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di Vento di Levante
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** II ***
Capitolo 3: *** III ***
Capitolo 4: *** IV ***



Capitolo 1
*** I ***


 


I

 


 

Lo stesso, identico, vecchio, rinsecchito solito.

Ed carica le pistole con un sospiro talmente gravido di esasperazione che esce raspandogli la gola.

Si trascina fuori dalla cabina ed esce sul ponte, su cui la sua ciurma e quella degli assalitori si stanno massacrando con la consueta efficienza. "Chi è questa volta, Iz?" chiede stancamente al suo secondo, che giusto in quel momento gli sta passando davanti.

"Le uniformi non offrono proprio alcun indizio, Edward?" ringhia Izzy, respingendo con fatica il tizio in divisa della Marina britannica con il quale sta duellando.

Huh.

"Come non avessi chiesto niente," fa Ed agitando la mano e lasciando Izzy alle proprie questioni.
Sul ponte è tutto un brulicare di soldati.
Questa volta sembra proprio che gli inglesi abbiano imparato la lezione, osserva Ed, evitando distrattamente un affondo di sciabola; atterra il proprietario dell'arma con un secco colpo del gomito e continua ad avanzare, pensoso.

Numeri, puri numeri; elementare forza bruta. Tutta qua la strategia che hanno scelto per mettergli finalmente il sale sulla coda.

Ed sogghigna inclinando la testa per scansare una bottiglia volante.
Non è poi una cattiva idea.

La sua ciurma ne ha viste tante, ma qui sulla Revenge sono pur sempre solo quattro gatti.
La nave inglese che li ha abbordati è una fortezza galleggiante, tanto grossa quanto sgraziata, e con tutta l'aria di poter continuare a rigurgitare carne da cannone ancora per tutto il giorno.

"Si mette male, capo!" grida qualcuno da in mezzo alla mischia; forse Ivan..? Edward non riesce a distinguere bene, non mentre si trova di punto in bianco in mezzo al fumo delle artiglierie, a respingere due soldati contemporaneamente - insieme all'idea che forse, stavolta, la nave è perduta, e la battaglia è perduta, e non certo da oggi; e perso è anche tutto il tempo passato a cercare di negarlo.

Bah. 

"E' il momento di mostrare un grande, grosso dito medio a sua maestà Re Giorgio!" grida balzando sulla balaustra - un brivido il vento fra i capelli, trovarsi sul punto di perdere l'equilibrio - aver catturato tutta l'attenzione su di sé, bersaglio perfetto per tutte le bocche da fuoco sopra il ponte.

E questo sarebbe il momento di tirare fuori il grande colpo di scena, un numero irripetibile per il gran finale, di dare fuoco alle polveri e fare esplodere l'intera nave e andarsene via in una nuvola di gloria.

Edward, però, non ha in serbo nulla di tutto questo.

Edward è stanco, è vuoto e leggero come una zucca essiccata, Edward sta per morire proprio lì, impallinato in piena faccia come un idiota qualunque; e prova un inatteso fiotto di voluttà al pensiero di sparirsene così, quasi per sbaglio, senza dare al pubblico l'ennesima soddisfazione, lasciando la festa prima che la musica finisca.

Sta già sogghignando fra sé all'idea, quando chissà da dove qualcuno grida "Bandiera nera a dritta!" e improvvisamente gli occhi di tutti sono puntati all'orizzonte, dove tra il fumo che si dirada c'è una nave che si avvicina a vele spiegate, spinta veloce su di loro da un vento trionfale; ed ebbene, batte proprio bandiera nera.

E il momento di morboso incanto è passato, ed Edward salta giù dalla balaustra per portare il culo di nuovo a poppa, e Izzy è al suo fianco senza che lui debba cercarlo; "Che cazzo sta succedendo?" sibila, come se Edward ne avesse la minima idea.

...e Edward lo scruta un istante co una smorfia di grande gravità e poi "...Tutto secondo i piani." replica, annuendo lentamente; e va riconosciuto a Izzy che il rosario di bestemmie che gli si leggono chiare in faccia rimane ben chiuso dietro la chiostra dei suoi denti.
 



"Oh, per l'amore del cielo!" sbotta Stede appena sollevato il cannocchiale d'ottone. "Cosa diavolo sarebbe, quella?"

Con un sospiro, Oluwande gli toglie il cannocchiale di mano e guarda a propria volta. "La nostra nave..?" offre, alzando le sopracciglia.

Stede sbuffa riappropriandosi del cannocchiale ammaccato. "Ovviamente," replica con stizza, per poi tornare a puntare gli occhi sulla Revenge. "Ma quella di certo non è la nostra polena."

