XWP: settima stagione

di Linda1990
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Giusto o sbagliato? ***
Capitolo 2: *** Visita a sorpresa ***
Capitolo 3: *** Il patto ***
Capitolo 4: *** Nel regno di re Hanif ***
Capitolo 5: *** Arsi vivi ***
Capitolo 6: *** Come erba infestante ***
Capitolo 7: *** Sharif ***
Capitolo 8: *** Questione di sopravvivenza ***
Capitolo 9: *** Incontro scontro ***
Capitolo 10: *** Amare rivelazioni ***
Capitolo 11: *** Amicizia divina ***
Capitolo 12: *** Tra ricerca e gelosia ***
Capitolo 13: *** Il confronto ***
Capitolo 14: *** Sogni da realizzare ***
Capitolo 15: *** Combattiamo! ***
Capitolo 16: *** La fuga ***
Capitolo 17: *** Avvolti nella nebbia ***
Capitolo 18: *** Rancori ***
Capitolo 19: *** Ares ***
Capitolo 20: *** Nascosto tra le sabbie ***
Capitolo 21: *** 666 ***
Capitolo 22: *** Due è meglio di uno ***
Capitolo 23: *** Rebus ***
Capitolo 24: *** Scambio d'identità ***
Capitolo 25: *** Riconciliazione ***
Capitolo 26: *** Gabrielle vs Eve ***
Capitolo 27: *** Conto alla rovescia ***
Capitolo 28: *** Kill them all ***
Capitolo 29: *** Scontro a tre ***
Capitolo 30: *** Ad un passo dalla morte ***
Capitolo 31: *** L'amore è la via ***



Capitolo 1
*** Giusto o sbagliato? ***


La galea procedeva spedita, spinta dal forte vento che spirava.
Sole e Luna si erano alternati numerose volte nel cielo da quando Gabrielle aveva lasciato l'Oriente ma ciò che era successo in quelle terre aveva cambiato per sempre la sua esistenza.
Appoggiata al parapetto della nave, stava osservando i delfini giocare e saltare nell'acqua nella speranza che questo alleviasse la nausea che il continuo beccheggiare dell'imbarcazione le procurava ma inutilmente, il rapporto tra lei e il mare era stato pessimo fin dal principio e nemmeno in quell'occasione ci fu un'eccezione. Al contrario, i suoi sintomi sembravano essersi amplificati a causa del suo stato d'animo inquieto che non solo le aveva chiuso lo stomaco, togliendole il suo proverbiale appetito ma la teneva anche sveglia la notte, facendole rivivere nei sogni le ultime e terribili ore trascorse in Giappone.
L'amazzone sapeva di non essere sola, riusciva a percepire la presenza della sua compagna e il suo sguardo posato su di sé anche senza voltarsi ma ciò rappresentava solo una magra consolazione, non era questo l'epilogo che si sarebbe aspettata per quell'avventura e la sensazione di smarrimento mista a rabbia e dolore, era lacerate.
Nel frattempo, dall'altro capo della galea, Xena siedeva sui gradini di prua osservando colei con cui condivideva il destino, in un legame che andava oltre il concetto stesso di vita e di morte.
Proprio come la poetessa, anche la guerriera stava vivendo un momento di profonda sofferenza e il suo continuo ripensare alla decisione presa sul Monte Fuji, non faceva altro che alimentare i dubbi che già si erano insinuati prepotentemente nel suo cuore.
Era morta per salvare e vendicare le anime dei quarantamila che avevano perso la vita ad Higuchi perché aveva compreso che tutti i viaggi che aveva intrapreso con la bionda, erano serviti per prepararla ad affrontare ed accettare quel momento ma questo non aveva reso le cose più semplici o indolori, tutt'altro.
Impedirle di completare il rituale che l'avrebbe riportata indietro dal regno dei morti era stato infatti straziante e solo gli dei sapevano quanto avrebbe voluto lasciarglielo fare ma il peso delle sue colpe passate e la volontà di servire il Bene Superiore, alla fine avevano avuto la meglio, facendole compiere quella che riteneva la scelta giusta.
"Giusta... per chi?" si ritrovò a chiedersi.
Da quando aveva lasciato Amphipolis per diventare una warlord, aveva accettato i rischi e le conseguenze di un'esistenza trascorsa sempre al limite ma a quel tempo, era stato semplice farlo; era giovane, sola, assettata di vendetta e colma di rabbia per l'uccisione di Lyceus mentre ora era una madre, una compagna e quei ruoli avevano portato con sé non solo la gioia di avere due doni così preziosi nei propri giorni ma anche delle responsabilità che lei però aveva chiaramente ignorato e l'atteggiamento tenuto dal bardo da quando si erano imbarcate, era stato molto esplicito a riguardo.
La mora la scrutò con maggiore attenzione.
Il suo corpo era visibilmente più magro e meno muscoloso rispetto le settimane precedenti e se non fosse stato per i capelli corti, i sai nei suoi calzari e il tatuaggio fattole da Akemi, ora lei le ricordava molto di più la fanciulla che lustri or sono aveva lasciato Potidaea piuttosto che la combattente che si era battuta con onore per recuperare la sua salma.
Vederla consumarsi in quel modo, come una candela lasciata bruciare ininterrottamente, le spezzava il cuore. Si sentiva impotente, incapace di poterla aiutare ma alla fine, prese ugualmente coraggio e le andò vicina.
<< Ehi... >> azzardò, abbozzando un sorriso.
<< Ehi >> rispose l'altra, guardandola a malapena.
<< Dovresti mangiare qualcosa, hai bisogno di recuperare le forze in vista della nuova avventura... >>
<< Ora non ho fame, magari più tardi >>
<< Gabrielle, lo dici da giorni ma ancora non ti ho visto farlo... >>
Le parole della trace uscirono calme e amorevoli, in un chiaro tentativo della donna di spronarla a ricominciare a prendersi cura di sé nonostante le avversità ma quest'ultima, percependole forse come un rimprovero, si voltò inchiodando con i suoi grandi occhi verdi, quelli cerulei dell'altra che rimase spiazzata dalla sofferenza che vi lesse dentro.
<< Credi che questo conti qualcosa per me, eh? Che sia il male peggiore? >> chiese stizzita.
<< Conta per me >>
Quella risposta, così ferma e sicura, non lasciava spazio a fraintendimenti ma Xena sapeva che non sarebbe bastata per accorciare la distanza venutasi a creare tra loro e questa consapevolezza le faceva paura più della morte stessa.
"Se solo potessi tornare indietro... cosa ho fatto?"
Fu proprio in quell'istante che la sua mente, quasi come a voler rigirare il coltello nella piaga e metterla davanti alla possibilità sempre più concreta di aver commesso un gravissimo ed irreparabile errore, la colpì con il ricordo del loro ultimo momento insieme prima della battaglia contro i samurai di Morimoto.

