Hold On For?

di ClostridiumDiff2020
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap 01 ***
Capitolo 2: *** Cap 02 ***
Capitolo 3: *** Cap 03 ***
Capitolo 4: *** Cap 04 ***
Capitolo 5: *** Cap 05 ***
Capitolo 6: *** Cap. 06 ***



Capitolo 1
*** Cap 01 ***


CAPITOLO 01





 

"Starò bene, quindi non andare in paranoia se il mio telefono sarà irraggiungibile per un po' di tempo, ti richiamerò io!" esclamò Alex spalancando la porta. Una nuvola di polvere si sollevò facendolo tossire. Lanciò la borsa sul piccolo divano pentendosene subito dopo, era come entrare in un sarcofago rimasto chiuso per quasi mille anni.
Annaspò fino alla finestra e la spalancò.
Una volta in terrazza si accese una sigaretta. La valle si apriva davanti a lui, non ammirava quel panorama da davvero troppo tempo, l'ultima volta aveva disegnato sul cotto con i pastelli, guardando a terra poteva ancora vederne delle flebili tracce sotto un ampio strato di muschio e ne sorrise. "Cavolo quei pennarelli erano davvero ottimi..." si disse tra sé e sé.
Gliele aveva regalate sua nonna e l'aveva osservato dalla finestra prima che sua madre gli urlasse che era un disgraziato e lo strattonasse dentro, ma poi non aveva cancellato il suo lavoro.

Spense la sigaretta e poi tornò in esplorazione. La casa era rimasta immutata come quando sua nonna l'aveva lasciata, salì le scale a chiocciola e raggiunse la sua mansarda, il suo letto era piccolo per lui ma decise di rannicchiarcisi sopra.
La voce di suo fratello gli riecheggiò nella mente
"Cosa pensi di fare rintanarti tra la neve fino alla fine dell'inverno? È questa la tua soluzione invece di affrontare il problema?"
"Magari potrei restare qua dentro per il resto dei miei giorni, fino al prossimo e a tutti gli inverni che verranno..." borbottò alla macchia di umido a forma di alieno che lo osservava sul soffitto. Magari prima doveva dare una pulita, o di certo sarebbe affogato nella polvere. Si rigirò e il suo sguardo scivolò sul suo comodino e lo vide.
Quell'ammasso di fogli e sogni infranti lo osservava con aria di scherno. Lo afferrò pronto a lanciarlo contro la finestra. Poteva anche mandarla in frantumi e poi morire congelato in quella gelida notte di gennaio per quanto gliene importasse ma parte delle pagine rimase incollata al comodino così si ritrovò ad osservare quelle pagine ingiallite.

Una fotografia sbiadita faceva capolino tra le pagine incollate, riconobbe quella chioma rossa e il suo cuore parve saltare un battito.
"Ciao Rose..." sussurrò prendendo la foto tra le mani. "Avevi torto sai? A quanto pare non ho davvero la stoffa per realizzare il mio sogno..."
Si frugò in tasca e appoggiò una piccola scatola accanto alla foto. "Vorrei poterti parlare adesso e chiederti cosa farne di queste..." sussurrò sollevando il coperchio della scatolina e osservando le due fedi al suo interno.




...


 

Alex si rigirò nel letto cercando invano una posizione comoda, si raggomitolò sotto le coperte cercando di far vagare i pensieri. Osservò l'orologio, erano le 04:00 del mattino ed era già completamente sveglio così alla fine si arrese. Scivolò giù da letto e rimase seduto sul pavimento a piedi scalzi. Vi erano delle macchie di vernice accanto al comodino. Aveva lasciato così tante tracce il sé bambino, passava ogni estate con sua nonna e lei lo incoraggiava continuamente ad alimentare quel fuoco che ardeva in lui. Poteva sentire ancora quelle mani ossute sulle proprie mentre lo aiutava ad afferrare il pennello. Qual giorno anche sua madre si era unita a lui, e assieme avevano ridipinto la stanza. Alex osservò le pareti della mansarda, verde giada, ma ora che era passato del tempo ad Alex riportavano alla mente solo gli occhi di Rose, quell'intenso verde sottobosco, poteva vederli anche ad occhi chiusi, incorniciati da quella chioma color rame. "L'avevi detto che con il tempo si sarebbe scurito..."

Il comodino vibrò e Alex si allungò verso il telefono.
Vi erano 10 chiamate senza risposta di suo fratello Matt e un messaggio.

NONNA MI HA DETTO DI AVER VISTO LA FINESTRA ALLA VOSTRA BAITA, SEI TORNATO?

Alex osservò quelle parole per qualche minuto poi con un rapido gesto, scorse il dito sullo schermo del telefono e cancellò il messaggio.
Spense il telefono e scese le scale. Non avrebbe dormito comunque tanto valeva farsi del tè e contemplare la polvere che inesorabilmente continuava ad accumularsi sui mobili, come le idee nella sua testa. Una moltitudine di voci che si affollavano nel silenzio di quella vecchia casa.
"Voci inutili se non riesco a dar loro uno storia degna..." bofonchiò Alex osservando il vecchio bollitore ammaccato.
Era quello che Karen gli aveva rinfacciato in quel loro ultimo incontro, per quello lo aveva tradito, perché non sopportava più il suo continuo illudersi che i suoi sogni lo avrebbero portato da qualche parte.

Un improvviso squillo lo fece sobbalzare, aveva scordato che nonna avesse ancora il telefono fisso o almeno pensava che fosse staccato.
Si allungò quasi incerto e la voce di suo fratello Matt lo raggiunse. "Temevo che fossi morto, chiuso in quella baita coperta dalla neve"
"Sbaglio o ti avevo detto di non cercarmi?" bofonchiò Alex.
"Davvero non verrai? Mi dispiace che Karen ti abbia tradito e piantato poco prima del matrimonio e che ti abbiano rifiutato il romanzo ma Alex, quello era il tuo migliore amico, davvero non vuoi venire al suo funerale?"



 

...