"Ricordo sicuramente meno mani mozzate," borbotta fra sè Oluwande, ma lo sguardo di Stede si è già spostato, corre lungo il ponte, nello sforzo di distinguere qualcosa in mezzo al parapiglia.

E' un miracolo se la sua piccola nave non è già stata affondata da quel mostruoso vascello inglese, che le sta abbrancata sopra come un mastino sopra un osso.

"Non possiamo prendere velocità, Mr. Buttons?" grida Stede volgendosi verso il timone, solo per ricevere in risposta un solenne gesto di diniego. "Nay, Capitano," grida di rimando Buttons, scatenando un piccolo strepito di Olivia, appollaiata in cima alla sua testa. "Non senza incornargli la poppa." 

Stede considera brevemente l'idea; ma con un certo rammarico si costringe a scartarla. Dovranno pur allontanarsi da lì, dopo, se la Revenge dovesse davvero andare a fondo.

Il pensiero lo riporta a scandagliare il ponte, dove sembra che i soldati della marina si stiano moltiplicando come gabbiani affamati intorno a un peschereccio, nonostante Stede ne abbia già visti volare fuori bordo almeno cinque - no, ora sei...

"Edward!" esclama fiondandosi in avanti - ed è un po' imbarazzante che Oluwande debba trattenerlo per impedirgli di cadere giù dalla prua - ma Stede riconoscerebbe quella figura fra mille, quella falcata, i capelli sparsi al vento, e il modo in cui tutti - perfino da qui! - sembrano trattenere il fiato quando appare, come una visione, in piedi sulla balaustra... e poi, di punto in bianco, tutti gli sguardi sono calamitati verso di loro.

Stede sobbalza, abbassando il cannocchiale, "...ci hanno visto!", balbetta, e non fa in tempo a riporre lo strumento che già volano verso di loro le prime palle di cannone.

"Capitano!" risuona la voce di Wee John dal ponte di artiglieria, "Rispondiamo?", mentre un vociare eccitato si alza da ogni angolo della nave, e risuona come un grido di battaglia lo starnazzare enfatico di Olivia, e il cuore di Stede batte a martello mentre si pianta più saldo sulle gambe con il vento in faccia e la mano sul fianco.

"Rispondiamo!" tuona, "tutti ai propri posti! Mr. Feeney, fuoco alle polveri! Mr. Buttons, avanti tutta!"

"...quindi alla fine abbiamo deciso di speronarla." geme Oluwande, in tono curiosamente discorsivo.

"Che si scansino, se gli riesce!" replica Stede, il naso in aria, e il vento che soffia sembra dargli manforte.

 


 

 

NdA

oddio mi scuso già per questo pastrocchio, se non altro l'altalena costante fra demenza e drama è (quasi) canon compliant. Sono incagliata. Spero che finirla e pubblicarla mi disincagli :')
E' in più parti ma è anche praticamente finita, giuro, quindi non la tirerò troppo per le lunghe :'D

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Capitolo 2
*** II ***


 


II

 


 

Il solo avvistamento della nave misteriosa sembra sbilanciare le sorti della battaglia - con gli inglesi improvvisamente convinti di essere caduti in una trappola e l'equipaggio della Revenge che difende la nave con raddoppiata energia.

Ma quando con un frastuono infernale gli sconosciuti vanno a schiantarsi dritti nel fianco del vascello inglese, le cose iniziano a prendere una piega un tantino delirante.

La Revenge se ne tira fuori per miracolo e per grazia dell'abilità di Izzy come timoniere, che con una giravolta impossibile riesce a disimpegnarsi e a evitare l'impatto.

Le navi coinvolte invece ondeggiano paurosamente, aggrovigliate nel collasso del fasciame e delle vele, con l'acqua che entra a fiumi nelle stive sfondate; gli inglesi che non sono ancora riusciti a fuggire sciamano sul ponte, alcuni si gettano in acqua, si aggrappano alle ai relitti, alle imbarcazioni di salvataggio rischiando di farle ribaltare.

E intanto, dalla singola scialuppa che abbandona la nave assalitrice vola una torcia, che atterra sui rottami dell'imbarcazione deserta dandola alle fiamme.

A Edward sfugge una risatina incredula. "...Porca puttana."

"Credevo che solo tu potessi fare questo genere di stronzate," borbotta Izzy, pallido ma con le mani saldamente aggrappate al timone.
Poi, con un lungo sospiro, alza gli occhi in faccia a Ed.
"E adesso che siamo sull'unica nave che tiene il mare, Edward, che cosa intendi fare?"

