Come la pioggia all' improvviso

di Francyzago77
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Ritorni e nuovi arrivi ***
Capitolo 3: *** Turbamenti ***
Capitolo 4: *** Sospetti, gelosie e rivelazioni ***
Capitolo 5: *** Primo appuntamento ***
Capitolo 6: *** Amiche ***
Capitolo 7: *** Calcio di rigore ***
Capitolo 8: *** Cancelletto, portone, porta ***
Capitolo 9: *** Conflitti ***
Capitolo 10: *** Tutto in pochi giorni ***
Capitolo 11: *** Rinunciare ***
Capitolo 12: *** Una mamma lo sa ***
Capitolo 13: *** Sotto il portico ***
Capitolo 14: *** Dramma ***
Capitolo 15: *** Due tifose...particolari! ***
Capitolo 16: *** Insieme ***
Capitolo 17: *** Scontro ***
Capitolo 18: *** A casa ***
Capitolo 19: *** Dietro le stelle ***
Capitolo 20: *** Figli ***
Capitolo 21: *** Una fotografia ***
Capitolo 22: *** Al telefono ***
Capitolo 23: *** Confusione ***
Capitolo 24: *** La solitudine dei numeri uno ***
Capitolo 25: *** La finale ***
Capitolo 26: *** Sfida nella sfida ***
Capitolo 27: *** In campo ***
Capitolo 28: *** Goal ***
Capitolo 29: *** Vittoria ***
Capitolo 30: *** Incontri ***
Capitolo 31: *** È arrivato il signor Price ***
Capitolo 32: *** Guardando al futuro ***
Capitolo 33: *** Perdonare ***
Capitolo 34: *** Una giornata movimentata ***
Capitolo 35: *** Il migliore del mondo ***
Capitolo 36: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Premessa dell’autrice

 

Entro in questo fandom in punta di piedi.

Non ho mai letto il manga. 

La mia conoscenza di Captain Tsubasa è ferma a Holly e Benji due fuoriclasse, l’anime che nel luglio del 1986 approdò in Italia.

Io c’ero quell’estate e ricordo ancora le emozioni legate alla prima puntata.

Avevo nove anni, mi piaceva giocare a calcio con i maschi, non perdevo un episodio.

Qualche anno dopo, frequentavo la seconda media, costretta a casa con una gamba ingessata a causa di un incidente, passavo i pomeriggi a vedere la TV. Tra i tanti programmi rividi, per l’ennesima volta, tutte le puntate di Holly e Benji.

Questa storia parte da lì, dalle fantasticherie di una ragazzina che, su un quadernino rosa, si mise a scrivere e disegnare un ipotetico sequel di quel cartone animato.

So benissimo che l’autore ha provveduto lui stesso a continuare la storia andando molto avanti.

Chiedo scusa se qui non troverete nulla di ciò che Takahashi ha creato in seguito.

Racconto le vicende di ragazzi e ragazze adolescenti con i loro sogni, le loro passioni.

Scrivo di amicizia, d’amore, di sentimenti.

La trama è molto semplice, l’ho rielaborata ovviamente dopo tutti questi anni.

Non possiedo più quel quadernino rosa ma nella testa e nel cuore ho portato sempre con me il contenuto. 

I personaggi, forse, si discostano un po’ dagli originali. 

Il tutto è ambientato a metà anni novanta quindi niente social, telefonini o internet.

Holly non è partito per il Brasile, siamo all’ultimo anno delle scuole superiori.

Grazie se vorrete leggere.

Grazie da parte di quella ragazzina sognatrice che riemerge, si fa spazio e sorregge la donna di oggi.

Buona lettura!

Francy 


Prologo

 

Guardò al di là del grande cancello in ferro, da poco era cessata la pioggia e grosse pozzanghere si erano formate sul pratino curato e ben tagliato.

Holly fissava villa Price, quella costruzione forse austera, che poteva incutere paura o timore reverenziale a molti ma non a lui.

Quanti anni erano passati da quella sfida lanciata tramite un pallone proprio in quel giardino?

Tanti?

Pochi?

Sicuramente era nata da lì un’amicizia che continuava nonostante il tempo e la distanza, un’amicizia iniziata con una sfida perché così era spesso nel mondo del calcio. Dalle sfide nascevano grandi amicizie.

Lui e Benji.

Un attaccante e un portiere.

Due grandi amici.

Due fantastici giocatori.

Erano entrambi due promesse, due futuri campioni.

Lontani per lungo tempo, ora di nuovo insieme.

Benji era tornato dalla Germania dove aveva vissuto e giocato in quegli ultimi anni, Holly non era più partito per il Brasile ma era rimasto con la sua squadra sognando sempre il calcio professionistico.

E poi c’era la Nazionale.

I loro ultimi incontri erano dovuti a lei, alla Nazionale Giovanile.

Ma ora Benji era nuovamente lì, a villa Price, lo attendeva dietro quel cancello.

Era pronto per una nuova avventura, per un nuovo campionato, per nuove sfide. 

Insieme.

Finalmente citofonò aspettando di varcare l’inferriata.

Gli aprirono, entrò.

A passo svelto si incamminò verso l’abitazione.

Avrebbe ritrovato il suo amico di sempre e insieme avrebbero trascorso un anno pieno di emozioni e soprattutto di scelte.

Era l’ultimo anno delle scuole superiori.

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Capitolo 2
*** Ritorni e nuovi arrivi ***


 

 

-Pronte per il nuovo anno scolastico? – chiese subito Patty sedendosi accanto alle due amiche arrivate nel locale qualche minuto prima di lei.

Evelyne e Susie risero, quest’ultima rispose di getto:

-Hai una domanda di riserva?

-Sì, sì – continuò lei – pronte ad affrontare i compiti in classe con il temibile professore di matematica?

Nuovamente una risata generale smorzata soltanto dalla voce della cameriera che veniva per portare i menù.

Si ritrovavano in quel locale qualche giorno prima dell’inizio del nuovo anno scolastico, era così da sempre, un gesto scaramantico per esorcizzare le paure e i timori ma anche per stare insieme tra amiche. 

E loro tre erano grandi amiche.

-Comunque – proseguì Susie – sento che questo sarà un anno memorabile! È l’ultimo ma gli esami finali non mi fanno paura, li supereremo a pieni voti!

-Dove hai preso tutta questa forza? – chiese Evelyne stupita.

-Voglio pensare al futuro – continuò l’amica sorridente – è da qui che getteremo le basi per un radioso avvenire.

-Che pillole di saggezza! – esclamò Patty mentre Evelyne rideva – Le trovi da qualche parte queste frasi?

-Sono parole di mio padre – riferì divertita e poi si gettò a leggere il menù desiderosa di bere qualcosa di fresco.

-Domani riprenderanno anche gli allenamenti della squadra – iniziò a dire Patty – anche se, in realtà, sarà un incontro di benvenuto in previsione del campionato.

-Holly è pronto? – domandò Susie per poi chiedere – Speriamo che anche quest’anno si confermi come capocannoniere del torneo.

Patty annuì ma non rispose, un velo di malinconia attraversava ora i suoi occhi.

Quello sarebbe stato veramente l’ultimo anno e poi lui avrebbe intrapreso la carriera di calciatore in giro per il mondo.

Brasile? Europa? 

Certamente erano tutti posti lontani. Troppo lontani.

E loro due stavano insieme da poco più di un anno.

Eppure si conoscevano da una vita.  

-Allora – esordì Evelyne mentre decideva cosa ordinare – raccontaci di Benji, è tornato ieri se non sbaglio?

-Ieri mattina – spiegò Patty – ma io ancora non l’ho visto. Holly è andato a trovarlo nel pomeriggio a casa, sicuramente domani ci sarà agli allenamenti.

-Con lui in porta – esclamò Susie euforica – la vittoria del campionato è assicurata!

-Non farla così facile – affermò Evelyne – sicuramente è un valore aggiunto alla squadra, ha giocato in Germania e ha migliorato la sua tecnica ma non possiamo pensare di vincere con facilità. E poi è reduce da un infortunio importante.

-Io sono ottimista – replicò Susie – e sono convinta che la sua presenza darà ulteriori stimoli ai ragazzi. Tu cosa ne pensi Patty?

-Oh, sono d’accordo – rispose la ragazza – saranno tutti felici di ritrovare Benji, non soltanto Holly. Anche i nuovi, che non l’hanno conosciuto, erano entusiasti di averlo in squadra.

-Per molti di loro – spiegò Evelyne – questo sarà l’ultimo anno, sono convinta daranno tutti il massimo.

-Già – sospirò Patty ringraziando con un cenno la cameriera che portava le bevande – l’ultimo anno! E poi ognuno prenderà la propria strada.

-Holly ha sempre l’idea di partire per il Brasile? – domandò Susie subito bloccata da Evelyne con un calcio sotto il tavolino.

L’espressione di Patty si era fatta ancora più cupa, Susie cercò di rimediare:

-Sicuramente Holly, come altri, è proiettato verso il calcio professionistico ma ora c’è tutto un anno da trascorrere e, tra campionato e Nazionale giovanile, avremo tempo per decidere circa il futuro.

Evelyne passò il vassoio con i biscottini a Patty che sorrise prendendone uno dicendo:

-Sarà un anno di scelte per tutti.

Sorseggiarono le loro bevande in silenzio poi fu proprio Patty ad intavolare un altro discorso:

-A proposito di scuola, insieme a Benji si è trasferita qui anche sua sorella, molto probabilmente sarà inserita nella nostra classe.

-Benji ha una sorella? – chiese Evelyne incuriosita.

-Sì – rispose Patty – è più piccola di noi di un anno ma, in base all’ordinamento scolastico europeo, frequenterà la nostra classe. Holly si raccomandava di accoglierla al meglio, non deve essere stato facile per lei cambiare Paese, scuola, amici.

-E Holly l’ha conosciuta? – domandò Susie masticando un dolcetto.

-Sì, sempre ieri – replicò Patty – si chiama Christine e ha vissuto sia in Francia che in Germania con la madre. I genitori sono separati da anni, credo che il papà sia rimasto in Europa.

-Quindi è abituata a viaggiare e a cambiare scuola! – asserì Susie mentre Evelyne diceva:

-Anche se è abituata potrà contare sul nostro aiuto!

-Sono d’accordo! – affermò allora Susie con convinzione.

-Vi voglio bene ragazze! – chiosò Patty con un bel sorriso in volto.

Ormai erano pronte per affrontare l’ultimo anno, insieme, amiche come sempre.

 

Il giorno dopo erano tutte e tre al campo per la ripresa degli allenamenti, i ragazzi arrivarono alla spicciolata tra saluti, abbracci e ricongiungimenti.

L’accoglienza più calorosa fu, ovviamente, per Benji acclamato come un eroe al suo trionfo. Con lui, la “sorellina”.

-E quella – domandò Susie tra lo stupore e lo sgomento – sarebbe la ragazzina che dovevamo aiutare per le difficoltà dovute al cambio di scuola, di posto, di tutto? 

Era scesa dall’auto con suo fratello guardandosi attorno, indossava un paio di jeans a vita bassa, delle scarpe sportive, un top con sopra un giubbino scuro e un paio di occhiali da sole messi tra i capelli neri a fare da cerchietto.

La sua presenza non era passata assolutamente inosservata tra i ragazzi mentre Benji salutava tutti e lei, educatamente, diceva il suo nome.

-Tu devi essere Patty – esclamò guardando la ragazza accanto a Holly – spero di diventare tua amica! Mio fratello mi ha parlato tanto di te. Mi chiamo Christine, oppure Chris, se preferisci.

-Oh ma certo! Sì sono io – Patty era imbarazzata, non l’aveva immaginata così la sorella di Benji – e loro sono Evelyne e Susie, le altre manager della squadra.

-Molto piacere – disse Chris allegra – saremo tutte in classe insieme quindi?

-Sembra di sì – affermò Evelyne meno ilare.

Si spostarono nella palestra dove il mister tenne un discorso di benvenuto. 

-Hai visto –bisbigliò Evelyne a Patty mentre il mister parlava – come la guarda Bruce, sembra imbambolato! 

Patty non sapeva se ridere a quell’affermazione dell’amica o preoccuparsi. Non era la prima volta che mostrava interesse per tutto ciò che faceva quell’imbranato di Bruce, forse forse si stava innamorando? Dentro di sé immaginava Evy accanto ad uno come Harper mentre il mister continuava a parlare all’infinito.

Al termine i ragazzi si diressero negli spogliatoi, Chris era rimasta seduta da sola, Patty esortò le due amiche ad avvicinarla, Susie alzandosi le disse piano:

-Fossi in te starei attenta al tuo capitano, non vorrei lei gli mettesse subito gli occhi addosso.

-Non dire sciocchezze – Patty era allibita – cerchiamo invece di essere cordiali e socievoli.

Era graziosa, pensò Patty, anzi bella e ben vestita.

Normale che i ragazzi la guardassero e facessero qualche apprezzamento.

Aveva voglia di conoscerla, di parlarci, di scoprire qualcosa in più su di lei.

Non voleva essere prevenuta e poi aveva promesso a Holly che l’avrebbe accolta con affetto.

Holly ci teneva. Perché era la sorella Benji, il suo grande amico.

Ci teneva per quello. E nulla più.

Non doveva aver timore. Era sciocco.

Le andò incontro sorridendo.

 Sentiva che sarebbero diventate amiche.

Almeno lo sperava. 

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Capitolo 3
*** Turbamenti ***


 

 

 

-Dunque, ricapitoliamo – esordì Susie buttando la borsa sulla sedia, appena entrata in camera di Patty – è bellissima, vive in una villa spettacolare, ha fatto dei servizi fotografici come modella, è stata fidanzata con un calciatore in Germania ed è pure brava a scuola. E noi dovremmo uscire con lei ed aiutarla nell’inserimento?

Evelyne non rispose lasciando a Patty la parola.

-Ragazze – esordì quest’ultima – è la sorella di Benji, è nella nostra classe, io non me la sono sentita di escluderla quando la professoressa ha chiesto di dividerci in gruppi di studio!

-Quindi tra poco verrà qui – chiese Evelyne guardando l’orologio appeso alla parete – per fare la ricerca di scienze con noi?

-Esatto – rispose Patty – e vorrei non vi lanciaste occhiatine come l’altra mattina a scuola quando Chris parla o interviene su un qualunque argomento.

-Scusami cara - la interruppe Susie – ma io proprio non la sopporto!

-Ma perché? – domandò Patty con vigore – Non la conosciamo ancora bene, non possiamo giudicarla così!

-Perché? – aggiunse Susie con una punta d’ironia – Te ne accorgerai quando ti avrà portato via il tuo amato capitano!

-Sei ridicola! – esclamò Patty risentita – Anzi ho l’impressione che tu sia invidiosa.

-Basta ragazze! – gridò allora Evelyne spazientita – Non voglio che ora ci mettiamo a litigare fra di noi. Io ammetto che non mi è molto simpatica, però ha ragione Patty, dobbiamo conoscerla in modo più approfondito e tu Susie stai parlando proprio con l’invidia che ti esce dalla bocca. Non è tanto carino tutto questo!

Susie annuì con lo sguardo poi, dopo un minuto di silenzio, continuò:

-Però posso dire che mi scoccia il fatto che parteciperà anche lei alla cena di giovedì sera organizzata dalla Nazionale giovanile?

Le altre due si guardarono con intesa mentre sentirono suonare al citofono.

-Patty! – urlò da sotto la signora Gatsby – Vieni, c’è la tua amica.

Scese velocemente le scale, trovò Chris che parlava cordialmente con sua madre in ingresso.

-Sono lieta di conoscerti – ripeteva la donna – e spero vivamente ti troverai bene qui in città. 

-Ciao – salutò Patty – ti stavamo aspettando di sopra.

-Arrivo subito grazie – rispose Chris sorridendo – facevo due chiacchiere con tua madre. 

-Oh Patty – disse la mamma – sono molto felice che alla vostra “triade” si stia aggiungendo una nuova amica.

Con un mezzo sorriso la ragazza accompagnò la sua ospite in camera dove Evelyne e Susie erano già pronte con i libri di scienze sulla scrivania.

Il pomeriggio proseguì tranquillamente, nessuna allusione né sorrisetti ma soltanto concentrazione e studio.

Fu Chris, inaspettatamente, quando la ricerca era ormai giunta quasi al termine a domandare:

-Come si svolgerà la cena di dopodomani sera? Mio fratello non mi ha raccontato assolutamente nulla, è partito stamattina per il ritiro della Nazionale e mi ha detto soltanto che voi mi avreste spiegato tutto.

-C’è poco da dire – sorrise Patty prendendo la parola –è una cena di beneficenza legata alla partita amichevole che si disputerà sabato. I ragazzi convocati parteciperanno all’evento, durante la serata ci sarà la vendita di alcuni biglietti della lotteria e tutto il ricavato andrà ad un’associazione benefica. Alla cena possono partecipare anche familiari o amici dei giocatori, per questo andremo anche noi!

-È un evento elegante quindi? – chiese Chris con interesse – Per capire come devo vestirmi. 

Le tre amiche si guardarono, Patty stava per rispondere ma fu preceduta da Evelyne che affermò:

-Ma no, non proprio elegantissimo! Non occorre tu ti metta in lungo!

Risero, ma Chris fu pronta:

-Assolutamente! In genere in queste occasioni io metto abiti molto corti.

Quella affermazione le spiazzò, Susie replicò:

-Qualunque cosa tu indossi andrà bene, a te sta alla perfezione tutto!

Chris abbassò lo sguardo ringraziando, Patty propose per stemperare la tensione:

-Ragazze, terminiamo la ricerca ancora dobbiamo lavorarci!

Studiarono sodo, la professoressa era una di quelle molto esigenti e severe.

Lasciarono casa di Patty che era ormai buio, la ragazza, rimasta sola, si mise ad aiutare la madre con la cena.

-È molto graziosa la sorella di Benji – esordì la mamma mettendo i piatti in tavola.

-Oh anche troppo! – esclamò la figlia pentendosi poi di se stessa per quella affermazione.

Non voleva ammetterlo ma anche lei, forse, provava un pizzico di invidia per quella nuova arrivata. O era timore. Timore di vedersi portar via il suo capitano.

 

Giunse la sera della cena. 

Il locale era ampio e addobbato a festa.

-Dunque – spiegava Patty a Chris – la ragazza bionda che ho salutato prima è Amy, la fidanzata di Julian Ross.

Erano sedute allo stesso tavolo, loro due con Benji e Holly. Evelyne e Susie, invece, stavano con Bruce, Ted, Johnny e Paul.

-Laggiù – continuava Patty – ci sono Philip Callaghan e i gemelli Derrik.

-Quelli della catapulta infernale? – chiese l’altra ridendo.

-Proprio loro – rispose lei mentre Benji aggiungeva:

-Qualcosa le ho raccontato dei nostri tornei passati.

Tutti e quattro risero, Patty continuò con tono scherzoso:

-E allora ti avrà detto anche dei nostri acerrimi nemici, i giocatori della Toho.

Chris scosse la testa, l’amica indicò:

-Due tavoli alla nostra destra. Il portiere Ed Warner, il capitano Mark Lenders e Danny Mellow.

-Acerrimi nemici? – ripeté Chris con stupore.

-Storici rivali – sottolineò Holly – negli ultimi anni le finali sono sempre state noi e loro.

-E io spero anche quest’anno – specificò Benji – battere Lenders rimane una delle soddisfazioni più grandi!

Furono interrotti da Bruce e gli altri che si avvicinarono.

-Stanno mettendo la musica – disse Paul – che ne dite di ballare?

-Non fa per me – asserì subito Benji.

-E tu Chris – chiese Ted – ti unisci a noi?

-Volentieri – fu la pronta risposta della ragazza che si alzò dalla sedia per raggiungere la pista.

Con quell’abitino leggero, i capelli al vento, si muoveva aggraziata al centro della sala. Attorno i ragazzi della Newteam.

-Ecco cosa prevedevo! –confessò Susie a Patty sedendosi accanto a lei – Tutti là ad ammirarla, a ballarci insieme. E dovevi sentirli al tavolo durante la cena, che commenti!

-Perché non ballate anche voi? – il tono di Patty era quasi di rimprovero verso le due amiche.

-Inutile – sospirò Susie – per loro esiste solo Chris!

-Ma andiamo noi, invece, a ballare! – disse Holly esortando la sua fidanzata stupita perché il capitano non era mai stato un amante del ballo.

Sulla pista Chris volteggiava come una farfalla attorniata ora da Paul, ora da Ted, ora da Bruce che non la smetteva di farsi ridere dietro da tutti.

-Da capitano – disse Holly a Chris avendola raggiunta – dovrei rimproverare i miei ragazzi, si stanno dimenticando che abbiamo sabato una partita e quindi non devono esagerare troppo con il bere e tutto il resto.

-Anche ballare è proibito? – domandò allora la giovane Price.

-Proibito no – rispose subito Holly – tutto può essere fatto ma con moderazione. Sai, troppe distrazioni prima di un incontro non vanno bene! 

-Come sei serio! – ridacchiò la ragazza non perdendo il ritmo ma continuando a muoversi accanto a lui – Se io sono una di quelle distrazioni allora se perderete sarà anche un po’ colpa mia?

-Vorrà dire che mi sacrificherò per la squadra! – esclamò il capitano conducendola di nuovo al centro della sala – Vuoi ballare con me?

-Se a Patty non dispiace – sussurrò Chris imbarazzata guardando l’amica con la coda dell’occhio.

-Ma non preoccuparti! – affermò Holly iniziando a danzare con lei.

-Le mie previsioni purtroppo – disse Susie ad una Patty scossa – si avverano spesso.

-Io – comunicò Evelyne alle due – vado a sedermi con Benji, sono proprio stanca! Quello che vedo non mi sta piacendo per niente!

-Vado a ballare con Bruce – annunciò Patty per ripicca.

-Vieni – gli disse dopo averlo raggiunto e averlo preso per un braccio – possibile Bruce che devi sempre fare il cascamorto con qualunque ragazza ti capiti a tiro!

-Ah Patty – le disse Harper – qui mi sembra che la serata stia andando bene solamente al capitano!

-Non dire sciocchezze – farfugliò lei nervosa – Holly è solo accogliente con la nuova arrivata.

Bruce non rispose perché aveva ben capito che Patty era tutto tranne che serena.

Intanto anche altri si erano uniti a ballare sulla pista, le luci soffuse e l’atmosfera calda contribuirono a rendere elettrizzante la serata.

Quando la musica cessò fu l’ora dell’estrazione dei biglietti vincenti. Tutti erano tornati ai tavolini.

-Dove è finito Holly? – chiese Patty ansiosa - Dobbiamo controllare i nostri numeri se sono quelli vincenti.

-Prima stava parlando con Julian – le disse Benji – ma ora non lo vedo più. Anche mia sorella è sparita.

Quell’ultima frase gelò il cuore di Patty già pieno d’ansia per via del ballo.

Si riaccesero le luci e lo speaker iniziò a comunicare i numeri dei biglietti vincenti.

-È nostro qualche premio? – domandò Holly giungendo di corsa al tavolo.

-Ma dove ti eri cacciato? – Patty era nervosa e si vedeva.

-Dagli organizzatori – rispose lui sedendosi affannato – volevo sapere come è andata la vendita e se abbiamo raccolto abbastanza fondi per la causa. Allora abbiamo vinto?

-Eccomi – era Chris che arrivava di fretta – quali numeri hanno estratto? Sono dovuta andare fuori, sulla terrazza, ho ballato talmente tanto che qui stavo soffocando.

Il primo premio fu vinto da Philip, il secondo da Mellow e il terzo da Evelyne.

A Patty non importò più di nulla, era ferma ad osservare il suo capitano che rideva assieme alla sorellina di Benji.

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Capitolo 4
*** Sospetti, gelosie e rivelazioni ***


 

 

 

Da quella sera Patty divenne sospettosa, diffidente e gelosa.

La Nazionale giovanile vinse l’amichevole, finita la partita tutti tornarono alle proprie squadre, alla solita routine quotidiana ma per Patty era cambiato qualcosa.

Il lunedì successivo, dopo gli allenamenti, aveva chiesto ad Holly di uscire insieme ma lui era impegnato con lo studio. 

-Domani pomeriggio non è proprio possibile – glissò nuovamente – ho un appuntamento e non posso mancare.

Era sfuggente, come nascondesse chissà cosa.

-Ho il terrore – confidò Patty il mercoledì mattina ad Evelyne e Susie – che si veda con Chris. È dalla sera della cena di beneficenza che ci penso. Da come ballavano insieme, lui che non balla mai, e da quando sono scomparsi contemporaneamente. E ora sembra mi eviti! Prima gli allenamenti, poi la scuola e ora questo appuntamento. Ma con chi?

-Non ti ha detto con chi deve vedersi? – domandò Susie trepidante.

-No, no – rispose Patty quasi in lacrime – è stato così sfuggente.

-Dovresti parlarci chiaramente – suggerì Evelyne con piglio sicuro – non puoi continuare a tormentarti così.

-Ho paura – Patty si voltò piangendo – ho paura di scoprire la verità!

In quel momento entrò il professore ordinando agli studenti di mettersi seduti, Susie fece in tempo a dire all’amica:

-Noi siamo con te!

Quanta forza le davano le sue amiche, erano un trio indissolubile.

 

Terminate le lezioni e finiti gli allenamenti, mentre parlava con Susie, sentì Holly salutare gli altri.

-Ci vediamo domani – diceva a Bruce  – devo scappare, ho fretta!

Patty non perse tempo, prese la sua borsa e annunciò all’amica:

-Vado, devo seguirlo!

-Seguirlo? – Susie era allibita – Vuoi che venga con te?

-No – rispose sicura – devo sbrigarmela da sola.

Corse fuori e lo vide dirigersi alla fermata dell’autobus.

Era venuto agli allenamenti a piedi, pensò Patty, e ora prendeva un mezzo, chissà dove doveva andare.

Lo osservò salire sul bus, era la linea che conduceva ai giardini della città.

Attese il prossimo, non voleva rischiare di essere vista da lui.

Ebbe fortuna, dopo dieci minuti passò un altro autobus diretto ai giardini. Lo prese.

-Terrò gli occhi bene aperti – pensò seduta accanto al finestrino – così potrò vederlo.

C’era traffico, Patty sbirciava, guardava tra la folla di gente che, a quell’ora, animava le vie cittadine. Studenti, impiegati, operai, un via vai che le impediva di vedere dove il suo capitano fosse sceso. Suo? Chissà se lo era ancora, pensò.

E poi lo scorse, era sceso una fermata prima del capolinea, all’inizio dei giardini.

Si fece spazio tra la gente e balzò giù dall’autobus.

Holly si dirigeva al parco, ormai era quasi il tramonto e l’ansia di Patty saliva sempre di più.

Era entrato e camminava in fretta, forse era in ritardo.

Superò una coppia di anziani che passeggiavano, una mamma con un bambino e, ad un certo punto, alzò il braccio per salutare qualcuno.

Voltò a sinistra e andò verso una panchina.

Lei si alzò appena lo vide.
Lei era lì.
Lei era Chris.

Patty sentì il respiro bloccarsi, il cuore rallentare e le gambe deboli.

Si fermò dietro un albero, tentò di riprendere le forze e poi si mise a spiarli.

Erano entrambi sorridenti, si sedettero e iniziarono a parlare.

Non riusciva a sentire le loro voci, erano troppo lontani ma vide Chris mettere le sue mani in quelle di Holly, dopo che lui le aveva tirate fuori dalle tasche della felpa.

Era troppo. Patty scappò via, di corsa.

Riprese l’autobus per tornare indietro, schivando persone, macchine, motorini.

In lacrime, a casa, si chiuse in camera. Non c’era nessuno, i suoi genitori erano a una cena con degli amici e lei telefonò immediatamente a Evelyne e Susie. Accorsero.

-Non me lo sarei mai aspettato da uno come il capitano – ripeteva Evelyne – lui sempre così corretto e leale.

-È un vigliacco – piangeva disperata Patty – un vile!

-L’avevo detto io – continuava Susie accarezzando la testa dell’amica – che l’arrivo di quella non avrebbe portato a nulla di buono!

-E non hanno perso tempo! – esclamò Evelyne disgustata – Non è passato neppure un mese da quando è venuta qui!

-La deve pagare, assolutamente – grugnò Susie– le vorrei strappare a uno a uno tutti quei capelli fluenti!

-Ma io è con lui che me la prendo di più – piangeva Patty – domani mi sentirà!

-E noi ti daremo man forte – annunciò chiaramente Evelyne.

-Devo affrontarlo da sola! – asserì lei più lucida, alzandosi finalmente dal letto.

Passò la notte in bianco, tra i pensieri che nella mente vagavano in continuazione.

Le amiche erano andate via al ritorno dei signori Gatsby ma Patty non aveva detto  nulla ai suoi genitori, neppure a sua madre.

 

La mattina successiva, prima di dirigersi a scuola, andò sotto casa di Holly.

Anche lui stava uscendo.

-Patty – esclamò sorpreso – come mai qua?

-Volevo fare la strada con te – disse con dolcezza non facendo trapelare niente.

Lui fece il gesto di baciarla ma lei lo scansò. Dopo tre o quattro passi, voltato l’angolo, partì un sonoro ceffone.

-Ma sei impazzita! – urlò Holly spiazzato, toccandosi la guancia.

-Tu sei impazzito – rispose lei alterata come non mai – o meglio sei pazzo dietro quella smorfiosa, odiosa e ignobile sciacquetta!

-Di chi stai parlando? – domandò il capitano incredulo, tentando di calmarla.

-Guarda che ti ho seguito ieri pomeriggio – replicò la furiosa Patty – ai giardinetti, con quella gattamorta della sorella di Benji.

-Ah, ma no – tentò di spiegare Holly – hai frainteso tutto.

-Frainteso? – ora era un fiume in piena – Sulla panchina tra sorrisi dolci e mani nelle mani. Non le bastava creare scompiglio tra tutti i ragazzi della squadra, lei puntava al capitano!

-Per favore calmati – iniziò lui – tra me e Chris non c’è nulla.

-Neghi anche l’evidenza! – sbraitò Patty mentre alcuni passanti si erano fermati per gustarsi la scena.

-Stai dando spettacolo – la rimproverò Holly adesso alterato anche lui – perché non hai fiducia in me?

-Quale fiducia? – e corse via lasciandolo sul marciapiede che la chiamava.
 

-Ha negato tutto – ripeteva alle due amiche all’entrata di scuola – era veramente ridicolo.

-Sta arrivando Chris! – urlò Susie avendola vista che entrava dall’altro cancello.

-Ora tocca a lei – disse Patty dirigendosi verso la rivale – voi andate in classe, ci vediamo tra poco.

Sarebbero volute rimanere lì ma entrarono nell’edificio continuando a bisbigliare fra loro.

-Ciao Patty – la salutò Chris ignara – oggi subito matematica? Andiamo che vorrei ripassare, ho il timore di un’interrogazione.

-È di altro che devi aver timore – rispose lei accigliata e prendendola per un braccio la condusse dietro due alberi.

-Ma cos’hai? Mi fai male! – esclamò l’altra esterrefatta.

-Ti reputavo un’amica – iniziò – ti ho accolto con affetto e tu mi hai distrutto la vita!

Negli occhi di Chris c’era incredulità ma anche paura. Non aveva mai visto quella ragazza così sconvolta.

-E non far finta di non capire – continuò Patty ora abbassando un po’ la voce – vi ho seguito ieri. Tu e il mio capitano su quella maledetta panchina.

-No, cara – sospirò la giovane Price – che equivoco si è creato! Pensavi davvero che avrei potuto portarti via il tuo ragazzo? Per chi mi hai preso? E Holly poi, non ti tradirebbe mai, con nessuna! 

-Vi ho visti, con questi occhi! – disse con tono più forte Patty.

-Sì, eravamo insieme al parco ma soltanto perché Holly mi ha fatto un grande favore. È un ragazzo d’oro, ha mantenuto il segreto anche con te – rispose Chris con dolcezza - ed è nato tutto questo pasticcio. 

-Quale segreto? – domandò l’altra ora incredula quanto lei – Io ti ho vista che gli prendevi le mani e sorridevi.

-Certo – tentò di spiegare – ma perché Holly mi aveva portato ciò che gli avevo chiesto. Ero molto felice, perciò sorridevo.

Patty non capiva più nulla, si sentiva gli occhi gonfi e rossi dal pianto e cercava ora di fare luce su quella storia che appariva diversa da come l’aveva creduta.

-Il tuo capitano – spiegò Chris – mi ha dato un foglietto con su scritto un numero di telefono, lo ha tirato fuori dalla tasca e io l’ho preso dalle sue mani. Ero contenta, sapevo che Holly era l’unico a cui potevo rivolgermi, è un ragazzo discreto e non ne ha fatto parola con nessuno. A te l’avrei detto io, tra qualche giorno.

-Di chi è quel numero? – chiese Patty ora più curiosa che disperata, avendo capito che quello che si era creato era un equivoco gigantesco e nulla più. 

Chris arrossì e timidamente sussurrò:

-Di Mark.

-Lenders! – esclamò Patty sbarrando gli occhi esterrefatta.

-Ascolta – iniziò a raccontare Chris – non dirlo a nessuno per ora, neppure alle ragazze. La sera della cena, dopo aver ballato, mi sentivo veramente accaldata e stanca e sono uscita sulla terrazza a prendere una boccata d’aria. Credevo di esser da sola e invece ho trovato Mark che era appoggiato alla balaustra. I suoi compagni erano dentro con gli altri, io mi sono avvicinata, ero talmente attratta da lui e abbiamo iniziato a parlare. Hai presente quando ti sembra ti conoscere una persona da una vita anche se l’hai incontrata soltanto pochi minuti prima? A me è successo questo. Poi siamo dovuti rientrare, avevano annunciato l’estrazione dei biglietti e sono venuta al tavolo.

-E io – la interruppe Patty – che credevo tu stessi con Holly!

L’altra rise e continuò:

-Ma no!  Lui era davvero a parlare con gli organizzatori, l’ho visto rientrando. Comunque, dopo quella serata, non ho fatto che pensare a Mark. Il giorno dell’amichevole speravo di rivederlo e invece è subito ripartito con i suoi compagni di squadra. Allora ho pensato che un tipo come lui non avrebbe mai cercato di chiamarmi o contattarmi, quindi mi sono mossa io! E mi sono rivolta ad Holly, l’unico che poteva aiutarmi. Non potevo certo andare da mio fratello, lui e Mark non si sopportano!

-Tutto si è risolto – sospirò Patty – dovrò scusarmi ampiamente con il mio capitano per la scenata di questa mattina!

-Povero Holly! – rise Chris – È un angelo e viene pure trattato male! Devi avere più fiducia nel tuo capitano.

Le due si guardarono, Patty balbettò:

-E scusa anche a te, ti ho giudicata nel modo sbagliato.

-Non fa nulla – ammise lei – ci sono abituata. Non godo generalmente di simpatie fra le ragazze ma con te è diverso. Mi sei stata amica, fin dal primo giorno.

Patty si asciugò le ultime lacrime e rincuorata disse:

-Sto già molto ma molto meglio! E ora andiamo altrimenti il professore chi lo sente!

Corsero insieme dentro la scuola ma giunte in aula trovarono già tutti seduti ai propri posti e il temibile professore di matematica che, alla lavagna, spiegava già da venti minuti abbondanti.

-Gatsby e Price – tuonò l’insegnante – fuori! La puntualità è il fulcro delle mie lezioni.

Entrambe in piedi, una a sinistra e l’altra a destra della porta, erano in punizione con la schiena attaccata al muro.

-Ma poi – bisbigliò Patty – l’hai chiamato Lenders?

L’altra annuì dicendo:

-Lunedì prossimo ci vediamo.

-Ti ha chiesto di uscire? –esclamò sorpresa lei alzando la voce.

-Fate silenzio là fuori! – urlò il professore – Altrimenti vi sospendo!

Le due chiusero la bocca ma sorrisero con gli occhi, ormai sentivano di essere diventate amiche vere.


 

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Capitolo 5
*** Primo appuntamento ***


 

 

 

Aveva passato tutta la mattinata a pensare a cosa indossare per quell’appuntamento, la professoressa parlava, spiegava, argomentava ma erano parole attutite, lontane. Chris guardava fuori alla finestra, qualche piccola nuvola grigia macchiava il cielo, immaginava a come sarebbe stato l’incontro di quel pomeriggio con Mark.

-Ci vediamo domani – disse a Patty a fine lezione – devo correre a casa, cambiarmi, raggiungere la metro e dirigermi all’appuntamento.

-Se vuoi, chiama stasera! – le aveva sussurrato l’amica mentre scendevano le scale.

Chris sorrise e, salutandola, si avviò velocemente verso il portone.

Non abitava molto distante e anche se quel giorno era a piedi arrivò presto a casa. 

Si precipitò in camera a prendere il vestito che avrebbe indossato. 

Davanti allo specchio si osservava, l’abito le stava a pennello evidenziando alla perfezione le sue forme e mettendo in mostra le gambe.

Si voltò ripetutamente, tirandosi su i capelli con le mani, indecisa se legarli o lasciarli sciolti.

Si guardò di nuovo, osservò l’immagine riflessa nello specchio.

Chi era quella ragazza?

Si fermò, si riguardò e pianse.

Allora si tolse tutto, buttò per terra quell’abito e, dall’armadio, prese dei semplici pantaloni, una maglietta e un giubbino. Infilò delle scarpe basse, da ginnastica e si truccò leggermente. Raccolse i capelli in una coda, afferrò la sua borsa di tela e uscì. Chiuse a chiave la porta di casa, attraversò il vialetto del giardino, aprì il cancello e finalmente andò via. Si lasciò alle spalle la grande e bella villa Price, tanto lussuosa quanto solitaria. Suo fratello era agli allenamenti, sua madre forse a fare shopping, nessuno avrebbe sentito la sua assenza. 

Percorse un tratto a piedi prima di arrivare alla metro, timbrò il biglietto, scese con le scale mobili e attese il mezzo. Salì. Doveva solo contare cinque fermate. 

La prima. 

La seconda. 

La terza. 

La quarta. 

La quinta.

Uscì.

Era arrivata. Il cielo si stava facendo un po’ grigio, s’incamminò verso il punto dell’incontro.

Era contenta di essersi tolta quell’abito che la rendeva sofisticata, artefatta. Lei era Chris, soltanto Chris e sentiva che lui era un ragazzo speciale, diverso dai precedenti e dal resto del mondo. Non sapeva il perché ma percepiva qualcosa che li univa, qualcosa di indefinito, di invisibile e di indissolubile. 

A passo svelto percorreva quella strada, tra negozi, locali e persone in movimento.

Voltò l’angolo e giunse alla piccola piazza, lui era seduto sui gradini della scalinata che da lì conduceva ad un punto più in alto, il belvedere.

Chris rallentò un poco, come intimorita, aveva avuto una fretta pazzesca di arrivare e invece, ora, si sentiva quasi in imbarazzo. Forse era stato uno sbaglio averlo contattato lei per prima? Era stata troppo sfacciata? Scacciò quasi subito quei pensieri dalla testa perché il desiderio di vederlo, di parlarci e di passarci il pomeriggio assieme superava tutto il resto.

Sorridendo si avvicinò a lui, camminando ora a ritmo sostenuto.

Fu un attimo, i loro sguardi s’incrociarono.

-Ciao – esordì Chris a bassa voce – è tanto che aspetti?

-No, qualche minuto – rispose il ragazzo alzandosi.

Entrambi erano visibilmente imbarazzati, Mark esordì dicendole:

-Christine, ci spostiamo verso il belvedere?

Lei annuì, iniziarono a salire le scale.

-Puoi chiamarmi semplicemente Chris – sottolineò la giovane – come fanno tutti gli altri.

-Io non sono tutti gli altri – rispose con decisione Mark.

Rimase ammutolita da quella affermazione, sussurrando soltanto:

-Come vuoi.

In silenzio arrivarono in cima, al belvedere. Da lì si poteva ammirare tutto il panorama.

Chiazze verdi più chiare e più scure, strade, case e un cielo ormai grigio disseminato di nuvole cariche di pioggia.

Appoggiata alla ringhiera Chris domandò:

-Ti secca che io abbia chiesto il tuo numero a Holly? Non sapevo come contattarti e lui mi è sembrata la persona più fidata.

-Hutton? – esordì Mark – Gode della mia stima, non so se considerarlo proprio un amico ma certamente è un avversario di tutto rispetto. 

Lei annuì mentre Lenders, quasi scusandosi, continuò:

-E comunque avrei dovuto chiamarti prima io ma non sapevo veramente come contattarti, o meglio a chi chiedere il tuo numero!

Chris rise e dichiarò:

-Meglio così! Se al telefono ti rispondeva mio fratello, avrei dovuto litigarci per tutta la giornata!

-E’ geloso? – chiese Mark con evidente curiosità.

-Un po’ – rispose semplicemente Chris.

-Anch’io lo sarei – aggiunse lui.

-Ma io – continuò lei con più sicurezza –  esco con chi voglio!

-Allora grazie – disse subito Mark – di aver accettato di uscire con me.

-Se ti ho cercato – ribatté Chris – facendo i salti mortali per trovare il tuo numero, un motivo ci sarà!

-E qual è il motivo? – domandò lui di getto.

-L’altra sera  avevamo detto che poteva essere carino risentirci, dato che il tempo è volato su quella terrazza – balbettò Chris quando invece avrebbe voluto rispondere che aveva una voglia matta di rivederlo.

Poi gli chiese:

-Tu perché mi hai dato un appuntamento?

-Perché è meglio parlare di persona che per telefono – rispose Mark in evidente difficoltà, quando invece avrebbe voluto dire che aveva una voglia matta di rivederla.

-L’hai fatto! – esclamò Chris guardandolo contenta.

-Ma cosa? – domandò lui incredulo.

-Hai sorriso – rispose a bassa voce la ragazza – è la prima volta che ti vedo sorridere. 

Allora Mark, un po’ incredulo, le disse:

-Alla festa non ero a mio agio, non era la serata adatta e io non mi ritrovo in quelle situazioni. Preferivo stare da solo, forse per quello non ero sorridente.

-Se è per questo – aggiunse Chris – anch’io non amo molto quelle situazioni.

-Non si direbbe – affermò Mark stupito ricordando come lei ballava e si divertiva quella sera.

Chris s’incupì un poco e asserì:

-Tu stai da solo perché vuoi stare da solo, io molto spesso mi sento sola in mezzo a tanta gente.

Mark la osservò cogliendo una punta di tristezza in quella frase:

-Quindi – le disse – siamo due solitudini che si sono incontrate.

A quel punto fu Chris a sorridere mentre lui si appoggiava nuovamente alla ringhiera.

Era come quella sera alla cena, quando l’aveva visto per la prima volta sulla terrazza.

Lei, accaldata e stanca per il ballo, era uscita per riposarsi e stare un momento in solitudine. I capelli in disordine, le spalline del vestito un po’ scese e le scarpe ormai troppo strette. Si era diretta velocemente alla balaustra non aspettandosi assolutamente ci fosse qualcuno.

E invece si era ritrovata accanto quel ragazzo che faceva parte del gruppo degli “acerrimi nemici” come aveva detto Patty scherzando.

Lui, la giacca buttata in un angolo e la cravatta allentata, stava solo con se stesso.

Si voltò percependo l’arrivo di un’altra persona.

I loro sguardi s’incrociarono.

Era possibile aver ritrovato chi non si era mai conosciuto eppure lo si era cercato tra le mille strade del mondo?

Chris non aveva mai provato una sensazione simile, era la stessa che provava ora al belvedere, stava bene, non aveva bisogno di nulla.

E ora lei e Mark avevano iniziato a parlare, proprio come quella sera, noncuranti di tutto e tutti. 

Chris, quel pomeriggio, gli raccontò della sua infanzia passata in Europa, tra grandi ville, viaggi e forse tanta solitudine. Lui della sua famiglia, di suo padre, scomparso presto, troppo presto.

Come e perché le avesse confidato quel pezzo così intimo della sua vita Mark non lo comprese.
A una praticamente quasi sconosciuta.
Eppure era come si capissero all’istante.

L’aveva notata subito alla cena quando era entrata al braccio di Benji, insieme ad Hutton e la sua fidanzata.  

-Tutte le fortune – aveva pensato – quell’odioso di Price!

Non ci aveva più fatto caso finché, mentre gli altri erano scesi in pista, si era spostato sulla terrazza già al limite della sopportazione per quella festa alla quale partecipava solo per dovere.

E da lì l’aveva osservata. Ballava. Sembrava una fata, o una farfalla, o una libellula. Insomma era effimera, inarrivabile. Poi, invece, se l’era vista apparire accanto.

-Scusa – aveva esordito lei – credevo non ci fosse nessuno!

Era bastato uno sguardo per poi cominciare a parlare. E presentarsi.

-Mi chiamo Mark – disse lui – Mark Lenders.

-E io sono Christine Price – continuò la ragazza sorridendo.

-Price? – domandò stupito.

-Sì, sono la sorella di Benji – rispose Chris prontamente.

-Ah, sei sua sorella – esclamò Mark risollevato.

Era soltanto sua sorella.  

La sorella di Price.

Stava uscendo con la sorella di Price e ci stava parlando da un’ora. Liberamente. Senza segreti. Senza remore.

Ad un certo punto una goccia. Poi due gocce, tre, quattro.

-Inizia a piovere – esclamò Chris alzando gli occhi in alto.

-Spostiamoci – propose Mark poiché in un attimo la pioggia stava aumentando.

Le prese istintivamente la mano e insieme corsero a trovare riparo, lontani dal belvedere.

Si fermarono sotto un portone mentre dal cielo veniva giù un vero e proprio acquazzone.

Erano così vicini che Chris si girò verso di lui e disse:

-Una volta ho visto in un film o l’ho letto in un libro, non ricordo bene, che una leggenda dice che se due innamorati, al primo appuntamento, vengono sorpresi dalla pioggia sono destinati a non lasciarsi mai più.

-Perché – le chiese allora Mark meravigliato – noi due siamo innamorati?

Lei non rispose, le bastò guardarlo negli occhi e poi, sentendo la pioggia cadere ancora più forte, si abbandonarono ad un bacio tanto inaspettato quanto cercato.


 

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Capitolo 6
*** Amiche ***


 

 

 

La campanella annunciava agli studenti il momento dell’intervallo, Patty si avvicinò a Chris che, rimasta seduta al banco, stava finendo di sistemare gli appunti della lezione dicendole:

-Quando non ti ho visto stamattina ho iniziato a preoccuparmi! Ieri sera non ci siamo sentite, oggi non arrivavi e ho temuto fosse successo qualcosa.

-Nulla di grave – sorrise Chris chiudendo il libro – ho ritardato per via di mia madre, la macchina non partiva e lei era nel panico.

