Qualcosa in più-Bakugou Katsuki

di Nerd_travestita
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***



I bambini continuavano a giocare, correre, gridare e ridere spensierati. Era un giorno di scuola all'ora della ricreazione come qualsiasi altro, ma non per una bambina.

Una bambina minuta con i capelli castani, tendenti al rosso, legati in due adorabili codini, gli occhi del medesimo colore dei capelli, con un visino paffuto e roseo e le manine tozze. Indossava un vestitino lilla e dei sandaletti bianchi.

Era rannicchiata vicino a una panchina con un'espressione sofferente e i palmi delle mani che le premevano sulle orecchie. Aveva gli occhi chiusi e piangeva in silenzio.

C'erano tante voci nella sua testa che si sovrapponevano, però ella non le voleva ascoltare, non voleva sapere niente di ciò che passava per la testa delle persone che la circondavano. Odiava tutto questo. Aveva il mal di testa e avrebbe tanto voluto che quella tortura finisse al più presto.

Un gruppetto le si avvicinò ridendo.

-Ehi sorda! -la chiamò un bambino panciuto e con i capelli tutti sparati-perché non vieni a giocare con noi? Ah no! Tu non puoi sentirmi, perché sei sorda ed ecco il motivo dei tuoi brutti voti. Come sei stupida-la schernì.

Non parlava e non si muoveva di un centimetro. Aveva paura, ma non paura di loro, perché se avesse voluto avrebbe potuto sistemarli come si deve, aveva paura di poter fare del male.

-Ehi, guarda in faccia il capo quando ti parla! -ordinò un bambino magrolino e piuttosto alto.

Intanto da lontano c'era un bambino biondo che osservava in silenzio la scena. Sarebbe scattato in quella direzione appena qualcuno di quei bulli le avesse messo le mani addosso o semplicemente avesse fatto un passo verso di lei.

Uno dei tre le urlò contro, ma lei non reagiva. Perché non reagiva?

Il capetto dei tre le tirò un codino e il biondino scattò verso quella scenetta correndo, mentre quei bimbi continuavano a darle fastidio spingendola e tirandole i capelli.

Continuò a non reagire e mancavano pochi metri prima che il piccolo Katsuki la raggiungesse, ma successe qualcosa che non fece più occorrere il suo aiuto.

Uno dei bulletti le tirò via una mano dalle orecchie e lei scattò in piedi. Strisciò uno di questi disegnando un semicerchio immaginario a terra, poi incrociò le mani davanti al volto e le buttò all'indietro. Con quei movimenti aveva fatto emergere dei massi, anche se piccoli, che scagliarono indietro quella banda di bulli, creando un'ondata di vento che investì tutto quello che era nel raggio di dieci metri.

Lui si riparò da quella ventata con le sue manine, poi la guardò e rimase con il fiato sospeso. Si domandava che cosa fosse appena successo e lo stesso stava facendo la bambina, anche se era quasi consapevole di ciò che aveva fatto.

I tre bulli erano a terra doloranti, con giusto qualche graffio, ma si lamentavano come se qualcuno avesse rotto loro tutte le ossa del corpo.

La castana si guardò intorno e ora sembrava impaurita, infatti si mise le mani sul viso, riiniziò a piangere e cadde a terra.

Bakugou non capiva. Non capiva niente di tutto quello che era successo. Quel potere, quella forza, quella reazione e il comportamento che aveva negli ultimi tempi.

La maestra si avvicinò tutta affannata, andò in soccorso dei tre bambini a terra e poi rivolse uno sguardo preoccupato alla bambina presa di mira.

Quella fu l'ultima volta che il biondo vide quella bambina dai capelli castani o per lo meno fu una delle ultime volte prima che sparisse, prima di poterla rivedere.

*******

SPAZIO AUTRICE

Inizio misterioso, ma non troppo.
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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


-Che diamine! -ed era questo il modo di iniziare la giornata per il biondo. Certo, quel tono così scocciato non era un'abitudine, ma il suo lamentarsi era più che giustificato da un raggio di sole puntato negli occhi appena aperti. Evidentemente aveva dimenticato di chiudere la tenda la sera prima. No, non era possibile. Lui la chiudeva ogni sera, prima di mettersi il pigiama, che altro non era un paio di pantaloncini sportivi e una maglia nera. Doveva essere stata quella vecchiaccia. Sì, decisamente doveva essere stata lei.

Un sospiro esasperato lasciò le labbra del ragazzo e gettò uno sguardo alla sveglia che segnava le 9:14, per poi rivolgerlo al soffitto della sua camera, ma il raggio di sole che aveva puntato negli occhi lo costrinse a sedersi sul materasso.

Era venerdì, eppure non era a scuola. Già. Dopo aver frequentato per una settimana e mezza il liceo per eroi più famoso di tutto il Giappone, non che lo UA, la classe 1^A era stata vittima di un attacco della così detta "UNIONE DEI VILLAINS". Era stato un attacco inaspettato, quello era vero, però, nonostante quella situazione, Katsuki non si era lasciato scoraggiare da quelle mezze cartucce che si era ritrovato davanti dopo essere stati dispersi nei vari scenari che proponeva la USJ. Tutti se l'erano cavata bene, tranne quel buono a nulla di Deku, che si era fratturato le gambe usando il suo quirk.

Tsk, quell'essere inutile. Non riusciva ancora a capacitarsi di come potesse avere un'unicità.

Midoriya gli aveva detto che non era suo e che gli era stato prestato da qualcun altro, ma gli era sembrata una storia così inverosimile che non ci aveva dato peso più di tanto.

Aveva fatto bene oppure avrebbe dovuto indagare?

A interrompere il suo corso di pensieri furono i passi pesanti della sua genitrice che spalancò improvvisamente la porta urlando a pieni polmoni: - Alzati immediatamente scapestrato! Non puoi restare a poltrire nel letto tutto il giorno! Ti dice qualcosa il detto "chi dorme non piglia pesci"?! Quindi su alzati scansafatiche!!-.

-Sta zitta vecchiaccia! Come vedi sono già sveglio! -rispose con la stessa aggressività della donna. Sin da quando era piccolo, non si era mai fatto problemi a rispondere male ai componenti della sua famiglia, ma lui era fatto così. Ribatteva a qualsiasi frase gridando. Era sgarbato con chiunque e non si faceva problemi se si creava dei nemici, poiché era convinto che lui fosse il migliore e che tutti gli altri fossero delle comparse.

In realtà, sotto tutto quel comportamento scontroso e eternamente arrabbiato, c'era un ragazzo fragile che si sentiva in difetto rispetto a Deku, che fino ad allora era stato un senza-quirk, che si sentiva continuamente messo alla prova da sé stesso per imporsi di essere superiore a chiunque e che si sentiva abbandonato da quasi ormai otto anni da una persona molto importante.

-Muoviti che la colazione è di sotto! Ah dimenticavo! Chong (lettura: Cion), Zhe (lettura: Ce con c dura) e i suoi figli verranno sabato prossimo a pranzo da noi per festeggiare il tuo compleanno e quello della figlia come una volta, ti ricordi? -domandò lei curiosa.

-Sì-bofonchiò lui guardando fuori dalla finestra. L'avrebbe rivista. La sua compagna delle elementari. La bambina che abitava nella stessa strada. La sua amica di infanzia.

-Bene. Vedi di non essere scorbutico come al solito capito? -disse prima di sparire di nuovo nel corridoio.

Era passato ormai tantissimo tempo dall'ultima volta che si erano visti.

Com'era diventata? Come si sarà evoluto il suo quirk? Dov'era stata per tutto quel tempo? Si ricorderà di lui?

Oppresso da tutte quelle domande, si catapultò fuori dalla sua stanza con aria esasperata mascherata da quel senso di arrabbiatura che lo contraddistingueva.

Intanto nella stessa strada, in qualche casa più in là, era entrata una ragazza dai lunghi capelli castani raccolti in una treccia messa su una spalla, con un vestito primaverile verde foresta che le arrivava sino al ginocchio e accompagnata da enormi bagagli. Aveva dei tratti asiatici, quello era certo, ma non giapponesi e lo confermava il suo accento e il suo nome.

Erano passato pochi mesi dall'ultima volta che aveva visto la sua famiglia e quella casa, ma erano passati anni da quando lei se ne era andata dalla città in cui era nata e cresciuta sino alla terza elementare, per essere più precisa era ritornata nel corso degli anni, ma non era mai restata abbastanza da poter godersi tutto ciò che quel luogo le poteva offrire.

Era stata via per tanto tempo e aveva tanto da recuperare. In otto anni poteva essere successo di tutto. Alcuni edifici potevano essere stati abbattuti, altri erano stati innalzati e altre cose erano cambiate.

