Raccolta di shot- Imma, Calogiuri e ...

di marple92
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Poldo ha fatto la pipì ***
Capitolo 2: *** La pallottola galeotta ***



Capitolo 1
*** Poldo ha fatto la pipì ***


POLDO HA FATTO LA PIPI'


Calogiuri si sveglia nel cuore della notte e con la mano cerca Imma dall’altro del letto,
trovandolo vuoto ma ancora caldo. Si gira verso il suo lato, con gli occhi ancora chiusi, e
respira il suo odore dal cuscino. E’ una delle abitudini che ha preso quando si sveglia e
non la trova accanto a lui.

Apre gli occhi per mettere a fuoco la stanza e vedere l’ora dalla sveglia posata sul
comodino accanto al letto. 


Delle vocine e delle risate infantili dal corridoio lo fanno sorridere divertito e lo portano ad
alzarsi quatto quatto.


A piedi nudi e con il solo pantalone del pigiama si dirige verso la vocina 


“Amore piano o svegliamo papà” la voce di Imma che frena le risatine della piccola.


Ippazio raggiunge la cameretta e si appoggia alla porta con tutta l’intenzione di spiare le
sue donne. Imma sta cambiando il pigiamino alla loro bambina che deve aver fatto la pipì
a letto e la piccoletta ridacchia con il sorriso sdentato mentre la sua mamma le mette il
borotalco sul culetto. 


“Il pissamino di Pongo” chiede la piccolina quando Imma cerca di prendere il pigiamino pulito


“Signorina, il pigiamino di Pongo l’hai sporcato ieri”


“Uffa, ma il pissamino di Pongo me l’ha pottato Papi” si lamenta la piccola


“Shh..che altrimenti papi lo svegliamo” 


“Sono già sveglio” le dice Calogiuri abbracciandola da dietro e posando un bacio sulla testa di Imma e sulla testa della piccolina.


“Papino…” subito la piccola gli salta in braccio e lui la prende in braccio aiutando Imma a
metterle il pigiamino.


“La signorina ha di nuovo fatto la pipì a letto, forse la notte dobbiamo anche tenerlo il pannolino” 


La bambina ride e afferra Poldo, il suo coniglio giallo di Peluche. 


“Non tono stata io… è stato Poldo che ha fatto la pipì nel mio lettusso..lui è piccolo” si mette il pollice in bocca, offesa da quella insinuazione della sua mamma, poi appoggia la guancia contro quella del suo papà e tiene il broncio guardando Imma.


“Va bene amore, domani sera mettiamo il pannolino a Poldo, va bene?” Le risponde Imma divertita dandole un bacino sul naso sotto lo sguardo emozionato di Calogiuri.


“Ti mamma - le risponde per poi concentrarsi sul suo papà- Poldo ha fatto la pipì nel mio lettusso e ha bagnato anche me ma mamma ci ha puliti e profumati..anche Poldo”


Calogiuri ride e le posa un bacio sui suoi ricci ribelli mentre la tiene in braccio aspettando che Imma finisca di sistemarle il letto.


La bambina scende dalle sue braccia e con in mano il suo peluche guarda mamma e papà con lo sguardo da impunita


“Il mio letto è bagnato, io e Poldo dommiamo con voi” e subito sgambetta verso la camera da letto, lasciandoli soli.


Imma e Ippazio si guardano, divertiti, e lui le afferra la mano invitandola a lasciare il lettino disfatto.


Le posa un bacio sulle labbra e la stringe a sé tenendola dai fianchi


“Una volta alle tre di notte ci svegliavamo solo per fare di nuovo l’amore” sussurra lei
“adesso invece….”


“Non potevo sognare niente di diverso…” replica lui a quella osservazione “ e comunque.. possiamo sempre farlo appena la peste si addormenta, abbiamo una serie di posti comodi in questa casa…” le morde il collo facendole ridere


“Mamma, papà…che facete?”


“Fate amore… si dice fate” risponde Imma dirigendosi con l’uomo verso la camera da letto dove la loro bimba li aspetta con Polpo abbandonato sul cuscino.


