Lo Spirito della Scogliera

di paiton
(/viewuser.php?uid=1205547)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una serie di decisioni sbagliate ***
Capitolo 2: *** In trappola! ***
Capitolo 3: *** Luci nel mare ***
Capitolo 4: *** I Coccodrilli ***
Capitolo 5: *** Sulla spiaggia una luce ***



Capitolo 1
*** Una serie di decisioni sbagliate ***


Sono seduto sulle scale di legno che portano alla casa di Randine Perry, il giamaicano che si è stancato di lavorare come programmatore a Londra. Adesso si è comprato una casa nella foresta tropicale, quattordici acri di terra, pieni di animali misteriosi e spesso anche pericolosi. Sono suo ospite e continuo ad accarezzare la testolina del gatto che vive qui, uno dei tanti gattini in realtà; per sopravvivere nella foresta bisogna essere scaltri, i serpenti velenosi strisciano spesso attorno a questa abitazione ma il felino sa il fatto suo nonostante dorma per quasi tutta la giornata.

Ero contento di essere su quella scala, ti sembrerà strano ma spesso ci dimentichiamo del vero valore delle cose; siamo presi continuamente da tantissimi pensieri, siamo come inglobati in un involucro che ci impedisce di godere delle piccole comodità che ci offre la vita. Invece il gatto è ben consapevole di tutto, un animale davvero equilibrato, notevole la sua astuzia.

Il giorno prima abbiamo visitato un centro di recupero animali, si trova in cima ad una collinetta, ad un centinaio di metri dal mare.

" Ti è piaciuto il centro Alturas? " Le chiedo sperando in una risposta affermativa.
- Certamente! Deve essere davvero fantastico fare volontariato qui - afferma lei con gli occhi sprizzanti di vitalità.

" La scimmia ragno e il Kinkajù che hai visto poco fa sono difficili da avvistare ma se saremo fortunati... chissà! "

- Quando finirò di studiare mi piacerebbe molto lavorare in un centro come questo –

"La foresta si occupa di questi animali creando frutti variopinti, banane, papaye, fiori... un caleidoscopio di colori e gusti mozzafiato tutto l'anno!"

- Hai sentito che la colpa è sempre dell'uomo? Turisti che girano per strada in macchina ed investono formichieri e scimmie ... –

" Si lo so bene... purtroppo l'essere umano ruba sempre più spazio alle foreste e gli animali sono costretti in spazi sempre più piccoli...

- Hanno detto che la maggior parte degli animali arrivano al Centro a causa di collisioni con autovetture e poi i poveri bradipi, che si attaccano ai fili dell'alta tensione credendoli liane. –

" Purtroppo la responsabilità dell'uomo che arriva con la sua tecnologia è evidente in questa foresta. Nel vecchio continente ormai non ci sono quasi più animali; ti ho portato qui apposta, la natura è ancora forte, si riesce a sentire il contatto con gli elementi, si possono vedere le connessioni tra la flora e la fauna, viene risvegliata l'anima vitale che è in noi"

Mi fermo a guardare un tucano variopinto con un piccolo frutto arancione nel becco e rimaniamo a scrutare l'oceano dalla cima della collinetta, meditando.
Il taxista si è dimenticato di noi ma non possediamo la Sim costaricana.

"Possiamo sempre scendere a piedi, la via del ritorno per l'Hotel non sembrava lunga; appena arriviamo sulla strada principale prendiamo un autobus, abbiamo la stanza già prenotata questa mattina. Mi sembra una buona idea fare due passi" le dico.
- Va bene, adagio, la discesa mi sembra ripida, c'è la ghiaia - Afferma lei saggiamente
"Andiamo con calma, non abbiamo fretta"
 
In Costa Rica il Sole picchia forte anche se sta per tramontare, resta poco tempo per scendere poiché alle cinque fa buio; lei aveva due sandalini molto graziosi ai piedi, io un paio di infradito, non avevamo il migliore degli equipaggiamenti in commercio ma ci siamo impegnati per arrivare in fretta ai piedi della collina.
 
