Un Angelo Di Nome Camille

di Fiorentinasara
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo11 ***



Capitolo 1
*** Capitolo1 ***


Hilary, una scrittrice con all’attivo il suo primo libro Ritorno a casa per Natale, aveva deciso di rientrare a casa in vista della stesura del suo prossimo libro, e non avendo nulla da fare aveva ricevuto la telefonata di sua madre. 
“Ciao Hilary, sono la mamma. Non è che puoi venire a darmi una mano in libreria per un po’? Potresti iniziare a scrivere qui il tuo prossimo romanzo, e intanto pubblicizzare qui quello che hai già scritto. Sono tempi duri per la libreria, e non ce la posso fare da sola.” Chiese speranzosa la madre. 
“Mamma. sai che mi piacerebbe molto tornare e darti una mano. ma devo mettermi sotto e iniziare a scrivere il primo capitolo del mio nuovo libro. E lì a Laurel non riuscirei a concentrarmi.” rispose Hilary molto convinta. 
La madre a quelle parole ci rimase male, ma non lo fece trasparire nella voce parlando con la figlia prima di salutarsi.
Erano passati un paio di giorni da quella conversazione, e Hilary si scoprì a ripensare alla proposta della madre. Col senno di poi, aveva capito che la madre ci era rimasta male, e lei adorava sua madre. 
Quindi prese la decisione di tornare a Laurel. la sua città natale, per aiutarla con la libreria, in fondo non aveva niente da fare per il momento. Per cui preparò la valigia, prese il suo PC portatile,  acquistò un biglietto per Laurel e si incamminò verso l’aeroporto. Non disse niente nemmeno a sua madre che stava ritornando a casa.
Arrivata all’aereoporto, andò al check in.  
“Signorina mi scusi, a che ora parte l’aereo per Laurel?” chiese Hilary all’addetta al check in. 
“Signorina…..” Chiese l’addetta. 
“Scusi. Word, il mio cognome è Word.” disse Hilary.
“Bene, signorina Word. Il volo per Laurel partirà tra circa un’ora. Mi faccia vedere il biglietto.” disse molto gentilmente la ragazza al check in. 
Hilary tirò fuori il biglietto dalla sua borsa e lo porse all’addetta, che lo guardó per confermare l’orario della partenza. Hilary andò ad aspettare l’ora della partenza nella sala d’attesa dell’aeroporto, su una comoda poltroncina rossa. Era impaziente di vedere la faccia che avrebbe fatto sua madre vedendosela arrivare a Laurel. Arrivata finalmente l’ora di salire sull’aereo, si avviò al terminal indicato sul biglietto, mostrando all'addetto la sua prenotazione, e salì sull’aereo diretta a casa.
Era da un po’ che non ci tornava, col fatto che era sempre in viaggio per promuovere il suo primo libro, non aveva mai tempo. Una volta atterrata, si diresse al ritiro bagagli, prese la valigia e si diresse fuori dal piccolo aereoporto per cercare un taxi che l’avrebbe portata a casa. 
Prese il primo taxi che trovò e si rivolse all’autista: “Salve. Mi porti in cromuel street, per cortesia.“ disse Hilary. Aveva deciso di recarsi direttamente alla libreria, sapendo che sua madre era di certo lì. 
“Subito signorina.” Disse molto gentilmente l’autista. 
Arrivata, pagò e scese dal taxi. Era molto nervosa e non se ne spiegava il motivo, in fondo, era proprio stata la madre a chiamarla per farsi dare una mano. Attraversò la strada e si avviò alla libreria, dove all'interno la madre era intenta a sistemare i libri su uno scaffale non accorgendosi che era entrato qualcuno. Dovette alzare la testa, e quando la alzò vide davanti a lei la figlia, non credette ai propri occhi.
“Hilary, sei proprio tu? Alla fine sei venuta a darmi una mano.” la madre le corse incontro abbracciandola. 
“Mamma piano, altrimenti cadremo tutte e due a terra. Anche io sono felice di vederti.” rise Hilary. 
La madre si staccò dall’abbraccio e invitó la figlia al ristoro vicino alla libreria. Il locale era un posto carino, non molto grande con tavolini rotondi rossi e sedie in vinile delloo stesso colore, con le pareti ricoperte di perlinato marrone scuro, ed era gestito da Sally, una vecchia amica di sua madre. Per Hilary quel posto sapeva di casa, vi aveva passato tutta la sua infanzia. 
Si sedettero al tavolino d’angolo e furono servite da Sally, che appena vide Hilary corse ad abbracciarla.
“Hilary, che bello rivederti! Quanto tempo quanto ti fermerai?” chiese Sally facendo un sorriso. 
“Ciao Sally, come va? Mi sei mancata tanto e anche questo posto. Non so ancora quanto resterò, dipende se riuscirò a scrivere qualcosa, ma può darsi per un po’.” disse Hilary ricambiando il sorriso. 
Ordinarono il pranzo, parlando mentre aspettavano.
“Hilary, so che non vuoi sentirtelo dire, ma quando andrai a Wako a casa di tua nonna Camille? Anche solo per capire in che condizioni è messa la casa, e per vedere che intenzioni hai.” insistette di nuovo la madre speranzosa. 
“Mamma, non insistere. Da quando è morta nonna non riesco ad andarci a Wako. Quando ci riuscirò, ci andrò. Non ti preoccupare.” rispose Hilary un po’ alterata. 
“Va bene, va bene. Ma tu pensaci. Non ci torni più dalla morte di tua nonna.” Rispose la madre scoraggiata. 
Sally arrivò con le loro ordinazioni e si sedette al tavolo con loro  
"Hilary dimmi, come è la tua vita in California? Tua madre non mi racconta quasi mai niente. Sei fidanzata?” chiese molto direttamente Sally. 
Hilary diventò rossa come un peperone a quella domanda.
“Sally, lo sai che non sono fidanzata. E la mia vita in California non è un granché. Ultimamente sono sempre in giro per promuovere il romanzo.” Disse Hilary sorridendo. 
A Hilary era stata sempre molto simpatica Sally, la considerava una di famiglia.
“A proposito del tuo romanzo. Casualmente, beH, avrei una copia... non è che potresti autografarmelo? Ci terrei molto." Chiese Sally. 
“Certo Sally. Lo farò molto volentieri appena me lo porti.” rispose Hilary.
Sally era una donna di mezza età con i capelli corti, sale e pepe, non molto alta ma grassoccia, con mani ruvide e piene di calli a forza di cucinare e servire ai tavoli del ristoro. Ma aveva un carattere buono e gentile con tutti, e questo piaceva molto ad Hilary.
Finirono di mangiare e tornarono alla libreria. Hilary promise a Sally che si sarebbero riviste. Marilyn, la madre di Hilary, non voleva arrendersi nel tentativo di persuadere la figlia ad andare alla casa della nonna a Wako. Doveva riuscire a far sbloccare la figlia e non sapeva come riuscirci, ma ci sarebbe riuscita. Questo tarlo la accompagnò fino alla libreria, ma non smise di pensarci per tutto il resto della giornata. In libreria sapeva che sua figlia non era ancora pronta ad andare alla casa della nonna, ma doveva in qualche modo riuscire a  sbloccarla, e nel suo pensare non si era accorta della figlia che la chiamava. 
“Mamma, mamma...” la richiamò più volte Hilary visto che non la stava ascoltando affatto. 
La madre si riscosse dal suo pensare. 
“Hilary, hai detto qualcosa per caso?” Chiese la madre sbattendo gli occhi. 
“Sì mamma, ti ho chiamato parecchie volte ma tu non rispondevi. Comunque io vado a casa a posare le valige e riposarmi un po’ in vista delle giornate stressanti che avrò davanti da domani. Ci vediamo quando torni a casa, non fare tardi mamma che poi crolli sul divano.” disse Hilary in tono molto allegro. 
“Non ti preoccupare, figlia mia. Non mi ha mai spaventato lavorare fino a tardi, ma comunque va pure a casa a riposarti, e non ti preoccupare. Non farò tardi.” Rispose la madre molto tranquillamente. 
Hilary non era convinta di quello che aveva detto sua madre sul fatto che non avrebbe fatto tardi, perché sapeva quanto tenesse a quella libreria, ma lasciò correre. Si mise il cappotto e la sciarpa, prese la valigia ed uscì. Aveva iniziato a nevicare, così Hilary prese i guanti dal cappotto e li infilò, poi riprese la valigia e si diresse verso casa. La neve che stava cadendo costrinse Hilary ad aprire l’ombrello per non essere costretta a bagnarsi.  
“Non ricordavo che ci volesse così tanto ad arrivare a casa dalla libreria.” Disse Hilary tra sé e sé.
Salì i gradini dell’ampio portico che circondava tutta la casa, appoggiò la valigia a terra e si fermò davanti alla porta a pensare a quanto quel posto le era mancato tanto. Hilary si ridestò dal suo pensare, prese le chiavi ed entrò in casa. L'ingresso non era tanto grande e dava direttamente nel soggiorno, dove vi era un camino in marmo bianco con striature nere, due librerie di legno di quercia scure. Sopra al camino c’era una mensola dove la madre aveva messo delle foto di famiglia.  Ssu un lato c’era una grande porta finestra con la cornice in alluminio nera che dava sul giardino. Davanti al camino c’era l’enorme divano marrone che Hilary aveva sempre odiato perché non le piaceva il colore con davanti un tavolino da caffè in ferro battuto e lastra di vetro, con sopra delle candele. Ai lati del divano facevano bella mostra due tavolinetti bassi in legno scuro con sopra due lampade, ed infine c’erano anche due poltrone dello stesso colore del divano. Hilary lasciò la valigia all’entrata e si diresse alla mensola del camino per vedere le foto, prendendo una cornice fra le mani sospirò.  
“Finalmente a casa. Mi sembra che il tempo qua si sia fermato agli anni cinquanta.” Disse sconsolata. 
Riposò la cornice sulla mensola e ritornò all’entrata, prese la valigia e si avviò sulle scale davanti alla porta d’ingresso che portavano alle camere. Era curiosa di vedere la sua stanza, se fosse cambiato qualcosa, ma come aprì la porta della camera capì che il tempo si era fermato era come entrare nella sua infanzia. Sua madre non aveva cambiato nulla. In mezzo alla stanza faceva bella mostra di sé il letto in ferro battuto nero con sopra il suo piumone preferito viola, nel lato sinistro c’era l’armadio di legno scuro di faggio che aveva fatto per lei suo padre quando era adolescente. Le mancava terribilmente suo padre, morto due anni prima, ma per lei non era passato un solo giorno. Si avvicinò all’armadio e lo accarezzò.  
“Oohh papà, mi manchi terribilmente.” Sospirò Hilary lasciando andare qualche lacrima. 
Sulla parete destra c’era una finestra con sotto una scrivania con una sedia e sopra una lampada. 
Hilary posò la valigia sul letto e uscì dalla stanza, chiudendosi dietro la porta. Scese al piano di sotto e si sedette sul divano. In quel momento squillò il suo cellulare.  
“Ciao Hilary dove sei finita!? È tutto il giorno che ti cerco.” Sbraitò dall’altro capo del telefono la sua menager Angie. 
“Ciao anche a te Angie. Scusa se non ti ho avvertito ma sono tornata a Laurel.  A casa mia madre ha bisogno di me per un po’. Non ti preoccupare riuscirò, a scrivere il libro." Disse Hilary convinta.  
Si salutarono. Hilary posò il cellulare sul tavolino e si sistemó meglio sul divano ad aspettare sua madre, addormentandosi. Quando si svegliò, si accorse che sua madre ancora non era tornata, guardò l’orologio e vide che era tardi e doveva già essere a casa.
La chiamò al cellulare: “Mamma, sei ancora alla libreria?” chiese al telefono. 
“Si cara, ma tra poco sono a casa. Uscendo passo da Sally a prendere la cena e arrivo.” Disse la madre. 
Hilary finito di parlare con sua madre si alzò dal divano e andò in cucina ad apparecchiare la tavola mentre aspettava il ritorno.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Appena finito di parlare con lei, la madre di Hilary, Marilyn, uscì dalla libreria, chiuse e si diresse al ristoro di Sally a prendere la cena. Arrivata davanti al locale, aprì la porta facendo tintinnare la campanella. Sally, sentendo il suono si affacciò, sulla sala dalla cucina per vedere chi fosse entrato. Appena vide Marilyn, uscì dalla cucina le andò incontro con il sacchetto contenente la cena. 
"Marilyn, sediamoci un'attimo ti va?" Chiese alla sua amica. 
"Certo Sally." 
Si sedettero ad un tavolo appartato. 
"Marilyn stai bene? Ti vedo strana da quando è tornata tua figlia." Disse Sally preoccupata. 
"Sally sono solo un po' pensierosa. Sai che Hilary ha ereditato la casa di sua nonna a Wako, ma non ci vuole andare da quando è morta, e io sto pensando al modo per farla andare laggiù. Anche solo per vedere la casa e decidere il da farsi." Rispose Marilyn. 
"Non ti preoccupare Marilyn, tua figlia è adulta. Vedrai che prima o poi ci tornerà." La rassicurò Sally.
Marilyn guardò l'orologio appeso alla parete, e vedendo che era tardi, si alzò dal tavolo. Salutò Sally e uscì, incamminandosi verso casa. Sul tragitto rincominciò a nevicare, l'aria si era fatta più fredda e pungente. Marilyn tirò fuori dalla sua borsa sciarpa e guanti, li indossò e tirò fuori anche un ombrello per ripararsi dalla neve. Riprese a camminare continuando a pensare perché Hilary non volesse andare a Wako. Non si accorse di essere arrivata a casa, alzò la testa e salì i gradini della veranda chiuse l'ombrello e lo mise dentro il porta ombrelli vicino alla porta, ed entrò in casa scrollandosi la neve dalle scarpe.
"Sono a casa, c'è nessuno? Hilary ci sei?" Disse la madre non vedendo la figlia. 
"Sì, mamma sono in cucina." Rispose Hilary.
Marilyn si tolse il cappotto, i guanti e la sciarpa, appendendoli all'attaccapanni dietro la porta d'ingresso, e si diresse in cucina. 
"Brava Hilary, hai apparecchiato. Non ci resta che scaldare la cena e mangiare." Disse la madre appoggiando il sacchetto con il cibo sul tavolo. 
"Mamma, come mai arrivi ora? Sai che mi preoccupo quando fai tardi." Disse Hilary in tono preoccupato.
"Non ti devi preoccupare, lo sai che sono abituata a fare tardi. Poi sono passata da Sally a prendere la cena e abbiamo chiacchierato. Che vuoi che mi succeda in una piccola cittadina come Laurel dove ci conosciamo tutti." Disse la madre. 
"Questo non c'entra niente, è che mi preoccupo comunque." Rispose Hilary. 
Hilary si alzò dalla sedia, prese la cena che consisteva in due teglie di alluminio monoporzione di pasta al forno. A Hilary piaceva molto la pasta al forno di Sally, e andò a metterla nel forno e azionò il timer mentre la madre si sedette al tavolo. Hilary si voltò verso la madre, ed osservandola vide che era stanca. Si sedette anche lei al tavolo ad attendere che le lasagne fossero calde. Quando suonò il timer, Hilary le tolse dal forno e le portò in tavola, e iniziarono a mangiare. Appena finito Hilary aiutò la madre a sparecchiare, mettendo i piatti nella lavastoviglie, per andarsi poi a sedersi sul divano in soggiorno. 
"Hilar,y mi spieghi perché non vuoi più andare a Wako?"chiese la madre sperando che la figlia non si arrabbiasse.
"Mamma, se questo può far si che tu non insista più affinché io ci vada te lo dirò. Non vado più a Wako perché mi fa male. Lì tutto mi ricorda la nonna, e ancora non sono pronta. Mi manca. Mi manca soprattutto la sua allegria sotto le feste, lei adorava il Natale, come me. Una volta mi disse che non era Natale senza la neve, e aveva ragione. La neve conferisce una patina speciale al Natale." disse Hilary trattenendo le lacrime. 
"Oohh, piccola mia. Non sapevo che ti facesse questo effetto andare là. Vieni qua." Disse la madre ad Hilary aprendo le braccia. 
Hilary si tuffò in quelle braccia, che come quelle della nonna avevano un calorespeciale. Sapevano di casa ed erano rassicuranti. Tra le braccia della madre, finalmente Hilary lasciò andare le lacrime che aveva trattenuto.
Si staccò dall'bbraccio della madre. "Io vado a letto, sono stanchissima. Sennò domani mattina chi riuscirà a starti dietro, e sarebbe meglio che andassi pure tu." Disse Hilary alzandosi dal divano. 
"Certo Hilary, andiamo. Chissà che questa notte non ci porti consiglio." Disse la madre alzandosi anch'essa dal divano. Salirono le scale e ognuna si diresse nella propria stanza.
