Liberi dalle catene

di Miss_Kizu
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo1 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

Le aspettative e gli obblighi sono come catene. Pesanti anelli legati l’uno all’altro in un legame indissolubile.
Tutti ne hanno, chi più chi meno. È inevitabile e chi crede di vivere libero da queste catene è semplicemente un folle. Qualcuno che preferisce guardare il cielo invece del freddo metallo invisibile che ci avvinghia.

Kujou Naoko con le catene delle aspettative e degli obblighi ci è nata, ha sempre dovuto fare i conti con loro e il loro clangore era un costante ricordo della loro presenza.

Essere nata sotto il nome del Kujou Clan comportava tante catene, tanti obblighi e tante aspettative. Non essere all’altezza non era mai stato contemplato e Naoko non aveva mai dato modo a nessuno di pensare che non stesse vivendo nel modo migliore per soddisfarli. Non aveva mai pensato di liberarsi da quelle catene, trascinarle con sé era ciò a cui era sempre stata abituata. Ma essere abituati a qualcosa non significa che ci sembri giusto.

Era per colpa di una di quelle catene che ora, scortata da dei soldati al servizio della Tenryou Commission, la ragazza si stava recando all’accampamento situato a Kannazuka. Essere uno degli investigatori al servizio della famiglia Kujou e membro della suddetta famiglia aveva fatto di lei la migliore opzione per elaborare il piano perfetto per tendere un’imboscata alla ribellione.

Era da poco che era stata imposta la Vision Hunt Decree e Naoko aveva accettato questa imposizione senza lamentarsene. Anche se avesse voluto farlo le catene le avrebbero impedito di agire. Opporsi alla sua famiglia avrebbe automaticamente fatto di lei una sosenitrice della ribellione, cosa non vera. La ribellione: un gruppo di folli che ai suoi occhi si rifiutavano di guardare altro che non fosse il cielo e che si battevano per qualcosa che non era possibile ottenere nemmeno attraverso una futile guerra.

 “L’accampamento di vostra sorella è in vista, non manca molto al nostro arrivo. Desidera mandare avanti un soldato per accertarsi che sia tutto pronto per il suo arrivo?”

Era almeno la dodicesima volta che uno dei suoi uomini le poneva quella domanda. O almeno credeva, aveva perso il conto alla settima volta. Erano scesi solo da una ventina di minuti dall’imbarcazione che li aveva portati lì e in una quarantina di minuti sarebbero arrivati all’accampamento, temeva per quante altre volte avrebbe dovuto rispondere alla stessa identica domanda.  Quella era una precauzione nel caso in cui la resistenza avesse teso un imboscata. In caso di mancato arrivo l’esercito si sarebbe attivato con squadre di ricerca per trovarla e, allo stesso tempo, sventare e radere al suolo una delle basi della resistenza. Quando suo padre le aveva parlato di questa misura di sicurezza le era quasi sembrato che l’uomo desiderasse che venisse catturata solo per poter eliminare un gruppo di ribelli.

Tornando alla realtà Naoko vide il tipico copricapo degli uomini dello Shogunate che rischiava di cadere per quanto l’uomo avesse piegato il capo in segno di rispetto nei suoi confronti, la ragazza dai corti capelli argentei si affrettò quindi a dimetterlo con un gesto della mano e scosse la testa.

“Non sarà necessario. È solo una visita per discutere alcune faccende, dubito che la ribellione sia interessata a scoprire piani di cui non è ancora certa l’esistenza.”

L’uomo annuì e si riunì alle file della scorta. Naoko si perse per qualche istante ad osservare il paesaggio intorno a lei, alla disperata ricerca di qualche particolare che la distraesse.  L’argentea aveva bisogno di non pensare alla situazione attuale. L’andamento della guerra e le strategie militari non erano mai state di suo interesse, a dirla tutta non avrebbe mai voluto trovarsi lì quel giorno. Avrebbe di gran lunga preferito lavorare a qualche caso in compagnia di Heizou, oppure fare visita alla Yashiro Commission per salutare Ayaka. Ma obblighi e aspettative andavano rispettati e quindi aveva ingoiato ogni sorta di protesta, aveva piegato il capo remissiva e aveva garantito a suo padre che avrebbe aiutato sua sorella al meglio delle sue capacità. Certe volte voleva solo scoppiare a ridere per l’assurdità delle sue azioni e per quell’ossimoro che era diventata. Credeva in una cosa ed eseguiva ordini che andavano contro i suoi ideali.

