamo preoccuparci di tutti. Soprattutto qui all’inferno. In particolar modo quando qualcuno vuole ammazzarti » 

Non rispondo. Ciò che dice è vero. Questo posto non è la terra. Normalmente sulla terra se gli Imp rappresentassero dei criminali di periferia non ci si limiterebbe a contrattaccarli.  
Ci si concentrerebbe anche sul comprendere l’ambiente in cui sono cresciuti, l’ambiente che crea l’individuo. Così da mettere in atto degli interventi adeguati volti a migliorare la loro condizione. Migliorando di riflesso anche l’intera società. In tutto ciò però, si riconoscono anche i rischi che questi individui possono rappresentare per la collettività.  
Ho sempre vissuto un conflitto con queste idee. Dobbiamo impegnarci per rendere il posto migliore, salvare tutti. Tutti gli individui hanno gli stessi diritti davanti alla legge. Già.. La legge.. Qui non c’è una legge. 
Però, in tutto questo, alcuni individui inevitabilmente periranno sotto il malcontento di questi criminali. 
Esattamente, queste vittime cosa rappresentano? Forse, purtroppo, una sorta di sacrificio. 

Razor mi sorride e torna dentro il pub. 

Rachel invece non ha ancora parlato. È lì, e sta guardando verso l’orizzonte. 

Mi avvicino, e lei lo nota. 

« Sai Silas, la notte qui all’inferno è il momento della giornata che preferisco » 

È proprio da Rachel. Cerca sempre di scacciare i pensieri negativi in questo modo. 

« Ah si? Piuttosto inusuale come scelta, dato che è anche il momento della giornata in cui rischi di essere ammazzati aumentano drasticamente » 

« Si questo è vero. Però vedi, quando ti trovi qui, in alto, lontano da tutti i pericoli, e guardi all’orizzonte... » fa una pausa « Tutto sembra così tranquillo. Se chiudo leggermente gli occhi mi sembra quasi di essere ancora nel mondo umano » 

Forse ha ragione. A ben pensarci, in questo momento si respira un'aria di tranquillità che raramente si può sperimentare qui. 

« Forse hai ragione, ma questo vale quando non ci sono esplosione per le strade a causa degli scontri » le dico in tono scherzoso 

Ridacchia in risposta « Quello era ovvio dai! » 

Si gira e si avvicina a me. 

Siamo molto vicini, giusto a pochi centimetri l’uno dall’altra. Mi guarda in viso dal basso verso l’alto. 

Assume un sorriso tranquillo, prima di parlare. « Torniamo dentro? » il suo tono di voce è rassicurante, e trasmette la stessa tranquillità data dall’aria che tira qui fuori. 

* 

Si è fatto tardi, e il locale si è svuotato. Razor è sparito insieme a Lilian senza che neanche ce ne accorgessimo, mentre Rachel mi ha salutato poco fa ed è tornata nel suo appartamento. 

Nel locale ci sono un numero di persone che può essere contato sulle dita di una mano, compresi me e Fergus, che è ancora al bancone intento a pulire. Prima ha detto che deve mostrarmi qualcosa. 

Non volendo aspettare troppo mi sono messo a sparecchiare i tavoli, e ho portato i vari vassoi a Fergus, poi sono tornato ai tavoli per dar loro una pulita.  

Fergus sta mettendo via il tutto sotto il bancone, non dovrebbe volerci molto. 

Nel mentre mi giro per il locale per guardare chi è rimasto. C'è ancora quella coppietta di prima, ma ora il ragazzo è sveglio ed è in procinto di lasciare il pub insieme alla ragazza. 
Dall’altra parte invece, c’è sempre Antiger, stavolta intento ad affilare un coltello.  

Sento dei passi dietro di me, e girandomi vedo Fergus. 

« Vogliamo andare? » 

Faccio cenno con il capo per dirgli che sono pronto. 

E così mi fa strada verso l’uscita del pub. 

Apre la porta sui corridoi nell’edificio. Varco anch’io la soglia del pub, e chiudo la porta alle mie spalle. 

Fergus si incammina, e io lo seguo. 

La nostra camminata è silenziosa, e non parliamo. Nel mentre, come ogni volta che passo per questi corridoi, mi limito a girare la testa qua e là, a volte fermandomi con lo sguardo per ammirare la composizione del corridoio.  
A volte sono presenti delle piccole statue nelle varie scavature presenti nel muro. I cui marmi di tanto in tanto variano, anche se in buona parte si tratta di malachite. 
La mia attenzione cade quasi sempre in particolare sulle statue religiose, la cui presenza mi stupì da subito, anche se non le notai nei primi giorni. 
Statue del Buddha, crocifissi, ma a volte anche statue di demoni orientali, i cosiddetti oni, o anche delle statue del bafometto, che ormai viene associato da tutti alla figura di Satana, l’imperatore di questo luogo dimenticato da Dio. 

Dopo un po’ decido di rompere il silenzio proprio per porre a Fergus una domanda sulla questione. 

« Senti Fergus, per quale motivo i demoni dovrebbero appendere alle loro porte questi idoli? » 

Si gira leggermente per guardarmi. 

« Voglio dire... siamo all’inferno » continuo. 

Fergus fa un sorriso stupito. « Nessuno si era mai posto questa domanda sai? Eppure la risposta ce l’hanno più o meno tutti ragazzo » Verso l’ultima frase il suo tono si è fatto più serio. 

Continua « Semplicemente molti sono ancora legati alle usanze che avevano quando erano in vita. E posso dedurre che molti di loro non accettino il loro infausto destino. Magari si aspettavano il paradiso. 
Molti non hanno ancora perso la speranza di raggiungerlo sai? » 

« Si lo so. Mantis mi aveva accennato al fatto che è pieno di lettori accaniti della bibbia e della divina commedia » 

« Su questa questione devi chiedere a Mantis. È lei la dottoressa in letteratura, ma posso dirti che qui da noi i letterati fanatici sono pochi, e tu e Mantis siete fra di loro » 

Vero, però né io né Mantis leggiamo la bibbia. 

« Piuttosto ragazzo. Sono io che dovrei farti delle domande » 

Annuisco a voce come per dirgli di chiedermi senza problemi. 

« Come ti trovi qui? Mi sei sembrato apposto fino a poco tempo fa e non te l’ho mai chiesto, ma dopo l’ultimo incarico ti vedo più moscio » 

Non posso dargli torto. 

« Non ne vedo il motivo poi. Sei uno dei più forti qui, e grazie al tuo incarico ricevi da me una somma di denaro niente male per un novellino. Vedo anche che hai molti amici, mi sembra addirittura che tu e Silk vi ronziate intorno a vicenda » 

Ciò che dice è vero, ed effettivamente è normale che a primo impatto io possa sembrare qualcuno che non ha motivo di lamentarsi. 

« La fai molto facile se pensi che soddisfare i bisogni primari sia sufficiente per non perdere la testa. Soprattutto quando sei qui all’inferno » 

Emette una lieve risatina. 

« Se è per la ragazza che è morta durante la missione allora dovrai farci l’abitudine. Sei stato fortunato a sperimentarlo solo una volta in questi pochi mesi » 

« Forse potremo lavorare meglio per evitare che queste cose accadano » Gli rispondo cercando di essere moderatamente provocatorio. E la cosa sembra funzionare, perché l’aria cambia. 

« Spiegati meglio ragazzo » 

« Quei 4 ragazzi che hai mandato a prendere il carico non erano il team più adatto, ne abbiamo già parlato. Avremo potuto rimandare la consegna. Avremo evitato le imboscate se avessi mandato me e Razor » 

Anche se non mi guarda mi sforzo di indurire anche la mia espressione. 

« Con la tua mossa abbiamo perso una persona e anche metà del carico » 

Mi impegno nel sottolineare le sue responsabilità. 

« A giusto. Visto che ti piace vedere quanto ognuno di noi è utile alla collettività ti voglio anche ricordare che quella ragazza che è morta era molto forte. Con un solo colpo è riuscita a fare ciò che io, Mantis e Razor siamo riusciti a fare a malapena tutti insieme » 

Emette una risata soddisfatta prima di rispondermi. 

« Mi piaci ragazzo. Mi sei piaciuto sin dal primo giorno, e ogni giorno mi piaci sempre di più » 

Non è minimamente infastidito dalle mie critiche? 

« Sei molto onesto e le tue analisi non sono niente male, e ne hai di coraggio per criticarmi così apertamente » 

Sembra sincero. 

« Ma meriti una spiegazione. Quel giorno eravate tutti impegnati, e prima riceviamo il nostro compenso dai nobili per le casse di nectar e meglio è. Non potevo ritardare ulteriormente la consegna di un altro giorno. E così scelsi gli unici demoni disponibili che sapevano volare. Quei 4 ragazzi. Per quanto riguarda la ragazza, si, ti do ragione, una grave perdita, ma possiamo sopperire. Per quanto riguarda il carico perso diciamo che è il fattore meno grave. Quel giorno il prezzo del nectar aveva toccato il massimo storico, e il ricavato di quelle 2 casse è stato comunque molto elevato » 

Possibile che non riesca a pensare un po’ di più ai fattori non economici?  
Mi innervosisco leggermente, e lui sembra notarlo. 

« Dimmi ragazzo » il suo tono diventa più serio « Ce l’hai forse con me? Mi viene difficile pensarlo viste tutte le volte che scherzi insieme agli altri sulle mie pessime doti culinarie. E di solito la gente non scherza su chi odia » 

Molto diretto anche lui, ma voglio essere sincero. 

« Dal primo giorno mi sei piaciuto Fergus. Sei senza alcun dubbio un abile leader, ma hai creato in me una certa aspettativa riguardo l’approccio umano che dovremo mantenere mentre gestiamo le cose. E questa non è stata rispettata » 

Devo aver colto nel segno, perché si gira di nuovo per guardarmi direttamente negli occhi, pur continuando a camminare dritto. 

« Spiegati meglio Silas » sento molto interesse nella sua voce. 

« Mi hai parlato di comunità appena sono arrivato, ma a guardarlo meglio a volte mi sembra quasi che tu stia semplicemente cercando di tirare su un impero capitalistico  » faccio una pausa che non viene colta da Fergus per costruire una risposta. 

« Continuo a chiedermi se avrei ricevuto lo stesso trattamento nel caso fossi stato un demone più debole » 

« Non lo avresti avuto » Risponde sinceramente all’istante. 

« Credo di averlo capito già da molto visto che gli altri prendono la metà di ciò che prendo io spaccandosi il culo » 

Con questa mia ultima affermazione si mette a ridere. 

« Silas, ti prego... sì coerente perlomeno. Trovo che sia poco intelligente lamentarsi della mancanza dei privilegi altrui quando tu non sembri molto disposto a rinunciare ai tuoi di privilegi » 

Mi accorgo subito di aver parlato senza pensare. E per quanto detesti ammetterlo, il suo discorso non fa una piega. 

« È bello vero? Hai abbastanza soldi per rifornirti di proiettili, cibo, e non solo. Potresti rinunciare a qualcosa per concederlo agli altri. Ci hai pensato? » 

Perché non riesco a dare una risposta? 

« Comunque sia,  non ho mai detto che questo sistema è perfetto Silas, ma siamo all’inferno. Qui non c’è un welfare. Non posso raccogliere tutte le anime perdute dell’inferno per dar loro una casa. E se dobbiamo accogliere qualcuno questo deve potersi rendere utile. Come hai fatto tu » 

Sento vagamente un tono di gratitudine nell’ultima frase. 

« Grazie al tuo veleno gli attacchi nel nostro territorio sono diminuiti drasticamente. Inoltre, spezzo una lancia totale a tuo favore per ciò che ho detto poco fa.  
Sul discorso di prima ti ho stuzzicato un po’, ma tu fai più di quanto devi, e non serve che rinunci ai tuoi privilegi. TI ricordo che oltre a fornirmi il veleno lavori praticamente gratis » 

Effettivamente.. 

« Ti avevo anche offerto dei compensi, ma li hai rifiutati, e hai sempre affiancato i tuoi compagni, e mi si spezza il cuore quando penso che, anche se di poco, questa cosa ti ha portato anche delle antipatie qui » 

Si, questo vero, e spezza il cuore anche a me. Deve essere per la gelosia, ma il mio modo di lavorare ha portato qualcuno a guardarmi malissimo ultimamente. 

« Comunque, il tesoro non è infinito. Devo in ogni caso regolare i compensi, e inevitabilmente qualcuno prenderà di meno » 

Qui però ho di nuovo da ridire. 

« Prenderò meno può essere un conto, ma prendere una miseria al punto di faticare per arrivare alla fine del mese è un altro. Come nel caso di quei 3 ragazzi superstiti che hanno rischiato la vita » 

Mi mantengo su un tono moderato, ma mi impegno nel fargli notare che qualcosa non funziona. 

« Inoltre sarebbe interessante capire perché Rachel e Mantis prendono la metà di Razor per gli stessi identici lavori » 

Qui non ha tempo di rispondere che giungiamo, a quanto pare, alla nostra destinazione. 

« Siamo arrivati » mi dice aprendo la porta dell’ascensore davanti a noi. 

* 

Entriamo nell’ascensore, e Fergus preme alcuni numeri sul tastierino in un certo ordine, facendomi capire che sta per mostrarmi qualcosa che non tutti possono vedere. 

« Ricorda questa sequenza Silas. 0, 5, 1, 3, 9. In questo esatto ordine » 

Annuisco 

L’ascensore scende, più di quanto pensavo potesse scendere. Nel mentre la mia attenzione ricade sull’ornamento dell’ascensore, fatta in legno, ma con gli angoli rivestiti con della malachite. 
Davanti lo specchio, inoltre, è presente una bellissima statuetta in pietra vulcanica di uno scarabeo rinoceronte.  

Scendiamo per 1 minuto in più rispetto a quanto richiederebbe il tragitto dal Babylon Nest al piano terra, e l’ascensore si ferma su quello che, visto dalla vetrata dell’ascensore, sembra un bunker sotterraneo. 

Fergus apre la porta e scende, facendomi cenno di seguirlo. 

Chiudo la porta alle mie spalle e riprendo a camminare dietro di lui. 

Ci sono diverse porte nel bunker, che per la mancanza di qualsiasi tipo di finestra riesce a trasmettermi una sensazione di claustrofobia. 

« Eccoci! » esclama con gioia Fergus fermandosi davanti ad una porta metallica. « Preparati ragazzo » aggiunge con un certo entusiasmo. 

Onestamente non so se in questo momento a prevalere in me sia la curiosità o la paura per quello che potrebbe mostrarmi. 

Apre la porta, la cui stanza all’interno non è visibile per la mancanza di luce, ma Fergus ci entra comunque rinnovando il suo cenno a seguirlo. 

Non si vede nulla, finchè Fergus dopo qualche secondo non accende le luci, le quali rivelano una stanza completamente bianca piena di scaffali e casse, e ovunque mi giri solo 2 cose si possono vedere su di essi. Armi e proiettili realizzati dal mio veleno. 

« Quindi? Sapevamo tutti che avevi da qualche parte un laboratorio dove costruivi armi e strumenti usando le nostre materie organiche » gli dico senza stupore. 

« Non ho detto che era questo ciò che volevo mostrarti Silas » mi dice all’istante continuando a camminare verso l’interno della stanza, finchè ad un certo punto si ferma davanti ad una cassa. « Eccoli qui. Vieni a dare un’occhiata figliolo »  

Faccio come mi dice e guardando all’interno della cassa noto una serie ordinata di enormi missili messi uno sopra l’altro. Sono bianchi, ma la loro punti è rudimentalmente macchiata con uno strato di vernice arancione, i cui schizzi e colate sono evidenti. 

« Sai cosa sono questi ragazzo? » 

« Ehm.. Missili? » non ci vedo nulla di strano da capire 

Emette una piccola risatina « Mantis mi ha detto che non sei un gran conoscitore delle armi, nonostante la tua abilità con le pistole, quindi non dovrei stupirmi » 

Estrae un missile dalla cassa e me lo porta davanti così che io possa prenderlo. 
Lo lascia cadere sulle mie mani così che io possa esaminarlo. È molto pesante, ed è molto lungo, sarà 1 metro forse. 

« È un missile javelin americano » 

Ora ricordo « è un arma del mondo umano, e sembra molto costosa » 

« Lo è Silas, eccome se lo è. Ma vedi, ora, anche grazie a te, ce li possiamo permettere » mi dice con un tono molto serio. « Ma non si tratta di missili normali. I veri missili Javelin sono stati creati per distruggere i veicoli pesanti dei nemici. Al loro interno ci sono 2 cariche esplosive. Una perfora la corazza del veicolo, mentre la seconda, più potente della prima, frigge i nemici » 

« E fammi indovinare, ci hai aggiunto all’interno il mio veleno vero? » gli chiedo con sicurezza. 

« Prevedibile, ma si. E non finisce qui. Sono dotati di un sistema informatico che segue il bersaglio ovunque vada, ed è questo che li rende letali. Ho depotenziato la prima carica esplosiva, che in realtà è lì solo per scaramanzia, ma ciò che importa è la seconda carica » sorride compiaciuto alla sua ultima frase. « Contiene una dose corposa del tuo veleno trattata chimicamente per diffondersi velocemente nell’aria » 

Anche solo l’idea mi da i brividi. La trovo spaventosa e assolutamente non necessaria.  

« Fergus.. Esattamente, cosa dovremo farcene di un’arma del genere? » gli dico con un tono seriamente preoccupato. 

« Un deterrente Silas, un deterrente » risponde con decisione Fergus « Sai perché esistono le bombe atomiche ragazzo? » 

« Lo sappiamo tutti credo. Sono un modo per scongiurare qualsiasi tentativo di attacco sul nascere. E anche se probabilmente non verranno mai utilizzate l’idea è spaventosa. Una di quelle potrebbe cancellare un continente. Credo » Rispondo insicuro sull’attendibilità dell’ultima frase. 

« Si, effettivamente sono pericolose, soprattutto se finiscono nelle mani delle persone sbagliate, ma stiamo mancando di evidenziare il loro più grande potere » 

La sua ultima frase cattura la mia attenzione. 

« La minaccia Silas. Non è detto che sarai obbligato ad usarle, e se vogliamo neanche a possederle. L’importante è che i tuoi nemici lo credano » 

Il ragionamento ha senso a livello tattico. 

« Quando avrò finito di collaudarli chiederò a te o a qualcun altro di utilizzarne uno, una volta sola. Possibilmente su un bel numero di nemici, così che qualche superstite possa raccontarlo » La sua faccia assume un ghigno malefico, che però non traduce follia, quanto piuttosto determinazione. 
« Dopo questo nessuno oserà anche solo pensare di attaccare il nostro territorio o i membri della nostra comunità »  

L’idea che oggetti del genere potrebbero essere utilizzate per altri scopi mi dà i brividi, e rispondo a tono « Fergus, secondo me è solo una follia inumana. Come quel nuovo dardo che mi hai fatto utilizzare poco fa su quell’imp » Fergus mi guarda come per biasimarmi « Siamo tanti e siamo forti, non ci servono armi per trasformare i nostri contrattacchi in delle strategie di terrore. Dovremo essere migliori di loro » 

« E dimmi Silas, cosa ci sarebbe di umano nell’uccidere un demone facendolo morire di agonia iniettandogli del veleno? » 

La risposta di Fergus mi pietrifica. Fino ad oggi, ho fatto la stessa identica cosa. 