“Posso fare capriola?” Chiede ormai del tutto sveglia


“No signorina, è ora di dormire. Domani mamma e papà devono andare a lavorare e tu devi andare all’asilo” è Ippazio questa volta a fare la voce seria ed Imma si rilassa, felice di non dover essere lei a fare la cattiva. Non credeva che Ippazio potesse essere anche più severo di lei certe volte e invece è riuscito a soprenderla. Anche se costava molto ad entrambi dire dei "no" a quella faccetta d'angelo che sapeva essere molto convincente.


La piccola sbuffa ma si infila subito sotto le coperte tra mamma e papà. 


Imma le accarezza la fronte, in un gesto che sa farla rilassare, e subito la piccola chiude gli occhietti iniziando ad addormentarsi.


"non è stata una bella idea levarle il pannolino la notte” le dice l’uomo mentre entrambi guardano la loro piccola con la bocca aperta e gli occhi chiusi.


" eppure le altre mamme all'asilo dicevano che l'avevano tolto... A Valentina l'ho levato a tre anni e mezzo"
 

"eh ma lei ha preso da me”


“Da te ha preso solamente gli occhi e le labbra Maresciallo, per il resto è una piccola me”


Lui ride. “Anche il naso ha preso da me” continua lui osservando i lineamenti della piccola


“quindi ti facevi la pipi addosso?" Lo prende in giro mentre Ippazio annuisce


"fino a 7 anni”


“Bisogna trovare una soluzione, altrimenti Poldo fare la pipì a letto tutte le notti e il nostro letto diventerà improvvisamente piccolo..e io ci tengo al nostro letto, anzi... vorrei averlo a disposizione per... farle un fratellino” lancia la bomba lui 


"tanto lo so che sei felice quando dorme con noi” risponde Imma a tono per poi continuare "e poi l'hai detto anche tu prima che per farle un fratellino abbiamo anche altre valide alternative in questa casa"
 

Lui le fa l'occhiolino e continua a guardare la loro piccola"fosse per me la vizierei e la terrei qui con noi sempre…abbiamo fatto così tanto per averla”
 

"non è giusto, lo sai"


“Agli ordini Dottoressa” la prende in giro e poi un sbadiglio della donna lo porta a posarle un bacio sulle labbra “Dormi adesso” le sussurra
"buonanotte amore mio” risponde lei


E quando entrambi, con le mani unite sulla pancia della loro bimba stanno per prendere finalmente sonno si sente una vocetta vispa: "Buonanotte mamma... Buonanotte papà... Buonanotte Poldo.. Buonanotte Fratellino" 


Scoppiano a ridere, tutti e due. 

E’ niente è più bello che dormire tutti e tre insieme nel lettone, con la piccola peste che profuma tra di loro.


Sa di talco, sa di casa.


Sa di amore. 

 

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Capitolo 2
*** La pallottola galeotta ***


Premessa: eccomi tornata con un'altra one shot dopo mesi di silenzio. Spero vi piaccia e spero di poter arricchire questa raccolta di one shot più spesso. Per quanto riguarda la long che avevo iniziato, incrociate le dita per il prossimo anno ;) 
 

LA PALLOTTOLA GALEOTTA.


Imma scosta le tende della finestra per fare entrare un po’ di luce in camera e con il vassoio contenente la colazione si dirige verso il letto sedendosi sulla parte lasciata libera. Osserva l’uomo dormire a pancia in su e la sua attenzione si posa sulla fasciatura che gli protegge il braccio e parte del petto.

Con le dita ne accarezza i contorni ripensando a quanto sia stata vicina a perderlo sul serio e non solo per colpa del proiettile, anzi… se non si fosse beccato quella pallottola possibilmente lei sarebbe ancora a casa sua a sopportare il suono stonato del sax di Pietro.

Ricordati figlia mia, quello che non succede in una vita accade in un secondo” le ripeteva sua madre da piccola. E solo adesso si rende conto di quanto sia vero. Ha resistito, resistito e resistito ai suoi sguardi, al suo modo tenero di proteggerla, al suo bacio passionale nell'ufficio e pure alla dichiarazione d'amore in macchina. E poi, è bastato un agguato per farla cedere e farle mettere in discussione le poche certezze che con fatica aveva ricostruito.