"Se avessi solo trenta secondi da vivere, questo è il modo in cui vorrei viverli. Guardandoti negli occhi. Ricorda sempre che ti amo"

Ciò che le aveva detto era la pura verità, mai si era esposta tanto nei confronti di qualcuno e anche se ora i loro sguardi si stavano scontrando, la forza di quelle parole non aveva cessato di esistere dentro di lei. Gabrielle era la sua anima gemella, la parte migliore di sé e niente avrebbe potuto scalfire il suo amore per lei.
<< No, non è vero! Se te ne fosse importato qualcosa ora saresti qui con me! >>
L'amazzone esplose come solo in battaglia usava fare, stanca di fingere di non sentirsi ferita dal comportamento della Principessa Guerriera e ciò che disse, fu più letale di qualsiasi arma che avesse mai maneggiato.
A quelle parole, la mora si irrigidì all'istante, colpita nel profondo dall'accusa che le era stata appena rivolta ma fin dal principio, sapeva che prima o poi, quel momento sarebbe arrivato: quello in cui la donna che amava, nonostante il suo senno e il suo buon cuore, le avrebbe rinfacciato quella situazione e il dolore che le aveva procurando e la verità è che non poteva nemmeno biasimarla perchè a parti inverse, anche lei si sarebbe sentita tradita.
<< Io sono qui... >>
La trace si avvicinò di più al suo viso, non si sarebbe mai perdonata se la poetessa avesse iniziato a nutrire dei dubbi sul loro rapporto ma non appena lei ne capì le intenzioni, si ritrasse immediatamente.
<< No Xena, tu hai scelto Yodoshi. Hai scelto di morire al posto di continuare la nostra vita insieme... tu mi hai tagliata fuori, hai preso la tua decisione senza nemmeno parlarmene e ora sono sola perchè anche se mi stai accanto con il tuo spirito, tu non fai più parte di questo mondo >>
Gli occhi della bionda si velarono di lacrime e con essi, anche quelli di Xena che forse per la prima volta, capì quanto il suo gesto l'avesse ferita.
<< Gabrielle, io... >>
Nemmeno il tempo di finire la frase che lei svanì sotto coperta, lasciando la guerriera in preda ai sensi di colpa.
<< Mi dispiace... >> sussurrò infine svanendo.