Patty annuì più tranquilla, si accertò che attorno non ci fosse nessuno e le chiese:

-Allora?  Pensavo mi chiamassi, non ho avuto il coraggio di telefonarti ma non sai quanto ti ho pensata per tutta la giornata!

-Sei tanto cara! – rispose sinceramente l’altra guardandola con affetto.

-Come è andata? – chiese trepidante Patty – Raccontami, se vuoi.

Chris sembrava intimidita, da una parte voleva condividere la sua gioia con l’amica ma dall’altra non le dispiaceva tenersi per sé quel sentimento che così improvviso era entrato nella sua vita.

Però decise di confidarsi con lei, era bella quell’amicizia spontanea e senza pretese.

-E’andata bene, anzi benissimo – esordì arrossendo – meglio del previsto.

Avendo capito che la ragazza era un po’ riluttante, Patty, discretamente, non fece ulteriori domande lasciando fosse lei ad aprirsi.

-Scendiamo in cortile? – chiese Chris alzandosi – Preferisco parlarti camminando.

-Va bene – rispose lei incuriosita e insieme uscirono dall’aula.

-Era come credevo – iniziò a raccontarle – sento un’intesa, un trasporto verso Mark che mai mi era accaduto con altri ragazzi. Lui è così sensibile, premuroso e gentile.

-Lenders? Sensibile, premuroso e gentile? – Patty era sbigottita – Ma stiamo parlando della stessa persona?

-Perché? – domandò l’amica – Tu come lo trovi?

-L’hai visto in campo? – continuò l’altra – Io non lo definirei con quegli aggettivi.

-Ma io – replicò Chris di getto – non devo giocarci una partita!

Allora Patty sorrise mentre lei continuò:  

-Abbiamo parlato tutto il pomeriggio, al belvedere.

-Non siete andati da nessun altra parte? – domandò Patty interessata.

-No, si stava così bene lì – asserì la ragazza che prendendo confidenza continuò – e poi ci ha sorpreso la pioggia, quell’acquazzone improvviso. 

Fece una pausa, intanto scendevano i gradini della scuola, riprese:

-E ci siamo baciati.

-Baciati? – Patty era stupita – Al primo appuntamento?

-Sì, sotto la pioggia – specificò Cris ridendo con gli occhi.

-Ed era la seconda volta che vi vedevate – aggiunse l’altra meravigliata.

-Ti sembra così strano? – domandò un pochino risentita l’amica.

-Se penso – spiegò allora Patty – che il mio primo bacio con Holly è arrivato dopo anni di conoscenza!

Chris la prese sotto braccio dicendo:

-Ogni storia è bella proprio perché diversa dalle altre!

-Hai ragione – ammise la giovane Gatsby – ma la mia non era una critica, solo una costatazione. Comunque sono felice per te! 

Giunte nel cortile videro Evelyne e Susie che stavano in chiacchiere con altre compagne, Patty specificò:

-Ascolta Chris, si sono allontanate proprio perché sapevano che tu avresti parlato soltanto con me. Non ti chiederanno nulla, anche se ho dovuto raccontar loro del tuo appuntamento, erano al corrente dell’equivoco nato in precedenza con Holly.

-Non c’è problema – rispose l’altra con serenità – puoi dire tutto, a patto che la notizia non si sparga ai quattro venti.  

-Su questo puoi contarci – affermò con decisione – altrimenti romperò l’amicizia.

Si unirono al gruppetto di ragazze, nessuna fece domande, anche perché non erano sole. Al termine dell’intervallo tornarono alle lezioni senza alcuna tensione.

 

Nel pomeriggio Patty arrivò agli allenamenti della squadra tutta trafelata, era rimasta più del previsto a scuola per via di un colloquio con una professoressa e trovò Evelyne e Susie ad attenderla.

-Eccomi, eccomi – disse posando lo zaino – ho fatto in tempo.

-Raccontaci, finalmente! – chiese Evelyne sedendosi con lei.

-La professoressa voleva parlarmi di un progetto sull’educazione ambientale – iniziò Patty subito interrotta da Susie che disse:

-Ma che ci importa della prof! Noi vogliamo sapere di Chris!

-Ti avrà raccontato qualcosa della sua uscita con Lenders? – domandò Evelyne – Avete parlato per tutto l’intervallo!

-Ragazze, mi raccomando però, non ne fate parola con nessuno – affermò decisa Patty – altrimenti non consideratemi più vostra amica.

-Saremo delle tombe – annunciò con solennità Susie che comunque aveva capito l’importanza di mantenere il segreto.  

Patty fece un respiro profondo e le altre due si avvicinarono a lei ancora di più.

-Si sono incontrati – raccontò loro – al belvedere, hanno passato il pomeriggio insieme, li ha sorpresi la pioggia e si sono baciati.

-Al primo appuntamento? – esclamarono in coro entrambe le amiche.

-Cosa c’è di strano? – chiese allora Patty con aria di superiorità.

-Subito, così – spiegò Evelyne – accidenti come corrono! A me, alla prima uscita, non è mai successo.

-Ogni storia è diversa dalle altre – sentenziò Patty sorridendo.

-Ragazze – ora era Susie a parlare – pensate se lo scopre Benji!  

-E’ appunto per questo che bisogna mantenere il segreto – specificò Patty che ci teneva molto alla sua nuova amica.

-Comunque – disse Evelyne – penso che Chris sia fortunata, suo padre è in Europa, sua madre non c’è praticamente quasi mai in casa, può fare ciò che le pare tranquillamente. 

-Sì Evy – ribadì Susie – ma tu immagina se Benji viene a sapere che Lenders si bacia con sua sorella! Lenders, capisci? Fosse stato un altro neppure gli importava ma Mark …

Patty si alzò e chiosò con calma:

-Noi dobbiamo starcene zitte, questo è quello che desidera Chris ed è ciò che faremo.

Stavano uscendo per andare al campo quando Susie aggiunse:

-Chris e Lenders. Li vedo bene insieme, tra antipatici se la intendono!

-Susie! – esclamò Patty con disappunto – Non è vero, non giudicarli così!

-E da quando – s’intromise Evelyne sorpresa – ti è simpatico Lenders?

Patty aprì la porta guardandole e scuotendo la testa disse:

-Siete incorreggibili! Ma sono convinta che da qui alla fine dell’anno diventeremo amiche di entrambi.

Risero, Susie affermò:

-Io sono proprio contenta per Chris, almeno si toglie dalla piazza e i ragazzi torneranno tutti per noi!

Risero di nuovo, Patty sapeva in cuor suo, che le ragazze avrebbero mantenuto il segreto.

 

Qualche tempo dopo si ritrovò a villa Price, a studiare con Chris.

Evelyne aveva l’influenza, le era venuto un febbrone ed erano due giorni che saltava la scuola e Susie si trovava dal dentista. 

-Mi dispiace non siano qui con noi – disse Chris all’amica con sincerità – forse all’inizio non ci siamo capite ma ora, pian piano, ci stiamo conoscendo e noto meno astio da parte loro nei miei confronti.

-Sono felice – sospirò Patty – e credo possiate diventare amiche vere.

Chris era un po’ titubante comunque aggiunse:

-Si stanno comportando lealmente, non hanno spifferato nulla a mio fratello!

L’altra annuì e chiese mentre prendeva il quaderno dalla borsa:

-A proposito, come va con Mark? Vi siete rivisti spesso, o sbaglio, dopo quella volta?

-Ecco mia madre – bisbigliò Chris – non dire più niente!

La signora Price era entrata nella stanza, elegantissima, teneva in mano un soprabito, si capiva che stesse uscendo.

-Buonasera – la salutò educatamente Patty alzandosi e lasciando i libri e tutto il resto.

-Oh cara – disse la donna – stai pure comoda, sono passata per un piccolo saluto, sto andando via. Tutto bene con lo studio? L’ultimo anno è importante, dovete prepararvi per gli esami finali.

Poi rivolta alla figlia aggiunse:

-Chris se la tua amica vuole fermarsi a cena è tutto pronto. Ho fatto preparare qualcosa dalla domestica ma mi raccomando, tu non mangiare dolciumi e simili, limitati ad un’insalata o ad un’altra verdura, la prossima settimana avrai il provino e devi essere in forma perfetta.

-Mamma – tentò di replicare la giovane – io non intendo …

-Devo andare, ritornerò sul tardi, buon proseguimento ragazze!

Sorrise a Patty e lasciò la stanza chiudendo la porta.

Chris era visibilmente nervosa e imbarazzata, l’amica chiese con tatto:

-Devi fare un provino? Per cosa?

-Per nulla che m’interessi! – esclamò stringendo forte la matita che aveva in mano e cominciando a scarabocchiare il blocco bianco sulla scrivania.

Qualche lacrima iniziò a scenderle lentamente sul volto, Patty le accarezzò il braccio come per calmare quel gesto impulsivo e lei si sfogò:

-Uno stupido servizio fotografico per una rivista di moda! Sono stufa, non voglio più farli. Ti considerano soltanto perché sei carina, sorridente e basta. È da quando ero una bambina che faccio pubblicità e casting, mia madre ha sempre programmato la mia vita ma ti giuro che non la sopporto più!

-Credevo fosse una cosa piacevole – disse con delicatezza Patty – posare per servizi di moda. Ti abbiamo tutte un po’ invidiata per questo.

-Lo immagino! – continuò Chris piangendo – Tutti lo pensano, visto da fuori è così. All’inizio può essere divertente ma poi stanca. E mia madre non può decidere per me, ormai non sono più una ragazzina ho diciassette anni!

-E hai mai provato a parlarne con lei? – domandò Patty a bassa voce.

-Ma l’hai vista? – ora il suo era un tono ironico – Non c’è mai, ha i suoi impegni, i suoi giri e tutto deve essere in ordine e perfetto come dice lei! Perché mio padre se n’è andato? Perché non la tollerava più! Gli ultimi anni erano in pratica separati in casa. Benji ha sempre avuto il calcio, ha viaggiato, io invece ho dovuto sopportarla con le sue manie e le sue fissazioni. Non ha potuto continuare la carriera di attrice perché si è sposata e poi ha avuto mio fratello e me, sai quante volte me lo ha ripetuto!

Patty era in silenzio, non sapeva cosa dire in quella circostanza, l’amica aggiunse:

-Scusami per lo sfogo, riprendiamo lo studio ora.

-No cara – disse fermamente – voglio che ti confidi e non devi aver timore con me.

Chris la guardò con affetto e spiegò:

-Capisci perché non voglio dirle nulla di Mark! Lei per me sogna un matrimonio con un rampollo di una ricca famiglia, con il figlio di un imprenditore o simili.

-Scusami – la interruppe Patty – Mark diventerà quasi sicuramente un importante calciatore, quindi non vedo il problema!

-E’ un problema di ceto sociale – ribadì Chris amareggiata – di contesto culturale e così via!

-Però – riprese l’altra cercando di darle fiducia – se la vostra storia continua non potrai nasconderla in eterno.

-Ci penserò poi – rispose subito l’amica – quello che mi rammarica di più è che non posso contare neppure sull’appoggio di mio fratello!

-Se vuoi – aggiunse timidamente Patty – posso chiedere a Holly di metterci una buona parola.  

Chris rise finalmente e disse:

-Può essere un’idea, quando sarà il momento te lo dirò! E ora è meglio metterci a studiare seriamente.  

E ripresi libri e quaderni tornarono a pensare alla scuola.

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Capitolo 7
*** Calcio di rigore ***




  

Ormai il campionato era entrato nel vivo, l’anno scolastico proseguiva regolarmente e, tra i ragazzi e le ragazze, si discuteva spesso su cosa fare al termine delle superiori. C’era chi già aveva le idee chiare, chi era indeciso e chi non sapeva proprio quale strada prendere.

-La mia scelta – ripeteva Evelyne in cortile, durante l’intervallo – è tra lingue straniere o letteratura. La prima facoltà mi darebbe più sbocchi lavorativi ma la seconda forse, mi affascina di più.

-Io, lo sapete, sono sicura per veterinaria – era Susie a parlare – da quando ero bambina che sognavo di lavorare con gli animali. E tu Patty, hai deciso?

-Sarei orientata a diventare giornalista – rispose – mi piacerebbe ma ci sono molte variabili da considerare.

Il suo sguardo si rattristò un poco e aggiunse:

-Tra cui il futuro di Holly. Se lui andrà a giocare all’estero sarà dura per me! Non so se riuscirei a resistere a una storia a distanza.

-Ma lui cosa ha deciso? – chiese Evelyne preoccupata nel vedere l’amica così.

-Ancora non ne abbiamo parlato proprio seriamente – spiegò Patty – ma lo sapete tutti che il suo desiderio è sempre stato quello di giocare in un grande club.

-Dovete parlarne – sottolineò Susie – e fare delle scelte.

Patty annuì ma nel cuore sentiva tanta ansia e preoccupazione.

Chris si era distanziata dalle altre, stava per conto suo, appoggiata al muretto.

-E tu – le chiese Evelyne coinvolgendola nella discussione – cosa pensi di fare dopo gli esami?

Lei scosse la testa e rispose:

-Ancora non ho deciso nulla e neppure ci sto pensando.

-Tu hai già il tuo lavoro come modella – affermò Susie ma l’altra disse subito:

-Non mi interessa più, ho smesso con i servizi fotografici!

-Davvero? – Patty era felice di aver appreso quella notizia perché sapeva quanto l’amica fosse stanca di quell’occupazione.

-Mi sono presa una pausa – spiegò – ho rifiutato tutte le offerte.

-E tua madre? – domandò Patty incuriosita – Come l’ha presa?

-Le ho detto che era per concentrarmi di più nello studio in previsione degli esami finali – fu la risposta di Chris – ma in realtà non è neppure così.

Patty si avvicinò all’amica come per creare un’atmosfera più intima.

-Non ho proprio idea di cosa fare dopo la scuola – ripeté Chris – non so prendere una decisone perché sono stati sempre gli altri a far scelte al mio posto.

Evelyne e Susie si erano allontanate dovendo rientrare prima in aula per ripassare in vista di un’interrogazione, le due amiche erano rimaste sole.

-Dovrei dirti – continuò Patty – che ora le decisioni le devi prendere da sola, che devi parlare chiaramente con tua madre ma poi mi accorgo che sono brava a dar consigli agli altri e poi quando si tratta di me non riesco a concludere nulla!

-Ma no! – esclamò Chris per rassicurarla – Sono convinta che diventerai una brava giornalista e potrai seguire il tuo capitano in ogni parte del mondo!

Patty rise e domandò:

-E tu seguiresti il tuo Lenders?

-Credo sia una – rispose l’altra arrossendo – delle uniche certezze che ho!

- Allora – esultò Patty – devi farti forza e raccontare a tua madre che vi state frequentando.  

-Tu sei pazza! – esclamò l’amica – Per ora non ci penso minimamente, io e lei ci vediamo pochissimo, quando io torno mia madre esce e viceversa quindi non mi pongo il problema.

-Non puoi rimandare ancora a lungo – le disse Patty con tono quasi di rimprovero.

-La stessa cosa potrei dirla io a te – replicò Chris – quando ti decidi a parlare con Holly del vostro futuro?

Patty costatò che l’altra aveva ragione e pensò che, con i problemi degli altri, era sempre tutto più semplice. 

-A proposito – proseguì Chris in tono più sereno – molto probabilmente mi serve una copertura per domani pomeriggio.

-Ho capito – asserì l’amica – se hai bisogno puoi dire che sei con me e invece starai con Mark chissà dove!

-Sei un tesoro – la ringraziò abbracciandola.



Seduta a riva del laghetto, Chris si rispecchiava nell’acqua calma mentre faceva roteare la mano dentro di essa formando piccoli cerchi concentrici. Era un pomeriggio tranquillo e lei ufficialmente si trovava lì con Patty, Evy e Susie. Questo era ciò che aveva detto a sua madre prima di uscire.

-Ti piace qui? – le chiese Mark avvicinandosi dopo aver parcheggiato la moto nei paraggi.

Lei annuì, il suo sguardo era distratto, la mente altrove.

-Preferivi il cinema, come l’altro giorno? – le domandò ancora Mark – Non ho visto che film davano oggi!

Chris sorrise rispondendo:

-A noi non importa molto della trama del film!

Allora risero entrambi e poi, guardandosi con complicità, si diedero un semplice bacio sulle labbra.

-Mi dispiace – esordì lui – la prossima volta, magari, ti porto in un posto migliore. Capisco che sei abituata a qualcosa di più elegante, più raffinato.

-Oh no – lo interruppe subito Chris scuotendo la testa – io sto benissimo qui! Non farti problemi con me, ti prego. Mi basta stare con te, in qualunque luogo.

Eppure Mark si sentiva in difetto, terribilmente in difetto.

-Devi scusarmi – continuò lei – pensavo ad altro.

In realtà pensava a sua madre, a come sarebbe stato difficile dirle di quella relazione che già sapeva non avrebbe approvato. E a come era complicato prendere una decisione. Decidere di parlarle e andare contro tutto e tutti. Contro la famiglia Price.

-Tu – domandò di getto a Mark – hai paura quando devi tirare un rigore?

Lui rimase un attimo ammutolito.

-Cosa? – era incredulo – Perché me lo chiedi?

-Ti prego rispondimi! – continuò Chris – Come fai a tirare un calcio di rigore? Stai lì, da solo, davanti al portiere e in un secondo devi decidere dove e come calciare. Non hai paura?

-No, io non ho paura – rispose con sicurezza Mark.

-Io non li guardo mai i calci di rigore – aggiunse la ragazza – se sto seguendo una partita e danno un rigore, chiudo gli occhi e mi giro dall’altra parte. Non ce la faccio!

-Affrontare da solo il portiere – ribadì Lenders – non mi ha mai spaventato.

Chris gli prese la mano per trovare rassicurazione.

-Tirare un calcio di rigore – affermò di nuovo Mark – non mi fa paura.

La strinse a sé e con evidente difficoltà le disse:

-Mi fanno più paura i tuoi occhi se non vorranno guardarmi, o la tua bocca se un giorno mi dirà che non vorrai stare con me perché non ne sono all’altezza.

-Non accadrà mai – rispose Chris determinata e sicura.



 
Qualche sera dopo, stranamente, a villa Price, erano seduti a tavola insieme Chris, Benji e la mamma. 

Squillò il telefono.

-Vado io! – disse la ragazza sobbalzando dalla sedia – Sicuramente è per me.

Corse all’apparecchio afferrando con foga la cornetta.

-Pronto? – chiese col cuore in gola.

-Ciao Christine – era la voce di Mark dall’altro capo del telefono.

-Oh ciao Patty – salutò lei con voce squillante.

-Va bene domani, solita ora, solito posto?

-Benissimo, domani pomeriggio. Prendiamo l’autobus?

-Sì, tu prendi l’autobus poi scendi come sempre alla penultima fermata, io ti aspetterò lì.

-Perfetto, a domani! Buonanotte.

-Buonanotte.  

Riagganciò la cornetta, tornò a tavola.

-Era Patty? – chiese la madre – Dove andate di bello domani?

-Oh, per negozi – mentì la giovane – Holly ha gli allenamenti e noi ce la spasseremo passeggiando per la città.

-Domani staremo al campo fino a tardi – specificò allora Benji – perché poi ci sarà la pausa in vista della partita con la Nazionale giovanile.

-Quando è prevista la partenza? – domandò la signora Price.

-La prossima settimana – rispose il figlio.

Chris stava terminando il pasto, suo fratello aggiunse:

-Sai chi ci sarà tra i convocati? Tom Becker.

-Il tuo amico che gioca in Francia? – chiese la donna stranamente loquace quella sera.

-Sì, proprio lui – rispose Benji – non vediamo l’ora di giocare di nuovo insieme, Tom, Holly ed io.

Avendo paura che nel discorso si nominasse anche Mark, improvvisamente Chris si alzò da tavola annunciando:

-Non mangio più, salgo in camera vorrei ripassare per l’interrogazione.

Benji la osservò, era sempre più sfuggente, introversa e sovrappensiero.

-Venerdì, sabato e domenica liberi – nella sua stanza contava i giorni – e poi partirà per il ritiro. Sarebbe meraviglioso trascorrerli insieme.

Si addormentò con quell' idea.  

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Capitolo 8
*** Cancelletto, portone, porta ***


 

 

 

-Domani sera si va all’inaugurazione del nuovo locale – esordì Ed nello spogliatoio, dopo l’ultimo allenamento prima della pausa per la Nazionale – che ne dite?

-Per me va bene – rispose subito Danny – e tu Mark, sei dei nostri?

Lenders, chiudendo la borsa, disse sovrappensiero:

-No, credo di no, domani sera non ce la faccio proprio.

-Dai, perché non vieni? – insistette Mellow – Sarà divertente!

Invece Mark non rispose, si alzò, s’infilò la felpa e iniziò ad incamminarsi verso l’uscita.

-Ho capito! – esclamò Ed in tono scherzoso – Hai altro di meglio da fare! 

E lo prese per un braccio mentre lui era sulla porta.

-Lasciami perdere – lo scansò Lenders – ho detto che non vengo e basta!

Uscì mentre Danny affermò:

-Lo sai che Mark non parla quasi mai della sua vita privata, Ed non continuare a fare domande.

Ma Warner era già nel corridoio e, raggiunto il compagno, continuò:

-Sono contento per te se hai trovato una tipa con cui passare il fine settimana.

Mark lo fulminò con lo sguardo:

-Modera i termini, non è una qualunque!

-Oh oh – ridacchiò Ed – allora è una storia importante.

-Forse – asserì laconicamente l’altro.

Camminando erano arrivati al parcheggio, Mark salì in sella alla sua moto, Warner gli chiese in confidenza:

-Dove la porti domani sera?

Lenders, appoggiando le braccia sul manubrio, scosse la testa e disse:

-Non lo so. Questo è il problema, non lo so! Ho il week end libero ma pochi soldi, vorrei stare con lei e invece dovrò rinunciare.

Warner intuì immediatamente dal tono della voce che Mark era rassegnato, cosa insolita dato che lui non mollava mai, e invece ci avrebbe tenuto proprio tanto ad uscire con quella ragazza.

Non fece troppe domande, aveva ragione Danny, con Mark bastavano poche parole. 

E tra loro due c’era un’intesa che amava di più il silenzio. 

Gli mise una mano sulla spalla, rimase a fissare per un attimo l’asfalto della strada poi, di scatto, annunciò:

-A cosa servono gli amici? Il buon vecchio Ed può aiutarti!

Si staccò da lui, prese lo zaino, lo aprì e tirò fuori una specie di piccolo peluche che raffigurava una barca a vela. Era azzurro e bianco e da esso pendevano tre chiavi.

-Ascolta bene – spiegò Ed tenendo tra pollice e indice la prima chiave, quella piccolina – questa è del cancelletto esterno, l’altra è del portone e l’ultima, la più lunga, è della porta di casa.

Mark lo guardava incredulo, non capendo a cosa si riferisse l’amico.

-Cancelletto, portone, porta – ripeté Ed come una filastrocca, facendo scorrere tra le dita le tre chiavi.

Allo sguardo ancora perso di Lenders, Warner replicò:

-I miei hanno una casa al mare, accanto alla spiaggia bianca, quella non lontana dal porto. Loro sono in città, l’appartamento è libero, queste sono le chiavi.

Finalmente Mark capì, Ed continuò:

-Ti chiedo solo di riportarmele lunedì, al ritiro della Nazionale.

Le mise in mano all’amico e s’incamminò verso l’uscita salutandolo con un cenno.

-Buon divertimento – gli disse.

-Grazie – rispose Mark ancora un po’ stupito mentre nella mente si ripeteva, sfregando le chiavi il ritornello – cancelletto, portone, porta.
 


Quella sera il locale era pieno zeppo, buona musica ma troppa gente, essendo un’inaugurazione dovevano prevederlo che avrebbero trovato lì mezzo mondo.

Benji, Bruce e Tom entrarono e si diressero subito verso il tavolo che avevano prenotato.

-Meno male che abbiamo telefonato prima – esclamò Bruce – altrimenti non trovavamo neppure questo posticino.

-Peccato che Holly non sia con noi – dichiarò Tom, arrivato soltanto la mattina con l’aereo dalla Francia – ma è con Patty quindi buon per lui!

-Al compleanno della mamma di lei – sorrise ironicamente Benji – non so quanto possa essere divertente come serata.

I tre risero poi Bruce sospirò:

-Certo che stare qui senza neppure una ragazza è un peccato mortale! Evelyne e Susie avevano una festa non ho capito bene di chi e Chris … dov’è tua sorella Benji?

-Tu l’hai vista? – rispose lui appoggiandosi meglio allo schienale del divanetto – Io e lei ci incontriamo poco in casa!

-Fosse stata stasera con noi l’avrei subito invitata a ballare – ammise Bruce tra le risate di Tom e Benji che replicava:

-Giù le zampe amico!  Prima di uscire con lei dovete chiedermi il permesso.


La moto era ferma sulla strada che passava sopra alla spiaggia che chiamavano bianca per via del colore chiaro della rena.

Erano rimasti seduti sulla sabbia per un tempo indefinito, ormai si stava facendo quasi buio e si era alzato un vento fresco. Il mare era mosso.

-Hai freddo? – le sussurrò Mark avendola vista stringersi nella giacca e rabbrividire.

-Un pochino – rispose Chris osservando l’acqua andare avanti e indietro, in un movimento perpetuo senza fine.

Allora lui l’avvolse con le sue braccia, stringendola a sé mentre il suono del vento e del mare rompeva quel silenzio perfetto che si era creato.

Poi, nuovamente, le loro labbra si avvicinarono per unirsi ancora una volta in un contatto pieno di passione e desiderio.

Un bacio lungo, dolce e interrotto soltanto dalla pioggia giunta improvvisamente sul luogo.

Il vento si era inspiegabilmente calmato lasciando spazio a nuvole grigie portatrici d’acqua.

-Possibile che ci imbattiamo sempre in qualche temporale? – esclamò Chris tentando di ripararsi stringendosi ancora di più al suo compagno.

-Andiamo via – suggerì Mark guardando il cielo che si stava facendo sempre più scuro.

Si alzarono e corsero alla moto, sperando di non bagnarsi troppo.

-Senti – le chiese lui – allora andiamo a casa di Ed, vuoi?

Chris annuì prima di mettersi il casco.

-Sei sicura? – domandò Mark con premura.

-Certo – rispose – sì che ci vengo a casa di Ed.


Ed e Danny finalmente riuscirono ad entrare nel locale, la fila pareva interminabile e una volta dentro dovevano trovare un posto seduti oppure iniziare a ballare.

Sembrava che quella sera tutti i giovani della città e dei paesi limitrofi si fossero dati appuntamento lì.

Impossibile rimediare un tavolo libero ma tra i volti di ragazzi e ragazze, scorsero, ad un certo punto, delle facce conosciute.

-Warner e Mellow! – era la voce di Tom – Anche voi qui!

I due sorpresi si avvicinarono.

-Becker – esclamò Ed – quando sei arrivato?

-Stamattina – rispose quello salutandoli – ero certo di rivedervi lunedì al ritiro ma sono contento di questo incontro inaspettato.

-Avete un tavolo? – chiese Bruce – In alternativa, potete unirvi a noi.

Si sedettero, Benji esordì:

-Non credevamo ci fosse tutta questa gente altrimenti avremmo cambiato programma.

-Decisamente caotico – costatò Mellow guardandosi intorno.

-E il vostro capitano? – domandò Tom – Dove l’avete lasciato?

Warner e Mellow si diedero un’occhiata d’intesa poi Ed rispose:

-Mark? È in altre faccende affaccendato!

-Uh! – fecero in coro gli altri tre mentre Bruce aggiunse:

-Anche il nostro di capitano è con Patty, a casa di lei per il compleanno della mamma.

-Invece Mark – spiegò Ed ammiccando – è con una a casa dei miei genitori che non ci sono.

Risatina generale, mormorio.

-Hai capito Lenders! – fu il commento con tono sarcastico di Benji – E chi è lei?

-Io non  ho fatto domande – affermò Ed – mi sono solo limitato a dare le chiavi.


-Allora, quella del cancelletto è la più piccola – cercava di ricordarsi Mark prendendo in mano la chiave e tentando di inserirla nella serratura, mentre ancora pioveva e lui e Chris erano ormai ben bagnati.

-Sbrigati! – lo esortava lei – Sento che mi sto raffreddando! 

La chiave piccola finalmente aprì il cancelletto, entrarono, percorsero il vialetto e giunsero al portone principale. Ora toccava alla seconda chiave che, per fortuna, girò subito nella serratura. Erano al riparo dalla pioggia. Altri due passi e si trovarono davanti alla porta di casa. La chiave era l’ultima, quella lunga. Ed non gli aveva detto quanti giri fare ma bastava tentare. A destra non andò quindi a sinistra. Quattro giri a sinistra e ora quel piccolo paradiso era soltanto per loro due.


-Che amico vero sei Ed! – esclamò con un pizzico d’invidia Bruce – Ricordati di me quando i tuoi genitori lasceranno nuovamente la casa al mare libera.

-Sì certo – rise Warner – io mi ricorderò di te ma tu devi avercela una ragazza da portare nella casa libera!

E giù battute di nuovo.

Iniziarono a bere ciò che avevano ordinato, Ed, osservando il bicchiere che aveva in mano, esordì:

-Credo però che il frigo sia vuoto, mi sono dimenticato di dirlo a Mark.

-Cosa vuoi che gli importi del frigo vuoto! -  ridacchiò Benji facendo riesplodere l’ilarità generale tra i suoi amici.


-Non c’è niente in frigo – costatò Mark richiudendo lo sportello – questo Ed non me lo aveva detto.

-Perché, hai fame? – domandò Chris appena uscita dal bagno dove si era asciugata i capelli e tolta gli abiti quasi zuppi.

Indossava una maglietta che aveva trovato lì in casa, da qualche parte. Era molto larga, forse era di Ed o di suo padre.

-Cosa ti sei messa? – nel dire quelle parole Mark sorrise perché Chris, ai suoi occhi, era bella anche con quella veste improvvisata.

-Era pulita, l’ho presa in prestito – ammise andandogli accanto chiedendo – volevi veramente mangiare qualcosa?

-No – rispose lui stringendola a sé e accarezzandole una guancia – era per domattina, per la colazione.

-Ci penseremo – asserì con naturalezza Chris sentendosi il cuore accelerare i battiti ad ogni contatto ravvicinato.

Allora Mark pose le labbra sulle sue e ripresero a baciarsi come quando erano sulla spiaggia ma questa volta senza l’intralcio della pioggia.

Senza staccarsi si diressero verso la camera matrimoniale, che era quella accanto al bagno.

La porta era socchiusa, entrarono gettandosi sul letto.

Mark si tolse la maglia, Chris sotto di lui, lo guardava desiderandolo.

Le baciò la bocca, poi il collo e scese sul seno, scansando e tentando di toglierle quella buffa maglietta troppo larga.

-Christine, non m’importa di non essere il primo – le disse – io voglio soltanto essere l’ultimo.





 

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Capitolo 9
*** Conflitti ***


 

 

 

Nell’ampio salone della villa veniva servita la colazione, Benji era appena sceso dalla sua stanza e si apprestava a sedersi. Sua madre stava già a tavola e assaggiava qualcosa mentre dava  un’occhiata a una rivista di moda.

-Buongiorno – disse la donna al figlio senza distogliere lo sguardo dal giornale – inizia pure a mangiare.

Benji, non dicendo una parola, cominciò a sorseggiare del tè. 

Ad un certo punto chiese:

-Chris non viene a fare colazione?

-Chris non c’è – rispose subito sua madre – ha dormito fuori , da un’amica.

Benji continuò ad assaporare quel pasto mentre sua madre aggiunse:

-Una sua compagna di classe ha la casa al mare.

Nell’ udire quel termine, mare, associato a casa, il ragazzo smise di masticare, aggrottò le sopracciglia e nella mente sentiva risuonare i discorsi della sera precedente al locale.

-Chi è questa compagna? – domandò infastidito.

-Non lo so – affermò la donna vaga e distratta – non conosco tutti i nomi delle sue amiche.

-La mandi in giro – replicò Benji con vigore – senza accertarti di chi frequenta?

Allora sua madre alzò lo sguardo, chiuse la rivista e rispose con tono alterato al figlio:

-Ieri sono dovuta star fuori tutto il giorno, lei è uscita nel pomeriggio, se non era con Patty sarà stata con l’altra ragazza, Evelyne mi pare si chiami!

-Mi pare? – pensò Benji cercando di controllarsi, le parole di sua madre la dicevano lunga su come s’interessasse alla vita della figlia.

-Era con Susie? – domandò allora ironicamente il giovane sapendo già che la realtà era ben diversa.

-Forse Susie! – esclamò la signora Price – Comunque la casa si trova vicino a quella spiaggia che chiamano bianca per via del colore della sabbia.

Benji posò con forza il bicchiere sul tavolo, si alzò e disse:

-Sì mamma, è la casa di Susie.

E uscì dalla stanza lasciando la madre sfogliare nuovamente la rivista.

 

 

-Sono tornata! – gridò al settimo cielo Chris entrando in casa, salendo di corsa le scale con il suo zaino sulle spalle.

-Oh ciao cara – sentì la voce di sua madre – tutto bene con le tue amiche?

-Sì, sì – balbettò per poi rinchiudersi subito in camera.

Buttò lo zaino sul letto, lo aprì e tolse i vestiti ancora bagnati dalla pioggia. Sentiva l’odore di Mark su quei panni, non avrebbe voluto lavarli mai più. Si specchiò, era euforica, splendente e felice. Soprattutto era felice.

Della sabbia era rimasta tra i pantaloni e sulla giacca, toccò delicatamente con le dita quei piccoli granelli, ognuno di loro era un ricordo. 

Entrò nel suo bagno interno alla camera e gettò gli abiti da una parte, si sistemò i capelli e, rimasta in reggiseno e mutande, percepiva ancora il tocco di Mark su tutto il suo corpo.

Era stato fantastico, pensava, meraviglioso e si sentiva una scema che non trovava le parole adatte per descrivere quella notte intensa, passionale ma allo stesso tempo dolce e delicata. 

Niente poteva distruggere quella felicità. Almeno così credeva.

Uscì dal bagno e sobbalzò vedendo suo fratello appoggiato alla porta della stanza.

-Benji ma non si bussa prima di entrare! – urlò prendendo la prima cosa capitata sotto mano per coprirsi.

-Come sei diventata timida – affermò lui chiudendo bene la porta e avvicinandosi a lei che si legava attorno al seno l’asciugamano afferrato per caso, continuò:

-Si stava bene al mare?

Chris aveva intanto aperto le ante dell’armadio e frugava tra gli abiti, dava le spalle a suo fratello.

-Allora – continuò lui – non mi racconti nulla del tuo fine settimana? 

-Tutto normale – balbettò Chris continuando a cercare qualche vestito – divertente.

-E’ bella quella parte di spiaggia – proseguì Benji imperterrito – la chiamano spiaggia bianca. E la tua amica ha una casa proprio lì?

-Sì, da quelle parti – fu vaga Chris non voltandosi mai verso il fratello.

-Chi è la tua amica? – domandò in modo sospettoso lui.

-Non la conosci – rispose subito la ragazza – è nella mia classe.

-Pensa che coincidenza – iniziò allora a dire Benji ormai vicinissimo alla sorella – sai chi ha una casa sulla spiaggia bianca? Ed Warner, il portiere della Toho.

A Chris si gelò il sangue, spostando con foga gli abiti, non sapendo neppure lei cosa cercare.

-Lo hai incontrato? – chiese con tono ironico – Ah no, non puoi averlo incontrato perché ieri sera era con noi al nuovo locale.

-Ah, con te e gli altri? – la voce di Chris tremava.

-Però il caro Ed – disse Benji più forte – ha prestato le chiavi di casa a quel bastardo del suo capitano, Mark Lenders!

Afferrò la sorella per un braccio e la costrinse a voltarsi.

-Lui lo hai incontrato, vero? – tuonò rabbioso strattonandola e poi allontanandola dall’armadio la obbligò a guardarlo negli occhi.

Chris sconvolta non rispose perché era Benji  a continuare a parlare.

-Sei andata a letto con Lenders, ma non ti vergogni?

Allora lei si fece coraggio e rispose:

-No, non vedo perché dovrei vergognarmi, sono innamorata!

-Sciocca – replicò il fratello – domani quello si è già dimenticato di te.

-Ti sbagli – continuò piccata Chris – non è come pensi, la nostra  è una storia seria.

Benji la fissò e avendola vista molto determinata proseguì:

-Non devi più frequentarlo, non è il tipo per te.

-Ma cosa ne sai – ora Chris era sgomenta – di quello che provo io, di ciò che è bene per me. Non sarai certo tu ad impedirmi di stare con Mark, né tu e né tantomeno la mamma. Vuoi andare a dirglielo? Vai pure. Non mi farà più uscire, io scapperò di casa!

Era decisa nel pronunciare quelle parole che si meravigliò lei stessa della forza che aveva tirato fuori. 

Si sedette sul letto mentre suo fratello si avviò verso la porta.

Uscendo le disse:

-Non dirò nulla alla mamma ma è meglio per te non vederlo più.
 


Scese di sotto nel salone, non c’era nessuno. 

Andò in giardino, doveva scaricare tutte le tensioni altrimenti sarebbe esploso.

L’aria era fresca, frizzante ma lui si sentiva ribollire dentro.

Decise sul momento di prendere la macchina e andare via da lì.

Salì, mise in moto e andò a fare un giro, senza una meta. Guidare lo rilassava e gli permetteva di pensare.

Mark Lenders. Non era soltanto un rivale sul campo. Tra loro vi era sempre stato acredine, astio, livore. Da sempre. Fin da  quando erano due ragazzini e si fronteggiavano nei campionati delle scuole. 

Arrogante, presuntuoso, prepotente. Questo era Mark.  

Non l’aveva mai sopportato, in campo e fuori.

E il ritrovarlo come compagno in Nazionale non aveva ammorbidito il rapporto con lui. Si erano quasi sempre evitati.

Guidava a velocità sostenuta, il pensiero andava al giorno dopo quando avrebbe incontrato Lenders proprio al ritiro. Gli avrebbe volentieri messo le mani addosso. Per distruggerlo.



 

I primi ad arrivare furono Holly e Bruce, seguiti da Philip e poi da Tom.

Il ritiro della Nazionale giovanile era da sempre un momento di incontro, di ritrovo e di divertimento anche quando la posta in gioco era alta, come questa volta. Le qualificazioni.

-Holly – gli disse Tom – se il mister mi schiererà tra i titolari potremo formare nuovamente la coppia d’oro come allora!

-Non vedo perché non debba farti giocare, amico mio! – esclamò l’altro felice di rivederlo lì, pronto per una nuova avventura.

Giunsero, pian piano, anche tutti gli altri. Benji arrivò quasi per ultimo.

-C’è Lenders? – chiese a Holly dirigendosi verso gli spogliatoi.

-Sì, è qui – rispose notando immediatamente l’umore nero dell’estremo difensore.

-Avrei preferito non ci fosse! – dichiarò Benji alquanto nervoso.

-E’successo qualcosa? – chiese discretamente Holly.

-Te ne parlerò poi, forse – asserì Price aprendo la porta.

Salutarono Paul e Ted che si stavano cambiando, il capitano disse sotto voce ma con fermezza a Benji:

-Non voglio saperlo ma qualunque cosa sia non deve intaccare l’unione del gruppo. La partita di sabato è troppo importante, anzi fondamentale.

Benji annuì con un cenno ma sentiva dentro di sé che sarebbe stato molto ma molto difficile mantenere la calma.

Intanto Mark, giunto al campo, stava aspettando l’arrivo di Ed.

-Eccoti finalmente! – esclamò vedendo l’amico entrare insieme a Danny.

Lo prese da una parte e gli ridiede le chiavi.

-Grazie – gli disse – ti devo un favore, Ed.

-Figurati – ridacchiò Warner mettendosi in tasca le chiavi – ora vado subito a cambiarmi che sono in super ritardo ma tu poi mi devi raccontare la serata nei minimi dettagli!

-Puoi scordartelo! – gli rispose Mark con un mezzo sorriso dirigendosi con Danny verso il mister.

Quando furono tutti, iniziarono gli allenamenti con dei giri di campo.

Benji e Mark erano a debita distanza, neppure un saluto fra loro ma nessuno ci fece caso. 

Dopo il riscaldamento il mister esordì:

-Bene ragazzi, avete visto che ho stilato una lista con i nomi dei dieci rigoristi e vi ho diviso in due gruppi. Price va nella porta alla mia destra, con lui Holly, Tom, Mark, Denny e Philip, i rimanenti con Warner andranno a sinistra. Cominciate subito a tirare i rigori.

-Mister – lo chiamò Benji accostandosi – potrei cambiare gruppo?

-Assolutamente no! – tuonò quello – Qual è il tuo problema Price?

-Nessun problema – rispose dirigendosi verso la porta.

Si trovò faccia a faccia con Lenders.

-Sono io il tuo problema? – lo provocò Mark essendosi sentito chiamato in causa.

-Lo sei sempre stato – rispose Benji fissandolo negli occhi – adesso ancor di più.

-Ti secca se ti segno un goal? – domandò allora Lenders prendendo in mano un pallone.

-Adesso mi secca ben altro! – esclamò Price tra i pali – Ora togliti e lascia calciare prima Holly.

-Non ordinarmi cosa devo fare – replicò Mark posizionando la palla sul dischetto.

-Lascia stare mia sorella – affermò Benji – è questo ciò che ti ordino!

-Ragazzi, manteniamo la calma – intervenne Holly molto preoccupato.

Ma i due erano già pronti a venire alle mani mentre Denny da una parte e Tom dall’altra tentavano di placare gli animi.

-Guarda che io con tua sorella faccio sul serio! – gli gridò Mark mentre il mister si avvicinava imbestialito.  



 

-Bibite, patatine, pop corn, mi sembra ci sia tutto! – esclamò Patty posando l’ultimo piatto sul tavolinetto davanti al divano e mettendosi comoda pronta per guardare la partita in televisione assieme alle sue amiche.

-Da quando trasmettono in TV anche la Nazionale giovanile – disse Susie prendendo subito una patatina – possiamo seguirli in trasferta e senza perdere un giorno di scuola!

-Zitte che comincia! – gridò Evelyne alzando il volume con il telecomando.

Chris era accanto a loro ma la sua mente era altrove, si percepiva.

La prima inquadratura fu per il campo mentre la voce del cronista spiegava l’importanza di quella partita ai fini delle qualificazioni.

-La formazione, la formazione! – disse con enfasi Patty avendo visto impressi sullo schermo i nomi dei giocatori.

-Warner in porta? – Evelyne era stupita leggendo quel cognome in alto a sinistra.

-Benji sarà infortunato? – domandò Susie preoccupata volgendo lo sguardo a Chris che era meravigliata come loro.

-E’ strano – ammise Patty guardando ora Chris che, con interesse, si era avvicinata alla TV per vedere meglio quei nomi.

-Non c’è neppure Mark fra i titolari – annunciò la ragazza ora amareggiata – quei due avranno litigato di brutto e il mister li avrà fatti fuori dalla squadra.

-Cosa? – fu la reazione spontanea e immediata di Evelyne mentre Patty e Susie distoglievano lo sguardo dallo schermo per osservare l’amica tornata seduta e sprofondata nel divano affranta.

-Chris – esordì Patty delicatamente – devi dirci qualcosa che non sappiamo?

La giovane, ancora un poco scossa, prese fiato e affermò:

-Ho passato la notte con Mark e mio fratello lo ha scoperto.  

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Capitolo 10
*** Tutto in pochi giorni ***


 

 

 

Le due squadre avevano fatto il loro ingresso in campo, pronte per l’esecuzione degli inni nazionali ma, a casa di Patty, nessuno stava più guardando la televisione.

-Come, come? – Susie era attonita e chiese – Quando è successo?

-Racconta! – esclamò Evelyne mentre Patty si avvicinò di più all’amica fortemente in imbarazzo.

Chris era seduta all’angolo del divano e teneva stretto un cuscino, esordì:

-Sabato scorso, siamo andati al mare e poi ci siamo fermati a casa di Ed.

-A casa di Ed? – domandò Evelyne ancor più stupita.

-I suoi genitori hanno un appartamento lì – rispose Chris a bassa voce – era libero.

-Ragazze – dichiarò Patty – l’arbitro ha fischiato l’inizio, ora guardiamo la partita.

Tutte si voltarono verso lo schermo, il gioco era cominciato.

Subito in attacco con Holly e Tom, la coppia d’oro era ritornata ed era intenzionata a farsi valere.

Patty seguiva l’azione con gli occhi incollati allo schermo ma la sua mano teneva stretta quella di Chris, seduta accanto a lei.

Palo di Hutton, che inizio promettente!

Le urla di Susie si sentivano fino allo stadio, Evy si era già quasi finita il sacchetto di pop corn. 

-Vado un attimo in bagno – asserì Chris alzandosi lentamente.

Ottima parata di Ed dopo un salvataggio miracoloso di Bruce, Evy si era messa le mani sul volto per non guardare.

-Tu ne sapevi niente? – chiese Susie a Patty.

Calcio d’angolo per gli avversari.

-Di cosa? – ribatté lei preoccupata.

-Ma di Chris e Mark insieme a casa di Ed! – esclamò Susie con naturalezza.

Miracolo di Warner.

Sospiro di sollievo delle tre amiche.

-No, non lo sapevo – rispose Patty – sabato avevo la festa di mia madre e non ho sentito Chris.

-Immagino Benji quando l’ha scoperto! – fu il commento di Evelyne. 

Contropiede con Tom e Holly.

Chris tornò a sedersi sul divano con le altre.

Bellissimi i passaggi tra i due, l’intesa è sempre perfetta.

-Se vuoi – disse Patty all’amica – puoi confidarti.

Chris sorrise finalmente.

Goal di Tom!

Tripudio generale.

Uno a zero e fine del primo tempo.

E Chris potè sfogarsi con Patty ma anche con le altre ragazze.

-Tua madre quindi – chiese Evy con discrezione – non sa nulla?

-No, sembra che mio fratello non le abbia detto niente – rispose Chris sorseggiando un bicchiere d’acqua – ma non so per quanto visto ciò che è successo stasera. Voglio vedere come giustificherà la sua esclusione dalla partita.

-Forse tua madre – disse Susie per stemperare la situazione – neppure la sta guardando la partita!

Risero. Patty aggiunse:

-Sei stata bene però insieme a Mark?

Annuendo Chris affermò:

-Mai stata meglio! E credo dovrò parlarci io con mia madre, a cuore aperto. Io non voglio rinunciare a Mark.

La partita terminò con il risultato di uno a zero.

Bene per le qualificazioni.

-Avevi ragione su Chris – confidò Susie a Patty sulla porta mentre usciva – è una ragazza sensibile ed ha bisogno della nostra amicizia.

