Non solo musica e parole di fragolottina (/viewuser.php?uid=66427)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Delusione ***
Capitolo 2: *** Can you speak english? ***
Capitolo 3: *** Tradimento ***
Capitolo 4: *** Treno ed aereo ***
Capitolo 5: *** Sorpresa ***
Capitolo 6: *** Fan heart ***
Capitolo 7: *** ...so kiss me... ***
Capitolo 8: *** Orgoglio maschile ***
Capitolo 9: *** Affetto ***
Capitolo 10: *** Germany vs Italia ***
Capitolo 11: *** Salvami ***
Capitolo 12: *** Dieci giorni ***
Capitolo 13: *** Nella notte ***
Capitolo 14: *** Il poker della pace ***
Capitolo 15: *** La tensione gioca brutti scherzi ***
Capitolo 16: *** Paparazzi ***
Capitolo 17: *** Mai più ***
Capitolo 18: *** Investimento ***
Capitolo 19: *** 100 groupies ***
Capitolo 20: *** Il suo più grande fan ***
Capitolo 1 *** Delusione ***
1. delusione
DELUSIONE
Stava
cantando sul palco, era un fan-party e voleva regalare alle sue
ammiratrici un assaggio di quella che sarebbe stata la loro musica
d'ora in poi, quindi si era messo a cantare il primo singolo uscito dal
loro nuovo album, "Automatic"; gli piaceva un sacco quella canzone,
avrebbe ridefinito il loro stile ed anche le fan sembravano
apprezzarla. Le vedeva ad un passo di lui urlare a squarcia gola il
loro nome, infondo era per loro che suonavano; sorrise tra un verso e
l'altro, ma il suo sorriso si spense.
Incontrò gli occhi di una ragazza che lo fissava a braccia
incrociate sul petto, nel suo sguardo qualcosa che inizialmente non
riuscì a riconoscere; il ragazzo accanto a lei le disse qualcosa
e lei annuì sospirando. Fu in quel momento che capì di
cosa si trattava: delusione. Aveva davanti a lui diverse centinai di
fan e quella ragazza era l'unica triste e delusa, lo fissava e nei suoi
occhi c'era una frase, qualcosa tipo "da te mi sarei aspettata di
più!". Lanciò un'occhiata ai suoi capelli ora intrecciati
e scosse la testa con un sorriso amaro, poi si voltò verso il
suo accompagnatore e fecero per allontanarsi; si voltò un'ultima
volta a gurdarlo e lo trovò che ancora la fissava stupito, poi
sparì dietro una via.
Ma infondo cosa importava? Di certo non poteva aspettarsi che tutte lo
amassero, magari quella era soltanto una di quelle ragazze pronte a
definirlo un "frocio del cazzo" o cose così, oppure gli piaceva
tutto un altro genere di musica. Poteva essere, il fatto che avessero
succeso non significava che avessero il mondo ai loro piedi.
Oppure avevano sbagliato qualcosa...
Una volta finito con la loro comparsa, gli agenti della security li
aiutarono a raggiungere il loro hotel grazie ad un passaggio forzato
tra i fan; di tanto in tanto si fermavano a firmare qualche autografo e
scattare qualche foto.
- Siamo andati bene?
Tom lo guardò prima sorpreso, poi seccato.
- Oh, ti prego, Bill, non ricominciamo con le tue crisi esistenziali! Siamo stati bravi, guardale...
Gli indicò con un braccio le fan in deliro, una in lacrime che
mostrava il display con la loro foto ad una ragazza accanto a lei con
gli occhi pesantemente truccati; lui incorciò le braccia sul
petto, mettendo quasi il broncio, per niente soddisfatto dalla risposta
del fratello.
- Beh, è ovvio che quelle qui intorno siano soltanto quelle che ci adorano!
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo, sospirando, periodicamente cadeva nel baratro dell'incertezza.
- Di questo ti deve importare, tu devi suonare per quelli che ci amano! È inevitabile...
Si strinse nelle spalle.
- I gusti sono gusti!
Questa volta fu lui a sospirare, se non era una loro fan, che ci faceva lì ad ascoltarli e vederli?
Salì sull'ascensore diretto alla sua suite, si fermò
davanti alla porta e bussò; una ragazza in pigiama gli venne ad
aprire, bella e sorridente. Entrò chiudendosi la porta alle
spalle in fretta, gli sembrava ancora impossibile di essere riuscito a
nascondere la sua recente storia con Seline: di averla addirittura
portata con lui senza violare la loro privacy. Certo, questo
significava fare il viaggio divisi, darle un pass per farla entrare in
albergo e barricarla dentro, ma almeno potevano stare insieme.
Gli buttò le braccia al collo posandolgi un dolce bacio sulle labbra.
- Ciao...
Sorrise ricambiando il suo bacio.
- Ti sei annoiata?
Lanciò un'occhiata alle sue spalle: il letto sfatto, il vassoio
con la colazione appoggiato per terra, la televisione accesa in una
lingua incomprensibile.
La superò sdraiandosi sul letto e guardando le figure dei
cartoni animati senza riuscire ad acchiappare nemmeno una parola, lei
si stese accanto a lui.
- Tu non capisci l'italiano, vero?
Scosse la testa e la guardò.
- Tu si?
Incredibilmente lei annuì; l'espressione del ragazzo divenne improvvisamente stupita.
- Davvero?
Fece una smorfia.
- Un po'...ho una zia italiana...
Passarono le due ore successive continuando a guardare la televisione,
mentre Seline gli traduceva le battute dei personaggi; ma quella
ragazza che scuoteva la testa delusa, continuava a rimanere nella sua
mente.
- Seli...
La ragazza lo guardò, due occhi verdi come lo smeraldo che lo fissavano.
- Ti piace il nuovo singolo?
Lei sorrise intenerita accoccolandosi al suo petto.
- Certo che mi piace, amore! Che domande fai?
Si arrotolò l'orlo del lenzuolo ad un dito, tenendo gli occhi bassi.
- Sai, una fan se n'è andata mentre cantavo...non le siamo piaciuti...
La ragazza lo guardò piena di apprensione.
- Bill, non dovresti preoccuparti così tanto solo per una
ragazza...può darsi che avesse semplicemente un appuntamento,
magari non era di qui ed è ovuta andare a prendere il treno!
Sembrava un tentativo così disperato di consolarlo...
Le mani di Seline si intrufolarono piano sotto la sua maglietta.
- Che ne dici se cerco di tirarti su il morale?
Alzò gli occhi e sorrise cercando la sua bocca da baciare.
- Mi sembra un'ottima idea...
Stava per raggiungere i suoi boxer, ma la fermò in preda ad uno strano presentimento.
- Seline, per caso Tom è entrato qui dentro?
- Si, ha detto che ti serviva la matita...
Sospirò.
- Seline, monito per il futuro, mai far frugare Tom tra le mie cose!
Uscì ed andò davanti alla camera del fratello, dovette
bussare a lungo prima che lui si degnasse di venirgli ad aprire in
boxer; si guardarono in cagnesco per qualche minuto.
- Tom, i preservativi!
Il fratello scrollò le spalle.
- Impossibile...
Non rispose continuando a fissarlo ed aspettare.
- È inutile che mi guardi in quel modo, li ho finiti, erano rimasti 2!
- Cosa? Con chi?
- Sara.
Bill era incredulo.
- Chi è Sara?
Si strinse nelle spalle scuotendo la testa.
- Non lo so...
Fece un gran sorriso.
- Però è carina...
Lo lasciò lì dirigendosi a grandi passi di nuovo nella
sua stanza, problemi di avere il "sexgott" come fratello? Il furto dei
profilattici diligentemente portati dalla madre patria per evitare
problemi. Sospirò e tornò nella sua stanza.
- Seline, come si dice "preservativo" in italiano?
Adesso doveva farsi accompagnare da qualche guardia in farmacia, gli
avrebbero scattato miliardi di foto, già immaginava i titoli dei
giornali: "Problemi di salute in casa Kaulitz?".
Ovviamente la security non fece storie, erano pagati per quello, e dopo
essersi tirato il cappuccio di una felpa enorme sulla testa ed aver
inforcato i suoi enormi occhiali da sole di Dior, scese per strada alla
ricerca di una farmacia cercando di dare nell'occhio il meno possibile.
Passò davanti ad un McDonald's con una parete a vetro e si
fermò. Davanti a lui, ferma di fronte ad una vetrina, c'era la
ragazza con lo sguardo deluso; fece un cenno all'uomo che lo
accompagnava facendogli capire che voleva parlarci, doveva chiederle
cosa non le era piaciuto.
Le si avvicinò, inciampò e le cadde addosso, gli occhiali
volarono via e quando lo guardò lei rimase senza fiato.
- Wow...e pensare che credevo di essere io a doverti saltare addosso!
Non capì una sola parola di quello che gli disse, poteva anche
essere la minaccia di una denuncia, così dopo essersi alzato ed
essersi scusato diverse volte in tedesco, rimase a guardare ansioso le
due faccie perplesse davanti a lui: quella della ragazza e quella del
suo amico. Si trovò davanti un problema metodico di proporzioni
apocalittiche: lei non parlava tedesco. Rimase fermo come un
baccalà a studiare la mossa successiva, lei si abbassò e
gli raccolse gli occhiali, per lo meno, non sembrava ostile. Le porse
una mano.
- Bill Kaulitz...
Lei rise ed anche il ragazzo accanto a lei, ovviamente sapeva chi era; ma gliela strinse.
- Alessia...
Ritorno
alle origini...è un po' che non bazzico questa sezione quindi se
qualcuno avesse già avuto questa idea mi scuso e vi prego di
avvertirmi! Provvederò immediatamente ad
eliminarla...baci&abbracci...
Se la gradite lasciatami un pensierino...ogni opinione sarà ben accetta!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Can you speak english? ***
2. can you speak english?
CAN YOU SPEAK ENGLISH?
Non sapendo come fare a farsi
capire la prese per mano, sperando che lei avesse l'insana idea di
seguirlo; Alessia sgranò gli occhi ed acciuffò al volo la
mano di Marco, dove andava uno andava l'altro questo era il patto.
- Credevo che fossimo venuti fin qua su per questo!
- Veramente eravamo venuti su in segno di protesta...
Il moro li condusse davanti ad una caffetteria, poi la guardò
sperando che quei pochi libri che aveva aperto gli venissero incontro.
- Can you speak english?
Doveva scoprire il perchè di quella sua espressione, altrimenti
si sarebbe tormentato a vita; doveva sapere cosa aveva sbagliato. Lei
si morse il labbro inferiore incerta, dubitava che ne sarebbero usciti,
ma annuì; Bill disse qualcosa alla sua guardia del corpo che li
aveva seguiti fin lì in tedesco.
Si sedettero, lei accanto ad Marco e lui davanti a lei; continuava a gurdarla fisso come se cercasse qualcosa.
- Why...you don't...do you not...
Sbruffò perchè proprio una lingua infame come l'inlese
doveva diventare la più parlata al mondo? E pensare che c'era
chi la riteneva semplice!
La guardò sperando che fosse una telepate, magari aveva capito
cosa voleva chiederle, ma la sua espressione perplessa lo gettò
in preda allo sconforto.
- Don't you like us?
Non era affatto sicuro che si dicesse così, ma qualcosa nel suo
inglese stentato fece breccia; annuì un po' incerta.
- So, do you not like me?
La frase sembrava ancora più forzata dell'altra, ma visto che le
era arrivato il concetto della precedente si sentiva ottimista!
- I like you...
- And why are you...
Arricciò il naso, come cavolo si diceva delusa in inglese? Chiuse gli occhi sputando fuori un:
- Sad.
Lei piegò lentamente la testa di lato.
- Sad? I'm not sad!
Sapeva che non era triste, ma non gli veniva nient'altro; avrebbe
dovuto trovare un interprete...momento, lui ce l'aveva un'interprete:
Seline! Certo, farla vedere ad una fan sarebbe stato come gettarla in
pasto agli squali; però doveva sapere e quello era l'unico modo.
- You promise!
Alessia non ci stava capendo più niente le parole di Bill erano
una farneticazione dopo l'altra, lo sapeva, se l'era sentita dal primo
giorno che aveva messo piede in quella dannata facoltà: avrebbe
dovuto studiare tedesco. E invece no, lei si era impuntata ed aveva
deciso per inglese, russo e francese, mai mettersi contro il destino.
- What?
- You will foget everything you see this evening!
Cosa avrebbe dovuto vedere questa sera? La questione si complicava...
Diede una gomitata a Marco che parlava amabilmente con una ragazza del tavolo accanto.
- Vuole che gli prometta che dimenticherò quello che vedrò stasera, ma che cavolo vuol dire?
Lui si strinse nelle spalle.
- Non lo so, ma dì di si!
Guardò il moro deciso di fronte a lei ed annuì.
- I promise.
Lui sorrise palesemente soddisfatto di sè stesso e riferì
con parole italiane storpiate l'albergo in cui alloggiavano, le diede
anche il suo pass in modo che all'entrata le guardie non facessero
storie, le strinse la mano ed uscì. Alessia continuò a
guardare la porta dalla quale era appena uscito, non si sarebbe mai
aspettata tanto, l'aveva sognato, oh, si che l'aveva sognato, ma i
sogni non diventavanp sempre realtà, soprattutto quelli popolati
da rock star internazionali. Marco si appoggiò a braccia
conserte sul
tavolo seguendo i suoi occhi.
- Il cantante dei Tokio hotel, famoso, ricco e ci ha lasciato il conto da pagare?
La ragazza guardò il pass tra le sue mani e lo aprì come
un ventaglio di carte dietro il cartoncino una banconota da 50€.
- Credo che ci abbia lasciato anche la mancia...
Quando tornò in albergo si rese conto di una cosa, aveva dimenticato i preservativi.
- Non siamo costretti ad andarci...
Marco rise.
- No, non siamo costretti, ma ti porterò in quell'hotel a costo di tramortirti e metterti dentro un sacco!
La ragazza lasciò perdere la minaccia continuando a fissare l'entrata del lussuoso albergo dall'altra parte della strada.
- Secondo te che vuole?
Lui si strinse nelle spalle.
- Non ho capito quasi niente di quello che ha detto! Pensa in tedesco, è più difficile!
La security li portò al secondo piano, c'era una sala davanti
alle suite; se lì ci fossero stati dei diplomatici avrebbero
potuto tenere una conferenza senza nemmeno dover scendere le scale. Ma
lì c'erano soltanto un gruppo di ragazzi alle prese con un
successo forse più grande di quello che avrebbero potuto
immaginare. Bill era lì, insieme agli altri e ad una ragazza che
gli teneva la mano: ecco perchè le aveva fatto promettere di non
raccontare niente a nessuno, non voleva che si sapesse che era
fidanzato. Qualcosa dentro di lei tremò, ma infondo era molto
ottimistico pensare che sarebbe rimasto single per sempre e che l'unica
che avrebbe amato sarebbe stata lei...forse era anche più che
ottimistico...
La guardò e sorrise teso, stava per scoprire cos'è che
non andava; strinse più forte la mano di Seline. Se le avesse
detto qualcosa tipo che dopo l'operazione alle corde vocali dello
scorso anno la sua voce era roca, magari stonava e non se ne rendeva
conto: sarebbe potuto morire, anzi, sarebbe potuto morire per molto
meno.
Si strinsero la mano salutandosi silenziosamente, la sua fidanzata si
presentò e si sedettero in attesa delle spiegazioni per la sua
delusione.
Salve...eccoci con il secondo capitolo!
Layla sono contenta che questa storia ti incuriosisca....se non fosse
stato per la nostra chiacchierata di qualche sera fa, il mio cervellino
distorto non si sarebbe messo in moto! Quindi spero che continuerai a
seguirla...
Saluto anche tal je-tvb che è venuta a cercarmi via e-mail...ecco l'aggiornamento che aspettavi!
Ovviamente invito chiunque voglia a farsi vivo...baci&abbracci...
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Tradimento ***
3. tradimento
TRADIMENTO
L'intero
gruppo più quella Seline la guardavano, in attesa; gli occhi di
Alessia andavano nervosi da un viso all'altro senza sapere bene su quale
fermarsi. Bill in particolar modo la fissava come se fosse una specie
di oracolo a cui chiedere consiglio, si voltò verso la sua
ragazza dicendole qualcosa in tedesco, sicuramente qualcosa che la
riguardava; ed infatti appena un secondo dopo lei sorrise.
- Bill è preoccupato, dice che te ne sei andata mentre cantava, ha paura di non essere stato bravo!
La ragazza fece una mezza risata, scuotendo la testa.
- Insicurezza...è per questo che sono qui?
Seline riferì al cantante che congiunse le mani sotto il mento.
- Per favore...
Probabilmente non conosceva esattamente il significato delle parole che
le aveva appena detto, ma il suo italiano stentato ed il suo sguardo
implorante avrebbero commosso perfino Bambi.
- Certo che è stato bravo...
Alessia incrociò le braccia sul petto e lo guardò
critica: se davvero voleva la sua opinione doveva prepararsi al peggio.
- Per quanto poteva esserlo...
Aspettò paziente che l'interprete facesse il suo lavoro, Bill
ascoltò concentrato, lanciando di tanto in tanto qualche
occhiata di fuoco alla proprietaria di quelle parole.
- Puoi spiegarti meglio, cara?
Improvviasamente tutto il gruppo sembrava essersi proteso verso di lei
in modo minaccioso; Marco le poggiò una mano sulla spalla.
- Ale, andiamoci piano qui finisce male...
Mentre parlava continuava a guardare Seline come ammonendola di non
tradurre tutto, lei annuì e lui le sorrise; Alessia
sgranò gli occhi tirandogli una ciocca di capelli e sussurrando
per non farsi sentire dall'interprete.