​Alex lanciò il sassolino che rimbalzò sulla superficie ghiacciata del lago.
"No non andrò, ho messo svariati km tra me e quel funerale, tra me e colei che mi avevi promesso di non nominare più..." borbottò lanciando un nuovo sasso contro la superficie di ghiaccio che stavolta si incrinò.
"Non sono un mostro se non riesco ad affrontare questo... John mi comprenderebbe... O forse mi sta ancora odiando dall'altro mondo..."
Prese il sasso più grosso e lo lanciò via con tutte le sue forze mandando in frantumi la superficie ormai incrinata. "Facile distruggere qualcosa di già rotto..."
Alex sobbalzò, alle sue spalle apparve Rose.
Lei gli si sedette accanto, i lunghi capelli ramati legati dietro la testa. "No, non sei un mostro, perché se lo sei tu, lo sono anche io"


 

...



Alex avanzò oltre la soglia seguendo l'amica e guardandosi attorno, ricordava quella casa.
Del tempo che vi aveva passato quando erano entrambi ragazzini e la nonna di Rose preparava loro la cioccolata calda e torta al limone per addolcire i loro giochi.
Notò la valigia ancora chiusa vicino al portaombrelli, anche lei si era rintanata tra le montagne per evitare il funerale di John?
Rose gli porse un bicchiere colmo di frullato di frutta.
Alex la osservò con un mezzo sorriso a cui lei rispose divertita.
"Lo so, avresti preferito della cioccolata calda..."
"Con questo freddo..."
Rose gli mise in mano in bicchiere "Spiacente niente dolcetti per te, questo passa il convento. Non sono brava come mia nonna a cucinare..."
Alex sorseggiò il frullato e attese in silenzio che le domande di entrambi prendessero forma.

"Quindi Karen ha compreso a chi apparteneva il tuo cuore?"
A quelle parole ad Alex andò di traverso il frullato e poggiò il bicchiere tossendo.
"Le avevo chiesto di sposarmi, eravamo andati a vivere assieme... Il mio cuore era suo, ma io ero noioso e vecchio... E lei lo ha distrutto. Un cuore che già sanguinava da quando John lo ha spezzato. Credevo fosse il mio migliore amico ma quando gli ho chiesto di farmi da testimone lui ha detto di no..."
Rose lo ascoltò in silenzio.
"Anche tu non saresti venuta vero?"
"No!" sussurrò Rose poggiando il bicchiere sul tavolo.
Il respiro affannoso di Alex era la sola cosa che spezzava il silenzio.
"Credevo che entrambi foste miei amici..." ansimò Alex sentendo le lacrime bruciare.
Quando Rose poggiò la mano sul suo braccio si ritrasse di scatto facendo cadere a terra il bicchiere.

"Noi siamo tuoi amici, non potevamo assistere alla tua sottomissione, all'imprigionamento del tuo spirito. Karen non ti amava e per tua fortuna lo ha compreso prima che fosse troppo tardi per entrambi..."
Alex premette le mani contro il viso e quando Rose lo abbracciò non si ritrasse. "Ricordi l'ultima volta che ti sei sentito pienamente felice? Quando ancora credevi di poter realizzare i tuoi sogni?"
Alex deglutì "Non lo so Rose... Davvero non ricordo... Non sogno da davvero così tanto tempo, sto crescendo, forse i sogni devono esser messi da parte. Io ci ho provato, ho assecondato tutte le richieste di Karen. Ho scelto un lavoro vero e non ho inseguito il mio sogno di scrivere, ho preso una casa con lei, volevo sposarla come lei desiderava... Ho fatto tutto quello che mi ha chiesto e alla fine se ne è andata comunque..."




 

​Il sasso rimbalzò sulla superficie del ghiaccio 5, 6... 7... 8... e al nono rimbalzo scivolò per un altro metro.
Rose alzò il pugno al cielo e esultò. "Sei stato sconfitto ancora una volta, mammoletta!"
Alex si profuse in un profondo inchino e fece una reverenza. "Vostra maestà avete di nuovo lo scettro della vittoria!" poi si lasciò cadere a terra e tornò a osservare il lago ghiacciato.
"Cosa stai seduto li a terra, ti congelerai!" gli disse Rose porgendogli una mano.
Ma Alex la afferrò e la trascinò giù.
"Congelati assieme a me"
Lei gli si strinse "Mi congelo stupido folletto delle nevi... Sei come quando eri piccolo, spaventavi a morte la tua povera nonna stando immerso nella neve per ore... Diventavi tutto blu come un piccolo puffo pelle ossa finché lei non ti riacciuffava per infilarti in una tinozza di acqua calda"
Alex rise e nascose il volto tra i capelli ramati di lei. Adorava quel suo dolce profumo, odorava come la foresta d'inverno, come la rugiada al mattino. Lei lo chiamava folletto delle nevi, ma era lei ad avere il profumo di una fata che volava nella notte, libera e felice.
Ed era così che aveva immaginato la sua Ariele, presa dalla Tempesta del Maestro Shakespeare e incarnata nella sua dolce e folle Rose.

Un fiocco gli sfiorò, carezzandogli la guancia, Alex si sdraiò a terra e lasciò che lo sguardo si perdesse nel cielo. "Adoro la neve, il freddo, l'odore della foresta in inverno..."
"Hai scritto ancora di lei? La tua piccola fata?" gli chiese Rose scostandogli una ciocca di capelli dal volto. Il cuore di Alex sobbalzò. Voleva dirle la verità, ma la voce gli si congelò in gola
Non voleva spezzare il momento, vedere la delusione emergere nel suo sguardo.
"...Nato da un raggio di sole caduto dal cielo su una distesa sconfinata di ghiaccio. Là, dove non si pensava potesse nascere niente, su della sterile terra arida e inospitale è sbocciato un fragile e bellissimo fiore di giada e rubino e da quel piccolo bocciolo è emersa un'assonnata e sorpresa creatura. La perfetta unione del sole e del cuore dell'inverno..."
Alex aprì e chiuse la bocca e Rose smise di parlare, lo osservò con un mezzo sorriso e gli toccò il naso. "Non fare quella faccia, quando mi guardi con quegli occhioni da gatto mi viene da ridere... Ma non voglio che pensi che siano le tue parole a farmi ridere..."
"Tu... ricordi ancora quello che ti feci leggere tanto tempo fa..." farfugliò Alex.
Rose rise e gli sfiorò la spalla "Certo che lo ricordo, lo hai scritto tu. Ho sempre adorato le tue storie, la tua mente splendente. Continuo a sperare di vederla sbocciare. È la tua fantasia quel fiore. Il mondo è arido e gelido ma la tua immaginazione porta colore e musica e riscalda l'inverno!"

