Alternative Dimensions - La Guerra del Cosmo

di AndreMCPro
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Strani Sogni ***
Capitolo 2: *** Dieci mesi ***
Capitolo 3: *** Un po'più di dieci mesi ***
Capitolo 4: *** Di nuovo a casa? ***
Capitolo 5: *** Udienza con il Re ***
Capitolo 6: *** Guariamo Enderia ***
Capitolo 7: *** Al Fronte ***
Capitolo 8: *** Tregua ***
Capitolo 9: *** Attacco al Treno ***
Capitolo 10: *** Terzo incomodo ***
Capitolo 11: *** Alla Ricerca di Sethbling ***
Capitolo 12: *** Nel posto sbagliato ***
Capitolo 13: *** Scorta verso casa ***
Capitolo 14: *** La Regina di Ghiaccio ***
Capitolo 15: *** Servizio Consegne ***
Capitolo 16: *** Questione di Controllo ***
Capitolo 17: *** Successione ***
Capitolo 18: *** Forza di Volontà ***
Capitolo 19: *** Ricomporre il Puzzle ***
Capitolo 20: *** Casa Sparklez ***
Capitolo 21: *** Interruzione ***
Capitolo 22: *** Il Mago e la Bacchetta ***
Capitolo 23: *** Nuove strade, nuovi amici ***
Capitolo 24: *** Il Drago e la Viverna ***
Capitolo 25: *** Piano di addestramento ***
Capitolo 26: *** Incubi fin troppo reali ***
Capitolo 27: *** Primo Contatto ***
Capitolo 28: *** Il Guardiano Nero ***



Capitolo 1
*** Strani Sogni ***


Alternative Dimensions
La Guerra del Cosmo

Cap.1 – Strani Sogni

Giorni di estate… Giorni passati al mare, con feste, bevute e serate in discoteche o sala da ballo, ma di certo non seduto su di un divano ad annoiarmi.
Di tanto in tanto provo a tirare fuori mio fratello dalla sua tana, e di tanto in tanto ci riesco.
Purtroppo il mio fratellino è un po’ fissato con quel pc. Da una parte lo capisco, la timidezza è una brutta bestia, ci sono passato, ma vedo nei suoi occhi anche la voglia di vincerla in qualche modo, e se non gli do’ una mano io chi lo farà?
In verità mi fa pena, aiutato dal fratello più grande. Che brutta fine finire protetto dalla mia ala… Si, a tal proposito, meglio mettere il deodorante… Per fortuna che ha un piccolo gruppo di amici e di tanto in tanto riesce a scappare dalle mie grinfie.
Quel giorno, per sua fortuna, siamo usciti ognuno per conto proprio, lui con il suo gruppo e io con la mia banda di matti preferita che comprende mio cugino che, come Andrea, mi capisce al volo e insieme non raggiungiamo la maggiore età “mentale”... non so se mi spigo.
Una bevuta, e poi passiamo quasi l’intera giornata a girare. Raggiunta la sera ci ritiriamo, e io decido di raggiungere altri amici, poco raccomandabili, con cui vado a ballare in un locale. Anche lì si beve e ci si scatena, fino a quando non si fanno le due di notte e giustamente si va a fare colazione. Sì, colazione, perché no? In fondo, cosa c’è di meglio di un bel pezzo di pizza rossa o con le cipolle... o una bomba alla nutella?
Sta di fatto che un po’ per la distanza, un po’ le chiacchiere -il tempo che diventa parecchio relativo quando si sta in compagnia e ci si diverte- si fanno le quattro di notte ora che riesco a infilare le chiavi di casa nel portone, completamente sobrio... anche perché dopo due ore dall’aver bevuto, ballando e mettendo qualcosa sotto i denti l’alcol non è più un problema, ma lo diventa Morfeo, che sleale com’è ti si affianca durante il viaggio di ritorno a casa, ti fa posare la testa ovunque e rilassare i piedi e tu lotti con tutte le tue forze per arrivare a casa intero. Per quella notte vinsi io, e il premio fu il mio caldo e storico letto. La prossima volta meglio ritirarsi prima, ci sono troppe curve da fare.
Inutile dire che l’ultima cosa che feci fu posare la testa sul cuscino. Non feci in tempo a coprirmi con le coperte.
 
Quello che successe dopo fu alquanto strano. Riaprii gli occhi in riva a un lago su quella che sembrava essere una piccola vallata tra i monti. Sentii qualcosa di strano nell’aria: puzza di bruciato. Mi voltai, e vidi del fumo nero alzarsi dietro le montagne. Mi avvicinai a quella cresta. raggiunto la cima mi resi conto che quel luogo non era altro che un lago montano, e nella vallata un villaggio stava andando a fuoco. Un attimo dopo era su quello che doveva essere l’ingresso del villaggio. Alcuni dei soccorritori mi fissarono con aria allarmante, e due di loro estrassero le spade intimoriti, ma la mia attenzione era altrove: quelle fiamme e la loro origine. La distruzione che portavano era troppa. Qualcosa le rendeva più grandi, più calde e più distruttive, e per quel piccolo villaggio era tardi, ormai le abitazioni erano troppo danneggiate. L’unica cosa che si poteva fare era delimitare le fiamme, evitando che raggiungessero la foresta alle spalle del villaggio. Mi mossi in quella direzione, distesi la mano e la terra si aprii davanti a me, circondando il villaggio. Prima di concludere il lavoro, un urlo tra le fiamme mi interruppe, e una freccia mi trafisse il braccio. Solo allora mi resi conto di essere come un fantasma. Credo di non aver smaltito poi del tutto quei tre cocktail...
Un altro urlo, e poi un crollo. Mi mossi verso di loro, chiunque essi fossero. Le fiamme mi avvolsero senza recarmi danno. Raggiunsi i due sopravvissuti: una ragazza dagli splendidi occhi verdi e un bambino con occhi azzurri e una gamba ferita. Lei mi fissò, e nonostante il terrore afferro un pezzo di legno e lo puntò verso di me. Stesi la mano e glielo tolsi via, per poi chinarmi sul bambino, ma lei si pose davanti come un muro, la fissai, poi un cerchio sul suo petto si accese: Vinculum. La donna si accasciò a terra, incapace di muoversi. La superai. Il bambino terrorizzato mi vide avvicinarmi impotente. Stesi la mano.
Un altro cerchio, Sanum, e la sua gamba inizio a guarire. Il giovane mi iniziò a fissare sbalordito. La ragazza si voltò, liberata dal mio cerchio, e rimase stupita con lui. Mi rialzai, e un ulteriore crollo mise in pericolo i giovani. Con entrambe le mani evocai un cerchio di Vinculum più grande per bloccare le macerie, poi tesi la mano verso l’esterno. Un ulteriore cerchio, Aer, scatenò una bufera che aprì un passaggio fin fuori il villaggio, spostando macerie e aprendo varchi nel fuoco lungo il suo passaggio. Poi mi voltai verso i giovani e li invitai ad andarsene, ma la mia voce sembrò incomprensibile perfino a me, cosi utilizzai ancora una volta i cerchi: Motus, sospingendoli verso l’uscita, e Iter, per indicar loro la strada.
Prima di andare la giovani si volto, mi guardo ancora una volta negli occhi, senza più paura, e disse semplicemente «Grazie, Signore Innaturale», per poi scappare con il bambino verso la salvezza. Le macerie ancora sospese in aria crollarono, e il varco tra le fiamme si richiuse dietro di loro.
“Signore Innaturale”… perché chiamarmi cosi? Non capisco.
Mi voltai, e vidi l’origine dell’incendio: un nodo di Ignis corrotto fuori posto, e un cristallo rosso come catalizzatore dell’energia. Distrussi il cristallo e poi anche il nodo, chiaramente piazzato lì da qualcuno visto che non era in grado di ricaricarsi.
Ora bisognava solo spegnere le fiamme, finalmente tornate normali. Vidi una torre, e un attimo dopo ero lì. Un bel acquazzone era quello che ci voleva. Anzi, perché non una bella tempesta?
Il cerchio Tempestas si apri sopra di me, ed ecco che nubi cariche d’acqua iniziarono a raggrupparsi sopra il villaggio ricoprendolo come un cappello. Si sentì un tuono, ed ecco che un acquazzone iniziò a indebolire le fiamme.
Il mio compito è finito. Le persone sono in salvo, e il villaggio potrà essere ricostruito molto presto. Solo due pensieri mi rimangono nella testa: chi ha voluto distruggere questo villaggio? Ma soprattutto…
Feci apparire uno specchio nella mia mano destra. Alzai il braccio e mi guardai. Quello che vidi fu un paio di occhi viola che mi spaventarono…
 
Mi sveglio il giorno dopo tutto sudato con la sveglia che suona... e mio fratello che mi fissa dalla porta.
«Buongiorno!» mi dice Andrea guardandomi.
«Buongiorno…» rispondo io strofinandomi gli occhi.
«Fatto tardi ieri, eh?» riprende.
«Lo stai chiedendo o affermando?» ribatto, scocciato.
«Lo dicono le occhiaie che hai» e se ne va ridendo.
Già, devo avere una brutta cera se se n’è accorto pure lui… Se poi ripenso al sogno strano che ho fatto… Ancor più strano, poi, che io mi ricordi di un sogno.

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Capitolo 2
*** Dieci mesi ***


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La Guerra del Cosmo

Cap.2 – Dieci mesi
 
«Vuoi staccarti da quel maledetto pc o ti devo staccare la corrente?» borbotta mio fratello dalla sala da pranzo, e a malapena lo sento.
«È un portatile, non mi cambia niente» gli rispondo un po’ scocciato.
«Ma vieni con me a farti un giro e prendi un po’ di ossigeno, altrimenti inizio a chiamarti sangue blu» replica arrivando in camera mia. «E comunque se stacco la corrente faccio in modo che rimane staccato per due ore, poi voglio vedere se non ti cambia qualcosa»
«Devo venire per forza, insomma» lo guardo, molto innervosito. Odio quando fa’ così.
«No assolutamente, sei libero di fare quello che vuoi. Mi comporto solo di conseguenza» risponde lui, alzando il mento come a dire “meglio che vieni di tua spontanea volontà”. Cosa che ad essere del tutto sinceri mi fa’ arrabbiare ancora di più.
«Lascialo perdere, che deve studiare!» lo riprende mia madre, rientrata in tempo per percepire la minaccia.
«Ha già fatto, può venire benissimo a farsi un giro in bici con me, una volta ogni tanto che non piove di domenica»
«Si, certo, venire dietro a te vuol dire rimanere senza polmoni dopo un chilometro» rispondo secco.
«Esagerato… allora tu in bici e io a piedi, dai, su» replica di nuovo, ma lo ignoro completamente.
«Se non ha voglia lascialo stare» risponde nostra madre. Dopo poco sento la porta di casa chiudersi ed ecco arrivare mamma in camera che si ferma sulla porta e mi guarda.
«Non mi andava, fa caldo, e poi voglio finire questa cosa»
«Lo sai che lo dice per te, e comunque gli fa piacere averti in torno» mi incalza lei. A queste parole mi infastidisco ulteriormente ma evito di rispondere.
«Va bene, io vado nel pollaio a vedere se rimedio qualche uova. Tu vedi di uscire da questa stanza a prendere un po’ di aria»
«Si…» sospiro, e senza attendere oltre abbasso lo schermo del portatile. Tra tutti e due mi hanno fatto passare la voglia. La seguo fuori e mi siedo sulla panchina fuori casa, all’ombra.
Il nostro cane, Stella, come al solito inizia a saltare addosso a nostra madre alla ricerca delle sue mani. Ne è talmente ossessionata che per farla smettere deve nasconderle. Mamma apre il cancelletto, entra nel pollaio e poi chiude subito, impedendo a Stella di proseguire. Lei tanto per cambiare vede me e si avvicina in cerca di qualche carezza, così mi metto a giocare un po’ con lei.
Il sole alto e il caldo afoso mi ricorda quello nella piazza di Enderia. Già, è un po’ che siamo tornati da quel mondo, e da allora io e mio fratello non ne abbiamo più parlato… si, insomma, tranne qualche appunto delle sue impressioni riguardo ad alcuni eventi di cui io non ero a conoscenza, giusto per aggiungerli alla storia. Prendiamo, ad esempio, quello del rapimento di Ettore da Vulcan City per liberare Seth. È stato lì, all’ombra, ed ha assistito a tutta la scena tra i due piccioncini, per poi prendere il povero Ettore alle spalle con un colpo in testa. Il tutto senza vergogna… mi viene da ridere solo a pensarci.
«Stella, ferma!» Le intimo alzandomi: aveva approfittato della mia distrazione per saltarmi addosso e quasi farmi cadere, e adesso mi guarda come a dire “giochi con me o no?“
Io invece continuo a pensare a quella strana banda di amici che abbiamo lasciato a Minecraftia… mi piacerebbe tornare da loro, ma abbiamo fatto il nostro tempo, e loro ormai non hanno più bisogno di noi.
Un colpo di vento, e ad un tratto sembra che una voce mi chiami alle mie spalle. Mi volto stranito ma non c’è nessuno.
Eppure mi era sembrata una voce… penso. Mi volto di nuovo e faccio uno scatto all’indietro.
«E tu quando sei arrivato?» chiedo a Massimo con un sussulto.
«Indovina!» e mi sorride con occhi spalancati, soddisfatto di avermi spaventato.
«E che ne so io? Dovevi andare a correre!»
«Esatto, ma senza fascia e cardiofrequenzimetro dubito che registrerò qualcosa» in altre parole ha dimenticato qualcosa ed è tornato indietro, come al solito.
«Per un momento credevo…» ma lui entra ed esce senza sentirmi, riprende la bicicletta e parte.
Rientro dentro a prendere un bicchiere d’acqua tempo di riempirlo e bere, e nel momento di posarlo risento quella voce, ma in cucina non c’è anima viva.
Il cado mi gioca brutti scherzi, oggi. Io resto al fresco. E torno in camera
Nel andare passo di fronte la camera di mio fratello, e lì sul suo letto c’è il “libro” stampato: un insieme di fogli rilegati insieme con tutti i dettagli della nostra prima avventura. Un colpo di vento lo apre, e quello si ferma su una pagina.
Non sono solo io che ha nostalgia allora… Prendo il libro e noto che si è aperto al capitolo 49, dove parla dell’apparizione di Marco, e tra le parole ad un tratto la frase “dovrete ritornare in questo mondo” si illumina per un attimo come fosse evidenziata.
«Ok, questo è strano…» commento ad alta voce
«E non hai visto ancora niente!» replica Massimo, entrando di corsa in camera con il fiatone.
«Che hai dimenticato, questa volta?» gli chiedo, ma lui si avvicina e alza la mano.
«Guarda» e mi indica l’anello con gli occhi.
«È il tuo anello, quindi?» poi spalanco gli occhi quando noto la stessa luce che lampeggia, e gli occhi che si chiudono lentamente. Lui vede il libro, lo prende e nota le parole che si illuminano.
«Ok anche questo è strano. Che diamine succede? Non mi sembra di aver battuto la testa»
«No, vedo la stessa cosa, e ho sentito anche una voce, prima ma non ho capito di chi fosse»
«Marco» risponde secco lui, fissandomi «Ricordi quello che disse nel tempio? Se avessero avuto bisogno di noi, quest’anello avrebbe funzionato come richiamo. Qualcuno ci chiama dall’altra parte… ma come facciamo a tornare, adesso?»
Estrae l’anello per guardare all’interno, forse per controllare se ci sono delle istruzioni o qualcosa del genere.
«Io credevo che avessi deciso di dimenticare tutta quella storia» commento.
«Dimenticare? Perché? Ho degli amici, lì, a cui tengo»
«E perché non ne parlavi?»
«Perché sono, o per lo meno ero, convito che non saremmo più tornati lì. Mancano anche a me, ma parlarne non mi aiutava, così ho deciso di voltare pagina…» E si ferma a guardare il libro, rendendosi conto della battuta involontaria e trattenendo una risata. Poi torna a guardare me. «Ho degli amici anche qui, non mi sembrava giusto che li accantonassi. Non li ho visti per cinque anni e più, così ho provato a recuperare… ma adesso?»
«E che ne so io? Dammi l’anello, fammi vedere un po’…» chiedo a Massimo, che dopo un attimo me lo porge… ed ecco l’assurdo: Appena lo tocco questo si illumina di viola. Scintille rosse iniziano a pervadere la sua struttura, che si allarga sempre più e si scalda tanto da costringermi a lasciarlo cadere. Prima che possiamo renderci conto di quello che succede l’anello si ingrandisce tanto da ritrovarci ampiamente al suo centro, e una sorta di vortice ci attira e blocca al centro. Io e Massimo ci mettiamo di spalle e cerchiamo di uscire, ma inutilmente; siamo divenuti come due poli magnetici opposti, e siamo bloccati. La stanza inizia  girare, e enormi occhi appaiono intorno a noi. Questi, a differenza di quelli dell’anello, continuano ad aprirsi l’uno dopo l’altro. La stanza cambia aspetto e colore, ed un attimo dopo della nostra camera da letto non resta più nulla.
 
***
 
Tre giorni…
Tre giorni di viaggio a vuoto. Sud, ovest, nord, sud poi est e adesso di nuovo nord. Inizio a credere che questi tre non abbiamo la più pallida idea di dove stiano andando… Eppure, quella volta, il Primario dell’Ordine mi parlò di questi tre esseri come un gruppo formidabile… E l’unica strada percorribile per raggiungere il Tempio del Richiamo.
A distanza di tre anni ancora capisco perché lo confidò a me, che non sono nemmeno un semplice apprendista. Ero solo andato a fare una consegna per conto di mia madre…
Quello che so per certo è che il Primario e mio padre erano amici, solo che le sue parole continuano a non avere senso… come fa un vecchio tempio abbandonato in una foresta sperduta ad essere “luce di speranza quando l’oscurità incombe”?
«Hey, Ermenegildo, a cosa pensi? Su, non restare indietro, o ci metteremo più tempo del previsto ad arrivare!»
Alzo gli occhi e guardo il tipo di fronte a m,e impugnando la mia spada.
«Ah, ma allora mi senti! Sono dieci minuti, ormai, che parlo da solo»
«Sono tre giorni che GIRIAMO A VUOTO. Non avete la più pallida idea di dove stiamo andando, dì la verità!» rispondo, secco e molto irritato.
«Calmati, ragazzo, non serve a niente agitarsi così! La calma è la virtù dei forti!» e alza leggermente il mento piantando a terra il suo strano bastone… o meglio, ramo germogliato.
«Non ho tempo! Ve l’ho già detto che è urgente e che devo trovare al più presto quel tempio! Se li c’è qualcosa che può aiutarmi a trovare mio padre voglio arrivarci il prima possibile!»
«Beh, ragazzo mio, tu non hai la più pallida idea di quello che troverai li dentro, e sarà alquanto divertente vedere la tua faccia quando il tempio sarà attivato!»
Un istante dopo un tonfo e un lamento attirano la nostra attenzione. Corriamo verso la direzione del suono, ed ecco l’enderman che aiuta lo zombi a rialzarsi.
«Tutto bene, Dave?»
Questo alza la testa e torna a giocare con il suo giochino assurdo. Bart si volta e accenna a un sì, alzando le sue nere spalle.
Come abbiano fatto a sopravvivere per tutti questi anni è ancora un mistero. Mio padre li chiama “L’Allegra Brigata”, e nonostante nel gruppo ci siano un enderman e uno zombi, sono lasciati liberi di partecipare a eventi e passare alcune notti nelle città del regno. La gente ovviamente gli gira a largo un po’ intimorita, ma mai nessuno li ha scacciati. O almeno questo accadeva prima che si scatenasse la guerra… da allora non li ho più visti in giro. Anzi sono stato parecchio fortunato a trovarli.
«Hey, Enzo, ci sei?»
«Ti ho detto che non mi chiamo così, e poi perché continui a cambiare nome?» rispondo alzando la voce.
«Ho la memoria corta, scusa» risponde sorridendo.
«Mi chiamo Ezio! Possibile che non riesci a ricordare quattro stupide lettere messe in croce?» e avanzo irritato, al che l’enderman mi si para davanti, al quanto innervosito dal mio atteggiamento.
«No, tranquillo Bart, colpa mia. Hai un bel caratterino, ragazzo. Abbi pazienza, l’ho fatto di proposito per distrarti. guarda dove è caduto Dave»
Guardo nel buco, e mi accorgo che è una sorta di galleria crollata che cammina sotto la foresta. Entriamo all’interno e la percorriamo per circa mezz’ora, per poi risalire ed uscire allo scoperto. Ed ecco, davanti a noi si para finalmente la grande piramide descrittami dall’allegra brigata alla nostra partenza tre giorni fa.
«Visto? Siamo arrivati! Ora dobbiamo solo entrare e raggiungere l’ultimo piano» Aggiunge l’uomo.
«Certo, cosi ci perdiamo anche lì dentro. No grazie» Attivo i razzi dello zaino e raggiungo la cima in pochi minuti. Poco dopo, con due teletrasporti, mi raggiunge anche il resto della squadra. Scendiamo le scale, ed eccoci in una stanza circolare con quattro strane colonne che sembrano delimitare il centro della stanza, occupato da quello che sembra essere un nodo d’aura puro. Prendo il taumometro e lo controllo. Come previsto, il nodo è puro e contiene in sé tutti gli elementi di base, tutti e sei in perfetto equilibrio. Poco più in là c’è una sorta di altare. I tre mi invitano a salirci, e da lì sovrasto tutta la stanza.
«Bene, ora vedremo se sei tu il prescelto della dea, giovane Ezio» il tipo mi porge il suo bastone.
«Non capisco, dov’è l’oggetto che mi aiuterà a trovare mio padre?» e prendo il bastone. Come lo tocco, questo si illumina per un attimo.
«Interessante. Con me non l’ha mai fatto, eppure mi permette di fare le cose più assurde!»
Io lo guardo spaesato. Continuo a guardarmi in giro in cerca di qualcosa, di un indizio, ma niente.
«Ora pensa al motivo per cui sei qui. Pensaci nel modo più intenso, e se le tue motivazioni saranno sincere la dea Terra ascolterà la tua richiesta e la esaudirà»
«Perché continui a nominare questa Dea? Esistono solo due dèi, entrambi maschi, ma non si fanno vivi su questo mondo da quasi dieci anni!»
«Ci sono cose che non sai, ragazzo. Fidati di me, e l’aiuto che otterrai sarà al di là delle tue aspettative. Anche se…»
«”Anche se” cosa? Dov’è il tranello?» replico, deciso.
«Diciamo che la tua pazienza verrà messa a dura prova, almeno finché non li accetterai per come sono»
«Controllare questi doni non può essere così difficile, e comunque non importa» mi volto verso la stanza e impunto il bastone. «Devo trovare mio padre e, soprattutto, capire cosa sta succedendo. Il perché di questa guerra»
Chiudo gli occhi, ed ecco una voce che mi pervade. Una voce che conosce il mio nome, calda e accogliente come di una madre. Apro gli occhi, e il bastone si è illuminato.
«Resta concentrato, ragazzo. Lasciati pervadere dalla sua luce. Credo stia funzionando»
Mi guardo intorno e noto che le fessure degli occhi si stanno aprendo. Chiudo di nuovo gli occhi, ed ecco la voce che mi chiama.
 
Giovane ragazzo…
Tu sarai il ponte fra i mondi.
Tramite te due giovani amici potranno tornare, e con loro le sorti di questo mondo potranno riequilibrarsi.
Sei disposto a divenire mio portavoce e ad essere la chiave per i mondi?
 
«Non so chi sei, Mia Signora, ma sento di potermi fidare di te… Io desidero solo poter trovare mio padre e mettere fine alla guerra. Sono pronto a donare la vita per questo»
 
Non sarà necessario, Ezio. Il tuo buon cuore è la chiave per migliorare questo mondo.
Farò di te una guida forte e sapiente, ma quel giorno dovrai rinunciare per sempre al mondo che conosci.
Accetti queste condizioni?

«Si, Mia Signora»
Alle mie parole una forte luce mi pervade, e una gemma bianca mi entra nel petto senza farmi del male. Quando riapro gli occhi vedo che un grande vortice si sta scatenando al centro della stanza, contenuto dai pilastri che sembrano generare una sorta di campo elettrico in mezzo a loro. Poi ad un tratto un fulmine. Il vortice si dissolve, e al centro tra i pilastri una sfera per metà nera e per metà rossa scarlatta si materializza.
Pochi istanti dopo i due colori si separano e iniziano a prendere sembianze umanoidi, fino all’apparizione di due personaggi che si guardano intorno spaesati. Abbandono il bastone, e con un salto scendo estraendo la mia spada.
 
«E voi chi siete?» intimo ai due alzando la voce, attirando la loro attenzione.
«Tu chi sei, piuttosto?» risponde quello con il mantello rosso e i guanti bianchi. «E metti giù quella spada!» Un suo semplice gesto e la spada mi scivola dalle mani, piantandosi a tutta velocità sulla parete e lasciandomi disarmato e incredulo.

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Capitolo 3
*** Un po'più di dieci mesi ***


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La Guerra del Cosmo

Cap.3 – Un po’ più di dieci mesi
 
Con un gesto della mano Massimo disarma il ragazzo, il quale rimane di stucco per un momento ma poi nuovamente si rivolge contro di noi con uno sguardo deciso, come se fosse pronto ad affrontarci a mani nude se necessario.
«Ditemi chi siete, o...»
«Attento a quello che dici, ragazzo. Non fare promesse che non puoi mantenere» risponde Massimo, che ricambia il suo sguardo… più per fargli capire che non ha paura che per intimidirlo a sua volta.
«Ok adesso calmatevi tutti quanti. Ezio, questi sono amici miei, e, ragazzi, ora anche Ezio è mio amico, quindi prima di arrivare alle mani credo sia meglio mettersi a un tavolo e parlare, ok?»
A parlare è il mitico Slamacow, e dietro si lui il resto dell’allegra brigata che ci accenna un saluto.
«Slama, anche tu qui? È un piacere rivederti, come stai?» lo saluto, ignorando il ragazzo.
«Voi vi conoscete?» chiede il giovane, abbassando lo scudo e rilassando i nervi. Massimo ne approfitta per seguirmi e fare lo stesso.
«Certo che ci conosciamo!» Rispondo. «Diciamo che abbiamo conosciuto Slama prima che i suoi amici Dave e Bart diventassero… quello che sono»
Mi volto verso di loro ricambiando il saluto e Massimo conclude la mia frase:
«Ovvero le sue guardie del corpo, perché non so se te ne sei accorto ma se i guai fossero farina lui è l’uovo che ci va in mezzo per fare la pasta»
A quella spiegazione più che azzeccata il giovane abbassa le sue ultime difese e si avvicina a Slama.
«Bene, direi che che è ora delle presentazioni, voi che ne dite? Ragazzo, ti presento la Coppia d’Acciaio! Anche se adesso di acciaio ne hanno ben poco addosso…»
Alle parole di Slamacow Massimo inizia a guardarsi i vestiti, e dopo aver sbarrato gli occhi tenta di afferrare qualcosa dietro la sua schiena con un movimento fulmineo.
«La mia ascia, dove diamine è finita?» e mi guarda innervosito. Io nel frattempo faccio lo stesso e mi rendo conto di essere completamente disarmato.
«Anche io non ho niente, come è possibile?» Ci guardiamo l’un l’altro e poi insieme ripetiamo a bassa voce la stessa parola, con molta rabbia nella voce:
«Dottore…»
«Tutto ok, ragazzi?» chiede Slama, percependo il nostro nervosismo.
«Si, tutto ok, solo un piccolissimo disappunto verso un vecchio amico …» gli rispondo, ancora nervoso.
«Ook… comunque, dicevo…? Ah, si! Loro due sono i Fratelli d’Acciaio, conosciuti anche come Fratelli di Enderia »
«Un attimo, “Fratelli di Enderia”? Ma allora, voi…»
Il giovane si avvicina a noi e ci guarda dall’alto in basso.
«Sì, siete proprio voi! Massimo e Andrea, detti anche… Non ricordo, un attimo…»
A quelle parole Massimo, o meglio, il suo ego, improvvisamente si gonfia a dismisura.
«Ragazzo, hai di fronte a te nientemeno che il grande, mitico…» e lo dice puntandogli il dito come appunto «…Alchimista d’Acciaio!»
E nel concludere alle sue spalle appare una luce che sembra fallo brillare.
«E al mio fianco c’è nient’altro che… L’Angelo Cremisi!» e dal nulla una luce illumina anche me come un faro piazzato alle spalle del giovane, posta più in alto come in un teatro. Come se non bastasse la stanza sembra diventare improvvisamente buia.
«Massimo, spegni questa luce o ti spengo la testa» minaccio mio fratello coprendomi gli occhi dalla luce accecante.
«Eddai, qualche fulmine per fare scena, su…» mi incalza Massimo. «Giusto per il nuovo amico, dai!»
«Io li faccio, i fulmini, ma non ti conviene e sai il motivo» replico voltandomi verso di lui, ancora illuminato in quello strano modo nemmeno fossi una divinità. «Meglio per te che chiudi qui la faccenda» e a questa mia ultima minaccia finalmente la stanza torna normale e noi con lei.
«Non stai mai al gioco, uffa, che ti costava?» replica sbuffante Massimo.
«Loro due? Questi due tizi di altro tempo dovrebbero portare speranza al nostro mondo? Passi Andrea, ma Massimo mi sembra un buffone!» replica il giovane, lamentandosi con Slama.
«Le apparenze ingannano, ragazzo… Non ti conviene metterti contro di loro. E comunque ricordati che il “buffone” ti ha disarmato senza nemmeno toccarti» risponde Slama, voltandosi poi verso di noi «Sono lieto che tu abbia ancora tutta la tua allegria dopo tutto questo tempo. Servirà anche quella»
«Ne ho quanta ne vuoi e anche di più!» risponde Massimo, per poi voltarsi sul quarto incomodo. «E questo giovane impertinente chi è?»
«Questo giovane si Chiama Ezio, ma non è un giovane qualsiasi. Diciamo che lui è il ponte che vi ha permesso di tornare con noi per mettere fine a questa assurda situazione, e per trovare qualcuno…» ma il giovane Ezio lo interrompe con uno sguardo prima che possa pronunciare altre parole.
«Voi mi servite. Mi aspettavo qualcosa di diverso al mio arrivo qui, ma a quanto pare dovrò accontentarmi di voi» conclude Ezio.
«Lui il nostro ponte?» chiedo perplesso.
«È il prescelto della Madre Terra. Senza di lui il richiamo datovi dal suo messaggero non avrebbe funzionato» spiega Slama, ma alla sua conclusione un'altra domanda mi affligge.
«Aspetta… Ma allora tu lo sai chi siamo… intendo veramente»
A quelle mie parole mio fratello diventa serio, e alza la testa voltandosi prima verso di me poi verso Slama.
«Siete amici. Buoni amici che vengono da lontano, e che hanno fatto tanto per noi a titolo gratuito. Il resto non ha importanza» poi Slama si volta verso Ezio e conclude «Le origini dei due viaggiatori devono restare segrete, e lo stesso vale per l’ubicazione di questo tempio. Nessuna mappa ne’ indicazione. Nessun riferimento. Niente. Mi sono spiegato, ragazzo? Questo è il segreto più importante che il prescelto dovrà custodire per il resto della sua vita e oltre. Nessuno dovrà saperne nulla, ne va della sicurezza di tutti»
Il giovane, un po’ scocciato, tira fuori la mappa da lui stesso compilata e un foglio giallastro dove Massimo legge qualcosa di familiare.
«Aspetta un attimo, dammi quel foglio…» lo prende e fa’un sorriso, poi torna dubbioso.
«E tu come fai ad avere questo foglio tra le mani?» chiede, perplesso.
«Cos’è?» gli chiedo avvicinandomi.
«Un messaggio lasciato per i nostri amici, o chiunque sarebbe riuscito a trovarlo. Era sigillato nella nostra stanza segreta a Enderia. Chi ti ha dato questo foglio, ragazzo?»
«Nessuno. Ho risolto l’enigma dei quadri circa un anno fa, ma mi mancava solo un quadro all’appello, custodito nella sala reale. L’ho dovuto rubare per trovare la stanza»
«Hai coraggio, ragazzo, questo lo devo ammettere» risponde Massimo.
«Si può sapere che c’è scritto?» chiedo ancora più incuriosito.
«Si, scusa: “se di aiuto hai bisogno Slamacow tu trova nel bosco”. Me l’ha fatto scrivere e mettere nella stanza segreta con le cose più preziose il Dottore. Strano, vero?»
«Stiamo parlando del Dottore, più che strano io direi calcolato» poi mi volto verso il giovane che nel frattempo ha bruciato la mappa, e infine verso il nostro comune amico che ha finalmente recuperato il suo bastone. «Slama, ti ha trovato davvero nel bosco vicino a Enderia?»
Slama risponde semplicemente alzando le spalle, e si allontana poi verso i suoi due amici.
«Beh, ti ascoltiamo, Ezio. Aspetta, hai detto un anno fa? Ma non è possibile, saranno passati a malapena dieci mesi!» e mi volto nuovamente verso Slamacow.
«Se non ho sbagliato i conti, dal nostro ultimo incontro sono passati circa undici o dodici anni, quindi direi che sono circa dieci anni dalla grande festa di Enderia, la più grande mai vista»
«Dieci anni, caspita… e come sono andate le cose da allora?»
Alla domanda risponde il ragazzo, con aria un po’ nostalgica.
«Per i successivi sette anni il regno ha prosperato, ma poi è successo… qualcosa. Il mio amico e mentore, il Primario dell’Ordine, lo percepì. Mi disse di risolvere l’enigma dei quadri, prima che…» la sua voce si interrompe per un momento, poi il suo sguardo torno deciso. «Il regno è in guerra con uno dei tre regni confinanti, e gli altri due stanno a guardare ma non corre buon sangue. Non conosco gli eventi scatenanti, sono poco chiari, a mio giudizio e il Re, che fino ad allora aveva regnato portando prosperità e ora cerca la guerra. Sembra essere impazzito, e persino i suoi amici e la sua regina sono stati allontanati. Voi però dovete aiutarmi a trovare una persona, il mio maestro darmi. Nessuna domanda. C’è molto da fare»
«In guerra, Sparklez impazzito… Beh, non che prima fosse sano di mente» commenta Massimo.
«Più sano di te, quello è sicuro» gli rispondo io con una pacca dietro la testa. Lui mi sorride e poi acquista una espressione seria.
«Il regno è in guerra, eh? Direi che Spark ci deve delle spiegazioni in merito» riprende.
«Spiegazioni? Se me lo trovo davanti giuro che gli faccio pentire di essere nato!» replica Ezio, montando all’improvviso su tutte le furie. Massimo subito lo afferra per il collo e lo sbatte sul muro.
«Tu tocca lui e giuro che ti farò passare le pene dell’inferno» sibila. Il suo braccio viene annerito dalla distorsione, sottolineando molto bene che le sue non sono semplici minacce e devo intervenire per calmare le acque.
«Adesso basta, vedete di calmarvi tutti e due! E tu lascialo andare!» Afferro il braccio di Massimo e lo costringo con qualche lieve scossa mirata a lasciare la presa, tirandolo via. «Piuttosto, che fine hanno fatto Angelo, Ettore e Stefano? E dove ha mandato… Scusa, la sua regina per caso si chiama Cristina?»
«Si, è lei… Aspetta, voi conoscete la regina e i tre generali?»
«Beh, si, sai com’è, eravamo in giro alla nascita del regno…»
«Okay… Dunque… Non so dove sia scappata la regina. So che il generale Stefano è al fronte a respingere il nemico. Angelo si trova a controllare le altre due linee di confine, e il generale Ettore… È lui la persona da cercare»
«Ettore è scomparso? Debora non ne sarà felice…» commenta Massimo. «Stanno ancora insieme quei due, vero ?»
Il ragazzo, fermo a metà strada tra noi e la sua spada, alza la testa e annuisce, accennando a un debole “sì”, quasi balbettato. Poi raggiunge la sua spada conficcata nella pietra, che però non riesce ad estrarre.
«Complimenti, signor Massimo, adesso come faccio a riprendere la mia spada? Non si muove di un millimetro» riprende Ezio, innervosito dalla situazione. Massimo gli si avvicina, afferra l’impugnatura e la estrae come se fosse conficcata nel burro.
«Ecco fatto, basta chiedere! Ora, tornando a noi, direi di partire dalla capitale e cercare informazioni lì, magari anche parlare con Spark e tentare di capirci qualcosa, voi che dite?»
«Vista la situazione e che sono passati quasi dieci anni io direi di mantenere un profilo basso. Slama, voi venite con noi?» chiedo voltandomi, ma i tre sono già scomparsi da un po’, mollandoci lì sul posto come l’ultima volta e con Ezio come unica guida «Andati… Spero solo che non si mettano nei guai»
«Per me va bene» ci risponde Ezio «ma sappiate che Enderia non è più la città fiorente di un tempo. C’è un gruppo di criminali che ne controlla una parte, e quando può deruba le provviste provenienti dai villaggi vicini per alimentare i loro sporchi affari»
«Bene, a quello metteremo subito un freno. Ora vi preparo un bel kit di vestiti direttamente dal mio armadio personale!» risponde Massimo sorridendo. Con un veloce movimento fa’ per digitare qualcosa sul braccio, rendendosi però presto conto che il suo bracciale di controllo non è lì. Del fumo fuoriesce dalla punta delle sue dita, e un urlo riempie la stanza:
                                              
«DOTTORE!»
 
In una galassia molto lontana, in un tempo non ben definito, in uno spazio altrettanto ignoto, il Tardis vola indisturbato verso la sua ignota meta, quando ad un tratto subisce uno strano scossone e una voce si estende lungo gli infiniti corridoi all’interno della nave, dove il Dottore, la sua amica Clara e i nostri cari quattro amici Sam, Clara, Matt e Josh si trovano nei pressi di un passaggio, indecisi se aprire o meno una porta sigillata che il dottore sta già aprendo, ignorando i loro dubbi.
Il dottore alza la testa e si volta guardando in un punto indefinito.
«Dottore, coserà questo strano… urlo, direi?» Chiede Clara Oswald voltandosi verso di lui «Cosa nascondi in questo Tardis?»
Il dottore la fissa per un attimo poi torna a fissare il vuoto.
«Conosco questa voce ma non ricordo dove l’ho già sentita…» e torna subito a macchinare con il suo cacciavite. Si interrompe nuovamente e si volta di scatto mentre i nostri quattro amici non smettono di tenere d’occhio il corridoi intimoriti dall’urlo.
«Ma certo, ora ricordo! Ops, ho dimenticato di fare una cosa. Tranquilli, ragazzi, l’urlo viene da fuori. Clara prendi appunti, portare il pacco di natale rosso in biblioteca nella stanza segreta dei Costruttori d’Acciaio. Il prima possibile, direi, visti gli effetti dell’urlo»
«Costruttori d’Acciaio?» chiede Sam, visibilmente confuso. Quel nome l’aveva già sentito anche lui, ma la sua domanda non ricevette risposta, perché un attimo dopo un suono di allarme scatto al di là della porta chiusa, che iniziò ad aprirsi lasciando intravedere delle sagome scure che si avvicinavano.
«RAGAZZI CORRETE!» urla il Dottore, superandoli in un attimo.
«Te lo avevo detto, di non aprire quella porta! Possibile che tu non mi dia mai retta?» replica Clara Oswald seguendolo a ruota.

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Capitolo 4
*** Di nuovo a casa? ***


Alternative Dimensions
La Guerra del Cosmo

Cap.4 – Di nuovo a casa?
 
