il passato ritorna

di Elvisgirl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** la mannara ***
Capitolo 2: *** Capitolo due ***
Capitolo 3: *** Capitolo tre ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** la mannara ***


Montalbano era ancora a letto quando squillò il telefono. Era Il suo vice Mimi Augello che lo pregava di venire urgentemente in contrada Tindari, una campagna poco fuori Vigata. 
Era iniziata proprio bene la mattinata, pensò il commissario mentre beveva il caffè affacciato alla sua veranda. Non aveva avuto nemmeno il tempo per la sua solita nuotata. Il mare era bellissimo, accogliente nelle increspature delle sue onde. 
Dopo poco Montalbano fu pronto per uscire di casa. Prese la sua macchina e si diresse verso contrada Tindari. Cercò di telefonare a Mimì, ma non gli rispose. La cosa gli parse assai strana, i suoi sensi di commissario erano già all'erta ma continuò comunque a guidare. Arrivata all'imboccatura della contrada, si fermò e scese dalla macchina. Non sentì mai il colpo di canna di pistola dietro la nuca. 
Quando si risvegliò aveva le mani legate e sentiva la voce del suo vice che lo chiamava insistentemente. Aprì gli occhi e vide che anche Mimì era legato come lui. Ma la cosa che gli fece raggelare il sangue era la vista del suo ispettore Fazio, appeso per le braccia con il torso tutto insanguinato. 
-Mimì mi vuoi spiegare che minchia sta succedendo?-
- Salvo credimi che se lo sapessi te lo direi-
- Ma se sei stato tu a chiamarmi e dirmi di venire qua.-
- Avevo una pistola puntata in testa e Giuseppe... Aveva un coltello alla gola, era messo veramente male. -
- Come è successo tutto questo? Come siete arrivati qua?-
- Avevamo ricevuto una chiamata, che ci diceva che che in questa contrada stava avvenendo uno spaccio e cosi siamo andati. Ma una volta arrivati abbiamo capito che era un'imboscata. Ci hanno preso alle spalle. Fazio ha cercato di proteggermi e di combattere e per questo l'hanno riempito di mazzate. Hanno una particolare avversione nei suoi confronti-
- perché? -
Proprio in quell'istante si spalancò ed entrarono due uomini dalla corpuratura robusta.
- che cosa volete eh disgraziati, lasciateci subito amdare - Urlò Mimì, ma le sue grida andarono al vento perchè presero Fazio e lo portarono via, chiudendo dietro di se la porta della cella. Intanto Montalbano li guardava, li scrutava per capire chi fossero e cosa volessero. Rimase assorto nei suoi pensieri fino a quando non si riapri la porta ed entrarono i due malviventi con un Fazio più insaguinsto e mal ridotto di prima. Il commissario era sempre più preoccupato, uno dei suoi uomini migliori stava per fare una brutta fine e non sapeva neanche il perché. Non ebbe tempo di parlare perchè i due se ne andarono subito dopo aver legato nuovamente l'ispettore.
-Fazio svegliati, forza, non mi sembra il caso di dormire sul lavoro-
- Giuseppe forza, apri gli occhi- 
Dopo molti tentativi riusci finalmente ad aprire gli occhi. 
- Commissario, dottor Augello, dove siamo?-
- Eh bella domanda. Tu piuttosto non hai idea di chi possano essere quei tipi?-
- Assolutamente no, dottore. Ma voi piuttosto state bene
- Fazio quello di cui ti dovresti preoccupare in questo momento sei tu. Perché ce l'hanno con te?-non ne ho idea. Ma adesso che mi viene in mente l,unica parola che hanno detto i due minchioni è stata "mannara"-
-e che minchia c'entra una mannara con tutto questo?!- rispose Mimì. Montalbano era seccato dal non capirci niente. Doveva fare assolutamente qualcosa, per lui, per il suo vice e sopra tutto per il suo ispettore.Passò molto tempo prima che si riaprisse di nuovo la porta. A quel punto Montalbano parlò
'Che cosa volete da noi e chi siete"
"Montalbano,ma come non ti ricordi di me? sono deluso da te. Pensavo che fossi più intellgente"
Quella voce fece gelare Il sangue a Montalbano. Aveva capito chi fosse e sapeva molto bene di cosa fosse capace, si ricordava bene i corpi delle sue vittime. Si chiese una sola cosa, come mai avesse scelto Fazio come bersaglio e non lui.
"proverai cio` che io ho provato quando uccidesti davanti ai miei occhi mio fratello. lui -disse l'ombroso uomo puntando un coltello a Fazio- e` per te molto importante, quasi un fratello minore; bene vedrai la sua morte e vi lasciero` in vita cosicche` voi riusciate  a provare quello che la mia famiglia ha provato". Non lascio` tempo di replica al commissario,  se ne ando`, conficcando il coltello nella spalla dell'ispettore, e chiuse la porta dela cella dietro di se`"
"GIUSUPPE" urlarono all'unisono i due, ma non ci fu risposta. L'ispettore era svenuto, consumato dal dolore.
Dopo poco entrarono due con delle bende, ago e filo di sutura e disinfettante. " usate questi per curarlo, deve sopravvivere almeno una settimana, cosi ha detto il capo" dissero due uomini corpulenti, dopo aver slegato dalle catene i tre prigionieri e aver lasciato un po` di cibo, e quindi se ne andarono.
Subito Montalbano e Augello prestarono soccorso al pover uomo ferito. La parte piu` difficile era togliere il coltello dalla spalla di Fazio. Avevano paura di fargli piu` male di quello che gia` provava ma doveva essere fatto. Fu Salvo a toglierglielo, e mai avrebbe potuto dimenticare il rumore della lama che veniva sfilata dal corpo del suo giovane amico. A onore di Fazio, non urlo` mai fin dall'inizio di questa disavventura. 
Anzi.
era riuscito a sfilare ai suoi aguzzini la chiave della cella. Adesso bisognava uscire. Guardo` il commisariio, e come era gia` successo in quei pochi anni di collaborazione lavorativa, egli capi al volo. Dovevano lasciare li Fazio e scappare, per po ritornare con i rinforzi. Ma il commissario non aveva il cuore di lasciare li da solo il povero ragazzo cosi ferito come era. Percio` penso` il da farsi e ripose tutte le sue speranze in Mimi: lui doveva fuggire e chiedere aiuto, il commissario avrebbe protetto Fazio.

