Santa Klaus

di AliceGerini
(/viewuser.php?uid=1125379)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Dio…Che strana sensazione di felicità, non mi sentivo così da non so quanto tempo, ero convinta che ormai questo sentimento mi avesse abbandonata dal giorno in cui...
No, non devo pensarci, non adesso che finalmente ho ritrovato questa meravigliosa emozione. Concentro lo sguardo sulla sua figura e il cuore inizia a battere così forte che si mescola al suono del basso di una delle casse del locale.
Non sentivo parlare di Lui da quando ero ragazzina.
Ricordo che ero seduta sul tappeto del salotto di casa, mamma e papà sul divano che si tenevano per mano, chissà forse anche loro pervasi dalla stessa felicità che sto provando io in questo momento. La stessa emozione anni dopo, un triste legame, da un certo punto di vista.
Nel nostro piccolo televisione pagato a rate troneggiava l’immagine dei sei bambini prodigio della Umbrella Academy, avevano sventato una rapina ed erano così felici e fieri accanto al loro papà, come lo ero io quando riportavo a casa ottimi voti o mostravo un bel disegno pronto per essere attaccato sul frigo. Non mi piaceva il telegiornale, ma mi piacevano le notizie sulla Umbrella Academy. Io e le mie amichette di allora giocavamo a far finta di essere come loro: fortissime, bellissime ed eroine di una città che ci acclamava e amava. Crescendo, però, ci siamo rese conto che l’unico nostro potere era quello di dover studiare per permetterci un futuro degno di esser chiamato tale.
Anche da adolescente, seppur distaccata e più matura, continuavo a seguire le imprese della Umbrella Academy fino quando, il giorno dei miei diciassette anni, sparirono tutti dal primo all’ultimo. Un pessimo regalo di compleanno. Con la velocità di uno schiocco di dita i ragazzini con cui ero cresciuta erano svaniti. Con la stessa velocità e una tristezza che a sol ripensarci mi sale una rabbia feroce, la gente si dimenticò di loro, di quei piccoli eroi che li avevano salvati in più occasioni. Tutti nell’oblio fatta eccezione per Numero Tre che divenne un’attrice famosa sulla bocca e lo schermo di tutti.
Gli altri? Si vocifera che Numero Uno, Luther, sia morto, Numero Due Diego dovrebbe essere diventato un vigilantes che pattuglia le strade di notte, Numero Tre,  la bellissima Allison è diventata un’attrice di fama mondiale, Numero Cinque (ora che ci penso, qual era il suo vero nome?) è stato catalogato come disperso, Numero Sei, Ben, è deceduto in circostanze non propriamente allegre, Numero Sette, la povera Vanya senza poteri oggi è una scrittrice il cui libro inizialmente fece scalpore, poi finì nello stesso luogo dei suoi fratelli: nel dimenticatoio.
E poi c’è lui, Numero Quattro. Klaus Hargreeves, scomparso in uno dei peggiori tunnel che possano esistere.
Lo riconoscerei ovunque perché era il mio preferito, quel bambino prodigio con un potere così fenomenale, ora sta muovendo il corpo in una specie di danza proprio davanti a me, con sottofondo una musica talmente assordante ed elettronica che trasmette solo voglia di prendere a pugni il dj. Strafatto di non so cosa, gli occhi spiritati di Klaus si spostano lentamente sui miei.
Eccola qui, la sola e unica persona che potrebbe farmi parlare nuovamente coi miei genitori.
L’uomo più importante della mia vita pronto per uscire dall’oscurità per tornare in quella luce dove merita di vivere.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Appoggiata con la schiena al muro accanto l’uscita di emergenza della discoteca in cui io e le mie amiche avevamo deciso di passare una serata spensierata, prendo il cellulare dalla tasca dei jeans per scrivere loro un messaggio.
 
VALERY: Sono tornata a casa con un taxi, ho bevuto troppo! Tornerò a prendere l’auto domani. Divertitevi anche per me e non fate casini! XOXO V.
 
