Sweet freedom for Alucard

di Recensior
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Situazione attuale alla Hellsing ***
Capitolo 2: *** Addestramento ***



Capitolo 1
*** Situazione attuale alla Hellsing ***


Helèna era da poco arrivata alla Hellsing. I suoi genitori erano venuti a mancare in uno strano incidente d’auto dal quale lei era miracolosamente uscita illesa, ma da quel giorno avevano cominciato a tormentarla molti incubi, soprattutto riguardanti strane creature della notte che a quanto sapeva appartenevano solo alle leggende. Ma il giorno del funerale, una strana donna occhialuta vestita di nero le si era avvicinata e aveva iniziato a parlarle. Era alta, piuttosto mascolina e non particolarmente bella, la sua voce imperiosa le faceva venire i brividi ma si mostrava gentile. Le disse di essere Integra Hellsing, una sua lontana zia, di essere dispiaciuta per la morte dei suoi genitori e che d’ora in avanti si sarebbe occupata lei stessa di Helèna, per accontentare la richiesta di sua madre e suo padre che la conoscevano bene e sapevano che semmai fosse accaduto loro qualcosa, soltanto lei avrebbe potuto occuparsi della loro amata figliola. E così andò. Helèna si trasferì alla Hellsing il giorno seguente e venne subito messa a conoscenza della natura vampiresca di Alucard e Seras, dopotutto non c’era motivo per nasconderglielo, ormai era di famiglia e non sarebbe potuta vivere lì dentro senza conoscere la verità. All’inizio fu un duro colpo ma poi si abituò in fretta, dopotutto Seras pur essendo un vampiro era la persona più dolce che avesse mai conosciuto.
Quello era il posto per lei, se lo sentiva, e così la facevano sentire i suoi coinquilini. Integra in persona l’aveva accolta a braccia aperte, come una vera madre, Seras l’aveva da subito adorata e Alucard… beh… Alucard l’aveva stregata fin dal primo istante.
Helèna era una ragazza semplice e buona, con poche pretese. Aveva una propensione per l’altruismo e questo l’aveva sempre contraddistinta, forse fu proprio questa sua dote innata che le permise di capire immediatamente che dentro quel vampiro apparentemente crudele e sadico ci fosse ben altro; dietro ai suoi luminosi canini e ai suoi bellissimi occhi color ciliegia c’era un cuore gentilissimo, un animo buono ed empatico, più umano di qualsiasi altro umano che avesse mai incontrato.
Purtroppo, questo suo intimo lato così nobile non era visto di buon grado dalla sua padrona. Integra lo costringeva a essere più crudele e feroce possibile contro i loro nemici, per il bene della Hellsing o almeno così diceva.
Tutto questo Helèna lo venne a sapere dal povero Alucard, che una sera tra qualche lacrima le confessò come doveva vivere sottoposto a quell’essere. Non era raro, per esempio, che una persona inizialmente invitata alla Hellsing per parvenza di cordialità e con cui lui avesse spontaneamente fatto amicizia, come il suo ultimo amico Phil, fosse in realtà un nemico della sua padrona e, dopo qualche giorno, una volta sistemate quelle che Integra chiamava “faccende esterne”, dovesse perciò essere eliminata.
Ovviamente era a lui che dava l’infausto ordine di scannare la povera vittima nel sonno, trasformarla in ghoul e poi ucciderla di nuovo, come alibi; lei giustificava la sua predilezione per lui perché era il vampiro più forte e non rischiava di fallire, lui invece era convinto che glielo ordinasse per un suo piacere sadico, di quanto la vedeva sogghignare divertita quando glielo ordinava e soprattutto quando, a lavoro finito, vedeva la tristezza nel volto del draculino, sporco del sangue del suo vecchio amico.
Helèna gli accarezzò i capelli e lo guardò con tutta la dolcezza e la comprensione che la contraddistinguono: “Mi dispiace tantissimo, non me lo sarei mai aspettato, Integra è peggio del demonio. Ma sappi che io non ti abbandonerò mai.”
Alucard spalancò i suoi occhioni rossicci e umidi, scoppiò a piangere e le disse: “Oh Helèna, tu mi capisci nel profondo come nessuno mai potrebbe! Hai ascoltato il mio cuore, sei l’unica in sintonia con me… Io ho proprio paura di perderti per colpa sua… forse anche tu sei una sua nemica, e… e lei… m-mi or-ordinerà di ucciderti una notte di queste!” Dilaga in un mare di lacrime appoggiando il viso sui seni prosperosi della sua ragazza.
Helèna gli abbraccia la testa e la spinge di più in mezzo ai suoi seni, per farlo sentire confortato a pieno; solo lei ne era in grado.
“Su, non piangere draculino mio. Pensaci, io non ho nulla a che fare con lei, non l’ho mai conosciuta né vista e sono qui solo per un caso. Inoltre so che era amica dei miei genitori, quindi è una specie di zia per me, non devi preoccuparti.”
Alucard rialza la testa e la guarda speranzoso negli occhi: “Ne sei sicura?”
“Sì” Dice sorridendo e lo bacia con tutta sé stessa, facendogli sentire le sue labbra morbide e il suo profumo di fiori di campo estivi. Alucard si riprende e comincia a pensare solo a lei, a quanto è irresistibile e a quanto la vuole fare sua, immediatamente. In un impeto di amore le loro effusioni aumentano, e poi si addormentano insieme, tra le coperte e i cuscini di seta, illuminati da un caldo sole mattutino.
 
