Forgive me if I forgot you

di niny95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2. ***



Capitolo 1
*** 1 ***


Forgive me if I forgot you
 
1.
 
Katara tutto si sarebbe aspettata tranne di ricevere una chiamata dall'ospedale che le comunicava che Zuko appena ripreso dal coma aveva chiesto di lei. 
Non vedeva né sentiva Zuko da circa tre anni, i due erano stati insieme per due anni, finché non si erano resi conto di passare sempre meno tempo insieme e a nessuno dei due sembrava pesare così si erano lasciati di comune accordo. Ma nonostante si fossero lasciati in rapporti amichevoli, per l’appunto non si vedevano da tre anni e adesso all'alba dei suoi ventidue anni Katara non si aspettava di certo di ricevere notizie del suo ex. Eppure sembrò che il tempo non fosse mai passato, non appena la dottoressa pronunciò quelle poche parole la preoccupazione la colpì come un pugno allo stomaco. 
Così circa un ora dopo era in ospedale ad aspettare che uno dei dottori si decidesse di spiegarle cosa diavolo stava succedendo.
 
La prima cosa che Zuko vide non appena aprì gli occhi, o meglio l’occhio — visto che l’occhio destro era coperto da una pesante benda che non faceva trasparire neanche un singolo raggio di sole — fu una dottoressa ben curata, a giudicare dall'aspetto. Aveva un sorriso dolce e amichevole. Zuko strabuzzò gli occhi due volte, nella speranza di riuscire a mettere più a fuoco l’intera situazione prima che la dottoressa si decidesse a parlare «Buon giorno, io sono la dottoressa Suyin Beifong. È un piacere vederti sveglio. Mi sai dire il tuo nome?»  
«Zuko. Zuko Sozin.» rispose con voce rauca , la sua stessa voce le suonava estranea.  
La dottoressa annuì «Bene, Zuko. Ti faremo qualche domanda se non ti dispiace. »  
Il ragazzo non rispose, fece solo un lieve cenno col capo.  
«Sai cos’è successo?» domandò la dottoressa Suyin, Zuko scosse la testa. La gola ancora troppo secca per riuscire a rispondere come si deve.  
La dottoressa prese qualche appunto su un block notes prima di passare alla prossima domanda «Sai dove ti trovi?»  
Zuko si passò la lingua sulle labbra nella speranza di ammorbidirle prima di rispondere «Un ospedale, immagino. Ma non so come ci sono finito.»  
La dottoressa annuì, gli fece qualche altra domanda prima di chiedergli «C’è qualcuno che desideri vedere?»  
«Katara.» sussurrò «Vorrei vedere la mia ragazza.»  
La dottoressa annuì nuovamente «L’avviseremo immediatamente. Adesso riposa pure, ne hai bisogno.» disse con un sorriso dolce, prima di uscire dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle.  
Zuko si lasciò avvolgere nuovamente dalle tenebre.  
 