-Dille che noi ci siamo – chiosò Evy facendo l’occhiolino – se dovesse aver bisogno.

Patty pensò che non solo sul campo ma anche a casa sua, quella sera, era nata una bella intesa pronta a durare per lungo tempo.



 

Quando tornò a casa buttò il borsone sul divano con rabbia, si tolse velocemente la felpa e iniziò a salire le scale per andare in camera.

-Benji! – lo chiamò sua madre –  Mi spieghi cosa è successo? Perché non hai giocato ieri?

-Tutta colpa di Mark Lenders! – rispose irato senza fermarsi a salutarla.

Arrivato al piano superiore s’imbatté in sua sorella, nel corridoio.

-Hai sentito? – le disse in tono ironico – Tutta colpa di Chris avrei potuto aggiungere!

Lei lo guardò con aria di sfida, il fratello proseguì:

-Ora l’intera nazionale sa della tua tresca con Lenders, sei contenta?

-Se tu avessi tenuto a freno le mani – replicò lei – immagino cosa possa essere successo per essere stati messi fuori squadra!

-Io? – Benji  era decisamente alterato – Guarda che è stato il tuo amato Mark ad iniziare, è un provocatore nato e ti ribadisco che stai sbagliando tutto! Devi lasciarlo e non uscirci mai più!

-Soltanto perché non è simpatico a te? – ora era Chris ad avere un tono ironico, si voltò e scese le scale senza rivolgergli la parola.




 

Passarono due giorni, quella sera la signora Price rientrò a casa e, trovando Chris a guardare un film seduta sul divano in salone, le annunciò trionfante:

-Sei qui? Bene, devo darti un’ottima notizia. Sabato sera ho invitato a cena l’ingegner Goldwie, quello che si occupa della costruzione dei palazzi nel quartiere nuovo. Abbiamo tutto il tempo domani per andare a fare shopping, vorrei che tu indossassi un abito perfetto per l’occasione.

-Devo esserci anch’io? – chiese la giovane stupita – Il sabato sera preferirei uscire con le mie amiche.

La madre la fissò scuotendo la testa:

-Cara – le disse – devi capirmi al volo! Certo che devi esserci perché l’ingegnere verrà con suo figlio. Vorrei tu lo conoscessi, ha vent’anni, è un ragazzo affascinante e sta seguendo le orme del padre. 

-Mamma – la interruppe immediatamente Chris – non intendo proprio partecipare a questa commedia da te organizzata!

-E’ un bellissimo ragazzo – sottolineò la donna – interessante e colto.

-E pieno di soldi! – esclamò lei alzandosi dal divano di scatto.

-Non è mica un reato! – sorrise sua madre.

-Devi smetterla di gestirmi la vita – affermò Chris con decisione – non verrò a questa cena, non m’interessa incontrarmi con il figlio del tuo amico!

-Vedrai che ti piacerà – continuò la signora Price – e poi non siete obbligati a passare tutta la serata qui! Dopo cena potrete andare dove volete.

Chris, in piedi, pigiò il tasto del telecomando che aveva ancora in mano, spense la televisione e dichiarò con forza:

-Mamma, io frequento un ragazzo da diversi mesi, non verrò e basta!

La donna fece un’espressione mista tra incredulità e disappunto. Si avvicinò a sua figlia che era rimasta accanto al divano e replicò con calma:

-Frequenti un ragazzo? Da mesi? Perché non lo hai detto?

Chris non rispose, fu sua madre a continuare:

-Chi è? Perché non me lo hai presentato?

-Non ho mai trovato l’occasione adatta – rispose lei timidamente buttando il telecomando sul divano e allontanandosi un po’ dalla donna.

-Come si chiama? – riprese imperterrita la madre – Dimmi il suo nome.

-Mark Lenders – l’aveva detto, finalmente.

La signora Price rimase per un attimo ferma, intenta a pensare, poi esclamò:

-Lenders? Ma non è quello per cui Benji è stato fatto fuori dalla partita?

-Tuo figlio ci ha messo del suo – disse piccata Chris – per farsi buttare fuori dal mister.

Lasciò la stanza mentre la madre le ripeteva:

-Mi informerò su di lui e non potrai continuare a frequentarlo se io non lo riterrò opportuno. Hai capito?

Ma la ragazza era già entrata nella camera a fianco, preso il telefono stava chiamando la sua amica.

-Pronto Patty? Ciao, ho detto a mia madre di me e Mark. Ci vediamo più tardi?




 

-Non ho risposto a tutte le domande – riferì Susie alle amiche appena il professore era uscito dall’aula ritirando tutte le verifiche.

Erano passati alcuni giorni e le ragazze erano state impegnate con i compiti in classe.

-Io ne ho saltate due! – esclamò Evelyne – Era molto difficile, ora ho proprio bisogno di una boccata d’aria. Andiamo in cortile?

Si alzarono per seguirla, Chris rimase ancora al banco a sistemare i libri.

-Vieni? – la esortò Patty mentre le altre due erano già fuori.

Lei annuì ma era silenziosa.

-Anche a te non è andata bene la verifica? – le chiese, Chris si aprì subito:

-Sono giorni che Mark non si fa più sentire. 

Patty rimase stupita, l’altra continuò:

-Ora che tutti sapevano di noi ed ero riuscita a confessarlo anche a mia madre.

-Ma è sparito? – domandò incredula l’amica – Non ti ha più neppure chiamata?

-No, sarà una settimana che non lo vedo e non lo sento – rispose triste Chris.

-Forse sarà impegnato con gli allenamenti – tentò goffamente di rassicurarla Patty.

-E non telefona? – disse subito lei infilando con forza il quaderno nella borsa.

-Prova a chiamarlo tu! – la esortò l’amica.

-E se si fosse stancato di me? – ipotizzò Chris sempre più in ansia – O avesse un’altra!

Patty non sapeva che dire, provò a  supporre:

-Ci sarà di mezzo tua madre? Dato che si oppone alla vostra relazione forse avrà contattato Mark minacciandolo!

Chris non poté far a meno di sorridere:

-Secondo te – disse – lui è il tipo che si fa intimidire da qualcuno?

Patty capì di aver detto una sciocchezza, l’amica asserì:

-Si sarà trovato un’altra! Sono a pezzi e non ho il coraggio di chiamarlo.

Non lo chiamò e anche l’avesse chiamato non lo avrebbe trovato.

Quel pomeriggio, dopo l’allenamento, Mark non si era diretto a casa.

Si guardò intorno, era felice della sua scelta.

La bionda lo guardò con tenerezza, Mark le disse con decisione:

-Venerdì sera, ci vediamo venerdì.






 

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Capitolo 11
*** Rinunciare ***


 

 

 

-Un tavolo per due, venerdì alle otto – ripeteva la donna appuntandosi la prenotazione e mentre scriveva, con l’altra mano, si rigirava una ciocca bionda tra le dita.

-Allora, a venerdì – la salutò Mark lasciando il locale.

La proprietaria sorrise pensando a quanto doveva essere fortunata la fidanzata di quel ragazzo che da ben una settimana le aveva chiesto di tenergli libero il miglior tavolo del suo ristorante. Era il posto sulla terrazza, con vista panoramica. 

-Sono contenta – disse al marito – quando vengono i ragazzi giovani, così innamorati e così pieni di speranze per il futuro!

Riprese il suo lavoro mentre l’uomo passava lo straccio nel salone.



 

Intanto Mark stava tornando a casa, camminando verso la fermata dell’autobus aveva in testa mille pensieri.

-Stasera potrò telefonare a Christine – si diceva nella mente – e invitarla a cena in quel locale. È una settimana che non la sento ma volevo essere sicuro di avere i soldi per poterla portare fuori.

Aveva lavorato per giorni presso il signor Stone.

Scuola, allenamento, lavoro. Scuola, allenamento, lavoro.

Ci era abituato. Era una vita che studiava, si allenava e lavorava.

Quel ristorante era veramente elegante, un posto da favola e a Chris piaceva, glielo aveva detto un giorno passandoci davanti con la moto.

E Mark si era allora prefissato l’obiettivo di portarla lì una sera, sarebbe stata una sorpresa ma l’avrebbe fatto. Era diventato romantico e sdolcinato? Se lo chiedeva spesso ultimamente. Forse sì, lo era diventato e un po’ se ne vergognava ma lei meritava quello e tanto altro. Nessuno lo avrebbe saputo, forse.

-Perché non me lo hai detto – aveva esclamato Ed quel giorno al ritiro dopo la lite con Benji – che uscivi con la sorella di Price! Me ne sarei stato zitto l’altra sera al locale!

Tirò fuori quei soldi dalla tasca, osservandoli mentre camminava, sfregandoli con le dita.

-Al diavolo tutti – pensò- Benji e sua madre, Ed e gli altri compagni! 

Nessuno poteva impedirgli di portare Chris a cena in quel posto da sogno. Nessuno!



 

Tra una fermata e l’altra e un tratto a piedi era quindi giunto sulla soglia di casa.

Aprendo la porta fu pervaso da un insolito silenzio, i suoi fratelli non erano ancora rientrati e nella piccola cucina stava solo sua madre, intenta a cucire accanto alla finestra.

-Ben arrivato – gli sorrise la donna alzando il capo per poi tornare china al suo lavoro.

-Ciao mamma – le rispose osservandola aggiungendo – accenditi la luce o ti rovinerai gli occhi.

-Ci vedo ancora – rispose lei con dolcezza – non devi preoccuparti.

Mark non disse una parola lasciando la stanza. Si diresse nella sua camera, tirò fuori nuovamente i soldi e li mise in un cassetto. Li ripose delicatamente, sotto delle carte pensando a Chris.

-Come posso non preoccuparmi? – tornò a rimuginare – Ti ho da sempre promesso, mamma, che ti avrei aiutata, che sarei diventato un grande calciatore e che tutti i nostri problemi sarebbero scomparsi. E invece tu sei costretta ad andare a lavorare la mattina e a portarti a casa il resto da cucire nel pomeriggio.

Aprì la finestra e vide che aveva iniziato a piovere. Era quella pioggerella fina e fastidiosa che rinfresca l’aria ma rende il cielo grigio e strano.

Tornò subito in cucina, la madre aveva acceso la luce, tirò un sospiro di sollievo. 

Andò alla credenza e prese un bicchiere, la mamma continuava a cucire.

Si versò dell’acqua e bevve lentamente. Poi si avvicinò alla porta di casa, l’aprì per vedere l’andamento della pioggia e rimase appoggiato all’uscio ad osservare fuori.

La mamma era ancora intenta a rammendare.

-Ted e Nathalie – disse ad un certo punto la donna riferendosi ai suoi due figli – si bagneranno, non hanno preso l’ombrello.

Mark guardò di nuovo il cielo pensando che la mamma si preoccupava sempre per loro. Tra poco suo fratello e sua sorella sarebbero tornati da scuola mentre Matt, il piccolino, era andato due giorni con i Mellow a un parco divertimento. Danny aveva un fratello, Richie, che andava in classe con il suo e spesso i due ragazzini giocavano insieme. A volte, i coniugi Mellow, quando andavano fuori con il figlio minore portavano con loro anche Matt. La mamma era contenta perché il bambino si divertiva e viveva esperienze che altrimenti non avrebbe potuto fare.

-Anche Matt – aggiunse la madre – dovrebbe arrivare tra poco.

-Sì, me lo ha detto Danny – affermò Mark – che i suoi sarebbero tornati nel tardo pomeriggio.

Chiuse la porta e, senza fare rumore, s’incamminò verso la camera.

Delle volte avrebbe voluto che la mamma non fosse sempre così tenera con lui. Mai un rimprovero, mai una parola dura. Eppure lui sentiva di non aver fatto del tutto per renderla più felice. Però sapeva che qualcosa sarebbe cambiato, forse non domani, ma in un futuro non lontano sì, avrebbe realizzato quel sogno di diventare un grande calciatore. Era il suo sogno. Anche lui aveva il diritto di realizzare un sogno. Per se stesso. Per sua madre. Per i suoi fratelli. E per suo padre, soprattutto per lui.

Un vocio e dei rumori gli fecero capire che i suoi fratelli erano tornati.

Sentì Nathalie discutere con Ted, mai una volta che andassero d’accordo quei due, e la mamma ridere dicendo qualcosa.

Aprì ancora quel cassetto, sollevò quei fogli e rivide quei soldi. Erano lì e gli avrebbero permesso di portare fuori Chris. In un locale carino, alla moda. 

Da sotto proveniva baccano e un continuo chiacchierare. Il suono di un clacson gli fece capire che anche Matt era arrivato.

Dalla finestra vide la macchina dei Mellow ferma davanti al cancello di casa, suo fratello che scendeva salutando e sua madre che ringraziava i genitori di Danny.

Tra non molto sarebbe sceso anche lui ma intanto riapriva quel cassetto e riguardava quei soldi. Più tardi avrebbe telefonato a Chris, non ora perché tutti erano giù e avrebbero ascoltato la sua conversazione. Nessuno in casa sapeva della sua storia con lei, in genere non raccontava mai di queste cose in famiglia. Udì ancora baccano, questa volta proveniva dalle scale. Chiuse il cassetto, chiuse la finestra ma aprì la porta della camera, i suoi fratelli lo stavano raggiungendo.

-Vediamo se hai il coraggio di raccontarlo a Mark! – diceva Nathalie rivolta al più piccolo della famiglia mentre entrava nella stanza.

-Voi non mi avete capito! – rispondeva Matt quasi in lacrime.

-E non farti sentire dalla mamma – sentenziava Ted con tono di rimprovero.

-Che è successo? – chiese loro Mark stupito ma non troppo, era abituato alle liti continue dei tre.

Matt andò immediatamente accanto al fratello maggiore, come per cercare protezione, mentre la sorella chiudeva la porta e Ted diceva:

-Racconta tutto a Mark, forza!

Il piccolo iniziò:

-Sono stato al parco divertimenti con Richie e i suoi genitori.

-Lo so – lo interruppe Mark – ti sei divertito?

-Un sacco – rispose prontamente il bambino – ma proprio tanto!

-E allora, qual è il problema? – domandò il giovane guardando Ted e Nathalie.

-Il problema – disse Ted irato – è che non ci considera più la sua famiglia!

-Non è vero! – gridò Matt – Non è vero!

Allora Mark s’impensierì e, preso da una parte il ragazzino, lo esortò:

-Racconta a me quello che è successo.

Il piccolo, più calmo, continuò:

-Ieri sera, eravamo in albergo a cena, io, Richie e i suoi genitori. Stavamo mangiando e accanto al nostro tavolo c’erano delle altre persone che cenavano anche loro. Finito il pasto ci siamo alzati e io e Richie siamo andati nella sala accanto a vedere la televisione. Anche una di quelle signore, del tavolo vicino al nostro, era lì. Ad un certo punto sono rimasto solo perché Richie è andato in bagno e quella donna mi ha fatto i complimenti dicendo che eravamo una bella famiglia. Evidentemente ha creduto che fossi il figlio dei Mellow. Non le ho raccontato la verità e ho finto di essere il fratello di Richie. Tutto qui! E loro due ora se la prendono con me!

Nathalie tentò di replicare ma Mark la fece uscire dalla stanza insieme a Ted.

-Quindi hai mentito? – domandò al fratellino rimasto solo con lui.

-Sì ho mentito – ammise il bambino – ma tanto chi la vede più quella signora?

-Quindi ti piacerebbe – continuò Mark – essere il figlio dei Mellow?

Matt fece spallucce e ammise:

-Mi piaceva stare lì e fare quello che fanno tutti. Andare fuori, divertirmi, giocare e stare insieme a una mamma e a un papà.

All’ultima parola abbassò lo sguardo mentre Mark, avvolgendolo con un braccio, gli confessò:

-Sai, anche a me, delle volte, piacerebbe fare quello che fanno tutti.

E il suo pensiero andò a Chris, a quando l’avrebbe portata in quel locale a cena. 

-Io – aggiunse a bassa voce il ragazzino – non vorrei essere il figlio dei Mellow, avrei solo voluto che papà fosse qui con noi.

Allora Mark lo abbracciò più forte ma non gli riuscì di dire altre parole.

-Mi racconti – chiese quindi il piccolo – di quando papà t’insegnava a calciare i rigori? E di quando vi portava al mare con la mamma?

E quindi Mark raccontava perché suo fratello non aveva mai vissuto quei momenti dato che alla sua nascita il padre era già morto da qualche mese.




 

Era ormai buio, terminata la cena e i ragazzi erano saliti nelle camere, del chiasso precedente non era rimasto alcun suono. Poteva essere il momento adatto per telefonare a Chris. 

Sul tavolo della cucina, tolte le stoviglie, sua madre aveva messo dei fogli e delle buste. Mark la trovò intenta a leggere quelle carte.

-Problemi? – domandò alla donna notando preoccupazione sul volto della madre.

-Bollette – rispose semplicemente lei.

Il ragazzo ne prese una in mano buttando l’occhio sulla cifra. Lo stesso fece con un’altra.

-Non ci sono i soldi? – chiese intuendo già la risposta.

-Nell’immediato no – rispose la mamma affranta – ma se riuscissi a fare più riparazioni con il lavoro di sarta e a trattenermi più tempo al laboratorio la mattina, forse dovremmo farcela a pagarle.

Mark le restituì i fogli mentre la donna aggiunse:

-C’è anche il dentista di Matt questo mese e quei libri scolastici per Nat e Ted.

Il telefono era sopra un piccolo mobile, di quelli vecchi passati di moda. 

La mano di Mark non alzò la cornetta e non compose quel numero. 

Aprì invece il cassetto, sollevò quei fogli e prese quei soldi. 

Ma non li guardò. 

Chiuse il cassetto e tornò in cucina. 

 

 

 

 

 

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Capitolo 12
*** Una mamma lo sa ***


 

 

 

-Riprendili Mark -  lo esortò la mamma tentando di ridargli quei soldi che lui aveva poggiato sul tavolo, tra le bollette e le fatture – sono i tuoi! 

-Qui non c’è il mio o il tuo – ribatté con piglio sicuro il ragazzo – c’è il nostro. Quello che guadagno è di tutti.

-Lo so ma questa volta – proseguì la donna dispiaciuta – ti servivano per qualcosa di importante. 

Gli sfiorò il braccio mentre Mark, sorpreso da quell’affermazione, scuoteva la testa.

-L’avevo capito – aggiunse la madre – che stavi lavorando per una cosa che ti sta a cuore.

Distolse lo sguardo da quello della donna per affermare:

-Far star bene la mia famiglia è ciò che mi sta più a cuore.

-Ti sei sempre sacrificato – continuò con forza la mamma – ma io voglio che tu realizzi i tuoi sogni, non solo i miei o quelli dei tuoi fratelli. Riprendi quei soldi!

-No, non era importante – mentì – volevo solo metterli da parte per uno sfizio, per divertirmi con i miei amici, come fanno tutti.

-E’giusto allora – asserì lei – che tu li riprenda.

Mark sorrise e, scuotendo nuovamente il capo, disse:

-I miei amici aspetteranno.

Si allontanò dal tavolo mentre la madre sussurrò:

-I tuoi amici …

 Non parlò più, prese i soldi e guardò il figlio. Negli occhi della donna c’era solo gratitudine. Si avviò in camera con passo lento e stanco.

Rimasto in cucina, Mark tornò accanto al tavolo, afferrò una di quelle bollette e la scaraventò per terra. Lo stesso fece con le altre. Quei fogli caddero sul pavimento, erano carta ma pesavano come macigni. 

Dopo solo il silenzio.

Nella stanza, ormai, si sentiva soltanto il ticchettio dell’orologio a parete che scandiva il tempo. Poi, d’improvviso, lo squillare del telefono.

Mark andò subito a rispondere.

-Che fine hai fatto! – era Chris dall’altro capo – Sono giorni che non ti fai più sentire, io se non ti vedo divento matta!

-Ascolta – tentò di replicare lui – io ti devo parlare.

-Allora incontriamoci al più presto! – ordinò lei nervosamente.



 

Si erano dati appuntamento al parco, il giorno dopo. 

Mark arrivò trafelato, aveva da poco terminato l’allenamento e si era precipitato sul luogo dell’incontro. 

Poca gente, un timido sole faceva capolino tra le nuvole, per tutta la mattinata era piovuto abbondantemente.

Chris stava accanto al laghetto, passeggiava nervosa avanti e indietro con le braccia conserte e lo zainetto sulle spalle.

Quando lo vide arrivare si fermò, i due si guardarono e mentre lui si avvicinava lei iniziò a dire:

-Non mi hai più cercata, ti fai negare al telefono da una settimana, cosa ti ho fatto?

-Sono qui per spiegarti – tentò di rispondere Mark ma la ragazza era un fiume in piena.

-Chi è? – domandò allora Chris di getto – Chi è quella per cui mi stai scaricando? Perché guarda che l’ho capito. Ti sei trovato un’altra!

-Non c’è un’altra – esclamò Mark – ma come lo puoi solo pensare!

-Sparisci senza dire nulla – continuò la giovane – e cosa dovrei pensare?

-Ascolta – lui cercava di essere calmo – non ti ho più chiamata per un altro motivo. 

Fece una pausa, un respiro profondo e continuò:

-Volevo portarti a cena in quel locale, quello carino sulla via del mare che ti piaceva tanto. Ho lavorato per trovare i soldi ma ora i soldi non ci sono più perché li ho dati a mia madre per pagare le bollette. Non posso farti questo regalo e non potrò fartene altri. Mi dispiace.

Chris si meravigliò e, quasi sorridente, disse:

-Era per questo? Soltanto per questo? Ma cosa m’importa di una stupida cena!

-A me importa! – gridò Mark nervoso – Io ci tenevo non sai quanto a farti una sorpresa di quel genere.

Poi, vedendo Chris attonita e spaventata, continuò con più pacatezza:

-Scusa, non volevo aggredirti ma questa storia mi fa stare male. Io vorrei darti di più e, capire che non posso, mi fa sentire un fallito. Ora dovrò riprendere a lavorare dopo gli allenamenti perché mia madre non può fare tutto da sola. Diventerà difficile vederci e credo che tu meriti molto ma molto di più.

-No Mark – ribatté lei dolcemente ma con forza – a me va bene qualunque cosa tu faccia. È giusto che aiuti la tua famiglia, mi basterà sentire la tua voce per telefono, verrò a vedere le tue partite. Poi, col tempo, sono certa che la situazione migliorerà.

-Veniamo da due realtà troppo diverse Christine – ammise allora lui – ti stancherai di me, dei miei problemi, delle mie mancanze.

-Noi siamo fatti l’uno per l’altra – ammise la ragazza – io l’ho capito da subito e non voglio rinunciare a te. Credimi, non m’importa di tutto il resto. Esco di nascosto, mento a mia madre, litigo con mio fratello per vederti!

-Per quanto tempo potrai continuare? – Mark era fermo e deciso – La tua famiglia non mi accetterà mai, questa è la realtà.

-Quando sarò maggiorenne farò ciò che voglio – rispose subito Chris – basterà aspettare, non ho paura. Non più.

Tentò di prendergli la mano, per cercare un contatto ma Mark preferì allontanarsi in silenzio.

Camminarono fianco a fianco senza parlare, Chris con un peso al cuore, Mark con rabbia e rassegnazione che gli si mescolavano dentro.

Giunti più sotto, quasi all’uscita del parco, Chris si avvicinò al chioschetto di bibite.

-Puoi offrirmi un panino? – chiese a Mark che, stupito, tirò fuori dalla tasca degli spicci.

Prese l’ultimo rimasto e mentre lui pagava, lo divise in due parti.

Andò seduta su una panchina dicendo:

-Mangiane un po’con me, ti prego.

Gli diede una parte di panino, lui, sedendosi, era ancora più sbalordito.

-Non mi interessa – esordì Chris con sincerità – se non puoi portarmi a cena, o in vacanza, se non puoi regalarmi nulla di prezioso, a me basta sentirti vicino. Sto bene così, su questa panchina, con metà panino diviso con te. Non voglio altro.

-Tu sei tutta pazza! – sorrise Mark scostandole i capelli da davanti al volto.

-Per te ci sono diventata! – fu la risposta pronta di Chris, finalmente più serena.

-E io sono pazzo di te – affermò lui, accogliendola fra le sue braccia – dal primo giorno che ti ho vista.



 

Poggiò il cucchiaino sul piattino e portò la tazza alle labbra per gustare quella bevanda calda, da troppo tempo non andava più in posti simili, era frastornata.

-Sono così felice – le disse la signora Mellow con cordialità – che tu abbia deciso di venire. Passare un pomeriggio in compagnia non può farti che bene e questo localino poi è veramente delizioso, non trovi?

La mamma di Mark annuì guardandosi intorno, si sentiva fuori luogo e spaesata ma aveva accettato di uscire dopo le varie insistenze dell’amica.

-Scommetto – proseguì la madre di Danny – che ti stai sentendo in colpa perché stai sottraendo del tempo alla tua famiglia. Ed è qui che sbagli! Pensare un pochino a te e non sempre ai tuoi figli non è un errore, se tu sei serena ne gioveranno anche loro.

E intanto offriva un pasticcino all’altra che, timidamente, rispondeva:

-Hai ragione ma tra il lavoro, la casa e i ragazzi trovo veramente difficile ritagliarmi uno spazio per le mie esigenze.

-Promettimi che non sarà l’unica volta – cercò di spronarla la Mellow – non dico ogni settimana ma almeno due pomeriggi al mese dovrai passarli con me, che ne pensi?

La signora Lenders sorrise ricordando a quando andava fuori con suo marito, era passata un’eternità.

-Ti ho sempre ammirata – continuò l’altra con schiettezza – da quando ti ho conosciuta grazie ai nostri figli. Io fatico con due ed ho tutto l’appoggio di mio marito, tu stai portando avanti una famiglia da sola da anni. 

Ma lei scosse la testa replicando:

-Non sono da ammirare e spesso mi accorgo di aver fatto innumerevoli errori.

-Chi non ne fa? – ribatté immediatamente la signora Mellow – E tu hai dato tutto per i tuoi figli.

-I ragazzi stanno crescendo – ora la donna si confidò a cuore aperto – e con loro crescono anche le preoccupazioni. Matt è un bravo bambino, vivace e affettuoso ma sente sempre di più la mancanza del padre. È un continuo chiedere di lui, lo nomina spesso, vuole sentire i nostri racconti. Il fatto di non averlo conosciuto e di non aver neppure un ricordo con lui lo rattrista ogni giorno di più. Ted non mi dà grosse noie, è studioso e abbastanza responsabile ma anche chiuso e introverso. Ha tredici anni e la sua è un’età critica, come quella di Nathalie che ne ha dodici. Essere l’unica femmina l’ha fortificata ma anche penalizzata. È una sognatrice e ha mille idee per la testa ma, delle volte, le sento delle parole di rassegnazione che mi spaventano. È così giovane ed ha già capito, purtroppo, che non potrà ottenere tutto ciò che desidera. E poi c’è Mark. 

-Non dirmi – la interruppe all’istante la Mellow – che ti preoccupa anche Mark?

-Sì, e molto – ammise la signora Lenders sotto lo sguardo sbigottito dell’altra che replicò subito:

-Non è possibile, Mark non può darti preoccupazioni, è quello su cui hai fatto affidamento da sempre.

-Ed è stato un errore – aggiunse lei con tristezza – l’ho troppo responsabilizzato. È dovuto crescere in fretta, con pochi divertimenti e tanta fatica. Se non avesse avuto il calcio chissà cosa avrebbe fatto!

-Mark è stato un esempio per il mio Danny – sottolineò l’altra – ed io sono felice siano diventati amici. Tuo figlio diventerà una stella del calcio e se lo merita più di ogni altro. Per costanza, perseveranza e capacità. 

-Ha un carattere difficile – disse la signora Lenders – non mostra quasi mai la sua parte nascosta, la più tenera.

Le brillarono gli occhi pensando al suo primogenito.

-Ultimamente – continuò – lo trovo cambiato. Ho una sensazione che mi porto dentro da tempo, attendo solo di avere una conferma.

-Ne hai parlato con lui? – chiese la Mellow incuriosita.

-No, non serve parlare – affermò – tra me e Mark è superfluo. Lo so e basta. Noi mamme sappiamo, sappiamo ancor prima di sentire la risposta.  

 

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Capitolo 13
*** Sotto il portico ***


 

 

 

 

A Patty piaceva veramente tanto starsene lì, rilassata all’ombra sotto l’elegante portico di villa Price.
Non era la prima volta che Chris la invitava a casa sua, spesso studiavano insieme ma quel giorno, complice un bel sole che ricordava la primavera, si erano sistemate fuori con  libri e quaderni. La voglia di applicarsi però era proprio poca, anzi inesistente.
Il grosso tomo di matematica, chiuso sopra il tavolino, era sovrastato da tre riviste sportive. In una di queste si poteva leggere di Oliver Hutton, giovane promessa del calcio. Era un’intervista che il ragazzo aveva rilasciato qualche tempo fa ad un giornalista arrivato appositamente dalla Capitale per parlare con lui.
Patty, inizialmente orgogliosa, dopo aver letto tutto l’articolo era stata presa da un forte senso di malinconia. Confidarsi con Chris invece, le aveva fatto bene, appoggiata sulla comoda sdraio in legno tentava di non pensare a nulla, o meglio, di non pensare a ciò che la tormentava in quell’ultimo periodo.

-Adoro stare qui – disse all’amica – hai un giardino stupendo Chris, fossi in te mi metterei sempre a studiare o a leggere sotto questo portico!

La giovane Price sorrise a mezza bocca, ormai odiava tutto ciò che c’era in quella villa, dalla piscina al salone pieno di quadri d’autore.

-Bene – rispose – perché dovremo starci per molto! Da quando mia madre mi controlla assiduamente più resto a casa e meglio è! Credo sia convinta che io abbia lasciato Mark, le ho imbrogliato ben bene le carte!

-Raccontami nei dettagli – chiese Patty con interesse – come hai fatto a incontrarti con lui per il chiarimento senza essere scoperta da tua madre? Davvero hai avuto per complice la mamma di Evy?

-Sì – affermò con slancio Chris – quella donna è fantastica! Quando vi ho chiesto aiuto perché dovevo assolutamente vedere Mark l’altro giorno e la scusa di uscire con voi non sarebbe bastata, Evy mi ha spiegato che avrebbe messo in mezzo sua madre. 

-Oh la conosco da anni – la interruppe Patty – è una mamma moderna, alternativa forse!

-Ho detto alla mia che sarei andata a casa di Evelyne per prepararmi al compito in classe di inglese – continuò Chris – mia madre, naturalmente, non ci ha creduto e ha telefonato a casa Davidson per una conferma.

-E la signora Davidson ha confermato! – rise l’amica pensando alla faccia della Price.

Annuendo rise anche Chris che aggiunse:

-Evelyne aveva raccontato di me e Mark alla madre, lei è rimasta molto colpita dalla nostra storia perché le ricordiamo Romeo e Giulietta, così ha detto, e quindi si è resa disponibile a una bugia. Bugie buone le chiama! Ha voluto aiutarci perché tifa per noi ma ha anche detto che dovrei presentare Mark a mia madre, soltanto conoscendolo potrà cambiare opinione su di lui.

Fece una pausa e poi affermò:

-Sperando di non fare la fine dei due amanti di Verona!

Scoppiarono a ridere entrambe, ne avevano bisogno.

-Sono così felice – riprese a dire Patty – che tu e Mark non vi siete lasciati. E mi trovo d’accordo con la mamma di Evy, la vostra è una storia da romanzo e spero vivamente che tua madre cambi idea su di lui, in fondo non lo conosce e non può giudicare.

Chris non rispose, si limitò ad un’espressione rassegnata mentre Patty, con molta discrezione e a bassa voce, le chiese:

-E tuo padre?

L’altra non si scompose, forse non si aspettava quella domanda, esordì:

-Mio padre? In Francia. Lui lavora, gira il mondo, gestisce i suoi affari che vanno alla grande!

-Non lo senti mai? – Patty si fece coraggio – Ti manca?

-Oh, telefona qualche volta – affermò Chris – quando non è totalmente assorbito da altro. Ci sono abituata, fin da bambina era così. Però, quando è presente, è un papà molto affettuoso, premuroso e amorevole. 

Guardò lontano, distogliendo lo sguardo da quello dell’amica, allora Patty preferì non chiedere più nulla e sviare il discorso.

-Riprendiamo gli appunti di matematica – disse – altrimenti la prossima settimana sarà dura tra compito in classe e interrogazioni!

Chris si alzò lentamente e si mise a rovistare tra gli appunti asserendo:

-Se penso che Mark studia di notte, io mi sento tremendamente una ragazzina viziata e inconcludente. È vero che lui non avrà problemi agli esami e sarà promosso per meriti sportivi ma un minimo di verifiche le deve pur fare.

Patty annuì domandando:

-Mark lavora tutti i giorni ora?

-Sì, dopo gli allenamenti – rispose l’altra – è per questo che sarà difficile vederci in questo periodo. E anche sentirci dato che mia madre controlla il telefono in modo costante.

-Ma è per questo che ci siamo noi amiche! – esclamò Patty facendo l’occhiolino – Gli hai dato il mio indirizzo e quello di Susie?

-Certo e vi ringrazio ancora – annuì Chris – almeno potremo scriverci! Basterà che lui metta la lettera in una busta chiusa, dentro un’altra busta con su scritto il tuo indirizzo o quello di Susie, e poi voi mi porterete le missive.

-Con noi due novelli piccioni viaggiatori – sentenziò Patty – ed Evy spalleggiata da sua madre, non devi temere nulla! Siamo diventate un trio a delinquere!

-Ed io non avevo mai trovato delle amiche come voi! – Chris rise con gli occhi perché si sentiva finalmente capita e compresa dalle ragazze.

Si misero sui libri, a malavoglia ma studiarono.

-Domani torna il padre di Holly – esordì Patty durante una breve pausa – sarò a cena da loro con i miei genitori.

-Beata te! – si fece scappare Chris suscitando stupore sul volto dell’amica – Ai tuoi piace il tuo fidanzato, viene in casa senza problemi e tu vai da lui. Non hai bisogno di bugie e sotterfugi per starci insieme.

Patty comprese il ragionamento di Chris e tentò di rincuorarla. Poi disse:

-I miei genitori approvano la mia storia con Holly ma non saranno molto contenti quando sapranno che lui partirà per andare a giocare all’estero. Ed io non potrò seguirlo, almeno finché non sarò maggiorenne.

-Partirà per andare a giocare all’estero? – domandò Chris posando la matita mentre guardava l’amica visibilmente pensierosa.

-Barcellona – fu la laconica risposta di Patty.

-Ma veramente? In Spagna? – l’altra era stupita – E quando lo ha deciso?

-Non lo so – rispose affranta – con me non ne ha parlato. Sono venuta a conoscenza del fatto tramite Bruce, pensa che roba! Giorni fa sembra siano venuti degli osservatori del club catalano, erano interessati a Holly, io non c’ero al campo ma, a quanto pare, il contratto è quasi pronto. Capisci? Ha preso questa importante decisione senza interpellarmi, senza sentire il mio pensiero!

Ora era Chris a dover rincuorarla, provò a dirle:

-Però l’avevi sempre saputo che avrebbe scelto una squadra estera, è da quando vi conosco che girate intorno all’argomento.

-Sì ma ora è arrivato il momento della scelta definitiva – asserì con forza Patty – e lui mi ha esclusa dalla sua vita.

-Ma perché sa che non puoi seguirlo ora – Chris tentava di trovare una spiegazione – e poi, forse, non ha ancora deciso se accettare o meno. Quelli del club avranno fatto una proposta e forse lui ci sta pensando. Domani sera, alla cena, sarà presente anche suo padre, sicuramente ne parlerete lì. Sono convinta che non ti abbia detto nulla perché vuole aspettare che tutta la famiglia sia riunita per discuterne.

-Non hai tutti i torti – Patty appariva più serena – non avevo pensato a questa eventualità.

-E’ certamente così – esclamò Chris – affronterete la questione insieme alle vostre famiglie. 

Patty era risollevata, l’amica continuò:

-E Barcellona è una bellissima città, sai?

-Ci sei stata? – domandò Patty curiosa.

Annuendo Chris spiegò:

-In vacanza. Conosco abbastanza bene diverse capitali e città importanti europee e la Spagna ha un fascino particolare, te lo garantisco!

-Dovrei aspettare due anni* – ora Patty guardava al futuro – e poi potrei raggiungerlo là. Inizierò l’università qui per terminarla in Spagna, che ne pensi?

-Penso che appena maggiorenne me ne andrò con Mark – anche Chris si proiettava in avanti – in qualunque paese del mondo. Se poi anche lui verrà ingaggiato da una squadra europea, allora potremo ritrovarci cara Patty! A me piace l’Italia, è un Paese che adoro e ci vivrei volentieri. Immagina, tu e Holly a Barcellona, io e Mark in Italia. Ci incontreremo a metà strada oppure in occasione di qualche partita importante. 

-Non male come progetto! – affermò Patty tornando gioiosa e solare.

E proseguirono a fantasticare e sognare insieme sotto l’elegante portico di villa Price.



 

Molto spesso, però, i sogni fanno fatica a realizzarsi.

Il giorno dopo tornò il signor Hutton, Patty andò a quella cena ma l’argomento Barcellona non fu neppure sfiorato, né a tavola e né privatamente. 

Passò una settimana, la Newteam vinse la semifinale del campionato, fu una partita durissima contro la squadra di Philip e Holly segnò ben tre goal, dimostrando di essere leader assoluto in campo.

Ci fu una semplice festicciola dopo la vittoria ma neppure in quell’occasione Holly affrontò la questione.

Stanca dell’attesa, il pomeriggio dopo, Patty decise di fare lei il primo passo, avrebbe condotto il gioco e preso in mano la situazione. 

Era determinata e davanti allo specchio, in bagno, tentava di prepararsi un discorso.

-Ascoltami Holly, ho saputo per vie traverse che andrai a giocare con il Barcellona … no, non posso iniziare così, no! – e provava e riprovava a trovare le parole adatte.

Sentì il trillo del citofono, era sola in casa.

-Chi mai sarà ora? – si chiese innervosita, dovendo scendere per andare ad aprire.

Si affacciò alla finestra e vide Chris davanti al portone.

-Arrivo! – gridò felice di aver visto l’amica, confidarsi con lei l’avrebbe aiutata e forse sarebbe riuscita ad elaborare un discorso decente per affrontare Holly.

E invece, aprendo la porta, trovò la ragazza in lacrime.

Gli occhi gonfi, il rimmel colato e la voce flebile.

-Aiutami ti prego – furono le sole parole che riuscì a pronunciare.

-Chris ma cosa è successo? – domandò attonita e preoccupata Patty – Non ti ho mai vista in queste condizioni.

Tremando un poco, Chris aveva quasi timore di entrare in casa, forse voleva accertarsi non ci fosse nessuno.

-Hai litigato con tua madre? Vi ha sorpresi insieme? – tentò di domandare Patty ma l’amica non rispondeva, era ferma davanti all’uscio.

-Tuo fratello? – ipotizzò allora senza ottenere risposta.

Le fece cenno di entrare ma lei non si muoveva dalla soglia.

-Non sarà mica stato Mark a farti piangere così?

 

 

  • la storia è ambientata a metà anni novanta, in Giappone si diventava maggiorenni a vent’anni.

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Capitolo 14
*** Dramma ***


 
-Sei incinta? – ripeté Patty stupita e allo stesso tempo sconvolta mentre Chris con gli occhi rossi dal pianto cercava conforto in lei.

-Entra dentro, sono sola in casa, vieni – aggiunse con delicatezza facendo strada alla ragazza che, appena chiusa la porta, si gettò fra le braccia dell’amica.

-Aiutami, ti prego – la implorò Chris – non so proprio cosa fare!

Patty la fece sedere poi cercò di capire qualcosa in più, le domandò:

-Sei proprio sicura di essere incinta?

-Ho fatto il test – rispose immediatamente.

-A volte – tentò di rassicurarla Patty balbettando – quei test non sono attendibili! È meglio andare da un medico così avrai la certezza assoluta. 

Intanto le porgeva un bicchiere d’acqua, Chris bevve a piccoli sorsi poi disse:

-Non so che fare, mi sento persa e sola.

-Sola non lo sei! – affermò con forza la sua amica – Io ti sarò vicina e poi hai Mark. A lui lo hai detto?

Il tono di Patty era ora più dolce, attendeva una risposta che poteva anche essere devastante.

-No, non lo sa – asserì Chris a bassa voce – vorrei prima esserne certa.

-Per questo – aggiunse l’altra – devi andare a farti visitare.

Chris annuì mentre Patty le chiese:

-Hai un medico di fiducia dove poterti recare?

-Lascia perdere! – rispose la ragazza demoralizzata – L’unica dottoressa che conosco qui è la stessa di mia madre, sarebbe imbarazzante!

-Allora potremmo prendere appuntamento in ospedale – propose Patty che, parlando al plurale, rese Chris forse più tranquilla, aveva capito di non essere affatto sola.



Si misero sedute attendendo. 

Erano arrivate in ospedale con l’autobus, l’ascensore le aveva condotte al terzo piano dove avevano raggiunto la stanza numero centoquattro. 

-Io ti aspetterò qui – propose Patty all’amica che per tutto il tragitto aveva detto solo mezza parola da quanto era agitata.

La porta dello studio si aprì, un’infermiera esortò la prossima paziente ad entrare. Era il turno di Chris.

Le due si diedero un’occhiata d’intesa poi una sparì dietro quella porta mentre l’altra rimase fuori in una lunga attesa.

Con le gambe un poco distese e le braccia incrociate al petto, Patty si guardava intorno aspettando notizie dalla sua amica.

Tutta quella storia la stava vivendo quasi in prima persona, voleva molto bene a Chris, ormai erano diventate amiche inseparabili e il pensiero che lei stesse soffrendo la rendeva agitata e soprattutto inerme. 

Aveva telefonato lei in ospedale prendendo l’appuntamento per quel pomeriggio, aveva saltato gli allenamenti e non aveva detto nulla né a Susie, né a Evelyne e né tantomeno a Holly.
Non aveva più neppure pensato ai suoi problemi, Barcellona, la partenza del capitano, i suoi silenzi erano passati in secondo piano.

In quei due giorni la sua priorità era Chris, con il suo enorme dilemma e i suoi grossi dubbi.

-Patty, che ci fai qui? – si sentì chiamare, voltandosi vide la signora Hutton.

-Maggie! – era imbarazzata, divenne tutta rossa – Ho accompagnato un’amica.

La mamma di Holly, avendo letto sulla porta il nome e il titolo della dottoressa, domandò con discrezione alla ragazza:

-Stai bene? 

-Certamente – farfugliò Patty – benissimo! Sono qui per un’amica e tu?

Sperava in quel modo di sviare il discorso.

-Sono venuta a trovare la mia vicina – spiegò Maggie insospettita – è stata operata lunedì e oggi le faceva piacere vedermi.

Patty annuì non sapendo più cosa dire, la signora Hutton la salutò e si diresse verso le scale guardandola ancora con la coda dell’occhio.

-Ci mancava la mamma di Holly! – pensò la giovane alzandosi dalla sedia e iniziando a muoversi per calmare la tensione.

Intanto era arrivata una donna in evidente stato interessante accompagnata dal marito. I due si erano seduti, attendendo insieme, emanavano felicità soltanto a guardarli.

Patty pensò allo stato d’animo di quella futura mamma, nettamente differente da ciò che provava la sua amica Chris. Sperava fosse solo un falso allarme e che da quella sera sarebbero potute tornare a parlare di interrogazioni, compiti in classe, campionato e sogni. 

E invece, quando si riaprì la porta, dal volto della sua migliore amica, Patty capì che le conversazioni future sarebbero state ben altre.

Chris si fece da parte per far entrare quella coppia che discuteva piacevolmente su quale nome dare al loro bambino mentre Patty si avvicinò con molta discrezione.

-Allora? – domandò con voce tremula, rimaste ormai sole.

-Tutto confermato – rispose l’altra – sono incinta.

Si infilò il giubbotto e iniziò a camminare per dirigersi all’ascensore.

-Aspettami Chris – la chiamò Patty prendendo in fretta la borsa – non ti lascio da sola!

Essendo affiancate da altre persone non parlarono, poi, uscite dall’ospedale tornarono inevitabilmente sull’argomento.

-Ora devi chiamare Mark – affermò Patty con delicatezza ma ben decisa.

-No, prima devo capire cosa fare – asserì Chris guardando avanti, verso la strada, camminando senza mai fermarsi.

-Ma non puoi pensare di escluderlo, è una scelta troppo importante! – esclamò Patty fermando l’amica afferrandole il braccio e fissandola negli occhi – Non decidere tutto da sola.

Chris si bloccò, erano davanti la fermata dell’autobus, nel piazzale dell’ospedale.

-Tu lo vuoi questo bambino? – le chiese Patty a bassa voce ma con fermezza.

-Lo voglio? – quella domanda la rivolse soprattutto a se stessa – Non lo so se lo voglio, devo ancora compiere diciotto anni, devo terminare gli studi e devo definire il mio futuro. Mi ci vedi a fare la mamma? Tra qualche mese, non fra dieci anni! Cosa ne so di bambini io! E la mia famiglia poi non accetterebbe nulla di tutto ciò. Non doveva capitare Patty, non doveva proprio capitare!

-Sono d’accordo – tentò di sostenerla l’amica anche se con difficoltà – ma ora è capitato! Io però insisto che devi subito andare da Mark.

-A dirgli cosa? – Chris era rassegnata e amareggiata oltre che spaventata – Non abbiamo mai parlato di figli, non ho idea di come reagirebbe.  

-Ti prego, vai da Mark – insistette l’altra – forse lui lo desidera il bambino. 

Chris, a quelle parole, provò stupore e incredulità, poi sentenziò:

-Stai dicendo un’eresia, come pensi possa volere un figlio, ora!

 In quel momento arrivò l’autobus, Patty continuò, prima di salire:

-Se mai glielo chiedi, mai lo saprai!

Così iniziarono il viaggio di ritorno, loro due in silenzio, tra le chiacchiere dei passeggeri e il rumore delle automobili sulla strada.




- Ben arrivato! – esclamò la signora Hutton in cucina, vedendo tornare il figlio.

Stava preparando la cena e, mentre armeggiava tra i fornelli, disse con piglio sicuro:

-Devo parlarti, Oliver.

-Quando si rivolge a me – pensò Holly – chiamandomi con il mio nome completo, c’è sempre qualcosa di cui preoccuparsi.

-Ascolta – esordì Maggie lasciando la pentola sul fuoco e avvicinandosi a lui – volevo dirti che se hai qualche problema, di qualunque tipo, puoi tranquillamente confidarti con me. Non devi aver timore, anche se ovviamente su alcuni argomenti preferiresti confrontarti con tuo padre ma io sono pronta a comprenderti.