 




 

 

 

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Capitolo 2
*** Cap 02 ***


CAPITOLO 02





 

​Alex aprì gli occhi quando le labbra di Rose gli sfiorarono la guancia, poi poggiò la fronte sulla sua.
"Sei rovente piccolo folletto, te l'avevo detto che eri troppo leggero per il rigido inverno della montagna... Ma sei sempre stato testardo..."
"Rose... Sei..."
"Ti ho riportato a casa, ti ho messo il pigiama e ti ho infilato a letto. Non senza una certa fatica sai? Adesso più che un folletto sei un vichingo muscoloso... Ti ho portato il necessario per farti una bella zuppa... Ora riposa mentre io preparo la cena..."
"Resterai con me?" farfugliò Alex sentendo le palpebre pesanti calare. L'oscurità lo avvolse ma la voce di Rose lo raggiunse. "Certo, non posso mica lasciarti tutto solo in questa casa polverosa... Dormi folletto, la tua fatina veglierà su di te..."


Alex si sentiva scivolare nell'oscurità.
I capelli biondi di Karen emersero tra le ombre, lo stesso colore del miele, il profumo della vaniglia e una carnosa bocca di rosa.
"Devi dirmi qualcosa?"
Il suo sguardo era triste, i suoi grandi occhi di cielo ricolmi di lacrime
"Non c'è niente che tu non sappia già..." Sussurrò Alex mentre i ricordi prendevano forma attorno a lui.


John era seduto accanto a lui e si sporgeva per guardare il suo blocco. Sfogliava le pagine immerso nella lettura. "È stupendo Alex, e questo personaggio... questo spiritello dei boschi... troverà il modo di comunicare con il messaggero della luna? Troverà la voce?"
Alex aveva preso il disegno che l'amico aveva fatto per lui, aveva colto ogni lineamento del suo messaggero della luna come se lo avesse visto attraverso le sue parole colui che aveva ispirato ogni sillaba. Sarebbe riuscita almeno la sua proiezione magica a esprimere ciò che lui non poteva?
Magari almeno in quella dimensione di sogno il suo cuore avrebbe cantato, ma nella realtà doveva fare i conti con ciò che ci si aspettava da lui così ripose il disegno e sollevò lo sguardo sul suo migliore amico, trasse un profondo respiro e parlò. "John, devo chiederti una cosa molto importante... Vorresti essere il mio testimone di nozze?"
Vide i grandi occhi di giada di John dilatarsi, ma non di gioia, scorse solo sorpresa e poi dolore.
"Perché?"
Alex aveva sorriso "Perché io e Karen ci sposeremo"
John chiuse gli occhi e scosse la testa "Alex perché hai rinunciato a una parte di te?"
L'immagine di John si sbiadiva sempre di più al suo posto apparve Karen "Mi dispiace Alex, un giorno capirai che era la cosa migliore per entrambi..."
E infine eccolo, il messaggero della luna, la sua immagine evanescente che nascondeva la verità, che un tempo conosceva e che aveva scelto di ignorare.


E poi Alex si ritrovò nel suo appartamento.
Aveva chiamato John per comunicargli che Karen lo aveva lasciato, ma aveva trovato sua madre.
Una macchina lo aveva travolto nella notte, era morto sul colpo.
"Non ha sentito niente... e questa è una consolazione..."


Consolazione...
La cornetta era caduta a terra e Alex era rimasto ad osservare il vuoto
"John ho bisogno di sentire la tua voce..." sussurrò Alex risvegliandosi. Il profumo della zuppa di Rose lo raggiungeva dalla cucina. "Avevi ragione vivevo due vite... quella che mi ero imposto e quella che avrei voluto vivere. Tu lo avevi capito... Rose, persino Karen..." singhiozzò nascondendosi nel cuscino. "Solamente io non riuscivo a vedere oltre le mie stesse menzogne..."


 

...



 

​"Alex... Svegliati!"
La profonda voce di suo fratello Matt lo riscosse dal suo asettico torpore.
I suoi occhi scuri si dischiusero riportandolo alla realtà.
"Rose..." farfugliò Alex rigirandosi confuso nel letto.
Matt si portò la mano al volto e la passò tra i lunghi capelli neri screziati di grigio, come la barbetta poco curata. Scrutò il fratello esitante con i suoi occhi così simili a quelli del fratello, poi gli poggiò la mano sulla fronte e trasalì. "Maledizione Alex, sei rovente... ci credo, sei rimasto a dormire in questa umida casa fatiscente, senza riscaldamento, piena di spifferi... E adesso stai delirando!"
Alex sbattè le palpebre, si lasciò trascinare in piedi come sonnambulo.
Delirando? Non comprendeva le parole di suo fratello.
Senza quasi accorgersene si ritrovò seduto in salotto mentre suo fratello gli posizionava vicino una stufetta elettrica.