- No, non mi pare il caso!
Si strinse nelle spalle.
- Non è mica colpa mia...
Sospirò alzando gli occhi al cielo. Improvvisamente si
sentì come se i problemi fossero tutti intorno a lei: una
rockstar insicura, gli amici e parenti della rockstar insicura che non
accettavano certe critiche, il suo migliore amico votato al
"casanovismo".
- Alessia, cosa non ti è piaciuto?
- La canzone...
Insicurezza, espressione da Bambi e tutto il resto sparirono dal viso di Bill; la guardò freddo.
- Why?
La ragazza si trovò a deglutire.
- Because...I...I prefere you when...you play music...harder than now...
Una serie di balbettii ecco cosa le era uscito! La situazione le stava
decisamente sfuggendo di mano; abbassò gli occhi dove una scarpa
lucida sfiorava i pantaloni di Marco. Li chiuse, in preda al panico,
quando un uomo bussò ed entrò; parlò in tedesco al
gruppo di ragazzi. Il suo amico fece un cenno con la testa a Seline.
- Un giornalista vuole intrvistarli, ve ne dovete andare!
Alessia dubitava di poter sentire parole più soavi quel giorno
quindi si alzò sollevata: quante notti aveva sognato di poter
parlare con Bill Kaulitz? Sospirò, di certo non avrebbe creduto
che ne sarebbe uscito un tale pasticcio. Ora se lo avesse sognato di
nuovo le sarebbe sembrato un incubo.
- Devo andare in bagno!
Fulminò con lo sguardo Marco e disse a denti stretti.
- Puoi andarci in stazione!
La guardò scettico.
- Non credo proprio!
- Ce lo accompagno io, tanto devo andarmi a nascondere in camera di Bill!
La voce squillante di Seline.
- E io?
Un braccio non desiderato le avvolse le spalle dall'alto, un sorridente Tom le ammiccava malizioso.
- You can hide yourself in my room...with me...
Gli scivolò via.
- No, thanks!
- Wait here...
Guardò Bill, poi Marco e Seline che uscivano dalla porta;
trovandosi senza altra scelta, si sedette su una sedia in angolo e
rimase ad aspettare.
Seguì tutta l'intervista senza capire una parola, semplicemente
studiando i loro comportamenti, erano tutti molto diversi da quando
parlavano con lei; congedarono il giornalista dopo avergli concesso una
foto. Si alzò e si avvicinò a Bill che le porse un foglio
di carta ed una penna.
- Your adress?
Lei lo guardò senza capire.
- I give you a copy of the new album with my expalanation...
Alessia scarabocchiò tutto e lui la condusse davanti alla sua
stanza; infilò la chiave nella toppa, appoggiò la mano
sulla maniglia ed aprì.
Tra le lenzuola del letto c'erano Marco e Seline molto meno vestiti di
quanto avrebbero dovuto, lei e Bill rimasero immobili davanti alla
porta fissandoli; aveva sperato che non fosse così stupido da
andarci nel suo letto con soltanto un corridoio a dividerli...no, non
esattamente...aveva sperato che fosse stato veloce. Il giornalista si
scoprì essere decisamente lento a scendere le scale, ma molto
veloce a risalirle; quindi nel rubare uno scatto della stanza di Bill
Kaulitz si trovò a fotgrafare la sua fidanzata nascosta che lo
tradiva: di certo avrebbe ottenuto una promozione.
Il cantante chiuse gli occhi, deglutì e li riaprì,
cercando contegno; chiamò una guardia che trascinò via il
giornalista in malo modo, poi guardò Alessia.
- Take him far away from here!
La ragazza deglutì desolata.
- Bill, I'm...
Ma lui la interruppe senza ascoltarla.
- AWAY!
E se ne andò a bussare in camera di Tom; le lanciò
un'ultima occhiata tra l'arrabbiato ed il disperato, poi sparì.
Marco la raggiunse, mentre si rinfilava la maglia.
- Tutto bene?
Gli lanciò un'occhiata seccata.
- Sei un idiota!
Poi guardò Seline.
- E tu una stupida puttana!
Ehi...pare che vi incuriosisca questa storia...sono strafelice!
Niky 94 buongiorno, si anche per me mentre lo scrivevo, immaginarlo
così impacciato mentre Alessia cerca disperatamente di capirlo
mi ha fatto ridere abbastanza...grazie anche per l'e-mail!
Layla purtroppo questo incontro non si è concluso molto bene, ma
la vita va avanti e di imbrogli linguistici ne avremo a bizzeffe!
Nicegirl sono contenta che ti piaccia, spero che ti interesserà
anche questo capitolo...se la pigrizia non mi assale ti verrò a
fare un salutino!
Ringrazio anche tutti gli altri lettori, ovviamente chiunque voglia commentare è il benvenuto! baci&abbracci...
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Treno ed aereo ***
4. treno ed aereo
TRENO ED AEREO
Stazione.
Alessia comprò un tramezzino ed una bottiglia di thè,
mentre Marco la seguiva per la banchina con un panino ed una
bottiglietta d'acqua; si sedettero su una panchina: il loro letto e la
loro cena per quella sera, mentre aspettavano il treno delle 23 e 17.
- Dai, non tenermi il muso!
- Non ti tengo il muso, ma hai fatto un casino!
Lo sguardo di Bill Kaulitz che la guardava tra il disperato e
l'arrabbiato non l'avrebbe mai abbandonata e lui, sospirò, lui
l'avrebbe ricordata come l'amica di quello che si era fatto la sua
ragazza.
- Come hai potuto? Era dall'altra parte del corridoio...
Sospirò, affondando il viso tra le mani.
- Poverino...
Lui sbruffò.
- Non fare la melodrammatica, non sono suo fratello! E poi dovresti essere contenta che sia di nuovo single...
Gli lanciò un'occhiata scettica.
- Oh si...ora ci sposeremo ed avremo tanti bambini?! Ma per piacere...
- Beh, le tue possibilità si sono alzate del 3%...
Sorrise ironica.
- Per un totale di?
Lui sembrò rifletterci.
- Mm...un 33%...una possibilità su tre non è male!
Diede un altro morso al tramezzino, masticando con calma.
- Mi avrebbe mandato una copia del nuovo CD con le sue spiegazioni...
- Nemmeno ti piace il nuovo CD!
Abbassò gli occhi fissando le rotaie a pochi passi da lei.
- Già, ma me lo avrebbe mandato lui!
Bill si stava passando quel batuffolo d'ovatta sul viso da quasi
un'ora, ma lo rilassava e quella sera aveva decisamente bisogno di
rilassarsi; era nella suite di Tom, era tornato nella sua camera
qualche ora fa a recuperare le sue cose ed incredibilmente Seline era
ancora lì. Gli era venuto il voltastomaco soltanto a guardare il
letto sfatto, cazzo, su quel letto la notte prima avevano fatto
l'amore; ed ora il loro odore era mischiato a quello dell'amico di
qualla stramaledettissima Alessia. Quella che era venuta a giudicarli,
a lamentarsi perchè il suo gruppo preferito non faceva
più musica che le piaceva. Ma chi cazzo era? La reincarnazione
di Kurt Cobain?
Poi
aveva capito che non era certo di quella ragazza la colpa, era del suo
amico, ma più di tutte di quella che considerava la sua fidanzata, nonostante si sentisse un vero stronzo, aveva chiamato la
security e aveva chiesto loro di accompagnare la signorina in qualche
night club, dove si sarebbe sentita più a suo agio.
Suo fratello sbirciò dalla porta socchiusa.
- Bill, tra poco ti si cancellerà la faccia se non la pianti!
- Forse sarebbe meglio...
Mogugnò.
- La foto che ha fatto quel giornalista sarà sulle prime pagine di tutte le riviste di gossip domani mattina!
Tom si avvicinò al water, si abbassò i pantaloni e rimase
in piedi di spalle, appoggiando una mano alle piastrelle.
- Saremo a casa presto!
Si decise finalmente a buttare l'ovatta nel cestino di fianco al lavandino.
- Cosa ti fa credere che ad Amburgo sarà meglio?
Lo sentì tirarsi su la zip e voltarsi.
- Niente, anzi, forse sarà peggio, ma ci sarà mamma ed Andreas...insomma la tua famiglia!
Uscì dal bagno e si buttò sul letto del fratello.
- Perchè tu non hai mai a che fare con le ragazze...come dire...di facili costumi?
Lui si strinse nelle spalle sdraiandosi accanto al gemello;
raccattò il telecomando tra le coperte ed iniziò a fare
zapping sulla rete satellitare.
- Perchè in quelle circostanze...come dire...il ragazzo di facili costumi sono io!
Bill rimase a guardarlo scettico, poi gli tirò addosso un
cuscino; sentì la sua risata attutita dall'imbottitura, quando
riemerse lo guardò riconoscente.
- Grazie di ospitarmi, immagino che tu abbia dovuto cacciare la tipa di turno!
Aggiunse il cuscino che gli aveva lanciato all'altro dietro la sua testa e riprese a fissare lo schermo della tv.
- Niente che rimpiangerò, infondo abbiamo passato i primi nove
mesi della nostra vita soli io e te, isolati da tutto nella pancia
della mamma, immagino che questo ti dia la precedenza sulle ragazze!
Continuò a guardarlo e ringraziò il cielo di avere un gemello.
- Ma se russi dormi nella vasca da bagno!
La mattina dopo un'auto li stava portando in aereoporto, Bill
continuava a sospirare guardando fuori dal finestrino ed immaginando
l'orda di giornalisti che li avrebbe aggrediti allo sbraco in Germania;
abbassò il finestrino e prese una sigaretta dalla tasca dello
zaino che aveva con sè, poi si infilò una mano nella
tasca dei pantaloni cercando l'accendino. Tirò fuori un
foglietto appallottolato e lesse: il nome di una città che non
conosceva, ma che suonava incredibilmente italiana, seguito da qualcosa
tipo "via dei gerani 20". Era l'indirizzo di quella ragazza, Alessia,
tutta colpa sua se si trovava in quel dramma.
Cara mia, devi un favore a Bill Kaulitz dei Tokio hotel...
Passando davanti alla libreria dell'aereoporto la sua vista
captò qualcosa, un libro piccolo in grado di stare sul palmo
della mano, ma più spesso del normale: un vocabolario tascabile
con tanto di pronuncie, italiano-deutsch e deutsch-italiano. Tom gli si
fermò accanto guardando stupito quello che il fratello stava
fissando.
- Un dizionario?
Bill non alzò gli occhi, si avvicinò al cassiere e lo comprò.
- Io non torno, aspetto qui che si calmino le acque, tutti crederanno che io sia ad Amburgo e nessuno verrà a cercarmi!
Tom sgranò gli occhi fissandolo.
- Sei impazzito?!
Il cantante scosse la testa deciso.
- E dove hai intenzione di stare, ancora in albergo?
Scosse di nuovo il capo e questa volta sorrise.
Mm...mi
pare che tutte vogliate un mondo di bene alla cara Seline...beh,
effettivamente il suo comportamento è discutibile, ma ce ne
siamo liberati...forse!
Niky94 sono contenta che ti entusiasmi tanto...non preoccuparti: io continuo a scrivere, tu continua a seguirmi e recensire!
Layla la solidarietà femminile è alla base di tutto...
Nicegirl sai quel motto "chi ha il pane non ha i denti e viceversa"? beh, credo che questa sia la prova che dice il vero...
Baci&abbracci...
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Sorpresa ***
5. sorpresa
SORPRESA
Alessia
fece una capriola nel suo letto, godendosi per cinque minuti la pace di
casa sua, quando nessuno la occupava: sia sua sorella che sua madre
lontane. Cercò i suoi occhiali nel cassetto del comodino ed il
mondo si rivelò in tutti i suoi particolari; si
stiracchiò lanciando un'occhiata al suo riflesso nello specchio,
poi alla foto di Bill Kaulitz attaccata alla libreria vicino al suo
letto. Com'era stato, senza trecce strane e con i capelli sparati in
aria; sospirò, mentre dei passi leggeri si avvicinavano alla sua
camera. La sua cagnolina la guardò scodinzolando e saltò
sul letto andando a leccarle affettuosamente il viso e le mani che la
accarezzavano.
- Sai, Fanfy, ieri l'ho incontrato, ci siamo anche parlati...poi la sua fidanzata gli ha messo le corna con Marco...
Si girò sul letto e si infilò le pantofole, trascinandosi
pigra in cucina a prepararsi la colazione con il cane che la seguiva;
aprì la porta per farlo uscire e si andò a preparare il
caffè. Dopo tutto quello che era successo il giorno prima aveva
decisamente bisogno di un caffè.
Mentre metteva piano una cucchiaiata di caffè macinato dopo
l'altra nel colino, le rivennero in mente gli occhi di Bill l'ultima
volta che li aveva incrociati...e lei che voleva semplicemente andarlo
a vedere, sperando al massimo che lui le sorridesse, invece era
riuscita a rovinargli la vita: era seriamente distruttiva!
Accese il cellulare per controllatre cosa era successo nel mondo per
quelle poche ore che aveva dormito, dopo qualche secondo le
arrivò un sms di Marco.
"Ti prego, Ale, midispiacemidispiacemidispiace! Te lo compro io il nuovo cd!"
Fece una mezza risata addentando una brioche, infondo lui era un
rockstar internazionale, se la sarebbe cavata benissimo ed avrebbe
impiegato meno di tre giorni a trovarsi una nuova ragazza.
Finì di fare colazione, poi si diresse in bagno; guardando le
sbavature di mascara sotto gli occhi realizzò che forse avrebbe
dovuto struccarsi prima di mettersi a dormire, ma lei e Marco erano
arrivati alle quattro di notte e non aveva avuto proprio la forza di
farlo. Si tirò indietro i capelli con una fascia e si
iniziò a lavare accuratamente, poi passò ai denti.
Sentì bussare alla sua porta, inforcò gli occhiali e si
diresse all'ingresso con ancora lo spazzolino tra le labbra; bussarono
ancora, farfugliò un "arrivo" tra la schiuma del dentifricio ed
aprì. La prima cosa che vide fu un trolley immenso alto quasi
quanto il ragazzo che stava accarezzando la sua Fanfy, un ragazzo con
una chioma mora e bianca...merda!
Richiuse la porta sconvolta e lo spazzolino le cadde di bocca: Bill Kaulitz?!
Il cantante guardò perplesso il portone che aveva sbattuto ad un
palmo dal suo naso, poi la cagnolina che alungava le zampette lungo la
gamba del suo pantalone in cerca di altre coccole; gli passò per
la mente l'idea di aver sbagliato indirizzo, quella ragazza non portava
gli occhiali il giorno prima. Bussò di nuovo, ormai c'era,
poteva almeno chiedere una telefonata. Dovette aspettare a lungo, prima
che la porta si socchiuse e vide la ragazza che sbirciava dall'interno;
si avvicinò allo spiraglio, confuso.
- Alessia?
Lei annuì e lui appoggiò le mani sulle ginocchia rimanendo all'altezza dei suoi occhi.
- Can you open the door?
Annuì di nuovo, ma la situazione continuò a rimanere la
stessa per alcuni secondi e rimasero a guardarsi entrambi in attesa;
poi fece una strana smorfia e i suoi occhi si assottigliarono come se
lo stesse studiando.
- Ma sei proprio tu? Non sono impazzita?
Bill deglutì, ok che aveva comprato un bel vocabolario
italiano-deutsch, ma capire tutta una frase detta così di corsa
era un'altra cosa; Alessia annuì, poi spalancò la porta.
- Già...immagino che in una notte tu non abbia imparato l'italiano...
Ancora un paio di secondi a guardarsi, poi lui si schiarì la voce.
- Io...stare...
Sfogliò le pagine del dizionario in fretta, cercando la parola.
- Chi...cui...nein...
Sbruffò con gli occhi fissi su quella pagina, grattandosi la
nuca con una mano; la ragazza si allungò e lui le mostrò
la parola interessata: qui...
Lo guardò sconvolta.
- Eh?!
Due lettere ed un suono, comprensibili in tutti gli alfabeti del mondo; il cantante annuì sorridendo soddisfatto.
- I can't come back to Germany...please!
- Ma..but...
Sbruffò infastidita dall'incomunicabilità, gli fece un cenno invitandolo ad entrare.
- Ma non appena sono in grado di fartelo capire te ne torni to Germany...
Quella parola "Germany" gli fece più o meno capire le sue
intenzioni, così non appena riuscì a far passare la sua
valigia dalla porta di casa della ragazza; la prese per un braccio per
farla voltare. Partì con una sfuriata in tedesco che le fece
dapprima sgranare gli occhi, poi ridere; lui fece un'espressione
sorpresa e confusa, poi si trovò a sorridere, perchè la
risata di quella ragazza era contagiosa. Lo guardò da dietro le
lenti degli occhiali.
- Please, try again...
Sospirò e lanciò un'occhiata al cagnolino, che lo
annusava e di tanto in tanto leccava i suoi pantaloni scodinzolando;
prese il suo fedele dizionario ed iniziò a far scorrere le
pagine, sussurrò tra se il suono prima di pronunciarlo ad alta
voce.
- Col...colp...colpa...
La guardò.
- Colpa!
E la indicò con un dito. Già, la colpa era sua.
- You really want to stay here?
Aveva capito il senso della frase, quindi annuì convinto.
Le vostre previsioni erano esatte...come sarà codesta convivenza?
Cara niky ammettiamolo...tutte vorremmo essere al posto di Alessia...soprattutto quando Bill dovrà farsi la doccia!
Layla non preoccuparti...avevo pensato che fossi di fretta...uno come
Bill non si scompone...la manda a quel paese dandole del lei! E
beh...Marco l'ha fatta grossa, ma le ha anche fatto un gran favore!
