Apocalypse Sanctuary

di Effye90
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La mendicante ***
Capitolo 2: *** L'udienza, il pericolo e la scelta ***
Capitolo 3: *** Ariete: passato, presente e futuro ***
Capitolo 4: *** La rabbia del Toro ***
Capitolo 5: *** Doppia coppia ***
Capitolo 6: *** Un ostico scontro ***
Capitolo 7: *** Impulso irrefrenabile ***
Capitolo 8: *** Sensazioni ***
Capitolo 9: *** Perplessità ***
Capitolo 10: *** La doppia cuspide scarlatta ***
Capitolo 11: *** Un passato non troppo lontano ***
Capitolo 12: *** Il sacrificio ***
Capitolo 13: *** Addio ***
Capitolo 14: *** Profumo inebriante ***
Capitolo 15: *** Il dubbio ***
Capitolo 16: *** Hel ***
Capitolo 17: *** Quando tutto ebbe inizio ***
Capitolo 18: *** Imminente disfatta ***
Capitolo 19: *** Nemico insormontabile ***
Capitolo 20: *** Uomini ***



Capitolo 1
*** La mendicante ***


Athena guardò lo scranno vuoto del grande sacerdote e sospirò.
Nessuno vi sedeva più da troppo tempo ormai benché tutti i suoi cavalieri d’oro, fossero stati precedentemente riportati in vita da Zeus per aiutare Seiya, Ikki, Shiryu, Hyoga e Shun nello scontro contro Chaos, il dio primordiale del vuoto.
Fu una guerra piuttosto lunga soprannominata poi da Milo come “la battaglia degli 8 giorni”.
Otto, proprio come il numero della casa che presiedeva.
Ne uscirono tutti logori ma Zeus, dopo un lungo colloquio con Athena, permise loro di rimanere in vita seppur per un periodo limitato.
Alcuni di essi, si congedarono dal ruolo di cavalieri.
Hyoga sostituì Camus come custode dell’undicesima casa mentre Shiryu, divenne custode della decima anche se solo temporaneamente; fintanto che Dohko avrebbe presieduto la settima.
Quella guerra era ormai terminata da circa due settimane ma qualcosa tormentava in continuo Saori.
Un cupo pensiero turbava la sua mente ed i suoi sogni da ormai tre giorni.
Decise così di schiarirsi le idee passeggiando per le strade e i vicoli di Rodorio.
Si preparò e adagiò lo scettro di Athena accanto allo scranno.
Chiamò a sé due guardie e ordinò loro di scortarla.
Arrivati in paese si avviarono subito verso il centro quando lo sguardo di Saori si posò su una mendicante che sedeva su di una coperta grigia e logora.
Accanto a sé, aveva un rastrello ed una scopa.
L’anziana alzò lo sguardo e una luce, per un attimo, sembrò illuminare i suoi occhi quasi vitrei.
Allungò un braccio destro e disse:
 
“Per favore graziosa signorina, non avrebbe qualche moneta da dare ad una povera vecchia? Non posseggo altro che questa coperta e questi due attrezzi!”
 
Saori rimase immobile e fissò a lungo quella donna dai lunghi capelli scuri e dal volto coperto da un cappuccio quando una delle guardie si chinò e con un colpo di mano, fece indietreggiare il braccio della donna.
Quest’ultima si alzò e si limitò a dire:
 
“Ingrati!”
 
Appallottolò la coperta e se la mise sotto ad un braccio poi, lasciando il rastrello abbandonato a terra, prese la scopa ed iniziò a spazzare la via principale allontanandosi da loro e attirando a sé gli sguardi dei passanti.
Le guardie continuarono ad inveire contro la povera donna ma Saori diede loro l’ordine di tacere.
 
“Mia signora ma quella vecchia megera si comporta in modo strano, non trova? Un’anziana che se ne va in giro con nient’altro che un rastrello ed una scopa!”
 
“Ciò nonostante, non conoscendola, trovo irrispettoso denigrarla e appellarla con parole che poco si prestano ad una guardia dedita alla protezione della Dea Athena!” –fece una piccola pausa e con lo sguardo, seguì l’anziana che scomparve in un vicolo non troppo lontano da loro e sempre con la scopa tra le mani- “Tuttavia hai ragione su una cosa; il suo comportamento è davvero strano.”
 
Fece un cenno con la mano ai due uomini e ripresero a passeggiare per le vie di Rodorio come se nulla fosse.
Saori si fermò d’innanzi ad un negozio di stoffe e tessuti ma per un attimo, ebbe la sensazione di essere seguita.
Si voltò indietro con molta calma e a parte le guardie che le davano le spalle, scrutando a destra e sinistra per avvistare qualsiasi movimento o persona sospetti, non vide nessuno.
Dell’anziana non vi era traccia e i cittadini, passeggiavano e chiacchierando allegramente.
Tutto era tranquillo o almeno, così le parve.
Dopo un paio d’ore, una delle guardie disse che forse era giunto il momento di tornare al santuario.
Saori fece cenno di si con la testa.
Alzò lo sguardo verso il sole coprendosi gli occhi con una mano.
Era una giornata stupenda.
Il cielo era terso e le temperature gradevoli.
Una leggera brezza si levò.
Fece un respiro profondo e sorrise.
I turbamenti sembrarono in quel momento solo un lontano ricordo.
Si incamminò verso il tempio dimenticandosi dello strano incontro avvenuto qualche ora prima con quella strana donna dai lunghi capelli.
Nei giorni seguenti però, Rodorio fu colpita da quella che sembrava un’improvvisa epidemia.
Influenza, si vociferava in paese.
Ma alcuni sostenevano che potesse trattarsi di allergia, essendo Marzo inoltrato.
Al santuario non se ne preoccuparono più di tanto fino a quando, Kiki che ormai era divenuto un uomo adulto, Deathmask e Aphrodite furono colpiti da un’improvvisa febbre seguita da delle terribili emicranie.
Vennero curati sin da subito e dopo qualche giorno, sembrarono in via di guarigione.
Al cavaliere del cancro tuttavia le emicranie rimasero e persistettero.
Riusciva a placarle solo durante il sonno, in quelle poche notti in cui riusciva ad addormentarsi.
Saori mandò Mur, Aldebaran e Shaka a Rodorio per accettarsi delle condizioni degli abitanti.
Indossarono elmo ed armatura e si avviarono.
Trovarono una Rodorio deserta.
Per le strade non vi era anima viva; sembrava una città fantasma.
 
“Che cosa sta succedendo?” chiese il cavaliere del toro.
Shaka rimase in silenzio a riflettere. Percepiva i cittadini chiusi nelle proprie case.
“Stanziano tutti nelle rispettive dimore!” disse poi.
 
Mur lo guardò ma non disse nulla.
Sentirono di tanto in tanto qualche colpo di tosse e dei lamenti provenire da alcune case con le finestre aperte.
Un brivido percorse la schiena del cavaliere della prima casa.
 
“ Ma si può sapere…”
 
La sua frase venne interrotta da una delle guardie.
 
“Sommo Shaka, Grande Mur, nobile Aldebaran, dovete tornare subito al santuario a presiedere le vostre case, ordini di Athena!”
 
“Ma lei ci ha mandato qui per…”
 
“Ordini della Dea! Osate forse trasgredirli? Rientrate immediatamente!”
 
La guardia corse via e loro rimasero a guardarsi l’un l’altro per qualche istante.
“Gli ordini di Athena non si discutono, rientriamo!” disse Aldebaran con voce autoritaria.
Tornarono così a presiedere le rispettive case.
Quella sera stessa, Mur venne colto da un’improvvisa emicrania così come Aldebaran.
Kiki, preoccupato per il suo maestro, corse ad avvisare ad Athena ma quando arrivò alla prima, trovò il padrone di casa accovacciato a terra con le mani che premevano sulle orecchie.
 
“BASTA! FATELO SMETTERE…. QUESTO MAL DI TESTA!”
 
Kiki ed una guardia lo immobilizzarono ma solo per pochi istanti.
Li allontanò, liberandosi dalla loro presa e poi corse dritto verso la Dea.
Era isterico.
Quando fu a pochi passi da lei, una voce echeggiò nella prima casa.
Athena la riconobbe subito, era la voce di Zeus.
Mur rimase immobile a fissare il soffitto così come fecero gli altri presenti.
Saori uscì su preciso consiglio di Zeus che ora stava comunicando solo con lei.
Il tono di voce la fece rabbrividire.
Stava per succedere qualcosa di terribile o forse, qualcosa era già in atto…

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Capitolo 2
*** L'udienza, il pericolo e la scelta ***


Quel che stava accadendo a Rodorio e al santuario non passò inosservato e così Zeus, convocò con massima urgenza suo padre Crono, il Dio del tempo e la sua primogenita Estia, Dea vergine del focolare e della castità nonché protettrice delle case.
Assieme a loro, prese parte alla riunione anche Era, moglie di Zeus e Dea degli imperi nonché figlia di Crono.
Entrambe le dee avevano il capo ricoperto con un velo.
Estia a differenza degli altri presenti, era una donna umile che indossava una veste bianca, candida come lei stessa.
Il velo che le ricopriva la testa, era blu scuro e le cadeva di lato arrivando al bordo esterno degli occhi.
Zeus li guardò ad uno ad uno e quando comparve suo padre, non si inchinò.
Non aveva dimenticato i loro trascorsi e mai lo avrebbe fatto.
Lo aveva distrutto in passato ma Crono è pur sempre uno degli dei primordiali, immortale come il figlio.
Era notò subito lo sguardo cupo del marito e benché lui le fosse spesso infedele e lei più volte gliel’avesse fatta pagare, in cuor suo continuava ad amarlo.
Nessuno parlò per molto tempo.

“Sta accadendo qualcosa di strano a Rodorio. Una malattia ha invaso l’intero paese e nelle case, regnano grande dolore e tanta tristezza. Un virus!” disse Estia interrompendo quel lungo silenzio.

Zeus alzò lo sguardo ed incrociò quello di lei.

“Un virus si! Ma ti spiacerà sapere che quello stesso virus ha colpito anche alcuni cavalieri d’oro al servizio di Athena!”

Lo sgomento a quel punto prese il sopravvento sui visi ora pallidi dei presenti.
“Non ho idea da dove provenga, ma giorni fa ho avuto una brutta sensazione e come me, anche Athena. Non ho ritenuto opportuno contattarla poiché da poco, lei e i suoi cavalieri sono usciti vincitori da una lunga e feroce lotta con Chaos!”

“Chaos!” disse Crono quasi compiaciuto.

“Si, lui! Minacciava da giorni il santuario ma si trovava in un posto a me sconosciuto. Ho ritenuto opportuno riportare nuovamente in vita Aiolos e gli alti per aiutare un’ultima volta Seiya e compagni ma mi sbagliavo. A quanto pare, un nuovo scontro attende i cavalieri seguaci di Athena.”

Concluse la frase e abbassò lo sguardo.

“Chi è il nemico stavolta?” chiese Estia con un filo di voce. “Chi sia non mi è dato saperlo. Ho solo avuto una sensazione, l’ennesima poco prima che l’epidemia infestasse Rodorio ed il santuario!”

Calò nuovamente il silenzio.

“Per gli uomini, un virus così forte può essere letale ma per un cavaliere….”

Era non finì la frase.
Le parole le si fermarono in gola.

“Questo virus, purtroppo intacca non solo il corpo ma anche la mente! Il cavaliere d’oro dell’ariete, il grande Mur è quasi sull’orlo della pazzia così come il cavaliere del cancro. Mentre il cavaliere del toro inizia a mostrarne i primi segni…” -rispose prontamente Zeus poi proseguì- “Temo che entrando in contatto con uno di loro, anche gli altri possano infettarsi ed è ciò che accadrà se non facciamo qualcosa. Se non verremo a capo di questo dilemma, Athena potrebbe essere in grave pericolo e come lei, il mondo intero!”

“BASTA!” –urlò Estia- “Basta te ne prego! Perché continuare a parlarne? Il popolo di Rodorio già sta soffrendo. Athena non può alleviare il loro dolore? Noi… TU! TU POTRESTI ALLEVIARLO!”

A quelle parole, Zeus alzò la sua folgore con la mano destra mentre lo sguardo si indurì.

“SE ATHENA POTESSE ALLEVIARLO, PENSI CHE NON L’AVVERTIREI? SE IO POTESSI FARLO, NON PENSI CHE GIA’ L’AVREI FATTO?”

I suoi occhi incontrarono quello di Estia che gli tenne testa fino a quando non abbassò la folgore e placò la sua ira.

“Questo virus non ho idea da dove provenga. Ho osservato per un paio di giorni il suo diffondersi e svilupparsi. Sembra quasi di origine divina ma di più non saprei dirvi. Nemmeno noi siamo in grado di curarlo!”

“Ci hai convocato solo per dirci questo?” ribattè Estia.

“Tanto a cuore ti stanno gli abitanti di Rodorio?” chiese Crono curioso ma con voce quasi spietata.

“Sono la protettrice delle case e per estensione di chi vi dimora. Non mi stanno a cuore solo i cittadini di Rodorio ma tutti gli abitanti della Terra. Dal bambino appena nato all’anziano in punto di morte.”

Crono tornò a guardare Zeus pensando che le parole dette dalla sua primogenita, fossero solo un’accozzaglia di sdolcinerie rivolte ad un popolo non più così devoto agli dei.

“Vi ho convocati qui, perchè dobbiamo prendere una decisione; drastica, forse. Non abbiamo tempo da perdere in litigi discussioni e tu Crono, sei il Dio del tempo, dovresti saperlo!”

Quest'ultimo gli rifilò un’occhiataccia ma Zeus lo ignorò e poi continuò:

“Dovremo arrivare a capo di questo mistero ma prima di tutto, bisogna salvare Athena ed il santuario ed ora io vi chiedo di scegliere. Lasciare che i cavalieri impazziscano e combattano tra loro o provare a fermarli mandando altri cavalieri di pari grado e potenza. Se il virus è di natura divina come penso, allora ci servirà tutto l’aiuto possibile!”

“Cavalieri di parigrado?”

La curiosità si impadronì di Era che sollecitata da Zeus si fermò a riflettere.

“Non vorrai riporta in vita…” continuò.

“Proprio loro! Sono gli unici che possano fermare Mur e gli altri se venissero colti dalla pazzia.”

Crono ed Estia seguirono il botta e risposta in silenzio.

“Non sarà pericoloso? Potrebbe pensarci Athena…” riprese Era.

“Athena, se ciò che penso è giusto, è in grave pericolo. Forse tutto questo è un piano ben congeniato per arrivare proprio a lei. Benchè sia immune alla malattia non possiamo rischiare che subisca attacchi improvvisi dai suoi anche se saprebbe benissimo difendersi. Non possiamo permettere che il virus dilaghi per tutto il santuario ma potrebbe essere già troppo tardi! A voi la scelta dunque: aspettiamo e lasciamo che si combattano l’uno contro l’altro o facciamo intervenire Asmita, Dègel e gli altri predecessori, sperando che possano fermarli e che scoprano la provenienza del virus!”

Iniziarono così le consultazioni, i dibattiti ed i pareri.
Passò un’ora da quando Zeus fece loro la proposta ma alla fine giunsero ad un accordo.
“Riporremo la fiducia in Sisifo e negli altri cavalieri. Siano loro a porre fine a questa cosa!”

Detto questo, Crono fece un cenno ai presenti e svanì.
Estia fece altrettanto ma nei suoi occhi le si leggeva tutta la preoccupazione che albergava anche nel suo cuore.
Era si attardò un altro po’ col marito.
Gli si avvicino e gli mise una mano sulla guancia.

“Non potevo fare altro!” disse lui.

“Lo so!”

Svanì anch’ella lasciandolo solo coi suoi pensieri.

Dopo quelli che sembrarono lunghissimi minuti, il cimitero dei cavalieri venne avvolto da una luce più intensa di quella solare.

Stralunati, Cardia e gli altri si guardarono attorno.
Con sommo stupore, accanto a loro, regali ed imponenti vi erano anche Sage, Hakurei e Sasha.

Zeus prese subito parola spiegando loro la situazione.

Si trovarono poi catapultati sulle scale che portano alla prima casa.
Il Dio si mise poi in contatto con Athena che ora guardava i cavalieri andarle incontro.
Saori rimase per un solo istante a bocca aperta; mai si sarebbe aspettata di assistere ad una cosa simile.
Giunti d’innanzi a lei tutti s’inchinarono; tutti tranne Sasha.
Le due si guardarono e si studiarono.
Erano abbastanza simili fisicamente.

“ATHENA!” dissero in coro.

Zeus diede loro le ultime raccomandazioni e poi tacque.
Avrebbe comunque monitorato la situazione che avrebbe potuto esigere un suo intervento.
“Alzatevi nobili cavalieri, non inchinatevi innanzi a me!” –disse Saori prendendo parola- “il tempo ci è nemico e non ho idea di come sia la situazione nelle altre case. Dobbiamo sbrigarci!”

Sasha annuì.

“Athena!” –una voce famigliare alle spalle di Saori- “Shaka mi ha contattato. I suoi pensieri erano disgiunti e confusionari ma ho capito che dovevo tornare immediatamente e così eccomi qui! Dov’è Mur?”

Chiese Shion.
Dopo la guerra contro Chaos, l'ex cavaliere dell'ariete si era trasferito in Jamir.

“Sommo Sage, nobile Hakurei, Sasha!”

Fece un profondo inchino.

“Ahimè giungi in un momento assai triste Shion!” gli disse Sasha rabbuiandosi.

“Le parole ora sarebbero vane, meglio sbrigarsi!” disse Sage con tono autoritario.

In quell’istante, dalla prima casa si levò un terribile urlo. Era Mur!

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Capitolo 3
*** Ariete: passato, presente e futuro ***


“MUR, KIKI!” urlò Shion entrando nella casa senza aspettare gli altri.
In quel preciso momento, una polvere di stelle che illuminò l’interno della casa ancor di più, gli si avvicinò a rapida velocità.
Gli altri entrarono e Shion d’istinto, creò il muro di cristallo in difesa di tutti.
L’attacco lanciato da Mur gli si rivolse contro ma il cavaliere, a sua volta creò un muro in sua difesa.
La polvere di stelle, si dissolse rimbalzando su pavimento e soffitto e provocando non pochi danni alla struttura e a quel punto, il padrone di casa si teletrasportò in un angolo.
Digrignò i denti poichè si era teletrasportato in un punto cieco ma poteva farlo nuovamente.

“ANDATEVENE!”

Si accasciò a terra premendo le tempie con entrambe le mani.

“QUESTO MAL DI TESTA! LIBERATEMI!”

Aveva sprazzi di lucidità alternati a scatti di rabbia.
Il dolore che provava era intenso.
Si preparò a lanciare un secondo attacco ma Kiki gli si mise davanti.

“Maestro Mur, perché state facendo questo ai vostri compagni ed amici?”

Era ormai cresciuto e la sua voce mutata tuttavia, lo sguardo era rimasto lo stesso.
Mur sentendo queste parole liberò le tempie dalla presa e lo guardò.

“Kiki io…”

Ma una nuova fitta di dolore si impadronì di lui.

“VATTENE! Non puoi far nulla per me.”

Con un gesto veloce del braccio, lo spinse via, lontano da sé.
Stavolta indirizzò un nuovo attacco verso il suo stesso allievo.

“STARDUST REVOLUTION!” gridò ma Shion si materializzò davanti al giovane ed elevò un altro muro di cristallo in sua difesa.

“BASTA ORA MUR!” disse in tono perentorio, intimandolo ad arrendersi.

Ma ormai in preda alla collera, egli non gli diede ascolto.
Non provò ad attaccarlo con uno dei suoi colpi ma bensì, corse verso di lui col braccio destro alzato e la mano chiusa a pugno.
Gridava come un dannato.

“Crystal net!” disse a quel punto Shion

. L’attuale cavaliere dell'ariete si ritrovò bloccato in una rete di cristallo
. Si dimenò e urlò.

La pazzia ormai aveva preso il sopravvento su di lui.

Saori a quel punto chiuse gli occhi ed espanse il suo cosmo.

Tutti avvertirono un piacevole tepore scorrergli lungo tutto il corpo.
Mur smise di sbracciare e scalciare.
Era ormai sfinito.

“Mi dispiace Milady!” disse con debole voce.

Il suo tono era ormai un sussurro

Saori lo avvolse ancora di più col suo cosmo e gli parlò.
Solo lui sentì la sua voce nella sua mente.

“Cavaliere, ricorda chi sei! Ricorda per chi hai sempre combattuto; per quale scopo hai combattuto versando sudore e lacrime! Ricorda, Mur! La Dea Athena ti è vicina!”

Il cavaliere si lasciò andare in un pianto liberatorio.

“Maestro!” gli disse l’allievo mettendosi d’innanzi a lui.

“Piccolo Kiki! Mio piccolo Kiki!”

Il viso ancora inumidito dalle lacrime.
Shion lo liberò dalla rete che lo imprigionava e disse agli altri di proseguire.
Saori annuì col capo e disse a Sasha e Sage di prendere il comando in loro assenza.

“Salvate i miei cavalieri!”

Sage chinò il capo per un breve istante e così fecero tutti i cavalieri mentre le passavano accanto.
Sasha rimase un attimo indietro.

“Non so cosa accadrà! Ma Athena non si è mai arresa di fronte alle avversità e non lo farà nemmeno ora!”

Detto ciò si allontanò e raggiunse il resto del gruppo.
Shion assieme a Kiki decise di rimanere con Saori che continuò ad avvolgere Mur col calore del proprio cosmo.
Solo quando fu certa di aver placato la rabbia ed il malcontento, lo azzerò.
Il cavaliere dell’ariete si sdraiò a terra del tutto privo di forze.
Le braccia erano distese lungo il corpo e le gambe tese e rigide.

Il viso di Mur era pallido e candido.
Parve quasi rilassato.

“MAESTRO!” urlò Kiki gettandoglisi quasi addosso.

Lo affiancò e le lacrime iniziarono a scorrere.

“Maestro!” non riuscì a dire altro

. Gli prese una mano e rimase in silenzio.
Mur per un istante riaprì gli occhi.
Il cosmo di Athena gli aveva placato l’emicrania che tornò però dopo pochi istanti.
Saori vide le fiamme negli occhi del cavaliere e così, ordinò a Kiki di allontanarsi da lui.
Lui le obbedì anche se a fatica.

Quando si alzò e gli voltò le spalle, Mur provò a lanciare nuovamente la stardust revolution ma Shion, creò per la terza volta il muro di cristallo salvando il giovane.
Il colpo rimbalzò e colpì il cavaliere che lo aveva lanciato.
Il muro sparì e Mur gridò un’ultima volta alzando i pugni.

A quel punto, chiuse gli occhi.

Shion e Kiki gli sedettero affianco e Athena si chinò su di lui, imbracciando lo scettro di Nike per provare a salvarlo.

Il suo cosmo si espanse nuovamente e i cuori dei presenti si alleggerirono e rallegrarono.
Pochi istanti dopo però, quella bella sensazione li abbandonò e tornarono alla realtà.

Mur socchiuse gli occhi.

“Ki… Kiki!”

Tacque ed il suo sguardo si spense.

“Mur…” bisbigliò Shion trattenendo a stento le lacrime e chiudendogli gli occhi con gli indici.
Abbassò lo sguardo; non aveva il coraggio nemmeno di alleviare le sofferenze di Kiki.
Il dolore del ragazzo, era pari al suo

. “Mi dispiace!” -disse poi Saori con un filo di voce- “a quanto pare, questo virus è di origine divina. Porta la gente alla pazzia e successivamente alla morte! Ma non dobbiamo perderci d’animo; abbiamo altri 11 cavalieri da salvare! Confidate nell’amore e nella giustizia! Trionferanno anche stavolta!”

Shion e Kiki guardarono poi la fanciulla e ad entrambi, parve di vedere Athena ergersi alle sue spalle.
Sembrava più alta ed imponente del solito e i suoi occhi erano al contempo agguerriti e lucidi.
Cercava di allontanare il dolore per far posto alla speranza.

“Kiki è meglio che tu vada in un posto più sicuro. Non puoi venire con noi, sarebbe troppo pericoloso!”

Il ragazzo tuttavia replicò a gran voce.

“ERA IL MIO MAESTRO E NON L’HO SALVATO! PERCHE’?” –fece una pausa e si asciugò gli occhi con l’avambraccio- “io verrò con voi!” Shion non ebbe la forza per replicare ma Athena gli ordinò di teletrasportarsi lontano dal santuario.

ì Il cavaliere più anziano, gli sussurrò qualcosa all’orecchio e il ragazzo, nonostante le lamentele sparì.
Prima di farlo però, diede un ultimo sguardo al suo maestro. Il corpo ormai esanime.
Svanì.

“Dobbiamo andare Shion, dobbiamo lasciarlo per adesso!” disse Saori.

Le sue sembianze erano tornate quelle di sempre
Shion posò lo sguardo un’ultima volta sul suo allievo.

“Sarai orgoglioso del tuo Kiki! Parola mia!”

