Lui non ti lascerà (IN PAUSA)

di Lartisteconfuse
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1 ***
Capitolo 3: *** 2 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Note: Torno subito con una nuova ff!! Che però non è ancora scritta tutta quindi ci sarà da pazientare, anyway, penso che forse devo dare qualche spiegazione:
1. La storia è nata dopo aver letto al doujinshi: Transparent Window, da cui ho preso davvero pochi dettagli e ho creato la mia idea. 
2. Kariage, chi è? Allora è il nome inventato dal fandom (particolarmente su ao3 credo) per l'amico di Katsuki delle medie che aveva i capelli neri e corti. Quello che nel primo capitolo del manga sta fumando poco prima dello sludge villain. 
Comunque quella dj mi ha fatto andare in fissa con questa ship e mi sono chiusa anche a leggerci delle ff perchè ne esistono abbastanza, wow che bello il fandom hahaahah
Però allo stesso tempo come potevo escludere Izuku? La mia top ship? Allora ho trovato un compromesso, quindi ecco a voi un'altra storia di me che torturo Kacchan come meglio posso!
Buona lettura! E mi scuso per la brevità del capitolo, ma essendo il prologo lo volevo staccare dal resto :D


Era la prima volta in tre anni che Katsuki sarebbe mancato al solito appuntamento.
Aveva chiesto ad Aizawa il permesso per uscire quel giorno, ma se lo era visto negato. 
Non era una novità che Aizawa negasse qualche uscita per motivi scolastici e di allenamento e Katsuki aveva sempre accettato il rifiuto con un semplice broncio, magari qualche imprecazione, ma niente di troppo rumoroso. 
Quell'ultima volta, invece, Katsuki si era sentito come se il mondo gli stesse crollando addosso. 
Potevano togliergli tutto, ma non quell'appuntamento. 
Aveva urlato addosso al professore come mai aveva fatto in quei tre anni di scuola, tanto che Aizawa non aveva risposto subito, perché troppo sorpreso da quell'inaspettata reazione. 
C'erano momenti per cui anche Katsuki doveva annunciare la resa e uno di questi era stato proprio durante la discussione con Aizawa. 
Con sguardo serio e tono duro, il professore lo aveva minacciato di espellerlo a due mesi dalla fine della scuola. 
Katsuki si era congelato sul posto e aveva deciso di non replicare. 
Aizawa aveva fatto in tempo a dirgli che era in punizione prima che lui corresse fuori dall'ufficio. 
Fu Izuku a trovarlo, sul tetto del dormitorio. 
Il ragazzo osservò la piccola nuvoletta di fumo che aleggiava intorno a Katsuki prima di avvicinarsi. 
"Kacchan" chiamò. 
Katsuki espirò dalla sigaretta e si girò a guardare Izuku. "Che ci fai qui?"  rispose in tono duro. Ci mancava solo Deku adesso. Dette di nuovo le spalle al ragazzo con la speranza che l’altro capisse che doveva lasciarlo in pace. 
Ma si stava parlando di Deku e ovviamente non fece come Katsuki sperava. Si avvicinò e gli si pose di fianco. 
Dentro una piccola parte di sé Izuku avrebbe volentieri lasciato in pace Kacchan, ma aveva combattutto contro il timore che stava provando e aveva fatto quei pochi passi in avanti. 
Mandò occhiate rapide verso Kacchan, che continuava a fumare indisturbato. Izuku conosceva già da un po’ di tempo quel vizio, perché c’era stato un periodo in cui Kacchan sembrava aver accettato la sua amicizia. Nell’ultimo anno, però, Katsuki si era allontanato di nuovo da lui, gli rispondeva scontroso, lo trattava male ed era tornato alle minacce. 
Izuku non riusciva a capire perchè e ci stava male. 
Tremendamente.
Però era anche stanco di lasciar sempre correre e aveva deciso che era il momento di affrontare la situazione, perchè dopo aver sentito la litigata tra Kacchan e Aizawa, aveva capito che c’era qualcosa che non andava nel biondo. 
Katsuki sbuffò. “Parla. Sento le tue rotelle muoversi.”
Izuku sorrise appena, triste. 
“Mi odi?” domandò, osservando il cortile sotto di loro. 
Katsuki sbarrò gli occhi. Non si era aspettato quella domanda, aveva creduto che Deku gli avrebbe domandato cosa fosse successo con Aizawa. 
“Eh?”
“Ti ho fatto qualcosa? Ho detto qualcosa di sbagliato?” Izuku alzò la testa e si voltò per piantare gli occhi nei suoi rossi. Lo sguardo era deciso, anche se un po’ tremolante, gli occhi che già stavano promettendo lacrime. 
“Perchè io davvero non ti capisco” proseguì Izuku e gli uscì una risata amara. “Eravamo finalmente riusciti ad andare oltre le nostre divergenze, ad avere conversazioni civili, ho creduto che fossimo amici. Mentre negli ultimi mesi a malapena mi rivolgi uno sguardo, non mi parli se non sei costretto e se lo fai sono comunque parole cattive. Che ti ho fatto?”
Deku aveva sempre avuto un pessimo tempismo. 
Katsuki era certo che se avesse aperto l’argomento un altro giorno avrebbe retto un po’ di più, ma non quel giorno. 
Sentì gli occhi farsi umidi e le gambe tremare. 
“Tch, idiota” mormorò, portandosi il dorso della mano alla bocca. Voleva nascondersi, ma Izuku continuava a fissarlo ostinato e Katsuki poteva vedere il dolore che gli stava dando. 
“No che non ti odio” rispose e dovette sforzarsi per mantenere la voce ferma. “è il contrario” mormorò. 
Deku spalancò gli occhi, sorpreso. Aveva sentito bene? “Cosa…”
“Non ti odio, mai ti ho odiato, ma adesso è diverso, però…” Katsuki si portò entrambe le mani alla bocca quando un singhiozzo sfuggì dalle sue labbra. Si lasciò cadere a terra e si abbracciò le gambe. 
“Ma non posso, non posso amarti, perchè allora lo avrò perso per sempre.”
E con quello Katsuki scoppiò a piangere. 
Izuku lo osservava dall’alto sconvolto. Non si era aspettato una reazione simile. Kacchan stava piangendo hai suoi piedi, gli aveva detto che lo amava, ma poi…
“Kacchan” sussurrò e lo raggiunse sul pavimento. 
Katsuki nascose la testa tra le braccia e la scosse con forza. “Lo sto dimenticando e se amo te poi non mi rimarrà davvero più nulla di lui? E Aizawa non mi lascia nemmeno uscire, lo sto perdendo Deku. È come sentirlo morire per la seconda volta."
A Izuku si mozzò il respiro in gola. La sua mente viaggiò veloce, ripensando al passato, a tutto quello che Kacchan aveva affrontato in quegli anni per trovare la persona di cui stava parlando. 
"Stai parlando di Kariage?" domandò lentamente, incerto. 
Per tutta risposta Katsuki si strinse ancora di più su se stesso. Non sentiva pronunciare quel nome da così tanto tempo. 
"Stavate insieme?" 
Katsuki annuì con un impercettibile movimento della testa. 
"Mi dispiace."  
Izuku non sapeva cosa dire, non lo aveva mai capito, mai notato. Più ci pensava e più non riusciva a capire quando fosse successo. 
Inoltre, quando Kariage morì, Kacchan non era sembrato molto colpito, ma forse Izuku non aveva osservato bene, troppo impegnato a seguire il suo sogno. 
"Oggi è l'anniversario della sua morte" disse Katsuki, dopo aver scoperto il volto. Gli occhi rossi dal pianto fissavano il pavimento davanti a lui, non avevano nemmeno una punta della luce di cui normalmente brillavano. Questo ruppe il cuore di Izuku, che decise di andare oltre i suoi timori e abbracciò Katsuki, rilassandosi quando sentí come l'altro si abbandonasse contro di lui e anzi, si aggrappava alle maniche della sua giacca come per cercare un supporto. 
"Ti va di parlarne?" domandò Izuku, tra i capelli di Kacchan.
Katsuki rifletté su quella domanda. Non aveva mai parlato a nessuno di Kariage, di quello che provava e aveva provato quando stavano insieme, quando morì. 
Ma a chiederglielo era stato Izuku, che era sempre stato al suo fianco anche quando Katsuki non lo voleva, che era ancora lì nonostante tutto. 
"Va bene." 
 