Nicegirl ora si che viene il bello!
Baci&abbracci a tutte!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** Fan heart ***
6. fan
FAN HEART
Per
un po' di tempo erano rimasti seduti sui divani del soggiorno di
Alessia, studiandosi; c'era qualcosa di estremamente innaturale nel
vedere Bill Kaulitz seduto su un sofà color salmone, se poi
quello era il sofà di casa sua la cosa diventava degna di un
film di fantascienza. Lui si guardava intorno curioso: fissò a
lungo i quadrucci a mezzopunto con le stagioni fatti dalla nonna, una
piccola clessidra in vetro, bomboniera di una comunione, un
bottiglietta sigillata con dentro la sottile e chiara sabbia del
deserto, pensiero dall'ultima vacanza della mamma. Poi guardò
lei. Con tanto di occhiali, fascia verde brillante e il viso struccato;
gli piaceva il suo pigiama, azzurro con dei pulcini blu che
razzolavano, sembrava quello di una bambina. Si alzò sospirando.
- Immagino che tu voglia sistemarti...
La vide dirigersi verso una porta a vetri e decise di seguirla. Alessia
gli fece strada nella sua cameretta, era una stanza estremamente
piccola, soprattutto perchè c'erano due letti; si fermò
sul tappeto al centro della stanza e scrollò le spalle.
- I'm sorry, my mother's room is closed...you can sleep here or on divan...
Lui annuì e lasciò cadere lo zaino che aveva sulle spalle sul letto intatto.
- Brother?
Lei scosse la testa sorridendo.
- Sister...
Prima dei Tokio hotel anche lui e Tom avevano dovuto dividere una
cameretta piccola, ricordava liti semplicemente per tutto; si sedette
su quel letto per giudicare la comodità e lo vide. Sarebbe
più esatto dire che si vide, in un ritaglio di giornale
probabilmente, attaccato accanto al suo letto.
- You love me...
Lei seguì il suo sguardo fino a quell'immagine, sorrise,
pensando al giorno in cui la sua migliore amica gliel'aveva portata;
l'aveva appesa anche per quello, sua nonna diceva sempre che le cose
prendono valore dalle persone che le toccano.
- I loved you...
Sottolineò il passato del verbo con enfasi e lui le lanciò un'occhiataccia.
- Why? What have I done?
Si mise a sfogliare il dizionario alla ricerca...anche se all'inizio nemmeno lui sapeva alla ricerca di cosa. Sospirò.
- Please...can you help me?
Le indicò il vocabolario con la testa e lei si andò a
sedere accanto a lui, un'unghia laccata di nero e bianco le
indicò il verbo essere, poi la guardò e indicò se
stesso.
- Tu sei...
Scosse la testa e si battè un paio di volte sul petto.
- Sono...
La fissò.
- Sono io...
Alessia abbassò gli occhi e deglutì.
- I know, but I need time to accept...
- What?
Fece un mezzo sorriso malinconico.
- That you aren't my you!
La guardò aggrottando la fronte senza capire e lei rise.
- Non appena te lo so spiegare ne riaparliamo, ok?
Continuò a guardare il suo viso ora più allegro, non
aveva capito la sua frase, ma infondo dubitava di riuscire a
convincerla quel giorno; così lasciò perdere.
- Ok...
Lo lasciò solo nella stanza ad occuparsi delle sue cose, mentre
lei componeva in fretta il numero di telefono di Marco; squillò
a lungo, sicuramente stava dormendo, se lo sentiva. Sospirò, lui
dormiva pacioso nel suo letto, mentre lei doveva sbrigarsela con la
rock star straniera, orgogliosamente tedesca. Dall'altra parte della
cornetta qualcuno rispose assonnato, ma lei riappese, come se
improvvisamente il suo cervello stesse metabolizzando il tutto.
Bill Kaulitz era a casa sua, era lì per rimanere, avrebbe
dormito nel letto di sua sorella quella notte a meno di un metro di
distanza da lei; rimase a bocca a aperta in soggiorno. Era in casa sua
e lei era in pigiama con tanto di pulcini razzolanti, con quella fascia
stupidamente verde e gli occhiali...ma cosa caspita le era preso?
Quando le sarebbe ricapitata un'occasione del genere?
"Certe cose capitano una volta sola, bisogna giocarsi tutto!"
Era stata proprio lei a dirlo a Marco...
Lasciò occhiali e fascia nel soggiorno, per il pigiama purtroppo
non c'era niente da fare, ok, bisognava giocarsi tutto, ma presentarsi
nuda da lui non sembrava proprio una buona idea. Tornò nella sua
cameretta, Bill stava disfacendo la sua valigia, la maggior parte dei
vestiti era rimasta dentro al trolley, ma alcune stampelle con delle
giacche erano state appese all'anta dell'armadio; ovviamente per il suo
metro e 85 centimetri non era così alto. La guardò
incuriosito vedendola così decisa, senza occhiali; si
avvicinò, lo vedeva sfocato, ma lo vedeva, gli mise le mani sul
viso, si alzò sulle punte e gli diede un bacio sulle labbra.
Il cantante rimase immobile con gli occhi sbarrati, trovandosi a
fissare le sue palpebre abbassate sconvolto; era un bacio casto, oltre
alla pressione delle labbra di lei sulle sue non c'era niente,
però...non se l'era aspettato!
Si ataccò, sorrise e si strinse nelle spalle.
- Mi dispiace, ma dovevo farlo!
Rimase a guardarla, non sapeva cosa dire visto che non aveva capito
nulla di quello che aveva detto lei, così continuò a
fissarla, mentre tornava sui suoi passi ed usciva dalla stanza;
sbruffò una mezza risata tornando ai suoi vestiti: e lei che un
secondo prima se ne era uscita con quel "I lovED you"!
Quando Alessia tornò in salotto si sentiva molto, molto
accaldata; il suo cellulare stava vibrando sul tavolino, lo
recuperò e spinse il pulsante di risposta.
- Ale, tutto bene?
- Marco, ho appena baciato Bill Kaulitz!
Ammettiamolo...era
la cosa più logica da fare e se non lo è anche per voi,
beh...io mi sarei comportata esattamente così
probabilmente...forse sarei svenuta ad un certo punto...ma comunque...
Niky 94 è un bel riconoscimento pe run'aspirante scrittrice
sentirti dire una cosa del genere...grazie mille, spero che anche
questo ti prenda!
Angelineri salve! Il bello di tornare alle origini è anche
quello di ritrovare le prime commentatrici...mi ha fatto piacere la tua
recensione, spero questo capitolo non ti deluda!
Layla, probabilmente anche io avrei pensato di morire, poi
però...caspita, ho Bill qui fuori e muoio? No, cervellino, non
puoi farmi una cosa del genere!
Nicegril fondiamo il club "dizionari tascabili deagostini nel cuore"?...
Un bacio a tutte quante, come procederà la convivenza dopo questo gesto...come dire...affrettato?
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** ...so kiss me... ***
7. bacio
...SO KISS ME...
Dall'altra parte del telefono per diversi minuti ci fu un silenzio carico di significato, poi una risata.
- Bene, immagino che tu abbia fatto un bel sogno...
Scosse la testa decisa anche se si rendeva conto che dal telefono Marco non avrebbe potuto vedrla.
- No, non era un sogno! L'ho baciato sul serio...
Altri minuti di vuoto.
- Eh?!
Per un attimo Alessia pensò che con certe esclamazioni
comprensibili ovunque avrebbero dovuto fare un apposito vocabolario,
cosa che passò in secondo piano quando Marco continuò.
- Ale, forse ti sei svegliata da poco...capisco che a volte certi sogni
sembrano veri, ma vedi...mi dispiace deluderti...non è successo,
io ero con te ieri!
La ragazza sbruffò.
- Non ieri, oggi! Bill Kaulitz è venuto a casa mia, non vuole
tornare to Germany anche se non ho capito perchè...all'inizio
ero troppo sconvolta, poi però mi sono ricordata tutto il
discorso che avevamo fatto, sono andata là e l'ho baciato!
Stava ancora cercando di convincere Marco che non era impazzita e non
era stato un sogno, quando qualcuno entrò indifferente in
soggiorno fischiettando una canzone...canzone incredibilmente
imbarazzante in quel momento...canzone che di certo non rientrava nel
repertorio dei Tokio Hotel, ma più probabilmente in quello di
qualche telefilm adolescenziale.
- Kiss me...out of the berded barley...
Alessia lo guardò a bocca aperta, mentre vagava fingendosi
distante per casa sua: Bill Kaulitz la stava sfottendo?! La sua
esistenza aveva decisamente preso una piega sbagliata...
- Oh, no Ale...non dirmi che hai rispolverato le videocassette con le
puntate di Dawson's Creek! Ecco perchè sei così confusa
stamattina...quel telefilm non ti fa per niente bene!
- Non ho rispolverato le registrazioni, è Bill!
Dall'altra parte della cornetta Marco scoppiò in una risata assordante.
- Certo...Bill Kaulitz è a casa tua e sta guardando Dawson e Joey...
Ci fu un momento di pausa e quando riprese a parlare era decisamente serio.
- No, davvero Alessia, se non stai scherzando credo che tu abbia bisogno di aiuto professionale...
Il cantante le si sedette accanto con le mani nelle tasche dei pantaloni sorridendo.
- ...so kiss me...
Gli lanciò un'occhiata fulminante, poi guardò fisso davanti a lei.
- Senti, Marco, se non mi credi vieni qui, Bill c'è davvero!
Spinse il pulsante per interrompere la chiamata e guardò alla
sua sinistra, due occhi truccati di nero che la fissavano a loro volta
divertiti.
- Ti senti simpatico?
Non si aspettava davvero una risposta, ormai aveva accettato il fatto
che non si capissero; lui lasciò che quella frase entrasse
dall'orecchio sinistro, facesse un giro nella sua testa e riuscisse
semplicemente da quello destro.
- Can I smoke?
Lei sospirò ed annuì.
- I have to dress...
Sorrise felice e solare come un bambino, annuendo.
- Why are you so happy?
- You kiss me, you're a fan!
- Nein, deutsch-boy! I WAS a fan!
La guardò mentre si accendeva una camel light, soffiò via
una boccata di fumo sempre studiandola, come se cercasse un segno di
cedimento; poi si strinse nelle spalle.
- I don't believe you!
Alessia sbruffò e tornò in camera a vestirsi.
Quella non era più la sua camera. La triste realtà era
che il cantante aveva più vestiti dentro quel trolley senza
fondo che lei nel suo armadio, quindi il 90% di quella che una volta
era stata la sua stanza era diventata per ragioni di spazio "Bill's
room"; si trovò a meditare sul fatto che lo spazio vitale era
stato il pretesto di Hitler per invadere la Polonia...pensiero quanto
mai triste che scacciò via con una scrollata della testa. Dopo
aver saltato il filo della piastra, due scatole di scarpe ed una pila
di magliette, riuscì ad aprire l'anta del suo armadio.
Agguantò un paio di jeans ed una felpa color prugna, una volta
vestita si trasferì in bagno; si finì di lavare e
pettinarsi, si diede anche un leggera passata di matita e mascara visto
che non era sola, resistendo alla tentazione di mettere a riposo gli
occhiali in favore delle lenti a contatto.
Quando tornò in soggiorno, Bill era in piedi davanti alla
finestra della cucina, talmente assorto nei suoi pensieri da non
sentirla nemmeno arrivare; rimase a guardarlo, il fatto che scherzasse
con una sconosciuta non significava che stesse bene, ma solo che non
voleva parlarne con lei. In fondo era l'amica del ragazzo con cui
l'aveva tradito la sua fidanzata.
- Are you fine?
Sospirò e si voltò, le lanciò appena un'occhiata, poi tornò a guardare fuori.
- This isn't my world...
Il suo mondo era ad Amburgo con Tom, sua madre, Andreas e...Seline.
Lì non c'era niente di tutto quello ed alcune cose non le
avrebbe ritrovate nemmeno in Germania; era a casa di una fan, una
persona che non conosceva. Prese un'altra boccata di fumo, in effetti
quella ragazza avrebbe potuto venderlo ad un qualsiasi giornalista, le
avrebbero dato un sacco di soldi; pregò la sua buona stella che
quella non fosse una persona così spietata. La sentì
parlare con qualcuno, si voltò e fissò gli occhi dello
stesso ragazzo che era con lei al fan-party, quello che aveva scoperto
in intimità con la sua Seline; gli fece un cenno con la testa,
sembrava molto più che sorpreso di trovarlo lì.
Raggiunse Alessia, la superò e quando fu abbastanza vicino diede un pugno in faccia al suo amico.
Secondo
me è interessante notare come dal bacio del titolo siamo
arrivati agli schiaffi...vi invito a riflettere su ciò!
Purtroppo tendo ad essere un po' sadica certe volte...quindi vi
preannuncio che anche Bill si farà un po' male...
Comunque ringrazio Nicegirl, Layla e Nicky 94 per le
recensioni...fatemi sapere cosa ne pensate come sempre!
baci&abbracci...
Ps= per chi non ha mai visto Dawson's Creek, la canzone è Kiss
me ed è stata la sigla iniziale di una serie del sopracitato
telefilm!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 8 *** Orgoglio maschile ***
8. orgoglio maschile
ORGOGLIO MASCHILE
Era successo tutto talmente in fretta che inizialmente Alessia non
era riuscita a capire perchè dalla bocca di Marco era uscito un
gemito, nè perchè improvvisamente tra i capelli di Bill
c'era la mano del suo amico che li stringeva, tanto meno perchè
Fanfy, che se ne era stata a dormire sotto il tavolo fino a quel
momento, aveva iniziato ad abbaiare; lo vide tirare indietro un pugno e
colpirlo sul viso. Le sue nocche rimasero macchiate di nero.
Ad un certo punto acquistò lucidità e seppe esattamente cosa fare: si
portò una mano alla bocca, ci infilò due dita e
fischiò. Gesto non molto femminile a dire il vero, ma ebbe
l'effetto sperato di attirare la loro attenzione ed interromperli;
guardò Marco a braccia conserte e con l'espressione dura.
- Lascialo!
Diede un altro strattone ai suoi capelli e Bill disse qualcosa in tedesco che aveva tutta l'aria di un'imprecazione.
- Hai visto cosa ha fatto, vero? Io ero qui in pace...
La ragazza sospirò alzando gli occhi al cielo.
- Gli hai rubato la ragazza, che ti aspettavi? Che ti dedicasse un canzoncina?
Guardò il moro, poi gli occhi di lei carichi d'odio;
sospirò, poi gli lasciò i capelli dandogli un'ultima
spinta all'indietro. Il cantante barcollò, poi se ne andò
verso l'altra parte della casa, nella camera di Alessia; chiuse forte
la porta alle sue spalle, si sedette sul letto con il fiato corto. Si
rese conto che tremava per la tensione, cercò di regolarizzare
il respiro e calmarsi; prese una sigaretta dal pacchetto nella sua
tasca e cercò di accenderla, dovette fare diversi tentativi, ma
finalmente ci riuscì. Avrebbe voluto che Tom fosse lì.
Alessia continuò a guardare la porta che aveva appena
attraversato per qualche secondo, poi si voltò irritata verso
Marco che si tamponava il labbro sanguinante con il bordo della
maglietta; allungò una mano colpendolo dietro la nuca.
- Ahi! Ti ci metti anche tu?
Lei era decisamente più urtata.
- Ti ha dato di volta il cervello? Avevi davvero intenzione di fare a botte con Bill Kaulitz nel mio soggiorno?
- Avrei dovuto lasciare che mi massacrasse?
- Ti sembra il tipo che fa a cazzotti?
Continuarono a guardarsi, era già capitato che battibeccassero
per diverse ore, ma il fatto che uno dei due sanguinasse accelerava i
tempi; la ragazza sospirò, poi si diresse in cucina.
- Vieni...ti do del ghiaccio...
Lui la seguì e si sedette su una sedia, mentre lei tirava fuori
alcuni cubetti dal freezer e li avvolgeva in un panno; gli
poggiò l'impacco sul viso con poca grazia.
- Fammi andare a vedere come va l'altro...
Bussò piano alla porta prima di aprirla, Bill era di spalle rispetto alla porta, seduto sul letto.
- Are you fine?
- I want to stay alone.
Rimase sulla soglia della porta senza sapere bene cosa fare.
- Please...
Sospirò, poi richiuse la porta e tornò da Marco; il suo
amico era ancora seduto sulla sedia con l'impacco di ghiaccio come
l'aveva lasciato. Si sedette anche lei appoggiando braccia e mento sul
tavolino.
- Me lo hai depresso...ho una rock star tedesca depressa nella mia camera da letto...ed è colpa tua!
- Dai, non preoccuparti si risprenderà! Non gli ho fatto tanto male...
Lei non rispose così lui riprovò.
- Davvero!
- Pranzi qui? Lui non uscirà da quella stanza per tutto il giorno, sono sicura...
Le sue previsioni erano esatte, se non fosse andata a controllare di
tanto in tanto avrebbe potuto dedurre tranquillamente che se ne fosse
andato; non uscì nemmeno per cena, così quando fu ora di
andare a letto, Alessia non se la sentì di varcare quella porta.
Prese una coperta e si accoccolò sul divano con Fanfy.
Bill si svegliò, non si era nemmeno accorto di essersi
addormentato; indossava ancora i vestiti del giorno prima, non si era
nemmeno struccato. Non aveva più guardato la sua faccia da
quando si erano azzuffati con il suo amico, quindi non sapeva
esattamente come era ridotto; guardò il letto accanto al suo
trovandolo vuoto. Era ora di uscire da quella stanza. La trovò
in salotto, addormentata sopra un divano con gli occhiali appoggiati a
terra: anche lei era vestita, anche lei era truccata. Rimase a guardarla finché la
cagnolina non lo vide ed iniziò ad agitarsi svegliandola; si
stiracchiò, poi lo guardò.