Si mise una mano sul cuore e si alzò, seguendo Saori fuori dalla prima e correndo veloce alla seconda casa.

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Capitolo 4
*** La rabbia del Toro ***


Si lasciarono alle spalle la prima casa e corsero veloci verso la seconda.
Quando arrivarono, sentirono la terra tremare sotto ai loro piedi.

Un’altra battaglia era in atto.

Rasgado stava fronteggiando Aldebaran e proprio in quel momento, lanciò il suo attacco Titan’s Nova concentrando il cosmo in una mano, colpendo il terreno a massima potenza e sollevando poi terra e massi indirizzandoli verso l'avversario.

“Aldebaran!” disse Saori con voce quasi angelica.

Il cosmo li avvolse ed entrambi i cavalieri si fermarono per un istante.

Ma un toro arrabbiato non si può fermare così facilmente!

Il cavaliere d'oro colse infatti il momento e si preparò a scagliare contro tutti e tre il suo sacro toro.

Shion rimase come impietrito.
Gli occhi del cavaliere della seconda casa, gli ricordarono quelli di Mur.
Gli occhi di Aldebaran parvero di fuoco e la rabbia prese del tutto il sopravvento su di lui.

Si mise in posizione mettendo i palmi delle mani aperti in avanti.

“PER IL SACRO TORO!”

Rasgado conosceva bene quel colpo, la sua pericolosità e la devastazione che esso porta con sé.
Un potente onda d’urto si scagliò su di loro ma Shion, prese Saori tra le braccia e si teletrasportò all’interno della casa mentre Rasgado schivò il colpo all’ultimo.

“Ti ho mancato cavaliere ma non ricapiterà una seconda volta!”

Aldebaran si preparò a lanciare nuovamente il suo colpo quando Shion lo immobilizzò nella sua rete di cristallo.

“Adesso colpisci i tuoi amici alle spalle, Shion!”

“Ti definisci amico eppure ci stai attaccando!”

Rasgado stette in silenzio e a braccia conserte.

“Dimmi, dove sono gli altri cavalieri?” gli chiese Saori.

“Hanno proseguito! Qui me la cavo da solo. Nessun’altro conosce quei colpi meglio di me; so come neutralizzarli e se servirà…” –il suo sguardo ora era posato sul cavaliere d’oro- “so come neutralizzare te, Aldebaran!”

Il cavaliere fece a quel punto una risata derisoria!

“Avrai anche indossato questa cloth prima di me Rasgado ma ciò non significa che tu mi sia superiore!”

Tentò di divincolarsi dalla rete che lo intrappolava.

“E’ inutile che provi a liberarti! Finchè non la dissolverò, tu sarai imprigionato! Mi dispiace, Aldebaran!”

Shion sospirò e poi abbassò lo sguardo.
Pensò che alla prima casa, era andata nella stessa maniera.

Ogni scontro dunque, sarebbe finito così?
Con la morte di un cavaliere in ogni casa?

“Liberami! Devo dare una lezione a costui!”

Gli impose Aldebaran indicando Rasgado col dito indice.

“Non lo farò!”

“Puoi liberarlo! Lo metterò a tacere io!” disse Rasgado con tono pacato ma serio.

Quella situazione, per quanto surreale, non lo preoccupava, ne scalfiggeva il suo animo.
Shion pensò con quanta facilità avrebbe ucciso, se necessario, l’altro cavaliere.

Aldebaran non era in sè, non del tutto almeno.
Seguì un lungo silenzio.
Il suo sguardò poi si voltò sulla Dea.

Era immobile con gli occhi erano puntati su Aldebaran.
Non parlò e tacque a lungo; non intervenì nemmeno.

“LASCIAMI SHION!”

Quest’ultimo non rispose.

Al posto di Aldebaran vedeva Mur mentre cercava di divincolarsi da quella rete.
Una fitta gli attraversò il cuore per un breve istante.
A quel punto, Saori gli ordinò di lasciarlo andare.

“MA… Ne è sicura?”

“Si! Il suo cuore non è nero come sembra; la malattia non ha ancora preso del tutto il sopravvento su di lui. Liberalo Shion, non ci farà alcun male!”

Lui non replicò e Aldebaran venne liberato.

Rasgado osservò il tutto in silenzio.

Saori chiuse gli occhi ed espanse nuovamente il suo cosmo sollevando lo scettro di Nike.
Aldebaran rimase immobile, lasciandosi pervadere dal calore del suo cosmo.
Lei iniziò a parlargli.
Nessun’altro la sentì.

Era come se il tempo, attorno al cavaliere del toro, si fosse fermato.
Tra un secondo e l’altro, intercorrevano ore o così gli sembrava.

“Cavaliere! E’ Athena che ti sta parlando! Guardati attorno; rammenta il perché ti trovi qui. Quale compito devi adempiere al Santuario, tu, cavaliere d’oro del toro e di Athena?”

Il tono di voce era autoritario ma confortevole.

Ad un tratto, una serie di immagini traversò la sua mente.

Kiki era un luogo lontano ed in lacrime; Mur giaceva immobile, pallido come non mai nel grande salone della prima casa.
Pensò che potesse essere tutto opera di Shaka ma il dubbio ebbe il sopravvento.
Il dolore lo invase e i brividi gli percorsero la schiena!

Iniziarono a scendere le lacrime.

Si mise a terra poggiando sia ginocchia che braccia.
Sbattè il pugno sul freddo pavimento crepato a causa dei loro colpi.

“P… Perdonatemi Athena!”

Si mise la mano destra sulla tempia.

“Il dolore mi stava facendo impazzire!”

La situazione sembrò distendersi ma una nuova pioggia di piccoli sassi stava per colpirlo.
Shion innalzò il suo muro di cristallo.

“LEVATI! Io non gli credo!” gli impose Rasgado.

“Ti impedirò di fargli del male! Lui…” –una piccola pausa, di nuovo un sospiro e la voce tremolante- “lui non è preda della pazzia, non più!”. “Ne siamo certi?”

“BASTA ORA!” –intervenne Saori- “Alzati, cavaliere!”

Gli si inginocchiò davanti e con una mano prima gli sollevò il viso, poi gli carezzò una guancia.

“Alzati ora Aldebaran; altri hanno bisogno del nostro aiuto!”

Il cavaliere fece quanto ordinato e si avvicinò a Rasgado tendendogli una mano in segno di pace.
Questi, sentì prima il bisogno irrefrenabile di spingerla via ma poi ci ripensò e gliela strinse a sua volta.

“Temo, nobile Rasgado, che dovremo unire le forze per salvare il santuario. E sento che ci troveremo a lanciare assieme il sacro toro…”

Si zittì e l’orrore lo pervase.
Già singolarmente, quel colpo è devastante se lanciato alla massima potenza, figurarsi se lanciato doppio.

Rasgado guardò in direzione della terza casa.

“Credo che tu abbia ragione! Mi chiedo solo se durante la salita, incontreremo ancora nostri amici o solo nemici!”

Nessunò parlò più per qualche istante.
I loro sguardi si posarono tutti sulla casa di Gemini.

“Defteros, Aspros fate attenzione!” disse con voce quasi impercettibile Rasgado.

“Dobbiamo proseguire!” intimò Saori.

“Solo un momento, milady!” –Aldebaran si avvicinò a Shion- “Voglio solo sapere di Kiki e Mur. Ho visto una cosa, nella mia testa e…”

Non se la sentì di aggiungere altro; il suo sguardo parlava per lui.

“Kiki su mio ordine si è allontanato dalla battaglia. Mur invece…”

Le tenebre avvolsero Aldebaran e ciò che lo circondava.
Trattenne a stento le lacrime e rinsavì quando Rasgado, inaspettatamente, gli mise una mano sulla spalla.

“Andiamo!”

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Capitolo 5
*** Doppia coppia ***


Si fermarono sull’uscio della terza casa.
Era ancora giorno ma l’interno era tuttavia completamente avvolto dall’oscurità.

“Possibile che nulla sia in atto qui?” chiese Shion.

“Non avverto i cosmi di Aspros e Defteros!” ripose Rasgado.

“E nemmeno quelli di Kanon e Saga!” aggiunse Aldebaran.

“Una battaglia è in corso all’esterno della terza casa. Ma dovremo attraversarla per raggiungere i nostri compagni!” disse poi Saori.

Shion propose di rimanere uniti.
Una volta dentro, iniziarono a percorrerla e ad Alberan, parve di passare almeno tre o quattro volte dallo stesso salone.

“Qui è in atto qualcosa! Ancora non siamo all’uscita!”

Shion e Rasgado annuirono mentre Saori continuò ad avanzare.

“Guardate là!” urlò Aldebaran indicando quella che sembrava una luce rossa molto intensa.

“Quella amico mio, non è una luce. Spero non sia ciò che penso!” gli disse Rasgado.

Nessuno chiese nulla; si avviarono verso quella fonte di luce e si fermarono appena in tempo.
Due gemelli identici da una parte e due dall’altra erano separati da quella che sembrava lava.
Sembrava che un vulcano stesse eruttando appena fuori dalla terza casa.

“Avete schivato anche questo colpo; molto bravi!”

Defteros derise Saga e Kanon.

“C’è solo un modo per piegarli alla nostra volontà, Kanon!” disse Saga, sicuro di sé.

Col pugno proteso in avanti, noncurante del colpo scagliato da Defteros, balzò verso i nemici.
Aspros, intuite le sue intenzioni e fece altrettanto.

“SAGA!” gridò suo fratello.

Defteros rimase in silenzio come tutti gli altri presenti.
I colpi andarono a segno; il doppio Genro Mao-Ken aveva funzionato.
Saga si mise a correre verso Kanon e Aspros fece lo stesso ma verso Defteros.
Le loro menti erano ora comandante dall’avversario.

“ASPROS MA CHE FAI?” urlò Rasgado.

Shion dal canto suo si teletrasportò davanti a Kanon e innalzò un nuovo muro di cristallo.
Saori non intervenne nemmeno in quel frangente e bloccò Rasgado e Aldebaran appena tentarono di sorpassarla per aiutare i propri compagni.

“Fermi! Dobbiamo aspettare il momento giusto! Abbiate pazienza e le loro menti, presto torneranno lucide!”

Rasgado digrignò i denti e strinse i pugni.
Stare fermo a guardare i suoi compagni combattere l’un l’altro non era nei suoi piani ma non poteva nemmeno disobbedire alla Dea Athena.
Shion si teletrasportò nuovamente accanto a Saori e si sedette a terra ormai sfiancato.

“Non intervenire più, Shion!” gli impose lei.

Lui si limitò a guardarla respirando affannosamente.
Aveva bisogno di recuperare le forze; forse era per quello che gli aveva detto ciò.
Si voltò nuovamente verso i gemelli e vide Kanon e Saga con le braccia alzate e le dita intrecciate.
Entrambi, digrignando i denti, inveirono l’uno contro l’altro così come fecero Aspros e Defteros.

“Kanon maledizione! Lascia che il mio destino si compia; lascia che ponga fine a tutto questo!”.

Egli non rispose.
Strinse di più le sue dita ed iniziò a spingere indietro il gemello.

“Porresti fine a questo uccidendomi? E’ questo ciò che pensi? E si che tu non sei caduto nella pazzia stavolta!”

Saga si liberò dalla sua presa con un movimento veloce e fece per contrattare ma un cosmo riempì l’area circostante.
Era Aspros e stava per lanciare la sua Another Dimension.
Shion, Rasgado e Aldebaran fissarono Saori, immobile e con gli occhi chiusi.

Aspros si mosse ma venne bloccato all’improvviso da qualcosa.
Le sue braccia vennero immobilizzate da una catena.
Si voltò e alle sue spalle vide un altro cavaliere.

“Sono Shun e tu stavi per far del male ai miei amici! E’ così che ci si comporta, cavaliere?”

“LASCIAMI!”

“NO!”

Shun si voltò verso Athena poi diede un’occhiata veloce a Kanon e Saga.
Quest’ultimo era immobilizzato a terra.
I polsi erano del tutto bloccati dalla presa ferrea del gemello, idem le sue gambe.

“SAGA TORNA IN TE! SONO KANON, TUO… TUO FRATELLO!”

Ma lui non l’ascoltò.
Continuò a tentare di liberarsi dalla presa.

“SAGA! MALEDIZIONE!”

Lanciò un’occhiata furtiva a Saori sperando che intervenisse ma ancora rimaneva immobile.
Aspros nel mentre se la stava vedendo con Defteros.

“Maurus eruption clast!”

Di nuovo un’esplosione di lava che stavolta separò loro due solamente.
Si mossero appena in tempo per schivarla.

“Vuoi proprio uccidermi dunque!” disse Aspros.

Defteros non gli rispose sapendo che ancora era soggiogato da Saga.

“Combatti, Aspros! Combatti non contro di me, ma contro te stesso!”

Il gemello iniziò ad avere visioni del passato.
La surplice, lo scontro e la morte del fratello avvenuta proprio per mano sua.
Fece per sferrare un pugno ma fermò la mano a pochi centimetri dal viso del gemello.

Una lotta interiore ora era iniziata.

Tra grida e negazioni, un nuovo cosmo avvolse il campo di battaglia.
Saori aprì gli occhi e vide Sasha alle spalle di Saga e Kanon.
Quest’ultimo, bloccò l’ennesimo attacco a sorpresa del gemello.

Il cosmo di Sasha si espanse e disse a Saori di fare altrettanto.
Sollevando nuovamente lo scettro di Nike, fece come richiesto.
I due cosmi quasi divennero un tutt’uno.
L’intero spazio circostante venne avvolto da uno strano tepore e la luce del giorno divenne quasi dorata agli occhi di chi guardava.
Aspros e Saga, quasi come liberati da un potente incantesimo, rinsavirono.

“Ma che cosa…” dissero in coro per essere poi fermati dalla voce di Saori.

“Cavalieri, che cessi quest’odio tra voi. Qui non vi sono nemici, solamente amici!”

Aspros e Defteros incrociarono gli sguardi degli altri due gemelli.
Sasha si interpose fra i quattro.

“La malattia non vi ha colto, perché dunque avete combattuto gli uni contro gli altri?”

Lo sguardo di Rasgado si incupì.
Fu Aspros a parlare.

“Vi chiedo perdono! Mi sono lasciato trasportare dalla situazione dando per scontato che anche quei due fossero infetti o impazziti!”

“Lui ci ha attaccati per primo, proprio qui, alla casa di Gemini!” disse lesto Saga.

Sasha non volle sentire altro.
Chiamò a sé i suoi cavalieri e Saori disse loro di avanzare.

“Andrei anche io con loro milady! Qui mi sembra che non ci sia più bisogno di me!” disse Shun timidamente.

Saori fece cenno di si con la testa poi si rivolse a Saga e Kanon.

“Credo sia opportuno che qualcuno resti qui. Ikki è ormai vicino e dovrebbe esserlo anche Seiya. Andranno ragguagliati su quanto sta succedendo al loro arrivo e gli dovrà essere raccomandata prudenza!” –si fermò e alzò lo sguardo verso il sole- “Non so quanti di noi vedranno l’alba, domani! Ma noi aiuteremo i nostri amici, fino a che avremo sangue in corpo e crederemo in noi stessi!”.

“Rimarrò io!” –disse Kanon cogliendo la palla al balzo. Non voleva infatti vedere la faccia di Aspros e Defteros per un bel po’- “provvederò io ad avvisare Seiya e Ikki e li manderò da voi!”.

Si inchinò ed entrò in casa non guardando nessuno, nemmeno Saga.
Quest’ultimo, con sguardo grave girò il capo verso Saori.

“Vi chiedo scusa Milady! Abbiamo reagito tutti d’impulso!”

Strinse i pugni.
Rivolsero poi tutti lo sguardo alla quarta casa avvertendo tutti il cosmo di Deathmask espandersi e non solo il suo.

“C’è qualcun altro nella casa di cancer e non è uno di noi! Dobbiamo sbrigarci!” disse Aldebaran.

Rasgado tenne gli occhi fissi in direzione della quarta; sapeva bene a chi apparteneva quel cosmo ma non disse nulla proprio come fece Sasha.
Iniziarono così a salire la scalinata che separava la terza e la quarta casa avvertendo il cosmo di Deathmask farsi sempre più minaccioso.

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Capitolo 6
*** Un ostico scontro ***


Arrivati in prossimità della casa del cancro sentirono l’inconfondibile voce di Death:

“STA ZITTO MALEDETTO! SEKISHIKI MEI…”

Ma non riuscì a finire la frase.
Manigoldo infatti, con un rapido movimento, gli bloccò il braccio.
Si voltò poi verso Rasgado e gli altri.

“Qui ci penso io! Voi proseguite!”

Il suo tono era calmo ed era molto sicuro di sé.

Rasgado fece un cenno ai compagni indicando l’uscita.
Confidava in Manigoldo e sapeva che avrebbe saputo tener testa all’attuale possessore dell’armatura di cancer.
Non dissero nulla e iniziarono a seguirlo.

“MALEDETTI! DOVE PENSATE DI ANDARE? NON USCIRETE MAI DALLA QUARTA CASA!”

Manigoldo a quel punto usò una delle sue tecniche più efficaci per bloccare i movimenti del suo avversario: l’acubens.
Strinse Death con le proprie gambe così come i granchi stringono le prede con le chele.

“Scommetto che questa tecnica non la conoscevi, Deathmask!”

Il cavaliere urlò dal dolore ma l’adrenalina lo pervase in quell’istante e un raptus di rabbia lo colse.
Si divincolò con le braccia e si liberò dalla presa di Manigoldo riuscendo ad allargargli le ginocchia.

L’ex cavaliere del cancro spalancò gli occhi e si rialzò.

“Non è possibile! Non puoi esserti liberato dalla mia presa! Non…”

“A quanto pare hai sottovalutato il tuo avversario! Grosso errore!” –fece una pausa e un ghigno perfido apparve sul suo volto- “dimentichi che stiamo combattendo nella MIA casa adesso! Forse un tempo ti apparteneva ma ora non più!”

Manigoldo si sentì messo alle strette ma la sua sconfitta era ancora lontana.

“La prossima volta sta pur certo che non fallirò, Cancer! La malattia o forse la pazzia e l’adrenalina, ti stanno dando una forza che mai mi sarei aspettato. In guardia, cavaliere!”

I due si osservarono per qualche istante.
Death non perse mai il suo ghigno beffardo.
Si misero entrambi in posizione d’attacco ed iniziarono ad espandere i propri cosmi.

Shun che stava procedendo verso la casa del leone assieme agli altri per un attimo si fermò e si voltò verso la quarta.
Una strana sensazione crebbe in lui.
Per un breve istante, gli parve di avvertire un terzo cosmo anche se molto flebile.

“Ragazzo, non possiamo indugiare sulle scalinate. Dobbiamo correre alla quinta casa. Se ciò che dice Rasgado è vero, Aiolia è in grave pericolo!”

Gli mise una mano sulla spalla e gli intimò di seguirlo.
Shun annuì col capo e riprese la corsa ma nella sua mente un pensiero si fece spazio.

“Per un attimo ho sentito un altro cosmo avvicinarsi alla casa di cancer. Possibile che?”

Ma un bagliore proveniente dalla quinta lo ridestò dai suoi pensieri. Digrignò i denti e continuò a correre.

Nel frattempo, Deathmask stava correndo alla massima velocità verso Manigoldo.
Riuscì a rifilargli un pugno sotto al mento e l’altro indietreggiò di qualche passo
. Gli si avvicinò ulteriormente e stavolta il pungo glielo diede nello stomaco.

“Te l’ho detto prima e te lo ripeto, Manigoldo. Mi hai sottovalutato!”

Iniziò a colpirlo a suon di pugni ad una velocità impressionante.
Manigoldo riuscì a pararne alcuni ma gli altri andarono a segno.
Quando fu abbastanza barcollante e sanguinante da un lato della bocca, Deathmask gli diede un calcio dietro al ginocchio facendolo cadere a terra.
Lo guardò, si mise a ridere e a sbeffeggiarlo!
Manigoldo si ripulì dal sangue con l’avambraccio e poi si asciugò il sudore sulla fronte.

“Mossa sleale colpirmi da dietro! Non mi aspettavo niente di meno da uno come te!”

Il cavaliere del cancro fece un’altra fragorosa risata.

“Invece dovrai aspettarti di peggio! Preparati! A breve finirai nella Valle della Morte!”

“Se non ti ci spedirò io prima, caro Deathmask!”

Quest’ultimo fece un piccolo sussulto ma il ghigno beffardo ritornò nuovamente sul suo volto.

“Lo vedremo…”

Ma in quell’istante, Manigoldo gli fu davanti e con un movimento fulmineo di braccia e gambe, lo strinse nuovamente nella sua morsa. “Ora vediamo come ti liberi!”

Strinse sempre di più e Deathmask iniziò a sentire dolore lungo i fianchi, la schiena ed il torace.
Provò nuovamente a divincolarsi ma stavolta, Manigoldo usò tutta la forza che aveva in corpo per tenerlo fermo.

“E’ la fine Deathmask. Non sei degno di indossare quest’armatura. Percepisco la rabbia e l’odio che albergano in te. Forse nel corso del tempo per certi versi sarai migliorato ma mai ti considererei un degno cavaliere di Athena! Stai combattendo contro coloro che son stati chiamati in vostro aiuto! E stai perdendo, Deathmask!”

Questa frase gli costò cara.

Una piccola distrazione mentre pronunciava quelle parole e Deathmask fu di nuovo libero.
Stavolta non perse tempo.
Alzò la mano per lanciare i suoi strati spirito.
Un brivido percorse la schiena di Manigoldo.
Sapeva bene cosa stava per succedere e così rispose mettendosi anche lui in posa pronto a lanciarli a sua volta.

“Te lo dico per l’ultima volta. Parli bene Manigoldo. Parole sagge le tue oserei dire ma sottovaluti un po’ troppo il tuo avversario! La morte ti attende! SEKISHIKI…”

Ma qualcosa lo fermò.

Avvertì un terzo cosmo nella casa.

“Che, che succede? Questo cosmo…”

Rimase impietrito e iniziò a guardarsi attorno.
Manigoldo fece altrettanto chiedendosi a chi appartenesse quel cosmo.

“Phoenix no Ken!”

Un pugno molto potente colpì Deathmask in pieno petto.
Il cavaliere del cancro non lo vide nemmeno arrivare e si ritrovò a terra.
Subito dopo, la voce di Ikki rimbombò nuovamente per tutta la quarta casa e Deathmask si rimise in piedi anche se a fatica.

“Hoyoku Tensho!”

Sia l’attuale cavaliere del cancro che l’ex possessore di quell’armatura, videro una fenice avvicinarsi a tutta velocità a Deathmask.
Una serie di pugni lo mandò a terra dopo pochi secondi.

“La tua ora è giunta, cavaliere!”

Disse Ikki con voce bassa ma profonda.
Deathmask sollevò lo sguardo verso di lui.
Il disprezzo e la rabbia si impadronirono dei suoi occhi.

“Che tu sia maledetto Ikki!”

La voce ormai flebile di Deathmask si sentì appena.

“In realtà sei fortunato, cavaliere. I miei pugni avrebbero dovuto ucciderti!” –un sorriso sul volto del cavaliere della fenice; il suo sguardo puntato su Deathmask- “ma ora non hai più scampo.”

Deathmask si alzò sui gomiti e si asciugò il sangue che gli colava dal naso.
Guardò poi Manigoldo e con disprezzo disse:

“Quello sleale sarei io! Due contro uno. Ma ancora non mi avete sconfitto!

” Rise beffardo.

“Non ho chiesto io a costui di intervenire. Ma sono concorde con le sue parole. Sei spacciato Deathmask!”

Ma il cavaliere del cancro si rimise nuovamente in piedi tremando all’altezza delle ginocchia.
Si afferrò le tempie ed urlò.
Urlò così forte che quasi lo sentì Kanon alla terza casa.

“MALEDETTI! IO VI AMMAZZO!”

Corse in direzione di Ikki col pugno alzato ma prima che potesse colpirlo, gli si fermò d’innanzi.

Gli occhi spalancati.

Poco dopo, un urlo di terrore.

Ikki era alle sue spalle.

“Mi dispiace Deathmask ma il Phoenix Genmaken è andato a segno.”

Il cavaliere d’oro strillò e il terrore si impadronì di lui.
Sbracciava a vuoto e diceva a qualcuno che solo lui poteva vedere di lasciarlo in pace.
Manigoldo rimase immobile a guardare la scena.
Ikki poi disse a quest'ultimo:

“Quando si accascerà a terra, starà a te finirlo. Il cosmo di Athena non può più salvarlo ormai!”

Finì di parlare e si avviò senza dir più nulla all’uscita.

Deathmask continuò ad urlare e sbracciare a vuoto per alcuni minuti poi cadde a terra stremato.
Manigoldo gli si avvicinò e gli prese il polso per sentirne i battiti.
Il cuore batteva ma lentamente.
La morte era ormai prossima.
Deathmask si voltò verso di lui.
A malapena ne distingueva la sagoma.
Con le ultime forze, parlò.

“Che cosa stai aspettando?” –un colpo di tosse; il sangue che uscì dalla bocca- “uccidimi!”