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Capitolo 2
*** Visita a sorpresa ***


Tutto il dolore che a stento Gabrielle era riuscita a trattenere fino a quel momento, la travolse improvvisamente.
Le parole che aveva appena rivolto a Xena le risuonavano ancora nella testa ma per quanto le dispiacesse aver usato quel tono e quei modi con lei, non poteva negare di essersi sentita abbandonata dalla guerriera e di aver pensato per davvero quelle cose.
Eppure ci aveva provato.
Aveva cercato con tutte le sue forze di anteporre il Bene Superiore al loro legame, di comprendere e ritenere valide le motivazioni che la mora le aveva dato e di sentirsi fortunata ad averla ancora accanto seppur in maniera diversa ma la verità è che non riusciva proprio ad accettare quel destino infausto e soprattutto ingiusto.
Lustri or sono, la sua compagna aveva ceduto al suo lato oscuro, commettendo atti crudeli e annientando chiunque osasse opporsi al suo volere ma ormai si era redenta, non era più quel tipo di persona e meritava di essere felice. Entrambe lo meritavano.
L'aedo stava piangendo da ore ormai, travolta da quell'ondata di pensieri e sentimenti contrastanti che sembrava non riuscire più ad arginare, quando uno scintillio improvviso catturò la sua attenzione.
Di colpo, apparì in tutta la sua prorompente bellezza, Aphrodite, sua amica fidata.
<< Aphrodite? Che ci fai qui? >> chiese subito il bardo asciugandosi le lacrime con il dorso della mano.
<< Il tuo dolore mi ha chiamata. Anche se tutti gli dei... o quasi... dell'Olimpo sono morti, resto pur sempre la dea dell'amore e non potevo ignorare la tua richiesta d'aiuto >>
Ancheggiando, la divinità prese posto accanto alla donna che istintivamente abbassò lo sguardo verso i calzari.
<< Sto provando a capire ma davvero non ci riesco, non stavolta. Come ha potuto Xena escludermi cosi? Mi sembra di essere tornata ai tempi in cui mi reputava una fanciulla troppo innocente ed inesperta per essere coinvolta in certe cose... >>
Frustrata ed avvilita, lei si alzò cominciando a gesticolare animatamente mentre elencava alla sua confidente alcune di quelle che erano state le avventure che più di tutte l'avevano fatta crescere e maturare.
<< Oh, di sicuro in questi anni di esperienza ne hai fatta con Xena... >> esclamò d'un tratto Aphrodite con leggera malizia.
L'occhiataccia che le rivolse l'amazzone, fu immediata quanto scontata.
<< Quello che volevo dire... >> continuò la dea schiarendosi la voce per cercare di rimediare << È che insieme ne avete passate tante e forse proprio per questo lei ha pensato che... >>
<< Non giustificarla, non farlo >> la interruppe la poetessa.
<< Non lo sto facendo, sto solo dicendo che... >>
<< Io meritavo di sapere, invece lei si è buttata in una missione suicida e quando ho capito che insegnarmi il tocco era stato il suo modo di dirmi addio, era ormai troppo tardi... >>
Gabrielle, visibilmente provata dalla situazione, scagliò rabbiosamente i sai che andarono a conficcarsi nel legno della galea, facendo rabbrividire la divinità che mai aveva impugnato un'arma in tutta la sua immortale esistenza.
Poi, dopo averli recuperati, proseguì.
<< Ricordo ancora il giorno in cui dovemmo fermare l'armata persiana e io fui trafitta da una freccia avvelenata. Ci fermammo in un rifugio dove Xena aveva un deposito d'armi con l'intenzione di arrestare la loro avanzata prima che raggiungessero Atene ma quando il veleno entrò in circolo e iniziai a stare male, lei disse che ormai aveva pagato per i suoi sbagli, che non mi avrebbe lasciata morire e che la sua responsabilità ero io... cos'è cambiato da allora? >>
Lo sfogo dell'aedo uscì come un fiume in piena sotto lo sguardo attento di Aphrodite che l'ascoltava giocherellando con un boccolo della sua divina acconciatura.
<< Xena non si è ancora perdonata per ciò che ha commesso in passato. Tu la conosci meglio di me, sai quant'è dura con se stessa e che per lei, il piatto della bilancia con il male che ha causato, peserà sempre di più rispetto a quello del bene. Finché non si convincerà del contrario, si sentirà sempre in debito con il mondo >>
<< Lo so, ma... >>
<< Lasciami finire... >> l'ammonì l'amica accennando un sorriso. << Nonostante sentisse di avere un compito da portare a termine, posso garantirti che il suo desiderio di restare al tuo fianco era così forte che io stessa riuscivo sentirlo fin sul monte Olimpo >>
<< Però alla fine mi ha impedito ugualmente di spargere la sue ceneri e di riportarla in vita... >>
<< Le hai insegnato tu a fare la cosa giusta, tesoro >>
<< Non stavolta, non così >>
<< E perché? Perché si trattava di lei e del vostro rapporto? >>
Le parole di Aphrodite riportarono di colpo la memoria del bardo indietro nel tempo, proprio a quando lei impedì alla sua amata di abbandonare gli ateniesi per riportarla in Tessaglia in cerca dell'antidoto.

