La prima cotta di Ottaviano

di SerenitaDolce95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo undici ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Diciotto ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Le cose iniziarono un pomeriggio quando ero entrata in un negozio di bigiotteria. C'erano ogni tipo di accessori: collane con il ciondolo a forma di cuore, bracialetti di ogni colore e ogni altro genere di accesori. Non capisco il perché ma dopo circa una mezzora che giravo dentro al negozio per cercare una collana, i miei occhi notarono una strana collana fatta di uno strano materiale che non sembrava il solito nichel. Il colore era tipico dei vasi in terracotta, avete presente quello strano marrone e c'era tipo una strana pietra rossa incisa dentro di essa. Qualunque cosa fosse, non era un semplice accessorio di bigiotteria secondo me. L'avevo presa in mano con curiosità e decisi di guardare l'etichetta per trarre informazioni riguardo al materiale che fosse stato usato per fabbricarla. Non c'era alcuna notizia di provenienza e di fabbricazione. Strano. Dovevo ammettere che quella collana iniziava a piacermi. Mi avvicinai alla cassa guardando incerta la signora che aveva il compito di cassiera. Era una signora che doveva avere minimo una cinquantina di anni, bassa, capelli lunghi bruni e occhi castani. Quando mostrai cosa avevo deciso di comprare, mi guardò con un'aria da sfida.

« Questo accessorio non è in vendita, ma puoi averlo gratis! Vedi solo di farci attenzione... una ragazza che l'aveva acquistata molti anni fa, mi disse che causa troppi guai! » mi avvertì.

Che cosa poteva mai causare un accessorio di bigiotteria? Non mi sembrava mica un acessorio porta sfortuna. Era parso troppo strano, pensare a quello che aveva appena detto la cassiera. Forse la ragazza che l'aveva comprata anni fa, doveva avere qualche problema mentale. Non ho mai sentito parlare, di collane che portano solo guai a chi se le ritrova nelle proprie mani però una cosa era certa, non era una collana da bigiotteria un simile accessorio che sembra fatto di materiali veri. Decisi di mettermela al collo e mi resi conto, che pesava come un mattone. Mio Dio! Ma che razza di collana avevo comprato? Molta gente mi guardava come se fossi pazza dato che camminavo come una signora con una gobba alla schiena. La cosa più strana invece, mi capitò quando passai davanti al Colosseo. Non solo cominciavo a non capirci più niente, ma ebbi uno strano incontro con un animale molto buffo, che mi guardava con una faccia interrogativa. Ero sicura di averla vista in qualche libro di storia, quella strana creatura. Ero rimasta incantata davanti a quella bestia, tanto che decisi di avvicinarmi ancora di più; all'improvviso, intorno a lei era apparsa una luce dorata ed ebbi immediatamente la sensazione di sparire. Quando mi svegliai le persone intorno a me erano sparite e le case anche. L'unica cosa che era rimasta davanti ai miei occhi, era un enorme prato verde dove qualcuno, aveva tracciato un sentiero di terra o comunque, di un materiale strano. Avevo colto delle luci in lontananza e anche delle grida; mi guardai un momento l'addome e mi ero resa conto che indossavo un vestito lungo di un colore simile al verde della menta. I miei capelli erano diventati ricci e sul collo avevo una buffa collana che non era la mia. Come avevo fatto a conciarmi in quello stato e sopratutto, dove mi trovavo in quel momento? Non era la mia città perché non c'era neanche un auto nella strada. Cominciavo a sentirmi svenire. Non mi piaceva finire in posti che non conoscevo e quello in cui mi ero ritrovata, era del tutto sconosciuto. Doveva essere un posto vecchio di molti anni e forse, anche da secoli. Forse si trattava di un isola deserta; magari, ero finita anche nella famosa Isola di Pasqua. D'improvviso, avevo sentito una voce in lontananza e dalla paura, ero corsa a nascondermi dietro a dei cespugli coperti da degli alberi che sembravano quasi delle abeti.

« Non hai sentito anche tu, un rumore? ».

Qualcuno mi aveva sentita correre. Avevo deciso di guardare con curiosità, chi fosse l'uomo che aveva parlato. Era uno strano signore vestito come un soldato medievale o comunque, come un soldato antico di un periodo sconosciuto. Lo guardai meglio; notai che aveva una lancia con sè e nella mano sinistra, stava tenendo uno scudo. Ero messa proprio bene; ora come avrei affrontato quello lì? Le cose decisero di diventare ancora più difficili per me perché era apparso un altro uomo non diverso da quello anzi, forse ancora più forzuto dato che i suoi addominali facevano paura. Decisi di restare ferma, nascosta dietro a quelle piante, ma ecco che passò uno strano insetto che mi fece lanciare un urlo. Ora, dovevo ammetterlo: ero fritta.

« Sono sicuro... il grido veniva versò gli alberi! ».

Avevo il cuore in gola ma non avevo alcuna via di scampo contro quei due soldati antichi. L'unica cosa che avrebbe potuto aiutarmi, era un miracolo di Dio. Non era detta l'ultima parola, però; se avrebbero visto che ero una ragazza indifesa, non avrebbero detto una parola e non mi avrebbero fatto del male. Quando mi trovarono, ero seduta con la faccia appoggiata alle ginocchia. Tremavo e sentivo il mio cuore esplodere come una bomba atomica dalla paura. Cosa avrebbero potuto farmi quei due? Mi avrebbero uccisa sul momento? Mi avrebbero catturata e resa una schiava di qualcuno molto importante? Mi mancava la mamma. Pensai che forse non avrei dovuto prendere quella collana. Ora capivo perché una ragazza aveva detto che causava guai. Chissà, in quali condizioni doveva essere la giovane, quando aveva restituito la collana alla negoziante. Speravo che tutto questo, fosse parte di un sogno ma ahimè, era la realtà. Ora dovevo anche affrontare questa difficoltà ma non potevo illudermi di riuscire a sfuggire, da due simili colossi. Tremavo molto più forte di qualche minuto prima.

« Ehi, piccina non vogliamo farti del male! » mi disse uno.

« Cornelio vedi di stare muto, una buona volta. Da dove venite ragazzina? » mi domandò l'altro.

Tremai. Non avevo il coraggio di aprire bocca dallo spavento ma almeno, ero riuscita a guardare in faccia quei due. Cominciavo a immaginarmi di essere stata condannata al rogo o magari, gettata in pasto ai coccodrilli sacri. Per fortuna, non mi trovavo nell'antico Egitto se no, ero conciata per le feste se la regina fosse stata Cleopatra.

« Se non dite una parola, io e il mio compare saremo costretti a portarti da Cesare poi ci penserà lui, cosa farne di te! Hai un bel viso! ».

Gli tirai una sberla.

« Uhm, non siete un fiore fragile... mi avete tirato un colpo da gladiatore! » continuò.

Bellissimo. Ci mancava solamente che fossi finita all'interno del film "Il Gladiatore", solo che questa volta, i personaggi sembravano reali. Ed ecco che dopo quel bel ceffone liberatorio, mi ero ritrovata in meno di tre minuti ad essere condotta da Cesare. Era poi così normale questo Cesare? Dipende se si riferivano allo stesso Cesare a cui stavo pensando e mi auguravo nella mente, che non fosse veramente quel Cesare. Mi sarei fatta una tremanda figuraccia se avrebbero raccontato che ho tirato una sberla a uno dei due. Speravo che almeno Cesare avesse un senso di umorismo. La scena mi era parsa così divertente tanto che non avrei mai pensato di tirare una sberla a un soldato romano nella vita. Chissà, chi altro avrei potuto prendere a ceffoni; magari, Cesare in persona? Meglio di no! Ancora sarei stata uccisa e poi, io non volevo morire nell'Antica Roma, e per di più, davanti a gli occhi di Giulio Cesare. L'alternativa di essere fatta schiava, cominciai a pensare, che sarebbe stata la punizione migliore al ceffone che avevo tirato qualche minuto prima. Mi domandavo se avrei mai potuto rivedere i mia madre che sicuramente, mi aspettava da ore. Avevo capito che avrei dovuto cercare un modo per scappare ma non avevo via di scampo da quei due.

Dopo lunghi minuti e forse, anche un paio di ore, mi trovavo all'ingresso di un grande palazzo. Avevo capito che l'ora della mia morte si stava avvicinando. Cosa avrebbe deciso, Cesare per me? Una vita da schiava o una morte dolorosa? Boh, sapevo solo che la mia vita sarebbe stata decisa da lui. Non avevo fatto niente di male, oltre che tirare uno schiaffo a quel soldato brutto e del tutto brusco di carattere.

Davanti a noi tre, era apparso un uomo giovane che ci guardava con una faccia curiosa. Guarda a caso, il suo sguardo era caduto subito verso di me e proprio all'altezza del mio seno. Che cosa aveva tanto da guardare, dico io? Mi sa che a quello, uno schiaffo gli avrebbe fatto bene. Non sopporto gli uomini che la prima cosa che guardano di una donna è proprio il seno o il sedere. Tolse lo sguardo e si rivolse verso ai due che mi avevano catturata.

« Chi è quella fanciulla che tenete in trappola? » domandò ai due.

« Non abbiamo idea di chi si tratti, ma deve appartenere a una famiglia importante, visti i vestiti che indossa! L'abbiamo trovata dietro a dei cespugli! » rispose.

Ed ecco che quest'ultimo, mi si avvicina e... mi da un bacio sulla fronte poi avvicina il suo viso vicino all'orecchio destro e mi dice "vorresti passare la notte con me, bellezza?", non sò voi, ma un bello schiaffo a questo qui non farebbe affatto male. Solo che non potevo mettere a rischio la mia buona reputazione visto che era già in pericolo. Quale tipo per bene, andrebbe a chiedere ad una ragazza di passare una notte con lui, senza neanche conoscerla? Io non ci pensavo neanche a restare con uno così; per un momento, sperai davvero che Cesare mi faccia schiava di qualcuno, possibilmente non di questo individuo. Quel soggetto si era finalmente tolto davanti ai miei occhi e si riconcentrò di nuovo, verso i due.

« Uomini, non penso che Cesare faccia del male a una bellezza come questa, comunque, credo sia giusto fargli presente dove l'avete trovata! » disse.

« Tranquillo, Bruto... ci penseremo noi! » gli risposero.

Il tipo torna a fissarmi e di nuovo mi sussura qualcosa nel mio orecchio destro "ci vediamo dopo!" disse. Mi dispiace per lui, ma non avrei passato per niente al mondo, una notte in sua presenza e poi, non era il mio tipo. Non era uno dei miei desideri, avere una relazione con Marco Giunio Bruto. Non avevo idea di cosa avrebbe potuto farmi un simile individuo. Provai una grande voglia di dire a Cesare, le minacce che mi aveva lanciato quel simpaticone di Bruto, ma non potevo dire niente a riguardo. Non penso che sarebbe una trovata intelligente. Mentre mi conducevano da Cesare, mi ero messa a studiare i vari tentativi di fuga da Bruto e da questo posto, ma nulla mi era venuto in mente in quei lunghi minuti. D'improvviso, ero stata costretta a fermarmi; davanti a me c'era un altra persona inginocchiata davanti a Cesare che sembrava dispiaciuto di qualcosa dato che teneva lo sguardo abbassato verso il pavimento. Tolsi lo sguardo da quella persona e mi concentrai un momento, a guardare l'uomo che era in piedi, davanti a lui. Era molto più alto di me, aveva dei capelli di un colore misterioso: non saprei dire se fossero di un colore castano acceso o di un biondo spento ma aveva anche degli occhi marroni e un naso enorme con una piccola gobbetta. Aveva uno strano mantello rosso che teneva adosso. Quello era Giulio Cesare in persona. Decisi di ascoltare un momento cosa stava dicendo a quel poveretto che era inginocchiato davanti a lui.

« Non sò più come prenderti, figliolo... o mostri di tenerci al peso che ti porterai un giorno o la vedo dura. Ora fammi vedere che cosa vogliono comunicarmi quelli dietro di te. Dopo continueremo il discorso! » concluse Cesare, facendo cenno di venire avanti.

« Grande Cesare, siamo qui perché abbiamo trovato una donna nascosta dietro a dei cespugli... non sappiamo chi sia ma non sembra una plebea, viste le cose che indossa! » informò Cesare.

« Fatela entrare! » disse Cesare.

Non mi sarei aspettata un'entrata trionfale nella sala di Cesare. Mi sentivo una vera eroina che torna da una guerra, ma a me, non aspettava una medaglia all'onore anzi, mi aspettava la scelta della morte più adeguata a me. Mi ero inginocchiata davanti a Cesare, manco fossi un uomo. Avevo un batti cuore tremendo. Il ragazzo che era stato rimproverato, mi stava osservando e per dei lunghi minuti non tolse il suo sguardo da me. Cesare sembrava rimasto stupido nel vedermi. Si era avvicinato a me, come se niente fosse. Avevo iniziato a guardarlo in faccia perché ero terrorizzata ad averlo davanti ai miei occhi. Dovevo ammettere che mi faceva una paura tremenda guardarlo in faccia. Dopo tutto, una buona impressione conta sempre molto. Pensavo di essere morta, ma il ragazzo che prima era stato rimproverato decise di intervenire.

« Padre, la conosco questa ragazza... ieri l'avevo vista nei pressi del mercato degli schiavi, non è una con cattive intenzioni! » disse.

« Dimmi la verità, Ottaviano... è la tua ragazza? » gli chiese Cesare.

« No, ma ieri era stata vittima di brutta gente e io le ho salvato la vita! » continuò l'altro.

« Però, non sapevo di avere un figlio così bravo! Ha salvato la vita a una ragazza... beh, bellissima... non c'è niente da dire, sei libera! Ottaviano renditi educato e accompagna la giovane all'uscita del palazzo... » ordinò a suo figlio.

Suo figlio mi fece cenno di seguirlo. Io ero grata che mi aveva salvato la vita. Se fossi stata nella Roma dei miei giorni, nessuno avrebbe avuto l'idea di sacrificarsi per una come me. Tremavo ancora dallo spavento. Stavo passeggiando con un ragazzo di nome Ottaviano dall'aspetto non molto diverso di quello di Cesare e la cosa mi rendeva contenta. Lui si fermò un momento, mi guardò due secondi e poi girò di nuovo la faccia in avanti. Avevo colto una voce famigliare in lontananza. Oddio! Era la voce di Marco Giunio Bruto quindi, voleva dire che ero in serio pericolo. Non potevo permettermi di farmi trovare, se no avrei passato dei guai seri. Cominciai ad accellerare i miei passi, tanto da superare anche Ottaviano che mi fermò, mettendo il suo braccio contro di me.

« Dove te la fili? Perché, hai accelerato il passo? » mi domandò.

« Devo scappare, per via di Bruto. Non voglio che mi trovi! » lo informai.

« Tranquilla, ci sono io a difenderti. Quando sei con me, non devi aver paura di nessuno neanche di Bruto... specialmente di Bruto! » mi disse.

Avevo paura comunque, nonostante fossi in compagnia del figlio di Cesare. Ero talmente nervosa che ignorai completamente ciò che mi aveva detto Ottaviano e andai avanti a passo veloce. Alla fine, Ottaviano era stato costretto a tirarmi per il braccio con una potenza che tra poco sarebbe riuscito a rompere anche le ossa. Ho sempre ammirato gli uomini delicati ma Ottaviano non era il massimo della delicatezza. Non solo mi aveva tirata bruscamente contro di lui, ma riuscì anche a darmi un bacio sulla guancia. Era il secondo che ricevevo durante la giornata, il primo era stato Bruto a darmelo e proprio sulla fronte. Ottaviano decise di fermarsi un momento; voleva farmi delle domande e io sapevo che erano riguardo a Bruto.

« Sei molto giovane. Quanti anni hai? » mi aveva chiesto.

« Sedici. Tu invece, quanti ne hai? » domandai io.

« Diciasette. Sei troppo giovane per Bruto... sicura, di volere una storia con lui? » mi chiese.

« No, che cosa hai capito? Non mi passa neanche per la testa, di avere una storia con lui... quell'essere mi ha guardato il seno. Non sò se te ne sei reso conto! » lo avvisai.

« Io ti piaccio invece? A me piacerebbe rivederti ancora... » mi confessò.

« Che devo dire... ti ho visto solo oggi... non saprei... » dissi confusa.

« Perché non proviamo a vederci un po' di volte? Può darsi che diventiamo grandi amici, cosa ne pensi? » mi disse.

« Mah... non saprei... » fu la mia risposta.

Qualcuno mi aveva toccato sulle spalle, proprio in quel momento, con una potenza esagerata tanto che per poco, mi sarei rotta le spalle. Avevo un brutto presentimento; non volevo girarmi perché potevano essere guai se mi giravo. Notai che Ottaviano aveva spostato lo sguardo a sinistra e io avevo una faccia simile a quella di un bambino, che ha visto un mostro nella sua stanza. Ottaviano lasciò libera la mia povera mano, senza preoccuparsi di fare piano.

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Era stato Bruto a toccarmi le spalle. Avevo trovato il coraggio di guardarlo in faccia. Lui aveva gli occhi puntati di nuovo all'altezza del mio seno e la cosa stava iniziando a darmi su i nervi. Pensai che forse era veramente giunto il momento di dargli una sberla perché questo suo modo di fare non mi piaceva per niente. Capisco che era un antico romano, ma non mi sembrava il caso di fare tanto il punta tette. Una cosa era sicura; non avevo dubbi che Bruto sarebbe stato bene a frequentare i giovani dei miei giorni dato che aveva i loro modi di fare. Ero contenta che almeno Ottaviano non si comportava in certi modi, anzi, a differenza di Bruto mi sembravo molto educato e per bene ma forse, doveva trattarsi di una mia illusione oppure no. Ottaviano era il figlio di Giulio Cesare quindi, doveva essere una cosa normale se si comprotava così educatamente. Stavo guardando i due che si guardavano, con un punto interrogativo impresso nel mio viso. Probabilmente, Ottaviano stava cercando di convincere Bruto a non fare un altro passo davanti a me ma la scena mi sembrava fin troppo tranquilla. Ebbi un altro presentimento; ci mancava solamente che Ottaviano mi avrebbe chiesto di restare con lui non appena Bruto si fosse levato di mezzo. Avevo iniziato a pregare che non fosse così; chissà se sarei tornata viva a casa e se avrei rivisto mia madre.

« Bruto, ti devo parlare! Com'è questa storia che chiedi alle sedicenni di passare la notte con te? Lo sai che è una cosa sbagliatissima? Chiedi a Cesare se vuoi avere conferma! » aveva detto Ottaviano.

« Chi ha sedici anni? » chiese Bruto.

« La ragazza che hai minaciato di portarti a letto, poco tempo prima... » rispose Ottaviano.

« Quella ha sedici anni? Strano... mi era parsa più grande! » confermò Bruto.

« Appunto... semettila di guardarmi il seno! » mi intromisi.

« Scusa... solo che, ecco, sei davvero stupenda! » mi rispose Bruto.

« Bene. Avete chiarito... Bruto saluta la tua amichetta! » disse Ottaviano.

Grazie a Ottaviano mi ero liberata di Bruto senza il minimo sforzo. Questo Ottaviano cominciava a piacermi davvero. Forse, aveva ragione che potevamo diventare amici e poi, non sarebbe brutto avere il figlio di Giulio Cesare come amico, ripeto "solo amico" e non altro. Sembrava suo padre in miniatura e aveva uno sguardo che metteva serenità a chiunque. Aveva i capelli dello stesso colore di Cesare e degli occhi verdi, fisico atletico e alto tanto da sembrare anche un angelo ma non mi pare che fosse anche un santo di carattere dato che, se non sbalgio, era il futuro sovrano di questo posto. Aveva tutta la mia amirazione; chissà come doveva essere prendere il posto del proprio padre un giorno. Sarebbe stata sicuaramente, una vita piena di responsabilità perché comandare un popolo non era certo una cosa semplice e pochi, potevano permettersi di farlo. Lui era tornato a prendermi per mano sempre con una delicatezza da gladiatore. Notai che era diventato un po' rosso sulle guance e mi chiesi cosa lo aveva fatto arrossire perché sicuramente, non ero io che lo avevo fatto intimidire e poi, era la prima volta che ci vedevamo nella vita e sapevo per certo che non sarebbe stata l'ultima. Volevo chiedergli come mai era diventato rosso ma era meglio se mi facevo gli affari miei; magari, stava pensando alla sua compagna che sicuramente, doveva essere una bella donna dato che lui era un capolavoro della natura, ora non avevo presente come poteva essere di fisico ma pensai che doveva essere bellissimo. Ero felice per la sua ragazza che forse, non sapeva che aveva un vero uomo davanti ai suoi occhi. Uno come lui non me lo farei scappare per niente al mondo. Assomigliava proprio a suo padre che da giovane doveva possedere almeno una gran parte della sua bellezza se no, sarebbe stato difficile credere che Ottaviano fosse un suo figlio legittimo. Volevo rivederlo ancora tante volte e questo lo avevo capito subito. Lo dovevo a lui se ero stata salvata da una punizione da parte di Cesare perché se non fosse stato lì, a quest'ora, sarei finita a ricevere minacce da Bruto che anche lui, aveva una personalità particolare.

« Che fai? Sei diventato rosso in faccia! » lo avvisai.

« Stavo pensando a una persona... » mi rispose.

Questa era la conferma, che aveva una cotta per un'altra ragazza; sicuramente, non sarei mai stata io. Una come me neanche uno spazzino l'avrebbe voluta come propria compagna poi, io non ero di certo la ragazza ideale per il figlio di Giulio Cesare. Venivo da un'epoca molto lontana dalla sua quindi, non avremo mai potuto essere una coppia perfetta. Lui era un uomo antico e io una ragazza come tante dei nostri giorni solo che a differenza di molte mie coetanee ero anche molto timida. Eppure, averlo davanti mi diceva che conoscerlo sarebbe stata un'avventura e forse, era il suo sguardo sereno che mi stava comunicando questa cosa. Immaginai, quanto doveva essere bella la sua ragazza forse aveva dei capelli come i miei e magari, assomigliava molto a una donna inglese dai bellissimi capelli biondi e chissà, forse aveva anche gli occhi azzurri. Mi domandai con quali mezzi Cesare fosse arrivato a credere, che fossi la ragazza di suo figlio e se non ricordo male, mi aveva anche chiamato "bellissima"! Probabilmente, Cesare doveva aver bevuto qualche bicchiere di vino che gli aveva fatto male. Non era così difficile, immaginare Cesare in stato di ebrezza però, non mi era parso ubriaco quando mi aveva chiamata in quel modo anzi, era parso tremendamente serio. Notai che Ottaviano si era girato nuovamente a guardarmi e questa volta, era diventato ancora più rosso.

« Non ho ancora chiesto il vostro nome, come vi chiamate? » mi chiese.

« Mi chiamo Elena! » risposi.

« Che nome stupendo. Stupendo, come la giovane che lo porta! » disse Ottaviano.

Che cosa? Era una mia impressione oppure, Ottaviano mi stava facendo la corte? Sì, ero proprio caduta in uno dei miei sogni! Non avrei mai potuto pretendere che uno bello e perfetto come lui, si avvicini a un mostro come me di prima categoria. Non eravamo fatti per stare insieme e si vedeva anche a pochi metri di distanza poi, io non volevo ritrovarmi un giorno, a dover chiamare Giulio Cesare, suocero. Avevo capito che suo figlio mirava a qualcosa di più che a una semplice amicizia visto che aveva detto una cosa del genere. Il suo sguardo mi piaceva un sacco; ero attirata dal desiderio di dargli un bacio ma non toccava a me, fare la prima mossa se davvero ci tenevo a salvarmi la pelle. Per me, la prima mossa toccava esclusivamente a lui. Avevo preso a fissarlo negli occhi ma facevo fatica a mantenere lo sguardo fisso dato che il mio sguardo cadeva divere volte sulle labbra che aveva: dovevano essere spesse. Eravamo arrivati all'uscita del palazzo; per poco non desiderai restare lì, non avevo nessuna voglia di tornare a casa.

« Ci stai allora a frequentarmi? Se non vuoi è normale, tanto nessuno vuole avermi nella sua vita! » mi disse dandomi le spalle.

« Certo, che ho intenzione di rivederti. Lo sai una cosa? Anche a me stanno tutti alla larga perché per loro è meglio che conoscermi! » gli risposi.

« Davvero? Non ci credo molto, sai? Tu sei la perfezione; insomma, Elena chiunque abita da queste parti, vorrebbe una compagna come te e forse, anche io! » mi disse Ottaviano.

« Non mi conosci ancora, ma sono sicura che cambieresti idea se mi avessi nei tuoi dintorini, ogni giorno! » ammisi con molto ottimismo.

Lui mi si avvicina e mi prende per la mano. Mi fissa negli occhi e quando meno me lo aspetto... mi da un bacio sulla guancia destra. Rimango senza una parola da dire; era proprio il figlio di Giulio Cesare, quello che mi aveva appena baciata sulla guancia? Sì! Era il figlio di Cesare ed era cotto di me. Il mio cuore si era messo a battare forte; ero appena caduta nella trappola dell'amore; ma io ero cotta di lui? Non ero così sicura di provare qualcosa ma avevo il desiderio di rivederlo anche l'indomani. Forse, ero cotta anche io di lui. Per salutarlo, gli diedi un bacio molto vicino alle labbra, tanto che lo lasciai stupefatto. Ero scesa dai gradini e mi preparai a camminare per lunghi minuti di marcia.

« Aspetta! Quando ci vediamo e dove, domani? » mi chiese.

« Domani, posso venire tardi! » dissi.

« Dimmi dove devo venire e ti aspetto lì! » disse Ottaviano.

« All'ingresso a Roma sai, dove c'è quel prato deserto... » risposi.

« Ho capito dove... allora, a domani! » concluse Ottaviano.

Non ho idea di quanti minuti camminai per raggiungere di nuovo quel deserto cupo. Camminai con una strana aria calda che mi circondava. Non capivo se fosse il caldo oppure, Ottaviano che causava questa sensazione di caldo, intorno a me. Per la prima volta, avevo iniziato a sentirmi innamorata e non era una piccola cotta quella che mi ero presa, ma una cotta molto estesa. Lo rividi davanti a me; stavo mandando indietro la scena dove mi aveva dato quel bacio sulla guancia e io non mi ero fatta una bella figura, dato che lo avevo baciato un po' troppo vicino alle labbra tanto da sembrargli una pazza. Non capivo che cosa mi fosse successo eppure, mi ero innamorata di lui. Mi domandai dove mi sarei ritrovata e la vita che avrei fatto se avessi avuto una relazione con lui. La mia vita non sarebbe stata come prima; stavo per mettermi con il figlio di Giulio Cesare e non era una cosa da prendere facilmente.