Fece un sospiro e si girò dall’altra parte.
Il corpo ormai non rispondeva più anche se lui avrebbe voluto alzarsi ancora e combattere.
Manigoldo lo guardò severamente e rimase in silenzio a fissarlo per un po’.
Alzò il dito indice.

“Sekishiki Meikai Ha!”

Deathmask sospirò per l’ultima volta.
Manigoldo guardò il suo corpo ormai inerme e in silenzio uscì dalla quarta casa.

Si appoggiò ad una delle colonne esterne e sospirò.

“Se non fosse intervenuto quello là, probabilmente sarei morto!”

Guardò in direzione della quinta casa chiedendosi se Regulus già stesse combattendo.

“Provo quasi compassione per colui che dovrà scontrarsi con Regulus!”

Abbozzò un lieve sorriso e si avviò verso la casa del leone.

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Capitolo 7
*** Impulso irrefrenabile ***


Arrivò in prossimità della casa del leone e sentì il cosmo di Regulus amplificarsi.
Entrò e la scena a cui assistette non lo stupì minimamente.
Regulus era in piedi mentre l’altro cavaliere era a terra quasi privo di sensi.
Si guardò intorno e non vide nessun’altro.
Il giovane si voltò e lo guardò per un istante.

“Prosegui, Manigoldo! Ho la situazione sotto controllo!”

L’altro accennò un sorriso, non disse nulla e si avviò in direzione della sesta casa.
Poco prima che uscisse, sentì nuovamente la voce di Regulus.

“Alzati cavaliere; non abbiamo ancora finito!”

Aiolia a quel punto alzò il busto puntellandosi sui gomiti e pulendosi dal sangue che gli colava da un lato della bocca.

“Ragazzino se pensi che sia così facile mandarmi all’altro mondo, ti sbagli!”

Si alzò in piedi ed espanse il suo cosmo.

Una moltitudine di pugni a quel punto si scagliò contro Regulus ma il ragazzo li schivò tutti e, con estrema velocità, in un secondo gli fu alle spalle.
Gli mise entrambe le braccia sotto le ascelle e lo bloccò.

“Dovrai fare di meglio se vorrai sconfiggermi!”

Aiolia non si lasciò intimidire da quelle parole e con un gesto fulmineo, con un braccio si liberò e mettendogli una mano sull’avambraccio destro e l’altra poco sotto la spalla, ribaltò il rivale e lo scaraventò a terra di schiena.

Regulus si alzò a sedere e si massaggiò la nuca.
Non si aspettava che si liberasse così facilmente.
Si rialzò con un balzò e si ritrovarono nuovamente faccia a faccia.

“Non male!” -disse il più giovane con un sorriso- “ma non credere che sia finita qui, cavaliere di Leo! Non hai ancora visto niente!”

Aiolia fece un passo indietro.
Gli occhi sgranati e la stanchezza che iniziava a farsi sentire.
Si preparò nuovamente per lanciare il suo Lightning Plasma e Regulus fece altrettanto.

I loro cosmi si ampliarono ma quello di Regulus divenne molto più imponente e minaccioso.

“PREPARATI! ADDIO, AIOLIA!” –la mano protesa in avanti e la stanza si riempì di elettricità- “LIGHTNING…”

Si bloccò quando vide una freccia d’oro conficcarsi nel pavimento a pochi centimetri da lui crepando le mattonelle circostanti.

“SISIFO!”

Ma non era lui.
Dalla penombra sbucò un cavaliere che molto somigliava a suo zio.

“Non sono Sisifo; sono Aiolos, suo fratello!”

Indicò Aiolia.

Guardò entrambi i cavalieri quasi con sgomento.

“Si può sapere perché vi state attaccando?” –il suo sguardo palleggiò da uno all’altro- “Basta ora!”

Aiolia rimase immobile a guardare il fratello mentre Regulus fece un passo avanti.

“Siamo stati riportati in vita con un compito ben preciso. Fermare voi altri e liberarvi dalla pazzia.” –fece una pausa e sostenne lo sguardo del cavaliere del sagittario- “la morte è una liberazione in questo caso e non ho prove che dimostrino che lui non sia infetto!”

Concluse indicando Aiolia.

“LIGHTNING BOLT!”

Scagliò tutta l’energia accumulata nel suo pugno contro Aiolos.
Un muro di cristallo si eresse appena in tempo innanzi a lui.
Shion gli si mise davanti.

“FERMATI REGULUS!”

Stavolta la voce era proprio quella di Sisifo.

Il nipote si tirò indietro lasciando cadere le braccia lungo i fianchi.
I pugni serrati talmente tanto, che le unghie iniziarono a conficcarsi nella pelle.
Digrignò i denti.

Perché?”

Il muro di cristallo svanì e Shion si voltò verso i due fratelli.

“Saori ci ha fatto tornare indietro. Lei e Sasha si fermarono non appena avvertimmo i due cosmi espandersi. Siamo arrivati giusto in tempo” disse Shion sospirando.

Sisifo si avvicinò a Regulus e gli mise una mano sulla spalla.

“Mi chiedi perché? Guardati attentamente attorno e dimmi se qualcuno ti sembra in preda alla pazzia.” –gli liberò la spalla e poi si girò verso gli altri cavalieri- “hai reagito d’impulso, Regulus! Hai sbagliato!”

Il giovane abbassò lo sguardo.

“Io… Io ho dato per scontato…”

Non finì la frase e strinse ancora di più i pugni.
Le nocche stavano ormai cambiando di colore.
“Regulus!” –il tono autoritario di Sisifo non ammetteva scuse- “hai sbagliato Regulus. Hai dato per scontato che Aiolia fosse potenzialmente pericoloso e hai agito d’istinto.” –un sospiro e una pausa di qualche secondo- “ma non sempre l’istinto fa centro, ricordalo.”

Gli diede una spintarella in avanti.

“Mi dispiace!”

Il tono sembrava sincero e Aiolos sorrise.

“Non importa! Tuttavia, stiamo perdendo del tempo prezioso e dovremmo incamminarci anche noi verso la sesta casa.”

Si voltò poi verso il fratello che teneva lo sguardo puntato su Regulus.
Una strana luce proveniva dagli occhi di Aiolia.

“Tu sei entrato nella casa del leone, la mia casa e mi hai attaccato senza prima analizzare la situazione. Ti aspetti che accetti le tue scuse?”

Shion gli diede a quel punto una leggera gomitata nel fianco.

Regulus e Sisifo notarono il gesto e ne rimasero piacevolmente colpiti. Aiolos non disse nulla.
Aiolia si rassegnò e con voce bassa e tono poco convinto, accettò le scuse di Regulus.

“Meglio andare!” disse Shion.

Tutti annuirono e uscirono dalla quinta casa lasciandosela alle spalle.

“Cosa credi che succederà alla casa di Virgo?” chiese Aiolia preoccupato al fratello.

Aiolos alzò lo sguardo in direzione della sesta casa e sospirò.

“Non saprei e non vorrei nemmeno saperlo. Ma lo scopriremo presto!”

Shion salì le scale in silenzio pensando tra sé.

“Shaka era stato mandato a Rodorio con Mur e Aldebaran. Chissà se anche lui…”

Fece una smorfia e continuò a correre seguendo gli altri.

Regulus si fermò a metà strada.

“Sisifo…”<

Quest’ultimo si voltò.

“Sisifo, io lo avrei ucciso! Non mi sono nemmeno fermato a pensare; lo avrei ucciso senza dargli possibilità di spiegazione o scelta” –tenne gli occhi bassi, puntati sulla scalinata- “lo avrei ucciso…”

“Avresti potuto, si! Tuttavia siamo arrivati in tempo e hai fatto la scelta giusta. Hai rivalutato la situazione!”

Gli mise di nuovo una mano sulla spalla e gli alzò il viso.

“E’ compito di un cavaliere dare il massimo in battaglia. Purchè si combatta per una nobile causa! Non crucciarti ora; ci aspetta un lungo cammino ancora.”

Smise di parlare poi, tra sé, si chiese:

“Chissà cosa ci aspetterà al tredicesimo tempio. Chissà chi ci attenderà lì!”

Si voltò nuovamente verso Regulus.

“Proseguiamo!”

Il giovane annuì e insieme ripresero a correre veloci come il vento.

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Capitolo 8
*** Sensazioni ***


Shaka, come di consuetudine, stava meditando nella classica posizione del fiore di loto.
Aveva spesso avvertito in queste ultime ore cosmi di vario genere; alcuni amichevoli, altri ostili.
Si accorse subito quando quelli di Mur e Death svanirono.
La preoccupazione lo pervase per qualche istante ma non si mosse.
Rimase con gli occhi chiusi tutto il tempo.
Sapeva che una schiera di cavalieri stava per entrare nella sua casa.

Il profumo di incenso al sandalo, invadeva l’intera dimora.

Shaka ne respirò un altro po’ poi espirò.

“Arrivano!”

Non si mossa e proprio in quel momento, Saori, Sasha, Hakurei, Sage e gli altri entrarono.
Aiolos, Sisifo, Regulus e Aiolia li avevano raggiunti così come Manigoldo e Ikki.
Si lasciarono per un istante inebriare da quel profumo d’incenso respirandolo a fondo.
Tutti, tranne Asmita.
Il padrone di casa, mantenne la posizione e non disse nulla.
Saori si limitò a fissarlo e disse agli altri di proseguire.

Saga si rifiutò; riluttante al solo pensiero di lasciare la sua Dea sola col precedente cavaliere di Virgo e Shaka.

“Avanza anche tu, Saga! Non aver timore e confida nella Dea Athena!”

Sorrise e gli indicò l’uscita.

“Andiamo, ragazzo!” disse Aldebaran con tono quasi rassicurante.

Sage e Hakurei si scambiarono gli sguardi.

“Chissà s epure noi dovremo scontrarci con qualcuno strada facendo!” disse l’ex grande sacerdote bisbigliando all’orecchio dell’altro.

“Chissà! Non lo scopriremo se non avanzeremo” –il suo sguardo si fermò su Asmita- “ci penserà lui qui e rimarrà anche Saori. Andiamo!”

Voltarono le spalle ai due cavalieri della vergine e a tutti gli altri fecero cenno di seguirli.
Shun non si mosse; non obbedì al comando.

“Shun!” –sentì la voce di Saori provenire dalle sue spalle- “avranno bisogno di te. Vai con loro! La situazione qui è sotto controllo!”

Si voltò verso Asmita e lo vide sedersi assumendo anch’egli la posizione del loto.
Shun osservò i due cavalieri e rimase a lungo in silenzio a riflettere.
I poteri di Shaka erano immensi; li aveva sperimentati sulla propria pelle così come Ikki e gli altri cavalieri di bronzo.
Tuttavia l’intuito gli diceva di non fidarsi di Asmita.
Si chiese se sarebbe stato uno scontro alla pari.
Se non si sarebbero annullati a vicenda.
Voltandosi verso Saori, annuì e seguì il fratello fuori dalla sesta.

“Devi avere fiducia in Shaka!” gli disse Ikki.

“Ho fiducia in lui tuttavia…” –il suo sguardo si incupì- “quell’Asmita… sento che sta nascondendo il suo cosmo; un cosmo immenso. Mi chiedo se sia alla pari o superiore a quello di Shaka!”

Ikki non disse più nulla e continuarono a salire in silenzio.
Nel frattempo, alla sesta casa, Saori si trovò in mezzo ai due cavalieri.
Osservava e aspettava paziente.
Una smorfia fatta da Shaka, le fece capire che i due cavalieri stavano già usando i loro poteri anche se così non sembrava.
Non intervenne e si spostò di lato.
Lo scettro di Nike stretto nella mano.
Shaka mosse gli occhi leggermente ma non li aprì.
Mugugnò ma non proferì parola.

Nella sua mente, vide la morte di Mur, quella di Death e vide persino sé stesso circondato da nemici.

Provò ad attaccarli ma i suoi colpi non li scalfirono.
Quelle ombre, lo presero per gli arti e ne bloccarono i movimenti.
Il respiro di Shaka si fece pesante ma rimase impassibile.
Mantenendo la sua posizione e percependo il cosmo di Asmita anche se lontano, concentrò parecchia energia nelle sue mani.

“OM!”

L’energia esplose e le immagini svanirono.
Saori si protesse il viso con entrambe le braccia mentre Asmita non si mosse e venne colpito in pieno.
Shaka non aprì gli occhi ma capì che Asmita era tutt’altro che sconfitto.
Quest’ultimo, mantenendo la posizione, gli restituì quel colpo pieno di energia.
Una luce accecante riempì la sesta casa e Shun si voltò percependo il pericolo e i due cosmi espandersi.
Fece un passo avanti ma Ikki lo fermò.

“NO! Saori ti ha dato un ordine. Sii cavaliere e continua come ordinato!”

Si voltò e riprese a correre.
Shun digrignò i denti ma lo seguì.
Il bagliore di luce proveniente dalla sesta, andò scemando.

“Non dubitavo che saresti riuscito a difenderti!”

Asmita osservò Shaka e vide la barriera protettiva che egli aveva creato.

“Cavaliere, avrai capito che questo incontro finirà solo quando uno dei due riuscirà a scagliare il Tembu Horin e ad andare a segno con esso!”

Disse Shaka tenendo gli occhi chiusi.
Asmita sogghignò.

“Così sia Shaka, cavaliere della vergine!”

Saori si interpose tra i due.

“Milady, le consiglio di spostarsi. Non è contemplato il suo intervento. Non qui, non nella casa della Vergine. Ci penserò io!”

Lo sguardo di lei si fece più serio.

“Shaka! Queste tue parole mi confermano che non sei te stesso.” –i suoi occhi si posarono sul viso del cavaliere- “non mi sposterò, Shaka! Se lo facessi, Asmita potrebbe aver la meglio su di te. Sei ancora in grado di combattere ma non sei te stesso!”

Il padrone di casa digrignò i denti e inarcò le sopracciglia.

“Sono perfettamente conscio di quanto stia accadendo. La malattia…”

“La malattia alberga in te. Non ti ha ancora portato alla pazzia ma poco ci manca. Pensi forse che la tua Dea si stia sbagliando?”

Shaka fece una smorfia ma rimase con gli occhi chiusi e nella posizione del loro.

Non rispose.

Asmita prese parola.

“Lady Saori è più prudente per lei lasciare questa casa. Ivi giacerà il corpo di Shaka della Vergine dopo che lo avrò liberato dalla malattia."

Proprio in quell’istante:

“ABBANDONO DELL’ORIENTE”

Shaka lanciò una nuova sfera di energia in direzione sia di Saori che di Asmita.
Quest’ultimo creò nuovamente la barriera protettiva mentre Saori venne colpita in pieno.
Cadde a terra come stremata e in preda al panico.
Gettò lo scettro di Nike lontano.
Il respiro inziò a mancarle ma prima che vedesse l’illusione dell’Oriente, Shaka dissipò quelle immagini cupe.

“AGYO!”

Urlò aprendo gli occhi.
L’oscurità che avvolse Saori, lasciò spazio alla luce.
Lei si rialzò e riprese lo scettro poi guardò Shaka.
I suoi occhi erano aperti.
La tensione era palpabile.
Asmita rimase nello stesso punto per tutto il tempo dello scontro.

“Col vostro permesso Milady, concluderò questa faccenda!”

Quelle parole non intimorirono Shaka.
Tenne gli occhi puntati sull’altro cavaliere e iniziò ad accumulare energia e ad espandere il suo cosmo.
Asmita fece altrettanto ma tenendo ovviamente gli occhi chiusi.
Arrivati in prossimità della settima casa, Sage e Hakurei guardarono in basso; Shun fece altrettanto.

“Shaka…” disse a voce bassa.

“Non abbiate timore e non colmate i vostri cuori con la paura e la rassegnazione. Non dimenticate che con loro c’è Saori, la Dea Athena. Abbiate fiducia!”

Con queste parole, Sasha li rassicurò.

“TENBU HORIN” gridarono all’unisono i due cavalieri della Vergine.

I loro cosmi entrarono in collisione e si azzerarono di colpo.
Saori si guardò intorno.
Asmita era ancora seduto mentre Shaka in piedi.
Dopo qualche minuto, quest’ultimo cadde a terra mentre Asmita abbandonò la posizione del fiore di loto e cadde all’indietro.
I colpi andarono entrambi assegno ed ora, i corpi dei due cavalieri erano ormai ridotti ad un vegetale.
Immobili ed incapaci di vedere, parlare e sentire.

Shaka chiuse e riaprì gli occhi più volte non volendo credere a quanto era appena successo.

Saori si inginocchiò e si raccolse in preghiera con gli occhi chiusi.
Il suo cosmo invase la sesta casa.
Espanse il cosmo portandolo quasi al limite ma non fu sufficiente.
Prese allora lo scettro di Nike e lo sollevò.
Il suo cosmo si espanse sino al limite e avvolse i corpi dei due cavalieri.

Shaka sentì la voce di lei rimbobargli nella testa.
Doveva rassegnarsi all’idea che la malattia avesse colpito anche lui.

“Cavalieri! Che l’oscurità abbandoni i vostri cuori e la vostra anima! La Dea Athena vi aiuterà!”

Il suo cosmo si espanse oltre il limite e Shaka provò un tepore piacevole scorrergli lungo la schiena.
Si rilassò e chiuse gli occhi.
Saori abbassò lo scettro ed il suo cosmo scemò fino ad annullarsi.
Andò ad assicurarsi delle condizioni di Asmita ma questi non respirava più; era spirato da poco.
Si avvicinò poi a Shaka.
Questi fece un colpo di tosse e alzò una mano.
Saori gliela strinse e gli accarezzò il volto.

“Riposa in pace, cavaliere di Virgo!”

Lasciò la sua mano poggiandogliela sul petto e si alzò.
Non era riuscita a salvare nessuno dei due.

“Mi domando chi ci sia dietro tutto questo. Una divinità; ma chi?”

Uscì dalla sesta casa e guardò il cielo con quel pensiero fisso in testa.
Era ormai metà pomeriggio.
Non avevano un tempo limite ma ogni ora che passava, le cose sarebbero andate peggiorando.
Lo sapeva!
Guardò in direzione della settima e si chiese se anche Dohko si sarebbe scontrato con uno di loro.

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Capitolo 9
*** Perplessità ***


Dohko indossava la sua armatura ed era appoggiato ad una colonna.
Lo sguardo era rivolto al soffitto e le braccia incrociate sul petto.
Non sapeva cosa stesse accadendo nelle altre case e si chiedeva in continuazione se qualcuno fosse già passato a miglior vita.

Sentì il rumore di molteplici passi varcare l’entrata della settimana casa.

“Dohko!”

Il cavaliere della Bilancia rimase per qualche istante a bocca aperta. Qualche minuto dopo si inchinò.

“Sommo Sage, Nobile Hakurei, Lady Sasha!”

I tre sorrisero e lei gli disse di alzarsi.

Il cavaliere di Lybra guardò poi tutti gli altri cavalieri.
C’erano proprio tutti; da Sisifo a Manigoldo, da Albafica a Kardia…
Il suo stupore fu tale che le parole gli morirono in gola.

Guardò poi l’amico di sempre, Shion.

“La situazione è più grave di quanto ci aspettassimo, Dohko!” -l’ex cavaliere dell’Ariete abbassò lo sguardo e lasciò ciondolare le braccia lungo i fianchi- “ci sono state gia alcune perdite…”

Un nodo alla gola lo bloccò.
Strinse i pugni e digrignò i denti.
Aldebaran gli poggiò una mano sulla spalla.

“Quindi Mur e Kiki…”

Aldebaran fermò Dohko e fece cenno di no con la testa.

“Solo Mur!”

“Anche DeathMask!” gli fece eco Manigoldo.

Calò il silenzio nella settima casa.
Shion si sedette un attimo e ne approfittò per recuperare le forze.
Così fecero anche Aiolia e Regulus che avevano finito di combattere da meno tempo rispetto agli altri presenti.

Sasha rimase in silenzio e Sage la osservò per un lunghissimo minuto.

“Qualcosa vi turba, Lady Sasha?”

La ragazza si voltò verso di lui.

“Non sappiamo ancora chi ci sia dietro tutto questo.” – fece una pausa e guardò in alto, verso un punto imprecisato del soffitto- “sta per volgere al termine il pomeriggio e mi chiedo se, una volta arrivati al tredicesimo tempio, troveremo le risposte che cerchiamo.”

I presenti si voltarono verso di lei.
Quelle parole di rassicurante avevano poco e niente.

“Non dobbiamo darci per vinti. Non sappiamo ancora cosa ci riservino le altre case e non sappiamo chi o cosa troveremo su al grande tempio!”

Dégel parlò per la prima volta e Kardia annuì.

“Forse dovremmo continuare tuttavia…” –Hakurei fece una pausa e si rivolse a Dohko- “tu, stai bene? Perdonami ma devo chiedertelo.”

Il cavaliere della Bilancia nascose il suo sbigottimento per la domanda.
Era piuttosto ovvio che lui era in salute tuttavia non volle far polemiche davanti a Sasha e a Sage.

“Sto bene!”

Il suo sguardo incrociò poi quello di Aldebaran che fece un sorriso forzato.

“Ti prendo in parola. Siamo tutti a rischio e non si sa mai quando la malattia e la pazzia ci coglieranno, se ci coglieranno!” concluse Hakurei.

“Creso sia opportuno proseguire!” disse Sage.

Sasha fece un cenno con la mano.

“Aspetteremo Saori. Non avverto più il cosmo di Asmita né quello di Shaka.”

Calò nuovamente il silenzio.

“Che siano entrambi…”

Shun si stoppò.
Non se la sentì di finire la frase e nemmeno di pensare ad una tale conclusione.

In quel momento, Saori varcò l’usci della settima casa.

Tutti si bloccarono nel vederla sola.
Shun si lasciò cadere a terra.

“Shaka!”

Il tono era basso e triste.

Saori non parlò ma guardò Dohko.

“Felice di trovarti ancora in salute!”

Non sorrise.
Il cavaliere d’oro si inchinò ma si rialzò subito.
Saori poi si avvicinò a Sasha.

“Perdonami! Non son riuscita a salvare nessuno dei due.”

Sasha notò che la mano con cui teneva lo scettro di Nike tremava e non poco.

“Ci sono state perdite da entrambe le parti. L’esito di uno scontro, non è mai scontato. Hai fatto ciò che potevi, non crucciarti per loro, Saori.”

Dohko e Shion incrociarono l’uno lo sguardo dell’altro.
Il proprietario della settima casa, tirò un pugno ad una colonna e fece poi una smorfia.
Si osservò la mano arrossata poi tornò a guardare Saori.

Regulus prese molto male la dipartita di Asmita.
Sisifo gli mise entrambe le mani sulle spalle.

“Mi dispiace!”

“La verità zio è che forse non stiamo facendo abbastanza!”

Sisifo gli tirò un’occhiataccia.

“Come puoi dire una cosa del genere in presenza della tua Dea? Credi forse che non possiamo fidarci di nessuno di loro?” –indicò gli attuali cavalieri d’oro- “non devi mai dubitare della Dea e dei suoi cavalieri, MAI!”

Sottolineò ad alta voce l’ultima parola.

“Sisifo ha ragione Regulus ma in parte ne hai anche tu.” –fu Saori a parlare con sommo stupore di tutti tranne Sasha e Sage- “forse non sempre riusciamo a salvare le persone a noi care e forse, non ci proviamo abbastanza. Posso tuttavia assicurarti che io e Sasha stiamo facendo tutto ciò che è in nostro potere per far sì che ciascuno di voi resti incolume. Tu e i tuoi compagni state facendo lo stesso per proteggervi gli uni con gli altri.”

Prese poi parola Sasha.

“Lei ha ragione Regulus! Stiamo cercando di fare tutto ciò che possiamo e anche di più. Ma delle volte, anche quel di più non basta! Se venisse a mancare la fiducia tra cavalieri d’oro, come potremmo pensare di uscirne vincitori da questa triste vicenda?”

Sage e Hakurei annuirono all’unisono.

Ma il giovane cavaliere di Leo non ne era del tutto convinto.
Se davvero si fossero tutti impegnati per davvero, si sarebbero evitati tanti scontri inutili.
Continuava a pensare che avrebbe facilmente avuto la meglio su Aiolia e non lo avrebbe risparmiato se la pazzia avesse preso il sopravvento e soprattutto se Sisifo e Aiolos non fossero intervenuti.

Strinse i pungi e le braccia tremarono.
Sisifo non aggiunse altro e non gli disse più nulla.

Kardia fece alcuni passi avanti avviandosi verso l’uscita.

“Credo sia meglio proseguire adesso! L’ottava casa ci attende!”

Dentro di sé, fremeva dalla voglia di raggiungerla; di incontrare il cavaliere che la presiedeva e scoprire se si sarebbe dovuto confrontare con lui.

“Ha ragione; dovremmo proseguire ma con cautela.”

Dégel lo conosceva molto bene, forse più di chiunque altro.
Sapeva che aspettava quel momento da quando varcarono la soglia della prima casa.

A Sasha non scappò il suo sguardo pensieroso ma sorvolò e parlò.