Dopo quelli che a Katara parvero minuti interminabili, finalmente davanti ai suoi occhi comparve una dottoressa, non doveva avere più di cinquant'anni o comunque non ne dimostrava di più. Aveva un sorriso gentile e ispirò immediatamente fiducia agli occhi di Katara «Salve! Sono Suyin Beifong, la dottoressa di Zuko. Lei deve essere Katara presumo? Prego mi segua pure.» la ragazza non se lo fece ripetere due volte e neanche le avessero messo le ali ai piedi scattò dalla sedia, seguendo la dottoressa. 
La dottoressa si fermò in quello che, a giudicare dalle foto nelle cornici, doveva essere il suo studio. Prese posto dietro la scrivania prima di invitare Katara a fare lo stesso.  
La ragazza non se lo fece ripetere due volte e quasi crollò sulla sedia che aveva dietro «Non capisco. Non vedo né sento Zuko da tre anni, ricevere quella chiamata mi ha spiazzato. Siete sicuri che abbia fatto il mio nome?» fu la prima cosa che disse. 
La dottoressa annuì «Zuko ha fatto espressamente il suo nome.» disse, poi con voce grave aggiunse «Vede, Zuko ha subito un grave trauma cranico che gli ha fatto perdere la memoria. È convinto di essere nel 2023.»  
Katara sospirò «Cavolo! Tutto questo ha dell'assurdo.»  
La dottoressa Beifong annuì d'accordo «Capisco bene. Se non se la sente possiamo contattare qualcun altro.»  
La ragazza ricordava bene che Zuko non andava molto d'accordo con Azula, sua sorella per non parlare del padre. Così scosse velocemente la testa «No, va bene. Non è un problema per me. Solo cosa devo fare? Lo Zuko che conoscevo io era un ventunenne un po’ impacciato ma dolce e gentile. Non ho idea di come sia questo Zuko.» 
La dottoressa sorrise comprensiva, doveva aver sentito quel discorso milioni di volte «È vero, ma neanche Zuko sa come sia questo Zuko. L'unico consiglio è questo: lo assecondi al momento, speriamo che più avanti ci siano risultati migliori che le permettano di raccontarle qualcosina in più per aiutarlo a ricordare. Adesso vada a casa, credo che abbia un bel po’ a cui pensare.»  
Katara annuì grata «La ringrazio molto dottoressa Beifong.» 
 
Quando Zuko si svegliò, il giorno dopo, si sentiva molto meglio: tanto per cominciare la testa non era più annebbiata, riusciva a mettere a fuoco i propri pensieri e questo non poteva che essere positivo.
Gli portarono pure qualcosa da mangiare: non si poteva certo dire che quella sbobba avesse un buon sapore, ma almeno era calda.
Non gli permisero di camminare: ma onestamente Zuko non se ne stupiva, non era sicuro che le gambe avessero avuto la forza necessaria a sostenerlo.
La dottoressa Beifong passò in camera ad annunciargli l'esito degli esami: a quanto pare aveva dimenticato tre anni di vita, Zuko a quelle parole si sentì mancare, la dottoressa però, sembrava convinta che fosse una cosa momentanea.
Nel pomeriggio arrivò anche Katara e Zuko nonostante la situazione sorrise spontaneamente nel vedere il viso della sua ragazza. Era bella proprio come ricordava: i capelli castani erano intrecciati come usava portarli lei, indossava un paio di jeans e una camicia azzurra che le facevano risaltare la pelle color cioccolato, gli occhi azzurri erano chiari e dolci come sempre.
«Ti ho portato qualcosa!» disse mentre si sedeva accanto al letto e gli porgeva la cioccolata calda.
Zuko sorrise grato «Grazie, ci voleva proprio qualcosa di mangiabile!»
Katara ridacchiò «Il solito brontolone!»
Il ragazzo si passò una mano tra i capelli con fare impacciato, si sollevò maggiormente, per quanto gli consentisse lo stare a letto, accettò la cioccolata bevendone subito un sorso bollente.
Katara sorrise, vedendo il ragazzo gustare la propria bevanda «Bene, sembrerebbe che ricordo ancora i tuoi gusti.»
«Perché avresti dovuto dimenticare i miei gusti?» ridacchiò Zuko «Piuttosto non pensi di aver dimenticato qualcosa?» aggiunse poi toccandosi lievemente le labbra, ancora leggermente sporche di cioccolata.
Katara per tutta risposta arrossì abbassando lo sguardo.
 
