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di vale_gada
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Non è come sembra ***
Capitolo 2: *** In partenza ***
Capitolo 3: *** Belli e Brutti Incontri ***
Capitolo 4: *** Sguardi ***
Capitolo 5: *** Cose che vanno, cose che arrivano. ***
Capitolo 6: *** Vincere e Perdere ***
Capitolo 7: *** Amore e Guerra ***
Capitolo 8: *** Ritorno a Rivombrosa ***
Capitolo 9: *** Padre ***
Capitolo 10: *** Il Duca ***
Capitolo 11: *** Paura,Vergogna,Odio,Delusione,Amore ***
Capitolo 12: *** Riprendersi, Arruolarsi, Scappare ***
Capitolo 13: *** Se ami qualcuno devi lasciarlo andare ***
Capitolo 14: *** Per Sempre Contessa Ristori ***



Capitolo 1
*** Non è come sembra ***


Sfogliava con un certo nervosismo le pagine dei conti fatti da Angelo. Non tornava niente e gli ingenti debiti del Marchese Alvise sembravano non finire mai.Doveva risanare la tenuta di Rivombrosa altrimenti avrebbe perduto ogni cosa.I suoi occhi azzurri affogati in quelle pagine di numeri e la sua preoccupazione alla vigilia di Natale.Il prefetto Terrazzani aveva confermato quella che credeva essere una semplice visione di Elisa: la fuga del Duca Ranieri.Avrebbe sicuramente cercato vendetta e le voci di corte avevano confermato un importante appoggio del nuovo re. Non poteva continuare così, doveva allontanarsi dalla sua famiglia nonostante tutto ciò gli spezzasse il cuore. Doveva proteggere Agnese, Martino e soprattutto la sua Elisa. Lei non lo avrebbe mai lasciato partire.Non lo avrebbe mai lasciato allontanare per paura che Ranieri potesse cercare la sua vendetta.Lei lo avrebbe seguito, ma stavolta non poteva permetterlo.

L’idea gli venne qualche giorno prima e adesso era arrivato il momento di coinvolgere l’unica persona che avrebbe potuto aiutarlo…forse.

Rivombrosa era silenziosa e le luci dell’alba si stavano facendo largo. Fabrizio chiuse il registro e guardò Antonio negli occhi.

"Non posso essere complice di tutto questo Fabrizio."

"Vedi alternative Antonio?"

"Forse parlarne con Elisa…e cercare di…"

"Lei non mi permetterebbe mai di allontanarmi con Ranieri in libertà. Non posso perderla…non posso mettere in pericolo la mia famiglia"

"Però darle un dolore così grande, far portare a me un simile fardello…"

"Elisa è una donna forte Antonio…saprà come andare avanti"

"E non hai pensato che andrà avanti senza di te?"

"Ci ho pensato Antonio…ma preferisco saperla viva e al sicuro piuttosto che morta per mano di Ottavio"

"Non ci posso credere Fabrizio, ma…ti aiuterò. In nome della profonda amicizia che ci lega"

"Ci terremo in contatto in qualche modo, le lettere le farò recapitare nella tua vecchia casa."

"Quando potrò dire la verità ad Elisa?"

"Non lo so…stabiliremo anche questo…nel frattempo lei sarà felice, la mia famiglia lo sarà…"

"Certo Fabrizio…felice di vederti morto"

"Ormai è deciso"

Antonio si mosse rapidamente verso la porta a vetri della biblioteca prima che Fabrizio lo fermasse.

"Nessuno a parte tu e io deve sapere"

"Come desideri."

Antonio abbassò lo sguardo contrariato.

"Antonio…Grazie."

Il medico annuì con la testa e uscì.

Il conte avrebbe inscenato la sua morte quello stesso giorno. Sarebbe andato a cavallo con Hermes costringendo Elisa a partecipare alla messa di Natale da sola,poi si sarebbe versato del sangue animale sulle vesti e avrebbe fatto credere a tutti di essere morto a seguito di un’imboscata. La bara sarebbe stata sepolta vuota mentre lui con un cavallo, durante la notte sarebbe corso verso Parigi per salvare Rivombrosa.

Fabrizio baciò le tenere guance dei suoi figli e dopo si avvicinò verso la sua Elisa, che ancora dormiva e le spostò una ciocca di capelli dal volto.

"Sii forte amore mio"

-

-

"Perchè non torna?" disse Elisa camminando per la stanza agitata.

"Vado a cercarlo, è in arrivo un forte temporale" disse preoccupato Angelo.

Poi il nitrito di Hermes.

"Eccolo finalmente!"disse entusiasta Elisa mentre correva giù per l’enorme scalinata.

E poi il buio. La pioggia. Il corpo di Fabrizio pieno di sangue.

Sentì le lacrime della sua Elisa, le grida di dolore. Doveva resistere.

Antonio che confermò la sua morte.Elisa riversa sul suo petto.

-

Era ormai sdraiato da ore in attesa che arrivasse Antonio per chiudere la bara. Era notte ormai quando lo sentì entrare.

"Elisa è distrutta Fabrizio e io…"

"Fa male anche a me" disse rialzandosi dal freddo marmo.

"Il tuo cavallo è pronto…ho convinto Elisa a dormire…c’è Martino con lei"

Fabrizio annuì.

"Prenditi cura di loro Antonio"

"Sì''

Fabrizio indossò il cappuccio nero del suo mantello e seguì Antonio verso le stalle. Si abbracciarono prima che il conte montasse su un cavallo.

''Addio Antonio''

Dopo che il medico annuì corse via da Rivombrosa.Lo vide sparire tra i fitti alberi ancora incerto sul se avesse fatto la cosa giusta.

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Capitolo 2
*** In partenza ***


Mi dispiace molto di averci messo così tanto. Le mie idee correvano così veloci, poi la pandemia e tutto il resto mi ha bloccata. Ho cercato di finirla tutta questa storia in modo tale da pubblicarla a capitoli ormai ultimati. Grazie davvero della pazienza. Cercherò di metterne uno a settimana.

Erano passati solo pochi giorni dalla finta sepoltura del Conte Ristori. Elisa nel suo abito nero sulla poltrona ove era solita sdraiarsi durante la sua gravidanza.Tra le sue mani e adagiata sulla sua gonna,la spada del suo unico grande amore. Anna in piedi accanto a lei e Antonio attanagliato dai sensi di colpa.

“Elisa…devi vedere la piccola Agnese” incitò Antonio.
Elisa alzò delicatamente gli occhi stanchi e cupi fissandolo intensamente prima di aprire le sue labbra secche.
“Sta male?” Emise in un sussurro flebile.
“No, ma sono due giorni che non la vedi. Elisa lei ha bisogno di te, Martino ha bisogno di te e anche noi abbiamo bisogno del tuo sorriso”.
“Come puoi Antonio aver conosciuto l’intensità del nostro amore e chiedermi un così grande sforzo?”
“Elisa. Sei una donna forte e Fabrizio non avrebbe mai voluto che tu ti lasciassi andare in questo modo. Se non vuoi farlo per i tuoi figli, almeno fallo per lui”.
Elisa sospirò stringendo la mano di Anna riversa sulla sua spalla.
“Ok, portatemi Agnese”.
Antonio si voltò consapevole del fatto che Amelia avesse capito la sua richiesta. La donna si precipitò dalla piccola.
“Elisa io sono molto preoccupato per la tua salute. Consenti almeno che ti visiti”
“Antonio…i mali dell’anima purtroppo sono qualcosa di ancora molto lontano dalle scoperte scientifiche”.
Antonio abbassò lo sguardo prima di essere interrotto da Anna.
“Elisa sono giorni che non mangi. Sono giorni che passi le ore davanti alla sua tomba. Ho parlato con Angelo e ho scoperto che Fabrizio stava tenendo dei rapporti con alcuni creditori per saldare i debiti di Alvise.” Anna si interruppe e sospirò.
“Continua Anna.”
Se questi debiti non venissero saldati entro fine dell’anno perderemo Rivombrosa.”
Elisa si compose seduta in un colpo. Perdere la tenuta, il luogo dove era nato il suo amore e dove questo riposava. Non poteva permetterlo…ma come recuperare le forze? 
“Anna devo solo trovare le forze. Ti prometto che risolveremo tutto. Non perderemo mai Rivombrosa.”
Nel frattempo Amelia rientrò nella stanza.
“Elisa la piccola dorme tranquilla”.
Elisa annuì per poi alzarsi delicatamente appoggiando la spada vicino al camino.
“Amelia, portami del materiale per scrivere”.
Amelia annuì.
“Che cosa intendi fare Elisa?”chiese Antonio.
“Devo scrivere e convocare Victor Benac. So che con lui abbiamo il più grande dei debiti. Non è molto, ma devo provare a chiedere una proroga in nome dell’amicizia che lo legava a Fabrizio.”
Antonio annuì non sapendo ancora cosa lo avesse spinto a fare così tanto male alle due donne.Avrebbe aspettato notizie da Fabrizio sperando che almeno lui avesse trovato una soluzione per i debiti di Alvise.

FABRIZIO POV

Il viaggio verso Parigi era stato un vero buco nell’acqua, per non parlare del fatto di doversi muovere sotto traccia e senza documenti. I suoi appartenevano ad un morto e se qualcuno lo avesse scoperto avrebbe sicuramente passato qualche notte in carcere.Il Barone verso cui deteneva un credito si era trasferito a Napoli insieme a tutta la sua famiglia. Dopo la morte del Re molti nobili si trasferirono nelle residenze italiane consapevoli di aver perso molti privilegi. Per prima cosa doveva procurarsi un lascia passare, dei documenti falsi e trovare un modo per non farsi riconoscere.Passò la notte al confine con l’Italia, in una residenza estiva del Conte Drago. Il giorno dopo avrebbe cercato tutto ciò che poteva servirgli per fare il suo viaggio.Si addormentò con i pensieri rivolti alla sua Elisa e ai suoi figli.
La notte passò in fretta per il Conte. Approfittò già delle prime luci dell’alba per cambiarsi l’abito nero approfittando di qualche abito di Giulio. Nel rovistare trovò del materiale per scrivere che poteva tornargli utile per comunicare con Antonio e una maschera. La maschera con cui Giulio era solito andare alle feste delle nobildonne Torinesi. Era perfetta e soprattutto copriva l’intero volto. Se qualcuno gli avesse chiesto qualcosa avrebbe risposto che il suo volto era stato sfigurato in un incendio.Mancavano solo i documenti, e per quelli doveva avvicinarsi verso le prigioni del borgo. Era venuto a conoscenza di un brigante che li fabbricava per permettere ai traditori della corona di scappare dai crimini di cui si erano macchiati.Quella era la sua destinazione.Di corsa prese la giacca e si precipitò verso il suo cavallo.
ELISA POV
“Benac. Vi ringrazio per aver accettato il mio invito”
“Contessa Ristori, sono molto addolorato per la vostra perdita. So già cosa vuole chiedermi…e la mia risposta è Sì. Vi concederò quella proroga conscio di questa situazione orribile che state vivendo”
“Vi ringrazio Signor Benac. Vi prometto che riuscirò a saldare questo debito.”
Una voce di un ragazzo interruppe la discussione.
“Signor Benac, io sono Martino Ristori.”
Benac strinse la mano del ragazzo.
“Assomigli così tanto a tuo padre, ma ti prego di darmi del tu”
“Io avrei bisogno di farti una richiesta. So che avete fatto già molto per la mia famiglia ma…vedete…vedi” rise Martino per la sua difficoltà di formulare un discorso informale.
“Mio padre prima di morire mi dava delle lezioni di scherma. Purtroppo adesso non ho più nessuno con cui allenarmi e insomma…io vorrei chiederti se tu saresti disposto ad aiutarmi”.
Victor sorrise.
“Ti confesso mio caro ragazzo che non sono mai stato un ottimo spadaccino. Anzi…forse per questo ho deciso di dedicarmi a qualcosa di più pratico come gli affari… ma ti aiuterò! Conosco un bravissimo insegnante di Torino che potrebbe fare al caso nostro. Magari potremmo prenderle insieme le lezioni se ti va.”
Martino annuì contento per poi fissare sua madre, congedarsi e correre contento verso l’uscita della biblioteca
“Vi ringrazio Victor. Non speravo così tanto da questo incontro. Lo avete reso felice e in questi momenti è molto raro esserlo.”
“Sono io che ringrazio voi. In qualche modo siete riuscita a farmi prendere delle lezioni in compagnia e sono certo che io e Martino diventeremo dei grandi amici.”
Elisa annuì e si alzò contemporaneamente per accompagnare l’ospite all’uscita.
“Vi farò sapere quando inizieranno le lezioni con Martino. C’è però una cosa fondamentale e di necessaria importanza.”
“Se posso aiutarvi in qualche modo dopo la vostra gentilezza, sarei lieta di provvedere. Andate al punto.”
“Potresti smetterla di darmi anche tu del voi? E’ un formalismo che detesto profondamente…mi fa sentire tremendamente vecchio!” 
Elisa sorrise e annuì prima di porgere la sua mano.
“Grazie Victor. Aspetto tue notizie per Martino e provvederò a cercare quanto prima delle soluzioni per il debito.”
“Stai tranquilla. Non c’è fretta e non mi mancano fortunatamente i soldi.”
Victor baciò la mano e uscì, mentre Elisa dopo aver preso Agnese si diresse verso la tomba di Fabrizio. Quello era l’unico luogo in cui potevano ancora essere una famiglia.

FABRIZIO POV

“Sono 300 monete d’oro per i documenti che avete richiesto.”
“E’ un vero furto quello che state mettendo in atto. Facciamo 200.”
“Siete voi quello che deve scappare e noi io. 300 o niente”.
Fabrizio sbuffò profondamente per poi tirare in malo modo sul suo tavolo di legno marcio le 300 monete richieste. Il vecchio avrà avuto sulla settantina di anni, era malconcio nonostante quello che guadagnava dai suoi "affari" e soprattutto puzzava di vino in modo schifoso. Quell’odore gli ricordava i salvataggi che era solito fare a Giulio nella locanda. Gli scappò un sorriso.
“Che cosa ridi traditore della corona?” 
Per Fabrizio questa frase fu troppo. Lo prese per il collo.
“IO NON SONO UN TRADITORE DELLA CORONA” urlò inferocito.
“Certo, e io sai chi sono invece? L’imperatore d’Austria” rise.
Fabrizio doveva rassegnarsi. Non poteva uccidere l’unico in grado di procurargli ciò di cui aveva bisogno...anche perchè documenti falsi nel regno non erano proprio in vendita accanto ai formaggi nel borgo. 
“Ok dolcezza. Da oggi tu sarai il Marchese Luca Sangiovese. Tutto chiaro?”.
Fabrizio annuì.
Il vecchio finì le sue inutili pratiche con mille sigilli falsi e poi gli porse i documenti.
“Lasciapassare per Regno di Napoli e Piemonte e i tuoi documenti falsi. Arrivederci zuccherino”
Fabrizio prese di forza i documenti scuotendo la testa e dopo aver indossato la maschera si diresse verso la vecchia casa di Antonio.Non ci mise molto a forzare la porta. Si mise seduto con i suoi fogli e il suo inchiostro.

“Caro amico mio,
Il mio viaggio a Parigi è stato un buco nell’acqua.
Sono riuscito a recuperare un lasciapassare e dei documenti falsi.
Ho scoperto che il Barone si è trasferito a Napoli ed è lì che sono diretto.
Ho bisogno che tu mi faccia avere dei soldi in qualche modo visto che gran parte di essi sono stati spesi per tutta la documentazione. Ieri sono riuscito a trovare riparo nella residenza estiva di Giulio, ma man mano che mi allontanerò dal Piemonte sarà tutto più incerto. Spero che questa lettera ti trovi bene.Stringi la mia famiglia come se fossi io a farlo e fai capire ad Elisa che io sarò sempre vicino a lei.”

Fabrizio la chiuse, riprese velocemente il suo materiale da scrittura e montando a cavallo partì verso l’ignoto.

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Capitolo 3
*** Belli e Brutti Incontri ***


FABRIZIO POV.

Napoli era una grande città, ma ancora di più lo era il palazzo del Barone di Conegliano.Non era facile ottenere ospitalità soprattutto perché la sua maschera celava la sua identità. Magari sarebbe riuscito a parlare subito con il Barone in privato. Magari sarebbe riuscito a stracciare immediatamente la faccenda. L’atrio del palazzo affrescato era sopra la sua testa. La musica in lontananza gli faceva capire che fosse in corso una festa a palazzo.
Un domestico prese le redini del suo cavallo per sistemarlo nelle stalle.
Fabrizio percorse la lunga scalinata in direzione della musica.

“Buonasera. Come posso aiutarvi?”

Fabrizio si voltò e notò un domestico molto elegante.

“Buonasera. Io sono il Marchese Sangiovese e avrei urgente bisogno di conferire con il Barone di Conegliano”

Il domestico fece un cenno con la testa “Seguitemi”.

Fabrizio continuava a guardarsi intorno. Quella dimora era veramente estrosa. Troppo per i suoi gusti. 

Fabrizio entrò nella grande sala da ballo e seguendo il domestico si ritrovò davanti il figlio del Barone, Nicola. Di lui si ricordava solo di quanto fosse sfaccendato.Il domestico gli sussurrò qualcosa per poi dileguarsi tra la folla.

“Buonasera Marchese, come avete detto che vi chiamate?”

Fabrizio cercò di camuffare quanto più possibile la sua voce e si stupì delle sue capacità vocali.

“Luca. Marchese Luca Sangiovese”

“Questo nome non mi dice niente, ma forse il mio dice qualcosa a voi. In cosa posso esservi utile?”

“Avrei bisogno di conferire in privato con voi e vostro padre”

“Vede, forse non siete informato sui fatti ma mio padre è deceduto ormai da qualche in mese”

A Fabrizio gelò il sangue. Come poteva suo figlio ricordarsi di un credito che lui deteneva verso il padre? Per non parlare poi del fatto che all’interno di quella famiglia non corresse buon sangue.

“Mi dispiace, io non ero a conoscenza della cosa. Vede in realtà cercavo vostro padre, ma spero che voi possiate essermi lo stesso di aiuto”

“Facciamo così…stasera godetevi la festa. Vi farò preparare una stanza dai miei domestici e domani parleremo. Se le va può comunque parlare con mia madre. Magari si ricorderà di voi.”

Fabrizio tirò un sospiro di sollievo. La Baronessa lo conosceva e forse, vista la morte inaspettata del Barone era con lei che doveva conferire.

“Certo, vi ringrazio della gentilezza”

Una voce fin troppo familiare proveniva dalle sue spalle. Troppo vicina. Troppo crudele.
Adesso era accanto a lui.
Adesso era di fronte a lui.
Adesso stava sussurrando qualcosa al Barone Nicola.

“Marchese Luca, vi presento la mia amica Marchesa Lucrezia Van Necker”

Fabrizio rimase immobile, pietrificato, inorridito.

“Marchese vi sentite bene?”

“Si certamente”

Fabrizio presa la mano di Lucrezia e la baciò come consuetudine.

“E’ un piacere fare la vostra conoscenza. Gli amici di Nicola sono anche i miei”

“Piacere mio”

“Ma toglietemi una curiosità, avete forse confuso questa festa per un ballo in maschera?” Chiese curiosa e divertita la Marchesa.

“No, niente affatto. Molti anni fa è scoppiato un incendio nella mia tenuta in Veneto e purtroppo il fuoco oltre a divorarsi metà dei miei possedimenti, si è portato via anche il mio volto”.

“Oh deve essere stato orribile immagino”

“Sì. Se volete scusarmi andrei a salutare gli altri ospiti”

La marchesa fece cenno e Fabrizio si voltò tirando un sospiro di sollievo. Non lo aveva riconosciuto e questo era l’importante.Tuttavia gli occhi della Marchesa li conosceva fin troppo bene. Urlavano di essere l’amante di Nicola da tutti i pori.Questo complicava tutto.Doveva parlare con la baronessa e sperare che almeno lei potesse aiutarlo.Fabrizio si guardò per lungo attorno per molto ma non la trovò. Si disse di rimandare tutto al giorno dopo e di godersi quella piccola parvenza di normalità dopo una notte nel bosco.

Passarono delle ore prima che la festa terminasse. Fabrizio percorse i corridoi verso la sua stanza quando vide il Barone baciare in modo molto spinto Lucrezia.Povera sua moglie. Non l’aveva vista quella sera, forse si era chiusa in camera. La ricordava come una donna fragile e sensibile. Troppo per quel buono a nulla.Fabrizio cercò di passare i due amanti a passo svelto quando fu chiamato dal Barone.

