Vento di cambiamento

di Padmini
(/viewuser.php?uid=100927)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO - Una vacanza interrotta ***
Capitolo 2: *** Ti voglio bene ***
Capitolo 3: *** C'è chi perde e c'è chi trova ***
Capitolo 4: *** Kurama Uzumaki ***
Capitolo 5: *** La tua Casa ***
Capitolo 6: *** Sacrificio ***
Capitolo 7: *** Il funerale di Naruto ***
Capitolo 8: *** Edo Tensei ***
Capitolo 9: *** All'attacco! ***
Capitolo 10: *** Vecchi Ricordi ***
Capitolo 11: *** Strategia vincente ***
Capitolo 12: *** Il Clan Uzumaki ***
Capitolo 13: *** Liberazione ***
Capitolo 14: *** Addio? No, arrivederci. ***
Capitolo 15: *** EPILOGO ***



Capitolo 1
*** PROLOGO - Una vacanza interrotta ***


Ciao a tutti!

 Vorrei iniziare questa fanfiction con una premessa: non mi piace la piega che sta prendendo la serie Boruto, per questo ho deciso di scrivere questa fanfiction.

Ad essere sincera non so esattamente come sia la trama, mi sono persa per strada molti personaggi e situazioni, ma una cosa in particolare non l’ho apprezzata: la morte di Kurama.

Per porre rimedio a questo avvenimento, ho deciso di modificare leggermente la trama, a partire dall’interruzione dell’esame dei Chunin: dal rapimento di Naruto tutto sarà diverso, la storia si svolgerà tra due mondi diversi e presto capirete il perché (le parti in corsivo sono riferite all’altro mondo). In pratica faccio iniziare la serie cambiando la fine del film Boruto, senza tener conto della serie e non terrò conto nemmeno di un altro personaggio che si vede all’inizio del film.

Ci saranno anche altre modifiche, ma le scoprirete leggendo. Spero che vi piaccia, fatemi sapere <3
Un abbraccio,
Mini



Prologo - Una vacanza Interrotta


 

Quella mattina Kakashi si era alzato presto, il tempo era mite, un caldo sole illuminava la valle e riscaldava piacevolmente, mentre una fresca brezza muoveva appena i capelli. Tutto era placido, gli uccellini cantavano e lui e Gai si godevano il meritato riposo.

Erano trascorsi quasi tre mesi da quando erano partiti dal villaggio della Foglia e non lo rimpiangevano. Ogni tanto gli mancavano gli amici, ma dopo tanti anni di stress e battaglie avevano capito che godersi quella pace non aveva prezzo.

Gai si era svegliato anche prima di lui, non era ancora sorto il sole, probabilmente era andato a passeggiare, così Kakashi si era alzato leggermente dopo, aveva fatto colazione ed era andato ad immergersi nelle vasche termali per godersi il tepore dell’acqua e il fresco del vento.

Se ne stava lì, occhi chiusi, respiro lento, completamente rilassato, il suo udito era pur sempre quello di un ninja, e in quel silenzio il rumore delle ruote della sedia a rotelle di Gai non riuscì a sfuggirgli. Dalla sua posizione lo vide, non sembrava sereno, e la cosa lo turbo. Kakashi si alzò, si vestì e lo raggiunse rapidamente in giardino.

“Gai, c’è qualcosa che non va?” chiese, ma l’uomo rimase in silenzio “è successo qualcosa?”

Gai prese un profondo respiro, poi scosse la testa.

“Non lo so, te lo giuro, non lo so, ma siamo stati convocati a Konoha con urgenza. Anzi, tu sei stato convocato, ma ovviamente verrò con te. Deve essere successo qualcosa di grave.”

“Ti ha convocato Naruto?” chiese l’ex Hokage.

“No” rispose Gai, scuotendo la testa “Mi ha chiamato Shikamaru”

Un brivido lo fece tremare e Kakashi capì che non aveva a che fare con la goccia che, caduta dai sui capelli, gli aveva attraversato la schiena.

“Prepariamoci per partire” disse semplicemente “MI occuperò io delle valigie"

In meno di due ore erano in viaggio verso il villaggio, con la testa piena di domande a cui non potevano dare risposta.

 

Il viaggio fu relativamente breve, ma per i due ninja fu eterno. Il paesaggio scorreva rapidamente fuori dal finestrino del treno, ma i loro pensieri rimanevano impigliati ai rami degli alberi, ai fili elettrici, alle nuvole. Cos’era successo? Quale catastrofe poteva essere tanto devastante da richiedere il suo rientro?

Da quando Kakashi conosceva Naruto, lo aveva sempre visto come una persona solare, allegra, sempre positiva, da quando era diventato Hokage aveva visto lentamente svanire quel sorriso, ucciso dalle responsabilità e dalla preoccupazioni che gli dava la famiglia, in particolare il figlio maggiore. Aveva passato in rassegna ogni problema che potesse essere capitato, magari qualcuno aveva creato zizzania durante l’esame di selezione dei Chunin? Sapeva che era in corso ma, nonostante ci fosse in mezzo anche Boruto, non aveva avuto voglia di tornare solo per lui, tanto sapeva che sarebbe andato bene. Allora cosa poteva essere successo? Qualche crisi con qualche paese straniero che magari aveva barato durante gli esami? La sua mente viaggiava frenetica senza riuscire a trovare una soluzione.

L’ansia di Kakashi era evidente, tanto presente da irritare perfino Gai.

“Che ti prende? Eh? Ti scoccia di essere stato richiamato dalla vacanza? D’altra parte eravamo lì da mesi, no?”

“No, non è questo …” mormorò lui, anche se in parte era vero, aveva ormai dimenticato la fretta e partire d’urgenza lo aveva destabilizzato.

“Allora parla, qual è il problema?”

Kakashi sbuffò.

“Va bene, va bene, in parte hai ragione. Sono in pensione, no? Naruto dovrebbe riuscire a cavarsela anche senza di me, senza contare che con lui c’è Shikamaru, uno dei ninja più intelligenti al mondo! Mi chiedo quale possa essere l’emergenza che richiede anche la mia presenza!”

Un brivido gli corse lungo la schiena, ricordava bene quando il Terzo Hokage era stato richiamato dal suo pensionamento, ma si rifiutava categoricamente di credere che … 

“Certo, mi fa piacere che mi considerino ancora abbastanza in gamba da poter risolvere problemi al di fuori della loro portata, ma …”

“Vedrai che non sarà niente di grave” mormorò Gai, dandogli una pacca sulla spalla, ma con uno sguardo che tradiva il fatto che nemmeno lui credesse fino in fondo alle sue parole. Calò un silenzio imbarazzato che mise a disagio perfino Gai, il quale non trovò di meglio da fare che tirare fuori il cestino con il pranzo che si erano portati dietro.

“Dai, è ora di pranzo, no? Vedrai che dopo aver mangiato tutto sarà più chiaro e anche tu ti tranquillizzerai, poi faremo un pisolino e quando ci sveglieremo saremo a Konoha.”

Kakashi temeva che fosse difficile per lui potersi rilassare con tutti quei pensieri che gli vorticavano in testa, ma annuì e decise di pensare positivo. Dopo pranzo i due, assuefatti dal cibo, si addormentarono, e si svegliarono giusto in tempo, quando infine il treno giunse a destinazione.

 

Quando arrivarono a Konoha non persero tempo, si recarono immediatamente nel palazzo che ospitava l’ufficio dell’Hokage, impazienti di vedere Naruto.

Tra le strade del villaggio si percepiva una strana tensione, quel sospiro di sollievo dopo un grande spavento, infatti Kakashi e Gai non ci misero molto a trovare i resti dell’arena in cui si era svolto l’esame per la selezione dei Chunin. Al posto della costruzione c’era un enorme cratere e tutto intorno degli operai che cercavano di capire come poter ricostruire, aiutati anche da Yamato.

“Hai visto? Ci deve essere stato un attentato, probabilmente a causa di qualche paese straniero, Naruto avrà bisogno della tua esperienza come diplomatico, no?”

Kakashi rise.

“Naruto sarà anche impulsivo e spesso parlava a sproposito quando era giovane, ma è cresciuto parecchio, più di quanto noi saremmo disposti ad ammettere, e non ha certo bisogno del mio aiuto per placare gli animi di nazioni in conflitto. Non ho mai conosciuto nessuno che sia in grado come lui di unire le persone. Se nel mondo dei ninja vige la pace che ci ha addirittura permesso di andare in pensione è grazie soprattutto ai suoi sforzi diplomatici, non dimenticarlo. è in nome suo che si è combattuta la quarta guerra mondiale dei ninja, è grazie a lui che i Kage ora collaborano e non complottano più l’uno contro l’altro.”

Gai aprì la bocca per parlare, ma non ebbe nulla da obiettare, Kakashi aveva ragione.

“Magari sta male” ipotizzò “Magri è rimasto ferito e ti chiederanno di sostituirlo finché non si riprende! Anche Tsunade rischiò grosso quando entrò in coma, ricordi? Fu allora che ti nominarono Sesto Hokage!”

Kakashi impallidì, se Gai avesse avuto ragione … No, non aveva intenzione di prendere nuovamente quel posto, ma se fosse stato per un breve periodo avrebbe anche potuto …

“Per poco!” confermò Gai “Vedrai che sarà per poco! Quando Tsunade si riprese ottenne indietro anche il titolo di Quinto Hokage, no?”

Kakashi annuì ancora, ma sentì l’ansia salire man mano che si avvicinavano al Palazzo dell’Hokage e si acuì quando entrarono. Se per le strade si percepiva la tensione che era certamente dovuta all’incidente che aveva provocato quel cratere, all’interno del palazzo si percepiva aria di lutto.

Nell’atrio incontrarono Sakura, che si propose di accompagnarli.

“Sto andando anch’io da Shikamaru” disse “Lui e Tsunade vi stanno aspettando.”

Lui e Tsunade? Che ne era stato di Naruto?

Kakashi si voltò verso Gai che gli sorrise e sussurrò “Hai visto? Naruto sicuramente sta male e vogliono che tu lo sostituisca!”

Kakashi annuì, ma qualcosa gli disse che la situazione era ben più grave. In effetti, perché chiamare indietro un ex Hokage per la malattia di quello in carica? Shikamaru non era lì apposta per sostituirlo in quei casi? 

Quasi corsero tra i corridoi e le scale, in preda al panico, seguiti a ruota da Sakura, e finalmente giunsero di fronte alla porta. Avevano paura, sapevano che dietro quella barriera di legno c’era una bomba pronta ad esplodere, il problema era quale fosse la natura di quella bomba. Era qualcosa di risolvibile o si stavano per ritrovare di fronte a una Quinta Guerra Mondiale dei Ninja?

Aprì lentamente la porta, di fronte a lui c’era la scrivania dell’Hokage ma … dov’era Naruto?

“Ah, Kakashi, Gai. Grazie per essere tornati così in fretta” li accolse Shikamaru, voltandosi quando li sentì entrare “Ciao, Sakura. Sai se  è stato contattato il giornalista per la diretta?”

“Sì, sarà qui tra un paio d’ore” rispose lei.

Accanto alla sua sedia vuota c’erano a destra Shikamaru e a sinistra Tsunade. C’era qualcosa che non quadrava. Dov’era Naruto? Si avvicinarono lentamente. Giornalista? Diretta? Cos’era successo?

“Sa perché è stato convocato?” chiese Shikamaru, con una certa urgenza.

“No, tranquillo, nessuno sa nulla.”

Shikamaru annuì, prese un profondo respiro, sia per il sollievo che per prepararsi per ciò che stava per dire ai due.

“Ti chiediamo scusa per averti richiamato così di fretta” iniziò Shikamaru “Ma è successo qualcosa che …” chiuse gli occhi, una lacrima attraversò rapidamente la sua guancia ma lui non si scompose “Abbiamo bisogno che tu riprenda la carica di Hokage, in via definitiva o almeno fino a quando non verrà eletto l’ottavo. Potremmo aspettare l’elezione, ma siamo in crisi e abbiamo bisogno di qualcuno a capo del villaggio.”

Kakashi e Gai si scambiarono uno sguardo allarmato, decisamente non erano preparati a una simile evenienza, poi tornarono a guardare i due e videro qualcosa che prima non avevano notato. Shikamaru, Tsunade e perfino Sakura indossavano al braccio destro una fascia nera.

“Naruto …” cominciò Kakashi, ma fu incapace di continuare, impallidì e iniziò a tremare, vedendo materializzare il pensiero che più di tutti lo aveva tormentato durante il viaggio.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Ti voglio bene ***


Eccomi di nuovo qui. Anche se non prometto di poter pubblicare con cadenza così ravvicinata, spero di potervi dare almeno un capitolo a settimana. Spero che il prologo vi sia piaciuto, immagino che abbiate capito cosa succederà nel primo capitolo. Dovremo fare un piccolo passo indietro per scoprirlo e capire cosa Shikamaru racconterà a Kakashi …

Fatemi sapere cosa ne pensate! Buona lettura <3
Mini




 

1. Ti voglio bene

 

Due giorni prima

Ricordava l’esplosione, ricordava la luce accecante e il villaggio che scompariva, poi era svenuto. Era quasi certo di aver avuto successo e di essere riuscito a salvare tutti, ma lui? Lui dove si trovava? Non gli sembrava di essere al caldo, in un letto d’ospedale, tutto era freddo attorno a lui, la luce del sole gli colpiva il viso e qualcosa di ruvido e duro lo teneva legato a … cosa? In più c’era quel dolore, un dolore sordo al ventre, come se qualcuno stesse risucchiando brutalmente via l’energia. Aprì a fatica gli occhi a fatica, di fronte a lui c’era quell’essere albino e cornuto che aveva interrotto gli esami di selezione dei Chunin, era concentrato teneva le mani, che emanavano una lieve luminescenza, posate sopra il suo ombelico. Cosa stava succedendo? Cosa stava facendo? Kurama? Perché sentiva che il suo Chakra stava lentamente svanendo?

“Vedo che ti stai svegliando” mormorò l’essere, senza distogliere lo sguardo dal punto che stava fissando “Ti stai svegliando, ma non durerà a lungo, temo.”

Naruto aprì la bocca per replicare, ma in quel momento si sentì terribilmente stanco, gli sembrò di avere un macigno appoggiato al petto e respirare era diventato terribilmente faticoso. Si lasciò scappare un colpo di tosse e si guardò attorno, quell’essere lo aveva legato a quello che sembrava un grande albero, ma non poteva esserne certo.

Tutto stava lentamente svanendo, non riusciva a tenere gli occhi aperti e i suoni giungevano ovattati alle sue orecchie.

“Ho quasi finito, non preoccuparti, tra poco non sentirai più dolore” continuò quell’essere, con una voce che avrebbe dovuto essere rassicurante, invece suonava terrificante “Tra poco, finalmente, La Volpe a Nove Code tornerà dalla Famiglia alla quale appartiene” esclamò, sogghignando soddisfatto.

Il silenzio attorno a lui era profondo e spaventoso, ma all’improvviso sentì un rumore, il suono dei portali aperti da Sasuke. Erano forse lì? Forse erano arrivati per salvarlo?

“Papà!!” 

La voce di Boruto gli arrivò come una ventata d’aria fresca, suo figlio era lì, era lì per salvarlo! Con uno sforzo indicibile riuscì a voltare appena la testa, la vista era sfocata, ma riconobbe in qualche modo le sagome di Sasuke, gli altri Kage e … Boruto? Sì, era proprio lui, ma per caso indossava la sua vecchia giacca? Quella logora e strappata di quando era bambino? Non riuscì a trattenere un sorriso, anche se Boruto aveva barato, anche se aveva meritato la squalifica per ciò che aveva fatto, era fiero di lui, si era rialzato e aveva continuato, sfidando la vergogna, sfidando la sconfitta, aveva affrontato tutto quello per venirlo a salvare.

“Papà!”


“Papà!!”

Suo padre era imprigionato in quello che sembrava un albero gigante, i polsi e le gambe legati da delle liane, sembrava molto debole, ma era riuscito a voltarsi e a guardarlo.

Il nemico era di fronte a lui e sorrideva soddisfatto, non sembrava minimamente intimorito o preoccupato.

“Siete arrivati giusto in tempo … oppure no?”

Si allontanò da suo padre sogghignando.

“Non ho tempo per voi, non vale la pena combattere con esseri tanto inferiori, ho semplicemente rivendicato ciò che mi apparteneva. Sentirete ancora parlare di me e della mia famiglia!”

Nessuno fece in tempo a dire o fare nulla, Momoshiki Ootsutsuki colpì Naruto al petto in segno di sfregio poi, così come era comparso sull’arena dell’esame di selezione dei Chunin, lo strano essere scomparve.

Boruto vide del sangue uscire dalla bocca del padre quando ricevette il colpo e questo lo spaventò.

“Papà!”

Gaara si mosse per primo e, aiutato dalla sua sabbia, levitò verso Naruto, lo liberò da ciò che lo teneva legato grazie a un kunai, lo sostenne per le spalle e lo portò indietro.

Una volta a terra, cercò di aiutarlo a stare in piedi, ma Naruto cadde in ginocchio, privo di forze e fu lo stesso Gaara a intercettare la caduta e a posargli la testa sulle sue ginocchia.

“Naruto, cosa è successo?” gli chiese Sasuke, avvicinandosi.

Naruto, che sembrava faticare a tenere gli occhi aperti, aprì la bocca per parlare, ma gli uscì solo un sussurro. Gaara si avvicinò l’orecchio alle sue labbra per sentire meglio.

“Kurama?”

Naruto annuì e Gaara impallidì.

“Vuoi dire che …”

“Ha … ha preso …” iniziò Naruto, con un po’ più di sicurezza nella voce “Ha preso Kurama …”

Gaara gemette, poi guardò gli altri Kage, ma tutti avevano sentito e tutti erano a conoscenza di ciò che quel fatto avrebbe comportato.

“Naruto, stai sveglio, va bene? Vedrai che andrà tutto bene! Starai benissimo!” disse, incapace di accettare ciò che stava per accadere.

Naruto sorrise ma scosse la testa, infine si rivolse a Boruto.

“B-boruto … s-sei qui …” mormorò, sperando che il figlio si avvicinasse.

Boruto, che era rimasto paralizzato dall’ansia, sentendosi chiamare dal padre si avvicinò e si inginocchiò.

“Sono qui, papà” disse, pulendogli il viso dal sangue “Mi dispiace, non volevo deluderti!” continuò, cercando in tutti i modi di ricacciare indietro il pianto che era lì lì per esplodere.

“Sono fiero di te, ricordalo sempre …” mormorò, con la voce che perdeva forza di istante in istante “Ti voglio be-”

Si interruppe, un ultimo sospiro, poi lo sguardo andò al cielo e nel giro di pochi secondi i suoi occhi si chiusero per sempre.

“PAPÀ!!” gridò Boruto, in preda al panico “PAPÀ! RISPONDI PAPÀ!!”

Sasuke si avvicinò lentamente, posò due dita sul collo dell’amico, poi scosse tristemente la testa.

“NO!!” gridò Boruto, che aveva capito “NO!!”



 

Il buio svanì presto, una luce bianca e luminosa quasi lo accecò, ma i suoi occhi si abituarono presto. Dove si trovava? Non sentiva più dolore, non sentiva più nulla, si trovava in un luogo completamente bianco e luminoso. Si alzò senza alcuna fatica e si guardò attorno, quando una voce conosciuta lo chiamò. Erano anni che non sentiva quella voce, ma la riconobbe all’istante e capì cosa gli fosse successo.

“Speravo di vederti qui il più tardi possibile, Naruto”

Si voltò di scatto e lo vide: suo padre. Minato Namikaze era lì, come lo aveva visto l’ultima volta, alla fine della guerra, non era cambiato per nulla, solo gli occhi erano azzurri come li aveva in vita e non neri, segno della resurrezione temporanea che gli aveva permesso di combattere fianco a fianco con lui.

Naruto si guardò attorno, cercando di abituarsi a quella nuova situazione. Sapeva di essere morto, il nemico gli aveva sottratto Kurama dal corpo,non avrebbe potuto sopravvivere. Il pensiero andò subito all’amico, ma anche a Boruto, a Himawari, a Hinata. Prima di capire di amare Hinata non gli sarebbe importato di morire, nemmeno senza aver coronato il suo sogno di diventare Hokage, ma ora aveva loro, aveva iniziato a vivere per loro … e ora?

Suo padre si avvicinò e gli posò una mano sulla spalla.

“So a cosa stai pensando, è esattamente ciò a cui pensavo io quando fui costretto a lasciarti da solo. Non c’è stato un solo giorno che abbia rimpianto il nostro destino, avrei voluto vederti crescere, vederti diventare forte …”

Naruto annuì e capì che almeno lui aveva visto crescere Boruto e aveva avuto anche Himawari, ed entrambi erano abbastanza forti da poter andare avanti senza di lui, in più c’erano Hinata, Kakashi, Sakura, Sasuke e tutti gli altri, inoltre ci sarebbero stati l’uno per l’altra: non sarebbero mai stati soli.

“Sono felice di aver parlato con lui” disse “Voglio che sappia che sono fiero di lui e che gli voglio bene.”

Minato annuì.

“Anch’io sono fiero di te, figlio mio.”





 

Sasuke sospirò.

“Mi dispiace, Boruto, ma non c’è nulla che possiamo fare.”

Boruto si voltò verso il suo maestro e vide qualcosa che lo spaventò ancora di più. Sasuke stava silenziosamente piangendo.

Lui, che raramente dimostrava i suoi sentimenti, l’Eminenza Grigia, uno dei ninja più potenti del mondo, stava piangendo.

“No …” continuò Boruto, scuotendo la testa, si guardò attorno, anche gli altri Kage stavano piangendo, in particolar modo Gaara, che sembrava aver perso un pezzo di cuore “No …”

Boruto si voltò verso il padre, che sembrava star solo dormendo, posò l’orecchio sul suo petto e sentì il silenzio più totale, un silenzio spaventoso come una notte senza stelle.

“Papà …” mormorò, poi scoppiò a piangere senza ritegno “Perché?” chiese “Era solo un pugno, no? Perché è …” chiese, senza riuscire a terminare la frase, non poteva accettare di pronunciare la parola morte in relazione a suo padre.

“Come ha confermato lui stesso” spiegò Chojuro, che aveva nel frattempo ripreso il controllo delle sue emozioni “Momoshiki Ootsutsuki gli ha sottratto Kurama”

“Quindi?” domandò il ragazzo “Cosa significa?”

“Quando a una Forza Portante viene sottratto il Cercoterio …” iniziò Gaara, ma si interruppe, ciò che stava per dire era troppo forte anche per lui. Stimava Naruto come persona e come Kage, un nodo in gola gli rendeva difficile parlare.

Darui rimase in silenzio, Kurotsuchi sembrava senza fiato “ … la Forza Portante … muore.” concluse infine, senza riuscire a trattenere la disperazione nella voce.

Con uno sforzo enorme Gaara alzò lo sguardo verso Boruto.

“So cosa si prova, è successo anche a me, in passato. Venni rapito dai membri dell’Organizzazione Alba, che mi sottrassero il Tasso a una coda, ma grazie alla vecchia Chiyo e alla sua tecnica proibita, creata per donare chakra e vita alle marionette, tornai in vita. Per tuo padre, purtroppo, non c’è nulla che possiamo fare.” concluse, continuando a piangere silenziosamente.

Per Gaara, Naruto era un salvatore, lo aveva trascinato fuori dalla solitudine e dal dolore, gli aveva insegnato come accettarsi e come condividere il suo amore.

Raramente gli occhi del Kazekage mostravano i suoi sentimenti, Boruto lo sapeva bene, ma in quel momento le sue lacrime gli fecero comprendere appieno la tragedia che si era appena consumata.

Suo padre era morto.

Suo padre non si sarebbe svegliato.

Suo padre non avrebbe più potuto avere troppo da fare con il lavoro per occuparsi di lui.

Suo padre non gli avrebbe più sorriso.

Suo padre non avrebbe più potuto fare nulla …

Il pensiero andò a sua madre e a Himawari, già le immaginò devastate dalla notizia, ma si sforzò di non piangere, senza rendersi conto che lo stava già facendo.

 

Il silenzio era calato tra i presenti, solo il vento rompeva quel muro di dolore, tutti si guardavano negli occhi spaesati, senza sapere come fare. Naruto era stato per tutti loro un faro, una guida, un esempio da prendere di fronte alle difficoltà e, nonostante tutti fossero ninja rispettati e temuti, sapere di averlo perso li fece sentire soli, indifesi.

Boruto guardò gli altri Kage e Sasuke, tutti sembravano devastati da quella notizia, lui si sentiva annientato.

Un silenzio ancor più pesante calò sulla valle, tutti i presenti non avevano parole per descrivere il loro dolore, ma fu Chojuro a parlare per primo.

“Non voglio essere inopportuno, ma dobbiamo rientrare e, soprattutto, pianificare un attacco. Quei due membri della famiglia Ootsutsuki hanno la Volpe a Nove Code ora e ci hanno velatamente minacciato, dobbiamo fare qualcosa per prevenire un attacco, per proteggerci.”

Chojuro guardò Naruto.

“So che state tutti soffrendo, ma restare immobili nel dolore non ci porterà alcun bene. Dobbiamo difendere ciò che Naruto ha contribuito a creare, la pace che abbiamo ottenuto grazie soprattutto a lui.”

Gaara annuì, si pulì il viso dalle lacrime e si voltò verso Sasuke.

“Ci dovrai portare a Konoha” disse “Lì informeremo Kakashi che, fino a che non verrà eletto un nuovo Hokage, dovrà riprendere la sua mansione.”

Boruto, ancora chino sul padre, fremeva dalla rabbia. Lui era appena morto e loro già parlavano d’altro? Come potevano … come riuscivano a … Sentì la rabbia montare, ma ancora una volta la mano salda di Sasuke lo fermò.

“So come ti senti, Boruto, so che provi una rabbia indescrivibile, ma ora come ora l’unica cosa a cui possiamo pensare è come vendicare tuo padre e proteggere la sua eredità.”

Boruto respirò a fondo, la mano di Sasuke era un’ancora che gli impediva di naufragare nella tempesta delle sue emozioni.

“Parlerò io con tua madre e …”

“Parlerò io con Hima” lo interruppe Boruto, alzandosi e asciugandosi le lacrime. Sasuke annuì.

“Molto bene. Andiamo.” disse, quindi aprì il portale che li avrebbe ricondotti al Villaggio.

Gaara creò una lettiga di sabbia sotto il corpo senza vita di Naruto, lo sollevò e insieme agli altri attraversò il portale.

 

Tutti al villaggio stavano aspettando il ritorno degli eroi, tutti sapevano che sarebbero tornati vincitori, con Naruto malconcio ma salvo al loro fianco. Sasuke aveva avvisato che, una volta rientrati, sarebbero ricomparsi là dove erano svaniti, così nessuno si era mosso, in attesa del loro rientro, ma nessuno si sarebbe aspettato che il portale si aprisse tanto presto.

In testa al gruppo c’erano Sasuke e Boruto, con gli occhi ancora rossi per il pianto recente, dietro di lui gli altri Kage e infine Gaara, che sembrava star trasportando Naruto su una lettiga di sabbia. Tutti sembravano illesi, non avevano nemmeno un graffio.

Tsunade fu la prima a farsi avanti.

“Siete già qui? Com’è possibile? Cosa è successo?”

Sasuke guardò tutti negli occhi.

“Sarò brutale, ma non c’è altro modo per dirvelo.”

Prese un profondo respiro.

“Momoshiki Ootsutsuki ha attaccato il villaggio con il solo scopo di rapire Naruto e sottrargli Kurama. Cosa che, mi duole dirlo, è riuscito a fare. Il fatto che lui appartenga al clan Ootsutsuki certamente gli ha dato il potere di estrarlo da solo e in breve tempo.”

“Cosa … “ Tsunade sussurrò, poi guardò oltre Sasuke e vide Naruto, pallido, disteso sulla sabbia manipolata da Gaara, con occhi che non avrebbe più riaperto.

Sasuke si guardò attorno, ma non vide Kakashi, probabilmente era ancora in vacanza con Gai.

“Il Sesto Hokage dovrà essere informato e dovrà riprendere le sue mansioni fino a quando non sarà eletto l’ottavo.”

Boruto, come in trance, si avvicinò a Himawari, che era rimasta pietrificata dalla notizia, la strinse forte e attese, fino a quando la sorellina scoppiò a piangere.

“Ci sono io, sai? Saremo sempre insieme, papà sa che ti proteggerò qualsiasi cosa accada.”

Hinata era immobile, pietrificata dal dolore, non aveva sentito nè visto nulla a parte Naruto, inerme, freddo e senza battito. Sasuke le si avvicinò, ma Sakura era già al suo fianco e le aveva messo una mano sulla spalla, ma la donna non si scompose, era abituata fin da bambina a non manifestare le sue emozioni, lo avrebbe fatto più tardi in privato, o almeno era quella la sua intenzione, se non fosse che Sakura scoppiò a piangere proprio accanto a lei. Sentire il dolore di Sakura fece scattare qualcosa in lei, riuscì a sfuggire dalla presa della donna e si avvicinò lentamente al marito, che ancora era steso a terra, freddo e immobile, si inginocchiò con l’eleganza che contraddistingueva ogni suo movimento e lo abbracciò, lo strinse forte e solo quando il suo viso fu del tutto nascosto scoppiò a piangere in modo discreto ma intenso, solo il movimento ritmico delle sue spalle tradiva il suo sfogo.

Shikamaru, che fino a quel momento era rimasto immobile, devastato dalla visione di Naruto senza vita, si riebbe.