Holly rimase stupito da quelle parole, sua madre continuò:

-Per esempio, come va con Patty?

Sempre più meravigliato da quelle affermazioni, il ragazzo chiese:

-Cosa c’è mamma? Perché mi stai facendo tutte queste domande?

-Oh così – rispose imbarazzata la donna – è che sono un po’apprensiva ma ti ripeto che puoi parlare liberamente con me. Sai, ultimamente, vedo Patty molto strana o comunque preoccupata. 

Sì, pensò Holly, Patty era sfuggente e inquieta soprattutto in questi ultimi giorni.

E lui doveva decidersi ad affrontare il discorso circa la sua partenza per Barcellona, non poteva rimandare ancora a lungo.

Il suono del campanello lo distolse dai suoi pensieri mentre Maggie annunciava:

-Holly, c’è Patty!

Lei entrò e, volendo evitare la signora Hutton, domandò subito al capitano:

-Ti dispiace se ci spostiamo in salone?

Si gettò sul divano e, visibilmente angosciata, esclamò:

-Forse non dovrei parlartene, sono combattuta!

-Invece è bene affrontare l’argomento – disse con sicurezza Holly, riferendosi alla sua proposta di ingaggio.

Patty sembrò sorpresa mentre Maggie entrò inaspettatamente nella stanza esordendo:

-Ragazzi, non dovete avere paura. Vi sarò vicina e, sono convinta, che anche i tuoi genitori saranno comprensivi Patty. Non devi aver timore di confessar loro la verità.

-Ai miei genitori? – la ragazza sbarrò gli occhi e la signora Hutton si fece forza asserendo:

-Quando ti ho incontrata l’altro giorno in ospedale ho capito subito cosa stavi facendo lì. Bisogna ammettere che siete entrambi molto giovani per crescere un bambino ma io sono con voi!

-Un bambino? – Holly si voltò sbalordito verso la sua ragazza che intanto si era alzata gridando:

-No, Maggie non è come sembra! Non sono io ma la mia amica Chris.

-Chris è incinta? – chiese il capitano mentre sua madre, forse più risollevata, disse:

-Ah, eri veramente per un’amica! La sorella di Benji?

Patty annuì e, timidamente, anche se non si trattava di se stessa, spiegò:

-Chris aspetta un bambino e nessuno lo sa, tranne me. Ora si è chiusa in casa, non sta venendo neanche a scuola inventando delle scuse con sua madre che non sospetta niente. Il dramma è che non lo ha detto neppure a Mark. Io sono preoccupata, la vorrei aiutare ma non so come!

-Mi spiace per quella ragazza – asserì la signora Hutton andandole accanto – ma non può affrontare tutto da sola. Cerca di convincerla tu cara, siete buone amiche! 

Si gettò nuovamente sul divano affranta, Maggie tornò silenziosamente in cucina pensando fosse meglio  lasciare suo figlio e Patty da soli.

Il capitano le prese la mano domandandole:

-E’ per questo che eri così nervosa ultimamente?

Patty annuì, tralasciando tutta la storia di Barcellona, non era proprio il momento di discutere e fare inutili scenate di gelosia.

-Ho accompagnato Chris in ospedale per una visita – spiegò – lì ha avuto la conferma di essere incinta. Comprendo la paura di dirlo a sua madre ma con Mark dovrebbe parlare!

-Non sei riuscita a convincerla? – chiese Holly preoccupato anch’egli.

-Veramente qualcosa è accaduto – iniziò a raccontare la giovane – l’altro ieri. Mi ha detto di aver preso l’autobus e di essersi diretta da Mark. L’ha raggiunto sul posto di lavoro, lui dopo gli allenamenti va da un tizio che ha un magazzino dove si scarica della merce e sta lì fino a sera. Chris è arrivata ed ha atteso che Mark uscisse per parlarci. 

-E lui cosa le ha detto? – chiese Holly volendo saperne di più.

-Nulla, perché in realtà non si sono incontrati! – rispose Patty con foga – Chris è andata via senza aver palesato la sua presenza.

-Perché? – ora il capitano era stupito – E’andata fin lì e poi è scappata?

-Perché nell’aspettare – spiegò la ragazza – si è avvicinata all’ingresso del magazzino e ha visto Mark, di spalle, che parlava con un uomo mentre entrambi stavano scaricando del materiale. È riuscita ad ascoltare la loro conversazione, Mark raccontava della possibilità di andare a giocare con una squadra professionistica e realizzare il sogno di diventare un grande calciatore. Si sarebbe trasferito ma avrebbe aiutato la sua famiglia ad uscire dalle difficoltà economiche, comprando una casa a sua madre e facendo studiare i suoi fratelli.

-Ma cosa c’entra questo con Chris? – la interruppe Holly non capendo il comportamento della Price.

-Chris si è sentita di troppo – disse allora Patty con le lacrime agli occhi perché comprendeva il disagio dell’amica – ed ha preferito andarsene, senza farsi vedere da lui. Non vuole che Mark, per mantenere lei e il bambino, debba rinunciare a quello per cui lotta da anni, cioè dare una vita serena a sua madre e un futuro ai suoi fratelli. 

-Perdonami Patty – tentò di argomentare il capitano – la famiglia Price ha i soldi per poterne mantenere dieci di bambini!

-E tu pensi che la madre di Chris – replicò lei con forza – accetti la situazione così facilmente! Non conosci bene quella donna, ha fatto del tutto perché la figlia non frequentasse più Mark e anche Benji, purtroppo, ci ha messo del suo! Vedrai, dovranno cavarsela da soli i nostri Romeo e Giulietta!

-Romeo e Giulietta? – Holly era sempre più allibito.

-Non farci caso – aggiunse Patty – sono i nomi che ha dato loro la mamma di Evelyne. Piuttosto, dobbiamo cercare che non finisca tutto in tragedia.

Il capitano, serio e preoccupato, affermò:

-A Benji posso pensarci io, non mi sarà difficile farci una chiacchierata. Ma se Chris non parla con Mark e non decidono insieme cosa fare, noi non possiamo intrometterci più di tanto. 

Patty, sentendosi affiancata dal suo capitano, concluse:

-Mi è venuta un’idea, voglio provare! E se riuscirò nell’intento poi tu parlerai con Benji. Promesso?

Quindi Holly sorrise, la strinse in un abbraccio dicendole:

-Te lo prometto. La tua generosità e il tuo forte senso dell’amicizia ti rendono una persona veramente speciale. 

Patty chiuse gli occhi, stava bene tra le braccia del suo capitano.

Barcellona era solo stata accantonata.

 

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Capitolo 15
*** Due tifose...particolari! ***


 

 

 

Sdraiata sul letto, ancora in camicia da notte, stava ascoltando la musica alla radio. Ogni canzone che passava la faceva sua, ricordando un gesto, una parola oppure le carezze di Mark. Stranamente, quella mattina, si sentiva bene. Non aveva ancora pianto come nei giorni scorsi. Le uniche parole di conforto le aveva ricevute da Patty, anche perché era la sola alla quale aveva confidato il suo segreto. Nessun altro sapeva.

Sua madre era uscita presto e sarebbe ritornata soltanto la sera. Meglio. Tanto con lei non avrebbe potuto parlare. Ormai la donna era tranquilla, credeva che la figlia non frequentasse più Lenders ed era nuovamente immersa nei suoi impegni mondani. Se solo sapesse, pensava Chris, se solo sapesse! 

E suo fratello? Non si parlavano quasi più, dopo la lite in Nazionale, su di lui proprio non poteva fare affidamento. 

-Devi dirlo a Mark – le aveva ripetuto per l’ennesima volta la sua amica Patty e lei, allora, si era decisa ed era andata a raggiungerlo.

Non aveva mai messo piede in un quartiere popolare, strade tutte uguali, innumerevoli fermate d’autobus e poi l’arrivo in quel luogo di scarico merci.

Aveva atteso fuori quindi, titubante, era entrata per andarlo a cercare. 

Vedendolo avrebbe voluto subito rifugiarsi tra le sua braccia e piangere ma si fermò scorgendo altre persone.

Rimase ferma dietro una colonna ascoltando i discorsi di Mark e di un tizio che lavorava con lui.

-Se mi ingaggiano – spiegava Lenders – darò una svolta alla mia vita! È la squadra professionistica più importante del campionato, vado, vinco tutto e mi aggiudico anche il posto fisso in Nazionale.

-Scommetto – disse l’altro – che ricopriresti d’oro tua madre con i guadagni ottenuti!

-Lei è il mio primo pensiero – rispose prontamente Mark – le comprerei una casa più grande, la farei stare bene. E poi farei studiare i miei fratelli, fino all’università.

-Te lo auguro di tutto cuore – affermò quello con sguardo sincero.

Allora Chris, nel silenzio più assolto, si era allontanata sentendosi un peso inutile e ingombrante. Tornò alla fermata dell’autobus a passo svelto, cercando di non cadere in qualche pozzanghera formatasi dopo quella insignificante pioggia che era venuta giù senza preavviso. 

-Quando due innamorati, al primo appuntamento, vengono sorpresi dalla pioggia sono destinati a non lasciarsi mai più – gli aveva detto quella volta al belvedere.

Erano così simili ma anche così diversi.

Realtà diverse, esigenze diverse, forse aveva ragione sua madre, non avrebbe dovuto frequentarlo. E forse aveva ragione anche suo fratello. 

No, non avevano ragione perché loro due erano veramente innamorati. Eppure lei stava rinunciando a quella storia, al loro futuro insieme. Stava rinunciando a quel bambino che era arrivato nel momento sbagliato.

Pianse. 

La radio continuava a trasmettere musica.

D’improvviso si sentì chiamare, da fuori alla finestra. Abbassò il volume ed andò ad aprire le persiane, sotto casa vide Patty che la esortava a scendere.

-Preparati e vieni con me! – gridò l’amica – Porta uno zaino che staremo fuori tutta la giornata.

-Ma non sei a scuola? – chiese allibita Chris – E dove andiamo?

-Se salto un giorno non fa nulla! – rispose prontamente l’altra – Tu è da martedì che sei assente! Sbrigati e scendi.

Incredula ma invogliata a stare con lei, Chris si vestì e uscì. Sua madre non c’era, chiuse il cancello e raggiunse Patty.

-Tieni – le disse subito la sua amica dandole una busta piena di qualcosa – metti nello zaino. Ci sono due panini, dei biscotti e l’acqua.

-Ma per fare cosa? – domandò sempre più stupita la giovane Price.

-Una gita – esclamò sorridente Patty – ti farà bene venire. Prenderemo la metro e poi il treno, ho già fatto i biglietti.

-Una gita? E dove? – chiese Chris mentre s’incamminavano a passo sostenuto.

-Una gita fuori porta – spiegò lei – parchi verdi, aria pulita e tranquillità.

Le sembrava tutto così strano ma comunque seguì Patty che le disse:

-Abbiamo saltato il compito in classe di matematica, non avevo studiato nulla.

-Oggi c’era la prova? – Chris era sorpresa – Ormai la scuola è diventato l’ultimo dei miei problemi. 

-Dovresti tornare – affermò Patty seria – ma adesso è bene prenderci entrambe una pausa, ci racconteranno Evelyne e Susie del compito.

Intanto erano salite in metro, era affollata e non parlarono. Scesero dopo sei fermate e si diressero alla stazione.

-Timbro i biglietti – disse Patty – così poi saliamo. Il nostro è già pronto sul terzo binario.

-Mi vuoi dire ora dove siamo dirette? – Chris era un po’ stanca di quell’aria misteriosa che la sua migliore amica aveva tenuto fino allora.

-Te l’ho detto! – Patty la prese sotto braccio – Ci fermiamo in un parco e facciamo un bel pic nic.

Salirono sul treno e si sedettero. Chiuse le porte sentirono il convoglio partire.

-E’ fatta! – esclamò la Gatsby – La nostra fermata è l’ottava, scendiamo, ci rilassiamo al parco mangiando e nel pomeriggio ci dirigiamo agli allenamenti della Toho.

-Dove? – urlò Chris facendo voltare alcuni passeggeri – Tu sei pazza, mi hai ingannata!

-No, diciamo – e Patty abbassò la voce – che ho escogitato un piano per farti muovere e spronarti a parlare con Mark. Non puoi pensare di non dirglielo Chris ed è inutile stare tutto il giorno in casa a rimuginarci sopra!

-Ma lui sa che noi andiamo lì? – chiese l’altra con timore.

-Certo che no, io non l’ho mica chiamato! – rispose Patty – Troveremo un modo di entrare agli allenamenti e tu dovrai parlarci. Deve sapere che aspetti un bambino, mettilo al corrente Chris! Qualunque decisione prenderete, almeno la prenderete insieme. E se ti lascia, dovrò dar ragione a tuo fratello!

-Io non voglio – le confidò Chris – che lui si senta costretto a stare con me per via del bambino.

-Ma il bambino c’è – Patty le mise una mano sulla sua – e una scelta dovrete farla.

Le due si guardarono poi Chris chinò la testa sulla spalla dell’amica che la strinse forte. Così proseguirono per tutto il viaggio.

Quando arrivarono si fermarono veramente in un parco a mangiare. La giornata era bella, faceva caldo perché l’aria si era addolcita ormai da qualche giorno.

La sede della Toho non era molto lontana, giunsero presto lì e si diressero verso il campo sportivo.

-Guarda al cancello – disse Patty all’amica – c’è un gruppetto di ragazze che aspetta di entrare, uniamoci a loro!

Timorosa e sempre due passi indietro, Chris seguì l’altra che, velocemente, s’intrufolò tra quelle giovani in attesa.

-Salve – chiese Patty a una di loro – siete qui per seguire gli allenamenti?

-Certo – rispose quella squadrandola dalla testa ai piedi – come ogni settimana! Voi chi siete?

-Tifose della Toho! – esclamò sorridendo e tirando a sé Chris che era in disparte intimidita.

-Non vi abbiamo mai viste – affermò un’altra – non studiate nella nostra scuola.

-No – rispose lesta Patty – ma siamo fans della squadra di calcio. Quando aprono?

-Tra dieci minuti – disse una di quelle con sospetto.

-Avete – chiese una ragazza accanto a Chris – delle preferenze fra i giocatori?

-Sì – rispose Patty – la mia amica per Mark e io per … per Ed!

Quelle risero dandosi delle occhiatine poi una di loro, la più alta, andò di fronte a Chris e le disse:

-Un giorno, dopo una partita, Mark si è fatto una foto con me. Tengo quella fotografia gelosamente sul mio comodino, ogni sera la guardo prima di addormentarmi e non ti dico che sogni proibiti riesco a fare la notte. Mark non è roba per te, cara!

Risero ancora più forte mentre si aprirono i cancelli.

Tutte si precipitarono dentro, Patty inferocita disse all’amica:

-Che smorfiose insopportabili! Una foto con Mark, e allora? Se sapessero cosa hai fatto tu con Lenders …

-Patty basta, ti prego! – la interruppe Chris arrossendo – Io voglio andare via.

-Assolutamente no – ribadì l’altra – ormai siamo qui e non ci muoviamo finché non hai parlato con lui.

Entrate si misero sedute un po’ distanti da quelle ragazze che intanto avevano srotolato e messo in bella vista alcuni striscioni, uno con su scritto “Mark ti amiamo”e l’altro dove spiccava la frase “Ed sei il migliore”.

-Non le reggo – esclamò Patty – è più forte di me!

-Che situazione imbarazzante – asserì Chris – come posso parlarci qui, con tutta questa gente. Non ci avevi pensato?

-Quando arriverà Lenders lo chiameremo – spiegò Patty che si faceva in testa mille piani – e vi sposterete in un posto più solitario. Quelle quattro galline creperanno d’invidia!

-Non m’interessa di loro – affermò Chris – sono così in ansia!

In quel momento si sentì il gruppetto di tifose gridare, stavano entrando i giocatori ma Mark non era con loro.

Le due amiche si guardarono stupite, Patty allora, decise di passare all’azione.

-Perché non c’è Mark? – chiese avvicinandosi alle fans della Toho – Abbiamo fatto chilometri per vederlo.

-Non lo sappiamo – rispose subito una di quelle – ma mettetevi l’anima in pace, il nostro capitano non è uno che dà confidenza alle prime arrivate! Quando scende in campo per lui esiste solo il pallone.

-Soltanto con me – ribadì l’altra – ha fatto una foto. 

E poi sottolineò nuovamente, rivolgendosi a Chris che le aveva raggiunte:

-Mark non è roba per te, cara!

Al silenzio di Chris fecero da contraltare le grida di Patty:

-Noi lo aspetteremo qui e poi vedremo!

Prese la Price per un braccio per distanziarsi da quelle, quindi iniziò ad urlare:

-Forza Ed, sei il più forte di tutti!

-Ma sei impazzita? – Chris era imbarazzata, arrossita e basita.

-No, devo far finta di essere qua per tifare la squadra, attirerò l’attenzione di Warner e scopriremo che fine ha fatto Mark – spiegò con piglio sicuro.

Intanto in campo i giocatori stavano facendo esercizi di riscaldamento.

-Ehi Ed – disse Danny al portiere – oggi le tue fans sono più scatenate del solito! Una in particolare sta urlando in maniera esagerata.

-Ogni volta è così – sospirò Warner con una punta di vergogna – quando apriamo gli allenamenti al pubblico. Non lo capiscono che in questo modo mi deconcentro e basta!

-E’dura essere belli! – lo derise Mellow mentre Ed, essendo andato vicino agli spalti gli domandò attonito:

-Danny, ma quella non è la ragazza di Hutton?

-Cosa? – l’altro era incredulo – Ma stai scherzando! 

Si avvicinarono ancora di più, allora Patty, avendo raggiunto il suo scopo, si spostò e scese in campo. 

Chris, ormai senza parole, si copriva gli occhi con le mani.

-Ciao – urlò andando vicino al portiere della Toho – che bello rivederti!

-Avete visto quella – esclamò allibita una delle fans – come si permette di avvicinarsi in quel modo al nostro Ed!

-Patty? – Warner era stupito – Che ci fai qua?

-Dove cavolo è il vostro capitano? – domandò la giovane indispettita.

-Cosa vuoi da Mark? – chiese Ed meravigliato come non mai.

Allora Patty si voltò e con il capo cercò di indicare Chris che era rimasta seduta.

-E’ la sua ragazza o sbaglio? – Danny fu subito diretto.

Lei annuì e Warner precisò:

-La sorella di Benji.

Poi continuò:

-Mark ha ricevuto la visita del rappresentante di un’importante squadra professionistica. Sono dentro a discutere di contratti, è un’ottima opportunità per lui questa!

-Deve sbrigarsi a uscire – specificò Patty – anche con Chris dovrà discutere di cose molto ma molto importanti.

I due ragazzi si guardarono attoniti mentre lei, di corsa, tornò accanto all’amica riferendole tutto.

-Lo capisci – disse Chris piano – questo bambino arriva proprio nel momento sbagliato. Mark firmerà quel contratto, andrà via perché è l’occasione della sua vita giocare in un grande club.

Intanto furono raggiunte da tre di quelle tifose, una disse subito:

-Tu arrivi e  vai così dal nostro Ed, a salutarlo!

-E allora? – Patty era piccata – Te l’ho detto che sono una sua fan!

-Sei intraprendente – affermò un’altra – ma noi abbiamo la priorità, siamo studentesse della scuola Toho.

Stava per replicare quando una di quelle urlò:

-Ragazze, sta arrivando Mark!

Chris ebbe un sussulto nel vederlo entrare, ancora in tuta che si dirigeva verso Warner.

-Quant’è bello! – esclamò una.

-Fantastico – gridò l’altra.

Patty prese la mano di Chris che era gelata e la strinse forte.

-Promettimi che ci parlerai – sussurrò all’amica che intanto lo guardava mentre discuteva con Ed.

Tra l’euforia e i cori di entusiasmo, Mark lasciò i suoi compagni per incamminarsi verso gli spalti.

-Viene da noi! – disse una delle ragazze.

Ma lui snobbò totalmente quelle, salutò con un cenno Patty e, avendo occhi solo per Chris, la esortò a scendere.

Allora Patty lasciò la mano della sua amica e la vide allontanarsi con Mark tra lo sgomento delle tifose allibite e  ammutolite.

Si girò verso quella che in precedenza aveva raccontato di avere una foto con Lenders e le disse con soddisfazione:

-Non è roba per te, cara!

-Ma quindi – chiese la giovane – si conoscono?

-Eh già – rispose lei sempre più sorridente.

I giocatori avevano iniziato la partita di allenamento, Patty sarebbe rimasta lì ad aspettare Chris per un tempo indefinito e, nella confusione generale, continuava a recitare la sua parte.  

-Ed Warner è un grande portiere – le confidò una tifosa – l’unico che può parare i tiri di quegli antipatici della Newteam. 

Patty sentì un tuffo al cuore poi, facendosi forza, affermò:

-Soprattutto di quell’odioso di Hutton!

-Ben detto! – esclamò l’altra – Unisciti a noi!

-Forza Toho! – urlarono tutte in coro – Forza Toho!   

-Cosa si fa  - pensò – per un’amica! Ti prego Chris, torna presto!

E intanto continuava a tifare.    

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Capitolo 16
*** Insieme ***


 

 

 

Erano usciti dal campo, Mark le aveva fatto strada ed erano giunti sotto un albero, all’ombra, a quell’ora iniziava a fare caldo.

-Non mi aspettavo proprio di vederti qui – esordì lui, meravigliato ma felice di averla accanto.

Intanto si udivano le grida dei giocatori che riecheggiavano nell’aria, l’allenamento era iniziato da diverso tempo, Chris disse:

-Mi ha convinta la mia amica Patty a venire ma capisco che devi tornare dalla tua squadra e quindi non mi tratterrò per molto.

-Come hai fatto con tua madre? – le domandò Mark, sapendo che era diventato tutto più complicato ormai per la sua ragazza.

-Oh lei è uscita presto stamattina – fece spallucce Chris – e non so neppure quando tornerà a casa. Ora crede ci siamo lasciati quindi non è più un grosso problema.

-Sarà felice! – ironizzò Lenders con una punta di stizza – Proprio non le vado giù! 

La giovane non rispose, mettendosi le mani in tasca e guardando altrove.

-Che hai? – chiese allora Mark preoccupato sfiorandole la guancia con la mano.

Chris fu quindi costretta a guardarlo negli occhi ma scosse subito la testa non riuscendo a parlare.

-Io avrei un’importante notizia da darti – disse il ragazzo con delicatezza.

Lei sussultò pensando che di notizie quel giorno ce ne sarebbero state ben due e chissà cosa avrebbe detto Mark nel sentire la sua.

-Ti ascolto – sussurrò Chris appoggiandosi un poco al tronco dell’albero.

Mark tirò fuori dalla tasca un foglio e lo porse alla giovane esortandola a leggere.

-E’una delle squadre più importanti del Campionato professionistico! – esclamò lei dopo aver letto quella che era una proposta di contratto, proprio come aveva riferito prima Warner a Patty.

-Mi hanno offerto un ingaggio per tre anni – spiegò Mark – è l’occasione che aspettavo da tempo. Giocare in un grande club, fare carriera come calciatore e soprattutto risolvere in modo definitivo i problemi economici della mia famiglia è tutto ciò che ho sempre sognato. 

Chris lo guardava non sapendo se rivelargli o meno della sua gravidanza perché, in quel momento, le sembrava solo un intralcio, un ulteriore ostacolo nella vita di chi già aveva sofferto abbastanza per ottenere qualcosa.

Mark non diceva più nulla perché era il suo sguardo a parlare mentre Chris gli restituiva quel foglio.

-Quando partirai? – esordì allora lei.

-Non ho ancora firmato con la società – rivelò Lenders ansioso.

Rimase stupita o comunque non si aspettava assolutamente quella risposta.

-Perché? – gli chiese – E’ quello che desideravi. 

-Perché sto con te – rispose di getto lui – e le decisioni importanti vanno prese insieme. Volevo prima parlartene.

Chris allora acquistò sicurezza, quelle parole la resero inspiegabilmente più tranquilla. Mark continuò il suo discorso:

-Se accetto e vado a giocare con loro so benissimo che dovrei cambiare città. Staremo lontani ma non per sempre. Quando diventerai maggiorenne potremo sposarci Chris, si tratta di attendere un paio di anni.

-Io non posso attendere per così tanto tempo – balbettò Chris indietreggiando un poco – non posso.

-Fosse per me – aggiunse Mark con forza – ti sposerei anche domani ma come facciamo con la tua famiglia? Invece, tra qualche anno, la situazione sarà migliore vedrai!

-Aspetto un bambino – furono le tre parole che lei riuscì finalmente a dire, portandosi d’istinto le mani sul ventre come a coprirsi.

Quindi indietreggiò ancora guardando a stento Mark che riuscì soltanto a pronunciare a bassa voce:

-Cosa hai detto?

Poi nessuno dei due fu più capace di parlare, di avvicinarsi, erano come sospesi e immobili, bloccati da un qualcosa di indefinibile. 

Fu un attimo, Chris sussurrò:

-Mi dispiace, è colpa mia. Sono stata una stupida, un’irresponsabile.

Le uscì una lacrima, non avrebbe voluto piangere, si era ripromessa di non farlo ma fu impossibile. Fece ancora un passo indietro ma Mark le prese la mano trattenendola.

-Io non so che fare – balbettò Chris spaurita e confusa – non so proprio cosa fare. 

-Ci sono io a proteggerti – tentò di rassicurarla il giovane anche se, in fondo, lui stesso avrebbe avuto bisogno in quel momento di conforto.

-Mi dispiace – ripeté nuovamente la ragazza – è soltanto colpa mia. 

-Eravamo in due – dichiarò Mark mentre la riconduceva accanto a lui sentendosi come un carico enorme pervaderlo dentro.

A quel punto Chris si gettò fra le sue braccia cercando un rifugio sicuro.

Mark l’accolse percependo che quel senso di responsabilità lo stava invadendo immensamente.

L’aria si era fatta molto calda e le fronde degli alberi non bastarono a dare ristoro.




 

Seduta fra Ed e Danny, Patty era in ansia perché la sua amica ancora non era tornata e gli allenamenti erano terminati da circa mezz’ora.

Nessuno era rimasto lì, soltanto loro tre in attesa.

-Ci vuoi dire – esordì Ed che non si era diretto neppure agli spogliatoi ma aveva preferito precipitarsi a chiedere informazioni sul capitano – cosa è successo di così importante?

-Mark non ha mai saltato un allenamento – aggiunse Danny – e ormai manca poco alla finale!

-Lo so benissimo – affermò subito Patty – è contro di noi!

-Appunto per questo – ribadì Warner – sono preoccupato! Se Mark non si è allenato oggi significa che sta discutendo di qualcosa di molto serio.

Patty annuì col capo per poi guardare verso l’entrata del campo, sperava di vedere arrivare Chris insieme a Lenders.

-Proprio non vuoi dirci l’argomento della conversazione? – domandò Ed dopo un attimo di assoluto silenzio.

-Possibile che non lo immagini? – ora Patty si era innervosita.

Si alzò e sbraitò di colpo:

-Voi ragazzi non capite nulla! Dobbiamo sempre spiegarvi tutto noi?

I due, attoniti, si guardarono poi fu Danny a chiedere:

-C’è di mezzo Benji? 

Lei sbuffò e rivolgendosi nuovamente a loro dichiarò:

-Io non posso dirvi nulla, sarà il vostro capitano, se vorrà, a raccontarvi. Io spero solo di vederli arrivare insieme.

-Perché hai paura potrebbero lasciarsi? – era ancora Mellow a porre una domanda.

Patty, con l’espressione più triste, rispose in modo affermativo quindi tornò seduta.

-Da quello che ho percepito io – affermò allora Ed – Mark è molto coinvolto. Non è il tipo che esterna i suoi sentimenti, neppure con noi che siamo i suoi amici di sempre, però io ho imparato a conoscerlo. E ti assicuro Patty che lui a quella ragazza ci tiene veramente tanto.

-Lo spero – asserì lei forse un po’ rassicurata delle parole di Warner. 

Mentre era lì, seduto in attesa, Ed fissava il campo ormai vuoto. Lui e Mark erano ogni giorno i primi ad arrivare e gli ultimi ad andar via. Pensò che dopo quella finale le loro strade si sarebbero divise e ognuno avrebbe forse percorso sentieri diversi. Eppure l’amicizia sarebbe rimasta. Era un’amicizia solida la loro, fatta di silenzi, di poche parole ma sincera e vera. E se Mark aveva un problema lui non poteva starsene lì, senza far nulla. 

-Senti – replicò a Patty – io avrei una mezza idea su cosa sia successo ma spero di sbagliare. Sarebbe un guaio grosso per il capitano.

La ragazza non rispose, si limitò a guardarlo con la coda dell’occhio, era affranta. Poi, speranzosa, aggiunse:

-Eppure vorrei vederli arrivare insieme, mano nella mano!

Ed e Danny sorrisero tra loro con complicità quindi il primo esclamò:

-Mano nella mano? Qui davanti a noi? Impossibile. Si vede che non conosci Mark! 

Sentirono dei passi, si voltarono. 

-Capitano! – disse spontaneamente Mellow mentre Patty, di colpo raggiante, ribatteva a Warner:

-Si vede che tu non conosci Chris!

I due avanzavano verso di loro camminando l’uno accanto all’altra. 

Le dita di lui s’intrecciavano con quelle di lei.

Patty saltò giù per raggiungere l’amica ma fu Chris a chiamarla per prima.

-Ti dispiace tornare da sola? – le domandò la Price – Mi accompagnerà Mark a casa.

-Non c’è problema – rispose l’altra risollevata nell’aver visto la ragazza forse più serena.

-Andate con lei alla stazione – suggerì Lenders ai suoi compagni.

-No, non ne ho bisogno! – replicò Patty imbarazzata – Conosco la strada!

-Capitano! – esclamò Ed serio – Non devi dirci altro? 

-Se domani non mi vedrete – rispose Mark senza scomporsi – sappiate che alla finale ci sarò. E ci sarò per vincere.




 

Alla stazione Patty si accinse a salire sul treno fermo al binario.

-Allora, grazie per avermi accompagnata! – disse a Ed e Danny voltandosi – Siete stati gentili a venire fin qui.

Avevano lasciato Mark e Chris al campo senza chiedere più nulla, sarebbe stato inutile. Lui non avrebbe parlato, lei, pur nel silenzio, era come avesse detto tutto. E Patty aveva capito. Il suo compito era terminato, con la sua amica ora c’era Mark ed era giusto fosse così. Non sapeva cosa i due avessero deciso ma erano insieme. Quello era l’importante.

-Ci vediamo alla finale! – esclamò Danny mentre lei era già sul convoglio.  

Patty annuì, Ed affermò con sicurezza:

-Puoi dire ad Hutton che non sarà tanto facile segnarmi un goal.

-Questo lo vedremo! – replicò la giovane con forza.

Andò a sedersi di corsa. Prese un posto accanto al finestrino, sceglieva sempre i posti accanto al finestrino lei.

Il treno cominciò a muoversi, lentamente.

Vedeva tutto allontanarsi piano piano come quella giornata che, giunta al termine, scorreva via.

Per Chris, invece,la giornata ancora non era finita.

   


 

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Capitolo 17
*** Scontro ***


 

 

 

Parcheggiò la moto non molto distante dal cancello di villa Price ma neppure troppo vicino. Rimasero a parlare una buona mezz’ora prima di accingersi ad entrare. Era quasi sera, non girava più nessuno e, nel silenzio circostante, quell’inferriata sembrava proprio un muro invalicabile e insormontabile.

-Allora, non diciamo subito del bambino, d’accordo? – ripeté Chris gesticolando, facendo percepire tutta la sua ansia e la sua preoccupazione.

-Sì, anche se non possiamo tergiversare per molto -  esclamò Mark mentre osservava quel cancello imponente.

-Fai parlare me – spiegò inquieta la ragazza – dirò a mia madre che stiamo insieme, che non intendo assolutamente lasciarti per nulla al mondo e che deve smetterla di ostacolarci.

-Così si sentirà attaccata – replicò lui immediatamente – e inizierà a sbraitare!

-Forse è meglio dirle del contratto – farfugliò quindi Chris, insicura e titubante – le esponiamo della proposta che ti hanno fatto quelli della squadra! Capirà che stai diventando un calciatore importante e ti stai facendo una posizione.

-E basterà? – domandò Mark pieno di dubbi – Senti, io entro lì dentro, mi metto seduto e educatamente le dico che voglio sposarti. Lei, sicuramente, non acconsentirà al matrimonio e io replicherò rispondendo che ti sposerò lo stesso, in barba a tutte le leggi!

-E litigheremmo! – lo interruppe Chris non riuscendo a calmarsi.

-Ci sarà uno scontro comunque! – affermò Mark con decisione – Tanto vale dirle subito del bambino.

Lei ebbe un sussulto, distolse lo sguardo dal suo non riuscendo più a parlare.

Mark, con più delicatezza, le chiese:

-Hai così tanta paura di tua madre? Non riesci proprio a confidarti con lei? 

-Non accetterà da me una cosa del genere – rispose la giovane -  io ho sempre fatto quello che desiderava! 

-Ma in che razza di famiglia sei cresciuta! – ora Mark aveva cambiato tono – Comprendo tutto, la delusione, la rabbia del momento, il fatto che siamo troppo giovani ma l’idea che tu non possa trovare un minimo di conforto in tua madre lo trovo assurdo.

Chris scuoteva il capo, Mark provò a essere più rassicurante.

-Ti prometto che sarò calmo – le disse – ascolterò pazientemente le ragioni di tua madre, le sue argomentazioni e poi le risponderò con le mie di dimostrazioni.

-Che a lei non andranno bene! – aggiunse di getto Chris.

-Se le farà andare bene – replicò il ragazzo – perché io non ci rinuncio a te! 

Le sfiorò il viso, lei chiuse gli occhi.

-E non rinuncio al bambino – continuò Mark – pur ammettendo che è arrivato troppo presto, ma c’è. Io non mi defilo quando mi si pone davanti una sfida, non l’ho mai fatto e non intendo tirarmi indietro proprio ora. Non ti lascio sola, anzi non vi lascio soli.

Accarezzò leggermente, quasi con pudore, la pancia di Chris per poi poggiare la mano sull’inferriata e attendere che lei prendesse dallo zainetto le chiavi di casa.

-Promettimi – asserì lei aprendo il cancello – che se c’è anche Benji non finirete per picchiarvi.

-Questa promessa – affermò lui – è più difficile da mantenere!

Entrambi sorrisero per placare la tensione poi s’incamminarono lungo il vialetto che conduceva alla villa. 

Mark si guardava intorno mentre Chris, a passo lento, gli faceva strada.

Aiuole ben curate, la siepe tagliata con la massima precisione, il pratino senza un ciuffo d’erba fuori posto.

-Buonasera signorina – la salutò un uomo intento a portar via un sacco pieno di foglie secche seguito da un bel cagnolone bianco.

-Ciao Jim – esclamò Chris mentre il cane, avendola vista, si diresse subito verso di lei. 

-E’il giardiniere – spiegò la ragazza  che intanto accarezzava il manto dell’animale – e lui invece è Lucky, non è bellissimo?

Mark annuì notando piacevolmente che Chris appariva più rilassata e serena.

-Non puoi seguirci -  intimò la giovane al cane – lo sai che la mamma non ti vuole in casa, puoi sporcarle il salone!

Ma Lucky non si staccò dai due e li scortò per tutto il percorso, fin sotto il portico.

Lì trovarono una delle domestiche, stava spazzando in terra.

-Signorina, benarrivata! – esclamò la donna vedendola salire le scale insieme a Mark.

-Mia madre è dentro? – chiese Chris immediatamente – E mio fratello?

-La signora è in casa – rispose quella – suo fratello, invece, ancora non è tornato.

-Come vedi abbiamo un ospite – spiegò la ragazza appoggiandosi sorridente al braccio di Mark – fai preparare la tavola per una persona in più, grazie.

La domestica salutò con un breve inchino per poi entrare dentro da una porta di servizio. Nel mentre Lucky gironzolava attorno ai due, cercando un contatto anche con il ragazzo che, ad un tratto, si chinò per accarezzarlo.

-Ehi sei proprio un simpaticone, Lucky! – gli disse Mark mentre Chris aggiungeva:

-Diventerete buoni amici! Si abituerà alla tua presenza anche perché verrai spesso qui d’ora in poi.

Risero non smettendo di guardarsi, con il cane che saltellava tra l’uno e l’altra ma l’aprirsi della porta d’ingresso li fece voltare all’istante.

-Mamma! – esclamò Chris – Sono tornata. Lui è … lui è Mark.

-Buonasera signora – salutò Lenders con tono fermo e deciso.

La donna, sull’uscio, impassibile disse rivolgendosi alla figlia:

-Non farlo entrare, non lo voglio in casa!

Poi fissò Lucky che si stava avvicinando alla soglia, con la mano fece spalancare la porta e permise al cane d’infilarsi dentro la villa.

-Vai bello – ordinò a Lucky – puoi divertirti nel salone!

 Squadrò dall’alto in basso Mark e si girò per rientrare ma il ragazzo asserì:

-Di cosa ha paura? Che io le sporchi i tappeti o le poltrone?

-Chris – continuò la donna – tra poco si cena, ti aspetto in soggiorno.

-Mamma, non puoi comportarti in questo modo! – gridò la ragazza mentre la madre rientrava senza scomporsi e Mark, stretti i pugni e adirato in volto, diceva:

-E’ meglio per tutti ch’io vada via, se resto qui potrei compiere qualche azione poco corretta come picchiare una donna!

Non sopportava di essere stato umiliato così, iniziò a scendere le scale, Chris corse in casa e raggiunse sua madre.

-Come ti sei permessa! – urlò la ragazza – Mark non merita un trattamento simile, nessuno lo merita! 

-Credevo non lo frequentassi più – affermò la signora Price con severità – vederlo nel nostro giardino, sotto il portico con te mi ha reso terribilmente nervosa.

-Neppure lo conosci – continuò Chris quasi in lacrime – sei prevenuta nei suoi confronti ma non riuscirai a dividerci.

-Dopo gli esami – proseguì la donna – ti iscriverò ad un’Università in Europa. Inghilterra o Francia. Lo dimenticherai, la lontananza fa miracoli in questi casi.

-No – fu la risposta decisa di Chris – dopo gli esami io e Mark ci sposeremo. Lui andrà a giocare in un’importante squadra del Campionato Nazionale, gli hanno già fatto un’ottima offerta.

-Sposarti? Con quello? – rise la Price – Non darò mai il mio consenso.

-Sono incinta! – rivelò allora Chris con soddisfazione.

La donna sentì per un attimo crollare tutte le sue sicurezze. Scosse la testa quindi guardò la figlia che la stava sfidando come mai aveva fatto prima.

-Prova a ripeterlo – decretò la madre – se ne hai il coraggio!

-Sono incinta – scandì bene la ragazza per poi sentire il dolore di uno schiaffo che si aspettava arrivasse da un momento all’altro.

Rimase ferma, non si toccò neppure la guancia.

-Ne sei certa? – domandò la donna irritata e nervosa.

-Mi sono fatta visitare – rispose secca – in ospedale. 

-Di quanto sei? – le chiese osservandola, senza avvicinarsi più di tanto.

-Otto settimane – specificò Chris con voce ferma.

-Sei stata sconsiderata, incosciente e irresponsabile – affermò la madre – ma abbiamo il tempo per sistemare la faccenda. Ti prenderò subito un appuntamento.

-Ma per fare cosa? – domandò candidamente la giovane.

-Non vorrai tenerlo! – esclamò la signora Price sbarrando gli occhi.

Nel vedere la figlia così incredula e persa, la donna ribadì:

-Il bambino. Non vorrai mica tenerlo. Sei tu stessa una ragazzina non ancora maggiorenne!

Chris sconvolta riuscì soltanto a correre fuori dalla stanza e salire le scale, diretta nella sua camera.

-Dove vai? – gridò sua madre – Cerca di calmarti e preparati per la cena, la farò servire tra un quarto d’ora.

Invece dopo non molto tempo Chris tornò di sotto, aveva in mano un borsone da viaggio e si accingeva a lasciare villa Price.

-Addio mamma! – sentenziò ancora in lacrime prendendo un giubbino dall’attaccapanni.

La donna tentò di bloccarla dicendole:

-Non fare pazzie, dove credi di andare?

-Tu volevi farmi fare una pazzia – affermò con rabbia la giovane – non resterò qui un minuto in più!

-Vuoi rovinarti la vita dietro a quello là? – sbraitò la signora Price – Se esci ora guarda che ti giuro non rimetterai più piede in questa casa!

-Addio! – fu l’ultima parola che disse Chris prima di chiudere dietro di sé la porta.

Velocemente si avviò verso il cancello, corse lungo il vialetto, sentiva l’aria addosso e il peso del borsone sulla spalla. Doveva raggiungere Mark, sperava fosse ancora lì, lo sapeva, non l’aveva abbandonata.

Lo vide, appoggiato alla moto, le braccia conserte, la stava aspettando.

-Mark, Mark – gridò correndogli incontro – andiamo via, portami via!

-Sei distrutta – sussurrò lui vedendola, prendendo la borsa mentre gli chiedeva:

-Portami lontano da qui!

Fecero diversi chilometri, senza una meta, poi Mark decise di fermarsi per ascoltare Chris e tentare di tranquillizzarla.

Rimasero abbracciati dopo che lei aveva raccontato dello scontro con la madre.

-Mi serve un posto dove dormire – disse Chris – portami da Patty, i suoi genitori non faranno storie, portami da Patty!

-No, non ti porto da Patty – affermò Mark con decisione – io non ti lascio Christine. Vieni con me!

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Capitolo 18
*** A casa ***


 

 

 

Aprì la porta esortando Chris che, stringendogli ancor di più il braccio, mostrava timore ed un forte imbarazzo. Insieme entrarono, la mamma stava portando la cena in tavola con l’aiuto di Nat mentre Ted e Matt si sistemavano ai loro consueti posti.

Lo sguardo di ognuno di loro si posò inevitabilmente sulla giovane, Mark annunciò con semplicità e non poco impaccio:

-Scusate il ritardo. Lei è Christine, la mia ragazza. Andiamo a posare questa roba di là e arriviamo!

-Buonasera – salutò timidamente Chris seguendo Mark che, avendo preso la borsa, si dirigeva a passo svelto verso un’altra stanza.

Lasciarono velocemente la cucina tra il  silenzio e lo stupore di tutti. 

Fu Matt, col candore tipico dei bambini, ad esordire:

-Mark ha una ragazza! Avete visto? Mark ha una ragazza!

E divertito diede una botta sulla mano al fratello che però non rispose talmente era rimasto imbambolato dalla situazione.

-Ne sapevi nulla ,mamma? – chiese immediatamente Nathalie mollando il piatto con distrazione, facendo cadere un po’ di zuppa sulla tovaglia.  

-No – rispose semplicemente la donna, rimediando all’errore della figlia con uno strofinaccio – non ne sapevo nulla. 

Poi aggiunse:

-Nat, prendi una scodella dalla credenza. Ted spostati accanto a Matt, lascia libero il posto vicino a Mark.

Rimescolò un poco la zuppa nella pentola mentre la ragazzina, osservando i piatti e poi il tegame, esclamò:

-Ma non ce n’è per tutti! Non basterà. 

La mamma invece aveva già tolto dal proprio piatto una parte di minestra.

-Basterà – sorrise la signora Lenders preparando il posto per quella ospite inattesa.

Mark e Chris ritornarono quasi subito in cucina, la ragazza era ancora visibilmente molto scossa e intimorita, si sedettero a tavola, la mamma porgendole il pasto disse:

-Sei la benvenuta in questa casa Christine!

-Grazie – rispose con sollievo la giovane, colpita dal tono cordiale e dal bel sorriso della donna.

Si trovò davanti una zuppa calda e fumante, pensò che le avrebbe fatto bene mangiare qualcosa dopo quella giornata così piena di emozioni contrastanti.

-A questo punto – esordì Mark – inizio con le presentazioni. Loro sono i miei fratelli, Ted e Matt e lei è mia sorella Nathalie, ma in famiglia la chiamiamo tutti Nat.

-E voi potete chiamarmi Chris – aggiunse la ragazza con più disinvoltura, cominciando ad assaggiare quel pasto.

La bontà di quelle pietanze incoraggiò il silenzio, tutti mangiarono senza far troppe domande e Chris apprezzò la discrezione della signora Lenders durante la cena.

Matt non le toglieva gli occhi di dosso al contrario di Ted che sembrava incantato da quella presenza insolita, arrossendo al solo porgerle del pane. Nat era invece sospettosa e diffidente, scrutava Mark che, in neppure mezz’ora, le pareva non fosse più il suo adorato fratello ma un estraneo perso dietro alla bellina di turno. La mamma osservava senza chiedere limitandosi a brevi risposte sul cibo cucinato.

-Sei una principessa? – fu la domanda di Matt che ruppe il silenzio creatosi, facendo ridere tutti i presenti.

-No, non sono una principessa – rispose cordialmente Chris stupita guardando con tenerezza il ragazzino.

-Non farci caso – s’intromise subito Nat – lui ha spesso queste uscite deliranti!

La mamma diede un’occhiataccia alla figlia per poi rincuorare il piccolo che si giustificò dicendo:

- Chris ha dei modi così gentili che mi sembra proprio una principessa!

Non l’aveva persa di vista un minuto per tutta la serata, vedendo come piegava il tovagliolo o come portava alla bocca il bicchiere. Agli occhi del bambino pareva esser uscita da un libro di fiabe.

-Aiutami a sparecchiare la tavola – disse la mamma al bimbo togliendolo dall’impaccio – ho bisogno del tuo contributo stasera. Ted e Nat, invece, sono di turno con il bucato, andate a stendere i panni credo che la lavatrice abbia terminato.

Guardò l’ora, erano passate le venti e trenta, i due ragazzini uscirono dalla stanza mentre Matt iniziò a togliere piatti e bicchieri. 

Mark condusse Chris al piano superiore per cercare di trovare una sistemazione adeguata.

-Tua madre – gli disse lei salendo le scale – gestisce la casa alla perfezione.

-Qui tutti aiutano in qualcosa – spiegò Mark – si fa a turno. Oggi il bucato è toccato a Ted e Nat, domani si occuperanno loro della cucina e Matt farà delle piccole pulizie.

-E tu? – gli chiese la ragazza incuriosita.

-Io vado a lavorare – rispose Mark prendendola per mano e facendola entrare nella sua stanza.

La camera era molto piccola, Chris rimase in piedi sulla porta.

-In qualche modo ci sistemeremo – esordì lui pensando che divideva la stanza con suo fratello Ted.

-Dirai del bambino a tua madre? – chiese con timore Chris – Lei è stata così gentile con me ma come potrebbe reagire alla notizia?