...Ovvio che ora l'unica cosa da fare è cogliere subito questo insensato colpo di fortuna.

Ovvio che devono spiegare le vele, prendere il vento più favorevole e gettare fuori bordo gli inglesi rimasti mentre filano via verso l'orizzonte.

Ovvio, non c'è nemmeno da chiederlo; ma Izzy lo chiede lo stesso, perché Izzy serve Blackbeard, e Edward suppone che dovrebbe sentirsi - compiaciuto? Soddisfatto?

Grato, di essere trattato con condiscendenza?

"...Hai ragione, Iz, tagliamo la corda," - l'espressione di Izzy rimane immutata, ma la tensione abbandona impercettibilmente le sue spalle - "appena avrò capito chi accidenti sono questi", e Edward sta già filando via, e nella mischia è quasi facile ignorare la voce esasperata di Izzy che chiama dietro di lui.

"RICORDA COME E' FINITA L'ULTIMA DANNATA VOLTA, EDWARD", e, seriamente.

Duh.

Come se Ed potesse mai dimenticarsene.

Ma la curiosità di Edward è un animaletto vorace, e ora che si è svegliato non si acquieterà finché non sarà soddisfatto; e nel lugubre silenzio che di questi tempi regna nell'animo di Ed, il suo strepito insistente è quasi musica.
 



"All'arrembaggio!!!"

"...Pete, per favore."

"Lasciaglielo dire, Roach, non vedeva l'ora."

"Almeno aspettiamo di essere sul ponte!"

Nel buio corridoio che attraversa il ventre della nave risuona distinto lo sbuffare di Lucius. "Siamo a bordo, sì o no?"

"Ma nessuno se ne è accorto!" obietta Roach.

"Esatto, e manteniamo le cose così ancora per un po', d'accordo?" interviene Oluwande con urgenza.

Appena pochi passi separano il boccaporto nascosto a poppa dal passaggio segreto nella parete della cambusa; ma mentre camminano in fila indiana lungo lo stretto corridoio, a Stede sembra una distanza astronomica. Di colpo la colonna si ferma, facendoli incespicare l'uno addosso all'altro.

"Siamo in fondo!" annuncia Black Pete con un bisbiglio eccitato; e poi, un istante dopo: "...non si apre."

"Oh, e che cazzo."

"...Proviamo a sfondarla?"

"Lo sapevo che dovevamo mettere Wee John davanti."

"E chi ci lasciavi a fare la guardia al boccaporto, lo Swede?"

"Vi sentiamo benissimo, sapete," interloquisce Wee John, che in linea d'aria è appena qualche metro dietro di loro.

"Già." conferma lo Swede da in fondo alla fila, tirando su col naso.

"Nel caso restassimo bloccati qui, vorrei fornire a tutti l'assicurazione che ho solennemente promesso al capitano di non mangiare nessuno di voi."

"...grazie, Buttons."

"Lo apprezziamo, Buttons."

"...Avranno messo qualcosa davanti alla porta," suggerisce Stede, nel tentativo di sbloccare la situazione. "Proveresti a spingere con un po' di decisione, Pete?"

"Sto già spingendo!" protesta Black Pete con un sibilo.

"Forse possiamo far passare una lama sotto la porta?"

"O spingere tutti insieme. Conto fino a tre?"

"No, un momento, Roach-"

"Tre-"

"...Avete provato a bussare?"

"Due-"

"Forse la leva è solo incastrata?!"

"Uno-"

"...c'era una leva?"

SBAM.

La porta si apre di colpo e tutti quanti cadono come birilli dentro una cambusa misericordiosamente deserta.

"...all'arrembaggio!" squittisce Pete, da qualche parte in fondo al mucchio.
 

 


 


NdA

Per vezzo o perché sono scema, ho tenuto come "canon" in questa storia un avvenimento che mi sono inventata per il background di Edward, e che se vi interessasse trovate nel secondo episodio della raccoltina "Ship to Wreck"

 

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Capitolo 3
*** III ***


 


III

 


 

Ora che la Revenge è l'unica nave a non essere ridotta a un mucchio di rottami, l'assalto della Marina si è trasformato in una lotta per la sopravvivenza.

Da ogni lato gli scampati al naufragio lottano per salire a bordo, si issano fuori dall'acqua annaspando come anime dannate.

Per ora, tagliare le cime dei rampini e ributtarli in mare è un gioco da ragazzi; e lo spettacolo di Edward che falcia il ponte, travolgendo come una furia gli inglesi ancora in piedi, rinfocola l'entusiasmo dell'equipaggio.

