Il giorno in cui America fece arrabbiare i fratelli Italia

di Aru_chan98
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Quando tutto ebbe inizio ***
Capitolo 2: *** "Quei Bravi Ragazzi" ***
Capitolo 3: *** Paranormal Activity ***



Capitolo 1
*** Quando tutto ebbe inizio ***


Era iniziato come il classico meeting, documenti, parole e cancelleria volavano tra le varie nazioni, intenti a risolvere i problemi di quella seduta. Sembrava che l’ora di pranzo non arrivasse mai: quel giorno si erano accordati per farla diventare una specie di pranzo aziendale, in cui tutti erano concordi nel portare qualcosa.

“Bene, e con questo, la questione delle importazioni con Spagna è concluso. Ci aggiorniamo e ritorneremo in sessione alle 14.30, per discutere la storia dei dazi doganali per l’import/export europeo” concluse Germania, dando il via libera agli altri di alzarsi e chiacchierare coi propri amici e familiari. Quando tutti ebbero finito di mettere via le loro cose, si diressero nella sala pranzo dell’edificio, che per l’occasione era stata attrezzata come un vero e proprio angolo cucina, con tanto di fornelli. Il primo a provare ad avvicinarsi fu Inghilterra, prontamente placcato da Francia e America, cedendo il posto ai due fratelli Italia. Presto, l’aria si riempì dell’odore dei loro manicaretti, che si accompagnavano a quello che avevano portato gli altri, tranne un piatto solo.

“Ehy, anche io ho portato la pasta!” esclamò America, lasciando un Inghilterra inferocito nelle mani del francese e correndo al mini-frigo, per tirare fuori gli ingredienti che si era portato dietro. Man mano che tirava fuori gli alimenti, l’atmosfera della stanza cominciò a farsi più tesa, venendo completamente ignorata dall’americano, che aveva infine tirato fuori una grossa casseruola. Le altre nazioni lo videro mentre, nella casseruola, cominciava a ficcare funghi, pomodori, cipolla e pollo a dadini e una quantità di prezzemolo da stenderci una vacca.

“Prendo la vostra pasta in prestito un attimo!” disse, prima di prendere un pacco di spaghetti dalle mani di Romano, il cui sguardo incredulo era fisso su quella casseruola. Si sentì un suono secco: America aveva spezzato gli spaghetti, poco prima di ficcarli insieme al resto e aggiungere acqua. Feliciano e Lovino si erano già sentiti venire meno sentendo quel suono sacrilego e vedere come aveva proseguito quella ricetta non aveva che peggiorato la situazione.

“Che roba è?” chiese, dubbioso, Giappone. America si girò, sorridendo a 32 denti.

“È una mia invenzione: si chiama one-pot-pasta and it’s delicious!”. Sguardi dubbiosi e scettici volarono tra le altre nazioni, che avevano cominciato ad assaggiare i piatti cucinati dai due italiani o il pranzo che si erano portati quel giorno. Ne uscì una specie di stufato di pasta che a momenti non faceva venire un colpo a Veneziano e Romano, uno per la voglia intensa di bestemmiare, l’altro per il disgusto. Tuttavia, non fu sufficiente per America, che prontamente porzionò il suo intruglio per farlo provare a più nazioni possibili, pressandoli ad assaggiare. Solo Francia osò farlo, senza nemmeno fare una smorfia, lasciando tutti gli altri sbalorditi.

“Come fai a mangiare quella roba, Francis?” gli chiese Antonio, disgustato per l’uso improprio dei suoi amati pomodori.

“Tu déconnes! Avendo Angleterre come vicino, non ho più le papille gustative da secoli” non ebbe finito la frase che gli arrivò un ceffone da Inghilterra, provocando l’ennesimo scontro a pugni tra i due. Dovettero intervenire Germania e Prussia per dividerli, visto che le altre nazioni avevano preferito cominciare a fare scommesse su chi le avrebbe prese di più.

Nessuno si accorse dell’espressione cupa dei due gemelli.