“Marchese. Non una parola con mia moglie di ciò che avete visto se volete ancora il mio aiuto”

“State tranquillo. Divertitevi e Buona notte.”

Fabrizio si intrufolò nella sua stanza e si gettò sul letto esausto. Si addormentò con la maschera ancora sul volto. Ormai la sentiva parte di sé. Ormai quella recita era diventata la realtà nella speranza di tornare dalla sua Elisa.

ELISA POV.
Era una mattinata fredda a Rivombrosa, ma non così tanto da impedire ad Elisa di stare a parlare un po’ con il suo Fabrizio. Magari la sentiva. Magari era lui a darle quella forza.

“Elisa” urlò Angelo.

Elisa sempre avvolta nei suo abito nero si voltò verso di lui.

“Dimmi Angelo”

“Dovrei parlarti”

Elisa si alzò dal manto erboso davanti alla tomba di Fabrizio e dopo essersi scossa le vesti si diresse verso il gazebo in Giardino.

“Elisa io non so se sia il momento più adatto ma dovrei parlarti”

“Dimmi Angelo”

“Prima che Fabrizio morisse mi ha confessato di essere creditore di un Barone. Un giorno gli ha salvato la vita. Forse lui potrebbe aiutarci.”

“Cosa aspettavi a dirmelo? E dove vive questo Barone?”

“Ho scoperto che per molti anni ha vissuto a Parigi ma pare che dopo la morte del re si sia trasferito in un palazzo nel cuore di Napoli”

“Bene. Dovrò andarci io di persona…ma come faccio? Con la piccola?”

Angelo le posò la mano sul braccio: “Puoi portare con te Amelia e la piccola starà con Anna e Antonio. E’ in buone mani. Mi son permesso di prendere dei posti su una nave diretta a Napoli stanotte. Forse ho sbagliato e non sei ancora pronta e…”

“No Angelo. Hai fatto benissimo. Prima ci togliamo questo debito e prima potrò essere tranquilla.”

Elisa si alzò.

“Elisa”

“Sì?”

“Buona fortuna”

Elisa corse al piano di sopra dando disposizioni per il suo viaggio. Trovò Antonio in biblioteca con una lettera tra le mani.

“Antonio! Che cos’è?”

Antonio la ripiegò velocemente.

“Nessuno. Solo nuove scoperte mediche a Corte”

"Mmm.. interessanti?"

"Abbastanza, ma niente di comprovato ancora"

Elisa sorrise prima di rivolgere la sua domanda
“Dov’è Anna?”

“E’ a pregare nella cappella.”

“Avrei bisogno di parlare ad entrambi.”

Antonio annuì e si diresse a chiamarla. Elisa si mise a sedere sulla sua poltrona.

Aveva molte speranze.

Dopo qualche minuto entrò Anna seguita da Antonio.

“Elisa tutto ok?”

“Certo…partirò per Napoli stanotte”

Antonio gelò.

“No. Tu non puoi, cioè puoi ma è troppo presto”

“Antonio ma che stai dicendo?”

“Elisa sono solo preoccupato tutto qua…e poi che andresti a fare a Napoli?”

“Angelo mi ha detto che Fabrizio era creditore di un Barone. Il Barone di Conegliano. Lui può aiutarci a salvare questa situazione…andrò li per parlare con lui.”

“Elisa è troppo pericoloso” disse Anna.

“Andrò con Amelia e la bambina starà con voi”

Antonio si era infilato in una situazione orribile.

“Elisa due donne da sole su una nave…lascia che venga con te”

Era l’unico modo per Antonio di cercare di avvertire Fabrizio.

“Sì! Antonio ha ragione, lascialo venire con te. Siete pur sempre due donne e un uomo può scoraggiare dei tentativi di aggressione”

Elisa annuì “Allora Buona fortuna a noi!”.

FABRIZIO POV

La luce entrò come un lampo nella stanza di Fabrizio. Si alzò consapevole di aver dormito vestito e con la maschera. Doveva agire il prima possibile. Dopo essersi cambiato e essersi reso presentabile uscì diretto in salone. Una donna sedeva composta sulla poltrona color avorio.

“Baronessa”

La donna si voltò notando Fabrizio di fronte a sé.

“Ci conosciamo?”

“Sì, cioè, no. Conoscevo vostro marito. Purtroppo sono venuto a conoscenza solo ieri sera della sua prematura morte. Vi faccio le mie più sentite condoglianze”

“Vi ringrazio. Come vi chiamate?”

“Marchese Luca Sangiovese.”

“Il nome non mi dice niente”

“Ieri ho provato a conferire con vostro figlio ma…”

La Baronessa lo interruppe.

“Purtroppo mio figlio sembra non essere più in grado di occuparsi degli affari e degli impegni che un titolo nobiliare porta. Io non sarò per niente discreta e ve lo dirò sulla fiducia che voglio riporre in voi.”

“Ci sono dei problemi?”

“Mio figlio non è più lui da quando quella strega si è stabilita qui. Sua moglie è ridotta ad uno straccio e lui sembra un burattino.”

“State parlando della Marchesa Van Necker?”

“Avete avuto anche voi la disgrazia di conoscere quella donna?”

“L’ho incontrata ieri sera”

La Baronessa annuì.

“Per qualsiasi problema o richiesta parlate con me. Non con lui. Parlare con lui significa far decidere quella sgualdrina”

La Baronessa si agitò e Fabrizio si sedette accanto a lei.

“Non vi agitate. Non vi fa bene”

“Vi prego di inventarvi una scusa per evitare di conferire con mio figlio. Datemi il tempo di riprendermi e fare alcune cose. Stasera se quel buono a nulla non organizzerà un’altra festa potremmo parlare. Altrimenti vediamo che possiamo fare nei prossimi giorni. Mi dispiace tardare così tanto ma ho molti impegni da quando ci siamo stabiliti qua.”

"Naturalemente. Aspetterò senza problemi"

“Posso chiedervi come mai indossate una maschera?”

“Sono rimasto vittima di un incendio molti anni fa”

“Mi dispiace. Potete restare qua per questi giorni non è un problema.”

“Grazie mille”

Fabrizio si congedò tornando nelle sue stanze. Forse la soluzione non era poi così lontana. Avrebbe dovuto rivelare la sua identità in luogo sicuro, lontano da occhi indiscreti e da quelli di Lucrezia. Decise di uscire e passeggiare per Napoli quel giorno. Poi avrebbe scritto ad Antonio e si sarebbe comprato dei vestiti con i soldi che gli erano rimasti. Era ormai il tramonto quando rientrò a palazzo e si stupì del fatto di quanto quella giornata fosse trascorsa  velocemente.
Altra musica. Altra festa. Stavolta si sarebbe ritirato nella sua stanza, sperando che il giorno dopo arrivasse presto per conferire con la Baronessa.

ELISA POV

“Quella è Elisa…”

“La mia stella”.

Elisa fissava la sua stella su quella nave. Il ricordo di Fabrizio era troppo profondo. Non avrebbe più vissuto un amore di quell’intensità e non avrebbe mai più amato nessuno in quel modo.

“Signorina. Vi sentite poco bene?”

Elisa si voltò trovandosi di fronte un ragazzo molto bello. Era alto con i capelli castani e gli occhi neri.

“Sì tutto bene.Vi ringrazio.”

“E’ ore che state qua fuori. Tenete. Fa molto freddo stanotte”

Il giovane si tolse la giacca poggiandola sulle spalle di Elisa.

“Come vi chiamate?”

“Io sono la Contessa Ristori, voi siete?”

“Mi chiamo Cristian Grey. Sono il capitano di questa nave”

“Un bel nome.”

“Vi ringrazio. Allora a che stavate pensando?”

“A niente in particolare. Avete ragione…stasera è molto freddo ed è già molto tardi. Credo andrò a dormire. Se volete scusarmi.”

“Prego”

Elisa si tolse la giacca porgendola al possessore.

“Grazie”

“Dovere”

Elisa si diresse velocemente verso la sua brandina. Ci voleva un giorno di viaggio per Napoli.Antonio e Amelia già dormivano profondamente. Con il pensiero rivolto ai suoi figli si addormentò anche lei.


Era l’alba quando Elisa fu svegliata dalle urla di una rissa. Corse ancora assonnata verso il luogo da dove provenivano. Cristian stava facendo a botte con uno sgherro.

“Basta! Vi prego così lo uccidete! Bastaaa”

Lo sgherro era ridotto in fin di vita. Elisa si mise nel mezzo e Cristiano dopo aver sputato per terra se ne andò.Elisa dopo qualche secondo di smarrimento gli corse dietro.

“Perché lo stavate picchiando? Non avete pensato che avreste potuto ucciderlo?”

“Signora Contessa…voi non sapete niente delle regole della mia nave”

“Le vostre regole fanno schifo se prevedono le botte come punizioni”

“Avrei dovuto allora far finta di niente e permettere che vi rubasse questa…”

Cristiano teneva tra le mani la collana della Contessa Agnese. Qualcuno gliela aveva tolta durante la notte.

“Oh…grazie davvero.”

Cristian sorrise sarcastico.

“Toglietevi quel sorrisetto compiaciuto dalla faccia. Continuo a pensare che la violenza sia sbagliata. Sempre.”

“Perché voi non sapete come va il mondo! Siete solo una donna cresciuta nel mezzo alla ricchezza e alle favole di principi.”

“Voi non conoscete niente di me! Niente. A me il mondo ha solo tolto. Avevo un marito che mi amava e me lo hanno ucciso come dei codardi. Avevo tutto e mi è stato portato via.”

“Mi dispiace”

“Sapete tuttavia la differenza tra me e voi? Che a voi si vede che la vita ha tolto ma l’unica cosa che sapete fare è avere pregiudizio verso gli altri. Per voi è cose se fosse una sfida a chi soffre di più. Non funziona così.”

Cristiano si voltò “Voi non sapete niente di me e non vi permetto. Tornate dai vostri amici e non mi importunate più con i vostri discorsi da donzella in pericolo.”

Elisa si voltò e gli rispose con molta durezza: “Certo torno dai miei amici perché la vostra compagnia mi ha già stufata. Crescete una buona volta.”

Elisa tornò in stiva.

“Che è successo?” Chiese Antonio ancora assonnato.

“Niente Antonio tutto ok. Devo solo tenermi i miei gioielli più stretti.”

Antonio annuì per poi uscire alla luce del sole.I sensi di colpa lo mangiavano e non sapeva per quanto ancora avrebbe potuto nascondere un segreto simile. 

FABRIZIO POV

La salone di palazzo Conegliano era veramente gigantesco e luminoso.Fabrizio si avvicinò alla finestra per godersi il panorama e il mare.

“Buongiorno Marchese! Da quella sera non ho avuto più il piacere di vedervi”

Il barone Nicola era dietro di lui e lo fece sussultare.

“Buongiorno Barone! Mi avete spaventato!”

“Non era mia intenzione. A volte fissare questo panorama fa isolare anche me” sorrise il barone.

Fabrizio sorrise a sua volta.

“Mi dispiace non essere venuto ieri sera alla festa e non avervi visto durante la giornata! Avevo degli affari da sistemare in città e quando sono tornato ero molto stanco.”

“Spero niente di spiacevole. Purtroppo non potrò conferire con voi oggi perché la mia Lucrezia è dovuta assentarsi. Però potremmo parlare nel pomeriggio almeno potrà esserci anche lei”

“Certo, devo fare alcune cose, ma spero di esserci”

“Marchese”

Una voce di donna entrò nella stanza.

“Baronessa”

“Madre”

“Vi andrebbe di accompagnarmi in una passeggiata in giardino? Così potremmo ricordare i vecchi tempi e il mio defunto marito”

“Certo. Con permesso” disse Fabrizio congedandosi.

“Prego.”

 

Uno di fianco all'altro varcano la soglia del giardino. Grazioso ma a nulla a che vedere con la sua Rivombrosa. 

“Vi ringrazio”

“Sono io che ringrazio voi. Non avevo la scusa pronta per evitare di conferire con lui nel pomeriggio”

“Ho sentito quello che ha detto e non potevo permettere oltre. Quella donna è il male.”

“Sì,più che son ospite qua dentro e più che me ne rendo conto. Non ho ancora visto la moglie di Nicola.”

“Purtroppo vive rinchiusa nella sua stanza. Sono sicura però che stasera verrà alla festa data ma me in suo onore”

“Un’altra festa baronessa?”

“Spero che almeno a questa mia nuora voglia venire. Ho preso la mattinata per voi domani così potremmo parlare in privato.”

“Baronessa so che forse sono inopportuno ma vorrei non ci fosse il Barone.”

La Baronessa annuì.

“Vedrò che posso fare per mandarlo via dal castello. Intanto inventiamoci una scusa per un eventuale dialogo con lui e con quella donna”

Fabrizio annuì.

“Sapete marchese. Voi mi ricordate tanto una persona…”

“Sì? E chi se posso sapere?”

“Non potete conoscerlo. Salvò la vita di mio marito molti anni fa in Piemonte…ma di questa storia parleremo poi”

Fabrizio capì che non era il momento di rivelarsi quindi annuì. Fissò poi il barone alla finestra che li osservava. Si congedò dalla baronessa e rientrò a palazzo.Doveva scrivere una lettera ad Antonio ed informarlo di tutto quello che era successo. Doveva spedirla anche per avere la speranza di ricevere qualche soldo visto che i suoi erano finiti.

ELISA POV

Più che Elisa ripensava a quella discussione e più che si sentiva attratta da quel ragazzo. Cristian. Non era amore, ma forte attrazione. Fortunatamente non l’avrebbe più rivisto! Lo sbarco fu piuttosto traumatico ma veloce. Era sera quando dalla nave finirono di scaricare i suoi bagagli.

“Antonio. Sai dove vive questo barone?”

“No, ma possiamo chiedere a qualche nobile di passaggio”

“Chi cercate?”

Quel ragazzo la perseguitava.

“Un certo Barone di Conegliano”

Cristiano si irrigidì e strinse forte i pugni fino a sbiancare le nocche.

“Che è successo?Tutto bene?”

“Sapete…che coincidenza. Sono diretto nello stesso posto. Potete seguirmi se volete”

“Magari potremmo chiedere ad altri” disse Elisa inacidita.

“Come volete, ma non credo troverete molti nobili in città a quest’ora buia. Forse qualche mendicante potrebbe indicarvi la via dopo avervi rapinata”.

Elisa irrigidì la sua mascella. Il capitano aveva ragione.

“Ok. Vi seguiremo”

“Prego madame”

Cristian si avviò affiancato da Antonio mentre Elisa rimase indietro con Amelia piuttosto interdetta.

Dietro di loro alcuni uomini indaffarati a portare i loro bagagli.

“Non mi piace per niente quel tipo. E non mi piace il modo in cui lo guardi Elisa” disse Amelia a voce bassa per evitare di essere sentita.

“Ma che stai insinuando Amelia?”

“Ti conosco da molti anni e conosco quel modo di rispondere. Non mi piace il fatto che lui infondo di piaccia ecco.”

“Amelia non dire sciocchezze. Noi siamo qui con una missione ben precisa.”

“Sono solo preoccupata che tu possa scordartela”

Elisa si fermò prendendo le mani di Amelia e fissandola intensamente negli occhi.

“Fidati di me Amelia”

Amelia sorrise e ripreso a camminare per braccetto.

Intanto Cristian si era voltato a fissare Elisa. Quella ragazza oltre ad essere molto bella era anche molto coraggiosa e nobile d’animo. Qualità rare in una nobildonna e lui ne aveva frequentate tante.Camminarono per qualche minuto prima di arrivare a palazzo. Doveva essere in corso una festa a giudicare dalla musica. Furono accolti da due domestici.

“Posso aiutarvi?”

“Io dovrei conferire con il barone” disse Cristian.

“Anche noi dovremmo” disse subito dopo Elisa.

“Ok, vi accompagno”

Elisa, Cristian e Antonio si avviarono lungo la scalinata mentre Amelia rimase a controllare i bagagli.

FABRIZIO POV

“Bellissima festa baronessa. Finalmente ho il piacere di rivedervi Baronessa Marta.”

“Mi scuso se in questi giorni non c’è stata l’occasione. Purtroppo non sono stata bene”

“Spero niente di grave”

“Niente che la medicina possa curare” disse la moglie del barone fissando l’angolo dove si erano appartati Nicola e Lucrezia.

“Marchese. Divertitevi stasera che domani potremmo parlare” disse la baronessa madre.

“Certo vi ringrazio”

“Devo ancora trovare una scusa per far assentare mio figlio ma vedrò di provvedere quanto prima”

Fabrizio annuì quando alzando gli occhi rimase paralizzato. Dalla porta entrò la sua Elisa con Antonio e un giovane che non conosceva.

“Se volete scusarmi” 

Fabrizio si congedò cercando di attirare l’attenzione di Antonio senza farsi vedere da Elisa.Ci volle qualche passo incerto e volutamente goffo per far sì che Antonio si accorgesse di lui.

ELISA POV

“Buonasera voi siete?”

“Mi chiamo Gabriele. Conte Gabriele Lorena”

Elisa fissò Cristian. Non era quello il suo nome. Stava mentendo ma non disse nulla.

“Avrei bisogno di conferire con voi”

Il barone sorseggiò il suo bicchiere fissando Elisa intensamente. Era impallidita  immobile a fissare Lucrezia. 

“Anche voi avete bisogno di conferire con me?”

Elisa si sbloccò tornando con gli occhi sul barone.

“Sì. Sono la contessa Elisa Ristori”

“Beh pare che in questi giorni sia molto richiesto mia cara” disse sarcastico rivolgendosi a Lucrezia.

“Lasciate che vi presenti la Marchesa Lucrezia Van Necker”

“Molto lieta” disse Elisa.

“Il piacere è mio” disse a denti stretti Lucrezia.

“Comunque accontenterò le vostre richieste domani! Godetevi la festa adesso”

“Con permesso” disse Elisa cercando Antonio nella stanza.

Si era volatizzato nel nulla. Mentre si avvicinò al buffet fu gelata dalla voce di Lucrezia alle sue spalle.

“Ciao Contessa” disse ponendo l’accento su quell’ultima parola.

“Marchesa”

“Vorrei proprio che mi spiegaste perché vi state spacciando per Contessa visto che quando Fabrizio è stato ghigliottinato non eravate ancora sposati”

“Fabrizio non è stato ghigliottinato. Il re lo ha salvato dopo che io stessa gli ho consegnato i documenti. Ci siamo sposati e siamo stati felici per molto tempo prima che Ranieri me lo uccidesse come un cane”

“Ranieri?” Disse Lucrezia provata.

“Sì. Proprio il vostro compagno di meredne. Chissà se un giorno vi rincontrerete visto che è evaso dal carcere”

“Magari troverà anche te” sputò Lucrezia.

“Forse. Ma se dovessi morire morirò felice. Amata. Perché io a differenza vostra ho conosciuto l’amore”

Elisa si divincolò dalla Marchesa dirigendosi verso il primo sguardo che le trasmetteva sicurezza in quella stanza.

“Buonasera” disse la baronessa.

“Buonasera”

“Tutto ok? Vi ho visto in difficoltà”

“Sì…solo vecchie conoscenze sgradite”

La baronessa annuì fissando Lucrezia allontanarsi e ritornare tra le braccia del figlio.

“Voi siete?”

“Sono la contessa ristori”

“Voi siete la moglie del conte ristori? Di Fabrizio?”

“Sì…sono io”

“E come sta?”

“Vede purtroppo mio marito è stato assassinato”

La baronessa portò le mani alla sua bocca.

“Non è possibile. Mi dispiace molto Contessa. Era un così caro ragazzo”

“Sì. So che forse sono inopportuna ma visto che lo ricorda con così care parole avrei bisogno di parlare con voi”

“D’accordo. Domani dovrei parlare con un’altra persona ma son disponibile ad ascoltare entrambi”

Elisa annuì.

“Se non vi dispiace dovrei cercare una persona”

Elisa si congedò per per poi andare alla ricerca di Antonio.

 

FABRIZIO POV

 

Fabrizio si intrufolò in una sala adiacente alla grande sala seguito da Antonio.

“Che diavolo ci fate qui?”

“Lo so Fabrizio! Lo so! Elisa ha scoperto dell’esistenza del barone ed è decisa a sanare quel debito”

“Antonio capisci che così è tutto inutile? Ho finto di morire per proteggerla. Ranieri è ancora in giro e nella sala affianco alla nostra c’è la Marchesa Van Necker!”

“Lo so Fabrizio! Ma come potevo impedirlo? Son riuscito ad accompagnarla perché voleva venire da sola con la bambina”

“Pure! Altre belle notizie?”

“Che facciamo?”