Katara si diede dall'imbecille, dell'idiota. Avrebbe dovuto immaginarlo!
Zuko non ricordava che si erano lasciati era normale che chiedesse un bacio alla propria ragazza. Ma Dio! Katara non poteva proprio assecondare le richieste del ragazzo: tanto per cominciare non sapeva neppure se aveva una ragazza e non le sembrava giusto approfittare dell'amnesia del ragazzo e poi, lo sapeva bene, se avesse assaggiato anche solo per un istante quelle labbra morbide non ne avrebbe potuto fare a meno e al momento in cui lui avrebbe ricordato tutto sarebbe stata dura lasciarlo andare.
Prima di ricevere quella telefonata le era passata spesso per la testa l'idea di chiamarlo ma, aveva sempre desistito. Si era detta che probabilmente adesso lui aveva una ragazza, che non si sentivano da tanto, troppo tempo e che non era giusto irrompere nella sua vita così, ed era anche per questo che aveva accettato di uscire con Jet, era un bel ragazzo ed era pure dolce e gentile e lei non poteva mica rimanere zitella a vita, giusto? Magari … magari frequentare Jet era proprio quello che le ci voleva.
Sospirò, mentre una scusa le affiorava nella mente «Mi piacerebbe, Zù. Davvero. Ma ho un po’ di mal di gola e tu sei ancora così debole, non vorrei contagiarti.» disse.
Zuko annuì, ma la sua espressione si incupì leggermente «Certo, capisco.»
Katara gli passò un dito tra le rughe che gli si erano formate tra le sopracciglia per levigarle, come era solita fare quando stavano insieme «Non ti incupire, brontolone!»
A quella risposta lui rise, e Dio, al suono di quella risata il suo cuore fece un tuffo.
Come avrebbe potuto resistere?
 
Era passata più di una settimana e le cose sembravano andare molto meglio per  Zuko.
Tanto per cominciare avevano smesso di portargli quell'orribile brodaglia immangiabile. Secondariamente la dottoressa Beifong gli aveva tolto la benda nell'occhio, meravigliandosi di come l'ustione fosse guarita perfettamente e  assicurandogli che se continuava così a breve avrebbe potuto lasciare l'ospedale e poi gli aveva lasciato una sedia a rotelle per permettergli di muoversi più liberamente. E infine Katara veniva a trovarlo quasi ogni giorno.
Nonostante le buone notizie Zuko temeva che la quiete sarebbe stata presto sostituita dalla tempesta, si sentiva spesso insofferente e il fatto di aver dimenticato tre anni della sua vita non faceva che aggravare la situazione. Aveva  assolutamente bisogno di parlare con la sua ragazza e allo stesso tempo temeva quello che ne sarebbe derivato.
Quando quel giorno Katara arrivò lo trovò sul letto che provava a mettersi sulla sedia «Ehi, perché non mi hai aspettato? Ti avrei aiutato.» le disse la ragazza correndo immediatamente ad aiutarlo.
Zuko scosse la testa «Non voglio dipendere troppo da te.» obbiettò «Ti va di fare una passeggiata in cortile? Mi sono stufato di stare rintanato qua dentro.»
Katara annuì.
Non appena furono usciti fuori Zuko sospirò, ora o mai più.
Sentiva che qualcosa non andava, se ne rendeva benissimo conto. Katara era in qualche modo distante, accampava scuse su scuse ogni volta che il ragazzo provava a baciarla o a fare un qualunque gesto più intimo «Sai, da quando sono finito in questo ospedale sento che qualcosa manca, ma non capisco bene cosa. Ad esempio non capisco perché la mia ragazza si rifiuti di baciarmi.»
Katara lo guardò stranita «Zuko, io … »
«Tu cosa? Sai che detesto le bugie. Se vuoi lasciarmi perché tentennare tanto? Perché ti faccio pena?» Zuko era perfettamente consapevole che adesso la collera aveva preso il sopravento e che la tonalità della sua voce si era alzata di diversi toni.
«È complicato!» si difese la ragazza, le mani color cioccolato che si intrecciavano tra di loro, mettendo in evidenzia l'ansia che evidentemente doveva provare la ragazza.
«E allora spiegamelo!» Zuko a quel punto la stava praticamente implorando.
Katara lo guardò negli occhi, e in quell'istante il ragazzo vide l'esatto momento in cui dagli occhi azzurri della ragazza iniziarono a scorrere diverse lacrime «Vorrei poterlo fare, vorrei davvero poterlo fare. Ma non posso.» sibilò infine.
 