Dopo circa un giorno di cammino verso Enderia riesco finalmente a riprendere confidenza con i miei poteri, il ché ci permette finalmente di arrivare in città prima del tempo.
Ezio, sorpreso del mio teletrasporto speciale, resta stordito e ha bisogno di qualche minuto per riprendersi.
«Bene, adesso dobbiamo trovare il modo di entrare senza farci notare. Conosci qualcuno che può aiutarci?» chiedo a Ezio, che sembra finalmente riprendersi dal salto.
«Si, ecco… Un attimo, ma dove siamo?» Si volta e vede le mura di Enderia. «No, non è possibile… eravamo a più di cinque giorni di distanza!» e si volta  a guardarci, incredulo.
«Non siamo poi cosi inutili, mio caro Ezio…» gli risponde Massimo, per poi superarlo avviandosi verso la città «Bel salto, fratellino. Non pensavo riuscissi ad arrivare così lontano in colpo solo» e si volta compiaciuto sgranchendosi il collo.
«Beh, in realtà ne ho fatto qualcuno di più, ma sono stati salti rapidi e non ve ne siete accorti» poi torno a fissare Ezio «Allora, qualche idea di come entrare?» ma a rispondere è Massimo che torna indietro piazzandosi in mezzo a noi.
«Se mostriamo tesserini o altro sapranno che siamo tornati, e non vogliamo questo, quindi direi che tocca a me fare qualcosa»
Distende le braccia verso di noi, e sui palmi delle mani appaiono due cerchi magici con il simbolo dell’aspetto Pannus. Qualche istante dopo i nostri vestiti sono cambiati, e il nostro cappuccio scurisce il volto cambiandone l’aspetto. Poi fa’ lo stesso su di sé.
«Bene, cosi non ci noterà nessuno. Questi vestiti sono intrisi di distorsione, e faranno si che le persone non faranno caso a noi. Questo fino a quando non faremo niente di strano, ovviamente. Non una parola ne’ reazione, e se qualcuno ci tocca verremo scoperti, quindi state attenti»
Detto questo ci avviamo alle porte della città, intrufolandoci come semplici membri di una carovana in entrata.
Come detto da Ezio la città non è più la stessa, o per lo meno l’aria che si respira non è più la stessa che avevamo lasciato. Si percepisce infatti un’aria di tensione e paura; le persone evitano il contatto con gli altri, mentre anni indietro gli abitanti erano come una sola famiglia nei loro piccoli quartieri della città.
Ci inoltriamo nelle vie fino a raggiungere la piazza, dove ci aspettiamo di trovare una gran folla, ma del grande mercato mattutino di un tempo ne restano solo le briciole. Massimo ci blocca il passaggio stendendo le braccia, poi si volta e ci fa’ cenno di seguirlo con la testa. Raggiunta una via laterale ci appartiamo dietro a dei barili.
«Non credevo che fossimo arrivati a questo punto. Si vede lontano un miglio che la popolazione ha paura» inizia Massimo tenendo la strada sotto controllo.
«Te l’ho detto, qui i malviventi hanno calato questo velo di paura sulla citta e adesso la controllano» risponde Ezio.
«Non credo che sia questo gruppo di malviventi, o per lo meno non solo loro. Ho notato l’atteggiamento di alcuni soldati, che prendevano viveri dalle bancarelle laterali senza curarsi di nascondere la mano e lanciando occhiatacce ai proprietari. Questo non sarebbe mai successo con Stefano nei dintorni. Quello che mi chiedo è come faccia Spark a non accorgersene nei suoi giri mattutini» rispondo io innervosito.
«Forse perché è da quasi tre anni che non si fa vedere in città» replica Ezio «Non gli importa più di come sta il popolo, gli interessa solo il suo castello»
«Villa. Sarà grande, ma è una villa» ribatto nuovamente, ma Ezio mi risponde seccato.
«Non sapete niente, maledizione! Sta facendo costruire un castello, e ha già abbattuto alcuni edifici per prendersi i suoi spazi»
«Calmatevi, voi due, o ci scopriranno»
A quelle parole due soldati si fermano infondo alla strada e iniziano a guardare nella nostra direzione. Massimo ci ammutolisce del, tutto ma ormai ci hanno inquadrati e si iniziano ad avvicinare.
«Ecco fatto… Maledizione. Andrea, stendiamoli e leghiamoli da qualche parte, Poi ci dividiamo e raggiungiamo casa nostra in città»
«Un attimo, voi avete una casa qui?» chiede Ezio, sorpreso.
«Il centro dei corpi speciali è stabilito al piano terra di casa nostra, qui a Enderia» rispondo io, come se fosse ovvio.
«Mi spiace per voi ma quel corpo è stato dimesso tre anni fa, quando i componenti sono partiti per il fronte. Volevano abbatterlo, ma per qualche motivo…»
Il discorso viene interrotto dai due soldati che nel frattempo ci hanno raggiunto.
«Voi chi siete? Mostrate i permessi per girare in questa zona, è un ordine»
«Siete voi che dovreste obbedire a noi, ragazzi» e gli mostro il nostro distintivo datoci dal Re più di dieci anni prima.
«Ma quelli sono i distintivi del Re! A chi li avete rubati? Consegnateceli subito, prima che…» ma non fanno in tempo a concludere la frase, perché Massimo li colpisce all’addome facendoli piegare dal dolore e poi conclude con un colpo alla nuca.
«Bene, nemmeno i distintivi, l’unica cosa che quel pazzo ci ha lasciato, servono a niente. Anzi ci danno dei ladri… nascondiamo i corpi e andiamo alla centrale. Hai detto che non l’hanno abbattuta, giusto? Quindi potremo nasconderci lì» riprende mio fratello con sguardo serio.
Raggiunta la casa ci infiliamo da una finestra seminando alcune guardie che ci avevano avvistati.
Ma anche lì una voce dall’ombra ci prende alle spalle, e dal rumore che percepiamo, non è sola.
«Voi tre chi siete? Fatevi riconoscere!»
«Cerchiamo solo un posto dove passare la notte, non cerchiamo guai» rispondo prontamente.
«Spiegatemi perché le due guardie lì fuori vi cercano così intensamente, allora»
Il nostro interlocutore si fa’ vedere alla luce di una torcia, anche se il suo vestito nero non permette di riconoscerne i lineamenti.
Ezio fa’ per reagire, ma Massimo gli blocca la mano prima che faccia una sciocchezza.
«Sentite, avevamo fame e non abbiamo trovato nessuno che ci aiutasse»
«Non è una novità. Di questi tempi la gente non si fida di nessuno, soprattutto degli stranieri»
Tira giù il cappuccio e ci tira un sacco. «Prendete queste provviste. Mangiate, dormite, e poi domani mattina proseguirete per la vostra strada» conclude quello che sembra essere un ragazzo di circa vent’anni.
«Andrea, guarda quel simbolo» e Massimo mi indica un piccolo drago sulla spalla del nostro gentile padrone di casa… che è anche armato, a proposito. «Fammi provare una cosa…»
Alza la mano e fa’ suo solito fa il saluto alla vulcaniana. Il ragazzo sorride per un istante e ricambia, poi pero mio fratello fa’ toccare pollice e indice mischiando il simbolo dell’ok con il precedente, e il giovane resta turbato.
«Voi chi siete? Come fate a conoscere questo saluto?» chiede nuovamente, tra il perplesso e l’allarmato.
«Siete voi i malfattori della città?» chiede Massimo, incalzandolo.
«Menzogne distribuite a titolo gratuito da alcuni ufficiali dell’esercito perché beccati nei loro sporchi affari con gli approvigionamenti del popolo. Noi siamo i custodi di questa città. Ci chiamano in molti modi, ma a noi piace farci chiamare “l Guardiani”. La popolazione, o per lo meno la maggior parte ci appoggia… Ma non avete risposto alla domanda»
«Noi siamo due vecchi amici, e se quel saluto di prima significa quello che penso allora sarà meglio che io parli con un tuo superiore, ragazzo. Noi aspetteremo qui, ovviamente» conclude Massimo, sedendosi a terra. Il ragazzo, al contrario, si allontana lentamente, lascia delle indicazioni ai suoi sottoposti e dopo una ulteriore occhiata verso di noi si allontana, per poi ripresentarsi un quarto d’ora dopo parlando con un'altra persona nascosta dietro la porta, di cui si sente solo la voce.
«Voi lì dietro, come fate a conoscere quel saluto? solo gli anziani del gruppo lo conoscono»
A quelle parole mio fratello sorride.
«Forse oggi è così, ma ci sono stati giorni in cui quei dieci anziani erano solo ragazzi… e in cui il gruppo era composto di undici elementi» replica Massimo, senza nemmeno voltarsi.
«Certo, era il nostro capo» risponde la voce.
«Non mi è mai piaciuto essere chiamato in quel modo. Preferivo Duca» risponde Massimo, sorridendo e, finalmente, girandosi verso il suo interlocutore.
«Che succede, Max?» gli chiedo perplesso.
«Niente di strano, solo una vecchia conoscenza…» poi si rivolge alla voce «Allora, con chi dei dieci sto parlando? Sei tu, Marco?» chiede allungando la testa, e finalmente la voce anonima acquista un aspetto fisico uscendo da dietro il suo nascondiglio.
«Dieci anni… che fine avevi fatto? Ti abbiamo cercato in lungo e in largo, almeno finche Edoardo non ci ha detto di lasciar perdere. Ha detto che eri tornato a casa, ma non ne abbiamo mai capito il senso. Casa tua è questa dove sei ora»
Poi avvicinandosi riconosce anche me e a quanto pare anche Ezio.
«Ciao Andrea! Allora siete tornati entrambi, e sempre in coppia come una volta… e non siete cambiati di una virgola!»
«Mentre tu sei invecchiato… o meglio, cresciuto» rispondo con un sorriso.
«Già ma vedo che vi portate come al solito i guai dietro. Questo ragazzo ci ha creato non pochi problemi in passato, ma non abbiamo mai voluto rifarci su di lui. Non sa cosa c’è in gioco, e non me la sono sentita di fargli affrontare le conseguenze della sua avventatezza. Ma a quanto pare adesso fa parte dell’esercito, quindi non posso più chiudere un occhio davanti a un nemico»
«Mi dispiace, Marco, ma dovrai chiuderli entrambi se non vuoi che io prenda le sue difese. È grazie a lui che siamo tornati e, fidati di me, le sue idee non sono così lontane dalle vostre. Devi solo dargli il tempo di vedere le cose come sono realmente. questo sempre se agite nel modo giusto» replica mio fratello mettendosi fra i due.
«Dubiti del nostro operato? » chiede Marco, improvvisamente serio.
«Voglio solo capire che cosa succede. Siamo tornati da poco e dobbiamo ancora farci un’idea della situazione. Tutto quello che vogliamo è mettere fine a questa guerra e riportare a casa i nostri»
«Seguitemi, allora. Vi porto in un posto sicuro dove vi esporrò la situazione, ma dovrò bendarvi per la sicurezza di tutti»
Dopo circa dieci minuti ci ritroviamo in una grande stanza scavata nella roccia, e dopo aver salutato gli altri due capi del gruppo Massimo non può far altro che chiedere dei restanti sette.
«Due di noi sono al fronte come spie per avere informazioni sull’andamento dei confini per il nostro capo»
«Capo?» chiedo perplesso «Avete un capo?»
«Ci arriveremo, tranquilli. I restanti cinque sono divenuti degli apprendisti maghi, poi maghi veri e propri e in fine Primari delle Cinque Scuole di Magia più importanti del continente»
«Questa poi, Scuole di Magia e Primari!»
«Si, ma solo uno di loro è ancora in attività. Gli altri si sono ritirati, la distorsione li ha fatti indebolire e il nostro caro Edoardo gli ha consigliato di ritirarsi e cedere le bacchette ai loro successori»
«Edoardo, già. Quel ragazzino è diventato Primario, sapevo che avrebbe fatto strada»
«Considera questo: è stato lui a raggiungere un accordo con il Re Spark, facendo sì che le scuole non siano soggette alle leggi del regno. Così facendo le scuole sono libere di autogestirsi, a patto che non influenzino gli eventi del regno ospitante. Simili accordi furono presi anche con gli altri regni, così che alla fine i maghi siano diventati buoni vicini e validi aiutanti nelle faccende quotidiane: commercio, soccorsi, medicina, riparazione e purificazione. Lo scoppio della guerra ha incrinato i rapporti, e alcuni maghi si sono messi al servizio dell’esercito e incantando nuove armi e causando l’ira di Edoardo, che li ha banditi dalle scuole rendendoli dei senza patria»
«Molto severo ma ne capisco il motivo» rispondo io. «Ma adesso perché non ci parli del vostro gruppo?»
«Noi proteggiamo i cittadini da fuorilegge, ladri e anche dagli stessi soldati che dovrebbero proteggerli, ma che sono diventati quasi tutti corrotti. Quelli che non lo sono purtroppo durano poco. Molto poco»
«Certo, adesso vorresti dire che è l’esercito che ruba e che maltratta i cittadini!» lo richiama Ezio.
«Ragazzino, tu fai parte della Gilda di Vulcan City. Non sai come sono le cose qui, e le tue continue interferenze con il nostro operato hanno fatto imprigionare molti dei nostri uomini. Perché sei qui? Cosa vuoi questa volta?»
«Fermi un attimo, cos’è questa storia delle Gilde?» chiedo incuriosito.
«Il Re per qualche strano motivo ha diviso il regno in Gilde, e ognuna di loro controlla una regione. Le più forti sono quelle di Minas Tirith, Atlantis, Vulcan City e ovviamente Enderia, ma da qualche tempo le altre Gilde tentano di prendere il controllo della città. La cosa non è ancora riuscita grazie alla protezione di Atlantis e Vulcan City, ma ogni giorno che passa l’equilibrio è sempre più precario, e solo Vulcan City riesce a tenere tutti buoni grazie alle continue novità nel suo esercito di prima linea»
«E il motivo della guerra?» chiede Massimo.
«Non lo sappiamo per certo. il Reggente della città dice di avere le prove di alcuni attacchi ai confini, razzie e via discorrendo, ma quando i tre generali fecero domande in merito furono allontanati dalla città. Ettore tornò dopo due giorni, di nascosto. Lo sappiamo perché alcune sentinelle lo videro entrare in città, ma da allora non ne abbiamo più notizie. Solo uno di loro lo venne a cercare»
«Chi?» domanda subito Ezio, e da una galleria ecco spuntare il gran capo in persona… nient’altro che il generale Angelo.

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Capitolo 5
*** Udienza con il Re ***


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La Guerra del Cosmo
Cap.5 – Udienza con il Re
 
«Ecco due facce che non si vedono da parecchio tempo!» esordisce Angelo, avvicinandosi a noi e salutandoci con una stretta di mano e poi un abbraccio. «Me lo sentivo che prima o poi avrei rivisto le vostre brutte facce, solo non credevo ci volesse tutto questo tempo»
«E per noi è un piacere essere tornati, nonostante la situazione che ci ha appena spiegato Marco» risponde Massimo con un mezzo sorriso.
«Ma dove eravate finiti?» Riprende Angelo «Vi abbiamo cercati ovunque per un anno intero, ma ogni traccia trovata portava o a un vicolo cieco o ad altre persone che vi somigliavano»
«Eravamo a casa. Lo sapevate che abitavamo molto lontano e che non saremmo rimasti per sempre» rispondo io sorridendo.
«Ma non importa, adesso. Ci sono questioni molto più urgenti da risolvere» continua Massimo tornando serio.
«Scusate ma nessuno fa caso al fatto che il capo di questo gruppo segreto è nientemeno che un generale dell’esercito?» interrompe Ezio, rimasto schioccato dalla vista di Angelo.
«E chi altri poteva essere se non una ex spia che si è fatto le ossa con i peggiori criminali del paese e che ha cosi permesso la fondazione del regno? Certo, mi ha sorpreso vederlo, ma mi sembra più che ovvio che sia lui a dirigere questa organizzazione» risponde Massimo senza voltarsi.
«Beh, non sono proprio io da solo. Ho uno o due appoggi esterni, ma la loro identità è segreta per via dei loro incarichi. Tu, piuttosto, ragazzo. Non sei di qui. Sei di Vulcan City, giusto?»
«Sono qui per cercare tracce del Generale Ettore. Voi avete notizie?» incalza Ezio fissandolo negli occhi, ma Angelo ha il pensiero altrove. Continua a squadrarlo e a girargli intorno.
« Angelo, tutto ok? Che ne dici di andare a parlare con il nostro amico Spark?»
Alla mia richiesta lui si distrae e annuisce. «Vi devo avvisare, però: non è più lo stesso da quando ha nominato il nuovo reggente circa quattro anni fa. Non esce più dalla villa/castello ormai, e credo ci abbia voluti allontanare. Tornando ad Ettore… beh non è in città. È stato visto uscire dalle mura. C’è chi dice da solo, chi dice in compagnia. Non so dove sia finito, le mie spie non hanno più notizie in merito. Ora mettiamoci in marcia»
Con lui come guida ci avviamo fuori dalle grotte, sbuchiamo da sotto un tombino dietro una stalla e ci avviamo al palazzo scortati da Angelo, mentre il ragazzo viene tenuto buono nel covo in compagnia di Marco e altri cinque dei suoi. Ovviamente la cosa non gli è piaciuta, ma essendo un po’ troppo impulsivo o rimaneva di sua spontanea volontà o lo avremmo legato e imbavagliato su una sedia.
 
Raggiunto il palazzo facciamo richiesta di essere accolti dal re con un messaggio urgente, ma ad attenderci nella sala del trono non troviamo Spark, ma il suo reggente, Nikolas. La cosa non ci è molto gradita: Primo, non era la persona che ci interessava. Secondo… da quando Spark vuole una sala del trono? Tempo addietro mio fratello ha insistito tanto per farsi commissionare i lavori ma lui si è sempre rifuitato…
«Generale Angelo. È da diversi giorni che mi giungono strane voci sulla vostra presenza qui a Enderia, anche se le stesse poi venivano contradette dai vostri rapporti dal fronte. Come è la situazione ai confini Nord?»
«Stabile, per quanto si posa dire stabile la presenza di un uragano sulle nostre teste. Basta poco per far scoppiare un'altra guerra»
«Questo ad oggi non possiamo permettercelo. Non possiamo difendere due fronti.  Dobbiamo prima di tutto mettere a tacere quei poveri stolti e conquistare la loro capitale. In questo modo potremo espandere il regno, e solo allora potremo occuparci degli altri»
«Io credevo che volessimo cercare una tregua, mio signore, non distruggerli» risponde Angelo, perplesso.
«Sono stati loro i primi ad attaccare, perciò saranno i primi a cadere per la gloria di Enderia»
Angelo inarca le sopracciglia alle parole del Reggente, ma Massimo gli mette la mano sulla spalla.
«Vedo che hai due amici con te. Chi sono?»
«Messaggeri, mio signore. Siamo stati inviati dal Re Spark molto tempo fa. Abbiamo viaggiato per anni per portare la conoscenza della nostra comune terra a chi ne aveva bisogno, e…» Massimo viene bruscamente fermato.
«Già, la vecchia politica del nostro Re. Condividere le conoscenze per il bene comune. E adesso ci attaccano con le stesse tecnologie che noi stessi gli abbiamo consegnato. Persino l’ex ministro della ricerca e degli interni Sethbling ci ha traditi, e adesso è chissà dove ad armare i nostri nemici…»
«Seth, un nemico?» chiedo interrompendo il Reggente. Quello assottiglia gli occhi, chiaramente infastidito. Credo di avere una mezza idea del tipo di persona che abbiamo davanti.
«Si. Sethblig è un traditore. Come vorresti chiamarlo una persona che non rispetta le leggi, si ribella al suo re e fugge nella notte dalla città dirigendosi verso il fronte? Ma torniamo a voi. Cosa volevate dire al nostro Re di così urgente?»
«Abbiamo molte cose da discutere: notizie di altre regioni esplorate e alleanze possibili con altri regni. Abbiamo aperto molte strade e costruito ponti per la gloria del regno, ma noi siamo solo strumenti. È il Re che deve decidere il da farsi» risponde Massimo, notando il disappunto del Reggente nei miei confronti.
«Potete dire a me, sono il Reggente. Il re è molto malato e non può ricevere nessuno»
«Noi abbiamo nuove cure, potremmo provarne una per guarirlo. Sempre se ci permette di visitarlo, s’intende» incalza Massimo, prendendo alla sprovvista il Reggente che alza la testa sorpreso.
«Sì, si può fare. Ma non oggi. È molto stanco. Prendete delle stanze in città e verrete fatti chiamare domani mattina. Solo una domanda, però. Se siete due emissari, dovreste avere con voi delle spille che lo accertano. Potete capire che non posso far entrare chiunque nelle sale private del re. Vorrei vederle e fare degli accertamenti» e fa’ cenno a una guardia di avvicinarsi a noi. Inizialmente per noi non è un problema, in fondo è un reggente scelto da Spark. Non ci va a genio ma è una autorità. A quelle parole però Angelo inclina la testa e fa un movimento con il collo, come per stirarlo, e Massimo reagisce come di scatto.
«Mio signore, non possiamo consegnarle. Il Re ce le ha date e sarà il Re a togliercele. Domani mattina faremo i controlli richiesti, e se tutto è come dovrebbe essere visiteremo il Re»
Noto una vena pulsare sul collo del Reggente, ma la sua voce rimane calma.
«Si, certo, la legge è legge. Trovate una stanza e verrete richiamati domani»
Detto questo ci ritiriamo, e usciti di lì ci rendiamo conto che due soldati ci tengono sott’occhio.
«Mi spiegate cosa è successo lì dentro?» chiedo perplesso.
«Io non lo so, ho solo reagito al segnale di allarme di Angelo» risponde Massimo guardando Angelo in mezzo a noi.
«Circolano strane voci sulle sette spille reali. Vi spiego tutto più tardi, ora era importante che voi non perdeste le vostre» risponde Angelo, spiando con la coda dell’occhio le due guardie che si tengono a distanza ma che non ci perdono di vista.
Raggiunta una locanda di sua fiducia, entriamo nelle nostre stanze e lì ci facciamo dire il resto della storia.
«Voi avete perso le vostre spille? Sono rimaste solo le nostre?» chiedo immediatamente a Angelo senza quasi dargli il tempo di entrare nella stanza.
«Non le abbiamo perse. Ce le ha richieste Spark, e da allora le tiene tutte lui nella sua cassaforte. Credo non si fidi più di noi, nonostante ci abbia dato il grado di tre generali, Primo Ministro e sindaco rispettivamente»
«Con sindaco intendi Davide ad Atlantis, immagino, ma che storia c’è che riguarda le spille?» chiede Massimo facendo cenno di proseguire.
«Ho sentito dire che le spille contengono dei codici di comando che permetterebbero l’accesso alla sala più segreta del castello, dove il Re costudisce i suoi più grandi segreti. Ha senso perché, se ricordate, prima che voi spariste per dieci anni Spark aveva chiesto a Seth di fare una modifica alle spille rendendole come dei pass per le porte bloccate con codice di comando superiore. Io credo che abbia inserito anche una memoria al loro interno, ma»
Massimo lo interrompe subito «Non ci sono stanze del genere nella villa. L’ho costruita io, e tutti i lavori che la riguardano era tutti supervisionati dal sottoscritto e da Seth. Se ci fosse una stanza del genere lo saprei. Per quanto riguarda le spille…» prende la sua e fa per aprirla ma Angelo lo ferma.
«Se la apri viene compromessa. Dobbiamo raggiungere Spark e chiedere a lui. Seth si è reso introvabile, anche se so per certo che non è passato dalla parte del nemico. Non so dove ma è ancora nelle nostre terre, e lo troverò. Lui sa sicuramente qualcosa»
«Va bene, domani chiederemo anche questo. Ora fatti portare Ezio, vorrà sapere cosa siamo riusciti a fare e glielo dobbiamo» rispondo ad Angelo «Immagino che tu abbia provato a convincere il Reggente dell’innocenza di Seth» riprendo.
«Sì, ma è comunque sparito dalla circolazione nella notte. Immagino fosse per non farsi seguire, ma questo lo rende un fuggitivo, e non ho potuto dimostrare il contrario» e esce a prendere Ezio.
«Bene, ricapitoliamo. Abbiamo Spark “ammalato”, anche se direi più fuori di testa e intendo nel modo brutto, Seth che se la da a gambe e non sappiamo perché, Stefano al fronte, Angelo che fa la solita spia ma stavolta in casa, l’unico che sembra aver mantenuto il suo posto è Davide… dimentico qualcosa?» chiedo a mio fratello, che si aggira per la stanza in cerca di qualcosa.
«Si può sapere cosa cerchi adesso?» chiedo stizzito.
«Ho fame e qui non c’è niente da mangiare » risponde secco, come se non gli importasse nulla di quello che sta succedendo.
«Certo, lui ha fame Mi stai almeno ascoltando? »
«Certo! Anzi, mentre parlavi ho lasciato i miei piccoli amici in giro per la città. L’energia terminerà a breve quindi tra pochissimo avrò un resoconto della situazione» poi con molta calma si avvicina alla finestra e sbircia fuori «In più, quei due ci tengono ancora d’occhio. Non so se quello che ha detto Angelo è vero, ma quei tizi lì sotto mi fanno credere che qualcosa di vero ci deve essere» e prende la sua spilla tra le mani. «Vediamo cosa succederà domani»
«A me onestamente quel Nikolas non me la racconta giusta. Quanto ad Ettore? Dici che sia ancora vivo? Inizia a preoccuparmi la cosa…»
«Se è qui lo troveranno, altrimenti troveranno tracce del suo passaggio. Una cosa per volta. Prima Spark, poi il fronte. Non possiamo cercare qualcuno nel bel mezzo di una guerra, e comunque questa volta non abbiamo neanche una traccia da seguire. Sta a noi trovare una soluzione. Abbiamo l’appoggio di almeno uno dei tre dalla nostra. Ricordati poi che abbiamo un compito… anzi, una promessa fatta in quello stesso tempio. Radunare i tre fratelli e riappacificarli…» conclude guardandomi.
«Abbiamo una marea di cose da fare, troppe cose da gestire»
«Sbagliato, ne abbiamo una sola: dormire. Domani è un altro giorno»risponde Massimo, rimettendo la sua spilla sul lato sinistro del petto.
«Eccoci, ragazzi!» Si annuncia Angelo, appena arrivato. «Noi saremo nella stanza a fianco. Un messaggero mi ha detto che ci aspettano al castello per le nove di mattina, quindi abbiamo tutto il tempo di fare colazione da una vecchia conoscenza arrivata da Atlantis proprio questa mattina»
«Scusate, ma che vi ha detto il re?» interrompe Ezio a testa alta.
«Non lo abbiamo visto, abbiamo parlato con il Reggente. A quanto pare il re è malato, ma noi lo cureremo»
«Sì, certo, ora siete anche dottori… Tanto non credo che la sua malattia sia curabile in ogni caso» e si allontana, uscendo dalla porta.

 

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Capitolo 6
*** Guariamo Enderia ***


Alternative Dimensions
La Guerra del Cosmo

Cap.6 – Guariamo Enderia
 
Tre di notte o poco più. Ci siamo messi a letto… la seconda notte in questo mondo. Decisamente meglio del nostro primo arrivo tramite il Dottore, anche se pensavo che almeno la mia, anzi nostra seconda notte avremmo dormito nelle nostre stanze, ma Angelo ci ha portati qui. Avrà avuto dei buoni motivi per farlo, ma qualunque siano stati non credo si aspettasse un furto.
Sento dei rumori. Mi sveglio e mi tiro su, mi guardo intorno e mio fratello è già in piedi.
«Abbiamo visite. Scendi subito e vediamo cosa succede»
Mi metto all’angolo buio della stanza e Massimo dietro l’angolo del mobile. Prima però sistema i cuscini come se sotto le coperte ci fossimo noi.
Quando la porta si apre tre uomini vestiti di nero si piazzano tra i letti, estraggono le spade e le piantano sopra i letti. Due lame per letto li penetrano  fino a toccare il pavimento.
«Ma che calda accoglienza!» esordisce Massimo attirando la loro attenzione. I tre si voltano verso di lui, ma nemmeno il tempo di reagire che con una fulminata li stendo tutti e tre.
«Ok volere le nostre spille, ma ucciderci… che comunque non è possibile, in questo mondo»
Massimo mi guarda fisso negli occhi «Un modo l’avevano trovato, ricordi? Comunque non è finita…»
Apre la finestra. Uno dei suoi piccoli amici gli indica una direzione, poi scompare nella sua ombra.
«Cosa succede qui?» urla Angelo impugnando la sua fedele spada e con Ezio al suo seguito. «Assassini fin qui… Maledizione, contavo di avervi portato in un luogo sicuro…»
«Assassini? Vorresti dire che adesso hanno trovato un modo di uccidere?»
«Si, alcuni incantesimi proibiti lo permettono. se poi si incantano, spade e armi di qualsiasi genere possono farlo, e questi vermi hanno insoldi per pagare. Massimo dov’è?»
 «Ne sta seguendo uno sui tetti, immagino» rispondo affacciandomi alla finestra.
«Da solo? ma è pazzo?» risponde Ezio facendosi strada sul davanzale e partendo all’inseguimento.
«E tu che fai li impalato?» mi chiede Angelo, apprestandosi a fare lo stesso.
«Hai dimenticato di cosa è capace mio fratello. Nonostante siano dieci mesi che non usa i suoi poteri sembra che non abbia mai smesso di usarli. Non corre rischi»
Prendo i tre a terra, li lego e imbavaglio controllando che non abbiano altre sorprese sotto i vestiti.
Dopo circa cinque minuti rientra Ezio. Dietro di lui arriva anche Massimo, con in spalla il quarto uomo primo di sensi.
«Questo è il quarto. Svegliatene uno e interrogateli tutti uno alla volta. Voglio il nome del mandante»
Un’ora dopo uno dei quattro confessa, merito di qualche mio fulmine e della semi trasformazione di mio fratello in un signore oscuro. Come immaginavamo, era un ordine del Reggente.
«Ecco, lo sapevo. Non mi piaceva il suo atteggiamento da superiore, ed è proprio lui la pecora nera» esordisco dopo aver stordito il reo confesso.
«Adesso che facciamo? Non possiamo restare in città, proveranno nuovamente ad ucciderci!» replica Ezio preoccupato.
«Prendete i loro vestiti. Credo si aspetti un rapporto, e glielo faremo avere. Sono esattamente quattro, fatevi andare bene i loro vestiti»
Cinque di notte. Per le strade non c’è nessuno. Tramite vie traverse raggiungiamo il palazzo, superiamo le guardie senza farci notare ed entriamo nelle stanze private del Reggente, guidati da Angelo. Entrati in quello che sembra un salotto con camino troviamo il Reggente seduto davanti al fuoco che legge un libro.
«Vi aspettavo, signori. Come è andata la missione?»
«Missione compiuta, signore. Morti entrambi» risponde Massimo prontamente con voce roca. Il Reggente chiude il libro e ci guarda con sospetto. Il tentativo di simulare la voce di uno dei quattro non ha funzionato, forse.
«Avete con voi le spille reali?» aggiunge allungando una mano.
«Quelle solo il Re ce le può togliere, ancora non l’hai capito?» rispondo io seccato, e tiro giu il cappuccio.
«Uomini! A me! Stanno attentando alla vita del Reggente!»
Una squadra di dieci uomini entra dalle porte e da una porta laterale.
«Fermatevi tutti! Ho le prove del tradimento del Reggente!» urla Angelo, ma gli uomini non lo ascoltano e ci attaccano. Con le armi degli assassini ci difendiamo senza mai affondare un colpo, e il Reggente ne approfitta per scappare.
«Ezio, prendilo!» ordina Massimo, e lui non se lo fa' ripetere due volte.
«Adesso basta!» urlo, e in quel momento mio fratello e Angelo si buttano a terra. Per un istante la stanza si illumina di rosso. Quando si rialzano io sono un po’ fiacco, ma nessuno è in piedi per approfittarne.
«Ezio!» sussulta Angelo, che scatta verso l’uscita seguito da noi due. Lo troviamo con spada puntata alla gola del reggente, che è sdraiato a terra disarmato.
«Tutto bene voi tre? Per un attimo ho visto una luce rossa, cos’era?»
«Andrea che si arrabbiava. Legalo, noi andiamo da Spark» risponde Massimo, e insieme raggiungiamo le sale private del re. Ci aggiriamo per le stanze e i corridoi. Non c’è nemmeno una guardia, come se sperasse che qualcuno lo eliminasse al suo posto. Raggiunta la camera da letto apro la porta, e nell’entrare Massimo mi si para davanti.
«Occhio a non toccare niente»
«Perché?»
«Ci sono oggetti corrotti, qui dentro, e sono parecchi. Ne sento la presenza»
«Voi chi siete? Cosa ci fate in camera mia?»
Una voce ci richiama dalla poltrona laterale immersa nel buio, che per un attimo si illumina grazie alla luna che fa’ capolino tra le nuvole.
«Ciao, vecchio mio. Hai proprio una brutta cera, lo sai?»
Una freccia sfiora la testa di Massimo.
«Rispondete, o vi elimino subito»
«Calmati, siamo amici… vecchi amici del passato! Siamo Andrea e Massimo, siamo tornati!»
«Hah! Non fatemi ridere! Vorreste farmi credere ai fantasmi, adesso? Se volete la mia pelle venite a prenderla!» ed estrae la sua spada, pronto a colpire.
«Cosa direbbe Marco se ti vedesse adesso?» risponde Massimo secco e serio. Quel nome lo fa’ barcollare tanto da dover usare la spada come appoggio.
«Ho… ho rovinato tutto… lui credeva in me, e io l’ho deluso…» risponde con la tristezza nel cuore. Massimo attiva un cerchio, Lux, ed accende alcune luci nella stanza generandone anche di nuove. Spark ci guarda meglio, e inizia a riconoscerci.
«Ma… non è possibile…. vi ho cercati in lungo e in largo senza trovarvi! Dove eravate finiti…?» e crolla in ginocchio, esausto. Faccio per afferrarlo ma Massimo mi ferma prendendo il mio posto.
«È una lunga storia. Ora usciamo da qui. Andrea, cerca dell’acqua calda, devo subito dargli una sciacquata. E non guardarmi cosi! È pieno di Flux, sia su di lui che sui vestiti. Ti avrebbe infettato, mentre io sono immune»
Faccio quel che mi chiede. Lui nel frattempo usa Sano per dargli una prima guarigione, poi con una saponetta inizia a dargli una rinfrescata.
«Siete proprio voi. Ragazzi… Siete tornati… Perché siete andati via…?»
«Siamo tornati a casa, non potevamo restare qui per sempre…» risponde Massimo, sorridendo.
«Anche questa è casa vostra… Perché dieci anni senza nemmeno un messaggio? E poi guardatevi, non siete invecchiati di un giorno…» replica, guardandoci meglio il viso.
«Ti spiegheremo quello che possiamo, ma ora stai tranquillo» rispondo io, vedendo poi arrivare Angelo e Ezio.
«Cosa succede qui? Come sta il re?» interviene Angelo preoccupato, mentre Ezio probabilmente un po’ gode nel vederlo così sofferente, il che non da fastidio solo a me.
«Portatelo fuori, io disinfesto la sua stanza. Non è più infetto ma sta ancora male»
Entra nella stanza, e dopo qualche minuto ne esce lasciando dietro di se’ una scia nera e violacea ed è visibilmente affaticato.
«Che hai fatto li dentro?» gli chiedo, facendo attenzione a in quale stanza stanno portando il Re.
«Ho assorbito tutto: distorsione, flux e oggetti corrotti che erano lì dentro, ed erano parecchi. Spark?»
Alla sua domanda gli faccio strada e il Re è straiato su di un divano, sotto l’occhio vigile di Angelo, mentre Ezio e dietro la porta di ingresso con braccia conserte.
«Perché tanta pena per un re fantoccio?» subito ci interroga.
«Perché quello prima di tutto è un nostro amico, e in più è una persona migliore di quanto tu potrai mai essere, stupido ragazzino!» risponde seccato Massimo, che quasi lo prende per il collo. Sarebbe la seconda volta in 3 giorni e forse se lo merita anche. «L’hanno incastrato! L’hanno avvelenato e lo abbiamo salvato appena in tempo! Possibile che non lo capisci?»
«No, ha ragione il ragazzo… Mi hanno raggirato come volevano, e ora sto morendo…» prosegue Spark a fatica. «Amico mio, prendi il mio posto… Riporta ordine nel regno… Lo so che sei un guerriero, ma ora ci vuole mano dura per riportare ordine e legalità… Poi potrai fare nuove elezioni e farti da parte…»
Angelo alle sue parole fa’ un passo indietro, spaventato sia all’idea della sua morte che a quella di governare. Ma Massimo lo tranquillizza.
«No, tranquillo, Angelo, non sta morendo. Va solo curato nel modo giusto, e tornerà a governare il regno con giustizia, ma ha bisogno di un appoggio leale. L’esercito è corrotto»
«So chi chiamare. Non gli piacerà, ma se glielo ordino non potranno farsi indietro» e si allontana lasciandoci lì.
Ezio si avvicina a testa bassa. Forse inizia a capire quello che sta succedendo, mentre alcuni rumori ci mettono in allerta.
«Ragazzo… ci conosciamo…?» riprende Spark fissando Ezio.
«No, sire, non sono della città. Non ci siamo mai incontrati»
«Sei sicuro…? hai un viso familiare…» incalza, ma è troppo stanco. Posa la testa sul divano e si addormenta.
«Sicuro che non vi siete mai incontrati?» Insisto io fissandolo. Lui scuote la testa e torna vicino alla porta.
Qualche minuto dopo ecco entrare Angelo, con Marco e altri cinque dei suoi guardiani.
«Proteggere il Re dopo tutto quello che ci ha fatto passare? Non ci avrei mai creduto» interviene Marco guardando Massimo che risponde subito.
«Non è sua la colpa. Portatelo al sicuro. Nel palazzo, però, non fuori, o vi accuseranno di rapimento. Mettete in carcere il Reggente e prendete possesso di tutto il castello. Angelo penserà alle guardie»
«E noi invece?» chiede Ezio.
«Noi…» puntualizza Massimo indicando me e lui «…andiamo al fronte ad avvisare il secondo generale così da anticipare qualsiasi notizia falsa. Andrea viaggia molto più in fretta di chiunque. Tu invece resti in città. Resta appiccicato al Re e aspetta che si riprenda prima di fargli qualsiasi domanda»
«Ma io voglio venire con voi! Me lo dovete!»
«No. Ci hai fatto tornare e ci hai chiesto di cercare Ettore e mettere fine alla guerra. Manterremo la parola, ma a modo nostro. Non possiamo farti da babysitter» rispondo seccato.
«Sono molto abile con la spada, e non ho paura di niente!» replica lui con sguardo fiero.
«È proprio questo il problema. La paura ti fa' stare attento. Ti salva la pelle. Tu resti qui, discorso chiuso» lo zittisce Massimo. poi si avvicina a me e mi posa la mano sulla spalla.
«Angelo, contiamo su di te, fagli fare i bagni con i sali che ti ho dato e fagli bere la medicina» che gli lancia in quel momento mio fratello
«Se il ragazzo ti da' noie, mettilo dentro» Concludo, e con un lampo ci facciamo circa un giorno di cammino in una decina di secondi.

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Capitolo 7
*** Al Fronte ***


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La Guerra del Cosmo

Cap.7 – Al Fronte
 
Dopo una serie di salti verso nord  raggiungiamo il fronte. La situazione sembra calma, ma le cose possono degenerale velocemente, e per non essere la miccia ci avviciniamo all’accampamento a piedi.
Un colpo di cannone attira la nostra attenzione. A quanto pare è iniziato uno scontro fra i due eserciti.
«Andiamo a vedere cosa succede, magari possiamo essere di aiuto!» e mi avvio verso la prima linea, ma mi fermo poco dopo notando che Massimo non mi segue. «Non vieni?»
«No. Non sono mostri, ma altri esseri umani. È una guerra a cui non voglio partecipare, ma mettergli fine. Tu, piuttosto, vedi di stare attento. Non hai armature ne’ armi, e quelli combattono per uccidere»
«Si hai ragione, ma qualcosa devo pur fare, e poi posso approfittarne per capire com’è la situazione. Puoi forgiarmi un’arma?»
«Perché non te la fai da solo? Ho visto che hai preso più padronanza dei tuoi fulmini!» si china a terra e raccoglie un pezzo di tronco, per poi tirarmelo.
«E chi ci dovrei fare con questo?» gli rispondo sorpreso.
«Immagina che sia uno spadone. Fagli scorrere la tua elettricità intorno e modellala. Io vado nella tenda medica e cerco di prendere informazioni lì»
Massimo si allontana, mentre io cerco di fare come mi dice. Dopo due tentavi riesco a fare una lama di elettricità lungo il bastone, e con il passare del tempo diventa sempre più affilata.
«Bene, adesso sono pronto» trovo una corazza dell’esercito, me la metto per farmi riconoscere come un alleato e mi avvio al fronte.
 
***
 
Raggiungo l’accampamento, e li vedo in centinaio di feriti più o meno gravi che non guariscono normalmente nonostante le cure dei medici.
«Mago! Presto, questo è grave! Venga subito!» urla un medico affacciandosi dentro la tenda. Da lì subito esce un giovane munito di bacchetta che subito cerca di usare i suoi poteri per guarirlo, ma riesce solo a cicatrizzare la ferita. Noto un focus rosso scarlatto sulla sua bacchetta dal nucleo arancione, molto probabilmente Verga di Blaze.
«Bendatelo, e cercate di abbassargli la temperatura. Ha un’infezione come gli altri, sto ancora cercando la cura…. non posso fare altro» cerca di scusarsi e torna dentro la tenda.
Mi avvicino al soldato e i due medici e mi chino su di lui.
«Fatti forza, soldato. C’è bisogno di te lì fuori»
«Sissignore, ci può contare…» risponde deciso il soldato, anche se debole.
«Ma lei chi è?» chiede uno dei medici.
«È un emissario del Re, ho visto la spilla…» risponde il soldato, a fatica.
«Si, è vero. mi chiamo Massimo. Sono qui su mandato del re per sapere com’è la situazione, e non mi piace per niente. Perché non guarisce normalmente?» chiedo perplesso.
«Colpa di un incantesimo fatto sulle armi» risponde il mago, che esce dalla tenda. «Sono incantesimi particolari, è come se avvelenassero il corpo. Se non trovo l’antidoto giusto e non capisco con quale elementi di base sono state incantate le armi non riuscirò a guarirli»
«Tu chi sei? Perché un mago si trova qui, nel mezzo di una guerra?»
«Non sono proprio un mago, solo un apprendista… o per lo meno lo ero. Le accademie proibiscono l’intromissione dei maghi nelle guerre, quindi sono stato bandito per la mia scelta di venire ad aiutare i feriti»
«Beh, mago o no non stai facendo molto. Il tuo elemento di base non è di certo l’acqua»
«Lo so, è il fuoco, ma faccio del mio meglio per aiutare»
«Posso fare qualcosa per aiutare te, sempre se me lo permetti. Posso potenziarti l’elemento dell’acqua e velocizzarti l’apprendimento delle magie di guarigione»
«Mi piacerebbe, ma dubito che sia possibile» risponde il ragazzo, guardandomi poco convito.
«Stacca una scheggia della tua bacchetta e dalla a me. Fidati»
«Ma se nemmeno ti conosco…»
«Sono Massimo, detto anche l’Alchimista d’Acciaio.»
«QUELL’Alchimista d’Acciaio? Quello di cui ci ha parlato il Primario dell’Ordine?» chiede sorpreso «Ma è scomparso da circa dieci anni e non si hanno sue notizie da allora!» a quelle parole mi scappa un sorriso, devo aver fatto bella impressione.
«Ci ha raccontato alcune storie davvero strane… in accademia a lezione diceva di essere il suo mentore, ma poi nelle stanze private, ci raccontava alcune storie assurde sempre su di lui… uno che i guai se li andava in cerca»
«Io ci devo fare un piccolo discorsetto, con quel ragazzo»
Il mago, ancora un po’ titubante, mi consegna la scheggia, e io mi avvicino al suo banco da lavoro. In pochi passaggi e senza ausilio di altare delle infusioni gli genero un piccolo golem intelligente con coscienza propria.
«Ecco fatto. Lui è…» e il piccolo golem mi interrompe rispondendo al mio posto con voce acuta.
«Mi chiamo Efesto. Ti insegnerò a padroneggiare le magie di cura e a potenziarle, padrone»
«E che razza di magia è questa?» mormora il giovane, sbalordito.
«Bene, vi lascio alle presentazioni, ricordati che ha bisogno di essere ricaricato con la tua magia e con la tua bacchetta è quando avrai raggiunto un buon livello di apprendimento il golem si congederà e si disattiverà trasformandosi in un normale golem di riordino. Ora io vado a vedere se si può evitare di combattere. Siamo emissari per la pace» mi avvio verso l’uscita, ma prima di varcare la soglia aggiungo: «Ah, ragazzo, come ti chiami?»
«A-Argor, il mio nome è Argor» risponde, ancora incredulo e senza voltarsi a guardarmi, con quell’essere davanti a gli occhi. Poi fa’ uno scatto con la testa e mi osserva con occhi tristi.
«Ah… Alchimista, solo un’ultima cosa…»
«Dimmi, ti ascolto» rispondo sorridendo.
«Quel Primario di cui le parlavo, il Primario della scuola dell’ordine . . . »
«Edoardo, si. Cos’altro ti ha detto su di me?»
«Non so quanto sia vero, ma sta di fatto che da allora… prima dello scatenarsi della guerra, ma credo che sia stata la motivazione principale, la scuola dell’ordine è stata attaccata, e da allora non si hanno più notizie ne’ della scuola ne’ del suo Primario. Se siete amici come dite forse sarebbe meglio andargli a fare visita»
Torno serio e annuisco. Quella notizia non mi piace, e poi perché attaccare una scuola di magia, un’accademia che si estrania alla guerra? Per farlo hanno invaso i confini, quindi il motivo della guerra può essere questo, ma attaccare una scuola non ha senso a priori.
Mi avvio verso il fronte pensieroso, finche ad un tratto inizio a vedermi passare di fianco i primi feriti. Feriti da armi magiche, eh? Forse volevano alcuni incantesimi per le loro armi e non gli sono stati concessi, ma se è così allora l’academia…
Sono tutti in pericolo. Inizio a correre, e da lì a poco inizio a vedere i primi morti.
La rabbia mi assale, la magia usata per uccidere, e in più Andrea è lì in mezzo, e se lo colpissero…
Devo fare qualcosa.
Sono sul fronte. Salto su dei pezzi di trave, probabilmente resti di un’abitazione. Non ci vedo più.
 
«ADESSO BASTA!»
 
***
 
Sono sul fronte. Le armi che usano sono molto più potenti di quanto ricordassi, e in più le persone ferite faticano a guarire. L’esercito inizia a indietreggiare, e se continuano cosi a breve dovranno arrendersi. Perché Stefano non fa’ qualcosa?
«Fuoco!» grida qualcuno da dietro le nostre linee, ed ecco una valanga di frecce colpiscono la prima linea nemica costringendoli a retrocedere. Mi volto con il mio spadone elettrico, che sorprende amici e nemici, e vedo Stefano che da’ un secondo ordine, una carica. Mi vede o per lo meno nota la mia arma e socchiude gli occhi. Non credo che mi abbia riconosciuto, ma di sicuro sospetta qualcosa. Avanzo con tutti i miei nuovi compagni e spacchiamo la prima linea. Superiamo una abitazione semidistrutta che facciamo crollare del tutto e superiamo la collina. Lì ci aspettano con le retrovie, che subito aprono il fuoco. La prima fila indietreggia immediatamente, ma io non sono lì per giocare. I primi colpi di cannone iniziano a cadere su di noi, ma io non ci sto: stendo il braccio verso l’alto, e una potente scarica di fulmini ad ampio raggio fa’ esplodere le palle di cannone in aria.
«Adesso andiamo!» urlo ai mie compagni, e questi dopo un attimo di shock partono alla carica, scontrandosi contro le linee difensive. Tra un colpo e l’altro riesco a farmi strada lasciando a terra sotto shock i poveri malcapitati che osano scontrarsi contro di me. Ad un tratto cinque soldati molto più corazzati e con armi assai più pericolose riescono a bloccarmi. Il primo blocca la mia spada, il secondo la spezza, il terzo prova un affondo che evito con un rapida rotazione e lo colpisco dietro la schiena facendolo barcollare, ma prima di poterlo finire intervengo gli altri due in difesa del loro compagno. Indietreggio e scaglio una raffica di fulmini. Per qualche strano motivo i cinque resistono alla scarica, subendo solo un piccolo contraccolpo e rifacendosi subito avanti.
Uno mi assale con la sua spada e io mi proteggo con la mia. Nel farlo mi rendo conto che non solo il bastone che usavo di appoggio si è spezzato, ma la spada è ancora li a proteggermi in tutta la sua potenza con una sola mano. Il secondo prova nuovamente a spezzarla, ma questa volta la sua spada si ferma sulla mia che non si scheggia nemmeno. È elettricità pura, in fondo, come se avessi un fulmine tra le mani. Le spade dei miei avversari iniziano a scaldarsi per via del prolungato contatto con la mia.
Guardo gli altri tre, che mi attaccano dal lato opposto, la mia altra mano è libera, così mi concentro e creo una seconda spada-fulmine come se l’avessi evocata.
«Adesso mi diverto» ghigno. Con un veloce movimento libero la spada destra respingendo i due avversari, e affronto gli altri tre con un salto caricando un doppio fendente che scende dalla mia spalla destra alla gamba sinistra che li spazza via all’impatto. Mi volto verso i primi due, pronta a passare al contrattacco, ma i due hanno imbracciato due fucili al plasma.
«Cosa vorreste farmi con quelli?» gli dico deridendoli, ma non appena li accendono percepisco un’energia strana. Anche i due fucili devono essere stati incantati in qualche modo.
«Muori!» urla uno dei due, e fanno fuoco. le sfere di energia mi investono. Riesco a proteggermi con le mie spade incrociate, ma vengo sbalzato all’indietro e noto di essere rimasto da solo. Si stanno ritirando.
Quella maledetta collina proprio non si riesce a superare.
 
«ADESSO BASTA!»
 