“Non lo so! Non posso fingere di essere un altro, pagare il debito, proteggerla da Lucrezia e da Ranieri. Lo capisci questo?”

Antonio annuì agitato.

“Sì lo capisco ma non posso inventarmi niente. Ormai siamo qui”

“Fatti venire una buona idea Antonio!”

Antonio iniziò a camminare per la stanza in modo nervoso.

“Ho letto la tua lettera e ho visto che hai bisogno di soldi. Tieni”

Antonio estrasse due sacchetti di denaro dalle tasche e glieli porse.

“Grazie Antonio”

“Io non so quanto ancora potrò tenere questo segreto.”

“Continua a tenerlo in nome della nostra amicizia”

Una voce familiare interruppe la conversazione.

“Antonio sei qui?”

“Sì Elisa”

“Tutto ok? Chi è questo signore?”

Fabrizio si avvicinò ad Elisa pregando con tutto se stesso che non lo riconoscesse.

“Buonasera signorina. Io sono il Marchese Luca Sangiovese un vecchio amico di Antonio durante gli studi”

“Siete un medico quindi?”

“Non proprio. Sono stato meno costante e alla fine mi son dedicato ad altro”

Elisa sorrise.

“Qual è il vostro nome?”

“Sono la Contessa Elisa Ristori”

Fabrizio si chinò baciandole la mano.

“Immagino che sia un ballo in maschera questo?” Disse Elisa fissandolo in modo confuso.

“No...in realtà molti anni fa sono stato vittima di un incendio nella mia tenuta.”

“Mi dispiace di esser stata inopportuna”

“Figuratevi”

Elisa continuava a fissarlo intensamente.

“Elisa io ritornerei alla festa. E’ scortese isolarsi”.

“Sì andiamo Antonio. Voi venite?”

“Sì vi raggiungo tra qualche minuto.”

Elisa e Antonio uscirono e Fabrizio tirò un enorme sospiro di sollievo.Quando tornò alla festa aveva due occhi verdi puntati. Quelli della sua Elisa. 

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Capitolo 4
*** Sguardi ***


Una figura dietro la finestra fissava il figlio e l’amante allontanarsi dalla tenuta in carrozza.

“Se ne sono andati”

“Dove li avete mandati?”

“Ho organizzato per loro una battuta di caccia. La marchesa è stata entusiasta di accompagnarlo visto che le ha promesso una collana molto costosa in una bottega artigiana. Quella donna è la rovina di mio figlio”

“Mi dispiace vedervi così baronessa. Credetemi”.

La baronessa si voltò verso Fabrizio con gli occhi stanchi e rassegnati.

“Non badate ai miei malumori. Sono disposta ad ascoltarvi”

“Baronessa, ho visto che ieri stavate intrattenendo una conversazione con la Contessa Ristori”

La baronessa prese in mano la sua tazza di tè e si accomodò vicino a Fabrizio.

“Sì, un destino molto brutto il suo. So quanto ha lottato per il suo amore e il modo in cui le è stato strappato è veramente frutto di un crudele destino che Dio non avrebbe dovuto riservarle”

“Vedete a tal proposito ho un’ulteriore favore da chiedervi, oltre a quello oggetto di questa conversazione…qualsiasi richiesta vi farà vi prego di temporeggiare o rifiutare”

“Credo che lei sia qui per i debiti che affliggono Rivombrosa e per riscuotere il credito verso mio marito.”

“Come fate a sapere che…”

“Le voci corrono marchese. Purtroppo io sarei molto lieta di aiutarla, vista la situazione e visto ciò che ha fatto il Conte Ristori per mio marito. Perché dovrei rifiutare?”

“Baronessa, io e la Contessa abbiamo la stessa richiesta.”

“Non capisco Marchese”

Fabrizio sospirò guardandosi intorno per accertarsi di esser lontano da occhi indiscreti.

“Baronessa, ciò che le sto per mostrare deve restare in queste quattro mura. Me lo giuri”

La baronessa annuì e Fabrizio si tolse la maschera.

“Non è possibile, Conte Ristori. Vi hanno ucciso…io non capisco. Perché? Perché?”

La baronessa sconvolta fece cadere la sua tazza di tè sulla moquette.

“Lasciate che vi racconti tutto, e poi deciderete se aiutarmi ok?”

La baronessa lo fissò dritto negli occhi azzurri.

“Penso che tutti i frequentatori di corte sappiano le origini dell’amore che lega me e la contessa Ristori. Io ho dovuto farlo. Ho dovuto inscenare la mia morte perché il Duca Ottavio Ranieri è riuscito a fuggire dal carcere ed è in cerca di vendetta. Mia moglie non mi avrebbe mai permesso di venire qua da solo per giunta e io ho dovuto proteggere mio figlio e mia figlia nata da pochi mesi. E lei anche.”

“Ma non avete minimamente pensato al dolore di una madre che ha perso il padre dei suoi figli? Al dolore di una moglie che ha perso il suo grande amore per il quale ha lottato così tanto? Non avete pensato al fatto che lei potrebbe andare avanti?”

Fabrizio si alzò con le mani dietro la schiena camminando nervosamente.

“Ci penso ogni giorno baronessa. Mi sembrava un giusto prezzo da pagare per poi riunirmi a lei. Proteggerla. Ma lei ha saputo da mia sorella Anna e dal mio servo che era solito aiutarmi dei conti della presenza di questo credito e ha deciso comunque di venire qua”

“Fabrizio, la state esponendo ad un pericolo enorme qua…con Lucrezia”

“Lo so. Ne sono cosciente della pericolosità di quella donna. Sono cascato più di una volta nelle sue trame e per questo sono felice del fatto che non abbia riconosciuto almeno me.”

“Come faccio adesso a evitare la Contessa?”

“Ditele che non potete pagare quel debito al momento”

“Io posso pagare quel debito e lo pagherò subito dando disposizioni affinché sia saldato adesso ed impedendo a mio figlio di venire a conoscenza di questo”

“Di questo ve ne sono grato”

“Conte, io non so come poter mantenere il segreto di fronte ad una donna distrutta. Devo riflettere nella ricerca delle parole più adatte. Le dirò che parleremo domani e mi ritirerò nelle mie stanze adesso. Farò fede al pagamento firmando questa carta di restituzione.”

Fabrizio annuì e indossò nuovamente la maschera del suo migliore amico accompagnando la Baronessa nei corridoi con il suo debito saldato tra le mani.

 

ELISA POV

“So che avete mentito sulla vostra identità. Ma perchè?”

“Non credo siano affari che vi riguardano.”

“Perdonatemi” disse Elisa fissando il marmo del pavimento.

“Non volevo offendervi, solo che non abbiamo questa confidenza”

Elisa annuì assorta nei pensieri quando una voce la distolse.

“Contessa Ristori, vi stavo cercando”

“Baronessa. Marchese” Elisa fece un segno di riverenza accompagnata da Cristiano.

“Vorrei chiedervi se sia possibile rimandare il nostro incontro a domani. Oggi sono molto stanca e sto accusando un forte mal di testa.”

“Certamente. Mio cognato è un ottimo medico. Posso chiamarlo se desiderate.”

“Non disturbarti cara. Semmai dovessi averne bisogno sarò lieta di chiamarlo”

La Baronessa proseguì accompagnata da Fabrizio. Poi Cristiano sussurrò.

“Speriamo che Dio la porti via con sé.”

Elisa con gli occhi sgranati si voltò verso il volto infuriato di Cristiano.

“Ma cosa dite?”

“La verità e voi non capite proprio niente.”

Cristiano proseguì a passo svelto, lasciandola sola nel corridoio del palazzo.

 

FABRIZIO POV

“Chi è quell’uomo?”

“Non saprei, ieri si è presentato ma la mia memoria non aiuta”

La porta della stanza della baronessa era di fronte a loro.

“Grazie di tutto”

“Conte, promettetemi di rimediare con la Contessa. Promettetemi di tornare dalla vostra famiglia”

“Farò il possibile Baronessa.”

Fabrizio si inchinò baciandole la mano e tornò indietro sperando di capire chi fosse quell’uomo accanto a sua moglie. La trovò a camminare sola a passo lento e confuso.

“Contessa.”

“Marchese”

“Vorreste accompagnarmi in una passeggiata per il palazzo?”

Elisa si voltò

“Scusatemi marchese ma non me la sento”

“C’è qualcosa che vi turba?”

“Niente di particolare. Se volete andare troverete Antonio in borgo. Aveva delle questioni da risolvere.”

“Capisco”

Elisa si stava per allontanare quando Fabrizio la prese per un polso.

“Aia, mi fate male. Che vi prende?”

Fabrizio la avvicinò a sé per permettere ai loro sguardi di incrociarsi. Quei secondi duravano come l’eternità.

“Scusate”

Fabrizio la lasciò andare e entrò confuso nella sua stanza.

Elisa restò ferma a toccarsi il polso.

“Non è possibile.”

 

ELISA POV.

 

All’improvviso tutto si fece confuso. Quello sguardo. Quegli occhi.

Non poteva essere possibile. Lui era morto e la sua mente le stava giocando un brutto scherzo.

Elisa, donna tenace, si ritrovò di fronte alla porta del Marchese e bussò.

Fabrizio aprì.

“E’ sempre valida quella proposta per la camminata?”

Fabrizio continuava a fissarla. Era bellissima. Lo era sempre stata.

“Certo, mi dispiace per prima”

“Qualcosa non va?”

“Molte cose non vanno Contessa, ma vi annoierei”

Fabrizio prese la giacca e chiuse la porta alle sue spalle.

“Lasciatelo decidere a me” disse Elisa sorridendo.

In pochi minuti erano già per le vie del giardino. C’era silenzio tra loro.

“Non avete ancora aperto bocca”

“Contessa io…”

“Voi?”

“La mia vita è andata a farsi maledire”

“Che intendete?”

“Ho fatto un errore che solo ora mi rendo conto essere imperdonabile e sono ormai sicuro che le persone che amo ormai sono perse”

“Cosa vi fa dire questo? C’è sempre una speranza”

“Parlate così perché non conoscete la mia storia”

Fabrizio si appoggiò sul muretto del giardino di casa Conegliano.

“Parlate come se già conosceste il pensiero delle persone che amate. Avete forse avuto modo di confrontarvi con loro?”

“No, ma le conosco abbastanza bene per dire questo”

Fabrizio la fissò di nuovo e ad Elisa mancò un battito. Il sole diretto ad illuminare i suoi occhi: quello sguardo, quel colore che le suscitavano qualcosa di inspiegabile. Attrazione? Gioia? Turbamento? A…more? 

“Marchese io sento di conoscerla da sempre e sento che voi riuscirete a risolvere tutto”

“Lo spero Contessa”

“Elisaaaa” la voce di Antonio si fece largo nel silenzio.

“Antonio”

“Ti stavo cercando”

Antonio fissò Fabrizio.

“Adesso che siete in compagnia posso congedarmi.Grazie mille per la passeggiata Contenssa”

Elisa lo vide allontanare non riuscendo a staccare i suoi occhi da lui.

“Tutto ok Elisa?”

Fabrizio si voltò sorridendole e rientrando nel palazzo.

“Credo”

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Capitolo 5
*** Cose che vanno, cose che arrivano. ***


Antonio era consapevole che il solo modo per allontanare Elisa da quel luogo pericoloso fosse parlare il prima possibile con la Baronessa. Non sapeva che Fabrizio fosse già riuscito ad ottenere quel credito.

“Allora Elisa? Sei riuscito a parlare con la Baronessa?”

“No purtroppo mi ha detto di essersi ritirata nelle sue stanze per un forte mal di testa”

“Non posso crederci. Una donna così intraprendente come te che si lascia sopraffare dalle tempistiche altrui? Non abbiamo molto tempo Elisa. Che ne dici di forzare un po’ le cose?”

“Che cosa intendi Antonio?”

“Intendo di bussare alla Baronessa e convincerla a parlare con te”

Elisa fissò il vuoto ancora confusa da tutto ciò che le stava capitando. Chissà cosa avrebbe fatto il suo Fabrizio. Come avrebbe gestito tutta quelle terribile situazione.

“Non lo so Antonio”

“Ti prego Elisa. Tu hai bisogno di tornare a Rivombrosa dai tuoi figli e io da Anna. Sembrano trascorsi secoli in questo posto. Vorrei riuscire almeno a salutare Emilia prima che vada in collegio”

Elisa si convinse.

“Ok andiamo”

 

STANZA DELLA BARONESSA

 

“Chi siete?”

“Sono io baronessa”

“Marchesa Van Necker. Non siete andata con mio figlio a caccia?”

“Oh certo che ci sono andata. Solo che questo tempo sembra non promettere bene, almeno non per voi”

La baronessa fissò Lucrezia dritta negli occhi.

“Tolto di mezzo voi, toccherà alla baronessa Marta e poi… vostro figlio sarà sotto il mio controllo. Vedete Baronessa gli uomini sono creature semplici. Le donne invece, donne come voi e la Contessa Ristori invece sanno essere molto fastidiose”

“Non lo avrete mai”

“Davvero? Non è forse lui che mi ha promesso in eredità questo palazzo? D’altronde la sua moglie sciatta e sterile non ha adempiuto al suo dovere, mentre io sono incinta”

“Che cosa?”

“Solo che voi baronessa non sarete presente quel giorno per godervi vostro o vostra nipote”

“Non lo avrete mai” urlò la baronessa.

“Oh sì che lo avrò”

Fu tutto così veloce. 

Sentì un forte dolore al petto. Il coltello che fino a poco prima si trovava sul vassoio del suo pranzo piantato nel petto. Vide i suoi occhi da vipera. Il respiro che le mancava. Sempre più offuscato.

La marchesa che lascia la stanza come se niente fosse.

Con le sue ultime forze si trascinò sul tavolo della scrittura e afferrò un foglio. 

Scrisse:Lucrezia mi ha uccisae lo firmò. Cadendo sul pavimento trascinò il foglio sotto il letto e morì.

 

POV MISTO

“Sai dove si trova la sua stanza?”

“Credo in fondo a quel corridoio” 

Elisa e Antonio si ritrovarono di fronte ad una porta bianca. Sopra di essa delle bellissime calle.

“Bussa” incoraggiò Antonio.

“Baronessa. Sono la Contessa Ristori. So che mi avete detto di posticipare a domani ma ho urgente bisogno di parlarvi”

Silenzio.

“Baronessa”

Antonio aveva lo sguardo confuso. Spostò delicatamente Elisa dalla porta e l’aprì.

Di fronte a lui un corpo esanime e insanguinato.

Elisa cacciò un urlo e si appoggiò rassegnata allo stipite della porta. 

Antonio constatò che fosse morta da pochi minuti visto il suo corpo ancora caldo.

In fondo al corridoio delle voci e un pianto.

“E’ stata lei! L’ho vista! Ha ucciso tua madre, voleva i suoi soldi!”

Il barone si precipitò con delle guardie verso la stanza di sua madre.

“Prendetela”

“Non ho fatto niente lasciatemi”

Fabrizio uscì dalla sua stanza sentendo il trambusto.

“Che succede?”

“La contessa Ristori ha ucciso la Baronessa per soldi” pianse con cattiveria Lucrezia.

Fabrizio vide il corpo esanime e corse verso le guardie che stavano portando via Elisa, ma fu anticipato. L’uomo che era con lei nel corridoio qualche ora prima la trascinò via con sé. Ci fu un breve duello con le guardie e li vide sparire saltando da una finestra adiacente al cortile.

Fabrizio tornò indietro.

“Non è stata la Contessa Barone. Posso dimostrarlo” disse affannato.

“Vi ho visti in giardino prima. Ha stregato anche voi?”

Intervenne Antonio

“Barone siamo giunti qua da pochi minuti! E’ stata con me tutto il tempo”

“Non credo alle parole del cognato dell’assassina di mia madre”

“Non avete neanche delle prove” urlò Fabrizio fuori di sé.

“E non è forse una prova il fatto che sia scappata con quel giovane? Avete mai visto un innocente scappare? Ringraziate che non faccia incarcerare anche il signor Ceppi”

Fabrizio stava per ribattere ma fu calmato dalla mano di Antonio sulla spalla e dallo sguardo di dissenso.

“Voi, tutti e due, visto che mi avete contraddetto andatevene dal mio palazzo. La vostra presenza non è più gradita”

La baronessa Marta si precipitò scansando tutti sul cadavere della suocera, l’unica che le abbia mai voluto bene. Pianse mille lacrime.

Fabrizio alzò lo sguardo da quella scena straziante

“Sarò felice di andarmene da un posto in cui si accusano le persone sulla base delle parole di un’assassina. Non è forse la Marchesa ad aver ucciso suo marito e ad aver complottato contro il re?” Disse Fabrizio con il sorriso sulle labbra

“Non osate!” Sibilò Lucrezia confusa.

Fabrizio la ignorò trascinato via da Antonio. Adesso la sua priorità era capire dove fosse la sua Elisa.

 

GIARDINO

 

“Sei forse pazzo? Dare così tanti particolari sulla vita della marchesa?”

“Antonio mi è scappato ok! Dove sarà Elisa?”

“Quell’uomo è un ufficiale, un capitano, la proteggerà”

“DOVEVO ESSERE IO A PROTEGGERLA ANTONIO! Invece è un altro a farlo! Un ALTRO!”

Faceva male.

“Sapevi a cosa saresti andato incontro! Lo sapevi quel giorno.”

“Non avevo messo in conto di perderla per un altro”

“Stai correndo con la mente. Basta che sia al sicuro. Non c’è niente tra di loro”

“Ho visto come la guarda!”

“Ti serve a qualcosa pensarci adesso? Elisa ha bisogno di noi!”

Fabrizio sospirò distrutto.

“Torno dentro a prendere le mie cose.Vieni con me, c’è una cosa che non mi convince e che devo controllare”

“Ossia?”

“E’ successo tutto troppo in fretta. Deve aver lasciato qualche traccia Lucrezia”

“Sei ancora convinto che sia stata lei?”

“Conosco quella donna. Ho rivisto lo stesso sguardo con cui mi ha accusato di aver sparato a suo marito”

Antonio annuì incamminandosi verso il corridoio del palazzo.

“Come farai ora con il debito?”

Fabrizio estrasse dalla sua tasca il debito pagato.

“Ci sei riuscito?”

“Sì. Questa mattina mi sono rivelato a lei e mi ha aiutato. A proposito, devo mandare tutto a Benac.”

“Finiamo questa storia prima e troviamo qualcosa per scagionare Elisa e togliere i soldati dalle sue calcagna. Victor saprà aspettare.”

Fabrizio annuì. Non c’era più nessuno nel corridoio. 

“E’ già buio dannazione”

“Ci sono le candele. Il barone sarà impegnato con le pratiche per il funerale. O adesso o mai più.”

“Ok”

Forzarono la porta chiusa alla ricerca di qualcosa. Il cadavere non c’era più. Al suo posto una chiazza di sangue.

“Iniziamo”

Cercarono in lungo e in largo. Niente. Neppure l’arma del delitto. Fabrizio si sedette rassegnato sul bordo del letto.

“Aspetta” disse Antonio.

“Che cosa Antonio? Non c’è niente qua! NIENTE!”

“La baronessa aveva dell’inchiostro sulla mano. L’ho vista mentre cercavo i suoi battiti”

“Potrebbe essere risalente a questa mattina quando ha firmato la restituzione del debito”

La baronessa Marta entrò nella stanza attratta dai rumori.

“Che ci fate qua? GUARD..”

Fabrizio le mise una mano sulla bocca.

“Baronessa. Non è stata la Contessa Ristori ad uccidere vostra suocera. E’ stata la marchesa Van Necker”

La baronessa si tolse la mano dalla bocca con dissenso.

“Per quanto possa odiare quella donna, non credo sia un’assassina. Questa mattina è uscita con mio marito, mentre la Contessa è rimasta qua”

“Vostra suocera è stata uccisa nel pomeriggio. Erano già tornati. Sono un medico Signora e so riconoscere un corpo appena morto”

La baronessa lo fissò.

“Fatto sta che non possiamo dimostrare un bel niente” disse Fabrizio rassegnato.

La baronessa fissò il tavolo da scrittura. Mancava la piuma.

“Manca la piuma”

“Che cosa?” disse Fabrizio destatosi dai pensieri.

“Manca la piuma di mia suocera. E’ sempre stata molto ordinata e teneva molto alla sua piuma da scrittura. Era un regalo di fidanzamento del marito”

“E questo come dovrebbe aiutarci?”

“Non lo so”

Antonio continuava a guardarsi intorno con le braccia su fianchi. 

“Manca tutto. Manca l’arma. Manca la piuma. Manca una prova per scagionare Elisa! TUTTO!”