- Why you sleep here?
Si strofinò gli occhi.
- You want to stay alone!
Abbassò lo sguardo imbarazzato, si era comportato come una star isterica e viziata.
- I'm sorry...
Alessia si tirò su e si infilò gli occhiali, lo
guardò con più attenzione, notando piccoli particolari,
come le tracce di sangue secco al lato della bocca ed una traccia scura
sotto l'occhio sinistro.
- You need help...
Lui fece una smorfia.
- Really?
- Yes...
Sospirò, toccandosi piano la faccia e scoprendosi alcuni punti che facevano male.
- Would you...
Lo interruppe prima che potesse finire, sorridendo.
- Certo...
Eccoci
qui...il prossimo capitolo sarà da ridere...mentre lo scrivevo
questo mi sembrava un po' malinconico! Beh, ci vuole anche questo per
fare una storia...qualcuno (non ricordo esattamente chi) diceva che
ogni storia per essere davvero bella ha bisogno di un
morto...tranquille, io non ucciderò nessuno!
Un bacio zuccheroso a Layla, Nicky e Nicegirl! Ci vediamo qui...baci&abbracci...
|
Ritorna all'indice
Capitolo 9 *** Affetto ***
9. essere in te
AFFETTO
Erano
davanti allo specchio del bagno, lui con una spazzola in mano, lei con
ovatta e struccante; aveva lo sguardo fisso nel suo riflesso. Ricordava
esattamente il momento in cui Marco l'aveva preso per i capelli e li
aveva strattonati: senza ombra di dubbio gliene aveva stroncati un bel
po'. Come se non bastasse stava per farsi vedere senza maschere da una
fan e lui lo odiava, era come mettere tra le mani di quella sconosciuta
qualcosa di estremamente fragile, sperare che ne capisse il valore e
che lo trattasse con cura; senza contare il fatto che aveva un occhio
nero ed un taglio sul labbro. Spostò lo sguardo dal suo riflesso
a quello di lei, si era già struccata e non si era fatta
problemi; certo era in ottime condizioni, a parte qualche punto
nero e comunque non aveva mica un'immagine come la sua da difendere! La
guardò.
- I can't!
Alessia sospirò.
- Yes, che you can!
Si guardò di nuovo, poi chiuse gli occhi ed iniziò a
pettinarsi i capelli sciolti, districando un nodo dopo l'altro; stava
per riaprirli una volta finito, ma sentì una mano
fresca che glieli tappava. La ragazza gli prese di mano la spazzola, se avesse visto tutti i capelli che erano rimasti
lì probabilmente avrebbe avuto un attacco di panico e non era il
caso. Così la nascose nel cassetto del mobile del bagno, decisa
a recuperarla e ripulirla senza di lui.
Gli lasciò il viso e lui guardò in modo critico ed
attento il suo riflesso, ma non gli sembrò che ci fossero danni
visibili; deglutì ed allungò una mano verso Alessia che
gli porse ovatta e struccante, lo vide tentennare prima di passarselo
sul viso.
- Do you want do it alone?
La guardò scuotendo la testa, preferiva che ci fosse lei.
Iniziò dalla parte non infortunata godendosi la sua pelle ed il
suo viso intatto e pulito dopo il suo passaggio, tamponò piano
l'altra parte quasi senza respirare; evitava di guardarsi nell'insieme,
procedeva metodico un centimetro di pelle dopo l'altro. Fece una
smorfia quando si trovò a ripulire il conotorno delle labbra e
l'occhio sinistro, gli facevano male. E finalmente si guardò.
Ora che non aveva maschere sembrava quasi che ci fossero due frecce che
indicavano il suo labbro inferiore rosso e gonfio ed il suo occhio
violaceo.
- Oh mein gott!
Anche Alessia stava guardando il suo riflesso con il cervello in moto;
era un taglio piccolo e superficiale, già semi-cicatrizzato e da
qualche parte doveva avere una pomata per le contusioni, poi...beh,
ghiaccio e tempo l'avrebbero fatto tornare come nuovo.
- No fear!
Uscì dal bagno dirigendosi nello sgabuzzino dove teneva i
medicinali; riesumò una pomata per gli ematomi sotto cutanei
sperando che fosse quella giusta ed una crema al cortisone. Quando
tornò in bagno era seduto sulla tavoletta abbassata del water,
si era legato i capelli in una coda bassa; la guardò timoroso.
- I' m orrible!
Lei rise scuotendo la testa.
- You're never orrible!
Si abbassò a raccogliere qualcosa ed Alessia si rese conto che si era portato dietro il vocabolario.
- Nemeno when I sing "Automatic"?
Rise di nuovo.
- Nemmeno, Bill...si dice nemmeno!
Provò a svitare la pomata con le mani e quando non ci riuscì addentò il tappo.
- Close the eyes!
Lui obbedì abbssando le palpebre e lei iniziò a spalamrgliela tutto intorno.
- You could be a perfect assistent!
- Thanks...
Continuò anche con la bocca, sorrise pensando che aveva sognato
così a lungo di toccarlo; avrebbe voluto spiegargli il
perchè della sua delusione, ma non sapeva come fare. Non parlava
così bene inglese da fare tutto il discorso e forse non
l'avrebbe capita nemmeno se avessero parlato la stessa lingua;
ricordò quanto si sentiva giù la prima volta che li aveva
sentiti, la malinconia delle loro canzoni l'aveva fatta sentire meno
sola. Era diventato come un vecchio amico che si chiama dopo una
giornata più pesante delle altre, si infilava le cuffie
dell'ipod ed ascoltava la sua voce; conosceva il suo viso e la sua
musica, cambiando quelle due cose aveva cambiato il "suo sè",
ora era uno sconosciuto.
- What do you think?
Scosse la testa tornando al presente, fece un mezzo sorriso.
- Nothing...
Gli si tolse da davanti e lui si guardò, non era esattamente uno
spettacolo; la crema intorno all'occhio era trasparente quindi sembrava
semplicemente bagnato, ma quella sotto il labbro era bianca.
Immaginò le risate di suo fratello ed i suoi commenti "Sai,
Bill, la mia groupie ieri sera era esattamente sporca come te!"; quel
pensiero gli fece ricordare Seline, anche lui l'aveva vista sporca in
quel modo, certo in modo diverso. Ricordò di aver preso un
fazzoletto e di averla pulita amorevolmente, poi l'aveva
baciata...scosse forte la testa, doveva
immediatamente chiudere quello scompartimento.
Il suo stomaco emise un
rumore imbarazzante che gli fece ricordare soltanto in quel momento che
non mangiava dal giorno prima.
- Breakfast?
Annuì e la seguì in cucina. Lei si avvicinò ai
fornelli, doveva ringraziarla per quel che stava facendo per lui: si
avvicinò da dietro e le posò le mani sulle spalle
tirandola piano verso una sedia. La fece sedere e si posizionò
davanti al gas dove prima era lei.
- I cook for you!
Alessia sgranò gli occhi preoccupata, poi lasciò che ogni
pensiero le scivolasse via; infondo Bill Kaulitz stava per cucinare per
lei!
Fece parecchio casino con uova, farina e zucchero, la ragazza
continuava a guardarlo in preda all'ansia del ripulire; versò un
liquido giallognolo in una padella, attese alcuni secondi, poi con un
rapido, movimento del braccio fece saltare la cialda rigirandola. Lei
si alzò sorridendo sorpresa e gli si avvicinò.
- Wow!
Le lanciò una rapida occhiata senza capire.
- I've never known someone who can really do it!
Sorrise, posando quella ormai cotta su un piatto e versando il contenuto per un'altra.
- My mother teach us, but Tom isn't...
Sfogliò qualche pagina del vocabolario che lo seguiva sempre come un'ombra.
- Capace...
Alessia lo guardò intenerita, la sua nostalgia era quasi
palpabile; andò in salotto in cerca del cordless e quando
tornò gli prese la padella dalla mano, sostituendola con il suo
telefono.
- Call their!
Lui scosse la testa, cercando di ridarglielo indietro.
- No, I have to call to Germany...it's too expensive!
La ragazza sbruffò e lo guardò seria.
- Bill Kaulitz, va subito a chiamare tuo fratello!
Non aveva esattamente capito, ma vedeva dalla sua espressione che il
costo di quella telefonata non era certo tra i suoi pensieri: era
affettuosa, era sicuro che avrebbe fatto la felicità di
qualsiasi ragazzo. Uscì dalla cucina componendo il numero del
cellulare di suo fratello, sua madre si rifiutava di mettere una linea
fissa a casa; mentre squillava tornò sui suoi passi e
sbirciò la cucina.
- Alessia?
Lo guardò aspettando che continuasse, sorrise e lei arrossì.
- Grazie...
Gli restituì il sorriso e suo fratello finalmente rispose.
Angeli neri spero che in quanto a spiegazioni questo capitolo ti soddisfi...
Mi rendono very very happy i vostri complimenti...ringrazio per la
recensione la mia fedelissima niky94 ed una new entry dark483, grazie
per la tua prima recensione, spero che non sia l'ultima!
A tutte le Tom's fan...nel prossimo capitolo c'è anche lui!
Baci&abbracci!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 10 *** Germany vs Italia ***
10. wanted
GERMANYvs.ITALY
Tom
tornò nella sua stanza dove la ragazza con cui aveva passato la
notte era avvolta nel lenzuolo; la vide lanciargli una rapida occhiata
sotto la cintura, perchè era completamente nudo, mentre
tornava a stendersi accanto a lei sul letto.
- Chi era?
- Bill...
- Dov'è?
Rise, rotolando a pancia in su senza prendersi la premura di coprirsi;
gli sembrava ipocrita fare il pudico dopo quello che avevano fatto
durante la notte.
- Non sei una mia fan, vero? Quanto ti hanno pagata per essere qui?
Lei non rispose, ma lo guardò intimorita.
- Mi dispiace...
Tom si strinse nelle spalle, non aveva molta importanza chi era.
- Non so precisamente dov'è mio fratello, ma dovunque sia non
vuole paparazzi intorno! Quindi se devi continuare a fare domande
stupide raccogli le tue cose e vattene!
La ragazza deglutì e lo guardò con gli occhi lucidi.
- No, per favore...io...
Lui gli lanciò un'occhiata dura.
- Mi hai mentito, è una cosa su cui non transigo perchè io non ho mai mentito a nessuna ragazza, nemmeno a te...
- Posso fare qualcosa per rimediare?
Tom incrociò le braccia sotto la testa in attesa.
- Puoi darti da fare!
La ragazza sorrise e fece scivolare la mano sulla pelle del
chitarrista, scendendo sempre più in basso, mentre lui seguiva
il percorso con gli occhi; sospirò quando raggiunse la sua
metà. Si appoggiò su un gomito e con l'altra mano
andò a cercare il viso della compagna, avvicinandolo alla sua
bocca: no, non aveva assolutamente importanza chi fosse...
Lara Parker cercò di coprirsi di nuovo, mentre guardava Tom
dirigersi verso il bagno a farsi una doccia; sospirò, era anche
una sua fan, altrimenti non avrebbe mai accettato un incarico del
genere. Lavorava per un giornale di gossip, ma il fatto che si fosse
laureata in giornalismo con il massimo dei voti non le giovava: lei era
la ragazza delle fotocopie. Finchè Bill Kaulitz non era sparito.
Molti giornalisti si erano dati da fare per cercarlo, controllando
hotel dove era già stato in vacanza, tutte le località
della Germania, ma nessuno ne sapeva niente: era sparito nel nulla. Ma
ovviamente suo fratello doveva sapere dov'era. Il suo capo le aveva
promesso una rubrica tutta sua se si fosse spacciata per sua fan e si
fosse infilata nel suo letto.
Guardò la porta del bagno, mordendosi il labbro tesa, aspettando
di sentire il rumore dell'acqua; fu accompagnato da un gemito da parte
del chitarrista. Prese il suo cellulare cercando l'ultima chiamata
ricevuta, poi una penna dalla borsetta; tolse il tappo con i denti e
ricopiò il numero sul suo braccio. Quelle cifre li avrebbero
portati dritti, dritti al suo nascondiglio; si rivestì in
fretta, sentendosi sicura soltanto quando la manica della sua maglietta
coprì il suo scoop.
Il ragazzo rientrò in camera avvolto in un accappatoio verde, la
guardò come se vestita non riuscisse a riconoscerla.
- Te ne vai?
Annuì e lui si avvicinò a darle l'ultimo leggero bacio sulle labbra.
- Puoi chiamarti un taxi se vuoi, lo pago io!
Tre giorni dopo Bill stava di nuovo preparando la colazione, mentre
Alessia si beava della novità guardandolo con una tazza di latte
e caffè tra le mani; sospirò, Bill Kaulitz era
estremamente sexy quando cucinava: i tabloid non parlavano mai di
questo!
Le porse un piatto e si strofinò il viso.
- I need to shave...
Lo guardò studiandolo, effettivamente sotto il naso ed intorno alla bocca aveva un'ombra più scura.
- I can go to the market...
Guardò la bottiglia di latte davanti a lei quasi vuota.
- Maybe I must go to the market...we finished milk!
Il cantante sospirò e si sedette al tavolo accanto a lei,
tenendo gli occhi bassi e le mani a lato del piatto.
- I think...
Le lanciò un'occhiata, aveva smesso di mangiare in attesa di ascoltare quello che aveva da dire.
- A lot of people look for me...they can pay you...
La ragazza allungò una mano e la posò su quella di lui.
- Be quiet...I couldn't do it...
Il cantante guardò i suoi capelli un po' arruffati di prima
mattina, il pigiama da bambina con i pulcini, chiedendosi perchè
si dovesse fidare di lei. Non ne aveva la più pallida idea, ma
qualcosa dentro di lui gli diceva che non l'avrebbe tradito.
Tra gli scaffali del super mercato Alessia si sentì una specie
di mogliettina che faceva la spesa per il suo uomo, in genere aspirava
a molto di più, ma in quella particolare situazione poteva
decisamente scendere a compromessi; quando passò di fronte
all'edicola si fermò pensierosa: quasi tutte le prime pagine dei
giornali di gossip parlavano della scomparsa del cantante dei Tokio
Hotel, c'era addirittura uno che avanzava l'ipotesi di un rapimento.
Improvvisamente iniziò a sentirsi osservata, come se le persone
guardandola potessero intuire che fosse da lei; si sentì
immediatamente una sciocca, le persone la conoscevano bene, nessuno
poteva sospettare di lei. Fece un mezzo sorriso, mentre caricava la
spesa sul miniminiminimini bagagliaio della sua macchina: forse non la
conoscevano così bene infondo.
Sto
pensando...e vi prego di non offendervi, capite tutte quello che scrivo
in inglese? Perchè io ho il dizionario vicino al pc (Nicegirl,
mondadori tascabili forever!) ed alcune parole le vado a cercare...se
anche voi avete questo problema ditemelo così aggiungo la
traduzione vicino!
Dunque io non so se i gemelli Kaulitz si fanno la barba, ma visto che
hanno 20 anni a testa ormai credo che siano cresciuti...comunque qui
diamo per scontato di si, ok?
Layla, effettivamente somiglia molto all'uomo perfetto...te lo immagini
la mattina che ti porta la colazione a letto?! che cosa carina...
Niky94, eccomi continuo continuo!
Nicegirl, sono strastrastrafelice che ti piaccia!
baci&abbracci...
|
Ritorna all'indice
Capitolo 11 *** Salvami ***
11. protezione
SALVAMI
La ragazza aprì gli occhi contorcendosi un pochino, qualcosa non andava.
Sbattè un paio di volte le palpebre, cercando di mettere a fuoco
la situazione; un dolore partì dal basso ventre come se le
avessero piantato un coltello e si estese fino allo stomaco
provocandole un conato di vomito. Nel suo letto lampeggiò la
cifra di una data, una di quelle che tutte le donne dovrebbero ricordare sempre: dannato
Bill, era uscito a scombinarle così tanto la vita da farle
dimenticare l'arrivo del ciclo! Guardò il letto dove dormiva di
solito, trovandolo vuoto.
Prese fiato e si mise a sedere, subito un'altra fitta la fece tremare,
deglutì: doveva arrivare in bagno, poi nel ripostiglio a cercare
gli antidolorifici e poi a mangiare qualcosa. Infilò le ciabatte
e si trascinò incerta fuori dalla stanza.
Bill mise bene la tazza davanti al piatto della ragazza, la sera
l'aveva battuta, schiacciata, sconfitta a battiglia navale, l'unico
gioco che potevano fare senza inciampare nello scoglio linguistico e lei aveva messo il broncio come una bambina;
quello era praticamente il premio di consolazione. Strano che non fosse
ancora sveglia.
Andò a controllare la camera, ma era vuota, la casa era troppo
silenziosa perchè qualcun'altro apparte lui e Fanfy fosse
sveglio; bussò in bagno senza ottenere risposta, ma qualcosa lo
convinse lo stesso ad abbassare la maniglia. Alessia era stesa a terra,
rannicchiata e con i pantaloni del pigiama abbassati; per alcuni
secondi rimase fermo sulla soglia senza sapere cosa fare, poi gli
arrivò un sussurro.
- Bill...
Seguito da un lamento.
Ci mise tre secondi netti per accucciarsi accanto a lei e scostarle i capelli dal viso.
- Alessia...what...