Giunti sulla strada asfaltata che costeggia l'oceano Pacifico, incontriamo una signora e tento di ottenere informazioni utili:
"A che ora arriva l'autobus per Dominical?" Lei guarda l'orologio al polso

"Doveva essere qui un quarto d'ora fa" mi risponde seccata in spagnolo

Continuiamo a piedi in direzione della nostra camera con vista scogliera ma grossi mezzi gommati ci sfrecciano a fianco. Dall'altro lato della strada c'è il guardrail, poi una striscia di foresta e più in basso la costa rocciosa: intravedo un sentiero che probabilmente porta diretto sulla spiaggia. Decidiamo di esplorare quella via per toglierci dalla strada pericolosa.

Il paesaggio che ci troviamo di fronte è fenomenale, una distesa di rocce lisce intervallate da pozzanghere piene di granchietti e altri animaletti da scoglio; l'oceano vero e proprio dista un centinaio di metri e all'orizzonte il sole sta per scendere dentro al mare, alle nostre spalle sentiamo il richiamo della scimmia urlatrice.
 
Secondo i nostri calcoli manca un chilometro e mezzo di cammino per arrivare giusti in tempo a cena, prima che il buio prevalga sulla luce.
Gli scogli diventano via via più scivolosi e non incontriamo nessuno lungo il tragitto. La mia fidanzata inizia ad essere stanca, perde l'equilibrio spesso e rischia di scivolare.

Il cielo diventa sempre più rosa finché l'orizzonte si dipinge di rosso: mi rendo conto che sulla destra ci sono delle catapecchie nella foresta (probabilmente di pescatori, ma inizio a preoccuparmi perché due giorni prima stavamo facendo l'autostop e un signore sulla cinquantina ci ha messo in guardia; diceva che in quelle zone è bene evitare di salire in macchina con sconosciuti, si rischia di essere presi di mira dai narcotrafficanti). Non dico nulla alla fidanzata e continuo a camminare verso la nostra comoda camera, vedo l'Hotel in lontananza.

Arrivati di fronte alla nostra abitazione mi rendo conto che non c'è nessun modo per raggiungere la sommità della scogliera. La nostra comoda camera da letto è proprio lì davanti a noi, di fianco c'è il ristorante ma non esiste un sentierino per superare quei sette metri di scogliera verticale, sassosa e sdrucciolevole che ci separano da essi.

"Da qui non si sale" affermo sicuro.

So fare ad arrampicarmi sulle Alpi e so dove si riesce a salire e dove invece si rischiano le ossa.

"Accidenti! E adesso come facciamo?!" urla lei esausta.

"Provo a correre avanti per cercare una soluzione, bisogna fare in fretta, tu avanza con il tuo passo e cerca di non farti male"

Le nuvole che prima erano tinte di rosa adesso avanzano nel cielo minacciose nella nostra direzione, in lontananza si vedono fulmini che entrano nell'oceano. Tutti i giorni arriva un acquazzone nella stagione delle piogge e il maltempo marcia verso di noi.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** In trappola! ***


Inizio a muovermi veloce, rischiando di farmi male perché devo trovare una via di uscita da quella situazione, non per me ma perché sto mettendo in pericolo lei. Un piede mi scivola di lato e un infradito si rompe: le tolgo entrambe e continuo a zigzagare tra gli scogli che sono sempre più rivestiti di alghe.
 
Vedo dei pescatori in lontananza, sono due ore che non incontriamo anima viva; mi avvicino e chiedo loro in un italiano spagnolizzato : "Pura vida, ès possible salire a la Parcela da più avanti?"
Loro mi squadrano e poi dicono che una strada ci sarebbe, ma è un po' pericolosa.
Forse mi hanno sottovaluto per il mio aspetto da turista sconsiderato ma sono consapevolmente certo che non faremo mai in tempo a tornare indietro sulla strada statale principale, calcolando che sta scendendo l'oscurità e si sta alzando la marea.
 