L'inferiorità numerica però rimane un dato di fatto, la stanchezza comincia a farsi sentire, e da un momento all'altro le cose potrebbero prendere una piega grama.

Edward non si sente particolarmente preoccupato.

Semmai, è stizzito: nella ressa sul ponte non scorge altro che soldati della Marina, le facce note della sua ciurma, e nessuna traccia di chiunque fosse a bordo della nave senza nome.

Eppure, ormai anche per loro l'unica opzione è tentare di impossessarsi della Revenge.
Giusto?

Che la scialuppa si sia ribaltata fra le onde?

Che gli assalitori si siano fatti mettere nel sacco dalla Marina?

Ed non ha modo di saperlo.
Il capriccio che gli si è attaccato addosso come una sanguisuga rimane insoddisfatto, e questa momentanea contrarietà urta Ed più dello stesso attacco alla nave.

Questo assurdo episodio è la prima cosa dopo molto tempo che sia riuscita a scalfire la sua bolla di indifferenza.

Di chi si tratta?
E' stato un incidente o una mossa calcolata?
Un tentativo di emulazione, un messaggio per lui, una coincidenza?

Ed ha tante domande, ma nessuno che risponda.
Il gioco è già finito. E' già tempo di tornare al solito

E poi Ed si volta e in fondo al ponte c'è Stede.
 



"...Edward."

Questa volta il nome sfugge dalle labbra di Stede sottovoce come una preghiera.

Lo ha visto non appena ha messo piede in coperta.
L'ha trovato senza esitare, senza neppure cercarlo: come se il caos e le grida tutto intorno si fossero dissolti.

Edward è dritto davanti a lui, nero e formidabile come Giove fulminante, accecante in mezzo al fumo come il lampo fra le nubi; e quando i loro sguardi si incontrano, una sottile scarica di elettricità attraversa Stede fino alla radice dei capelli.

Poi Ed gira i tacchi e marcia con decisione nella direzione opposta.

Stede rimane per un attimo preso dallo sgomento; poi si riscuote e inizia a seguirlo.

"Edward!" chiama, al di sopra del frastuono che ha ripreso a sommergergli i timpani. Lui non si volta; Stede grida ancora, a piena voce, "Ed!"

A dispetto dell'impressione di poco fa, il combattimento a bordo non è ancora finito; intorno echeggiano gli spari, qualcosa o qualcuno crolla sotto i piedi di Stede, ma lui se ne accorge a malapena mentre tiene lo sguardo fisso sulla figura scura che appare e scompare fra la ressa; "Ed, aspetta!"

Edward, se possibile, accelera il passo.

"La nave è lunga solo duecento piedi, Edward..!"

Questo se non altro suscita una reazione. Senza voltarsi e senza smettere di camminare, Ed ruggisce "Fottiti, Stede!"

"Voglio solo parlarti!"

"Ho detto fottiti!"

"Per favore..?"

Per tutta risposta Edward si aggrappa al sartiame e comincia a salire, rapido come una scimmia.

"Edward!" chiama ancora Stede.
Ed si arrampica senza guardarsi indietro.

Stede afferra una cima, fa del proprio meglio per scacciar via un moto di sconforto, e comincia a salire a propria volta.
 



Edward si accorge di essere arrivato sulla coffa per il sussulto di panico che lo coglie rendendosi conto di non poter fuggire più in alto di così.

Se resta fermo un solo istante l'onda anomala che gli fiata sul collo lo travolgerà, sente già scivolare la presa sulle cose, sente già mancare l'aria, la schiuma ribollente gli riempie il petto fino alla gola annegandogli la voce e se si volta indietro è finita, perché lì dietro c'è Stede.

Nel rombo assordante che gli riempie la testa Ed non distingue le parole, ma sa che Stede lo sta chiamando, e se Edward si ferma ad ascoltare l'inseguimento finirà.

Per un breve, folle istante valuta seriamente di lanciarsi in mare, poi fa una cosa solo marginalmente meno stupida e si butta verso il ponte, piantando un coltello nella vela e sfruttandone la resistenza per rallentare la discesa.

E' una cosa che ha raccontato di aver fatto così tante volte da aver dimenticato che non è una buona idea; in un attimo il coltello salta via dalla sua mano, e Edward si aggrappa istintivamente alla prima cima che riesce ad afferrare, rimanendo appeso a dondolare come un imbecille.