Fergus assume uno sguardo apprensivo « Sei un bravo ragazzo Silas, e questo non ti aiuterà né a proteggere te stesso né chi ti sta vicino » mi dice mettendomi una mano sulla spalla. « Siamo all’inferno. Pensavo che lo avessi capito dopo quello che è successo » 

La sua apprensione però sembra trasformarsi di nuovo in una sorta di biasimo, e in aggiunta emette anche una piccola risata. « Se vuoi fare l’eroe, se vuoi essere il buonista di turno che rifiuterà gli stessi mezzi che i nemici non si farebbero problemi ad utilizzare su di te, sei morto. Morto e sepolto. Tu, e chi ti sta vicino » 

Non so come controbattere, e rimango in silenzio. 

Intanto Fergus fa per dirigersi verso una porta in fondo alla stanza. « Puoi andare ragazzo. Il codice lo hai. Se vuoi provare le armi non devi fare altro che chiedermelo. Ho un poligono di tiro qui sotto. Solo una cosa però! » Si ferma per girarsi di nuovo verso di me. « FInchè i missili non saranno pronti non dire niente a nessuno. Solo a Mantis » sorride con un ghigno « Siete le uniche 2 persone di cui ho piena fiducia » detto questo sparisce dietro la porta alla fine della stanza che si chiude. 

Sono a disagio, e mi sento sconfitto in tutto ciò che credevo fino ad oggi. L’inferno mi ha spinto a diventare più reattivo, ma mai mi ha portato anche solo a pensare di rinunciare all’idea dei diritti umani. 
Forse è stupido anche solo nominare queste due parole. È un concetto nato nel mondo umano, e qui non ha un senso di base, e se applicato il massimo che potrebbe fare è di scatenare l’ilarità nella gente che hai intorno. 

Penso tutto questo mentre esco dalla stanza, dirigendomi verso l’ascensore. Momento in cui questo pensiero viene interrotto quando vedo una stanza chiusa con un enorme cartello di pericolo su di esso. Ma è solo un momento, perché subito dopo torno ai pensieri di prima. 

Nessuno qui ragiona basandosi su queste idee che, radicate nella mia etica come le radici di un albero, filtrano ogni mia azione, anche quando c’è in gioco la mia vita. 
Per la prima volta da quando sono all’inferno, mi sento solo. 

* 

Per tutta la mia camminata dai sotterranei al corridoio verso casa non ho fatto altro che ragionare, nel tentativo di scacciare quei pensieri dalla mia mente, riuscendoci in parte. 

Arrivo davanti alla porta di casa ed estraggo dalla cintura il coltello dal manico storpio, come mi piace chiamarlo. 
Infilo la parte filettata del manico nella serratura e lo giro finchè, con un suono meccanico, la porta si apre. 

Apro le narici e respiro a pieni polmoni, rilevando istantaneamente tramite l’olfatto, il profumo di fiori e polvere da sparo che con il tempo ho imparato ad apprezzare. 

Entro dentro e mi tolgo la giacca, che metto sotto il braccio. 

Salto la trappola da inciampo piazzata da Mantis giusto poco avanti alla porta d’ingresso e mi dirigo verso la stanza centrale. 

Come sospettavo Mantis è ancora sveglia, e la vedo al centro della stanza seduta al tavolo, dove con impegno sta riempiendo dei bossoli con della polvere da sparo. 

« Sei in ritardo » mi dice senza né girarsi nè darmi il tempo di prendere la parola. 

« Fergus aveva qualcosa da mostrarmi » 

« Uh? » credo di aver catturato la sua attenzione « E io che pensavo che ti stessi trastullando tra le gambe di Silk » mi dice pulendosi le mani dalla polvere da sparo, e nel mentre cammino verso di lei. 

« Cosa ti ha mostrato? » mi chiede in procinto di accendersi una sigaretta, che le tolgo dalla bocca con un movimento fulmineo del braccio. 

« Fuma fuori da questa stanza, o rischi di far saltare in aria tutto » le dico con un sorriso provocatorio. 

Mi guarda con uno sguardo seccato che mette in luce la sconfitta, e così, ci dirigiamo verso la cucina. 

Mentre camminiamo glielo chiedo « Perché tutte queste trappole? Ci sono stati casi di irruzione all’interno dell’edificio? » 

« Una volta. Da allora tengo le trappole » 

« E come finì? » 

« 15 Imp morti, per mano mia » dice come fosse la cosa più naturale del mondo. 

« 15 imp??? Sono tantini » 

« Tanti o meno, non sottovalutarli mai » Assume ora il suo inconfondibile tono serio che rivela il suo passato da insegnante. « Gli imp non sono stupidi come molti pensano. E spesso sono abili guerrieri. Qui a penthagram city c’è un gruppo di 3 imp molto temuto che si guadagna da vivere uccidendo. E si spingono fino al mondo degli esseri umani » 

« Non preoccuparti. A differenza di Fergus e altri, non ho mai sottovalutato gli Imp » 

Emette una risatina, e giunti in cucina lei si siede al tavolo, mentre io accendo l’acqua calda per il nectar, ma non prima di averle restituito la sua sigaretta, che non perde un secondo per accendere. 

« Allora, cosa ti ha mostrato quella vecchia lumaca? » 

« Armi letali. Dei missili Javelin con al loro interno una carica del mio veleno, e secondo me è una follia. Non vogliamo di certo una guerra » 

« Fergus non è un tipo che vuole la guerra, ma è disposto a tutto per difendere ciò che gli appartiene » mi dice dopo aver preso una grossa boccata di fumo dalla sua sigaretta. 

« Margaret! » per la prima volta mi rivolgo a lei con il suo vero nome « Se quella roba finisse in mani sbagliate sai cosa potrebbe accadere? » 

« Ogni nostra mossa include dei rischi » mi risponde con calma 

« Vuoi dirmi che tu sei d’accordo con lui? » 

« Dovresti sapere come la penso Silas. Sono neutrale finché la cosa non tocca me e chi ho vicino » 

« ma c’è proprio questo rischio! » 

« Ho detto ‘’finchè’’, e in ogni caso se le armi funzionano è un guadagno che vale il rischio. Più ci temono più ci staranno alla larga »  

« E dei Malum Phalangiorum?! Cosa mi dici di loro? » 

« Quegli aracnidi falliti non sono più un gruppo organizzato. Non esagerare vecchie storie che ti abbiamo raccontato. Tutte le rimanenze di quel gruppo ormai si occupano di qualche crimine di poco conto » sussulta come si fosse ricordata di qualcosa « Oh giusto! Ho detto ‘’crimine’’. Ma vedi, qui non c’è una legge, qui non esistono crimini Silas » conclude Mantis in tono serio, non per schernirmi, ma per avvertirmi. 

Ormai sanno come colpirmi nel profondo. Tutti sanno che cerco forzosamente di conservare un po’ di etica nelle mie azioni. Ogni volta fa male, perché fingo ogni volta che questo sia possibile, pur sapendo nel profondo che ciò è irrealizzabile qui. 

Si alza, e si fa più vicina a me, mettendomi una mano sulla spalla « Di cosa hai paura Silas? » si rivolge a me con un tono tranquillo, come per confortarmi « Hai visto più volte come funziona ormai. Sei stato più volte sbattuto tra un muro e l’altro e ancora ti preoccupi di non infliggere lo stesso trattamento a chi ti percuote?! » il suo tono ora assume una nota molto severa, come il suo sguardo. 

Resto in silenzio per un attimo « Faccio ancora fatica ad accettare questo aspetto di questa nuova vita » le dico sfogando la mia malinconia. 

Lei sospira sconfitta « Un giorno ci farai l’abitudine, ma devi iniziare ad adattarti da subito. Pensa ai tuoi amici, pensa a tutti noi. Pensa a questo posto. Fuori di qui tutti ti saranno ostili. Ti basti pensare questo » 

« Mi ripetete sempre la stessa cosa Mantis, ma non mi aiuta »  

Si siede di nuovo, come sconfitta. 

« Sai, mi sembravi più determinato prima di quell’evento » 

« Perché è in quel momento che ho appreso quanto le vostre parole portassero la verità al cento percento » in quel momento mi ricordo di una cosa « Approposito di quello! » ricatturo la sua attenzione, e nel mentre verso l’acqua calda nelle tazze con dentro la polvere essiccata di nectar. 

« Quel giorno tu stessa mi hai detto di scappare, ma per quale motivo alla fine tu stessa ti sei unita alla battaglia? » 

« Per quella ragazza martoriata senza pietà » mi risponde istantaneamente. 

Rido leggermente « Se fosse stato un uomo ci avresti pensato due volte vero? » le chiedo mentre le porgo la sua tazza con il nectar. 

« Esattamente » risponde in tono normale. 

« Non te l’ho mai chiesto ma... è per quella storia delle ragazze schiave del tuo ex marito? » 

Annuisce. 

« Si. Non mi sono mai perdonata il fatto di non essere riuscita ad aiutarle » 

« Non ho mai compreso la storia per intero. Erano delle prostitute consenzienti no? » 

« Non esattamente Silas. Innanzitutto, erano delle ragazzine molto piccole come ti ho detto » 

La interrompo « Lo so, ho tenuto conto della cosa. La mia era solo una domanda. Sto cercando di comprendere meglio la storia » 

« Non giustificarti! » mi dice ridendo « Lo sappiamo tutti che sei tu il bravo ragazzo qui » mi dice scherzosamente. Per poi tornare seria « Ma vedi erano spesso delle ragazzine che venivano messe nella condizione di prendere quella strada. Spesso si trattava di figlie di profughi » 

« E tu esattamente cosa hai cercato di fare? » 

« Cercai di indicare loro una via migliore, fornendogli le risorse per farlo, anche offrendogli dei soldi per andarsene lontano, ma erano troppo spaventate dalla reazione che avrebbe avuto quel bastardo spietato. Perché se diventavi la sua puttana, rimanevi la sua puttana. 
Se volevano prostituirsi era meglio farlo lontano da lui » 

Ora capisco 

« Inoltre la voce iniziò a circolare, e mio marito reagì di conseguenza » il suo tono assume ora una sfumatura di tristezza. 

« Ed è per questo che qui fai di tutto per aiutare ogni ragazza in difficoltà che ti capita? » 

« Esatto! Quando arrivai qui strinsi un patto con Fergus per ottenere il suo appoggio anche in questo. Pensa anche a questo, quando ti ho visto quel giorno che ti ho salvato dagli angeli, per un attimo avevo pensato che tu fossi una ragazza » mi dice ridendo. 

« Chissà perché non sei la prima persona che me lo dice questa sera » le dico con un tono a metà tra il divertito e il seccato. 

Entrambi ridiamo e sorseggiamo il nostro nectar per diversi minuti, finchè non decido di riprendere seriamente l’argomento di prima. 

« Tornando a quell’avvenimento... » si fa seria e mi ascolta « Vorrei una nuova arma » 

Mantis mi guarda perplessa. 

« Posso benissimo rimpiazzare i colpi veloci di una pistola con le mie capacità fisiche. E vorrei sostituire la beretta con un’arma da fuoco più potente, nel caso dovessi incontrare di nuovo nemici come quello » 

Mantis sembra non capire « Vuoi un cannone? » 

« Qualcosa che sia tascabile ma che possa perforare qualsiasi cosa » 

« Ok, vuoi un cannone insomma » si alza ed esce dalla cucina per andare verso l’armeria, e io la seguo. 

Una volta nella stanza sale su una scala che conduce negli scaffali più alti. 

« Insomma vuoi qualcosa con la capacità di perforare un guscio resistente come quello di quel demone no? » 

« Esattamente » 

« Ci sono degli svantaggi lo sai vero? I proiettili sono più grandi, quindi in automatico hai meno munizioni nel caricatore, un rinculo più potente e quindi meno colpi in rapida successione » scende con delle scatole in mano. « Pensi di saperle controllare? » 

« Imparerò » le dico con decisione mentre appoggio sul tavolo la beretta che mi ha dato nel mio primo giorno all’inferno. 

« Allora... » sistema tutte le scatole aperte sul tavolo. « Questa è una desert eagle, ha con sé 7 colpi, ed essendo una semi-automatica potrai ricaricare velocemente, ma sappi che si rompe e si inceppa molto facilmente. Se si inceppa in battaglia diventa un bel problema, e dovrai spendere un po’ di soldi per sostituire i pezzi » 

« È molto lontana da ciò che sto cercando direi » 

Mantis fa spallucce e chiude la scatola, mentre la sua attenzione si concentra su un’altra scatola aperta. 

« Quest’altra è una ruger. Spara proiettili calibro 45, è molto potente e se ci fai l’abitudine diventa abbastanza controllabile, ma è un revolver, quindi sarà più lenta la carica. E hai solo 6 colpi » 

« Andrebbe bene, ma non mi sembra abbastanza potente » 

« Effettivamente c’è di meglio ma ti romperai il polso per il rinculo » 

« Sono pronto anche a questo » 

Ride mentre chiude anche la scatola della ruger, per passare alla prossima scatola aperta. 

« Questa è una thompson contender. Non scherzo se ti dico che è la pistola più potente mai realizzata, ma hai solo un colpo. Anche se puoi ricaricare abbastanza velocemente con un po’ di pratica » 

Le faccio no scuotendo la testa, e inizio a curiosare con gli occhi tra le varie scatole, finché la mia attenzione cade su una pistola in particolare.  
Mantis se ne accorge. « Quella è una magnum research bfr, è un revolver terribilmente potente e preciso. Spara dei proiettili 45-70, cartucce enormi. Le stesse del calibro più grande di wing-chester » 

Mi avvicina la scatola, e prendo la pistola. È pesante almeno il doppio della beretta e la canna è molto lunga. 

« Ci vorrà un sacco di pratica per usarla come si deve. È come avere un fucile che puoi impugnare ad una mano, ma se ci tieni non ti fermerò » 

Alzo lo sguardo su Mantis e le sorrido « Direi che può andare »  

« Ti costerà parecchio sappilo » mi dice sorridendo maliziosamente mentre raccoglie le varie scatole per rimetterle sugli scaffali. 

« Il denaro non è un problema » 

« Scherzo. Almeno in parte » mi dice mentre riporta sul tavolo un’altra scatola.  

« La pistola devi pagarmela, ma questi te li regalo » poggia la scatola sul tavolo  « Penetreranno qualsiasi cosa » 

Apro la scatola che Mantis mi ha passato, e al suo interno vi sono dei proiettili enormi con una punta piuttosto inusuale a forma di croce. 

« Non so che dire Mantis » 

« Figurati. Avrei anche un altro modello un po’ particolare di quella pistola, ma per metterla in mano ad un pivello come te direi che dovremo aspettare ancora un po’» mi dice mentre riprende la mia vecchia pistola. 

Continuo ad avere tra le mani la nuova pistola, e cerco di impugnarla al meglio per abituarmi al peso. 

« Sta attento a come la usi! Non è una semi-automatica! Ti bruci le dita con i gas di scarico se la impugni nel modo sbagliato! » 

« Non preoccuparti, domani dobbiamo esercitarci no? Potrai spiegarmi tutto sul campo » 

Mantis poggia rumorosamente una scatola, senza girarsi « Vuoi forse darmi ordini pivello? » 

Cazzo.. « No! No no no. Non fraintendermi » 

« E sia! domani andremo sul campo. E ad ogni colpo sprecato ti prenderai un bel calcio in culo da me » 
Mi dice con un tono a metà tra il serio e lo scherzoso che mi impedisce di capire quanto ci sia di vero nelle sue parole. ma in ogni caso, non oso ribattere. 
Dopo ciò si dirige verso la porta. 

« Buonanotte cowboy » 

* 

Rientro nella mia stanza che non è cambiata molto da quando mi trovo qui. È sempre relativamente scarna come abitazione, ma ho riempito gli scaffali con diversi libri che ho trovato o comprato per l’inferno. Alcuni sono di pura provenienza umana, altri invece sono delle copie realizzate a mano qui all’inferno. 

Tolgo dalla cintura la fondina con la mia nuova magnum per appoggiarla sul comodino vicino al letto. 
La pistola pesa il doppio di quella precedente, come il peso che ora mi porto dietro dopo aver preso definitivamente coscienza di essere all’inferno. 

Ripeto spesso questa frase nella mia mente. Forse non ci farò mai l’abitudine. 

Mi siedo sul letto, ma nel mentre sento un tonfo giusto dietro di me, misto ad un odore di calcinacci. Un buco nel muro... di nuovo... 

Mi giro, per incontrare nuovamente quel terrificante occhio, visibile nel buco attraverso il muro. 

« Credevi di esserti liberato di me? Eroe carnefice » Sento di nuovo la voce di quel demone con il suo tono provocatorio. 

« Le tue provocazioni sono molto sterili sai? » 

« Eppure la tua reazione la dice lunga a riguardo » 

Mi metto una mano in faccia e mi accorgo di star sudando freddo. 

« Ahahaha. Vedi? Menti a te stesso. Ma nel profondo ti senti esattamente come ti ho appena definito. Ti piace quando gli altri ti lodano per i tuoi successi, ma nel profondo tu ti senti colpevole per lei, e astutamente scegli di accogliere la prima ma di ignorare la seconda » 

Guardo l’occhio, senza rispondere, e nel mentre sento una presenza alle mie spalle, ma non mi giro. Ho capito di chi si tratta. 

« Allora BumbleBeemon??? Non dici niente? Non sai come rispondermi fors.. »  

Estraggo i miei pungiglioni e li affondo nell’occhio. 

« Come mi sento, cosa accolgo, cosa ignoro, sono cose tra me e me stesso. E non vedo come un morto possa saperne qualcosa » Estraggo il pugno con i pungiglioni. « Ma facciamola molto semplice. Io sono vivo, tu sei morto. Anzi, io esisto tu no. Non più almeno » 

Mi alzo dal letto e mi metto in piedi, senza distogliere lo sguardo dall’occhio. 

« Da una parte forse dovrei ringraziarti. Sei stato tu a ricordarmi definitivamente dove mi trovo. Ma oltre ciò, sconfiggendoti ho anche compreso che per quanto le difficoltà potranno essere ardue potrò superarle con un po’ di impegno e con l’appoggio dei miei amici. Ora sparisci, da fantasma quale sei »  

Mi giro dietro di me per incontrare la sguardo agonizzante della ragazza, rigato dal sangue e con il corpo martoriato dalla testa ai piedi. 

Mi avvicino, e avvolgo le mie braccia intorno al suo corpo nonostante le spiacevoli sensazioni che la cosa mi causa.  
Lei non dice nulla. 

« Mi dispiace per ciò che è successo. Mi dispiace davvero. Non conosco neanche il tuo nome, ma ricordo il tuo volto e il tocco delicato delle tue mani. Ma sai una cosa? Sono stufo di incolparmi » 

Lei emette un sussulto. 

« Sei stata coraggiosa, e il tuo gesto lo porterò nei miei ricordi per sempre, ma fu una tua scelta. E se c’è una cosa di cui sono certo, è che non eri una ragazza stupida. Sapevi a cosa andavi incontro. Ma l’hai fatto comunque. Mi dispiace solo che il massimo che la comunità possa darti sia solo un abbassamento del capo con 1 minuto di silenzio in tuo onore. E mi dispiace ancor di più che a causa di quel demone i tuoi resti sono andati perduti, e non abbiamo neanche potuto darti una sepoltura » 

Mi allontano leggermente, riprendendo il contatto visivo con la ragazza, il cui corpo è ora tornato alla normalità. Le prendo il volto tra le mani. 

« Chissà, forse se fossi sopravvissuta saremo potuti diventare amici, o magari qualcosa di più. Magari non sarebbe durata, o magari si, ma non possiamo bloccare le nostre vite a causa di un dubbio » 

Tolgo le mani dal suo volto. 