Fabrizio si gettò di nuovo seduto sul letto. Le sue mani prima sul viso, poi tra i capelli.

Il suo sguardo sul pavimento, sui suoi stivali come a voler sprofondare nel pavimento.Poi la notò.

Notò la piuma sotto il letto. Si gettò a terra e alzò la coperta del letto.

Prese la piuma tra le mani e la baronessa afferrò un foglio.

“Lucrezia mi ha uccisa” lesse la baronessa Marta.

Fabrizio e Antonio si fissarono con il sorriso.

“Andiamo dal barone” disse Fabrizio poggiando una mano sulla spalla della baronessa.

 

ELISA POV.

“Non sono un’assassina! Lasciami Cristiano!”

“Ti rendi conto che al Barone non interessava se lo fossi? E’ stregato da quella donna con i capelli rossi. Ti rendi conto che saresti stata giustiziata? Siamo a Napoli non in Piemonte Contessa.”

Elisa si ritrovò trascinata in una bettola buia e fredda.

“Ci nasconderemo qua”

“Voi non siete accusato”

“Lo sarò quando si renderà conto cosa mi sono ripreso”

“Che cosa intendi?”

Cristiano ignorò la domanda e afferrò una coperta.

“E’ già buio. Le giornate invernali sono corte e fortunatamente abbiamo qualche provvista. Ti riesce accendere un fuoco?”

Elisa annuì. Era da molto tempo che non si occupava delle faccende domestiche.

“Domani incontrerò finalmente le mie guardie. Sfiderò il barone a duello dopo avergli concesso i suoi giorni di lutto”

“Ma voi chi siete?”

Cristiano si sistemò accanto al timido fuoco appena partito.

“Vuoi davvero saperlo?”

Elisa annuì.

“Tu prima però raccontami come sai accedere un fuoco”

Elisa sospirò. Era giunto il momento di raccontare tutta la sua storia e di sentire quella del giovane uomo misterioso.

 

Passarono delle ore a parlare di tutto. Ridevano e si ascoltavano. Non mangiarono neanche. 

Elisa aveva scoperto che in realtà Cristiano era il Principe Caracciolo di Montesanto e ciò che aveva “rubato” era la stella del mare: un diamante dal valore inestimabile che gli era stato tolto dal barone. Aveva pure ucciso i suoi genitori quando era molto piccolo. 

Cristiano aveva scoperto che prima di essere Contessa, Elisa era una serva. Aveva scoperto dei suoi figli e del terribile destino di suo marito.

Si sarebbero aiutati a vicenda. 

Cristiano aveva promesso di aiutarla con il suo debito una volta rivelatosi al mondo. 

Elisa aveva promesso di aiutarlo a rivelarsi e riprendersi il suo posto.

 

“Grazie”

“C’è solo un modo per ringraziarmi” disse Cristiano.

“Che cosa?”

“Posso chiederti di chiudere gli occhi”

Elisa annuì e li chiuse.

Cristiano si avvicinò pericolosamente. Elisa riuscì a sentire il suo respiro sempre più vicino.

Le loro labbra si unirono.

Dopo un iniziale confusione continuò a baciarlo per poi staccarsi, ponendo una mano tra di loro.

“Ti aspetterò” disse Cristiano con un lieve sorriso.

“Ti prometto che non sarà per molto” sorrise Elisa.

Si addormentarono abbracciati quando ormai fuori, solo dei timidi grilli cantavano indisturbati.

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Capitolo 6
*** Vincere e Perdere ***


 

FABRIZIO POV
 

“Signori, il barone e la marchesa hanno chiesto di non esser disturbati”

“Risponderò io delle eventuali conseguenze. E’ urgente”

“Io eseguo solo degli ordini” rispose zittito Gasparo, il fedele servo di Lucrezia.

“E io posso dartene altri visto che sono la padrona di questa casa. Spostati!”

Sotto gli occhi sorpresi di tutti la baronessa spinse il servo ed entrò di prepotenza nella stanza di suo marito.

Davanti a lei Nicola accasciato sulla poltrona e Lucrezia accanto a lui come un falco a vigilare il tutto. Forse era alticcio, ma non le importava molto.

“Avevo chiesto di non esser disturbato”

“Dobbiamo parlarti”

“Dobbiamo? Tu e chi esattamente?”

“Io e i nostri ospiti”

Il Barone si alzò poggiando il bicchiere di liquore. Lucrezia lo seguì fissando la baronessa dall’alto in basso con superbia.

“I nostri ospiti?” Rise il Barone. “Mi sembra di esser stato abbastanza clemente con loro oggi e mi sembra anche di aver disposto affinché se ne andassero!”

“Questa è anche casa mia” alzò la voce la Baronessa.

“Non mi sembra tu te ne sia occupata molto in questi tempi. Non solo della casa intendo, ma anche del padrone”

Il barone si avvicinò prendendo in modo ripugnante e volgare il volto di sua moglie con due dita, poi si voltò di spalle sorridendo a Lucrezia.

“Non mi sembra che tu ti sia disperato molto caro marito. Il tuo letto non è stato freddo a lungo”

Il barone la fissò di nuovo spalancando le braccia sogghignando.

“E che ti devo dire? Lucrezia mi darà ciò che tu non sei stata in grado di darmi ossia un figlio”

La baronessa rimase impassibile, come se tutte le emozioni le fossero state strappate via ormai da tempo.

“Tante felicitazioni Nicola. Siete proprio una bellissima coppia. Immagino già vostro figlio correre per il palazzo e imparare materie come geometria e astronomia.”

La baronessa si fermò un secondo e poi proseguì.

“E poi mi immagino la marchesa che con amore gli leggerà delle favole e gli racconterà come gli ha ucciso la nonna”

Il barone si voltò e con una forza impressionante le colpì il volto.

“Non ti permettere”

Fabrizio si protese in avanti con la mano sulla spada, ma Antonio lo fermò con dissenso.

“Siete stati voi a metterle in testa queste bugie? NON E’ COSì?” Urlò il barone.

La baronessa tolse le dita dalla guancia ancora pulsante ignorando la goccia di sangue che le cadeva dall’angolo della sua bocca rosea.

“Non sono stati loro. La carissima Marchesa non ha pensato di controllare bene che tua madre fosse morta e non ha avuto il tempo di rimuovere le tracce”

Lucrezia spalancò gli occhi.

“Non ascoltarla Nicola. E’ stata plagiata da quei due”

“Che cosa intendi?”

Avevano finalmente ottenuto l’attenzione del barone che fece cenno a Lucrezia di zittirsi.

“Tua madre quando è morta ha lasciato questa”

La baronessa tirò fuori il foglio macchiato di sangue dalla sua manica e glielo gettò contro con disprezzo.

Il barone fissò il foglio restando paralizzato.

Lucrezia iniziò ad agitarsi e comportarsi come era solita fare quando sapeva di perdere. Aveva lo stesso sguardo di panico di quella giornata in cui Martino scoprì tutta la verità su suo padre assistendo all’omicidio di Isabella. 

“E’ falso Nicola! Vogliono solo dividerci e proteggere la Contessa Ristori! Te l’ho detto di cosa è capace quella donna no?”

Nicola ci mise qualche secondo a realizzare. Tremava dalla rabbia e dal dolore.

“E’ falso”

Lucrezia si avvicinò cercando di stregarlo ma il barone la spinse per terra.

“Questa carta è autografa!”

“E’ falsa ne sono certa” rispose spaventata.

“Conosco la scrittura di mia madre! Conosco la sua calligrafia! La pagherai!” 

“Non puoi farmi questo! Pensa a nostro figlio!”

“Non voglio il figlio di un’assassina! Come hai potuto?GUARDIEEEE” gridò sconvolto.

Le guardie spinsero quasi Fabrizio e Antonio per terra e prelevarono la marchesa.Prima che fosse portata via si avvicinò all’orecchio del barone.

“E’ stato un piacere uccidere tua madre. Per fortuna che questo figlio non è tuo” sibilò la marchesa.

Il barone la spinse con disgusto.

“Portatela via!”

“La pagherete tutti” disse prima di esser trascinata fissando Antonio e Fabrizio.

Una guardia del palazzo restò in piedi in attesa d’istruzioni.

Il barone ancora piuttosto confuso e con un filo di voce esclamò: “Ritiro la denuncia contro la Contessa Ristori. Fate anche in modo che quella donna sia impiccata per i crimini commessi contro mia madre”

La guardia annuì e si congedò lasciando nella stanza un gelido silenzio.

Il barone si gettò sulla poltrona mentre Fabrizio e Antonio con un solo cenno della testa uscirono dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle lasciandoli soli: avevano molte cose da dirsi e da risolvere tra loro.

 

“Antonio manda questo credito a Benac con il mio nome falso e trova Elisa.”

“La troveremo Fabrizio ma domani. Per adesso è stata una giornata piuttosto dura. Al buio e per giunta in una città sconosciuta sarebbe impossibile trovarla.”

“E se fosse in pericolo?”

“Non lo è Fabrizio. Non è più ricercata, domani risolveremo tutta questa storia e torneremo insieme a Rivombrosa”

Fabrizio annuì.

“Forza amico mio”

 

Su quel letto Fabrizio ha immaginato mille volte come rivelarsi ad Elisa:provava mille discorsi nella sua testa finché non si addormentò tra le braccia di Morfeo.

 

ELISA POV
 

“Bella addormentata?”

Cristiano accarezzò con delicatezza il volto di Elisa ancora assonnata.

“Mhm” mugugnò Elisa sorridendo.

“Dobbiamo andare. Devo incontrare i miei uomini”

Elisa si alzò delicatamente e fu presa di sorpresa con un bacio che ricambiò.

“Buongiorno” rispose serena.

“Andiamo” sorrise Cristiano prendendo la sua spada e il suo mantello.

Elisa ci mise qualche secondo a realizzare per poi seguirlo.

Fuori dal loro rifugio era già tarda mattina. Sentiva i contadini lavorare nei campi e il vociare non molto lontano del mercato di Napoli.

“Il luogo dell’incontro non è molto lontano. I miei uomini mi staranno già aspettando”

“Hai qualcosa per nascondere il mio volto? Le guardie del barone mi staranno cercando”

“Giusto.”

Cristiano le porse il suo mantello e insieme iniziarono a camminare.

Cristiano continuava a guardarsi intorno furtivo, mentre Elisa si nascondeva sotto il cappuccio fissando il terreno.Si era persa nei suoi pensieri quando fu destata da una voce.

“Mio Signore!”

Elisa alzò lo sguardo e vide circa dieci uomini a cavallo.

“Lorenzo. Sono così felice di vederti.” Sorrise Cristiano.

“Anche io lo sono mio signore. Ho portato il vostro cavallo.”

Cristiano prese le redini e con un balzo ci salì sopra porgendo poi la mano ad Elisa che lo seguì.

“Quali sono gli ordini?”

“Lo sfiderò a duello. Il barone Nicola non ha la stessa abilità di spadaccino del padre. Per non parlare del fatto che si è fatto stregare da una donna” disse con sdegno.

“Ma non era sposato?”

“Da quando in qua i nobili di Napoli si sono fatti problemi? Le concubine vanno molto di moda dovresti saperlo”

“Secondo voi cederà?”

“Non lo so Lorenzo. Sua madre è morta poche ore fa e credo ancora non abbia scoperto del furto”

“Non è un furto mio signore. Suo padre ha commesso un furto nei vostri confronti molti anni fa!”

“Elisa sei molto silenziosa. Lorenzo vi presento la Contessa Elisa Ristori”

“Molto lieto” sorrise.

“Lieta” sorrise Elisa.

“Come mai sei così silenziosa?”

“Non ti preoccupare, solo un po’ di stanchezza.”

Elisa sapeva benissimo cosa non andasse. Lo aveva intuito sulla nave di aspettare un bambino da Fabrizio. Un altro bambino condannato a crescere senza un padre. Non poteva confessare i suoi timori ad Antonio perché altrimenti l’avrebbe riportata giustamente indietro seduta stante.

“Siamo arrivati”

Elisa alzò lo sguardo e si trovò di fronte il palazzo da cui qualche ora prima era fuggita.

 

FABRIZIO POV.
 

Fabrizio e Antonio fissavano il barone sorseggiare del liquore di fronte a loro.

“Vi devo ringraziare. Senza voi due sarei ancora accanto all’assassina di mia madre”

“Abbiamo fatto solo ciò che ritenevamo più giusto”

“Lo capisco. La marchesa sarà portata a Venezia per il processo”

“Perché così lontano?” chiese Fabrizio

“E’ la città di origine della sua famiglia. Il suo lignaggio le consente ancora tanti privilegi”

“Mi dispiace”

“A me no sapete? Non voglio più correre il rischio di incontrarla.”

“Lo immagino”

“Sapete mi sono sempre chiesto cosa volevate chiedermi” disse il barone avvolto nel suo abito nero.

“Ho avuto modo di risolvere grazie all’aiuto di vostra madre. Vi ringrazio comunque dell’interessamento”

Il barone ignorò la sua curiosità dando voce ai suoi intimi pensieri:

“Spero solo di rimediare con mia moglie. Credo di averla ferita molto e in un modo ignobile. Avete visto i suoi occhi durante la sepoltura di mia madre? Occhi vuoti e stanchi.”

“Sono sicuro che troverete il modo di rimediare.” Intervenne Antonio

“E se così non fosse?”

La risposta di Fabrizio fu interrotta dall’irruzione di uomini armati.

 

“Chi siete? Come osate?”

Cristiano si fece largo tra loro a passo lento. La sua mano incollata a quella di Elisa. A Fabrizio mancò un battito.

“Buongiorno Barone” sibilò Cristiano.

“Chi siete? Cosa volete?”

“Sono venuto qua per sfidarvi a duello, ma state tranquillo che almeno a voi lascerò il tempo di piangere per vostra madre. Un tempo che vostro padre non mi ha concesso!”

Cristiano gettò il guanto di sfida ai piedi del barone che non lo raccolse.

“Chi siete?”

Cristiano lasciò la mano di Elisa e dalla sua tasca estrasse la stella del mare.

Il barone si paralizzò.

“Principe di Montesanto? Voi dovreste essere morto! Come avete avuto quella?”

“Mi chiederei piuttosto come l’avete avuta voi, ma conosco già la risposta. Uccidendo i miei genitori!”

“Io non ho ucciso i vostri genitori!”

“Voi no. Ma vostro padre sì e qualcuno deve pagare! Raccogliete il guanto se siete un uomo!”

La baronessa corse accanto a Nicola guardandolo negli occhi.

“Non raccoglierlo Nicola”

Il barone fissò sua moglie per poi tornare con lo sguardo su Cristiano.

“Cosa volete da me?”

“Rivoglio il palazzo di mia madre e riprendermi il mio posto accanto alla donna che Dio mi ha fatto incontrare” disse fissando Elisa che rispose con un sorriso.

Fabrizio sentì qualcosa rompersi dentro. Doveva andarsene da quel posto. Antonio poggiò una mano sulla sua spalla.

“Tutto qui?”

Cristiano annuì quasi incredulo della risposta.

“Non prendere quel guanto” disse Marta prendendo le guance di suo marito tra le esili mani.

Nicola in quegli occhi vide ancora una speranza.

“Cosa vorresti che faccia?” sussurrò.

“Andiamocene da qua. Lasciamo questo posto e torniamo nel mio palazzo in campagna”

“Vorresti lasciare Napoli?”

“Questa città mi ha solo tolto. Ci ha solo tolto. Lasciagli quello che chiede e ricominciamo io e te”

“Sarebbe da codardi Marta”

“Sarebbe una dimostrazione di amore per me”

La baronessa attirò di nuovo l’attenzione su di lei.

“Guardami negli occhi. Non ho mai smesso di amarti nonostante tutto.” sussurrò.

Il barone sorrise lievemente e poi tornò sul suo interlocutore.

“Farò ciò che dite. Riprendetevi pure il vostro palazzo.”

Cristiano sorrise fissando Elisa e i suoi uomini. E’ stato più semplice del previsto e senza nessun spargimento di sangue.

Cristiano dalla gioia baciò Elisa che ricambiò presa dall’euforia.

Per Fabrizio quella fu la stilettata al cuore finale.

Facendosi largo tra gli uomini in festa uscì da quella stanza.

Antonio gli corse dietro.

L’aveva persa per sempre.

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Capitolo 7
*** Amore e Guerra ***


FABRIZIO POV

In un baleno Fabrizio arrivò nel soggiorno di palazzo ormai Montesanto. Si guardò intorno e notò la presenta di due cameriere intente a spolverare una grande conchiglia posizionata sul pianoforte.

“Lasciateci” intimò Fabrizio alle cameriere che uscirono senza proferire parola.

Antonio chiuse la porta alle sue spalle.

Un dolore forte attanagliava il suo cuore. Si sentiva un fallito.

Odiava. Odiava le sue scelte. Odiava quel tipo.Odiava la facilità con cui Elisa ha dimenticato tutto.Odiava sé stesso. 

S’avvicinò alla finestra fissando il cielo grigio scuro e le fronde degli alberi muoversi in una danza turbolenta. Un nodo alla gola gli impediva di iniziare qualsiasi frase di senso compiuto. Notò del liquore depositato sul vassoio accanto alla finestra, lo afferrò versandolo velocemente in un bicchiere e lo buttò giù come se niente fosse. Voleva dimenticare. Voleva svegliarsi nella sua Rivombrosa accanto a sua moglie e ai suoi figli. Quel silenzio fu interrotto da Antonio che continuava a fissarlo, non trovando neanche lui le parole più adatte. Forse non ce ne erano.

“Fabrizio…” sussurrò Antonio cercando di prendere coraggio.

“Non dire niente Antonio” lo zittì duramente Fabrizio.

“Io non potevo immaginarlo”

Fabrizio chiuse gli occhi portandosi una mano al volto.Le sue dita trovarono la superficie liscia della maschera che gli aveva consentito di pagare il debito al prezzo della sua famiglia. Avrebbe voluto toglierla, gettarla e distruggerla…eppure era tutto ciò che gli era rimasto.

Era la sola cosa che lo identificava: per il mondo,l’uomo dietro di essa era stato assassinato la vigilia di Natale del 1773.Lasciò andare i suoi pensieri come una valanga.

“Sai…quando ho fatto questa scelta ho pensato ad ogni cosa.Ho pensato al dolore che avrei causato a tutti, a lei, ai miei figli. Ho pensato al fardello che ti ho posto sulle spalle. Ho pensato…

ho pensato…a tutto.Tutto Antonio.”

Il nodo alla gola si fece sempre più grande e lo costrinse a fermarsi.

“Fabrizio…” 

Fabrizio si voltò guardandolo dritto negli occhi e riuscì a proseguire.

“Tutto tranne che lei potesse innamorarsi di un altro. Tutto tranne vederla felice tra le braccia di qualcuno che non sono io”

“Avevi detto che…”

“LO AVEVO DETTO.” Forse gridò ma non gli importava.

Antonio sospirò stringendo forte la mandibola.

“Era qualcosa di talmente distopico che lei potesse dimenticarmi dopo tutto quello che abbiamo vissuto insieme… non ho voluto crederci. Adesso non riesco a vedermi nel futuro. Non riesco a vedermi nel mondo”

“Perché non le parli? Perché non le dici la verità?”

“Per cosa? Per arrecarle un altro dolore? Per costringerla a stare con qualcuno per cui non sente più niente? Non sono così egoista Antonio. L’ho ferita abbastanza.”

“Fabrizio lei ti ama. Lei sarà sempre innamorata di te solo che ti crede MORTO! Sta andando avanti per crescere i vostri figli anche accanto ad una figura paterna”

“SONO IO LORO PADRE PER DIO! NON QUEL TIZIO!”

“VAI DA LEI E PARLALE ALLORA! Elisa non è una donna che si fa fermare dalle convenzioni. Se fosse veramente innamorata di quell’uomo te lo direbbe. Almeno non perderesti i tuoi figli.”

“Certo Antonio. Come no.” Rispose sarcastico.

“Cosa vuoi fare allora?” 

“Sparire. Dopo tutto sono morto no?”

“Non ti riconosco. Dov’è l’uomo di onore, di coraggio? Dov’è l’uomo che lotta contro tutto e tutti in nome dell’amore e di un ideale in cui crede?”

“E’ morto alla vigilia di Natale”

Antonio scosse la testa.

“Quindi hai intenzione di lasciarmi il fardello della verità sulle spalle per sempre?”

Qualcuno interruppe quella conversazione. Fabrizio ringraziò chiunque stesse bussando alla porta perché non aveva una risposta da dare alla domanda di Antonio.

“Avanti” disse Antonio fissando la porta che nel frattempo si aprì delicatamente.

