I Will Wait

di Clementine84
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Evelyn ***
Capitolo 2: *** The best of friends, like sister and brother ***
Capitolo 3: *** Backstreet Boys ***
Capitolo 4: *** Nick ***
Capitolo 5: *** I’ll never break your heart ***
Capitolo 6: *** It’s Christmas Time ***
Capitolo 7: *** Happy New Year ***
Capitolo 8: *** Sorry seems to be the hardest word ***
Capitolo 9: *** Just one kiss ***
Capitolo 10: *** 10,000 promises ***
Capitolo 11: *** Our love was in the cards ***
Capitolo 12: *** Daytime friends and nighttime lovers ***
Capitolo 13: *** Quit playing games with my heart ***
Capitolo 14: *** Permanent Stain ***
Capitolo 15: *** Can’t lose what you never had ***
Capitolo 16: *** Lose it all ***
Capitolo 17: *** I will wait ***
Capitolo 18: *** EPILOGO – End of time ***



Capitolo 1
*** Evelyn ***


Nulla di quanto narrato è reale o ha la pretesa di esserlo. Questo scritto è frutto della mia fantasia e non vuole, in nessun modo, offendere le persone rappresentate. I personaggi originali, invece, appartengono alla sottoscritta e ogni riferimento a persone reali è da considerarsi puramente casuale.
 

CHAPTER 1 – Evelyn

Agosto 1980 – Lexington (Kentucky)

Brian si alzò dal letto, avvicinandosi alla finestra della sua camera. Scostò la tenda e si affacciò, respirando la tiepida aria di quella mattinata estiva. Si guardò intorno per un po’, concentrandosi sugli uccellini che cinguettavano tra i rami degli alberi del giardino e domandandosi se sua madre gli avrebbe permesso di uscire a fare due tiri a canestro, nel pomeriggio. Le avrebbe promesso di non affaticarsi troppo e di non sudare, per quanto fosse quasi impossibile, in pieno agosto.
All’improvviso, la sua attenzione fu richiamata dalla voce di sua madre che parlava con qualcuno in giardino. Abbassò lo sguardo e la vide chiacchierare con la vicina di casa, la signora McBride, che teneva in braccio un neonato. Doveva essere una bambina, dato che era vestita con una tutina rosa.
Riflettendoci, Brian si ricordò che la vicina di casa era incinta quando era stato ricoverato in ospedale. Aveva dovuto restarci due mesi interi, tanto era brutta l’infezione che l’aveva colpito e, con il suo soffio al cuore, per un momento i dottori avevano addirittura pensato che potesse non farcela. Invece era sopravvissuto, non sapeva bene come e, dopo una lunga convalescenza in ospedale, l’avevamo rimandato a casa, solo due settimane prima. Ma era ancora convalescente, per questo sua madre non lo lasciava uscire volentieri. Lui però non ce la faceva più a stare chiuso nella sua stanza. Voleva uscire, giocare, rivedere i suoi compagni di scuola, anche se sapeva che avrebbe dovuto ripetere l’anno perché aveva perso troppi mesi e, quindi, avrebbe dovuto farsi dei nuovi amici.
Sospirò e si sporse leggermente dalla finestra, per sentire quello che le due donne si stavano dicendo.
“Come sta Brian?” chiese la signora McBride.
“Meglio” rispose sua madre, alzando gli occhi verso la sua finestra. Brian si tirò immediatamente indietro ma non fu abbastanza svelto e la donna lo vide. Infatti aggiunse, ad alta voce, senza staccare gli occhi dalla finestra “Ma è ancora convalescente e non dovrebbe prendere freddo. Non è vero, Brian?”
Con un sospiro rassegnato, Brian rimise la testa fuori dalla finestra.
“Scusa, mamma” disse. Poi, appiccicandosi in faccia un sorriso, aggiunse “Buongiorno signora McBride”.
“Ciao Brian” ricambiò la donna, soffocando un risata. “Sono contenta di sapere che stai meglio. Ci hai fatto prendere un bello spavento, sai?”
In quel momento, la bimba che teneva in braccio fece qualche versetto e la donna iniziò a cullarla per calmarla.
Incuriosito, Brian chiese “È la sua bambina?”
La vicina sorrise e annuì. “Sì, è nata due mesi fa, mentre tu eri in ospedale”.
“Come si chiama?” domandò Brian, continuando a osservare la bimba.
“Si chiama Evelyn” rispose la donna poi, guardando la mamma di Brian, le chiese “Può scendere a conoscerla?”
Jackie annuì e, lanciando un’occhiata al figlio, sentenziò “Se prometti di metterti la sciarpa e di non scendere le scale di corsa”.
Brian si affrettò ad annuire. Qualsiasi cosa pur di uscire da quella stanza.
Si allontanò dalla finestra, prese la sciarpa di cotone che aveva abbandonato sulla sedia della scrivania e se la avvolse intorno al collo, nonostante facesse decisamente troppo caldo per portarla. Poi aprì la porta della sua camera e iniziò a scendere lentamente le scale.
Attraversò il giardino e si avvicinò alla staccionata che divideva la loro proprietà da quella dei McBride.
“Eccolo qui, il nostro eroe” lo accolse la vicina, non appena lo vide.
Imbarazzato, Brian affondò le mani nelle tasche dei pantaloncini e le rivolse un debole sorriso. “Non sono un eroe” replicò. “Non ho fatto niente”.
“Come no?” obiettò lei, rivolgendogli un sorriso affettuoso. “Sei guarito perfettamente da quella brutta infezione, non è mica da tutti sai?”
Il bambino abbassò lo sguardo e si lasciò sfuggire una risatina nervosa. Non sapeva mai cosa dire quando qualcuno gli faceva notare quanto fosse stato coraggioso ad aver, a tutti gli effetti, scampato la morte. Non era merito suo. Lui non aveva fatto proprio niente. Era solo stato fortunato.
“Bene Brian,” sentì sua madre dire “questa signorina qui è Evelyn”.
Brian fece un passo verso la signora McBride e sbirciò tra le sue braccia. La bimba, pelle chiarissima e un ciuffo di capelli scuri, come quelli della madre, teneva la testa girata verso il petto della mamma, quindi non riusciva a vedere molto. Una manina microscopica, con minuscole ditina raggrinzite, spuntava dalla manica della tutina e Brian alzò d’istinto una mano per sfiorarla. Prima di toccarla però, si fermò, guardando sia sua madre sia la vicina.
“Posso?” chiese, incerto.
Entrambe le donne sorrisero e fecero sì con la testa, così Brian posò delicatamente la sua mano su quella della bimba.
Quello che successe dopo, sarebbe rimasto impresso nella memoria di Brian per tutti gli anni a venire e considerato come un momento chiave della sua vita. Il momento in cui aveva incontrato la sua anima gemella, colei che sarebbe diventata non solo la sua migliore amica, ma la sorella che non aveva mai avuto.
La bimba mosse leggermente la manina, circondando un dito di Brian con le sue minuscole ditina. Poi girò la testa, puntandogli addosso due enormi occhi celesti, i più azzurri che Brian avesse mai visto nei suoi cinque anni di vita. E di occhi azzurri Brian se ne intendeva dato che anche i suoi erano di quel colore.
I due bambini restarono a fissarsi per un lungo istante, come ipnotizzati uno dall’altra. La bimba non dava segno di voler mollare la presa sul dito di Brian e lui, d’altro canto, non osava muoversi di un millimetro, per paura di spezzare quella connessione che si era creata tra loro o, peggio ancora, di farla scoppiare a piangere.
Nel frattempo, Jackie e la signora McBride assistevano alla scena in silenzio, con un mezzo sorriso sulle labbra. Finalmente, dopo un tempo imprecisato che a Brian sembrò lunghissimo ma che, invece, dovevano essere solo una manciata di secondi, la vicina di casa sentenziò “Le piaci, Brian”.
Senza allontanare la mano, Brian alzò lo sguardo sulla donna. “Davvero?” chiese e lei annuì.
“Chissà, magari quando cresce potreste diventare amici” propose.
Brian annuì. “Mi piacerebbe” ammise.
Ed era la verità. Per quanto quella bambina fosse piccolissima, rispetto ai suoi cinque anni, c’era qualcosa di magnetico nel suo sguardo e Brian ne era rimasto ipnotizzato. Quando la sua manina si era stretta intorno al suo dito, aveva sentito qualcosa muoversi, dentro di sé, e aveva capito all’istante che loro due erano destinati a stare insieme.
Come non lo sapeva, ma sicuramente sarebbe successo. Ne era certo.

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Capitolo 2
*** The best of friends, like sister and brother ***


CHAPTER 2 – The best of friends, like sister and brother

Settembre 1988 – Lexington (Kentucky)

“Avanti, datevi una mossa!” esclamò Brian, gli occhi fissi sulla TV che stava trasmettendo una partita di football tra i Cowboys e i Patriots.
Per quanto concentrato sull’azione, sentì qualcuno sbuffare alle sue spalle e si voltò per trovare Evelyn, la sua migliore amica, sdraiata sul divano, la testa a penzoloni verso il pavimento e le gambe in alto, appoggiate allo schienale.
“Che hai da sbuffare?” le chiese, leggermente infastidito.
Senza muoversi da quell’assurda posizione, in cui Brian si domandava come potesse essere comoda, la bimba rispose “Mi annoio”.
Il ragazzino alzò gli occhi al cielo, lasciandosi sfuggire un gemito. Ogni domenica era la solita storia. Lui voleva guardare la partita e Eve si lamentava perché si annoiava e voleva uscire a giocare.
Molto spesso, Brian la accontentava. Eve aveva un grande espediente su di lui, l’aveva sempre avuto, e ogni volta che gli puntava addosso i suoi occhioni celesti, rivolgendogli quello sguardo da cucciolo indifeso, lui non poteva fare altro che cedere a qualsiasi sua richiesta.
Non capiva come ci riuscisse, ma Eve aveva il potere di rigirarlo come meglio credeva.
Quella domenica, però, stava piovendo a dirotto e non c’era veramente nient’altro che due ragazzini di tredici e otto anni potessero fare, se non restarsene chiusi in casa a guardare la TV. E Brian voleva vedere la partita, quindi non avrebbe ceduto quella volta.
“Ti prego sis,” la supplicò “fammi guardare la partita, per una volta. Dopo possiamo fare quello che vuoi”.
Senza staccargli di dosso i suoi occhioni, la bambina scese dal divano facendo una capriola all’indietro e andò a sedersi sul pavimento accanto all’amico.
“Okay,” acconsentì “ma allora mi spieghi le regole, così posso seguire anch’io”.
Sorpreso, ma per nulla meravigliato, dal repentino cambio di idee dell’amica, Brian le sorrise e annuì. Poi iniziò una lunga e dettagliata spiegazione delle regole del football, con Eve che lo seguiva, attenta, annuendo di tanto in tanto e facendo una serie di domande pertinenti. Finita la spiegazione, i due amici continuarono a guardare la partita, Eve sempre più interessata e Brian che lanciava all’amica occhiate orgogliose ogni volta che lei commentava un’azione in maniera appropriata.
Quando il gioco terminò, con una vittoria schiacciante dei Patriots, che causò grande disappunto in Brian, Eve gli rivolse uno sguardo entusiasta e sentenziò “Sai che alla fine il football non è niente male?”
Brian rise e commentò “Io te l’avevo detto che era divertente, ma tu non mi dai mai retta”.
L’amica fece un sorrisino furbo e, invece di ribattere al rimprovero, annunciò “Voglio scegliere una squadra da tifare”.
Strabuzzando gli occhi, Brian domandò “Perché?”.
“Così la prossima volta posso partecipare” rispose lei, tranquilla.
Brian sorrise e annuì. “Giusto” concordò.
Si alzò e andò a prendere l’album di figurine del football che lui e suo fratello maggiore stavano collezionando. Tornato accanto all’amica, lo aprì sulla prima pagina, dove c’erano i nomi di tutte le squadre con i relativi loghi e, mostrandolo a Eve, iniziò a spiegare “Dunque, i più forti al momento sono i Bills e i Cowboys, ma anche i Patriots non sono male…”
La bambina puntò l’indice sulla pagina, indicando uno dei loghi.
“Chi sono quelli che hanno lo stemma con la bandiera dei pirati?” domandò.
“I Tampa Bay Buccaneers” rispose Brian.
Eve puntò gli occhi su di lui e Brian si accorse subito che era eccitata.
“Quelli” sentenziò.
Brian scosse la testa. “No”.
“Perché?” chiese Eve, spalancando gli occhioni celesti.
Brian sospirò. “Sis, non sai niente di football”.
“Mi hai spiegato le regole. È abbastanza per seguirlo” replicò lei, incrociando le braccia e rivolgendogli uno sguardo di sfida.
Brian la conosceva abbastanza bene da sapere quanto fosse testarda e che non era il caso di mettersi a discutere quando lo guardava così.
“Okay, te lo concedo. Ma i Buccaneers fanno schifo” cercò di farla ragionare.
Eve fece spallucce. “Non mi importa,” dichiarò “mi piacciono. Da oggi saranno la mia squadra”.
“Ma non vinceranno mai!” sbottò Brian, esasperato.
“Chi se ne frega” ribatté Eve, cocciuta.
Brian si lasciò sfuggire un sospiro rassegnato. “Sei strana” commentò.
Eve sorrise. “Lo so”.
Scuotendo la testa, l’amico osservò “Non troverai mai un ragazzo così, lo sai vero?”
Non che a Eve interessasse trovare un ragazzo. Aveva otto anni, giocava ancora con le Barbie. E, anche se avesse voluto, Brian non avrebbe comunque permesso a nessun ragazzo di avvicinarsi alla sua sorellina. Non ancora, almeno. E per parecchio tempo.
Ma lui aveva tredici anni, invece, e le ragazze iniziavano a interessargli, quindi quel commento gli era uscito senza riflettere.
Eve non si scompose, si limitò a fissarlo e a chiedere “Perché? A te piaccio”.
Brian le sorrise e annuì. “Certo che mi piaci, ma sei la sorellina che non ho mai avuto. Io intendo una cosa romantica” chiarì.
Eve scrollò le spalle e, con un sorrisetto beffardo che le faceva luccicare gli occhi celesti, dichiarò “Vorrà dire che mi troverò un ragazzo carino a cui piacciano i Buccaneers, prima o poi”.
Brian scoppiò a ridere e, scuotendo la testa, mise da parte l’album, voltandosi verso l’amica e iniziando a farle il solletico.
Mentre Eve si contorceva, sotto le sue mani, ridendo di gusto e tentando di divincolarsi, Brian si ritrovò a pensare che era speciale e che si meritava solo il meglio dalla vita. Quando Eve avesse trovato un ragazzo che le interessava, quindi – tra molto, molto tempo – Brian si sarebbe premurato di assicurarsi che fosse quello giusto per lei, perché nessuno doveva permettersi di far soffrire la sua sorellina o avrebbe dovuto vedersela con lui.
E, anche se dubitava che sarebbe veramente riuscita a trovare un fan dei Buccaneers in Kentucky, se davvero, dopo un attento esame, si fosse rivelato quello giusto, Brian se lo sarebbe fatto piacere. Tutto pur di vedere felice la sua sorellina.

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Capitolo 3
*** Backstreet Boys ***


CHAPTER 3 – Backstreet Boys

Aprile 1993 – Lexington (Kentucky)

Eve uscì da scuola in un soleggiato pomeriggio di Aprile e notò subito Brian che la aspettava seduto su uno dei tavoloni di legno che venivano usati durante la pausa pranzo. Non appena la vide, le fece cenno con la mano e lei gli si avvicinò, sorridente, pronta a tornare a casa a piedi con lui, raccontandosi la giornata, come sempre.
Quel giorno, però, era diverso, anche se lei ancora non poteva saperlo. Quel giorno, tutto sarebbe cambiato.
“Ehi bear” lo salutò, arrivandogli vicino e Brian sorrise, sentendosi chiamare con quel buffo nomignolo che l’amica gli aveva affibbiato fin da piccola, quando finiva sempre per addormentarsi abbracciata a lui, come se fosse il suo orsacchiotto di peluche, da qui Brian bear.
“Sis, dobbiamo andare subito a casa” annunciò lui, saltando immediatamente giù dal tavolo su cui era seduto.
La ragazzina gli rivolse uno sguardo sorpreso e domandò “Perché? Cos’è successo?”
“Mi ha chiamato Kevin” rispose Brian, serio.
“Kevin?”
Brian annuì. “Sì, mio cugino, quello che sta in Florida”.
“Lo so chi è Kevin, non sono mica scema” lo interruppe Eve, scocciata e Brian si lasciò sfuggire un sorrisino divertito.
“Scusa, sono nervoso” si giustificò.
“Cosa voleva Kevin?” si informò l’amica.
“Mi ha chiamato durante la lezione di storia” iniziò a raccontare Brian.
“Ti ha chiamato a scuola?” sbottò Eve, sconvolta. Nessuno li aveva mai chiamati a scuola durante tutta la loro vita. Per fortuna. Chiamare a scuola era per le emergenze, quindi doveva essere successo qualcosa di grave.
Sapendo esattamente cosa stava passando per la testa dell’amica e avendo condiviso le sue stesse paure quando era stato chiamato a rispondere al telefono attraverso l’interfono della scuola, Brian si limitò ad annuire, rassicurandola “Sì, ma non è successo niente di grave, per fortuna”.
“E allora cosa voleva?” insistette lei, curiosa.
Brian si strinse nelle spalle.
“Non ha detto molto, gli ho chiesto di richiamarmi dopo la scuola perché non volevo che Mr. Hendrix si arrabbiasse con me per aver perso la lezione. Qualcosa riguardo un gruppo in cui canta e di cui vorrebbe che facessi parte anch’io, comunque” spiegò.
“In Florida?” chiese Eve e Brian annuì.
“Mi ha chiesto di andare là”.
Eve spalancò gli occhioni celesti. “Ma...la Florida è lontana!”
“Lo so,” replicò Brian, annuendo “ma cantare è il mio sogno, lo sai, e questa sembra che sia una cosa seria”.
Eve non disse nulla. Restò in silenzio, guardando l’amico negli occhi e ci lesse un pizzico di paura, ma anche una grande speranza.
Brian adorava cantare e la musica in generale. Faceva parte del coro della chiesa, aveva partecipato a numerosi spettacoli a scuola e recentemente aveva iniziato a guadagnare qualcosina cantando ai matrimoni, in modo da poter lasciare il lavoretto al fast food che tanto odiava.
Ed era bravo, Eve lo sapeva. Aveva una voce magnifica e spesso lei gli chiedeva di cantarle qualcosa, accompagnandosi con la chitarra. A volte, aveva anche messo in musica le poesie che Eve amava scrivere, trasformandole in canzoni.
Se l’amico aveva ragione e la proposta di Kevin era davvero una cosa seria, quella poteva essere una grande opportunità per Brian.
Ignorando l’angoscia che iniziava a farsi strada in lei all’idea di perdere il suo migliore amico, Eve alzò lo sguardo su Brian e capì che anche lui nutriva le sue stesse paure.
Rivolgendogli un sorriso rassicurante, lo prese per mano e dichiarò “Andiamo a casa e sentiamo bene cos’è questa storia. Se ne vale la pena, bear andrà in Florida”.

~*~

Eve non aveva staccato la mano da quella di Brian da quando erano partiti da casa diretti all’aeroporto.
Dopo la telefonata di Kevin, arrivata con parecchio ritardo, cosa che aveva fatto andare fuori di testa Brian, e dopo una lunga e sentita discussione in famiglia, i genitori dell’amico avevano acconsentito a permettergli di raggiungere il cugino a Orlando, per vedere con i suoi occhi se questa storia del gruppo fosse veramente seria o non ne valesse la pena.
Brian aveva preparato un borsone buttando dentro un paio di cose alla rinfusa, mentre i suoi genitori gli prenotavano un volo da Cincinnati a Orlando per il giorno seguente.
Non esisteva che Eve lasciasse partire Brian senza salutarlo, quindi aveva insistito finché i genitori non le avevano permesso di saltare la scuola e accompagnare l’amico all’aeroporto, dove adesso si trovava, stringendo la mano di Brian come se ne dipendesse della sua stessa vita e fissandolo con gli occhioni sgranati, quasi a volersi imprimere nella memoria i lineamenti del suo viso, per non dimenticarseli.
Ed era esattamente quello che stava facendo. Non sapeva quando l’avrebbe rivisto e la cosa la distruggeva. Sapeva che cantare era il suo sogno e sperava che si realizzasse perché voleva vederlo felice, ma allo stesso tempo non riusciva a immaginare la sua vita senza il suo migliore amico.
Brian non poteva saperlo, ma la ragazzina non aveva chiuso occhio tutta la notte. Era stata alzata a riversare le sue emozioni su un foglio di carta, come faceva spesso. Ne erano uscite delle frasi un po’ sconnesse, ma non le importava. Era quello che provava e voleva condividerlo con il suo amico.
Quando il volo per Orlando venne chiamato, Brian si voltò verso di lei e le sorrise.
“Devo andare, sis”.
Lei annuì e ricambiò il sorriso, sforzandosi di non piangere. Doveva essere forte, non voleva che Brian la considerasse una ragazzina piagnucolosa. Ormai aveva quasi tredici anni.
Si frugò nella tasca dei jeans e gli mise in mano un foglietto spiegazzato. Brian le rivolse uno sguardo stupito e domandò “Cos’è?”
“Ti ho scritto una cosa” sussurrò lei, abbassando lo sguardo.
“Una delle tue poesie?” le chiese lui.
Eve fece spallucce. “Poesia, canzone...come preferisci” rispose.
Brian aprì il foglietto e iniziò a leggere, con espressione concentrata.

Remember when
We never needed each other
The best of friends
Like sister and brother
We understood
We'd never be alone
Those days are gone
The night is long
Don't know what to say
Never meant to feel this way
Don't wanna be
Alone tonight

I don't wanna live this life
I don't wanna say goodbye


Quando finì di leggere, Brian ripiegò con cura il bigliettino e se lo mise in tasca. Poi alzò lo sguardo sull’amica, che lo fissava con gli occhi lucidi. Brian sapeva che stava sforzandosi di non piangere e gliene era grato perché sapeva che, se Eve si fosse messa a piangere, avrebbe ceduto anche lui. Per quanto fosse elettrizzato all’idea di andare in Florida a tentare la fortuna con questo gruppo di cui faceva parte suo cugino, era anche spaventato a morte e gli dispiaceva andarsene da Lexington.
Più di tutto, odiava dover lasciare Eve. Avrebbe voluto portarla con sé in Florida ma sapeva che non era possibile.
Le posò una mano sulla spalla e disse “È buona, sis”.
Eve si strinse nelle spalle e minimizzò “Non è niente di che”.
“Non è vero” replicò Brian, scuotendo la testa.
“Ti piace davvero?” chiese lei, speranzosa.
Brian annuì. “Molto”.
“Volevo solo che sapessi come mi sento” confessò lei, abbassando la voce.
“Lo so. Mi sento così anch’io” ammise Brian, onesto.
Eve gli rivolse un timido sorriso e annunciò “Puoi usarla per il gruppo, se vuoi”.
“Se mi prendono” precisò Brian, con una risatina nervosa.
Eve gli strinse la mano e sentenziò “Ti prenderanno. Dove la trovano un’altra voce come la tua?”
Brian sorrise, la tirò a sé e la strinse in un abbraccio.
“Mi mancherai, sis” sussurrò, chiudendo gli occhi.
“Anche tu, bear” disse lei, con la voce che le tremava, mentre nascondeva il viso nella camicia dell’amico.
“E, comunque, non sarai mai da sola. Anche se questa cosa va in porto e sarò lontano, sarai sempre la mia sorellina. Non ti libererai di me tanto facilmente” dichiarò Brian, sciogliendo l’abbraccio ma tenendole le mani sulle spalle, in modo da poterla guardare negli occhi.
Eve sorrise e gli assicurò “Non voglio liberarmi di te”.
“Tanto meglio” commentò lui, con un sorriso.
Eve fece un sospiro e, passandosi una mano sulla guancia per portare via una lacrima che, nonostante i suoi sforzi, era riuscita a scappare, lo spronò “Vai e fagli vedere chi è Brian Littrell”.

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Capitolo 4
*** Nick ***


CHAPTER 4 – Nick

Ottobre 1993 – Lexington (Kentucky)

Eve continuava a fissare l’orologio appeso al muro della classe, le cui lancette sembravano quasi andare a ritroso, tanto le pareva si muovessero lentamente.
Non aveva ascoltato una sola parola di quello che Miss Hugh, l’insegnante di Scienze, aveva detto durante la lezione. Ci aveva provato, ma non riusciva a concentrarsi. Non poteva sapendo quello che la aspettava al termini delle lezioni.
Finalmente, dopo cinque lunghi mesi, avrebbe riabbracciato Brian.
Non lo vedeva da quando si erano salutati all’aeroporto, quel lontano mattino di metà Aprile.
Brian era andato a Orlando e, come Eve aveva previsto, era stato preso nel gruppo non appena l’avevano sentito cantare. Ovviamente l’aveva chiamata per dirglielo e lei era stata terribilmente orgogliosa del suo amico.
Si sentivano spesso, per quanto possibile. Brian le raccontava tutto quello che faceva molto dettagliatamente, tanto che a Eve sembrava quasi di conoscere gli altri quattro ragazzi che formavano i Backstreet Boys, così si chiamava il gruppo di cui Brian era entrato a far parte, anche se in realtà non li aveva mai visti.
Fino a quel giorno. I Backstreet Boys avevano iniziato un tour nelle scuole superiori di vari Stati e quel giorno toccava alla Tates Creek di Lexington, che Eve, e anche Brian, frequentavano. Beh, lui aveva ovviamente smesso di andare a scuola da quando aveva iniziato a fare sul serio con il gruppo. Gli era dispiaciuto non finire gli studi ma aveva intenzione di prendere il diploma per corrispondenza durante l’anno seguente.
Quel giorno, quindi, Eve avrebbe finalmente conosciuto Howie, AJ e Nick, i nuovi amici di Brian, oltre a rivedere suo cugino Kevin, che non incontrava da quando si era trasferito in Florida, anni prima. Ma, più di tutto, Eve non vedeva l’ora di riabbracciare il suo bear, che gli era mancato da morire in quei cinque mesi. Le era mancato non averlo al suo compleanno, soprattutto, sebbene Brian le avesse fatto recapitare a casa una felpa dei Tampa Bay Buccaneers, comprata appositamente per lei in Florida. Ed era proprio quella felpa che Eve indossava quel giorno, desiderando far vedere all’amico quanto aveva apprezzato il suo regalo.
Finalmente, le lancette dell’orologio segnarono le 3:30, la campanella suonò e tutti gli studenti si riversarono all’esterno, verso il campo da football, dov’era stato montato il palco su cui si sarebbero esibiti i ragazzi.
Eve si precipitò invece in palestra, dove sapeva, perché Brian gliel’aveva detto, che i ragazzi si sarebbero cambiati. Correndo per i corridoi, incrociò Mr. Turner, l’insegnante che si occupava del coro della scuola, che conosceva bene sia lei che Brian, dato che spesso Eve accompagnava l’amico alle prove, dopo le lezioni.
“Felice di rivedere il tuo amico, signorina McBride?” le chiese, con un sorriso.
Eve ricambiò il sorriso e annuì, senza smettere di camminare verso la palestra. “Non ha idea quanto, Mr. Turner”.
Arrivata a destinazione, spalancò la porta ed entrò, guardandosi attorno. Individuò subito Brian, in piedi in mezzo a un gruppo di altri ragazzi, e iniziò a correre verso di lui.
Sentendo la porta aprirsi, Brian alzò la testa dal foglio con la scaletta delle canzoni che avrebbero dovuto cantare e, non appena vide Eve corrergli incontro, lo ficcò in mano a Howie, che era accanto a lui, allontanandosi dagli amici e facendo qualche passo verso la ragazzina che si stava avvicinando.
Eve gli si buttò letteralmente in braccio, cingendogli il collo con le braccia e allacciandogli le gambe attorno alle vita. Lui rise e la strinse forte, nascondendo il viso nell’incavo tra il collo e la spalla della ragazza e pensando a quanto gli fosse mancata in quei quattro mesi.
“Ciao, sis” le disse, rimettendola a terra “Mi sei mancata”.
“Anche tu, bear. Non sai quanto” confessò lei, con gli occhi che le brillavano.
Brian la prese per mano e annunciò “Vieni. Ti presento gli altri”. Eve annuì e si lasciò trascinare verso il gruppo di ragazzi riunito in un angolo poco distante.
Non appena Brian e Eve si avvicinarono, Kevin fece un passo verso la ragazzina e la salutò, sorridente “Ehi, ciao Eve. Come sei cresciuta!”
“Ciao Kevin” rispose lei, abbracciandolo. Poi sentì la voce di Brian che iniziava le presentazioni.
“Ragazzi, lei è Evelyn, la mia sorellina”.
“Non è tua sorella” lo rimproverò Kevin, scuotendo la testa.
Brian fece spallucce. “Come se lo fosse” tagliò corto, prima di proseguire, indicando i ragazzi uno a uno.
“Loro sono Howie,”
“Ehi, piacere di conoscerti” disse un ragazzo moro dall’aspetto vagamente latino, facendole ciao con la mano. Eve ricambiò il saluto e Brian continuò “AJ, Alex in realtà, ma gli piace farsi chiamare AJ perché pensa sia più figo”.
Un ragazzo magrolino, capelli corti e vistosi orecchini a cerchio, si avvicinò a Eve, la strinse in un abbraccio e le fece l’occhiolino, dicendo “Ehi, ciao. Tu puoi chiamarmi Alex”.
“E lui è il mio fratellino Nick” concluse Brian, indicando un biondino con gli occhi azzurri e un’espressione stupita, che non aveva smesso di fissare Eve da quando aveva fatto il suo ingresso in palestra.
Il ragazzino non disse nulla, restò impalato a guardare Eve, come se avesse visto un fantasma. Leggermente imbarazzata, Eve lo scrutò, valutando che sembrava essere il più giovane del gruppo, doveva avere circa la sua stessa età. Poi, dicendosi che non potevano restare a fissarsi in eterno senza parlare, decise di prendere l’iniziativa, allungò una mano e gliela porse, dicendo “Ciao, Nick. Piacere di conoscerti”.
Nick abbozzò un sorriso e le strinse la mano, poi indicò la felpa che Eve indossava e commentò “Sei tu quella a cui Brian ha comprato la felpa dei Buccaneers”.
Eve sorrise e annuì, mentre Brian sentenziava “Sì, anche Nick è un fan dei Buccaneers. Solo che lui è di Tampa ed è sensato. Sei tu che hai scelto una squadra a caso, sis”.
Eve si voltò a guardare l’amico e fece spallucce. “Lo sai che sono strana, bear” dichiarò. Poi, avvicinandosi al suo orecchio, aggiunse “E, comunque, cosa ti avevo detto? Ho trovato un ragazzo a cui piacciono i Bucs”.
Brian spalancò gli occhi, rivolgendole un’occhiata sconvolta, e Eve seppe che si era ricordato la conversazione che avevano avuto tanti anni prima, quando lei aveva deciso che avrebbe tifato per i Tampa Bay Buccaneers.
“Non ci provare” la minacciò l’amico e Eve scoppiò a ridere, rassicurandolo che stava scherzando, mentre gli altri quattro ragazzi li fissavano confusi, domandandosi cosa mai si fossero detti di così divertente.

~*~

Dopo il concerto, Brian insistette per portare i ragazzi a casa sua e, ovviamente, Eve andò con loro. Brian e gli altri sarebbero ripartiti già l’indomani per proseguire il tour nelle scuole e Eve voleva passare più tempo possibile con il suo amico, prima di doverlo abbandonare di nuovo.
Purtroppo, per quanto anche Brian non vedesse l’ora di passare del tempo con Eve, anche i suoi genitori e suo fratello non lo vedevano da altrettanto tempo, quindi non poté dedicare all’amica tutte le attenzioni che avrebbe voluto. Così, Eve si intrattenne chiacchierando con gli altri ragazzi, specialmente con Nick che, dopo il primo momento di imbarazzo, aveva rotto il ghiaccio con la storia del football e si stava dimostrando molto loquace, oltre che decisamente simpatico.
Brian osservava Eve che scherzava con Nick e non poteva che esserne felice. Nick gli era stato simpatico fin dal primo momento in cui si erano visti, l’aveva conquistato, un po’ com’era avvenuto con Eve tanti anni prima, ed era entusiasta del fatto che avesse legato subito con la sua amica.
Se, come sperava, la carriera del gruppo fosse decollata e fossero riusciti a farne il loro vero lavoro, Brian aveva intenzione di portare Eve con sé ogni volta che gli fosse stato possibile, quindi era essenziale che andasse d’accordo con gli altri.
La sera, i ragazzi andarono a dormire in hotel, mentre Brian rimase a casa, approfittandone per passare del tempo con la sua famiglia. E con Eve che, dopo svariate insistenze, ottenne il permesso di dormire dall’amico.
Erano sdraiati al buio, sul letto di Brian, come avevano fatto mille altre volte, ma nessuno dei due stava ancora dormendo.
“Allora, cosa te ne pare dei miei amici? Non me l’hai ancora detto” esordì lui, voltandosi a guardarla e identificando gli occhioni celesti della ragazzina che lo fissavano, nonostante l’oscurità.
Eve si girò su un fianco, in modo da ritrovarsi faccia a faccia con l’amico, poi rispose “Mi piacciono. Beh, Kevin lo conoscevo già e lasciami dire che è diventato un figo da paura con tutti quei muscoli”.
“Ti prego, è mio cugino” la rimproverò lui, imbarazzato, facendola ridacchiare.
“Howie è un po’ troppo taciturno, per i miei gusti, ma mi è sembrato molto dolce ed è stato terribilmente carino con me per tutto il giorno” proseguì lei.
Brian sorrise e annuì. “Sì, D non parla mai a vanvera, deve avere davvero qualcosa da dire. Però hai ragione, è probabilmente il più sensibile tra noi”.
“Beh, sicuramente quello sensibile non è Alex” scherzò Eve e Brian scoppiò a ridere.
“Guarda che la storia del cattivo ragazzo è tutta una messinscena,” svelò “in realtà AJ è un tenerone, fa solo finta di fare il duro”.
Eve fece spallucce. “Sarà,” commentò “comunque è decisamente il più simpatico”.
“Ah, davvero?” le chiese Brian, fingendosi offeso, e Eve rise, dandogli una pacca affettuosa sul braccio e sentenziando “Tu sei fuori gara, ovviamente”.
“Comunque,” aggiunse Brian, mentre Eve si spostava più vicina a lui e gli posava la testa sulla spalla “credevo che quello che ti aveva colpito di più fosse Nick”.
Eve alzò leggermente il viso, in modo da incrociare gli occhi dell’amico. “Nick?”
Brian fece sì con la testa e osservò “Hai chiacchierato con lui tutto il tempo”.
Eve annuì, a sua volta, e ammise “Sì, mi piace stare con lui. Non so se è perché abbiamo la stessa età, ma è quello con cui mi trovo più a mio agio” ammise.
“Non sarà perché è carino e tifa per i Bucs, vero?” la prese in giro lui, guadagnandosi un pugnetto sul petto, mentre l’amica lo chiamava idiota.
Brian ridacchiò e cercò di scusarsi, dicendo “Stavo scherzando. Mi piace Nick, lo sai. È diventato il fratello minore che non ho mai avuto. E sono contento che lui e la mia sorellina vadano così d’accordo”.
Eve si rimise comoda accanto all’amico, cingendogli un braccio con le mani, poi confessò “Ha promesso di chiamarmi, qualche volta. Per chiacchierare un po’, sai. Credo di essergli piaciuta”.
Brian sorrise. “Certo che gli piaci,” dichiarò “tu piaci a tutti”.
Eve si lasciò sfuggire una risatina e anche Brian rise, poi la ragazza gli chiese “Ti scoccia?”
“Cosa?” domandò lui, cercando di seguire il discorso dell’amica.
“Se io e Nick ci sentiamo” spiegò lei. “Non voglio che diventi geloso. Sarai sempre il mio preferito”.
Brian annuì. “Lo so,” disse, in tono rassicurante “e no, non mi dispiace se tu e Nick vi sentite. Anzi, sono contento. Credo che a Nick servano degli amici. Sai, non ha avuto un’infanzia proprio semplice e la sua famiglia è un po’ un casino. Lui fa finta di niente, ma so che in realtà ci sta male. Ogni tanto lo sento piangere, la notte. Adesso ha noi, ma un’amica in più non fa mai male”.
Eve sorrise, anche se non era certa che Brian potesse vederla, al buio. Poi si strinse ancora di più all’amico e chiuse gli occhi, sentenziando “Okay, allora è deciso. Sarò amica di Nick”.
Brian sorrise, a sua volta, e posò un bacio sui capelli castani della ragazzina stretta accanto a lui. Era felice di avere Eve e, anche se riuscivano a vedersi molto meno di un tempo, era certo che la loro amicizia sarebbe durata per sempre. E l’idea che anche Nick potesse godere dell’affetto della sua amica, non poteva fargli altro che piacere.
Chiuse gli occhi e sospirò. Sarebbe andato tutto per il meglio.

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Capitolo 5
*** I’ll never break your heart ***


CHAPTER 5 – I’ll never break your heart

Novembre 1995 – Snowbird (Utah)

Eve lasciò cadere il borsone sul letto più vicino alla finestra, poi si voltò e andò dritta verso la porta della camera, pronta a uscire.
“Dove stai andando?” le chiese Brian, lanciandole un’occhiataccia.
“Vado a chiamare Nick” rispose lei, impaziente. “Vogliamo fare un pupazzo di neve”.
Brian alzò gli occhi al cielo e sospirò. Eve era testarda e Nick forse era anche peggio. Non sarebbe servito a niente impedirgli di fare quello che avevano programmato perché avrebbero comunque trovato un modo per farlo ugualmente.
“Okay,” acconsentì, rassegnato “ma ricordagli che tu sei in vacanza, mentre lui è qui per lavorare”.
“Agli ordini, generale” esclamò lei, facendogli il saluto militare, e uscì dalla stanza ridacchiando.
Brian scosse la testa e iniziò a togliere alcuni indumenti dalla valigia, sistemandoli nell’armadio.
Si trovavano in montagna, vicino a Salt Lake City, dov’erano andati a girare il video per il loro nuovo singolo I’ll Never Break Your Heart, una canzone romantica che parlava di un ragazzo che chiedeva alla ragazza di cui era innamorato, e che aveva il cuore spezzato a causa di un altro, di dargli una chance per dimostrarle che lui era diverso. Insieme a loro c’era un gruppo di modelle, che avrebbero recitato nel video, tra le quali anche Kristin, la fidanzata di Kevin.
Facendo leva su questo, Brian aveva insistito ed era riuscito a convincere il cugino a permettergli di portare anche Eve, in modo da poter passare un po’ di tempo con l’amica.
Gli ultimi due anni erano stati surreali. Dopo il tour nelle scuole superiori, i Backstreet Boys avevano finalmente ottenuto un contratto discografico e, a dicembre dell’anno precedente, erano andati in Svezia a registrare delle canzoni con Max Martin e Denniz Pop, due famosi produttori che avevano lavorato con gli Ace of Base. Poi, ad agosto di quell’anno, il loro primo singolo, We’ve Got It Going On, era stato mandato in radio. In America non aveva avuto grande successo, ma era entrato subito nella top five in alcuni Paesi europei, quindi lui e i ragazzi erano volati oltreoceano per un tour estivo e per fare promozione. Nessuno di loro era mai uscito dagli Stati Uniti ed era stata un’esperienza straordinaria. Specialmente vedere tutte quelle fan lì per loro in Germania, Austria e Svizzera. Brian ancora stentava a credere che fosse possibile, era convinto che cose del genere fossero successe soltanto ai Beatles. E loro non erano famosi come i Beatles. Non ancora, almeno. Ma ci stavano provando e, piano piano, pareva che la loro popolarità stesse crescendo sempre di più.
I’ll Never Break Your Heart sarebbe stato il loro secondo singolo e l’uscita era prevista per il mese successivo. Era diversa rispetto a We’ve Got It Going On, molto più melodica e romantica, e Brian sperava che al pubblico piacesse perché a lui piaceva moltissimo e aveva grandi aspettative.
Finito di riporre i vestiti nell’armadio, si avvicinò alla finestra per guardare le montagne innevate che lo circondavano. Per i ragazzi della Florida era la prima volta sulla neve ed erano eccitati come dei bambini.
La sua attenzione fu richiamata da alcune grida e, abbassando lo sguardo, vide Nick e Eve, nel giardino dell’hotel, che tentavano di costruire un pupazzo di neve anche se, in realtà, non si stavano impegnando più di tanto. O, meglio, Eve ci stava provando, ma Nick continuava a buttarla per terra, in mezzo alla neve, con lei che gli urlava di smetterla, ridendo felice.
Brian si ritrovò a sorridere a quella scena. Dopo il loro primo incontro a Lexington, in occasione del loro concerto alla sua vecchia scuola, Eve e Nick si erano tenuti in contatto. Ogni volta che lui chiamava l’amica, uno dei due chiedeva di poter salutare l’altro, tanto che, stufo di dover fare da tramite, Brian aveva regalato a Eve un cellulare, lo scorso Natale, in modo che i due potessero sentirsi autonomamente.
Era felice che i suoi due amici fossero così affiatati e avrebbe ricordato per parecchio tempo l’espressione di pura gioia negli occhi celesti di Eve quando le aveva proposto di andare con loro mentre registravano il video.
Ora, guardandola ridere con Nick, avvolta in una giacca a vento arancione di almeno una taglia più grande, che la faceva somigliare a un eschimese, Brian si convinse che non avrebbe potuto avere un’idea migliore.
Si allontanò dalla finestra, controllò di aver chiuso la valigia, prese la giacca e uscì dalla stanza, con l’intento di raggiungere gli amici che stavano divertendosi sulla neve.
In corridoio, incontrò Kevin che usciva dalla sua camera insieme a Kristin.
“Dove vai?” gli chiese il cugino.
“Nick e Eve sono fuori che giocano con la neve. Mi unisco a loro” gli rispose. Poi domandò “Gli altri?”
Kevin fece spallucce. “L’ultima volta che ho visto Howie era al telefono con sua sorella” rispose. “Non ho idea di dove sia AJ, probabilmente al bar a fare gli occhi dolci alle cameriere”.
Brian ridacchiò e commentando “L’importante è che non beva perché è ancora minorenne” scese le scale per raggiungere gli amici.
Sì, erano lì per lavorare, ma tutto sommato quei tre giorni sarebbero anche stati una sorta di piccola vacanza e voleva goderseli il più possibile.

~*~

Eve era seduta in dispartEve e, sulla neve, mentre guardava AJ che faceva il cascamorto con una delle modelle che stavano girando il video con loro.

Quel giorno si era divertita da morire. I ragazzi avevano lavorato fin dalla mattina ma, tra una scena e l’altra, avevano comunque trovato modo di giocare un po’.
Una scena del video prevedeva che i ragazzi andassero sulle motoslitte e avevano fatto fare un giro anche a lei. Nick si era offerto di farla salire dietro di lui, ma Brian si era messo in mezzo, osservando che l’amico non aveva nemmeno ancora la patente e si sentiva più sicuro se Eve fosse andata con lui. Nick si era lamentato, chiamandolo guastafeste, ma Eve sapeva che non se l’era presa veramente.
Più tardi, nel pomeriggio, lei, AJ e Nick erano andati sullo slittino e, anche se erano riusciti a fare solo pochi metri, prima di cadere rovinosamente uno sull’altro, ridendo come pazzi, il regista aveva trovato la scena particolarmente divertente e le aveva chiesto il permesso di poterla inserire nel video.
A Eve non importava. La si vedeva solo di schiena, quindi nessuno l’avrebbe riconosciuta e, anche se non l’avrebbe mai ammesso, il realtà le faceva piacere sapere di essere in un video dei ragazzi.
Ormai conosceva Howie, AJ e Nick da un paio di anni ed erano diventati buoni amici. Le piaceva stare con loro perché, anche se erano quasi tutti più grandi di lei, non la trattavano da ragazzina ma da loro pari. Anche Kevin, che era il più grande ed era già fidanzato, aveva smesso di considerarla l’amichetta di suo cugino e si rivolgeva a lei parlandole da adulta, come faceva con Brian, Howie, AJ e Nick. Kristin, poi, nutriva una particolare simpatia per Eve e spesso le telefonava per sapere come stava e per fare due chiacchiere.
Se il suo rapporto con i ragazzi era cambiato, diventando più maturo, c’era una cosa che era rimasta uguale: la speciale connessione che Eve aveva con Nick.
Come promesso, dopo il loro primo incontro, i due si erano tenuti in contatto, prima con Brian che faceva da tramite e poi, dopo che Brian le aveva regalato un cellulare nuovo di zecca, autonomamente. Si chiamavano almeno una volta a settimana e si mandavano milioni di messaggini ogni giorno, per dirsi le cose più stupide.
Se Brian sarebbe sempre rimasto il suo fratellone, Nick era sicuramente diventato il suo nuovo migliore amico, e la cosa che le faceva più piacere era che, anche se a volte fingeva di essere geloso, in realtà Eve sapeva che Brian era felicissimo che il suo fratellino e la sua sorellina andassero così d’accordo.
Eve stava fissando il cuore spezzato che Brian aveva disegnato sulla neve per una scena del video e che si trovava casualmente accanto a dov’era seduta, quando sentì qualcuno avvicinarsi e, voltandosi, vide Nick che si accovacciava accanto a lei.
“Ehi,” le disse, sedendosi vicino “cosa fai qui tutta sola?”
“Aspettavo che finiste di girare” rispose lei, sorridendogli.
Nick ricambiò il sorriso, poi vide il cuore disegnato sulla neve e notò che l’amica lo stava guardando, così si lasciò sfuggire un commento “Che cosa sdolcinata”.
Eve gli lanciò un’occhiataccia. “Smettila,” lo rimproverò “è carino invece”.
Nick le rivolse uno sguardo sorpreso e le chiese “Ti piacerebbe che un ragazzo lo facesse per te?”
La ragazza alzò le spalle. “Non lo so. Credo di sì”. Poi, dopo un istante di riflessione, aggiunse “Non so molto sull'amore”.
“Nemmeno io,” ammise Nick “so solo quello che dicono le canzoni che cantiamo, ma quelle non sono reali”.
“Perché no?” gli domandò Eve. “Potrebbero esserlo. Potresti dedicarle alla tua ragazza, quando ne avrai una”.
Nick la scrutò con i suoi occhi azzurri e le chiese “Tu lo faresti?”
“Cosa?”
“Dedicare una nostra canzone al tuo ragazzo” spiegò.
Lei sorrise e rispose “Perché no?”
Nick restò un attimo in silenzio, ponderando la sua risposta, poi domandò, ancora “Ci pensi mai?”
“A cosa?” chiese lei, non riuscendo a seguire il filo dei pensieri dell’amico.
“A come sarebbe avere un ragazzo” disse lui.
Eve sospirò, prima di ammettere “Ogni tanto. E tu?”
Anche Nick sospirò. “Ogni tanto”.
Eve si spostò leggermente, in modo da avere l’amico di fronte. “Come te la immagini?” gli domandò, curiosa.
Nick fece spallucce. “Non lo so” rispose. “Mi piace Cindy Crawford”.
La ragazza gli tirò un pugno sul petto, certa che non avrebbe sentito nulla grazie all’imbottitura della voluminosa giacca a vento che indossava.
“Scemo” commentò, ridacchiando.
“Cosa?” sbottò lui, fingendosi offeso. “Me l'hai chiesto tu”.
Eve scosse la testa e precisò “Sì ma non intendevo fisicamente. Parlavo del carattere”.
“Ah” fece Nick, laconico. “Beh vorrei che fosse gentile e che mi facesse ridere. E tu?”
Questa volta fu Eve ad alzare le spalle. “Non ci ho mai pensato veramente,” confessò “ma credo che dovrebbe essere simpatico, gentile e divertente. E deve tifare per i Bucs ovviamente” concluse, con un sorrisino furbo.
Nick sorrise, orgoglioso, e le ricordò “Io tifo per i Bucs”.
“Lo so,” sentenziò la ragazza “per questo mi piaci”.
Nick alzò un sopracciglio e le domandò “Solo per questo?”
“No,” ripose Eve, scuotendo la testa “non solo per questo. Sei simpatico e mi piace parlare con te. Ma, se non ti fossero piaciuti i Bucs, non so se sarei diventata tua amica” disse, facendolo ridere.
Tornato serio, Nick guardò la ragazza negli occhi e, lasciando trapelare una punta di apprensione, le chiese “Siamo amici, quindi?”
Eve annuì, decisa.“Certo” confermò. Poi gli appoggiò la testa sulla spalla e chiuse gli occhi.
Nick rimase immobile a guardarla, ancora incredulo che quella ragazzina, che lui reputava così speciale, avesse deciso di scegliere lui come amico. Dopo un po’ non riuscì più a resistere e richiamò la sua attenzione.
“Eve?”
“Sì?” fece lei, riaprendo gli occhi ma non spostando la testa dalla spalla del ragazzo.
“Sono contento di essere tuo amico” confessò Nick, in un sussurro.
Eve sorrise, compiaciuta, certa che Nick non potesse vederla.
“Anch'io sono contenta di essere tua amica, Nick”.

~*~

Quella stessa sera, dopo cena, Eve era in camera di Nick. Erano entrambi seduti sul letto del ragazzo e stavano guardando un vecchio film in TV, mentre mangiavano il gelato che Nick si era fatto portare con il servizio in camera.
All’improvviso, il cellulare del ragazzo iniziò a squillare e, prima di accettare la chiamata, lui guardò il nome sul display.
“Scusa, devo rispondere” disse all’amica, premendo il tasto muto sul telecomando. “È mia madre”.
Eve annuì e gli rivolse un sorriso che voleva essere rassicurante, dato che dall’espressione del ragazzo aveva inteso che non fosse propriamente felice di dover affrontare quella telefonata.
Nick aveva un rapporto piuttosto problematico con i genitori. Il padre era un tipo piuttosto autoritario e, per quanto gli piacesse la musica, Nick le aveva confessato che si era sempre un po’ vergognato del fatto che il figlio maggiore preferisse partecipare alle recite scolastiche invece che alle partite di football.
La madre, invece, che Eve aveva conosciuto in occasione di un precedente incontro con i ragazzi e per la quale non nutriva una grande simpatia, aveva capito fin da subito il potenziale del figlio e l’aveva spronato a partecipare a tutti i concorsi e le audizioni possibili, apparentemente per saziare la sua sete di notorietà e per aiutarlo a realizzare il suo sogno di entrare nel mondo dello spettacolo ma, in realtà, Eve sospettava più per l’utile che poteva ricavarne lei stessa in termini di ritorno economico. A Jane Carter piaceva la bella vita, ma non poteva permettersela e aveva visto nella carriera del figlio con i Backstreet Boys i suoi personali fagioli magici.
Anche Nick sembrava averlo capito ormai e, mentre in passato si era lasciato guidare completamente dalla madre nelle sue scelte, professionali e non, ultimamente, forte anche del supporto degli altri ragazzi, stava iniziando a imporre la sua volontà, mostrandosi sempre più insofferente nei confronti delle ingerenze della madre, specialmente per quanto riguardava la sua carriera.
E Eve. A Jane Eve non piaceva, l’aveva confessato a Nick la prima volta che si erano incontrate. Sosteneva che la ragazzina fosse troppo impertinente quando, in realtà, era soltanto estremamente intelligente, e aveva tentato di convincere Nick che fosse diventata sua amica solo perché lui stava diventando famoso e lei poteva guadagnare qualcosa dalla sua notorietà.
Nick sapeva che non era vero. Eve non era il tipo e poi che senso aveva puntare ai suoi soldi quando Brian era il suo migliore amico, la considerava una sorella e avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei, se solo gliel’avesse chiesto? E Eve non l’aveva mai fatto. Non aveva mai chiesto niente a Brian, e tanto meno a lui, se non di poterli vedere un po’ più spesso perché le mancavano.
Sua madre era soltanto gelosa e aveva paura che Eve fosse l’ennesima persona che avrebbe fatto allontanare suo figlio da lei.
E aveva ragione, Nick si stava allontanando sempre di più, ma non per colpa di Eve o dei ragazzi, bensì perché era stufo del controllo ossessivo di Jane sulla sua vita e, dato che era lui che lavorava e, a tutti gli effetti, portava a casa i soldi, voleva poter essere libero di fare le sue scelte, come facevano gli altri ragazzi.
Con la televisione mutata, Eve non poté fare a meno di sentire Nick parlare al telefono con sua madre. Da una parte era onorata che l’amico non avesse segreti con lei perché voleva dire che si fidava ma, dall’altra, si sentiva leggermente in imbarazzo, soprattutto perché si accorse subito che i toni della conversazione si stavano facendo concitati.
Dopo un paio di minuti passati a urlare cose non proprio carine alla madre, Nick chiuse la conversazione con un “Vai al diavolo!” e lanciò il cellulare dall’altra parte della stanza.
Eve restò a osservarlo in silenzio, non sapendo bene cosa dire o fare per aiutare l’amico. Quando Nick alzò lo sguardo su di lei, Eve si accorse che aveva gli occhi lucidi e stava sforzandosi di trattenere le lacrime.
La ragazza si alzò lentamente dal letto, gli andò vicino e, quando gli fu davanti, gli cinse la vita con le braccia, posando la guancia sul suo maglione. Sulle prime, Nick restò immobile, forse sorpreso da quel gesto affettuoso da parte dell’amica, a cui non era affatto abituato. Lui e Eve erano amici, sì, ma erano anche due quindicenni impacciati e nessuno dei due si sarebbe mai sognato di perdersi in sentimentalismi con l’altro. Nick sapeva anche, però, che Eve era una persona di indole piuttosto affettuosa. Notava come si comportava con Brian e ogni tanto gli dispiaceva che non fosse così espansiva anche con lui. Non voleva ammetterlo, ma la verità era che aveva bisogno di affetto e, dato che non poteva averlo dalla sua famiglia, avrebbe tanto desiderato riceverlo da quella che considerava la sua migliore amica.
Se fossero stati Brian o AJ ad abbracciarlo in quel modo, sicuramente gli sarebbe sembrato strano, ma con Eve era piacevole e, in quel momento, Nick ne aveva dannatamente bisogno quindi, dopo un primo istante di sorpresa, alzò le braccia, posò le mani sulla schiena della ragazza e la strinse a sua volta, sentendo le lacrime iniziare a bagnargli le guance.
Restarono abbracciati per un po’, senza dire nulla, poi Eve si scostò, lo prese per mano e lo trascinò fino al letto, dove si sedette, invitandolo a fare lo stesso.
Nick si lasciò cadere accanto a lei, continuando a singhiozzare. Di solito odiava piangere davanti ad altre persone e faceva di tutto per trattenersi finché non era da solo. Curiosamente, però, non gli importava che Eve lo vedesse piangere, anzi era felice di essere con lei invece che da solo.
La ragazza gli posò una mano sulla schiena e iniziò a muoverla su e giù, accarezzandolo. Quel semplice gesto lo tranquillizzò più di quanto credesse possibile e Nick prese un respiro profondo, sentendo le lacrime allontanarsi.
Senza smettere di passargli la mano sulla schiena, Eve gli rivolse un timido sorriso e gli disse, con voce dolce “Sono qui, se vuoi parlarne”.
Il fatto che non gli avesse chiesto esplicitamente cosa fosse successo, fece scattare qualcosa dentro di lui che lo spinse ad aprirsi con l’amica, confidandole non solo il motivo della discussione con la madre, ma anche riflessioni che non aveva mai condiviso con nessuno.
“Voleva che facessi un servizio fotografico per una linea di biancheria intima” confessò, tirando su con il naso. “A quanto pare mi hanno offerto una bella somma e lei insisteva perché lo facessi. Ma io non voglio”.
“Perché?” gli chiese lei, anche se sospettava di conoscere già la risposta.
Nick sospirò e, senza incrociare lo sguardo dell’amica, rispose “Innanzitutto perché mi vergogno. Faccio quello sfrontato e sicuro di sé, ma è soltanto una facciata. In realtà non ho una grande opinione di me e mi sento sempre in imbarazzo quando ricevo tutte quelle attenzioni dalle ragazze, soprattutto se sono più grandi di me. Penso sempre che abbiano sbagliato persona”.
Soffocando una risatina, Eve allungò l’altra mano e ne prese una di Nick.
“Lo so,” disse, a bassa voce “puoi ingannare gli altri, ma non me”.
Il ragazzo le rivolse un debole sorriso e proseguì “E poi, già vengo considerato il belloccio del gruppo, solo perché sono biondo e ho gli occhi azzurri, se facessi quel servizio confermerei queste idee, mentre io voglio essere apprezzato per come canto”.
Eve alzò un sopracciglio e azzardò un commento ironico, tentando di sdrammatizzare. “Beh, essere carini non guasta, sai?”
Suo malgrado, Nick si lasciò sfuggire una risatina, poi si voltò a guardare l’amica, sentenziando “Hai capito cosa intendo”.
A conferma della sua affermazione, Eve annuì. “Certo che ho capito, stavo solo scherzando” si scusò. “E hai ragione. Se vuoi smentire l’immagine di belloccio senza talento che credi ti stiano affibbiando, un servizio fotografico in mutande non è la mossa migliore”.
Alla dichiarazione molto terra a terra dell’amica, Nick non riuscì più a resistere e scoppiò a ridere, seguito a ruota da Eve che, subito dopo, commentò “Oh, finalmente ci sono riuscita”.
“A fare cosa?” le chiese il ragazzo, perplesso.
Eve gli sorrise e rispose “A farti ridere”. Poi, notando lo sguardo confuso dell’amico, spiegò “Non mi piace vederti piangere perché so che stai male e vorrei aiutarti, ma non so come fare. E poi, non prenderla male, ma sei decisamente più carino quando ridi”.
Nick si ritrovò a sorridere, felice per le parole dell’amica. Poi le strinse la mano, che ancora teneva nella sua, e trovando un coraggio che non pensava di avere, le confessò “In realtà, mi hai aiutato molto più di quanto tu creda. E, non prenderla male nemmeno tu, ma anche tu sei molto carina quando ridi. Ti brillano gli occhi e, se possibile, diventano ancora più celesti”.
Eve distolse lo sguardo, felice ma imbarazzata dal commento di Nick. Non si erano mai fatti complimenti, se non per cose come vittorie sportive o, nel caso del ragazzo, performance canore, e non era abituata a sentirsi dire cose carine da lui. Ma le piaceva. Se doveva essere onesta, le piaceva da morire, molto più che quando gliele diceva chiunque altro.
Rialzò il viso sul ragazzo e incollò gli occhi nei suoi, ancora lucidi per le recenti lacrime.
“C’è altro che posso fare per aiutarti?” gli chiese.
Nick ci pensò un attimo, combattuto se fosse il caso di esporsi e fare all’amica la richiesta che desiderava, a costo di sembrare un bambino piagnucolone. Poi la guardò nel profondo di quegli occhi celesti, che avevano il potere di ammaliarlo, e decise di rischiare, quasi sicuro che la sua richiesta non avrebbe cambiato l’opinione che lei aveva di lui.
“Non mi va di dormire da solo, stanotte” confessò, in un sussurro. “Resti con me?”
Eve gli sorrise e annuì. “Okay, ma dovrai prestarmi una maglietta per dormire”.