L’urlo di Massimo riecheggia per il campo di battaglia. Il suo sguardo è furibondo, e i suoi occhi completamente viola. La distorsione inizia a fuoriuscire dalle sue vesti lasciando come una scia di fumo viola scuro. Con un salto raggiunge quasi in volo la cima della collina usando come trampolino le macerie della casa poco prima superata. Mentre è in aria carica un pugno alzato sui cui due lati si formano due cerchi, Terra e Perfodio, e all’atterraggio colpisce il terreno con violenza inaudita. I cerchi vanno a impattare con il terreno, generando un fortissimo spostamento d’aria alla sua destra e alla sua sinistra che fa’ cadere all’indietro tutti i soldati più vicini, dividendo i due eserciti. La terra inizia a tremare, e lunghe crepe si iniziano a formare lungo il fronte mentre le stesse formano un cerchio di circa dieci metri di diametro attorno a lui, dove la terra sprofonda di circa cinquanta centimetri.
«Massimo, che fai? Vai via da lì»
Lui si volta, mi guarda ancora furibondo, e poi si volta verso il lato opposto notando l’avanzata dei nemici.
«Ho detto BASTA!» e nuovamente colpisce il terreno. Il cerchio si abbassa nuovamente di ulteriori cinquanta centimetri, e quella che prima era solo una crepa nel terreno ora inizia ad aprirsi di circa cinquanta metri. Quanto alla profondità, non la so esattamente, ma sul fondo ora si vede lava correre come un fiume in piena e cadere come cascate dai lati delle crepe. In pratica tutta la linea del fronte, o per lo meno i dieci chilometri occupati da noi è divisa da questa spaccatura nella terra, mentre la sua posizione è divenuto uno sperone di roccia completamente isolato dal resto del mondo.
L’esercito avversario e il nostro finiscono a terra, e quando si rialzano tutti nessuno osa fare un passo verso la spaccatura. Poi da lì dentro una pianta inizia a crescere, un grandalbero di dimensioni mastodontiche che con le sue radici esce dalla roccia centrale e penetra nelle pareti della spaccatura mentre i rami si estendono in alto, sovrastando lo sperone di roccia e avvolgendo Massimo, che scompare tra le sue foglie
Due grosse radici si avvicinano ai lati delle spaccature come due grossi ponti, e si fermano lungo i bordo in parallelo con lo sperone dove si trovava mio fratello. Poi una voce da sopra la pianta.
«Ai generali di entrambi gli eserciti: avete dieci minuti per venire qui al mio cospetto! Vi concedo due soldati di scorta!» urla Massimo a gran voce in tutte e due le direzioni.
«E se il mio generale si rifiutas… » ribatte un soldato, ma non faccio nemmeno in tempo a capire da che lato della spaccatura si trova che Massimo subito lo interrompe.
«Sono qui in veste ufficiale! Per la pace! È ora di finirla con questa guerra assurda! Se non si presenta verrò io di mia iniziativa a prenderlo per discutere la tregua!» poi da dietro le foglie finalmente si fa’ vedere dal lato di Enderia. È ancora infuriato, ma i suoi occhi non sono più illuminati di viola. «Voglio qui Stefano entro cinque minuti! Se vi chiede chi lo cerca ditegli queste parole: “Massimo, L’Alchimista d’Acciaio, ed è più infuriato che mai”».

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Capitolo 8
*** Tregua ***


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La Guerra del Cosmo

Cap.8 – Tregua
 
Dopo i dieci minuti previsti finalmente ecco presentarsi ai bordi della voragine, sotto l’ombra della gigantesca pianta generata ad hoc da mio fratello, i due generali con le loro scorte. Io ho provato a teletrasportarmi dentro ma per qualche strano motivo mi sono ritrovato sul punto di partenza, come se qualcosa mi impedisse di entrare.
«Massimo, sei davvero tu?» urla Stefano ancora confuso dalla situazione e dalla gigantesca voragine che tiene separati i due eserciti.
Alle sue parole due fessure, una per lato del tronco, si aprono, e lungo le due radici che fungono da ponte crescono dei rami che sembrano formare una sorta di ringhiera. Due esserini di quelli che ben conosciamo escono dalle fessure. Tutti restano sorpresi da quelle strane creature che li invitano ad entrare. Una volta entrati gli “ospiti”, ecco uscire un terzo cosino che viene nella mia direzione.
«Andrea, adesso puoi entrare anche tu. Mi ha detto di dirti di lasciarlo stare ma io ti do’ un altro messaggio: è nervoso. Parecchio. Entra, rimani a distanza e tienilo d’occhio. Se serve intervieni, ma non dire una parola. Capirà»
«Scusa, ma tu non sei parte della sua coscienza? Perché parli come se fosse un’altra persona?»
«Perché nello stesso momento in cui ci crea diventiamo unici, e anche se per poco tempo abbiamo memorie diverse. Poi le esperienze si riuniscono, ma per ora è tutto. Il mio compito è concluso»
Detto questo quel piccolo essere scompare in una folata di vento, e io mi teletrasporto dentro.
Finisco in una grande terrazza ricoperta di foglie, munita di botola su di un lato, che Massimo chiude dopo il mio passaggio. La terrazza ha una grande tavola centrale formata da alcuni rami, e lo stesso vale per le sedie imbottite di foglie. Le luci magiche che illuminano la stanza le danno una strana aria cupa o forse è colpa di mio fratello, visibilmente infuriato e quindi poco socievole.
«Massimo, solo una cosa… se vuoi fare quello che penso credo che tu debba far passare un po’ d’aria fra queste pareti, sembra ci sia una cappa…»
Il suo sguardo mi raggela il sangue. Io alzo le mani come a dire “è solo un consiglio”, poi mi allontano mettendomi sul lato opposto della stanza, che è munita di due porte laterali da dove probabilmente entreranno i due gruppi. Lui si guarda intorno e annuisce, fa un respiro profondo e la stanza diventa molto più luminosa e sicuramente più adatta a una discussione pacifica. Io intanto ne approfitto per togliermi l’armatura. Era abbastanza comoda, nonostante tutto, ma a tratti sentivo come se non mi stesse troppo bene. E non sto parlando di taglia. Non so nemmeno io di cosa sto parlando, anzi.
L’entrata dei due gruppi mi distrae, e io teletrasporto fuori l’armatura, in fretta e furia, per non allarmare il generale nemico. Quelli subito notano la mia presenza. Le guardie del generale avversario si mettono subito davanti al loro superiore e impugnano le loro spade, ma prima che le possano estrarre Massimo li ferma.
«Voi provate ad estrarre armi qui dentro e vi scaravento fuori nella voragine che ho aperto»
«Se è cosi che ragiona allora possiamo anche andarcene» risponde il generale nemico, anche lui con una mano sull’impugnatura della sua spada. Gli alleati reagiscono di conseguenza e sono pronti a scattare, io alzo le mani per tranquillizzarli ma la cosa li rende ancora più nervosi.
«Sentite, voi avete le vostre guardie del corpo, io ho la mia. È qui solo per sicurezza»
«Sicurezza di chi? Hai anche bisogno di protezione, dopo quello che sei stato capace di fare da solo? Questa per me potrebbe essere un’immensa trappola, non so nemmeno perché sono venuto» risponde il generale avversario seccato dalla situazione.
«Non è qui per la mia incolumità, ma per la vostra. È l’unico essere vivente in grado di frenarmi se dovessi esaurire del tutto la pazienza» risponde mio fratello, in modo pacato ma con lo sguardo di chi ti dice “siediti prima che ti faccio sedere io”.
«Generale Luca, se permette, conosco questi due ragazzi. Se crede che siano di parte si sbaglia. Hanno agito sempre e solo per la pace, e il qui presente Massimo probabilmente è stato in visita anche nelle vostre città» interviene Stefano, lasciando la sua spada nel fodero e facendosi largo tra i suoi.
«Come spia, probabilmente, e adesso vuole darci il colpo di grazia» risponde il generale Luca.
«Io parlo di più di dieci anni fa, generale. Era conosciuto come il Costruttore d’Acciaio all’epoca. Ha portato con sé sviluppo e probabilmente anche molte risate. Non ne ha mai sentito parlare?»
Il generale guarda di nuovo mio fratello e poi dice qualcosa all’orecchio dei suoi. I loro sguardi sono dubbiosi, e continuano guardare Massimo che nel frattempo si siede a capotavola e posa i gomiti sul tavolo, incrociando le mani e fissando i tre senza battere ciglio.
«Si, ricordo di quel ragazzo. Ha aiutato a costruire molte delle nostre città, è stato molto utile è non ha chiesto niente in cambio. Anzi, ha invitato i pochi che lo hanno conosciuto a fargli visita a casa sua... ovvero Enderia. È uno dei vostri»
«Io non sono di nessuno. Non sono nemmeno di Enderia, se è per questo, ma avevo bisogno di una casa per il tempo della mia visita. L’allora capo villaggio Sparklez e il suo amico e scienziato Sethbling ci aiutarono nel momento del bisogno ospitandoci e curando mio fratello. Ci sentimmo in obbligo a ricambiare il favore… ma possiamo dire che ne perdemmo  il controllo» e fa’ un sorriso, appena accennato «Da allora abbiamo cercato di viaggiare e aiutare chiunque accettasse il nostro aiuto indipendentemente dalle nazioni» poi il silenzio. Uno delle guardie del corpo dice qualcosa all’orecchio del suo generale poi lasciano le spade e anche Luca si fa avanti.
«Stiamo parlando di eventi che sono accaduti più di dieci anni fa. Tempi di grandi cambiamenti, ma di pace. Ascolterò quello che avete da dire e riferiremo»
«Prima di iniziare vi invito a posare le vostre armi sugli appositi ripiani» risponde Massimo, invitando tutti e sei a fare come dice. Poi stende le braccia indicando a mano aperta le sedie «Accomodatevi»
La discussione ha inizio, e per circa mezzora i due gruppi si accusano e si difendono senza che Massimo batta ciglio, e in un paio di occasioni sono costretto a intervenire e tenere calmi gli animi. Poi lui interviene
«Da quello che ho capito ognuno di voi accusa gli altri di aver inferto il primo colpo. Vi rendete conto che le versioni sono discordanti, giusto?»
«Ovvio, loro mentono!» risponde secco Stefano, esasperato, e Luca ribatte altrettanto. Gli animi si accendono di nuovo, ma Massimo li interrompe con un semplice commento.
«E se fosse tutto vero?»
«Cosa? Ci stai accusando di aver attaccato per primi?» risponde secco Luca, anticipando Stefano che è sorpreso anche lui dall’affermazione.
«Ma che stai dicendo, Massimo?» gli chiedo, avvicinandomi al tavolo e posando le mani su di esso.
«Non è esattamente quello che intendo. Ho dei sospetti, ma dovrei parlarne con il vostro re il prima possibile»
«Non esiste! Non posso permettere a uno qualunque di avere un’udienza con il mio re! Anche se hai detto di essere un emissario del re Sparklez io non ho alcuna prova che tu…» ma prima che Luca concluda la frase Massimo fa’ un rapido movimento, prende qualcosa sotto il mantello e sbatte il palmo della mano sul tavolo, mettendo a tacere tutti. Poi toglie la mano.
«Vi basta?» chiede, guardando i due generali.
«Ma quella… Erano state ritirate tutte all’inizio della guerra!» risponde Stefano, incredulo.
«Conosco quella spilla. È la spilla reale, solo le persone più vicine al vostro re ne hanno una»
«Ne esistono sette. E ne avete due in questa stanza» e con un cenno mi fa’ capire che la devo mostrare. Sposto il mantello, che la copre.
«Allora, ho abbastanza credenziali per avere un’udienza con il tuo re?»
Ancora incredulo Luca accenna a un si, ma poi scuote la testa. «Io non posso lasciare il fronte, ma non posso nemmeno mandarvi da soli»
«MandarMI. Andrò solo, mentre mio fratello tornerà ad Enderia per parlare a Spark» risponde Massimo fissandomi. Io gli imbruttisco, ma lui accenna un gesto con la mano dicendomi di aspettare e distogliendo il suo sguardo dal mio.
«Forma una scorta e fa’ venire con me uno dei tuoi comandanti qui presenti»
«Perché loro?» gli chiedo.
«Se li ha al suo fianco si fida ciecamente  di loro, visto che affida la sua stessa vita a questi due ragazzi»
«Due ore» Risponde Luca. «Dammi due ore per organizzare la scorta, poi partirete»
«Mi troverete qui, ma da adesso in poi nessun attacco, non voglio che ci siano spari o lame che si incrociano. Niente. Se succede qualcosa venite qui dentro e ne discutete, chiaro? Questa è una tregua, e se uno dei due non la rispetta se la vedrà con me. Tutto chiaro, Stefano?» e si volta verso i nostri.
«Va bene, terrò buoni i miei, ma…»
«Nessun “ma” ne’ “però”. Superate la voragine e io lo saprò. Io vengo a sapere sempre tutto, ho i miei mezzi, e lo sai. Ora andate»
I sei si alzano. Sorprendentemente, i generali si danno la mano, stringendo così un patto di non aggressione.
«Propongo di lasciare le nostre due spade in questa stanza» inizia Stefano. Le due spade vengono consegnate loro, e i due generali, sotto lo sguardo attento di mio fratello, le piantano sulla tavola.
«Che questo tavolo sia il fodero delle nostre spade fino a quando non potremmo posarle nella bacheca delle nostre case» continua Luca, per poi voltarsi verso Massimo «Ci vediamo più tardi» ed uscire per la strada di ingresso.
«Massimo, io non ti lascio andare da solo nella tana del lupo»
«Tu invece torni a Enderia, ti assicuri delle condizioni di Spark e mentre sei lì voglio che ti metti alla ricerca di Seth, o che per lo meno cerchi di capire perché se n’è andato. Vai nel suo laboratorio, cerca qualche traccia, ok? In quanto alla tana del lupo, meglio per lui che stia buono e a cuccia perché non sono in vena di giocare. Ora va’ da Stefano, avrà sicuramente mille domande da farti»

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Capitolo 9
*** Attacco al Treno ***


Alternative Dimensions
La Guerra del Cosmo

Cap.9 – Attacco al Treno
 
«Quando avevate intenzione di dirlo che eravate tornati?» urla subito Stefano dopo la mia apparizione nella tenda e dopo aver fermato i suoi che già avevano impugnato le loro armi.
«Non ce n’è stato il tempo. In tutto saranno tre o quattro giorni che siamo in zona, giusto il tempo di renderci conto che il paese era governato da un fantoccio, che è stato diviso in Gilde e che siamo in guerra»
«Hey, bada a come parli!» risponde una guardia, estraendo la sua spada. «Il Re non è un fantoccio!»
«Stai buono, soldato. Il Re non ha bisogno che tu lo difenda, e comunque non credo che si riferisca a lui» risponde Stefano, tenendo buono il suo caporale.
«Infatti. Parlo del suo reggente, ma abbiamo risolto ieri notte prima di venire qui» rispondo tranquillamente cercandomi un posto dove sedermi.
«Ieri? Ieri eravate a Enderia e oggi qui sul fronte? Ma con il treno ci vogliono almeno tre giorni di marcia, come avete fatto senza Seth?» chiede Stefano, confuso.
«Abbiamo i nostri metodi. Sta di fatto che il reggente è stato deposto, il Re si sta riprendendo dalla sua malattia -ma ne avrai conferma tu stesso oggi- e come guardie personali abbiamo lasciato i Guardiani di Enderia»
Stefano alle mie parole resta sbalordito. Nel giro di una giornata abbiamo capovolto le sorti della città e forse anche della guerra. Si siede al suo posto per cercare di capirci qualcosa, poi scatta in piedi.
«Aspetta, ma i Guardiani sono dei ladri e assassini, che diamine…?»
«Tutte frottole sparse dalle guardie cittadine per distogliere l’attenzione dall’ondata di corruzione che ha colpito la città. Ma cosa è successo in questi dieci anni, Stefano? Cosa è successo alla nostra città, e che fine ha fatto Ettore?»
«Per sette anni tutto è filato liscio: il regno, il popolo, e anche i nostri vicini erano tutti felici. Qualche attrito c’era, qualche invidia ogni tanto, ma Spark ha sempre saputo trovare il modo e le parole giuste per calmare gli animi e risolvere le discussioni. Anche l’avvento della magia da prima temuto si è risolto in una bolla d’acqua. Insomma, tutto andava alla grande. Poi qualcosa in città è cambiato, ci sono stati dei disordini, persone terrorizzate, spaventate dalla loro stessa ombra… Il re ha dovuto rinunciare ad alcune delle sue passeggiate per dei disordini, poi ha iniziato ad ammalarsi e ha lasciato il regno nelle mani del Reggente»
«Spark sta già meglio, la sua malattia era causata dal Flux. Alcuni oggetti corrotti erano nella sua stanza, e lui si è ammalato pian piano perdendo lucidità» continuo io.
«Ah bene… sta di fatto che ha messo quel pagliaccio a comandare e ha diviso il regno in gilde. All’epoca non capii, ma poi compresi che era stato molto lucido nel farlo: non poteva più guidare il suo popolo, ma non poteva permettere che questo fosse regnato da un tipo qualsiasi, così ha diviso il potere. Sono contento che si stia riprendendo. In quanto ad Ettore non ho notizie di lui dall’inizio della guerra, ma ho chi di fiducia che lo sta cercando»
«Si, lo so, Angelo. Lo abbiamo incontrato. Quel ragazzo non finirà mai di stupirmi»
 
***
 
Ormai le due ore sono scadute è la partenza è imminente. Do’ un’ultima occhiata verso il fronte alleato per vedere la partenza di mio fratello, ed infatti eccolo lì. Un fulmine rosso e sparisce nel cielo
«Emissario, la sua scorta è pronta. Se ci vuole seguire…» Recita una guardia venuta a prelevarmi. Io mi volto e guardo le spade sul tavolo. Spero di ritrovarle lì. Poi seguo la guardia fino all’accampamento nemico, cammino tra le tende senza battere ciglio, ma sento che lo sguardo di tutti è fissato su di me. Il generale Luca mi aspetta nel piazzale di fronte alla sua tenda.
«Bene, Emissario Massimo. La scorta è pronta a partire. Con lei verrà Gabriel, il mio numero uno. Si assicurerà che arrivi sano e salvo e che il Re la riceva tempestivamente. Abbiamo già inviato un messaggero per avvisarlo del vostro arrivo. In tutto dieci uomini più voi due, per lei va bene?»
Il mio gesto è più che eloquente: faccio un passo in avanti e stendo il braccio per stringere la mano al generale.
«Spero che al mio ritorno possiate rientrare tutti a casa, o per lo meno la maggior parte di voi»
«Si renderà conto che siamo noi la parte offesa, e non possiamo…»
«Generale, nel bene o nel male non mi sono mai sbagliato. Ma ora meglio partire»
Seguo Gabriel fin fuori dal campo base, e da lì vengo fatto salire su di un carro che parte verso le montagne a nord ovest, in direzione della loro capitale. Per almeno un paio d’ore resto in silenzio.
Raggiungiamo la stazione ferroviaria che ci porterà alla capitale. Dovrebbe arrivare a destinazione la sera dopo.
«I nostri treni non sono molto veloci per via della zona di montagne che devono superare» Spiega Gabriel.
«Non ha importanza, vedo che sono molto potenti. Credo sia normale che siano potenziati per il carico piuttosto che per la velocità. Noi abbiamo ampie zone pianeggianti e collinari, quindi non abbiamo questo problema» e salgo sulla carrozza. Gabriel si assicura che la scorta salga e si metta nelle cabine adiacenti alla nostra, anche se in realtà tutto il vagone è prenotato solo per noi.
Bene, se hai bisogno di qualcosa basta dirlo e ti verrà portata. Il pranzo sarà servito tra qualche ora e la cena verso le otto di sera»
«Cabina ristorante o qui?» chiedo guardando fuori.
«Qui, per questione di…» ma lo interrompo voltandomi.
«Va bene, nessun problema. Anzi, anche troppo gentili, non ci sono abituato» e gli sorrido, anche se sono parecchio teso. Da quando siamo partiti ho pensato è ripensato alle parole di Andrea, andare da solo nella tana del lupo. Si, so difendermi, e i miei poteri mi danno parecchio vantaggio, ma non sono invincibile…
No, troppi pensieri. Un obbiettivo alla volta. Concentrato e deciso, chi mi si piazzerà davanti non vedrà la luce del giorno dopo. Il mio sorriso scompare, torno serio e guardo fuori, ma a rompere il ghiaccio e lui, Gabriel.
«Signore, io ho letto qualcosa sulle imprese sue e di suo fratello. Non so quanto possono essere vere ma sta di fatto che avete protetto il vostro regno e forse anche il nostro dalla minaccia di quel gruppo di assassini chiamati Oscuri. Si dice che con l’aiuto di un gruppo di guerrieri avete eliminato un mostro con tre teste molto pericoloso, e poi c’è la città nell’end. Insomma, ne avete fatte molte»
«Si Gabriel, ci siamo dati da fare. Abbiamo dato una sferzata di novità per migliorare le cose, ma in realtà abbiamo solo accelerato i tempi. Ci sarebbe voluto più tempo, ma ci sareste arrivati anche da soli»
«Si, forse, ma sta di fatto che siate stati voi, e credo sia per questo che il generale ha concesso questo viaggio. Ma adesso che siamo qui da soli, posso chiederle una cosa?»
«Quali sono i mie sospetti immagino. Non posso dirti molto, ma sappi una cosa: ci sono stati degli avvenimenti a Enderia che potrebbero risolvere la situazione. Io spero di non trovare la stessa cosa nella vostra capitale, altrimenti potrei essere costretto a usare la mano pesante e sinceramente preferirei non farlo»
«Vuole distruggere la città?» il ragazzo si allarma subito e si alza in piedi.
«No, ragazzo. Il popolo è innocente. Anzi, è la vera vittima di questa guerra e il primo che deve essere protetto. Tu cosa faresti al mio posto se i maggiori esponenti del tuo regno fossero corrotti?»
«Non lo sono. Ne conosco la maggior parte, e il mio generale si fida di loro»
«Non dubito di questo, ma se fosse così, per chi saresti disposto a sacrificarti? Per la tua gente o per chi li schiaccia?»
C’è un momento di silenzio. lo vedo ancora spiazzato dalla domanda, così riprendo: «Non importa, queste sono chiacchiera inutili. Io spero solo di mettere fine a questa guerra»
Il mio discorso lo lascia perplesso, i dubbi lo potrebbero assalire ma non voglio questo.
«Ragazzo, non sono qui per corromperti ma per aiutare. Se sei convinto che i tuoi superiori siano in buona fede e non ti è mai venuto alcun dubbio su di loro, allora forse le cose sono meglio di come credo, e ne sarò più che contento»
«È così» risponde, deciso. Io annuisco e torno a fissare fuori.
Il treno parte, e dopo due ore viene portato il pranzo, che mangiamo lentamente. In fondo non c’è niente da fare. Chiedo un cuscino per dormire qualche ora.
Al mio risveglio mi ritrovo da solo, siamo fermi a una stazione. Esco dalla cabina per sgranchirmi le gambe, e lui è fuori sul corridoi.
«Solo una stiracchiata, se permetti»
«Qui sul corridoio, ma non puoi scendere»
«Mi accontento»
Guardo fuori e noto un uomo con il cappello che mi osserva. Come si accorge di me si dilegua nella folla. La tentazione di inseguirlo è forte, ma non è per questo che sono qui, quindi lascio stare.
Si riparte poco dopo, destinazione… altre montagne. La velocità del treno diminuirà di un terzo  per via delle pendenze, ma per la mattina del giorno dopo saremo già oltre e a destinazione.
Dopo cena sfido Gabriel a scacchi. Non che sia un grande giocatore, ma è solo per passare il tempo. Infatti perdo nove partite su dieci e vinco solo l’ultima.
«Me l’hai fatta vincere, questa, vero? » gli chiedo fissandolo serio.
«No signore, è riuscito a battermi»
«Stai tranquillo, non mi offendo. So di non essere bravo, era solo per distrarmi. Anzi, credo di aver imparato qualcosa giocando con te… ma questa me l’hai fatta vincere, ammettilo» e gli sorrido. Lui accenna un si con la testa, e poi il treno inizia a rallentare e dei rumori attirano la sua attenzione. Si alza e guarda fuori.
«Qualcosa non va, il treno non dovrebbe rallentare così»
Gabriel esce e chiama i soldati, che subito si presentano all’attenti.
«Due di voi andate a chiedere spiegazioni alla locomotiva, gli altri in guardia. Controllate le cabine. Non mi piace questa situazione» i soldati eseguono l’ordine e lui rientra.
«Cosa succede?» chiedo.
«Il treno non dovrebbe rallentare qui. La ferrovia ha solo un binario, quindi non può esserci un treno in arrivo, e la zona è sempre controllata per evitare frane, soprattutto adesso che siamo in guerra. Siamo troppo esposti, in questa zona»
«In stazione ho visto un uomo che mi fissava, cappello marrone e soprabito blu scuro. Avete per caso guardie in incognito aggiunte alla scorta?»
«No, solo i miei dieci uomini. Li ho mandati a controllare, ma visto quello che mi hai detto forse è meglio cambiare cabina»
Usciamo e passiamo a quella adiacente verso la motrice, ed ecco un’esplosione apre una fessura nella cabina appena abbandonata. Subito otto soldati su dieci rientrano
«Siamo sotto attacco! Perché la motrice non parte, dove sono i soldati?»
«Morti. E voi li raggiungerete presto!» risponde un uomo con occhi spiritati e una bacchetta in grandalbero con focus delle fiamme. Punta la bacchetta e crea una fiammata, investendo tre soldati che cadono a terra scomparendo. Un secondo assalitore munito di spada attacca alle spalle e ferisce Gabriel, che però reagisce allontanandolo con il suo spadone.
Parte un secondo attacco del mago, ma questa volta arrivo io e alzo una barriera di fronte ai soldati, che mi guardano per un momento.
«Scusate, ragazzi, ma non potevo restare senza far niente. Attaccate!»
Tolgo la barriera e tre attaccano il mago, costringendolo a scappare fuori dal treno. Gli altri due ingaggiano il combattimento con il secondo assalitore, facendo battere in ritirata anche lui.
«Gabriel, tutto ok?»
«Si, un taglio da niente… ma perché attaccare qui dentro? Sono in svantaggio…» poi sbarra gli occhi «È una trappola! Volevano portarci allo scoperto!» si alza ed esce per fermare i suoi, ma il mago li ha già eliminati, e i due rimasti si stanno confrontando contro cinque assalitori e ormai sono alle strette.
Gabriel interviene ingaggiando battaglia con due di questi, che però approfittano della sua ferita per sfiancarlo.
«Tempestas!» urlo. Un cerchio si forma davanti alle mie mani tese, e una scarica di fulmini mette fuori gioco gli avversari di Gabriel, che scompaiono. Subito interveniamo sui tre restanti che però si allontanano.
«Non uscirete vivi da qui !» grida uno dei treper poi estrarre un telecomando e premere un pulsante. La locomotiva esplode, distruggendo i binari e danneggiando le locomotive adiacenti.
«Adesso questo è troppo!»
Scaglio una palla di fuoco e i tre saltano in aria. Sopravvivono all’impatto, ma subito scappano spaventati.
«Maledizione, adesso come facciamo a proseguire?» impreca Gabriel avvicinandosi alla locomotiva distrutta. Lì troviamo i corpi dei due soldati mandati a chiedere spiegazioni.
«Prima di tutto la tua ferita. Vieni, ti curerò io» e non senza alcun timore si lascia guarire con i miei poteri. Poi mi avvicino alla locomotiva esplosa.
«Datemi un’ora e dovrei riuscire a costruire una alternativa»
«Non abbiamo materiali e la ferrovia è andata in pezzi. Cosa vuoi fare da solo e senza materie prime?»
«Fammi provare. Ho i miei metodi, ma ho bisogno che tu mi autorizzi a usare i miei poteri. Sì, lo so che li ho già usati, ma era un’emergenza»
«Puoi sul serio ripararla?»
«Rimarrai sorpreso di quello che posso fare» stendo le mani e attendo. «Allora? Posso?»
«Procedi, ma attento che ti tengo d’occhio…»
Un istante dopo dieci gnomi si generano davanti ai suoi occhi e subito partono alla ricerca di materiali. Poi dieci mini Max iniziano a smontare la locomotiva danneggiata e a recuperare il possibile dalla motrice.
«Sei in grado di fare questo? Ma come? Che razza di magia stai usando?» chiede Gabriel, sconvolto.
«I miei poteri vanno ben oltre la normale magia. Se poi ci aggiungi un pizzico di fantasia allora tutto è possibile, anche un maiale che vola nel cielo e spara palle di neve!»
Alle mie parole Gabriel inizia a guardarmi in modo strano mentre io scoppio a ridere.
Come promesso. dopo un’ora la nuova motrice è pronta a partire. I nani semplicemente se la sono data a gambe, rifiutandosi di essere riassorbiti, mentre i dieci mini Max armeggiano ai comandi e fanno ripartire il treno.
«Ho dovuto smontare alcune parti delle cucine, credo che i passeggeri dovranno rinunciare alla cena ma arriveranno al capolinea per l’ora stabilita» Poi mi volto verso Gabriel. «I miei sospetti prendono forma. Spero che in città le cose siano diverse»

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Capitolo 10
*** Terzo incomodo ***


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La Guerra del Cosmo

Cap.10 – Terzo Incomodo
 
Arrivato in città raggiungo immediatamente la villa/castello. All’ingresso le guardie mi fermano e chiedono all’interno come procedere. Poco dopo sono dentro, accompagnato da due guardie fino alle stanze private del Re. Lì il passaggio di consegne con le nuove e personalissime guardie del re, i Guardiani di Enderia, un po’ a disagio nella nuova sistemazione ma lì a fare il loro dovere. Subito Marco mi raggiunge e mi accompagna da Spark.
«Come sta? » chiedo subito
«Tirargli il collo sarebbe poco… Come fate a sopportarlo?» risponde lui esausto.
«Perché, che succede?»
«Si sente un po’ in forze e già vuole uscire per le vie della città. Ha lo sguardo da pazzo, non è in condizioni di farsi vedere, è un continuo scattare e voltarsi e a volte inizia a colpire a vuoto qualcosa urlando di stare lontani»
«Fantastico… credo di aver capito, però. È normale, colpa della distorsione. Se le cure di Massimo funzionano migliorerà giorno dopo giorno, ma già che gli sia tornata la voglia di uscire in giro per la città è buon segno, sta lottando»
Raggiungiamo la sua camera… beh, la nuova camera. Come entro mi salta al collo con occhi e sorriso da pazzo.
«Andrea Andrea… sei tu, vero? O sei Massimo? No no no, Luigi non c’è, e la cremeria?»
Oh no, la situazione è grave… Che razza di medicine…
«Sto scherzando, Andrea…» riprende Spark sistemandomi la giacca «Stavo scherzando» dice, ma i suoi occhi sono ancora strani.
«E allora perché ti guardi continuamente le spalle?»
«Forse non mi crederai ma vedo cose strane che si avvicinano, rumori e suoni strani… potresti darmi una bacchetta?»
«Dopo l’ultima volta te lo scordi, ma comunque è normale. Vedi ragni che nessuno vede, giusto?»
Lui torna a guardarmi sorpreso «Tu li vedi?»
«No, Spark ma sappi che sono in parte frutto della tua mente. È colpa della distorsione che altera le tue percezioni. Potresti vedere anche dei Guardiani Innaturali, nebbia scura e strani rumori dall’esterno ma finche resterai qui dovresti essere al sicuro»
«Ma se sono frutto della mia mente non possono farmi danno, giusto?»
«Si, possono. Come ho detto, c’entra la distorsione. I ragni sono poca cosa, ma i guardiani… da quelli gira al largo»
Spark annuisce, mentre Marco non capisce di cosa stiamo parlando.
«Mi hanno detto della guerra. Che cosa sta succedendo? Devo immediatamente mandare un emissario dal Re Fifty. Dobbiamo mettere fine a questa cosa, subito»
Il nome del Re mi sorprende, ma subito scuoto la testa e rispondo.
«Già fatto, sta andando Massimo come tuo emissario. È in viaggio da alcune ore, ormai. Ci penserà lui»
«Da solo?» replica, sorpreso.
«Non piace neanche a me l’idea, ma lo conosci; è un testone e fa’ sempre di testa sua, ma non è l’unico dei problemi. Anche a est ci sono problemi al fronte, e la situazione è tesa. Manda lì un messaggero. Minas Tirith deve sapere che il loro Re non li ha dimenticati e che apprezzi i loro sforzi per mantenere la pace. Per una città guerriera come la loro è molto»
Spark nuovamente annuisce e va subito alla sua scrivania.
«Andrea… Grazie» e si mette subito al lavoro, chiamando a se’ Marco che resta spiazzato dalla cosa.
«Ragazzo mi servi. Non sono molto lucido, aiutami a scrivere questa lettera» dice Spark a Marco prima che io abbandoni la stanza. Fuori vedo arrivare Angelo con il pranzo per il re.
«Ah, sei tornato. Com’è la situazione?»
«Ci stiamo lavorando. Massimo è in viaggio verso il re Fifty. Io ora ho un altro compito, capire che fine ha fatto Seth. Notizie di Ettore? »
«No, nessuna. Abbiamo messo sottosopra tutta la reggia, ma niente. Ho trovato la sua spada, ma di lui nessuna traccia»
«Io vado al laboratorio in cerca di tracce di Seth, trovato lui troveremo Ettore»
Mi allontano verso l’uscita, poi un pensiero mi ferma e subito richiamo Angelo.
«Ezio? Gli avevamo ordinato di non perdere di vista il Re»
«Non ne ho la più pallida idea, dopo un’ora che eravate andati via e sparito. L’hanno visto andare verso il laboratorio di Seth, immagino in cerca di tracce»
«Maledizione, UNA cosa doveva fare…»
 
***
 
Raggiungiamo finalmente la città, e alla stazione centrale troviamo molta confusione. In uno dei treni è stato trovato un cadavere, e le autorità hanno messo sottosopra il treno senza trovare nulla.
Gabriel si allontana per capire cosa succede, e quando torna mi consegna un pugnale.
«Non che serva, ma bene girare armati. La vittima è il nostro messaggero, e della lettera nessuna traccia»
«Quindi il re non sa che stiamo arrivando» replico io, mettendo subito il pugnale nella manica della mantella.
«No, ma lo sa chi ci vuole morti, ed ha avuto tutto il tempo di preparare un secondo attentato alle nostre vite. Strade secondarie, e occhi aperti»
«Potrei usare i miei piccoli amici per sondare il terreno»
«Salterebbero subito all’occhio» risponde Gabriel «No, meglio di no, procediamo con cautela»
Procediamo, dunque, zigzagando per la città e tentando di raggiungere il palazzo. All’improvviso ci avviamo verso delle scuderie esterne, e lì ci nascondiamo.
«Perché siamo qui? Che vuoi fare?» chiedo.
«C’è un passaggio segreto che porta dentro. Lo conosco per ragioni che ora non sto qui a spiegarti»
«Se hai intenzione di bendarmi sappi che non servirebbe a niente, ma posso ridarti il pugnale» e cosi faccio. Lui lo prende e lo mette via.
«Perché non servirebbe a niente?»
«Da quando sono partito ho i sensi al massimo. È come se avessi un radar acceso, e percepisco tutto quello che accade intorno a me. Non è una cosa che posso spegnere con un interruttore, e la situazione attuale non è delle migliori»
«Dovrai mantenere il segreto. Sicurezza nazionale»
«Ovvio, ovvio. Adesso fa strada»
Dietro a un pannello, in uno dei Box per i cavalli, si trova il passaggio che porta fino nelle cucine reali, dietro al forno. Da lì proseguiamo salendo una scala situata in una doppia parete del castello. Raggiunto quello che sembra un sottosoffitto, proseguiamo verso l’interno per poi uscire in quella che sembra essere una biblioteca. Li solo Gabriel esce, e rientra poco dopo.
«Il re non c’è, è in riunione nella Sala della Guerra. Ora ti porto in una sala segreta del castello. Nessuno sa della sua esistenza. Aspetterai lì»
Una volta portato in questa grande sala si allontana subito lasciandomi in compagnia dei due soldati di scorta rimanenti, visibilmente provati dagli eventi ma decisi a non mollare.
«Quindi questo ragazzo sarebbe il Messaggero di Spark?»
Mi volto, e davanti a me ho Fifty, conosciuto nel nostro mondo anche come MinecraftUniverse, con il suo tipico vestito ma senza casco.
«Sire, è un piacere conoscerla» rispondo io, chinando la testa in segno di rispetto.
«Che messaggio porti da Spark? E cosa sta succedendo al fronte? Un altro raggiro per poterci prendere di sorpresa?»
«Non sono qui per alimentare attriti. ma per mettergli fine. Nel venire qui siamo stati attaccati, e se non fosse per Gabriel non saremmo riusciti ad incontrarci»
«È vero, ragazzo?» chiede subito il Re
«Si, sire. Avevamo dieci uomini di scorta»
«Eppure ne vedo solo due. Che fine hanno fatto gli altri?»
«Tre morti, e degli altri… spero siano spawnati all’accampamento»
«E tu stai bene?» chiede il Re cambiando espressione per un attimo.
«Si, sto bene. Massimo mi ha guarito dalle ferite» risponde tentennando la risposta.
«Forse ho capito, adesso. Ecco perché Luca mi ha dato Gabriel come garanzia di incontro con lei. Non è solo un gran combattente, è anche…» il re sbarra gli occhi e accenna ad un vistoso no.
«È uno dei miei più fedeli collaboratori» scandisce bene le parole per farmi capire.
«Capisco… credo. Prima di iniziare avrei bisogno di farle alcune domande, se permette, riguardo ai motivi della guerra»
«Che c’è, Spark insiste ancora che siamo stati noi ad attaccare per primi? Ha attaccato un villaggio dandolo alle fiamme solo perché era di passaggio per colpire una delle scuole di magia, e la scuola non è stata mai raggiunta. Un essere è intervenuto lungo il cammino spegnendo le fiamme, e ben due primari hanno chiesto il nostro intervento per fermare l’avanzata. Lo squadrone si è subito dato alla macchia per non farsi prendere, ma le bandiere erano quelle del vostro regno »
«Sire, anche da noi è successo lo stesso, solo che il primario è morto»
«Non siamo stati noi ad attaccare la scuola»
«Non la sto accusando. Anzi, questo conferma ciò che già pensavo. Ora vorrei prendesse questo oggetto, è una sorta di termometro che serve a misurare la sua salute» tiro fuori l’oggetto e subito il re si mette a ridere.
«Eccone un altro… Adesso cosa mi dirai, che i valori sono troppo bassi? Che devo prendere medicine di qualche tipo? Io sto bene, e mi rifiuto di prendere medicine che mi fanno venire un gran mal di testa»
«Chi le ha detto questo, sire?» rispondo io socchiudendo gli occhi.
«Il medico di corte. Insiste che io riposi, che non mi vede in forma e che dovrei curarmi con delle strane medicine»
«Beh, non ha proprio una bella cera, quello è vero…» gli rispondo vedendo il suo viso visibilmente stanco
«Per forza, non riesco a dormire sapendo che il mio popolo è in pericolo. Dormo su una poltrona su di un lato della sala della guerra, un’ora alla volta»
«Capisco. Posso vedere le medicine che le hanno prescritto?»
Mi vengono consegnate subito, e capisco immediatamente di cosa si tratta.
«Sire, ora le dirò una cosa, e spero che lei mi creda perché è successo la stessa cosa a Spark ma lo stiamo curando. Mio fratello si sta assicurando che recuperi il prima possibile»
«Di cosa state parlando?» Risponde Gabriel anticipando il suo re.
«L’indicatore del termometro non deve alzarsi. Anzi, più basso è meglio è. Indica i valori di distorsione e serve ai maghi per capire in che condizione sta la loro mente, e la sua è in splendida forma, stanchezza a parte. Le medicine in realtà sono intrise di distorsione. Volevano alterare la sua mente e metterla fuori gioco, ma la sua preoccupazione per la sua gente l’ha protetta da questo subdolo attacco. Anche se… vorrei dare un’occhiata alla sua camera, sire»
«Anche io» risponde lui «È da quasi un anno che non la vedo. Seguitemi. Meglio non farci vedere, per il momento»
Ci avviamo nuovamente lungo i corridoi segreti fino a raggiungere la camera. Lì percepisco la stessa situazione della camera di Spark, anche se molto meno pericolosa. Trovo gli oggetti incriminati e li elimino immediatamente aprendo poi le finestre.
«Bene, sire, l’approccio con lei è stato meno aggressivo ma il suo medico le deve dare molte spiegazioni»
Il re esce dalla camera e chiama due guardie, ordinandogli di trovare il medico e portarlo immediatamente in sua presenza.
Una mezz’ora dopo il colpevole e davanti a noi, con il dito puntato verso di me accusandomi di aver aggirato il Re e di avergli fatto il lavaggio della mente.
«Sire, le do’ un consiglio. Faccia venire un mago dell’accademia. Il primario sarebbe il migliore di tutti, e vediamo se davanti a lui ha ancora il coraggio di mentire così spudoratamente»
Il Re accetta subito il consiglio e fa’ inviare un messaggio, mentre nel frattempo fa’ rinchiudere il medico.
«Ora torniamo a noi. Di cosa siete venuto a parlarmi? Avete la mia attenzione»
«Credo che questa guerra sia stata causata da altri soggetti per portare scompiglio tra i regni e poter agire indisturbati. Le posso assicurare che il Re Spark non vuole questa guerra e mai avrebbe permesso un attacco nelle vostre terre se non fosse stato avvelenato e messo da parte. Fortunatamente è molto resistente, e la sua mente molto più forte del previsto, ma è comunque da tre anni che gli scavano sotto i piedi e ormai era allo stremo»
«Quindi mi stai dicendo che non è stato lui a ordinare l’attacco? Chi arriverebbe a tanto?»
«Il Reggente, che ora è agli arresti accusato di attentato al Re. Nella sua saggezza il Re è comunque riuscito a indebolire il suo potere, rendendogli impossibile prendere il suo posto, ma non ha potuto impedire la guerra»
«I fatti però sono che al fronte ogni giorno si combatte, e senza un suo messaggio»
«Sono io il suo messaggero. Quanto al fronte…»
«Attualmente è in corso una tregua. Il qui presente ha chiesto ai due generali Stefano e Luca di dargli tempo di venire qui e rientrare con vostre notizie. Nel frattempo non sarebbe dovuto esserci nessuno scontro» spiega Gabriel
«Non che la cosa mi dispiaccia, ma come avete fatto? Solo una spaccatura potrebbe impedire ai due eserciti di confrontarsi nuovamente» replica il Re. Io mi gratto la testa.
«Ecco, sire…» riprende Gabriel «diciamo che la natura ci ha dato una mano, un improvviso terremoto ha generato una spaccatura lungo il fronte, e il Messaggero Massimo ne ha saputo approfittare» Gabriel mi guarda, facendomi capire che è meglio non dire il vero motivo della spaccatura.
«Gli dèi non vogliono questa guerra, a quanto pare, e nemmeno io. Tornerete al fronte e porterete un mio messaggio al Generale Luca. Ci vorranno uno o più incontri per decidere i termini di fine conflitto, ma per ora i miei ordini sono i seguenti: basta sparare»
«Felice di sentirlo, sire. Ripartiremo immediatamente»
«Prima prendi questa spilla» il Re si sgancia una delle sue decorazioni dal petto «Con questa avete la mia benedizione, e tu sarai rivestito dello stesso titolo con cui ti sei presentato a me: messaggero del Re, e amico del nostro regno»

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Capitolo 11
*** Alla Ricerca di Sethbling ***


Alternative Dimensions
La Guerra del Cosmo

Cap.11 – Alla Ricerca di Sethbling
 
Mi avvio verso la villa di Seth in cerca di tracce. Ho un giorno e mezzo di tempo prima di dover rientrare al fronte, e dato che Spark è più o meno fuori pericolo, mi metto alla ricerca di Seth.
Arrivato al grande cancello, due guardie mi fermano. Mostro la spilla ma la cosa non li fa’ scomodare per niente.
«Sentite, ragazzi, non mi costringete a far venire qui il vostro superiore. Questa spilla vuol dire che solo il Re può vietarmi qualcosa, quindi fatevi da parte»
I due si guardano e decidono di collaborare. Il cancello è chiuso, ma nessuno dei due ha la chiave per entrare.
«È passato qualcuno di qui prima di me? Un ragazzo della Gilda di Vulcan City, per esempio?»
«No, signore, non si è visto nessuno»
«Non importa, datemi una spada»
Presa la spada e caricata di energia, rompo il lucchetto con un colpo ed entro. La stessa operazione sono costretta ad eseguirla sulla porta di ingresso, ma nel farlo si attivano i sistemi di sicurezza della casa, e come entro nella grande sala centrale due robottini cingolati, tre golem armati e due bracci meccanici che calano dal soffitto mi puntano le loro armi contro, intimandomi di fermarmi e dare il codice di autorizzazione prima di essere trivellato di colpi.
«Maledetto Seth e i suoi sistemi di sicurezza…»
«Password errata. rimasti due tentativi» risponde una voce elettronica.
«Ma non era un tentativo, aspetta!»
«Password errata. Rimasto un tentativo» ripete aggiornando il numero di tentativi.
E adesso che faccio? Non ho la più pallida idea, l’unica sarebbe fulminare tutto, ma non credo che finirebbe qui. Poi un lampo di genio, forse può funzionare. Un attimo dopo due copie si formano ai miei fianchi. Il computer inizia ad andare in crash. È quasi fatta, penso, ma le cose precipitano.
«Password errata. Sterminare. Sterminare »
«Cavolo…» mi preparo a combattere e tutte e tre le copie si preparano a far fuoco aprendo le mantelle.
Un braccio sprovvisto di armi con un sensore ottico mi scansiona improvvisamente, concentrandosi sul petto. Poi una voce, molto meno robotica, mi da’ il benvenuto:
«Benvenuto, Andrea. Seth al momento è assente. Come posso aiutarla?»
Le armi si ritirano e i golem scompaiono dentro delle aperture, che poi si richiudono.
«Questa poi… si era fatto un maggiordomo meccanico. Non ho parole»
«Comando non riconosciuto. Prego ripetere»
«Scusami… cioè, ecco… sto cercando Sethbling, sai dirmi dove posso trovarlo?»
« Informazione non disponibile»
«Non voleva che lo seguissero immagino, Computer…»
«Il mio nome è Bart. Come posso aiutarti?» corregge immediatamente il computer.
«Bart, sai dirmi perché è andato via?»
«Informazione non disponibile» risponde il computer.
«Ok, vediamo… Ha lasciato qualche messaggio nella tua memoria?»
« Informazione non disponibile» risponde nuovamente.
«Niente di niente… Il laboratorio. Posso entrare?»
Magari troverò qualcosa li dentro…
«Permesso concesso»
Alle sue parole la porta del laboratori si apre, per poi richiudersi di scatto con l’allarme nuovamente attivo.
«Prego pronunciare password. Tre tentativi disponibili»
Mi guardo intorno e vedo le due guardie. Devono essere state attirate dalla voce di Bart.
«Signore, che cosa significa?»
«Password errata. Rimasti due tentativi »
«Zitti, non fiatate. Bart, sono con me. Li autorizzo io»
Il computer li scannerizza, poi torna da me
«I due soggetti sono armati. Confermare che non sono ostili»
«Confermo. Sono qui per la mia sicurezza »
Li scansiona di nuovo, questa volta più lentamente, e poi riprende;
«I soggetti sono ora autorizzati. Livello 5. Ammessi nelle seguenti stanze: sala ingresso, cucina, salotto ospiti, camere primo piano. In caso di sconfinamento verranno esclusi dalla casa»
La porta nuovamente si apre.
«Signore, cosa significa tutto questo?» chiede uno dei soldati.
«Che potete ispezionare le stanze che vi ha detto, visto che ci siete cercate qualche indizio, ma non andate in posti proibiti. Bart?»
«Si, signore?»
«Avvisali se sconfinano, non cacciarli subito. Dai un preavviso di sconfinamento»
«Preavviso sconfinamento attivato» conferma, poi tutto torna tranquillo e abbandonato come prima.
Io mi avvio nei laboratori in cerca di qualche indizio. Le stanze odorano di chiuso, è da molto che la villa è rimasta isolata. Le luci si accendono al mio passaggio, illuminando i miei passi e anticipandoli di circa tre metri. Interagisco con il computer per trovare le stanze, o semplicemente capirne l’utilizzo. Ritrovo la mia cara e vecchia stanza di contenimento e il laboratorio principale. Trovo vecchi e nuovi progetti, ma nessun indizio di dove possa essere, fino a quando non trovo il progetto di un grande robot alto circa tre piani. Non ne capisco il senso o l’utilizzo, ma poi noto un piccolo simbolo di drago e capisco.
«Questo è di Massimo, ecco perché non ha un senso logico né di costruzione né di utilizzo. Chissà perché ce l’ha Seth nel suo laboratorio…»
Cerco ancora in giro ma nient’altro che la solita confusione
«Bart, sai dirmi se in casa è presente uno Zaino Ender?»
«Attendere prego, ricerca in corso» in pochi istanti tutta la casa viene scansionata da dei sensori
«Negativo, signore. Zaino Ender non presente»
«L’ha portato via Sethbling?»
«Affermativo, il padrone ha uno Zaino Ender»
«Ottimo, finalmente una risposta interessante. Ma  come faccio a contattarlo, adesso? Il mio zaino… Dottore, Dottore, se non ci ridai le nostre cose vedrai che brutta fine che fai…»
Mi avvio verso l’uscita, richiamo i due soldati e li avviso di avere una traccia, ma che devo parlare con il Re. Infine dico loro possono tornare ai loro primi ordini, ossia controllare la casa.
«Bart, chiudi tutto e grazie dell’aiuto»
«Dovere, signore»
Raggiungo in fretta il palazzo. Lì trovo Spark che colpisce a vuoto con un manico di scopa e le sue guardie del corpo che cercano di calmarlo. Scena ridicola, ma che ben comprendo.
«Andrea! Spark è impazzito, guardalo!» urla Marco vedendomi.
«Non è pazzo, o almeno non ancora per molto. Lasciatelo fare» rispondo secco. Cinque minuti dopo Spark si accascia sulla poltrona, esausto, e mi guarda ancora ansimante.
«Tu lo sai che non sono pazzo, vero? Io non ce la faccio più qui dentro, voglio uscire…»
«In queste condizioni puoi scordartelo. Tu resti qui e segui la cura di Massimo. Non vi ha dato anche il compito di fare una sauna con quei Sali?» chiedo voltandomi verso Marco.
«Sì, la stanno finendo di costruire. Credo tra un’ora sarà pronta»
«Spark, avrei bisogno di una cosa. Spero che tu l’abbia messa da parte»
«Dimmi, fratello» e mi fa un sorriso strano imitando con la mano destra una sorta di pistola e sparando.
«Ecco, si… Mi chiedevo se avessi conservato lo Zaino Ender. Ricordi quello zaino che usavamo per lasciarci i messaggi? Una sorta di posta istantanea»
«Ricordo benissimo, non servono tante spiegazioni» e rimane ad osservarmi.
«E dov’è? Mi servirebbe»
«Ah, si, scusa, ti serve… No aspetta, perché ti serve? E il tuo? » replica Spark, grattandosi la testa e guardandosi intorno.
«Non è reperibile al momento. Forse però risolverei due problemi in uno se mi presti il tuo»
mi guarda stralunato, poi si mette a cercare.
«Se le mie cose sono dentro questo baule allora deve essere qui… o è nella mia scrivania? No, eccolo, prendi»
Prendo lo zaino e lo apro. Il diario è ancora lì, con tutti i nostri vecchi messaggi. Ne lascio subito uno a Seth.
 