"Tu mi hai insegnato che ci sono cose che nella vita per cui vale la pena morire, cose che hanno un valore più alto della nostra esistenza"
"Non della tua esistenza"
"Perché? Perché sono tua amica?"
"Si"

Gabrielle scrollò il capo cercando di scacciare quel ricordo.
La guerriera non aveva fatto nulla di diverso da ciò che lei stessa aveva sostenuto quel giorno eppure ora le sembrava tutto tremendamente sbagliato. Gli ideali erano importanti ed erano una sorta di bussola interiore da seguire ma trovare qualcuno da amare e da proteggere, capace di accettare la natura altrui senza volerla cambiare, era cosa rara e lei non era più disposta a sacrificare tutto ciò nemmeno per qualcosa di apparentemente più rilevante e significativo. Non se si trattava di Xena.
<< Va tutto bene? >> chiese la dea ancora in attesa di una risposta.
<< Si, scusa. Stavo solo pensando a una cosa... >>
<< Dovresti parlarle, Gabrielle. Non sopporto di vedervi soffrire così >>
<< Lo farò, promesso >>
La divinità si guardò attorno con aria interrogativa, come se d'improvviso si fosse resa conto di qualcosa che fino a quel momento le era sfuggito.
<< Ma lei dov'è? Non la percepisco da nessuna parte >> constatò confusa.
<< I-io non lo so. Abbiamo litigato se così si può dire e poi sono venuta qui. Era sul ponte l'ultima volta che l'ho vista >> balbettò la donna, sorreggendosi con le braccia alla parete dell'imbarcazione.
Aveva esagerato, solo adesso lo aveva capito.
Per tutto quel tempo, era stata così focalizzata sul suo dolore da non aver pensato a quanto anche per la sua compagna potesse essere logorante quella situazione. Si maledì, dandosi della stupida per averla respinta poco prima e d'un tratto, una consapevolezza angosciante attraversò la sua mente.
Era sola ed era la prima volta che accedeva dalla sua morte.
La mora infatti non aveva trascorso nemmeno un giorno lontana lei, restandole vicina ugualmente come aveva sempre fatto quando era ancora in vita ed era proprio per questo che ora la sua sparizione sembrava ancora più inspiegabilmente, facendo temere all'amazzone di averla ferita per davvero.
Più ci pensava, più quel dubbio si faceva opprimente nel suo cuore ma Xena non se ne sarebbe mai andata senza dire nemmeno una parola... giusto?

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Capitolo 3
*** Il patto ***


Xena vagava inquieta nel limbo in cui le persone defunte con questioni in sospeso risiedevano.
In questo luogo, sospeso nel mezzo tra l'esistenza mortale e l'Averno, regnava la desolazione più totale e l'unica cosa degna di nota, erano alcuni portali che apparivano improvvisamente al malcapitato ospite, facendoli rivedere la sua vita passata e quella che le persone a lui care stavano conducendo in sua assenza.
Lei stava camminando avanti e indietro, senza meta o motivo, ripensando al giorno in cui aveva incontrato Gabrielle, la loquace e testarda fanciulla di Potidaea che senza nemmeno conoscerla, aveva creduto nel suo cambiamento e l'aveva difesa di fronte agli abitanti di Amphipolis, il suo villaggio natale, evitando così che venisse linciata.
L'intervento un po' maldestro ma nonostante tutto eroico della bionda, non solo le permise di riappacificarsi con la sua gente ma anche con Cyrene, sua madre. Da lì in poi, la meravigliosa avventura che sarebbe stata la vita con accanto il bardo, ebbe inizio.
Di colpo e senza nessun preavviso, un portale fece la sua comparsa e dei flash cominciarono a scorrere. Erano i suoi ricordi, frammenti di quel tempo lontano che la sua mente custodiva gelosamente.