Ottaviano era un futuro re di Roma quindi, se un giorno avrei desiderato restare con lui, avrei dovuto cambiare il mio carattere. Non avrei potuto permettermi di restare timida. Dovevo quindi, cambiarmi ad ogni costo anche se la cosa sarebbe stata difficile e io non sono una ragazza che crede nelle cose impossibili. Stavo andando un po' troppo oltre con i pensieri; io e lui non stavamo ancora insieme perché se no, mi avrebbe dato un bacio sulla bocca quindi, non dovevo ancora farmi l'illusione che sarebbe caduto ai miei piedi come una pera. Lui mi era parso cotto follemente di me, ma forse, mi stavo sbagliando ancora una volta. Ritrovai di nuovo quello strano animale, non appena fui arrivata al prato deserto. Avevo capito chi fosse quella creatura: avevo la certezza che fosse la lupa che aveva cresciuto Romolo e Remo. Che strano però, sapere che fosse ancora viva. Mi faceva uno strano effetto. Prima di tornare di nuovo alla Roma dei miei giorni, avevo visto di nuovo quella nebbia dorata che avevo visto, anche prima di essermi ritrovata nell'Antica Roma. L'animale era sparito di nuovo; ma io ero felice di trovarmi di nuovo, tra la gente dei miei giorni.

Quando arrivai a casa, non avevo fame perché ero presa a pensare a Ottaviano. Mi chiedevo che cosa stesse facendo in quel momento. Probabilmente, era tornato a sentire il seguito della predica che gli aveva fatto Cesare, poco prima di rivolgere a me la parola. Mia madre mi stava guardando dritta in faccia, con i suoi occhi marroni e uno sguardo altezzoso. Ero tremendamente rossa nelle guance e lo avevo capito perché avevo di nuovo quella sensazione di caldo. Lei continuò a studiare il mio viso da angioletto innocente che poi, io non ero il massimo come angelo dato che mi ero presa una cotta per un futuro re romano ma a mia madre non avrei riferito niente, riguardo al mio viaggio nell'Antica Roma. Domani sarei dovuta tornare lì, poco dopo la scuola e avrei rivisto il mio angelo custode che da quel giorno, aveva il nome di Ottaviano.

« Hai un faccino rosso, tanto da non capire se ti sei abbronzata o hai preso una cotta per qualcuno... sei innamorata, Elena? » mi chiese mia madre.

« No, mamma. Sono la figlia disastrosa che conosci da sempre! » le risposi.

« Dimmi la verità! C'è un lui, nei tuoi pensieri? » mi chiese.

« Ti ho appena detto di no! » risposi seccata.

« Scusa! Non c'è niente di male se ti sei innamorata. Dopo tutto, sarebbe anche l'ora che ti trovi un fidanzato! » mi rispose.

Non aveva ancora idea di quale canaglia gli stavo per portare a casa. Nemmeno io, sapevo dire se sarebbe nata l'amore tra me e Ottaviano, ma se questo era il primo segnale, voleva dire che forse qualcosa stava per saltare fuori. Sarebbe mai riuscito Ottaviano, a dirmi che era pazzo di me? Io non ci speravo molto perché si sarebbe stufato velocemente di me, dato che ero una ragazza noiosa e per giunta, molto timida. Non ero sicura di meritarmelo un ragazzo del genere; uno come lui non ci faceva niente con una ragazzina come me perché probabilmente, cercava una ragazza forte che un domani dovrà essere brava a comprendere il peso che si stava portanto sulla testa insomma, essere il re di Roma non era mica una cosa facile, ma quanto sarebbe stato bello, essere nei suoi panni poi io sono una femmina quindi, non avrei mai potuto prendere il potere su Roma. Mi chiesi quante fossero le ragazze che darebbero di tutto per diventare sua moglie, quindi anche sotto questo aspetto, io sarei stata la prima ad essere tagliata fuori, anche da suo padre. Senza aggiungere una parola a mia madre, mi alzai dalla sedia e andai in camera mia con una sola cosa nella testa. I miei pensieri erano rivolti solamente a quella cosa. Decisi di accendere il computer e di andare su Internet. Non appena mi ritrovai su Google, digitai "Ottaviano il figlio di Cesare" e mi apparsero milioni di risultati.

Restai colpita da un'immagine di una statua: c'era un uomo dall'aspetto famigliare che aveva un dito, che indicava da qualche parte. Lo sguardo mi era sembrato di conoscerlo e fu così, che mi ero resa conto che quello era Ottaviano. Senza pensarci due volte, salvai l'immagine in una cartella del dekstop e poi, la stampai in versione estesa, in un foglio di carta. L'avevo poi presa in mano e attaccai dello scotch vicino a gli angoli del foglio e infine, decisi di attacarla al muro vicino al mio letto. Rimasi chiusa in stanza, a guardare l'immagine facendomi fin troppe domande, che riguardavano a me e lui. Non ho idea quanto tempo restai a osservare quell'immagine ma dopo aver guardato l'ora, mi accorsi che erano già le dieci di sera. Dovevo prepararmi per la notte. Mi ero messa la mia camicia da notte e andai in bagno a lavarmi i denti poi, tornai nella mia stanza, spensi la luce e mi addormentai, non appena sfiorai il letto.

La mattina dopo, mi avegliai alle sei e mezza del mattino. Per fortuna, era venerdì mattina e domani sarebbe stato sabato, il giorno più bello della settimana. Amavo il sabato e la domenica perché non si andava a scuola. Se fossi io a decidere quando andare a scuola sceglierei di andarci solo il sabato e la domencia poi, gli altri cinque giorni sarei stata libera di fare quello che volevo e credo proprio, che sarebbero tanti ad essere d'accordo con me. A volte mi veniva voglia di entrare in politica, per proporre questo tipo di riforma al governo e chissà quanti, mi voterebbero. I miei elettori sarebbero tutte quelle persone che non hanno voglia di passare cinque giorni su sette, tra i banchi in poche parole, le persone che non sono sopranominati secchioni. Mi ero vestita; nonostante, avessi desiderato di restare a dormire ancora un'altra ora. Per fortuna, dopo il mio rientro dall'Antica Roma, ero tornata a indossare nuovamente i vestiti di sempre. Ottaviano avrebbe dovuto vedermi, vestita in questo modo quando avrebbe avuto l'intenzione di dirmi che mi ama. Avevo tirato fuori una maglia dello stesso rosso che aveva il mantello indossato da Cesare. Andai in bagno a lavarmi velocemente perché dovevo ancora fare colazione. Mia madre era in piedi da almeno mezzora. Durante questa giornata avevo molti impegni: andare a scuola, tornare a casa per fare pranzo, riposarmi un venti minuti e andare al mio primo appuntamento con Ottaviano. La mia vita sembrava che fosse diventata un'avventura. Era la prima volta che mi alzavo di buon umore la mattina perché di solito mi alzavo, lamentandomi che dovevo andare a scaldare il banco. Non ho mai amato studiare; ma non penso di essere l'unica ragazza che detesta la scuola anzi, ci sono quelle ragazze che pensano che tutto faccia schifo all'interno della loro vita e anche io non vedevo poca patumiera nella mia. Chissà, forse anche Ottaviano andava a scuola di prima mattina con poca voglia, almeno che non fosse la scuola a venire da lui perché non avevo idea di come si svolgevano le cose, quando eri il figlio di Cesare e vivevi nell'Antica Roma.

Quando riuscii a terminare le mie abitudini mattutine, mi ero messa ad aspettare la mia amica Claudia che avrebbe fatto la strada in mia compagnia. Lei era di due anni più grande e faceva la quinta superiore. Rispetto a me era molto bella e sopratutto, era molto meno robusta. Aveva un viso tremendamente angelico, capelli castani e occhi azzurri. Alta e come avevo detto, poco robusta; anzi, sembrava un grissino. Aveva anche un carattere più accettabile del mio. Non era da lei diventare rossa al primo complimento che riceveva e non era da lei rimanere intere giornate senza dire una parola anzi, a differenza mia parlava anche troppo eccessivamente. La mia amica era il mio esatto contrario. Pensai che Ottaviano si meritava di più una come lei invece che una musona come me che passava tutto l'anno con il broncio, manco fossi una bambina. Avevo salutato mia madre, che si era raccomandata con me di non fidarmi dei maschi. Certo! Perché mammina lo sapeva bene che non avevo compreso il senso delle sue parole e che avrei fatto quello che volevo con chi mi pare e piace. Raggiunsi la mia amica al portone d'ingresso, dopo una lunga scalinata di quattro piani.

« Ciao, amica mia! Ti devo dare delle grandi notizie... » le dissi.

« Che ti è successo? Visto che sei felice di prima mattina? » mi domandò lei.

« Ho conosciuto un ragazzo che si chiama Ottaviano e... » fui interrotta.

« Ottaviano hai detto? Aspetta! Non dirmi che è quel ragazzo basso, calvo, ciccio e con gli occhiali da secchione? » mi domandò lei agitata.

« Perché? C'è un ragazzo che si chiama Ottaviano, nella nostra scuola? » le domandai.

« Sì, mi sembra che è nella 4^C! Ma è così brutto... come fa a piacerti uno così? » mi rispose con un a faccia interrogativa.

« Non mi riferisco a quel ragazzo, io conosco un altro Ottaviano che vive in un posto troppo bello... pensa che è il figlio di Giulio Cesare! » le risposi.

« Questa è bella! Ho sempre saputo che sei uno spasso, ma non mi sarei mai aspettata una cosa simile da te, muoio ahahah! Come fai ad essere innamorata di quel Ottaviano? Non lo sai che è morto da tantissimo tempo? » mi disse ridendo.

« Ti sbagli, lui è vivo! Domani, dopo che abbiamo fatto pranzo, ti porto a conoscerlo se ti va... resterai colpita da tale bellezza. Ho conosciuto anche Bruto e Giulio Cesare! » dissi finendo il discorso.

« Non ti credo molto, comunque, voglio proprio vedere dove mi porterai domani! » disse.

La mia amica non sapeva che domani si sarebbe ritrovata con me nell'Antica Roma quindi, sbagliava a non credere alle mie parole. Avrei dovuto parlare con Ottaviano e dirgli che domani sarebbe venuta una mia amica insieme a me, tanto per renderlo felice di un'altra visita da parte di una sconosciuta. Mi sentivo come se fossi una sua amica da più tempo e che potevo presentargli chi voglio, tanto lui non si sarebbe mai lamentato. Lo conoscevo da poco tempo, ma ero convinta che potevo dirgli quello che sentivo necessario comunicargli e poi, non penso che se la prenderebbe male se gli avrei presentato una mia amica anzi, sarebbe stato contento, secondo me.

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


 

Verso le quattro del pomeriggio, mi ero ritrovata di nuovo nell'Antica Roma e la cosa più strana era che fossi arrivata lì, prima di Ottaviano che non capivo dove poteva essere finito, visto che lo stavo aspettando da dieci minuti. Stavo pensando di tornarmene a casa perché ero sicura che lui ci aveva ripensato nel rivedermi ancora tante volte. Si vede che suo padre lo aveva preso in giro tutto il tempo, dicendogli che io ero la sua ragazza e se ricordo bene, mi pare che Cesare aveva affermato una cosa simile anche davanti ai miei occhi. In ogni modo, dovevo la mia vita a suo figlio visto che mi aveva salvata, quando ero a un passo dalla morte.

Stavo per arrendermi ed ero sulla strada per tornare a casa mia, quando captai dei passi dietro di me. Mi ero girata e avevo riconosciuto una faccia famigliare in lontananza: era Ottaviano, la persona che ero ansiosa di rivedere. Probabilmente, prima di presentarsi all' appuntamento con me, era andato alla ricerca di una ragazza alternativa, che non fossi io visto che non mi sopportava neanche, ma faceva finta di niente. Ero diventata molto seria in faccia e volevo sapere dove si era cacciato, visto che mi aveva fatta aspettare a lungo, il suo arrivo. I motivi del ritardo erano due: era andato a caccia di cuori oppure, aveva ricevuto una predica da Cesare poco prima di partire. Secondo me, il primo motivo era quello più probabile perché non penso che Cesare poteva averlo rimproverato un'altra volta, dopo la predica di ieri.

« Come mai questo ritardo? » domandai.

« Non sapevo che cosa indossare e poi, Cesare aveva trovato un altro modo per rimproverermi, quindi ho tardato anche per colpa sua... scusami! » mi aveva risposto.

« Per cosa ti ha rimproverato, questa volta? » avevo chiesto per curiosità.

« Le solite cose. Mi ripete ogni mattina che non mi rendo conto del futuro che mi aspetta e che ho un carattere complicato da tollereare. A volte, vorrei avere un fratello maggiore in modo che lui si prenda questo peso al posto mio. Non penso che sarò capace di comandare come mio padre, un giorno e la cosa mi preoccupa. Capisco che è un peso enorme, quello che mi porterò nella testa un domani, ma quando provo a cambiare quello che sono mi rendo conto che cambio sempre in peggio quindi, non dirlo a mio padre, ma penso di non essere all'altezza! » mi spiegò Ottaviano.

« Posso capire che ti senti un po' sconfortato e confuso, ma c'è un motivo se tuo padre ti rimprovera: perché si preoccupa per te e un giorno, vorrà essere sicuro di lasciare il suo popolo, a un erede meritiero. Purtroppo, io non so come funzionano le cose qui, ma so benissimo che ogni sovrano, prima di prendere il potere, veniva ripreso spesso dalle persone che lo circondavano quindi, credimi... Cesare si comporta in questo modo, proprio perché vuole prepararti a quello che ti aspetterà in futuro, non perché ti disprezza! » tentai di spiegare.

« Molto bene, vedo che sei una giovane che ha la capacità di capire le cose! Questa è una delle cose che mi colpiscono di una ragazza. Inoltre, sei anche bellissima, insomma, ti vedo come un capolavoro, ma posso essere sicuro che non è una trappola in cui vuoi farmi cadere? Elena non sò se lo hai capito ma... » si fermò all'improvviso perché era diventato leggermente rosso in faccia.

« Ma? » domandai, guardandolo in faccia.

Lui mi aveva preso per il braccio tirandomi delicatamente a sè; continuava a guardarmi negli occhi e d'improvviso, mi mise le sue braccia intorno al bacino. Poco dopo esserci ritrovati faccia a faccia e occhi negli occhi, lui fece una cosa che mi lasciò stupita... mi aveva dato un bacio sulla bocca e io avevo ceduto alla voglia di baciarlo. Quella fu la prima volta che persi la testa per qualcuno e non per un ragazzo dietro la mia porta di casa, ma per il figlio di Giulio Cesare. Per la prima volta, mi ero innamorata. Lo sapevo fin da quel momento, che sarebbe stato un'amore molto particolare, lui era un uomo antico e io una ragazza dei nostri giorni. Non solo ero innamorata di lui, ma ero stata anche fortunata a incontrarlo. Quante sono le probabilità che una ragazza dei nostri giorni, incontri un ragazzo antico, vissuto molti anni e secoli prima di lei? Direi che sono molto scarse, ammesso che ci siano. Scusatemi, se ci sono riuscita io a trovare l'Antica Roma, non escludo la possibilità che possa capitare a qualcun altro perché c'era stata un'altra ragazza che aveva trovato il modo di raggiungere l'Antica Roma, ancora prima di me, ma chissà, chi era quella ragazza. Avevo una grande voglia di conoscerla, per vedere se potevamo andare d'accordo e magari, saremo potute diventare anche amiche.

Quel pomeriggio, c'era un sole forte ma io volevo restare a lungo vicina a Ottaviano, per passare il tempo a baciarlo. Non avevo neanche voglia di tornare da mia madre, ma sarei dovuta rientrare a casa prima che sarebbe calata la notte. Mi piaceva avere vicina una delle poche persone che mi facevano stare bene anche se è una persona molto lontana dal mio tempo, ma chi se ne frega dopo tutto? L'importante è che mi dimostra di tenerci davvero a noi due e per ora, lo stava facendo molto bene. Eravamo rimasti a baciarci per molto tempo, io desideravo che non finisse mai; era una bella sensazione toccare le sue labbra molto spesse e non sottili come le mie. Ora, lui era tutto il mio mondo. Per me esisteva solo lui nei miei pensieri e nella mia vita. Non avrei mai pensato che il mio destino, mi avrebbe portata a conoscere il figlio di Cesare. Eppure, ci conoscevamo solo da due giorni, ma per me Ottaviano era già importante. Avevano ragione quelle persone che sono convinte, che per amare qualcuno non sempre, serve molto tempo.

A me e Ottaviano erano bastati solo due giorni, per capire che eravamo innamorati. La sensazione che provavo quando lo baciavo, era una sensazione che volevo tenere incisa nel mio cuore e nella mia anima. Speravo che anche per lui fosse la stessa cosa. Non avevo più incertezze; lui non guardava le altre ragazze proprio perché era innamorato di me, ma lo sapevo che in realtà, avrei avuto ancora tante incertezze da superare se volevo far durare il nostro amore. Forse, fra qualche anno, verrò ricordata come la prima cotta di Ottaviano e magari, lascierò anche io un piccolo segno nella storia; ora però, dovevo solo sognare di riuscirci. Volevo essere molto di più, che la sua prima cotta, ma a questo ci avrebbe pensato il tempo. Solo lui avrebbe potuto fare in modo che io fossi di più per Ottaviano, ma anche viceversa: forse oggi vedevo il figlio di Cesare innamorato pazzo di me, ma il giorno dopo, potrei scoprire che a suo figlio non importa niente di me. Io incrociavo le dita, per augurarmi che la nostra storia andasse a buon fine perché lo desideravo davvero. Non saprei come potrei reagire se un giorno, Ottaviano mi venisse a dire che non mi ama più. Ero certa che avrei desiderato la morte, in questo caso. No, avrei fatto di tutto per far durare la nostra storia, anche affrontare mille ostacoli e al costo di battermi contro dei gladiatori, se fosse stato necessario. Non sapevo da quanto tempo, io e Ottaviano andavamo avanti a baciarci sulla bocca, ma poi eravamo stati raggiunti da una voce famigliare.

« Ehi, vedo che ti tratti bene Ottaviano! ».

Avevamo staccato le nostre labbra, per vedere chi aveva parlato anche se avevo dei sospetti. Non era la voce di Cesare, dato che era una voce molto giovanile. Davanti ai nostri occhi, c'era un ragazzo dai capelli castani, occhi neri e alto. L'espressione del viso, era molto seria. Ahimè! Quello che aveva parlato alle nostre spalle, era Bruto. Come aveva fatto a trovarci? In questo posto, non c'era mai nessuno. Si vede che anche lui, fosse a conoscenza di questo posto. Pensai che alla festa ci sarebbe mancato solamente Giulio Cesare e poi, saremmo stati al completo. Non penso che Cesare sarebbe rimasto contento, se mi avesse vista pomiciare con suo figlio anzi, se c'era una cosa che non sarebbe stato, trovando una scena simile davanti ai suoi occhi, era essere felice. Nemmeno Cesare sapeva da dove venivo e forse, non sapeva che esiteva un'altra città chiamata Roma ovvero, la città di Roma in cui vivevo da sempre. Non avrei detto niente dell'esistenza di una città come la loro, fino a quando non lo avrebbero scoperto da soli. Bruto era apparso proprio in un momento utile, dato che mi ero convinta a fargli conoscere la mia amica. Dovevo trovare solo il modo, di combinare l'appuntamento. Speravo che domani, Bruto sarebbe stato libero nel pomeriggio, quindi avrei potuto passare tutto il pomeriggio, in sua compagnia e con il mio nuovo compagno.

« Bruto capiti proprio nel momento giusto! Senti, domani sei occupato a lungo? » domandai.

« No. Cosa dovrebbe succedere, domani? » mi rispose.

« Voglio presentarti una persona. Devo chiederti una cosa però! Hai per caso una ragazza o sei sposato? » chiesi guardandolo in faccia.

« No, ma perché nessuna mi vuole come compagno. Invece, vedo che ti tratti bene visto che ti baciavi con Ottaviano! » fu la sua risposta.

« Vero, che non dirai niente a Cesare, di questo? » disse Ottaviano con la massima serietà.

« Beh, prima o poi dovrai presantarla a tuo padre, non credi? Comunque, non dirò una parola! » rispose a Ottaviano.

« Sarà meglio! » sbuffò Ottaviano.

Non posso dire che presentare la mia amica a Bruto può essere la cosa giusta. Il fatto era, che avevo notato alcune cose in comune tra lei e Bruto. Anche la mia amica stabiliva la bellezza di un uomo solo dal fisico e anche Bruto faceva la stessa cosa, ma con le donne. Aveva iniziato a dire che sono bellissima solo dopo, avermi guardato le tette e ora, mi difendeva come se fossi una sua amica. Non mi sarei aspettata di sentirlo dire che non avrebbe riferito niente a Cesare della storia tra me e Ottaviano. Era una mia impressione, oppure Bruto ci stava proteggendo? Ero confusa; non mi sarei mai aspettata una cosa del genere. Sapevo però, che ero decisa a presentarlo alla mia migliore amica poi, io non credo che tra loro due possa nascere qualcosa, ma almeno, avrei fatto modo di farli conoscere. La mia amica non poteva aspettare che un ragazzo dei nostri giorni venisse a bussarle alla porta di casa con un mazzo di fiori perché dalle nostre parti, siamo noi ragazze che dobbiamo bussare alla porta della nostra vittima e tante volte, finiamo per bussare alla porta del principe sbagliato. Visto che non sopportavo di vederla sola e per lo più, con me che mi ero trovata da poco un compagno, dovevo fare in modo che anche lei si sistemasse con qualcuno e forse, Bruto era una trovata intelligente, ma anche no. Bruto e Ottaviano erano tutti e due molto affascinanti, ma per me era Ottaviano che sembrava una vera opera d'arte e non lo dico, solo perché era l'erede di Cesare. C'era anche da dire che Ottaviano e Bruto avevano anche una grande differenza di età; Ottaviano andava per i diciotto anni mentre Bruto era quasi ventiseienne; riguardo a me, avrei compiuto diciasette anni fra tre mesi. Ho pensato fino adesso, che nonostante Bruto avesse quasi ventisei anni, era il genere di ragazzo adatto alla mia amica che ne avrebbe compiuti diciannove a breve. Avevano anche loro due, una notevole differenza di età, ma per quello che ne so io, l'età non era altro che un numero. Una mia cara cugina che al tempo aveva ventidue anni, si era sposata con uno che ne aveva quarantacinque quindi, volendo, io avrei potuto avere una storia con Giulio Cesare che poteva essere mio padre se non, mio nonno. Peccato, che non fossi interessata ad avere una storia con Cesare, dato che stavo con suo figlio. Scusatemi, ma che diamine stavo pensando, dato che mi ero ritrovata persa, nei miei pensieri? Va bene, neanche io ero così normale alla fine, ma quale persona dei miei giorni, poteva considerarsi normale? La normalità non è mai esistita e mai esisterà; tutti abbiamo i nostri problemi, chi più, chi meno quindi, fino a quando ci saranno problemi, nessuno potrà definirsi "una persona normale". Spero di avervi messo in chiaro come la penso da sempre, sul concetto "normalità". Chissà, quale idea avessero Ottaviano e Bruto sulla normalità, ma scommeto che neanche loro sarebbero in grado di spiegare cosa vuol dire essere normali, quello nessuno riusciva a spiegarlo e mai nessuno, ci sarebbe riuscito fino a quando la parola normalità, non avrebbe trovato alcuna definizione per spiegarla.

Restai d'accordo con Bruto, per domani. La mia amica non aveva idea che le avrei presentato due personaggi importanti del nostro passato in una sola giornata. Ero certa, che non avrebbe voluto credere che quei due fossero realmente Ottaviano e Bruto, in carne e ossa anzi, non avrebbe mai creduto che l'avrei portata nell'Antica Roma per davvero. Pensai che avrei potuto andare in qualche museo per presentare quella collana che mi aveva portata nell'Antica Roma. Non potevo crederci, che l'ingresso nell'Antica Roma era stato nascosto all'interno di una collana, che per di più, l'avevo trovata in un negozio di accessori e non l'avevo neanche pagata. La ragazza che aveva trovato quella collana prima di me, non era stata molto furba a riportarla alla negoziante; fossi stata io in lei, l'avrei portata subito in qualche museo di storia e forse, mi avrebbero pagata una bella cifra per il ritrovamento di un oggetto di grande valore. Solo che lasciarla in un museo, per me avrebbe significato non rivedere mai più, il mio amico Bruto e il mio compagno, visto che la collana era il solo modo che avevo per raggiungerli.

« Sognami questa notte, hai capito? » mi disse Ottaviano.

« Da questo giorno in poi, tu sei tutta la mia vita! » avevo risposto.

Ci baciammo un'ultima volta, prima di salutarci. Non vedevo l'ora che fosse già domani, per rivederlo ancora. Ottaviano era un ragazzo dal cuore d'oro e per me, stava dimostrando ogni minima attenzione e sopratutto, mi ero innamorata di lui senza avere dei perché, ma sapevo che questa sarebbe stata una storia importante per me e non l'avrei mai fatta giungere alla fine. Ora che lui era entrato nel mio cuore e nella mia vita, difficilmente avrebbe potuto uscirne anche se speravo, che mi rimanesse sempre vicino, ma nulla è per sempre... neanche l'amore. Arrivai a casa mia, con la solita sensazione di caldo e un tremendo batticuore. Avevo voglia di gridare al mondo, la felicità che avevo trovato, ma non potevo mettermi a gridare in tutte le strade di Roma che Ottaviano mi ama. Non sarei stata presa come una persona seria, se avessi gridato forte una simile notizia. Mia madre si stava preoccupando, dato che ero rimasta fuori di casa, un pomeriggio intero. Non sarebbe stato l'ultimo pomeriggio che avrei passato lontana da casa mia. Si era messa a guardarmi nuovamente in faccia, con un'espressione che avevo visto nella faccia di qualcun altro, quando era arrabbiato o preoccupato, ma non ricordavo a chi paragonare l'espressione che aveva mia madre, scolpita sul suo volto. Non era di Ottaviano visto che non lo avevo mai visto arrabbiato, per ora e speravo di vederlo sempre felice o almeno, sereno. Tornai a guardare mia madre con uno sguardo rivolto ai suoi occhi seri.

« Che cosa ho fatto questa volta? » le chiesi.

« Ti sembra questa, l'ora di rientrare a casa? » mi disse, con un tono arrabbiato.

« Ho avuto un contrattempo... la prossima volta, cercherò di non tardare! » le risposi.

« Mi avrai risposto così, almeno una ventina di volte, da domani spero che inizierai ad essere un po' più responsabile, signorina! » mi disse arrabbiata.

