Detective Love

di cosmoladyy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 1 ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 2 ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 3+ spazio autrice ***



Capitolo 1
*** PROLOGO ***


PROLOGO Quella mattina d'inverno i fiocchi di neve cadevano come pioggia e ricoprivano i tetti delle dimore di persone che, gelando, cercavano calore dinanzi i loro focolari. Tuttavia quella non fu una mattinata come le altre di inizio anno, anzi, era speciale, ma non perché ci fossero eventi in programma, festività particolari o impegni da portare a termine. Quel giorno fu uno dei più memorabili della storia per la capitale degli Stati Uniti. I notiziari, come ogni giorno, informavano la città di Washington degli avvenimenti che la vedevano come protagonista, tuttavia quella mattina, alle 7:15 precise del mattino, il telegiornale della casa Collins diede delle notizie terrificanti. Lilian era appena uscita dalla doccia, inconsapevole delle 30 chiamate da parte della sua migliore amica, quando decise di alzare il volume della televisione che vedeva al centro di un grosso tavolo la giornalista Portman alle prese con una delle notizie più sconvolgenti di sempre. "E sono qui, tristemente, per informare il popolo di Washington delle vicende accadute la scorsa notte che vedono protagonista la famiglia Reed sconvolta per la scomparsa della giovane Katherine Marie Reed, figlia del grande imprenditore Lucas Micheal Reed" A quella notizia gli occhi di Lialian strabuzzarono e subito corse verso il suo telefono per contattare immediatamente la sua migliore amica. Nell'intento di correre perse addirittura l'asciugamano che le ricopriva il corpo ben slanciato e proporzionato, ma Lilian quasi non se ne accorse tanto la sua mente era rimasta alle parole della giornalista. Il telefono non fece in tempo a squillare che subito la voce squillante di Ashley irruppe nelle orecchie della sua amica. "O mio Dio!" iniziò ad urlare Ashley e Lilian la potè immaginare camminare per tutta casa con in mano la cornetta del telefono. "Ashley, dimmi che hai sentito anche tu cosa hanno detto al telegiornale" disse Lilian interrompendo la sua amica nel momento di urla sconvolte. >"Lilian, io non posso crederci, cioè Katherine...sono senza parole... non hanno trovato il corpo,ma ti rendi conto, stiamo parlando della stessa persona...Lilian io non penso di-" rispose la sua amica in preda ad affanni pesanti segno del suo quasi infarto. "Okay calmati adesso, tu ne sapevi qualcosa?" chiese Lilian toccandosi i capelli bagnati in preda al terrore del momento. Non poteva credere che la sua amica dell'infanzia fosse sparita all'improvviso, ma soprattutto non poteva credere che l'avesse scoperto tramite i notiziari. Katherine Reed, oltre ad essere stata una grande amica di lei e della sua migliore amica, era anche una donna d'affari, nonché celebrità, conosciuta in tutti gli Stati Uniti per via del suo cognome importante. Addirittura suo padre, uno dei fondatori dell'azienda Reed Biden, era uno dei migliori amici del presidente d'America. Per tale ragione il fatto che la sua scomparsa avesse fatto tanto scalpore non stupì la bionda donna alle prese con la sua migliore amica. Sapeva l'importanza di quella notizia e sapeva ancora di più che le sarebbe aspettato un grosso lavoro fra le mani. "Ieri notte mi ha contattato Matias disperato chiedendomi se avessi visto sua sorella nelle ultime ore e io non capivo dato che eravamo state tutto il tempo al pub. O mio Dio, ma dove eri finita? Ti avrò chiamato così tante volte, ero spaventato e lo sono tutt'ora. Dio, ma come è potuto succedere?" continuò lei prolugandosi sempre di più con le parole miste allagitazione che provava in quel momento. "Ashley aspetta, non capisco che-" ma i suoi interventi per fermare le chiacchiere della sua amica fallirono miseriamente. "Mio Dio Lilian, pensi che mi faranno domande? Ma certo che me le faranno..." "Ashley, potresti farmi parla-" venne interrotta nuovamente. "Avrò bisogno di un avvocato, adesso chiamo subito Meredith Spencer e la faccio venire qui, sì, penso che farò così" continuò agitandosi sempre di più Ashley. "Ashley cazzo!" urlò fuori di sé Lilian che quando Dio stava distribuendo la pazienza lei si stava prendendo un Martini. Secondi di silenzio e Lilian inizò a pensare che la sua amica avesse riattaccato dato che aveva alzato il tono della voce e Ashley odiava quando lei si comportava in questo modo con lei. Ashley in generale odiava gli atti di violenza o qualsiasi suo derivato, era una donna tranquilla e pacata che ricorreva alla dolcezza in ogni momento della sua vita. Lilian mai aveva visto la sua amica tanto agitata come lo era in quel momento al telefono, avrebbe voluto consolarla anche se non aveva ancora compreso la situazione, ma era nuda nella sua cucina a fissare la televisione che ora trasmettava una pubblicità sui pannolini. "Ashley, adesso respira e tranquillizzati, andrà tutto bene. Con calma spiegami cosa è successo e risolviamo tutto insieme lo sai" cercò di consolarla come meglio poteva. "Potremmo vederci? Ho bisogno di tre borracce di caffè o penso che sverrò e avrò un infarto" rispose lei invece facendo sghignazzare la sua amica. "Ashley, non sverrai e tantomeno non avrai un infarto. Tra mezz'ora devo essere a lavoro, ci vediamo tra un quarto d'ora da Angels, va bene?" le domandò Lilian accorgendosi di essere totalmnete nuda e cercando quindi l'asciugamano per coprirsi. "D'accordo" rispose la sua amica per poi riattaccare. Lilian poggiò il telefono sulla penisola della cucina per poi sbuffare amaramente, la giornata non era nemmeno iniziata e già aveva troppe cose a cui pensare. *** "Stanotte ho ricevuto una chiamata da Matias. Stava piangendo, era completamnete distrutto quel ragazzo, mi ha chiesto dove fosse Katherine o se l'avessi vista nelle ultime ore. Io e Katherine eravamo uscite per andare in un pub vicino Takoma, ci siamo divertite e poi verso le 2 p.m. abbiamo preso un taxi per tornare a casa. A quanto dice Matias, però, non è mai tornata a casa. Hanno avvisato la polizia che la sta cercando ovunque, tu non ne sapevi nulla?" Lilian e Ashley sederono in un piccolo tavolo dentro il loro bar preferito, Angels, e discussero su quanto accaduto la scorsa notte. Lilian ascoltò attentamente