“Contatterò io Kakashi” disse piano, rivolto a Tsunade, che sembrava a sua volta senza parole e stravolta.

La ex Hokage annuì “Portiamolo dentro” disse, rivolgendosi a Gaara “Nessuno dovrà sapere nulla fino a quando non lo saprà anche Kakashi, per ora teniamo la cosa riservata.”

Tutti i presenti, a parte Boruto, Hinata e Himawari, che ancora erano chiusi in se stessi, annuirono. In silenzio, Gaara allargò la sabbia sotto Naruto per permettere a Hinata di stargli accanto anche durante il trasporto e la mosse per portarlo all’interno, seguito da tutti. Sasuke rimase fuori, incapace di muovere un solo muscolo, distrutto dal dolore in un modo che nessuno avrebbe mai compreso.

Un silenzio pesante calò sui presenti, un vento potente portò diverse nuvole e presto il cielo si fece grigio, sembrava che persino la natura percepisse l’umore dei presenti.

Sotto, la vita nel villaggio sembrava scorrere come sempre, le persone andavano e venivano senza curarsi di nulla, non sapevano che qualcosa di terribile era accaduto, che niente sarebbe stato più come prima.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** C'è chi perde e c'è chi trova ***


Eccomi ancora qui! Spero che i capitoli precedenti vi siano piaciuti e che vi piaccia anche questo. Sono capitoli un po' lenti, ma volevo prendermi tutto il tempo per introdurre bene la storia, dal prossimo capitolo comincerà la vera azione! Fatemi sapere cosa ne pensate!
Grazie
Mini



 

2. C’è chi perde e c’è chi trova


Due giorni dopo

 

Kakashi era stato informato su tutto ciò che era accaduto dalla comparsa di Momoshiki Ootsutsuki all’arena della selezione dei Chunin alla morte di Naruto, dopodiché lo avevano portato nella stanza dove il giovane Hokage giaceva senza vita.

Durante il tragitto Kakashi aveva visto tutta la vita del suo allievo scorrergli di fronte agli occhi.

Lo ricordò da bimbo, quando tutti lo additavano come un mostro senza che lui ne fosse pienamente consapevole, solo e circondato dall’odio ma nonostante tutto sorridente.

Lo ricordò appena uscito dall’Accademia, gli venne in mente lo scherzetto del cancellino e, suo malgrado gli venne da sorridere ripensandoci.

Lo ricordò durante le prime missioni con la Squadra 7, come progrediva di missione in missione.

Le prove per la selezione dei Chunin, l’inseguimento di Sasuke, la fuga dall’Organizzazione Alba e tutto ciò che aveva comportato, compresa la Quarta Guerra Mondiale dei Ninja.

Di giorno in giorno Naruto era cresciuto, era diventato un ragazzo, poi un giovane uomo, infine un uomo fatto e uno dei migliori Kage che avesse mai conosciuto.

Infine questo.

Non poteva credere che non avrebbe più rivisto il suo viso, quel sorriso che ultimamente era scomparso ma che, lo sapeva, era sempre presente, quegli occhi così sinceri, così determinati.

Naruto aveva mantenuto fino in fondo il suo Credo Ninja, aveva dato la vita per proteggere ciò a cui teneva di più, per proteggere il villaggio che per tanti anni lo aveva odiato e poi aveva riconosciuto il suo valore.

Shikamaru gli aveva raccontato di come si era fatto scudo per proteggere tutti da un’esplosione che sarebbe stata devastante; il ricordo del cratere che ancora feriva il terreno lo fece tremare, non c’era da stupirsi che Naruto avesse perso i sensi per un’esplosione di quelle dimensioni, anche Gaara, quando era stato rapito, era svenuto a causa di un’esplosione per la quale aveva fatto da scudo. Il dispiacere venne accompagnato anche da una buona dose di rabbia, contro coloro che così vigliaccamente approfittano del coraggio di uomini disposti a dare la vita per proteggere la loro gente. Sapeva che Naruto, come a suo tempo Gaara, non aveva esitato a farsi scudo, correndo il rischio di morire nell’esplosione. Eppure era sopravvissuto, era riuscito a proteggersi quel che bastava per perdere solo i sensi, ma la maledizione della Forza Portante lo aveva colpito: Momoshiki non avrebbe attaccato se non per impossessarsi della Volpe a Nove Code, non lo avrebbe rapito per sottrargliela, uccidendolo. Naruto era stato in pericolo per tutta la sua vita a causa di un’eredità pesante, ricevuta da una mentalità ninja che ancora vedeva solo armi e non uomini, un pensiero che aveva portato suo padre a dovergli sigillare in corpo il Cercoterio, che gli aveva donato grandi potenzialità, ma anche un bersaglio in fronte. Per lungo tempo Kakashi si era preoccupato per lui, finché c’era stato Jiraya si era un po’ rilassato, poi aveva visto Naruto crescere e diventare sempre più forte. Di anno in anno, le preoccupazioni si erano sempre più affievolite fino a scomparire: Naruto era diventato Hokage, non solo, uno dei più potenti e influenti, ormai Kakashi non pensava nemmeno più che potesse essere in qualche modo in pericolo. Eppure il pericolo c’era ed era molto sottile e ciò che più aveva temuto si era infine avverato.

 

I passi di Kakashi e Sakura rimbombavano lungo il corridoio che conduceva all’obitorio, non c’era nessuno, solo due Chunin messi a guardia delle porte, senza sapere di chi fosse il corpo che stavano proteggendo. I due riconobbero immediatamente Sakura e Kakashi e senza parlare li fecero passare.

All’interno dovettero attraversare diverse sale, infine giunsero di fronte a un tavolo su cui stava un corpo coperto da un telo; si avvicinarono lentamente e Sakura scoprì lentamente il suo viso..

Naruto era vestito e indossava il mantello dei Kage, non era stata necessaria nessuna autopsia, il suo corpo giaceva così com’era quando era morto, ma aveva qualcosa di diverso.

“Come da tradizione” iniziò a spiegare Sakura “è stato imbalsamato e, come i precedenti Hokage, verrà seppellito nel cimitero situato sotto i volti di pietra.”

Kakashi annuì distrattamente, l’aveva sentita, ma la sua attenzione era tutta rivolta a Naruto: sembrava che dormisse, era sereno, gli avevano raccontato quali erano state le sue ultime parole e questo lo aveva in qualche modo consolato.

I suoi pensieri andarono poi alla sua famiglia: Boruto, Himawari e Hinata erano stati privati prematuramente della persona che più amavano al mondo e lui, come tanti altri ninja, sapeva bene quanto potesse essere devastante un dolore simile, ma si consolò, pensando che almeno loro avrebbero avuto qualcuno al loro fianco.

“Tsunade mi ha chiesto di parlare per comunicare ciò che è successo a tutti” disse piano “Non pensavo che l’avrei mai fatto, credevo che sarebbe stato lui a dire che l’ex Hokage era morto. Avrebbe avuto molto più senso, no?”

Sakura si avvicinò all’ex compagno di squadra e gli accarezzò lievemente la fronte.

“Lui è sempre stato come un fratello per me, credo che ciò che provo per lui vada al di là dell’amore, è qualcosa di molto più profondo. Lui c’è sempre stato quando avevo bisogno, mi ha sempre sostenuta, è un legame che niente potrà mai spezzare. Lui è forse una delle poche persone con cui sono stata me stessa al cento per cento.”

Kakashi annuì, aveva visto il rapporto tra i due crescere con il tempo, maturare. Spesso aveva sperato in un lieto fine per loro due, li avrebbe visti bene insieme, come coppia, ma erano legati in effetti da un affetto ancor più profondo.

“So che Lady Tsunade è indecisa sul tenere aperta o meno la camera ardente, teme che possano arrivare troppe persone.” disse, senza riuscire a distogliere lo sguardo dal viso dell’amico.

Kakashi annuì.

“In effetti è vero” disse “Ma almeno chi l’ha amato davvero se lo merita. Potremmo aprire la camera ardente solo su invito.”

Sakura sorrise.

“Sei pronto?” gli chiese “Tra poco ci sarà la diretta.”

Kakashi non rispose subito. No che non era pronto! Come avrebbe potuto esserlo! Non era stato pronto per tanti altri lutti, ma questo … Naruto era stato come un figlio per lui, non riusciva ancora a credere che non ci fosse più. Si fermò ancora un istante ad osservarlo, per un attimo gli sembrò di vedere un sorriso, ma era certamente un’impressione, Naruto era immobile nella morte, ma Kakashi percepì la sua pace, la serenità di un uomo che ha vissuto fino in fondo, tenendo fede al suo Credo Ninja.

Nonostante dentro di sé volesse solo urlare, si limitò ad annuire.

“Andiamo”

 Ancora con gli occhi fissi su quelli chiusi di Naruto, Sakura annuì, poi lo coprì con il telo.

 

La vita a Konoha continuava a scorrere. Di ritorno nell’ufficio dell’Hokage, Kakashi ebbe nuovamente la sensazione che aveva provato al suo ritorno: nonostante tutti fossero ancora spaventati per il recente incidente, nessuno di loro era consapevole di ciò che aveva causato. Ogni passo era pesante, ogni respiro era insopportabilmente lungo.Sapeva che avrebbe fatto soffrire molti, tante persone che avevano imparato ad amare Naruto, ad ammirarlo, non avrebbe mai voluto fare ciò, ma sentiva che parlare del suo ex allievo sarebbe stato anche un immenso onore, perciò lo avrebbe fatto al meglio delle sue capacità.

 

Tutto era pronto, Kakashi, che già indossava le sue vecchie vesti e il cappello con il simbolo del fuoco, aveva chiesto qualche minuto prima di cominciare poi avevano interrotto le trasmissioni e sugli schermi era apparso il viso di Shikamaru.

“Con il cuore spezzato mi trovo costretto a interrompere le vostre giornate per darvi una comunicazione molto grave. Il mio compito oggi è quello di introdurvi Lord Sesto Hokage, che vi spiegherà nel dettaglio la situazione.”

Kakashi tremò, a breve sarebbe stato inquadrato e avrebbe dovuto parlare. Intercettò lo sguardo di Shikamaru e capì che era arrivato il suo turno, la sua faccia si sostituì a quella di Shikamaru.

L’Ex Hokage prese un profondo respiro, sapeva di essere già in onda, ma voleva prima di tutto calmarsi. Non aveva ancora realmente pensato a cosa dire, come dirlo, da dove cominciare a parlare, perciò decise che avrebbe semplicemente fatto fluire un filo di pensieri che fino a quel momento erano rimasti intrappolati nella sua testa.

“Il ruolo di Hokage non è facile. Sicuramente è un grande onore e porta privilegi e potere, ma cela anche dedizione e sacrificio. Un Kage non è semplicemente un capo, è una guida, un esempio, ma soprattutto è colui che si prende più a cuore la salute e la sicurezza di coloro che lo hanno scelto come leader.

Qualcuno di voi lo ricorderà perché era presente quando accadde, altri lo avranno sentito raccontato, ma credo che abbiate ben presente le circostanze che portarono alla morte del nostro amato Terzo Hokage.”

Si interruppe, aveva pronunciato la parola decisiva: morte. Non poteva più esitare con una introduzione, doveva arrivare al punto.

“Hiruzen Sarutobi diede la sua vita per il bene del villaggio. Quel giorno c’era anche il Settimo Hokage, fu testimone di tali avvenimenti e dal sacrificio di Sarutobi. Era giovane, appena un ragazzo, ma prese esempio e insegnamento da tale sacrificio. Oggi voi siete salvi grazie a Hiruzen Sarutobi, ma anche grazie a Naruto Uzumaki, che ha dato la sua vita per proteggervi.”

Un’altra pausa. Non poteva sentire nè vedere le reazioni delle persone che lo stavano ascoltando, ma immaginò la loro disperazione.”

“Il Settimo Hokage, Naruto Uzumaki, è morto.”

Un’altra pausa, stavolta per ricacciare indietro le lacrime.

“Riprenderò il mio vecchio ruolo fino a quando non verrà eletto l’Ottavo Hokage e anch’io, come i miei predecessori, farò del mio meglio e darò tutto me stesso per proteggervi.”

La luce sulla telecamera si spense, Shikamaru gli sorrise e Kakashi tirò un sospiro di sollievo.

“Sei stato eccezionale” gli disse “Un discorso perfetto.”

Kakashi annuì, grato che tutto quello fosse finito, anche se era solo una piccola parte di ciò che lo aspettava.




 

Tutto era bianco e silenzioso, non c’era nulla, nemmeno un luogo su cui poggiare davvero i piedi. Naruto si accorse del fatto che, anche se aveva pensato inizialmente di essere disteso a terra, stava in realtà fluttuando. Gli ci volle un po’ per abituarsi a quella nuova sensazione, la sua mente era ancorata alla realtà, al corpo fisico, ma lentamente si rese conto che era diventato puro spirito, qualcosa che gli ricordò il colloquio con Hagoromo Otsutsuki e ciò lo aiutò molto, ma ciò che lo rassicurava maggiormente era la presenza di suo padre al suo fianco, che lo incoraggiava dopo ogni progresso. Quando finalmente fu stabile, decise di dedicarsi ad altre questioni.

“C’è anche mia madre?” chiese “Vorrei vederla. Vorrei vedere Neji, la Vecchia Chiyo, Asuma …”

“Lo so, lo so” lo interruppe Minato, sorridendo “Vedrai tutti e avrai tutto il tempo che vorrai, non preoccuparti. Ora, andiamo da tua madre.”

“Lei sa?” chiese timidamente.

“Sì, abbiamo visto tutto e presto anche tu potrai osservare chi vorrai, da quassù” spiegò Minato “Kushina è molto fiera di te … e lo sono anch’io.” concluse.

Padre e figlio si sorrisero, poi si abbracciarono.

“Come possiamo raggiungerla?” chiese Naruto “Questo è un luogo o …”

“Qui non c’è nulla, non c’è un luogo, non ci sono oggetti, basta pensare a una persona per raggiungerla. Ovviamente deve essere …”

“... morta” concluse Naruto “Voglio provarci.”

Naruto chiuse gli occhi e si concentrò su sua madre, sull’abbraccio che era riuscita a dargli, tanti anni prima. Aprì gli occhi e se la ritrovò davanti, bella e giovane come se la ricordava. Era strano, ma sapeva di essere più vecchio di lei in quel momento perché lei era morta molto giovane. Nel frattempo era giunto anche Minato e i tre erano insieme.

“Mamma …” mormorò, sorridendo “Mi sei mancata tanto …”

“Anche tu, figlio mio …” sussurrò lei, trattenendo le lacrime “Solo speravo di vederti più avanti, non così presto … Troppo presto …”

“Ho visto i miei figli crescere” rispose Naruto “Ho potuto amarli, loro hanno ricevuto il mio amore e ho dato la vita per loro come voi avete fatto per me. Mi basta.”

Kushina rise, poi lo strinse tra le braccia, un abbraccio stretto, intenso, carico d’amore, di pentimento, di tristezza e anche un briciolo di egoistica felicità per avere lì accanto suo figlio, anche se in circostanze non felici.

“Sei diventato così bello!” disse allontanandosi di poco per poterlo guardare meglio “Ho osservato anche i tuoi figli e sono meravigliosi! Anche tua moglie è perfetta, è dolcissima e …”

“Calma, Kushina …” mormorò Minato, vedendo che la moglie aveva iniziato a parlare a raffica “Abbiamo tutto il tempo per parlare con nostro figlio” disse, senza riuscire a nascondere l’emozione nella voce “So che ti sembra sempre poco, ma ora sarà con noi per sempre”

Kushina annuì. Ricordava come se fosse stato un istante prima il momento in cui aveva dovuto congedarsi da suo figlio, pochi minuti dopo la sua nascita. Ora era lì, di fronte a lei, uomo maturo, marito, padre, Hokage, eroe per il suo popolo e, cosa più importante, suo figlio, che sarebbe stato con lei per sempre.

Naruto sospirò, abbracciò la madre con gioia e restò così, con gli occhi chiusi. Da bambino lo aveva desiderato tanto, da adolescente ci era andato vicino, ora poteva godersi un lungo abbraccio di sua madre, protettivo, materno, rassicurante. Si chiese se si sarebbe addormentato ad un certo punto, ma il sonno non arrivo, piuttosto sentì una sensazione di pace che non aveva mai sperimentato in vita e da quella sensazione si lasciò cullare il più a lungo possibile. All’abbraccio si unì anche Minato e i tre rimasero così, fermi, senza parlare, per colmare il vuoto che li aveva separati in vita per tutto quel tempo.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Kurama Uzumaki ***


Eccomi ancora qui, vi ho fatto aspettare un po' ma tra impegni vari e mancanza di ispirazione, mi ci è voluto un po' per terminare il capitolo. Come sempre ho cercato di finirlo con un momento emozionante e spero che per voi sia lo stesso. Sinceramente ero indecisa se creare o meno una nuova Forza Portante per Kurama, per ora non ci sarà. Voi che ne pensate? Fatemelo sapere e fatemi sapere se questo capitolo vi è piaciuto
Un abbraccio
Mini



 

3. Kurama Uzumaki



L’annuncio di Kakashi aveva causato caos in tutta Konoha. Gli abitanti, che fossero o meno Ninja, erano in lutto, disperati, arrabbiati. La presenza di Kakashi aveva rassicurato molti, ma la consapevolezza della morte dell’Hokage aveva portato una nube di tristezza che copriva tutto il villaggio.

All’annuncio dell’ex Hokage tornato in carica erano seguiti altri comunicati: il periodo di lutto che avrebbe coinvolto non solo Konoha, ma anche gli altri villaggi Ninja, le modalità per accedere alla Camera Ardente e la data del funerale. Kakashi aveva delegato tutto ciò ai giornalisti, non aveva avuto tempo per altro, aveva dovuto raggiungere gli altri Kage per prepararsi a quella che, con molta probabilità, sarebbe diventata una guerra.

 

Tutti i presenti erano in lutto, tutti percepivano il vuoto che si era creato con la morte di Naruto, ma tutti erano consapevoli del fatto che, se non avessero agito, tutto ciò che l’amato Settimo Hokage aveva creato sarebbe stato distrutto.

“So esattamente dove si trova Kurama” iniziò Sasuke “Al momento è sigillato all’interno di una giara e non sembra che al momento Momoshiki voglia creare una nuova Forza Portante. Una volta avvicinati al luogo dov’è tenuto sarà facile liberarlo, ma ovviamente lui si aspetterà un nostro attacco, dovremo organizzare una spedizione di ninja selezionati per affrontare il nemico e distrarlo.”

“L’obiettivo quindi non sarà sconfiggerlo” osservò Gaara.

Kakashi annuì.

“Esatto. Dobbiamo distrarre il nemico in modo che un’incursione secondaria passi inosservata. Più che sconfiggerlo dovremo prendere tempo.”

“Quando l’avremo recuperato, voi della Foglia vorrete scegliere una nuova Forza Portante?” chiese Chojuro.

Il silenzio calò nella stanza.

“No, non credo.” rispose Kakashi “Naruto è morto per questo motivo. Non voglio che ci siano altre vittime, in futuro.”

“Ma la Volpe a Nove Code sarebbe fuori controllo!” protestò Darui.
“Dimenticate che anche gli altri Cercoteri ora sono liberi, Kurama e Gyuki erano ancora sigillati per impedire la morte della loro Forza Portante, non per altri motivi.”

Il Mizukage, la Tsuchikage e il Raikage annuirono.

“Dovete capire che Kurama non è più un’arma, è un essere vivente che come tale ha dei diritti e non possiamo costringerlo a essere nuovamente confinato all’interno di un essere umano.”

“Non sono del tutto d’accordo” intervenne Gaara “Shukaku è attualmente confinato in una giara. Credo che la decisione finale spetti in ogni caso a Kurama.”

Kakashi annuì.

“Certo, su questo concordo. Non appena riusciremo a liberarlo, decideremo il da farsi. Ho stilato un elenco di ninja che potrebbero essere coinvolti. Attaccheremo frontalmente il nemico mentre …”

“Attaccheremo?” chiese Sasuke “Mi dispiace, Kakashi, ma tu resterai a Konoha.”

“Ha ragione lui” confermò Gaara “Attualmente non possiamo permetterci di …”

Restò in silenzio. Non voleva dire ad alta voce che non potevano permettersi di perdere un altro Hokage, ma il significato di quelle parole non dette colpì tutti.

“Capisco. Bene, sì, avete ragione” commentò Kakashi “Quindi, come dicevo, attaccherete frontalmente, mentre uno o al massimo due si infiltreranno nella base di nascosto per liberare Kurama.”

Il piano era pronto: da una parte i Kage, escluso Kakashi, avrebbero portato un ninja scelto ciascuno e insieme avrebbero attaccato frontalmente Momoshiki mentre Sasuke e Shikamaru si sarebbero infiltrati per sottrarre il contenitore che in quel momento teneva prigioniero Kurama.

 

Momoshiki si sentiva perfettamente al sicuro. Era certo che nessuno avrebbe osato attaccarlo, soprattutto ora che aveva la Volpe a Nove code. Era fermamente convinto di poter scatenare la sua furia contro i suoi nemici, tenendosi al sicuro, non aveva idea del percorso che Kurama aveva affrontato in tutti quegli anni con Naruto, non sapeva che non era più semplicemente un concentrato di Chakra senza controllo, come quando aveva quasi raso al suolo il Villaggio della Foglia, ma un essere senziente, che aveva affrontato la rabbia che aveva dentro e l’aveva accettata.

Nel piano di Momoshiki, questo era un dettaglio che avrebbe potuto cambiare tutto. Non aveva fretta di attaccare, avrebbe lasciato i vari villaggi nel dubbio, nella paura, avrebbe minato le loro sicurezze con una battaglia psicologica, fatta di terrore.

Anche se una piccola parte del suo ego sperava che qualche stolto decidesse di attaccarlo frontalmente, non avrebbe mai immaginato che qualcuno avrebbe osato avvicinarsi a lui per sfidare la sua supremazia, per questo si stupì molto quando vide un gruppo di ninja farsi avanti, fuori dall’edificio che aveva eletto come sua dimora. Si era affacciato alla finestra e li aveva visti.

Si era informato e aveva riconosciuto immediatamente i cinque, no, quattro Kage. C’erano tutti tranne, ovviamente, l’Hokage. Sogghignò, poveri esseri umani, inconsapevoli di ciò che stava per accadere loro.

Notò immediatamente l’assenza di quel Ninja della Foglia con il Rinnegan ma, dall’alto della sua superbia, non diede peso a questo dettaglio, ma si chiese cosa facessero lì. Volevano vendicare l’Hokage? Volevano recuperare in qualche modo il Cercoterio perduto? Folli! Avrebbero fallito in ogni caso. Uscì volando e li fronteggiò, tutti lo guardavano senza tradire la minima paura. Adorava gli sciocchi che non avevano paura, quando arrivava la loro ora diventavano ancor più patetici, come quell’Hokage, così debole, così inutile.

“Se vi presentate al mio cospetto dovete essere molto coraggiosi … o molto sciocchi!!” esclamò, mettendo più enfasi nell’ultima parola.

“Siamo qui per vendicare Naruto Uzumaki, Hokage di Konoha.” esclamò Gaara, guardandolo negli occhi con odio.

Vendetta? Era tutto lì? Davvero avevano osato sfidarlo solo per quel motivo? Oppure c’era dell’altro? Sogghignò con disprezzo.

“Voi non siete nulla, non valete nulla e la vostra vendetta sarà vana, non riuscirete ad ottenerla e invece perderete le vostre vite!”

Gaara non distolse lo sguardo, sapeva che distrarre Momoshiki sarebbe stato fondamentale per Sasuke e Shikamaru, che si stavano infiltrando in quel momento all’interno del palazzo. Non avevano realmente intenzione di attaccare, speravano che Sasuke riuscisse nel suo intento molto prima che si scatenasse uno scontro, ma i secondi passavano e non c’era traccia né di lui né di Kurama.

“Allora, cosa state aspettando?” chiese Momoshiki “Pensavo che foste qui per uccidermi … o volevate fare altro? Rise, rise ad alta voce, scomponendosi.

“Davvero voi pensate di potervi riappropriare della Volpe a Nove Code?” gridò.

Gaara impallidì e lanciò un’occhiata rapida agli altri, che erano altrettanto a disagio. Sapevano di non poter più temporeggiare, dovevano attaccare.

“So cosa volete fare” continuò Momoshiki “Volete tenermi impegnato mentre il possessore del Rinnegan sottrae il Cercoterio?”

Momoshiki rise ancora più forte.

“FOLLI! FOLLI! NON POTREI MAI LASCIARE INCUSTODITO TALE TESORO E VOI NON POTRESTE MAI CONTROLLARLO!”

In quel momento apparve un cerchio di luce e da quel cerchio uscirono Sasuke e Shikamaru, che si affiancarono ai Kage e ai rispettivi assistenti.

“Ce l’ha lui” sussurrò Sasuke “Dovremo combattere.”

Gaara annuì, anche se era pronto a dare la vita per sconfiggere Momoshiki, era consapevole che nessuno di loro, da solo, sarebbe stato in grado di sconfiggerlo. Per confondergli le idee, come pianificato, decisero di attaccare tutti insieme. Momoshiki si ritrovò in mezzo agli attacchi incrociati di tutti i ninja, che erano scattati contemporaneamente. Per quanto fosse potente, tutti gli attacchi misero Momoshiki in difficoltà, pur non danneggiandolo. I ninja gioirono di questo vantaggio, che si rivelò però effimero: il nemico assorbì ogni attacco originato dal Chakra in pochi istanti, mandando tutti in confusione. L’unico a non attaccare direttamente Momoshiki fu Sasuke, che invece sfruttò i suoi poteri oculari per avvicinarsi a lui e, con un finto attacco riuscì a sottrargli un contenitore, che sospettò, contenesse Kurama.

Non attese oltre per controllare, sempre usando i poteri del Rinnegan si spostò per poter salvare i vari ninja che in quel momento stavano combattendo e li portò uno a uno al sicuro, lontano da Momoshiki. Quando tutti infine si furono riuniti, si ritrovarono al Villaggio della Foglia, nella Foresta.

Tutto si era svolto nel giro di pochi minuti ma, in un modo o nell’altro, chi più gravemente e chi meno, tutti erano stati feriti dagli attacchi di Momoshiki, erano tutti esausti e spaventati.

“Sei riuscito a prendere Kurama?” chiese Gaara, che si teneva il fianco per una ferita superficiale.

“Sì, dovrebbe essere qui dentro” rispose Sasuke.

Kurotsuchi, che stava medicando il ninja che era con lei, sospirò di sollievo.

“Almeno tutto questo è servito a qualcosa!” mormorò

“Per ora” ribattè Darui “Sicuramente Momoshiki passerà al contrattacco e allora si scatenerà una vera e propria guerra!”

“Sono d’accordo” continuò Chojuro “Dobbiamo farci trovare preparati. Dovremo ristabilre l’Alleanza che ci fu durante la Quarta Guerra Ninja e ristabilire i gradi di comando. Ogni Kage sarà a capo della divisione del proprio villaggio, ma combatteremo come un unico esercito.

“Esatto” convenne Darui” siamo fortunati che Kakashi e anche Madamigella Tsunade siano ancora vivi e possano combattere”

Un attimo di silenzio calò nel bosco, solo i rumori degli animali e del vento. Tutti, in quel momento, percepivano l’assenza di Naruto, fino a quel momento non era mai stata tanto ingombrante la sua morte. Lo sguardo di tutti si posò sulla piccola giara che conteneva Kurama. Sembrava incredibile che lì dentro fosse sigillata una potenza tanto grande, eppure fino a pochi giorni prima era dentro il corpo di Naruto …

Sasuke si alzò in piedi, tenendo la giara tra le mani, poi la fece cadere a terra, spezzandola.

Nell’esatto istante in cui i pezzi si erano separati, un’onda di energia si propagò, come un’esplosione. Sasuke, che lo aveva previsto, aveva protetto tutti i presenti con Susanoo, che sciolse quando l’onda d’urto si fu placata.

Quando l’aria tornò normale e le fronde degli alberi rimasti nell’area dell’esplosione tornarono a muoversi solo grazie alla lieve brezza, i ninja presenti nella radura videro Kurama. La Volpe a Nove Code era seduta di fronte a loro, sovrastava gli alberi più grandi con la sua mole, ma sembrava molto più piccola di quanto non fosse in realtà, sembrava sconfitta, priva di energia.

“Naruto …”

La voce di Kurama era bassa, il suono sordo del tuono di una tempesta ormai lontana; in quella voce c’era sconfitta, dolore, ansia. Nessuno rispose, ma in quel silenzio c’era la risposta.

Kurama sembrò farsi sempre più piccolo, anche se la sua dimensione non era diminuita. La Volpe si accucciò, nei suoi occhi si poteva vedere lo sgomento, il dolore e la rassegnazione. Sembrava che durante la sua prigionia quasi sperasse che il destino del suo compagno fosse stato diverso, che fosse sopravvissuto, avrebbe preferito morire lui stesso piuttosto che sapere che Naruto non c’era più.

“Ciò che possiamo fare ora” disse Sasuke “è vendicarlo e proteggere ciò che per lui era importante.”

Kurama avrebbe voluto sfogarsi, avrebbe voluto piangere, distruggere ogni cosa attorno a sé, si trattenne: le sue unghie scavarono profondi solchi sulla terra, mentre il suo corpo tremava, ma la sua voce era salda, sicura.

“Lo faremo. Lo vendicheremo.”

Kurama si voltò verso Darui.