“Scusatemi. Antonio sei qui?”

Elisa entrò con delicatezza chiudendo la porta alle sue spalle e lasciando fuori il chiasso dei festeggiamenti ancora in corso. 

“Marchese” sorrise.

Fabrizio si voltò verso la finestra senza rispondere. Non aveva neppure il coraggio di guardarla negli occhi.

“Antonio vorrei parlarti” 

“Elisa dopo. Vorrei adesso che tu parlassi con il marchese.”

“Non ho niente da dire” disse gelido Fabrizio continuando a fissare le fronde del cipresso dondolare.

“Che succede?”

“Vi lascio soli”

Antonio sfiorò la spalla ad Elisa come per farle coraggio e uscì.

Ci fu qualche secondo di silenzio finché Elisa non lo ruppe.

“Ditemi marchese”

Non sapeva cosa dirle. Non sapeva cosa fare. Non sapeva più niente. Provò a dar voce alla sola domanda che come un tarlo continuava ad insinuarsi nei suoi pensieri. Una domanda la cui risposta poteva solo arrecargli dolore. 

“Lo ami?”

“Come?” 

“Ami quel Cristiano?”

Non rispose subito. Fabrizio strinse con forza il pugno destro fino a sbiancare le nocche. Chiuse gli occhi in attesa di una pugnalata, un’altra che mettesse il punto della fine alla sua felicità.

“Non ho intenzione di rispondervi”

Fabrizio si voltò fissandola e avvicinandosi a lei.

“Non è un rimprovero. Vorrei solo conoscere la verità” disse non togliendole gli occhi di dosso.

“Dopo che è morto mio marito non ho più sorriso sinceramente.Con lui sono riuscita a farlo.”

“Quindi lo amate?”

“Credo di sì”

Fabrizio si voltò di nuovo chiudendo gli occhi in segno di rassegnazione.

“Non capisco il motivo di questa conversazione marchese.” Disse confusa Elisa.

“Lasciate perdere. Vi auguro tutta la felicità del mondo. Tutti la meritano.” Stavolta pianse. Sentì le lacrime scendere incontrollate. Sii maledì di non essere in grado di arrestarle.Erano secoli che non piangeva.Ricordò anche l’ultima volta che lo fece:il pavimento freddo del carcere e Il Duca che annunciava la morte della sua Elisa.

Elisa se ne accorse e si pose davanti a lui sorpassandolo preoccupata

“Tutto bene marchese? Io non capisco. Perché state piangendo?” chiese confusa.

Fabrizio prese istintivamente il suo volto tra le mani ed Elisa si paralizzò.

“Vorrei chiedervi un’ultima cosa. Poi non mi vedrete più”

Elisa annuì.

“Un bacio”

“Io marchese non posso. Io…”

“Vi prego.”

Fu forse l’immensa tristezza che vide nei suoi occhi. Fu forse quell’attrazione che nemmeno lei sapeva spiegarsi. Fu forse la magia di un momento. Furono forse quegli occhi azzurri.

Fabrizio si avvicinò poggiando le sue labbra sulle sue. Tutto in quel momento scomparve.

Elisa si lasciò trascinare senza remore. Le lacrime di Fabrizio davano a quel bacio un sapore salato.

Tornare a casa. Questa è la frase più giusta per descriverlo. 

Poi Fabrizio trovò la forza di staccarsi fissandola intensamente con gli occhi ancora lucidi.

“Buona fortuna Elisa”

Scappò da quella stanza asfissiante lasciandola paralizzata a toccarsi il labbro inferiore.

ELISA POV

Restò a fissare il vuoto per interminabili minuti mentre un turbinio di emozioni la trascinava inspiegabilmente. Si sentiva un insetto in preda alla tempesta.Quel tocco scaturiva in lei la sensazione di qualcosa di troppo famigliare. Confusione. Stordimento. Paura. 

Antonio interruppe quel silenzio.

“Elisa, dov’è il marchese?” Chiese.

“Come?” 

“Dov’è il marchese? Tutto bene?” 

“Antonio io non lo so”

“Ti vuoi sedere?”

“No…”

“Vuoi bere un bicchiere d’acqua?”

Elisa non rispose.

“Elisa mi stai facendo preoccupare”

Antonio le sollevò il mento per farsi guardare, desideroso di capire cosa fosse successo in quella stanza. Quando i loro sguardi si scontrarono gli scudi difensivi di Elisa crollarono portandosi dietro tutti i pensieri sopiti fin a quel momento. 

“Antonio…io non so più cosa provo. Non so più chi sono. Non so più cosa sia più giusto fare”

Crollò in un pianto liberatorio tra le braccia di Antonio. Crollò senza remore alcuna.

“Parlami. Sono qui Elisa.”

“Mi manca Fabrizio e non so quanto sia giusto ignorare questo sentimento che ancora mi lega a lui per andare avanti con Cristiano” singhiozzò. “Perché? Perché mi è stato portato via?”

“Elisa…”

“Perché Antonio? Eravamo felici noi! Avevamo lottato tanto per stare insieme. No?”

“Elisa…”

“Aspetto un figlio Antonio. Un altro figlio da crescere senza padre”

“COOSA?” 

Elisa annuì. 

“Come hai potuto essere così incosciente da venire qua? COME? Ti rendi conto di cosa hai rischiato? SEI PAZZA?”

“Non farmi la morale adesso ti prego.”

Antonio scosse la testa preoccupato.

“Devi riposarti e tornare a casa con me.SUBITO.”

Elisa annuì rassegnata.

“Che cosa vuoi fare con Cristiano?”

“Antonio non lo so. C’è una parte di me che ama il modo in cui lui…vedi lui mi ha dato la speranza che possa esserci un futuro. Un futuro che temevo di non vedere più dopo la morte di Fabrizio”

“Ma?”

“Ma amo Fabrizio. Lo amo con tutta me stessa. Un amore che non potrò più donargli.”

Come poteva continuare a tenere un segreto simile. Come? Si sentiva un verme. L’essere più inutile della terra. Si sfregò il volto in modo esaurito.

“E il marchese?” Chiese Antonio.

“Lui me lo ricorda tanto” ammise per poi continuare “Ma quanto è giusto Antonio illudere qualcuno solo perché ti ricorda ciò che non potrai più avere?”

“Elisa non credo di essere la persona più adatta per darti un consiglio. Posso solo dirti di prenderti del tempo. Magari tornare a Rivombrosa ti aiuterà a capire.”

Elisa annuì asciugandosi gli occhi.

“Elisa può darsi tu non sia ancora pronta. E’ passato poco tempo dalla morte di Fabrizio”

Elisa fece un grande respiro e annuì.

“Torniamo a Rivombrosa ok?”

“Va bene”

FABRIZIO POV

Recuperò con velocità tutte le sue cose dirigendosi verso le scuderie. 

Voleva fuggire. Forse quel sentimento sarebbe scomparso come successo con Lucrezia. Forse il tempo, la lontananza, il ricominciare altrove avrebbero fatto scomparire quell’amore profondo. Voleva illudersi così.

Quando iniziò a cavalcare ignorò tutto, anche un contadino che lo maledì di averlo quasi investito a cavallo.In pochi minuti era già nel bosco.Sarebbe andato a vivere nel capanno da caccia. Il capanno fuori dal mondo, quel mondo che lui non voleva più vivere. 

ELISA POV

Passarono tre giorni. Tre giorni senza aver visto il Marchese. Tre giorni con i pensieri rivolti a quelle labbra e a quel bacio. Continuava a chiedersi che significato potesse avere quel pensiero fisso. 

In quei giorni ringraziò che Cristiano fosse impegnato con i suoi affari perché non avrebbe saputo cosa dire.Era ormai giunto il momento di tornare a Rivombrosa per saldare il debito. 

Cristiano mise nelle sue mani la missiva di pagamento sorridendole.

“Ho ancora molte cose da sbrigare ma ti aspetterò qui ok?”

Elisa annuì sorridendo. Cristiano ignorando i passanti e Antonio cercò di baciarla. Lei si scansò.

“Hey” disse prendendole le guance tra le mani “Che succede?”

Elisa si fece coraggio.

“Ho solo bisogno di tempo. Forse non sono ancora pronta.” disse paralizzandolo.

“Non capisco”

“Sono molto confusa. Mio marito è morto da poco e io non mi sento ancora pronta per ricominciare. Mi sento in colpa di ricominciare”

“Non forzerò niente Elisa. Io e te siamo uguali. Non ho mai conosciuto una persona così simile a me, con la stessa intraprendenza e la stessa forza. Non ho mai conosciuto una persona così straordinaria.”

“Devo dirti una cosa”

“Ti ascolto”

“Sono incinta”

Cristiano spalancò gli occhi fissandola scioccato.

“Aspetto un bambino da Fabrizio” continuò Elisa.

Dopo qualche secondo di silenzio Cristiano riuscì a parlare:

“Non mi importa. Lo cresceremo insieme. Ti starò vicino Elisa. Credo di amarti e in nome di quello che sento dentro ti aspetterò”

Elisa sorrise poggiando la sua fronte sulla sua.

“Ho solo bisogno di tempo per capire. Per riprendermi.”

“Sembravi felice con me. Hai detto che…”

“So cosa ho detto Cristiano. Lasciami del tempo. Tornerò a Rivombrosa per sistemare il debito e ti prometto che al mio ritorno avrò la risposta.”

“Potrei anche perderti?”

“Non chiedermelo adesso ti prego. Se così fosse ti restituirò i soldi.”

Cristiano la baciò sulla fronte.

“Non mi importa niente dei soldi. Niente Elisa. Io ti aspetterò.” sussurrò.

Elisa sorrise poggiando lievemente le labbra sulle sue. Poi si voltò verso l’imbarcazione attraccata.

“Sei pronta?” Chiese Antonio.

“Sì” annuì.

Salì sulla nave con un’enorme sensazione di vuoto nel petto, ma con la felicità di rivedere i suoi figli. Non sentì niente in quel lieve bacio, niente di paragonabile a quello che aveva sentito baciando il marchese. Si toccò la pancia in senso di protezione verso quella vita che ancora doveva affacciarsi al mondo.

“Tutto bene?”

“Antonio…?”

“Dimmi Elisa”

“Hai più visto il Marchese?”

Antonio rimase sorpreso da quella domanda. Scosse la testa.

Elisa si portò le mani alle labbra torturandosele.Fissò l'orizzonte di fronte a lei e chiese a Fabrizio ovunque fosse di aiutarla a far chiarezza su tutta quella confusione. Chiese di proteggerla.

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Capitolo 8
*** Ritorno a Rivombrosa ***


FABRIZIO POV

La pioggia cadeva incessante nei boschi di Rivombrosa. Il suo cavallo ormai allo stremo per le ore trascorse a correre rallentò il passo. Non aveva motivo di indossar la maschera, eppure senza, si sentiva strano. Non si sentiva più nel mondo.I capelli completamente bagnati incorniciavano il suo volto, mentre una grande goccia cadente dalle fronde degli alberi si scontrò con il retro del suo collo facendolo rabbrividire. 

“Dannazione” imprecò

Se c’era una cosa che gli mancava di Napoli era il sole che sempre ha accompagnato le sue giornate. A tutto il resto della sua vita a catafascio decise di non pensarci. 

Tutti i suoi problemi balenarono nella sua mente non appena vide il capanno in lontananza. 

Socchiuse gli occhi e sospirò.

A pochi metri da quel posto c’era la sua casa, i suoi affetti, la sua vita. 

Smontò da cavallo e lo legò.

“Bravo bello” disse accarezzandolo.

Una volta accatastato un po’ di fieno, con esitazione entrò.

Una valanga di ricordi lo travolsero.

Notò molte ragnatele, segno che nessuno passasse da lì da molto tempo. Vide la coperta con cui aveva avvolto la sua Elisa accanto al camino.

“Quando smetterà di piovere voi tornerete ad essere il padrone, ed io la vostra serva”

“E chi lo ha detto che smetterà di piovere? Nei capanni fuori dal mondo può succedere di tutto”

Strinse i pugni scuotendo la testa, come a voler cacciare quei pensieri che un tempo erano un sollievo, mentre adesso una pugnalata.

Si avvicinò per accendere il camino e scaldarsi e poi notò il fiore rosso che aveva posto nei capelli dorati della sua Elisa. Si sentiva come quel fiore ormai secco e dimenticato da tutti.

Lo prese tra le dita sorridendo amaramente.

Per giorni ho sognato questa bocca, queste mani. Avevo paura di perderti”

Sarebbe stata dura vivere in quel posto.

Prese dalla sua sacca il materiale per scrivere ed informare Antonio. Non sapeva cosa dire. Non sapeva cosa fare. Non sapeva se fosse giusto pretendere ancora il suo aiuto. Si gettò all’indietro sulla pelliccia adibita a tappeto e fissò il soffitto in attesa di scovare le parole più adatte.

 

ELISA POV
 

Erano passate delle ore da quando strinse Angelo e Titta. Erano passate ore da quando salì sulla carrozza diretta a Rivombrosa.

“Sono felice che tu sia riuscita ad ottenere quel credito Elisa. Tutti credevamo in te” disse Antonio rompendo il silenzio.

Elisa accennò un sorriso.

“Tutto ok?” Chiese Antonio.

“Sono solo stanca”

“Quando arriveremo a Rivombrosa ti preparerò un tonico”

“Non servirebbe”

“Elisa…”

“Me lo hai detto tu ricordi? Non ci sono medicine per i mali dell’anima”

“No è vero. Però ci sono molte altre cose che possono curarla”

“Tipo?”

“I tuoi figli, i tuoi affetti, il tempo”

Elisa si toccò la pancia

“Vorrei essere forte per tutti Antonio. Mi sento una donna a metà”

“Non lo sei. Rivombrosa è salva grazie a te” 

Eccoli i cancelli di Rivombrosa. Elisa li riconobbe subito dal finestrino della sua carrozza. Pensò subito ai suoi figli e alla gioia di poterli riabbracciare che accantonò la sua malinconia. 

Una volta aperta la porta della carrozza furono travolti da Amelia e Bianca.

“Lasciateli respirare” disse sorridendo Angelo scendendo dalla postazione di guida.

Elisa prese le mani di Amelia sorridendo.

“Dov’è Agnese?” 

“La piccolina è con Anna, Martino e il Signor Benac in biblioteca.”

“Le sono mancata secondo te?”

“Oh certo che sì! Farla addormentare senza le tue ninna nanne è un’impresa” rise.

“Niente di impossibile per te Amelia” disse Antonio.

Amelia sospirò contenta.

Mentre Angelo e Titta si fermarono a scaricare i bagagli, Elisa e Antonio si avviarono accompagnati da Amelia in biblioteca.

Non appena entrarono Anna fu subito su di loro. Dopo aver stretto Elisa si concentrò su Antonio. 

Elisa si precipitò su Agnese seduta sul sofà e su Martino stringendoli forte.

La piccola Agnese sorrise felice mostrandole il suo nuovo orsacchiotto di pezza.

“Che bello amore mio!”

Agnese ancora non aveva detto nessuna parola, e si limitava a qualche versetto, eppure il suo sorriso parlava.

Benac schiarì la voce sorridendo.

“Victor è un piacere vederti.” Disse Elisa.

“Il piacere è mio. Ero sicuro di veder il mio credito saldato, ma non credevo così in fretta. Qualche giorno fa quando ho ricevuto il pagamento sono rimasto molto sorpreso” ammise.

Elisa lo guardò confusa 

“Qualche giorno fa?” Chiese Elisa guardando Antonio ed Anna.

“Certo. Ecco… il pagamento non era a tuo nome effettivamente, ma la causale era quella”

“Io ho qui i soldi per saldare il debito. Non capisco”

“Se può aiutarti a far chiarezza il nome di colui che ha pagato il debito è: Marchese Sangiovese. Vi dice niente?”

Elisa sgranò gli occhi fissando Antonio.

“Come è possibile? Lui non poteva sapere. Glielo hai detto tu?”

Antonio disse la prima cosa che gli balenò nella mente, non aspettandosi di trovare Benac e impreparato davanti a quella situazione.

“Sì…gli avevo accennato qualcosa” 

“Antonio…non posso accettarlo.”

“Elisa, io non so che dire”

“Sai dove vive? Dove posso trovarlo? Io devo parlare con lui e ridarli i soldi” 

“Non saprei”

Elisa confusa, scosse la testa.Fu travolta da mille pensieri.

“Elisa, vorrei parlarti” interruppe Anna.

Elisa annuì.

“Martino non è ora di allenarsi a scherma?” Disse Victor.

Martino sorrise e lo seguì.

Antonio prese in braccio la piccola Agnese e uscì lasciando sole le due donne.

Fu Anna a incominciare la conversazione

“Che è successo a Napoli?”

Elisa si gettò sulla poltrona sospirando.

“Elisa vedo che c’è qualcosa che ti turba. Non voglio esser invadente ma sappi che in me puoi trovare una confidente.”

“Non so più cosa provo Anna”

“Hai incontrato qualcuno a Napoli?” Sorrise.

Elisa annuì.

“Elisa non sentirti giudicata. Ho conosciuto l’intensità dell’amore che ti legava a Fabrizio. Parlami di lui”

“Ho incontrato un uomo. Si chiama Cristiano, Principe di Montesanto. Lui è riuscito con il suo essere a farmi credere che ci sia un futuro davanti a me. E’ riuscito a darmi quella speranza che credevo estinta.”

“Sono contenta, ma ho l’impressione che ci sia un ma…”

“Il ma si chiama Marchese Sangiovese. E’ un amico di Antonio che ho incontrato a palazzo Conegliano.”

“E’ l’uomo che ha pagato il debito?”

“Sì.”

“Devi solo capire quanto sia importante questo ma”

“Anna…abbiamo solo condiviso una piacevole chiacchierata. E’ un uomo misterioso. Si comportava in modo strano e mi ha incuriosita a tal punto dal voler conoscerlo meglio. Mi ha raccontato che da piccolo è rimasto vittima di un incendio nel suo palazzo e che il suo volto è sfregiato a tal punto da portare una maschera.”

“Non lo hai mai visto in faccia quindi?” Disse sorpresa Anna.

“No. Ho visto solo due occhi azzurri e profondi attraverso una maschera.”

Elisa si toccò improvvisamente labbra in ricordo di quel bacio e Anna sorrise.

“Elisa sei sempre stata una donna forte, una donna che ha lottato contro il mondo e che soprattutto ha sempre seguito il suo cuore”

“Anna, il mio cuore ha sempre scelto Fabrizio”

“Lo so Elisa, ma adesso cosa ti dice? Io credo che tu lo sappia.”

Elisa la fissò intensamente continuandosi a tormentare il labbro inferiore.

“Cosa?”

“Io credo che chiunque ti ha dato quel bacio abbia già il tuo cuore”

“Come sai che?”

“Hai gli occhi lucidi”

Elisa si precipitò allo specchio della vetrina della biblioteca guardandosi.

Anna la raggiunse poggiando le sue mani sulle spalle.

“Non l’ho mai visto in faccia…come è possibile che…oddio” sospirò Elisa.

“L’amore è la più grande delle incognite Elisa.”

“Mi ha sempre ricordato Fabrizio. Quanto è giusto star con qualcuno perché ti ricorda qualcuno che non puoi avere?”

“Non lo so Elisa, ma il tempo è un buon consigliere. Prenditelo e rifletti se vale la pena provare di nuovo”

“Anna…ho paura”

“Non devi averne. Ci siamo noi. C’è Agnese, Martino e c’è Fabrizio che ci protegge dall’alto”

“Aspetto un bambino” disse tutto di un fiato.

Anna sgranò gli occhi e l’abbracciò di impulso, mentre Elisa scoppiò a piangere.

“Ci siamo noi Elisa.”

“Un altro bambino senza un padre” disse rassegnata.

“Lo hanno un padre. Non li racconteremo di quanto fosse forte e di quanto li amasse. Ce la faremo Elisa.” 

Elisa annuì e s'asciugò le lacrime con il fazzoletto che Anna le porse teneramente.

Il tempo l’avrebbe aiutata a capire, forse. 

 

FABRIZIO POV.

 

Caro Antonio, 

Mi dispiace di esser fuggito senza dire una parola. E’ vero son un codardo. E’ vero non so la risposta a quella maledetta domanda. Non so niente. 
Mi vergogno a chiederti aiuto, ma non ho più nessuno.
Mi sono stabilito nel capanno di caccia.
Ti chiedo solo di incontrarci. 
Ti aspetterò per 3 giorni. 

Fabrizio sospirò lasciando la lettera sul tavolo della vecchia casa di Antonio in attesa di una risposta o di vederlo entrare nel suo nascondiglio. 