«Non so se posso ancora farlo!» aveva esordito Katara irrompendo nello studio della dottoressa Beifong. Dopo il litigio con Zuko era corsa, quasi senza accorgersene, in direzione dello studio, senza neppur sapere se Suyin fosse effettivamente dentro. La dottoressa, concentrata com'era nei documenti che stava consultando sussultò, poi notando, evidentemente, lo sguardo della giovane, le fece cenno di avvicinarsi e sedersi, mentre metteva da parte le sue letture «Dimmi tutto.»
Katara prese un profondo respiro, poi  le raccontò tutto: non parlò solo del litigio con Zuko, invece come un fiume in piena si ritrovò ad aggiungere sempre più dettagli , e questo la fece sentire subito meglio.
La dottoressa Beifong si mostrò com'era prevedibile,  molto comprensiva «La situazione non è per niente semplice. Posso capire il perché non te la senti più … -»
«Cosa? No!» l'interruppe prontamente la più giovane «Voglio davvero aiutare Zuko, solo che …» sospirò, le mani si intrecciavano tra di loro distrattamente «Come faccio a dirgli che non posso baciarlo perché non stiamo più insieme da tre anni?! Da quel che ne so potrebbe pure avere una ragazza a questo punto!» sbottò, anche se le varie volte che era andata a casa del ragazzo non aveva trovato tracce femminili.  Il pensiero fugace di Jet le attraversò la mente ma lo scacciò immediatamente via. Quando aveva ricevuto la telefonata dall'ospedale lei e Jet uscivano insieme da meno di tre settimane, e adesso con tutto quello che stava succedendo, onestamente Jet era l'ultimo dei suoi pensieri.
La dottoressa Beifong annuì comprensibilmente «So che è dura, ma devi essere paziente e cercare di andargli incontro.»
Katara annuì «Grazie e … scusi per l'intrusione.»
La dottoressa scosse la testa «Non ti preoccupare, la situazione non è semplice. Sono a tua completa disposizione.» disse con un sorriso confortante.     
 
Note: Ciao! Intanto parto col dirvi che questa fanfiction gravita sul mio pc da più di un mese ma per un motivo o per un altro ho sempre rimandato a postarla. 
 Con questa fanfiction tra l'altro, ho faticato molto perchè l'idea mi piaceva, mi piaceva il progetto generale ma avevo la sensazione di star scrivendo una miriade di assurdità. 
Ho pescato come dottoressa Suyin da Korra perchè in ATLA  non trovavo nessuno adatto a parte Katara che però doveva ricoprire un altro ruolo.
Prima di lasciarvi trovo giusto ringranziare 
MusicAddicted che pur non conoscendo il fandom mi ha consigliato il titolo adatto! 
E niente spero che nonostante le mie mille pare vi piaccia!
A prestissimo,
Niny :)

 
 
 
 
 

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Capitolo 2
*** 2. ***


2.
 
Il giorno successivo, Zuko dopo averci riflettuto abbastanza era riuscito a calmarsi,  tutta quella situazione era abbastanza frustante: perdere la memoria, non potersi muovere come si deve, essere confinato tra quelle quattro mura … ma prendersela con Katara non era stato giusto.
Certo, non riusciva ancora a capire perché la ragazza si rifiutava di baciarlo ma, doveva avere i suoi buoni motivi, giusto? Proprio in quel momento la ragazza fece capolino alla porta, un sorriso di scuse dipinto sul volto «Ti sei un po’ calmato?» chiese «Ti ho portato qualcosa.» aggiunse poi avvicinandosi e porgendogli una scatola, che Zuko si rese conto aprendola, era piena di macarons — i suoi preferiti! — a quel gesto, il suo cuore traboccò d'amore e dovette mettercela tutta per evitare di baciarla «Mi vizierai!» esclamò poi.
«Magari è quello che voglio!» rispose lei scoccandogli un bacio nella guancia, bastò quel piccolo contatto per far arrossire il ragazzo come un adolescente alle prese con la prima cotta, Katara gli faceva sempre quell'effetto.
Mentre lui era perso in quei pensieri lei gli si era seduta accanto «Senti, mi dispiace di essere stata così … distante. » iniziò «Vorrei poterti dire tutto, davvero. E non pensare che questo non pesi anche a me. » aveva gli occhi lucidi, come se fosse in procinto di piangere e Zuko voleva soltanto stringerla a sé.
«No, dispiace a me. Ho esagerato, tutta questa situazione mi sta …  —» fece un gesto eloquente con la mano «— … facendo impazzire!»
Katara annuì «Certo, lo capisco. Ma sono certa che possiamo far funzionare le cose!»
Zuko sorrise grato alla sicurezza della ragazza.
 