“Ci siamo soffermati abbastanza nella casa della Bilancia; avete ragione, meglio proseguire!”

Shion si alzò e così fece Shun anche se visibilmente scosso.

“E’ una cosa a cui non mi ci abituerò mai!”

Disse con un filo di voce al fratello Ikki che, per tutto il tempo, rimase appoggiato di schiena contro al muro e a braccia conserte.
Ascoltò tutta la disquisizione e le parole del giovane Regulus.
Pensò inoltre che avesse ragione; non stavano facendo abbastanza ma nemmeno lui, contro Death, si era sforzato più di tanto.
Avrebbe potuto prima accertarsi che non avesse altra possibilità se non quella di liberarlo dalla pazzia portandolo alla morte.

“Dovrai farci l’abitudine, Shun! E non dimenticare che sono stati riportati in vita per uno scopo preciso e per un periodo di tempo limitato. Shaka, Death e tutti gli altri cavalieri d’oro, hanno ormai accettato il loro destino da tempo; accettalo anche tu.”

Gli mise per un secondo una mano sulla spalla e poi si allontanò.

Il fratello minore lo seguì e una volta fuori, quando furono in un punto della scalinata abbastanza alto, si voltò e vide una parte della sesta casa.

Gli occhi divennero lucidi in poco tempo ma si asciugò subito le lacrime col braccio destro e proseguì.

“Addio, Shaka!” disse a bassa voce mentre Aldebaran gli camminava a fianco.

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Capitolo 10
*** La doppia cuspide scarlatta ***


Kardia avanzò più velocemente di tutti gli altri verso l’ottava casa.
Era curioso e per nulla preoccupato.
Dègel lo seguiva.

“Kardia..”

“So che vuoi dirmi Dégel ma puoi stare tranquillo. Se non vi sarà motivo, non mi scontrerò con chi presiede la casa dello scorpione.”

L’amico tirò un sospiro di sollievo.

“So che siamo stati riportati in vita per un breve periodo tuttavia, non vorrei dirti addio prima di aver portato a termine questa missione. Ce ne andremo assieme!”

Kardia sorrise.

“Sempre il solito Dégel. Ti preoccupi troppo. Per una volta, sii positivo e pensa al meglio! Forse questo virus avrà origine divina, ma nulla può fermare i cavalieri di Athena. Combatteremo se dovremo e verremo a capo di questo dilemma.”

Sembrava piuttosto convinto delle sue parole e Dègel si rincuorò.

“Ne verremo a capo, si. Tuttavia, ti raccomando ancora una volta prudenza non appena entrerai nell’ottava. Così come io, sarò prudente una volta entrato nell’undicesima!”

Lo scorpione gli diede una pacca sulla spalla.

“Coraggio amico mio! A breve, scopriremo cosa ci riserva la mia vecchia dimora!”

Si fermò all’entrata e scrutò all’interno.

“Fermi!”

Una voce profonda venne da dietro una delle ultime colonne.
Kardia ignorò quelle parole e avanzò seguito dagli altri.
“Milo!”

Aldebaran si fece riconoscere.
Il cavaliere dello scorpione uscì allo scoperto.

“Aldebaran…”

Si fermò e il suo sguardo incrociò quello di Kardia.
Si assomigliavano mentre il cavaliere accanto a lui, gli ricordava Camus per certi aspetti.
Lo sguardo di Milo palleggiò su tutti i volti li presenti e in ultimo si soffermò in ultimo su Sasha.
Quest’ultima rimase in silenzio e sostenne il suo sguardo.

Fu Saori a prendere parola.

“Questi sono i precedenti cavalieri d’oro riportati in vita da Zeus stesso per porre fine, assieme a noi, a questa epidemia. Purtroppo, come saprai, la malattia ha colpito anche alcuni cavalieri e alcuni sono periti a causa della loro testardaggine, del dolore e della pazzia stessa.”

Milo rimase ad ascoltare in rispettosi silenzio.

“Il nostro compito è scoprire chi si celi dietro a tutto questo. Sappiamo con certezza che il virus è di origine divina e nessuno né è immune. Potremmo averlo in incubazione anche tutti noi.”

Saori concluse così.

“Immagino che vogliate sapere se io sono ancora di ragionare con la mia testa.”

Sogghignò.

A Kardia bastò quel ghigno e decise di non attendere ulteriormente.
Il rischio che Milo colpisse uno di loro non appena la guardia si fosse abbassata, era troppo alto.

L’unghia dell’indice destro si allungò e divenne rossa.

Dègel lo notò e provò a fermargli il braccio ma era tardi.

“Sarai la mia preda, Milo! SCARLET NEEDLE!”

L’altro non ebbe la prontezza di difendersi e del sangue iniziò a scrosciargli dal bicipite destro.
Con la mano sinistra, sfiorò la zona colpita.

“Funziona così dunque. Non abbiamo neanche modo di dimostrarvi che stiamo bene che ci attaccate subito. Così, questi sarebbero gli ex cavalieri d’oro. E’ questa la giustizia per loro? Colpire senza nemmeno ascoltare?”

Guardò Kardia e gli occhi si infiammarono.

“KARDIA!”

La voce di Sasha echeggiò nel salone.
Il cavaliere si voltò verso di lei.
E mentre tutti gli sguardi erano rivolti a loro due si udì nuovamente: scarlet needle.

Fu Milo a colpire stavolta.

Il colpo andò a segno e l’avambraccio sinistro di Kardia iniziò a sanguinare.

“Parli di giustizia e poi tu mi colpisci mentre sto parlando con lady Sasha!”

“Ti ho solo restituito il favore. Non dimenticarti dove siamo o meglio, dove siete. Nell’ottava casa, la casa di Scorpio; la casa che io presiedo!”

“E la casa che un tempo presiedevo io!”

“Un tempo, hai detto bene. Tuttavia tu mi hai colpito per primo senza prima ascoltare ciò che avevo da dire.”

I due non prestarono attenzione alle braccia sanguinanti e continuarono a discutere.
Conoscevano la mossa che avrebbero dovuto fare per fermare l’emorraggia ma non ci badarono.
Era solo una, forse la prima di tante altre punture.

“Ti ho colpito perché ho visto il ghigno che avevi fatto. Quel tuo sorrisino mi ha lasciato non pochi dubbi, cavaliere di Scorpio.”

Milo ridacchiò.

“Ebbene ora stiamo dialogando. Dì un po’, ti sembro malato?”

Incrociò le braccia in attesa di risposta.

Dègel si domandò come mai nè Sasha, né Saori intervenissero per bloccare un discorso così futile.

“Forse non sarai malato né pazzo ma ricorda che le parole, non sempre corrispondono a verità.”

Kardia fu irremovibile e Regulus era concorde col suo modo di fare.

“Non devo di certo rendere conto a te. Saori potrà confermare che la mia testa è ancora funzionante e che sto bene.” –si guardò il braccio sanguinante e sorrise forzatamente- “sto bene, braccio a parte si intende. Come te!”

Kardia guardò Sasha, Sage, Hakurei ed infine Dègel.
Quest’ultimo, si mise una mano sul volto e fece cenno di no con la testa.

“E sia cavaliere! Ma se lady Saori dirà che non né è certa, ci scontreremo.”

“Non mi tirerò indietro!”

A quel punto, entrambi premettero in un punto preciso e il sangue smise di scorrere.
Tuttavia, le unghie degli indici rimasero lunghe e rosse.
Era evidente che non si fidavano l’uno dell’altro.

Il pavimento era ormai a chiazze.
Il sangue degli scorpioni ne impregnava le crepe.

Saori non parlò subito; si scambiò uno sguardo di rassegnazione con Sasha poi si rivolse a Milo.

“Credo che tu sia sano di mente quanto me. Ma come detto in precedenza, non possiamo sapere se la malattia sia in incubazione o se la pazzia ci coglierà da un momento all’altro.”

Chiuse gli occhi e unì le mani in preghiera.

Il tepore del suo cosmo empì l’intera casa e Milo si lasciò avvolgere da quella piacevole sensazione.

“Cessa le ostilità Milo! Athena non ha dubbi su di te!”

La voce di Saori echeggiò nella testa del cavaliere.
Il suo cosmo si placò.

Dègel trasse un profondo sospiro di sollievo quando all’improvviso, vide Kardia passargli davanti ad alta velocità.
Con una mossa, fu alle spalle di Milo e gli bloccò le braccia.

“Hey! Si può sapere che fai?”

“Ti chiedo scusa Milo ma finchè non ritirerai quell’unghia, non potrò fidarmi.”

Sentiva gli sguardi di Sasha, Sage e Saori puntati su di sé ma poco gli importava.
Non aveva intenzione di combatterlo ma solo assicurarsi che ritraesse l’unghia dell’indice.

“Se credi che ti obbedirò dopo questo gesto, ti sbagli di grosso!”

Milo alzò l’indice destro e girò la mano di 180° in senso anti orario.

“Se vuoi che lo ritragga, lasciami e abbi fiducia in me.”

Kardia non mollò la presa e Milo non attese più.
Lo spinse indietro e gli fece sbattere la schiena contro una colonna.
A quel punto venne liberato ma Kardia a sua volta alzò l’indice della mano sinistra.
Milo fece altrettanto e si mi se in posizione di attacco ma con alzato l’indice della destra.

“KARDIA!”

Fu Dègel ad urlare il suo nome; non Sage, non Sasha, Dègel.

Milo osservò l’ex cavaliere di Aquarius.
Assomigliava davvero a Camus, anche nei modi di fare; serio, impassibile, freddo apparentemente.
Ma erano anche diversi sotto certi aspetti.
Kardia invece gli ricordava molto sé stesso.

“Puoi stare tranquillo Dègel, non ho intenzione di far nulla.”

Ritrasse l’unghia e si avvicinò all’amico.
Milo ritrasse a sua volta la sua.

“Se avessi voluto, ti avrei potuto colpire subito dopo averti fatto sbattere contro la colonna!”

“Lo so ed io avrei potuto colpirti subito dopo l’intervento di lady Saori.”

“Direi che siamo giunti ad un accordo! La casa dello scorpione si è già macchiata fin troppo di sangue.” disse infine Milo porgendogli la mano.

Kardia gliela strinse usando un po’ di forza e l’altro fece una smorfia.
Rasgado sorrise sotto ai baffi e si scambiò uno sguardo d’intesa con Aldebaran.
Nessuno dei due scorpioni tuttavia si scusò con la rispettiva Dea ne col sommo Sage.

Aldebaran diede una pacca sulla spalla a Milo mentre Dohko e Aiolos lo guardarono sottecchi.
Si chiedevano infatti se senza l’intervento di Saori, l’amico si sarebbe fermato o meno.

“Stavate per combinare un bel casino ragazzo. Guarda come avete ridotto il pavimento. Spero di non dover assistere più ad una scena simile!”

Aldebaran lo guardò serio mentre il tono della sua voce era grave e severo.

Nel frattempo, Dègel a modo suo espresse il suo disappunto sul fare di Kardia.

“Sai, per un attimo ho pensato che lo avresti attaccato.”

Lo guardò storto.

“Per un istante avrei voluto attaccarlo, non lo nego. Quel suo ghigno iniziale non mi è piaciuto. Dovevo assicurarmi che fosse tutto apposto!”

“Ma sei stato imprudente! Avrebbe potuto difendersi e contrattaccare conoscendo le tue mosse. Sono identiche alle sue.” –Dègel sospirò- “siamo sempre più vicini alla casa di Aquarius.”

Kardia gli lesse la preoccupazione negli occhi.

“Sono sicuro amico mio, che andrà tutto bene! E se non sarà così, io sono pronto ad ogni evenienza”

Guardò l’unghia dell’indice destro con occhi sgranati e uno strano sorriso gli deformò le labbra.
Nessuno dei due aggiunse altro.

“La nona casa dovrebbe essere vuota visto che Aiolos è qui e Seiya ancora non si vede!”

Disse Saori.

Shun a quel punto si avvicinò ad Ikki e bisbigliò.

“E’ vero! Seiya dovrebbe essere già qui. Che gli sia successo qualcosa?”

“Non possiamo saperlo, Shun. Confidiamo in lui; arriverà!”

Il fratello minore si chiese tra sé come stessero Shiryu e Hyoga.
La decima e l’undicesima casa sarebbero state la tomba dei suoi amici in caso di malattia?
Shura si era allontanato dal Santuario da qualche tempo ormai.
Una missione piuttosto semplice, lo aveva portato a Nikaia unn paese a Ovest di Atene guardando la cartina.
Chissà se tornerà in tempo per evitare lo scontro alla decima?
Chissà se invece arriverà a scontro finito.
E se non arrivasse?

Fece una smorfia e si mise una mano sulla tempia.

Ikki si voltò e lo osservò per qualche secondo.
Il dubbio lo colse alla sprovvista.

“Se Shun fosse…”

Fece no con la testa e tornò a guardare Saori.
Stava parlando con Sasha mentre Sage e Hakurei si stavano intrattenendo con Dohko.

Passarono altri 10 minuti e si incamminarono verso la nona casa.

In passato, aveva sottoposto i cavalieri di bronzo a delle prove difficili. Sarebbe successo di nuovo?

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Capitolo 11
*** Un passato non troppo lontano ***


Arrivarono alla casa del Sagittario e Aiolos entrò per primo.
Sentirono i suoi passi riecheggiare nel salone.

Rimasero tutti in silenzio mentre l’attraversavano.

Aiolos si guardò attorno e sentì gli occhi di Saga puntati su di lui.
Il gemello tenne i pugni stretti per tutto il tempo.

Anche Sisifo non potè fare a meno di osservare ogni colonna ed ogni capitello.
Guardò poi il Sagittario e notò commozione nel suo sguardo.
Gli si avvicinò e chiese se andava tutto bene.

“Seguimi!”

Gli rispose con un filo di voce.

Avanzarono di qualche metro e poi si fermarono.
Aiolos indicò con l’indice una parete.

-Cavalieri che qui siete giunti, dono a voi la cura e la salvezza di Athena!-

Così vi era inciso.

Si girò verso gli altri cavalieri e notò lo stupore sui loro volti.
Saga tuttavia, si voltò dall’altra parte non appena incrociò il suo sguardo.
Ad Aldebaran e ai suoi compagni, quella scritta suscitava un misto di emozioni ogni volta che vi passavano d’innanzi.

Aiolos si avvicinò alla scritta e l’accarezzò sfiorandola appena.

“Fratello…”

Disse Aiolia avvicinandosi e poggiandogli una mano sulla spalla.
L’altro si voltò e sorrise.

“Questa scritta è stata per noi motivazione e orgoglio! Orgoglio d’essere cavalieri di Athena e motivazione per andare avanti senza paura!”

Gli disse Shun con gli occhi lucidi.
Aiolos lo affiancò e lo abbracciò.

“A quel tempo non avevo idea di chi avrebbe trovato e letto questa scritta ma di una cosa ero certo: quel qualcuno, avrebbe avuto le qualità per difendere e servire Athena e la giustizia!” –fece una pausa e lo guardò negli occhi- “sono orgoglioso di voi Shun; di tutti voi. Seiya è il mio degno sostituto!”

Si scambiò uno sguardo d’approvazione con Aiolia.

“Concordo con te!”

Ikki rimase in disparte; in piedi accanto a Saga.
Non potè fare a meno di osservarne i movimenti ma soprattutto gli occhi.
Erano serrati quelli del gemello.
Il volto girato leggermente verso sinistra e i pugni chiusi.

Quella casa lo aveva evidentemente riportato indietro di tanti anni.

-Arles-

Il solo ripensarci a quel nome lo fece trasalire.
Si accorse di essere osservato sia dal cavaliere del Sagittario, che da Shion e Ikki.

“Ci siamo soffermati qui sin troppo, meglio proseguire!”

Aiolos non volle trattenersi più del dovuto davanti a quella scritta ma fu per quasi tutti un momento toccante.

Il Sagittario venne preceduto da tutti gli altri mentre lui si affiancò al cavaliere di Gemini.

“Ancora ti colpevolizzi per quanto successo, non è vero?”

“Io… -digrignò i denti e le mani chiuse a pugno iniziarono a tremargli- “io non potrò mai perdonarmi per le mie azioni passate. Mi definivo un cavaliere di Athena e invece…”

Non terminò la frase e si voltò dall’altra parte.
Aiolos alzò lo sguardo verso il soffitto e sorrise.
“Azioni passate, hai detto bene Saga! Eri influenzato da qualcosa che a quel tempo era nettamente superiore alla tua forza di volontà. Sei sempre stato un cavaliere difensore della Dea Athena e della giustizia e lo sarai sempre! Il cavaliere d’oro di Gemini e fratello di Kanon. E’ questo ciò che vedo.”

“Già, Kanon. Anche lui ha le sue colpe!”

Non riuscì nemmeno in quel momento a guardarlo negli occhi.

“Sei troppo duro sia con te stesso, che con lui.” –lo fermò prendendolo per il polso destro- “Saga ricorda sempre qual è il nostro scopo. Ricorda il perché abbiamo indossato in così tante battaglie le sacre vestigia d’oro. Abbiamo versato sudore, sangue e lacrime ma ci siamo sempre rialzati. Tutti abbiamo i nostri demoni. Io stesso sono stato bollato come traditore persino da mio fratello quando portai in salvo la piccola Athena.”

Lo liberò dalla presa e si avviò verso l’uscita.

“Saga! Ti ho perdonato tanto tempo fa; sei tuo ora che devi perdonare te stesso.”

Il cavaliere dei gemelli rimase da solo nella nona casa.
Le parole di Aiolos gli penetrarono nella mente proprio come un aculeo, penetra nella pelle.

“Aiolos…”

Il cavaliere era già scomparso dalla sua vista ma lui rimase immobile.

“Perdonare me stesso!”

Tirò un pugno sul muro stando attento a non intaccarlo troppo.

“Perdonare me stesso!” -si ripetè ad alta voce- “E’ ciò che dovrei fare. Ma questa casa, quella scritta…”

Abbassò lo sguardo e lasciò cadere le braccia ciondoloni lungo i fianchi.

“Quella scritta l’hai incisa nel cemento a causa mia.”

Tornò indietro e la lesse più volte.

“La cura e la salvezza di Athena!” -disse a voce alta poggiando la mano destra sulla parola Athena- “La salvezza di Athena! Nel mio destino vi erano sia le sacre vestigia che il tradimento. Perdonare me stesso! Come?”

“Saga perché continui a tormentarti?”

Saori era alle sue spalle.
Lui spalancò gli occhi.

“Milady! Io non riesco a perdonare me stesso e non riesco a dimenticare il mio passato. Il tradimento nei Vostri confronti ordinando ad altri cavalieri di uccidere sia Voi che Aiolos il traditore. Il traditore, così lo definìì quel giorno!”

Si mi una meno sugli occhi in segno di disperazione.
Saori gli si avvicinò e lasciò lo scettro di Nike a terra.
Gli prese entrambe le mani.

“Il passato fa parte di noi e senza di esso, non ci sarebbe futuro. Se non avessi tradito, non ti saresti redento. Forse non avresti provato dolore, rimorso e rabbia ma il tuo passato, ha contribuito a farti maturare e crescere.” –gli prese il volto tra le mani e fece in modo che la guardasse negli occhi- “Saga, venite investiti cavalieri in tenera età. Ora sei un uomo e lo è anche tuo fratello. E’ tempo del perdono, Saga!”

Gli liberò il volto, riprese lo scettro di Nike e si avviò all’uscita.

“Andiamo adesso; la decima casa ci attende!”

Non si voltò, avanzò a passo sicuro.
Saga rimase fermo per qualche altro secondo e poi uscì lasciandosi alle spalle la casa del sagittario.
Raggiunse gli altri e incrociò lo sguardo di Aiolos.
Questi sorrise e gli indicò la scalinata che conduceva alla casa del capricorno.

“Il tuo passato, sta diventando un fardello troppo pesante da sopportare, persino per un uomo come te, Saga. Siamo stari riportati in vita da Zeus per l’ennesima battaglia e ci è stato concesso del tempo prezioso in più per salvare nuovamente Rodorio, il santuario e la Terra stessa. Il passato ormai è alle spalle, il presente, è adesso!”

Pensò il sagittario guardando il gemello con la coda dell’occhio.
Si chiese inoltre se Shura stesse ritornando al tempio e se Shiryu non fosse già impazzito.
La casa del capricorno, si sarebbe macchiata di sangue?

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Capitolo 12
*** Il sacrificio ***


Shura era ormai rientrato dalla sua missione a Nikaia.
Aveva trovato senza alcuna difficoltà i documenti che Saori aveva richiesto tuttavia un senso d’inquietudine lo pervadeva da diverse ore.
La città era pressoché deserta proprio come lo era il Santuario.

Possibile che l’epidemia si stesse dilagando per tutta la Grecia?

Arrivò all’arena e la superò alzando lo sguardo verso il Grande Tempio.

Lo sguardo serio non lasciava trasparire alcuna emozione ma qualcosa gli diceva di raggiungere la decima casa quanto prima.

Quel presentimento non lo destabilizzò e avanzò a passo svelto entrando nella casa dell’Ariete.
Ivi, trovò il corpo di Mur esanime che sorpassò in silenzio continuando a celare le proprie emozioni.

Sorpassò la casa del Toto mentre in quella di Gemini si intrattenne qualche minuto con Kanon.
Quest’ultimo lo ragguagliò su quanto stesse succedendo.

“Shiryu presiede la casa di Capricorn in mia assenza. Questo significa che anche lui…”

Kanon fece spallucce!

“Chi può dirloa? Non avverto più nemmeno il cosmo di DeathMask!”

Il capricorno non battè ciglio e non disse più nulla.
Avanzò a passo rapido verso la quarta casa e trovò Death a terra privo di vita.
Digrignò i denti e serrò i pugni ma continuò ad avanzare di casa in casa soffermandosi un attimo di più in quella della Vergine.

Shaka e un cavaliere che molto gli somigliava erano morti.

“Shaka, anche tu…”

Fece un verso di indignazione e rimase qualche minuto immobile accanto al corpo del cavaliere di Virgo.

“Se nemmeno tu sei sopravvissuto…”

Diede le spalle al cavaliere d’oro e uscì trovando le successive case non presidiate.
Passò la nona senza soffermarsi sulla scritta incisa nella parete e arrivò in prossimità della decima.

“Col vostro permesso Milady, qui mi soffermo io!”

El Cid si osservò il braccio che gli era stato tagliato tempo prima e pensò:

“Anche senza braccio, non vi è nemico che non possa affrontare. Qual’ora vi fosse un nemico all’interno della casa!”

Guardò il simbolo del capricorno troneggiare sotto al tetto della decima.

Con la coda dell’occhio, vide Shura avvicinarsi rapidamente a loro.
Si fermò accanto a Saori.

“Milady, ecco qui i documenti che mi aveva chiesto di recuperare!”

Lei sorrise.

“Ti ringrazio Shura! Giungi nel momento più opportuno. Stiamo per varcare la soglia della casa del Capricorno!”

Prese i documenti ancora arrotolati e chiusi frettolosamente con un nastro e fece cenno di entrare.

Shun si fermò sulla soglia ma dopo pochi istanti, seguì gli altri all’interno.

“Shiryu!”

Disse sorridendo di vedere l’amico in piedi a pochi metri dall’entrata.
Sembrava apparentemente in forma!

Apparentemente…

“EXCALIBUR!”

Shun si coprì il volto istintivamente mentre gli altri rimasero immobili.

Shiryu fece un gesto rapido col braccio ma non successe nulla.
Si guardò il braccio e urlò nuovamente:

“EXCALIBUR!”

Ma non accadde nulla.

“Milady, state indietro!”

Disse El Cid mettendosi a protezione di Sasha.
Shura fece lo stesso con Saori.

“Shiryu ma che fai?”

Urlò Shun perplesso.

“Io devo… devo…”

Il braccio destro del cavaliere del drago tremava e lui chiuse la mano a pugno.

“Io devo farlo!”

Urlò a squarciagola e attaccò nuovamente in direzione di Saori.

“Rozan Ryuhisho!”

Ma il muro di cristallo di Shion si eresse tra loro.

“Shyriu sei impazzito!”

Urlò nuovamente Shun.

Proprio in quel momento, una parte dell’armatura del cavaliere del drago si staccò.

“Hey, ma che fai?”

Disse Shura riferendosi ad El Cid.
Questi lo fissò serio.

“Io sono El Cid e quest’uomo va fermato!”

Indicò Shiryu.

Shura palleggiò lo sguardo dall’uno all’altro per un minuto buono.

“Aspettate!” –si voltò verso Saori- “Lasciate che me ne occupi io; dopotutto questa è la casa che io ho a lungo presidiato e Shiryu ha fatto le mie veci durante la mia assenza!”

Saori fece cenno di si con la testa mentre El Cid rimase immobile con lo sguardo puntato su Shiryu.
Il suo sguardo, era deciso e penetrante.
Shura si avvicinò al cavaliere di bronzo.