-Aspetto che rimanga sola – spiegò Mark – e le dirò che tu ti fermerai qui a dormire. Poi vedrò di comunicarle il resto.

In realtà non sapeva proprio da quale parte incominciare.



 

Intanto Ted e Nat erano alle prese con la lavatrice.

-Attento! Stai facendo cadere tutti i panni! – esclamò Nat al fratello che distrattamente aveva inciampato tenendo in mano il catino con dentro il bucato.

Raccolse quelle magliette finite per terra e, nervosa, lo rimproverò:

-Hai la testa fra le nuvole! Sembra proprio che tutti i maschi di questa casa abbiano perso il senno per via di quella specie di bambolina!

-Come sei acida Nat! – ora fu Ted a riprenderla – Non essere così cattiva nei confronti di Chris.

-La trovi così carina? – domandò la ragazzina con una punta di ironia.

-Carina? – il fratello era sbalordito – Bellissima, vorrai dire! 

-Oh oh – rise Nat – più di Sally Witter? 

Ted arrossì, Sally era una sua compagna di classe, da mesi ne era innamorato ma non era mai riuscito a dichiararsi.

-Non c’è paragone! – rispose di getto – Chris è più grande, è più bella, più interessante, più tutto!

-Se lo scopre Mark – sghignazzò Nat – che fai questi pensieri sulla sua ragazza ti uccide!

-Non vorrai mica dirglielo! – esclamò Ted preoccupato, conoscendo bene sua sorella.

Nat scosse il capo affermando:

-Il mio silenzio ha un costo.

-Ti detesto Nat! – gridò spazientito allora Ted – Cosa vuoi in cambio?

La ragazzina ci pensò su poi affermò:

-I compiti di matematica risolti per un mese.

-Per un mese! – sbraitò lui – Questo è un vero ricatto.

Prese il catino colmo di panni e lo mollò tra le braccia della sorella.

-Adesso però questi li stendi tutti tu!

E la lasciò lì sbattendo la porta.  



 

Mark scese le scale sapendo che la mamma era rimasta sola in cucina. 

Entrando la vide che stava lavando i piatti, Matt aveva di certo raggiunto Ted e Nat, poteva parlarle con tranquillità. 

Si avvicinò, la donna gli dava le spalle, l’acqua scorreva dal rubinetto con getto abbastanza forte e, unita all’acciottolio delle stoviglie, non permetteva sicuramente l’avvio di una buona conversazione.

-Mamma – esordì Mark toccandola leggermente sulla schiena – potrei parlarti un attimo?

-Oh sì – rispose lei voltandosi appena – ma prima fammi finire con i piatti.

Il giovane allora si scansò, allontanandosi un poco.

-Senti mamma – iniziò titubante – è un problema se Christine rimane a dormire qui?

-Mark non sento bene con l’acqua aperta – disse a voce alta la donna – puoi aspettare ancora qualche minuto?

-E’ che dovremmo sistemarci – continuò lui tentennando – vorrei sapere se tu sei d’accordo.

La donna girò il rubinetto quasi a chiuderlo per far scorrere meno acqua e, non interrompendo il suo lavoro, disse:

-Ora puoi ripetere, ti ascolto.

-Christine ha bisogno di un posto dove dormire – scandì bene Mark – può stare da noi?

La mamma non si girò, terminò di sciacquare la scodella che teneva tra le mani, la posò e, lasciando il rubinetto ancora aperto, chiese:

-La tua ragazza è incinta?

Mark pensò di non aver capito bene, tra il rumore dell’acqua e il tono sottovoce della mamma.

Rimase immobile, non riuscendo neppure a rispondere.

La donna, quindi, chiuse il rubinetto, ripose l’ultimo piatto e, voltandosi, ripeté:

-Chris aspetta un bambino?

Intanto si asciugava le mani sul grembiule togliendoselo poi dalla vita e appoggiandolo sulla spalliera della sedia.

Trovandosi ora faccia a faccia con sua madre, Mark farfugliò:

-Sì, però posso spiegarti …

-Spiegarmi cosa? – sorrise la donna quasi divertita – Io di figli ne ho avuti quattro!

Nel mentre aprì un cassetto e prese uno strofinaccio con cui si accinse a pulire la tavola.

Vedendo Mark fermo, impalato senza dire più una parola, aggiunse:

-Potete andare nella mia camera.

Il ragazzo scosse la testa non avendo capito a cosa si riferisse la donna.

-Tu e Chris – scandì bene la mamma – potete dormire nella mia stanza da letto.

-La tua? – balbettò Mark attonito.

-Sì, è la più grande – sottolineò lei osservando se sulla tavola fosse rimasta ancora qualche briciola – per adesso mi sembra la migliore sistemazione possibile.

-Grazie, ma tu … – tentò di replicare lui ma la madre lo interruppe subito.

-Penserò io a come organizzarmi con i ragazzi! – sorrise posando in fretta lo strofinaccio.

-A proposito – aggiunse con semplicità – nel secondo cassetto del mio armadio ci sono delle lenzuola pulite.

Fece così intendere a Mark di salire in camera.

Il ragazzo però, prima di andare, si avvicinò a lei con discrezione e, senza dirle nulla, le diede un lieve bacio sulla fronte. Poi uscì dalla stanza.

La mamma rimase sola nuovamente, pensierosa.

Tornò all’acquaio e riaprì il rubinetto, si sciacquò le mani.

Riprese lo strofinaccio per asciugarsi poi, istintivamente, portò due dita sulla guancia per tentare di fermare una lacrima che scendeva lentamente.

Dalla stanza accanto sentì Ted alzare la voce con Nat. Poi anche Matt gridava intromettendosi.

Stavano  litigando. 

Sempre chiasso, sempre confusione, pensò la mamma.

Non aveva il tempo neppure per piangere. 

 

 

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Capitolo 19
*** Dietro le stelle ***


 

 

 

 

Salirono velocemente su per le scale, Ted rincorreva Nat, avevano litigato e Matt cercava di capire cosa fosse successo. Erano in tre ma sembrava fossero in trenta.

Trovarono Mark che stava uscendo dalla camera della mamma, nel chiudere la porta intimò ai suoi fratelli:

-Basta con tutto questo chiasso! E non andate in bagno, c’è Chris ora. 

-Stavamo andando nella mia stanza – disse Nat ridendo – Ted deve fare alcuni compiti di matematica, devo dargli il libro.

-Non ti farò proprio niente! – esclamò il ragazzino non volendo sottostare al precedente ricatto propostogli dalla sorella.

-Devo dire tutto a Mark? – lo provocò Nat sotto lo sguardo incuriosito del piccolo Matt che non aveva compreso bene il motivo della lite.

-Ora non m’interessa – fu Mark stesso ad interrompere la discussione – devo invece dirvi che ci sarà una nuova sistemazione nelle stanze. Chris dormirà qui, io e lei prenderemo la camera della mamma.

-La camera della mamma? – ripetè Nat sbalordita, seguita da Matt che domandò immediatamente:

-Ed io dove andrò a dormire? 

Divideva infatti il letto con la madre.

-Non verrai in camera con me! – esclamò Ted allibito, tutto voleva tranne che ritrovarsi tra i piedi il fratello minore.

-La mamma – tentò di spiegare Mark – cercherà di trovare la migliore sistemazione. So benissimo che non c’è molto spazio ma Chris ha bisogno di un posto dove stare.

-Perché non ce l’ha una casa? – chiese Nat con una punta di sdegno.

-Non fare troppe domande! – la zittì subito Mark con tono severo.

Per un attimo ci fu silenzio poi Ted aggiunse:

-Ma è solo per questa notte?

Mark scosse la testa.

-Non lo so per quanto – rispose – ma vi chiedo di essere comprensivi,  di non fare troppa confusione e domattina di lasciare libero il bagno.

-E’ Nat quella che sta le ore in bagno! – gridò Matt facendo innervosire ancor di più la sorella.

-Quindi – replicò la ragazzina – non solo dovrei rinunciare alla mia stanza ma devo anche sbrigarmi in bagno? Ma io vado a protestare dalla mamma!

-Vengo con te! – affermò Ted seguito da Matt che era preoccupato perché non aveva ben capito dove avrebbe dormito.

-Grazie! – sentenziò Mark con sarcasmo osservandoli che scendevano in fila tutti e tre impettiti e ben intenzionati a far sentire le loro ragioni. 

-I miei compagni di squadra – pensò – mi considerano e mi rispettano molto più dei miei fratelli!

Li sentiva ancora protestare, sorrise. Sapeva che gli volevano un mondo di bene. E poi aveva fiducia nella mamma, lei avrebbe certamente risolto la questione.



 

Travolsero la mamma entrando in cucina con un impeto pari a un vento di burrasca.

-Ci spieghi perché hai permesso tutto questo? – Nat fu subito decisa e sicura – Ho faticato anni per ottenere una stanza solo per me e ora arriva quella e cambia ogni cosa!

-Io con Matt non ci dormo! – aggiunse Ted sovrapponendosi alla voce della sorella.

-E io non voglio starci in camera con te – gli gridò addosso il piccolo – io voglio dormire con la mamma, come sempre!

La donna sospirando si avvicinò di più a loro dicendo:

-Si tratta di una sistemazione provvisoria, sono consapevole non ci sia posto per tutti, staremo più stretti ma è un sacrificio che possiamo fare. 

-Mark non ci ha detto per quanto tempo – specificò Ted.

-Ci ha detto solo che dobbiamo lasciar libero il bagno – piagnucolò Matt facendo sorridere la mamma.

-Tutto questo – affermò Nat stizzita – per agevolare la principessa!

-Non usare quel tono quando parli di Chris – la rimproverò subito Ted.

-E’ per colpa sua – replicò la ragazzina – che non avremo più i nostri spazi.

-Basta! – fu categorica la mamma imponendosi – Ho deciso così e farete come dico io. Non voglio sentire più le vostre lamentele.

I tre non fiatarono, rimasero in silenzio guardandosi l’uno con l’altro, sapevano che la mamma era buona e comprensiva, pronta all’ascolto ma quando prendeva una decisione andava rispettata. 

-Nat, cerca di calmarti – ora il tono  della donna era più amorevole ma comunque fermo – e non farti uscire dalla bocca certe considerazioni. So perfettamente quanto tieni alla tua cameretta, io stessa ho voluto che tu avessi una stanza tutta per te, ma ora non è possibile e ti prego di assecondare le mie scelte. Ted, non sarà la fine del mondo dormire col tuo fratellino. E per te Matt può essere l’occasione buona per staccarti un po’ da me e, finalmente, anche alzarti prima la mattina per andare a scuola. 

Nessuno di loro era molto convinto eppure non osarono contraddire la mamma.

-Ho pensato – proseguì pacatamente la donna – che io posso spostarmi nella stanza di Nat, è piccola ma ci stringeremo. E Matt può andare nella camera di Ted, al posto di Mark. Mi sembra la soluzione più ovvia.

Allora Nat e Ted si diedero un’occhiata poi la ragazzina si fece coraggio e chiese:

-Mamma, ubbidiremo alle tue direttive, come sempre, però una domanda devo fartela. Perché fai dormire insieme Mark e Chris? Non sono mica sposati!

La donna avrebbe potuto rispondere che anche quella era una sua decisone e non andava discussa ma, dopo un leggero imbarazzo iniziale, preferì specificare e raccontare ai suoi ragazzi cosa stava accadendo.

-Vedete – esordì con non poco impaccio – tra qualche tempo, non subito perché dovranno passare alcuni mesi, Mark e Chris avranno un bambino.

-Un bambino? – la interruppe immediatamente Nat seguita da Ted che ripeté  esattamente le due identiche parole.

La mamma annuì col capo andando poi a fare una carezza sulla testa di Matt che guardava tutti con i suoi grandi occhi neri spalancati.

-Quindi – ora fu Ted a parlare – diventeremo zii?

-Eh già – gli sorrise la donna osservando ora anche Nat che aveva improvvisamente cambiato espressione.

-Diventerò zia! – esclamò la ragazzina con aria sognante – Nessuna nella mia classe è zia.

E pregustava un primato allettante per far morire d’invidia alcune delle sue compagne di scuola.

-Non sarò più il piccolo della famiglia – rise Matt che rivolto a Ted specificò – non potrai più prendermi in giro su ogni cosa!

-Potremo regalargli i nostri giocattoli – propose quindi Ted al fratello. 

-Le mie macchinine – sottolineò Matt – e il tuo pallone.

-E se fosse una femmina? – Nat puntualizzò subito – Ci penserei io a farla divertire.

-A me andrebbe benissimo lo stesso – asserì con fermezza Ted – non credere di avere l’esclusiva, se fosse una bimba. 

-Ora state correndo troppo – disse divertita la mamma – però devo ammettere che il vostro entusiasmo è contagioso!

-Nella tua stanza mamma – chiese Nat che nella sua testa si era già creata grandi cose – c’è spazio per una culla?

-Lo troveremo lo spazio – rispose invece Ted col fare da saccente.

La mamma scosse il capo sempre con il sorriso.

-Adesso siete felici – disse – di stringervi e rinunciare alle vostre pretese. 

Nat arrossì mentre Ted abbracciò il fratellino come per accoglierlo. 

Matt, ancora euforico per quella notizia inaspettata, domandò a gran voce:

-Io però non ho ancora capito, come è possibile che Mark e Chris avranno un bambino se non sono sposati?

Ted e Nat scoppiarono a ridere mentre la mamma, pensierosa, lo avvicinò a sé discretamente.

Con aria di superiorità Ted si rivolse al fratellino:

-Sei proprio piccolo Matt!

-Non sai come funzionano certe cose! – aggiunse la sorella che dall’alto dei suoi dodici anni sentiva di sapere tutto.

Ma la mamma aveva portato il figlio accanto alla finestra, noncurante delle parole degli altri due. Scostò la tendina ed esortò il bambino a guardare fuori. Era ormai notte e in cielo si poteva scorgere, qua e là, qualche stella.

Allora anche Nat e Ted si avvicinarono, capirono che la mamma avrebbe narrato una storia speciale e avevano una gran voglia di ascoltarla. Ormai erano grandi, loro due, ma i racconti della mamma avevano sempre un sapore particolare.

-Guarda le stelle Matt – iniziò la donna scrutando il cielo insieme al piccolo – non sono molte stasera ma alcune riusciamo a vederle.

Lui annuì tutto preso da quell’atmosfera non smettendo di osservare attraverso il vetro.

-Tutti i bambini – continuò la mamma – prima di venire al mondo si trovano in cielo, dietro quelle stelle. E quando sono pronti per nascere sanno che devono scegliersi dei genitori con cui stare. Allora rivolgono il loro sguardo quaggiù e scrutano, osservano e fanno delle considerazioni. Se trovano subito una mamma e un papà pronti a voler loro del bene non aspettano il matrimonio perché il desiderio d’amore è talmente forte che fremono dalla voglia di incontrarli e di starci insieme.

Fece una pausa, Matt domandò:

-Quindi il bambino di Mark e Chris ha fretta di conoscerli?

-Credo proprio di sì – sorrise la mamma mentre Nat dava una gomitata a Ted che si era incantato quasi quanto il fratello.

Matt sembrò soddisfatto di quella spiegazione ma, guardando ancora fuori, disse:

-Mamma, una volta ci hai raccontato che anche papà è in cielo tra quelle stelle.

La signora Lenders non riuscì a rispondere subito perché il suo sguardo si soffermò su Nat che si era intristita al solo nominare il padre e Ted l’aveva d’istinto abbracciata con calore.

-Forse – continuò Matt rivolgendosi alla madre – è stato proprio papà a suggerire al bambino di scegliere Mark e Chris come genitori.

La mamma non poté far a meno di sorridere, rispondendo con una semplice ma sentita carezza. 

-Chissà – chiosò la donna – forse è così, chissà!

Poi andò vicino agli altri due e li strinse forte entrambi.

Dopo quegli attimi intensi Ted prese per mano il fratello esortandolo:

-Dobbiamo preparare la nostra stanza, andiamo!

E corsero di sopra non prima di aver salutato la mamma.

-Ti aspetto in camera – disse allora Nat alla donna – sarà bello dormire con te come quando ero piccolina.

Velocemente uscì dalla cucina anche lei.

La mamma allora sistemò la tendina della finestra e si accinse a tirar giù la serranda.

Una stella, in alto, brillava più delle altre.  

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Capitolo 20
*** Figli ***


 

 

 

La mamma, dopo aver chiuso tutte le finestre, si era recata nella piccola stanza adiacente alla cucina dove Ted e Nat avevano messo ad asciugare i panni sullo stendino, quello vecchio un po’ traballante. Dispose con più ordine tre maglie sorridendo, sicuramente era stata Nat a posizionarle così vicine, quasi attaccate, conosceva la sbadataggine della figlia e la immaginava mettere le mollette in tutta fretta presa com’era dalla discussione con il fratello. Erano bravi ragazzini, pensò accarezzando i pantaloni di Matt guardando poi se le macchie di fango fossero andate via, avevano protestato ma infine erano così felici dell’arrivo di quel bambino che li aveva sentiti fare ancora mille progetti mentre salivano di sopra. Era bello vederli euforici e gioiosi per una notizia inaspettata ma erano appunto tre ragazzini, giusto fosse così. 

Spense la luce e tornò in cucina, vide subito la porta di casa socchiusa, qualcuno doveva essere andato fuori, nel piccolo cortile. Uscì e nella penombra, vi era infatti ad illuminare soltanto un piccolo lampione, scorse Mark seduto sui gradini delle scale che conducevano al terrazzo. Si avvicinò in silenzio accorgendosi che stava piangendo. Non lo chiamò ma il ragazzo, vedendola arrivare, tentò di asciugarsi le lacrime e, complice il buio, poté nascondere gli occhi palesemente arrossati.

-Posso? – chiese la mamma indicando il gradino, mettendosi seduta accanto a lui che intanto le aveva fatto spazio. 

Mark cercava di non guardarla perché comunque un po’ di luce c’era, fioca ma c’era.

-Non vergognarti di farti vedere piangere da me – esordì con calma la donna – sono tua madre e ti conosco meglio di chiunque altro.

Allora Mark si voltò, era coi gomiti appoggiati alle ginocchia si strofinò gli occhi con le mani poi disse alla mamma:

-Ti ho delusa, puoi rimproverarmi, ne hai tutto il diritto.

-Che dovrei dirti? – sospirò la madre – Che dovevate fare più attenzione? 

S’interruppe, non riuscì a continuare l’argomento non capendo neppure il perché.

Mark, fissando un sasso in terra, aggiunse quasi affranto:

-Ti ho portato in casa un ulteriore problema.

Lei scosse la testa domandando:

-La sua famiglia? L’hanno cacciata via?

L’espressione di Mark cambiò di colpo, ora dal suo volto si percepiva rabbia non soltanto tristezza e rassegnazione.

-Sua madre – iniziò a raccontare – è una persona orribile. È stata Chris ad andar via dopo una lite furibonda. Mi sono recato a casa sua per poter parlare ma quella donna non mi ha fatto neppure entrare, riservandomi un trattamento che neanche a un cane si dà! Poi, quando ha saputo del bambino, ha proposto a Chris la più atroce delle scelte. Anzi, lo ha quasi imposto. A sua figlia.

Si fermò, talmente era preso emotivamente, la mamma aveva chiuso gli occhi, non commentò ma attese in silenzio il proseguimento della narrazione.

-La sua famiglia – continuò Mark – è dannatamente ricca. Christine è la figlia dei Price, capisci mamma, i Price? Suo fratello è il portiere che gioca in Germania e ora è tornato qua perché reduce da un infortunio. Suo padre è un uomo d’affari, sempre in giro tra Europa e Asia, totalmente assente. E sua madre è … è una donna disgustosa. 

Strinse i pugni e con un piede diede un calcio a quel sasso, scaraventandolo lontano.

La mamma gli pose una mano sulla gamba, come per frenare quell’impeto, e chiese:

-Cosa pensate di fare ora?

-Andremo a vivere insieme – spiegò Mark – firmerò con quella società, ci trasferiremo. Troverò una casa, anche in affitto, comincerò a guadagnare. Il matrimonio arriverà in seguito, Chris tra poco compirà diciotto anni, tra due sarà maggiorenne ci sposeremo allora, non occorrerà il consenso di nessuno.

-Ma dovrebbe riconciliarsi con la sua famiglia – tentò di dire la mamma – non è bello che vada via così, senza un chiarimento.

-Non può esserci un chiarimento con quella gente! – esclamò il ragazzo sdegnato – Sono consapevole che non mi accetteranno mai.

-Forse è stata la rabbia del momento – continuò la donna nel tentativo di trovare una giustificazione – non posso credere che quelli siano i veri sentimenti di sua madre.

-E invece è così! – sentenziò Mark alquanto alterato.

-No, vedrai che a mente fredda avrà un ripensamento – specificò la mamma – e vorrà riavvicinarsi a Chris, ne sono certa.

-Tu sei troppo buona – disse allora lui con vigore – e credi che tutte le persone siano come te.

-Sono soltanto una madre – rispose scuotendo la testa – e so che le madri vogliono il bene dei propri figli, con più calma e tranquillità accoglierà nuovamente Chris, sarà sicuramente così.

Mark non ne era convinto, per nulla, e infatti chiese:

-Sei disponibile a far stare Chris qui, finché non troviamo una sistemazione più stabile?

-Per me  - lo interruppe lei – può rimanere anche per sempre, ciò non toglie che ribadisco abbia bisogno di un confronto con la sua famiglia. E poi dovrà sostenere gli esami per il diploma, è un peccato abbandonare gli studi proprio ora.

Il giovane annuì affermando:

-Sì, lo so ma il bambino ha avuto la priorità su tutto. 

-Giusto – asserì la mamma mettendo una mano sulla sua.

Riuscì a guardarla negli occhi dicendo con imbarazzo:

-E’accaduto tutto così in fretta, non me l’aspettavo. È poco che stiamo insieme, neppure un anno. Però, quando mi ha detto di essere incinta, non sono riuscito a fare altro se non prometterle che non l’avrei abbandonata.

Cercò con lo sguardo l’approvazione da parte della madre la quale, dopo aver stretto ancor di più la mano del figlio, affermò:

-Chi ha conosciuto da vicino la morte non può rifiutare la vita.

Quindi non dissero più nulla e Mark poté appoggiare il capo sulla spalla di sua madre, rimanendo vicini, seduti sotto la luce fioca del piccolo lampione.




 

Era ormai tardi quando la mamma entrò in camera di Nat. Trovò la figlia ancora in piedi che preparava l’occorrente per la scuola.

-Dovresti già dormire da un pezzo! – esclamò la donna con un tono quasi di rimprovero – Hai visto che ore sono?

-Lo so ma oggi è stata una giornata particolare – replicò la ragazzina – e non riuscivo a prender sonno. E poi volevo aspettarti.

Mise nella cartella l’ultimo libro quindi si buttò sul letto attendendo la madre che intanto si spogliava per indossare la camicia da notte. 

-Con Ted abbiamo chiacchierato fino a mezz’ora fa – raccontò Nat – poi lui è crollato dal sonno ed è andato nella sua stanza. Sai, Matt ci ha fatto vedere che ha puntato la sveglia alle cinque e quarantacinque, te lo immagini che si alza così presto?

Risero mentre la mamma si metteva nel letto, accanto alla figlia.   

-Ha detto che deve lasciare libero il bagno a Chris – raccontò stringendosi alla donna – e domattina sarà puntuale e veloce!

Entrambe erano divertite, Matt amava dormire fino a tardi e ogni mattina era una lotta contro il tempo con un unico bagno e gli orari scolastici da rispettare.

Spenta la luce le due si augurarono la buonanotte.

Non passò molto, nel buio si sentì la voce di Nat chiedere:

-Mamma, sei sveglia?

-Sì – rispose la donna – ma tu perché non dormi?

-Non ci riesco – disse la ragazzina – ho mille pensieri che mi frullano in testa.

-Dormi Nat – replicò la madre – e non pensarci.

Si tirò più su il lenzuolo, poi facendosi coraggio domandò alla mamma:

-Sei arrabbiata con Mark?

La donna allora si voltò, accese la luce della lampada sul comodino e chiese:

-Perché dovrei?

Nat quindi si scoprì, si sedette con le gambe incrociate e asserì:

-Guarda che non sono Matt, io lo so come si fanno i bambini!

E mentre la mamma si alzava per sedersi anche lei, continuò:

-La mia compagna di banco ha una sorella di sedici anni che le ha spiegato tutto. Durante l’intervallo, nella mia classe, tra noi femmine non si parla d’altro!

-Avrei dovuto affrontare l’argomento con te – sospirò la donna – ma il tempo passa e  mi accorgo tardi che non sei più una bambina. 

-Ma non si discute di queste cose con i genitori – affermò con spavalderia Nat facendo infastidire la signora Lenders.  

-E invece – replicò la donna – è proprio da una madre che una figlia dovrebbe venire a conoscenza di certe cose, come le chiami tu!

Sorrise a Nat che un poco era arrossita, la strinse a sé.

-Chris e sua madre hanno litigato, vero? – domandò la ragazzina spiazzando la donna – Per questo starà qui con noi, è stata cacciata di casa?

-Chi te lo ha detto? – la mamma era stupita – E’ un tuo pensiero?

Nat fece di no con la testa poi confessò:

-Ted ha sentito Mark e Chris discutere nella tua camera, mi ha chiamata e allora ci siamo messi ad origliare dietro la porta.

-No, non si fa così Nat! – la rimproverò decisa la mamma.

-Ma le stanze sono attaccate – si giustificò lei – è facile ascoltare!

-Non rendete la situazione ancora più difficile di quella che è! – replicò la donna con tono serio e fermo.

-Però è vero che Chris non vuole tornare a casa perché ha litigato con sua madre? – insistette Nat volendo capire.

-In parte è vero – tentò di spiegare la mamma – non è facile accettare che la propria figlia aspetti un bambino, così giovane. Normale ci sia stata una lite.

-Ma tu con Mark non hai litigato! – esclamò Nat con incredulità – Anzi hai accettato con gioia la notizia.

-Mark è un ragazzo – balbettò la donna – è diverso.

-Diverso? – Nat s’inalberò subito – Diverso perché è un maschio? Vorresti dire che se capitasse a me mi butteresti fuori di casa!

-Oh no – rispose con difficoltà la mamma – cacciarti di casa no però credo mi arrabbierei, sul momento.

-Non è giusto, non è giusto! – ripeté Nat – Tutto questo perché sono una femmina!

La madre, non sapendo più cosa dire, si rimise sotto le coperte chiosando:

-Ora basta Nat, dormi e non chiedermi niente! 

Spense la luce mentre la figlia si era stranamente ammutolita.

Sentì Nat rigirarsi tra le lenzuola, in continuazione.

-Dormi, ti prego – disse esortando la figlia – domani hai la scuola!

-Alla madre di Chris non piace Mark! – asserì allora Nat.

-Basta! – replicò esausta la donna – Il discorso è chiuso.

-Io da grande – aggiunse la ragazzina – sposerò Ed Warner, vedi di fartelo piacere!

E detto questo si addormentò, facendo sorridere la mamma.

   

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Capitolo 21
*** Una fotografia ***


 

 

 

Chris aprì gli occhi lentamente non capendo se fosse ancora notte o già mattina presto.

Lo tentò di percepire, voltandosi verso la finestra, ma la voce di Mark la precedette.

-Ti sei svegliata? – le disse raggiungendola, vestito e pronto per uscire.

Le diede un delicato bacio sulla fronte.

-Hai riposato bene – continuò – ti ho osservata mentre dormivi. Eri serena.

Lei annuì e prendendogli la mano spiegò:

-Era da tanto che non facevo un sonno così continuo e profondo. Questo è accaduto perché eri accanto a me, stavo tranquilla, non avevo bisogno di nulla.

Mark sorrise e alzandosi affermò:

-Io sto andando via, tornerò stasera, dopo gli allenamenti e il lavoro. Tu rimani ancora un po’ a riposare, poi, quando vuoi puoi andare in bagno, i miei fratelli l’hanno quasi liberato.

Entrambi risero pensando al piccolo Matt e alla sua sveglia molto mattiniera.

-Mia madre – proseguì il ragazzo – non deve andare a lavorare oggi, starà qui a casa.

Chris s’impensierì, avrebbe passato tutta la giornata con la mamma di Mark, si sentiva in imbarazzo nonostante la gentilezza e la cordialità della donna.

-Farai molto tardi? – chiese allora al giovane che intanto prendeva le ultime cose guardando l’ora affrettandosi.

-Tornerò per cena – rispose lui, baciandola nuovamente, questa volta sulle labbra.

Uscì lasciando Chris sola, in quella nuova realtà.

La ragazza, frastornata ma riposata, si alzò e andò ad aprire la finestra.

Sentì dei rumori provenienti dal corridoio, parole attutite, forse era Nat che chiacchierava oppure Ted che discuteva con la sorella. Poi udì qualcuno scendere le scale, infine il nulla. Capì di essere rimasta veramente sola. Si avvicinò alla porta e l’aprì pian piano, lasciandola socchiusa. Ferma in piedi, attendeva il momento giusto per poter raggiungere il bagno, voleva essere sicura non ci fosse più nessuno. Non era abituata, a casa sua ognuno aveva i servizi in camera, addirittura i domestici li avevano!

Nell’attendere, si voltò verso il vecchio comò dove vide quella fotografia che già dalla sera prima aveva attirato la sua attenzione. Non si era confidata con Mark, si vergognava, ma quell’immagine dentro la cornice pareva fissarla e scrutarla ininterrottamente. Corse fuori, certa ormai del poter usufruire liberamente del bagno. Si sentiva spaesata.

Scese in cucina che erano passate le otto, intimorita salutò la mamma già indaffarata tra le pentole e i fornelli. Non furono loquaci, la donna le porse con garbo la colazione e Chris volle offrirsi per lavare le tazze e sparecchiare ma la signora Lenders fu categorica nell’affermare che non lo avrebbe permesso. La giovane tirò un sospiro di sollievo, non avrebbe proprio saputo da quale parte incominciare, non aveva mai lavato un piatto in vita sua.

Tornò in camera sentendosi smarrita e fuori posto. Istintivamente si toccò la pancia, sarebbe stata capace di fare la mamma? Pensò alla sua di madre, provava ancora tanta rabbia.

Alzò lo sguardo e si fermò di nuovo su quella fotografia sopra al vecchio comò. Ne era attratta, fortemente. Si avvicinò, voleva osservarla con più attenzione. Fissò l’immagine, con la mano toccò la cornice poi la ritrasse. Temeva di aver osato troppo, non le apparteneva. Però rimase lì, quasi in contemplazione, provando a figurare le emozioni che una semplice foto poteva suscitare.

Non sentì bussare alla porta, presa com’era e quando si ritrovò la madre di Mark in camera, venuta a portarle gli asciugamani, sobbalzò intimorita.

-Mi scusi – farfugliò allontanandosi dal comò, dicendo la prima giustificazione plausibile – non l’ho sentita, io stavo cercando di sistemare le mie cose.

La donna mise gli asciugamani in un cassetto e le sorrise poi accarezzò quella foto, con la stessa delicatezza con cui si accarezzerebbe un bambino.

-Mio marito – disse a Chris che intanto annuì arrossendo.

-Lo avevo immaginato – balbettò la ragazza – Mark gli somiglia tantissimo.

-Infatti – sospirò la mamma – più passa il tempo e più è così.

Chris ora guardava la donna che, dopo aver spostato verso sé la cornice, aggiunse:

-Questa è l’unica sua foto che tengo in casa.

La giovane si meravigliò ma la mamma spiegò:

-Non amo le foto, troppi ricordi. Però questa ho voluto tenerla, soprattutto per Matt, lui non lo ha mai conosciuto. Quando è morto ero incinta di due mesi.

Chris ebbe un sussulto, la signora Lenders continuò:

-Alcune persone mi consigliarono di non tenerlo, data la situazione che si era creata.

-Oh è terribile! – esclamò d’istinto Chris – Matt è un bambino delizioso.

-Io non ho mai avuto alcun dubbio – specificò la donna – ma avevamo perso tutto, la casa, il lavoro. Mio marito è morto improvvisamente. È uscito una mattina e non è più ritornato. Ancora ho il rimpianto di non averlo salutato, presa da altro. Poi quel terribile incidente.

-Non occorre che continui – disse allora Chris interrompendola – so tutto, Mark mi ha raccontato.

La mamma apprezzò, forse non sarebbe riuscita a terminare tutta la storia, erano passati anni ma il ricordo di quella giornata faceva ancora male.

Guardò nuovamente la foto quindi, sentendosi in confidenza con la ragazza, disse:

-Un fatto però accadde e fu significativo.

Chris, stupita e incuriosita, si mise in ascolto.

-Il giorno che disperdemmo le sue ceneri, nel lago – narrò la mamma – in quell’istante arrivò un cigno, dirigendosi verso di me. Lambì la riva, lentamente, e poi volò via. È stato quello il suo modo di salutarmi. Il cigno è uno dei pochi animali monogami, ha una sola compagna per tutta la vita. Da quel momento ho capito che sarebbe stato per sempre con me, divenni serena, non ho più avuto timore di nulla.

Chris aveva le lacrime agli occhi, avrebbe voluto abbracciare la donna per aver condiviso con lei quel ricordo così intimo e particolare.

La mamma, con la solita discrezione, ripose nel cassetto un ultimo asciugamano e, con delicatezza affermò:

-Ti deve volere molto bene.

La ragazza, non capendo, palesò sul volto un’espressione di dubbio.

-Mark – specificò la donna – ti deve volere molto bene! Lui non parla mai di suo padre, con nessuno. Tu devi essere proprio speciale.

Sorridendo lasciò la stanza mentre Chris riguardava la foto, ora meno intimorita.




 

La sera, quando Mark tornò a casa, trovò tutti insieme in cucina. C’era allegria, si percepiva subito entrando.

-Chris mi ha aiutato a fare i compiti! – esclamò Matt facendo vedere al fratello il quaderno di inglese come fosse un trofeo.

-A me ha raccontato di Parigi – Nat era euforica – un giorno ci andrò anch’io lì!

-I soliti approfittatori – disse Ted con aria di superiorità – io invece ho dato una mano a Chris nel sistemare alcune cose in camera.

La mamma intanto avvisava che la cena era quasi pronta, tra le chiacchiere e la confusione Mark e Chris poterono salire un attimo di sopra per stare da soli.

-Sono fastidiosi e impiccioni – disse Mark scuotendo la testa riferendosi ai suoi fratelli – avrai passato un pomeriggio caotico tra le domande di Nat e le insistenze di Matt e Ted!

Mentre parlava così però sorrideva perché sapeva che erano anche terribilmente affettuosi e generosi.

-Sono tanto simpatici – affermò infatti Chris – mi hanno riempito la serata con il loro chiedere e raccontare.

-E il resto della giornata? – domandò allora Mark con premura.

-Ho potuto parlare con tua madre – gli confidò la ragazza a bassa voce – ed ho avuto la conferma, anche se non ce n’era bisogno, che è una persona eccezionale.

-Non avevo dubbi – asserì lui – che sareste andate d’accordo.

E mentre diceva così, si toglieva la felpa per cambiarsi.

Chris guardò la fotografia sul comò poi disse:

-Dovrei fare una telefonata.

E poi aggiunse:

-A Patty.

Mark le tornò accanto, lei spiegò:

-Voglio chiederle se ha saputo qualcosa, se la mia famiglia mi sta cercando.

Lui non rispose, si limitò a dire:

-Il telefono è di sotto, quando vuoi puoi chiamare.

Poi terminò di vestirsi mentre Chris riguardava quella fotografia.




 

Dopo cena Chris alzò la cornetta e compose il numero dell’amica. La mamma e gli altri avevano silenziosamente lasciato la stanza libera.

-Pronto Patty – la voce era flebile.

-Chris, sei tu! – la voce dell’altra era invece squillante – Come stai? Dove sei? Sei da Mark?

-Sì, sono a casa sua – rispose prima di essere travolta dal parlare di Patty.

-Lo immaginavo – continuò l’amica – lo sentivo ti avrebbe portata lì. Anche Danny Mellow lo ha pensato. Lui era convinto non avreste fatto una fuga d’amore chissà dove!

-Hai sentito Danny? – Chris era ora stupita.

-Ho dovuto contattarlo – spiegò Patty – ho passato una nottata movimentata anch’io ieri! Ho dovuto fare da mediatrice e placare gli animi di tutti!

-Tutti chi? – domandò con ansia Chris mettendosi seduta.

-Del mio capitano – scandì bene Patty – e di tuo fratello.

Allora Chris chiuse per un attimo gli occhi e si mise in ascolto.  



 

 




 

 

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Capitolo 22
*** Al telefono ***


 

 

 

Patty raccontò della sera precedente, di come Benji era piombato a casa sua insieme a Holly per sapere che fine avesse fatto la sorella. Disse tutto ciò che il ragazzo le aveva riferito, della rabbia con cui lui la stava cercando e di come il giovane aveva trovato sua madre, assalita da sentimenti contrastanti.

Mentre Patty parlava, Chris riusciva ad immaginarsi ogni istante della narrazione, talmente era chiaro e dettagliato tutto il resoconto.

Quello che accadde Chris lo vedeva davanti a sé, come fosse un film. 



 

"Benji era rientrato alla villa, aveva fatto più tardi del previsto e, aprendo la porta, si era subito accorto di un’atmosfera insolita e inconsueta.

-Lucky, che ci fai qua? – domandò al cane che, pigramente disteso sul tappeto accanto al divano, gli aveva abbaiato come per salutarlo.

Notò, avanzando, le luci spente in soggiorno mentre chiamava la madre e la sorella non ottenendo risposta. Vide la tavola ancora apparecchiata per una cena che non era stata consumata. Si insospettì. Salì le scale.

Spalancando la porta dello studio scorse sua madre. Nella penombra, seduta in poltrona stava fumando l’ennesima sigaretta, pareva stordita, comunque era silenziosa, quasi assente.

-Che hai? – chiese preoccupato – Che è successo?

La donna disse meccanicamente, quasi sottovoce:

-E’andata via, per sempre. Non tornerà mai più.

-Di chi parli? – domandò Benji anche se già aveva intuito la risposta.

-Di tua sorella – affermò la madre non guardandolo – è andata via. Mi prendo tutta la colpa perché di lei non ci ho mai capito niente.

-Ma dove è andata? – il ragazzo gridò per spronare la donna che pareva apatica.

-Via – fu laconica la madre – con quel Mark. Ed è solo colpa mia.

-Mi spieghi che diamine è successo? – ora Benji tratteneva a stento la sua ira.

La signora Price spense la sigaretta nel posacenere che aveva accanto e, con tono stranamente calmo, aggiunse:

-Chris è incinta.

-Come? Incinta! – Benji a questo punto esternò tutta la sua rabbia – Ed è scappata con quel maledetto! Perché stai qui senza fare niente, mamma! Hai chiamato la polizia?

La donna non si scompose ripetendo come lei non abbia mai compreso la figlia fino in fondo, addossandosi tutte le colpe.

-Non chiamare la polizia – disse a Benji – lei vuole stare lontana da noi e soprattutto da me.

E raccontò al figlio dello scontro con Chris.

-Devo andare a cercarla! – furono le parole del giovane – Non vuoi che vada alla polizia ma mi muoverò da solo.

Soltanto una persona poteva sapere dov’era sua sorella, era l’unica. Era Patty.

Pensò immediatamente di contattare Holly, non voleva catapultarsi a casa della ragazza da solo, lo chiamò.

-Ti giuro che questa volta lo ammazzo – disse al capitano mentre si dirigevano da Patty – e non provare a fermarmi!

-Io credo – esordì Holly con pacatezza – che dovresti cercare di stare più calmo e accertarti come prima cosa che Chris stia bene. Poi penserai al resto.

-L’ha messa incinta! – esclamò Benji stizzito – Forse non hai capito bene!

-Ho compreso benissimo – rispose il capitano – ma perdendo la pazienza non risolverai proprio nulla!

Price non rispose e non disse più niente sino all’arrivo a destinazione.

Furono accolti dalla mamma di Patty con il solito sorriso gentile. Il papà voleva assolutamente farli fermare a cena ma i due glissarono con educazione chiedendo di poter parlare con la ragazza da soli. I genitori non fecero ulteriori domande e lasciarono i giovani in salotto.

-Dov’è? – domandò subito Benji appena i signori Gatsby uscirono dalla stanza – Tu lo sai dove è andata, non mentirmi.

Patty, che aveva intuito quale fosse l’argomento di quella visita inaspettata, rispose senza fare troppi giri di parole:

-Non lo so, credimi non lo so.

Poi si avvicinò ad Holly che ascoltava in disparte.

-Non dirmi una bugia – la incalzò Benji – con te si è confidata, sicuramente!

-L’ho lasciata oggi pomeriggio alla sede della Toho – ammise Patty determinata – era con Mark. Cosa hanno fatto dopo però non so dirtelo ma erano insieme. 

-Te lo dico io cosa hanno fatto dopo – ribatté il giovane – sono andati da mia madre. C’è stata una lite furiosa e Chris è scappata di casa con quel bastardo.

-Allora sono tranquilla – lo interruppe Patty quasi seccata – perché si vogliono bene.

-Io invece non sono tranquillo per niente! – gridò Benji furioso.

A quel punto fu Holly a parlare affermando:

-Puoi essere preoccupato, ti do ragione, ma metterei da parte il tuo astio verso Mark. Non l’ha abbandonata, si prenderà le sue responsabilità, ne sono certo.

-Ascolta Benji – proseguì invece Patty – ti prometto che se Chris mi chiamerà o si farà viva in qualche modo con me, te lo farò sapere. Tu però cerca di calmarti, io credo che ora lei stia a casa di Mark.

-Quindi sai qualcosa? – domandò subito Price sospettoso.

-No, no ma lo immagino! – rispose la ragazza piccata – Fidati, non so nulla ma lo immagino.

-Penso  – aggiunse Holly – che tu dovresti tornare da tua madre e tranquillizzarla. Ora ha bisogno della tua vicinanza. Anch’io credo che Chris stia bene e stia con Mark dai suoi. 

-Perché – suggerì allora Patty – non contattiamo Ed o Danny? Loro ne sapranno di più.

Holly annuì guardando Benji che non sembrava ancora tanto convinto né tranquillo.

-Chiamiamo Mellow – affermò proprio Price dopo qualche minuto di silenzio – è un ragazzo pacato e molto ragionevole.

-Me ne occuperò io – propose Patty – procuratemi il suo numero! Se non stasera certamente domani saprà qualcosa. E poi tra dieci giorni c’è la finale, ci ritroveremo tutti insieme!

A Benji non piacque l’ultima affermazione.

-Tra dieci giorni -  asserì rabbioso – è troppo tardi! E non so se Mark ci arriverà sano alla finale!

-Te lo ripeto – disse quindi Holly serio – metti da parte il tuo astio e il tuo orgoglio. Penso che tu e Mark siate simili, è per questo che non vi sopportate."



 

Con la raccomandazione di farsi sentire abbastanza spesso finì la telefonata tra Patty e Chris.

La giovane Price appariva alquanto scossa, raccontò tutto a Mark salendo con lui in camera.

-Deve solo provarci a venire qui – le disse riferendosi a Benji – ma io non rinuncerò a te, sappilo! Non gli permetterò di portarti via.

Chris si  buttò fra le coperte e sussurrò:

-Ha ragione Holly, tu e mio fratello siete più simili di quanto crediate!



 

Passò qualche giorno, Chris telefonò nuovamente a Patty.

-Sto molto bene qui – disse all’amica – mi hanno accolta, mi sento circondata da affetto e comprensione.

-Tua madre è venuta a scuola oggi – le confidò Patty con discrezione.

-L’hai vista? – chiese Chris quasi intimorita.

-No, ma ho saputo che è andata a parlare con il preside – confessò l’altra – per non farti perdere l’anno. Ha chiesto una deroga per le numerose assenze e lui non ha fatto obiezioni.

-Con tutte le donazioni che la mia famiglia dà all’istituto! – sottolineò Chris quasi infastidita – Certo che il preside è d’accordo.

-Un bel gesto da parte di tua madre – tentò di dire Patty per provare a conciliare – ci tiene a te, alla tua istruzione.

-Ci tiene al suo prestigio e alla sua reputazione – specificò la Price – non tollererebbe una figlia senza diploma, non ammessa agli esami finali. È a lei che pensa non a me!

-Ne sei sicura? – chiese Patty bisbigliando.

-Sicurissima – il tono di Chris era freddo – e ora dovrà abituarsi a una figlia incinta di uno che non possiede un briciolo di tutto ciò che lei considera indispensabile. 

Era davvero così?

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Capitolo 23
*** Confusione ***


 

 

 

La signora Price, appena rientrata, buttò borsa e giacca sul divano rapidamente, quindi si accinse a salire le scale per andare subito in camera. 

Giunta nella stanza, per prima cosa, prese una sigaretta dal pacchetto che era sul comodino per poi accenderla e mettersi a fumare alla finestra. Fu un gesto istintivo, quasi compulsivo, ne sentiva fortemente il bisogno. In quei giorni aveva ripreso a fumare, e molto.

Era stata a scuola quella mattina, a parlare con il preside. Almeno qualcosa l’aveva ottenuta, una piccola goccia in un mare di guai ma era riuscita a conquistarla. Chris sarebbe stata ammessa agli esami finali nonostante le assenze che nell’ultimo periodo erano numerose e continue. Sua figlia non aveva più frequentato le lezioni ma la donna aveva detto al preside di problemi di salute supportati da un certificato medico e accompagnati da una cospicua donazione per l’istituto. Non era stato difficile, il preside si era da subito mostrato comprensivo e collaborativo come anche il suo amico medico che aveva senza difficoltà prodotto quel certificato che attestava una fantomatica indisposizione temporanea della ragazza, impossibilitata ad andare a scuola. 

Era abituata, la signora Price, ad ottenere tutto grazie a quel cognome. I suoi programmi si erano sempre svolti senza grossi ostacoli, né intralci. Eppure, sul suo percorso, qualcosa questa volta era accaduto ed aveva interrotto la sua corsa vincente.
Qualcosa che aveva distrutto le sue certezze.
Qualcosa di inaspettato e sconvolgente.

Sua figlia. Giovanissima. Non sposata. Incinta. Di uno qualunque.
Era un dramma, uno sconvolgimento, un incubo.

Si sentiva fallita, come madre si sentiva veramente fallita.

Cominciò a tossire, sempre più forte, forse doveva smettere col fumo, pensò.

Spense la sigaretta, chiuse la finestra e rimase a guardare fuori il giardino. 

Fu pervasa da un senso di smarrimento.

Udì abbaiare, si voltò. Lucky era entrato placidamente in camera da letto.