preoccupata per le condizioni della sua migliore amica che non smetteva di tremare per via del panico. Doveva essersi spaventata molto quando ricevette quella chiamata da parte del fratello di Katherine. "Io sono...ehm...sono stata occupata stanotte" rispose Lilian imbarazzata. Certo che era stata occupata. Aveva avuto una cena romantica con un bell'uomo, una cena che poi era finita a casa di lui con una battaglia sotto le lenzuola tra gemiti e tocchi passionali. Ma questo decise di ometterlo nella loro conversazione. "Immagino quali impegni" disse Ashley sorridendo leggermente facendo diventare le goti di Lilian di un rosso acceso. "Comunque..." cercò di cambiare discorso onde evitare di parlare ancora della sua notte passionale "verrai sicuramente interrogata dalla polizia, potrebbe darsi che tu sia stata l'ultima persona a vedere Katherine per l'ultima volta" il che rendeva la situazione ancora più difficile dato che poteva essere una sospettata. "Pensi che lei...ecco...tu pensi che lei sia...sì beh, hai capito cosa intendo" disse titubante Ashley torturandosi le mani. "Ashley, solo perché non è tornata a casa non significa che sia morta o altro, sicuramente sta bene, tu non devi preoccuparti se non ad aiutare la polizia nella sua ricerca" cercò di consolarle i pensieri tumultuosi. "Ti occuperai tu del caso?" domandò Ashley sorseggiando tremolante il suo caffè. Lilian sospirò pesantemente non sapendo cosa rispondere dato che lei si occupava pressocchè di cose molto più macabre che una semplice scomparsa. "La ritroveranno, Ashley" Essendo un personaggio influente, Katherine verrà cercata fino allo sfinimento e nessuno si arrenderà, sorpattutto la sua famiglia che avrà già messo in atto tutto ciò che è il loro potere. *** Il direttore vuole vederti affermò Sam, la segretaria di Lilian, quando quest'ultima entrò nel suo ufficio con vista il centro iperattivo di Washington. "Brutte notizie?" chiese Lilian poggiando il suo cappotto sulla sedia vicino la scrivania. "Non ne ho la più pallida idea" rispose Sam per poi dileguarsi lasciandola in quello spazio dalle pareti bianche fra le sue preoccupazioni. Di rado il direttore Brown la convocava nel suo ufficio se non per notizie sconvolgenti o comunque qualcosa di negativo. Prese il suo bicchere colmo di caffè macchiato e se lo portò sulle labbra per poi assaporare il gusto della sua bevanda calda. Chiuse gli occhi per dei secondi e poi si diresse di scatto verso il corridoio che portava all'ufficio del direttore. Bussò due volte e quando la voce impetuosa dell'uomo disse "Avanti!" lei varcò la soglia mettendo in evidenza il suo miglior sorriso. "Buongiorno direttore Brown" proruppe una volta all'interno della stanza. "Oh detective, sempre un piacere rivederla" rispose lui sulla sua poltrona girevole di pelle nera sorseggiando il suo whisky. Il direttore Brown lavorava per l'FBI da almeno 20 anni, ma era rimasto sempre lo stesso, solo con molti più capelli bianchi, una voce più stanca e gli occhi più pesanti. "Si accomodi" le ordinò e lei si sedette. "Ha ascoltato i notiziari, Collins?" domandò l'uomo fissandola da sotto i suoi grossi occhiali rotondi. "Non molto a dir la verità" rispose sincera Lilian incrociando le mani sul suo ventre piatto. "Oh... è molto importante ascoltare le notizie della mattina, Collins" disse il direttore Brown tra un sorso e un altro della sua bevanda arancione. Lilian si chiese per quale motivo stesse parlando di notiziari e iniziò a pensare che forse stava accennando qualcosa sul caso Reed, anche se improbabile dato che non aveva alcun senso discuterne con lei. Un caso così importante a livello internazionale richiedeva una certa esperienza e nonostante Lilian fosse una delle migliori, non era lì da molto. "È scomparsa una donna ieri, Katherine Marie Reed, molto influente nel campo del commercio come ben sai. Insomma, un personaggio molto importante. Questo è il suo fascicolo" porse a Lilian una cartella giallastra con dentro diversi fogli Non riusciva a comprendere per quale motivo stessero parlando della sua scomparsa, non era quello il suo campo, inoltre doveva anche occuparsi di alcuni eventi terroristici che erano accaduti a Brooklin circa la settimana precedente. Aveva molto da fare insomma. "Direttore, non capisco, perché mi sta parlando della scomparsa di Reed?" chiese Lilian. "Perché da oggi dovrai occuparti di questo, detective Collins. Non stiamo parlando di una semplcie scomparsa, stiamo parlando della sparizione improvvisa di una delle donne più influenti degli Stati Uniti, nonché amica stretta di Joe Biden. Inoltre questo caso deve finire nelle mani di persone eccellenti, come richiesto dal presidente d'America stesso, e io non lo affiderei in altre mani se non le tue" Lilian restò inerdetta per diversi secondi cercando di capire se aveva ascoltato bene o meno. Voleva davvero che lei si occupasse del caso della sua amica? Lo aveva rihciesto il presidente? Non avrebbe mai immagiantoi che il direttore Brown riponesse così tanta fiducia nei suoi confronti. "Inoltre ci sarà una promozione per lei, Collins, nel caso riuscisse a risolvere questo grande rompicapo. Lei capisce sicuramente che a capo di tutto questo ci sono persone molto influenti, fra cui proprio il presidente, e che quindi deve dare tutta se stessa nella ricerca della donna" continua il suo discorso l'uomo sorseggiando altro whisky. Lilian vide tutti i suoi sogni realizzarsi per un attimo, avrebbe voluto con tutta se stessa quella promozione che tanto attendeva da quando era entrata nel dipartimento. "La ritroveremo, direttore Brown" disse sicura di sé Lilian facendo sorridere l'uomo dinanzi a lei. "Non avevo dubbi" rispose il direttore sorridendo sotto i baffi. Lilian si alzò, ma prima che uscisse una domanda le frullava nella testa. "Perché mi ha affidato un caso di sparizione?" Lilian sapeva che c'erano molte altre persone competenti in questo campo che avrebbero fatto un ottimo lavoro e sicuramente il direttore Brown avrebbe scelto loro. La sua vera domanda era perché avesse scelto proprio lei fra i tanti, eppure il suo lavoro le ha insegnato in questi anni che meno domande si fanno, più risposte si hanno. "Perché potrebbe trattarsi di omicidio, detective Collins" "Tre qualità: efficienza, responsabilità, determinazione. Il caso è suo detective" continuò.