“E’ così che presiedi la casa di Capricorn quando non ci sono, Shiryu? Attacchi chiunque ne varchi la soglia?” –fece un sorriso amaro e forzato- “sai, ricordi me stesso la prima volta che vi vidi entrare proprio qui, nella decima casa! Te lo ricordi Shiryu?”

L’altro non rispose, provò a lanciare nuovamente la sua Excalibur ma Shura gli fermò il braccio.

“E’ così allora! Sei davvero impazzito! Questa mossa non funzionerà mai ne contro di me, ne contro di loro se non raggiungerai nuovamente il settimo senso! Sei preda della malattia e stai attaccando senza concentrarti davvero sui colpi!”

El Cid non parlò.
Si chiese come mai gli stesse dicendo quelle parole.
Portò la mano sinistra sulla spalla destra e la fece roteare un paio di volte.

“Te lo ripeto! Costui va fermato!”

“Quest’uomo ha un nome e non serve usare la forza contro di lui. Non è vero, Shiryu?”

Dohko rimase in silenzio.
Se Shiryu fosse riuscito a raggiungere il settimo senso o peggio la pienezza del dragone, sarebbe certamente morto.
La rabbia stava prendendo il sopravvento anche su di lui.

“ACCIDENTI!” pensò.

“MUORI ATHENAAAAA!”

Il cavaliere di bronzo si scagliò nuovamente verso Saori che sollevò lo scettro di Nike ed espanse il suo cosmo.
Shiryu tuttavia continuò ad avanzare verso di lei tenendo il pugno destro in avanti.

El Cid fu il più veloce a contrattaccare facendolo indietreggiare colpendo con un calcio molto violento all’altezza dello stomaco.

Saori non si fermò e continuò ad espandere il suo cosmo ma Shiryu si rialzò poco dopo e si preparò per scagliare o meglio, per tentare nuovamente di scagliare Excalibru!

El Cid e Shura fecero altrettanto ma prima ancora che qualsiasi colpo venisse lanciato, Dohko fu alle spalle di Shiryu e gli afferrò le braccia.

“ORA BASTA!” –fece una pausa e guardò prima Saori poi Shion ed infine, tornò a parlare all’allievo- “non sei te stesso e c’è un solo modo per fermarti!”

“NO DOHKO!”

Shion corse verso di loro col palmo della mano destra aperto.

Il cavaliere della Bilancia sorrise.

“Addio!”

Dopo un ultimo grido di Shiryu, riuscì a portarlo all’esterno e ascesero assieme verso il cielo.

“No! No! No!”

Disse Shun lasciandosi cadere a terra con le ginocchia mentre le lacrime iniziarono a scorrere lungo il viso di Shion!

Shura ed El Cid rimasero impassibili.
Lo sguardo puntato verso l’alto ma sempre serio e privo di sentimento.

“PERCHE’? PERCHE’ NON GLIELO AVETE IMPEDITO?”

Shion urlò contro Saori afferrandola per la veste.

Shura lo afferrò per la spalla e lo allontanò da Lei.

“Che ti prende Shion? Piangere come un bambino di fronte alla Dea!”

Lo guardò indignato.

El Cid si avvicinò al cavaliere e gli porse la mano per aiutarlo a rialzarsi.
Si ricordò di quando uno dei dei del sonno, si impossessò dell’anima di Sisifo.

“Comprendo il tuo dispiacere!”

Shion lo guardò e si rialzò.
Shura fece invece una smorfia e si allontanò.

“Shiryu! Ma che diamine hai combinato? E tu Dohko che ti sei sacrificato quando bastava un mio attacco o uno di quel tizio…”

Pensò guardando sottecchi El Cid.

“Avanti Shun, devi rialzarti! Dobbiamo andare!”

Il tono di Ikki non ammetteva repliche.

“Ma il nostro amico…” –Shun si asciugò gli occhi- “lui e Dohko…”

“Il maestro ha salvato l’allievo da una sorte ben peggiore della morte! Alzati!”

Così fece.

“Shion!” –il tono basso e calmo di Saori lo colse quasi alla sprovvista- “mi dispiace ma il mio cosmo non è bastato per aiutarlo. Non dimenticare che questa è una malattia di origine divina e purtroppo non sempre sono in grado di debellarla. La mente di Shiryu era ormai corrotta dalla pazzia; nulla lo avrebbe riportato indietro.”

Gli mise poi una mano sulla spalla.

“Dohko si è sacrificato affinchè noi proseguissimo verso la casa di Aquarius!”

Dégel rinsavì a quelle parole.
Ora toccava alla sua vecchia casa.
Il momento era ormai arrivato.
Cosa lo attendeva la dentro?
Si voltò in direzione dell’undicesima e Kardia lo osservò in silenzio.

“Io rimarrò qui Milady! Siete già in numero sufficiente per affrontare le ultime due case e a quanto vedo, di Seiya non vi è ancora nessuna traccia!”

Disse Shion.

Lei acconsentì e ordinò agli altri di avviarsi all’undicesima.

“Shura!”

Gli fece cenno di avvicinarsi.
Prese i documenti che gli aveva procurato.
"In questi fogli, potrebbe esserci il nome di colui o colei che si cela dietro a tutto questo."

Il Capricorno sgranò gli occhi e osservò i fogli ancora piegati.

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Capitolo 13
*** Addio ***


“Chiunque sia il nostro nemico, potrebbe essere scritto, lì?”

Chiese Shura indicando i rotoli.

“Proprio così! Se è come penso, dovrò avvisare immediatamente Zeus!” –abbassò lo sguardo e poggiò lo scettro di Nike a terra- “se è come penso Shura, non so cosa potremo fare! Forse nemmeno Zeus stesso potrebbe risolvere questa situazione!”

Gli occhi del cavaliere lasciarono trapelare per un solo secondo incertezza e timore.

“Ma se nemmeno Voi o Zeus potete risolvere questa… questa situazione, cosa possiamo fare?”

“Prima di tutto, devo accertarmi che la mia teoria sia fondata.” –guardò negli occhi il cavaliere. Quest’ultimo notò che la mani di lei tremava appena- “Sappiamo che questo è un virus di origine divina e che si espande a macchia d’olio ogni ora che passa. Come tu stesso avrai notato, è arrivata fino a Nikaia la malattia!”

Shura rimase in silenzio.

“Se è come penso, nessuno, nemmeno l’artefice di tutto questo è in grado di fermare ciò chi si sta diffondendo con così tanta facilità!”

Saori a quel punto osservò il cielo.
Era ormai sera e le stelle brillavano sopra al santuario.

“Si dice che la notte porti consiglio ed io spero che sia così. Avanti Shura, dobbiamo leggere questi documenti; non possiamo più indugiare.”

“Milady prima però avrei bisogno di chiedervi una cosa!”

“Chiedi pure!”

“Vorrei sapere perchè avete affidato a me questo incarico e perchè ora, volete che sia io a leggere le informazioni raccolte. Perché non Shion?”

Saori si voltò verso di lui.

“Shion si trovava in Jamir fino a ieri e Seiya ancora non può raggiungerci” –sospirò- “eri l’unico a cui potessi affidare questa importante missione. Sapevo che la tua casa, sarebbe stata presidiata egregiamente da Shiryu ma non potevo immaginare che la malattia sarebbe arrivata a lui prima di noi!”

Si incupì.

Shura rimase in silenzio per molti minuti.
Guardò anch’egli il cielo e pensò tra sé:

“Shiryu, forse scopriremo chi ci sta dietro a tutto questo! Ma se Milady ha ragione, il sacrificio di Dohko è stato del tutto inutile!”

Strinse i denti così forte che il sangue gli uscì dalle gengive.

“Shura, per favore, ora leggi!”

A quel punto srotolò i fogli ormai stropicciati e iniziò a leggerli.
Li aveva trovati in un vecchio libro impolverato della biblioteca di Nikaia.
Iniziò a leggere senza mai staccare gli occhi dalla carta.
Ci impiegò all’incirca 15 minuti.

“Ebbene?”

Ma lui non rispose; non subito almeno.
Con bocca e occhi spalancati gettò i fogli a terra e si sedette su un gradino.

Il vento si levò in quell’istante e alcuni fogli volarono via.
Shura non fece niente per provare a prenderli; quello che interessava a loro, si trovava nel foglio che aveva bloccato col piede e che ancora teneva ben saldo sotto la suola.
Lo prese e lo consegnò a Saori.

“Credo che la risposta sia qui!”

Saori lesse.

Calarono sia il vento che il silenzio.

“Shura adesso voglio che tu raggiunga gli altri ma per adesso, non dir loro niente!”

“E Voi dove andrete Milady?”

“Io devo fare una cosa!” –dal suo sguardo traspariva tutta la sua tristezza. Riprese lo scettro di Nike- “dovrete fare molta attenzione d’ora in poi. Ora che sappiamo con chi abbiamo a che fare, è fondamentale che prestiate la massima attenzione.”

Fece una pausa e si avvicinò al cavaliere.

“Ti ringrazio Shura per aver accettato questa semplice missione. Grazie a te, ora sappiamo con chi abbiamo a che fare ma voglio essere sincera con te. Come temevo, forse nemmeno noi dei saremo in grado di fermare l’epidemia.” –abbassò lo sguardo di nuovo per poi rialzarlo pochi secondi dopo- “Ora va! Gli altri sono ormai vicini all’undicesima e tempo per le sorti del cavaliere che la presiede. Dovete arrivare al Grande Tempio quanto prima Shura! Va ora e non dire nulla agli altri per adesso!”

Diede un’ultima occhiata al foglio che ancora teneva tra le mani e iniziò a scendere la scalinata lasciando il cavaliere solo coi suoi pensieri.

“Così sia Milady; non ne farò parola con nessuno però…” –guardò la stella che brillava più delle altre poi pensò- “Dohko sei stato uno stupido!”

Ripensò poi a ciò che gli aveva detto poco prima.
Era in pensiero per Hyoga.
Che lei sapesse più di quanto non gli abbia detto?
Anche l’undicesima casa sarebbe stata nuovamente la tomba di uno o più cavalieri?

“MALEDIZIONE!”

Tirò un pugno alla colonna più vicina e alzò lo sguardo verso la casa di Aquarius.

“Meglio che raggiunga gli altri. Camus si è ritirato a vita privata eppure avrei giurato poco fa di aver percepito il suo cosmo non troppo lontano da qui. Possibile che…”

Non finì la frase e iniziò a salire le scale.
Il nome che aveva letto sul foglio, distoglieva il pensiero da qualsiasi altra cosa.
Mai lo aveva sentito nominare prima d’ora ma nei fogli, ne lesse e se stesse dialogando con qualcuno. anche un secondo.

“Loki…”

Disse a voce alta:

“Che scoppi una nuova guerra sacra? Molti cavalieri ci hanno già lasciato e a noi rimasti è concesso rimanere per un tempo limitato. Se scoppiasse davvero una guerra, chi difenderà gli abitanti di Rodorio e della Grecia? Su questo mondo troppo sangue è stato versato. Se ciò che mi ha detto Lady Saori corrisponde a verità, allora ben presto non esisterà più anima viva ne al santuario, ne a Rodorio, ad Atene e in tutta la Grecia. Se avesse ragione, sarebbe la fine per il mondo intero!”

Un brivido gli percorse la schiena.

Lo ignorò e iniziò a salire le scale che lo separavano dall’undicesima casa.
Non impiegò molto a raggiungerla e quando entrò, riuscì a stento a stare in piedi.
Il pavimento era quasi completamente congelato.

Hyoga si stava battendo contro un cavaliere che ricordava stranamente Camus!

“Va avanti Shura! Mi è stato ordinato di presidiare e proteggere questa casa finchè ne avrò la forza e così farò!”

Shura osservò il cavaliere dai lunghi capelli verdi che si strava scontrando contro l’ex cavaliere del cigno.
Voltò le spalle a Hyoga e procedette verso la dodicesima casa proprio come gli era stato imposto pochi secondi prima.
“Aurora thunder attack!”

Hyoga scatenò delle cariche di vento violente contro l’altro cavaliere.
Shura era appena uscito quando una di quelle correnti lo raggiunse anche se flebile.

Il freddo avvolse tutta l’area circostante.

Diete un’ultima occhiata alla casa dell’acquario e si avviò prontamente verso la casa dei pesci.
Aphrodite era già impegnato in battaglia?
Dègel non ebbe problemi a schivare e bloccare le raffiche di vento create da Hyoga.

“Indossare un’armatura d’oro, non significa aver sempre la forza sufficiente per combattere. Specie se l’avversario, è anch’egli un ex cavaliere d’oro.”

Con un movimento rapido del dito indice, avvolse tutto il corpo di Hyoga in alcuni anelli di ghiaccio.
Fu piacevolmente colpito nel vedere il giovane liberarsi quasi subito da quella mossa.

“Immaginavo che tu conoscessi già questa mossa ma ho dovuto verificare!”

I loro sguardi si intrecciarono per un lungo momento.
Si misero poi entrambi nella stessa posizione e gridarono all’unisono:

“Diamond Dust!”

Due flussi d’aria gelida contenenti anche sottile frammenti di ghiaccio, si scontrarono proprio nel centro dell’undicesima che ricominciò a ghiacciarsi laddove ancora non lo era.

Tennero entrambi il braccio destro alzato e continuò ad uscirne corrente fredda.

“Sei degno di indossare quell’armatura d’oro, ragazzo! Tuttavia devo dirti che Shiryu, mentre presiedeva la decima casa, è stato travolto dalla malattia e poi dalla pazzia!”

Sasha e gli altri non avevano avuto il tempo di fermarsi in convenevoli e spiegazioni.
Lasciarono Dègel solo all’undicesima contro la volontà di un riluttante Kardia.
Voleva infatti fermarvisi anche lui per dar manforte all’amico qualora fosse stato necessario.
Fu proprio il cavaliere di aquarius a dirgli di avanzare assieme agli altri.

“Che cosa è successo a Shiryu?”

Chiese a quel punto Hyoga ponendo fine al proprio attacco.
Dègel abbassò a sua volta il braccio e le correnti d’aria si dissiparono nel nulla.

“Non sono io che dovrei darti spiegazioni tuttavia, non appena varcata la soglia della casa del Capricorno, ci ha attaccati con la sua Excalibur. Colpo andato a vuoto perché, a causa della pazzia, il settimo senso non avrebbe mai potuto raggiungerlo!” –fece una pausa e si tolse gli occhiali poggiandoli ai piedi di una colonna- “ad ogni modo, ci ha attaccati più volte ma fatale per lui è stato l’aver provato ad attaccare direttamente Saori.”

Hyoga abbassò lo sguardo e lasciò le braccia penzoloni e molli lungo i fianchi.

“Cosa gli è successo?”

“E’ stato fermato dal suo maestro; sono ascesi assieme al cielo. Un sacrificio!”

Dègel sospirò e altrettanto fece Hyoga.

“Tu… tu stai mentendo! Shiryu, loro non sono… non sono…”

Le lacrime gli carezzarono il viso.

“Sei un bugiardo!”

Prese la rincorsa e col pugno chiuso, avanzò verso il suo avversario.

Dègel sospirò nuovamente ma non si mosse.
Blocco il pugno con la sola mano sinistra.

“Mio dovere è accertarmi che tu stia bene. Non hai notato che non ti ho ancora colpito volutamente? Sto rispondendo solo a questi tuoi attacchi. Attacchi di rabbia direi. Credi che io sia tuo nemico? Che ti stia mentendo sulla morte del tuo amico?” –col pollice e l’indice destri si strofinò gli occhi- “un cavaliere non mentirebbe mai su una cosa grave come la morte di un altro cavaliere!”

Gli liberò la mano.

“Dunque Hyoga, come desideri procedere? Mi crederai o mi attaccherai di nuovo?”

Il giovane strinse i pugni e iniziò a digrignare i denti.
Il sapore del sangue iniziò a farsi sentire nella sua bocca.

“Io non posso accettare che Shiryu sia… io non posso credere che…”

Lasciò morire la frase in gola.

“Diamond Dust!”

Di nuovo dalla sua mano destra scaturì una nuova corrente ancor più fredda della precedente.

“Ragazzo, perché?”

Rese vano il suo attacco bloccandolo con la sola mano destra.
Sospirò.

Ne bloccò nuovamente i movimenti usando gli anelli di ghiaccio.
Stavolta, ne creò in numero maggiore.
Dopodiché, a sua volta, usò la Diamond Dust che andò a segno.
Hyoga era appena riuscito a liberarsi nuovamente dagli anelli congelanti ma venne colpito in pieno dalla corrente gelida scagliata da Dégel.

Aveva congelate la gamba sinistra, parte del busto e il braccio sinistro.
“Accidenti!”

Disse con un filo di voce e tremando da capo a piedi nel tentativo di divincolarsi.

“Non voglio farti del male, Hyoga! Non è questo il mio scopo ma tu non mi dai altra scelta.”

Gli si avvicinò e ne toccò il braccio congelato.

“Il tuo amico Shiryu non ha avuto alcuna possibilità di salvezza ma tu, io lo so per certo, non sei malato. Evitiamo altre morti inutili!”

Hyoga si abbandonò alle lacrime per un paio di minuti.
Dègel non proferì parola.
Con la coda dell’occhio, osservò l’entrata.
Gli era parso di percepire un cosmo alle proprie spalle.
Un cosmo famigliare ma non riuscì a capire a chi appartenesse.

Hyoga in quel momento, liberatosi dei sentimenti negativi, riuscì a liberare il suo corpo dal ghiaccio.

“Io ti credo Dègel di Aquarius! Devo onorare questa armatura d’oro. Il mio maestro e predecessore me l’ha affidata e non posso ignorare ciò.”

“Questo ti fa onore!”

Successe tutto in un battito di ciglia.

“AURORA EXECUTION!”

Dègel spinse via appena in tempo Hyoga.

“CAMUS, MAESTRO!”

Urlò.

“Il cosmo che avevo avvertito pochi secondi fa allora…”

“Era quello di Camus di Aquarius, ora solo Camus. Fiero maestro di questo ragazzo!”

“Maestro ma allora perché…”
Questi lo zittì.

“Ti sei liberato facilmente dai suoi anelli di ghiaccio e lui è un nostro predecessore. Sei cresciuto Hyoga; sei diventato ancora più forte e devi essere fiero di quanto hai fatto in quanto cavaliere d’oro di Aquarius. Tuttavia devo chiedertelo anche io.” –fece una pausa e lo guardò severamente. Quello sguardo, riportò il giovane indietro di alcuni anni. All’ultimo loro scontro all’undicesima dove proprio lui ne uscì vincitore- “perché lo hai attaccato non appena ti ha avvisato di Shiryu? Non credevi che fosse morto per davvero? Questi tuoi sentimenti possono essere sia forza che debolezza.”

Dègel lo guardò senza troppa ammirazione.
Perché torturare il suo ex allievo in quel modo?
Si era difeso bene dai suoi attacchi e su questo aveva ragione ma allora perché continuare ad insistere sulla morte di Shiryu?
Non capiva.
Rimase in silenzio e dolorante ad ascoltare quel botta e risposta.

“Maestro io ero arrabbiato. Quando uno sconosciuto ti dice che un tuo caro amico è morto quando fino a pochi minuti prima percepivi chiaramente il suo cosmo...” –strinse il pugno- “bè ho pensato ad uno scherzo di cattivo gusto e questo mi ha fatto arrabbiare. Mi è stato ordinato di presidiare e non lasciare mai questa casa fintanto che l’epidemia continua ad espandersi a vista d’occhio.”

Si sedette sul pavimento congelato a braccia e gambe incrociate.

“Però ho capito che Dègel” –lo indicò- “era in buona fede e voleva solo avvertirmi di quanto accaduto!”

Camus rimase ad ascoltare la sua spiegazione.

“Hai visto morire Isaac, hai visto morire me e pensi ancora che qualcuno faccia scherzi così stupidi riguardo la morte di una persona? Mi meraviglio di te Hyoga. Diffidare della parola di un cavaliere; un cavaliere che ha indossato anch’egli quella stessa armatura parecchi anni fa” –indicò aquarius- “come puoi non credergli visto quanto sta succedendo?”

Hyoga si scusò poi prese coraggio e gli chiese:

“Maestro, io sapevo che voi vi eravate ritirato. Che il santuario non faceva più parte di voi. Perché siete qui?”

Camus gli si avvicinò.

“Purtroppo, l’epidemia ha raggiunto anche il paese in cui mi trovato. Credevo che i cavalieri ne fossero immuni e invece ho udito voci su Rodorio e sul santuario e mi sono affrettato a far ritorno. E sono arrivato giusto in tempo a quanto vedo!”

Fece una pausa e uno strano bagliore gli illuminò gli occhi.

“HYOGA!”

Dègel urlò.
Espanse il proprio cosmo e disse a Hyoga di far altrettanto.
Aveva capito la situazione.
Prima Camus li aveva attaccati alle spalle e ora riempiva di complimenti il suo allievo.
Notò questo cambio repentino nel suo modo di fare e si mise in allerta.

“Che cosa pensate di fare voi due?”

“Maestro, voi siete malato!”

“Malato? Pensi che io sia malato, Hyoga?”

Gli scaraventò la sua polvere di diamanti che il giovane schivò appena in tempo.

“Sei diventato ancora più lesto!” –sogghignò- “ma non basterà!”

Scagliò nuovamente la diamond dust ma con più potenza stavolta.
L’attacco colpi di striscio anche Dègel.

“Hyoga, sai cosa è più opportuno fare ora, vero? Trova la forza in te stesso e libera il tuo maestro.”

Hyoga digrignò i denti e strinse la mano destra a pugno.

“Perché di nuovo? Perché maestro? La malattia non è colpa e nemmeno la pazzia. Ma se attacchi un tuo allievo o un qualsiasi altro cavaliere, questi è costretto a difendersi! CAMUS!” –il nome lo urlò a chiare lettere- “devi essere liberato!”

Lo osservò prendere posizione per lanciare il sacro aquarius e sorrise beffardo.

“Facciamo lo stesso gioco allora, Hyoga!”

Il cosmo di Camus si ampliò e divenne sempre più minaccioso ed intenso.
L’undicesima casa ormai era quasi interamente ghiacciata e la temperatura si avvicinava a grande rapidità allo 0 o forse anche sotto.

Dègel assunse anche lui la posa dell’Aurora Execution.

La casa si riempì di cosmi che vennero percepiti anche da coloro che si trovavano ora davanti alla seconda.

“Ma allora quel cosmo… Camus!”

Disse Shura a voce alta.
Guardò Sasha e la trovò con le braccia conserte in segno di preghiera.
Anche il suo cosmo inziò ad espandersi in direzione dell’undicesima.

“AURORA EXECUTIOOOON!”

Dègel, Hyoga e Camus attaccarono nello stesso momento con la stessa forza.
I colpi si scontrarono gli uni con gli altri e l’energia fredda da essi generata, andò nelle più disparate direzioni.

Silenzio.

L’esterno della casa, assieme alle scalinate più vicine si ghiacciò all’istante; così successe anche a tutto ciò che vi si trovava all’interno.

“Perdonami! Perdonami di nuovo Hyoga!”

Un colpo di tosse e poi sopraggiunse la morte.

Il giovane cavaliere si rialzò a stento e si avvicinò a Dègel.
Non vi era battito.

“Grazie, Dègel di Aquarius!”

Sorrise appena e forzatamente poi si avvicinò al corpo di Camus.
Aveva sentito le sue ultime parole ma non aveva forza ne voce per rispondere.
Di nuovo, si trovò a rivivere quanto successo anni prima.
Il maestro che si scusa con l’allievo.
Guardò per l’ultima volta il volto pallido e congelato di Camus e lo accarezzò delicatamente, sfiorandolo appena.

“Addio, maestro!”

Disse con flebile voce nel tentativo di rialzarsi per avviarsi verso la dodicesima casa.

Avanzò di qualche metro poi le ginocchia iniziarono a tremargli e la terra si stava facendo sempre più pesante sotto ai suoi piedi.
Qualcosa lo stava attirando verso il basso.

“Athena…”

Cadde a pancia in giù e spirò.

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Capitolo 14
*** Profumo inebriante ***


Sasha dissipò il proprio cosmo non appena si azzerarono gli altri tre.
Sage guardò Kardia che stava palesemente per crollare e dare di matto.
L’unghia dell’indice era già diventata rossa e lunga.

“Accidenti a te, Dègel! Sei sempre il solito! Sempre a voler aspettare o a trovare una soluzione solo a parole!”

Usando l’unghia come fendente, tagliò a metà una delle colonne esterne.

“Da cacciatori, stiamo diventando noi le prede ora! Maledizione!”

“Kardia!”

La voce profonda del sommo Sage lo riportò sulla retta via.

“Placa la tua ira, Kardia! Verrà il momento della vendetta e del ricordo.” –gli abbassò il braccio- “ma ora questa tua impulsività andrebbe a nostro svantaggio! Albafica ci ha detto di aspettare qui e così faremo.”

“Sommo Sage!” –il cavaliere dello scorpione chinò la testa- “vi domando scusa ma Dègel… sempre calmo, sempre a voler fare le cose da solo e ora guardate che gli è successo! Quella casa…” –fece una pausa ed indicò in direzione dell’undicesima- “quella casa ora è la tomba di tre fieri e audaci cavalieri. Perdite che forse potevano essere evitate; almeno un paio, credo! La nostra preda, è chi ha dato inizio a tutto, Dio o non Dio!”