Erano giorni ormai che il cane soggiornava tra il salone e le camere, si era impadronito di spazi che soltanto fino a poco tempo fa gli erano preclusi.

La signora Price lo osservò mentre scodinzolava accanto all’armadio.

-Chris non è tornata neppure oggi! – esclamò la donna con rassegnazione iniziando un dialogo a senso unico – Non la vedrai più in questa casa. 

Si avvicinò e lo accarezzò sulla testa, proprio come faceva la ragazza.

-A te voleva bene – sospirò affranta – non è per colpa tua che è scappata via.

Lucky parve ascoltarla per un po’ poi quasi ignorandola si andò a posizionare sotto la finestra tranquillo.

Sentendosi abbandonata perfino dal cane, la donna uscì dalla stanza quasi afflitta.

Era apatica, inerme, non capiva più cosa fare e come muoversi. L’aver risolto almeno il problema esami scolastici non la rasserenò. Lei che nella vita era sempre stata determinata ora non riusciva più a prendere una decisione.

Prima di scendere le scale e recarsi in soggiorno si diresse, come la sera precedente, nella camera di Chris.

Aprì lentamente la porta, quasi con timore, per poi entrare dentro e percepire ancora una volta quella sensazione di vuoto. Il letto, il comodino, l’armadio, la scrivania, tutto lì parlava di Chris. Lo stereo sulla mensola con accanto i suoi Cd preferiti, i libri in lingua inglese, la sua foto sorridente dell’ultima vacanza in Grecia scattata l’estate scorsa, sembrava esser passata un’eternità. 

Poi il suo diario tra i quaderni di scuola. 

Aveva passato tutta la notte a leggerlo, sapeva che non era giusto ma l’aveva fatto. 

Presa dalla rabbia, dallo sconforto, l’aveva letto. Per cercare di comprenderla. E ne era uscita amareggiata.

Nuovamente lo sfogliò per giungere a quelle pagine che tanto l’avevano colpita.

Tra i compiti, qualche disegno e una miriade di cuori accanto al nome di Mark si era soffermata su due fogli scritti fitti fitti che sua figlia e Patty si erano scambiate durante una noiosa lezione di matematica. 

Rilesse ancora quel dialogo provando una forte amarezza.

 

“C. Grazie Patty per tutto quello che stai facendo per me.

  P. Di nulla anche se ho il terrore che tua madre ci scopra. Quando le dirai di Mark?

 C. Vorrei non dirglielo mai! Non capirebbe, ho paura di lei, della sua reazione.

 P. Dai, è così terribile???

 C. E’ insopportabile, isterica e crede di aver sempre ragione! Devo essere sempre perfetta per lei, la figlia modello. In realtà non mi vuole bene.

 P. Stai esagerando, non ci credo!!!

 C. E’ così ti giuro! Per lei esiste solo Benji con le sue vittorie, i suoi trofei. Io sono solo una bella bambola da esibire e nulla più. Ora che ho chiuso con i provini e le sfilate mi ha detto che devo diplomarmi con il massimo dei voti. Quasi quasi non studio più e mi faccio bocciare!

P. No Cri!!! Non fare cavolate.

C. Da che parte stai? 

P. Scema, ti voglio bene!

C. Anch’io!

Cuoricini.”

 

In realtà non mi vuole bene. 

Quelle parole l’avevano devastata. 

Sua figlia non si sentiva amata.

Non si sentiva amata da lei che era sua madre.

Chiuse il diario e lo ripose dov’era.

Era stanca e confusa.

Tremendamente confusa.

Una vita passata a raggiungere il massimo per poi arrivare ad ottenere cosa? 

La sua non era stata un’infanzia felice, un padre artista che presto aveva lasciato la famiglia, una madre depressa e remissiva, una sorella con cui non aveva mai avuto rapporti. Si iscrisse a un corso di recitazione attratta dal teatro e dal cinema, posando per servizi fotografici trovando il modo di mantenersi da sola. 

Viveva a Parigi quando incontrò per la prima volta l’uomo che divenne poi suo marito. Il classico colpo di fulmine. Lui, bel rampollo di ottima famiglia e lei, bellissima ragazza pronta a sfondare nel mondo dello spettacolo. La coppia perfetta per i rotocalchi e le riviste.

Fu un matrimonio da favola il loro, belli, giovani, ricchi e felici.

La nascita di Benji, dopo un anno, consolidò ancor di più l’unione tra i due.

Quando lei ricevette la proposta di girare un film con un importante regista capì che la sua carriera cinematografica, fatta fino ad allora di brevi apparizioni, poteva avere una svolta. Era entusiasta all’idea di recitare con quella produzione ma, ancor prima di firmare il contratto, scoprì di essere nuovamente incinta. Non voleva un altro figlio, proprio in quel momento. Suo marito invece ne era contento. Fu un periodo di discussioni, liti, contrasti. Decise infine di rinunciare al film e portare avanti quella gravidanza indesiderata ma quando nacque Chris le risultò difficile anche tenerla fra le braccia.

Ormai il sogno di diventare attrice era naufragato come anche il suo matrimonio che, col passare del tempo, aveva cessato di essere quella bella favola che tanto aveva incantato il pubblico dalle pagine patinate dei giornali.

Divergenze di opinioni, assenze di lui, qualche amante da entrambe le parti avevano contribuito a rompere un’unione che forse solida non lo era mai stata.

Separati in casa, per anni avevano vissuto quasi non incontrandosi. Lui fuori per lavoro, lei in giro tra ricevimenti, eventi mondani e viaggi. E due figli. Benji, fin da piccolo destinato a diventare una promessa del calcio e Chris, tanto non desiderata prima quanto messa su un piedistallo poi proprio da sua madre.

Era sempre stata una bambina graziosa, con begli occhi e un viso particolare. L’aveva portata ad innumerevoli provini, facendola recitare in diverse pubblicità per prodotti per l’infanzia e poi, da adolescente, per case di moda anche importanti.

Aveva fatto del tutto per quella figlia, a suo parere, e ora si ritrovava sola. 

Forse quel tutto era in realtà un niente.

Buttò un ultimo sguardo al diario e uscì da quella stanza chiudendo con delicatezza la porta.

In salone trovò Benji appena rientrato.

-Novità? – gli chiese immediatamente.

-Nessuna – rispose lui senza coinvolgimento – non ho visto Patty oggi.

-Potevi chiamare quel Danny per sapere qualcosa! – disse la madre con tono quasi di rimprovero.

-Devo fare tutto io? – Benji era stizzito – Perché non vai alla polizia, sono giorni che te lo ripeto! 

-Mi odierà ancora di più – ribatté la donna – invece sono stata dal preside, per non farla bocciare.

Il giovane non disse nulla, sembrò non interessato a quella notizia.

-Andare a vivere in quel quartiere – sospirò la signora Price afflitta – non credo resisterà per molto.

Benji continuò a non rivolgerle la parola, si diresse nella sua camera sbattendo la porta forte.

Sua madre, tentata di fumare un’altra sigaretta, uscì sotto il portico pensando a Chris incinta, con quel Mark, in quel quartiere.

Nel salone intanto, arrivava Lucky. 

Salì sul divano.

Nessuno gli diceva più nulla.

Poteva correre, saltare, abbaiare in ogni stanza della villa.

Ormai era lui il padrone.



 

 

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Capitolo 24
*** La solitudine dei numeri uno ***


 

 

 

 

Anche l’ultima partitella di allenamento era terminata, quasi tutti si erano ormai diretti negli spogliatoi, il mister aveva sciolto le righe da già una ventina di minuti abbondanti ma Holly ancora era in campo a provare qualche tiro in porta.

-Meglio smettere ora! – lo esortò Bruce desideroso di andare a casa per gustare la cena preparata con cura da sua madre.

Il capitano annuì salutando l’amico con una pacca sulla spalla e attendendo Benji che anche lui si era attardato più del dovuto.

-Complimenti – gli disse Holly dopo averlo raggiunto – sei in forma perfetta! Hai fatto delle parate eccezionali.

Price sorrise compiaciuto, mostrando sicurezza e determinazione.

-L’infortunio è un lontano ricordo – asserì il portiere – mi ha fatto bene riprendere a giocare con voi e, quando tornerò in Germania, potrò ricominciare alla grande! Però adesso il mio pensiero è tutto per la partita di domenica, per me è come fosse una finale mondiale.

Holly, a quelle parole, divenne più serio e domandò:

-Senti molto la sfida con Mark?

-Secondo te? – ribatté Benji piccato – Lo distruggerei se me lo trovassi ora qua davanti!

Il capitano scosse la testa e disse:

-Non riesci proprio ad accettare la situazione?

-Sono fin troppo calmo! – replicò l’altro – Se non sono andato ancora a prendere Chris e riportarla a casa è soltanto perché mia madre mi ha supplicato di non farlo. Si è stranamente chiusa in se stessa, è immobile, non ha avuto la reazione che mi aspettavo da lei.  

Erano ora arrivati a bordo campo, dovevano dirigersi agli spogliatoi, Holly si fermò e dichiarò all’amico:

-Patty mi ha detto che Chris sarà presente alla finale, verrà allo stadio con la madre e i fratelli di Mark.

-Lo immaginavo – ammise Benji non molto sorpreso – vedremo se avrà il coraggio di parlarmi, al termine della partita e dirmi realmente cosa ha intenzione di fare.

-Non hai mai pensato – lo incalzò allora Holly – che tua sorella sia felice con Mark e che lui le voglia bene seriamente? 

Certo che lo aveva pensato ma non riusciva ad accettarlo.

-Spero – continuò il capitano – che possiate chiarirvi il giorno della finale, tu con Chris e Mark.

-Con lei forse – affermò subito Price – ma con Lenders non credo riuscirò a rapportarmi tanto pacatamente. 

-Proprio non vuoi dargli una possibilità! – a questo punto Holly fu categorico – Questa tua avversione nei confronti di Mark è quasi ridicola.

Benji non sopportò quell’affermazione da parte del capitano e ribatté con vigore:

-Si vede che non hai una sorella, Holly!

E chiuso il discorso così bruscamente andò diretto negli spogliatoi.





 

Si cambiò dopo una doccia veloce e uscì per tornare a casa senza aver parlato più con nessuno. 

Aveva voglia di starsene da solo.

Amava la solitudine, era abituato anche se, in quegli ultimi giorni, aveva spesso cercato invece la compagnia del capitano soprattutto per sfogarsi e confrontarsi.

Holly era un amico, leale e sincero, ma lui ultimamente non si sentiva compreso.

Da nessuno. 

Era a piedi quel giorno e, invece di prendere un mezzo, preferì incamminarsi per tentare di rilassarsi.

Era stanco ma non troppo e decise di allungare il percorso scegliendo una strada meno trafficata. 

A passo non molto rapido avanzava  guardando avanti, quasi schivando le persone che incontrava, evitando di fermarsi.

Era pomeriggio inoltrato, l’aria era mite, si sentiva il profumo della bella stagione alle porte.

Camminando era giunto nei pressi del parco, fece una deviazione e vi entrò dentro.

Si fermò, fece una pausa, poi riprese a muoversi.

Delle grida lo fecero voltare, dei bambini giocavano a pallone.

Uno zaino e un giubbotto buttati in terra a fare da porta, le squadre formate da una conta casuale, l’entusiasmo di chi vuole vincere ad ogni costo.

-Tocca a te fare il portiere oggi! – ordinava un ragazzino a un altro che, un poco imbronciato, rispondeva:

-A me? Credevo di poter giocare in attacco!

Deluso si sistemò tra quei due pali improvvisati attirando però l’attenzione di Benji che, incuriosito, si fermò non molto distante da loro per osservare quella partita.

-Chissà perché – pensò Price – la maggioranza dei bambini non ama giocare in porta. Io da sempre ho voluto ricoprire quel ruolo, il ruolo del portiere.

Lui amava stare lì e difendere la porta, tra i pali si sentiva il padrone del mondo.

Seduto, in disparte, seguì il gioco.

Passaggi, tiri, assist e qualche parata. 

Erano imperfetti, a volte scoordinati ma si divertivano, si percepiva.

Benji sorrideva mentre i suoi occhi erano puntati, soprattutto, sui due portieri.

Distanti, opposti, non si scontravano mai.

Fu un attimo, una distrazione della difesa ed ecco un goal.

L’esultanza di chi ha segnato, la felicità dei compagni, l’abbraccio.

Eppure, anche in quel caso, lo sguardo di Benji si posò sul piccolo portiere che, per terra, si stava rialzando ormai battuto.

Un segno di delusione sul giovane volto, la mano tesa di un altro che lo aiutava a tirarsi su per poi tornare velocemente a centro campo.

Tra le grida felici di chi, giustamente, ancora gioiva, a Benji non sfuggì l’espressione dell’altro portiere, quello della squadra in vantaggio.

Rimasto presso la rete inviolata era solo anche se, da lontano, partecipava all’euforia dei compagni. Applaudiva all’amico autore del goal, sentendosi anche lui parte della festa.

Era solo. 

Un portiere è sempre da solo, pensò Benji, sia in caso di sconfitta che in caso di vittoria.

Ed è per questo che lui, tra i pali, si sentiva a casa.

Per la solitudine. 

È quella solitudine che lo spinge a riflettere, a seguire il pallone, a prendere decisioni.

Nelle mani di un portiere ci sono le sorti di tutto l’incontro.

E il portiere è l’unico che può toccare il pallone con le mani.

Un portiere non è come gli altri giocatori, un portiere è un mondo a parte. 

E lui, in quel mondo, ci sta molto bene.

Lasciò quel campetto senza sapere il risultato finale della partita.

Lentamente si avviò tenendo in mente i due giovani portieri, opposti in campo ma entrambi soli.






 

Arrivato a casa si buttò subito sul divano.

Non chiamò sua madre, neppure si curò di capire se ci fosse.

Rimase lì per un po’, a riflettere ancora.

Era abituato a riflettere, a prendere decisioni, era un portiere!

Si alzò e si diresse verso lo studio.

Aprì la porta, entrò.

Andò al telefono e sollevò la cornetta.

Compose quel numero e attese.

Molti squilli, poi, finalmente, una risposta.

Sentire la sua voce lo rassicurò, era l’unica persona che avrebbe potuto risolvere la situazione.

Era l’unica telefonata che avrebbe potuto fare.

Era l’unica e saggia decisione che avrebbe potuto prendere.

Adesso, Benji, si sentiva meno solo.

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Capitolo 25
*** La finale ***


 

 

 

Sedute tutte e tre ai soliti posti, in fila, nello stesso ordine di sempre, prima Patty poi Evy ed infine Susie per scaramanzia.

-Si sta riempiendo – costatò Evy osservando come man mano quasi la maggior parte delle persone era entrata nello stadio – la finale attira spettatori come ogni anno. 

-Per noi è l’ultima – sospirò Patty non smettendo di guardare il campo, tra non molto le due squadre sarebbero uscite dagli spogliatoi per fare il loro ingresso tra le grida dei tifosi e sotto gli occhi di tutta quella gente.

-Avete più parlato di Barcellona? – chiese Susie con discrezione a una Patty sovrappensiero che però rispose immediatamente:

-No, non più. La storia di Chris ci ha coinvolto molto e Holly ha dovuto gestire con tatto la situazione con Benji, non è stato semplice.

-Dove sarà Chris? – chiese allora Evy curiosa – E parlerà con suo fratello finita la partita?

-Starà nel settore riservato ai supporter della Toho! – esclamò Susie con naturalezza – Insieme alla famiglia di Mark, giusto?

Patty annuì pensando che aveva una voglia matta di riabbracciare la sua amica e, in cuor suo, sperava che la vicenda si risolvesse in bene.

E aveva una voglia di veder giocare il suo capitano, per l’ultima volta su quel campo. 

-Mi sbaglio – disse ora Evy – o Benji era più sereno all’allenamento di venerdì pomeriggio?

-Lo spero – sussurrò Susie – ho una paura che lui e Mark arrivino alle mani durante la partita!

-Che ne pensi Patty? – le domandò Evy ma l’amica era fissa a scrutare il campo, fremeva nel veder arrivare Holly con i compagni di squadra, per l’ultima volta.

Nel frattempo anche i signori Hutton erano giunti allo stadio e avevano preso posto dietro alle ragazze. Pure la mamma di Bruce e altri genitori si stavano sistemando in attesa dell’inizio della partita.

-Siamo qui – esclamò Patty facendo cenno a suo padre che saliva insieme alla moglie andando verso i familiari di Holly.

-Ecco anche i miei – sorrise Susie aggiungendo – con tua madre Evy, siamo proprio al completo!

Tra saluti e commenti su quella finale tanto attesa, Patty si accorse che il posto alla sua destra era stato occupato da un tizio mai visto prima che però aveva un qualcosa di stranamente familiare.

Si stava sedendo, portava con sé  alcuni giornali sportivi e una cartellina, era alto, un poco brizzolato, forse sulla cinquantina ed era molto elegante in abito scuro con una cravatta a righine bianche e celesti.

Evy le strattonò piano il braccio chiedendole a bassa voce se sapesse chi fosse ma Patty scosse la testa guardando anche Susie, attonita come loro.






 

Intanto dalla parte opposta anche Chris aveva fatto il suo ingresso allo stadio assieme alla signora Lenders e ai ragazzi. Matt era euforico e non la smetteva di parlare, Nat era prontissima a tifare a squarciagola e Ted era curioso di apprendere circa le formazioni e gli schemi delle due squadre. 

-Due a uno con doppietta di Mark! – pronosticò Matt sedendosi – Che ne dici Ted?

-Non lo so – rispose il fratello, più realista – la partita sarà difficile, loro hanno Hutton che è fenomenale e poi Benji in porta, una garanzia!

-E allora? – ribatté Nat voltandosi – Noi abbiamo Ed in porta! Con lui e Mark sarà un’impresa per la Newteam batterci. 

Poi aggiunse con un sorriso stampato in faccia:

-Stanotte ho fatto un sogno!

E si rivolse a Chris stringendole il braccio:

-Ho sognato che io e te eravamo in un prato verde, come un campo di calcio. Ad un certo punto sono arrivati Ed e Mark vestiti eleganti, con la cravatta e ci hanno fatto la proposta!

-Quale proposta? – domandò Matt sbalordito.

-Di matrimonio! – esclamò Nat trionfante – Mark a Chris ovviamente e Ed a me!

I suoi fratelli iniziarono subito a sghignazzare mentre la mamma divertita disse:

-Senti che idea si è messa in testa! E il sogno come è proseguito?

-Non lo so – rispose la ragazzina – perché mi sono svegliata tutta agitata e sudata.

-Per Mark e Chris il sogno è premonitore – dichiarò Ted con aria canzonatoria – ma per te Nat penso proprio di no! Non farti sciocche illusioni.

E continuarono a ridere sotto gli occhi di una Nat poco rallegrata.

-Comunque – esordì Chris – anche per me e Mark il matrimonio non potrà essere imminente, senza il consenso dei miei genitori è impossibile sposarci ora.

-Vedrai che tua madre cambierà idea – la rassicurò la signora Lenders anche se sapeva bene che la situazione non era tra le più rosee.

-E il tuo papà? – chiese Matt con semplicità, ignaro di tutto.

Chris abbassò lo sguardo e sussurrò:

-Mio padre non ha mai avuto molto tempo per me, chissà dov’è ora!







 

-Tu devi essere Patty! – sorrise l’uomo rivolgendosi alla ragazza ancora stupita – Sapevo avrei occupato il posto vicino a te.

In imbarazzo la giovane non riusciva a parlare, allora il signore, con molto garbo continuò scusandosi:

-Non mi sono presentato ma pensavo che mio figlio ti avesse avvertita della mia presenza. Sono il papà di Benji e Chris.

Patty allora spalancò la bocca ed esclamò:

-Lei è il signor Price? 

Aveva quindi capito perché quel tizio avesse un’aria familiare, era il ritratto di Benji fra trent’anni, sicuramente meno palestrato ma molto somigliante, un Benji versione ufficio pensò attonita.

-Mio figlio mi ha prenotato il posto per assistere alla partita – spiegò con calma – e mi ha detto che accanto ci saresti stata tu, la fidanzata del suo amico Oliver Hutton.

Patty balbettò qualcosa, presentò le sue due amiche e poi chiese timidamente:

-Quando è arrivato qui? 

-Giovedì sera – rispose il signor Price – Benji mi aveva telefonato pochi giorni prima e, dopo una lunga chiacchierata, ho ritenuto opportuno lasciare i miei affari e precipitarmi dalla mia famiglia.

Lo sguardo dell’uomo si incupì un poco, Patty preferì non fare ulteriori domande sentendo Susie che diceva a bassa voce a Evy:

-Mio padre sarebbe venuto con il fucile in mano!

La silurò con un’occhiata, rassicurata dal fatto che il signor Price non avesse, per fortuna, percepito nulla.

-Commenteremo insieme la partita – asserì l’uomo tornato sereno e sorridente, almeno così parve alle tre amiche – se vi fa piacere!






 

-Posso seguire la finale assieme a voi? – quella domanda fece voltare Chris che, sorpresa, fissò quel tizio alquanto strambo e particolare, sbucato da alcune file dietro di loro.

-Ciao, signor Turner! – urlò Matt subito seguito da sua sorella e suo fratello.

I ragazzini lo accolsero con gioia mentre la mamma lo salutò esordendo:

-Che piacere rivederla, non poteva mancare oggi!

L’uomo si sedette vicino a Ted dandogli una pacca sulla spalla, la signora Lenders spiegò a Chris:

-Lui è Jeff Turner, è stato il primo allenatore di Mark.

La giovane lo osservava con sguardo meravigliato e incuriosito, intanto il piccolo Matt aveva incominciato a fargli mille domande su quella finale tanto attesa.

-Io scommetto che Mark farà almeno due goal, che ne dici? – chiese il bambino.

-Mark quando entra in campo – rispose Turner – lo fa per segnare e per vincere.

Poi domandò lui sottovoce:

-E io invece scommetto che quella bella ragazza accanto alla mamma è la fidanzata di Mark, vero?

-Sì, è vero! – affermò Matt sbalordito – Sai che lei e Mark avranno un bambino!

Ora fu Turner a sembrare stupito ma poi, abbastanza compiaciuto, disse:

-Mark fa goal non soltanto in campo! 

Ma il ragazzino non capì e la mamma e Chris, fortunatamente, non sentirono.

Da una parte e dall’altra erano ormai tutti pronti per seguire e commentare la partita.

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Capitolo 26
*** Sfida nella sfida ***


 

 

 

Patty osservava il signor Price che parlava cordialmente con il papà di Holly.

I due erano in piedi e, come vecchi amici, stavano discutendo di moduli e tattica, almeno questo era ciò che lei aveva percepito dagli scampoli di conversazione che le  giungevano tra il rumore dei tifosi e il chiacchierare della gente attorno.

-Sembra così tranquillo! – affermò Evy riferendosi proprio all’uomo che ora stava ridendo allegro con il signor Hutton.

-Chissà se Benji – aggiunse allora Susie – gli ha raccontato veramente tutto di Chris e Mark! Non possiamo sapere cosa in realtà gli abbia detto.

-Per essersi precipitato qui in fretta e furia – continuò Evy con piglio sicuro – certamente sa del bambino. 

-Ed è così calmo e pacifico? – domandò Susie con stupore.

-Forse non lo dà a vedere! – esclamò Evy guardando ancora il padre di Chris che adesso aveva in mano un giornale e stava facendo leggere qualcosa al suo interlocutore.

-Io credo sia più ragionevole di sua moglie – s’intromise Patty che era stata stranamente silenziosa – questo l’ho potuto capire da alcuni discorsi tra me e Chris.

-Cioè? – Susie era curiosa e attendeva di saperne di più.

-Chris non me ne ha parlato quasi mai – spiegò Patty – ma, quelle rare volte che ha nominato suo padre, non ha usato parole di rancore o di odio.

-Quando uno è assente – sottolineò Evy con sdegno – non puoi neppure odiarlo, non c’è e non lo consideri!

-Da quello che so io – specificò dunque Patty – le poche volte che c’è stato era comunque affettuoso e amorevole.

-Sarà uno di quelli – disse Susie – che si presentano due o tre volte all’anno con una barca di regali, sicuramente costosi, per sopperire alle proprie mancanze. Tutti quei bei vestiti, le borse, le scarpe all’ultima moda come pensate che possa comprarli Chris? Con i soldi del padre, è ovvio!

-E la villa, ragazze? – ora fu Evy ad elencare le fortune dell’amica – Il giardino con piscina, il bagno con l’idromassaggio, il mega salone e il televisore con schermo ultra piatto! Per non parlare dei domestici che ti fanno tutti i lavori di casa.

-Io non scambierei la mia infanzia con quella di Chris – asserì Patty fissando il campo, con tono quasi sommesso.

Poi si voltò e vide il suo di papà che ora si era unito ai signori Hutton e Price.

Si rivide bambina, la sera, a casa.

Suo padre tornava tardi dal lavoro ma, dopo cena, si ritagliava sempre uno spazio per lei. Le leggeva una favola da un grosso libro che tenevano in salotto. Era un ricordo nitido e tanto dolce. Una favola ogni sera. Soltanto così riusciva ad addormentarsi.

Non avrebbe mai scambiato la sua infanzia con quella di Chris. 

-Mi chiedo – era Susie a parlare – se uno come il signor Price possa mai andare d’accordo con Mark!

-Veramente sono in pochi quelli che riescono ad andare d’accordo con Mark! – esclamò Evy sorridendo.

Ma Patty non rise e affermò:

-Se Benji ha contattato suo padre ci sarà un valido motivo. Forse pensa sia l’unico capace di risolvere la situazione.

-Era comunque corretto metterlo al corrente di tutto! – fu l’ultima frase che pronunciò Susie perché si accorse che il signor Price stava tornando verso di loro e allora si zittì immediatamente.

-Ormai ci siamo! – disse l’uomo sedendosi guardando l’orologio al polso.

Patty annuì mentre le due amiche fecero un tiepido sorriso.

-Quando i ragazzi entreranno in campo – chiese il signor Price alla sua vicina di posto -  puoi indicarmi Mark?

In imbarazzo e sentendo Evy darle una piccola botta sul braccio, Patty balbettò:

-E’ il numero dieci della Toho.





 

Sotto il tunnel le due squadre stavano per fare il loro ingresso in campo.

L’atmosfera era tesa, nervosa ma incontrandosi, i giocatori di entrambe le formazioni si salutarono sportivamente. 

Holly e Danny.

Paul e Ed.

Bruce e Eddie.

Poi entrò Mark e Holly si diresse subito verso di lui.

-Che vinca il migliore! – gli disse il capitano della Newteam porgendogli la mano.

L’energica stretta di Mark fu più eloquente di mille parole.

Intanto, mentre quasi tutti i componenti delle due squadre stavano uscendo dal tunnel, fece la sua apparizione Benji.

Volutamente era rimasto nello spogliatoio fino all’ultimo, solo.

-Lenders – il tono del portiere era fermo e deciso e fece voltare Mark ma anche Holly, molto stupito.

Immediatamente Danny raggiunse il suo capitano, affiancandolo.

Erano rimasti soltanto in quattro lì sotto al tunnel.

-Dobbiamo andare – tentò di dire Holly ma Benji, rivolgendosi a Mark, lanciò la sua provocazione.

-Sei capace di segnarmi un goal? – gli domandò con aria di superiorità.

-Chi ti credi di essere – rispose Mark alterato – anche a occhi chiusi posso segnarti!

-In questo campionato – specificò Price – la mia porta è rimasta inviolata. 

Gli unici goal infatti, la Newteam li aveva subiti con Alan in quanto Benji non aveva potuto giocare tutte le partite per via dell’infortunio.

-Ti senti superiore perché giochi in Europa – affermò con rabbia Mark – ma io non ho paura di nessuno e so come segnarti non uno ma anche più goal.

-Ne basta uno – dichiarò Benji mentre Holly gli faceva cenno di andare – ti lancio una sfida, vuoi?

-Non vedo l’ora – replicò subito Mark con accanto un Danny preoccupato.

-Se riuscirai a segnarmi – propose l’estremo difensore – anche un solo goal accetterò la tua relazione con mia sorella e mi farò da parte ma se fallirai mi avrai nemico a vita.

-Prepara i confetti, Price! – ghignò Mark accettando di buon grado la sfida.

-Per il matrimonio devi attendere il consenso di mio padre – specificò Benji.

-Io non ho bisogno del consenso di nessuno per stare con la ragazza che amo – replicò Mark strattonato ora da Danny che lo invitava a muoversi.

-Insomma, accetti la sfida? – chiuse il discorso Benji.

-Certo che accetto – rispose Lenders con piglio sicuro.

E, voltate le spalle, corse fuori con Mellow.

-Passami tutti i palloni, capito Danny? – disse al compagno che, scuotendo la testa, asserì:

-Quella di Benji è una provocazione, non avresti dovuto assecondarlo! E non devi mettere le tue questioni personali davanti a quelle dell’intera squadra.

-Non contraddirmi Danny – tuonò Mark – tra me e Price c’è da sempre una rivalità accesa, ora si è ingigantita ancora di più.

Anche Holly fu duro con il portiere.

-Queste sfide potevano andar bene quando eravamo ragazzini – gli disse mentre entravano in campo – mi meraviglio di te!

-So quello che faccio e sono sicuro delle mie capacità – rispose Benji concentratissimo.

-Mi riferisco a Chris – ribadì il capitano – hai fatto venire tuo padre, lascia che risolva lui la questione e anzi, dovresti sostenere Mark invece di provocarlo in questo modo.

Benji lo fissò e gli ribadì:

-Si vede che non hai una sorella, Holly.

Non era la prima volta che gli ripeteva quella frase, il capitano preferì non rispondere e corse al centro del campo tra i cori esultanti delle tifoserie.





 

-Eccoli, eccoli! – gridò Matt nel vedere suo fratello e i compagni fare il loro ingresso per quella finale tanto attesa.

Chris ebbe un sussulto, non era la prima volta che assisteva a una partita di Mark ma le altre gare non avevano suscitato in lei le forti emozioni che stava provando in quel momento.

Era una finale con tutta l’importanza che quel tipo di gara si porta dietro ma per Chris non era quella la particolarità della partita.

Il campo vedeva contrapposti Mark e Benji, per la ragazza fu una scossa tremenda trovarseli lì, uno contro l’altro. 

Due mondi opposti, forse incompatibili.

Eppure lei voleva bene ad entrambi.

Avrebbe tanto voluto una conciliazione.

Chiuse per un attimo gli occhi e pensò alla sua famiglia.

Quando li riaprì cercò subito Mark, posizionato a centrocampo.

L’arbitro stava per fischiare l’inizio.

-Tutto bene? – le chiese delicatamente la signora Lenders avendola vista così sulle sue.

-Sì, tutto bene – rispose Chris per poi guardare suo fratello tra i pali.

-E così – disse Turner a Matt – la ragazza di Mark è la sorella di Price?

Aveva appreso la notizia ascoltando Nat che parlava con la mamma.

Il bambino annuì, Jeff Turner colpito da quella rivelazione affermò quasi divertito:

-Una sfida nella sfida. 


 

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Capitolo 27
*** In campo ***


 

 

 

 

L’arbitro fischiò l’inizio della gara.

-Via! – esclamò Patty ad alta voce, era un modo per dire finalmente si comincia e tutte le tensioni devono scomparire.

I suoi occhi erano puntati sul capitano, a centrocampo presente e punto di riferimento per l’intera squadra.

Susie si mangiava le unghie, era un vizio che non riusciva a togliersi mentre Evy osservava il gioco e soprattutto Bruce, ormai sentiva dentro di sé che aveva occupato un posto speciale nel suo cuore anche se nessuno sapeva, almeno per il momento.

Il signor Price era attentissimo, in silenzio seguiva la palla e le azioni, non lasciava trapelare emozioni.

-Le due squadre si equivalgono – furono le prime parole che l’uomo pronunciò dopo dieci minuti di gioco – si stanno studiando e nessuna si vuole sbilanciare troppo in attacco per ora.

Patty notò che ancora indossava la giacca nonostante il caldo e la situazione, quel particolare la colpì molto, doveva essere una persona che teneva molto alla forma, pensò. Suo padre invece era a maniche corte e il signor Hutton in camicia, la temperatura si era infatti alzata abbastanza negli ultimi due giorni. 

-Holly in attacco! – gridò Susie alzandosi un poco.

-Passaggio perfetto – sottolineò il signor Price riferendosi al capitano.

Tiro di Paul, parata di Warner.

-No, pensavo fosse goal! – Evy esternò fuori tutta la sua delusione.

-Era sotto la porta – specificò triste Patty.

-Holly è un ottimo regista – spiegò allora il signor Price – ha visto il compagno libero sulla destra e non ha esitato a passargli la palla ma il portiere avversario è stato molto rapido nell’intuire il tutto.

-Attenzione, la Toho in attacco! – urlò Susie preoccupata.

Il pallone era ora gestito da Eddie, con diligenza lo passò a Danny marcato da Bob.

-Cavoli, Mellow è migliorato un sacco! – Evy si riferì alla capacità con cui il giocatore avversario era riuscito a svincolarsi.

Un preciso cross verso Mark mise in difficoltà i difensori della Newteam, il tiro di Lenders fu potente colpendo però la traversa.

-Fortuna! – Patty si mise le mani sul volto mentre tutti i suoi vicini erano balzati in piedi, anche il signor Price.

-Angolo per la Toho – sentirono dire al papà di Holly.

-Che pericolo! – sussurrò Susie in ansia prendendo la mano di Evy.

-Benji deve stare molto attento – rifletté a voce alta il padre concentrato sull’azione.

Danny sulla bandierina, mischia in area, altro tiro potente di Mark.

Parata di Price.

Boato dei tifosi della Newteam.

-Siamo di nuovo salvi – sospirò Patty ora più calma.

-Benji è una garanzia – disse Evy rivolta al signor Price.

L’uomo non commentò la prodezza del figlio ma inaspettatamente esordì:

-Mark gioca con una grinta evidente, deve essere molto ma molto determinato.

E intanto continuava a scrutarlo, Susie se ne uscì dichiarando:

-Possiamo assicurarle che è un bravo ragazzo!

Evy le diede una botta forte alla spalla e Patty la guardò per fulminarla.

Il signor Price sembrò non dar peso all’affermazione della giovane, preso com’era dalla partita.

-Tu sei matta – la rimproverò Evy bisbigliando – ma come te ne esci!

-L’ho detto per aiutare Chris – si giustificò Susie – bisogna far guadagnare punti a Mark o no?

Patty intimò le amiche a fare silenzio poi, mentre il gioco era fermo per un fallo dubbio su Johnny, pensò alle forti emozioni che sicuramente stava vivendo Chris.






 

-L’ha parata! – la delusione sul volto di Nat era evidente, si rimetteva seduta accanto a Ted anche lui scoraggiato.

-Riusciremo a segnare? – domandò il piccolo Matt al signor Turner che non si era mai scomposto durante tutte le azioni che si erano susseguite.

-Mark vuole far goal ad ogni costo – rispose Turner concentrato – percepisco in lui una voglia di segnare che va al di là della semplice vittoria del campionato.

-C’è in ballo – specificò allora Ted – anche il titolo di capocannoniere del torneo.

Turner si voltò verso Chris e la osservò palesemente poi dichiarò:

-No Ted, non è solo quello.

Quindi  tornò a seguire il gioco, ripreso ormai regolarmente.

Chris si sentiva in imbarazzo, Jeff Turner le metteva soggezione, era un ulteriore disagio che si aggiungeva a tutte le emozioni che provava assistendo a quella finale.

La mamma di Mark allora, le parlò rassicurandola:

-All’apparenza può sembrare rude e aspro nei modi ma ti assicuro che il signor Turner è sinceramente affezionato a mio figlio e anche a tutti noi.

Era incredibile come quella donna pareva saper leggerle nel pensiero, riusciva a comprendere le sue sensazioni, le sue preoccupazioni. Era veramente una donna speciale.

-Punizione per la Newteam – gridò Ted preoccupato.

Fu un attimo, nulla da fare per Ed.

Il tiro di Holly fu definito chirurgico dai commentatori, perfetto.

Uno a zero.

La delusione sul versante Toho era enorme mentre dall’altra parte solo gioia e tripudio.

-Non è giusto – si lamentava Matt – ci abbiamo provato di più noi a fare goal! Io quell’Hutton lo detesto, è insopportabile!

-Piantala – tuonò il signor Turner – non si denigra l’avversario. Vedrai che Mark saprà riprendere in mano le redini del gioco. Lui non si arrende.

Allora Matt si zittì subito mentre Nat ricordava che era quasi terminato il primo tempo.

-Abbiamo ancora qualche minuto per recuperare – asserì il bambino più fiducioso – e poi c’è tutta la ripresa da giocare.

Il signor Turner gli fece un cenno di approvazione poi guardò l’orologio.

Chris, in ansia per Mark, aveva però osservato la dinamica di quella conversazione.

-Non perdere mai di vista l’obiettivo – spiegò la signora Lenders alla ragazza – e lottare fino alla fine, questo è ciò che Mark cerca di perseguire in campo. E molto è anche merito del signor Turner.

Fece una pausa poi continuò:

-Sai, lui tanti anni fa ha perso un figlio.

Chris rimase ammutolita guardando l’uomo che era tornato in piedi per seguire meglio la partita.

-Era una giovane promessa del calcio – raccontò la mamma – morì per una brutta malattia, rapida ma devastante. 

Non servirono ulteriori parole perché le azioni in campo si susseguirono rapidamente e Chris, incrociando lo sguardo di Turner dopo un recupero di palla di Mark, riuscì a sorridergli per la prima volta. 

-Sarebbe bello – esclamò Nat – andare in pausa avendo pareggiato! 

-La Newteam – disse Ted più concreto della sorella – sta difendendo con forza il risultato. A loro conviene così, per adesso!

-Signor Turner – chiese a gran voce Matt – pensi che Mark riuscirà a segnare a Benji?

-Tutto dipende dalle motivazioni di entrambi i giocatori – rispose laconico l’uomo.

-Dalle motivazioni? – ripeté il piccolo volendo capirci meglio.

-Sì, dalle motivazioni – annuì Turner, guardando nuovamente Chris.

La ragazza, allora, facendosi coraggio, esordì:

-Non è detto che sia proprio Mark a far goal, anche Danny può segnare o qualche altro compagno di squadra.

Turner fu categorico, ribadendo:

-Se la Toho segnerà sarà Mark a farlo. O lui o nessuno.

Aveva un modo tutto suo di seguire il gioco, sembrava prevedesse le azioni di Mark, quelle affermazioni colpirono molto Chris che ormai lo guardava con occhi diversi.

Mancava pochissimo al termine del primo tempo, nessuno parlava ora, tutti erano presi e concentrati su ciò che accadeva in campo.

Al quarantesimo minuto fallo di mano in area di Bruce.

Rigore netto per la Toho.

Sconcerto da una parte.

Speranza dall’altra.

Mark sul dischetto.

Benji tra i pali.

Chris tra due fuochi.

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Capitolo 28
*** Goal ***


 

 

 

Nessuno aveva protestato, il rigore c’era, netto.

Quella di Bruce era stata un’ingenuità e poteva costare cara all’intera squadra.

Mark attendeva soltanto il fischio dell’arbitro, undici metri lo dividevano da Benji.

Benji, in porta, non lasciava trapelare emozione, era impassibile.

Tensione in campo.

Rincorsa.

Tiro di Lenders, basso e potente.

Intuizione di Price, parata.

Boato tra i tifosi della Newteam.

Occasione mancata per la Toho.

Fine del primo tempo, squadre negli spogliatoi.

-Grandissimo – aveva urlato Susie per ben tre volte – Benji è formidabile, un portiere fenomenale!

-Ancora uno a zero per noi – costatò Evy, felice che la prodezza di Price aveva fatto passare in secondo piano lo sciocco fallo di Bruce.

Patty non parlò, era più sollevata e concordò con il papà di Chris che disse:

-Chiudere avendo mantenuto il vantaggio darà un’ulteriore carica ai ragazzi! Benji è stato proprio eccezionale, freddo e determinato come solo un estremo difensore può esserlo.

Nelle parole dell’uomo si poteva percepire l’orgoglio di un padre, nei suoi occhi però s’intravedeva sempre un’ombra e Patty lo aveva compreso bene.





 

Chris aveva osservato Mark uscire dal campo per dirigersi negli spogliatoi, sapeva quanto poteva essere difficile per lui accettare di aver sbagliato un calcio di rigore. Un rigore parato da Benji.

-Tuo fratello – le disse Ted – è veramente forte, ha intuito la direzione del pallone ed è riuscito a fermare il tiro.

-Io non credevo – aggiunse deluso Matt – che potesse pararlo! Ora Mark sarà furioso.

-Mark deve reagire! – s’intromise di colpo Turner – C’è tutto il secondo tempo per recuperare. Non è facile andare in pausa sotto di un goal e con un’occasione mancata all’ultimo minuto. È in casi come questi però che il vero campione si distingue dagli altri. E Mark può fare la differenza, è molto motivato, l’ho intuito da subito.






 

-Quel ragazzo è molto motivato – affermò il signor Price parlando con Patty – si vede da come gioca. 

Evy e Susie si erano alzate durante l’intervallo, stavano chiacchierando con i rispettivi genitori mentre Patty era rimasta a guardare il campo vuoto, assorta.

Volentieri aveva scambiato due parole con il papà di Chris, da sola.

-Lui e Holly – spiegò la ragazza – sono tra i migliori calciatori dalla rosa giovanile. Sono diversi ma ugualmente importanti per le rispettive squadre.

-Holly – asserì allora l’uomo con tono serio – si diverte mentre gioca e trascina gli altri coinvolgendoli con il suo entusiasmo. Mark sembra essere in un campo di battaglia, è la sua tenacia come la sua forza a calamitare i compagni. Due stili totalmente differenti perché differenti sono le loro esperienze di vita. 

Patty non potè far a meno di annuire stupita, il signor Price aveva perfettamente inquadrato la situazione.

-E Benji? – chiese quindi curiosa della risposta.

-Benji? – ripeté sorridendo lui – Vuole essere il migliore, il primo della classe! Da sempre è così!

Questa volta fu Patty a sorridere pensando che il padre, nonostante la lontananza, conoscesse bene il figlio.

Continuò ad osservare il campo, silenziosa, aspettando le sue due amiche.

Notò, poco dopo, che il signor Price aveva tirato fuori dal portafogli una foto e la stava guardando rigirandola tra le mani.

Lo sguardo dell’uomo era tenero, dolce, sembrava ora assorto in un mondo tutto suo.

Patty cercò di sbirciare, era curiosa ma non osava intromettersi o chiedere nulla. Le era simpatico ma provava timore verso di lui, era praticamente un estraneo.

-Adoro questa fotografia! – le riferì cogliendola impreparata.

Porse quella foto alla ragazza che, in imbarazzo, la prese delicatamente con le dita.

La osservò.

Una bambina, di cinque o sei anni, rideva divertita seduta sulle ginocchia di un giovane uomo appoggiato a dei gradini. Alle spalle s’intravedeva un portone antico, forse medioevale, pensò Patty colpita dalla gioia che emanava quell’immagine.

-Lei e Chris? – chiese sottovoce, come per non disturbare.

-Sì, qualche anno fa! – rispose lui divertito ma anche malinconico – Fu l’ultima vacanza che trascorremmo tutti e quattro insieme, in Italia. Qui eravamo a Verona.

Sentendo nominare quel luogo a Patty venne spontaneo domandare:

-La città di Romeo e Giulietta?

-Già – annuì il signor Price – questa foto è stata scattata proprio alla casa di Giulietta. Lì arrivano visitatori da tutto il mondo!

Patty non riuscì a chiedere ulteriori informazioni lasciando l’uomo dentro i suoi ricordi. Forse era un bene per Chris fosse tornato.





 

Il secondo tempo iniziò con la Newteam in attacco. 

Non si accontentavano di un solo goal, l’obiettivo di Holly e compagni era quello di segnare ancora per mettere al sicuro il risultato.

-Che salvataggio sulla linea! – esclamò Ted dopo una parata fortuita di Ed a un tiro di testa di Paul.

Warner aveva salvato per ben due volte la sua porta dal pericolo di una seconda rete.

-Mark in attacco, Mark in attacco! – gridò il piccolo Matt seguendo l’azione in contropiede del fratello affiancato da Danny.

Capovolgimenti di fronte, azioni veloci, emozioni da entrambe le parti. Anche la ripresa stava regalando spettacolo al pubblico presente.

-Price sta parando anche l’imparabile – sentenziò Turner categorico.

Era ancora in piedi, osservava, scrutava.

-Mark non segnerà? – gli chiese Nat avvilita.

-Ci sta provando in tutti i modi – rispose l’uomo col solito fare scontroso – ha effettuato diversi tiri potenti e precisi ma Benji è sempre riuscito a respingerli. È una sfida sentita, interessante e impegnativa. 

Poi aggiunse:

-Però Mark ha cambiato gioco.

Con quella frase catturò l’attenzione non soltanto dei ragazzi ma anche della mamma e di Chris.

-Mark – spiegò – sta effettuando più passaggi ai suoi compagni, sta ora lavorando più per la squadra che per la sua riuscita personale. Evidentemente nello spogliatoio è accaduto qualcosa.

-Che cosa? – domandò Ted immediatamente.

-Non possiamo saperlo – fu laconico Turner – quello che succede nello spogliatoio rimane dentro quelle quattro mura.

Chris fu come rasserenata dalle parole dell’uomo, in cuor suo non voleva che quella fosse una sfida personale tra Mark e Benji ma una semplice competizione sportiva fra due squadre. 

-Anche Price – continuò il signor Turner – non è più lo stesso ora.

-Ha cambiato tattica? – chiese Matt stupito – Perché se sta vincendo? 

-Si muove diversamente fra i pali – affermò lui con tono deciso.

-Benji si sarà consultato con i suoi compagni – tentò di spiegare Ted ma Jeff Turner fu ancora una volta categorico.

-Il portiere – asserì – è solo, ragiona da solo e prende le sue decisioni da solo. Nessuno può aiutarlo in questo.

Non fecero in tempo a replicare né a cercare di capire quel ragionamento perché Mark si era in quel momento portato al limite dell’area di rigore della Newteam superando i difensori avversari.

Un destro potente entrò in rete, Benji non riuscì a buttarsi dalla parte giusta.

Goal.

Pareggio della Toho.

Vittoria personale di Mark che, gettatosi a terra sovrastato dai compagni esultanti, si mise le mani sugli occhi come a non voler credere di essere riuscito nell’impresa.

Le grida dei ragazzi, la gioia di Chris, le lacrime della mamma, lo sguardo fiero di Turner e la domanda di Nat.

-Perché non è venuto qua sotto a lanciarti almeno un bacio? – disse rivolta a Chris fermata subito da Ted che esclamò:

-Sei sempre maledettamente sdolcinata!