Le sembra di aver stravolto la sua vita da anni e invece sono passate solo poche settimane e ora si trova a guardare un uomo più giovane di lei che dorme beatamente con la bocca schiusa dopo essere sopravvissuto ad una pallottola "Galeotta fu la pallottola..." le viene in mente. 

Le sembra passata una vita da quando correva nel corridoio dell’ospedale con un macigno in gola e la paura di essere arrivata tardi. Tardi per vederlo vivo. Tardi per dirgli che aveva sentito la sua dichiarazione in macchina, che lo amava anche lei e che era pronta per quell’amore che lui le aveva sempre offerto.

Sospira serena adesso che lui è lì, con lei, al sicuro. Vorrebbe guardarlo dormire ancora ma è arrivato finalmente il giorno dell’ennesima visita di controllo - forse l'ultima-  e sono già in ritardo. Si piega a posargli un bacio sulle labbra per svegliarlo teneramente.

“Ehi…” sussurra lui con gli occhi ancora chiusi e portando la mano tra i suoi ricci rossi le avvicina delicatamente la testa per approfondire il bacio. Come fa ormai ogni mattina.

“Ti ho portato la colazione Maresciallo, oggi hai la visita e dobbiamo sbrigarci” gli ricorda accarezzandogli gli addominali.

Con gli occhi ancora addormentati si mette seduto e prende dal vassoio la tazza di latte dove Imma versa dentro un po’ di cornflakes.

“Tu non fai colazione con me?”

“No, ho preso un caffè e non voglio altro..” ma prima che possa finire di parlare lui le avvicina alla bocca un cucchiaio colmo di cornflakes al cioccolato che lei non rifiuta. 

Ed è diventata ormai la routine mattitutina quella di improvvisare una colazione a letto, con lui che beve un pò di latte dalla tazza e si sporca le labbra. Lei che si avvicina maliziosa e con la lingua toglie via il residuo.
E prima che lui possa afferrarla e ricambiare il favore lei scappa via. Non hanno tempo quella mattina per giocare.

“Veloce Calogiù” lo sfotte lei alzandosi dal letto e si inizia a spogliare per prepararsi per uscire.

Un grugnito la spinge a voltarsi e lo becca ad osservarla con la tazza ancora a mezz’aria.

“Mi stai torturando Dottoressa…” gli scappa dalla bocca 

E lei vorrebbe dirgli che prova la sua stessa frustrazione.

“Forse oggi è il giorno giusto Calogiù” lo sfotte.

Da quando è stato dimesso dall’ospedale, a causa della fasciatura notturna e del tutore da tenere durante il giorno,  non è stato possibile alcun contatto se non qualche preliminare che non ha fatto altro che alimentare la voglia di entrambi. 
E lei ci aveva anche provato a replicare la nota scena di Monica Bellucci e Riccardo Scamarci in Manuale d'Amore ma lui l'aveva bloccata dicendole che no, la loro prima volta sarebbe dovuta essere diversa.

“anche perché ho mollato la mia vita a scatola chiusa… mica lo so se ne vale davvero la pena… da quel punto di vista” rincara la dose Imma avvicinandosi di nuovo al letto per recuperare l’orologio.

È lui che le afferra il polso portando la mano della donna sotto le coperte, con uno sguardo carico di promesse.

“Questo è solo un anticipo di quanto ne varrà la pena Dottoressa…” e lei vorrebbe dirgli che la mattina non vale ma ha il sospetto che lui si trovi in quella situazione praticamente sempre a causa sua.

Lo sguardo intenso con cui le fa quella promessa e quello che sente sotto la sua mano le fa venire un brivido lungo la spina dorsale. È lui a distoglierla dai pensieri con un: “e adesso sbrighiamoci… che devo farmi togliere questo affare. Aspetto questo momento da troppo tempo”

“Togliere il tutore e la fascia?” Gli chiede Imma

“No. Fare l’amore con te” e il mondo in cui lo dice le fa tornare i brividi. Gli ennesimi da quando ha a che fare con lui.