"Hai visto Rose?"
A quella domanda il volto di suo fratello si adombrò, deglutì e gli sedette accanto.
"Alex, io comprendo che tu sia turbato. La fine della relazione con Karen, la morte del tuo unico vero amico, capisco che tu abbia sentito il bisogno di chiuderti in te stesso, è la tua armatura. Ma rievocare dalla tua infanzia la tua amica immaginaria non ti è di alcun aiuto lo capisci?"
Quella frase colpì Alex come una doccia fredda, rifiutava di accettare le parole di suo fratello.
Si mosse per cercare il telefono, voleva mostrarglielo, dopotutto Rose gli aveva scritto un messaggio sarebbe bastato mostrarglielo come prova. Matt doveva essere confuso, come poteva affermare che Rose non esistesse?
Matt lo afferrò obbligandolo a sedersi e lo scrutò "Devo portarti in ospedale, mi preoccupa questa febbre così alta..."
Alex cercò di divincolarsi ritrovandosi fragile come un bimbo sotto quella presa. "Lascia che ti mostri il telefono, io sto bene... Rose era qua..."
Matt colmo di frustrazione prese il cellulare e glielo mostrò "Alex questo affare è scarico da giorni, ho provato a chiamarti da quando sei arrivato quassù! Nessuno può averti scritto lo capisci? Non c'è elettricità in questa catapecchia!"
Alex osservò il cellulare dallo schermo scuro deglutendo lentamente, aveva immaginato tutto?
"Alex, Rose non esiste, te ne rendi conto?"
Il ragazzo scosse la testa, rinnegando ogni parola con forza.
"Non ne parlavi da anni, credevo che avessi convogliato la tua fervida immaginazione nei tuoi romanzi e andava bene così! Comprendo che gli eventi che ti hanno travolto ti possano aver fatto regredire al passato, quando con John giocavate creando nei vostri racconti la vostra fiabesca amica immaginaria, ma tu ora devi svegliarti Alex e affrontare la realtà!"
Alex aprì e chiuse la bocca incerto su cosa dire, confuso dai suoi stessi sensi. Cosa gli era accaduto in quei giorni da quando aveva aperto la porta di quella casa, da cosa stava scappando veramente?
"John... Lui... Si è rifiutato di essere il mio testimone... Karen mi ha lasciato... Matt aiutami" singhiozzò con un groppo in gola "Mi sento smarrito..."



 

...




La strada correva rapida attorno all'auto di Matt, Alex si destò solo quando suo fratello si protese verso di lui per sistemargli la coperta addosso. Il suo sguardo carico di apprensione gravava su di lui. Alex si voltò, perdendosi nell'orizzonte. "John aveva capito, come anche Karen... Ma io avevo bisogno che qualcun'altro esterno ma non troppo mi sbattesse in faccia la verità, attraverso la voce di Rose, la mia fata. Non ho mai amato Karen... Pensavo che fosse la cosa giusta da fare ma io volevo solo ritrovare quel ragazzo che avevo intravisto una sera, il messaggero della luna..."
Matt sospirò accogliendo con evidente sollievo le parole di suo fratello. "Ti prometto che lo ritroveremo piccolo folletto..."

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Cap 03 ***


CAPITOLO 03





 

Un anno prima...



Alex si strinse maledicendo la sua cattiva stella e la sua stupida idea di spostarsi con il pullman invece della macchina. Così si era ritrovato in un mezzo bloccato dalla neve in un'impervia strada di campagna a confine tra due stati. E non solo. Completamente impreparato. Non aveva indumenti adatti, cibo, acqua. Tremava cercando di trattenere il calore del suo corpo, ignorando i morsi di fame che gli ghermivano lo stomaco.
Guardò il telefono in modo sconsolato e poi se lo rigirò tra le dita.
Poteva sentire la voce di Matt rimbeccarlo per non aver preso l'aereo, per non aver cambiato telefono o anche solo per non aver acquistato almeno una seconda batteria. In pratica di essere così poco previdente. Almeno Karen non si lamentava del suo essere, come diceva suo fratello, attaccato al terreno per puro caso. Un palloncino che fluttuava sulla terra, ecco come lo definiva. Sempre distratto, assorto nei propri pensieri.
Karen era la sola scelta razionale, come di sposarla eppure sentiva sottile, crescere dentro di sé qualcosa.
"Fa troppo freddo..." borbottò strofinandosi le mani.
Una mano si allungò verso di lui e Alex sobbalzò, un ragazzo gli passò una lattina di Fanta e sorrise, il volto era incorniciato da due fossette, occhi nocciola e un ciuffo ossigenato in una cascata di capelli castani.
Alex bofonchiò un ringraziamento e l'altro gli sedette vicino. "Ci stanno portato dei viveri... e beni di prima necessità... Per fortuna"
Il ragazzo sembrava avesse una gran parlantina mentre Alex lo osservava interdetto, incerto se gli volesse rispondere o se preferisse chiudersi a riccio in se steso.
Degli uomini della protezione civile salirono a bordo del mezzo e iniziarono a distribuire coperte e quando arrivarono a loro gli passarono un sacco a pelo.
Alex lo scrutò alquanto contrariato ma l'altro lo guardò divertito.
"Visto che dovremmo dividerlo sarà il caso che mi presenti, io sono Iúil..."
Alex lo osservò, mentre la luce della luna filtrava dalla finestra carezzandogli il volto e improvvisamente lo vide. Era la luna che gli stava mostrando il proprio messaggero mentre il suo battito accelerava, scivolando accanto all'altro nel sacco a pelo.


...


"Il Flauto magico?"
Alex desiderò svanire o essere risucchiato dalla propria poltrona e rabbrividì, la stanchezza lo aveva reso stupidamente intrepido.
Iúil parve correre il suo imbarazzo e si affrettò ad aggiungere "Sono colo curioso nient'altro. Conosco l'Opera di Mozart e mi chiedo quanto ci sia in comune con essa"
Alex pensò di andare a fuoco sotto quel sorriso genuinamente gentile.
"Vedi il fatto è che volevo ribaltare le dinamiche me lo ha suggerito Rose..."
"Rose?"
Il panico attanagliò la mente di Alex, se prima voleva essere divorato dal suo sedile adesso sperava che si aprisse una voragine sotto al pullman. Perché aveva nominato Rose? E come avrebbe potuto spiegargli che era l'amica immaginaria che aveva affollato i suoi ricordi di infanzia e condiviso con il suo amico John.
Ma Iúil di nuovo lo trasse d'impiccio. "Ora però non dirmi altro, voglio leggere prima che il pullman riparta.
Alex deglutì osservò il sedile davanti a sé. Nemmeno John aveva letto la sua storia e adesso un estraneo dal sorriso dolce come il miele lo avrebbe fatto.
Alex si nascose dentro il cappuccio, poteva immaginare Rose sbuffare alzando i suoi occhi al cielo esclamando "Finalmente potrai avere un'opinione sincera! Non era quello che aspettavi?"
Iúil sorrise e le fossette apparvero sulle sue guance. "Non fissarmi però, lasciami leggere in santa pace!"
E Alex si mise le cuffie e chiuse gli occhi, anche se quel sorriso sornione rimase impresso nella sua mente, scintillando nelle tenebre.