Era stata fuori dal mondo momentaneamente solo per ciò che era. Solo per quello che il fato le aveva riservato e questo le faceva abbastanza schifo. Sapere che il suo destino era stato già scritto da qualche parte non le piaceva per niente e a volte avrebbe preferito nascere senza quirk, in un'altra parte del mondo e in un'altra famiglia. Per carità, amava la sua famiglia e in fondo non avevano nessuna colpa, ma era il marchio che portava che faceva odiare il suo futuro. Chiuse la porta d'ingresso, dopo aver portato dentro le ultime borse. Fece qualche passo e la vide.

-Ciao mamma-salutò lei appena si era affacciata alla cucina. La donna, che era alle prese con i fornelli, alzò lo sguardo verso la voce che l'aveva chiamata e rimase come paralizzata. Fece scivolare il cucchiaio di legno che aveva tra le mani e si mise queste ultime sulla bocca commossa.

Era ormai da più di un anno che non si vedevano e per la genitrice fu una gioia così immensa che corse subito verso la figlia per abbracciarla, per essere sicura che niente di tutto quello non fosse un sogno.

-Oh la mia bambina! -esclamò mentre la stringeva per le spalle con così tanta forza che faceva quasi male alla ragazza, ma lei non badò al dolore e ricambiò con altrettanta forza l'abbraccio.

-Mi sei mancata così tanto. Come stai? Hai mangiato? È passato solo un anno, ma sei cresciuta ancora e sei diventata ancora più bella. E questi capelli? Sono lunghissimi e bellissimi-iniziò a parlare a raffica e con estrema allegria. La figlia intanto rispondeva e sorrideva per il suo inconfondibile comportamento così entusiasta e gioioso.

Poi dei passi pesanti si avvicinarono fino a rivelare tre figure maschili.

-Ma guarda un po' chi c'è-esordì il fratello maggiore, mentre aveva le mani incrociate al petto con sorriso beffardo.

-Ecco la nana-la schernì il secondo fratello.

-Non siate così maligni voi due, fino a prova contraria vi mette k.o. ad occhi chiusi. Vieni qua e fatti abbracciare tesoro-disse il padre rivolgendosi prima ai suoi figli e poi alla più piccola di casa.

Le due donne si girarono verso quei tre e alzarono gli occhi al cielo con fare leggermente esasperato, prima che la nuova arrivata andasse ad abbracciare suo papà.

Poco dopo tutto il resto della famiglia circondò i due con un grande abbraccio.

-Ben ritornata Xingming (lettura: scinmin) -sussurrò il grande omone.

*****

SPAZIO AUTRICE

Come descrivereste in una sola parola la famiglia di Bakugou? 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Il sole mattutino si stagliava flebilmente su alcuni edifici e li riscaldava dalla nottata umida e fresca. Alcuni raggi erano entrati da alcune finestre della casa e illuminavano quel che bastava per muoversi senza inciampare.

Il fine settimana si era concluso prima di accorgersi che fosse arrivato, così dando spazio all'inizio di una nuova settimana. Xingming era nella sua camera davanti allo specchio a sistemarsi la cravatta e i capelli. Lanciò un occhio all'orario e aveva un po' di tempo prima di avviarsi a scuola, giusto il tempo di meditare e placare le emozioni che le pervadevano tutto il suo corpo.

Finalmente sarebbe andata in una scuola, per così dire, normale dopo tanto tempo. Una scuola in cui dove ci sarebbero stati dei suoi pari, in cui non avrebbe dovuto preoccuparsi esageratamente di fare del male a qualcuno con il suo quirk, e non solo, e in cui avrebbe potuto farsi degli amici, forse.

Chiuse per qualche secondo gli occhi e rallentò più che poté il respiro e il battito cardiaco. Si concentrò su ogni odore, suono e oggetto nelle vicinanze. L'aria, il calore della primavera, il pavimento, lo scorrere dell'acqua dal rubinetto del bagno e il profumo di caffè dalla cucina. Li assorbì, facendoli diventare parte di sé e della sua essenza.

Riaprì gli occhi dopo poco tempo, prese lo zaino e uscì dalla camera, per poi scendere le scale.

-Stai andando Xingming (lettura: scinmin)? – chiese Long (lettura: Lon), il fratello più grande dei tre, mentre la castana si metteva le scarpe. Era un ragazzo piuttosto alto con i capelli neri come il padre, gli occhi verdi come la madre e studiava alla Facoltà di Ecologia e di lì a poco si sarebbe laureato, dato che aveva compiuto ventun anni a gennaio.

-Sì. Yuan (lettura: Iuan)? -ribatté mentre si allacciava le scarpe.

-Aveva detto che sarebbe sceso venti minuti fa, ma mi sa che o si è addormentato di nuovo o sta cercando una nuova spilla da esibire-rispose l'altro con tono arrendevole, visto che era la stessa storia ogni lunedì, se non quasi ogni giorno.

-A quanto vedo non è cambiato per niente-replicò lei scrollando la testa e ridendo fra sé e sé.

-Invece vi sbagliate miei cari, perché sono già bello che pronto, voi due siete proprio gente di poca fede-intervenne il diretto interessato scendendo la scalinata con eleganza, quasi fosse un aristocratico. Yuan (lettura: Iuan) era un ragazzo di media statura con i capelli castani e gli occhi verdi come la madre ed era all'ultimo anno di liceo. Anche se aveva diciassette anni, a volte sembrava un bambino di dieci.

-Wow! Chi sei tu? Che ne hai fatto di mio fratello? Sai, quello lento e dormiglione...-esclamò con fare teatrale il bruno.

-Ah-ah! Molto divertente-e fece una linguaccia-In ogni caso se non sbaglio oggi è il tuo primo giorno alla nuova scuola, quindi solo per l'occasione mi sono svegliato un pochino prima per aiutarti ad orientarti nel quartiere, cara la mia sorellina-disse con tono solenne il castano, ma era obiettivamente una scusa, poiché, nonostante la giovane Ye fosse stata per lungo tempo via, quando ritornava in città si faceva sempre dei giri di esplorazione.

-Seh...Sai che non ci crede nessuno, vero? Sentiamo chi è lui? –chiese il maggiore, mentre sorseggiava il suo amatissimo caffè.

-Ehm...nessuno-rispose alzando gli occhi al cielo con un evidente rossore sulle guance-Comunque si è fatto tardi, dunque vado! Ciao! -esclamò prima di chiudere la porta dietro di sé.

Ci furono alcuni attimi di silenzio, prima che i due rimasti all'ingresso scoppiassero in una fragorosa risata.

-Va bene. Allora io vado Long (lettura: Lon). Ci vediamo più tardi-disse la sorella.

-Ciao sorellina-la salutò prima che lei si fosse diretta all'esterno.

L'aria primaverile la investì in modo così piacevole che sorrise. Prese la bici, mise lo zaino nel cestino anteriore e uscì dal cancello della proprietà.

Pedalava con velocità sostenuta, mentre ascoltava la sua playlist per caricarsi ed essere al meglio delle sue energie. Poi arrivò a destinazione. Ecco il liceo che avrebbe frequentato. Lo UA.

Varcò le porte e parcheggiò la bicicletta, però quando si girò si scontrò con qualcuno, facendola sbattere contro il mezzo appena parcheggiato.

Ecco come iniziare bene il primo giorno. Fantastico.

-Oh scusami! Stai bene? Ti ho fatto male? -esclamò una voce maschile sinceramente dispiaciuta. Alzò lo sguardo e vide dei capelli verdi completamente scompigliati. Ma come...Non era possibile.

-Figurati, sto benissimo. Scusami tu, non stavo guardando dove stavo andando. È il mio primo giorno qui-ribatté lei cercando di sembrare il più naturale possibile.

-Ah davvero? -.

Annuì guardando momentaneamente altrove, per poi riposare lo sguardo sul quel ragazzo. Come poteva essere?

-Sai per caso dov'è la presidenza? -domandò lei per cercare di tirarsi al più presto fuori da quella situazione.

-Certo! Ti accompagno! -replicò facendo strada alla castana, dopo averlo ringraziato.

Cosa ci faceva Midoriya Izuku in quella scuola?

Come al solito Katsuki era il primo ad arrivare in classe e gli piaceva la cosa, soprattutto perché almeno si godeva quei primi attimi di silenzio, prima che...

-Ehi Bakugou! - .

Appunto.

-Che vuoi dannato Pikachu?!-domandò alquanto infastidito dal fatto che avevano interrotto quella pace paradisiaca.

-Su su Bakugou. È solo Kaminari e poi non è molto virile comportarsi così-intervenne Kirishima con un sorriso a trentadue denti.

Il biondo si girò dall'altra parte grugnendo. Per tutto il week-end non aveva pensato ad altro che a lei. A quel giorno.