Hilary, vedendo ancora la valigia sul letto, pensò tra sé e sé: "La disfarrò doman,i ora sono troppo stanca solo per alzare un dito." 
Prese la valigia e la posò a terra e l'aprì, prese il pigiama comodo imbottito e si diresse in bagno per cambiarsi e lavarsi i denti. Non capiva perché sua madre insistesse così tanto perché lei tornasse a Wako. Quando si fu sistemata tornò in camera, si mise sotto le coperte e si addormentò.
Quella notte sognò sua nonna Camille. Fu un sogno stran, ma alla fine la donna le disse di tornare a Wako. Ma che avevano tutti col fatto che lei dovesse tornare a Wako proprio non se lo spiegava.
La mattina dopo fu svegliata dai raggi del sole che filtravano dalla finestra attraverso le tende bianche. Quella sera da quanto era stanca, Hilary si era dimenticata di chiudere le persiane. Aprì un occhio e poi anche l'altro, e si stiracchiò, non volendo proprio alzarsi. Ripensò al sogno che aveva fatto quella notte, dove l'unica cosa che ricordava era la nonna che le diceva di tornare a Wako. Frustrata, scostò il caldo piumone di lato e si alzò, rabbrividendo al contatto dei suoi piedi nudi sul parquet freddo di legno chiaro. Si alzò e cercò la sua calda vestaglia di ciniglia azzurra, e scese di sotto andando in cucina, dove vi trovò la madre di spalle intenta a preparare tonnellate di pancake, non sentendola arrivare. Hilary si sedette al tavolo, e vide che sopra c'era ogni ben di dio per farcire i pancakes. Dalle marmellate alla cioccolata, c'erano pure fragole e mirtilli freschi con la panna, non mancava proprio nulla.
Hilary si schiarì la voce: "Buongiorno mamma, vedo che sei molto mattiniera." Salutò Hilary. 
La madre, che non l'aveva sentita arrivare, sentendo la sua voce fece un sobbalzò, girandosi verso il tavolo dove era la figlia. 
"Buongiorno a te Hilary, non ti avevo sentita arrivare. Hai dormito bene?" Disse la madre portando in tavola su un grande vassoio i pancakes appena fatti, sedendosi anche lei al tavolo. 
"Sì, mamma. Ho dormito bene." Rispose Hilary, omettendo che avesse fatto un sogno sulla nonna e quello che le aveva detto. Non voleva che sua madre ripartisse in quarta con il fatto che dovesse andare a Wako.
Fecero colazione in silenzio, poi Hilary andò a vestirsi, così come sua madre. Entrata in camera aprì la valigia per vedere cosa indossare, ed optò per un paio di jeans blu chiaro a sigaretta e un caldo maglione bianco a collo alto, ed ai piedi i suoi immancabili stivaletti da neve. Una volta pronta scese in soggiorno, dove c'era la madre ad aspettarla. Mentre scendeva le scale, Hilary vide che anche sua madre aveva optato per un paio di jeans neri con sopra un maglioncino a righe blu e bianche con ai piedi anche lei aveva gli stivali da neve. 
"Finalmente sei pronta, Hilary. Andiamo che è già tardi." Disse la madre passando il cappotto alla figlia ed indossando il suo. 
Uscirono di casa, salirono sulla macchina che Hilary aveva preso a noleggio appena arrivata a Laurel, Mississippi, e si diressero alla libreria. 
"Tesoro, quando hai intenzione di promuovere il tuo romanzo in libreria?" Chiese la madre. 
A quelle parole, Hilary sobbalzò, e per poco non andò a finire in un fosso con la macchina. Non si aspettava che sua madre fosse così diretta, che le avrebbe lasciato dei giorni prima di andare all'attacco anche con la promozione del libro. 
" Non lo so quando ho intenzione di promuovere il libro. Ricordi che devo anche iniziare a scrivere quello nuovo? Quando avrò tempo lo farò." Le rispose Hilary.
Arrivate alla libreri,a Hilary parcheggiò davanti e scesero dall'auto. Lei prese la borsa col PC dentro, entrarono e si tolsero i cappotti per metterli sull'attaccapanni vicino alla porta. La prima cosa che Hilary fece fu annusare l'ambiente. Lei sosteneva che si sentisse nell'aria l'odore dei libri e questole piaceva molto. 
La libreria non era tanto grande era. Un unico ambiente con al centro il bancone con alcuni libri in esposizione e la cassa, e sparsi qua e là dei tavolini rotondi per chi voleva leggere in libreria, ed in fondo alla sala un sacco di scaffali stipati con moltissimi libri, tutti suddivisi per autore e categoria.
Sua madre ci teneva che tutto fosse in ordine e ben curato ed Hilary si stupí molto. Non era cambiato niente dall'ultima volta che vi aveva messo piede, ed era passato davvero tanto tanto tempo, da quando era ancora vivo suo padre. Ma non solo la libreria, in quella citadina non era cambiato assolutamente nulla dalla sua adolescenza. Era come se il tempo si fosse fermato agli anni cinquanta.
Si mise a sedere ad un tavolino, tirò fuori il suo PC portatile per mettersi a scrivere, non riuscendo a digitare mezza parola perché sempre distratta dalle persone che entravano in libreria per salutarla o parlare con la madre ma Hilary pensò: "Non mi devo arrabbiare, dopotutto è solo il primo giorno. Andrà meglio domani." 
Hilary non fece in tempo a pensare questo, che il suo cellulare cominciò a suonare, vide che era Angie la sua menager, rispose: "Ciao Hilary. Scusa se ti disturbo ma qua siamo ai ferri corti. La casa editrice è impaziente di sapere se hai già iniziato a scrivere il primo capitolo del tuo secondo romanzo." Disse Angie. 
"Angie ancora non sono riuscita a scrivere manco una parola. Mi sono messa davanti al PC, ma non ho fatto in tempo ad iniziare che in libreria sono entrate un sacco di persone per salutarmi o solo per parlare con mia madre, e mi sono distratta. Scusa, andrà meglio domani." Rispose Hilary. 
In poco tempo si fece l'ora di pranzo, e madre e figlia chiusero la libreria, dirigendosi al ristoro di Sally per mangiare. Arrivate, Hilary incontrò Tanya, una sua vecchia amica fin dalle superiori. Era da quando avevano finito la scuola che non si vedevano più. Tanya appena la vide non credette hai suoi occhi, e le andò incontro per salutarla. 
"Ciao Hilary, quanto tempo. Mi avevano detto che eri tornata, ma io non ci volevo credere." Disse Tanya contenta di rivederla dopo anni. 
"Ciao Tanya." Rispose Hilary.
Si sedettero tutte e tre ad un tavolino, aspettando la cameriera per ordinare, es i misero a parlare.
"Hilary, cosa hai fatto in tutto questo tempo? So solo che hai pubblicato un romanzo." Chiese Tanya. 
"Non ho fatto granché, oltre a pubblicare il mio romanzo e andare in giro per il mondo a pubblicizzarlo. Piuttosto, raccontami di te." Rispose Hilary. 
"Io ho sempre vissuto qui a Laurel. Dopo la morte di mia madre l'anno scorso, ho preso in mano il negozio di alimentari dei miei genitori. Mio padre non ci mette quasi più piede, dice che quel posto gli ricorda la mamma. Se ne sta tutto il giorno in casa a letto, e io mi devo prendere cura anche di lui." Rispose Tanya tristemente. 
"Tanya, mi dispiace tanto per tua madre, era una donna molto gentile. Mi ricordo che aveva sempre una parola buona ogni volta che venivo da te. Mi ricordo che eri fidanzata con Tom il figlio del sindaco, come è andata?." Disse Hilary. 
"Con Tom dopo vari tira e molla ci siamo lasciati. Lui mi ha tradita con Melody, te la ricordi? Quella bionda ossigenata molto popolare quando andavamo alle superiori. Ora sto da qualche anno con Marcus, il meccanico. Lui è molto dolce con me. Non come Tom che nell'ultimo periodo era diventato molto arrogante." Rispose Tanya. 
Arrivò la cameriera per le ordinazioni. Hilary prese un cheeseburger con patatine fritte e tanto, tanto ketchup, con una coca cola. La madre ordinò un insalata di pollo con una bottiglietta d'acqua, e Tanya ordinò lo stesso di Hilary. La cameriera segnò tutto sul suo taccuino.
"Tra un momento arriveranno le vostre ordinazioni." Disse la cameriera rivolta alle tre, e se ne andò. 
"Mi dispiace Tanya. E sì, purtroppo mi ricordo di Melody. Arrogante, viziata, altezzosa e snob. Ma comunque Tom non faceva per te, se alla prima occasione ti ha tradito." rispose Hilary.
Arrivarono le loro ordinazioni, e mangiarono in silenzio. Poi Hilary e sua madre tornarono alla libreria, non prima di aver salutato Tanya. 
"Quasi mi dimenticavo, signora Word. Mio padre la ringrazia per il brodo di pollo che ci ha mandato." disse Tanya. 
Ritornarono alla libreria ed Hilary provò a scrivere qualcosa, ma quella non era proprio giornata.
 
AUTRICE
ringrazio la mia beta per la pazienza nel revisionare i capitoli SUMMERLOVER

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Frustrata, Hilary chiuse il computer e lo rimise dentro la borsa. Si alzò dalla sedia e andò a curiosare tra gli scaffali pieni di libri, ne prese in mano uno e lo annusò. Adorava quell’odore di carta e inchiostro, la rilassava. D’altronde, era vissuta tra quei libri, ci aveva mosso i suoi primi passi in quella libreria, e lì si sentiva a casa. Fu riscossa da quei pensieri da sua madre.  
“Hilary dove sei? Vieni a darmi una mano a sistemare i libri che sono appena arrivati.” Le urlò la madre per farsi sentire. 
“Arrivo, arrivo. Mamma non c’è bisogno di urlare così.” Rispose Hilary. 
Anche quel giorno non avrebbe combinato nulla con lo scrivere, così si rassegnò e andò ad aiutare sua madre. Doveva fare qualcosa per questo problema, e ci avrebbe pensato poi. A sera, le due donne si poterono ritenere soddisfatte per come era andata la giornata, anche se non erano venuti molti clienti.  
“Hilary, non posso andare avanti così. Vedi bene che non sono venuti molti clienti?” Disse la madre dispiaciuta. 
“Mamma non ti preoccupare. Anche se pochi, di clienti ne abbiamo avuti. Escogiterò qualcosa per attirare i clienti, e fare riprendere a loro a leggere.” Hilary ce la stava mettendo tutta per tirare su di morale sua madre, ma secondo lei non aveva sortito l’effetto sperato. 
La madre fece tanto di spallucce, uscì da dietro il bancone e si diresse all’attaccapanni, dove prese il cappotto, la borsa e la sciarpa, la passó alla figlia e indossò il suo, prendendo anche lei la borsa e la sciarpa.   
“Per oggi possiamo pure tornare a casa a riposarci. Poi penseremo a come risollevare le sorti della libreria.” Disse la madre.  
Hilary fu contenta di ritornare a casa, ed uscirono dalla libreria. Anche quel giorno la neve era scesa copiosa su Laurel, infatti per le vie si vedevano gli spazzaneve che cercavano di ripulire la strada da essa. Non era un’impresa facile, visto che era anche ghiacciata. Una folata di vento fece rabbrividire Hilary, che si strinse ancora di più il cappotto al suo corpo per trarne un po’ di calore. Mentre tornavano a casa, Hilary vide che alcuni negozi stavano già incominciando a sistemare le decorazioni natalizie; a quella vista le si scaldò il cuore. Adorava il natale, soprattutto gli addobbi, e sul suo volto apparve un sorriso. Le due donne arrivarono finalmente a casa, dove la madre di Hilary prese la legna per accedere il camino, mentre la figlia andò al piano di sopra per farsi una doccia calda per riscaldarsi.  
“Hilary dove stai andando?” Le disse la madre vedendola salire le scale. 
“Mamma, vado a farmi una doccia e vengo subito.” Rispose Hilary continuando a salire le scale.  
Arrivata in camera, si avvicinò all’armadio e prese i vestiti un paio di leggings neri e una maxi maglia a collo alto verde scuro, frugò nel cassetto della biancheria tirando fuori un completo nero. Si diresse in bagno, aprì l’acqua della doccia per farla scaldare intanto si spogliò, e vi ci si infilò dentro. 
Sotto il getto dell’acqua calda il suo cervello incominciò a pensare alla giornata appena trascorsa. Mon poteva farcela, presto o tardi sarebbe finita sotto stress: la sua madre che voleva un aiuto in libreria ed il fatto che non riusciva a scrivere nemmeno una parola del suo nuovo libro, non l’aiutavano di certo. Poi ci si metteva anche Angie, la sua menager, con le insistenze sul primo capitolo del romanzo nuovo. Proprio non poteva reggere ancora per molto, e di andare a Wako non se ne parlava minimamente. Anche se lì avrebbe avuto tutta la tranquillità di cui aveva bisogno.
Si riscosse dai suoi pensieri.  
“Dannazione!! Così non va.” Disse Hilary frustrata.  
Iniziò ad insaponarsi il corpo con il suo bagnoschiuma preferito al gelsomino, si risciaquò e si insaponò i capelli con lo shampoo alla rosa e risciaquò anche i capelli. Una volta finito chiuse l’acqua e uscì dalla doccia, indossando il suo morbido accappatoio giallo di spugna, e si posizionò davanti al lavandino per lavarsi la faccia con il latte detergente, ed infine mettersi la crema.
Quella doccia calda l’aveva  rimessa a nuovo. Una volta finito il tutto, indossò la biancheria tornando, e in camera si sedette sul letto e squillò il suo cellulare. Hilary lo prese, videndo che era la sua amica Tanya.
“Ciao Tanya, come mai mi chiami a quest’ora?!” chiese Hilary. 
“Ciao Hilary. Ti chiamavo per sapere se dopo cena saresti uscita con me a fare una passeggiata. Potremo andare al molo o in piazza.” Rispose molto allegra Tanya. 
“Certo! Mi ci vuole proprio un po’ di svago da tutto questo pensare. Sei stata molto gentile a chiedermelo.” Rispose Hilary. 
Si salutarono, ed Hilary si vestí con i leggins neri il maglioncino a collo alto verde scuro, e ai piedi mise i suoi stivali da neve. UIna volta pronta, tornò in bagno per asciugarsi i capelli e scese in cucina dalla madre, che era intenta a tagliare le verdure sul ripiano di marmo della grande isola posta al centro.
La madre alzò il viso verso la figlia.  
“Bene, Hilary ora che sei qui potresti darmi una mano ad apparecchiare la tavola mentre io finisco di preparare la cena.” Disse gentilmente la madre.  
“Certo mamma.” Rispose Hilary. 
Hilary si diresse alla credenza, aprì l’antae  prese i piatti e bicchieri. Sotto l’anta aprì un cassetto e prese le posate, poi si girò e da sotto il piano dell’isola prese due tovagliette all’americana rotonde di paglia, ed andò ad apparecchiare. Intanto, la madre prese le verdure appena tagliate, si girò e le buttò in una padella, dove dentro c’erano già le alette di pollo piccanti, e mescolò il tutto per farlo cuocere senza attaccarsi. Hilary si sedette su uno sgabello davanti all’isola.  
“Mamma, stasera dopo cena uscirò con Tania. Mi ha chiamato prima mentre ero in camera. Non ti dispiace vero?” disse Hilary. 
“No, niente affatto, vai pure. E' giusto che una giovane ragazza come te si diverta. Non pensare a me, ma divertiti con Tanya.” Rispose la madre.  
Quando la cena fu pronta, si misero a tavola e mangiarono, poi Hilary aiutò la madre a riordinare. Dopo un po’ sentirono suonare il campanello, e la madre andò ad aprire. Era Tania.  
“Ciao Tania, sei venuta a prendere Hilary per uscire?” chiese la madre.  
“Si signora Word. Non so ancora dove andremo, però.” Rispose Tanya.  
La madre si spostò di lato per farla entrare. Tanya entrò e vide Hilary seduta sul divano.  
“Ciao Hilary, andiamo forza. Lla cittadina aspetta noi.” Disse Tanya sorridendo. 
“Certo Tanya. Sono pronta.” Rispose Hilary. 
Si alzò dal divano e indossò il cappotto con la sciarpa che erano sull’attaccapanni. 
“Ciao mamma, noi andiamo. Non stare alzata ad aspettarmi, vai a dormire tranquilla.” Disse Hilary dandole un bacio sulla guancia. 
“Non ti preoccupare Hilary, va e divertiti con Tanya. Ciao.” Rispose la madre.  
Hilary e Tanya uscirono di casa e si incamminarono per la strada illuminata da alcune lampade e dalla leggere luce della luna.  