« Non sono mai stato una persona credente, e questo posto ha contribuito ulteriormente a farmi ad allontanare da tali pensieri. Ma se oltre questo mattatoio ci fosse altro, allora spero tu abbia trovato in qualche modo un po’ di pace. O comunque la tranquillità nel vuoto » 

Mi giro di nuovo verso il letto. L’occhio è sparito e non c’è nessun buco nel muro. 

« Addio, ragazza senza nome » 

Detto questo, torno al letto, e dopo essermi liberato dei miei vestiti, cerco di trovare un po’ di tranquillità nel sonno. 

 

 

 

A confronto con il resto dell’inferno il Babylon Nest era un vero e proprio paradiso. 
Fu dal primo giorno l’unico luogo dove potevo trovare un po’ di calma, e dove la notte potevo rilassarmi, o almeno provarci, senza dover tenere un occhio aperto. 
Per quanto non amassi e non tollerassi il sacrificio, sentivo che dovevo, e volevo, difendere quel luogo e i suoi abitanti. 
Quando Fergus mi mostrò ciò che teneva sotto l’edificio non riuscii più a dormire come prima. Non che sia mai riuscito a dormire serenamente ogni sera dopo quell’evento, ma vedere quelle armi terrificanti fu il colpo di grazia. 
Se c’era questo piccolo segreto, allora c’era anche la possibilità che ci fossero altri terrificanti segreti da scoprire a riguardo. E purtroppo... avevo ragione. 

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Capitolo 6
*** Babylon Nest Arc IV - Propaganda ***


“La pietà ti porterà solo ad una cosa. La morte”
“Preferisci cacciare o essere cacciato?”
“Un demone con il corpo come il tuo ha solo un obiettivo qui, e cioè uccidere”
“La tua sopravvivenza è la priorità”
“Se non sei tu oggi sarà in ogni caso qualcun’altro domani”
Tante sono le frasi che mi venivano dette per via della mia propensione a conservare l’etica umana. A volte erano frasi di persone preoccupate per me, ma altre volte erano delle vere e proprie frasi di scherno volte a screditare la mia presenza all’inferno.
Sta di fatto, che anche quando pensavo di avere fatto dei passi avanti, di aver accettato che l’unico modo per sopravvivere fosse uccidere, regredivo nuovamente, anche solo quando balenava nella mia testa il pensiero di una possibile situazione che mi avrebbe portato all’obbligo di uccidere.
Ma non era tanto l’uccidere il mio problema. Nel mio primo giorno all’inferno uccisi un angelo, e anche se inizialmente ero calpito dai rimorsi quando si presentava la necessità di uccidere un'anima dannata, alla fine, in qualche modo, iniziai a farci l'abitudine.
Il mio vero problema era l’incapacità di essere crudele.
Mantis si sbagliava. Nel primo giorno all’inferno uccisi un secondo angelo imbracciando il suo fucile a punta benedetta, e secondo lei, puntai d’istinto un angelo ferito. Una decisione da stronzi sadici che secondo lei è l’atteggiamento migliore per sopravvivere.
Inizialmente ci credei, e provai paura all’idea di conoscere un me stesso che, messo alle strette, poteva diventare spietato. Ma per mia fortuna, la verità era che la storia dell’angelo ferito fu solo un caso.
A differenza della maggior parte di coloro che finiscono all’inferno, io avevo ancora un’etica abbastanza salda, ma ovviamente questa cosa all’inferno non è una cosa positiva, e nessuno poteva salvarsi dallo scherno che tale pensiero avrebbe generato nei propri confronti.
Si, anche essere un nobile non poteva salvarti da questa cosa. Sentii una notizia risalente più o meno al giorno in cui arrivai all’inferno, qualcosa riguardo una certa principessa che aveva proposto pubblicamente di cambiare prospettiva abbracciando un’idea di redenzione e salvezza per i dannati. Tutto ciò che la ragazza ha ottenuto da ciò, da quello che ho capito, è stato solo una presa in giro pubblica in diretta tv. Poco dopo scoprii, che questa principessa era la figlia di Satana in persona.
Se neanche la figlia di Satana in persona viene presa sul serio nel proporre un’idea del genere allora le mie possibilità erano praticamente nulle.
Ciononostante, devo comunque dire che sono stato più fortunato di altri, perchè i miei veri amici comprendevano il mio punto di vista, anche se non lo approvavano. E anche se mi consigliavano di abbandonare l’idea mi hanno sempre rispettato.
Rachel in particolare non ha mai messo in discussione queste mie idee.
E in ogni caso, alla fine riuscii comunque a trovare una specie di equilibrio.
Per meglio dire, iniziai ad accettare di essere crudele, ma solo in alcuni casi, per esempio, quando la vita dei miei amici era in pericolo.
Non capitò neanche molto spesso, ma quando fu necessario, mi sforzai di non farmi alcun problema nei mezzi da utilizzare per combattere. Anche utilizzando quelle armi terrificanti create da Fergus.
Tuttavia, il fatto che fossi riuscito ad essere crudele, non implica che lo sia diventato, né tantomeno che considerassi giusta la cosa, o meglio, che la accettassi.