Bisogna tentare quella via pericolosa, che è l'unica possibile. Torno indietro velocemente ad informare Fabi:

"Probabilmente c'è un sentiero percorribile in fondo alla scogliera, dopo la punta rocciosa che da questa posizione non si vede, me l'hanno riferito quei due pescatori"

"Tu mi hai abbandonata qui da sola! Non ce la faccio più con questi sandalini!" Mi urla addosso arrabbiata
Inizio ad essere davvero preoccupato per lei, avanza molto lentamente e sta calando l'oscurità... prendiamo in mano i cellulari intelligenti per fare luce e la informo che le mie ciabatte sono da sistemare, sto avanzando scalzo.
 
La marea continua a salire, le prime nuvole iniziano a scaricare acqua, è buio pesto e siamo costretti ad usare la torcia elettrica d'emergenza che per fortuna tengo sempre nello zaino. Le insenature della scogliera non ci permettono di vedere a più di dieci metri in avanti ed effettivamente non sappiamo neppure se quella via è praticabile.
 
In altre situazioni mi ero cacciato nei casini ma così dentro ai guai come questa volta Mai!


Inizia a salirmi l'ansia poiché non solo sento di aver messo in serio pericolo la mia vita ma soprattutto perché ho messo in pericolo l'esistenza della ragazza che amo. Sento che la paura e la fatica iniziano a prendere il sopravvento su di lei, ormai la nostra giornata non è più sotto il nostro controllo.

"Non ci conviene continuare a camminare per la scogliera, ormai abbiamo passato l'hotel che si troverà al massimo ad un centinaio di metri da noi... se ci fai caso, al nostro fianco abbiamo la foresta che è molto più facile da attraversare rispetto al muro verticale di pietruzze che volevamo scalare un'ora fa."

Cerco di rassicurarla dicendole che siamo vicini e manca poco anche se non ho la minima idea di come fare ad avvicinarmi più di così, visto che la foresta brulica di ragni velenosi e serpenti, soprattutto di notte quando escono a cacciare le prede.
 
Il terreno è pieno di pezzi di legna marcia, di tronchi e rami umidi e pieni di muschio ed è proprio lì che si annidano le tarantole… la guida ce ne aveva mostrata una proprio qualche giorno prima durante un’escursione notturna.

Lei mi crede e proviamo a salire per un sentiero che si vede a malapena, forse quello che indicavano i due pescatori incontrati... Ci eleviamo qualche metro sopra al livello del mare e tutto sembra funzionare fino a quando accuso un dolore lancinante al piede destro.
 
Punto la torcia e vedo chiaramente una spina piantata in profondità; la tolgo e riconosco l'aculeo: appartiene ad una maledetta palma, le cui foglie si contornano di spine, questo significa che tutto attorno a noi è pieno di dolorose spine.

"Ahia! Basta! Non ce la faccio più! Voglio andare all'hotel!" Anche Fabi ha beccato una spina sotto al piede, dobbiamo fermarci.
 
Non possiamo arrivare all'hotel, adesso tutto mi è chiaro: ci siamo sforzati tanto per raggiungere in tempo la stanza ma la strada che abbiamo appena scelto, non è affrontabile. Abbiamo preso una serie di decisioni poco convenzionali che ci hanno fatto arrivare in questa situazione. Sto pensando nel modo sbagliato, stiamo rischiando grosso!

"Prendiamo gli impermeabili e fermiamoci sulla scogliera a dormire. Questa è in assoluto la cosa più sicura che possiamo fare"
 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Luci nel mare ***


Con la torcia punto il terreno e con le mani sposto tutte le spine che vedo, poi dico a Fabi dove mettere i piedi per non pungersi ancora. Le mani mi fanno un gran male, i piedi ancora di più, ma è colpa mia, devo tirarla fuori incolume da questa disavventura:

"Miraccomando, non dire ai tuoi che siamo finiti in questa situazione altrimenti non ti faranno mai più uscire con me".