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Capitolo 2
*** CAPITOLO 1 ***


LILIAN'S POV "Non dovresti raccontarmi del tuo appuntamento romantico con quel biondino?" è da ormai più di dieci minuti che Ashley mi fa la stessa domanda senza alcuna risposta. Vuole a tutti i costi sapere i dettagli più intimi della notte trascorsa con quel pompiere, ma di sicuro non otterrà ciò che vuole. "Ashley, ti prego" la imploro di smetterla mentre mi gusto la mia insalata di pollo nel mio ufficio. Sono impegnata nel caso Reed da più di tre giorni, non mi sono fermata nemmeno per un istante e Ashley, vedendomi a pezzi, ha deciso di portarmi il pranzo. E fra risate e battutine di poco gusto da parte sua, cerco di rilassarmi. "Sei così stanca" mi dice improvvisamente la mia migliore amica facendomi smettere di ridere. "Ashley, ne abbiamo già parlato" le rispondo io ricordandomi la nostra conversazione del giorno prima. Ashley è convinta che la mia voglia di ottenere la promozione mi stia dando troppo alla testa e che alla fine mi giocherò la salute mentale e fisica. Tuttavia le ho spiegato tante altre volte che per me il passo decisivo per la mia carriera è proprio questo e che non ho bisogno di altro se non trovare Katherine e portarla sana e salva a casa. "Dico solo che potresti prenderti una pausa ogni tanto invece che stare fra queste scartoffie h24"continua lei mangiando le sue patatine fritte con il bacon. "Stare h24 sulle mie scartoffie, come dici tu, mi porterà ad un salto strategico per il mio lavoro" le rispondo ironicamente lanciandole un pezzo di carta. Sì alle volte mi sento di essere una vera e propria bambina. "Avete trovato qualcosa di utile?" domanda Ashley riferendosi al caso. "Sai che non mi è consentito parlare di questo con persone al di fuori del campo" le rispondo facendola rabbuiare. So che per lei conta moltissimo che la ricerca vada a buon fine, dopotutto parliamo di una delle sue più grandi amiche, tuttavia ancora non le ho detto che potrebbe non trattarsi di una semplice sparizione improvvisa, ma di altro. Non ho potuto riferirle quanto mi è stato detto dal direttore Brown: "Perché potrebbe trattarsi di omicidio, detective Collins" o del fatto che dopo 3 giorni di una scomparsa le probabilità che la vittima sia ancora viva sono scarse. Le avrei sicuramente spezzato il cuore e sinceramente vedere Ashley stare male per qualcosa che poi non è nemmeno certo mi ucciderebbe. "è solo che sono passati tre giorni dalla sua scomparsa e sono così preoccupata" mi confessa lei abbassando gli occhi sulle sue mani sporche d'olio. "Ashley, vedrai che la ritroveremo al più presto" provo a confortarla, ma con scarsi risultati. Passate le 72 ore dalla scomparsa a preoccuparsi non è solo lei, ma addirittura anche il presidente degli USA che ha promesso al padre di Katherine, suo grande amico, che l'avrebbe aiutato in tutti i modi possibili. Per questo motivo è stata coinvolta l'FBI, è stata messa in mezzo una promozione e soprattutto si è tanto determinati nel ritrovare la donna scomparsa. "Se posso fare qualcosa" interrompe il silenzio Ashley anche lei determinata ad aiutarci. "Hai già fatto tanto, hai parlato e confessato ciò che sapevi, ora tocca a me risolvere questo caso. Tu devi solo pensare a te stessa e ai tuoi alunni che sicuramente non vogliono vederti preoccupata e pensierosa mentre leggi loro poesie di Emily Dickinson" le dico facendola ridere sguaiatamente. "Sei proprio una scema" continua lei ridendo fino a farsi uscire le lacrime agli occhi. "Penso proprio che ora debba andar via e lasciarti ai tuoi doveri, detective Collins" dice Ashley una volta finito di mangiare e io annuisco. "Arrivederci professoressa Cooper" Nonostante siano stati dei bellissimi minuti di pausa, devo continuare ad indagare e lavorare sul caso. La promozione dovrà essere mia. Prima di andare via Ashley mi chiocca due baci sulla guancia e poi mi sussurra: "Trovala, Lilian" e va via lasciandomi immersa fra documenti di ogni genere. *** Un improvviso bussare alla porta mi fa alzare di scatto dalla sedia. Sono quasi le 3 p.m. e io mi sono appisolata degli istanti sulla mia scrivania. Non dormo da più di 30 ore e sono esausta, penso che a breve il mio cervello andrà in tilt. "Avanti" urlo con voce impastata dal sonno e dinanzi ai miei occhi mi appare la figura robusta di Sam con una scatola rosa e un bicchiere di Starbucks fra le mani. "Ho pensato di portarti qualcosa, ti ho preso il tuo solito caffè macchiato al caramello e dei muffin ripieni di crema" mi dice lei poggiando tutto sul piccolo tavolino all'ingresso dato che la mia scrivania è colma di tutto ciò che ci si può immaginare. "Sei così premurosa Sam, ti ringrazio molto" le rispondo sorridendo. La dolcezza di questa donna mi stupisce giorno dopo giorno, è bello sapere che qualcuno ti pensa e ti porta qualcosa che possa renderti felice, come ad esempio il mio amato caffè. Sam è qui con noi da circa un anno, è stata assunta subito dopo che la mia ex segretaria ha deciso di dare le dimissioni. La sua scusa? Era troppo pigra per fare ciò che andava fatto e io di sicuro non sarei stata al suo passo. Cosa si aspettava in un dipartimento di polizia chiamato FBI? Si aspettava sicuramente di portare caffè e dolcetti a chiunque, ma non è questo il lavoro che doveva compiere. "Oh Sam, prima che tu vada, potresti portarmi i fascicoli sul tassista che abbiamo interrogato