-Mark non farebbe mai un gesto così plateale – replicò con calma la mamma nel tripudio generale – non è da lui! 

-Io però – replicò la ragazzina – l’avrei visto volentieri cercare di raggiungere anche solo con lo sguardo Chris! Avete presente Romeo quando tenta di salire sul balcone di Giulietta?

-Sei patetica Nat! – la derise Ted tra l’ilarità dei familiari intorno.

-Signor Turner – chiese Matt ancora euforico per quel goal – questa volta Benji non ha potuto fermare il tiro di Mark.

Imperturbabile e serio Turner annuì per poi aggiungere a bassa voce:

-O forse non ha voluto.

 

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Capitolo 29
*** Vittoria ***


 

 

 

Il pareggio a venti minuti dalla fine provocò delusione tra la tifoseria della Newteam.

-Ora bisogna ricominciare tutto da capo! – esclamò Evy sedendosi nuovamente tra le due amiche.

-Speriamo – aggiunse Susie – che Holly e gli altri riescano a segnare altrimenti si finirà ai tempi supplementari.

-Non sopporterei il protrarsi della partita – confessò Evy – per non parlare degli eventuali calci di rigore.

-No, i rigori no! – disse con forza Susie – Sarebbe terribile decidere l’esito ai rigori.

-Holly deve farcela – Patty esordì con quelle tre parole mentre guardava attentamente le azioni in campo.

Anche il signor Price era preso e concentrato sul gioco. Rimasto in piedi continuava a riflettere sul goal subito dal figlio.

-Non è da Benji - pensò – è come se qualcosa lo avesse frenato. 

Dopo il goal la Newteam si era subito spostata in attacco. Holly dirigeva i compagni, li spronava, tentava in ogni modo di segnare.

-La stanchezza si fa sentire ormai – asserì Patty un poco preoccupata – i ragazzi stanno dando veramente il massimo.

-E’ una partita molto equilibrata – spiegò il signor Price – qualunque sia il risultato finale devo ammettere che le due squadre meriterebbero entrambe la vittoria.

Aveva ragione, i giocatori stavano dando il tutto per tutto tra cross, dribbling, parate e punizioni spettacolari.

Il tempo a disposizione era però ormai poco e si avvicinava lo spettro dei supplementari.

Palo di Mellow.

Punizione di Johnny.

Parata di Ed.

Contropiede della Toho.

Prodezza di Benji.

Tiro di Mark.

Salvataggio di Bruce.

Palla a Paul.

Passaggio a Holly.

Tiro.

Goal.

Due a uno.

La Newteam avanti di un goal!

Solo cinque minuti al termine della partita.

-Holly ha segnato – ripeteva Patty – ha segnato!

Abbracciato da tutti i compagni il capitano esultava per quella rete.

Tra i pali Benji faceva segno di vittoria.






 

-Forse – pensò Chris ansiosa – Mark potrebbe far goal, all’ultimo minuto.

Si era alzata, sperava ma vedeva che i difensori della Newteam si erano ben chiusi per non lasciar passare la palla. Suo fratello li dirigeva egregiamente.

Danny provò a tirare ma Benji respinse il pallone immediatamente.

L’ultima azione vide Mark calciare al volo, una prodezza che però Price bloccò con maestria.

Il fischio dell’arbitro decretò la fine della partita.

Vittoria, due a uno.





 

-Abbiamo vinto il Campionato – sussurrò Patty con le lacrime agli occhi – l’ultimo per Holly e gli altri.

Le tre amiche si abbracciarono tra le urla dei tifosi, la gioia in tribuna, i sorrisi dei genitori.

-E’ finita – aggiunse ancora Patty fiera del suo capitano – è stata dura ma i nostri ragazzi ce l’hanno fatta.

E intanto applaudiva assieme a tutti quanti.

Il signor Price elogiò la squadra poi, riprendendo in mano le sue cose, affermò:

-Per me la partita inizia ora, ci vediamo presto!

Salutò cordialmente tutti e lasciò lentamente la sua postazione.






 

-E’ finita – sentenziò tristemente Matt quasi addolorato – non è giusto, la squadra di Mark ha perso.

-Smettila di lamentarti – ordinò Turner – e inizia ad applaudire i ragazzi. È stata una splendida finale e Mark ha lottato sino alla fine. Si può anche perdere e lui ha perso con onore.

Batterono le mani, Chris pensò che Mark non avrebbe accettato tanto facilmente la sconfitta ma l’avrebbe superata. Era un combattente, da sempre.

La mamma era soddisfatta, aveva gli occhi lucidi e sperava in una carriera luminosa  per suo figlio.

I ragazzini iniziarono a chiamare il fratello a gran voce.

Guardarono il campo, la Newteam aveva cominciato con i festeggiamenti ma Holly, togliendosi la maglia, si era incamminato verso Mark.






 

Mark si alzò lentamente, strinse la mano di Holly e prese la maglia che il capitano della Newteam gli porgeva con sportività.

Togliendosi la sua Lenders affermò:

-Sei sempre il più forte Hutton, ti meriti anche questa vittoria.

-Non è mai semplice contro di te – ribatté Holly afferrando la maglietta dell’avversario – mi mancheranno le nostre sfide in campo.

-Buona fortuna in Europa! – gli disse Mark con sincerità.

-Buona fortuna a te! – aggiunse l’altro stringendogli la mano.

Negli occhi di entrambi c’era lealtà, schiettezza e forse un pizzico di malinconia.

Vedendo Benji avvicinarsi, Holly si fece da parte rimanendo però a una distanza che gli permise di ascoltare la conversazione.

-Sei riuscito a segnarmi – esordì il portiere non alzando lo sguardo da terra – e io sono uno che mantiene la parola data.

Scrutandolo Mark ammise:

-Hai vinto la partita e il campionato, sei stato eletto miglior portiere del torneo non posso che farti i miei complimenti.

Con un mezzo sorriso Benji sentenziò:

-La tua è la vittoria più importante, auguri!

Sentendosi chiamare da Danny e gli altri per la premiazione del secondo posto, Mark si congedò aggiungendo:

-Allora a presto, Price!

-A presto! – ripeté Benji pensando che quel pomeriggio un’antica rivalità era stata definitivamente seppellita.

Si sentì toccare la spalla, era Holly che, con discrezione, si era di nuovo avvicinato.

-Tra poco – disse Benji voltandosi – tocca a noi, devono premiarci, andiamo!

Facendo segno di aspettare, il capitano gli confessò:

-Io non avrò una sorella ma al tuo posto, sappilo, avrei fatto la stessa cosa.  

Un po’ meravigliato Price gli domandò:

-Come l’hai capito?

-Ti conosco troppo bene – rispose subito Holly – avresti potuto bloccare quel tiro, era potente ma alla tua portata. Non ti sei buttato all’istante perché non hai voluto fermarlo.

Benji annuì e chiosò:

-Non avrei mai voluto mettere a repentaglio la vittoria dell’intera squadra per una mia faccenda personale ma sapevo che tu avresti segnato, lo sentivo. E allora ho rischiato. Ho fiducia in te, capitano!

-E io in te! – replicò con forza Holly facendogli cenno di spostarsi per raggiungere i compagni, era ora della cerimonia di premiazione e di chiusura del campionato.

Tra gli applausi, le grida e i cori, i due andarono a schierarsi con la squadra.

-Dopo inizieremo con la festa  – suggerì Holly a Benji – sei dei nostri?

-Assolutamente sì! – rispose il portiere quasi risentito – Volevi escludermi?

-No, no – replicò Hutton – è che pensavo volessi raggiungere Chris e parlarci.

Allora Benji rise e rispose:

-Ormai passo la palla a mio padre, la partita è solo sua ora. 

E infatti, fuori dal campo, un altro tipo di partita, stava per incominciare. 

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Capitolo 30
*** Incontri ***


 

 

 

 

Arrivò quasi davanti alla porta dopo esser scesa per le scale in fretta.

Tra non molto i giocatori sarebbero usciti, Chris attendeva Mark trepidante.

Aveva assistito a tutta la cerimonia di premiazione assieme alla signora Lenders e ai ragazzi, si era commossa nel vedere i componenti delle due squadre emozionati nel ritirare le medaglie. Holly, da capitano, aveva alzato la coppa mentre suo fratello si era preso il premio di miglior portiere del torneo.

Adesso però il suo primo desiderio era abbracciare Mark.

Lo aspettava in solitudine nel breve tratto che separava il corridoio da quella stanza dove tutta la squadra della Toho si era riunita al termine della giornata.

Quando la porta si aprì vide uscire subito tre giocatori, uno era Danny. Lo seguivano altri due con un tizio, forse era il preparatore atletico. Dopo qualche istante uscì Ed che parlottava con il mister. Poi Mark. Con discrezione Chris lo chiamò.

-Sei qui? – le rispose lui voltandosi, vedendola semi nascosta quasi dietro il muro.

La raggiunse, non c’era nessuno.

-Non importa tu abbia perso – gli disse abbracciandolo – hai combattuto sino alla fine non risparmiandoti ed è anche per questo che sei il migliore!

-Grazie – le rispose lui con semplicità – ma non è facile mandare giù la sconfitta.

Allora Chris gli fece cenno di non parlare più e cercò le sue labbra. Si unirono in un dolce bacio, per un attimo non pensarono a nulla se non a loro due.

-Non sono corso a dedicarti il goal – le confessò Mark subito dopo – come fanno altri, sei dispiaciuta?

Sorridendo Chris rispose:

-Lo so che non sei per questi gesti plateali, a me non importa! Infatti sono venuta qui, dove non c’è nessuno.

Mark la strinse più forte a sé poi insieme iniziarono ad incamminarsi verso l’uscita.

-Dove sono mia madre e i miei fratelli? – chiese lui credendo di trovarseli intorno da un momento all’altro.

-Oh erano ancora a parlare con il tuo ex allenatore, Jeff Turner – spiegò Chris – ha seguito tutta la partita con noi. Io sono corsa subito da te, loro ci raggiungeranno a breve. Hai impegni ora con i tuoi compagni?

-No, ci siamo già salutati – rispose Mark – ora è meglio andare a casa, vuoi?

Chris annuì, fecero ancora qualche passo.

-Sono venuti quelli della nuova squadra – esordì lui dopo un breve silenzio – la prossima settimana ho appuntamento per firmare il contratto.

-La prossima settimana? – Chris era meravigliata – E’un’ottima notizia!

-Vorrei che tu venissi con me – le propose Mark con tono deciso – potremo fare un giro e vedere qualche appartamento in affitto. Mi sono informato, ce ne sono alcuni abbastanza vicini al posto dove andrò ad allenarmi. Qualcosa troveremo, anche  non molto grande potrebbe andar bene, l’importante ci sia una stanza per il bambino.

-La nostra prima casa – sussurrò Chris – tutta per noi e per il nostro bambino.

In quell’istante era ciò che sognavano, essere una famiglia, loro tre.

-Rimarremo da mia madre – aggiunse Mark – sino al termine degli esami poi, per quella data, spero potremo trasferirci in modo stabile e definitivo.

-Andare a sostenere gli esami per me – affermò Chris con difficoltà – significherebbe rivedere mia madre. Se vado a  scuola per le prove scritte lo verrebbe a sapere dal preside, non so se riuscirò a parlare nuovamente con lei dopo come ti ha trattato quella maledetta sera.

-Benji sarà dalla nostra parte! – bastarono quelle poche parole di Mark a far provare a Chris un lieve sussulto.

-Vi siete chiariti? – domandò immediatamente la ragazza, aveva gli occhi pieni di speranza.

-Proprio chiariti no – balbettò Mark – ma so per certo che non ci ostacolerà più.

Chris non capiva ma era fiduciosa, si sentì chiamare, era Patty.

-Ti ho trovata! – esclamò l’amica correndole incontro assieme a Evy e Susie.

-Ragazze! – gridò la Price – Che bello vedervi!

Fu una gioia essere nuovamente insieme.

-Non vogliamo disturbarvi – esordì Patty rivolgendosi anche a Mark – però ci tenevamo a rivederti Chris. Come stai?

-Bene – rispose subito lei e poi ripeté – bene! Non andate a festeggiare la vittoria?

-Sì ma prima dovevamo dirti – ammise Susie con foga – che c’è una persona che deve vederti e parlarti.

Evy rimproverò l’amica senza perdere tempo.

-Non riesci a tenere la bocca chiusa! Potevi aspettare un attimo!

-Chi c’è? – domandò allora Chris curiosa stringendosi forte al braccio di Mark.

-Qua fuori – tentennò Patty – ti sta aspettando una persona che ha seguito la partita con noi. Mi ha chiesto di aiutarlo a cercarti ma ora è meglio che noi ce ne andiamo. I ragazzi ci attendono per la festa!

A passo svelto sgattaiolarono via, Patty fece cenno all’amica che si sarebbero poi sentite per telefono.

Chris, seguita da Mark, si diresse verso l’uscita e fu lì, appena voltato l’angolo che vide suo padre. Era in piedi, si guardava attorno e incrociato il suo sguardo la chiamò.

-Papà! – disse sorpresa la giovane che, raggiunta dal suo ragazzo, gli prese istintivamente la mano per cercare un supporto.

Il signor Price, notando che la figlia era rimasta immobile, fece il primo passo per ricongiungersi a lei. Aveva quasi le lacrime agli occhi.

Allora Mark lasciò la mano di Chris e la ragazza prese il coraggio di avvicinarsi all’uomo. 

Fu un attimo. Padre e figlia si ritrovarono abbracciati.

-Per troppo tempo siamo stati lontani – disse amareggiato il signor Price – perdonami.

-Quando sei arrivato? – chiese Chris ancora frastornata.

-Qualche giorno fa – rispose lui – Benji mi ha contattato.

Chris allora si staccò dal padre e si voltò verso Mark che era rimasto in silenzio in disparte.

-Non mi presenti? –  sorrise il signor Price tendendo la mano al ragazzo.

-Oh certo papà – disse imbarazzata lei – l’avrei fatto subito dopo! Mark, mio padre.

-Complimenti, hai disputato un’ottima partita – dichiarò l’uomo con fare amichevole.

-Poteva andare meglio – rispose prontamente Mark colpito da tanta cordialità.

I due non cessarono di fissarsi negli occhi continuando a stringersi la mano.

-E’stata una gara molto combattuta – ribadì il signor Price – e tu hai segnato una splendida rete. 

-Far goal a suo figlio non è mai semplice! – aggiunse Mark quasi compiaciuto mentre l’uomo, avvolgendo Chris con un braccio, continuò:

-Anche il vostro portiere ha fatto delle grandi parate. Ho visto ottimi giocatori oggi, uno su tutti, ovviamente, Oliver Hutton.

-Papà non smetterebbe mai di parlare di calcio! – rise Chris ansiosa e desiderosa di andare via e discutere con più tranquillità da un’altra parte.

-Non sono venuto qui esclusivamente per commentare la partita – asserì fermo il signor Price.

Chris quindi si staccò da lui e accostandosi a Mark disse con piglio sicuro:

-Noi stavamo andando a casa, papà.

-Non vorrai subito lasciarmi? – domandò il signor Price interrotto però da un chiasso e da grida che lo fecero voltare.

Nat, Ted e Matt si precipitarono ad acclamare il fratello, erano sbucati dall’altra uscita trionfanti come se avessero vinto loro il campionato.

-Mark per noi sei il migliore! – urlò il piccolo seguito dagli altri due mentre la mamma li raggiungeva un poco distante.

Travolto da quell’entusiasmo anche il signor Price sembrò dimenticare i suoi pensieri poi, con garbo, sorrise alla madre di Mark.

-Il papà di Chris – disse il ragazzo alla donna che, molto educatamente, ricambiò il sorriso.

-Molto lieto – proseguì l’uomo sentendo gli occhi dei ragazzini ora puntati tutti su di lui.

-E’un immenso piacere fare la vostra conoscenza – rispose la mamma esortando i ragazzini a salutare.

I tre ubbidirono continuando ad osservare il signor Price che ora non sapeva proprio cosa dire.

-Dobbiamo preparare una festa per Mark – fu il solito Matt a parlare per primo – anche se ha perso per noi è sempre il migliore. Benji è stato fortissimo ma dobbiamo festeggiare Mark, viene con noi signor Price?

-Andiamo a casa a preparare un dolce o un qualcosa di buono? – domandò Nat alla mamma che era visibilmente in imbarazzo.

-Festeggeremo il secondo posto! – puntualizzò Ted contento della prestazione del fratello.

-Ragazzi – esordì pacatamente la mamma – credo che il signor Price abbia altri programmi e sia qui per stare con Chris.

-Effettivamente – iniziò a dire l’uomo – avrei bisogno di confrontarmi con mia figlia e con Mark.

-Può farlo a casa nostra! – puntualizzò Matt con una semplicità disarmante.

-Non vorrei arrecare disturbo – sussurrò quello – e piombare così improvvisamente, sono un estraneo.

-Non siete un estraneo – esclamò il bambino – siete il papà di Chris!

Al signor Price piacque così tanto quella risposta sincera che rise di cuore sentendo empatia verso quei ragazzini.

-Sarei onorata di avervi in casa mia – la mamma si sentì in dovere di intervenire – è semplice e piccola ma posso garantirvi una calorosa accoglienza, qualora desideriate accettare l’invito.

-Mia madre cucina molto bene – specificò Nat facendo ridere nuovamente il signor Price che si disse felice di essere loro ospite.

-Se vogliamo andare allora – balbettò la mamma – noi siamo venuti in autobus e la fermata è un po’ distante.

-Ho la macchina – disse subito l’uomo – non permetterei mai di lasciarvi a piedi. Venite! 

-Papà – lo chiamò Chris dopo essersi consultata con Mark – noi prendiamo un mezzo tu accompagna i ragazzi e la signora.

Non fece obiezioni vedendo la figlia che si allontanava al braccio del giovane.

Si diressero in fretta al parcheggio. 

-Siamo arrivati! – disse mostrando l’auto al piccolo gruppo familiare.

-Quella! – si fece scappare Ted sbarrando gli occhi entusiasta.

-Possiamo salire lì dentro? – domandò Matt correndo accanto all’automobile, era l’ultimo modello, l’aveva vista di sfuggita su un giornale specializzato in motori e simili.

-Certamente – rispose con garbo il signor Price aprendo lo sportello alla mamma – prego signora!

Si rivolse poi a Nat aprendo la portiera posteriore.

-Signorina! – e la esortò a salire.

Poi fu il turno di Ted e Matt, euforici.

-Siamo pronti – disse con enfasi il signor Price mettendo in moto – ora dovete soltanto indicarmi la strada.

-Posso chiedervi – esordì Nat gongolante – di fare una deviazione sotto casa della mia compagna di classe Nami Joki? Morirà d’invidia vedendomi passare a bordo di questa super automobile!

-Oh Nat – la rimproverò la mamma arrossendo – quante volte devo ripeterti di non fare certi pensieri! E non approfittare della generosità del signor Price.

Ma il papà di Chris era così divertito che avrebbe volentieri scarrozzato quei ragazzi per le vie del quartiere fino a sera inoltrata. Era bello vederli felici pensava. Si sentì anche lui inaspettatamente sollevato, leggero. Forse tutta la situazione si sarebbe risolta tranquillamente. 

Forse.

Iniziò a sperare.


 

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Capitolo 31
*** È arrivato il signor Price ***


 

 

 

L’insegna “Gelateria” era grande, luminosa e appariscente.

Il vecchio Conrad stava riempiendo le vaschette di nuovi gusti quando si sentì chiamare da Sam, il cameriere.

-Guarda chi sta arrivando – gli disse – i ragazzini della Lenders.

Quello scosse la testa e, toltosi il grembiule dalla vita, andò ad attenderli sulla porta.

-Buonasera signore – salutarono in coro i tre.

-Ragazzi – esclamò quello con un sorriso di circostanza – cosa volete? Il solito cono piccolo e metto tutto sul conto della mamma?

-No – rispose subito Ted – tre coppe maxi, quelle giganti servite al tavolo. Grazie.

Conrad si guardò col cameriere e, sorpreso, chiese:

-E come intendete pagarmi?

-Con questa! – e Ted tirò fuori dalla tasca una banconota, la mano gli tremava dalla gioia.

-Ah – esordì Sam – è passato Babbo Natale in anticipo?

-E’ arrivato il signor Price! – disse con enfasi Nat non vedendo l’ora di sedersi a quei tavolini.

Il vecchio proprietario della gelateria non domandò più nulla ma, dopo averli scrutati nuovamente,  ordinò al cameriere di accompagnarli a sedere.

Sam passò lo straccio umido sul tavolino, poggiò i menù e lasciò che i tre scegliessero i gusti.

Si sistemarono sedendosi su quei posti tanto ambiti, mai avevano consumato lì i gelati ma sempre in piedi, di fretta e in fila.

Ted consultò per primo il menù optando per un tris di creme mentre Matt, indeciso tra due gusti, si prese più tempo per effettuare quella difficile scelta. Intanto Nat si guardava intorno, cercava di star composta e in ordine osservando le altre persone che occupavano i tavoli.

-Per me anche doppia panna – richiese Matt al cameriere desideroso di tuffarsi in quel gelato tanto sognato. 

-Quanto vorrei – sospirò Nat – che adesso passasse qualche mia compagna di scuola e mi vedesse qui, seduta al tavolo, come una vera signora! 

I due fratelli ridacchiarono ma lei non se ne curò affatto, era troppo felice.

Erano tornati a casa dopo la partita con l’auto del signor Price.

Avevano percorso quel tragitto, il solito, che però a bordo di quella vettura sembrava un altro. Dal finestrino di quell’auto tutto pareva diverso, più bello, più colorato, perfino i palazzi, i giardini, le vie apparivano migliori.

Arrivati a destinazione, sul portone di casa, il padre di Chris aveva proposto loro una passeggiata con tappa in gelateria. Con naturalezza aveva tirato fuori dal portafogli una banconota e l’aveva affidata a Ted, il maggiore dei tre. La mamma aveva tentato di opporsi ma il signor Price era stato categorico. Lasciarono i due adulti entrare in casa mentre loro già correvano verso la gelateria. 

-E’stato un modo gentile per mandarci via e discutere senza di noi – aveva costatato Nat allungando il passo.

-Ben vengano i loro discorsi! – esclamò Ted tenendo stretti i soldi in tasca.

Matt non aveva compreso  tutto, aveva capito che la mamma e il signor Price avrebbero aspettato Mark e Chris per parlare di un argomento importante ma lui era solo concentrato sui gusti che il vecchio Conrad esponeva ogni giorno in vetrina. 

Non passò molto tempo, arrivò Sam con le tre coppe ordinate.

Da dove iniziare? Dalla cialda, infilarla nel cioccolato e mangiarla avidamente. Oppure prendere il cucchiaino, assaporare prima la panna e dopo la crema e dopo tutto il resto. 

-Attento che ti cola giù! – diceva Nat al piccolo Matt il quale allora con il dito andava a fermare quella goccia che scendeva dal bicchiere per non sprecarne neppure un filino.

Il vecchio Conrad e Sam li guardavano dalla vetrata del locale.

-Chi sarà mai – chiese il primo – questo signor Price?

Il cameriere scosse la testa mentre il proprietario aggiunse:

-Basta che paghino!

E si avviò al tavolo lui stesso.

-Tutto bene ragazzi? – domandò con finta gentilezza.

-Tutto bene – ripeté Ted alzandosi e dando i soldi al vecchio.

Quello prese la banconota in mano e si mise ad osservarla in controluce.

-Malfidato! – pensò Ted.

-Vado a prendervi il resto – disse l’uomo iniziando a incamminarsi verso la gelateria.

-Lo tenga pure! – dichiarò Ted esortando gli altri ad andare – Arrivederci!

E tutti e tre corsero via.

-Perché non hai preso il resto? – chiese Nat al fratello.

-Le persone di classe fanno così – rispose lui con aria da saccente – l’ho visto in un film. 

Risero, poi Ted aggiunse:

-Tanto quando Mark diventerà un grande calciatore, verrò qui, comprerò tutto il negozio e il signor Conrad lo butterò fuori.

-Così impara – disse Matt – a trattarci sempre in malo modo.

-Sbrighiamoci – sorrise Nat – voglio correre a casa per ringraziare il signor Price.

Allungarono il passo, avevano paura che il padre di Chris fosse già andato via e invece trovarono la sua auto ancora parcheggiata sulla strada.

-Che meraviglia! – esclamò Ted mentre Matt si era fermato ad ammirare per l’ennesima volta quel veicolo nuovo fiammante. 

-Entriamo – li esortò la sorella – non perdiamo tempo!

Tra risa e confusione aprirono la porta e trovarono la mamma e Chris in cucina.

-Dov’è il signor Price? – domandò Ted – Dobbiamo ringraziarlo per il gelato.

-Non fate chiasso – ordinò la mamma – è di sopra e sta parlando con Mark.

-Saliamo a ringraziarlo! – disse Nat ma la signora Lenders spiegò:

-No, non li disturbate e non ficcate il naso in faccende che non vi riguardano. Sono discorsi da adulti.

I tre non fiatarono ma, usciti da quella stanza, si rinchiusero nella cameretta a confabulare.

-Quando dicono che sono discorsi da grandi – affermò Nat – significa che ci sono guai. Avete visto mamma e Chris come erano tese?

-Andiamo ad origliare – propose Matt avvicinandosi alla porta.

-Fermo, vado io – lo bloccò Ted – sono più grande.

-Vengo con te – dichiarò la sorella.

-No, sono cose da uomini – asserì Ted – perché altrimenti la mamma e Chris sono rimaste giù in cucina?

-Perché – ipotizzò la ragazzina – Mark starà chiedendo la mano di Chris a suo padre. Come nelle fiabe e nelle storie romantiche!

-Se è una cosa così sdolcinata – si lagnò Ted – allora ti cedo volentieri il posto!

Invece tutti e tre si avvicinarono alla camera da dove provenivano le voci dei due.

Nat camminò rasente al muro per arrivare proprio accanto alla porta, si chinò e tentò di guardare dal buco della serratura.

-Cosa vedi? – bisbigliò Matt rimasto indietro con il fratello.

Lei fece cenno di fare silenzio e rimase lì ascoltando bene tutte le parole.

-Che dicono? – domandò Ted vedendo la sorella sbarrare gli occhi e fare gesti di disappunto.

Nat tornò di corsa da loro e raccontò a bassa voce:

-Il signor Price è arrabbiato con Mark, si è tolto la giacca e la tiene in mano, si muove per la stanza ripetendo qualcosa tipo … devi accettare.

-Accettare cosa? – domandò Ted stupito – Ma non è lui che deve accettare che Mark sposi Chris?

-Sicuramente c’è dell’altro – disse Nat sospettosa – vado a sentire ancora.

-No, adesso vado io! – sostenne il fratello dirigendosi di corsa alla porta.

Era appiccicato al muro, non guardava dentro perché voleva seguire attentamente quel discorso.

Gli altri due attendevano trepidanti, ad un certo punto Ted fece loro cenno di andare in cameretta.  

-Ho capito tutto – disse facendo ritorno – ho ascoltato bene!

-Allora? – chiese Matt.

-Il signor Price – illustrò Ted - vuole comprare una casa a Mark e Chris, dove potranno andare a vivere con il bambino. Ma Mark non vuole accettare.

-Perché? – domandò incredula la sorella – Il signor Price ha un sacco di soldi.

-Mark dice che vuole farcela da solo – continuò Ted – e che vuole essere lui a provvedere a Chris e al bambino. Queste sono le sue testuali parole!

Sentirono un rumore proveniente dal corridoio, Mark e il signor Price stavano uscendo dalla camera, entrambi erano visibilmente nervosi.

I ragazzini, sulla porta della cameretta, salutarono cordialmente l’uomo ringraziandolo per il gelato.

Lui sorrise e li salutò a sua volta poi tornò di sotto seguito da Mark.

Chiusi nuovamente nella stanza, i tre ripresero a fare delle ipotesi.

-Pensate che il signor Price si porterà via Chris? – domandò Matt rattristato.

-Mark non lo permetterà mai! – dichiarò Nat con sicurezza.

-Una cosa però dobbiamo farla – disse Ted agli altri due e andò verso il comodino.

Prese il suo salvadanaio, lo aprì e contò gli spicci che vi erano dentro.

-Se Mark non ha accettato i soldi del signor Price  - asserì – anche noi dobbiamo restituirgli quelli dei gelati. 

-Cosa? – gridarono gli altri due allibiti.

-Prendete i vostri risparmi – continuò il ragazzino – mettiamoli insieme e vediamo a che cifra si arriva!

-Ma il padre di Chris ci ha fatto un regalo – tentò di spiegare Nat – perché ridargli i soldi!

-Anche a Mark voleva fare un regalo – ribatté con forza Ted – e lui non l’ha preso. Se Mark ha agito così vuol dire che è giusto! 

A malincuore la sorella tirò fuori il suo salvadanaio e lo mise sul letto per aprirlo.

-Matt – lo chiamò Ted – manca il tuo!

Il piccolino era fermo in piedi, davanti all’armadio, scuoteva la testa e non osava muoversi.

-Forza! – gli ordinò la sorella – Porta qui i tuoi soldi.   

-Non voglio – ripeteva lui – non voglio!

-Siamo due contro uno – il tono di Ted era minaccioso.

Allora Matt si voltò, aprì l’armadio e tra le lacrime prese il suo salvadanaio per poi buttarlo con forza sulla coperta sopra il letto.

Nat iniziò a contare tutte le monetine, insieme non riuscivano a raggiungere la cifra data loro dal signor Price.

-Cercheremo di racimolare quello che manca – spiegò Ted – e quando avremo la somma stabilita la daremo al papà di Chris. Va bene?

-Va bene – esclamò la sorella.

-Va bene – disse a testa bassa Matt poco convinto.

Si sentirono chiamare, era la mamma che annunciava l’inizio della cena.

-Non mangiamo – urlò Ted affacciandosi dalle scale – siamo pieni!

Vide di sfuggita la mamma che portava il pasto in tavola, Chris era seduta mesta in silenzio e Mark in piedi, con le mani nelle tasche, si muoveva tra la credenza e il tavolo palesemente nervoso. Il signor Price era andato via, non c’era stato alcun festeggiamento e l’atmosfera era tesa.

Rimasero in cameretta ad architettare il modo per trovare quei soldi quando udirono dei passi in corridoio.

-E’ Chris – sussurrò Matt che aveva guardato tra la porta socchiusa – sta andando in camera.

-Da sola? – domandò Nat avvicinandosi al fratello.

Il piccolino annuì, la ragazzina continuò:

-Peccato! Se era con Mark l’avrei volentieri visti baciarsi!

-Perché tu li hai mai spiati mentre si baciano? – chiese incuriosito Matt.

-Piantatela! – li rimproverò Ted – Piuttosto scendiamo da Mark e la mamma.   

Uscirono ma appena giunti alla fine delle scale sentirono la voce di lei, era alquanto alterata.  

-Sto tentando di farti ragionare Mark! – diceva la donna con fermezza – Metti da parte il tuo orgoglio e accetta la proposta del padre di Chris.

I tre ragazzini si guardarono increduli, quando mai la mamma aveva rimproverato Mark? Non ne avevano ricordo alcuno!

-Ascolta – continuò la signora Lenders – non sarà facile l’inizio, con un bimbo piccolo e tante spese da affrontare. La tua carriera da calciatore non è ancora decollata quindi avere un casa di proprietà, senza affitto da pagare, è già una buona partenza. Prendilo come un regalo, un dono che un padre vuole fare alla propria figlia. Io non ci trovo nulla di male.

Mark non riusciva a rispondere, la mamma gli andò vicino e lo esortò:

-Rifletti figlio mio, fare un passo indietro non vuol dire aver perso, a volte, è necessario per vincere la partita. Ti prego, accetta quella proposta.

Dopo aver ascoltato quelle parole, il piccolo Matt corse in camera tra gli sguardi sorpresi degli altri due. 

Si gettò sul letto, riprese le sue monetine e rimase sdraiato tenendole strette.

-Mark è il mio fratellone – disse forte a Ted e Nat – ma la mamma è la mamma! E la mamma ha sempre ragione.

Si addormentò pensando che non doveva più ridare quei soldi al signor Price, l’aveva detto la mamma!

Sognò tanti gelati, di quelli con doppia panna e la cialda croccante sopra. 

       

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Capitolo 32
*** Guardando al futuro ***


 

 

 

 

Arrivò come sempre per ultima, in perenne ritardo, Evy e Susie erano già sedute al tavolo del consueto locale.

-Eccomi, di corsa! – esclamò trafelata Patty buttando la borsa su una sedia sotto gli occhi delle due amiche sorridenti e pronte alla battuta.

-Tranquilla – la schernì Susie – abbiamo ordinato anche per te! Dobbiamo brindare alla fine degli esami.

-Oh non mi sembra vero! – aggiunse Evy mentre Patty si sistemava togliendosi il giubbino – Finiti! Niente più incubi di matematica, niente più ripasso di tutte le materie, ora soltanto libertà!

-Ci manca solo di sapere l’esito – disse Susie ringraziando poi il cameriere che velocemente portava gli ordini.

-Non m’importa – esordì Patty – sappiamo che tutto è andato bene, l’importante è aver terminato.

-E allora – sentenziò Evy prendendo in mano un bicchiere – brindiamo alla fine degli esami!

-Alla libertà! – le fece eco Susie. 

-A noi! – proseguì Patty tra il rumore dei calici che fra loro s’incrociavano dando l’idea di tanti campanelli tintinnanti.

Erano felici, un importante traguardo era stato raggiunto, altri sarebbero arrivati ne erano consapevoli ma nella loro mente ora vi era soltanto l’idea di essersi buttate alle spalle un enorme peso.

-L’avevo detto io – affermò divertita Susie – che questo sarebbe stato un anno memorabile e non ho sbagliato. Campionato vinto, esami superati con successo e, soprattutto per qualcuna, un nuovo amore all’orizzonte!

Evy divenne tutta rossa e farfugliò:

-Mi raccomando ragazze, acqua in bocca con il resto della squadra! È presto per divulgare la notizia.

-Veramente  - balbettò Patty – lo sanno oramai quasi tutti che esci con Bruce, è stato proprio lui a dirlo prima solo a Paul e Johnny, poi lo ha saputo anche qualche altro e pian piano la voce si è sparsa.

-Ma è un cretino! – si fece scappare Evy ancora paonazza.

Le due amiche risero, Susie propose:

-Potete rendere l’unione ufficiale tra una settimana, a villa Price. Vi vedo bene entrare insieme, eleganti e sorridenti al ricevimento per il matrimonio di Chris e Mark. Vedo anche Bruce buttarsi immediatamente sul buffet.

-Piantala! – gridò Evy dandole una botta sul braccio – Sto in fibrillazione se penso a quel giorno, neanche fossi io a sposarmi.

-E io – sospirò Susie con aria sognante – dato che sono rimasta l’unica non in coppia mi limiterò ad osservare Benji che sarà stupendo vestito di tutto punto. Lo immagino in cravatta e abito scuro. Peccato parta per la Germania tre giorni dopo la festa.

Alzò gli occhi al cielo facendo scoppiare a ridere le sue amiche.

-Invece – disse Evy rivolgendosi a Patty tornando più seria  - sei andata ieri da Chris? Come vanno le cose a villa Price? 

-Sono andata nel pomeriggio – rispose iniziando a raccontare – e mi sono anche trovata lì quando è venuta la sarta per provare il vestito.

-Com’è? – domandò di getto Susie incuriosita.

-Top secret! – Patty bloccò subito le speranze di sapere qualcosa sull’abito – Non posso rivelarlo, però vi anticipo che è semplice, grazioso e corto. Adatto per una cerimonia in Municipio.

-Sarà una cerimonia molto sentita – affermò Susie con partecipazione – proprio perché intima e ristretta. 

-Vero! – esclamò Patty sbriciolando lentamente un biscotto sul tovagliolo – In Municipio saremo proprio in pochi ma vi confesso che anch’io avrei fatto questa scelta.

-Dunque – Evy iniziò a contare con le dita – tu e Holly come testimoni della sposa, Ed e Danny testimoni dello sposo, poi la mamma e i fratelli di Mark e Benji con i genitori. Undici persone!

-E gli sposi non li calcoli? – la corresse subito Susie.

-Ah giusto! – Evy si diede una lieve botta sulla testa – Quindi tredici.

-Esatto – confermò Patty – solo tredici.  

- Soltanto in Municipio tredici – replicò Susie – perché poi a villa Price saremo in tanti! All’incirca quanti?

-Oh non ne ho idea – rispose scuotendo il capo Patty – ma la mamma di Chris non ha lesinato sugli inviti.

-E il papà non ha badato a spese! – rise Evy facendo l’occhiolino.

-Non capisco la signora Price – si domandò Susie a voce alta – era così contraria al matrimonio e invece ora si sta prodigando per realizzare una spettacolare cena di nozze con tutti gli annessi e connessi.

-Ci tiene all’apparenza – spiegò Patty poco entusiasta – il marito l’ha praticamente costretta a dare il consenso e lei ha preteso almeno per la figlia una festa di quelle eccezionali. Naturalmente Chris e Mark non volevano nulla di tutto questo, fosse stato per loro dopo la firma in Municipio sarebbero scappati via nella nuova casa ma il signor Price ha un po’mediato tra le due parti e quindi sono giunti all’accordo.

Evy e Susie si guardarono perplesse poi la prima esordì:

-Ascolta Patty, raccontaci bene come sono andate le cose. Agli esami Chris sembrava serena, con noi ha parlato ed è stata tranquilla e cordiale ma sappiamo che soltanto con te può essersi confidata nel profondo. Com’è stato tornare a casa? E sua madre come l’ha accolta? Se puoi dircelo, ovviamente.

Patty sorrise e, dopo aver mangiato un altro biscotto, continuò:

-Certo che posso raccontarvelo. Il giorno della finale, a partita terminata, il signor Price è andato dai Lenders e lì c’è stata una discussione abbastanza accesa. 

-Per la questione della casa – la interruppe Susie – lo sappiamo!

-Esatto – continuò Patty – Mark non ha voluto accettare la proposta del papà di Chris che si era invece detto favorevole al matrimonio e mostrato propenso ad aiutare economicamente i ragazzi.

-Mark è un testardo! – esclamò Evy – E soprattutto è orgoglioso come pochi. Come ha cambiato idea? 

-Sono state sua madre e Chris a farlo ragionare – spiegò Patty che conosceva tutta la dinamica – la signora Lenders deve essere una donna veramente forte! E Chris ha espresso il desiderio di tornare per riappacificarsi con la famiglia, quindi Mark ha ceduto. Però a una condizione.

Le due la guardarono sorprese.

-Il signor Price – aggiunse la ragazza – ha comprato la casa ma Mark si è impegnato a ridargli i soldi nel tempo, pian piano.

-Quindi è una specie di prestito? – domandò Susie basita.

Patty fece spallucce e rispose:

-Forse, comunque questa soluzione è andata bene a tutti, per ora. La casa, mi ha raccontato Chris, è veramente carina. È un villino a due piani con un piccolo giardino attorno. Non è distante da dove Mark andrà ad allenarsi e si trova in un quartiere tranquillo della città.

Fece una pausa, sorseggiò lentamente la bibita e continuò:

-Naturalmente il signor Price ha comprato i mobili e gli elettrodomestici che sono però un suo regalo come anche tutti gli accessori per la cameretta del bambino.

-Vorrei un papà come il signor Price! – esclamò Evy sospirando.

-Io lo vorrei come suocero! – rise Susie che pensava ancora a Benji in abito elegante.

Scoppiarono a ridere ma Patty non raccontò loro tutto ciò che Chris le aveva confidato. Non disse che il signor Price, qualche giorno dopo la finale, era andato personalmente a riprendere la figlia per riportarla a casa. Durante il tragitto i due avevano iniziato a parlare a cuore aperto come mai era accaduto prima. L’uomo aveva parcheggiato l’auto prima di arrivare alla villa e, abbracciando Chris, aveva pianto insieme a lei. Non aveva nulla contro Mark ma si era detto amareggiato della situazione. Avere un bambino, così giovani, non sarebbe stata una passeggiata assolutamente. Poi si era scusato con Chris per essere stato sempre poco presente e si era ripromesso di rimanerle vicino ora, in questo momento così delicato della sua vita.

-E la madre di Chris? – domandò Evy distogliendo Patty da quei pensieri.

-Inaspettatamente è apparsa pentita e pronta ad accogliere figlia, fidanzato e futuro nipotino – rispose destando l’interesse delle amiche – quando Chris è tornata a casa si è mostrata subito amorevole e anche in ansia per la sua salute. L’ha portata dal miglior ginecologo della città che invece ha confermato il buon procedimento della gravidanza. Poi le ha affiancato un insegnante privato per recuperare le lacune scolastiche in vista degli esami che sono andati molto bene. E ora sta organizzando cerimonia e ricevimento nei minimi particolari.

-Un cambiamento radicale! – esclamò Susie attonita.

-Apparenza! – ammise Patty – Per me è tutta apparenza. Vuole salvare il salvabile. Credo che tanto abbia influito la presenza del marito e anche la vicinanza di Benji che non è più ostile nei confronti di Mark. Non chiedetemi cosa sia successo ma dopo la finale è cambiato qualcosa in lui. Penso che il mio capitano ne sappia molto ma non me lo rivelerà mai!

Le altre due approvarono con lo sguardo poi fu Evy a chiedere:

-La signora Price ha poi incontrato Mark?

-Ancora no – rispose Patty – ma fra tre giorni ci sarà un pranzo alla villa dove le due famiglie si conosceranno ufficialmente. Non vorrei essere nei panni di Mark! E in quelli di Chris…

-Hai tutto pronto per il matrimonio? – le chiese Susie curiosa – Sei la testimone della sposa non una qualunque!

Patty annuì, Evy iniziò:

-Il vestito?

-Pronto! – rispose la ragazza con enfasi.

-Le scarpe?

-Pronte!

-La borsetta?

-Pronta! – e Patty si stava stancando ma rideva.

-Il bouquet per la sposa? – s’intromise Susie.

-Tutto pronto! – disse infine a voce più alta – Ho fatto tutto!

Soltanto una cosa non aveva fatto e non riguardava le nozze dell’amica.

Ancora non aveva parlato al capitano riguardo Barcellona e il loro futuro.



 

La sera prima, quando era da Chris e l’ammirava in abito da sposa, rimasta sola con lei in camera riuscì a confidarsi teneramente.

-Sei silenziosa Patty – le aveva detto la giovane Price – qualcosa ti turba.

Non voleva darle preoccupazioni ma Chris divenne insistente. E Patty parlò.

-Ricordi? Quante volte abbiamo discusso sul nostro futuro – iniziò Chris dopo aver ascoltato i suoi dubbi  – e sulle scelte da compiere! A me sembrava tutto lontano e soffuso e invece la vita mi ha posto davanti subito qualcosa all’apparenza insormontabile. A me, che mai avevo fatto una scelta importante da sola.

-Sono convinta – sussurrò Patty – che tu abbia fatto la scelta migliore.

-E’stata la scelta del cuore – affermò con forza Chris – ma non avrei mai potuto farcela senza il sostegno di Mark. Mi ripetevi sempre che non dovevo escluderlo e che le decisioni vanno prese insieme. Ora sono io che ti dico di andare a parlare con il tuo capitano.



 

Quella sera, dopo aver lasciato Evy e Susie, si era diretta a casa di Holly.

Suonò al citofono. 

Attese.

Doveva abituarsi ad attendere.

Avrebbe aspettato, lo avrebbe aspettato.

Due anni?

Sarebbero passati in fretta.

Erano insieme, quello era l’importante.  




 

  

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Capitolo 33
*** Perdonare ***


 

 

 

-Non farmela mettere! – supplicò Ted mentre la mamma lo inseguiva attorno al tavolo della cucina con una giacca scura in mano – Sembro un pagliaccio con quella addosso!

-Vieni qui e piantala di fare storie – ordinò la donna già esausta – ormai sei grande e in un’occasione come questa una giacca devi indossarla.

-Non potrò muovermi bene, mi sento le braccia imbrigliate – continuò a piagnucolare ma la mamma intanto lo aveva bloccato e gli infilava con forza la prima manica. 

Ted guardò con una punta d’invidia il fratellino che, seduto accanto a Nat, si gustava tutta la scena. Matt aveva soltanto nove anni e poteva permettersi di andare a pranzo a villa Price in pantaloni e t shirt bianca. Lui invece di anni ne aveva tredici e, secondo le teorie della mamma, doveva assolutamente mettere una giacca.

-Così stai molto meglio – esclamò la signora Lenders sistemandogli il colletto – ricorda di camminare con la schiena diritta e non buttare in avanti le spalle. 

Il ragazzino sbuffò per poi andare vicino alla sorella che esordì sorridendo:

-Non ci siamo mai vestiti così eleganti, io ho addirittura le scarpe con un mezzo tacco!

E sollevò il piede roteandolo attorno alla caviglia. 

La mamma intanto ripeteva loro per l’ennesima volta le raccomandazioni.

-Nat, quando saremo lì, non parlare troppo e soprattutto non parlare a vanvera. Non fare commenti inappropriati e non ridacchiare senza senso. Matt non avventarti sul cibo a tavola, mastica a bocca chiusa e ringrazia sempre chiunque ti offra qualcosa. Salutate con gentilezza sia l’autista che ci verrà a prendere sia le cameriere che serviranno il pranzo. E siate educati e gentili con i signori Price, portate rispetto e comportatevi bene.

-Il papà di Chris ci è molto simpatico – affermò la ragazzina – ma la mamma credo non sia tanto  cordiale!

-Questi apprezzamenti non vanno fatti Nat! – la rimproverò subito la madre – Non puoi giudicare una persona che non conosci e non hai mai visto. E comunque, qualunque cosa accada, non fate commenti a voce alta e non replicate fra di voi. Chiaro? Ci tengo che i miei figli facciano una buona impressione in casa d’altri, oggi ci tengo ancora di più. Stiamo andando a un incontro molto molto importante.

-Io vado, a dopo! – Mark era sceso velocemente e si dirigeva verso la porta pronto a uscire, tutti si voltarono.

-Dove vuoi andare così! – urlò la mamma fermandolo sulla soglia.

-A prendere la macchina – rispose il ragazzo con naturalezza.

-Non ti presenterai vestito in quel modo a villa Price?- domandò la donna con fare minaccioso. 

Mark indossava infatti sopra a dei pantaloni scuri una maglietta sportiva con le maniche arrotolate, Ted subito asserì a gran voce:

-Se neppure Mark ha la giacca non vedo perché debba metterla io!

-Non preoccuparti mamma – la rassicurò il ragazzo con aria però contrariata – camicia, cravatta e giacca sono in macchina, non voglio sciuparle. Prima di arrivare mi cambierò, tranquilla non ti farò fare una pessima figura!