Quando gli uomini della carovana arrivarono Naoko si fece largo tra i soldati. Davanti a loro la figura di Kujou Sara a braccia incrociate e con la schiena eccessivamente dritta sembrava comunque più imponente di quello che Naoko ricordasse.

“Avresti potuto mandare uno dei tuoi uomini per avvisare che saresti arrivata oggi.”

La più piccola alzò le spalle, e con quel movimento il kimono, leggermente troppo largo per le sue spalle, scivolò di un poco mostrando una spalla lasciata nuda dal momento che sotto al kimono blu oltre mare indossava una canotta a collo alto bianca.

“E privarmi di questa ramanzina? Giammai sorella.”

Sara scosse la testa, ormai abituata ai modi di fare poco convenzionali della sorella. Naoko sorrise e aprì le braccia per invitare la corvina ad abbracciarla, cosa che però la maggiore non fece limitandosi a prendere la più piccola per un braccio pe trascinarla nella tenda dove tutti gli ufficiali stavano aspettando solo loro per dare inizio alla riunione.

“Pronta ad essere contraddetta per qualsiasi cosa ti esca dalla bocca?”

Chiese Sara. Poiché conosceva gli uomini con cui avrebbero dovuto discutere per le prossime ore sapeva che non sarebbero riusciti ad escogitare un piano che andasse bene a tutti in tempi brevi.

“Non sembra molto diverso dall’avere una conversazione con Heizou.”

Sara sorrise e scostò il telo della tenda per permettere alla sorella di passare. Sapeva che in ogni caso Naoko l’avrebbe spuntata.
____

Quando sua sorella l’aveva messa in guardia non immaginava che far valere la sua posizione sarebbe stato così estenuante ma alla fine ce l’aveva fatta. Aveva vinto, aveva dato il suo contributo all’esercito e ora, dopo due giorni passati all’accampamento, poteva finalmente ritornare a casa.

Non che suo padre le mancasse eccessivamente. Ma vedere tutti quei soldati concentrati in un unico posto le dava la nausea. Le faceva sembrare ancora più reale qualcosa che non desiderava esistesse. Eppure era lì per il solo scopo di essere coinvolta.  Nonostante Naoko si fosse ripetuta più volte che lo stava facendo semplicemente per porre fine al più presto a quello scontro faceva ancora fatica a credere alle sue stesse parole.

“Mi raccomando, questa volta manda almeno una lettera per farmi sapere che sei tornata da nostro padre.”

La ragazza annuì. Vedere Sara esprimere preoccupazione era sempre qualcosa di eclatante, ma non le dispiaceva che lo facesse per lei. Nonostante le due non fossero sorelle di sangue e nonostante suo padre avesse impedito a Sara di essere completamente considerata una Kujou, Naoko sapeva che la più grande le volesse bene, e allo stesso modo Naoko gliene voleva. Il modo in cui lo esprimevano non era convenzionale e non accadeva spesso, ma in fondo a loro quello bastava per saperlo.

Si aggiustò il kimono sulle spalle e salutò con un gesto della mano Sara per poi e avviarsi verso l’uscita dell’accampamento con al seguito la scorta con cui era arrivata.  

L’imbarcazione che li aveva portati su Kannazuka li stava aspettando a largo. Dal momento che l’isola era sprovvista di porti sufficientemente sicuri aveva deciso di ancorarla a largo e con delle scialuppe lei e i suoi uomini erano arrivati a riva.

“Desidera che sia inviato un uomo ad avvisare suo padre del suo ritorno ad Inazuma?”

Naoko sospirò. Quella domanda non le era assolutamente mancata. Indossò il più cortese dei sorrisi per nascondere l’irritazione e rispose

“Non ancora. Abbiamo lasciato l’accampamento solo da mezz’ora. Non è necessario affrettare le cose. Inoltre sarebbe inutile dal momento che il vascello per ritornare all’Isola Narukami è uno solo.”