 

 

La mattina dopo, Ludwig si era svegliato presto come suo solito e sembrava la solita mattina post-meeting salvo per un dettaglio: Italia non era a letto con lui. Si alzò in fretta, chiamandolo. Lo trovò in salotto, intento a preparare una valigia.

“Guten Morgen, Italien. Che ci fai alzato a quest’ora?”. Feliciano sobbalzò, girandosi di scatto, il suo solito sorriso in vista.

“Niente di che. Mi sono solo ricordato che avevo in programma un viaggio di lavoro, ve~” il tono era innocente e sul momento Germania non ci trovò niente di anomalo. Mentre lo osservava sedersi sulla valigia per chiuderla, lo colpì una realizzazione:

“Viaggio di lavoro? Quale viaggio di lavoro, tu non fai viaggi di lavoro!”

“Questa volta si!” gli rispose l’italiano, risoluto. Lo abbracciò forte e, dandogli un bacio sulla guancia, lo salutò.

“Ciao, Lud. Alla prossima!”. Imboccò la porta prima che Germania potesse trattenerlo. Quella faccenda gli puzzava.









Piccolo Angolo dell'Autore
Ciao a tuttiiiii
Caspita, era da più di due anni che non tornavo qui...

Spero vi sia piaciuta come storia! Nata da un immenso what if tra me delle mie amiche, ovvero "come avrebbero reagito i due Italia a vedere Alfred maltrattare le ricette classiche italiane e la famigerata one-pot-pasta?"

Stay tuned per altro e alla prossimaaaa <3

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Capitolo 2
*** "Quei Bravi Ragazzi" ***


I giorni erano trascorsi tranquillamente per America, che si era praticamente scordato di quel disastroso pranzo di lavoro. Si era ritrovato più ricco di 20 dollari (visto che Inghilterra e Francia si erano fatti un occhio nero a vicenda) ma il suo interesse non era andato oltre. Si stava godendo l’ennesimo film blockbuster quando sentì il campanello suonare.

“Oh, this must be Amazon” pensò, alzandosi di fretta dal divano e andando ad aprire la porta. Aveva ragione: nella cassetta della posta trovò il pacco col videogioco che aveva comprato in preordine e un’altra busta. Curioso, America prese anche quella, ritornando a sedersi comodamente sul divano.

“Di chi è?” girò la busta in cerca del mittente ma non era indicato. L’aprì e, oltre a una lettera, rotolò fuori un singolo pezzo di pasta: era una penna liscia. “Che ci fa un maccherone in una lettera?” America era sempre più confuso mentre raccoglieva la pasta da terra. La osservò solo brevemente, decidendo di passare direttamente all’altro contenuto. Sulla carta era indicato il messaggio “
vErReMo A pReNdErTi, ScOtTo O nO” scritto utilizzando collage di vari giornali.
Un brivido percosse la schiena dell’americano, inquietato dalla forma scelta per scrivere, salvo riuscire a rassicurarsi: si aspettava fosse uno scherzo di cattivo gusto da parte di Cuba o Russia.

“Col cavolo che mi lascio spaventare da uno di quei fessi! Quasi quasi gli rendo il favore: a Cuba mando una cassa di sigari di cioccolato così realistici che non potrà non provare a fumarseli e a Russia… A quel brutto orso slavo spedirò un tutù rosa!” e così dicendo, scattò in piedi, deciso a portare a termine il suo proposito di vendetta.
 

Qualche giorno dopo era stato trattenuto alla Casa Bianca per discutere col suo capo riguardo alcune nuove regolamentazioni. Non era riuscito a liberarsi prima di sera inoltrata così, quando rincasò, tutto quello a cui riusciva a pensare era il suo letto e alla sonora dormita che si sarebbe fatto quella notte.
Sbadigliò, mentre si toglieva gli abiti da lavoro e sceglieva un pigiama, infilandosi nel letto. Non aveva nemmeno messo il cellulare in carica tanto era stanco.