Intanto Integra, nel suo studio, stava festeggiando il suo ultimo aumento di guadagno mensile.
“Ah-ah! Il bilancio della Hellsing è aumentato ancora del 2%!” Dice gioiosa a voce alta da sola, mentre fuma due sigari e ha gli occhi luminosi.
Poi si rabbuia di colpo, aggrottando la fronte: “Speriamo che questa nuova sgualdrina non cominci a fare la viziata e pretenda altre comodità. Già mi sta costando l’1% in più mantenerla…” E una nuvola di fumo di foschi pensieri si addensa sopra la sua testa: “Beh, sennò: peggio per lei! AHAHAH”
 
Intanto Seras stava pulendo i bagni come al solito, ma non riusciva a non pensare a Helèna. – Ahhh... è la ragazza più gentile e generosa che abbia mai conosciuto… vorrei che fosse qui con me in questo momento a tenermi compagnia, sono così sola…. Basta Seras! - E si dà un colpo in testa. - Devi lavorare! Sennò lo sai poi cosa ti fa la tua padrona…ghhh - Seras sbianca, trema e poi si rimette a lavare i bagni al doppio della velocità di prima.
Finito il lavoro, va in cucina per bersi un bicchiere di succo di frutta. Apre il frigo, prende il suo preferito alla pera e se lo versa nel bicchiere fino all’orlo. - Oh che fortuna è appena finito il cartone, menomale che l’ho preso in tempo! - Si lecca le labbra dalla goduria.
Mentre se lo avvicina alla bocca appare Integra da dietro, spuntando dall’oscurità alle sue spalle. “Ehi ragazzina! Batti la fiacca??” Le intima con sguardo accigliato.
Seras salta in aria e mezzo succo cade per terra. “No-no mia Padrona! Stavo solo bevendo un attimo dopo aver finito i bagni…”
“Non prendermi in giro. Lo sai che puoi fare pausa solo quando io prendo il tè pomeridiano, ovvero dalle 17:30 alle 17:35.” Con sguardo noncurante e glaciale.
“Ma-ma
“Niente ma. Anzitutto pulisci lo sporco che hai lasciato a terra” indicando la macchia di
succo caduto sulla moquette. “E poi, puzzi come un verme.” La guarda dall’alto in basso con sguardo sdegnato. “Vatti a fare una doccia e dopo cucinami della carne al sangue. E guai a te se ne assaggi anche solo un pezzetto. Lo sai che me ne accorgo.” E la fissa con uno sguardo infernale.
“Si-signorsì Padrona, Integra Mia Signora!” Deglutisce tesissima.
“E grazie per il succo, mi andava proprio. Ero scesa per questo.” Prende il bicchiere dalle mani di Seras e se ne va nel corridoio.
Mentre cammina, versa tutto il succo nel vaso di una pianta e inizia a ridere di gusto.