« Che noia! Devi sempre trovare una scusa per riprendermi, uffa! » le risposi.

« Posso dirti una cosa? Da questa sera, ti arrangi da sola! » mi disse.

« Benissimo! Non potrei desiderare di meglio... » mi ero osata rispondere.

Non avevo voglia di andare a dormire tanto che avevo deciso di guardare la televisione. Quando l'accesi avevo scoperto che in un programma, stavano parlando della statua che rappresentava Ottaviano e decisi di ascoltare quello che dicevano. Mia madre nel frattempo, stava girando avanti e indietro tra la camera da letto e la cucina. Strano. Non aveva mai assunto un simile atteggiamento. Per poco, iniziai a farmi l'idea che mia madre dubitasse su chi poteva essere il mio ragazzo e per questo, si era messa a guardarmi per quattro minuti filati, ma non penso che possa arrivare a pensare che il mio ragazzo era il figlio di Cesare, al primo colpo. Con tutti i ragazzi che c'erano, per me sarebbe stato molto improbabile che sarebbe risalita subito a Ottaviano.  






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Mi dispiace informarvi che la storia è momentaneamente sospesa, a causa di un blocco che non mi permette di sviluppare al meglio le idee che vorrei espandere in queste righe. Per ora ringrazio tutti quelli che hanno recensito e... spero di non assentarmi troppo!! Per ora, saluti!!

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Ed ecco che mi ritrovo in compagnia della mia amica. Siamo dirette nell'Antica Roma e per la mia amica sarebbe stata la prima volta, che ci andava. Riguardo a me, non mi ritenevo ancora una grande esperta del posto, ma avevo trovato l'amore e questa, era la cosa che contava molto più delle altre. La mia amica avrebbe incontrato un vero ragazzo in carne ed ossa poi, mi avrebbe chiesto di portarla sempre con lei nel caso in cui avrebbe perso la testa per Bruto. Le avrei presentato anche il mio nuovo ragazzo e sono sicura, che resterà senza una parola di bocca a sapere che mi fossi messa con Ottaviano. Come al solito, avevo rivisto quella creatura che con il tempo, mi ero fatta l'idea che fosse una spia. Non capisco il perché, ma tutte le volte che vado dal mio ragazzo, quella creatura riesce sempre a fare in modo di trovarsi puntuale al mio arrivo. La mia amica era rimasta sconvolta, solo a vederla perché non ci credeva che fosse tutto reale. Pure io, non ci avevo creduto quando mi ero ritrovata davanti a quello splendido animale, la prima volta anzi, ero convinta di trovarmi dentro uno dei miei sogni. Claudia era rimasta talmente sconvolta, che si era decisa a tornare a casa , ma quel pomeriggio non avrebbe potuto tornare a casa dato che sarebbe stata una giornata importante per lei. Volevo solo chiarire che non miravo, a farla mettere in coppia con Bruto perché la decisione sarebbe stata poi presa da loro due se tentare di stare insieme oppure no. Non capivo ancora come avevo fatto a conquistare il cuore di quel poveretto di Ottaviano che non sapeva ancora, quale minaccia avesse deciso di amare.

Bruto e Ottaviano erano arrivati con perfetta puntualità; per la prima volta avevo visto Ottaviano presentarsi puntuale, si vede che i baci della giornata precedente avevano già fatto effetto quindi, stava iniziando ad impegnarsi duramente almeno che, non ci fosse lo zampino di Bruto dietro a tutto questo. Ero rimasta stupita da questa incredibile puntualità; non potevo crederci che per una volta, Ottaviano si fosse presentato puntuale ad un appuntamento. Quanto avrei voluto che ci fosse stato anche Cesare così avrebbe capito una buona volta che anche suo figlio sapeva comportarsi nel modo correto. Confesso che nemmeno io vedevo un grande futuro per Roma se Ottaviano continuava a fregarsene alla grande, dell'eredità che si prenderà un giorno. La mia amica Claudia stava fissando Bruto negli occhi. Le cose sembravano andare nel verso giusto, visto che Bruto mi sembrava totalmente in mobile. Non aveva ancora aperto bocca e avevo capito, che la mia amica aveva fatto colpo... mamma mia! Lei sì, che riesce sempre a fare colpo sul primo uomo di turno e a quanto pare, anche gli antichi romani cadevano ai suoi piedi con molta facilità. Quanto avrei voluto essere al suo posto, ma dovevo ricordarmi che ero già in coppia con Ottaviano quindi, non dovevo lamentarmi.

« Claudia, ti presento Marco Giunio Bruto! » dissi io, tentando di farle dire qualcosa.

« Mi fa piacere conoscerti, Bruto! » disse Claudia con una voce molto melodiosa.

« Hai una voce stupenda, in somma, tu sei stupenda... sono rimasto sconvolto. Ti andrebbe di provare a vederci un po' di volte, per vedere se tra noi nascerà qualcosa di grande? » chiese Bruto, facendo fatica a respirare.

« Va bene... per me non c'è nessun problema! » rispose Claudia sempre con un tono melodioso.

Invece sì, che c'era qualche problema! Dopo la risposta di Claudia, mi accorsi che Bruto aveva già gli occhi puntati all'altezza del seno della mia amica. Non capivo quali intenzioni aveva Bruto per la mia amica. Purtroppo, nella città in cui viviamo io e Claudia non è una bella cosa andare a letto con un uomo che hai visto una sola volta nella vita, ma sembra come se nell'Antica Roma, la cosa non abbia alcuna importanza. Non sono il tipo di ragazza che crede nel colpo di fulmine o nell'attrazione esplosiva al primo sguardo eppure, tra me e Ottaviano è stato proprio un colpo di fulmine.

La mia amica aveva diciotto anni e non aveva ancora avuto esperienze nel campo del sesso ma qualcosa, mi diceva che Bruto aveva già avuto esperienza in questo campo, dopo tutto, andava per i ventisei anni. Chissà quante ragazze, saranno andate a letto con lui. Ero preoccupata per Claudia e dovevo fare qualcosa, per capire le intenzioni di Bruto poi, loro due erano liberi di fare quello che volevano, ma non volevo che la mia amica fosse solo un giocattolo per lui.

« Bruto, ti ricordo che la mia amica ha solo diciotto anni... non pensi che dovresti conoscerla meglio prima di fare delle grandi cose? » domandai io, notando che il suo sguardo era rimasto puntato sulle sue tette.

« Stai tranquilla! La tua amica ha appena trovato un vero amico... con me al suo fianco, non avrà niente di cui spaventarsi! » mi rispose Bruto con una faccia furbetta.

« Elena lascia che siano loro due a gestirsi la cosa... » commentò Ottaviano.

« Claudia vedi di tenere gli occhi aperti. Mi prometti, che presterai attenzione? » chiesi con una voce dal tono severo.

« Promesso. Allora, prodi cavalieri... non volete fare un giro per Roma, in compagnia di queste due bellezze? » chiese Claudia, riferendosi a Bruto e Ottaviano.

Qualche minuto dopo eravamo dentro Roma. Io e Claudia eravamo stupite a vedere quante persone c'erano nelle sue strade. Si vede che era un giorno di mercato; infatti, c'erano tantissime signore e ragazze che indossavano degli splendidi abiti e dei gioielli che dovevano valere una fortuna. Che scema! Pure io avevo una specie di tiara nei capelli. All'improvviso, avevo colto degli strani suoni in lontananza. La gente intorno a noi si era fermata lasciando libero un sentiero. Che cosa stava succedendo? Ah! Si vede che stava per passare Cesare quindi, tutti si erano bloccati proprio per questo avvenimento. Invece mi sbagliavo. Tutto questo silenzio era calato per un matrimonio di qualche famiglia ricca, dato che il vestito da sposa di lei era bellissimo. Quando la sposa passò in mezzo alla folla, si scatenò un enorme boato di grida felici e gioiose.

Dopo alcuni lunghi minuti tutte le persone ripresero a girare nelle strade. A quanto pare, lo sposo doveva essere giunto a destinazione da molto tempo e forse, stava aspettando la sua amata con tanta emozione. Per un momento, avevo iniziato a immaginare il mio matrimonio, ma sempre se mi sposerò. Quanto desideravo arrivare all'altare con Ottaviano. Non potevo ancora crederci che lui mi aveva/avesse baciata, dopo solo due giorni di conoscenza. I suoi baci erano bellissimi tanto che a pensarci, mi avvicinai a lui per baciarlo. Il nostro bacio durò tre lunghi minuti; mi piaceva sentire le sue labbra toccare le mie e poi, la sua lingua era spettacolare.

Non sapevo che già gli antichi romani si baciavano con la lingua; in ogni modo, Ottaviano era proprio bravo a dare i baci quindi, chissà cosa mi avrebbe fatto quando saremo passati a fare dei passi più grandi. Morivo per i suoi baci quindi, figuriamoci quando arriveremo ad andare a letto insieme, come mi sarei sentita. Non vorrei commentare troppo di fretta, ma secondo me, Ottaviano sarebbe stato in grado, di farmi impazzire anche a letto e poi, lui era il figlio di Giulio Cesare quindi, doveva essere bravo almeno quanto suo padre. Basta! Dovevo solo far passare una o due settimane per vedere se potevo fidarmi di lui così, avrei potuto fare con lui quello che volevo e magari, saremo finalmente andati a letto insieme. Lo conoscevo da meno di una settimana, ma morivo già dalla voglia di scoprire il suo corpo. Non potevo però, per evitare che arrivasse a pensare che voglio solo andare a letto con lui.

Ieri mi ero ritrovata a fantasticare la mia prima volta. Sarebbe capitata nel palazzo di Cesare e lo avrei fatto con Ottaviano nel letto di suo padre. Come mai proprio nel letto di Cesare? Semplice! Mi avrebbe fatta sentire forte, fortunata e coraggiosa. Ottaviano mi avrebbe trattata con dolcezza e mi avrebbe baciata con delicatezza, in ogni parte del corpo. Ero convinta che mi sarebbe piaciuto così tanto fare sesso con lui, che avrei continuato a godere oltre l'alba del giorno seguente. Eravamo talmente presi a baciarci, tanto che Bruto e Claudia furono costretti a fermarci.

« Ehm, Ottaviano hai una lingua enorme... Elena sembrava morire da come ci andavi dentro a baciarla! » commentò Bruto, che ovviamente, aveva visto tutta la scena.

« Bruto, possibile che non ti fai mai gli affari tuoi? » gli domandò Ottaviano.

« Scusami, sono un curiosone... eravate un bel vedere! » ribattè Bruto sorridendo in modo gagliardo.

« Bruto lasciali in pace i piccioncini... hanno altre cose da fare! » commentò Claudia guardandomi allegramente.

« A proposito! Elena, ti dispiace se ti rubo un momento la tua amica? Vorrei parlarle in privato... » mi disse Bruto.

« No, fai pure! » risposi io.

Non sapevo però, se dovevo fidarmi. Sapevo bene che Bruto non avrebbe perso la minima occasione per farsi la mia amica, ma io sapevo benissimo che se avrebbe spezzato il cuore a Claudia, avrebbe pagato cara ogni sua mossa. Non avrei potuto sopportare di vedere la mia amica soffrire per uno come lui. Per me era già tanto se mi fidavo di Ottaviano, figuriamoci quindi, quanto poco mi potevo fidare di Bruto. La differenza fra i due era che Ottaviano fosse il figlio ereditiero di Cesare, mentre Bruto un domani, non avrebbe mai ereditato il potere che un giorno, sarà lasciato nelle mani di Ottaviano. Questa era la differenza fra i due. Non potevo crederci che avevo fatto incontrare un ragazzo alla mia amica, senza prima provare a conoscerlo. Non sapevo nemmeno io, se avevo commesso una delle mie solite pazzie che non portavano niente di buono. Speravo solo che Bruto si comporti bene con lei e che non la tratti male o come una serva. Poco dopo, tornò la mia amica con delle guance rosse.

« Claudia, che ti succede? Sei tutta rossa... » dissi con una voce sorpresa.

« Elena non potresti tornare a casa da sola? Io voglio restare quì, domani ti raggiungerò a scuola! » rispose lei. La cosa non mi piaceva per niente.

« Perché vorresti restare qui? » le domandai incuriosita e un po' preoccupata.

« Voglio scambiare due chiacchiere con Bruto, tornerò poi domani mattina per la scuola... ti dispiace, se passi a casa mia a prendere la mia roba di scuola? » mi chiese lei, rendendomi ancora più preoccupata.

« Claudia non mi piace questa storia... mi devo fidare, che non farai delle pazzie? » le domandai con una voce al quanto preoccupata.

« Dubiti della tua migliore amica, Elena? Rilassati, non succederà niente di strano. Va bene? » mi chiese, guardandomi con un espressione interrogativa.

« Non mi fido. Ho paura... » continuai io spaventata.



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Finalmente sono tornata scusate per l'attesa :) 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Avevo paura per la mia amica. Lei non si rendeva conto, di quello che stava per fare. Non avevo aluna intenzione a lasciarla da sola con Bruto. Per fortuna, c'era anche Ottaviano. Ecco! Che cosa dovevo fare: sarebbe bastato chiedere a Ottaviano di controllare che la mia amica non faccia delle cavolate con Bruto. Sapevo benissimo, che lui avrebbe esaudito i miei ordini perché era il mio ragazzo. Non mi fidavo ancora del tutto di lui, ma in questi casi, potevo contare solo su di lui. La mia amica poteva commettere una sciocchezza e magari, io non me ne sarei neanche resa conto. Non avevo idea di cosa avrebbe potuto farle, un giovane come Bruto, che aveva avuto già delle esperienze nel campo sessuale.

La mia amica era ancora troppo giovane, per iniziare ad avere certe esperienze; eravamo due ragazze che stavano nel pieno dell'adolescenza e sarebbe stato un po' troppo, diventare di colpo, due piccole donne. Decisi di consolarmi pensando che dopo tutto, era la sua vita e non la mia. Lei sapeva cosa voleva, ma forse, ero io a non sapere cosa volere dalla vita. La mia vita è tutta una confusione e non potevo permettermi, di perdere le cose più importanti per me. Claudia era una delle cose importanti. Cominciai a maledire me stessa, per aver presentato la mia migliore amica a un pazzo come Bruto. Quanto avrei voluto, non averlo mai fatto. Basta! Dovevo assolutamente mettere in guardia Ottaviano. Mi avvicinai a lui, per spiegargli cosa doveva fare per me in un orecchio.

« Elena sei troppo sfiduciosa! » mi rispose Ottaviano, dopo aver ascoltato i miei ordini.

« È la mia amica! Non voglio che qualcuno le faccia del male... » commentai io.

« Bruto è una persona onesta. Tranquilla, non succederà niente! » continuò Ottaviano, prendendo la difensiva di Bruto.

« Onesta? Come puoi chiamare onesto, uno che punta il seno alla prima giovane che cade davanti ai suoi occhi? Vorrei ricordarti, che anche a me aveva puntato il seno, qualche giorno fa! » tentai di spiegare.

« Elena, lo capisci che è l'istinto degli uomini? Comunque, se non puoi proprio fare a meno della tua amica, mi impegnerò per tenerla sotto controllo! Dimmi solo una cosa, chi ti accompagnerà a casa? Non vorrai rientrare sola soletta al buio, vero? » mi domandò lui.

« Tranquillo, c'è la posso fare da sola... tu fai ciò che ti ho detto! » dissi e mi avviai verso la strada di casa.

Quando arrivai a casa mi accorsi che erano solamente le otto di sera e questo voleva dire che era l'ora di cena. Avevo una fame bestia tanto che avrei svuotato il frigorifero, talmente fossi affamata. Mia madre non era ancora arrivata dal lavoro e io avevo una voglia pazzesca di spaghetti alla carbonara. Qualcosa mi diceva che dovevo cucinarmeli io visto che mia madre non si era ancora fatta viva ed era anche giusto così, dovevo imparare a cavarmela da sola se davvero, avevo intenzione di diventare la moglie di Ottaviano o meglio ancora, la donna con cui avrebbe voluto trascorrere il resto dei suoi giorni.

Presi la pentola e ci versai dell'acqua del rubinetto dentro poi, appoggiai la pentola sul gas accesso e buttai del sale nella pentola. Nel frattempo, iniziai a cuocere la pancetta dolce a cubetti. Mentre cucinavo, pensavo alla mia amica Claudia. Non sapevo dove fosse e neanche, che cosa stesse facendo con quei due, ma in particolare, non sapevo cosa stesse facendo con Bruto. Speravo che l'indomani, Ottaviano mi avrebbe dato delle buone notizie perché non l'avrei presa bene, se fossi venuta a sapere che Bruto aveva fatto del male alla mia cara Claudia.

Temevo il peggio per lei. Ora che ci penso! Claudia mi aveva detto che la mattina seguente, sarei dovuta passare dai suoi genitori per ritirare il suo materiale scolastico. Cavolo! Le cose si mettevano male; i suoi genitori si sarebbero preoccupati, se avrebbero visto me che chiedevo la cartella della loro figlia... ma perché capitavano sempre a me le sventure? Mi sarei resa ridicola, se fossi andata da loro. Mentre mi mangiavo una porzione fin troppo abbondante di spaghetti alla carbonara, ecco, che squillò il cellulare. Cazzo! Era la madre di Claudia. Forza Elena, non costa nulla rispondere.

« Buonasera signora Piccini, come potrei esserle utile? » domandai con una grande fifa.

« Elena, mia figlia Claudia è a casa tua? » mi chiese con voce preoccupata.

« Non si preoccupi signora, Claudia si ferma a dormire da me... » dissi io, pur sapendo che era una bugia.

« Ah! Va bene, allora saluti. Stammi bene e salutami la mamma! » continuò lei.

« Grazie signora, saluti! » terminai io e staccai il cellulare.

Non appena riattaccai il cellulare, tornai a concentrarmi sugli spaghetti alla carbonara che per fortuna, erano ancora caldi. Mentre continuavo a mangiare, iniziarono a venirmi in mente dei pensieri molto strani. Pensavo alla mia amica, che era nell'Antica Roma in compagnia di uno sconosciuto e chissà, che cosa stava facendo insieme a quest'ultimo! Temevo il peggio per lei. Non volevo che lei diventasse una donna prima del tempo necessario perché se no, per me non avrebbe avuto più tempo da dedicare. Mi auguravo per lei che non facesse/faccia davvero, l'amore con Bruto senza nemmeno averlo conosciuto un pochino. Se lei avesse fatto sesso con lui, non sarebbe più stata la stessa e io mi sarei ritrovata da sola, dato che dopo aver fatto una cosa del genere, avrebbe dedicato il suo tempo solamente a Bruto.

No! La mia amica sapeva ciò che faceva e io lo sapevo bene che aveva i piedi per terra. Dopo molto tempo, era arrivata mia madre. Ero talmente preoccupata, che non la salutai nemmeno. Non mi ero accorta del suo arrivo. Per fortuna, i genitori di Claudia non avevano il numero di mia madre, se no, avrebbero saputo da lei che Claudia non era a casa mia e le cose si sarebbero davvero messe male. Solo io sapevo dove stava la mia migliore amica ovvero, nell'Antica Roma con un ragazzo di sette o otto anni più grande, di cui lei non sapeva assolutamente niente. Mia madre mi stava osservando forse perché aveva capito che qualcosa mi preoccupava.

« Elena, va tutto bene? » mi chiese mia madre.

« Sì, va tutto a meraviglia! » risposi io, nonostante fossi preoccupata.

« Non si direbbe, dal tuo tono di voce. C'è qualcosa che non vuoi dirmi? » continuò lei, iniziando a darmi fastidio.

« Mamma, non sono mai stata meglio di così... va tutto bene, davvero! » risposi io, con una voce molto acida.

« Lo sai, che a me puoi dirmi tutto, vero? » continuò mia madre.

« Certo! Ti ho mai nascosto qualcosa? Comunque, adesso sono stanca... andrò a dormire che domani c'è scuola! » terminai, avviandomi nella mia stanza.

Nella notte avevo sognato un incubo, che mi costrinse a svegliarmi almeno tre volte durante tutta la nottata. Avevo sognato che la mia amica Claudia stava facendo l'amore con Bruto e ad un certo punto, Cesare avendo visto tutta la scena, aveva deciso di condannare a morte tutti e due. A causa di questo incubo non avevo chiuso gli occhi e la mattina dopo, quando la sveglia suonò alle sei e mezza del mattino, non avevo alcuna intenzione di alzarmi.

Mi svegliai con la tipica faccia di una persona che aveva passato la notte in bianco. Guardai il mio viso allo specchio e avevo delle occhiaie orribili viola che erano il segno che non avevo dormito neanche un'ora anzi, neanche un minuto. Non potevo andare a scuola in quello stato eppure, dovevo andare a scuola per forza, dato che volevo vedere se Claudia si sarebbe presentata a scuola oppure no, anche se era probabile che non sarebbe venuta. Invece mentre facevo colazione, magicamente squillò il mio cellulare. Avevo ricevuto un messaggio da Claudia, che mi aveva chiesto se poteva salire un momento da me. Le risposi che lei era sempre la benvenuta in casa mia. Non l'avrei mai lasciata in mezzo alla strada anche un domani, nel caso avesse bisogno di me. Speravo però che anche lei non desideri abbandonarmi un domani perché non avrei mai potuto perdonarle una simile mossa.

Ci mancava solamente che dopo tanti anni da amiche, saremo riuscite a diventare nemiche in un solo giorno. Forse io sono stata un po' impicciona, ma voglio che capisca che lo faccio per il suo bene ed è per questo, che mi sono preoccupata un casino. Le avevo aperto il portone d'ingresso.Mia madre mi aveva appena salutata perché stava per andare al lavoro. Tra poco anche io e Claudia saremo dovute uscire per raggiungere prima di tutto casa sua e dopo la scuola. Lei era entrata in casa mia, con una faccia molto felice e la cosa, mi pareva al quanto strana perchè di solito, Claudia non era mai contenta quando doveva andare a scuola.

Il suo viso felice e sorridente non mi diceva nulla di buono avevo come l'impessione, che avesse fatto sul serio qualcosa di movimentato insieme a Bruto. Mentre eravamo dirette a casa sua, avevo deciso che se dovevo sapere delle brutte notizie era meglio togliersi subito il pensiero. Quanto mi sarebbe dato su i nervi, se fossi venuta a sapere che aveva fatto l'amore con Bruto e io dovevo aspettare chissà cosa, per fare la stessa cosa con Ottaviano. Lo capivo benissimo che Bruto non era il futuro sovrano dell'Antica Roma e quindi, poteva fare quello che voleva, ma la cosa mi avrebbe dannato l'anima comunque. La stavo osservando; indossava una specie di gonna nera, con dei collant neri e scarpe tipo ballerine, sempre nere mentre come maglia si era accontentata di una semplice maglia rossa. Nei capelli invece, aveva uno strana pinzetta a forma di cuore rosso. Notai però, che al braccio sinistro, aveva un braccialetto dorato che aveva degli ornamenti antichi come decorazione. Ero sicura, di aver già visto da qualche parte dei simili gioielli. Ora era giunto il momento di aprire bocca.

« Claudia, capisco che non mi sopporti quando faccio la spia, ma cosa avete fatto ieri sera, tu e Bruto? » le domandai. Proprio in quel momento, la mia amica si bloccò come se stesse giocando all'orologio di Milano.

« Vuoi proprio saperlo, Elena? » mi chiese lei.

« Sono l'amica più cara che tu possa avere... necessito quindi, di sapere con chi ho a che fare! » risposi io, con il cuore in gola.

« Senti, ti dirò quello che tu mi stai chiedendo, ma promettimi una cosa... non voglio che tu la prenda male... » disse e si fermò di colpo.

« Santo cielo Claudia, non ti ho mica chiesto di recitare la Divina Commedia ad alta voce... sputa il rospo! » la implorai, anche se mi preoccupavano le parole che sarebbero uscite dalle sue labbra.

« Va bene. Io e Bruto lo abbiamo fatto. Non ho potuto resistere... » disse lei abbassando il suo viso verso il pavimento.

« Dove siete andati a farlo... al palazzo di Cesare? » domandai preoccupata.

« No. Prima ci siamo liberati di Ottaviano e poi, Bruto mi ha condotta nell'abitazione di un suo amico chiamato Cassio. Una volta lì, mi ha trattata come una regina e credimi... mi è sembrato di andare in paradiso! » mi raccontò, cercando di riassumere la serata.

« Sono contenta per te amica mia... » commentai delusa.

Era ingiusto però! Lei poteva fare il cavolo che voleva, mentre io ero costretta a rinunciare a tutto, anche al piacere, a quanto pare. Solo io avevo trovato il ragazzo più difficile di tutta Roma, un ragazzo che non avrebbe fatto sesso con nessuna fino al giorno del suo matrimonio, se andava bene. Ora mi sono stufata! Avrei costretto il signorino a fare subito scacco matto; questa storia che non voleva saperne di avere un rapporto sessuale mi dava davvero su i nervi.

Capisco che fosse l'erede di Cesare, ma io dovevo venire prima di tutti e prima di suo padre, dato che ero la sua amata. A proposito, il signorino avrebbe dovuto darmi delle spiegazioni, dato che gli avevo chiesto di osservare la mia amica e Bruto. Guarda a caso, era riuscito a farseli scappare. Non vedevo l'ora di andare nell'Antica Roma per chiedergli delle spiegazioni e spero, che abbia delle giustificazioni comprensibili. Ero molto arrabbiata con lui e se non mi avrebbe dato delle valide motivazioni, avrei fatto dei danni nell'Antica Roma. Stavo per esplodere talmente fossi delusa e infuriata.

Dopo la mattinata scolastica, non rientrai neanche a casa per il pranzo, ma mi avviai nell'Antica Roma per fare un discorsetto con Ottaviano. Non vedevo l'ora di gridargli in faccia tutta la mia rabbia. Mi aveva delusa enormemente. Quando lo trovai, lui stava salendo le scalinate per poi entrare nel palazzo e con lui, c'era anche Giulio Cesare. Perfetto! Avrei fatto una bella sceneggiata anche davanti a suo padre, almeno si sarebbe reso conto, di quale canaglia malfamata stava educando da diciasette anni. Mi avvicinai frettolosamente ai due; se non mi sfogavo alla svelta su qualcuno, avrei causato per davvero dei danni gravi a questo popolo. Per tutta la strada non avevo fatto caso alle strane espressioni dei cittadini romani che mi guardavano un po' stupiti. Non sapevano che cosa stavo per fare al loro futuro imperatore.