“KARDIA!” –il tono di Sage si fece più autorevole- “ormai abbiamo la certezza che il virus sia di origine divina e pertanto, sappiamo che dietro ci sta una divinità. Non prenderla così alla leggera; piuttosto, cerca di onorare la dipartita di Dègel.”

Lo scorpione rimase in silenzio ma lo sguardo da pazzo, impiegò parecchi minuti a lasciarlo.
Shura aveva ascoltato tutta la conversazione.
Tanta era la tentazione di rivelare loro quanto scoperto ma aveva promesso a Saori, alla sua Dea.

“Quanti ancora moriranno? Quanto tempo rimane a noi? A me?”

Si guardò il palmo della mano parecchio tremolante.
Si chiese dove fosse Saori in quel momento e poi si sedette.
Guardò l’interno della dodicesima casa.

“Royal demon rose!”

Una delle rose rosse di Aphrodite, si conficcò dritta nel ginocchio sinistro di Albafica.

“Sono a conoscenza del fatto che il tuo sangue sia più veleno delle mie rose, Albafica! Pertanto..” –mise una rosa bianca in bocca- “ho volutamente colpito il tuo ginocchio; per immobilizzarti!”

Rise di gusto.

“Vediamo quanto resisterai qui, in casa mia. E’ un peccato che non potrai mai ammirare il mio bel roseto!”

Si vaporò i capelli e sorrise.

“Le tue rose non hanno alcun effetto su di me, Aphrodite! Potrai anche immobilizzarmi e riuscire ad infilzarmi con una rosa bianca ma il nostro veleno non andrebbe in contrasto. Questo scontro, è destinato a durare parecchie ore se qualcosa non cambierà!”

Si levò la rosa rossa dal ginocchio e la lanciò verso Aphro.
Questi, si affrettò a raccoglierla poi guardò in cagnesco l’altro cavaliere.

“Così si trattano delle rose così belle? Si gettano a terra?”

Un’ altra sistemata ai capelli.

“Ebbene, mi toccherà darti una lezione, ora. E te la darò proprio con questa!” –indicò la rosa nera che tiene tra le mani- “Piranhan Rose!”

Il fiore si conficcò appena sotto lo spallaccio destro; la base di esso si frantumò permettendo al gambo di penetrarne la carne.

“Ancora devi capire che le tue rose nemmeno il solletico mi fanno.”

Lo guardò e lo sfidò.

“Direi che ora tocca a me! Bloody Rose!”

L’attacco fu lanciato a tale velocità che Aphrodite non riuscì a scansarlo.
Si ritrovò la rosa bianca conficcata nel petto.

“Ora che farà Aphrodite di Pisces? Presto tutto il sangue che hai in corpo, verrà assorbito dalla mia rosa ma non serve che ti spiega per filo e per segno come funzioni. Giusto?”

Aphro sghignazzò.
Fece svolazzare i capelli al vento e si tolse la rosa dal petto.

“Bel visino non c’è bisogno che venga a spiegarmi in casa mia, il funzionamento di queste rose.”

Stringe quella che poco era conficcata nel suo petto e la getta a terra.

“Fortunatamente, non ha assorbito molto sangue perciò, ti restituisco il favore!”

Albafica non fece a tempo a prepararsi che si ritrovò a sua volta con una rosa bianca nel petto.

“La sua velocità…”

Pensò tra sé.

“Questione di pochi minuti Albafica e perirai per mano mia o meglio, per mano delle mie rose!”

Ma il cavaliere non ci stava a quella derisione.
Afferrò con forza la rosa e liberò il proprio petto.

“Siamo dunque in una situazione di stallo cavaliere”

“Potresti aver ragione, ma io mi sto divertendo e mi divertirò ancora prima di darti il colpo di grazia!”

Aphrodite scagliò una nuova Bloody Rose nel petto di Albafica ma stavolta, subito dopo, tirò anche due Royal Demon Rose che si conficcarono in entrambe le ginocchia.

“Direi che entro pochi secondi, avrai le gambe paralizzate, bel visino!”

Sghignazzò e si sistemò i capelli.

“Io posso aspettare, bel visino ma tu ti dissanguerai nel mentre.”

Albafica si ritrovò con le ginocchia immobilizzate e le gambe molli e tremolanti.

“Sai cosa mi piace di queste rose Aphrodite?”

“Mmmmh sentiamo!”

“Che vanno sempre a segno! Bloody Rose!”

Una nuova rosa bianca si conficcò nel petto, ad altezza cuore, di Aphrodite.

Questi lo guardò in cagnesco.

“Ma da dove ti viene tutta questa forza? Hai le gambe immobilizzate eppure continui ad attaccare. Senza contare che la mia rosa, sta prosciugando il tuo sangue!”

Fece una smorfia di dolore.

“Dimentichi una cosa Aphrodite! Non senti questo profumo? Mentre ti lanciavo la Bloody Rose, contemporaneamente ho lanciato anche una Royal Demon Rose. Osserva il tuo fianco sinistro!”

Aphrodite abbassò lo sguardo e sgrano gli occhi.

“TU! Maledetto!”

“Hai sentito il profumo e sei stato ferito da quelle spine. La morte sta arrivando per te Aphrodite; lenta ma si sta avvicinando.”

Smise di parlare e lo osservò per qualche istante.

“Le tue rose sono molto belle, lo ammetto! Ma non superano le mie in fatto di bellezza e potenza!”

“Hey bel visino, smetti di bofonchiare assurdità e guardati attorno!”

Così fece Albafica.

“E queste Royal Demon Rose? Da dove…”

“Ah! Eri così preso dal tuo soliloquio che non ti sei accorto che ne ho tirate alcune nella tua direzione. So che il loro profumo non ti fa effetto ma le loro spine, hanno penetrato anche la tua carne!”

Sorrise.

“Continueranno ad immobilizzarti sempre più quelle spine. Non serve il veleno per ucciderti, non ti farebbe effetto. Basta immobilizzarti! A riuscirci ovviamente perché tu sei un osso duro, bel visino!”

“Sembri sicuro di te! Ma anche io ho i miei assi nella manica nonostante abbia le gambe immobilizzate. Crimson Thorn!”

Migliaia di spine fate col suo stesso sangue, caddero a pioggia sul corpo di Aphrodite.

“AAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!”

Aphro si coprì il volto con entrambe le mani e si accovacciò.

“Queste spine sono composte dal mio sangue; il mio velenosissimo sangue. Chiunque ne entri in contatto, muore. E questo ti accadrà, Aphrodite!”

“Forse si…” –fece una lunga pausa per riprendere respiro- “ma guardati il petto, bel visino!”

“COSA?”

Albafica abbassò lo sguardo e si ritrovò altre due rose bianche conficcate nel torace.

“Ma come?”

“Non sei l’unico in grado di muoversi alla velocità della luce! Nonostante la tua raffica di spine insanguinate e velenose, nel frattempo io son riuscito a lanciarti altre due Bloody Rose.” –un sorriso beffardo gli illuminò il volto- “se devo cadere nuovamente nella mia casa, tu, cadrai con me bel visino!”

In quel momento, lo scettro di Nike apparve nel centro della stanza ed emanò una luce intensa.
La voce di Sasha era chiara così come lo era il suo cosmo.
“Nessuna malattia ha avvelenato la tua mente Aphrodite tuttavia, le rose di Albafica, hanno avvelenato il tuo corpo. Lo stesso è successo a te, Albafica! L’uomo dal sangue velenoso che ogni contatto umano schiva.”

Amplificò ulteriormente il suo cosmo e le rose si staccarono e caddero da sole dal torace dei due cavaliere mentre delle spine di sange, rimase solo una macchia rossa deforme sul pavimento.
Il cosmo della Dea si placò e i due cavalieri rimasero in silenzio, sfidandosi tuttavia con lo sguardo.

“Complimenti Aphrodite, la tua resistenza al mio veleno è ammirevole!”

Sorrise e cadde a terra.

“Bel visino, il tuo veleno…”

Svenne esausto.
Si risvegliò circa mezzora dopo.
L’odore pungente delle rose stava ormai per dissiparsi completamente.

“Albafica! Un’intera vita passata da isolato; da uomo solo. Nessun contatto fisico umano, niente. Hai combattuto bene anche stavolta e adesso puoi riposare in pace di nuovo!”

Sage gli chiuse gli occhi e Sasha tacque.
I suoi occhi si posarono su Shura che era accanto ad Aphrodite.

“Te la sei vista brutta, idiota!”

Gli diede una grossa e sonora pacca sul bicipite.
“Ma che cavolo, sei matto Shura! Che male. Sono ancora un puntaspilli. Mannaggia a te, capricorno dei miei stivali!”

Il capricorno rise.

“Shura, permetti due parole?”

Rimase sorpreso dalla richiesta di Sasha.
Si alzò e si allontanò affiancato da lei.

“Milady, cosa posso fare per voi?”

“Non devi fare nulla. Volevo qualche informazione riguardo alla tua missione. Saori mi ha accennato a dei documenti; documenti che anche il nobile Hakurei si ricorda di aver letto d qualche parte ormai tante decadi fa!”

“Si, Lady Saory mi ha mandato a recuperare una decina di fogli tuttavia non conoscevamo il libro in cui erano custoditi. Ci son voluti alcuni giorni ma alla fine, nella biblioteca di Nikaia li ho trovati! Un’oretta fa li abbiamo letti assieme ed è spuntato un nome o meglio, due nomi. Uno mai sentito. Ma dalla faccia che ha fatto Milady, sono certo che già lo conoscesse ed era quello che più temeva.”

“Shura, dimmi ora il nome di questa divinità, perché di divinità si tratta!”

Il cavaliere rimase immobile ed in silenzio innanzi a lei.
A Saori aveva giurato di non dire niente a nessuno, nemmeno a Sasha.
Non per adesso almeno.
Che fare quindi?
Guardò Sasha ma distolse lo sguardo poco dopo.

“Non posso farlo!”

La ragazza lo guardò per un lungo istante; istante in cui, il cavaliere, non sostenne il suo sguardo.
Lei notò il tremolio nelle mani di lui.
“Non crucciarti per ciò che non puoi rivelare, Shura! Immagino che Saori ti abbia detto di tenerci allo scuro per proteggerci. Devi attenerti al suo volere, lo capisco!”

Sorrise poi guardò in direzione del Grande Tempio.

“Lì potremmo tutti trovare le risposte che cerchiamo o trovarci faccia a faccia col nemico. Avanziamo vigili e lenti; controllate in ogni direzione. La verità è sempre più vicina e la strada è sempre più rischiosa.” –fece una pausa e si voltò verso i cavalieri- “ricordate che siete cavalieri di Athena e che, il vostro scopo, è difendere la giustizia e la Terra! Nessun nemico potrà sbarrarci la strada! Il bene, avrà sempre la meglio sul male fintanto che qualcuno combatterà per esso!”

Hakurei impugnò la sua spada e la sollevò in direzione del tempio con la massima determinazione poi si rivolse agli altri:

“Avete sentito la nostra Dea? Andiamo!”

Annuirono all’unisono e iniziarono a salire le scale.
Sasha in testa assieme a Sage, mentre Hakurei chiudeva la fila.

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Capitolo 15
*** Il dubbio ***


Avanzarono lenti, passo dopo passo, gradino dopo gradino.
La pietra sotto ai loro piedi, sembrava via via più fredda man mano che si avvicinavano alla tredicesima casa.
La paura e il dubbio fecero indugiare alcuni di loro per qualche istante.

“Avanti ragazzo! Il timore non deve prendere il sopravvento!”

Disse Hakurei a Shun poggiandosi la spada sulla spalla sinistra e tenendola sempre ben salda con la mano.
Shun annuì e alzò gli occhi.
Il Grande Tempio si ergeva tetro innanzi a loro.

Avrebbe albeggiato da lì a poco ma intanto, le tenebre ancora la facevano da padroni.

Arrivarono sulla soglia e si fermarono.
Il Santuario era avvolto da un silenzio quasi irreale.

Shion si voltò indietro cercando di scorgere tutte le case e pensò:

“Dohko, amici miei, presto verrete vendicati!”

Strinse il pugno poi si voltò in direzione di Sasha.

“Entrerò io per prima! Sage, Hakurei voi mi seguirete mentre voi altri…” –fece una pausa e guardò i cavalieri rimasti con sguardo severo- “voi attenderete qui il mio ordine. Fino ad allora, vi proibisco di mettere piede all’interno del tempio!”

Tutti, compresi Sage e Hakurei la guardarono stupiti.

“Milady ma né è sicura? Potrebbo trovarci davanti al nemico e avremo bisogno dell’aiuto di tutti!”

Disse Hakurei voltandosi verso Shun.

“Potremmo, questo è vero! Ma vorrei evitare che altro sangue sia versato in questo Santuario!” –il tono di lei non ammise replica- “pertanto, loro ci aspetteranno qui fuori. Ricordate che Saori si è allontanata e non sappiamo dove sia Seiya!”

Hakurei chinò la testa e non disse più nulla.
Gli ordini della Dea erano chiari.
Sasha si voltò verso le grandi porte del tempio.

“Saori, ovunque tu sia, che tu possa raggiungerci quanto prima!”

Disse con un filo di voce.
Nessuno la sentì.
Aveva tergiversato ormai abbastanza quindi oltrepasso le porte ed entrò notando subito che la temperatura all’interno, era nettamente inferiore di quella all’esterno.

Un leggero brivido di freddo percorse la schiena di Sage.
Tra quelle mura, non vi erano altro che ombra e silenzio.

“Ho una brutta sensazione!”

“Anche io fratello!”

Hakurei strinse ancora di più la sua spada quando da dietro delle colonne, uscirono e corsero verso di loro all’impazzata sei guardie.

“INTRUSI!”

Urlarono.

Hakurei si parò davanti a Sasha e con la spada, mise presto fine alle loro vite.

“Era proprio necessario usare la spada?”

Sasha lo rimproverò.

“Hakurei, avrei potuto usare il mio cosmo per placare la loro ira. Hai agito anche tu d’impulso e sbagliando. Il loro cuore magari non era corrotto come lo era la loro mente!”

“Milady non vi chiederò perdono. Ci hanno attaccato o perlomeno, ci hanno provato. Erano ostili! Ho messo fine alle loro sofferenze all’istante anche se…” –per un minuto tenne gli occhi bassi e il suo tono voce tremò- “è un peccato dover affrontare compagni del Santuario!”

Tacque e ripensò alle battaglie che i cavalieri avevano dovuto affrontare durante la scalata.
Disse poi a voce alta:

“Così è questo che si prova… Alleati che diventano inconsapevolmente nemici e tu non hai altra scelta. O periscono loro, o perisci tu!”

Strinse la spada con forza fino a quando le nocche non divennero bianche poi digrignò i denti.
Sage lo fissò e gli tolse la spada dalle mani poggiandola a terra.

“Fratello ciò che hai detto è giusto! Siamo rimasti nelle retrovie fino ad ora guardando i cavalieri affrontarsi tra loro!” –incrociò le braccia al petto e si guardò attorno- “tuttavia qualcosa mi dice che presto toccherà a noi combattere sul serio!”

Riprese la spada e gliela restituì.

“Hakurei, di nuovo insieme noi due affronteremo chiunque ci ostacolerà. Nessuno dovrà ostacolare l’operato di Sasha e Saori! Nessuno; sia esso amico o nemico!”

Il fratello si rimise la spada sulla spalla e sorrise.

“Nessuno!”

Sasha non prestò molta attenzione a quella conversazione infatti, poco prima che i due smettessero di parlare, si avviò verso il salone delle udienze.
Si chiese se lo scranno del sacerdote fosse ancora vuoto ma una sensazione di inquietudine la pervase.

“Questo silenzio è strano!”

Disse non appena i due fratelli la raggiunsero.

“Già! Mi verrebbe da dire che è innaturale questa calma apparente.”

Le fece eco Hakurei.

Continuarono a camminare e i loro passi riecheggiarono in tutta la struttura.

“Fermi!”

Ordinò Sasha innanzi alle porte che conducevano alla sala delle udienze.
Si voltò verso di loro.

“Avanzerò da sola adesso mentre voi attenderete Saori e gli altri cavalieri!”

Sorrise.

Sage e Hakurei non dissero nulla stavolta.
Era inutile controbattere ad un ordine dato dalla divina Athena in persona.

“Fate attenzione e se serve, non esitate a chiamarci!”

Disse Sage chinando il capo.
Hakurei imitò il gesto e la guardò mentre apriva le porte e le richiudeva alle sue spalle.

Sasha avanzò nell’ombra del salone.

Solo qualche sparuta candela faceva un po’ di luce anche se limitatamente.
L’inquietudine pervase totalmente il suo corpo non appena fu davanti allo scranno.
Una figura scura coperta da mantello e cappuccio lo occupava.

“Immaginavo che il Tredicesimo Tempio, sarebbe diventato dimora del nostro nemico! Chi sei?”

Chiese con voce ferma.
Non ricevette risposta.
“Dimmi chi sei! E’ la Dea Athena che te lo ordina!”

Iniziò ad espandere il suo cosmo quando una risata empì l’intera sala.

“La Dea Athena finalmente!”

Sasha azzerò il cosmo e si immobilizzò.

“Chi sei?”

“Chi sono?” –la voce era femminile- “io sono pestilenza, io sono sventura io sono…” –fece una brevissima pausa di qualche secondo poi urlò- “MORTE!”

Sasha sgranò gli occhi e rimase a bocca aperta.
La figura incappucciata alzò di pochissimo il viso e la fissò.

“Non sei te che vado cercando! Dimmi dov’è l’Athena di questo secolo? Tu non sei lei!”

Allargò le labbra in un ampio sorriso che Sasha non vide a causa dell’oscurità che albergava in quelle mura.
Le candele si spensero come se una brezza invisibile e fredda, si fosse levata per magia solamente in quella sala.

“Io sono la Dea Athena! Che importa di quale secolo? Sarai anche portatrice di sventura e malattia ma io ti fermerò! Troppo sangue è stato versato a causa tua; troppi innocenti sono morti e stano tutt’ora morendo a causa tua. Non ti chiederò perché ma ti fermerò qui, ORA!”

Sasha congiunse le mani e iniziò a pregare espandendo il suo cosmo sino ai limiti.

******Nel frattempo fuori dalla sala…******

“FERMO HAKUREI! Sasha ci ha detto di aspettare Saori e così faremo!”

“Ma Sage il cosmo di Sasha…”

“Si sta espandendo, lo so! Ma lei ci ha detto di rimanerne fuori e poi se avesse bisogno di aiuto, in qualche modo ce lo avrebbe detto. Abbi fiducia e sii paziente!”

“Paziente tu dici…” –tirò un pugno ad una delle porte- “come posso starmene tranquillo senza far nulla, percependo il cosmo della divina Athena espandersi quasi oltre il suo limite? Sta succedendo qualcosa lì dentro; dobbiamo intervenire!”

Iniziò a spingere ma il fratello gli fermò il braccio.

“Hakurei non costringermi ad usare la forza contro di te! Sasha ci ha dato un ordine e noi dobbiamo ubbidirle! Non sarai mica impazzito anche tu…”

Prese da sotto la cinta un paio di talismani intrisi del sangue di Athena.

“Hakurei, non costringermi…”

Il fratello non oppose resistenza e fece cenno di no col capo.

“Non sono malato, Sage! Sono solo preoccupato, molto preoccupato!”

Lasciò la presa sulla porta e si appoggiò con la schiena contro il muro.
La sua fedele spada, era ai suoi piedi.
La fissò per un breve lasso di tempo.

“Chi avrebbe mai pensato che l’avrei usata proprio contro le guardie del Grande Tempio?” –sogghignò appena- “siamo stati riportati in vita per una giusta causa ma vorrei avere anche un attimo di pace e serenità come durante il tempo che intercorre tra una Guerra Sacra e l’altra. Un po’ di serenità…”

Disse guardando il soffitto scuro.

“Lo vorremmo tutti Hakurei ma non potremo avere la tanto agognata pace se non porremo fine a tutto questo. Il Santuario, Rodorio, Atene e la Grecia stessa, in poche settimane saranno la tomba dei loro stessi abitanti se tutto questo non finirà. Questa è una Guerra Sacra in fondo! Sin dall’inizio abbiamo sospettato che dietro ci fosse una divinità ma la domanda è chi…”

Chiuse gli occhi ed iniziò a pensare massaggiandosi le tempie.

“Già, chi…”

Pensò tra sé.
Guardò i sigilli che teneva ancora in mano.

“Forse potrei usarli per intrappolare il nemico. Dopotutto, hanno anche fermato Ade seppur per breve tempo!”

“Sage…”

La voce del fratello lo fece rinsavire.

“Sage, non percepisco più il cosmo di Sasha! Che cosa facciamo?”

“Cosa?”

Sage rimase in silenzio e fissò le porte che li separavano dalla loro Dea.
Il cosmo di lei, si era azzerato di colpo.

“Possibile che…”

Hakurei fece un passo verso di lui.

“Non ci muoveremo da qui!”

“Ma come puoi dire una cosa del genere? Sage, la divina Athena è dietro quelle porte e avrà sicuramente bisogno di noi. Avverto una presenza lì con lei. Una presenza ostile!”

“Ostile si e anche fredda, intransigente, oscura!”

“Allora vuoi startene ancora qui?”

Chiese impugnando nuovamente la sua spada.

“Rimarremo qui come ordinato!”

Il suo tono rimase invariato.
Hakurei accettò controvoglia e rimase al suo posto.

“Milady…”

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Capitolo 16
*** Hel ***


“Non hai voluto dirmi dove si trova colei che cerco e ora pagherai!”

La figura femminile incappucciata rise di gusto.

“Questo sarebbe il potere della Dea Athena? Mio padre aveva ragione; sei feccia, fanciulla. Senza il tuo cosmo, sei niente. Sei al pari di un comune umano.”

Sputò a terra.

“Tuo pa… padre?”

Chiese Sasha con un filo di voce.
Era distesa a terra; una forza invisibile le impediva di rialzarsi.
Si puntellò col braccio destro sul fianco e riuscì ad alzare di qualche centimetro il busto.

“Ma tu…”

“Dovresti aver capito ormai chi sono o forse no, sciocca ragazzina!”

Un’altra risata echeggiò nella grande stanza.

“Voi tutti siete legati da un destino comune! Destino che io stessa ho scelto per voi!”

Si alzò in piedi e si levò il cappuccio.
Sasha vide una donna dall’aspetto anziano con lunghi capelli neri che le coprivano buona parte del volto.
Il suo viso, era scuro proprio come il suo animo.

“Tuo padre… Tu sei sventura e morte… Ma allora tu sei…”

L’anziana sorrise nuovamente.

“Vedo che hai capito, finalmente. Io sono Hel la Dea dei morti! Odino stesso mi diede il compito di prendermi cura delle anime di coloro che non venivano accettati nel Valhalla!”

La sua figura sembrò crescere a vista d’occhio e Sasha vide l’ombra della donna allungarsi alle sue spalle.
La Dea si eresse in tutta la sua magnificenza e malvagità.

“Hel, io ti fermerò!”

A fatica si rialzò ed espanse nuovamente il suo cosmo.
Le mani giunte.

“Sciocca! Pensi davvero di potermi fermare ridotta così? Potrai espandere il tuo cosmo ma non sarà mai sufficiente!”

Da dietro il trono, prese la sua scopa e si smise a spazzare attorno al corpo della ragazza.

“Sarai anche una Dea ma presto le forze ti mancheranno, il tuo cosmo si azzererà nuovamente e la malattia prevarrà! Così accadrà a te, ai cavalieri e a tutto il mondo!”

La guardò con disprezzo.

“Umani… Perché ti dai tanta pena per loro? Sono esseri deboli che credono negli dei solo per convenienza. Sono esseri indegni!”

“Qui ti sbagli Hel! La tua debolezza sta proprio nel fatto di sottovalutare gli esseri umani. La loro preghiera è la mia forza! Il loro credere in me! Ho dei fedeli compagni al mio fianco; compagni che combattono ogni volta che vengono riportati in vita proprio per difendere questo mondo e i suoi abitanti!”

Espanse ancor di più il suo cosmo nonostante la stanchezza la stesse facendo da padrona.
Ma Hel non indietreggiò e continuò a spazzare.

“Ogni tuo tentativo è vano, ragazzina! Il tuo cosmo per quanto espanso, è debole. Non puoi fermarmi! E ora…” –gettò la scopa a terra e alzò una mano nella direzione di Sasha- “che la malattia ti colpisca!”

Sasha avvertì dei brividi sulle braccia e sulla schiena.
Il viso si scaldò in maniera inusuale e le gote iniziarono quasi ad andarle a fuoco.

Urlò.

Urlò di dolore.

Dopo un paio di colpi di tosse cadde a terra esausta.
Hel si avvicinò al corpo ormai inerme della ragazza.
Era svenuta.
Le parlò come se la potesse ancora sentire.