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Capitolo 2
*** Addestramento ***


Quella mattina Helèna fu svegliata dal suono assordante di una sirena, accompagnato da delle rimbombanti urla amplificate attraverso dei megafoni che, non si sa come, erano stati piazzati durante la notte all’interno di ogni stanza del maniero, compresa la camera da letto della ragazza.
“MA CHE ORE SONO????” si chiese la ragazza accarezzandosi i lunghi capelli dal colore del tramonto inondato di luce e stropicciandosi assonnata i grandi occhioni cangianti.
“SVEGLIA MEZZE CALZETTE, VI VOGLIO RADUNATI SUL RETRO DELLA HELLSING ENTRO 5 MINUTI!!!” gridava la voce indistinguibile di Integra Hellsing attraverso il megafono. Helèna balzò giù dal letto e si vestì in fretta e furia. Indossò uno dei suoi abitini preferiti, un vestito a balze viola con un corsetto rosso ben stretto in vita che enfatizzava i suoi fianchi e i suoi seni prosperosi, si pettinò i capelli e scese correndo, spaventata dalla reazione della padrona di casa se per caso l’avesse vista arrivare in ritardo.
“Quella è capace di farmi frustare...” sussurrò spaventata mentre correva. Integra era una donna colta, splendida, imperiosa, e per questo, a volte, la sua innata dote al comando poteva risultare violenta.  Mentre correva a perdi fiato, per sbaglio andò a sbattere contro qualcosa, anzi qualcuno... fece per cadere all’indietro ma una mano salda la sollevò, tirandola a sé. Quando Helèna aprì gli occhi si ritrovò davanti Pip Bernadotte, un mercenario che era appena stato assunto alla Hellsing.
“Cherie, una bella fanciulla come te dovrebbe stare più attenta... rischieresti di rovinare il tuo faccino e questo sarebbe un grosso peccato” sussurrò con un marcato accento francese, mentre masticava una cicca di sigaretta.
“T-ti chiedo scusa, è che andavo di fretta, Integra ci sta chiamando sul retro della villa e se non arriviamo in tempo noi...”
“Shhh” rispose mettendole un dito sulle labbra e facendola arrossire “non c’è alcuna fretta. Non capisco cosa ha quella donna da urlare tanto, non siamo mica sotto attacco!”
Helèna rise “Sì, ma a me non piace quando mi urla contro... mi spaventa... quindi preferisco andare!”
“Allora vuol dire che ti scorterò io. Non è sicuro per una principessa come te scorrazzare da sola in questa villa impolverata e piena di trappole medievali...” rispose, prendendola sottobraccio e facendola nuovamente arrossire.
Quando arrivarono sul retro della Hellsing, uscirono in uno spiazzale di cemento armato grande quanto un intero campo da calcio, che solitamente si utilizzava per gli allenamenti militari. Integra stava al centro, seduta in una poltrona che aveva evidentemente fatto trasportare lì apposta, coperta da un ombrello che la proteggeva dal sole e teneva in mano il megafono continuando a urlare ordini non poco chiari alle truppe disposte in ordine davanti a lei, mentre un soldato le lucidava gli stivali. Dietro la poltrona, Walter e Alucard stavano in piedi in silenzio.
“Alucard!” esclamò Helèna quando lo vide sotto al sole cocente, realizzando quanto ciò gli stesse facendo del male, e corse verso di lui.
“Alla buon’ora... cos’è, ti stavi lucidando i capelli con la polvere di fata? AHAHAHAHA” la rimproverò Integra ridendo di gusto e fulminandola con lo sguardo. Helèna era terrorizzata, ma ciò non l’aveva fermata dal raggiungere il suo Alucard. Gli prese la mano: era incandescente. Sudava e le sue occhiaie erano pesantemente segnate. Doveva farlo rientrare subito!
“Ehm m-mi scuso Signora Padrona Sir Integra... ho fatto prima che ho potuto! Ma adesso la prego, Alucard non dovrebbe stare qui fuori, è pericoloso per un vampiro stare a contatto col sole!” implorò la ragazza, quasi in lacrime.