Babylon Nest Arc IV – Propaganda

Mi guardo intorno ma il mio nemico è scomparso. Un attimo fa era qui, e provai a colpirlo con un calcio, ma un istante prima che il colpo andasse a segno, il bersaglio si è dileguato, sprofondando nel terreno più velocemente di un battito di palpebra.
Ovunque mi giri non c’è traccia di lui, o meglio, l’intera strada intorno a me è deserta.
Da quando Fergus mi ha fatto sparare quel dardo avvelenato si tengono tutti alla larga dai dintorni del nostro edificio, e questo ha reso le strade deserte. Puoi giusto incontrare qualche demone insetto.
E infatti quest’attacco è stato totalmente inaspettato. Si, ci furono altri attacchi da parte di qualche Imp, ma nulla di serio. Ma nessuno poteva immaginare che prima o poi saremo stati attaccati da un overlord.
Mi guardo alle spalle e vedo il nostro edificio, nello specifico dal lato dove sporge il giardino pensile del Babylon Nest, dove sono tutti appollaiati con dei fucili da cecchino, così da darmi supporto in caso di necessità, anche se, onestamente, lo trovo inutile. Questo non sembra il tipo di nemico che si lascerebbe colpire da un’arma da fuoco.
La trasmittente nel mio orecchio si accende. È Fergus.
« Silas come va lì? Sono almeno 30 secondi che giri a vuoto con lo sguardo, e l’obiettivo sembra sparito »
« È  tutto troppo tranquillo infatti »
Porto la mia concentrazione sull’udito e sul tatto, per poi appoggiare a terra la mano, ma non sento nulla.
« Anche usando i miei sensi da insetto non riesco a rilevarlo »
« Non preoccuparti ragazzo. Qua sopra abbiamo i javelin se necessario »
« Cosa?? »
La cosa mi spiazza.
« Pensavo dovessi ancora testarli »
« È il momento di farlo. Se sarà necessario ti dirò di allontanarti, e al resto penseremo noi »Continua a non piacermi l’idea che l’inferno sappia dell’esistenza di quelle armi, ma anche se glielo facessi presente Fergus non mi ascolterebbe.
« Va bene, chiudo »
È in quel momento, quando chiudo le comunicazioni, che ho un’idea.
il nemico era circondato da un’aurea piuttosto strana, come di onde elettromagnetiche, e insieme ad esse c’era anche una musica.
Prendo la trasmittente e cambio canale su una frequenza vuota.
Nelle mie orecchie inizia a entrare un rumore statico che segna la mancanza di comunicazioni. È una mossa pericolosa, perché così non ho alcun contatto con gli altri, ma non trovo altre idee al momento.
Mi guardo intorno, concentrandomi anche sul rumore statico nelle mie orecchie. Inizio anche a muovermi con cautela, girandomi in tutte le direzioni.
Vado avanti per 20 secondi, ma ad un tratto noto qualcosa di strano nel rumore statico, un suono strano e molto lontano.
Mi fermo dove mi trovo, ma il suono nella trasmittente non si ferma, anzi, sta cambiando. Il rumore che percepivo come lontano si fa lentamente più vicino. Sembrano frequenze miste a frammenti di musica, come una radio.
Si sta facendo più chiaro! Ora non ci sono più interferenze, è musica, vera e propria musica. Sembra musica prebellica degli anni 30 o 40, e si sta facendo sempre più vicina.
Insieme ad essa, inizio anche a percepire delle vibrazioni da sotto ai miei piedi. Non sono potenti, ma abbastanza chiare da essere percepite tranquillamente anche senza concentrarmi sul tatto.
È cambiato! Ora non sembrano più vibrazioni normali. Non so come descriverle, ma sembrano piuttosto una specie di spirale che si sposta verso l’alto. Come un'ascensore, e con essa la musica nelle mie orecchie si è fatta molto chiara. Troppo chiara...
Attivo la mia FULLDEMON e mi slancio verso l’alto, e nello stesso istante il terreno sotto i miei piedi scompare.
« Ti ho sentito! »
Torno alla mia forma normale e mi rigiro, così da poter guardare di nuovo verso il basso.
Estraggo la pistola e sparo 3 colpi nella voragine rossa che si è formata, e dalla quale sono fuoriusciti numerosi tentacoli  neri, che, come nulla fosse, incassano i proiettili nonostante la potenza della mia nuova arma.
Riattivo la mia FULLDEMON e mi do un altro slancio con le ali, così da poter atterrare in sicurezza lontano dal buco.
Torno alla mia forma normale e velocemente rimuovo dalla pistola i 3 proiettili vuoti per sostituirli. Apro lo sportelletto di fianco al tamburo, e tiro indietro la levetta per espellere il proiettile vuoto, per poi inserire il proiettile nuovo e girare il tamburo, ripetendo questi passi per 3 volte.
Questo revolver è spaventosamente potente, come aveva detto Mantis, ma la ricarica è molto lenta rispetto ad un'automatica. Ciononostante, ho imparato a ricaricare abbastanza velocemente.
Nel mentre, lentamente, dalla voragine, i tentacoli, come a fare da ascensore al loro padrone, tirano su, con una lentezza quasi elegante, il mio inquietante avversario.
Giunto abbastanza in alto scende elegantemente sull’asfalto, come se scendesse da un palcoscenico, e riesco ora ad avere una vista chiara del suo aspetto, che poco fa ho già avuto la possibilità di vedere.
Ha gli occhi chiusi, ma la sua bocca è aperta, mostrandomi un inquietante sorriso a 32 denti. I suoi capelli sono rossi, e su di esso sono vagamente visibili due piccole corna di cervo. Rosso è anche il suo abito, e tra le mani, come fosse uno scettro, porta con sé un’asta con un microfono stile classico.
Apre le palpebre, mostrandomi i suoi terrificanti occhi che prendono la forma di 2 quadranti radio.
Anche se non è possibile capire dove sta guardando, so perfettamente che il suo sguardo è puntato contro di me.
Inizia a muoversi, e fa lentamente un passo verso di me, e nello stesso momento alzo la pistola, puntandola contro di lui.
« Non avvicinarti Alastor, non un altro passo! Sono serio »
Gli dico senza dovermi preoccupare di forzare un tono minaccioso, perché il mio corpo non ha mai avvertito un pericolo più grande del demone che ora è davanti ai miei occhi, e quel tono mi viene naturale.
Alza un sopracciglio, spostando la testa verso destra con fare interrogativo.
Posso dedurre che dopo il mio avvertimento si stia chiedendo se penso davvero di essere in grado di fronteggiarlo, e ad essere onesti, me lo chiedo anch'io.
Inaspettatamente inizia a parlare, dopo aver allargato il suo sorriso.
« Amico mio, ti sembra forse questo il modo di trattare un ospite? »
Mi dice con un tono divertito in cui non posso fare a meno di notare che la sua voce è filtrata attraverso un effetto radio.
Sparo un colpo, che punto volutamente vicino i suoi piedi, come ulteriore avvertimento.
Guarda divertito per terra, proprio dove si è schiantato il proiettile.
« Non mi risulta che qualcuno ti abbia invitato qui, e mi viene piuttosto difficile pensare a te come un ospite dopo che hai cercato di assalire 2 membri della nostra comunità »
Sposta di nuovo la testa con fare interrogativo.  
« Assalire? Mmhh... »
Mi dice assumendo un tono vagamente più serio chiudendo la bocca e mettendosi due dita sotto il mento, mentre guarda verso l’alto in fare pensieroso.
Mantengo la mira contro di lui, pronto a qualsiasi mossa. Cercando di non distogliere troppo l’attenzione da Alastor, tolgo lentamente il pollice dal cane della pistola e lo tiro in avanti per aprire lo sportellino di caricamento del revolver, e scorrendo il tamburo mi assicuro che tutti e 5 i colpi siano stati caricati correttamente. Devo starci molto attento. Sono riuscito a piazzare 3 colpi in rapida successione prima, e non mi riesce sempre a causa della potenza spropositata dell’arma. Ma oltre quello giorni fa nella foga e nella fretta ricaricai un colpo in meno.
Mantis aveva ragione, queste armi, cannoni, come li chiama lei, sono molto svantaggiose per certi versi. Ho ancora molta strada da fare per usarla al meglio.
Riposiziono il pollice vicino al cane della pistola. In situazioni diverse userei direttamente la mano sinistra, per esempio contro più avversari. Dovrei inoltre tenere la pistola più verso il basso e mirare utilizzando il corpo. Un po’ come farebbe un cowboy, ma non è questo il caso.
Dopo questa serie di pensieri la mia attenzione torna verso Alastor, che sta ancora fermo davanti a me, a pensare alla mia accusa di poco fa.
Improvvisamente schiocca le dita assumendo di nuovo un sorriso allegro.
« Aaaa, si! Ora ricord.. »
Sparo altre 2 volte senza dargli il tempo aggiungere altre parole, e stavolta lo faccio con l'intenzione di colpirlo direttamente, ma prima che i proiettili giungano a lui questi vengono bloccati dai tentacoli neri dietro di lui. I quali, allungandosi davanti al loro padrone costituiscono tutti insieme uno scudo che para i 2 proiettili. A pensarci è la prima volta che trovo un bersaglio capace di fermare queste pallottole.
L’istante successivo i tentacoli si scansano quel poco che basta per consentire un contatto visivo con il suo volto. Stavolta Alastor è apparentemente irritato.
« Sai... è buona educazione... »
Inizia, con un tono che sembra quasi nascondere una rabbia incontrollabile.
« Lasciar finire di parlare... »
Qualcosa sta cambiando, non solo nel tono di voce, perché il suo corpo, come a esprimere la sua rabbia, sta iniziando a tremare e a contorcersi in maniera disumana.
Rinfodero l’arma e mi preparo a cosa sta per succedere. Perché sta attivando la sua FULLDEMON, e se le pallottole erano inutili prima adesso le cose si faranno ancora più difficili.
I tentacoli si sono ritirati, come a volermi mostrare il loro padrone. Forse è una tattica psicologica, perché ciò che vedo raggiunge un livello che non ho mai visto, al punto da farmi perdere la concentrazione.
Il suo corpo si sta allungando mostruosamente, e ha lasciato cadere lo scettro come fosse inutile. Nel mentre le sue braccia si allungano seguendo il corpo, e le dita nelle sue mani fanno lo stesso, assumendo la forma di minacciosi artigli neri.
Con tutto ciò la sua testa diventa più grande, e i suoi occhi si allargano, mentre i quadranti radio che prima gli facevano da pupille fanno ora spazio ad un nero che solo a guardarlo ti dà un’inquietante sensazione, come di caduta nel vuoto.
La sua bocca, come gli occhi si allarga mostrando una lunga fila di denti affilati come rasoi, e la trasformazione conclude con le sue corna da cervo che passano dall’essere così piccole da non essere quasi notate, ad una dimensione sufficientemente imponente da essere viste da chiunque. Probabilmente anche da sopra i giardini pensili riescono a vederle.
Molte caratteristiche di questa sua forma le ho già viste più volte su altri demoni, ma questa volta c’è qualcosa di diverso. Sento come se davanti a lui si può solo chinare il capo, ma è solo una parte del mio corpo a dirmi questo, perché nonostante la paura, non ho intenzione di scappare, e sono pronto a scattare contro di lui in qualsiasi momento.
Attivo la mia FULLDEMON e il mio corpo cambia. Ora posso fronteggiarlo, e anche se non mi trovo alla sua stessa altezza le mie dimensioni sono cambiate, portandomi vantaggi non di poco conto.
Non ruggisco. A volte la FULLDEMON mi fa perdere per pochi istanti il controllo, portandomi a delle convulsioni miste a brividi e movimenti involontari che mi fanno contorcere il corpo per poi ruggire. Stavolta mi sforzo di controllarmi. L’avversario che ho davanti è ben noto a tutti, e non ho bisogno di fronteggiarlo per sapere che è anche peggio dell’energumeno che ho affrontato il mese scorso.
Oltre all’autocontrollo appena assunto decido di abbandonare qualsiasi posizione di guardia che possa svelare le mie intenzioni ad Alastor.
« Silas? Che intenzioni hai? »
La trasmittente nel mio orecchio si accende, riportando al mio orecchio la voce preoccupata di Fergus.
Sono così concentrato a guardare in avanti che pur avendo capito decido di non rispondere. Nel mentre Alastor alza una delle sue mani per poi chiudere le dita.
Uno schiocco.
In quell’istante la trasmittente nel mio orecchio porta al mio udito un’assordante musica prebellica come quella ascoltata poco fa.
Mi tolgo all’istante il congegno dall’orecchio, non senza lanciare un urlo dolorante. Guardo la trasmittente nella mia mano e come sospettavo dall’umidità percepita non appena l’ho toccata, prendo definitivamente coscienza che è coperta di sangue. La musica è stata così forte da rompermi un timpano.
Riporto il mio sguardo davanti a me, e noto che Alastor ha abbassato la mano.
« Io sono qui, mio caro »
Mi dice con la stessa voce di prima, in cui ora si scorge una certa collera.
« Adesso non avrai altra scelta che stare ai miei tempi. E non ti permetterò di interrompermi una seconda volta »
Termina prima di rivolgermi contro un urlo minaccioso.
La mossa si rivela a mio vantaggio, perché sento da entrambe le orecchie. Il timpano si è rigenerato molto velocemente, ma mi accorgo subito che non posso permettermi neanche questa distrazione, perché Alastor scatta in avanti ad una velocità impressionante.
Non appena arriva a due passi da me vado all’indietro con la testa, arrivando quasi a toccare il terreno con essa. Davanti ai miei occhi il cielo rosso dell’inferno, e al centro, la mano artigliata di Alastor rivolta con le unghie verso sinistra.
Cambiano direzione, portando alla mia vista l’interno della sua mano. Girando le gambe, velocemente intrecciate, mi do uno slancio, e avvitandomi su me stesso, come una trottola, e mi allontano di circa 7 metri da Alastor, e nello stesso istante sento un forte tonfo.
Giro la testa, e la mano di Alastor si è conficcata prepotentemente nell’asfalto. Se non mi fossi spostato mi avrebbe preso, e a giudicare dalla forza impressa sul terreno direi che avrebbe potuto strapparmi il cuore dal petto senza nessun problema.
Ritrae la mano dall’asfalto, che per quanto ben conficcata ha emesso un secondo rumore durante la separazione dal terreno. Nel mentre mi accorgo di un altro dettaglio inquietante.
La mano di Alastor, come un elastico che torna al punto di partenza, sta retrocedendo, facendomi accorgere che Alastor non si è mai spostato, ma bensì ha allungato il suo corpo, estendendo il suo busto ad una distanza di almeno 10 metri, come se la sua ombra si fosse allungata per falciarmi.
Raggiunto poi quello che sembra essere per lui un limite, o almeno deduco che sia un limite, il suo busto ha smesso di allungarsi, e da quel momento a estendersi è stato il braccio, che mi ha raggiunto, cercando di artigliarmi.
Torna al punto di partenza, e sorride compiaciuto, come se si stesse divertendo. Rispondo con uno sguardo pieno di rabbia. Non so se la provo davvero, o se lo sto facendo per nascondere a me stesso la mia paura, ma sembra far arrivare con successo le mie intenzioni ad Alastor, che si sta riposizionando lentamente.
Non ho intenzione di farmi sconfiggere.
Con questo pensiero in mente allargo le mie braccia, e lascio uscire dalle mie mani i pungiglioni.
« Ohhhh »
Alastor esulta, come eccitato.
« Si... fammi vedere cosa sai fare, mio caro BumbleBeemon ».
Come... no... Sa chi sono. In qualche modo, qualche mia azione ha portato il mio nome sulla bocca di qualcuno, e la voce si è diffusa. Di nuovo...
Dannazione... Silas... Sei davvero un idiota...
Faccio rientrare i miei pungiglioni, e la faccia di Alastor cambia espressione. Sembra deluso.
Non so se sono in grado di sopravvivere a questo scontro, ma so una cosa, non posso ucciderlo, o meglio, non voglio.
Se lo uccidessi si creerebbe una risonanza tale che il mio nome finirebbe sulla bocca di ogni singolo abitante dell’inferno. Ma non solo a Pentagram city. Probabilmente arriverei in tutti i gironi infernali.
Non so cosa ci faccia qui un overlord del livello di Alastor, ma dato che ha fatto il mio nome non escluderei la possibilità che stesse cercando me.
Se dovessi sconfiggerlo chissà chi altro potrebbe in qualche modo interessarsi a me, o meglio, a noi.
Metterei in pericolo non solo me, ma tutta la comunità del Babylon Nest. E lo so per certo, perché anche Mantis e Razor una volta hanno attirato un overlord a testa nella zona per via di alcune loro azioni che hanno portato il loro nome in giro per l’inferno. Nel loro caso la cosa si sedò con la morte dei 2 overlord per mano loro, ma non è detto che sarà lo stesso con me, soprattutto con un avversario come Alastor, uno dei demoni più temuti all’inferno. Gli altri 2 erano solo 2 demoni che hanno deciso di fare All-in solo perché erano riusciti a guadagnarsi qualche fetta di territorio.
L’inferno è grande, e le anime che lo popolano sono tante. Tenere lontani dei criminali mostrandosi come una comunità unita e con una tecnologia balistica all’avanguardia è fattibile. Ma quando si tratta della propria forza qui non funziona così. E in ogni caso, anche se si è una comunità unita non è mai una cosa positiva avere qualcuno che può attirare nel territorio qualche presenza come Alastor.
Qui c’è sempre qualcuno più forte di te. E quando le voci di un demone potente iniziano a circolare si generano solo 2 cose, invidia e desiderio di scalata.
Esco da questi pensieri e torno a guardare Alastor. Che continua a guardarmi con un’espressione a metà fra il curioso e la delusione.
« No... no no no no. Così non va ragazzo »
Dal suo volto scompare la delusione, e si fa strada lentamente una nuova ondata di furia.
Disattivo la mia FULLDEMON, e la sua rabbia si intensifica.
« Sei piuttosto maleducato a dirmi velatamente che non ti sembro abbastanza forte senza aprire bocca! »
Scatta in avanti. È il momento di riprovare.
Estraggo la magnum dalla cintura, e posizionando velocemente le mire contro Alastor premo il grilletto. Non sarei arrivato neanche a questo se non gli avessi fatto credere di star abbassando troppo la guardia disattivando la mia FULLDEMON, ma evidentemente ha funzionato. Perché lui sembra aver abbassato la guardia.
In un istante la carica selvaggia di Alastor viene annullata dal mio colpo, e il bersaglio si è inarcato completamente all’indietro, al punto che non riesco più a vedere la sua testa.
È stata in parte una mossa azzardata. Alastor evidentemente non si aspettava che fossi così veloce a estrarre la pistola. Questo colpo è stato ancor più rapido di quelli che gli ho sparato prima, che probabilmente non avrà neanche visto dato che si trovava ancora nella buca.
Inoltre, sono stato aiutato dal fatto che avevo armato il cane della pistola in precedenza. È bastato poco per espellere il colpo, ma non è finita. Non è possibile che sia bastato per eliminarlo.
Torna in avanti, ondeggiando il corpo allo stesso modo di un'asta di metallo flessibile, e le sue movenze ricordano quelle dei primi cartoni animati.
Mi accorgo subito che tiene qualcosa nella sua bocca tra quelle 2 file di denti, è il proiettile.
La cosa è sconcertante. Non è che mi aspettassi di sistemarlo con un solo colpo, ma non vedendo i tentacoli a proteggerlo come prima ho deciso di tentare, ma afferrare un proiettile di quella potenza usando i denti è qualcosa di assurdo. Anche per uno come lui.
Lo sputa per terra alla sua destra, e l’oggetto genera un rumore metallico appena atterrato sul terreno.
« Forse sono io che ti sto sottovalutando »
Mi dice spostando lo sguardo sul proiettile che ha appena sputato.
« Sei troppo veloce. Non te lo permetterò una seconda volta ».
Alza entrambi le mani artigliate verso l’alto, chiudendole allo stesso modo di prima quando ha reso inutilizzabile la trasmittente.
Sta per fare qualcosa. Attivo di nuovo la mia FULLDEMON e mi preparo ad affrontare qualcosa che potrebbe non darmi il tempo di pensare.
« È ora di aprire il sipario »
E con questo, Alastor schiocca le dita, generando istantaneamente una sorta di tempesta che investe i miei sensi.
Qualcosa non va. Non è reale, eppure, è come se questa tempesta rivendicasse l’attenzione dei miei 5 sensi.
Non vedo più nulla, solo rosso, misto a delle distorsioni simili a delle interferenze visive e uditive.
Il suono che generano non è assordante, ma è terribilmente inquietante e non mi consente di concentrarmi, come se centinaia di tracce audio venissero riprodotte simultaneamente arrivando direttamente al mio cervello.
Sento della musica prebellica, come quella di prima, ma alcune tracce presentano delle inquietanti distorsioni, alcune sono al rovescio, altre hanno una tonalità totalmente stravolta. A volte vengono accompagnate a delle inquietanti urla.
Il mio udito e la mia vista sono fuori uso, cerco quindi di puntare sul tatto, ma esso è completamente invaso da qualcosa che non dovrebbe raggiungerlo, perché come avessero preso forma, sento di poter toccare le canzoni che intasano il mio udito. Come un vento denso che mi soffia sulle mani.
Cerco di puntare sui piedi, cercando nelle vibrazioni del terreno i movimenti di Alastor, ma è tutto inutile.
Apro la bocca, lasciando che la mia lingua tocchi l’aria, come per assaporarla, ma il risultato è simile al tatto. Scelgo quindi di aprire completamente le narici, ma l’unica cosa che riesco a percepire è un forte odore di velluto, come delle tende di un teatro.
Mi guardo intorno, in questo momento non posso contare sui miei sensi, ma la vista tra tutti è l’unico a mostrarsi significativamente affidabile rispetto agli altri.
Usare la pistola in questa situazione è troppo azzardato, e inoltre non penso che Alastor me la farebbe usare di nuovo.
Estraggo il coltello dalla cintura e lo posiziono vicino al collo, con la lama rivolta davanti a me, pronto ad utilizzarlo.