 

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


 

 

Giulio Cesare si era voltato a guardarmi, come se fosse stupito nel rivedermi da quelle parti. In quel momento, non mi importava affatto della sua presenza visto che ero venuta solo per dirne quattro a suo figlio. L'unica cosa che volevo, era dimostrare a Ottaviano che con me non aveva niente da scherzare; se gli chiedevo qualcosa, lui doveva farla senza lamentarsi. Non volevo al mio fianco un ragazzo che non riusciva a dire le cose in faccia e in questo momento, Ottaviano mi era sembrato proprio quel tipo di ragazzo.

Come avrebbe fatto uno così, a diventare un imperatore se neanche, aveva il coraggio di affrontare la sua ragazza? Mi auguravo che almeno suo padre, non fosse stato come suo figlio in passato. Secondo me, Cesare da ragazzo era un giovane molto socievole e che sapeva dire le cose in faccia. In ogni modo mi ero avvicinata infuriata a Ottaviano che non appena mi vide, iniziò a sentirsi imbarazzato e preoccupato.

« È così, che svolgi i miei ordini? » chiesi con un tono di voce molto freddo.

« Elena, che cosa ci fai qui? Non vedi che c'è mio padre? » disse lui preoccupato, ma a me non faceva nessun effetto.

« Ti avevo chiesto, di sorvegliare la mia amica... perché non hai fatto ciò che ti ho detto? » chiesi.

« Ottaviano... questa è amica tua? » domandò Cesare, guardandomi con una faccia al quanto seria.

« Padre, scusami un attimo... Elena voglio parlarti in privato, ma dentro al palazzo e... nella mia stanza da letto! » mi disse.

Qualche minuto dopo, ero nella sua stanza e il mio umore non era cambiato neanche un pochino. Non mi sarei data pace, fino a quando non avrei saputo perché il signorino non ha obbedito ai miei ordini. Quando sarei arrivata a casa mia, avrei anche chiamato Claudia per dirmi che mi aveva davvero delusa e pensare, che io ero stata anche in pensiero per lei. Tutta quell'agitazione per scoprire poi, che ha passato la notte a fare l'amore con quel simpaticone di Bruto. Avevo notato che Cesare era dietro di me e probabilmente, voleva ascoltare la mia conversazione con suo figlio. Che bello! Ora anche Giulio Cesare ascoltava i discorsi di una fallita come me e poi, chissà che cosa ci trovava di tanto interessante in ciò che dicevo. Nessuno era curioso di sentire i miei discorsi, quando mi trovavo fra la gente dei miei giorni. A quanto pare, gli antichi romani erano dei curiosoni visto che ascoltavano tutto quello che avevi da dire e poi, ti facevano sapere volentieri la propria opinione.

D'improvviso, il mio sguardo tornò a concentrarsi verso Ottaviano. Lui mi stava guardando con uno sguardo da far paura. Uno sguardo che batteva anche quello di mia madre quando dicevo che non volevo saperne di anandare a scuola. Eppure, non aveva alcun motivo di essere arrabbiato con me e ci mancava solamente, che come giustificazione per aver disobbedito ai miei ordini, avrebbe usato la storiella che lui fosse un futuro re e quindi, non riceveva ordini da nessuno. Lo avrei ammazzato se si fosse giustificato in questo modo.

« Elena, come ti sei permessa di fare una cosa del genere? Potevi dirmelo, se volevi umiliarmi davanti a mio padre! » aveva detto, con una voce molto arrabbiata.

« Umiliarti? Sei tu che mi hai trattata come se per te, non fossi niente d'importante. Pensavo che tu mi amassi, ma ora, non ne sono più tanto convinta! » spiegai io, sul punto di mettermi a piangere.

« Senti, sono il futuro sovrano di questa terra e non posso, ricevere ordini da nessuno... specialmente, da una donna! » disse e io gli tirai uno schiaffo.

« Ottaviano... sei convinto di amarmi? » domandai io, piangendo.

« Darei la mia vita per te, piccola mia... non voglio vederti soffrire. Farei di tutto, per dirti quanto ti amo! » disse e io avevo notato due lacrime scendere dai suoi occhi.

« Dimmi una cosa che faresti... » continuai io, sempre piangendo.

« Inizierei a baciarti sulle labbra e sul collo, mentre ti tengo abbracciata intorno ai fianchi poi, ti spoglierei e ti butterei nel mio letto. Dopo, comincerei anche ad esplorare con le mie labbra ogni parte del tuo corpo, fino a farti mancare il respiro. Ti amo, Elena! » concluse, dandomi un bacio intenso sulla bocca.

Incredibile, ma in un breve istante cancellai la rabbia che avevo provato verso di lui. Adesso, dopo queste parole, avevo capito che mi amava per davvero. Quanto avrei voluto, levargli i vestiti e scoprire tutto il suo corpo, ma non potevo o almeno, non in quel momento. Lui era il mio Ottaviano e se dico che era mio, nessuna avrebbe dovuto provare ad avvicinarsi a lui. Amavo lui più di ogni altra cosa e anche, più della mia stessa vita. Desideravo davvero, che presto, avremmo fattto grandi cose io e lui; non vedevo l'ora di mettere in mostra il mio corpo davanti ai suoi occhi.

Forse, sarebbe rimasto un po' deluso dal mio aspetto fisico dato che ero un po' rotondetta sulla pancia, ma senza esagerare. Mi piaceva mangiare, ma senza esagerazione. Certo, anche io sognavo di perdere qualche chiletto, ma non sapete cosa bisogna fare per levarsi un po' di pancetta. Altro che dieta e dieta, per dimagrire serviva un'altra cosa poi, io non ero così grassa da dovermi mettere a dieta, ero solo un po' rotonda.

Vi posso giurare però, che ho un seno enorme quindi, penso che sareste soddisfatti solo nel vedervelo nudo davanti ai vostri occhi. Mi dispiace per voi, ma lo avrei messo in mostra solo davanti a Ottaviano. Provavo la strana sensazione, di levarmi il vestito e il reggiseno solo per vedere che faccia avrebbe fatto. Una cosa era certa: non appena avrebbe desiderato il mio corpo, io glielo avrei dato senza alcuna esitazione dato che io stessa, non vedevo l'ora di scoprire il suo corpo sexy che teneva nascosto da diversi giorni. Avrei fatto arrivare questo martedì e poi, mi sarei consegnata a lui. Era da quando lo avevo conosciuto, che desideravo farmi spogliare da lui e farmi toccare con la sua bocca in tutto il corpo.

Baciandolo, avevo capito che forse, fosse meglio accettare le cose come stavano. Era giusto che la mia amica avesse fatto l'amore con Bruto. Dopo tutto, lei era libera di seguire i suoi passi e io, i miei. Non avevo alcun bisogno, di lamentarmi per queste cose; erano cose che facevano parte della vita e prima o poi, sarebbe successo anche a me. Un giorno, quando sarei stata sicura che non avrei mai potuto fare a meno di Ottaviano, sarebbe arrivato il momento, ma per ora, dovevo solo cercare di stargli vicino. Avrei voluto gridare che non lo avrei mai tradito per nessun altro al mondo.

Vedevo in lui, una specie di vero amore e forse, lo era sul serio. Non avevo alcuna incertezza, che lui mi amasse davvero e anche io lo amavo da impazzire; eravamo occhi negli occhi. Ci stavamo baciando con molta passione; quanto avrei voluto andare oltre, a dei baci passionali. Ero convinta che per questo, dovevo aspettare ancora un po'. Era un antico romano, ma ci sapeva fare con i baci. Secondo me, baciava anche meglio di molti ragazzi dei miei giorni, ma doveva essere una mia impressione, dato che era il mio primo amore. D'improvviso, lui smise di baciarmi, ma continuò a stringermi su i fianchi. Aveva iniziato a sussurarmi qualcosa in un orecchio.

« Senti, tra qualche giorno, verrà celebrato il matrimonio di mia sorella Ottavia... non ti andrebbe di venirci insieme a me? » mi chiese, con una voce dolce.

« Non mi avevi mai detto che avevi una sorella... è più grande di te? » domandai io.

« Ha ventidue anni. Quando mio padre è assente, lei si prende cura di me... allora, ti andrebbe di partecipare alla cerimonia matrimoniale? » chiese lui, ripetendo la domanda.

« Nessun problema! » risposi io.

Immaginai la sorella di Ottaviano. Doveva essere bella almeno quanto lui. In quella famiglia, erano tutti molto affascinanti. Durante quel pomeriggio, avevo scoperto che Ottaviano era orfano di madre... che coincidenza! Io non avevo mai conosciuto mio padre anche se mia madre, mi aveva detto che era morto in un incodente d'auto quando avevo solo tre anni. In poche parole, Ottavia non era solo una sorella per lui, ma era come una specie di mamma. Che bello! Era bello sapere che c'erano delle sorelle che tenevano ai propri fratelli come se fossero la cosa più preziosa, che la vita le potesse/possa aver donato. Ero curiosa di assistere a questo matrimonio, ma anche, di scoprire l'aspetto della sorella di Ottaviano. Secondo me, aveva i suoi stessi occhi e il suo stesso colore di capelli. Doveva essere stupenda proprio come il fratello. Sarebbe stato divertente, conoscere la sorella del mio ragazzo e io non vedevo proprio l'ora, di conoscerla. Doveva essere una ragazza forte e determinata che sapeva quello che faceva e quali passi seguire. Sarebbe stato molto strano, conoscerla durante il giorno del suo matrimonio, ma almeno, avrei conosciuto un altro membro della famiglia di Ottaviano. 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Restai d'accordo con Ottaviano per il matrimonio di sua sorella. Lui mi aveva detto che doveva andare a trovare Bruto, per parlargli di una cosa e di aspettarlo un attimo, nel suo dormitorio. Peccato però, che non appena lui fosse uscito, nella sua stanza era entrato Giulio Cesare. Merda. Ora cosa voleva anche lui? Oggi per me era stata una giornata iniziata male e a quanto pare, sarebbe finita nello stesso modo. Non sopportavo l'idea di dovermi giustificare davanti a Giulio Cesare.

Cazzo! Cosa potevo farci, se amavo a morte suo figlio? Anche se, lo conoscevo da meno di una settimana, ma avevo già una terribile voglia di fare con lui certe cose? La cosa si stava mettendo proprio male. Avevo iniziato a fissare il nostro Cesare, con una faccia al quanto seria e in quel momento, non sapevo se mettermi a ridere o a piangere, ma probabilmente, era meglio restare a fissarlo a vuoto dato che non dovevo giustificare a lui, i sentimenti che provavo per suo figlio. Cazzo! A volte mi pento di non essermi messa con Bruto quando potevo. Perdonami tanto Claudia se penso queste cose.

« Ave Cesare! » dissi, alzandomi dal letto.

« Ave un corno! Con te sarò al quanto breve: dimmi solamente se c'è qualcosa tra te e mio figlio perché ragazzina, non ti rendi conto che cosa dovrai passare, se vorrai stare con mio figlio... » mi disse, guardandomi serioso.

«È obbligatorio che io vi dica le cose come stanno? » domandai io, chiedendomi il perché, avevo fatto una simile domanda.

« È fondamentale! Cesare deve assicurarsi che suo figlio Ottaviano non commetta delle sciochezze... allora, voi due state insieme, si o no? » mi chiese insistente.

«Sì, stiamo insieme da quattro giorni! » risposi, pentendomi di averlo detto.

« Quattro giorni. Quattro giorni e lui già ti chiede di presentarti alle cerimonie in famiglia... ma perché proprio a me, doveva capitare un figlio del genere? » continuò Cesare, con una faccia preoccupata.

« Vostro figlio Ottaviano sta già facendo molto, per provare a vedervi fiero di lui, ma voi siete così cieco, da non accorgervi di quello che fa! » commentai io, senza tenere a bada la mia lingua pericolosa.

Proprio in quel momento, ecco che Ottaviano fu di ritorno. Non avevo nulla di cui andare fiera e sapevo che avevo commesso una sciocchezza, a dire a suo padre di noi due che stavamo insieme da poco tempo, ma ci sentivamo già come se fossimo marito e moglie. Lo so che la cosa non è normale, eppure, non posso farci niente se le cose stanno in questo modo. Solo i nostri amici, Claudia e Bruto avevano avuto un' attrazione esplosiva, tanto da andare a letto lo stesso giorno in cui si erano conosciuti. Quanto avrei voluto, che fosse successa la stessa cosa a me con Ottaviano. Il ragionamento era sempre quello: io e Ottaviano eravamo una cosa, Claudia e Bruto erano un'altra. Claudia non aveva una minima idea, di cosa significasse/significava stare insieme al figlio di Giulio Cesare e forse, neanche io non ne avevo ancora una minima idea eppure, Ottaviano era stato l'unico che fosse riuscito a farmi innamorare.

Ottaviano doveva aver capito tutto. Doveva aver capito che Cesare mi aveva costretta a sputare il rospo. Avevo capito che era diventato di pessimo umore un'altra volta. Cazzo! La mia è proprio sfiga allora, visto che da quando sono innamorata mi capitavano solo dispiaceri e delusioni. Per dei lunghi momenti, mi domandai come mai mi meritavo solo dei periodi terribili. Nella mia vita, non avevo mai fatto niente di male e sopratutto, non avevo mai fatto del male a nessuno anzi, forse sono stati sempre gli altri a fare del male a me, per dei motivi del tutto inventati.

Non avevo mai alzato le mani su nessuno, non avevo mai usato pregiudizi contro una persona eppure, questo è il risultato che si ottiene facendo solo del bene perché se si fa del male, le cose si ottengono anche fin troppo e questa cosa... lo imparata a mie spese! Forse, avrei dovuto lasciar perdere il figlio di Cesare e trovarmi un ragazzo del mio tempo, ma il problema è lo stesso: non mi sono mai sentita a mio agio con i ragazzi dei miei giorni. Basta! Nell'Antica Roma avevo causato troppi pasticci! Dovevo lasciar perdere tutto. Dovevo lasciare Ottaviano. Per fortuna, Cesare era andato via.

« Elena... perché hai detto a mio padre di noi due? » mi chiese, con un tono di voce arrabbiato.

« Senti... non sono cavoli miei, se tuo padre non si fa gli affari propri! » risposi io, delusa e seccata.

« Cazzo, cazzo, cazzo! Possibile che non riesci ad essere cauta? Devi fare attenzione... lo sai che adesso, la mia eredità può essere messa a rischio? » mi disse lui deluso e molto arrabbiato.

« Mi dispiace, cazzo! Ottaviano meriti di meglio che una fallita come me... » dissi, scoppiando a piangere e scappando verso l'uscita dal palazzo.

Non appena mi trovai di nuovo all'aria aperta, mi ero messa in un angolo nascosto per non farmi vedere piangere dalle persone, che camminavano nelle strade di Roma. Ad un certo punto, mentre piangevo con la faccia appoggiata alle ginocchia dto che mi trovavo seduta, avevo sentito che qualcuno mi toccava sulla spalla destra. Alzai un secondo lo sguardo: era stata una donna, a toccarmi sulla spalla destra. Era una donna che indossava uno strano vestito su un colore simile ad un verde acqua, capelli biondi come i miei e ricci. Il vestito rendeva impossibile capire come doveva essere il fisico, ma a me sembrava normale. Aveva l'espressione tipica di Ottaviano insomma, la stessa faccia un po' simpatica. La guardai per un po' di tempo poi, mi riconcentrai di nuovo a versare lacrime per la cavolata che avevo fatto.

« Bella, perchè piangi? » mi aveva domandato.

« Ho litigato con la persona che amo... » dissi, continuando a versare lacrime.

« Ah! Chi sarebbe il ragazzo con cui avete litigato? » continuò lei.

« Si chiama Ottaviano! » risposi.

« Stai scherzando, vero? Ma di quale Ottaviano stai parlando, del figlio di Cesare ovvero, mio fratello o di un altro che porta il suo nome? » mi domandò lei, con una faccia stupita.

« Quindi, tu devi essere Ottavia? » domandai io, con la sensazione di aver fatto una delle mie pessime figure.

« Sì, sono Ottavia... voglio sapere tutto della ragazza di mio fratello. Come ti chiami, bellissima? » mi chiese limitandosi a sorridere felice.

Le dissi che il mio nome era Elena. Raccontai a lei come avevo incontrato suo fratello, ma dissi solo di essere stata catturata da delle guardie di Cesare, non le dissi che venivo dall'altra città di Roma, per non risultare fuori di testa. Non sapevo neanche se Ottaviano e i suoi vari amici sapessero dell'esistenza di un'altra città chiamata Roma. Una cosa è certa: se gli antichi venivano nella Roma che conoscevo io, avrebbero causato troppi pasticci e dei danni gravi, visto che non era uguale alla Roma che pensavano di conoscere da tempo.

Avevo capito che nel caso mi fossi sposata con Ottaviano, sarei dovuta trasferirmi io da lui perché al contrario, non era possibile. Non potevo obbligare un antico romano a vivere tra la gente dei miei giorni e sopratutto, se quel romano era il figlio di Giulio Cesare. Lui apparteneva a questa gente, io a quella del mio tempo; questo fino adesso, ma le cose potevano cambiare in ogni momento. Bastava solo che Ottaviano mi faccia la tipica domanda: "Vuoi sposarmi?" e non avrei affatto rifiutato. Inoltre, pensadoci bene era anche un ottimo partito almeno sarei morta godendomi la vita, sempre restando con i piedi a terra, dato che essere la moglie del figlio di Cesare, non sarebbe stata una cosa da prendere alla leggera. Avevo anche detto a Ottavia alcuni miei disagi, che avevano a che fare con la relazione che avevo con suo fratello... tra queste, la paura di non essere accettata da Cesare, come futura moglie di suo figlio, nel caso, Ottaviano avesse/avrebbe deciso di sposarmi. Lei era scoppiata in una risata gioiosa; mi aveva confessato scherzosamente, che anche il suo compagno aveva avuto la stessa paura, quando le aveva chiesto la sua mano. Disse che era normale avere paura, ma di solito, a Cesare va bene tutto; certo, sempre se non gli porti uno schiavo e glielo presenti, come futuro suocero. Non avevo alcuni dubbi, su quello che aveva appena detto.

Io e Ottavia eravamo rimaste tuto il tempo a chiacchierare, tanto che si stava facendo buio. Ormai, era tardi per tornare a casa e... santo cielo! Mia madre doveva essere preoccupata, visto che non mi ero ancora presentata a casa, per tutto il pomeriggio. Va beh, per una volta avrei accettato la sua predica; ero la compagna di Ottaviano e quindi, dovevo affrontare le prediche dei miei parenti perché servivano solo per migliorare e per non commettere gli stessi errori. Scommetto che Cesare sarebbe d'accordo con me, riguardo a quello che pensavo in quel momento. Ad un certo punto, Ottavia aveva iniziato ad agitarsi.

« Elena se per te non è un problema, ti andrebbe di venire come ospite, a casa mia e del mio compagno? » mi chiese sempre con una certa allegria.

Per non offenderla, decisi di accettare l'invito anche se non era molto educato, andare a casa di qualcuno senza avvisare.

« Sicura che posso? Non vorrei essere un peso per il tuo compagno... » commentai, sperando di non offenderla.

« No, no! Tu sei la ragazza di mio fratello e per me, non sei affatto un peso... il mio futuro sposo non avrà niente di cui lamentarsi! Allora, ci stai? » mi disse, sempre in modo scherzoso.

« Va bene, allora vengo a casa tua! » risposi.

Avevo trovato una nuova amica e tra poco, avrei anche conosciuto il suo futuro marito. Immaginavo già, di trovarlo sdraiato sopra una specie di divano molto comodo o cose del genere. Mi auguravo solo che non fosse nudo; non mi sarebbe piaciuto, vedere nudo il compagno della sorella di Ottaviano. Magari quello aspettava la sua sposa per fare delle cose particolari e magari, io avrei rovinato un loro momento di romanticismo e cose del genere. Mi dispiaceva essere vista come un peso per loro due, ma non potevo sapere niente sulle decisioni del suo compagno. Sapevo solo che se il compagno mi avesse detto di andarmene via, sarei andata via senza pensarci troppo. Gli ordini di un uomo non si discutevano specialmente, da queste parti.

L'abitazione di Ottavia era molto grande, dopo tutto, era la sorella del mio ragazzo e quindi, non era sicuramente una poveraccia coperta di stracci anzi, indossava un vestito di un colore molto bello. Quella che mi era parsa una casa, ora mi sembrava una villa a cinque stelle. Era una casa molto grande con un grande numero di stanze che non sapevo quante fossero esattamente, ma di sicuro, erano tantissime. Il salotto dove ospitavano gli ospiti era inmenso quindi, non potete immaginare come dovevano essere le altre varie stanze.

Sdraiato in una specie di divano c'era un giovane che stava dormendo. Un giovane dai capelli castano scuro. Stva russando in modo esagerato. Ottavia mi fece cenno di seguirla e mi disse che avrei dovuto dormire nella stanza degli ospiti. Proprio mentre mi stava per accompagnare nella stanza degli ospiti, qualcuno da fuori aveva fatto un rumore pazzesco. La mia nuova amica corse un momento da qualche parte; tutto questo, per poi scoprire che a causare questo baccano era stato Ottaviano. Era venuto per fare visita alla sorella prima del matrimonio. Ottaviano mi aveva detto che anche dopo il suo matrimonio, lui sarebbe stato sempre il benvenuto nella sua abitazione. Peccato però, che Ottaviano mi aveva trattata male durante quel pomeriggio e io mi sentivo ancora delusa dal suo comportamento. Quando mi vide, lui era rimasto come se fosse la prima volta che mi vedeva davanti a lui.

« Santo cielo! Elena... come mai non sei a casa tua? » disse Ottaviano, confuso.

« Tua sorella mi ha invitata a casa sua. Qualche problema? » domandai io.

« Ah! Ora accetti inviti da una sconosciuta, che poteva essere una qualunque? » mi chiese lui, con un tono di voce freddo.

« Certo... non ho mica paura io! » risposi con una voce acida.

In quel momento, ecco che tornò Ottavia. Il suo compagno si era svegliato e si era messo a guardarci un po' sorpreso; dovevo ricordarmi che era la prima volta che mi vedeva e quindi, la sua reazione era normale. Anche io sarei preoccupata se mia madre mi portasse degli estranei a casa. Lui si era alzato e si stava avvicinando a me, osservandomi per alcuni brevi secondi.

«Ehm, sei un'amica della mia compagna? » mi chiese, guardandomi dritta negli occhi.

« È molto più che una mia amica... potrebbe diventare una mia parente! » disse Ottavia, precipitosa.

« Scusa, ma in che senso? » domandò suo marito.

« È la ragazza che sta con mio fratello Ottaviano! » commentò lei.

« Oddio! Cosa ti ha fatto quel ragazzo, per far cadere una bella ragazza come voi, ai suoi piedi? Dimmi piccola... ti ha torturata? » chiese lui, non credendo alle parole di Ottavia.

« No, ci siamo semplicemente innamorati! » risposi io, tentando un timido sorriso.

« Ottaviano! Vedi di non trattarla mai più, come oggi pomeriggio... quando ho trovato la tua ragazza, stava piangendo! » commentò Ottavia sorridendo al fratello e poi continuò a parlare.

« Sarete stanchi... dai, vi accompagno nella vostra stanza... stasera io e mio marito vi cediamo la nostra stanza! ».

L'idea di stare in una camera da letto insieme a Ottaviano, mi metteva solamente i brividi. Correvo qualche rischio; ma una cosa mi dava consolazione: forse, Ottaviano avrebbe colto l'occasione per fare ciò che da tempo volevo che mi facesse: spogliarmi. Anche io volevo spogliare lui e riguardo a questo, non avevo alcun dubbio. Solo a pensare di farmi spogliare da Ottaviano, cominciai a sentire una strana sensazione di caldo intorno a me, un po' come se mi fossi beccata la febbre a quaranta. La mia febbre aveva il nome di Ottaviano. Merda. Stavo morendo dalla voglia di vederlo nudo e la cosa, sarebbe finita male se non reagivo in qualche modo.

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Infatti, non appena Ottavia ci tolse il disturbo, mi ritrovo a guardare Ottaviano per alcuni minuti, mentre se ne stava seduto sul letto in cui avremmo dovuto dormire per tutta la notte almeno che non avessimo avuto un cambiamento di programma. Quella che doveva essere una notte come altre, sarebbe potuta diventare una notte molto interessante, ma doveva essere Ottaviano, a farmi capire che mi voleva. Che voleva il mio corpo. Che mi desiderava. Era dal giorno che lo incontrai, che lo desideravo tutto mio; nessuna ragazza aveva il permesso di toccarlo. Lui apparteneva solamente a me. Andai a sedermi vicino a lui. Lui furbetto, decise che doveva sdraiarsi sul letto, per stare più comodo. Il mio sguardo cadeva sopra al suo strano vestito bianco. Quanto desideravo, che fosse tutto nudo e pronto a farsi assaggiare.

Senza pensarci troppo, mi ero sdraiata sopra il suo corpo con la paura di soffocarlo, a causa del mio peso, avevo iniziato ad accarezzarlo sul braccio destro, guardandolo di tanto in tanto, negli occhi. Notai che ad un certo punto, lui aveva iniziato ad accarezzarmi sulla testa e dopo un paio di minuti, prese a grattarmi delicatamente sempre sulla testa. D'improvviso, mi girai a guardarlo un'altra volta; lui mi prese il viso fra le braccia e mi diede un bacio sulla fronte.

« Ti chiedo scusa, per il mio comportamento di oggi... non volevo ferirti! » mi sussurrò poi, in un orecchio.

« Ti ho già perdonato... lo sapevo che non volevi dirmi quella cosa! » risposi io.

« Senti, ti piace l'idea di dormire vicino a me? » mi domandò, guardandomi negli occhi e sorridendo leggermente.

« Beh, a dire la verità sono un po' tesa... non ho mai dormito vicino a un maschio! » spiegai io, con il cuore che batteva a mille.

« Ah! Dai, visto che sarò l'uomo con cui dormirai tutta la notte, non credo che ti farai prendere dal panico! » disse lui, sorridendo.

« Non credo... » risposi io, annusandò il suo vestito.

« Hai per caso voglia di qualcosa? Che ne so, devi bere? » mi domanda.

Sì, ho voglia di spogliarti e di vederti nudo, vorrei rispondere.

« No, non ho sete... sono solo un po' stanca! » dissi, ma avevo voglia di fare una cosa in particolare.

Dopo alcuni minuti, Ottaviano si era di nuovo alzato dal letto. Afferrò una delle mie mani, facendomi alzare e poi, dopo aver messo le sue braccia intorno ai miei fianchi, mi diede un bacio sulle labbra. Qualche minuto dopo, aveva iniziato a cercare la mia lingua e per un tempo che mi era parso infinito, aveva continuato a toccare la mia lingua. Ad un certo punto, fece una cosa pazzesca... aveva iniziato a baciarmi sul collo e a breve tempo, iniziò a passare la sua lingua. Iniziai a rendermi conto, che lo stavo accarezzando sulla schiena, con delle carezze molto morbide e dolci. Improvvisamente, lui aveva messo le sue mani, sul colletto del mio vestito; questo era il segnale che stava per cominciare a spogliarmi, ma invece no: si era fermato e aveva tolto le mani dalla scollatura.