ieri sera? Devo averli cancellati per sbaglio nel mio drive" le chiedo cortesemnte. "Arrivo subito" risponde lei e io le mimo con le labbra un semplice grazie. Prima che io possa fare qualunque altra cosa la porta si apre di scatto facendomi sobbalzare. Le figure di due uomini irrompono nella stanza seguiti dal direttore Brown con in mano una valigetta argentata. Mi alzo di scatto facendo cadere a terra tutti i fascicoli che erano sulle mie gambe. "Oh Cielo, scusatemi" dico io abbassandomi per raccogliere tutto. Non poteva andarmi peggio, entrano uomini sconosciuti affiancati dal mio capo e io parto subito con il piede sbagliato facendo cadere a terra diversi fogli importanti. Bella prima impressione. "Signori, lei è la detective Collins che in questo momento si sta occupoando del caso Reed" dice il direttore rivolgendosi ai due uomini in giacca e cravetta. Mi avvicino a loro e porgendo la mano mi presento. "Salve" i due uomini mi squadrano da testa a piedi e inizio a pensare che forse c'è qualcosa che non va. Saranno i miei pantaloni sgualciti? O forse la camicia bianca leggermente sbottonata sul davanti? Probabilmente sarà la mia coda bionda arruffata. Ma cosa vogliono che si aspettino? Una donna in tailleur con uno chignon sempre perfetto invece di una cosa sciatta? "Collins, loro due sono gli agenti Smith e Thorne e sono qui per parlarle" mi informa Brown distogliendomi dai miei milli pensieri insensati. Vogliono parlare con me? E per quale motivo? "Prego accomodatevi" dico loro andando a sedermi sulla mia poltroncina dietro la scrivania. "Lei si sta occupando del caso Reed, detective Collins?" domanda uno dei due, quello con le spalle più esili e con le orecchie a punta. Fa quasi ridere il suo aspetto un po' goffo, ma mi riprendo immediatamente quando punta i suoi occhi color ghiaccio nei miei. È alquanto pauroso ammetto. "Sì, mi occupo della scomparsa di Katherine Reed, proprio come le ha già accennato il direttore Brown " prima rispondo guardandolo dritto negli occhi non temendo alcuna reazione. "Sono passate 72 ore dalla scomparsa della signora Reed e non è ancora stata ritrovata. Tuttavia un nostro professionista ha deciso di sua spontanea volontà di occuparsi del caso e insieme al direttore Brown abbiamo fatto un accordo" mi informa l'uomo esile tirando fuori dalla valigetta del direttore Brown diversi fascicoli dalla copertina verde. "Queste sono le informazioni che sono state raccolte dal nostro detective" mi informa l'altro uomo, più robusto e più scuro di pelle, porgendomi i vari documenti. Non capisco il motivo per il quale sia stato messo in mezzo un altro detective, me la sto cavadno piuttosto bene e sto facendo di tutto per ritorvare Katherine. Ma così mi stanno solo mettendo pressione e poi perché io non ne sapevo nulla?. "Scusatemi, io non ero al corrente che ci sarebbe stato qualcun altro al mio fianco" rispondo dubbiosa guardando il mio capo grattarsi la nuca in segno di disagio. Prima che possa aprire bocca, però, viene preceduto dall'uomo robusto che credo sia l'agente Smith. "Detective Collins, il nostro investigatore ha trovato informazioni completamnete diverse dalle sue e potremmo quasi definirlo un grande passo in avanti per la risoluzione del caso. Con questo non stiamo dicendo altro che-" lo interrompo con tutta la calma di questo mondo. "Mi sta dicendo che sono dimessa dal caso, agente?" lo guardo sicura di me, ma con la paura fra le gambe. Non ho intenzione di perdere questa grande opportunità, non posso perdere la promozione che mi attende, cercherò di fare il possibile, ma questo caso deve restare a me a qualunque costo. "Collins, non è questo quello che abbiamo concordato. Essendo lei uno dei migliori detective di questo dipartimento abbiamo deciso, di comune accordo anche con il presidente, che in due potrebbe essere molto più veloce ed efficiente" risponde il direttore al posto dell'agente facendomi ancora mettere dubbi in testa. "Questo cosa vorrebbe dire qundi? Che dovrò collaborare con qualcuno? Andiamo, sono sempre stata sola in ogni caso affidatomi e ho lavorato benissimo. Cosa c'è di diverso questa volta?" "Io continuo a non capire. Mi sto occupando perfettamente del caso e sono sulle tracce di un uomo chiamato Taylor Scott che,a quanto pare, è stato l'ultima persona a parlare con Katherine Reed. Devo solo riuscire a rintracciarlo. Posso benissimo continuare da sola e non penso che collaborare sia-" vengo interrotta bruscamente dall'uomo esile che inizia a farmi saltare i nervi. Pazienza? E cos'è? Calma Lilian o vieni licenziata prima di alzarti da questa sedia. "Lei non deve pensare, deve semplicemente agire. I frutti che sono dati dalle sue ricerche sono stati essenziali per il nostro detective che è riuscito a contattare il signor Scott e ad avere informazioni essenziali per il caso. Come le abbiamo detto prima, siamo ad un passo avanti a lei" dice presuntuoso e fiero di quanto detto. Le vene sul mio collo iniziano a pulsare violentemente segno della rabbia che sto provando in questo momento nei confronti di quanto ho ascoltato. Le mie ricerche sono state condivise con qualche demente ignorante che ha deciso di occupare il mio posto, io non posso starmente qui in silenzio e non dire una parola. "Signori, avete divulgato delle mie ricerche?" domando con denti stretti cercando di controllare il mio istinto che alle volte diventa fin troppo