A quei movimenti così curiosi.

Non riusciva ancora a capire, ma perché?

Man mano l'aula si riempì e quando arrivò anche Deku, i suoi pensieri sulla ragazza furono sostituiti da quelli per lui e il disprezzo che provava ogni volta che era nella stanza. Lo detestava. Come aveva fatto a entrare nella sua stessa scuola? Uno come lui. Uno che non valeva assolutamente niente. Un senza-quirk.

Poi il professore fece il suo ingresso ancora con le bende addosso, suscitando un certo stupore negli studenti e nelle studentesse. Aizawa se l'era vista più brutta rispetto a tutti. Aveva messo a rischio la vita per evitare che i villains toccassero i propri studenti, ma come faceva a essere in piedi dietro la cattedra, nonostante quello che aveva rischiato?

-Buongiorno ragazzi e ragazze-esordì con il suo solito tono trascinato-allora non perdiamo tempo e iniziamo con questa assemblea mattutina col dire che...-l'uomo fu interrotto da qualcuno che bussò alla porta, per poi rivelare la figura di una ragazza con i capelli castani raccolti in una treccia che, a sua volta, era avvolta in uno chignon. Aveva gli occhi castani, leggermente allungati e le labbra rosee. Era abbastanza alta, magra e probabilmente muscolosa visto che aveva delle gambe abbastanza sode.

Per un attimo Bakugou non capì, ma poi gli venne un flash nella testa.

-Vi presento la vostra nuova compagna di classe-la presentò l'insegnante.

Ma chi era quella ragazza?

E perché le sembrava così familiare?

*******

SPAZIO AUTRICE

Secondo voi Kaminari sa fare l'attacco con la coda d'acciaio? Ok la smetto.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Tutti la fissavano. Non la mettevano in soggezione né tantomeno la intimorivano. Era abituata ad avere tutti gli occhi addosso, sia per il fatto che fosse nuova in ogni parte andasse sia perché non era una ragazza che passava inosservata per i suoi tratti somatici. Esaminò i suoi futuri compagni e le sue future compagne di classe e rimase sorpresa nel rivedere il viso del ragazzo con cui si era scontrata prima davanti alle rastrelliere.

-Dunque, come ho già detto, lei è la vostra nuova compagna di classe-disse il professore bofonchiando alla classe, a causa delle bende che gli coprivano tutto il viso, e poi si rivolse alla ragazza-presentati velocemente così iniziamo l'assemblea mattutina-.

-Va bene. Ciao a tutti. Io sono Ye Xingming e sono felice di fare la vostra conoscenza-esordì con un'aria seria, ma anche serena e rilassata. Lei non era mai stata un tipo da soffrire di ansia, per fortuna non si era mai fatta condizionare completamente dalla maggior parte della famiglia. Dopo le sue parole ci fu un silenzio un po' imbarazzante, che fu interrotto dall'alzata si mano di un ragazzo alto e robusto, con i capelli scuri e gli occhiali rettangolari alzò la mano con sicurezza.

-Professore! Avrei una domanda! Ora che c'è una nuova studentessa all'interno della classe 1^A, non sarebbe opportuno farle fare i test che ha eseguito tutta la classe il primo giorno? – era un tipo che non esitava e che era sicuro di quello che diceva, ma era decisamente troppo rigido.

-Per l'appunto, Iida, stavo per dirvi che dopo l'assemblea, vi sareste mettere l'uniforme per educazione fisica e raggiungermi in cortile, però tu mi hai praticamente anticipato-ribatté alquanto stizzito il bruno.

-Mi scusi se ho dubitato di lei professore! -rispose gridando e chinandosi in segno di scuse. A quel tipo così serio e rigido Xingming sorrise. Sicuramente se ne sarebbero viste delle belle quell'anno.

-Bene, puoi andarti a sedere nel banco vuoto vicino a Jirou Kyoka – ordinò Aizawa, dopo essersi ricomposto. La ragazza dai capelli viola, sentendo chiamare il suo nome, alzò una mano per farsi vedere dalla castana affinché potesse posizionarsi al banco con il suo zaino, che era tutto fuorché leggero.

Il coordinatore parlò dell'evento annuale della U.A. che si sarebbe tenuto da lì a due settimane circa, nonché il festival sportivo. Il liceo per eroi più famoso di tutto il Giappone, nonostante fosse stato attaccato dalla lega dei Villain, non si sarebbe piegato a causa di un gruppo di supercattivi e non avrebbe rinunciato a un evento di livello nazionale.

Tra gli studenti ci furono pareri contrastanti per la decisione presa, ma, dato che non ci si poteva fare niente a riguardo, non restava che allenarsi.

Man mano tutti gli studenti e tutte le studentesse si alzarono e uscirono dall'aula, ma prima che la castana potesse andare fuori dalla classe le si parò davanti una figura più alta di lei di almeno dieci centimetri e contro la quale rischiò di andare a sbattere, se non fosse stato per i suoi riflessi sviluppati nel corso degli anni.

Alzò lentamente lo sguardo e vide quel ragazzo che era intervenuto prima.

-Salve, io sono Iida Tenya, il rappresentante della 1^A e ti do il benvenuto! -esclamò con estrema risolutezza e con un tono di voce un po' troppo alto. Lo guardò e gli sorrise in modo caloroso.

-Grazie mille Iida. Apprezzo molto. Ora ti dispiacerebbe farmi passare, visto che ho delle prove di ingresso da svolgere? -domandò con tono pacato e mettendogli una mano sulla spalla.

-Oh sì scusami! -replicò mettendosi sull'attenti e facendosi da parte.

-Ti consiglio di rilassarti. Non fa molto bene essere così tesi tutto il tempo. Prova a fare un po' ti meditazione-disse prima di superarlo con eleganza e seguire le sue compagne nello spogliatoio femminile.

-Avete visto quella nuova? Mamma mia che gambe! E che forme fantastiche! Quasi quasi le chiedo di uscire questo finesettimana-affermò Kaminari mentre parlava con alcuni dei suoi compagni, ma qualcuno non era del tutto d'accordo sulle intenzioni del teaser umano.

-Ehi Bakugou! Tu che ne pensi? -domandò Sero appoggiandosi alla spalla dell'amico con l'avambraccio. Il biondo chiamato in causa si limitò a girarsi verso quel gruppo e a esprimere il suo pensiero.

-Se fossi in lei, non perderei il mio tempo con uno come te-e se ne andò.

Passo dopo passo, riportò alla mente ricordi offuscati, perché li aveva sepolti con l'odio verso Deku e la sua continua ossessione di essere il migliore.

Quella ragazza le ricordava così tanto lei, però c'erano poche possibilità che fosse quella bambina con le guance paffute che chiamava Hoshi al posto del suo vero nome, perché incapace di pronunciarlo. Con il passare degli anni gli era rimasto in testa solo quel soprannome in testa.

L'unica cosa che poteva fare e farsene una ragione e andare avanti con la vita come aveva fatto sino a quel momento. In fin dei conti l'avrebbe rivista sabato per festeggiare il compleanno come una volta. Già. Come una volta.

Ma che diavolo gli stava succedendo? Lui non era mai stato un tipo così lagnoso e nostalgico, e non era mai stato male per la mancanza di qualcuno.

-Tsk, che imbecille-si disse, mentre riprese a camminare a passo spedito verso il cortile dove lo aspettava quella mummia ambulante del suo professore.

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SPAZIO AUTRICE

Quali lingue riconosciute internazionalmente sapete parlare, oltre l'italiano? 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***




-Credo tu abbia già fatto questi test alle scuole medie, ma l'unica differenza è che ora ti è concesso usare la tua unicità come meglio credi- spiegò il professor Aizawa alla nuova arrivata-Ovviamente evita di nuocere te stessa come ha fatto Midoriya sin dal primo giorno-appena il ragazzo dai capelli verdi sentì pronunciare il suo cognome si mise sull'attenti come una miniatura di un soldatino giocattolo.

La castana lo guardò per un attimo con circospezione. Non riusciva ancora a capire. Come faceva a essere in una scuola del genere?

Prima che se ne andasse via a otto anni dalla città, lei e Izuku erano sempre stati grandi amici sin dalla tenera età, ma si ricordava perfettamente che il suo quirk non si era mai manifestato, dunque a quel punto il dubbio era più che lecito.

I loro sguardi si incrociarono e il ragazzo sembrava come intimorito, ma lei fece un piccolo sorriso di circostanza. Aspetta, ma se c'era lui ci doveva essere anche...

-Bene. Facciamo veloce, visto che sono otto prove e io non ho tempo da perdere. Mettiti in posizione-ordinò il bruno e Ye si mise ai blocchi di partenza.