« Non posso farlo... » commentò, subito dopo.

« Perché? » domandai io, restando un po' delusa.

« Non sarebbe giusto, se facessi l'amore con te, nel letto di mia sorella... voglio che succeda con me, ma non qui... capisci? » spiegò, con la sua tenera voce.

« Ho capito... hai ragione! » risposi, con una voce fragile e sempre un po' delusa.

« Dai, dormiamo che è tardi! » terminò lui, dandomi un bacio sulle labbra.

« Buonanotte! » conclusi, mettendomi a dormire.

La mattina dopo, mi ero svegliata e avevo notato che Ottaviano mi aveva abbracciata per tutta la notte. Avevo la mia faccia appoggiata ai suoi pettorali e la cosa più pazzesca, era che avevo dormito con solo reggiseno e mutande addosso, tutto il resto lo avevo buttato per terra. Ottaviano invece si era tenuto il suo vestito bianco e meno male, non avrei sopportato di vedere la parte delicata maschile, sapendo che non potevo toccarla e farci quello che volevo. Neanche io, avevo scoperto la mia parte più intima e nemmeno il seno. Eh, mio caro Ottaviano! Se davvero vuoi questi gioielli di valore, tocca a te, scoprirli... caro mio.

Dovevo prepararmi per andare a scuola e sapevo che al mio ritorno a casa, mia madre mi avrebbe fatto una predica che non avrei mai dimenticato nella vita, come tutte le altre che mi aveva fatto in precedenza. Decisi di dare un bacio a Ottaviano, ma poco dopo, mi accorsi che non mi ero ancora vestita perché ero ancora sdraiata, a scaldarmi con il calore del suo corpo. Era una sensazione stupenda, scaldarsi contro i suoi pettorali. Quanto ero stata sciocca! A farmi tutte quelle seghe mentali... credo proprio che Cesare avrebbe dovuto accettarmi ad ogni costo, se non intendeva ferire suo figlio.

Nessuno meglio di me, sapeva che Cesare voleva solo il meglio per suo figlio e il suo meglio, ero io. Suo figlio era un ragazzo stupendo anzi, era un uomo e la cosa faceva la differenza. Ieri sera nonostante avesse voluto spogliarmi, facendomelo capire che voleva fare l'amore con me, non lo ha fatto e sapete perché? Perché solo un vero uomo, capisce quando è giunta l'ora di fare certe cose e lui lo aveva capito... ma a differenza di altri giovani tipo Bruto, aveva preferito aspettare ancora. Non posso immaginare in quale stato sarà, quando avremmo fatto le cose sul serio; immagino, che ci sarebbe andato dentro sforzandosi con tutta la sua inesauribile energia, ma gli avrei chiesto di non andarci troppo forte perché io ero una giovane che amava essere presa con estrema delicatezza e non con troppa forza. Lo avevo salutato; i suoi occhi caddero verso il mio reggiseno e una sua mano, mi toccava l'addome.

« Buongiorno, mia piccola principessa... » mi disse, dandomi un bacio sulle labbra.

« Buongiorno... » risposi con una certa felicità.

« Scusami per quello che ti ho fatto ieri sera. Ti confesso che avrei voluto spogliarti tutta e farti mia, ma ero troppo esausto. Ti prometto una cosa, però! Ormai, non ti farò aspettare ancora a lungo e ti dico fin da ora, che farò in modo che la tua prima volta sia indimenticabile... tu meriti tutto il meglio e io sono disposto a dartelo! » mi disse, baciandomi ancora, ma questa volta, mordendomi prima sul labbro inferiore e poi, in quello superiore.

« Ti amo! » avevo risposto.

« Io non vivo senza te! » rispose lui, ricambiando anche con un altro bacio. Questa volta, sulla fronte.

« Andiamo a fare colazione... poi, ci salutiamo... che devo andare da mia madre! » avevo detto.

Avevo una fame pazzesca; ieri sera non avevo mangiato niente, talmente avevo desiderato passare la notte, a fare certe cose. Stava accadendo tutto velocemente; poco tempo fa, mi lamentavo dicendo che non sarei mai stata oltre che un'amica per Ottaviano e invece eccomi qua: sono diventata la sua ragazza in pochissimo tempo e a breve, non avrei mai più, potuto fare a meno di lui, ma il bello era propio questo, io non volevo affatto, fare a meno di lui. Quanto mi sarebbe piaciuto, restare con lui per tutto il resto dei miei giorni. Cazzo. Mi gioco l'anima che sarei diventata un'imperatrice amata dal popolo romano, almeno quanto avrebbero amato Ottaviano, il loro nuovo imperatore.

Come al solito, avevo esagerato con il cibo. Avevo fatto colazione, ma a me sembrava di aver mangiato un cenone intero, di un matrimonio. A casa mia, non avevo mai esagerato a colazione perché era il pranzo, la mia fregatura. Non sapevo resistere alla pasta, fatta in qualsiasi modo e neanche, alla pizza. Poverini, i miei amici nell'Antica Roma, che non avevano una minima idea, di cosa sia una pizza. Dovevo mangiare la pizza fino a quando sarei rimasta tra la gente dei miei giorni perché se avrei sposato Ottaviano, mangiarla ancora sarebbe stato molto difficile. Almeno che, non fossi riuscita a far scoprire la pizza anche a lui e gli altri romani. Avevo scoperto che il compagno di Ottavia, si chiamava Cornelio... esattamente, come il soldato che avevo incontrato quando arrivai nell'Antica Roma, per la prima volta. Ottavia e Cornelio... che strana coppia. Era una fortuna, che lui non fosse un plebeo se no, non penso che Cesare avrebbe concesso a loro due di sposarsi e mancava anche poco, al loro matrimonio. Salutai tutti e due. Prima di andare via però, rimasi a parlare qualche minuto con Ottaviano.

« Elena... a breve, ti toccherò con le mie labbra, ogni angolo del tuo corpo e senti... avevo pensato di fare l'amore con te, nel palazzo di Cesare e... nel suo letto. Visto che questa mattina, vado a fare delle commissioni con Cesare, gli chiederò quando ha degli impegni, così, ci mettiamo d'accordo. Cosa ne dici? » mi chiese, con il suo solito sorriso simpatico.

« Nessun problema, ma oggi pomeriggio sarò un po' in ritardo... devo farmi vedere da mia madre che è da ieri mattina, che non torno a casa! » commentai.

« Tranquilla... dai, ci vediamo più tardi! » concluse, dandomi un altro bacio.

Quando tornai tra la gente dei miei giorni, avevo incontrato Claudia per la strada e sembrava molto contenta di vedermi e anche io lo ero. Volevo dirle che anche io a breve, avrei fatto l'amore con Ottaviano, ma per adesso non le avrei detto niente. Lei non mi aveva detto quando avrebbe fatto questa cosa con Bruto e quindi, non le avrei fatto sapere niente fino a quando la notizia non sarà vera. Durante la mattinata di scuola, non facevo altro che pensare a Ottaviano. Desideravo tanto che la mattinata di lezioni finisca al più presto, ma dovevo accontentarmi di aspettare.

Tenevo il cellulare ancora carico, nel portapenne e ogni tanto, guardavo l'ora con una certa impazienza. Non vedevo l'ora di leggere che erano le quattordici, sullo schermo e poi, sarei passata velocemente a casa mia per salutare mia madre e ripartire di nuovo, dopo aver mangiato qualcosa alla veloce. Alla conclusione della scuola, ero di ritorno a casa insieme alla mia amica Claudia.

Volevo sapere qualcosa su di lei e Bruto perché mi auguravo tutto il bene per la loro storia d'amore che era incominciata in un modo molto diverso, rispetto ad altre. Era incredibile, sapere che lei e Bruto fossero andati a letto insieme subito dopo il loro primo incontro. Bruto era proprio innamorato, se adesso non si staccava più da lei e non la lasciava da sola un momento. Raccontai a Claudia che avevo conosciuto la sorella di Ottaviano e che ero stata invitata al suo matrimonio. Non a caso, Claudia mi disse che era stata invitata anche lei da Bruto e quindi, avevamo capito che ci saremo viste anche durante quel giorno importante. Sarebbe stata la prima volta, che assistevo a un matrimonio nell'Antica Roma.

Quando finalmente arrivai a casa, notai che c'era un certo silenzio e per poco, avevo pensato di essere da sola in casa, ma quanto mi ero sbagliata! A casa mia c'era mia madre che era seduta vicina al tavolo e teneva le braccia incrociate. La sua faccia era molto arrabbiata e io sapevo il perché. Era arrabbiata con me perché avevo passato la notte fuori casa, senza farle sapere niente. Per una volta, dovevo ammettere di aver esagerato, ma ero innamorata e non potevo farci niente. La sua faccia sembrava quasi identica a quella di Donna Francisca, un personaggio del Segreto, quando stava per alzare la voce contro qualcuno. Provai a fare finta di niente, ma sapevo che non sarebbe servito a nulla.

« Madre, oggi non siete di buon umore... è successo qualcosa? » domandai, provando a vedere se cambiava umore.

« Dove sei stata tutta la notte? » mi chiese, con una voce molto arrabbiata.

« Ero da Claudia, la mia amica... perché? » avevo risposto io.

« Elena non dire bugie a tua madre. Non eri da Claudia perché ho conosciuto sua madre e mi ha detto, che a casa sua c'era solo sua figlia. Dimmi la verità, dove sei stata? » continuò lei.

« A casa di Claudia! » continuai io, ignorando le parole che aveva detto.

« Elena, non mentirmi. Sei stata con un ragazzo tutta la notte? Hai fatto sesso con lui? » proseguì mia madre.

« Ragazzo? Ma che cosa dici! Ho già paura di stringere un legame d'amicizia con una persona qualunque, figuriamoci, se mi trovo un ragazzo per andarci a letto... bella questa! » conclusi io, ridendo con una finta risata.

« Quanto sei diventata bugiarda... stai attenta, che da oggi ti terrò sotto stretto controllo! » concluse lei.

Non avevo nessuna paura delle sue minacce. Per fortuna, mia madre non aveva una minima idea su come raggiungere l'Antica Roma, dato che non possedeva la mia stessa collana. Non sapeva neanche di Ottaviano, ma aveva iniziato a sospettare che io avessi un ragazzo. Ci sarebbero voluti anni, prima che avrebbe scoperto che stavo con il figlio di Giulio Cesare e io mi facevo delle risate interiori, a sapere come riuscirà a scoprire una cosa del genere. Intanto, io mi godevo questa storia tra noi due, il futuro mi preoccupava tanto, ma ora pensavo solamente al presente e il mio presente, non era altro che Ottaviano. Quando avremmo fatto l'amore, avrei fatto di tutto per fargli capire che non desideravo altro che lui.

Lui era il sogno di un'amore senza fine, lui era l'unica cosa che mi dava la forza di resistere a tutto il male che c'era in questo mondo. A lui dovevo la mia vita; era grazie a lui, se non ero stata condannata a morte da Cesare, quel pomeriggio in cui avevo tirato uno schiaffo a una guardia. Quel giorno, avevo corso molti rischi, ma poi avevo capito che avevo fatto la cosa giusta. Dopo che avrei fatto questa cosa con Ottaviano, io e lui saremmo diventati indivisibili. Nessuno con cattive intenzione, avrebbe potuto dividerci; nemmeno mia madre.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


A pranzo avevo mangiato della pasta al pesto e come secondo, i famosi Sofficini con spinaci e mozzarella. Volevo mangiare un secondo veloce perché dovevo andare nell'Antica Roma, per sapere delle novità da Ottaviano. Mi avrebbe finalmente detto, quando avremmo potuto prenderci cura di noi due, senza far sapere niente a mia madre e nemmeno a Giulio Cesare. Dovevo tenere nascoste più cose possibili, se sognavamo di trascorrere insieme, il resto dei nostri giorni. Per una volta, pensavo che diventare la moglie di Ottaviano non sarebbe stato poi così difficile. Ormai, avevo conquistato il suo cuore e anche, la sua anima.

Amavo tutto di lui e nonostante tutto, stavamo insieme da meno di una settimana. Avevano ragione le persone che credevano che per amarsi non per forza serve tanto tempo. Vorrei dire a queste persone, che a me era bastato solo qualche giorno, per amare tutto di una persona. Lo amavo così tanto, che desideravo restare fra le sue braccia per sempre. Non sarei mai più tornata a casa e chissà che cosa mi avrebbe detto mia madre, se non fossi mai più tornata a casa mia. Forse, non mi avrebbe neanche cercata, se un giorno avessi deciso di andarmene via, per scappare dove volevo. Conoscendola bene, non mi avrebbe cercata neanche per cento mila euro.

Senza farmi sentire, ero uscita di casa e stavo andando a raggiungere Ottaviano. Chissà, che cosa aveva fatto insieme a suo padre questa mattina, dato che mi aveva detto che aveva delle cose da sbrigare con Cesare. Ero convinta, che mi avrebbe dato delle novità riguardo a noi due e forse, sapeva già quando avremmo potuto scambiarci delle carezze d'amore. Non mi sembrava vero, di essere caduta sotto la protezione del figlio di Cesare, con lui al mio fianco, nulla avrebbe potuto farmi paura.

Vedevo un Ottaviano pronto a battersi contro tutti, pur di vedermi felice in ogni momento che passavo insieme a lui. Io e lui eravamo cambiati in poco tempo; da quando lo avevo conosciuto, non mi sentivo più la ragazza timida che ero fino a qualche giorno fa. Ingenua lo ero ancora, ma la mia parte timida sembrava essere sparita, proprio dopo il mio primo bacio con Ottaviano. Non avrei mai pensato, di perdere la testa per uno della sua altezza, neanche nei miei sogni più nascosti. Cazzo! Il figlio di Giulio Cesare mi amava alla follia e presto mi avrebbe dato una dimostrazione, di quanto può essere forte l'amore che provava per me. Mi chiedevo, quanto mancava a quel momento; forse, anche meno di mezza giornata. Eppure, mentre mi dirigevo nell'Antica Roma, avevo l'impressione di essere seguita da qualcuno.

Per la strada, mi ero girata a guardare dietro alle mie spalle diverse volte perché ero perseguitata da una strana sensazione e quando mi faccio certe idee, nella maggior parte delle volte ho sempre ragione. Avevo paura che fosse mia madre a seguirmi, per scoprire dove stavo andando, ma visto che mia madre aveva dei problemi più grossi, non le importava neanche tanto, scoprire dove andavo ogni pomeriggio, invece che restare a casa a studiare.

Non penso che con tutte le grane che riceveva al lavoro, lei si potesse mettere a spiare le mie mosse furtive. Ero così sicura, che qualcuno che non fosse lei mi stesse seguendo, senza farsi notare. Mi sentivo come nei film, quando una ragazza veniva presa di mira da due uomini con cattive intenzioni che la seguivano, solo per provare a metterle le mani addosso.

Dopo molto tempo, avevo finalmente raggiunto Ottaviano. Indossava una strana armatura che era molto simile a quella dei due soldati che mi avevano presa di mira, durante il mio primo pomeriggio nell'Antica Roma. Strano, non lo avevo mai visto vestito in quel modo. Si era messo anche una specie di mantello che era di colore rosso acceso e la novità del secolo... si era rasato i capelli. Infatti, avevo fatto fatica a riconoscerlo durante quel pomeriggio. Era troppo buffo, conciato in quel modo eppure, la cosa gli dava sempre un certo fascino.

« Ho delle novità, mia piccola principessa. Cesare tornerà domani mattina a palazzo, oggi aveva da discutere con Bruto e il suo amico Cassio, di una questione. Quindi, lo sai cosa vuol dire questo? » mi disse, facendomi agitare un pochino.

« Che cosa? » domandai io, emozionata.

« Elena... vuoi venire con me nel mio palazzo e restare con me fino a domani mattina? » mi domandò, baciandomi sulle labbra.

« Non desidero altro che questo! » avevo risposto, baciandolo.

Durante la camminata verso il palazzo di Cesare, avevamo fatto almeno tre soste per baciarci con una certa passione. Mi piaceva, quando Ottaviano mi prendeva così di sorpresa e mi baciava con tanta energia. Adoravo il modo, con cui mi toccava le labbra e cercava la mia lingua. Non vedevo l'ora di provare a sentire la sua lingua, in una parte diversa del mio corpo. Ero convinta che la cosa mi sarebbe piaciuta, tanto che avrei chiesto a Ottaviano di continuare per un sacco di tempo e forse, per giorni o ancora meglio, per anni. Quando finalmente eravamo arrivati al palazzo, raggiungemmo con il cuore in gola, la stanza da letto di Cesare. Non c'era nessuno, oltre che noi due. Eravamo soli e la cosa, mi piaceva tanto. Tempo per divertirmi con lui non mi mancava affatto; sarei andata avanti a fare l'amore con lui, fino alla mattina seguente, ma avrei potuto continuare anche oltre.

Ottaviano aveva iniziato a baciarmi sulla bocca mettendoci una certa potenza e dopo alcuni minuti, prese a baciarmi con la lingua e mi mordeva timidamente le labbra, prima il labbro inferiore e poi quello superiore, fino ad arrivare a bacirmi e leccarmi con la lingua sul collo. Dopo alcuni minuti, o forse più precisamente una mezzora, mi aveva tolto i vestiti, ma adosso avevo ancora il reggiseno e le mutande. Ottaviano invece, era completamente nudo; in poco tempo, avevamo fatto di tutto in quella stanza. Lui mi baciò di nuovo sul collo, e dopo diversi minuti mi tolse il reggiseno. Si mise a leccare i miei capezzoli e poi, li mise in bocca per morderli con una potenza, che per me era parsa fin troppo eccessiva. Mi aveva fatto un po' male, ma era un male che trovai molto piacevole. L'unico male che avrei voluto sopportare nella mia vita; lui scese più giù e mi baciò sul mio addome che era molto morbido. Non ero grassa, ma ero solamente un po' morbida in quella zona.

« Cosa ne dici, se ci mettiamo più comodi? » mi disse piano in un orecchio.

« Va bene! » risposi, con una voce un po' spaventata.

Mi ero sdraiata sotto le calde coperte e lui si era messo sopra di me. Prese a leccarmi di nuovo i capezzoli e me li morse di nuovo. Subito dopo, mi baciò di nuovo sulla mia pancia morbida e poi, mi baciò all'inizio delle mie cosce fino ad arrivare a quella parte in particolare. Aveva iniziato a leccarmi con la lingua nella parte più intima del mio corpo e la sensazione mi piaceva talmente tanto, che cacciai delle grida molto forti. Era magnifico, quello che stava facendo e sopratutto, era stupendo che fosse capitato proprio con lui.

Era il primo ragazzo che frequentavo eppure, con lui avevo già dato tanto; non volevo che smettesse, se fosse per me, avrei voluto che continuasse a passare la sua lingua in quella zona, per sempre. Erano calate le prime ore della notte; ora toccava a me fare qualcosa per farlo impazzire così, lo feci sdraiare al mio posto e iniziai a toccarlo nella parte più delicata del suo corpo. In pochi secondi, quella parte era diventata dura, ma qualcosa mi diceva che forse, Ottaviano non era molto soddisfatto, ma doveva trattarsi di una mia impressione, eppure, pensavo che dovevo fare qualcosa di più così, avevo messo il suo organo genitale in bocca e lo avevo tenuto per un tempo interminabile. Quando fui esausta, lo lasciai e tornai a baciare Ottaviano sulle labbra.

« Voglio che tu perda la verginità con me, quindi, non ti dispiace se faccio una cosa? » mi domandò lui, respirando con un po' di fatica visto che aveva scaricato tanta energia.

« Nessun problema per me... » avevo detto, con un po' di tensione. Sapevo che cosa stava per fare.

Come non detto! Mi aveva messo il suo organo dentro il buchetto e aveva iniziato a sbattermelo dentro con una certa potenza. Ad un certo punto, talmente mi stava facendo male avevo preso a gridare, ma a bassa voce per non farmi sentire. Cercavo di rilassarmi e di respirare normalmente, fino a quando, Ottaviano non si era fermato di colpo. Decise che per quella sera poteva bastare e mi disse che avevo preso a sanguinare leggermente.

Avevo capito cosa voleva dire, ma vorrei risparmiare la descrizione dettagliata di quello che era successo. Finalmente, non ero più vergine. La mia verginità era stata persa con lui e da quel momento, non mi sarei mai separata da lui visto che miravo a morire vecchietta e insieme a lui. Se in meno di una settimana avevamo fatto tutto questo, non immagino in quanto tempo, avremmo iniziato a parlare di matrimonio e di crearci una famiglia. Avevo la sensazione però, che la strada fosse ancora lunga.

« Da questo momento, ti prometto che non ti lascierò mai... da oggi, sei entrata a far parte della mia vita e farò in modo, di non lasciarti mai indietro! » mi disse, esausto e senza energie.

 

« Non esisto senza di te! » risposi io, baciandolo dolcemente sulla bocca.

Eravamo andati avanti fino alle due di notte. La mattina seguente, non ci eravamo svegliati fino a mezzogiorno. Quando mi svegliai, avevo l'impressione che tutto questo fosse solo uno dei miei sogni: avevo fatto l'amore con un ragazzo per la prima volta e forse, quel ragazzo sarebbe potuto diventare mio marito. Sognavo già, la sua proposta di matrimonio. Per una volta nella vita, le cose andavano come avevo sempre desiderato. La cosa di cui andavo fiera di me stessa, che avevo conquistato il cuore di un uomo, solo dopo neanche una fottutissima settimana.

Avevo fatto tutto questo, credendo in quella che sono realmente: una giovane molto coraggiosa, ma forse un po' incosciente. Beh, dopo tutto le persone coraggiose sono sempre le più incoscenti e su questo, non avevo alcun dubbio. Senza l'incoscenza non poteva esistere alcuna forma di coraggio. A volte, il vero coraggioso non era chi faceva le scelte giuste, ma anzi, a volte era colui che seguiva le scelte sbagliate. Le persone come me, in poche parole; nella mia vita non avevo mai seguito le scelte giuste eppure, avevo fatto tanto, nonostante avevo commesso tantissimi errori. Era proprio vero, che sbagliando si imparano molte cose e io avevo imparato che a volte, l'amore nasceva anche senza il bisogno di tanto tempo. L'amore a prima vista esisteva e non conoscevo una forma di amore più bella: due persone che non si conosco affatto, che arrivano a fare tanto dopo neanche una settimana insieme.

Questo, era l'amore in cui credevo; da perfetti sconosciuti, si poteva diventare amanti in pochissimo tempo. Con me e Ottaviano era stato così, ma era tutto tremendamente stupendo. Per la prima volta nella vita, avevo capito che il mondo non era poi così brutto e la vita valeva la pena viverla. Non mi sarei mai stancata, di dedicare attenzioni al mio amato Ottaviano e lui non mi avrebbe mai fatto mancare niente. Che cosa mi avrebbe fatto mancare, visto che era il figlio di Giulio Cesare? Proprio niente. Lo vedevo dai suoi occhi, che a me avrebbe donato solo amore e non mi avrebbe mai fatta pentire di stargli vicino.

Avrei voluto gridare forte il suo nome per le strade della Roma dei miei giorni e per una volta, non avrei badato alle persone che mi guardavano come se fossi pazza. Il bello era proprio questo: io ero pazza. Pazza di un uomo che non mi avrebbe mai tradita per nessun altra, ora che il nostro amore era indistruttibile e indivisibile. Ora però, dovevo salutare Ottaviano e tornare da mia madre, che questa volta, mi avrebbe conciata per le festa, ma io non avevo paura di lei. Da oggi, ero una donna che sapeva ciò che desiderava dalla vita e io desideravo Ottaviano e nessun altro uomo.

« Amore, devo tornare a casa da mia madre... ci vediamo nel pomeriggio! » avevo detto, con uno sguardo felice.

« Bene. Ricordati che domani ci sarà il matrimonio di mia sorella... ti aspetterò davanti al palazzo di Cesare, verso le prime ore del pomeriggio! Ti amo... » disse lui, baciandomi ancora.

« I tuoi baci ormai, sono la morte mia... » risposi io.

« Tu ormai, lo hai scoperto. Prima di te, non mi sono mai innamorato di nessuna e dopo di te, non ci sarà nessuna. Presto parlerò a Cesare di noi due... » mi disse, baciandomi sulla fronte.

« Ti amo... » continuai io, baciandolo.

C'ea qualcosa però, che non mi aveva convinta. Pensavo che Cesare mi odiasse e se fosse venuto a sapere che avevo fatto l'amore con suo figlio, mi avrebbe odiata molto più di prima. Forse, lui faceva un po' il difficile, ma in realtà, gli andava bene qualsiasi cosa suo figlio avrebbe avuto il coraggio di portargli a casa. Avevo capito che prima di ricevere una proposta di matrimonio, avrei dovuto vedermela anche con suo padre e sopratutto, avrei dovuto dire a mia madre, che stavo con il figlio di Giulio Cesare e che quest'ultimo, voleva chiedere la mia mano. Pensavo che non ci sarebbe stato niente di male, visto che Ottaviano non era di certo un poveraccio vestito di stracci anzi, aveva ogni ben di Dio nelle sue mani e ora, possedeva la richezza più bella del mondo: l'amore e il suo amore, ero solamente io. Mia madre non avrebbe avuto proprio niente da lamentarsi; le stavo per portare un buon partito in famiglia e questa cosa, mi rendeva fiera di me. Non vedevo l'ora di arrivare a casa per salutarla e abbracciarla. Lei mi faceva disperare, ma dovevo ricordarmi che era pur sempre la mia mamma. Sapevo che avrebbe fatto i salti di gioia, non appena le avrei comunicato questa bella notizia. 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Avevo passato a gridare in tutti i marciapiedi di Roma, che Ottaviano mi amava ricevendo risposte poco educate dalla gente, ma a me, i loro commenti non mi interessavano. Ero innamorata ed era giusto, comunicarlo a tutta la mia città. Per fortuna, non avevo ancora incontrato mia madre. Lei non sapeva la notizia che stavo per comunicarle; era la prima volta, che tornavo a casa felice come una pasqua. Dopo tutto, se non ero felice io che stavo con Ottaviano, chi altro avrebbe mai potuto esserlo? Questa domanda, mi tornava spesso nella mente; ero convinta che da quel momento, potevo affrontare e superare qualsiasi ostacolo.