Mi guardo intorno, ma continuo a vedere solo distorsioni varie miste al rosso. Di tanto in tanto però, vedo dei simboli, e tra questi, spicca il volto di Alastor. Non va bene...
Mi giro da una direzione all’altra, ma ciò che vedo non cambia, simboli su simboli, insieme a quelle dannate facce sorridenti.
Mi volto completamente e incontro una sorta di strano flusso, come se tutte le distorsioni che vedo fossero rivolte direttamente  verso di me, come a colpirmi. Qualcosa mi dice che è questa la direzione a cui devo stare attento.
Indietreggio, ma senza distogliere lo sguardo, e in un istante, dal fondo del flusso arriva un’intera ondata di volti, come se uno stormo di uccelli si stesse spostando nella mia direzione, colpendomi direttamente in volto.
Sono tanti, e di dimensioni diverse. Mi confondono, e alcuni sembrano così realistici che quasi di istinto muovo la lama verso di loro.
Indietreggiando i volti spariscono, ma, come in una sigla di un vecchio cartone animato, dalla fine del flusso arriva un ultimo volto, più grande di tutti gli altri, e si avvicina velocemente a me, ingrandendosi e occupando quasi tutto il mio campo visivo.
Si ferma a pochi centimetri da me, e mi fa l’occhiolino, prima di esplodere come una bolla di sapone.
In quell’istante, sento finalmente un suono naturale, ma è alle mie spalle.
Mi giro all’istante con la lama alzata, ma solo per incontrare il volto inquietante di Alastor, che prima ancora che possa fare qualsiasi cosa, si scaglia contro di me, e da dietro di esso, come due martelletti di un pianoforte spuntano le sue braccia artigliate, che si conficcano nelle mie spalle.
Il dolore è lancinante, e mi impedisce di muovere le mie braccia come dovrei, ma tutto questo è in secondo piano in confronto a quello che ho a pochi centimetri dal volto.
Quel terrificante sorriso che non lascerà mai più la mia testa, e quei due occhi neri che sembrano volermi risucchiare al loro interno.
Mi ruggisce contro, e la sua bocca si apre così tanto che non vedo altro che l’interno della sua bocca.
Prima che possa fare altro però riesco a riaccumulare la mia lucidità grazie alla FULLDEMON, che durante tutto questo percorso sensoriale ha rilasciato quantità spropositate di adrenalina nel mio corpo. Questo però non mi impedisce di sentire i suoi artigli nella carne viva delle mie spalle, ma almeno mi permettere di resistere dall'andare nel panico.
Inizia a calare la sua testa sopra di me, con l’intenzione di staccarmi la testa con i denti. Nessun potere rigenerativo mi salverà da un attacco del genere.
Mi sforzo di alzare il braccio destro ma non va più su dell’altezza a cui si trova il mio collo, perchè il braccio è bloccato dagli artigli di Alastor conficcati nei muscoli della spalla.
Fa male, così tanto che forse essere decapitati in questo momento non sarebbe poi così male. Ma non ho intenzione di morire così.
Noto che Alastor è ben saldato con gli artigli, come se si stesse tenendo in piedi grazie a ciò. Preso coscienza di ciò scendo di scatto con le gambe, senza dargli il tempo di pensare.
Così facendo, senza dover alzare ulteriormente il braccio, Alastor, abbassandosi con il mio corpo, riceve nel collo la lama del mio coltello, come ci si fosse buttato di sua spontanea volontà.
Alastor ribolle di rabbia, e come non fosse passato per lui neanche un secondo aumenta ulteriormente la forza, sfondando la mia difesa. Anche se, grazie al mio coltello affondato nel suo collo la sua testa è costretta a deviare a destra e più verso il basso, affondando i suoi denti nel lato destro del mio collo, includendo nelle zone colpite anche parte della spalla e sotto di essa.
Stringe forte la mascella e il dolore si fa sentire. La parte destra del mio collo è andata completamente, recidendomi le arterie, e il sangue mi indonda completamente il volto.
La mia vista si annebbia, e ho la nausea, questo perché l’afflusso di ossigeno al mio cervello sta diminuendo drasticamente.
Con tutto ciò il dolore aumenta, e tra le lacrime non posso fare a meno di urlare.
Alastor aumenta ulteriormente la forza, spaccandomi la clavicola e arrivando a toccare le mie costole.
In quell’istante, sento qualcosa che non ho mai sentito. È come se dolore e istinto di sopravvivenza si confondessero, ma più come se il secondo offuscasse il primo. In quel momento, mi sento un animale.
Rugisco, non per il dolore, ma per la determinazione a sopravvivere. In quel momento, senza capire se a controllare il corpo sia io o i miei istinti più profondi, apro la bocca, e senza pensarci affondo i denti nella parte posteriore del collo di Alastor. Per poi iniziare a spingere via quest’ultimo da verso il basso usando le mie braccia, spingendolo da sotto le sue ascelle.
Nel farlo la presa dei denti di Alastor non molla, e nel spingerlo via parte della mia carne se ne sta andando via con lui. E nonostante il dolore, non mi importa. Continuo.
Urlando e ruggendo nonostante la mia bocca occupata continuo a spingere. Finché, producendo un suono orribile di carne e ossa che si staccano spingo via Alastor, che colpisco nello stomaco con un pugno, imprimendovi una forza che, anche in piena FULLDEMON, non sapevo di avere.
Il demone si allontana significativamente, senza emettere neanche un gemito. Ha in pezzo di carne e ossa delle dimensioni di almeno 2 pugni, e il mio coltello si stacca dal suo collo, cadendo per terra, ma non sembra importargli granché.
In quel momento abbasso completamente la testa verso il basso, spingendomi verso il petto per poter vedere meglio la ferita, e ciò che vedo è una parte significativa del mio corpo che manca, rendendo visibile parte delle mie costole.
Guardandolo, come se fino a quel momento il dolore fosse stato solo solletico, tutto cambia. Inizio a sentire tutto, ogni singola fibra del mio corpo. Il dolore aumenta ancora peggio di prima. La mia vista si annebbia di nuovo, e come perdessi le forze la mia testa si incurva verso destra, non potendosi più sorreggere per la mancanza di buona parte del lato destro del collo.
Non respiro, e sono terrorizzato. Inizio ad urlare, non solo per il dolore, ma per il terrore, che solo ora sembro sentire veramente.
Sono in ginocchio, e non so se Alastor si sta preparando per attaccarmi di nuovo, e non ho la testa per pensarci.
Il dolore aumenta ancora, come se tutta la parte mancante del mio corpo reclamasse la sofferenza che gli è stata negata, e in quel momento, come carne fantasma, anche le parti mancanti del mio corpo iniziando a fare male.
Cado in avanti, e non riesco neanche a sorreggermi sulle braccia. Posso solo urlare a squarciagola e piangere, ma neanche questo mi riesce, perché non riesco a respirare correttamente, e parte della mia bocca è occupata da qualcosa.
Pochi secondi, per me minuti, o forse ore ai miei occhi. Appoggio le braccia sull’asfalto per alzarmi leggermente, e abbassando lo sguardo vedo che il tessuto mancante del mio corpo sta ricrescendo. Per qualche motivo, non mi fa più impressione.
Guardandomi intorno tenendo la testa bassa noto anche che le illusioni sono terminate, e il mondo è tornato lo stesso di prima.
Alzo ulteriormente lo sguardo e vedo Alastor in lontananza, che, con ancora in bocca la mia carne sanguinante mi guarda con profondo interesse. Sembra quasi colpito.
Mi rimetto in piedi lentamente, non senza barcollare, e guardandomi le mani mi accorgo di essere tornato alla mia forma base.
Guardo di nuovo Alastor, che tornando alla sua forma base, inghiotte quell’enorme pezzo di carne prima che la sua testa torni alla normalità. Nel farlo, si lecca con eleganza le dita tenendo gli occhi chiusi, come fosse in uno stato di trance.
Con la mano davanti alla bocca, apre di nuovo gli occhi, rivolti verso di me.
Allontana la mano dalla bocca, rivelando un sorriso presente da prima.
« Sei proprio come dicono, amico mio. E il tuo sapore supera tutte le mie aspettative »
Nel dire ciò si guarda di nuovo la mano aperta, che chiude subito dopo a pugno, come gli occhi. Abbassando la mano poi, torna a guardare me. Nello specifico il suo sguardo cade sulla mia bocca, dove mi accorgo solo ora, essere presente, tra i miei denti, un pezzo di carne di Alastor.
Si mette una mano dietro il collo, per poi portarla avanti, portando alla mia vista una mano sporca di sangue, e subito dopo fa lo stesso con la ferita sul suo collo.
Normalmente sarei disgustato dal fatto di avere un pezzo di carne, un tempo umana, nella mia bocca, ma ora non provo nulla. Credo sia dovuto alla reazione animale che il mio corpo ha avuto poco fa.
« Coraggio! Assaggiami! Accoglimi! »
Mi dice aprendole braccia in orizzontale come stesse parlando su un palcoscenico.
Guardo Alastor, e nel mentre sputo per terra quel pezzo di carne che poco fa mi impediva di urlare. Non lo faccio per disgusto, ma per rifiuto. Più tardi probabilmente se ci ripenserò mi sentirò disgustato.
Alastor alza un sopracciglio, sorridendo con fare interrogativo.
Mi raddrizzo, pur essendo ancora mezzo scombussolato. E goffamente estraggo la magnum dalla fondina della mia cintura.
« No! »
« No? » risponde Alastor, curvando nuovamente la sua testa verso destra con fare curioso.
« Non sono come te »
Non comprendo quale sia la sua reazione alla mia affermazione. Sta continuando a sorridere, anche se ha riportato la testa ad una posizione normale.
Dal chiasso causato dalle urla e le illusioni di poco fa passiamo ad un silenzio tombale, dove io e Alastor ci guardiamo, senza dire una parola.
La mano mi trema, ma, nonostante ciò, mi sforzo di alzare leggermente la pistola quel tanto che basta per far comprendere a chi ho davanti che non ho intenzione di chinare il capo. Da Alastor, nessuna risposta, neanche un movimento.
È in quel momento che sento un fischio provenire dall’alto, e all’improvviso, riportando lo scompiglio nel silenzio, a diversi metri dietro Alastor si verificano diverse esplosioni che alzano tonnellate di detriti.
Mi copro gli occhi fulmineamente, anche se i detriti giunti fino a me sono pochi, ma la mia preoccupazione adesso è un’altra. Spero che non abbiano usato i javelin...
Mi tolgo il braccio dagli occhi e guardo di nuovo davanti, notando subito che Alastor non si è mosso, e per quanto stia ancora guardando in questa direzione il suo sguardo è stupito, spiazzato per meglio dire, ma senza girarsi. Dietro di lui, tonnellate di fumo e polvere.
Ok, menomale. Devono aver utilizzato delle semplici granate. Perchè non vedo fumo arancione.
Dopo ciò percepisco alcuni spostamenti d’aria provenire dall’alto, a cui seguono 4 rumori di impatto molto leggeri alle mie spalle. A questi seguono poi dei rumori di fucili che vengono caricati, e subito dopo si dirigono verso Alastor una serie di laser. Dei mirini.
Mi giro, e alle mie spalle ci sono 4 demoni insetto che puntano i fucili contro Alastor. 3 faccie conosciute ma con cui non ho mai interagito, e poi, c’è Antiger.
I 3 non staccano gli occhi da Alastor, e tengono saldamente i fucili tra le mani. Antiger invece volge lo sguardo verso di me.
« Va tutto bene ragazzo? Ti aveva ridotto piuttosto male »
Il suo tono non è né rassicurante ne preoccupato, ma percepisco nella sua domanda un interesse genuino.
« Va tutto bene. Non è la prima volta che mi capita »
Annuisce con la testa, e torna con lo sguardo verso Alastor. Subito dopo faccio lo stesso.
Alastor sta guardando i laser rivolti contro di lui, e anche stavolta sembra divertito, come un adulto che guarda un bambino con in mano una pistola ad acqua.
Alzo la mano con il revolver in mano, e lo punto contro di lui. Sono però costretto a sorreggere il braccio destro aiutandomi con la mano sinistra, perché trema spaventosamente.
Non passano però neanche 10 secondi che sento un ulteriore tonfo dietro di me, più pesante degli altri. E atterra esattamente alle mie spalle.
« Spostati Silas »
Mi dice Fergus con un tono deciso.
Scatto a destra, verso il basso, uscendo dal raggio d’azione del gruppo, ottenendo anche lo spazio per vedere Fergus, che ha in mano un enorme lanciarazzi puntato contro Alastor.
Alastor sgrana gli occhi, la presenza di Fergus semba aver cancellato totalmente la mia presenza e quella degli altri.
« Sei piuttosto imprevedibile demone radio »
Dice Fergus con tono minaccioso.
« Non vedo ragioni per cui tu possa venire qui. Ciononostante, ora sei davanti ai nostri occhi, e poco fa hai attaccato 3 dei nostri »
Alastor ascolta Fergus con attenzione, tenendosi il mento con le dita.
« Quindi facciamola molto breve »
Continua Fergus.
« Vattene da qui e per questa volta dimenticheremo quanto è successo. Altrimenti sarai il primo a provare sulla tua pelle l’efficacia di quest’arma »
Le mie previsioni sono corrette. Fergus sta tenendo il javelin avvelenato come ultima carta. Alastor è abbastanza lontano da noi, e ci verrebbe facile allontanarci velocemente prima di respirare i fumi velenosi che l’esplosione genererebbe, ma è anche cauto e sta cercando di persuaderlo ad andarsene.
Alastor inizia a ridere. Tutti impugnano saldamente le armi. È difficile capire se si stia prendendo gioco di noi, ma questa risata ha uno scopo preciso, questo è certo.
Va avanti per almeno 20 secondi, per poi fermarsi e asciugarsi le lacrime causate dall’euforia. « Cari miei! Stavo giusto cercando di spiegarlo prima al vostro piccolo amico qui! »
Dice indicando me con il dito. Il suo tono è cambiato completamente, sembra molto allegro, e in tutto ciò i suoi occhi hanno cambiato forma, da prima buchi neri, disattivata la sua FULLDEMON sono tornati ad essere dei raccapriccianti quadranti radio, ma ora anche quelli sono spariti, per far spazio a 2 normali occhi rossi tipici di molte anime dannate.
Aggiusto la mira del revolver, riprendendo a puntarlo con l’arma.
« Cosa stavi cercando di dirmi? Hai attaccato un furgone con il nostro carico all’interno, causando la fuga di 2 demoni dei nostri »
Faccio un passo verso di lui.
« Inoltre, nel furgone c’era un altro demone. Da quanto ci hanno detto i 2 testimoni è stato inghiottito insieme al furgone »
Alastor chiude gli occhi e inizia a schioccare la lingua sul palato, come per dire no.
« È qui che vi sbagliate di grosso amici miei »
Alza la mano per schioccare le dita, e sul momento, non sapendo cosa stia per fare indietreggiamo tutti di scatto.
Vicino a lui si apre una voragine rossa, e da essa fuoriescono un’altra serie di tentacoli neri, i quali trasportano fuori dalla voragine il furgone che pensavamo di aver perso.
Viene portato in alto, per poi venire inclinato, così da fare aprire lo sportello posteriore, da cui cadono un gruppo di 5 imp privi di sensi.
Siamo tutti esterrefatti, perchè pare che per tutto il tempo Alastor sia stato dalla nostra parte.
« I vostri amici stavano andando incontro ad un brutto destino »
Ci dice con un sorriso sadico sul volto.
« Non potevo permettere che ciò accadesse »
Mi giro verso gli altri, e ci guardiamo. La cosa personalmente non ci convince del tutto.
Rialzo la pistola contro Alastor.
« C’era un altro demone con loro. E almeno 2 casse di nectar »
Alastor mi sorride, e alza di nuovo il braccio, schioccando le dita. Aprendosi un’altra voragine sul terreno,  i tentacoli tirano su delicatamente un demone che ben conosciamo, legato e imbavagliato.
I tentacoli lo poggiano con leggerezza a pochi centimetri da Alastor.
« Quei 5 simpatici animaletti lo hanno tramortito e legato, ma non temete sta bene »
Dice Alastor poggiando una mano sulla spalla del demone in ginocchio accanto a lui.
« Allontanati subito da lui »
Dice Fergus con decisione, ma senza lo stesso tono minaccioso di prima.
Alastor obbedisce e si allontana tranquillamente dal demone, procedendo alla sua destra.
Mi accorgo però che manca ancora qualcosa.
Blocco la camminata di Alastor sparando un colpo ai suoi piedi. Mantis mi ammazzerebbe per tutti i proiettili che sto "sprecando".
Lui si ferma, e si gira per guardarmi, continuando a tenere quell’inquietante sorriso sul volto. « Devono proprio piacerti tanto i film western »
Tiro di nuovo il cane aggiustando la mira contro di lui.
« Le casse di nectar »
Faccio notare l’assenza.
Alastor scuote la testa
« Temo di non averle viste, o almeno quando sono arrivato non c‘era altro dentro il furgone »
Guardo gli altri. Fergus scambia uno sguardo con tutti noi, e si sposta per ultimo su Antiger, che per un attimo si gira a guardare anche me.  
« No, non sta mentendo »
Ci dice Antiger abbassando il fucile. È sempre stato bravo a scovare i bugiardi. Se lo dice lui possiamo star sicuri.
Fergus dopo aver scambiato uno sguardo d’intesa con Antiger fa cenno agli altri demoni di abbassare le armi, e subito dopo questi si precipitano a soccorrere il demone tramortito.
Nel mentre Fergus si mette sulle spalle il lancia missili, e senza interrompere il contatto visivo con Alastor si dirige verso i 5 imp tramortiti.
Sferra un calcio a uno di loro, ottenendo in risposta nient’altro che un gemito.
« Dove sono le casse? »
Gli chiede Fergus con un tono tranquillo.
L’imp colpito perde bava dalla bocca, e non sembra essere in grado di rispondere, come gli altri d’altronde.
Fergus si mette le mani nei pantaloni per tirar fuori una pistola. E dopo aver tirato il carrello la punta contro uno degli imp, sparando un colpo. Tempo pochi secondi che Fergus riserva lo stesso trattamento agli altri 4.
Dopo ciò, urlano di dolore, e iniziano ad avere delle pesanti convulsioni, mentre dalle loro bocche e dai loro occhi fuoriesce una schiuma arancione.
Uno di loro si gira e guarda proprio me. Nel suo sguardo leggo molte cose, ma tra queste solo ad una riesco a pensare. Dolore.
Allunga una mano verso di me, come per chiedermi aiuto, ma tempo pochi secondi e questa perde forza, per poi cadere a terra.
La scena è terrificante. Avevo già visto l’efficacia di questa nuova variante del mio veleno, ma vederlo da vicino fa tutt’altro effetto.
Sono visibilmente turbato dalla scena e noto subito, con la coda dell'occhio, che Alastor mi sta guardando con un sorriso pieno d’interesse.
Aggancio il contatto visivo con lui, e sposta per un attimo lo sguardo sui cadaveri dei 5 imp, per riportarlo su di me, e successivamente, sulle mie mani.
Mi copro le mani con le maniche, come a volermi proteggere dal suo sguardo. Sa troppe cose. Questo suo comportamento non può avere molte spiegazioni, se non che sappia delle nostre armi e della materia prima con cui esse vengono create. Ossia me.
Questi miei pensieri vengono interrotti quando mi accorgo che Fergus si sta avvicinando ad Alastor con sicurezza, addirittura senza sfoderare le armi.
Io e Antiger ci guardiamo, e di comune accordo, raggiunto con un semplice sguardo, ci avviciniamo anche noi.
Alastor sposta velocemente lo sguardo tra tutti e 3, ma non parla.
A rompere il silenzio è Fergus.
« Che cosa vuoi? Demone radio »
Alastor assume un altro sorriso, molto facile da decifrare. Sembra contento, come per dire “finalmente me lo avete chiesto”.
« Voglio intervistarvi! »
Dice con gioia allungando il volto verso di noi.
Sono io questa volta a rompere lo strano silenzio che si è creato.
« Prego? »
« Intervistarvi! non avete capito? »
Detto ciò fa comparire dal nulla lo scettro che all’inizio del nostro scontro aveva lasciato cadere. Batte due volte le dita sul microfono, che emette in risposta quel tipico suono che un dispositivo del genere emetterebbe dopo il classico colpo di controllo. Poi, Alastor riprende a parlare.
« Non si fa che parlare di voi per tutto l‘inferno! “Babylon Nest! Un paradiso nell’inferno!” “Il Babylon Nest, un futuro stato indipendente?” “Babylon Nest, i demoni più forti dell’inferno” »
Fa una pausa.
« Cose così insomma ».
Fergus emette una risata, come fiero delle voci che circolano.
Io e Antiger restiamo in silenzio, ma per quanto riguarda me, anche se mi sforzo di non darlo a vedere non sono contento della cosa. Fergus vede queste voci come un incentivo a non avvicinarsi a noi, ma io ho motivo di pensare che non aiuteranno in ogni caso. Perchè buona parte dei criminali non sono così inteliggenti da fare valutazioni accurate che li portino a non puntare un bersaglio potente come noi. Di compenso, la risonanza attira solo altri nemici. Sopratutto perchè qui all'inferno tutti puntano a colpire proprio i bersagli più grossi allo scopo di accrescere il loro nome.
« Saresti dovuto essere più cauto e contattare me. Dovresti sapere meglio di chiunque altro che la tua presenza causa solo panico, demone radio »
Con questo commento ora è Alastor ad annuire con fare fiero.  Nel mentre Fergus sposta lo sguardo sui cadaveri dei 5 imp.
« Ci hai fatto un grosso favore, saremo lieti di offrirti una tazza del nostro miglior nectar mentre ci facciamo una bella chiacchierata. Magari in diretta radio »
Fergus sorride in modo malefico, e Alastor sembra apprezzare.
« Ora si che parliamo la stessa lingua amico mio! »
Nessuno sembra dar troppo peso a questo cambiamento di tono improvviso di Alastor.
Questo demone non mi piace per niente. Ho sentito molte cose su di lui, e purtroppo sembrano tutte vere. Non c’è demone all’inferno che non lo conosca.