“Hilary dove vogliamo andare?” chiese Tanya. 
“Non saprei Tanya. Possiamo andare al molo a fare una passeggiata, ti va?” rispose Hilary. 
“Certo che mi va, così potremo parlare un po’. E' da tanto che non ci vediamo.” Rispose Tanya.
Si incamminarono verso il molo, dove si misero a sedere su una panchina a parlare. 
“Hilary, raccontami un po’ di te.” Chiese Tanya.
“Vediam,o da dove inizio... Mi sono trasferita in California due anni fa dopo la morte di mio padre. Non avrei retto alla morte di un’altra persona cara, se fossi rimasta qui sarei impazzita, non potevo proprio permettermelo. Arrivata in California, non sapendo che faree e non avevo un lavoro, mi sono messa a scrivere e vinto il mio timore di far vedere il mio scritto a qualcuno. Una volta finito di scrivere, ho iniziato a mandare il mio libro a varie case editrici, fino a che una mi ha risposto dicendo che avevo stoffa, e che avrebbe puntato su di me, visto che stava cercando nuovi scrittori emergenti. Mi sono presentata e mi hanno dato la possibilità di pubblicare il mio romanzo, e mi hanno assegnato una manager, Angie. E ora sono in giro a promuovere il mio romanzo. E' andata talmente bene che mi hanno chiesto di scrivere un secondo libro, ma ancora non sono riuscita a buttare giù una parola, e la mia menager mi sta facendo pressione. Ma qui a Laurel  è impossibile scrivere, con tutte le distrazioni che ho.” Finì di raccontare Hilary.
Tanya era affascinata dal racconto di Hilary. 
“Hilary, tu hai sicuramente fatto più di me nella vita. Io sono sempre stata in questo paesino, e l’unica cosa che ho fatto di eclatante è stato lasciare Tom, il figlio del sindaco, dopo che mi aveva tradito con quell’oca ossigenata di Melody. E poi mettermi con Marcus il meccanico.” Rispose amareggiata Tanya. 
Hilary, per tirare su di morale Tanya, ma anche perché cominciava davvero a non sentire più le dita delle mani da quanto erano gelate, propose all'amica di andare al bar che c’era in fondo al molo per bere qualcosa e riscaldarsi un po’.  
“Tanya, perché non andiamo a bere qualcosa e rincaldarci al bar in fondo al molo? Staremo meglio e al caldo.” Propose Hilary  
“Certo Hilary, buona idea. Ci vuole proprio con questo freddo.” Rispose Tanya. 
Si alzarono dalla panchina congelate e ai avviarono al bar, ed Hilary si strinse nella sua calda sciarpa per provare ad avere un po’ di sollievo dal freddo. Entrarono nel bar e furono avvolte da un tepore caldo che fece sciogliere i muscoli irrigiditi dal freddo pungente che c’era fuori. Si sedettero al bancone, e mentre aspettavano il barista continuarono a parlare.  
“Hilary, mi ha detto tua madre che alla morte di tua nonna Camille hai ereditato la sua casa a Wako. Se qua hai troppe distrazioni per scrivere, potresti andare là. Lì tra la tranquillità della cittadina potresti riuscire a fare qualcosa.” Disse Tanya. 
Prima che Hilary potesse rispondere, arrivò il barista.  
“Cosa vorreste ordinare belle signorine?” chiese ammiccando il barista. 
Tanya ordinò per lei e Hilary una cioccolata calda per riscaldarsi.  
“Arrivano subito.” rispose il barista. 
Finalmente Hilary poté rispondere a Tanya.  
“Sì, ho ereditato la casa di mia nonna, ma non ci vado da quando lei è morta. Tutto in quella citadina mi ricorda lei, e non voglio soffire di nuovo. Mi manca terribilmente.” Rispose Hilary.
Ritornò il barista con le cioccolate calde e provò ad attaccare bottone con le due, che lo fulminarono all’istante.
“Ho capito, ho capito. Me ne vado... e che modi però.” Rispose infastidito il barista.  
Mentre sorseggiavano la cioccolata calda, Hilary ripensò alle parole della sua amica. Aveva ragione: in fondo, non poteva chiudersi così, e non andare più a Wako solo perché le ricordava sua nonna. Doveva tornarci anche per lei, e sua nonna sarebbe stata felice di sapere che c’era andata.
Tanya e Hilary continuarono a parlare, finendo la cioccolata calda. Alla fine videro che si era fatto tardi, pagarono e tornarono a casa. Sulla via del ritorno incominciò di nuovo a nevicare, ed Hilary tirò fuori il suo ombrello, facendo cenno a Tanya di ripararsi sotto.
Arrivate davanti casa di Hilary si salutarono.  
“Hilary è stata una piacevole serata. Promettimi che ci penserai a quello che ti ho detto, di andare a Wako. Tua nonna sarebbe felice, e non vorrebbe vederti così stressata.” Disse Tanya.
“Anche per me è stata una piacevole serata. Ti prometto che ci penserò a quello che mi hai detto. Tanya, a proposito, prendi il mio ombrello che ha iniziato a nevicare più forte. Me lo ridarai la prossima volta.” rispose Hilary. 
Tanya accettò l’ombrello si salutarono. Hilary entrò in casa, e vedendo la madre addormentata sul divano scosse la testa e si tolse il cappotto.  
“Non cambierai mai mamma. Che io ne abbia 25 oppure 16 anni, starai sempre lì ad aspettarmi.” Pensò Hilary mentre le sue labbra si incurvarono in un piccolo sorriso, si avvicinò al divano e posò una mano sulla spalla della madre per svegliarla. La donna aprì gli occhi.  
“Hilary sei tornata meno mal,e sana e salva.” Disse la madre. 
Hilary ridendo: “Oh mamma, sei sempre la solita. Ancora mi aspetti alzata quando esco, anche se ho venticinque anni. Andiamo a letto, che è tardi e dormirai meglio.” 
La madre, aiutata da Hilary, si alzò dal divano e insieme salirono le scale per andare a dormire nelle rispettive camere.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Hilary entrò in camera sua e si buttò sul letto vestita, addormentandosi all’istante. Era troppo stanca per cambiarsi.
La mattina dopo si alzò di buon ora, e si stupí di essere andata a dormire vestita, ma poi si ricordò. Quella notte aveva ripensato alle parole della sua amica Tanya e doveva fare qualcosa, ma voleva avere anche un consiglio da una persona che purtroppo da due anni a questa parte non c’era più. Lui riusciva con le sue parole a mettere in ordine sempre il caos che aveva nella sua testa, così Hilary decise di andare al cimitero.
Si alzò, andò all’armadio e ne tirò fuori un paio di leggings neri e una maxi maglia a collo alto rossa e bianca, poi andò in bagno a farsi una doccia. Era in uno stato pietoso, non poteva andare avanti così. Fatta la doccia, si infilò l’accappatoio e poi la biancheria intima, tornò in camera e si vestí con i vestiti che aveva messo sopra il letto, indossando i sui immancabili stivaletti da neve.
Scese in cucina, e questa volta non ci trovò sua madre ed alzò gli occhi sull’orologio appeso alla parete e vide che era presentissimo, molto più dell’orario in cui sua madre si sarebbe alzata. Decise di preparare lei la colazione per entrambe. Prese la tazza e si versò del caffè, sedendosial tavolo per sorseggiarlo, ma non riuscì a mangiare nulla. Aveva preparato i pancakes e le uova strapazzate, ma le si era chiuso lo stomaco per la visita al cimitero che avrebbe fatto di lì a poco.
Finito di fare colazione, salì in camera dalla madre le appoggiò la mano sul braccio per svegliarla. 
“Mamma io esco, ho da fare. Ci vediamo alla libreria più tardi.” Hilary le disse baciandola sulla fronte.  
La madre, che era ancora addormentata, fece solo un cenno col capo annuendo, per poi rimettersi a dormire. Hilary uscì dalla stanza, scese le scale, ed indossò il suo piumone da neve con sciarpa e guanti, ed uscì di casa. Salì in macchina e si diresse al cimitero. Aveva il cuore in gola che le batteva a mille, doveva calmarsi o rischiava un infarto bello grosso.
Fermò la macchina davanti al cimitero. Prima discendere dalla berlina nera prese un grosso respiro per calmarsi. Scese dalla macchina e comprò un mazzo di gigli, i fiori preferiti di suo padre, nel chiosco vicino al cimitero, ed entrò. Ci mise un po’ a trovare la tomba di suo padre da quanto era grande e vasto il cimitero, non si ricordava neanche molto bene dove fosse. Ci era andata solo due volte a trovarlo, e per non soffrire più ogni volta che ci si recava smise di andarci. Finalmente dopo un po’ che cercava, la trovò, e le si strinse il cuore. Le mancava terribilmente, soprattutto in quel periodo. 
Suo padre era sempre stato il suo eroe, sapeva infonderle sicurezza con i suoi consigli. Mise i fiori che aveva comprato poco prima nel vaso, e si inginocchiò davanti alla foto. Prese un fazzoletto e la ripulì dalla polvere. 
“Ooohhh, papà... Mi manchi tanto, ed anche i tuoi consigli. Scusa se non sono più venuta a trovarti, è che mi faceva troppo male qui.” indicandosi il cuore con la mano. 
Hilary tirò un sospiro e rimase in silenzio per un po’. Poi riprese a parlare. 
“Sai papà, oggi sono qui perché ho bisogno di uno dei tuoi consigli, e non so che fare. Sai che sono andata a vivere in California, li ho scritto e pubblicato il mio primo romanzo, ed ora ne vogliono un altro. Essendo tornata a Laurel per aiutare mamma nella libreria e tutto il resto, non riesco a scrivere dalle troppe distrazioni. Poi ci si è messa anche la mia menager Angie, che mi fa pressioni sul primo capitolo. e io sto andando fuori di testa. In più, tutti mi dicono di andare a Wako alla casa della nonna. Anche Tanya... te la ricordi la mia amica delle superiori?... mi ha detto 'Se proprio non riesci a scrivere qui per le distrazioni, vai a Wako!'. Dopo queste sue parole ci ho riflettuto parecchio, ma vorrei tanto un tuo consiglio. E non posso nemmeno lasciare la mamma, ha così troppo bisogno di me. Che devo fare papà? Dammi un segno...” Disse Hilary baciando la foto del padre sulla lapide e accarezzandola.
Si rialzò, salutò suo padre, eritornò alla macchina. Le aveva fatto bene sfogarsi con suo padre,anche se era solo una foto posta su una lapide.
Tornò alla libreria, parcheggiò la macchina e scese. Si avviò verso la libreria ed provò ad aprire la porta, non capendo perché fosse chiusa. A quell’ora sua madre doveva già essere lì. Prese le chiavi dentro la sua borsa e aprì la porta, trovando tutto spento.  
“MAMMA, MAMMA.” Chiamò a gran voce Hilary, non ricevendo risposta.  
Si frugò nelle tasche del suo piumone e prese il cellulare, chiamando la madre per sapere che fine avesse fatto. 
“Mamma ma che fine hai fatto? Tutto bene? Mi sono preoccupata quando sono arrivata alla libreria ho visto la porta chiusa, e ti ho chiamato senza avere risposta.” Disse Hilary preoccupata.  
“Hilary scusa, ma perché sei preoccupata?” rispose la madre girando la testa sul comodino, vedendo dalla sveglia postavi sopra che era tardissimo, fece un salto.  
Quando Hilary quella mattina presto se ne era andata, si era riaddormentata come un sasso.
“Arrivo, arrivo Hilary. Non pensavo fosse così tardi. Mi sono riaddormentata. Dammi dieci minuti e sarò lì in libreria.” Rispose la madre alzandosi di corsa dal letto.
Scostando in modo brusco il piumone di lato, la donna si fiondò in bagno, facendosi una doccia veloce, e corse alla libreria a costo di rompersi l’osso del collo, arrivando tutta trafelata ed un fiatone degna di un maratoneta.  
“Mamma riprendi fiato, o ti verrà un infarto.” disse Hilary porgendole un bicchiere d’acqua.  
La madre lo bevve ansimando, si mise a sedere su una sedia per riposarsi. Entrò in libreria Tanya.  
“Hilary, ti va di andare a fare una passeggiata? Passiamo a prendere anche Michael all’officina, ti farà bene. E poi abbiamo un discorso in sospeso noi due.” Disse Tanya. 
“Sì certo, mi sono ripresa. vVi tranquilla, che qui ci penso io.” Rispose la madre per rassicurarla.  
Hilary infilò il cappotto e uscì dalla libreria con Tanya.  
“Cosa è successo a tua madre? L’ho vista provata.” Disse Tanya.  
“Niente Tanya, è che stamani presto ho svegliato mamma per dirle che uscivo, poi lei si è riaddormentata e ha fatto tardi in libreria. Quando se ne è accorta ha fatto una corsa, ed era un po’ stanca. Tutto qui.” Rispose Hilary.  
Nel frattempo erano arrivate all’officina di Michael.  
“Michael dove sei?” urlò Tanya entrando per farsi sentire.  
“Vieni Tanya, sono quaggiù in fondo.” Rispose Michael. 
Tanya e Hilary si avviarono nella direzione in cui proveniva la voce. Hilary si ricordava di Michael dalle scuole superiori, ed appena lo vide constatò che non era cambiato di una virgola.  
Michael era un ragazzo alto, magro e longilineo, con i capelli corti biondo cenere ed il sorriso sempre sulle labbra molto gentile.  
“Ciao Tanya.” Disse Michael baciandola sulle labbra.  
Poi riprese: “Ciao anche a te Hilary. Non sei cambiata poi tanto dalle superiori. Come ti va la vita? Condoglianze per tuo padre, anche se è stato due anni fa. Qui a Laurel gli volevano bene tutti, ed era la persona più gentile che io abbia mai conosciuto. Se avevi bisogno di una parola di conforto o un consiglio, lui c’era sempre.” Disse Michael.  
“Grazie Michael per le condoglianze, e per le belle parole che hai detto su mio padre. Sai, mi manca molto, e non c’è giorno che non pensi a lui.” Rispose Hilary.  
“Ehi, voi due. Vogliamo andare a fare una passeggiata, o vogliamo rimanere qua tutto il giorno per caso?” chiese Tanya.  
Ridendo, Michael e Hilary uscirono dall’officina, seguiti da Tanya. L’aria si era fatta più pungente, e quella metà mattinata fecero un giro in piazza. Hilary vide i dipendenti comunali che stavano mettendo le luci ai vari lampioni, ed anche attorno al gazebo che c’era in mezzo alla piazza. Si incantò a vederli, estasiata. Per lei quel rito era come se lo vedesse sempre per la prima volta, da quanto ogni volta ne rimaneva affascinata. Accortasi della cosa, Tanya la prese sottobraccio. 
“Hilary andiamo. Mi devi raccontare cosa poi hai fatto del discorso che ci siamo dette ieri.” Disse Tanya riprendendo a camminare.
“Come ti avevo detto ieri, sono andata al cimitero da mio padre per avere un consiglio, e ora sto aspettando un segno. Come ti avevo detto, sono alquanto confusa.” Rispose Hilary. 
Tanya tornò vicino a Michael e lo prese per mano, continuando la passeggiata. All’ora di pranzo, Hilary propose di andare al ristoro di Sally a mangiare, ed anche un po’ per riscaldarsi. Non si sentiva più le ossa dal freddo.  
Tanya e Michael all’unisono: 
“Si certo ottima idea Hilary.” Risposero.  
E tutti e tre si incamminarono verso il ristoro di Sally, ed entrando, Hilary vide la madre ad uno dei tavoli.
“Ragazzi intanto prendete un tavolo, io vado da mia madre.” Disse Hilary. 
Si avviò da sua madre. 
“Mamma ciao come va? Ti sei ripresa?” chiese Hilary dandole un bacio fra i capelli. 
“Sì tesoro, ora va meglio. Ma piuttosto che ci fai qui?” chiese la madre. 
“Sono venuta a mangiare con Tanya e Michael. Perchénon ti unisci a noi?” Chiese Hilary. 
“Certo, sicura che non disturbo.” Rispose la madre. 
“No mamma tranquilla. Ci fa piacere se ti unirai a noi per pranzare.” Rispose Hilary. 
La madre si alzò dal tavolo, e con Hilary si diresse al tavolo di Michael e Tanya. Appena presero posto, arrivò Sally a prendere le ordinazioni, posando sul tavolo dei ragazzi dei volantini. 
“Ciao ragazzi, vi lascio i volantini della festa che si terrà sabato sera qui al ristoro. Spero che partecipiate.” Disse Sally in modo allegro.  
“Certo Sally, puoi contarci che parteciperemo.” Dissero all’unisono i tre ragazzi contenti. 
Sally ritornò in cucina a consegnare le loro ordinazioni, e ripotrò a breve quanto richiesto. Mangiarono in silenzio per un po’. 