animalesco. "Detective, ci è stato assegnato un compito ben preciso. Ritrovare Katherine Reed. Di comune accordo con il direttore Brown abbiamo pensato che fosse meglio dare maggior spazio al nostro detective, un professionista notevole devo ammettere, il quale è riuscito a trovare informazioni che potrà leggere nei fascicoli che vi abbiamo dato" mi spiega l'agente. Appena vedo questo detective che tanto elogiano lo farò a pezzi quanto è vero che mi chiamo Lilian Collins. Ma come si sono potuti permettere di assegnare il mio caso a qualcun altro senza nemmeno il mio consenso. Sono quasi 3 anni che lotto per ottenere quel posto e la promozione può aiutarmi, ma se devo contenderla con qualche bastardo che per di più ha usato le mie ricerche per favorire le sue non ci sto. "Collins, ciò che le stiamo dicendo è che da oggi in poi ciò che troverà o scoprirà dovrà passare dal nostro detective, deve essere fatto tutto sotto il nostro controllo" dice infine l'altro uomo facendomi sussurrare le peggio cose. "Che cazzata" dico a bassa voce facendo leva sui miei peggio pensieri. "Come prego?" domanda uno degli agenti speranzoso che possa ripetere quanto detto, ma prima che io possa definitivamente scoppiare, il mio capo interrompe tutto dicendo agli agenti che sarà fatto. "Direttore Brown" lo chiamo prima che possa uscire dal mio ufficio. "Non ora, Collins" mi risponde, ma prima che possa chiudere definitivamente la porta della stanza lo blocco. "Voglio conoscere il mio avvers...cioè volevo dire, il mio collaboratore" "Sarà qui a moment"i mi risponde lui per poi uscire definitivamente dal mio ufficio lasciandomi stracolma di rabbia repressa che sfogo lanciando a terra tutti i fogli sulla mia scrivania. "Non ci posso credere!" quasi mi metto ad urlare camminando sotto e sopra per la stanza. "Mi vogliono fottere, cazzo!" urlo sbattendo i piedi a terra come una bambina che non è stata viziata abbastanza dai suoi genitori. "Che modi scurrili" ad interrompere la mia sfuriata è la voce di un uomo a me familiare. Mi volto verso l'ingresso per capire chi sia e per un pelo non svengo a terra. Non poteva andare peggio di così. "Ditemi che è un incubo" "Ci rivediamo, principessa"

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Capitolo 3
*** CAPITOLO 2 ***


Penso che se non ho avuto prima un infarto, lo avrò sicuramente ora. È il caso di chiamare un ambulanza così che possa portarmi via da questo inferno. Ma come ci sono finita in questa situazione, io? "Dimmi che non è vero" dico a bassa voce più che altro rivolgendomi a me stessa e non a quel accumulo di muscoli e presunzione e tante altre bellissime qualità che ora non è il caso di esporre e soprattutto di ricordare. "Sapevo che saresti stata felice di vedermi" continua lui sarcastico andando a sedersi sulla poltroncina dietro la mia scrivania. Ma con quale presunzione e arroganza si permette di entrare nel mio ufficio e di andare anche a sedersi nel mio posto? È per caso impazzito del tutto? "Devo dire che è da tanto che non ti vedo, quasi quasi sentivo la tua mancanza. O meglio, la mancanza delle tue tette" mi squadra da capo a piedi fino a soffermarsi sul mio petto scoperto. "Sei un depravato schifoso!" gli urlo contro avvicinandomi a lui. Se prima ero furiosa, adesso ho perso il senno della ragione perché inizio a vedere tutto nero e rosso. Quasi Quasi mi spavento della mia reazione, ma vederlo qui, nel mio ufficio, così sfacciato, mi fa vomitare. Non è cambiato di una virgola. "Vedo che sei rimasta la stessa...solo più bionda" mi risponde lui con sorriso sfacciato come se non lo avessi appena insultato urlando. "Cosa ci fai qui, Brian? Sei venuto a rovinarmi la vita un'altra volta?" gli domando sorridendo come una psicopatica in procinto di uccidere qualcuno. "In verità sono qui per migliorare la mia di vita e risolvere un caso importante" mi rispone con tutta la calma e la tranquillità di questo mondo, mentre io sto per scoppiare e saltargli addosso per soffocarlo. "Certo, vuoi farmi credere che la tua vita è andata a pezzi e che hai bisogno di una promozione per rimetterti in sesto?" gli domando ironica conoscendo benissimo la sua vita a 5 stelle che conduce da quando è nato. Famiglia ricca, lui molto probabilmente più ricco della sua famiglia, a chi vuole darla a bere? "Oh no principessa, quella con una vita da sistemare sei tu. Ho saputo che dopo la morte di Sissi sei caduta in depressione e che-" mi avvicino a lui e in uno scatto gli sono davanti e la sua guancia con il segno di una mano. La mia mano. Sa benissimo che quuello è il mio tasto dolente e che nessuno deve toccarlo per alcuna ragione. "Non. Devi. Nominarla" gli raccomando a bassa voce. Di scatto si alza dalla poltrona, mi afferra il polso con cui gli ho dato uno schiaffo e mi fa indietreggiare fino a far scontrare la mia schiena contro il muro. Sussulto dallo spavento e dal dolore per lo scontro che sicuramente mi procurerà dei lividi enormi sulla schiena. Violento: primo difetto. Potrei benissimo difendermi e togliere i miei polsi incatenati fra le sue mani che ora stanno diventando violacei, ma data la sua stazza e tutti i suoi muscoli non riesco a fare nemmeno un passo. Lui sa le mie mosse. Mi conosce troppo bene. "Se ti permetterai di nuovo a mettermi le mani addosso, su quei fascicoli di omicidio ci sarà il tuo nome, Collins" si avvicina al mio orecchio solleticando il mio lobo con le sue