 È apparentemente folle, e si cura solo del suo divertimento personale. Probabilmente uno dei demoni peccatori più forti mai arrivati all’inferno. Forse il più forte tra coloro che un tempo erano umani, ma se vogliamo includere anche i demoni autoctoni dell’inferno non so dove si posizionerebbe Alastor, ma deduco che sarebbe giusto un gradino sotto i demoni reali.
Inoltre trovo molto sospetto il modo con cui si è scordato di me, mi sembra troppo facile.
Sento una mano sulla spalla, è Fergus.
« Ben fatto ragazzo »
Mi dice per poi dirigersi alle nostre spalle, dove 2 dei nostri capaci di volare sono pronti a sollevarlo per riportarlo su. Il babylon Nest come ben sappiamo non ha un entrata al piano terra.
Riporto lo sguardo davanti a me, incontrando di nuovo Alastor, che sta guardando sopra, nella direzione dei giardini pensili, finchè, dopo qualche secondo si accorge del mio sguardo.
« Abbiamo finito? »
Gli chiedo con decisione.
Lui ride in risposta. Quanto diavolo ride questo demone!? Non conosce altra forma di comunicazione?
« Per adesso abbiamo finito »
Fa un passo dirigendosi nella stessa direzione di Fergus.
« Chissà che questo spettacolo non capiti una seconda volta. Non mi dispiacerebbe »
Schiocca di nuovo le dita, aprendo davanti a lui una voragine dentro la quale i suoi tentacoli, volti a formare una piattaforma per il loro padrone, lo stanno aspettando. Giunto lì, si guarda la giacca e si tocca dietro e davanti il collo, dove un grosso strappo mette alla vista di tutti i segni del mio morso e del mio coltello.
Schiocca di nuovo le dita, e tra i tentacoli sotto di lui spuntano dei microfilamenti neri che, come una macchina da cucire, si infiltrano prima nelle ferite, chiudendole, e poi si innestano tra le fibre del suo blazer, estendendosi sul rosso come una macchia di inchiostro nera, riempiendo i buchi nella giacca con una stoffa nera, ma che poi, come asciugandosi, viene inghiottita da quello stesso rosso, rendendo la sua giacca come nuova.
Mi rivolge di nuovo la parola.
« Diventa forte amico mio! La prossima volta non mi tratterrò. Ma per ora, sono in debito con te per il divertimento che mi hai dato »
Detto ciò, scompare nella voragine.
Ciò che ha detto è semplicemente folle. Mi ha quasi ammazzato e ora vengo a sapere che si è trattenuto. Mi sembrava troppo strano che riuscissi più o meno a tenergli testa, ma mi ha quasi ammazzato...
Torno alla realtà quando sento la mano di Antiger sulla mia spalla.
« Tutto bene giovane guerriero? »
« Si, tutto bene »
« Hai avuto fegato sai? »
Mi giro verso di lui sentendo ciò. È raro ricevere dei complimenti che non provengano dai miei amici.
« Quando sopra, ai giardini pensili sono arrivati quei 2 urlando che Alastor ci stava attaccando si sono cagati tutti nelle mutande. Perfino io ad essere onesti »
Con questa sua affermazione capisco di essere ancora fuori dal mondo. Sapevo che Alastor era temuto, ma non a tal punto da scatenare un panico di questo livello, soprattutto in lui.  Su Antiger non so molto, ma pare che in vita fosse un vecchio veterano del Cile. Non è un demone molto forte in sé, ma è spaventosamente abile con le armi, di qualsiasi tipo. Forse anche più di Mantis, e questo lo rende un avversario temibile.
Il demone formica si fa più vicino.
« Arrivata la notizia si sono guardati tutti fra di loro. Come per dirsi “Io non scendo neanche morto, vai tu”, poi all’improvviso in qualche modo hanno pensato tutti a te, ma quando hanno cercato un contatto visivo tu eri già uscito sui giardini pensili e ti sei buttato senza pensarci »
A pensarci ho agito così d’impulso da essermene quasi dimenticato. I demoni abbastanza forti da contrastare Alastor erano tutti assenti, c’ero solo io. Appena ho sentito il nome di Alastor sono riuscito a pensare soltanto che qualcuno doveva scendere immediatamente per fermarlo, e così mi sono mosso.
« La ringrazio per il pensiero, ma ho fatto solo ciò che andava fatto. Mantis avrebbe fatto lo stesso »
Emette una risatina leggera.
« Non serve che tu mi dia del lei, ragazzo. Sarò anche morto a 80 anni, ma qui l’età non conta più di tanto. E queste formalità riservate agli anziani non mi sono mai piaciute »
Faccio cenno di si con il capo.
« Tipico di Mantis comunque. Si vede che sei il suo pupillo »
Emettendo un’ultima risatina fa anche lui per dirigersi verso i giardini pensili. Subito dopo però mi ricordo che lui non può volare.
« Vuoi un passaggio? »
Gli chiedo tirando fuori le ali, che ormai ho imparato a richiamare anche senza dover passare alla FULLDEMON.
« Non preoccuparti. Ho i miei metodi per salire »
Dicendo questo, il demone inizia a scalare a mani nude aggrappandosi ad una tubatura. Avevo sentito dire che lo faceva ogni giorno, ma non ci ho creduto onestamente. L’edificio conta 60 piani fino al giardino pensile, e altri 20 se vogliamo salire ancora. Stento a credere che abbia la forza e la volontà per scalare tutti quei piani, ma da quanto vedo è perfettamente vero.
Mi guardo intorno e il mio sguardo ricade su quei piccoli crateri che si sono formati quando hanno sganciato quelle bombe dietro Alastor, per poi spostarsi sui cadaveri dei 5 imp.
Sono contento che Fergus non abbia utilizzato i javelin avvelenati, ma sono preoccupato dal fatto che gli attacchi di tanto in tanto continuano.
L’imp che ho ucciso quella notte con il nuovo orange dart non è bastato, ma spero che questi 5 cadaveri possano aiutare quando verranno avvistati dai loro compagni.
Ciononostante, non posso non pensare all’imp di prima. Se è arrivato a implorare aiuto con lo sguardo allora il veleno deve avergli causato una sofferenza indicibile.
Gli imp di solito sono molto orgogliosi, non si arrendono, ma anche se lo fanno, preferiscono la morte.
Mi giro, pronto a volare, ma prima che possa sbattere le ali vengo pervaso da una sensazione strana, inquietante quasi. Come di essere osservato. Mi giro di scatto, e come se i miei sensi mi guidassero punto gli occhi di istinto contro un edificio lontano, dove scorgo vagamente un puntino blu.
Ricordo in un attimo che gli imp avevano addosso dell’attrezzatura, e mi precipito subito su di loro, e infatti trovo subito un binocolo attaccato alla borsa di uno dei cadaveri.
Lo impugno, portandomelo davanti agli, e puntandolo contro l’edificio lontano sgorgo un demone, con in mano una videocamera.
Ha indosso un abito elegante di colore blu, e una valigia nella mano sinistra, mentre nella destra tiene una videocamera vicino agli occhi, puntata contro di me.
La sua pelle è verde, sembra quella di un rettile, un camaleonte forse, per via della pelle squamosa che ricopre anche parte degli occhi.
Toglie la telecamera dall’occhio, e con tutta tranquillità indietreggia, fino a scomparire grazie all’ausilio di quella che probabilmente è una sua abilità demoniaca.
Chi diavolo è? E perché stava filmando proprio da questa parte?
*
Chiudo le ali, e atterro sull’erba del giardino pensile. Nel farlo mi accorgo che sono quasi tutti accalcati davanti la parete di vetro del pub, dove è chiaramente visibile Fergus mentre parla con Alastor.
Conoscendolo Fergus avrà subito pensato di utilizzare l’influenza di Alastor per mandare un messaggio chiaro agli abitanti dell’inferno.
Non so quanto la radio sia ascoltata. Quando ero in vita era un mezzo quasi obsoleto tra quelli della mia generazione. Qui però a quanto pare rivaleggia con la televisione, che se non sbaglio è gestita da un altro overlord.
Faccio qualche passo e uno di loro si accorge di me, e facendo cenno al suo vicino anche questo si gira. Come un effetto a catena, alla fine, tempo qualche secondo e tutti si girano verso di me, facendomi spazio per passare.
I loro volti mi rivelano delle sensazioni contrastanti nei miei confronti. Mi avvicino ulteriormente nel varco che si è appena formato, e la vicinanza mi consente di vedere meglio i loro volti.
Alcuni di loro mi sorridono, quasi come mi fossero grati, altri mantengono un volto normale, quasi in segno di rispetto sembra. Faccio un altro passo, e uno di loro mi mette una mano sulla spalla, anche se solo per un secondo.
Continuo, e 1 di loro indietreggia, ma non per farmi passare. Sembra quasi intimorito piuttosto, e non è l’unico.
Altri mi guardano con odio, e tra loro spiccano in particolare i meno raccomandabili di questa comunità.
Continuo, ma improvvisamente inciampo, colpendo terra con le mani per evitare di finire con la testa al suolo.
Non è stato casuale. Era una gamba. Mi alzo, sbattendomi le mani sulle ginocchia per pulirle dalla polvere, e mi giro verso destra, giusto un passo prima, per incontrare il volto di Amon.
Il suo sguardo è sempre lo stesso, colmo di un'invidia tale che chiunque potrebbe percepirla.
Potrei dirgli di venire a farsi 2 passi con me, così che possa sistemare la cosa una volta per tutte, ma non credo aiuterebbe, anzi, mi rendere ancor più aggressivo agli occhi degli altri.
Mi limito a guardarlo, allo stesso modo con cui qualcuno guarderebbe un angelo nel giorno della purga. Faccio qualche passo verso di lui, e tutti intorno indietreggiano, tranne lui, che sposta lentamente la mano verso la sua pistola.
È un codardo, sta sudando freddo. Sa che contro di me non ha speranze, e anche se mi sparasse il mio corpo guarirebbe la ferita nel giro di 30 secondi. Il massimo che può fare è accennare l’intenzione di attaccarmi per provare a dissuadermi. Non può fare altro.
Mi giro di nuovo, tornando sui miei passi, e vicino la vetrata dell’entrata al pub riesco a specchiarmi. La mia camicia, bianca fino a stamattina è macchiata quasi completamente di rosso, come parte del mio corpo. Inoltre, sul lato destro è strappata dal colletto fino all’altezza delle costole, e miracolosamente la manica è ancora attaccata grazie alla cucitura sul busto. Direi che è il momento di buttarla.
Entro dentro e noto con stupore che qualcuno è ancora all'interno del pub. Evidentemente non tutti hanno paura di Alastor, o almeno non così tanta da spingerli lontano da lui anche quando sembra tranquillo. Nonostante ciò, si tengono comunque a dovuta distanza.
Vicino al bancone sono seduti Fergus e Alastor, con quest'ultimo intento ad ascoltarlo parlare mentre sorseggia con gusto una tazza di nectar.
Stanno solo parlando sembra. Fergus ha accettato di essere intervistato, e il tutto verrà trasmesso via radio. Quella che vedo ora sembra una normale chiacchierata.
Faccio per muovermi verso l’uscita per andare a casa a farmi una doccia, e mentre lo faccio scorgo con la coda dell’occhio la figura di Alastor che apparentemente viene catturata di nuovo dalla mia presenza. Non mi giro, ma probabilmente avrà stampato in faccia quel suo solito sorriso inquietante.
Quando è nei paraggi è difficile non sentirsi osservati, almeno per me.
*
Esco dalla doccia, e il sollievo percepibile dopo essersi lavati il sangue di dosso è così bella da non poter essere descritta a parole.
Prendo l’asciugamano che è appeso di fianco alla doccia e me lo metto intorno alla testa, in quel momento mi accorgo, guardandomi intorno, che il bagno è completamente invaso dal vapore. Evidentemente sono stato sotto la doccia troppo a lungo. Mi dirigo quindi alla finestra per aprirla, così da far uscire il vapore. Davanti ad essa però, mi accorgo essere bloccata, perché anche imprimendo molta forza sulla maniglia non sembra comunque volersi aprire.
Aumento ulteriormente la forza e la finestra finalmente si apre, rivelando dietro di essa il volto inquietante di Alastor.
Faccio un balzo all’indietro e cado di schiena. In quel momento tutto il vapore del bagno si tramuta in fumo rosso, come quello che ho visto poco fa durante il combattimento.
In tutto ciò non ho il tempo di rialzarmi che Alastor mi assale, bloccandomi a terra. Il suo volto è spaventosamente vicino al mio, occupando la mia vista con i suoi occhi terrificanti con quella forma da quadranti radio.
Apre la bocca, mostrandomi di nuovo quei raccapriccianti denti da squalo, e mira nuovamente nell’incavo del mio collo, spingendosi con i denti fino alle costole.
In quel momento rivivo le stesse sensazioni vissute poco fa, e le mie carni bruciano sotto i denti di Alastor, che continua a farsi strada in esse spingendo ulteriormente. Stavolta però non riesco ad urlare.
Cerco di spingerlo via. Come ho sperimentato poco fa, Alastor può avere tutto il potere che vuole, ma a livello di forza fisica non è poi così impressionante, e infatti riesco a tirarlo via molto velocemente. Non senza causarmi di nuovo lo strappo di un intero pezzo di carne.
Indietreggio e provo ad aprire la porta, ma questa non si apre, proprio come quella maledetta finestra.
Un istante dopo sento una sensazione di forte umidità e abbassando lo sguardo noto che dalla mia ferita sta sgorgando una quantità spaventosa di sangue con lo stesso getto di un rubinetto, e sta aumentando, sempre di più.
Sento dietro di me la risata inquietante di Alastor e girandomi noto che è ancora nello stesso punto di prima, e le sue ossa si stanno dislocando, come fosse un pupazzo in preda ai movimenti imposti da un bambino.
Nel concentrarmi su Alastor non noto che il sangue sta inondando il bagno, e si trova ora vicino all’altezza delle nostre teste, impedendomi di muovermi accuratamente. Nel mentre Alastor è sprofondato sott’acqua di sua totale volontà, e questo mi lascia completamente alla sua merce.
Non passano però che pochi secondi che il bagno si allaga completamente, e finisco così, sotto questo immenso mare di sangue.
Rosso, è tutto rosso qui intorno, non vedo assolutamente niente se non rosso. In compenso, non sento più dolore, e la ferita sembra scomparsa.
Ora capisco... avrei dovuto capirlo prima. Sto di nuovo avendo le allucinazioni, ma questo non mi fa abbassare la guardia, perché sembrano così reali che temo sarebbero in grado di uccidermi realmente.
Devo andarmene di qui. I miei poteri sensoriali non funzionano qui a quanto pare. Mi limito quindi a nuotare utilizzando la mano come estensione per sentire cosa ho davanti, e infatti c’è qualcosa, un muro. Quindi la struttura della stanza non deve essere cambiata. Se ho sentito subito il muro può significare solo che sono ancora nel bagno.
Mi sforzo di guardare con gli occhi, e scuotendo le braccia, come a voler scansare il rosso del sangue riesco effettivamente a vedere il muro, ma me ne pento subito dopo essermi accorto di un altro dettaglio. Si sta crepando...
Si forma un buco nel muro, e in esso si affaccia di nuovo quel terrificante occhio dell’energumeno che ho affrontato il mese scorso. Ma stavolta, come fosse un faro, emette una potente luce che mi consente di vedere intorno a me. Ed è proprio in quel momento che, girandomi, vengo di nuovo assalito da Alastor, che mi prende di nuovo di sorpresa obbligandomi a guardarlo dritto in quegli inquietanti occhi a forma di quadrante radio.
Un attimo dopo, scompare. Mi guardo intorno, Alastor e sparito, come il sangue e l’occhio che si affacciava nel muro. L’unica cosa ancora presente qui, è il fumo rosso.
Sento ora dei passi, dei passi che provengono direttamente dal lungo corridoio fumante che si è formato davanti a me, come se il bagno si fosse allungato.
Sforzandomi di scrutare in mezzo al fumo inizio a vedere qualcosa, una figura blu, e non percependo alcun pericolo, questa volta gli vado incontro io.
Non passano quindi che 30 secondi e inizio a vederlo, lui... non è la prima volta che lo vedo.
Appare davanti a me, con il suo abito elegante lo stesso demone camaleonte che ho visto poco fa sull’edificio davanti a me. Si ferma, ma non parla, e si limita a puntarmi contro la telecamera che tiene nella mano destra, mentre nella sinistra tiene sempre quella valigetta.
Vorrei chiedergli chi è, e perché mi stesse filmando, ma questo non è lui. È solo frutto della mia mente danneggiata.
Senza che faccia nulla però, il demone abbassa la telecamera, e inizia a parlarmi.
« Rosso, corpo, bumblebee, sangue, demoni, angeli  » fa una pausa « FULLDEMON »
Finisce di parlare e ho un dejavu. Sono le stesse parole riaffiorate nella mia mente dopo essere arrivato all’inferno!
Il demone non sembra aver finito, e infatti riprende a parlare.
« Possa il cielo rosso dell’inferno illuminare il tuo cammino »
Prima che possa farmi domande, senza che me ne accorga, tutto è tornato alla normalità. Sono di nuovo nella mia stanza.
« Cosa diavolo è successo??? » urlo al vuoto.
Mi guardo intorno, ed è sempre lo stesso bagno pulito e accogliente della casa di Mantis. Intorno a me non c’è neanche una goccia di sangue, e l’unico dettaglio interessante che noto è che il vapore è sparito, segno che sono stato incosciente per diversi minuti.
Vado allo specchio, e mi guardo in faccia. Nulla è cambiato. Il mio viso è sempre lo stesso, anche i miei occhi eterocromatici. Forse giusto i miei capelli appaiono diversi, perché mi accorgo solo ora che sono cresciuti parecchio, rendendo ancora più evidente la sfumatura di giallo sulle punte dopo il folto nero corvino.  
Ho un sospetto però e mi metto le dita sulla fronte, cercando di concentrarmi sulla mia memoria.
Il mio sospetto si rivela esatto. Ho riottenuto parte dei miei ricordi.
Ero uno studente si, e questo me lo ricordavo, ma ora ricordo anche cosa studiavo. Antichi miti e occultismo. Questa era la strada che avevo scelto.
Ancora non mi spiego però la causa di queste allucinazioni. Stento a credere che siano solo traumi, anche perché non credo di averne. Apro gli occhi, e allo specchio non c’è più il mio volto, e gli occhi dell’essere davanti a me sono molto famigliari, 2 quadranti radio.
Alastor mi ruggisce contro rompendo lo specchio e conficcandomi le schegge di vetro negli occhi, e stavolta le sento tutte.
Urlo e tempo un secondo che due lunghe braccia mi afferrano per il collo e mi trascino di nuovo in avanti, verso lo specchio. Poi, di nuovo, tutto torna come prima.
Mi guardo allo specchio, sono io. Niente sangue, niente dolore. Tutto come prima.
Cado in ginocchio, coprendomi il viso con le mani, che si inumidiscono all’istante a causa delle mie lacrime.
« Cosa mi sta succedendo? »
*
Dopo essermi dato un’asciugata, torno al Babylon Nest. Apro la porta e le cose sono come le ho lasciate, addirittura le stesse identiche persone di prima sono dentro il locale, e le stesse identiche che erano fuori sono davanti la vetrata, restii a entrare per via della presenza di Alastor.  
L’unica differenza è il fatto che l’intervista è cominciata, perché davanti ad Alastor e a Fergus ci sono 2 aste con microfono di colore argento, come se avesse sdoppiato il suo scettro.
Alastor inoltre ha assunto un atteggiamento da presentatore televisivo, e lo si capisce dal tono della sua voce e dalle gesticolazioni. C’è anche un sottofondo musicale, che sembra provenire da Alastor stesso.
« Quindi se ho ben capito amico mio, mi stai dicendo che non siete intenzionati ad espandere il vostro territorio? »
Chiede Alastor pieno di curiosità. Fergus non lo lascia attendere per una risposta.
 « Proprio così. Tutto ciò che vogliamo è essere lasciati in pace »
« Quindi! Se ho ben capito non vi spostereste di qui nemmeno se fosse Satana in persona a ordinarvelo? »
« Può ordinarci ciò che vuole, ma non gliela renderemo facile »
« Wow! »
In sottofondo è partito una sorta di suono simile ad un boing, ma potrei sbagliarmi.
« Sembrate molto sicuri di voi, e questa è cosa buona! »
Fergus senza rispondere alza il mento in un sorriso fiero.
« Solo altre 2 domande allora! Quali sono state le ragioni che hanno portato alla vostra rottura con il gruppo dei Malum Phalangorium? »
La domanda di Alastor cattura completamente la mia attenzione. Nessuno me l’ha mai raccontata per intero, prendo quindi posto su uno dei cuscini da pavimento e porto la mia concentrazione quasi completamente sull’udito.
« La cosa è molto semplice demone radio. Noi volevamo stare in pace con noi stessi, mentre quegli aracnidi senza cervello volevano portarci in una guerra per il dominio territoriale. Uno scontro che sapevano bene di non poter vincere »  
« Molto interessante Fergus! E cosa accadde nello specifico? »
« Ci fu una rottura che ci portò alla decisione di bandirli definitivamente dal Babylon Nest, che al tempo neanche portava questo nome, ed era una fogna ad essere onesti »
Ridono entrambi contaggiando anche parte del pubblico dentro il locale, e Fergus riprende subito la parola per continuare la storia.  
« Ai tempi eravamo in pochi, ma eravamo forti. Si può quasi dire che fu una dei nostri a portare avanti quasi da sola tutto il conflitto »
Sta parlando di Mantis. Conosco quella parte della storia.
« E chi sarebbe questa misteriosa valchiria? »
Fergus si mette comodo.
« La ragazza è nota nell’inferno con il nome di Mantis. E respinse quasi da sola un gruppo di 500 demoni aracnide, tra ragni e scorpioni, con un fucile a punta benedetta e un coltello »
Alastor salta dalla sedia.
« Ah, e naturalmente, anche con l’aiuto della sua FULLDEMON. è terrificante più della tua, demone radio »
Non concordo per niente sull’ultimo punto.  
« Per la vittoria di quel giorno comunque i meriti non vanno solo a Mantis, ma anche a tanti demoni insetto che hanno pagato con la loro vita »
"Pff! certo... i demoni che mandi a morire Fergus..." Penso nella mia testa.
Fergus cambia posizione sulla sedia, prima di concludere.
« E naturalmente, a me. E alle mie conoscenze nel campo delle scienze balistiche »  