“Signora Word, mi fa piacere rivederla. Come sta? Con la libreria tutto a posto? Come ho detto a Hilary, le faccio le mie condoglianze per suo marito, anche se in ritardo. Era una persona buona e gentile, stimato da tutti qui a Laurel.” Disse Michael. 
“Grazie Michael, sei sempre così gentile. Sì va tutto bene, ed anche la libreria va abbastanza bene.” Rispose la madre di Hilary, trattenendo le lacrime per le belle parole dette da Michael su Robert, suo marito.  
Finirono di pranzare, ed Hilary e sua madre salutarono Tanya e Michael, tornando alla libreria. 
“Mamma, mi è venuta un’idea su come risollevare le sorti della libreria. Potresti organizzare il club del libro, e anche una volta a settimana potresti leggere le favole per un gruppo di bambini, magari a tema natalizio. E potresti anche chiedere ai bambini se possono realizzare le decorazioni natalizie per la libreria.” Disse Hilary molto allegra. 
“Hilary tesoro, hai avuto delle splendide idee. e di sicuro le metterò in pratica. Comincerò a darmi da fare da domani mattina.” Rispose la madre molto contenta.  
Anche quella giornata giunse a termine, chiusero la libreria e salirono in macchina.  
“Hilary, dovremmo passare al market di Mary e Luke per fare un po’ di spesa. Ricordi dove si trova?” chiese la madre ad Hilary. 
“Certo mamma che lo ricordo. Non vedo l’ora di rivedere quei due simpatici vecchietti! Mi ricordo che da bambina, ogni volta che andavamo a fare la spesa lì, la signora Mary mi dava sempre le caramelle.” Rispose Hilary. 
Arrivate al market, posteggiarono e entrarono, presero un cestino e fecero la spesa. Finito, si diressero alla cassa a pagare. La signora Mary, quando vide Hilary, corse ad abbracciarla, dato che  la considerava come una figlia, ed era da troppo tempo che non la vedeva.  
“Hilary, sei proprio tu quanto tempo è passato come stai? Tutto bene? Disse la signora Mary piangendo non credeva ai propri occhi che Hilary fosse lì. 
“Signora Mary, quanto tempo! Si sto bene, va tutto bene, e lei mi sembra sempre più giovane sa.” Disse Hilary.  
La signora Mary si staccò dall’abbraccio, e si asciugò le lacrime con l’enorme grembiule bianco tutto liso e sporco.
Marilyn, la madre di Hilary, pagò la spesa e tornarono alla macchina, dirette a casa. Parcheggiarono davanti al garage, ed Hilary entrò in casa mentre la madre si mise a prendere la legna sotto la veranda. Hilary si diresse in cucina, posò la spesa sulla grande isola, si tolse il cappotto e iniziò a metterla a posto, mentre la madre accendeva il camino in soggiorno. Hilary preparò la cena, che consisteva in salmone alla piastra e patate bollite, nel mentre apparecchiò la tavola.
Nel frattempo sua madre aveva finito di accendere il camino e si era seduta sul divano.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Hilary finí di preparare la cena.  
“Mamma è pronto, vieni a mangiare.” Chiamò a gran voce Hilary, per farsi sentire dalla madre che era in soggiorno.  
“aArivo Hilary.” rispose la madre dall’altra stanza. 
Si alzò dal divano e si avviò in cucina, rimanendo stupita da cosa aveva fatto Hilary in poco tempo. Sapeva che sua figlia non era una gran cuoca, ma se la cava benissimo, e si mise a sedere. Hilary finí di portare la cena in tavola, poi si sedette anche lei. Mentre mangiavano, ripresero il discorso per risollevare le sorti della libreria. 
“Mamma, come ti dicevo potresti creare un club del libro. Ovvero, potresti proporre un libro e dare una scadenza per leggerlo, poi riunirvi in libreria e discuterne tutti insieme a quelli che si sono iscritti al club. E una volta finito, potresti proporre un altro libro e così via. Invece per i bambini, visto che si sta avvicinando il natale, potresti fare leggere una fiaba al giorno e poi la vigilia potresti leggere la storia della vigilia. Che ne pensi?” chiese Hilary alla madre. 
A sua madre brillavano gli occhi per le stupende idee che Hilary aveva avuto. 
“Deduco che da come ti brillano gli occhi sei contenta. Ma che dico, sei entusiasta della cosa.” Rispose Hilary. 
“Sì tesoro, sono entusiasta delle tue fantastiche idee. Incomincerò a lavorarci già da domani mattina.” Rispose la madre. 
Finito di cenare, la figlia aiutò la madre a riordinare, per poi andarono in soggiorno. Hilary era stanchissima . 
“Mamma, non ti dispiace se vado a dormire? Sono stanchissima.” Disse Hilary. 
“Certo cara, vai pure, tanto andrò anche io a dormire. Domani devo essere piena di energie per iniziare a mettere in pratica le tue idee.” Rispose la madre. 
Hilary baciò su una guancia sua madre e salì in camera sua, si mise il pigiama e si infilò sotto il piumone, dove al caldo si addormentò subito. Quella notte sognò suo padre. 
Erano nel posto preferito da entrambi, sulla spiaggia. Hilary appena lo vide gli corse incontro, finendo tra le sue braccia. Quanto le erano mancate quegli abbracci così forti ed accoglienti, che avevano il calore di casa. Si staccò dall’abbraccio del padre.  
“Papà mi manchi tanto, ed anche alla mamma.” Disse Hilary trattenendo le lacrime. 
“Suvvia pulcino non piangere. Ora c’è il tuo papà, dimmi cosa ti affligge. Ti ho sentita sai stamani, al cimitero, sei confusa e non riesci a scrivere con le distrazioni qui a Laurel, e ci si mette anche la tua menager Angie. Dovresti andare a Wako, lì sì che staresti tranquilla. E non mi dire che non ci vuoi andare perché ti ricorda la nonna. Tu ci devi andare anche per te stessa. E' una buona cosa che quel posto ti ricorda la nonna, vuol dire che non l’hai dimenticata, e che è sempre nel tuo cuore. Quindi vai, e non aver paura. Tua nonna sarebbe felice se andassi.” disse il padre.  
In quel momento Hilary notò anche la figura della nonna.  
“Nonna, anche tu qui? Che bello rivederti.” l’abbracció Hilary.  
“Che cosa è questa storia che non vuoi tornare a Wako? Sai bambina mia, devi tornarci, devi esaudire un mio desiderio. Ho sempre desiderato che la mia casa diventasse un Bed & Breakfast, ma io non posso più farlo. Quindi tocca a te esaudire questo mio desiderio. Vai a Wako e realizzalo per me, ne sarei felicissima se lo facessi.” Disse la nonna.  
Hilary si svegliò di soprassalto da quel sogno. Si tirò a sedere sul letto, ed in quel preciso istante aveva preso la sua decisione.
“Grazie nonna per avermi spronato. Grazie papà per i tuoi consigli. Ora so cosa fare.” Disse Hilary con gli occhi rivolti al cielo. Si rimise sotto le coperte e si riaddormentatò più serena. 
Quando si svegliò la mattina dopo, sapeva cosa doveva fare. Scostò il caldo piumone di lato, si alzò e andò in bagno, dove fece una doccia, per poi scendere in cucina, dove trovò come sempre sua madre seduta al tavolo con una tazza di caffè. Hilary prese una tazza, vi ci versò dentro il caffè e anche lei si mise a sedere al tavolo.
“Mamma, dobbiamo parlare un attimo.” Disse Hilary. 
“Certo tesoro.”
“Mamma, ieri mattina quando sono uscita di casa presto sono andata al cimitero, da papà. Avevo bisogno di un suo consiglio per questa confusione, e le distrazioni che qui a Laurel non mi permettono di scrivere. Stanotte l’ho sognato, e mi ha dato uno dei suoi utilissimi consigli. C’era anche la nonna con lui, e non appena ha sentito che non volevo tornare a Wako, lei mi ha detto che ci dovevo assolutamente tornare per realizzare il suo desiderio, trasformare la sua casa in un Bed & Breakfast.” Spiegò Hilary alla madre.
La madre non poteva credere a quello che le aveva detto la figlia. Ringraziò mentalmente suo marito e la nonna di esserle andati in sogno e di averla convinta.  
“Che bella cosa mi hai detto, figlia mia. Non sai quanto tu mi abbia reso felice con questa notizia.”rispose la madre con gli occhi che le brillavano.  
Finirono di fare colazione ed andarono alla libreria, dove la madre si mise al computer per vedere come fare i volantini e il manifesto per le idee di sua figlia.  
“Hilary, potresti darmi una mano che non mi vengono idee?” Chiese la madre.  
“Certo mamma.” Rispose Hilary, mettendosi dietro la madre a guardare il computer.  
Ci volle un po’ perché trovassero l’idea giusta per fare i volantini ed i manifesti.  
“Mamma senti, io non potrò aiutarti in questa cosa, ma potresti chiedere a Tanya e a Sally. Loro sarebbero ben liete di aiutarti.” La buttò lì Hilary. 
“Certo Hilary, sarebbe una bellissima idea, poi ne parlerò con loro. Intanto, che ne dici di fare una pausa e di andare a prendere il caffè da Sally portarlo qui?” 
“Sì mamma, ci vuole proprio un caffè! Vado a prenderlo subito.” Rispose Hilary. 
Si mise il cappotto ed uscì dalla libreria, incamminandosi verso il ristoro di Sally. Passando dalla piazza, Hilary rimase affascinata dal gazebo tutto illuminato con luci di vario colore e una stella cometa in cima al tetto, si riscosse continuando a camminare. Arrivata, entrò dentro il ristoro, sfregandosi le mani congelate per il freddo, e si avvicinò al bancone di legno scuro.  
“Ciao Sally, mi potresti fare due caffè da portare via?” chiese Hilary. 
“Certo Hilary, arrivano subito.” Urlò Sally per farsi sentire.  
Mentre aspettava, Hilarysi sedette su uno sgabello, e dopo poco venne Sally con i due caffè.
“Sally posso parlarti un attimo?" Chiese Hilary.  
“Certo Hilary.” Rispose Sally. 
“Senti Sally, potresti aiutare la mamma per delle idee che mi sono venute per la libreria? Io non ci potrò essere.” Chiese Hilary.
“Certo Hilary, lo sai che se Marilyn me lo chiedesse lo farei molto volentieri.” Rispose Sally. 
Hilary soddisfatta prese i caffè, salutò Sally e tornò in libreria, dove trovò la madre come l’aveva lasciata.  
“Mamma sono tornata. Fai una pausa e prendiamoci in santa pace i caffè.” Disse Hilary. 
“Oh, Hilary! Non ti avevo sentito arrivare. Certo, posa i caffè qua e siediti.” Rispose la madre.  
Hilary era molto combattuta se andare a Wako, perché vedeva sua madre che con molte difficoltà non riusciva quasi più a prendersi cura di sé stessa. Ma non doveva farsi distrarre da quelle cose, ora che era più che convinta ad andare a Wako. Sarebbe partita dopo la festa al ristoro di Sally, ormai glielo aveva promesso che ci sarebbe andata. Si sedette vicino alla madre, prese il suo caffè e l’altro lo porse alla madre.  
“Mamma ti vedo strana in questi giorni.” Disse Hilary.  
“Figliola va tutto bene. E' che questa libreria mi sta assorbendo troppo, e poi prima delle tue idee stavo pensando anche a come rilanciarla. Non c’è da preoccuparsi.” Rispose la madre . 
“Mamma senti... Ho deciso che partirò per Wako dopo la festa di questo sabato di Sally.” Disse Hilary. 
La madre fu felicissima di questo e non desiderava altro. Rimasero in libreria fino al pomeriggio, poi chiusero per tornare a casa. All'uscita, Hilary fu salutata da un ragazzo.
“Ciao Hilary.” 
Hilary rimase un po’ perplessa non ricordandosi di quel ragazzo.  
“Hilary ti ricordi di me? Sono Claus Mortimer. Eravamo vicini di casa fino a che i mei non decisero di traslocare in un altro quartiere.” Disse il ragazzo.
Hilary si grattò la testa, cercando di ricordare, illumandosi poco dopo con un sorriso. 
“Si mi ricordo! Eri un bambino pienotto con i capelli corti sempre ritti, e ti mettevi sempre quelle orrende camice di flanella dai colori e le fantasie assurde. Ma ora sei combinato, sei più magro e robusto e per fortuna non porti più quelle orrende camice.” Rispose Hilary ridendo.  
“Vedo che ti ricordi bene di me. Sì, devo ammetterlo che quelle camice erano assurde. Ma ti faccio una confidenza: non sempre, ma alcune volte le portò ancora. Devo dire che anche tu non sei cresciuta male.” Rispose di rimando il ragazzo ridendo.  
Si salutarono, ed Hilary aspettò che sua madre uscisse dalla libreria per tornare a casa, e si incamminarono insieme.  
“Mamma, sai chi ho visto mentre ti aspettavo? Ti ricordi di Claus Mortimer? Il ragazzino che abitava accanto a noi poi trasferitosi.” Disse Hilary. 
“Sì che me lo ricordo. Era quel ragazzino che indossava quelle orrende camice di flanella.” 
“ Sì mamma, proprio lui. Devi vedere come è cambiato, in un primo momento non l’ho riconosciuto. Non indossa più quelle orrende camice di flanella, ma mi ha confessato però che ogni tanto le porta ancora.” Rispose Hilary ridendo.  
Anche la madre si unì alla risata di Hilary.  
Una volta a casa, Hilary salì in camera per iniziare a preparare la valigia. Non vedeva l’ora di andare a Wako, ma aveva anche un certo timore, non sapendo cosa si sarebbe aspettata una volta arrivata là. Si fermò e si mise a sedere sul letto pensierosa.  
“Non devo farmi paranoie. Devo andare là e vedere la situazione, e poi deciderò il da farsi.” Pensò Hilary. Riprese a fare la valigia un po’ più rilassata. 
Intanto al piano di sotto. la madre stava cucinando dopo aver acceso il camino. Sul fornello stavano cucinando maccheroni al formaggio con hamburger e patatine, ed anche lei stava pensando. Ma a cose più positive, come le idee di Hilary per la libreria, e a suo marito, che se fosse stato lì lo avrebbe abbracciato e ringraziato. Perché con un suo consiglio aveva fatto si che sua figlia ritornasse a Wako, quando neanche lei era riuscita a convincerla. 
Finì di preparare la cena, apparecchiò la tavola, ed uscendo dalla cucina si affacciò alle scale. 
“Hilary, è pronta la cena. Vieni.”  Chiamò a gran voce la madre.  
“Arrivo mamma.” Rispose Hilary aprendo la porta. 
Scendendo in cucina si sentiva un buon odorino, ed Hilary si sedette al tavolo. 
“Mamma, che buon profumino si sentiva da cima alle scale.” Disse Hilary con l’acquolina in bocca. 
“Vedrai figlia mia, ti leccherai i baffi. Questa sera mi sono superata... si fa per dire.” Rispose la madre. 
Mise la cena in tavola e si sedette a mangiare anche lei. Hilary rimase senza parole davanti ai suoi piatti preferiti.  
“Mamma, stasera uscirò con Tania e Michael. Non ti dispiace vero?” 
"No, no. Vai pure. E' giusto che ti diverta, sei giovane.” Rispose la madre. 
Finirono di mangiare e andarono in soggiorno. Hilary si mise la giacca diede, un bacio in fronte alla madre e uscì per andare da Tania e Michael. Si sarebbero trovati sotto al gazebo in piazza.
Hilary arrivò di corsa, ma accorgendosi che i due non erano ancora arrivati, scosse la testa ridendo. 
“Tanya sei sempre la solita ritardataria. Non cambierai mai!” Pensò Hilary.  
Mentre aspettava l'amica, Hilary vide Claus e lo salutò con la mano per attirare la sua attenzione.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Claus si accorse di Hilary a quel punto, e ricombió il saluto avvicinandosi a lei.
“Ciao che ci fai qui tutta sola?” Chiese Claus.
“Sto aspettando dei miei amici,Tanya e Michael, che sono appena in ritardo “ Rispose Hilary. 
In quel momento arrivò una trafelata l'amica. 
“Hilary, scusa il ritardo.” Disse la ragazzaa non accorgendosi di Claus.
“Tanya non ti preoccupare e respira, che se no ti viene un infarto, e riprendi fiato. Ah, che sbadata! Ti presento Claus Mortimer, ti ricordi che ti parlavo spesso di lui? E a proposito, dove è Michael?” Chiese Hilary non vedendolo. 
“Michael ci raggiungerà più tardi. Sì Hilary, vagamente mi ricordo di Claus. Ciao io sono Tanya.” Disse lei tendendogli la mano per salutarlo.
“Piacere mio, Claus.” Disse il ragazzo stringendo la mano di Tanya molto vigorosamente. 