Ciao Seth, sono Andrea. Siamo tornati da quasi una settimana.
Sappiamo tutto o quasi, e stiamo cercando di fare qualcosa ma abbiamo bisogno anche di te. Dove sei finito? Ma soprattutto, stai bene?
 
Di nuovo quella sensazione strana, stavolta mentre scrivevo. Qualcosa mi stava dando come un prurito. Decido di evitare di indagare e vado ad aiutare per la costruzione della sauna, per distrarmi, anche se forse un po’ di relax non ci sarebbe stato troppo male.
Dopo circa un’ora persa dietro alla sauna di Spark riapro il diario e trovo la risposta:
 
Ciao, io sto bene e sto dando una mano a modo mio dopo l’allontanamento da Enderia.
Se sei chi dici di essere allora saprai che può esserci solo un posto dove posso lavorare, aiutare e allo stesso tempo portare avanti i miei esperimenti.
PS. Se non sei chi dici di essere, ti avverto: sono ben protetto e ti spazzerò via in un attimo.
 
In aggiunta, un messaggio per Spark:
 
Mio vecchio amico, non so perché mi hai trattato così ma non posso credere nemmeno a una sola parola che mi hai detto. Sei nei guai, e prometto che troverò un modo per aiutarti.
 
«Si può sapere che gli hai detto, Spark?» chiedo al Re dopo aver riferito il messaggio. Lui mi guarda pensieroso e triste e scuote la testa.
«Non lo so, so solo che non ero in grado di proteggere neppure me stesso, quindi come sarei riuscito a proteggere loro? Non ricordo le parole esatte, ma ho fatto in modo che se ne andassero dalla città» con occhi tristi mi guarda in cerca di aiuto.
«Cos’altro c’è, Spark? Dimmi»
«La mia regina, ho mandato via anche lei ma non ricordo dove. Ricordo di averla mandata in esilio ma non so dove, ricordo solo di aver litigato con lei… l’ho trovata parlare di nascosto con Ettore, e…»
«Aspetta mi vorresti far credere che Cristina e Ettore erano… » prima di finire la frase mi zittisce.
«No, non ci crederò mai, ma…» e torna in silenzio. Poi riprende «Non ero lucido. Seth continua ad essermi amico anche dopo avergli detto nemmeno ricordo cosa. Non so cosa abbia detto a lei, trovatela, assicuratevi che sta stia bene. Ditegli che mi dispiace di qualsiasi cosa gli abbia detto, ma comunque sia non credo vorrà tornare»
«La troveremo. Seth potrà aiutarci, ma prima devo capire dove diamine si è nascosto e qual è questo posto. Devo parlare con Massimo, lui forse lo sa. Ne hanno combinate anche troppe insieme»
Poso il libro nello zaino e dopo un’occhiata noto che è scomparso. Qualcuno l’ha preso, forse Seth per verificare nuovi messaggi.
Dopo aver accompagnato il Re alle sue nuove terme e averlo visto rilassarsi immergendosi nell’acqua saponata di Sali me ne vado. Come detto prima, Angelo e tornato al fronte ancora in pace, per consegnare personalmente il messaggio di Sparklez a un messaggero del regno vicino e scongiurare la guerra. Poi, come consigliato e poi scritto da Angelo, ci sarà un ritiro parziale delle truppe per dimostrare la buona fede e la volontà di mantenere la pace. Le stesse truppe verranno poi utilizzate da Angelo per ripulire le città dalla corruzione e riportare tranquillità nella capitale.
Passo la notte in città, nella villa di Seth, che è assolutamente il posto più sicuro della città… anche se grazie ai suoi macchinari autonomi la villa sembra una casa infestata. Alquanto inquietante.
Il giorno dopo torno al fronte facendo un salto ad Atlantis. Lì trovo il buon vecchio Davide visibilmente provato dalla situazione e dai nuovi compiti di capo Gilda e dal controllo del territorio. La città sembra non aver risentito della guerra, forse per via della sua posizione sottomarina, ma comunque si percepisce tensione nell’aria.
Anche lui è senza spilla, ritirata da Spark prima dell’inizio della guerra. Ma forse inizio a capire perché: le spille nelle mani sbagliate avrebbero dato più poteri, e le cose oggi potevano essere irreversibili.
«Nella malattia ha comunque protetto il regno. Se però avesse tenuto insieme il gruppo forse le cose sarebbero andate diversamente. Ma ormai non importa, e c’è altro da fare. Devo raggiungere il fronte» e salutando Davide, che è visibilmente rinvigorito dalle notizie positive sugli eventi relativi a Spark e alla guerra, mi teletrasporto al fronte.
 
***
 
Dopo lunghe discussioni, finalmente il Re esce dalla sala della guerra scuotendo la testa.
«Sire, non è andata come sperava?»
«No, non proprio. Ho cercato l’appoggio dei capi maggiori dell’esercito e del consiglio degli anziani, ma la maggior parte è contraria. Diffida delle tue parole ed è pronta a scommettere che sia solo un tranello. Sono paranoici, ma li capisco»
«Sire, le assicuro che i patti verranno rispettati. Sarò io stesso a…» ma vengo interrotto.
«Credo ad ogni singola parola, soprattutto dopo le rivelazioni su Spark e la scoperta del traditore qui a casa mia. Conosco tutti i presenti all’incontro, tutte brave persone e ottimi comandanti, ma sospetto che qualcuno di loro sia stato raggirato. Comunque sia sono io il Re, e anche se andrò contro il parere dei miei fidati, farò come promesso: ritirerò parte dell’esercito e la tregua sarà prolungata per poter arrivare alle trattative» e mentre mi accompagna al suo ufficio mi guarda «Perché ho la strana impressione che tu e il caporale mi abbiate nascosto qualcosa?»
Guardo il caporale in fondo al corridoio, dove ci aspetta.
«Sire, abbiamo raccontato gli eventi. I particolari non sono molto chiari nemmeno a noi, ma siamo decisi a capire cosa è successo…» ma il Re mi ferma.
«Non parlo dell’attacco al treno, ma del terremoto che ha provocato la spaccatura. Ricordo che tuo fratello aveva poteri che andavano molto al di là del comprensibile. Comunque sia non intendo discutere, gli eventi hanno portato a oggi, quindi ringrazialo quando lo vedrai. Voglio che ripartiate immediatamente. Avete la mia benedizione»

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Capitolo 12
*** Nel posto sbagliato ***


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La Guerra del Cosmo

Cap.12 – Nel posto sbagliato
 
Dopo un giorno e una notte di viaggio siamo nuovamente al fronte, e tra le due linee c’è di nuovo agitazione. Raggiunto l’accampamento, subito vengo accompagnato dal generale, per niente contento della situazione.
«Eccoti, finalmente. Siamo ai ferri corti: come al solito ci accusano di aver attaccato l’accampamento, e addirittura di aver rapito qualcuno»
«Avete parlato come vi avevo consigliato?»
«Certo, ma Stefano non sente ragioni»
«Torniamo a parlare, questa volta ci sarò anch’io» rispondo pacato.
«Non esiste, non ho intenzione di tornare sopra quella pianta, io…» ma si ferma di colpo non appena mostro le due spille, quella dei due Re, appese una di fianco all’altra.
«Il mio era un consiglio, ma posso trasformarlo in ordine se mi costringi» e lo fisso serio, dritto negli occhi.
«Non sono d’accordo, ma non posso tirarmi indietro»
Usciti dalla tenda mi avvicino alla spaccatura. Guardo al di là, verso l’accampamento, e ordino a un soldato di avvisare Stefano di trovarsi nell’albero fra dieci minuti.
Poco dopo siamo nuovamente in cima al grandalbero, con le solite guardie del corpo e con mio fratello sorpreso di vedere le due spille e forse un po’ invidioso.
«Mi fa piacere vedere ancora le vostre spade qui, ma adesso ditemi cosa è successo» chiedo serio, fissando i generali, ma l’incontro dura poco, interrotto da due esplosioni nel settore alleato.
 
***
 
«Nemmeno il tempo di iniziare che già ci attaccate?» urla Stefano estraendo la spada dal tavolo.
«Io non ho dato nessun ordine, e comunque non sono cosi folle da darlo mentre sono nella linea di tiro!» e anche Luca estrae la spada.
«Fermi tutti!» urla Massimo alzando la testa verso Nord, in direzione delle linee nemiche. «Questo non è un attacco normale. Tornate alle tende e preparatevi a difendervi, ma non da quello che vedete» poi guarda me e mi fa cenno di seguirlo. Usciamo sul fronte nemico per osservare la situazione, e vediamo palle di cannone sparate da una collina dietro il campo nemico.
«Andrea!» mi urla mio fratello indicandomi le palle di cannone, e come per istinto lancio una scarica di fulmini che le fanno esplodere. All’esplosione, cumoli di terra, schegge di ghiaccio e lapilli infuocati piovono su di noi costringendo mio fratello ad usare i suoi poteri per fermare la cascata.
«Ma che diamine di esplosivi stanno usando?» urlo. A rispondere non è lui, ma una vocina affannata:
«Palle di cannone di vis, signor Andrea!»
Mi volto ma non vedo nessuno. Poi sento il tocco di una gamba, guardo a terra e vedo un piccolo golem provato dalla fatica che mi parla.
«Sì, sono io ad aver parlato! Quel potere, quella magia…» e si volta verso Massimo che si avvicina immediatamente. «È il mio padrone, l’hanno rapito! Gli hanno fatto qualcosa! Aiutatelo, prima che…» ma la frase si interrompe a metà, il golem cade a terra e i suoi occhi si spengono.
«Cosa è successo, Massimo?»
«La sua energia è finita. Ha usato le ultime forse per avvisarci. Quindi è questo il motivo dell’agitazione…» scompone il golem poi mi guarda. «Andrea, impedisci che quelle bombe facciano danni. Dalla cima dell’albero dovrebbe esserti più facile»
Si alza e guarda la collina, da dove altri colpi vengono sparati.
«E tu dove vai?» gli chiedo, voltandomi verso la spaccatura.
«Io vado a fermare chiunque sia lì a sparare. Appena smette raggiungimi, dobbiamo salvare il medico mago»
Un attimo dopo prende forma di Signore Innaturale e vola verso la sua destinazione sotto gli occhi sorpresi di tutti i presenti. Io raggiungo la cima dell’albero e inizio a bloccare tutti gli attacchi. Guardo la collina. Gli attacchi cessano, e lampi di luce di colori diversi si scatenano. Mi preparo a fare un salto e raggiungere mio fratello, ma una grande luce bluastra si accende sulla collina e un urlo zittisce tutto il fronte. Una grande nube come una tempesta si allarga sulla cima, e un istante dopo un secondo urlo, non umano… Una creatura che era andata distrutta più di dieci anni fa, e che non appartiene a questo mondo.
«Ma questo è il ruggito di un drago, come è possibile?»
E invece eccolo lì, uscire dalla nube e prendere il volo. Dopo un giro intorno alla collina, come ad osservare qualcosa, eccolo scatenarsi sull’esercito del generale Luca con urli e attacchi che solo un drago è in grado di fare.
«No, non è possibile! Da dove diamine esce quel drago?»
Nel frattempo quello prosegue con la sua devastazione e colpisce anche l’esercito alleato. In altre parole colpisce tutti in maniera indiscriminata, e tutti i soldati si ritrovano a combattere contro quel mostro che puntualmente fugge verso la nube per poi ritornare, rigenerato e nel pieno delle forze. Visti gli eventi non posso far altro che raggiungere Massimo per capire cosa succede. Raggiunta la cima cerco di orientarmi nella folta nebbia, finché non sento una voce che riconosco subito.
«Chi sei? Non avvicinarti!»
«Ezio! Ecco che fine avevi fatto, sei tornato al fronte!»
«Andrea, sei tu?» e qualche passo dopo eccolo lì, al fianco di mio fratello e al corpo di un mago corazzato in taumio. Massimo è in ginocchio vicino lui, capo all'indietro e occhi viola come se fosse in trance
«Che diamine succede qui, Ezio?»
«Dimmelo tu cosa è successo! Tuo fratello ha fato uscire un grosso drago da un cerchio che si è aperto sul terreno! Ci sono ancora i segni a terra!»
Ecco il battito di ali del drago che si avvicina, gira intorno alla nostra posizione e la nube sembra reagire alla sua presenza, rilasciando particelle luminose che si riuniscono come un raggio e ed escono in quella che sembra essere la posizione del drago, che poi si allontana. Un attimo prima che il raggio scompaia mi volto verso mio fratello, che presenta un grosso cerchio di Sano sul petto e sembra partecipare nel dare energia al drago.
«Ma che diamine sta succedendo?»
Il raggio si blocca, il drago si allontana e Massimo non si muove. Lo prendo dalle spalle e lo chiamo smuovendolo, ma lui non reagisce, così gli do’ una piccola scarica, poi una seconda.
«Insomma, ti vuoi svegliare?» e gli scarico una dose massiccia di elettricità che gli drizza i capelli e che finalmente lo riporta in sé.
«Massimo, che diamine succede?» gli chiedo, ma lui mi guarda stralunato. Poi guarda il corpo del mago a terra, si volta verso Ezio e scansandomi si getta su di lui, preso dalla rabbia e urlando:
«Perché l’hai fatto? Perché l’hai ucciso? Potevo salvarlo!»
«No non potevi, nessuno poteva! Te l’ha detto anche lui, te l’ha chiesto! Non era più lui, era un mostro! Io lo so!»
«Tu non sai niente! Avrei trovato il modo, stupido idiota!» ma prima che Ezio possa replicare all’ennesimo insulto ecco un urlo. La grande nube sembra ritirarsi e da lontano vediamo il Drago puntare su di noi. Il risveglio di Massimo, che fungeva forse da cristallo per rigenerarsi, ha scatenato la sua rabbia ed ora ce l’ha decisamente con noi tre. Ci buttiamo a terra per evitare il suo attacco diretto, poi subito ci prepariamo a combattere, ognuno a modo suo.
«Tutti pronti? Fuoco!» urla Massimo, stendendo il braccio, ma a partire sono solo i colpi di fucile di Ezio e le mie saette.
«Massimo, che aspetti?» mi volto e lo vedo fissare le sue mani.
«I miei poteri. Andati, non ci sono più…» e mi guarda, sconvolto.
«Ma che diamine dici?»
Il drago punta proprio lui. In due salti lo prendo e lo allontano.
«Resta qui, ci pensiamo noi!»
Lui resta sul posto, completamente indifeso, e io mi scateno contro il drago con tutti i fulmini e le energie disponibili, ma sembrano non avere effetti.
Il drago ci mette alle corde, ma ecco da sotto la collina arrivare Massimo con un gruppo di soldati armati pesantemente e lui con sotto braccio una minigun.
«In posizione!»
Tutti i soldati si piazzano su due file con le armi spianate.
«Fuoco!» ordina nuovamente, e il drago viene trivellato di colpi, respingendolo ma senza causare danni apprezzabili.
«Ti avevo detto di farti da parte!» gli urlo.
«Prego, non c’è di che!» risponde avvicinandosi «E adesso spiegami perché i tuoi colpi non hanno effetto»
«I miei? Perché, i vostri? Sembra sia immune da tutto!» gli rispondo innervosito.
«Si è preso la mia magia, e questo lo rende quasi invulnerabile» e mi guarda con sorrisino
«Perché mi guardi così?»
«Invulnerabile a tutto ma non a te. Tu puoi stenderlo anche da solo»
«E fino adesso che ho fatto? Giocato?»
«Si!» risponde secco. «Adesso basta giocare, ragazzino»
«Ragazzino a chi?» e una scarica lo prende in pieno facendo sbalzare all’indietro. Lui subisce in silenzio ma visibilmente dolorante, e ritorna all’attacco.
«Sei solo un ragazzino! Non hai voglia di fare niente! Puoi stendere quel drago in un attimo, solo che non hai voglia!» e si volta dandomi le spalle e deridendomi di fronte a tutti i soldati.
«Adesso ti faccio vedere io!»
C’è qualcosa in quelle parole che colpisce nel profondo. Non l’umiliazione pubblica, né il fatto che mi stia accusando di pigrizia. Mi volto infuriata verso il drago e inizio a caricare saette, mentre il mostro ritorna per l’ennesima volta.
«Dimostralo!» replica Massimo senza voltarsi, e un fulmine si scatena dalle mie mani come un fascio di plasma e colpisce di striscio il drago, che subisce il colpo e perde quota per un attimo.
Di nuovo carico e prendo la mira. Parte un nuovo raggio, che questa volta travolge in pieno il drago e lo fa cadere. Si schianta dietro la collina, causando un grosso impatto.
«Ecco, sei contento?» gli urlo contro. Tutti i presenti, lui escluso, rimangono ad osservarmi spaventati.
«Beh, che c’è che non va, adesso?» mi volto in cerca del drago, ma non si vede niente. «Beh, allora?»
«I tuoi occhi, Andrea… Sono completamente rossi…» risponde Ezio timidamente. Il mio scatto di testa verso di lui non lo rilassa di certo.
«Ah, ok, un attimo…» dopo un grosso respiro profondo lo guardo nuovamente «Adesso?»
«Stanno tornando normali, ma che diamine è successo?»
«Semplice, l’ho fatto arrabbiare. Da quando siamo tornati ha come paura di usare i suoi poteri. Forse non ti sentivi tranquillo senza armatura?» mi chiede Massimo avvicinandomi e rispondendo anche a Ezio.
«Non lo so, ma anche in combattimento non funzionavo come prima»
«Beh, adesso credo ti sia sbloccato» risponde, poi fa un gesto verso Ezio come per chiedergli qualcosa ma l’urlo del drago ci interrompe. Ci prepariamo a combattere, ma lui dopo essersi nuovamente alzato in volo ci osserva, ci urla contro e poi vola via verso est, in direzione di una catena di montagne innevate.
Quello che ci spaventa è un secondo urlo, quello di Stefano, che affiancato dalle guardie del corpo e dal Generale Luca si avvicina a noi in cerca di spiegazioni:
«Che diamine è successo? E da dove salta fuori quel drago?» riprende.
«Non lo so…» risponde Massimo ma il dito puntato di Ezio è eclatante, anche se lui a quanto pare non ricorda nulla.
«Massimo, cosa hai combinato?» urla, guardando il dito di Ezio. Poi guarda Massimo, per tornare infine sul ragazzo.
«Aspetta un attimo. Soldato, ci conosciamo?» la voce si calma, si avvicina a Ezio che invece inclina stranamente la testa come per nascondersi.
«Lui è Ezio. Ci ha aiutato parecchie volte, anche se gli avevamo detto di aspettare a…»
«Ezio? Quell’Ezio? Ezio da Vulcan City?»
La voce di Stefano si allarma. Il suo sguardo è spaventato, come se vedesse un mostro temibile. Si volta verso il generale Luca: «Prendetemi come ostaggio, vi prego! Vi darò tutto quello che volete!»
Il generale resta scioccato e guarda Stefano, estremamente confuso: «Che diamine sta dicendo, generale?»
«Stefano, che succede? Perché sei così spaventato? Ci sfugge qualcosa?»
«Voi non sapete chi è? Lo avete portato in giro per tutto questo tempo e non sapevate chi fosse?»
«Ci ha guidati fino a Enderia e ci ha chiesto di cercare Ettore e mettere fine alla guerra, è un…»
«Vi ha chiesto di cercare suo padre, ragazzi…» Poi si volta verso Ezio. «Ti era stato detto di restare a casa, ce ne stiamo occupando noi!»
«È scomparso da un anno e non avete ancora trovato nemmeno un indizio! Solo Angelo se ne sta occupando!»
«Stupido ragazzino, secondo te chi ha mandato Angelo a Enderia? E chi lo ha coperto al fronte tutto questo tempo facendo credere che sia ancora qui?»
«Un attimo…» li interrompe Massimo «Ma se suo padre è Ettore, allora sua madre…» si volta verso di me e deglutisce. «No, voglio morire, voglio tornare a casa…»
«Sua madre è Debora, sindaco nonché capo della Gilda di Vulcan City da quando è scomparso Ettore. Da quando c’è lei la Gilda è diventata una delle più potenti del regno, mantenendo l’equilibrio politico a favore di Spark. Il grosso dell’esercito arriva dalle zone sotto la sua giurisdizione, e sono i guerrieri più forti e addestrati. In altre parole… siamo tutti morti»
Il generale Luca interviene: «Non esageriamo, non potrà essere poi così pericolosa…»
«Voi la conoscete come la Regina di Ghiaccio, o Regina Amazzone»
A quelle parole lo sguardo del generale è stravolto.
«Siete decisamente nei guai. Riportatele suo figlio e forse avrà pietà di voi…»
Per mio conto, ne dubito fortemente. Non dopo essere scomparsi per dieci anni.

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Capitolo 13
*** Scorta verso casa ***


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Cap.13 – Scorta verso casa
 
Dopo aver scoperto le origini del giovane Ezio non ci rimane altra scelta che riportare a casa il giovane e sperare di ricevere la clemenza della Regina di Ghiaccio, di cui solo il soprannome ci fa rabbrividire.
Inutile dire che mio fratello ha una certa repulsione a tornare in quella che in fondo è la sua seconda casa, e più di una volta tenta di darsi alla macchia, ma la perdita dei suoi poteri gli rende la cosa molto difficile. Il problema è che l’inventiva non gli manca, come ad esempio pitturarsi il volto di nero e ricoprirsi di abiti neri e nascondersi in ogni angolo buio che trova. Peccato per lui che con i miei poteri io riesca ad individuare l’elettricità statica che produce, e che percepisco gli impulsi elettrici della sua testa e cuore.
«Massimo, la smetti di nasconderti? Dobbiamo partire. E datti una ripulita, non vorrai farti vedere in queste condizioni?»
«Ma io non voglio proprio farmi vedere, è diverso! Dai, su, tu vai, io ti aspetto qui»
Una scossa elettrica lo fa’ scattare.
«E basta con queste scosse, fanno male!»
Di tutta risposta, quasi divertito, gliene do un’altra. Lui fa per reagire e poi vede il mio sorrisino.
«Sei infame, prima o poi me la paghi…»
«Andiamo allora, muoviti. Ezio, anche tu, esci fuori da dietro la colonna. Ti sento» e come percepito, Ezio esce a testa bassa «Senti, ragazzo, non solo sei già nei guai ma hai coinvolto anche noi. Non aggraviamo la situazione»
Partiamo verso sera, con il primo gruppo di soldati in rientro verso casa come da accordi. Raggiungiamo la ferrovia, e da lì ci dirigiamo verso il primo centro abitato, dove i soldati scendono e si accampano per attendere i prossimi ordini. Noi proseguiamo il viaggio, direzione Enderia, e da lì poi Vulcan City, la nostra ultima destinazione e si spera non definitiva.
Il viaggio dura due giorni. Con il teletrasporto saremmo già arrivati, ma sinceramente nemmeno io me la sono sentita di anticipare i tempi.
Arrivati a Enderia Spark ci accoglie direttamente in stazione, con una grande scorta alle spalle e Angelo rientrato dal fronte con buone notizie, anche lui con un parziale ritiro delle truppe.
«A quanto pare i tre grandi regni di questo mondo vogliono tutti la stessa cosa, pace e libertà» commenta Spark dopo averci fatto un piccolo resoconto degli eventi. «Sta di fatto però che qualcuno muove le acque con l’intenzione di scatenare una tempesta, e la situazione, anche se migliorata, resta comunque critica» poi mi prende per un braccio e mi tira a sé: «Di lei sai niente?»
«No, Spark, abbiamo un’altra situazione che va affrontata immediatamente» e gli indico il ragazzo, che ci guarda e capisce che è al centro della nostra attenzione.
«Io quel ragazzo lo conosco ma non riesco a inquadrarlo…» risponde. Poi un brivido gli scivola da dietro il collo «Però mi fa’ venire i brividi, sicuro che sia un tipo a posto? Che non sia pericoloso?»
«Certamente, Sire. È un ottimo elemento, addestrato da uno dei migliori, e gli ho insegnato qualcosa anche io. Vero, Ezio?» risponde Angelo, che ritorna vicino a noi dopo aver dato alcune direttive alla scorta.
«Lo conosci, Angelo?»
«Certamente. Anche voi lo avete conosciuto, Sire, e avete dei precisi obblighi verso di lui, ma a quanto pare la memoria le gioca brutti scherzi» risponde Angelo.
«O forse lo sta proteggendo» risponde Massimo rimasto tornato dopo aver preso le provviste e qualche arma, visto il suo recente passaggio a zero magia.
Spark si avvicina al ragazzo e lo guarda da vicino.
«Sai ragazzo, il tuo nome è uguale a quello di mio Padre…» e gli sorride.
«Lo so, zio…» e abbassa la testa. Spark sbarra gli occhi e si volta verso di noi, allibiti come lui, e tutti e tre guardiamo Angelo che scoppia a ridere.
«Dovreste guardare le vostre facce, ragazzi, troppo divertente! Ora ricordi, vero Spark?»
«Si, adesso si! Ho fatto da testimone di nozze ai suoi genitori! Ragazzi siete nei guai, riconsegnatelo a sua madre il prima possibile. Anzi…» e inizia a spingerci verso il primo treno disponibile per Vulcan City. «Voi non siete mai passati da queste parti, chiaro? Sparite!»
Il treno inizia a muoversi, e Ezio fissa Spark con un sguardo triste e allo stesso tempo arrabbiato.
«Ezio, non riesco a ricordare bene gli eventi, ma so per certo che tuo padre è ancora vivo, potete ancora salvarlo!» urla Spark che si mette a seguire il treno sino a raggiungere l’estremo della stazione. Ezio si alza e si affaccia fuori dal vetro fissandolo sorpreso, mentre Spark gli sorride e lo saluta da lontano.
«Che vuol dire?» commenta con noi due, rimasti seduti a fissare la scena.
«Probabilmente ha sentito qualcosa sul suo conto» risponde Massimo, «ma non riesce ancora a collegare gli eventi. Già solo il fatto che inizia ricordare durante la malattia è buon segno, la sua testa ha continuato a combattere anche se si trattava di colpire a vuoto»
Dopo circa un’ora di viaggio il treno viene fermato. Massimo si alza di scatto e, impugnando la sua spada, si affaccia fuori dalle cabine. Lì vede un soldato salire e parlare con il controllore.
«Cosa succede?» chiede mio fratello, e io sento tutto il discorso da dentro la cabina.
«Un attacco alla città, signore. Un esercito non ben identificato ha messo sotto assedio la città, devo subito raggiungere Enderia e richiedere soccorsi»
«Capisco. Avvisate il macchinista e ditegli di far tornare il treno indietro» sento risponde Massimo. Ezio si alza subito e si affaccia fuori.
«Ma se la città sotto assedio allora il treno deve proseguire! Dobbiamo raggiungere mia madre!»
«Tranquillo, Ezio, arriveremo prima di quanto immagini» rispondo io, seguendolo sul corridoio del treno. Gli poso la mano sulla spalla e guardo mio fratello «Beh? Che aspetti?»
Ezio lo anticipa afferrandolo per un braccio, e io effettuo il salto immediatamente. La mia destinazione è la cima di una delle montagne esterne, e da lì ci guardiamo intorno. L’attacco proviene da est, e quello sotto di noi è un piccolo esercito dotato di armi pesanti, golem e maghi e che attaccano le difese esterne nel tentativo di aprire una breccia su uno degli ingressi secondari della città.
«Aspettatemi qui, ci penso io» dico, ma prima che possa andare Ezio mi afferra e Massimo fa lo stesso.
«Veniamo anche noi, non ci provare»
Rassegnato, ci buttiamo nella mischia apparendo di fronte al portone, sotto gli occhi sbalorditi degli aggressori e dei soldati in difesa.
«Ezio, sei tu?» urla un capitano da sopra la porta «Cosa fai lì, e chi sono quei due?»
Ezio si volta e guarda il suo interlocutore «Sono i rinforzi, Signore!» si volta e ci sorride «Pronti?»
Io carico i miei colpi, pronti a un ingresso folgorante, e Massimo a sorpresa tira fuori una decina di bacchette e le posiziona come spade sulla sua cintura.
«Siamo pronti! Dai il segnale, ragazzo!»
L’ordine non arriva, così prendiamo di sorpresa i nemici. Io mi teletrasporto al centro del gruppo nemico, stendendo alcuni elementi più deboli e polverizzando alcuni golem. Massimo inizia ad attaccare la prima linea a colpi di saette, fiamme e palle di ghiaccio, e di tanto in tanto anche con qualche pipistrello esplosivo, e finisce i suoi avversari con la spada in ferro a sua disposizione. Ezio si fa strada a colpi di fendente. Il ragazzo ha in sé l’unione tra lo stile di suo padre e quello di Angelo, ma si muove con una agilità che supera di molto i suoi mentori; sembra un’ape impazzita, che colpisce in continuazione senza mai fermarsi un attimo nonostante la pesante armatura del padre. Ad un tratto però delle scintille dalla sua armatura svelano il trucco: quell’armatura tanto pesante e corazzata è sicuramente un capolavoro firmato Sethbling, e non mi stupirebbe vedere qualche sorpresina uscire fuori dalle sue placche di metallo.
La sorpresina infatti c’è, ma non arriva da Ezio. si tratta di un grande rumore proveniente dal versante nord della città, come di cingolato.
«Che diamine succede, adesso?» chiedo ai miei compagni, voltandomi e parando alcuni colpi di minigun. Poi una palla di fuoco colpisce la barriera, che scricchiola per un attimo senza cedere. Mi volto, e di fronte a me vedo un mago con il volto coperto.
«Non pensare di riuscire a…» nemmeno concludo la frase che una delle sue saette mi colpisce, facendo a pezzi la barriera in un istante.
Cado a terra dolorante mentre il mago si avvicina.
«Cavolo, la mia barriera!» la tiro su nuovamente, ma va di nuovo in pezzi sotto i suoi colpi. Sparo io un colpo, ma la sua barriera lo para senza grossi problemi.
«Il tuo potere non è poi così forte…» Commenta, ma prima di colpire nuovamente Ezio mi si para davanti, atterrando dopo un salto effettuato con il jetpack, e la saetta lo prende in pieno sbalzandolo lontano.
«Ezio!» urlo, e preso nuovamente dalla rabbia carico una saetta che colpisce il mago, esplodendo e sbalzandolo lontano. Questo si rialza, illeso ma stordito per il volo.
«Le mie saette non supereranno la tue difese, ma se sei tu a prendere il volo la tua barriera è inutile!» e dopo aver lanciato alcune sfere esplosive mi volto in cerca di Ezio, aiutato da Massimo a rimettersi in piedi. Mi vede e mi alza il pollice, recupera la sua spada e si prepara a riprendere la lotta.
«Ma quello è il mio piccolo Bomby!» afferma Massimo, fissando il grande oggetto che finalmente sbuca fuori da dietro le montagne: una sorta di robot cingolato alto circa otto piani con grosse bracca, al posto delle mani quelli che sembrano essere cannoni di grosso calibro e due cerchi come bracciali alle estremità.
«Vai, bello, fatti valere!» commenta una voce dall’interno della grande macchina. Sotto gli occhi impietriti di alleati e nemici, il gigante carica una palla di fuoco da uno dei due cannoni e la lancia in mezzo al campo di battaglia.
L’enorme palla di fuoco esplode nella mischia, generando una grossa fossa e non pochi danni tra le linee nemiche. Non contento, il secondo cannone spara una sfera elettrica che va a colpire nuovamente il lato degli assalitori.
La voce si mette a ridere in maniera maniacale mentre il panico si genera nelle linee nemiche. Quelli cercano di organizzare un contrattacco, ma uno dei cerchi del gigante effettua una rotazione e piazza in mezzo al braccio quello che sembra essere un grosso focus di bacchetta. Una enorme sfera di energia gelida si fionda contro i nemici, raffreddandone i bollenti spiriti e costringendoli a ritirarsi ancora di più.
«Che diamine di mostro è quello? Aspetta, no, ho già visto questo coso… Ragazzi, quello è Seth! Lì dentro c’è Seth!» urlo ai miei compagni mentre quel grosso robot prosegue la sua opera di disinfestazione.
«Dai, Bomber! Stermina questi moscerini!»
Le armi ora puntano su di noi. Noi ci guardiamo intorno e ci rendiamo conto che l’esercito aggressore se l’è decisamente data a gambe, lasciando noi li da soli.
«Seth, siamo noi! Non sparare!» ma evidentemente non ci sente, perche due colpi, saette e fuoco, colpiscono il punto dove ci trovavamo prima del mio teletrasporto immediato dietro il robot.
Prendo per il collo mio fratello «Non dirmi che c’entri qualcosa con la costruzione di questo mostro!»
«Beh, si, ma non volevo farlo così grande, e doveva essere un’attrazione per bambini, non più alto di due piani!» lo lascio e mi volto.
«Il solito Seth che esagera… non capisco chi dei due è peggio»
Mentre parlo il mostro ruota sul suo asse e puntando nuovamente le armi su di noi.
«Presto, dividiamoci!» urlo, e lo assalto alle spalle mentre Massimo e Ezio si muovono in direzioni opposte
«Dobbiamo raggiungere la cabina e parlare con Seth!» ripeto, guardando Massimo e Ezio attaccati da delle piccole minigun posizionate lungo tutto il lato destro e sinistro del mostro. Mentre parlo un cannone più piccolo esce fuori da dietro la testa e fa fuoco su di me. Evito il colpo di istinto, subendo però comunque i danni dell’esplosione, quando grossi lampi elettrici e poi del fumo iniziano ad uscire dalla testa del mostro e la voce preoccupata di Seth inizia a imprecare dall’interno della sua creatura.