Quel giorno Zuko sarebbe uscito dall'ospedale.  La dottoressa Beifong si era detta molto speranzosa: credeva, infatti, che poter vivere fuori dall'ospedale potesse aiutare Zuko a recuperare la memoria. Questo aveva rallegrato la giovane che si era offerta di ospitarlo a casa propria, in questo modo avrebbe potuto starle accanto: okay, una piccolissima parte di sé — non così piccola — l'aveva fatto nella speranza che Zuko non si disinnamorasse di lei una volta recuperata la memoria. Quando Jet l'aveva saputo non ne era stato proprio felice, Katara avrebbe voluto biasimarlo ma si rendeva conto che non poteva. Tecnicamente lei e Jet avevano una relazione, era normale che si infastidisse se il suo ex ragazzo — ex ragazzo che non le era per niente indifferente — venisse a vivere a casa sua.
Sospirò; Dio doveva assolutamente parlare con Jet, ma prima aveva bisogno che Zuko si riprendesse.
Annuì soddisfatta del suo piano e si incamminò per l'ultima volta verso la stanza di Zuko.
Quando arrivò lo trovò seduto sulla sedia a rotelle, quasi in attesa «Pronto a lasciare questo ospedale Zu'?!» domandò la ragazza sorridendo.
Lui ricambiò il sorriso «Oh, non sono mai stato così pronto!» disse.
Katara scosse la testa, ridacchiò: in quel momento con i capelli scomposti, le braccia conserte e quel piccolo broncio Zuko era proprio adorabile!
«Allora andiamo signor Sozin, la sua personale autista l'attende!» esclamò.
Zuko a quella battuta rise. Era bello risentire la risata allegra e spensierata del ragazzo, sperava che quella fosse solo una delle tante.
 
Erano passate due settimane da quando Zuko era stato dimesso, il giorno prima aveva pure avuto la consueta visita di controllo. La dottoressa Beifong si era detta entusiasta, la sua guarigione stava andando bene tanto da permettergli di usare le stampelle invece di quella sedia a rotelle della malora. E Zuko era davvero felice dei progressi, quello che proprio non gli andava giù era la lentezza che la sua memoria ci stava mettendo. Per fortuna aveva Katara al proprio fianco, la ragazza era l'unica nota positiva in quella situazione disastrosa e vivere a casa insieme era estremamente gratificante.
Stava proprio instaurando le stampelle quando sentì la voce di Katara, si avvicinò con curiosità: la ragazza stava piegando alcuni vestiti, con la spalla teneva fermo il cellulare «Lo so, Jet. Sì, sì lo so la situazione non piace tanto neanche a me. Ma lui ha bisogno di me, cerca di capire.» bastarono quelle poche parole a far sparire ogni traccia di buon umore. Perse la presa di una stampella che cadde a terra con un rumore sordo, questo fece destare Katara che lasciò perdere il cellulare, volgendo l'attenzione al ragazzo «Zuko!» esclamò andandole incontro. Lui si scostò di colpo «Da quanto?» disse «Da quanto tempo hai un altro?»
Katara parve per un attimo perplessa, poi sospirò «Non vuoi prenderti neppure il disturbo di capire se stai correndo alle conclusioni sbagliate?» chiese.
Zuko fece una risata beffarda «Penso di aver sentito abbastanza. Lui ha bisogno di me. È per questo che stai con me?»
Lei scosse la testa, quasi come a  non volerci credere davvero che stesse succedendo davvero «Se fosse così farei questo?!» disse prima di alzargli il mento e baciarlo. Bastò sentire il sapore di quelle labbra morbide perché ogni preoccupazione di ipotetici Jet o chiunque altro sparisse. Per la seconda volta quel giorno perse la presa della stampella, mentre il suo braccio si stringeva attorno alla spalla di Katara.
 