“Vogliamo andare a sederci?” Chiese Hilary.
Nella piazza, c’era un piccolo parco con dei tavolini quadrati contornati da panche per sedersi. 
“Io passo e vi lascio da sole, e chissà quante cose avrete da dirvi. Solamente una cosa Hilary... andrai sabato alla festa al ristoro di Sally? Vorrei accompagnarti, se ti fa piacere.” Chiese Claus molto convinto. 
“Certo Claus che andrò alla festa, l’ho promesso a Sally. E mi farebbe piacere se mi accompagnassi. Ci vediamo alle otto sabato sotto casa mia.” Rispose Hilary con le guance colorate di rosa per l’imbarazzo. 
Si salutarono, e Tanya non perse occasione per punzecchiarla. 
“Finiscilla Tanya!! Non mi piace Claus. E' solo un vecchio amico che era mio vicino di casa quando eravamo bambini. Insomma, tu vedi sempre quello che non c’è.” Disse Hilary un po’ irritata. 
“Va bene, va bene. Non ti scaldare tanto! Era così per dire, perché ti ho visto arrossire mentre parlavi con lui.” Rispose Tanya. 
“Tanya, parliamo di cose serie. Sai che ho deciso di andare a Wako, e voglio realizzare il desiderio di mia nonna, che mi ha detto quando mi è apparsa in sogno con mio padre. Ma ho un po’ di timore, non so cosa troverò là.” Disse Hilary. 
“Hilary, non ti preoccupare di questo, vai là e vedi. Realizzare il desiderio di tua nonna è una bella cosa, ed io sono dalla tua parte.” Rispose Tanya. 
Finalmente arrivò anche Michael. 
“Ciao ragazze, scusate il ritardo.” Disse Michael, baciando Tanya appassionatamente sulle labbra. 
“Michael non ti devi scusare. Ll’importante è che ora tu sia qui.” Rispose Hilary. 
Si alzarono dal tavolo, ed andarono a fare un giro per la piazza tutta innevata. La piazza era piccola, circondata da molti negozi con le vetrine addobbate per il Natale, ed era lastricata di piccoli ciottoli grigi chiari con al centro un gazebo bianco tutto addobbato con le luci natalizie e una stella sulla punta. Poco più in là c’era un piccolo parco, con dei tavolini quadrati di legno scuro con intorno panche di legno, anch’esse di legno scuro. Hilary prese a camminare, stringendosi il cappotto di più al suo corpo dao che si era alzato un lieve venticello gelido che le fece alzare i capelli. Si fermarono davanti ad un chiosco di zucchero filato, ed Hilary ne comprò un po’. Le ricordava quando da bambina ci andava con suo padre e puntualmente glielo prendeva, dicendo di non dire niente a sua madre, sennò li avrebbe sgridati, perché non voleva che mangiasse niente prima di pranzo o di cena. A pensare a quel ricordo nacque un sorriso sul volto di Hilary fu riscossa da Tanya 
“ Michael, lo sai che la nostra Hilary finalmente si è decisa ad andare a Wako.” Disse Tanya al fidanzato. 
“Davvero sono contento che si sia decisa. Non poteva non andarci più perché quel posto le ricordava sua nonna.” Rispose Michael. 
Rimasero a chiacchierare un altro po’, poi riaccompagnarono Hilary a casa. 
“Hilary, domani andiamo a comprare un vestito per la festa. Non sento storie.” Disse risoluta Tanya. 
Ad Hilary non piaceva fare shopping, ma accettò di andare o Tanya non avrebbe smesso di darle il tormento, e si accordarono per il giorno dopo. Si salutarono, ed Hilary entrò in casa dove trovò la madre che leggeva sul divano con una coperta sulle gambe. Non la sentì arrivare.
“Mamma sono tornata.” Disse Hilary.
La madre alzò la testa dal libro e le fece un sorriso. 
“Hilary bentornata. Come è andata? Ti sei divertita?” Chiese la madre.
“Sì, sono stata bene e mi sono divertita. E' andata molto bene.” Rispose Hilary, dogliendosi il cappotto e appendendolo all’attaccapanni, poi si andò a sedere sul divano vicino alla madre e le prese le mani. 
“Mamma posso lasciarti sola? Non ti dispiace che vado a Wako? Non starò tranquilla se non sei tranquilla tu.” Disse Hilary. 
“Tesoro io starò bene, puoi lasciarmi sola. Stai tranquilla e non pensare a me, sai sono felice che tu vada a Wako.” Rispose con molta calma. 
Hilary abbracciò la madre per rassicurarla, ma era più una rassicurazione per se stessa, poi si staccò dall’abbraccio, si alzò dal divano e salì in camera per andare a dormire. Anche la madre si alzò dal divano, e seguì la figlia su per le scale per andare a letto. Hilary entrò in camera sua, si mise il pigiama e si infilò dentro il piumone, addormentandosi. 
La mattina dopo, Hilary si svegliò più riposata. Uscì dal letto e si accorse che stava piovendo osservando la finestra. Non si diede per vinta, si fiondò in bagno per farsi una doccia calda, si vestí con pantaloni e maglione caldi, e scese in cucina a fare colazione. Come ogni mattina, la madre si stava versando del caffè in una tazza. Si avvicinò alla madre, le diede un bacio sulla guancia, ed aprendo un anta della credenza prese una tazza per versarsi anche lei il caffè. Si sedettero al tavolo, dove la madre aveva già preparato due  piatti con uova e pancetta, e mangiarono. 
“ Hilary cosa farai oggi?.” Chiese la madre. 
“Andrò con Tanya a comprare il vestito per la festa di domani. Non ho potuto rifiutare, anche se non mi piace fare shopping, perché se no non la finiva più.” Rispose Hilary. 
“ Hilary, Tanya ha ragione. Devi avere un vestito, visto che non ne hai di carini.” Disse la madre. 
“D’accordo, d’accordo mamma. Ci andrò, non voglio discutere su questo. Io e Tanya ci vedremo al ristoro di Sally, poi andremo a fare shopping.” Rispose Hilary. 
Finirono di fare colazione, ed Hilary aiutò la madre a riordinare. Poi indossarono il cappotto, presero l’ombrello ed uscirono di casa. Hilary aprì l’ombrello per non far bagnare entrambe, e si avviarono alla macchina. Partirono alla volta della libreria, dove Hilary parcheggiò davanti alla vetrina, scendendo con l'ombrello aperto per accompagnare la madre fino al negozio. 
“Ciao mamma, io vado da Tanya al ristoro di Sally. Ci vediamo più tardi.” Disse Hilary.
E si avviò al ristoro di Sally, arrivata sulla soglia chiuse l’ombrello ed entrò posando l’ombrello nel portaombrelli vicino alla porta. Vide subito Tanya seduta al bancone, si incamminò verso di lei e le mise una mano su una spalla. 
“Ciao Tanya. Quando vuoi andare, io ci sono.” Disse Hilary. 
“Ciao anche a te Hilary. Siediti, che ti offro qualcosa. Cosa prendi?” Chiese Tanya. 
“Grazie Tanya. Prendo un tè per riscaldarmi. Fuori fa un freddo e piove pure, questo non ci voleva.” Rispose Hilary. 
Consumarono le loro ordinazioni, ed una volta pronte andarono al negozio di Ollie.  
Hilary conosceva la signora Ollie da quando era nata... Bè, in realtà Hilary conosceva quasi tutti gli abitanti di Laurel, visto che era una piccola cittadina. Entrarono nel negozio, ed Ollie salutò Tanya. 
“Ciao Tanya, qual buon vento ti porta qui?” chiese Ollie avvicinandosi a loro e solo allora notò anche Hilary, abbracciandola. 
“Hilary, quanto tempo! Ho saputo che sei diventata una scrittrice. Guarda caso, ho proprio qui il tuo libro. Non è che potresti farmi una dedica?” Chiese Ollie.  
“Certo Ollie che posso, Dammi il libro.” Rispose Hilary. 
Ollie andò dietro il bancone, prese il libro e tornando dalle due ragazze lo diede a Hilary.  
“Ecco Hilary, sei sempre così gentile.” Disse Ollie con un sorriso.
Hilary le fece la dedica e Ollie rimise via il libro. 
“Ragazze cosa fate qui?” chiese Ollie.  
“Siamo qui per scegliere un vestito per la festa di domani al ristoro di Sally.” Disse Tanya.
"La festa bella di Sally! Io ci vado ogni anno e devo dire che è sempre più bella e divertente.” Rispose Ollie.  
“Certo Ollie. Hilary per questa occasione non ha un bel vestito da mettersi.” Disse Tanya. 
“Bene ragazze, seguitemi. Vi farò vedere dei vestiti.” Rispose Ollie.  
Le due ragazze seguirono Ollie, che diede loro dei vestiti da provare. Tanya prese Hilary per un braccio e la portò nel camerino, poi uscì andandosi a sedere su una poltroncina rossa, aspettando che uscisse con i vestiti per farli vedere. Hilary rassegnata iniziò a provarsi i vestiti e farsi vedere da Tanya e Ollie.  
Non sapeva quale scegliere, non gliene piaceva nemmeno uno, ma alla fine optò per un abito blu dritto con le maniche corte, molto semplice, e uscì per farlo vedere. Tanya storse il naso. 
“Che c’è Tanya, non ti piace? Ma è l’unico vestito decente che sono riuscita a trovare! Non voglio sembrare appariscente e volgare. In fondo è solo una festa al ristoro di Sally, e non credo che bisogni vestirsi in modo particolare.” Disse Hilary.  
“Cara Hilary, questo vestito ti sta benissimo e credo che dovresti comprare questo.” Disse Ollie per stemperare la tensione.  
Alla fine, Hilary prese l'abito, e anche Tanya già che c’era comprò un vestito giallo senza maniche incrociato sul seno, molto carino. Pagarono e salutarono Ollie. 
“Ciao Ollie, grazie per averci aiutato con i vestiti. Ci vediamo domani sera alla festa da Sally.” Dissero all’unisono Tanya e Hilary. 
Uscite dal negozio, Hilary guardò l’orologio al suo polso, e vide che era ora di pranzo.  
“Tanya andiamo a mangiare da Sally, ti offro il pranzo. E' il minimo visto che mi hai aiutato a scegliere il vestito.” Disse Hilary. 
“Sì, ci sto. Andiamo da Sally che ho una fame da lupi, tutto questo cercare mi ha messo fame.” Rispose Tanya.  
Si avviarono da Sally. Hilary notò che ancora c’erano gli spazzaneve sulle strade, e molti abitanti stavano spalando la neve nel vialetto di casa, cospargendovi sopra anche del sale così da poter parcheggiare le auto con più facilità. 
Hilary in un certo senso era felice di essere ritornata lì a Laurel. Stava bene in California, ma non si era ancora abituata a vivere in una grande città.
Arrivarono da Sally, dove incontrarono Claus.  
“Ciao ragazze, cosa avete fatto di bello stamani?.” Chiese Claus.  
“Siamo andate da Ollie ad acquistare un vestito adatto per la festa di domani.” Rispose prontamente Tanya.  
“Molto bene. Vi va se mi unisco a voi per il pranzo?.” Chiese Claus tutto allegro. 
“Certo Claus che puoi unirti a noi.”  Rispose Hilary. 
I tre presero posto ad un tavolino, ed immediatamente arrivò la cameriera.  
“Cosa vi porto?” Chiese la cameriera. 
Hilary ordinò una zuppa calda, una delle specialità della famiglia di Sally, mentre Tanya ordinò un insalata di pollo e Claus decise per gli spaghetti con le polpettine al sugo.  
“I vostri ordini arriveranno subito.” Disse la cameriera dopo aver scritto sul suo taccuino.  
Squillò il telefono, ed Hilary notò che si trattava della sua menager Angie. Sbuffò, non potendone più delle insistenze di quella donna.  
“Ragazzi io esco un attimo. Devo rispondere alla mia menager.” Disse Hilary ai due. 
Uscì dal ristoro e rispose.  
“Ciao Angie, cosa vuoi questa volta?” Chiese Hilary.  
“Hilary non ti arrabbiare, ma la casa editrice mi ha chiamato per l’ennesima volta e mi ha messo pressione per avere il primo capitolo del nuovo romanzo.” Rispose Angie. 
Hilary non ne poteva più della manfrina di Angie, e nuovamente sbuffò infastidita. 
“Angie puoi dire alla casa editrice che avrà presto il primo capitolo. Dopodomani partirò per Wako, e lì in tutta tranquillità riuscirò a scrivere.” Rispose Hilary irritata. 
Salutò Angie e rientrò nel locale, si risedette al tavolo vedendo che erano arrivate le loro ordinazioni, iniziando a mangiare in silenzio. Tanya e Claus la guardarono straniti.
“Che c’è ragazzi, ho qualcosa che non va? Qualcosa di strano?” Chiese Hilary vedono che la stavano fissando con una faccia stranita.
“Hilary questo devi dircelo tu. Sei rientrata molto strana nel locale.” Dissero i due  all’unisono. 
“Non è successo niente, ragazzi. Sono solo irritata con la mia menager chiama solo per sapere se ho iniziato a scrivere il primo capitolo del nuovo romanzo perché la casa editrice le fa pressioni.” Rispose Hilary. 
Finirono di mangiare ed uscirono dal locale, salutandosi. Hilary si avviò alla libreria, dove entrando trovò la madre che stava finendo di pranzare, seduta ad un tavolino.  
“Mamma come mai mangi qua tutta sola? Potevi venire al ristoro.” Chiese Hilary. 
“Figliola non mi andava di venire al ristoro. E poi volevo finire le bozze dei manifesti con le tue idee e si è fatto tardi, così ho deciso di mangiare qui. Ho chiamato Sally, ordinato e mi hanno consegnato il pranzo. A proposito, a te come è andato lo shopping con Tanya?” chiese la madre.  
“È andato molto bene. Ho preso un abito, e poi siamo andate a mangiare al locale, dove abbiamo incontrato Claus che si è unito a noi.” Rispose Hilary. 
La ragazza tirò fuori dalla busta il vestito per farlo vedere a sua madre. 
“ Molto carino il vestito, tesoro.” Rispose la madre.  
Rimasero in negozio fino a tardi quel giorno. Doveva arrivare un carico di libri con un corriere per la raccolta fondi della scuola elementare locale, che puntualmente arrivò in ritardo. Dovevano pure allestire il banchetto con sopra i libri, ma ci avrebbero pensato il giorno dopo, erano troppo stanche. Infatti, appena il corriere se ne fu andato, infilarono i cappotti, chiusero la libreria e tornarono a casa.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Una volta a casa, Hilary salì in camera sua per indossare il vestito che aveva comprato e scese in soggiorno a farsi vedere da sua madre. La donna era intenta a sistemare la fiamma del camino, decidendo di fare la brace sul camino, voltandosi poi verso la figlia. Quando la vide col vestito addosso rimase senza fiato, ed anche se era semplice, a lei stava benissimo. 
“Hilary, sei bellissima con quel vestito! Hai scelto proprio bene, è semplice ma addosso a te fa la sua figura.” Disse la madre.  
“Grazie mamma. E' che non sapevo quale scegliere, e lo sai che io e lo shopping non andiamo d’accordo. Cosa cucinerai per cena stasera?” Chiese Hilary. 
“Stasera per cena ci sarà una grigliata sul camino. Non mi sembra il caso di usare il barbecue con questa neve, e freddo c’è fuori.” Rispose la madre.  
“Ok mamma, vado a togliermi il vestito e poi ti aiuto.” Disse Hilary.  
Salendo in camera, si tolse l'abito e si mise una tuta grigia, e riscendendo in soggiorno vide la madre che stava posizionando la grigia sulla brace del camino. Hilary andò in cucina a prendere la carne, il pesce e le verdure da grigliare, e tornò in soggiorno per porgere le ciotole alla madre, che finì di posizionare la griglia per poter sistemare sopra la carne per farla cuocere. Mentre aspettava, si sedette sul divano con sua figlia, che nel frattempo stava controllando e rispondendo alle email dal suo cellulare.  
“Mamma, sarò all’altezza di realizzare il desiderio della nonna?” Chiese a bruciapelo Hilary.  
“Certo cara. Se tua nonna in sogno ti ha affidato questo compito, vuol dire che sei all’altezza. Chi meglio di lei può saperlo, visto che ti conosce molto bene.” Rispose la madre.  
Finito di rispondere alle email, Hilary andò a controllare la carne sulla brace, e vedendola quasi cotta la girò, tornando poi a sedersi. La madre versò due bicchieri di vino rosso per sé ed uno lo consegnò a sua figlia.  
“Voglio fare un brindisi, a te figliola. Al tuo libro, che sia un successo. Voglio brindare anche al desiderio di tua nonna, che a breve ti realizzerai.” Disse la madre, facendo tintinnare il suo calice con quello della figlia.  