Non ero più la Elena timida e indifesa, che la gente aveva conosciuto durante questi ultimi sedici anni. Quella Elena che tutti ricordavano, era morta questa notte e mai più, sarebbe tornata a Roma. Oltre la mia verginità, con Ottaviano era andata via anche la mia timidezza e chissà... forse, sarebbero spariti anche quei tre o quattro indifesi chiletti di troppo, che da tempo, mi ero ritrovata sul addome. Il bello era che Ottaviano mi aveva confessato che ero bella così e che non dovevo assolutamente cambiare. Dovevo restare semplicemente me stessa. Solo lui mi aveva detto una cosa così bella, durante tutta la mia vita.

Non appena arrivai a casa, avevo messo la mia preziosa collana su un comodino che stava vicino al divano in cucina. Ero esausta e avevo deciso di mettermi a sonnecchiare sdraiandomi sul divano. Quanto era bello, che quel giorno non ci sarebbe stata la scuola e quindi, potevo pensare solamente ai cavoli miei dal mattino alla sera. Dato che però, nonostante la stanchezza, non fossi riuscita a prendere sonno, presi il mio lettore MP3 e iniziai ad ascoltare qualche bella canzone italiana, che parlasse di amore. Solo che mentre iniziavo ad ascoltare una delle mie canzoni preferite, ecco che era apparsa mia madre e stava toccando la mia collana preziosa. Mi ero alzata per riprendere la mia cara collana, ma mia madre insistette per tenerla lei e mi tirò anche uno schiaffo, che tra poco mi avrebbe fatta volare fino alla Capella Sistina.

« Quella collana è mia! » esclamai, acida come una serpe.

« Dovevo immaginarlo che a te qualcosa non andava. Elena, ti sei bevuta il cervello? Hai una minima idea, di quello che può farti un simile oggetto? » disse mia madre, come se avesse visto Satana vivo davanti ai suoi occhi.

« È una collana come tante... che male può fare? » avevo risposto, pensando di riuscire a fregarla.

« Non sono una stupida, Elena. Questa collana porta nell'Antica Roma e non posso immaginare, quante volte ci sei andata, ma poi, per vederti con chi? » mi chiese, guardandomi negli occhi.

« Non sono affari tuoi, mamma! » risposi, con una certa testardaggine.

« ALMENO HAI UNA MINIMA IDEA, DI COME VIVE LA GENTE DA QUELLE PARTI? » disse mia madre cominciando ad urlare.

« Tu di cosa ti lamenti, visto che non sei mai andata nell'antica Roma? » domandai io, convinta di averla fregata.

« TI SBAGLI, SONO STATA ANCHE IO NELL'ANTICA ROMA! MA TU, COSA CI SEI ANDATA A FARE, PER L'ESATTEZZA? SPERO NON PER STARE CON UN RAGAZZO DI QUEL POSTO... DA QUELLE PARTI, I GIOVANI NON SONO MOLTO FIDABILI... CON CHI ERI? » chiese mia madre.

« PERCHÉ NON MI HAI MAI DETTO, CHE SEI STATA NELL'ANTICA ROMA? COMUNQUE, HO CONOSCIUTO UN RAGAZZO E CI HO FATTO PURE L'AMORE... » risposi io, non molto contenta di aver detto questo particolare segreto.

« BASTARDO! CHI È QUESTO BASTARDO? DIMMI IL SUO NOME... » gridò mia madre molto infuriata.

« Ottaviano, figlio di Giulio Cesare... » risposi incavolata nera.

« SEI NEI GUAI, LO SAI? » disse mia madre, tirandomi una sberla.

Basta! Ero talmente arrabbiata che scappai di casa, per andare da Claudia. Avevo bisogno di essere consolata. Per fortuna, la mia amica viveva solamente a due case di distanza dalla mia. Nella testa mi rimbombavano le ultime parole di mia madre "sei nei guai, lo sai?". Quelle parole, non mi davano alcuna tranquillità; a mia madre doveva essere capitato qualcosa, che le aveva fatto odiare l'Antica Roma e non solo: qualche giovane del posto doveva averele fatto del male, per farla parlare in quel modo dei ragazzi di quell'epoca.

La cosa mi puzzava; sentivo puzza di bruciato dietro a tutto questo. Sul mio viso avevano iniziato a scendermi delle lacrime, ma perché mi sentivo disperata e preoccupata. Mia madre mi stava nascondendo qualcosa che la faceva soffrire da tempo. Qualcosa della quale centravano i suoi pianti notturni, prima di andare a letto. Qualcuno doveva averle fatto del male e questo qualcuno, doveva essere per forza, un antico romano, ma non avevo ancora capito chi fosse stato, a fare del male a mia madre. Appena avevo detto che Ottaviano era il figlio di Cesare, mi aveva guardata con un certo odio e disprezzo, dritta negli occhi. Ripensandoci bene, neanche Cesare aveva reagito bene, a scoprire che avevo una relazione con suo figlio. No. Non poteva essere possibile ciò che stavo pensando dei due e speravo, di smettere di pensare un presentimento del genere.

Ero a casa di Claudia e mi trovavo seduta sul divano, con una faccia in lacrime di disperazione. Avevo ogni motivo, di essere disperata eppure, dovevo essere felice visto che avevo pure passato la notte con Ottaviano. Avevo chiuso gli occhi per dei minuti; era bello ripensare al ricordo della giornata più bella della mia vita. Era una soddisfazione, sapere di non essere più vergine. Non avevo compiuto ancora i diciasette anni eppure, avevo già perso la mia purezza. Nella mia vita, non avrei mai pensato di perderlà così presto. Mi chiedevo invece, come andavano le cose tra lei e Bruto. Sapevo fin da subito, che erano in condizioni migliori rispetto a me e Ottaviano.

Claudia era vestita con un abito rosso ed elegante. Nei suoi capelli indossava un fermaglio in oro, che doveva valere una fortuna. Doveva averglielo regalato il suo amato Bruto e anche, lo strano braccialetto in oro che indossava nel braccio destro, doveva trattarsi di un suo regalo. Nei piedi indossava un paio di scarpe con i tacchi, che erano bianche. Sembrava quasi, che fosse uscita da una festa in maschera. Ottaviano non mi aveva mai fatto alcun regalo, ma aveva dedicato la maggior parte del suo tempo a me. Questo era il regalo più bello, che avrei potuto ricevere; finalmente, avevo capito che era bello sentirsi legati a qualcuno di speciale e lui per me, era molto di più... era la mia vita e senza di lui, non avrei desiderato altro che la morte.

« Come va con Bruto, amica mia? » le domandai, sforzandomi di sorridre, ma pensavo sempre a mia madre.

« Bene. Facciamo l'amore ogni volta che ci vediamo... » mi rispose lei, con una faccia sorridente.

« Senti, ma usi delle protezioni vero? » le domandai, sperando che la mia amica non fosse così stupida da non usare le preucazioni.

« Lo sai mantenere un segreto? Io e Bruto vogliamo avere un figlio. Bruto è preoccupato perché si sente vecchio e ha paura che tra poco tempo, potrebbe ritrovarsi nella situazione di non riuscire più ad avere dei figli quindi, abbiamo deciso di creare una famiglia... » mi spiegò, con una certa pazienza.

« Che bella notizia! Beata te, che puoi fare quello che vuoi con il tuo compagno... io invece, non so neanche se arriveremo a sposarci, un giorno! » le avevo spiegato mettendomi a piangere.

Quale famiglia avrei mai potuto creare, visto che ad un giovane come Ottaviano era già tanto se riusciva a dire della nostra relazione a suo padre. Neanche io però, ero stata tanto coraggiosa a dirlo a mia madre che stavo con Ottaviano infatti, lo aveva scoperto proprio nel momento sbagliato. Le avevo detto anche, che avevamo fatto l'amore così si era finalmente resa conto, che anche io sapevo cosa volevo dalla vita. Sognavo già la possibilità di dovermi trasferire nell'Antica Roma, sposarmi con Ottaviano e costruire con lui una famiglia, ma ora, lui doveva parlare di noi a suo padre se davvero, voleva ciò che desideravo anche io. Mentre stavo con Claudia però, mi era venuta una piccola crisi; stavo soffrendo, cazzo! Sembrava che di colpo, non desideravo più tornare a sorridere talmente mi ero ritrovata in un fiume di lacrime. La mia amica si sedette vicina a me e mi prese la mano e la strinse fra le sue poi, mi aveva guardata negli occhi.

« Cosa succede? Raccontami tutto. Ti ascolto... » mi disse, guardandomi in faccia, con gli occhi di una vera amica. A volte, non saprei cosa fare se lei non ci fosse.

« Ecco... avevo chiesto ad Ottaviano di controllare te e Bruto quella sera dove avete fatto l'amore a casa del suo amico Cassio, ma lui non lo ha fatto. Allora, quando tu mi hai detto che avevi passato la notte con Bruto, nel pomeriggio sono subito andat nell'Antica Roma per chiedere spiegazioni a Ottaviano. Peccato però, che avevo scelto il momento migliore per dirgliene quattro così, Giulio Cesare ha scoperto la nostra relazione. Ieri pomeriggio, io e Ottaviano abbiamo fatto l'amore nel palazzo dove vive, ma quando sono tornata a casa da mia madre poco tempo fa, lei mi ha sgridata perché non mi sono fatta viva fino adesso e così, ho dovuto dirle che ero impegnata con Ottaviano. Lei ha iniziato a parlare male dell'Antica Roma e dei giovani che ci abitano. Secondo te, come mai? » le raccontai, facendo fatica a trattenere le lacrime.

« Secondo me, dovresti chiarire un po' meglio con tua madre... il rapporto che hai stretto finora con Ottaviano, mi sembra molto importante per te. Parla con tua madre, forse parlandone potreste trovare un accordo in questa storia, no? » mi consigliò lei.

« Pensa che mi sono fatta l'idea che mia madre avesse avuto una storia d'amore con Giulio Cesare... » commentai io.

« Tale madre e tale figlia, allora? Dai, non credo... ora, vai a casa e parlane con tua madre, spiegale che con Ottaviano ti senti felice! » concluse Claudia, dandomi un bacio sulla guancia.

Quando finalmente ero uscita da casa sua, avevo ancora delle domande che mi passavano nella testa. La mia testa a furia di tenersi dentro tutte queste domande, mi mettevano una certa confusione. Quando arrivai nell'Antica Roma, nonostante lo stato confusionale in cui mi fossi ritrovata, non facevo altro che pensare alle parole che mi aveva detto Claudia e iniziavo a pensare che forse aveva ragione. Dovevo parlare a mia madre di questa storia e trovare con lei una soluzione anche se, non sapevo se ce ne fossero visto che avevo iniziato a dubitare di una sua storia d'amore con il padre di Ottaviano che non aveva avuto alcun lieto fine.

Mia madre aveva dato del bastardo a Ottaviano quindi, doveva esserci sotto qualcosa se lo aveva chiamato in quel modo tanto offensivo e ringraziavo il cielo, che in quel momento non si trovava a casa mia. Non sapevo se lo avrei mai portato a casa mia, visto come stavano le cose. Portarlo a casa mia sarebbe stata un'altra delle mie sciocchezze quindi, non lo avrei portato neanche morta e se mia madre avrebbe preso la decisione di conoscerlo, sarebbe dovuta venire lei nell'Antica Roma.

Ottaviano si era di nuovo vestito di bianco e indossava una collana che avevo visto indossare da molti giovani della sua città. Doveva essere una collana che diceva che non eri ancora maggiorenne o almeno, questa era la mia teoria perché non penso che fosse solo una moda passeggera. Lui mi era venuto incontro sorridendo in modo allegro e felice, tanto da darmi un bacio sulla bocca. Quando staccò le sue labbra, dopo almeno tre minuti che eravamo rimasti a baciarci con una certa passione, mi prese in braccio e io misi le mani intorno al suo collo per evitare di cadere per terra. Era la prima volta che mi prendeva in braccio; non lo aveva mai fatto prima d'ora e la cosa confesso, che mi aveva lasciata del tutto sorpresa.

« Ho parlato a Cesare di te. Visto che domani verrai al matrimonio di mio fratello, cosa ne dici di andare alle terme con me, oggi pomeriggio? » mi chiese, lasciando sorpresa ancora una volta.

« Guarda, dopo la mattinata che ho passato direi che ho proprio bisogno di rilassarmi e quale posto migliore delle terme, può rilassarmi? Va bene, accetto la tua proposta! » avevo risposto, meno male che c'era lui a tirarmi su di morale.

« Va bene... allora andiamo. Voglio farti bella che domani sarà la tua entrata ufficiale nella mia famiglia, amore mio. Credimi, presto potranno esserci delle novità, riguardo a noi due. Ti amo da morire, Elena! » concluse lui, baciandomi di nuovo in bocca.

Caspita! Non potevo immaginare che cosa potesse aver detto a Cesare di noi due. Ero sicura che aveva detto a suo padre, quanto amore provavamo uno per l'altro, ma non sapevo come potesse aver preso le cose, un grande uomo come suo padre. Io e suo figlio stavamo insieme da poco tempo e mi chiedevo come mai, Ottaviano avesse già riferito a Cesare tutto quello che abbiamo fatto. Sicuramente, aveva detto a suo padre che avevamo fatto l'amore nel palazzo e forse, gli aveva detto che avevamo aprofittato del suo letto per fare i nostri bisogni. Non sapevo se dovevo essere imbarazzata o contenta; non sapevo neanche, in quale stato mi sarei presentata al matrimonio di sua sorella, domani mattina. Da una parte, iniziai a pensare che forse Cesare voleva che suo figlio si sposasse ad ogni costo e quindi, si era preso la briga di accettare chiunque suo figlio gli portasse a casa. I miei occhi erano caduti sulla mano sinistra di Ottaviano e notai che nel dito medio indossava uno strano anello, che non avevo mai notato. Dovevo ammettere che la cosa, iniziava a farsi sempre più strana.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 11
*** Capitolo undici ***


Undici

 

 

Per la maggior parte del tempo che passai alle terme, avevo tenuto nella testa l'immagine della mano di Ottaviano che portava l'anello al dito. Non sapevo che cosa pensare e quindi, mi ero limitata a pensare che fosse stato messo solo come accessorio, visto che i ragazzi del mio tempo indossavano anelli come moda. Che cavolo! Possibile che anche nell'Antica Roma c'era una moda così tanto stupida? A me sembravo fuori desta, questi maschi che portavano anelli senza alcun motivo e diamine, ma avevano tutti la fretta di sposarsi? Visto che si divertivano ad apparire come degli uomini già belli che sistemati? Beh, io non sapevo se mi sarei mai sposata e tanto meno, non sapevo se sarebbe capitato con Ottaviano.

Sognavo a tutti costi, che fosse lui a portarmi all'altare un giorno, ma dovevo arrendermi all'evidenza, che questo sarebbe rimasto uno dei miei sogni che non si sarebbero mai realizzati. Temevo che l'amore che Ottaviano mi dimostrava ogni giorno, non fosse un sentimento vero, ma del tutto finto. Eppure, se davvero non provava niente per me, come mai aveva fatto l'amore con me? No, doveva provare un sentimento forte per me, se aveva fatto tutto questo e in così poco tempo. Il pomeriggio alle terme si era fatto del tutto interessante. Eravamo finiti in una specie di bagno a vapore e come non detto, Ottaviano sembrava bello rilassato mentre io, non ero ancora riuscita a levarmi l'anello nel dito, dalla testa. Avevo come una foto salvata nella Micro SD, che non riuscivo a cancellare dalla memoria. Mi ero accorta che Ottaviano mi guardava con una faccia alquanto furbetta, come se pensasse a qualche cosa che lo aveva divertito.

« Ottaviano, sei sicuro di sentirti bene? Vuoi un medico? » domandai, guardandolo negli occhi.

« Tranquilla, non mi serve un medico. Stavo solo pensando di fare una cosa folle con te, in questo momento, ma forse ti sentiresti in imbarazzo, se te la proponessi... » terminò lui, abassando lo sguardo verso il pavimento.

« E che vorresti fare tanto da imbarazzarmi, oltre che aspettare che ci chiamino? » avevo domandato.

Lui si era avvicinato a me e dato che avevamo solo una specie di straccio per coprirci le parti più intime, mi diede un bacio in bocca e dopo, mi ero accorta che voleva strapparmi il panno. Ora avevo capito, quale fosse la proposta di Ottaviano tanto imbarazzante: voleva solo fare l'amore con me dentro quella specie di bagno al vapore. Alla fine, avevo ceduto alla sua proposta, ma mi sentivo un po' imbarazzata. Con tutti i posti che c'erano per fare l'amore ditemi perché aveva pensato proprio di farla in un bagno al vapore. Era proprio pazzo, ma nonostante tutto, amavo quel suo pizzico di pazzia e follia. Pensavo che fosse una cosa che lo rendeva semplicemente meraviglioso.

Cosa avrebbe pensato Giulio Cesare, se ci avesse scoperti mentre facevamo una cosa del genere? Era già tanto che non avesse scoperto che avevamo fatto l'amore sul suo letto se no, non avrebbe mai più rimesso piede nel suo palazzo. Ottaviano si era messo a mordicchiare i miei capezzoli, ma proprio in quel preciso istante, si era staccato perché aveva sentito dei passi in lontananza. Infatti, dopo un minuto, un uomo molto muscoloso ci aveva chiamati per dirci che dovevamo uscire.

Per fortuna, ero riuscita a coprirmi gli organi sessuali prima del suo arrivo e anche Ottaviano si era salvato da una tremenda figuraccia. Non appena ci trovammo fuori dalle terme, mi ero resa conto che avevo dimenticato la terribile mattinata che avevo passato. Mi sentivo leggere, pulita e sopratutto, profumata. Domani mattina mi sarei truccata e poi, sarei venuta di nuovo quì, per assistere al matrimonio tanto atteso, ma sopratutto, sarebbe stata la mia occasione per conoscere meglio Cesare perchè dovevo ammettere che avevo un po' paura solamente a guardarlo in faccia. Il suo viso metteva proprio terrore mentre a suo contrario, Ottaviano aveva un viso simpatico.

« Scusami... non sono riuscito a soddisfarti questa volta! » mi disse, un po' rattristato.

« C'era poco tempo... non preoccuparti! » avevo risposto.

« Ricordati il matrimonio di domani, amore... » mi disse, dandomi un bacio come saluto.

« Certo, ci vediamo domani mattina... chissà quanto saranno belli, Ottavia e Cornelio! » dissi.

« Ci vediamo domani allora, davanti al palazzo... ti aspetterò! » disse lui.

Lo avevo salutato e stavo per tornare ancora una volta a casa. Ripensavo alla proposta di Ottaviano di fare certe cose dentro il bagno vapore e pensandoci, avevo iniziato a ridere tanto da sembrare una con dei problemi gravi, non appena mi ritrovai tra la gente del mio tempo. Dalle mie parti bastava un minimo sbaglio, per essere presi subito per dei soggetti problematici e pensare, che un tempo le cose erano molto diverse, ma sopratutto, le persone erano più gentili e educate mentre oggi, non c'era più un minimo di buona educazione. Pensai che in Italia, ci voleva sul serio uno come Giulio Cesare a comandare invece che altri soggetti che non erano capaci, ma che si trovavano ad essere in qualche modo, padroni della nazione. Solo a pensarci, mi ero resa conto di quanto potevo essere fortunata ad aver trovato Ottaviano.

Un giorno non lontano, lascierò la gente dei miei giorni per restare con lui fino al giorno della mia morte e forse, ci saremo incontrati nel mondo dei cieli perché sono sicura, che il nostro amore sarebbe durato anche dopo la morte e se davvero c'era qualcosa dopo il sonno eterno, allora, non ci saremo divisi neanche dopo che le nostre anime avessero lasciato i nostri corpi. Non appena sarei arivata a casa, avrei provato a spiegare la mia attuale situazione a mia madre anche se, non sarebbe stata una cosa facile da fare. Sapevo che dopo la nostra discussione, mia madre era rimasta molto delusa dal mio comportamento, ma cosa potevo fare, se finalmente avevo trovato un giovane che mi amava per quella che sono? Non era colpa mia, se mi ero innamorata di lui e poi, non avrei mai potuto prevedere che mi sarei innamorata in un modo precipitoso, del figlio di Giulio Cesare.

Quando arrivai a casa, trovai mia madre seduta sul divano che sembrava presa nel pensare qualcosa che la tormentava. Poteva avere tutti i pensieri del mondo, dato che aveva appena scoperto che la sua figlioletta aveva una relazione con Ottaviano. Non sapevo che cosa le passasse nella mente, visto che la sua faccia aveva un'aria molto irritata. Avevo iniziato a pensare che mia madre stesse tramando qualcosa, che io non avevo ancora scoperto.

Quanto avrei voluto leggerle nel pensiero, per sapere che pesci voleva pigliare. Pensandoci bene, durante il nostro litigio aveva guardato la collana con una faccia poco amichevole e adesso, si trovava seduta sul divano a pensare a quale sciocchezza avrebbe dovuto commettere in futuro. Avevo paura che sarebbe andata a causare dei danni, a gli antichi romani. Guai a lei! Non avrebbe dovuto provare neanche ad alzare le mani su i miei amici e tanto meno, fare del male a Cesare o a Ottaviano. Loro erano troppo importanti per me e nessuno avrebbe dovuto fare del male.

Cesare però, avevo ancora bisogno di conoscerlo un po' meglio, dato che sapevo ben poco di lui. Insomma, ero a conoscenza di ciò che mi aveva riferito Ottaviano, riguardo a suo padre e mi aveva detto delle belle cose. Mia madre però, aveva iniziato a farmi preoccupare. Avrei voluto farle capire, quanto avevo bisogno di stare vicina a Ottaviano e da quanto tempo, avevo desiderato stare con un ragazzo tutto mio, visto che prima di lui non avevo mai avuto nessun altro. Forse, se quel giorno non avrei trovato la collana in quel negozio, oggi non avrei potuto incontrare l'amore della mia vita e poteva sembrare al quanto strano, che il mio principe azzurro non era altro che un antico romano. Comprendevo come mai, non era mai funzionato con nessun altro; non avevo mai avuto bisogno di altri ragazzi perché il mio unico orgoglio di vita era Ottaviano. Era per lui che ero stata mandata in questa terra. Ora mai, avevo imparato la lezione e per una volta, avevo capito che non era male aspettare qualcosa di magico. Avevo iniziato a fare domande a mia madre perché volevo sapere cosa non le andava bene.

« Madre, a cosa stai pensando? » le domandai, osservandola dritta negli occhi.

« Cose che a te, non interessano! » mi rispose lei, abbasando lo sguardo verso le gambe incrociate

« Non starai tramando qualcosa, vero? » continuai io, senza alcuna soddisfazione.

« Cosa dovrei tramare, scusa? » mi rispose lei, con una voce inferocita.

« Scusami, se mi sono intromessa nella tua vita... » conclusi, andando nella mia camera da letto.

Due minuti dopo, mi trovavo sdraiata nel mio letto a pancia all'aria, immaginando di avere Ottaviano nudo sdraiato sopra di me. Non immaginava che cosa desideravo fargli in quel momento, ma non potevo perché vivevo in una città lontana di anni in luce da quella in cui stava lui. Ripensai alla follia che stavamo per fare nel bagno a vapore e anche, alla nostra notte che avevamo passato insieme.

Era stata una notte che non avrei mai dimenticato; la cosa meravigliosa, era che Ottaviano fosse riuscito a sapere che immaginavo di fare l'amore nel palazzo di Cesare, la prima volta. Sembrava quasi, che mi avesse letto nei pensieri. Quanto era bello, essere innamorati di qualcuno che si sarebbe sempre sbattuto per te perché sapevo fin dal primo momento, che lui non mi avrebbe mai lasciata nei momenti difficili e avrebbe affrontato il tutto per tutto, pur di restare al mio fianco anche un domani. Eh sì! Gli uomini antichi sembravano molto meglio, di certi uomini del mio tempo, quante volte avevo pensato una cosa del genere.

Quella sera, andai a mangiare una pizza con mia madre, in un posto vicino a casa nostra nonostante, non avessi alcuna intenzione a mangiare troppo, visto che domani mi sarei abuffata come un ippopotamo. Era la prima volta, che avrei partecipato ad un matrimonio all'antica e fino adesso, avevo pensato di non avere alcuna possibilità di partecipare ad un simile evento. Chissà, sarebbe stata anche la volta buona che Ottaviano mi avrebbe chiesta in moglie, davanti a gli occhi di suo padre? Ancora non capivo perché aveva indossato quello strano anello al dito. Non mi era parso, un anello adatto ad uomo, ma ero sicura che fosse di una donna. Avevo ordinato una pizza margherita perché non volevo esagerare dato che domani, avrei mangiato di tutto. Mia madre non aveva molta voglia di parlare, visto che non aprì bocca fino a quando, non ci portarono le bevande.

« Elena, mi posso fidare di questo Ottaviano? Dio mio, lo hai conosciuto meno di una settimana e... ci sei già andata a letto? » mi chiese, incrociando le mani.

« Madre, la mia amica Claudia è andata a letto con Bruto lo stesso giorno in cui lo ha incontrato la prima volta e adesso, stanno lavorando per avere un figlio! » commentai io, credendomi una grande eroina.

« Cosa me ne frega di Claudia, a me interessa cosa fai tu. Non è bello per me, sapere che sei andata a letto con uno che non conosci da almeno un mese... » si lamentò mia madre.

« Nell'Antica Roma le cose sono diverse, rispetto alla gente dei miei giorni! » continuai io, iniziando a perdere la pazienza.

« Mi sorprende che tu possa aver fatto una cosa del genere, con il figlio di Giulio Cesare che tra l'altro, suo padre non è mai stato un santo. Ti rendi conto che cosa rischiavi, se Cesare ti avesse scoperta? » continuò mia madre, iniziando ad essere agitata.

« Infatti mi ha scoperta... domani mattina andrò al matrimonio di sua figlia Ottavia e avrò l'occasione di conoscerlo meglio. Madre, a te piacerebbe se Ottaviano mi chiedesse la mano? » avevo domandato, con un minimo di serietà.

« Non posso rispondere, a questa domanda! » commentò lei.

Finalmente era arrivata la pizza, ma avevo sempre un scarso appetito. Immaginai il pranzo che mi sarebbe toccato domani, dopo la cerimonia matrimoniale. Sembrava come se fosse il giorno del mio matrimonio, ma dovevo ammetterlo, domani non ero io che avrei dovuto andare a nozze e per ora, meno male c'era ancora molto tempo, prima di arrivare a sposarmi con qualcuno, ma forse, anche poco tempo perché Cesare mi aveva dato la sensazione di uno che non riusciva più a sopportare il peso che portava da molto tempo, sulle sue spalle.