Non sapeva cosa chiedere. Lanciò un'occhiata distratta alle sue
gambe con la pelle d'oca e le sistemò il pigiama, arrossì
e per poco non si tirò un pizza in faccia: lei stava male e lui
si comportava come un ragazzino imbarazzato, suo fratello l'avrebbe
ripudiato.
Guardò il suo viso preoccupato, aveva gli occhi dischiusi.
- Alessia, can you walk? Alessia, puoi camminare?
Che domanda del cazzo, se fosse stata in grado di camminare di certo non sarebbe stata stesa sul pavimento del bagno!
- Ale, I bring you at bed! Ale, ti porto a letto!
Le sollevò la schiena con un braccio avvicinandosela addosso e
ringraziando che fosse una ragazza minuta, ma lei mugugnò una
protesta.
- No, I can't! No, non posso!
Si strinse la pancia appoggiandosi a lui: l'avrebbe portata a letto anche contro la sua volontà!
Le fece passare l'altro braccio dietro le ginocchia e la tirò
su; la fece stendere sul letto, la coprì e le accarezzò
il viso trovandolo fresco, ma sudato. Doveva chiamare il dottor
Ziegler, il suo medico di famiglia, al diavolo se avrebbero scoperto il
suo nascondiglio! Magari riusciva a trovare il modo di fargli prendere
un aereo privato, avrebbe chiamato Tom, lui l'avrebbe aiutato. Le diede
un bacio sulla fronte, poi
fece per allontanarsi.
- No, please, stay with me... No, per favore, sta con me...
Si accucciò di nuovo di fronte al suo viso, accarezzandola come se fosse di vetro soffiato.
- I call a doctor... Chiamo un dottore...
Lei scosse la testa decisa, sospirando per il dolore.
- But you need him! Ma ne hai bisogno!
La sentì deglutire.
- No, I need you, please don't leave me! No, ho bisogno di te, per favore, non lasciarmi!
Aprì gli occhi fissandolo e lui non riuscì a lasciarla, sospirò.
- Three hours, and after I call the doctor if you don't feel better! Tre ore, e dopo chiamo il dottore se non ti senti meglio!
La ragazza annuì nei suoi occhi.
Bill fece il giro del letto e si stese dietro di lei, appoggiato ad un
gomito in modo da poterle vedere il viso ed ogni cambio di espressione;
con l'altra mano prese ad accarezzarle il braccio, impaurito di poterle
far male in qualsiasi altra parte del corpo. Lei continuava a stare
rannicchiata e stesa, sapeva che stava cercando di trattenere ogni
piccolo dolore; aveva bisogno di non pensarci, doveva stare tranquilla.
- Ale...what's your favourite Tokio hotel's song? Ale...qual'è la tua canzone preferita dei Tokio Hotel?
La sentì appena sussurrare.
- Rette mich...
Quella canzone in quel momento
sembrava schifosamente appropriata così sottovoce si mise a
cantagliergliela un verso dopo l'altro; gliela cantò tre volte e quando smise
Alessia si era addormentata. Infilò il braccio che fino a quel
momento l'aveva sorretto sotto il cuscino dove appoggiò la
testa, chiuse gli occhi sospirando, aveva rischiato un
accidente...riaprì gli occhi...aveva rischiato di farsi
scoprire, stava per chiamare il dottore, ma non un dottore. Stava per
chiamare il suo medico di fiducia, farlo venire dalla Germania fino a
casa di quella ragazza e l'avrebbe fatto senza pensarci troppo se lei
non l'avesse fermato.
I need you, please, don't leave me!
Quelle parole l'avevano cucito a filo doppio al letto insieme a lei: non poteva lasciarla se glielo chiedeva in quel modo.
La ragazza si svegliò dolorante, si girò con le
lacrime agli occhi, appoggiando la testa contro il suo petto; Bill la
fissò allarmato, cercando di non toccarla. Forse era stato lui a
farla sentire peggio, ma da come stava rannicchiata...le mise il
braccio intorno alla schiena, sperando che fosse la cosa giusta; la
accarezzò in punta di dita, mentre sentiva la maglietta inumidirsi,
stava piangendo. Voleva fare qualcosa, ne aveva bisogno, non poteva
continuare a sentirsi così inutile. Si
abbassò fino ad avere i suoi occhi dischiusi all'altezza dei
suoi.
- Alessia, look at me! Alessia, guardami!
Lei gli obbedì deglutendo.
- How can I help you? Come posso aiutarti?
Lei sospirò, poi gli diede alcune spiegazioni.
Si fece passare un braccio sopra alle spalle per sorreggerla, la
portò fino al ripostiglio; frugò tra le medicine,
mostrandole di volta in volta quelli che gli sembravano antidolorifici,
ma lei scosse la testa in segno di no un'infinità di volte.
Finalmente trovò un pacchetto schiacciato e verde e lei
annuì, così la accompagnò in
cucina. La fece sedere su una sedia, sembrava così piccola e
fragile; mangiò appena qualche boccone, poi prese la pasticca
con un sorso di latte. La prese in braccio, le istruzioni che gli aveva
dato finivano lì, ma lui la portò sul divano; ci si
sedette e la fece accoccolare contro di lui, la strinse cullandola.
- It's cold... È freddo...
Raccolse la coperta che il cane aveva fatto cadere a terra durante la
notte e gliela mise addosso, avvolgendola bene, poi la strinse e gli
diede un bacio tra i capelli.
- I'm here... Sono qui...
Aprì gli occhi, non sapeva quanto tempo era passato, doveva
essersi addormentata; sollevò il viso ed incontrò gli
occhi carichi di preoccupazione di Bill, la fissava serio. Lei si
allontanò sedendosi sul divano.
- Are you fine? Stai bene?
Annuì con la testa, imbarazzata; lui abbassò lo sguardo evitando il suo.
- I had fear... Ho avuto paura...
La guardò negli occhi.
- You were small...and fragile...and...there on the floor...and... Eri piccola...e fragile...e...lì sul pavimento...e...
Sospirò tornando a fissare il pavimento, gli sembrava di aver
riassunto tutte le ragioni per cui era quasi morto di paura,
però gli era avanzato un "and".
- And I had fear... E ho avuto paura...
Lei allungò una mano e
strinse la sua.
- I'm sorry...can you forgive me if I cook for you today? Mi dispiace...puoi perdonarmi se cucino per te oggi?
Il cantante scosse la testa sorridendo.
- Maybe...if you are a good chef! Forse...se sei un bravo chef!
Eccoci
qua...ho seguito i consigli un po' di tutti e credo che così
grigie non disturbino la narrazione! Se ne stanno lì paciose,
soddisfatte di essere traduzioni, pronte ad aiutarvi se ne avete
bisogno, magari scrivo io qualcosa di impossibile in inglese e a quel
punto le adorerete! ma finiamola con l' "ode alle traduzioni"...
So che per alcune i dolori di Alessia sembreranno esagerati, ma credetemi sono reali e lo dico per esperienza...
Questo capitolo è stato recensito da moltissimi, perciò mi rimbocco le maniche:
Kia_do 87 mi ha fatto molto piacere vederti, grazie e spero che continuerà a piacerti...continua a seguirmi!
Layla è già...Lara non sarà un personaggio che
ameremo molto, ma per un po' non ne sentiremo parlare credo...
Niky eccomi!
Nicegirl grazie per i complimente ed il consiglio, spero che così i dialoghi risultino più chiari!
Angelineri non credo che ci saranno altre risse, altrimenti lo distruggiamo povero Bill!
Una bacio zuccheroso anche a tutte le altre!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 12 *** Dieci giorni ***
12. dieci giorni
DIECI GIORNI
Passarono
alcuni giorni. Da quando Bill viveva da lei, Alessia aveva
l'impressione che il tempo si fosse fermato intrappolandoli in un limbo
dove loro erano gli unici abitanti; ma il mondo intorno a loro
continuava a girare, i giorni a passare...
Quando quella mattina aprì gli occhi ebbe una specie di
illuminazione non molto piacevole: lei doveva studiare, aveva gli
esami. Si alzò decisa cercando di non svegliare il cantante
addormentato nell'altro letto e ciabattò fino in cucina a
fissare meditabonda il calendario. Undici giorni, dieci se toglieva la
data esatta della prova; dieci giorni per leggere "il paziente
inglese", il commento dell'insegnante e guardare il film: dieci giorni
erano pochi. Restò a lungo a riflettere, architettando un piano
d'azione, ma purtroppo l'unico fu anche il più ovvio: studiare.
Tornò in camera per svegliare Bill, prima facevano colazione,
prima si sarebbe messa sui libri, ma il ragazzo era evaporato;
tornò sui suoi passi ed abbassò la maniglia del bagno,
credendo di trovarla chiusa visto che lui si chiudeva sempre dentro. Ma
la porta si aprì, fece un passo incerto all'interno dubbiosa.
- Bill?
Un cappa di vapore la avvolse, e l'idea dell'evaporazione sembrò
quasi reale, facendole appannare gli occhiali; se li tolse per pulirli
con la maglia del pigiama e fece un altro passo. Inciampò in
degli stracci per terra e rischiò di cadere, ma due braccia
innaturalmente viscide la afferrarono dai gomiti sorreggendola.
- Ale, are you fine? Ale, stai bene?
Tutto
le si riversò addosso come una cascata di acqua gelata;
sgranò gli occhi, mentre i battiti del suo cuore acceleravano in
modo esponenziale. Fece un passo indietro, i suoi occhi erano
frenentici e confusi, ma anche senza occhiali era evidente che il
ragazzo non avesse niente addosso: riusciva a vedere il tatuaggio su
tutto il fianco sinistro, raggiunse la porta quando il suo sguardo
raggiunse la sua stella. A quel punto si girò, uscì ed
andò a
nascondersi nel ripostiglio.
Bill continuò a guardare la porta da cui era uscita come una
furia, poi fece un mezzo sorriso, guardando gli occhiali per terra.
Non sapeva esattamente da quanto tempo era chiusa lì dentro,
seduta per terra, con le ginocchia strette al petto; il cuore le
rimbombava nelle orecchie, stava aspettando il momento in cui le
sarebbe venuto un infarto. E in più stava ritardando il momento in cui si sarebbe decisa ad aprire i libri.
Il cantante aprì la porta vestito, lei era lì rannicchiata sul
pavimento del ripostiglio, rossa come un pomodoro, imbarazzata in modo
dolcissimo; si sedette davanti a lei a gambe incrociate e
chiuse la porta. Le sollevò il suo viso
per il mento, infilandole di nuovo gli occhiali.
- You are a fan! Sei una fan!
- You were naked! Eri nudo!
Lui rimase in silenzio soppesando un'idea che non aveva considerato.
- You are...have you never see a boy naked? Tu sei...non hai mai visto un ragazzo nudo?
Lei gli lanciò un'occhiata scettica.
- I've seen a boy naked...but you aren't a normal boy! I've got your photo near my bed! Ho visto un ragazzo nudo...ma tu non sei un ragazzo normale! Ho la tua foto vicino al letto!
- Because you are a fan! Perchè sei una fan!
Sentì la ragazza sbruffare.
- Do you want only that I say its? Vuoi soltanto che ti lo dica?
Il ragazzo rimase a pensare alcuni minuti.
- Maybe not...if you aren't my fan and you like me...you like the real Bill Kaulitz! Forse no...se non sei mia fan e ti piaccio...ti piace il vero Bill Kaulitz!
Alessia lo guardò pensierosa, non doveva essere poi così
bello essere l'idolo di una generazione che non lo conosceva davvero.
- Like Seline? Come Seline?
Non avrebbe voluto davvero chiederglielo, ma la bocca le era partita da
sola; lui la gurdò sorpreso, era la prima volta che parlavano, o
almeno cercavano di parlare di lei.
- Yes...
- Do you love her? La ami?
- I don't know...she isn't bad...we had nice moments together... Non lo so...non era male...abbiamo avuto bei momenti insieme...
La guardò.
- Do you love Marco? Ami Marco?
Si era spesso chiesto cosa li univa, visto che era in vena di confidenza; scosse la testa sorridendo.
- No, it's impossible...maybe he's my missed big brother! No, è impossibile...forse è il mio mancato fratellone!
Si accarezzò il viso ripensando a quando si erano azzuffati.
- Have you a boyfriend? Hai un fidanzato?
Gli sembrava strano, lo avrebbe conosciuto, ma non poteva esserne sicuro.
- No...
- Why? You're pretty and sweet... Perchè? Sei carina e dolce...
La ragazza sorrise arrossendo, quando era Bill Kaulitz a dirle che era dolce e carina, la cosa assumeva un altro significato.
- I've broken recently with a boy... Ho rotto recentemente con un ragazzo...
Continuò a guardarla per alcuni secondi poi si sporse a farle una carezza sui capelli.
- Like me... Come me...
Quando la ragazza alzò gli occhi trovò i suoi
estremamente vicini, rimasero a fissarsi dentro quello sgabuzzino per
un tempo interminabile, con la mano di lui sul suo viso; poi la parte
razionale di Alessia chiese di essere finalmente ascoltata. "È
una follia!". Lo era, quello era Bill Kaulitz.
Si schiarì la voce, cercando di riportare entrambi alla
realtà e lui si allontanò lasciandola; per un secondo, si
era sentito capito da lei ed aveva
provato l'irrazionale ed irresistibile tentazione di baciarla. E si
sentì uno stupido, visto che lei gli aveva stampato un bacio il
primo giorno senza farsi tanti problemi; solo che lei poteva
giustificare il tutto con una frase "Il mio idolo in casa, dovevo
provarci", mentre lui avrebbe dovuto scavare più a fondo per
cercare una spiegazione. Sarebbe stata una follia.
Uscirono dal ripostiglio lasciando quello che era quasi stato
lì, andarono in cucina a fare colazione come tutte le mattine;
Alessia gli raccontò degli esami, che avrebbe dovuto studiare "il
malato inglese", forse non era proprio così. Gli promise che
avrebbe cercato di noleggiare il film con i sottotitoli in tedesco
così avrebbe potuto seguirlo anche lui, si era fermato, aveva
sorriso e l'aveva guardata; lei era arrossita, quando la guardava in
quel modo arrossiva spesso, e lui aveva pensato che forse avrebbe
dovuto attaccare un suo poster nella sua camera accanto al suo letto ad
Amburgo: l'unica non-fan che riusciva a coccolarlo più di quanto
avrebbe potuto fare una fan. Sospirò abbassando gli occhi e
scuotendo la testa, avrebbe dovuto baciarla, sapeva che avrebbe dovuto.
- Don't you like my idea? Non ti piace la mia idea?
Lui annuì, ricordando una parola.
- Certo...
Scusatemi, ma sono di corsa, volevo mandarvi assolutamente questo capitolo perchè mi piace molto....
Ringrazio Kia_87, Nicegirl e Niky94 che hanno recensito...la prossima volta vi scrivo un sonetto!
Baci&abbracci anche a tutte le altre...
|
Ritorna all'indice
Capitolo 13 *** Nella notte ***
rv gtev
NELLA NOTTE
Era
sicura che quando era uscita dal Blockbuster diverse commesse avessero
sospirato di sollievo; quante persone cercavano "il paziente inglese"
in italiano, ma con i sottotitoli in tedesco? Già affittare un
film del genere era di per sè strano. Si fermò in
pizzeria a prendere due margherite per cena e due bottiglie di birra
made in Germany sotto espressa richiesta di Bill: "Let's us the beer, I
let you the pizza!". Evviva i clichè internazionali!
Quando tornò a casa lo trovò seduto a terra con gli occhi
fissi sullo schermo della Tv, incredibilmente stava guardando un dvd
del concerto dei Tokio Hotel; studiava la sua immagine sospirando.
- What are you doing? Cosa stai facendo?
Le lanciò un'occhiata seccata.
- I hate this...look at my mouth! It seems enormous! Odio questo...guarda la mia bocca! sembra enorme!
Alessia rise scuotendo la testa ed appoggiò le pizze sul tavolo della cucina.
- You speak with large mouth... Parli a bocca larga...
Si pentì quasi immediatamente di averlo detto, la raggiunse
quasi muovendosi a rallentatore con un'espressione di stupore omicida
sul viso.
- What?! Cosa?!
Deglutì in preda al panico.
- I love your mouth! Io amo la tua bocca!
Ma ormai era troppo tardi.
- In every moment? Now? In ogni momento? Ora?
Scosse la testa.
- Maybe...only when you are nervous! Forse...solo quando sei nervoso!
- I hope... Spero...
Rimase pensieroso per tutta la cena e si scolò le due bottiglie
di birra come se fossero acqua, senza risentirne minimamente; solo
quando si diressero in camera a godersi il dramma de "il paziente
inglese", sembrò improvvisamente ricordarsi di qualcosa. Le mise
le mani sugli occhi.
- I make you a surprise! Ti ho fatto una sorpresa!
La spinse delicatamente nella stanza, facendole fare alcuni passi
all'interno; da come riusciva ad orientarsi al buio dovevano essere
più o meno davanti allo spazio tra un letto ed un altro.
- Promise me that you don't open yor eyes! Promettimi che non aprirai gli occhi!
- Okay...
La fece girare, soffocò una risata, poi la spinse per le spalle
facendola cadere; Bill aveva previsto una cosa diversa: lei sarebbe
caduta ed avrebbe scoperto i materassi che in sua assenza aveva
spostato sul pavimento per guardare il film. Ma non andò
esattamente così perchè non aveva previsto i riflessi
felini di Alessia. Non appena la ragazza sentì il vuoto sotto di
sè, allungò una mano acciuffando al volo quella con cui
Bill l'aveva spinta.