L’uomo annuì ma stranamente non si allontanò. Inaspettatamente sbarrò gli occhi e cadde con il busto in avanti. Naoko, colta alla sprovvista, non fece in tempo ad afferrare il soldato per impedirgli di cadere a terra e quando notò la freccia conficcata nella sua schiena e la macchia di sangue che si allargava sulle sue vesti violacee era ormai troppo tardi: la resistenza li aveva circondati.

Naoko afferrò il bō,  e il freddo della Visione Cryo che portava legata in vita, indicava che era pronta ad affrontare chiunque gli si fosse parato davanti. Purtroppo però non vi riuscì poiché il mondo divenne nero all’improvviso e prima che potesse capire cosa fosse successo cadde a terra priva di sensi.

 
____

Parole di Kizu:

Salve a tutti.
Spero che questo primo capitolo vi abbia un po' incuriosito. 
Sarà una Kazuha x OC (Naoko Kujou). Su di lei scoprirete tante cose nel corso del tempo. Essendo solo il primo capitolo, l'unica cosa che posso dirvi al riguardo è che al momento ci troviamo agli albori della Vision Hunt Decree, quindi niente Traveler.

Kizu


 

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Capitolo 2
*** Capitolo1 ***


Capitolo 1

“Ehi Naoko!”

L’argentea girò il capo nella direzione da dove proveniva la voce. Sull’uscio della porta scorrevole Heizou, a braccia conserte e con una spalla appoggiata contro lo stipite, la stava squadrando da testa ai piedi, e la ragazza era pienamente consapevole del motivo.

“Cosa ci fai in ufficio?”

Naoko solitamente non passava mai il suo tempo tra le pareti dell’ufficio, se il tempo lo permetteva preferiva studiare i suoi casi e leggere le carte all’aperto sotto al portico della tenuta adibita ad ufficio investigativo della Tenryou Commission. La ragazza alzò le spalle.

“Niente di speciale, volevo solo vedere se avevi apportato modifiche.”

Il rosso annuì scettico senza distogliere lo sguardo.

“Il fatto che tuo padre ti stia cercando non ha nulla a che vedere con la tua presenza qui dentro quindi?”

L’argentea emise un verso di disappunto. Odiava che Heizou fosse perspicace e difficile da ingannare.

“Se lo sapevi per quale motivo me lo hai chiesto?”

L’amico scrollò le spalle e le rivolse un ghigno divertito. Entrando nel suo ufficio si chiuse la porta scorrevole alle spalle e, facendo attenzione a non inciampare nelle cianfrusaglie che costellavano il pavimento di quella stanza disordinata, si recò verso il divanetto non occupato da pile di documenti.

“Mi diverte il fatto che, sebbene tu sia un ottima bugiarda, io sia in grado di andare oltre.”

Schietto ed egocentrico allo stesso tempo: questo signori e signore era Heizou Shikanoin. Investigatore senza pari in tutta Inazuma, un intelletto invidiabile eppure un’intelligenza sociale pressoché inesistente. Gli altri, nella testa di Heizou, erano come lui, pronti ad accettare la verità qualsiasi essa fosse, indipendentemente da come veniva scoperta. A Naoko questa sua caratteristica però non dispiaceva, anzi forse quasi la apprezzava. La sincerità era qualcosa a cui era poco abituata ma che le piaceva ricevere. Ironico, probabilmente era dovuto al fatto che la ragazza credeva che a lungo andare la sincerità del ragazzo avrebbe potuto influenzarla.

“Quindi hai intenzione di parlargli?”

L’espressione dubbiosa di Naoko parlava da sola ed Heizou si ritrovò a sospirare esasperato

“Naoko, devi dirglielo che non vuoi avere a che fare con le questioni militari! E non provare a propinarmi nuovamente la storiella degli obblighi e dei doveri perché sappiamo entrambi che sono solo scuse.”

“Non lo so. Potrei comunque usarla come scusa per rivedere Sara.”