"Avevo ragione io, dovevamo tornare indietro due ore fa" lei lo sapeva fin dall'inizio ma ha voluto fidarsi di me

"Avevi ragione certo, ma hai seguito me e adesso ci tocca passare la notte qui in attesa della luce diurna"

Non potevo dirle in quel momento che non siamo tornati indietro per un motivo ben preciso... quella zona isolata era il covo ideale che i narcotrafficanti avrebbero potuto utilizzare come punto di scambio… non so cosa armeggiano in queste casette isolate…

Adesso mi rendo conto del terribile pericolo che abbiamo affrontato entrando nella buia foresta. Ritornando verso l'oceano vedo un punto che potrebbe essere comodo per aspettare la luce delle quattro di mattina. Ci buttiamo addosso tutto quello che abbiamo, sta scendendo dal cielo un monsone, siamo bagnati fradici e tira un folle vento. Fabi ha paura che la corrente ci trascini via ma io sto sveglio e lei riesce addirittura ad addormentarsi, è stremata poverina.

Attendo e controllo.

I miei occhi si sono abituati all'oscurità e intravedo grosse onde infrangersi sulla costa, molti scogli emergono dall'acqua, in tutte le direzioni e ci riparano dalla forza devastante del mare. Il rombo delle onde è continuo ed intenso, e mi porta il diario di ciò che è successo nell'oceano aperto dove regnano i venti della tempesta.

Inizio a meditare, calmo, calmissimo, mentre la abbraccio.
 
Dallo scoglio più alto, quello su cui ci siamo annidati, riesco chiaramente a vedere la spuma del mare, bianca... candida... che corre verso di noi e si insinua come un serpente nei punti più bassi. Piove sempre più forte e continua ad entrare acqua da tutte le parti; cerco di coprire Fabi come posso, usando anche i teli da mare, non c'è freddissimo nella notte del tropico ma così bagnati e sferzati dal vento è necessaria una protezione dai traumi muscolari.

Adesso non siamo più in pericolo, finché restiamo sdraiati siamo al sicuro. Con questa tranquillità momentanea riesco a schiarirmi le idee in maniera fantastica: dalla collina del centro di recupero, poche ore prima, guardavamo il mare e avevamo visto chiaramente che la spiaggia a forma di coda di balena (della riserva naturale di Bahia Ballena) era quasi scomparsa.
 
Questo significa che la marea ha iniziato a salire molto prima di mezzogiorno ed è impossibile che l'oceano salga ancora per molto tempo, sto iniziando a rilassarmi davvero... non possiamo essere travolti dalla corrente…

Nella vita ci capita di puntare un obbiettivo sbagliato o troppo elevato per le nostre possibilità e diventiamo frustrati... a volte abbiamo paura di essere tanto fragili e invece ecco l'opportunità che ci permette di alzare l'asticella della consapevolezza sui nostri limiti ma soprattutto capiamo cos'è davvero importante: la comodità di un letto matrimoniale o una scogliera scomoda con vista oceano? È questione di gusti, a me piace seguire le passioni e sono finito qui.
 
Puoi vivere certe emozioni solamente quando ti sei perso. In tutti i sensi.
 
Ho sentito quanto amo Fabi e non voglio più metterla in pericolo, mai più. Ho preso coscienza della forza del mare e del cielo che non avrei mai percepito stando comodamente seduto in una comoda abitazione convenzionale. Ho capito quanto sono forti gli animali che vivono in questa scogliera e dentro alla foresta: loro continuano a sopravvivere nonostante tutti i predatori, le spine, il vento, l'umidità e l'essere umano. Gli altri animali sono molto più forti di noi accidenti!

Adesso la mia vista si è abituata e dritto davanti a noi vedo onde alte almeno tre metri infrangersi fragorosamente sulla punta della scogliera.
La spuma ci è appena arrivata a due centimetri dal telo quindi devo svegliare la ragazza:

“Spostiamoci un paio di metri più in alto, ci è arrivata un'onda sotto ai piedi”

Mentre spostiamo gli zaini, i teli e l'ombrello lei, ancora un po' intontita, nota una luce nel mare.

“Non possiamo chiedere aiuto ?”