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Capitolo 2
*** 1 ***


Note: ciaooo, ecco qui il primo capitolo, buona lettura e se vi va lasciate pure una recensione 💖

Tre
anni prima - post Sludge Villain
 
Katsuki arrivò al quinto piano di un condominio che era quasi certo sarebbe crollato da lì a breve. 
Mai nella sua vita avrebbe immaginato che Kariage potesse vivere in un posto simile, ma alla fine, in tutti quegli anni di amicizia non si era mai chiesto dove l'altro abitasse e non aveva mai sollevato l'interesse di andarlo a trovare. 
Alla fine i giochi migliori, i fumetti migliori, i dvd migliori ce li aveva lui, quindi era scontato che il ritrovo per il loro gruppetto fosse casa Bakugou.
Non appena aveva messo piede all'interno del palazzo era stato colpito dal forte odore di erba che impregnava l'intero edificio. E ora che ci rifletteva aveva sentito spesso quell'odore addosso a Kariage anche se nettamente più flebile. 
Katsuki sapeva che Kariage e Nagai fumavano, avevano entrambi iniziato abbastanza presto e spesso avevano provato a convincere Katsuki a provare, ma lui si era sempre categoricamente rifiutato. 
Mentre suonava il campanello dell'appartamento di Kariage, Katsuki si domandò se quei due avessero mai provato a fumare altro oltre alle solite sigarette che si portavano sempre dietro, nascoste nelle tasche della divisa. 
Katsuki fu distolto dai suoi pensieri quando la porta fu aperta. 
"Katsukiiii ben arrivato!" 
"Hai aperto senza chiedere chi ero?" 
Kariage scrollò le spalle. "Chi vuoi che bussi qui." 
Katsuki avrebbe voluto replicare, ma rimase in silenzio ed entró. "Con permesso." 
"Nagai ha detto che non viene più, sua madre lo ha incastrato con qualcosa da fare" disse Kariage, dando una botta alla porta, che si chiuse con un tonfo. 
"Mh." 
Kariage rimase in piedi accanto a Katsuki, sembrava nervoso, ballava sulla punta delle dita e si guardava intorno. 
"Tutto bene?" domandò Katsuki stranito. 
Kariage ridacchiò. "Scusa, è che non sei mai venuto qui e sembra strano. Alla fine perché avresti dovuto venire qui, a proposito perché hai accettato questa volta?" 
Katsuki lo guardò attentamente, restando in silenzio per un bel po'. 
Perché era lì? 
Gli venne in mente subito lo Sludge Villain, erano trascorsi pochi giorni da quando era successo quell'incidente e lo stupido Deku aveva cercato di salvarlo. 
La rabbia montò dentro di lui al ricordo. Ormai non riusciva a non pensare ad altro e questo lo faceva incazzare. 
Perché Deku si era dovuto mettere in mezzo? Che cosa aveva voluto dimostrare? Non era nessuno. 
E inoltre, perché lui, Katsuki, non era riuscito a fare niente? Ormai era la vittima di quell'incidente. Lui, che si allenava tutti i giorni, che si vantava davanti ai compagni di classe della sua bravura, del suo futuro da eroe.
Dopo quanto successo Katsuki non aveva più detto nulla a riguardo, perché ormai tutti sapevano che non era imbattibile. 
Se tutti sapevano che Katsuki non era perfetto, allora forse Katsuki poteva smettere di esserlo e trascorrere un po' di tempo con i suoi amici. 
"Ehm, vieni" disse Kariage quando Katsuki non sembrò avere l'intenzione di rispondere e lo guidò verso un stanza che fungeva da salone, sala da pranzo e cucina. 
"Mio fratello e i suoi amici torneranno tra poco con la roba." 
"Roba?" domandò Katsuki.
"Sì, erba, sigarette, alcool. Io non posso comprare nulla per ovvie ragioni."
"Ah, certo."
Kariage viveva da solo con il fratello maggiore, che aveva 25 anni. Non sapeva che occupazione avesse ma da come poteva notare non se la passavano molto bene. 
Da quando Katsuki era entrato Kariage lo aveva visto nervoso e circospetto, si guardava continuamente intorno e sembrava a disagio. Era comprensibile, per uno come lui, che aveva una bella casa, genitori sempre a posto e veniva servito e riverito, quell'ambiente doveva essere davvero uno choc. 
"Non sei obbligato a restare" disse di punto in bianco. 
Katsuki trasalí. "Cosa?" 