"Edward!" risuona la voce di Stede da qualche parte sopra di lui; e Ed fa un errore - l'ennesimo - e guarda in su.

Stede fa capolino dalla coffa e c'è solo cielo azzurro dietro i suoi capelli biondi, e c'è una ruga preoccupata sulla sua fronte e i suoi occhi, fissi su Edward, vedono soltanto lui.

E' una cosa idiota da pensare, e impossibile da spiegare più chiaramente di così; ma nel bel mezzo della battaglia, fra l'eco degli spari e l'odore di sangue e di fumo, gli occhi di Stede sono solo per Edward.

E lui lo sente fin dentro le budella - strette adesso come un nodo bagnato, a bloccargli il respiro e la parola e - e inoltre, a quanto pare, Stede ha la barba adesso..?

La visione aureolata di luce gli tende una mano e all'improvviso Ed rinsavisce.

"Sparisci!" soffia.

"Ed..."

"Chiudi il becco, Stede!"

"Non c'è bisogno di fare così!"

"Cos-"

"-se potessi darmi solo un minuto-"

"-Stede-"

"-ti prego, sono mesi che ti cerco-"

"Stede."

"-ti chiedo solo di parlar-"

"MA TI ASCOLTI?!" esplode Ed, e lo tsunami finalmente lo ha raggiunto, e adesso che ha colpito non c'è nulla che possa fare per fermarlo.
 



Stede sobbalza, ritraendosi istintivamente dallo sguardo fiammeggiante di Edward.

Edward che risale lungo la vela a brandelli rapido come il pensiero, per piantare in faccia a Stede occhi taglienti come lame.
Stede fa un passo indietro; Ed gli si fa sotto, avvicinando il viso al suo come una belva che annusi il sangue.
"Tu chiedi." sussurra, i denti scoperti. "Tu ti presenti qui, dopo essertene andato, e chiedi."

Stede non muove un muscolo, a malapena si azzarda a seguire i movimenti di Ed con la coda dell'occhio.

E' così vicino che basterebbe inclinare il capo per sfiorare con il naso i suoi capelli, per avvertire sul proprio viso il calore del suo; ma Edward è così furente che ogni suo muscolo è teso, i tendini del collo in rilievo, i pugni tremanti di rabbia. E Stede non può fare altro che chiudere gli occhi e tacere perché, sì, è proprio così.

Stede è venuto qui attraversando notti e notti di sogni agitati e miglia e miglia di implacabile azzurro e anni e anni di sbagli, calpestando i cuori di tutti senza saper proteggere il proprio, e ha ancora la faccia tosta di chiedere.

"...così pare," concorda quindi, quietamente, mentre si accorge che nel suo stordito inseguimento è arrivato disarmato, mentre Edward ha una pistola alla cintura e il cuore pieno di polvere da sparo.

Stede inspira profondamente, chiude gli occhi e aspetta il colpo.

"...In fin dei conti, sei proprio come loro, non è vero?"

...huh?

Stede si azzarda ad alzare lo sguardo per cercare gli occhi di Edward.Sono distanti mille miglia, impenetrabili come una fortezza.

"Volubile. Capriccioso. Abbastanza un bastardo da concepire un inganno, ma senza il fegato di portarlo a termine." La voce è melliflua e gelida come una lama nascosta, lo sguardo è di pietra, ma la bocca di Edward prende una piega amara. "...bugiardo."

Forse, Stede avrebbe preferito un coltello fra le costole.

Cerca di imporsi un contegno stoico, continuando ad ascoltare in silenzio, ma Ed non ha altro da dirgli.

Quindi Stede prende un lungo respiro.

"E' così." mormora con un filo di voce. "Non sono stato sincero con te."

Gli occhi di Ed ritornano vivi come il lampo, lacerano dolorosamente la sua espressione cupa. Stede si morde le labbra, e poi confessa, "Edward, io non ho mai voluto fuggire in Cina."

Ed lo spinge giù dalla coffa.

 


 

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Capitolo 4
*** IV ***


 


IV

 


 

Stede cade senza un grido; nel perdere l'equilibrio allarga su Edward uno sguardo enorme di sorpresa - ma prima che scompaia oltre il corrimano Ed si è già proiettato avanti, in una pioggia mescolata di preghiere e imprecazioni.

Alla cieca riesce ad afferrare la mano di Stede e quasi si fa trascinare giù dal contraccolpo; ma lo tiene, è saldo nella sua mano, tutta la vita di Stede Bonnet è nel peso caldo alla fine del suo braccio.