A vostri posti.

Inspirò.

Pronti.

Alzò il bacino ed espirò.

Via!

Si sbilanciò in avanti e una nebbia rossastra venne emanata dalle sue mani.

-4.30 s-annunciò la voce metallica del robot.

-Che coooosa?! – urlò Ashido strabiliata.

-È riuscita a fare un tempo vicinissimo a Iida e Bakugou! – esclamò Kirishima con gli occhi spalancati e un dito puntato verso l'interessata.

-Pazzesco! – affermò qualcun altro.

Tutti erano rimasti a bocca aperta a quell'assaggio dell'unicità della nuova arrivata e rimasero ancora più sorpresi quando la videro fronteggiare le prove successive. Di certo non fu la migliore, però, nonostante fosse una ragazza, a detta di alcuni, raggiungeva dei risultati che erano vicini ai primi classificati.

Alla fine dei test tutti dedussero una sola cosa: la preparazione atletica e il potere di Ye erano tutt'altro che mediocri.

Anche l'insegnante credeva che la ragazza avesse del potenziale, ma era ancora troppo presto per dare un giudizio appropriato. Non era mai stato il tipo da giudicare dopo un giorno che incontrava le persone e non avrebbe incominciato di certo in quel momento.

Gli alunni e le alunne rientrarono in classe tra un complimento e altro fatto alla castana. Tra tutti si fece avanti Midoriya con il suo solito blocchetto degli appunti per fare alcune domande alla ragazza, ma lei si limitò a dire che il suo era un potere davvero banale.

Le lezioni mattutine passarono velocemente, forse per l'intensità degli argomenti trattati, ma in quel momento non importava niente a nessuno visto che era appena arrivata l'ora di pranzo e l'obiettivo primario era riempire lo stomaco con del buon cibo.

Come al solito la mensa brulicava di studenti e come al solito Midoriya, Iida, Asui e Uraraka erano seduti a mangiare insieme allo stesso tavolo, mentre discutevano di tutto e di più. La conversazione era piuttosto tranquilla e serena, nonostante la continua presenza di rigidità di Tenya.

-Sentite, ma voi cosa ne pensate della nuova arrivata? -domandò ingenuamente la castana, mentre addentava un po' del suo ramen.

-Be' se parliamo del suo quirk, direi che deve essere abbastanza potente. Dopo le vorrei chiedere di cosa si tratta e come funziona, sarei proprio curioso di sapere-rispose il nerd del gruppo con occhi luminosi-ma per il resto, non ci ho neanche parlato, dunque non saprei definire il suo carattere-.

-Mhmm...è difficile dare un giudizio il primo giorno che si incontra una persona, quindi mi posso solo permettere di esprimere l'impressione che mi ha dato. Penso che sia una persona apparentemente socievole e gentile. Deve essere anche molto potente, dati gli esiti dei test d'ingresso, il che la rende un'avversaria in campo scolastico-replicò il figlio minore della famiglia di supereroi.

-Io non saprei dirti Ochaco. Mi sembra una che se ne sta sulla sue, ma anche socievole. Forse non è la persona più estroversa del mondo e forse le serve del tempo prima di conoscere le persone e fare amicizia, credo che sia quel tipo di persona che osserva molto, un po' come Midoriya, ma in modo più silenzioso. La sua unicità sembra davvero incredibile e ammetto anch'io di essere piuttosto curiosa in cosa consista, soprattutto dopo la sua prestazione-disse la rana.

-Capisco. La penso anch'io come voi e ho voglia di conoscerla e magari di invitarla ad uscire con le altre-ribatté la ragazza che aveva posto la domanda.

-Si sembra proprio una bella idea Ochaco-chan! -esclamò entusiasta Asui.

I quattro continuarono a discutere tra di loro e a mangiare nella bolla di tranquillità creata attorno a quel tavolo, tutto mentre Ye era indaffarata a sistemare il suo bento preparato la sera prima nel sacchetto che aveva portato da casa. Si era goduta il suo pranzo in completa pace sotto un albero di ciliegio agitato delicatamente dalla brezza primaverile.

Si alzò in piedi raccogliendo tutto ciò che si era portata con sé e iniziò a dirigersi verso la classe per recuperare il libro a cui si era appassionata ultimamente in attesa dell'inizio delle lezioni pomeridiane. Era un manoscritto di un paio di centinaia di pagine che raccontava della vita di un uomo vissuto durante la seconda guerra mondiale in Italia.

Tirò verso di sé la maniglia dell'uscita di emergenza che le permise di entrare nel corridoio adiacente alla mensa dove tutti stavano consumando il loro pasto e scambiando qualche chiacchera nella confusione più totale.

Non amava i luoghi affollati e la ragione era piuttosto semplice. Il suo quirk. Quest'ultimo le permetteva di muovere qualsiasi cosa e di creare dell'energia come proiettili o scudi con la mente, ma anche di potere entrare nella mente delle persone, venendo a conoscenza dalle cose più banali ai segreti più profondi. Il problema è che non era ancora capace di rimanere completamente fuori dalla testa di chiunque le stesse vicino, dato che le richiedeva una maturazione e una concentrazione che non aveva ancora raggiunto. Nella vecchia scuola si era impegnata davvero tanto, rinunciando a qualche svago, per raggiungere un livello di sopportazione almeno decente, però non le bastava ancora.

Nel corridoio riecheggiava solo il leggero suono dei piccoli tacchetti delle scarpe ed era quasi rilassante godere di quel silenzio. Le prime lezioni erano state davvero intense, così intense che i pensieri dei suoi compagni e delle sue compagne furono solo come un lontano ronzio. Non aveva fatto amicizia ancora con nessuno, nonostante tutti si fossero dimostrati disponibili nei suoi confronti, ma lei era fatta così. Le ci voleva un po' per sciogliersi nelle relazioni. Con le ragazze era riuscita a scambiare giusto qualche parola e le sembrano davvero simpatiche.

Per quanto riguarda i ragazzi ci doveva pensare. Gli unici che conosceva in realtà erano Midoriya e Bakugou, che sembrava che non l'avessero riconosciuta. In fondo erano passati otto anni e il trio di amici era cresciuto e aveva continuato a vivere la propria vita

Un susseguirsi di passi veloci la destò dai suoi pensieri, costringendola a girarsi verso la fonte di rumore.

*******

SPAZIO AUTRICE

Che tipo di personalità siete nel test MBTI (16 personalità)?

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Capitolo 6
*** Capitolo Capitolo 5 ***



Le mancavano pochi passi per arrivare all'aula della 1^A, eppure la castana aveva rallentato di poco il passo per vedere chi stava correndo alle sue spalle.

-Ehi Ye! -gridò a una decina di metri un ragazzo dai capelli gialli e piuttosto lunghi con una ciocca nera. Lei arrestò la sua camminata e si girò completamente dando le spalle alla sua destinazione.

-Ciao. Kaminari, giusto? -domandò lei con uno sguardo per aver conferma una volta che lui si era avvicinato.

-Esatto-replicò lui con un leggero fiatone-sono seduto vicino a Jirou-.

-Ah sì. Ti serve qualcosa? -chiese la castana sistemandosi la piccola borsa sulla spalla.

-Ecco...tu sei nuova di queste parti, non è così? -.

-Be' non proprio, ma perché mi fai questa domanda? -ribatté accigliandosi appena.

-Saresti libera questo week-end per fare un giro per la città? -propose Denki con un sorriso che avrebbe potuto sostituire il suo quirk per quanto era smagliante.

-Il week-end dici? -chiese conferma riflettendoci un attimo. O per meglio dire, fingeva di rifletterci. Non era stupida, infatti sapeva benissimo dove voleva arrivare quel ragazzo e lo si capiva perfettamente dalla sua sfacciataggine e dal suo tentativo goffo di far sembrare la sua proposta innocente. Non serviva un genio per capire che quello era il tipo di ragazzo che faceva la radiografia a qualsiasi essere umano di sesso femminile in grado di respirare. Non era la prima che la ragazza incontrava un ragazzo di quella specie.

-Esatto. Giusto un pomeriggio per vedere i posti più belli e prenderci un gelato se ti va-incalzò. Come pensava. Si è fregato da solo e il bello che sembrava che non cercava neanche di nascondere le sue intenzioni con un minimo di furbizia.

-Ti ringrazio molto, ma onestamente non saprei dirti adesso su due piedi come sono messa sabato e domenica-spiegò mentre si metteva dietro l'orecchio una ciocca di capelli sfuggita all'acconciatura-ti dispiace se ti confermo nei prossimi giorni? -.

-No tranquilla, nessun problema-e con questa frase Xingming fece un cenno di saluto e si diresse in classe.