“Quella sarà una barchetta dei pescatori che non ha fatto in tempo a rientrare; non si fermerà mai da noi, troppi scogli, non si può approdare qui”
Lei prende la torcia, la punta verso il mare e la accende e spegne ad intermittenza.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** I Coccodrilli ***


La stessa mattina avevamo camminato, in cerca di alloggio, proprio nella spiaggetta verso cui ci stiamo dirigendo... davanti a noi, nel mare c'è una piccola isola con qualche albero! Magari qualche essere umano è rimasto bloccato come noi oppure i pescatori utilizzano quell'isoletta come deposito per reti ed altre attrezzature!

“C'è un’isoletta nel mare davanti a noi, ti ricordi? In ogni caso nessuno si sposterà verso la costa fino a domani mattina con queste condizioni climatiche…”

Inizio a maledire quei pescatori che non ci hanno detto di tornare indietro quando eravamo ancora in tempo per farlo. Poi ho iniziato a capire che ci è stata donata un’opportunità: solamente in questo remoto spazio lontano dal mondo urbano è possibile sentire e vedere le forze che muovono il nostro Pianeta, solamente qui è possibile ascoltare lo spirito del mare e degli animali che lo abitano, solamente qui, nel luogo in cui le città sono lontane.

Alcuni conoscono L'istinto di sopravvivenza solo come parola, noi stavamo afferrando il concetto. 

Qui il pensiero diventa più acuto, quando si tratta di sopravvivere, con esso anche il sentimento diventa più profondo. Quella voce che parla a tono basso, onnipresente sia sui pendii più alti delle montagne che negli oceani, sta entrando in me proprio questa notte, senza un tetto sopra la testa mi sento comunque tranquillo, sereno, un tutt'uno con la natura che mi circonda.

Sembra che qualcuno stia inviando dei segnali luminosi dall'isola…

La Fabi si è appena riaddormentata e non la voglio disturbare, potrebbe sempre essere la mia immaginazione…

Un'Onda gigantesca sferzata dal vento da tutti i lati prende forma e si lancia con il suo sguardo intenso e profondo contro di noi: il mare, le rocce, tutto ciò che vive è governato da quello spirito che ci ha fatto arrivare apposta fin qui. 

Prendo la torcia che tenevo gelosamente al sicuro nelle mutande. 

Illumino attorno a noi e vedo che il mare si è calmato, la marea ha smesso di salire e solo qualche goccia scende dal cielo, c'è un gran freddo. Non capisco quanto tempo sia passato, se ho fatto un sogno o se è tutto vero.... sveglio la Fabi e inizio a fare delle flessioni per tenere costante la temperatura corporea.

"Che ore sono?" Chiede lei con gli occhi ancora socchiusi.

"Millenovecentododici - Millenovecentotredici ... è mezzanotte ... Millenovecentoquattordici"

"Fa un gran freddo, forse ci conviene continuare a camminare, così dormiamo almeno un paio d'ore comodi "

"Millenovecentosedici - Millenovecentodiciasette ... forse hai ragione, io sto facendo temperatura corporea... Millenovecentodiciotto - Millenovecentodiciannove" E mi fermo con i piedi puntati al terreno e le braccia tese, tricipiti in tensione, la guardo.

" Venti! Adesso mi sono scaldato, possiamo ripartire!"

"Di sicuro non rischiamo l'ipotermia, siamo al tropico! Però ci verrà la diarrea se non partiamo al più presto" Affermo

- Vuoi avanzare di notte? - risponde coscienziosamente lei

"Vedi altre possibilità? Se iniziamo a sentirci male è ancora peggio..."

A malincuore rimettiamo ombrello, asciugamano e acqua nello zaino e ci incamminiamo sugli scogli scivolosi. Arriviamo subito ad un’insenatura mentre le ultime gocce cadono dal cielo. Fabi controlla quanta strada ci manca per arrivare alla spiaggia sabbiosa, secondo la mappa che ci siamo scaricati da Google Maps (assenza totale di campo) prima di partire sono quattrocento metri in linea d'aria, quindi siamo ottimisti, è vicinissima!