Stede Bonnet che anche adesso lo guarda con occhi che vedono soltanto lui, e Edward sente tutto ciò che ha dentro torcersi dolorosamente.

"Uhm. Grazie?"

"Non dirmi grazie, Stede, cristo!"

"Sono comunque piuttosto grato di non essermi sfracellato di sotto."

Ed reprime con tutte le forze un improvviso conato di vomito. Cerca di ignorare la vertigine e stringe convulsamente la mano di Stede.

"Che cazzo ci fai, qui?" chiede soltanto, lottando per impedirsi di allungare anche l'altra mano, di afferrare Stede e trascinarlo su e strizzarlo fino a far scricchiolare le ossa.

Vuole stritolarlo.
Vuole stringerlo.
Vuole estirpargli dalla bocca quella lingua bugiarda, vuole piangergli addosso fino a disseccarsi.

Vuole strappargli una dannata spiegazione, perché Stede non ha ancora risposto e solo lo guarda di sotto in su come un cucciolo e Edward vorrebbe prenderlo a calci.

"Dovevo trovarti."

"Bene, ottimo lavoro del cazzo, ce l'hai fatta!" abbaia Edward - prima di rassegnarsi a stendere anche la mano sinistra, e afferrare più saldamente quella di Stede, perché dannazione se il bastardo non è pesante.

E irritante.
Perché Stede non ha ancora risposto alla domanda di Edward, non per davvero, ma Ed si farebbe strappare le palle da un granchio del cocco prima di chiederglielo di nuovo.

Quindi aggiusta la posizione per reggere meglio il peso di Stede, tira brevemente su col naso, e poi domanda, con un cenno del capo al disastro navale che si sta consumando poco distante: "E insomma. Idea tua?"
 



"...da quanto tempo sono lassù?"

Lucius alza le spalle e scrolla il capo con aria sconfitta.

"Tutta la Marina dei Caraibi vi sarà addosso prima che ve ne rendiate conto, cani rognosi!!! Siete finiti, siete-"

Fang somministra un pugno risolutore all'ufficiale britannico, mettendo fine alle sue proteste un po' troppo vivaci. Mentre si appresta a legarlo lancia un'occhiata alla cima dell'albero maestro, dove sembra che i due capitani si siano persi in chiacchiere, o stiano cercando di uccidersi; la cosa non è troppo chiara.

"...Dovremmo fare qualcosa?" chiede cautamente.

"Assolutamente no." risponde Lucius in tono piatto.

Fang ride sotto i baffi, mentre finisce di impacchettare l'ufficiale. "E' bello rivederti alla luce del sole, sai."

Lucius fa mostra di farsi ombra con una mano, ma non nasconde un piccolo sorriso lezioso. "Hm. La carriera da fantasma aveva i suoi vantaggi. Non sai quanto fanno male alla pelle troppo sole e troppa polvere da sparo."

Fang annuisce un paio di volte con aria assorta, poi rivolge lo sguardo al ponte, su cui la battaglia sembra finalmente in via di risoluzione.
Sembra perfino che l'abbiano vinta loro, chi l'avrebbe detto.

"E insomma, adesso che siete di nuovo qui-"

Viene bruscamente interrotto dai due capitani che crollano giù dalla coffa.
Atterrano su un provvidenziale mucchio di gomene, da cui dopo qualche istante di stordimento si rialzano, seppure un po' malfermi.

"- e siamo tutti insieme..." continua Fang, in tono discorsivo.
 



Stede controlla furtivamente di avere ancora tutte le ossa al proprio posto, ma prima ancora che riesca a rialzarsi Edward è già in piedi, ad afferrarlo tempestosamente per il bavero della camicia, "In che senso, rapito?"

"Non saprei come meglio dirlo," ammette Stede inspirando bruscamente - no, nononono le sue costole decisamente non sono al loro posto - "...scortato in punta di pistola? Ma, il punto è, finché non ne ho parlato con Mary -"

"Mary?!"

Stede trasalisce e - oh, forse anche la schiena - qualcosa non va da qualche parte fra la terza e la quarta vertebra - "Edward, è per questo che penso dovremmo parlare con calma-"

...Ma la calma è quanto di più lontano da Ed in questo momento, mentre spinge bruscamente Stede via da sé - scatenando una nuova viva protesta delle sue costole.

"No, Stede," ringhia, gli occhi lampeggianti, "questa cosa non finisce solo perché tu torni e vuoi parlare."

Stede trattiene il fiato; e si sente terribilmente spaventato e terribilmente coraggioso insieme, nel dire ad alta voce "Quindi, abbiamo deciso che finisce..?"
E anche l'occhiata ferita di Ed è allo stesso tempo dolorosa e dolcissima.