____

Capitolo 01

A quell'ora tutti gli animali che vivevano nel Bosco Sussurrante dovevano essersi rintanati e Tamino avanzava. Ariele sonnecchiava sulla sua spalla. La bussola scintillava nella sua mano, ma il suo ago splendente non lo avrebbe guidato verso Nord bensì verso il passato, il loro passato. Presto avrebbe intravisto il momento che con tanta disperazione stava cercando, quando Pamina gli aveva spezzato il cuore lasciandolo. Sapeva esattamente cosa avrebbe fatto, alterare il tempo era pericoloso ma lui lo avrebbe fatto solo per riavere la sua dolce principessa. Ariele sobbalzò sulla sua spalla, lo spiritello gli svolazzò attorno alla testa. "Sarastro ha inviato il suo mastino da guardia..." sibilò furente mentre Monostatos emergeva dalle ombre. La luce della luna illuminò i segni sul suo volto, le sue lunghe dita scivolarono sulla lama del suo coltello. "Che cosa vedono i mei occhi annoiati, un principino smarrito nella foresta del tempo... Che cosa ti fa pensare che il mio Signore ti concedrà il passaggio?". A quelle parole i suoi occhi di tenebra scintillarono e Tamino tremò, come avrebbe potuto aggirare il guardiano delle porte del tempo?


 

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Capitolo 4
*** Cap 04 ***


CAPITOLO 04





 

"Volevo dirti che ti ringrazio di avermi detto finalmente quale fosse il suo nome, ho sempre desiderato sapere la vera identità di Tamino, anche se i disegni di John mi avevano permesso di dargli un volto..."
Alex sollevò lo sguardo dal biglietto aereo, quindi tutti tranne lui avevano capito cosa provasse veramente?
"Non sono un po' grande per avere un accompagnatore?"
Matt sorseggiò il suo caffè e gli sedette accanto "Sarai sempre il mio fratellino, anche quando avrai ottant'anni e... esser dovuto venire a ripescare nella vecchia casa di nonna, con la febbre alta in preda ai deliri e alle allucinazioni può avermi portato a prendere questa decisione..."
Alex osservò il biglietto aereo, come poteva Matt essere tanto certo che avrebbero ritrovato Iúil la dove avevano vissuto quel breve periodo assieme. Una fuga dal mondo e da se stessi di pochi giorni. Quasi certamente lo aveva scordato, poteva essersene andato o poteva anche esser morto, come John. O come Rose magari si era immaginato tutto e non era mai esistito...
Prese il telefono e sfogliò la galleria immagini ed ecco quel volto sorridente vicino al suo.
Iúil era reale come il ritardo infinito sul volo che avrebbe potuto riunirli.
"Perché non hai scelto di restare con lui?"
Alex aprì la bocca per rispondere ma in quel momento una voce gracchiante annunciò che il loro volto era stato cancellato a causa neve.
Gli scappò una risata amara "Non è destino che stiamo assieme lo vedi?"
Matt incrociò le braccia "Devi smettere di giustificare la tua paura sai?"
"Non sarei mai voluto tornare..." confessò osservando quelle graziose fossette che incorniciavano quel sorriso quasi surreale.


...


 

Un anno prima...

Iúil si sedette porgendogli un caffè e Alex a momenti mancò la presa arrossendo fino alle punte delle orecchie per poi rintanarsi dentro il cappuccio della sua felpa.
"Alex sei davvero freddoloso per essere inglese sai? Non sei abituato a questo clima?"
La risata dell'altro lo spinse ancora più in profondità nella sua tana di cotone e lana.
"Già... io..." borbottò Alex cercando una risposta.
"Hai dove dormire questa notte?"
A quella domanda di Iúil Alex emerse dal suo guscio di indumenti.
Non ci aveva proprio pensato. Era temporaneamente bloccato in città a lui sconosciuta e non aveva minimamente pensato a come avrebbe passato le successive notti in attesa di organizzarsi per tornare dalla sua Karen. Il telefono era morto da tempo, si sentiva stanco e indolenzito, avrebbe tanto gradito stendersi in una vasca e lavarsi via di dosso tutte quelle sensazioni che lo mettevano a disagio, come quelle sensazioni opprimenti ogni volta che sollevava lo sguardo su Iúil.
"Potresti fermarti da me, il mio coinquilino se ne è andato e così potrai rimetterti in sesto nel tempo che decidi come tornare a casa"
Quella domanda lasciò Alex interdetto, osservava quegli occhi dorati e pensava al personaggio della sua storia, perché era così che si era immaginato Tamino e adesso comprendeva il suo Monostatos e il fascino che doveva aver provato osservando il giovane. Sentiva di dover rifiutare, allontanarsi da quell'invitante tentazione ma annuì.
"Stasera ti porto a cena al Porto Olimpico, voglio mostrarti il più possibile della mia città prima che tu parta, non ci sono nato ma in questo posto mi sento a casa, credo che te ne innamorerai" proseguì Iúil mentre un gigantesco sorriso gli si allargava sul volto.
Alex non riusciva a credere a quello che era appena successo. In fondo si conoscevano appena ma non gli importava, si era già innamorato, per la prima volta il suo cuore vibrava di amore sincero, non era qualcosa di pianificato e artificiosamente costruito come con Karen.
"Credi che sia una specie di appuntamento?"
Alex sgranò gli occhi, aprì e chiuse la bocca più volte sentendo la gola inaridirglisi e ardere.
Davanti alla sua espressione stravolta Iúil rise di nuovo "Sta tranquillo Al, ti stavo solo prendendo in giro"
Alex si rifugiò nella sua tazza cercando di ignorare lo sguardo di Iúil.



...