 

 

 

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Capitolo 9
*** Padre ***


Nel grande atrio di Rivombrosa le prime luci dell’alba illuminavano le scale marmoree. Una carrozza piena di bagagli e Titta al suo comando erano in attesa di Elisa.

“Elisa non è saggio nelle tue condizioni”

“Antonio io devo andare a Napoli e riconsegnare questi soldi”

“Ci andrò io per te”

“Antonio” disse Elisa con tono stufato.

“Elisa sai benissimo i pericoli che corri”

“Lucrezia è in carcere e poi c’è Titta con me. Non preoccuparti. Tornerò molto presto e mi occuperò di questa tenuta”

“Non c’è niente che possa fare vero?”

Elisa scosse la testa, appoggiò lievemente la guancia sulla sua e salì in carrozza.

“Prendetevi cura di Agnese”

Ci fu l’ultimo scambio di sguardi prima che i cavalli scalpitanti partirono. Antonio li seguì con gli occhi per tutto il percorso fuori dal cancello. Una mano gli cinse i fianchi delicatamente.

“Andrà tutto bene” disse la voce di Anna. 

Indossava una lunga vestaglia per coprirsi dal freddo mattutino.

“Non ha dato retta neanche a te vero”

“Sai com’è fatta. Le dici una cosa e lei fa il contrario”

“Agnese?”

“Dorme al piano di sopra”

Antonio si voltò, la baciò delicatamente e poi si diresse nelle cucine.

“Dove vai?”

“Ho una visita questa mattina da fare”

“Un’altra?”

“Sì purtroppo non sta molto bene”

Anna annuì, ma non fece troppe domande. Decise di ritirarsi di nuovo nelle sue stanze in attesa che Agnese aprisse gli occhi.

 

Quando Antonio arrivò in cucina c’era solo una lieve luce. Afferrò la lanterna e dopo averla accesa si mise alla ricerca di un sacco. Ritornò con la mente a quel momento in cui lesse la lettera di Fabrizio. Erano ormai molte mattine che si assentava per portargli varie provviste e soldi nel caso ne avesse bisogno e ormai c’era in lui la convinzione che Anna sospettasse qualcosa.

Sospirò caricando il sacco sul cavallo e si diresse lentamente verso il cancello.

Una chioma riccia e bionda osservava la scena da dentro le stalle. 

Martino strinse le redini del cavallo e furtivo si mise a seguirlo:temeva che Antonio avesse una storia con un’altra donna e per questo aveva deciso di affrontarlo una volta per tutte.

Antonio era troppo assorto dai suoi pensieri per accorgersene.

Percorse il sentiero verso il capanno pensando.

Pensava a quella situazione terribile, a Elisa incinta e sola a Napoli,alla testardaggine di Fabrizio. A ogni cosa. Pensò così tanto che non si rese neppure conto di essere già davanti al capanno di caccia. Smontò da cavallo, mise un po’ di fieno, afferrò il sacco ed entrò dentro.

Fabrizio fissava la brace del camino.

“Oggi forse pioverà” disse Fabrizio senza neppure salutare.

“Credo di sì” proseguì Antonio sedendosi con il sacco tra le mani.

“Come va a Rivombrosa?”

“Tutto bene”

“Elisa?”

“E’ partita questa mattina per Napoli”

Fabrizio si voltò trasalendo.

“DA SOLAAA?”

“C’è Titta con lei”

“E tu non hai provato a fermarla?” 

Fabrizio lasciò l’attizzatoio per terra e si alzò.

“Sì ci ho provato, ma lo sai com’è fatta.”

“Andava da lui”

“Fabrizio io…”

“Non importa” disse scuotendo la testa.

“Ti ho portato un tonico”

“Non servirà”

“Forse riuscirai a dormire meglio”

“Come faccio a dormire meglio se non posso tornare nella casa dove riposa mia madre,la mia famiglia mi crede sotto terra, e la donna che amo sta raggiungendo un altro uomo a Napoli? Come Antonio? Se nelle tue conoscenze mediche non v’è un tonico per riportare indietro il tempo allora tutto il resto è completamente inuti…”

Non riuscì a finire la frase perché il rumore di un cavallo fuori lo fece trasalire.

Antonio si alzò di scatto mentre Fabrizio afferrò la pistola avvicinandosi lentamente alla porta a vetri. Riuscì a sentire che qualcuno stava smontando da cavallo. Mise un dito sulla bocca sollecitando Antonio a far silenzio.

“Ti ha seguito qualcuno?” Sussurrò.

“No io non credo”.

Fabrizio tornò a concentrarsi sulla sagoma ormai vicina al capanno. Anticipò l’estraneo uscendo di scatto e puntando una pistola contro il suo volto.

“Fermat…”

Martino rimase paralizzato mentre Fabrizio sgranò gli occhi.

“Martino”

“Padre…”

In quel momento si rese conto di non avere la maschera con sé. Della braccia corsero ad abbracciarlo. Il primo contatto umano dopo mesi ormai. Lo strinse forte a sé, lasciando andare la pistola sull’erba. Antonio sorrise.

“Padre voi siete morto…come è possibile…io ho seguito Antonio perché credevo che…Padre…” disse piangendo.

Fabrizio si staccò.

“Martino è una storia molto lunga.”

“Perché non torniamo a casa tutti insieme?” chiese ingenuamente.

“Ascoltami…io non posso tornare a casa”

“Ma perché?? Perché?”

“Vieni qui” gli posò una mano sulla spalla e entrarono dentro al capanno.

“Perché non possiamo tornare a casa? Lì ci siamo tutti.”

“Martino ho finto di morire per saldare il debito di Rivombrosa sotto falso nome.” Fabrizio prese la maschera.

“Il Marchese Luca Sangiovese sei tu?”

“Tu come?”

“Victor mi ha detto che ha saldato il debito. Ma allora aspetta…Elisa parlava di te qualche giorno fa in biblioteca”

“Sì? E quante volte ti ho insegnato che non si deve origliare?” Sorrise Fabrizio.

“A mia discolpa ero con Victor”

“Che gentiluomini” disse Antonio scuotendo la testa con un sorriso.

“E che ha detto?” Chiese Fabrizio.

“Ha detto che il bacio con un uomo mascherato e che non ha mai visto in faccia, l’ha fatta innamorare e poi ha detto che lei è…”

Antonio lo interruppe scuotendo la testa.

“Lei è cosa?” Chiese Fabrizio.

“Che lei è innamorata tutto qui”

“Martino…lo so che stai mentendo. Antonio lei è cosa?”

Fabrizio afferrò Antonio per la giacca.

“Fabrizio io…”

Il Conte lasciò la presa.

“E’ incinta di Cristiano?”

“Noooo” sussultò Martino.

“Mio figlio?” Chiese titubante.

Antonio annuì e Fabrizio crollò sulla sedia di legno.

“Non volevo dirtelo ancora perché speravo si schiarissero le acque e che fosse Elisa stessa a dirtelo”

“Antonio tu l’hai lasciata andare da sola a Napoli con mio figlio in grembo?? Sei impazzito?”

Fabrizio si infilò la maschera e corse verso il cavallo.

“Dove vai? FERMATI!”

“Vado a riportarla a casa!”

“Sei impazzito?”

Antonio pose una mano sulla sua spalla.

“Ascoltami. E’ tutto sotto controllo…ascoltami”

Prese il volto tra le mani.

“Facciamo una cosa per volta ok? Elisa sa quello che fa.”

“Cosa dovrei fare? Restarmene qua con le mani in mano?”

“No. Io e Martino verremo a trovarti ogni giorno finché Elisa non tornerà. Poi escogiteremo un modo per farvi incontrare d’accordo?”

“Sempre se non si porterà dietro Cristiano”

“E’ andata per riportargli i soldi e per lasciarlo”

“Per lasciarlo…?”

“E’ troppo confusa perché sente di provare qualcosa per l’uomo mascherato ma è sempre troppo innamorata di mio padre” aggiunse Martino in modo buffo.

Fabrizio prese sottobraccio suo figlio e gli scosse la testa.

“HEYYYY” brontolò Martino.

“Adesso stiamo anche attenti ai capelli? Sono finiti i tempi in cui fai correre Amelia per tutto il palazzo per lavarti?” Rise Fabrizio.

Fu l’unica risata sincera dopo mesi in quella situazione.

“Sono un uomo ormai” disse fiero Martino.

Fabrizio annuì.

“Martino dobbiamo tornare a Rivombrosa. Fabrizio vedo se riesco a portarti Agnese”

“E’ troppo pericoloso Antonio”

“Vedrò che posso fare ok?”

Fabrizio annuì, strinse suo figlio e gli lasciò montare a cavallo. Suo figlio su Hermes quasi spariva.

“Trattamelo bene e acqua in bocca con tutti”

Martino annuì. Li seguì con lo sguardo finché non sparirono nel bosco. Sì sentì meglio. 
 


SPAZIO AUTORE:
SCUSATE PER L'ASSENZA MA HO AVUTO DEI PROBLEMI FAMIGLIARI. DOVREI TERMINARE LA STORIA ENTRO FINE LUGLIO.
FATEMI SAPERE CHE NE PENSATE <3 

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Capitolo 10
*** Il Duca ***


ELISA POV

Il rumore del torrente e della cascata in lontananza le facevano compagnia. Riusciva a sentire sotto i palmi delle sue mani l’erba umida. Quando aprì gli occhi vide lo sguardo di Titta molto spaventato.

“Elisa, grazie al cielo”

Elisa si alzò sui suoi gomiti guardandosi intorno.

“Dove siamo?”

“Non ricordi niente?”

“Ho solo un forte mal di testa”

“Ci siamo fermati per refrigerare i cavalli e sei svenuta”

Elisa annuì.

“Elisa non te lo dico da servo ma da amico, non puoi partire in queste precarie condizioni”

“Titta non ti ci mettere anche tu”

“Ti prego di ascoltarmi. Sappiamo tutti che i primi tre mesi sono i più rischiosi. Se non vuoi farlo per me, fallo per il bambino e per Fabrizio”

Elisa lo fissò intensamente e pose una mano sul suo grembo.

“Non siamo molto distanti, torniamo indietro a Rivombrosa.”

“Non posso Titta. Devo sbrigare questa cosa”

“Perché non scrivi una lettera e fai venire lui qua?”

“Non me la sento di farlo entrare così nel profondo nella mia vita”

“Ma te la senti di mettere a rischio la tua e quella di tuo figlio?”

Elisa scosse la testa.

“Perfavore. Torniamo indietro”

Elisa si alzò lievemente aiutata da Titta.Furono interrotti dal rumore di due cavalli.

“ELISA”

Antonio scese velocemente da cavallo mentre Martino rimase sopra Hermes a fissare la scena.

“Antonio sto bene”

“Non mi pare. Cosa ti avevo detto? Ti rendi mai conto di quanto sei testarda?”

Elisa sorrise.

“Non puoi partire in queste condizioni”

“Mi riprenderò, sono solo i miei classici cali di pressione”

“Elisa” disse Antonio con tono accusatorio.

“Va bene, va bene. Farò come volete voi”

Antonio la prese sottobraccio per sostenerla.

“Quindi torniamo a casa? Non devo insistere?”

“Per questa volta l’avete vinta voi” 

Antonio sorrise.

“Dove eravate di bello Martino?”

“Ho accompagnato Antonio da un paziente”

“E come sta?”

“Non molto bene ma si riprenderà” anticipò Antonio.

Elisa riuscì a sedersi in carrozza.

“A Rivombrosa?”

“A Rivombrosa” annuì Elisa.

Antonio chiuse lo sportello della carrozza lasciando la tenda del finestrino aperta.

“Titta voi proseguite vi raggiungiamo”

Titta salì al posto di guida e partì verso la direzione opposta. Antonio prese in mano le redini del cavallo e montò in sella.

ANTONIO POV

“Martino…bisogna tenere il nostro segreto al sicuro da Elisa e gli altri almeno per il momento”

“Non è facile…vedo quanto sta male Elisa e io…”

“Lo so Martino. Non è stato facile neppure per me tenere questo segreto in questi mesi, ma ti prometto che arriverà presto il giorno in cui non solo noi due saremo a conoscenza che tuo padre è vivo”

Martino sorrise poi uno sparò spezzo l’aria a metà.

Antonio si toccò il braccio insanguinato e gridò.

“Beh non siete solo voi due a saperlo il vostro piccolo segreto”

La voce proveniva da un uomo piuttosto mal ridotto che da sotto il suo mantello teneva ancora in pugno la pistola.

“Duca Ottavio Ranieri…Martino scappa” gridò Antonio.

Martino confuso sul da farsi spinse Hermes verso il bosco più fitto cercando di scappare. Il Duca cercò la mira ma Antonio si gettò sopra di lui impedendogli di ferire Martino alle spalle. Il colpo andò a vuoto.

“Che peccato non poter uccidere il figlio di Fabrizio. Forse almeno saprebbe cosa significa perdere tutto”

Antonio fu spinto via e si ritrovò con una pistola puntata in fronte.

“Vuoi uccidermi Ottavio?”

“No Dottore, per quanto possa odiare il tuo contributo alla mia rovina sei troppo utile per farti fuori subito. Lui dov’è?”

“Lui chi?”

“Fai anche finta di essere stupido adesso? Dov’è Fabrizio?”

“Riposa sottoterra a Rivombrosa”

Il Duca rise e poi caricò il colpo.

“Dottore…dottore…dottore. Vi sto seguendo da giorni ormai. So esattamente che è sempre vivo per quanto avrei voluto anche io che fosse nel luogo in cui avete appena indicato”

“Non te lo dirò Ottavio. Dovrai uccidermi”

“Lo farò, ma come sai i miei metodi sono molto più divertenti”

Il Duca afferrò Ceppi per un braccio.

“Sali sul cavallo”

Dopo varie resistenze Ceppi salì e dietro si posizionò il Duca che continuò a tenergli premuta la pistola su un fianco.

“Allora? Dove si nasconde il nostro finto morto?”

Ceppi tacque.

“Ne vale davvero la pena morire per rimandar solo di qualche giorno un’altra morte?”

Ceppi strinse la mandibola.

“Allora vediamo se sarò più convincente.”

Ranieri estrasse il rosario di Anna da sotto il mantello.

“Dove lo avete preso?”sussurrò Antonio.

“La vostra Anna Ristori ha preso la brutta abitudine di uscire da sola la mattina. Anche questa mattina.”

“Dove lo avete preso?”grugnì Antonio.

“Facciamo un patto Dottore. Voi mi portate da Ristori e io dirò ai miei uomini di risparmiare la vostra Anna”

“Lei non c’entra niente…Lei non sa niente Ottavio” gridò Antonio con sdegno.

Il Duca rise in modo cinico.

“Non è tanto complesso Dottore. Dimmi dov’è Ristori o altrimenti ucciderò lei e dopo i coniugi Ristori. Ti lascerò in vita con il dolore di aver perso tutto.”

“Che tu sia maledetto Duca”

“Allora…dov’è Ristori?”

“Non lo so dov’è. Si sposta spesso.”

“Allora portami nell’ultimo luogo da cui siete appena rientrati”

Antonio diede un colpetto al cavallo.

“Ricordatevi che se sarà sbagliato Anna morirà”

Antonio si toccò il braccio sanguinante. Era un proiettile di struscio, niente di grave che potesse compromettere la sua vita sebbene bruciasse molto. 

Non trascorse molto tempo, davanti ai loro occhi il capanno di caccia e dal comignolo un lieve fumo, segno che qualcuno si stava godendo un fuoco.

“Molto bravo Dottore.”

Antonio scese da cavallo insieme al Duca, poi allontanandosi dietro un muro gridò con tutte le sue forze sperando che Fabrizio lo sentisse.

“Fabrizio sei in pericolo!” 

Il Duca si voltò per sparare ma dietro di lui il vuoto. Corse verso la porta sperando di trovare il suo rivale impreparato. Quando aprì la porta a vetri regnava il silenzio.

 

FABRIZIO POV.

Stava attizzando il fuoco quando un cavallo lo scosse dai suoi pensieri, afferrò la pistola come precauzione poi fu scosso dal grido di Antonio.

“Dannazione” sussurrò prima di nascondersi dietro la tenda che copriva l’unica grande finestra in quel capanno.

Sentì la porta aprirsi con forza alla sua sinistra.

“So che sei qui Ristori”

Riconobbe la voce profonda del Duca. Lo vide dalle trasparenze della tenda entrare con la pistola dritta davanti a lui.

“Esci fuori bastardo”

Fabrizio cercando di non far rumore scostò lievemente la tenda per prendere la mira e sparò colpendolo di striscio ad un fianco.

Il Duca si voltò sparando un colpo a vuoto che Fabrizio riuscì a schivare. Riuscì ad aprire la porta, chiuderla e senza dargli mai le spalle, raggiungere Antonio dietro il muretto.

“Mi dispiace Fabrizio, ha preso Anna lui…io…”

“Stai tranquillo”

Il Duca con una mano sul fianco uscì cercandolo.

“Fuggi Antonio, vai a cercare aiuto”

“Non ti lascio amico mio”

“Non saresti utile senza armi”

“ESCI FUORI CODARDO” gridò il Duca.

Fabrizio uscì allo scoperto sparando un colpo che andò a vuoto. Poi corse gettando la pistola ad Antonio e buttando in terra con tutta la sua forza Ottavio. Cercò di colpirlo con dei pugni sulla ferita appena fatta.

Dopo vari tentativi di lotta Ottavio sparò un colpò che ferì Fabrizio al fianco togliendogli tutte le forze.

Quando il Duca si alzò in piedi ammaccato, puntando la pistola per finirlo,Antonio sparò un colpo che prese il Duca dritto nel cuore. Sebbene provò a esplodere quel colpo contro Fabrizio, cadde a terra ancora prima di caricarlo. Antonio sussultò verso il corpo ferito dell’amico.

Mi

“Antonio…hai…una bella…mira” disse sussurrando Fabrizio.

Il Dottore iniziò ad ispezionare la ferita senza rispondere.

“Un bel fina…le, fingersi morto per poi mor…ire da vv..er…o” 

“Non ti sforzare. Devo curarti. Devo portarti a Rivombrosa”

“Nooo…” disse Fabrizio stringendogli forte il braccio.

Senza ascoltare le sue lamentele lo caricò a cavallo per portarlo dritto a Rivombrosa. Si rese conto che svenne durante il tragitto ma riusciva a sentire con la mano il suo cuore battere e finché c’era quel lieve sentore di vita poteva ancora correre. 

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Capitolo 11
*** Paura,Vergogna,Odio,Delusione,Amore ***


ELISA POV

Anna corse con le braccia aperte verso la carrozza.

“Elisa”

Titta scese per aiutarla.

“Sto meglio Titta”

“Che ci fai qua?”

“Non sono stata bene e Titta e Antonio mi hanno convinta a tornare indietro”

Anna poggiò delicatamente la sua mano sulla guancia di Elisa.

“Sei pallida, rientriamo”

Un cavallo scalpitante interruppe il loro ingresso.

“ELISAAA” gridò il piccolo Martino.

“Martino. Dov’è Antonio?”

“Il Duca lo ha preso, mi ha permesso di scappare, io non so cosa è successo”

“Il Duca?” scalpitò Anna.

Anna e Elisa si fissarono preoccupate.

“Martino corri ad avvisare Terrazzani! Corri!” Intimò Elisa.

Martino annuì cavalcando più veloce che mai verso il Prefetto.

“Non è possibile” pianse Anna.

Elisa la strinse forte.

“Quell’uomo mi ha già portato via mio fratello…”

“Non andare subito a queste conclusioni” 

Elisa cercò di tranquillizzarla tenendole la mano. Era difficile non far trasparire la preoccupazione e la paura.

 

ANTONIO POV

 

Finalmente i cancelli di Rivombrosa apparvero tra le fronde degli alberi.

“Resisti Fabrizio”

“Ant…o..n…io, la mas..cher…a n..ella mia..tasca”

“Tu vedi di non morire”

Antonio tirò fuori la maschera dalla tasca di Fabrizio e cercò di metterla al meglio possibile, poi cavalcò a più non posso. Capì di essere arrivato dal rumore dei sassi bianchi sotto gli zoccoli del suo cavallo. Vide Elisa e Anna in lontananza.

“ANTONIOOO” gridarono all’unisono le due donne.

Antonio smontò velocemente da cavallo.

“TITTA, ANGELOOO AIUTATEMI” 

“Anna sei qui” disse incredulo guardandola negli occhi.

Ebbe solo qualche secondo per baciarla sulla fronte prima di tornare alla persona che in quel momento aveva più bisogno.

“Marchese” disse Elisa preoccupata.