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Capitolo 2
*** Capitolo due ***


"Ma Salvo ne sei proprio sicuro? Come farete a difendervi"
"Se avremo fortuna, non ce ne dovremo preoccupare. E' per questo che devi fare in fretta" rispose mezzo spazientito Montalbano.
"Si ma mi ci vorrà del tempo perchè riesca ad arrivare in paese e tornare con i rinforzi" replicò Mimì
"Mi scusi dottore" interruppe improvvisamente Fazio " non ce ne sarà bisogno" e tirò fuori da una tasca interna del giubotto che indossava un telefono cellulare di piccole dimensioni. I suoi due superiori lo guardarono sbalorditi: come aveva fatto a tenersi il cellulare senza essere scoperto  rimaneva un grande mistero. Stranamente sembrava il più calmo fra tutti.
" Lo prenda dottore" disse il giovane ispettore porgendo il telefono al suo superiore. Mimì lo prese titubante, giardò attentamente il giovane e alla fine disse:
"Va bene, ma nel frattempo cercate di non farvi ammazzare". Prese il telefono e le chiavi che Fazio era riuscito a recuperare, aprì attentamente la porta della cella e, prima di richiuderla, tirò le chiavi a Montalbano. Poi sparì.
"Speriamo che riesca a fuggire" disse tra sè e sè Salvo Montalbano mentre guardava il viso tumefatto del suo giovane subordinato.

Passarono alcuni attimi di silenzio- Montalbano non sapeva dire esattamente quanto tempo era passato e il non sapere niente lo rendeva straordinariamemte nervoso e indisposto- quando Fazio disse, in un fil di voce: "Dottore ma lei ha capito di chi si tratta?". Salvo abbassò lo sguardo, non sapeva cosa rispondere. Aveva qualche dubbio ma nessuna certezza e non sapeva se palesarla all'ispettore.
" Non potrebbe essere quell'americano che, quando mio padre era ancora in servizio, era stato sospettato di omicidio e associazione a delinquere e che lei aveva arrestato proprio alla mannara?" continuò Fazio. 
Effettivamente a ben pensarci l'uomo misterioso aveva uno strano accento e quell'americano era poi scomparso.
Si doveva essere prorpio lui. Adesso ne aveva la certezza.
Quello che Fazio non sapeva, nè nessuno dentro il commisariato, era che John Steveson-questo era il suo nome- era un caro amico di suo padre e per lungo tempo avevano fatto affari insieme. John, all'epoca, era convinto che Salvo l'avrebbe protetto, per non gettare fango sul nome del padre. Ma si sbagliava. Dopo lunghe- e segrete- indagini si era scoperto che il padre di Montalbano era pulito e, anche se non lo fosse stato, l'alto senso di giustizia di Salvo li avrebbe fatti comunque arrestare.
Mentre stava lì a pensare si sentirono dei rumori, voci e passi che arrivavano di corsa.

Infine degli spari.

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Capitolo 3
*** Capitolo tre ***


“Mentre stava lì a pensare si sentirono dei rumori, voci e passi che arrivavano di corsa.

 

Infine degli spari.”