Stava per addormentarsi quando sentì qualcosa di viscido e bagnato sotto le coperte, proprio accanto a sé. Immediatamente, America accese la propria lampada da tavolo, spaventato; tirando le coperte realizzò che non aveva toccato la mano dell’uomo nero, bensì c’erano degli spaghetti al ragù sparsi sotto le coperte. Per un brevissimo attimo, alla nazione venne in mente la celebre scena della testa di cavallo ne “Il Padrino” ma se ne liberò in fretta.
Passato lo spavento iniziale, restò arrabbiato e perplesso: chi cavolo aveva avuto l’idea di sporcargli le lenzuola e ritardare il suo meritato riposo? “Sure! It was Tony!” si disse, alzandosi dal letto. Lo chiamò a gran voce, per poi chiedergli spiegazioni.

“What do you mean “I didn’t do it”? Chi altri avrebbe potuto?”

“Fuckin”

“No che non ci sono intrusi in casa. Chi sarebbe così scemo da introdursi in casa mia, col rischio di venire sconfitto dalle mie eroiche gesta?”. L’alieno sospirò, lasciando America alle sue deliranti lodi e a pulire il letto, le cui lenzuola rimasero macchiate, non importa cosa facesse o quante volte chiamasse Inghilterra per chiedergli cosa fare.
Alla fine fu costretto a buttarle.
 


Non sapeva che quello non era che l’inizio.



Piccolo Angolo dell'autore
Eh si, a questo giro sono in ritardo... Che bello l'incrocio tra sessione d'esami e coviddi...
ANYWAY! Grazie per avermi seguito in questo nuovo capitolo (e vi prego, liberatemi dai suggerimenti di fb di ricette italiane rifatte dagli americani T^T )

Il prossimo capitolo potrebbe essere più lungo di questo, anche se non prometto niente

E si, il titolo è un riferimento a un film di mafia, ma mettere "il padrino" era troppo facile >-<

Alla prossima!

 

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Capitolo 3
*** Paranormal Activity ***


Un paio di giorni passarono ma l’inquietudine non sembrava voler abbandonare la mente di America. Per quanto fosse convinto fosse impossibile avere un intruso in casa, Tony gli aveva messo il tarlo nell’orecchio. Passò tutto il pomeriggio a setacciare la propria casa, non riuscendo a smettere di pensarci.

“As if someone could do it…” mormorò dopo aver finito. Si sentì più tranquillo e decise di tornare alla sua serie tv, optando per uno spuntino. Aveva fatto scorta di hamburger e patatine in vista della nuova stagione di quella serie che, benché fosse dell’orrore, lo aveva catturato; poco importava si spaventasse al punto da dover tenere la luce del corridoio accesa la notte. Si aspettava di passare il miglior giorno di riposo da settimane.

Si affrettò a cucinarsi due hamburger maxi e scaldarsi una teglia di patatine, impaziente di andare avanti con l’episodio, che si era fatto tremendamente interessante. 20 minuti dopo era di nuovo seduto ai piedi del divano, in mezzo a buste di patatine, popcorn e bottiglie di coca-cola vuote. Aveva farcito a oltranza i due panini ma si era portato dietro le due bottiglie di salsa comunque.

Il climax era alle stelle, la musica coinvolgente, America non riusciva a staccare gli occhi dalla tv, dando un grosso morso al panino… che sputò immediatamente.

“What the fuck?!” esclamò, non capendo cosa non andasse nel panino. Diede un altro morso, più piccolo, sperando di aver preso una parte in cui la carne era cotta male, ma quel sapore disgustoso restava. Aprì il panino e assaggiò un pezzetto solo dell’hamburger, disgustato: era un hamburger di ceci e seitan! Disgustato e confuso, provò l’altro panino, costatando con orrore che anche quello era vegano. Si alzò di scatto, dirigendosi allarmato al frigo.

“No no no, it can’t be” si disse, mentre controllava tutte le confezioni di carne che aveva in frigo e in freezer, sempre più inorridito. Era tutto vegano. “Come diavolo è possibile?” pensò, cercando di ricordare se il supermercato aveva spostato i reparti, senza successo. Un po' depresso, decise di tornare alla sua serie, mettendo da parte i panini a malincuore. Gli toccò riportare indietro il programma, evitando per pochissimo un grande spoiler. Nel mentre, prese una manciata di patatine e le pucciò nel ketchup, provando a rincuorarsi un poco.