"Se non vuoi stare qui lo capisco, puoi tornare a casa, non ti obbligo mica." 
"No, va bene."
Kariage alzò le spalle e prese posto sul divano, poggiò i piedi sul tavolino mezzo rotto e accese la tv. 
"Siediti pure o vuoi restare lì in piedi tutto il pomeriggio?"
Katsuki prese posto accanto a lui con un tonfo, come era solito sedersi e il divano scricchiolò.
Kariage non disse niente e portò la sua attenzione sulla tv. 
Rimasero in silenzio per tutto il tempo, nessuno dei due sapeva cosa dire. Normalmente le giornate le trascorrevano sempre fuori a giocare in qualche arcade o in qualche tavola calda, circondati da milioni di stimoli per avere una conversazione. Quando si rifugiavano a casa di Katsuki, invece, avevano i videogames, i fumetti o i compiti che li tenevano occupati. 
Ma ora che avevano solo la televisione, che non stava nemmeno trasmettendo qualcosa di importante, non c'era nulla da dire. 
A salvare quel momento così incomodo, che stava progredendo per troppo tempo, fu il suono del campanello. Kariage saltò in piedi e corse ad aprire. 
Il fratello di Kariage era simile a lui, solo molto più alto e con i capelli completamente rasati. Lanciò un'occhiata scocciata al fratello e poi i suoi occhi si spostarono su Katsuki, che si era alzato dal divano, ma era rimasto immobile. 
"Tieni” disse e lanciò al fratello un pacchetto di sigarette. "Ora sparite, non vogliamo dei bambini in mezzo." 
Kariage annuì, afferrò Katsuki per un braccio e lo trascinò in camera sua. 
La camera di Kariage era completamente diversa dal resto di casa: era ordinata, piena di cose e rappresentava una tipica stanza di un'adolescente. 
Kariage chiuse la porta sempre sbattendo. 
"Siediti dove ti pare. Ah che idiota non ti ho chiesto se volevi qualcosa da mangiare." 
Katsuki si sedette sulla sedia accanto alla scrivania e scosse la testa. "No sto apposto." 
"Ok." afferrò un accendino poggiato sulla scrivania, accanto ai quaderni di scuola lasciati aperti. Si sedette per terra con le spalle addosso al letto e tirò una sigaretta fuori dal pacchetto nuovo e se la portò alle labbra. 
Katsuki osservò con attenzione i movimenti di Kariage e quando l'altro notò di essere osservato ghignò. 
"Il signor Perfetto per caso vuole provare?" chiese ed espirò il fumo in direzione di Katsuki. Poi spalancò la bocca quando Katsuki annuì, per nulla toccato dal fumo che gli era stato soffiato in faccia. 
"Davvero?" 
"Perché quella faccia sconvolta, idiota?" 
"Non hai sempre detto che non vuoi finire nei guai perché poi avresti problemi alla UA?" 
Katsuki alzò le spalle e allungò una mano verso Kariage. "Qui non c'è nessuno. Dammi." 
Katsuki lo raggiunse per terra e si sedette accanto a lui. 
Kariage non sapeva se preoccuparsi o provare ammirazione per l'atteggiamento di Katsuki. 
Gli passò sigaretta e accendino. "Sai come si fa?" Non fece in tempo nemmeno a pensare di iniziare una spiegazione, che Katsuki aveva già la sigaretta accesa tra le labbra e stava ispirando con una tranquillità assoluta. 
Ghignò quando si accorse della sorpresa sul volto di Kariage. "Cosa c'è?" domandò, ben sapendo. 
"Come fai ad essere così perfetto?" sussurrò Kariage incantato. Katsuki era davvero perfetto, da quando lo conosceva non lo aveva mai visto fallire, tutto gli riusciva. Aveva tutto: talento, intelligenza, un quirk perfetto per essere un eroe ed era anche bellissimo. 
Era stata proprio la bellezza di Katsuki a far capire a Kariage che forse non era solo interessato alle ragazze e ora che Katsuki era così vicino a lui poteva davvero confermarlo. 
Katsuki ridacchiò, ma c'era una punta di amarezza in quella risata. "Non sono perfetto" disse per poi portarsi la sigaretta alle labbra. "Non lo sono mai stato." 
"E invece sì, lo sei!" 
Katsuki scosse la testa, poi sorrise come suo solito. "Come posso essere perfetto se sono qui con te a fumare?" 
"Fumi in maniera perfetta, rientra tra le tue perfezioni." 
"Sembri Deku." 
"Deku?" 