Quest'ultima era completamente deserta e nella penombra. C'era il più completo silenzio, ma non era uno di quel silenzi che necessitano di essere colmati da qualsiasi tipo di suono, bensì uno di quelli rilassanti che molto spesso conciliavano il sonno.

Per la castana quella era un'occasione per rilassarsi come voleva, quindi si insinuò tra i banchi, si abbassò sul suo zaino per riporre il sacchetto del pranzo e prendere il suo telefono. Si sedette comodamente sulla sedia, infilandosi i suoi auricolari bluetooth nelle orecchie e cliccò sulla voce "riproduzione casuale" dello schermo.

Il bit della grancassa iniziò a rimbombare nella sua testa e quello fu il segnale che si poteva liberare finalmente degli inibitori. Se li tolse e fu come se la sua testa non fosse più circondata da una quantità consistente di spade puntate contro. Chiuse gli occhi e buttò la testa all'indietro.

Mentre gli strumenti si aggiungevano a uno a uno alla melodia, i suoi pensieri scorrevano liberamente, senza che ci fosse qualcosa che la frenasse. Andavano veloci, forse troppo veloci. Pensò a un sacco di cose, alcune in contemporanea, forse avrebbe fatto meglio a rallentare un pelino, dato che non poteva gestire tutto quel marasma nel suo cervello. Almeno non come avrebbe voluto.

Così schiuse gli occhi ed estrasse un quaderno e l'astuccio dallo zaino. Aprì una pagina bianca e iniziò a mettere nero su bianco ciò che le passava per la testa, perché solo così riusciva a mettere ordine nella promiscuità delle parole che pensava. Quello era un modo anche per aver il controllo su sé stessa ed era solo una delle cose che si sentiva in dovere di mantenere al suo posto. Molto spesso non riusciva a sopportare il fatto di non saper come mantenere tutto in ordine, ovviamente non era una maniaca, però molto spesso il suo quirk richiedeva un freno che non la portasse a fare del male.

Per fortuna o chissà grazie a che cosa non era mai successo, ma questo non escludeva la possibilità che sarebbe potuto accadere, mettendo in conto anche il fatto che aveva lasciato il luogo che amava di più al mondo solo per imparare a controllare il potere che l'era stato donato, anche se avrebbe preferito rimanere il più vicino possibile alla sua famiglia e ai suoi amici. Le era costato molto lasciare tutto per imbarcarsi in un'avventura di cui non sapeva un bel niente. Era stato un po' come buttarsi nel buio, ma col senno di poi forse era stato meglio così. Meglio imparare ciò che possiedi al posto di vivere nell'ignoranza.

Delle mani più rosa della pelle umana si posarono sul banco della cinese, facendola schizzare sul posto come una molla impazzita. Spostò l'attenzione dalle righe del quaderno a un viso di una ragazza dai capelli rosa, delle corna incastrate tra di essi e degli occhi con la sclera nera (la parte intorno all'iride e alla pupilla, che normalmente è bianca per gli esseri umani) e le iridi gialle. Una volta che la castana si tolse le cuffiette dalle orecchie, fu come se un'onda la travolgesse in piena fronte violentemente, facendole dimenticare per un momento degli inibitori rimossi.

"Ma che ci faceva tutta da sola qua in classe?".

-Mi stavo riposando-rispose istintivamente cercando di riprendersi da quello stato di stordimento. Si massaggiò le tempie mentre cercava di calmare quell'accenno di mal di testa.

-Eh? -la ragazza dai capelli rosa aggrottò la fronte perplessa. L'altra sbarrò gli occhi e alzò nuovamente questi ultimi nella direzione della sua interlocutrice.

Oh cavolo!

-Non hai parlato, vero? -domandò quasi meccanicamente e prendendo tra le mani i suoi orecchini, per poi metterseli sulla parte esterna delle sue orecchie.

-No, ma stavo pensando a...-.

-Non importa-la interrompe Ye, mettendosi in piedi e sorrise nel tentativo di recuperare quel suo momento di disattenzione-Comunque tu sei Ashido, non è così? -chiese nel tentativo di distrarla da quello che era appena accaduto, ma non fu così veloce, perché si illuminò una lampadina nella testa della rosa.

-Oh mio Dio! Tu sai leggere nel pensiero! -esclamò Mina nel suo solito ed unico entusiasmo. Alla castana si gelò per un attimo il sangue nelle vene. E pensare che aveva progettato, in qualche strano modo, di descrivere il suo quirk come una banale telecinesi, in caso gliel'avessero chiesto, ma dopo con quella terribile gaffe: ciao ciao progetti.

-Comunque, se ti va, puoi chiamarmi Mina-.

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SPAZIO AUTRICE

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***



CLANG!

Xingming aprì l'antina metallica dell'armadietto per prendere le sue scarpe e per riporre quelle scolastiche* nel cubicolo. Una volta fatto lo scambio, prese lo zaino e se lo mise in spalla, per poi avviarsi verso le rastrelliere con passo spedito.

Era stato il suo primo giorno di scuola ed era stato davvero impegnativo per quanto riguardava le infinite ore di lezione, ma nonostante ciò era stato piacevole. Aveva fatto amicizia con alcuni compagni e alcune compagne e, per una volta, si sentiva accettata, soprattutto per il suo dono. Certo, aveva passato davvero poco tempo con la 1^A e le uniche conversazioni che aveva avuto avevano come fulcro la sua prestazione ai test di quella mattina e il suo quirk. A proposito di quest'ultimo, si era ritenuta davvero fortunata a farsi scappare la lettura solo dei pensieri di Mina e non qualcos'altro. La castana era convinta che se non fosse stato per gli inibitori avrebbe combinato qualche disastro, però non era cosciente del fatto che stava solo ritardando qualcosa che temeva da troppo tempo: perdere il controllo.

E con questi pensieri slegò la catena dalle ruote della bicicletta, per poi mettersi in sella e avviarsi verso la via di casa.

Qualche spinta ai pedali e si trovava già fuori dalle porte imponenti della U.A., mentre il vento le scompigliava i capelli scappati allo chignon.

Una volta varcato il cancello della sua dolce dimora, non le restò che mettere a posto il suo mezzo di trasporto ed entrare in casa. Quando fece questo notò però che c'era qualcosa che non la convinceva. C'era un'atmosfera decisamene troppo silenziosa e a tratti inquietante. Le vennero addirittura i brividi lungo la schiena per quella quiete quasi spettrale, cosa che non apparteneva a quella casa.

Ricordava benissimo che sin da piccola non c'era mai stato quel tipo di silenzio, perché quest'ultimo era sempre accompagnato da vari rumori o anche da un semplice sottofondo anche se praticamente impercettibile, ma quello era davvero troppo. Ci doveva essere per forza qualcosa sotto.

Così appoggiò la borsa e si tolse le scarpe, per poi attraversare il salotto e sbucare nel grande giardino sul retro dell'edificio.

Nonostante il sole fosse ancora presente all'orizzonte, una leggera ombra avvolgeva il prato verde. La castana era ancora inchiodata sulla cima degli scalini legnosi, mentre ispezionava centimetro per centimetro quella distesa erbosa con lo sguardo.

-Ma che...-sussurrò tra sé e sé, prima di decidersi a mettere i suoi delicati piedi sui fili d'erba ed è lì che capì.

Che i giochi abbiano inizio.

Non ne poteva già più. Il sole, il caldo e il sudore erano cose che il biondo proprio non riusciva a sopportare in quel momento. Era pomeriggio inoltrato, le strade erano accompagnate solo dalla luce primaverile di metà aprile alternata da qualche rara macchia scura sul terreno. Trascinava i piedi ed era stufo del fatto che l'afa lo stava facendo sudare nei suoi vestiti scolastici. Generalmente non gli sarebbe dispiaciuto grondare di sudore, ma solo se fosse stato in abiti più adatti.

Svoltò l'angolo e sbucò sul piccolo sentiero pavimentato di casa sua.

-Oi! Sono a casa! -gridò appena entrato in casa, mentre si toglieva con fare svogliato le scarpe, per poi filare al più presto al piano di sopra per evitare la sua genitrice.

SBAM!

Sbatté la porta di camera sua, mentre lanciava la borsa sulla sedia accostata alla scrivania. Si buttò a peso morto sul letto distrutto dalla giornata scolastica, a suo parere alquanto straziante.

La sua schiena così contratta ringraziò nell'esatto momento in cui entrò in contatto con la superficie morbida del materasso, tanto da farlo entrare in uno stato di beatitudine indescrivibile.