"Non abbiamo deciso un accidente," replica Ed, chinandosi per strappare una sciabola dalla schiena di un marinaio inglese riverso sul ponte. Raccatta anche la spada che il malcapitato stringe ancora fra le dita e la getta a Stede, che la afferra di riflesso.

"E per inciso, Stede," bisbiglia Edward da dietro una cortina di capelli scarmigliati, "nessuno decide per me."

E senza altro preavviso si getta su Stede, che riesce a parare l'assalto a malapena.

"Sono venuto per dirti che mi dispiace!" esclama di getto, indietreggiando, fulminato dal pensiero di doverlo fare prima che una sciabolata glie ne tolga per sempre la possibilità.

"Non mi interessa!" ruggisce Ed incalzandolo. "Non dovevi ritornare qui!"

"...Questa è la mia nave!"

"Tua un cazzo!"

"Mia eccome!"

"L'hai abbandonata!"

"E mi dispiace!"

Stede si trova a sbattere con la schiena contro la balaustra, e deve fare appello a tutte le sue forze per resistere alla lama di Ed che si abbatte sulla sua. Il biancheggiare del suo ghigno dietro le lame incrociate ha la fissità del Jolly Roger.

"...Ho buttato in mare tutta la tua roba, Stede."

"Lo so."

"Ho mollato metà della tua ciurma su uno scoglio."

Stede stringe i denti. "Stanno bene, fortunatamente."

Un'espressione indecifrabile attraversa gli occhi di Ed, enormi oltre lo scintillio delle lame.
"Ho buttato in mare Lucius." sussurra con un filo di voce.

"Lo so," risponde Stede, e con uno sforzo estremo riesce a spingere via Ed, a recuperare un po' di spazio per respirare. "Me lo ha detto."

Edward rimane qualche istante come stordito, i suoi occhi sono più che mai grandi e trasparenti. Impiega un momento prima di comprendere cosa implica questa informazione.

Abbassa la spada, si copre il viso con una mano. "...cristo."

"Edward..."

Ma Edward scatta con ferocia e in un attimo è di nuovo su Stede, e le loro lame si scontrano con forza tale da mandar scintille.
 



Dentro la testa di Edward infuria una battaglia, in confronto alla quale lo scontro di oggi con la Marina è una passeggiata, e il duello con Stede uno struggente passo a due.

E' come una tempesta dentro la quale vorticano Stede sul punto di essere assassinato senza che Ed lo sappia mai, i libri gettati fuori bordo, quell'alba solitaria sul molo, Lucius, Mary, Izzy, e senza che se ne renda conto Edward sta gridando, "Smettila, Stede, ma non lo vedi?!"

Stede sussulta, lascia la guardia aperta, ma Ed non solleva la sua lama, non si muove, non si muoverà mai più di lì, "Non lo capisci che non potremo mai..?!"

"Perché?!"

E Stede, impossibile, splendido Stede, ha già gettato via la spada e gli sta davanti disarmato, con le mani e le braccia aperte come se davvero potessero -

Edward stringe l'elsa fra le dita. "Quello che abbiamo fatto non si può disfare, Stede. Quello che ci siamo fatti. Perché tu - perché tu non -" e la voce di Edward lo sta tradendo, la gola chiusa e gli occhi accecati dalle lacrime, "Come osi fare finta di no?!" grida con una voce deformata dal pianto.

E in uno, due lunghi passi Stede entra nel suo spazio, e incurante della spada sguainata, del disastro che è Edward e di tutto quello che Edward ha fatto, prende il suo viso fra le mani e lo bacia.

E non è esitante e non è delicato, c'è tutta l'insensata fede di Stede, la sua testardaggine e la sua incapacità di capire quando fermarsi, e Edward ci si aggrappa come a un'ancora di salvezza; senza saper fermare le lacrime, travolto dalla sensazione di Stede nelle sue braccia e nel suo respiro, lo stringe convulsamente a sé finché Stede non fa piovere piccoli baci sulle sue guance, sul suo naso, sulla sua fronte da cui scosta i capelli con le sue mani calde e pesanti.

"Non importa." sussurra con una voce che trema, "Se non riusciremo ad andare oltre quello che è successo, lo terrò con me. Amerò anche quello. Voglio tutto, Edward." e Stede si scosta quel tanto da guardarlo in volto, e anche i suoi occhi sono rossi di pianto e dio quanto gli era mancato.