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Capitolo 14
*** La Regina di Ghiaccio ***


Alternative Dimensions
La Guerra del Cosmo

Cap.14 – La Regina di Ghiaccio
 
«Bomber, cos’hai?» si chiede Seth dall’interno della sua cabina di controllo.
Il robot inizia a sparare in ogni direzione senza controllo, perfino verso l’ingresso Est della città.
«La mia creatura è impazzita!» commenta Massimo, guardando la scena disperato.
«Visto che l’hai progettato saprai anche come fermarlo, no?» gli chiedo dopo avergli tirato un cazzotto sulla spalla.
«Il punto debole è l’eccessivo carico sulle ginocchia» risponde lui, e di risposta riceve un doppio cazzotto sia da me che da Ezio.
«Mi sembra che Seth abbia già rimediato al problema. Poi? »
«Fatemi pensare, allora… se ha seguito i progetti allora ecco il da farsi…»
Dopo una veloce spiegazione passiamo all’attacco, dividendoci: due sui lati e io al centro. Evito alcuni colpi, poi salto con l’intenzione di scalare il gigante d’acciaio ma una rotazione di braccio mi prende in pieno. Fortunatamente riesco a rimanere attaccato ad un appiglio e, anche se ammaccato, proseguo l’arrampicata fino a raggiungere il collo, genero la spada e colpisco il punto indicato da mio fratello, ossia il centro di elaborazione comandi. Ovviamente non è abbastanza esposto da raggiungerlo così, ma è il punto migliore dove la mia saetta può fare più danni. Come previsto il mostro si arresta, ma subito dopo due reattori in miniatura escono fuori dalle spalle, in sovraccarico. A peggiorare le cose c’è un ripetitore di vis che permette un afflusso di magia da un nodo situato in cima a una delle vette, attivatosi solo adesso e che causerà un doppio e più devastante sovraccarico.
Massimo e Ezio intervengono subito con un salto, raggiungendo subito i reattori e “disattivandoli”.
«Ecco fatto, pericolo scampato. Ora il mio cucciolo è inerte»
Di colpo un terzo reattore esce fuori dal petto, questa volta più grande. Mi fiondo subito in picchiata, genero le mie spade fulminanti e lo attraverso con una doppia rotazione, facendo saltare la parte superiore del reattore dove è presente il materiale nucleare, che rimane sigillato. Un attimo dopo una parte del petto esplode, e il mostro si affloscia su sé stesso.
«Dobbiamo aspettarci altro?» chiedo, senza togliere gli occhi di dosso dal gigante.
«No, non dovrebbe esserci altro. Adesso però dobbiamo tirare fuori Seth da lì dentro»
«Fermi dove siete!» urla una guardia. «Fatevi riconoscere!»
«Siamo alleati, mi sembra ovvio!» rispondo secca e allargando le braccia, ma la cosa ancora una volta non aiuta.
«Mettete via quelle armi, non sono un pericolo»
Quella che interviene è una voce femminile che conosciamo bene. Si tratta di una donna capace di mettere in silenzio un intero esercito. Deglutiamo tutti e due al’unisono e ci guardiamo con la coda dell’occhio.
«Ti ho voluto bene fratellino»
«Stai zitto…»
«Voi due, voltatevi. Ditemi chi siete e da dove venite»
Ci giriamo, e le risposte sono date senza neanche proferire parola.
«Lo sapevo, potevate essere solo voi due… Sparite per dieci anni e tornate riportando con voi i soliti guai» riprende Debora, vestita con una armatura leggera a scaglie argentata, con i capelli raccolti in una coda di cavallo e con una mantella azzurra che le ricopre la maggior parte della sua armatura. Vediamo solo le sue mani, troppo vicine alla sua spada per i nostri gusti.
«C-ciao Debora…» dico, provando a “rompere il ghiaccio”, ma non si può rompere un iceberg con uno spillo. Lei mi ignora completamente.
«Seth, ti avevo detto che avevo la situazione sotto controllo. L’offensiva era pronta a scattare, e in più ti avevo detto che non volevo che quel mostro uscisse dal laboratorio»
Il silenzio padroneggia sulla pianura fuori la città
«Ti do dieci secondi, poi faccio saltare in aria questo bestione con te dentro» minaccia Debora, Seth esce immediatamente dalla cabina per fermarla.
«No, ferma, aspetta, eccomi!»
Scende e si guarda intorno, rendendosi conto di essere circondato. «Mi hai fregato di nuovo…» sospira affranto.
«Qui io sono l’autorità, e anche se a quanto pare questi due sono riusciti in qualche modo ad ottenere una tregua mi sembra ampiamente chiaro che qualcuno farà di tutto affinché duri poco. Tu oggi hai disobbedito a un ordine» Seth prova a interromperla ma lei punta il dito contro mettendolo a tacere «Non mi interessa se riconosci o no il mio grado militare e se tu sei nell’esercito o meno, io ho anche la qualifica di sindaco. Sarai anche un amico e uno straordinario scienziato, ma resti comunque un ospite e devi rispettare le regole della nostra casa!»
Seth rinuncia a ogni arringa e accenna un si con la testa.
«Volevo essere solo di aiuto » commenta.
«Lo so, Seth, e ne terrò conto, ma non posso lasciarti fare tutto quello che vuoi. Non posso permetterlo a te né a nessun altro» e a quelle ultime parole si volta verso di noi, ancora lì impietriti.
«In quanto a te, ragazzino. Te l’ho detto mille volte che non voglio che tu vada in cerca di tuo padre. C’è chi se ne occupa. Ora vai dentro, togliti la sua armatura e per iniziare vai a pulire le stalle!»
Ezio, nascosto dietro di noi, china la testa e fila dentro la città, consegnando la sua arma al soldato più vicino, che la osserva e subito la fa’ depositare nell’armeria.
«Quanto a voi due…» si avvicina, sempre con la spada a portata di mano, come se fosse indecisa se infilzarci come uno spiedino o farci a fette. «Vi aspetto nella baita in cima alla montagna tra dieci minuti. Muovetevi» e se ne va dandoci le spalle e dando direttive riguardo al gigante, che viene subito accerchiato da un gruppo di soldati.
Dieci minuti dopo siamo in cima alla montagna, all’ingresso della recinzione attorno alla Baita e indecisi sul da farsi.
«Secondo me ha messo una trappola e saltiamo in aria» commenta Massimo avvicinandosi alla porta ma togliendo la mano dalla maniglia.
«Tu ci saresti capace, forse. Non lei» e entro deciso, anche se il nuovo confronto mi spaventa più di un incontro con un orda di zombi armato di sola spada e senza poteri.
«Vi siete decisi ad entrare, vedo. Venite. Vi stiamo aspettando» la sua voce da un megafono e quel “vi stiamo aspettando” sembra il preannunciarsi di una condanna al patibolo.
«Vorrei avere di nuovo i miei poteri…» commenta Massimo salendo le scale, e lo capisco. Inoltre non percepisco possibili vie di fuga, e la cosa mi inquieta.
Arrivati in cima troviamo una guardia, un suo diretto sottoposto probabilmente. Debora è affacciata alla grande finestra e Ezio è vestito in abiti da civile, che fanno ben notare i suoi nove anni di età
«Ah, siete solo voi. Credevo…» lei si gira, seria e probabilmente arrabbiata. Fa’ un cenno al capitano, che si allontana uscendo su una porta laterale.
«Il giovanotto qui presente mi ha detto che siete in giro da almeno una settimana. Mi ha raccontato di avervi incontrati per caso, e di aver chiesto il vostro aiuto per trovare suo padre»
«Si, è vero, ma non ti ha detto che non ci ha specificato che era il padre ma solo il suo mentore e maestro?»
«E voi due siete cosi sciocchi da non aver capito?»
Si avvicina a un divano che gira a ferro di cavallo intorno a un tavolino, si siede e poi ci guarda «Sedetevi» ordina puntando il dito prima su di noi poi sul divano e la stessa cosa ad Ezio.
«Che fine avevate fatto? Perché siete spariti, quel giorno? Senza nemmeno salutare, poi…»
«L’abbiamo fatto, ricordi? Mi sono impegnato parecchio nell’ultimo fuoco d’artificio» risponde Massimo sorridendo. Lei socchiude gli occhi e manda indietro la testa, poi la china su di un lato per poi rilassare il suo viso e annuendo.
«Il gigantesco grazie? Capisco… non era un semplice ringraziamento per i festeggiamenti…»
«Voleva essere un ringraziamento per tutti coloro che ci hanno sostenuti nei cinque anni qui» rispondo, guardandola rilassata. Forse non lo era da parecchio, poi lei guarda Ezio.
«Già, lo sapevo, e niente mi avrebbe reso più felice di vederlo nascere e aiutarti, ma non potevamo restare. E comunque il nostro amico Spark è stato un ottimo padrino» risponde Massimo, prevedendo la domanda di Debora.
«Lo sai che mi da’ fastidio quando mi leggi nella mente» risponde lei, indurendo lo sguardo.
«Ma non l’ho fatto!»
«È vero, sembra che dopo l’apparizione del drago Massimo abbia perso i suoi poteri»
La tranquillità cessa di esistere. Lei scatta in piedi e fissa Massimo, visibilmente infuriata.
«CHE COSA HAI FATTO?»
«Ti giuro su tutto quello che vuoi che non ne ho la più pallida idea! Non so né come né perché!» risponde Massimo scattando a sua volta in piedi. Lei lo prende per il colletto e lo avvicina a se’ come per prenderlo a testate.
«Non ti credo! Lo sapevo che avresti portato solo guai! Adesso dove diamine è quel drago?» replica lei ancora più arrabbiata.
«Non è un semplice drago, è QUEL drago, il drago dell’End! Ma l’ho messo in fuga, si è rintanato nelle montagne a nord, vicino ai confini con il regno vicino. Forse è proprio oltre ma era messo male, non si farà vivo per parecchio» replico io alzandomi e cercando di tenerla buona ma, forse l’informazione alimenta solo la sua ira.
«CHE COSA? DRAGO DELL’END QUI IN QUESTO MONDO?» occhi iniettati di sangue e Massimo sulle punte, quasi alzato da terra. Ora le possibilità che lo strozzi lì sul posto sono molto alte.
«Sei sempre splendida, mia cara, anche da arrabbiata» risponde Massimo. Lei diventa completamente rossa per la sorpresa e lo molla, allontanandosi e andando alla finestra.
«Idiota…» risponde poi.
«Hai anche un buon profum…» incalza lui, ma lei lo ferma voltandosi a metà e guardandolo malissimo.
«Non esagerare» ancora rossa si volta nuovamente «Come sta il mio testimone di nozze?» chiede poi, incrociando le braccia dietro la schiena.
«In via di guarigione. In questo momento se ne sta occupando Angelo, con al fianco un gruppo di ragazzi in gamba che ha sotto la sua protezione» rispondo io, e le inizia a ridacchiare.
«Parli dei guardiani?» e si volta a guardarci con un sorrisino soddisfatto.
«Li conosci?» chiede Ezio, che solo in quel momento apre bocca. Il ché è strano, visto il suo naturale portamento a tentare di comandarci a bacchetta. Deve aver imparato da sua madre.
«Si, Ezio, sono i miei occhi e le mie orecchie ad Enderia. Non ricevo aggiornamenti da una settimana, però, e ora capisco perché»
Sorpresi dalla risposta la fissiamo stupiti.
«Beh? Che c’è di strano? Erano i tuoi ragazzi, e dieci anni fa ha abbandonato anche loro. Non potevo non tenerli d’occhio, erano tutti molto bravi e gli hai insegnato bene, ma avevano perso il loro punto di riferimento e avevo paura che smarrissero la via. Mi hanno sorpresa, però. Anzi, sono stati una ventata di aria nuova, i portatori della seconda rivoluzione del paese»
Massimo inizia gongolare, poi si gira verso di me e nota le saette pronte a partire e subito si ferma.
«Ecco, appunto, stai buono. Non è merito tuo, non del tutto, almeno. Edoardo li ha saputi guidare, finché il gruppo non si è diviso per poter servire meglio il paese»
«Quindi ecco i due capi, Edoardo la magia e Marco i Guardiani» aggiungo, calmando le saette.
«Si. Per sette anni i due gruppi si sono sostenuti a vicenda e hanno agito come solito, poi qualcosa è cambiato. Spark nel giro di due anni ha iniziato a fare lo sgambetto a tutti e sono venuti a chiedermi aiuto»
«Tu sospettavi qualcosa e in cambio gli hai chiesto di tenerti informata» risponde Massimo.
«Già. Hanno capito subito, e probabilmente sospettavano anche loro qualcosa. Ho chiesto ad Angelo di supervisionarli, e con i suoi insegnamenti sono diventati degli ottimi investigatori, spie e via discorrendo. E poi…» i suoi occhi diventano tristi e china la testa.
«Mamma, non è colpa tua. Non potevi sapere che mandando papà l’avrebbero catturato»
«Debora, guardami»
Massimo le si avvicina, un po’ scomposto. Sposta il tavolino e la guarda negli occhi.
«Troveremo il tuo Ettore e te lo riporteremo a casa. Tu continua ad essere la splendida donna che sei, che tiene in piedi un paese con la sola forza di volontà. Spark sta tornando in sé e forse ha qualche informazione utile per trovarlo, Seth saprà aiutarci, e poi…» si alza in piedi davanti a lei, si mette una mano sotto petto a mo’ di Napoleone e guardando verso l’alto con petto in fuori conclude: «Siamo qui per servirla, Regina di Ghiaccio!» conclude Massimo, abbassando leggermente lo sguardo e attendendo una sua reazione. Io mi colpisco rumorosamente la fronte a mano aperta ed Ezio lo guarda stranito, mentre lei inizia a ridere scuotendo la testa.
«Resti il solito idiota di sempre…» e lo guarda annuendo «Ma grazie»

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Capitolo 15
*** Servizio Consegne ***


Alternative Dimensions
La Guerra del Cosmo

Cap.15 – Servizio consegne

A interrompere quel quarto d’ora di tranquillità è l’allarme generale scattato in tutta la città, parco compreso.
«Che diamine sta succedendo, ci attaccano di nuovo?» urla Debora scattando in piedi e tornando ad essere seria e decisa. A rispondere al primo quesito è il capitano congedato pochi minuti prima, che entra di scatto.
«Generale, tutti gli allarmi sono scattati ma nessuno ci attacca. Stiamo verificando»
«Forse un infiltrato, l’attacco esterno serviva a distrarci» riprende Debora, che subito va a prendere le sue armi e la mantella. Massimo, al contrario, resta in ascolto, come se avesse sentito qualcosa in più.
«Massimo, che hai?» gli chiedo ma lui, mi zittisce con un gesto, poi alza la testa e guarda Debora.
«Questo allarme non è normale. Non pensavo che sarebbe mai scattato, ma a quanto pare mi sbagliavo»
«Di cosa stai parlando?» chiede subito Debora, ma poi capisce «Il laboratorio? Il tuo segreto? Se prendo Seth lo uccido, che cosa avrà combinato adesso?»
«Tanto segreto non è, visto che ne sei a conoscenza» rispondo io deridendo Massimo, che mi fa una smorfia. «E comunque Seth non era in prigione?» ricordo a Debora, che resta a guardarmi come una statua.
«Hai ragione, ma allora…» si avvicina ad un pannello e chiama le guardie della prigione, Seth è li con loro, e ordina loro di portarlo subito al suo cospetto nella piazza.
«So che esiste, ma non so dove si trovano i punti di accesso, anche se sospetto tu ne abbia fatti anche fin troppi. Seth ne ha trovato uno, lo so perché un giorno è sparito sotto il mio naso per poi riapparire dopo un giorno tutto eccitato del ritrovamento. Quella volta gli allarmi non sono scattati, però»
«Certo che no, tre persone potevano entrare lì dentro senza pericoli; prima io e Andrea, e poi ho registrato anche Seth. Lui in realtà È pericoloso, ma sa anche gestire i disastri»
Raggiungiamo Seth nella piazza, dove viene liberato dalle manette e ci segue verso uno degli ingressi.
«Andrea, io apro un passaggio e tu portali dentro, così il passaggio resta segreto» mi chiede Massimo prima di allontanarsi. Dopo poco lo vedo farmi un cenno e io porto tutti dentro.
Raggiunta la sala di attesa con armi sguainate ci avviciniamo verso il deposito. L’allarme cessa. Tutti guardiamo Massimo ma lui alza le spalle, poi guarda Seth che scuote la testa.
«Chi diamine ha staccato l’allarme, allora?» si chiede il capitano. Raggiungiamo la porta e ci prepariamo a sorprendere l’intruso. Superiamo la porta, armi in pugno, e lì troviamo il Dottore intento a trascinare un grosso baule alquanto pesante fuori dal Tardis. Anzi, molto pesante, vista la fatica che ci vuole per spostarlo pochi centimetri alla volta.
«Dottore?» diciamo in coro io e mio fratello.
«Dottore chi?» chiede Debora.
«Solo Dottore può bastare…» risponde lui, prendendo poi un grosso respiro e riprendendo con il trascinamento.
«Chi sei? Cosa ci fai qui dentro?» riprende Debora a spada tratta. Lui si ferma e la guarda. «Non serve minacciare. Sono solo venuto a riportare qualcosa che non era mio, ma di quei due che hai a fianco»
«Voi lo conoscete?»
Noi annuiamo, ancora un po’ sorpresi. Lui si ferma e si mette seduto sul baule.
«Beh, che c’è? Ho letto il messaggio di Andrea sul diario e ho immaginato che sareste arrivati qui prima o poi»
«Vuoi una mano?» gli chiedo avvicinandomi.
«No, non serve. Piuttosto credo che vi servano i vostri strumenti, visto il vostro ritorno qui» e apre la cassa. Lì dentro, ben riposti come se divisi a seconda del proprietario, ci sono i vestiti e gli strumenti miei e di Massimo, compresa la sua ascia ancora incantata.
«Io direi piuttosto che ti hanno fischiato le orecchie, Dottore…» replica Massimo, mettendo enfasi sul nome. Prende poi in mano la sua ascia e la fa’ roteare un paio di volte prima di passare alla spada e al bracciale comandi.
«Già, diciamo che più che a me avete fatto fischiare le orecchie del Tardis, sempre che il Tardis abbia qualcosa di simile. Effettivamente ci sente, ma…»
«Dottore, non rimbambirli di chiacchiere» lo interrompe una voce dall’interno della navicella.
«Clara Oswald?» chiede Massimo, piegando la testa come in attesa di una risposta. Eccola infatti uscire dal Tardis, sorpresa che qualcuno in quello strano mondo la conosca.
«E tu chi sei, perché mi conosci? Dottore, perché quel ragazzo mi conosce?»
Il Dottore fissa Massimo, poi torna a guardare lei.
«Gli avrò parlato di te in qualche occasione, ora non ricordo…» risponde lui in maniera evasiva, tornando a controllare che nel baule ci sia tutto.
«Sei un pessimo bugiardo, Dottore…» 
«Non è vero, sono bravissimo!» e si ferma di colpo, per poi voltarsi a guardarla mentre le si mette le mani sui fianchi e lo guarda chinando la testa da un lato.
«È una lunga storia e prometto che te la racconterò, ma ti avviso fin da adesso, non conosco il finale. E questa volta non mento» lei scuote la testa e torna a guardarci.
«Non credi che sia una spada un po’ troppo grande quella lì?» mi chiede vedendo la spada forgiata nell’ultimo combattimento con Herobrine.
«Beh, è una grande spada, resistente ma soprattutto molto più leggera di quanto sembra, e ha una storia. E poi sono parecchio forte, anche se non sembra»
«Si certo… Uomini, tutti uguali…» risponde lei avvicinandosi al Dottore, mentre un brivido di fastidio mi scivola lungo le braccia. Mi perdo un attimo ad osservare il mio riflesso sulla lama mentre lei riprende: «Avevi promesso che mi avresti fatto vedere le lune di Isid nel loro allineamento millenario! Mi hai detto che ci sarebbe stato uno strano…»
«Si, mi ricordo, ma dati gli effetti di quel “fischio” ho ritenuto fosse meglio fare prima un salto qui. E comunque è una macchina del tempo, Clara, ricordi?» risponde avvicinandosi al Tardis.
«Voi due non mi avete ancora risposto» insiste Clara.
Ci guardiamo negli occhi e poi rispondiamo in coro con le risate del Dottore che entra nel Tardis.
«Spoiler» ghigniamo. Lei ci guarda, socchiude gli occhi e torna verso il Tardis.
«Lo sapete che non finisce qui, vero?» e ci punta il dito contro. Poi osserva Debora «Bel vestito!»
«Clara andiamo forza!»
«Si, eccomi! Al nostro prossimo incontro, allora!»
«Sarebbe un vero piacere!» risponde Massimo sorridente, e la osserva entrare. La porta si chiude e il Tardis scompare sotto gli occhi allibiti dei presenti, noi esclusi. Un pugno sulla spalla lo sveglia.
«Che c’è, adesso, ti sei preso una cotta?» chiedo a mio fratello.
«No, cretino, ma è un bel vedere di sicuro!» risponde lui sorridente. Poi ci voltiamo armati come l’ultimo giorno passato nell’overworld.
«Ma quelli chi erano? Dove sono finiti?» chiede Debora riacquisendo l’uso della parola.
«Amici, Deby. Buoni amici»
Scuote la testa e si riprende «Bene, ora possiamo stare tranquilli o mi devo aspettare altro?»
«Avrei bisogno solo di un paio di cose» riprende Massimo «Numero 1, un’ armatura per proteggermi. Sono una persona qualsiasi, adesso»
«Ho quello che fa per te, amico mio!» Interviene Seth «Pensavo a te mentre la costruivo; è di ottima fattura, leggera ma resistente, di ultima generazione e dotata di accumulatori di vis e di tutte le armi più potenti. Insomma, prima di aver visto tutte le sue funzioni ci vorrà un mese… senza calcolare gli aggiornamenti possibili!»
«Si, Seth, abbiamo capito. Una super armatura per uno fuori di testa non credo sia la cosa più adatta» risponde Debora «Che altro ti serve?»
«Vorrei sapere dove si trova la scuola di magia più vicina. Ho bisogno di consultare qualche mago per capire se la mia situazione è permanente. Sempre che siano capaci di capirci qualcosa, altrimenti tenterò un’altra strada»
«La più vicina era la casa del buon Edoardo. Lì troverete sicuramente informazioni utili, ma il problema sarà entrare»
«Perché?» chiedo.
«Si è sacrificato per alzare una barriera. Nessuno entra ne’ esce. Credo abbia usato buona parte dei suoi poteri per proteggere i suoi allievi e la scuola, ma facendolo si è esposto agli attacchi del nemico. Non lo avrebbero mai battuto altrimenti»
«Quindi è morto… Ammetto che me l’aspettavo…» Rimane un attimo in silenzio, poi prosegue: «D’accordo, andremo lì. Se sono rimasti isolati forse avranno bisogno di aiuto, e poi con i poteri di Andrea forse riusciamo a passare»
«Vale la pena provare» rispondo, e dopo aver sistemato le ultime cose e aver ottenuto due o tre giorni di grazia per Seth, che comunque viene riportato in gattabuia, ci avviamo verso est tra le montagne.
Appena varcate le porte della città ci sentiamo chiamare.
«E tu che ci fai qui?» chiedo «Lo sa tua madre?»
«Sì, lo sa, l’ho convinta. Edoardo era un amico, volevo venire a fare visita alla sua tomba, e poi con voi posso stare tranquillo. È solo una visita di cortesia, in fondo» risponde il ragazzo.
«Allora mi spieghi perché porti con te un’armatura e la spada di tuo padre?» replica Massimo aprendogli la sacca.
«L’armatura è mia! È un regalo di Seth, più adatta a me, così ha detto!» e evita di rispondere alla parte della spada, al che ci guardiamo a vicenda.
«Prevedo guai, fratellino. Il ragazzo assomiglia troppo a sua madre…»
«Già, ma cosa ci vuoi fare? Se è testardo anche solo la metà di lei non riusciremo comunque a convincerlo a lasciarci fare da soli»
E così, come l’allegra brigata, ci avviamo in tre fra le montagne, percorrendo sentieri battuti dai passanti e dalle carovane e superando tutta la catena montuosa. Dopo due giorni possiamo finalmente osservare l’accademia dalla cima di una montagna: un grande palazzo pieno di torri ricoperto da una cupola semitrasparente e situato al centro di una grande vallata attraversata da un fiume, che alimenta di acqua anche l’accademia stessa. Su un lato della cupola c’è un accampamento militare, con gli stendardi del regno e le bandiere di Vulcan City.

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Capitolo 16
*** Questione di Controllo ***


Alternative Dimensions
La Guerra del Cosmo

Cap.16 – Questione di Controllo
 
Raggiungiamo il campo militare e chiediamo del capitano di zona, assegnato dalla Stessa Debora. Veniamo accompagnati nella tenda principale, che ormai sta prendendo la forma di una piccola caserma. Dopo circa un anno di permanenza hanno penato bene di costruire qualcosa di più solido, a quanto pare.
«Da come mi dicono i miei sottoposti  siete raccomandati dal generale in persona. Come posso aiutarvi?»
«Siamo qui per alcune ricerche, e per vedere se ci è possibile sbloccare questa situazione di stallo»
«Intendete la barriera, immagino. Da quando siamo qui abbiamo provato in tutti i modi a superarla, ma ogni tentativo, anche i più aggressivi, è fallito. I ragazzi lì dentro sono allo stremo delle forze. Qualcuno ha provato a seminare qualcosa, ma a quanto pare i semi non erano buoni per la coltivazione»
«In altre parole sono chiusi lì dentro senza viveri né acqua?» chiede Massimo, turbato.
«L’acqua non è un problema, anzi, a quanto pare è l’unica cosa, ossigeno a parte, a passare. È come se fosse una barriera microforata; niente di estraneo passa, e quello che lo fa viene purificato all’istante. Se scoppiasse un incendio in questo accampamento le fiamme non toccherebbero la barriera, il fumo verrebbe purificato e i maghi all’interno non verrebbero intossicati. Una gran bella magia…»
«Beh, la cosa non può durare in eterno, ma nemmeno possiamo aspettare che termini l’effetto. Forse mio fratello può aiutarvi» risponde Massimo, uscendo dall’accampamento e invitandoci a seguirlo fin sotto la barriera.
«Andrea, tutta tua!» commenta Massimo. Io mi avvicino e la tocco per rendermi conto della sua consistenza, e di risposta ricevo una bella scarica di energia che mi fa saltare all’indietro.
«Cavolo, ma non è inerte! Reagisce al contatto!» e mi scuoto il braccio ancora indolenzito.
«Ma no, si sbaglia, guardi…»
Il capitano si avvicina e tocca la barriera, ma non succede nulla. «Visto? Non succede niente»
«Forse ha reagito ai tuoi poteri? Anche se minima avrà percepito l’elettricità, oppure l’origine di quel potere. La cosa che mi sorprende è che percepisce l’ostilità di chi la tocca»
«Aspetta allora, fatemi riprovare. Cercherò di essere più delicato»
Mi avvicino di nuovo, prendo un grosso respiro e cerco di annullare il più possibile i miei poteri. La barriera reagisce nuovamente, ma questa volta la scarica è molto più leggera e non causa una repulsione. Così facendo posso verificare la consistenza della barriera per qualche istante: solida ma scivolosa, come fosse vetro. Uso poi i miei poteri per sondarla, ma non appena lo faccio ecco una scossa più forte che mi costringe a staccarmi.
«Questa barriera sembra abbia un cervello… Si fa avvicinare, ma non appena provo a sondarla ecco che mi scaccia…»
«Ma ci sei riuscito, giusto?» chiede Massimo, che nel frattempo ha guardato tutta la scena a braccia conserte.
«Si, mi sono fatto un’idea, e credo che un fascio di energia nel punto giusto la farà cedere… e direi che il punto di origine sia il punto ideale»
Prendo il volo con i miei razzi, raggiungo la cima e mi staziono, pronto a colpire. Preparo il colpo con entrambi le mani e faccio fuoco. La barriera diventa completamente bianca opaca per qualche secondo, e a fine attacco torna come prima, senza un graffio.
«Niente, Andrea. Sbagliato mira?» chiede Massimo tramite comunicatore.
«Sì credo, di sì. Non è così facile direzionare un fulmine»
«Lo so, ma comunque mi dicono che è la prima volta che reagisce così. Forse è un buon segno»
«Ok, ci riprovo, ma questa volta al doppio della forza. Però anche se il punto è sbagliato avrebbe dovuto dare qualche segno di cedimento…»
Preparo nuovamente il colpo, ma questa volta la barriera reagisce in anticipo, diventa nuovamente bianca e dal punto più vicino scaglia una saetta della stessa potenza della mia, che mi manda momentaneamente in corto i razzi e mi scaglia lontano, oltre il campo base. Subito mi raggiungono nel punto della caduta. Io mi rialzo, indolenzito e un po’ acciaccato ma ancora tutto intero. Un colpo del genere non me lo aspettavo di certo
«Tutto ok? Che successo?» mi chiede subito Ezio, che mi raggiunge per primo.
«Quella maledetta barriera… Mi ha restituito il colpo con gli interessi. Stavo per fare fuoco quando mi ha rispedito la scarica precedente»
«Sai di pollo bruciato» commenta mio fratello mentre mi aiuta a rialzarmi.
«Molto simpatico…» gli rispondo.
Insieme torniamo sotto la barriera. Questa volta mi tengo qualche passo indietro.
«Possibile che sia cosi dura?» commenta Massimo, e poi posa la mano sulla superficie. Questa subito reagisce diventando bianca al suo tocco.
«Huh, per un momento pensavo…»
Un lampo bianco scende giù lungo tutto l’arco della cupola e lo raggiunge. Vedo mio fratello subirne il colpo come se una scossa elettrica lo prendesse in pieno, senza dargli possibilità di staccarsi.
«Massimo!»
Faccio un passo verso di lui, ma è proprio lui a fermarmi. Alza la mano libera dicendomi di attendere e poi si volta. I suoi occhi sono completamente bianchi con una sfumatura viola.
«Edoardo…?» mormora. Poi viene come risucchiato all’interno della barriera, e il raggio bianco si ritrae fino alla sua cima.
 
***
 
«Edoardo, sei tu?» chiedo, vedendo apparire davanti a me una sagoma seduta ad un tavolo. Mi avvicino pian piano fino a riuscire a mettere a fuoco bene la stanza dove sono entrato: libri ovunque, scaffali e scaffali pieni. il mio vecchio Taumonomicon è aperto sulla scrivania, e il ragazzo, seduto lì a studiare e fare calcoli, si volta verso di me, sorpreso di vedermi. Il suo viso è invecchiato, con barba bianca ma occhi ancora vispi e giovani, segno della sua forza di volontà.
«Massimo, sei tu? Come hai fatto a entrare?»
«Se ti dico che non lo so mi credi? So solo che qualcuno mi ha chiamato, e ora eccomi qui»
Lui si guarda intorno confuso, scuote la testa e poi nota una luce sul tavolo. La sua bacchetta ha il focus del buco portatile attivo.
«Questa, poi…» si volta poi verso di me e mi sorride. «Ci sono ancora parecchie cose che non capisco a fondo, ma una cosa è certa: è un piacere rivederti. Quanto è passato, cinque anni?»
Forse capisco cosa sta succedendo. Lui non dovrebbe esseri qui, o forse non dovrei esserci io. Meglio non dirgli il futuro finché non capisco cosa ci faccio qui.
«Dove sono? Che posto è questo?» chiedo, iniziando a muovermi tra gli scaffali e evitando la risposta.
«È la biblioteca, o almeno, una sua sezione. Qui sono conservati antichi testi ritrovati in alcune catacombe. Sto cercando di tradurli con l’aiuto di alcuni allievi particolarmente abili»
«Vedo che hai trovato il mio libro. Ti è stato utile?»
«Si, molto. Lo aggiorno, di tanto intanto, e ogni volta mi sorprende» risponde lui prendendolo in mano.
«Ma è crescuto?» gli chiedo, notando lo spessore più alto e la forma più grande del volume.
«Eh, già. Non so che tipo di magia hai usato, ma sì, cresce con l’aumento di informazioni inserite. Ma dimmi, cosa ci fai qui? Cerchi qualcosa?»
«Beh, in realtà ho un piccolo problema…» e mi gratto la testa.
«Cosa hai combinato?» incalza, sorridendo.
«Credo di aver perso i miei poteri. Sono successe alcune cose che… ecco…»
«Posso dare un’occhiata?» mi domanda, e al mio cenno di assenso mi accompagna in una stanza sempre all’interno della biblioteca, ma isolata dalle altre camere. Davanti a me si presenta una sorta di altare a forma di esagono, e ad ogni angolo un pilastro con dei cristalli. A ogni piedistallo corrisponde un cristallo di un elemento primario diverso.
«Mettiti al centro e prendi la sfera che si trova lì. Tienila tra le mani e attendi»
Ubbidisco. La sfera subito si illumina, e delle linee colorate dei sei colori primari raggiungono i rispettivi cristalli illuminandoli.
«Ecco fatto, ora è sicuro: non hai perso i tuoi poteri, e sei ancora in grado di interagire con il vis…» ma prima che concluda la sfera inizia a lampeggiare.
«…ma qualcosa li blocca in maniera vistosa»
All’improvviso la sfera diventa nera, e i cristalli primari diventano sempre più luminosi finché ad impulso iniziano tutti a lampeggiare in senso orario per qualche secondo. Poi di colpo la sfera si disattiva e tutta la stanza si spegne.
«E questo che significa? Cosa succede?» chiedo ad alta voce. Una luce di candela si accende, poi Edoardo riaccende le luci con la sua bacchetta.
«Credevo di averle viste tutte… I tuoi poteri sono al dir poco strani. Solitamente uno o due cristalli si illuminano in maniera più intensa indicando le capacità del nuovo arrivato, ma a te reagiscono addirittura tutti. Nemmeno io sono riuscito a fare così tanto»
«Beh, sì, questo lo so, ma non risponde alla mia domanda»
Lui si avvicina e prova a mettere la mano sul mio petto, ma una sorta di barriera impedisce che mi tocchi.
«Ora capisco perché hai eluso la mia domanda di prima. Tu non sei qui. La bacchetta ti ha portato da me… È lei che ti ha richiamato»
«L’hai capito, vero? Questo incontro non dovrebbe accadere»
«Ne sei sicuro? La magia può fare molte cose, spesso al di fuori della nostra comprensione. Tu sei qui per un motivo. Hai bisogno di aiuto»
Impugna la sua bacchetta e mi sorride.
«Tu sei venuto da me, e ora io devo venire da te. Andiamo a metà strada tra il mio e il tuo tempo… un viaggio del tempo a metà»
La sua bacchetta si illumina più intensamente e lui prova a toccarmi di nuovo. Supera l’ostacolo, non senza difficoltà, e mi riesce a raggiungere.
«Ecco fatto, vediamo cosa succede… Ah, ecco perché l’altare ha reagito in quel modo…» alza gli occhi e mi guarda «Hai una sorta di collegamento dentro di te, tra questo mondo e quello del vis. Agisce su di te dandoti poteri ben superiori alla norma. La tua magia è inimitabile, ma qualcosa ostruisce il passaggio. Non so cosa è successo, ma, qualsiasi cosa sia, non riuscirai ad usare il tuo potere finché non controllerai l’entità che lo limita»
«Ah, bene, la cosa si fa interessante! Mi stai praticamente dicendo che devo andare in cerca di guai»
«Beh, la cosa non ti dovrebbe essere difficile, no?» e ridacchia. Non posso dargli torto, e ricambio la risata. «C’è una cosa positiva, però: hai mantenuto la capacita di controllo. Non puoi lanciare incantesimi usando quel portale, ma sei ancora in grado di reagire con il vis intorno a te.
«Mi stai dicendo che sono una specie di bacchetta vivente?» gli domando sorpreso.
«Esatto, proprio così. Se vuoi fare un incantesimo usa i nodi che si trovano in giro per il mondo, catturane il vis, usa contenitori o cose simili per accumularlo. Anche altre bacchette, se vuoi. Come dice il cuoco, tutto fa brodo»
Resto a guardarlo sorpreso, poi la sua bacchetta inizia a lampeggiare.
«Credo che il nostro tempo sia finito » commento.
«Si, amico mio. Ah, un’ ultima cosa… c’è un ragazzo, ancora giovane ma molto talentuoso. La perdita dei suoi genitori lo ha reso molto difficile da gestire. So che nel tuo tempo sono morto, altrimenti questo incontro non ci sarebbe mai stato, e so che non puoi dirmi come, quindi ti chiedo un favore: aiutalo. La sua visione del mondo è molto oscura. Apri i suoi occhi»
«Sai dirmi il suo nome?» gli chiedo. Lui risponde, ma non riesco più a sentirlo. Così lui subito mi indica il cristallo del perditio. Poi la sagoma si fa più opaca, una nebbia mi avvolge e poi nuovamente diventa tutto chiaro. Davanti a me c’è il luminoso focus di protezione di un Bastone del Primario, posato su un altare di ricarica che la alimenta in modo perpetuo rigenerando la barriera. Su uno dei quattro lati del bastone vedo il nome di Edoardo, scritto con le rune arcane che solo io posso leggere.
«Grazie, amica, mi hai reso un grande servigio e regalo»
Sento di colpo un rombo. Alzo la testa, ed ecco lì mio fratello che prende a pugni la barriera, che ovviamente restituisce colpo su colpo. Dopo l’ennesimo contrattacco si ferma e mi vede. Cerca di attirare la mia attenzione con dei gesti. e io alzo il pollice per confermare che va tutto bene.

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Capitolo 17
*** Successione ***


Alternative Dimensions
La Guerra del Cosmo

Cap.17 – Successione
 
«Dove diamine è sparito?» urlo, vedendo Massimo attraversare la barriera senza riapparire dietro di essa. Quel fascio di luce si ritira sino alla bacchetta posta in cima, così prendo il volo e subito lo seguo
Eccolo lì, mio fratello, avvolto in una sorta di bolla che scompare poco dopo.
«Maledetta! Lascia andare mio fratello!»
Inizio a scagliare fulmini e saette e a caricare i pugni a piena potenza. La barriera reagisce di conseguenza, ma la cosa non mi ferma. Anzi, carico un nuovo colpo, approfittando del sovraccarico causato dai colpi restituiti, ma lui alza gli occhi e mi vede. Agito le mani.
«Stai bene?» Grido. Lui alza il pollice della mano destra, poi fa cenno di prima aspettare e poi di scendere.
Scende dalla torre più alta attivando il suo zaino mentre lo seguo con gli occhi. Raggiunge i maghi, che sono rimasti a fissare la scena. Prende alcuni di loro e, usando i suoi poteri, che sembra di aver riacquistato, inizia a far crescere grano e diversi tipi di piante da frutto. Parla con un gruppo, che subito si disperde, forse seguendo il suo ordine, e poi si avvia verso la barriera. Raggiunto uno dei bordi posa la mano, e questa la attraversa senza problemi, così torna indietro, dice qualcosa ad alcuni maghi e poi torna da noi attraversando la barriera, che lo lascia andare senza opporre resistenza.
«Cos’è successo? Come ha fatto?» chiede Ezio toccandomi, come se non potesse credere ai suoi occhi.
«Ho parlato con Edoardo»
«No, non è possibile, è morto!» risponde lui indietreggiando, disturbato dalle parole di Massimo.
«Lo so, ma la sua bacchetta ha permesso il nostro incontro per poter parlare» risponde Massimo, che poi alza lo sguardo verso sud.
«Aspettiamo qualcuno?» chiede, facendoci notare il polverone arrivare da sud.
«No, signore, non siamo avvertiti di nulla»
«Andrea, preparati. Non mi piace quello che sento…»
Un gruppo di guerrieri si avvicina a cavallo e raggiunge l’accampamento in poco meno di un quarto d’ora. I soldati li aspettano, pronti sia ad accoglierli che a difendersi.
«Vogliamo parlare con il vostro superiore!» urla uno dei soldati a cavallo.
Il comandante fa per andare a parlare con loro, ma subito Massimo lo ferma.
«Andrea, sarebbe meglio che vada tu. C’è grande potere lì in quel gruppo»
«Ma sono io il responsabile della guarnigione! Non voglio mancarvi di rispetto, ho visto le vostre spille, ma conosco i miei uomini…»
«Ha ragione Massimo, sarebbe meglio andassi io ma…» mi volto verso mio fratello «…anche il capitano ha le sue ragioni. Mi preparo al peggio e proteggerò il capitano. Se ci sarà un attacco mi aspetto che tu resti nelle retrovie, non sei in condizioni di combattere in prima linea»
Detto questo ci avviamo e raggiungiamo l’emissario, a metà strada tra i due eserciti.
«Sappiamo che la barriera è stata superata. Siamo qui a reclamare la bacchetta del Primario dell’Ordine per il suo successore»
«Ho paura di dovervi deludere, ma la bacchetta è ancora al suo posto e la barriera ancora protegge l’accademia» risponde il capitano, decisamente nervoso.
«Questo lo vedo, ma la barriera è indebolita, quindi vi ordiniamo di ritirarvi e di cedere il controllo della zona per il nostro signore»
«E chi è il vostro signore?» incalzo di istinto.
«Il futuro re di Enderia. Il Re Spark non è più in grado di governare, pertanto presto dovrà cedere il passo a qualcuno più forte in grado di riportare potere e ordine nel paese»
«Prima cosa: per voi è il Re Sparklez. L’abbreviativo è solo per gli amici, cosa che voi non siete. Seconda cosa: questa zona è sotto il controllo della gilda di Vulcan City, e visti i vostri armamenti presumo che siate sempre voi quelli che hanno attaccato la città due giorni fa, quindi ora sentite quello che vi dico: girate i cavalli e andatevene con le vostre gambe, o giuro che di voi resterà solo cenere»
Il capitano resta a guardarmi, poi scocca un’occhiata al gruppo dietro di me. Probabilmente si sta rendendo conto che il suo è solo un piccolo esercito, e quelli davanti a loro, anche se pochi sono decisamente superiori.
«Queste sono le vostre ultime parole?» chiede il soldato a cavallo.
«Puoi anche andare dal tuo capitano a dirgli che noi restiamo qui»
Il cavaliere si allontana. Noi ci avviamo verso il campo, ma tutto ad un tratto sento un dolore lancinante alla schiena. Alzo subito una barriera per proteggere il capitano, che schiva qualcosa voltandosi verso di me. Appena in tempo, a quanto pare, perché sento del legno infrangersi sullo scudo.
«Signore, ce la fate?»
«Date l’ordine di prepararsi! Lo so che non siete dei guerrieri d’assalto, ma siete dei difensori e dovete solo tenere la posizione…»
«Ma i rinforzi non arriveranno mai in tempo» risponde lui aiutandomi a raggiungere la base.
«I rinforzi siamo noi…» ansimo, ma la testa mi gira troppo, probabilmente quello che mi ha colpito non era una semplice freccia. La estraggo, e noto che la sua punta è ricoperta di un liquido verde.
«Avvelenata… Ci avrei giurato…» borbotto a mezza voce. Massimo mi si avvicina e prova a curarmi tendendo le mani, ma dimenticando che è momentaneamente incapacitato.
«Sto bene, devo solo riprendermi dall’impatto. Ora torno indietro e li faccio pentire di essere nati»
Mi alzo e mi preparo a combattere. Subito vengo attaccato, ma senza ritegno stendo prima i cavalli e poi loro a colpi di sciabola. I primi tre cadono come mosche, poi eccone arrivare altri venti… no, aspetta, ora ci sono anche golem armati. Se non altro la cosa si fa interessante. Estraggo anche lo spadone e lo impugno, e poi rinforzo il braccio sinistro con elettricità condensata per usarlo come seconda spada.
«Che la mietitura abbia inizio!»
Mi distacco dai miei compagni e inizio a falciare letteralmente tutto quello che trovo. Per i primi dieci minuti siamo in vantaggio, e costringiamo i nostri nemici a retrocedere. Poi però inizio ad avere la sensazione che stiano solo temporeggiando. Devo sorprenderli.
Mi teletrasporto alle loro spalle. Loro, sorpresi, si voltano, ma prima che possano reagire tre di loro si dissolvono, fatti a metà dalle mie spade. Attacco il successivo ma manco il bersaglio. La vista mi si offusca, e il mio spadone inizia a pesare troppo.
«Bene, il veleno inizia a fare effetto!» sento giungere da qualche parte, ad una certa distanza davanti a me. Tre scariche di fulmini mi colpiscono, facendomi cadere in ginocchio. L’armatura li assorbe, ma solo in parte. Sono pur sempre tre fulmini.
Nel tentativo di reagire tento nuovamente l’attacco, ma sono troppo lenta e riesco solo a ferirne uno. Sento delle fiamme crepitare vicino a me, e la vista smette per un momento di offuscarsi, rivelando tre palle di fuoco in arrivo. Provo a radunare le forze, ma un grande mal di testa mi deconcentra. Maledetto veleno…
All’improvviso sento la voce di Massimo, carica della stessa rabbia con cui aveva spaccato la terra al fronte, gridare: «Nessuno tocca mio fratello!»
Si para davanti a me e crea subito uno scudo. Chiudo gli occhi, pronto a subire l’impatto, ma le palle di fuoco rimbalzano tornando al mittente. I tre maghi evitano l’esplosione, ignorando le conseguenze sui propri alleati, ma restano come bloccati appena notano Massimo e il suo nuovo bastone.
«Ma quello è…» Inizio, ma vengo subito interrotto.
«Daccelo subito e vi lasceremo andare» Interviene un mago avversario.
Lui lo ignora, tiene puntata la bacchetta e con la mano libera mi afferra per un braccio.
«Tutto ok? Cosa hai? Sei pallido…»
«Una freccia avvelenata… Mi sta togliendo le forze… Ti devo un favore…»
«Finiscila e prendi questa» E mi passa una pozione verdastra per nulla appetitosa.
«Sembra…»
«Non chiedere. Fa schifo ma bloccherà il veleno»
Effettivamente fa schifo ed è viscida, ma sembra che la mia situazione si sia stabilizzata.
«Che fai? Ci ignori?» Ci interrompe un altro del trio.
«Vi sento benissimo, e ho una contro-proposta: arrendetevi subito o io e la mia nuova amica vi faremo pentire di essere nati»
Il bastone sembra quasi voglia mettere del suo, illuminando il cappuccio superiore.
I tre restano di sasso, poi lanciano un incantesimo che sembra non avere effetti se non quello di nascondere la loro presenza. Poi uno dei tre aggiunge: «Torneremo a prendere ciò che ci appartiene»
Massimo dirada la nube con il solo movimento della bacchetta, ma dei tre non resta che una debole traccia di un cerchio magico rosso.
Massimo corre lì dove sono scomparsi, ma quando tenta qualcosa il bastone non reagisce. Anzi, si sfila dalle sue mani e si avvicina a me.
La vista di questo bastone sospeso di fronte a me e che mi gira intorno mi prende di sorpresa, ma poi torna da Massimo non appena si accorge che si sta avvicinando.
«Sì, ho capito, sistemiamo mio fratello. Come stai?»
«Da schifo. Da quando parli con le bacchette?»
«Da poco, ma è una cosa che ti spiego dopo. Ora ci serve aiuto. La pozione è solo una cura momentanea, rallenta il processo. Il suo inventore non ha completato la cura»
Ci avviamo all’accampamento, dove subito dei maghi arrivati dall’accademia ci vengono in aiuto con la loro conoscenza.
Massimo gli porge degli appunti. Inizialmente sono contrari, ma lui li richiama: «Quella regola aveva senso finche la guerra non è venuta a bussare al vostro portone. Nessuno ama la violenza, ma se ti sfondano il portone di casa tu reagisci»
Dopo poco in cinque maghi tornano con una pozione che non preannuncia nulla di buono.
«Farà effetto» Mi assicura un mago.
«Effetto immediato» Aggiunge il secondo.
Nessuno dei cinque si degna di avvisarmi su quanto puzzi e bruci allo stesso tempo, come se ti scorresse un fuoco nelle vene. Arrivano addirittura a tapparmi la bocca per costringermi a deglutire.
Mi sveglio intorpidito e tremendamente assetato. Massimo è seduto su una sedia, addormentato, e non sembra essersi mosso da parecchio tempo.
Ezio entra e vedendomi sveglio mi porge una pezza bagnata e dell’acqua.
«Hai dormito per un giorno intero, ma il veleno è stato debellato. Massimo ha vegliato su di te tutto il tempo»
«E sono rimasto sveglio!» Aggiunge lui stiracchiandosi. «Come ti senti?»
«Meglio, ma adesso ho una gran fame…»
«Ottimo, direi! Seguimi, i ragazzi dell’accademia hanno preparato un bel banchetto e muoio dalla voglia di entrare lì dentro»
«Non lo metto in dubbio…»
«In più vorrei vedere lo studio del Primario… secondo me sospettava qualcosa. L’incantesimo della barriera è una cosa davvero grossa, ma andava preparata per tempo»
«Dici che sapesse dell’attacco?»
«Se non altro se l’aspettava. Non volere i maghi in guerra è una regola messa prima dell’inizio delle ostilità. Lui è venuto a conoscenza di qualcosa e forse scoprire cosa ci potrebbe essere di aiuto»
«Posso venire con te?» Chiede Ezio, speranzoso.
Massimo annuisce, ammonendolo però di non toccare nulla senza autorizzazione. «Lo studio di un Primario può essere pericoloso per i non praticanti»
«Mi spieghi un altra cosa?» chiedo, dubbioso.
«Cosa?» risponde lui, guardandomi.
«Non mi hai più detto come hai fatto ad avere quel bastone.  Sei il nuovo primario?»
«Chi, io? Te lo immagini, io Primario?» e scoppia a ridere. Non che abbia tutti i torti, tra tutti gli elementi, l’Ordine mi sembra decisamente quello che lo rappresenta di meno.
«Ti ha visto in difficoltà e ha sentito il mio grido di aiuto. Così ha interrotto l’incantesimo perpetuo… o forse era previsto così, non so… e mi ha raggiunto. Ma non sono il nuovo primario»
Estrae il bastone dalla cintura, dove noto altre bacchette, e mi mostra una scritta illeggibile.
«Vedi? Cosa leggi?»
Nel dirlo anche Ezio si avvicina, e all’unisono rispondiamo «Niente?»
«Come, niente? Questo è il nome di Edoardo!» Conclude lui, sorpreso. «Quindi voi non riuscite a leggere, ho capito»
Ci spiega come le bacchette dei primari scelgono il loro mago, come il rituale di passaggio viene fatto con i membri della cosiddetta Cerchia degli Eletti, i maghi più probabili come successori, e come questa reagisce al loro tocco.
«Quindi mi stai dicendo che se sapessero leggere il nome non servirebbe la procedura ?»
«In pratica sì, ma non essendone in grado deducono dall’aggiunta di una scritta che sia ora di un passaggio di consegne»
«E questa invece cos’ha? Non funziona?»
La bacchetta sfugge alla presa di Massimo e colpisce in testa Ezio, che si regge la testa dolorante.
«Calma, ragazza. E tu non la insultare» Li ammonisce Massimo.
«Poi vuoi farmi credere che si muova da solo? Falla finita!»
«I bastoni, sopratutto quelli dei primari, hanno questa capacità. Dipende sempre dalle capacità del mago, ma anche la potenza della bacchetta stessa influisce su questo fenomeno»
«Anche ammettendo che ci voglia credere…» Replico io. Il bastone fa’ per muoversi ma mio fratello la trattiene. « Come mai non ha nominato un successore? »
«Forse perche Ed è ancora vivo?» Chiede Ezio, speranzoso.
«No, non illuderti. È morto per scelta, per proteggere i suoi amici e la sua famiglia»
«Ma allora perché?» Incalza Ezio.
«Forse non lo percepisce o deve ancora nascere? O non è pronto?» Ipotizzo io, perplesso.
«Sì, può darsi. Non so se ha un raggio di azione, questa cosa, ma se così fosse allora potrebbe non essere in zona. Comunque sia, per ora ha deciso di restare con me. Forse spera di trovare il successore con me, oppure…»
«Oppure cosa?»
«Oppure mi ha solo visto talmente in crisi che ha deciso di aiutarmi per un po’» e si gratta la testa osservandola, per poi metterla via.
Raggiungiamo l’accademia. I maghi si lamentano della nostra richiesta, ma dopo qualche scambio di battute tra loro e Massimo quelli lasciano passare i due. Io invece mi unisco al banchetto.
Dopo cena noto movimenti in una sala adiacente, e lì vedo con piacere che i maghi hanno deciso di non restare ad aspettare impreparati ad un possibile nuovo attacco.
Tra le cose che vedo passare ci sono golem di ogni dimensione, e carri carichi di pozioni e olio con grossi pentoloni diretti verso la cima delle mura.
«Abbiamo deciso di seguire il consiglio del Gran Maestro» Mi conferma un mago di passaggio.
«Prepararsi al peggio?»
«Prepararci ad accogliere gli ospiti. Vulcan City ci ha protetti, ma è giunta l’ora di fare la nostra parte»
«Non volevate andare in guerra, ma se è lei a venire da voi…» replico io.
«Noi risponderemo con un bel “No grazie, potete anche andare a…”»
«Non essere così volgare, ragazzo» Lo ferma Massimo.
«Mi scusi, Gran Maestro…»
«Cos’è questa storia?» Chiedo.
«A quanto pare io sono il primo “vero mago” da secoli, non gli ho detto io di chiamami cosi. Anzi, credo che sia tutta colpa di Edoardo. Un suo ultimo scherzo, che ci posso fare?»
«Puoi gongolare di meno, ecco cosa. Piuttosto, trovato qualcosa?» Aggiungo.
«Forse!» Risponde Ezio, che poi guarda Massimo con sguardo colpevole.
«Tranquillo, “forse” è la risposta giusta, devo capire ancora che significa, ci sono alcune cose di Edoardo e della sua morte che mi danno da pensare, ma credo di aver finito qui»
«Quindi rientriamo in città?» Chiede Ezio.
«Restate per la notte» Aggiunge il mago che li seguiva. «Non è bene viaggiare di notte»
«Per noi non…» Ma sotto lo sguardo serio di Massimo mi fermo un attimo prima di riprendere: «Non dovevate disturbarvi, potevamo comunque arrangiarci all’accampamento»
Max annuisce lentamente al sentire la mia nuova frase.
«Siamo tutti amici» Risponde il mago. «Abbiamo invitato anche i soldati a entrare nei confini dell’accademia. Gli incantesimi li terranno al sicuro, o per lo meno saranno più protetti»

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Capitolo 18
*** Forza di Volontà ***


Alternative Dimensions
La Guerra del Cosmo

Cap.18 – Forza di Volontà
 
È passato quasi un anno. In tutto questo tempo mi hanno trascinato tra un accampamento e l’altro, ogni volta in cerca di informazioni per aggirare i controlli di frontiera e colpire il mio paese. Inizialmente mi chiedevano solo piccole informazioni. I mie carcerieri erano “comprensivi”, sempre se questa parola si possa abbinare a questi individui subdoli. Poi qualche informazione in più per superare posti di guardia e aggirare le regole. Ovviamente mi sono rifiutato di collaborare, e loro si sono rivelati quelli che sono, minacciando di colpire la mia casa la mia famiglia…
 
«Voi sapete chi sono io, vero?» risposi ridendo alle loro intimidazioni.
«Un prigioniero ancora convinto che dopo sei mesi qualcuno lo verrà a liberare. Sei nostro, ormai, e se non parli, tua moglie e tuo figlio…»
«Voi avvicinatevi a loro e…»
«E cosa, ce la farai pagare? Tu non vedrai mai più la luce del sole, generale Ettore. Che tu voglia o no, prima o poi cederai, e ci dirai quello che vogliamo sapere da te» rispose, prendendomi per la camicia in maniera piuttosto convincente.
«Sapete… io credo ad ogni singola parola. Forse non rivedrò mai più la luce, ma potete giurarci che non vi dirò niente di niente. E per quanto riguarda la mia famiglia beh…» mi distaccai da loro e mi sedetti sulla panca piazzata sul lato destro della cella «…se ci tenete alla pelle meglio che li lasciate stare, perché se io sono pericoloso allora dovreste avere il terrore di mia moglie. E riguardo mio figlio, nonostante la sua giovane età è benissimo in grado di tener testa ai migliori di Vulcan City, e voi sapete benissimo che sono i guerrieri più forti del regno»
Tra me e me so anche che quel ragazzo è sempre in cerca di dimostrare il suo valore, e questo lo porta a mettersi sempre nei guai, ma non posso far trapelare nulla o ne approfitteranno.
 