labbra e la sua voce così timorosa mi fa venire la pelle d'oca. Brividi. E non dalla paura. "Sei sempre stato bravo con le minacce, Morgan" gli rispindo invece io senza alcuna paura, perché so che nonostante sia un figlio di puttana, non mi farebbe mai del male fisico. Non abbiamo condiviso solo erotismo insieme. Molti al mio posto si sarebbero stati zitti per paura, dopotutto Brian Morgan ha sempre fatto paura a chiunque incrociasse il suo cammino, ma non io. Io non ho più paura di nessuno da moltissimo tempo ormai e di sicuro lui con le sue minacce può andarsi a fottere. "Continui a provocare la persona sbagliata, principessa" mi risponde lui guardandomi dritto negli occhi per poi abbassare lo sguardo sulle mie labbra screpolate. Si avvicina fino a quasi sfiorarle, ma data la sua momentanea distrazione gli assesto un calcio nella zona intima facendolo piegare in due dal dolore. Sorrido compiaciuta. "Bastarda" dice sottovoce nel mezzo di un dolore atroce. "Cosa ci fai qui, Morgan? E non venirmi a dire che stai cercando di sistemare la tua vita mi allontano da lui per sedermi sulla mia poltrona e aspiro fortemente quando noto che la sua colonia ha invaso tutto il mio ufficio. Un profumo che potrei riconoscere ovunque. Una volta ripreso dal momento di dolore dato il colpo di grazia che lo ha steso, si rimette in piedi e il sorriso sfacciato che lo accompagna in ogni suo momento sparisce del tutto facendomi deglutire. "Ti ho detto la verità prima, ho bisogno di questa promozione" risponde con voce bassa e scura mentre si aggiusta i capelli scuri finiti davanti gli occhi. Non credo nemmeno ad una parola di quello che dice Mr. Milionario Arrogante, perciò cercando di essere il più gentile e serena possibile lo avverto. "Hai distrutto la mia vita già una volta Brian, non succederà di nuovo. Quel posto di lavoro sarà mio, non importa cosa dovrò fare per ottenerlo. Sono pronta a schiacciarti e a metterti K.O.se è necessario" mi alzo posando le mani sulla scrivania per poi avvicnarmi in avanti con il busto. "Io non fallirò" gli dico infine prima di risedermi continuando a fissarlo negli occhi. Quegli occhi che tutti temono, che nessuno riesce a mantenere il contatto visivo. Quegli occhi sfacciati, che spruzzano egoismo e presunzione da tutti i pori. "Vedremo, principessa" e detto questo va via dal mio ufficio facendomi tirare un sospiro di sollievo e lasciandomi con il suo odore impresso nell'aria. Vuole una sfida. Competizione. Vuole provocarmi, privarmi di qualsiasi cosa, lasciarmi a bocca asciutta e senza parole. Infondo per lui sarebbe la seconda volta. Non ci riuscirà. Non più. Il tempo in cui ho sofferto per quell'ammasso di arroganza ed egoismo è terminato molto tempo fa, sono riuscita ad andare avanti con estrema difficoltà, ma l'ho fatto con tutto l'impegno possibile. Non mi farò abbattere da uno che pensa solamente a se stesso e che non ha alcun tipo di educazione. È un emerito cafone. "Chi è un cafone, cara?" i miei pensieri vengono interrotti dalla voce pacata di Sam che si trova davanti la mia scrivania con i documenti che le avevo richiesto prima. Mi accorgo di aver parlato a voce alta e faccio una risatina imbarazzata. "Oh solo uno, così, sai come sono gli uomini" le dico continuando a ridere nervosamente. Mi prenderà per pazza me lo sento, eppure ormai dovrebbe conoscermi benee sapere che questa è la mia indole. Può una detective essere pazza e studiare i pazzi? Penso di essere un esempio. "Gli uomini. Tutti uguali. Ce ne fosse uno diverso" mi risponde lei rivolgendomi un grosso sorriso smagliante e mi ritrovo a pensare che forse non è poi così tanto vero. "Non tutti lo sono" e quando dico questo i miei pensieri si rivolgono ad una sola persona che posso affermare essersi distinta da ogni uomo che ho conosciuto nella mia vita. Gabriel. Il mio primo amore. "Vorrà dire che io ancora non l'ho conosciuta l'eccezione alla regola anche se ormai sono vecchia per queste cose£" dice prima di chiedermi se avessi bisogno di qualcos'altro. "Sam, tu per caso sai quando è arrivato il detective Morgan in dipartimento?" le chiedo curiosa di sapere da quando quello stronzo bugiardo sta indagando sul caso. "So che si è trasferito qui a Washington due settimane fa, non so però il motivo, lavora su questo caso dal giorno in cui è scomparsa Katherine Reed" mi risponde lei felice di aprire un momento di gossip improvvisato. Adoro Sam e tutte le sue sfaccettature, tranne quando è in vena di gossip e chiacchiere. "Sai dove ha vissuto prima?" le domando curiosa di sapere dove ha alloggiato finora. Non dovrebbe minimamente importarmi di lui, eppure la mia curiosità è troppo forte. "So che è stato per diverso tempo a Boston, ma ha viaggiato parecchio il signorino. È interessata a lui? Posso capire il motivo, è veramente un bel fustacchione. Se avessi la sua età non sa quante cose gli fa-" Oh cara Sam, so benissimo di cosa parli. "Okay Sam, penso che possa bastare" adesso la interrompo prima che possa dire cose di cui farei incubi la notte. Si dilegua immediatamente e io sbuffo pensando a quanto sarà dura tutta questa storia. Nonostante i miei pensieri cerchino un po' di pace, anche mentre lavoro al caso, si rivolgono sempre a quell'uomo dallo sguardo penetrante. Occhi che ho sognato per notti intere. È rimasto lui, solo più muscoloso, possente, ma con tantissima presunzione e tantissime altre qualità dispregiative.