 

I colori si mescolavano al canto degli uccelli e si sollevavano verso il cielo avvolgendoli come in un abbraccio.
Iúil rise osservando lo sguardo estasiato di Alex, poteva rivedere il senso di meraviglia riflesso in quei pozzi oscuri splendenti.
Iúil posò lo sguardo sul blocco di disegni di Alex, a fianco delle parole apparivano schizzi di creature variopinte, flauti magici, animali parlanti e si chiese quanta vita si dovesse trovare in quella mente così vivace.
Stava aspettando lui quel giorno?
Alex chiuse gli occhi era come se si fosse estraniato, immerso completamente nella propria immaginazione, si era lasciato alle spalle quei blocchi, ogni freno che lo aveva trattenuto.
Quando Iúil si era proteso porgendogli una mano Alex era uscito da se stesso e gli aveva sorriso, era emerso dal suo bozzolo di diffidenza.
Iúil girò la pagina e vide il bozzetto di Monostatos, una creatura graffiante, ferita e oscura.
Nei disegni di Alex vedeva i due spiriti di quel ragazzo, vittima e carceriere di se stesso.
Quelle due creature, Tamino e Monostatos, due aspetti del suo animo.
Smarrito tra due mondi, incapace di trovare la sua strada.
Iúil non seppe esattamente cosa lo spinse ad alzarsi dal tavolo dietro cui era nascosto avvicinandosi, irresistibilmente attratto da quella creatura misteriosa.
Alex era stato una calamita sin dal primo momento in cui i loro sguardi si erano incrociati.
Voleva afferrarlo, aveva l'impressione che potesse volare via.
Alex aprì gli occhi e lo guardò, nei suoi profondi occhi scuri Iúil intravedeva un universo di pensieri. Avevano camminato per ore ma quando si erano soffermati nel variopinto Parc Güell i colori riflessi in quegli occhi di tenebra esplodevano sfarfallando in Iúil come miriade di farfalle.
"Vorresti essere il mio Tamino?"
Il volto di Iúil si illuminò e quando le due fossette apparvero ad incorniciare il suo sorriso Alex si protese verso di lui.
Le sue labbra avevano il sapore del vino, ma Iúil fu certo che la sua pelle avesse lo stesso profumo della notte.
In quel momento desiderò essere Tamino, smarrito tra i mondi e non riemergerne mai più, stringendosi a quella misteriosa creatura che malgrado non comprendesse del tutto non riuscisse a impedirsi di desiderare.

 

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Capitolo 5
*** Cap 05 ***


CAPITOLO 05





 



 

Alex sollevò lo sguardo sul fratello che sorseggiava una birra al bancone e gli fu grato di averlo accompagnato.
Frugò nella borsa e ne estrasse il suo vecchio blocco logoro.
Lo sfogliò, era da quando aveva vissuto la sua avventura in quella stessa città, a Barcellona che non lo sfogliava con vero interesse.

Se tutti ti vedono come un mostro non impeghi molto tempo a diventarlo veramente...

Monostatos...

Sentiva di aver racchiuso in lui tutta la sua paura del mondo reale, di vivere e condividere con gli altri per paura di essere ferito.
Osservò l'orologio e ticchettò nervosamente sul quadrante.
Iúil aveva visto il suo messaggio dove lo invitava nel bar che aveva frequentato in quel periodo che avevano passato assieme, Alex osservò di nuovo la doppia spunta azzurra, lo aveva visto ma non aveva risposto.
Dopotutto era passato un anno e non si erano separati nel migliore dei modi.
Era fuggito come un ladro nella notte lasciandogli delle violette sul cuscino.
Gettato il telefono e sparendo dai radar per mesi.
John lo aveva maledetto e poi si era rifiutato di fargli da testimone.
In quel momento avrebbe voluto chiedergli consiglio, faceva male rammentare quell'ultimo in contro, il dolore e la delusione nello sguardo del suo migliore amico non se lo sarebbe mai scordato.

"Dovresti ricordare quanto ti voleva bene invece, che avrebbe fatto qualsiasi cosa per te, esattamente come tuo fratello..."

Alex sentì il sangue gelarglisi nelle vene, davanti a lui se ne stava seduta Rose.
"Ciao Al, è bello vederti"

Lui deglutì consapevole che se avesse risposto agli occhi di tutti sarebbe stato un matto che si era messo a parlare a una sedia vuota. Soprattutto suo fratello lo avrebbe visto, era davvero diventato Monostatos? Chiuso nella sua follia, nel suo mondo immaginario, incapace di relazionarsi con il mondo esterno? Per questo lo aveva inventato?

Rose sorrise e si indicò l'orecchio "Mettiti l'auricolare, così non ti prenderanno per matto"
Alex deglutì lentamente e con mani tremanti prese il telefono, srotolò gli auricolari e se li mise alle orecchie.
"Rose... tutto questo è folle..." sussurrò sperando che suo fratello non lo stesse guardando.
Era lontano, ma la sua parte irrazionale continuava a temere che lo sentisse e decidesse di portarlo di corsa da uno strizzacervelli.
"Sai perché sono qua..."
Alex annuì "Quando sono spaventato dalla realtà... Tu arrivi..."
"Quando è morta tua sorella, avevate solo giocato in terrazza, non potevi sapere che si sarebbe ammalata e nessuno te ne ha mai fatto una colpa... Eppure..."
"Eppure non ho mai smesso di sentirmene responsabile... era... lei era parte di me, eravamo nati assieme vivendo ogni respiro... Pensavo fosse impossibile che potesse lasciarmi da solo... Trovo la vita troppo fredda da allora... Come se potessi percepire il gelo della morte attraverso di lei..."
Ora ricordava, era stato al funerale di sua sorella che era apparsa Rose, la piccola Amie giaceva nella bara, aveva avuto paura a guardarla senza sentire il gelo afferrargli l'anima e poi una piccola mano lo aveva stretto e Rose gli aveva sorriso per la prima volta.
"Alex, Iúil è reale... A un anno dalla vostra prima volta assieme lo ami ancora, qualunque cosa accada, promettimi che non rinuncerai più a vivere"
Alex scosse la testa
"Alex... Non dovresti rinchiuderti in un mondo di fantasia rinunciando a vivere..."
Alex continuava a vedere il freddo volto di sua sorella, mentre il gelo stritolava.
Era rimasto bloccato in quel momento scordando di vivere?
Una mano gli si poggiò sul braccio, una mano calda, viva.
"Scusa il ritardo..."
Alex scacciò una lacrima e rimosse l'auricolare, Rose era sparita, forse per sempre e la dove un tempo vi era stato lo spettro della sua paura adesso sedeva Iúil. 