Il suo respiro echeggiava nella camera come un mantra disturbando il silenzio intorno a lui, ma non era la stessa cosa nel suo cervello. Bakugou chiuse gli occhi e si mise l'avanbraccio sopra a questi ultimi per stare completamente al buio per qualche attimo e nel tentativo di tappare quelle voci, ma con scarsi risultati. I suoi pensieri correvano, rimbalzavano e sgomitavano con prepotenza tra di loro da una parte all'altra della sua mente, impedendogli di riposarsi quei pochi minuti prima di mettersi a studiare.

Era una tortura e per quanto la sua volontà fosse grande, non riusciva a mettere a tacere tutto. Probabilmente dall'esterno molti non avrebbero mai pensato al ragazzo come una persona molto riflessiva e solitamente era così, se non fosse che l'oggetto dei suoi pensieri non era la sua scalata verso il primo posto nella classifica degli eroi e Deku, ma qualcos'altro. In fondo sapeva a che cosa stavano roteando i suoi pensieri, però preferiva ignorare per ora la fonte di tutta quell'attività mentale e andare a farsi una bella doccia fredda prima di darsi da fare con lo studio.

Le sottili dita sfioravano i piccoli quadratini neri con velocità ed eleganza, tanto da sembrare leggere carezze date a un neonato appena nato. Nonostante i polpastrelli si muovessero con ritmo sostenuto la schermata ubbidiva deliziata da quella delicatezza che apparteneva alla padrona.

Sì, hai capito lettore. Ti sto prendendo in giro. È vero che le dita si muovevano veloci, ma di certo non aveva eleganza, ma neanche goffa. Diciamo che la sua figura era statica, ma le sue dita erano la controfigura di Flash.

Era quasi sera e il sole era in procinto di abbassarsi all'orizzonte prima di lasciare spazio alle tenebre della notte spezzate dalla purezza del bianco lunare.

Xingming sedeva sulla sua sedia mentre era impegnata a scrivere a grande velocità sul computer nella speranza che le parole usate fossero accattivanti e abbastanza pertinenti allo scopo a cui puntava. Ricontrollò un paio di volte quello che aveva scritto prima di premere il tanto agognato tasto invio e abbassare la schermata del portatile.

Si accasciò allo schienale della sedia, buttando il capo all'indietro e togliendosi gli occhiali da lettura dal naso torturato dalle molte ore di studio.

Era esausta.

Dopo la giornata scolastica non aveva avuto un attimo di tregua e ciò era abbastanza comprensibile. Era arrivata con due settimane dopo l'inizio delle lezioni e doveva mettersi assolutamente in pari. Odiava rimanere indietro e non aveva nessuna intenzione di farlo proprio in quel momento.

La castana liberò i suoi lunghi capelli dallo chignon disordinato, facendo rilassare la sua cute dopo sofferenze.

Fece calare il buio sui suoi occhi e svuotò più che poté la mente, per godersi la quiete nella camera, se non fosse che un neurone ribelle non glielo permise.

DANNATO NEURONE.

Schiuse gli occhi infastidita e scattò dalla sedia catapultandosi di faccia sul suo letto, ma evidentemente neanche il computer era d'accordo sul farla riposare.

DIREI CHE È UN COMPLOTTO.

*In Giappone prima di entrare nei corridoi scolastici, si cambiano le scarpe usate per l'esterno con quelle scolastiche e viceversa quando devono uscire dalle mura scolastiche.

 

******************

SPAZIO AUTRICE

Conoscete altre usanze giapponesi, che non sono usuali in Occidente?

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***




Generalmente c'è un limite all'essere irritabile, giusto?

Tutti hanno una soglia di sopportazione, non è così? Chi più chi meno, sa mantenere un minimo di calma per evitare di scaldarsi troppo, no?

A quanto pare queste regole generali per le persone comuni non valevano per un ragazzo che si era svegliato venti minuti appena dopo rispetto da quello che aveva programmato. Chiunque se ne sarebbe fatta una ragione e avrebbe fatto le cose un po' più velocemente, ma Bakugou no. Lui era una persona che calcolava ogni cosa che faceva al millimetro e che non era molto flessibile ai cambiamenti di routine, o per meglio dire, aveva bisogno di un programma chiaro e ordinato.

Camminava con il suo solito passo trascinato e svogliato, mentre passava sotto gli alberi di ciliegio in fiore, dai quali continuavano a cadere petali che finivano per andare sul suo viso, mettendo a dura prova la sua pazienza.

Il vero problema non erano quei venti minuti di ritardo, perché il ragazzo sarebbe arrivato lo stesso a scuola in tempo, ma il fatto è che non si sarebbe potuto godere quella pace a cui era solito prima delle lezioni. Sicuramente avrebbe già trovato qualche suo compagno o sua compagna, ma in caso fosse stato fortunato sarebbe rimasto solo e non avrebbe dovuto dire addio a quel silenzio mattutino.

Evidentemente la fortuna non era dalla sua parte quella mattina. Percorse la stanza nella più completa irritazione, senza degnare nemmeno di uno sguardo chi era più mattiniero rispetto a lui, peccato che non fosse passato inosservato data la sua aurea di malumore.

-Sai che sarebbe buona educazione salutare se entri in una stanza, vero? -disse una voce femminile due banchi più in là rispetto al suo. Il biondo girò la sua testa verso la sua interlocutrice alzando un sopracciglio e facendo uscire dalle sue labbra un unico "Eh?".

La ragazza abbassò il libro, rivelando così il suo viso.

Appena gli occhi cremisi di lui si incontrarono con quelli castani di lei il tempo si fermò. Anche se per un secondo, il corpo di Bakugou venne percorso da una strana sensazione, come se quegli occhi emanassero un'energia a lui sconosciuta. Di nuovo quella sensazione sconosciuta. Dannazione tutto riconduceva a lei.

-Giornata no per caso? -domandò appoggiando i gomiti sul banco. Katsuki aggrottò la fronte.

-Cosa te lo fa pensare? -ribatté lui con la sua voce a prova di socialità. Doveva smetterla di avere quel puntino.

-La rughetta che hai tra le sopracciglia e l'espressione scocciata-rispose lei indicando lo spazio in mezzo alle proprie sopracciglia.

Non può essere lei.

Lui la guardò per un secondo, nel tentativo di scacciare idee improbabili e di capire se la nuova arrivata fosse una stupida, come Kirishima, o una comparsa. Però probabilmente gli sarebbe servito più tempo per definire ciò che era per lui.

Quando il biondo distolse lo sguardo Xingming, nolente o volente, sapeva cosa stava accadendo nella testa del ragazzo e sapeva anche del suo essere facilmente irascibile, soprattutto in quel momento. Quella circostanza avrebbe solo aiutato a movimentare la situazione.

-Comunque io sono Ye Xingming, tu sei Bakujo Katsumi, vero? –.

La reazione non tardò ad arrivare e fu esattamente quella si aspettava, se non più soddisfacente.

-IL MIO NOME È BAKUGOU KATSUKI, NON BAKUJO KATSUMI-urlò il ragazzo facendo scoppiettare i propri palmi delle mani. Non era mai stato preso così esplicitamente in giro, soprattutto da una ragazza che lo conosceva appena. Appariva tanto innocua, ma doveva avere sicuramente qualcosa di diabolico.

-Oh scusami, Bakujo-si scusò la castana con un'espressione innocente sul volto.

-TI HO DETTO CHE È BAKUGOU! SEI PER CASO STUPIDA?! -ribatté sbattendo le mani sul banco e cercando di trattenere la rabbia.

-Ehi che succede qui? – domandò Iida spalancando la porta dell'aula allarmato.

-Oh buongiorno capoclasse-cinguettò Xingming e con il viso radioso appoggiato a una mano, mentre ignorava un certo ragazzo che sfiatava come un toro imbufalito.

-EHI MI STAI A SENTIRE?! – gridò il povero Katsuki nel tentativo di attirare l'attenzione della nuova arrivata, ma lei fece finta di nulla, anche se divertita totalmente, per poi ritornare a leggere il suo libro.

---

Le lezioni mattutine erano ormai finite e nel pomeriggio si sarebbe prospettata un'esercitazione alla USJ, nonostante fosse passata poco meno di una settimana dall'attacco dell'Unione dei Villain.

E come da ormai tre giorni, Xingming si stava dirigendo per conto suo in giardino per mangiare il proprio pranzo, però sembrava che l'universo avesse piani diversi per lei.

-Ehi Ye, perché non vieni a mangiare con me e le altre ragazze per pranzo? -chiese Ashido bloccando in corridoio la ragazza. Quest'ultima fu presa in contropiede.

-Oh-disse sorpresa sporgendo per un attimo le labbra, indecisa sul da farsi-va bene, suppongo. Sempre che non dia fastidio-.

-Non dire cavolate! Sei una di noi ora! -esclamò la ragazza dalla pelle rosa, mettendo un braccio intorno alle spalle dell'altra.