Torno a guardare il vicolo logoro e oscuro in cui mi sono infilata, non ho paura solo perché a pochi metri c’è un bodyguard alto e largo quanto il mio armadio, nessuno mi farebbe del male con un colosso simile nei paraggi.
Ma è proprio lui ad avvicinarsi a me con le braccia incrociate e lo sguardo torvo: «Non è un bel posto qui.» la sua voce profonda si sposa alla perfezione con l’enorme stazza. «Vuoi che ti chiami un taxi?»
Che gentile. «No, grazie, ho la mia auto, sto aspettando che esca una persona.» rispondo educatamente. «Il mio fidanzato.» aggiungo dipingendo sul volto un sorriso abbastanza credibile.
Non posso perdere questa occasione, non ora che finalmente l’ho trovato dopo mesi di ricerche, dopo un periodo di pedinamento che neanche una stalker professionista. Quando ho accettato l’invito di Sam a questa stupida festa in discoteca, non potevo immaginare che si sarebbe trasformata nell’incontro in cui non speravo più.
Il bodyguard scioglie le braccia possenti avanzando di un passo: «E come mai lo aspetti sul retro?» chiede di rimando, questa volta in tono minaccioso.
Grandioso e adesso che cavolo mi invento? Non mi avrà mica preso per una spacciatrice?
«Ehm ecco, io…»
La porta alle sue spalle si spalanca all’improvviso attirando l’attenzione di entrambi, quello che deduco essere un suo collega (a quanto pare se non sei grosso come un box doccia qui non ti assumono) scaraventa un corpo a terra.
Klaus cade in malo modo sul terreno, biascica qualcosa mentre si rialza a fatica, barcolla male e deve reggersi al muro per stare in piedi, dal pallore del viso temo anche che stia per vomitare.
«É’ lui!» sbotto cercando di continuare a sorridere nemmeno fossi un robot: «Ci penso io, lo riporto subito a casa. Chiedo scusa a nome suo se ha fatto qualsiasi tipo di danno o causato guai con qualcuno.»
Prendo un braccio di Klaus mettendolo dietro al collo, mi sorprende sentirlo terribilmente leggero, come fosse fatto d’aria. Il bodyguard dice qualcosa ma ormai ogni parola entra da un orecchio ed esce dall’altro, sono troppo felice.
Finalmente sono con Lui.
«Grazie tesoro.» dice con voce sottile abbozzando un sorriso, gli occhi truccati pesantemente di nero sono rivolti al cielo, puzza di sudore, alcol e qualcosa di indefinito che non voglio scoprire, probabilmente per togliermi questo odoraccio di dosso avrò bisogno di duemila docce!
Per fortuna non ho parcheggiato troppo distante, in un paio di minuti raggiungiamo la mia utilitaria, con non troppa fatica lo carico sul sedile del passeggero e aggancio la cintura, raggiungo il posto del guidatore come se avessi dei razzi al posto dei piedi.
«Ehi, ehi.» biascica Klaus cercando inutilmente di tenere gli occhi aperti, la testa ciondolante tra il sedile e il vuoto. «Non mi starai mica rapendo?»
«Ti sto aiutando.» ribatto cercando di non guardarlo troppo per concentrarmi il più possibile sulla strada. Indossa un paio di pantaloni di pelle e due converse logore, il petto nudo si alza e si abbassa velocemente nemmeno avesse fatto una corsa. É sporco, è strafatto…Ed è pericolosamente bello.
«Non ho bisogno del tuo aiuto.»
«Lo so, sono io ad avere bisogno del tuo.»
Scoppia a ridere subito dopo la mia affermazione.
Ed è la cosa più incredibile che abbia mai visto e sentito.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Casa mia non è una reggia, ma è abbastanza grande da avere cucina, due camere da letto, un bagno e un bel salone spazioso dove mi dirigo non appena varcata la soglia d’ingresso. Adagio Klaus sullo stesso divano dove si sedevano i miei genitori quando ammiravano le sue imprese, chissà cosa direbbero se fossero qui a guardare il loro piccolo eroe ridotto in uno stato a dir poco penoso.
Copro il mio nuovo ospite con una coperta, si è addormentato con le mani sotto al viso e le braccia muscolose ben in vista, l’espressione fragile di un bambino mai cresciuto.
Come è possibile? Come può una persona dotata di super poteri ridursi alla tossicodipendenza  e all’alcolismo? Forse la morte di suo fratello Ben lo ha devastato a tal punto da volersi autodistruggere, ma Klaus dovrebbe avere la capacità di parlarci e vederlo ancora…Io sarei felice se potessi comunicare con le persone che ho amato e tragicamente perduto.
Mi siedo in terra buttando la testa all’indietro così che la nuca si appoggi al divano, senza rendermene conto chiudo gli occhi cadendo in un sonno senza sogni.
 