Lei ricorda un particolare: quella mattina avevamo notato, sulla spiaggia, un cranio di canide, l’aveva riconosciuto grazie alle conoscenze acquisite al corso di anatomia degli animali domestici; l'avevamo raccontato anche al taxista e lui ci aveva confidato che spesso i cani curiosi, che si aggirano vicino al fiume vengono mangiati dai coccodrilli. 

Lui dichiarava orgoglioso di andare a pescare dentro al fiume, immergendosi fino alla cintura… ma nessun coccodrillo lo aveva mai mangiato!

Di coccodrilli sulle spiagge non ne avevo mai visti in quel paesetto ma ricordo che una mia amica aveva postato la foto di un alligatore sulla spiaggia che aveva fatto notizia sui giornali. Tuttavia gli alligatori non hanno mai attaccato gli uomini i coccodrilli invece si!

Ho letto tempo addietro un libro di Walter Bonatti: in una delle sue tante avventure aveva nuotato in un grande fiume africano a fianco di coccodrilli e ippopotami. Lui sostiene che se procedi sicuro e fiero anche nei movimenti, gli animali evitano di avvicinarsi. Perché gli animali leggono la mimica del corpo... tanto meno avrebbero tentato di mangiarti... sempre secondo lui...

Anche Fabi si sta ricordando della storia del taxista e attende, gli e lo leggo negli occhi.
Restiamo qualche secondo a fissarci senza pronunciar parola.

Ci sembra che, in quella porzione di scogliera, la spiaggia sia formata da molti piccoli sassetti arrotondati, non è più costituita di scomode rocce taglienti.
"Luogo ideale per i coccodrilli" penso
Ma in fondo ho mai visto documentari in cui i coccodrilli stanno in spiagge rocciose?! Mai, stanno sempre sui fiumi.

Tutti i costaricani sanno che i coccodrilli corrono molto veloci se vanno dritti, infatti la prima cosa che aveva detto la mamma costaricana del mio amico Mattia era 

"Se non vedi persone in una spiaggia non andarci e se per caso un coccodrillo ti rincorre, vai a zig zag! Lui è molto lungo e fa fatica a cambiare direzione.”

Non che queste informazioni potessero rincuorarci in qualche modo. Ho semplicemente deciso di tenermele per me e continuare sulla nostra strada, stando ben attenti a ogni rumore, ben coscienti di trovarci in un luogo selvaggio.

"Avanziamo fieri e sicuri e non ci accadrà nulla" la rassicuro senza mentire.
Mentre camminiamo dobbiamo abbassare la testa per evitare i rami degli alberi di mandorlo selvatico che arrivano quasi sull'acqua salata. Lei punta spesso la torcia nella foresta per intercettare occhi indiscreti nell'oscurità.
Avanziamo sulla linea di confine tra il mare, la terraferma e l'aria. Ci sentiamo osservati.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Sulla spiaggia una luce ***


Favoloso

Sbuchiamo sulla punta rocciosa che ci apre una visuale più ampia, in lontananza c'è la spiaggetta.
I piedi mi dolgono, sono pieni di spine e ci sto camminando sopra da ore... le scarpette della Fabi iniziano a cedere.
Maledicendo i primi animali usciti dai mari per vivere sulla terraferma vedo che la scogliera non ha più una conformazione piatta, bensì lembi di roccia si ergono a tre, quattro metri d'altezza.

Tento di scavalcare il primo dopo aver ragionato sulla tecnica da utilizzare vista la nostra "attrezzatura"…
decine e decine di grossi granchi blu scappano terrorizzati. Alcuni di loro erano veramente enormi, saranno stati i nonni di quella tribù di crostacei. Nonostante la lentezza immane che la mancanza di attrezzatura ci costringe a mantenere devo constata che l'impresa è fattibile.

La Fabi ha paura di una cosa: stare sugli scogli con il mare sotto...

La mia preoccupazione si fa sentire e cerco di aiutarla soprattutto psicologicamente ma anche fisicamente. È come arrampicarsi su uno scivolo di plastica ripido dei parchi acquatici, in più è pieno di granchi in ogni fessura. Uno ha tentato di staccarmi un dito; ma che dire, in realtà sono entrato in casa sua senza chiedere il permesso.