"Non ci voglio tornare a casa, non fa per me Xena. Non sono la fanciulla che i miei genitori vorrebbero. Tanto non capiresti..."
"Non è facile dimostrare di essere diversi..."

"Sai, dove vado io, vi saranno problemi"
"Lo so"
"Allora perché vuoi venire con me?"
"Perché è quello che fanno gli amici, si spalleggiano l'un l'altro quando ci sono dei guai"

La mora osservò quelle immagini in religioso silenzio temendo che anche il minimo rumore potesse farle svanire.
Per quanto difficile fosse stata in alcuni frangenti, le mancava la sua esistenza terrena e ancor di più la sua amata amazzone con cui aveva condiviso tutto e da cui nulla fino a quel momento era riuscito a dividerla.
Si odiava per averle procurato così tanto dolore e soprattutto per averla fatta dubitare sui suoi sentimenti dopo tutta la fatica che avevano fatto per ammettere a loro stesse ciò che provavano l'una per l'altra. Avevano attraversato il mondo conosciuto da una parte all'altra, avevano affrontato la morte e l'avevano vinta eppure per quanto si sforzasse, stavolta non vedeva una via d'uscita dalla situazione che stavano vivendo.
Forse era davvero giunta la fine e sia lei che l'aedo avrebbero dovuto affrontare la realtà per quanto dura e amara fosse.
<< Guarda guarda chi é passato a miglior vita... >>
Un voce squarciò il silenzio e la guerriera si voltò di scatto sguainando la spada. Ancor prima di vedere il volto del suo interlocutore infatti, lei ne capì l'identità e ciò non le piacque affatto.
<< Salve Lucifer, credevo di averti relegato negli Inferi... >> disse con un sorriso beffardo mentre lo teneva sotto tiro, puntandogli la lama sul collo.
<< Questa è terra di nessuno mia cara, qui sia le creature demoniache che le schiere angeliche possono accedervi ma è un evento raro e succede solo in casi eccezionali, se così si può dire... >> rispose lui, scrutandola con una strana luce negli occhi.
<< Ne sono onorata ma puoi tornartene da dove sei venuto, ogni tua offerta o proposta non é di mio interesse >>
La pressione dell'arma si fece maggiore e un leggero graffio apparve sulla pelle del demone.
<< Non ne sarei tanto sicura se fossi in te. Sappiamo entrambi cosa vuoi ed entrambi sappiamo che io potrei darti ciò che ormai hai perduto quindi al posto tuo, sarei un po' più gentile. O puoi sempre uccidermi e prendere il mio posto, anche se sei morta valgono sempre le stesse regole >>
A quelle parole, lo sguardo di Xena ebbe un tentennamento e Lucifer iniziò a sogghignare, cogliendolo all'istante. Era stato facile catturare la sua attenzione, anche più del previsto ed ora, la realizzazione del suo piano era ad un passo dal compiersi.
<< Parla >> ordinò lei riponendo la spada.
Non era una sprovveduta, sapeva che la malvagia creatura non avrebbe fatto nulla senza ricavarne un tornaconto personale ma seppur a malincuore, dovette ammettere che la conosceva bene e che sapeva esattamente dove colpire per raggiungere i suoi scopi.
<< Voi umani siete cosi prevedibili quando si tratta dell'amore... >>
Con una risata, il demone andò a sedersi su una sporgenza del terreno, compiaciuto nel vedere come l'atteggiamento della donna era cambiato repentinamente.
<< Non abusare della mia pazienza... >> tagliò corto lei.
<< C'è un luogo, vicino al fiume Nilo, che è custode di segreti e tesori inestimabili e i cui popoli sono ancora fedeli agli antichi dei locali. Ciò che ti chiedo è di prendere il comando della mia armata e rendere quelle genti devote al culto del male, impadronendoti dei villaggi ma soprattutto della città di Het Nesut. Se accetterai di fare questo piccolo lavoretto per me, io ti renderò immediatamente ciò che ti é stata tolta: la vita >> spiegò l'ex arcangelo con un sorriso che ne deformò i tratti, rendendolo ancora più sinistro.
<< Siete a corto di anime negli Inferi? >>
Lucifer grugnì, infastidito dalla domanda.
<< Tua figlia sta complicando le cose, è abile con le parole tanto quanto lo era in battaglia quando ancora si faceva chiamare Livia >>
Eve.
La notizia della gravidanza era arrivata del tutto inaspettata ma ancor prima di vederla, sentiva di amarla con ogni fibra del suo essere. Era così fiera di lei, del percorso che aveva intrapreso e ora avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di poterla abbracciare di nuovo.
<< Come puoi essere certo che farò ciò che mi hai detto di fare dopo che sarò tornata in vita? >> chiese la mora, intuendo che ci fosse qualcosa di non detto in quella proposta.
<< Ovviamente c'è una piccola clausola... >> ribatté subito lui.
<< Non mi sorprende >>
<< Ti renderò la vita ma il tuo cuore sarà corrotto, il male attecchirà in te come un pianta velenosa e con il tempo la bontà e la generosità svaniranno facendoti tornare la spietata warlord che eri. Allora Xena, cosa vuoi fare? Restare qui, privata dell'esistenza e contemplando ciò che è stato e che hai perduto per sempre oppure accettare la generosa offerta di un vecchio amico? >>
La guerriera rifletté in silenzio, analizzando con attenzione tutto ciò che le era stato detto ed infine fece la sua scelta.
Il dado era tratto e ora non restava che avere fede in quel destino che sembrava condurla sempre in un'unica direzione.