“Proteggi Killer Bee” disse piano “Momoshiki non è un essere da sottovalutare. Naruto è stato preso alla sprovvista, nessuno di noi poteva immaginare che avrebbe attaccato il villaggio per impossessarsi di me, ma ora che sappiamo è bene che anche lui e Gyuki siano al sicuro.”

Darui annuì.

“Abbiamo fatto in modo di essere pronti, se dovesse attaccarci”

“Cosa che temo farà presto” commentò Chojuro “Ha perso te, Kurama, ora vorrà catturare anche gli altri Cercoteri.”

“Ciò che mi chiedo” sussurrò Gaara “è quando agirà. Potrebbe farlo anche subito, perché ci ha lasciati andare?”

“Temo che voglia fare una guerra psicologica” disse Sasuke “Attaccherà quando meno ce lo aspetteremo, trovandoci impreparati. Ciò che farà adesso sarà catturare gli altri Cercoteri, prima di tutto quelli che sono liberi.”

Kurama si alzò in piedi e guardò verso il villaggio. Da lì poteva chiaramente vedere tutti gli edifici, gli stendardi neri in segno di lutto per Naruto, il suo volto scolpito nella pietra.

“Così non potrò esservi d’aiuto” disse infine, senza riuscire a staccare gli occhi da quelli di pietra di colui che era stato la sua Forza Portante.

“Cosa intendi fare?” chiese Gaara “Vuoi trovare una nuova Forza Portante?”

“No” rispose Kurama, chiudendo gli occhi “Naruto è morto perché era la mia Forza Portante. Non potrei sopportare che qualcun altro perda la vita a causa di ciò. Voi non ne avete idea, ma noi Cercoteri abbiamo poteri che nemmeno potete immaginare.”

Kurama si voltò verso di loro, tutti lo stavano guardando in attesa di qualcosa di straordinario. Lentamente, quasi impercettibilmente all’inizio, Kurama iniziò a rimpicciolire e pian piano il suo muso si trasformò in un viso e di fronte agli sguardi sbigottiti di tutti, si trasformò in un essere umano.

Kurama, completamente nudo, si presentava con un fisico asciutto, simile a quello di Naruto, aveva folti capelli rosso scuro, prerogativa del Clan Uzumaki, e gli occhi della stessa gradazione di azzurro dell’Hokage.

“D’ora in poi potrete chiamarmi Kurama Uzumaki.”

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** La tua Casa ***


Eccoci qui! Anche questo capitolo è finito e, come sempre, spero di avervi incuriositi con questo finale in sospeso. Sono curiosa di sapere cosa ne pensate e come pensate che si evolverà la storia. Fatemi sapere!

Un abbraccio

Mini

 

4. La tua casa

 

Kurama stava in piedi, completamente nudo, per la prima volta nella sua esistenza in forma umana, si osservava, incuriosito da quei nuovi arti privi di peli e di artigli, dalla postura nuova per lui, da quel viso così strano e così diverso dal suo muso. Potendo farlo, aveva scelto personalmente i tratti del viso, un omaggio al suo vecchio amico e alle precedenti Forze Portanti, che tutte facevano parte del Clan Uzumaki.

I ninja attorno a lui lo osservavano a loro volta, affascinati da tale trasformazione. Sasuke si avvicinò per primo, si tolse il mantello e glielo posò sulle spalle per coprirlo.

“Andiamo a casa mia” disse “Lì ti troveremo qualcosa per vestirti e vedremo il da farsi.”

“Noi torneremo ai nostri villaggi” intervenne il Kazekage “Non siamo feriti in modo grave e possiamo spostarci” continuò, rivolgendosi anche agli altri, che annuirono.

“Sì” confermò Kurotsuki “Dobbiamo preparare i nostri ninja per lo scontro con Momoshiki.

“Io ho contattato telepaticamente gli altri Cercoteri“ disse Kurama “Durante la mia prigionia ho potuto mettermi in contatto con loro per avvertirli. Non sarà facile per Momoshiki trovarli.”

Sasuke annuì.

“Molto bene. Andiamo.”

I ninja si separarono, ognuno nella direzione del proprio villaggio, solo Sasuke, Kurama e Shikamaru restarono lì ad osservare mentre si allontanavano.

“Sembra incredibile” disse Shikamaru, dopo un lungo sospiro, guardando Kurama “Eppure siamo qui con te. Non l’avrei mai immaginato.”

“C’è un solo luogo dove io avrei voluto essere, in questo momento” disse Kurama, riferendosi ovviamente a Naruto “Ma devo adeguarmi a quella che è la mia nuova realtà. Sono stato confinato in totale in tre forze portanti (quattro, se contiamo la metà sigillata all’interno di Minato) e Naruto è stato l’unico che mi ha trattato …”

“Non come un mostro?” chiese Sasuke.

“Esatto.” confermò Kurama, stringendo il mantello.

“Naruto è stato trattato a lungo come un mostro, eppure non ha mai perso la sua umanità e il suo ottimismo” commentò Shikamaru “Spesso, quando ero bambino, mi sono ritrovato a chiedermi perché lo trattassero così male, perché lo isolassero, non sapevo nulla di te e nemmeno lui, ma oltre il disprezzo di tutti, in lui c’era una luce che non si è mai …” si interruppe, un nodo alla gola gli impediva di parlare, sentiva che stava per piangere, anzi, lo stava già facendo. Non si era mai nascosto dietro a finta forza, non aveva mai celato il suo dolore e, anche se Temari spesso lo prendeva in giro per questo, era fiero delle sue lacrime.

“No, non si era mai spenta …” continuò Kurama “ … e non si è spenta nemmeno ora, vive in noi, nel nostro ricordo di lui. Io ho convissuto con lui dalla sua nascita, so tutto ciò che lo riguarda e probabilmente lo conosco meglio di se stesso, conosco i suoi desideri, ciò che voleva realizzare … e farò del mio meglio per portare avanti la sua eredità.”

Rimasero in silenzio qualche minuto, poi Shikamaru, che aveva appena smesso di piangere, si asciugò le lacrime.

“Meglio che vada. Parlerò con Tsunade e Kakashi della situazione, voi potrete raggiungermi nell’ufficio dell’Hokage quando sarete pronti.

“Io prima vorrei parlare con Hinata” disse Kurama “e con Boruto e Himawari. Spero” disse, leggermente a disagio “Che vogliano ospitarmi a casa loro”.

“Sono sicura che lo faranno” disse Shikamaru “Anche se non eri visibile, hai sempre fatto parte della loro famiglia. Se fossi al loro posto, ti vorrei con me, soprattutto in questo momento. State soffrendo tutti allo stesso modo.”

Kurama annuì e si rilassò.

“Bene, andiamo a vestirci. Per ora posso offrirti qualche mia giacca anonima, poi …”

“Una volta a casa di Hinata le chiederò di prestarmi qualcosa di Naruto” disse “Voglio portare il simbolo del Clan Uzumaki.”

Sasuke e Shikamaru annuirono sorridendo, poi si divisero.

 

A casa Uchiha non c’era nessuno, Sasuke sapeva che Sakura e Sarada erano da Hinata, perciò era tranquillo. Fece indossare a Kurama un completo molto semplice e comodo, senza simboli sulla schiena.

“Vorrei andare subito da Hinata” disse, guardandosi allo specchio per esaminare con cura la sua nuova forma.

“Sei molto legato a lei?” chiese Sasuke.

“Non saprei. Ero molto legato a Naruto e so quanto ha amato prima Sakura e poi Hinata. Le ha amate entrambe, con tutto se stesso.”

Sasuke alzò un sopracciglio e a Kurama non sfuggì la sua reazione.

“Andiamo! Come hai fatto a non accorgertene? Naruto ha sempre amato Sakura, sempre, e ha continuato ad amarla fino alla fine. Semplicemente ha capito presto che lei non lo amava allo stesso modo.”

“Non ne avevo idea.”

“Perché sei un egoista” sussurrò Kurama.

Sasuke si voltò a guardarlo, quasi offeso.

“Certo, lo sei. Ero lì, ero sempre lì quando ti sei comportato da egoista, sia con Sakura che con Naruto e sì, anche con Kakashi. Non è un rimprovero, sto semplicemente constatando la realtà. Naruto ha dato tutto se stesso sia per lei che per te e se voi due siete una coppia, oggi, è anche merito suo.”

Sasuke annuì. Già da tempo aveva imparato a vedere Naruto da un altro punto di vista, ma la visione di Kurama rivoluzionò totalmente il suo pensiero e i suoi sentimenti nei confronti dell’ex compagno di squadra e sì, sentì un briciolo di commozione, e prima che potesse rendersene conto, stava piangendo.

Non piangeva dalla morte di Itachi, lo ricordava bene, ma per lui Naruto era stato come un fratello,anche se ci aveva messo un po’ a riconoscerlo e poi ad ammetterlo. Kurama lasciò che Sasuke si sfogasse poi, insieme, uscirono di casa.

 

Casa Uzumaki era piena di vita, nonostante tutti i presenti fossero vestiti di nero. Hinata, che forse avrebbe preferito stare sola, si rese conto che invece la presenza di tanti amici era stata fondamentale, per lei, in quelle ore. Himawari e Boruto inizialmente erano rimasti in disparte, poi la presenza dei loro compagni aveva contribuito a fargli dimenticare il grande vuoto che si era aperto nei loro cuori. Naruto non era un padre molto presente, il suo ruolo di Hokage lo portava a stare fuori di casa per molte ore al giorno, ma sapere che lui era lì era un conforto anche per i suoi figli. Sapevano che alcuni ninja erano andati in missione per cercare di recuperare Kurama e in particolare Temari, Shikadai, Sakura e Sarada erano in pensiero per la sorte di Sasuke e Shikamaru. Nessuno ne parlava, ma tutti attendevano notizie.

Fu Sasuke a suonare e fu Hinata ad andare ad aprire, seguita da Sakura e Temari.

“Sei qui? Così presto?” chiese Hinata “Qualcosa è andato storto?” chiese, memore del fatto che dall’ultima missione così breve erano tornati con il corpo senza vita di Naruto.
“No, no, state tranquille” disse, rivolgendosi a tutte e tre le donne, mentre Sakura lo abbracciava “Anche Shikamaru sta bene, è andato da Kakashi a riferire l’esito della missione. Siamo scappati prima che potesse degenerare. Alcuni ninja e i Kage sono rimasti feriti in modo lieve e sono tornati ai loro villaggi.”

“Grazie” sussurrò Temari “Anche se avrei preferito vedere Shikamaru di persona”

“Sta bene, ma aveva fretta, tornerà presto. Piuttosto …” Sasuke si spostò per far vedere l’uomo che stava dietro di lui “Questo è Kurama.”

Hinata, Sakura e Temari si scambiarono uno sguardo. Davanti a loro c’era un uomo dai capelli rosso scuro e dagli occhi azzurri, che le guardava tranquillamente.

“T-tu …” iniziò Hinata.

“Sì, sono la Volpe.” confermò Kurama, con voce profonda “Per la prima volta mi sono ritrovato senza una Forza Portante, sottoforma di Volpe gigante potrei fare ben poco per aiutarvi, perciò ho deciso di assumere questa forma.”

“Shikamaru è andato a comunicare questo agli ex Hokage” spiegò Sasuke “Sarà qui tra poco.”

In quel momento, apparvero in fondo al vialetto Shikamaru, Kakashi e Tsunade.

“Siamo venuti subito qui” disse la Quinta Hokage “Eravamo impazienti di conoscerti. Di conoscerti e guardarti negli occhi” specificò, dal momento che durante i pochi contatti che avevano avuto con lui, era sempre dentro Naruto.

Kurama sorrise e Hinata si fece da parte per far entrare tutti.
“Direi che potete entrare” disse Hinata.

“Aspetta un attimo” intervenne Sakura, che entrò e, rivolgendosi ai presenti “Sentite tutti, c’è una persona che dovreste conoscere.”

Tutti si voltarono verso di lei “Sasuke, Shikamaru e gli altri sono riusciti a liberare Kurama, che ha assunto forma umana. è qui.”

Tutti si alzarono e qualcuno provò a sbirciare mentre entravano tutti e, per ultimo, Kurama.

“Wow …” mormorò Chocho “è davvero bellissimo …”

“In questo modo potrò aiutarvi” disse, cercando di pesare le parole e non spaventare troppo i giovani ninja, soprattutto i figli di Naruto “Per ora non me la sento ancora di tornare dagli altri Cercoteri.”

Tutti lo guardarono, ma solo Himawari e Boruto si alzarono per osservarlo meglio. Il colore e il taglio degli occhi era lo stesso di Naruto, gli sembrò, per un momento, di guardare il padre.

“Tu … tu eri dentro nostro padre?” chiese Himawari

“Sì, è esatto.” rispose Kurama con calma, sedendosi accanto a lei “Dal suo primo giorno di vita. Solo durante la Grande Guerra dei Ninja siamo stati separati per poche ore.”

Kurama chiuse gli occhi, dal momento in cui era stato estratto da Naruto aveva cominciato a sentire la sua mancanza, dalla prigione in cui lo aveva rinchiuso Momoshiki aveva visto Naruto cedere, il suo cuore battere sempre più lentamente, ma non l’aveva visto morire, era riuscito a intravedere un’ultima volta il suo sorriso, per la prima volta dall’esterno del suo corpo, poi Momoshiki lo aveva portato via.

“Ora terrai sempre questa forma?” chiese Boruto “e vivrai con noi’” aggiunse, lanciando un’occhiata alla madre, che guardò Kurama, in attesa della sua risposta.

“Non lo so, per ora è la cosa migliore, ma non so cosa accadrà in futuro. Per quanto riguarda il posto in cui vivrò … in effetti volevo chiedervi di ospitarmi.”

Hinata sorrise.

“Sei parte della nostra famiglia, non ti ospitiamo, semplicemente ti accogliamo in quella che è già casa tua. Perdonami un momento.”

Hinata uscì dalla stanza e per quei pochi minuti tutti rimasero in silenzio, in attesa della padrona di casa, che non si fece attendere. Hinata aveva il viso lucido di lacrime, ma un sorriso radioso e portava tra le braccia una giacca arancione.

“Questa era di Naruto.” disse “Vorrei che la portassi tu. Ovviamente ti faremo fare degli abiti su misura, ma questa vorrei che fosse tua.”

Kurama si alzò, prese la giacca, l’indossò rapidamente e, confortato dalla presenza del simbolo del suo Clan sulla schiena, abbracciò la moglie del suo migliore amico.

“Ti ringrazio.” sussurrò Kurama al suo orecchio.
"Vorrei che avessi anche questo" disse Kakashi, porgendogli un coprifronte con il simbolo del Villaggio della Foglia "Sei sempre stato un Ninja di questo villaggio, ora lo sarai in modo ufficiale."
Kurama sorrise, se fosse stato più coraggioso avrebbe lasciato andare le lacrime della commozione, ma si limitò a indossare il coprifronte, come tante volte aveva fatto Naruto.

 

Quando tutti se ne furono andati, Kurama si strinse alla sua famiglia. Per la prima volta poteva percepire chiaramente l’amore e l’affetto che scorrevano tra quelle persone. Prima lo aveva sentito tramite Naruto, ma ora si sentiva davvero ed effettivamente parte della famiglia e il timore di essere cacciato o odiato svanì.

 

In quello stesso istante, i Kage si stavano organizzando. Sapevano che una nuova guerra era dietro l’angolo e avrebbero dovuto farsi trovare preparati di fronte a ogni evenienza. Avevano scansato il pericolo che il nemico usasse Kurama contro di loro, ma c’erano anche gli altri Cercoteri e Killer Bee era in serio pericolo di vita. Iniziarono ad organizzare piani d’attacco, gestire i ninja dei vari gradi e, cosa più importante, preparare dei piani di evacuazione per la popolazione civile. Vista l’emergenza, fu previsto di far intervenire anche gli ex Kage e addirittura Orochimaru.

“Più saremo, più avremo possibilità di sconfiggere Momoshiki” spiegò Darui “Non dobbiamo scartare nessun aiuto.”

“Concordo” rispose Gaara “Sicuramente anche gli altri Cercoteri saranno dalla nostra parte, dobbiamo impedire che lui li catturi e li metta sotto il suo comando.”

“Questo è un rischio molto reale” commentò Chojuro “Se dovessimo affrontare nuovamente la forza di tutti o quasi i Cercoteri …”

Il silenzio piombò nella stanza e, come spesso accadeva in quei giorni, il pensiero andò a Naruto. Se ci fosse stato lui nessuno avrebbe temuto un simile evento, sapevano che lui avrebbe saputo gestirlo, ma ora …

“Se ci fosse stato Naruto …” commentò Gaara tristemente, esprimendo a voce ciò che nessuno aveva il coraggio di dire. “Durante la guerra faceva paura, quasi più del nemico. Il modo in cui riusciva a gestire tutto quel chakra, era impressionante.”

“D’altra parte era un Uzumaki, una famiglia nota per la sua abilità nella gestione del chakra. Mito e Kushina Uzumaki sono state le precedenti Forze Portanti di Kurama, non dimentichiamocelo.”

“Questo vuol dire che i suoi figli hanno il potenziale per diventare a loro volta Forze Portanti” commentò Darui.

“Può essere” rispose Kakashi “Certamente non lo scopriremo ora e possibilmente nemmeno in futuro. Abbiamo deciso che, per il momento, Kurama non avrà nessuna Forza Portante. Grazie alla manipolazione del Chakra è riuscito a prendere forma umana e ora fa parte dell’esercito di ninja di Konoha.”

I Kage si guardarono sbalorditi.

“Siamo sicuri che sia una buona idea?” chiese Kurotsuchi, ansiosa “Dopotutto potrebbe andare fuori controllo. Prima c’era Naruto che …”

“No, no.” commentò Kakashi “Da anni Kurama è un ninja della foglia, sebbene sotto una strana forma. Non è più un demone incontrollato, ha collaborato in varie occasioni con l’Hokage, unendo spontaneamente le sue forze alle sue e ora ha autonomamente preso forma umana per poter aiutare nella guerra. Se fosse stato senza controllo avrebbe già distrutto il villaggio, ma così non è.”

Il discorso di Kakashi placò tutti i dubbi.

“Ottimo” intervenne Darui “Almeno da questo punto di vista siamo tranquilli. In ogni caso i ragazzi Uzumaki …”

“Sono troppo giovani" spiegò Kakashi “Boruto è appena diventato Genin e Himawari nemmeno quello. Non hanno l’esperienza necessaria per combattere una guerra simile né per gestire i loro poteri. Hanno potenziale, come lo aveva il padre alla loro età, ma sono ancora troppo giovani e inesperti, finirebbero con il fare danno o … peggio.”

Gaara annuì.

“Sono d’accordo. Per ora sarà il caso che i ninja sotto il grado di Chunin ne restino fuori.” continuò Kakashi “Ovviamente sarà difficile impedirgli di voler combattere, ma per il loro bene è meglio che non intervengano e si limitino a missioni minori, come proteggere i civili dagli attacchi più lievi.”

 

Fuori dalla sala in cui stava avendo luogo la riunione a distanza tra i Kage c’era il silenzio più assoluto. Shikamaru aveva chiesto che nessuno passasse di lì per tenere, almeno per il momento, le decisioni dei capi segrete. Tutti temevano che una fuga di informazioni su una probabile guerra avrebbe solo portato il panico, perciò prima volevano organizzarsi e poi dare disposizioni a chi di dovere, solo poi la popolazione civile sarebbe stata informata, anche perché al momento tutta la comunità era in lutto.

Shikamaru aveva informato tutti sul fatto di lasciare libero l’ultimo piano dell’edificio, ma Hiroshi Kutsuki era arrivato in ritardo, perciò non aveva sentito la sua raccomandazione. Per una serie di eventi si era ritrovato a dover salire al piano dove stava l’ufficio dell’Hokage e, proprio mentre stava passando davanti alla porta, aveva sentito, ovattata dalla barriera di legno, la parola “guerra”.

Istintivamente si era avvicinato e aveva posato l’orecchio per sentire meglio: dopo l’attacco al villaggio e la morte dell’Hokage la parola “guerra” non era inaspettata ma comunque preoccupante. Sapeva di fare qualcosa di sbagliato, se i Kage volevano tenere la cosa segreta dovevano avere le loro motivazioni, ma fu più forte di lui, si sedette e, senza fare il minimo rumore, continuò ad ascoltare e, man mano che sentiva le loro parole, comprendeva che era giunto il suo momento, il suo destino si sarebbe presto compiuto.




 

P.S. Hiroshi Kutsuki è un personaggoi nuovo, che avrà un ruolo molto importante nei prossimi capitoli. Ho cercato di dargli un nome che fosse collegato a ciò che sarà il suo destino, perciò cercando tra i siti di nomi e cognomi giapponesi con i significati ho trovato “Hiroshi” che significa “generoso” e Kutsuki, che significa “legno marcio”, o almeno questo è ciò che ho trovato io. Quindi, Generoso Legno Marcio sarà molto importante e presto scoprirete perché. Vediamo se qualcuno di voi già riuscirà ad intuirlo.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Sacrificio ***


Buongiorno!
Qualche piccola premessa: ho introdotto il personaggio di Hiroshi Kutsuki perché era funzionale alla trama ma mi è piaciuto anche esplorare, seppur brevemente, la vita di un non ninja che ha vissuto, come spettatore, le vicende di Naruto e mi piaceva dare un volto e una redenzione a uno dei tanti bulli che lo prendevano in giro da bambino.

Il perché del suo nome lo scoprirete alla fine del capitolo.

Per quanto riguarda la parte con Naruto, non so come di preciso funzioni l’aldilà in questo universo, perciò ho cercato di descriverlo basandomi su quel poco che ho visto nel manga, spero che sia abbastanza fedele.


5. Sacrificio

 

Hiroshi Kutsuki ricordava perfettamente i giorni dell’Accademia, le lezioni, le esercitazioni, i suoi compagni. Non era uno dei migliori ma nemmeno uno dei peggiori, i suoi genitori erano fieri di lui, dei risultati che otteneva, glielo dicevano sempre “Bravo, Hiroshi, continua così e diventerai sempre più bravo. Mi raccomando, però, stai lontano da quel Naruto Uzumaki, è un ragazzaccio!”

I suoi genitori gli parlavano spesso di lui, come cattivo esempio, consigliandogli di stargli lontano. Di tanto in tanto sentiva che ne parlavano anche tra di loro, sempre con epiteti poco gentili.

Hiroshi, obbediente, si era sempre tenuto alla larga, spesso addirittura lo prendeva in giro, ripetendo ciò che i suoi genitori dicevano a casa. Naruto reagiva in modi diversi, a seconda della situazione, spesso rispondeva a tono, altre volte fingeva di ignorarlo, ma tanto lui sapeva che era un perdente.

Hiroshi ricordava tutti gli esami falliti da Naruto, le risate che si era fatto alle sue spalle o direttamente in faccia, per umiliarlo, e ricordava, più di tutti i giorni trascorsi all’accademia, la sua ultima bocciatura, quando aveva visto svanire, insieme alla sua copia moscia, la speranza di diventare Genin. Quel giorno tutti avevano festeggiato, c’era stata una grande cena, poi era successo un disastro. Hiroshi aveva sentito che qualcuno era scappato con un rotolo proibito, aveva visto i Jonin in piazza riunirsi per catturare e uccidere il ladro, e quando aveva scoperto che era proprio Naruto aveva gioito, finalmente avrebbe ricevuto ciò che meritava.

Il giorno seguente tutto era tornato alla normalità, suo padre, parlando con sua madre, le aveva detto che l’Hokage aveva sistemato tutto e non c’era stato bisogno di continuare la caccia all’uomo. Tutto risolto. Però quello stesso giorno Naruto si era presentato in classe con un Coprifronte. Cosa significava? Era stato infine promosso? Sì, a quanto pareva erano entrambi Genin … oppure no?

Il suo sogno di diventare un ninja si era infranto alle parole del Jonin a cui lui e i suoi due compagni di squadra erano stati affidati.

“Solo nove di voi diventeranno Genin” spiegò “Gli altri torneranno all’Accademia.”

Che problema c’era? Lui ce l’avrebbe fatta, no?

No.

Tra i nove fortunati c’erano gli studenti di Asuma, di Kurenai e di Kakashi e, tra i tre pupilli del Copia Ninja, c’era anche Naruto.

Naruto. Naruto Uzumaki era diventato Genin … e lui no.

Per mesi aveva sofferto, per mesi si era impegnato, sputando sangue e lacrime, aveva ritentato, aveva riprovato e, mentre Naruto progrediva sempre di più, lui si rendeva conto che no, non poteva farcela, il destino aveva in mente per lui qualcosa di diverso dalle missioni.

Il Maestro Iruka era stato molto buono, come per tutti i suoi studenti aveva visto le qualità per farli andare avanti, e gli aveva suggerito di abbandonare la carriera di ninja e di concentrarsi su qualcosa di più adatto a lui. Per questo motivo aveva iniziato a lavorare in vari uffici, come contabile. Era molto bravo nel suo lavoro, preciso, metodico e con un’ottima memoria, lentamente stava dimenticando il suo sogno infranto e, nel frattempo, osservava colui che, un tempo, aveva ritenuto, a torto, un fallito.

Naruto era sulla bocca di tutti, negli anni era riuscito a migliorarsi tantissimo e quando era partito con Jiraya molti ninja anziani ne erano rimasti piacevolmente sorpresi perché essere addestrati da uno dei Ninja Supremi non era certo cosa da poco.

Gli anni passavano, Hiroshi faceva carriera ma continuava a seguire i progressi di Naruto. Per una strana ragione era affascinato da quel ragazzo, da sfigato da prendere in giro era diventato un modello da seguire. Non come ninja, no, Hiroshi aveva accantonato ormai da tempo quel sogno, ma come persona. Naruto era positivo, tenace, determinato a raggiungere i suoi scopi, qualsiasi fossero gli ostacoli che gli si paravano davanti, lui procedeva senza ascoltare critiche o consigli non richiesti, come aveva sempre fatto anche in Accademia e, continuando a fare del suo meglio era anche riuscito a diventare Hokage, coronando infine il sogno per il quale tutti lo avevano sempre preso in giro.

 

Durante la Grande Guerra dei Ninja non aveva partecipato, sarebbe stato inutile per lui, non aveva le basi per poter dare un contributo degno di nota, in pratica si sarebbe fatto ammazzare per niente.

Aveva seguito però tutti gli avvenimenti, il fatto che avessero partecipato anche dei ninja morti e riportati in vita, come gli ex Hokage. Era tutto molto affascinante, il mondo dei ninja, un mondo che lui aveva solo sfiorato per poco tempo, diventato una passione. Per questo motivo, passo dopo passo, aveva deciso di muoversi in direzione di quel mondo, anche se in modo marginale. Si era licenziato e aveva cercato lavoro negli uffici dell’Hokage, che a quel tempo era ancora Kakashi Hatake. Con le sue capacità e la sua esperienza non era stato difficile per lui accedere a quel lavoro e in breve tempo si era ritrovato a lavorare prima per il Sesto e poi per il Settimo Hokage, per Naruto.

Naruto non si ricordava di lui, aveva altre cose a cui pensare all’epoca dell’Accademia e poi in seguito, piuttosto che stare dietro a un ragazzino ignorante che lo prendeva in giro. Lui però si ricordava bene e si sentiva onorato di poterlo aiutare, anche se poco. Di tanto in tanto, quando lo vedeva nei corridoi o gli capitava di dover entrare nel suo ufficio, aveva sempre avuto la tentazione di chiedergli scusa, ma ogni volta temeva di essere inopportuno.

 

Poi era arrivata la prima brutta notizia e il mondo aveva cominciato a cedere sotto i suoi piedi. Cinque anni, forse sei, gli avevano detto i medici, prima che la malattia prendesse definitivamente il sopravvento e lo uccidesse. Cosa poteva fare? Nulla, se non andare avanti e sperare che i dolori che sempre più spesso lo tormentavano non interferissero con il suo lavoro, e più o meno ce l’aveva fatta.

Poi era arrivata la seconda brutta notizia: la morte di Naruto, che si era sacrificato per proteggere il villaggio.

Quel giorno il mondo gli era crollato definitivamente sotto i piedi. Il suo mito, il suo modello, non c’era più.

Per giorni era rimasto in una specie di trance, incapace di parlare o di esprimere ciò che provava; continuava a lavorare come sempre, ma qualcosa di era spento in lui. Forse per quel motivo, quel giorno, era arrivato in ritardo. Si era alzato ancora assonnato, dopo una notte in bianco per via di pensieri troppo difficili da cacciare e il dolore fisico, che sempre più spesso disturbava il suo sonno, quindi era entrato nell’edificio senza guardare niente e nessuno, non voleva parlare, non voleva vedere gli altri, voleva semplicemente concentrarsi sul suo lavoro per impedirsi di soffrire.

Nessuno gli aveva detto che non poteva accedere all’ultimo piano.

Nessuno lo aveva avvisato del fatto che ci sarebbe stata una riunione super riservata e segreta.

Per questo motivo Hiroshi era salito all’ultimo piano, diretto agli archivi, per cercare un documento molto importante e, nel farlo, aveva sentito la parola “guerra”. Guerra? Ancora? Contro chi? Contro quell’essere che aveva interrotto l’esame di selezione dei Chunin e aveva ucciso l’Hokage?

Un pensiero rapido e fulmineo gli attraversò il cervello e capì che tutto ciò che aveva passato non era altro che un modo per prepararlo a quel momento, a quel pensiero, a quella decisione. Senza esitare, per non cedere alla paura, posò ciò che aveva in mano e aprì la porta.