-La pessima figura sarai tu a farla Mark! – lo rimproverò la madre – Giurami che ti sistemerai per bene e che non varcherai quel cancello in queste condizioni! E soprattutto vedi di toglierti di dosso quell’umore nero che ti porti dietro da diversi giorni, non puoi entrare lì seccato e scontroso.

-Devo pure essere felice e sorridente? – fece ironia lui – Sto andando da una donna che non mi sopporta, che farebbe del tutto per mandarmi via il più lontano possibile da sua figlia e da un uomo che crede di essere onnipotente solo perché può comprare qualunque cosa sia in vendita sulla faccia della terra! Devo gioire?

La mamma scosse la testa tentando di replicare ma Mark era un fiume in piena.

-Sono giorni – continuò il ragazzo – che ti stai affannando per preparare i vestiti per oggi e per il matrimonio. Hai fatto il lavaggio del cervello a tre bambini su come devono comportarsi e quello che non devono dire, hai speso soldi inutilmente per il parrucchiere e altre sciocchezze simili quando sai benissimo che tanto non andremo a genio a quelle persone anche se andassimo lì ricoperti d’oro. Lo sanno che siamo poveri, che siamo diversi da loro e non saremo mai come loro.

Il tono di Mark era aggressivo, pieno di rabbia e la mamma, affranta, riuscì soltanto a dire sottovoce:

-Stai sbagliando Mark, non è come pensi. 

Lui aprì la porta e uscendo le comunicò:

-Vado, voi aspettate la macchina che vi manderà il signor Price.

Dopo pochi passi sentì la mamma dirgli:

-Fallo per Chris, almeno fallo per lei.

Andò via mentre la donna, rientrata in casa, corse di sopra per non farsi vedere in lacrime dai tre ragazzini che, attoniti, avevano assistito a tutta la scena. 

Ted, nel silenzio più assoluto, si sistemò meglio il bavero della giacca mentre Nat col capo chino si guardava la punta delle scarpe lucide e nuove.

-Ehi – la chiamò Matt – ma in quei telefilm sciocchi che vedi sempre in Tv quando qualcuno si sposa non sono tutti felici e contenti?

-Sono appunto sciocchezze – rispose Nat seria – la realtà è diversa.

E, alzandosi, andò alla finestra ad attendere l’auto mandata dal signor Price.






 

Si ritrovò nuovamente davanti a quel cancello imponente, come quella sera.

Aveva parcheggiato un po’ distante, si era cambiato in macchina ed era arrivato a piedi. Non aveva più la moto, l’aveva venduta per comprarsi quell’auto usata, con un bambino in arrivo era stata la decisione più ovvia. Era un modello vecchio ma almeno era sua e non un qualcosa ottenuto per gentile concessione del signor Price.

Suonò e nell’attendere si aggiustò quell’odioso nodo alla cravatta. Era stato Ed ad insegnargli a farlo durante un ritiro della Nazionale. Warner era uno che ci teneva all’abbigliamento e nelle grandi occasioni amava vestirsi con stile. Mark invece avrebbe indossato la stessa maglietta e un paio di jeans in ogni circostanza.

-Fallo per Chris – la voce della mamma  riecheggiava nella sua testa in continuazione.

Se stava lì, davanti a quel cancello, era solo per Chris, soltanto per lei.

Gli aprirono, percorse il vialetto proprio come allora ma questa volta non c’era il simpatico Lucky a gironzolargli attorno. Vide invece Benji intento ad armeggiare con alcuni vasi di fiori accanto al portico. Si avvicinò, l’altro sollevò lo sguardo e con stupore esclamò schernendolo:

-Caspita che eleganza! Devi per caso sposarti?

Poi divertito lo salutò con calore.

-Benarrivato! – e fece per stringergli la mano.

Mark, con una stretta decisa, rispose con sarcasmo:

-Da quando ti hanno declassato a giardiniere?

-Mi piace occuparmi delle piante – specificò Benji – quando ho tempo mi diverto così, è un hobby come un altro.

-Non lo avrei mai detto – proseguì Lenders – di vederti un giorno coltivare rose e tulipani sotto il portico di casa tua.

-Ed io non avrei mai immaginato – disse allora Price – di riceverti qui in grande stile perché stai per diventare il marito di mia sorella! Comunque questi sono gerani, sei abbastanza ignorante in materia.

Indicò i fiori nei vasi mentre Mark gli replicò immediatamente:

-Che fai? Sfotti?

Benji fece di no col capo rispondendo:

-Scherzavo! Da dopo la finale ho ormai seppellito l’ascia di guerra.

I due si guardarono senza rancore, anzi sul volto di Mark quasi s’intravedeva un mezzo sorriso. Benji quindi continuò ironizzando:

-Non pensare però di diventare mio amico! Mi chiederesti troppo!

A quel punto si misero a ridere per poi voltarsi sentendo la voce di Chris che li chiamava.

La ragazza veniva verso di loro insieme a Lucky, era raggiante, si percepiva perfino da lontano. Indossava un abitino color verde pastello, le scarpe basse e aveva i capelli raccolti in una mezza coda.

-Che mai ci troverà in te – esclamò Benji osservando la sorella che si avvicinava – proprio non l’ho capito!

-Vedi che continui a sfottere! – lo redarguì Mark però un poco teso.

Era la prima volta quella che tutti e tre si trovavano insieme, faceva un certo effetto ad ognuno di loro.

Chris si gettò tranquillamente fra le braccia di Mark cercando le sue labbra per un casto bacio che però mise in imbarazzo il giovane, restio ad effusioni in pubblico. Baciare Chris davanti a Benji poi, era abbastanza particolare e forse strano.

-Mi sei mancato, non puoi capire quanto! – esordì Chris invece decisa e sicura di sé.

Scansandosi un poco dai due, Benji disse a Lucky:

-Andiamo a fare un giro amico mio, qua siamo di troppo!

Lo stava incitando a muoversi ma dalla porta principale uscirono i signori Price. Il ragazzo allora pensò fosse giusto rimanere.

-Carissimo Mark – iniziò l’uomo salutando a gran voce – ti stavamo aspettando. Vieni, entra in casa sei il benvenuto!

Lo raggiunse per poi accompagnarlo personalmente all’entrata facendogli strada assieme a Chris mentre la signora Price era rimasta sull’uscio.

Si trovò faccia a faccia con la donna che, con espressione contrita, cominciò il suo discorso di scuse:

-Ti prego di perdonarmi Mark, vorrei non aver mai detto certe parole quella sera e spero tu possa dimenticare il mio comportamento a dir poco spregevole. Ero solo confusa, amareggiata e prevenuta nei tuoi confronti. Sappi che sono e sarò sempre lieta di accoglierti in casa mia. Sono felice tu sia qui.

Chiosò con un sorriso mentre Mark si ripeteva nella mente la frase della mamma:

-Fallo per Chris, almeno fallo per lei.

Alzò la testa e stringendo la ragazza a sé rispose:

-Se oggi sono qua è perché ho già perdonato.

La signora Price ringraziò, poi i due giovani entrarono in casa seguiti da Benji che aveva lasciato Lucky correre in giardino.

Rimasta sola sulla soglia la donna esitò un poco, attese di essere affiancata dal marito per dirgli:

-Allora, come sono andata? Ti sono piaciuta?

Lui, senza scomporsi, rispose di getto:

-I corsi di recitazione che hai frequentato da ragazza ti sono serviti a qualcosa!

-Mi prendi anche in giro? – replicò stizzita – Sto facendo del mio meglio ma devi sapere che mi costa un’immensa fatica! Sai benissimo anche te che Chris meritava molto ma molto di più. Si è comportata da irresponsabile e ne pagherà tutte le conseguenze. Non potrà mai essere un matrimonio felice questo!

-Sicuramente sarà migliore del nostro! – esclamò il marito divertito.

-Sei odioso! – gli urlò in faccia la donna indispettita e seccata.

-Fai silenzio – continuò il signor Price – e ora vedi di ricevere come si deve anche la mamma e i fratelli di Mark. Non voglio tu metta in difficoltà quella donna quindi evita commenti inappropriati e ridicoli discorsi classisti. Sono stato chiaro?

-Di cosa mai potrò parlare con una persona lontana da me anni luce! – sentenziò la moglie – Di sicuro non m’intratterrò con lei a lungo come faccio con le mie amiche.

Sospirò per poi chiedergli in tono provocatorio:

-Ci tieni davvero tanto a questo incontro?

-Sì ci tengo – affermò l’uomo con decisione – la signora Lenders vale più di te e tutte le tue stupide amiche messe insieme. E ora sbrigati, entra in casa con me.

Questa volta fece silenzio e seguì il marito, la giornata era ancora molto molto lunga. 







 

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Capitolo 34
*** Una giornata movimentata ***


 

 

 

-L’avevo detto io che era una principessa! – esclamò Matt con gli occhi sbarrati e le mani appiccicate al vetro della macchina per vedere meglio quella villa che, imponente e maestosa, appariva proprio come un castello delle fiabe.

L’auto aveva varcato il cancello e, percorso lentamente il viale, si era fermata davanti all’abitazione dei Price. 

La signora Lenders aveva atteso che l’autista le aprisse la portiera e poi era scesa raccomandando ai ragazzi di fare lo stesso, senza correre e schiamazzare.

Erano tutti e quattro davanti al portico, in piedi e si guardavano attorno meravigliati ma anche molto smarriti e spaesati.

-Migliore di ogni aspettativa! – sussurrò Nat incantata dal giardino così in ordine e curato nei minimi particolari.

-Dove sarà la piscina? – chiese Ted sistemandosi le maniche dell’odiata giacca, l’avrebbe volentieri tolta per un tuffo immediato.

-Fermi e non muovetevi – subito la mamma riprese con le raccomandazioni – dobbiamo aspettare i signori Price, loro ci faranno strada.

In quel momento dalla porta principale venne fuori Chris, sollevò il braccio per salutarli e si diresse verso di loro.

-C’è Chris! – gridò Matt e immediatamente le corse incontro.

L’abbracciò, anche gli altri due si precipitarono dalla ragazza che nel giro di pochi secondi si ritrovò circondata e travolta da un uragano di affetto.

La mamma era invece fortemente imbarazzata perché insieme a Chris erano usciti i suoi genitori e poi anche Benji e Mark.

-Ci sei mancata tantissimo – le disse Matt che non voleva staccarsi da lei.

-Anche voi – rispose Chris guardandoli sorridendo – sono così felice siate tutti qua. Spero passerete una bella giornata. Nat sei proprio carina con questo vestito e tu Ted addirittura con la giacca! Sembri un lord inglese.

Il ragazzino compiaciuto arrossì un poco mentre Chris li lasciò un attimo per rivolgersi alla signora Lenders.

-Mi fa un immenso piacere vederla qui – esordì la giovane sinceramente commossa – che non riesco a trovare le parole da quanto sono contenta.

-Oh sono io a non riuscire a parlare – rispose la donna – è stato un onore ricevere questo invito da parte della tua famiglia.

-Ci siamo tutti! – esclamò intromettendosi il signor Price che,  da padrone di casa, iniziò a fare le presentazioni ufficiali.

-Ma che bei ragazzini! – sorrise la mamma di Chris dopo aver accolto i suoi ospiti – Scommetto non abbiate mai visto un giardino così grande e una villa come questa!

Il marito emise subito un colpo di tosse come per rimproverare la donna ma Matt fu svelto a rispondere:

-No, non li abbiamo mai visti perché siamo poveri. Lo sa benissimo signora che siamo poveri, perché ce lo domanda?

-Chiedi scusa Matt – lo richiamò la mamma imbarazzata – non ci si rivolge così.

La signora Price era già seccata mentre Mark, pronto a difendere il fratello, stava cominciando a replicare fermato prontamente da Chris.

-Vieni qui Lucky – gridò Benji precedendo tutti – qui!

Il cane che girovagava vicino al portico accorse al richiamo del ragazzo.

-Che bello! – esclamò Matt seguito da Nat che lo volle accarezzare.

-Vi va di fare un giro del giardino insieme a Lucky? – propose Benji sotto lo sguardo rasserenato e complice di suo padre – Seguitemi!

I  ragazzini non se lo fecero ripetere due volte e corsero subito dietro a Benji assieme al cane che pareva conoscerli da sempre perché saltellava festoso e abbaiava ai loro richiami.

La signora Lenders si sentì in parte risollevata ma dall’altra preoccupata per ciò che i tre avrebbero potuto combinare in sua assenza.

-Lasciamoli giocare – esclamò il papà di Chris con tono cordiale – si divertiranno di più fuori che in casa! Noi intanto entriamo, prego.

Fece cenno di avanzare mentre la mamma di Mark, con una punta d’ansia, guardava ancora i suoi figli che si allontanavano dietro la villa.

-C’è una naturale attrazione fra i bambini e i cani – sussurrò la signora Price –  davvero incredibile!

La sua ospite annuì sorridendo ma quel sorriso sapeva molto di timore reverenziale.

Mark, mani in tasca e nodo della cravatta già quasi allentato, mostrava insofferenza e seguì Chris in casa come andasse al patibolo.








 

Il giardino era ancora più immenso di quanto avevano immaginato. Camminavano a passo svelto dietro a Benji che, in fondo, preferiva esser lì con loro che ad ascoltare i discorsi relativi al matrimonio da parte dei suoi genitori.

-La piscina dov’è? – domandò Nat incuriosita voltandosi allegra.

-Sul retro – rispose Benji – ci stiamo dirigendo proprio là.

-Peccato non aver portato il costume! – esclamò Matt rimproverato immediatamente dalla sorella.

-Dobbiamo essere eleganti – gli disse piccata – non in costume da bagno!

Benji rise divertito asserendo:

-Invece avreste potuto indossarlo, non c’è nulla di male. Mio padre non vi vieterebbe mai un tuffo in piscina.

-Nostra madre invece sì! – aggiunse Ted con tono deciso – Sapessi quanto ha insistito per farmi mettere questa giacca!

-Oh puoi toglierla – lo incitò Benji – comprendo il tuo impaccio. Senza sarai più libero di correre e divertirti.

-Se lo dici tu – esclamò esultante il ragazzino – la levo subito.

E si sfilò finalmente quell’ingombro sotto gli occhi allibiti della sorella.

-Cosa dirà la mamma? – Nat era stupita e preso da parte Ted lo redarguì – Dobbiamo essere impeccabili.

-Me l’ha detto Benji di toglierla, non uno qualunque – replicò Ted con sicurezza – lui stesso indossa una polo e dei pantaloni sportivi!

-Ma lui ha classe! – se ne uscì Nat a bassa voce osservando il ragazzo che davanti a loro si muoveva deciso tra Matt e Lucky – Lo vedi come è attraente e affascinante anche in abiti semplici! 

-Tu sei in fissa coi portieri! – la derise il fratello – Prima Ed, adesso pure Benji.

-Idiota! – gridò lei strattonandolo per un braccio.

Ted rise ancora di più aggiungendo:

-Non hai da sempre sognato di sposare Ed Warner?

-Certo che sposerò Ed – rispose con piglio sicuro – ma che ci posso fare se Benji è figo!

Si rincorsero schernendosi l’uno con l’altra fino ad arrivare alla tanto sospirata piscina.








 

Sulla terrazza intanto, la signora Price illustrava le disposizioni per il ricevimento di nozze.

-La ditta di catering che ho contattato è una delle migliori in assoluto. Da quella parte – e indicò un angolo del giardino – farò sistemare i tavoli dove verrà servita la cena a buffet, dall’antipasto ai dolci. 

-Per queste cose – la interruppe ridendo il signor Price – mia moglie è imbattibile! Potrebbe fare tranquillamente l’organizzatrice di eventi.

La mamma di Mark si limitava ad annuire gentilmente e approvare tutto ciò che veniva detto.

-La cerimonia in Municipio non durerà molto – continuò la Price – quindi avremo tutto il tempo per venire qui e ricevere gli ospiti. Pensavo anche ad un aperitivo a bordo piscina.

Chris e Mark, un po’ in disparte, seguivano tutta la conversazione.

-Questo fatto – disse lui a bassa voce alla ragazza – che tua madre debba decidere ogni dettaglio sul nostro matrimonio mi dà ai nervi.

-Ti prego – sussurrò Chris – non ricominciare! Abbiamo deciso di assecondarla per evitare ulteriori discussioni.

-Abbiamo deciso? – replicò Mark – Tu e tuo padre avete deciso.

-Ma eri d’accordo! – esclamò lei innervosita.

-Qualcosa non va? – cinguettò la signora Price avendo percepito un malessere da parte della figlia.

-Sai mamma – provò a parlare Chris – io e Mark ci eravamo immaginati qualcosa di più semplice, più intimo.

-Più semplice di così? – il tono della donna era quasi sprezzante – Solo centosessanta invitati, una cena in giardino e un paio di fuochi artificiali è il minimo sindacale.

-A noi sarebbe bastata una festa con i ragazzi della squadra e gli amici più vicini – balbettò Chris mentre suo padre tentò di smorzare gli animi annunciando:

-Pensiamo a oggi, al nostro incontro e al pranzo che ci attende! Cara, fai portare tutto l’occorrente per un brindisi qui in terrazza.

Non fece in tempo a terminare la frase che da sotto udirono le voci di Nat e Ted.

-Matt è caduto in piscina! Mamma, Matt è caduto in piscina!

Accorsero tutti, trovarono Benji e Matt zuppi. Il ragazzo aveva ripescato il bambino che era scivolato in acqua, ora entrambi si stavano togliendo i vestiti ovviamente bagnati.

Il signor Price fece condurre il piccolo all’interno, ordinò di far portare degli asciugamani e mandò l’autista a comprare degli abiti per Matt, dato che non aveva un cambio.

-Sta andando tutto nel peggiore dei modi – si lamentò in privato con i tre figli la signora Lenders mentre aiutava il minore a rivestirsi – una figuraccia dietro l’altra!

Erano nella camera per gli ospiti, Matt aveva potuto asciugarsi e sistemarsi, Ted e Nat lo avevano accompagnato insieme alla mamma.

-Adesso non vi muoverete più! – intimò loro la donna esausta e furente – Dopo neppure un’ora che siamo qui siete stati capaci di far alterare la signora Price, correre in giardino con il cane e sporcarvi giacca e abiti, e tu Matt addirittura cadere in piscina e far bagnare pure quel povero Benji.

-Però Matt – puntualizzò la ragazzina – ha rimediato dei pantaloni e una maglietta nuovi che costeranno un sacco di soldi! Se lo sapevo che andava così ci cadevo anch’io in piscina!   

-Nat sei una sciocca! – urlò furiosa la madre – Il signor Price è stato fin troppo generoso, non capite che per me è tutto così umiliante. 

Questa volta non riuscì a trattenere le lacrime, sotto gli occhi dei tre ora sinceramente afflitti e dispiaciuti.

Bussarono alla porta, era Chris.

-Sono venuta a vedere se siete pronti per venire in terrazza – annunciò facendo capolino – papà vuole fare un brindisi.

-Ascolta – disse più calma la signora Lenders sforzandosi di sorridere – forse è meglio che andiamo via, abbiamo già creato molto disturbo.

-Cosa? – la giovane s’intristì all’istante – Non deve neanche pensarlo! Anzi, è bene che i ragazzi abbiano corso e riso, vuol dire che si sono sentiti liberi di farlo come a casa loro. Io vorrei che qui vi sentiste a vostro agio e non stretti dentro sciocche convenzioni. E poi a Benji non può aver fatto male un bagno e mio padre non lo vedevo così divertito da tempo!

-Tua madre però – specificò la signora Lenders – non la penserà proprio in questo modo.

-Mia madre pensa anche un sacco di sciocchezze – replicò Chris cercando di essere rassicurante – non datele troppo peso.









 

-Finalmente possiamo brindare ai futuri sposi! – disse con slancio il signor Price mettendosi accanto a Mark e Chris mentre sua moglie, dopo quegli inconvenienti, non vedeva l’ora di sedersi a tavola per poi chiudere la pratica e liquidare tutti.  

-Attendiamo soltanto che la cameriera porti l’aranciata per i bambini – continuò l’uomo - e, dopo un piccolo aperitivo, potremo scendere di sotto per il pranzo.

-Ecco la nostra Jody – specificò la signora Price vedendo la domestica arrivare in terrazza con i bicchieri e una bottiglia.

Quando la cameriera si avvicinò dal suo volto si percepì stupore trovandosi di fronte la mamma di Mark che conversava con il padrone di casa.

Dopo un imbarazzo iniziale, la Lenders salutò gentilmente:

-Ciao Jody, come stai?

Quella, non sapendo se rispondere o meno, guardò di sfuggita il signor Price come per cercare la sua approvazione.

-Sto bene – sussurrò con timore – grazie.

-Vi conoscete? – domandò l’uomo mentre tutti erano pronti all’ascolto.

-Sì – affermò la Lenders – ci siamo conosciute anni fa, lavoravamo entrambe per una ditta di pulizia delle scale. Jody è una persona eccezionale, in quel periodo mi aiutò anche economicamente con un prestito. Mi fa tanto piacere rivederla.

-Io sono così felice – disse l’altra acquistando coraggio – non sapevo fosse tuo figlio il fidanzato della signorina.

La signora Price mugugnò qualcosa ma il marito esclamò:

-Che simpatica coincidenza! Fermati a brindare con noi cara Jody.

Scosse la testa vergognandosi ma l’uomo insistette mentre la moglie, esterrefatta, cominciava a balbettare con sarcasmo:

-Brindare con la domestica? Allora perché non con il giardiniere! E l’autista?

-Hai ragione cara – disse con enfasi il signor Price – facciamoli venire a festeggiare con noi, è bello condividere la nostra gioia!

Nel giro di qualche minuto tutto il personale di servizio fu chiamato sulla terrazza per brindare. Si era creata una piacevole confusione tra sorrisi, chiacchiere e Lucky che correva avanti e indietro inseguendo Matt.

-Hanno lavorato insieme - ripeteva tra sé e sé la signora Price osservando allibita quel miscuglio di gente che stazionava sulla sua bella e ampia terrazza - in una ditta di pulizie! È un incubo, ditemi che è soltanto un brutto sogno!

-Ora possiamo andare a pranzo – annunciò il signor Price dopo quel breve e improvvisato brindisi con i suoi dipendenti che non la finivano di congratularsi e ringraziarlo per averli resi partecipi della festa.

-Non starai bevendo troppo? – domandò alla moglie mentre tutti avevano iniziato a scendere di sotto – Ti osservavo, sarà il terzo bicchiere!

-Lasciami stare – gli ordinò lei – devi solo lasciarmi stare!

-Che hai? – il tono dell’uomo era scherzoso – Sei l’unica ad essere di cattivo umore, dovresti gioire invece!

-Gioire? – ripeté irritata – E per che cosa? Perché mi sto imparentando con un’amica della mia domestica? 

Il signor Price, ancora più divertito, annuì.

-Ti detesto – aggiunse la donna – tu non ti rendi conto minimamente di cosa mi hai obbligata a fare, acconsentire a queste nozze!

Prese di nuovo il bicchiere, finì l’ultimo sorso e poi lo scaraventò a terra.

Ora era pronta a sorbirsi anche il pranzo.












 

  

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Capitolo 35
*** Il migliore del mondo ***


 

 

 

 

Osservavano attentamente la cameriera che, con diligenza, metteva nei piatti quella pietanza sconosciuta e poco invitante. La signora Price aveva detto con enfasi il nome dell’antipasto ma era in francese e i tre non avevano compreso proprio nulla.

Seduti dalla parte opposta del padrone di casa attendevano il loro turno confabulando a bassa voce tentando di evitare altri spiacevoli inconvenienti.

-Non capisco – chiese Matt al fratello sussurrando – perché più la gente è ricca e meno è pieno il piatto.

-Funziona così – rispose Ted mentre guardava la porzione data alla mamma – negli ambienti altolocati non bisogna abbuffarsi. 

-Perfetto! – bisbigliò Nat – Credo proprio che neppure l’assaggerò quella schifezza!

Ted le diede una gomitata perché la mamma aveva già fatto cenno di far silenzio e il signor Price li aveva osservati per ben due volte.

Tutti gli adulti erano stati serviti, il papà di Chris annunciò:

-Ragazzi, per voi avrei pensato ad un menu alternativo. Hamburger e patatine, che ne dite?

-Sì! – urlò Matt seguito dagli altri due balzando su dalla sedia.

La mamma fece cenno loro di calmarsi mentre la signora Price li squadrava dall’alto in basso. Mark stava zitto, Chris invece era sorridente e felice di veder gioire così i tre ragazzini. Benji, dopo aver visto portare gli hamburger, disse a Nat che le era seduta accanto:

-Quasi quasi mi sposto nel gruppo dei bambini!

-E’ dura essere grandi – gli rispose scherzando lei prendendo il ketchup desiderosa di metterlo in enorme quantità sulle patatine.

Iniziarono quel pranzo senza ascoltare più i discorsi degli adulti. Il signor Price li aveva anche autorizzati a mangiare con le mani. In quel momento c’erano soltanto loro e dei grossi hamburger che aspettavano di essere divorati.

Terminato il tutto si ritrovarono in giardino, gli adulti erano rimasti dentro a bere e parlare di chissà cosa e loro avevano avuto il permesso di uscire.

-Metti nella tua borsetta! – disse Matt con fare furtivo alla sorella tirando fuori dalla tasca un involucro voluminoso.

-Ma è unto! – gridò Nat prendendo in mano quella cartata misteriosa.

L’aprì, dentro vi erano un mucchio di patatine appiccicate.

-Cosa hai fatto! – lo rimproverò Ted – Ti vuoi portare via il cibo!

-Non abbiamo potuto mangiarle tutte per essere educati – sospirò il piccolo – allora ho pensato di metterle in un fazzoletto. Domani saranno ancora buone.

-Se lo scopre la mamma! – esclamò Nat riponendole però dentro la borsetta.

Si guardarono, si sentivano come tre ladri, scoppiarono a ridere.









 

Chris, seduta sotto il portico all’ombra, fu raggiunta da Mark.

-Ti sei già cambiato! – esclamò la ragazza vedendolo arrivare in tenuta sportiva – L’idea della partitella per far divertire i bambini avuta da papà ha riscosso successo!

-Almeno ho tolto giacca, cravatta e tutto il resto – specificò lui andandole accanto.

-Ora vedrai mio padre – disse Chris divertita – si metterà in porta, farà il simpatico con battute su battute e si lascerà segnare da Ted o da Matt. Quando eravamo piccolini faceva così poi Benji, crescendo, si mise lui a fare il portiere e papà non è mai riuscito a segnargli un goal! 

Mark sorrise, abbassò la testa e affermò:

-Anche mio padre giocava a calcio con me, amava stare in porta come il tuo. Era un bel periodo quello, poi è finito tutto.

Chris gli prese la mano e, appoggiandosi sulla sua spalla, disse:

-Se può consolarti pure mio padre ha smesso presto di giocare con noi. Andava, tornava poi di nuovo spariva! Non è mai stata una presenza fissa.

-Almeno ora può rimediare – replicò Mark lentamente – lui può.

-Ma adesso – proseguì Chris determinata – sarai tu che potrai giocare con nostro figlio, non vorresti?

Mark allora le sorrise e, dopo averci pensato su un po’, rispose:

-Certo che vorrei!

La baciò teneramente per poi però ribadire:

-Come farò se sarà una bambina? 

-Che cambia? – Chris strabuzzò gli occhi.

-Non potrò giocarci a pallone – ribatté Mark – il calcio non è uno sport per signorine!

Allibita la ragazza si staccò da lui per alzarsi e, con le braccia incrociate al petto, lo fissò con aria di sfida dicendogli:

-Puoi sempre imparare a giocare con le bambole!

Ridendo la raggiunse per riprendere a baciarla felice come non mai.








 

Pronto per quella partitella, il signor Price si era cambiato, aveva indossato una tuta e si stava dirigendo in giardino.

-Dunque – esordì Benji con tono scherzoso precedendolo sulle scale – ti metti tu in porta e prima fai segnare Matt e poi Ted? Dopo ci penserò io a farmi fare goal da loro.

-Ormai – rispose il padre – ti stai abituando a farti segnare volontariamente?

Il ragazzo si fermò guardandolo in silenzio, il signor Price disse:

-L’ho capito che alla finale ti sei fatto far goal da Mark, avevate scommesso?

-Più o meno – rispose il giovane scuotendo il capo – diciamo che riflettendo ho ritenuto giusto farmi da parte e porre fine a un astio senza senso.

L’uomo approvando gli mise una mano sulla spalla.

-Tranquillo, non lo confesserò a Mark – aggiunse il padre sospirando – visto il suo orgoglio non accetterebbe mai di aver segnato per tua concessione!

-Ed io – continuò Benji – non gli dirò che dei soldi della casa che pian piano ti restituirà non spenderai mai neppure una piccolissima parte, è così?

Il signor Price provò a dire qualcosa ma il figlio lo precedette:

-Andranno tutti al bambino per il suo futuro, giusto? Gli aprirai un conto.

-Come fai … - balbettò il padre – cioè come l’hai capito?

-E tu come hai capito che mi sono fatto far goal di proposito? – ribatté Benji – La verità è che, seppur spesso siamo stati lontani, ci conosciamo bene papà!

Lo sguardo del signor Price era fiero, diede una pacca sulla spalla al figlio e uscì di casa con lui per disputare quella simpatica partitella.









 

All’ombra Chris si gustava quella partita improvvisata insieme alla signora Lenders e Nat che, seduta per terra, aveva accanto Lucky ormai diventato il suo migliore amico.

Il signor Price, stremato ma desideroso di portare a termine la gara, aveva incassato goal da tutti e poi, spostatosi in attacco, non era riuscito a segnare a un Matt particolarmente euforico.

Tra la confusione generale Chris si era alzata e, avendo visto sua madre vicino al roseto, l’aveva raggiunta.

-Tuo padre – iniziò a dire seccata la donna – impazzirà per questo nipotino! Se è capace di ridursi in quello stato per far divertire due ragazzini praticamente estranei mi immagino cosa potrà fare con tuo figlio!

Chris rise di cuore.

-Mamma – le disse poi – perché non ti rilassi anche tu! Proprio non ci riesci a toglierti di dosso quella maschera che porti ogni giorno. Tu non sei così fredda, lo so, a modo tuo sai provare affetto.

La signora Price rimase colpita da quelle parole, sfiorò delicatamente il viso della figlia e tornò ad osservare il marito alle prese con il pallone.

-Guarda che non ho cambiato idea – affermò dopo degli attimi di silenzio la donna – stai sbagliando tutto Chris.

La giovane si voltò non capendo.

-Fra te e Mark – ribadì la madre – non può durare. Acconsento al matrimonio ma soltanto perché costretta! 

-Mamma ti  prego – replicò Chris – ancora con questa avversione immotivata verso di lui!

-Eccolo là! – sbraitò la signora Price indicando Mark – Come puoi sposare uno così!

-Così come? – s’innervosì Chris.

-Così rude, così dozzinale – cominciò la donna – e vestito in quel modo!

-Ma mamma – ribatté la ragazza – sta giocando a pallone, cosa doveva indossare la cravatta anche ora?

-No ma almeno – rispose stizzita l’altra – una maglietta normale non con quelle odiose maniche arrotolate! Non le sopporto! Fammi un favore digli che in casa mia non dovrà più entrare con quelle maniche arrotolate così!

Furiosa si allontanò mentre Chris, tra una risata e l’altra, si chiedeva se mai sua madre avrebbe un giorno accettato Mark per quello che era.









 

-Che giornata da ricordare! – sospirò Nat sdraiata sul lettino a bordo piscina insieme ai due fratelli dopo quella partitella improvvisata.

-Tra poco andremo via – disse Ted dispiaciuto – l’autista stava preparando la vettura e prendeva accordi con la mamma.

-Pensate che il signor Price ci inviterà nuovamente o ci siamo comportati troppo male? – domandò Matt ripensando alla sua caduta in acqua.

Ted fece spallucce, Nat ipotizzò:

-Al papà di Chris siamo simpatici è la moglie che non ci sopporta.

-Io ci tornerei qui, è un posto favoloso! – esclamò il piccolo ridendo con gli occhi.

Nat non parlò più, guardò il cielo, era limpido e da quella posizione le pareva di esserne parte insieme alle nuvole e al vento che lambiva il suo vestito. Aprì le braccia e rimase ferma, sdraiata.

-Che fai? – le chiese Ted stupito.

-Fingo di volare – rispose immediatamente lei.

-Lo fa anche sul terrazzo di casa nostra – rise Matt specificando – quando la mamma ci manda a stendere i panni lassù. Dice che si sente libera!

-Qui non siamo in alto! –  replicò Ted con forza.

-Ma qui tutto è più bello – asserì la ragazzina con la voce spezzata.

Il fratello allora poggiò la schiena sulla sdraio e guardò anche lui il cielo, non voleva andar via. Matt, seduto in terra, si riposava godendosi il silenzio.

-Certo che – esordì Ted dopo una lunga pausa – il bambino di Mark e Chris sarà veramente fortunato!

-Perché? – domandò subito la sorella non alzandosi dal lettino.

-Perché? – Ted era stupito – Perché potrà venire qua sempre e con un nonno come il signor Price avrà regali su regali.

-Non ci avevo pensato! – esclamò Nat sbalordita saltando immediatamente in piedi.

-Potrà fare il bagno in piscina e giocare con Lucky – cominciò ad elencare Ted – mangiare hamburger, patatine e dolci.

-Il signor Price gli regalerà vestiti – aggiunse Nat con aria sognante.

-Giocattoli – continuò Matt.

-E qualunque cosa lui o lei desidererà – chiosò quindi Ted.

-Anche un viaggio a Parigi a Disneyland? – chiese il piccolo con tono squillante.

-Ma certo! – rispose il fratello – Al signor Price basta alzare il telefono e prenotare.

Matt sbarrò gli occhi, allora Ted mimando con la mano una cornetta provò a fare la voce un po’ bassa:

-Pronto, sono il signor Price. Avrei bisogno di due biglietti per Disneyland. Prenoto il prossimo volo e l’hotel a cinque stelle.

Risero ma era la verità. Il signor Price l’avrebbe fatto. Per il nipotino questo e altro.

-Che fortuna! – e Nat se ne vergognava ma provava un po’ d’invidia.

-Il signor Price sarà il nonno migliore del mondo – asserì Ted.

-E’ già – ripeté la sorella – il nonno migliore del mondo.

A quel punto Matt scattò in piedi e, con rabbia, gridò:

-Siete due stupidi!

-Che ti prende? – domandò la sorella – Calmati.

-Sei impazzito? – Ted non capiva quel comportamento.

-Il signor Price – Matt aveva le lacrime agli occhi – sarà il nonno migliore del mondo soltanto perché papà non c’è più! Papà è morto altrimenti sarebbe stato lui il migliore in assoluto.

E scappò via lasciando i due senza parole a bordo piscina. 

Corse veloce dietro la villa, piangeva. Si fermò arrivato dove vi era una piccola casetta in legno, una specie di magazzino per gli attrezzi. Si sedette su uno scalino e, col respiro ancora affannato, tentò di calmarsi. Non c’era nessuno, neppure Lucky, poteva continuare a singhiozzare lentamente. 

-Matt, cosa è accaduto? – il signor Price, uscito dal retro, aveva subito notato il piccolo seduto in lacrime.

Il ragazzino, in imbarazzo, tentò di inventare qualcosa ma l’uomo lo aveva raggiunto preoccupato domandando nuovamente:

-Cos’hai? Che è successo?

-Ho litigato con Ted e Nat – rispose guardandolo di sfuggita.

Il papà di Chris allora si mise seduto con lui e, scompigliandogli i capelli con affetto, affermò sorridendo:

-Tra fratelli è normale, capita! E perché avete litigato?

Matt esitò un poco poi si fece coraggio e disse:

-Per causa vostra signor Price.

-Mia? – l’uomo era meravigliato, il bambino spiegò sentendosi però in confidenza:

-Nat e Ted dicono che voi sarete il nonno migliore del mondo ma io credo che, fosse vivo mio padre, sarebbe lui il migliore. Non si offenda però!

Il signor Price fece un’espressione di stupore, guardò in terra e poi asserì:

-Penso tu abbia ragione.

Il ragazzino parve sorpreso, l’uomo continuò:

-Vedi Matt, non sono stato un buon padre. Mi sono sempre occupato di lavoro, di affari e spesso sono stato assente. Quando i miei figli avevano bisogno di un sostegno, di una parola di conforto io non c’ero. Ho tentato di compensare queste mancanze con regali, con cose materiali mi capisci? E invece loro volevano soltanto la mia presenza e spesso non l’hanno trovata. 

Il bambino lo fissava stupito ma sentiva nascere una complicità inaspettata con quell’uomo che ora gli sembrava così fragile e impotente.

-Per il mio nipotino – aggiunse il signor Price – vorrei esserci sempre. Naturalmente gli farò dei regali, e molti, ma mi piacerebbe passare del tempo con lui e parlarci come stiamo facendo noi due adesso.

Matt annuì e, ormai più calmo, disse:

-Anche mio padre non ci è mai stato con me, io non l’ho conosciuto.

-E invece – spiegò il signor Price – è stato più presente di quanto tu immagini.

Il ragazzino spalancò la bocca ma l’uomo continuò a parlare:

-Vedi, ci sono assenze che pesano ma col tempo riescono a diventare presenze. Io credo che il tuo papà, seppur per poco, con il suo esempio abbia lasciato un ricordo indelebile in chi ha avuto la fortuna di averlo accanto e anche te, che non lo hai conosciuto, puoi sentilo vicino e beneficiare dei suoi insegnamenti.

Matt era incantato da quelle parole ormai non singhiozzava più.

-Penso proprio – concluse il signor Price – che io e tuo padre saremmo potuti essere buoni amici.

-Lo credo anch’io! – asserì con forza Matt mentre l’uomo gli prendeva la mano e lo spronava ad alzarsi.

Camminarono lungo il vialetto a passo lento apprezzando entrambi la compagnia l’uno dell’altro.

-Posso farvi una domanda? – chiese il ragazzino che, alla risposta affermativa del signor Price domandò:

-Regalereste al vostro nipotino un viaggio a Disneyland a Parigi?

-Certamente – fu la risposta immediata dell’uomo.

A Matt s’illuminarono gli occhi, voleva dire qualcosa ma fu preceduto dal signor Price che propose:

-Avrei bisogno di un aiutante, me ne intendo poco di giochi e divertimenti per bambini. Che ne dici, verresti con me?

Matt si fermò e gridò con gioia:

-Certo che verrei!

-Perfetto! – chiosò l’altro – Allora ti prometto che faremo questo viaggio, io, te e il nostro nipotino o nipotina.

-E a Ted e Nat non lo diciamo? – rise il piccolo divertito.

-Sarà un nostro segreto – rispose ammiccando l’uomo.

Allora Matt con la felicità stampata sul volto sussurrò:

-Vi voglio bene, signor Price!

-Anch’io – disse l’uomo consapevole che la sua vita, forse, stava prendendo una strada migliore.


 

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Capitolo 36
*** Epilogo ***


 

 

 

-Siete elegantissimi – disse con orgoglio la mamma di Patty alla figlia e a Holly che, entrambi sulla porta di casa, stavano per uscire – perfetti per fare i testimoni!

Sistemò per l’ultima volta la gonna della ragazza e ribadì:

-Mi spiace però che voi giovani non siate amanti delle cerimonie tradizionali, i riti al tempio hanno un’atmosfera così magica che non sono paragonabili a nessun altro luogo.

-Mamma sei antica! – rispose scherzando Patty – In Municipio tutto è più veloce.

-Avete sempre fretta! – costatò la donna col sorriso sulle labbra.

-Non aspettarmi sveglia – comunicò la giovane dopo averle dato un bacio sfuggente – faremo molto tardi. Il ricevimento a villa Price si protrarrà fino a notte fonda!

-Portate i miei migliori auguri agli sposi – chiosò la signora Gatsby salutando i due ragazzi, osservandoli uscire insieme.





 

-Il cielo è grigio – affermò Patty durante il tragitto – non vorrei venisse a piovere!

-La probabilità è alta – asserì Holly scrutando delle nuvole nere – quelle non promettono nulla di buono.

-Sarebbe un vero peccato – Patty era dispiaciuta – il ricevimento si svolgerà in giardino e la pioggia rovinerebbe proprio tutto!

-Ma avranno previsto un’alternativa! – esclamò il capitano con tranquillità – La signora Price avrà studiato la sistemazione nei minimi dettagli.

-Chris mi ha detto che c’è la possibilità di stare al coperto – spiegò Patty – ma perderemmo la bellezza del giardino di sera, con le luci e l’eleganza del posto. Evy e Susie non aspettano altro! Abbiamo fantasticato per giorni insieme e ora la pioggia manderebbe all’aria tutto! 

-Anche Bruce attende con ansia il ricevimento, anzi con fame! – disse Holly ridendo – Per lui va bene comunque, la pioggia non farà diminuire le pietanze!

Patty allora pensò subito a Evy, preoccupata di tenere a bada il suo ragazzo, e a Susie, persa dietro a un Benji certamente tra i più belli e ammirati della festa.

Salendo le scale del Municipio strinse forte il braccio del suo capitano, era felice.





 

Nella sala adibita per la cerimonia trovarono Mark con la sua famiglia assieme a Ed e Danny. Patty scambiò due parole con la signora Lenders mentre Holly era intento a parlare con lo sposo e i suoi due testimoni.

-Sta arrivando Benji – esclamò ad un certo punto Nat guardando verso l’entrata.

-Allora andiamo ai nostri posti – esortò Patty – perché sicuramente, a momenti, farà il suo ingresso la sposa.

Infatti subito dopo giunse la signora Price, impeccabile e obiettivamente perfetta, ma l’attenzione fu tutta per Chris che, sorridente e solare, entrò al braccio del padre.

Patty si era ripromessa di non commuoversi ma fu impossibile. Come fu  inevitabile veder scendere le lacrime sul volto della mamma di Mark e l’emozione negli occhi del signor Price. Qualcuno notò anche l’espressione intenerita della madre di Chris. E poi l’intesa tra lo sposo e Benji, sembrava quasi che Mark attendesse l’approvazione dell’altro.

-Cosa mai si saranno detti dopo la finale! – bisbigliò Patty al capitano il quale non rispose perché era talmente contento per quell’unione quasi si sentisse responsabile per aver dato quel giorno a Chris il biglietto con il numero di telefono di Mark.  

Un applauso sincero da parte dei presenti chiuse la breve cerimonia.

-Tieni Patty – le disse Chris lanciandole il bouquet dopo vari saluti e abbracci con i familiari – una tradizione occidentale dice che se lo ricevi sarai la prossima a sposarti!

-Che emozione – sussurrò lei rigirandosi tra le mani quel mazzolino di fiori e guardando il suo capitano.

A piccoli gruppetti iniziarono ad uscire dal Municipio, destinazione villa Price.

-Sta diluviando! – esclamò Chris con rammarico sul portone – La pioggia ci perseguita.

E si voltò verso Mark che, aperto l’ombrello, la strinse a sé per ripararla da quell’acquazzone.

-Com’era quella storia? – le domandò lui – Due innamorati al primo appuntamento, con la pioggia …

-Se due innamorati – ripeté con gioia Chris – al primo appuntamento vengono sorpresi dalla pioggia, sono destinati a non lasciarsi mai più!

Sorrisero entrambi, Mark la baciò per poi chiederle:

-Sei pronta ad affrontare la pioggia con me?

-Prontissima – rispose Chris con decisione.

Scesero i gradini sotto l’ombrello, insieme, per poi entrare velocemente nell’auto che li stava aspettando.

Holly e Patty, fermi sul portone, li avevano seguiti con lo sguardo quasi commossi.

-Avete bisogno di un ombrello? – domandò loro il signor Price affiancandoli.

-No, grazie – fu la pronta risposta di Holly – lo abbiamo con noi.

-E’un vero peccato – esordì Patty rivolta all’uomo – questo tempaccio rovinerà il ricevimento!

Il papà di Chris fece il gesto di aprire le braccia in segno di rassegnazione per poi dire: 

-In questa circostanza mi viene in mente un proverbio che ripeteva spesso un mio collega italiano.

Holly e Patty, incuriositi, ascoltarono in religioso silenzio. 

-Questo mio collega e amico – spiegò il signor Price – mi raccontava che dalle sue parti un antico detto recitava così.

Fece una pausa perché voleva tenere in mente bene le parole, quindi scandì:

-Sposa bagnata, sposa fortunata!

Patty approvò sorridendo mentre Holly, guardando in alto, asserì:

-Di fortuna allora ne avranno veramente tanta!

La pioggia infatti stava cadendo giù a secchiate.

-Cosa fai lì fermo e impalato! – si sentì gridare, era la signora Price che di corsa e nervosa veniva verso il marito.

-Dobbiamo sbrigarci – lo esortò con tono isterico – questa maledettissima pioggia mi costringerà a cambiare ogni cosa! La ditta di catering dovrà spostare tutto quanto al chiuso. Niente lampioncini accesi, niente aperitivo a bordo piscina, niente fuochi artificiali! E soprattutto centosessanta invitati da ricevere in taverna. 

Prese l’ombrello dalle mani dell’uomo e continuò a lamentarsi:

-Arriveremo zuppi, avrò i capelli sfatti e il vestito bagnato.

Scese i  primi tre gradini lentamente, con la paura di scivolare.

-Vieni ad aiutarmi! – urlò al signor Price fermandosi – E chiama quello stupido di autista, dove mai sarà finito?

Il marito, con tono arrendevole ma in fondo anche divertito, confessò ai due giovani:

-Al mio di matrimonio c’era un sole che spaccava le pietre!

Patty e Holly scoppiarono a ridere provando compassione per l’uomo che, sotto l’acqua, tentava di calmare la moglie facendola scendere pian piano le scale.

Anche Ed e Danny intanto erano fermi sul portone, gustandosi la scena.

-Chissà – chiese Patty sognante a voce alta – come sarà il tempo al nostro matrimonio!

-Dobbiamo aspettare ancora due anni per saperlo – affermò il capitano. 

-In alternativa – s’intromise Ed ammiccando – ci sono le chiavi della mia casa al mare! 

 

FINE


Qui termina questa mia storia. 

È stato un percorso per me di crescita e di evoluzione. 

Sono felice di averlo fatto insieme a voi. 

Insieme a chi ha letto, a chi ha recensito, a chi l’ha messa tra le preferite, tra le ricordate, tra le seguite, a chi mi ha sostenuto con messaggi privati, siete stati davvero tanti. 

Grazie. 

Grazie anche a chi leggerà prossimamente. 

Non sono brava nei saluti e nei ringraziamenti quindi non aggiungo altro, diventerei retorica. 

Comunque ho in cantiere un sequel, ringrazio già chi vorrà accompagnarmi in questa nuova avventura.

Con affetto!

Francy 






 

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