Trattenne il respiro finchè il suo sedere non toccò
qualcosa di morbido, un respiro, per poi ricominciare a trattenerlo
quando si rese conto che qualcosa o meglio qualcuno era aggrovigliato a
lei; stava ancora tenendo la mano con cui l'aveva trascinato
giù. Ci furono esattamente cinque secondi in cui entrambi
rimasero immobili e senza parole; Alessia aveva l'impressione di
tremeare ad ogni battito del suo cuore da quanto era forte e Bill lo
sentiva pulsare contro il suo. Dovette fare forza sul braccio sinistro
per tirarsi su visto che l'altra mano stava ancora stringendo la sua;
la guardò tutta: i capelli sparpagliati sul cuscino, gli
occhiali che le erano calati sul naso, le labbra socchiuse, le loro
mani strette e l'altra di lei che stava stringendo in un pugno la sua
maglietta. Evitò i suoi occhi, aveva paura di scoprire quello che ci avrebbe trovato; le loro gambe erano intrecciate in modo poco conveniente, erano decisamente troppo vicini.
Il cantante si tirò su in ginocchio e la scavalcò
sedendosi di spalle accanto ai suoi piedi, sospirò un paio di
volte, poi si alzò, aprì la finestra e si accese una
sigaretta senza dire niente.
Alessia rimase immobile ancora un po' tanto per convincersi a
ricominciare a respirare, poi si tirò su come aveva fatto lui,
stringendosi le ginocchia al petto ed appoggiandoci sopra la testa;
deglutì si sentiva scossa, si sentiva tremare.
Finì la sigaretta incredibilmente in fretta e gettò la
cicca giù dalla finestra, avrebbe dovuto voltarsi a guardarla
prima o poi; lei fu più coraggiosa: si alzò in un sospiro
prese il dvd e lo infilò nel lettore, niente poteva essere
meglio de "il paziente inglese" per calmare i bollenti spiriti, ne era
sicura. Tornò sul letto e si appoggiò ad un cuscino
contro il muro, Bill la seguì poco dopo; erano fermi, sdraiati
ed in mezzo a loro passava la cosa più simile al muro di Berlino
che il ragazzo riusciva ad immaginare, superare quel confine avrebbe
portato alla morte o alla gloria. La cosa più saggia
sembrò stare fermi.
- I tought that you would kill me... Ho pensato che volessi uccidermi...
Borbottò Alessia, lui fece un mezzo sorriso.
- Now I would, you destroy my surprise! Ora vorrei, hai distrutto la mia sorpresa!
- Your surprise was dangerous... La tua sorpresa era pericolosa...
Infondo il muro di Berlino era stato abbattuto da parecchio tempo ormai.
Sospirò, poi la tirò verso di sè stringendola;
sapeva che se non l'avesse fatto se ne sarebbe pentito come del bacio
nel ripostiglio.
- What... Cosa...
Ma lui la interruppe prima che potesse completare la domanda.
- Is it important? È importante?
Alessia rimase in silenzio qualche secondo a riflettere.
- No...
- Good... Bene...
Non disse più nulla, rimase ferma a godersi il suo abbraccio
senza fare domande che avrebbero finito soltanto per complicare le
cose; infondo un abbraccio che male poteva fare?
Non riuscì a terminare il film, Bill la guardò
addormentata tra le sue braccia; spense il lettore dvd ed il televisore
con il telecomando e la strinse più forte nel buio della stanza.
Quando si era trovato sopra di lei, addosso a lei, contro di lei si era
sentito le farfalle nello stomaco; respirò il profumo dei suoi
capelli con gli occhi aperti nella notte: avrebbe dovuto iniziare a
porsi delle domande.
Eh...che bel momento...
Niky 94...se quello ti è piaciuto così tanto immagino che con questo farai le scintille! O almeno spero...
Nicegirl, già starebbero bene...chissà se ci riusciranno?
Layla, si decisamente è stato un momento piuttosto
imbarazzante...ma io vi aveva preannunciato che c'era il rischio che
potesse succedere!
Bcai&abbracci a tutti...
|
Ritorna all'indice
Capitolo 14 *** Il poker della pace ***
14. il poker della pace
IL POKER DELLA PACE
Drin...drin...drin...
Bill mugugnò e cercò di scrollare Alessia ancora tra le sue braccia.
- Ale...
- Do you ask? Rispondi?
Il cantante fece una mezza risata.
- I can't! Non posso!
Dalla bocca della ragazza uscì un lamento, poi come se
improvvisamente le avessero riattaccato le batterie; si alzò,
gattonò fino alla fine del letto, poi tastò la scrivania
alla ricerca del telefono. Si schiarì la vocce prima di
rirpondere.
- Pronto?
Nel frattempo il ragazzo si era tirato su sbadigliando e la guardava
puntellandosi con le braccia; doveva farsi delle domande, l'aveva
deciso la sera prima, solo che evidentemente il suo inconscio non era
intenzionato a collaborare visto che si era addormentato. La
guardò fare un sorriso assonnato contro la cornetta, avrebbe
voluto poterla capire.
E se ti stesse tradendo, se quando è andata a prendere quel film si fosse fermata a parlare con qualche reporter?
Scosse la testa, scacciando quell'orrendo pensiero; gli aveva
detto che non avrebbe potuto farlo, voleva fidarsi di lei, non tutte
erano Seline. Rimise apposto la cornetta e lo guardò, Bill
deglutì aveva quasi paura che potesse leggere il suo dubbio.
- A friend, she ask me to study together...I can call Marco, he can stay with you! Un'amica, mi ha chiesto di studiare insieme...posso chiamare Marco, può stare con te!
Sgranò gli occhi guardandolo allarmato.
- What? Do you remember last time? Cosa? Ricordi l'ultima volta?
- But...I don't want leave you alone... Ma...non voglio lasciarti solo...
Sembrava quasi imbarazzata.
- Why? Perchè?
Si strinse nelle spalle, gli lanciò un'occhiata con un sorriso
malinconico sulle labbra, poi tornò a guardare in basso.
- Maybe...because I wouldn't stay alone... Forse...perchè io non vorrei stare solo
Sospirò, infondo stava cercando di fare qualcosa di carino per lui.
Erano seduti sul divano, uno di fronte all'altro, il cantante con le
braccia incrociate sul petto intento a fissarlo con astio, Marco che
accarezzava tranquillamente Fanfy; lanciò un'occhiataccia anche
a lei, si sentiva tradito infondo quando non c'era, era da lui che
scroccava carezze!
- Che hai da guardare?
Bill sgranò gli occhi sorpreso, come?
- Do you speak deutsch?!
- Pare di si...
Rimase alcuni secondi a bocca aperta per la sorpresa, poi ricordò che Alessia lo aveva accusato di avere la bocca larga.
- Ma tu non hai mai detto niente, Ale mi parlava in inglese, perchè non l'hai aiutata?
Lui si strinse nelle spalle tranquillo.
- Perchè eravate divertenti!
Il cantante gli lanciò l'occhiata più minacciosa del pomeriggio.
- E lei che ti ritiene un suo amico...
Qualcosa fece breccia nel fare disinvolto di Marco, se non fosse stato
suo amico di certo non si sarebbe trovato a fare da baby-sitter ad una
specie di catantante con la fissa per le tinte! Sospirò, aveva
promesso ad Alessia che li avrebbe trovati nello stesso stato di salute
di quando era uscita. Si alzò dal divano ed aprì il
cassetto dove la sua amica teneva i giochi da tavola, tirando fuori un
mazzo di carte ed iniziando a mischiarle.
- Allora, rockstar, vuoi che ti insegni a giocare?
Il cantante alzò le sopracciglia guardandolo scettico, poi sorrise.
- Senza soldi!
Marco lo guardò con aria di sfida.
- Paura?
Bill si alzò ed incorciò le braccia sul petto.
- Potrei comprare questa casa, te ed il cane con la carta di credito che ho in valigia!
Il ragazzo era più che sicuro che fosse vero così
entrambi si trovarono a guardarsi intorno e riflettere su qualcosa che
potesse sostituire le fiches, quando lo sgranocchiare di Fanfy
attirò la loro attenzione. Si sistemarono in cucina, presero due
bicchieri con un centimetro d'acqua per spegnere i mozziconi di
sigarette, e si divisero i biscotti della cagnolina.
- Hai già pensato al tuo rientro in Germania?
Prese le cinque carte che gli aveva servito studiandole.
- No, perchè?
- Tu ed Alessia resterete amici? Prima o poi dovrai tornare a casa tua!
Già, immaginava fosse inevitabile...che ne sarebbe stato di lui
ed Alessia? Finse un'indifferenza che non provava, continuando a
sistemare la scala bucata che aveva in mano.
- Potremo scambiarci l'indirizzo e-mail, sentirci ogni tanto! Credo che potremmo essere amici...
- E torneresti qui per lei?
Si fermò e lo guardò, iniziava a sentirsi come ad un'intervista.
- Si farà male, voglio sapere quanto ti farai male tu!
Non lo sapeva esattamente, ma c'erano alcune cose di cui poteva essere sicuro.
- Mi mancherà...
Sorrise.
- Però vorrei farle vedere Amburgo, credi che lei verrebbe su per me?
Il ragazzo scrollò le spalle, come aveva fatto prima lui stava
fingendo indifferenza, ma Bill sapeva di aver dato la risposta giusta.
- Le piace viaggiare...
Quando Alessia tornò a casa fu avvolta da una cappa di fumo che la fece tossire, avevano dato fuoco alla casa?!
Ma una volta entrata in cucina scoprì che era fumo di sigarette
e che i due erano concentrati davanti ad un ventaglio di carte,
sarebbero potuti sembrare seri se al posto di fiches o soldi, non
avessere avuto un mucchietto di biscotti del cane; rimase per alcuni
minuti a fissarli sbattendo le palpebre senza capire, completamente
ignorata.
- What are you doing? Cosa state facendo?
Entrambi la fissarono seccati dall'interruzione, tanto che lei si
sentì in dovere di fare un passo indietro per lasciarli ai loro
affari; arrivò fino alla porta che divideva la zona giorno dalla
zona notte prima di ricordarsi che quella era casa sua e che il fumo
nocivo uccideva.
- Ehi! Sono io la padrona di casa!
Bill la guardò ovviamente senza capire, mentre l'altro non si degnò nemmeno di alzare gli occhi.
- Dai, abbiamo quasi finito!
Sbruffò e tossì di nuovo, poi si avvicinò alla
finestra e la spalancò, almeno avrebbero ricominciato a
respirare ossigeno; poi si sedette sul bracciolo del divano e rimase a
guardarli scommettere biscotti frieskies. Passò un bel po' di
tempo prima che dichiarassero conclusa la partita ed un attento conto
proclamò Bill vincitore; mentre il cantante festeggiava con
Fanfy, Marco si infilò il giubotto.
- Vuoi restare a cena?
Scosse la testa.
- Mi vedo con gli altri! Se hai bisogno di aiuto, chiama!
La guardò annuire, poi uscì chiedendosi se quella specie di cantante le avrebbe spifferato del tedesco!
Bill continuò a raccontarle eccitato di come l'aveva battuto per
tutta la sera, sembrava molto soddisfatto del suo bottino, tanto da
chiederle un sacchetto per conservarlo; a volte si comportava come un
bambino, era tenero.
Kia do 87...
effettivamente è molto da bravo ragazzo, però non mi
piaceva l'idea che provasse subito a saltargli addosso, sarebbe stato
più da Tom!
Niky 94 grazie per il tremendamente spettacolare...vedrai il prossimo!
Nicegirl...riusciranno i nostri eroi a vivere felici e contenti forever?
Anglei neri, mi sono diveritita un sacco anche a scriverla...e così carino immaginare Bill imbarazzato!
Ele sono contenta che ti intrighi, spero che continuerà ad appassionarti!
Baci&abbracci...
|
Ritorna all'indice
Capitolo 15 *** La tensione gioca brutti scherzi ***
15. tensione
LA TENSIONE GIOCA BRUTTI SCHERZI
Alessia
era nervosa, nervosa a livelli epocali; per questo era la terza volta
che si lavava il viso per poi ricominciare la fase trucco daccapo. La
sua mano no si decideva stare ferma, quindi, in ordine temporale, si
era: quasi ciecata con le lenti a contatto, infilata la matita in un
occhio, spennellata il naso con il mascara e scottata con la piastra,
che tra le altre cose non sembrava decisa ad allisciarla. Bill fu
svegliato dai suoi isterismi, mentre aveva tutta l'aria di imprecare in
italiano; si appoggiò allo stipite della porta del bagno
sbadigliando. La guardò alcuni minuti, poi si avvicinò e
la fece sedere sulla tavoletta abbassata del water; le strappò
la piastra di mano, per evitare che sembrasse la miracolosa
sopravvissuta di un incendio, ed iniziò ad allisciarle una
ciocca dopo l'altra con tutta la calma del caso.
- Why are you so nervous? You've studied! Perchè sei così nervosa? Hai studiato!
Sospirò.
- I have fear... Ho paura...
Lui la guardò per alcuni secondi.
- Do you want me with you? Mi vuoi con te?
Alzò gli occhi disperati sul suo viso.
- But people will recognise you! Ma le persone ti riconosceranno!
- Do you haven't a friend? Non hai un'amica?
Si lasciò convincere, forse perchè era incredibilmente
incerta, forse perchè aveva bisogno di qualcuno accanto, o forse
semplicemente perchè aveva bisogno di lui accanto e non un
qualcuno qualsiasi; durante il viaggio nascosto da un cappuccio e un
paio di occhiali dalle dimensioni gigantesche passò in rassegna
tutti i suoi cd facendo una smorfia quando si trovò tra le mani
quello di Jesse McCarthney.
- Sorry, you like this...this...this. And you criticise my songs...you're crazy, girl! Scusa, ti piace questo...questo...questo. E critichi le mie canzoni...sei pazza, ragazza!
- In music that year was very bad... Musicalmente quell'anno è stato terribile...
Effettivamente si sentiva un po' colpevole per aver comprato una cosa del genere.
Salirono le scale che portavano all'appartamento della sua amica
Azzurra e sperò con tutto il cuore che fosse sola.
Fortunatamente era così. La abbracciò contenta di
vederla, poi guardò il tipo dall'aspetto un po' inquietante
coperto in quel modo.
- Lui chi è?
Lei si morse il labbro, sospirò, poi gli fece cenno di togliersi
gli occhiali; la sua amica spalancò la bocca sconvolta.
- Bill Kaulitz?!
- Azzy, me lo fai un favore?
L'aveva lasciato lì, chiedendole sulle 1000 volte di non aprire
a nessuno, non farlo uscire e soprattutto non dire niente a nessuno con
il risultato che ora era mille volte più in pensiero di prima;
era stata un'idea del cavolo, era pericoloso, non avrebbe dovuto
ascoltarlo.
- Neri?
Si alzò ed entrò incerta nello studio del professore.
Bill era preoccupato per lei, sembrava così agitata quella
mattina e sapeva per esperienza che la tensione gioca brutti scherzi;
ricordava fin troppo bene quella volta che aveva steccato in Francia,
aveva dato la colpa ai tecnici, ma non ci aveva creduto nessuno.
Si sentiva in colpa, infondo era piombato a casa sua con la pretesa di
restare, senza ragionare sui suoi progetti, su quello che doveva fare;
era stato egoista ed egocentrico, l'aveva distratta con i suoi problemi
e se non avesse superato quell'interrogazione la colpa sarebbe stata
soltanto sua. Sussultò sentendo una voce familiare alla porta,
era così perso nei suoi pensieri da non essersi accorto che
Azzurra era andata ad aprire; si alzò in piedi aspettando teso,
formulando già le sue scuse in inglese, ovviamente se lei avesse
capito il tedesco sarebbe stato più fantasioso...quello scoglio
linguistico causava parecchi problemi.
Ma quando sbucò dalla porta della cucina non ci fu bisogno di
parlare per leggere la sua espressione felice, fece un passo verso di
lei, cercando di trasformare le sue scuse in complimenti; ma lei non
gliene diede tempo, perchè non appena furono vicini gli si
buttò tra le braccia e lo baciò. Tutta la tensione
scaricata in quel contatto.
Stavolta fu diverso, non rimase a guardare i suoi occhi chiusi, ma
abbassò le palpebre e le sue braccia si strinsero intorno alla
sua schiena quasi automaticamente, come se non potessero fare altro;
Alessia si staccò imbarazzata ed arrossì guardando le sue
labbra, lui non la lasciò.
- I'm sorry... Scusa?
Sorrise senza rispondere, chissà cosa cavolo pensava di avere da scusarsi...
- Passed? Passato?
Annuì nei suoi occhi.
- Yes... Si...
Salutarono Azzurra e tornarono a casa senza parlare. Non parlarono
mentre preparavano da mangiare, non parlarono a cena, non parlarono in
camera.
Bill la guardò cercare il pigiama, si cambiava in bagno, ma
prima che potesse uscire dalla stanza, la trattenne per un braccio. Si
avvicinò fermandosi ad appena un passo da lei, tirandola
delicatamente, per il braccio che le aveva afferrato, verso di lui e la
baciò di nuovo, con tutta la calma ed il
trasporto che soltanto nella propria casa si può avere; si
sedette sul letto e la fece sedere sopra di lui, continuando a
baciarla, anzi ad assaggiarla, come un nuovo gusto di gelato che scopri
migliore di qualsiasi altra cosa tu abbia mai mangiato. Le
accarezzò la schiena e strinse la sua maglietta fermandosi a
guardarla, a chiederle il permesso; per tutta risposta lei sfilò
quella di lui, percorrendo con le dita la traccia del tatuaggio che
aveva sul fianco. Il cantante ribaltò le posizioni trovandosi
sopra di lei, come quando erano caduti, ma stavolta non era affatto
imbarazzato; la spogliò con calma baciando ogni centimetro di
pelle nuda che veniva liberata dai vestiti, tornò alla sua bocca
e si fermò a fissarla.