Era trascorso del tempo e Naruto aveva iniziato ad ambientarsi. Gli piaceva stare con i suoi genitori e presto, con calma, avrebbe voluto incontrare anche gli altri: il Maestro Porcello, Neji, Itachi, Obito … D’altra parte aveva tutto il tempo del mondo, no? Quelle erano persone che gli mancavano da tanto tempo, ma in quel momento sentì che c’era qualcun altro che gli mancava immensamente, qualcuno a cui non aveva potuto dire addio.

“Vorrei vederli, anche un’ultima volta …” mormorò

“La tua famiglia, giusto?” chiese Minato, sorridendo.

Naruto si limitò ad annuire.

“Puoi farlo, se vuoi, quante volte vuoi.”

Naruto si voltò, poi guardò sua madre per essere certo che non scherzasse.

“Ha ragione tuo padre, amore mio” disse lei “Noi ti siamo stati sempre vicini, anche se tu non potevi saperlo, ti abbiamo osservato per tutto questo tempo.”

Naruto sorrise di felicità al pensiero che i suoi genitori sapessero tutto della sua vita, quanto aveva sofferto e quanto aveva gioito.

“Per una persona normale non sarebbe possibile” spiegò Minato “Ma per noi ninja che sappiamo usare il chakra è facile. Come hai potuto trovarci qui, puoi trovare anche le persone che sono ancora vive.”

“Ma … loro non potranno vedermi, giusto? Come io non ho mai visto voi.”

“Esatto” confermò Kushina, sospirando “Però io ho visto il tuo matrimonio, la nascita dei tuoi figli … So che non è la stessa cosa, ma …”

“Mi basta” sussurrò Naruto, chiudendo gli occhi.

Naruto, ad occhi chiusi, si concentrò sul chakra di Hinata, al suo amore per lei, a tutto il tempo passato insieme, quindi aprì nuovamente gli occhi e, con grande sorpresa, si ritrovò nella sua casa, nel suo salotto. Percepiva chiaramente la mancanza del suo corpo, era pura energia, puro chakra, ma poteva osservare da vicino la sua famiglia.

Si voltò e la vide, Hinata era seduta su uno dei divani in compagnia di Boruto e Himawari … e un’altra persona! Chi era? Era un uomo dai folti capelli rossi e dagli occhi azzurri, ridevano insieme … chi era? Si avvicinò e, non appena lo guardò meglio in viso, lo riconobbe. Quello era … Com’era possibile? Non sapeva perché, non sapeva come, ma era certo di sapere che quell’uomo fosse in realtà Kurama. Lo avevano liberato? Perché aveva deciso di assumere forma umana? Quando vide lo sguardo del suo amico capì. Era diventato umano per proteggere coloro che amava, per portare avanti ciò che lui, Naruto, non avrebbe più potuto fare.

“è così strano averti qui con noi, Kurama” disse Himawari “Però sono felice perché è come se ci fosse anche papà!”

Naruto sentì un calore profondo, una sensazione che non aveva nulla di fisico ma che lo rese immensamente felice: nonostante tutto, nonostante il dolore che poteva vedere nei loro occhi, la sua famiglia era al sicuro, erano vivi, erano sereni. Si avvicinò a Kurama, gli posò una mano sulla spalla e gli sussurrò all’orecchio “Grazie”, lo vide sobbalzare leggermente, poi chiuse gli occhi e, lasciandosi andare, tornò dai suoi genitori.


La porta si era spalancata senza preavviso ed era comparso un uomo. Chi era? Shikamaru lo riconobbe all’istante, lo conosceva per la sua bravura e la sua precisione e aveva lavorato spesso con lui.

“Hiroshi! Non dovresti essere qui” esclamò, con tono di rimprovero “Questo piano era stato interdetto al personale!”

Hiroshi annuì.

“Mi dispiace, non lo sapevo, ma …”

“Allora se ne vada” intervenne Darui, severamente “Stiamo parlando di questioni importanti.”

“Esatto, e se per caso dovesse aver sentito qualcosa …” continuò Chojuro.

“HO SENTITO TUTTO!” gridò Hiroshi “Ho … ho sentito tutto.”

“Quindi perché sei entrato?” chieise Kurotsuchi “Vattene e non dire a nessuno cosa hai sentito, scateneresti il panico.”

“Sono d’accordo” intervenne Kakashi “Ora, se non ti dispiace …”

“Mi dispiace, invece” lo interruppe lui, arrabbiato, suscitando lo stupore di tutti “Sono qui per un motivo ben preciso.” continuò, ma dovette interrompersi per un improvviso e violento attacco di tosse.

“In altre circostanze me ne sarei andato facendo finta di nulla, è già successo che abbia sentito discorsi segreti e che me li sia tenuti per me” disse, lanciando uno sguardo a Shikamaru “Sono consapevole del luogo in cui mi trovo e so che ciò che è bene tenere nascosto, ma in questo caso non potevo andare oltre. Credo di non trovarmi qui per caso, è un segno del destino!”

“Avanti” borbottò Chojuro, esasperato “Cosa vuoi da noi?”

Gli sguardi di tutti erano rivolti verso Hiroshi, che tremò appena, ma si schiarì la voce e parlò.

“Non voglio nulla da voi” rispose Hiroshi, inchinandosi “Sono io che vorrei offrirvi qualcosa”

Kakashi lo guardò stupito, ma gli sorrise.

“Ti ascoltiamo” disse.

“Vi ho sentiti mentre parlavate, so quanto sentite la mancanza del Settimo Hokage e anch’io so quanto la sua presenza sarebbe stata fondamentale per l’esito di questa guerra.”

Calò un silenzio pesante, nessuno rispose, ma tutti annuirono perché ciò che stava dicendo Hiroshi era vero.

“Io sono malato, molto malato, non mi restano molti anni da vivere. Vi chiederete, come potrebbe un non ninja come me, malato per giunta, aiutarvi.”

“In effetti …” commentò il Raikage, sogghignando.

“Darui! Smettila! Lascialo parlare!” lo riprese Kurotsuchi.

“Non è che per caso vorresti …” iniziò Shikamaru, che aveva iniziato a capire.
“Sì,” rispose Hiroshi con determinazione “Voglio offrire il mio corpo per riportare in vita il Settimo Hokage grazie alla Tecnica della Resurrezione.”



 

Eccoci! Un altro finale con il botto, spero che vi abbia stupiti! Ora vi spiego come ho deciso di dare il suo nome a Hiroshi:

Hiroshi vuol dire generoso e lui generosamente dona il suo corpo.

Kutsuki vuol dire legno marcio e lui è marcio nel senso che è malato.

Volevo riportare in vita Naruto, anche se temporaneamente, per questo ho deciso che si sarebbe sacrificato qualcuno che lo stimava e che comunque non aveva niente da perdere. Spero che fino ad ora la storia vi piaccia e che continuiate a seguirla! Alla prossima!
Mini

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Il funerale di Naruto ***


Eccomi qui, finalmente. C’è voluto un po’ di tempo, ma gli impegni della vita mi hanno tenuta lontana dalla tastiera. Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia, dal prossimo comincierà l’azione vera e propria.



 

6. Il funerale di Naruto



 

Nella stanza era calato il silenzio, tutti guardavano Hiroshi, stupiti per quella proposta.

Dopo un momento di smarrimento iniziale, fu Kakashi a prendere la parola.
“Ciò che proponi è … molto generoso” disse, cercando di pesare bene le parole “Ma non possiamo accettare. Si tratta pur sempre della tua vita.”

“La mia vita, appunto. Non vivrò a lungo, non mi sono sposato, non ho figli, non ho nessuno né niente da perdere. So quante persone sono morte per gli esperimenti di Orochimaru e soprattutto per questa tecnica proibita, ma ci troviamo in una situazione di emergenza e credo che il contributo del Settimo Hokage possa essere determinante.”

Hiroshi aveva parlato con molta serietà, nel suo sguardo si vedeva la sua determinazione e la volontà di non accettare un rifiuto. Tutti erano a disagio, certo sarebbe stato magnifico combattere a fianco di Naruto un’ultima volta, ma il prezzo da pagare sarebbe stato davvero alto.

“Per il momento, come avrai intuito, non vogliamo far trapelare informazioni su questa delicata situazione” iniziò Kakashi “Presto però dovremo prendere delle decisioni e ci stiamo già preparando per quella che probabilmente sarà una guerra molto dura. Per il momento ci dovremo concentrare sull’organizzazione dei ninja, ma … ti faremo sapere.”

Kakashi si sentiva a disagio, certamente avrebbe voluto combattere ancora una volta al fianco di Naruto, ma non così, sarebbe stato forse ancor più triste.

“Vi ringrazio” disse Hiroshi, inchinandosi “Vi prego, potervi aiutare darebbe un senso alla mia vita … o a ciò che ne resta” concluse, per poi retrocedere e uscire dalla stanza.



 

In casa Uzumaki l’atmosfera era serena, Kurama non ci aveva messo molto ad ambientarsi, dopotutto conosceva bene sia Hinata che Boruto e Himawari, avendoli sempre osservati dall’interno di Naruto. Tutti sapevano che la ferita per la sua perdita non si sarebbe rimarginata tanto presto, ma la consapevolezza di esserci l’uno per l’altro rassicurava tutti. Hinata aveva preparato qualcosa da mangiare e tutti avevano trovato conforto nel cibo. Avevano mangiato ramen e dei dolcetti, poi si erano rilassati sui divani, continuando a ridere.

Kurama, nonostante la nuova situazione, si trovava perfettamente a suo agio con la famiglia di Naruto. Stava pensando proprio a lui, quando lo sentì distitnamente: essendo lui un Cercoterio era molto sensibile al Chakra, quindi non gli ci volle molto a percepire la presenza di un Chakra che non apparteneva ai presenti. Si voltò, osservò ovunque, sapeva benissimo a chi apparteneva quel Chakra, ma com’era possibile? All’improvviso sentì un brivido lungo la schiena e la presenza di qualcuno al suo fianco e un leggero peso sulla spalla, come se qualcuno gli avesse posato sopra una mano.

“Grazie”

La voce di Naruto era appena un sussurro, sobbalzò per la sorpresa, ma in quello stesso istante la sensazione svanì, così come il Chakra del suo amico.

“Qualcosa non va, Kurama?” gli chiese Himawari, che aveva notato il suo turbamento.

“No, nulla, non ti preoccupare” le rispose lui “Sono felice di essere qui con voi.”


La riunione era finita, i Kage si erano scollegati, non prima di essersi dati appuntamento di persona per il funerale di Naruto, che si sarebbe tenuto di lì a pochi giorni.

Kakashi e Shikamaru erano turbati dalla proposta di Hiroshi. L’Edo Tensei era una tecnica proibita, ma durante la precedente guerra era stata utilizzata, così come altre tecniche illegali. Cosa avrebbero dovuto fare? Un’eccezione, vista la situazione straordinaria? 

“Dobbiamo parlane con Tsunade” disse Kakashi “e con Orochimaru” continuò “Non sarà la nostra priorità, ma dobbiamo tenere presente questa possibilità ed essere pronti per utilizzarla al momento opportuno.”

Avevano fatto chiamare i due Ninja Leggendari e li avevano attesi nell’ufficio dell’Hokage per spiegare loro la situazione. Tsunade e Orochimaru erano entrati, incuriositi da quella strana convocazione e avevano ascoltato con sentimenti diversi le parole di Kakashi, che aveva spiegato loro la proposta di Hiroshi.

“Molto interessante” disse Orochimaru, con un sorriso inquietante “Potete contare su di me”

“Non avevo dubbi” commentò secca Tsunade “D’altra parte stiamo parlando di una tecnica proibita, non credo che sia il caso di …”

“Non puoi negare che la presenza dei primi Kage sia stata fondamentale durante la guerra” sbottò Orochimaru “è stato anche grazie a me e a Kabuto se siamo riusciti a contrastare il nemico. Io dico di riportare in vita, oltre a Naruto, anche gli altri Kage.”

“Piano! Piano!” esclamò Kakashi “Si parla di sacrificare altre vite. Per quanto riguarda Naruto abbiamo un volontario che non avrebbe altro da perdere, ma non mi sembra giusto fare altre vittime!”

“Come preferisci” sussurrò Orochimaru “Io sono comunque disponibile ad eseguire la tecnica”

“Molto bene” commentò Tsunade “Direi di aggiornarci. Per ora non sappiamo quando e come Momoshiki attaccherà, possiamo solo stare all’erta e, nel frattempo, finire di organizzare …”

“Sì” rispose Shikamaru “Se ha bisogno di aiuto, io ci sono.” commentò “Non sarà facile, ma voglio che tutto sia perfetto per domani.”



 

Kurama si sentiva incredibilmente solo. Certo, c’era la famiglia di Naruto, ma lui non c’era, non poteva sentire la sua voce, la sua energia, anche se ora poteva vedere il mondo alla luce del sole, tutto sembrava buio. Non era bastato quel piccolo saluto, non aveva potuto dirgli addio come avrebbe voluto, gli sarebbe bastato poter parlare con lui un’ultima volta, una sola volta forse sarebbe stata sufficiente per placare la sua angoscia.

“Kurama?”

La volpe si girò di scatto, Boruto era entrato in camera sua, sembrava triste.

“Ti manca tanto? Mio padre?” chiese, senza riuscire a guardarlo negli occhi.

“Ogni minuto” rispose Kurama “Non avrei mai pensato di potermi affezionare così a un mio … carceriere” commentò, ridacchiando “Lui era davvero speciale.”

“Lo conoscevi meglio di tutti, vero?”

“Sì” confermò “So quanto teneva alla sua famiglia, a Hinata, a te e a Himawari … e a tutto il villaggio.”

Kurama vide che Boruto stava per piangere ma non si fermò.

“Lui era fatto così, nonostante tutto il dolore provato in passato, tutta la solitudine, non ha mai pensato per un istante di volersi vendicare, ha sempre dato agli altri ciò che per lungo tempo avrebbe voluto ricevere, non si è mai arreso e finalmente è riuscito a guadagnare la fiducia non solo dei suoi alleati ma anche di coloro che un tempo erano nemici. Se non è straordinario questo, non so cosa potrebbe esserlo.”

Boruto annuì e Kurama fece qualcosa che mai si sarebbe aspettato di fare. Senza ragionare, senza averlo premeditato, lo attirò a sé e lo abbracciò. Non fu una cosa strana, entrambi si sentivano a loro agio e Boruto ricambiò l’abbraccio, provando la stessa sensazione che gli dava un abbraccio di suo padre.

“Mi starai vicino domani?” chiese “Sarà dura, credo che tutti avranno gli occhi puntati su di me, non voglio …”

“Starò al tuo fianco” lo rassicurò Kurama “Non preoccuparti.”

I due rimasero così e nemmeno si accorsero che, nel frattempo, Hinata e Himawari erano entrate e li stavano osservando.


Il giorno successivo il cielo era limpido, azzurro e senza nuvole, come gli occhi di Naruto. Tutti, guardando quel cielo così aperto e apparentemente infinito, si sentivano osservati dal loro Hokage, che aveva dato la vita per proteggerli.

Dagli edifici pendevano spessi drappi neri e tutti indossavano qualcosa di nero, ma anche qualcosa di arancione, in suo onore: un fazzoletto, un fiore, qualsiasi oggetto, per poter rendere omaggio a Naruto.

I Ninja del Villaggio della Foglia si erano ben organizzati per permettere a tutti, anche provenienti da altri villaggi, di partecipare.

L’idea di celebrare il funerale nello spazio lasciato dall’esplosione di Momoshiki era stata di Shikamaru e tutti avevano approvato: non solo avrebbe permesso di ospitare migliaia di persone ma sarebbe stato un tributo all’ultimo sacrificio di Naruto e tutti lo avrebbero sentito più vicino.

L’accesso alla camera ardente era stato strettamente limitato ai pochi parenti e agli amici stretti, ovvero i Ninja che avevano svolto con lui almeno una missione. Il suo viso era sereno, pacifico, sembrava quasi che dormisse, e alla fine della processione, poco prima che la tomba venisse sigillata, era circondato da centinaia di fiori donati da coloro che gli avevano reso l’ultimo saluto.

Il passo successivo fu il più difficile, ma allo stesso tempo anche il più facile. Se era stato complicato capire chi potesse salutarlo intimamente, decidere chi avrebbe tenuto il discorso era stato anche più arduo. Iruka? Kakashi? Sakura? Shikamaru? Sasuke? Hinata? Erano le persone più vicine a lui, ma farli parlare tutti sarebbe stato troppo, infine si era proposto lui, Kurama. La Volpe a Nove code era la persona più adatta per parlare di Naruto, aveva convissuto con lui fin dalla nascita, lo conosceva meglio di chiunque altro e tutti si erano ritrovati d’accordo. Così, nel silenzio più totale, rotto solo dal fruscio del vento e da qualche pianto isolato, Kurama si presentò di fronte agli astanti e iniziò a parlare con la sua voce bassa e cavernosa.

“Non posso esprimere a parole quanto mi colpisca vedere qui, in questa occasione, tutte queste persone. Nei giorni scorsi ho potuto constatare quanto la morte di Naruto abbia devastato la vita di tante persone, coloro verso i quali, indirettamente o direttamente, lui aveva cambiato in meglio la vita.

Voi non sapete chi sono e probabilmente vi starete chiedendo con che diritto possa parlare di lui e tenere il discorso in suo onore. Bene, mi presento, sono Kurama, la Volpe a Nove Code, l’essere che per tanti anni è stato odiato e disprezzato ma che, anche grazie a Naruto, è stato accettato. Sono qui, in forma umana, davanti a voi, per parlarvi di lui per porgli l’ultimo saluto.

Ho vissuto nel corpo di Naruto dal giorno della sua nascita, l’ho visto crescere, ho visto la sua sofferenza quando l’intero villaggio lo odiava a causa mia, ma non l’ho mai, mai visto darsi per vinto o rinunciare ai suoi sogni. Ciò che voleva era dare al mondo tutto quello che invece il mondo gli aveva sempre negato: pace, amore, serenità, inclusione. Nonostante tutti fuori lo escludessero, lui aveva trovato pace nel suo cuore e nella consapevolezza del suo valore e questo lo ha portato a … voi. Voi qui, presenti oggi, siete la prova dei suoi sogni realizzati, sogni per i quali non ha mai smesso di credere e per i quali, alla fine, ha sacrificato la vita senza esitare nemmeno un istante.

Vi sembra poco? Pensateci: è riuscito a creare indirettamente un’alleanza di ninja che hanno deciso di collaborare perché erano stati influenzati da lui. La pace che regna ora la dovete a lui, alla sua influenza, alla sua personalità. Sarebbe troppo lungo fare l’elenco delle persone che hanno cambiato il loro modo di vivere, in meglio, solo per averlo incontrato, ma voi siete qui, lo sapete quanto gli dovete.

Ovviamente le minacce e i nemici esistono sempre ma, e ve lo dico perché l’ho sperimentato nella mia lunga vita, non ho mai visto un fronte unito di ninja combattere contro un nemico comune. Le guerre passate sono state lunghe e sanguinose perché tutti badavano solo al proprio interesse. Solo vent’anni fa un funerale come quello di oggi sarebbe stato impensabile, eppure guardatevi: ninja da tutti i villaggi, i Kage e persone normali sono venute a rendere il loro saluto a un solo ninja, un Hokage che, da solo, ha sconvolto e cambiato per sempre il nostro mondo, riportandolo alla luce del sole.

Naruto ci ha lasciato un’eredità importante, ciò che possiamo fare per ringraziarlo è fare in modo che non vada perduta e che tutto ciò che ci ha trasmesso continui a prosperare anche nelle generazioni future. Io, personalmente, farò tutto ciò che è in mio potere per farlo.”

Kurama aveva parlato senza quasi prendere fiato, una corsa per non rischiare di inciampare nelle proprie emozioni, per non scoppiare a piangere nel bel mezzo del discorso perché sì, desiderava lasciarsi andare e piangere, come tanti dei presenti stavano già facendo. Chinò il capo in segno di ringraziamento e saluto e lasciò il palco, che restò vuoto, come un pezzo del cuore di tutti i presenti.

 

Più tardi, a casa Uzumaki, l’allegria di pochi giorni prima era svanita. Dopo il funerale la consapevolezza della morte di Naruto si era fatta più pesante e la sua assenza più dolorosa. Nessuno di loro, nessuno in realtà, si era reso conto pienamente di ciò che era successo, il tempo poi gli avrebbe sbattuto in faccia la realtà, perché quando si perde qualcuno il dolore più forte è quello che si accumula dopo, giorno dopo giorno, come la polvere su un posto vuoto.

In tutto il villaggio era sceso un velo di tristezza e anche il cielo si era annuvolato, mettendo tutto in ombra. Nell’ombra grigia proiettata dalle nuvole i fiori arancioni, che erano stati messi un po’ ovunque, spiccavano ancora di più.

In casa Nara, invece, l’aria era elettrica. Shikamaru era stato uno di quelli che più aveva risentito della morte del suo amico, conosceva Naruto fin da quando era bambino e non lo aveva mai considerato un mostro come tutti avevano fatto attorno a lui. Conoscendolo, llentamente, aveva imparato prima ad apprezzarlo e poi ad ammirarlo sinceramente ed essere diventato il suo Consigliere era stato per lui fonte di grande orgoglio, ma la sua morte aveva aperto una voragine nel suo cuore, un buco nero simile a quello che si era creato con la morte di Asuma, e che aveva risvegliato in lui un sentimento che non provava da anni. Dopo aver reso omaggio al suo caro amico era finito per lui il tempo della tristezza, ora era giunta l’ora della vendetta, e l’avrebbe avuta, in un modo o nell’altro.


Naruto aveva ascoltato ogni parola e percepito ogni emozione quel giorno, il cielo rispecchiava veramente i suoi occhi, che avevano osservato tutte quelle persone che avevano voluto rendergli omaggio. Si sentiva sopraffatto da tante emozioni contrastanti, ma una in particolare spiccava sulle altre: la gioia di aver dato la sua vita per un buon motivo, per tutte quelle persone che ora erano lì, libere di vivere le loro vite. Certo, percepiva il velo di preoccupazione che si stendeva in tutto il villaggio e anche oltre, era consapevole che la minaccia di Momoshiki era ben lontana dall’essere scongiurata, ma d’altra parte aveva fatto tutto ciò che era in suo potere per difendere la sua famiglia e lo rassicurava sapere che ci sarebbe stato chi avrebbe raccolto la sua eredità.

Pianse, pianse a lungo, sfogò la frustrazione, il dolore e il rimpianto e anche la sua mente fu finalmente libera come un cielo limpido.

“Siamo fieri di te, figlio mio” gli sussurrò Minato “Non posso aggiungere nulla a ciò che ha detto Kurama su di te, lui è davvero colui che ti conosce meglio di chiunque altro.”

Naruto annuì asciugandosi le lacrime, mentre suo padre e sua madre lo stringevano per un lungo abbraccio.

In quel momento, tutti e tre percepirono la presenza di due persone. Si voltarono e si ritrovarono davanti Hashirama Senju e Ashura Ootsutsuki.

“Mi rincresce trovarti qui in così giovane età, Naruto” iniziò Hashirama “Ma c’è qualcosa di cui dobbiamo parlare al più presto.”

Naruto alzò un sopracciglio, perplesso.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Edo Tensei ***


Ciao a tutti! Prima di iniziare questo capitolo vorrei fare una premessa: non ho capito esattamente come funziona la questione delle vite passate di Naruto, perciò le gestirò a modo mio, prendendo spunto da ciò che c’è nel manga ma anche da Avatar, soprattutto la leggenda di Korra, dove viene spiegata bene la questione delle vite passate con gli spiriti Raava e Vaatu, il tutto mischiato con cose inventate da me per creare qualcosa di totalmente nuovo. Ah, in questa storia Naruto e Sasuke possiedono ancora l’energia Yang e Yin e leggendo capirete perché. Più avanti sicuramente farò un crossover come si deve tra Avatar e Naruto, per ora beccatevi questo.

Altra cosa: in questa storia il tempo nel mondo dei morti è molto relativo ed è scollegato da quello dei vivi, perciò ciò che accade in pochi minuti nel mondo dei morti potrebbe coprire anche giorni nel mondo dei vivi.


7. Edo Tensei


Naruto era perplesso, cosa volevano da lui le sue vite precedenti? Il suo istinto gli stava già suggerendo la risposta, ma preferì aspettare che fossero loro a parlare. Guardò per un istante Minato e Kushina che sembravano tranquilli, quasi già sapessero.

“Sei già a conoscenza che noi siamo le tue vite passate.”

Hashirama si interruppe per verificare che Naruto lo seguisse e quando lo vide annuire continuò.

“Ciò che ci accomuna, forse lo sai già in parte, è l’energia Yang che i figli dell’Eremita delle Sei vie hanno ereditato da lui; allo stesso modo ciò che lega Sasuke a Madara e a Indra è l’energia Yin.”

Si interruppe nuovamente per osservare Naruto, il quale stava tranquillamente seguendo il suo discorso.

“Nel mondo è necessario che coesistano queste due energie in due esseri viventi.”

“Prima in me e in Indra” iniziò Ashura.

“Poi in me e Madara” continuò Hashirama “Infine in te e in Sasuke.”

“Capisco, quindi io …” iniziò Naruto, che ormai aveva capito dove volevano arrivare.

“Tu ora sei morto” continuò Ashura “ma dentro di te risiede ancora l’energia Yang, ciò che dovrai fare è lasciarla andare, mandarla nel mondo.”

Naruto si guardò il petto.

“Ora?” chiese, titubante, quasi temesse che potesse essere un processo doloroso.

“Al più presto possibile sarebbe l’ideale” rispose Hashirama “Attualmente il mondo si trova in una fase di squilibrio, senza l’energia Yang. Reggerà, come ha retto per tanti secoli, ma …”

Hashirama si interruppe, Naruto era diventato improvvisamente pallido.

“C-cosa succede?” chiese “Mi sento … strano! Non … non capisco … provo … provo dolore! Perché?”

Hashirama e Ashura si guardarono negli occhi, annuendo, avevano capito cosa stava succedendo.

Naruto si voltò verso i genitori, poi si guardò le mani, il ventre, le braccia, tutto il suo corpo stava rapidamente svanendo.

“Minato! Sta succedendo! Perché? Perché?” gridò Kushina quasi piangendo.

“Hanno bisogno di te, figlio mio” gli rispose Minato, posandogli una mano sulla spalla “Non è una cosa che approvo, ma se hanno deciso di agire in questo modo avranno le loro ragioni.”

Minato si avvicinò a Naruto e gli sussurrò qualcosa all’orecchio, poi la sua voce si era fatta pian piano più flebile, fino a scomparire del tutto, poi la luce e il bianco attorno a lui erano scomparsi e tutto si era fatto buio.



 

Erano trascorsi alcuni giorni, Konoha era ancora piena di fiori arancioni, gli abitanti stavano facendo del loro meglio per farli resistere il più possibile anche se sapevano che, purtroppo, avrebbero dovuto lasciarli andare, come avevano lasciato andare il loro Hokage.

Kakashi aveva ripreso il suo ruolo e, almeno per il momento, non era intenzionato a lasciarlo, non mentre l’ombra di Momoshiki incombeva sul mondo dei ninja e, immaginava, non solo la sua. Lui, insieme a Shikamaru e agli altri Kage con i rispettivi Consiglieri, si erano impegnati per stabilire un piano d’attacco. L’idea di attendere gli sviluppi della situazione era stata presto accantonata per proteggere l’incolumità del villaggio, per questo motivo decine di ninja sensitivi, guidati da Sasuke, erano partiti dai rispettivi villaggi per trovare Momoshiki e gli altri membri della famiglia Ootsutsuki.

Non era stato facile, ma alla fine, unendo le forze, erano riusciti a identificare il Chakra del nemico al centro di un deserto freddo particolarmente ostile a nord del territorio della Terra.

I nemici si erano rivelati più numerosi del previsto, oltre a Momoshiki Sasuke aveva individuato anche altri membri della famiglia Ootsutsuki, ma questo non aveva scoraggiato i ninja, che sarebbero stati disposti a tutto pur di proteggere i loro villaggi. Molti di loro erano consapevoli del fatto che non sarebbero sopravvissuti, ma questo non li avrebbe di certo fermati.

Dal momento che il luogo da attaccare si trovava più vicino al Villaggio della Roccia, Kurotsuki si era offerta per ospitare le delegazioni di ninja e gli altri Kage per prepararsi in vista della partenza, così il campo base era stato allestito appena fuori dal villaggio.

Con i ninja della foglia erano partiti anche Hiroshi e Orochimaru. Kakashi, Shikamaru e Tsunade non erano felici di quella decisione, ma dopo la riunione avvenuta il giorno prima della partenza, non avevano potuto opporsi, soprattutto dopo ciò che era stato detto il giorno precedente.

 

Konoha, Il giorno prima

I Kage erano pronti, i ninja erano stati informati ed erano pronti a combattere, ma c’erano ancora alcune questioni da risolvere, mentre già fuori dal villaggio della Roccia si ultimavano i preparativi per il campo base.

“Non abbiamo alternative!” insistette Darui “Non c’è modo di sconfiggere i membri della famiglia Ootsutsuki se non sigillandoli come fu fatto con Kaguya. Gli unici che hanno tale potere sono Sasuke Uchiha e Naruto Uzumaki!”

“Non posso assicurare che Naruto mantenga tale potere se dovessi farlo tornare con l’Edo Tensei” si intromise Orochimaru, che era stato invitato in via straordinaria a partecipare alla riunione “Ma possiamo sempre tentare. In fin dei conti non abbiamo nulla da perdere!”