***

Il viaggio di ritorno, in macchina, trascorre in silenzio. Imma alla guida e lui seduto dal lato del passeggero che muove il braccio ormai libero per essere sicuro che vada tutto bene. Aveva insistito per guidare adesso che il medico gli aveva tolto tutte le medicazioni ma lei non aveva voluto saperne e con un malizioso “Conserva le forze per dopo, Calogiù” si era messa alla guida.

Solo che non fa che pensare a quello che succederà di li a poco. Stringe il volante tra le mani e guarda la strada. Ha desiderato quel momento talmente tanto che adesso teme di non esserne all’altezza e di deludere le aspettative dell’uomo al suo fianco. In fondo non è più giovanissima e la legge di gravità purtroppo vale anche per lei. Pietro non si è mai lamentato, anzi… ma erano cresciuti insieme e poi non c’era tutta quella differenza d’età. Lui aveva visto invecchiare lei e lei aveva visto invecchiare lui, in un gioco alla pari. Ma con Calogiuri era diverso. Molto diverso. Soprattutto per le alte aspettative che riponevano entrambi. 

E’ la mano che si posa sulla sua coscia a distoglierla dai pensieri e a riportarla alla realtà. La carezza si fa più lenta, prima sopra la gonna fino al ginocchio e poi, arrivata all’orlo, si insinua al di sotto di essa, a contatto con la pelle nuda.

Brividi. Ancora.

“Così ci schiantiamo” lo prende in giro lei 

“Sto testando la tua capacità di autocontrollo Dottoressa”

“E’ notevolmente ridotta quando ho a che fare con te”. La gonna ormai sollevata fino a metà coscia e le mani dell’uomo che le accarezzano il ginocchio con la punta delle dita, salvo poi risistemarle l’indumento e passare ad accarezzarle il braccio e il collo.

“E’ una tortura…” lo prende in giro lei 

“Mai quanto la tua di stamattina” replica a tono lui.

Ed è la volta di Imma, con la scusa di scalare la marcia, di sfiorare l’uomo e lasciarsi andare ad un sorrisetto compiaciuto: “fortunatamente la fasciatura dovevano rimuoverla dal braccio” lo prende in giro ricevendo in risposta un sorrisetto disperato. 

***

Ippazio chiude la porta dietro le loro spalle e afferrandola per un polso la abbraccia forte nascondendo il viso nell’incavo del suo collo.

“Benvenuta a casa”- le sussurra- togliendole la borsa dalle mani e il cappotto, li posa sul divanetto e nota lo smarrimento della donna già pronta ad un vero e proprio assalto.

“Non ho fretta- le spiega prendendole la mano per farla sedere accanto a lui - abbiamo tempo. Ho immaginato questo momento da cosi tanto tempo che voglio ricordarmi ogni singolo secondo di quello che succederà adesso”

Lei gli accarezza il volto mentre le mani dell’uomo si spostano sulla camicia leopardata che sfila da dentro la gonna e inizia a sbottonare.

 “Voglio spogliarti lentamente” le sussurra con le mani che tremano al punto che è Imma ad aiutarlo salvo poi fare lo stesso con la maglietta di lui.

“Abbiamo tempo” ripete Imma prendendogli il viso tra le mani per baciarlo. E lo ripete a lui ma anche a se stessa.

Si era immaginata spesso il momento in cui avrebbero fatto l'amore per la prima volta e il più delle volte immaginava che sarebbe stato lui, esasperato dal suo brutto carattere, a saltarle addosso direttamente sulla scrivania della procura. Altre volte, al contrario, immaginava di essere lei a fare il primo passo, durante una delle loro gite in macchina. Immaginava di slacciare la cintura, tirare il freno a mano e saltare a cavalcioni su di lui. Anche nella più pudica delle visioni, però, avveniva tutto in modo irruento e passionale.

Completamente diverso dal momento che sta vivendo, diverso da come lo aveva sempre immaginato. 

La camicia di lei e la maglietta di lui che finiscono sul pavimento, le mani che esplorano i loro corpi, le labbra che si rincorrono quando lui allontana di poco la testa per farsi conquistare da lei ed essere sicuro che stia succedendo sul serio.

E lei che gli afferra il viso e gli sussurra "Sono qui".