- Do you want? Vuoi?
Lei annuì con gli occhi affamati di lui.
- I don't have... Non ho...
Avrebbe dovuto imparare a dirlo in tutte le lingue del mondo, era
sicuro che suo fratello sapesse farlo; ma lei sorrise aprì il
cassetto del comodino e tirò fuori una scatoletta rossa.
- No problem! Nessun problema...
Rise anche lui, riprendendo a baciarla.
La mattina dopo furono gli squilli del telefono a svegliarli, mentre
lui continuava a chiedersi come mai tutti telefonassero così
presto a quella ragazza; andò verso l'apparecchio trascinandosi
dietro il lenzuolo per coprirsi e rispose con voce flebile.
- Pronto?
- Mara DeSantis, parlo con la sigorina Neri?
Dalla voce e da come aveva risposto sembrava la centralinista di
qualche ditta telefonica, non riusciva a credere di essere stata
strappata dalle braccia di Bill per una cosa così inutile; il
cantante si tirò su appoggiandosi sui gomiti e guardandola
interrogativo.
- Si, sono io...
Stava per dirle che non le interessava nessuna nuova offerta, ma lei continuò interrompendola.
- Come definirebbe il suo rapporto con il signor Kaulitz?
Dramma...
Angeli neri, mi fa piacere, anche io me li vedevo in quel modo...molto film noir...
Kia 87 si effettivamente anche io...evidentemente le sue corde vocali devono essere molto combattive...
Layla, già molto meglio che si sfoghino a carte piuttosto che a pizze!
Nicegirl magari ce la faranno, ma al momento hanno dei problemi...
baci&abbracci...
|
Ritorna all'indice
Capitolo 16 *** Paparazzi ***
16. paparazzi
PAPARAZZI
Impallidì,
mentre Bill la guardava interrogativo; riappese di botto continuando a
guardare l'apparecchio allarmata, poi spostò gli occhi su di lui.
- Mi dispiace...
Continuò a fissarla senza capire, poi si allungò a
prendere il suo dizionario e cercò quello che le aveva appena
detto tra le frasi fatte; il telefono squillò di nuovo, Alessia
si morse il labbro, poi alzò la cornetta e se la portò
all'orecchio senza parlare.
- Alessia Neri?
C'era qualcosa di strano nel suo nome pronunciato da qulla voce, un accento diverso.
- Si...
Si costrinse a rispondere.
- Tom Kaulitz, Bill?
Deglutì, vedeva al margine del suo campo visivo il cantante
grattarsi la nuca confuso, doveva aver trovato la traduzione della
frase, avrebbe capito fra un minuto; allungò la mano e gli porse
la cornetta del telefono.
- Your brother...
Si sentiva sempre più confuso.
- Tom...
- Bill, ti hanno trovato! Sei sui tabloid di molti giornali
tedeschi...in uno di gossip c'è scritto che la signorina Alessia
Neri ha rilasciato una dichiarazione...
La guardò non poteva crederci, l'aveva tradito...si coprì
gli occhi sospirando, ma certo, chissà quanto le avevano
dato...e chissà quanto le avrebbero dato ora che poteva urlare a
tutti i giornali scnadalistici i risvolti della vita sessuale del
cantante dei Tokio hotel. Come aveva fatto ad essere così
stupido?
La ragazza continuò a guardarlo, finché lui non le
lanciò un'occhiata carica di rabbia e disperazione, la stessa
che aveva avuto in quell'albergo dopo che avevano trovato Seline con
Marco: lui pensava che fosse stata lei, che l'avesse tradito! Scosse la
testa guardandolo.
- No...you can't think that! No, non puoi pensarlo!
Fece una risata amara e riappese; non era nemmeno una sua fan, non aveva nemmeno il rimorso di aver tradito il suo idolo.
- You're worst than Seline! Sei peggio di Seline!
Si avvicinò alla valigia in silenzio, ma sapeva che quel
silenzio era molto peggio di qualsiasi grido; frugò in una tasca
interna e le buttò sul materasso un paccheto di banconote.
- Thanks...under bedsheets your better than her... Grazie...sotto le lenzuola sei meglio di lei...
Guardò i soldi sul letto, trattenendo le lacrime, offesa ed
arrabbiata; recuperò una manciata di vestiti ed andò a
ricomporsi in bagno, una brava puttana? Questo era stata per lui?
Bill rimase per alcuni secondi in piedi al centro della stanza con le
mani sul viso, perchè era stato così dannatamente
stupido? Perchè era dolce e carina...chiunque sarebbe dolce e
carino con qualcuno se quello avesse la capacità di arricchirlo!
E pensare che aveva passato la notte, mentre lei dormiva nuda contro di
lui ad immaginare come sarebbe stato: lei che scendeva dall'aereo, lui
che l'aspettava su una macchina con i vetri oscurati, lei che lo
abbracciava e baciava e lui che era così contento di averla
lì perchè gli era mancata...tutte cazzate!
Per la prima volta gli sembrò di capire perchè suo fratello si facesse tutte quelle groupies...
Alessia si affacciò dalla finestra, c'era una macchina nera e
costosa con i vetri oscurati davanti al suo cancello; Bill entrò
in soggiorno con il suo enorme trolley, stava uscendo dalla sua vita
esattamente come c'era entrato. La guardò con il viso bagnato di
lacrime e per un attimo vacillò, poi però ricordo cosa
aveva fatto, scosse la testa e se ne andò senza dire altro.
Lei rimase sola, ferma ed immobile per un'infinità di tempo,
finchè qualcuno non suonò al campanello della porta:
Marco. Beh, di certo non poteva essere Bill.
- Mi ha chiamato lui, mi ha chiesto di venire a vedere come stavi...
Si era presoccupato per lei, per l'ultima volta.
- Do you want have lunch with me? Vuoi pranzare con me?
Non voleva toccare l'argomento, voleva chiudere tutto quel mese in un
angolo lontano della sua mente e pensare ad altro come preparare il
pranzo per esempio; si diresse in cucina, frugò un po' nel frigo
e tirò fuori il pomodoro per preparare la pasta.
- Per me va bene, ma...
Alessia si fermò, non se ne era nemmeno accorta...
- Io capisco meglio l'italiano dell'inglese!
Appoggiò il pomodore sul piano della cucina ed iniziò a singhiozzare.
Marco non l'abbracciò, non la toccò, ne parlò, non
fece niente; rimase lì ad aspettare che si calmasse e quando si
diresse nella sua stanza la seguì. Raggruppò i soldi che
erano sparpagliati sul letto e glieli porse.
- Io non li voglio, ma tu puoi usarli...
Li prese confuso.
- Ti ha pagato...per cosa?
Sospirò senza guardarlo e non rispose, lui non chiese altro.
- Va bene, andiamo a mangiare?
Lei annuì, ma non aveva per niente fame.
Poprio così cara Nicegirl una giornalista...prima o poi le cose dovevano complicarsi...
Niky 94 non preoccuparti, ma
sappi che ti ho registrato sul libro delle assenze...scherzo! Non
obbligo nessuno a recensire, ma ovviamente se lo fate mi fa molto,
molto, molto piacere!
Kia 87, è vero è
il loro lavoro, ma se poi pensi che aspettano un qualsiasi problema di
una persona per scriverci su un articolo...credo che molti vip si
sentano in prigione...
And now? cosa succederà?
baci&abbracci...
|
Ritorna all'indice
Capitolo 17 *** Mai più ***
17. mai più
MAI PIÙ
Un'intervista,
una normalissima intervista. Ma da quando era tornato dall'Italia Bill
era tutto fuorchè normale: mangiava, scherzava, passava le ore a
pettinarsi e truccarsi. Ma non gli aveva mai parlato di quella ragazza,
non aveva la più pallida idea di cosa avesse fatto in quel mese;
e nel suo silenzio c'era qualcosa di tremendamente sbagliato. Bill era
sempre stato riservato, odiava vedere la sua vita privata sbattuta in
prima pagina, ma lui era suo fratello! Gli aveva sempre raccontato
tutto, ricordava le ore notturne di lui che logorroico gli raccontava
tutto, ma proprio tutto quello che si erano detti lui e Seline una
delle prime volte che erano usciti insieme; mentre ora era deciso a
tenere quell'episodio, se un episodio poteva essere lungo un mese, per
sè.
- Spero che non ci giudicherai indelicati, ma è quello che si chiedono un po' tutti...chi è Alessia Neri?
L'intervistatrice sorrise assecondante; Tom vide distintamente suo
fratello annaspare, gli occhi leggermente più allargati di
prima, la bocca semichiusa come se da quella fessura potesse entrare un
aiuto qualsiasi per uscire da quella situazione. Deglutì,
sospirò, poi ritirò fuori il suo sorriso, quello da
servizi fotografici o da premiazioni.
- Una fan, dopo l'incidente di Seline volevo ritardare il mio rientro e lei è stata così gentile...
Il gemello lo guardò raccontare il tutto in modo distaccato, ma
ovviamente c'era molto di più sotto visto che preferiva parlare
del tradimento fotografato della sua ex ragazza piuttosto che di
Alessia; se avesse saputo parlare italiano l'avrebbe chiamata.
Non appena l'interrogatorio finì Bill si allontanò in
fretta e Tom lo seguì; lo trovò sul tetto dell'edificio,
appoggiato al muro accanto alla porta con una sigaretta in bocca,
mentre con mani tremanti cercava di accenderla. Si avvicinò,
prese il suo accendino e dopo uno scatto deciso gli mise la fiamma
sotto la punta, l'accese e sembrò riacquistare lucidità.
- Ne vuoi parlare?
Buttò fuori una boccata e scosse la testa.
- Non saprei cosa dirti...
Era incredibile come fosse rapido ad infilarsi sfilarsi quella maschera solare da rockstar felice, quando stava male.
- Quello che ti passa per la testa, ascolto tutto io...
Bill si lasciò scivolare con la schiena al muro fino a trovarsi seduto rannicchiato a terra.
- Era carina...e premurosa...
Sorrise.
- E l'avresti dovuta vedere mentre cercava di parlarmi con
quell'ingelese tremante...all'inizio era strano, poi però
c'erano piccole cose che lei faceva...farmi telefonare a te
perchè mi sentivo solo, dirmi di non lasciarla quando stava
male, cercare un film che doveva vedere con i sottotitoli in tedesco...
Si fermò ci sarebbe stato molto, molto altro da dire, ma non era
sicuro di reggere senza sbriciolarsi; Tom lo guardò scrollando
le spalle.
- Un sacco di fan l'avrebbero fatto...
Abbassò gli occhi sospirando.
- Lei non era una mia fan...cioè, forse si, ma non a quel
livello! Lo faceva per me, non per il cantante dei Tokio Hotel...non mi
aspettavo che mi vendesse...
Il gemello gli lanciò un'occhiata scettico, ma si che era una fan.
- Era una stronza, devi lasciarla stare...ora sei solo deluso, ma vedrai che ti passa!
- Già...
Il cantante prese un'altra boccata di fumo.
- Sai qual'è la cosa peggiore?
Tom rimase in silenzio aspettando che continuasse.
- Che mi piaceva, stare lì, vivere con lei, mi piaceva...era bello!
Lei era bella, ma non lo disse.
Tornarono a casa dopo poco, da quando era ricomparso c'era sempre un
gruppo di fan appostate sopra il marciapiede davanti a casa che
aspettavano il suo rientro tutte le volte che usciva per lavorare;
infondo non uscivano per altro, barricati in casa come topi in gabbia.
Per fortuna presto avrebbero avuto alcune date per la Germania, gli
avrebbe fatto bene un mini tour. Lanciò un'occhiata a quelle
ragazze urlanti e si fermò, ce n'era una con i capelli tra il
castano ed il biondo...come i suoi...e portava gli occhiali...come lei...
Scosse la testa, non era comunque lei...si fermò di nuovo a
guardarla; ma che senso aveva? Anche riavesse cominciato la sua attesa
per l'anima gemella cosa ne sarebbe uscito? Altra sofferenza, altri
tradimenti, altra malinconia, altri paparazzi nella sua vita.
Le fece segno di avvicinarsi, lei si indicò come se non
riuscisse a credere che la volesse, poi un passo dopo l'altro si
avvicinò.
- Che stai facendo, Bill?
Tom lo stava guardando incerto.
- Mi prendo un diversivo...come fai tu!
Quando fu abbastanza vicina gli passò un braccio intorno alle
spalle, conducendola verso casa; il gemello continuò a guardare
quel taglio di universo alternativo in modo critico, anche se
fondamentalmente era quello che faceva sempre anche lui c'era qualcosa
di estremamente triste in quell'immagine. Tom lo faceva per divertirsi,
lui lo faceva per distrarsi.
La portò in camera, la baciò senza passione, giusto
quello che seriviva per metterla a suo agio, un paio di coccole, una
carezza e finirono per scopare; lei se ne andò tutta contenta
per aver passato la notte con il suo idolo, lui si godè il senso
di benessere post-orgasmo. Forse appena fuori qualcuno l'avrebbe
intervistata, forse lei avrebbe raccontato che aveva gusti strani, o
che non era bravo, ma cosa importava? Non le aveva nemmeno chiesto il
nome, poteva davvero accusare una sconosciuta di averlo tradito? La
risposta lo fece sorridere e mentre si infilava sotto le coperte senza
vestirsi, pensò che Alessia era stata l'ultima a cui aveva fatto
conoscere il vero Bill, l'ultima di cui si era fidato. Si
addormentò con due parole che fluttuavano nella sua mente: mai
più.
Nicegirl...diciamo che non è stato proprio delicato...
Niky 94...diciamo che i paparazzi hanno voluto rendere più invitante l'articolo...povera Alessia!
Layla, mi sembra inutile dirti che non puoi assentarti! Scherzo...
Kia 87...è stato troppo credulone! Però si è
trovato a dover scegliere se fidarsi di una tipa che ha conosciuto da
un mese o del fratello...bisogna capirlo!
Sto cercando di scrivere in fretta, perchè la mia battaglia con
Bill Gates non è finita, spero di finire prima di dover portare
il pc in assistenza, altrimenti dovrete attendere un po'!
Baci&abbracci...I'm working for you!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 18 *** Investimento ***
18. investimento
INVESTIMENTO
La
madre di Alessia le tolse il piatto da sotto il naso, lei
continuò a tenere gli occhi fissi davanti a lei, apparentemente
concentrata sul televisore; la realtà era che con la mente era
lontana chilometri, con la mente era in un'altra nazione, con una
lingua che non conosceva. Le prime pagine dei giornali parlavano
chiare: Bill Kaulitz, cantante e frontman del noto gruppo tedesco Tokio
Hotel se la spassa con le fan, Alessia Neri era soltanto la prima.
- ...poi quando sei morta di fame, pazienza!
Lanciò un'occhiata di disaccordo alla madre, aveva mangiato,
beh, un po', ma non è che fosse mai stata una tipa di appetito;
non era il non mangiare che la faceva apparire ogni giorno più
spenta e che le consumava tutte le energie, era perchè non
dormiva. Aveva iniziato ad odiare la sua camera da quando non c'erano
più le cose di Bill sparse in giro, le mancava la piastra in cui
inciampava sempre e le sue giacche che doveva spostare per aprire lo
sportello del suo armadio. La notte le mancava sentirlo respirare. La
prima volta che avevano dormito nella stessa stanza aveva passato ore
ad ascoltarlo inspirare ed espirare, un rumorino impercettibile, ma
incredibile. Ora era lei che non sapeva come ricominciare a respirare
davvero.
Aveva baciato lui, quello che
era stato la sua fantasia fino ad "Automatic", quello che poi di
prepotenza aveva voluto ricominciare ad esserlo; aveva fatto l'amore
con il Bill Kaulitz che le aveva insegnato ad amare, lo stesso che poi
l'aveva accusata ed abbandonata.
Sua madre continuava ad urlare, sua madre non faceva altro; da quando
aveva divorziato da suo padre aveva deciso di far capire alle sue
figlie quanto dovessero esserle grate, perchè lei era rimasta
nonostante tutto. Quel nonostante tutto significava che lei non avrebbe
voluto, ma che ormai le aveva partorite e l'istinto materno le impediva
di abbandonarle. Alessia sospirò e si alzò da tavola
dirigendosi in camera, non fece in tempo a chiudere la porta che la
donna l'aprì di nuovo.
- Perchè dovrei spendere i soldi per le tue cazzate?
La guardò senza capire, si era persa il passaggio dal suo appetito ai soldi.
- Quali cazzate?
- Vorrei sapere chi hai chiamato in Germania...
La spense di nuovo, smettendo di ascoltarla: per il momento bastava
così. Prese il giubotto e le chiavi della macchina, si
fermò soltanto quando raggiunse un condominio; scese e
suonò al citofono, una voce maschile le rispose.
- Sono Alessia...
Il portone scattò e lei si prepararò ad affrontare tre
piani di scale, alla prossima riunione di condominio ci sarebbe andata
anche lei ed avrebbe lottato per un ascensore, ma per ora la
realtà era faticosa.
Si fermò davanti alla porta e bussò due volte, due colpi
soli, come sempre; Marco aprì e la guardò, poi la
guardò di nuovo con più attenzione. Le occhiaie profonde,
il colorito pallido, i capelli tirati su con un fermaglio, la felpa
enorme; era la "felpa da depressione": quando era triste si nascondeva
in quei maglioni di diverse misure troppo grandi.
- Sei orrenda...
Lo spinse indietro per entrare.
- E tu poco galante, ma non importa...
Attraversò il corridoio e si diresse in cucina, era stata
talmente tante volte a casa sua da non comportarsi più da
ospite; lui la seguì e si sedette accanto alla sua sedia.