“Questo è quello che attende tutti voi! La malattia si diffonderà rapidamente varcando i confini di città e continenti. Nessuno può fermarla, nemmeno Zeus, nemmeno tu! Sciocca ragazza!”

Finì di parlare e si risedette sullo scranno del sacerdote.
Le candele si riaccesero come per magia.
La sua ombra era tornata di dimensioni normali.
Tenne la scopa tra le mani e la osservò.

“Chissà il mio rastrello dove è finito! Quel giorno presi la scopa senza pensarci due volte ma feci l’errore di lasciare il rastrello sul marciapiede!”

Guardò il soffitto e ripensò al suo incontro avvenuto con Athena più di una settimana prima.

“Se le sue guardie non si fossero intromesse forse avrei potuto…”

Sospirò.

“Hel hai forse ripensamenti?”

La voce di suo padre Loki riecheggiò in tutta l’ampia sala.

“Padre io non… non oserei mai!”

Rispose coprendosi il volto d’istinto come se si aspettasse un attacco da parte dell’uomo.

“Porta a termine il tuo compito. La vittoria è ad un passo ma ancora non è nostra! Con la morte di Athena, gli abitanti della Terra non avranno più scampo. O adoreranno noi o moriranno e con loro, moriranno anche i cavalieri! Non deludermi!”

La voce svanì.
Hel rimase in silenzio.
Appoggiò le mani chiuse a pugno sulle ginocchia.
Tremava.

Guardò Sasha priva di sensi distesa qualche metro più avanti.

“Morte ad Athena! Ma dove sta l’Athena di questo tempo? Forse dovrei andare a cercarla io stessa ma sono certa che verrà lei da me.” –sogghignò- “ti aspetto Athena! Va icontro al tuo destino, incontro alla morte!”

La scopa le scivolò e cadde a terra con un tonfo sordo.
Anche lei aveva percepito la presenza di altre persone all’interno del tredicesimo tempio ma non si mosse.
Attese paziente con gli occhi puntati sul corpo di Sasha.

*****All’esterno del Tempio intanto*****

“Il cosmo di Sasha è scomparso di colpo!”

Disse Kardia preoccupato.
L’unghia dell’indice si era già allungata e aveva già assunto il color rosso sangue.

“Chissa che starà succedendo là dentro!” –aggiunse Manigoldo- “ma non mi preoccuperei scorpione; non dimenticare che c’è il mio maestro con lei e vi è anche il nobile Hakurei con la sua spada!”

Sorrise e si zittì.

“Tuttavia dobbiamo stare allerta! Qualcun altro dimora all’interno del Tempio e dubito che sia un nostro compagno!”

Cid assunse la posizione di guardia e si voltò indietro.

“Avverto anche un altro cosmo seppur lontano..” –fece una pausa e guardò in direzione dell’arena anche se non era visibile- “chissà dove è andata Lady Saori!”

Guardò Shura e tacque.

“Saori aveva alcuni affari da sbrigare e a noi non deve importare. Dobbiamo solo essere pronti ad agire”

Rispose l’altro cavaliere di capricorn prontamente.
Poi tra sé pensò:

“Milady temo che Sasha abbia bisogno di voi! Fate presto!” –si voltò a guardare il grande Tempio- “Loki il dio dell’inganno non lo abbiamo mai affrontato ma non è di lui che mi preoccupo. L’altro nome che ho letto su quei fogli… Possibile che ci sia davvero lei dietro a tutto questo? Se è così, allora siamo davvero spacciati; gli umani lo saranno ben presto! Che cosa fare dunque?”

“Shura…”

Aphrodite gli mise una mano sulla spalla.

“Eh? Perdonami Aphro, riflettevo!”

Il cavaliere dei pesci gli credette e non aggiunse altro ma aveva capito che qualcosa lo turbava.
Si sedette su uno dei gradini sottostanti.

“Quell’Albafica mi ha fatto davvero male!”

Si guardò le parti del corpo in cui le rose erano penetrate.
I fori erano appena visibili ma gli recavano non poco dolore.

“Albafica era un valoroso cavaliere! Ha difeso i nostri confini nella Guerra Santa contro Ade! Ha affrontato Minos di Griffon da solo e lo ha sconfitto!”

Disse prontamente Shion.

“Lo erano anche DeathMask, Mur, Shaka, Dohko e Camus!”

Aphrodite rispose piuttosto seccato.

“Anche Hyoga e Shiryu erano valorosi cavalieri! Tuttavia…”

Shun abbassò lo sguardo e pensò a Seiya.

“Dove ti sei cacciato, amico mio?”

Ikki rimase in silenzio appoggiato ad una colonna con le braccia incrociate.

“Shun ha ragione! La mancanza di Seiya non è normale; dovrebbe già essere qui! Accidenti… Dove si è cacciato?”

Guardò il cielo che iniziava a schiarirsi.
Stava ormai albeggiando.
Una fresca e leggera brezza si sollevo scompigliando i loro capelli.

“Comunque resto dell’idea che dovremmo entrare! Non è normale che il cosmo della divina Athena svanisca così, nel nulla. Non mi piace! Il nemico è la dentro con lei, dobbiamo eliminarlo!”

“Kardia rimarremo qui come ordinato.”

Gli disse El Cid guardandolo severamente.

“Eh? Mi sembri Dègel! Tutti a dirmi di aspettare come da ordini…” –sospirò- “Non mi muoverò da qui, puoi star tranquillo. Ma non credere che lo faccia perché me lo dici tu, El Cid!”

Si sedette accanto ad Aphrodite e lo osservò a lungo in silenzio e pensò:

“Quest’uomo mi ricorda Albafica tuttavia percepisco un malanimo dentro di lui. Qual è il suo passato?”

Poggiò il braccio destro sul ginocchio e il viso sul palmo della mano.

“Che situazione!”

Disse infine.

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Capitolo 17
*** Quando tutto ebbe inizio ***


Saori scese in fretta le scale del Santuario, si lasciò Rodorio alle spalle e andò in direzione del tempio di Zeus.
Ivi, all’esterno vi trovò Seiya.

“Milady!”

Disse inginocchiandosi quest’ultimo.

“Perché mi avete fatto venire qui? Sarei più utile ai miei compagni impegnati in battaglia, non crede?”

Lei sorrise.

“Sapranno resistere ancora un po’ senza il nostro aiuto. Ora abbiamo una cosa più importante da fare noi due! Seguimi!”

Entrò nel tempio seguita a ruota dal cavaliere di pegasus.

“Cosa ci facciamo qui?”

“Presto lo saprai!”

Si fermarono davanti alla statua di Zeus.
Saori congiunse le mani in preghiera ed espanse leggermente il suo cosmo invocando il nome del Re degli Dei.
Seiya si guardò intorno ma non accadde nulla.

Il tempio rimase in silenzio.

Saori ripetè invocò più volte Zeus finchè un lampo di luce per poco non scaraventò Seiya a terra.

“Athena! Aspettavo il tuo ritorno!”

“Sommo Zeus ho mandato Shura, cavaliere del capricorno a cercare alcuni documenti nella cittadina di Nikaria e abbiamo finalmente scoperto chi si cela dietro a tutto questo!”

Seiya a quelle parole spalancò gli occhi.

“Che cosa? Voi avete scoperto…”

Saori, con un gesto, lo zittì.

“Zeus, siamo qui per chiedere il vostro aiuto!”

Zeus non proferì parola.
Rimase per parecchio tempo in silenzio fissandola negli occhi.
Il cavaliere di bronzo palleggiò con lo sguardo dall’una all’altro.

L’aria era tesa e gli parve di vedere una leggera corrente elettrica passare tra i due Dei.

“Il nome, Athena!”

Lei, riluttante gli consegnò il foglio.
Sperava nel suo aiuto senza dover dare troppe spiegazioni; sarebbe solo stata una perdita di tempo ma Zeus non si scomoda così facilmente, doveva immaginarlo.

“Dunque colei che ha portato il virus nel mondo è la figlia di Loki!”

Gettò il foglio a terra e si avvicinò a Saori.
Iniziò a girarle intorno tenendo le mani dietro la schiena.
La fissò dall’alto verso il basso.

“Athena quale peso porti con te? Cosa ti turba?”

Lei strinse i pugni per un solo istante.

“Quella donna io l’avevo già incontrata!”

Seiya sgranò gli occhi e spalancò la bocca stupito.

“Nonostante la sconfitta di Chaos, il turbamento che albergava nel mio cuore non si placava. Sapevo che qualcun altro stava per minacciare la Terra. Il mio cuore mi mise in guardia!”

Zeus si fermò e con la sua figura eretta, le si parò davanti.
Erano a pochi centimetri l’uno dall’altra.

“Quel giorno uscìì a fare un giro accompagnata dalle guardia e una donna…” –si fermò e abbassò lo sguardo- “una vecchia col volto nascosto dal cappuccio mi parlò. Mi chiese aiuto in realtà ma una delle guardie le rispose in malo modo. Questa si alzò e si allontanò…”

“Continua!”

“Quella donna, aveva con sé solo una scopa ed un rastrello ma quando si allontanò da noi, prese in mano solo la scopa lasciando il rastrello abbandonato a terra. Mi sembrò strano il suo comportamento ma non me ne preoccupai più di tanto! Ho sbagliato!”

Seiya non poteva credere a quello che stava sentendo.

“Athena…”

Disse con un filo di voce senza farsi sentire da nessuno dei due.

“Mi stai dicendo che tutto questo è accaduto per colpa tua, Athena? Mi stai dicendo che non hai riconosciuto una divinità? Figlia di Loki tra l’altro!”

Lei annuì.
“Si! Il rapido dilagarsi della malattia nelle ore successive mi insospettì e così mandai Shura a fare delle ricerche.”

“Tuttavia non hai fatto nient’altro! Non hai provato a cercare tu stessa Hel, non sei venuta nemmeno da me. Per paura, forse?”

Saori guardò per un istante Seiya poi tornò a fissare negli occhi Zeus.

“Non avrei mai lasciato il Santuario senza prima essermi accertata della sua identità e non sarei mai venuta qui, senza alcuna prova!”

Zeus riprese a girarle intorno senza dire alcuna parola.
Lei lo seguì con lo sguardo.

“E il ragazzo? Perché è qui con te e non dove dovrebbe essere? A difendere il Santuario!”

“L’ho fatto venire qui, affinchè possa convincervi ad aiutarci mentre io tornerò al Tredicesimo Tempio! Sasha in questo momento, potrebbe avere bisogno di me!”

Il Dio si avvicinò a Seiya e lo guardò incuriosito poi si girò verso di lei.

“Athena, il tuo compito qui è finito! Torna al Santuario!”

Lei non disse nulla.
Fissò entrambi poi si avviò verso l’uscita.

“Athena! Molto sangue è stato versato al Santuario, troppo. Ma…” –fece una pausa e guardò il cavaliere di bronzo- “Non so se lo scettro di Nike potrà tornarti utile, non stavolta. Non so cosa possiate fare!”

Saori proseguì senza voltarsi.
Percepiva il dolore di Sasha e doveva affrettarsi a raggiungerla.

Il silenziò cadde all’interno del tempio.
Seiya mai si sarebbe immaginato di rimanere da solo, in udienza col Re degli Dei in persona.

“Dunque ragazzo?”

Questi trasalì.

“Si, io…” –si inginocchiò- “Sommo Zeus, ve ne supplico! Aiutateci; aiutate Athena, gli abitanti di Rodorio e coloro che dimorano su questa nostra terra!”

Zeus lo fissò negli occhi.

“Tutto qui?”

Il cavaliere non sapeva cosa dire.
Più che implorarlo, cosa doveva fare? Prostrarsi?

Zeus si allontanò da lui e una luce lo avvolse.

Seiya d’un tratto, vide altre tre imponenti figure palesarsi davanti a lui.

“Crono, Era, Estia! Vi ho convocato perché questo giovane chiede il nostro intervento!”

“Se non sbaglio, è un cavaliere! Che ci pensi lui!”

Disse lesto Crono sempre polemico.

“Zeus, perché ci hai chiamati? Non credi forse che sia giusto aiutare Athena e i suoi cavalieri?”

Chiese Estia con tono basso e triste.

“Non intendi aiutarli?”

Aggiunse Era.
“Se vi ho convocato, non è per un mio dubbio ma per una faccenda ben più grave!”

Tutti lo guardarono spaventati.
Il corpo di Seiya venne percorso dai brividi.

“E’ bene che sappiate che la nostra nemica è Hel, la figlia di Loki!”

Estia per poco non urlò.

“Hel hai detto! Ma allora gli abitanti della terra…” –si fermò e guardò Seiya. Il suo sguardo si rabbuiò- “Ma allora…”

“ALLORA COSA?” –gridò Seiya- “CHE COSA STATE ASPETTANDO? ATHENA STA ANDANDO A COMBATTERE MENTRE NOI STIAMO QUI A PARLARE! PERCHE’? SE DOVETE DISCUTERNE, TANTOVALE CHE ANCHE IO VADA AL SANTUARIO AD AIUTARE I MIEI AMICI!”

Fece un paio di passi poi la voce autoritaria di Zeus lo fermò.

“Seiya, tu non capisci!”

“CHE COSA NON CAPISCO?” –strinse i pugni poi fece un profondo respiro e abbassò il tono- “Che cosa sta succedendo? Che cosa vi preoccupa tanto?”

Fu Estia a parlare.

“Mi duole dirti che Hel è la Dea della pestilenza, della malattia e per estensione dei morti!”

Seiya si irrigidì e tremò.

“La Dea dei… MA ALLORA COSA ASPETTATE? VENITE CON ME AL SANTUARIO!”

“Seiya!”

Stavolta fu Era a parlare.

"Voglio farti una domanda!”

Lui ne sostenne lo sguardo.

“Come si ferma un’epidemia che in pochi giorni si è tramutata in pandemia?”

Ma lui non seppe rispondere.
Aveva ormai capito cosa gli stavano dicendo.
Anche se avessero sconfitto Hel, quel virus nessuno di loro avrebbe potuto fermarlo nemmeno unendo i loro poteri.
Sperò con tutto il cuore di aver capito male.

“Voi mi state dicendo che…” –fece una pausa e si lascò cadere a terra col viso tra le mani- “Allora non abbiamo più speranze! Ne gli abitanti del Santuario ne l’intera popolazione di questo pianeta!”

Digrignò i denti e tirò un pugno sul pavimento.

Estia gli si avvicinò, fermandosi a circa un metro di distanza.

“Purtroppo non siamo in grado di fermare un virus pandemico. E’ una malattia divina e pertanto, deve fare il suo corso”

“Il suo corso… Così facendo, milioni di persone si ammaleranno e moriranno. E’ questo il nostro destino? Perché?”

Le lacrime iniziarono a solcargli il viso.

“Il tuo posto non è qui con noi ma accanto alla divina Athena. Ora va, Pegasus!”

Con un cenno di mano, intimò al ragazzo di lasciare il suo tempio.

Seiya si alzò in piedi traballante e lentamente si avviò all’uscita.
Con una mano si asciugò gli occhi poi si mise a correre verso Rodorio.

“Forse non potremo fermare il virus, ma possiamo ancora fermare quella Hel! Ma se davvero è pericolosa come dicono… La Dea dei morti come se Ade non fosse sufficiente!”

Si disse tra sé continuando a correre e vide dei ragazzini con lo zaino in spalla attraversare il parco.

“Dobbiamo fermare quella Dea anche per loro! Costi quel che costi, proveremo a salvare più vite possibili, dovessimo attingere la forza dall’ultima goccia di sangue che ci rimane in corpo!”

Fece un verso di stizza e prese a correre ancora più veloce.

“Hyoga, Shiryu, Ikki, Shun resistete; sto arrivando!”

Il solo pensiero che uno di loro potesse essere stato infettato o peggio, morto, gli penetrò nella mente come se una freccia lo avesse colpito proprio in testa.

“NO! Loro sono cavalieri della Dea Athena e sanno come affrontare le cose!”

Guardò il cielo.
Il sole ormai si era levato completamente.
Dovevano essere circa le 7.30 quando arrivò al Santuario.

Non trovò nessuno in giro.
Deglutì e si avviò verso il Grande Tempio.

Per poco non gli venne un colpo quando vide il corpo di Mur a terra.
Gli si inumidirono di nuovo gli occhi.

“Grande Mur…”

Fece un altro verso di stizza e percorse le case a gran velocità.
Non trovando Shiryu alla decima si rallegrò.
Pensò che i suoi amici più cari, lo stessero aspettando alla tredicesima casa poi entrò nell’undicesima.

“HYOGA, CAMUS! NO”

Corse verso il corpo senza vita del cigno, scivolò sul pavimento ghiacciato e ne sollevò il busto.

“HYOGA!”

Gridò il suo nome per quattro o cinque volte sperando di ridestarlo ma il cavaliere non stava dormendo.
Lo rimise a terra delicatamente poi guardò i corpi di Camus e di un altro cavaliere a lui sconosciuto congelati.

Riprese il suo cammino verso il Tempio e trovò il pavimento della dodicesima casa cosparso di petali di rose e gambi spezzati.

Durante la salita, aveva trovato i corpi senza vita anche di Death, Shaka e di altri cavalieri che non conosceva.

Le lacrime fecero da padrone per tutto il tempo.

Si bloccò quando sentì il cosmo di Saori espandersi oltre ogni limite.
Corse più veloce della luce e raggiunse gli altri.

“ECCOLO!”

Gridò Shun tutto contento.

“Dove ti eri cacciato?”

Chiese Ikki con tono tutt’altro che amichevole.

“Ero con Lady Saori al tempio di Zeus e…” –fece una pausa e si voltò di 360° guardando stupito la quantità di cavalieri lì presenti- “E questi?”

“E’ una storia troppo lunga da raccontare, Seiya. Ora tieniti pronto! Milady avrà presto bisogno di noi!”

Disse Shura per chiudere il discorso quanto prima.

“Ma il suo cosmo…”

Il Capricorno lo zittì.

“Lo abbiamo avvertito ma lei ci ha detto di aspettare qui. Comunque non è sola all’interno del Tempio se ciò può rincuorarti!”

“Non è sola? Allora Shiryu e Dohko…”

Shun gli mise una mano sulla spalla.

“Loro non ci sono più…” –disse con gli occhi lucidi- “Dentro ci sono il sommo Sage e il nobile Hakurei!”

“Quest’ultimo era il mio maestro anni fa e Sage è suo fratello! L’ex grande sacerdote”

Disse Shion prontamente prima che il cavaliere potesse chiederlo.

“Seiya stavi dicendo qualcosa riguardo a Zeus o sbaglio?”

Gli chiese poi l’ariete incuriosito.
Il ragazzo annuì.

“Si! Milady ed io ci siamo ritrovati al tempio di Zeus e lei lo ha invocato. Gli ha spiegato la situazione e prima che lei tornasse qui, mi ordinò di convincerlo ad aiutarci!” –si rabbuiò e abbassò lo sguardo- “Ha convocato altre tre divinità e si son consultati ma…”

“MA?”

Chiesero quasi tutti in coro.

“Ma quando capirono la situazione e lui pronunciò il nome della Dea che…”

“ORA BASTA SEIYA!”

Intimò Shura.
Il cavaliere di bronzo lo guardò esterrefatto.

“Che ti prende, si può sapere? Comunque stavo dicendo…”

Ma Shura gli mise l’indice sulla bocca con un gesto rapido.

“Saori ha chiesto a me personalmente di non dire quel nome per ora quindi non farlo nemmeno tu o dovrò farti tacere a modo mio!”

Lo guardò severo e Seiya si zittì.

“Non sapevo… Mi dispiace!”

“Così va meglio, ora aspettiamo!”

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Capitolo 18
*** Imminente disfatta ***


Saori si inginocchiò accanto a Sasha, mise le mani sul suo grembo e iniziò ad espandere il cosmo.
La luce dorata le avvolse entrambe.
Hel rimase in silenzio ad osservare la scena.

“Sciocca ragazzina anche se riesci a risvegliarla per voi è la fine!”

Disse rimanendo seduta sullo scranno del Sacerdote.

“Hel, hai disonorato questo luogo mettendoci piede e quello scranno di certo non ti appartiene!”

Continuò col suo cosmo a riscaldare Sasha finchè non le vide muovere, anche se di poco, le dita della mano destra.

“Menomale!”

Sorrise.
Hel fece un verso derisorio nei suoi confronti.

“E così questo trono non mi appartiene, vero Athena?” –indicò lo scettro di Nike- “Quello non ti servirà! Il tuo cosmo non può nuocermi nemmeno se si unisse a quello di tutti i cavalieri presenti al Santuario! Sciocchi! Per voi la fine è prossima! ARRENDITI!”

“Ti sbagli; mi sarà molto utile e proprio con esso io ti sconfiggerò!”

Lo puntò in direzione della donna.
Si trovavano a circa quattro metri di distanza l’una dall’altra.

“Che le tue malefatte cessino ora!”

Ampliò nuovamente il proprio cosmo tenendo lo scettro saldo in mano e proteso verso Hel.
L’intero Tempio venne avvolto da una luce dorata visibile persino all’esterno anche se era giorno.

“Guardate!”

Disse stupito Shun indicando le pareti esterne.

“Si stanno illuminando d’oro! Questo cosmo…”

Continuò poi Shion.

“E’ senza dubbio il cosmo di Lady Isabel!”

Gli fece eco Sage.
Era ritornato da loro su ordine di Saori assieme al fratello Hakurei.

“Athena in questo momento sta combattendo contro il nemico ma mi chiedo che ne sia di Sasha, non percepisco più il suo cosmo da diverso tempo ormai!”

Disse infine preoccupato Sage.

“Maestro, forse è l’ora di intervenire! Non che gradisca non rispettare un ordine della divina Athena ma…”

“No Manigoldo! Non è ancora tempo di agire! Dobbiamo ancora aspettare!”

Si voltò poi verso il tempio e per un secolo secondo, gli parve di avvertire il cosmo di Sasha.
La ragazza nel frattempo aveva ripreso i sensi ma ancora era troppo debole per alzarsi.
L’immagine sfocata di Saori, circondata dalla luce dorata le rendeva ancora più difficile vedere avendo la vista già offuscata.

“S…Saori!”

Non ottenne risposta.
Con lo scettro di Nike puntato sul nemico e il cosmo ormai espanso sino al limite, Saori esternò tutta la sua potenza e un bagliore di luce colpì in pieno Hel.

“Hey, la luce è sparita!”

Urlò Kardia.
Sage e Hakurei si scambiarono un’occhiata veloce.

“Possibile che finalmente…”

Rimasero tutti in attesa di notizie.

“Non devi muoverti Sasha, sei ancora debole.” –disse avvicinandosi a lei pur sapendo che non sarebbe stato così facile sconfiggere una divinità- “Ora resta ferma!”

Appoggiò lo scettro sul suo busto e una nuova luce dorata le avvolse.
Sasha iniziò a percepire gli effetti del cosmo di Athena e del potere di Nike.
Iniziò a sentire nuovamente le punte dei piedi e delle dita e, aiutata da Saori, si rialzò.

“Ti ringrazio, Saori! Sono in debito!”

“Non ringraziarmi piuttosto, aiutami a sconfiggere una volta per tutte Hel!”

Puntò nuovamente lo scettro in direzione dello scranno.
Da lì, provenne una risata fragorosa.

“Sciocche! Quel colpo non mi ha fatto nemmeno il solletico! Forse non avete ancora capito con chi avete a che fare!” –fece una pausa, si alzò e prese un oggetto da dietro lo scranno- “La riconosci Saori? Grazie a questa scopa, il mondo cadrà in disgrazia e i suoi abitanti andranno incontro alla morte!”

Rise nuovamente.

“Quella scopa…”

Saori spalancò gli occhi e ritrasse lo scettro.

“Saori, che ti prende?”

“E’ colpa mia se è successo tutto questo! Se la mia guardia non avesse…”

“Stupida! La tua guarda non centra niente anche se inveire contro una povera anziana mendicante, non è molto rispettoso!” –si ferma per un istante e osserva la sua scopa- “Mio padre già da tempo aveva gli occhi puntati su Rodorio e sul Santuario. Tutti a parlare di amore e giustizia! BLEAH! Quelli che parlano di amore, sono gli stessi che una volta morti, il Valhalla non accetta e di conseguenza vengono affidati a me. Lo scarto dell’umanità!”

Lo sguardo delle due ragazze si fece grave.

“Sbagli nuovamente Hel! Parlano di amore e giustizia perché è ciò in cui credono proprio come i cavalieri e le sacerdotesse che dimorano qui al Santuario! Gli esseri umani, hanno diritto di vivere tanto quanto lo abbiamo noi. Non importa se siano un semplice mercante o un altolocato; hanno gli stessi diritti!”

“PUAH!”

Hel fece il verso dello sputo.

“Date troppa fiducia agli esseri umani per i miei gusti! Non sono altro che esseri insulsi senza alcun potere. Ambiziosi, testardi, violenti ecco cosa sono per me! Porrò fine a tutto questo grazie al virus che ho diffuso; virus che non risparmia nemmeno i tuoi cavalieri, Athena!”

Si avvicinò pian piano alle ragazze scopando il pavimento.