Lui le prende le mani e abbracciandola da dietro la fa camminare verso la camera da letto. Ogni passo viene scandito da un bacio sul collo, sulla guancia, sulla testa. 

Sulla soglia della porta le sgancia il gancetto del reggiseno facendolo scivolare via. Lei si gira, attaccandosi di scatto a lui, quasi per coprirsi. 

E lui la lascia fare, la stringe, riempiendo la sua schiena nuda di carezze e le sue labbra di baci.

La sente tremare tra le sue braccia. E trema anche lui.

Non ricorda di aver vissuto un terremoto ma lo immagina proprio così.

Con la terra che trema sotto i piedi e le ossa che tremano dentro il corpo.

Finiscono sdraiati sul letto.

A baciarsi.

E anche i pochi vestiti rimasti finiscono a terra. 

E’ lui a staccarsi dal suo corpo. 

Vorrebbe guardarla, ma lei lo blocca.

La vede mettersi le mani in faccia e coprire gli occhi, come se avesse paura di leggere nei suoi un rifiuto. 

E lui capisce. Come sempre. 

Le scosta le mani imprigionandole ai lati della sua testa e le bacia le palpebre chiuse, costringendola ad aprirle.

“Non mi guard…”

“Zitta…sei bella! sei bellissima!” Le dice mordendole le labbra per soffocare quelle parole prive di senso che le stavano per uscire dalla bocca. E pensa che vorrebbe dirglielo tutta la vita che è bellissima, per tutte le volte che non glielo ha potuto dire perché lei non era sua e poteva solo ammirarla da lontano.

“Tu sei…” prova a dire Imma, ma il fiato le si spezza in gola. 

“Guardami” le sussurra lui labbra contro labbra “sono i miei occhi a dirti quanto sei bella amore mio” 

E Imma sente il cuore battere forte nel petto, non sa se perché lui riesce a farla sentire bella davvero o se per quell’ “amore mio” pronunciato con naturalezza. 

Trema tra le sue braccia, come non le capitava da un pò o, forse, come non le era mai capitato. 

Lo accoglie dentro di se. Piano ma deciso. Senza mai chiudere gli occhi, che sono lo specchio dei suoi.

“Imma” sussurra lui al suo orecchio mentre i loro corpi si muovono l’uno verso l’altro.

Il lenzuolo su di loro che scivola sui loro corpi come tutti gli anni passati a desiderare quel momento. 

E svaniscono le frustrazioni dell’ultimo periodo, la paura di non essere all’altezza, i mille problemi che li aspettano fuori dalla loro bolla di passione.

“Ti amo… non ti ho mai amata più di cosi’” sfugge dalle labbra dell’uomo mentre lei la donna ribalta le posizioni e lo stringe al suo petto. Affonda le mani tra i suoi capelli mentre quelle dell’uomo sono sui suoi fianchi per guidarla nel movimento.

Gemiti che si perdono nell’aria e i loro nomi sussurrati all’orecchio.

Poi un urlo deciso, soffocato sulla pelle.

Si guardano con gli occhi lucidi e mentre riprendono fiato, stanchi ma leggeri, a lui sfugge una lacrima che lei asciuga con i polpastrelli.

“Ti ho desiderata così tanto…- si lascia sfuggire lui- ma non credevo potesse essere così bello” .   Sistema il lenzuolo su di loro e lei si stringe alla sua spalla riempiendola di baci così teneri da non essere da lei.

Poi la vede.

La cicatrice lasciata dal proiettile.

La accarezza.

La bacia.

“Quanto ho rischiato di perderti” le sfugge rivivendo quegli attimi di terrore in cui per la prima volta nella sua vita ha pregato  Dio di salvarlo. 

“E invece sono qui…siamo qui. E me ne prenderei altre duecento pallottole se servissero a tenerti qui con me”

“Provaci e ti sparo!”lo minaccia lei.

E lui ride, ma a lei non lo dice che quella pallottola estratta in sala operatoria la tiene conservata nella tasca dei jeans.

Un cimelio.

Un portafortuna.

Il simbolo del loro amore: una pallottola galeotta.

 

 

 

 

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