~*~

Quando Howie venne a bussare alla sua porta per svegliarlo, la mattina seguente, Brian aprì gli occhi e si stiracchiò, guardando l’orologio sul comodino per controllare che ore fossero. Quello sarebbe stato l’ultimo giorno di riprese, dopodiché sarebbero tornati a casa e avrebbero avuto un mesetto di pausa per le vacanze di Natale, in attesa di vedere come il nuovo singolo si sarebbe piazzato nelle classifiche.
Per quanto gli piacesse il suo nuovo lavoro e adorasse stare con i ragazzi, Brian non vedeva l’ora di poter passare un po’ di tempo in Kentucky con la sua famiglia e con Eve.
Con il sorriso sulle labbra, rotolò su se stesso, voltandosi verso il letto dell’amica per assicurarsi che fosse sveglia, ma lo trovò completamente vuoto, le coperte intatte, segno che nessuno ci aveva dormito dentro.
Mettendosi a sedere di scatto, cercò di fare mente locale, per riportare alla memoria i fatti della sera precedente. Dopo cena, avevano fatto tutti una partita a carte nella lobby dell’hotel, poi ognuno era tornato nella propria stanza e Eve gli aveva chiesto il permesso di andare da Nick a guardare un film. Apparentemente, l’amico le aveva promesso di ordinare il gelato con il servizio in camera e Eve trovava la cosa estremamente eccitante perché le ricordava la scena del film Home Alone 2, quando Kevin ordina quell’enorme coppa di gelato mentre alloggia nella suite del Plaza Hotel a New York.
Ridacchiando dell’ingenuità dell’amica, Brian aveva acconsentito, raccomandandole di non farsi venire il mal di pancia. Le voleva bene, ma non ci teneva particolarmente a reggerle la fronte mentre vomitava in bagno durante la notte.
Poi era andato nella loro stanza, aveva chiamato sua madre e si era messo a guardare un po’ di TV. Probabilmente doveva essersi addormentato prima che Eve tornasse, esausto dalla giornata sulla neve, perché non l’aveva sentita rientrare, ma non si era preoccupato perché l’amica aveva la chiave e sapeva che non poteva succederle niente mentre era in camera di Nick. Contava che, a un certo punto, fosse rientrata e si fosse messa a letto, dove si aspettava di trovarla quella mattina al risveglio.
Invece non c’era e, per quanto la cosa lo lasciasse perplesso, Brian sapeva che c’era un solo posto dove poteva trovarsi.
Senza nemmeno premurarsi di cambiarsi i vestiti, con i pantaloncini e la maglietta che usava per dormire, Brian scostò le coperte e balzò giù dal letto, spalancando la porta e fiondandosi lungo il corridoio, verso la stanza di Nick.
Bussò un paio di volte, ma non ottenne risposta, così tentò di abbassare la maniglia, nella speranza che l’amico avesse dimenticato la porta aperta, come spesso succedeva.
Nonostante la camera fosse avvolta nella penombra, a Brian bastò un istante per localizzare sia l’amico che Eve. Erano entrambi sdraiati sul letto, profondamente addormentati, Nick alle spalle della ragazza, un braccio avvolto attorno alla sua vita.
A Brian si gelò il sangue nelle vene. Cosa diavolo era successo la sera prima tra Nick e Eve? E cosa ci facevano abbracciati in un letto?
Sentendo le vene delle tempie iniziare a pulsargli, il ragazzo fece un paio di passi indietro, uscendo dalla stanza e richiudendosi la porta alle spalle. Poi, invece di tornare in camera sua, si diresse a passo spedito verso quella di Kevin, due porte più in là.
Bussò e attese che il cugino gli aprisse, per poi catapultarsi nella stanza, sotto gli sguardi stupiti di Kevin e Kristin, ancora in pigiama.
“Che ci fai qui?” gli chiese Kevin, infastidito dall’irruzione improvvisa.
“Scusate, ma devo parlarti” disse Brian, secco, guardando il ragazzo più grande.
“Cos’è successo?” gli chiese il cugino, iniziando a preoccuparsi.
“Devi fare qualcosa, Kev” dichiarò Brian, andando sempre più nel panico.
“Riguardo a cosa?” domandò ancora Kevin, confuso.
Brian fissò gli occhi azzurri in quelli verdi del cugino e disse, semplicemente “Nick e Eve”.
Kevin sospirò, iniziando a spazientirsi, e pregando che Brian si decidesse a dirgli cosa diavolo avessero combinato quei due, invece di parlare a monosillabi e costringerlo a tirare a indovinare.
“Cos’hanno fatto?” gli chiese, spronandolo a vuotare il sacco.
Brian lo guardò, serio, e rispose “Li ho beccati a letto insieme”.
Kevin spalancò gli occhi, scioccato, esclamando “Cosa?” e, con la coda dell’occhio, vide la sua fidanzata portarsi una mano alla bocca. Anche lei era altrettanto sconvolta dalla notizia.
Brian si limitò ad annuire e Kevin si ritrovò a supplicarlo “Dimmi che stai scherzando”.
“Ti giuro di no” gli assicurò il cugino, scuotendo la testa, poi spiegò meglio la situazione.
“Quando mi sono svegliato, Eve non c’era. Sapevo che era da Nick, quindi sono andato a cercarla. Ho bussato, ma non mi hanno risposto. Allora ho provato a entrare, la porta era aperta. Li ho trovati sul letto che dormivano abbracciati”.
Alle ultime parole del cugino, Kevin tirò un sospiro di sollievo. “Ah, stavano dormendo” commentò, con un mezzo sorriso.
Brian strabuzzò gli occhi. “Sì. Cos’avevi capito?”
“Beh, mi dici che li hai beccati a letto insieme, mi sono fatto le idee più assurde” sbottò Kevin, sentendo l’ansia trasformarsi in irritazione nei confronti di Brian, che l’aveva spaventato per niente.
“Dio, no!” esclamò lui, scioccato che Kevin avesse anche solo potuto pensare una cosa del genere “È già abbastanza sconvolgente così”.
“Perché?” gli chiese Kevin, lasciandosi cadere sul bordo del letto, già esausto di prima mattina.
“Come perché? La mia sorellina con un ragazzo!” sentenziò Brian, non dando impressione di volersi calmare.
Kevin alzò gli occhi al cielo e gli fece notare “Sì, ma è Nick”.
“E allora?” replicò Brian, ostinato.
“A te piace Nick. È il tuo fratellino” gli ricordò il cugino, con lo stesso tono che avrebbe usato per parlare con un pazzo. Perché era esattamente quello che Brian gli sembrava, quella mattina. Pazzo.
“Sì, ma non mi piace che stia troppo appiccicato a Eve” gli confidò Brian, con una punta di irritazione nella voce.
“Invece secondo me è un bene che abbiano legato” obiettò Kevin. “Nick ha bisogno di amici”.
“Ha noi” ribatté Brian, deciso a non cedere.
“Intendo della sua età” specificò Kevin.
“C’è Alex. Ha più o meno la sua età” insistette il cugino.
Kevin sospirò, rassegnato. Brian era testardo come un mulo e non c’era verso di fargli cambiare idea quando si metteva in testa qualcosa.
“Nick ha bisogno di una persona normale, che lo faccia stare con i piedi per terra. Sai benissimo anche tu che Alex è il meno indicato” tentò di farlo ragionare.
Brian sbuffò, visibilmente infastidito dal commento di Kevin. Sapeva che il cugino aveva ragione, ma era troppo arrabbiato per ammetterlo.
“Sono preoccupato, Kev” ammise, alla fine.
“Non capisco perché. Non è successo nulla” lo tranquillizzò il maggiore.
“Questa volta no, ma potrebbe” obiettò il ragazzo.
“Cosa intendi?”
“La prossima volta potrei non trovarli soltanto addormentati” rispose Brian, allusivo.
Kevin alzò gli occhi al cielo, esasperato, ed esclamò “Brian, hanno quindici anni. Non sanno nemmeno come si fa”.
Brian scosse la testa e guardò il cugino con un sorrisino di superiorità. “Eve no di sicuro, ma sono convinto che Nick lo sappia. Mi ha confessato che Alex gli ha fatto vedere dei porno”.
Kevin si ritrovò a trattenere una risata. “Okay, diciamo che forse ha una vaga idea della teoria ma, da qui a metterla in pratica, ce ne passa”.
“Se prova a toccare Eve con un dito giuro che lo ammazzo” dichiarò Brian, facendosi improvvisamente serio.
Kevin si alzò dal letto, facendo un passo verso il cugino. Gli mise le mani sulle spalle e, guardandolo fisso negli occhi, gli disse “Calmati. E smettila di fare il fratello maggiore rompiscatole. Lasciali godersi la loro amicizia in pace”.
Brian si lasciò sfuggire un sospiro di frustrazione ma, sapendo di non poter fare nient’altro, distolse lo sguardo per non dover sostenere quello del cugino e cedette.
“Okay. Ma dirò due paroline a Nick. Per sicurezza” annunciò.
Kevin chiuse gli occhi e lo supplicò “Non spaventarlo, ti prego”.
“Preferisci farlo tu?” gli chiese Brian, in tono di sfida.
Kevin sorrise e, cogliendo il cugino di sorpresa, accettò l’offerta. “Forse è meglio”.
“Come vuoi” blaterò Brian, sbuffando, dopodiché uscì dalla stanza, indispettito, sbattendo la porta dietro di sé.

~*~

Nick e Eve si erano appena svegliati, quando sentirono un altro colpo alla porta.
Nick si alzò e, pensando che fosse Howie che passava di nuovo a bussare, convinto che non avesse sentito la sveglia nemmeno la seconda volta, spalancò la porta, esclamando “Ti abbiamo sentito, D. Siamo svegli”.
Quando si trovò davanti Kevin, però, strabuzzò gli occhi e si immobilizzò.
“Mi cambio e scendo subito, Kev” si affretto ad assicurargli, aspettandosi una lavata di capo per il ritardo dal maggiore.
Kevin però gli sorrise e, lanciando un’occhiata all’interno della stanza e notando Eve inginocchiata sul letto che fissava la porta, chiese “Posso entrare? Devo parlarvi un minuto”.
Nick annuì e si fece da parte, lasciando entrare l’amico. Poi richiuse la porta e andò a sedersi sul letto accanto a Eve, mentre Kevin prendeva posto nella poltroncina di fronte alla TV.
Dopo aver accavallato le gambe, il ragazzo più grande guardò Eve e le domandò “Tu cosa ci fai qui?”
La ragazzina si voltò verso Nick e i due si scambiarono un’occhiata. Poi fu lui a rispondere al posto dell’amica “Mentre stavamo guardando la TV, mi ha chiamato mia madre. Abbiamo litigato. Me la sono presa parecchio e Eve è rimasta a consolarmi”.
Kevin annuì, senza dire nulla. I due ragazzi restarono a loro volta in silenzio, in attesa di una reazione da parte sua. Finalmente, dopo un tempo che a Nick e Eve parve interminabile, Kevin sorrise e disse “Non mi state raccontando una balla, vero?”
Entrambi i ragazzi scossero la testa. “Giuro che è andata così, Kev” gli assicurò Eve.
Kevin annuì di nuovo e si alzò dalla poltrona. “Okay, allora” commentò, dirigendosi verso la porta, poi, prima di aprirla per uscire, si raccomandò “Adesso preparatevi e cercate di non fare tardi per la colazione. Soprattutto tu, Nick, che abbiamo ancora un paio di scene da girare”.
Preso in contropiede dalla reazione inaspettata del ragazzo, Nick annuì. Poi però, prima che Kevin potesse andarsene, lo richiamò, domandandogli “Aspetta un attimo. Tutto qui?”
Kevin spostò la mano dalla maniglia e si voltò a guardare l’amico. “In che senso?”
Nick sospirò e fece un passo verso di lui. “Niente rimproveri? Nessuna scenata perché non abbiamo avvisato Brian e l’abbiamo fatto preoccupare?”
Kevin sorrise e scosse la testa. “Perché dovrei rimproverarvi?” gli chiese. “Mi avete detto quello che è successo e vi credo. Se è vero, come mi avete assicurato, non avete fatto nulla di male”.
Nick sorrise e si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo. Eve, però, non era ancora convinta e gli domandò “Ti ha mandato Brian, vero?”
Kevin annuì.
“È arrabbiato con me?” chiese ancora lei, in apprensione.
Il ragazzo scosse la testa. “No, arrabbiato non direi” rispose. “Piuttosto preoccupato. Si è svegliato e non ti ha trovata nel tuo letto. Si è spaventato”.
“Ma sapeva che ero da Nick” replicò lei, ragionevolmente. “Non poteva succedermi niente di male”.
Kevin non rispose, ma l’occhiata che lanciò ai due ragazzi bastò a far loro capire quali potevano essere stati i pensieri che avevano attraversato la mente di Brian.
Eve spalancò gli occhi ed esclamò “Non avrà pensato che Nick potesse farmi qualcosa, vero?”
“Oddio, sul serio?” sbottò il ragazzo, prima che Kevin potesse intervenire. “Non ci credo che Rok possa pensare una cosa del genere su di me”.
Kevin fece un altro passo all’interno della stanza e guardò i due ragazzi con espressione seria.
“No, certo che no” li rassicurò. “Brian sa che non le faresti mai niente di male, Nick, ti conosce e si fida di te. Ma è anche molto protettivo nei confronti di Eve e devi capire che alcune azioni che tu potresti non considerare dannose, per lui sono inaccettabili. Non con Eve, almeno”.
Nick aprì la bocca per ribattere, scioccato, ma non gli venne in mente niente di intelligente da dire, quindi la richiuse subito dopo. Eve, invece, distolse lo sguardo, imbarazzata.
Kevin registrò le reazioni degli amici e si convinse definitivamente che gli avessero detto la verità e tra i due non fosse successo assolutamente nulla. Sorrise di nuovo e aprì la porta sentenziando “Tranquilli, a Brian parlo io. Voi pensate a prepararvi”.
Quando Kevin richiuse la porta dietro di lui, Nick si voltò a guardare l’amica, che ricambiò il suo sguardo, vergognandosi delle allusioni che Kevin aveva fatto su di loro. I due si fissarono per un lungo minuto, poi non riuscirono a resistere e scoppiarono entrambi a ridere, tenendosi la pancia con le mani.
“Non ci credo che bear abbia pensato che noi…” balbettò Eve, sforzandosi di smettere di ridere.
“Assurdo” concordò Nick, facendo del suo meglio per ricomporsi.
Quello che i due ragazzi non avrebbero mai ammesso, nemmeno sotto tortura, era che, per quanto non fosse davvero successo nulla, in realtà quella notte passata a dormire abbracciati aveva cambiato le cose tra loro e quell’idea a cui Kevin aveva fatto riferimento e che tanto preoccupava Brian, idea che fino a qualche ora prima sarebbe sembrata totalmente assurda, adesso non lo era più così tanto.


 

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Capitolo 6
*** It’s Christmas Time ***


CHAPTER 6 – It’s Christmas Time

Dicembre 1997 – Lexington (Kentucky)

Brian alzò lo sguardo, osservando le tre persone che si trovavano di fronte a lui, e sorrise, pensando che gli sembrava di essere tornato indietro di due anni, quando erano andati a Snowbird per girare il video di I’ll Never Break Your Heart, con l’unica differenza che Leighanne non c’era allora.
A parte questo, gli sembrava di rivivere la stessa scena.
Era Dicembre, le vacanze di Natale erano appena iniziate e aveva anche nevicato. Eve era a casa da scuola e Nick era venuto a Lexington per passare il Natale con loro. In quel momento, i due stavano tentando di costruire un pupazzo di neve in giardino, esattamente come avevano fatto due enni prima in montagna, mentre Brian e la sua fidanzata, Leighanne, li guardavano sforzandosi di trattenere le risate.
Quella scena però, era l’unica cosa uguale al passato. Tutto il resto, invece, era cambiato, tendenzialmente in meglio, a parte una cosa.
Come i ragazzi sognavano, il gruppo era finalmente decollato. Nel giro di due anni avevano pubblicato ben due album che erano andati benissimo, diventando entrambi disco di platino e rendendoli definitivamente famosi anche negli Stati Uniti.
Sul set del video del loro ultimo singolo, As Long As You Love Me, Brian aveva conosciuto Leighanne, una modella originaria di Atlanta. I due si erano innamorati e da allora facevano coppia fissa. Brian aveva subito presentato a Eve la sua nuova ragazza e le due si erano immediatamente piaciute, con grande sollievo del ragazzo, che era veramente convinto che Leighanne fosse la donna della sua vita e sognava di poter passare con lei gli anni a venire.
Purtroppo, non c’erano state solo cose belle. A Novembre di quell’anno Brian era stato male durante le prove per il tour e aveva dovuto essere portato d’urgenza in ospedale, facendo prendere a tutti un brutto spavento. Fortunatamente non si era trattato di niente di grave, solo un malore dovuto all’eccessiva stanchezza e a un po’ di disidratazione, ma, considerata la delicata condizione cardiaca del ragazzo, i dottori l’avevano sottoposto a una serie di esami approfonditi dai quali era emerso che il buco che aveva nel cuore da quando era nato si stava allargando troppo e, quindi, Brian avrebbe dovuto essere operato per sistemare definitivamente le cose.
Dopo quell’episodio, Brian era tornato a casa per un periodo di convalescenza e Eve non l’aveva lasciato solo un attimo. I due amici avevano parlato a lungo e il ragazzo aveva confidato a Eve che era spaventato a morte dall’operazione, ma sapeva anche che non poteva evitarla. Aveva però deciso di posticiparla finché avesse potuto, in modo da poter proseguire il tour che i ragazzi avevano in programma per l’anno a venire. Inoltre, Brian aveva tutta l’intenzione di godersi le vacanze di Natale e proprio per quel motivo aveva invitato Leighanne e Nick a passarle con lui, in Kentucky.
Nonostante fosse preoccupatissima per l’amico e non approvasse la sua decisione di posticipare l’operazione, Eve era entusiasta all’idea di passare il Natale con Leighanne, che adorava, e soprattutto con Nick.
In quei due anni, Nick e Eve si erano visti sporadicamente, a causa dei numerosi impegni dei ragazzi, ma si erano sempre tenuti in contatto, alimentando la loro amicizia e quel sentimento che entrambi sentivano crescere nei confronti dell’altro, pur senza sapergli dare un nome preciso. Era sicuramente un affetto profondo, troppo profondo, forse, per trattarsi di semplice amicizia, ma non avevano ancora diciotto anni e nessuno dei due sapeva granché sull’amore, quindi non erano certi che si trattasse nemmeno di quello. Eve sperava però che quelle vacanze trascorse insieme potessero aiutarli a fare un po’ di chiarezza, per questo non vedeva l’ora di passare il Natale e poi anche il Capodanno con il ragazzo. Sì perché, dopo estenuanti preghiere e promesse di comportarsi in maniera impeccabile, Eve aveva ottenuto il permesso di trascorrere l’ultimo giorno dell’anno in Florida, insieme a Brian, Nick e gli altri ragazzi. Loro tre, più Leighanne, sarebbero partiti in macchina da Lexington qualche giorno prima del 31 Dicembre, per raggiungere gli altri a Daytona Beach, nella casa sulla spiaggia che i ragazzi avevano affittato per l’occasione.
L’attenzione di Brian fu richiamata da un urlo di Eve più acuto degli altri e, spostando nuovamente lo sguardo sugli amici, si accorse che Nick aveva spinto la ragazza in mezzo a una montagnola di neve, che suo padre aveva accumulato accanto alla porta del garage. Non contento, le stava impedendo di rialzarsi, troneggiando sopra di lei e bloccandola con il suo corpo.
Eve, che aveva smesso di lamentarsi e stava ridendo di gusto, si zittì all’improvviso e restò a fissare il viso del ragazzo davanti a lei, accorgendosi, tutto d’un tratto, che era vicinissimo al suo, talmente vicino da poter percepire chiaramente il fiato caldo di Nick sulle sue guance intorpidite dal freddo.
Dato che Nick la teneva ancorata a terra con il suo peso e le aveva anche bloccato le mani sopra alla testa, per impedirle di divincolarsi, c’era ben poco che potesse fare se non restare immobile, sentendo il cuore che le batteva forte e la temperatura interna del suo corpo aumentare inspiegabilmente, nonostante il freddo polare che li circondava.
Nick, da parte sua, continuava a fissarla senza dire nulla e, soprattutto, senza dare cenno di volersi spostare da sopra di lei.
Leighanne allungò una mano, fino a stringere quella di Brian. Lui si girò verso di lei e la ragazza gli rivolse un sorrisino malizioso, facendo un cenno con la testa nella direzione di Nick e Eve.
Brian spalancò gli occhi, intuendo ciò a cui alludeva la sua ragazza, poi si voltò nuovamente verso gli amici e, alzandosi di scatto dalla sedia su cui era seduto, esclamò “Chi vuole una cioccolata calda?”
Richiamati dalla voce dell’amico, Eve e Nick si riscossero dalla bolla in cui si trovavano da quando il ragazzo l’aveva fatta cadere nella neve. Lui si spostò leggermente di lato, permettendole di mettersi seduta, poi si alzò in piedi e le porse una mano per aiutarla a rialzarsi. La ragazza la afferrò e si lasciò aiutare a rimettersi in piedi.
“Grazie” farfugliò, abbassando lo sguardo per non incrociare quello di Nick. Aveva le guance in fiamme e non voleva che il ragazzo se ne accorgesse.
“F-figurati” replicò lui, balbettando. Poi le domandò “Stai bene?”
Stupita da quella domanda, Eve dimenticò i suoi propositi e alzò lo sguardo su di lui. “Sì, perché?”
“Non ti ho fatto male quando ti ho buttata a terra, vero?” si assicurò lui, premuroso.
Eve scosse la testa. “No, tranquillo” lo rassicurò. “Sono solo un po’ infreddolita, tutto qui”.
Nick le sorrise e, senza lasciarle la mano con cui l’aveva aiutata a rialzarsi, iniziò a guidarla verso casa, dicendo “Andiamo a bere la cioccolata calda, allora. Non voglio che ti ammali prima di Capodanno. Dobbiamo andare in Florida, non te lo dimenticare”.
Eve annuì e lo seguì, docile, sentendo la mano quasi bruciarle, a contatto con la pelle del ragazzo, e chiedendosi come mai, tutto d’un tratto, avere Nick così vicino le provocasse tutte quelle strane sensazioni che non aveva mai provato prima.
La verità però, era che lo sapeva benissimo, solo non voleva ammetterlo nemmeno a se stessa, figurarsi a lui.

~*~

La mattina di Natale fu una delle più belle che Eve riuscisse a ricordare e sicuramente la più bella che Nick avesse mai avuto.
La famiglia McBride e la famiglia Littrell, più gli ospiti, si riunirono nel salotto di casa Littrell e aprirono i regali seduti intorno all’albero.
Brian regalò a Eve una chitarra, in modo che potesse imparare a comporre la musica per accompagnare le parole che era così brava a scrivere e lei gli fece promettere di insegnarle a usarla, mentre Eve gli regalò un pallone da basket firmato da qualche giocatore che Brian adorava, ma che lei non aveva la più pallida idea di chi fosse, senza dirgli che era stato Nick ad aiutarla a ottenere l’autografo.
Mentre Brian abbracciava l’amica, commosso ed elettrizzato al tempo stesso dal pensiero, Nick e Eve si scambiarono uno sguardo complice, che non fece altro che contribuire a consolidare il loro rapporto privilegiato.
Eve regalò a Nick una catenina d’argento con un ciondolo a forma di tessera di puzzle. Quando il ragazzo lo estrasse dalla scatoletta, lei si frugò sotto al maglione, mostrandogli una catenina identica, solo con la tesserina del puzzle opposta.
“È per ricordarti che, quando hai bisogno, io ci sono” gli spiegò, timidamente. “Io ho l’altra metà”.
Nick annuì e le sorrise, senza dire nulla, prima di infilarsi la catenina al collo.
Quando fu il turno di Eve di aprire il regalo dell’amico, restò a bocca aperta nel vedere che le aveva regalato il jersey ufficiale dei Tampa Bay Buccaneers. Nick sapeva che lo desiderava da una vita e aveva voluto farle una sorpresa.
Non riuscendo a contenere l’eccitazione, Eve si alzò di scatto da terra, dov’era seduta, e si lanciò letteralmente addosso all’amico, stringendogli le braccia intorno al collo e facendogli perdere l’equilibro, così che si ritrovarono entrambi sdraiati sul pavimento, Nick con la schiena sul tappeto del soggiorno dei Littrell, e Eve sopra di lui, che gli ripeteva grazie all’infinito.
Mentre la teneva stretta e sentiva in lontananza le risate degli altri per la reazione esageratamente riconoscente dell’amica, Nick cercò di ignorare il fatto che il suo cuore avesse iniziato a battere più velocemente, esattamente com’era successo qualche giorno prima, durante la loro battaglia nella neve. Sforzandosi di restare lucido, avvicinò le labbra all’orecchio di Eve e le sussurrò, in modo che solo lei potesse sentirlo “Grazie per la collana. Non la toglierò mai”.
Nick sapeva che non avrebbe dovuto ricamarci troppo sopra, che Eve era affettuosa con tutti e aveva appena fatto quasi la stessa scena quando aveva scartato la chitarra che le aveva regalato Brian, ma sapeva anche che la ragazza non aveva mai fatto a Brian un regalo come quello che aveva fatto a lui, anche se lo considerava il suo migliore amico, e una parte di lui voleva credere che questo significasse qualcosa. Certo, si trattava di due tesserine di un puzzle e non del classico cuore spezzato in due che si scambiavano gli innamorati ma, nel profondo del suo cuore, Nick sentiva che anche Eve si era resa conto che il loro rapporto stava cambiando e che, ormai, erano diventati un po’ più che amici.
Lì, circondato da Brian e dalla sua famiglia, non c’era molto che potesse fare per verificare se i suoi sospetti fossero fondati o meno, ma sperava che si presentasse l’occasione durante la loro breve vacanza in Florida.
Mentre la guardava chiacchierare con Leighanne, che le stava mostrando gli orecchini che le aveva regalato Brian, a Nick tornò in mente la conversazione che avevano avuto un paio di anni prima, mentre erano a girare il video di I’ll Never Break Your Heart. Se, in quel momento, Eve gli avesse chiesto di nuovo come si immaginava la sua ragazza ideale, Nick non avrebbe più avuto nessun dubbio su cosa rispondere.
Se la immaginava esattamente come la ragazza che stava parlando con la fidanzata di Brian nel salotto dei Littrell, la mattina di Natale del 1997.

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Capitolo 7
*** Happy New Year ***


CHAPTER 7 – Happy New Year

Dicembre 1997/Gennaio 1998 – Daytona Beach (Florida)

Alle primissime luci dell’alba della mattina del 29 Dicembre, Eve, Nick, Leighanne e Brian stiparono i loro bagagli e i regali per gli amici nel bagagliaio della jeep di Brian e partirono alla volta di Daytona Beach, dove si sarebbero trattenuti fino al 2 Gennaio. Poi, Leighanne e Eve sarebbero tornate indietro con la macchina di Brian, mentre il ragazzo si sarebbe trattenuto in Florida per impegni con il gruppo.
Il viaggio da Lexington alla Florida era lungo e Brian e Leighanne si sarebbero dati il cambio alla guida. Nick, che aveva preso la patente da poco, dichiarò che poteva guidare anche lui, ma i due ragazzi più grandi declinarono gentilmente l’offerta, probabilmente temendo per la propria incolumità e per quella di Eve, che ancora non aveva la patente, ma che nutriva le stesse perplessità degli amici riguardo alle capacità di guida di Nick.
Offeso, il ragazzo si buttò sul sedile posteriore insieme a Eve, rannicchiandosi contro il finestrino per dormire. O, almeno, fingendo di farlo dato che, ogni tanto, apriva un occhio per vedere cosa stesse facendo la ragazza seduta accanto a lui.
Eve, da parte sua, era troppo eccitata all’idea di trascorrere il Capodanno in Florida, dove non era mai stata, con i suoi amici e soprattutto con Nick, per dormire, quindi si era messa a scarabocchiare qualcosa sul quadernetto che si portava sempre appresso. La sera prima aveva avuto l’ispirazione per scrivere le parole di una poesia, o canzone, se Brian avesse deciso di metterla in musica, come aveva fatto con altre cose che Eve aveva scritto, e non voleva rischiare che le scappassero dalla mente.
Non avrebbe saputo dire per quanto tempo aveva scritto ma, quando chiuse il quaderno e alzò lo sguardo su Nick, lo beccò a fissarla, con aria interessata.
Cosa c’è? gli mimò con le labbra, per non farsi sentire dai due amici davanti.
Lui sorrise e scosse la testa, mimando a sua volta le parole Sei carina quando sei tutta concentrata.
Lei alzò gli occhi al cielo e allungò un braccio verso di lui, con l’intento di tirargli una pacca sulla coscia, sperando di riuscire a nascondere quanto quel commento le avesse fatto piacere.
Nick, però, fu più veloce e, non appena la mano della ragazza fu alla sua portata, le afferrò il polso, rigirandola nella sua e intrecciando le dita con quelle di Eve.
Lei non disse nulla, si limitò a sorridergli, per poi distogliere subito lo sguardo, imbarazzata. Nick ricambiò il sorriso e iniziò a far scorrere il pollice sul dorso della mano di Eve, accarezzandola dolcemente.
Restarono in quella piacevole posizione per un tempo imprecisato, fino a che Brian non si voltò a chiedere se stavano dormendo. Allora, Nick si affrettò a lasciare andare la mano della ragazza, giusto in tempo, prima che l’amico li beccasse.
In realtà, Brian aveva notato Nick e Eve che si tenevano per mano dallo specchietto retrovisore e si era girato di proposito, con l’intento di farli allontanare.
Non riusciva a spiegarsi come potesse essere successo e quando, ma non ci voleva un genio per capire che i suoi due amici si piacevano e stavano lentamente oltrepassando quella linea invisibile che divideva amicizia e amore.
E a Brian la cosa non stava affatto bene.
Per quanto provasse un profondo affetto per entrambi, si sentiva ancora responsabile per Eve ed era certo che una relazione con Nick non fosse ciò di cui l’amica aveva bisogno in quel momento. Non che Nick fosse un cattivo ragazzo, tutt’altro. Era una delle persone più gentili e sensibili che Brian conoscesse, nonostante preferisse dare al mondo l’immagine di rubacuori incallito. Semplicemente non andava bene per Eve. Non ancora almeno.
L’amico avrebbe compiuto diciotto anni il mese prossimo e, anche se la carriera con i Backstreet Boys l’aveva obbligato a crescere piuttosto velocemente, era ancora molto immaturo ed era chiaro che cercava in Eve una figura di riferimento. Ma anche Eve era ancora una ragazzina e non sarebbe stata in grado di gestire una personalità complicata come quella di Nick, specialmente adesso che era diventato famoso e aveva milioni di ragazze, anche più grandi di lui, che si buttavano letteralmente i suoi piedi. Brian temeva che Nick si fosse affezionato a Eve soltanto perché era stata la prima ragazza a interessarsi a lui e, anche se probabilmente era davvero convinto di esserne innamorato, potesse presto accorgersi di essersi sbagliato, preferendole una delle modelle che gli ronzavano perennemente intorno e lasciandola con il cuore spezzato. E non poteva permetterlo.
Aveva giurato di proteggere la sua sorellina e l’avrebbe fatto a qualunque costo.
Dopo parecchie ore di viaggio, mentre si trovavano nei pressi di Columbia, Brian si voltò nuovamente a controllare gli amici sul sedile posteriore. Lui, Nick e Eve avevano passato le due ore precedenti a cantare qualsiasi canzone trasmessa dalla radio, facendo ridere a crepapelle Leighanne, che in quel momento era alla guida. Ma, da un po’ di tempo, nel retro dell’auto regnava il silenzio e Brian iniziò a insospettirsi. Quando si girò, infatti, trovò entrambi gli amici profondamente addormentati, Nick con la guancia contro al finestrino e Eve comodamente accoccolata addosso a lui, la testa posata sulle gambe del ragazzo.
Spalancò gli occhi e guardò Leighanne, in cerca di supporto. La ragazza sbirciò la scena dallo specchietto retrovisore e si lasciò sfuggire una risatina.
“Non c’è niente da ridere” mormorò Brian, iniziando a scaldarsi.
Leighanne scosse la testa e alzò gli occhi al cielo, rimproverandolo “Lasciali in pace. Sono così carini”.
“Non sono carini” ribatté lui, sempre più irritato, poi allungò una mano verso l’autoradio, girando completamente la manopola del volume, in modo che la canzone country che stavano trasmettendo in quel momento risuonasse all’interno dell’abitacolo ad un volume tale da provocare dolore alle orecchie.
Leighanne si coprì un orecchio con la mano, mentre teneva l’altra ben ferma sul volante. Ovviamente, i due ragazzi sul sedile posteriore si svegliarono di colpo, spaventati dalla musica assordante.
“Cosa diavolo succede?” biascicò Nick, con gli occhi spalancati, mentre Eve si rimetteva a sedere, stropicciandosi gli occhi e facendo una smorfia infastidita.
“Oops, scusate!” mentì Brian “Ho inavvertitamente toccato la manopola del volume mentre cercavo le mentine”. Dopodiché riportò il volume a un livello accettabile.
Mentre i due amici cercavano di riprendersi dal brusco risveglio, Leighanne allungò una mano e diede un piccolo schiaffo sul braccio del fidanzato, mimandogli con le labbra Cattivo.
Per nulla in colpa, Brian le rivolse un sorrisino compiaciuto e iniziò a canticchiare la canzone che passava alla radio, con fare noncurante.
Era determinato a evitare a Eve la sua prima delusione amorosa e, se questo significava dover stare con il fiato sul collo ai due piccioncini per tutta la vacanza, era più che disposto a farlo.

~*~

Quando arrivarono a destinazione era ormai ora di cena. Parcheggiarono l’auto nel vialetto della villetta e scesero, iniziando a scaricare i bagagli.
La porta di casa si aprì, segno che gli occupanti li avevano sentiti arrivare, e il primo a venirgli incontro fu Howie, che salutò Brian e Nick con un abbraccio e diede un bacio sulla guancia a Leighanne. Poi si voltò verso Eve, che non vedeva da un po’, spalancò gli occhi e le chiese, sorridendo “Cosa ti danno da mangiare in Kentucky? Possibile che ogni volta che ti vedo diventi sempre più carina? Sei come il vino, ragazza”.
Eve scoppiò a ridere e si lasciò abbracciare dal ragazzo, notando che profumava stranamente di vaniglia.
Subito dopo, mentre Howie aiutava Brian e Nick a scaricare l’auto, Eve sentì l’inconfondibile voce di AJ urlare un saluto e vide il ragazzo avvicinarsi, con gli immancabili occhiali scuri calati sugli occhi.
Anche Brian li notò perché, mentre l’amico salutava Leighanne con un bacio sulla guancia e Nick con una pacca sulla spalla, commentò “Levati quegli occhiali, Alex. Non c’è nessuna ragazza da impressionare ed è buio pesto”.
Il ragazzo si mise a ridere e abbracciò l’amico, sentenziando “Stavo per chiederti come stavi ma, se hai la forza di prendermi in giro, significa che stai bene”.
Brian si lasciò sfuggire una risata e, mentre si scioglieva dall’abbraccio dell’amico, lo rassicurò “Sto bene, tranquillo. Ma pare proprio che non ci sia modo di evitare l’operazione”.
AJ gli diede una pacca sulla spalla, dichiarando “Oh, beh. Hai già riso in faccia alla morte una volta, vorrà dire che dovrà rassegnarsi a vedere il tuo piattissimo culo di nuovo”, poi si voltò verso Eve, le fece un sorriso a trentasei denti e le andò incontro a braccia aperte, salutandola con un “Ciao bellezza”, mentre Brian commentava “Senti chi parla di culo piatto”.
Eve si lasciò stringere dal ragazzo, felice. Aveva sempre avuto un debole per AJ perché, dietro quell’aria da bad boy che tanto si sforzava di mantenere in pubblico, nascondeva un animo dolcissimo ed era probabilmente uno dei ragazzi più buoni e sensibili che avesse mai conosciuto.
Non appena sciolto l’abbraccio, il ragazzo fece per allontanarsi, ma Eve notò qualcosa sul suo braccio sinistro e lo trattenne, per guardare meglio il nuovo tatuaggio che l’amico si era da poco fatto.
“Ti piace?” le chiese lui, orgoglioso.
Eve annuì, con gli occhi che le luccicavano. “Un sacco” rispose, guardandolo estasiata, per poi dichiarare “Voglio farmene uno anch’io, prima o poi”.
“Se torni a casa con un tatuaggio, a tuo padre prende un infarto” si intromise Brian, che aveva sentito quello che aveva detto l’amica, mentre le passava accanto trasportando un paio di borsoni.
Eve alzò le spalle e osservò, lanciandogli uno sguardo di sfida “Tra qualche mese sarò maggiorenne e non potranno più impedirmelo”.
Brian lasciò cadere i borsoni sui gradini di fronte all’ingresso, poi tornò indietro e, guardandola con aria divertita, commentò “Io non ho nulla in contrario, sis. Mi piacciono i tatuaggi. Promettimi solo che, quando deciderai di farlo, lascerai che ti accompagni. Sappiamo tutti il rapporto difficile che hai con gli aghi e preferisco essere presente, in caso di svenimenti”.
Eve gli fece la linguaccia, mentre lui ed AJ scoppiavano a ridere, poi furono raggiunti da Kevin e Kristin e si affrettarono a entrare in casa, per mettersi finalmente a tavola.

~*~

Mezzanotte era passata da una decina di minuti, portandosi via il 1997 e lasciando il posto a un nuovo anno, che Nick sperava si rivelasse ancora più strabiliante di quello appena passato.
Dopo cena, avevano fatto il karaoke, giocato a Twister e a strip poker – sebbene in versione soft perché Brian aveva iniziato a dare di matto all’idea che Eve si spogliasse davanti agli altri – dopodiché c’era stato il tradizionale conto alla rovescia e adesso stavano tutti brindando e augurandosi buon anno, mentre cantavano Happy New Year degli Abba.
Nick si guardò intorno, nel salotto surriscaldato, cercando con gli occhi l’unica persona a cui veramente voleva augurare buon anno nuovo, ma non riuscì a trovare Eve da nessuna parte.
Poi si accorse che la porta finestra che dava sul terrazzo era accostata e gli sembrò di scorgere la figura della ragazza, i lunghi capelli castani scompigliati dalla brezza proveniente dal mare.
Posò il bicchiere che aveva in mano sul tavolino davanti al divano e, facendo attenzione a non farsi notare, soprattutto da Brian, scivolò fuori dalla stanza, sul terrazzo, accostando delicatamente la porta dietro di sé.
Eve era scappata fuori proprio allo scoccare della mezzanotte. Aveva giusto augurato buon anno a AJ, che era accanto a lei, e poi si era dileguata, in cerca di un po’ di respiro dall’aria soffocante e dal caldo eccessivo della sala ma, soprattutto, dallo sguardo indagatore di Brian, che non l’aveva mollata un solo istante. Non sapeva esattamente come fosse successo, ma sospettava che l’amico avesse intuito che i suoi sentimenti per Nick stavano cambiando e che non considerava più il biondino del gruppo solo un amico.
Eve ci aveva pensato ininterrottamente e, sebbene avesse solo diciassette anni e sapesse ben poco dell’amore, c’era un’unica spiegazione plausibile per il groppo in gola che le si formava ogni volta che Nick la guardava, le farfalle nello stomaco che sentiva quando gli era vicina e i brividi che le correvano lungo la schiena se il ragazzo la sfiorava, anche solo accidentalmente. Senza contare la sensazione di calore che si sprigionava dentro di lei quando Nick la teneva per mano. Non era mai successo nient’altro tra loro ma, una volta, poco prima di Natale, subito dopo l’episodio della lotta sulla neve, Eve si era ritrovata a sognare che Nick la baciasse. E si era svegliata con il sorriso.
Non aveva mai baciato nessuno – un suo compagno di scuola ci aveva provato, una volta, ma lei gli aveva rifilato un ceffone – e, più ci pensava, più desiderava che fosse Nick a darle il suo primo bacio.
Era certa che per lui non sarebbe stato il primo. Era famoso ora, e aveva un sacco di ragazze molto attraenti che gli morivano dietro. In più era anche terribilmente carino, con gli occhi azzurri e i capelli biondi, anche se Eve lo preferiva con un taglio un po’ più corto di quel caschetto da femminuccia che sfoggiava ultimamente. Era ovvio che avesse già avuto le sue esperienze. Ma non le importava. Poteva anche aver baciato tutte le ragazze del mondo, ma bastava che, alla fine, preferisse lei a tutte le altre.
La ragazza sospirò e chiuse gli occhi, sognando il momento in cui lei e Nick avrebbero finalmente potuto stare insieme, e non solo come amici, ma come ragazzo e ragazza. Desiderava anche lei quello che Kristin aveva con Kevin e Leighanne con Brian, e lo desiderava con Nick.
Brian.
Era chiaro che Brian non era entusiasta dell’evoluzione del suo rapporto con Nick. Eve non capiva perché, dato che il suo amico adorava Nick, ma, durante quelle vacanze, aveva deliberatamente sabotato ogni loro tentativo di stare un po’ soli, comparendo dal nulla nei momenti meno opportuni e ronzando intorno a Eve come un cane da guardia.
Era snervante. Sapeva che lo faceva a fin di bene, perché voleva proteggerla, ma non era più una bambina e, soprattutto, non c’era alcun bisogno di proteggerla da Nick, che non avrebbe fatto male a una mosca.
“Ehi”.
Eve si voltò di scatto, sentendo una voce alle sue spalle e, così facendo, si ritrovò praticamente tra le braccia di Nick, che le si era avvicinato senza che se ne accorgesse.
“Ehi” rispose lei, accennando un sorriso.
“Cosa ci fai qui fuori?” le chiese lui, posandole le mani sulle braccia. Anche attraverso il cotone della camicetta, Eve riuscì a percepire il calore emanato dalla pelle di Nick e fu percorsa da una scarica elettrica.
“Avevo bisogno di un attimo di tregua” disse, guardando altrove.
“Da cosa?” si informò lui e poi, con sguardo preoccupato, aggiunse “Non è che AJ ti ha dato fastidio, vero?”
Eve soffocò una risata e scosse la testa. “Ma no, figurati” lo rassicurò. “Alex è sempre carino da morire, con me”. Rialzò gli occhi sul ragazzo di fronte a lei e confessò “Mi nascondo da Brian”.
“Da Brian?” ripetè Nick, confuso.
Eve annuì. “Non mi molla un secondo” si lamentò.
“Di solito ti piace averlo intorno” osservò il ragazzo.
“Di solito non è così soffocante” obiettò lei, strappandogli una risatina. Poi lo guardò, seria, e gli comunicò “Sai, credo che sia colpa tua”.
“Colpa mia?” esclamò lui, strabuzzando gli occhi.
Eve annuì.
“Cos’ho fatto?” le chiese Nick.
“Niente, ma credo che non gli piaccia più così tanto vederci insieme” spiegò la ragazza, scrollando leggermente le spalle.
Nick non replicò subito. In silenzio, fece scivolare le mani lungo le braccia di Eve, fino a stringerle le mani. Poi annunciò “Peccato, perché a me invece piace stare con te e speravo di poterlo fare più spesso, se sei d’accordo”.
Confortata dal fatto che il buio nascondesse il rossore che si era diffuso sulle sue guance, Eve prese coraggio e ammise “Anche a me piacerebbe passare più tempo con te”.
Nick le lasciò una mano e le sistemò una ciocca di capelli dietro all’orecchio.
“Davvero vorresti stare con me?” le sussurrò, senza smettere di guardarla negli occhi.
Con il cuore che batteva a mille, Eve annuì. “Sì, mi piacerebbe molto stare con te”.
La mano di Nick si posò sulla sua guancia e Eve chiuse gli occhi per un istante, cercando, allo stesso tempo, di calmarsi, di assaporare il momento e, soprattutto, di convincersi che fosse tutto vero, e che quello che aveva sognato stesse accadendo sul serio.
Poi sentì Nick dire “Allora mi sa che Rok dovrà rassegnarsi” e, un secondo dopo, le labbra del ragazzo si posarono sulle sue.
Era il suo primo bacio e Eve non sapeva cosa fare. Aveva visto milioni di film romantici, ma nessuno spiegava come comportarsi quando un ragazzo ti baciava. Doveva chiudere gli occhi o tenerli aperti? E dove doveva mettere le mani? Quelle di Nick erano ormai entrambe sulla sua faccia, ma lei non aveva idea di cosa fare con le sue. L’unica cosa di cui era certa era che, a un certo punto, avrebbe dovuto aprire la bocca, se voleva che quello fosse un bacio vero e non soltanto una cosetta da scuole elementari. Quindi lo fece, senza perdere tempo. Scostò leggermente le labbra e sentì subito la lingua di Nick cercare la sua.
Da quel momento, tutto venne naturale. Senza quasi neanche accorgersene, la sua lingua iniziò a rincorrere quella del ragazzo e gli allacciò le mani dietro al collo, passandosi i suoi capelli tra le dita. Non avrebbe saputo dire cosa l’avesse guidata ma, all’improvviso, le sembrava di sapere esattamente cosa fare.
Dal canto suo, Nick non riusciva a credere di essere finalmente riuscito a baciare Eve.
Non era una questione di coraggio, di quello ne aveva da vendere. Negli ultimi due anni la sua popolarità era aumentata a dismisura ed era passato dal ragazzino sfigato che partecipava agli spettacoli della scuola a essere, apparentemente, il più popolare nel gruppo. E la cosa aveva contribuito a rafforzare la sua autostima. Quello e le orde di ragazzine adoranti che morivano ai suoi piedi.
Anche se l’idea di essere venerato dalle ragazze di tutto il mondo lo elettrizzava, ce n’era solo una della cui opinione gli importasse veramente ed era Eve. A Eve, Nick era piaciuto già prima di diventare famoso. Non lo considerava un sex symbol ed era veramente interessata a lui come persona, non ai suoi soldi o al suo lavoro. E, soprattutto, gli aveva dimostrato che poteva contare su di lei e questo Nick non l’avrebbe mai dimenticato.
Aveva immaginato di baciarla dal primo momento che l’aveva rivista e progettava di farlo da settimane, solo che non aveva mai trovato l’occasione giusta, un po’ perché, come gli aveva fatto notare Eve, Brian doveva aver annusato qualcosa e tendeva a stargli sempre tra i piedi, ma soprattutto perché voleva che fosse speciale.
Finalmente, però, ce l’aveva fatta e non gli sembrava ancora vero.
Allontanandosi lentamente dalle sue labbra, Nick guardò la ragazza che gli stava davanti e le sorrise, sistemandole i capelli dietro alle orecchie.
“Volevo farlo da un sacco di tempo” confessò.
Eve ridacchiò e, con gli occhi celesti che brillavano anche al buio, ammise “E io speravo che lo facessi da un sacco di tempo”.
In quel momento, la loro attenzione fu richiamata da un rumore alle loro spalle e voltandosi verso la spiaggia, si accorsero che qualcuno stava facendo i fuochi d’artificio. Eve si girò a guardarli e Nick restò dietro di lei, cingendole la vita con le mani e posando il mento sulla sua spalla.
Il rumore doveva aver disturbato anche gli altri perché, poco dopo, tutto il resto del gruppo si riversò sul terrazzo, per ammirare lo spettacolo.
Brian notò subito che Nick e Eve erano in una posizione molto intima e si chiese se fosse successo qualcosa tra loro. Quando la ragazza si voltò per dire qualcosa a Nick e lui le rispose, parlandole all’orecchio, capì, dai loro sguardi, che ciò che temeva era accaduto. Non sapeva quando, ma doveva essersi distratto un attimo e i due amici erano riusciti a sfuggire al suo controllo. Ormai, Nick e Eve non erano più solo amici, bastava osservarli con un briciolo di attenzione per capirlo. Brian sapeva che non avrebbe dovuto mettersi in mezzo ma, allo stesso tempo, era certo che ciò che c’era tra loro, qualunque cosa fosse, non fosse destinato a durare. Erano ancora due ragazzini e, per quanto non dubitasse dell’affetto che provavano l’uno per l’altra, non erano pronti per una relazione seria. Nick avrebbe finito per lasciarsi ammaliare da qualche giovane e bella cantante in cerca dei suoi cinque minuti di notorietà e la sua sorellina si sarebbe ritrovata con il cuore spezzato.
Non poteva permetterlo.
Eve era testarda e non gli avrebbe mai dato retta. Era certo che fosse convinta di essere innamorata di Nick e nulla di ciò che lui avrebbe detto sarebbe riuscito a farle cambiare idea.
Nick però lo vedeva come una figura di riferimento, il suo personale supereroe infallibile a cui sognava di somigliare, un giorno. Brian sapeva di avere un grande espediente su di lui e aveva tutte le intenzioni di sfruttarlo.
Doveva parlare a Nick e doveva farlo il prima possibile.

~*~

Avevano appena fatto colazione e Nick era tornato un attimo in camera a prendere una maglia, prima di raggiungere Eve e andare a fare una passeggiata sulla spiaggia. Non vedeva l’ora di stare un po’ solo con lei, non soltanto per poterla baciare di nuovo, ma per parlare un po’.
Stava per mettere la mano sulla maniglia della porta quando questa si aprì dall’esterno e Brian fece il suo ingresso, costringendo Nick a guardarlo, sorpreso.
“Devo parlarti” annunciò il ragazzo, richiudendosi la porta alle spalle.
Nick sospirò. Temeva di sapere di cosa volesse parlare l’amico. Durante la colazione, aveva notato le occhiate torve che aveva lanciato sia a lui che a Eve ma, dato che non aveva prove che Brian sapesse ciò che era successo la sera precedente tra lui e Eve, si era convinto che fossero solo frutto della sua immaginazione, rimproverandosi per essere così paranoico.
Invece, a ben vedere, aveva ragione. In qualche modo, Brian doveva averlo scoperto e ora era sicuramente lì per fargli il tipico discorsetto da fratello maggiore.
O, almeno, questo era quello che Nick credeva.
Rassegnato, si sedette sul bordo del letto e Brian prese posto accanto a lui.
“Cosa sta succedendo tra te e Eve?” gli chiese l’amico, senza mezzi termini.
Nick abbassò lo sguardo sulle mani, che teneva posate sulle ginocchia, poi aprì la bocca per parlare, ma fu interrotto da Brian che dichiarava “Credo di saperlo, ma voglio sentirlo da te”.
“Ci siamo innamorati” confessò Nick, tornando a guardare il ragazzo seduto di fianco a lui. Aveva il cuore che gli batteva a mille e le mani sudate ma, d’altra parte, stava pur sempre parlando con Brian, colui che era diventato il suo migliore amico, nonché il fratello maggiore che non aveva mai avuto. Sapeva che gli voleva bene e avrebbe sicuramente capito. Non poteva avercela con lui per essersi innamorato della sua sorellina.
Brian gli rivolse un sorrisino scettico e scosse la testa, prima di commentare “Credi di esserti innamorato di lei”.
Sentendosi punto nel vivo, Nick si affrettò a replicare “No, Rok. Lo so. E credo di esserlo da anni, ormai”.
“Anni?” sbottò Brian, lasciandosi sfuggire una risatina. “Nick, non hai nemmeno diciotto anni, come puoi essere innamorato di Eve da anni?”
“Beh, almeno da quando siamo andati in montagna per il video di I’ll Never Break Your Heart, allora” insistette Nick, offeso.
Brian non l’aveva mai trattato da ragazzino, come invece faceva Kevin, ed era proprio per questo che era diventato il suo migliore amico. Perché diavolo doveva iniziare proprio adesso?
L’amico prese un respiro profondo e parlò di nuovo, in tono esageratamente calmo e controllato, come se stesse sforzandosi di contenere le sue reazioni. “Ascolta, lo sai che ti voglio bene e ne voglio anche a lei. Da morire. E nulla mi farebbe più felice che vedere il mio fratellino e la mia sorellina insieme. Ma non vai bene per lei, Nick. Non ancora almeno. Non sei abbastanza maturo e non sapresti prenderti cura di lei come merita”.
In un moto di orgoglio, Nick replicò “Non dovrebbe essere Eve a decidere cosa va bene per lei?”
Brian scosse la testa. “Ha diciassette anni. Non sa niente dell’amore. Probabilmente sei il primo ragazzo che si interessa a lei e sei indubbiamente carino, questo te lo concedo. Ti vuole bene, siete amici da anni. È normale che sia convinta di essersi innamorata di te”.
“Come fai a sapere che non lo è veramente, scusa?” domandò Nick, iniziando a farsi assalire dai dubbi.
“Non lo so,” ammise Brian “ma siete entrambi troppo giovani per fare sul serio. E, perdonami, nulla contro di te, ma non voglio rischiare che tu la illuda di essere il suo principe azzurro per poi incontrare qualche modella strafiga tra un paio di mesi e lasciarla per telefono, spezzandole il cuore. Perché poi toccherebbe a me tentare di rimettere insieme i pezzi. E, soprattutto, poi dovrei fare a pezzi te. Ho giurato che avrei protetto Eve da qualsiasi sofferenza fosse stato in mio potere evitarle e questo comprende anche te, Nick. Mi dispiace, ma se dovessi farla soffrire, non te lo perdonerei mai e ne andrebbe sicuramente di mezzo il gruppo”.
Sconvolto, Nick si ritrovò ad aprire la bocca per prendere aria, ma sembrava che l’ossigeno non fosse in grado di raggiungere i suoi polmoni.
Le parole di Brian suonavano come un ultimatum e, in effetti, lo erano. Nick non aveva mai visto l’amico così determinato. Lo guardò negli occhi e notò che erano passati dal solito azzurro chiaro brillante a una sorta di grigio ghiaccio e si spaventò.
Quindi le cose stavano così. Era costretto a scegliere tra Eve e i Backstreet Boys, che erano non solo il suo lavoro, ma anche il suo sogno, oltre che il sogno di altre quattro persone.
Per quanto sentisse di amare davvero Eve, non poteva prevedere il futuro e non sapeva se sarebbero restati insieme per sempre. Forse, tra una decina di anni, si sarebbero sposati e avrebbero avuto dei bambini oppure, magari tra un paio di anni si sarebbero stufati l’uno dell’altra e avrebbero messo fine alla loro storia di comune accordo. Erano giovani, tutto poteva succedere. Ma, se l’ipotesi di mettere fine alla relazione con Eve significava dover litigare con Brian, con il risultato di compromettere il destino del gruppo, Nick non se la sentiva di correre quel rischio. Non perché non fosse sicuro dei suoi sentimenti per Eve, ma piuttosto perché voleva troppo bene a Howie, Aj e Kevin per essere la potenziale causa della fine del loro sogno più grande.
Brian lo faceva passare per un egoista immaturo, ma non era affatto così. Nick aveva a cuore la felicità dei suoi amici. Ma aveva a cuore anche la felicità di Eve e sapeva che quella situazione le si sarebbe rivoltata contro, con buona pace di tutte le belle intenzioni di Brian di proteggerla.
In preda al panico, si sentì domandare all’amico “Cosa dovrei fare, quindi?”
Brian gli mise una mano sulla spalla e rispose “Chiudi subito qualsiasi cosa ci sia tra di voi”.
“Ma io la amo” protestò debolmente Nick, sentendo le lacrime pizzicargli gli occhi.
“Non dev’essere per sempre, Nick” lo rassicurò Brian. “Se, tra qualche anno, quando sarete un po’ più maturi, proverete ancora le stesse cose, allora potrete stare insieme. Adesso finireste soltanto col farvi del male a vicenda, credimi”.
“Non vuoi farla soffrire, ma come credi che si sentirà quando le dirò che non voglio stare con lei?” obiettò Nick, sinceramente preoccupato per la reazione di Eve.
“Le farà male, lo so” ammise Brian “ma è giovane, ha tutta la vita davanti e la supererà. Meglio strappare il cerotto subito che tra mesi, se non addirittura anni. Quello sì che sarebbe tremendo”.
Nick non disse nulla, si limitò ad abbassare nuovamente lo sguardo sulle mani, strizzando gli occhi per ricacciare indietro le lacrime. Sentì la mano di Brian stringergli leggermente la spalla, poi il ragazzo si alzò e uscì dalla stanza, lasciando Nick a pensare a come fosse ironico che quello che era iniziato come il giorno più bello della sua vita si fosse improvvisamente trasformato in quello più brutto nel giro di un paio di ore.