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Capitolo 4
*** Nel regno di re Hanif ***


La galea aveva da poco attraccato lungo la costa ma Gabrielle era già in viaggio per raggiungere il regno del re Hanif, colui che aveva invocato l'aiuto da parte di un'eroina.
Non ne sapeva molto ma da quanto aveva capito, ultimamente nella terra dei faraoni si susseguivano continui attacchi da parte di guerrieri al servizio del male che terrorizzavano le genti del posto, minacciandole e togliendo loro la vita se non rinnegavano i loro dei, abbracciando il nuovo ed oscuro culto.
Pochi coraggiosi si ribellarono finendo sgozzati come capre mentre i più, persone di umili origini che non pensavano minimamente di potersi opporre, si arresero all'istante.
A complicare e completare questo scenario già sventurato, la decimazione parziale dell'esercito reale che era risultato inefficace nel proteggere il popolo e gli stessi sovrani.
"Perché non sei qui, Xena?" pensò, resasi conto della situazione disperata a cui avrebbe dovuto cercare di porre rimedio. Anche se materialmente non avrebbe potuto fare nulla, la sua presenza l'avrebbe fatta sentire protetta, infondendole la fiducia che a volte lei non nutriva in se stessa ma ora la sua compagna non c'era e lei, forse per la prima volta da quando aveva lasciato Potidaea, avrebbe dovuto cavarsela da sola.
Il bardo stava facendo del suo meglio per non lasciarsi andare a sentimentalismi, trattenendo le sue emozioni e concentrandosi sulla missione ma il peso della borsa che conteneva l'urna della mora era difficile da ignorare e non faceva altro che ricordarle l'amara realtà.

"Una vita di viaggi ti ha portata fino alle terre più lontane, ai confini stessi della Terra..."
"E nel luogo dove rimarrò per sempre, il tuo cuore"
"Allora dove andiamo adesso?"
"Credo che dovremmo andare nella terra dei faraoni. Ho sentito che cercano una fanciulla con il chakram"
"Dovunque tu bada, io sarò sempre al tuo fianco"
"Sapevo che lo avresti detto"