 

Montalbano si voltò a guardare Fazio ma, invece dei due famigliari occhi scuri, sereni e speranzosi, la vista che lo attese gli fece gelare il sangue nelle vene: il petto dell’ispettore non si muoveva, le labbra erano cianotiche, gli occhi chiusi e il viso, un tempo abbronzato dal Sole gentile della Sicilia, bianco come un lenzuolo mortuario. Fortunatamente il Commissario seppe mantenere i nervi saldi, tanto da sentire se il cuore batteva- e batteva ancora, seppur lentamente- e da iniziare dunque la manovra di respirazione bocca a bocca.

Dopo poco  sentì una voce in lontananza che lo chiamava, ma Montalbano non aveva tempo di rispondere. Sapeva a chi appartenesse la voce e non c’era motivo di preoccuparsi che non avrebbe trovato la strada per il luogo in cui era tenuto prigioniero.

Infatti dopo poco si presentò, davanti alle sbarre della cella, un Mimì trafelato di sudore, con gli occhi sbarrati che guardava, inorridito, la scena di fronte a lui.

Finalmente, dopo pochi ma logoranti minuti, Fazio riprese a respirare autonomamente e anche un barlume di conoscenza. Salvo si voltò a guardare il suo vice con la disperazione negli occhi:

“Allora Mimì, vuoi aspettare l’invito ufficiale da parte della Regina di Inghilterra per farci uscire da qui?”

Questa frase detta in modo un po’ brusco riuscì a scuotere dallo stupore in cui era caduto il vice Commissario Augello. Con movimenti tremanti, e senza dire una parola, aprì la porta della cella e aiutò Montalbano a trasportare Fazio via di lì.

“ Ci sono delle ambulanze all’uscita per Fazio” furono le uniche parole che Mimì riuscì a dire in quella terribile situazione.

Effettivamente fuori dalla cava in cui erano stati tenuti prigionieri c’erano i medici della Croce Rossa pronti a qualsiasi situazione. I due uomini più anziani lasciarono il giovane ispettore nelle mani dei paramedici i quali cercavano freneticamente di stabilizzare la situazione. Lo caricarono in ambulanza con la maschera di ossigeno e cercando di tamponare le ferite più evidenti.

“ Qualcuno vuole venire?” disse infine uno dei paramedici.

“Se possibile, vorremo venire entrambi” rispose prontamente Mimì.

 

Il tragitto in ambulanza fu abbastanza veloce. Il veicolo correva a sirene spiegate, data la criticità della situazione del giovane ispettore, e in poco tempo raggiunsero l’ospedale di Montelusa, che era il più vicino fra tutti.

Montalbano e Augello seguirono sino alle porte del pronto soccorso la barella dove giaceva il loro giovane amico e collega. Chiuse le porte della sala d’emergenza, il silenzio, l’angoscia e la tristezza riempirono la stanza.

L’atmosfera venne squarciata da Montalbano stesso con la domanda che più lo assillava:

“Che ne è stato di John Stevenson?”

Mimì si contorceva le mani e si mordeva le labbra sottili. Non voleva dare quella notizia al suo superiore, ma sapeva che era inevitabile.

“E’ scappato” furono le uniche parole che riuscì a proferire. Poi ricominciò il silenzio assordante. 

Dopo un’infinità di tempo passata a rimuginare sugli eventi del giorno, a contare le piastrelle del muro e le mattonelle del pavimento, a guardare distrattamente i quadri appesi alle pareti, entrò un dottore. 

“Chi è qui per l’ispettore Fazio?”

I due superiori si alzarono all’unisono.

“Siamo noi” disse Montalbano.

“ Cosa ci può dire dottore?” gli fece eco Mimì.

Il dottore inspirò profondamente, guardando gli occhi pieni di dolore degli uomini davanti a lui.Ne aveva viste di espressioni simili ma ciò non rendeva il suo lavoro meno complicato.

“Beh il vostro collega è stato, tutto sommato, fortunato. La ferita da arma da taglio sulla spalla era abbastanza profonda, tanto da lesionare in minima parte l’arteria succlavia destra, e, nonostante fosse stata suturata, mostrava già segni di infezione, il che, da solo, complica ulteriormente il quadro clinico. Inoltre aveva numerose costole rotte e alcune incrinate che hanno danneggiato il polmone sinistro, creando un volet costale. Credo inoltre che debba aver ricevuto, ad un certo punto, un colpo abbastanza forte e deciso intorno all’area dello stomaco, che gli ha procurato una emorragia interna. Per finire aveva anche una caviglia rotta e un gomito lussato.” il medico fece una piccola pausa ad osservare le espressioni attonite dei due funzionari di polizia e, vedendo che nessuno dei due accennava a voler parlare, riprese il suo discorso: “ Abbiamo operato il signor Fazio, ma è troppo presto per sciogliere la prognosi, soprattutto per via dell’infezione, che stiamo cercando di contenere con cure antibiotiche forti. Adesso il ragazzo è tenuto in coma farmacologico in quanto aveva bisogno della respirazione assistita per guarire dal volet costale e per cercare di far riprendere all’organismo tutte le forze necessarie senza affaticarsi troppo. Mi dispiace essere portatore di notizie così poco allettanti.” concluse il medico.