"Sì, quell'idiota quand'era piccolo non faceva che dirmi quanto fossi fantastico e perfetto. Bah." Katsuki prese un altro tiro della sigaretta ed espirò pesantemente. 
"Perché lo tratti male? Vi conoscete da sempre."
Katsuki lanciò un'occhiataccia a Kariage e il ragazzo era pronto a sentire una delle solite esplosioni di rabbia da parte del biondo, ma non arrivò. 
"Perché non ha un quirk e ha un sogno impossibile."
Katsuki ripensò a quello che era successo con lo Sludge Villain: Deku si era precipitato a salvarlo con gli occhi colmi di lacrime e l'espressione terrorizzata. Non avrebbe potuto fare nulla per lui, ma Deku si era comunque precipitato nel mezzo del pericolo, quando nemmeno i pro heroes lì accanto lo avevano fatto. 
Ovviamente, se non fosse arrivato All Might sia Katsuki che Deku sarebbero morti. Il primo per non essere stato abbastanza forte, Katsuki non faceva che ripeterselo, e il secondo perché era un idiota senza nemmeno un quirk. 
Solo che a Deku non sembrava importare granché e questo faceva incazzare Katsuki. 
Quando la sigaretta terminò Katsuki si alzò e iniziò a curiosare nella stanza, aprì cassetti, armadi, prendeva in mano oggetti, li osservava e poi li rimetteva al loro posto. 
Kariage lo lasciò fare, non aveva nulla da nascondere, non a Katsuki sicuramente. 
Katsuki non sembrò trovare nulla di ridicolo o orribile perché non commentò niente, si limitò ad osservare, toccare e riporre. 
Al di fuori di quel piccolo spazio privato che si erano creati provenivano le voci del fratello di Kariage e dei suoi amici: discorsi volgari e pieni di parolacce e tintinnio di bottiglie e bicchieri. 
"Lo fanno sempre?" domandò a un certo punto Katsuki, fissando la porta chiusa. 
"Cosa?" 
"Qualsiasi cosa stiano facendo di là." 
Kariage alzò le spalle. "No o almeno non qui a casa nostra. Spesso sono da solo e non rivedo mio fratello per giorni. Una volta ho dovuto chiamare tutti i suoi amici per trovarlo per farmi firmare un permesso per una gita."
"Che schifo. Non hai nessun altro?" 
"No." Kariage spostò lo sguardo sul pavimento, imbarazzato per la conservazione. 
La sua vita faceva schifo, lo sapeva e parlarne con Katsuki lo imbarazzava. Katsuki aveva praticamente tutto: una bella casa, dei genitori che gli volevano bene e si preoccupavano per lui e non solo. Kariage sapeva che Katsuki poteva contare anche su Midoriya e la sua famiglia anche se l'amico non lo avrebbe mai ammesso. 
"Se non ti va di stare qui puoi venire da me." 
Kariage portò l'attenzione su Katsuki e lo guardò sbalordito. Aveva sentito bene? 
"Eh?"
Katsuki ruotò gli occhi, scocciato. "Ho detto che se non vuoi stare qui da solo o con tuo fratello, posso ospitarti. Ai miei non importerebbe."
"Ah, ehm, grazie." 
Nella stanza calò un silenzio imbarazzato. 
"Credo che sia ora di andare" disse ad un certo punto Katsuki. "Oggi devo occuparmi della cena." 
"Ah, ok, certo. Ti accompagno alla porta." 
Kariage aprì la porta della sua camera silenziosamente e senza dare nell'occhio guidò Katsuki verso l'ingresso. Ovviamente fallirono. 
"Vai già via ragazzino?" domandò suo fratello dal divano. 
Katsuki lo guardò con sufficienza. "Sì, grazie dell'ospitalità" disse, ma non gli uscì un tono gentile, però il ragazzo non sembrò farci caso, forse già troppo ubriaco per prestarvi attenzione. 
"Bè Kat, ci vediamo domani a scuola" tagliò corte Kariage. Non voleva sembrare di star cacciando Katsuki, ma non voleva che suo fratello ci interagisse. 
Katsuki annuì e accennò a un saluto. 
Quando Kariage chiuse la porta sospirò sollevato. 
"Carino il tuo amichetto" disse suo fratello e Kariage si immobilizzò. 
"Già, la prossima volta digli che può unirsi a noi" commentò un suo amico. 
Il gruppetto scoppiò a ridere sguaiatamente e Kariage si voltò di scatto, infuriato. 
"Non azzardatevi a dargli fastidio o a toccarlo! Anzi non dovete guardarlo!" 
"Va bene, va bene, il biondino è roba tua" rispose suo fratello. "In fondo stai crescendo pure tu" e scoppiò a ridere seguito dai suoi amici. 
 