 

"Hai i capelli biondi..."
Borbottò Alex prima di tornare a concentrarsi sul suo caffè. Sentendosi maledettamente a disagio in quel bar.
"Non hai più presentato il tuo libro alle case editrici vero? Troppo impegnato con i preparativi per il matrimonio?"
Alex sussultò e sollevò lo sguardo sbattendo le palpebre.
Non tanto le parole di Iúil lo ferirono ma l'apparizione di quelle fossette che tanto aveva adorato su un sorriso amaro, quasi sofferto. "Credevi che non sapessi cosa mi stavi nascondendo? L'ho capito quasi subito... Ma ero troppo preso da te, da noi... Dalla nostra piccola fuga... E quando ti addormentavi stretto a me io mi illudevo che prima o poi mi avresti detto che quella storia era finita, che non ti saresti sposato perché tra noi era nato qualcosa di speciale... Ma poi John ha infranto la magia... Il tuo testimone... è per lui che sei scappato così veloce? Se lo rivedi ricordami di ringraziarlo, mi ha mostrato la verità che cercavo di ignorare..."

John...

Quel nome lo colpì come uno schiaffo.
Ricordava la chiamata, l'arrivo in aeroporto e John che gli correva incontro per stringerlo in un abbraccio.

Diavolo mi sei mancato Al... Spero che questo viaggio ti abbia portato ispirazione...

Alex sbattè rapidamente le palpebre cercando di ricacciare le lacrime. "Lui è... Lui è morto... Karen... mi ha lasciato e... Io..."
"Tu sei venuto qua dopo tutto questo tempo per? Svagarti mentre cerchi di rimettere in piedi la tua esistenza? Per poi fuggire ancora?"
Alex scosse la testa mentre la voce di Rose gli riecheggiava nella mente.

Non dovresti rinchiuderti in un mondo di fantasia rinunciando a vivere

Ma non ci riusciva, la realtà faceva maledettamente male. La realtà dove sua sorella Alina era morta come anche John. Dove Karen lo odiava per le sue menzogne e i suoi sogni si sgretolavano in una manciata di fogli stropicciati... Assiema ai ricordi di lei... La sorella perduta...
"Scusa se ti ho fatto perdere tempo..." sussurrò alzandosi in piedi.
Poi una mano invisibile lo afferrò, trattenendolo, Rose lo guardava, supplicandolo di restare, di parlare con Iúil. Ma Alex si liberò dalla presa dello spettro e si allontanò rapido.
Una volta fuori annaspò e per poco non cadde.
Ricordava i lineamenti si Alina, occhi scuri come i suoi, la sua risata, macchie di colore sul viso e tra i capelli mentre se ne stavano sdraiati a terra circondati dagli arcobaleni.
Da quando era morta quell'argomento era diventato tabù, non era permesso parlarne... Forse perché era troppo doloroso, ma Alex avvertiva quel vuoto più di tutti loro. Ogni momento della sua vita lo aveva passato con lei da quando erano nati a pochi respiri di distanza e mai aveva messo in dubbio che avrebbero cessato di esistere assieme.
Si appoggiò alle ginocchia sentendo un'insopportabile fame d'aria e si pentì di aver chiesto a suo fratello tanto spazio.

Qualunque cosa accada, non starmi addosso ok?

Ansimò cercando di catturare ogni soffio d'aria.
Oscillò e fu certo di precipitare giù quando due braccia lo afferrarono.
"È morta... per colpa mia... Ero nato poco prima di lei io... Dovevo prendermene cura... E invece... Dovevamo restare assieme... E poi John e..."
Chiuse gli occhi e avvertì una goccia di pioggia scivolare sulla sua guancia mescolandosi alle sue lacrime.
Iúil lo strinse a sé mentre la pioggia avvolgeva quell'abbraccio.
"Mi dispiace..." singhiozzò mentre l'altro lo stringeva con forza.


Iúil lo spinse sotto la doccia senza smettere di baciarlo, rimuovendo ogni barriera, lasciando scivolare le dita. Mentre Alex ricambiava e l'acqua li avvolgeva calda, spazzando via ogni dubbio, ogni domanda, tutte quelle ore perdute nella lontananza.
Iúil sorrise quando lo assaporò nuovamente, perché quei sapori gli riportavano alla mente il loro primo bacio e i suoi capelli odoravano ancora della notte, della foresta.


Alex prese il cellulare e scrisse veloce un messaggio

SONO CON LUI, SCUSA SE SONO SPARITO – Al

La risposta del fratello non tardò ad arrivare

PRENDETEVI TUTTO IL TEMPO NECESSARIO – Matt.

Alex riappoggiò il telefono e raggiunse Iúil in camera. Lo aspettava seduto sul letto.
Gli sedette accanto e chiuse gli occhi cercando di radunare i pensieri.
L'altro gli passò la mano sulla clavicola sorridendo. "Questa maglia è decisamente troppo grande per te... sai... sembri dimagrito molto più magro di come ti ricordavo..."
Alex sorrise e inarcò un sopracciglio.
"Iúil devo spiegarti molte cose, ma soprattutto voglio assicurarti che non voglio usarti, non l'ho mai voluto io..."
Ma Iúil lo interruppe per baciarlo. "Ti porego... adesso voglio vivere nel presente... Possiamo parlare più tardi del passato? Possiamo assaporare l'adesso?" chiese affondando le dita tra i capelli ancora umidi dell'altro.
Alex annuì baciandolo con rinnovato trasporto.



 

...