Alastor emette una risata di soddisfazione in risposta alla storia di Fergus, saltando di nuovo dalla sedia, ma stavolta arrivando quasi a toccare il soffitto con la testa.
« Allora se me lo permettete avrei un’ultima domanda cari miei! »
Fergus gli fa un cenno con la testa.
« Cosa mi dite di Valentino? ha preso una strada diversa dalla vostra, lui è diventato un.. »
L’atmosfera viene interrotta da Fergus che sbatte con forza una mano sul bancone.
L‘intensità della sua rabbia è stata tale che la musica in sottofondo è scomparsa.
Alastor ha toccato un tasto molto dolente che io non posso capire, ma che per tutti gli abitanti del Babylon Nest rappresenta un trauma.
Alastor se ne accorge, e il suo volto cambia come non mi sarei mai aspettato, e con uno sguardo sincero si scusa, addirittura chinando leggermente il capo.
« Chiedi qualsiasi cosa, ma non nominare quel demone. La prossima volta lo vedrò come un oltraggio e chiederò a Silas di attaccarti »
"Fergus perché diavolo devi sempre usare me per queste cose?! È odiosa come cosa, non sono il tuo mastino..."
Mi sforzo di non far passare questi pensieri alla mia bocca.
« Solo che tutti gli altri lo seguiranno a ruota. Dubito che anche uno come te sopravviverebbe »
Aggiunge con un tono molto serio.
Alastor sorride con un certo timore che mai capirò se sia vero o falso, ma comunque la musica riprende.
« Molto bene allora! Cosa potete dirmi del BumbleBeemon? »
Dice indicando me con il dito, per poi continuare.
 « Ogni tanto puoi sentire qualcuno che parla di lui, ma a volte si dubita anche della sua esistenza »
A quella domanda, mi ghiaccio all’istante, perché l’anonimato che fino ad oggi ho tanto apprezzato, ma che più volta è stato quasi compromesso sta ora per sgretolarsi definitivamente.
Mi alzo di scatto. E guardo implorante Fergus, il cui sguardo è ancora rivolto ad Alastor.
Cosa dirai Fergus?
Si gira verso di me, e gli faccio ‘’no’’ scuotendo la testa. Lui sorride, ma sembra non aver capito il mio messaggio.
« Quello che voi chiamate BumbleBeemon è uno dei demoni più potenti che io abbia mai visto qui all‘inferno »
« Whohohoho! »
Alastor salta di nuovo dalla sedia, ma non ho la testa per notarlo, perché con quelle poche parole ho appena perso uno degli scudi che mi consentiva di tenere una vita normale qui all‘inferno.
« Ma perché non ce lo dici tu demone radio? Dopotutto hai appena assaggiato il suo potere »
« Ahahaha, devo dire che era da tanto che qualcuno non mi dava tanto filo da torcere »
Fergus ride in risposta. E vorrei solo urlare. Ora sapranno anche che ho combattuto contro Alastor...
« C’è di più. Ma sarà difficile da credere »
Alastor si avvicina con la testa verso Fergus, impaziente di sapere cosa sta per dirgli.
« Il ragazzo qui, è riuscito a far fuori un angelo nel primo giorno in cui è arrivato all’inferno »  
« WOOOOO! »
Alastor salta dalla sedia, penetrando come una freccia nel soffitto del pub e la musica si ferma.
Fergus si alza, preoccupato, ma tutto torna normale appena Alastor scende naturalmente dal soffitto riatterrando con precisione sulla sua sedia e riportando la musica nel sottofondo del pub. Non prima di essersi pulito i vestiti dai calcinacci.
Non ho più testa per prestare attenzione a loro. In questo momento, mi sento totalmente solo, e indifeso dal mondo esterno.
Mi guardo intorno con la coda dell’occhio, e come sospettavo, tutti mi stanno guardando.
Nessuno conosceva la storia dell’angelo, neanche Rachel. Solo Mantis e Fergus ne erano a conoscenza.
Mi sento osservato, e nessuno dei miei amici è qui con me. Mi sento come alla portata di tutti gli occhi dei demoni presenti all’inferno. Non c’è nemmeno Antiger, che pur non essendo esattamente un amico è sempre stato gentile con me, ma purtroppo non è tornato. Evidentemente deve aver deviato direttamente a casa sua mentre saliva.
Non so quanta risonanza effettiva abbia la radio di Alastor, ma ormai probabilmente se qualcuno non conosceva il mio nome adesso sa perfettamente chi sono. E sa anche dove mi trovo.
*
Sono passate ore e io sto ancora qui seduto sul pavimento aspettando non so cosa.
Prima che Alastor se ne andasse lo avvicinai e provai a chiedergli quanta influenza avessero le sue trasmissioni. Lui in risposta assunse un sorriso vago, e facendo spallucce mi disse semplicemente che chiunque fosse in possesso di una radio poteva ascoltarlo, ma che non era in grado di darmi dei numeri.
La cosa rimane vaga, ma credo comunque che sia abbastanza obiettivo il fatto che sono ormai sotto i riflettori di tutti.
Alcuni criminali conoscevano il mio nome, ma adesso chiunque sa che esisto.
L’accoglienza del mio nome qui all’inferno è stata particolare, e molti pagherebbero per essere al mio posto. Si può dire che la mia presenza ha lasciato delle tracce, soprattutto dopo certe imprese, come la sconfitta di quell’energumeno, ma queste tracce si sono mescolate a delle leggende, al punto che molti si sono interrogati sulla verità dietro alla mia esistenza.
Guardo verso il bancone e vedo Fergus, il quale, con uno sguardo ancora compiaciuto per l’accaduto di oggi, pulisce allegramente il suo bancone mentre versa alcuni drink.
Basta... Non ne posso più. Si è appropriato del mio nome per i suoi interessi, e questo non accadrà più.
Mi alzo e mi dirigo verso il bancone, ma appena alzato, con la coda dell’occhio ho notato subito che molti demoni seduti ai tavoli si sono girati versi di me, e probabilmente hanno già iniziato a parlare. Probabilmente ciò che sto per fare non migliorerà la mia immagine ai loro occhi, ma onestamente, non mi importa.
Arrivo davanti il bancone ma non mi siedo, e neanche mi impegno per far notare la mia presenza. Mi limito a presentarmi lì davanti in attesa che Fergus si accorga della mia presenza.
Alza lo sguardo e mi sorride.
Non prova davvero nulla a riguardo? Per lui conta solo che ora la nostra fama è certamente aumentata? E non tanto per la rivelazione sui miti di Mantis, quanto piuttosto sui miti del BumbleBeemon. Me.
Il mio sguardo rivolto a lui contiene solo rabbia. Fergus è un falso, sapeva perfettamente che non avrei apprezzato una cosa del genere, ma ha totalmente evitato la cosa. E ora, non sapendo cosa dire si limita a sorridermi.
Prende un bicchiere, e lo posiziona davanti a me, versandovi del nectar giallo, il mio preferito.
Stringo il pugno e alzandolo verso l’alto e lo lascio cadere contro il bicchiere, come un martello.
Il bicchiere si frantuma, e Fergus indietreggia leggermente, per poi guardare la mia mano, ora coperta di sangue a causa dei vetri.
Fergus ancora non parla, quindi stavolta inizierò io.
« Hai avuto ciò che volevi da me, da molto tempo, ma non è mai stato abbastanza. Poco fa ti sei anche appropriato del mio nome. Le altre volte ci sono passato sopra, anzi, delle volte mi è andato anche bene, ma se per oggi credi di passarla lascia questa volta ti sbagli di grosso Fergus »
Il mio tono non è forzato, è naturale, il normale fluire di tutte le emozioni che in questo momento ribollono nel mio cuore.
Sento un forte brusio dietro di me, e noto dagli specchi e gli oggetti di vetro presente dietro Fergus che molti demoni, anche quelli che fino a poco fa si trovavano sui giardini pensili, stanno entrando per godersi la scena. Come se ci fosse qualcosa che possa portare spettacolo...
Torno con lo sguardo a Fergus, che sta ragionando, e sta per parlare.
« Ragazzo... pensavo che capissi, pensavo avessi capito. L’ultima volta di cosa ti ho parlato? »
Si fa leggermente più vicino a me, per dirmi qualcosa a bassa voce.
« Deterrente Silas, deterrente »
Infastidito indurisco il mio sguardo. E Fergus riprende a parlare, ma senza darsi problemi nel venire ascoltato dagli altri.
« Questa ragazzo è la mia nuova lezione gratuita. Si chiama propaganda. Ma non mi aspetto che tu la capisca »
« Lo avevo capito Fergus, e onestamente delle tue lezioncine da 4 soldi non so cosa cazzo farmene! »
Si mette una mano in testa. È visibilmente agitato, ma non riesco a capire se si stia arrampicando sugli specchi e se sia realmente convinto di ciò che dice.
« Ragazzo non capisci che adesso le possibilità di attacco sono calate nuovamente? Significa che non sarà neanche necessario utilizzare il ‘’tu sai cosa’’ »
Sta parlando dei javelin.
« Non era forse ciò che volevi Silas? Niente morti. Nessuno verrà qui a disturbarci »
Prendo un respiro per controllare la rabbia.
« Nessuno verrà ad attaccare il Babylon Nest, ma cosa mi dici di me? »
Il centro del discorso è questo, e credo di aver colpito nel segno.
« Credo che tu possa farcela ragazzo »
Allunga una mano verso la mia spalla.
« Sei talmente forte da aver tenuto testa a..»
Con un gesto della mano più o meno violento colpisco la sua mano prima che raggiunga la mia spalla.
« Non toccarmi! E piantala con queste cazzate! Onestamente sarebbe ben accetta un po’ di sincerità, del tipo ‘”Hey Silas, mi spiace ma era un’occasione da non perdere. Non me ne frega un cazzo che ora quando uscirai di qui tutti sapranno chi sei, l’importante è che non attacchino noi” »
Come fece Mantis, cerco di imitare il suo tono di voce con fare provocatorio.
« Inoltre l’idea in generale non mi piace. Ho evitato di usare il veleno contro Alastor proprio perché non volevo sconfiggerlo. Volevo fermarlo in maniera pulita e rapida. Per quanto mi riguarda nessuno è al sicuro qui all’inferno se non rimane nell’anonimato »
Fergus non sa più cosa dire a quanto pare.
« Sai Fergus... onestamente credo che non te ne freghi un cazzo della sicurezza di tutti. Credo che tu voglia solo accrescere il tuo prestigio come leader di questa comunità. Una comunità forte agli occhi dell’inferno »
Credo di aver colto nel segno, perché continua a non rispondere.
« Sai cosa sei Fergus? Un dispensatore di morte. Un imprenditore del sangue. Sei un... »
« Perché non la finisci? »
una voce familiare si fa sentire alle mie spalle, e il suo tono provocatorio è inconfondibile.
Mi giro per incontrare Amon, e alla sua vista rigiro la testa verso Fergus, dando le spalle al primo.
« Che cosa vuoi Amon? È una faccenda che non ti riguarda »
« Credi che sia facile per tutti noi? Non è facile per tutti sopravvivere qui. Sopratutto senza un corpo come il tuo »
Che cos’è? Ora da criminale sta passando ad essere il portavoce del popolo per prendere le difese di Fergus?
« Cosa vai blaterando? Il tuo discorso non centra assolutamente nulla con la questione legata all’appropriazione del mio nome »
« Il tuo problema Silas è proprio qui. Pensi troppo a te stesso anche se a volte fai finta di fregartene di tutti »
Mi giro verso di lui.
« Rivendicare i propri diritti è sacrosanto, che lo faccia io o tu! »
Urlo contro di lui.
« Inoltre, il fatto di aver avuto un po’ più di fortuna rispetto agli altri non mi priva di questo diritto »
Amon ride.
« Questo è un altro dei tuoi problemi, perchè continui a ragionare come se vivessi sulla terra »
« Questo discorso me lo avete fatto tutti, e non cambierò idea, perché a differenza della maggior parte di voi sono intenzionato a conservare fino alla fine quel poco di umano che ci è rimasto! »
Vado volutamente ad estendere il bersaglio della mia critica, colpendo anche buona parte dei presenti.
« E poi, trovo a dir poco ridicolo che ora sia tu a fingere di preoccuparti per l’intero gruppo quando in realtà sei mosso soltanto da un tuo complesso di inferiorità »
Colpisco a fondo, perché Amon stringe i pugni in risposta alla mia ultima affermazione.
« Di la verità, cercavi solo un pretesto per attaccarmi vero? Amon »
Questo demone deve provenire da qualche ambiente di puri criminali. Sa usare solo la forza, e non è in grado di tenere testa ad un confronto orale.
Per svolgere i suoi compiti ha sempre utilizzato dei metodi poco discutibili, a volte anche portando ad un apparente sacrificio di un suo compagno, che non è mai stato confermato, ma è perfettamente fattibile.
Ciononostante, era considerato non poco, perché oltre a fornire a Fergus il suo veleno, indipendentemente dai metodi riusciva sempre a portare a termine i suoi compiti. Ma quando sono arrivato io, si può dire che gli ho soffiato il suo posto, perché il suo veleno è stato richiesto molto meno a causa della presenza del mio. E per quanto riguarda i compiti secondari, diciamo che la mia efficienza ha portato molto meno lavoro per lui.
« A cosa vuoi arrivare Amon? Sul serio non credo di averlo capito »
Sembra voler dire qualcosa, ma sta balbettando.
« Fergus ti ha dato un posto in cui stare, anzi.. Ci ha dato un posto in cui stare »
La mia prossima mossa è rischiosa, ma la farò comunque.
Mi giro guardando in faccia Fergus, per poi tornare ad Amon.
« Sei cosciente del fatto che l’uomo che stai difendendo è lo stesso che nel nome di questo vostro collettivismo ti ha tolto buona parte del lavoro? »
Amon è colpito nel profondo per l’ennesima volta, ma questa volta credo di aver colpito anche Fergus.
« È proprio così Amon. Non è colpa mia se tu non lavori più, né tantomeno tua. Non possiamo scegliere i nostri corpi quando finiamo qui »
Mi giro di nuovo verso Fergus.
« La colpa è di qualcuno che si nasconde sotto la scusa della collettività per ottimizzare le risorse che lui ritiene appartengano alla comunità, ma in realtà appartengono a lui, e le sfrutta a suo piacimento per innalzare il suo prestigio. Sai Amon.. Non sei neanche il più sfortunato forse, perché vedi, le donne qui vengono pagate la metà per gli stessi identici compiti che svolgiamo noi »
Rido.
« Sapete... forse mi sbagliavo. Avete conservato più umanità di quanto possiate pensare. Ma c’è una grossa differenza tra me e voi, perché avete scelto di prendere la parte peggiore di ciò che ci rende umani »
Sento un forte brusio in sottofondo. Non mi sto concentrando su ciò che dicono, ma stanno certamente discutendo su quanto detto da me e da Amon.
Fergus davanti a me tace, fissandomi in volto con uno sguardo che non esprime ne odio ne rabbia.
Nel mentre sento un suono metallico dietro di me. Amon sta portando la mano alla sua pistola, ma non mi giro.
« Sta attento Silas, non è una buona idea mordere la mano che ti nutre »
« Non una buona idea forse, ma è un dovere, nel momento in cui la scusa di nutrirti diventa un modo per impossessarsi della tua vita »
Porto la mia concentrazione sull’udito, percependo che Amon sta per fare qualcosa.
Un suono meccanico. Ha tirato il cane della sua pistola! Percepisco un fremito di rabbia da dietro di me, e batto un piede a terra, così da utilizzare il tatto e l’udito per rintracciare con precisione la posizione di Amon.
Mi giro di scatto. È in quell’istante che Amon estrae la pistola dalla fondina. Con un gesto fulmineo estraggo la mia e la punto alla mano di Amon, premendo il grilletto.
Un istante, un suono.
La pistola di Amon vola via, e il suo proprietario rimane immobile. L'arma finisce a terra, piegata, ormai inutilizzabile.
Nel momento dello sparo qualcuno ha urlato, ma nessuno sembra essersi ferito, anche perché l’unico colpo ad essere partito è il mio.
Amon mi guarda incredulo e abbassa lo sguardo per notare che la sua pistola non è più nella sua mano.
Un attimo dopo ride, ma non capisco perché.
« E questo gesto Silas? Voglio dire... ti sembra logico puntare un arma contro di me rischiando di colpire gli altri? Voglio dire... alle mie spalle ci sono i tavoli »
Sorride con fare malefico.
« Ti consiglio di guardarti dietro testa di cazzo »
Amon si gira e io riprendo a parlare.
« Si erano già spostati tutti alla tua sinistra. In caso contrario non avrei sparato »
Amon si rigira verso di me, con un volto pregno di rabbia.
« Inoltre... »
Mi sposto per far notare ad Amon che dietro di me c’era Fergus, la cui reazione al fatto mi è ancora sconosciuta.
« Se la metti così tu avresti potuto colpire Fergus. ‘’La mano che ti nutre’’ »
Imito la sua voce nel dire l’ultima frase.
Amon è umiliato e non sa più cosa dire. Se lo conosco bene la sua unica risposta possibile è la violenza.
« Bastardo! Bastardo! »
Ho indovinato. Mi urla contro, ma non accenna ad avvicinarsi.
« Mostrami di cosa sei capace davvero se ci riesci! Qui! Ora! niente armi e niente FULLDEMON! »
Mi dice con rabbia.
Sto per rispondere, ma vengo prima interrotto da Fergus, che si mette in mezzo, entrando nel mio campo visivo.
« Non qui! non pensateci nemmeno! Andate fuori se dovete ammazzarvi! »
Fergus probabilmente sta cercando di cogliere qualsiasi occasione per distogliere l’attenzione da tutto ciò che ho detto, ma ora non ha importanza.
Guardo Amon, e come me, non sembra avere nulla in contrario.
« Andiamo fuori »
Iniziano ad incamminarci verso il giardino pensile, e tutti fanno largo, disperdendosi ai lati del locale, dentro e fuori.
*
Io e Amon siamo al centro del giardino pensile, e all’orizzonte è visibile il sole cremisi dell’inferno, ormai prossimo a scomparire fra gli edifici.
Tutti si sono raggruppati ai lati del giardino o alle pareti di vetro dentro il locale, e Fergus ha preso un bel posto in prima fila.
Probabilmente nella sua testa starà tifando per uno di noi 2, ma non so chi, perché è difficile dire quale dei 2 possa essere conveniente mostrare come vincitore.
Amon si è rivelato totalmente inadatto a difendere l’autorità di Fergus, e io invece dovrei aver alzato in qualche modo gli animi. Forse la mia sconfitta sarebbe più conveniente, ma potrei sbagliarmi. Conoscendolo potrebbe usarmi ancora per inscenare un’intenzione al cambiamento e il miglioramento di questo sistema, ma è presto per dirlo.
Guardo Amon che è pronto. Mi metto una mano sulla cintura, che sgancio, lasciando cadere pistola e coltello.
Amon lascia cadere il suo enorme spolverino marrone, per poi sbottonarsi il giubbotto protettivo imbottito con la seta di Rachel.
È alto, più di quanto pensassi. Sarà almeno un metro e ottantacinque, e il suo fisico è molto muscoloso, anche se non abbastanza da considerarlo un energumeno.
I muscoli del suo corpo sono visibili anche se sta ancora indossando degli indumenti che li coprono. In particolare sono ben marcati i muscoli del petto e dell’addome, che come se non bastasse sono protetti da una corazza naturale simile a quella che copre il corpo della scolopendra, che è anche il tipo di demone a cui appartiene Amon.
Si mette in guardia, mostrandomi i pugni, e comincia ad avvicinarsi lentamente.
Non assumo alcuna guardia, ma mi avvicino anch’io lentamente, cercando di studiare i suoi movimenti.
È molto più alto di me, e la sua forza fisica sarà almeno 3 volte la mia, quindi devo stare molto attento a non farmi sopraffare dal suo peso.
Da quanto so non è considerato un demone troppo forte, ma non significa di certo che sottovalutarlo sia una cosa saggia.
Ci siamo avvicinati, e la distanza che ci separa sarà non più di 4 metri. Quindi adesso tocca valutare se mi convenga attaccare per primo.
Lo guardo negli occhi, ma questi non fanno trasparire nessuna delle sue intenzioni. La cosa mi stupisce. Da quanto ha mostrato poco fa mi ha dato l’idea di qualcuno che ha serie difficoltà a trattenere le proprie emozioni. Ho fatto bene a non sottovalutarlo. Qualcun’altro forse lo avrebbe attaccato senza pensarci.
Ha alzato leggermente il tallone del piede sinistro, e ha mosso leggermente la spalla del braccio destro.
Sta per attaccare.
Gira su sé stesso, facendo perno sul piede destro, e si dà uno slancio con il braccio destro, così, girando come una trottola, alza leggermente l’altra gamba con l’intento di sferrarmi un calcio basso diretto alle mie gambe, ma lo intercetto.
Salto in alto, quel tanto che basta per schivare il calcio, e nel farlo preparò un pugno che, caricato verso l’alto, dirigo dritto al suo collo, che, come in molti altri demoni corazzati, risulta essere scoperto.
Prima che il colpo giunga assegno però, la sua testa, con la stessa reazione che avrebbe un serpente, si sporge verso il mio braccio, infliggendomi un morso, così leggero da non impedirmi di portare a termine il colpo, che colpisce in pieno il lato del collo di Amon.
Indietreggia stordito. Tossendo e barcollando, mentre io atterro fluentemente sul terreno.
Mi guardo subito il braccio, dove il morso di Amon è evidente, perché nel punto interessato la mia pelle sta diventando viola.
Guardo Amon, che pur avendo smesso di indietreggiare continua comunque a tossire.
« Amon che significa questo?! »
Gli chiedo mentre il morso sulle mie ferite inizia a farsi sentire, come se il sangue in quella zona si stesse congelando.
Amon continua a tossire, ma si sforza di rispondermi.
« Ho detto, niente armi e niente FULLDEMON. Ma le nostre capacità innate fanno parte di noi, non sono da considerarsi armi »
Mi dice con un sorriso furbo stampato sul volto. Bastardo... Ha giocato così perché sa che non userò il mio veleno...
Si mette una mano in tasca, e tira fuori una fiasca in acciaio piena di punte e appesa ad una catena, che tenendo in mano, mi sventola davanti agli occhi.
« A volte uso il mio veleno per degli interrogatori, così molto tempo fa, prima che arrivassi tu chiesi a Fergus di sintetizzare un antidoto che potessi usare come merce di scambio per estorcere informazioni »
Ora capisco a che gioco sta giocando.
« Vuoi salvarti? Forza allora, vieni a prenderti l’antidoto. Basta ingerirlo »