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Capitolo 4
*** CAPITOLO 3+ spazio autrice ***


3 anni prima "Dici che Marcus ci offrirà ancora quei rustici al formaggio con i cocktail?" "Se magari uscissi con lui, probabilmente ci offrirebbe pure tutto il frigo" "Ashley, non ricominciare con questa storia" Ashley è fissata con questa storia di io e il barista che usciamo e facciamo scintille. Mi rompe la testa con questa idea malsana da quando ci ha offerto cocktail a volontà solo perché ha un debole per me. Il problema? Ha 50 anni. Schifo. Sono ormai passate due settimane da quando siamo giunte al Paradise World, uno dei villaggi turistici di Miami Beach. Qualche mese fa Ashley mi propose di lasciare tutto e di partire con lei a Miami Bach per una vacanza, a detta sua, esclusiva. Sarebbe dovuta venire a trovare alcuni suoi amici e così ha deciso di portare me, anzi, mi ha proprio obbligata. All'inizio non ero molto convinta di questa vacanza, insomma ho appena finito l'università e ho bisogno di relax, però alla fine ho detto "Perché no?". In fin dei conti Ashley mi aveva assicurato sarebbe stata una cosa molto tranquilla o almeno lei ci credeva fermamente, fin quando non conobbe Jeremiah, un uomo decisamente troppo grande e troppo muscoloso per i miei gusti, che le ha fatto perdere la testa. Così, al posto di passare serate rilassanti sotto il chiaro di luna con sottofondo il rumore delle onde, passo ogni sera in un locale diverso e finisco con il bere troppo e il mattino dopo non solo con forti mal di teste, ma addirittura con uomini diversi nel mio letto. Dovrei proprio vergognarmi. "Senti..." Oh no, partiamo male. "No Ashley" la interrompo io prima ancora che possa parlare. So già che mi chiederà di nuovo qualcosa che non mi piacerà affatto, la conosco troppo bene. "Ma non sai nemmeno cosa voglio dirti" esclama lei sbattendo i pugni sul tavolo attirando qualche sguardi. Sbuffo dandole il via libera per parlare. "Stasera ci sarà una festa organizzata da Jeremiah in un locale vip, ci ha invitate dicendo che porta anche un suo amico. Ti prego Lili, ti prego dobbiamo per forza andarci" inizia a pregarmi congiungendo le mani e io non riesco a dirle di no. Maledizione!. La sera della festa giunge in fretta, forse anche troppo e io e Ashley ci ritroviamo difronte un locale a led rossi e l'aria che circonda non mi convince proprio. Stavolta è tutto troppo diverso, tutto semplicemente troppo per me. Entriamo nel locale stracolmo di corpi sudaticci che si scatenano in ogni dove, le mie narici vengono subito attaccate dal fumo e dall'odore malsano dell'alcool. Mi sembra di ritornare alle feste liceali organizzate dai più popolari della scuola. "Ci stanno aspettando, vieni!" urla al mio orecchio Ashley per farsi sentire dato il volume troppo alto della musica. Dopo diversi minuti giungiamo in un area completamente diversa da quella di prima, ci sono poche persone, la musica è flebile, ma la cosa che mi traumatizza e non poco sono i pali al centro del picolo palcoscenico. E le spogliarelliste. Ho già detto che è tutto decisamente TROPPO? Ashley mi afferra per mano e mi porta in un angolino più appartato dove ad attenderci c'è un uomo robusto e pieno di tatuaggi. "Ashley" saluta la mia amica dandole un flebile bacio sulle labbra lasciandole con un sorriso da ebete sulla faccia. "Jeremiah, ti ricordi di Lilian, vero?" gli domanda lei avvicinandosi a me. "La futura poliziotta, certo che mi ricordo" risponde lui porgendomi la mano in segno di saluto. I suoi occhi mi scrutano dall'alto verso il basso per poi fermarsi proprio in un punto dietro di me. "Oh eccolo che arriva!" annuncia lui scostandosi da Ashley per andarmi dietro, nel mentre vado da quest'ultima e l'afferro per il braccio. "Ashley, non mi piace qui, andiamocene ti prego" le sussurro pregandola mentre una spogliarellista mi fissa un po' troppo. "Sciocchezze!" mi risponde lei continuando ad impuntare il suo sguardo sulla sua ultima conquista. "Ragazze, sono lieto di presentarvi un mio caro amico, Brian Morgan" annuncia Jeremiah mentre sono ancora voltata di spalle intenta a lanciare occhiate di fuoco alla spogliarellista che ora mi manda bacetti da lontano. "Piacere Ashley" "E questa bellezza qui chi sarebbe?" domanda una voce molto profonda alle mie spalle e io volto gli occhi al cielo. Ci mancava solo uno squallido arrogante e perverso ad accompagnare questa mia serata penosa. Mi volto sbuffando già pronta a guardarlo malissimo per quanto detto, ma appena mi giro e i miei occhi si impuntano nei suoi per poco non mi esce la bava dalla bocca. Resto ammutolita non sapendo cosa dire. Mi penetra con gli occhi andando ad infuocare ogni centimetro della mia pelle con lo sguardo che si posa per più tempo sulla mia scollatura profonda che mette in risalto la mia terza abbondante. Mi sento così nuda in questo momento. La sua è una bellezza disarmante che acceca completamente: altissimo, muscoli che guizzano sotto la camicia bianca fin troppo stretta, le braccia presentano alcuni tatuaggi che si lasciano attraversare da vene prorompenti, le labbra leggermente rosse, gli occhi color nocciola e il ciuffo che ricade continuamente sulla fronte. "Lilian" gli porgo la mano una volta ripresa da questo attimo di schock. La sua mano è grande e le dita sono costernate da anelli e tatuaggi, la sua presa è forte e impaziente. "Ci divertiremo molto stasera, principessa" e io mi sento avvampare come non mai non avendo la consapevolezza che quello è solo l'inizio. *** Oggi "Ma sei sicura fosse lui? Secondo me ti sei confusa con qualcun altro" "Ashley, ti dico che era lui. Non sono rimbambita allimprovviso. So benissimo com'è fatto fidati" "Oh immagino tu sappia tutto di lui, anche le cose più...profonde" mi risponde la mia migliore amica ammiccandomi uno sguardo con tanto di sopracciglia alzate. "ASHLEY!" Non ci credo che questa donna così genuina e dolce possa nascondere un lato tanto perverso e malizioso. "C-che c'è? Ho solo detto la verità, una