~*~

Eve e Nick stavano camminando sulla spiaggia, mano nella mano ma, invece di sentirsi la ragazza più felice e fortunata sulla faccia della terra, Eve era inquieta.
Mentre durante la colazione Nick si era comportato in modo assolutamente normale, da quando era tornato dalla sua stanza aveva cambiato radicalmente umore. Le sembrava assente, spento, pensieroso e quasi preoccupato. E stava facendo preoccupare anche lei.
Da quando erano usciti per la passeggiata, le aveva a stento rivolto la parola e, soprattutto, nonostante fossero ormai sufficientemente lontani da casa per essere certi che nessuno li avrebbe visti, non aveva ancora dato cenno di volerla baciare.
Ripetendosi che, forse, era soltanto stanco, Eve decise di prendere in mano la situazione. Smise di camminare di colpo, costringendo anche Nick a fermarsi e, quando gli occhi del ragazzo furono su di lei, gli rivolse un timido sorriso e gli chiese “Quanto hai intenzione di farmi aspettare prima di darmi un bacio?”
Suo malgrado, Nick si ritrovò a sorridere, dimenticandosi per un istante della conversazione con Brian e di ciò che avrebbe dovuto fare. Farfugliando uno “Scusa” si chinò leggermente, fino a posare le labbra su quelle della ragazza, e immediatamente gli sembrò che tutto attorno a loro fosse scomparso. Non sentiva più il rumore del mare, né lo stridio dei gabbiani e nemmeno la brezza fresca che gli sferzava le guance. Tutto quello a cui riusciva a pensare erano le labbra di Eve che cercavano le sue, le loro lingue che si rincorrevano e le mani di lei strette attorno alla sua vita. Subito dopo, pensò a quanto tutto ciò gli sembrava giusto e si domandò perché diavolo dovesse rinunciarci. Che Brian andasse al diavolo!
All’improvviso, però, si ricordò le parole del ragazzo: se dovessi farla soffrire, non te lo perdonerei mai e ne andrebbe sicuramente di mezzo il gruppo.
Non poteva correre quel rischio. Non voleva essere la causa della fine dei Backstreet Boys.
Facendo appello a tutte le sue forze, si allontanò da Eve e fece un passo indietro, mettendo un minimo di distanza tra loro.
Lei si accorse subito che c’era qualcosa che non andava e gli chiese “Cosa c’è?”
“Nulla” mentì Nick, mentre ancora si sforzava di trovare le parole giuste per esprimere quello che doveva – ma non voleva – dirle.
Eve scosse la testa. “Non è vero,” obiettò “sei strano”. Poi, dopo averlo guardato negli occhi per un istante, senza però riuscire a incrociare il suo sguardo, che teneva fisso sulla sabbia sotto ai suoi piedi, aggiunse “Ho fatto qualcosa che non va?”
Nick scosse la testa e si costrinse ad alzare gli occhi su di lei. “No,” la rassicurò “non sei tu. Sono io”.
La ragazza gli afferrò una mano e Nick si ritrovò a trasalire. Eve era terribilmente dolce, lo era sempre stata, senza nemmeno accorgersene, e rendeva tutto mille volte più difficile.
“Nick, parlami” lo spronò. “Dimmi cosa c’è. Lo sai che con me puoi confidarti”.
Prendendo un respiro profondo, Nick si costrinse a vuotare il sacco. “Il fatto è che mi piaci Eve, molto. E ti voglio bene. Probabilmente sono anche innamorato di te. Ma non ho neanche diciotto anni e finalmente stiamo diventando famosi. Non mi sento pronto per una relazione seria. Forse tra qualche anno, quando sarò più maturo”.
Il ragazzo sentì la mano di Eve abbandonare la sua e dovette fare appello a tutta la sua forza di volontà per costringersi a non trattenerla.
“E cosa dovrei fare io, nel frattempo? Aspettarti?” gli domandò lei, risentita.
“Non posso chiederti una cosa del genere” balbettò Nick.
“No, esatto. Non puoi” sbottò Eve. “Specialmente se, come credo, la tua idea di non impegnarti serve a sentirti libero di passarti tutte le ragazze che ti capitano a tiro”.
Colpito nell’orgoglio, Nick tentò di obiettare “Cosa ti fa pensare che lo farei?”
Eve si lasciò sfuggire una risatina e, in un tono sarcastico che non aveva mai usato con lui, sentenziò “Sei un ragazzo, Nick, e sei anche dannatamente carino. Hai milioni di ragazze pronte a buttarsi ai tuoi piedi – e nelle tue mutande – a un tuo minimo cenno. Non riusciresti mai a restarmi fedele, non raccontiamoci frottole”.
Non riuscendo a trovare nulla di intelligente da ribattere – nulla, almeno, che non lo facesse sembrare un perfetto idiota o mandasse all’aria quello che stava tentando disperatamente di fare – Nick non disse nulla, limitandosi a fissare Eve, che aveva gli occhi lucidi per le lacrime che stava sforzandosi di trattenere.
Dopo un attimo di silenzio, capendo che non avrebbe ottenuto risposta, Eve sentenziò “Chiudiamola qui, se mai è iniziata. Grazie per essere stato onesto con me e anche per avermi dato il mio primo bacio”.
A quelle parole, Nick spalancò gli occhi, sentendosi un verme.
“Era il tuo primo bacio?” le chiese, incredulo, e Eve annuì.
“Sì,” confermò “e volevo tanto che fossi tu a darmelo, quindi grazie. Ti auguro tutto il meglio che la vita ti possa dare”.
“Aspetta,” farfugliò Nick “cosa vuol dire? Non ci sentiremo più?”
Eve gli rivolse un sorriso beffardo, ma Nick riuscì a scorgere una profonda tristezza oscurare i suoi occhi celesti.
“Al momento, non voglio né vederti né sentirti” dichiarò.
“Ma...siamo amici” tentò di farla ragionare lui.
Lei però scosse la testa. “Fa troppo male, mi dispiace. Magari, quando mi passerà ci ripenserò e mi farò viva. Per adesso, ti prego di non cercarmi”.
“Nemmeno per sapere come stai?” insistette Nick, sentendosi pervadere dal panico all’idea di perderla anche come amica.
“Lavori con il mio migliore amico. Se vuoi sapere come sto, chiedi a lui” ironizzò Eve, tagliente. Poi, rivolgendogli un’ultima occhiata gelida, lo salutò, dicendo “Addio, Nick, buona vita” prima di voltarsi e mettersi a correre verso casa.
Mentre annaspava nella sabbia, diretta verso la sicurezza della sua stanza, con la vista annebbiata dalle lacrime, che era riuscita a trattenere fino a quando aveva dovuto fronteggiare Nick, ma che poi avevano cominciato a scendere non appena gli aveva voltato le spalle, Eve si ritrovò a pensare a come le cose fossero cambiate nel giro di poche ore e quello che pensava sarebbe stato il giorno più bello della sua vita, nonché l’inizio della sua prima, meravigliosa, storia d’amore, con il ragazzo che aveva sempre sognato, si fosse trasformato in uno dei momenti peggiori della sua vita e, soprattutto, nella fine di quella che era sicuramente una delle amicizie più profonde e sincere che avesse mai avuto. Sì, perché quello che faceva più male era che, oltre a non avere nemmeno avuto la possibilità di vivere la storia d’amore dei suoi sogni, Eve aveva perso soprattutto un amico ed era la cosa che le sarebbe mancata di più.

~*~

Brian era seduto sul divano del soggiorno insieme a Leighanne quando sentì la porta d’ingresso chiudersi con un colpo e vide Eve entrare in casa come una furia, correndo verso la sua camera. Intuendo che Nick doveva averle parlato, si alzò dal divano per raggiungere l’amica.
“Dove vai?” gli chiese la sua fidanzata.
“Credo che Eve abbia bisogno di me” rispose lui, criptico, prima di darle un bacio veloce sulla guancia e allontanarsi, diretto in camera dell’amica.
Leighanne restò a fissare il punto in cui Brian era sparito per un po’, domandandosi come diavolo potesse sapere che Eve aveva bisogno di lui avendola appena vista entrare in casa e senza sapere cosa fosse successo. A meno che, invece, Brian non lo sapesse perfettamente.
Sempre più convinta di avere ragione e che il suo fidanzato c’entrasse qualcosa con quello che era successo a Eve, Leighanne si accorse a mala pena che qualcuno si era seduto sulla poltrona di fronte a lei, finché AJ non richiamò la sua attenzione, domandando “Ho visto Eve chiudersi in camera piangendo. Si può sapere cosa diavolo è successo?”
La ragazza scosse la testa, perplessa. “Non ne ho la minima idea,” confessò “ma qualcosa mi dice che c’entra Brian, in tutta questa storia”.
“Brian?” ripeté AJ, perplesso. “Ma non era andata a fare una passeggiata con Nick?”
“Sì, ma Brian sa qualcosa, me lo sento” insistette Leighanne, seria. Poi si alzò dal divano e si scusò con l’amico “Perdonami Alex, ma devo scambiare due parole con il mio ragazzo”.

~*~

Quando uscì dalla stanza di Eve, dopo essere riuscito a calmare leggermente l’amica, che adesso stava riposando, stremata dalla corsa e dal pianto, Brian trovò la sua ragazza ad attenderlo nel corridoio.
“Oh, bene” esordì, vedendola. “Volevo giusto parlare con te. Bisogna riportare a casa Eve”.
Leighanne strabuzzò gli occhi e domandò “Non dovevamo partire domani?”
Brian scosse la testa. “Ha avuto una brutta discussione con Nick” spiegò “e non vuole più restare qui”.
“E tu non c’entri niente con questa discussione, vero?” gli chiese Leighanne, guardandolo sospettosa.
Brian fissò la ragazza negli occhi e capì che non sarebbe servito a nulla mentirle. Leighanne lo conosceva troppo bene e aveva questo potere di riuscire a leggergli dentro. Sebbene fosse stata una delle cose che l’avevano fatto innamorare di lei, Brian si ritrovò a pensare che fosse frustrante. Non che volesse tenerle nascosto qualcosa, aveva agito a fin di bene e non si vergognava di quello che aveva fatto, ma non era certo che Leighanne avrebbe capito. Per carattere, la ragazza preferiva tenersi fuori dalle faccende che non la riguardavano direttamente, inoltre aveva un debole sia per Eve che per Nick e sognava segretamente di vederli insieme, quindi Brian sapeva che ne sarebbe seguita una discussione.
Sospirando, la prese per mano e la trascinò nella camera che dividevano, richiudendosi la porta alle spalle. La fece sedere sul letto e si accomodò accanto a lei. Poi la guardò nuovamente e iniziò a spiegare, sperando che Leighanne comprendesse il suo punto di vista.
Ovviamente, non fu così fortunato. Non appena Brian finì di parlare infatti, la ragazza gli rivolse uno sguardo scioccato e sbottò “Non riesco a credere che tu abbia fatto una cosa simile”.
“L’ho fatto per il suo bene, amore” tentò di giustificarsi Brian.
“Non ne avevi il diritto” replicò lei, delusa. “E, soprattutto, mettere di mezzo il gruppo è stata una mossa sleale” gli fece notare.
“Ho dovuto farlo” insistette lui.
“Certo che hai dovuto,” osservò Leighanne “perché sapevi benissimo che era l’unico modo per far fare a Nick quello che volevi. Siete tutti convinti che sia un ragazzino immaturo ed egocentrico, ma in realtà Nick è più sensibile di quello che immaginate e vi vuole troppo bene per mettere a rischio il vostro futuro. E tu, che sei il suo migliore amico, lo sai benissimo e l’hai usato contro di lui” lo rimproverò.
Brian distolse lo sguardo, colpevole. Leighanne aveva ragione, aveva fatto leva sul senso di responsabilità di Nick per fargli fare quello che voleva. Ma non l’avrebbe mai ammesso.
“Non contro di lui, ma per proteggere Eve” obiettò.
“Non eri tenuto a farlo” gli fece notare lei. “Non te l’ha chiesto, Brian”.
“È la mia sorellina, Leighanne. Non voglio che soffra” tentò di spiegarle Brian.
“Per non farla soffrire, le stai impedendo di vivere la sua vita” sentenziò lei, seria. Poi aggiunse “E se Nick fosse la sua anima gemella e tu li avessi divisi? Se non riuscissero a essere felici con nessun altro e passassero la vita intera insoddisfatti? Sarebbe colpa tua”.
Brian guardò la fidanzata con una punta di preoccupazione. Non aveva considerato la cosa sotto questo punto di vista.
“Non ti sembra di esagerare, adesso?” le chiese. “Sono due ragazzini. Cresceranno, matureranno, incontreranno e si innamoreranno di altre persone e, prima o poi, troveranno la loro anima gemella. Chissà, magari tra qualche anno torneranno addirittura a essere amici come un tempo”.
Leighanne non rispose subito, si limitò a fissare Brian con le labbra serrate e un’espressione di rimprovero. Poi si alzò lentamente dal letto e si avvicinò alla porta. Abbassò la maniglia e, prima di uscire, si voltò a guardare Brian e gli disse “Spero che tu abbia ragione, Brian, lo spero davvero. Perché, se non fosse così, avrai condannato i tuoi due migliori amici a essere infelici e potrai incolpare solo te stesso”.

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Capitolo 8
*** Sorry seems to be the hardest word ***


CHAPTER 8 – Sorry seems to be the hardest word

1998/2005 – USA

Negli anni tra il 1998 e il 2000 i ragazzi furono letteralmente risucchiati in un vortice.
L’8 maggio 1998, Brian fu sottoposto alla famosa operazione per sistemare il soffio al cuore di cui soffriva fin dalla nascita. L’operazione era assolutamente necessaria, ma altrettanto rischiosa, trattandosi di un intervento a cuore aperto, e tutti i ragazzi, Eve compresa, erano terrorizzati che qualcosa potesse andare storto.
Fortunatamente non fu così, l’intervento andò per il meglio e, dopo un periodo di riabilitazione in ospedale, Brian tornò a Lexington con Leighanne per proseguire la convalescenza post-operatoria a casa.
Eve, preoccupata per la salute del suo amico e terrorizzata all’idea di perderlo, fu così sollevata di sapere che tutto era andato come avrebbe dovuto e che, sebbene debole e provato, Brian stava bene, che non appena il ragazzo tornò a casa, si trasferì praticamente dai Littrell, non mollandolo un istante, e dando una grande mano a Leighanne e a Jackie nella gestione del malato.
Mentre si riprendeva dall’intervento, Brian iniziò a scrivere dei brani per il nuovo album, tra cui uno dedicato a sua madre, per ringraziarla di tutto quello che aveva fatto e che continuava a fare per lui. Eve gli diede una mano e quello che ne uscì piacque talmente tanto ai ragazzi che entrò di diritto nella track list del nuovo album dei Backstreet Boys, Millennium.
In tutti quei mesi, Eve e Nick interruppero ogni contatto. Lei era ancora troppo ferita per riuscire a perdonarlo e aveva riversato tutte le sue energie nella scuola – era l’ultimo anno di liceo, dopodiché si sarebbe iscritta alla University of Kentucky per studiare lingue straniere – e su Brian, anche se il ragazzo era ritornato operativo dopo neanche due mesi dall’intervento e aveva ripreso il tour, che il gruppo aveva dovuto interrompere per permettere a Brian di occuparsi della sua salute.
Nick, d’altra parte, si vergognava ancora troppo per come aveva trattato l’amica per riuscire anche solo a pensare di fare qualcosa per riallacciare i rapporti, senza contare che temeva che lei lo odiasse e non avrebbe retto un suo rifiuto, sebbene ci tenesse moltissimo a riconquistarla, anche solo come amica.
A un certo punto, si presentò l’occasione perfetta per provarci.
Per la canzone del nuovo album dedicata a sua madre, The Perfect Fan, Brian aveva voluto che il coro di accompagnamento fosse cantato dai bambini che frequentavano la classe di musica della sua vecchia scuola. Poiché non era possibile far arrivare i ragazzini fino a Orlando o New York, dove si trovavano i due studi di registrazione che erano stati usati per l’album, era stato tutto organizzato affinché i Backstreet Boys andassero a Lexington, dove la produzione aveva trovato uno studio con le attrezzature adeguate e abbastanza capiente da contenere tutti i componenti del coro.
Non appena l’aveva saputo, Nick aveva iniziato a fantasticare sul momento in cui avrebbe finalmente rivisto Eve, perché era certo che la ragazza non si sarebbe persa la registrazione della canzone che aveva aiutato Brian a scrivere per nulla al mondo.
Nonostante avesse una paura folle di essere respinto, Nick non stava più nella pelle all’idea di rivederla e di poterle finalmente chiedere scusa per il suo comportamento. Sperava che Eve lo perdonasse e che loro due potessero almeno tornare a essere amici, perché gli mancava da morire. Al di là del sentimento che aveva provato per lei, e che forse provava ancora, a Nick mancava soprattutto la sua migliore amica, quella a cui poteva raccontare tutto senza paura di essere giudicato o deriso e che sapeva sempre trovare le parole giuste per ogni situazione. Eve lo capiva e sapeva come prenderlo e Nick si era reso conto che, forse, era l’unica in grado di farlo.
Purtroppo, la sfortuna gli mise i bastoni tra le ruote e Nick si ammalò proprio nel periodo in cui era prevista la registrazione. Dato che lo studio era già stato pagato e i ragazzini allertati, non era più possibile cambiare la data, quindi dovette rassegnarsi a restare a casa, mentre gli altri andavano a Lexington a ultimare la registrazione, a cui sarebbe successivamente stata aggiunta la sua voce, incisa separatamente.
Anche quell’occasione per parlare con Eve andò dunque in fumo, e Nick dovette attendere ancora per poter sistemare le cose. Certo, avrebbe potuto chiamarla, ma non voleva affrontare quella discussione al telefono, specialmente quando gli occhi di Eve erano in grado di rivelargli così tante cose, anche se lei non le diceva.
Avrebbe aspettato fiducioso e il momento giusto sarebbe arrivato presto. O almeno questo era ciò che Nick sperava.
Contro ogni più rosea aspettativa, il loro nuovo album, Millennium, divenne un successo planetario, scalando qualsiasi classifica immaginabile e facendoli entrare di diritto nella rosa degli artisti più famosi e più pagati al mondo.
Ma, come diceva Spiderman, da grandi poteri derivano grandi responsabilità e la fama comportò anche intraprendere un nuovo tour mondiale, il più lungo e grandioso che i ragazzi avessero mai organizzato.
Durante il tour, iniziarono a prendere in considerazione proposte di brani per il successivo album, che sarebbe uscito l’anno seguente, e fecero anche un viaggio alle Bahamas per cimentarsi nella scrittura di alcune canzoni di loro pugno.
Un giorno, alla fine del soundcheck di una delle date del Millennium Tour, Howie si avvicinò a Brian con un foglietto in mano. Il ragazzo lo fissò con aria curiosa e l’amico gli porse il foglietto, dicendo “Ti è caduto dal portafoglio, prima”.
Prendendolo, Brian si rese conto che si trattava della poesia che Eve gli aveva scritto quando era partito da Lexington, dopo la telefonata di Kevin, per andare a Orlando a conoscere gli altri membri del gruppo, prima ancora anche solo di immaginare ciò che gli sarebbe successo negli anni a venire, e inconsciamente sorrise, ripensando a quando lui e Eve si erano salutati all’aeroporto.
“Non sapevo cos’era e l’ho letto per capire, Rok” gli confessò Howie, strappandolo ai ricordi e riportandolo alla realtà. “Sono delle parole molto belle” osservò.
Brian sorrise. “Me le ha scritte Eve prima che partissi per unirmi al gruppo” spiegò. “Ricordo che mi ha detto che avrei potuto usarle per una canzone”.
“Posso svelarti una cosa?” gli chiese Howie, con un mezzo sorriso, e Brian annuì.
“Non appena le ho lette, mi è venuta in mente una melodia. Sarebbero parole perfette per una canzone”.
“Dici sul serio?” domandò Brian, incredulo, e questa volta fu l’amico ad annuire.
“Dici che a Eve seccherebbe se le usassimo veramente?” gli chiese.
Brian si strinse nelle spalle. “Non credo,” rispose “ma puoi sempre provare a chiederglielo”.
Così, quello stesso pomeriggio, Howie chiamò Eve, che era appena uscita da una lezione di italiano all’università e si stupì di vedere il nome del ragazzo lampeggiare sul display del cellulare.
Lei e Howie andavano d’accordo, lui era un ragazzo dolcissimo e premuroso e la copriva sempre di complimenti ogni volta che si vedevano. Inoltre, aveva un senso dell’umorismo tutto particolare e, ogni tanto, se ne usciva con un commento apparentemente banale, ma che la faceva scoppiare a ridere come le succedeva con poche altre persone. Erano amici, per quanto si potesse essere amici di qualcuno che si vedeva quattro o cinque volte l’anno, ma Howie non le aveva mai telefonato prima, come invece faceva AJ di tanto in tanto. Quando accettò la chiamata, quindi, Eve era in preda al panico, convinta che fosse successo qualcosa a Brian e avessero chiesto a Howie di dirglielo, perché era il più calmo e razionale del gruppo.
Non diede al povero ragazzo nemmeno il tempo di salutarla e chiese subito “Brian sta bene?”
Tramortito dall’accoglienza ricevuta, Howie balbettò “S-sì. Per quanto ne so sta bene”.
“Per quanto ne sai?” insistette Eve, preoccupata.
“Fino a dieci minuti fa, quando siamo rientrati in albergo, stava benone” rispose il ragazzo. “Ma andava a farsi una doccia dopo il soundcheck e potrebbe anche scivolare, sbattere la testa e…”
“Howie!” lo rimproverò Eve, facendolo scoppiare a ridere. “Non è divertente”.
“Mi permetto di dissentire” obiettò lui, cercando di calmarsi. “E, comunque, mi fa sempre piacere sapere che sei felice di sentirmi, Eve” scherzò.
Rendendosi conto di avere esagerato, Eve tentò di rimediare. “Hai ragione, scusa. È che non mi chiami mai e, quando ho visto il numero, ho pensato che fosse successo qualcosa a Brian e avessero chiesto a te di dirmelo” spiegò. “Abbi pazienza, ma sono ancora scioccata dalla volta in cui è stato male alle prove e, quando l’anno portato all’ospedale, è venuto fuori che doveva operarsi al cuore”.
“Stai tranquilla,” la rassicurò il ragazzo, commosso dall’affetto che Eve dimostrava per il suo amico “Brian sta bene. Ti chiamo per un’altra questione” annunciò.
“Dimmi pure” lo spronò lei e Howie le raccontò di come aveva trovato il foglietto che aveva dato a Brian e di come volesse farne una canzone che parlava di due amici che si innamoravano.
“So che non era quello il significato delle parole che hai scritto a Brian,” si giustificò “ma mi è venuta in mente questa storia e credo che ci starebbe bene”.
Anche se il ragazzo non poteva vederla, Eve sorrise. “Ma certo, usale pure” acconsentì. “Le ho regalate a Brian, sono sue ormai”.
“Era una questione piuttosto delicata e comunque le hai scritte tu quindi, tecnicamente, saresti una co-autrice. Ho preferito chiedertelo” le disse l’amico.
“Sei sempre troppo carino” commentò Eve.
“Smettila” ribatté lui, imbarazzato.
“Ma è vero” insistette lei, sincera.
“Devo dire a Rok che stai flirtando con me?” la prese in giro Howie.
Eve scoppiò a ridere e scherzò “Non tentarmi”, facendo ridere anche l’amico.
“Ti inserisco tra gli autori, così ci guadagni qualcosina” le propose lui, tornando al motivo principale della chiamata e passando al lato pratico della questione.
Eve si sentì prendere dal panico. “Preferisco di no, Howie”.
“Perché?” chiese lui, stupito. “Due soldi non fanno mai male”.
“Non è quello” farfugliò lei.
“È per Nick, vero?” domandò il ragazzo, dimostrando, ancora una volta, una sensibilità particolare. Eve non aveva mai parlato di Nick a Howie. In realtà, non aveva mai parlato di Nick a nessuno, a parte Brian e Leighanne e, comunque, dopo il giorno della discussione sulla spiaggia, non ne aveva più fatto parola. Faceva ancora male e meno ne parlava, meno ci pensava, e meno soffriva.
“Sì,” confermò “non mi va che lo sappia”.
Senza farle ulteriori domande, Howie disse soltanto “Capisco”. Poi, dopo averci pensato un attimo, aggiunse “Facciamo così, allora: non faccio comparire il tuo nome sull’album, ma ti inserisco tra i co-autori nel contratto, così almeno ricevi i proventi. Nick non lo saprà mai”.
Commossa da tante attenzioni, Eve acconsentì “Okay, grazie”.
“Ma ti pare,” minimizzò lui “grazie a te”. Poi la salutò, promettendole “Ti mando la canzone in anteprima da sentire quando sarà finita. E ci vediamo tra un paio di mesi per il matrimonio di Kevin”.
“Non vedo l’ora” rispose Eve, sorridendo, felice.

~*~

Il 17 giugno del 2000, Kevin e Kristin si sposarono al Cathedral Domain Camp and Conference Center, dove Kevin era cresciuto.
Eve sapeva che non avrebbe potuto evitare di vedere Nick in quell’occasione, ma la fortuna – o la sfortuna, a seconda dei punti di vista – ci mise di nuovo lo zampino, facendo sì che l’aereo di Nick subisse un ritardo notevole e che il ragazzo quasi perdesse il matrimonio dell’amico. In questo modo, quando Nick arrivò, Eve fece appena in tempo a dirgli ciao, per poi dileguarsi insieme ad alcuni cugini di Brian, facendo di tutto per non ritrovarsi mai sola con lui nel corso di tutta la serata. Era da vigliacchi, lo sapeva, ma non si sentiva ancora pronta ad affrontare Nick. Il ricordo della loro discussione sulla spiaggia era ancora vivido e faceva troppo male per riuscire a considerare la situazione in maniera oggettiva.
Sapeva che ci sarebbe riuscita, prima o poi. Nick era il migliore amico di Brian e doveva farlo, doveva almeno tornare a parlargli, ma ancora non ce la faceva. Aveva bisogno di altro tempo.
A settembre dello stesso anno, anche Brian e Leighanne si sposarono, questa a volta ad Atlanta, e Eve era stata scelta come damigella d’onore dalla sposa.
Questa volta, fu proprio il suo ruolo a consentire a Eve di evitare Nick per quasi tutta la sera, escluse due parole che erano stati costretti a scambiarsi durante i saluti.
Mentre Eve era sollevata di essere riuscita a risparmiarsi il confronto con Nick per l’ennesima volta, lui invece era frustrato dalla situazione e passò tutta la sera a fissare Eve con sguardo torvo, senza godersi la festa e rispondendo in malo modo a tutti i suoi amici, fino a che Howie – Howie! - perse la pazienza e lo rimproverò “Adesso basta, Nick. Smettila di fare il bambino capriccioso a vai a parlarle, se non vuoi che ti prenda per un orecchio e ti ci porti io di peso”.
Sconvolto dalla reazione inaspettata dell’amico, Nick scosse la testa, spaventato, e confessò “Vorrei farlo, non hai idea quanto. Ma non credo che sia il momento giusto”.
“Perché no?” gli chiese lui.
Nick sospirò e ammise “Perché ho paura che mi odi ancora e, se vado a parlarle e lei non vuole, ne verrà fuori una discussione. Non voglio rovinare il matrimonio di Brian e Leighanne”.
Howie sorrise, colpito dalla sensibilità dell’amico, poi gli mise una mano sul braccio e osservò “Non credo che ti odi, sai? È solo ferita e, probabilmente, anche un po’ arrabbiata. Ma le passerà, vedrai. Presto capirà che eri solo un ragazzino confuso e spaventato da un sentimento forse più grande di te e ti perdonerà. Abbi fede”.
Nick annuì e rivolse all’amico un debole sorriso, sperando fortemente che avesse ragione e che, prima o poi, Eve riuscisse davvero a perdonarlo.

~*~

Il 2001 fu un anno difficile. Dopo l’uscita del nuovo album, Black & Blue, che vide finalmente nella track list la canzone che Howie aveva scritto usando le parole di Eve, e che aveva intitolato How Did I Fall in Love with You, i ragazzi partirono per l’ennesimo tour mondiale.
A luglio però, furono costretti a fermarsi per un mese, quando AJ fu ricoverato in una clinica di riabilitazione per disintossicarsi da alcool e droga e curarsi dalla depressione.
Eve sapeva, perché Brian gliel’aveva confessato, che i ragazzi erano preoccupati per l’amico già da un po’ ma, ogni volta che avevano tentato di affrontare l’argomento, lui aveva sempre sviato il discorso o minimizzato il problema. Poi le cose erano precipitate di colpo, quando AJ non si era presentato a un’esibizione che i ragazzi avevano accettato di fare per beneficienza, durante un giorno di pausa dal tour, perché era troppo fatto e ubriaco per disturbarsi ad alzarsi dal letto. Kevin era andato su tutte le furie, aveva perso il suo proverbiale aplomb ed era tornato in hotel con tutte le intenzioni di far ragionare l’amico a suon di ceffoni. Fortunatamente non ci era riuscito, perché AJ si era barricato in camera, ma erano volate parole grosse, AJ aveva addirittura minacciato di mollare tutto, ma alla fine era scoppiato a piangere e aveva promesso a Kevin che si sarebbe fatto aiutare, per tornare pulito il prima possibile.
Era quindi partito per l’Arizona, dove aveva passato un mese in riabilitazione.
Poco prima che fosse dimesso, Eve andò a trovarlo, facendogli una sorpresa.
Mentre stavano chiacchierando nel giardino della struttura, il ragazzo le chiese se avesse sentito Nick e Eve scosse la testa, distogliendo lo sguardo dagli occhi indagatori dell’amico.
“Ascolta, non so cosa sia successo tra voi, e non sono nemmeno affari miei, ma qualsiasi cosa quell’idiota di Carter ti abbia detto, credimi che non la pensava” le disse, mettendole una mano sulla spalla.
Soffocando una risata, Eve decise di confidarsi e gli domandò “Quindi mi stai dicendo che non ha rinunciato a stare con me per potersi portare a letto tutte le ragazze che gli capitano a tiro senza sentirsi in colpa?”
AJ spalancò gli occhi, scioccato, e farfugliò “Davvero ti ha detto questo?”
Eve alzò le spalle. “Non ha usato queste esatte parole,” ammise “ma il succo era quello”.
Il ragazzo si passò una mano sugli occhi e commentò “Cristo, che idiota”.
Eve si mise a ridere alla reazione spontanea dell’amico, ma AJ continuò “No, sul serio. Ho sempre sospettato che lo fosse, ma volevo lasciargli il beneficio del dubbio, sai. Adesso però, dopo quello che mi hai detto, ne ho la conferma. Idiota al 100% e anche della specie peggiore”.
“Perché, esistono diverse specie di idioti?” gli chiese Eve, incuriosita.
AJ annuì, serio, e confermò “Certo che sì”. Poi le domandò “Ti ha chiesto scusa?”
Eve scosse la testa.
“Come sospettavo,” sentenziò lui “idiota della specie peggiore”.
Non appena smise di ridere, Eve lo rassicurò “Non fa niente Alex, ormai è acqua passata”.
Il ragazzo però scosse la testa e replicò “Non è vero”.
“Come fai a sapere che non è vero?” chiese lei, infastidita.
AJ le sorrise e disse soltanto “I tuoi occhi. Quando ne parli, diventano più scuri, quasi indaco. E ho notato che ti succedeva anche durante il periodo dell’operazione di Brian, quando eri preoccupata per lui e stavi male”.
Distogliendo lo sguardo dall’amico, Eve sospirò. “Non mi va di parlarne. Scusami”.
Lui le prese una mano, costringendola a riportare gli occhi su di lui, e le sorrise di nuovo. “Non importa,” le sussurrò “non sei obbligata a farlo, se non vuoi. Ricordati solo che, se hai bisogno, io sono qui. Sono incasinato e ho fatto un sacco di cazzate ultimamente, ma per gli amici ci sono sempre e sono bravo ad ascoltare. So che hai Brian, ma…”
“Grazie” lo interruppe lei, avvicinandosi e dandogli un bacio sulla guancia. Poi posò la testa sulla sua spalla e chiuse gli occhi. Se solo avesse potuto essere così semplice anche parlare con Nick.

~*~

Dopo Black & Blue, i ragazzi decisero di prendersi un periodo di riposo, per concentrarsi su altri progetti e recuperare le energie. Per Brian, in particolare, i nuovi progetti consistevano nell’imparare a fare il papà.
Il 26 novembre del 2002, infatti, nacque Baylee, il primo Backstreet son, come venne subito etichettato, nonché il primo nipotino di Eve, che venne immediatamente proclamata non solo zia, ma anche madrina del bambino.
Volendo coccolarsi il pargolo e sapendo che, probabilmente, a Leighanne avrebbe fatto comodo un po’ di aiuto nelle prime settimane dopo il parto, Eve si trasferì per un periodo da Brian ad Atlanta, mentre ne approfittava per preparare gli ultimi esami all’università.
I primi giorni dopo che Leighanne e Baylee tornarono a casa dall’ospedale furono un andirivieni di persone che venivano a trovare il nuovo arrivato compresi, ovviamente, i ragazzi del gruppo.
Un giorno, mentre Brian era uscito per fare un salto al supermercato, il campanello di casa suonò e, quando Eve andò ad aprire, si trovò davanti Nick.
Lui, che chiaramente non si aspettava di vederla lì, spalancò gli occhi e farfugliò “C-ciao. Io...sono venuto a trovare Leighanne e il bimbo”.
Eve deglutì un paio di volte, prima di riprendere possesso delle sue facoltà mentali e, cercando di comportarsi da brava padrona di casa – anche se tecnicamente quella non era casa sua, ma Brian non c’era e Leighanne non era nelle condizioni di occuparsi degli ospiti, quindi toccava a lei – gli sorrise e si fece da parte per farlo entrare, dicendo “Prego, entra”.
Non appena richiuse la porta, Eve si voltò e trovò Nick impalato in mezzo all’ingresso che la fissava. Anche lei restò a guardarlo un istante, notando come il nuovo taglio di capelli gli donasse molto e sembrasse anche leggermente abbronzato, probabilmente grazie al fatto di essersi trasferito in California. Poi, sentendo l’imbarazzo iniziare a farsi strada dentro di lei, si affrettò a dire “Vieni, ti porto si sopra da Leighanne e Baylee”.
Mentre Nick si intratteneva con l’amica e il bimbo, Eve scese al piano di sotto a preparare il caffè, temendo il momento in cui si sarebbe nuovamente trovata sola con lui.
Non era più arrabbiata, erano passati anni e ormai l’aveva superata. Da un certo punto di vista, capiva anche il comportamento di Nick: era un ragazzino quando si erano innamorati e probabilmente si era spaventato. Inoltre, da alcune allusioni che Leighanne aveva fatto, in quei giorni in cui erano state a stretto contatto, Eve aveva intuito che l’atteggiamento iperprotettivo di Brian poteva aver contribuito a terrorizzare ulteriormente il ragazzo. Leighanne non lo aveva ammesso esplicitamente, ma Eve sospettava che Brian avesse detto a Nick qualcosa che lo aveva spinto a troncare sul nascere la loro storia. La ragazza non portava rancore all’amico, non più, ma restava il fatto che lei e Nick non avevano mai chiarito la questione tra loro e non si parlavano come si doveva da anni, quindi l’idea di trovarsi da sola con lui la faceva sentire a disagio.
Poco dopo, Nick tornò al piano di sotto e fece il suo ingresso in cucina. Eve si voltò con due tazze di caffè in mano e gliene porse una, che il ragazzo accettò con un sorriso. Andarono in salotto e si sedettero sul divano, fissandosi in un silenzio imbarazzato. Poi, Eve decise di dire qualcosa, giusto per rompere il ghiaccio.
“Brian è andato al supermercato ma dovrebbe essere di ritorno a momenti”.
“Nessun problema,” la rassicurò Nick “sono venuto per vedere Baylee, non Brian”.
Eve ridacchiò, poi gli chiese “È carino, vero?”
Nick annuì. “Sì, decisamente carino. Ho tutta l’impressione che verrà su la copia perfetta di Brian e onestamente non so se sia un bene”.
“Non lo so nemmeno io,” concordò Eve, ridendo “ma per adesso voglio concentrarmi su quanto è adorabile, al resto penseremo più avanti”.
Il ragazzo bevve un sorso di caffè, poi le rivolse uno sguardo curioso e le domandò “Ti fa venire voglia di averne uno tuo, per caso?”
Eve strabuzzò gli occhi e per poco non lasciò cadere la tazza che teneva tra le mani. “Non dirlo nemmeno per scherzo” sbottò, scioccata. “Baylee è adorabile, ma l’ultima cosa di cui ho bisogno è un figlio, al momento”.
Nick soffocò una risata alla reazione spontanea della ragazza, poi posò la tazza sul tavolino di fronte al divano e le chiese “Che progetti hai?”
Eve sorrise, prima di rispondere, e Nick si ritrovò a pensare che fosse ancora più carina dell’ultima volta che l’aveva vista, al matrimonio di Brian.
“Ho quasi finito l’università,” gli spiegò “poi credo che farò un master o un dottorato, devo ancora decidere. E sto collaborando con alcuni artisti per cui ho scritto delle canzoni. Brian mi ha procurato dei contatti”.
“Davvero?” commentò Nick, sorpreso. “Vuoi entrare nel business musicale?”
La ragazza sollevò le spalle e scosse la testa. “Non lo so,” ripose “mi sto tenendo aperte varie porte”. Poi, tornando a guardare Nick negli occhi, domandò “Tu, invece? Cosa stai combinando?”
“Beh, è appena uscito il mio album solista” disse lui, spettinandosi i capelli sulla nuca, in un gesto che tradiva un certo nervosismo.
Eve annuì. “Ho sentito Help Me e l’altro singolo” annunciò.
Do I Have To Cry For You” le andò in aiuto Nick, ricordandole il titolo della canzone.
“Quella” confermò lei, sorridendo. “Sono carine”.
“Grazie” disse lui, cercando di non far vedere quanto l’apprezzamento gli avesse fatto piacere. “Ho anche scritto qualcosa di mio pugno, quindi sono abbastanza orgoglioso”.
“E dopo?” gli chiese ancora lei. “Tour?”
Nick annuì. “Ho in programma un tour all’inizio del prossimo anno e poi forse inizierò a lavorare a un secondo album, ma tutto dipende da cos’hanno intenzione di fare i ragazzi. Se decidono di tornare in pista, il gruppo ha la precedenza”.
Eve annuì e bevve un sorso di caffè. Nick ne approfittò per azzardare “Chissà, magari potresti aiutarmi a scrivere alcuni pezzi”.
Sentendo il cuore mancarle un battito, Eve si sforzò di sorridere e disse “Perché no? Sarebbe carino”.
A quel punto, rincuorato dal fatto che sembrava stessero parlando in maniera civile, Nick pensò che potesse essere il momento giusto per chiederle finalmente scusa ed esordì con “Eve, io…”
“No, Nick” lo interruppe lei, seria. “Non dire niente”.
“Ma non abbiamo mai parlato di quello che è successo” insistette il ragazzo, non volendo perdere quell’occasione.
Eve scosse la testa. “Lo so, ma ormai è acqua passata” tagliò corto lei.
“Non ti ho mai chiesto scusa” sussurrò Nick, colpevole.
“E per cosa?” gli chiese lei “Per aver avuto paura?”. Posò la tazza sul tavolino e fissò gli occhi celesti in quelli azzurri di Nick. “Alla fine, credo che tu avessi ragione, sai? Eravamo troppo giovani. È stato meglio così”.
Nick si lasciò sfuggire un sospiro, poi ammise, forse per la prima volta “Non lo so, Eve. Sì, avevo paura. E Brian mi ha terrorizzato dicendo che mi avrebbe ucciso se mai ci fossimo lasciati. Ma mi sono sentito in colpa per anni. Oh, a chi voglio darla a bere? Mi sento ancora in colpa. Non volevo farti soffrire. Ti volevo bene. Te ne voglio ancora. Eri la mia migliore amica ed è quello che mi manca di più”.
Tenendo lo sguardo fisso sulle sue mani, in modo che Nick non vedesse che aveva gli occhi lucidi, Eve sussurrò “Anche a me”.
Sentendo quelle parole, Nick prese coraggio, si alzò dal divano e andò a sedersi su quello di fronte, accanto a Eve. Le prese le mani tra le sue, costringendola ad alzare gli occhi su di lui, e le chiese “Credi che possiamo tornare a essere amici come un tempo? Lo desidero da morire”.
Eve aprì la bocca per parlare. Voleva dirgli che lo desiderava anche lei, ma che faceva ancora troppo male e, soprattutto, che non era sicura di poter essere solo sua amica perché, nonostante gli anni e la sofferenza, lei provava ancora qualcosa per Nick e ne aveva avuto la conferma quando lui le aveva preso le mani e lei aveva sentito come una scarica elettrica correrle lungo la spina dorsale.
In quel momento però, la porta di casa si aprì e Brian fece il suo ingresso, carico di buste e pacchetti. Lanciando a Nick uno sguardo dispiaciuto, Eve si affrettò ad andare ad aiutare l’amico e si offrì di portare le buste della spesa in cucina, lasciando Nick solo con il padrone di casa.
Dopo i primi convenevoli, mentre Eve era impegnata in cucina a sistemare la spesa, Brian chiese a Nick “Vi siete parlati?”
Il ragazzo annuì. “Più o meno”.
“Bene” osservò Brian, sinceramente felice che le cose tra i suoi amici stessero iniziando a sistemarsi.
“Voglio riaverla almeno come amica, Rok” confessò Nick. “Mi manca”.
“Gliel’hai detto?” volle sapere Brian e Nick annuì.
“E lei cos’ha detto?”
“Manca anche a lei” annunciò Nick, con un debole sorriso.
Brian gli posò una mano sulla spalla e lo rassicurò “E allora vedrai che succederà. Magari non subito, ma tornerete a essere amici. Dalle tempo”.
Nick annuì, fingendosi più sicuro di quanto in realtà non fosse, e si ritrovò a pensare che sperava tanto che Brian avesse ragione.

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Capitolo 9
*** Just one kiss ***


CHAPTER 9 – Just one kiss

Novembre 2005 – Italia

 

If I could have just one kiss
If there's something more
We could start over

(Just One Kiss – Nick Carter)

 

Purtroppo, Nick dovette aspettare ancora ben tre anni prima di avere l’occasione di riallacciare veramente i rapporti con Eve e tutto avvenne assolutamente per caso.
Nel 2004, i Backstreet Boys erano tornati in studio per registrare un nuovo album, Never Gone, che venne finalmente pubblicato a Giugno del 2005.
In quel periodo, Eve si era trasferita in Italia, dove si sarebbe fermata due anni, per fare un’esperienza di insegnamento come esperta madrelingua in un liceo linguistico di Ravenna.
Le piaceva. L’Italia era bellissima, si trovava bene e la gente era straordinaria. Inoltre, anche se non l’avrebbe mai detto, stare in mezzo ai ragazzi la entusiasmava e poteva aver trovato la sua vocazione. Nel frattempo, però, non aveva mai smesso di scrivere canzoni, collaborando con svariati artisti e anche con Brian, insieme a cui aveva scritto un brano per il nuovo album dei ragazzi, Rushed Over Me.
Dopo la loro chiacchierata a casa di Brian, lei e Nick non si erano più né visti né sentiti. Eve avrebbe voluto chiamarlo, ma non ne aveva avuto il coraggio, mentre Nick si era convinto che lei non l’avesse ancora perdonato del tutto e voleva concederle il tempo necessario, senza starle con il fiato sul collo, come gli aveva suggerito Brian.
Nel frattempo, entrambi erano stati presi dalle rispettive vite, intrecciando relazioni più o meno serie e durature con altre persone, ma senza mai dimenticare l’altro. Nick ebbe addirittura una storia con l’ereditiera Paris Hilton, su cui i giornali si buttarono come avvoltoi, raccontandone ogni minimo dettaglio. I ragazzi del gruppo non si erano dimostrati felici di questa relazione, sostenendo che Paris avesse una cattiva influenza sull’amico, ma Nick non gli aveva dato retta, testardo e ostinato a voler far vedere agli amici che si sbagliavano. Quando tutto era finito, però, ripensandoci a posteriori, Nick aveva dovuto ammettere che i ragazzi avevano ragione. Paris aveva avuto una cattiva influenza su di lui, trascinandolo in cattive abitudini che, purtroppo, persistevano anche ora che la ragazza era stata completamente dimenticata.
A luglio del 2005 i Backstreet Boys iniziarono il Never Gone Tour, prima in America, per poi spostarsi in Europa. Tra le tappe del tour era ovviamente prevista anche l’Italia, con ben due date, una a Milano e l’altra, per la gioia di Brian, a Bologna, non lontano da Ravenna, dove viveva Eve.
I due amici non si vedevano da due anni e Brian aveva istantaneamente deciso che sarebbe andato a trovare Eve. Si era fatto dare l’indirizzo della scuola dove lavorava dai suoi genitori e aveva deciso che sarebbe andato ad aspettarla, facendole una sorpresa. Era talmente determinato che nessuno si sognò di intromettersi nei suoi piani. L’unico che osò dire qualcosa fu Nick, ma non per dissuaderlo, bensì per chiedergli se poteva andare con lui. Brian, che sapeva che i due ragazzi non avevano mai avuto veramente occasione di fare pace e credeva che fosse giunta l’ora che sistemassero le cose, una volta per tutte, acconsentì di buon grado.
In un freddo mercoledì di Novembre, quindi, i due amici salirono su una macchina a noleggio e si fecero accompagnare a Ravenna, per fare una sorpresa a Eve all’uscita da scuola.
La ragazza quel giorno terminava la giornata lavorativa un’ora prima del suono dell’ultima campanella. Tuttavia, ignara della sorpresa che la stava aspettando fuori da scuola, si attardò a preparare delle cose per i giorni successivi, finendo con l’uscire solo pochi minuti prima della fine delle lezioni.
Mentre attraversava tranquilla il cortile dell’Istituto, attorniata da ragazzi che iniziavano ad uscire, ridendo e scherzando tra loro, notò due figure appoggiate a uno dei pilastri del cancello e le sembrarono stranamente familiari. Strizzò gli occhi un paio di volte, domandandosi se non stesse avendo le allucinazioni, poi il ragazzo più basso sorrise e le fece ciao con la mano in un gesto inconfondibile che fugò ogni suo dubbio, poiché costituiva uno dei tratti distintivi dell’amico. Sentendo un sorriso che le si allargava sul viso, percorse correndo gli ultimi metri che la dividevano da lui, buttandoglisi letteralmente tra le braccia ed esclamando “Oddio, non ci posso credere!”
Brian la strinse a sé, nascondendo il viso tra i suoi capelli che, notò, erano più corti di come li ricordava e di una tonalità leggermente più scura, e sussurrò “Ciao, sis”.
Nel frattempo, un gruppo di studenti del quarto anno, a cui Eve era particolarmente legata, si avvicinò al cancello e una ragazza, notando l’insegnante letteralmente avvinghiata a un ragazzo sconosciuto, le domandò, incuriosita, in italiano “Fidanzato, prof?”
Riscuotendosi, Eve scoppiò a ridere e scosse la testa.
Confuso, Brian le chiese “Cos’ha detto?”
Eve gli rivolse un’occhiata divertita e spiegò “Vuole sapere se sei il mio ragazzo”.
Brian rise, sollevò la mano sinistra, su cui faceva bella mostra la sua fede nuziale, la sventolò davanti al naso della ragazzina e le disse “Sono sposato”.
Eve si rivolse alla ragazza, le sorrise e rispose “No, amici dall’America”.
Lei le fece l’occhiolino e, sempre in italiano, sentenziò “Tanto meglio. Il biondino è più carino” riferendosi a Nick, che osservava la scena leggermente in disparte.
Eve rise di nuovo, guardò Nick, scuotendo la testa, e commentò “Grazie, Linda. Ci penserò”.
Nick, che era stato in silenzio fino a quel momento, accortosi che stavano parlando di lui, spalancò gli occhi e domandò “Cosa?”
Eve gli rivolse uno sguardo malizioso e lo informò “Tanto per cambiare hai fatto colpo, Carter. Linda ti trova carino”.
Curioso, Nick si voltò a guardare la ragazza che aveva parlato e che si stava allontanando dal cancello insieme ad alcune amiche. Eve notò subito che l’attenzione del ragazzo si era soffermata più del dovuto sul fondoschiena della studentessa e lo rimproverò “Nick! È minorenne!”
Colto in flagrante, Nick spalancò gli occhi e tentò di giustificarsi “Stavo solo guardando”.
Eve scosse la testa e si mise nuovamente a ridere, prima di avvicinarsi a Nick, spalancando le braccia e dicendogli “Vieni qui”, per poi avvolgerlo in un abbraccio.
Nick strinse a sé la ragazza, incredulo ma terribilmente felice dell’accoglienza ricevuta. Nonostante la loro chiacchierata a casa di Brian, anni prima, temeva ancora che Eve ce l’avesse con lui e aveva paura che non avrebbe voluto parlargli o, comunque, avrebbe tentato di evitare di farlo. Invece, apparentemente non era così e la ragazza sembrava sinceramente contenta di vederlo.
Dopo aver salutato Nick – forse più affettuosamente di quanto avrebbe dovuto, a pensarci bene, ma non era riuscita a contenere l’entusiasmo nel trovarselo davanti, inaspettatamente, dopo tanto tempo – Eve rivolse di nuovo l’attenzione verso Brian e gli chiese “Cosa ci fate qui?”
“Concerto a Bologna, stasera” rispose lui, sbrigativo.
Eve annuì. “Sì, vero. Devo averlo letto da qualche parte”.
“Tipo in una delle mail che ti ho mandato” scherzò Brian, rimproverandola affettuosamente per non avergli risposto.
La ragazza ridacchiò e si grattò nervosamente la nuca. “Forse” ammise, e poi domandò “Siete passati per un saluto, quindi? E dove sono gli altri?”
“Sono rimasti a Bologna” le spiegò Brian. “Noi siamo venuti a prenderti”.
“A prendermi?” ripetè lei, confusa.
Brian annuì. “Per venire al concerto, no?”
“Ma…domani lavoro” farfugliò Eve, indecisa, anche se era chiaro che moriva dalla voglia di andare con loro, non tanto per il concerto in sé, quanto per poter stare un po’ con i suoi amici, che non vedeva da troppo tempo.
Brian le mise una mano sulla spalla e, fissandola negli occhi con aria rassicurante, le assicurò “Poi ti riaccompagniamo a casa, tranquilla”.
Ormai convinta, Eve sorrise e annuì. Poi afferrò la mano di Brian ed esclamò, entusiasta “Okay. Andiamo allora! Non vedo l’ora di riabbracciare gli altri”.

~*~

Rivedere gli altri ragazzi per Eve fu una vera festa. Ci furono baci e abbracci, apprezzamenti su quanto la ragazza fosse diventata ancora più carina – AJ – complimenti per la canzone scritta con Brian e incoraggiamenti a proseguire su quella strada – Howie – richieste di insegnare frasi in italiano da utilizzare durante il concerto per fare felici le fan – Kevin – e rimostranze per non poter riabbracciare proprio tutti – Eve – dato che Leighanne era rimasta a casa con il piccolo Baylee e, per quanto felice di rivedere Kristin e Leigh, la fidanzata di Howie, Eve non stava più nella pelle di constatare quanto fosse cresciuto il suo nipotino.
In tutto il caos del ricongiungimento, Nick rimase parecchio in disparte, ancora leggermente in imbarazzo per ciò che era successo con Eve e senza sapere bene come comportarsi. Avrebbe voluto parlarle, coprila di domande sulla sua nuova vita in Italia, come stavano facendo gli amici, e semplicemente starle vicino, ma non era sicuro che lei avrebbe apprezzato.
Più di ogni altra cosa, Nick avrebbe voluto abbracciarla ancora. Quando lei l’aveva fatto per salutarlo, davanti alla scuola, Nick era stato colto alla sprovvista. Non si aspettava una tale dimostrazione spontanea di affetto da parte di Eve e ne era rimasto piacevolmente sorpreso. Ma la cosa che più di tutto l’aveva stupito era stato ciò che aveva provato in quel momento. Non appena le braccia di Eve si erano strette attorno alla sua vita, aveva sentito un brivido corrergli lungo la schiena e il bisogno impellente di chiudere gli occhi e nascondere il viso tra i capelli della ragazza, come aveva fatto Brian. Solo che l’amico l’aveva fatto in maniera del tutto innocente, mentre le immagini che erano passate davanti ai suoi occhi di innocente non avevano assolutamente nulla. Ed era stato in quel momento che Nick aveva realizzato di aver passato anni a mentire a se stesso e agli altri, sostenendo di voler riconquistare l’amicizia di Eve quando, invece, stava solo nascondendo il fatto di essere ancora innamorato di lei.
Ne aveva sempre avuto il sospetto. Ogni volta che una delle sue numerose e fallimentari relazioni finiva, Nick si ritrovava a pensare a come sarebbe stato se, quel giorno di tanti anni prima, non si fosse lasciato spaventare da Brian e avesse fatto di testa sua, portando avanti la relazione con Eve. Forse, a quel punto sarebbero già stati sposati, come Brian e Kevin con le rispettive compagne. Ma non poteva nemmeno escludere che, invece, avrebbero litigato e, come aveva predetto Brian, le cose sarebbero precipitate, rovinando anche la sua carriera.
Nick non poteva saperlo, l’unica cosa di cui ormai era sicuro era che, se non era mai riuscito a far funzionare una relazione fino a quel momento, buona parte della colpa fosse da attribuire al fatto che, più o meno coscientemente, lui pensava ancora a Eve e si sentiva in qualche modo ancora legato a lei. Non avevano mai avuto l’occasione di provare a stare insieme e tutto ciò che Nick desiderava era vedere finalmente come poteva essere.
Aveva sempre considerato Eve la sua anima gemella e, più la osservava, più si convinceva che fosse ancora così. Ogni altra storia, più o meno duratura, che aveva avuto era stata solo un diversivo, un mero ripiego per sopperire al fatto di non poter avere la ragazza che voleva davvero. E quella ragazza era Eve, era sempre stata Eve e, Nick sospettava, lo sarebbe sempre stata, per quanto si sforzasse di convincersi – e convincere gli altri – del contrario.
“Ehi”.
Fu richiamato alla realtà da un tocco sul braccio e, alzando la testa, trovò due occhioni celesti che lo fissavano.
“Ce l’hai con me?” gli chiese Eve, senza mezzi termini.
Nick spalancò gli occhi e scosse la testa. “No, certo che no” la rassicurò. “Perché dovrei?”
Eve fece spallucce e gli rivolse un debole sorriso. “Mi stai praticamente ignorando” gli fece notare.
Nick rispose timidamente al sorriso e si decise a confessare “Non so bene come comportarmi”.
“Perché?” volle sapere lei, confusa.
“Temo che tu sia ancora arrabbiata con me,” rispose lui, onesto “e non ti biasimerei se fosse così”.
Eve sorrise, con più decisione questa volta, e gli prese una mano, intrecciando le dita con le sue. Lo fissò negli occhi e disse, sicura “Ti assicuro che non è così. Anzi, non hai idea di quanto mi abbia fatto piacere vederti davanti a scuola, prima”.
Nick non disse nulla, si limitò a sorriderle, senza staccare gli occhi dai suoi. E fu in quel momento che decise che doveva assolutamente riconquistarla, ad ogni costo. E, forse, se non aveva male interpretato l’atteggiamento della ragazza, non sarebbe stato nemmeno troppo difficile.

~*~

Il concerto fu, come al solito, un successone. Eve non vedeva i ragazzi esibirsi da un po’ e si godette lo spettacolo dalle prime file, insieme a Kristin e Leigh.
A un certo punto, Brian scese dal palco, avvicinandosi a lei. La prese per mano e iniziò a trascinarla verso il punto da cui era arrivato. Colta alla sprovvista, Eve puntò i piedi e gli sibilò all’orecchio “Cosa diavolo stai facendo, bear?” ma il ragazzo si limitò a sorriderle, dicendo “Ti porto sul palco con me” e lei non potè fare altro che seguirlo.
“Stasera abbiamo un’ospite speciale, tra il pubblico” annunciò Brian al microfono, una volta tornato sul palco con Eve, continuando a tenerla per mano.
La ragazza si guardò intorno, imbarazzata, cercando di non pensare a quanta gente ci fosse davanti a lei.
“Lei è Evelyn, la mia sorellina” prosegui l’amico. Poi fece una faccia buffa, che provocò una risata generale tra il pubblico, e spiegò “Sì, lo so che non ho una sorella, ma è come se lo fosse, vero Eve?”
Scuotendo la testa per la buffonaggine del ragazzo, Eve sorrise e annuì.
“Eve sta lavorando qui in Italia, al momento, e non la vedevo da secoli. Quindi sono proprio contento di averla qui con me, stasera” dichiarò Brian, cingendole le spalle con un braccio. Eve gli passò a sua volta un braccio intorno alla vita e appoggiò la testa sulla sua spalla. Il ragazzo le baciò i capelli e annunciò al mondo intero “Ti voglio bene, Eve”.
Dal pubblico si levò un boato, seguito da un applauso. Commossa, Eve allungò una mano verso quella con cui Brian stava tenendo il microfono e lo tirò verso di sé, in modo da poter replicare, con la voce che le tremava dall’emozione “Anch’io ti voglio bene, Brian Littrell, e anche se un po’ ti odio per avermi trascinata qui sopra, sappi che sono felice di averti rivisto e mi considero la persona più fortunata del mondo ad averti come amico”.
“Ehi, e io?” esclamò una voce, interrompendo il momento di tenerezze.
Brian e Eve si voltarono per vedere AJ comparire da dietro le quinte.
Brian alzò gli occhi al cielo e domandò “E tu cosa, AJ?”
Il ragazzo, che nel frattempo aveva raggiunto gli amici sul bordo del palco, si infilò in mezzo all’abbraccio dei due, cingendo le spalle di entrambi con le braccia, e dichiarò “No, niente. È che mi sentivo escluso”.
Brian e Eve scoppiarono a ridere, seguiti da tutto il pubblico presente. Immediatamente dopo, Kevin e Howie li raggiunsero sul palco, sistemandosi rispettivamente di fianco a Brian e a Eve, e unendosi all’abbraccio collettivo, dichiarando “Vogliamo dell’affetto anche noi”.
Le risate del pubblico aumentarono di intensità, ma il palazzetto rischiò letteralmente di esplodere quando Nick arrivò di corsa dal backstage, lamentandosi “Ehi, non vale! Io mi stavo ancora cambiando” e annunciando “Tanto sono io il preferito di Eve, fatevene una ragione” per poi stampare un bacio sulla guancia alla ragazza, che arrossì vistosamente, prima di scoppiare a ridere.
La realtà era che, imbarazzo a parte, Eve era commossa dall’affetto che i ragazzi avevano deciso di dimostrarle pubblicamente e stava sforzandosi di non scoppiare a piangere dall’emozione. Ma, più di tutto, stava cercando di far rallentare i battiti del suo cuore, che aveva iniziato a correre nel momento esatto in cui Nick l’aveva baciata.
Credeva di averla superata, aveva convinto tutti, compresa se stessa, di essere riuscita ad andare avanti e dimenticare colui che era stato il suo primo amore, ma la verità era che Nick le faceva ancora tremare le ginocchia e ci era dentro fino al collo.