“La vita di Hiroshi” disse Shikamaru.

“Non conta. Lui stesso si è offerto e morirà entro pochi anni, almeno darà un senso alla sua inutile vita.” concluse, con un sorriso compiaciuto.

“Tralasciando il commento sulla sua vita” commentò Kakashi, “Anche se non avrei mai creduto di poterlo dire, mi trovo d’accordo con Orochimaru, Dobbiamo richiamare Naruto, ci serve. Ho combattuto in prima persona contro Kaguya e so di cosa sono capaci i membri della sua famiglia e sì, noi ninja possiamo solo rallentarli per permettere a Sasuke e a Naruto di fare ciò che devono.”

“Tutto ciò e frustrante” commentò Kurotsuki, trattenendo la rabbia a stento “In pratica siamo inutili!”

“No, affatto” la corresse pacatamente Gaara “Questi esseri sono ben al di sopra delle nostre possibilità e per noi impedire che facciano più danni di ciò che hanno già fatto sarà un grande risultato. Non possiamo prevedere quanto durerà questa guerra, l’intenzione è che duri il meno possibile con il minor dispendio di vite.”

Kurotsuki annuì, leggermente placata dalle sagge parole del Kazekage, e così fecero anche gli altri.
“Naruto verrà riportato in vita domani, quando tutti saremo presenti al Campo Base, in questo modo sarà aggiornato sulla situazione e potrà agire di conseguenza.”

“Ovviamente” commentò Tsunade “Non dovrà essere sotto il tuo controllo; Orochimaru.”

“Certo, ovviamente non lo sarà” rispose lui, candido “Anche se a dir la verità poterlo manovrare a mio piacimento sarebbe allettante …” concluse, facendo uscire la lingua come un serpente.

Tsunade rabbrividì.

“Dovrà essere autonomo” ribadì, con più cattiveria “Non ti azzardare!”
“Stavo scherzando!” rispose lui “Stavo solo scherzando! Per quanto riguarda la durata della tecnica, non vi preoccupate, non ci sono limiti, potrà restare con noi per tutto il tempo che sarà necessario.” concluse, con un sorriso enigmatico.

“Ottimo” esclamò Darui “Direi che possiamo aggiornarci, ci troveremo domani al Campo Base”



 

Tutto era pronto, i ninja erano in attesa, Orochimaru aveva compiuto tutti i preparativi e Hiroshi, che aveva già salutato amici e parenti a Konoha, si era prestato per dare il suo corpo al Ninja Supremo: tutto ciò che restava da fare era compiere l’Edo Tensei.

Tutti i ninja erano emozionati, tutti avevano sofferto per la morte dell’Hokage e tutti ora non vedevano l’ora di poterlo incontrare un’ultima volta.

Kakashi, Shikamaru, Tsunade e tutti i ninja della foglia erano i più emozionati. Anche Hinata era presente insieme a Kurama, che aveva promesso solennemente di proteggerla.

“Sono pronto” mormorò Orochimaru, quindi eseguì la tecnica. Dalla terra emerse una bara di legno. Tutti trattennero il fiato mentre Orochimaru procedeva con l’Edo Tensei.


“Qualcuno, dal mondo dei vivi, sta praticando l’Edo Tensei, ti stanno riportando in vita. Sarà solo temporaneo, presto tornerai da noi. Ti aspettiamo qui …”

Tutto si era fatto buio, aveva riacquistato il senso del tatto, percepiva chiaramente il legno che lo conteneva. Dov’era? Una bara, forse? La luce filtrava tra le assi e dai bordi del coperchio, che poco dopo sì aprì, accecandolo. Di fronte a lui c’era un esercito di ninja che portavano il Coprifronte dell’Alleanza. Ricordava l’Edo Tensei e i suoi effetti, aveva potuto parlare con Hashirama, Tobirama e con suo padre. Ora lo avevano fatto con lui? Perché? Lentamente riuscì a prendere il controllo del suo corpo e, un passo dopo l’altro, uscì dalla bara. Si guardò intorno e vide i volti dei suoi amici: Kakashi, Shikamaru, Tsunade … Hinata. C’era anche lei. Se avesse potuto avrebbe pianto, ma il suo corpo non glielo permetteva, si limitò a sorridere in segno di saluto.

Si sentì leggermente in imbarazzo, avrebbe voluto restare solo con i suoi cari, almeno per un momento, ma capì che tutti volevano vederlo.

“Naruto è tornato tra di noi!” esclamò Gaara, trattenendo a stento l’emozione “Combatteremo insieme! Un’ultima volta!” concluse, sorridendo all’amico, che ricambiò.

“Potete ritirarvi nelle vostre tende, partiremo stanotte.” esclamò Kurotsuki e tutti i ninja, con riluttanza, ruppero le file e si ritirarono per riposare in vista della battaglia.

 

Una volta che tutti i ninja furono spariti dietro le tende, restarono solo i Kage con i rispettivi consiglieri e pochi ninja di Konoha. Nessuno si mosse, nemmeno Hinata, tutti erano emozionati. Fu Naruto che, lentamente, mosse qualche passo verso sua moglie.

“Fai con calma, amico mio” disse Gaara “Partiremo stanotte. Abbiamo alcune cose da dirti, ma immagino che prima tu voglia …”

Naruto si era appena mosso fuori dalla bara e annuì sentendo le parole di Gaara. Osservò i presenti, uno a uno, si soffermò ad osservare tutti, in particolar modo Sasuke e Kurama; per ultima, ma più importante guardò Hinata. Anche se a causa della tecnica di Orochimaru i suoi occhi avevano perso il loro colore azzurro cielo la loro espressione era la stessa, rassicurante, traboccante di gioia.

“Sì, ti ringrazio” disse, senza distogliere lo sguardo da lei.

“Noi andiamo” disse Kakashi, rivolto a tutti gli altri “Hinata ti guiderà verso la vostra tenda.”

HInata annuì, poi ignorò tutto e tutti e si rivolse al marito, che aveva occhi solo per lei.

“Naruto … sei qui …” mormorò, avvicinandosi a lui senza però avere il coraggio di toccarlo.

“Hinata … non sai quanto mi dispiace, non avrei mai voluto abbandonarti …” rispose lui, avvicinandosi e prendendole la mano.

“Lo so, ma sono fiera di te, lo sono sempre stata e sempre lo sarò.”

Non si era aspettato un “mi manchi”, conosceva Hinata, sapeva quanto era forte. Lui, però, si sentiva debole senza di lei, le lasciò la mano e l’abbracciò forte, per poi scoppiare a piangere.

“Volevo tanto poterti dire addio” disse “Volevo dire addio a Himawari, a tuo padre, a tutti … mi dispiace …”

“Tutti sentono la tua mancanza, amore mio” rispose lei “Ma è come se fossi sempre con noi.”

Naruto sciolse l’abbraccio per poterla osservare, rimase in silenzio per qualche istante, sapeva quanto Hinata fosse forte, poteva vederlo dal suo sguardo, nei suoi occhi era presente tutta la sofferenza che aveva provato ma anche il desiderio di non dimenticare e la volontà di andare avanti. Le sorrise, rassicurato e felice.

Naruto avrebbe voluto fare tante cose, avrebbe voluto restare con lei per sempre, parlarle, vivere con lei, il tempo purtroppo non era dalla loro parte, era consapevole di essere lì per un motivo e non poteva tirarsi indietro; tuttavia decise di approfittare di quei momenti, non avrebbe più rivisto Hinata, non molto presto almeno, perciò voleva stare con lei il più a lungo possibile: le prese la mano, la fece sedere a terra e l’abbraccio. Rimasero così, stretti, Naruto l’accarezzò sulla testa, infilando le dita tra i suoi capelli, lisci e profumati, cercando di custodire nella sua memoria il loro profumo, le accarezzò la schiena, le spalle, mentre i loro cuori battevano in quel momento all’unisono, un suono dolce e armonioso che li cullò dolcemente per un tempo che sembrò eterno.


Passò qualche minuto e, anche se a Naruto e Hinata sembrò molto di più, a malincuore dovettero dividersi.

“Non sei qui per me, Naruto” sussurrò lei “Dobbiamo andare …”

“Sono qui anche per te, Hinata” rispose lui.

Lei sorrise, ma si alzò e lo aiutò a fare altrettanto.

“Andiamo.”

Hinata condusse Naruto verso la loro tenda, che era stata appositamente lasciata vuota per permettere loro di parlarsi e soprattutto per permettergli di parlare con gli altri Kage in pace. Entrarono e videro che ad attenderli c’erano già tutti.

“Non abbiamo molto tempo” tagliò corto Darui “Non ti abbiamo riportato in vita solo perché ci mancavi” aggiunse, con un tono ironico che fece sorridere Naruto.

“Come sai, stiamo per combattere contro la famiglia Ootsutsuki” spiegò Chojuro “Non c’è nessuna possibilità di sconfiggerli per noi, dobbiamo ammetterlo. Solo tu e Sasuke potete farlo, sigillandoli come avete fatto con Kaguya.”

“Immaginavo che fosse per questo” sussurrò Naruto, osservandosi la mano destra “Quindi voi attaccherete e farete da diversivo mentre noi …”

“Esatto” confermò Sasuke, avanzando dall’ombra, mostrando la sua mano sinistra “Non avrei mai pensato di dire che mi sarebbe mancato combattere al tuo fianco.” commentò, sorridendo.

“Allora facciamolo!” rispose Naruto, sorridendo “Non voglio che altre vite vadano sprecate!”

In quel momento, però, entrò correndo Shikamaru. Era pallido e sembrava sconvolto.

“Scu-scusate se vi interrompo” balbettò, sopraffatto dall’emozione “In questi minuti abbiamo ricevuto telefonate da tutti i villaggi, pare che ci siano stati degli attacchi pesanti da dei nemici che le vedette hanno identificato come membri della famiglia Ootsutsuki!”

“Cosa?!” gridò Darui, sconvolto.

“Non è possibile …” mormorò Gaara, spaventato.

“Questo vuol dire che …” iniziò Kakashi, incapace di terminare la frase.

“Ci hanno ingannati!” concluse Shikamaru.

In quel momento, poco distante, al villaggio della Roccia, si sentì un tremendo boato.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** All'attacco! ***


Questo capitolo è stato difficilissimo da scrivere. Dal momento che sono più portata per scene introspettive non sono abituata a scrivere scene d’azione, soprattutto riguardanti i ninja, ma ci ho provato e spero di essere riuscita a renderle emozionanti.
Spero che vi piaccia e che il finale abbia la giusta suspance!

Alla prossima! Un abbraccio

Mini



 

8. All’attacco!


Un silenzio terrificante era calato sulla stanza, poi c’era stata la violenta esplosione che aveva fatto tremare il terreno e si era scatenato il panico.

“Restiamo calmi” sussurrò Kakashi “Evidentemente mentre noi li tenevamo sotto controllo, loro facevano altrettanto, e hanno approfittato dell’assenza di così tanti ninja dai nostri villaggi per poterli attaccare.” concluse, odiandosi mentalmente per non esserci arrivato prima.

“Cosa dicono?” chiese Gaara a Shikamaru, spaventato “Ci sono stati feriti? Morti?”

“A quanto pare non ci sono morti, almeno dalle fonti ufficiali, ma molti feriti. I ninja rimasti, tra cui i nostri figli, invece di provare ad attaccare si sono ritirati e hanno portato in salvo la popolazione civile. Si sono tutti rifugiati e attualmente sono sotto assedio in tutti i villaggi.”

“Scusate, devo andare” disse Kurotsuki “Credo che tutti i Kage dovrebbero recarsi nei loro villaggi con un gruppo di ninja per difendere la popolazione.”

“Dovremo andare anche noi” esclamò Naruto, rivolgendosi a Sasuke, già con le mani posizionate per la tecnica della moltiplicazione superiore del corpo “Non utilizzo spesso questa tecnica, ma posso creare copie di me stesso anche a lunga distanza, se conosco il posto.”

L’ex Hokage chiuse gli occhi, si concentrò e, constatato che le sue copie erano comparse nei vari villaggi sotto attacco, si rivolse a Sasuke “Anche tu dovresti creare delle tue copie e trasferirti nei vari villaggi. Dovrai portare anche i Kage e gli altri ninja.”

“Certo.” rispose Sasuke, impressionato dalla prontezza di spirito del compagno: "Se i membri della famiglia Ootsutsuki sono lì, dovremo sigillarli.”

“Siamo tutti d’accordo allora!” esclamò Chojuro “Forza, andiamo ad avvisare tutti!”


Nel giro di un’ora il Campo Base si era svuotato, pochi ninja erano rimasti, in attesa di attaccare la base del nemico, mentre gli altri erano partiti grazie alla tecnica di Sasuke. Lì erano rimasti Naruto, Sasuke, Tsunade. Sai, e Kurama. Shikamaru, Ino e Choji erano rimasti lì, insieme, per usare le loro combinazioni.

Al contrario Sakura era tornata principalmente per prestare soccorso ai feriti; Hinata voleva tornare dai suoi figli e aiutarli nella resistenza, forte del fatto che la copia di Naruto sarebbe stata lì; Kiba e Shino l’avevano seguita per aiutare nella ricerca dei dispersi e così Tenten e Rock Lee.



 

A Konoha regnava il silenzio, dopo il caos dovuto alle esplosioni, Boruto, Himawari e tutti gli altri si erano rifugiati insieme ai civili all’interno della montagna con i volti degli Hokage e lì erano rimasti, terrorizzati, in attesa che tutto finisse. Il maestro Iruka aveva subito chiamato il Campo Base dove sapeva c’era Shikamaru e aveva riferito tutto, nella speranza che qualcuno arrivasse ad aiutarli. Per fortuna non c’erano stati morti, almeno non ne avevano ancora trovati.

Naruto era riuscito a far comparire le sue copie negli uffici dei vari Kage che aveva visitato durante le riunioni alle quali aveva partecipato quando era in vita e nel suo a Konoha. Dalla finestra era riuscito a vedere che quello era uno dei pochi edifici rimasti completamente in piedi, per il resto sembrava che fosse tornato Pain, che quella volta, per cercare lui, aveva raso al suolo il villaggio. Dall’alto riuscì a vedere il portale aperto da Sasuke e i ninja che ne uscivano e subito si mettevano alla ricerca dei feriti e dei dispersi.

In poco tempo, concentrandosi sul chakra del figlio, riuscì a trovare sia lui che tutti gli altri abitanti che si erano nascosti.

Gli ingressi e i passaggi segreti erano sconosciuti agli estranei e invisibili dall’esterno, ma lui li conosceva bene, perciò non ci mise molto ad entrare. Una volta dentro fu immerso nel buio e nel silenzio, doveva trovare alla svelta almeno i suoi figli.

“BORUTO! HIMAWARI!” gridò, sperando che almeno loro lo sentissero.

Silenzio.

Avanzò lentamente, sperando di riuscire a sentire le loro voci.

“BORUTO! HIMAWARI!!” gridò ancora e ancora e ancora, finché non sentì delle voci, si erano nascosti tutti nella sala più grande, creata appositamente per emergenze del genere.


Boruto aveva paura.

Nonostante sapesse di essere al sicuro e che presto sarebbero arrivati anche i ninja che erano partiti in missione, temeva il peggio. Erano scappati tutti in fretta e furia, prendendo l’indispensabile e cercando di salvare quanti più civili possibili. Boruto aveva provato con la tecnica della moltiplicazione superiore del corpo ed era riuscito a creare un numero discreto di copie, accelerando così il lavoro e ora era esausto, tanto da pensare di sentire le voci.
“Ci pensi, Sarada?” aveva chiesto alla compagna, osservando il viso della sorella che dormiva con la testa sulle sue gambe “Sono così stanco che mi sembra di sentire la voce di mio padre!”

Sarada aveva sorriso, intenerita, ma proprio in quel momento Himawari si era svegliata, si era messa seduta e aveva attivato il Byakugan.

“Lo sento anch’io” disse, osservando ovunque “L’ho sentito ancora! Eccolo!”

La bambina si alzò e corse verso la porta che dava su uno dei corridoi esterni.

“Hima! Dove corri? Vieni qui!” gridò, colto dal panico “Non può essere lui! Papà è …” 

Non aveva il coraggio di finire la frase, ma proprio in quel momento la porta si aprì. Tutti quelli nelle vicinanze si voltarono a guardare, intimoriti e anche Boruto e Sarada si avvicinarono per proteggere Himawari da un eventuale attacco.

Naruto spalancò la porta e tutti rimasero col fiato sospeso.

“PAPA’!”

Himawari aveva gridato ed era subito incontro al padre, ma Boruto l’aveva prontamente afferrata per il braccio.

“Non può essere lui, Hima” le disse severamente “Nostro padre è morto. Deve essere per forza il nemico!”

“No, fermi! Aspettate!” gridò Naruto, vedendo che già i ninja presenti si erano messi sulla difensiva “Sono io, sono Naruto, sono tornato in vita grazie all’Edo Tensei di Orochimaru” spiegò “Sono qui per aiutarvi.”

“Non ti credo! Non ti crediamo!” esclamò Boruto, che stava quasi per piangere “Perché dovremmo?”

“Fidatevi, è lui!”

Kakashi aveva raggiunto Naruto nel nascondiglio.

“Potresti essere anche tu un nemico trasformato!” contestò Boruto, sempre sulla difensiva.

“Tranquillo, sono loro” lo rassicurò un membro della famiglia Hyuga, che aveva attivato il Byakugan per svelare eventuali inganni “Anche tuo padre è qui per combattere con noi.”

Il labbro di Boruto tremò, l’emozione era tanta, così si lasciò andare e corse verso il padre, imitato dalla sorella.

“Papà! Papà! Sei davvero qui!”

Naruto accolse a braccia aperte i suoi figli e li strinse forte, più di quanto avesse mai fatto in vita, per non perdere nemmeno un istante con loro “Mi dispiace, non vi avrei mai voluto abbandonare!" disse, ripetendo ciò che aveva già detto a Hinata.

Tutti attorno a loro iniziarono a radunarsi e a borbottare, increduli e felici per la presenza di Naruto, mentre anche gli altri ninja tornati dal paese della Terra entravano nel rifugio. Naruto però, aveva attenzione solo per i suoi figli, li strinse forte, gli sussurrò quanto li amava, quanto avrebbe voluto restare con loro più a lungo, ma in quel momento Sasuke gli posò una mano sulla spalla.

“Dobbiamo andare” disse “Fuori stanno combattendo, dobbiamo fare del nostro meglio per sigillare il nemico al più presto.”

Naruto si era voltato per ascoltarlo, quindi era tornato a guardare i suoi figli.

“Tornerò presto, farò tutto ciò che è in mio potere per tornare” disse, non avendo il coraggio di promettergli cose che non poteva essere certo di mantenere.

Boruto, che nel frattempo era scoppiato a piangere per l’emozione, sorrise pulendosi gli occhi “Veniamo con te!”

“No” lo fermò “Voglio che stiate qui, al sicuro. Dovrai proteggere te stesso e tua sorella. Puoi farlo?”

“Papà, resta per favore papà! Resta qui!” mormorò Himawari, tenendogli la manica della giacca.

Naruto esitò, avrebbe voluto esaudire il suo desiderio, ma poteva? Si alzò, sapeva che era un rischio, in quel momento lui stesso era una copia, poteva rischiare di disperdere altro chakra così? Sì, per i suoi figli sì. Posizionò le mani e creò una copia.

“Resterò con voi” disse e prese in braccio Himawari per poterla abbracciare, mentre la copia uscì, seguendo Sasuke, che nel frattempo si era sincerato delle condizioni di Sarada.

 

Il villaggio della Foglia era quasi completamente sparito. Fatta eccezione per la parte nuova, che riportava pochi danni, gli edifici più vecchi erano stati distrutti. Uscendo Naruto aveva notato immediatamente che la sua casa non esisteva più, ma questo non lo aveva fermato. Ricordava la devastazione provocata dall’attacco di Nagato, avevano ricostruito, Pain aveva distrutto le loro case ma non era riuscito a scalfire il loro spirito e in quel momento niente era cambiato: dopo aver combattuto e vinto avrebbero ricostruito tutto, come facevano sempre.

Non aveva tempo da perdere, mentre osservava i ninja che andavano a cercare feriti e dispersi, cercò e trovò Sasuke.

“Eccomi!” disse “Coma sta Sarada?” gli chiese.

“Sta bene. è stata eccezionale, lei e tuo figlio, insieme agli altri ninja, hanno portato quasi tutti in salvo.”

Naruto sorrise, ma in quel momento sentì qualcuo gridare.

“Volpe a Nove code! Non mi immaginavo di vederti. Oh, ma i tuoi occhi rivelano che sei stato resuscitato!”

Naruto cercò chi aveva parlato, poi lo vide, galleggiava a mezz’aria e aveva l’aria compiaciuta di chi sapeva di avere tutto sotto controllo. Naruto non lo conosceva ma dalla pelle chiara e dai lineamenti capì che si trattava di un altro membro della famiglia Ootsutsuki.

“Dobbiamo sigillarlo” sussurrò a Sasuke “Cogliendolo di sorpresa.”

“Non sarà facile.”

“Per cominciare dobbiamo cercare di indebolirlo e confonderlo con tanti attacchi per poi colpirlo quando meno se lo aspetta” sussurrò l’Hokage.

“Hai qualcosa in mente?” chiese Sasuke, senza distogliere lo sguardo dal nemico.

“Lo capirai.” gli rispose Naruto il quale, nonostante fosse consapevole di non avere a disposizione il Chakra di Kurama, era determinato e certo di poterlo battere ma più di tutto era sicuro del rapporto che aveva con Sasuke: insieme avrebbero combattuto alla grande, collaborando senza la necessità di parlare.

Non gli servì parlare, si lanciarono uno sguardo rapidissimo e partirono all’attacco. In rapida successione scagliarono più di un attacco. Naruto negli anni era riuscito ad entrare nella modalità Eremitica in movimento, perciò affiancare Sasuke non fu un problema. Chidori, Rasengan, tecniche eremitiche, ne scagliarono a decine, in rapida successione, ma niente sembrava andare a segno, il nemico non veniva minimamente scalfito.

Dopo numerosi attacchi Naruto e Sasuke si interruppero per prendere fiato. Il nemico li osservava compiaciuto dall’alto senza avere apparentemente intenzione di attaccare.

Passarono alcuni minuti, durante i quali i tre si osservarono, poi il nemico attaccò.



 

Nel frattempo i Naruto e Sasuke originali erano dentro la tenda in compagnia di Kurama e Shikamaru per analizzare la mappa del territorio e capire dove si trovasse la base del nemico.

“Sembra che sia nascosto all’interno della montagna” iniziò a spiegare Sasuke, ma all’improvviso si fermò, turbato da qualcosa. Anche Naruto lo guardò.

“Dobbiamo cambiare strategia” disse quest’ultimo, posizionando le mani per la tecnica della moltiplicazione superiore del corpo “Assorbe il chakra, non possiamo usare nessuna tecnica che ne faccia uso”

“Esatto” confermò Sasuke, eseguendo la stessa tecnica.

“Cos’è successo?” chiese Kurama, preoccupato.

“Le nostre copie sono state distrutte” spiegò “Dobbiamo ritentare.

“Come stanno i civili?” chiese Shikamaru, che fino a quel momento non aveva avuto il coraggio di chiedere.

“Stanno bene.” rispose Naruto “C’è qualche disperso ma i ninja riportati indietro da Sasuke li stanno recuperando e mettendo in salvo.”

Shikamaru sospirò di sollievo, ma era evidente che fosse ancora in ansia.

“Anche Shikadai, Inojin e Chocho stanno bene, sono con i loro compagni.” lo rassicurò Naruto “Sono stati bravissimi.”

Shikamaru, Ino, Choji e sorrisero, orgogliosi dei propri figli, ma Choji sembrava ugualmente turbato.

“Perché fanno così?” chiese, esasperato “Perché non attaccano?”

“Hanno piena consapevolezza dei loro poteri” spiegò Sasuke “Aspettano che siamo noi ad attaccarli con le tecniche che utilizzano il chakra per rivoltarcele contro, inoltre la pressione psicologica così è altissima.”

“Non importa” lo interruppe Naruto “Ciò che conta è trovare un modo per eludere il loro potere. Dobbiamo affidarci totalmente alle arti marziali.”

“Esatto” convenne Sasuke.

“Ho già un’idea.” disse Naruto, sorridendo.


Nel frattempo nel Villaggio della Foglia Sasuke e Naruto avevano ricreato le loro copie e, constatato che nel frattempo tutti i civili e i ninja si erano ritirati al sicuro, decisero di nascondersi per progettare un piano comune.

“Non possiamo agire in modo prevedibile” sussurrò Sasuke, osservando il nemico, che nel frattempo fluttuava al di sopra delle macerie, osservandole compiaciuto “Dobbiamo attaccarli senza che si aspettino la nostra strategia.”

“Sai che sono stato nominato il ninja più imprevedibile, vero?” domandò Naruto in modo provocatorio.

“Lo so bene” rispose Sasuke ridendo.

“Dobbiamo confonderlo, dargli ciò che si aspetta da noi ma nascondere qualcosa sotto. Capisci cosa intendo?”

Sasuke sogghignò. Ricordava fin troppo bene il loro primo scontro con il vero primo nemico degno di tale nome, il Demone della Nebbia Zabuza. Allora lui e Naruto non erano ancora molto sincronizzati, eppure erano riusciti a collaborare per pianificare un attacco perfettamente coordinato che aveva ingannato perfino lui; ora però erano cresciuti, erano più allenati a lavorare insieme e gli bastava uno sguardo per intuire i pensieri dell’altro.

“Facciamolo!” sussurrò Sasuke.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Vecchi Ricordi ***


Ciao a tutti!

Questo capitolo è stato molto difficile da scrivere ma spero di essere riuscita a trasmettervi ciò che volevo. Fatemi sapere cosa ne pensate, la vostra opinione è molto importante per me! Ringrazio tutti quelli che stanno leggendo questa storia e in particolare Luna di Perla, che per ogni capitolo mi lascia una bellissima recensione!

Un abbraccio!

Mini



 

9. Vecchi ricordi


I membri della famiglia Oototsuki continuavano a sorvegliare i villaggi ninja e, forti delle proprie capacità e consapevoli di non poter essere sconfitti, si limitavano ad osservare le macerie che avevano generato durante il loro primo attacco.

Momoshiki, in tutto questo, non era stato ancora visto e tutti si chiedevano che fine avesse fatto e se e quando avrebbe attaccato, per questo erano tutti all’erta.

 

L’eliminazione delle copie di Naruto e Sasuke aveva trasmesso le conoscenze agli originali, quindi ora avrebbero potuto combattere meglio, con più consapevolezza e con una strategia mirata in tutti i villaggi.

Una volta create, le copie si erano nascoste per poter riflettere con calma. Dopo aver pianificato l’attacco, Naruto e Sasuke erano riusciti a recuperare molte armi: shuriken di diverse dimensioni, kunai, granate e bombe carta, tutte armi che, non utilizzando il chakra, avrebbero potuto facilmente mettere in difficoltà il nemico, o almeno era ciò che speravano.


Nel frattempo, nel nascondiglio nella montagna, la situazione si era stabilizzata. I boati dell’attacco erano ormai svaniti dalla memoria dei presenti e tutti cercavano di stare semplicemente tranquilli.

Alcuni feriti erano stati recuperati dalle macerie dai ninja ritornati grazie a Sasuke e tutti ora stavano al riparo, consapevoli che esporsi per un attacco sarebbe stato da folli: ciò che potevano fare era non abbassare la guardia per eventualmente difendersi da un ulteriore attacco.

Sakura, insieme agli altri ninja medici, si era occupata di tutti i feriti gravi e poi di quelli lievi e si era infine rilassata, raggiungendo Sarada, che si era addormentata e Naruto con Boruto e Himawari, che dormivano con la testa sulle gambe del padre.

“Sono molto arrabbiata con te, sai?” sussurrò Sakura a Naruto.

“Come se fosse una novità” mormorò lui in risposta, accarezzando le teste dei suoi figli.

“Non sono mai stata arrabbiata come lo sono ora, però!” continuò lei, alzando appena la voce, trattenendo a stento le lacrime “Perché lo hai fatto? Perché sei …”

Sakura si interruppe. Era consapevole che Naruto non aveva avuto scelta, che decidendo di fare da scudo contro l’esplosione aveva salvato molte vite, tuttavia non riusciva ad accettare completamente le conseguenze di tale scelta.

“Non volevo che finisse così, Sakura” rispose lui “Non volevo morire, ho subito rimpianto tutto ciò che ho perso, ma poi ho capito che voi potete andare avanti anche senza di me, forse un po’ grazie a ciò che io ho fatto in vita, non ho rimpianti e sono sereno.”

“Presuntuoso!” borbottò lei, sogghignando “Ma è vero, tutto ciò che hai fatto nella tua vita ha lasciato una grande impronta nel mondo, in tutti coloro che ti hanno conosciuto, in tutte le persone che hai cambiato semplicemente conoscendole … e io sono tra queste.”

Naruto sorrise.
“Ti ringrazio.”

Naruto la osservò mentre si asciugava le lacrime che nel frattempo le avevano bagnato tutto il viso.

“Sakura?”

“Sì?”

“Posso dirti una cosa?”

“Dimmela e basta, idiota!” rispose lei, ridendo.

“So quanto hai sofferto durante la tua vita, a causa di Sasuke. Tu eri innamorata ma lui ti ignorava, giusto?”

Sakura annuì, arrossendo, certa di dove lui volesse andare a parare.