Passarono altri sei mesi da allora… e adesso qualcosa è cambiato. Le loro richieste sono molto più specifiche, e i rumori fuori dalla mia cella si fanno più forti, come se si stessero preparando ad una offensiva su larga scala.
Non contenti, un mago si presenta alla porta della cella.
«Ora mi dirai tutto quello che voglio sapere»
La porta viene aperta. Lui estrae la sua bacchetta e mi lancia un incantesimo. Mi ritrovo congelato contro la parete. Mi viene somministrato un siero per via endovena, e perdo i sensi.
Quando mi risveglio mi ritrovo a casa, nella mia camera. Esco e vado in cucina, dove trovo Debora e il mio ragazzo intenti a fare colazione.
«Buongiorno, caro. hai fatto tardi ieri sera?» mi chiede con un sorriso.
«Si, una missione sui confini. Abbiamo qualche problema a mantenere l’ordine, ma con i nuovi sistemi e i nuovi turni di guardia…»
«E i due soldati specializzati con le nuove armi? Come si comportano?» mi chiede lei, ignorando la mia prima risposta.
«Non ricordo niente del genere… Seth non mi ha avvisato di nuove armi da provare ne’ di addestramenti»
«Si papà, li ho visti io, nell’arena. Uno usa l’elettricità e l’altro la magia! sono proprio forti, ma scommetto che hanno punti deboli anche loro» mi chiede Ezio, interessatissimo.
«Beh, vedrò di informarmi, anche perché se si allenano qui mi chiedo perché non sono stato avvisato»
«Non ti credo papà, non puoi non sapere nulla! Sono qui in città nella nostra arena, dai su dimmi di più su di loro!»
Il modo insistente mi mette a disagio. Esco e raggiungo l’arena e li vedo i due soldati che si scontrano e allenano.
«Signore, buongiorno, le nuove armi sono davvero fenomenali » mi conferma un soldato che mi ferma per parlare
«Da quando sono qui? Non ricordo di aver autorizzato questa esercitazione»
«È stato il re, aveva bisogno di una località sicura fuori da Enderia. Meglio non entrare, o si rischia di restare folgorati»
Resto a osservare i due guerrieri dall’esterno e inizio a sorridere.
«Come mai ride, signore?»
«Le nuove armi. Sono davvero micidiali, ma la cosa che mi fa ridere è il modo in cui i due combattono. Mi ricorda due vecchi amici»
«Chi, signore?» mi chiede, insistente. Lo guardo, e per un attimo le pupille dei suoi occhi cambiano colore da azzurri a castani, per poi tornare azzurri.
«Tutto bene, signore? » mi chiede il soldato notando il mio disappunto.
«Si, tutto ok. Torna al tuo lavoro»
Mi allontano e mi avvio verso casa. Inizio a sentirmi osservato, ma quando mi volto non c’è nessuno. Un brivido percorre la mia schiena, poi all’improvviso sento un ruggito in lontananza, qualcosa di mai sentito prima. Mi guardo intorno, ma nessuno sembra averlo sentito. Un secondo ruggito, più forte del primo. L’ambiente diventa improvvisamente freddo e cupo. Sento un’ aria viziata e ricordo: quell’odore è quello della mia prigione.
Mi risveglio, bloccato nel ghiaccio. Il mio carceriere ha lasciato la porta aperta e il mago è uscito. Un ruggito echeggia di nuovo. Non so cosa succede, ma devo approfittarne. Il ghiaccio inizia a sciogliersi, e con un po’ di fortuna riesco a romperlo. Pieno di brividi e con alcune parti del corpo irrigidite raggiungo la porta della cella e mi avvio per il corridoio alla ricerca di un’uscita. Lungo il percorso trovo alcuni vestiti e armature nemiche. Le indosso e mi avvio verso una porta, da cui vedo entrare più luce di quanta ne abbia vista negli ultimi dieci mesi.
«Hey, tu!» mi richiama un soldato. «Dove pensi di andare? Pensi davvero di poter scappare così?»
Mi volto e vedo il mio carceriere con un fucile sotto braccio.
«E tu pensi davvero che mi farò riprende così facilmente?»
«Adesso come adesso la tua prigione è il posto più sicuro, visto l’attacco che stiamo subendo dal vostro drago»
«Drago?» chiedo sorpreso, ma non importa. Devo scappare ora. Il carceriere capisce al volo e spara un colpo prendendomi la spalla sinistra e facendomi cadere a terra.
«Ora seguimi!» urla, ma un crollo gli sbarra la strada e io mi dileguo approfittando della confusione.
Quando finalmente raggiungo l’uscita mi rendo conto di essere sopra una montagna, e posso finalmente vedere quello che sta succedendo; un grande drago nero sta letteralmente mettendo a ferro e fuoco il villaggio ai piedi della montagna, e con esso la base nemica e buona parte della montagna stessa.
«Non posso crederci…» commento tra me e me.
«E tu chi sei?» mi volto, e di fronte a me un vecchio mi osserva sospettoso.
«Ecco, io…» vedo un bastone con cui potrei liberarmi velocemente dell’anziano, non ho il tempo di capire chi sia, e di certo non posso fidarmi alla cieca.
«Sei uno di loro?» mi chiede.
«Stammi lontano, vecchio. Non voglio farti del male»
«Dubito che tu ci riesca a farmi qualcosa con quella spalla sanguinante. Hai la grinta di un cucciolo ferito»
«Non sfidarmi, vecchio…» replico, ma inizio a vedere annebbiato. Sto perdendo troppo sangue e cado in ginocchio affaticato. L’anziano si avvicina e mi tocca la ferita.
«Senti, ragazzo, non ti lascio qui ferito. Ora ti porto a casa mia. Ti guarirò, poi riprenderemo questo discorso»
 
Non so dove mi portò ne quanto tempo rimasi svenuto. So solo che mi risvegliai in una capanna in riva ad un lago, circondata da campi di grano e con una stalla. Un contadino, insomma.
Mi guardo la spalla. L’armatura rubata mi è stata tolta e la ferita medicata. Mi alzo e mi avvicino alla finestra.
«Vedo che ti sei ripreso, ragazzo, ma sei ancora debole. Torna a letto e non farti pregare»
Torno a sedermi sul letto e lo guardo meglio.
«Perché fa questo? Non mi conosce, potrei essere chiunque. Potrei essere un assassino o peggio»
«Con quei occhi? No. Non tu. Quei occhi hanno visto guerra e sofferenza, ma non l’hanno lasciata entrare»
Si volta e posa quello che sembra essere il pranzo, o la cena.
«Sei un guerriero, quello è sicuro, ma non uno di quei folli. Da dove vieni?» mi chiede, dandomi le spalle.
Guardo fuori. È solo un anziano, e probabilmente sono in terra straniera. Dirgli chi sono potrebbe metterlo in pericolo e non se lo merita.
«Meglio che tu non lo sappia»
«Ah, si? Quindi non sei uno di quei tizi. Mi basta» e mentre lo dice si volta e mi porta una ciotola con un brodo «Bevi questo. Aiuterà a rimarginare le ferite, e se fai quello che ti dico e te ne stai buono a letto la ferita non avrà conseguenze gravi»
«Non posso restare. Mi verranno sicuramente a cercare. Non è sicuro per te farmi trovare nella tua casa»
L’anziano si mette a ridere mentre si allontana.
«Sarà molto difficile che trovino questa capanna» ed esce di casa ridendo.
Passa una settimana, e ormai mi sento decisamente meglio. Sarà l’aria pulita, il cibo o quell’intruglio di erbe che mi fa bere il vecchio ogni mattina, ma sta di fatto che la ferita guarisce in fretta, e ormai sono tornato in forze. Decido di uscire per vedere meglio i dintorni. Il vecchio non è in casa, quindi approfitto per dare una sbirciata.
Quando sono fuori mi guardo intorno. Mi trovo in una pianura, ma stranamente l’orizzonte sembra muoversi. Sembra essere un mare, anche se non capisco perché il vecchio mi abbia mentito. Tutto intorno a me ci sono solo campi di grano, come visto dalla finestra, ma ci sono anche alberi da frutto mai visti. Forse nuovi incroci provati dal vecchio. Mentre mi giro mi rendo conto che la capanna è posizionata ai piedi di una montagna, ma quando guardo in cima vedo un gigantesco tempio che sovrasta la valle. Solo allora mi rendo conto.
«Io sono già stato qui! Ma come è possibile?»
Un sibilo attira la mia attenzione. Mi giro di spalle di scatto, e le ultime cose che vedo sono una figura rosa con ali e un puntino bianco che diventa sempre più grande, prendendomi in pieno volto.
Mi risveglio nel mio letto, tutto sudato. Mi alzo di scatto e il vecchio entra in casa.
«Tutto ok, ragazzo? Non hai una bella cera»
Senza rispondere mi alzo di scatto ed esco fuori. Mi guardo intorno ed è tutto come descritto dal vecchio, una piccola vallata con la casa in riva ad un lago.
«Cos’hai ragazzo? Perché sei agitato?» mi chiede nuovamente.
«No, niente… solo un brutto sogno. Dopo più di dieci anni ho ancora gli incubi…»
«Non so di cosa parli, ma la cena è pronta. Sei fortunato, oggi bistecca di maiale grigliata!» e mi sorride
Io lo guardo di scatto. Sembra l’abbia fatto di proposito, ma sinceramente sono contento.
«Mi gusterò fino all’ultimo boccone!»
«Darò un’occhiata alla tua ferita, ma credo che ormai tu sia guarito e possa riprendere la tua strada»
Annuisco mentre addento la mia bistecca.
«Come chiarito fin dal primo giorno tu sei un guerriero, e immagino ti interessi sapere che la guerra fra i due regni sembra aver raggiunto una tregua piuttosto stabile. Niente di definitivo, ma è un buon segno. Alcune truppe sono rientrate da entrambi i fronti»
«Stai dicendo sul serio? Cos’è successo »
«Quasi un mese fa due emissari del re Sparklez  sono riusciti a prende accordi con il nostro, e da allora non ci sono stati più scontri. L’apparizione del drago, poi, ha fatto sì che i due eserciti combattessero insieme, anche se solo per una mezz’ora»
«Ti hanno detto i loro nomi?»
«No, mi dispiace, sono solo chiacchiere sentite in giro. Non ho fatto domande, non potevo attirare l’attenzione»
«Va bene, probabilmente erano Seth e Angelo. L’importante e che Spark abbia capito che questa guerra non ha senso…»
«Da come parli mi sembra di capire che non sei del nostro paese»
Mi ammutolisco e lo guardo negli occhi.
«Oh, no, tranquillo, non ho intenzione di imprigionarti o farti arrestare. Credo sia meglio però che tu ti ricordi che ti cercano. Alcuni soldati stanno rastrellando i villaggi, ma non credo appartengano all’esercito. Se vuoi tornare a casa intero evita i villaggi. Nasconditi nelle grotte. Copri le tue tracce»
«Il problema è che non so nemmeno dove sono»
L’anziano tira fuori da un cassetto una bussola e una mappa della zona.
«Prendi questi. Ti consiglio di andare verso Nord-Est e fare un giro molto ampio per evitare che ti seguano. Loro sicuramente si concentreranno al fronte, ma non possono farlo per sempre. Prendi tempo e passerai indenne.
«Ti ringrazio, vecchio»
Mi alzo e preparo uno zaino con delle provviste, una spada regalatami dall’anziano e una maglia di ferro da mettere sotto i vestiti come protezione.
«Hai avuto cura di me per quasi un mese, e non so nemmeno il tuo nome…»
«I nomi possono essere pericolosi. Sono solo un vecchio pescatore»
Gli stringo la mano, e… stranamente, al tocco, ogni pensiero e dubbio svanisce, e trovo una serenità che non provavo da quando è scoppiata la guerra.
«Ora va’, non indugiare» mi invita. Raggiungo la strada e mi volto per un ultimo saluto, ma quando guardo la sedia a dondolo dove l’anziano si era seduto… lui non c’è più, mentre la sua sedia ancora si muove.

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Capitolo 19
*** Ricomporre il Puzzle ***


Alternative Dimensions
La Guerra del Cosmo

Cap.19 – Ricomporre il Puzzle
 
Il rientro a Vulcan City è molto più veloce, utilizzando le mie capacità. Lì Seth ci aspetta, fuori dalla prigione: probabilmente per togliere quel macigno gigante ne ha dovuto usare uno altrettanto grande, quindi non è detto che Debora lo perdoni.
«Allora? Come vanno le cose all’accademia?» chiede subito lui al nostro arrivo.
«Sarebbe meglio mandare una squadra di rinforzo…» risponde Massimo di istinto.
«Cosa avete combinato adesso, voi due?» risponde secca lei «Possibile che non siete capaci di starvene buoni e tranquilli?»
«No, aspetta, Debora, non è colpa nostra… non pienamente, almeno…» risponde Massimo alzando le mani mentre lei avanza inesorabile verso di lui.
«Infatti è colpa TUA» rispondo io. Massimo mi fulmina con uno sguardo.
«Fratello infame» Poi si volta verso di lei. «Sì, è colpa mia, ma non è come pensi. Doveva andare così. È come se Edoardo mi aspettasse »
«Edoardo è morto» risponde lei, secca. «L’ho visto con i miei occhi. Secondo te perché ho preso tanto a cuore la protezione dell’accademia? Sapevamo di strani movimenti tra le montagne e sono andata io stessa con una truppa per avvisarlo e nel caso aiutare, ma quando sono arrivata la barriera era già stata eretta, la sua bacchetta in cima alla torre ad alimentarla e lui a combattere contro dieci maghi di alto rango. Gli teneva testa senza problemi, ma poi…»
«Poi cosa?»
«Una freccia di ghiaccio lo ha colpito in pieno sulla spalla. L’attimo dopo è stato bersagliato da saette di ogni genere che gli hanno disattivato tutte le protezioni runiche personali che aveva. Poi uno di loro, vestito da primario, lo ha minacciato; voleva la sua bacchetta, ma lui si è girato verso di me, ha fatto un cenno con la testa e si è fatto esplodere, sterminando metà dei presenti e indebolendo gli altri»
«Li ha costretti alla fuga, eh? E dimmi, cosa hai trovato in tasca?»
«E tu come fai a saperlo?» Reagisce lei sorpresa.
«Hai un medaglione, vero? Il suo. Quel medaglione indica chi è il Primario e chi comanda la scuola. Nel tuo caso ti consegnato la scuola per proteggerla»
Lei indietreggia e mi guarda  «Gli sono tornati i poteri? Quindi adesso…»
«No, ma ci va molto vicino»
«Diciamo che una amica mi ha detto come sono andate le cose, ma non dirò altro» precisa mio fratello.
 
Dopo una mezz’ora siamo pronti a ripartire per tornare a Enderia, verificare se ci sono nuovi ricordi nella testa di Spark e procedere con la nostra missione.
«Seth, puoi riattivare i tuoi sistemi a Enderia? Quel teletrasporto e il radar potrebbero aiutarci a trovare Ettore e la regina, oltre a tenere sotto controllo i confini» chiedo a Seth prima di lasciarlo nelle grinfie della Regina di Ghiaccio.
«No, non posso. Prima di andare via ho scollegato fisicamente il computer centrale. Anche se viene acceso i sistemi restano disattivati o autonomi. Dovrei rientrare per farlo, ma…»
«Spark sta tornando in sé. Sarebbe più che contento se potesse rivederti» risponde Massimo.
«In quanto alla regina, è passata qui in città. Sapeva che sarei venuto qui e mi ha chiesto di procurargli alcuni oggetti, tra cui armi, viveri e semi per la coltivazione, ma non so dove sia andata»
«Io sì… Me lo ricordo…» risponde Spark, entrando nella sala centrale della guarnigione sorprendendo tutti. Alle sue spalle Angelo con un gran sorriso stampato sul viso.
«Sire! È passato molto tempo dal nostro ultimo incontro…» risponde Debora accennando ad un inchino, ma Spark la abbraccia e prende il suo viso tra le mani.
«Troppo tempo, mia cara, ed è tutta colpa mia… Avresti potuto prendere il controllo in qualsiasi momento, e ne avresti avuto tutto il diritto. Invece sei rimasta fedele a un vecchio pazzo…»
«Non potevo abbandonarti… Non dopo tutto quello che hai fatto per me…»
«Ti devo molto. mia cara. e sto facendo di tutto affinché le cose tornino come un tempo. Ho già contattato i regni vicini per avviare i negoziati di pace, e ho chiesto loro se avessero notizie del nostro Ettore. Si sono giustamente sentiti accusati di rapimento, ma quando gli ho spiegato la situazione, che è caduto vittima di un complotto e che molto probabilmente è stato portato di nascosto oltre i confini per nasconderlo, mi hanno promesso collaborazione»
«Se permette sire vorrei mandare qualcuno a cercarlo» risponde lei fissandolo negli occhi.
«No, tu mi servi al mio fianco. Devo riconquistare la fiducia del popolo e dell’esercito. E comunque solo due persone hanno il consenso di espatriare liberamente. Su questo non transigo»
A quella risposta Debora fissa me e mio fratello.
«Si, esatto. Saranno due folli, ma che ci vuoi fare? Questo passa al convento…» poi si volta verso di noi «Prima però dovreste assicurarvi che la mia regina sia al sicuro. Ieri hanno scassinato la cassaforte segreta. Non hanno trovato quello che cercavano… sapevo che ci avrebbero provato»
«Di che parli, Spark?» chiedo subito, ma lui si gratta la testa.
«Non lo so, non me lo ricordo… so che me la portò Ettore e io la misi al sicuro, ma dopo la sua sparizione chiesi a Cristina di portarla via con sé» e sorride «Non ho litigato con lei, le dissi di allontanarsi per metterla al sicuro… Lei, e…»
«E cosa?»
«Niente, non me lo ricordo. Però, Massimo, tu sai dove si trova. tu hai visto quel posto»
Massimo lo guarda spaesato con occhi sbarrati.
«Non ti ricordi? La mia casa… hai detto che anche Andrea sapeva della sua esistenza. Ti ricordi come arrivarci, vero?»
«Assolutamente… no?»
«Come no? Mi avevi seguito!»
«E ho bruciato tutto ogni sorta di riferimento!»
«Mi stai dicendo che hai dimenticato dove si trova?»
«Secondo te perché scrive tanto e prende tanti appunti? Ha la memoria di un pesce rosso» rispondo io.
«Che ci volete fare? Sono smemorato» E si mette a ridere.
«Ti ci vorrebbe una botta in testa, poi di sicuro te lo ricordi» rispondo io, e mentre sto facendo il gesto la bacchetta del primario si sfila dalla tasca di mio fratello e mi costringe ad impugnarla. Poi emette due lampi di luce dal cappuccio… e capisco. Massimo mi guarda sorpreso come tutti dalla scena. Io guardo la bacchetta. Poi guardo mio fratello. Con un scatto sollevo la bacchetta e colpisco con quanta più cattiveria possibile la testa di Massimo, generando all’impatto un cerchio di Cognitio che si dissolve subito dopo.
«AHIA! Mi hai fatto male!» Urla mio fratello, reggendosi la testa per il dolore.
«Non si è rotta, no? Potevo picchiare più forte. Ora rispondi: ricordi come ci si arriva?»
«Certo che me lo ricordo!» alza gli occhi e mi guarda sorpreso «Aspetta… caspita, me lo ricordo! Forza andiamo!»
Apre la mano e la bacchetta torna da lui.
«Prima che chiediate, non sono il nuovo primario. Sono solo il custode. La bacchetta non ha ancora trovato il suo padrone»
Si porta la bacchetta davanti al viso.
 «Tu e Andrea andate troppo d’accordo»
Per tutta risposta la bacchetta inizia a emettere una lieve luce intermittente dal cappuccio.
«Non c’è niente da ridere, sai?» La incalza lui, per poi metterla via.
 
Partiamo solo io e Massimo, in cerca della famigerata casa albero di CapitanSparklez, nota anche come “Albero di Jerry”. Il viaggio dura un giorno, perché Massimo mi sfrutta per raggiungere un punto ben preciso facendoci risparmiare giorni di cammino.
Entriamo in una grotta ai piedi di una montagna, e da li ci inoltriamo sempre più in profondità, tanto da farmi dubitare dei ricordi di mio fratello. Raggiunto il livello più basso e dopo aver preso le gallerie più intrecciate del pianeta ci ritroviamo a costeggiare un lago di lava.
«Hai un arco, fratellino?» mi chiede fermandosi di colpo.
«Sì, perché?» gli rispondo, sorpreso.
«Prestami anche qualche freccia, la mia precisione con questo caldo lascia a desiderare»
Tende l’arco verso la parete opposta. Quando scocca la freccia questa impatta contro la parete
«Ah, di poco…» impreca, e solo in quel momento noto una fessura vicino al punto di impatto.
Una seconda freccia entra nella fessura e colpisce la parete opposta, attivando un meccanismo. Un passaggio si apre accanto al foro, e una sorta di ponte si alza da sotto la lava permettendoci così di superare il lago e entrare nella porta. Pochi passi, ed ecco una ferrovia nascosta tra le pareti e un rumore provenire dalla galleria che procede verso l’alto
«La prima volta ho dovuto aspettare mezz’ora, altrimenti mi avrebbe scoperto, ma in dieci minuti saremo a destinazione» commenta Massimo vedendo arrivare il carrello da miniera. Ci accomodiamo e avviamo la spinta inerziale, venendo catapultati in una serie di tortuosi percorsi da brivido con salti nel vuoto e curve a gomito improvvise, ma a anche passaggi su spaccature trasformate in giardino probabilmente dallo stesso Spark nel corso delle sue “ricerche”. Poi finalmente ecco l’uscita. Un lampo di luce abbagliante,  poi eccolo lì: un albero assolutamente gigantesco nascosto tra le cime più alte della catena montuosa, una valle nascosta trattata dal nostro Re come un giardino privato con animali di ogni tipo lasciati al pascolo, piante di ogni genere e un lago con tanto di cascata. Un paradiso. Facciamo giusto qualche passo in direzione dell’albero, quando il click di un grilletto ci congela il sangue.
«Non fate un altro passo. Non so chi siete né come avete fatto ad arrivare fino qui, ma sappiate che siete in un mare di guai»

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Capitolo 20
*** Casa Sparklez ***


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La Guerra del Cosmo

Cap.20 – Casa Sparklez
 
«Ora ve lo chiederò una sola volta: chi siete e cosa volete?»
«Vuoi davvero sparare in testa a due vecchi amici?» chiede Massimo, alzando le mani e voltandosi lentamente. Quando lo imito mi rendo conto che l’uscita della grotta è disseminata di armi pronte ad accogliere visitatori incauti o malintenzionati.
«Massimo? Andrea?»
Preme qualcosa sulla parete e le armi si disattivano. Si avvicina a noi, ancora con un fucile puntato e poco convinta. Fucile che abbassa a mano a mano che si avvicina, e poi ci abbraccia tirando un sospiro di sollievo.
«Ciao, ragazzi, è un piacere rivedervi. Qui le cose non vanno benissimo…»
«Beh, questa valle nascosta ha ricevuto un bel tocco femminile dall’ultima volta, vedo…» risponde Massimo
«Ah, ecco come avete fatto a trovarmi… Sentite, avete notizie del Re? Sapete come sta?» chiede subito lei in modo apprensivo.
«Sta bene, tranquilla. Lo abbiamo sottoposto a una cura e sta tornando lucido. Ci ha mandati qui a cercarti»
«Dove sono i vostri cavalli? Non li avrete lasciati fuori, spero…»
«Non ne abbiamo bisogno, mia Regina» risponde Massimo, sorridendo e guardando me subito dopo.
«Sarei piuttosto curioso di vedere quell’oggetto che Spark ti ha consegnato per nasconderlo»
A quella domanda Cristina si mette in allarme, e impugna il fucile in maniera più apprensiva.
«Perché? Dovreste sapere che è un oggetto pericoloso…»
«Veramente non sappiamo nemmeno che cos’è. Spark ha qualche problema di memoria, tanto che la prima volta che ci ha chiesto di cercarti non solo non sapeva dove fossi andata ma credeva di aver litigato con te»
«Litigato? No, assolutamente… Non ero d’accordo nel lasciarlo solo, ma si fidava solo di me e alla fine ho dovuto acconsentire. Forse ho capito, il litigio faceva parte della copertura» rilassa un attimo la presa per poi rialzare leggermente l’arma «Si può sapere cosa è successo? Meglio per voi che siate credibili»
«Sei anche troppo sospettosa Cristina »
«Ho dovuto. Siete scomparsi da più di dieci anni… Non posso semplicemente… FIDARMI del fatto che siate chi dite di essere»
«Queste possono aiutare?» Massimo mostra le sue spille, e io faccio lo stesso con la mia»
«Non è possibile… le spille… Datemele, devo controllare una cosa»
Gliele passiamo. Lei controlla il retro e si rilassa.
«Sono vere… siete proprio voi…» posa il fucile del tutto e si avvicina a noi «Scusate, vi devo togliere una cosa dietro la schiena.»
Prende due piccole cariche esplosive, probabilmente piazzate durante l’abbraccio. Se non fossimo stati noi saremmo saltati in aria.
«Ok, questa cosa è inquietante»
«Quindi dicevate che Spark non ricorda cosa sia quell’oggetto?» Riprende ignorando il commento mentre ci riconsegna le spille.
«No, ricorda solo che fu Ettore a trovarlo e a portarlo da lui. La sua memoria sta tornando a gradi»
«Seguitemi»
Raggiungiamo i piedi dell’albero, entriamo nel tronco e scendiamo giù su quello che sembra un ascensore un po’ rudimentale. Sotto l’albero tra le sue radici ci sono tre stanze: una funge da magazzino, uno da laboratorio/officina e la terza da deposito per documenti e oggetti rari trovati da Spark durante le sue ricerche e viaggi. In fondo alla stanza, in una zona isolata da cemento armato e vetro, si trova l’oggetto in questione, e poco prima di aprire la stanza aggiuntiva Massimo ci ferma.
«È un oggetto magico… ma magia malvagia. Parecchio potente»
«Pericolosa da dare alla testa?» chiedo subito.
«No, non credo, però…» un brivido di scossa pervade mio fratello «Anche la bacchetta è nervosa. Senti, prendila tu. Vado solo io. Sono immune alla distorsione, controllo che sia tutto ok dietro quella stanza e poi vi chiamo»
Prende la bacchetta per consegnarmela, ma lei non si stacca dalla sua mano,lasciandomi invece piccole scosse per allontanarmi.
«Uhm… Credo che voglia restare con te nonostante tutto…»
Lui annuisce, e tenendola impugnata apre la porta e l’attraversa, chiudendola subito dopo. È in quel momento che il combattimento inizia. Luci da sotto la porta e forti rumori fanno capire che mio fratello non è solo, ma quando provo ad aprire per soccorrerlo la porta resta bloccata. Pochi minuti dopo tutto finisce e la porta si sblocca. Quando finalmente entro, Massimo e seduto a terra ad asciugarsi il sudore. I suoi vestiti sono bruciacchiati e lui è sporco di fuliggine, con qualche piccola contusione qua e là che già si sta curando.  Le pareti sono piene di segni neri come se ci fossero state esplosioni.
«Che diamine è successo?»
«Cinque guardiani innaturali e non so quanti ragni… o il contrario, non lo so. Sparavo a zero e colpivo in tutte le direzioni. Fortunatamente gli anelli di protezione e l’armatura funzionano bene, ma senza i miei poteri… per fortuna la nostra amica mi è rimasta vicina, ma anche lei è esausta. Quel libro è maledetto»
Mi avvicino e guardo la copertina, che riconosco al volo.
«Ma questo è un Libro Cremisi!»
«E ti consiglio di non leggerlo. Non ci capiresti niente, e non sei immune ai suoi effetti. Visti i livelli di distorsione di Spark credo che lui lo abbia fatto, a suo tempo»
«Sono in grado di difendermi, Max»
«Lo so, ma perderesti lucidità, e preferirei la mantenessi. Non voglio che succeda come l’altra volta. Prendere a pugni mio fratello è una cosa che non mi va a genio»
«Ho afferrato il concetto. Lo tieni tu al sicuro?»
Lo prendo in mano e glielo porgo. Lui lo prende e lo mette sotto il mantello.
«Qui sarà al sicuro, e non correremo il rischio di visite a sorpresa»
Torniamo in superfice e facciamo una piccola visita alla casa, o almeno ci proviamo, ma la padrona di casa ci ferma al primo piano ricordandoci il suo titolo e obbligandoci ad aspettarla lì mentre lei recupera le sue cose per tornare a casa.
«Bene, se siete pronti possiamo andare. Mi basteranno pochi secondi e saremo ad Enderia» avviso io, come un pilota nel pre-volo.
«Teletrasporto di nuovo attivo? No, aspettate, vi conosco. Mi sentirei in colpa se non vi mostrassi una uscita molto speciale costruita da Spark» ci sorride e noi ci guardiamo in faccia, sorpresi.
La seguiamo fino in cima ad uno dei monti, e lì entriamo in una caverna dove troviamo uno scivolo d’acqua.
«Prego, e ricordatevi che è tutto perfettamente sicuro» commenta lei con un sorrisino beffardo.
«Il che vuol dire che la sua opera è buona per morire terrorizzati?»
«Diciamo che si è impegnato, ma non ti ha battuto. Non ancora, per lo meno»
Ci lanciamo, e tra giravolte, cadute a picco, pezzi in cui lo scivolo sembra addirittura non esserci e quindi scivolate nel vuoto con la lava sottosopra intorno a noi, alla fine finiamo in un torrente completamente storditi e spaventati. L’unica che ride è Cristina, che conoscendo cosa l’aspettava si è divertita alle nostre spalle.
«Tuo marito è un pazzo…» ansimo mentre sto ancora riprendendo fiato.
«Giuro che quando lo vedo lo ammazzo» Conclude Massimo, che poi si gira verso di me. «Pero è davvero MITICO»
«Guarda che il pezzo forte arriva adesso» commenta lei, divertita.
«Ma siamo fuori, ormai…» commento, ma poi un rumore sordo e costante ci interrompe, continuando a salire e diventare sempre più forte. Ci guardiamo in faccia entrambi.
«CASCATAAAAA!» urliamo in coro.
Un attimo dopo siamo in caduta libera nel vuoto e dimentichiamo completamente che in questo mondo una caduta in acqua da qualsiasi altezza non prevede la morte, quindi noi quasi moriamo di infarto.
Usciti dal lago sottostante ci precipitiamo immediatamente verso la riva, spaventati e tremolanti. Cristina ci raggiunge ridendo ancora più forte.
«Allora, Massimo, che ne dici? È abbastanza vicino ai tuoi standard di intrattenimento?»
«Siete tutti e due fuori di testa…» Commento io guardando Massimo.
«E adesso che c’entro io?»
«Colpa tua se Spark ha avuto queste idee!»
«Parlava spesso di come le tue montagne russe lo avessero “ispirato”» incalza Cristina con un ghigno beffardo, per poi ridere al vedermi saltare addosso a mio fratello per picchiarlo.

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Capitolo 21
*** Interruzione ***


Alternative Dimensions
La Guerra del Cosmo

Cap.21 – Interruzione
 
Raggiungiamo Vulcan City in pochi e rapidi salti e atterriamo sul davanzale esterno del primo piano della Baita in cima alla montagna. Entriamo e facciamo accomodare la regina, per poi invitare Debora a raggiungerci per accogliere l’ospite. Con lei si presenta Spark che subito abbraccia la sua regina, felice di rivederla sana e salva. Lei lo guarda sorridendo, e nota subito il suo stato fisico non eccellente.
«È stato un viaggio piuttosto stressante, ma avevo bisogno di vederti…»
«Un viaggio così corto?»
«Non sta ancora bene. Doveva rimanere a casa per proseguire la cura, ma come ha ricordato dove eri ha voluto venire qui a tutti i costi. Fortunatamente ha trovato due anime pie che sono venute a prenderti, altrimenti sarebbe venuto lui fino in capo al mondo» spiega Angelo, entrando nella stanza con Debora e Seth.
«Sì, lo so, e questo è poco. Quello che ho trovato nel mio esilio volontario mi ha fatto apprezzare ancora di più il mio sposo»
«Riportartela è stato un piacere, per noi, però…»
«Però adesso c’è la paghi» conclude Massimo socchiudendo gli occhi.
Spark ci guarda perplesso mentre lei si mette a ridere. Lo sguardo del re si fissa poi sul bernoccolo sulla testa di Massimo. Opera mia, ovviamente.
«Hanno visto il tuo scivolo, fino all’ultimo. Sono quasi morti di infarto»
«Non è stato divertente» rispondo subito.
«Non per voi, ma moltissimo per me! E poi nemmeno tu sei innocente, con quell’entrata da panico per Atlantis»
Nel frattempo Massimo si avvicina a Spark con faccia seria
«È stato un trauma, ma allo stesso tempo è stato MITICO! Degno del mio parco! Averlo lì a casa tua, privato, è quasi un delitto»
«Puoi sempre ricrearlo, ora che lo hai visto» Risponde Spark.
Massimo si volta e guarda Debora.
«No, non credo che me lo permetterebbe. Credo sia forse un po’ troppo pericoloso. Dovremmo chiedere il certificato di stato fisico ai visitatori che accettano il rischio»
«Non so di cosa state parlando ma non mi piace» risponde Debora.
«Appunto » rispondo Massimo e Spark in coro.
«E comunque non acconsentirei nemmeno io. Sono pur sempre il re» aggiunge.
Massimo si stacca da lui e lo guarda dall’alto in basso «Sì, stai guarendo. Stai tornando il solito rovina-divertimento di sempre»
«Per quanto riguarda l’altra questione, invece?» interrompe Ezio, entrando nella stanza e interrompendo la nostra piccola riunione.
«Ciao Ezio. Vestito così quasi non ti si riconosce» Commenta Massimo vedendolo entrare.
«Non ci siamo dimenticati di tuo padre. Anzi, se Spark ricorda qualcosa di più…»
«No, mi dispiace, ragazzi. Ricordo solo qualche commento del reggente… Ma certo, il reggente! Perché non andate a fargli una visitina?»
«Sarà un buon punto di partenza»
«Bene, visto che tornate a Enderia mi farete da guardia del corpo per il ritorno»
«Ma noi non prendiamo il treno…»
«Già, il vostro sistema è più veloce. Vorrà dire che questa volta prenderete il treno»
«Posso sempre portarti con noi» Insisto io.
«Preferisco il treno»
«Okay, va bene…» Mi giro e vedo gli occhi di Ezio «Debora, e se Ezio venisse con noi? Da lì potremmo usarlo come ponte diretto tra Spark e noi mentre Seth rimette in funzione tutti i sistemi»
«Sempre che io permetta a Seth di rientrare, ovviamente» risponde lei squadrandolo.
«Vorresti dire che vuoi tenerti un combina-guai dentro casa?» risponde Sparklez guardandola sorridente.
«No, portatevelo via» risponde senza esitazione «Quanto a Ezio… non credo a una sola parola. Non resterebbe mai buono e tranquillo a Enderia nemmeno se messo in carcere. Troverebbe il modo di uscire e raggiungervi»
«Ma no, ti assicuro che…» aggiunge Massimo, che però viene subito interrotto.
«Non ho detto di no, ragazzi, ma dovete promettermi che lo terrete d’occhio e che lo spedirete a casa appena le cose si fanno critiche, ok?» e si gira verso di me.
«Promesso. Al minimo segno di pericolo lo spediamo a casa o nel posto più sicuro. Sarà il nostro messaggero per i rinforzi»
«In questo caso quando arriveremo a Enderia ti verrà assegnato il titolo di cavaliere, così ovunque tu arriverai sarai riconosciuto e potrai adempiere al tuo dovere» aggiunge Spark.
Seth prende la parola: «Ora seguimi, ragazzo. Ho qualche aggiunta da fare alla tua armatura, e anche delle armi da mostrarti»
«Ma io ho già un’arma…» risponde Ezio, guardando la spada del padre nuovamente al suo posto in una vetrina. Sua madre lo nota e si avvicina.
«Ezio, quella spada è di tuo padre e tornerà tra le sue mani. Ti concederò il permesso di portarla con te, ma non dovrai usarla. Dovrai riconsegnarla a lui quando lo troverai. La spada fa parte di lui»
«Una spada nasce per essere impugnata dal suo padrone» aggiunge Massimo. «Diventa estensione del suo braccio. La sua funzione termina solamente quando il braccio del suo padrone non è più in grado di impugnarla. È chiaro?»
«Porterò la spada a mio padre e combatteremo insieme!» risponde Ezio.
«Bene, in questi casi, e dopo un tale discorso -Debora, perdona la battuta- spezzerei il ghiaccio con una festa a sorpresa, ma questa volta dico che è ora di andare. C’è molto da fare» conclude mio fratello. uscendo dalla stanza. Poco dopo lo vediamo scendere dalla montagna in direzione del villaggio.
«Hey, tuo fratello sta bene? È così… serio, non è da lui» chiede Spark guardandolo allontanarsi dalla finestra.
«Non è tranquillo, lo so. Forse è colpa del libro, o semplicemente è in pensiero per Ettore. In entrambi i casi ha comunque ragione»
E cosi salutiamo Debora, e in sette raggiungiamo la stazione: Spark e Cristina nella carrozza protetta, Angelo a gestire i controlli, io Ezio e Seth insieme mentre lo scienziato pazzo spiega gli aggiornamenti e le funzioni dell’armatura, capacità delle armi e così via. Massimo al primo vagone, sul tettuccio. È seduto immobile “a pensare”, o almeno così dice. Forse parla con la bacchetta o legge il libro.
Raggiungiamo Enderia tre ore dopo. Veniamo accolti dalla scorta di Marco, che ci aggiorna sulla situazione ai confini.
«Il drago è stato avvistato oltre i nostri confini. Sembra abbia raso al suolo un villaggio, Stefano ha fatto richiesta della squadra di indagine da affiancare a quella dei nostri “vicini”»
«Bene, appena arrivati e già in partenza. Andate, allora, e se riuscite mettete a tacere quel drago. Non mi sembra il caso che se ne vada in giro a distruggere villaggi»
Spark, come promesso, investe Ezio con il titolo di cavaliere, e mentre ci avviamo verso la stazione per raggiungere i confini ecco quattro figure che ci bloccano la strada nella grande piazza centrale.
«Sei tu Andrea, chiamato anche Angelo Cremisi?»
Chiede il primo, vestito con una tunica di un arancione acceso.
«Dipende da chi lo chiede» rispondo.
«Non sei tu a dover fare domande. Rispondi» incalza il secondo, con la tunica di color verde smeraldo.
«Fatevi da parte. Abbiamo impegni urgenti» Rispondo innervosito e preparandomi ad affrontarli.
«Basta con le domande» interviene il terzo che da sotto la sua tunica bianca scaglia un fulmine, che blocco a malapena grazie al mio scudo e per il resto viene assorbito dall’armatura.
«È lui!» aggiunge il quarto, con la tunica azzurra. Quello bianco agita di nuovo la bacchetta e all’improvviso mi ritrovo a cadere nel vuoto, per poi schiantarmi a terra. O meglio, nella sabbia. Alzo gli occhi: mi trovo fuori dalla città, in una distesa di sabbia vicino al mare, con un bioma montano poco lontano dal mio punto di arrivo. I quattro Maghi estraggono le loro bacchette da Primario e iniziano a scagliarmi contro le loro magie.
«Perché mi state attaccando? Cosa volete da me?» urlo, schivando o deviando con la mia spada i loro colpi.
«Combatti! Dimostraci il tuo potere!»
i maghi di fuoco e vento si affiancano, e dalle loro bacchette non partono i soliti attacchi ma fuoriescono due draghi orientali, uno di fuoco e l’altro di fulmini, che salgono fino al cielo. I due draghi si scatenano contro di me, colpendomi in pieno e sbalzandomi via.
«Non è poi così forte come pensavamo…»
«Non ne sarei tanto sicuro» risponde mio fratello attirando la loro attenzione. È seduto su una roccia, con Ezio al suo fianco che si sorregge a stento»
«E tu come hai fatto a seguirci? Chi sei?»
«Ci siamo buttati nel portale esattamente come avete fatto voi, ma non badate a me. Avete fatto infuriare il mio fratellino. Vedete?»
«Certo che lo sono! Sono sotto attacco da ben quattro maghi e tu stai lì a guardare?»
Un fulmine prende in pieno la roccia dove sta seduto, facendolo cadere, ma non ho tempo di prenderlo a fulminate. Mi sento furioso. Attaccata senza un motivo.
«Volete la guerra? Bene, la avrete!»
Carico le saette sulle mie braccia e le spade compaiono sulle mie mani. Passo al contrattacco. Il mago verde alza una barriera di terra, che viene letteralmente spazzata via da una scarica di fulmini fuoriusciti dalla spada. Quello blu congela la sabbia ma la cosa non mi turba: sono in una sorta di volo, a mezzo metro da terra con la sola forza elettrica. Quello bianco prende il volo e inizia a scagliare saette dal cielo, mentre quello rosso tenta di prendermi con palle di fuoco esplosive. Al crescere della mia ira la spada diventa una estensione del mio braccio, così la uso per afferrare una delle sfere come un artiglio e restituirle al mittente, che viene sbalzato all’indietro nonostante lo scudo runico. Alzo gli occhi, accendo i razzi e di slancio raggiungo quello in volo, ma prima che possa afferrarlo mi scaglia un fulmine, tento di fermarlo e questa volta il colpo viene quasi completamente bloccato, ma prima di capire come ecco che un drago di ghiaccio fuoriuscito dal mare mi afferra per i piedi e mi scaglia a terra.
«Andrea!» urla Ezio divincolandosi da Massim, ma lui lo arpiona con un lazo.
«Ci sei quasi! Ora concentrati e scatenati» mi urla Massimo fissando il punto della mia caduta.
«ORA BASTA!»
Degli occhi rossi si accendono nel mezzo della nube di sabbia, e poi due artigli colpiscono il suolo. Mi alzo e prendo il volo. I miei fulmini sembrano  formare due ali scheletriche sulle mie spalle. L’angelo cremisi è risorto, ma i miei fulmini… l’energia che emano è diversa. Mi sento finalmente in grado di parare e quindi combattere la loro magia.
«Adesso, signori, sono cavoli vostri!» urla Massimo, visibilmente divertito. Un divertimento che finisce presto quando i miei occhi infuriati lo gelano a distanza, mettendolo a tacere.
«Adesso mi avete stancata!»
Creo una enorme lama di fulmini sul mio braccio e mi preparo a calarla su di loro, ma mi interrompono inginocchiandosi.
«Ci arrendiamo!»
«Cosa…?»
Mi fermo a guardarli, con la lama ancora sollevata verso il cielo.
«Hai superato la prova! Il tuo potere è grande, ma non è quello che cercavamo!»
«Cosa state cercando?» Rispondo, abbassando la spada e perdendo leggermente quota, ma ancora rimanendo all’erta.
«Noi siamo i Primari del Fuoco, Vento, Acqua e Terra. Siamo a capo delle rispettive accademie di magia. Voi siete entrati in possesso della bacchetta del Primario dell’Ordine, il che vuol dire che siete il successore di Edoardo e avete quindi il diritto e il dovere di reclamare il suo posto nell’accademia»
A quelle parole atterro, azzero i miei poteri e inizio a scuotere la testa.
«Credo…  ci sia un errore. Non è con me che dovete parlare»
Indico mio fratello, che sta ridendo in disparte e con la bacchetta incriminata in mano.