~*~

Il concerto era appena terminato e i ragazzi si erano riversati nel backstage dopo i saluti finali. Adesso si sarebbero fatti una doccia, cambiati, e poi sarebbero andati a mangiare qualcosa tutti insieme, prima di riaccompagnare Eve a Ravenna.
Nick si sentì posare un braccio sulle spalle ed AJ gli chiese “Ehi, Carter. Che ti è preso stasera?”
“Cosa?” domandò lui di rimando, cercando di capire esattamente a cosa si riferisse l’amico.
AJ gli rivolse un sorrisino malizioso e spiegò “Tutte quelle mosse sexy. Cioè, so che lo fai sempre, ma stasera hai esagerato. Le ragazzine in prima fila hanno rischiato un attacco cardiaco”.
Nick ridacchiò, senza però rispondere.
Anche Kevin si avvicinò ai due ragazzi e si unì alla discussione “Sì, come mai tanto impegno stasera?” si informò.
Prima che Nick potesse aprire la bocca per rispondere, Howie si intromise, annunciando “Voleva fare colpo su qualcuno”.
AJ e Kevin spalancarono gli occhi, improvvisamente interessatissimi, e chiesero in coro “Chi?”
Nick lanciò un’occhiataccia a Howie, che si limitò a fare spallucce. Poi guardò di sottecchi Brian, che si era voltato e aveva iniziato a fissarlo con insistenza.
“Dimmi che non è per Eve” lo pregò l’amico, smettendo di asciugarsi il collo con un asciugamano.
Colpevole, Nick distolse lo sguardo e fece per allontanarsi, ma Brian lo richiamò “Nick!”
“Lascialo in pace, Brian” lo rimproverò Kevin, andando in aiuto all’amico.
“Ma…” tentò di replicare Brian.
“Kev ha ragione, Rok. Piantala di metterti in mezzo” concordò AJ, serio.
“Stiamo parlando di Eve, la mia sorellina” si giustificò Brian, seccato che gli amici non sembrassero capire il motivo della sua preoccupazione.
Kevin parlò di nuovo, cercando di far ragionare il cugino. “Ha venticinque anni, Brian. Non è più la tua sorellina”.
“Sarà sempre la mia sorellina” ribatté Brian, ostinato.
AJ gli si avvicinò e gli mise una mano sulla spalla. “Quello che Kevin vuole dire è che lei e Nick sono entrambi adulti, ormai. Se vogliono stare insieme, non puoi farci niente”.
“Esatto,” concordò Kevin “non devi più proteggerla”.
Brian non rispose, si limitò a sospirare e a distogliere lo sguardo, allontanandosi dagli amici, diretto verso le docce.
Mentre si spogliava e si buttava sotto al getto caldo, il ragazzo iniziò a riflettere sulla situazione. Razionalmente sapeva che Eve ormai era cresciuta e non aveva più bisogno della protezione del suo fratellone adottivo. Il problema era che, nel profondo, Brian temeva ancora che Nick potesse farla soffrire e voleva evitarglielo. Non che non si fidasse dell’amico, sapeva che era un bravo ragazzo ed era sempre stato molto legato a Eve, ma tutti loro erano anche a conoscenza delle brutte abitudini che Nick aveva acquisito stando con Paris e Brian temeva che potessero rovinare il rapporto del ragazzo con Eve.
Sospirò nuovamente e scosse la testa, schizzando d’acqua i muri della doccia. AJ e Kevin avevano ragione, però. Sarebbe stato difficile, ma Brian si ripromise che questa volta non si sarebbe messo in mezzo.

~*~

Dopo il concerto, andarono tutti a mangiare in un ristorante giapponese che aveva riservato una sala appositamente per loro.
Nick e Eve restarono appiccicati per tutta la cena e la cosa non sfuggì allo sguardo attento di Brian che però, come aveva promesso, non disse né fece nulla per impedirglielo.
Per Eve era come se Nick fosse una grande calamita e le era impossibile non gravitargli intorno, mentre il ragazzo non riusciva a smettere di fissarla e faceva di tutto per avere la sua attenzione, trovando qualsiasi scusa per creare un contatto fisico con lei.
Dopo cena, ci fu il momento dei saluti. Eve abbracciò Kevin, Kristin, Howie, Leigh ed AJ, che sarebbero tornati in albergo, mentre Brian l’avrebbe riaccompagnata a Ravenna. Quando fu il momento di salutare Nick, il ragazzo l’abbracciò stretta, nascondendo il viso tra i suoi capelli, e ne approfittò per sussurrarle all’orecchio “Non mi va di lasciarti”.
“Nemmeno a me” bisbigliò lei.
Al sentire le sue parole, gli occhi di Nick si accesero e le rivolse un sorriso radioso.
“Ti va se resto con te?” le propose.
Eve spalancò gli occhi, sorpresa. “Ma...non dovete andare a Parigi?” farfugliò.
Nick annuì. “Sì, ma il concerto è tra due giorni. Posso prendermela comoda e partire domani in serata”.
“Non dividi il tour bus con AJ?” chiese ancora lei, incredula, ma speranzosa, che il piano del ragazzo potesse funzionare.
Nick fece spallucce e sentenziò “Può andare con Brian, per una volta” poi si voltò verso l’amico e gli domandò “Vero, AJ?”
“Cosa?” replicò lui, colto di sorpresa.
“Vero che puoi dividere il bus con Brian per andare a Parigi?”
“Perché?” volle sapere AJ, ma più che infastidito dalla richiesta sembrava curioso.
“Così io posso fermarmi da Eve fino a domani sera” spiegò Nick, tranquillo.
“Cosa vorresti fare, tu?” esclamò Brian, che stava parlando con Kevin e aveva colto solo quell’ultima parte del discorso, voltandosi di scatto a guardare l’amico.
Percependo che la situazione avrebbe potuto diventare difficile, Eve decise di intervenire. Si avvicinò a Brian e gli disse “Io e Nick volevamo stare ancora un po’ insieme. Per parlare un po’, sai…”.
Lo sguardo di Brian si spostò dalla ragazza a Nick. Quell’idea non gli piaceva per niente, ma si era ripromesso di non mettersi in mezzo, quindi chiuse gli occhi e prese un respiro profondo. Quando li riaprì, annuì e disse “Okay. AJ, sposta la tua roba sul mio bus”.
Eve e Nick gli rivolsero un sorriso radioso e lei gli strinse una mano, sussurrandogli “Grazie”.
Brian si avvicinò a Nick e gli puntò l’indice sul petto, intimandogli “Guai a te se la tocchi anche solo con un dito”.
Nick strabuzzò gli occhi e aprì la bocca per ribattere, ma Eve fu più veloce e ironizzò “Cosa ti fa pensare che io non voglia essere toccata?”
Brian si voltò verso di lei e le lanciò un’occhiataccia che la incenerì.
Eve alzò le mani davanti al viso in segno di resa e, ridacchiando, lo rassicurò “Sto scherzando, bear. Rilassati. Faremo i bravi”.

~*~

Dopo aver salutato i ragazzi, e dopo che AJ ebbe spostato i suoi bagagli sul bus di Brian, Nick riaccompagnò Eve a Ravenna sul suo bus. Ovviamente non erano soli, oltre all’autista c’era anche Mike, la guardia del corpo di Nick, che non ne aveva voluto sapere di perderlo di vista.
Arrivati sotto al palazzo dove si trovava l’appartamento della ragazza, Nick lasciò Mike sul bus e salì a casa dell’amica, rassicurandolo che non sarebbero usciti senza avvertirlo.
Eve notò che Nick aveva portato con sé uno zaino e immaginò che contenesse un cambio e la roba per la notte. Invece, quando entrarono in casa e si sistemarono sul divano per chiacchierare e rilassarsi, Nick tirò fuori dallo zaino una bottiglia di vodka e una di Jack Daniel’s.
“Vuoi un drink?” offrì a Eve. “Non sapevo se avevi qualcosa da bere e ho portato un paio di bottiglie dal mio bus”.
La ragazza scosse la testa, sforzandosi di sorridere. “No, ti ringrazio. Ho già bevuto un bicchiere di vino a cena e domani devo lavorare”.
Nick le fece un sorrisino e insistette “Un bicchiere di vino, che sarà mai. Dai, bevi qualcosa con me”.
Eve fece di nuovo no con la testa. Il ragazzo aveva bevuto ben più di un bicchiere di vino, a cena, e adesso aveva intenzione di passare ai superalcolici. Da quando Nick aveva iniziato a bere così tanto? Certo, l’ultima volta che erano stati insieme, da soli, erano entrambi ancora minorenni e nessuno dei due aveva il permesso di bere, ma Nick non le era mai sembrato particolarmente interessato all’alcool, a differenza di AJ ad esempio, quindi quella nuova abitudine le era totalmente sconosciuta. E non le piaceva.
“Non mi va, davvero” declinò nuovamente l’offerta. Poi, senza riuscire a trattenersi, aggiunse “E, comunque, non ti sembra di aver bevuto abbastanza?”
Il sorriso scomparve dal viso di Nick che la osservò, stringendo le labbra.
“Da quando sei diventata così bacchettona?” le domandò. “Anche a te piace bere”.
Eve annuì. “Sì, un bicchiere ogni tanto,” spiegò “non quanto hai bevuto tu stasera. Non ti starà sfuggendo un po’ la mano?”
“È tutto sotto controllo” la rassicurò lui, ma la ragazza scosse la testa e obiettò, seria “No, non lo è”.
Nick sbuffò e distolse lo sguardo, commentando “Mi sembra di sentire Brian”.
Preoccupata di averlo fatto arrabbiare, Eve gli prese una mano, costringendolo a riportare l’attenzione su di lei. Non voleva litigare con Nick, non adesso che si erano appena ritrovati. Aveva solo paura.
“Ci preoccupiamo per te” si giustificò.
“Non è necessario” minimizzò il ragazzo. “E poi, anche AJ beve ma nessuno gli sta con il fiato sul collo” si lamentò.
Eve alzò gli occhi al cielo e replicò “Nick, AJ ha un problema. Lo sai”.
“Ora è pulito” ribatté lui.
“Non è del tutto vero e lo sai” tentò di farlo ragionare Eve. “Forse lo è stato, per un periodo, ma da quello che ho visto ha ricominciato e temo ci stia ricascando”.
“Io non ho un problema con l’alcool” sentenziò Nick, ostinato, e Eve capì che non avrebbe ottenuto nulla continuando ad accusarlo, se non di farlo mettere sulla difensiva e finire con litigarci.
Prese un respiro profondo e si costrinse a calmarsi, decisa a cambiare argomento.
“Come ti pare” tagliò corto. Poi, però, ci ripensò. C’era ancora una cosa che doveva sapere, un sospetto che si era fatto strada in lei qualche istante prima e a cui voleva trovare conferma o smentita.
Nel frattempo, Nick aveva intrecciato le dita con le sue e stava accarezzandole il dorso della mano, rendendole difficile ragionare in maniera lucida. Avevano deliberatamente flirtato per tutta la sera e Eve aveva sperato che, una volta soli, succedesse finalmente qualcosa, tra loro. Ma tutto il romanticismo e l’aspettativa erano svaniti nel momento in cui il ragazzo aveva tirato fuori dallo zaino quelle due bottiglie e Eve aveva realizzato che il suo Nick, il ragazzo di cui era ancora irrimediabilmente innamorata e con cui sognava di poter finalmente vivere la storia per cui aveva atteso quasi otto anni, aveva un problema con l’alcool.
Nick le sorrise e le sistemò una ciocca di capelli dietro all’orecchio, cogliendo l’occasione per sfiorarle una guancia con le dita. Eve chiuse istintivamente gli occhi e, sforzandosi di tenere sotto controllo il turbinio di emozioni che l’avevano presa in ostaggio nel momento in cui la mano di Nick aveva toccato la sua pelle, riaprì di scatto gli occhi e li puntò sul ragazzo, domandandogli “Rispondi a questa domanda e ti prego di essere sincero: hai mai provato altro, oltre all’alcool?”
Preso in contropiede, Nick allontanò immediatamente la mano dal viso di Eve e, rivolgendole un sorrisino di superiorità, rispose “Un paio di canne, ogni tanto”.
Eve scosse la testa. “Non sto parlando delle canne” precisò.
Nick distolse lo sguardo e la sua reazione, da sola, valeva già come una risposta. Ma Eve voleva sentirselo dire. Erano sempre stati onesti, l’uno con l’altra. Almeno quello glielo doveva.
“Nick” disse, secca, richiamando la sua attenzione.
Con un sospiro di frustrazione, Nick si decise a vuotare il sacco. “Okay,” ammise “ho fatto qualche tiro di coca. Solo per provare, niente di serio”.
Sentendo le lacrime iniziare a pizzicarle gli occhi, Eve alzò gli occhi al cielo e prese un respiro profondo.
Capendo che la situazione stava degenerando e iniziando a preoccuparsi seriamente dell’eventualità di perdere nuovamente Eve, senza nemmeno aver avuto l’opportunità di provare a riconquistarla, Nick si affrettò a minimizzare il problema.
“Ehi, non fare quella faccia” le disse. “Non sono drogato. E nemmeno alcolizzato”.
Eve gli rivolse uno sguardo di sfida e gli intimò “Allora smetti”.
Punto nel vivo, Nick annuì. “Certo. Smetto quando voglio” dichiarò, sicuro di sé.
Eve gli puntò addosso i suoi occhioni celesti e Nick si sentì morire. Credeva davvero di non avere un problema serio e di poter smettere quando avesse deciso di farlo ma, per un minuscolo istante, si era domandato cosa sarebbe potuto succedere se, invece, con ci fosse riuscito.
Eve non avrebbe più voluto vederlo? Si sarebbe vergognata di lui?
A parziale conferma dei suoi timori, la ragazza sentenziò “Vedi di farlo sul serio Nick, perché non ho intenzione di stare con te altrimenti”.
Per quanto minacciose potessero suonare, quelle parole fecero balzare il cuore in gola a Nick. Quindi anche Eve desiderava stare con lui, non si era sbagliato.
Le prese nuovamente le mani, entrambe questa volta, e fissandola intensamente negli occhi, le rivolse un timido sorriso.
“Se smetto di bere e tutto il resto, torni a casa con me?” azzardò, speranzoso.
Mandando al diavolo tutti i suoi buoni propositi di restare seria e decisa, Eve si trovò suo malgrado a ricambiare il sorriso di Nick. Come poteva essere arrabbiata con lui, anche per una cosa così grave, quando aveva sognato per anni di poter avere un’altra occasione per stare insieme e tutto quello che desiderava, in quel momento, era trovarsi tra le sue braccia?
“Adesso non posso, lo sai. Devo finire l’anno scolastico” gli spiegò, cercando di mantenere un minimo di razionalità. Poi, vedendo la sua espressione delusa, aggiunse “Ma, se prometti di rimetterti in carreggiata, quando torno in America possiamo provare a stare insieme, se ti va”.
Nick le rivolse uno sguardo speranzoso. “Davvero?” domandò.
Eve annuì. “Davvero”.
Nick le strinse più forte le mani e sussurrò “Voglio stare con te, Eve. Lo voglio da quando avevamo diciassette anni”.
Con il cuore che le batteva a mille, Eve gli assicurò “Rimettiti in sesto e staremo insieme”.
“Promesso?” chiese lui, fissandola con quegli occhi azzurri a cui Eve non era mai riuscita a resistere.
“Promesso” confermò lei, con un sorriso.
Nick ricambiò il sorriso e i due ragazzi restarono a guardarsi negli occhi per qualche secondo. Poi Nick domandò, in tono apparentemente casuale “Posso avere un bacio? Per suggellare il nostro patto”.
Eve rise, scuotendo la testa e riconoscendo finalmente in Nick il ragazzino sfrontato di cui si era innamorata quando erano adolescenti, prima come amico e poi come qualcosa di più.
“Okay,” acconsentì “ma solo un bacio, niente di più. Non finché non ti sarai ripulito”.
Nick le sorrise e le prese il viso tra le mani, permettendo alle loro labbra di unirsi, come avevano fatto tanti anni prima.
Entrambi sognavano quel momento da così tanto tempo che lasciarsi prendere dalle emozioni e dalla passione fu un attimo. Prima che se ne rendessero conto, Nick aveva approfondito il bacio e le mani di Eve erano scivolate sotto alla felpa del ragazzo, sollevandogli la maglietta e iniziando ad accarezzargli la pelle della schiena, facendolo fremere.
Non sentendosi sicura di riuscire a controllare ancora a lungo i suoi impulsi, Eve si staccò a malincuore da Nick, tirandosi indietro. Lui le rivolse un’espressione delusa e le domandò, con una voce roca e terribilmente sensuale, che le rendeva ancora più difficile restare ferma sulle sue posizioni “Sicura di voler fare la brava bambina? Brian non può vederci”.
Eve annuì, lasciandosi sfuggire una risatina. “Sicura” confermò.
“Peccato,” commentò Nick, lanciandole un’occhiata maliziosa “non sai cosa ti perdi”.
“Credo di averne un’idea piuttosto chiara, invece, specialmente dopo stasera” ribatté lei, mordicchiandosi il labbro inferiore.
La verità era che, se avesse dato retta ai suoi impulsi, abbandonando la razionalità, avrebbe probabilmente fatto l’amore con Nick lì sul divano, da tanto lo desiderava. Ma non poteva e lo sapeva. Sarebbe stato sbagliato per tutta una serie di ragioni che, fino a prima che lui la baciasse, le erano sembrate validissime, ma di cui adesso non era più tanto sicura.
Fortunatamente, Nick non insistette. Invece rise e, riferendosi al suo commento sul concerto, le chiese “Piaciuto?”
Decidendo di stare al gioco, Eve alzò un sopracciglio e lo prese in giro. “Cosa? La tua performance da Magic Mike?”
Nick sorrise e annuì, orgoglioso.
La ragazza alzò leggermente le spalle e rispose “Dipende qual era il tuo scopo. Se volevi farmi ridere, allora sì, mi è piaciuto molto”.
Il ragazzo strabuzzò gli occhi, completamente spiazzato da quell’ammissione.
“Come farti ridere?” balbettò, scioccato. “È il mio pezzo forte, le ragazze ne vanno matte”.
“Io lo trovo solo terribilmente buffo” confessò Eve, ridacchiando.
Nick scosse la testa. “Sei crudele” la rimproverò, offeso. “Io mi impegno al massimo per fare il sensuale per te e tu mi prendi in giro”.
Eve non riuscì a fare a meno di ridere, vedendo la sua espressione ferita. Poi si giustificò “Non ti prendo in giro. Ho solo risposto alla tua domanda. Mi hai chiesto se mi è piaciuto e io ti ho detto che mi ha fatto ridere. Tutto qui”.
Con uno scatto che colse Eve del tutto impreparata, Nick la afferrò per la vita, tirandola a sé e facendola sedere sulle sue ginocchia. Lei ridacchiò ma lo lasciò fare, segretamente estasiata di essergli così vicina, dopo tanto tempo.
Nick le accarezzò il viso e, guardandola fissa negli occhi, domandò “Cosa devo fare per farti perdere la testa per me?”
Senza staccare lo sguardo da quello del ragazzo, Eve rispose “È molto più semplice di quello che credi, fidati”.
“Puoi darmi un indizio?” la pregò lui, continuando ad accarezzarle il viso con la punta delle dita, come se volesse tracciarne i contorni per imprimerseli nella memoria.
Eve sorrise e gli posò a sua volta una mano sulla guancia. “Devi solo essere te stesso” gli suggerì.
“Ma non c’è niente di speciale nell’essere me stesso” commentò lui, sorpreso e un po’ confuso.
“Questo è quello che credi tu” obiettò lei. “A me piaci molto quando sei te stesso, invece” confessò.
Nick non potè fare a meno di sorridere a quell’ammissione, che gli fece ricordare come mai Eve fosse l’unica ragazza di cui si fosse mai veramente innamorato. Perché a lei, per sua stessa ammissione, piaceva Nick Carter, il ragazzino della Florida con il sogno di diventare un cantante famoso, non Nick dei Backstreet Boys. Ed era probabilmente una delle poche persone al mondo a pensarla così.
“Okay, me stesso allora” acconsentì, prendendo una ciocca di capelli della ragazza tra le dita e iniziando a giocarci.
Eve gli sorrise e annuì. Poi aggiunse, scherzando “Oppure metti un cappotto”.
“Un cappotto?” ripetè lui, confuso.
La ragazza annuì di nuovo e confermò “Sì, ho un debole per gli uomini che indossano il cappotto, non posso farci niente”.
Nick scoppiò a ridere, osservando “Un cappotto, quindi”.
Anche Eve ridacchiò e fece sì con la testa.
“A Los Angeles fa un po’ caldo per il cappotto” le fece notare lui, perplesso.
Lei alzò le spalle e dichiarò “Temo che ti resti solo l’opzione te stesso, allora”.
“Temo di sì” concordò Nick, senza riuscire a smettere di sorridere.
Restarono in silenzio a guardarsi negli occhi, persi nel loro mondo. Nick avrebbe voluto baciarla di nuovo, ma non voleva che Eve pensasse che gli interessasse solo l’aspetto puramente fisico del loro rapporto. Era che gli era mancata così tanto, che tutto ciò che voleva fare era toccarla, accarezzarla, baciarla e semplicemente sentirla vicina.
Alzò lentamente una mano, con la quale le stava cingendo la vita, e le spostò una ciocca di capelli dal viso, sistemandogliela dietro all’orecchio. Poi, mentre ritirava la mano, le sfiorò una guancia con il dorso e lei chiuse gli occhi, così Nick ebbe la conferma che anche Eve desiderava essere toccata da lui e trovò il coraggio di chiederle “Mi dai un altro bacio?”
La ragazza aprì di nuovo gli occhi e lo guardò con espressione divertita. “Avevamo detto solo uno” lo rimproverò.
Nick annuì. “Sì, ma prima hai baciato Nick dei Backstreet Boys, adesso devi baciare me stesso” le spiegò, facendola ridere.
“Mi sembra solo una scusa per avere un altro bacio” osservò lei, scettica.
Il ragazzo fece spallucce e ammise “Può darsi, ma sei tu che hai detto che ti piaccio quando sono me stesso, quindi non dovrebbe dispiacerti baciarmi, no?”
Spiazzata dalla verità di quell’obiezione, Eve scosse la testa e, ridendo, incollò di nuovo le labbra su quelle di Nick. Quando, dopo un tempo imprecisato passato a mangiarsi a vicenda, si allontanarono per prendere aria, Nick sorrise e confessò, la bocca ancora vicinissima a quella di Eve “Me stesso è molto felice”.
“Anche me stessa” concordò lei e Nick la sentì sorridere sulle sue labbra.

~*~

Sette e quaranta di mattina, Nick e Eve erano davanti alla scuola dove la ragazza lavorava, il tour bus parcheggiato poco distante, ma abbastanza lontano per non essere collegato a loro. Dopo svariate insistenze, Nick era riuscito a convincere Mike che non correva alcun pericolo e l’uomo si era finalmente deciso a restarsene tranquillo e buono sul bus, in attesa che Nick fosse pronto a partire per raggiungere gli altri a Parigi.
Non c’era fretta. Partendo quella mattina da Bologna, i ragazzi non sarebbero comunque arrivati a destinazione prima di sera e il giorno successivo era di riposo, quindi Nick poteva prendersela con calma, passare la giornata con Eve e partire in prima serata, viaggiando di notte e arrivando a Parigi il mattino successivo.
Solo che Eve, a differenza sua, doveva lavorare quel giorno, e Nick non l’aveva calcolato.
Quella mattina quindi, dopo colazione, l’aveva accompagnata davanti a scuola e l’idea era di salutarsi prima che lei entrasse, ma nessuno dei due sembrava pronto a dirsi addio, quindi stavano semplicemente posticipando il temuto momento.
Mentre erano abbracciati, il ragazzo che cingeva con le mani la vita di Eve, la fronte appoggiata a quella di lei, la stessa ragazzina che il giorno precedente aveva chiesto a Eve se Brian fosse il suo ragazzo passò loro accanto, varcando il cancello. Sorrise, cogliendo l’insegnante in un momento di tenerezze, e le domandò “Allora è questo il fidanzato, prof?”
Eve rise e replicò “Potrei aver ascoltato il tuo consiglio”.
Non appena la ragazzina si fu allontanata, Nick guardò Eve negli occhi e le chiese, per l’ennesima volta quella mattina “Devi proprio andare al lavoro?”
Eve sospirò e, per l’ennesima volta, gli rispose “Devo”.
“Non voglio lasciarti andare” piagnucolò lui. “Ho ancora un po’ di tempo prima di partire per Parigi e voglio passarlo con te”.
Eve gli accarezzò una guancia e confessò “Piacerebbe anche a me, ma devo proprio entrare, adesso”.
Sbuffando, frustrato per non poter ottenere ciò che desiderava, Nick cambiò discorso e le domandò “Cosa farai oggi?”
Eve sorrise e rispose “Conversazione con i ragazzi di quarta”.
“Conversazione?” ripetè lui, confuso, e la ragazza annuì.
“Quindi, fammi capire…fondamentalmente ti pagano per parlare con dei ragazzini?” cercò di comprendere Nick.
Eve rise. “In realtà, per loro l’inglese è una lingua straniera, quindi fare pratica a parlarlo è essenziale. Ma fondamentalmente sì, chiacchieriamo” spiegò lei.
“Non sembra difficile” osservò Nick. “Potrei farlo anch’io”.
Eve gli rivolse uno sguardo furbo e Nick notò una strana luce brillare nei suoi occhi celesti. “Vuoi provare?” lo sfidò.
“Cioè?” chiese lui, confuso. Era chiaro che a Eve era venuta in mente un’idea, ma Nick non riusciva a capire dove volesse andare a parare.
La ragazza lo fissò, seria, e propose “Se vuoi puoi venire con me in classe”.
Nick spalancò gli occhi, stupito. “Stai scherzando?”
Eve scosse la testa. “No. Sarebbe divertente” osservò.
“Ma…non mi riconoscerebbero?”
Nick era tentato, ma non voleva rischiare di mettersi – e mettere Eve – in una situazione potenzialmente pericolosa. Mike si sarebbe arrabbiato da morire e non voleva nemmeno pensare a come avrebbero reagito Kevin e Brian.
Eve però non sembrava affatto preoccupata e fece spallucce.
“Forse qualche collega o qualche ragazza ha idea di chi siano i Backstreet Boys,” ammise “ma possiamo sempre dire che sei solo uno che gli somiglia”.
“E se non ci credono?” insistette lui.
Eve gli prese una mano e lo rassicurò “Ascolta, non sei obbligato. Era solo un’idea, dato che hai detto che volevi stare ancora un po’ con me”.
“E lo voglio” confermò Nick, guardandola negli occhi. “Solo…se mi assicuri che non verrò assalito da ragazzine urlanti…”
“Ti do la mia parola” gli promise lei. “Anzi, scommetti che tutte le domande che ti faranno riguarderanno come ci siamo conosciuti, più che il tuo lavoro?”
“Dici?” chiese lui, scettico.
La ragazza annuì. “Mi dispiace deluderti Carter, ma qui la celebrità, se così vogliamo definirmi, sono io, ed è di me che vogliono scoprire i segreti più sordidi, in modo da potermi eventualmente ricattare quando dovrò mettere i voti” scherzò, facendolo ridere.
“In effetti avrei un paio di cose interessanti da raccontare” disse Nick, decidendo di stare al gioco.
Eve gli tirò un pugno sul petto e lo minacciò “Non ti azzardare” facendolo ridere nuovamente. Poi gli strinse più forte la mano che teneva nella sua e lo trascinò all’interno dell'Istituto.
Non appena messo piede nel corridoio, circondati da un fiume di ragazzi che si affrettavano a raggiungere le rispettive aule, incrociarono subito una ragazza mora, con grandi occhi scuri e capelli a caschetto ricciolini, che doveva avere cinque o sei anni più di loro e che Nick intuì dovesse essere una collega di Eve, perché la ragazza la salutò sorridente “Ciao, Sara”.
Vedendoli, lei si fermò di colpo in mezzo al corridoio, stringendosi al petto una pila di fogli fotocopiati, e fissò Nick come se le fosse apparso un fantasma.
Preoccupato, il ragazzo guardò prima la ragazza davanti a lui e poi Eve, aspettando che facesse qualcosa. Era chiaro che la collega l’aveva riconosciuto all’istante, ma Nick non sapeva nemmeno se parlava inglese e non aveva idea di cosa fare.
Assistendo alla scena, a Eve scappò da ridere, ma si trattenne e, facendo un passo verso la collega, sempre stringendo la mano di Nick, le bisbigliò “Ti prego, non dire una parola”.
“Ma lui è…” farfugliò lei, incredula.
Eve annuì e confermò “Sì, lui è”.
“Come...diavolo...l’ho visto ieri sera al concerto” balbettò Sara, quasi non riuscisse a capacitarsi che Nick potesse veramente essere lì davanti a lei in quel momento.
“Siamo amici” tagliò corto Eve, sbrigativa.
“E non me l’hai mai detto?” le chiese la ragazza, con una punta di rimprovero.
Eve fece spallucce. “Non sapevo che fossi una fan” si giustificò.
“Cazzo, sì” sbottò Sara, facendo scoppiare a ridere Eve, che si decise a spiegarle “Riparte stasera e voleva passare un po’ di tempo con me, quindi lo porto in quarta a fare conversazione. Non è un problema, vero?”
“Per me no di certo,” la rassicurò la collega “e oggi la preside non c’è”.
“Non dire niente in giro, non voglio che si crei un polverone” si raccomandò Eve, leggermente preoccupata.
Sara ridacchiò e commentò “Tanto non mi crederebbero”.
Eve si lasciò sfuggire una risatina e promise alla collega “Dopo giuro che ti faccio avere autografo, foto, tutto quello che vuoi”.
“Numero di telefono?” azzardò lei, sollevando un sopracciglio.
Eve scosse la testa. “Mi dispiace, quello lo conservo gelosamente io” replicò, facendole l’occhiolino.

~*~

“Allora, ci sono altre domande?” chiese Eve, scrutando la classe di fronte a lei.
Ormai la lezione era quasi terminata e Nick doveva ammettere di essersi divertito. I ragazzi si erano dimostrati subito curiosi della sua presenza in aula, ma si erano accontentati della spiegazione dell’amico che era venuto a trovare la loro insegnante dall’America e nessuno sembrava averlo riconosciuto. Eve aveva detto loro che faceva il cantante, ma anche così non era stato fatto alcun cenno ai Backstreet Boys. Qualcuno gli aveva domandato che genere di musica facesse, ma Nick era rimasto sul vago, dicendo che si trattava di musica pop con tendenze rock ed R’n’B, e i ragazzi gli erano parsi soddisfatti. Qualcuno aveva anche voluto sapere qualcosa riguardo al music business, ma comunque niente di troppo specifico.
Come Eve aveva previsto, la maggior parte delle domande erano state relative al loro rapporto. I ragazzi avevano voluto sapere dove e come si erano conosciuti e si erano fatti raccontare aneddoti divertenti riguardo la loro adolescenza. Adesso, mentre ormai la campanella che segnalava la fine della lezione stava per suonare, la ragazza che avevano incrociato per ben due volte fuori da scuola, e che Nick aveva appreso chiamarsi Linda, alzò la mano e, in un inglese più che accettabile, chiese
“Quindi state insieme?”
Eve sorrise e scosse la testa. “No” rispose ma, un istante dopo, Nick precisò “Non ancora”.
La ragazzina sorrise e domandò ancora “Vi metterete insieme?”
Nick e Eve si scambiarono un’occhiata complice, poi entrambi dichiararono “Forse”.
E, quella semplice parola, più che una speranza, suonava come una vera e propria promessa per il futuro.

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Capitolo 10
*** 10,000 promises ***


CHAPTER 10 – 10,000 promises

Agosto 2006 – Malibù (California)

 

What about your
Your 10,000 promises?
That you gave to me

(10,000 Promises – Backstreet Boys)

 

Eve scese dal taxi e alzò lo sguardo sulla bella casa bianca davanti a lei. Tecnicamente la vista doveva essere protetta da un cancello, ma in quel momento era spalancato.
Pagò la corsa e prese il borsone che aveva sistemato nel bagagliaio, prima di salutare il tassista, poi guardò di nuovo la casa e sospirò.
Era eccitata e spaventata allo stesso tempo.
Era partita dall’Italia il giorno precedente. La sua esperienza come insegnante madrelingua era finita ed era arrivata l’ora di tornare a casa. Avrebbe dovuto andare a Lexington e questo era quello che aveva detto a Nick. In realtà, a Lexington aveva mandato soltanto le valigie, mentre lei era salita su un aereo diretto in California per fargli una sorpresa.
Nessuno sapeva che era lì a parte Brian, a cui aveva dovuto rivolgersi per sapere l’indirizzo esatto dell’amico. I suoi genitori erano convinti che fosse ad Atlanta dai Littrell.
Quando l’aveva progettata, quella sorpresa le era sembrata un’idea geniale ma, ora che era davvero lì, stava iniziando a farsi prendere dai dubbi. E se Nick non fosse stato in casa? Forse avrebbe dovuto telefonargli, prima.
Scosse la testa e dicendosi di smettere di fare la bambina fifona, si avviò lungo il vialetto d’ingresso, fermandosi davanti alla porta. Prese un profondo respiro e suonò il campanello, ripetendosi che Nick aveva passato i precedenti otto mesi a lamentarsi perché avrebbe voluto essere con lei, quindi sarebbe sicuramente stato felice di vederla.
Sentì dei passi avvicinarsi e, un istante dopo, la porta di casa di aprì e Nick le apparve in tutto il suo splendore.
Suo malgrado, Eve deglutì un paio di volte, mentre cercava di ricordarsi se il ragazzo di fronte a lei fosse sempre stato così bello o se lo trovasse più affascinante del solito solo perché desiderava rivederlo da troppo tempo.
Allo stesso tempo, lui spalancò gli occhi, chiaramente sorpreso di trovarsela sulla porta di casa.
E fu in quel momento che Eve capì che c’era qualcosa che non andava, ma era così felice di vederlo che non diede troppo peso agli occhi annebbiati e alle guance arrossate.
“Sorpresa!” esclamò Eve, abbracciandolo. Le sembrò di sentire un odore dolciastro, ma credette di esserselo sognato.
Cercando di riscuotersi, Nick farfugliò “Eve! Che diavolo…? Credevo fossi a Lexington”.
“Avevo voglia di vederti” confessò lei, staccandosi da lui. “Ho fatto male?”
Nick scosse la testa. “N-no. Assolutamente no” si affrettò a rassicurarla.
L’attenzione di Eve fu catturata da un vociare rumoroso proveniente dall’interno della casa e solo in quel momento si accorse che si sentiva anche della musica. Sembrava che ci fosse una festa in corso.
Sentendosi improvvisamente fuori luogo, gli chiese “È un brutto momento? Ho interrotto qualcosa?”
“No, è solo una festicciola tra amici” minimizzò Nick, visibilmente imbarazzato.
Eve lo guardò meglio e si accorse che era a disagio, come se si vergognasse di qualcosa. Eppure non c’era nulla di male nell’aver organizzato una festa, si disse, confusa.
Mentre cercava di venirne a capo, sentì una voce maschile chiamare Nick dall’interno dell’abitazione, poi un ragazzo di colore, maglietta nera e orecchini di diamanti ai lobi delle orecchie, si avvicinò alla porta, stringendo in mano una bottiglia di vodka. Passò un braccio attorno alle spalle di Nick e fissò gli occhi su Eve, che si accorse subito della nebbia che gli velava lo sguardo. Doveva essere completamente ubriaco, per non dire altro.
“La signorina chi è?” chiese il ragazzo a Nick, senza staccare gli occhi da Eve.
“Lei è la mia amica Eve” rispose Nick, senza nemmeno darsi la pena di presentarle il suo amico.
Il tipo bevve un sorso di vodka e le fece cenno di entrare, rimproverando Nick “Falla entrare, Carter, non essere maleducato”, poi si rivolse a Eve e allungò una mano verso di lei “Vieni, dolcezza. Ti offro da bere”.
Sentendo le lacrime salirle agli occhi, mentre tutti i tasselli del puzzle andavano al loro posto – l’odore dolciastro che aveva sentito quando aveva abbracciato Nick, l’imbarazzo del ragazzo e la brutta sensazione che lui non avesse affatto apprezzato la sorpresa – Eve scosse la testa.
“No, grazie” declinò l’invito. Poi guardò Nick e disse “Devo andare”.
Per quanto leggermente annebbiato dall’alcool, il ragazzo capì subito che Eve ci era rimasta male e si spaventò. Sapeva di dover fare qualcosa per salvare la situazione. Doveva spiegarle, giustificarsi. Non voleva che Eve si arrabbiasse, non poteva rischiare di perderla di nuovo. Non adesso che, finalmente, potevano stare insieme.
Lanciando all’amico un’occhiata infastidita, lo liquidò dicendo “Billy, lasciaci soli un momento, per favore”. Il ragazzo annuì e sparì nuovamente dentro casa.
Nick si rivolse a Eve, pregandola “Non andare”.
Con le lacrime che ormai le rigavano le guance, lei gli ricordò “Avevi promesso”.
“Hai ragione, scusa. Ma è solo una festa” tentò di giustificarsi lui.
“Sei ubriaco” gli fece notare Eve.
Nick distolse lo sguardo e si lasciò sfuggire un lamento. Sperava non se ne fosse accorta.
“Non è vero” mentì.
“Sì, invece” insistette lei. “Puzzi di alcool, l’ho sentito quando ti ho abbracciato. E credo ci sia anche dell’altro, o mi sbaglio?”
Colpevole, Nick continuò a tenere lo sguardo fisso sui suoi piedi scalzi.
Sforzandosi di ricacciare indietro le lacrime, Eve sentenziò “Non sarei dovuta venire”.
Sentendo quelle parole, Nick rialzò immediatamente lo sguardo, spaventato. Sapeva di aver rovinato tutto e sentiva, dentro di sé, che non sarebbe andata a finire bene.
“Sì, invece” obiettò, prendendole una mano. “Ti prego, resta. Mando via tutti e parliamo. Per favore”.
La ragazza fece no con la testa. “Ero stata chiara, Nick. Non voglio stare con te così” disse, decisa.
“Smetterò, promesso” giurò lui, pur sapendo che le sue parole dovevano suonare vuote, dato che era così palese che avesse bevuto.
Infatti, Eve replicò “Non ti credo più”. Poi raccolse da terra il borsone, che aveva lasciato cadere ai suoi piedi per abbracciare Nick, e si voltò, iniziando ad allontanarsi.
“Eve!” le gridò dietro Nick, facendo un passo all’esterno, per ricordarsi solo in quel momento che non aveva le scarpe e quindi non poteva seguirla.
La ragazza si girò a guardarlo, con espressione dura, e gli intimò “Torna dai tuoi amici, Nick. Non hai bisogno di me”.
“Sì, invece” le assicurò lui, sentendo il terreno mancargli da sotto i piedi.
“Beh, allora sono io a non avere bisogno di te, non in queste condizioni, almeno” ribatté lei, facendo per voltarsi nuovamente.
Nick fece un altro passo verso di lei, incurante dell’asfalto che gli graffiava le piante dei piedi. “Eve, fermati per favore. Possiamo parlare?” la pregò, ma lei scosse la testa.
“Non ha senso parlare mentre sei ubriaco e comunque non ho niente da dirti” lo liquidò.
Passandosi nervosamente una mano tra i capelli, il ragazzo sbottò “Cristo, perché non mi vuoi ascoltare?”
“Perché sono solo balle, Nick!” gli urlò contro lei, lasciando sfogare tutta la frustrazione che si stava tenendo dentro. “Continui a raccontarmi solo balle”.
“Non è vero” replicò lui, disperato.
“Mi hai giurato che avevi smesso con queste schifezze e invece mi hai mentito tutto il tempo. Come faccio a sapere che non mi hai mentito anche sul resto?” gli chiese Eve, gli occhi che fiammeggiavano di rabbia.
Sentendosi punto sul vivo, Nick replicò, altrettanto arrabbiato “Stai mettendo in dubbio quello che provo per te?”
“Chi mi dice che non siano frottole?” gli domandò lei, guardandolo fisso negli occhi.
“Perché non lo sono!” esclamò lui, sull’orlo delle lacrime. “Ti amo, cazzo. E voglio stare con te. Non sto mentendo”.
Come poteva Eve pensare che non la amasse veramente? Dopo tutto quel tempo, davvero non credeva che i suoi sentimenti per lei fossero sinceri?
Eve scosse la testa e, con gli occhi di nuovo colmi di lacrime, gli disse “Mi dispiace, ma non riesco più a crederti”.
“Eve…ti prego…” piagnucolò Nick.
“Lasciami in pace, Nick” concluse la ragazza. Poi si voltò nuovamente e corse via, senza guardarsi indietro.
“EVE!” urlò ancora Nick, facendo un paio di passi verso di lei, con l’intenzione di seguirla, ma accorgendosi subito che non sarebbe riuscito ad andare molto lontano scalzo. In preda alla più completa disperazione, probabilmente esacerbata dall’alcool che gli scorreva nelle vene, il ragazzo si lasciò cadere in ginocchio in mezzo al vialetto e scoppiò a piangere, tenendosi la testa fra le mani. L’aveva persa, di nuovo. E questa volta temeva che fosse definitivo, almeno a giudicare dallo sguardo deluso che Eve gli aveva rivolto prima di scappare via.

~*~

Appoggiando la schiena alla porta del bagno, Eve fece scattare la serratura. Si avvicinò al lavandino e aprì il rubinetto, bagnandosi le mani e passandosele sulla faccia, in modo da portare via le lacrime che le rigavano ancora le guance.
Quello che doveva essere un giorno felice e che aveva aspettato con ansia per mesi si era appena tramutato in un incubo.
Prese un respiro profondo e tirò fuori il cellulare dalla tasca dei pantaloncini di jeans. Scorse la rubrica fino a che non trovò il nome che stava cercando e fece partire la chiamata, mentre prendeva dei respiri profondi, cercando di interrompere i singhiozzi.
Sperava solo che l’amico rispondesse, altrimenti non avrebbe davvero saputo cosa fare.
Cosa diavolo le era passato per la testa quando aveva deciso di venire in California da sola, senza dirlo praticamente a nessuno? E, soprattutto, come aveva fatto a credere di potersi fidare di Nick?
Perché lo ami e non ti aveva mai dato motivo di dubitare di lui prima, si disse, mentre aspettava che qualcuno accettasse la chiamata.
Finalmente, dopo quella che le parve un’eternità, sentì l’inconfondibile voce roca dell’amico che la salutava, felice. “Ciao, bellezza”.
“Alex” balbettò lei, tirando su col naso.
AJ capì subito che qualcosa non andava e percepì che l’amica stava piangendo.
“Ehi, Eve. Cosa succede?” le chiese, tornando subito serio.
“Dimmi che sei a casa, ti prego” piagnucolò lei, in tono disperato.
“Sì, sono a casa” la rassicurò. “Ma perché? Tu dove sei?”
“A Malibù” rispose Eve, in un sussurro.
“Sei andata da Nick?” domandò il ragazzo, cercando di ricostruire il puzzle.
“Sì. E l’ho trovato ubriaco nel bel mezzo di una festa” spiegò lei, soffocando un singhiozzo.
AJ strabuzzò gli occhi. “Stai scherzando?”
Eve sospirò. “Vorrei tanto”.
“Cos’hai fatto?”
“Abbiamo litigato e me ne sono andata” rispose lei, spiccia.
Percependo che le faceva male ricordare la scena, AJ decise che non era il caso di approfondire la discussione al telefono. Avrebbero avuto tutto il tempo di parlarne, una volta che lei fosse stata al sicuro, da lui. Quindi passò alle questioni pratiche e le chiese “Adesso dove sei?”
“Mi sono nascosta nel bagno di una caffetteria” ammise Eve, con la vocina di una bambina, e ad AJ ricordò tanto la ragazzina che era volata in braccio a Brian nella palestra della scuola, la prima volta che si erano conosciuti.
“Resta lì e non muoverti” le intimò. “Dammi l’indirizzo e mando subito un taxi a prenderti. Ti faccio portare da me”.
“Okay” acconsentì lei, stremata.
“Non ti muovere, chiaro?” si assicurò lui, preoccupato.
“Chiaro”.
AJ sospirò e, pur sapendo che non sarebbe servito a niente e non l’avrebbe fatta stare meglio, si sentì in dovere di osservare “Mi dispiace, Eve. Nick è un coglione”.
Nonostante la situazione, Eve apprezzò la solidarietà dell’amico e si lasciò scappare una risatina. “Lo so” commentò.
“Ci vediamo tra poco, bellezza” la salutò AJ, apprestandosi a chiudere la chiamata per contattare il servizio taxi, sperando che Eve gli mandasse l’indirizzo immediatamente.
Lei però lo richiamò. “Alex?”
“Sì?”
“Grazie” disse, in un sussurro.
Il ragazzo sorrise. “Non dirlo neanche”.

~*~

AJ aveva appena finito di sistemare Eve nella stanza degli ospiti, dopo essersi fatto raccontare per filo e per segno cos’era successo con Nick, e aveva lasciato l’amica a farsi una doccia, mentre lui le avrebbe preparato una tazza di camomilla per aiutarla a rilassarsi e, auspicabilmente, mettere insieme alcune ore di sonno. Mentre faceva bollire l’acqua, guardò l’orologio del forno a microonde e si accorse che segnava le due di notte. Eve gli aveva detto di essere in piedi dalle sei e, considerando il cambio di fuso orario dall’Europa all’America, chissà da quante ore era sveglia. Doveva essere esausta.
In quel momento, sentì bussare con insistenza alla porta d’ingresso e, domandandosi chi diavolo potesse essere a quell’ora, si maledisse per aver evidentemente dimenticato il cancello aperto, quando era andato ad accogliere il taxi che aveva accompagnato Eve.
Aperta la porta, si trovò davanti Nick, capelli scompigliati e viso arrossato, vestito alla bell’e meglio con un paio di pantaloncini da palestra e una maglietta nera.
“Lei dov’è” gli chiese, senza nemmeno salutarlo e scusarsi per essersi presentato a casa sua in piena notte.
Cercando di mantenere la calma e trattenendo l’impulso di prenderlo a schiaffi, AJ gli rivolse uno sguardo seccato e gli domandò “Che cazzo ci fai qui a quest’ora, Nick?”
“Lascia perdere l’ora e dimmi dov’è” tagliò corto lui, impaziente.
Dopo essersi ripreso dallo shock della discussione con Eve, Nick era rientrato in casa con un unico pensiero in testa: doveva fare qualcosa per rimediare. Doveva parlare con Eve, spiegarle, chiederle scusa e pregarla di concedergli un’altra possibilità.
Ci aveva messo un’eternità a buttare tutti fuori di casa, poi si era fermato a riflettere su dove diavolo potesse essere la ragazza e le era venuto in mente AJ. Eve non conosceva nessuno in California, a parte lui e l’amico, e difficilmente avrebbe potuto tornare a Los Angeles per raggiungere l’aeroporto e ripartire prima del giorno successivo, quindi doveva per forza essersi rivolta a AJ.
Almeno questo era quello che Nick si era sforzato di credere. Invece, l’amico fece crollare tutte le sue certezze, replicando “Non so di chi tu stia parlando”.
“Sì che lo sai, invece” insistette Nick, non volendo ammettere di aver fatto un buco nell’acqua. “Eve. Dov’è?”
“Non è qui” ripose AJ, laconico.
“E dov’è, allora?” gli chiese.
AJ si strinse nelle spalle e decise di smettere di fingere di non sapere cos’era successo. “Non ne ho idea. Ma so dove dovrebbe essere: con te, se non fossi un coglione”.
Irritato, Nick sbuffò. “Risparmiami la predica, AJ. Non sei nella posizione di parlare”.
“Forse no,” concordò l’amico “ma d’altra parte non sono io che ho buttato a puttane la storia più importante della mia vita per un paio di drink e qualche tiro di coca”.
Alle parole di AJ, qualcosa si ruppe dentro Nick e, senza sapere nemmeno come fosse successo, si ritrovò a piangere come un bambino.
“Non volevo” farfugliò, tra i singhiozzi.
“Ma l’hai fatto” gli fece notare l’amico, serio.
“Hai ragione, sono un coglione” ammise Nick, disperato. “Ci ho provato a smettere, davvero. Ma da solo non ce la faccio”.
Intenerito dal crollo dell’amico, AJ gli mise una mano sulla spalla e osservò “Devi farti aiutare, Nick”.
Lui scosse la testa. “Non ho bisogno di aiuto, ho bisogno di Eve”.
“Mi dispiace, ma lei non ti vuole più” replicò AJ, amareggiato per la situazione.
“Falle cambiare idea, ti prego” lo supplicò Nick. “La amo, non posso perderla”.
“L’hai già persa, non lo capisci?” cercò di farlo ragionare l’amico.
Nick fece no con la testa, rifiutandosi di accettare la verità. “Non dire così, non posso averla persa di nuovo. Aiutami…”
“Non posso fare nulla finché non ti rimetti in riga” gli fece notare AJ.
“Lo faccio, lo giuro. Sul serio questa volta” promise il ragazzo. “Ho buttato tutte le bottiglie che avevo in casa e ho bloccato i numeri di tutti gli amici che potrebbero indurmi in tentazione. Devi credermi”.
“Io posso anche crederti, ma non è me che devi convincere” obiettò AJ.
“Devo parlarle” insistette Nick, testardo.
“Non ti vuole parlare” lo informò l’amico.
“Ma devo spiegarle” disse ancora Nick, deciso a non arrendersi.
“Non le interessa. Non ti vuole vedere” annunciò AJ.
“Diglielo tu, per favore” lo supplicò Nick, fissandolo con espressione persa.
AJ annuì. “Ci posso provare, ma non ti prometto niente” cedette.
“Io…” tentò di aggiungere Nick, disperato, ma AJ lo bloccò, spingendolo delicatamente verso la sua auto.
“Vai a casa, Nick. Hai bisogno di dormire” gli raccomandò.
Nick aprì ancora la bocca per ribattere ma, vedendo l’espressione seria dell’amico, capì che non sarebbe servito a niente e decise di fare come gli era stato detto. Con un sospiro, lasciò cadere le spalle e si voltò, diretto alla macchina, che aveva parcheggiato davanti a casa di AJ.
Salì e si allacciò la cintura di sicurezza ma, prima di partire, appoggiò le braccia sul volante e ci mise sopra la testa, sentendo le lacrime riempirgli nuovamente gli occhi.
Per quanto confidasse nelle capacità persuasive dell’amico, conosceva bene Eve e sapeva quanto potesse essere testarda. Inoltre, sapeva di averla delusa più di quanto lei lo credeva capace di fare, ed era questo, più di tutto, che lo faceva stare male. Eve era sempre stata la sua più grande supporter, l’unica ad aver creduto incondizionatamente in lui, convincendolo che poteva fare qualsiasi cosa si fosse messo in testa, e l’idea di averla delusa lo distruggeva.
Purtroppo però, c’era ben poco che potesse fare. AJ era stato chiaro, Eve non gli voleva parlare. Poteva solo aspettare e sperare che l’amico riuscisse a farle cambiare idea.

~*~

Non appena richiusa la porta, AJ finì di preparare la camomilla per Eve, poi salì al piano di sopra a portargliela.
Bussò ma, non ottenendo risposta, abbassò la maniglia e fece per entrare, annunciando la sua presenza.
“Sono io, spero tu sia vestita”.
Curiosamente, la porta non si aprì. O, meglio, lo fece, ma il ragazzo trovò una strana resistenza nello spostare la porta, come se ci fosse qualcosa appoggiato contro. Sbirciando all’interno, AJ si accorse che la ragazza era seduta a terra, con la schiena appoggiata, appunto, alla porta, il viso nascosto tra le mani e le spalle scosse dai singhiozzi.
“Eve, mi fai entrare per favore?” la pregò, in tono dolce.
La ragazza non rispose, ma AJ la sentì muoversi e, un istante dopo, riuscì finalmente ad aprire la porta.
Posò la tazza sul comodino e andò a sistemarsi sul letto accanto a Eve, che si era tolta le scarpe e sedeva a gambe incrociate, tentando di asciugarsi le lacrime con il dorso della mano.
“Hai sentito?” le chiese, certo che la discussione con Nick non fosse passata inosservata.
Eve annuì, senza alzare gli occhi su di lui.
“Sembrava sincero” osservò, guardandola con la coda dell’occhio.
Eve sospirò. “Sembra sempre sincero” commentò, a voce bassa.
“Non l’ho mai visto piangere così” confessò AJ. “Ti ama davvero, Eve”.
La ragazza spostò finalmente lo sguardo su di lui. “Lo amo anch’io, ma non ce la faccio. Non riesco più a fidarmi” ammise, soffocando un singhiozzo.
AJ rifletté attentamente sulle parole da usare, poi decise di parlarle con il cuore in mano.
“Okay, ha fatto una cazzata enorme, lo ammetto, e forse sono un po’ di parte perché ci sono passato anch’io, ma non potresti dargli un’altra possibilità? Magari con il tuo aiuto riesce a smettere davvero”.
Eve fissò gli occhi celesti nei suoi, poi disse, decisa “Nick mi ha già spezzato il cuore due volte, Alex, ed entrambe dopo avermi giurato di voler stare con me. Non ce la farei a sopportarne una terza”.
Senza riuscire a trovare nulla da ribattere a quella dichiarazione così banale ma onesta, AJ non insistette e chiese, semplicemente “Cos’hai intenzione di fare?”
“Devo prendere le distanze” spiegò. “Ho bisogno di tempo per riflettere e riorganizzare la mia vita che, ingenuamente, avevo pianificato intorno a lui”.
AJ le passò un braccio attorno alle spalle.
“Ovviamente puoi restare qui quanto vuoi, ma qualcosa mi dice che non riuscirei a tenere Nick lontano a lungo” le fece notare.
“Ti ringrazio, ma devo andare via” concordò lei.
“Dove?” le domandò.
Eve scosse la testa. “Non lo so”.
“Lexington?” azzardò AJ.
“Forse” rispose lei, alzando le spalle.
“Se posso darti un consiglio, prenderei il primo aereo per Atlanta e andrei da Brian per un po’” le suggerì il ragazzo, pensando al suo bene.
“Contavo di andarci con Nick la prossima settimana” ricordò lei, con la voce rotta dal pianto che minacciava nuovamente di sopraffarla.
“Vacci domani” la spronò l’amico. “Brian è a casa e non gli importerà se arrivi prima”.
La ragazza annuì. “Credo che sia una buona idea. Grazie, Alex” concordò. Poi gli passò le braccia intorno al collo e lo strinse in un abbraccio.

~*~

Quando il campanello di casa suonò e, chiedendo chi è, si sentì rispondere Eve, Leighanne si preoccupò. A quanto le aveva detto Brian, Eve avrebbe dovuto essere a Malibù con Nick, dov’era andata per fare una sorpresa al ragazzo. Che cosa ci faceva ad Atlanta, allora?
Poco dopo, un taxi si fermò davanti all’ingresso e Eve scese, pagò l’autista e recuperò un borsone dal bagagliaio. L’auto ripartì e la ragazza si avvicinò. Non appena alzò lo sguardo su di lei, Leighanne si accorse che era molto pallida, aveva gli occhi gonfi e due tremende occhiaie, come se non dormisse decentemente da giorni.
“Eve” disse, andandole incontro e prendendole il bagaglio dalle mani.
“Ciao, Leigh” la salutò lei, abbozzando un sorriso. “Posso entrare?”
“Ma certo. Vieni” la invitò, mettendole una mano dietro alla schiena e guidandola in casa.
Non appena richiusa la porta, la ragazza le chiese “Bear c’è?”
Leighanne annuì. “È di sopra con Baylee” spiegò. “Sali pure. Io intanto preparo la stanza degli ospiti”.
“Grazie” sussurrò Eve, riconoscente.
Leighanne le sorrise. “Ma figurati”. Poi la guardò salire le scale, pregando che non fosse successo niente di grave. Ormai aveva adottato Eve come una sorta di sorellina minore e, anche se probabilmente non avrebbero mai avuto lo stesso rapporto che la legava a Brian, si era affezionata a lei e odiava vederla così. La ragazza che aveva trovato davanti a casa non era la Eve sorridente e piena di vita che Brian le aveva presentato, tanti anni prima, piuttosto una versione maltrattata e ferita, l’ombra dell’amica che conosceva, e chiunque l’avesse ridotta così meritava di stare altrettanto male. Anche se si fosse trattato di Nick, a cui Leighanne voleva molto bene.
Sospirando, prese il borsone e si diresse anche lei al piano di sopra, per preparare la stanza degli ospiti. Non sapeva quanto Eve si sarebbe fermata, ma aveva tutta l’aria di avere bisogno di essere coccolata ed era quello che Leighanne aveva intenzione di fare.