“Saori, stai indietro!”

Sasha le si mise davanti anche se a fatica.

“Sasha…”

“Hai visto gli effetti che quella scopa ha avuto su di me. Il cosmo di Athena non basta purtroppo, nemmeno se fosse doppio!”

“Tuttavia non possiamo permetterle di uscire da qui! Sono andata a colloquio con Zeus ma lui…” –si rattrista- “Non credo che ci aiuterà!” “Vorrà dire che dovremo fermarla noi!”

In quel momento, Hel con l’aiuto del manico della sua scopa le divise.

“Ancora non volete capire, eh! Nemmeno l’intervento del grande Zeus cambierà le sorti dell’umanità! Non avete ancora capito cosa sta accadendo nel mondo!”

Saori le si avvicinò con lo scettro ben saldo nella mano e nuovamente amplificò il suo cosmo.

“Sasha, insieme!”

Quest’ultima le si avvicinò ma prima, con un gesto del braccio, scostò Hel che indietreggiò di qualche passo.

“Insieme!”

Unì le mani ed espanse il suo cosmo.

“Sasha! Allora è ancora viva!”

Gridò contento Hakurei.

“I cosmi delle due Athena si stanno fondendo! Che potenza!”

Disse Sage stupefatto.

Tutti guardarono il tempio nuovamente avvolto dalla luce dorata.
Stavolta più intensa, quasi accecante.

“Stupide! I vostri cosmi uniti sono foglie al vento per me.”

Riprese a spazzare noncurante dello scettro di Nike che aveva puntato su di sé.
Vide nuovamente un lampo di luce andarle incontro ma non si mosse.

“Forse…” –Saori respirò affannosamente- “Forse stavolta…”

“AHAHAHAHAHAHAH stavolta niente cara la mia Athena! Potrete provare a colpirmi all’infinito ma nessuna tecnica ha effetto su di me!”

Riprese a spazzare.
Sasha e Saori rimasero di stucco.
Allora davvero non potevano sconfiggerla!

“Saori, è il momento!”

Shion si sentì chiamare nella sua testa da Saori in persona.

“Milady!”

“Shion, è arrivato il momento che i cavalieri congiungano i loro cosmi con quello di Athena! Raggiungeteci! Fate presto!”

“Ascoltatemi tutti, dobbiamo andare, ordine di Saori!”

Shura lo guardò perplesso.

“Non sono pazzo se è questo che stai pensando!” –varcò l’ingresso del tredicesimo tempio e urlò ai compagni- “Ha usato la telepatia per mettersi in contatto con me, seguitemi!”

I vari sguardi si incrociarono.
Shion stava forse impazzendo o diceva il vero?
Cosa fare?
La situazione era molto delicata.

“La fiducia di un cavaliere, va riposta nei compagni! Andiamo!”

Dopo quelle parole, tutti seguirono Sage.

“MILADY!”

Shion prese al volo Saori prima che si accasciasse a terra di peso.

“Milady che cosa vi è successo?”

“Shion dovete fare molta attenzione. Abbiamo sottovalutato il potere di Hel, figlia di Loki!”

“E così, quella è Hel!”
Disse l’ariete.

“Athena, io vi chiedo scusa ma Zeus non verrà in nostro aiuto!” –Seiya strinse la mano destra a pugno e digrignò i denti fin quando non sentì il sapore del proprio sangue in bocca- “Io ho fallito! Vi ho deluso! Perdonatemi!”

“Non hai colpe Seiya! Ho insistito io affinchè tu rimanessi nel suo tempio per convincerlo ma sapevo di servire qui!”

Osservò Sasha reggersi in piedi traballante grazie all’aiuto di Sage.

“Lady Sasha!” –disse quest’ultimo tenendola per un fianco- “Che cosa possiamo fare se nemmeno il cosmo della divina Athena può fermarla?”

Guardò Hel con disprezzo.

“Quella sarebbe la nostra nemica?” –Manigoldo sghignazzò seguito da Kardia- “E che ci vuole?”

Come suo solito, si scaraventò senza pensarci contro di lei.

“MANIGOLDO FERMATI!”

Urlò Sage portando in avanti la mano sinistra.
“Questo è per Sasha!”

Sferrò un pugno che però colpì l’aria e si fermò a pochi centimetri dalla Dea dei morti.

“Stupido ragazzino impertinente!”

Si mise a spazzare girandogli attorno.

“Manigoldo, devi starle lontano!”

Disse Sasha.

El Cid intervenne strattonandolo e facendolo arretrare.

“Dovresti sapere che non si attacca mai senza prima avere un buon piano, Manigoldo!”

Gli disse con voce ferma e sguardo serio.

“Non ho bisogno che tu mi dia lezioni sulle tattiche di guerra! Ma quella vecchia…” –fece una pausa e guardò Hel in malo modo- “Ha fatto del male sia a Lady Sasha che a Lady Saori e sta uccidendo centinaia di persone!”

“Centinaia? Che ingenuo! Ad oggi le vittime sono decine di migliaia e a quanto ne so, ce ne sono state parecchie anche qui al Santuario!”

Shion non ci vide più e attaccò assieme a Seiya.

“FULMINE DI PEGASUS!”

“RIVOLUZIONE STELLARE!”

Direzionarono i colpi verso di lei.
Non si mosse.
Subito dopo, vide correre con la spada in avanti Hakurei.
Non si mosse nemmeno in quell’occasione.

“Ora che sei distratta, porrò fine a tutto questo grazie a questa spada impregnata del sangue della Dea Athena!”

Hel rise di gusto.

“Puoi provarci, vecchio!”

Un colpo di fendente la sfiorò ma lei non riportò alcun danno.

“Che cosa? E dire che avevo puntato dritto alla sua gola! Che diamine succede?”

Hakurei tentò nuovamente di ferirla con un altro fendente stavolta indirizzato verso il cuore.
La spada andò a vuoto anche stavolta.

“Io non capisco!”

“HAKUREI ALLONTANATI!”

Sage gli mostrò alcuni sigilli di Athena che teneva tra le mani.
Con un balzo, Hakurei gli fu accanto.

“E’ tutta tua fratello, io ho fallito e con me, anche la mia spada!”

“Siete testardi! Non ha funzionato una spada sacra, non funzioneranno quei pezzi di carta più vecchi di me!”

Guardò entrambi con disprezzo e li sbeffeggiò.
Sage alzò il braccio e lanciò i sigilli nella direzione di Hel.

“Forse la spada non ti avrà fatto danno ma questi sigilli ti intrappoleranno! Intrappolarono Hades tempo addietro, funzioneranno anche con te!”

I sigilli la circondarono ed Hel per un istante si sentì quasi in trappola.
Provò ad afferrare uno dei sigilli ma fallì.

“Che cosa…”

A terra poi vide la sua scopa; si chinò e la raccolse.
Iniziò a spazzare proprio d’innanzi a loro.
I sigilli a mezz’aria le impedirono tuttavia di fare un solo passo avanti.

“Dunque Hel, direi che finalmente di abbiamo messo con le spalle al muro!”

“Tu mi sottovaluti vecchio! Io sono Hel, figlia di Loki l’ingannatore!”

Lesta fece roteare la scopa che colpì i sigilli.
In poco tempo, questi caddero.
La carta che era di un giallo quasi sbiadito, era ormai diventata nera.

“NON E’ POSSIBILE!” –urlò Sage- “nemmeno i sigilli impregnati del sangue della divina Athena hanno effetto su di lei! Che sia davvero imbattibile?”

“Sage, dobbiamo riunirci tutti ed espandere all’unisono i nostri cosmi; solo così potremmo avere una possibilità!”

Disse Sasha con un filo di voce.
Sage la condusse accanto a Saori e ordinò a tutti di riunirsi.
Chiusero gli occhi ed iniziarono ad espandere i cosmi.
La temperatura della stanza aumentò di qualche grado e la luce dorata avvolse nuovamente quelle mura.

Athena, cavalieri d’oro e di bronzo, Sage ed Hakurei espansero i loro cosmi oltre il limite.
Il calore nella stanza aumentò considerevolmente.
La potenza di tutto quei cosmi riuniti in uno unico, si sprigionò sottoforma di fasci di luce.
Una luce che accecherebbe all’istante chiunque la guardi.

Hel approfittò della situazione per tornare a sedersi sullo scranno.

“Forza considerevole ma non basterà ed io mi sto scocciando!”

“Rimanete concentrati!”

Saori aprì le braccia e così fecero tutti gli altri.
L’energia era ora sottoforma di un unico, enorme fascio di luce.
Nessuno di loro aprì gli occhi.
Lo indirizzarono verso Hel che si trovava esattamente davanti a loro.
Sprigionarono il cosmo e quel fascio luminoso si scaraventò come uno tzunami contro il nemico.

Un forte boato gli fece capire che il colpo era andato a segno.

Riaprirono gli occhi e videro solo fumo là dove prima si trovava lo scranno.

“E’ finita dunque!”

Disse Hakurei.
Shun ebbe un crollo emotivo e si lasciò cadere a terra.
Era sfinito e come lui, tutti.

Ma prima che potessero esultare, Ikki disse:

“GUARDATE LA, E’ IMPOSSIBILE!”

Indicò lo scranno e dal fumo che si stava diradando, intravidero la figura di Hel ferma immobile.
Una risata provenne dalla nube; la battaglia non era ancora finita…

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Capitolo 19
*** Nemico insormontabile ***


“MA ALLORA E’ DAVVERO IMBATTIBILE!”
Urlò Hakurei.

“Dimenticate che sono una divinità e la mia arma è proprio questa!” –indicò la scopa- “Il vostro destino, così come quello di ogni essere umano, è stato segnato non appena iniziai a spazzare le strade di Rodorio. Questo virus che sta dilagando non si fermerà. La Terra è destinata ad una nuova, mortale pandemia! Non possono nulla le due Athena qui presenti, figurarsi voi semplici uomini.”

El Cid si scambiò un’occhiata con Ikki che scattò verso Hel per lanciare il suo Phoenix genmaken così da colpire direttamente il cervello dell’avversario mentre il capricorno, usò nuovamente la sua Excalibur.

“Noi non siamo semplici uomini, Hel. Noi siamo cavalieri di Athena! Siamo Santi d’oro e di bronzo! Non avremo un potere divino ma non per questo ci tireremo indietro. Ti sconfiggeremo qui ed ora! EXCALIBUR!” –la ttaccò con tutta la forza che gli era rimasta- “Adesso, Ikki!”

“PHOENIX GENMAKEEEEN!”

Di nuovo, i colpi sembrarono andare a segno ma Hel si mise a ridere.

“Illusi! Vi ho già detto qual è il mio potere; i vostri colpi non possono ferirmi in alcun modo!”

Si avvicinò ai due cavalieri e iniziò a spazzare il pavimento girandogli attorno.

“El Cid, Ikki allontanatevi da lei; non permettetele…” –a Sasha morirono le parole in gola. Si mise una mano sul cuore. Una fitta improvvisa la fece accasciare a terra- “c’è solo un modo per porre a fine tutto questo. La sua…”

Svenne.

“NO MILADY!”

Sage la resse tra le braccia e la adagiò a terra delicatamente poi si rivolse a Saori.

“Divina Athena cosa dovremmo fare adesso? Ci è impossibile avvicinarci per colpirla e Sasha…”

Abbassò lo sguardo e si rabbuiò.

“Sasha ha combattuto con lei per più tempo; è rimasta sola in questa stanza ed esposta alla sua scopa troppo a lungo. Il virus ormai fa parte di lei!”

“Ma allora anche lei impazzirà…” –Hakurei afferrò nuovamente la sua spada- “non possiamo permetterlo! Trovate una soluzione, ve ne prego!”

Saori si prese del tempo per riflettere sulle parole di Sasha.
Aveva trovato il punto debole di Hel ma qual’era?
La vecchia continuò a spazzare avvicinandosi sempre di più a loro.
Tutti la guardarono attoniti ed inermi.
Persino Regulus, il più forte tra i cavalieri d'oro, nulla poteva.

Attaccarla era fuori discussione; ogni loro colpo, sarebbe andato a vuoto.

Era questa la fine dei cavalieri dunque?

Sasha era k.o. e Saori non aveva idea di come procedere.

“Ve lo ripeto: non potete nulla contro Hel, Dea della sventura e di morte! Potrete provare a colpirmi all’infinito ma le forze vi stanno venendo meno e il mio virus presto avrà la meglio sui vostri corpi umani. Non siete altro che carne da macello per me!”

Saori non seppe controbattere.
Ogni loro tentativo di attacco fu vano.
Cercò lo sguardo di Seiya.

“Milady, noi siamo con voi e combatteremo fino alla fine. Che il nostro sangue possa sporcare il pavimento del Tempio se servirà a fermarla!”

Sentendo quelle parole, Athena sorrise.
Avevano affrontato così tante battaglie che ormai aveva perso il conto.
Sangue, sudore e lacrime sono stati versati spesso al santuario eppure erano ancora lì riuniti per difendere la Terra.

Un’ultima volta probabilmente!

“Un’ultima volta…”

Si disse a bassa voce.

Seiya tenne gli occhi puntati su di lei.
Sapeva che avrebbe combattuto al loro fianco finchè avrebbe avuto aria nei polmoni e sangue nelle vene.

“Milady…”

Pensò e poi strinse il pugno con determinazione.

“Forse hai ragione Hel! Forse il tuo potere è nettamente superiore al nostro!” –sorrise e spostò il suo sguardo su di lei- “ma non sei la prima divinità che fronteggiamo e se c’è una cosa che ho imparato in tutti questi anni di battaglie...” –fece una pausa e si voltò verso i presenti nel salone- “è che anche le divinità hanno una debolezza e tu, ce l’hai detta prima!”

“Sciocco ragazzo! Io vi avrei detto qual è la mia debolezza? Sentiamo, cavaliere di Pegasus!”

Continuò a tenere la scopa stretta tra le mani.
Manigoldo fece un tuffo nei ricordi dopo le parole dette dal cavaliere di bronzo.
Dopotutto, anche lui era riuscito a colpire Thanatos con un pugno.
Sorrise soddisfatto.

“Il ragazzino ha ragione. Io stesso ho colpito un Dio con queste stesse mani!” –si mise a ridere e gli altri lo guardarono perplessi- “e si che speravo che finisse molto prima tutta questa storia. Hel tra queste mura noi ti sconfiggeremo; INSIEME!”

Sage lo guardò ma non gli disse nulla.
Gli occhi del cavaliere del cancro, parvero ardere di determinazione.

“Maestro! Anche stavolta, spero di andare a segno e lo farò per Seiya!”

“NO MANIGOLDO!”

Si scagliò contro Hel e fece per tirarle un pugno ma all’ultimo si scostò e le fu alle spalle.
La dea voltò il viso verso di lui.

“Che cosa pensi di fare, cavaliere?"

“Questo!”

Rispose Seiya approfittando dell’attimo di distrazione.
Le tolse la scopa dalle mani.
“NO CHE COSA VUOI FARE? LASCIA QUELLA SCOPA, MALEDETTO!”

Hel digrignò i denti e fece un passo avanti ma Manigoldo la bloccò afferrandola sotto le spalle.

“Quella bella scopa sarà anche divina ma ha il manico di legno come tutte le altre, presumo!”

Disse il cavaliere del cancro con un sorriso enorme sul viso.

“NOOOOO VOI… NON POTETE!”

Cid prese la scopa e con un fendente, spezzò il manico in due.

“NOOOO CHE COSA AVETE FATTO? VOI STUPIDI! LASCIAMI!”

Il capricorno poi passò i due pezzi a Saori che, rimanendo in silenzio, espanse il suo cosmo.
Ogni impurità presente nella scopa, si sollevò come polvere nera al vento poi il tutto si dissolse in pochi secondi.
Rimise a terra i resti di quella che ormai era una normalissima scopa, prese lo scettro di Nike e lo puntò verso Hel.

“Come vedi hai sottovaluto troppo gli uomini! Saremo anche divinità ma basta un solo secondo di distrazione per perdere uno scontro. Ed ora Hel io, Dea Athena, porrò fine a tutto questo!”

Espanse nuovamente il suo cosmo avvolgendo l’intero tempio con la sua luce benevola e tiepida.

“Hel senza la tua scopa sei alla pari di un essere umano!”

Lo scettro di Nike si levò in aria e avanzò verso il nemico.
Quando fu a pochi centimetri da esso, sprigionò diversi fasci di luce a raggiera che iniziarono a girare in senso antiorario.
Hel guardò stupita e spaventata il tutto.
Le braccia protese in avanti tremarono.
I palmi delle mani iniziarono a sudare.

Guardò Saori e le rivolse le sue ultime parole.

“Mi avete messo alle strette, lo ammetto; ma anche se mi avete sconfitta, avete comunque perso questa battaglia!”

Sorrise poi afferrò lo scettro.
La mano destra iniziò a bruciarle e, in mezzo a quei fasci di luce, scomparve.
La luce si affievolì così come il cosmo di Saori.
Lo scettro tornò da lei e lo prese in mano.
Si accasciò a terra per lo sforzo e la stanchezza.

“Milady!”

Disse Seiya inginocchiandosi al suo fianco.

“Sto bene! Ho dovuto infondere tutto il mio potere divino nello scettro per poterla sconfiggere. Ho prosciugato tutto il mio cosmo ma alla fine, Athena Dea della giustizia ha vinto assieme ai suoi cavalieri!”

Si rialzò con l’aiuto del cavaliere di bronzo.
Una serie di fulmini poco dopo si scagliò contro lo scranno del grande sacerdote.

“Ma che…”

Sage e Hakurei non finirono la frase e come gli altri, rimasero a bocca aperta.

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Capitolo 20
*** Uomini ***


Tutti i presenti si inchinarono.
Zeus in persona era apparso innanzi a loro.
Li guardò uno ad uno e non parlò.

“Oh Zeus, voi qui…”

Hakurei basito non terminò la frase.
Il Dio fece qualche passo avanti sorpassò Sage che ancora reggeva il corpo di Sasha e si fermò davanti a Saori.

“Ebbene?”

“Hel è stata sconfitta non grazie a me, ma grazie a tutti loro!”

Indicò i cavalieri alle sue spalle.

“Sconfitta tu mi dici!” –mise le mani dietro la schiena- “ne sei sicura, Athena?”

La ragazza non battè ciglio e il tono della voce rimase immutato.

“Ho dovuto infondere il potere di Athena nello scettro per porre fine alla sua infamia ma non ci sarei mai riuscita se Seiya e gli altri non l’avessero distratta e disarmata!”

Indicò i resti della scopa gettati a terra.
Zeus li osservò a lungo ed in silenzio poi spostò lo sguardo su Sasha.
Sage prese parola.

“Mio signore Sasha sta molto male. Ha affrontato da sola Hel e questo è il risultato!”

“Lo vedo! Ma la mia visita…” –i suoi occhi incrociarono nuovamente quelli di Saori!- “non è di cortesia. Mi duole dirvi, Athena, che il nemico è stato sconfitto ma noi abbiamo perso comunque.”

Diede le spalle a tutti e si avviò verso lo scranno del sacerdote.

“Ma come abbiamo perso comunque? La nostra preda è stata abbattuta!”

Disse Kardia.
Zeus si voltò per un secondo verso di lui.

“Dimmi Kardia dello scorpione: chi era Hel?”

Il cavaliere spalancò gli occhi e mugugnò.

“Hel, figlia di Loki, Dea dei morti e portatrice di sciagura e malattia!”

Tacque e strinse i pugni; le mani gli tremarono per la pressione esercitata.

“Che cosa vuol dire che abbiamo perso? Lei è stata sconfitta; è svanita sotto ai nostri occhi!”

Pensò.

“Hai detto bene; è colei che porta sventura e malattia. Non dimenticarti che il virus con cui abbiamo a che fare, è di origine divina!”

“Ma ci sarà un modo per debellarlo!”

Ribattè lo scorpione.
Zeus fece un impercettibile sospiro.

“Purtroppo, né io, ne Athena e nemmeno lo scettro di Nike possiamo fare qualcosa a riguardo.”

Regulus fece un passo avanti verso di lui e Sisifo lo seguì con lo sguardo.

“Quindi state dicendo che…”

Ma Zeus fece tacere il giovane leone con un gesto della mano.

“Che non possiamo contrastare questo virus, si! Pare che ogni tot anni, la Terra sia destinata ad affrontare una nuova pandemia. Se sia tutta opera di Hel, non ci è dato saperlo! Noi non possiamo far altro che monitorare la situazione e assicurarci che Loki ed i suoi figli, non siano più una minaccia per gli esseri umani e per noi stessi!” –si voltò e guardò Saori- “Athena, affido nuovamente a te il compito di vegliare su questo vasto mondo. La giustizia dovrà prevalere sempre.”

“Ho sempre combattuto per e affianco agli umani e così continuerò a fare!”

Strinse con forza lo scettro di Nike.

“Non ne dubito! Per quanto riguarda il virus, dobbiamo solo attendere che diventi endemico e, col passare del tempo, che i suoi effetti si affievoliscano.”

“Rimanere con le mani in mano e vedere gli uomini morire uno dopo l’altro finchè il tutto non si placherà. Questo state dicendo. Noi dovremmo solo rimanere fermi a guardare; un cavaliere non si comporta così!”

Ribattè Seiya con tono seccato.
Kardia annuì e come lui anche Manigoldo e Regulus.
Sisifo e Aiolos si scambiarono un’occhiata accondiscendente.
Aiolia si avvicinò al cavaliere di Pegasus e gli mise una mano sulla spalla.

“Seiya, lascia perdere. Il compito che ci è stato affidato è di vegliare, null’altro. Io neppure amo rimanere con le mani in mano ma non possiamo far altro che aspettare e sperare che le cose volgano al meglio quanto prima.”

Zeus prese parola.

“Un cavaliere deve anche sapere quando deporre le armi, Seiya!” –si avvicinò a Sasha e si chinò verso di lei. Le alzò il viso con la mano destra- “Sasha, assieme a Sage, Hakurei e agli altri cavalieri avete fatto un ottimo lavoro e combattuto bene ma ora è il momento di dire addio. Il nemico è stato sconfitto e questa è una cosa buona!”

Sasha aprì gli occhi e sorrise.
Non aveva la forza di parlare ma strinse il braccio di Sage che la aiutò a rialzarsi.
Zeus fece poi allontanare Seiya, Saori, Shun ed Ikki mentre face radunare tutti gli altri sul lato sinistro del salone.

“Divina Athena! Cavalieri! Io vi ringrazio per il vostro operato. Sangue innocente purtroppo è stato versato in alcune delle dodici case ma non poteva andare diversamente; ogni battaglia, si paga col sangue! Ora vi attende il riposo che meritate.”

Shun si commosse e iniziò a piangere guardando uno ad uno i loro compagni.
Ikki rimase a braccia conserte ed in silenzio ad ascoltare mentre Seiya, per tutto il tempo, tenne i pugni serrati.
Saori non si mosse; si limitò a guardare Sasha.
Le due si sorrisero.

“Grazie!”

Disse a bassa voce con gli occhi lucidi.

“Addio prodi cavalieri!”

Con un battito di mani, Hakurei e gli altri vennero investiti da una gabbia di fulmini e sparirono dopo pochi secondi.

Manigoldo non perse l’occasione di sorridere un’ultima volta.
Aveva potuto toccare con mano un’altra divinità e poteva ritenersi soddisfatto.

“Saori, cavalieri!” –il tono di Zeus si fece più autoritario- “presto nuovi compagni presiederanno le dodici case. Sono convinto che altre insidie attendono dietro l’angolo pazienti e celate alla nostra vista ma per ora, la priorità resta tenere confinati Loki e i suoi figli! Penserò io a ciò mentre voi continuerete a difendere gli uomini e le donne di questo pianeta! Addio”

Un fulmine lo colpì in pieno e anche lui svanì.
Ikki si avvicinò a Shun visibilmente scosso e gli poggiò una mano sulla spalla.

“Andiamo!”

Lo fece alzare, si inchinarono a Saori e si lasciarono il Tempio alle spalle in silenzio.
Seiya uscì e fece un respiro profondo poi venne raggiunto da Saori.

“Aspettare che il virus diventi endemico… Quanto ci vorrà?”

“Non ho alcuna risposta a questa domanda; tuttavia… “ –lo guardò e gli sorrise- “noi continueremo a vigilare. La pandemia è solo una delle tante prove che gli esseri umani dovranno affrontare all’infinito!”

“Avete ragione, perdonate se ho dubitato…”

Si appoggiò al muretto con le braccia e guardò il panorama.

“In fondo Seiya, nonostante le malattie e le difficoltà, questo è un bellissimo mondo in cui vivere!”

Il vento si alzò e i suoi capelli si librarono in aria leggeri seguendone la direzione.

“Ed io sono fiero di ciò che sono; un cavaliere ma prima di tutto…” –fece un altro, profondo respiro- “un umano! E gli uomini a cui viene concessa la vita, ricevono un dono prezioso!”

La preoccupazione che prima la faceva da padrona, ora lasciava spazio alla speranza e i loro sguardi, si persero oltre l’orizzonte.

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