Ci mancò poco che ci si strozzasse.

“Oh God, please no” ripeté, controllando meglio quello che doveva essere il suo spuntino. Si accorse che la consistenza era diversa e cercò di associare quel sapore disgustoso a qualcosa ma più che le patatine in sé, ad averlo disturbato di più era la combinazione con la salsa. Amaro e acido-dolciastro.

“Ma-magari il ketchup è andato a male e le patatine non le ho cotte abbastanza” tentò di rassicurarsi, immergendo la seguente manciata di patatine nella maionese. Gli venne da piangere, inghiottendo a fatica quel boccone: amaro ed estremamente dolce erano una combinazione letale per lui. Riconobbe subito il sapore del latte condensato però, che lo fece disperare ulteriormente. Improvvisamente una lampadina gli si accese: annusò attentamente quelle che dovevano essere patatine fritte, accorgendosi essere strisce di melanzane fritte.

“Se queste sono melanzane e questo latte condensato, questo cos’è?” si domandò, timoroso, assaggiando il ketchup. Era concentrato di pomodoro, diluito quel tanto che bastava per farlo passare per l’altra salsa. America tornò in cucina per controllare il resto degli alimenti incriminati, ritrovandosi nella stessa situazione degli hamburger. Abbandonata ogni speranza di godersi il pomeriggio, ritornò nuovamente in salotto, solo per sorbirsi l’ennesima sventura: era stato così tanto in cucina che, appena si sedette per riavvolgere la barra del programma, si beccò uno spoiler gigantesco.

“Che vita di merda…” mormorò con gli occhi lucidi, mentre aggiornava il suo stato su twitter. Aveva aspettato settimane per avere il tempo di godersi quello show con calma, salvo esserselo rovinato da solo.
 


Nonostante i suoi tentativi, tutte le volte che provava a ricomprare quegli alimenti, gli bastava allontanarsi di poco perché tornassero a essere vegani od ortaggi amarissimi, facendolo quasi scadere nella paranoia e accamparsi per lunghe ore in cucina, fallendo comunque.

“You know what? ENOUGH” esclamò una sera, seccato da quel mistero. Tirò fuori il cellulare, aprendo la prima app d’asporto che gli capitò sottomano. Inconsciamente si diede dello scemo per non averci pensato prima. Ordinò un sacco di hamburger e cibo spazzatura, ignorando quella vocina nella sua testa che diceva “se mangi così tanto e così male Arthur e Ivan ti sfotteranno di nuovo dandoti del ciccione”. Tuttavia, l’applicazione non gli permetteva di completare l’ordine, bloccandosi ogni volta che provava a confermare l’ordine. All’inizio America pensò fosse un errore dell’applicazione ma non importa cosa facesse, quante ne installasse, disinstallasse, aggiornasse, non riusciva ad ordinare.

“Non ci credo” un orrendo pensiero gli passò per la mente: provò a selezionare l’opzione vegana e quella gliela lasciava ordinare. Fu così per ogni singola app, facendolo disperare come non mai. Provò a contattare l’assistenza clienti della prima app e ottenne come risposta

“Che strano, qui mi segnala che è tutto regolare” dall’operatrice. Disperato e anche abbastanza furioso, America decise di giocarsi il tutto per tutto: tirò fuori il pc e cercò di forzare il codice delle applicazioni. Non sembravano esserci errori ma, dopo un paio d’ore di ricerca e tentativi, si accorse che effettivamente un problema c’era. Qualcuno gli aveva hackerato il cellulare, causandogli quei problemi. Sul momento, America imprecò contro Russia, sicuro ci fosse dietro lui ma, analizzando meglio il codice, nel tentativo di incastrare il colpevole, si accorse che il russo non c’entrava proprio nulla.