“Non preoccuparti, non voglio dirti nulla di imbarazzante” si spiegò meglio lui “So benissimo che sai che ho sempre provato un forte sentimento nei tuoi confronti, ma non sono mai riuscito a dirtelo apertamente.”

Naruto si interruppe, sembrò riflettere su quello che stava per dire, nel frattempo osservava la sua fede matrimoniale.

“Non fraintendermi. Io amo Hinata, il mio amore per lei è cresciuto lentamente e mentirei se dicessi che l’ho sempre amata, ma adesso è così e darei tutto ciò che ho per lei. Credevo di amare te, e in effetti era vero, ma con il tempo ho capito che il sentimento che mi lega a te è altrettanto bello e profondo. Ho sempre detto che Sasuke è per me come un fratello, ma mi sarebbe piaciuto averti come sorella, sai?”

Sakura aveva sempre intuito ciò che Naruto le stava dicendo, anche se non si erano mai detto nulla apertamente, sentirselo dire a parole da lui fu ancora più bello ma allo stesso tempo devastante, dal momento che sapeva che a breve lui sarebbe scomparso.

“All’inizio io non ti sopportavo, sai?” spiegò lei, ridacchiando “Ora però mi rendo conto che sì, sei come un fratello, per me.”

Naruto non rispose ma sorrise e continuò ad accarezzare la testa dei suoi figli addormentati.



 

Fuori dal Nascondiglio, Sasuke e Naruto avevano nel frattempo stabilito una strategia ed erano usciti allo scoperto. La maggior parte delle armi era stata comodamente riposte all’interno dei rotoli mentre quelle che avrebbero usato subito erano a portata di mano, legate alle gambe e alle braccia. Naruto si era preso qualche minuto per entrare nella modalità eremitica ed erano usciti per poi saltare in cima agli edifici più alti che erano sopravvissuti all’attacco del nemico.

“Siete tornati, vedo” gridò lui, non appena li vide “In fin dei conti ho fatto bene ad aspettare, mi divertirò ancora un po’ con voi.”

“Ti divertirai ben poco!” lo attaccò Naruto “Pagherai per tutto ciò che hai fatto!”

Il nemico scoppiò a ridere.

“Davvero? Davvero credete di potermi sconfiggere? Sapete con chi avete a che fare?”

“Con qualcuno che chiacchiera un po’ troppo” rispose Sasuke “Sei irritante!” esclamò.

Non attesero oltre e lo attaccarono, senza esitare, frontalmente, lanciandogli contro tutte le armi che avevano addosso, fuori dai rotoli.

“Siete ridicoli!” gridò il nemico, evitando le armi o respingendole con il solo chakra “Pensate di potermi sconfiggere così?!”

Sasuke e Naruto non lo ascoltavano, erano troppo occupati a portare avanti il loro piano. Mentre Otstutsuki rideva, alcune armi che aveva schivato e che erano volate oltre le sue spalle si trasformarono in copie di Sasuke e Naruto, che a loro volta iniziarono a lanciare contro di lui altre armi e altre bombe, estraendole dai rotoli.

“Folli! Folli! Siete solo degli stupidi arroganti che non sanno con chi hanno a che fare!”

I boati delle bombe carta e il rumore delle armi si sentivano a distanza, ma furono presto sovrastati da un’unica grande esplosione, provocata da Otstutsuki, che fortunatamente non riuscì a colpire le copie di Sasuke e Naruto.



 

Nello stesso momento, a nord del Villaggio della Roccia, Naruto aspettava. Non avevano sufficienti informazioni per poter agire e, prima di affrontare Momoshiki, volevano essere certi che gli altri membri del suo Clan fossero sigillati.

L’attesa era tremenda, ma sapere che i suoi cari e gli abitanti degli altri villaggi erano salvi era già un gran sollievo. Hinata, insieme a Ino, era impegnata a raccogliere informazioni sul territorio, mentre Shikamaru e Sai cercavano di tracciare una mappa per poi poter agire mentre gli altri riposavano, in vista dell’attacco.

Naruto, invece, non riusciva a dormire, se ne stava seduto, intento ad osservare gli altri. Sapeva che presto sarebbe scomparso, sapeva che quelli sarebbero stati gli unici istanti in cui li avrebbe potuto osservare da vicino, e per questo voleva godersi quei momenti il più possibile.

Kurama, che fino a quel momento aveva aiutato Hinata e Ino, gli si avvicinò.

“Sei straordinario, sai?” gli disse, sedendosi accanto a lui.

Naruto si voltò ma non rispose, sapeva che quando Kurama voleva parlare, era meglio stare in silenzio.

“Ho vissuto tanti anni, così tanti che dopo un po’ ho smesso di contarli, eppure non avevo mai pianto per nessuno, almeno non dopo la morte di Hagoromo.”

Naruto rimase sempre in silenzio, felice però di sentire quelle parole.

“Non avrei mai pensato di potermi affezionare così tanto a una mia Forza Portante e che sarebbe diventata il mio primo e più caro amico. Non avrei nemmeno mai pensato che tu saresti stato l’ultimo essere umano in cui sarei stato confinato.”

Naruto ridacchiò.

“L’ultimo?”

“Sì. Sai, a lungo ho pensato a chi sarei stato legato dopo la tua morte, ho sempre creduto che saresti morto vecchio, sereno, e che mi avrebbero confinato magari in uno dei tuoi figli, ma dopo ciò che ti è successo ho deciso di restare libero.”

“Mi sembra un’ottima idea, Kurama” rispose Naruto “Sono molto felice per te!”

“Lo so” rispose lui “Ormai ti conosco bene.”

“Tra l’altro stai molto bene come umano. Assomigli molto a mia madre, a parte gli occhi” disse “Avremmo potuto essere fratelli!”

“Sì, in effetti non sarebbe stato male.” rispose lui ridacchiando “Non so se terrò per sempre questa forma umana, al momento è funzionale per questa situazione e probabilmente l’abbandonerò in battaglia, ma non mi sento di fare previsioni in merito.”

Kurama si interruppe, prese un profondo respiro e tornò serio.

“Tu però non sai perché io ho preso questa decisione, perché non vorrò un’altra Forza Portante.”

Naruto smise di ridere e lo guardò, anche se Kurama guardava oltre, rivivendo vecchi ricordi, vecchi desideri e vecchi pensieri..

“Dopo la quarta guerra ninja vedere gli altri Cercoteri liberi mi ha fatto venire voglia di esserlo a mia volta, confesso che se non mi fossi affezionato a te, nel frattempo, avrei preferito seguirli, ma in quel modo ti avrei condannato a morte. Oggi, dopo tutto ciò che abbiamo passato insieme e dopo ciò che ti è accaduto, essere libero non è ciò che voglio solo per me, ciò che voglio è non condannare qualcun altro al tuo stesso destino, non voglio che qualcun altro muoia per il desiderio altrui di possedere il mio potere.”

Naruto era rimasto senza parole, si limitò a sorridere, ma a Kurama bastò per comprendere i suoi sentimenti. Entrambi sorrisero, ma all’improvviso qualcosa cambiò.

“Dannazione!” esclamò Kurama, battendo un pugno a terra e cercando disperatamente di reprimere le lacrime che invece avevano iniziato a rigargli il viso “Non doveva andare così. Non doveva andare così. Sapevo che prima o poi tu saresti morto, sapevo che ti sarei sopravvissuto, ma non ora, non … Mi mancherai, Naruto. Davvero.”

Naruto non parlò ma si rivide in lui, sapeva quanto stava soffrendo, era la stessa sofferenza che aveva provato lui quando era morto l’Eremita Porcello, una sofferenza enorme, apparentemente impossibile da superare.

“Quando è morto Jiraiya mi sono sentito devastato, non pensavo che sarei più riuscito ad andare avanti, ad essere un ninja … a vivere. Mi sentivo solo, lui era per me come un padre, un punto di riferimento, qualcuno su cui potevo contare … e se ne era andato. Mi sono sentito destabilizzato, mi è sembrato che tutto il mondo scomparisse … poi è arrivato il Maestro Iruka e, come la prima volta, mi ha salvato dalla sofferenza e mi ha fatto vedere che c’era un mondo intero attorno a me, che c’erano tante persone che contavano su di me, che io potevo fare la differenza, che potevo portare avanti la sua eredità.”

Naruto si voltò verso Kurama.

“Tu queste cose le sapevi già, vero?” chiese, leggermente imbarazzato per essersi sfogato in modo tanto smielato.

“In parte” ammise Kurama “Ammetto che, all’epoca, la cosa mi interessava poco. Quando hai cominciato a parlarmi con il cuore, ho iniziato poi a rivalutare tutta la mia vita con te e tutto ciò che hai dovuto affrontare a causa della mia presenza. Non dico a causa mia” specificò, senza riuscire a celare la rabbia “Perché non sono stato io a scegliere di essere confinato dentro di te.”

“Lo so” rispose Naruto “Sono stati i ninja a creare questo circolo di odio, voi non ne potevate nulla, siete state vittime di questo sentimento che lentamente vi ha inquinato il cuore. Anche se all’inizio ero arrabbiato con te e davo a te la colpa di tutti i miei mali, era più facile, ovviamente, poi ho capito che in realtà anche tu eri una vittima.”

“Ammetto che non mi piace l’idea di essere considerato una vittima” borbottò Kurama “Ma hai ragione, è vero, lo ero.”

“Tanti di noi lo sono stati, in un modo o nell’altro” rispose Naruto “La differenza è che noi ci siamo rialzati e non abbiamo mai smesso di combattere.”

Kurama annuì. L’attesa si stava facendo snervante, ma non potevano fare altro.


L’attacco di Naruto e Sasuke si era momentaneamente interrotto, le copie presenti nel campo di battaglia di Konoha erano le uniche a combattere al momento, volevano essere certi della validità del loro piano prima di disperdere energie per niente, nel frattempo le copie presenti negli altri villaggi sorvegliavano la situazione, che fortunatamente era rimasta invariata.

“Sei pronto?” cheise Sasuke a Naruto “Il prossimo sarà l’attacco finale”

“Non mi sono mai sentito più pronto!” rispose Naruto, sorridendo eccitato “Andiamo!”

 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Strategia vincente ***


Eccomi ancora qui! Spero davvero che questo capitolo vi piaccia! Ormai siamo vicini alla conclusione, dovrebbero mancare uno o due capitoli alla fine, più l’epilogo. Spero di essere riuscita a descrivere bene ciò che volevo, ho pensato che avrebbero potuto fregare i nemici con una tecnica talmente banale da essere imprevedibile! Spero di esserci riuscita! Spero anche che, come sempre, il finale vi lasci con il fiato sospeso!

Alla prossima

Mini


10. Strategia vincente


23 anni prima

La sorpresa negli occhi di Zabuza faceva da specchio alla soddisfazione negli occhi di Naruto e Sasuke. Nessuno, nemmeno Kakashi, si sarebbe aspettato un epilogo simile: i due ninja avevano combattuto in perfetta sincronia, quasi leggendosi nel pensiero mentre si muovevano come in una danza ben coreografata. Alla fine ce l’avevano fatta, avevano fregato quel ninja che aveva commesso l’errore di sottovalutarli ed erano riusciti a liberare il loro Maestro da una situazione scabrosa.

In quel momento tra Naruto e Sasuke aveva cominciato a germogliare un legame che, inconsciamente, avevano sempre avuto, un legame che avrebbe dovuto affrontare molte avversità, ma che sarebbe sopravvissuto e sarebbe riuscito a fiorire in tutta la sua bellezza.




 

Non era trascorso molto tempo, Naruto e Sasuke non volevano che il nemico avesse la possibilità di intuire il loro piano, per questo avevano deciso di attuarlo in due fasi: la prima era la fase preparatoria che sarebbe servita per dare falsa fiducia in se stesso all’avversario, che già li sottovalutava troppo, la seconda parte invece era il vero e proprio attacco.

Avevano ragionato parecchio sul da farsi, studiato diverse tattiche e attacchi, ma alla fine erano giunti alla conclusione che, nonostante tutta la loro esperienza e le abilità maturate durante la loro vita, per battere un Ootsutsuki sarebbero dovuti ritornare alla semplicità, alle origini.

“Sei pronto?” cheise Sasuke a Naruto “Il prossimo sarà l’attacco finale”

“Non mi sono mai sentito più pronto!” rispose Naruto, sorridendo eccitato “Andiamo!”

I due uscirono allo scoperto, con in mano le ultime armi che avevano a disposizione. Avevano sciolto le altre copie presenti negli altri villaggi per potersi concentrare maggiormente.
“Siete ancora qui, poveri sciocchi?” chiese il nemico, trattenendo ancora le risate “Pensate che quelle misere armi possano farmi del male?”

Naruto e Sasuke non risposero, erano seri e concentrati, dopo un istante partirono all’attacco, lanciando contro di lui tutto ciò che avevano: esplosivi, kunai, shuriken.

“Idioti!” esclamò lui, evitando ogni attacco.

A Sasuke e Naruto rimanevano due shuriken, uno a testa. Senza nemmeno prendere fiato li lanciarono, mancando il bersaglio.

“Dovrete migliorare la vostra mira!” li prese in giro Ootsutsuki, senza nemmeno scansarsi.

All’improvviso, però, i due shuriken cambiarono forma e si trasformarono nei due ninja i quali, con le mani già aperte e con il simbolo della luna e del sole, si avventarono sul nemico impreparato.

“Ti abbiamo fregato!” esclamò Naruto “Chi è adesso l’idiota?”

Mentre Sasuke si limitò a sogghignare, soddisfatto, insieme i due riuscirono a sigillare il corpo del nemico, come a suo tempo avevano fatto con Kaguya. Il corpo del nemico svanì lentamente, spedito nella dimensione nella quale c’era anche la capostipite della famiglia Ootsutsuki. Il Villaggio della Foglia era salvo.



 

Le copie presenti sul campo di battaglia avevano ormai esaurito il chakra, perciò scomparvero e la memoria di ciò che era accaduto arrivò automaticamente agli originali e alla copia di Naruto che era con i suoi figli.


A nord del Villaggio della Foglia, nel frattempo, i ninja sensitivi avevano terminato di raccogliere le informazioni necessarie e si preparavano per l’attacco.

Hinata, stremata, riposava tra le braccia di Naruto.

“Ce l’abbiamo fatta!” esclamò Naruto, rendendosi conto di ciò che era accaduto “Ora dobbiamo solo ripetere questa cosa negli altri villaggi.”

“Solo” borbottò Sasuke “Cerchiamo di sbrigarci, dovremo agire contemporaneamente, stavolta, prima che abbiano la possibilità di comunicare tra di loro per difendersi.

“Certo.” rispose Naruto, mettendo le mani in posizione per creare le copie nei vari villaggi.

“Sarà dura” ammise Sasuke, mentre le sue copie si formarono di fronte a lui “Ma non abbiamo alternative, dovremo agire velocemente.”

Detto questo, non perse tempo e aprì i varchi per far passare le sue copie in modo che potessero raggiungere quelle di Naruto.

Hinata si strinse a Naruto.

“Ci siamo” disse “Tra poco toccherà a noi.” mormorò, senza riuscire a trattenere la tristezza.

Naruto la guardò bene, un osservatore distratto avrebbe potuto dire che era spaventata per ciò che stavano per affrontare, ma lui sapeva bene che non era così. Hinata non aveva paura, aveva smesso di averne molti anni prima; non temeva di combattere, temeva di doverlo perdere un’altra volta.

“So cosa provi” disse, accarezzandole la mano “Ma sarò sempre al tuo fianco, anche quando non mi vedrai. Una delle cose che ho rimpianto quando ho scoperto di essere morto è stata non averti potuto salutare. Ora lo potremo fare, con calma.”

Hinata alzò lo sguardo, i suoi occhi erano colmi di lacrime, ma lei sorrise.


A Konoha regnava il silenzio, la copia di Naruto, che era ancora nascosta con i figli e il resto degli abitanti, si alzò per comunicare le novità.

“Il nemico è stato sconfitto” annunciò “è ancora presto per cantare vittoria” specificò “Ma per il momento possiamo stare tranquilli.”

Tutti esultarono di felicità, pur non abbandonando lo stato di allerta, fieri del loro Hokage.

“Sul serio?” chiese Sakura “Tu e Sasuke …”

“Sì, siamo riusciti a confinarlo nella dimensione in cui avevamo mandato Kaguya.”

Gli occhi di Sakura si illuminarono.

“Quindi c’è speranza, giusto?”

“Sì” confermo Naruto, sorridendo “Certo, i villaggi dovranno essere ricostruiti, ma non è la prima volta, vero?” chiese “Spero solo di poter riuscire ad aiutare nella ricostruzione” disse, consapevole del fatto che presto avrebbe dovuto lasciarli.

“Lo spero anch’io” rispose Sakura “Non sei molto bravo come costruttore, ma …”

Naruto annuì, sapeva cosa voleva dire, era esattamente ciò a cui stava pensando lui: restare il più possibile.

In quel momento si svegliarono anche Boruto e Himawari, che Naruto aveva fatto nel frattempo stendere in un materassino per farli stare più comodi.

“Lo avete sconfitto?” chiese Boruto al padre “è tutto finito?”

“Non proprio” spiegò lui “Momoshiki è ancora nascosto. Attualmente siamo riusciti a localizzare la sua posizione, ma dobbiamo prima essere certi che sia solo. Abbiamo sconfitto il nemico che aveva attaccato Konoha, adesso le nostre copie stanno …” si interruppe, sorrise “Ce l’hanno fatta!” esclamò “Le nostre copie, intendo. Abbiamo dovuto attaccare in questo modo, contemporaneamente, per impedire al nemico di potersi difendere.”

Boruto osservò suo padre, nonostante tutto, non si era ancora reso conto di quanto fosse potente e quella dimostrazione glielo aveva fatto comprendere. Si sentiva fiero di essere suo figlio, ma anche molto arrabbiato.

“Papà, perché?” chiese, senza riuscire a trattenere il tono del bambino capriccioso “Perché?” ripeté, stringendo i pugni con rabbia.

“Perché cosa, Boruto?” chiese Naruto, leggermente confuso.

“Tu sei molto forte, giusto?” chiese, mentre la rabbia aumentava “Hai sconfitto quei nemici con Sasuke, giusto?”

“Boruto, calmati, per favore. Ne abbiamo già parlato …” provò a calmarlo Sarada, ma lui la ignorò.

“Sì, direi di sì” rispose Naruto, che aveva cominciato a vedere dove voleva andare il figlio.

“Se sei così forte … perché ti sei fatto rapire? Perché … perché sei morto?!” gridò infine, senza più trattenere la rabbia e il dolore. Non era la prima volta che poneva quella domanda, ma era la prima volta che la poneva a colui al quale aveva voluto farla. Da una parte era eccitato al pensiero di poterglielo chiedere di persona e di ottenere una risposta, dall’altra era spaventato dall’idea di perderlo di nuovo.

Chi era attorno a loro aveva sentito tutto, ma fecero finta di nulla, non era il luogo ideale per quel genere di lite, ma Boruto non sapeva se avrebbe avuto altre occasioni per parlare con il padre.

“Boruto, non è facile rispondere” disse infine Naruto, dopo un lungo sospiro “La situazione era molto diversa, non avevamo tempo per capire cosa stesse succedendo e ho dovuto agire per il bene del villaggio.”

Boruto non rispose ma il suo viso era nero di rabbia.

“Ho agito d’istinto, per proteggere tutti … per proteggere te.” concluse, prendendogli la mano “Confesso che sei stato tu il mio primo pensiero, tu che eri alle mie spalle, eri spaventato e non capivi cosa stesse succedendo. Ammetto di non aver pensato alle conseguenze, tutto ciò che volevo fare era proteggerti.”

Boruto rilassò il viso. Era vero. Ricordava il viso di suo padre nei pochi istanti prima dell’esplosione, il suo sorriso, il suo sguardo rassicurante, ricordava bene di essersi sentito protetto, amato.

“Portati dentro quel ricordo” sussurrò Naruto, mettendogli la mano sulla testa “Ricordati che, qualsiasi cosa accada, io sono e sarò sempre fiero di te … perché io credo in te.” concluse, dicendogli ciò che suo padre a suo tempo aveva detto a lui.

In quel momento arrivò anche Himawari, che lo strinse in un forte abbraccio e anche Boruto, abbandonata ogni timidezza, abbracciò il padre per poi scoppiare a piangere senza trattenersi.

Naruto non disse e non fece nulla, si limitò ad accoglierli e a stringerli a sè.


“Ce l’abbiamo fatta” disse piano Naruto, tirando un profondo sospiro di sollievo “è stata dura, ma siamo riusciti a sigillarli tutti.”

“Avete fatto molto presto!” disse Shikamaru, impressionato “Non credevo che ce l’avreste fatta così rapidamente!”

“In realtà è stato semplice” spiegò Naruto.

“Esatto.” confermò Sasuke “Non lo diciamo con falsa modestia” proseguì, prima di essere frainteso “Noi avevamo dalla nostra parte il fatto che i nemici ci sottovalutavano, perciò abbiamo potuto attaccarli prendendoli alla sprovvista, usando una strategia che non si sarebbero mai aspettati.”

“Roba da Genin, per capirci!” spiegò Naruto, ridacchiando “Spesso le idee più semplici sono le più efficaci.”

Shikamaru stava per chiedere ulteriori spiegazioni, incuriosito dalla tattica usata da Naruto ,il ninja più imprevedibile, ma Sasuke lo interruppe prima che potesse porre altre domande.
“Non ora, Shikamaru” disse, serio “Quando tutto questo sarà finito ti prometto che ti spiegherò con calma, ora però non abbiamo tempo da perdere.”

“Sì, sì, hai ragione” confermò lui “Concentriamoci sull’ultimo ostacolo.”

“Momoshiki Ootsutsuki” mormorò Sasuke, pensieroso “Mi confermate che nella base c’è solo lui?” chiese, rivolto a Hinata e Ino.

“Da ciò che abbiamo potuto vedere, sì” rispose Ino “Ho controllato diverse volte e …”

“Un momento!” la interruppe Kurama “Sento qualcosa.”

Naruto si voltò di scatto.

“Per caso sono …”

“Sì.” confermò Kurama.

“Potete renderci partecipi?” chiese Shikamaru, che non riusciva a capire.

“Momoshiki è riuscito a catturare gli altri Cercoteri” spiegò Naruto “Sento il loro chakra fin da qui”

“Come … cosa … quando?” chiese Shikamaru “Ino, Hinata! Non avete visto nulla fino ad ora?”

“Veramente, noi …” iniziò HInata.

“Non potevano vedere né sentire nulla” spiegò Naruto “Fino a questo momento erano sigillati, il loro chakra non poteva essere percepito da nessuno. Deve averli liberati ora.”

“Per questo ho fatto fatica a trovarli!” ringhiò Kurama, senza riuscire a trattenere la rabbia.

“Ma … loro dovrebbero essere dalla nostra parte, giusto? Giusto, Naruto?” chiese ancora all’Hokage, che però era sbiancato.

“Non ne sono sicuro” mormorò Naruto, che nel frattempo aveva chiuso gli occhi per concentrarsi meglio “Sembra che non rispondano. Di solito riesco a mettermi in contatto con loro, ma stavolta è come se …”

“Come se fossero sotto controllo!” esclamò Kurama, arrabbiato.

“Sono incatenati” confermò Hinata, che nel frattempo aveva attivato il Byakugan per osservare nella direzione indicata da Naruto “Li vedo, sono circondati da delle catene dorate e i loro occhi … sembrano vuoti, senza volontà.”

Kurama rabbrividì.

“Momoshiki deve averli catturati prima di provare a prendere te” ipotizzò Naruto, pensieroso.

“Ha senso” confermò Kurama “Questo però cambia tutto. Ora siamo davvero nei guai.”

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Il Clan Uzumaki ***


Ciao a tutti! Ultimo capitolo prima del gran finale e dell’epilogo! Domenica partirò per il mare, perciò dovrete aspettare un po’ prima che riesca a pubblicare ancora, nel frattempo vi lascio questo. La battaglia sta andando avanti, qualcuno dovrà rinunciare a combattere, ma presto tutto finirà e la pace verrà ripristinata.

Le informazioni sul Clan Uzumaki le avevo trovate anni fa, curiosando online, e non vedevo l’ora di poterle usare in una fanfiction. Ovviamente, essendo una What if, alcune cose sono inventate di sana pianta da me, ma la maggior parte sono vere.

Ah, piccolo sondaggio: sto pensando di far morire un altro personaggio, ma non ne sono certa. Soffrireste di più se morisse:
a) Shikamaru

b) Sasuke

c) Sakura

d) Nessuno

 

Dai, dai! Ditemi cosa ne pensate di questa storia e soprattutto votate il sondaggio!! (poi non utilizzerò il risultato ai fini della storia, sono solo curiosa)



 

11. Il Clan Uzumaki


“Ora siamo davvero nei guai.” mormorò Kurama, che stava iniziando ad agitarsi.

“Non disperiamo” intervenne Shikamaru, che era sempre in grado di mantenere la calma anche nelle situazioni apparentemente più disperate.

“Avrò bisogno dell’aiuto di Gyuki e di Killer Bee” disse Kurama.

“Lui dove si trova, ora?” chiese Sai “Perché non è qui?”

“Si è nascosto dopo l’attacco a Konoha” rispose Shikamaru “Dopo ciò che è successo a durante l'esame di selezione dei Chunin, Darui ha deciso di tenerlo nascosto e non farlo partecipare alla guerra per evitare che rischiasse di essere catturato e di diventare un’arma nelle mani del nemico.”

“Prima aveva senso” rispose Sasuke “Ora, però, come ha giustamente detto Kurama, ne abbiamo bisogno. Dovremo contrastare sette Cercoteri e al momento c’è solo lui che è dalla nostra parte.”

“Solo?” chiese lui, ridendo “Ti ricordo che sono il più potente tra i Cercoteri!”

“Sì, ma saresti comunque solo contro sei!”

“Questo è vero!” ammise Kurama “Qualcosa però dovremo pur fare! Giusto, Naruto? Non possiamo stare con le mani in mano! Naruto?”

L’Hokage era rimasto silenzioso mentre pensava. I suoi occhi, neri a causa dell’Edo Tensei, erano fissi su un punto, sembrava totalmente assente.

“Ci stai ascoltando, Naruto?” lo richiamò Sasuke, scuotendogli una spalla.

“Ah!” esclamò lui, uscendo dai suoi pensieri “Sì, sì, certo, vi ho ascoltati. Killer Bee con Gyuki e tu Kurama potrete rallentare gli altri, ma non so per quanto tempo.”

“Bella fiducia!” lo accusò Kurama.

“Non si tratta di questo!” lo rimproverò Naruto “è un dato di fatto, purtroppo. Siete in minoranza e Momoshiki può usare tutte le nostre tecniche contro di noi! Però …”

“Però?” chiese Shikamaru “Parla! Hai qualcosa in mente?”

Naruto annuì.

“C’è una tecnica che io personalmente non ho mai usato in battaglia ma che potrebbe tornarci utile.”

“Forse ho capito dove vuoi andare a parare …” mormorò Kurama “Parli di quella tecnica che hai prova in segreto qualche anno fa, prima di diventare Hokage?”

Naruto annuì.

“Dopo la fine della quarta guerra ninja ho cominciato a studiare le origini del mio Clan e del mio Villaggio” spiegò Naruto

“Non capisco …” mormoro Ino “Parli del Villaggio della Foglia, giusto?”

Naruto scosse la testa.

“No, parlo del Villaggio del Mulinello.”

Shikamaru alzò un sopracciglio.
“Villaggio del Mulinello? Non ne avevo mai sentito parlare!”

“Perché fu distrutto molti anni fa” spiegò Naruto “Il Clan Uzumaki era a capo del Villaggio del Mulinello. Prima che fosse distrutto Mito Uzumaki, la prima Forza Portante di Kurama, si trasferì al Villaggio della Foglia e sposò Hashirama Senju; mia madre, Kushina Uzumaki, divenne la seconda Forza Portante di Kurama e sposò il Quarto Hoksge. Il legame tra i due Villaggi restò anche dopo la distruzione di quello del Mulinello, per quel motivo nelle divise dei Chunin e dei Jonin è sempre presente il simbolo del Clan Uzumaki.”

“Oh, è vero!” esclamò Hinata.
“Non ci avevo mai fatto caso” mormorò Ino, imbarazzata.

“Il Villaggio del Mulinello fu distrutto perché gli altri Villaggi temevano le capacità dei suoi abitanti. Tra le tante, le Tecniche di confinamento.”

“Comincio a capire …” mormorò Sasuke.

“Quelle catene che hai visto, Hinata, sono delle Tecniche di Confinamento tipiche del Villaggio del Mulinello, che Momoshiki riesce ad usare, ma che tra i ninja sono prerogativa esclusiva dei discendenti del Clan Uzumaki.”

“Quindi tu saresti in grado di usare questa tecnica …” iniziò Choji.

“ … e di scioglierla!” concluse Shikamaru, esaltato.

“Sì, ma sarà difficile farlo da solo.” spiegò “Dopo la distruzione del villaggio, i membri conosciuti del Clan Uzumaki morirono quasi tutti, i pochi sopravvissuti emigrarono in altri villaggi. Nagato, l’ex studente di Jiraya che proveniva dal Villaggio della Pioggia, era del mio Clan. Se lo avessi saputo allora …” mormorò, rimpiangendo la morte del ninja.

“Adesso però dobbiamo concentrarci su quelli rimasti in vita” spiegò “Ci sono io, e qualche anno fa, come ha detto Kurama, ho iniziato a studiare queste tecniche in segreto. Anche Boruto e Himawari potrebbero farcela, ma ovviamente sono troppo piccoli e ci vorrebbe troppo tempo per insegnargliele.”