Devo parlare con Jet erano queste le parole che aveva pensato Katara non appena aveva baciato Zuko. L'intenzione era quello di zittire le sue conclusioni, ma quel bacio aveva portato alla luce quello che per troppo tempo aveva finto di nascondere. E doveva a Jet una spiegazione, anche se non uscivano insieme da tantissimo, meritava comunque accanto una ragazza che fosse al cento per cento con lui. Era con questa premessa che aveva chiesto di vederlo, Zuko aveva una visita di controllo e lei aveva colto l'occasione per parlare con Jet.
E adesso era lì, nel parco in cui si davano spesso appuntamento, aspettando il ragazzo.
Dopo qualche minuto lui fece capolino, le mani dentro le tasche dei jeans, una canotta bianca e il suo solito sorriso «Pensavo non mi avresti più chiesto di vedermi!» esordì, sedendosi accanto.
Katara sospirò «Sì, scusami. Non ti ho prestato molto attenzione, mi dispiace.»
Lui scosse la testa «Non preoccuparti. So che eri impegnata, anzi non avrei dovuto pressarti tanto.»
La ragazza sospirò, Jet era un bravo ragazzo, avrebbe capito, vero? Infondo era proprio per il suo bene che doveva troncare ogni cosa, no? «Dobbiamo parlare.» disse infine.
Jet scosse la testa sorridendo «Ogni volta che una donna dice dobbiamo parlare non presagisce mai nulla di buono.» ma vedendo lo sguardo dell'altra ragazza il suo umore mutò «È così dunque? Vuoi lasciarmi?» Katara stava per obbiettare ma lui la fermò «Non sono un idiota: è da quanto è iniziato questo casino con Zuko che sei diversa. Dimmi solo una cosa: ne sei innamorata?»
La ragazza annuì, non sapeva se la sua voce potesse essere abbastanza forte per sostenere quella conversazione.
«E dimmi una cosa: quando tutto questo sarà finito, quando Zuko avrà recuperato la memoria cosa farai se lui non vorrà più stare con te?»
«Non ho tempo per i se.» rispose Katara. Jet annuì, si alzò tenendo lo sguardo basso «Jet aspetta!» lo richiamò la ragazza «Mi dispiace di essere stata una pessima fidanzata.» disse quando l'altro ragazzo si fu girato.
Lui scosse la testa, un sorriso amaro «Non è quello il problema.»
 
Jet non sapeva cosa pensare, sapeva che le cose con Katara non sarebbero durate, dentro di sé lo sentiva. Ma non gli andava giù che fosse stato scaricato per un tipo che a breve avrebbe potuto scaricarla a sua volta. Conoscendo Katara sapeva che non sarebbe certo corsa da lui se fosse successo, era una ragazza corretta, non avrebbe mai usato Jet come ruota di scorta eppure …  Non sapeva nemmeno lui il perché la cosa lo faceva così infuriare.  
Stava camminando al solito parco, le mani in tasca, la mente che vagava. Quando li vide, erano seduti a una panchina mentre mangiavano un gelato. Zuko stava spostando una ciocca randagia dietro l’orecchio di Katara.  
Jet non seppe spiegarsi il perché ma a quella vista il sangue gli ribollì e senza neanche rendersene conto si ritrovò a manifestare la sua presenza. Guardò Zuko dritto negli occhi e disse: «Ehi. Vuoi capirlo che vi siete lasciati da tre anni?!»  
A quelle parole lo sguardo di Katara si scurì mentre Zuko lo guardò con confusione «Scusa, ci conosciamo?» ma non ebbe la possibilità di rispondere perché una mano di Katara si era stretta attorno al suo braccio e lo stava trascinando lontano.  
«Capisco che sei arrabbiato per come sono andate le cose, ti ho trattato male senza neanche rendermene conto e me ne dispiace. Se ci fosse un modo per rimediare lo farei.» disse Katara non appena furono abbastanza lontani «Ma Jet non avevi il diritto di parlare così a Zuko. Non è giusto che paghi per le mie colpe.»  
Jet abbassò lo sguardo colpevole «Hai ragione, non so che mi è preso. Vi ho visto insieme, sembravate così innamorati e mi sono ingelosito.»  
Katara sospirò «Vorrei che le cose fossero andate diversamente.» disse colpevole.  
Lui per tutta risposta si limitò ad abbracciare la ragazza.  
 