“Oh please, tell me I’m wrong…” sospirò, accorgendosi che l’ip dell’hacker era giapponese. Perché mai Giappone avrebbe dovuto giocargli uno scherzo tanto meschino? Provò a chiamarlo, aspettandosi una spiegazione ma continuava a scattare la segreteria. Lo intasò di messaggi e dm ma Giappone continuava a stare in silenzio.

“C’mon, reply, dammit” si spazientì America, una mezzora abbondante dopo. Stava per richiamarlo quando finalmente gli rispose.

- Scusami, Alfred-kun, ma sono impegnato in un meeting di lavoro. Ti richiamerò quando sarò libero –

America brontolò più forte, scontento per quella risposta frettolosa. Non immaginava che il “meeting di lavoro” era una richiesta esplicita di aiuto da parte dei fratelli Italia, che lo avevano minacciato di importare la tarantella nella sua cultura a forza.
 

Nonostante fossero passati due giorni, Giappone non si fece risentire e i problemi continuavano ad andare avanti. Se ne lamentò al telefono con Canada, pregandolo di andare a trovarlo e portargli un panino. Per sua fortuna, Canada ebbe pietà di lui e non tardò ad arrivare, portandogli un intero menù del McDonald

“I love you, bro! I have the best brother evah!” America era commosso da quel gesto, stritolando il fratello non appena vide cosa gli aveva portato. Una volta a tavola, non aveva fatto complimenti, divorando tutto come se non mangiasse nulla da mesi.

“Si può sapere che hai combinato stavolta?” gli chiese Canada, preoccupato per lui: era abbastanza raro che America lo chiamasse con un tono tanto disperato.

“Io? Gnonte bwo” rispose mentre masticava, disturbando un po' il canadese. Fortunatamente per lui, presto finì il cibo, un’espressione di pura soddisfazione sul viso.

“Il fatto è che continuano a succedere cose strane: per esempio, non importa quanta carne trita io compri, appena non sono in cucina per più di 10 minuti mi ritrovo con roba vegana. Stessa cosa per le patatine e le salse. Inoltre-“ proseguì, tirando fuori il cellulare per mostralo a Canada “Non importa cosa, non riesco ad ordinare nulla che non sia vegano o vegetariano. Pensa che nemmeno le mie carte di credito funzionano! Provo ad ordinare a un fast food e magicamente non funzionano più!”.

“Non hai provato a chiamare le compagnie?”

“Of course I did!! Still, continuano a dirmi che i loro sistemi non segnalano alcuna anomalia. Però io l’ho trovata” tutto trionfante, non diede nemmeno il tempo all’altro di rispondergli “Ho passato un pomeriggio a ricercare nel codice delle varie app e ho scoperto che Kiku mi ha hackerato il telefono”

“Kiku? Sei sicuro non sia stato Ivan o Yao?” gli chiese, dubbioso: non gli sembrava proprio una cosa da Giappone.

“I’d bet 5 grands on it! Ho provato a contattarlo un’infinità di volte ma nulla. Mi ha detto che è impegnato ma mi chiedo che razza di meeting possa tenerlo occupato 24 ore al giorno”

“Strano, io l’ho sentito ieri” ammise Canada, pensieroso.

“Really?”

“Yeah, we stayed on the phone for a couple of hours”. Sobbalzò quando America si alzò bruscamente dal tavolo.

“Fuckin’ dipshit”. Fece per bere dal bicchiere del mc, sicuro che il sapore della coca cola avrebbe addolcito il suo umore, ma si accorse che era vuoto.

“Non dondolarti sulla sedia, bro. Se cadi ti fai male” lo rimproverò il canadese, vedendo America sporgersi senza alzarsi per prendere un bottiglia di coca cola dal piano della cucina alle sue spalle.

“Nah, don’t worry, I’m tougher than you think” rispose, cominciando a bere a canna dalla bottiglia. Istantaneamente la sua espressione mutò nel disgusto più assoluto, facendo preoccupare Canada.

“Che succede Alfred?”