~*~

Brian stava giocando con Baylee in camera sua, quando sentì un paio di colpi alla porta e, voltandosi, vide la testa di Eve fare capolino dall’uscio.
Prima che potesse reagire, suo figlio, di quasi quattro anni, scattò in piedi e si catapultò in braccio all’amica, urlando “Zia Eve!”
La ragazza si chinò ad abbracciarlo, coprendogli il viso di baci e ripetendogli come fosse cresciuto e quanto le fosse mancato. Brian non potè fare a meno di sorridere, a quella scena, dimenticandosi per un istante del fatto che Eve non avrebbe dovuto trovarsi lì, in quel momento.
Tutta la preoccupazione gli tornò prepotentemente in mente però, quando vide Baylee prendere il viso dell’amica tra le manine, fissandola con aria preoccupata, per poi chiederle, con la sincerità e l’ingenuità tipica dei bambini “Chi ti ha fatto piangere, zia Eve?”
Guardando meglio la ragazza, Brian si accorse che suo figlio aveva ragione: Eve aveva gli occhi gonfi e arrossati, segno inequivocabile che doveva aver pianto molto.
Eve sospirò e, rivolgendo al bambino un sorriso tirato, rispose “È stato zio Nick, Bay”.
Il bimbo, che ovviamente adorava lo zio Nick, che lo faceva ridere e giocare ogni volta che si vedevano, le rivolse uno sguardo corrucciato e ripeté, incredulo “Zio Nick?”
Eve si limitò ad annuire e Brian ebbe come l’impressione che non avesse la forza di ribattere.
Baylee però, non poteva sapere quanto parlare di quello che era successo con Nick la facesse stare male e, con la testardaggine dell’infanzia, le chiese ancora “Non ti vuole più bene?”
“Credo che me ne voglia,” spiegò la ragazza, guardando il bimbo negli occhi “ma si è comportato male e mi ha delusa”.
Brian non fiatò, restò semplicemente in ascolto, certo che il figlio non si sarebbe accontentato di quella generica spiegazione. Infatti, subito dopo domandò alla ragazza “Cos’ha fatto?”
“Non ha mantenuto una promessa” gli rispose lei, scostandogli un ricciolo di capelli dalla fronte con una carezza.
Baylee la guardò, serio, e dichiarò “Le promesse si devono mantenere sempre”.
“È vero, Bay” concordò Eve, con un sorriso triste.
A questo punto, Brian decise che era ora di intervenire. Per quanto guardare Eve interagire con Baylee fosse adorabile, sapeva che l’amica aveva bisogno di confidarsi e anche lui voleva sapere esattamente cos’avesse combinato Nick per farla stare così male.
Si avvicinò al figlio e si inginocchiò davanti a lui, mettendogli le mani sulle spalle.
“Vai dalla mamma, Bubba” lo spronò. “Avrà bisogno di aiuto per preparare la stanza a zia Eve. Così intanto papà e zia Eve parlano un po’ da soli”.
Il bambino annuì e, dopo aver dato un ultimo bacio alla ragazza, uscì dalla stanza, lasciandoli soli.
Brian prese Eve per mano e la fece sedere sul letto del figlio, mettendosi di fianco a lei. Poi la guardò negli occhi e chiese “Cos’è successo?”
Eve gli appoggiò la testa sulla spalla e, dopo aver preso un respiro profondo, iniziò a raccontare di come avesse trovato Nick ubriaco nel bel mezzo di una festa, della litigata che avevano avuto e di come AJ fosse accorso in suo aiuto. Gli disse anche della scenata melodrammatica che Nick aveva fatto all’amico e di come lei si fosse sentita morire, dilaniata tra la voglia di credergli ancora e l’incapacità di sopportare l’ennesima delusione, che sospettava sarebbe arrivata.
Brian l’ascoltò, in silenzio, accarezzandole la schiena, in un vano tentativo di confortarla. Quando la ragazza finì di parlare, le diede un bacio sui capelli e si decise a dire la sua.
“Temevo che succedesse ma pregavo di sbagliarmi” confessò. “Non ti ho mai detto nulla per non allarmarti, ma a Marzo dell’anno scorso è stato addirittura arrestato per guida in stato di ebbrezza. Gli hanno ritirato la patente per tre mesi. Poi, però, sembrava essersi rimesso in riga. Non era proprio pulito e te ne sarai accorta quando ci siamo visti in Italia, ma andava meglio e, dopo che vi siete riavvicinati, era così entusiasta all’idea di poter stare con te che speravo davvero che riuscisse a smettere”.
Eve sospirò e disse, con voce rotta dalle lacrime che non aspettavano altro che avere via libera “Evidentemente non mi ama abbastanza”.
Il ragazzo scosse la testa. “Non credo sia questo,” obiettò “ma è ancora troppo confuso e irrequieto”.
“Io lo amo, bear. L’ho sempre amato. E speravo tanto che questa fosse la volta buona e potessimo stare insieme, finalmente” annunciò Eve, spostando la testa dalla spalla dell’amico e guardandolo dritto negli occhi. “Ma non posso stare con lui così. Non riesco a gestirlo. E mi aveva promesso che avrebbe smesso. Me l’aveva giurato”.
“Sai com’è fatto Nick, sis” tentò di farla ragionare lui. “È sempre pieno di buone intenzioni e promette grandi cose, ma poi si accorge che non è così semplice e non ce la fa a mantenere la parola data, almeno non da solo. Questa cosa, credo che tutti l’abbiamo presa un po’ sotto gamba” spiegò. “Sai, non era come con AJ, Nick non è mai arrivato a quel livello. Non ha mai saltato una prova e non si è mai presentato sul palco ubriaco, come invece succedeva con AJ. Quindi non ci abbiamo dato troppo peso e abbiamo sbagliato” ammise.
Eve scosse la testa e lo rassicurò “Può darsi, bear, ma non stava a voi occuparvene. Non siete le sue balie”.
“Lo so,” concordò Brian “ma siamo la sua famiglia e avremmo dovuto accorgerci che la situazione era più seria di quanto sembrava e spingerlo a farsi aiutare”.
La ragazza gli mise una mano sulla spalla e sentenziò “Non puoi fartene una colpa”.
Brian si strinse nelle spalle. “Forse no,” disse “ma è arrivato il momento che qualcuno prenda in mano la situazione”.
“E vuoi farlo tu?” gli chiese lei.
L’amico annuì. “Vuoi darmi una mano?” le propose. “Sono certo che con il tuo aiuto Nick ne verrà fuori in fretta e potrete finalmente stare insieme”.
Contrariamente a ciò che Brian si sarebbe aspettato, Eve fece no con la testa.
“Mi dispiace,” si giustificò “ma non ce la faccio. È da quando ho diciassette anni che, in un modo o nell’altro, faccio ruotare la mia vita attorno a lui, sperando che le cose si sistemino e aspettando l’occasione per poter stare insieme. E, immancabilmente, resto delusa. Sono stufa, bear. Lo amo, ma non voglio buttare via la mia vita aspettando che Nick sistemi la sua. Devo prendere le distanze e provare a disinnamorarmi di lui”.
Brian fece un cenno con la testa, per indicarle che comprendeva le sue ragioni, poi le domandò “Cos’hai intenzione di fare?”
Eve alzò le spalle. “Ancora non lo so” ammise. “Se posso, resto qui un paio di giorni a farmi coccolare da te, Leighanne e Baylee. Poi me ne torno a casa, in Kentucky, e vedo cosa fare della mia vita”.
Brian le sorrise e le passò un braccio intorno alle spalle, tirandola a sé. “Come vuoi, sis. Ricordati che non sei sola, io ci sono e ci sarò sempre per te” le assicurò.
Lei annuì e, appoggiando nuovamente la testa sulla spalla dell’amico, chiuse gli occhi, sollevata di essersi tolta quel peso dal cuore. Poi, senza spostarsi da quella confortante posizione, gli chiese “Mi fai una promessa, bear?”
“Ma certo,” acconsentì lui “spara”.
“Dai una mano a Nick a tirarsene fuori? Ho detto che voglio disinnamorarmi, ma questo non significa che smetterò di volergli bene e di preoccuparmi per lui” confessò.
Il ragazzo annuì e le promise “Me ne occupo io, stai tranquilla”.

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Capitolo 11
*** Our love was in the cards ***


CHAPTER 11 – Our love was in the cards

Novembre 2008 – Los Angeles (California)

 

I had a gypsy girl with the moon on her hand
And the sun on her back, covered in sand
Crazy but she made me forever young
And she tied me up with Orion's belt
And she kept me there underneath her spell
Yeah we had it, we were magic on the run

I thought we were written in the stars
She said our love was in the cards
Showing that fate could save my heart

(Horoscope – Nick Carter)

 

Brian mantenne la sua promessa. Qualche giorno dopo la partenza di Eve, prese un aereo e andò da Nick, in California. Lo trovò nella disperazione più totale, sembrava che non mangiasse e dormisse decentemente da settimane. Continuava a ripetere che non riusciva a vivere senza Eve e che avrebbe fatto qualsiasi cosa per riconquistarla.
Brian cercò di farlo ragionare, spiegandogli che la prima cosa da fare era disintossicarsi dalle schifezze che aveva in corpo, e il ragazzo gli giurò che non toccava un goccio di alcool dalla sera in cui aveva litigato con Eve. Frugando in ogni angolo di casa, Brian non riuscì a trovare nemmeno una microscopica bottiglia, il che lo indusse a pensare che Nick stava dicendo la verità.
Il secondo giorno in cui si trovava da lui, l’amico iniziò a lamentarsi di un dolore al petto, all’altezza del cuore. Sulle prime, Brian non ci diede troppo peso, specialmente perché Nick continuava a sostenere che fosse dovuto al fatto che Eve gli aveva spezzato il cuore. Poi, però, Brian riuscì a convincere l’amico ad andare a fare una passeggiata sulla spiaggia e quando, dopo una mezz’ora scarsa, Nick iniziò ad ansimare, lamentandosi di essere stremato e mostrando chiari segni di difficoltà respiratorie, Brian iniziò a realizzare che, forse, Nick non stava solo facendo scena, come suo solito, e il dolore al petto non era da sottovalutare.
Preoccupato, fece preparare a Nick i bagagli e gli prese appuntamento con il suo cardiologo di fiducia ad Atlanta. Durante la visita, il medico diagnosticò all’amico una cardiomiopatia dovuta al prolungato abuso di alcool, spiegandogli che, se non si rimetteva subito in riga riprendendo uno stile di vita sano, in pochi anni il suo cuore sarebbe stato danneggiato in modo permanente, rendendolo potenzialmente suscettibile a insufficienza cardiaca, infarto ed embolia polmonare.
Anche se non voleva darlo a vedere, la diagnosi terrorizzò letteralmente Nick, che si trovò messo di fronte alla possibilità di non arrivare a festeggiare il suo trentesimo compleanno. Con l’aiuto e la guida di Brian, quindi, Nick si rimise in carreggiata, iniziando a mangiare sano e a fare esercizio fisico, perdendo anche parecchi chili. Tanta fatica fu ripagata e, alla visita successiva, il dottore gli disse che l’emergenza era rientrata e, proseguendo su quella strada, non c’era più pericolo che i danni al cuore diventassero permanenti.
Quando il ragazzo tornò a casa, in California, era decisamente un’altra persona. La prima cosa che fece fu cercare di contattare Eve. Voleva farle vedere che aveva mantenuto la promessa di rimettersi in sesto e chiederle un’altra possibilità.
La ragazza però, non gli rispose. Tornata a casa, in Kentucky, aveva deciso di volersi impegnare a dimenticare Nick a tutti i costi, per questo aveva cambiato numero di telefono, comunicando quello nuovo soltanto a Brian e chiedendogli di non darlo a Nick, per nessuna ragione.
Anche se non condivideva del tutto la decisione dell’amica, Brian aveva acconsentito, ma non aveva voluto mentire a Nick, quindi gli aveva detto che Eve gli aveva espressamente chiesto di non essere contattata da lui.
Offeso, deluso e frustrato per non poter fare niente per sistemare le cose, Nick salì su un aereo e si presentò a Lexington, a casa dei genitori di Eve, dicendosi che, una volta che se lo fosse trovato davanti, Eve non avrebbe potuto rifiutarsi di parlargli.
Purtroppo, una volta arrivato si sentì dire che Eve non c’era. Dopo qualche mese passato a fare lavoretti saltuari in zona, un’amica dell’università l’aveva chiamata dicendo che l’azienda di New York per cui lavorava cercava personale in grado di parlare italiano, quindi la ragazza si era trasferita nella grande mela e no, i genitori non avevano l’indirizzo preciso. Inoltre, anche loro avevano ricevuto precise istruzioni di non comunicare a Nick il nuovo numero di telefono della figlia quindi, per quanto dispiaciuti, non sapevano proprio come aiutare il ragazzo.
Il viaggio a vuoto a Lexington fu per Nick la goccia che fece traboccare il vaso. Pur distrutto all’idea di non potersi nemmeno scusare con Eve, capì che la ragazza non voleva più avere a che fare con lui e si rese conto che non poteva buttare via il resto della sua vita cercando di rimediare. Per quanto convinto che Eve fosse la sua anima gemella, non poteva costringerla a perdonarlo e doveva voltare pagina, anche se era doloroso.
Con la coda tra le gambe, tornò in California, deciso a rimettere insieme i pezzi della sua vita, che sembrava andare sempre peggio, anche sul fronte lavorativo, specialmente da quando Kevin aveva deciso di lasciare il gruppo per dedicarsi alla famiglia e a progetti individuali.
I ragazzi stavano tentando di proseguire in quattro, ma tutti sapevano che non sarebbe mai stato lo stesso, senza Kevin. Nonostante questo, si buttarono anima e corpo nella realizzazione del nuovo album, Unbreakable, e nell’omonimo tour, che iniziò in Giappone nel febbraio del 2008. Nel frattempo, iniziarono a lavorare al nuovo album, la cui uscita era prevista per l’anno successivo. Nick sapeva che Brian aveva contattato Eve per aiutarlo a scrivere alcune canzoni, ma decise di non chiedergli nulla e di non impicciarsi, fingendo che la cosa non lo interessasse.
Se Eve non voleva più avere a che fare con lui, allora doveva farsene una ragione e andare avanti con la sua vita, per quanto doloroso potesse essere.
A ottobre dello stesso anno, mentre il tour si avvicinava alla fine, Nick conobbe una ragazza, amica dei suoi fratelli. Lauren era divertente e sicura di sé e, soprattutto, non sembrava particolarmente interessata al fatto che lui fosse famoso, e Nick ne restò folgorato. I due iniziarono a uscire insieme e, nel giro di un mese, facevano ormai coppia fissa. La nuova relazione aiutò Nick a dimenticare Eve e il ragazzo si convinse di averla superata e di essere finalmente pronto a voltare pagina e a riprendersi la sua vita.
Nel frattempo, Eve non era felice a New York. Aveva accettato la proposta dell’amica con entusiasmo ma, dopo i primi mesi di euforia, eccitata dalla novità del nuovo lavoro e di vivere in una metropoli, aveva realizzato che ciò che aveva reso la proposta di Sally così allettante era stato il fatto di potersi allontanare da Lexington, dove tutto le ricordava Brian e, di conseguenza, Nick.
Ma il nuovo lavoro non le piaceva, non era tagliata per stare relegata dietro a un computer in un ufficio. Si annoiava e sfogava la sua creatività scrivendo tonnellate di parole da mandare a Brian, che poi tentava di trasformarle in canzoni. In più, per quanto New York fosse piena di svaghi e opportunità, si sentiva soffocare, specialmente quando Sally, con cui condivideva l’appartamento, usciva con il suo ragazzo e lei si ritrovava sola, in una città sconosciuta e senza la possibilità di parlare con i suoi amici, con i quali aveva deliberatamente deciso di tagliare i ponti.
Non che facesse l’eremita, questo no. Ogni tanto usciva con i colleghi e aveva avuto numerosi appuntamenti con i ragazzi più disparati, iniziando anche qualche relazione, ma nessuna era andata oltre la soglia di un mese e Eve sapeva esattamente perché.
Anche se non voleva ammetterlo e per quanto si fosse sforzata di farlo, non era mai riuscita a disinnamorarsi completamente di Nick e continuava a paragonare a lui ogni ragazzo con cui usciva.
Un giorno, dopo l’ennesima telefonata serale a Brian in cui si lamentava di quanto le facesse schifo la sua vita, l’amico le propose di mollare tutto e unirsi al team dei Backstreet Boys. Si era appena liberato un posto da aiuto stilista e, sebbene non fosse esattamente ciò per cui Eve era formata e a cui aspirava, almeno le avrebbe garantito uno stipendio, portandola via da New York – che tanto odiava – e permettendole di stare con i suoi amici, senza contare che così avrebbe potuto collaborare attivamente alla stesura dei brani per il nuovo album, senza le difficoltà logistiche date dalla distanza.
A Brian non era mai piaciuta l’idea di sapere la sua sorellina sola nella grande mela e, pur sapendo che l’amico le aveva fatto quella proposta perché era preoccupato per lei e che dire di sì avrebbe significato ritrovarsi faccia a faccia con Nick e doverlo affrontare, una volta per tutte, Eve era talmente frustrata e insoddisfatta che accettò.
Lasciò il lavoro, impacchettò le sue cose, salutò Sally e se ne tornò in Kentucky senza ripensamenti, pronta a volare in California per raggiungere Brian e i ragazzi a Los Angeles, per l’ultima tappa del tour prevista per quell’anno.

~*~

I ragazzi erano in un locale in centro a Los Angeles dove si stava tenendo il solito after party dopo il concerto.
Nick era stanco e irritato. Aveva avuto una brutta litigata con Lauren al telefono, poco prima, la loro prima vera litigata da quando si erano messi insieme. Non si ricordava nemmeno più cosa l’avesse scatenata, sapeva solo che avrebbe voluto andare da lei e tentare di fare pace, invece di essere bloccato lì, in quel locale pieno di gente, con la musica assordante e le fan che lo fissavano come se fosse un bel taglio di carne nella vetrina di un macellaio.
Conoscendo Lauren, sapeva che, forse, non sarebbe stata una buona idea tentare di farla ragionare mentre era arrabbiata. Sarebbe stato meglio lasciarle sbollire il nervoso e parlarle quando fosse stata più tranquilla. Ma anche così, Nick avrebbe comunque preferito andarsene a casa, invece che stare in quel posto affollato.
Si voltò verso Howie, seduto sul divanetto accanto a lui, e gli domandò, seccato “Si può sapere perché tocca sempre a noi sorbirci gli after party? Brian dov’è? Perché non partecipa mai? Ha un’autorizzazione speciale o cosa? E, nel caso, come diavolo si ottiene? Perché ne voglio una anch’io”.
L’amico gli rivolse uno sguardo stupito. Non era da Nick lamentarsi così, di solito gli after party gli piacevano e si divertiva.
Dicendosi che doveva avere la luna storta, alzò un sopracciglio e gli chiese “Si può sapere cos’hai?”
“Niente” grugnì Nick, distogliendo lo sguardo.
“Come no. Sei insopportabile” gli fece notare l’amico, con una punta di rimprovero.
“Grazie Howie” commentò Nick, ridacchiando, ma l’amico lo conosceva troppo bene e sapeva che l’ironia era il suo modo per glissare sui problemi ed evitare domande indesiderate, così insistette.
“Quindi?”
“Ti ho detto niente” tagliò corto Nick. “Sono solo nervoso”.
“È successo qualcosa?” si informò Howie, preoccupato.
Nick si voltò nuovamente a guardarlo e decise di sputare il rospo. Lui e Howie si erano avvicinati molto, negli ultimi anni, e il ragazzo era diventato il suo nuovo confidente. Non che non andasse più d’accordo con Brian, continuavano a essere buoni amici, ma, anche se non l’avrebbe mai ammesso, Nick covava del risentimento nei suoi confronti perché, nonostante i suoi sforzi, Brian non si era fidato abbastanza da rivelargli come contattare Eve. Era acqua passata ormai, e lui stava con Lauren adesso, ma la cosa ancora gli rodeva e, in qualche modo, aveva deciso di punire Brian trovandosi un nuovo migliore amico. Howie gli era sempre piaciuto e scegliere lui era stato naturale.
“Nulla di che” spiegò. “Ho avuto una discussione con Lauren. Una cazzata. Ma mi ha irritato e sono di cattivo umore”.
“Si vede!” si lasciò scappare Howie, strappandogli una risata.
“Lo so, ma non ci posso fare niente” si giustificò Nick. “Vorrei solo andarmene a casa”.
L’amico gli posò una mano sulla spalla e, rivolgendogli un sorriso rassicurante, annunciò “Beh, sta arrivando Brian. Vedrai che il malumore ti passa”.
Nick gli lanciò un’occhiata perplessa e sentenziò, sarcastico “Capisco che il fatto che Brian ci degni della sua presenza a un after party sia un evento, ma non vedo come dovrebbe farmi passare il nervoso”.
Howie scosse la testa e, con espressione di chi la sa lunga, dichiarò “Non Brian. Diciamo più chi c’è con lui”.
A quel punto, Nick alzò la testa, rivolgendo lo sguardo verso l’ingresso del locale e identificando immediatamente l’amico, che si faceva strada attraverso le fan, toccando mani e regalando sorrisi. Dietro di lui, una mano stretta in quella di Brian, c’era una ragazza, con lunghi capelli castani ondulati e illuminati da ciocche più chiare, un vestito a fiori dal taglio un po’ gipsy che le arrivava alle caviglie, scarpe da tennis bianche e due brillanti occhi celesti, che Nick avrebbe riconosciuto anche al buio.
Eve.
Nick sapeva che si sarebbe unita a loro come aiuto stilista, ma non si aspettava che li raggiungesse già quella sera. Credeva di avere ancora tempo per prepararsi.
Nel frattempo, mentre lui restava imbambolato a guardarla avvicinarsi, Howie era scattato in piedi e le era andato incontro per salutarla. Anche AJ tornò al tavolo, abbandonando momentaneamente le fan con cui stava chiacchierando, e abbracciò l’amica, salutandola con entusiasmo.
Nick si sentì posare una mano sulla spalla e, voltandosi, incrociò lo sguardo di Brian, che gli chiese “Tu che fai, non la saluti?”
Il ragazzo sorrise e annuì, alzandosi in piedi. “Certo, mi ero solo incantato un attimo” si giustificò.
“Certo,” commentò Brian, ridacchiando “Eve ti ha sempre fatto questo effetto”.
Nick gli fece la linguaccia, poi mosse un passo verso la ragazza, che era appena stata rilasciata dall’abbraccio da orso di AJ.
Quando se lo ritrovò davanti, bello come non mai, il cuore di Eve mancò un battito e si rese immediatamente conto che tutta la sua bella teoria di prendere le distanze per disinnamorarsi di lui si era rivelata un gran buco nell’acqua. Per quanto si sforzasse, Nick Carter aveva ancora il potere di farle tremare le gambe e la cosa le dava terribilmente fastidio.
“Ehi, ciao” la salutò, chinandosi per abbracciarla.
“Ciao, Nick” ricambiò lei, chiudendo per un istante gli occhi e respirando l’inconfondibile profumo del ragazzo. Poi, staccandosi dall’abbraccio, lo guardo meglio e dichiarò “Ti trovo bene”.
“Beh, sicuramente meglio dell’ultima volta che ci siamo visti” ironizzò lui, con un sorrisino divertito.
Eve si lasciò sfuggire una risatina nervosa e lo pregò “Possiamo evitare di parlarne, per favore? Preferirei dimenticare”.
Nick annuì e ridacchiò a sua volta. “Come vuoi,” acconsentì “ma solo se mi racconti tutto quello che mi sono perso in questi anni”.
La ragazza annuì e lo seguì sul divanetto, dove gli si sedette accanto, immergendosi immediatamente in una fitta conversazione con lui e dimenticandosi completamente di tutto ciò che li circondava. Tutta la rabbia e il risentimento che aveva provato nei suoi confronti erano svaniti nel momento esatto in cui i loro occhi si erano incrociati e Eve si stupì, una volta di più, di come Nick riuscisse sempre a farle quell’effetto. Il malumore del ragazzo, d’altro canto, era completamente scomparso non appena l’aveva vista entrare nel locale e nell’istante in cui lei gli aveva sorriso, facendogli capire che non ce l’aveva più con lui, ogni altro pensiero era stato spostato in secondo piano. Tutto quello che voleva era stare con lei e recuperare il loro rapporto, che fino a quel momento aveva creduto perso per sempre.
Brian si sedette accanto a Howie e lanciò un’occhiata furtiva ai due amici, notando i sorrisi e gli occhi che luccicavano. Potevano tentare di darla a bere agli altri, ma nessuno dei due aveva mai dimenticato l’altro, era evidente. Non riusciva a dargli un nome preciso, ma quei due avevano qualcosa di magico che li legava l’uno all’altra e che nessuna litigata e nessun periodo passato senza parlarsi, per quanto lungo, avrebbe mai potuto cancellare.
Bisognava solo aspettare e stare a vedere come si sarebbe evoluta la situazione.

~*~

Eve e Nick avevano passato tutta la serata a chiacchierare in un angolo della zona VIP, tanto che, a un certo punto, AJ aveva dovuto venire a chiamare l’amico per ricordargli che era pur sempre ‘in servizio’ e le fan reclamavano le sue attenzioni. A malincuore, Nick si era staccato dalla ragazza per andare a fare il suo dovere, ma non aveva smesso di pensare a lei e a quanto fosse felice di riaverla vicina per un solo secondo.
Mentre il ragazzo era impegnato con le fan, Brian ne approfittò per avvicinarsi all’amica.
“Ehi” le disse, sedendosi accanto a lei sul divanetto.
“Ehi” ricambiò lei, con un sorriso.
“Sembri felice” osservò lui, guardandola negli occhi, e Eve annuì.
“Lo sono” confermò. Poi gli prese una mano e ammise “Avevi ragione, bear. Ho fatto bene ad accettare la tua offerta e andarmene da New York. Mi eravate mancati tutti tantissimo”.
Brian le sorrise, soddisfatto di averci visto giusto, poi sollevò un sopracciglio e, lanciando un’occhiata a Nick, le chiese “Tutti in eguale misura o forse qualcuno un po’ di più?”.
Eve ridacchiò e distolse lo sguardo, per poi riportarlo subito dopo sull’amico e confessare “Okay, forse qualcuno di più”.
Brian le posò una mano sul ginocchio, facendosi più vicino, e le bisbigliò “Ascolta, sis, sono felice che abbiate sistemato le cose tra voi, sul serio. Ma lui ha una ragazza, adesso. Te l’ha detto?”
Eve annuì. “Lauren, lo so” lo rassicurò. “Stai tranquillo, bear. Forse non l’ho ancora dimenticato del tutto, ma non mi aspetto che succeda qualcosa, tra noi. Mi accontento di riaverlo come amico. Mi è mancato”.
Brian fece sì con la testa, per farle capire che comprendeva. “Scusami,” si giustificò “so che non hai più bisogno che ti protegga e avevo promesso di non mettermi in mezzo, ma voglio solo assicurarmi che tu non soffra di nuovo per causa sua”.
La ragazza gli strinse di più la mano che teneva nella sua, poi si sporse verso di lui e gli stampò un bacio sulla guancia, suscitando una serie di gridolini isterici da parte di un gruppetto di fan che si aggiravano nei dintorni ed evidentemente avevano trovato il gesto particolarmente tenero.
“Lo so. E mi piace quando ti preoccupi per me” gli confidò.
Brian le sorrise, si voltò verso le fan, fece una buffa smorfia e commentò “È la mia sorellina, le è permesso baciarmi”, facendo ridere sia le ragazze che Eve. Poi passò un braccio attorno alle spalle dell’amica e le sussurrò “Stai solo attenta, okay?”
Eve annuì. “Okay”.
“Ehi, di cosa discutete voi due?” chiese Nick, di ritorno dal suo bagno di folla.
Brian gli rivolse un sorrisino allusivo, si alzò dal divanetto e gli mise una mano sulla spalla, prima di rispondere “Di te. Ma adesso sei arrivato a rovinarci la festa, quindi tolgo il disturbo e te la lascio. È di nuovo tutta tua”.
Nick ridacchiò, guardando l’amico allontanarsi, poi si risedette accanto a Eve e le rivolse un’occhiata nervosa. “Davvero stavate parlando di me?” domandò.
La ragazza annuì, divertita nel notare lo sguardo preoccupato di Nick. Era evidente che l’idea di essere stato l’argomento di discussione di Brian e Eve lo metteva a disagio. Lei gli posò una mano sul ginocchio e lo rassicurò “Solo cose belle, stai tranquillo. Gli ho detto che ho fatto bene ad accettare di lavorare per voi perché mi siete mancati”.
“Anch’io?” le chiese Nick, insicuro.
“Certo,” rispose lei, decisa “tu forse più di tutti”.
Nick era incredulo, non gli sembrava vero di sentirle dire quelle parole. “Davvero?”
“Davvero” confermò Eve. Poi gli puntò addosso gli occhioni celesti e Nick sentì qualcosa muoversi nello stomaco. Distolse lo sguardo e lo fissò sulla mano di lei, posata sul suo ginocchio, concentrandosi sui vari anelli di foggia etnica che la ragazza indossava. Tutto pur di non perdersi di nuovo in quegli occhi celesti che, Nick lo sapeva bene, avevano il potere di mandargli in tilt il cervello.
“Indipendentemente da tutto quello che è successo, sei mio amico Nick, e mi è mancato non poterti chiamare per parlare, com’eravamo soliti fare” gli confessò.
Ripetendosi di restare calmo, Nick le lanciò un’occhiata fugace, domandandole “Perché non l’hai mai fatto in tutto questo tempo, allora?”
Eve distolse lo sguardo e sospirò. “Perché ero ferita,” spiegò “e avevo bisogno di prendere le distanze per dare tempo al mio cuore di aggiustarsi”.
Percependo che lei non lo stava più fissando, Nick si decise a voltarsi a guardarla. “E adesso cos’è cambiato?” volle sapere.
Era felice di come stavano andando le cose tra di loro, ma aveva bisogno di risposte.
Eve alzò le spalle e scosse la testa. “Non lo so” ammise. “Credevo di essere ancora arrabbiata con te, invece, quando ti ho visto, ho capito che non lo ero più, che mi eri mancato da morire e ti rivolevo nella mia vita”.
Il ragazzo non rispose, si limitò a fissarla, confuso.
Eve si lasciò sfuggire una risatina nervosa e commentò “Non so nemmeno se quello che ho detto ha senso”.
Spinto da un impulso che non sapeva bene da dove venisse, Nick le prese una mano, costringendola a voltarsi a guardarlo e, quando i loro occhi si incrociarono, fu come se tutto quel tempo non fosse passato e loro due fossero ancora i ragazzini quindicenni che giocavano sulla neve durante le riprese di I’ll Never Break Your Heart.
Nick non sapeva se quello che aveva detto Eve avesse senso e nemmeno gli importava. Sapeva solo che anche a lui era mancata e che qualsiasi cosa fosse successa tra loro era stata completamente dimenticata nel momento esatto in cui lei gli aveva sorriso.
Avvicinandosi al suo orecchio, le bisbigliò “Andiamo via di qui”.
“Dove?” gli chiese lei, spalancando gli occhi.
“Ovunque” rispose lui.
Eve gli sorrise e si lasciò trascinare fuori dal locale.

~*~

Eve si fermò di colpo, notando l’insegna di un luna park. Non aveva idea di che ore fossero, ma doveva ormai essere notte inoltrata.
Una volta usciti dal locale, lei e Nick avevano iniziato a passeggiare per le strade di Los Angeles, mischiandosi alla folla di sconosciuti che si godevano la tiepida notte californiana.
Avevano parlato a lungo e per entrambi era stato come non essersi mai lasciati. Eve si domandava come avesse potuto sopravvivere più di due anni senza averlo intorno. Indipendentemente da quale fosse la natura del loro rapporto, essere insieme, per loro, era semplicemente naturale e la ragazza promise a se stessa che non si sarebbe privata mai più di quel piacere. Nick poteva anche avere una relazione con un’altra, ma nulla gli impediva di essere suo amico. Chissà, forse era quello il loro destino, dopotutto. Forse non erano fatti per stare insieme come una coppia, ma era scritto che fossero ottimi amici.
Allo stesso tempo, Nick non riusciva a capacitarsi di come la chimica tra lui e Eve fosse ancora così perfetta, anche dopo due anni senza parlarsi. Era innegabile che ci fosse qualcosa di speciale, tra loro, solo non riusciva a capire cosa fosse. Lui stava con Lauren, adesso, e la amava. Eppure, non appena Eve era ricomparsa nel disegno della sua vita, era stato come se tutti i tasselli del puzzle fossero magicamente andati ognuno al loro posto e tutto il resto non aveva più importanza.
Fu strappato alle sue riflessioni dalla mano di Eve che afferrava la sua e dalla voce dell’amica che proponeva “Andiamo?”
Seguendo con lo sguardo ciò che la ragazza gli stava indicando, si accorse che si trovavano davanti all’ingresso di un luna park. Istintivamente sorrise e annuì. Erano anni che non metteva piede in un posto del genere ma, per qualche strana ragione, gli sembrava semplicemente perfetto.
Eve ricambiò il sorriso e si avviarono all’interno, sempre tenendosi per mano.
Girovagarono per un po’ tra i vari stand, Nick tentò di vincere un pupazzo per Eve, fallendo miseramente, e le comprò lo zucchero filato per farsi perdonare. Lei ne divorò più di metà, poi gli spiaccicò il resto sulla faccia, scoppiando a ridere alla sua espressione offesa. Nick si pulì la faccia con le mani, cacciandosi in bocca pezzi di zucchero filato e leccandosi le labbra, sotto lo sguardo divertito della ragazza. Quando credeva di essersi completamente ripulito, Eve allungò una mano e gli passò un dito sul labbro inferiore, portandogli via un po’ di zucchero che era sfuggito alla sua ispezione e leccandosi a sua volta la punta del dito per ripulirsi.
Nick non disse nulla, limitandosi a guardarla, ma trovò quel semplice gesto tremendamente sensuale. E, subito dopo, si sentì terribilmente in colpa anche solo per averlo pensato.
All’improvviso, Eve vide qualcosa che catturò la sua attenzione. Afferrò una mano di Nick e lo trascinò verso una tenda, situata in uno spiazzo un po’ appartato. Arrivati davanti all’ingresso, Nick si accorse che si trattava della tenda di una cartomante e rivolse alla ragazza uno sguardo scettico.
“Non crederai a queste cazzate?” le chiese.
Eve fece spallucce e sentenziò “Forse no, ma è divertente”. Poi gli prese di nuovo la mano e lo tirò all’interno, dove furono accolti da una zingara dall’espressione cordiale.
Si sedettero di fronte a lei e la donna iniziò a posizionare le carte sul tavolino che c’era tra loro.
Nick e Eve si scambiarono un’occhiata divertita e lui le mimò con le labbra la parola cazzate. Lei lo colpì sulla coscia e soffocò una risatina.
La donna girò la prima carta e guardò Eve, con due profondi occhi scuri.
“Partiamo dalla signorina” annunciò. “Iniziamo con l’appeso rovesciato. Questa carta significa fatiche inutili nel vano tentativo di cambiare una situazione che, al momento, non può essere modificata, e l’unica cosa che si può fare è attendere”.
“Non sono brava ad aspettare” commentò Eve e Nick ridacchiò.
La donna girò un’altra carta.
“La fortuna” disse. “Questa carta significa evoluzione e cambiamento e conferma il fatto che la situazione, prima o poi, si modificherà, basta avere pazienza”.
Eve non replicò, limitandosi a fissare la donna che, intanto, girò l’ultima carta.
“L’angelo” presentò. “Indica nodi che vengono al pettine e allude al fatto che, probabilmente, quando la situazione di cui abbiamo parlato si evolverà, porterà alla luce segreti mai confessati che potrebbero anche ferire qualcuno. Ma è necessario farlo ugualmente, se si vuole essere felici”.
Per un attimo, all’interno della tenda regnò il silenzio, interrotto soltanto dai respiri delle tre persone sedute attorno al tavolino. Poi la donna alzò lo sguardo su Nick e girò la prima carta.
“Gli amanti” disse. “Significa che desideri una relazione d’amore vera e sincera”.
“Ma ce l’ho” tentò di obiettare Nick, per essere subito zittito dalla cartomante, che girò la carta successiva.
“La luna” annunciò. “Indica inganno e si riferisce al fatto che stai vivendo una situazione poco chiara e, probabilmente, qualcuno ti sta prendendo in giro. O tu stai ingannando te stesso”.
Nick guardò Eve con espressione confusa, ma lei si limitò ad alzare le spalle, senza sapere cosa dire.
La donna girò l’ultima carta e sorrise. “Il sole. Rappresenta una situazione favorevole, il che fa pensare che tu sia destinato a trovare la tua anima gemella, dopotutto, ma solo se smetterai di farti ingannare”.
Nick restò a fissare la cartomante, perplesso, mentre Eve prese il portafoglio dalla borsa e mise una banconota da venti dollari sul tavolo. La donna allungò la mano per prendere i soldi e, nel farlo, notò il tatuaggio sul polso destro della ragazza. Le afferrò la mano, per poterlo vedere meglio, poi alzò lo sguardo su Eve e le sorrise.
“La luna” osservò, e la ragazza annuì.
“Forse la carta della luna non indicava un inganno” rifletté la donna. “Forse indicava qualcosa di più concreto”.
“Tipo?” chiese Nick, intromettendosi nel discorso.
La cartomante lo guardò e il ragazzo notò un luccichio nei profondi occhi scuri.
“Forse la tua anima gemella è più vicina di quanto tu creda, giovanotto” sentenziò, criptica, e Nick le rivolse uno sguardo sorpreso.
“La ringrazio,” disse Eve, sorridendo nuovamente alla donna e afferrando la mano di Nick “è stata gentilissima. Arrivederci!” e detto ciò, trascinò il ragazzo fuori dalla tenda.
Non appena furono a distanza di sicurezza, Nick e Eve si guardarono e scoppiarono a ridere.
“Cosa diavolo voleva dire con tutta quella storia dell’anima gemella?” domandò Nick, confuso.
Eve scosse la testa, cercando di calmare le risate. “Non ne ho la più pallida idea” ammise. Poi prese di nuovo la mano di Nick e gli propose “Che ne dici di andarcene di qui e trovare qualcosa da mangiare? Sto morendo di fame”.

~*~

Erano seduti sulla spiaggia e stavano bevendo un frullato, mentre aspettavano che sorgesse il sole. Non sapevano neanche bene come ci fossero arrivati.
Dopo il luna park e la curiosa avventura con la cartomante, si erano fermati a mangiare qualcosa in una pizzeria aperta ventiquattr’ore su ventiquattro. Poi avevano continuato a camminare, chiacchierando. Eve aveva confidato a Nick quanto non le piacesse la sua vita a New York e quanto si fosse sentita sola e triste, in quel periodo, e il ragazzo aveva sentito improvvisamente il bisogno di abbracciarla, ma si era trattenuto, non volendo rischiare di spaventarla. D’altra parte, si erano appena rivisiti dopo due anni in cui non si erano scambiati una sola parola e forse non era ancora il caso di lanciarsi in certe dimostrazioni di affetto.
Dal canto suo, Nick si era trovato a chiederle di aiutarlo a scrivere le canzoni per il suo nuovo album solista. Non aveva ancora idea di quando sarebbe uscito, ma sapeva che voleva collaborare con Eve perché gli piacevano le cose che scriveva. Per la sua felicità, Eve aveva subito detto di sì e gli era sembrava sinceramente entusiasta all’idea.
A forza di chiacchierare e camminare, si erano ritrovati sul lungomare e, accorgendosi che era quasi mattina, a Eve era venuta l’idea si fermarsi sulla spiaggia ad aspettare l’alba. Così avevano preso un frullato e adesso erano lì, seduti uno accanto all’altra sulla sabbia, a fissare la linea dell’orizzonte, da dove, a breve, sarebbe spuntato il primo sole del mattino.
Avvolto in un silenzio confortante, Nick si ritrovò a guardare la ragazza seduta accanto a lui con la coda dell’occhio, concentrandosi sui capelli che le ricadevano in morbide onde sulle spalle e che venivano mossi dalla brezza proveniente dal mare.
In quel momento, Eve alzò una mano per allontanare una ciocca di capelli dal viso e lo sguardo di Nick cadde sul tatuaggio che la ragazza aveva sul polso e che aveva tanto incuriosito la cartomante.
“Alla fine ce l’hai fatta a farlo” osservò, con un cenno del capo verso la mano della ragazza.
Eve gli rivolse dapprima uno sguardo confuso, poi capì a cosa si riferiva e sorrise, guardandosi la mano.
“Già,” concordò “e non è l’unico”.
Nick alzò un sopracciglio e domandò “Ne hai altri?”
La ragazza annuì e, dandogli le spalle, si abbassò la giacca di jeans che indossava sopra al vestito, mostrandogli la schiena, su cui faceva bella mostra un sole stilizzato, di foggia vagamente tribale, proprio in mezzo alle scapole.
Nick sorrise e commentò “Carino”. Poi, mentre la ragazza si rimetteva a posto la giacca, ridacchiò, sentenziando “Pensa se l’avesse visto la cartomante. La luna sulla mano e il sole sulla schiena. Fanno due carte su tre di quelle che mi sono uscite. Avrebbe sicuramente pensato a qualche segno delle stelle, o roba simile”.
Anche Eve rise e, scuotendo la testa, replicò “Fortuna che era nascosto, allora. Considerato quanto ha dato di matto dopo aver notato quello sulla mano, se avesse visto anche questo ne avrebbe dedotto che la tua anima gemella sono io o chissà quale altra stupidaggine”.
Nick si unì alla risata, farfugliando qualcosa su quanto assurde fossero state le previsioni della donna e come avessero buttato via venti dollari ma, in realtà, nel profondo stava riflettendo sulle parole della cartomante, domandandosi se, per caso, non avesse ragione, invece e Eve fosse davvero destinata a essere la sua anima gemella, come credeva un tempo.

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Capitolo 12
*** Daytime friends and nighttime lovers ***


CHAPTER 12 – Daytime friends and nighttime lovers

Dicembre 2010 – Golfo del Messico

 

Daytime friends and nighttime lovers
They don't want to hurt the others
So they love in the nighttime
And shake hands in the light of day

(Daytime Friends and Nighttime Lovers - Westlife)

 

Eve si guardò intorno, nel salone pieno di gente, e mordicchiò la cannuccia del cocktail che stava bevendo. Non sapeva nemmeno esattamente cosa fosse, gliel’aveva ordinato AJ e aveva un vago retrogusto di ananas. Per il resto era alcolico. Altamente alcolico.
Prendendo mentalmente nota di tenere d’occhio l’amico, come le aveva chiesto di fare Rochelle, la sua nuova fidanzata, Eve tornò a far vagare lo sguardo nella sala, individuando subito Alex, che faceva il buffone con alcune fan all’altro lato del bancone.
Anche se non le sembrava ancora vero, Eve ormai lavorava per i Backstreet Boys da due anni. Durante il tour, era stata impiegata come aiuto stilista e generica tuttofare, poi aveva collaborato attivamente alla scrittura dei brani per il nuovo album, This Is Us, uscito a Ottobre dello scorso anno. All’album era seguito un altro tour, a cui Eve aveva nuovamente partecipato nel suo vecchio ruolo di aiuto stilista e come planner delle attività dei ragazzi, e che non era ancora terminato del tutto, dato che erano previste ancora una quindicina di date per l’anno successivo.
I ragazzi però, avevano momentaneamente interrotto il tour per imbarcarsi in una nuova esperienza che consisteva in una crociera a tema. Essendo la prima volta, non si erano azzardati a prenotare una nave intera e avevano semplicemente riservato alle loro fan metà dei posti previsti su una normale crociera nel Golfo del Messico. Se l’iniziativa avesse avuto successo, contavano di organizzarne un’altra completamente dedicata alle loro fan per l’anno successivo.
Non erano previsti grandi cambi di guardaroba per l’evento, a parte un paio di serate a tema per cui erano necessari outfit appositamente studiati, per cui la presenza di Eve non sarebbe stata necessaria, ma Brian aveva voluto portarla con loro, più come amica che come membro dello staff, principalmente per fare compagnia a Leighanne e darle una mano con Baylee, che ormai aveva otto anni e somigliava sorprendentemente a suo padre, non soltanto fisicamente, ma anche per quanto riguardava la riserva apparentemente inesauribile di energie.
Eve si era così ritrovata catapultata su una lussuosa nave da crociera, in cui non aveva mai messo piede prima di allora, circondata da fan dei ragazzi che la conoscevano come la sorellina adottiva di Brian e la coprivano di attenzioni, e senza nemmeno dover lavorare, a parte intrattenere Baylee quando Leighanne iniziava a dare segni di squilibrio mentale.
Era praticamente una vacanza pagata e la ragazza non avrebbe potuto esserne più entusiasta.
L’attenzione di Eve fu richiamata da un certo fermento alle sue spalle e, voltandosi, si accorse che Nick aveva fatto il suo ingresso nella sala e stava tentando di farsi strada verso il bancone, circondato da ragazze adoranti. Istintivamente sorrise e scosse la testa, senza riuscire a smettere di stupirsi di quanto il ragazzo sembrava essere nel suo elemento, in mezzo a tutte quelle fan che morivano letteralmente ai suoi piedi.
Dopo la loro riconciliazione, le cose tra lei e Nick erano andate sempre meglio ed erano tornati a essere gli amici di un tempo. Lui le aveva presentato Lauren e le due ragazze erano addirittura diventate pressoché amiche.
A Eve piaceva Lauren e credeva che fosse la persona giusta per Nick. Era una ragazza sicura di sé e con la testa sulle spalle, che sapeva tenere testa al ragazzo, senza però pretendere di farlo cambiare. Nick era maturato molto, in quegli ultimi anni, e Eve sospettava che buona parte del merito fosse da attribuire a Lauren. E gliene era grata, perché il nuovo Nick le piaceva, se possibile, ancora di più del precedente.
Se doveva essere completamente onesta con se stessa, i sentimenti che provava per lui non erano completamente svaniti e a volte le faceva male vederlo insieme a Lauren. Ma Eve se ne era fatta in qualche modo una ragione e si era convinta di potersi accontentare di stargli vicino come amica, anche perché lui sembrava sereno come non lo era mai stato. Evidentemente era veramente innamorato di Lauren, la ragazza lo faceva stare bene ed era più che soddisfatto di essere riuscito a recuperare l’amicizia che aveva un tempo con Eve.
Nessuno dei due aveva mai più fatto cenno alle promesse di stare insieme che si erano fatti quando si erano incontrati in Italia e sembrava che le cose tra loro si fossero assestate. Eve l’aveva addirittura aiutato a scrivere alcuni brani per il suo nuovo album da solista, che sarebbe uscito il prossimo anno, come lui le aveva espressamente chiesto di fare la sera che erano scappati dall’after party e avevano vagato per Los Angeles tutta la notte.
Eve ricordava ancora quella notte con una punta di malinconia, perché era stata una delle poche occasioni che lei e Nick avevano avuto per stare insieme, senza nessun altro intorno e senza uno scopo ben preciso. Lauren accettava di buon grado il fatto che lei e Nick lavorassero insieme alle canzoni dell’album ma, per quanto non si mostrasse assolutamente gelosa, era però comprensibilmente restia a lasciare uscire il suo ragazzo da solo con la sua amica d’infanzia. Si fidava sia di Eve che di Nick, ma anche lei si era accorta dell’innegabile chimica che c’era tra i due, e preferiva limitare le occasioni in cui potevano trovarsi da soli.
Anche se a volte era infastidita dal modo di fare della ragazza, Eve non si sentiva di biasimarla e ammetteva che, a parti invertite, probabilmente si sarebbe comportata nello stesso modo.
E quella era un’altra ragione per cui Eve era elettrizzata all’idea di quella crociera.
Sfortunatamente, un paio di giorni prima di partire, Lauren si era slogata una caviglia in palestra e, anche se Nick aveva insistito perché andasse lo stesso con lui, lei aveva deciso di rinunciare ad accompagnarlo, perché muoversi sulla nave con le stampelle sarebbe stato piuttosto complicato.
A Eve dispiaceva che la ragazza si fosse infortunata ma, dall’altro lato, era felice di poter passare finalmente del tempo con Nick, senza dover lavorare e senza un cane da guardia che controllava ogni loro mossa. Certo, il ragazzo era a tutti gli effetti in servizio, ma avrebbe sicuramente trovato qualche momento libero per stare con lei, dato che lui stesso aveva le confessato che moriva dalla voglia di passare del tempo insieme.
Quella sera era la Masquerade Night e il dress code prevedeva abiti eleganti e, ovviamente, maschere. Eve si era subito stufata di indossare la sua, che giaceva abbandonata sul bancone, e stava seriamente valutando di tornarsene in cabina, dato che ormai era piuttosto tardi e il giorno seguente era previsto un beach party a Playa Mia, durante il quale Brian le aveva già annunciato che l’avrebbe costretta a giocare a beach volley.
Scivolò lentamente giù dallo sgabello su cui era seduta, recuperando la borsetta che aveva lasciato sul bancone, accanto alla maschera abbandonata, e fece per dirigersi verso l’uscita della sala, quando fu intercettata da Nick, che la afferrò per un braccio e la fece voltare, iniziando a muoversi con lei a tempo di musica.
“Dove stai andando?” le chiese, posandole una mano, quella libera dal bicchiere che stava reggendo, sul fianco e guidandola nei movimenti.
Eve si lasciò sfuggire un sospiro rassegnato e rispose “In camera”.
“Di già?” esclamò Nick, sorpreso, e lei annuì, confessando “Leighanne è già andata via per mettere a letto Bay, voi siete occupati e io mi annoio”.
Il ragazzo si avvicinò leggermente al suo orecchio e le bisbigliò, in modo da non farsi sentire dalle fan che li circondavano “Non puoi andare via, volevo stare un po’ con te”.
Suo malgrado, Eve si trovò a sorridere, felice che Nick volesse dichiaratamente la sua compagnia e si mostrasse dispiaciuto di non poterla ottenere. Alzandosi in punta di piedi, si avvicinò a sua volta all’orecchio del ragazzo e sussurrò “Anch’io ci speravo, ma abbiamo fatto male i nostri calcoli. È chiaro che la tua presenza è richiesta qui”.
Nick sbuffò vistosamente, facendola ridere, poi le rivolse un sorrisino malizioso e dichiarò “Dammi un minuto. Non scomparire”.
Eve annuì e lo guardò andare via, per poi avvicinarsi a AJ e dirgli qualcosa all’orecchio.
Quando Eve gli aveva confessato che si stava annoiando e aveva intenzione di tornarsene in cabina, a Nick era mancata la terra da sotto i piedi. Okay, forse non era la metafora più calzante, dato che si trovavano su una nave e quindi, tecnicamente, sotto ai suoi piedi non c’era terra ma acqua, ma per lo meno rendeva l’idea.
Una volta scoperto che Brian aveva chiesto a Eve di partecipare alla crociera, Nick si era sentito più felice di quanto probabilmente avrebbe dovuto, considerato il fatto che era ormai fidanzato con Lauren da due anni. E la amava, ne era pressoché certo. Solo che tra lui e Eve c’era una chimica che non aveva mai sperimentato con nessun’altra ed era innegabile. Avevano un’intesa perfetta, non nel senso che indovinavano cosa pensava l’altro o che andavano sempre d’accordo su tutto, più qualcosa tipo scambi di sguardi complici quando una certa cosa colpiva l’attenzione dell’altro, battute stupide che solo loro due capivano e semplicemente una generale sensazione di benessere e agio totale quando erano insieme.
Per questo Nick aveva dovuto fingere di essere dispiaciuto quando Lauren si era infortunata e aveva deciso di non accompagnarlo in crociera mentre, in realtà, era fin troppo entusiasta di poter finalmente passare del tempo da solo con Eve.
Sapeva che stava giocando con il fuoco e si era ripromesso di stare attento, non fare cazzate e comportarsi da gentiluomo adulto e maturo. Poi però, quella sera, quando era entrato nel salone della festa, l’aveva vista nel suo bel vestito lungo blu notte, con una maschera bordata di piume che le nascondeva il viso, l’aveva sentita ridere a una battuta di Brian, e tutte le sue buone intenzioni erano bellamente andate a farsi benedire.
Ci aveva girato intorno tutta la sera, combattuto tra quello che desiderava e la consapevolezza di quanto potesse essere pericoloso, finché, complici un paio di drink in corpo, non aveva preso coraggio e aveva deciso di rischiare.
Ed era quello il motivo per cui non poteva lasciarla andare via proprio adesso.
“Ehi” disse a AJ, parlandogli all’orecchio, in modo che la conversazione non potesse raggiungere orecchie indiscrete.
L’amico si voltò di scatto, sorpreso di trovarsi Nick così vicino, e gli rivolse uno sguardo incuriosito.
“Creami un diversivo, per favore” lo pregò “ho bisogno di tirarmi fuori di qui senza che nessuno se ne accorga”.
“Cosa vuoi fare?” gli chiese AJ, sospettoso.
Sapendo di non potergli mentire, se voleva il suo aiuto, Nick confessò “Voglio filarmela con Eve. Da quando siamo partiti, non siamo ancora riusciti stare un po’ insieme”.
AJ alzò un sopracciglio, fissando l’amico con aria scettica, ma Nick si limitò a sostenere il suo sguardo, senza lasciar trapelare nessuna emozione.
"Nick, non fare cazzate, per favore” si raccomandò il ragazzo, con una punta di preoccupazione nella voce.
“Stai tranquillo,” lo rassicurò Nick, con un sorriso “tutto sotto controllo”.
AJ scosse la testa e commentò “Non sono mai tranquillo quando ci siete di mezzo tu e Eve” e Nick ridacchiò.
AJ sospirò e, facendogli un cenno con la testa per indicargli che poteva procedere con la fuga, afferrò il microfono, che aveva abbandonato momentaneamente sul bancone, e annunciò “Chi vuole giocare a strip poker?”
Gli occhi di tutta la sala furono su di lui e Nick sgattaiolò via, tornando dove aveva lasciato Eve, che gli rivolse un’occhiata confusa. Lui le sorrise e la prese per mano, per poi trascinarla fuori dalla sala.

~*~

Dopo essere letteralmente scappati dalla festa, Nick e Eve si erano seduti in un angolino appartato del ponte, con i piedi a penzoloni oltre il parapetto, e si erano messi a chiacchierare, come amavano fare fin da ragazzini.
Pur consapevole di essere in una situazione potenzialmente rischiosa, in quanto era palese che ci fosse ancora dell’attrazione tra loro, Eve non riusciva a staccare gli occhi di dosso a Nick, che trovava particolarmente affascinante nel completo elegante che indossava quella sera.
Allo stesso modo, Nick si sentiva elettrizzato per il solo fatto di poter finalmente avere Eve tutta per sé e aveva passato tutto il tempo a inventarsi pretesti per creare banali contatti fisici tra di loro, sfiorandole casualmente le mani o scostandole ciocche di capelli dagli occhi. Questo suo modo di fare non era certamente passato inosservato alla ragazza che, però, non sembrava esserne infastidita.
Nick sapeva che era sbagliato, ma si accorse improvvisamente di aver passato gli ultimi dieci minuti a fissarle le labbra, cercando di ricordarsi come fosse baciarla.
Eve se ne rese conto e gli domandò “Si può sapere cos’hai da fissarmi così? Mi stai facendo paura”.
Nick le sorrise e, senza riuscire a resistere, le passò un dito sulle labbra, confessando “Cerco di ricordarmi com’è baciarti”.
Senza interrompere il contatto visivo con lui, Eve ricambiò il sorriso e sussurrò “Te lo sei già dimenticato?”
Facendo scivolare le dita dalle labbra della ragazza al suo mento, Nick scosse la testa e rispose “Non credo, ma non ne sono sicuro”.
Con una spavalderia che temeva derivasse più dall’alcool che da vero e proprio coraggio, Eve si sentì ribattere “Forse allora dovresti riprovare”.
Non aveva idea da dove le fossero uscite quelle parole, o meglio, forse invece lo sapeva. Era inutile negarlo, per quanto si sforzasse di nasconderlo, era evidente che Eve provava ancora qualcosa per Nick e aveva soltanto finto di averlo dimenticato, per tutto quel tempo. Ma sapeva anche che quello che stava facendo era sbagliato. Nick era fidanzato con Lauren e Eve non poteva mettersi a flirtare con lui. Non era onesto e non si era mai comportata così.
Un istante dopo però, sentì le dita di Nick rafforzare la presa sul suo mento e tirarla delicatamente a sé e, quando le labbra del ragazzo si posarono sulle sue, nulla di quello che si era detta poco prima ebbe più senso. L’unica cosa a cui riusciva a pensare era quanto baciare Nick le fosse mancato e come le sembrasse stranamente giusto, anche se sapeva benissimo che non era così.
Quando Nick approfondì il bacio, Eve non solo lo lasciò fare ma ricambiò con passione, passandogli le mani dietro al collo e iniziando a far scorrere le dita su e giù, fino all’attaccatura dei capelli.
Al diavolo, pensò. Erano anni che desiderava farlo e, ora che finalmente era successo, non si sarebbe certo lasciata intimorire da stupidi principi morali.