Lo sguardo smeraldino di Heizou lasciava chiaramente intendere che non le credeva nemmeno un po’. L’argentea puntò lo sguardo celeste sull’orlo del kimono con cui aveva iniziato a giocherellare, la mente che lavorava per trovare un argomento per distrarre l’amico. Improvvisamente si illuminò

“Ah, inoltre mi ha mandato a dirti che è stato emanato un nuovo avviso di cattura a cui desidera che lavoriamo. La Raiden Shogun ha espressamente richiesto di dare la precedenza a questo caso.”

Heizou si raddrizzò, ormai la questione spinosa di prima sembrava completamente dimenticata.

“Sono tutt’orecchi.”

“Si tratta della cattura di Kaedehara Kazuha.”
____

Quando Naoko riprese i sensi la voce di Heizou dei suoi ricordi svanì gradualmente. Fu costretta a portarsi una mano alla tempia nel vano tentativo di placare il martellante mal di testa che le era venuto.

Mettendosi a sedere la prima cosa che Naoko vide non fu il selciato del sentiero sterrato dove ricordava di essere svenuta ma bensì una parete di assi di legno. Avvertendo che qualcosa non andava si alzò di scatto, rendendosi conto solo in quel momento di essere su un materasso. Non riuscì a fare molti passì poiché aveva la caviglia ammanettata e l’unica cosa che riusciva a raggiungere era un tavolo, anch’esso in legno ma in pessime condizioni. Se avesse dato due colpi ben assestati ad una delle gambe si sarebbe probabilmente spezzata. La parete opposta a quella dove era posto il materasso era stata sostituita da delle sbarre e fu in quel momento che gli episodi del giorno precedente la colpirono. La resistenza li aveva attaccati sulla via del ritorno ed evidentemente era stata presa in ostaggio. Naoko iniziò a ragionare tra sé e sé sul da farsi. Ovviamente scappare sarebbe stata la soluzione migliore ma non aveva idea di dove si trovasse, nel migliore dei casi si trovava ancora su Kannazuka e avrebbe avuto modo di contattare sua sorella o uno dei suoi uomini, nel peggiore dei casi invece era stata portata a Watatsumi Island che pullulava di ribelli.

“Kujou Naoko, detective della Tenryou Commission e figlia di Kujou Takayuki, sei finalmente sveglia.”

La ragazza si mise immediatamente in posizione di attacco ma quando fece per andare a recuperare il bō, che solitamente portava legato alla coscia diviso in tre unità, si sorprese nel scoprire di essere disarmata. Una risata al di là delle sbarre la costrinse ad osservare per la prima volta il suo interlocutore. Un ragazzo dai capelli castani con una ciocca albina si stava destreggiando nel far roteare il suo bō da una mano all’altra. La divisa della ribellione, la coda e le orecchie canine lasciavano poco spazio ai dubbi: quello davanti a lei era il generale Gorou.

“Se sai chi sono immagino che tu sappia anche che essere in tua presenza non rientra nei miei doveri.”

“Ma rientra nei miei, quindi ti chiedo di collaborare. Sua eccellenza desidera parlarti.”

Sua Eccellenza, il nome era parecchio altisonante e pretenzioso per riferirsi semplicemente al capo della ribellione Sangonomiya Kokomi. Ad un gesto del capo di Gorou l’uomo che era stato messo a guardia della sua cella aprì la porta a sbarre per far entrare due soldati. Uno dei due aveva in mano delle manette, mentre l’altro un cappuccio. Intuendo che fossero per lei Naoko provò a ribellarsi, ma dal momento che i suoi movimenti erano limitati dalla catena non riuscì a sfuggire ai due. Dai racconti dei pochi che erano tornati ad Inazuma e scappati dalle prigioni della ribellione Naoko sapeva che erano molto cauti nel rivelare informazioni sulla loro organizzazione. Lei ed Heizou, dopo aver parlato con i pochi fortunati, non erano mai riusciti a scoprire molto di più di quello che già sapevano.

Quando le fu calato il cappuccio sul capo sentì le mai callose degli uomini afferrarla per le braccia e trascinarla fuori dalla cella.

“Ci scusiamo per le misure drastiche ma preferiamo la sicurezza dei nostri uomini alla comodità dei nostri prigionieri.”