“Q-questo è ACETO!!” esclamò il ragazzo, allarmato. Per un secondo Canada si chiese se il fratello non lo stesse prendendo in giro ma si ricredette vedendolo scattare in piedi e correre al frigo, tirando fuori un’altra bottiglia di coca cola. Aprendola sentì la bevanda frizzare, rasserenando il suo cuore. Tornò a sorridere a Canada, sedendosi mentre ritornava a sedersi. Tranquillizzato dal tappo sigillato e dallo sfrigolio all’apertura, si affrettò a bere, deciso a raccontare con calma le cose al fratello.

Sputò la bevanda, sporcando la felpa di Canada che esclamò
“Mais putain, que fais-tu?!” disgustato e innervosito da quell’atto. Normalmente America si sarebbe fermato e avrebbe chiesto a Canada di dargli 5 dollari (i due avevano concordato per un barattolo delle parolacce per Matthew e uno per le stupidaggini e idee inutili per Alfred quando erano ragazzini) ma ora aveva un brutto presentimento che lo fece correre alla sua dispensa segreta, nascosta dietro la libreria di libri sul galateo che Arthur gli aveva imposto. Canada lo raggiunse mentre America era intento a controllare le altre sue bottiglie di bibite dolci, una per una. Le girava, controllava in controluce, guardava se erano chiuse bene.

“Vuoi un cappellino di carta stagnola già che ci siamo?” lo prese in giro il canadese, sicuro fosse una qualche nuova paranoia del fratello.

“Oh, shut the fuck up, brother” gli rispose America, finendo la sua verifica. Sembrava tutto intatto. Pronto a tutto, aprì l’ennesima bottiglia di coca cola, anche se con un po' di difficoltà. Sentì qualcosa cadere dentro la bottiglia, che esplose in una fontana di schiuma. Il tappo divenne come un proiettile che, dopo aver toccato il soffitto e il pavimento, colpì Alfred.

“My stars and stripes!!” mormorò, accasciandosi a terra, tenendosi le sue parti intime che il tappo aveva colpito in pieno. Canada non sapeva se ridere o meno, mettendo una mano davanti alla bocca per coprire una risatina involontaria. Dopo aver vinto la tentazione di fotografarlo e mandare la foto sul loro gruppo di famiglia, gli portò una busta di piselli congelati, stupendosi che il fratello avesse delle verdure per casa che non fossero per le sue ricette assurde. Mentre America si riprendeva, il canadese decise di esaminare la bottiglia incriminata: vedendo come era esplosa, qualcuno doveva averci messo una mentos dentro, forse incastrata proprio sotto il tappo, così da cadere nel momento esatto in cui qualcuno l’avesse aperta. Canada si sentì impressionato e in parte piccato; avrebbe voluto pensarci lui come vendetta una delle tante volte in cui il fratello lo aveva maltrattato. Quando America si fu ripreso, ricominciò a lagnarsi.

“Hai visto? Ora persino le mie bibite diventano aceto. It’s a nightmare, Matt”. Tuttavia, quella situazione non era completamente estranea al ragazzo, che mentre cercava di consolare America si ricordò che una cosa simile era successa anche a lui, qualche anno prima, solo in scala ridotta: si era solo ritrovato con tutto lo sciroppo d’acero cambiato in mostarda. Si chiese se fosse il caso di metterlo a parte ma ci ripensò, certo che America non lo avrebbe ascoltato o avrebbe riportato subito l’attenzione su sé stesso, come l’egocentrico che era.






Piccolo Angolo dell'autore
Finalmente ce l'ho fatta! Ammetto di averci impiegato più di due settimane a scrivere la seconda parte ma credo ne sia valsa la pena. Spero di riuscire a continuare più speditamente...

Anyway, avere un Canada che impreca è un sogno e allo stesso tempo la cosa più irrealistica della vita ahahahah Però, per chi legge le mie storie da un pò, sa benissimo che non poteva essere altrimenti: chi riuscirebbe a passare un vita a tu per tu con America senza diventare un pò sassy?

Spero vi sia piaciuto il capitolo e alla prossimaaaaaa

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