- Vuoi mangiare?
Scosse la testa.
- Non ho fame...
- Dovresti averne...
Gli lanciò un'occhiataccia che lo intimò a non continuare.
- Mi servono i soldi, quelli che ti ho dato...ha chiamato suo fratello in Germania e a me tocca pagare!
- Non ce li ho...
Lo guardò sbattendo un paio di volte le palpebre sbalordita.
- Come non ce li hai? Erano un sacco che ci hai fatto?
- Li ho investiti!
Conoscendo Marco era più probabile che li avesse messi in un
sacco e ci fosse passato sopra con la macchina, piuttosto che si fosse
messo a giocare in borsa.
- Tua madre non ti sta dando tregua, eh?
Alessia abbassò gli occhi e sospirò, la conosceva talmente bene, che senso aveva mentirgli.
- Credo che stia di nuovo progettando da mandarmi da uno psicologo...
Lo guardò.
- Allora, che ci hai fatto con quei soldi?
Improvvisamente il suo amico titubò.
- Mi ucciderai...
Scrollò le spalle.
- Magari sono troppo debole per farcela!
Lo guardò uscire dalla cucina e tornare poco dopo con una busta
da lettere tra le mani e due biglietti aerei dall'altra, glieli porse
entrambi: due biglietti per Monaco...guardò la busta tra le sue
mani ed improvvisamente ebbe paura ad aprire, sapeva già cosa
contenevano. Lui si accovacciò davanti a lei e le poggiò
le mani sulle ginocchia, mentre lei continuava a guardare la busta
incantata.
- Tra due settimane io e te prendiamo quell'aereo, andiamo al concerto e ci facciamo due chiacchiere con il signor Kaulitz!
Lei deglutì.
- Non mi vedrà tra 60000 persone...
- Ma tu vedrai lui e credo che sia esattamente quello di cui hai
bisogno...e se a quel punto vorrai parlarci ti prometto che
troverò il modo di portartici...
- Non parlo tedesco...
Lui rise ed abbassò gli occhi scuotendo la testa.
- Io si...
Layla, questa volta ci passo sopra, ma la prossima avverto la mamma! Scherzo...
Nicegirl, si effettivamente è un po' stupido...ma anche lui soffre!
Kia 87...mi informerò, ma forse sto battendo un record!
Angelineri come sempre il tuo intuito non perdona, fai bene a confidare in Tom, ma non ti anticipo niente!
Niky94...è un periodo che viena da dire poveri a tutti...grazie dei complimenti!
Baci&abbracci...
|
Ritorna all'indice
Capitolo 19 *** 100 groupies ***
100 grupies
100 GROUPIES
Finalmente
erano a Monaco, per la goia di Tom da quando erano partiti per il mini
tour Bill era più normale; non ancora guarito dalla scottatura,
ma ogni tanto tra una chicchierata ed un'altra usciva un "Alessia".
Solo che ora c'era un altro problema, perchè era andato con
tutte le fan castane e con gli occhiali che aveva visto; gli sembrava
che avessero invertito i ruoli: lui era diventato quello bravo e che
gli diceva di darsi una regolata, suo fratello il sexgott. Eh no! Di
sexgott uno ce n'era e non era di certo Bill, le cose andavano rimesse
apposto.
Erano sul palco, stavano suonando "Automatisch" ovviamente in tedesco; nonostante stesse meglio, quella sera Bill era nervoso.
Le fan avevano visto bene di fare uno striscione immenso, proprio nel
mezzo del pubblico: "Dimentica Alessia, noi siamo qui per te". A volte
certe fan erano davvero stupide! Quando era salito, Tom aveva sospirato,
poi guardato il fratello con gli occhi fissi su quelle lettere,
impanicato per qualche secondo; aveva deglutito e poi sorriso, ma un
concerto con quel sorriso ipocrita sul viso non poteva essere tanto
emozionante.
Per questo si stava dando da fare per due, Bill aveva bisogno di tutto
il suo appoggio e lui glielo stava dando; non ricordava di aver mai
suonato così bene, alzò gli occhi dalla chitarra per
mezzo secondo per dare un'occhiata al pubblico ed il suo sguardo si
fermò su un viso, seminascosto da un cappuccio. Una ragazza, una
ragazza famigliare, ma non riusciva a ricordare dove l'aveva vista;
così mentre Bill faceva i suoi dieci minuti di prologo per
presentare "Durch Den Monsun" lui stette con gli occhi fissi su di lei, frugando
nella sua memoria. La ragazza alzò gli occhi e lo guardò
a sua volta irrigidendosi. Cazzo, ma quella era Alessia, la vera
Alessia Neri, ricordava quando le aveva messo un braccio intorno alle
spalle e le aveva proposto di nascondersi nella sua camera; erano poche
quello che lo rifiutavano, per questo se le ricordava. Era sempre con
quel suo amico, la vide fargli un cenno, poi si dileguarono tra la
folla andandosene; Tom iniziò a suonare, ma continuò a
pensarla, mentre un'idea prendeva forma nella sua mente: l'aveva
tradito e venduto, ma cosa cavolo ci faceva lì?
Lo show finì ed il chitarrista lanciò un'occhiata al
gruppo di groupies urlanti, fece loro un sorriso calcolatore, poi si
avvicinò ad un uomo della security.
- Lasciale venire da me, me ne servono cento!
Guardò Bill allontanarsi, solo e con una nuvola di depressione sopra la testa.
- Dove vai?
Si voltò a guardarlo, come se si fosse ricordato solo in quel momento di non essere solo.
- C'è una piscina in albergo, ho voglia di farmi una nuotata!
Annuì con la testa, meglio, almeno non sarebbe stato tra i piedi; raggiunse sorridendo Gustav e Georg.
- Devo organizzare un esperimento, mi aiutate?
Circa un'ora dopo le ragazze erano sedute ai piedi del palco, in
ascolto, Georg e Gustav sul bordo rialzato e Tom con le braccia dietro
la schiena continuava a percorrerlo su e giù a grandi falcate.
- Lasciate che vi illustri il motivo della vostra convocazione!
Qualcuna dal fondo fece un risolino.
- Per farti divertire?!
Il ragazzo le fulminò con lo sguardo resistendo alla tentazione di cacciarle, ma gliene servivano esattamente cento.
- No, signore, stanotte non si scopa, stanotte facciamo un sondaggio!
Si trovò 102 paia di occhi che lo fissavano perplessi, ma il suo
piano era così semplice! Infondo Alessia era una fan di Bill,
anzi, molto di più visto che, a quanto aveva capito dalle frasi
lasciate a metà del fratello, avevano anche fatto sesso: era una
specie di groupies e doveva ragionare come almeno una di loro, no?
- Il quesito è questo, se aveste la possibilità di avermi
sotto il vostro tetto tutti i giorni, se io vi...amassi...
Pronunciò quella parola, come se fosse un animale estinto.
- Quante di voi butterebbe all'aria il tutto per soldi?
Nessuna alzò la mano, la vedeva dura.
- Vi prometto che questo non interferirà con la mia scelta per il dopo, basta che alziate le mani!
Timidamente un piccolo gruppetto si fece avanti, per l'esattezza 8; un 8% era decisamente scarso...
- Guastav, prendi nota!
Fece loro un segno con la mano, per farle venire davanti a lui in prima
fila; si accovacciò e le guardò negli occhi una dopo
l'altra.
- Se io suonassi ad un concerto in un'altra nazione, dopo tutto questo, quante di voi verrebbero a vedermi?
Nessuna mano alzata. Tom sorrise, lo 0%...
- Davvero?
Le otto ragazze annuirono.
- Signore, il vostro aiuto è stato prezioso, ve ne potete andare!
Con un brusio si alzarono e fecero per allontanarsi, le seguì
con gli occhi, poi allungò un braccio verso l'ultima delle otto,
una ragazza con i capelli rossi.
- Tu no...ti va di aspettarmi in camera? Poi ci divertiamo...
Lei sorrise annuendo.
- Ma cosa devi fare?
Correva per l'aereoporto, anzi, probabilmente stava volando, ma
perchè continuava ad indossare quei pantaloni tanto enormi se
erano così scomodi! Quel cavolo di taxi ci aveva messo una vita
a portarlo fin lì.
"Oh dio del rock, se mi senti fa che l'aereo sia in ritardo!"
Tom immaginò quasi un raggio di luce dal cielo che lo
illuminava, mentre sullo schermo il volo "Monaco-Fiumicino" veniva
segnato come in ritardo; sorrise tra sè.
- Grazie, dio del rock!
Già, ora però a trovarla! Si guardò intorno,
mentre continuava a correre e travolse qualcuno, qualcuno che si stava
lamentando in un'altra lingua.
- Alessia Neri!
Era talmente felice di averla trovata che non gli fregò niente
di essere per terra sopra di lei, ma l'abbracciò lo stesso e le
stampò un bacio sulla fronte.
- Devi venire con me...per favore!
Lei lo guardò pensierosa e lui ricordò, che non parlava
tedesco; certo, vista la situazione avrebbe potuto impararlo! Mentre
stava ancora riflettendo su come comunicare con lei, incurante del
fatto che la stava schiacciando, qualcuno lo prese per un braccio
tirandolo su.
- Cos'è questa storia?
Guardò il suo amico che aveva parlato con occhi brillanti di riconoscenza: parlava tedesco!
- Devo portarla da Bill, credo che lui la ami e dal sondaggio che ho
fatto quella sua fantomatica dichiarazione deve essere stata una truffa!
Marco lo guardò incerto, poi fissò gli occhi di Alessia,
che nel frattempo si era tirata su a sedere, pensando all'unica cosa
che aveva capito.
- Lui l'ama?
Il chitarrista annuì.
- Non verrà mai, le ha dato della puttana...
Si guardarono, poi guardarono lei con fare poco rassicurante; Marco la
prese per le braccia e Tom per le gambe, cercò di urlare e
qualche agente di polizia si avvicinò, ma il chitarrista disse
loro qualcosa in tedesco e allungò loro un paio di banconote a
testa. Erano il primo gruppo tedesco che dopo anni riusciva a sfidare
le classifiche europee, erano una specie di divinità lì.
La caricarono su un taxi, ma non capì dove la stavano portando.
- Fidati, Ale, è per il tuo bene!
Layla...direi che ti hanno presa in parola!
Angeli neri non preoccuparti, l'avevo vista comunque...visto che il tuo confidare in Tom è servito?
Nicegirl, problemi tecnici mi hanno ritardata un pochino, ma eccomi!
Kia 87 spero di aver lenito (dio che parolone!) un po' la tua curiosità!
Care lettrice vi annuncio che il prossimo capitolo sarà l'ultimo...baci&abbracci!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 20 *** Il suo più grande fan ***
20. il più grande fan
IL PIù GRANDE FAN
Bill
andò nella sua camera con solo l'accappatoio addosso,
fortunatamente in quell'hotel la sicurezza funzionava bene e lui poteva
permettersi una cosa del genere senza incappare in giornalisti
invadenti; aprì la porta, trovandosi davanti alla stanza buia.
- Tom?
Si fermò con la mano a mezz'aria vicino all'interruttore.
- Sono Bill...
Suo fratello doveva averle portato una ragazza, beh, visto l'umore che
aveva quando era sceso dal palco, doveva aver pensato di tirarlo su in
quel modo; solo che stanotte non aveva voglia di quello. Nuotando aveva
iniziato a porsi le domande giuste, tipo che senso avesse andare con le
copie se non si può avere l'originale. Aveva trovato il coraggio
di leggere l'articolo la settimana scorsa, portava quelle due pagine di
giornale sempre con lui, ma fino a quella sera non se l'era sentita;
poi erano partiti per il mini tour e si era trovato nel "TH world",
come lo chiamavano lui e suo fratello, lì non c'erano ne Bill ne
Tom Kaulitz, lì c'erano il cantante ed il chitarrista dei Tokio
Hotel: lì poteva sopportare le parole di quella ragazza. Non
erano parole sue, probabilmente era molto ingenuo da parte sua dire che
la conosceva dopo appena un mese, ma era così; in quel mese
aveva imparato tante di quelle cose...
Conosceva il profumo che usava, lo shampoo per capelli biondi con cui
si lavava, che il suo cane si chiamava Fanfulla, ma tutti l'avevano
accorciato in Fanfy, che odiava tutto quello che strisciava, compresa
una piccola lumachina su una foglia d'insalata, che non uccideva i
ragni perchè portava sfortuna, che amava la cioccolata, ma non
quella bianca. E sapeva per certo che una frase tipo "Mi sono sempre
ritenuta la più grande fan di Bill Kaulitz", dalla sua bocca non
sarebbe mai potuta uscire.
- Senti, so perchè mio fratello ti ha portato qui, ma non mi va stasera, prova ad andare da lui se ti piace!
Per un lungo momento lei non rispose, poi sentì appena un sussurro
- Bill...
Scrutò l'oscurità pensieroso, poi deglutì e spinse l'interruttore. E rimase senza fiato.
Alessia Neri era lì, ferma, seduta sul suo letto che lo guardava.
- Che ci fai qui?
Non rispose, fecce un mezzo sorriso amareggiato; già, non parlavano la stessa lingua.
- Marco e Tom bring me here...the door was closed... Marco e Tom mi hanno portata qui...la porta era chiusa...
Chiuse la porta e fece un passo verso di lei, un passo fu come prendere
aria dopo giorni di apnea; così ne fece un altro ed un altro
ancora, godendosi la picevole sensazione di poterla guardare. Si
trovò in piedi a pochi centimetri da lei, la guardò
dall'alto, immobile, ma non era quello che voleva, c'era una sola cosa
che desiderava fare; si accucciò e strinse le sue mani sulle
gambe, cercò i suoi occhi e sospirò.
- Can you forgive me? Puoi perdonarmi?
Alessia sbattè le palpebre un paio di volte, liberando due
lacrime che scesero lungo il suo viso; poi lo guardò con le
ciglia umide.
- I missed you... Mi sei mancato...
Sorrise e l'abbracciò forte.
- Anche tu...
Lo disse in tedesco, ma era quasi sicuro che avesse capito; tra le sue
braccia pianse tutte le lacrime che non aveva pianto in quei giorni. Si
lamentò di come l'aveva trattata, lo accusò di essere
stato un idiota per non averle creduto, lo spinse via arrabbiata per
tutto quello che aveva passato; Bill incassò in silenzio e
quando lo spinse, facendolo cadere a terra, rimase lì a
guardarla supplichevole. Singhiozzò ancora, poi gattonò
accanto a lui e lo baciò; quel bacio ridiede senso a tutto.
Rimasero a baciarsi sul pavimento per un tempo lunghissimo, poi la
prese in braccio e la portò sul letto; la prese trattandola come
se fosse di vetro, le cose preziose, le opere d'arte originali vanno
trattate con cura. La tenne abbracciata anche dopo, rendendosi conto di
quanto era dimagrita; seguì il contorno delle sue costole ora
più in evidenza.
- You'll never do it again...I'm by your side... Non farlo mai più...sono dalla tua parte...
Alessia lo guardò scettica e lui scoppiò a ridere, si mise supina guardando il soffitto.
- I can't understand your fan! Non riesco a capire le tue fan!
- Fortunatly you aren't! Fortunatamente non lo sei!
Lo fissò incuriosita.
- Why fortunatly? Perchè fortunatamente?
- Because you love me, really me... Perchè ami me, davvero me...
La sua espressione diventò seccata.
- I've never said that I love you! Non ho mai detto che ti amo!
- And why you are here...? E perchè sei qui?
Lei non rispose così lui continuò.
- Me too... Anche io...
Si accoccolò contro di lui.
- It's difficult, we can speak the same language... È difficile, non sappiamo parlare la stessa lingua...
- You can learn me italian, I can learn you deutsch! Puoi insegnarmi l'italiano, io posso insegnarti il tedesco!
- Start now! Inizia ora!
Sorrise e la baciò.
- Hich liebe dich! Ti amo!
Risero entrambi.
Diverso tempo dopo Alessia era sdraiata sul suo letto al telefono con
Bill, erano tornati da poco da un tour, lei gli aveva fatto da
assistente; le aveva detto di restare da lui, ma aveva voglia di
starsene un po' a casa sua. Parlavano un misto confuso di italiano,
tedesco ed inglese, dialetto che solo loro riuscivano a capire, uscito
fuori dopo un corso per corrispondenza di tedesco per italiani e di
italiano per tedeschi; lei aveva studiato da sola, i Tokio Hotel in
blocco, tanto che Tom chiedeva alle groupies italiane che trovava di
aiutarlo dopo ogni prestazione. Per il suo compleanno la scorsa
settimana le aveva cantato "Rette mich", la sua canzone preferita, con
un testo riadattato in italiano; forse se non fosse stata tanto
orribile non le sarebbe piaciuta tanto.
Diede la buonanotte e guardò accanto al suo letto la foto di
Bill, ora sotto ce n'era una di loro due insieme, sorridenti.
- Buonanotte Bill...
La stessa scena a diverse centinaia di chilometri di distanza, Bill
guardò la foto di Alessia accanto al suo letto e quella in cui
erano insieme, sorrise; una volta in un'intervista gli avevano chiesto
del loro rapporto, la sua risposta aveva lasciato tutti di stucco e
fatto morire dal ridere Tom.
- Mi sono sempre ritenuto il suo più grande fan!
Fine
care lettrici! Che ne pensate? Spero che sia il lieto fine che
desideravate...un bacione zuccheroso a Layla, Nicegirl, Kia 87, Niky 94
e Angelineri...ed ovviamente un saluto anche a tutte quelle che
leggono, mi recensiscono e mi hanno aggiunta tra i preferiti! Grazie
dell'appoggio! Baci&abbracci...
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=402734
|