“Oh mamma, così mi fai piangere. Ti voglio bene, e te ne voglio anche perché hai sempre creduto in me.” Rispose Hilary abbracciandola.  
La madre si staccò dall’abbraccio ed andò a levare la carne dalla brace, mettendoci i gamberetti e le verdure a cuocere, posando il vassoio sul tavolino.  
“Hilary, prendi un piatto e serviti. Mangeremo davanti al camino per questa sera.” Disse la madre.  
La figlia andò a togliere anche le verdure ed il pesce dalla brace, mettendoli nel vassoio con la carne, e si servì. Mangiarono sorseggiando il vino, e dopo aver sparecchiato si misero sul divano con una coperta, un buon libro ed il calice di vino appoggiato sul tavolino da caffè. Quelle erano le serate che Hilary amava: stare in casa davanti al camino a leggere con una coperta sulle gambe e un buon calice di vino.
Ad una certa ora andarono a dormire da quanto erano esauste.
La mattina dopo madre e figlia si svegliarono in contemporanea. Ad Hilary era venuta un’idea e voleva parlarne con sua madre. Si fece una doccia veloce, si vestì e scese in cucina, dove Merylin arrivò poco dopo di lei, trovandola intenta a fare i caffè.  
“Buongiorno Hilary, dormito bene? Pronta per la festa di stasera?” Chiese la madre. 
“Buongiorno mamma, e si dormito bene. Senti, a proposito della festa di stasera, non è che oggi potresti portare via Sally dal ristoro? Vorrei farle una sorpresa e decorarle il locale.” Chiese Hilary alla madre.  
“Non saprei, dovrei stare alla libreria. Ma non importa ti darò volentieri una mano portando Sally in giro, Magari potremo andare a comprare il vestito per la festa.” Rispose la madre.  
Hilary fu felicissima.  
“Grazie grazie mamma, sapevo di poter contare su di te. Sei la migliore!” Disse Hilary correndo ad abbracciarla e dandole un bacio sulla guancia.
Una volta pronte uscirono di casa, decidendo di andare a piedi alla libreria, poiché era una bellissima mattina piena di sole. Anche se quella notte era caduta altra neve e c’era un freddo pungente, era l’ideale per passeggiare. Arrivate al negozio, entrarono. Hilary era soddisfatta dell’albero di natale che aveva comprato il giorno prima con sua madre da Lourence. Lo avevano decorato insieme e faceva la sua figura, facendo respirare ava aria di natale. 
Tanya quella mattina passò alla libreria. 
“Ciao Hilary, ti ricordi che ci prepariamo insieme a casa tua questa sera per la festa?” Le rammentò l’amica. 
“Certo che mi ricordo Tanya, non ti preoccupare.” Rispose Hilary. 
Quando Tanya se ne fu andata, Hilary e sua madre andarono al ristoro di Sally a pranzare, sedendosi al  bancone. 
“Ciao ragazze, cosa posso portarvi?” Chiese Sally.  
“Sally potresti portarci dei sandwich e due bottiglie d’acqua, grazie.” Rispose Merilyn. 
Arrivarono le ordinazioni, mangiarono, e dopo Merilyn prese sottobraccio Sally. 
“Senti Sally, hai un vestito per questa sera? Mi piacerebbe andare con te a comprarne uno da Ollie, visto che non ne ho.” Chiese Merilyn. 
“In effetti, ora che mi ci fai pensare non ne ho, e mi farebbe piacere andare con te a comprarne uno.” Rispose Sally.  
“D’accordo Sally, per me possiamo andare anche ora a comprarlo.” Disse Merilyn facendo l’occhiolino alla figlia non vista dall'amica.  
“Si Merilyn, dammi un secondo che chiedo se qualcuno mi può sostituire per un po’.” 
“Sally vai tranquilla con mia madre, resterò io qui. Non ti preoccupare.” Disse Hilary.
“Grazie Hilary, è molto gentile da parte tua.” Rispose Sally. 
“Andiamo Sally, non c’è tempo da perdere. Ciao Hilary, e buona fortuna.” Disse la madre. 
Sally e Merilyn si misero i cappotti e uscirono per andare da Ollie. Quando Hilary rimase sola al ristoro, si mise subito al lavoro andò insieme alla cameriera Lydia nel retrobottega, a prendere gli scatoloni con le decorazioni per la festa.
A fine sistemazione del locale, non era ancora soddisfatta, guardandosi intorno per capire cosa mancasse.  L’albero di natale, ecco cosa mancava! Decise di andarlo a comprare da Lourence, infilandosi il cappotto ed avvertendo la cameriera. 
“Lydia, io vado a prendere l’albero di natale per il ristoro da Lourence e torno subito. Ti lascio il comando.” Disse Hilary.  
“Certo Hilary, vai con calma e non ti preoccupare.” 
Hilary uscì dal ristoro e si avviò al vivaio di Lourence. Faceva molto freddo quel pomeriggio, in quanto era calato il sole, e si era anche alzato il vento. Arrivata al vivaio, si mise a cercare l’albero di natale perfetto.
Dopo un po’ vide Claus.  
“Ciao Claus, cosa fai qui al vivaio?”  Gli chiese.  
“Ciao Hilary! Qual buon vento, anche tu qua. Cosa cerchi? Sono qui per l’albero di Natale per casa mia.” Rispose il ragazzo.  
“Anche io sono qui per l’albero di natale per il ristoro di Sally. Le voglio fare una sorpresa per la festa di questa sera.” Rispose Hilary.  
“Se vuoi ti posso dare una mano a cercarlo. Il mio l’ho già trovato e sto aspettando Lourence che venga ad aiutarmi per poterlo mettere sopra la macchina e portarlo a casa.” 
“Grazie Claus, mi farebbe piacere il tuo aiuto. Non saprei proprio quale prendere.” Disse Hilary.  
Detto fatto, insieme si misero a cercare l’albero di natale, trovarono dopo parecchi minuti. E solo in quel momento, Hilary si accorse però di non avere la macchina e non potendo portarlo al ristoro.  
“C’è qualcosa che non va, Hilary?” Chiese Claus. 
“ No, in teoria mi sono scordata che ci voleva la macchina per portarlo. Ma siccome stamani non sono venuta alla libreria con l'auto, ora non so come portare l’albero al ristoro.” Rispose Hilary. 
“Non ti preoccupare, ti do una mano io. Lo caricheremo sulla mia macchina e lo porteremo al ristoro, non c’è problema.” Disse Claus. 
“Grazie sei gentile.” Rispose Hilary. 
Caricarono anche il suo albero con l’aiuto di Lourence, poi partirono diretti al ristoro .Claus aiutò a scaricare l’albero e lo portarono dentro, dove li attendeva Lydia con le decorazioni.
“Hilary hai fatto un un ottimo lavoro. E' tutto bellissimo qui.” Disse Claus.  
“Grazie Claus. In effetti, non mi ci è voluto molto e mi sono divertita.” Rispose Hilary. 
“Io vado. Ci vediamo questa sera.”
Hilary mise l’albero vicino al bancone ed iniziò a decorarlo insieme a Lydia. L'albero di natale ci stava molto bene ed era di media altezza, ed Hilary lo aveva decorato con le palline rosse e blu.
Verso le sei tornarono Sally e sua madre, piene di buste.  
"Ciao a voi. Vedo che ci avete dato dentro con gli acquisti." Disse Hilary.  
“Tua madre mi ha fatto comprare mezzo negozio dicendo che il mio guardaroba era datato! Non sapevo come fermarla.” Disse Sally.  
“Ti capisco, fa così anche con me! Per questo non la porto mai quando mi decido ad andare a fare shopping.” Rispose Hilary.  
Sally notò solo in quel momento degli addobbi.  
“Hilary, ma sei stata te a mettere le decorazioni e l’albero?” Chiese Sally.  
“Si, sono stata io. Volevo farti una sorpresa.” 
“E ci sei riuscita mia cara. E' tutto stupendo, grazie.” Rispose Sally.  
“Ehi io sono qui!” Disse la madre.  
“Oh mamma, scusa. Sai non volevo escluderti.” Disse Hilary. 
“Non fa niente cara. Ma ora andiamo, che dobbiamo prepararci.” Disse la madre. 
Hilary si mise il cappotto, salutò Sally e con la madre uscì dal ristoro, avviandosi verso casa.
Una volta arrivate, si tolsero i cappotti. Mentre aspettava l’arrivo di Tanya, Hilary andò in cucina a preparare del tè nel frattempo che la madre appoggiava le buste con gli acquisti sul divano per poi accendere il camino. 
“Mamma, lo vuoi un po’ di tè?” Urlò Hilary dalla cucina per farsi sentire. 
“Sì Hilary, grazie. Ci vuole proprio per riscaldarsi.” Rispose la madre.  
Acceso il camino, la madre andò in cucina da Hilary, e si sedette sullo sgabello dell’isola aspettando la tazza di tè.  
“Mamma, io domani partirò per Wako, così vedrò in che stato è la casa di nonna e cercherò una ditta che la ristrutturi per farla diventare un bed & breakfast.” Disse Hilary a sua madre.  
“Bene Hilary, non vedevo l’ora che tu partissi, e finalmente ti sei decisa.” Rispose sua madre. 
Hilary prese le due tazze sulla credenza dietro di lei, ci mise le bustine del tè e appena il bollitore fischiò, vi ci versò dentro l’acqua. Mentre stavano prendendo il tè, arrivò Tanya.  
“Salve signora Word, ciao Hilary. Andiamo in camera a prepararci, sennò faremo tardi alla festa.” Disse Tanya.  
Prese Hilary sottobraccio e la trascinò in camera. La madre finì di prendere il tè, ed anche lei andò a prepararsi. Le ragazze si fecero una doccia veloce poi Hilary prese il suo vestito dall’armadio, vi abbinò un paio di décolleté con tacco alto nere si vestì. Intanto, anche Tanya aveva indossato il suo abito lungo fino a terra, con uno spacco su tutta la coscia sinistra di colore verde con le bretelline. Una volta sistemato trucco e acconciature, le ragazze scesero in soggiorno per attendere la madre. Hilary doveva aspettare Claus, che si era offerto di andarla a prendere per andare insieme alla festa. Quando finalmente arrivò, il ragazzo suonò al campanello, e la ragazza prese il cappotto ed uscì.  
“Ciao Claus, come sei elegante!” Disse Hilary.  
“ Ciao a te Hilary. Anche tu sei molto elegante con questo vestito.” Rispose lui, aiutandola a mettere il cappotto, e subito dopo anche a salire in auto aprendole la portiera, prendendo il posto dal lato del guidatore e partendo per il ristoro di Sally.  
Arrivati davanti al ristoro, Claus scese dall’auto aprì la portiera ad Hilary, ed entrarono al ristoro di Sally, ed Hilary si meravigliò del risultato perfetto dei suoi sforzi per decorare il locale. Arrivarono pure la madre con Tanya e Michael, e la donna andò a salutare sua figlia e Claus.  
“Hilary sei bellissima vestita così. Ed anche tu Claus sei molto elegante.” Disse la madre. 
“Grazie mamma, anche tu stai molto bene vestita così.” Rispose Hilary. 
“Grazie signora Word, anche lei è molto elegante.”

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Capitolo 8
*** Capitolo8 ***


“Sei molto caro e gentile, Claus.” Disse Merilyn. 
La donna andò a salutare alcuni amici, congedandosi dai due ragazzi. 
“Claus, ti dispiace se vado un attimo a salutare Tanya e Michael? Torno subito.” Disse Hilary. 
“Vai pure Hilary. Mi ritroverai qui quando hai finito di parlare con loro.” Rispose Claus.
Hilary si incamminò verso gli amici.  
“Ciao ragazzi tutto bene? Vi piacciono le decorazioni e l’albero?” Chiese Hilary. 
“Certo sono molto belle. E l’albero con questi colori rosso e blu è molto elegante.” Dissero Tanya e Michael. 
Hilary prese un altro bicchiere di spumante dal vassoio di un cameriere di passaggio, tornò poi da Claus, ed andarono a salutare la madre di quest'ultimo, Margaret, che riconobbe subito la ragazza.  
“Ciao Hilary, quanto tempo che non ti vedevo! Devo dire se diventata proprio una bella ragazza.” 
“Grazie signora Mortimer, ma non esageri però.” 
Claus chiese a Merilyn di ballare. 
“Signor Word mi può concedere questo ballo?” domandò il ragazzo, facendo un inchino e baciandole la mano. 
“Claus come sei galante. Accetto volentieri di ballare con te.” 
Claus la prese per la mano e la condusse sulla pista da ballo improvvisata.  
“Signora Word, sa che è una ballerina molto brava.”  
“Claus così mi imbarazzi. Me lo ha insegnato mio marito.” Rispose Merilyn arrossendo.  
Finita la canzone tornarono da Hilary.  
“Hilary, dovresti proprio ballare con Claus. E' un ballerino provetto!” Disse la madre.  
“Mamma, così mi metti in imbarazzo.” Arrossendo Hilary rispose alterata. 
“Su, non prendertela. Sai che tua madre è così.” Si intromise Tanya.  
Hilary irritata uscì dal ristoro per prendere aria e calmarsi, rientrando poco dopo una volta che si fu rilassata.  
“Hilary, mi concederesti questo ballo?” Le chiese Claus avvicinandosi.  
“Certo molto volentieri.” 
Andarono sulla pista da ballo a ballare.  
Quando la festa finì, Claus si offrì di riaccompagnare Hilary e sua madre a casa, dove una volta a casa, le due donne si ritirarono ognuna nella propria stanza, poiché la mattina dopo, Hilary sarebbe partita per Waco.
Hilary salì in camera sua, si tolse le scarpe e il vestito mettendosi il pigiama, infilandosi sotto il piumone ed addormentandosi all’istante molto rilassata. La mattina dopo si alzò, si vestì, per poi scendere in cucina e prendere una tazza dalla credenza e servirsi il caffè, sedendosi sull’isola mentre la madre stava preparando dei panini da darle per il viaggio.  
“Mamma non c’è bisogno di prepararmi i panini. Sull’aereo non mi affamano, passano con il pranzo. Non ti preoccupare.” 
“Mi fa piacere prepararteli, non mi ci vuole niente.” 
Hilary la lasciò fare, in fondo le faceva tenerezza con quanta cura stava preparando i panini, che decise di non infierire. Finì di fare colazione e tornò in camera sua, controllò ancora una volta la valigia per assicurarsi di non aver dimenticato nulla, la chiuse e scese nel soggiorno, raggiungendo la madre in cucina.  
“Mamma io vado all’aeroporto sennò rischio di fare tardi. Ciao, e mi raccomando di farti aiutare a realizzare le mie idee.” 
“Si si Hilary, non ti preoccupare. Parti serena, mi farò aiutare. Mi stavo per scordare, prendi questi panini. Fammi contenta.” La madre le allungò il sacchetto con i panini.  
Hilary lo prese e lo mise nella borsa, andando in soggiorno per prendere la valigia. Diede un bacio sulla guancia allamadre ed uscì di casa, diretta verso l’aeroporto.
Arrivata, tirò un sospiro.  
“Andiamo, si aprono le danze. Non devo essere nervosa.” Pensò Hilary scendendo dal veicolo. Prese la valigia e riconsegnò la macchina presa a noleggio, avviandosi dentro all’aeroporto verso il gate scritto sul biglietto.  
“Signorina salve, il volo per Waco?” 
“Signorina, mi faccia vedere il biglietto per favore.” Chiese l’addetta al gate.  
Hilary frugò dentro la sua borsa. prese il biglietto e lo porse all’addetta, che lo guardò e le indicò che quello era il gate giusto. Strappò il biglietto e la invitò a salire a bordo. Hilary lasciò le valige sul nastro trasportatore e salì, posando il bagaglio a mano nella cappelliera e si sedendosi al suo posto.
 
“Allacciate le cinture, siamo pronti al decollo.” La voce del pilota uscì dalle casse dell'altoparlante.  
Hilary allacciò le cinture di sicurezza, l’aereo decollò, e si addormentò quasi subito.
Fu svegliata da un hostess per il pranzo.  
“Signorina si svegli c’è il pranzo.” 
“Grazie.”  
Hilary si stiracchiò. Aveva dolori ovunque, e si mise a sedere per iniziare a mangiare qualcosa.
In breve arrivò a Waco, in Texas.
Scese dall’aereo ed andò a ritirare i bagagli al nastro trasportatore. Uscita dall'aeroporto, tirò un sospiro, incamminandosi per cercare un taxi, ed una volta salita sulla vettura diede l’indirizzo di casa della nonna, e l’autista partì portandola a destinazione.
Hilary rimase a bocca aperta nel vedere la casa, una villetta tipica del luogo un po’ malmessa, ma quello era normale, poiché dalla morte della nonna non c’era andato più nessuno, nemmeno lei.