 

Iúil si appoggiò alla ringhiera, si voltò per osservare il mare alle sue spalle, mentre le onde cariche di schiuma si infrangevano sulla spiaggia. Una profonda distesa grigia, un abisso che assorbiva la luce. Profonda e inscrutabile come i suoi timori.
Si riscosse e si voltò verso la sua luce, ogni volta che distoglieva lo sguardo a lui temeva che potesse svanire. Non voleva dar voce ai suoi timori.
Alex stava gesticolando in modo goffo cercando di mostrare i gusti gelato che volevano.
Poi sul suo volto si allargò un gigantesco sorriso che a Iúil parve rischiarare il cielo.
Incrociò le braccia cercando di riscuotersi da quella magia.

Non lo ricordava così magro e pallido, le gambe asciutte che spuntavano dai suoi pantaloni corti, la maglia troppo grande eppure, nonostante si sforzasse di osservare ogni minimo difetto di quell'uomo non riusciva a non adorarlo, forse persino amarlo.
Per quello aveva continuato a sperare di rivederlo, e quando lo aveva visto crollare fuori dal bar non era riuscito a impedirsi dal correre da lui.
Lo aveva atteso, dandosi dell'idiota ogni singolo minuto eppure, quando lo aveva baciato aveva compreso il perché, aveva capito che non avrebbe mai desiderato baciare altre labbra.
Quando Alex si avvicinò a lui lo afferrò per i polsi per trarlo a se e baciarlo, avvertendo il sapore di menta e cioccolato sulla sua lingua.

"prendi..." borbottò con Alex con un mezzo sorriso.
Camminarono in silenzio e Iúil osservò l'altro divorare il gelato con gusto macchiandosi naso e mento.
Iúil rise e una volta terminato il suo cono con due morsi si protese verso l'altro per ripulirlo da quelle macchiette scure.
Alex si fermò mentre le prime gocce di pioggia iniziavano a cadere.
Iúil gli sollevò il mento e iniziò a baciare lentamente ogni parte di quel volto tanto adorato, soffermandosi sulle palpebre chiuse, là dove le lacrime iniziavano a mescolarsi alla pioggia.

Le labbra di Alex si dischiusero ma prima che potesse parlare Iúil lo bloccò sigillando quelle parole con un bacio.
"Non devi darmi alcuna spiegazione... Io sono qua e ascolterò ogni cosa... Sia le tue parole che il tuo silenzio... Ti aspettavo e..." Alex abbassò lo sguardo sull'oggetto che Iúil aveva posto sul palmo della sua mano. Una maschera a mezzaluna su cui era inciso in nome MONOSTATOS a cui erano appese delle chiavi. "Ti aspetterò sempre..."
I grandi occhi scuri di Alex parvero emanare la gratitudine a cui non riusciva a dare voce.
Le lunghe dita di Alex si chiusero sulle chiavi e Iúil si portò quella mano alle labbra baciandone le nocche soffermandosi sull'anulare della sua mano a suggellare quella promessa.

 

 

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Capitolo 6
*** Cap. 06 ***


Capitolo 06

 



 
Matt si voltò e il suo sguardo si intrecciò con quello di Iúil e ricambiò il sorriso.
Poi lasciò correre lo sguardo verso Alex, profondamente addormentato, la testa abbandonata sulla spalla dell’altro.
Sorrise osservando quell’espressione abbandonata, la mano stretta dolcemente a quella di Iúil.
Matt era stato così felice di vederli avanzare e sorriso nel vedere il fratello felicemente imbarazzato nel presentargli il suo Tamino… Iúil.
 
Non si sorprese della richiesta he ne seguì.
“Vorrei andare da lei… Da Alina… E da John, è il momento…”
Aveva annuito ma poi Alex aveva aggiunto.
“Iúil verrà con noi ma… Dobbiamo prendere il pullman…”
 
Così si era ritrovato seduto ore su quel sedile stretto e scomodo.
A pensare al suo fratellino e al dolore che aveva cullato dentro di se per anni, impedendosi persino di amare.
Sospirò ricordando quell’ultima estate passata assieme, Alina e Alex sdraiati su quella terrazza mentre il piccolo Alex, ricoperto di risate e colori illustrava alla sorella il suo sogno variopinto. Un ultimo sbuffo di gioia prima che le nubi cariche di tempesta travolgessero ogni cosa. Avrebbe voluto immergersi un’ultima volta e diventare parte delle linee variopinte, ma erano solo ombre e assieme a Alex, avrebbe dovuto lasciarle andare.
 
 
Alex avanzò tenendo con mani tremanti la candela, avanzò fino alla parete che riportava la foto di John. Gli occhi di giada ora grigi in quella foto di porcellana.
Aveva acceso la candela del suo sepolcro e posato le dita della mano libera sulle labbra e poi sulla lastra di marmo, scivolando sulla foto di quello che era stato il suo migliore amico.
“Mi dispiace di non aver voluto ascoltare le tue parole… Di non aver compreso se non troppo tardi… Mi manchi… Ti amavo… Eri mio fratello e…” le parole gli si sbriciolarono in gola e volse lo sguardo là dove aveva più temuto, verso quel volto così minuto e scolorito.
“Alina io… Scusa se non sono riuscito a ad afferrarti, se ero troppo piccolo e non sapevo neanche se nel mondo reale esistesse il male, le malattie, la morte… L’ho scoperto con la tua perdita e così anche la mia immaginazione si è riempita di mostri… Ma io ero il peggiore di tutti… Perché ti avevo lasciato andare da sola…”
Alex si protese verso la candela accanto a quel frammento del suo passato e la accese.
“Non meritavo di vivere, di essere felice… Se tu non…”
Oscillò e la candela gli scivolò tra le dita.
Si rannicchiò su se stesso e lasciò andare quel dolore che per tanto aveva rinchiuso in profondità. Una mano si poggiò sulla sua spalla.
“Lascia andare il passato Al… Lascialo sprofondare… Non è stata colpa tua, vivi per entrambi… Al di fuori del mondo dell’immaginazione…”
 
 
Matt si sollevò e sorrise a Iúil incoraggiandolo raggiungere il fratello che avanzava verso di loro. Il ragazzo non se lo fece ripetere e si precipitò tra le braccia dell’amato.
Alex rimase aggrappato al suo presente, il suo ora, non sarebbe più scappato.
 

 

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