***
 
Il giorno dopo, durante la pausa pranzo Katsuki prese da parte Kariage e lo fece allontanare dal resto dei compagni con cui si erano seduti a mangiare. 
"Senti stavo pensando se puoi chiedere a tuo fratello di procurare le sigarette anche per me." 
Kariage guardò Katsuki allibito. "Scherzi?" 
L'altro si corrucciò, il volto aveva preso quell'espressione arrabbiata/scocciata che Kariage conosceva fin troppo bene. 
"No" disse Katsuki con fermezza. "C'è qualche problema?" Era pronto allo scontro, Kariage lo sapeva. Sospirò. "No, a mio fratello importa solo che hai i soldi con cui pagarle-" 
"Per quello non è un problema" lo interruppe subito Katsuki. 
"Lo so. Ma perché? Insomma tu non vuoi entrare alla UA? Non vuoi essere un eroe?" 
"Sono sigarette Kariage, non sto chiedendo niente di sconvolgente." 
"Per uno come te sì." 
Katsuki si imbronciò, strinse i pugni lungo i fianchi, tremava per la rabbia. "Se non vuoi chiedere a tuo fratello, ci parlerò io o cercherò qualcun altro!"
Kariage spalancò gli occhi. Assolutamente no. 
Katsuki non doveva avvicinarsi a suo fratello, mai. E il pensiero che provasse a cercare qualcun altro disposto a comprare delle sigarette a un quindicenne lo spaventò. Per quanto Katsuki potesse sembrare uno tosto e un bullo, fuori dal loro giro scolastico era solo un ragazzino ingenuo. Sarebbe finito nei guai con il temperamento e carattere che si trovava. 
"No, va bene. Ci penso io" disse. "Glielo dico oggi e poi appena avrà voglia e tempo andrà a comprarle." 
Katsuki lo guardò sospettoso, poi sembrò capire che Kariage era sincero e si rilassò. "Bene." Katsuki si girò per avviarsi verso il gruppetto che avevano lasciato, ma Kariage lo fermò per un braccio. "Aspetta…" 
"Mh?" 
"È successo qualcosa?" Kariage non aveva potuto fare a meno di fare quella domanda. Era preoccupato. 
Katsuki si liberó dalla sua presa e scrollò le spalle. "Niente."
Katsuki non capiva perché Kariage lo stesse trattando come un bambino. Lo infuriava questo comportamento. Cosa ci stava di così scandaloso se anche lui voleva fumare? 
Non era raro vedere qualcuno della loro età fumare, Kariage stesso fumava, perché Katsuki non poteva? Perché doveva per forza esserci qualcosa che non andava? 
Andava tutto bene: studiava, si allenava, andava a scuola, aiutava a casa e a volte veniva trascinato dai suoi genitori anche a lavoro con loro nei weekend. Ma se voleva fumare un po' sembrava che stesse cascando il mondo. 
Questa cosa lo imbestialiva. Fu in quel momento che i suoi occhi incrociarono quelli di Deku, che da lontano lo stava guardando. 
"Che cazzo vuoi Deku?" urlò. 
Izuku trasalì e si accorse che Kacchan lo stava guardando minaccioso da poco lontano. Cavolo, si era incantato mentre ripensava a quello che aveva fatto il giorno prima con All Might. 
Sorrise nervoso. "N-nulla Kacchan." Si preparò alla sfuriata che sarebbe arrivata da lì a breve, ma Kacchan lo stupì. Fece solo un "tch" con la lingua e si incamminò verso il gruppo con cui stava mangiando, seguito da Kariage che aveva un'espressione preoccupata. 