Ripensando a ciò che la guerriera le disse tempo prima, l'amazzone si rese conto di quanta verità ci fosse nelle sue parole.
Xena era parte di lei, i ricordi della loro vita insieme e quell'amore incondizionato e trascendentale che le univa da sempre in ogni vita passata e futura, non sarebbero mai svaniti superando anche la morte e questo, per quanto potesse sembrare il triste epilogo di due amanti sventurati, era in realtà il più grande dono che un essere umano potesse ricevere.
Ormai con il groppo in gola e gli occhi che minacciavano di far uscire delle lacrime, l'aedo si lanciò al galoppo lungo le rive del fiume Nilo finché ad un tratto, al di là di alcune dune di sabbia, iniziò a scorgere in lontananza una sagoma tremolante. Era la cinta muraria della città.
Lei iniziò quindi a guardarsi attorno per capire l'entità della situazione e fin da subito notò che più si avvicinava al centro abitato, più i segni della guerriglia che si era svolta di recente in quelle terre aride e desertiche, diventavano evidenti.
Attraversò i primi insediamenti di case, alcuni campi coltivati e finalmente arrivò dinanzi al varco d'ingresso che portava direttamente alla parte più prestigiosa del regno, quella in cui risiedeva il faraone e la famiglia reale.
<< Ho sentito che state cercando una fanciulla con il chakram. Chiedo di poter vedere il vostro sovrano >> annunciò agli uomini di guardia.
I due si diedero una rapida occhiata e poi, senza dire una parola, le fecero strada conducendola direttamente dentro al cuore pulsante della città.
Nonostante fosse chiaro agli occhi di chiunque che fossero tempi duri, quel luogo faceva trapelare ugualmente la sua grandezza al punto che la poetessa si ritrovò a constatare che solo l'impero di Cleopatra ne poteva eguagliare la maestosità. Il palazzo poi, era così pieno di ricchezze di ogni tipo da lasciarla senza parole.
"Forse è questa la ragione degli attacchi. Se questo posto crollasse, tutti i villaggi più piccoli, privati di ogni tipo di supporto, cadrebbero nel giro di qualche giorno" pensò.
<< Aspetta qui >> disse una delle due guardie prima di retrocedere e lasciarla da sola nella grande sala in cui era stata accompagnata.
Il locale era luminoso, con due file parallele di colonne lungo i lati maggiori e in fondo, sopra una specie di gradinata, erano posti i troni. Tutt'attorno invece, le pareti erano state finemente dipinte e fu proprio mentre la donna stava osservando una delle scene impresse su di esse che dei passi riecheggiarono rompendo il silenzio.
<< È un onore averti qui, speravamo che il nostro appello giungesse fino a te. Sono il faraone Hanif e questa è mia moglie, la regina Layla >>
Con un'eleganza innata, i sovrani le si avvicinarono presentandosi cordialmente.
<< È un piacere fare la vostra conoscenza, il vostro regno è meraviglioso. Io però non... >>
Presa in contropiede dalle parole dei due regnanti, la bionda capì di dover prima di tutto rivelare la sua identità ma proprio quando stava per farlo, venne interrotta dalla regina.
<< Non sei come le leggende narrano... >> osservò quest'ultima scrutandola con attenzione.
<< Io non sono Xena infatti. Lei... lei è morta nella terra del Sol Levante... >>
<< Guardie! >> urlò improvvisamente il re.
Non passò neanche un secondo prima che lei venisse circondata da dieci uomini armati di spade e lance, pronti ad attaccarla se avesse provato a muovere anche solo un muscolo.
<< Aspettate, sono venuta per aiutarvi! >> gridò estraendo rapidamente i sai, pronta a difendersi se fosse stato necessario.
<< Abbassate le armi! Subito! >> ordinò la sovrana a sorpresa, facendosi largo tra i guerrieri egiziani che si scansarono al suo passaggio. << Tu sei il Bardo Combattente, vero? >>
<< Alcuni mi chiamano così >>
<< Potete andare >> sancì il re facendo un cenno con la mano.
Con la stessa velocità con la quale erano arrivate, le guardie se ne andarono lasciandoli di nuovo soli.
<< Ti devo le mie scuse più sincere ma purtroppo i continui attacchi ci hanno resi sospettosi di chiunque >> si giustificò l'uomo.
<< Lo capisco, la prudenza non è mai troppa viste le circostanze >>
<< Ti esprimo la mia vicinanza e quella di tutto il mio popolo per la perdita della tua compagna e ti ringrazio per esserti spinta qui. Purtroppo però la situazione è davvero critica e... >>
<< Non voglio sembrare insolente >> lo interruppe Gabrielle << Avete ragione quando dite che non sono Xena, nessuno potrà mai essere come lei però ho viaggiato per molto tempo al suo fianco, apprendendo le sue nozioni sull'arte della guerra fin prima che morisse. Posso esservi d'aiuto. Lasciatemi provare almeno, non avete nulla da perdere e io vorrei davvero potermi rendere utile per fermare una volta per tutte le barbarie che stanno avvenendo in questi luoghi >>
I suoi occhi incrociarono quelli dei reali che dopo qualche esitazione, annuirono convinti dalla sincerità che trapelava dalle sue intenzioni.
<< Così sia >> disse il re.