Ripetiamo quest’operazione di sali-scendi per una miriade di volte, di sicuro i coccodrilli non sanno arrampicarsi, con quegli arti superiori da tirannosauro che si ritrovano.

Siamo giunti all’ultimo tratto di scogli, sembra di camminare sulle lumache, c’è uno spesso strato di alghe scivolose. Tornati finalmente a livello del mare vediamo dritto davanti a noi la spiaggetta, esausti ma quasi felici. Scivoliamo un paio di volte e sbattiamo il sedere sugli scogli.

Allora ci diamo la mano e ci sosteniamo reciprocamente così da evitare cadute, procediamo lentissimi… Sono le tre di notte e ci troviamo ospiti obbligati della scogliera da oltre undici ore. A fianco a noi la foresta buia.
Fabi punta spesso la torcia a trecentosessanta gradi: - Edo, ci sono due occhi, li vedi anche tu? -
"Dove?" Sussurro, immobile come il mare.
Voce esterna: "che diavolo di paragone è !? Il mare si muove!"
Allora resto immobile come uno stoccafisso.
Voce esterna: "Così va meglio."

"Non vedo nulla" le confido con voce talmente bassa che faccio fatica a udirmi.
- è di fianco a noi - afferma lei terrorizzata indicando uno scoglio alla nostra sinistra, verso l’oceano.
“Guarda che ti stai sbagliando, per fortuna. La stanchezza ci sta facendo brutti scherzi” Oltre alla fatica fisica inizia a farsi sentire anche la stanchezza mentale. Ad ogni metro dobbiamo stare attenti a non danneggiarci ulteriormente l'apparato locomotore, se prendiamo una storta siamo finiti.
Abbiamo tirato entrambi un sospiro di sollievo.

Continuando a camminare verso la spiaggia ci siamo imbattuti in un cucciolo di pesce palla, che vive in una piccola pozza sulla scogliera, o forse l’aveva lanciato lì dentro una grossa onda. In ogni caso l’abbiamo studiato a fondo, era rosa proprio come gli esemplari che vivono in questa zona.
 
Magari le uova vengono depositate sulla scogliera, per evitare i predatori. Abbiamo deciso di lasciarlo dov’era in maniera unanime e inequivocabile. In questa zona del Pianeta, come in tutte le altre, è sempre meglio non interferire con il disegno di Madre Natura se non siamo profondamente coscienti delle conseguenze delle nostre azioni.

Notiamo una porta oscura ritagliata fra le palme e i mandorli della foresta, potrebbe essere un buon sentiero ma resta il pericolo dei serpenti, delle tarantole e dell’altro ragno che chiamano l’Infermiera; sembra una via utilizzata spesso dalle persone, ha un ampio spazio di camminamento però siamo ancora lontani dalle abitazioni: decidiamo di continuare per la spiaggia perché finalmente abbiamo la sabbia sotto ai piedi.
 
Una comodità senza paragoni, non avevo mai anelato così tanto sentire i granelli di sabbia fra le dita dei piedi. Le nuvole si sono via via spostate verso il continente per lasciare un anfiteatro in cui recita la Luna: splende nel cielo così tanto che la nostra vista, oramai selvaggia, funziona benissimo anche senza aiuti tecnologici. Quel fievole irraggiamento si riflette anche sulla superficie del mare e gioca degli effetti di luce stupefacenti con gli spruzzi candidi delle onde e con le orme che ci lasciamo alle spalle.

In lontananza vediamo una luce sulla spiaggia che punta nella nostra direzione, proviene da un’ombra che urla qualche parola, una voce femminile, si esprime in uno spagnolo impreciso.
 