Per una volta, provai a non pensare a Cesare e nemmeno a gli altri antichi romani, ma iniziai a concentrarmi solo sulla pizza, desiderando di terminare la cena al più presto e andare a casa, per coricarmi a letto e leggere qualche pagina di un libro. Mia madre aveva preso una pizza che aveva la rucola, a me non era mai piaciuta la rucola perché la trovavo amara e io non ero mai stata fatta, per le cose amare. La cosa che mi dava soddisfazione, era che domani avrei mangiato sdraiata e sopratutto, con le mani. Mia madre avrebbe dovuto partecipare ad un pranzo da quelle parti così, avrebbe imparato a lamentarsi di meno riguardo al modo di mangiare; non penso che dopo aver mangiato con gli antichi romani avrebbe ancora trovato il coraggio di lamentarsi, se facevo delle macchie sulla tovaglia di casa. Come avevo detto, ecco che ero tornata a pensare ai miei amici dell'Antica Roma. Avevo capito che mi ero innamorata della città e che era il posto dove avrei voluto vivere per il resto della mia vita, ma sempre, al fianco del mio amatissimo Ottaviano.

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Dodici

 

 

 La mattina dopo, avevo preso atto al matrimonio. Puntuale, ero arrivata al palazzo di Cesare e il mio caro Ottaviano mi aveva aspettata con molta impazienza. Era vestito elegantemente; indossava la solita tunica bianca, ma questa volta, aveva una toga di colore viola e come sempre, stava bene vestito in quel modo. Io mi ero vestita con un abito verde e nelle braccia avevo dei bracialetti dorati. Guardai Ottaviano e notai che aveva ancora lo stesso anello al dito.

   Ormai, mi ero fissata con quel particolare e non sapevo per quanto tempo ancora, lo avrei tenuto nella mente. Trovavo la cosa insignificante; lui non era sposato quindi, non capivo come mai si fosse messo un simile anello al dito che per di più, era anche da donna. Che fosse la fede che avrebbe dovuto dare al futuro marito di sua sorella, durante quel giorno memorabile? Decisi di pensare, che doveva essere quello il motivo.

   Ottaviano mi guardava negli occhi e i suoi splendidi occhi verdi, erano riusciti a stregarmi ancora una volta. Quello era il ragazzo con cui avevo perso la mia verginità e quello era il ragazzo con cui avrei voluto passare il resto dei miei giorni talmente lo amavo anche se, ogni tanto, litighiamo come tutte le coppie normali esistenti a questo mondo. Volevo sapere il motivo per cui portava al dito un anello del genere infatti, il mio sguardo era caduto sulle sue mani. Lui preoccupato, mi diede un bacio sulla bocca e io avevo ceduto di nuovo al suo bacio. Era sempre una bella sensazione assaporare le labbra di Ottaviano di prima mattina. Aveva delle labbra spesse e bellissime. Quando finalmente eravamo arrivati al punto preciso, dove si sarebbere celebrato il matrimonio, Ottaviano aveva bisogno di dirmi qualcosa.

   « Senti, io adesso vado da mio padre. Tu siediti al primo posto che trovi libero. Va bene? » mi disse, dandomi un ultimo bacio prima di salutarmi.

   Poco dopo, ero andata alla ricerca di un posticino libero e ne trovai uno vicino a una giovane con una faccia molto famigliare. Niente meno che Claudia in persona. Anche lei era venuta ad assistere al matrimonio visto che stava insieme a Bruto. L'avevo salutata.

   « Ehi! Anche tu sei venuta qui oggi? » mi domanda Claudia.

   « Come potevo mancare? Dopo tutto, il mio fidanzato è il fratello della sposa! » l'avviso, lasciandola senza parole.

   « Mi stai dicendo che Ottavia è la sorella di Ottaviano? » mi chiede lei stupida.

   « Proprio così, amica mia » commento io.

   « Sarei potuta arrivarci anche da sola: dopo tutto, Ottavia e Ottaviano sono due nomi molto vicini... » commenta lei.

   Il matrimonio andò molto bene. Ottavia era stupenda ma lei è bellissima. Il marito non mi piace molto, ma ovviamente, deve piacere alla sposa non a me. Io immagino già il mio matrimonio con Ottaviano quindi, figuriamoci.

   Dopo il matrimonio, fummo invitati al banchetto di nozze. Era la prima volta che prendevo atto ad una festa di un matrimonio nell'Antica Roma. La cosa stupenda è che qui si mangia sdraiati in comode poltrone. Finalmente ho modo di riposare le mie gambe anche se, non è che ho fatto tutta questa fatica. Ho come la sensazione che quando ritornerò da mia madre sarò ingrassata di qualche chilo. Ora mai mi rassegno. Io non potrei mai seguire una dieta senza sgarrare perché sgarrerei fin dal primo giorno.

   Mi ero messa vicina a Claudia. Lei mi sembrava un po' giù di morale eppure la cosa è molto strana. Una persona durante un banchetto di matrimonio dovrebbe essere felice e almeno, dovrebbe provare a divertirsi. La mia amica mi sorprende sempre quando fa certe cose. Io sono felice di festeggiare questo evento poi, anche perché non voglio farmi vedere dal mio fidanzato con il broncio. Decido di scoprire che cosa possa avere la mia amica.

   « Claudia ti vedo triste e con un pessimo umore in volto. C'è qualcosa che ti preoccupa? » le domando.

   « Elena... ti devo dire una cosa: questa mattina, ho scoperto di aspettare un figlio da Bruto. Il fatto è che non voglio più averlo questo figlio. Bruto sarà felice come una pasqua quando saprà che sta per diventare papà, ma io ho perso la voglia di diventare mamma » mi dice mettendosi quasi a piangere.

   « Mah come scusa? Fino a qualche giorno fa eri contenta di concepire un figlio. Come mai adesso hai cambiato idea? » domando io, sbalordita.

   « Ho cambiato idea perché adesso dovrò dire ai miei genitori che aspetto un bambino e non un bambino di un ragazzo qualunque. Nel mio grembo ho il figlio di Marco Giunio Bruto. Come faccio a dire ai miei genitori, che il padre del loro nipotino è Marco Giunio Bruto? Mi prenderebbero per pazza! Inoltre, ho paura che Bruto scopra le mie vere origini. Non so come la prenderà quando saprà che arrivo dalla Roma del futuro. Era tutto bello quando eravamo solo io e Bruto. Adesso questo bambino cambia le cose » mi dice lei scoppiando a piangere.

   « Parliamone con calma. Prima però ti dispiace se usciamo da questo tempio, un momento? Così ci capiamo meglio » dico io.

   Una volta uscite dal tempio, mi accorgo che l'aria è molto fresca. Sarà perché la giornata è quasi giunta al termine. Mi dispiace tanto per Claudia! Capisco come possa sentirsi incinta di Marco Giunio Bruto. Non posso immaginare me quando resterò incinta di Ottaviano. Il bello è che forse tra lei e Bruto potrà esserci una storia felice, ma se io domani restassi incinta di Ottaviano non posso neanche immaginare che casini potrebbero saltare fuori. Scommetto che mi ritroverei immersa nei casini più totali.

   « Ascoltami tanto Claudia. Devi sapere che non sarà facile dire ai tuoi della tua presunta gravidanza con Bruto. Pensa però a me, quando dirò a mia madre che sono incinta da Ottaviano. Tu pensi che non mi darà della pazza? E' vero che ho detto di noi, ma anche lei dirà che non ho le rotelle a posto in quel momento. Poi può anche darsi che ai tuoi può fare piacere avere un antico romano in famiglia » concludo io.

   « Tu dici? » mi chiede lei, cercando di tranquillizarsi.

   « Prova e lo saprai. Adesso possiamo rientrare? » dico io.

   « Va bene. Grazie ancora di tutto. Ti voglio bene Elena » mi dice lei dandomi un bacio sulla guancia.

   Una volta rientrate nel tempio, incontro di noi arrivano Ottaviano e Bruto che parlano tra loro due. Claudia va subito a cercare un abbraccio da parte del suo amato. Ottaviano invece, mi viene incontro leggermente sorridente e io mi domando che cosa possa renderlo così felice. Non sarà per caso che Cesare gli ha comunicato la sua dimessa al portere e quindi, presto comincerà il regno di Ottaviano? Se fosse così, io farei i salti di gioia perché vuol dire che potrò presto sposare il mio amore.

   « Cosa succede? Perché sei così sorridente? » domando a Ottaviano incuriosita.

   « Cesare dice che molto presto lui potrebbe anche dimettersi. Che a breve, io prenderò il suo posto e finalmente, potremo sposarci io e te. Che dici mia bella pupetta, ci sposiamo? » mi dice lui.

   « Oh si! Non desiderò altro amore mio » rispondo io.

   Ci baciamo. Quanto sono contenta di questa splendida notizia. A breve forse, sarò la moglie e imperatrice di questo posto. Starò al fianco del mio splendido marito e finalmente, potrò avere dei figli anche io. Non vedo l'ora che tutto questo, diventi la mia realtà. Non riuscirò mai a smettere di dire a quest'uomo quanto io possa amarlo. Sono sicura al cento per cento che anche lui mi ama da impazzire che non potrebbe stare un giorno senza vedermi.

   In quel momento, ci raggiunge Giulio Cesare che ovviamente ci trova mentre siamo impegnati a scambiarci dei baci. Lui resta quasi incredulo, a vedere che suo figlio si bacia con una femmina. Lo credo!! Penso che sia la prima volta che veda suo figlio con una compagna. Non capisco però se è qui per lui o per me, dato che il suo sguardo sembra essere concentrato verso di me. Ottaviano sorride felice a suo padre e comincia a parlargli.

   « Padre, questa è Elena. La giovane che io tanto amo » dice a Cesare.

   « Complimenti. Meno male che non era la tua ragazza, Ottaviano. Mi dispiace essermi comportato molto male con te Elena » dice Cesare.

   « Non importa » rispondo io.

   « Quindi amate mio figlio Ottaviano? » mi domanda.

   Annuisco.

   « Mio figlio Ottaviano ama voi? » domanda Cesare, questa volta guardando Ottaviano.

   Ottaviano annuisce.

   « Devi però sapere cara Elena che avere una famiglia d'accordo al vostro matrimonio non è sufficente. Per sposarsi bisogna che entrambe le famiglie degli sposi siano d'accordo. Voglio un incontro con i tuoi genitori » mi spiega Cesare con tanta pazienza.

   « Ho capito » dico.

   Merda! Non sarà facile convincere mia madre a venire a parlare con Giulio Cesare. Non capisco cosa mi nasconda e perché reagisce male non appena le nomino davanti ai suoi occhi il nome "Cesare". Sono sicura che lei abbia conosiuto Cesare quando aveva la mia età. La possibilità che possa aver avuto una storia con lui la posso anche scartare. Gli sta talmente antipatico Cesare, che neanche se lo immagina che potrebbe diventare presto un suo parente.

   All'improvviso anche io vado in tilt. Non sono sicura di voler diventare la moglie di Ottaviano. Ho paura che se mia madre incontra Cesare, potrebbero saltare fuori delle risse fra loro due. Risse che potrebbero addirittura portare alla condanna a morte di mia madre. Non voglio che mia madre ci rimetta la vita per colpa mia. Spero che entrambi, sia lei sia Cesare sappiano gestire con calma l'attuale situazione in cui si trovano .

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Tredici

 

Devo riprendermi da questo stato di shock. Io amo Ottaviano e farei di tutto per restare sempre al suo fianco, ma quello che Cesare mi ha chiesto di fare, mi sembra per fino troppo. Lo sapevo che per sposarsi ci vuole comunque l'autorizzazione dei genitori, ma io non so come fare. Inoltre, non ho ancora rivelato a Ottaviano le mie vere origini. Alla faccia di Claudia! Lei mi aveva dato un segnale. Mi sembra così stupido saper di essere nella sua stessa situazione e nel mio caso, senza aver nessun bambino in grembo. All'improvviso ho paura anche io di perdere la fiducia di Ottaviano e anche quella di mia madre.

   Non vorrei mai che fare ciò che mi ha ordinato Cesare porti alla fine della mia storia d'amore e del bellissimo legame affettivo con mia madre. Dato che non ho mai avuto un padre, perdere anche mia madre sarebbe davvero troppo per me. Senza il suo consenso però al matrimonio, devo rifiutare l'idea di poter finalmente prendere marito e accettare di dover lasciar perdere Ottaviano. Ora capisco perché le storie d'amore sono tutte molto complicate. Non penso esistano storie d'amore dove fila sempre tutto liscio se esistono, mi taglio le mani.

   Non posso farci niente. Devo prendere una decisione anche se sarà dura, ma anche se dura la devo prendere comunque. Non ho via di uscita. Questo matrimonio vorrebbe dire la realizazione dei miei sogni. Davvero sono così fifona da non riuscire a dire questo a mia madre? Ultimamente sono proprio messa male. Sono sicura che Cesare aveva tutto studiato e forse, ha capito anche chi sono veramente.

   Sono appena tornata a casa nella Roma dei miei giorni che è molto peggio di quella antica. L'unica cosa favorevole è che nei miei giorni non sono più i papà a scegliere il marito per la figlia. Io poi non ho mai conosciuto mio padre perché è morto quando ero molto piccola per incidente d'auto o almeno, questo è quello che mi ha sempre detto mia madre. Mai fidarsi delle parole degli altri. Con le parole si possono fare brutti scherzi. Penso che anche nell'Antica Roma, non conviene fidarsi di tutti. L'unico che sicuramente sa vita e morte di tutti è proprio il nostro tanto amato Cesare.

   Mia madre sta guardando la televisione. Devo assolutamente farmi coraggio. Non posso stare imbambolata a guardarla negli occhi. In questo momento, sono molto tesa.

   « Madre, noi due dobbiamo parlare » dico di colpo, rivolgendomi a lei con una voce molto seria.

   « Cosa succede? » mi domanda lei.

   « Si tratta di Ottaviano. Mi ha chiesto di sposarlo, ma Cesare ha detto che il matrimonio non si può celebrare senza che i genitori di entrambi gli sposi siano d'accordo » spiego, mettendomi quasi a piangere.

   « Cosa vuoi dire con questo? » mi chiede lei.

   « Cesare vuole avere un incontro con te » rispondo io.

   In un attimo, vedo mia madre in stato di pietrificazione. Sembra che non ha più il coraggio di dire una parola. Sembra semplicemente una statua di pietra. Sembre un gargoyle. Anche per me è stata una cosa prematura annunciare questa notizia e lo sapevo bene che non avrebbe gradito per niente questa cosa. Cosa posso fare io se nell'Antica Roma sono queste le regole? Non sono io che ho deciso le regole dei cittadini romani. Giuro su Dio, che se mai riusciro a sposarmi con Ottaviano, farò di tutto per convincere mio marito, a rivedere le regole per le celebrazioni dei matrimoni.

   Mia madre non ha ancora detto niente. Posso capire che non sia tanto contenta che la sua unica amata figlia potrebbe essere data in sposa a Ottaviano in ogni momento. Per una volta però, potrebbe anche lasciarmi libera di seguire le mie scelte. Se non faccio le mie scelte, non potrò mai capire le svariate faccie che ha questo mondo. Mi sembra pure giusto, che io debba seguire i miei passi e non quelli che mi dicono tutti gli altri esseri umani.

   « Mi dispiace figlia mia, io non approvo il matrimonio e scordatelo pure, che io vada a parlare con Giulio Cesare » mi dice lei, con una voce fredda e decisa.

   « Per favore madre! Vi supplico. Io sono molto innamorata di Ottaviano, darei qualsiasi cosa per lui. Non mi fate rinunciare anche all'amore, ve ne prego! » dico, supplicandola.

   « Troverai un ragazzo migliore figliola. Un ragazzo che ha un lavoro, uno stipendio e sopratutto, un ragazzo di questi tempi. Ottaviano lascia che resti soltanto un sogno » mi consiglia lei.

   « Mah... io lo amo madre, come potete chiedermi questo? » continuo ad insistere, questa volta cominciando a singhiozzare.

   « Figlia mia, tu lo sai cosa vuol dire diventare moglie di un futuro imperatore di Roma? Lo sai che tutte le volte che lui andrà in battaglia, tu dovrai assicurarti che a Roma le cose vadano nel verso giusto? Cosa farai non appena lui, si allontanerà da te un giorno? Non è facile essere moglie di un imperatore specialmente se suo padre è Giulio Cesare » mi dice lei.

   « Mi spieghi perché odi così tanto Cesare? » domando io questa volta, scoppiando su tutte le furie.

   Lei smette di parlare. Mi sembra come se sentire il nome Cesare, la spaventi e io non capisco che motivo possa avere, per aver paura di un nome simile. A me è un nome che non spaventa per niente. A dirla tutta, Cesare mi sembrava un tipo schivo all'inizio, ma dopo oggi, ho incominciato a pensare cose totalmente diverse anche se, ritengo che la cosa del permesso dei genitori per far sposare i propri figli la sapeva da sempre, ma ha voluto farmi una sorpresina. Vuoi vedere che adesso che ho messo d'accordo lui, comincia mia madre a rompere le scatole. Volete vedere che è così? Che rompimento di scatole. Non c'è proprio niente da fare. Devo convincere mia madre con tutte le mie forze.

   « Madre, te ne prego! Io lo amo » continuo a dire.

   « Oh madonna mia! Parlerò con Cesare, ma una volta che ti troverai nei casini, non contare su di me. Io non posso aiutarti » mi dice lei.

   « Grazie mamma! Ti voglio bene » dico, cambiando improvvisamente umore.

   Che bello! Domani porterò mia madre nell'Antica Roma e lei finalmente parlerà con Cesare. Comincio a pensare che la nostra storia stia per arrivare quasi alla conclusione.

 

 

 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Quattordici

 

Questa mattina mi sono svegliata felice. Oggi è il giorno in cui potrei trovarmi ad un passo dalla realizzazione dei miei sogni. Sono sicura che Cesare non si aspetterà che mia madre ha concordato questa opzione di matrimonio. Io non vedo l'ora di sposarmi con Ottaviano e sento che questa idea è sempre più vicina a diventare realtà. Immagino già, il piacere di svegliarmi al mattino e trovarmi tutta nuda, sdraiata nel letto vicino al mio signore. Quando aspetterò un bambino da lui sono sicura che sarò bellissimo addormentarsi con il pancione e con il corpo caldo del papà vicino.

   Ovviamente, penso che io e Ottaviano avremo almeno un figlio maschio. Dopo tutto, un domani dovrà pur avere un erede quindi, penso che mettere al mondo un figlio maschio sia fondamentale. Con lui vorrei fare tutti i bambini del mondo. Lo amo talmente tanto, che vorrei ritrovarmi incinta ogni giorno della mia vita. Mi è piaciuto davvero tanto fare l'amore con lui e presumo che non appena saremo marito e moglie lo faremo ogni notte tanto per avere un'alternativa oltre al dormire come tutte le persone normali.

   Non appena apro l'ingresso dell'Antica Roma, mia madre sembra sbalordita. Un po' come se stesse rivivendo delle cose che ha visto tanto tempo fa, quando io non esistevo ancora. Devo dire che la sua reazione mi pare molto strana. Sarà una mia sensazione passeggera. Comincio a pensare seriamente che mia madre possa aver scoperto il modo per raggiungere l'Antica Roma prima di me.

   Altrimenti come si spiega il fatto della misteriosa ragazza che tempo fa ha avuto tanti guai grazie a quella collana? Non penso di saperla spiegare. Sono sicura che è mia madre quella ragazza misteriosa. Io sto vivendo quello che molto probabilmente ha vissuto lei. Anche lei deve aver avuto una storia d'amore con qualcuno in questo posto. Mi auguro però, che non sia stata con Giulio Cesare perché se fosse così non credo che Cesare mi vorrà dare in sposa a suo figlio.

   Scommetto che anche Ottaviano non è a conoscenza del passato di suo padre. Posso immaginare che Cesare non gli abbia detto niente per fargli credere che effettivamente, lui è sempre stato perfetto in tutto. Penso però che di errori ne abbia commessi anche Giulio Cesare. Credo che nessuno è mai diventato tanto importante, senza fare errori e tantissimi sacrifici. Ho paura che Ottaviano dovrà sacrificare l'amore che prova per me, se l'idea di una storia tra mia madre e suo padre diventa la realtà. Io non sono sicura di volerlo scoprire. Eppure, prima o poi la verità dovrà pur venire a galla.

   Non appena mostro il tempio a mia madre, lei resta scioccata per quanto è grande questo palazzo.

   « Questo è il palazzo dove vive Cesare e il tuo fidanzato vero? » domanda mia madre.

   « Indovinato » rispondo io.

   Nel frattempo entriamo dentro al palazzo. Io ho il batticuore e sono molto emozionata. Io purtroppo Cesare lo conosco fin troppo poco. Non ho passato molto tempo con lui. La verità e che mi interessa solo di suo figlio. Ho la possibilità di vivere la vita che ho sempre sognato. Una vita che desidero da quando ero molto piccola. Credo di aver trovato l'uomo giusto anche io. Spero solo che questo incontro non mandi a stendere tutto quello che resta di bello nella mia vita. Sono sicura che sia mia madre che Cesare nascondono qualcosa. Qualcosa che è invisibile a gli occhi dei loro figli. Che molto probabilmente sia io che Ottaviano ignoriamo.

   Entro nella sala di Cesare con una specie di inchino. Mia madre è nascosta e aspetta solo di essere chiamata da me, per farsi vedere tranquillamente. Vicino a Cesare c'è Ottaviano che è impaziente quasi quanto me, di vedere la splendida creatura che mi ha messa al mondo. Mia madre avrà anche la sua età, ma è sempre una bellissima donna.

   Cesare come al solito, mi da un bacio alla mano. Mi guarda con una faccia molto seria. Ho come la sensazione che lui abbia già capito tutto. E io che sottovalutavo il potere di quest'uomo. Forse ho sbaglio. Devo rendermi conto che Cesare ha un potere spaventoso. Sono sicura che ha scoperto tutto di me: chi sono, da dove arrivo e chi sono i miei genitori.

   « Avete portato vostra madre? » mi dice Cesare, che in quel momento sta bevendo un sorso di vino o acqua in un calice probabilmente di metallo.

   « Si, Cesare. Mia madre è qui. Vieni avanti! » ordino a mia madre.

   Cesare e Ottaviano hanno uno sguardo che va probabilmente altrove del mio sguardo. Posso immaginare la gioia di entrambi. Nel frattempo, noto il viso famigliare di Bruto che aspetta il suo turno di entrare molto probabilmente. A proposito! Non vi ho detto che mia madre è bellissima: anche lei indossa un vestito molto simile al mio di uno strano verde salvia, ma comunque, un abito che si intona molto bene con il colore della sua carnagione. Inoltre indossa dei bracciali strani di uno strano metallo simile all'oro.

   Non capisco perché ma Cesare sembra essere diventato freddo. Sembra come se la cosa non gli piaccia neanche un po'. Questo perché probabilmente, conosce mia madre. In ogni modo, non mi piace per niente la sua reazione. Anche Ottaviano deve aver capito che suo padre è molto arrabbiato.

   « Non sei cambiato per niente » dice mia madre con una voce fredda.

   « Desidero fare un bel discorsetto con te, in privato. Ottaviano, Elena uscite fuori da questa sala! » ordina Cesare.

   Lo sapevo! Sapevo che qualcosa non sarebbe andato nel verso giusto. Ora chissà quante se ne diranno. Io vorrei tanto fermarmi ad ascoltare cosa si dicono, ma non è giusto ascoltare gli affari privati degli altri eppure, questo conferma che i miei sospetti erano veri. Cesare conosce mia madre e molto probabilmente, i due hanno avuto una storia d'amore. Ciao ciao al matrimonio con Ottaviano! Qualcosa mi dice che questo benedetto matrimonio non ci sarà mai.

   Ottaviano mi guarda triste. Ho capito che questa sarà la fine della nostra storia. Cesare non approverà la nostra unione e, da adesso, io e Ottaviano non siamo poiù niente. Siamo due sconosciuti che non si sono mai incontrati e tanto meno, amati. Quanto è ingiusta la vita alcune volte.

   Non è giusto che per errori dei nostri genitori, siamo io e Ottaviano a pagarne le conseguenze. Abbiamo solo commesso l'errore di innamorarci e, non mi sembra giusto pagarla così a fondo la faccenda. Non è colpa nostra, se i nostri genitori non vanno d'accordo.

   « Elena, noi dobbiamo ... » mi dice Ottaviano, quasi senza voce.

   « Dirci addio » completo io, mettendomi quasi a piangere.

   « Non è giusto però! » risponde Ottaviano.

   « Loro hanno sbagliato in passato. Mi sembra insensato a sapere che siamo io e te a pagare caro i loro errori » commento io, molto delusa.

   « Lo fanno per non farci commettere i loro stessi errori » commenta Ottaviano.

   « Loro però come fanno a sapere che sarà un errore, provare a farci vivere la vita insieme? » chiedo io.

   « Da noi si dice che gli errori di due generazioni passate, possono essere ripetuti da due generazioni future » mi spiega Ottaviano, abbracciandomi affettuosamente.

   « Ma può anche non essere vero » commento io.

   Dopo tre ore passati fuori a scambiarci baci che probabilmente, sono gli ultimi baci d'amore che ci scambieremo, veniamo invitati a tornare dentro il tempio da niente meno che Bruto. Non sembra avere un aspetto amichevole. Sembra quasi che ci stia per comunicare qualcosa di terribile.

   Bruto ci invita ad entrare. Io e Ottaviano non abbiamo coraggio di chiedergli niente. Lui sicuramente ha sentito tutta la discussione tra i due e posso essere sicura al cento per cento, che non ci sarà niente di positivo da quello che ci comunicheranno Cesare e mia madre.

   Infatti neanche il tempo di raggiungere la sala di Cesare, incontriamo mia madre che ci viene incontro infuriata. Non avevo mai visto mia madre così nera di umore. Neanche dopo una giornata di lavoro, non è mai diventata così nera. Non capisco se è arrabbiata con me o con Cesare. Credo che lo sia con tutti e due.

   « Elena, andiamo via! Non c’è modo di far ragionare Cesare. Lui ascolta solo lui stesso. Degli altri se ne sbatte! » mi dice mia madre.

   « Signora, se vuole posso provare a farlo ragionare io » commenta Ottaviano, rivolgendosi a mia madre.

   « Non ci riesco io, figuriamoci se ci riesci tu che hai molti anni in meno di me. Ecco, cosa sei! Un illuso come tuo padre. Sia tu che lui non avete idea di cosa significhi amare veramente » continua mia madre, molto arrabbiata.

   « Tu sai tutto vero? » ribatto io.