"E non mi interessa se non è giusto, e se non ce lo perdoneremo mai. Lo prenderò così. Lo voglio così." Stede tira su col naso, con un improvviso tremito del labbro, come un bambino. "Voglio stare con te. Se lo vuoi anche tu."

E' la sola cosa che Edward vuole.
 



Nathaniel Buttons ne ha viste di baruffe, e ne ha visti di arrembaggi; e perfino di naufragi, ne ha visti, sissignore.

"Per mare non si arriva all'età che ho io senza averne viste di ogni risma," commenta sfilandosi la fedele dentatura da battaglia; c'è un bottone d'oro da ufficiale incastrato in un canino.
Buttons lo esamina avvicinandolo a un corrucciato occhio azzurro; da sopra la sua testa, anche Olivia si china ad osservare. Le basta un attimo per cominciare a starnazzare sonoramente.
Il bottone è una patacca, e Buttons lo getta via scrollando le spalle, e rivolge la propria attenzione al ponte della Revenge.
"Per come la vedo io, Livy, il segreto sta nel non smettere mai di vederne di nuove."

Olivia coglie il suggerimento e si libra in volo, alta sopra le vele.

Buona idea.

E tutto considerato, nella modesta opinione di Buttons è stata una buona idea anche imbarcarsi con il Capitano Bonnet. 
Nathaniel Buttons non ha mai visto tante cose nuove come da quando si è unito al suo equipaggio.

Tanto per cominciare, solo nella giornata di oggi ha assistito allo speronamento più plateale da quando Blackbeard ha inaugurato la propria carriera scontrandosi - letteralmente - contro un galeone spagnolo.

Ha anche partecipato al suo primo arrembaggio dall'interno di una nave; e se si eccettuano alcune contusioni e il segno degli incisivi di Black Pete sul pavimento della cambusa, si può dire che sia stato un completo successo.

E' stato testimone dello scotennamento di non meno di sei malcapitati marinai britannici, colpevoli di aver aperto la porta della cella di Jim.
Nathaniel comprende; non è stato garbato tenerlə chiuso tanto a lungo, tanto più che si è persə tutta la battaglia.
Il risultato però è che Jim sta reindirizzando tutto il proprio slancio nel mangiarsi Boodhari come un pudding di Natale.

Beata gioventù.

Tuttavia, non c'è gara con lo spettacolo offerto dal Capitano Bonnet e dal Capitano Teach; al momento stanno rotolandosi nel bel mezzo del ponte, portando avanti la loro conoscenza in senso pressoché biblico; così strettamente avvinghiati l'uno all'altro  che il fatto che siano ancora vestiti è, in un certo qual modo, più osceno che se fossero in costume adamitico.

Ed ecco un'altra scena alla quale Buttons non immaginava proprio di assistere. 

L'ultimo ostacolo alla riconquista della Revenge, il bizzoso Israel Hands, probabilmente non si aspettava di cadere dalla padella della Regia Marina alla brace della ciurma del Pirata Gentiluomo.
Probabilmente, a metterlo in impaccio è il suo stesso travaso di bile, più degli sforzi congiunti di Black Pete, Roach, e di un Frenchie impropriamente armato di liuto.

Fatto sta che, erompendo sul ponte arruffato come una puzzola e furioso come una biscia, Izzy Hands inciampa nel groviglio di Edward Teach e Stede Bonnet ed entra in collisione con il suo antico avversario, l'albero maestro in legno di ciliegio brasiliano, che lo mette istantaneamente fuori combattimento.

Da tutta la nave si alza un coro di giubilo, a cui Olivia si unisce planando alta verso il sole.

"Proprio così, Livy! Omnia vincit amor!"

Gli innamorati, intanto, non hanno neppure smesso di baciarsi.

 

Fine


 

 

NdA

Uuhhh 8') questa potrebbe essere la cosa più scema che produco da un po', e per motivi molteplici.

In teoria avevo iniziato pensando di fare una cosa tutta diversa, ma la scena ha rifiutato di andare a parare da qualsiasi parte finché non l'ho messa così, fra la stupidera e il drama. Sappiate solo che l'aggressività di Ed qui l'ho immaginata più o meno sullo spirito di questo.

Ho anche allegramente abusato della congiunzione "e" con l'idea di costruire un ritmo incalzante che in realtà avrà, sospetto, il solo effetto di dare sui nervi a tutti in modo poderoso!

Anyway, basta deturpare la tragedia e la commedia insieme, mi prefiggo l'obiettivo di tornare ai lavori socialmente utili e di scrivere come prossima cosa un po' di porno.

Thank you for reading :'B

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