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Capitolo 3
*** 2 ***


"Katsuki, dove vai?" Mitsuki si fermò davanti alla camera del figlio, mentre si stava infilando una maglietta. 
"Da Kariage." 
"Oh, di nuovo?" 
"Problemi?"
"No, no. Mi fa piacere che hai un amico." 
Katsuki si imbronciò. "Io ho molti amici!" 
"Non me ne hai mai parlato." 
"Perché non sono fatti tuoi! Ora va via che devo cambiarmi i pantaloni!" 
Ormai tra Katsuki e Kariage si era sviluppato un rapporto di amicizia molto diverso da quello che condividevano con Nagai o con gli altri del gruppo di scuola. 
Katsuki si lasciava andare al vizio del fumo solo con Kariage quindi andava a casa sua solo quando sapeva che non ci sarebbe stato qualcun altro, mentre nelle altre occasioni ci si vedeva nei soliti posti a fare le solite cose. 
E così, quel venerdì pomeriggio, Katsuki si avviò verso casa di Kariage dopo il suo solito allenamento. 
"Torno dopo cena!" annunciò prima di uscire e chiudersi la porta di casa alle spalle. 
 
***

"Ei." Kariage aprì la porta con un sorriso. Katsuki fece finta di non essere affatto toccato e lo oltrepassò. 
"Ho una notizia meravigliosa" dichiarò Kariage, chiudendo la porta. 
Katsuki sospirò. "Sentiamo." 
"Mio fratello oggi non torna." Kariage stava ancora sorridendo. 
"Davvero? Possiamo stare fuori dalla tua camera quindi?" domandò Katsuki con un tono divertito. 
Kariage annuì. "Eee possiamo bere!"
Andò di corsa a prendere due bottiglie poggiate sul tavolo. Katsuki lo osservò. "Sono liquori?" 
"Sì, ma ho anche delle birre, se vuoi."
Katsuki rimase in silenzio, pensando. 
"Io non ho mai bevuto" confessò. 
"Ah. Se non ti va, non dobbiamo bere per forza" disse per poi poggiare le bottiglie. 
"No, va bene. Non mi interessa."
Kariage sorrise. "Prendo i bicchieri." 
 