   « Io so cosa è meglio per te, Elena. Ora vieni a casa. Ti troverai un ragazzo distinto adatto alle tue esigenze e soprattutto, un ragazzo del tuo tempo » disse mia madre.

   « No, io non ci torno a casa. Non ci torno senza Ottaviano » rispondo io, mostrando resistenza.

   « Allora sei stupida! Preferisci restare qui? Preferisci restare con Ottaviano che magari non ti ama neanche, che magari, vuole solo usarti come un oggetto usa e getta? Tu non sai come funzionano le cose per una donna, in questo posto. Sei troppo ingenua figlia mia, ti stai facendo fregare » disse mia madre.

   « Per amore potrei farmi fregare tutte le volte che voglio » rispondo io.

   « Non voglio più stare a discutere. Fila a Roma con me oppure ti ci spedisco a calci nel sedere » continuò mia madre.

   « Per favore, non mi porti via Elena. La mia vita senza di lei è tanto insignificante » la supplica Ottaviano, mettendosi in ginocchio.

   « Come no! Non mi dire che non hai altri passatempi oltre mia figlia perché mi dispiace dirtelo ma non ci credo » continuò mia madre.

   « Io amo vostra figlia. Prima di lei non ho mai avuto nessun altra. Ero vergine anche io quando l’ho conosciuta » continuò Ottaviano, mettendosi quasi a piangere.

   « Qualsiasi cosa mi diresti pur di farmi cambiare idea vero? Mi dispiace per te, da oggi dovrai fare a meno di mia figlia » disse mia madre.

   A questo punto, fui costretta a tornare nella Roma attuale del mio tempo. Avevo tenuto il broncio per tutto il viaggio di ritorno. A mia madre non avrei mai più rivolto la parola. Grazie a lei avevo perso tutto. Anche l’amore. Non è stata solo colpa sua. Gran parte della colpa va anche a Giulio Cesare. Tornerei da quelle parti solo per dirgliene quattro ma la cosa servirebbe solo a peggiorare le cose. Inutile stare a rimpiangermi ora mai dovevo rassegnarmi a vivere per sempre in questo posto di merda.

 

 

 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Quindici

Una volta rientrata nuovamente nella mia casa e nella mia città l’unica cosa che mi sento di fare è quella di chiudermi in camera mia. Questa sera non ho voglia di mangiare. Voglio andare a dormire e ovviamente domani salterò la scuola. Da oggi voglio essere solamente lasciata in pace e dato che non posso stare con chi amo veramente l’unica cosa che desidero adesso è chiudermi in casa per sempre. Sono destinata a restare sola. Tra un paio di giorni nessuno si ricorderà chi sono, come mi chiamo e da dove arrivo.  Purtroppo questa è la vita. Un giorno sei importante per tutti, due giorni dopo non sei più niente per nessuno.

   Io non dimenticherò mai Ottaviano. Se sono arrivata fino a questo punto è tutto merito suo. Stavamo insieme era tutto bello, meraviglioso ma adesso, tutto è finito. La malinconia sarà il mio unico rifugio. Non voglio più vedere nessuno e tanto meno, non voglio sorridere più a niente. L’amore è bella ma mantenerla accesa fino alla fine dei propri giorni non è una cosa facile. Ecco perché molte relazioni falliscono e poco durano per sempre. Sinceramente, la mia storia che speranza aveva di durare fino alla fine della mia vita? Lo sapevo da subito che non avrebbe mai avuto un lieto fine. Come avrebbe potuto esserci un lieto fine. Eravamo troppo diversi, ma i giorni in cui siamo stati insieme ci siamo amati tanto. Devo accettare che eravamo giusti ma nel momento sbagliato.

   Non sapendo più quali pesci pigliare cominciai a piangere. Piangevo perché stavo soffrendo troppo. Perdere colui che amavo, mi aveva segnata nel profondo del cuore e dell’anima. Per una volta, desideravo far diventare il mio cuore di pietra. Volevo diventare un essere spregevole.  Incapace di provare amore e compassione per il suo prossimo. Un essere capace di fare del male e di odiare. Dopo tutto chi ama è sempre quello che ci rimette fino a quando non si stufa di perdere sempre ed è da quando ha perso tutto, che incomincia ad odiare la vita, non prima. Per odiare bisogna essere niente e avere niente. Io non sono niente e non ho niente. Eppure, un tempo avevo tutto.

   Ad un certo punto, mentre continuo a piangere tristemente dal forte dolore che provo in questo momento, mi sento una mano delicata che mi accarezza. Per un momento, penso che si tratti di Ottaviano, ma poi, mi accorgo che è solamente mia madre che tenta di farmi passare il dolore. Inutile che ci provi tanto non serve a niente. In questo momento, sono sicura che quella che sta versando lacrime sono solamente io, Ottaviano invece si sarà già scordato di me. Da oggi, io sono solo una sconosciuta per lui. Vorrei tanto fare qualcosa invece che stare a rimpiangermi nel mio letto, ma il fatto è che non ho neanche più la forza di rialzarmi. Ora mai, sono stata abbattuta e sperare in un mio rialzo è davvero una cosa inutile. Io non mi rialzerò più.

   « Posso parlati figlia mia? ».

   Io non ho alcuna voglia di sentire cosa mia madre abbia da dire. Eppure, accetto di ascoltarla pur contro il mio volere.

   « Guardami negli occhi però. Quello che voglio dirti è molto importante » mi dice mia madre.

   Questo è troppo. Mi fa lasciare con il mio fidanzato e poi, pretende che la guardo negli occhi quando parla? Visto che tanto ora mai non mi importa più niente della mia vita, decido di accontentarla anche, per non peggiorare la situazione che non potrebbe andare peggio di come effettivamente sta già andando.

   « Lo so che in questo momento sei delusa, che non ti dai pace per ciò che è successo. Ti rendi conto però che potevi finire nei pasticci? Elena, non ti rendi proprio conto a cosa stavi andando incontro? Ottaviano è un ragazzo che come suo padre aspetta solo di sposarsi e di prendere il potere su Roma poi, per lui dopo che avrà ottenuto il suo scopo, tu potresti morire tanto a lui non importerà più niente di te. Una cosa però me l’hai fatta capire: che sei in grado di far cadere chi vuoi ai tuoi piedi. Hai fatto impazzire Ottaviano, figlio di Giulio Cesare. Hai delle buone capacità » mi dice mia madre provando a tranquillizzarmi.

   « Puoi risparmiarti le parole. Non mi servono a niente. Inutile che mi lodi adesso, che per una colpa non mia ma tua e di Cesare, ho perso il mio amore » dissi, mettendomi a piangere.

   « Domani andiamo al negozio dove hai preso la collana. Riporteremo la collana. Se vuoi vivere una vita felice, devi liberarti di quell’affare o vivrai sempre e solo brutte cose » disse mia madre.

   « È grazie a quella collana se ho trovato l’amore. Mi dispiace mamma, ma quella collana è riuscita a farmi stare bene. Senza di lei, oggi non sarei diventata una brava ragazza. Il merito va anche a Ottaviano » continuai io.

   « Non devi ringraziare niente e nessuno. Non permettere mai che siano gli altri, il motivo della tua felicità. Non è bello cercarsi in qalcun altro » disse mia madre.

   « Mi dispiace dirtelo, la collana voglio tenerla » risposi io, molto arrabbiata.

   « Fai quello che vuoi! Ma guai a te, se vengo a sapere che sei andata di nuovo nell’Antica Roma » mi dice mia madre, uscendo dalla mia stanza.

   Vi dico immediatamente che non ci penso neanche a riportare la collana alla negoziante di quella bigiotteria. Questa collana è il solo ricordo che ho di Ottaviano e non mi separerei da lei per niente al mondo. Sapete cosa faccio? Io scapperò via da questo posto schifoso. Tornerò nell’Antica Roma costi quel che costi. Domani non riporterò indietro nessuna collana. Se mia madre non intende chiarire quello che deve chiarire con Cesare vuol dire che ci penserò io a parlare a Cesare. Metterò a rischio la mia vita; ma se devo morire, non morirò fino a quando, non avrò chiarito questa storia.

   Devo riprendermi quello che è mio. Devo riconquistare anche la fiducia di Ottaviano in me e rimettere a posto la nostra storia. L’unico problema è che mi serve un piano strategico per uscire fuori di casa. Non posso aspettare domani mattina. Domani mattina potrebbe essere troppo tardi. Eppure, questa non sarebbe la prima volta che evado di casa in piena notte. La cosa si ripete a quanto pare. Lo capisco che è un metodo del tutto incivile uscire di casa senza dirlo ai genitori, ma devo farlo. Non ho intenzione di arrendermi. Ho deciso: questa notte evado. Adesso mi metto a letto e per stare sveglia mi faccio aiutare da un buon libro. Per sicurezza, metto la sveglia a vibrazione nel mio cellulare così alle due del mattino prendo e vado via. Ovviamente, non mi svesto. Mi tengo i vestiti così sarò già pronta. Non devo farmi sentire da mia madre.

   Per alleggerire la serata, decido di leggere “Romeo e Giulietta” di William Shakespeare. Ho proprio bisogno di leggere qualcosa di allegro. Cosa c’è di più allegro di Romeo e Giulietta? Dai, sto scherzando! Ho deciso di leggere questo libro perché sembra quasi la storia mia con Ottaviano: anche noi abbiamo due genitori rivali. Auguro solamente che io e Ottaviano non faremo la stessa fine dei protagonisti del libro. Io non ci penso neanche a fingermi morta e poi uccidermi con un pugnale dopo aver visto il corpo di Ottaviano senza vita con i miei occhi.

   Insomma, se muore Ottaviano muore anche Roma. Se muoio io non muore Ottaviano e non muore Roma. Cosa le importa a Roma di me? Giulio Cesare sarebbe anche contento se smettessi di vivere, domani.

   Leggevo da molto tempo e ad un certo punto sento un grido fuori casa che chiama il mio nome. È una voce femminile e mi accorgo che non è niente meno che la mia amica Claudia a gridare. Apro la finestra. Devo dirle qualcosa e mi sembra del tutto strano l’idea che la mia migliore amica possa essere venuta fino a casa mia, a quest’ora della notte. Lei però rispetto a me, ha una vita migliore. Voglio sapere che cosa ha da dirmi con tutta questa impazienza.

   « Claudia? » grido.

   Lei mi fa cenno di venire da lei. Ho capito! Forse Claudia mi ha letto nel pensiero e vuole aiutarmi a scappare. Devo andare subito da lei.

   Una volta fuori di casa, abbraccio la mia amica. Che bello avere un’amica che non si dimentica mai di te, che corre da te nel momento del bisogno. Sono felice di essere sua amica dopo tutto e nonostante i guai che mi ha combinato fino adesso. Restare incinta da Marco Giunio Bruto è stato il massimo che avrebbe potuto fare. Questa è stata proprio una sciocchezza e mi auguro davvero, che Bruto voglia quel bambino.

   « Ciao. Cosa ci fai qui, a quest’ora? » domando alla mia amica.

   « Sono venuta per dirti che dobbiamo andare subito nell’Antica Roma. Io, Bruto, Ottaviano e te ce ne andiamo via in piena notte. Non so ancora che destinazione abbiano in mente i nostri fidanzati, ma da quello che ho capito si tratta di una destinazione lontana, dato che dovremo raggiungerla in nave » mi spiega lei.

   « Allora, partiamo subito? » domando io.

   « Sì, ci conviene avviarci! » mi risponde Claudia.

   Iniziammo a camminare di nuovo verso al portale dell’Antica Roma. Mi chiedevo per quante altre volte, avrei visto ancora quel portale. Speravo di avere un posto fisso nell’Antica Roma prima o poi. Non ne potevo più di fare avanti indietro. Non è il massimo del divertimento.

   Quando finalmente raggiungemmo Bruto e Ottaviano, mi ero accorta che i due erano impazienti di andarsene. Cavolo! Anche io non vedevo l’ora di partire per andare … già! Per andare dove? La destinazione mi era ancora sconosciuta. L’importante per me era stringere ancora una volta Ottaviano tra le mie braccia. Mi bastava questo e non chiedevo di più.

   Ottaviano mi abbraccia affettuosamente e mi da uno dei suoi baci. Ad un certo punto, mi accorgo che una sua lacrima è scivolata sulla mia spalla destra. Il mio amore stava piangendo e mi chiedevo come mai.

   « Ottaviano. Sbaglio oppure stai piangendo? » dissi io.

   « Scusami tesoro, ma sono contento di rivederti. Pensavo che non ti avrei mai più rivista, dopo il litigio di Cesare con tua madre » disse lui, stringendomi forte.

   Era proprio un tesoro. Ora capisco perché mi sono innamorata di lui. Si vede che mi vuole bene e che non mi farebbe mai del male.  

 

  

  

 

 

 

 

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Sedici

Il bello di scappare a quest'ora è che in giro per Roma c'è solo qualche guardia che in teoria dovrebbe controllare questo posto, ma è troppo impegnata a dormire invece di fare il proprio dovere. A me basta solo sapere di essere nuovamente con i miei amici ma sopratutto, riavere Ottaviano vicino a me. Comincio a pensare che ogni tentativo di separare noi due non funziona che nonostante tutto, il destino ci vuole tenere uniti e questo ci rende sempre più forti di prima.

È notte fonda. Appena saliamo in nave io non so perché decido che quella è la serata giusta per fare l'amore. È passato molto tempo dalla prima ed ultima volta che abbiamo fatto l'amore io e Ottaviano. Non lo so cosa mi spinga a desiderare di fare l'amore con questo tempo notturno, ma la cosa mi piace un sacco. Mi piacerebbe fare l'amore questa notte e domani mattina scoprire di essere incinta; ora mai questo desiderio mi perseguita da una vita.

Non ho ancora in mente la destinazione del nostro viaggio. Forse si tratta dell'Egitto? Non credo proprio... troppa gente a favore di Cesare se andiamo lì ci prenderanno per ladri o nemici che vogliono attaccare quella terra poi, ci meterebbero niente a dire a Giulio Cesare che noi siamo lì. Oltre l'Egitto non mi vengono in mente altri posti. Decido di aprofondire.

« Ottiaviano caro, posso sapere dove siamo diretti? » dico ad Ottaviano con un sorriso leggero.

« Non ti ha detto la tua amica che stiamo andando ad Atene? » mi risponde Ottaviano.

« No, Claudia non mi ha detto niente... » rispondo io, sorpresa.

« Fa niente, dopo tutto aspetta un bambino la tua amica... » mi dice lui.

« E noi, quando aspetteremo un bambino? »domando io.

« Molto presto. Dobbiamo solo avere pazienza » continua Ottaviano.

Mi domando che fine ha fatto Ottavia. Posso presumere che sia riamasta a Roma per poi scrivere messaggi di nascosto a me e a Ottaviano. Lei sicuramente è a conoscienza della fuga del fratello, lo sa che sta facendo questo per una buona causa. Poi, non devo ricordarmi che lei è una donna sposata quindi dovrà stare dietro a suo marito e altre cose da donne sposate.

Chissà quando toccherà a me. A me già sembra di essere sposata con Ottaviano e sono sicura che prima o poi lo saremo per davvero. Come dice Ottaviano: dobbiamo solo avere pazienza, ma lui non mi sembra l'uomo più paziente del mondo.

Comincio a baciarlo sulla bocca. Lui accetta il bacio e non si tira indietro anzi sembra bello contento. Lui mi mette le mani su i fianchi e continua a baciarmi appasionata mente. Siamo molto innamorati e questa mi sembra la cosa più importante.

Ottaviano fa tanto per togliermi il vestito poi, si ferma. Cosa c'è questa volta che non va? Non capisco perché ha fermato un momento così romantico fra noi due. Non lo sopporto quando interrompe un nostro momento.

« Devo fare attenzione con te, Elena! » mi dice lui, divertito.

« Uffa! Io voglio rifare l'amore con te non resisto più » rispondo, quasi sul punto di piangere.

« Tesoro, ma abbiamo tutta una vita davanti per fare l'amore » mi dice lui.

« O forse neanche un giorno, o forse neanche cinque minuti » continuo io.

« Non essere pessimista » mi risponde lui.

Sono molto arriabbata tanto che finisco per tirare un ceffone ad Ottaviano. Vediamo se almeno sto sberlone fa effetto.

« Ora basta! Io non ci vengo ad Atene per annoiarmi tutti i giorni che ci staremo. Se vuoi che io venga ad Atene vedi di cambiare atteggiamento. Per andare lì e vederti con il muso tutto il tempo, fai prima a riportarmi a Roma! » rispondo infuriata.

« E così ci salutiamo per sempre » mi risponde Ottaviano, sarcastico.

Un attimo dopo, mi stringe da dietro e mi abbraccia con le mani su i fianchi dandomi dei baci sul collo. Uhm! Quasi quasi se questo è l'effetto dello schiaffo di prima la prossima volta faccio che tirargliene altri cento di fila.

« Cosa ne dici, prendo ancora una boccata d'aria e poi vengo da te... ti va bene pupa? » mi dice lui teneramente parlando a bassa voce.

« Va bene » dico io.

« Ci vediamo dopo » mi dice lui.

Dopo alcuni minuti, Ottaviano viene da me e come per miracolo... in una notte come questa era scritto e si sapeva che io e Ottaviano avremmo fatto l'amore. Ho fatto il sesso più entusiasmante della mia vita. Consideriamo che questa è solo la seconda volta che facciamo l'amore.

Smettiamo di fare l'amore poco dopo l'alba. Io mi porterò nel cuore anche questa notte. Mi sembra come se fosse stata magica come la prima volta. Mamma mia! La prima volta quando era stata meravigliosa, ma questa notte è stata qualcosa di più qualcosa che quella prima volta, non ci aveva ancora regalato.

« Ti ho soddisfatta abbastanza, tesoro mio? » mi dice Ottaviano tutto tremolante.

« Mi hai fatta la donna più felice » rispondo io, lui mi da un bacio sulle labbra.

« Di questo passo, resterai incinta molto presto » m dice lui.

« Ti dispiacerebbe se accadesse? » domando io.

« No, ma un po' mi farebbe paura » mi risponde lui.

« Ti capisco » concludo io.

Dopo aver scambiato le ultime due parole, crolliamo nel sonno. Abbiamo poco tempo per dormire perché è già mattina.

 

 

 

 

 

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Diciasette 

Nell’Antica Roma in tanto si era fatta mattina e Giulio Cesare si era accorto che qualcosa non andava nel verso giusto. Dove caspita erano finiti Ottaviano e Bruto? Li faceva chiamare ma nessuno li aveva visti. Si, era successo davvero qualcosa di insolito e ebbe conferma quando davanti a lui si era di nuovo fatta viva la madre di quella Elena tanto amata da suo figlio.
   « Allora Cesarino … dov’è mia figlia? » domandò la madre di Elena molto arrabbiata.
   « Potrei farti la stessa domanda. Anche Ottaviano e Bruto sono scomparsi » rispose Cesare infuriato.
   La madre di Elena non si era aspettata una risposta del genere da parte di Cesare, cosa caspita stava accadendo? E si chiedeva perché sua figlia aveva fatto una cazzata del genere cioè sparire. Forse era colpa sua? Lei si chiedeva che cosa avesse mai fatto di male.
   Cesare era più infuriato di lei.
   « Allora? Dove sono Bruto e Ottaviano? » gridò alla donna.
   « Non ne ho idea! Se lo sapessi non sarei qui a chiederti nemmeno dove si trova mia figlia » rispose la madre di Elena nervosa.
   Cesare camminava nervosamente avanti e indietro, si vedeva che era nervoso e molto arrabbiato.
   « Tutto questo è successo per colpa tua » disse Cesare sempre arrabbiato.
   « Veramente no caro Cesare! Io volevo approvare amaramente  la loro mano ma tu te la sei presa con me, non accusare gli altri di cose che hai fatto tu » rispose arrabbiata la madre di Elena.
   « Perché mi odi? » chiese Cesare.
   « Per forza ti odio! Sei tu quello che tempo fa se ne è andato con un’altra donna e mi ha spezzato il cuore in quel modo. Io ti amavo da morire ma tu hai fatto lo stronzo » rispose  la madre di Elena delusa.
   « Era un matrimonio politico. Cosa dovevo fare? Mollare tutto per te bella mia? » rispose Cesare.
   « Se eri innamorato davvero non dico che avresti dovuto mollare tutto ma almeno dire di no a quel matrimonio … mi hai abbandonata poco dopo che era nato Bruto, che è nostro figlio, il frutto del nostro amore! » commentò la madre di Elena.
   « Beh tanto tu sei sparita ugualmente e lasciandomi Bruto da crescere hai rischiato quasi di mettermi nei pasticci » gridò Cesare.
   La madre di Elena tirò uno schiaffò a Cesare e Cesare poco dopo la prese per i polsi.
   « Cosa ne sai che non ho sofferto anche io? Che la tua assenza per tutto questo tempo mi ha fatto veramente molto male? Non ho mai smesso di pensarti un solo minuto … » disse Cesare addolorato.
  I due si guardano negli occhi, la madre di Elena fa fatica a trattenere le lacrime.
  « Mi hai fatto male » rispose la donna.
   « Come posso rimediare? » chiese Cesare baciandola poi sulle labbra.
   La madre di Elena non ebbe la forza di ribellarsi al bacio anzi lo aveva accettato con grande passione. Poco dopo Cesare aveva iniziato a toccarle il seno con le sue mani e lei trovava questo molto eccitante. Non voleva farlo smettere.
   « Vieni. Forse ho un idea » disse Cesare trascinandola per un braccio fino alla sua camera da letto.
   Lei si era lasciata portare fino a lì. Cesare aveva iniziato a baciarla di nuovo sulle labbra e la stava coccolando teneramente fino a toglierle il vestito che indossava. Anche lei aveva iniziato a spogliarlo e a baciarlo.
   Poco dopo si ritrovarono a letto tutti e due. Fecero l’amore e andarono anche avanti per tanto tempo fino a crollare dallo sfinimento.
   « Mi sei mancata » ammise poi Cesare, abbracciando la sua donna teneramente.
   « Anche tu mi sei mancato » rispose la madre di Elena.

  

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Capitolo 18
*** Diciotto ***


Diciotto
 
La mattina seguente Ottaviano ed Elena si svegliarono ancora sulla nave. Erano le prime ore del mattino e Bruto era preso a navigare la nave. Claudia in tanto stava coccolando il suo pancino, stava a pensare che non vedeva l’ora di vedere il bambino e si chiedeva se anche Brutto lo voleva.
   Ottaviano si era messo a parlare con Bruto di qualcosa che lei non aveva idea di quale fosse il contenuto della conversazione. Decise di andare vicino alla sua amica.
   «Allora come va il tuo bel pancino amica mia?» domandò Elena.
   «Bene amica mia. Ho tanta impazienza di vedere il piccolino o la piccolina» commentò Claudia.
   «Bruto cosa vorrebbe?» chiese Elena curiosa.
   «Maschio ovvio» rispose Claudia.
   «Allora sarà un bel maschietto» disse Elena.
   «Tu e Ottaviano invece niente ancora?» domandò Claudia.
   «No, per ora. Anche se stanotte lo abbiamo fatto. Credo che Ottaviano sia un po' spaventato riguardo ad avere un bambino. Me lo ha confessato ieri dopo che abbiamo fatto l’amore» spiegò Elena.
   «Figurati se il figlio di Giulio Cesare ha paura di diventare padre» commentò Claudia.
   «Non lo so … so solo che un figlio da lui io lo vorrei tanto!» ammise Elena.
   «Arriverà! Dovete solo provarci e riprovare» disse Claudia.
   Poco dopo furono interrotte da Ottaviano.
   «Belle donne stiamo per attraccare a terra. Preparatevi per scendere dalla nave» disse Ottaviano.
   Dopo circa venti minuti erano già attraccati e scesi dalla nave.
   «Ora dobbiamo raggiungere il palazzo del re Mecerete» spiegò Bruto.
   «Mecerete? Ma che nome è?» chiese Ottaviano ridendo un po'.
   «Vedrai» rispose Bruto che sembrava ridere tra sé.
   Ottaviano pensò che non avesse mai sentito un nome del genere. A dirla tutta non aveva mai sentito il nome del re greco e di lui non sapeva praticamente niente. Era però curioso di conoscerlo.
   Quando arrivarono al palazzo del re, Bruto si presentò alle guardie e fece la presentazione anche di Elena, Ottaviano e Claudia. Era fatta, le guardie li accompagnarono fino alla sala del loro re. Vennero annunciati al sovrano che era seduto pensieroso sulla sua specie di trono.
   Bruto fu il primo ad andare incontro al re Mecerete.
   «Bruto! Ma che bella sorpresa, non mi aspettavo il tuo arrivo qui da me» disse il re accogliendolo allegramente.
   «Lo so che non ho avvisato ma è stata una cosa improvvisa» spiegò Bruto.
   «Come mai?» chiese il re.
   «Sono venuto qui con Ottaviano il figlio di Cesare, la sua fidanzata e la mia fidanzata. Cesare non era d'accordo di unire in matrimonio Ottaviano e Elena la sua fidanzata. Ci ho pensato io allora li ho portati qui, li ho fatti scappare via da Roma» spiegò Bruto.
   «Hai fatto bene! Non è giusto dividere due giovani che si amano» rispose il re impaziente.
   Lo sguardo del re cadde verso Elena.
   «Quella bella ragazza è la tua Bruto?» chiese il re.
   Ottaviano subito rispose contrariato.
   «No, è la mia fidanzata! » disse Ottaviano irritato.
«Tu sei Ottaviano? » chiese il re.
«Si» rispose Ottaviano con tono poco simpatico.
«Sei la copia di Cesare per forza sei tu» continuò Mecerete.
«Conoscete mio padre?» chiese Ottaviano.
«Ma certo che lo conosco. Chi non conosce Giulio Cesare?» rispose Mecerete mezzo divertito.
Poco dopo Mecerete si rivolse a Claudia che anche lei era una bella ragazza dopo tutto.
«Allora siete voi la ragazza di Bruto?» domandò Mecerete.
«Si, sono io. Mi chiamo Claudia» rispose Claudia.
«Bel nome» commentò Mecerete.
Elena in tanto si era accorta che Mecerete aveva qualcosa di Cesare. C’era qualcosa nell'espressione del viso di Mecerete che le ricordava Cesare. Per poco cominciò a chiedersi se fosse un parente di Cesare. Non era possibile solo perché il re era greco. Aveva qualcosa di misterioso però, si chiedeva se davvero fosse solo una sua impressione o c'era qualcosa che nessuno sapeva di lui.
«Allora vi faccio condurre nel posto dove dormirete» disse Mecerete dando gli ordini a dei suoi servitori.
 
 
 
  
  
  
    
 
 
  
  

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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