“Con chi credi di parlare piccola ingenua!? Che sciocchezze! Alucard ha subito un intero ciclo di allenamenti per potersi temprare e sopravvivere anche sotto al sole, in questo momento si sta allenando, non vedi? Cosa credi che me ne debba fare di un comune vampiro, che al sole avrebbe l’utilità di un pinguino nel deserto?” La fissò inarcando il sopracciglio al massimo.
“M-ma signora... non si sente bene, lo guardi! È bollente!”
A quell’insistenza, Integra alzò lo sguardo direttamente verso il vampiro. “Di’ Alucard, per caso gradiresti mandare in fumo l’allenamento e rientrare nei suoi sotterranei?”
Alucard aprì la bocca e fece per parlare, un sospiro gli si spense in gola. “N-no, padrona. Voglio... voglio continuare l’allenamento.”
Un ghigno soddisfatto si dipanò sulle labbra della donna. “Molto bene. Come vedi, Helèna, le tue preoccupazioni sono infondate. Faresti meglio a restare al tuo posto la prossima volta.” E si accese un sigaro.
“Ma Alucard....” sussurrò la giovane, in lacrime. Cos’era accaduto? Perché Alucard non aveva detto la verità? C’era qualcosa che non le tornava in quella situazione, qualcosa che doveva assolutamente scoprire...
“Oh... ma cos’abbiamo qui? Un mercenario ritardatario.” Fece Integra spostando subito la sua attenzione su Pip, che stava tentando di inserirsi nella sua fila senza destare sospetti.
“Chiedo scusa padrona Integra, la mia sveglia non ha suonato.” Rispose con nonchalance.
“Ah, ma davvero? Forse allora avevi la stessa sveglia della nostra Seras Victoria...” disse, sbuffando fumo e guardandolo con gli occhi spalancati.
“E-ehm... non capisco cosa intende dire signora Integra...”
“Questa mattina Seras Victoria non si è fatta viva. Scommetto che tu sai dove possiamo trovarla... provo a indovinare, nel tuo letto?”
“N-no signora, si sbaglia lo giuro!”
“Davvero? Che ne dici di andare a controllare, mh? E se la troviamo...” disse, alzandosi dalla poltrona per stringere tra i guanti una pesante catena.
“Oh mon dieu!” esclamò Pip nella sua lingua madre, lasciando cadere la cicca per lo shock.
“No! Confesso, confesso! Sono stato io a trascinarla nel mio letto stanotte, lei non c’entra nulla, la prego, non faccia del male alla poliziotta signora Integra, se qui c’è qualcuno che dev’essere punito quello sono io!” esclamò lui coraggiosamente.
Integra strinse il sigaro tra i denti, mentre Helèna guardava la scena tramortita, attaccata al braccio di Alucard, che intanto trasudava come una cascata.
“Abbiamo un eroe... “ commentò la magnifica bionda “molto bene, soldato.” Si alzò, facendo segno a Walter di smontare la baracca. “Soldati, proseguite le vostre esercitazioni di oggi. Tu, soldato Bernadotte, seguimi nel mio ufficio.” Concluse, sparendo verso l’interno della villa con Pip alle sue spalle.
Finalmente, quando la padrona scomparve, Alucard cadde sfinito al pavimento.
“ALUCARD!!!” urlò la ragazza gettandosi su di lui per scuoterlo. Sembrava svenuto. “WALTER, TI PREGO, AIUTAMI A RIPORTARLO NEI SOTTERRANEI!”
Il maggiordomo li guardava con triste consapevolezza. Sapeva di non poterlo fare. In teoria, il vampiro sarebbe dovuto rimanere lì finché Integra non gli avesse dato il permesso di rientrare, ma vista la criticità della situazione decise di fare un’eccezione. A Integra avrebbe dato una giustificazione più che valida.
“Sì, dobbiamo agire immediatamente.” Rispose il maggiordomo, sollevando Alucard e poggiandolo di peso su una spalla. “Corri a prendere alcune sacche di sangue ghiacciate dal freezer e una siringa con su scritto il numero 14, poi raggiungimi nei sotterranei.”

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