 
Zuko aveva quasi del tutto abolito le stampelle, quel giorno stava aiutando Katara a fare i biscotti. Era stata un’idea della ragazza coinvolgere anche lui, aveva detto che sarebbe stato divertente, e in effetti, Zuko dovette confermare che lo era davvero. 
La ragazza fece un sorriso impertinente seguito subito dopo da un occhiolino, immerse un dito nella glassa dei biscotti e sporcò il naso di Zuko. 
A quel gesto come un fuoco d’artificio un ricordo spuntò dietro gli occhi del ragazzo.  
  Era una domenica come tante, pioveva così Katara aveva proposto di fare i biscotti. Zuko aveva annuito d'accordo «Sarò il tuo assaggiatore ufficiale!» ma la ragazza aveva scosso la testa «Neanche per idea! Tu mi aiuterai a prepararli.» gli aveva puntato un dito contro quasi minacciandolo. 
Il ragazzo aveva alzato entrambe le mani in alto prima di mettersi al lavoro. 
Circa mezz'ora dopo, erano entrambi in cucina in maniche di camicia, Katara indossava uno dei classici grembiuli da cucina. Le mani sporche di farina. Katara fece un sorriso sciocco, uno di quello che faceva sciogliere il cuore di Zuko ogni singola volta, immerse un dito nella glassa con cui avrebbe dovuto riempire i biscotti e sporcò il naso di Zuko.  
Zuko fece un buffo broncio che fece ridere Katara di gusto.  
Zuko strabuzzò gli occhi, annullò le distanze e baciò la ragazza come se ne andasse della sua stessa vita.  
«Non che me ne lamenti, ma a cosa devo questo bacio?» domandò Katara sorridendo.  
«Ricordo.» si limitò a dire. Non sapeva nemmeno se lei avesse un ragazzo, ma quello che provava era talmente prorompente che tutto quello che riusciva a pensare era il sapore delle sue labbra.  
«Quindi ricordi anche …?» la voce di Katara era incerta.  
Lui annuì, per un attimo si chiese se era stata una buona idea baciarla «Che ci siamo lasciati. Anzi, immagino che non avrei dovuto baciarti. Immagino che quel ragazzo nel parco …»  
Katara scosse la testa «Oh sì, Jet. Le cose tra noi non sono andate bene. Soprattutto perché ho capito di amare ancora te.»  
A quelle parole un sorriso sincero decorò le labbra di Zuko «Questo mi rallegra.» disse ma poi per un attimo l’incertezza lo colse alla sprovvista «Questo vuol dire che vuoi stare insieme a me?»  
Lei ridacchiò «Solo se lo vuoi anche tu!» disse prima di incontrarlo in un nuovo dolce bacio.  
Zuko non ricordava ancora tutto, quello non era che il primo capitolo della loro vita, ma si sarebbe assicurato di goderselo quanto più possibile.  
  
  Note: Ed eccoci al secondo e ultimo capitolo. Spero che questa minilong vi sia piaciuta, più di quando abbia incasinato me ahah. 
A presto (Ho tanti altri progetti su questo fandom u.u) 
Niny 

 

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