Prendo la rincorsa, cercando di resistere al dolore gelante che pervade il mio braccio sinistro e corro verso di lui.
Cerco di afferrare la fiasca, ma è proprio quando la mia mano è a pochi centimetri da essa, che arriva un pugno dritto al mio volto. Così forte da scaraventarmi via di qualche metro.
Sento calore e umidità correre sul mio volto, deve avermi rotto il ciglio, perchè le sue mani sono tremendamente dure per via della corazza che le ricopre.
Mi rialzo, ma è proprio quando volgo lo sguardo contro di lui che me lo trovo già col fiato sul collo, e mi sferra un calcio di nuovo indirizzato alla mia testa, facendomi girare su me stesso.
Non contento però, una volta fermo, dalla direzione opposta, Amon mi colpisce alla testa usando la fiasca, la quale, appesa alla sua catena come fosse una mazza chiodata, mi colpisce così forte sul cranio al punto da generare un forte rumore, che non lascia dubbi. Sfonda per intero quel lato del mio cranio.
Cado a terra, come se nello stesso istante tutto ciò che vedo mi cadesse addosso. Vedo Amon, è in piedi sopra di me, ma la sua figura si sta deformando, e l'atmosfera intorno a noi sta cambiando colore, o meglio, sta perdendo colore.
Come se la saturazione cambiasse, il mio mondo diventa bianco e nero, tranne che per Amon, il quale è completamente avvolto da un aura di colore rosso sangue.
Alza uno stivale, e mi calpesta il braccio sinistro con tutta la sua forza, proprio sulla zona del morso, causandomi ulteriore dolore. Come se il braccio, apparentemente congelato, andasse in mille pezzi.
Come se non bastasse, le suole dei suoi stivali sono chiodate, come delle scarpe professionali da corridore, e questo rende ancora più devastante il suo colpo.
Continua, come divertito, a calpestarmi con la stivale, ma ad un certo punto, come annoiato al calpestare sempre nello stesso punto, cambia zona, penetrando con i suoi stivali chiodati nella mia coscia.
Il dolore è nulla in confronto a quello che ho sentito sul braccio avvelenato, e percependo come Amon sia ben saldo con quel piede, mi sforzo di resistere al dolore, e alzandomi con il busto afferro il piede saldato contro la mia coscia. Poi, sforzandomi, mi sposto verso di lui, facendolo cadere all'indietro.
Mi alzo immediatamente, con l'intenzione di afferrare la fiasca, che raggiungo con la mano, ma una volta giunto a destinazione prendo coscienza che le dita della mia mano sinistra non si chiudono. Probabilmente a causa del veleno.
Fulmineamente lascio quindi partire l'altro braccio, ma prima che giunga a destinazione viene bloccato dall'altro braccio di Amon, che con decisione cerca di spingermi via.
Anche se mi trovo sopra di lui mi è difficile resistere. La sua forza è molto più alta della mia, e non posso usare il braccio sinistro. Qui noto però, che anche lui non può utilizzare un braccio in questo momento. Perchè nella mano destra stringe avidamente la catena della fiasca, che per forza di cose, non può lasciare cadere nelle mie mani, e non può neanche usarla come arma a causa della distanza esigua che gli impedirebbe di darle il giusto slancio.
Forse non avrò altra occasione, devo concludere adesso.
Mi sforzo di resistere, buttando tutto il mio peso sul braccio destro, così da contrastare la sua spinta, e appena ne ho l'occasione, lo colpisco con il ginocchio nei testicoli, facendo perdere tutta la spinta che imprimeva su di me.
Mi alzo, e do un calcio alla fiasca nella sua mano destra, che finisce a circa 5 metri da lui, il quale geme di dolore comprendosi l'inguine con la mano libera.
A quel punto mi getto verso la fiaschetta e la afferro con la mano destra. Non perdo tempo a rimuovere il tappo con i denti e a bere il contenuto della fiasca, totalmente insapore e inodore.
Dopo aver bevuto mi giro nuovamente verso Amon, notando con gioia che la mia vista sta tornando alla normalità. Segno che il mio corpo ha già fatto fronte al trauma cranico di poco fa.
Amon si è rialzato, ma continua a coprirsi l'inguine con le mani. Faccio qualche passo verso di lui, e alza lo sguardo su di me.
Mi guardo il braccio sinistro, e provo a muovere la mano, che fortunatamente risponde ai miei comandi, questo grazie all'antidoto, anche se il dolore si sente ancora, pur se attenuato.
Guardo di nuovo Amon, che si è rialzato completamente. Alzo la mano destra e gli lancio la fiaschetta chiodata.
« Cosa dicevi Amon? niente armi? niente armi per me forse, dato che evidentemente non sei in grado di sconfiggermi senza »
Afferra la fiaschetta, e non può fare altro che ringhiare per l'ennesima umiliazione subita.
Non contento non getta via la fiaschetta, ma anzi la fa girare intorno al braccio, con l'intento di usarla nuovamente per colpirmi.
Mi concentro sul mio udito, per cercare di intercettare i muovimenti della sua arma tramite gli spostamenti d'aria. Afferrarla è impossibile, schivarla, forse. Più le sto lontano meglio è.
Amon si prepara a caricare e io faccio lo stesso. Scatta nella mia direzione, facendo girare la fiasca ancor più velocemente di prima. Scatto anch'io, ma per poco.
Quando mi trovo a quasi 2 metri da lui effettuo un salto, cercado di guadagnare sia in lunghezza sia in altezza, e mi riesce, portandomi alle sua spalle.
Sono atterrato esattamente dopo di lui, siamo quasi schiena contro schiena. È la mia ultima possibilità.
Mi rigiro velocemente, girando su me stesso come un ascensore a spirale che procede verso il basso. Nel farlo allungo la gamba, colpendo con forza la caviglia di Amon, che pur essendo corazzata non riesce a bloccare il colpo, facendolo cadere verso di me.
In quello stesso momento, facendo scorrere la schiena di Amon in caduta sulla mia, lo diriggo dopo di me, facendolo atterrare di schiena.
L'impatto non è violento, ma è quello di cui avevo bisogno. Mi giro, gettandomi su di lui.
Calcio la sua mano destra, facendo scivolare lontano la fiasca, un'altra volta. Dopo ciò sferro un altro calcio, stavolta diretto al suo volto.
Stordito, mi fa guadagnare qualche secondo, e così mi abbasso in ginocchio su di lui, e prima che possa accorgersene lo colpisco al volto con il pugno destro.
Mi preparo poi a colpirlo con il pugno sinistro, ma nel farlo, apre di nuovo la bocca, e fa scattare il collo in avanti, con l'intento di mordermi nello stesso braccio. A pochi centimetri però si ferma, di sua volonta, perchè per sua fortuna si è accorto di essere quasi caduto nella mia trappola.
I suoi tempi di reazione devono essere eccellenti, perchè si è accorto che ho estratto i pungiglioni dalla mano sinistra, che adesso sono a pochi centimetri dal suo volto.
Caduto nella trappola lo colpisco di nuovo con il braccio destro. Lo colpisco con tutta la mia forza, causando la fuga di un getto di sangue che macchia i fiori bianchi sotto di noi.
Senza dargli tempo di pensare rinfodero i pungiglioni, e lo colpisco selvaggiamente con un pugno del braccio sinistro, per poi ripassare al destro, al sinistro, ancora e ancora.
Vado avanti per una decina di secondi, e mentre lo colpisco rifletto.
Ad ogni pugno ripercorro tutto ciò che ho fatto per arrivare fin qui, soffermandomi sopratutto sui miei errori. Mi accorgo qui di essere stato troppo flessibile. È ora di smetterla di giocare.
Mi fermo e prendo il muso sanguinante di Amon tra le dita della mano destra, così da obbligarlo a guardarmi negli occhi.
Nel suo sguardo non vedo più il demone che gioca a fare il duro e che non si fa alcuno scrupolo. Ciò che rimaneva di lui è ormai diventato docile, perchè non può più fare nulla.
Alzo la mano sinistra, portandola intenzionalmente alla sua vista, e lascio uscire i miei pungiglioni.
Nel farlo percepisco dei cambiamenti  nel brusio intorno a noi. Probabilmente nessuno se lo aspettava da me.
Scambio un ultimo sguardo con Amon, che non ha neanche la forza di implorare, e con tutte le mie forze diriggo il mio pugno sinistro contro il suo volto.
Mi fermo, il braccio non arriva al suo volto, è bloccato.
Mi giro, per incontrare lo sguardo di qualcuno che conosco bene. Qualcuno che ha bloccato il mio braccio prima che affondasse nel volto di Amon.
« Mantis »
*
Mi guarda con uno sguardo che non riesco a decifrare. Nel suo volto non c'è rabbia, forse solo una punta di disapprovazione.
Continua a guardarmi, finché non sposta lo sguardo contro Amon, che in questo caso guarda con disprezzo.
Riporta lo sguardo su di me, e mi tira via con forza, obbligandomi ad alzarmi in piedi, trovandosi faccia a faccia con me.
Mi guardo intorno, nessun cambiamento. Nessuno si è spostato. Sono ancora tutti al loro posto, ma mi è difficile decifrare i loro volti. Le espressioni sono tante e varie, dal disgusto alla paura, ma non ho modo di capire a chi siano rivolte tali espressioni.
Riporto lo sguardo su Mantis, che sta per dire qualcosa.
« So tutto ciò che è successo »
È stata via un giorno intero. Probabilmente si riferisce a quanto successo prima con Alastor. Venendo qui deve averlo saputo da qualcuno.
« Usare il veleno su un overlord ti viene difficile vero? ma da quanto vedo usarlo su un tuo compagno è più facile »
Sapevo che avrebbe detto qualcosa del genere.
« Lasciami indovinare. Non volevi creare una risonanza tale da rischiare di attirare attenzioni contro di noi vero? »
Ha indovinato. Deve conoscermi piuttosto bene.
Annuisco.
« Non me ne pento, ma in ogni caso Fergus ha reso tutto inutile con quello che ha fatto dopo »
Mantis si gira un attimo per guardare Fergus, il quale guarda preoccupato nella nostra direzione, ma Mantis non sembra Curarsene più di tanto, e torna su di me.
« Dimenticati per un attimo di noi. Se fossi morto? »
« Non è successo »
Gli dico con decisione, senza cedere alla sua pressione.
« Potresti smettere per un attimo di conservare così egoisticamente la tua umanità e cercare di pensare come un demone normale? »
« Io non sono un demone normale, Mantis. In tutti i sensi »
Questa volta il mio sguardo che segue la risposta non è caratterizzato da malinconia. Ormai ho deciso.
Mantis sembra accorgersene, e il suo volto rasenta la sconfitta definitiva.
Mi libero dal suo braccio e mi allontano da lei. Mi guardo intorno e riallaccio il contatto visivo con Amon, che anche se in procinto di rialzarsi è ormai sconfitto definitivamente.
Guardo verso Fergus, e noto che sta sudando freddo. I nostri sguardi si incrociano, e lo fulmino con lo sguardo.
« Hai paura Fergus non è vero? »
Faccio un passo verso di lui.
« Hai rafforzato il tuo impero in pochi mesi basandoti su un'unica risorsa »
Alzo il braccio estraendo i pungiglioni, indicandoglieli con l'altra mano.
« Dopo quello che è successo oggi pensi che io possa andarmene vero? è per questo che stai tremando. Hai paura di perdere ciò che produco vero? bhè non preoccuparti, questo non accadrà »      
Cammino verso la mia cintura, a pochi passi da Fergus. Da qui, recupero la mia pistola e mi giro verso tutti.
« Però Fergus, le cose adesso cambiano »
Con questa mia frase Fergus sgrana gli occhi, e dopo un lungo silenzio si decide finalmente a parlare.
« Che... che intendi dire? »
Rido sotto i baffi. Lo ho in pugno.
« Ricordi quando hai teorizzato che i danni alle mie mani rischiano di danneggiare definitivamente anche le ghiandole velenifere? senza possibilità di recupero »
Fergus riprende a sudare freddo. Probabilmente ha capito cosa voglio fare.
Degludisce pesantemente, continuando a sudare copiosamente.
« Certo che lo ricordo »
« Molto bene »
Dopo avergli risposto alzo la mia mano con i pungiglioni all'esterno, mostrandola a tutti. Subito dopo prendo la pistola e la punto contro la mia mano, causando un gemito preoccupato da parte di Fergus.
« Vogliamo provare? »
Gli dico con decisione, guardandolo negli occhi. Ma a quanto pare Fergus non è l'unico ad essere preoccupato, perchè vagamente anche qualcuno nel gruppo trema solo all'idea. Anche Mantis, che mi guarda allo stesso modo con cui una madre guarda per l'ultima volta un figlio che non vedrà più.
Inizio a ridere, ma senza esagerare.
« Una volta lessi una frase in un libro. Diceva "Chi ha il potere di distruggere qualcosa ha il controllo su quella cosa". Quanto è vera questa cosa... Dico bene, Fergus? »  
Scaccio via l'euforia e assumo uno sguardo molto serio mentre guardo Fergus, che ormai si è indocilito come Amon.
In questo momento ho un potere immenso nelle mani, ma devo stare attento. Ho visto più volte quanto il potere possa dare alla testa. Ma adesso, devo fare qualcosa per far si che questo potere abbia una sua validità.
Non parlo e aspetto che sia qualcun altro a farlo. Attendo così per un tempo che sembra un minuto, girandomi qua e là tenendo alla vista di tutti la mia mano che punta la pistola contro l'altra, tenendo letteralmente in ostaggio la risorsa che tiene vivo questo impero.
A quel punto, Fergus mi si avvicina.
« Che cosa vuoi ragazzo? »
Sorrido e tolgo la pistola dalla mano.
« Assolutamente nulla Fergus »
Gli dico accennando una risatina.
« Non per me almeno. Tutto quello che ti chiedo per me è di non utilizzare più il mio nome  per i tuoi scopi. Per il resto voglio che da domani in questo posto vigga una parità salariale che valga per tutti. E infine, non prenderai mai più delle decisioni logistiche che possano aumentare significativamente il rischio di morte. Come accadde quella volta »
Sull'ultimo punto stringo gli occhi con rabbia, ma la faccio volare subito via.
« Questo significa anche che non userai il ''tu sai cosa'' almeno che non sia io a dirtelo »
Mi avvicino ora a Fergus, trovandomi a pochi centimetri da lui.
« Tutto chiaro?  »
Fergus non risponde a voce, però, come rassegnato, fa "si" con la testa. Per me è più che sufficiente.
Mi sposto verso l'entrata del pub, per poi girarmi di nuovo, guardando tutti.
« Forza! torniamo dentro. Eravamo tutti così tranquilli prima. Lasciamoci alle spalle questa cosa, dopotutto non riguarda voi. Solo me, e Fergus »
Mi accorgo poi della presenza di Amon, di cui mi ero completamente dimenticato.
« Vale anche per te! »
Dico ad alta voce indicandolo. Ottenendo da lui una reazione nervosa che si traduce con il suo ringhiarmi contro.
Mi giro di nuovo verso Fergus, e mi metto una mano nelle tasche alla ricerca di qualche soldo.
Tiro a Fergus alcune monete, e si abbassa per raccogliere, confuso.
« Del nectar verde, ora, per favore »
Rientro nel pub, mentre alle mie spalle, la luce del sole cremisi dell'inferno inizia a scomparire, portando la notte sopra le nostre teste.
*
Sono rientrato nel pub da ormai 30 minuti, e tutto sembra essere tornato alla normalità, come se niente fosse successo.
Appena rientrato nel pub ho preso posto su uno di quei tavoli bassi, dove al posto delle sedie sono presenti dei cuscini imbottiti sul pavimento. Li ho sempre trovati molto comodi personalmente.
Dopo ciò sono passati solo pochi minuti prima che tutti rientrassero nel pub riprendendo i loro posti e le loro attività, ma non tutti. Alcuni se ne sono andati, non so se per paura o altri motivi, ma le cose stanno così, e il pub è comunque bello pieno, e si è ulteriormente riempito con l'arrivo della notte.
Mantis è rientrata poco dopo tutti gli altri ed era come addolorata. Mi ha guardato solo per un attimo, ma poi se ne andata. Probabilmente sarà tornata a casa.
Fergus invece cerca di evitare anche solo lo sguardo. Anche quando sono andato al bancone per prendere la grossa bottiglia di nectar verde che mi aveva preparato, lui ha evitato lo sguardo.
A ben pensarci, adesso sto riflettendo su tutte le mie azioni di oggi. C'è qualcosa che non va.
Con poche parole ho letteralmente preso il controllo di tutto, ma ci sono delle spiegazioni legate al caso che spiegano la cosa. Nascere, o meglio, rinascere con al proprio interno una risorsa potenzialmente infinita non può che portare a questo. Io controllo la risorsa, e ora, di compenso, ho il potere di controllare chi ne faceva uso.
Ciò su cui mi interrogo maggiormente è su quanto sia stata saggia questa mossa da parte mia. Basterà per rendere questo posto migliore?
Solo il tempo potrà dirmelo.
Ma poi... all'atto pratico questo posto non era particolarmente problematico. Ad esserlo erano le decisioni di Fergus, che hanno danneggiato me, e a volte anche le vite degli altri.
Si... il problema è sempre mio. Semplicemente non tollero il sacrificio.
Mi verso del nectar verde nella tazza e inizio a sorseggiarlo. Riesce sempre ad avere un effetto calmante e mi aiuta a pensare.
Il nectar, insieme all'atmosfera tranquilla del Babylon Nest mi aiuta a svuotare la testa.
Mi guardo intorno, e ogni tanto qualcuno continua a guardarmi, ma ci sono stati dei cambiamenti, ed è piuttosto ironica la cosa.
Sono arrivato qui e sono stato accettato da tutti. Ho iniziato a darmi da fare e alcuni per invidia hanno iniziato a vedermi negativamente. Poi, oggi dopo il mio scontro con Alastor alcuni hanno iniziato ad avere paura di me, e adesso?
Semba che tutti i miei discorsi abbiano in qualche modo ottenuto il consenso di qualcuno, perchè alcuni di loro mi sorridono quando incrociano il mio sguardo, anche qualcuno che prima mi odiava. Ma allo stesso tempo, al contrario, alcuni che prima non avevano nulla contro di me ora si aggiungono ai gruppi di coloro i quali mi odiavano, oppure che mi temevano.
Santo cielo... quante cose sono cambiate in poche ore oggi...
Devo anche risolvere alcuni misteri. Per esempio... l'uomo col vestito blu, ma sopratutto... quelle maledette 6 parole... e quella frase ad essa collegate.
"Possa il cielo rosso dell'inferno illuminare il tuo cammino". Mi ha anche portato a ricordare alcuni dettagli della mia vita.
Perchè tutto questo?
Rimango a riflettere per almeno una decina di minuti, finchè non sputano alle mie spalle due braccia esili che mi circondano il collo.
Sorrido.
« Giornata pesante vero? »
Alla mia domanda, Rachel appoggia il mento sulla mia spalla destra.
« Il mio incarico di oggi ha richiesto molto lavoro. Solo 20 minuti fa ho avuto il tempo di farmi una doccia »
Mi dice con un tono stanco, ma che fa trasparire quanto sia contenta di vedermi.
Si abbassa, sedendosi dietro di me, appoggiata alla mia schiena.
Le passo la mia tazza di nectar sulla mano, che prende tra le dita, per poi portarla alla bocca.
La sento sorseggiare lentamente il nectar, finchè non mi ripassa la tazza.
« Sai... mentre venivo qui ho visto molte persone per i corridoi. Sembravano preoccupate »
« Lo so »
« Ho chiesto loro cosa fosse successo, così... »
Fa una pausa.
« Così? »
« So tutto »
Rido malinconicamente.
« Non sei spaventata da me? non provi nulla a riguardo? e sai che se ti vedono con me anche la tua immagine ne risentirà? »
« Sei stato eroico, per quanto mi riguarda »
« Massacrare e farsi massacrare ha ben poco di eroico, Rachel »
Stringe la presa su di me.
« Inoltre... le mie azioni potrebbero portare scompiglio. Distruggendo quel delicato equilibrio che viviamo »
« Una decisione difficile. Eppure hai avuto la forza e il coraggio di metterla in pratica »
Toglie le braccia dalle mie spalle, e viene davanti a me muovendosi in ginocchio dalla mia destra, portando alla mia vista il suo viso.
Allunga delicatamente una mano, accarezzandomi il viso. Poi si avvicina con il suo volto, e per la prima volta, mi bacia sulle labbra.
Restiamo così, per almeno 30 secondi, senza muovere nemmeno un muscolo.
Nessuna dichiarazione, nessun percorso. Ci siamo sempre piaciuti, e senza mai dirlo lo sapevamo entrambi. Questo gesto le è venuto totalmente naturale, come è stato naturale il mio accoglierlo.
Si ritrae delicatamente, e mi guarda.
« Stai bene? »
A questa domanda, la malinconia attanaglia il mio cuore, e le rispondo con un volto triste.
« No »
Rachel, in ginocchio, si avvicina ulteriormente e mi circonda di nuovo con le braccia, spingendo la mia testa contro il suo petto.
L'azione di Rachel mi porta una calma e un conforto che raramente posso provare qui all'inferno, che mista alla sicurezza che scaturisce da lei, mi toglie ogni capacità di trattenermi, e le lacrime scorrono copiosamente sul mio volto.
Dopo un singhiozzo Rachel se ne accorge, e stringe ulteriormente il suo abbraccio.



Quel giorno, divenni un Re, ma senza una corona. E vicino a me, c'era la mia falsa regina.
Non so ancora se le mie azioni impulsive fossero guidate da un interesse genuino nel perseguire il bene comune di chi mi circondava. Forse semplicemente volevo, infantilmente, diventare un eroe agli occhi di qualcuno. Pur sapendo che in questo caso, le mie azioni mi avrebbero portato anche un numero non indifferente di nemici.
Ma non potevo sapere, che anche con questo pensiero in mente stavo sottovalutando pesantemente il peso delle mie azioni, le quali, purtroppo, avrebbero cotribuito notevolmente alla nostra rovina.

      
Citazioni:

- La frase "Non è una buona idea mordere la mano che ti nutre" è presa alla medesima "Non si morde la mano che ti nutre" del film d'animazione Madagascar, del 2005.
- La frase "Chi ha il potere di distruggere qualcosa ha il controllo su quella cosa" è presa dal romanzo Dune, dello scrittore Frank Herbert.
Anzi, molti appassionati del romanzo l'avranno notato, ma alcuni elementi di questo arco narrativo sono ispirati proprio ad alcuni elementi del suddetto romanzo.
 

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