“Quindi? Farai tutto da solo?” chiese Hinata.

“No” rispose Naruto, scuotendo la testa “Sasuke, ho bisogno che tu porti qui, oltre Killer Bee, anche Karin.”

Sasuke si voltò di scatto.

“Cosa?!” esclamò, sorpreso, come tutti gli altri.

“Esatto Karin. I suoi nonni fuggirono dal Villaggio del Mulinello quando fu distrutto e si insediarono nel Villaggio dell’Erba, ma anche lei fa parte del Clan Uzumaki.”

“Lei lo sa?” chiese Sasuke “Perché non me lo ha mai detto.”

“No, lei non lo sapeva, almeno fino a qualche anno fa.” spiegò Naruto “Quando ho scoperto che anche lei è una Uzumaki mi sono messo in contatto con lei e abbiamo lavorato insieme, in gran segreto, a queste tecniche. Quando ho iniziato a lavorare con lei l’ho raccontato solo a Hinata, ovviamente” concluse, intercettando lo sguardo omicida di Ino.

“Sì, io sapevo tutto” disse Hinata “So bene quanto sia importante non perdere le tecniche del proprio Clan.”

“Hai ragione” ammise Ino, che si era calmata “Anche noi lo facciamo, con i nostri figli.”

“Anche Boruto e Himawari impareranno … anche se non con me.” mormorò Naruto, senza riuscire a celare un velo di tristezza nella sua voce.

“Glielo insegnerà Karin” lo consolò Hinata “Ora, però, resta concentrato, va bene?”

Naruto annuì, sorridendo.

“La tecnica di scioglimento delle catene è molto complessa” spiegò “è molto difficile da applicare in battaglia, perciò mentre io e Karin saremo occupati a liberare gli altri Cercoteri, voi dovrete combatterli.”

“Siamo pronti!” esclamò Choji.

“Sì!” disse anche Ino, anche se più incerta.

“No.” rispose Sasuke, scuotendo la testa.

“Come sarebbe a dire?” gridò Shikamaru, infuriato “Noi siamo qui per combattere! Non ci importano i rischi, siamo qui per …”

“Morire” lo interruppe Naruto, con sguardo severo “Non ve lo permetterò.”

“Non osare!” gli rispose Shikamaru, ancor più alterato “Noi non siamo deboli! Siamo ninja e sappiamo benissimo quali sono i rischi della nostra professione, lo abbiamo sempre saputo e …”

“Questo caso è diverso.” spiegò Naruto, senza perdere la calma ma con voce ferma e severa “Se avessimo dovuto combattere contro Momoshiki da solo la vostra presenza e le vostre combinazioni d’attacco sarebbero state utili e ci avrebbero fatto guadagnare tempo, anche se voi sareste comunque stati a rischio” spiegò, mentre Shikamaru, Ino e Choji iniziavano a calmarsi.

“Se restassimo ora” spiegò Sai “Saremmo solo d’intralcio e rischieremmo di morire senza aver fatto nulla, in realtà”

“Ma …” iniziò Hinata “Noi … noi non vogliamo lasciarvi soli!” esclamò, afferrando il braccio del marito.
Naruto era molto teso e arrabbiato in quel momento, ma posò dolcemente la mano sopra quella della moglie.
“Lo so, amore mio, ma non voglio che rischiate per nulla. Il vostro contributo contro sette Cercoteri sarebbe nullo. Non pensiate che non apprezzi il vostro coraggio” aggiunse, vedendo che gli altri erano delusi “Ma è semplicemente un fatto, non potete competere. Solo io, Sasuke, Kurama, Karin e Killer Bee resteremo qui. Tutti gli altri, voi compresi, dovrete tornare ai vostri villaggi.”

“Sono d’accordo.” disse Sasuke, annuendo.

“Anche Sasuke?” chiese Ino.

“Sì, io possiedo il Rinnegan e lo Sharingan, tutte tecniche utili al fine di contrastare sia Momoshiki che i Cercoteri. Voi noi. Inoltre i miei portali serviranno per portare qui Karin e Killer Bee. Prima di tutto …”

Sasuke fu interrotto da una potente esplosione. Tutti si voltarono in direzione di quella che pochi istanti prima era una montagna ma che ora era solo un cumulo di macerie sormontante da un’immensa nuvola di polvere e detriti, dietro la quale si intravedeva la sagoma spaventosa di un Cercoterio. Anche i Chunin e i Jonin che erano rimasti al campo uscirono dalle loro tende e si riunirono ai capi.
“Veloci!” gridò Sasuke, aprendo un portale “Dovete andare. Subito. Senza fare domande!”

“Ma …” provò a protestare uno di loro.

“È un ordine!” esclamò Naruto, con tono autoritario e un’espressione che non ammetteva repliche.

Mentre i boati aumentavano, i ninja dei vari villaggi che erano rimasti rapidamente saltarono nel portale.

“Arriverete tutti al villaggio della Foglia” spiegò Sasuke “Non posso creare troppi portali, almeno per il momento, ma lì sarete al sicuro.”

“Anche voi. Veloci.” disse Naruto, guardando anche gli altri. Durante le esplosioni si era avvicinato a Hinata per proteggerla con il suo corpo, la baciò dolcemente sulle labbra e l’aiutò a saltare.

Shikamaru digrignò i denti, ma abbassò la testa e, quando tutti gli altri furono passati, si fermò un istante di fronte a Naruto. In un’occasione del genere avrebbe voluto dirgli “Torna vivo”, ma sapeva che sarebbe stato impossibile. Naruto gli sorrise e gli fece l’occhiolino, così Shikamaru rispose al sorriso e saltò.

Un istante più tardi il portale fu chiuso e Sasuke si sedette, stremato.
“Ce la fai ad aprire altri due portali?” gli chiese Naruto, preoccupato.
“Sì, certo, dammi solo qualche minuto per riprendermi.” sussurrò lui, andando a sedersi in un luogo riparato.

“Nel frattempo noi cercheremo di fermarli come meglio potremo” disse Naruto, entrando in modalità eremitica delle sei vie “Non possiamo permettergli di raggiungere il Villaggio della Roccia!”

Le esplosioni si fecero più vicine e rumorose, la terra tremava ed era sempre più difficile restare in piedi. Kurama tornò alla sua forma di volpe gigante.

“Io vado avanti!” gridò, per sovrastare i boati.

“Vengo anch’io!” gli rispose Naruto, mordendosi il pollice “Non vorrei richiamare Gamakichi in questa situazione, ma non ho alternative.”

Naruto eseguì le posizioni della tecnica del richiamo, posò il palmo della mano a terra e un istante dopo apparve Gamakighi, più grande che mai.

“è bello rivederti dopo tanto tempo, Naruto!” disse il rospo “Anche se le circostanze non sono le migliori. Ho saputo ciò che ti è successo.”

“Non importa” tagliò corto lui “Ti saluterò Jiraiya, quando lo vedrò. Ora però dobbiamo andare ad aiutare Kurama!”

“Agli ordini!" gridò lui, ridendo.

Con un balzo il rospo si affiancò alla volpe e insieme i due iniziarono a respingere gli attacchi dei Cercoteri e le rocce che venivano scagliate contro di loro dalle esplosioni.

I minuti passavano, Sasuke si era nascosto dietro uno spuntone di roccia, ma la battaglia si stava rapidamente avvicinando e quello che era un luogo sicuro non lo sarebbe stato ancora per molto.

“SBRIGATI, SASUKE!” gridò Kurama “NON SO PER QUANTO TEMPO RIUSCIREMO A BLOCCARE I LORO ATTACCHI!!”

Kurama era disperato, era terribile per lui dover combattere contro i suoi stessi fratelli, vederli con gli occhi vuoti, inespressivi, privati di ogni briciola di volontà gli spezzava il cuore, così come doverli attaccare, per questo più che altro, aiutato da Naruto e Gamakichi, cercava di restare sulla difensiva, ma di tanto in tanto era obbligato ad attaccare, pur non volendo.

“CI SONO QUASI!” gridò Sasuke “RESISTETE!! NON SARÀ UNA COSA TANTO RAPIDA, DOVRÒ SPIEGARE A KARIN LA SITUAZIONE E CONVINCERE DARUI A LASCIAR ANDARE KILLER BEE!!”

“BASTERÀ PARLARE CON KILLER  BEE!” gridò Naruto, preparandosi a lanciare un rasenshuriken “VEDRAI CHE VERRÀ, FREGANDOSENE DI CIÒ CHE DIRÀ DARUI!”

Sasuke esitò un istante, non gli piaceva lasciarli soli, ma doveva andare a recuperarei rinforzi. Se fosse stato per lui avrebbe lasciato lì una sua copia per dargli man forte, ma non era sicuro di avere abbastanza chakra. Il Rasenshuriken di Naruto colpì una roccia lanciata da Son Goku nel momento in cui Sasuke aprì il portale,

“TORNERÒ PRESTO!!” gridò, poi si voltò e sparì.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Liberazione ***


Eccomi! Sono tornata! Vi chiedo scusa per la lunga attesa, ma finalmente è terminato anche questo capitolo! Ormai manca davvero poco alla fine, mancano giusto i saluti e poi … chissà dove mi porterà l’ispirazione!

Alla prossima!

Mini



 

12. Liberazione



 

Il villaggio della Nuvola era quasi del tutto distrutto. Come per il Villaggio della Foglia, solo pochi edifici si erano salvati, la maggior parte erano stati ridotti in macerie. I ninja erano riusciti a recuperare i feriti, qualche morto e si erano rifugiati nei nascondigli. Nonostante la battaglia fuori fosse finita e il nemico sconfitto, per precauzione non erano ancora usciti allo scoperto, attendevano novità da parte dei ninja al fronte insieme al Raikage, che era rimasto per proteggerli in caso di necessità. Nei rifugi era presente anche Killer Bee, che fremeva.

“Devo uscire! Devo agire in qualche modo! Non è possibile che me ne stia qui, rintanato a far nulla come … come …”

“Un idiota!” disse Gyuki calmo.

“Senti, Bee, devi darti una calmata, sai benissimo il rischio che correresti uscendo da qui.

Killer Bee rimase in silenzio. La rabbia e la frustrazione gli avevano fatto perdere la sua normale allegria, si sentiva come un topo in trappola, prigioniero delle costrizioni imposte dal Raikage e, ancor peggio, delle sue paure. Lui, che non aveva mai avuto timore di niente e di nessuno, aveva paura. Come Forza portante di Gyuki si era sempre sentito potente, invulnerabile, invincibile, ma ora … Naruto era perfino più potente di lui grazie a Kurama, eppure era stato ucciso con una facilità disarmante. Se Momoshiki avesse preso anche Gyuki? Lui sarebbe morto! Questa paura lo paralizzava, nonostante fosse consapevole che un ninja non deve temere la morte, per lui dover combattere contro questa emozione era una cosa nuova e destabilizzante.

Proprio in quel momento si aprì un portale e ne uscì Sasuke. Il ninja era teso e sembrava non avere molto tempo.

“Sasuke, cosa …” iniziò Darui.

“Non ho tempo” lo interruppe Sasuke “La situazione è degenerata. Io e Naruto abbiamo sconfitto la maggior parte dei nemici, ma Momoshiki è ancora libero ed è riuscito ad impossessarsi degli altri Cercoteri, che ora sta utilizzando per attaccare. Attualmente ad affrontarlo sono rimasti solo Naruto e Kurama e hanno bisogno di aiuto. Abbiamo già un piano per sconfiggerlo, ma abbiamo bisogno di prendere tempo. Stiamo combattendo contro ben sette Cercoteri e, per questo motivo” aggiunse, guardando direttamente Killer Bee “abbiamo bisogno di tutto l’aiuto possibile. Kurama può contrastare gli altri, ma non so se da solo potrebbe resistere a lungo.”

“Perché gli altri Cercoteri ci sono contro?” chiese Killer Bee, sconvolto.

“Sono sotto il potere di Momoshiki grazie a delle catene simili a quelle che li avevano soggiogati durante la quarta guerra ninja.”

Killer Bee e Darui impallidirono, ma Sasuke continuò.

“Non mi dilungherò molto, ma Naruto e Karin, che fanno parte del Clan Uzumaki, hanno il potere di sciogliere tali legami, ma hanno bisogno di tempo per farlo e nel frattempo noi dobbiamo coprire loro le spalle.”

Darui sembrava confuso, Killer Bee combattuto.

“Non chiederò, anche se le domande sono tante” disse infine Darui, poi guardò Bee “Tu cosa vuoi fare?”

Killer Bee esitò. Aveva paura, doveva ammetterlo.

“Avanti, idiota! Vuoi tirarti indietro proprio ora? Non è da te!”

Killer Bee annuì.

“Con te verrò e un bel po’ di casino faròòòòòò!!!” gridò, cantando per cercare di scacciare la paura.

“Bene” esclamò Sasuke, aprendo il portale “Vai pure, io devo andare a recuperare Karin.”

Killer Bee saltò nel portale, che si chiuse dietro di lui, quindi Sasuke aprì un secondo portale.

“Vi faremo sapere quando sarà tutto finito” disse, cercando di rassicurarlo “A presto!” gridò, poi svanì.

 

Nel frattempo il campo di battaglia era diventato irriconoscibile. Naruto e Kurama erano stremati, ma cercavano come potevano di respingere gli attacchi dei Cercoteri, mentre Momoshiki osservava compiaciuto. Naruto aveva mandato via Gamakichi perché gli attacchi avevano iniziato ad essere troppo pericolosi e quando non erano allo scoperto Kurama riprendeva la sua forma umana per riuscire ad allontanarsi abbastanza per potersi nascondere dietro una roccia e riuscire a riprendere fiato. Non avevano tempo per parlarsi ma sembrava che si leggessero nel pensiero, ogni mossa e ogni attacco sembravano un ballo perfettamente sincronizzato: bastava uno sguardo per capirsi ed entrambi davano il massimo perché, lo sapevano, sarebbe stata la loro ultima battaglia insieme.

L’eco dell’ultima esplosione si era appena disperso e anche la polvere sollevata dalla terra era quasi del tutto svanita, Naruto e Kurama erano già pronti al prossimo botto, che però non arrivò.

“Ci stanno dando tregua, finalmente” disse Naruto, ansimante “Spero che Sasuke faccia presto!”

“Credo che sia una trappola, Momoshiki vuole vedere se usciamo allo scoperto per attaccare.”

“Sì, hai ragione, ma ciò che non sa è che questo non accadrà mai.” rispose lui, sogghignando.

Il silenzio durò ancora qualche minuto, poi all’improvviso sentirono un grido.

“YAAAAHOOOOOOO!!”

Entrambi sobbalzarono e si voltarono: era Killer Bee.

“Ben arrivato!” lo salutò Naruto “Sei in ritardo!” concluse, per sdrammatizzare.

“Volevo fare un’entrata ad effetto!” esclamò lui, stando al gioco “Riposatevi pure, voi due, ora ci pensiamo noi!” gridò, mentre proprio in quell’istante gli attacchi ricominciavano e lui si trasformava nel toro-polpo. Kurama sogghignò.

 

Karin era tesa. Sapeva cosa stava succedendo nei villaggi ninja e, pur se era tranquilla perché non partecipava direttamente alla battaglia, era molto preoccupata per Sasuke. Suigetsu sembrava allegro, quasi spensierato mentre Jugo era taciturno e riflessivo come sempre.

“Non riesco a capirvi! Davvero, non ce la faccio!!” gridò Karin, in preda alla rabbia “Lì fuori stanno combattendo e voi …”

“Noi non abbiamo legami con nessun villaggio” le rispose Suigetsu, interrompendola “Quindi perché dovremmo rischiare la vita?”

“Perché il mondo è in pericolo, genio! Momoshiki non si limiterà a distruggere i villaggi ninja! Poi toccherà a noi! Inoltre …”

“Sasuke è in pericolo, vero?” chiese Jugo, guardandola negli occhi.
“Sì!” rispose lei “NO!” continuò gridando ancora più forte “Volevo dire …”

In quel momento si aprì un portale, dal quale uscì proprio lui.

“Parli del diavolo …” mormorò Suigetsu, sogghignando “Cosa ci fai qui, Sasuke?” chiese.

“Ho fretta” tagliò corto lui, senza nemmeno guardarlo, ma concentrandosi unicamente su Karin “Vieni con me.”

“C-cosa?” chiese lei, diventando rossa come un pomodoro “I-io non so se … Sakura …”

“Sakura è al sicuro. Sarada è al sicuro. Naruto ha bisogno di te. Dovete sciogliere delle catene di Chakra.”

Karin, che fino a quel momento si era fatta trascinare dalle emozioni, tornò seria. Ricordava bene quando Naruto era andato a farle visita. Dopo il loro primo incontro si era affezionata a lui, il suo chakra era luminoso, rassicurante, come un sole primaverile, e ora che anche il Cercoterio dentro di lui aveva trovato pace ed era uscito dalle tenebre era ancora più bello. Quando lui era andato a cercarla era rimasta sorpresa, ancor di più scoprendo che lui fosse suo parente e tutto ciò che questo comportava. Ricordava quando aveva inconsapevolmente utilizzato le catene di Chakra durante la quarta guerra ninja e questo aveva semplificato la pratica con lui. Successivamente si erano incontrati ancora per esercitarsi e poi, quando erano riusciti a padroneggiare la tecnica, avevano iniziato ad allenarsi individualmente. Per anni si era chiesta a cosa potesse portare quella pratica, oltre a non perdere le tecniche del loro Clan. Ora aveva la risposta.

“Capisco.”

“I Cercoteri sono sotto il controllo di Momoshiki, dovete liberarli.” spiegò Sasuke.

Karin annuì e si avvicinò all’uomo che non aveva mai smesso di amare.

“Andiamo.” disse semplicemente, poi si voltò verso Suigetsu e Jugo “E NON VOGLIO TROVARE CASINO QUANDO TORNO! NON AZZARDATEVI A TOCCARE LE MIE COSE!!”

Sasuke aprì il portale ed entrambi svanirono.

 

Karin si era disabituata a quello spettacolo.Erano troppi anni ormai che vivevano in pace, aveva dimenticato il terrore della battaglia, la sensazione di poter morire da un momento all’altro, e in quel luogo quella paura si amplificò, ma c’era Sasuke al suo fianco e poco distante percepì il Chakra di Naruto, benché corrotto dall’Edo Tensei.

“Ce la posso fare” si disse, poi si diresse verso Naruto.

“Ben arrivata!” l’accolse lui, con il fiatone “Non abbiamo molto tempo, purtroppo, dovremo giocare al tiro alla fune.”

Sasuke lo guardò perplesso e stava per chiedere, ma Naruto lo ignorò.

“Saremo due contro uno e il fatto che lui debba tenere sotto controllo sette Cercoteri ci darà molto vantaggio. Sei pronta?”

Karin annuì, quindi Naruto si rivolse a Sasuke.

“Tu, Kurama, Bee e Gyuki dovrete continuare a resistere mentre noi due li libereremo uno dopo l’altro. Dovrete fare anche in modo che Momoshiki non li imprigioni nuovamente, altrimenti dovremo ricominciare, è chiaro?”

Karin annuì e lei e Naruto subito si allontanarono per fermarsi sopra uno spuntone di roccia in posizione strategica.

“Da chi iniziamo?” chiese Karin mentre osservavano i Cercoteri combattere contro Sasuke, che aveva nel frattempo attivato Susanoo, Kurama e Killer Bee con Gyuki.

“Direi di iniziare con Chomei” rispose Naruto, osservandolo “Il legame che li imprigiona dipende dalla forza di Momoshiki e a noi conviene avere dalla nostra parte i Cercoteri più potenti, perciò inizierei con lui e poi continuare man mano con gli altri.”

“Ottima strategia” concordò Karin “Iniziamo.”

Entrambi chiusero gli occhi, si concentrarono e, sempre con gli occhi chiusi e contemporaneamente, iniziarono ad eseguire una serie di figure, quindi aprirono gli occhi.

“Sei pronta?” chiese Naruto.

Karin si limitò ad annuire e lui le sorrise. Per un istante lei si chiese come avesse fatto a non innamorarsi di lui e divenne tutta rossa, ma subito si ricompose. Entrambi eseguirono l’ultima figura, quindi dai loro corpi uscirono delle catene dorate che si diressero verso Chomei.

“Mi raccomando, dobbiamo riuscirci al primo tentativo!!  L’obiettivo è destabilizzare la catena di Momoshiki!”

“Certo!”

Le catene vibravano in aria, ma Naruto e Karin le riuscirono a indirizzare verso l’obiettivo. Chomei, che stava per far partire un attacco, si fermò. La catena di Momoshiki e quelle più numerose di Naruto e Karin si tesero mentre il Cercoterio cercava di liberarsi. I due membri del Clan Uzumaki erano determinati: la loro convinzione, la loro superiorità numerica li aiutarono quanto l’effetto sorpresa. Momoshiki non pensava che potessero essergli superiori, perciò quando i due riuscirono a destabilizzare la sua catena ne fu sorpreso.

“Bentornato, Chomei” lo salutò Naruto “Lieto di rivederti.”

“Cosa … cosa è … “

“Cosa è successo?” chiese Naruto “Non c’è tempo per spiegare, guarda lì.”

Naruto gli indicò il campo di battaglia, dove i suoi fratelli stavano combattendo: vide alcuni legati dalle catene, altri liberi, perciò capì subito cosa doveva fare.

“Gyuki! Kurama! Arrivo!” si chiese cosa facesse Kurama lontana da Naruto e come mai quest’ultimo avesse gli occhi neri, ma capì che quelle domande avrebbero avuto risposta in un altro momento.

“Ce l’abbiamo fatta!” disse Naruto a Karin.

“Non possiamo distrarci!” lo riprese lei, indicando Momoshiki, che nel frattempo si era infuriato.

“COME AVETE OSATO?!” gridava, cercando di recuperare il controllo su Chomei “SONO I MIEI SERVI!”

“Approfittiamone ora!” gridò Naruto, e i due tornarono ad eseguire la tecnica “Stavolta libereremo Saiken”

Le catene dorate tornarono ed avvolsero anche il grosso lumacone. La confusione e l’instabilità di Momoshiki aumentavano man mano che Naruto e Kurama liberavano i Cercoteri, quando anche Saiken fu libero e si unì agli altri per attaccarlo fu sempre più facile liberare anche gli altri, quindi Kokuoh, Son goku, Isobu, Matatabi e Shukaku furono presto liberi.

Momoshiki era sopraffatto dall’ira, non si era aspettato che resistessero così a lungo e soprattutto non si era aspettato che potessero liberare i suoi schiavi.La sua confusione era tale da impedirgli di concentrarsi adeguatamente e fu sopraffatto dagli attacchi degli avversari.

“SASUKE! ORA!”

Naruto e Sasuke erano lontani ed entrambi stremati, ma dovevano approfittare della confusione del nemico per adempiere l'ultimo compito. Si avvicinarono a grandi balzi mentre attivavano la luna e il sole nelle loro mani e mentre Momoshiki cercava di difendersi o di capire almeno cosa stesse succedendo, lo sigillarono.

All’improvviso, tutto si fermò. I Cercoteri si fermarono pian piano, mentre i detriti di roccia finivano di rotolare, tornò il silenzio.

“È finita” mormorò Killer Bee “Almeno per ora.”

“Teoricamente ora tutti i membri della famiglia Ootsutsuki sono sigillati e, a meno che qualcuno non decida di liberarli, non dovrebbero più creare problemi” spiegò Gyuki.

“Sarebbe stato meglio farli fuori!” protestò Bee “Almeno saremmo stati certi!”

“Purtroppo non possono essere uccisi, o almeno non in modo definitivo, sarebbero tornati, prima o poi, questo è il metodo più sicuro.”

Karin era esausta ma accolse Sasuke e Naruto quando tornarono.

“Noi torniamo a Konoha” annunciò Sasuke “Tu cosa farai, Karin?”

La tentazione di tornare con Sasuke era forte, ma scosse la testa.

“Andrò da Suigetsu e Jugo” rispose lei “Sarebbero persi senza di me!”

“Prima però avrei una richiesta da farti …” iniziò Naruto.

“Non preoccuparti” lo interruppe lei “Lo so, lo immagino. Quando saranno pronti insegnerò anche ai tuoi figli le tecniche del nostro Clan. Mi dispiace che non possa farlo tu.”

“L’importante è che le imparino” mormorò Naruto, sorridendo.

Karin ricambiò il sorriso.

“Io tornerò al Villaggio della Nuvola” si intromise Killer Bee “Ma prima …” cominciò, avvicinandosi a Naruto “Voglio salutarti come si deve. Non avrei mai pensato di doverti dire addio” mormorò, abbracciandolo “Mi dispiace tantissimo.”

Era strano vedere Killer Bee triste e Naruto ricambiò il suo abbraccio.

“Ci rivedremo, spero il più tardi possibile” gli disse, sciogliendo l’abbraccio e porgendogli il pugno.

“Ci puoi scommettere!” rispose lui, porgendoglielo a sua volta.

“Sembra impossibile che sia tutto finito, finalmente!” mormorò Naruto.

Il silenzio piombò sulla valle, solo il vento che soffiava faceva vorticare i pensieri dei presenti. Qualche altro secondo e si divisero.

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Addio? No, arrivederci. ***


Ci siamo, questa è la fine, più o meno. Questo è l’ultimo capitolo, ma ho intenzione di scrivere un epilogo, ciò che succederà nel villaggio della foglia dopo la morte di Naruto. Vi lascio con ultimo sondaggio:

 

Chi vorreste come Hokage? Pensavo di far restare Kakashi per qualche altro anno e poi far eleggere l’ottavo, chi potrebbe essere?

 
  1. Konohamaru

  2. Sarada

  3. Sasuke

  4. Non lo so, non mi viene in mente un’altra opzione, suggerite voi

 

Alla prossima! Vi anticipo già che sto pensando ad una prossima fanfiction che sarà la continuazione di questa, grazie soprattutto a ciò che succederà nel prossimo capitolo, spero di non esagerare e che vi piaccia!

Un abbraccio

Mini

 

13. Addio? No, arrivederci.


“No, non ci posso credere! Adesso devo vederlo! Non hai una sua foto, per caso?”

Naruto scosse la testa. 

“Io no, ma forse cercando negli archivi del villaggio della Nebbia dovresti trovarla. Prova a chiedere a Chojuro, sono sicuro che, sapendo che ti mando io, non ti direbbe di no.”

Sakura, che stava ascoltando poco lontano, rise.

“Confermo, anch’io avevo pensato che fosse una ragazza, lo giuro!”

“Era talmente aggraziato, soave … anche più di tua madre!” aggiunse, prendendole la mano per poi baciarla.

Hinata, insieme a Shikamaru, Ino, Choji e Sai erano tornati a Konoha su ordine di Naruto e si erano subito diretti al nascondiglio per riunirsi ai loro familiari. Hinata, in particolare, voleva approfittare di quegli ultimi momenti che avrebbe trascorso con suo marito, anche se era una copia, ma d’altra parte nemmeno quello che stava combattendo era davvero lui, ciò che contava era che avrebbe potuto salutarlo, come si doveva, quella volta.

 “Haku era davvero puro come la neve.” proseguì Naruto.

Mentre fuori, a nord del villaggio della Roccia, infuriava la battaglia, tutti i ninja attendevano. Naruto voleva riuscire a stare con la sua famiglia e trascorrere il più piacevolmente possibile per quel poco tempo che gli rimaneva.

“Lo rivedrai?’” chiese Boruto.

Naruto annuì.

“Sì. Certamente. Lo rivedrò, insieme a tante altre persone alle quali ho dovuto dire addio.”

Restarono in silenzio qualche minuto, entrambi sentendo il peso di quelle parole. Nessuno dei due osava parlare, non volevano dirsi cose ovvie ma entrambi percepivano i sentimenti l’uno dell’altro.



 

Era tutto finito. Il nemico era sconfitto e la pace era tornata nel mondo dei ninja. Sasuke aveva riportato Naruto a Konoha e insieme si erano diretti al nascondiglio dove stavano ancora tutti gli altri.

Appena aprirono la porta quasi nessuno si accorse subito della loro presenza, così Naruto si avvicinò silenziosamente a Shikamaru.

“Siamo tornati” sussurrò, posandogli una mano sulla spalla “Abbiamo sconfitto Momoshiki e liberato i Cercoteri.”

Shikamaru sobbalzò, si voltò di colpo e, dopo un momento di esitazione, lo abbracciò.

“Che sollievo” mormorò “Che sollievo.”

Non sapeva che altro dire, era talmente felice che gli mancavano le parole.

Naruto si liberò dall’abbraccio e gli indicò con la testa la sua famiglia.
“Vado da loro, scusa.”

Naruto si avvicinò alla sua famiglia e alla sua copia, che fece scomparire quando fu vicino mentre Sasuke andò da Sakura e Sarada. Shikamaru osservò i due abbracciare le proprie famiglie, spiegare loro ciò che era successo, quindi solo quando intercettò lo sguardo di Naruto, si azzardò ad alzare la voce.

“ASCOLTATE TUTTI!” gridò, mettendosi in piedi sopra una sedia “NARUTO E SASUKE SONO TORNATI! MOMOSHIKI è STATO SCONFITTO!!”

Il silenzio calò all’improvviso. Tutti quelli che stavano chiacchierando si zittirono e si voltarono verso Shikamaru, poi esplosero insieme in un grido di felicità. Naruto sorrise, gli tornò in mente quando, di ritorno dall’incontro con Nagato, era stato accolto da tutti gli abitanti in festa, era stata la prima volta in cui coloro che lo avevano sempre disprezzato avevano finalmente riconosciuto il suo valore, quella invece sarebbe stata l’ultima, ma sapeva che, anche se non li avrebbe più rivisti, avrebbero continuato a volergli bene.