“Chi è quest’uomo? Che è successo?” Chiese Anna.

“Aiutatemi a portarlo su, il Duca lo ha ferito!”

Angelo e Titta presero Fabrizio sotto braccio e lo trascinarono in una stanza degli ospiti.

Anna e Elisa corsero dietro.

I due uomini lo adagiarono sulle coltri del letto.

Anche la servitù entrò dentro in attesa di ordini.

“Amelia, Bianca! Portatemi subito dell’acqua calda e delle bende. Anna corri a prendere la mia borsa da lavoro in camera da letto. Correte!”

Antonio girò Fabrizio su di un fianco cercando di scoprire la sua ferita.

“Antonio…” sussurrò Elisa.

“Devo vedere quanto è andata a fondo la pallottola. Elisa esci non ti fa bene stare qui”

Elisa rimase a fissare il corpo ferito dell’uomo mascherato. Dentro di lei stava rivivendo la stessa scena della vigilia di Natale. La stessa paura di perdere. La stessa paura di non poter far niente.

Anna porse la valigetta ad Antonio, mentre Bianca entrò con la bacinella fumante.

Antonio fissò Elisa e poi Anna.

“Anna porta fuori Elisa” disse Antonio prima di concentrarsi sulla ferita.

La donna era come paralizzata.

“Andiamo Elisa” 

Anna poggiò delicatamente la mano sul suo braccio per accompagnarla verso l’uscita.

“E….lis..a” sussurrò Fabrizio.

Elisa si arrestò di fronte al letto opponendo resistenza ad Anna.

“Angelo passami l’uncino”

“A…nt..o..nio non ..re..spii…ro” boccheggiò Fabrizio.

“Bisogna togliere questa cosa” disse Amelia fissando la maschera sul suo volto.

Antonio si bloccò fissando Amelia e poi Elisa.

“Dottore bisogna toglierla” ripetè Amelia.

“Che succede?” chiese Anna preoccupata.

Le due donne si avvicinarono al medico cercando di capire cosa stesse succedendo

Amelia senza ripeterlo alzò delicatamente la nuca dal cuscino, slegò la maschera e cacciò un urlo.

“Oh Signore Dio” disse Amelia tremando.

Tutti si voltarono verso il volto di Fabrizio.

“Non è possibile” sussurrò Anna.

Elisa sbarrò gli occhi prima di accasciarsi accanto a letto. Una mano lungo il baldacchino l’accompagnò fino al tappeto.

“Portatele fuori” 

Antonio continuò a far il suo lavoro mentre Titta e Angelo accompagnarono le due donne sconvolte verso l’uscita della stanza.

Non appena chiusa la porta alla loro spalle, Elisa barcollò fino alla camera con il fiocco nero. 

“Elisa” chiamò Anna.

Spinse la porta di quella stanza polverosa e chiusa dalla notte di Natale e si sdraiò sul letto piangendo e dondolando sconvolta. Aveva paura di dover rivivere tutto da capo e stavolta per davvero, era arrabbiata con Fabrizio per averle procurato una così grande sofferenza, era delusa da Antonio che era a conoscenza di tutto e pur sapendo del suo dolore aveva taciuto e poi si vergognava…si vergognava di aver baciato un altro uomo e di aver detto a Fabrizio ciò che credeva di sentire per Cristiano. Strinse forte il cuscino bagnato tra le dita. C’era ancora una note flebile dell’odore di Fabrizio. Non voleva più uscire da quella stanza per la paura di dover cercare un’altro abito nero. Per la paura di tornare ad accarezzare le lettere incise su quella lapide.

Mise una mano sul grembo e crollò in sonno profondo.

Anna rimase davanti alla porta paralizzata da ciò che stava succedendo. Fu riportata alla realtà da Giannina.

“Contessa c’è il Prefetto Terrazzani”

“Sì arrivo subito”

 

ANNA E MARTINO POV

 

La Contessa varcò le porte della biblioteca dove trovò Terrazzani e Martino.

“Contessa Ristori” disse il prefetto avvicinandosi.

“Prefetto. Come vede è arrivato in un momento concitato”

“Non è possibile parlare con Ceppi? Avrei bisogno di capire cosa è successo”

“Al momento mi dispiace ma devo dirvi di no. Sta cercando di salvare la vita di mio fratello”

“Vostro fratello?”chiese sconvolto il prefetto.

“Vorrei potervi dare più informazioni ma temo di non poter aiutarla.”

Il Prefetto annuì.

“Posso solo dirvi che c’è stato uno scontro a fuoco con il Duca Ranieri, ma per quanto riguarda il luogo di questo scontro credo che possa aiutarvi solo Antonio”

“Posso ritornare domani mattina e nel frattempo mettere qualche guardia a sorvegliare Rivombrosa nel caso il Duca sia sempre vivo”

“Sareste molto gentile”

Il Prefetto si congedò lasciando la biblioteca nel silenzio.

“Dov’è Elisa?” Chiese Martino con tono flebile.

“Si è ritirata nella stanza di tuo padre. Martino bada alla piccola Agnese. Amelia è impegnata con Antonio.”

Martino annuì e si recò verso la stanza di sua sorella. Avrebbe voluto che Emilia fosse lì con lui, ma era partita per il collegio parigino. Non sapeva a chi confidare le sue paure e preoccupazioni. 

Quando entrò nella stanza Agnese s’era appena svegliata ed era in braccio a Giannina.

“Vuoi starci tu?” Chiese dolcemente la donna.

Martino annuì, la prese in braccio e la mise a sedere accanto a lui sul divano.

 

POV MISTO.

Rivombrosa era illuminata solo dalla flebile luce delle candele quando Antonio uscì stremato dalla stanza.

Vide Anna corrergli incontro. Diede le ultime disposizioni sulla disinfezione del materiale usato e la strinse a sé.

“Come sta?”

“E’ fuori pericolo”

Anna si fece il segno della croce, poi Antonio tirò fuori il suo rosario dalla tasca.

“Credevo di averlo perso” disse Anna accarezzando i grani.

“Anche io” 

Anna posò delicatamente la fronte su quella di Antonio.

“Elisa?” Chiese.

“Si è chiusa nella stanza di Fabrizio. Non so neanche cosa sia giusto fare”

Antonio annuì.

“Tu lo sapevi vero?”

“Sì” sussurrò.

“Dovrei odiarti per questo”

“Mi son odiato anche io tutto questo tempo. E credo che Elisa faccia bene ad odiarmi”

“Non riesco ad odiarti perché conosco il tuo buon cuore e il tuo onore. So che c’è stata una buona ragione per cui hai tenuto il segreto”

“Vorrei perdonarmi anche io con la stessa facilità”

Amelia uscì dalla stanza per ultima.

“Andiamo a riposare. Metti qualcuno di guardia e se c’è qualcosa non esitate a chiamarmi” proferì Ceppi.

Amelia annuì.

“La piccola?” Chiese Amelia.

“E’ con Giannina e Martino”.

“Elisa?”

Antonio indicò con lo sguardo la stanza con il fiocco nero. Amelia capii immediatamente.

Aveva solo bisogno di tempo.

Tempo per capire, per riprendersi. Tempo perché Fabrizio aprisse gli occhi e parlassero. Tempo.

 

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Capitolo 12
*** Riprendersi, Arruolarsi, Scappare ***


POV ELISA

“Non vo..g..lio mo…ri..re…Non voglio”

La pioggia scorreva incessante sui loro volti. Gridò con tutta la sua forza sostenendo la sua nuca.

“E..l..isa”

“ANTONIO” gridò disperata. Lo ripetè finché non non lo sentì arrivare alle sue spalle.

Il volto di Antonio sul petto del suo Fabrizio,un cenno con la mandibola stretta e gli occhi spenti. Lei riversa sul suo petto. La sua camicia insanguinata tra le sue mani. Il vuoto nel petto. La perdita. Le lacrime. 

Spalancò i suoi occhi verdi nel buio tirandosi su e sostenendosi sui gomiti. Aveva il respiro affannato e gli occhi appiccicosi come la cera che tante volte aveva pulito.

Notò il fiocco nero illuminato dalla luce della luna. Si mise seduta al bordo del letto passandosi i palmi delle mani sulle sue guance fredde.

“Non è possibile” sussurrò a se stessa.

Mise i suoi piedi nudi al contatto con il marmo freddo del pavimento.Quel contatto la fece rabbrividire per un momento. Barcollando nel buio e aiutata dalla luce della luna aprì molto lentamente la maniglia della porta.

Nel corridoio non c’era nessuno e tutte le candele erano quasi arrivate alla fine. Era piena notte.

Si affacciò sul balcone da cui era solita ammirare il giardino. Sentì l’umidità della notte nelle sue ossa. Respirò quell’aria e socchiuse gli occhi. Presa dai pensieri, buttò la testa all’indietro e strinse le sue mani fino a sbiancare le nocche. Iniziò a camminare scorrendo la sua mano sul granito del balcone fino ad arrivare davanti al telescopio. Si mise a guardare la sua stella.

“Quella è Elisa”

“La mia stella”

Si staccò dal telescopio e fissò il vuoto con gli occhi sgranati. Si morse le labbra e rientrò dirigendosi verso la stanza di Fabrizio.

Quando appoggiò la mano sulla maniglia si sentì mancare il coraggio. La sua mano iniziò a tremare e la sua fronte tocco lievemente il legno della porta. Inspirò e respirò. Cercava di captare anche un solo suono. Non sapeva niente delle sue condizioni e delle cure di Antonio.

Aveva paura. Paura che fosse morto, paura di rivivere tutto, paura di illudersi, paura che fosse tutto un sogno che a tratti assumeva le sembianze di un incubo. 

Si spinse dentro la stanza illuminata solo da una luce soffusa. Accostò la porta alle sue spalle e si avvicinò al bordo del letto. Vide la sua schiena alzarsi e abbassarsi delicatamente. 

Quando si avvicinò al comodino notò la bacinella dell’acqua e la maschera delicatamente appoggiata. Fabrizio le dava le spalle e se ne stava rannicchiato e riverso sul fianco non ferito. Non ebbe il coraggio di avvicinarsi e di guardarlo in faccia. Temeva di cadere nelle sue iridi azzurre se mai le avesse aperte e temeva di vederci dentro la delusione per il suo dichiarato amore per Cristiano. Scosse la testa cercando di rimuovere quei pensieri. Uscì dalla stanza velocemente senza far rumore e rientrò nella sua lasciando il mondo fuori.

POV FABRIZIO

Quando aprì gli occhi la luce entrava dalla finestra illuminando i suoi occhi azzurri. Si guardò intorno finché non notò la maschera sul comodino. Si allungò lentamente prendendola tra le dita e fissandola. Il suo flusso di pensieri fu interrotto dall’ingresso di Antonio nella stanza.

“Fabrizio! Come ti senti?”

“Male”

“E’ sempre presto per riprendersi del tutto, ma sono sicuro che in un paio di giorni…”

“Antonio la ferita va bene. Non sento praticamente niente. Va male tutto il resto”

Antonio annuì.

“Chi sa della mia presenza qua? Chi sa che sono vivo?”

“Tutti credo”

Lasciò andare la maschera sulle coltri e si alzò lievemente sui gomiti.

“Vorrei rimanere chiuso in questa stanza e non affrontare tutte le domande e gli sguardi delusi là fuori”

“Prima o poi dovrai farlo”

“Lo so”

“Anna è riuscita a perdonare me per averle tenuto un segreto così grande. Sono convinto che ha già perdonato anche te. I tuoi figli potranno crescere al tuo fianco e Elisa ti ama troppo per non perdonarti”

“Elisa?”

Antonio annuì.

“Vuoi dire che lei sa che sono vivo?”

Antonio sospirò.

“Ieri prima che fossimo attaccati dal Duca abbiamo incontrato Elisa e Titta vicino al torrente. Era svenuta per i suoi sbalzi di pressione. L’abbiamo convinta a tornare a casa per il bene del bambino”

Prima che potesse dire qualcosa Anna entrò nella stanza interrompendo la conversazione.

“Antonio come sta?” Chiese Anna.

“Avventure con briganti e nobili traditori della corona non mi hanno ancora ucciso. Sto incominciando a credere di non poter morire” disse Fabrizio sorridendo.

Anna si gettò tra le sue braccia e lui la strinse forte.

“Non posso crederci che tu sia qui.” 

La Contessa si lasciò sfuggire qualche lacrima di gioia.

“Duro a morire tranne che per finzione”disse sarcastico.

Anna si ricompose sedendosi sul bordo del letto. 

“Un giorno mi racconterai tutto. Adesso devi solo riprenderti e rimetterti in forze”

Fabrizio annuì sorridendo.

 

In quella stanza durante tutto il giorno erano entrati migliaia di volti: Angelo, Titta, Giannina, Bianca, Amelia, Martino e perfino il prefetto Terrazzani. Non era mai entrata la sua Elisa. Sapeva che s’era chiusa nella loro vecchia stanza da letto e non era più uscita nonostante i moniti di Amelia e Anna. Aveva detto di voler stare da sola e toccava a lui adesso rispettare il suo dolore e il suo tempo di ripresa. S’era illuso che una volta rivelatosi avrebbe riottenuto tutto l’amore del mondo e invece si ritrovava solo a vegetare su un letto. Decise di alzarsi da quelle coltri, indossò la vestaglia e senza chiedere nulla si diresse verso il giardino. Aveva bisogno di vedere ambienti conosciuti, i luoghi in cui era cresciuto e visitare la tomba di sua madre Agnese. 

POV ELISA.

Non s’era più addormentata dal suo risveglio in piena notte. Si mise a leggere l’unico libro presente in quella stanza sperando di distrarsi. Se mai le avessero posto la domanda: 

“Cosa faresti se Fabrizio fosse ancora accanto a te?” Mai avrebbe immaginato di non aver neppure il coraggio di guardarlo negli occhi. Fu interrotta dal lieve bussare di Amelia.

“Elisa…c’è qualcuno che è venuto a farti visita”

“Amelia, non voglio vedere nessuno”

“Ti sta aspettando in biblioteca. Dice di essere urgente.”

Elisa posò delicatamente il libro sul comodino e si mise in piedi. Si fissò per l’ultima volta allo specchio sistemandosi la sua crocchia fuori posto e uscì seguendo Amelia.

“Elisa…se hai bisogno…”

“E’ tutto apposto Amelia davvero”

“Lui è sveglio e sta bene”

Elisa perse un battito ma non rispose. Quando entrò in biblioteca vide una chioma corvina e due occhi neri ad aspettarla.

“Non sei venuta tu quindi ho deciso di venire io” sorrise Cristiano.

“Che ci fai qui?” Disse fredda.

“Non sembri felice di vedermi”

“Perdonami…non è un bel momento”

Cristiano si avvicinò prendendole le mani delicatamente.

“Per qualsiasi cosa io ci sarò”

“Cristiano…è tutto così complicato” sospirò Elisa.

Il giovane mise la sua mano sulla guancia alzando lo sguardo perso nel pavimento di Elisa.

“E’ successo qualcosa?”

Elisa si scostò lievemente prendendo dal cassetto della scrivania il sacchetto dei soldi che le aveva dato per pagare il debito di Rivombrosa. Poi glielo porse.

“Che significa?”

“Cristiano io…non posso accettare il tuo denaro…e non posso ricambiare i tuoi sentimenti”

“Non capisco” sorrise nervosamente.

“Fabrizio è vivo” disse tutto in un fiato.

“Fabrizio? Tuo marito?”

Elisa annuì.

“Io non potevo saperlo. Non so i motivi del suo gesto e non ho avuto ancora il coraggio di incontrarlo”

“Il coraggio o la voglia?”

“Ma che stai dicendo?”

“Dico che sei una donna che non si è mai fatta fermare da niente. Forse non lo ami più”

“Il punto Cristiano è che mi vergogno e mi pento di quello che è successo tra noi. Ho paura che mi ripudi come ho paura di perderlo di nuovo”

“Così paura che non hai ancora avuto il coraggio di vederlo. Perdonami Elisa ma se potessi rincontrare i miei genitori non reagirei come hai fatto tu”

“Siamo persone diverse. Ti prego solamente di capire che amo lui”

“Non so se crederci è questo il punto”

“Devi crederci perché è la verità”

“Che cosa vuoi che faccia allora? Che dimentichi tutto? Che me ne vada?”

Elisa lo fissò intensamente poi annuì.

“Facile per te Elisa non è vero?”

“Non è mai stato facile Cristiano. Sono stata bene con te, credimi. Ti ringrazio di avermi dato la forza di credere che ci possa essere un futuro. Ti ringrazio di avermi aiutata in quel brutto momento a Palazzo. Ti ringrazio e ti auguro di essere felice consapevole che troverai la persona giusta per trascorrere i tuoi anni e la tua vecchiaia.”

Elisa poggiò delicatamente la mano sul suo volto affranto, ma lui la scostò.

"Non illudermi che ti dispiaccia davvero"

"Mi dispiace credimi"

Cristiano senza esitare la baciò. Ricambiò il bacio per qualche secondo per poi scostarlo.

"Che stai facendo?" chiese contrariata.

“Un bacio di Addio. Buona Fortuna.”

 

FABRIZIO POV.

Sentì la voce della sua ElIsa provenire dalla biblioteca. Forse era sbagliato origliare. Quando arrivò di fronte alla porta a vetri li vide baciarsi. Capì di averla persa. Aveva terminato tutto il suo coraggio. Decise di rientrare nella sua stanza, riprendersi in fretta e riarruolarsi nell’esercito. Scappare come 12 anni prima. Fuggire per dimenticare. 

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Capitolo 13
*** Se ami qualcuno devi lasciarlo andare ***


POV FABRIZIO 

Entrò come una furia nella sua stanza e si chiuse la porta alle spalle. Afferrò un vassoio posizionato sul piccolo tavolo e lo gettò per terra con tutta la rabbia del mondo. Si avvicinò all’armadio, lo aprì e afferrò la divisa dell’esercito francese. Fu interrotto da Antonio richiamato dal trambusto.

“Fabrizio! Dovresti stare a letto, riposare. Che stai facendo? Che sta succedendo?

Il conte fissò negli occhi l’amico. Erano distrutti.

“Fabrizio”

Ceppi si avvicinò poggiando la mano sulla sua spalla.

“Antonio la ferita sta meglio. Stai tranquillo”

“Questo lascialo decidere a me. Hai perso molto sangue”

“Voglio tornare nell’esercito”

“Ma che stai dicendo?”

“Ho visto Elisa baciarsi con quel tale. Lo ha baciato pur sapendo che sono vivo. Non si è mai presentata! Non mi ha ancora guardato negli occhi dannazione!”

Fabrizio afferò la poltrona e la ribaltò in mezzo alla stanza poi si accasciò sul bordo del letto con espressione dolorante.

“Aia”ringhiò mordendosi il labbro.

Antonio si precipitò sul fianco.

“Va tutto bene”

“Non va tutto bene! Sta fermo!” Intimò.

Fabrizio si fermò permettendo ad Antonio di guardare la sua ferita.

“Si è aperto un punto che ti avevo dato. Devo richiuderti la ferita.”

“Lasciala così. Lasciami morire se possibile. Lasciami solo”

Ceppi senza replicare prese la sua borsa cercando gli strumenti più giusti. Dopo aver medicato la ferita applicò un impacco e chiuse tutto con un bendaggio.

“Forse così starai fermo.”

La porta si aprì.

“Possiamo?” Disse Amelia dolcemente “Noi due ci siamo fatte belle”

Tutto svanì quando vide la piccola Agnese in braccio ad Amelia. Fabrizio rimase paralizzato di fronte a sua figlia.

“Se avessi saputo che per farti zittire ci voleva Agnese l’avrei portata molto prima” scherzò Antonio.

“Posso?” Chiese titubante ad Amelia.

“Non me lo dovete chiedere a me. E’ vostra figlia”

Fabrizio la prese in braccio come se fosse la cosa più preziosa del mondo. Baciò i suoi boccoli biondi e si soffermò a sentirne il profumo. Una lacrima scese dal suo volto e anche Amelia si emozionò di fronte a quella scena. La bambina gli mise tra le mani il suo orsacchiotto di pezza.

“Che bello questo orsetto. Amelia…”

“Scusate signor Conte è che vi credevamo morto e pensavo di non vedervi più con i bambini…scusate”Amelia corse piangendo dall’emozione fuori dalla stanza mentre gli sguardi di Fabrizio e Antonio si incrociarono in un sorriso sincero.

Il tempo passò così in fretta con sua figlia. Si rese conto di quanto si era perso in quei mesi: aveva lasciato Agnese in una culla e adesso camminava per tutta la stanza portandogli i suoi mille giocattoli. Si era unito anche Martino durante il pomeriggio. Era un fratello meraviglioso e protettivo con sua sorella. Questo accese in lui la speranza di poter partire consapevole che Agnese avrebbe avuto la migliore protezione.