***

Katsuki stava ridendo come mai Kariage lo aveva visto fare. 
A quanto pareva era bastato davvero poco del primo liquore aperto per avere Katsuki già brillo e Kariage ne era incantato. 
Katsuki aveva le guance rosse per l'alcool, gli occhi umidi e rideva mentre fumava. 
Forse era l'alcool che aveva in corpo, ma Kariage si rese conto che forse si era innamorato di Katsuki. Non riusciva a togliergli gli occhi di dosso e i suoi occhi indugiavano sempre di più su quelle labbra tirate in un sorriso, così diverso da quei ghigni cattivi che era solito regalare agli altri.
Kariage si immaginò come quelle labbra, in quel momento, sapessero di sigaretta e alcool, un po' come le sue del resto, però sicuramente avrebbero avuto anche un sapore che era caratteristico di Katsuki e basta e Kariage moriva dalla voglia di assaggiarle. 
Senza rendersene conto si era sporto in avanti per avvicinare il suo volto a quello di Katsuki. 
Questo ovviamente non passò inosservato a Katsuki che smise di ridere di colpo. 
Si fissarono negli occhi a lungo, i cuori di entrambi avevano iniziato a battere più forte. 
"Hai mai baciato, Kat?" domandò Kariage in un sussurro. 
Katsuki pensó a quando a cinque anni si era scambiato un paio di baci innocenti con Deku. 
Scosse la testa, leggermente. 
Kariage annuì. "Mhmh ok. Posso?" domandò. 
Katsuki annuì, senza osare dire una sola parola per l'agitazione. 
Kariage si sporse ancora di più e le labbra dei ragazzi entrarono in contatto.
Fu breve, delicato, Katsuki non si rese nemmeno conto che fosse già finito. Teneva gli occhi socchiusi e quando Kariage aprì i suoi rimase incantato dal notare quanto le ciglia dell'altro fossero lunghe e bionde. Non se ne era mai accorto. 
Katsuki si sporse leggermente in avanti e protese le labbra verso di lui, Kariage sorrise e lo baciò di nuovo. 
Questa volta si girarono anche con il corpo e si fecero ancora più vicini. Kariage abbracciò Katsuki e lo trascinò sulle sue gambe. Katsuki si aggrappò a lui e socchiuse le labbra per far uscire un sospiro. 
Kariage ne approfittò per provare a infilare la lingua dentro la bocca dell'altro. 
Katsuki sobbalzò per la sorpresa e si allontanò. 
"Scusa" disse Kariage, "dovevo avvertirti." 
Il volto di Katsuki sembrava ancora più rosso di prima, tra alcool, calore e imbarazzo. 
Scosse la testa. "N-no, mi hai… mi hai solo preso alla sprovvista." 
Kariage gli accarezzó una guancia, spostando anche qualche ciocca bionda ai lati del volto. 
Mai avrebbe immaginato di vedere Katsuki così vulnerabile e la causa era lui. 
"Sei bellissimo" sussurrò. 
Katsuki spalancò gli occhi e si lasciò sfuggire un verso di sorpresa per poi nascondere il volto dietro le proprie mani. Era completamente imbarazzato. 
Kariage ridacchiò e gli afferrò i polsi per scoprire il volto. "Che fai?" 
"Zitto" rispose Katsuki a denti stretti. "È imbarazzante." 
"Che cosa? Che ti ho detto che sei bellissimo?" 
Katsuki cercò di liberarsi dalla posizione in cui erano ma Kariage lo bloccò con un braccio dietro la schiena e lo fece avvicinare ancora di più a sé. Mentre con l'altra mano tentó di scoprire il volto di Katsuki, ma non riuscendoci optò per attaccare dal basso, nel piccolo spazio scoperto che gli permetteva un facile accesso alle labbra. 
Lasciò un rapido bacio sulla bocca di Katsuki e lui dichiarò la resa. 
Un miracolo. 
"Ti va di spostarci sul letto?" domandò. 
Gli occhi di Katsuki apparvero tra le braccia ancora alzate, ma che vennero portate giù. "Letto?" 
"Per stare più comodi, nient'altro!" 
Katsuki lo guardò, mentre soppesava la richiesta. "Ok" disse alla fine. 
Raggiunta la camera di Kariage si buttarono entrambi sul letto e Kariage non perse tempo per riassaporare le labbra dell'altro.
Piano piano anche Katsuki decise di prendere un po' il controllo e rispondere, all'inizio fu impacciato e cauto ma notando come Kariage sembrasse apprezzare i suoi tentativi, si fece più coraggio. 
Andarono avanti per un po', ritrovandosi distesi uno accanto all'altro nel letto sfatto che Kariage non aveva voluto rifare quella mattina. 
Dai baci profondi erano passati a pigri contatti di labbra e carezze lievi sulle braccia e sul volto. 
Katsuki stava iniziando ad accusare l'alcool bevuto, gli occhi faticavano a rimanere aperti e le carezze di Kariage lo stavano portando dritto dritto verso l'incoscienza. 
Notando che Katsuki alla fine aveva chiuso gli occhi definitivamente Kariage sorrise e gli baciò la fronte per poi stringersi ancora di più all'altro e chiudere gli occhi. 