Tutti i presenti si alzarono e lentamente si avvicinarono ai due eroi senza però invadere il loro spazio personale. Si potevano sentire le esclamazioni di gioia di ognuno, l’eccitazione era al massimo e nessuno riusciva a trattenersi.

“ORA POTETE USCIRE TUTTI! CI SIAMO RIPOSATI ABBASTANZA! DA DOMANI INIZIEREMO A RICOSTRUIRE!” proseguì Shikamaru.

Lentamente ninja e civili iniziarono a raccogliere le loro cose e ad alzarsi, Chunin e Jonin li aiutavano facendo in modo che tutti potessero uscire senza farsi male.

Passando davanti a Naruto molti si inchinarono per salutarlo e ringraziarlo, consapevoli del fatto che non lo avrebbero più visto.


Un’ora dopo tutto era tornato silenzioso. Nei nascondigli erano rimasti in pochi, gli amici più stretti di  Naruto, che volevano dargli l’ultimo saluto.

“Hiroshi Kutsuki, eh?” chiese Naruto, guardando la foto che Shikamaru gli aveva dato “Non ricordavo nemmeno la sua esistenza, per me era solo uno dei tanti che mi disprezzava e mi prendeva in giro.” sogghignò “Lo ringrazierò, quando lo incontrerò.”

Naruto rimase in silenzio, tutti lo osservavano e lui, posata la foto, si guardò le mani: la pelle era pallida, secca, e lui sentiva che l’energia stava terminando, si sentiva stanco, senza forze.

“Credo che …”

“Sì, la tecnica sta per esaurirsi.”

Orochimaru era arrivato all’improvviso.

Naruto annuì.

“Capisco.”

“No, aspetta! Così presto?” chiese Boruto, iniziando ad agitarsi “Non è giusto! Perché?”

“A dir la verità, sono sorpreso che abbia resistito tanto a lungo.” mormorò Orochimaru “Deve essere la riserva di Charka del Clan Uzumaki.”

Naruto annuì ancora.

“Sarà meglio che usciate tutti” li avvertì Orochimaru “Quando la tecnica si esaurirà resterà il cadavere di Kutsuki … e non sarà un bel vedere.”

Diretto, eh? pensò Naruto. Boruto abbassò la testa, non voleva piangere, ma le lacrime erano troppo forti e presto sarebbero uscite.

“Mi mancherete” disse, rivolgendosi a tutti e ognuno, prima di uscire, si fermò per abbracciarlo. Restarono solo Hinata con Boruto e Himawari.

Naruto si avvicinò a Hinata e l’abbracciò a lungo.

“Ti amo, ti amo, ti amo, ti amo” le sussurrò all’orecchio “Ricordalo, sempre.”

Lei annuì, soffocando il pianto nel petto di lui.

“Ti amo anch’io. Ti ho amato dal primo giorno e ti amerò per sempre."

Restarono abbracciati qualche minuto, poi Naruto sciolse l’abbraccio e andò da Himawari, che strinse con dolcezza.

“Sei la mia gioia, amore mio, ti sarò sempre vicino e ti osserverò, ricordalo sempre.”

“Ti voglio bene, papà!” mormorò lei, tra un singhiozzo e l’altro “Mi mancherai tanto ma io sarò forte!”

“Lo so, amore, lo so.” sussurrò lui, baciandole la testa tra una parola e l’altra.

Fu dunque il turno di Boruto, che stava piangendo silenziosamente a testa bassa. Lo attirò a sé e lo abbracciò a lungo.

“Sono fiero di te, qualsiasi cosa accada, sono e sarò sempre fiero di te, qualsiasi sia la strada che deciderai di percorrere.”

Inizialmente Boruto era rimasto fermo, accogliendo l’abbraccio del padre, poi però si lasciò andare e lo abbracciò con violenza, quasi non volesse farlo andare via.

“Non andare! Non andare! Non andare …” mormorò “Ti … ti prego …”

“Non vorrei, ma devo” rispose lui, mentre le lacrime iniziavano a bagnargli le guance “Sei forte, anche più di me, so che riuscirai a fare tutto ciò che vorrai.”

Padre e figlio si separarono, ma proprio allora arrivarono Himawari e Hinata per un ultimo abbraccio di famiglia. Non seppero quanto durò, ma sembrò brevissimo, non avrebbero voluto separarsi mai. Fu Hinata la più coraggiosa, baciò Naruto sulla testa e si alzò.

“Andiamo, ragazzi” disse, asciugandosi il viso.

Himawari e Boruto ci misero di più a staccarsi e tutti e tre, uscendo, non smisero mai di guardare negli occhi Naruto.

 

Era pronto, ormai sapeva che stava per morire di nuovo, ma in quel momento si accorse del fatto che, tra tutti coloro che erano rimasti a salutarlo, non c’era Kurama. Dov’era? Perché non … In quel momento si aprì la porta e la volpe sotto forma umana entrò.

“Quasi credevo che non ti saresti fatto vedere.” lo prese in giro Naruto “Credevo che questo genere di cose non fossero nel tuo carattere.”

“No, in effetti non sono tanto sentimentale, ma tu sei diverso, tu sei come Hagoromo, non potevo non salutarti.”

“Cosa farai, ora?” chiese Naruto “Tornerai dai tuoi fratelli?”

“No” rispose Kurama, scuotendo la testa “Vorrei provare a vivere una vita da umano, sembra interessante, poi quando mi sarò stancato e anche Gyuki sarà libero …”

“Quando morirà Killer Bee?”

“Esatto, quando l’ultima Forza Portante sarà morta, spero per cause naturali, penserò di riunirmi ai miei fratelli. Potremmo creare una pergamena e andare a nasconderci da tutti come i rospi del Monte Myoboku e renderci disponibili solo ai ninja che ci evocheranno, in modo che nessuno dovrà più combattere e morire per il nostro potere.”

“Mi sembra un’ottima idea.” commentò Naruto, sorridendo.

“Con il tuo permesso, nel frattempo, vorrei vegliare sulla tua famiglia. So che Hinata e i tuoi figli sono capacissimi di difendersi da soli, ma non saprei dove altro andare e … mi sono affezionato a loro.”

“Certo, anzi, mi farebbe molto piacere” rispose lui.

Restarono in silenzio per qualche istante, poi Naruto vacillò.

“Credo che sia ora” disse, a bassa voce “è meglio se te ne vai.”

“No, non se ne parla” gli rispose Kurama, sostenendolo “Resterò con te fino alla fine. Non ci sono stato la prima volta, ci sarò ora.”

Naruto sorrise e non osò ribattere, quindi si lasciò andare tra le braccia dell’amico, troppo stanco per restare in piedi.

Mentre guardava Kurama negli occhi percepiva il suo corpo disfarsi, gli venne in mente quando aveva detto addio a suo padre, si chiese se anche lui avesse provato la stessa cosa.

“Addio …” mormorò, mentre ormai di lui rimaneva solo il viso.

“Arrivederci …” gli rispose Kurama, che ormai teneva tra le braccia il corpo senza vita di Hiroshi. lo strinse forte, poi scoppiò a piangere.


Era tornato, ormai non era più spaventato dalla luce bianca che lo circondava. Era solo ma non si sentiva triste, sapeva che avrebbe rivisto tante persone che non vedeva da tanto troppo tempo: Neji, Asuma, Haku, Zabuza, erano solo alcuni. Tra i tanti, però, due avevano la precedenza. Se quando morto era impaziente di rivedere Jiraya, dopo essere resuscitato aveva deciso che Hiroshi avrebbe avuto la precedenza. Si sforzò di pensare a lui, anche se non lo ricordava e, incredibilmente, comparve davanti a lui.

“Sei già qui?” chiese Hiroshi, sorpreso “Qualcosa è andato storto?”

“Il tempo scorre in modo diverso qui” spiegò Naruto “Il nemico è sconfitto, ora posso riposare in pace, anche grazie a te.”

“Io non ho fatto nulla” rispose imbarazzato Hiroshi “Tu, piuttosto …”

“Se devo essere onesto non mi ricordavo nemmeno di te, avevo smesso di pensarti molto tempo fa, nella mia testa non c’era più posto per i ricordi brutti …”

“Eh già …” mormorò lui imbarazzato “M-mi dispiace, io ero un ragazzino idiota che non capiva nulla e tu …”

“Eravamo entrambi dei ragazzini” lo consolò Naruto “Per fortuna le cose sono cambiate, siamo cresciuti. Volevo ringraziarti per ciò che hai fatto, per il tuo sacrificio.”

“Sarei morto ugualmente” spiegò lui, sempre più rosso.

“Non fa nulla, è il gesto che conta, hai deciso di donarmi la tua vita e questo vale tantissimo.”

Hiroshi sorrise, era fiero di se stesso, finalmente si sentiva sereno, in pace con i peccati del passato.



 

Naruto era di nuovo solo, tutto era silenzioso, poteva percepire una pace profonda, infinita.

In quel momento gli vennero in mente le parole di Hashirama e Ashura e si ricordò che, dopotutto, doveva ancora fare qualcosa. Non gli avevano spiegato come liberare l’energia Yang, ma era certo di potercela fare. Aprì la mano e chiuse gli occhi, si concentrò come quando aveva sigillato i membri della famiglia Ootsutsuki e subito sentì un calore particolare sul palmo della mano. Quando aprì gli occhi vide il piccolo sole galleggiare al di sopra delle sue dita, ora sapeva esattamente cosa fare: alzò poco la mano, quindi soffiò e il piccolo sole, come il seme di un fiore, volò via, allontanandosi fino a sparire.

“Buon viaggio” mormorò.

Restò in silenzio, godendosi quel momento, sentiva che qualcosa era cambiato, c’era aria di rinnovamento nell’aria, il vento aveva portato via la sua vita e presto qualcuno l’avrebbe raccolta.

“Speravo di incontrarti qui il più tardi possibile”

Naruto si voltò di scatto, avrebbe potuto riconoscere quella voce ovunque. Restò immobile, limitandosi a sorridere, senza sapere come rivolgersi a lui, in fin dei conti per tutti gli anni in cui erano stati insieme lo aveva sempre preso in giro, ma ora? Sogghignò, poi tornò serio e si inchinò in segno di rispetto.

“Maestro Jiraya.”

“Hey, dov’è finito l’”Eremita Porcello?” chiese lui, prendendolo in giro.

“Sono cresciuto ormai.”

“Sì, è vero. Sei cresciuto. Quando ti ho incontrato per la prima volta eri appena un bambino, ti ho visto diventare un ragazzo e ora sei un uomo. Mi dispiace non aver potuto vederti cambiare restando al tuo fianco.”

“Era come se lo fosse, Maestro.” rispose lui, seriamente.

Jiraya sorrise.

“Sai, per tutta la mia vita ho sempre raccontato le mie storie, vere e inventate. Ora, però, vorrei fossi tu a dirmi cosa ti è successo mentre non c’ero.”

“Cosa …” iniziò Naruto, confuso.

“Abbiamo tutto il tempo del mondo, vero? Inoltre mi mancava il mio allievo preferito!”

Naruto rise, poi annuì e si sedette, imitato da Jiraya, che si mise a gambe incrociate di fronte a lui, guardandolo negli occhi con un sorriso luminoso.

“Avanti, ti ascolto!”

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** EPILOGO ***


FINEEEEEEE
Questo è l’ultimo capitolo, l’epilogo!! Racconterò tutto cercando di essere il più esaustiva possibile, saltando diversi anni, ma ovviamente sarà un riassunto. Spero vivamente di non aver esagerato e che questa svolta nella storia vi piaccia, perché sarà il punto di partenza per la fanfiction successiva. Non so ancora cosa accadrà, so solo chi sarà sarà la protagonista e anche voi lo capirete leggendo questo ultimo capitolo!!

Per i saluti e qualche altra spiegazione, che ora sarebbe spoiler, ci vediamo alla fine.



 

EPILOGO


Erano trascorsi alcuni anni dall’attacco del Clan Ootsutsuki, i villaggi ninja erano stati ricostruiti e le vite di tutti erano andate avanti. I volti degli Hokage erano ancora lì, quello di Naruto era l’ultimo e non ne era stato ancora scolpito un altro, perché tutti erano concordi sul fatto che non c’era ancora nessuno, oltre Kakashi, che potesse ricoprire tale ruolo.

Boruto e Himawari erano diventati entrambi Chunin e si davano da fare nelle missioni e anche Hinata aveva ripreso l’attività di ninja, in squadra con Kiba e Kurama.

Hinata all’inizio era stata diffidente, anche se profondamente grata della sua presenza in casa, ma pian piano si era aperta, vedendo come Kurama si era affezionato a lei e ai suoi figli e aveva finito per volergli bene anche lei.

Kurama aveva osservato per anni HInata, la conosceva come la conosceva Naruto ma gli era sempre stata indifferente, solo quando Naruto aveva iniziato ad innamorarsi e poi l’aveva sposata aveva iniziato ad osservarla meglio e, da quando era diventato umano, soprattutto per mantenere la promessa fatta a Naruto, aveva deciso di avvicinarsi a lei e lentamente erano diventati amici.

 

Gli anni passarono, Kurama si trovava bene come essere umano, gli piaceva essere libero di andare dove voleva, parlare con le persone, stringere amicizie, fare nuove esperienze. Certo, fino a qualche anno prima aveva vissuto, ma era una vita a metà, una vita da spettatore, attraverso gli occhi di Naruto, ora era libero, anche se il prezzo della sua libertà era stato altissimo, perciò aveva deciso di godersi ogni istante.

Con il passare degli anni Hinata e Kiba avevano deciso di ritirarsi, perciò Kurama era entrato a far parte di un’altra squadra, che aveva preso il suo nome vista l’anzianità, con Himawari e Kaito Inozuka, nipote di Kiba, con il suo cane Aoi. Poteva essere strano per lui avere a che fare con dei ninja tanto più giovani, ma erano talmente talentuosi che non si percepiva minimamente la differenza di età. Non avevano iniziato a lavorare insieme da molto, ma avevano già una bella intesa e quel giorno stavano per partire per una missione che li avrebbe tenuti lontano da Konoha per parecchi giorni.

“Sei pronto, Kurama?” chiese Himawari, chiudendo lo zaino.

“Certo, perché non dovrei?” rispose lui, guardandola male.

“Chiedevo, stai tranquillo!” sbottò lei, scocciata “Cominciamo bene, eh?” chiese poi, scoppiando a ridere.

 “Dai, stai tranquillo, cerchiamo di goderci il viaggio!” disse Kaito, ridendo mentre accarezzava Aoi.

“Dobbiamo scortare un alto funzionario del Paese del Fuoco” le ricordò lui “Non mi sembra un viaggio di piacere.”

“Può diventarlo, volendo.” lo contraddisse Kaito.

“Non ne sono sicuro, non dobbiamo abbassare la guardia, potremmo essere attaccati da ladri, malintenzionati o persino altri ninja.”

“Lo so, cosa credi?” lo rimproverò Himawari “Il tuo problema è che mi conosci da quando sono una bambina e continui a considerarmi tale. Ora sono una donna, sono stata promossa a Jonin e ho sufficiente esperienza per godermi un viaggio pur mantenendo alta la guardia."

Kurama sbuffò.

“Certo. Ne sono consapevole.”

“Ricordatelo sempre e non essere troppo protettivo con me.”

“Lo farò.” rispose lui “Sai che una delle prime missioni di tuo padre fu quella di scortare un costruttore di ponti del Paese delle Onde?”

“Tazuna, giusto?” ricordò Himawari “Sì, l’ho studiato all’accademia per via del ponte che porta il nome di mio padre.”

“Sì, l’ho visitato!” commentò Kaito “è davvero maestoso! Mi sono emozionato quando l’ho visto!”

Himawari sorrise.

“Ad essere sincera, avrei preferito scortare qualcuno come Tazuna, invece ci è toccato questo tizio. Ripetimi ancora perché lo minacciano?”

“Benjiro Motteiku è un giudice”spiegò Kurama “e dovrà giudicare alcuni criminali arrestati di recente. Si teme che i loro complici lo possano minacciare, fargli del male o addirittura ucciderlo, assoldando qualche ninja. Avrà bisogno della nostra protezione finché sarà nel Paese del Fuoco, quando arriverà nel Paese del Fulmine allora passeremo il compito ai ninja del Villaggio della Nuvola.”

“Sarà molto pericoloso” disse Kurama, serio “Inoltre stiamo mettendo in gioco la nostra reputazione con i ninja del Villaggio della Nuvola.”
“Per questo motivo Kakashi ha inviato i migliori ninja di Konoha!” esclamò Kaito, entusiasta, mentre anche Aoi abbaiava per dimostrare il suo entusiasmo.

“In effetti non hai tutti i torti” ammise Kurama.

In quel momento videro avvicinarsi alcuni uomini vestiti elegantemente e, tra di loro, quello che aveva tutta l’aria di essere il giudice.

“Mi raccomando” sussurrò Himawari a Kurama “Non trattarmi come una bambina.”

“Non preoccuparti” la rassicurò lui.

Himawari gli lanciò un’occhiata minacciosa e lui sorrise.

No, non era quello il problema, Kurama non era il tipo da valutare una persona in base all’età e sicuramente il fatto di aver visto nascere Himawari non avrebbe influito sul suo giudizio, anzi, proprio perché l’aveva vista crescere era consapevole delle sue capacità, dei suoi punti di forza e delle sue debolezze.

 

Erano trascorsi alcuni giorni, la missione era andata bene ed erano riusciti a proteggere il giudice da parecchi attacchi di banditi e ninja, fino a riuscire a portarlo a destinazione per compiere il suo lavoro, lì sarebbe stato protetto dai ninja del Villaggio della Nuvola, perciò Kurama, Himawari e Kaito erano tornati indietro. Da quando avevano lasciato il Paese del Fulmine, Himawari era stranamente silenziosa e ogni tanto lanciava qualche occhiataccia a Kurama, come se fosse arrabbiata con lui.

I giorni trascorsero, il gruppo Kurama continuava ad allenarsi in vista delle missioni ma non c’era un bel clima, l’aria era tesa, sembrava che Himawari volesse evitare a tutti i costi di lavorare con Kurama.

Kurama aveva sopportato, ma la pazienza non era mai stata uno dei suoi punti forti, perciò presto si era arrabbiato.

“Allora, Principessina? Vogliamo collaborare come si deve o vuoi giocare?”

Himawari lo fulminò con lo sguardo.

“Io. Non. Gioco.” sibilò, con un tono basso ma spaventoso “Non sono più una bambina, non so quante volte te lo devo ripetere.”

“Allora smetti di fare la bambina e allenati come si deve! Dov’è finito lo spirito di squadra? Come possiamo pensare di collaborare durante una missione e avere successo? Se continui con questo atteggiamento ostile finiremo per essere feriti, catturati o uccisi!” la sgridò lui, severamente ma senza mai alzare il tono della voce.

“Non dirmi ciò che devo fare!” gridò lei, sempre più arrabbiata.

“Hem …” mormorò Kaito “Io devo andare, Aoi deve fare la sua passeggiata e … hem …”

Il cane guardò il suo padrone con aria interrogativa.

“Andiamo da zio Kiba, Aoi” gli sussurrò “Magari ci darà qualcosa di buono da sgranocchiare! A domani!”

Aoi abbaiò felice e seguì Kaito mentre correva via.

Calò il silenzio ma Kurama lo ruppe immediatamente.

“Allora, visto che siamo soli puoi finalmente dirmi cosa ti prende?” chiese Kurama, leggermente alterato.

“Te l’avevo detto” sussurrò lei, con un tono che non lasciava presagire nulla di buono “Te l’avevo detto di non trattarmi come una bambina. Ti avevo avvertito. Ti avevo chiesto di non proteggermi, invece durante l’ultima missione non hai fatto altro che trattarmi come una novizia. Sono una Jonin, non dimenticarlo. Tu potrai avere molta più esperienza di me e una quantità di Chakra immensa, ma io so fare il mio lavoro e non ho bisogno di aiuto.”

Kurama non si lasciò impressionare.

“Lavoro di squadra, ricordi? Siamo una squadra per questo motivo, altrimenti saresti potuta andare da sola.”

“NO!” gridò lei, rossa in viso “Non si tratta del lavoro di squadra, tu mi hai palesemente protetta in occasioni in cui non ce n’era bisogno! Perché lo hai fatto?!”

Himawari era furente, era ovvio che si sentisse ferita nel suo orgoglio di ninja.

“No, ascolta, non è come credi …”

“AH, NO?! AH, NO?!” sempre più furente, attivando inconsciamente il Byakugan “Aiutarmi a fare cose che i Genin appena usciti dall’Accademia sanno fare da soli non è umiliante per te?!”

“Lo è” ammise lui “Ma …”

Himawari stava per urlare ancora, ma l’espressione imbarazzata di Kurama la incuriosì. Era davvero pentito? Cosa stava nascondendo?

 

Kurama avrebbe voluto rimandare quella discussione all’infinito, anzi, non affrontarla mai. Ma sì, dopotutto perché? Perché mettere a rischio i propri sentimenti quando poteva tranquillamente tenerli per sé? Eppure stava diventando sempre più difficile nasconderli, e i suoi comportamenti inconsci ne erano la prova.

Non l’aveva fatto apposta, non era stato qualcosa di pianificato, anzi, al contrario, era stata una sorpresa anche per lui rendersi lentamente conto di provare qualcosa di profondo per Himawari. L’aveva vista nascere, l’aveva vista crescere, ma per lui non era mai rimasta una bimba, era diventata una donna meravigliosa che gli aveva fatto provare emozioni che mai in vita sua aveva provato.

Se Naruto gli aveva insegnato ad apprezzare l’amicizia, con il suo calore tiepido e rassicurante, Himawari aveva risvegliato in lui qualcosa di ben più intenso, che inizialmente non aveva nemmeno capito. Non sapendo con chi parlarne, aveva deciso di chiedere consiglio a Shikamaru e a Sasuke e alla fine aveva capito che ciò che provava per la giovane Uzumaki era … amore.

Era innamorato.

Lui, Kurama.

La Volpe a Nove Code, da sempre considerata un mostro di odio e rabbia, aveva imparato conosciuto l’amicizia e, ora, l’amore. Era giusto esprimerlo? L’amore è un sentimento totalmente diverso rispetto all’amicizia, coinvolge un’altra persona in modo totalmente nuovo. Se Himawari non avesse ricambiato? Se lo avesse considerato troppo vecchio per lei? Sì, lui in effetti era nato molto, molto tempo prima, ma da quando aveva davvero iniziato a vivere? Da quando Naruto aveva aperto le porte del sigillo, era da quel momento che aveva iniziato a sperimentare davvero la vita … ma sarebbe stato sufficiente? Non sarebbe stato troppo … strano? Anche se lui aveva sembianze umane non era comunque un umano, giusto? E se lei avesse detto di sì? Poi lei sarebbe invecchiata … e lui? Lui non sapeva esattamente quanto gli restava da vivere, sicuramente più di lei. Avrebbe sopportato di vederla morire? Allora a quel punto avrebbe rimpianto per tutto il resto della sua vita non averle detto ciò che provava?Tutte queste domande gli vorticavano in testa da mesi e si traducevano in quei comportamenti che tanto facevano arrabbiare Himawari. Era davvero saggio tenersi tutto dentro e far soffrire entrambi?

 

“Kurama? Kurama?”

Himawari lo stava chiamando da un po’, mentre lui si era chiuso nei suoi pensieri, e il mondo era svanito. Kurama si sforzò di tornare al presente e di non dare ascolto alle assurde domande della sua mente e si rese conto che lei lo stava fissando con aria preoccupata, la rabbia sembrava svanita o, almeno, momentaneamente accantonata, i suo occhi erano rilassati ma inquisitori.

“Qualcosa non va? Eri così strano …”

“No, no … nulla.”

“Kurama …” cominciò lei, che stava tornando ad innervosirsi “Non so perché, ma sento che mi stai nascondendo qualcosa. Pretendo di sapere cosa.”

Lo sguardo di lei era fermo, deciso, come quello di suo padre, non avrebbe potuto fuggire da nessuna parte, doveva confessare la verità.

“La verità è …”

Kurama iniziò a parlare, ma le parole gli morirono in gola. Perché aveva tanta paura?

“Perché hai paura?” chiese Himawari, quasi leggendogli nel pensiero “Qualsiasi cosa tu debba dirmi, io sono qui per ascoltarla, ma non potrò fare nulla per aiutarti se non mi dirai cosa ti tormenta.”

Paura? Sì, aveva paura, per la prima volta in tutta la sua esistenza aveva imparato cos’era la paura. Ora, però, doveva imparare anche come andare oltre.

La voce di Himawari era dolce, amorevole, trasmetteva tutto l’affetto che lei provava per lui e gli diede il coraggio necessario per dare voce ai suoi pensieri.

“Va bene” disse Kurama, più a se stesso che a lei “Non voglio proteggerti perché credo che tu sia debole, mi viene spontaneo farlo perché ho paura, ho paura di esprimere ciò che provo per te, ho paura di perderti, ho paura di dirti che …”

Si interruppe, sentiva il viso farsi sempre più caldo per l'imbarazzo, attese che il momento passasse, si ricompose e guardò Himawari negli occhi.

“Ti amo, Himawari.” disse, prendendole la mano “Sei la prima persona che mi ha fatto provare un sentimento simile e per me è strano, considerando tutte le variabili del caso. Io sono un cercoterio, tu sei un essere umano. Io sono molto vecchio, tu sei molto giovane. Io …”

Le domande erano tornate, offuscando tutto, sentiva che la sua mente stava per esplodere in un groviglio di colori, parole e pensieri.

All’improvviso, però, tutto si fece silenzioso. Era Himawari, aveva zittito lui e la sua mente posando un dito sulle sue labbra.

“Troppe domande, troppi pensieri.” disse lei, che ora sembrava felice.

“Di tutto ciò che hai detto mi interessa solo una cosa.”

“Cosa ti …”

Kurama non fece in tempo a terminare la frase perché Himawari aveva posato le sue labbra sulle sue per dargli un dolcissimo bacio.

“Ti amo anch’io.”

Kurama sorrise, il peso che si era portato per tanto tempo si era dissolto come una nuvola. Abbracciò Himawari e la baciò.



 

“Sto uscendo!”

La giovane ninja, appena promossa a Chunin, stava indossando un pesante zaino.

“Sai quanto tempo resterai via?” chiese Himawari, seduta al tavolo della cucina, mentre stava redigendo il rapporto della sua ultima missione.

“Una settimana circa” rispose lei, guardandosi allo specchio per sistemarsi i capelli sul viso “Si tratta di una missione importante, di livello S. L’Ottavo Hokage Konohamaru ha voluto darci questa opportunità, visto che siamo stati promossi a pieni voti.”

Himari Uzumaki era una giovane donna molto bella e determinata. I lunghi capelli rossi le incorniciavano il viso e facevano risaltare i suoi occhi del colore della malvarosa. Si diede un’ultima occhiata e si voltò verso i genitori.

“Sono pronta!”

“Mi raccomando …” iniziò Himawari.

“Lo so, lo so mamma!” la rassicurò lei “Sono una Chunin, adesso, no? So badare a me stessa!”

Himawari rise, ripensando a quando, molti anni prima, aveva fatto più o meno lo stesso discorso a Kurama, suo marito, che in quel momento era seduto accanto a lei.

“Lo sappiamo, lo sappiamo, signorina saputella!” la prese in giro lui “Ma è il dovere di un genitore preoccuparsi, vero Hima?”

“Verissimo!” confermò Himawari, faticando a trattenere le risate.

Himari li guardò, erano così belli insieme, così felici. Tornò indietro e li abbracciò.

“Ti voglio bene, mamma. Ti voglio bene, papà!”

Himawari e Kurama ricambiarono l’abbraccio e la lasciarono andare.

Himari li salutò l'ultima volta e si diresse verso l’ingresso della casa, dove c’era la foto di suo nonno, il Settimo Hokage, Naruto.

“Ciao, nonno, io vado.” sussurrò, inchinandosi leggermente.

Il sole splendeva, filtrando tra le foglie del grande albero posto di fronte alla casa. Un raggio di sole colpì la foto e a Himari sembrò quasi che lui stesse facendo l’occhiolino, che lei ricambiò prima di correre via.




 

Ecco, questa è veramente la fine? No, in realtà no. Questa storia avrà un seguito, ovviamente e qualche capitolo sparso. Mi piacerebbe approfondire l’amore tra Himawari e Kurama e la vita di Himari e ciò che accade a Naruto nell’aldilà.

Per quanto riguarda questo epilogo …

Partiamo da Kurama che si innamora di Himawari, so che è azzardato, ma ho pensato ad altre storie d’amore simili, come quella di Arwen e Aragorn, per esempio, e sono giunta alla conclusione che, pur essendo strana, mi piaceva molto.

Ho scelto Himari come nome per la loro figlia perché mi piaceva insieme a Hinata e Himawari, significa “Fiore di malvarosa” o “Casa di luce e amore” e ci sta che lei abbia il nome di un fiore, visto che Himawari significa “girasole”. Gli occhi di Himari sono di quel colore simile al viola perché unisce l’azzurro degli occhi di Hinata con il rosso degli occhi di Kurama.

Vorrei ringraziare ancora una volta tutti voi che avete letto questa storia, in particolare Luna di Perla, per avermi sostenuta in ogni capitolo, spero che vi sia piaciuta e che continuerete a leggere!

Un abbraccio

Mini









 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=4023427