~*~

Fermandosi un milione di volte per baciarsi a ogni angolo, Nick e Eve raggiunsero il ponte dove si trovavano le loro cabine. Frugando nelle tasche dei pantaloni, Nick rintracciò la tessera magnetica della sua stanza, fece scattare la serratura e aprì la porta, trascinandosi dietro Eve e assicurandosi di aver chiuso a chiave, prima di raggiungere la ragazza in mezzo alla stanza.
Ricominciarono a baciarsi, le mani di Nick affondate nei capelli di Eve e quelle di lei che correvano lungo la schiena del ragazzo. Poi Nick fece scivolare le sue mani sulle spalle della ragazza, iniziando ad abbassarle le spalline del vestito. Pensava di trovare una certa resistenza, invece tutto ciò che Eve fece fu tirargli freneticamente la camicia fuori dai pantaloni, per infilarci sotto le mani e cominciare ad accarezzargli la schiena.
Nick si liberò velocemente della giacca e, mentre abbassava il vestito di Eve fino alla vita, la spinse verso il letto, dove caddero entrambi, uno sull’altra, continuando a baciarsi. Intanto, Eve aveva preso a sbottonargli la camicia, per poi fargliela scivolare dalle spalle, lasciandolo a torso nudo.
Una vocina, nascosta da qualche parte nella testa di Nick, gli stava dicendo di smetterla, che era sbagliato, ma lui la relegò in un angolo, deciso a non dargli ascolto. Sognava di fare l’amore con Eve da quando era un ragazzino e non si sarebbe certo fermato proprio adesso che stava per succedere.
Dal canto suo, Eve era fermamente decisa a lasciarsi travolgere dagli eventi, ignorando qualsiasi paranoia di tipo morale che si fosse presentata a rovinarle la festa. Non era da lei comportarsi così, ma ormai si era rassegnata al fatto che la sua parte razionale andasse a farsi benedire quando c’entrava Nick e non si fece nemmeno troppe domande.
Prima che qualcuno dei due si rendesse conto di come fosse successo, si ritrovarono entrambi nudi, sul letto, Eve sdraiata con la schiena sui cuscini e Nick che troneggiava sopra di lei, tenendosi sollevato sulle mani.
La ragazza fece scorrere i palmi delle sue mani sulle braccia di Nick, tracciando i contorni dei tatuaggi del ragazzo con i polpastrelli e lui sentì una serie di scariche elettriche percorrergli tutto il corpo. Senza riuscire a resistere oltre, si fece largo tra le gambe della ragazza e scivolò dentro di lei, facendole sfuggire un sospiro strozzato.
Mentre si perdeva dentro al corpo della prima ragazza con cui aveva mai desiderato fare l’amore, Nick si ritrovò a domandarsi perché, se quello che stavano facendo era davvero così sbagliato, allora lui non si era mai sentito così completo e in pace con l’universo?

~*~

Quando Eve riaprì gli occhi, alle prime luci dell’alba della mattina successiva, si rese subito conto di non essere nella sua cabina. A differenza di quello che si vedeva nei film, dove la protagonista sembrava sempre un po’ confusa, dopo essere andata a letto con l’amante di turno, Eve ricordava perfettamente cos’era successo la notte precedente e non si stupì quando, voltandosi, si trovò a specchiarsi nell’azzurro limpido degli occhi di Nick, che la fissavano con espressione atterrita.
La ragazza sospirò e si preparò all’inevitabile discussione che sarebbe seguita alla loro imprevista notte di passione.
Nonostante sapesse di avere sbagliato e che non sarebbe dovuto succedere, Eve non si sentiva in colpa. Era consapevole di provare ancora qualcosa per Nick e desiderava andare a letto con lui da anni. Ora, finalmente, era successo e ne aveva assaporato ogni momento.
Non si aspettava che le cose tra loro cambiassero. Doveva ammettere che, in un angolino remoto del suo cuore, sognava che Nick le confessasse di essere ancora perdutamente innamorato di lei, lasciasse Lauren e loro due potessero viversi la loro storia, una volta per tutte. Ma, razionalmente, sapeva che non sarebbe mai avvenuto e che quella fantasia sarebbe rimasta, appunto, soltanto un sogno. Nick amava Lauren e, qualsiasi cosa provasse per lei, Eve era consapevole del fatto che la ragazza fosse quella giusta per lui. A differenza sua, Lauren era centrata e razionale, aveva la testa sulle spalle e avrebbe garantito a Nick un futuro senza drammi e sconvolgimenti, come lui desiderava.
Forse, Lauren e Nick non avevano la magia che, invece, c’era tra loro due, ma non era magia quello di cui Nick aveva bisogno, in quel momento. Gli servivano stabilità, concretezza e progetti per il futuro, tutte cose che lei non era in grado di garantirgli, almeno non ancora.
Eve non aveva idea di quale sarebbe stato il suo futuro, a malapena sapeva cos’avrebbe fatto il mese prossimo, figurarsi tra vent’anni. Quando tentava di immaginarselo, vedeva una casetta sulla spiaggia, un cane e...Nick. C’era sempre stato lui nei suoi sogni futuri e, anche se sapeva che era una pura illusione e che avrebbe dovuto toglierselo dalla testa una volta per tutte, non poteva farci niente.
La voce preoccupata del ragazzo la distolse dai suoi pensieri e Eve tornò a concentrare la sua attenzione su di lui.
“Eve” la richiamò.
“Ehi, è tutto ok” gli disse, con un sorriso che voleva essere rassicurante.
Il poverino sembrava sull’orlo di un attacco di panico e a Eve fece quasi tenerezza.
“No, non è tutto ok” obiettò lui, scuotendo la testa “e lo sai”.
Eve gli posò una mano sul braccio e disse, calma “Ascolta, abbiamo fatto una cazzata. Eravamo un po’ alticci e…”
“Ma io volevo farlo” la interruppe Nick, agitato. “Volevo venire a letto con te”.
Suo malgrado, Eve non potè fare a meno di sorridere a quell’ammissione e decise di essere onesta anche lei.
“Anch’io,” ammise “da anni. E probabilmente è questo il problema. Avremmo dovuto farlo tanto tempo fa, quando le nostre vite non erano così incasinate” osservò.
Nick sospirò e, guardandola insistentemente negli occhi, si lasciò sfuggire “Continuo a chiedermi cosa sarebbe successo se quel giorno fossi stato più forte e non avessi dato retta a Brian”.
“Non puoi colpevolizzarti, eri un ragazzino” lo rassicurò Eve, stringendo leggermente la presa sul suo braccio.
Nick annuì. “Vero,” concordò “ma magari a quest'ora saremmo sposati da anni, come Kevin e Kristin”.
“Oppure avremmo finito per odiarci perché Brian aveva ragione. Chi può dirlo?” replicò lei, pratica. “È inutile riempirsi la testa di se e di ma. Adesso siamo qui. Siamo andati a letto insieme perché entrambi lo desideravamo, ma siamo d’accordo sul fatto che non avrebbe dovuto succedere, non in questo momento, almeno”.
“Beh, sì” si affrettò a rispondere lui. “Io sto con Lauren”.
“Appunto” sottolineò Eve.
“Non voglio spezzarle il cuore” dichiarò Nick, lasciando trasparire una punta di preoccupazione dal tremolio della voce.
Eve scosse la testa ed esclamò “Non pensarci nemmeno! Lauren non deve sapere niente”
Nick strabuzzò gli occhi, stupito dalla reazione della ragazza, poi farfugliò “Ma…e tu?”
Eve restò a fissarlo per un istante, domandandosi cosa diavolo si aspettasse. Non pensava mica che lei l’avrebbe obbligato a lasciare la fidanzata minacciando di andare a spifferarle tutto, vero? Eve non era così meschina e, soprattutto, non voleva che Nick lasciasse Lauren perché lei l’aveva costretto. Se avesse deciso di farlo – cosa che Eve dubitava fortemente sarebbe mai successa – avrebbe dovuto essere perché si era accorto di essere innamorato di lei, non perché temeva che venisse fuori che erano andati a letto insieme.
Senza staccare gli occhi da quelli del ragazzo, fece spallucce e sentenziò “Io ho avuto una fantastica notte di sesso con Nick Carter”.
Sempre più sconvolto, Nick le chiese, risentito “Come puoi scherzare su una cosa del genere?”
Eve sospirò e scosse la testa. “Non sto scherzando” replicò, decisa. “Nick, davvero, è tutto a posto. Non sono più una ragazzina, anche se Brian continua a trattarmi come la sua sorellina. Non è la prima volta che vado a letto con qualcuno con cui so che non ci sarà futuro. Posso gestirlo” gli assicurò.
“Sicura?” insistette lui. “Non voglio rovinare la nostra amicizia”.
La ragazza annuì, ostentando una sicurezza e una noncuranza che, in realtà, non provava. Uscita di lì, si sarebbe con tutta probabilità chiusa camera a piangere per almeno un’ora, in modo da sfogare tutta la tensione, la frustrazione e quel briciolo di delusione che le stringevano lo stomaco in una morsa. Ma non era quello il momento di mostrarsi debole e insicura. Adesso doveva rassicurare Nick, avrebbe avuto tempo per occuparsi del suo cuore infranto più tardi.
“Non rovineremo un bel niente” gli promise. “È successo. Archiviato. Torniamo alle nostre vite normali e non pensiamoci più”.
Il ragazzo fece sì con la testa, anche se sembrava poco convinto. Non riuscendo più a resistere e sentendo il bisogno sempre più impellente di stare da sola, Eve gli sorrise e si sporse a dargli un bacio sulla guancia, poi si alzò dal letto, raccattò i suoi vestiti e si chiuse in bagno, per rimettersi in sesto e poter tornare nella sua cabina dove, a ben vedere, avrebbe dovuto passare la notte, invece di cedere agli istinti e cacciarsi in quella situazione assurda.

~*~

Prima che arrivasse l’ora di raggiungere la spiaggia dove si sarebbe tenuto il beach party, quel pomeriggio, Eve decise di mangiare qualcosa al ristorante della nave, approfittando del fatto che quasi tutte le fan erano già a Playa Mia, dove sarebbe stato servito un pranzo in stile messicano.
Si era appena seduta a un tavolo, con una ricca insalata mista davanti a sé, quando sentì che la sedia accanto alla sua veniva spostata e, voltandosi, vide AJ che prendeva posto vicino a lei, posando sul tavolo un piatto con un paio di tacos.
“Ehi” lo salutò, sorridente.
“Ehi” ricambiò lui, addentando uno dei tacos.
Eve si cacciò in bocca una forchettata di insalata e iniziò a masticare. Per qualche istante, nessuno dei due parlò, entrambi concentrati sul cibo, poi, con una noncuranza che nascondeva quanto, in realtà, stesse morendo di curiosità, AJ chiese, guardando l’amica con la coda dell’occhio “Tu e Nick avete passato una bella nottata, nella sua cabina?”
Eve lasciò cadere la forchetta e si voltò a guardarlo, con gli occhi fuori dalle orbite, e il ragazzo scoppiò a ridere, dimenticando momentaneamente il cibo.
“Oddio, dovresti vedere la tua faccia” commentò, cercando di calmarsi. “Sembra che ti sia apparso un fantasma”.
Con la salivazione completamente azzerata e il cuore che le batteva a mille, Eve tentò di riprendere possesso delle sue facoltà mentali per ribattere, ma tutto ciò che uscì dalla sua bocca fu “Tu...come…?”
AJ fece spallucce e spiegò “Ero in giro a bussare a sorpresa alle porte delle fan e vi ho visti entrare nella sua cabina in un groviglio di lingue”.
Capendo che non poteva nemmeno tentare di minimizzare cos’era successo, Eve sospirò e si lasciò sfuggire un gemito di frustrazione, che AJ male interpretò e ne approfittò per prenderla in giro “Oddio è andata così male? Non dirmi che Carter ha fatto cilecca”.
Nonostante la criticità della situazione, Eve non potè fare a meno di ridere al commento idiota dell’amico, poi scosse la testa e replicò “Scemo” prima di ammettere “No, non ha fatto cilecca. Tutt’altro”.
AJ si mise le mani sulle orecchie e dichiarò, ad alta voce “Non voglio sapere nient’altro. Non mi interessa essere informato sulle prestazioni sessuali di Carter”.
Preoccupata che qualcuno potesse sentirlo, anche se la sala era pressoché vuota, Eve gli tirò una sberla sul braccio e lo zittì “Piantala. Vuoi appendere i manifesti, per caso?”. Poi si raccomandò “Non lo deve sapere nessun altro, specialmente Brian. Se lo scopre, ci fa fuori entrambi”.
AJ sollevò un sopracciglio e le rivolse un’occhiata contrariata, prima di replicare “Senza offesa, ma chi se ne frega di quello che pensa Rok. Non sono fatti suoi. Questa è una questione tra te e Nick e dovete risolverla tra di voi, senza che lui si metta in mezzo, per una volta”.
“L’abbiamo già fatto” gli assicurò lei, iniziando a rilassarsi leggermente.
AJ si voltò completamente verso l’amica e le chiese, interessato “E quindi? Cosa succede adesso?”
“Non succede nulla” rispose lei, pratica. “Abbiamo deciso che è stato un errore e che faremo finta di niente”.
Il ragazzo si lasciò scappare una risatina sarcastica e commentò “Stronzate. Non è stato un errore”.
“Sì, invece” insistette Eve, testarda.
“No” obiettò AJ, scuotendo la testa. “Lui vuole te, Eve. Ha sempre voluto te”.
“Non è vero” replicò lei. “Sta con Lauren e mi ha detto chiaramente che non vuole spezzarle il cuore”.
“E a te sta bene?” le domandò AJ, scettico.
Eve fece spallucce. “Anche se non mi stesse bene, cosa potrei fare?” gli chiese.
“Tipo dirgli che lo ami, ad esempio” propose il ragazzo, con un mezzo sorriso di circostanza.
“È evidente che lui ama Lauren” gli fece notare Eve. “Lo metterei solo in una posizione scomoda, senza contare che rovinerei la nostra amicizia”.
AJ fece di nuovo no con la testa e sentenziò “Non è amicizia quella che vuoi da lui”.
“Forse no, ma è l’unica cosa che posso ottenere” ammise la ragazza, con un sospiro rassegnato.
AJ non replicò subito, restò a osservare l’amica, che teneva lo sguardo fisso sul bicchiere di fronte a lei, chiaramente infelice e persa in un turbinio di pensieri ed emozioni contrastanti. AJ odiava vederla così, in primis perché le voleva bene e desiderava saperla felice, ma soprattutto perché era convinto, e lo era sempre stato, che lei e Nick fossero davvero fatti l’una per l’altro. Forse non se ne rendevano conto, ma entrambi riuscivano a funzionare bene soltanto quando erano insieme. Nei periodi in cui non si erano parlati, sia Nick che Eve erano stati terribilmente infelici e avevano combinato una marea di cazzate. A suo avviso, Nick avrebbe dovuto tirare fuori le palle, mollare Lauren e mettersi finalmente con Eve, ma AJ conosceva bene l’amico e sapeva che non l’avrebbe fatto. Si era convinto che Lauren fosse la donna giusta per lui e non avrebbe sentito ragioni finché non ci avesse sbattuto la testa da solo. Nick era fatto così, testardo e permaloso, e non era facile gestirlo. C’erano soltanto tre persone che ci riuscivano: Kevin, Lauren e, ovviamente, Eve.
Tornando alla realtà, AJ avvicinò il viso a quello della ragazza seduta accanto a lui e la ammonì “Finirete col farvi male, dai retta a me”.
Eve gli scoccò un’occhiata intrisa di delusione e risentimento, e domandò “Più di quanto abbiamo già fatto in passato?”
Era chiaramente una domanda retorica e Eve non si aspettava una risposta, ma AJ gliela diede lo stesso. Fece sì con la testa e annunciò “Se non gli parli, la storia con Lauren potrebbe diventare seria e, per così dire, definitiva”.
Eve sospirò e gli rivolse uno sguardo triste. “Si vede che non siamo destinati a stare insieme” dichiarò.
L’amico le mise una mano sulla spalla e, con un sorriso di incoraggiamento, la spronò “Io credo che, a volte, uno il destino se lo debba creare da solo. Pensaci”.

~*~

Eve era seduta sulla sabbia, in un’area riservata della baia di Playa Mia, e osservava Baylee tuffarsi ripetutamente da un trampolino gonfiabile, mentre Leighanne sonnecchiava su un lettino poco distante. I ragazzi stavano intrattenendo le fan con una serie di giochi e lei e Leighanne avevano deciso di concedersi un po’ di relax.
Nonostante il suo sguardo fosse apparentemente fisso sul ragazzino che giocava nell’acqua, in realtà Eve non aveva smesso di pensare un solo istante alla conversazione che aveva avuto con AJ.
Non riusciva a togliersi dalla testa quell’ultima frase:

Io credo che, a volte, uno il destino se lo debba creare da solo.

Le sembrava importante e, in un certo senso, concordava con l’amico. Solo che non aveva idea di come quel consiglio potesse essere applicato alla sua situazione con Nick.
Improvvisamente, si sentì toccare una spalla e si accorse che Leighanne era andata a sedersi accanto a lei.
“Un penny per i tuoi pensieri” scherzò, rivolgendole un sorriso sincero.
Eve rise e distolse lo sguardo, fissando insistentemente le dita dei suoi piedi immerse nella sabbia. Poi, sentendo il bisogno impellente di confidarsi con qualcuno, riportò lo sguardo sull’amica e le chiese “Se ti confido una cosa, mi prometti che resterà tra noi?”
Leighanne le rivolse un’occhiata incerta. “Sai che non ho segreti con Brian” le ricordò, mettendosi sulla difensiva.
Eve si lasciò sfuggire una risatina nervosa e dichiarò “Ti assicuro che, quando avrai sentito cos’ho da dirti, Brian sarà proprio l’ultima persona al mondo con cui vorrai condividerlo”.
Fissandola con espressione stupita, Leighanne le fece cenno di procedere e, dopo aver preso un respiro profondo, Eve iniziò a raccontarle quello che era successo quella notte con Nick.
Non si aspettava aiuto o consigli, voleva soltanto condividere il suo segreto con qualcuno che non fosse AJ e togliersi quel peso dalla coscienza.
Alla fine del racconto, Leighanne la guardò preoccupata, e le chiese “Sicura che non vuoi parlarne con Brian? Sono certa che capirebbe”.
Eve scosse la testa. “Io credo di no, invece” obiettò. “Oltre a essermi di nuovo cacciata in una situazione delicata con Nick, ho fatto qualcosa che va totalmente contro i suoi principi morali, e quel che è peggio è che non ne sono nemmeno pentita” spiegò. “Credimi, non capirebbe”.
Leighanne aprì la bocca per ribattere, ma la conversazione fu interrotta proprio da Brian, che arrivò di corsa dall’altro lato della spiaggia, domandando “Chi non capirebbe cosa?”
Eve si voltò a guardarlo, nervosa. Fortunatamente, Leighanne fu più pronta di lei e si affrettò a cavarla d’impaccio, rispondendo “Tu. Non capiresti mai come Eve possa volere più bene a Baylee che a te”.
Brian lanciò all’amica un’occhiata furba e replicò “Oh, lo capirei invece. Bay è adorabile. Solo che non te lo perdonerei mai”.
Eve si mise a ridere, seguita da Leighanne e Brian, e sentì la tensione abbandonarla. Poi l’amico le porse una mano per aiutarla ad alzarsi, annunciando “Vieni, è ora del beach volley”.
“Chi gioca?” domandò lei, accettando la mano e sollevandosi da terra.
“Io, tu, Nick e alcune fan” elencò lui, prima di concludere con “E ovviamente tu sei in squadra con me”.
Ridendo, Eve si lasciò trascinare via dall’amico ma, voltandosi per salutare Leighanne, si accorse che lei la stava fissando con espressione preoccupata e si domandò se confidarsi con la moglie del suo migliore amico fosse stata una buona idea.

~*~

Brian e Leighanne erano nella loro cabina e si stavano preparando per la cena. Baylee era da Howie e Leigh a giocare con il piccolo James quindi, per una volta, erano da soli e Brian ne approfittò per porre alla moglie la domanda che l’aveva torturato per tutto il pomeriggio.
“Ehi, amore, hai per caso parlato con Eve, oggi? Perché è stata distratta tutto il tempo, mentre giocavamo a beach volley, come se avesse qualcosa per la testa, e mi chiedevo se, per caso, tu ne sapessi qualcosa”.
Leighanne smise di pettinarsi i capelli e osservò il riflesso del marito nello specchio davanti a lei. “Certo che ne so qualcosa,” gli disse, frustrata “Eve si è confidata”.
Brian si avvicinò alla moglie e si sedette sul fondo del letto, guardandola serio.
“Dimmi cos’è successo, ti prego” la supplicò, ma Leighanne scosse la testa.
“Non ci penso nemmeno”.
“Perché?” chiese lui, stupito dalla reazione della moglie.
Leighanne distolse lo sguardo dallo specchio e si voltò a guardare il marito.
“Perché non è così che funziona, Brian” lo rimproverò. “Eve si confida con me solo perché sa che non può farlo con te, ma è con te che vorrebbe parlare. Sei tu il suo migliore amico, non io”.
Brian si lasciò scappare un sospiro. “Lo so, ma non posso parlare di ragazzi con Eve” si giustificò. “Perché è di questo che avete discusso, vero?”.
“Non è vero” obiettò Leighanne. “Non hai mai avuto problemi a parlare di ragazzi con lei. È di Nick che non riesci a parlare”.
Brian spalancò gli occhi, colpito nel vivo.
“C’entra Nick?” domandò, preoccupato.
“C’entra sempre Nick, lo sai” tagliò corto Leighanne, sbrigativa.
Brian distolse lo sguardo e proseguì “Beh, comunque, perché dovrei avere problemi a parlare di Nick?”
“Non lo so, dovresti dirmelo tu” replicò la moglie, fissandolo.
“Ho come la sensazione che tu lo sappia, invece” commentò Brian, rassegnato, infatti Leighanne annuì.
“Ovvio che lo so, ti conosco come le mie tasche” dichiarò. “Il fatto è che se qualunque altro ragazzo spezza al cuore alla tua sorellina, puoi odiarlo senza problemi, ma se è il tuo amico Nick a farlo, ti mette in una posizione scomoda perché vorresti odiarlo, ma non ci riesci”.
Pur volendo, Brian non riuscì a trovare nulla da ribattere perché Leighanne aveva colto nel segno, così abbassò gli occhi e iniziò a fissarsi insistentemente le mani.
“Per questo non vuoi che stiano insieme,” aggiunse Leighanne “per evitarti il problema”.
Risentito dalla verità dell’analisi fatta dalla moglie, Brian le rivolse uno sguardo severo e sentenziò “Nick non va bene per Eve”.
“Non va bene per Eve o non va bene per Brian?” gli chiese lei, polemica. “Perché a Eve sembra piaccia parecchio Nick”.
Con le spalle al muro e senza nulla da obiettare, Brian decise di mettersi sulla difensiva e fece notare alla moglie “Beh, in ogni caso Nick sta con Lauren, adesso”.
“Ma è innamorato di Eve” osservò lei, constatando l’ovvio.
“Non è vero” negò Brian, ostinato. “Un tempo forse, ma ora ama Lauren”.
“E allora perché è andato a letto con Eve, secondo te?” sbottò Leighanne, frustrata.
Brian strabuzzò gli occhi e sentì il cuore mancargli un battito, mentre esclamava “Cos’ha fatto?”
Leighanne sospirò e si affrettò subito a calmare il marito.
“Non dare di matto adesso. Sono entrambi adulti ed erano consenzienti. Sì, anche la tua piccola Eve che, come vedi, non è più tanto piccola” aggiunse, notando che Brian aveva aperto la bocca per ribattere.
“Ma…” tentò di obiettare lui.
Leighanne però gli mise una mano sul ginocchio e, in tono dolce, tentò di farlo ragionare.
“Eve è cresciuta, Brian, fattene una ragione. Non c’è più bisogno che tu la protegga. Devi lasciarle vivere la sua vita”.
“Con Nick?” chiese lui, scettico.
La ragazza si strinse nelle spalle. “Se è questo che vuole, perché no?”
“Perché conosco Nick e so che le spezzerà il cuore. L’ha già fatto in passato e non voglio che succeda di nuovo” confessò Brian, seriamente preoccupato.
“In passato ha fatto degli errori, chi non ne fa?” convenne Leighanne “Ma magari stavolta è quella giusta”.
“Cosa te lo fa pensare?” le domandò il marito, per nulla convinto.
“Si rincorrono da una vita intera, Brian, e non hanno mai avuto nemmeno l’opportunità di provare a stare insieme. Credo che si meritino una chance” dichiarò Leighanne, sincera.
“E Lauren?” le ricordò Brian.
“Non è un problema tuo” minimizzò lei.
“Ma è un problema di Nick” protestò il marito.
“Infatti se lo sta ponendo, stai tranquillo” lo rassicurò Leighanne. “Forse non ci hai fatto caso, ma anche Nick è cresciuto e non è più il ragazzino bisognoso di affetto disposto a fare tutto quello che gli chiedi solo per non rischiare di perdere il suo amico. È maturato ed è consapevole di cosa comporta stare con Eve”.
“Ed è disposto a farlo? A lasciare Lauren per stare con Eve?” si informò Brian, impaziente.
“Questo non lo so” ammise lei. “Può darsi che sia troppo spaventato per farlo, ma sono sicura che, nel profondo, è quello che vorrebbe perché è ancora innamorato di Eve e, forse, lo sarà sempre, anche se dovesse finire per sposare Lauren”.
Brian alzò gli occhi al cielo e prese un respiro profondo, sforzandosi di digerire tutte quelle informazioni. Poi spostò di nuovo lo sguardo sulla moglie e domandò “Cosa devo fare?”
“Parla a Eve,” gli consigliò lei “ma senza pregiudizi e recriminazioni. Ha bisogno di te”.
Lui annuì e abbozzò un sorriso incerto. “D’accordo. Ci proverò” promise.

~*~

Quella sera c’era stato il karaoke con le fan, che si era protratto fino a tardi, quindi Brian non ebbe occasione di parlare con Eve finché non fu notte inoltrata.
Staccandosi per un attimo dall’orda di fan che lo circondavano, cercò l’amica nella penombra del casinò e la trovò seduta in un angolo insieme a Howie. I due sembravano chiacchierare tranquillamente, ignari degli sguardi adoranti delle ragazze attorno a loro e ignorando il fatto che i loro discorsi potessero essere ascoltati da tutti.
Brian si avvicinò e, parlando all’orecchio della ragazza, le bisbigliò “Facciamo due chiacchiere?”
Eve annuì e, sorridendo a Howie, si alzò dal divanetto, lasciandosi prendere per mano da Brian, che la portò in un angolino appartato della zona VIP, dove sapeva che non sarebbero stati disturbati.
Si sedettero a un tavolo libero e Brian andò subito al sodo, chiedendole “C’è qualcosa che vuoi dirmi, per caso?”
Eve gli rivolse un sorrisino divertito e replicò “Hai parlato con Leighanne, per caso?”
L’amico ridacchiò e ammise “Beccato”.
La ragazza alzò gli occhi al cielo e scosse la testa, rassegnata, prima di guardare nuovamente Brian e domandargli “Cosa vuoi sapere, bear?”
“Beh, direi che puoi risparmiarmi i dettagli” scherzò lui, facendola ridere “e passare al nocciolo della questione”.
“Che sarebbe?” volle sapere lei, confusa.
Brian allungò le mani sul tavolo e strinse quelle dell’amica tra le sue, guardandola dritta negli occhi. Poi le chiese, serio “Tu cosa vuoi, Eve?”
Sentendosi chiamare per nome, Eve trasalì. Brian non la chiamava mai Eve, nemmeno quando era arrabbiato con lei. Il che significava che la questione era veramente seria.
Sapendo che era inutile mentirgli o tentare di minimizzare quanto accaduto, Eve sospirò e si decise a confessare “Io vorrei Nick, ma non posso averlo”.
“Perché?” domandò il ragazzo, seriamente interessato.
“Perché, forse per la prima volta da quando lo conosco, è sereno” spiegò lei. “Lauren gli fa bene e non voglio mettermi in mezzo e distruggere questa stabilità che si è creato”.
“Anche se è solo un castello di carte destinato a cadere al primo soffio di vento?” obiettò Brian, facendole capire che comprendeva perfettamente la situazione, anche più di quanto Eve credesse.
La ragazza annuì. “Almeno so di non essere stata io a farlo crollare e, finché regge, lui sarà felice”.
“E tu, invece?” volle sapere Brian.
Eve alzò le spalle, rassegnata, e rispose “Cercherò di farmene una ragione”.
Sentì l’amico aumentare la stretta sulle sue mani e, con aria sinceramente preoccupata, le chiese “Se le cose con Lauren dovessero farsi serie, riuscirai a sopportare di averlo perso per sempre?”
Fissando gli occhioni celesti in quelli azzurri dell’amico, Eve non rispose ma ribatté con un’altra domanda, che spiazzò completamente Brian.
“Si può perdere qualcosa che non si è mai avuto?”

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Capitolo 13
*** Quit playing games with my heart ***


CHAPTER 13 – Quit playing games with my heart

Luglio 2011 – Atlantic City

 

I live my life the way
To keep you comin' back to me
Everything I do is for you
So what is it that you can't see?

(Quit Playing Games with My Heart – Backstreet Boys)

 

Eve diede un’occhiata alle sue spalle e sorrise, vedendo la marea di gente dietro di lei.
Erano passati più di sei mesi dalla crociera, i ragazzi avevano terminato il This Is Us tour e si erano imbarcati in una nuova impresa, impensabile fino a un anno prima, ma che, invece, si stava rivelando una trovata geniale: un tour congiunto con i New Kids On The Block.
Poiché si trattava di uno spettacolo in grande stile, che prevedeva la necessità di portarsi dietro lo staff completo di entrambi i gruppi, i ragazzi decisero di comune accordo di ridurre al minimo possibile il personale, quindi Eve questa volta non li seguì in tour, restando invece a casa e collaborando alla scrittura di brani con svariati artisti.
Uno di questi era Nick, con cui Eve aveva scritto le canzoni per il suo nuovo CD solista, Taking Off, uscito nel Febbraio di quell’anno.
Dovendo lavorare insieme, i due ragazzi si erano visti spesso, per la gioia di entrambi. Dopo il casino successo in crociera, si erano promessi di fare i bravi, ma era innegabile che ci fosse una forte attrazione tra loro e, sebbene non fosse mai più accaduto nulla, continuavano inconsciamente a flirtare uno con l’altra. Nulla di che, sorrisi, contatti più o meno casuali e continue allusioni e riferimenti a cose che solo loro due capivano.
La cosa non era passata inosservata a Lauren che, pur non potendo interferire con il lavoro di Nick e, quindi, impedirgli di vedere Eve, faceva di tutto per limitare i loro incontri a occasioni strettamente lavorative o, comunque, in cui lei potesse essere presente.
Anche se non era pentita di essere andata a letto a con Nick, dopo l’euforia del primo momento, Eve ci aveva riflettuto a mente fredda e si era resa conto di avere sbagliato, specialmente nei confronti di Lauren. Quindi aveva giurato di non ricascarci ed era fermamente decisa a tenere fede alla promessa. Ma, quando si trovava sola con Nick e lui flirtava innocentemente con lei, non riusciva a fare a meno di dargli corda, pur senza superare mai la sottile linea che divideva ciò che era permesso da ciò che, invece, era assolutamente proibito.
Le regole erano chiare, nella sua testa: niente baci, niente atteggiamenti equivoci, niente contatti fisici più intimi di abbracci, strette di mano e qualche sporadico bacio sulle guance. Ogni tanto capitava di sfiorarsi, più o meno volontariamente, e la scarica elettrica che Eve sentiva correrle lungo la spina dorsale faceva sì che restasse ancora più ferma sulle sue posizioni.
Per quanto potesse sentirsi attratta da lui, Nick era fidanzato con Lauren e Eve doveva tenere le mani a posto, anche se era difficile, specialmente quando la sua vicinanza le mandava letteralmente in tilt tutti i neuroni.
Quella sera, Eve aveva raggiunto i ragazzi ad Atlantic City per assistere a uno show del tour con i New Kids. Era eccitata perché non aveva mai visto i ragazzi tutti insieme in concerto e le recensioni che aveva letto parlavano di uno spettacolo strepitoso.
Finalmente le luci si abbassarono e il concerto iniziò. Eve si concentrò sul palco, pronta a godersi lo spettacolo e felice alla prospettiva di riabbracciare tutti i suoi amici dietro le quinte al termine della performance.

~*~

Era arrivato il momento che Nick preferiva di tutto lo show, cioè quando invitavano alcune fan sul palco per far loro una sorta di serenata mentre cantavano I’ll Never Break Your Heart.
Nick metteva sempre su un suo show personale, dove ricopriva di attenzioni non propriamente caste la malcapitata di turno, con l’intento di metterla in imbarazzo. Non ci riusciva sempre. A volte si imbatteva in alcune fan particolarmente intraprendenti che reagivano a tono alle sue movenze sensuali, sculacciandolo o palpandogli le natiche. Ma, la maggior parte delle volte, si limitavano a restare lì estasiate, mentre l’uomo che aveva popolato i loro sogni proibiti fin da ragazzine gli si strusciava contro, mandandole in brodo di giuggiole.
Faceva tutto parte dello spettacolo e, a parte una certa dose di divertimento, non provava mai nulla ballando appiccicato a quelle ragazze. Lauren lo sapeva e, infatti, non aveva mai avuto nulla da ridire. Era il suo modo personale di rendere speciale quel momento per le fan, una sorta di autografo che urlava Nick Carter, così come per Brian era diventato abituale cercare la fan più giovane tra il pubblico delle prime file, finendo spesso per portare sul palco bimbe di nemmeno dieci anni.
Quella sera però, mentre scrutava nelle prime file, poco prima dell’inizio della canzone, studiando le fan per scegliere chi portare sul palco, il suo sguardo si fermò su una faccia conosciuta che, notando che il ragazzo la stava fissando, agitò timidamente una mano verso di lui.
Fu un attimo. Nick decise d’impulso cos’avrebbe fatto, senza pensarci due volte, anche perché forse, se si fosse fermato a rifletterci un minuto di più, avrebbe capito che la sua idea aveva tante di quelle complicazioni che sarebbe stato meglio rinunciare in partenza.
Con un sorrisino malizioso, si diresse a passo deciso verso la zona in cui aveva notato quel viso conosciuto, senza smettere di fissare gli occhi celesti che lo guardavano con espressione confusa.
Prima che riuscisse a rendersi conto di cosa stava succedendo, Eve si sentì prendere per mano e, in men che non si dica, si ritrovò sul palco, davanti a migliaia di persone, mano nella mano con Nick, che la fece accomodare su uno sgabello posizionato lungo la passerella.
Non appena si fu seduta, la musica di I’ll Never Break Your Heart iniziò e i ragazzi incominciarono a cantare.
Sulle prime, a Eve non sembrò nulla di che. A parte il leggero nervosismo di essere sul palco di fronte a tutta quella gente, nessuno si aspettava che lei facesse nulla, doveva solo stare lì seduta a guardare Nick che le ballava attorno e, a voler essere onesta, non era una brutta visione. Poi però, il ragazzo si fece più vicino, iniziò ad accarezzarle il viso e a giocare con i suoi capelli, le labbra a pochi millimetri dalle sue, e Eve iniziò a sudare freddo.
“Cosa cazzo fai?” sibilò, sperando che lui la sentisse, ma Nick non diede cenno di aver fatto caso alle sue parole, e non solo proseguì nella sua opera di tortura, ma peggiorò le cose, cominciando ad agitare i fianchi e a strusciarsi addosso alla ragazza.
Eve stava ormai morendo di vergogna e quel che era peggio era che non poteva fare niente per togliersi da quella situazione imbarazzante.
Maledicendo Nick per averla cacciata in quel casino, lo vide voltarsi e darle le spalle e tirò un sospiro di sollievo, sperando che si allontanasse per proseguire la coreografia. Invece, lui si mise ad agitare il sedere praticamente sulle sue gambe, suscitando un boato da parte delle fan presenti che, probabilmente, sognavano di trovarsi al posto di Eve.
La poverina, invece, avrebbe soltanto voluto sotterrarsi. Soffocando un lamento, si coprì il viso con le mani, pregando che quella tortura finisse il prima possibile.
Nick notò il gesto della ragazza con la coda dell’occhio e, deciso a regalare al pubblico uno spettacolo indimenticabile, allungò un braccio dietro di sé, afferrò una mano di Eve e gliela fece posare sulle sue natiche.
Lei spalancò gli occhi, non riuscendo a credere che l’amico avesse davvero fatto una cosa del genere. Quando Nick si voltò di nuovo verso di lei, gli mimò con le labbra Ti uccido, facendolo scoppiare a ridere e saltare addirittura alcune parole della canzone.
Finalmente, dopo quello che a Eve parve un tempo interminabile, Nick le porse una mano per aiutarla a scendere dallo sgabello. Le passò un braccio intorno alla vita e insieme raggiunsero la fine della passerella, dove incontrarono gli altri ragazzi, con le rispettive fan a cui avevano dedicato la canzone.
Eve si ritrovò accanto alla bimba che Brian aveva portato sul palco e vedere il viso sorridente dell’amico aiutò a calmare leggermente i suoi nervi. Come da copione, i ragazzi si inginocchiarono di fronte alle fan, prendendo loro le mani e cantando l’ultimo verso della canzone. Eve fece di tutto per non incrociare lo sguardo di Nick e fissò, invece, Brian che notò subito che c’era qualcosa che non andava nell’amica. Eve aveva il viso arrossato, gli occhi lucidi ed era visibilmente agitata e il ragazzo si domandò cosa diavolo avesse combinato Nick per ridurla in quello stato. Purtroppo, durante la canzone Brian era posizionato sul davanti della passerella, mentre Nick stava sul fondo, quindi non si era accorto di nulla. Prendendosi un appunto mentale di chiedere a Howie di spiegargli cosa fosse successo al primo cambio d’abito, fece in modo di incrociare lo sguardo di Eve e le mimò Cosa c’è?
La ragazza fece un cenno verso Nick, inginocchiato davanti a lei, e rispose allo stesso modo È morto.
Mentre aiutava la bimba a scendere dal palco, Brian tenne d’occhio Nick e si assicurò che si limitasse ad accompagnare l’amica al suo posto, senza combinare ulteriori danni. Poi sospirò, rassegnato. Qualcosa gli diceva che gli sarebbe toccato fare l’ennesima ramanzina all’amico.

~*~

Il concerto era appena terminato e i ragazzi si erano riversati tutti nel backstage per cambiarsi e farsi una doccia, prima di tornare in albergo. Nick aveva afferrato una bottiglietta d’acqua e stava per aprirla, quando sentì qualcuno gridare il suo nome e, voltandosi di scatto, notò Brian andargli incontro con aria minacciosa.
Come si era promesso, alla prima occasione utile Brian aveva chiesto a Howie cos’avesse combinato Nick con Eve durante la canzone e l’amico gli aveva pressapoco riassunto lo show nello show che si era perso.
Sentendo il racconto di Howie, Brian era andato su tutte le furie e aveva atteso con ansia la fine del concerto per poterne cantare quattro all’amico.
Finalmente, quel momento era arrivato e Brian si avvicinò a Nick con passo svelto, urlando il suo nome.
“Nick!”
Il ragazzo si voltò di scatto, con la bottiglietta d’acqua in mano, e domandò “Cosa?”
“Che cazzo ti è venuto in mente?” lo attaccò Brian, arrivandogli davanti.
“Cos’ho fatto?” chiese Nick, sorpreso dalla reazione dell’amico.
“Perché hai portato Eve sul palco?” lo interrogò Brian, visibilmente alterato.
Nick fece spallucce, irritato dal comportamento dell’amico.
“Se tu puoi portare Leighanne, allora io posso portare Eve” sentenziò.
Cogliendo tutti di sorpresa, Brian sbottò “Io e Leighanne siamo sposati, Cristo!”
A quel punto, tutte le persone presenti nel backstage stavano assistendo alla scena, compresi i componenti dell’altro gruppo, che erano accorsi a vedere cosa diavolo stesse succedendo, richiamati dalle urla.
Sconvolto dal comportamento di Brian, Nick non riuscì subito a ribattere e l’amico proseguì con la sua invettiva.
“Tu stai con Lauren,” gli ricordò “non puoi fare il cretino con Eve”.
Capendo che la situazione si stava mettendo male, Nick sospirò e tentò di giustificarsi “Ascolta, io e Eve siamo diventati amici quando abbiamo girato il video di I’ll Never Break Your Heart. È tipo la nostra canzone. Mi è sembrata una cosa carina”.
“Lo sarebbe stata se poi non avessi iniziato a strusciarti su di lei” ribatté Brian, arrabbiato.
A quel punto, Nick perse la pazienza e replicò, con il preciso intento di irritare ulteriormente l’amico “Cosa ne sai? Magari le è piaciuto”.
Brian lo incenerì con lo sguardo, ma non fece in tempo a ribattere perché, in quel momento, Eve entrò nel backstage come una furia, urlando “Nick!”
Sentendosi chiamare, il ragazzo si voltò, pronto ad accoglierla con un sorriso, ma lei gli arrivò vicino e gli mollò un ceffone talmente forte che il rumore riecheggiò in tutto il backstage.
Sconvolto, Nick gridò “Ahia!”
Gli occhi di tutti i presenti erano sulla ragazza appena comparsa. Nessuno osava fiatare e men che meno muovere un muscolo e si limitavano a fissare la scena, impietriti.
Eve guardò Nick con occhi fiammeggianti e sibilò “Non ti azzardare mai più”.
“Io...scusa,” farfugliò lui “non credevo che…”
“Non mi sono mai vergognata tanto in vita mia” proseguì lei, interrompendo il farneticare di Nick. “Mi domando come tu possa tornare a casa e guardare Lauren negli occhi dopo una scena così pietosa”.
“Lei...lo sa, fa parte dello show” spiegò lui, in un bisbiglio.
“E le sta bene?” chiese Eve, perplessa.
Tenendosi una mano sulla guancia che la ragazza aveva colpito, Nick annuì.
“Beh, a me no,” ribatté lei, ancora fuori di sé “quindi vedi di tenere le palle lontane da me o la prossima volta giuro che te le strappo”.
Detto questo, si voltò e uscì dal backstage a grandi passi, lasciando tutti, non solo il povero Nick, a fissare a bocca aperta il punto in cui era sparita.
Il primo a riprendersi fu Brian, che rivolse a Nick un sorrisetto soddisfatto, gongolandosi del fatto che Eve lo avesse rimesso a posto Nick da sola. Poi, AJ gli si avvicinò, gli mise una mano sulla spalla e sentenziò “Te le ha proprio suonate come si deve”.
Anche Howie fece un passo verso l’amico e gli disse, premuroso “Vieni, andiamo a mettere del ghiaccio, prima che si gonfi. Per quanto tu te lo sia decisamente meritato, domani abbiamo un altro concerto e non puoi salire sul palco con la faccia tumefatta”.
Nick lo seguì, ancora confuso e senza avere capito del tutto cosa diavolo fosse successo. L’unica cosa che gli era chiara era che Eve non aveva affatto apprezzato la sua performance sul palco e lui doveva a tutti i costi scusarsi con lei e trovare il modo di farsi perdonare perché non poteva permettersi di perderla di nuovo.

~*~

Eve si appoggiò alla transenna, chiuse gli occhi e respirò a fondo, cercando di calmarsi.
Dopo la scenata a Nick, nel backstage, era uscita sul retro dell’arena per prendere una boccata d’aria e farsi passare il nervoso, in attesa che i ragazzi fossero pronti per tornare in albergo insieme, come avevano pianificato.
In quel momento, Eve non aveva affatto voglia di vedere Nick, non dopo quello che le aveva combinato, ma sapeva di non poterlo evitare. Sperava soltanto che si degnasse almeno di chiederle scusa.
Un movimento, alla sua sinistra, attirò la sua attenzione e, riaprendo gli occhi, si accorse che qualcuno si era appoggiato alle transenne, a pochi passi da lei. Guardando meglio, riconobbe nell’uomo che si stava accendendo una sigaretta uno dei componenti dei New Kids On The Block.
Anche lui pareva averla riconosciuta perché le sorrise e domandò “Tu sei l’amica di Brian, giusto?”
Eve annuì e chiese, a sua volta “E tu sei uno dei New Kids, vero?”
Anche il ragazzo annuì, poi allungò una mano verso di lei e si presentò “Donnie, piacere”.
“Io sono Evelyn, Eve per gli amici” ricambiò lei. “Piacere mio”.
Si strinsero la mano, poi Donnie tornò a fumare la sua sigaretta, in silenzio. Dopo qualche secondo, si rivolse di nuovo a Eve e commentò, con un sorrisino divertito “Complimenti per la scenata, prima. Gliele hai proprio suonate”.
Eve scosse la testa e si sentì in dovere di scusarsi. “Mi dispiace, di solito non faccio queste cose, ma mi ha fatto proprio saltare i nervi”.
“Eri tu quella che ha portato sul palco, vero?” le domandò lui, per conferma.
Eve fece sì con la testa e Donnie chiese, ancora “Ed è per quello che te la sei presa con lui?”
Altro cenno affermativo di Eve. “Non so cosa diavolo gli è saltato in testa,” confessò “non mi sono mai vergognata tanto in vita mia”.
Donnie ridacchiò, poi prese l’ultimo tiro dalla sigaretta, buttò il mozzicone a terra e lo spense sotto alla scarpa. Si voltò, appoggiandosi alla transenna con la schiena, e tornò a parlare a Eve, chiedendole “Posso farti una domanda? Non sei obbligata a rispondere, se non vuoi”.
Eve annuì e lo spronò “Spara”.
“Cosa c’è tra te e Carter?” azzardò il ragazzo, curioso.
Eve sospirò e, distogliendo lo sguardo, rispose “Niente. Siamo amici”.
“Okay, allora cosa c’è stato tra te e Carter?” insistette lui “Perché ti assicuro che quella roba che ha fatto con te sul palco era tutto tranne che da amico”.
Colpita dall’onestà del ragazzo, Eve si trovò a ridacchiare. “Okay, ci sono stati dei precedenti,” ammise “ma non c’è mai stato niente di serio, tra noi. Ci abbiamo provato, ma il destino si è messo in mezzo e non ha mai funzionato, quindi ci abbiamo messo una pietra sopra”.
Donnie guardò la ragazza con aria perplessa e sentenziò “Forse tu ci hai messo una pietra sopra, ma lui di sicuro non l’ha fatto, altrimenti non si sarebbe comportato in quel modo”.
Eve strabuzzò gli occhi e li puntò sull’uomo di fronte a lei.
“Ma lui sta con Lauren” ricordò, più a sé stessa che a lui.
Donnie si strinse nelle spalle e replicò “Starà anche con un’altra, ma è chiaro che è attratto da te. Se fossi nei tuoi panni, io proverei a parlarci”.
Scombussolata, Eve si limitò ad annuire e a farfugliare un “Grazie” poco convinto, mentre guardava Donnie allontanarsi, chiedendosi se fossero solo sue congetture o se ci fosse davvero un fondo di verità nelle parole del ragazzo.

~*~

Eve e i ragazzi tornarono tutti all’albergo dove alloggiavano e si riunirono al bar per fare due chiacchiere e aggiornarsi sulle novità, dato che era un po’ di tempo che non vedevano la ragazza. A un certo punto, li raggiunsero anche i membri dei New Kids che vennero ufficialmente presentati a Eve. Fortunatamente, nessuno fece più cenno alla scenata che lei aveva fatto a Nick nel backstage, ma i due ancora non si parlavano. Eve stava sulle sue, ancora offesa, aspettando che lui si decidesse a chiederle scusa, mentre Nick se ne stava in disparte e la guardava con la coda dell’occhio, con l’aria di un cane bastonato.
Quando si fece tardi, si salutarono, e ognuno andò nella propria stanza. Il mattino dopo, i ragazzi dovevano partire molto presto per la Pennsylvania, mentre Eve se la sarebbe presa più comoda, quindi non si sarebbero più visti.
La ragazza si era appena messa il pigiama quando sentì bussare alla porta della sua stanza e, anche senza chiedere conferma, indovinò di chi si trattava. Solo che non aveva voglia di parlarci e non rispose, facendo finta di non aver sentito e sperando che il visitatore indesiderato credesse che non ci fosse o che stesse dormendo.
Sfortunatamente, i colpi si fecero più insistenti e la voce di Nick dichiarò “Eve, lo so che sei lì dentro e puoi farmi aspettare quanto vuoi, tanto non me ne vado. Devo parlarti”.
Con un sospiro rassegnato, Eve si alzò dal letto e andò ad aprire la porta, trovandosi davanti gli occhi azzurri del ragazzo, che la fissavano con aria pentita.
Eve si fece di lato per lasciarlo entrare, poi richiuse la porta dietro di sé. Quando si voltò, Nick non le lasciò nemmeno il tempo di aprire bocca e attaccò subito con le scuse “Lo so che sei arrabbiata e non ti biasimo, ma ti giuro che non credevo ti desse tanto fastidio. Pensavo l’avresti trovato divertente”.
Anche se si era ripromessa che gli avrebbe fatto sudare il suo perdono, Eve si ritrovò, suo malgrado, a ridacchiare, non tanto per la giustificazione di Nick, ma per le parole che aveva usato.
Il ragazzo le rivolse uno sguardo perplesso, chiaramente confuso dalla sua reazione, e Eve non riuscì più a resistere. Per quanto si sforzasse, non riusciva a restare arrabbiata con Nick. Non ce l’aveva mai fatta in tutti quegli anni e per cose ben più gravi, di sicuro non poteva tenergli il muso per una sciocchezza del genere, specialmente considerato che, comunque, aveva capito di aver sbagliato e si era precipitato a chiederle scusa.
Scuotendo la testa e abbassando lo sguardo sul pavimento, lo prese in giro “La pianti di parlare usando le parole delle vostre canzoni?”
Nick alzò un sopracciglio e la fissò con aria persa, così Eve gli schiarì le idee. “Crawling Back To You. I know you’re in there and you can make me wait, but I’m not going away. Girl I know you’re mad, I can’t blame you for being mad”.
Capendo a cosa si riferiva l’amica, il ragazzo si lasciò sfuggire una risatina e ammise “Non me n’ero nemmeno accorto”.
Dopo un attimo passato a guardarsi, Nick domandò, incerto “Quindi sono perdonato?”
Eve gli sorrise e annuì. “Sì, sei perdonato,” confermò “ma non farlo mai più”.
“Promesso” le assicurò lui.
Poi, Eve tornò seria e aggiunse “Però devi smetterla, Nick”.
“Di fare cosa?” chiese il ragazzo, nuovamente confuso. Era chiaro che credeva che il problema si limitasse soltanto al fatto di averla messa in imbarazzo sul palco, mentre quella era solo la punta dell’iceberg.
Eve sospirò e rispose “Piantala di giocare con me. Non è leale, né nei miei confronti, né in quelli di Lauren”.
“Non capisco cosa vuoi dire” confessò lui, facendo un passo verso di lei.
Eve fissò gli occhi in quelli di Nick e spiegò “Voglio dire che devi decidere una volta per tutte cosa vuoi e smettere di prenderti gioco dei sentimenti delle persone”.
Colpito dalle parole della ragazza, Nick si sentì tremendamente in colpa. Non si era mai accorto che il suo comportamento potesse far soffrire qualcuno e non era sicuramente sua intenzione farlo.
“Io...non volevo” farfugliò, dispiaciuto.
“Lo so che non volevi,” lo rassicurò lei “è che non te ne rendi nemmeno conto”.
Nick sospirò e le chiese “Sei arrabbiata con me?”
Eve scosse la testa. “No” disse.
“Sicura?” insistette lui.
“Sì” confermò lei. Poi aggiunse “Ti avrei ucciso, prima, ma mi hai chiesto scusa, quindi no, non sono più arrabbiata”.
Nick sentì un sorriso che gli si allargava sul viso. “Amici come prima, quindi?” azzardò e Eve annuì. “Amici come prima” gli assicurò.
Il ragazzo annullò la distanza che c’era tra loro, avvicinandosi a Eve con le braccia spalancate, e disse “Vieni qui, fatti abbracciare”.
Eve gli andò incontro e si lasciò stringere in un abbraccio, nascondendo il viso nella felpa dell’amico e beandosi di quel momento di tenerezze. Mentre era tra le sue braccia, chiuse gli occhi e capì che quello che provava per Nick non le sarebbe mai passato, finché continuava a stargli intorno. Per tentare di voltare pagina, avrebbe dovuto prendere le distanze, ma non riusciva ad allontanarsi da lui, perché tutte le volte che ci aveva provato, in passato, era stata malissimo e non ci teneva a ripetere l’esperienza. Così era bloccata in quell'impasse: voleva allontanarsi per non starci troppo male, ma non poteva farlo perché stare lontana da Nick la faceva soffrire ancora di più.
Lasciandosi sfuggire un gemito di frustrazione, si limitò ad aumentare la stretta sulla felpa del ragazzo, chiedendosi se sarebbe mai riuscita a essere felice.
Considerando che, per esserlo, avrebbe dovuto poter stare con Nick, ne dubitava fortemente.

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Capitolo 14
*** Permanent Stain ***


CHAPTER 14 – Permanent Stain

2012-2013 – Londra (UK) e USA

 

Some tried to break through the walls that
I built up, but they don't compare to you
One chance, and I swear I'll never let you go
You are the piece I can't replace, oh
You left a mark that won't erase, oh

No one else can teach me how to love again
'Cause you left a permanent stain on my heart and I've been feeling it
Never mind what people say 'cause they don't understand
How you left a permanent stain on my heart, you're never leaving it

(Permanent Stain – Backstreet Boys)

 

Il 2012 fu un anno intenso.
Iniziò malissimo. A Gennaio, pochi giorni dopo il suo compleanno, Nick ricevette la terribile notizia che sua sorella Leslie era morta di overdose.
In quel periodo, lui e Eve stavano lavorando insieme ad alcuni brani per il nuovo album dei ragazzi, quindi, quando Brian tentò ripetutamente di mettersi in contatto con l’amico, senza riuscirci, chiamò Eve chiedendole di andare a controllare come stesse Nick.
Quando Eve arrivò a casa sua, lo trovò sdraiato sul pavimento del bagno, in lacrime, e ringraziò il giorno in cui il ragazzo aveva deciso di darle una copia delle chiavi di casa per andare a dare da mangiare al suo cane mentre lui e Lauren erano in vacanza.
A proposito di Lauren, sfortunatamente la ragazza era via per lavoro, in quei giorni, quindi toccò a Eve rimettere letteralmente in piedi Nick e stargli vicino in quel brutto momento, che diventò ancora più brutto quando la famiglia del ragazzo iniziò, più o meno velatamente, a incolpare lui per la morte della sorella, sostenendo che se gli fosse stato più vicino, forse lei non sarebbe arrivata a quel punto.
Quelle accuse furono il colpo di grazia per Nick, già distrutto dall’idea di aver perso la sorella. Eve però, lo convinse che non era colpa sua, che Leslie sarebbe morta indipendentemente da ciò che lui avesse o non avesse fatto e che i suoi genitori non meritavano che versasse nemmeno una lacrima a causa delle loro cattiverie.
Alla fine, per quanto si sentisse un codardo, Nick decise di non partecipare ai funerali della sorella, perché era certo che la sua presenza sarebbe stata utilizzata dalla famiglia come pretesto per spettacolarizzare un momento che, invece, doveva essere privato. Dopo quell’episodio, il ragazzo troncò definitivamente ogni rapporto con la famiglia di origine, mantenendo i contatti solo con Angel, la sorella minore, che non sembrava essere stata plagiata dal resto del clan dei Carter.
Riflettendoci a posteriori, Nick si rendeva conto che non sapeva come e se sarebbe riuscito a superare quel momento se non ci fosse stata Eve, con lui. L’assenza di Lauren era stata casuale, ma il ragazzo doveva ammettere, almeno a se stesso, che l’amica era l’unica persona che avrebbe comunque voluto vicina, perché sapeva come prenderlo ed era sempre stato così, fin da quella sera in cui era scoppiato a piangere nella sua camera d’albergo a Snowbird, dopo la telefonata di sua madre, e Eve l’aveva consolato.
Fortunatamente, il 2012 non aveva portato solo tragedie, ma anche cose belle. Dopo ben sette anni di pausa, Kevin aveva deciso di tornare a cantare con i ragazzi e tutti ne erano stati estremamente entusiasti, fan comprese.
Dopo aver concluso il tour congiunto con i New Kids On The Block, a Giugno, i ragazzi si misero al lavoro per mettere insieme il prossimo album, il primo dopo il ritorno di Kevin. Accorgendosi di aver bisogno di passare del tempo tutti e cinque insieme, senza distrazioni, dietro suggerimento di Nick, a Luglio i ragazzi partirono per Londra, dove si rinchiusero in una casa per tre settimane, scrivendo e registrando i brani per il nuovo CD.
Ognuno di loro portò le canzoni a cui aveva lavorato individualmente e Nick propose ai ragazzi alcuni pezzi scritti con Eve, più uno che aveva composto da solo, in seguito alla morte di Leslie e alle riflessioni che aveva fatto quando aveva realizzato che, ogni volta che gli era successo qualcosa di brutto e aveva avuto bisogno di supporto, la mano che lo aveva aiutato era sempre stata quella di Eve. La ragazza era sempre stata e continuava a essere una presenza importante nella sua vita, senza la quale Nick sapeva di non poter stare e questa realizzazione gli aveva fatto mettere in dubbio la sua relazione con Lauren. Era evidente che i sentimenti che provava un tempo per Eve stavano ancora nascosti in un angolo del suo cuore, pronti a spuntare fuori alla prima occasione utile. Il che spiegava perché continuasse a chiederle di collaborare a scrivere canzoni e anche perché non si era sentito particolarmente in colpa quando erano finiti a letto insieme, durante la crociera.
Eve sarebbe sempre stata importante, per lui. Gli aveva insegnato ad amare e aveva lasciato una sorta di marchio sul suo cuore che Nick sapeva non sarebbe mai scomparso. Il rapporto che aveva con lei non era paragonabile a nulla che avesse mai provato con nessun altro, e Nick era fermamente convinto che la ragazza fosse insostituibile.
La amava? Forse. Non sapeva dare un nome ai sentimenti che provava per lei, ma di sicuro tra loro c’era qualcosa di profondo, a cui Nick non voleva rinunciare ma che, temeva, stava iniziando a infastidire Lauren.
A parte l’episodio in crociera, che Lauren ignorava, la ragazza non aveva mai avuto motivo di essere gelosa di Eve, ma era chiaro che si era accorta che il rapporto tra lei e Nick era speciale e la cosa le dava ovviamente fastidio. Nick non la biasimava, ma le sue rimostranze non facevano altro che fargli mettere ulteriormente in dubbio la loro relazione e domandarsi se, per caso, non stesse sbagliando tutto e non fosse ora di prendere coraggio e tentare di fare ciò che avrebbe dovuto fare tanti anni prima, ovvero stare finalmente con Eve.
Voleva bene a Lauren e stava bene con lei, ma quello che provava per Eve era decisamente un’altra cosa.
Confuso e anche leggermente preoccupato dalle implicazioni di quelle riflessioni, Nick non sapeva come comportarsi e sfogò tutta la sua frustrazione in quella canzone, che i suoi amici stavano ascoltando per la prima volta in quel preciso momento.
Quando il brano terminò, gli occhi di tutti i ragazzi furono su di lui. Nessuno osava parlare, si limitavano a fissarlo, con espressioni che andavano dall’ammirazione alla compassione, passando per tutte le sfumature intermedie. Alla fine, fu Kevin a prendere la parola, annunciando “È buona, Nick. Mi piace. Come pensavi di chiamarla?”
Soddisfatto dell’apprezzamento dell’amico, il cui parere aveva sempre considerato importantissimo, Nick rispose “Pensavo Permanent Stain. Cosa ne dite?”
I ragazzi annuirono ed AJ concordò “Ci sta. Suona bene”.
“Quindi vi piace?” chiese Nick, incredulo. “Davvero?”
Altri cenni affermativi da parte degli amici. “Sì,” disse Howie “ha un bel ritmo”.
“E delle bellissime parole” aggiunse AJ.
“Grazie” sussurrò Nick, quasi commosso.
“Quando l’hai scritta?” gli chiese Brian, interessato.
Nick spostò lo sguardo sull’amico. “Dopo la morte di Leslie” spiegò. “Mi sono ritrovato a mettere in discussione un sacco di cose e più ci pensavo, più mi si confondevano le idee, invece di venirne a capo. Così, alla fine ho deciso di tirare fuori tutto quello che provavo e ho buttato giù il ritornello di getto. Da lì a scrivere il resto del testo il passo è stato breve”.
“Ben fatto, amico” gli disse AJ, passandogli accanto e mettendogli una mano sulla spalla.
“Sì, bravo Nick” concordò Kevin. “Se siamo tutti d’accordo, domani la registriamo e questa finisce sul CD”.
I ragazzi annuirono, convinti, e Nick si lasciò sfuggire un sorrisino compiaciuto.
Poi, uno a uno gli amici lasciarono la sala registrazioni, chi annunciando di avere bisogno di un caffè, chi dicendo di dover chiamare a casa e chi rifugiandosi sul balcone a fumare una sigaretta. Solo Brian restò nella stanza con Nick e il ragazzo intuì che l’amico voleva parlargli. Infatti, non appena si trovarono da soli, Brian gli rivolse uno sguardo serio e gli chiese, a bruciapelo “Non parla di Leslie, vero?”
Sapendo che sarebbe stato inutile mentirgli, Nick annuì e ammise “No. L’ho scritta pensando a Eve”.
“Lo sai che, se è quello che desideri veramente, quell’opportunità devi provare a prendertela?” domandò ancora Brian, senza smettere di fissarlo, facendo riferimento alle parole della canzone.
Sorpreso dal fatto che, per la prima volta in quindici anni, l’amico lo stesso spronando a fare qualcosa per sbloccare la situazione con Eve, Nick sospirò e alzò finalmente lo sguardo su Brian.
“E se lei non mi vuole?” si lasciò scappare, dando voce ai tuoi timori.
Brian gli rivolse un sorriso affettuoso e osservò “Non lo saprai mai se non ci provi”.
Nick non rispose subito, restò a guardare l’amico, riflettendo sulle sue parole, poi fece un debole cenno affermativo con la testa e dichiarò “Okay, mi hai convinto. Ci provo ancora questa volta ma, se non cambia nulla, ci rinuncio e chiedo a Lauren di sposarmi”.
Brian spalancò gli occhi, stupito da quell’annuncio. Non si aspettava che Nick avesse intenzione di sposarsi, non a breve almeno.
“Sei sicuro?” gli chiese, perplesso.
L’amico annuì e confermò “Se non può essere Eve, l’unica altra persona con cui voglio passare la mia vita è Lauren, quindi tanto vale rendere ufficiale la cosa”.
“Hai davvero tutta questa fretta?” insistette Brian, preoccupato che l’amico stesse prendendo una decisione avventata.
Nick fece spallucce e spiegò “Ormai stiamo insieme da cinque anni, non ha più senso aspettare. E non posso passare tutta la vita desiderando qualcosa che non posso avere e rischiando di rinunciare a qualcosa che, invece, potrei avere e che mi rende felice”.
Brian gli rivolse un cenno affermativo con la testa, però non riuscì a resistere e gli domandò “Ti rende felice quanto Eve?”
Un sorriso triste comparve sul viso di Nick, che scosse la testa e confessò “Niente e nessuno mi renderà mai felice quanto Eve, ma se lei non mi vuole, devo accettarlo e andare avanti con la mia vita”.