Pagò il tassista e prese i bagagli, avviandosi sulle scale del portico della casa, facendo attenzione alle assi traballanti e marce della pavimentazione, evitando di mettere un piede in fallo e farsi male.  Provò ad aprire la porta, trovandola bloccata. Cercò ed aprì con non poche difficoltà una finestra che si potesse aprire, e con alcune peripezie entrò finalmente in casa.
Non era messa bene constatò Hilary. C’era una sezione del tetto in soggiorno completamente distrutta, la disposizione degli ambienti era molto strana che quasi faticò a capire in che ambiente si trovasse ogni volta che si muoveva. La cucina aveva un odore di muffa, mentre il bagno era semidistrutto, e nella camera da letto qualcuno aveva fatto pipì sulla moquette.
Hilary odiava la moquette, dicendosi che doveva trovare qualcuno che le ristrutturasse casa, facendo in modo che il desiderio di sua nonna prendesse vita. La ragazza non sapeva come fare non conosceva nessuno lì, decidendo di andare a dare un occhiata alla cittadina.
Mentre girovagava, Hilary vide una piccola caffetteria, vi entrò e si mise in fila per ordinare. Nell'attesa, vide un bambino correre dentro il locale, finendo poi per scontrarsi con le sue gambe e cadere col sedere per terra. Il piccolo stava per mettersi a piangere, ma Hilary prontamente si accovacciò alla sua altezza. 
“Ehi ehi tutto bene? Non è successo niente. Come ti chiami? Io sono Hilary, piacere.” 
“Ciao, io mi chiamo Tommy. Il mio papà dice che non devo parlare con gli estranei.” 
“Certo Tommy, il tuo papà ha ragione ma con me puoi parlare. Ma dove è ora tuo padre? Non credo che tu sia venuto qua da solo.” 
“No no mio papà starà per entrare. Ho voluto fare una corsa a chi arrivava qui per primo da zia Molly.” 
In quel preciso momento, entrò in caffetteria un giovane ragazzo alto e magro, con addominali scolpiti e capelli biondo cenere lunghi fino alle spalle. Indossava un paio di jeans scuri e una camicia bianca con un gilet nero sopra, per poi mettersi ad urlare. 
“TOMMY PICCOLA PESTE, DOVE TI SEI CACCIATO? VIENI FUORI!” 
“Tommy scusa, è quello tuo padre?” Gli disse Hilary, indicandolo.  
“ Sì è proprio lui mio padre, e non sembra contento. Papà sono qua non urlare.” 
Il padre di Tommy si voltò verso il figlio. 
“Eccoti qua ,piccola peste.” 
“Papà ti presento la mia nuova amica Hilary.  Sei mia amica vero?”

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Arrivati alla Magnolia srl scesero dall'auto, ed Hilary era rimasta incantata dal posto vedendo i silos. Era un posto molto grande, ed avviandosi dentro gli uffici, chiesero di poter parlare con la titolare.
“Piacere sono la titolare, Joanna Stevens in Gains. In cosa posso esservi utile?” porse loro la mano la donna che si presentò loro.
“Salve, mi chiamo Zac Gosselaar e lei è Hilary Word. La signorina avrebbe bisogno de vostri servizi.” Stringendole la mano.
“Signorina Word è un piacere conoscerla.” rispose la donna alla stretta.
“Signora Gains, io ho una casa qui a Waco che era di mia nonna. Non è messa bene perché da quando è morta nessuno è più andato ad occuparsene e quindi è in stato di abbandono. Vorrei che voi la ristrutturasse facendone un bed & breakfast, come era desiderio di mia nonna.”
Mentre parlavano, entrò negli uffici anche Chip Gains, il marito della titolare. 
“Ciao tesoro. Ti presento la signorina Word e il signor Gosselaar. La signorina vorrebbe affidarci la ristrutturazione della casa di sua nonna per farla diventare un bed & breakfast.” disse Joanna.
“Salve signorina Word. Possiamo andare a vedere la casa così ci faremo un’idea?” Chiese Chip Gains.
“Certo signor Gains, anche subito possiamo andare a vederla.” rispose Hilary.
“Va benissimo, in questo momento non abbiamo nulla da fare.” Dissero all’unisono Joanna e Chip.
Uscirono dagli uffici della Magnolia srl Zac, e arrivati a destinazione scesero dalle macchine. 
Non appena vide lo stato della casa fuori, Chip non seppe che dire riguardo lo stato degli esterni.  Andarono a vedere anche l’interno della casa, dove Joanna disse come l’avrebbero ristrutturata per farla diventare un bed & breakfast. Hilary ne fu entusiasta, ed alla fine tornarono agli uffici della Magnolia srl. 
“Allora vi siete fatti un’idea su come ristrutturarla? Mi piacciono le idee che ha avuto Joanna, per cui vi affido la ristrutturazione.” decretò Hilary.
“Grazie signorina Word, siamo onorati ed inizieremo domani mattina.” cinguettò Joanna.
“Scusate, Zac mi ha detto che avete anche un bed & breakfast. Non è che disponete di una stanza libera mentre ristrutturerete la casa? Non saprei dove andare.” chiese Hilary.
“Certo che abbiamo una stanza libera. Vi ci portiamo subito.”
Uscirono dalla casa e salirono in auto. Chip e Joanna portarono Zac e Hilary al B&B, e quando la ragazza lo vide rimase senza parole dallo stupore. 
“È bellissimo! Non ho parole. Molto caratteristico e mi piace come lo avete sistemato ed arredato.”
Hilary era sempre più convinta di aver fatto bene ad affidare a Chip e Joanna la ristrutturazione della casa di sua nonna, e nel mentre le squillò il cellulare. 
“Scusate devo rispondere, è mia madre.”
Hilary uscì dal bed & breakfast per rispondere.
“Ciao mamma, come va con la libreria? Spero tutto bene. Qua a Waco per ora va tutto bene e pensavo fosse messa peggio la casa, ma ho trovato una ditta locale che la ristrutturerà e finalmente il desiderio di nonna si avvererà sono felice.”
Sentendo la figlia più rilassata e contenta, la madre fu felice anche lei.
“Sono felice per te tesoro mio. Non pensavo che l’avresti mai superata la morte di nonna, ma sentendoti così felice capisco che ne stai uscendo, anche se poco alla volta, e mi fa piacere questo.”
Hilary e sua madre si salutarono e la ragazza rientrò dentro. 
“Scusatemi ancora per l’interruzione, non capiterà più.”
Hilary pagò la stanza e Zac l’aiutò a portare la valigia in camera. 
“Grazie, sei stato molto gentile per tutto. Non era un tuo problema aiutarmi.”
“Hilary, sono contento di averti aiutato. E non mi ha pesato affatto, lo avrei fatto per chiunque.”
Tommy era rimasto a bocca aperta nel vedere la stanza tanto bella, che salì sul letto e si mise a saltare. 
“TOMMY, SCENDI IMMEDIATAMENTE DAL LETTO!! NON CI SI SALTA SOPRA CON LE SCARPE, SEI UNA PESTE.”
“Zac lascialo fare, non rimproverarlo Può saltare quanto gli pare sul mio letto, non ho problemi se vado in un letto sfatto.”
“Hilary è una questione di educazione! Non si è mai comportato così con persone che non conosceva. Scusalo.”
Zac andò vicino al letto e prese Tommy per la mano facendolo scendere .
“Tommy andiamo. Dobbiamo tornare a casa e poi papà deve andare via.”
Tommy era dispiaciuto di andarsene, e non voleva Hilary se ne accorse.
“Zac, scusa, io non ho niente da fare. Non è che potresti lasciarlo qua con me? Mi farebbe anche compagnia, così lo verresti a prendere dopo il lavoro mentre noi ci divertiremo insieme.”
Zac non sapeva se lasciarlo con lei o no, non voleva approfittare. 
“Dai papà, lasciami con Hilary! Dopotutto è mia amica. Ti prego! Giuro che sarò buono e non la farò arrabbiare.” insistette il bambino.
Zac ci pensò su un po’.
“Va bene. Se si comporta come si deve e non ti dà fastidio, può rimanere qui.”
Tommy cominciò a saltare e battere le mani.
“Sì, sì! Mi comporterò bene, te lo prometto papino bello. Grazie. Grazie.”
Tommy abbracciò suo padre con un enorme sorriso stampato in faccia, Zac salutò entrambi ed uscì per andare a lavoro. 
“Tommy, che ne dici se andiamo a fare una passeggiata?”
“Sì, andiamo.”
Hilary mise la giacca con cappello e sciarpa al bambino, e si vestì a sua volta, prese la borsa e uscirono. Tommy prese per mano Hilary e si incamminarono verso la piazza, dove c’era una piccola giostra, un teatrino dei burattini e dei carretti che vendevano zucchero filato e altre cose buone.
Hilary ci andava sempre con sua nonna. 
“Hilary, mi compri lo zucchero filato?” 
Si arruffianò Tommy. 
“Ehi! Sei un piccolo ruffiano sai? Ma va bene, te lo compro.”
Tommy sorrise felicissimo e abbracciò contento una gamba di Hilary, poi riprese a trotterellare, sempre tenendola per mano. La ragazza, vedendolo si mise a ridere. Tommy era un vero toccasana per lei con la sua allegria, e forse lì a Waco, con meno pensieri e oppressioni, avrebbe finalmente iniziato a scrivere il suo secondo romanzo. 
“Hilary, posso andare a vedere il teatrino dei burattini per favore?” Supplicò Tommy.
“Certo, ma non ti allontanare. Io sarò qua a sedere a questo tavolo, e quando sarà finito, andremo a comprare lo zucchero filato.”
Tommy annuì ed andò a sedersi sull’erba davanti al teatrino. Vedendolo felice, Hilary si mise a ridere. Non aveva mai visto un bambino più vivace di Tommy. Chiuse gli occhi, e mentre il sole le accarezzava il viso, pensò che quelle stesse cose le faceva lei con sua nonna ogni Natale che andava lì con suo padre e sua madre. Si ripromise di andare al cimitero a trovarla.
Lo spettacolo dei burattini finì e Tommy trotterellò da Hilary.
“Adesso mi compri lo zucchero filato come mi avevi promesso?”
“Certo piccolo, andiamo.”
Lo prese per mano e andarono ai camioncini che vendevano il cibo, fermandosi davanti a quello dello zucchero filato.
“Salve, mi dia un bastoncino di zucchero filato. Grazie.”
“Ciao Hilary. Non so se ti ricordi di me, ma sono passati anni l’ultima volta che ti ho visto eri una bambina. Sono Johnson Mitchell, ero diventato amico di tua nonna. Era molto gentile con me, e ogni volta che mi vedeva si fermava a fare due chiacchiere.”
Hilary lo osservò bene. Johnson era un uomo sulla settantina, con i capelli sale e pepe tagliati a spazzola. Indossava un paio di pantaloni beige e una maglietta bianca piena di macchie con un grembiule bianco, anch’esso macchiato in più punti.
“Certo che mi ricordo. E ricordo anche come facevi ridere me e la nonna con le tue battute divertenti.”
Johnson le diede lo zucchero filato e lei lo porse al piccolo Tommy, che quando lo vide sgranò gli occhi contento e felice di aver ottenuto il suo premio. 
“Andiamo piccolo. Torniamo al bed & breakfast ad aspettare il tuo papà.”
Tommy prese la mano di Hilary e le trotterellò accanto mangiando lo zucchero filato. Arrivati destinazione salirono in camera, e il bambino si mise sul letto addormentandosi, distrutto. Hilary se ne accorse e si avvicinò al piccolo per togliergli le scarpe e coprirlo con una coperta, mentre lei si mise al tavolino davanti al PC per provare a scrivere.
Dopo un po’ squillò il suo cellulare. 
“Mamma, ciao come va? Come vanno le cose? Mi ha fatto piacere la tua chiamata, e ti avrei contattato io più tardi.”
“Hilary, ciao figliola, va tutto bene. Sai, è venuta Sally ad aiutarmi per fare i volantini e i poster per le tue idee, ed ora dobbiamo solo sperare che qualcuno aderisca a queste iniziative. Ma piuttosto come te la passi a Waco? Spero tu sia più rilassata e abbia iniziato a scrivere.”
“Qua me la passo bene. Sono andata a vedere la casa di nonna, non è messa bene. Ma ho trovato un impresa locale che ristruttura case così da farla diventare un bed & breakfast. Domani inizieranno i lavori e chi conosce i ristrutturati mi ha detto che sono bravissimi.” disse Hilary.
“Mi fa piacere, tesoro. Non vedo l’ora di vedere il progetto finito, sarà sicuramente spettacolare.”
“Certo mamma. Appena sarà ristrutturata sarai la prima che la vedrai.”
Si salutarono, ed Hilary riprese a scrivere al PC, riuscendo a scrivere per circa una mezz’ora, quando senti bussare alla porta. 
“Avanti! È aperto puoi entrare.”disse la ragazza senza alzare la testa dal PC.
“Ciao Hilary, come è andata la giornata con Tommy?”
Hilary alzò di scatto la testa sentendo la voce di Zac. 
“Ciao, ben ritornato. lL giornata con Tommy è andata benissimo, si è comportato molto bene e siamo andati a vedere il teatro dei burattini in piazza. Mentre lui si godeva lo spettacolo, io mi sono rilassata su una panchina lasciandomi riscaldare il viso dai raggi di un pallido sole. Dopo siamo tornati in camera e Tommy, stanco come era, si è addormentato.”
Zac si voltò verso il letto, e solo allora si accorse di suo figlio che dormiva. 
“Grazie Hilary, non so come ringraziarti per aver badato a Tommy. Ora però c’è ne torniamo a casa.”
“Ma figurati, non mi devi ringraziare Zac. L’ho fatto molto volentieri, è un bambino dolcissimo. Lascialo dormire ancora. Vieni, ti offro un caffè nella cucina al piano di sotto.”
“Grazie, accetto molto volentieri il caffè.”
Hilary chiuse il PC, si alzò e portò Zac al piano di sotto dove di trovava la cucina. Era un ambiente open space con i mobili disposti su entrambe le pareti ed un'isola nel centro. I pensili erano di colore chiaro, alcuni con le ante in vetro, e gli elettrodomestici d’acciaio.
Zac si sedette su una sedia dell’isola della cucina, mentre Hilary preparò il caffè, per poi sedersi anche lei su una sedia all’isola della cucina. 
“Dimmi la verità Hilary, Tommy è stato una vera peste?
“No, Zac. Tommy è stato molto bravo invece, ed oggi mi ha fatto ricordare quando anche io guardavo il teatrino dei burattini insieme a mia nonna durante le vacanze di Natale quando venivano a trovarla. Solo un anno ci fece un'improvvisata. Eravamo pronti a partire, quando mio padre aprì la porta per uscire e si trovò sua madre davanti, rimanendo come una statua di sale, e mia nonna gli disse 'va bene che sei cresciuto, ma non si fa più entrare le persone in casa?'. Anche io rimasi a bocca aperta nel vederla, ma poi le corsi incontro e l’abbracciai. Fu l’unico natale che mia nonna ci venne a trovare a Laurel, e mi ricordo che fui felice di averla lì con noi a casa nostra. Mia nonna era matta come un cavallo, e se voleva fare una cosa la faceva senza dire niente a nessuno. Pensa che una volta disse 'Perché vi devo dire dove vado sono adulta, vaccinata e vecchia, e ancora devo dire dove vado ma scherziamo?'.”
Hilary si mise a ridere. 
“Un bel peperino era tua nonna! Cavolo, non ne risparmiava una.”
Zac, sentendo ridere Hilary, pensò che aveva una risata magnifica e magnetica.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Contagiato da Hilary, Zac si mise a ridere. “Senti Hilary, vorrei invitati a cena per sdebitarmi del fatto che ti abbia fatto guardare Tommy.”

L'uomo aspettò la risposta di Hilary, pensando di aver fatto una gaffe.
“Non devi sdebitarti con me, l’ho fatto molto volentieri. Tommy è un bambino dolcissimo, e mi ha ricordato me alla sua età e le cose che facevo con mia nonna, e mi sono ricordata di andare al cimitero domani. Ma accetto volentieri la tua offerta di una cena, soltanto ad una: condizione che non andiamo fuori.”
Zac non si aspettava che Hilary accettasse, dopo quello che gli aveva detto, ma ne fu felice.
“Perché non vorresti andare fuori? Non ti piacciono i posti qui?”
“Certo che mi piacciono, e ci andavo sempre con i miei genitori o mia nonna. Il punto è che molti dei proprietari dei locali erano amici di mia nonna, e se mi vedessero con te lo saprebbe subito anche  mia madre, per poi chiamarmi facendosi chissà quale film mentale su noi due. E io non ho voglia di sentirla parlare di questo, visto che ci conosciamo da poco. Mia madre non sa proprio cosa sia l’imbarazzo, ed è una che non molla fino a che non le dici quello che vuole sapere.”