Percorsero i corridoi tra una chiacchiera e l'altra e in poco tempo arrivarono a destinazione.

-Ehi ragazze! Guardate chi mangia con noi oggi! - esclamò la ragazza dai cappelli rosa.

-Ye-san! Che piacere! -la accolse Yaoyorozu.

-Vieni qui, ti ho lasciato un posto- la invitò Jirou.

Xingming era sorpresa dal quel gesto, ma anche rincuorata. Lei era sempre stata una ragazza che se ne stava sulle sue, per diversi motivi e vedere che dopo tanto tempo poteva integrarsi senza alcun magheggio in un gruppo, per lei era un gran traguardo.

 

*******************

SPAZIO AUTRICE

Cos'è la cosa che vi dà più fastidio la mattina? 

Siete molto irritabili la mattina?

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P.s. Dal momento che è difficile immaginare un personaggio inventato, ecco a voi alcuni volti creati da un'intelligenza artificiale che personalmente assocerei a Ye Xingming.

Fatemi sapere quella che vi aggrada di più.

Fatemi sapere quella che vi aggrada di più

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***




AVVISO IMPORTANTE!

Guardate "Boku no Hero Academia: Sukue! Kyuujo Kunren!"se volete capire meglio l'ambientazione del capitolo a grandi linee.

Buona lettura!

 

Come da programma la classe 1^A si diresse alla USJ per svolgere l'esercitazione quel pomeriggio. Come la prima volta tutti si erano disposti come volevano sul pullman, andando in completo contrasto con l'ordine sistematico predisposto dal capoclasse.

Gli studenti e le studentesse indossavano, esattamente come la volta precedente, i loro costumi, tranne Midoriya.

L'unica differenza, quella volta, era che c'era una persona in più a bordo. Xingming si era fatta raccontare ciò che era successo quel giorno dalle sue compagne e non nascose affatto che gli avvenimenti riportati le avevano fatto venire la pelle d'oca sia per l'attacco sia per la collaborazione dei suoi compagni e delle sue compagne di classe per affrontare senza alcuna esperienza dei villain. Li ammirava, perché non si erano persi d'animo neanche per un secondo, anche grazie al gioco di squadra.

-Comunque te lo volevo chiedere da prima Xingming-chan-esordì Tsuyu catturando l'attenzione della diretta interessata-tu di che sei nazionalità sei? - .

-Non sei giapponese? – domandò Uraraka dubbiosa. Tutti gli occhi delle ragazze furono puntati su di lei.

-No, non lo sono. La mia famiglia è di origine cinese e lo sono anch'io, solo che ho anche la cittadinanza giapponese-rispose con una smorfia quasi dispiaciuta. Il gruppo intorno a lei fu sorpreso.

-Comunque come mai questa domanda Asui? – chiese a sua volta la cinese.

-Il tuo nome non mi sembrava giapponese, poi il tuo costume da Hero sembra un vestito tradizionale cinese e poi ho visto dei caratteri cinese sui tuoi appunti- ribatté la ragazza rana- Spero di non essere stata troppo invadente-.

-Il tuo nome non mi sembrava giapponese, poi il tuo costume da Hero sembra un vestito tradizionale cinese e poi ho visto dei caratteri cinese sui tuoi appunti- ribatté la ragazza rana- Spero di non essere stata troppo invadente-

(n. d. a. : Questo è il costume che ho disegnato per Ye Xingming. Spero vi piaccia!)

-No, non ti preoccupare. Era una domanda più che legittima-disse la castana tranquillizzando la ragazza dai capelli verdi.

Il gruppetto continuò a parlare per ancora qualche minuto, prima di arrivare a destinazione.

Il veicolo si fermò e tutti scesero, per poi addentrarsi all'interno del grande edificio. Gli insegnanti li stavano aspettando dentro.

La prima parte della lezione consisteva in una simulazione di salvataggio in un canyon della zona rocciosa. Tutto andò per il verso giusto. Tutti si impegnavano nel loro compito e vedere Bakugou calmo, o meglio, quasi calmo fu una scoperta per tutti quanti. Ovviamente Ye non si risparmiò dallo stuzzicarlo ancora di più. Vedere il fumo che usciva dalle orecchie del biondo per la rabbia era uno spettacolo alquanto divertente.

La seconda parte della lezione stava per iniziare. Ye si ritrovò nella squadra di salvataggio con Midoriya, Mineta, Bakugou e Uraraka (nell'originale la squadra di salvataggio è composta da quattro persone).

I cinque si ritrovarono ad aspettare dieci minuti tra le macerie della zona disastrata.

I ragazzi non si parlavano, o meglio, Mineta aveva attaccato bottone con la cinese e lei ci stava, nonostante le compagne le avessero detto che fosse soltanto un pervertito.

Perché no...

Aveva pensato quando il piccoletto le aveva rivolto la parola. Di certo lei non era ingenua, ma perché non dargli una possibilità per andare almeno d'accordo?

-Quindi sei fidanzata? -domandò il ragazzino dalla chioma viola con un ghigno sulle labbra.

Ecco appunto.

-No-disse Xingming esaminando il paesaggio intorno a sé in un primo momento sospirando esasperata. Negli occhi di Minoru si accese un barlume di speranza e stava per gettarsi, forse figurativamente o forse in senso letterale, tra le braccia della ragazza, ma lei si apprestò ad aggiungere alcune preziose parole.

-Preferisco stare da sola-.

Il fiato rimase bloccato nella gola di Mineta.

Va beh mi posso giocare la carta...

Il ragazzo non fece in tempo a pensare che fu colpito da un'altra frase ancora più devastante per la sua persona.

-Sembri un po' disperato Mineta-il diretto interessato si congelò-arrenditi e già che ci sei dillo al tuo amico elettro Kaminari-.

Xingming lo guardò con sguardo gelido.

-L-lo farò-rispose il più basso deglutendo.

E così dicendo si allontanò per eseguire l'esercitazione di salvataggio, dato che il tempo di attesa era finito.

Passò un'altra decina di minuti prima che si sentisse un grande botto in lontananza.

Ye sobbalzò a quel rumore e si girò immediatamente, venendo colpita da un'onda d'urto, riparandosi grazie al suo quirk. La preoccupazione le si dipinse in volto e non poté fare a meno di controllare cosa stesse succedendo. Levitò in aria al di sopra si tutta la zona disastrata e quando vide una voragine a trecento metri dalla sua posizione, aggrottò la fronte.

La maggior parte dei suoi compagni e delle sue compagne di classe stavano circondando un uomo alto con una maschera.

Apparentemente sembrava un villain, ma il suo sesto senso le suggeriva, e la sua unicità glielo confermò, che c'era qualcosa di sospetto.

Sfrecciò e atterrò nello spiazzo avvolta dalla nebbia rossa del suo quirk.

-A quanto pare qualcuno si è aggiunto alla festa! -esclamò l'uomo mascherato, liberando una grossa risata che poteva far venire i brividi se fosse stata davvero più autentica quanto il proprietario.

-Credevo che i clown si facessero vivi solo nei circhi o negli ospedali pediatrici-disse la castana facendo ballare una pallina rossa tra le proprie dita-sei un villain nel tempo libero o a tempo pieno? -domandò ancora preparandosi a combattere.

-Spostati novellina! -urlò una voce maschile alle sue spalle, che non poteva appartenere se non a un biondino che si era pettinato con i petardi, pronto per scattare verso il nemico.

-Non essere maleducato Bakujo. Non vedi che sono occupata in una conversazione tra adulti-ribatté Xingming rimproverando teatralmente il suo compagno.

-Mi chiamo Bakugou, idiota! -urlò a pieni polmoni l'altro.

Mentre Katsuki sbraitava e inveiva contro Ye, lei si alzò in volo e attaccò con dei proiettili di energia il villain. O per meglio dire: finto.

Quando la 1^A scoprì la verità sull'attacco, si arrabbiò tantissimo. Almeno la maggior parte degli studenti e delle studentesse, alcuni di questi ultimi e di queste ultime se ne stavano appartati a lamentarsi.

-Non ci posso credere che l'abbia fatto davvero-borbottò Ashido a braccia conserte e imbronciata.

-Non puoi prendertela tanto con All Might. L'ha fatto in buona fede-replicò Hagakure cercando di consolare la ragazza dai capelli rosa.

-In fondo è stato un buon allenamento. Potrebbe essere un caso raro, ma potrebbe succedere-intervenne Xingming, mentre guardava altrove nel tentativo di sopportare un mal di testa che aveva iniziato a tormentarla da qualche minuto dopo la battaglia.

-Ehi Ye, va tutto bene? -domandò Momo preoccupata per la compagna, vedendola leggermente stordita.