“Padre tornerete a darmi lezioni di scherma vero?”

“Mi hanno detto che tu e Benac vi siete allenati da uno spadaccino di Torino”

“Sì abbiamo preso delle lezioni”

“Poi testeremo allora questo abile maestro, quando mi sarò ripreso però” disse fissando il suo bendaggio.

“Mi sei mancato” confessò Martino.

“Anche tu” sorrise Fabrizio.

“E sei mancato anche ad Elisa.”

Fabrizio lo fissò intensamente per poi portare lo sguardo sulla divisa gettata sulla sedia.

“Volete andarvene vero Padre?”

“No Martino” disse scuotendo la testa sorridendo “Adesso però è ora di andare a dormire, non vedi tua sorella è già crollata”

Entrambi si misero a fissare la piccola sdraiata sul letto abbracciata al suo orsetto. Era così piccola che sembrava sparirci in quelle coltri.

“Va bene” sorrise Martino ritirandosi.

Amelia entrò nella stanza poco dopo e si avvicinò alla piccola.

“La porto a dormire nella sua stanza” sorrise.

“No lasciala qua. Dorme con me stanotte.”

“Come volete signor Conte. Avverto Elisa allora”

Fabrizio annui.Quando la porta si chiuse si accovacciò accanto a sua figlia stringendola a sé. Dopo pochi minuti riuscì a crollare in un sonno profondo.

POV ELISA

Amelia bussò delicatamente alla sua porta.

“Entra Amelia”

“La piccola dorme”

“Bene” sorrise Elisa “Passo a darle un bacio e puoi ritirarti anche tu”

“No vedi… si è addormentata nella stanza di Fabrizio e mi ha detto che avrebbe avuto piacere a dormire con sua figlia stanotte.”

Elisa sorrise e annuì.

“Elisa io…”

“Amelia è tutto ok. Ho solo bisogno di tempo…”

Amelia si avvicinò al letto e baciò la sua fronte come una madre.

“Piccola mia…non farne passare troppo…” disse toccando il suo grembo.

“Ho paura Amelia” 

“Di cosa dovresti averne?”

“Di quello che è successo con Cristiano. Ho paura che mi rifiuti…ho paura di guardarlo negli occhi e capire che è tutto un sogno, che lui riposa in quella tomba e che io mi sono solo illusa”

“Ma cosa dici piccola mia? Lui è nell’altra stanza. Ha chiesto di te, ha chiesto il perché non volessi vederlo. Lui è vivo Elisa…lui è tuo. Voi vi appartenete. Credo che Cristiano sia l’ultimo dei suoi pensieri.”

“Perché dici questo?”

“Tu cosa penseresti se la donna che ami non ti ha ancora fatto visita pur sapendo che non sei morto?”

Elisa la fissò intensamente negli occhi. Poi Amelia proseguì.

“Elisa sei una donna forte e coraggiosa. Hai portato alla realtà un amore che tutti credevamo impossibile. Lui è nella stanza in fondo al corridoio e nessun Duca te lo ha portato via”

Elisa annuì poi uscì a passo svelto dalla stanza dirigendosi verso quella di Fabrizio. Era arrivato il momento di affrontarlo, di vederlo, di viversi il momento così come veniva.Senza ansie.

Quando entrò nella stanza lo trovò addormentato. Il suo braccio attorno ad Agnese, come se stesse proteggendo il suo mondo. 

Elisa si avvicinò lentamente sedendosi sul letto e godendosi quella scena di tranquillità che credeva persa per sempre. Accarezzò la bambina e poi con un po’ di esitazione pose la sua mano tra le ciocche corvine di Fabrizio. Il suo cuore sussultò anche solo nello sfiorarlo. Lo amava con tutta se stessa e si maledisse del suo comportamento. Decise di non rovinare quel momento di tranquillità e che la mattina successiva sarebbe stata il giorno propizio per aggiustare ogni singola cosa. Dopo averli guardati un’ultima volta uscì dalla stanza incappando di Anna.

“Hai parlato con lui?”sussurrò entusiasta.

“Sta dormendo con Agnese…lo farò domani”.

Elisa aprì lievemente la porta per far ammirare ad Anna quella scena poi sorrisero insieme. 

“Siamo con te Elisa” sorrise Anna tenendo la sua mano. 

Elisa ricambiò la stretta ricambiando il sorriso.

POV FABRIZIO 

Si rese conto di aver lasciato la finestra aperta quando la brezza mattutina si scontrò con il suo petto. Fabrizio aprì gli occhi fissando i colori del crepuscolo al di là della tenda. Mancava poco all’alba. Si alzò delicatamente cercando di non svegliare la bambina e si mise alla ricerca del materiale per scrivere qualche riga. Si ricordò di aver l’ultima carta all’interno della sua sacca.

Quando si sedette non trovò più le parole adatte. Continuava a fissare la sua divisa riversa sulla poltrona. Poi lasciò che la sua mano mettesse i suoi pensieri su carta.

 

“Cara Elisa,

Mi fa strano scriverti nonostante tu stia riposando a poche pareti da me. Avrei voluto aver il coraggio di entrare a piede teso, chiedendo spiegazioni del perché non sei mai venuta a farmi visita, ma ho deciso di rispettare il tuo silenzio…proprio perché sono stato io a causarlo. Ti confesso di aver immaginato che una volta tolta la maschera tornasse tutto alla normalità: io e te felici nell’invecchiare insieme crescendo i nostri figli.Ho sperato per un attimo di vivere in quelle commedie che eravamo soliti far interpretare a Rivombrosa in Estate. Ieri vi ho visti insieme in biblioteca.L’uomo di un tempo,con egoismo,avrebbe devastato la vostra relazione e ti avrebbe obbligata a star con me con la forza. Ti confesso di non esser più quell’uomo. 

Qualche tempo fa lessi in un libro che se davvero ami qualcuno avrai il coraggio di lasciarlo andare, e io ho deciso di amarti nel profondo per tutta la mia vita. Torno nell’esercito francese, ma verrò durante i congedi a far visita ai miei figli. Spero che questa lettera ti trovi serena, a fianco di un uomo che saprà darti ciò che non sono stato in grado di darti io.

Con amore immenso.

Fabrizio”

 

Il Conte sigillò la sua lettera senza ripensamenti.

Afferrò la divisa e la indossò velocemente. Dopo essersi specchiato aggiustando la sua giacca, si avvicinò ad Agnese baciando la sua piccola fronte. 

Notò la maschera sul comodino, la prese tra le dita e la mise in malo modo nella sua tasca. Posò i suoi occhi su sua figlia per l'ultima volta assicurandosi che stesse dormendo e, uscì dalla stanza accostando la porta. 

Nel corridoio c’era un silenzio quasi innaturale. Si avvicinò alla stanza di Elisa e rimosse il fiocco nero:quella partenza doveva essere un nuovo inizio per tutti. Abbassò lievemente la maniglia e si concentrò sulla sua figura dormiente.

Pensò che fosse bellissima, nonostante le occhiaie svettassero sulla sua pelle candida. Lasciò la sua lettera sul comodino e decise di essere egoista per l’ultima volta. 

Dopo averle accarezzato delicatamente i capelli sfiorò le sue labbra con un tenero bacio. Era arrivato il momento di scappare da quella stanza il più velocemente possibile, altrimenti sarebbe affogato nel suo malessere che come un abile combattente invisibile  schiacciava il suo petto impedendogli di respirare correttamente. 

Quando scese nelle scuderie trovò Angelo seduto appoggiato al muro e con un asciugamano sulle spalle.

“Signor Conte” sussultò.

“Preparami Hermes Angelo”

“Ma che state dicendo? Non posso permettervelo.”

“Angelo ti ricordo che sono il tuo padrone”

“Signore vi parlo con il solo il titolo di amico. Non potete ripartire”

“Ho dei doveri di soldato Angelo”

“Doveri a cui avete rinunciato il giorno del vostro matrimonio”

“Voglio solo rinnovarli” proferì.

“Non pensate ai vostri figli e ad Elisa…”

“Ci sarà qualcun altro a vegliare su di loro in mia assenza e lei sarà felice.Conta solo questo”

“Signor Conte…”sussurrò.

“Ti prego Angelo. Restare qui per me sarebbe come morire. Ti prego” disse per la prima volta aprendo il suo cuore stanco.

Angelo lo fissò nei suoi occhi spenti e dopo qualche minuto uscì con Hermes affidandogli le redini.

“Grazie Angelo” disse sincero

Dopo aver legato la sua sacca lo montò velocemente uscendo dal cortile di Rivombrosa. 

Doveva fare solo una cosa prima di partire, poi sarebbe stato pronto a lasciare andare.

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Capitolo 14
*** Per Sempre Contessa Ristori ***


Non appena il Conte Ristori sparì dalla sua vista si precipitò su per le scale di Rivombrosa, raggiungendo ansimante la camera di Elisa.

Bussò con tutta forza che aveva.

“Elisa” gridò senza preoccuparsi delle persone ancora dormienti.

Continuò a bussare finché lei non aprì con sguardo preoccupato la porta.Aveva lo sguardo stanco e solo una vestaglia di lino adagiata sul corpo. I suoi capelli ricci e sciolti incorniciavano il suo volto cascando delicatamente sulle spalle.

“Angelo” esclamò “Che succede?” Chiese preoccupata.

“Il Conte è partito, è tornato nell’esercito. Dovevo avvisarti. Dovevi saperlo.”

“Che cosa?” Disse paralizzata.

Al suono di quelle parole e con la paura di perderlo nel cuore,si sentì trafiggere e spezzare a metà. Spalancò la porta scansando Angelo e a piedi nudi corse giù per le scale, senza preoccuparsi del fatto che fosse ancora in vestaglia.

“Da quanto è partito?” Chiese ad Angelo che le corse dietro.

“Pochi minuti” rispose Angelo con poco fiato.

Si affacciò sul balcone e dopo averlo cercato con lo sguardo, notò il suo cavallo bianco fermo di fronte alla lapide. Scese delicatamente le scale sperando di scorgerlo, finché non vide anche la sua divisa rossa e blu ergersi accanto ad Hermes. Non appena lo vide corse giù per le scale. In un baleno i suoi piedi entrarono in contatto con l’erba bagnata dalla rugiada mattutina. 

“Elisa fai piano, il bambino!” Le gridò preoccupato Angelo.

Lo ignorò cercando di raggiungerlo il più veloce possibile, come se da quella corsa dipendesse tutta la sua vita, e in fondo era così. 

 

POV FABRIZIO

 

Si avvicinò per la prima volta a fissare quelle lettere incise. Strinse la sua mandibola sfiorando delicatamente il granito.

Conte Federico Giovanni Clemente Ristori. Conte di Rivombrosa che conosceva Amore e Coraggio. 

Forse l’uomo che era, fu sepolto davvero il giorno di Natale. Il coraggio di cui le incisioni parlavano, sembrava essersi dissolto nel nulla mentre l’amore lo conosceva fin troppo bene. Si chiese il perché i poeti lo decantassero come la cosa più bella del mondo quando a lui faceva così male. Avrebbe preferito un’altra fucilata piuttosto che provare ciò che stava sentendo. 

Si concentrò sulle rose rosse ai piedi della lapide e poi vide un piccolo soldatino di pezza. Se lo girò tra le mani capendo che fosse un dono di Agnese. Sorrise rialzandosi in piedi finché non notò la sua spada adagiata sul granito. Sfiorò delicatamente la lama con l’indice e il medio finché non arrivò all’impugnatura. La strinse forte e l’alzò dirigendola verso l’alto.L a luce tenera della prima alba si specchiò sul ferro della lama e un lampo illuminò le fronde del giardino di fronte a lui. Dopo essersi specchiato per qualche secondo sulla lama, la mise nella fondina vuota. Dalla tasca della sua giacca sfilò la maschera del suo migliore amico.La guardò attentamente perdendosi nella sua pelle, poi l’adagiò sulla lapide al posto della spada di cui si era appena riappropriato. Dopo aver dato un’ultima occhiata alla lapide sospirando, afferrò le redini di Hermes tra le mani.Poggiò la fronte sulla sua criniera, mentre con la mano si soffermò ad accarezzargli il muso. 

Mentre stava sistemando la sella per partire fu richiamato dalle grida di Elisa che urlavano il sul nome. 

Si voltò di scatto e la vide correre verso di lui. Prima che potesse dire qualcosa se la trovò tra le braccia. Stava piangendo, lo capì dal movimento spasmodici delle sue spalle. Non le disse niente limitandosi ad accarezzare i suoi boccoli biondi, godendosi il suo odore come un ubriaco in astinenza da vino. 

“Non puoi lasciarmi” singhiozzò. 

Fabrizio cercò di tenere quel minimo di raziocinio che stava perdendo toccando la sua nuca.

“Hai letto la lettera?” Chiese titubante e ignorando le sue parole.

“Quale lettera” domandò Elisa confusa staccandosi lievemente per fissarlo negli occhi.

In quel momento mancò un battito ad entrambi, ma Fabrizio trovò la forza di proseguire.

“Mi sono fatto molte domande in questi mesi, mi sono preparato a mille finali diversi a questa storia. Mai avrei pensato di desiderare di morire per davvero”

“Ma che stai dicendo?” Disse sconvolta tirando su col naso.

“Elisa…forse questo non è più il mio posto…e il tuo è accanto a Cristiano”

“Fabrizio” disse scuotendo la testa.

“Lasciami finire…vi ho visti ieri in biblioteca. Elisa quando ho scelto di lottare per te contro mille convenzioni sociali ti ho scelto perché tu combattevi con la mia stessa intensità. Per te, per me e per il nostro amore. E’ vero sono tuo marito, sono il padre dei tuoi figli, ma non posso chiederti e obbligarti ad amarmi ancora. Il mio sbaglio lo sto pagando credimi, ma non sono così crudele”

“Pensi che non ti ami più?”

“Penso che il mio sbaglio è troppo grande per essere perdonato. Ti ho fatto credere di avermi perso e se hai trovato la forza per andare avanti con un persona che ti merita più di me, mi farò da parte”

“Dov’è il mio Fabrizio? Quello che lottava contro tutto?”

“So riconoscere quando una battaglia è persa.”

“Pensi questo?”

“Io ho deciso di tornare nell’esercito. Verrò a trovare i bambini durante i congedi…non sarà come con Lucrezia. Ho solo bisogno di dimenticare quello che è successo…di trovare la forza di dimenticarti”

Elisa mise le sue dita sulla sua bocca per zittirlo.

“Dimenticarmi? Pensi sia possibile dimenticarmi? Vuoi andartene da me?”

Il Conte abbassò lo sguardo sprofondandolo nell’erba. Elisa lasciò andare le sue braccia lungo i fianchi e si mise ad urlare tremante.

“Fabrizio ma ti rendi conto di ciò che ho passato dannazione? Ti rendi conto che ho pensato fossi morto, che ti ho visto morire, che ti ho dovuto seppellire sotto i nostri piedi? Ti rendi conto che ho pensato di crescere i nostri figli senza di te? Ti rendi conto che ho creduto che il figlio che sto portando in grembo non potesse mai aver l’opportunità di vedere gli occhi di suo padre? E ora mi dici che vuoi andartene e che vuoi dimenticarmi dopo tutto ciò che abbiamo vissuto insieme? Mi dici che vuoi lasciarmi andare perché mi ami e perché vuoi che sia felice, senza calcolare però quanto ti amano i tuoi figli, quanto hanno bisogno dei tuoi insegnamenti,quanto dolore creeresti a tua sorella”

Fabrizio si avvicinò di nuovo alla sua tomba affogando lo sguardo tra i doni e i mille fiori.

“Ad Agnese piace portarti spesso fiori, passiamo le giornate in questo posto.”

Fabrizio strinse la mandibola.

“Non darci un altro dolore, non farci più venire in questo posto” disse sussurrando Elisa.

“Mi dispiace per quello che vi ho fatto passare. Vorrei solo la felicità di tutti e la tua” ammise.

“Sai perché non sono venuta a trovarti?” 

Fabrizio scosse la testa.

“Mi vergognavo di quello che è successo. Avevo paura tu mi ripudiassi”

“Che ti ripudiassi? Elisa ti rendi conto di ciò che provo per te? Mi sono sentito uno schifo, impotente, inerme di fronte alle tue labbra e ai tuoi occhi che mi confessavano il tuo amore per Cristiano. Ho creduto di recuperarti una volta tolto la maschera e cosa vedo? Silenzio, Solitudine e tu che baci Cristiano in biblioteca. Che idea dovrei farmi?”

Elisa ignorò le sue frasi e proseguì.

“Poi Amelia mi ha fatto capire che non c’era motivo di aver paura se davvero credevo nel nostro amore”

“E quindi?” 

“Quindi non hai calcolato un’altra cosa nella tua decisione di partire”

“Che cosa?”

“Non hai calcolato l’amore che provo per te. Non hai calcolato di quanto ho bisogno di te adesso”  confessò per la prima volta titubante. 

Fabrizio si voltò fissandola intensamente. I suoi occhi verdi e lucidi erano illuminati dalle luci dell’alba. La sua vestaglia di lino iniziava ad assumere toni aranciati. 

“Il tuo amore?” Sussurrò.

Prima che potesse dire altro, Elisa trovò il coraggio di fiondarsi sulle sue labbra.Fu come tornare a casa dopo tanti anni. Affogò tutte le sue paure in quel bacio, sperando che non finisse mai, sperando che i suoi dubbi si dissolvessero nella luce dell’alba. La strinse forte a sé godendosi il sapore delle sue labbra, il suo profumo e le sue mani sul petto. Riuscì a trovare la forza di staccarsi continuandola a fissare intensamente con la bocca schiusa.

“Quello che hai visto in biblioteca era un bacio di addio che mi ha colta alla sprovvista. Mi dispiace di averci messo troppo tempo per capire.”

“Capire cosa?”

Elisa senza rispondere posò le sue labbra sulle sue di nuovo. Si scontrarono mille volte, come assetati in un deserto.

“Non mi lasciare” ansimò Elisa.

“Mai” rispose tra un bacio e l’altro.

Si staccò prese le redini del cavallo, salì sopra e porse la sua mano ad Elisa.

“Dove andiamo?”

“Torniamo a casa”

L’afferrò adagiandola di fronte a sé. Strinse il suo braccio intorno al suo grembo, cavalcando di nuovo verso il cortile. 

Arrivarono in fretta e scorsero Angelo ad aspettarli.

Fabrizio gli sorrise, smontò da cavallo e prese in braccio Elisa per aiutarla a scendere.

“Sono felice di rivedervi” sorrise Angelo.

Fabrizio ricambiò il sorriso, e poi incrociò le dita con quelle di Elisa.Dopo averla osservata ed essersi perso nei suoi occhi per un secondo,la invitò a seguirlo lungo le scale.

Continuarono a fissarsi mangiandosi con gli occhi. 

Una volta svoltata la prima colonna ricominciò a baciarla intensamente. La sua schiena si scontrò lungo il marmo impedendole ogni via di fuga. 

Non ce ne sarebbe stato bisogno perché quello era proprio il suo posto naturale e nel mondo.

In pochi secondi si ritrovarono in camera da letto. Fabrizio la prese in braccio adagiandola delicatamente sulle coltri bianche della loro stanza da letto.

In un attimo furono nudi a far l’amore come una sola cosa:una danza di corpi sincronizzati all’unisono. Strinse le sue mani spingendo e baciando delicatamente i suoi seni.

“Ho temuto di non poter più baciare questa bocca” sussurrò Elisa “Queste mani” ansimò.

“Ti amo” rispose Fabrizio sorridendo sulle sue labbra.

Quando arrivarono al culmine rimasero abbracciati uno di fronte all’altra. Le mani di Elisa sul suo volto. 

“Per sempre?” Chiese titubante Elisa.

“Stavolta sì Contessa Ristori” sorrise Fabrizio fiondandosi sulle sue labbra.

 

Non si sarebbero più lasciati andare. Non c’era bisogno di spiegazioni. Erano insieme, pronti per vivere il futuro che gli attendeva insieme ai loro figli e nella loro Rivombrosa. Contava solo questo.

Contava solo il loro amore. 


SPAZIO AUTRICE: Siamo arrivati al termine di questa storia nata in me qualche anno fa. Sono finalmente riuscita a metterla su carta per poi pubblicarla. Spero vi sia piaciuta e che vi abbia ridato la speranza per un finale diverso della seconda stagione che credo abbia deluso tutti. Grazie di essere arrivati fino a qui! :)

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