grossa verità" continua lei facendomi arrossire violentemente. "Okay adesso ti abbandono qui e me ne vado" la minaccio puntandole una forchetta contro e lei in segno di resa alza le mani. Dopo il lavoro sfiancante di oggi e dopo aver parlato con diversi testimoni che hanno affermato di aver visto Katherine aggirarsi in alcune zone a me ignote, sono uscita a cena con Ashley e ci siamo recate in un piccolo ristorante molto accogliente e non troppo elegante. "A parte gli scherzi, come hai reagito quando lo hai visto?" mi domanda lei addentando i suoi spaghetti. Ho deciso di raccontarle di quanto accaduto ieri con l'arrivo di Brian e di come siano peggiorate le cose quando ho saputo chi fosse il detective che tutti amavano e lodavano. Non ce la facevo più, dovevo parlarne con qualcuno e quel qualcuno poteva essere solo Ashley. Non voglio ammetterlo apertamente, ma vederlo dopo ben tre anni mi ha fatto uno strano effetto, per non parlare di quando si è avvicinato a me a pochi millimetri dalla mia faccia pronto per baciarmi o almeno è quello che ho pensato in quel momento. "Ashley, ero furiosa, tutto qui. Lotto per questo posto da tantissimo tempo e ora mi ritrovo addirittura un avversario di nome Brian Morgan" le rispondo sinceramente, omettendo la parte in cui affermo di aver avuto lo stomaco in subbuglio e elefanti ballarci dentro. "Andiamo, sei Lilian Collins, da quando hai paura che qualcuno ti porti via il tesoro?" "Da quando quel qualcuno è uno stronzo patentato egocentrico che pensa solamente a se stesso e che farebbe di tutto per distruggere le persone che lo ostacolano" quando parlo di lui sento ribollirmi il sangue alle tempie. Sembra quasi che il mio istinto si annebbia totalmente al solo pronunciare il suo nome e perdo completamente la razionalità. Lo odio profondamente con tutta me stessa. "Lilian..." "Andiamo Ashley, nonostante sia sexy da paura, Brian Morgan resterà sempre un bastardo. Lo odio così tanto che vorrei vederlo mangiato dagli orsi" finisco il mio monologo bevendo un sorso di prosecco dal calice. "Quindi sarei sexy?" Mi gelo sul posto sentendo formicolarmi sulla schiena milioni di brividi quando mi volto per guardare la sua figura possente dietro le mie spalle. Per poco non mi strozzo con il prosecco, va a finire che oltre ad aver fatto una grande figuraccia mi ritrovi in ospedale per soffocamento. Tossisco per cercare di mandar via il disagio e l'imbarazzo che sto provando in questo preciso istante, ma fallisco miseramente quando Ashley scoppia a ridere. La guardo in cagnesco e lei si ferma immediatamente coprendo la sua risata bevendo acqua. "Che cosa ci fai tu qui?" gli domando e alzo gli occhi al cielo quando si prende una sedia lì vicino e si siede accanto a me. "Non penso di averti invitato a sederti con noi" gli dico quando si accomoda per bene e beve addirittura dal mio calice. "Ma sei impazzito?" "Non penso che ad Ashley dia fastidio la mia presenza, vero?" mi risponde per poi rivolgersi ad Ashley che arrossisce e annuisce leggermente facendomi strabordare gli occhi dalle orbite. Qui ad essere impazzito non è solo il presuntuoso Morgan, ma anche la mia migliore amica. Cosa avrò fatto di male per meritarmi tutto questo? Sarà stato il karma che ti vuole a tutti i costi far soffrire. Ottima consolazione la mia coscienza. "Che cosa vuoi?" gli domando spostando il piatto in avanti avendo perso l'appetito solo a guardarlo. Io non posso crederci che quest'uomo sia così sfacciato e senza pudore, alle volte mi chiedo come io abbia fatto a respirare la sua aria in certi giorni. "Ero nei paraggi e ho visto te e la tua amica qui tutte solette, ho pensato di farvi compagnia e di offrirvi un cocktail da vero gentiluomo" risponde lui continuando a sorseggiare il prosecco dal mio bicchiere. Ormai ci ho perso le speranze. "Mi fai ridere" gli rispondo incrociando le braccia e coprendo il mio petto scoperto dalla scollatura del vestito che indosso. "E come mai?" domanda lui sorridendo e accidenti. Potrà anche essere scontroso, arrogante, un depravato totale, ma quando sorride provo chiunque a non sciogliersi. Solamente ora noto il suo fascino spruzzare da tutti i pori. Giacca di pelle nera, una camicia bianca molto aderente che gli fascia il corpo muscoloso e gli addominali scolpiti, pantaloni rigorosamente neri e un profumo che ha la capacità di drogarti per diverso tempo. "Se vuoi possiamo andare a casa mia e puoi continuare a fissarmi in altre...prospettive" mi dice lui accorgendosi che gli stavo facendo la radiografia e facendo scoppiar a ridere la mia migliore amica. Arrossisco violentemente, perché come suo solito deve mettermi in imbarazzo e farmi sentire a disagio. "Sei un putrido schifoso!" gli urlo facendo voltare diverse persone dalla nostra parte. Non mi importa, mi fa veramente perdere il controllo delle mie azioni. Sempre con queste battutine da adolescente nel pieno degli ormoni, ma gli piace proprio mettere a disagio le persone? O fa così solamente con me? Deve odiarmi proprio tanto allora. "Ashley, ricordi che devo fare quel servizio? Quindi meglio se vado" la informo e come risposta ottengo un suo cenno di approvazione. Sono stanca, non voglio passare un altro secondo in più con questo maiale che ha anche il coraggio di fissarmi le tette. Non ci posso credere, veramente la mia voglia di dargli un altro schiaffo è molto forte. Ma essendo in luogo pubblico meglio evitare sceneggiate di alcun genere. "Mi abbandoni così presto, principessa?" "Io ho una vita impegnata a differenza tua che ami rovinare le serate altrui con le tue battutine del cazzo" gli rispondo brusca per poi dare un bacio ad Ashley e andare via nella speranza che lei possa passare una serata migliore della mia. *SPAZIO AUTRICE* Se siete giunti fin qui vorrà dire che la mia storia vi ha suscitato interesse, pubblicherò la storia completa su Wattpad, potete trovarmi sempre come "cosmoladyy" e la storia sempre col nome "Detective Love".

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