La voce di Gorou proveniva dalla sua destra, poco più avanti di lei, e questo implicava che stesse facendo strada verso il luogo dove avrebbe dovuto incontrare la sacerdotessa dell’Isolai Watatsumi. Naoko si rese conto che avevano svoltato a destra quando l’uomo alla sua sinistra le strattonò il bracciò con più forza del suo compagno. Sul volto di Naoko comparve un sorriso che nessuno dei tre riuscì a vedere per colpa del cappuccio: grazie a questo avrebbe potuto scoprire la strada per uscire da lì, dovunque fosse quel lì.

“Mi domandavo per quale motivo la resistenza è interessata ad una semplice investigatrice. Non ho accesso a informazioni militari di qualsiasi tipo, sono riservati ai generali.”

“La guerra in questa faida è solo la punta dell’iceberg.”

Il commento criptico di Gorou la confuse leggermente.

“Che intendi dire?”

“Niente di diverso da quello che ho detto. Sei tu l’investigatrice, prova a mettere insieme i pezzi.”

Non fece in tempo a ribattere poiché lo sentì bussare per tre volte contro qualcosa, probabilmente una porta. Poi le venne levato il cappuccio e Naoko poté notare, con sommo dispiacere, di essere stata condotta in una stanza identica a quella della sua cella, con l’eccezione che in questa non erano presenti materassi ma solo un tavolo e due sedie, anche esse in legno, al centro della stanza. Naoko si morse il labbro per la frustrazione: non l’avevano condotta all’esterno, la strada che aveva memorizzato era inutile.

“Credevo che gli investigatori fossero più bravi nel nascondere le proprie emozioni, si legge su tutto il tuo volto che sei delusa da qualcosa.”

La ragazza non si scompose davanti alla considerazione di Kokomi, negare che scappare fosse la sua priorità sarebbe stato come una grande presa in giro, nessuno ci avrebbe creduto.

“Sua Eccellenza!”

Gorou si esibì in un impeccabile attenti e Naoko giurò di averlo visto scodinzolare per un attimo. Naoko alzando le braccia ammanettate disse

“Spero tu possa perdonarmi se non saluto come si deve, ho le mani un po’ troppo legate per farlo.”

Sangonomiya Kokomi si lasciò scappare una risata leggera. Fece segno ai due uomini di lasciarli da soli.

“Chiedo scusa per i metodi ma…”

“Si lo so, sono già stata informata: meglio la sicurezza dei suoi uomini che la comodità di un prigioniero nemico.”

Disse lei ricordando le parole astiose di Gorou. Kokomi sbattè le palpebre confusa e osservò la ragazza per qualche istante, scrutandola con i suoi grandi occhi cerulei.

“Volevo dire che il cappuccio era necessario per impedire agli altri prigionieri di scoprire che anche lei si trova qui.”

Naoko rimase un po’ interdetta: per quale motivo la donna voleva nascondere la sua presenza? Probabilmente l’unico modo per scoprirlo era parlarle. La ragazza scosse leggermente la testa per levarsi dal viso delle ciocche ribelli che erano sfuggite dalla stretta dei codini in cui era solita acconciare i capelli.

“Quindi, la presenza di un investigatrice della Tenryou Commission è da tenere nascosta ma allo stesso tempo, dalla mia presenza in questa stanza, mi sembra anche di capire che vi servo. Avete intenzione di andare diritti al punto a devo scoprirlo da sola?”

“Immagino che complicarti il lavoro non rientri nei miei obiettivi. Prego, siediti.”

Naoko osservò per qualche secondo la sedia e poi Kokomi, che aveva preso posto nella sedia di fronte a quella che le aveva offerto. Lo sguardo duro di Gorou implicava che se avesse deciso di rimanere in piedi ci avrebbe pensato il generale stesso a farla sedere, quindi scostò di un poco la sedia per prendere posto.

Kokomi sorrise cordiale e, appoggiando i gomiti sul tavolo, intrecciò le dita per posarvi il mento e disse

“Saresti interessata ad entrare nella resistenza?”
____

Parole di Kizu:
Salve di nuovo!
Spero che anche questo primo capitolo vi sia piaciuto.
Chissà se Naoko accetterà o rifiuterà l'offerta di Kokomi.
Prima di concludere questo minuscolo spazio autrice vi allego un'immagine di come mi immagino Naoko.

Kizu



 

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