~*~

Dovette passare quasi un anno – durante il quale i ragazzi ultimarono le riprese per un docufilm sulla loro storia che sarebbe uscito successivamente – prima che il nuovo album fosse ufficialmente distribuito.
A metà Gennaio però, Eve ricevette un pacchetto da parte di Nick, contenente In A World Like This, il nuovo CD dei Backstreet Boys in anteprima, accompagnato da un biglietto che fondamentalmente la ringraziava per tutto quello che aveva fatto per lui, specialmente per essergli stata vicina in occasione della morte di Leslie, e le ricordava quanto la considerasse importante. Il messaggio si concludeva con la richiesta di ascoltare attentamente la traccia numero due dell’album che, per sua stessa ammissione, Nick aveva scritto pensando a lei, e con la preghiera di chiamarlo, a qualsiasi ora e in qualsiasi parte del mondo si trovasse, se Eve avesse sentito la necessità di dirgli qualcosa, dopo aver ascoltato il brano.
La ragazza guardò il retro della copertina, dove si trovavano i titoli delle canzoni, e lesse quello della seconda traccia.
Permanent Stain.
Poi andò in salotto e inserì il CD nello stereo. Selezionò la seconda canzone, andò a sedersi sul divano e si mise in ascolto.
Quando, pochi minuti dopo, la musica si interruppe, Eve si accorse di avere il viso rigato dalle lacrime. Oltre a essere bellissimo, quel brano era una sorta di dichiarazione di devozione eterna ed era impossibile restarne indifferente.
Non sapeva come comportarsi, però. Cos’aveva in mente Nick, mandandole quel CD e dedicandole quella canzone? Cosa stava cercando di dirle? Che provava ancora qualcosa per lei? E, soprattutto, cosa si aspettava che facesse? Lui stava con Lauren e sosteneva di amarla, ma allora perché diavolo le scriveva parole così belle, scombussolandole l’esistenza?
Fosse dipeso da lei, Eve avrebbe chiamato Nick per scoprire dove fosse, poi si sarebbe messa in macchina e l’avrebbe raggiunto, per buttargli le braccia al collo e professargli amore eterno.
Ma non dipendeva solo da lei e, soprattutto, conosceva bene il ragazzo e sospettava che ci fosse qualcosa sotto quella confessione fatta proprio in quel momento.
Ormai, Nick e Lauren stavano insieme da cinque anni ed era giunto il naturale momento in cui la relazione era destinata a passare allo step successivo. Che fosse cambiare casa, prendere un altro cane, sposarsi o avere un figlio, Eve non lo sapeva, ma era ovvio che sia Nick sia Lauren si aspettavano una qualche sorta di evoluzione nel loro rapporto. E, se Lauren ne era certamente eccitata, Eve temeva che, invece, Nick ne fosse segretamente terrorizzato.
Da che lo conosceva, il ragazzo si era sempre sentito spaventato quando una relazione diventava seria e tendeva a tirarsene fuori prima che accadesse. Per questo Eve aveva il sospetto che potesse esserci una ragione molto più pratica e meno nobile nell’aver scelto proprio quel momento per confessarle i suoi sentimenti. Non dubitava che Nick provasse veramente qualcosa per lei, se ne sarebbe accorto anche un cieco, ma aveva paura che la usasse come pretesto per tirarsi fuori da una situazione che stava diventando più grande di lui e Eve non aveva alcuna intenzione di diventare la sua scappatoia dalle responsabilità.
Dicendole che la amava, Nick sperava che Eve prendesse in mano le cose e si facesse avanti, fornendogli l’espediente che cercava per troncare la relazione con Lauren.
Eve lo amava, l’aveva sempre amato, ma non era disposta a recitare la parte della cattiva solo perché Nick non aveva le palle di prendere da solo una decisione drastica. Quindi, per quanto tentata, non fece nulla. Non gli scrisse, non lo chiamò e nemmeno gli fece sapere cosa ne pensava del CD e in particolare del brano che lui aveva scritto per lei.
Se Nick la amava veramente, doveva trovare il coraggio di lasciare Lauren e andare a dirglielo in faccia, non attraverso una canzone.
Solo che Nick, che invece aspettava con ansia una qualche reazione da parte sua, non capì il ragionamento di Eve e interpretò il silenzio della ragazza come un modo gentile di fargli capire che lei non provava lo stesso per lui. Così, a Febbraio dello stesso anno, durante una vacanza alle Isole Keys, chiese a Lauren di sposarlo, come aveva annunciato a Brian che avrebbe fatto se non fosse riuscito a conquistare Eve.
Quella proposta inaspettata suscitò l’entusiasmo di Lauren, che ormai aveva perso le speranze che il ragazzo si decidesse, e allo stesso tempo fece sprofondare Eve nella disperazione più totale, costringendola a rifugiarsi da Brian e Leighanne per farsi coccolare e leccarsi le ferite.
Durante la visita, i due amici parlarono molto e Brian confidò a Eve che Nick non aspettava altro che un suo cenno per mollare tutto e precipitarsi da lei, finalmente pronto per vivere quella storia d’amore che sembrava destinata a non dover funzionare.
La confessione dell’amico, per quanto necessaria, contribuì soltanto a peggiorare la depressione in cui era caduta la ragazza, perché era chiaro che lei e Nick avevano perso l’ennesima occasione per stare insieme a causa di un’incomprensione. Soltanto che, questa volta, chiedendo a Lauren di sposarlo, Nick aveva preso una decisione piuttosto definitiva e ormai era troppo tardi per tornare indietro. Quella era stata la loro ultima occasione, non ce ne sarebbero state altre.

~*~

Dopo l’uscita ufficiale dell’album, i ragazzi partirono per un lungo tour mondiale.
Eve si rifiutò categoricamente di andare con loro. Non avrebbe sopportato di vedere Nick ogni singolo giorno, sapendo di averlo perso definitivamente, senza contare che Lauren sarebbe stata con lui per la maggior parte del tempo e vederli insieme le avrebbe soltanto ricordato quanto era stata stupida, rigirando il coltello nella piaga.
Per quanto odiasse farlo, se voleva provare a riprendere in mano la sua vita e voltare del tutto pagina, doveva veramente prendere le distanze da Nick e lo fece ricominciando a scrivere canzoni, in collaborazione con vari artisti, in America e, soprattutto, in Europa.
Più lontana da Nick riusciva a stare, meglio era per la sua sanità mentale.
A Settembre dello stesso anno, Brian le regalò due biglietti per una data del tour che si sarebbe tenuta a Irvine, non lontano da Los Angeles, e la convinse ad andare a vederli. Non si era mai persa un tour in tutti quegli anni, non era il caso di iniziare proprio adesso.
Brian si aspettava che Eve ci andasse accompagnata da un’amica, invece la ragazza si presentò in compagnia di Robbie, un tecnico del suono che lavorava nello studio di registrazione che il cantante con cui stava collaborando Eve in quel momento frequentava, e con cui la ragazza era uscita in un paio di occasioni.
Eve non era veramente presa da lui, ma Robbie era simpatico e la faceva ridere e, dato che aveva iniziato a farle una corte serrata, aveva deciso di dargli una chance. D’altra parte, doveva pur iniziare da qualche parte a riprendere in mano la sua vita.
Incontrarono i ragazzi al soundcheck e, non appena vide l’amica, Brian le andò incontro, accompagnato da AJ. Dire che si stupì nel vederla insieme a un ragazzo sarebbe stato riduttivo.
“Ciao bear” lo salutò lei, con un abbraccio.
“Ciao sis” ricambiò lui. Poi, approfittando della vicinanza, le bisbigliò all’orecchio “Lui chi è?”
Eve si lasciò scappare una risatina. Poi guardò prima Brian e poi Robbie, facendo le presentazioni ufficiali.
“Bear, lui è Robbie. Robbie, lui è Brian” dopodiché si avvicinò a AJ e abbracciò anche lui, prima di concludere “e lui è AJ, ma io lo chiamo Alex”.
Il ragazzo strinse la mano a entrambi gli amici di Eve, dicendo “Piacere. È un onore conoscervi”.
AJ e Brian gli sorrisero, compiaciuti, poi quest’ultimo gli chiese “Voi invece come vi siete conosciuti?”
“Robbie lavora allo studio di registrazione” si intromise Eve, posando una mano sul braccio del ragazzo.
“Uscite insieme?” domandò ancora Brian, fissando il ragazzo con sguardo indagatore.
Eve spalancò gli occhi e lo rimproverò “Bear!” mentre Robbie fece un sorrisino imbarazzato e rispose “Una specie…”.
A quel punto, AJ decise che era il momento di intervenire e giustificò il comportamento dell’amico, spiegando “Scusalo. Non ce l’ha con te. Fa così con tutti”.
Robbie ridacchiò, mentre Brian sentenziava “Devo assicurarmi che la mia sorellina sia in buone mani”.
“Ma...siete davvero fratelli?” si informò il ragazzo, confuso. Non era un grande fan dei Backstreet Boys, ma non gli sembrava di ricordare che Brian Littrell avesse sorelle.
Eve scosse la testa e aprì la bocca per rispondere, ma AJ fu più rapido. “No, ma Brian è convinto di sì, per questo si comporta da poliziotto cattivo”.
Robbie scoppiò a ridere alla battuta di AJ e i due scambiarono qualche parola tra loro, così Brian ne approfittò per avvicinarsi all’orecchio di Eve e osservare “Quando ti ho dato i biglietti credevo portassi un’amica”.
La ragazza lo fissò con i suoi occhioni celesti e Brian ci lesse una profonda sofferenza che quasi lo spaventò perché non si era mai reso conto che la sua sorellina potesse stare così male.
“Devo difendermi, bear” confessò.
“Da chi?” le chiese Brian, che sospettava di sapere a cosa si riferisse, ma voleva esserne sicuro.
Eve non rispose, si limitò a puntare gli occhi sul palco, dov’era appena comparso Nick, accompagnato dalle urla delle fan che avevano pagato l’accesso VIP per poter assistere al soundcheck.
Brian voltò lo sguardo verso il punto in cui stava guardando l’amica e, non appena vide Nick, capì a cosa si riferisse Eve. Senza sapere cosa dire e tanto meno cosa fare per farla stare meglio, le passò un braccio intorno alle spalle e le baciò un tempia, sussurrandole “Sei forte, ce la puoi fare”.
Eve annuì, ma non ne era del tutto sicura.

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Capitolo 15
*** Can’t lose what you never had ***


CHAPTER 15 – Can’t lose what you never had

12 Aprile 2014Dublino (Irlanda) e 11 Aprile 2014 – Santa Barbara (California)


 

Eve guardò per l’ennesima volta il tabellone dei voli, dove quella scritta rossa troneggiava come un cattivo presagio.

Cancelled.

Con un sospiro rassegnato, si avvicinò al banco informazioni della compagnia aerea. Nutriva poche speranze, ma doveva almeno fare un tentativo.
“Mi scusi” disse, richiamando l’attenzione della signorina di fronte a lei.
“Buongiorno. Posso aiutarla?” chiese lei, gentile.
“Sì, grazie. Devo andare a Los Angeles ma il volo è stato cancellato” spiegò.
“Lo so, sciopero imprevisto dei controllori di volo della linea aerea. Ci scusiamo per il disagio” si giustificò la ragazza.
Eve le sorrise, cercando di mantenere la calma.
“Capisco, non è colpa sua” la rassicurò “però, vede, io devo proprio partire. Un mio amico si sposa e devo andare al matrimonio”.
La ragazza le rivolse un sorrisino di circostanza. “Mi dispiace”.
Eve sospirò. Non voleva prendersela con la poveretta, ma in quel momento aveva voglia di spaccare tutto.
“Senta, non mi può mettere su un altro volo? Qualsiasi compagnia aerea, non importa” azzardò.
La signorina scosse la testa. “Gli altri voli per LA sono tutti pieni”.
“Qualche altra città in California?” insistette. “San Diego? San Francisco?”
La ragazza iniziò a digitare sul terminale, gli occhi fissi sullo schermo. Senza nemmeno rendersene conto, Eve incrociò le dita.
Dopo qualche istante, spostò nuovamente lo sguardo su Eve e fece un cenno negativo con la testa. “Nulla. È tutto prenotato, sono spiacente”.
Eve si lasciò sfuggire un gemito. Non ce l’avrebbe mai fatta.
“Se vuole c’è un posto sul volo per New York delle 16:15” le propose la ragazza.
Eve fece un rapido calcolo mentale e poi scosse la testa. Sarebbe arrivata a New York serata e, anche ammettendo di trovare subito un volo per Los Angeles, non ce l’avrebbe fatta comunque. “No, la ringrazio. Non arriverei comunque in tempo. A questo punto tanto vale aspettare domani. La ringrazio ugualmente”.
Si allontanò dal bancone, cercò una sedia libera e ci si lasciò cadere, esausta. Poi prese il cellulare e cercò il numero di Brian.
Nonostante stesse partecipando alla festa che Nick e Lauren avevano organizzato la sera prima del matrimonio, il ragazzo rispose dopo pochi squilli.
“Ehi, sis”.
“Bear, ho un problema” annunciò.
“Stai bene?” chiese subito lui, preoccupato.
“Sì, sto bene” lo rassicurò lei “ma sono bloccata a Dublino”.
Brian dovette fare mente locale per capire come mai l’amica si trovasse a Dublino, poi si ricordò che era andata in Europa per ultimare la stesura dei brani per il nuovo album di una band irlandese.
“Come bloccata a Dublino?” farfugliò.
“Hanno cancellato il mio volo e non ce n’è un altro fino a domani” spiegò lei. “Ho provato a farmi mettere su un qualsiasi altro volo per la California, ma non ci sono posti”.
“Se parti domani ti perderai il matrimonio di Nick” osservò, constatando l’ovvio.
“Per questo ti sto chiamando” concordò lei e Brian percepì quanto fosse delusa.
Anche se l’idea che Nick si sposasse la faceva stare male, Eve ci teneva a essere presente in quel giorno così speciale per lui e Brian poteva solo immaginare quanto potesse essere dispiaciuta di perderselo.
“Nick ci resterà molto male” commentò, interdetto.
“Lo so,” ammise lei “ci sono rimasta male anch’io. Ma non posso farci niente”.
“Capisco” la rassicurò Brian “e capirà anche Nick, non preoccuparti”.
“Non so cosa fare” confessò Eve, indecisa.
“Chiamalo” le suggerì l’amico. “Spiegagli la situazione e digli quanto ti dispiace. Sarà deluso, ma non si arrabbierà con te. Tranquilla”.
Anche se il ragazzo non poteva vederla, Eve annuì. “Okay. Grazie, bear. Divertitevi e abbraccia Nick per me”.
“Per quanto strano potrà sembrare, lo farò” acconsentì lui, strappandole una risatina.
Si salutarono e Eve chiuse la chiamata. Poi fece scorrere la rubrica fino a che non si fermò sul nome di Nick. Chiuse gli occhi e premette invio, facendo partire la telefonata.
Il ragazzo non rispose subito, come aveva fatto Brian, e a ogni squillo il cuore di Eve si stringeva sempre di più. Poi, finalmente, sentì la voce di Nick pronunciare il suo nome all’altro lato della linea.
“Ehi, Eve”.
Il rumore di sottofondo che aveva accompagnato le sue prime parole si fece più lontano e Eve immaginò che Nick avesse abbandonato la festa per parlare con lei.
“Ciao, Nick” lo salutò, cercando di sembrare allegra. “Come stai?”
Lui si lasciò scappare una risatina. “Bella domanda” rispose. “Eccitato, ma anche terribilmente nervoso”.
“Immagino” commentò Eve, intenerita.
Per quanto male le avrebbe fatto, avrebbe voluto essere lì con lui. Nick non era solo il ragazzo di cui era innamorata da tutta la vita, era anche uno dei suoi più cari amici, e l’idea di perdersi il suo matrimonio la distruggeva.
“Credo sia normale” osservò il ragazzo, riferendosi al suo nervosismo.
“Credo di sì” concordò lei. Poi prese un respiro profondo e si decise a confessargli il motivo della chiamata.
“Senti, purtroppo ti chiamo perché ho un problema. Sono bloccata a Dublino, hanno cancellato il mio volo e pare che qualsiasi altro aereo per la California sia totalmente prenotato. Non c’è verso di tornare a casa. Ho anche provato a vedere di volare su altre destinazioni, ma l’unico posto che ho trovato è sul volo per New York e non ce la farei comunque ad arrivare in tempo” spiegò.
“Mi stai dicendo che non verrai al matrimonio?” chiese lui, confuso.
Eve sospirò. “Mi dispiace, Nick. Sai che non me lo sarei perso per niente al mondo, ma purtroppo non dipende da me”.
Il ragazzo non replicò subito, poi Eve lo sentì piagnucolare “Ma io ti voglio qui”.
Sentendo il cuore stringerglisi ancora di più, gli chiese di nuovo perdono. “Anch’io vorrei essere lì, lo vorrei più di qualsiasi altra cosa al mondo,” gli assicurò “ma a quanto pare non è possibile”.
“Trova un jet privato,” insistette lui “pago io”.
“Non essere ridicolo” lo rimproverò lei. “Costerebbe una fortuna e non saprei neanche dove sbattere la testa per trovare un jet privato, qui. Sono a Dublino, non a Dubai”.
“Non posso sposarmi senza di te” si lamentò Nick.
Eve chiuse gli occhi, cercando di calmare i battiti del suo cuore, poi decise di ironizzare su quello che, in quel momento, la stava logorando, per tentare di esorcizzarlo, in qualche modo.
“Certo che puoi, Nick” lo spronò. “Non sono io la sposa”.
Probabilmente rendendosi conto della piega che stava prendendo la conversazione, Nick non disse nulla, così Eve si apprestò a terminare quella difficile telefonata.
“Ascolta, fatti un sacco di foto, chiedi a qualcuno di riprenderti il più possibile – e lo so che ci sarà la troupe per il reality e i fotografi del giornale, ma io non voglio quella roba patinata, voglio vedere il vero Nick, quello che passerà il tempo a ridere nervosamente e che di sicuro si metterà a piangere come un bambino non appena Lauren inizierà a camminare verso l’altare” precisò. “Documenta tutto così, quando tornerete dal viaggio di nozze, potrai farmi vedere com’è stato e mi sembrerà di essere stata lì con te”.
“Okay” acconsentì lui, poco convinto.
“Promettimelo” insistette Eve.
“Te lo prometto” giurò Nick.
“Buon matrimonio, Nick. Ti auguro tutta la felicità del mondo. Sei una persona speciale e ti meriti il meglio” gli disse, a un passo dallo scoppiare a piangere.
“Grazie” farfugliò Nick, in tono chiaramente commosso, poi aggiunse “Spero che possa essere felice anche tu, Eve. Anche tu te lo meriti”.
Sentendo che stava per scoppiare a piangere, Eve lo salutò frettolosamente e chiuse la chiamata. Poi lasciò cadere il telefono sulla sedia accanto alla sua, si coprì il viso con le mani e lasciò libero sfogo alle lacrime.
Era definitivo. L’aveva perso per sempre e non aveva nemmeno potuto vederlo un’ultima volta prima che diventasse legalmente proprietà di un’altra.
Sospirò, ricacciando indietro i singhiozzi, e pensò che, forse, quel volo cancellato era destino. Forse il karma aveva voluto risparmiarle la sofferenza di vedere l’uomo che amava portare un’altra all’altare.

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Capitolo 16
*** Lose it all ***


CHAPTER 16 – Lose it all

Novembre 2015California

 

Take what you need 'cause I can't hold my breath
Say what you feel 'cause I got nothing left, oh
I made a promise to myself last night
I
'm gonna keep it if it's wrong or right
And if I lose it all
There'll be nothing left to lose and I would take the fall
'Cause knowing you are out there breathing
It's so wonderful, it's a chance I take even if I break it
I lose it all, if I lose it all
Wouldn't matter anyway
(Lose It All – Backstreet Boys)


 

Dopo il matrimonio, Nick proseguì il tour con i ragazzi, che sembrava non finire mai. In mezzo, riuscirono a infilarci l’ennesima crociera – ormai stavano prendendoci gusto – e Nick si imbarcò addirittura in un tour con Jordan Knight dei New Kids, con il quale aveva pubblicato un CD l’anno precedente.
Tutti questi impegni fecero sì che lui e Eve non si vedessero spesso, per la gioia di Lauren che, pur sentendosi decisamente più sicura da quando era diventata la signora Carter, continuava a essere infastidita dall’innegabile chimica che c’era tra il marito e l’amica.
Il periodo di distanza servì anche a Eve per venire a patti con l’idea che il suo sogno di ragazzina di poter passare il resto della sua vita con Nick non si sarebbe mai realizzato. Forse non l’avrebbe mai dimenticato – e, a essere onesti, non sapeva nemmeno se voleva farlo – ma almeno era riuscita a rassegnarsi a doverlo considerare solo un buon amico.
Quella però, la loro amicizia, era qualcosa che nessuno le avrebbe mai potuto portare via e anche Nick sembrava pensarla allo stesso modo dato che, a Luglio del 2015, non appena l’In a World Like This tour finalmente terminò, chiese a Eve di aiutarlo a scrivere i brani per il suo nuovo album da solista.
Lei, ovviamente, accettò con entusiasmo. Poteva anche essersi rassegnata al fatto di aver perso definitivamente Nick come potenziale fidanzato, ma nulla le vietava di lavorare con lui, specialmente dato che la loro intesa musicale sembrava funzionare così bene.
I due si misero al lavoro e, dopo solo un mese, avevano già scritto e arrangiato almeno sette canzoni.
Eve aveva creduto che vederlo tutti i giorni e lavorare gomito a gomito sarebbe stata una vera e propria tortura, per lei, invece si stupì di come la loro intesa fosse tornata quella di un tempo, anzi, se possibile era addirittura migliorata. Si conoscevano così bene da sapere esattamente cosa voleva l’altro, quindi lavorare insieme era facile come bere un bicchier d’acqua. Inoltre, a Eve era mancato poter passare del tempo da sola con lui, a prendersi in giro, scherzare, o semplicemente ricordare i vecchi tempi.
Anche Nick era felice di aver ritrovato la complicità che aveva un tempo con Eve e ogni giorno aspettava con ansia il momento di chiudersi con lei nello studio.
Non che le cose con Lauren andassero male. Assolutamente. Andavano d’amore e d’accordo e finalmente lei sembrava aver smesso di essere sospettosa nei confronti di Eve. Anzi, spesso proponeva a Nick di invitare l’amica a cena e le due sembravano aver trovato parecchie cose in comune.
Nick era felice di come stavano andando le cose, ma spesso si domandava se l’entusiasmo che provava nel passare tutto quel tempo in compagnia di Eve fosse normale. Era sposato da poco più di un anno, non avrebbe dovuto sentire la mancanza di sua moglie quando passava giornate intere a lavorare nello studio con Eve?
Un giorno, aveva deciso di parlarne a Kevin. Normalmente l’avrebbe fatto con Brian, ma era sempre piuttosto impacciato a confidarsi con l’amico quando c’era di mezzo Eve.
Kevin però non gli fu di nessun aiuto, anzi. Quando Nick gli confessò le sue perplessità, alzò un sopracciglio, in quel modo eloquente che lo caratterizzava, e invece di rassicurarlo, gli chiese se era sicuro al cento per cento di aver fatto la scelta giusta, sposando Lauren.
Che non era quello che Nick voleva sentirsi dire. Aveva bisogno di certezze, non di altre domande. Era già abbastanza confuso di suo.
Ricacciando quei dubbi sul fondo della sua testa, decise di concentrarsi sul nuovo album e prendere le cose per come venivano, senza troppe paranoie.
Quel giorno, però, Nick e Eve erano in studio e, mentre la ragazza stava riguardando una delle ultime canzoni che avevano scritto, risistemando alcune parole in modo che si adattassero alla melodia, lui se ne stava seduto sul divanetto, la chitarra in mano, strimpellando un motivetto che gli era venuto in mente la sera prima, senza riuscire a staccare gli occhi da Eve, che quel giorno le sembrava più carina del solito, con la camicia di lino bianca leggermente sbottonata sul petto, le maniche arrotolate che lasciavano intravedere la pelle abbronzata degli avambracci e i lunghi capelli legati in una treccia, da cui erano sfuggite alcune ciocche, che le ricadevano sugli occhi mentre leggeva, assorta.
Improvvisamente, Eve alzò lo sguardo, spostando le mani sul tavolo e facendo tintinnare i braccialetti d’argento che aveva al polso sinistro. Nick, che non se l’aspettava, si trovò spiazzato quando i profondi occhi celesti della ragazza intercettarono i suoi, che la stavano fissando.
“Cosa c’è?” gli chiese, sorpresa.
“Niente,” minimizzò lui, scuotendo leggermente la testa “ti stavo solo guardando”.
“Perché?” insistette lei, curiosa.
“Nessun motivo particolare,” confessò Nick “solo che ti trovo più carina del solito”.
Cercando di nascondere un sorriso, Eve abbassò lo sguardo e lo rimproverò “Nick…”.
“Cosa?” sbottò lui. “Adesso non posso neanche più farti un complimento?”
Eve rise. “Ma sì, certo che puoi” acconsentì. “Solo che mi metti in imbarazzo, sai come sono fatta”.
“Scusa,” si giustificò Nick, sorridendo “non volevo metterti in imbarazzo, ma che sei bella è un dato di fatto. L’ho sempre pensato”.
“Grazie” sussurrò lei, poi, cambiando discorso, gli domandò “Piuttosto, cos’è quella cosa che stai suonando?”
“Questa?” replicò Nick, pizzicando le corde della chitarra in modo da riprodurre la melodia.
Eve annuì e Nick alzò le spalle. “Mi è venuta in mente ieri sera, dopo cena” spiegò.
“Mi piace” sentenziò lei. “Mi ricorda un po’ una ninnananna”.
“È solo un motivetto,” minimizzò lui “nulla di importante. Concentriamoci su quello che abbiamo”.
La ragazza sorrise e gli fece il saluto militare, prima di sentenziare “Okay, capo”.
Nick rise e scosse la testa. Eve riportò lo sguardo sui fogli che aveva abbandonato sul tavolo e ricominciò a scorrere il testo della canzone, giocherellando con uno dei numerosi anelli che aveva alle dita. A un certo punto, l’anello le sfuggì dalle mani, cadendo sul pavimento. Lei si chinò a raccoglierlo e qualcosa di luccicoso scivolò fuori dalla camicetta, attirando l’attenzione di Nick. Anche se Eve si affrettò a rimetterlo al suo posto, nascosto sotto alla camicia, Nick aveva intuito di cosa si trattasse, infatti le chiese “È il ciondolo che mi hai regalato tanti anni fa?”
Eve annuì e Nick notò che era arrossita leggermente.
“L’ho ritrovata per caso l’altro giorno, mentre stavo riordinando, e me la sono infilata” disse, imbarazzata.
Nick la guardò, stupito dal suo comportamento. Non capiva perché dovesse vergognarsi di indossare la loro catenina dell’amicizia. A lui sembrava una cosa carina.
“Devo rintracciare la mia e metterla anch’io” osservò, iniziando a pensare a dove potesse essere. Forse in uno dei cassetti della scrivania del suo studio.
“Davvero?” sentì Eve chiedergli e, guardandola, si accorse che aveva spalancato gli occhi e lo stava fissando, esterrefatta.
“Perché no?” rispose, confuso. “Se la indossi tu, è giusto che ce l’abbia anch’io” sentenziò e Eve gli sorrise, felice.
Nick non sapeva esattamente cos’avesse detto o fatto per farle spuntare quel sorriso radioso sul viso, ma il solo vederlo gli riempì il cuore di gioia. Quando sorrideva, Eve era ancora più carina e sapere di essere stato lui a renderla felice, lo faceva sentire soddisfatto come poche altre cose al mondo.
Osservandola tornare a occuparsi delle canzoni, Nick si disse che, forse, non avrebbe dovuto sentirsi così. Ma non poteva farci niente. Gli piaceva avere Eve intorno e, quando erano insieme, si sentiva al posto giusto nel momento giusto e non aveva bisogno di nient’altro al mondo. Era sempre stato così e sempre lo sarebbe stato. Era sbagliato? Forse. Ma Nick non aveva intenzione di rinunciare a quella sensazione. D’altra parte non stava facendo niente di male, no?
La testa gli dava ragione, ma un parte del suo cuore continuava a pensare alla domanda che Kevin gli aveva posto quando si era confidato con lui. Era chiaro che i suoi sentimenti per Eve se ne stavano ancora lì, nascosti da qualche parte, e si nutrivano del tempo passato in sua compagnia. Aveva tentato di confessarle ciò che provava dedicandole quella canzone, ma lei gli aveva fatto capire di non essere interessata a lui allo stesso modo, quindi forse voleva solo la sua amicizia, anche se spesso si domandava come mai reagisse in determinati modi quando si trovavano particolarmente vicini o, com’era avvenuto poco prima, se lui lei faceva un complimento.
Anche ammettendo che a Eve bastasse essere soltanto amici, poteva dire lo stesso per sé?
Aveva fatto la scelta giusta sposando Lauren?

~*~

“Amore, forse dovresti smettere di indossare quel ciondolo”.
Nick alzò gli occhi dalle corde della chitarra per guardare Lauren, con espressione a metà tra il confuso e l’infastidito.
“Perché?” domandò.
La ragazza si strinse nelle spalle e, mostrandogli il cellulare, rispose “Le fan si stanno facendo un sacco di domande, a riguardo”.
Nick allungò una mano per prendere il telefono che la moglie gli stava porgendo e notò che molti utenti su Twitter stavano discutendo del ciondolo che indossava.
Sospirò, maledicendosi per non aver prestato più attenzione. La sera prima, erano usciti a bere qualcosa con AJ e Rochelle, in un nuovo locale che aveva aperto in centro a Los Angeles. Lui indossava una maglietta nera e la catenina d’argento spiccava particolarmente nelle foto che gli avevano scattato all’ingresso. Di solito si assicurava che fosse nascosta sotto ai vestiti, ma quella sera se ne era completamente dimenticato.
In fondo non gli importava. Non aveva nulla da tenere segreto e non stava facendo niente di male.
“Lasciale parlare” minimizzò, restituendo il cellulare alla moglie.
“Ma…” tentò di obiettare lei, ma Nick la zittì, sentenziando “Ho quella collana da quando ho diciassette anni, le fan me l’hanno vista un milione di volte. Non capisco come mai susciti tanto interesse, adesso”.
“Forse perché sei sposato e, nonostante questo, continui a indossare qualcosa che ti ha regalato la tua amica Eve” gli fece notare lei, con una punta di irritazione nella voce.
Nick le rivolse uno sguardo glaciale.
“E allora?” chiese. “È forse un reato? Eve è mia amica e lo è sempre stata. Le fan la conoscono. Non vedo perché dovrebbe essere strano se ci frequentiamo. Tra l’altro, lavoriamo insieme, quindi che se ne facciano una ragione”.
“Come vuoi,” cedette Lauren “lo dicevo solo perché so che non ti piace che circolino bugie su di te”.
Accorgendosi di essere stato scortese con lei, Nick le prese una mano e si scusò.
“Hai ragione,” le disse, in tondo dolce “non volevo prendermela con te. Perdonami. Sono solo nervoso perché ho questa melodia in testa e non riesco a trovare le parole giuste”.
Lauren gli sorrise e suggerì “Non puoi chiedere a Eve di aiutarti? Dici che è brava con le parole”.
Nick annuì. “Potrei,” spiegò “ma quando mi ha sentito strimpellare la melodia mi ha detto che le piaceva, così volevo farle una sorpresa e usarla per una canzone da inserire nel CD”.
“Beh, intanto che tu ci pensi, io vado a preparare la cena” annunciò Lauren, alzandosi dal divano e chinandosi per dargli un bacio. “Pollo al curry va bene?” gli chiese.
“Perfetto” rispose Nick, guardandola allontanarsi. Poi prese il suo cellulare, che aveva abbandonato sul tavolino di fronte al divano, andò su Twitter e scrisse un post, sperando di mettere a tacere i pettegolezzi.

@nickcarter: Quando si ha la fortuna di avere nella propria vita persone speciali come Eve è bello dimostrarlo in tutti i modi possibili. Ti voglio bene @EvyEve e ti sto preparando una sorpresa EPICA!

~*~

E adesso, trasmetteremo in anteprima il nuovo singolo di Nick Carter, che anticipa l’uscita del nuovo album, previsto per Novembre di quest’anno. Questa è I Will Wait.
Eve era alla guida, quando lo speaker della radio annunciò il nuovo singolo di Nick. Stava tornando da casa di AJ e Rochelle, che l’avevano invitata per un barbecue, approfittando del bel tempo che stavano avendo quel Settembre. Eve aveva passato una bella giornata rilassante, tra chiacchiere, risate e coccole alla piccola Ava, e si sentiva stranamente serena e in pace con il mondo.
Lei e Nick avevano ultimato le canzoni per l’album qualche settimana prima, ma il ragazzo aveva insistito per scegliere da solo il brano che avrebbe fatto uscire come nuovo singolo. Eve sapeva che Nick aveva registrato alcuni brani che aveva scritto in autonomia e che non le aveva mai fatto ascoltare, ma era ancora incerto se inserirli o meno nell’album. Le aveva solo detto che ci sarebbero state delle sorprese, quindi Eve sospettava che alcune delle canzoni ‘segrete’ riguardassero in qualche modo lei o la loro amicizia.
Non aveva mai sentito una canzone dal titolo I Will Wait e immaginò che potesse essere una di quelle che Nick aveva scritto senza il suo aiuto.
Non appena la musica partì, a Eve bastarono i primi accordi per accorgersi che si trattava della melodia che aveva sentito Nick strimpellare sulla chitarra un milione di volte mentre erano allo studio e che le piaceva tanto.
Quindi, alla fine, le aveva dato retta e l’aveva trasformata in una canzone.
Si concentrò sulle parole e, senza nemmeno rendersene conto, accostò la macchina nel primo spiazzo che trovò a lato strada, perché aveva iniziato a tremare. Erano bellissime, di sicuro, e toccavano ogni singola corda della sua anima.
Quando la canzone terminò, Eve si ritrovò a piangere, la testa appoggiata al volante e le guance rigate di lacrime. In un angolino della sua testa, una vocina le ripeteva che quelle parole erano state scritte per lei e, per quanto volesse convincersi del contrario, Eve aveva notato numerosi riferimenti alla loro storia che non potevano essere casuali.
Con gli occhi annebbiati dalle lacrime, prese il cellulare e cercò la canzone su YouTube. La fece ripartire e la riascoltò attentamente.

Thanks for the times that you were there for me
So let me payback all your charity

Girl, I've been so cruel
I broke the golden rule
So shame on me for leaving you this way
I've turned this once before
I've left you wanting more
And we both know the fool's rushing

E poi quel ritornello:

And I'll hold on this time
No, I won't leave you behind
I will wait for you

Anche ammettendo di voler ascoltare quella vocina, cosa di cui non era ancora certa, cos’aveva in mente Nick scrivendole quelle parole? Cosa intendeva dicendo che l’avrebbe aspettata?
Ormai era sposato con Lauren, non aveva senso.
Cosa si aspettava che facesse?
Colta da un moto di rabbia, diede una manata al volante, lanciando il telefono sul sedile del passeggero.
Nick doveva smetterla con questa storia di mandarle messaggi in codice attraverso le canzoni. L’aveva già fatto una volta, con Permanent Stain, ma lei non aveva capito le sue intenzioni e guarda com’era andata a finire. Cosa immaginava quando aveva pensato di rifarlo?
Prendendo un respiro profondo, decise di fare l’unica cosa che le veniva in mente. Afferrò nuovamente il cellulare e gli mandò un messaggio.

Ho sentito la canzone. Alla fine ti sei deciso a utilizzare quella bella melodia. Ottima scelta, sarà un successone. In bocca al lupo per Dancing with the Stars: fagli vedere chi sei. XX

Nick, che stava facendo le prove con la sua partner del reality di danza a cui aveva deciso di partecipare, sentì il cellulare suonare e riconobbe il tono che aveva assegnato a Eve. Scusandosi con Sharna, si avvicinò al suo borsone e lesse il messaggio che la ragazza gli aveva mandato, con le mani che gli tremavano.
Sulle prime, restò deluso. Non sapeva esattamente cosa aspettarsi ma, quando aveva scelto di fare uscire I Will Wait come primo singolo, sperava che Eve capisse che l’aveva scritta per lei. Si trattava della melodia che le piaceva tanto e le parole facevano chiari riferimenti alla loro storia. Eppure, la ragazza non aveva fatto cenno a nulla che lasciasse trasparire che avesse colto il messaggio.
Nick era perplesso. Era stata una mossa azzardata, e lo sapeva, ma nell’ultimo mese non aveva fatto altro che riflettere sulle parole di Kevin e si era convinto che ci fosse un fondo di verità in quello che gli aveva detto l’amico. Certo, voleva bene a Lauren, ma forse l’aveva sposata per paura di restare solo e convinto che non avrebbe mai potuto avere Eve. Da quando si erano riavvicinati, invece, quella speranza si era riaccesa e, per quanto complicato potesse essere, Nick aveva deciso di rischiare e cogliere anche quella flebile possibilità.
Ne aveva parlato con Kevin e l’amico gli aveva consigliato di buttarsi. Aveva molto da perdere ma, come gli aveva fatto notare Kevin, erano entrambi ancora giovani e non poteva condannarsi a una vita di insoddisfazione soltanto per aver avuto paura di provarci fino in fondo.
Nick non si aspettava una reazione simile da parte dell’amico. Credeva di beccarsi una bella ramanzina su come avesse, per l’ennesima volta, fatto una cazzata, corredata dalla raccomandazione – quasi una velata minaccia – di non rischiare di rovinare il suo matrimonio con Lauren basandosi sull’inconsistente speranza che Eve potesse ricambiare i suoi sentimenti.
Invece, Kevin l’aveva stupito. Non si era comportato da fratello maggiore, come faceva di solito, ma più da amico. Aveva ascoltato le ragioni di Nick e gli aveva suggerito di tentare il tutto e per tutto per ottenere la felicità che tanto agognava. Quando Nick, sorpreso, gli aveva chiesto il perché di quel comportamento insolito, il maggiore gli aveva risposto con una frase che aveva letteralmente spiazzato Nick, rinforzando, però, la sua convinzione di fare tutto il possibile per far capire a Eve quanto fosse importante per lui.
“Con Lauren sei sereno, è vero, ma non ti ho mai visto felice come quando sei con Eve, Nick. E tu meriti di essere felice, perché sei una brava persona, sei cresciuto e sei diventato un uomo di cui sono molto orgoglioso. Quindi, se per essere felice devi stare con Eve, vai a prendertela. Non importa cosa penseranno le fan, i ragazzi e nemmeno Lauren. Lo devi a te stesso”.
“Problemi?” gli chiese Sharna, arrivandogli alle spalle e posandogli una mano sul braccio.
Nick scosse la testa e le rivolse un sorriso incerto.
“No, nulla di che” minimizzò. “Ma devo fare una telefonata, ti dispiace? Non ci metterò molto” annunciò.
La ragazza annuì e gli fece cenno di procedere, così Nick uscì dalla sala prove, si appoggiò al muro con la schiena e cercò in rubrica il numero di Kevin.
Non appena l’amico rispose, esordì dicendo “Non ha capito, Kev”.
“Ciao, Nicky” scherzò lui, ridacchiando. “Immagino che il soggetto sia Eve, giusto?”
“Sì, ovvio che è Eve” tagliò corto Nick. “Ha sentito I Will Wait e mi ha fatto i complimenti per la canzone, ma non ha detto nient’altro”.
“Hmmm allora hai ragione, mi sa che non ha capito” concordò Kevin.
“Cosa faccio?” gli chiese Nick, disperato.
“Forse devi essere un po’ più esplicito” gli suggerì l’amico.
“Del tipo?” domandò Nick “E non dirmi di andare da lei a dirle che la amo perché sai che non ci riesco, Kev”.
“Non capisco perché no,” ribatté Kevin, pragmatico “comunque, forse puoi provare in un altro modo”.
“Come?” si informò Nick, impaziente.
“Quella canzone che mi hai fatto sentire l’altro giorno” gli disse l’amico. “È buona ed è chiaramente riferita a lei. Inseriscila nell’album”.
“Credi che funzionerà?” gli chiese Nick, incerto.
“Non posso saperlo con certezza, ma almeno non c’è il rischio che non capisca il messaggio e non hai nulla da perdere a provare” sentenziò Kevin, pratico.
“Okay” acconsentì Nick, grato del consiglio dell’amico.
Stava per salutarlo e tornare alle prove quando Kevin lo richiamò, dicendo “Nick. Se non funziona nemmeno così però devi dirglielo”.
“Ma…” tentò di obiettare lui.
“Niente ma” lo interruppe l’amico. “Ne abbiamo già parlato. Ne va della tua felicità e non puoi permetterti di fare il codardo. Non questa volta”.
Anche se la sola idea lo terrorizzava, Nick sapeva che Kevin aveva ragione. Sperava solo di non dover arrivare a tanto.

~*~

Era il 25 di Novembre. Il giorno prima, c’era stata l’ultima puntata di Dancing with the Stars. Nick e Sharna non avevano vinto, ma avevano comunque fatto un figurone e Eve era orgogliosa del ragazzo.
Poiché Nick era stato molto occupato con il reality, lui e Eve non si erano praticamente più visti, dopo l’uscita di I Will Wait, e quindi non avevano mai avuto modo di parlare a quattr’occhi.
Dopo giorni di riflessioni, Eve si era convinta che, qualsiasi cosa il ragazzo volesse dirle con quella canzone, non poteva essere quello che lei sperava e, quindi, era meglio non leggerci chissà cosa e dimenticarsene.
Era più facile a dirsi che a farsi però, e Eve non era certa di riuscirci così facilmente.
Quel giorno sarebbe uscito All American, il nuovo album di Nick. Eve lo sapeva perché lui gliel’aveva scritto. Per quanto curiosa di sentire finalmente le canzoni a cui avevano lavorato insieme, Eve era anche spaventata, perché temeva di non riuscire a controllare le sue emozioni, sentendo la voce di Nick che cantava le parole che lei aveva scritto.
Era in camera sua e stava preparando le valigie. Dopo vari ripensamenti, aveva deciso di tornare in Kentucky e passare lì le vacanze di Natale. Quando suo padre era andato in pensione, i suoi genitori avevano comprato una casa in Florida e si erano trasferiti al caldo, lasciando a lei la casa di Lexington. Eve non ci era ancora tornata e non sapeva se l’avrebbe fatto in pianta stabile, dato che il suo lavoro era per lo più in California, ma in quel momento sentiva il bisogno di staccarsi dal mondo patinato di Los Angeles e rifugiarsi nell’abbraccio accogliente della casa della sua infanzia. Nessuno sapeva della sua decisione di partire a parte Nick, a cui l’aveva scritto qualche giorno prima.
Non sapeva neanche perché gliel’avesse detto. Cosa si aspettava? Che le chiedesse di non andare?
Mentre infilava l’ennesimo maglione in valigia, sentì suonare il campanello e, abbandonando sul letto il cardigan colorato che aveva in mano, scese di corsa per vedere chi fosse.
Aprendo la porta, trovò un fattorino che le consegnò un pacchetto, porgendole una ricevuta da firmare. Eve fece uno scarabocchio e ringraziò il ragazzo, chiudendo la porta, poi si diresse verso la cucina, curiosa di vedere di cosa diavolo si trattasse.
Aperta la busta imbottita con un taglierino, ne tirò fuori un CD e un biglietto: Nick le aveva mandato il suo album in anteprima.
Sorrise, vedendo il viso del ragazzo sulla copertina, e voltò la custodia per leggere i titoli delle canzoni. Erano quasi tutti brani che avevano scritto insieme a parte I Will Wait, che già conosceva fin troppo bene, e un’altra che si intitolava Horoscope e che Eve non aveva mai sentito nominare.
Posando il CD sul bancone della cucina, prese in mano il biglietto e lesse le parole che Nick le aveva scritto, nella sua calligrafia pulita, che aveva sempre trovato fin troppo ordinata per appartenere a un ragazzo.

Esce oggi, scaricabile in versione digitale su diverse piattaforme e acquistabile in versione fisica solo sul mio sito, ma ho pensato che tu dovessi averne assolutamente una copia, dato che è un po’ anche tuo. Sono sicuro che ti piacerà, ma c’è una canzone in particolare su cui ci terrei ad avere il tuo parere. È l’unica che non abbiamo scritto insieme, a parte il singolo, e...beh, quando la sentirai capirai.
Passa delle buone vacanze in Kentucky e chiamami se hai qualcosa da dirmi.
Grazie per esserci sempre. Love you, Nick.

Curiosa di capire a cosa si riferisse, Eve si spostò in soggiorno e inserì il CD nello stereo, facendo subito partire la canzone che Nick aveva citato nel biglietto e su cui voleva il suo parere.
Bastarono le prime parole per farla trasalire, lasciando cadere la custodia del CD a terra.

I had a gypsy girl with the moon on her hand
And the sun on her back, covered in sand

Questa volta non era possibile sbagliarsi. La canzone parlava di lei.

~*~

Eve non riuscì a fare nulla. Restò in trance per tutto il resto della giornata, incapace perfino di finire di fare le valigie. Non sapeva cosa pensare e nemmeno cosa provava. Per quanto le avesse fatto piacere che Nick avesse scritto una canzone su di lei, razionalmente sapeva che non avrebbe dovuto farlo, almeno non in modo così esplicito. Era sposato, cos’avrebbe pensato Lauren?
A meno che non l’avesse fatto apposta, per dirle qualcosa che non aveva il coraggio di confessarle direttamente a parole.
Ma non poteva essere, Eve non voleva illudersi. Se fosse stato così, allora perché aveva sposato Lauren?
Quando si svegliò, il mattino successivo, dopo una nottata passata a rigirarsi nel letto, era ancora scombussolata, così, quando il suo cellulare si mise a suonare, mentre si versava un bicchiere di succo d’arancia e pensava a cosa mangiare per colazione, rispose senza nemmeno leggere il nome di chi la chiamava sul display.
“Ehi, bambola” la salutò una voce che avrebbe riconosciuto tra un milione.
“Ciao Alex” ricambiò, sorridendo. “Come stai?”
“Io sto bene, grazie” rispose l’amico. “Tu piuttosto?”
“Bene. Perché me lo chiedi?” replicò lei. Qualcosa nel tono di voce dell’amico l’aveva insospettita.
“Niente di che, ero solo curioso” spiegò lui, vago. Poi le domandò “Sei a casa?”
“Per adesso sì,” disse Eve “ma domani parto e torno a Lexington per un po’”.
“Ti va se ci vediamo per pranzo?” le propose il ragazzo.
“Sì, volentieri” accettò Eve, riscuotendosi dal suo torpore. “Dove mi porti?”
Mentre l’amico le comunicava il nome del ristorante dove si sarebbero visti, Eve si ritrovò a sorridere e a pensare che un po’ di tempo con AJ era proprio quello che le ci voleva per svagarsi e togliersi dalla testa il pensiero ossessivo di Nick e di quella canzone.
Peccato che si sbagliasse si grosso.

~*~

Eve arrivò al ristorante sul lungomare e si fece accompagnare subito al tavolo dove AJ la stava già aspettando. Vedendola entrare, il ragazzo si alzò e la salutò con un abbraccio. Poi si sedettero e consultarono il menù, scambiandosi consigli e commenti su cosa ordinare. Dopo che il cameriere prese le ordinazioni e portò loro da bere, AJ posò i gomiti sul tavolo e guardò l’amica negli occhi.
“Nick ti ha mandato il CD?” le chiese, andando subito al sodo.
Eve bevve un sorso d’acqua e annuì, intuendo che doveva averlo mandato anche a lui.
“L’hai ascoltato?” domandò ancora il ragazzo, calmo.
Eve annuì di nuovo.
“Vogliamo parlare di Horoscope o lasciamo che diventi l’elefante rosa nella stanza?” azzardò AJ, senza smettere di fissarla.
Eve sospirò e si lasciò sfuggire “Cosa vuoi che ti dica?”
“Parla di te” osservò il ragazzo. “La tipa della canzone, con la luna sulla mano e il sole sulla schiena…sei tu”.
Senza sapere cosa ribattere, Eve distolse lo sguardo dagli occhi dell’amico, che mai le erano sembrati così profondi. Allo stesso tempo, quasi senza accorgersene, abbassò il polsino destro della maglia, come se inconsciamente volesse nascondere quel tatuaggio che non era mai stato così evidente.
AJ se ne accorse e scosse la testa.
“Non puoi nasconderlo e nemmeno negarlo” la rimproverò.
“Non lo sto negando, Alex” ribatté Eve. “Certo che sono io”.
“Quindi?” insistette lui.
“Quindi cosa?” gli chiese lei, iniziando a irritarsi.
“Cosa pensi di fare?” volle sapere l’amico.
“Cosa vuoi che faccia?” esclamò Eve, maledicendo il momento in cui aveva accettato quell’invito a pranzo. E pensare che aveva creduto di potersi svagare.
“Beh, non lo so,” ammise lui “ma di sicuro non finta di niente come stai facendo”.
Cercando di mantenere la calma e ripetendosi che l’amico non stava facendo il ficcanaso per divertimento ma perché ci teneva a lei, Eve prese un respiro profondo e spiegò “Senti, non so perché l’ha fatto, okay? Abbiamo lavorato insieme a gran parte delle canzoni su quell’album, ma prima di pubblicarlo ne ha aggiunte un paio senza consultarmi”.
“Un paio?” chiese AJ, sollevando un sopracciglio e guardandola, in attesa di un’ulteriore chiarimento.
Eve fece sì con la testa. “Quella e I Will Wait”.
Il ragazzo strabuzzò gli occhi, sentendo il titolo del primo singolo tratto dal nuovo album di Nick.
“Anche I Will Wait parla di te?” le domandò, sconvolto.
Eve alzò le spalle e confessò “Non lo so, ma ho il sospetto che sia così”.
AJ si passò una mano tra i capelli, preoccupato. Poi insistette “Odio ripetermi, ma cosa conti di fare?”
“Ti ho detto che non lo so!” sbottò la ragazza, esasperata. “Non so cosa gli sia preso”.
“Sì che lo sai” obiettò lui, in tono dolce.
Eve spalancò gli occhioni celesti, confusa, e l’amico le sorrise, prima di sentenziare
“È innamorato di te”.
La ragazza si affrettò a scuotere la testa, non volendo nemmeno sentire una cosa del genere.
“Smettila” lo rimproverò, quasi spaventata, ma AJ non si lasciò intimorire e replicò “Sì, invece. Lo è. Lo è sempre stato ed evidentemente lo è ancora. E lo sai”.
Con la voce che le tremava, Eve si sentì domandare, con una punta di disperazione “E allora perché ha sposato Lauren? Se fosse vero, non l’avrebbe fatto”.
“Lo sai perché” le fece notare l’amico. “Ci ha provato, ha scritto Permanent Stain per te. E non guardarmi così, l’hanno capito tutti”.
Eve aprì la bocca per dire qualcosa, scioccata da quella rivelazione, ma poi non le venne in mente niente di intelligente da ribattere e la richiuse, così AJ proseguì “Sei tu che non l’hai voluto. Cos’altro poteva fare?”
Sentendo le lacrime riempirle gli occhi, Eve confessò “Io…lo volevo”.
“E allora perché non gliel’hai detto quando ti ha mandato il nostro CD?” le chiese il ragazzo, confuso.
La ragazza deglutì, per ricacciare indietro le lacrime. Chiuse e riaprì gli occhi, prima di confessare “Credevo…sai com’è fatto Nick. Credevo fosse soltanto spaventato perché la relazione con Lauren stava diventando seria e non volevo essere l’espediente per scappare. Non pensavo mi amasse veramente”.
AJ alzò gli occhi al cielo e si passò una mano sulla faccia. Poi non riuscì a resistere e sbottò “Cristo, che voglia di picchiarvi. Lui è un idiota e tu una testona senza speranza”.
Nonostante la situazione, a Eve venne da ridere per l’esclamazione esasperata di AJ e commentò, sarcastica “Grazie tante”.
Anche AJ non riuscì a nascondere un sorriso, ma tornò subito serio e le domandò “Beh, comunque. Adesso cosa succede?”
“Niente, cosa vuoi che succeda?” rispose lei, pratica. “Lui è sposato. E non importa quante canzoni scriva per me o quanto lo ami, non ho intenzione di intromettermi nel suo matrimonio”.
“Lo ami ancora anche tu, quindi?” si informò l’amico, puntando gli occhi dritti in quelli della ragazza.
Eve abbassò lo sguardo sulla tovaglia e annuì. “Mai smesso” ammise.
AJ allungò una mano sul tavolo e ne strinse una di Eve, facendole risollevare lo sguardo.
“Sei sicura di non voler fare nulla?” le domandò “Lui ha fatto la prima mossa, tecnicamente adesso spetta a te”.
La ragazza scosse la testa. “Non è una partita a scacchi, Alex” gli fece notare “ci sono i sentimenti di molte persone di mezzo. E non voglio essere la responsabile della fine del matrimonio di Nick. Lui ha fatto la sua mossa, è vero, ma è troppo semplice mettere i propri sentimenti dentro a una canzone lasciando a me la parte più difficile”.
“Cos’avrebbe dovuto fare?” volle sapere AJ, non riuscendo a capire cos’avesse in mente l’amica.
Eve sospirò e sentenziò “Se davvero mi ama, allora che prenda una decisione, una volta per tutte”.
“Cosa vuoi esattamente da lui, Eve?” le chiese l’amico.
La ragazza lo guardò negli occhi e spiegò “Voglio sentirmi dire in faccia che è innamorato di me e voglio che lo faccia da uomo libero. Se, come sostieni tu, ama me, allora non ha senso che continui a stare con Lauren”. Poi si lasciò sfuggire un sorrisino scettico e aggiunse “Ma non lo farà mai. Come hai detto tu, si aspetta che sia io a fare la prossima mossa”.
“E non hai intenzione di farla, vero?” osservò AJ, iniziando a comprendere il ragionamento dell’amica.
“Esatto” confermò Eve. “Non sono il tipo che ruba i ragazzi alle altre, specialmente se sono sposati. Se davvero mi vuole, deve prima risolvere la situazione e solamente a quel punto potremo parlarne”.
Il tono dell’amica era stato talmente definitivo che AJ non osò replicare. Si limitò ad annuire, dopodiché, anche grazie all’arrivo del cameriere che portava il loro piatti, cambiò drasticamente argomento, passando a temi decisamente più leggeri.
Non appena salutata Eve fuori dal ristorante però, AJ chiamò Nick, annunciandogli che doveva parlargli e si diedero appuntamento a pranzo per il giorno seguente. Solitamente non era da lui mettersi in mezzo nelle questioni private degli amici, ma la storia tra Eve e Nick era ormai un caso talmente disperato che necessitava un aiuto esterno.