***
 
A svegliarmi è un casino infernale proveniente dalla cucina.
Mi alzo di scatto da terra senza badare al dolore dovuto al sedere appiattito, per un istante ho paura che si tratti di un ladro ma vedere Klaus di sfuggita mi ricorda quello che ho fatto questa notte. Lancio uno sguardo all’orologio sulla parete: mezzogiorno!? Ma quanto abbiamo dormito? Diamine, per fortuna oggi non devo andare a lavoro.
Arrivare in cucina, sopra al tavolo in legno c’è tutto quello che poco fa era in frigo: carne, uova, il latte, le verdure.
«Ehi, quella roba va a male se la lasci fuori troppo a lungo!» lo sgrido nemmeno fosse un bambino piccolo. «Rimetti tutto a posto!»
Klaus non mi ascolta, dal frigorifero è passato ai cassetti, alle mensole, a ogni superficie in cui riesce ad arrivare mostrandomi lo spettacolo della sua schiena nuda perfetta e di un fondoschiena che potrebbe essere stato scolpito da Michelangelo, talmente è perfetto.
Sta mettendo a soqquadro casa, ma pagherei per svegliarmi tutte le mattina con questo spettacolo!
«Questa è l’unica casa al mondo in cui non c’è un goccio di alcol!» sbotta piagnucolante portando le mani al viso e facendo colare maggiormente il trucco, si esibisce in un verso lamentoso per poi poggiarsi sul piano cottura
«Mi dispiace ma hai ragione, non c’è alcol qui dentro.»
«Che razza di rapitore saresti?» mi accusa sconvolto: «Gli ostaggi vanno tenuti e trattati bene per esser riconsegnati perfetti al momento del riscatto.»
Chiudo gli occhi trattenendo un sorriso divertito, in effetti è un ragionamento che non farebbe una piega se non fosse per un piccolo dettaglio: «Io non ti ho rapito.»
Alza entrambe le sopracciglia in un’espressione buffa: «Ah no?»
Okay forse prelevarlo fuori da una discoteca senza dargli spiegazioni e chiuderlo in casa assomiglia molto ad un rapimento, però…
«Tranquilla.» Klaus inizia a camminare avanti e indietro giocando con un pomodoro. «Tanto nessuno verrà a cercarmi.»
É un secondo. In una frazione di tempo i suoi occhi si buttano verso il basso e vengono attraversati da una patina oscura.
Torna in sé dopo che il pomodoro gli cade dalle mani. «Potrei sapere almeno il tuo nome, rapitrice?»
«Valery.» rispondo sbrigativa. «Senti in realtà io…»
«C’è un bagno?»
«Si, ma…»
«Oh, bene!» Klaus si sposta dalla cucina camminando con sicurezza nemmeno fosse a casa sua, adocchia prima la camera da letto senza fare commenti e il bagno subito accanto, quando vede la vasca al posto della doccia giunge le mani come in pregheria. «Si, si, si.»
«Klaus volevo dirti…»
«Sii gentile, portami un cambio.»
Detto ciò e senza darmi il minimo tempo per spiegare tutta l’assurda situazione, si chiude la porta alle spalle del bagno, lo scatto della serratura mi fa capire che non intende essere disturbato. Spero solo non esca dalla finestra e scappi, chissà quando mi ricapiterà l’occasione di averlo sotto lo stesso tetto?
Sospiro abbattuta, ero convinta di poter concludere tutto in mattinata ma credo proprio di aver sottovalutato l’estro di Numero Quattro.
Parlare con lo spirito dei miei genitori sarà più difficile del previsto!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=4028509