“Capisco dottore. E’ possibile vederlo?” chiese Montalbano con un fil di voce, mentre a Mimì scendevano sulle guance rivoli salati di lacrime.

“Mi spiace ma non oggi. E’ meglio se le visite inizino da domani”

“Va bene, dottore. Grazie e arrivederci”

“Arrivederci” rispose il medico con triste cordialità.

“Mimì è meglio se andiamo a casa per stasera” disse Salvo al suo vice, una volta che il medico si allontanò.

“Ma se quel bastardo di Stevenson ritorna per finire il suo lavoro?”

“ Non penso che attaccherà stasera. No, vorrà far calmare le acque per farci sentire al sicuro e prenderci di sorpresa. Per questo dobbiamo giocare di anticipo e fare scacco matto. Dai Mimì. Beba ti starà cercando.”

“Beba non c’è, è da suo padre che si è ammalato e non voglio che sappia niente”

“Benissimo, allora stasera starai con me e domani mattina verremo in ospedale”

“Va bene Salvo, come vuoi tu”.

I due si diressero fuori dall’ospedale, ad aspettare che Galluzzo li venisse a prendere  per portarli a Marinella.

Il tragitto in auto si svolse nel più completo silenzio perché nessuno dei tre poliziotti se la sentiva di parlare.

“Dottore siamo arrivati.Domani vi devo venire a prendere per portarvi in ospedale?”

“No grazie Galluzzo. Tu servi al commissariato fino al nostro ritorno”

“Come vuole lei dottore” rispose Galluzzo, congedandosi.

Montalbano e Augello entrarono in casa e chi sul divano, chi sul letto, crollarono subito in uno stato di sonno angosciato dagli incubi della giornata appena trascorsa.

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


La mattina seguente Montalbano si alzò madido di sudore. Il suo sonno era stato costellato da incubi su Fazio, su Stevenson e su tutto quanto era successo il giorno appresso. 

Alzandosi dal letto notò con dispiacere che anche al suo vice non era andata meglio. Gli occhi azzurri sbarrati dalla paura lo fissavano con un misto di ansia e dolore. 

"Anche tu non sei riuscito a dormire?"  disse Mimì staccando lo sguardo

"No" rispose laconico Montalbano

"Come pensi di risolvere questa situazione ?"

"Per il momento dobbiamo prepararci per andare a vedere Giuseppe. Dopo andiamo in commissariato e iniziamo le indagini. Adesso alzati e va a lavarti mentre preparo la colazione"

I due uomini si muovevano lentamente e in silenzio. Fecero colazione e si prepararono per andare in ospedale. Persino il tragitto in macchina fu laconico; sembrava che non avessero neanche la forza di muovere le labbra. 

Finalmente la struttura ospedaliera apparve all’orizzonte e un macigno si sollevò dalle loro anime. Non fu complicato trovare la stanza in cui era alloggiato il giovane ispettore ma dentro non c’era nessuno.

Montalbano non si lasciò prendere dal panico e andò a cercare qualcuno che potesse dargli spiegazioni.

Mi scusi infermiera, dov’è l’ispettore Fazio? Doveva essere nella stanza 19 ma non c’è nessuno -

"Ah commissario, mi duole essere foriera di cattive notizie ma l’ispettore si è aggravato durante la notte ed è stato portato nella sala operatoria d’urgenza. Abbiamo cercato di contattarla ma il telefono squillava a vuoto"

"Come si è aggravato!"  proruppe Mimì

"Vede, l’ispettore aveva un volet polmonare. Durante la notte è andato in arresto cardio-respiratorio per via di un emblema polmonare che si era formato nel frattanto formato. L’operazione è iniziata da circa un’ora e ci vorranno almeno altre 2 ore affinché l’ispettore venga portato nella sua stanza. Se volete potete aspettare qui"

"Si aspettiamo qui"

Di nuovo come la sera prima, i numeri sull’orologio divennero mostri contro i quali i due poliziotti non potevano combattere. Dovevano aspettare e aspettarono.

"Salvo, avremo un po’ di pace?"

"Solo quando Stevenson sarà assicurato alla giustizia"

Montalbano era scuro in volto. La sua non era una semplice affermazione ma una promessa e Salvo Montalbano rispettava sempre la parola data.

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