 
La mattina del giorno antecedente avevamo scorto un semplice villaggio di persone molto povere. Cosa ci facesse sveglia quella donna a quell’ora della notte proprio non lo so. In Costa Rica ho risvegliato un senso che mi permette di percepire gli esseri viventi attorno a me, come se avessi un radar animico con cui scorgere le loro anime, al di là delle foglie degli alberi, degli scogli, dei muri, degli strati d’acqua. Li percepisco e basta, non so come sia possibile ma sento un campanello muto che mi indica la loro precisa posizione. Forse anche i costaricani avevano quel sesto senso e la donna ci aveva scovati nonostante fossimo al buio in totale silenzio.

Quando ci siamo avvicinati abbiamo notato le sue braccia magre mentre sbiascicava, come se si fosse drogata. A fatica abbiamo capito cosa diceva insistentemente: “Siete qui per il tour della pesca?”
“No no, dobbiamo andare a dormire alla Parcela, abbiamo sbagliato strada e non siamo riusciti a raggiungere la nostra stanza dell’Hotel… sappiamo la via”

Ha insistito nel volerci aiutare. Era molto sorpresa che noi fossimo riusciti a fare tutto il giro della scogliera di notte, gli e lo leggevo in faccia. Mi sembrava sincera così le ho confidato di avere un dolore ai piedi impressionante e le ho fatto vedere le spine piantate.

“Ohi Ohi!” Ha esclamato lei. Poi mi ha fatto vedere la pianta del suo piede sinistro a aveva una macchia viola, grande come una prugna, che si espandeva sotto tutte le dita.
“Manta Raya!” ha urlato guardandomi dritto negli occhi.
Quando cammini nell’oceano e ci sono le Mante, bisogna trascinare i piedi sul fondale, altrimenti puoi calpestare qualche animale marino velenoso, come il Trigone.
Mi ha aggiustato la ciabatta con un laccio (che si è rotto nuovamente dopo pochi minuti).

Ha preso in mano la mia torcia e ci ha scortati verso il nostro amato Hotel. Inizio a sentire un clima rilassato, siamo sopravvissuti ad una notte sulla scogliera con monsone, alta marea, coccodrilli, scogli da arrampicare, palme spinose, narcotrafficanti e granchi giganti. Wow!

“Scriverò anche questa storia un giorno!” Dicevo alla Fabi “Ma non ci crederanno… penseranno che ci siamo inventati tutto… penseranno che in realtà abbiamo passato la serata in camera d’hotel a scrivere tutte queste fantasiose avventure”
-Chi è già andato per boschi, montagne e scogliere forse ci crederà, perché è tutto autentico - mi rassicurò lei.
“In ogni caso questa è l’avventura più forte che abbia mai vissuto, e mi rimarrà sempre nel cuore”

Arrivata davanti all’hotel la tizia si mette ad urlare. Io sono rimasto indietro, avanzo lentissimo ma arrivo assieme al receptionist dell’Hotel.
Ecco il ragazzo che ci ha affittato la stanza per la notte, noi due siamo abbastanza imbarazzati dal comportamento della tossicodipendente.

Gli spieghiamo che siamo i ragazzi di ieri mattina e abbiamo una stanza prenotata.
“Buen seram, que pasa ?” Ci domanda “Noi siamo aperti solo fino alle sei di sera, non abbiamo più camere” afferma in spagnolo “Sono le quattro di notte!”
Iniziamo a credere che abbia dato via la nostra stanza perché non siamo arrivati in tempo…
Gli spieghiamo che abbiamo sbagliato strada, ci siamo fatti tutto il giro della scogliera e siamo arrivati qui adesso. Abbiamo dormito sotto al temporale.
Lui ha sgranato gli occhi, ha capito la situazione, ci ha riconosciuti e ha confermato la reazione di stupore della tossica.
“Madre de Dios! Tutta la scogliera, di notte! Voi avete già una stanza allora, siete i ragazzi di questa mattina!”
“Si esatto era quello che ti abbiamo detto” Chissà in quale fluente spagnolo...

Dono diecimila Colones alla donna che ci ha aiutato, sperando che li usi per i suoi figli e non per farsi una pera; Il ragazzo ci porta finalmente alla nostra bellissima, comodissima e asciuttissima abitazione. I nostri vestiti sono completamente fradici, scarpe e zaino compresi.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=4027908