-Sì tutto bene, sono solo un po' stanca-disse la castana serrando i pugni.

 

-Ehi Bakugou, tu sai a chi appartiene questo? -chiese Kirishima tenendo nel palmo della mano un orecchino a cerchio. Il biondo in un primo momento fece una smorfia, ma quando scorse il pezzo di metallo, si avvicinò fissandolo come fosse un manufatto raro.

-Dallo a me-.

*****

SPAZIO AUTRICE

Vi piacciono i giochi di ruolo? Li avete mai provati?

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***



-Ma dove saranno...-.

Era sabato mattina e Xingming era in camera sua a cercare dei dannati inibitori, di cui non poteva fare a meno neanche per un secondo. Esattamente gli stessi che una persona poteva spacciare per dei normalissimi orecchini. Quegli aggeggi le permettevano di vivere una vita più semplice di quella che avrebbe vissuto normalmente, però un piccolissimo dettaglio ritardava quella tanto agognata vita spensierata a cui aspirava. Già, proprio il potere che aveva ereditato da suo padre, anche se non era l'unico ingombrante dettaglio della sua vita.

Il suo quirk era un'arma molto potente verso gli altri e verso se stessa, insomma una vera spina nel fianco. Tutto partiva dalla sua mente e grazie a questa poteva fare qualsiasi cosa ella volesse, ma il punto era proprio questo. Nonostante si fosse addestrata per molto tempo per controllarlo al meglio, aveva preso alcune contromisure per evitare che accadesse, per non dire si ripetesse, un evento spiacevole. Il suo quirk non era sono un'arma. Era una parte di sé.

E precisamente quei pezzi di metallo non gliela facevano odiare quanto avrebbe potuto.

Però, purtroppo, nessuna traccia di quelli.

Sbuffò frustrata.

Possibile che li avesse persi? Dopo tutto in otto anni non li aveva mai perduti.

Ci ragionò su con una mano sul fianco e prendendosi il labbro inferiore tra le dita dell'altra.

Forse li aveva smarriti quando hanno fatto l'esercitazione alla USJ, avrebbe spiegato anche quel forte mal di testa che l'aveva accompagnata per il resto dei giorni scolastici.

Si mise una mano sulla fronte e si sedette stremata dalla paura di aver perso qualcosa di così importante.

-Non è possibile- e con quell'affermazione fece uscire un suono gutturale dalla bocca.

Aveva degli inibitori di riserva, ma quello che non trovava era stato il primo che le avevano dato. Era un anello da mettere attorno all'elice con alcune foglie di bambù dorate.

Aveva un valore affettivo davvero importante e non riusciva ad arrendersi alla possibilità di non averlo più indietro.

Magari con un po' di fortuna l'avrebbe trovato.

Ma chi voleva prendere in giro.

Se la vita le aveva insegnato qualcosa era che la fortuna non esisteva quando la cercavi. Si doveva...arrendere.

-No, non voglio-disse fra sé e sé la ragazza.

Sarebbe stata decisamente un'esagerazione dire che quella parola non esisteva nel vocabolario di Xingming, poiché, lei più di tutti i suoi coetanei, sapeva cosa voleva dire arrendersi quando era necessario.

Aprì la cassettiera vicino alla scrivania e scelse gli accessori che desiderava indossare quel giorno. Decise di prendere degli anelli di rame (n. d. a.: per chi non lo sapesse il rame ha degli effetti benefici sul campo magnetico umano e per quanto riguarda l'ansia e lo stress) che facevano un perfetto contrasto con la pelle chiara e leggermente abbronzata della castana.

Poi aprì il cassettino più in basso fatto completamente di piombo e scelse una semplice spirale per ornare il contorno del suo orecchio destro.

Si diede un ultimo sguardo allo specchio e poi scese le scale.

---

Il campanello della casa suonò.

-Devono essere loro! – esclamò la donna dai capelli biondi emozionata, per poi precipitarsi alla porta veloce come una gazzella. Sabato era arrivato e la famiglia Bakugou si era preparata ad accogliere quella dall'altra parte della strada al completo come ormai otto anni prima.

Quando aprì la porta, gli occhi di Mitsuki si illuminarono e suo marito giurò che stessero scintillando come i fuochi d'artificio per Capodanno.

-Benvenuti! – esclamò la padrona di casa facendosi da parte per far entrare i suoi ospiti. Quattro figure varcarono la soglia

-Grazie mille per l'ospitalità Mitsuki-disse Chong, appena si tolse le scarpe e abbracciò la sua amica da ormai sedici anni. Esattamente, l'amicizia di Chong e Mitsuki durava da tutto quel tempo ed era nata insieme ai loro figli di cui andavano molto fiere.

-È sempre un piacere vedervi-disse entusiasta la bionda salutando prima Zhe e poi i figli.

-Sbaglio o manca qualcuno? -domandò Masaru accigliato.

-Oh sì, la più piccola è andata a fare una commissione, sarà qui tra un paio di minuti- rispose la donna dagli occhi verdi.

-Ora si dice così quando si ha un appuntamento? – domandò la bionda ammiccando all'amica.

-Min Min non ha nessun spasimante, non riuscirebbe mai a conquistare nessuno neanche se i pianeti si allineassero seduta stante-intervenne il secondo figlio con un ghigno sulle labbra, che venne smorzato dalla gomitata del fratello.

-Oh, scommetto che tua figlia sarà sbocciata come un fiore di ciliegio, ma che dico?! Un intero albero! -esclamò la donna saltellando come un'adolescente, addentrandosi nel salone dell'immensa dimora.

- È cresciuta tanto, piuttosto tuo figlio? -.

-Gli avevo detto di scendere cinque minuti fa, ma probabilmente sarà in camera sua a poltrire come al solito-disse rivolgendosi a Chong, per poi convocare sonoramente Bakugou junior-Katsuki! Vieni subito giù! Sono arrivati gli ospiti, non fare il maleducato! -.

-Non urlare vecchiaccia! Ora scendo! -urlò di rimandò il figlio dalla propria camera da letto.

-Un giorno di questi giuro che lo appendo ai fili dell'alta tensione-borbottò Mitsuki.

L'ambiente della casa si era fatto più vivo rispetto al solito e questo Katsuki lo notò appena arrivò dove le due famiglie erano riunite. Il chiacchiericcio che normalmente avrebbe odiato, gli trasmetteva la vecchia e buona tranquillità del tempo delle scuole elementari, prima che Lei se ne andasse.

-Eccoti qui Katsuki-sospirò la madre con sollievo misto a esasperazione non appena notò la presenza del proprio figlio.

Normalmente il ragazzo si sarebbe scatenato in una lite con la propria genitrice, ma fu occupato a esaminare accuratamente la stanza.

Lei non...

-Come ti sei fatto grande Katsuki! Non ci vediamo da un anno ormai-intervenne Chong alzandosi dal divano per dare un abbraccio caloroso al biondo che ricambiò cercando di sembrare il più naturale possibile. Per una buona volta, come sosteneva Mitsuki, si mostrò educato e salutò tutti quanti in modo adeguato. O quasi. Gli ospiti erano solo quattro al momento, ma di lei nessuna traccia. Provò a ricontare, ma era inutile e si trovò ridicolo a quell'azione. Sembrava un disperato, quasi come quelle comparse di Mineta e Kaminari.

-Senti mamma-esordì Katsuki, sorprendendo la madre per non averla appellata con nessun soprannome dispregiativo-lei non verrà? -continuò con sguardo basso.

Normalmente le persone avrebbero descritto il ragazzo esplosivo come arrogante, rabbioso e maleducato, ma in quel momento, non si sa per quale strano maleficio, sembrava come...imbarazzato e triste?

Che i pianeti si fossero davvero allineati?

Pensò Mitsuki.

-Mia figlia sta arrivando, aveva da fare solo una commissione, sarà qui a momenti- a quella affermazione Katsuki si rilassò, ma cercò di darsi un tono. Il campanello suonò nuovamente, facendo scattare sull'attenti la padrona di casa.

-Deve essere lei-.

Il biondo osservò attentamente ogni movimento della madre: la vide alzarsi, andare verso l'anticamera e aprire la porta.

Il suo viso diventò radioso. Non sentì quello che disse, tanto era agitato. Le sue mani stavano sudando come mai prima e aveva le orecchie quasi totalmente tappate. Lui l'aveva sempre detto: l'agitazione fa brutti scherzi.

Si avviò col fiato sospeso verso l'ingresso e se il momento prima di alzare lo sguardo sentiva solo il battito del suo cuore, l'attimo dopo sentiva l'irritazione salire a livelli stellari.

-E tu che diamine ci fai qui?! -esclamò sconcertato e innervosendosi. Odiava non capire.

-Non mi riconosci Scintilla? -.

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