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Capitolo 22
*** Il Mago e la Bacchetta ***


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La Guerra del Cosmo

Cap.22 – Il Mago e la Bacchetta
 
«Chi sei tu? Perché hai la bacchetta del primario? Restituiscila!»
I quattro puntano le bacchette contro di lui, ma prima che io possa fare qualcosa quattro lampi raggiungono mio fratello. Sorprendentemente, però, i quattro lampi sono semplicemente le quattro bacchette che raggiungono Massimo e iniziano a girare intorno a lui, illuminando i loro cappucci sotto gli occhi sbalorditi di tutti.
«Ciao, ragazze! È un piacere conoscervi!» risponde Massimo mentre ride contento. Anche la quinta nelle sue mani sfreccia via dalla sua presa e si unisce al cerchio.
«Come è possibile? Cosa succede?» urla il primario del fuoco.
«Semplice, stanno facendo la mia conoscenza. Io per loro sono una sorta di maestro» e un piccolo fulmine lo colpisce dalla bacchetta del Fuoco «Papà?» secondo fulmine dal Vento «Fratello maggiore?» allarga le braccia, e questa volta il fulmine è dall’Ordine mentre le altre si illuminano «L’hai fatto apposta!»
«Cosa succede? Cosa stai facendo alle nostre bacchette?» chiede il mago del vento. Queste si fermano e passano ai fianchi di mio fratello.
«Non avete capito, allora. Eppure Edoardo dovrebbe avervelo detto. Le bacchette non sono vostre. Voi siete semplicemente i maghi delle bacchette» e mi guarda. «Le bacchette scelgono il mago, non il contrario. O sbaglio?»
«Vorresti dire che noi siamo stati scelti da loro? Come se avessero una mente propria?» chiede quello dell’acqua.
«Certamente… Gaspar» risponde Massimo, dopo aver osservato la bacchetta corrispondente.
«Come fai a sapere il mio nome?» chiede sorpreso.
«So quello di tutti e quattro. È qui sulle vostre rispettive bacchette!»
«Ma quelle sono rune! Come fai a leggerle?»
«Fa parte delle mie capacità!» e sospeso in aria dalle bacchette si avvicina a me, curando quei pochi graffi che ho subito con la bacchetta dell’Acqua.
«Grazie, ragazze, ora tornate dai vostri maghi»
Le bacchette ubbidiscono, e i maghi le impugnano e iniziano ad osservarle.
«Al momento del passaggio della bacchetta c’è una cerimonia dove i maghi più potenti della scuola, una sorta di élite, viene esposta alla bacchetta. Solo quando questa si illumina allora viene nominato il primario, come se si cercasse il mago più capace e compatibile. Così siete stati scelti voi e cosi sono stati scelti i vostri predecessori, miei allievi»
«Allievi? Vorresti farci credere che tu sei…»
Un attimo di silenzio, poi ecco che si inginocchiano ai piedi di Massimo.
«Gran Maesto, perdonateci! Non sapevamo che foste voi! Non volevamo mancarle di rispetto!»
Massimo li guarda, prende la bacchetta e me la passa. Gli si scurisce il volto e inizia a respirare pesantemente.
«Vi do cinque secondi per alzarvi o giuro che vi faccio a pezzi» la bacchetta dell’ordine gli si para davanti e lo illumina.
«No, mi da fastidio. Non sono un gran maestro. Erano semplicemente miei amici! Ragazzi a cui ho solo indicato la strada. Ma soprattutto, non sono un dio e non accetto questa devozione»
Nuovamente la bacchetta lo illumina e lui sembra calmarsi.
I quattro maghi si alzano e lo guardano impietriti.
«Sì. Le bacchette ci parlano. Sono le migliori maestre che possiate avere. Imparate ad ascoltare il loro canto e raggiungerete obbiettivi ben al di là delle vostre attuali capacità. Ripeto, poi, che non sono un gran maestro. Sono un mago alchimista, e per chiarezza non sono nemmeno il successore di Edoardo. A quanto pare il futuro “proprietario” è pronto. Io sono solo il custode. Il suo nome è Samuel. Dovreste conoscerlo, le indicazioni della sua bacchetta indicano che è in questo regno, quindi immagino appartenga a una delle vostre accademie, altrimenti già avremmo dovuto conoscere il successore»
«Gran Maestro, noi …» gli occhi furiosi di Massimo gelano il sangue del primario rosso. La bacchetta nuovamente interviene con una scossa, e poi con una luce.
«Sì, va bene, va bene, ma non merito tutto questo rispetto. Non ho fatto nulla» risponde Massimo, che poi si volta verso i quattro.
«Chiamatemi semplicemente Massimo, almeno quando siamo noi. La qui presente bacchetta mi ha spiegato la situazione. Mi spetta questo assurdo titolo e lo accetterò, ma sappiate che non mi piace»
«M-Massimo…» riprende timidamente. «Non conosciamo un mago con quel nome. Non originario di questo regno, per lo meno»
«Strano che non lo conosciate, è molto potente. Sento la sua energia, però…» e si interrompe guardandosi in giro.
«Però cosa?» chiedo avvicinandomi a loro.
«Fino adesso non l’ho mai percepito, e i miei poteri attualmente sono al cinquanta per cento, direi. È come se il suo potere si fosse sprigionato solo adesso»
«Gran Maestro, se permette…» interviene quello della Terra, Massimo inclina la testa senza voltarsi.
«Dimmi» risponde scocciato.
«Mi scusi, forse è appena nato?»
«Può darsi, ma… È troppo potente, e a livelli davvero… quasi come i miei, direi»
«Hai detto Samuel giusto?» chiedo pensieroso, lui ricontrolla e annuisce.
«Samuel… Samuel, questo nome lo conosco» sbarro gli occhi e lo guardo «Poteri simili ai tuoi?»
«Si, perché? Vorresti dire che conosci qualcuno con questo potere?» chiede, allargando leggermente le braccia.
«Certo che sì» e mi metto a ridere. «Lo conosci anche tu, ma non con il suo nome per intero. lo conosci come Sam. Te lo ricordi?»
«Sam? Sam…» guarda a terra poi alza gli occhi e mi fissa «Sam? QUEL Sam? Ma allora…»
«Ci sono riusciti, sono tornati!»
«Ma certo, è logico! Ecco perché prima il nome non c’era, la bacchetta non riusciva a collegarsi a lui perché era “altrove”!»
«Andiamo a fargli una sorpresina, allora!» risponde Massimo sorridendo «Signori, prendetevi cura del Ragazzo, che credo già conosciate. Ci vediamo all’accademia dell’ordine! Avete alcune cose da spiegarmi!»
«Di che parli?» gli chiedo, ma lui mi ignora, si attacca al mio braccio e mi indica la direzione.
«Da quella parte, curvatura porco saetto!» indica la direzione e a stento trattiene una risata. Io mi auto-infliggo una mano sulla fronte e a forza di salti fulminei ci allontaniamo vero nord, fiancheggiando il mare e scoprendo di essere stati portati molto a sud rispetto a Enderia, vicino i confini dei nostri vicini oltre Vulcan City. Costeggiamo il mare e raggiungiamo l’entroterra, vicino a un grande lago.
Dalla cima di una montagna osserviamo la zona, fin troppo familiare: Sopra una collina circondata dalla foresta, nelle vicinanze di una spiaggia, c’è una casa a due piani. Lì si intravede un po’ di movimento, due segni di vita, oltre ad animali sparsi qua e là per la zona.
«Sono loro, sì. Ora non ci possono essere dubbi. Ma solo due? Gli altri?» mi chiede Massimo controllando sul radar.
«Gli altri sono tornati a casa, mentre loro due volevano vivere qui, ricordi?» faccio un passo per scendere la montagna e avviarmi su per la collina e ritrovare dei vecchi amici, ma Massimo mi ferma.
«Che c’è?» gli chiedo e lui mi fa un sorriso malefico.
«Gli facciamo uno scherzo?»
«Che vuoi fare?»
«Tu mandami da solo e ci penso io. Voglio vedere se si ricorda di me, e poi vorrei controllare una cosa»
 
***
 
Un teletrasporto e sono dietro di lui, ma c’è qualcosa di strano. Mi guardo le mani e mi rendo conto di aver acquisito la mia forma innaturale. Lui si gira e mi guarda. Eh si, è proprio lui. È Sam.
«Chlidrath?» chiede sorpreso
Un sorrisino malefico si forma sul mio viso. Alzo la mano e con un dito indico i miei due occhi: è piuttosto evidente che non sono lui. Lui lo capisce e impugna la sua spada. Clara esce di corsa con i suoi pugnali e senza pensarci ne lancia due, che vanno a vuoto attraversando il mio corpo.
«Clara, resta indietro. Non puoi combatterlo»
Ovviamente lei fa tutto tranne che ascoltarlo. Fortunatamente Andrea appare davanti a lei, portandola via e tranquillizzandola altrove.
Sam parte all’attacco e tenta un primo affondo, che mi attraversa.
«Non è così che mi colpirai» ed evoco una sfera nera con cui lo sbalzo all’indietro.
Lui si rialza barcollando, e quando alza gli occhi questi sono neri come la pece e hanno le pupille viola. Un attimo dopo è alle mie spalle, e mi colpisce con un pugno impregnato di distorsione. Mi ritrovo contro una roccia, impalato. Lui scompare e riappare davanti a me, spada impugnata che si avvolge di nero e prova l’affondo, ma io sono altrettanto veloce da prendere il volo e iniziare a scagliare palle di fuoco, che lui evita o addirittura respinge al mittente quasi come un incontro di tennis.
Potentia, e mi scaglio su di lui. Lui nota il cerchio sul braccio e mi evita di poco, lasciando che io formi un buco nel terreno. Prova ad assalirmi teletrasportandosi, ma io lo sto aspettando con dei blocchi di terra rimasti in sospeso in aria che lo bersagliano. Evita tutti i blocchi ma lo colpisco io, scagliandolo contro un grandalbero e facendolo passare in mezzo.
«Adesso basta!» urla, e un lampo bianco pervade i suoi occhi. La bacchetta reagisce, scivola dalle mie vesti e raggiunge la sua mano. Come per istinto lui mi lancia un incantesimo che dissolve la forma innaturale, lasciandomi lì senza poteri.
«Proprio adesso che mi stavo divertendo, uffa…» reclamo io.
«Ma tu sei…»
«Ciao Sam! Come butta?»
 
***
 
Fino a quel momento Clara non capiva perché la stessi tenendo lì fuori, ad osservare dalla finestra, ma poi ecco che vediamo Massimo tornare normale.
«Ma quello è tuo fratello!» mi guarda, sorpresa. poi si infuria e si avvia a passo pesante contro di lui. E sai che c’è? So che sono complice, ma se l’è cercata.
«Ma che diamine di poteri hai? L’ultima volta che ti abbiamo visto…»
«”Lontano dal mio albergo!”» Urla soddisfatto Massimo mettendosi le mani sui fianchi.
«Hey, tu!» urla Clara, avvicinandosi. Massimo deglutisce e appena si gira gli arriva un pugno in piena faccia che lo fa’ cadere a terra dolorante.
«Come minimo mi hai rotto un dente!»
«Te lo meriti! Ti sembra uno scherzo da fare, quello?» e si avvicina a Sam, rincuorandosi delle sue condizioni.
«Andrea, anche tu qui?» mi chiede, vedendomi vicino casa. Io mi avvicino e rientro in casa.
«Ben tornati, ragazzi. Mi auguro che il vostro viaggio sia andato bene»
«Sì, è andata bene. È stato un lungo viaggio, ma abbiamo visto un sacco di cose stupende!»
«Non c’è dubbio, visto quello che sai fare…» risponde Massimo dolorante.
«Tu, piuttosto, da quando hai questi poteri?» chiede sorpreso. «Quella è…»
«Distorsione pura, sì, ma non ho il pieno controllo. Ho un piccolo blocco, altrimenti la tua bacchetta non mi avrebbe reso normale in un attimo. Diciamo che avvicinandomi a te qualcosa si è mosso, e ho potuto accedere ai miei poteri per un po’»
Si gira e mi guarda, poi guarda la Bacchetta del Primario.
«Sam, Clara… Se ci offrite un tè vi spieghiamo tutto con calma»

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Capitolo 23
*** Nuove strade, nuovi amici ***


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La Guerra del Cosmo

Cap.23 – Nuove strade, nuovi amici
 
Sono in viaggio da tre giorni da quando quello strano vecchio mi ha aiutato nella mia fuga. Ho seguito il suo consiglio e mi sono allontanato dal fronte in direzione nord, cercando di tenere un profilo basso e tenermi lontano dai villaggi e le città che incontro lungo la strada.
Nello zaino, a sorpresa, ho trovato una busta con una lettera e delle monete d’oro.
 
“Amico mio, ho pensato che per il tuo viaggio in una terra straniera ti avrebbero fatto comodo un po’ di contanti. Non sono molti, ma credo che ne farai buon uso. Non pensare a restituirli, ne hai bisogno più di me. Buon viaggio”
 
«Devo molto a quel vecchietto, eh?»
Mi sfugge un sorriso, ma un rumore attira la mia attenzione. Qualcuno si avvicina alla mia posizione, e subito mi nascondo tra gli alberi della foresta dove sono finito.
Davanti a me passa una piccola truppa di soldati in viaggio verso nord. Tra le loro fila riconosco gli abiti dei mie carcerieri, quindi suppongo sia una loro squadra. Che stiano cercando me? Di certo non mi hanno visto, o adesso starei correndo come un maiale selvatico inseguito dai cacciatori.
Superano la mia posizione proseguendo verso Nord-est. Guardo sulla mappa cambiare il mio itinerario, e nel farlo mi rendo conto che in quella direzione ci sono solo alcuni villaggi di poco conto. Metto via tutto e controllo la bussola, ma fatti i primi passi il mio istinto mi ferma. Torno indietro e seguo le loro tracce per il resto della giornata fino a raggiungere il loro accampamento.
Mi avvicino dietro le loro tende e ascolto alcune delle loro conversazioni.
Mi rendo conto molto in fretta che questa truppa non ha il compito di trovarmi, ma di reclutare nuovi membri tra le loro fila, non necessariamente volontari. A quanto pare vogliono raggiungere i cinque villaggi nelle vicinanze ed eseguire i loro ordini li.
Mi allontano velocemente. Quella gente è in pericolo e non posso far finta di niente. Non saranno del mio regno, ma in questo momento sono l’unico che può difenderli… o per lo meno provarci.
Mi avvicino alla zona dove hanno lasciato i loro cavalli e li libero, costringendoli ad allontanarsi. Domani mattina avranno una pessima sorpresa.
Ne prendo uno e parto subito in direzione del primo villaggio. Lo raggiungo in mattinata, abbandono il cavallo -che lascio libero di andare- e cerco subito il capo villaggio, bussando alle prime porte che trovo.
«Chi è? Cosa cercate?» risponde un abitante, affacciandosi alla finestra ancora assonnato.
«Cerco il capo villaggio, è un’emergenza!»
«Il vecchio mastro fabbro? Chi lo vuole?»
«Sono solo un viandante che ha informazioni per voi. Una truppa sta venendo qui e non con buone intenzioni» rispondo subito.
«Ah, sì, li conosciamo. Vengono a prendere le provviste»
«Non vogliono le provviste, vogliono reclutare soldati!»
«Che ci provino, forse qualcuno accetterà. In fondo sono il nostro…»
«Signore, quelli non fanno parte del vostro esercito! Prenderanno tutti, chiunque sia in grado di brandire un’arma, e poi probabilmente metteranno a ferro e fuoco il vostro villaggio!»
«Cos’è questo baccano?» borbotta un vecchio proveniente dalla strada con una canna da pesca e un cestello.
«Oh, Roberto. Questo ragazzo la cercava. Dice che è in arrivo la truppa delle provviste»
«Non è la truppe per le provviste, sono persone senza scrupoli che vogliono prendere tutti gli abili al combattimento e distruggere il villaggio!»
«L’esercito, distruggere il villaggio? Ragazzo, torna a casa, o giuro che ti metteremo in carcere sotto il sole senza cibo né acqua per insegnarti a portare rispetto al nostro glorioso esercito»
«Ma io…»
Non posso dire chi sono, o verrei consegnato proprio a coloro che mi stanno dando la caccia. Faccio un sospiro e scuoto la testa.
«Siete liberi di non credermi, ma almeno abbiate la premura di nascondere i giovani…»
«Sparisci, ragazzo»
Un nuovo sospiro, ma non posso costringerli con la forza. Faccio un passo indietro.
«Io vi ho avvisati, ma non posso fare altro. Buona fortuna»
Mi allontano, osservato da occhi giudicanti. Raggiungo la boscaglia vicina e sparisco dalla loro vista, in direzione del prossimo villaggio. Mi fermo quando raggiungo la cima di una collina da dove si intravede il mio punto di partenza.
Guardo verso sud, verso casa, ma non posso far finta di niente, e anche se non vogliono il mio aiuto devo fare qualcosa.
«Ecco fatto, alla fine doveva succedere. Chi va con lo zoppo…»
Mi sgranchisco il collo e scrocchio le nocche. È parecchio che non impugno un’arma, e probabilmente non sono abbastanza in forze per affrontare un gruppo di soldati, anche se piccolo. Devo lavorare di astuzia. Mi viene da sorridere ripensando ai mie due vecchi amici.
«Andiamo a caccia di guai…»
 
***
 
Tra battute e risate prendiamo il nostro tè con Sam e Clara. Beh, per lo meno io scherzo e rido, mentre Massimo viene un po’ tenuto a distanza. Lui però non se ne cura e continua a sorridere e lasciarci parlare, raccontare alcune delle nostre avventure, fare un resoconto degli eventi che hanno portato alla magia e le nostre disavventure con Seth e Spark. Mentre il discorso diventa più serio, con Sam che inizia a fare qualche collegamenti tra alcuni eventi della nostra storia e la sua Massimo si alza e si avvicina a uno scaffale con una decina di libri. Lì ne vede uno e inizia a ridere fragorosamente prendendo in mano l’oggetto.
«Andrea guarda che ho trovato!1000 modi +1 per uccidere il dottore”!»
Lo apre e annuisce soddisfatto.
«Questa, poi… Chi di voi due l’ha completato?» chiede voltandosi, soddisfatto dell’opera.
«Io… Tu come fai a sapere che era incompleto?» chiede Clara sorpresa.
«Okay, Andrea. Credo sia il momento di dire la verità. Lo so che muori dalla voglia di farlo»
«Quale verità?» chiede Sam, alzando la testa e guardandomi perplesso.
«Immagino che ti sarai posto una domanda» rispondo io. «Una domanda a cui inconsciamente, dentro di te, hai già trovato risposta»
Respiro profondamente prima di continuare.
«Noi sappiamo chi siete. Chi siete veramente»
«Non so di cosa parli, Andrea. Siamo di un paese lontano, e ci siamo stabiliti qui»
«Sì, anche noi, solo che quel paese lontano dove sono tornati i vostri amici non è poi così irraggiungibile» replico a Sam, mentre Massimo chiude il libro e lo da’ a Clara. Sam diventa improvvisamente serio e la stanza più cupa.
«E questo tu come fai a saperlo?»
«Andrea, cosi si innervosisce…» e utilizzando l’energia del fuoco acceso e di qualche altro elemento fa’ tornare la stanza luminosa, contrastando Sam che rimane come stordito.
«Va bene, va bene. Sam, Clara… Noi sappiamo il nome del vostro paese, e che in realtà è un pianeta. La Terra. E prima che ti allarmi ti dico subito che lo sappiamo perché anche noi veniamo da lì»
«Abbiamo un amico in comune, a cui è dedicato un libro intero. Lo so perché l’ho iniziato io, quel libro, Clara» prosegue Massimo sorridendo alla ragazza. «E devo dire che mi piace come l’hai concluso»
«Grazie…» risponde lei sottovoce «No, aspetta, ma questo libro…»
«L’hai trovato in un altro mondo parallelo, lo sappiamo» concludo io «così come sappiamo che avete attraversato altri due mondi, prima di tornare qui, e da tutti loro hai portato con te qualcosa, solo che adesso non te ne rendi conto»
«Ma come fate a sapere tutte queste cose?»
«Massimo ce l’hai?» chiedo a mio fratello, che tira fuori dal suo inventario un libro: la loro storia completa con tutti gli eventi descritti. Sam lo prende e lo guarda, e dopo una veloce occhiata lo passa a Clara e ci guarda sorpresi.
«Ma questa è solo parte della storia. Vedi, abbiamo scritto noi quel libro»
«Tu l’hai scritto, io ho solo assistito» corregge mio fratello.
«Sì, ok, l’ho scritto io, ma dal mio punto di vista era una storia come un’altra. Non sapevo che stavo scrivendo il vostro futuro. In realtà non so nemmeno se ho scritto il vostro futuro o ho solo predetto quello che sarebbe accaduto, ma sta di fatto che un giorno quell’amico in comune si è presentato in camera mia, ha prelevato me e Massimo e ci ha portati qui. Proprio qui, sulla stessa spiaggia e la stessa riva, collina e bosco dove siete arrivati la prima volta tutti e quattro, con un preciso compito…»
«…ovvero spianare la strada verso il vostro futuro» conclude Massimo, che torna a sedersi.
«Quindi voi siete venuti qui solo per aiutarci?» chiede Clara.
«Visto? Non siamo dei semplici viandanti pazzi costruttori. Beh, non solo, almeno» e sorride alla ragazza, che non sa più che cosa pensare.
«Ma ci è stato detto che questo mondo…»
«…può supportare la presenza solo di un abitante extramondo alla volta. Così come la tua essenza è stata alterata,  per così dire, con i poteri di un Ender Mutant, anche io e mio fratello abbiamo subito la stessa sorte, e questo ci donò i poteri che abbiamo»
Concludo la frase teletrasportandomi sul soppalco vicino in un istante.
«Ho il potere del fulmine, un derivato di quelli di Herobrine. Un dono del dio Notch»
«Per me la cosa si complica. Per qualche motivo che non comprendo il mio potere è momentaneamente al cinquanta per cento, ma se mi presti Olga ti do’ una dimostrazione»
«Olga?» chiediamo in coro.
«Sì, la bacchetta che ti è passata in custodia»
Subito la bacchetta si sfila dalla sua giacca e, roteando, colpisce Massimo, che si regge la testa dolorante
«Ahia! ma che devo fare con te, Olga non ti piace? Ne troviamo un altro, ma sempre con la “O” altrimenti non ha senso!»
Come risposta si becca anche una fulminata, e poi la bacchetta torna tra le mani del suo mago.
«Ma questa bacchetta è viva?» replica Sam, scioccato dall’evento.
«Certo che sì, e se ti concentri e ti armi di pazienza imparerai anche ad ascoltare la sua voce… Il suo canto. In fondo sono bacchette del Primario»
«No, adesso è troppo. Voi mi state dicendo che siete anche voi umani, che siete venuti qui prima di noi per spianarci la strada… e la domanda è come avreste fatto, intanto… e che anche voi come me avete avuto una sorta di modifica per restare?»
«È grazie a noi se esiste Enderia cosi come la conoscete. Lo stesso vale per Skyblock, Atlantis e Bedground. Sono opera nostra. Non che non ci sarebbero arrivati da soli, ma non sarebbero mai state pronte per quando sareste arrivati voi. Lo stesso regno ha avuto origine da questa evoluzione. Siamo stati un po’ la scintilla, e molti ci ritengono dei semidei per via delle nostre capacità»
«Per questo abbiamo tenuto il più possibile nascoste le nostre origini e le nostre identità durante gli anni qui, ma i guai ci seguono, e purtroppo qualcuno ci ha lasciati. Voi ad esempio non conoscete il primo Re del regno. Il Re Marco»
«Ma il re è Spark! Non vorrete dire che…?»
«No, è ancora lui al potere, anche se malconcio. Il suo predecessore regnò per meno di una settimana e fu subito catturato dai nemici di allora, nemici che poi lo uccisero durante il tentativo di recupero e fuga della nostra squadra speciale, composta da Seth, Angelo, Stefano, Ettore, Spark e noi due»aggiunge Massimo
«Ho sentito alcuni di questi nomi, sono pezzi grossi. Come fate a conoscerli?»
«Seth e Spark esclusi, gli altri sono stati reclutati da noi e si sono dimostrati grandi investigatori e guerrieri con a cuore il bene del regno. Quando siamo tornati a casa sapevamo che questa nazione sarebbe stata in mani sicure»
«Tornati a casa? E come avete fatto a tornare?»
«Un ponte rimasto aperto per ogni evenienza. Non ne sapevamo niente nemmeno noi, ma siamo qui oggi e il regno è nei guai. Stiamo cercando di riportare pace e ritrovare un amico disperso, il Generale Ettore. Nel farlo abbiamo ritrovato te, il nuovo Primario dell’Ordine e successore di qualcuno che conoscevamo bene»
«E visto il modo in cui viene usata la magia ho una richiesta da farti. So che usi anche il potere della Distorsione. Lo percepisco come d’altronde anche tu lo hai sentito in me. Ti chiedo di venire all’accademia con noi e presentarti ai quattro rimanenti per unirti a loro e addestrarti alla magia. Servirà l’aiuto di tutti per capire cosa succede»
A questa richiesta Sam non è molo convinto, ma annuisce, mentre Clara si rifiuta.
«Eh no, abbiamo girato quattro universi, lottato ogni giorno contro mostri e nemici di altre specie e adesso voi vi presentate qui e ci chiedete di combattere ancora per voi?»
«Clara, lo so che vorresti un po’ di pace, ma sono amici che chiedono solo una mano…»
«Conoscono tre generali, quel folle di Seth e per giunta il Re Sparklez di persona! A cosa serve il nostro aiuto?» ancora più infuriata di prima.
«Ha ragione, in fondo chi siamo noi per chiedere loro di fare questo ulteriore sacrificio? Scusate, ho sbagliato» Massimo si alza e va verso la porta, fermandosi all’uscio «Gli eventi che si sono scatenati non porteranno a niente di buono» ed esce. Ma io no.
«Senti, Clara… fino ad oggi le sensazioni di mio fratello hanno avuto sempre ragione. In fondo ha chiesto a Sam solo di imparare ad usare i suoi poteri. Nel frattempo noi continueremo con le nostre indagini e cercheremo di capirci qualcosa. Vi chiediamo solo di essere pronti nel caso serviste una mano. E poi… Potreste pensare di essere al sicuro solo perché vivete in un punto sperduto del mondo, ma Sam in particolare è come un faro nella notte. Come vi abbiamo trovati voi, non possiamo escludere che possano farlo anche le forze che stiamo combattendo»
Clara ammutolisce e rimane pensierosa per qualche momento, ma poi sospira.
«Non mi piace questa siuazione…» inizia, ma prima che possa proseguire Massimo rientra di corsa.
«Guai in vista! Preparatevi!»

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Capitolo 24
*** Il Drago e la Viverna ***


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La Guerra del Cosmo

Cap.24 – Il Drago e la Viverna
 
Usciamo tutti di corsa, e una grande ombra nera passa a tutta velocità sopra di noi sparendo dietro le piante.
«Cosa diamine è quello?» urla Clara, già armata con i suoi pugnali.
«Se te lo dico non ci credi…» risponde mio fratello guardandosi intorno e impugnando la sua ascia e la spada in ferro potenziata.
«Certo che non ci crede, faccio fatica a crederci anch’io. Quella bestia non dovrebbe essere qui» rispondo secco estraendo il mio spadone e caricando il pugno di fulmini.
«Di che state parlando?» chiede Sam, impugnando la sua spada seguendo il nostro esempio e continuando a guardarsi intorno. Poi un ruggito si leva, e il drago si piazza in volo sopra di noi urlandoci contro.
«Ma quello…» Sam indica il drago.
«Sì, è lui… Non so come ma è tornato, ed è più arrabbiato che mai» mentre gli rispondo noto che i vestiti di mio fratello iniziano a fumare come se la corruzione reagisse al drago «Massimo, guardati!»
Lui si guarda e mi sorride. Carica un colpo di fuoco utilizzando i cerchi alchemici e lo lancia contro il drago prendendolo in pieno, ma quest’ultimo non solo non subisce il colpo ma sembra assorbirlo e rinforzarsi.
«Ma che diamine…?»
Prima che Massimo concluda la frase il drago restituisce il colpo con gli interessi, sbalzandolo all’indietro contro una pianta che si spezza all’impatto.
Per tutta risposta lancio una saetta contro il drago. Questa volta quello subisce il colpo e mi urla contro, poi si volta verso mio fratello e si prepara ad attaccare di nuovo.
Mi paro davanti a lui e alzo la barriera, pronto a ricevere una cannonata, ma Sam sorprende il drago teletrasportandosi sulla sua schiena e tenta di colpirlo infilzandolo con la spada. Il drago reagisce con una giravolta per poi riprendere quota e distanza da noi. Sam subito fa un nuovo salto e mi appare di fianco
«Mi sembra ovvio che ce l’ha con tuo fratello…» e si volta per un attimo a controllare che sia tutto intero, poi guarda me e mi tira su la maglia. Lo fermo subito, infastidito, ma ha già visto quello che cercava e mi chiede: «Ma come fai a fare lo scudo senza armatura?»
«Non ne ha bisogno, il potere del fulmine non lo usa solo per spostarsi. Fa parte di lui. L’armatura è solo una grossa batteria high-tech fatta su misura da Seth per aiutarlo a controllare il potere, ma ormai non ne ha più bisogno»
«Eccolo che torna!» urla Clara puntando verso sud i suoi pugnali. Ne lancia due, nel tentativo di distrarlo, così il drago punta la casa e carica il suo colpo più distruttivo.
«Attenta!» urla Sam, ed ecco che la bacchetta esce dal suo inventario e appare tra le sue mani. Per istinto lui la punta verso la casa e una sfera bianca viene lanciata contro di essa, ingrandendosi sempre più fino ad inglobarla completamente, Clara compresa. Il drago lancia il colpo un istante dopo, e la casa viene avvolta da particelle ender. Dopodiché il drago carica la zona, ma invece di attraversare l’edificio con effetti catastrofici si schianta contro la barriera, rimbalzando indietro. Grazie all’impatto questa viene liberata dalla nube nera, che si dissolve e cosi Sam vede la barriera attiva e Clara in salvo al suo interno.
«Ma cosa…?» si chiede guardando la bacchetta e la bolla di energia.
«Bel colpo, Sam! Ora che lei è al sicuro che dici di liberarci del drago?» riprende Massimo, che supera la barriera e diventando una nube nera raggiunge il drago a tutta velocità, colpendolo su di un fianco con la spada. Il drago urla e batte le ali, allontanando Massimo e riprendendo quota, e subito dopo colpisce mio fratello con la coda scaraventandolo a terra mentre carica un altro attacco.
Mi lancio in mezzo ai due e tiro un fendente con la spada usando tutta la mia forza, deviando il soffio e facendolo andare a vuoto.
«Vuoi lui? Devi passare prima su di me!»
La spada diventa un artiglio, e i fulmini sembrano  prendere forma di ali scheletriche. Il drago ruggisce verso di me e soffia di nuovo.
Le particelle mi avvolgono, cogliendo alla sprovvista i presenti, ma una forte scarica spazza via parte del soffio generando una grande barriera rossa opaca. Un secondo dopo un ruggito risponde al drago a partire dalla barriera. Di colpo, una saetta enorme parte verso l’alto e forma una testa di drago completamente rossa composta di fulmini. Due grandi ali si aprono e cresce una grossa coda dalla parte opposta della testa, formando una enorme viverna rossa che lascia senza parole tutti, Massimo compreso.
 All’interno di quella creatura, nonostante la sua mole più piccola del drago, ma anche più furibonda che mai, ci sono io, al centro del petto ad alimentare la bestia come un cuore.
«Oh mio dio…» sento Massimo commentare da lontano. Sam invece lo affianca, aiutandolo ad alzarsi.
«Forte, tuo fratello.  Perché non ci ha pensato subito?» sento chiedere Sam.
«Perché è la prima volta che lo fa…» risponde mio fratello con un filo di voce.
Nel frattempo io prendo quota e punto il drago, che subito cerca di soffiare ma lo zittisco con una mia scarica di fulmini, fuoriuscita dalla mia bocca. Passa all’attacco diretto e mi colpisce alla testa con le zampe. Perdo quota, ma subito torno furibonda contro di lui a tutta velocità, evito una sua codata e con un rovesciamento lo aggiro passando sopra di lui e azzannandolo al collo, affondano le mie zampe sulla sua schiena. Subito quello si divincola ma subisce grossi danni, anche per via della grande tensione elettrica che rilascio a contatto diretto. Perde visibilmente quota, stordito, così tento di approfittarne. Lui però si impenna prima del mio arrivo e mi prende sul muso con una zampata, gettandomi a terra.
Atterro sulle zampe, ammortizzando la caduta come un gatto. Alzo la testa e guardo quel maledetto drago che urla contro di me, così rispondo all’urlo, per poi teletrasportarmi. Il drago resta a guardare giù, senza capire cosa succede, e lo colpisco da sopra con una sorta di catena di fulmini che lo passa da parte a parte.
Il drago urla e mentre cade mi guarda, lì in volo sopra di lui. Si schianta di schiena, alzando un gran polverone e emettendo quelli che posso solo supporre siano lamenti di dolore.
«Bel colpo, Andrea! L’hai battuto! Ora basta solo il colpo di grazia!» urla Massimo, ma ecco che quello esce dal fumo caricando verso di lui, in corsa. Sam viene sbalzato via con un colpo di muso, e lo stesso poi tocca a Massimo che però una volta atterrato viene caricato nuovamente, subito mi fiondo su di lui, ma prima che lo possa raggiungere Massimo stende le braccia come per proteggersi. Nel momento in cui apre i palmi delle mani, ecco un cerchio di Alienis che si apre davanti a lui, ingrandendosi e inglobando il drago per intero, facendolo scomparire. Il cerchio subito si richiude sotto i nostri occhi, lasciando tutti, lui compreso, a bocca aperta.
Io mi schianto a terra e lo guardo negli occhi. Sta bene. È salvo. Non conta altro. La viverna si dissolve, e io mi ritrovo stremata a gattoni che continuo a fissarlo, per poi perdere i sensi.
 
Mi risveglio. I miei occhi sono pesanti. Provo ad alzarmi, e intravedo mio fratello sopra di me. Vedo tutto rossastro, come se avessi degli occhiali rossi.
«Che cos’è successo…?» chiedo, con un filo di voce. Sposto la testa e vedo Clara china su di me con una benda bagnata, con Sam in piedi dietro di lei e con la spada abbassata.
«Tranquillo, fratellino. Sei solo esausto. Riposa e non preoccuparti, il drago è andato»
«Bel lavoro, Andrea. Davvero bel lavoro» aggiunge Sam, sorridente, e posa la spada.
 
Chiudo gli occhi e li riapro. Ora sono su un letto, in una camera arredata, fresca e illuminata dalle luci dell’alba… o tramonto. Non so né dove sono né quanto tempo è passato, so solo che ho un gran mal di testa. Non diverso da quella prima volta in cui esplosi in mezzo alla vecchia Enderia, a dir la verità. Rimango sul letto per qualche secondo, pensando a quello che è successo. La rabbia, la paura… il potere. L’energia che si sprigionava dal mio corpo come se fosse viva. E poi… qualcos’altro. Qualcosa che sento da quando ho recuperato queste capacità. Qualcosa che… non riesco a definire esattamente. E pensarci adesso mi sta facendo solo venire più mal di testa. Forse è meglio lasciar stare, per ora. Se non altro non dovremo più cercare quel dannato drago…
Mi alzo a fatica ed esco dalla camera. Vedo delle scale, da cui giungono dei rumori e voci, tra cui Massimo che scherza con qualcuno. Scendendo le scale trovo Massimo intento a cucinare qualcosa, circondato da altri cinque mini Max che preparano la tavola e lo assistono in cucina. Uno di loro entra dalla porta con dei pomodori e mi vede. Si inchioda a fissarmi con viso impassibile e con lui si fermano tutti. Massimo si guarda intorno notando il blocco.
«Oh, buongiorno! In tempo per la colazione, bravo… e voi che fate? Su, al lavoro!» E tutti e sei riprendono con le proprie mansioni. Uno di loro mi tira la manica e mi costringe a seguirlo, mi fa avvicinare al tavolo e mi fa accomodare, per poi apparecchiare davanti a me.
«Grazie…» gli rispondo, in parte sorpreso in parte ancora lievemente stordito. Tutti e sei fanno un veloce cenno con la testa e proseguono con il loro via vai nella stanza.
«Ecco a te, un po’ di bacon, formaggio, pane e se vuoi faccio altro»
«Una tazza di latte e biscotti no?»
«Mi spiace, niente latte. Ho mandato i restanti quattro a recuperare qualche mucca per la stalla che ho fatto costruire qui dietro, ma ancora non tornano» risponde alzando le spalle.
Dopo poco ecco Clara e Sam scendere di corsa le scale con le loro armi impugnate, per poi fermarsi a metà vedendo la scena.
«Che diamine sta succedendo qui?» chiede Clara, sconcertata.
«Buongiorno ragazzi, visto la vostra gentilezza nell’ospitarci ho pensato che avreste gradito qualche piccolo servizio come cucinare per voi»
«E questi… cosi da dove arrivano?» chiede Sam scendendo gli ultimi gradini.
«Andrea li chiama mini-Max. Li posso creare per aiutarmi in alcuni lavori più o meno complicati. Sono senzienti quindi se avete bisogno di qualsiasi cosa non dovete far altro che chiedere»
Sam guarda uno di loro, che li avvicina e lo prende per la manica strattonandolo.
«Che vuole adesso?» chiede, guardando mio fratello.
«Cinque, un po’ di educazione, siamo ospiti»
«A tavola. La colazione è pronta» risponde secco il mini Max.
Sam e Clara si guardano sorpresi.
«Sì, parlano di tanto in tanto, e sono anche un po’ scorbutici, ma non sono cattivi» spiego io, addentando il bacon.
«E poi sono cavoli vostri…» concludo io, ridacchiando «Io lo so bene»

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Capitolo 25
*** Piano di addestramento ***