***

Una musica assordante fece svegliare di colpo i due ragazzi. 
"Che cazzo succede?" urlò Kariage. 
Katsuki bofonchiò qualcosa, ma poi il suo cervello sembrò collegare e si alzò dal letto, scavalcò Kariage e raggiunse il suo cellulare. "Cazzo." 
Quella era la suoneria di sua madre. 
Katsuki guardò l'ora sul telefono: 22:04.
Sarebbe dovuto essere a casa per le nove. 
"Sono morto" dichiarò, prima di rispondere. Non fece in tempo a dire "pronto", che subito arrivarono le urla di sua madre. 
"Katsuki dove cazzo sei? Ti ho scritto più volte, chiamato e non rispondevi." 
"Sto da Kariage, mi sono addormentato."
"Manda la posizione a tuo padre, sta uscendo per venirti a prendere." 
Katsuki spalancò gli occhi. "Cosa? Perché? Posso tornare da solo." 
"Non mi sembra proprio e poi è tardi, non voglio che giri da solo per strada." 
"Mamma, ho quindici anni non dieci." 
"Non mi frega un cazzo Katsuki, ora manda la cazzo di posizione a tuo padre e continuiamo a casa."
Katsuki ruotò gli occhi. 
"Non ti azzardare a ruotare gli occhi!"
"Oh sta zitta strega!" 
Katsuki chiuse la chiamata. "Odio quando mi tratta come un bambino." 
Kariage sorrise. Era ancora seduto sul letto e osservava Katsuki. Era successo veramente? Aveva davvero potuto baciare Katsuki e tenerlo tra le sue breccia?
"Ha ragione tua madre" commentò. "Non è una bella zona." 
Katsuki poggiò il telefono sulla scrivania dopo aver inviato la posizione al padre. "Lo so, ma tra me e mio padre quello capace di difendersi sono io." 
Kariage sbuffò una risata. "Non lo metto in dubbio." Si avvicinò a Katsuki e si morse il labbro mentre soppesava se poteva abbracciarlo. 
Sembrava che quella bolla che si erano creati fosse scoppiata con la telefonata della signora Bakugou e che ora Katsuki non gli avrebbe permesso di toccarlo. 
Si domandò cosa gli stesse passando per la testa, forse si stava pentendo, non lo stava nemmeno guardando in faccia, Katsuki era rimasto girato e gli stava dando le spalle. 
Mentre Kariage era immerso nei suoi dubbi, Katsuki si appoggiò addosso a lui con un sospiro. 
Kariage spalancò gli occhi e le braccia andarono subito a stringersi intorno al petto dell'altro per tenerlo. 
"Dici che ne dobbiamo parlare?" domandò Katsuki. "Non ora, ovviamente, papà sarà qui tra poco, ma…" 
Sotto le mani incrociate sul petto di Katsuki, Kariage poteva sentire come il cuore dell'altro battesse più forte. 
Si sporse per lanciargli un'occhiata in volto. Era rosso. Sorrise e avvertì le proprie guance scaldarsi. 
"Credo di sì." 
Katsuki si girò dalla sua parte e le loro labbra si sfiorarono per la vicinanza. Katsuki si sporse leggermente di più e aumentò il contatto. Kariage portò una mano sulla sua guancia e approfondì il bacio. 
Il cellulare di Katsuki squillò di nuovo, interrompendo i due. Katsuki sbuffò. "È mio padre, starà qui sotto." 
"Ti accompagno alla porta." 
Katsuki salutò Kariage con un altro bacio, più rapido, anche se avrebbe voluto farlo durare di più. 
Scese velocemente le scale del palazzo e una volta uscito corse verso la macchina del padre. 
Quando prese posto dopo aver salutato velocemente si sentì gli occhi di Masaru addosso e il silenzio che riempiva l’abitacolo non sembrava molto sereno. 
“N-non partiamo?”
“Hai bevuto?”
“Cos-” Katsuki si voltò verso il padre che gli lesse subito negli occhi la colpa. Katsuki era un libro aperto. 
Sospirò. “Dovrei dirti qualcosa, ma non so nemmeno io cosa dire, sai già che non va bene, ma lo hai fatto lo stesso.”
Katsuki si sentì sprofondare, suo padre era bravissimo a farlo sentire in colpa mentre allo stesso tempo gli affibbiava una sorta di maturità. Inoltre non gridava e per come era abituato alle urla Katsuki, i rimproveri pacati di suo padre avevano molto più effetto su di lui che le urla infuriate di sua madre. 
Si morse il labbro inferiore con nervosismo e facendolo ricordò di come pochi minuti prima quelle labbra avevano baciato quelle di Kariage. Si sentì arrossire e voltò la testa verso il finestrino. 
Ma cosa gli prendeva, si stava comportando come un bambinetto, che si imbarazzava a pensare alla persona che gli piaceva. 
Oddio, gli piaceva Kariage? Era davvero così stupido da non averlo realizzato fino a quel momento?
Si trattenne dal gemere disperato per non attirare ulteriormente l’attenzione di Masaru. 
“Non rispondi?” 
I suoi pensieri su Kariage e i baci e le carezze vennero interrotti da quella domanda. 
“Che devo dire?” sbottò, ma la voce gli uscì più acuta. Si schiarì la voce, imbarazzato. “Volevamo bere e abbiamo bevuto, non abbiamo ucciso nessuno.”
“Katsuki non puoi bere.”
“Dio!”
"Promettimi che è stato solo per oggi e non lo dirò alla mamma.”
“Pensi che la minaccia della mamma mi spaventi?”
Masaru lo guardò severo. “Katsuki, il rapporto che abbiamo con te è basato sulla fiducia. Oggi non hai fatto niente perché stavi dentro casa del tuo amico, ma poi?” Masaru si voltò a guardare fuori. Erano ancora fermi davanti al portone del palazzo. Katsuki sapeva cosa stavano vedendo gli occhi di suo padre: quella zona non era come quella in cui vivevano.
“Vorrei solo che non facessi idiozie.”
“Non le faccio.”
Masaru sospirò di nuovo. Non era bravo con i rimproveri, per quelli Mitsuki era bravissima, anche se Katsuki aveva imparato a non farsi toccare minimamente da quello che gli veniva detto e anzi, rispondeva a tono. 
“Non lo dirò a mamma” disse alla fine.
“Davvero?”
“Sì, ma se ti becco di nuovo lo farò.”

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