“Tua madre deve avere un caratterino molto risoluto. Per cui, dove vuoi farla allora la cena?”
“Che ne dici qua al bed & breakfast? Sono l’unica cliente per ora, quindi saremo soli. Potrei cucinare una pizza, se a te va bene.”
“Certo che mi va bene. Se tu fai la pizza, io porterò da bere, se non è un problema.”
In quel momento arrivò nella cucina il piccolo Tommy, ancora assonnato che sbadigliava.
“Ciao, bel addormentato.” Rise Zac vedendo suo figlio.
“Scusa papà ma avevo tanto sonno...”
“Non ti devi scusare piccolo, lo capisco con tutte le emozioni che hai avuto oggi.”
Zac gli fece un sorriso.
“Che ne dici di andare a mettere le scarpe e tornare a casa?”
Andarono in camera di Hilary.
Rimasta sola, Hilary ripensò alla proposta della cena con Zac e si disse che aveva fatto bene ad optare per rimanere al bed & breakfast. Non aveva voglia di sorbirsi sua madre nel caso qualcuno l’avesse vista in compagnia di un uomo e qualcuno glielo potesse riferire.
Zac e Tommy ritornarono di sotto, ed Hilary aiutò il bambino a mettersi il giacchetto con il cappello e la sciarpa, li salutò e loro tornarono a casa. La ragaza chiamò sua madre
“Ciao mamma come va? Come sta andando la libreria?
“Ciao Tesoro. La libreria va bene! Abbiamo già fatto i volantini per le idee che mi avevi dato, e per il resto va tutto bene. Invece te come va, sei riuscita a scrivere?”
“Certo mamma, sono riuscita ad iniziare il primo capitolo. Qui è tutto a posto e ho già trovato un impresa che ristrutturerà casa di nonna. Sono molto contenta. “
Hilary salutò la madre e decise di ordinare la cena, e mentre aspettava salì in camera e continuò a scrivere il capitolo. Era molto ispirata grazie anche alla calma che regnava, non come a Lourel, dove era costantemente distratta da sua madre e dalle persone che la conoscevano,  ed era anche soddisfatta di poter realizzare il desiderio della nonna lì a Waco.
Chiuse il portatile pochi minuti prima che arrivasse la cena, soddisfatta di quello che aveva concluso. Scese di sotto, si versò un bicchiere di vino ad andò ad aspettare il fattorino con la cena sul dondolo che c’era sul portico fuori dal bed & breakfast, vedendolo arrivare poco dopo, lo pagò e con la sua cena rientrò.
Salì in camera e si mise alla scrivania con l’intento di mangiare mentre scriveva, ma non riuscendoci decise di spegnere il computer, di concentrarsi sulla cena e la pace che regnava lì a Waco. Una volta finito l suo pasto, buttò tutto nel cestino che si trovava lì vicino, si alzò dalla sedia ed andò in bagno per lavarsi i denti. Ritornata in camera, si mise il pigiama e si infilò nel letto, dormendo quasi subito la mattina dopo.
Non sentì la sveglia del cellulare da quanto era stanca, e quando diede uno sguardo allo schermo del telefono, schizzò in piedi alla velocità della luce perché si accorse che mancava poco all’appuntamento con Joanna. Prese le prime cose che trovò per vestirsi e si precipitò al piano di sotto, dove afferrò al volo una brioche e inforcò la porta, salendo in auto e schizzando come un razzo alla Magnolia S.p.a, dove una volta arrivata corse dentro gli uffici, fermandosi alla reception dove la segretaria appena la vide le rivolse la parola.
“Salve signorina Word, si sieda che la signora Gaines sarà subito da lei.” Disse facendole un sorriso.
Hilary si sedette ed alzò gli occhi verso l’enorme orologio a parete davanti a lei, constatando che nonostante tutto non era così in ritardo come pensava. Dopo un po’ arrivò Joanna, che la invitò nel suo ufficio. Hilary la seguì e si sedette davanti alla scrivania. 
“Signorina Word, stamani l’ho fatta venire per mostrarle cosa faremo per trasformare la casa di sua nonna in un bed & breakfast.” Spiegò la donna aprendo il computer, e mostrando il prospetto in 3d della ristrutturazione della casa. Hilary rimase senza parole da quanto la struttura sarebbe diventata stupenda. 
“Ma è bellissimo, non mi aspettavo questo risultato. “ Hilary era davvero soddisfatta. 
“Signorina Word se ne è entusiasta ora, figuriamoci quando avremo finito. E lo vedrà dal vivo il cambiamento. “ sorrise Joanna. 
Si salutarono ed Hilary, tornò con la macchina al bed & breakfast e mandò le foto del progetto dell casa alla madre per sapere cosa ne pensasse, e poi decise di andare a fare una passeggiata nel piccolo centro di Waco.
Le piaceva molto guardare le vetrine nel periodo di natale tutte addobbate, decidendo di avvantaggiarsi e comprare la roba per la cena del giorno dopo con Zac. Entrò nel piccolo alimentari che era accanto alla caffetteria dove era stata il giorno prima, e vide una delle amiche della nonna, la signora Morrison, una vecchietta molto arzilla con la mania di attaccare bottone con tutti quelli che conosceva. Hilary cercò di evitarla il più possibile, non aveva molta voglia di sorbirsi le sue chiacchiere per ore, voleva solo comprare ciò che le serviva e tornare al bad & breakfast per potersi rimettere a scrivere, ma non fu così. La signora Morrison la riconobbe e la salutò , e per non essere scortese, Hilary si avvicinò a lei. 
“Salve signora Morrison, come va? È tanto che non ci vediamo. “ Hilary non vedeva l’ora di andarsene. 
“Hilary ciao cara che ci fai da queste parti? Non ti ho più vista dalla morte di tua nonna! Ti va se andiamo a prendere un caffè nella caffetteria qui accanto? Devi raccontarmi un po’ di cose. “ Disse col sorriso la signora Morrison. 
Hilary non volendo farle un torto, accettò. 
“Signora Morrison, pago la roba che ho preso e la raggiungo. Intanto lei vada alla caffetteria.” Hilary non aveva voglia fece un sorriso tirato.
La signora Morrison non se ne accorse, ed uscì dal piccolo alimentari per andarla ad aspettarla alla caffetteria. Hilary pagò la sua spesa è anche lei si diresse alla caffetteria.

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Capitolo 11
*** Capitolo11 ***


Sinceramente, non aveva molta voglia di sorbirsi l’interrogatorio da parte della signora. Quell’arzilla vecchietta era la più pettegola delle amiche della nonna, ma non poteva di certo abbandonarla lì in caffetteria ad aspettarla inutilmente. Per cui, Hilary si fece coraggio ed entrò, raggiungendola al tavolo dove era seduta.
“Signora Morrison quanto tempo che non ci si vede. Come va?” 
“Io bene cara, e tu? Come sei cresciuta! Ho anche sentito che hai scritto un libro. Come mai sei da queste parti?” Chiese sorridendo la signora Morrison. 
“Sì signora Morrison, ho scritto un libro e sto iniziando a scriverne un altro. Sto bene, anche se la morte di nonna mi ha provato parecchio, e come sa eravamo molto unite. Sono qui per esaudire un desiderio di nonna trasformare la sua casa in un bed & breakfast.” sorrise Hilary in direzione della signora Morrison. 
Si avvicinò a loro una cameriera per prendere le ordinazioni. 
“Salve cosa volete ordinare?” chiese sorridente la cameriera. 
“Salve, io vorrei un caffè bello forte.” ordinò Hilary. 
“Ciao Caroline io prendo un caffè con un bicchiere di acqua mia cara.”  l’anziana signora sorrise alla cameriera. 
“Torniamo a noi Hilary dove stai adesso? Visto che a casa di tua nonna non puoi starci. E per caso hai un fidanzato? Sai, ci sarebbe un mio nipote che vorrei tanto presentarti.” buttò lì con nonchalance la vecchietta. 
Hilary rimase interdetta. La signora Morrison non aveva perso il vizio di presentarle ogni familiare in età da moglie. Quando era viva la nonna un paio di volte le era capitato di uscire con un nipote della signora Morrison, per non farla restare male., ma non aveva funzionato e non si erano più sentiti.
Arrivarono le loro ordinazioni che consumarono continuando a parlare. 
“Signora Morrison mi ha fatto piacere rivederla e parlare con lei, ma ora devo andare. Ho altre cose da fare.” Hilary si alzò dal tavolo facendo un sorriso alla signora ed uscì dalla caffetteria.
Salendo in auto, si ricordò che aveva deciso di andare al cimitero a trovare sua nonna e si diresse nella direzione indicata dai cartelli stradali. Aveva il cuore a mille e non era ancora pronta per vedere la tomba di sua nonna.
Come era successo con suo padre due anni prima, arrivò al cimitero e parcheggiò la macchina ma non ebbe il coraggio di scendere. Non ci riusciva proprio. 
Coraggio, devi scendere prima o poi e dovrai andare alla tomba di tua nonna.  Ora scendi e vai, pensò Hilary. 
Si fece coraggio e si incamminò a cercare la lapide, ma non la trovò non ricordando dove fosse collocata. Visto che non ci era mai stata dovette cercare il custode, trovandolo nel suo piccolo ufficio all’entrata del cimitero. 
“Buongiorno. Mi scusi, sto cercando la tomba di Camille Grey Word. Mi può dire dove si trova per favore? “ Hilary chiese gentilmente. 
“Salve. Certo che glielo dico subito.”  il custode rispose prendendo il libro dove erano riportate le ubicazione delle tombe con i nomi delle persone, cercando quanto richiesto da Hilary 
“Signorina Word venga. La porto dove è situata la tomba di sua nonna.” il custode si alzò dalla sua scrivania, facendo segno a Hilary di seguirlo fuori alla ricerca della tomba. 
Nel momento in cui la trovarono, Hilary ebbe un brivido. Non l’aveva mai vista, a parte il giorno del funerale. 
“Signorina Word io andrei, se non ha più bisogno di me. “ Disse il custode. 
“Si, certo può andare. Se avrò bisogno di lei ancora so dove trovarla. Grazie. “ rispose Hilary 
Una volta sola, la ragazza si avvicinò tremante alla tomba della nonna, sedendosi sulla fredda lastra di marmo e rivolgendo il suo sguardo alla fotografia della nonna, accarezzandola dal freddo vetro della cornice.“Mi manchi tantissimo, e mi consola il fatto che sei insieme a papà e che entrambi vegliate sempre su me e la mamma. Sai, un paio di giorni fa ho sognata. Mi sei apparsa con papà, visto che ero riluttante a venire a Waco, e proprio tu mi hai dato la spinta per venire. Mi hai detto che avevi il desiderio di trasformare la tua casa in un bed & breakfast, e per realizzare il tuo desiderio ora mi trovo qui. E' stato un po’ difficile, ma piano piano ci sto riuscendo, anche grazie al fatto che vegli su di me, so andrà bene.“
Dopo aver raccontato il sogno a sua nonna, Hilary si sentì meglio. Deponendo i fiori sulla lapide le scesero alcune lacrime, baciò la foto della nonna e se ne andò, diretta al bed & breakfast. Salì in camera e mise quello che aveva comprato nel frigorifero, per poi chiamare sua madre. 
“Mamma ciao come va? Come sta andando con le idee che ti ho dato?” volle sapere Hilary. 
“Ciao tesoro. Va tutto bene e abbiamo già messo in pratica le tue idee, cominciando dalla lettura delle storie per i bambini la sera dopo cena. Devo essere sincera non mi aspettavo un così grande riscontro ed entusiasmo. Ci stiamo attivando anche per fare i laboratori delle decorazioni Natalizie sia per i bambini che per gli adulti.“ spiegò la madre, facendo trasparire dal tono di voce la sua soddisfazione e contentezza.
“Molto bene, sono contenta che tu ce l’abbia fatta anche senza di me e che la cittadina abbia preso bene queste novità, nonostante sia rimasta così tradizionalista.“ rispose Hilary. 
“Vero tesoro. E Sally mi ha dato una grande mano preparando qualche stuzzichino per le serate di lettura con i bambini e non solo mi ha aiutato con i manifesti per pubblicizzare l’evento e ha avuto l’idea di fare scegliere ai bambini quale favola leggere ogni sera. Ci sa davvero fare con i più piccoli. E tu come te la stai passando?“ raccontò ancora la madre ad Hilary.  
“Io me la sto passando bene. Pensavo che venendo qui mi sarei depressa ancora di più, ed invece qui sono come rinata, se la vogliamo mettere così. Sono andata anche alla tomba della nonna. Finalmente ho trovato il coraggio e le ho raccontato che sto per realizzare il suo più grande desiderio. Mamma, indovina chi ho incontrato in in negozio! Ti ricordi la signora Morrison, una delle più care amiche di nonna?” chiese Hilary alla madre. Tua nonna. Non la sopportavo per questo motivo.” Rispose la madre ad Hilary.  
“Nemmeno io la sopporto. Appena l’ho vista ho fatto finta di nulla, sperando che non mi avesse vista, ma è andata male. Mi ha visto e mi ha invitato alla caffetteria accanto al negozio a prendere un caffè e mi ha fatto il terzo grado. Speravo le fosse passata questa mania di volermi a tutti i costi appioppare uno dei suoi nipoti, ma invece le si è accentuata ancora di più. Non sapevo come fare per andarmene e togliermela di mezzo, ma poi ci sono riuscita.“ raccontò Hilary.  
Si salutarono e Hilary promise alla madre di mandarle le foto della casa trasformata in bed & breakfast appena fosse stata finita.  
Si sedette alla scrivania ed accese il pc per incominciare a scrivere, anche se non sapeva come andare avanti col capitolo. La salvò la chiamata della sua manager Angie, per così dire, perché quando chiamava lei non erano mai buone notizie. Hilary osservò il numero sul cellulare è sbuffò.  
“Ci mancava solo lei a rovinare la giornata” urlò dalla frustrazione. 
“Pronto? Ciao Angie, qual buon vento. Perché mi hai chiamato?” chiese Hilary, anche se sapeva bene il perché.  
“Ciao Hilary, tutto bene? Spero tu sia a buon punto con il primo capitolo del romanzo. La casa editrice sta scalpitando più che mai per volerlo leggere e io non so più che scusa inventare ogni volta.“ Disse la manager sperando in una risposta positiva. 
“Angie, sai che la risposta è sempre la stessa. Ho iniziato a scriverlo e sono a buon punto, ma non so come andare avanti.“ rispose rassegnata Hilary.  
“Lo so, ma ti prego sbrigati! Che sennò non so più che scuse inventare.“ Pregò Angie. 
“Non ti preoccupare, avrai il capitolo quanto prima.“ la rassicurò Hilary.
Si salutarono, e Hilary ebbe un'illuminazione. Prese la tracolla, ci infilò dentro il portatile ed uscì per dirigersi alla biblioteca comunale. Sicuramente lì sarebbe riuscita a scrivere qualcosa. Le erano sempre piaciute le biblioteche, con la loro pace e tranquillità che vi regnava all’interno si sarebbe rilassata.
Al suo arrivo, salutò la bibliotecaria e prese posto in un tavolo, accanto ad una grande vetrata da dove filtra a parecchia luce naturale. Si sedette, prese il computer e come aveva pensato la sua idea funzionò. Scrisse talmente tanto che non si accorse del tempo che passava, rendendosene conto solo  quando sentì suonare il cellulare che la avvisava dell'arrivo di un messaggio. Prese il telefono e lesse rapidamente le parole da parte di Zac, sorridendo. Quel ragazzo aveva un tempismo al quanto straordinario per portarla alla realtà.  
“Ciao Hilary tutto bene? Cosa stai facendo? Scusa se oggi non ti ho chiamato, ma sono stato molto indaffarato. Tra le lezioni all’università e il piccolo Tommy non ho avuto un attimo libero. “ 
Hilary sorrise a quel messaggio. Aveva voglia di vederli, ma non osava chiedere di poter andare da lei. 
“Ciao a te Zac. Oggi è andata bene, sono stata da mia nonna al cimitero ed ora sono alla biblioteca comunale a scrivere.“ scrisse il messaggio è lo inviò.  
Alzò gli occhi, notando solo in quel momento di quanto fosse tardi sull’orologio appeso alla parete davanti all’entrata.  
Appena ricevette il messaggio di Hilary, Zac non ci pensò due volte. Prese Tommy e gli mise il cappotto con cappello e sciarpa.  
“Dove andiamo papà?“ chiese il piccolo.  
“Andiamo a fare una sorpresa a Hilary, non sei contento? “ 
“Sì,  sì. Andiamo!“ Disse Tommy, saltando e battendo le mani da quanto non stava più nella pelle.

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