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La Guerra del Cosmo

Cap.25 – Piano di addestramento
 
Dopo la colazione, e dopo che tutti i mini Max si sono distribuiti in giro per la casa per piccoli lavoretti, ci sediamo tutti al tavolo per decidere cosa fare. Clara guarda Sam e fa un piccolo cenno.
«Prima di rispondere alla vostra richiesta gradirei qualche ulteriore chiarimento»
«Immagino vorrai sapere da dove è sbucato fuori quel drago»
«Esatto, se sapete quello che so io sapete anche che quel drago non può stare qui, soprattutto visto che l’avevi ucciso a cannonate» e si volta verso di Massimo che sorride.
«Si, me lo ricordo benissimo»
«Quindi, cosa sapete dirmi?»
«Non ne abbiamo la più pallida idea» rispondo, e mi giro verso di Massimo in cerca di conferma, ma lui è pensieroso «Hey, che c’è?»
«Sto pensando a una cosa successa prima del nostro rientro a casa. L’ultima missione. Il villaggio attaccato da Herobrine»
«Herobrine? Vorresti dirmi che è in giro per questo mondo adesso?» interviene Sam.
«Beh, uscì tramite il portale con un nuovo corpo, decisamente più resistente dei precedenti, e ci tese una trappola. Diciamo che non gli va a genio che io me ne vada in giro con una copia dei suoi poteri»
«Sì, ma non è tutto. Ricordi che faccia ha fatto quando ho usato l’artiglio stile drago?»
«Ricordo che si arrabbiò molto. Disse che avevi preso qualcosa che spettava a lui. Quello che non capisco è che eri sorpreso anche tu»
«Infatti. Non ho usato i mie poteri, è stata una reazione momentanea…» poi alza la testa e ci guarda «E se, uccidendolo, per via dei mie poteri per lo più ancora non del tutto sviluppati, io avessi involontariamente assorbito il suo potere?» chiede Massimo molto seriamente.
«Di chi, del drago?»
«Beh, è vero che l’uovo è andato distrutto nell’esplosione. Forse, non avendo più un modo per tornare, è rimasto dentro di te e ti da delle capacità a noi sconosciute» commenta Sam .
«Quindi adesso Massimo sarebbe divenuto una sorta di uovo?»
«No, non sono un uovo, ma il drago che custodisco diventa sempre più forte. Forse ce l’aveva con me semplicemente perché vuole essere liberato, e forse se mi concentro e mi isolo da tutto e tutti potrei trovare il modo di entrare in contatto con lui» commenta Massimo alzandosi. «Ma prima dimmi, hai intenzione di seguirci all’accademia?»
«Sì. Ne ho parlato questa notte con Clara… non è proprio convinta, ma è d’accordo con me che è meglio imparare ad usare bene i miei poteri. Un giorno potrebbero servire, che ci piaccia o no»
Massimo stende la mano verso Clara, che scatta in piedi mentre un cerchio senza simboli si forma sul palmo della sua mano.
«Tranquilla, sto controllando una cosa…» afferma Massimo. Dopo aver finito si volta e inizia a prendere sia le sue cose che i mini Max.
«Con te intorno non starò mai tranquilla. Che hai fatto? Cos’era quel cerchio?»
«Un cerchio di controllo magico. Stavo verificando la tua affinità con la magia» e gli scappa una mezza risata sotto i baffi.
«Che cosa hai visto di così divertente?» risponde lei, infastidita. Massimo gli fa cenno di guardare il suo palmo, e lei con sorpresa nota il simbolo Telum che lentamente scompare. «Che significa?»
«Non lo so di preciso, la magia non è una scienza esatta, ma direi che sei molto affine alle armi, e al combattimento “tradizionale”. Quando saremo all’accademia vi farò fare un controllo più approfondito. Lì hanno una stanza costruita appositamente per questo scopo, mentre il mio è più un test fatto in casa, diciamo. A volte può sbagliare» risponde Massimo, per poi alzarsi. «Ora preparatevi, che è meglio. Vi mando due mini Max ad aiutarvi. Saranno scorbutici, forse, ma se gli dico di obbedire lo fanno senza lamentele»
«Sicuro? Mi sembra che con te non siano poi così collaborativi» affermo alzandomi e ricevendone uno come appena detto.
«Questo perché sono io. La stessa cosa vale con i fratelli come te, ma loro sono amici. Non li conoscono bene, ma gli porteranno rispetto e li aiuteranno»
Tanto per cambiare, il mini Max mi tira un calcio agli stinchi, mentre i due dati a Clara e Sam sono vestiti come antichi giapponesi. Gli fanno un inchino e li seguono con un sorriso sin nelle loro stanze.
Dopo un’ora siamo fuori con le valigie, o meglio, quelle poche cose nell’inventario, in realtà, visto che per quanto sia noi abbiamo recuperato solo le nostre armi e loro sono tornati da poco tempo. La casa viene incantata da Sam con l’aiuto di Massimo, rendendola così impenetrabile e indistruttibile. Costruisce poi anche due golem per gestire la casa durante la loro assenza, e usando i nostri poteri combinati siamo di nuovo in vista dell’accademia nel giro di una mezza giornata. Un ultimo salto, ed eccoci all’accampamento militare con i rinforzi richiesti a Debora, e dopo pochi istanti ecco apparire i quattro primari ancora in vita, tutti radunati nell’accademia in attesa del nostro ritorno.
«Quindi lui sarebbe il nuovo primario? Non sembra abbia nemmeno idea di cosa sia la magia»
«Se è per questo nemmeno voi. Sì, sapete usarla e siete potenti, ma non sapete ancora nulla della sua natura. Se pensate il contrario site degli sciocchi» risponde Massimo senza mezzi termini, facendo valere cosi il suo titolo.
I quattro si guardano, e mentre quello del fuoco fa’ un passo indietro quello dell’acqua si fa avanti, accogliendo i due ragazzi e chiedendo scusa dell’accoglienza.
Veniamo subito accompagnati all’interno dell’accademia, attraversando vari corridoi e scale e giungendo infine in una stanza adornata con sei enormi cristalli di colore diverso e un cerchio magico centrale, nel quale viene fatto entrare Sam. La cerimonia è avviata, e un incantesimo di controllo viene lanciato su di lui. Uno per uno i cristalli si accendono e diventano sempre più luminosi, poi si spengono tutti e rimane acceso quello dell’ordine. Quando tutto sembra completato ecco accendersi tutti di nuovo e diventare neri. Scie nere avvolgono Sam, che resta ad osservarle sorpreso come tutti mentre queste si raggruppano sopra di lui generando una sfera nera e poi scoppiando come un palloncino.
«Cosa diamine è successo?» chiede quello del vento, avvicinandosi per primo ai cristalli.
«Niente che non mi aspettassi » interviene Massimo invitando Sam a togliersi e cedere il posto a Clara.
«Sam, come previsto, è molto potente, ma va addestrato. E chi meglio dei suo compagni Primari?»
«Ci vuole tempo per un addestramento completo, e il pericolo incombe. Non possiamo perdere tempo, dobbiamo proteggere le nostre accademie»
«Imparo presto. Mi serve solo un aiuto per andare nella direzione giusta»
«E comunque sappiate che è già in grado di fare una cosa che voi non sapete fare. Lui ha un legame particolare con la bacchetta, anche se a livello inconscio, e tramite lei ha già lanciato un incantesimo di livello superiore»
«Di che parli?» chiede quello del fuoco.
«Ha usato lo stesso incantesimo difensivo di Edoardo per proteggere la sua casa. Il tutto in un istante»
I quattro si consultano mentre si procede al secondo rituale. Tutti i cristalli si illuminano, per poi diminuire di intensità sino quasi a spegnersi. Solo Ignis si spegne del tutto.
«Come immaginavo. I cristalli base rimasti accesi indicano gli elementi che più ti caratterizzano nella magia, ma esami più approfonditi dimostreranno quello che già so: sei perfettamente affine alla tua arma preferita» commenta mio fratello, invitando Clara a raggiungere il suo Sam.
«Se è così allora credo ci sia un problema» commenta il primario della terra, facendosi avanti.
«Quale?» chiede Clara di istinto, e per questo viene guardata in malo modo.
«Se è come dici non può restare. La sua affinità magica è troppo bassa, e il suo percorso sarebbe lungo e impegnativo. In più credo che la sua vocazione sia molto diversa da quella del primario Samuel e diverrebbe una distrazione»
«Chiedo scusa?» risponde offesa e con fare aggressivo.
«Non essere irrispettosa, ragazza» replica quello del fuoco, che però viene messo a tacere.
«No, lasciala parlare» lo interrompe quello dell’acqua. Non conosce le nostre regole, a quanto pare e mi sembra di capire che non ne abbia avuto nemmeno il tempo» poi si rivolge verso di Clara «Mia cara, io sono attualmente il capo anziano dei quattro… uh… cinque primari. Siamo considerati persone molto influenti in tutte le città, e ci viene portato molto rispetto. Il primario del fuoco ci tiene a questo rispetto forse più degli altri, non per lui ma per la carica che porta, ma bisogna portare pazienza, a volte. Pazienza con i giovani come ne hanno avuto per noi i nostri maestri. Detto questo, il mio consiglio e richiesta è il seguente: Samuel ha bisogno di restare concentrato, mentre tu mi sembra ovvio che avresti bisogno di un addestramento diverso»
«Che intenzione hai ?» chiede Massimo, incuriosito.
«Non voglio che la ragazza si allontani troppo da Samuel. Mi sembra ovvio il legame che c’è tra loro, perciò sarebbe controproducente allontanarli troppo per lungo periodo. Consiglierei di eseguire qui l’addestramento del Primario Samuel, mentre Clara potrebbe addestrarsi a Vulcan City. Le capacità della sua gilda sono note a tutti, e il legame di amicizia forte che abbiamo con loro ha fatto sì che prendessero le difese della scuola dopo gli eventi accaduti. Lei che ne pensa, Mae… Massimo?»
«Se i ragazzi sono d’accordo, credo sarebbe la soluzione ideale»
I due si guardano per un momento. Poi, insieme e tenendosi la mano, accennano a un sì.
«Bene, credo allora che sia meglio avvisare Debora che avrà ospiti per un po’ di tempo»
«Ok, tu avvisala. Clara, se mi segui ti mostro una cosa»
Incuriosito li seguo mentre si avviano all’esterno, verso il bosco. Massimo invita Clara a lanciare uno dei suoi pugnali su un albero. Lei lo accontenta, e l’arma si pianta sul tronco.
«Puoi fare di meglio, secondo me. Un po’ di cattiveria, su, pensa a qualcuno che ti fa arrabbiare parecchio e riprova»
Lei si gira verso di Massimo e socchiude gli occhi.
«Ok, messaggio ricevuto…»
Lancia di nuovo il pugnale, piantandolo quasi completamente dentro il tronco.
«Bene, perfetto. ma adesso guarda…»
Massimo estrae un pugnale dalla lama scura, prende la mira e lancia. Il pugnale attraversa completamente il tronco e si conficca su una seconda pianta. Lei resta sorpresa, ma mio fratello gli mostra un secondo pugnale identico al primo.
«Questi pugnali sono formati da un materiale magico chiamato Metalvuoto. Possono rigenerarsi, e sono come puoi vedere molto più affilati e potenti dei normali pugnali in diamante. Utilizzandoli devi prestare molta più attenzione alla lama. Se vuoi provare usa questi guanti per lanciare»
Clara indossa i guanti e prende il pugnale.
«È molto ben bilanciato, ma sarebbe da perfezionare»
«Per farlo dovresti imparare un po’ di alchimia e fabbricazione magica. Credo che Debora ti possa aiutare. Ora lancia»
Senza indugi lancia il pugnale con una rotazione tale che abbatte il primo e il secondo albero, lesionando gravemente il terzo -che comunque non riesce a fermarlo- e terminando la sua corsa su di un quarto tronco.
«Sono fantastici! La distanza percorsa potrebbe rendere difficile recuperarli, però…»
Massimo sorride e tira fuori un piccolo dispositivo, come un orologio, e una cintura per pugnali.
«Metti questo e indossa la cintura, hai cinque pugnali, contando quelli che hai lanciato»
«Non vedo come tutto questo risolva il problema»
«Premi il pulsante sul bracciale e i pugnali prenderanno posizione nel cinturino» e preme lui stesso il pulsante. I due pugnali tornano immediatamente al loro posto.
«Molto carina, questa cosa. Risolve molti problemi. Grazie, Massimo, pensavo tu fossi solo un combina guai, e invece…»
«Oh, non ti preoccupare, mia cara. Sono molto peggio» commenta lui con un ghigno.
«Fidati, è cosi» aggiungo io avvicinandomi, per poi fare due passi verso ovest e teletrasportarmi a Vulcan City.

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Capitolo 26
*** Incubi fin troppo reali ***


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La Guerra del Cosmo

Cap.26 – Incubi fin troppo reali
 
Rimango appostato, nascosto tra le fronde degli alberi, ad osservare la scena. I soldati raggiungono il villaggio nel primo pomeriggio e vengono accolti dal capo villaggio, che resta a parlare con loro mentre i membri del villaggio radunano le provviste. Poi ecco che il capo villaggio cambia atteggiamento. Lo sento alzare la voce, e come si distrae viene colpito e finisce a terra inerte. I soldati circondano il villaggio e tutti vengono costretti a radunarsi nei pressi del pozzo. Le persone sono visibilmente spaventate. Nel giro di mezz’ora tutti sono legati e costretti a seguire alcuni soldati che rientrano per la strada percorsa, mentre gli altri prendono possesso del villaggio.
Seguo il gruppo catturato, scortato da quattro soldati. Se trovo il modo di liberare gli ostaggi potrei avere il vantaggio del numero, ma quando li raggiungo inizia l’assurdo. Un mago utilizza un incantesimo che non riconosco, e poi donne e anziani vengono separati dai loro familiari e messi in fila lungo una spaccatura, per poi venire tutti gettati dentro. Rimango allibito dalla crudeltà del gesto fatto di fronte ai loro familiari, sconvolti dagli eventi. Quando si allontanano scendo nella spaccatura. Nessun sopravvissuto. Un genocidio insensato.
Debora e Ezio dovranno perdonarmi, ma non posso tornare a casa dopo quello che ho visto. Devo trovare qualcuno che mi aiuti.
Un lamento in quella crudeltà. Sposto il corpo di un vecchio e trovo un cane, ferito ma ancora vivo, protetto dal suo vecchio padrone. Lo curo alla meglio e lo metto vicino ad una pozza d’acqua.
«Resta qui. Starai meglio»
Risalgo la china e riprendo a seguire il gruppo, che si accampa due ore più tardi per la notte.
Mi avvicino lentamente sul lato sud dell’accampamento, costruito nei pressi di un villaggio distrutto. Attiro l’attenzione di una delle guardie nella direzione opposta, per poi farla fuori con un colpo alle spalle. Ripeto la routine per la seconda guardia, ma le altre due si accorgono di me. Mi attaccano, e anche se riesco a difendermi loro sono ben più forti di me, vengo colpito al braccio e perdo l’equilibrio. Il secondo prova a colpirmi ma viene a sua volta azzannato da un cane. Il soldato prova a divincolarsi ma ecco arrivare altri tre cani che attaccano il secondo. Dopo qualche tentativo i due soldati si liberano dalla presa, ma quando alzano lo sguardo si trovano ben dieci cani rabbiosi che ringhiano contro di loro. I soldati, dopo una veloce occhiata nella mia direzione, se la danno a gambe.
I dieci cani si girano verso di me.
«Buoni, belli… Lo so, questa è casa vostra, me ne vado subito…»
Uno di loro fa per attaccarmi ma un ululato lo blocca. Il cane da me curato, ancora fasciato, esce fuori da dietro una casa diroccata e resta a fissarmi, poi dopo un altro ululato, a cui tutto il gruppo risponde, si allontanano tutti insieme lasciandomi solo con i prigionieri.
«Tu chi sei?» chiede uno dei prigionieri, che poi mi riconosce «Sei tu… Cosa c’è, sei venuto a deriderci?»
«Sono qui per liberarvi, i vostri carcerieri sono fuggiti»
Il prigioniero scuote la testa «Non importa… Siamo morti lo stesso»
«Perché?» chiedo rompendo il lucchetto.
«Non abbiamo più motivo per vivere. Hanno ucciso le nostre famiglie… il nostro stesso esercito…»
«Quello non era il vostro esercito. Sono solo assassini senza scrupoli»
«Allora verranno a concludere il lavoro…»
«Non se glielo impediremo. Io posso insegnarvi a combattere e proteggere le vostre case. Forse il villaggio è perso, ma possiamo aiutare i villaggi vicini affinché una cosa del genere non si ripeta»
«Sono un gruppo organizzato e noi solo contadini, come speri di riuscire a trasformare queste mani da contadino in mani da guerriero?»
«Io sono Ettore di Minas Tirith, generale del regno di Enderia e capo della gilda di Vulcan City. Sono stato catturato con l’inganno da membri di quel gruppo in quello che pensavo fosse un posto sicuro, e portato oltre i confini per essere usato contro il mio stesso paese di provenienza. Sono riuscito a scappare e ora ho tutta l’intenzione di combatterli qui a casa loro, ma sono da solo. Posso addestrarvi al combattimento, insegarvi a colpire senza essere visti e a nascondervi. Sarete i partigiani del vostro regno e lo proteggerete dalle minacce interne, oppure potete attendere di morire qui sapendo che avreste potuto proteggere i vostri amici, vendicare i vostri cari e fare la differenza»
I prigionieri si guardano sorpresi ed escono dalla gabbia.
«Perché ci aiuti? Perché invece di tornare a casa aiuti noi, i tuoi nemici?»
Li guardo negli occhi e ripenso di nuovo a due stupidi ragazzi.
«Perché… Due amici mi hanno insegnato che per fare la cosa giusta non esistono confini. Il mio aiuto serve qui, ora, e non farò ritorno a casa finche questa  storia non verrà chiusa o…»
«Ti seguiremo, generale. Dicci cosa fare»
Sorrido. Ora ho un piccolo gruppo. Da istruire, certo, ma non sono più solo.
«Recuperate tutto quello che può tornarci utile, e fate in fretta. Dobbiamo raggiungere il villaggio successivo e preparare una bella sorpresa ai soldati rimasti»
 
***
 
Intorno a me tutto buio, poi sento uno strano rumore. Mi volto più volte cercando di capire da che direzione sarò attaccato. Preparo le mie spade elettriche, che illuminano la zona a me vicina, e intravedo una gigantesca ombra muoversi velocemente davanti e poi dietro di me. Dopo tre passaggi scompare, finche non atterra di fronte a me. È il drago, che mi ruggisce contro con la sua gigantesca testa a due passi da me.
Mi sveglio. Sono nella stanza da letto dell’albergo, tutto sudato. Era solo un incubo. Quel drago mi ha decisamente lasciato un segno… un pessimo ricordo. Fuori è giorno. Guardo fuori dalla finestra. La città di Vulcan City è già attiva, con il mercato e la marcia di rientro dell’esercito salutato dai passanti.
Mi cambio e do un’altra occhiata. L’albergo è ricavato nella roccia e ha una suggestiva vista sul cuore della città. Noto lì Clara che si aggira per le bancarelle con Debora al suo fianco. La nostra richiesta è stata accolta molto bene dalla Regina di Ghiaccio, che dopo nemmeno cinque minuti aveva trovato qualcosa in comune con la nuova arrivata: l’irritabilità al solo nome di mio fratello e al suo modo così spensierato di cacciarsi nei guai.
Esco dalla stanza e scendo verso la sala da pranzo. Faccio colazione, poi raggiungo mio fratello nel suo bivacco, conservato da Debora per dieci anni come l’ultimo giorno, compreso il suo disordine/ordine. Questo più di ogni altra cosa tradisce quanto ci tenga davvero a lui, nonostante gli faccia saltare i nervi ogni cinque minuti.
«Buongiorno, fratellino, dormito bene? Non hai un’ottima cera»
«Il letto e il servizio erano ottimi, ma ho avuto un incubo che mi ha assillato tutta la notte, ho bucato il letto con la spada elettrica… dovrò pagare i danni»
«Non preoccuparti per quelli, è tutto sul mio conto. Piuttosto, spiegami cosa è successo. Che hai sognato?»
«Quel maledetto drago dell’end mi perseguita, adesso»
«Non gli sarà andato a genio il trattamento che gli hai riservato» risponde con un sorrisino.
«Non sei divertente, e comunque non sono io quello che lo custodisce. Perché lo sto sognando io?»
«Forse perché io ho sognato una viverna rossa che lo attaccava» e mi guarda serio «Siamo legati, fratellino, e credo che sia colpa mia. Cercherò di isolarmi, questa notte, così potrai riposare tranquillo»
All’appellativo devo trattenere una smorfia. Cerco di seguire l’argomento: «Collegati?»
Lui alza l’anello come risposta.
«Credi che dipenda dal modo in cui siamo tornati?»
«Sì. Se poi ci metti insieme le caratteristiche dei nostri poteri… ma posso rimediare. Posso attenuare il legame, con i miei poteri, ma prima devo calmare il drago»
«Buongiorno, signori. Il generale Debora richiede la vostra presenza nella sala della guerra» ci intima un soldato, con due compagni pronti a farci da scorta.
Raggiungiamo la regina di ghiaccio e con lei Clara. Ci fa avvicinare ad una cartina a parete riportante i territori nemici.
«Questa cartina ci è stata fornita da un emissario del generale Luca, e come da accordi presi tra i nostri re  è richiesto il vostro intervento. La zona cerchiata in rosso è dove sono state viste delle fiamme. Una pattuglia mandata lì ha trovato macerie di un villaggio. Pensano sia opera di un certo drago» e si volta a guardare Massimo, che allarga le braccia impotente «Comunque, è stato trovata anche una sorta di base, una serie di cunicoli nella montagna e una armatura con le insegne di Vulcan City»
«Ettore…?» mormora Massimo avvicinandosi.
«Sì, credo di sì. Dalle informazioni date credo sia la sua armatura. Hanno messo la zona sotto controllo e aspettano solo voi»
Non servono altre parole. Annuisco e Massimo fa lo stesso, è il primo vero indizio per ritrovare Ettore. Usciamo, raggiungiamo l’esterno e subito partiamo, notando però lo sguardo di Ezio che ci osserva durante la partenza.
 
Ad accoglierci, oltre alle guardie che subito ci puntano le armi contro per la sorpresa, è Gabriel, che subito calma gli animi e ci accompagna nel luogo del ritrovamento. Mentre mi avvicino mi sento strano, e poi all’improvviso sento un rumore alle mie spalle: un ruggito. Mi volto di scatto evocando la mia spada, e nel farlo quasi colpisco Gabriel, ma Massimo blocca la spada con la mano completamente annerita
«Andrea, calmati, è solo un crollo di macerie. Che diamine hai?»
«No, niente…» rispondo facendo scomparire la spada e accennando le mie scuse a Gabriel.
«Non direi visto il tuo sguardo, l’ultimo combattimento ha lasciato qualche strascico. Forse dovresti tornare indietro e riposare»
«Non vado da nessuna parte. Tu fai il tuo dovere e starò meglio» replico secco, infastidito non tanto da lui ma dalle strane sensazioni che mi lascia questo luogo. Come se non avessi già abbastanza a cui pensare…
Entriamo dentro la grotta nascosta, dove troviamo armi e armature dell’esercito di entrambi i fronti e non solo.
«Sembra che i tuoi timori fossero fondati, signor Massimo» riprende Gabriel «Ci sono degli infiltrati nei nostri eserciti. Meglio avvisare subito il generale e il re, così che si metta in contatto con gli altri regni»
Massimo accenna ad un sì, poi stendendo il braccio genera i suo mini Max.
«Ragazzi, ispezionate a fondo questo posto. Tu resta qui» e ferma quello più scuro, il più ribelle «Tu resta vicino ad Andrea, io vado con loro»
«Perché mi lasci uno dei piccoletti?» e guardo il mini Max.
«È per la sicurezza di tutti. Non vorrei che facessi saltare la testa a qualcuno per sbaglio» risponde Massimo, che poi si inoltra tra le gallerie.
Altri rumori e suoni inquietanti. Faccio un respiro profondo per rilassarmi, poi esco fuori all’aria aperta e inizio a guardarmi in giro. Poi di nuovo quel ruggito. Un’ombra passa a tutta velocità verso la montagna. Guardo il cielo, ma non c’è niente.
«Tu non hai visto niente?» chiedo al mini Max, che scuote la testa.
Inizio ad arrampicarmi sulla montagna. Il mini Max mi segue senza perdere il passo e così raggiungiamo la vetta. Lì troviamo un passaggio che fuoriesce dalla montagna.
«Controlla le tracce» chiedo al mini Max, che non solo controlla ma confronta anche le tracce trovate con alcuni stivali presi chissà dove.
«E quelli da dove escono?» gli chiedo.
«Un mio fratello ha trovato delle tracce in una prigione. Queste corrispondono al 95%»
«Se il prigioniero fosse Ettore questo vorrebbe dire…»
«E tu che ci fai qui? Non eri alla base della montagna?» chiede Massimo, preceduto da due dei suoi.
«Ho seguito una traccia che mi ha portato qui, e abbiamo trovato queste impronte. Qualcuno è uscito di qui ed è andato verso est»
«Ci sono tracce di sangue, qui» mi interrompe Massimo andando avanti nella direzione indicata. «Sono statiche, come se si fosse fermato. Sono le stesse trovate all’interno. Credo sia stato ferito mentre cercava di scappare»
«Se Ettore è ferito allora dobbiamo trovarlo subito…»
«Sì, dobbiamo trovarlo, ma non è detto sia Ettore, e comunque sono tracce vecchie. È passata quasi una settimana, e per di più qui spariscono. Ci sono tracce di una seconda persona che diventano più marcate e poi svaniscono nel nulla»
«Potrebbe aver preso con sé il soggetto in fuga e coperto le tracce…»
«E lo ha fatto in modo epico. È come se non fosse mai passato nessuno»

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Capitolo 27
*** Primo Contatto ***


Alternative Dimensions
La Guerra del Cosmo

Cap.27 – Primo contatto
 
Le ricerche tra le macerie proseguono, mentre io mi concentro su quelle ultime tracce. Continuo ad avere la sensazione di dimenticare qualcosa, ma non riesco a capire cosa. Quando è sera ci accampiamo ai margini del villaggio, lontani da possibili crolli, con il piccolo battaglione che il Re ci ha messo a disposizione.
Discutiamo così di quegli strani ritrovamenti, e l’idea di un complotto per scatenare la guerra tra i due paesi è ormai praticamente certa. Sono ben pochi gli elementi che possono negare la presenza di un piano dietro gli attacchi, pertanto informiamo Gabriele anche dell’attacco avvenuto all’accademia dell’Ordine… quello che fortunatamente è andato a vuoto. Poi noto un movimento veloce di mio fratello che si tocca il petto, pensieroso. Quando restiamo soli decido di riprendere il discorso:
«Massimo, avrei bisogno di un favore»
«Dimmi, che ti serve? Adesso posso fare tutto quello che vuoi»
«Lo so ma non mi servono armi o potenziamenti… senti io … adesso me ne pentirò, già lo so, ma credo sia importante»
«Che hai? Stai male?»
«No… no, sto bene, è questo il problema»
Lui mi guarda perplesso. Riprendo:
«Il potere che usi, Cognitio, in che modo lo puoi usare?» Chiedo, fissandolo serio. Lui addrizza il collo, perplesso, poi alza le sopracciglia.
«Domanda strana, sinceramente non so nemmeno io che cosa sono in grado di fare. Fino ad ora l’ho utilizzato solo per generare i mini-me e tutte quelle creature senzienti che ogni tanto uso.
«E se ti chiedessi di aiutarmi a ricordare qualcosa?» gli chiedo, con un tono un po’ timoroso.
«Beh, non dovrebbe essere un problema. In fondo si tratta solo di ricordare qualcosa… sai di che si tratta o riferito a chi?»
«Se non me lo ricordo come faccio?»
«Anche solo un periodo di tempo, più o meno quando la sensazione di dimenticanza è più forte»
«Negli ultimi due o tre giorni, quando ho iniziato a sentire la presenza del drago»
«Ah, si, dai, stai tranquillo, non è niente. Sarà colpa dello stress»
«Senti, puoi farlo o no?» Insisto, spazientendomi. Sono qui per ricordare, non per farmi ignorare.
«Va bene, va bene, poi però non lamentarti se entro nella tua testa»
A quel commento un brivido mi scorre lungo la schiena, ma a questo punto non ho molta scelta…
Mi invita a sedermi e chinarmi verso di lui. Nel frattempo si siede di fronte a me e stende le mani, forma i cerchi e si prepara ad iniziare.
«Ora cerca di svuotare la mente e concentrati su quella sensazione. Cerca di riviverla. Io ti raggiungerò lì»
Come chiede, io eseguo… o per lo meno ci provo. Dopo cinque tentativi falliti, un po’ per lui che prova a usare il suo potere in modo diverso dal solito e un po’ per me che fatico a concentrarmi sapendo che lui mi entrerà del tutto in testa, al sesto tentativo finalmente sentiamo quel ruggito, e la spada si evoca da sola trapassando mio fratello che però non fa una piega.
«Ci sei. Tranquillo, non mi hai fatto niente. Sapevo potesse succedere. Ora resta lì… Bene, vediamo… Ok, questo è strano…»
«Che cosa?» sento il nervosismo tornare. Mi è venuto in mente solo ora che ci sono alcune sensazioni che preferirei tenere per me, al momento. Ma lui continua, facendomi calmare:
«Sì, hai dei ricordi, ma più che ricordi tuoi sono di qualcun altro… Anzi, nemmeno…»
«Che stai dicendo?» Incalzo, ma lui si scollega.
«Senti, così riesco a intravedere solo delle linee di eventi, ma per capire dovrei andare più a fondo. Per farlo, però, il legame deve essere più saldo»
«Perché la cosa mi suona male?» gli chiedo, serio e preoccupato.
«Mi hai chiesto tu di aiutarti, no? Ora chiudi gli occhi, concentrati e lasciami fare»
Per niente convinto faccio come dice. Un attimo dopo li apro e mi ritrovo altrove, con lui al mio fianco in quella che sembra una specie di sala server.
«Beh, da un fissato per l’elettronica non mi aspettavo niente di meno» afferma Massimo, guardandosi intorno.
«Dove siamo? Questo non è un mio ricordo»
«Certo che no. È come tu vedi la tua testa, ma per quanto tu possa credere sia reale in realtà l’ordine è molto lontano da ogni essere vivente, e anche dai più intelligenti. Anzi, credo che il grado di ordine aumenti con il grado di “ignoranza” di una persona. Meno cose sai meno ne devi archiviare, in fondo, ma è solo una teoria» e mentre monologa sulle sue teorie neurologiche gli appare una pipa in bocca e un abito lungo in stile Sherlock Holmes
«Senti, prima di infilarci in qualche strana tangente, possiamo tornare alla mia richiesta?»
«Beh, se il tuo “pc” può darci una mano, possiamo inserire i criteri di ricerca»
Massimo si avvicina a un terminale e digita alcune cose. Dopodiché sullo schermo inizia a lampeggiare la frase “file non trovato”.
«Oh beh, io ci ho provato… d’altronde questo avrebbe funzionato solo se te lo fossi ricordato»
«Quindi?»
«Quindi è ora di scavare più a fondo»
Davanti a me appare un mega piccone di diamante. Sbarro gli occhi spaventato mentre lui con nonchalance mi guarda con occhi da pazzo.
«Ora spacchiamo tutto!» e inizia a ridere.
«Sei fuori di testa?»
Lui ride ancora più forte, tanto per cambiare, e poi trasforma il piccone in un coltellino svizzero –sempre gigante ovviamente- con cui inizia a macchinare sui server della mia testa sino ad aprire una fessura.
«Ecco, credo di esserci. Andiamo»
Infila una mano dentro la fessura e all’improvviso una luce ci acceca. Un attimo dopo siamo su una montagna. Sentiamo un ruggito, ed ecco che il drago dell’end appare alle nostre spalle, appollaiato sulla cima della montagna, e ci osserva. Continua  a ruggire, ma non attacca.
«Ok questo è strano»
«Cosa, che sta lì e non attacca?» Chiedo, senza distogliere gli occhi dal drago.
«Non questo, no. In realtà questi non sono tuoi ricordi, ma del drago. È come se te li avesse raccontati o dati, ma non capisco come…»
Un onda di energia magica ci travolge, come l’onda d’urto di un’esplosione proveniente da Est.
«E adesso?»
«Questa energia è come il drago ha percepito il nostro scontro, quello tra me e Sam»
Il drago si alza in volo, e un attimo dopo si scontra contro di me. Contro la mia viverna. Vederla dall’esterno è strano, devo ammettere, ma non ho tempo di pensarci perché i suoi ruggiti contro… l’altra me mi distraggono. C’è una sorta di lampo di luce che mi avvolge e poi fa lo stesso con la viverna, cosa che non avevo notato prima.
«Ecco qui l’origine dei tuoi disturbi. Il drago ti ha dato dei ricordi»
«In che senso? Vuoi dire che mi ha… parlato, in qualche modo?»
«Perché no? In fondo tutti gli animali comunicano tra di loro. Quando ti sei trasformato ha provato a comunicare con te, ma tu non eri in grado di capirlo e così ha tentato un approccio diverso»
Un altro lampo e siamo nuovamente dal drago, in cima alla montagna. Massimo si avvicina a lui, che sembra che lo veda ma non si muove.
«Massimo, dove vai?»
«A parlare con il drago! Su, vieni, non può farci niente. Siamo nella tua testa, e lui lo sa benissimo»
Mi avvicino lentamente e il drago ci osserva indispettito. Massimo stende il braccio e accende dei cerchi che si frappongono tra noi e lui: Bestia e Cognitio.
«Bene, drago, non so se adesso puoi comprendere quello che dico…» e lui per tutta risposta ci ruggisce contro. Massimo aggiunge il cerchio Alienis e potenzia gli altri e, dopo qualche tentativo ecco che la sua potente voce prende forma.
«Non capisco cosa dite, umani!»
«Ma noi capiamo te, ora!» rispondo io di istinto, sorpreso della cosa.
Il drago alza la testa, e poi si avvicina.
«Chi sei, umano? Come hai fatto a diventare un drago?»
«Non sono un drago. Il mio potere è diverso dal tuo. Perché sei nella mia testa?»
«So che cercate qualcuno… un umano come voi. Io sono in grado di vedere alcuni eventi passati e futuri e ho visto che lo cercavate…»
«Parli di Ettore?» chiede Massimo, ma il drago non gli risponde e lo guarda furioso.
«Rispondi, drago. È Ettore l’umano?»
Una immagine di Ettore appare tra noi e lui, un po’ sbiadita. Il drago la osserva per qualche secondo e poi riprende:
«Sì… i vestiti erano diversi, ma era lui. È ferito a una spalla ma è vivo. È scappato, ma è inseguito»
«Tutto questo per un messaggio che comunque non serve a molto, eh?» Commenta Massimo, ma il drago lo fissa nuovamente con una certa rabbia.
«È vivo. Sapere che dopo un anno è ancora vivo ed è riuscito a scappare non è poco. Dobbiamo cercarlo, e se è braccato dovremo anche sbrigarci»
«Beh, allora meglio terminare l’esperimento e riprendere le ricerche…»
«Non ancora. Drago…» riprendo: «Perché ci aiuti?»
Lui si avvicina a me, mi annusa e poi torna dietro i cerchi.
«Un grande male affligge questo pianeta… ma voi siete diversi. Voi forse potete guarire questo mondo. Il tuo potere è simile a quello del Dio Herobrine che vuole la mia testa» Si volta verso di Massimo e riprende: «Io sono stato confinato dall’altra parte dal potente dio Notch, affinché lui non possa acquisire il mio potere. Il mio posto non è qui»
Mentre parla il ricordo inizia a scomparire lentamente, sempre più offuscato e sbiadito.
«Ricorda quello che ti ho detto, umano. Il mio posto non è qui» e dopo un ruggito e un battito di ali, eccoci di nuovo nella stanza iniziale, con la fessura che si richiude.
«Bene, ecco cos’era. Per una volta non è colpa mia»
«Ma allora sei sordo? Se il drago mi ha lasciato quel ricordo l’ha fatto sia per avvisarci che per ammonire TE»
«Sì, ok ma non l’ho fatto mica apposta, che ne sapevo io?»
Un attimo dopo Massimo si sta ricomponendo all’interno della tenda, e la mia spada è scomparsa.
«Esperimento riuscito, direi. Ora non resta che una cosa da fare…» e si alza in piedi avvicinando all’ingresso della tenda.
«Dove vai?»
«Noi ci dividiamo qui. tu continua a cercare Ettore. Io devo parlare con il drago»
«Non vorrai farlo uscire di nuovo?»
«No… non adesso, per lo meno. Mi metterò in contatto con lui nella mia mente. Lui si sente in trappola e vuole tornare a casa. Quello che non sa è che non ho alcun interesse nel trattenerlo, ma visto il pericolo non credo gli convenga essere liberato qui nell’overworld. Cercherò un accordo, insomma» intanto si fruga sotto la mantella e tira fuori il libro cremisi.
«Ah, ecco cosa stavi toccando, prima. Gli hai dato già un’occhiata? »
«Non ancora. Lo farò dopo aver parlato con il drago. Prima di aprirlo voglio essere sicuro di poterlo gestire, essendo un libro molto potente. Sembra abbia barriere magiche di protezione e ci metterò un po’ a romperle, quindi… ci vediamo in giro»
Si trasforma in nube e svanisce nella notte come un’ombra.
Il giorno dopo Gabriel mi chiede di lui, non vedendolo arrivare.
«È andato a fare delle ricerche, E ha bisogno di restare solo. È tornato a casa… credo. Noi proseguiamo le ricerche, sempre che tu sia d’accordo, ovviamente»
«Con tutto il rispetto, visti gli elementi trovati fino ad ora io continuerei a indagare anche se spariste entrambi»

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Capitolo 28
*** Il Guardiano Nero ***


Alternative Dimensions
La Guerra del Cosmo

Cap.28 – Il Guardiano Nero
 
Le ricerche procedono a rilento. Controlliamo la zona a settori e cerchiamo ogni possibile traccia, mentre il resto dei soldati ispeziona e controlla più approfonditamente la base alla ricerca di indizi che indichino altri loro rifugi,. Ad un tratto ecco che il mio comunicatore inizia a suonare.
«Pronto? Seth?»
«Hey, come te la passi? È un piacere poter parlare che ora i teletrasporti e le comunicazioni sono ripristinate, e grazie a un accordo particolare tra Spark è il re Universe ora possiamo comunicare a distanze ben oltre i confini precedenti. La stessa cosa vale per i teletrasporti di sicurezza. Ovviamente vieni portato nella città sicura più vicina, e che sia nostra o loro è indifferente»
«Ottimo, direi, ma per adesso non è di aiuto»
«Perché, cosa ti serve? Che devi fare? Dì tutto a zio Seth»
A quella frase Gabriel scuote la testa mettendosi a ridere.
«Seth, stiamo facendo delle ricerche su zone esterne, è una cosa lunga e dubito di…»
«Ho quello che fa per te, ragazzo. Aspetta, eh…» dopo una serie di suoni strani ritorna «Ora punta il tuo bracciale in un punto davanti a te che sia in piano. 8x8»
«Uh… fatto… ma non capisco»
«Tranquillo, capirai tra un momento. Digita il codice che ti mando e tieni il centro della zona prima di premere invio»
Eseguo i comandi, e quando premo invio ecco apparire davanti a me con un teletrasporto 5 piccoli aerei.
«E adesso?»
Alla mia domanda ecco un raggio rosso fuoriuscire da uno degli aerei e formare una sorta di immagine di Seth che mi saluta sorridente.
«Ok, questo è grave »
«Ciao, Andrea! Massimo dove si è nascosto?»
Uno degli aerei si gira di 180 gradi, come a guardarsi intorno.
 «È a fare delle ricerche urgenti, mi raggiungerà a lavoro fatto con i risultati. Tu invece che ti sei inventato?»
«Lui deve essere il capitano Gabriel, giusto? Piacere di conoscerti! Non di persona, ma almeno ci vediamo. Comunque, torniamo a noi. Questi sono droni da ricerca. Ti ho mandato il manuale d’uso, ma non è difficile. Prima di tutto li sincronizzi al tuo bracciale, poi li mandi in perlustrazione in zona. Finita una zona passano alla seconda e così via»
«Ottimo, ci velocizzeranno il lavoro»
«Se serve hanno anche dei mini-carri con braccia che sganciano nelle zone più impervie. Buoni per controllare anche da terra, ma sono più adatti per le grotte»
Una rapida occhiata tra me e Gabriel e Seth ci guarda perplesso.
«Mi sono perso qualcosa?»
«Quei mini-carri potrebbero tornare utili per le ricerche alla base che abbiamo trovato, ma se funzionano come i droni diventa complicato»
«Posso chiedere il permesso per venire lì con voi. Dammi tutti i dati, parlo con Spark e se Gabriel…»
«Contatto subito il re. Grazie, signor Sethbling»
«Gli amici di Andrea sono anche i miei. Chiamami Seth!» e dopo un sorriso chiude la trasmissione.
Gabriel si volta verso uno dei soldati, prende una sorta di telefono radio e comunica le informazioni al suo generale. Poi torna al mio fianco mentre sono intento a sincronizzare i droni e capirci qualcosa.
«La reputazione del tuo amico è conosciuta, ma vederlo “dal vivo”…»
«Sì, è un tipo strano, ma la sua stranezza ci è tornata utile in più di una occasione. Tieni solo a mente questo: Seth è una persona buona, gentile e allo stesso tempo pericolosa. Non vorrei essere un suo nemico»
Dopo una mezz’ora, ecco che i droni prendono il volo e iniziano a inviare i dati, comunicandoci conformazione del terreno, laghi, boschi, montagne e luoghi edificati.
Passa tutta la giornata, ma non troviamo altre tracce. A differenza nostra, il resto della truppa sembra aver trovato qualcosa in una stanza bloccata dalle macerie.
 
Il giorno dopo, come promesso, Seth è lì a dare una mano, e dopo poche ore ecco che ci invita a tornare indietro.
«Ragazzi, tornate qui! ho trovato oggetti strani in questa stanza, e c’è un altare arcano con due file complete di elementi alchemici. Era tutto pronto per fare qualche tipo di incantesimo, e ho trovato anche libri che vanno ben oltre la normale magia»
«Per queste cose è meglio chiamare Massimo, non noi. È lui l’esperto»
«Lo so, ma non risponde. Comunque ho trovato indicazioni per altre due basi nemiche, o per lo meno sono punti di appoggio per le risorse»
«Va bene, richiamo i droni e rientriamo»
«No, lasciali finire il loro lavoro. Torneranno da soli al punto di recupero»
«Ma siamo lontanissimi…»
«Sì, lo so. Tu vieni e capirai subito»
Dato l’ordine di rientrare, anticipo gli altri con un teletrasporto e, una volta arrivato, noto la grande antenna di Seth piazzata in cima alla montagna con sulla punta una stella del Nether.
«Quanti ne avete uccisi dopo di Massimo?» chiedo scuotendo la testa
«Nessuno, in realtà. Ne ho studiato la conformazione e li ho replicati. Fortunatamente l’energia non ci manca e ne posso fare uno l’anno senza intaccare le riserve energetiche di Enderia. Ovviamente questi ultimi tre anni non ho potuto proseguire ne’ con quello ne’con il progetto di mappatura del pianeta, però…»
«Mappatura? Intendi…»
«Sì, è un progetto ambizioso, lo so, ma se riuscirò a trovare gli accordi con le altre nazioni presto i viaggi tra città prenderanno una svolta»
«Interessante. E questo ci può aiutare?»
«Ma certo!»
Ci mostra una mappa della zona Est del regno “alleato”: una catena montuosa che protegge la zona centrale del regno dai forti venti freddi della zona
«Tutto fa pensare che dietro le montagne ci sia un villaggio commerciale. Questi soggetti vanno spesso lì per fare scambi. Forse potrete trovare informazioni utili per trovare una loro base»
«Avevi parlato di due indicazioni, però» rettifico, guardando Seth.
«Più che indicazione è una zona di interesse: una montagna con un lago sulla cima. Ai piedi si trova un villaggio che hanno cerchiato in rosso, ma non so il motivo. Sempre a est, ma più a nord rispetto alla nostra posizione. Direi che potreste partire da lì prima di inoltrarvi nella tundra. Io proverò a contattare ancora tuo fratello, ma posso restare fino a domani e poi devo rientrare. Spark ha bisogno di me»
«Va bene, raggiungo Gabriel e procedo con le ricerche. Mando i droni in perlustrazione per evitare sorprese»
Il viaggio dura mezza giornata, e i droni anticipano il nostro arrivo rilevando strani punti di calore e esseri viventi tra queste zone e un luogo vicino edificato
«Allora, ragazzi? Come procede?» ed ecco una nube nera che si avvicina a noi e si posa sul terreno. Massimo prende forma dalla nube, sorridente ma con due occhiaie nere preoccupanti.
«Tutto ok? Non hai una bella cera»
«Sì, tutto ok. Ho dovuto combattere molto per aprire il libro, e ho ricevuto un bel po’ di visite a sorpresa ad ogni scudo aperto»
«E quindi?»
«Quindi niente, il grosso è fatto, ora devo solo capire cosa diamine c’è scritto. Sono rune, ma non riesco a comprenderne il significato. Ho visto anche Seth, e ho trovato alcuni riferimenti sul libro di quell’altare ma non ho capito a cosa serve. Dovremo indagare più a fondo»
Si affianca a noi e ci segue, facendosi dire da Gabriel gli obiettivi.
Raggiunto di sera il luogo indicato decidiamo di avvicinarci solo noi tre, lasciando le truppe indietro e pronte ad intervenire. Raggiunti i prefabbricati notiamo che sono stati costruiti da poco tempo, e che la zona calda rilevati dai droni in realtà è un vecchio villaggio andato in fiamme e tutt’ora ancora fumante, nonostante il disastro sia cosa ormai vecchia. Molto vecchia, in realtà.
Tentiamo di intrufolarci in un edificio utilizzato come magazzino, ma veniamo subito scoperti.
«Chi siete? Cosa volete da noi?»
«Siamo solo dei viaggiatori»
«Sì, certo, e io il Guardiano Nero. Ora voi tre fate quello che dico io, o giuro che farò fuoco qui e adesso senza nemmeno un processo»
«Signore, appartengo all’esercito del Re, siamo qui solo per ricerca»
«Non ci ingannerete ancora. Non lasceremo la nostra terra senza combattere! Ora camminate!» e ci punta con un fucile di grosso calibro capace di tirare giù una parete. Facciamo come gentilmente ci chiede e raggiungiamo la piazza, dove in poco tempo i cinquanta abitanti, tra uomini, donne e bambini, si radunano intorno a noi.
«Ho trovato questi tre dietro il magazzino. Scommetto quello che volete che avevano intenzione di causare un altro “incidente”.
«Non siamo qui a cercare né a causare guai. Apparteniamo a un piccolo corpo di ricerca del vostro esercito, del Re…»
«Il Re ci ha abbandonati al nostro destino! Abbiamo richiesto più volte il suo aiuto, ma ecco i risultati. Il villaggio in fiamme, e tutto quello che cerchiamo di ricostruire brucia nel giro di due giorni. Abbiamo perso tutto, e ora non ci fidiamo più di nessuno. Di certo non di tre sconosciuti che entrano di soppiatto!» risponde arrabbiato l’anziano e probabilmente capo del villaggio.
«Ci fidiamo solo del Guardiano Nero. Solo lui ci ha soccorso, e ha salvato molti di noi con il suo intervento»
«Un Guardiano vi ha salvato? Siete sicuri che non sia stato lui a distruggere tutto?»
«Non provare a parlare male del nostro salvatore»
«Dico solo che non è nella loro natura aiutare, semmai è distruggere»
Un sasso viene scagliato contro di Massimo da un bambino e lo prende in testa, ma lui vedendo il colpevole non fa una piega e resta a fissarlo.
«Ragazzino, non rifarlo. Può essere pericoloso» riprende, con voce calma.
«Cos’è, una minaccia? Forse non lo avete capito, ma il vostro viaggio finisce qui ed ora. Portateli all’esterno, vicino alla fossa. Lì saranno giustiziati»
«Non credo proprio. Andrea, i droni»
Bastano due click e i droni passano subito a tutta velocità sopra i tetti, facendo un rumore assordante che stordisce i presenti, i quali aprono il fuoco. Io alzo la mia barriera proteggendo Gabriel, mentre Massimo va all’attacco disarmando i presenti. Quando sembra che siamo riusciti a prendere il controllo, però, ecco di nuovo quel ragazzino in cima alla torre più alta che fa fuoco contro di noi con un cannone.
Io allargo la barriera per proteggere anche gli abitanti, ma Massimo anticipa la mia mossa aprendo un cerchio con Vinculum e Gelum, ferma la palla di cannone a mezz’aria, congelandola, e poi la scaglia in aria. Infine lancia una saetta facendola esplodere in una nube di ghiaccio che avvolge il ragazzo, disarmando il cannone.
«Un momento… Sei tu! Sei tornato!» afferma il ragazzo, poi corre giù dalla torre e abbraccia mio fratello. Gli abitanti sono ancora sotto shock per qualche secondo ma poi si prostrano davanti a lui. Massimo si gira verso di me, quasi spaventato, fissandomi in cerca di aiuto.

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