~*~

Nick era appena tornato dal pranzo con AJ ed era ancora un po’ sottosopra per le rivelazioni dell’amico. Sapere che Eve aveva ascoltato la canzone che aveva scritto per lei ma aveva deciso di non fare nulla l’aveva dapprima fatto arrabbiare e poi fatto cadere nella più profonda disperazione.
AJ gli aveva spiegato le motivazioni della ragazza e, razionalmente, avevano anche senso, solo che lui non sapeva esattamente come fare per sbloccare la situazione.
Secondo AJ, Eve voleva sentirsi dire in faccia che la amava e questo, con un po’ di coraggio, poteva anche farlo, ma voleva anche che prima sistemasse le cose con Lauren ed era qualcosa di decisamente più complicato.
Nick sapeva di essere un codardo, ma segretamente sperava che Eve si presentasse da lui, gli buttasse le braccia al collo e lo supplicasse di lasciare Lauren e passare tutta la vita con lei, in modo da poter dire alla moglie che lui e Eve si amavano e non potevano contrastare quel sentimento.
Così, invece, senza sapere nemmeno che progetti avesse in testa Eve per il loro ipotetico futuro, era tutto molto più difficile.
Per avere anche una minima speranza di poter stare con Eve, Nick avrebbe dovuto mandare all’aria il suo matrimonio, spezzando il cuore a Lauren, senza nemmeno avere la certezza che Eve volesse davvero stare con lui, ma basandosi soltanto su quanto gli aveva confidato AJ.
Poteva farlo?
Ci voleva un bella dose di coraggio e il ragazzo non era sicuro di riuscire a trovarlo.
Entrò in casa e annunciò la sua presenza urlando “Sono tornato”, poi si diresse in cucina, scorrendo distrattamente la pila di posta che aveva trovato sul tavolino all’ingresso.
Non era veramente interessato alla corrispondenza e la sua testa era completamente da un’altra parte, ma qualcosa catturò la sua attenzione, facendolo fermare di colpo in mezzo alla stanza.
Abbandonando il resto della posta sul bancone della cucina, Nick si concentrò sulla busta color panna, con l’indirizzo di casa sua scritto nell’inconfondibile grafia di Eve.
Il suo cuore iniziò a battere più velocemente e la speranza che la ragazza avesse cambiato idea e gli avesse scritto per dichiarargli tutto il suo amore tornò a farsi strada in lui.
Con mani tremanti, aprì la busta e ne estrasse un biglietto con una scritta colorata che diceva Congratulazioni! dopodiché lesse le parole all’interno.

Le cose tra noi non sono andate come avremmo voluto, ma sono orgogliosa dell’uomo che sei diventato e sapere che sei felice mi rende felice. Ti auguro il meglio possibile dalla vita perché sei una persona speciale e te lo meriti. PS: Grazie per la canzone. Mi hai commossa.

Nick richiuse il biglietto e restò immobile, con lo sguardo fisso nel vuoto.

Le cose tra noi non sono andate come avremmo voluto.

Allora anche lei desiderava qualcosa di più dal loro rapporto, non era solo una sua impressione, condizionata dai sentimenti che provava per lei.
Sapere che sei felice mi rende felice, gli aveva scritto.
Ma lui non era davvero felice e se n’era reso conto solo in quel momento. Era sereno, questo sì, ma non felice. Come gli aveva detto Kevin, per essere felice aveva bisogno di Eve e Nick l’aveva sempre saputo, anche se aveva tentato di dimenticarsene e nasconderlo a tutti, perfino a se stesso.
Adesso basta, però. Era tempo di reagire. Non poteva passare tutta la vita insoddisfatto a domandarsi come sarebbe stato se solo avesse trovato il coraggio di prendere una decisone drastica e rimediare a quello che, ormai era chiaro, era stato l’ennesimo errore che aveva fatto.
Chiuse gli occhi e prese un respiro profondo poi, quando Lauren entrò in cucina per salutarlo, le rivolse uno sguardo serio e annunciò “Devo parlarti”.

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Capitolo 17
*** I will wait ***


CHAPTER 17 – I will wait

Novembre 2015Lexington (Kentucky)

 

So, I will wait for you
This love was made for two
And I'll hold on this time
No, I won't leave you behind
I will wait for you
(I Will Wait – Nick Carter)

 

Eve si avvicinò alla finestra, osservando estasiata la neve che scendeva fitta, ricoprendo tutto sotto un manto candido.
Era arrivata a Lexington quella mattina ed era stata accolta da un tempo decisamente insolito per quel periodo dell’anno ma sicuramente molto natalizio.
Stringendo tra le mani una tazza di tè caldo, si avvolse meglio nel cardigan e si diresse verso il divano, con l’intenzione di rannicchiarsi in un angolino e trascorrere il resto della serata a leggere un libro, in modo da indirizzare i pensieri verso qualcosa che non fosse Nick e i mille dubbi su se avesse fatto bene ad andarsene da Los Angeles senza parlargli.
Posò la tazza sul tavolino e si sedette, recuperando il libro che stava leggendo e che aveva abbandonato aperto sui cuscini per andare a prepararsi il tè.
In quel momento, il suo cellulare, che teneva nella tasca del cardigan, iniziò a suonare. Eve lo prese e si stupì di vedere sul display il nome di Lauren.
Preoccupata che fosse successo qualcosa a Nick, si affrettò ad accettare la chiamata.
“Lauren, ciao”.
“Ciao Eve. Come stai?” le chiese la ragazza.
Eve studiò il tono della sua voce e non le sembrò disperata o particolarmente agitata, forse solo un po’ nervosa, quindi si tranquillizzò, dicendosi che se Lauren perdeva tempo a informarsi sul suo stato di salute, Nick doveva stare bene.
“Bene, grazie. Tu?” rispose, gentile.
Lei e Lauren non sarebbero mai diventate migliori amiche, per ovvie ragioni, ma Eve non aveva nulla contro la moglie di Nick se non, appunto, che fosse la donna che l’uomo che amava aveva deciso di sposare al posto suo.
“Insomma” disse lei, e Eve si accorse che le tremava la voce.
“È successo qualcosa?” domandò, sentendo la preoccupazione tornare a stringerle lo stomaco in una morsa.
Lauren non rispose alla domanda di Eve, invece le chiese a sua volta “Hai sentito Nick recentemente?”
“Hmm…no,” confessò Eve “non lo sento da due o tre settimane. Gli ho mandato un biglietto di congratulazioni per l’uscita dell’album, ma non ho avuto sue notizie”.
“Oh, l’ha ricevuto, tranquilla” la rassicurò la ragazza e a Eve parve di notare una punta di sarcasmo in quell’affermazione, anche se non riusciva a capirne il motivo.
“Bene. Si sarà dimenticato di dirmelo” commentò, confusa.
Ancora non riusciva a capire perché Lauren la stesse chiamando. Non l’aveva mai fatto prima e, oltretutto, non sembrava avesse qualcosa di preciso da dirle, stava solo facendo conversazione.
E tutto ciò era sospetto, così come le sembrò sospetto il fatto che la ragazza sottolineasse il fatto che lei e Nick non si sentissero da un po’ di tempo.
“Quindi non lo senti da un po’…”
“Esatto” confermò Eve. “L’ultima telefonata risale a metà ottobre circa, quando ci siamo sentiti per gli ultimi accordi sul CD. Poi solo qualche messaggio”. A quel punto però, non riuscendo più a contenere la curiosità, le domandò “Ma perché me lo chiedi? Ha combinato qualcosa?”
Eve sentì distintamente Lauren prendere un respiro profondo, poi la ragazza annunciò, con voce rotta “M-mi ha lasciata”.
“Cosa?” sbottò Eve, sconvolta, alzandosi di scatto dal divano.
Non poteva essere vero, aveva sicuramente capito male.
“Non farmelo ripetere, per favore” la supplicò Lauren. “Hai capito benissimo”.
Incapace di mettere insieme una frase di senso compiuto, Eve deglutì e farfugliò “Sì, ma…perché?”
Lauren si lasciò sfuggire una risatina nervosa e confessò “È questa la parte curiosa. Credevo sapessi perché”.
Oltre a essere sconvolta, adesso Eve era anche piuttosto confusa. Nemmeno sapeva che Nick avesse intenzione di lasciare Lauren, come faceva a conoscerne il motivo?
“Io…no, non so nulla” balbettò, sotto shock. “Non mi ha detto nulla. Avrebbe dovuto?”
“Sì, avrebbe dovuto” sentenziò Lauren, secca.
“Perché?” le chiese Eve, cercando disperatamente di capire.
“Perché mi ha lasciata perché è innamorato di te” dichiarò lei, in un sussurro.
Eve si sentì come uno dei personaggi di quei cartoni animati a cui casca un masso sulla testa e si lasciò ricadere sul divano con un tonfo.
“Come scusa?” esclamò, incredula.
Lauren sospirò e poi disse, in tono piatto “Ama te, Eve. Ti ha sempre amata. Credeva di poter provare per me le stesse cose che prova per te e, in sua difesa, anche se non so nemmeno perché lo sto difendendo, ci ha provato. Ce l’ha messa tutta. Ma non ce l’ha fatta. Nel suo cuore ci sei tu. Ci sei sempre stata tu e ci sarai sempre soltanto tu”.
A Eve girava la testa e sembrava che il cuore le stesse per schizzare fuori dal petto. Iniziò addirittura a sudare e per un attimo si spaventò, credendo che stesse per venirle un attacco cardiaco. “Io…non…” balbettò.
Lauren la interruppe. “Lo so che tu non c’entri niente. Non ce l’ho con te” dichiarò.
“Non ne sapevo niente, te lo giuro” ammise Eve, tenendosi una mano sul petto e pregando che i battiti del cuore rallentassero prima di dover chiudere la telefonata con Lauren per chiamare un’ambulanza che venisse a prenderla.
“Lo so, ti credo” le assicurò Lauren. “Me l’ha detto anche lui, ma non volevo credergli. Per questo ti ho chiamata” confessò. “Credevo mi avesse mentito. Invece è stato onesto. Non posso prendermela con lui nemmeno per quello”.
“Lauren, io…non so cosa dire” farfugliò Eve, veramente senza parole.
“Non c’è nulla da dire” tagliò corto Lauren, poi però ci ripensò e ritrattò “Anzi, sì. Rispondi a questa domanda, per favore. Sinceramente. Giuro che non mi arrabbio”.
Eve, che non riusciva ancora a ragionare in maniera lucida, acconsentì “Okay”.
“Tu lo ami?” le chiese la ragazza e il cuore di Eve mancò un battito.
“Lauren…” disse, cercando di glissare. Non poteva ammettere con la moglie di Nick di essere innamorata di lui da tutta la vita.
Lauren però insistette. “Dimmelo, ti prego. Ho bisogno di saperlo”.
Eve sospirò rassegnata, e rispose “Sì, lo amo. Credo di averlo sempre amato”.
“Lo sapevo” commentò la ragazza, lasciandosi sfuggire un gemito di frustrazione.
Eve si sentì in dovere di giustificarsi. “Ma non ho mai fatto niente per…”
“Lo so,” la interruppe Lauren “non ti sto accusando”.
“E non vuol dire che sia la persona giusta per lui” aggiunse Eve, decidendo di essere onesta fino in fondo.
“Cosa vuoi dire?” le domandò Lauren, confusa.
“Anche se lo amo, io non vado bene per Nick” spiegò Eve. “Sono un disastro. Incostante, incasinata, poco razionale, troppo emotiva. Lui ha bisogno di qualcuno che lo aiuti a tenere i piedi per terra. Ha bisogno di te”.
Le era costato moltissimo ammettere quelle cose con Lauren, ma Eve aveva detto la verità. Amava Nick, ma forse Brian aveva avuto ragione fin dall’inizio e la loro storia non era destinata a funzionare. E, a differenza di quello che pensava l’amico, la colpa non era tutta di Nick, ma anche sua. Anzi, negli anni Nick era maturato moltissimo e, se possibile, Eve amava ancora di più l’uomo che era diventato. Lei invece? Ai suoi stessi occhi, Eve era rimasta la ragazzina casinista ed emotiva che si era innamorata dell’amico del suo fratellone adottivo. E non era di quello che Nick aveva bisogno, ne era certa. Lauren poteva garantirgli la stabilità di cui Nick aveva bisogno per essere sereno, mentre lei cosa poteva offrirgli?
Fu strappata a quelle riflessioni dalla voce di Lauren che constatava “Evidentemente lui non la pensa così”.
“Beh, dobbiamo fargli capire che si sbaglia, allora” propose. “Dobbiamo fargli cambiare idea”.
A Lauren sfuggì una risatina amara, mentre commentava “Io non ci sono riuscita, ma se vuoi puoi provarci tu. Sta venendo da te”.
Quell’annuncio fu l’ennesimo shock per Eve e si ritrovò a pregare che fosse anche l’ultimo perché non sapeva se ne avrebbe retti altri. Le palpitazioni non accennavano a smettere e ormai era in un bagno di sudore e aveva bisogno di una doccia al più presto.
“C-cosa?” balbettò. “Qui in Kentucky?”
“Sì,” confermò Lauren “è partito questa mattina in macchina”.
Eve strabuzzò gli occhi, non riuscendo a credere a quello che la ragazza le aveva appena detto.
“In macchina?” sbottò. “Ma è completamente fuori di testa?”
“Non so cosa dirti” osservò Lauren, come se non le importasse. E, forse, era davvero così.
“Gli ci andranno almeno due giorni per arrivare” constatò Eve, incredula.
“Almeno hai tempo di prepararti un discorso” commentò la ragazza, con una punta di risentimento.
“Non c’è nessun discorso da fare” obiettò Eve, testarda. “Lauren, Nick è sposato con te e non importa se…”.
“Certo che importa!” urlò lei, non riuscendo più a trattenere i singhiozzi. Poi, accortasi che stava gridando, si ricompose e continuò, in tono più pacato “È sposato con me, ma ama te e non voglio stare con qualcuno che non mi ama. Fa male, ma devo accettarlo. E, se anche tu lo ami, forse è arrivato il momento di dirglielo”.
“A che scopo?” chiese Eve, più a se stessa che a Lauren. “Io e Nick non possiamo stare insieme”.
“Perché?” replicò la ragazza, esasperata.
“Perché sarebbe un disastro, te l’ho detto” le ripetè Eve. “Siamo troppo simili, ci distruggeremmo a vicenda”.
“O, invece, accetterete finalmente di essere anime gemelle e passerete la vita insieme” concluse Lauren, seria.
Detto ciò, mentre Eve restava a fissare il vuoto, ponderando le parole della ragazza, Lauren chiuse la conversazione e riagganciò, senza nemmeno salutarla.
Con gesti meccanici, Eve posò il telefono sul divano, accanto a sé, e aspettò pazientemente che i battiti del suo cuore tornassero a un ritmo pressoché normale.
Ancora non riusciva a credere alla conversazione che aveva appena avuto con Lauren, le sembrava surreale. Eppure, nelle orecchie continuavano a risuonarle le ultime parole della ragazza, anche se non sapeva se interpretarle più come un augurio o un presagio di sventura.
Accetterete finalmente di essere anime gemelle e passerete la vita insieme.
Era veramente possibile stare insieme, per lei e Nick? L’aveva sognato talmente tanto ed era stata delusa tante di quelle volte che, ormai, aveva quasi perso le speranze.
Quando aveva sentito Lauren dire che Nick l’aveva lasciata perché era innamorato di lei però, una microscopica parte del suo cuore aveva ricominciato a sperare e adesso Eve aveva paura di aver interpretato male le parole di Lauren, che succedesse qualcosa che impedisse a Nick di arrivare o che, semplicemente, il ragazzo ci ripensasse. Aveva paura di restare delusa per l’ennesima volta e non sapeva se il suo cuore, che era già stato rattoppato troppe volte, avrebbe retto l’ennesimo fallimento.
Senza che lei potesse fare nulla per impedirlo, le sue dita ripresero possesso del cellulare e cercarono meccanicamente in rubrica il numero di Brian, facendo partire la chiamata.
Bastarono un paio di squilli perché il ragazzo rispondesse e Eve non gli diede nemmeno il tempo di salutarla, perché esordì con “Bear, sono io”.
“Sis, che succede?” le chiese subito lui, preoccupato. “Come mai mi chiami a quest’ora? E dove sei?”
Eve non aveva nemmeno idea di che ora fosse, aveva totalmente perso la cognizione del tempo, ma se Brian diceva così, doveva essere piuttosto tardi.
“Sono a casa, a Lexington” si affrettò a rispondere. “Sono venuta a passare le vacanze. E sto bene, prima che tu ti precipiti qui. Ti chiamo per un altro motivo”.
“Quale?” domandò Brian, più tranquillo ma incuriosito.
“Nick” disse semplicemente Eve.
“Gli è successo qualcosa?” esclamò subito Brian. “E perché non mi ha chiamato Lauren?”
“Ecco, appunto” commentò Eve, trovando ironico che l’amico avesse citato Lauren. “Lauren non ha chiamato te, ma ha appena chiamato me per dirmi che Nick l’ha lasciata”.
“Cosa?” sbottò l’amico, stupito.
“Dai che hai capito” lo spronò Eve, rifiutandosi di ripetere.
Brian sospirò così forte che Eve lo sentì distintamente, poi sentenziò “Quindi l’ha fatto davvero”.
Sulle prime, Eve credette di aver capito male. Poi però si riscosse e domandò “Come scusa? Tu ne sai qualcosa?”
“Kevin mi ha chiamato” annunciò Brian, rassegnato.
“Kevin?” ripetè Eve, confusa. Non riusciva a capire cosa c’entrasse Kevin in tutta quella storia.
“A quanto pare, Nick si è confidato con lui riguardo quello che prova per te” le spiegò l’amico. “Kev era preoccupato e ne ha parlato con me”.
Inaspettatamente, Eve sentì la rabbia montarle dentro e sbottò “E a nessuno dei due è venuto in mente di dirmelo?”
Brian si affrettò a giustificarsi “Non volevamo metterci in mezzo, sis”.
Eve sospirò e, non riuscendo a resistere, commentò, seccata “Bear, l’unica volta che ti sei messo in mezzo tra me e Nick hai scatenato tutto questo casino che va avanti da anni”.
Il ragazzo prese un respiro profondo e dichiarò “Lo so. E non me lo sono mai perdonato. Per questo mi sono promesso di non farlo mai più”.
Pentita di avergli rinfacciato quell’unico errore nella loro lunga amicizia, Eve tentò di farlo ragionare.
“Capisco. Però forse, se l’avessi fatto al momento giusto, ci saremmo evitati entrambi un bel po’ di sofferenze” gli fece notare.
“Avrebbe cambiato qualcosa?” domandò lui, poco convinto.
“Non lo so” ammise Eve, sincera. “Forse avevi ragione tu e una storia tra noi due non avrebbe mai funzionato, ma io ho sempre amato solo lui ed è per questo che non sono mai riuscita a far funzionare una relazione in vita mia”.
Brian restò un istante in silenzio, prendendo consapevolezza di qualcosa che, dentro di sé, sospettava già da tempo, poi prese coraggio e chiese finalmente perdono a Eve per il suo comportamento. Era una cosa che voleva fare da una vita, ma non aveva mai trovato il momento opportuno e, soprattutto, il coraggio di farlo davvero.
“Scusami, sis. Hai ragione. Volevo proteggerti e invece ho sbagliato tutto. Ma non odiarmi, ti prego” la supplicò.
Eve si sentì stringere il cuore e lo rassicurò “Non potrei mai odiarti bear, lo sai. Adesso però, per favore, mettiti di nuovo in mezzo e dimmi cosa devo fare”.
Decisamente rincuorato dalla reazione della ragazza, Brian tornò padrone della situazione e rispose, sicuro “Beh, sicuramente dovete parlarvi”.
Eve si lasciò sfuggire l’ennesimo sospiro e gli comunicò “A quanto pare, Nick sta venendo qua”.
“Sta venendo lì?” ripetè l’amico, incredulo. “In Kentucky?”
“Sì” confermò Eve, e poi aggiunse “In macchina. Dalla California”.
Brian non riuscì a trattenersi e sbottò “Ma è impazzito?”
“È Nick” gli ricordò Eve, pragmatica.
“Hai ragione” concordò Brian, lasciandosi sfuggire una risatina.
“Cosa faccio quando arriva?” gli chiese lei, spaventata.
Rassegnato, il ragazzo le suggerì “Cosa vuoi fare, sis? Ha lasciato sua moglie e sta attraversando il Paese per venire a dirti che ti ama, forse è la volta buona per dirgli che lo ami anche tu, non credi?”

~*~

Eve non chiuse praticamente occhio, quella notte. Dopo la telefonata con Brian, aveva provato a chiamare Nick, ma il ragazzo non aveva risposto. Così gli aveva mandato dei messaggi, non sapeva nemmeno più quanti, ma lui aveva ignorato anche quelli e Eve aveva iniziato a preoccuparsi seriamente che potesse essergli successo qualcosa mentre era al volante, durante quel folle viaggio che aveva intrapreso dalla California.
Se fosse stata in sé, si sarebbe resa conto che stava ragionando in maniera irrazionale, ma aveva smesso di essere padrona delle proprie azioni e dei propri pensieri nel momento in cui aveva ricevuto la telefonata di Lauren.
Dopo aver provato ripetutamente a contattare il ragazzo, senza risultato, Eve si era convinta ad andarsene a letto, ma aveva passato la maggior parte della notte – o almeno di quello che ne rimaneva – a fissare lo schermo del cellulare, nella speranza che si illuminasse e comparisse il nome di Nick.
Era riuscita ad addormentarsi solo alle prime luci dell’alba ed era caduta in un sonno agitato, popolato di incubi in cui Nick veniva risucchiato da voragini che si aprivano in mezzo alla strada mentre guidava e non arrivava mai a destinazione, lasciandola vivere con il dubbio riguardo ai suoi sentimenti per lei.
Si era svegliata in un bagno di sudore e, guardando l’ora, si era resa conto che erano ormai le undici di mattina. Aveva subito controllato il cellulare, ma non c’era traccia di messaggi e tanto meno di chiamate da parte di Nick. In compenso, aveva una serie di messaggi di Brian che le raccomandava di fargli sapere quando Nick fosse arrivato.
Eve sospirò e, ripetendosi che l’amico era pazzo se credeva che la prima cosa che avrebbe fatto, se e quando Nick fosse arrivato, sarebbe stata avvertirlo, si alzò dal letto e si trascinò in bagno, per buttarsi sotto al getto caldo della doccia.
Dopodiché, rinfrescata e con dei vestiti puliti, si mise in attesa, con lo sguardo che si spostava dall’orologio al display del cellulare, in quella che sarebbe stata di sicuro la giornata più lunga della sua vita.

~*~

Quando Nick parcheggiò l’auto nel vialetto di casa di Eve, a Lexington, non sapeva più nemmeno che giorno fosse. Aveva guidato ininterrottamente per più di trentadue ore, fermandosi solo per andare in bagno, fare benzina e rifornirsi di snack, caffè e bevande energetiche che lo tenessero sveglio in quel viaggio della speranza.
Non sapeva nemmeno com'era riuscito ad arrivare fin lì da Los Angeles. Forse era stata l'adrenalina, più che il caffè, a tenerlo sveglio e a dargli la forza di raggiungere la sua destinazione senza schiantarsi da qualche parte. O, più probabilmente, era stato l'amore per Eve e la disperazione che lo assaliva all’idea di non potere nemmeno avere un’occasione di essere felice con lei. Gli mancava l’aria solo a pensarci.
L'unica cosa di cui Nick era certo era che finalmente era arrivato a destinazione e aveva la possibilità di confessare a Eve i suoi sentimenti, come la ragazza voleva che facesse, almeno stando alle parole di AJ, sperando che lei accettasse di dare una chance alla loro storia.
Scese dall’auto e, mentre si sgranchiva le gambe indolenzite, alzò lo sguardo sulla casa di fronte a lui.
Non veniva a Lexington da quel giorno di nove anni prima, quando si era presentato da Eve per chiederle perdono e farle vedere che era cambiato, solo per sentirsi dire dai suoi genitori che la ragazza non c’era e che era stato tutto inutile.
Pregando che quella volta le cose andassero in modo diverso, scrutò attentamente la facciata della villetta. Al piano terra, tutte le luci erano spente e sembrava che non ci fosse nessuno in casa, ma al primo piano si intravedeva una luce filtrare dalle tende di quella che, sapeva, era la camera di Eve da ragazzina.
Abbandonando il vialetto, si avventurò sul manto di neve che copriva il giardino, mentre frugava nella tasca del cappotto alla ricerca del cellulare, e fu in quel momento che gli venne in mente un’idea.
Era sdolcinata e forse infantile, ma qualcosa gli diceva che a Eve sarebbe piaciuta, quindi rimise il telefono in tasca e si accovacciò per metterla in pratica.

~*~

Eve aprì gli occhi di scatto, sentendo il telefono suonare. Si passò una mano sulla faccia, rendendosi conto di essersi appisolata mentre leggeva. D’altra parte aveva passato una notte praticamente insonne ed era piuttosto stanca.
Allungò una mano per prendere il cellulare sul comodino e trasalì quando vide il nome di Nick sul display.
“Nick! Finalmente!” esclamò, non appena accettò la chiamata. “Sono ore che provo a contattarti”.
“Lo so. Ho letto i tuoi messaggi” rispose il ragazzo, calmo.
“Perché non hai risposto?” gli chiese, irritata.
“Perché sapevo cos’avresti fatto” disse lui, come se fosse ovvio.
“Che cosa?” volle sapere Eve.
“Avresti tentato di farmi cambiare idea e di rispedirmi a casa. Non negare” la accusò Nick, che la conosceva come le sue tasche.
Eve sospirò e ammise “Non lo nego. Venire qui è stata una follia. Lasciare Lauren è stata una follia”.
“Non è vero” obiettò lui. “È stata la cosa più sensata che abbia fatto in vita mia. Non avrei nemmeno dovuto sposarla”.
Esasperata dall’ostinazione del ragazzo, Eve tagliò corto “Ne parliamo quando arrivi. Dove sei?”
“Guarda dalla finestra” la spronò Nick.
“Cosa…?” balbettò lei, confusa, e lui ripeté, paziente “Affacciati alla finestra della tua stanza”.
Con il cuore che le batteva forte, Eve si alzò lentamente dal letto, stringendo il telefono in mano. Si avvicinò alla finestra e scostò la tenda, per vedere Nick in giardino, sotto alla neve che aveva ripreso a scendere da poco, le mani affondate nelle tasche del cappotto e gli occhi fissi sulla finestra da cui lei si era appena affacciata. Non appena la scorse, agitò una mano in segno di saluto e le sorrise, per poi indicare qualcosa ai suoi piedi. Guardando meglio, Eve notò che aveva tracciato sul manto innevato la scritta I ♡ U.
Nonostante non fosse proprio il momento più opportuno, a Eve venne da ridere.
“Melodrammatico, come sempre” lo prese in giro.
“Avrei detto romantico” ribatté lui, fingendosi offeso, ma in realtà decisamente più rilassato. Eve stava ridendo, quindi quanto meno non era arrabbiata con lui ed era già un buon inizio.
“Come ti pare,” tagliò corto la ragazza “ma sei uno da grandi gesti”.
“Cosa c’è di male nei grandi gesti?” le chiese, risentito.
“Nulla” ammise lei, scuotendo la testa.
“Ecco, allora mi faresti entrare?” la pregò Nick, che non immaginava di trovare quel freddo polare in Kentucky e si era portato solo il cappotto per cui, si ricordava, Eve aveva un debole, ma stava iniziando a non sentire più le dita dei piedi.
“Altrimenti il prossimo grande gesto sarà morire congelato e non per finta” ironizzò, facendola ridere di nuovo.
“Sì, scusa. Vengo subito ad aprirti” lo rassicurò lei e Nick la vide sparire dalla finestra.
Poco dopo, le luci al piano di sotto si accesero e Nick si avvicinò alla porta d’ingresso, che si aprì immediatamente davanti a lui.
Non appena se lo trovò davanti, Eve gli si buttò tra le braccia, cingendogli la vita e abbracciandolo stretto.
Sorpreso, ma compiaciuto, da quella reazione inaspettata, Nick la strinse a sua volta e commentò “Ehi, non speravo fossi così felice di vedermi”.
“Sollevata più che felice” precisò Eve, senza però staccarsi da lui.
“Sollevata?” ripetè Nick, confuso.
“Continuavo a chiamarti e non mi rispondevi” gli spiegò lei. “Avevo paura che ti fosse successo qualcosa”.
Commosso da quella rivelazione e sentendosi un po’ in colpa per averla fatta preoccupare, Nick chinò la testa e le posò un bacio sui capelli, sussurrando “Ehi, sono qui. E sto bene”.
A quel punto, probabilmente rassicurata dal fatto di averlo lì con lei, sano e salvo, Eve si staccò dall’abbraccio, permettendo a Nick di fare un passo all’interno e richiudere la porta dietro di lui. Poi lo guardò negli occhi e gli chiese “Perché sei venuto?”
“Lo sai benissimo” rispose lui, deciso. “Brian mi ha scritto dei messaggi e so che vi siete sentiti, e mi ha anche detto che ha parlato con Kevin, quindi devi sapere perché sono qui” spiegò.
Eve scosse la testa e sentenziò “Tu sei pazzo”.
“L’hai sempre saputo, in fondo” commentò Nick, alzando le spalle.
“Sì,” confermò lei, divertita “ma non credevo così tanto”.
Facendo appello a tutto il coraggio che riuscì a trovare, Nick tornò serio e annunciò “Dovevo assolutamente vederti. Parlarti. Provare a sistemare le cose”.
Incrociando le braccia sul petto, Eve gli rivolse uno sguardo distaccato e dichiarò “Nick è tardi. È andata così”.
Il ragazzo però scosse la testa e insistette “No, invece. Non è mai troppo tardi”.
Eve piegò leggermente la testa di lato e disse, poco convinta “Se lo dici tu”.
Determinato a non arrendersi, Nick fece un passo verso di lei e la pregò “Lasciami almeno spiegarti”.
“Che cosa?” gli chiese lei, mettendosi sulla difensiva. “Che hai lasciato tua moglie perché credi di essere innamorato di me?”
“Non credo. Lo so” confermò lui, serio. Poi, rivolgendole uno sguardo amorevole, aggiunse “Eve, tu sei il mio piano B”.
La ragazza spalancò gli occhi, confusa.
“Piano B?” domandò “Cosa stai dicendo? Non voglio essere il piano B. Non voglio essere la seconda scelta di nessuno, tanto meno la tua”.
Nick scosse la testa e replicò “Ma il piano B non è la seconda scelta. Il piano B è fondamentale”.
Eve gli rivolse un’occhiata perplessa e confessò “Non ti seguo. Se è così fondamentale, allora perché non è il piano A?”
“Perché il piano B è la scelta che ti renderà felice e allo stesso tempo ti sconvolgerà la vita” le spiegò Nick. “Il piano A è il piano A solo perché è più razionale. Lauren era il mio piano A, ma non ha funzionato perché io voglio il piano B. Voglio te”.
“Vuoi che ti sconvolga la vita?” gli chiese Eve, scettica, sollevando un sopracciglio.
Nick annuì. “Anche. Ma soprattutto voglio essere felice e so che posso esserlo soltanto con te” annunciò.
“Perché?” volle sapere lei, non ancora convinta.
“Come perché?” sbottò Nick. “Perché ti amo. Ti ho sempre amata, fin da ragazzini. Fin da quando Brian si è messo in mezzo dicendomi chiaro e tondo che non andavo bene per te. Forse allora aveva ragione, ma adesso sono cambiato, non sono più il ragazzino diciottenne che si era preso una cotta per la sorellina del suo migliore amico. Sono cresciuto, sono maturato. Sono un uomo di 35 anni che, però, è ancora innamorato della sorellina del suo migliore amico” dichiarò “e non voglio più nasconderlo”.
Eve si lasciò sfuggire un sospiro, prima di replicare “Adoro l’uomo che sei diventato, Nick. Davvero. Non potrei essere più orgogliosa. Ma forse sono io a non andare bene per te”.
“Perché?” domandò Nick, e questa volta era lui a essere confuso.
“Perché sono un casino” ammise la ragazza. “Sono inaffidabile, incostante, non riesco a controllare le mie emozioni…”
“Ma per me ci sei sempre stata” la interruppe lui, non volendo ascoltare obiezioni. “Molte persone, nella mia vita, hanno promesso di starmi vicine e poi non l’hanno fatto. Tu no. Tu c’eri quando litigavo con la mia famiglia, c’eri quando è morta Leslie. Sarai anche inaffidabile e incostante, ma non mi hai mai deluso”.
Eve tentò di giustificare il suo comportamento, dicendo “Beh, ti voglio bene e…”
“Mi vuoi bene o mi ami?” si intromise Nick. “Pensaci bene e rispondimi onestamente” la spronò.
Eve lo guardò negli occhi e capì di non potergli mentire, non di nuovo. Lui era stato onesto con lei e si meritava altrettanta sincerità da parte sua.
“Okay, ti amo” confessò. “Ma una relazione fra me e te non funzionerebbe mai, Nick. Siamo due teste calde, finiremmo col farci del male. Tu hai bisogno di una come Lauren”.
Facendo un ulteriore passo verso di lei, Nick ribatté “Non credi che dovrei decidere io di cosa ho bisogno?”
Presa in contropiede da quella reazione inaspettata, Eve farfugliò “Sì…”.
Nick le sorrise e dichiarò “Io ho bisogno di te. E, anche se non vuoi ammetterlo, credo che tu abbia bisogno di me”.
“Ah sì?” gli domandò lei, divertita.
Il ragazzo annuì e confermò “Io e te siamo un casino, è vero, ma solo quando non siamo insieme. Ti sei mai resa conto che le peggiori cazzate le abbiamo sempre fatte da soli, mentre insieme funzioniamo benissimo?”
Eve restò spiazzata da quell’osservazione e si trovò a balbettare “Io…non ci ho mai pensato”.
“Beh, io sì” sentenziò Nick, sicuro. “Per questo dico che anche tu hai bisogno di me”.
Senza più nulla da ribattere e ormai pronta a cedere, Eve ripeté ciò che il ragazzo le aveva detto poco prima e lo rimproverò, dicendo “Non credi che dovrei decidere io di cosa ho bisogno?”
Nick sorrise, capendo esattamente a che gioco Eve stava giocando e decise di lasciarla fare.
“E di cos’hai bisogno?” le chiese.
Eve sospirò rassegnata e, ricambiando il sorriso, annunciò “Di te. Hai ragione”.
Quasi non riuscendo a credere alle proprie orecchie e con il cuore che gli scoppiava di gioia, Nick fece un ultimo passo verso la ragazza, le cinse la vita con un braccio, abbassò il viso e posò le labbra sulle sue.

~*~

Quando Eve riaprì gli occhi, si accorse che la stanza era immersa nella debole luce del mattino. Sentendosi rilassata come non mai, allungò una mano alla sua sinistra, aspettandosi di trovare Nick steso accanto a lei. Invece, la sua mano incontrò solo il lenzuolo stropicciato, ma del ragazzo non c’era traccia.
Confusa, Eve si mise a sedere, stringendosi al petto il piumone.
Dopo la discussione avuta nell’ingresso, lei e Nick avevano continuato a baciarsi, come se non aspettassero altro da anni, il che, riflettendoci, era assolutamente vero. Nick si era liberato del cappotto, abbandonandolo da qualche parte nei pressi della porta, poi si era lasciato trascinare su per le scale da Eve, ritrovandosi in pochi secondi in camera della ragazza, dove avevano ricominciato a baciarsi, sdraiati sul letto.
Non ci era voluto molto perché i vestiti di entrambi facessero la stessa fine del cappotto di Nick, abbandonati disordinatamente sul pavimento.
Anche se Eve e Nick erano già andati a letto insieme, in passato, a entrambi sembrò che quella fosse la prima volta, perché finalmente potevano amarsi liberamente, senza vincoli o sensi di colpa.
Eve ricordava piacevolmente la notte passata con Nick, durante la crociera, ma aveva dimenticato quanto passionale sapesse essere il ragazzo e quanto potessero essere intense le sensazioni che sapeva farle provare.
Allo stesso modo, finalmente libero da qualsiasi altro legame, Nick poté concentrarsi sui brividi che le mani e le labbra di Eve sulla sua pelle provocavano sui suoi nervi, lasciandosi sopraffare da quel turbinio di emozioni che lo mandava letteralmente fuori di testa.
Dopo aver placato momentaneamente il reciproco desiderio, i due ragazzi si erano addormentati una tra le braccia dell’altro, esausti ma con un’espressione serena e soddisfatta dipinta sul viso.
Adesso però, Nick sembrava scomparso e, per quanto si ripetesse di non essere sciocca, che il ragazzo non aveva certo attraversato il Paese per venire da lei solo per portarsela a letto e poi darsela a gambe come un ladro, Eve non potè fare a meno di sentire una punta di preoccupazione crescere dentro di sé.
Costringendosi a restare calma, si alzò da letto e recuperò le sue mutandine e la maglietta di Nick, che aveva abbandonato sulla poltroncina ai piedi del letto la sera prima. Se le infilò e poi scese lentamente le scale, sperando di trovare il ragazzo al piano di sotto.
Le sue preghiere furono esaudite e, non appena mise piede in salotto, vide Nick seduto sul divano, con addosso soltanto i boxer, che strimpellava la chitarra che Brian le aveva regalato tanti anni prima e che lei non aveva mai imparato a suonare.
Con il sorriso sulle labbra, gli si avvicinò alle spalle e gli cinse il collo con le braccia, stampandogli un bacio sulla guancia. Lui si voltò di scatto, sorridendole a sua volta, e la accolse con un “Ehi”.
“Ehi,” ricambiò lei, poi gli chiese “ci stai ripensando?”
Nick spalancò gli occhi, incredulo, ed esclamò “Stai scherzando, vero?”
Decisamente sollevata, anche se non l’avrebbe mai ammesso, Eve girò intorno al divano, andando a sedersi accanto a lui, e osservò “Sei scappato…”.
“Avevo solo bisogno di riflettere” confessò il ragazzo, alzando lievemente le spalle.
“Su cosa?” domandò Eve, curiosa.
“Sul fatto che ho buttato all'aria quasi tutto quello per cui ho lavorato negli ultimi anni, eppure non mi sono mai sentito tanto rilassato in vita mia” spiegò Nick, sincero.
“Rilassato o esausto?” lo canzonò lei, ironica.
Il ragazzo sollevò un sopracciglio e replicò, malizioso “Credi di avermi sfiancato? Ci vuole ben altro per distruggere Nick Carter, mia cara”.
Reprimendo una risata, Eve scosse la testa e sentenziò “Mi riferivo al viaggio, ma fammi eliminare modesto dalla lista di aggettivi da usare per descriverti”.
Nick scoppiò a ridere per l’irriverenza della ragazza, poi la tirò a sé e dichiarò “Adesso sono curioso di sapere gli altri aggettivi però”.
Eve ridacchiò e lo accontentò. “Dunque, vediamo…sei attraente,” Nick sorrise, compiaciuto, e Eve proseguì “generoso, onesto, divertente, terribilmente buffo e anche un po' pazzo”.
“Perché sarei pazzo?” le domandò, stupito.
Lei gli lanciò un’occhiata eloquente e gli ricordò “Hai lasciato tua moglie, sei saltato in macchina e hai guidato fin qui dalla California”.
“Quella non è pazzia, è amore” precisò Nick, offeso.
Eve scosse la testa e insistette “No, mi dispiace. Pazzia”.
Sbuffando, Nick lasciò cadere il discorso, ricominciando a strimpellare la chitarra. Senza nemmeno accorgersene, iniziò a riprodurre gli accordi di I Will Wait. Eve restò ad ascoltarlo in silenzio per qualche instante, poi si lasciò vincere dalla curiosità e gli chiese “Mi togli un dubbio?”
“Spara” la spronò lui.
“L’hai scritta per me?” domandò, riferendosi alla canzone che Nick stava suonando.
Il ragazzo sorrise e annuì. “Certo che l’ho scritta per te” confermò. “Non era chiaro?”
Eve alzò le spalle e confessò “Beh, no. Cioè, lo sospettavo, ma non era proprio esplicito come Horoscope”.
Nick si lasciò sfuggire un sospiro di frustrazione e sentenziò “Tante grazie, in Horoscope mancava solo che scrivessi il tuo nome nel testo”.
Eve ridacchiò e scherzò “Ecco, grazie per non averlo fatto”.
“Perché?” volle sapere Nick. “Non ti sarebbe piaciuto?”
Eve scosse la testa e spiegò “Non è tanto cosa sarebbe piaciuto a me, quanto cos’avrebbe detto tua moglie”.
Nick fissò gli occhi in quelli della ragazza, le prese il viso tra le mani e la costrinse a concentrare tutta la sua attenzione su di lui.
“Ehi,” le ricordò “l’ho lasciata per stare con te. Voglio te. Amo te. Ho guidato fin qui dalla California per venire a dirtelo eppure ancora ne dubiti. Cosa devo fare per convincerti?”
Completamente ipnotizzata dagli occhi azzurri del ragazzo che la fissavano colmi d’amore, Eve cercò di contenere l’entusiasmo e propose “Cantami quella canzone”.
I Will Wait?” chiese lui, meravigliato dalla richiesta della ragazza.
Eve annuì e osservò “Se l’hai scritta per me, cantamela”.
Nick sorrise e iniziò a suonare.

~*~

Non appena l’ultima nota della canzone si spense, facendo ripiombare la stanza nel silenzio, Eve si passò una mano sugli occhi, portando via un paio di lacrime di commozione che si erano formate mentre ascoltava Nick cantare e, per alleggerire l’atmosfera, commentò “Sei sexy quando suoni la chitarra”.
Il ragazzo alzò un sopracciglio e la guardò con aria stupita. Non si aspettava una dichiarazione del genere da parte sua.
“Davvero?” domandò e Eve annuì.
“Non me l’hai mai detto” le fece notare Nick, leggermente imbarazzato dal complimento.
Eve si strinse nelle spalle e dichiarò “Ci sono un sacco di cose che non ti ho mai detto”.
Nick sospirò e osservò “Una volta ci dicevamo tutto. Quando abbiamo smesso?”
Eve gli rivolse un’occhiata perplessa e si giustificò “Non potevo venire a dirti ehi, lo sai che mi eccita vederti suonare? Non stavamo insieme, anzi tu stavi con un’altra”.
Nick scoppiò a ridere di fronte a tanta sincerità e concordò “Okay, te lo concedo”. Ma poi aggiunse “Però devi farmi una promessa”.
“Cosa?” gli chiese Eve, incuriosita.
“Adesso che finalmente stiamo insieme, niente più segreti” la pregò. “Torniamo a dirci tutto, come facevamo un tempo”.
Eve sorrise e si sporse per dargli un bacio sulle labbra. Ancora non le sembrava vero di poterlo fare ogni volta che ne avesse avuto voglia. Avrebbe dovuto abituarsi.
“Promesso” gli assicurò e diceva sul serio. Ci avevano messo diciotto anni per poter stare finalmente insieme e tutto per colpa di malintesi e mancanza di comunicazione. Eve non avrebbe più fatto lo stesso errore, non avrebbe più nascosto nulla a Nick e sapeva che anche lui la pensava allo stesso modo.

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Capitolo 18
*** EPILOGO – End of time ***


EPILOGO – End of time

12 Marzo 2016New York City


 

On the day we met, no, I won't forget
Something in your eyes lit up in me
Like an empty space that I could not face
Suddenly you made my life complete
And I'll be yours
(End of Time - Westlife)

Nick stava facendo il soundcheck e Eve era seduta su un lato del palco, intenta a osservarlo, rapita, mentre accordava la chitarra.
Ormai stavano insieme da quattro mesi, ma certe cose non erano cambiate e vederlo suonare continuava a eccitarla come un tempo.
Dopo che Nick si era presentato a casa sua per dichiararle i suoi sentimenti, lui e Eve non si erano più lasciati. Avevano passato le vacanze di Natale insieme in Kentucky, dopodiché erano tornati in California e Eve si era trasferita a casa di Nick a Malibù, dato che Lauren se ne era andata subito dopo che il ragazzo l’aveva lasciata.
I due avevano avviato le pratiche per il divorzio e, anche se a Nick sarebbe costato una mezza fortuna, dato che aveva rifiutato di stilare un contratto prematrimoniale con Lauren, in realtà non gli importava molto. Bastava solo poter finalmente stare con Eve, il resto non contava.
In occasione del suo compleanno, a fine Gennaio, contro ogni logica, dato che sarebbe stato lui a dover ricevere i regali e non viceversa, Nick aveva regalato a Eve un anello di fidanzamento, sostenendo di volerla sposare non appena fosse stato legalmente libero dal legame con Lauren e che il regalo più bello che Eve potesse fargli era accettare la sua proposta.
Per quanto sorpresa e anche un po’ impaurita dalla velocità con cui le cose tra loro stavano procedendo, Eve non aveva potuto far altro che dire di sì. Tutto quello che aveva sempre sognato era di poter passare la vita con Nick e non si sarebbe certo tirata indietro proprio adesso che finalmente stava per realizzare il suo desiderio più grande.
In ogni caso, il divorzio avrebbe richiesto ancora un po’ per essere ufficializzato, quindi Eve aveva tempo di abituarsi all’idea.
Per il resto, le cose tra loro andavano alla grande ed entrambi avevano finalmente la vita che avevano sempre sognato.
Alla fine, Nick aveva ragione quando sosteneva che funzionavano bene solo quando erano insieme.
A Febbraio, il ragazzo aveva iniziato a viaggiare per varie città degli Stati Uniti per l’All American tour e aveva insistito perché Eve andasse con lui. Non che avesse dovuto pregarla molto, in effetti. Eve non riusciva a sopportare l’idea di starsene a casa da sola con Nacho, il cane di Nick, che per quanto simpatico non teneva questa grande compagnia, e comunque poteva lavorare benissimo anche in tour. Attualmente infatti, stava scrivendo le parole per alcuni brani che sarebbero finiti sul nuovo album dei Backstreet Boys, quando i ragazzi si fossero decisi a registrarlo.
Su quel fronte, c’era stata una grossa novità, che però non era ancora ufficiale, anche se qualcosa era già trapelato e le indiscrezioni iniziavano a diffondersi tra le fan. Si parlava di una residency a Las Vegas per l’anno successivo e i ragazzi erano elettrizzati all’idea.
Più a breve termine, invece, era prevista la prima European Cruise, che sarebbe partita a Maggio da Barcellona. Eve ovviamente avrebbe accompagnato i ragazzi e non vedeva l’ora di poter partecipare a una crociera come fidanzata ufficiale di Nick, invece che solo come amica.
In generale, Eve aveva desiderato così tanto stare con Nick, che non riusciva ancora ad abituarsi all’idea di poterlo considerare finalmente suo. La cosa buffa era che sembrava essere reciproco perché anche Nick ogni tanto si incantava a guardarla e, quando lei gli chiedeva cos’avesse, lui scuoteva la testa e dichiarava “Niente, solo non riesco ancora a credere che sei finalmente mia”.
Anche in quel momento, mentre lei lo fissava, il ragazzo intercettò il suo sguardo, le sorrise e le mandò un bacio. Eve ricambiò il sorriso e gli mimò con le labbra le parole ti amo.
Era sdolcinato? Forse. Ma non avevano potuto godere di quelle piccole cose da ragazzi e non vedevano nulla di male nel farlo adesso.
L’attenzione di Eve fu catturata da una voce squillante che la chiamava e, voltandosi verso l’ingresso del teatro, vide Baylee correrle incontro, seguito a breve distanza da Brian.
La ragazza saltò giù dal palco e andò loro incontro, abbracciando il ragazzino, che le aveva buttato le braccia al collo.
“Ehi, ciao piccola star” lo salutò, dandogli un bacio sui capelli, mentre lui ridacchiava.
Baylee aveva fatto il suo debutto in un musical di Broadway solo pochi giorni prima, per questo i Littrell si trovavano a New York, in quei giorni, e Eve non avrebbe potuto essere più orgogliosa del suo nipotino.
Il ragazzino rise, poi vide Nick sul palco e si precipitò a salutarlo, lasciando Brian e Eve da soli.
Brian abbracciò l’amica e le baciò una tempia, salutandola “Ciao, sis”.
“Ciao, bear” ricambiò lei “sono così felice che siate venuti. Non sai quanto mi è dispiaciuto essermi persa Bay, ma Nick aveva uno show in North Carolina il giorno seguente e non ce l’avremmo fatta”.
Brian sorrise e scosse la testa, rassicurandola “Non ti preoccupare, so come funzionano queste cose. E mi fa piacere supportare il mio fratellino, quando posso”.
“Le fan avranno una bella sorpresa, stasera” commentò lei, riferendosi al fatto che Brian avrebbe raggiunto Nick sul palco per un paio di canzoni, quella sera, all’insaputa del pubblico.
“Speriamo solo che la voce regga” si lasciò sfuggire lui, preoccupato, e Eve gli posò una mano sul braccio, nel vano tentativo di confortarlo.
Da qualche anno, a Brian era stato diagnosticato un disturbo neurologico che gli rendeva difficile cantare determinate note con la stessa facilità con cui era solito farlo un tempo. Le aveva provate tutte, terapie, medicine, allenamento, ma purtroppo era una condizione destinata ad accompagnarlo per il resto della vita e il ragazzo non l’aveva ancora accettata del tutto.
Ma Brian non era mai stato il tipo che si piangeva addosso, infatti non lo fece nemmeno in quell’occasione. Sorrise a Eve e cambiò subito discorso, afferrando la mano che l’amica aveva posato sul suo braccio e osservando con ostentato interesse l’anello che Nick le aveva regalato.
“Bel sassolino,” commentò, ironico “bravo il nostro Nick”.
Eve rise e l’amico le chiese “Allora, a quando le nozze?”
“Al momento, Nick risulta ancora sposato con Lauren, quindi temo che dovrai aspettare ancora un po’ per fargli il discorsetto da fratello maggiore” scherzò, facendo ridere il ragazzo.
“Oh beh, vorrà dire che avrò più tempo per decidere come minacciarlo” replicò Brian, ironico, e Eve scoppiò nuovamente a ridere.
Quando entrambi si calmarono, Brian tornò serio, la guardò negli occhi e le domandò “Scherzi a parte, come vanno le cose?”
Eve sorrise. “Va tutto benissimo, bear. Ci siamo rincorsi per così tanto tempo che ancora non mi sembra vero poter stare insieme, finalmente” confessò.
Brian sorrise, soddisfatto, poi le chiese ancora “Ti tratta bene?”
La ragazza annuì. “Mi tratta bene, non preoccuparti”.
“Lo sai che se si azzarda a farti soffrire mi tocca ucciderlo, vero?” sentenziò lui, a metà tra il serio e l’ironico.
Eve ridacchiò e ribatté “Ho come la sensazione che le vostre fan non la prenderebbero troppo bene e comunque non devi dirlo a me, ma a lui”.
“Fa tutto parte delle minacce che sto preparando per il matrimonio, stai tranquilla” la rassicurò l’amico.
La ragazza scosse la testa e alzò gli occhi al cielo. Ormai aveva quasi 36 anni, ma Brian continuava a considerarla la sua sorellina e a trattarla come tale. Ma non le importava, anzi le faceva piacere sapere che l’amico si preoccupava per lei e non avrebbe sopportato di perdere le sue attenzioni per niente al mondo.
Brian osservò l’amica, che aveva nuovamente spostato lo sguardo verso il palco, e notò come le brillavano gli occhi, mentre guardava Nick cantare.
Era stato uno stupido a tentare di dividerli, anni prima, era chiaro che quei due erano fatti per stare insieme.
Senza quasi rendersene conto, si sentì dire “Scusa, sis”.
Eve spalancò gli occhi e gli rivolse uno sguardo stupito. “Scusa?” domandò. “Perché?”
“Per avervi impedito di vivere la vostra storia, anni fa. Sono stato uno stupido a non accorgermi subito che siete due anime gemelle, è così evidente”.
Eve gli sorrise e gli passò un braccio intorno alla vita, stringendosi a lui. “Non importa,” minimizzò “anzi, forse avevi ragione tu. Non eravamo pronti e, se ci avessi permesso di metterci insieme, avremmo finito con rovinare tutto”.
“Ma così avete sprecato anni a rincorrervi, invece di essere felici” osservò lui, pentito.
Eve però fece spallucce e dichiarò “Non sono stati anni sprecati. Ci sono serviti a maturare e soprattutto a capire che stare insieme è l’unico modo per poter essere veramente felici. Sono convinta che, dopo tutte le sofferenze che abbiamo passato, la nostra storia proseguirà senza drammi e invecchieremo insieme”.
Brian sorrise e gli sembrò come se quelle parole gli avessero tolto un peso dal cuore. Non si era mai reso conto di quanto si fosse sentito in colpa per anni per essere stato la causa indiretta dell’infelicità dei suoi due migliori amici.
Quel momento di confessioni fu interrotto dalla voce di Nick che, parlando al microfono, li invitava a salire sul palco, scherzando “Rok, sono felice di vederti ma giù le mani dalla mia fidanzata”.
Brian e Eve scoppiarono a ridere e, mentre si avvicinavano al palco, il ragazzo riprese l’amico, dicendo “Ehi, la stavo solo abbracciando. Da quando sei diventato così possessivo?”
Nick rise e, mettendogli una mano sulla spalla, rispose “Da quando posso finalmente dire che è mia, mi rifiuto di condividerla con chiunque altro, compreso il suo fratellone adottivo. Mi dispiace”.
Brian rise e Eve scosse la testa, rassegnata, prima di prendere il viso di Nick tra le mani e dargli un profondo bacio sulle labbra.
“Stai tranquillo, Carter” sentenziò. “Mi ci sono voluti quasi vent’anni, ma adesso che ti ho incastrato, non ti libererai di me tanto facilmente”.
Improvvisamente, senza nemmeno sapere bene come e perché, a Nick tornò in mente la zingara da cui Eve l’aveva convinto a farsi leggere le carte, anni prima al luna park. La donna gli aveva predetto che era destinato a trovare la sua anima gemella e anche che era più vicina di quanto credesse. Guardando Eve ridere a una battuta di Brian, Nick si rese conto che, anche se sul momento non ci aveva creduto, in realtà la cartomante aveva ragione: Eve era la sua anima gemella e, quella sera al luna park, era vicinissima a lui, solo che ancora non se n’era accorto. O, forse, non aveva voluto accorgersene, troppo spaventato per dare ascolto al suo istinto che, in fondo, l’aveva sempre saputo, fin dal momento in cui l’aveva vista correre in braccio a Brian nella palestra della scuola superiore di Lexington, con indosso la felpa dei Tampa Bay Buccaneers e gli occhi scintillanti.
Aveva dovuto aspettare anni, ma ne era valsa la pena e alla fine ce l’aveva fatta.
Adesso, lui e Eve erano insieme e non se la sarebbe più lasciata scappare.
Mai più.

~*~

“Voglio concludere lo show con una canzone a cui sono molto legato perché è stata scritta per la persona più importante della mia vita, la mia anima gemella, che ho aspettato per anni e aspetterei ancora, se fosse necessario, perché solo con lei sono veramente felice”.
Dal pubblico sì levò un boato accompagnato da un applauso e Nick abbassò lo sguardo, lasciandosi sfuggire una risatina nervosa.
Faceva quel discorso tutte le sere, per introdurre l’ultima canzone in scaletta, ma continuava a imbarazzarsi per la reazione entusiasta del pubblico.
Quando aveva lasciato Lauren, credeva di perdere buona parte delle sue fan, che non avrebbero sicuramente apprezzato un divorzio a poco più di un anno dal suo matrimonio.
Non gli importava, l’aveva messo in conto, ed era un piccolo prezzo da pagare pur di poter stare finalmente con la donna che amava veramente.
Invece, contro ogni aspettativa, non appena avevano saputo la motivazione della sua decisione, quasi la totalità delle fan lo avevano supportato, dichiarando che avevano sempre sospettato che lui fosse innamorato di Eve e che era chiaro che fossero fatti l’uno per l’altra. Evidentemente era palese che Eve lo rendesse felice come mai era stato e le sue fan volevano vederlo felice.
Lanciando uno sguardo alle prime file, dove Eve era seduta accanto ai Littrell, le sorrise, e la ragazza alzò le braccia, unendo le dita delle mani in modo da formare la sagoma di un cuore. Così facendo, la manica della maglia che indossava risalì, mostrando l’avambraccio sinistro, dove spiccava il tatuaggio che Eve si era fatta poco dopo che lui le aveva regalato l’anello. Era una semplice scritta, resa speciale dal fatto che fosse nella grafia di Nick, ma per loro aveva un significato speciale perché costituiva una sorta di promessa eterna.
Senza staccare gli occhi da Eve, Nick annunciò “Questa è I Will Wait” e, mentre suonava i primi accordi della canzone, tornò con lo sguardo su quelle parole, incise sulla pelle della donna che amava, e le rilesse, sentendo che tutti i pezzi del puzzle erano finalmente al posto giusto.

I will wait for you.

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