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Capitolo 5
*** Arsi vivi ***


Gabrielle venne accompagnata nelle sue stanze e non appena rimase sola, il suo pensiero andò a Xena.
Erano trascorsi alcuni giorni dalla lite e di lei ancora nessuna traccia, neanche durante la notte ne avvertiva la presenza e questo la rendeva inquieta, mai da quando aveva lasciato l'Oriente aveva trascorso così tanto tempo senza che gli occhi cerulei della mora vegliassero su di lei.
<< Xena... >> disse piano per paura di essere udita da qualcuno e presa per pazza. << So che puoi sentirmi >>
La donna fece un lungo respiro, raccogliendo i pensieri e cercando dentro di sé le parole che meglio potevano esprimere quello che stava provando. Era un bardo, non sarebbe dovuto essere difficile per lei, eppure in quel momento qualsiasi cosa le sembrava superficiale e inadatta per descrivere il suo stato d'animo.
<< Vorrei poterti odiare per essertene andata ed avermi lasciata da sola ad affrontare tutto questo. Non riesco ad accettare la tua morte e la tua assenza, ogni giorno diventa sempre più difficile svegliarsi sapendo non ci sarai e che non mi stringerai più a te durante la notte. Darei qualsiasi cosa per riportarti indietro o per cambiare il passato ed oppormi con qualsiasi mezzo al tuo volere ma invece sono qui, in uno degli angoli più remoti del mondo, a cercare di prestare aiuto a queste persone che hanno bisogno di un eroe, di qualcuno che le salvi dalle ingiustizie e dalle prepotenze che stanno subendo, senza nemmeno sapere se sono in grado di farlo e di mantenere la parola data. Ovunque tu sia, ti prego ritorna. Loro hanno bisogno di te... io ho bisogno di te >>
La sua voce uscì flebile e sottile in un discorso che sembrava una preghiera che solo la Principessa Guerriera poteva udire e comprendere, ovunque lei fosse.
In passato aveva già perso delle persone care; sua figlia Hope, la cui morte così come la sua nascita, aveva rappresentato un momento difficile e di profondo turbamento per l'amazzone che aveva visto andare in frantumi il suo desiderio di poterla crescere come una bimba qualunque a dispetto della sua origine maligna, quella di Joxer avvenuta nel tentativo dell'uomo di sventare un attacco ai suoi danni da parte della figlia di Xena quando era ancora la puttana di Roma ed infine Perdicas, perito per mano di Callisto.
Quel tragico evento avvenne agli inizi del suo viaggio con la guerriera, procurandole molta sofferenza soprattutto visto la sua giovane età. Con il tempo però, lei capì che quel dolore straziante che avrebbe dovuto provare per la perdita del suo sposo, non era mai completamente arrivato, non come si sarebbe aspettata almeno.
Era perlopiù senso di colpa per averlo indirettamente coinvolto in uno scontro che non lo riguardava, dispiacere per aver perduto un amico d'infanzia a cui voleva bene ma non quel tipo di dolore. Quello che straziava l'anima, annientando volontà e voglia di vivere, facendoti desiderare di giacere affianco al corpo freddo ed immobile della persona amata il cui cuore ormai non batteva più.
Lo stesso dolore che ora provava per Xena.
Con cura, la poetessa estrasse dal borsello l'urna contenente le sue ceneri e cominciò ad accarezzarla dolcemente immaginando che al suo posto, ci fosse il volto della sua compagna. Ripensò ai tratti del suo viso, al sorriso che lo irradiava, ai lunghi capelli corvini che lo incorniciavano e a quel corpo che sembrava essere stato scolpito dal più abile degli scultori ma più passavano i secondi, più una strana sensazione iniziò a farsi largo in lei mettendo in allerta tutti i suoi sensi. Aveva un cattivo presentimento e la conferma ai suoi timori, non tardò ad arrivare.
Delle urla improvvise infatti, squarciarono il silenzio e la misero in allarme.
L'aedo posò quindi l'urna sul tavolo vicino al letto ed uscì di corsa lungo il corridoio del palazzo, finendo con il ritrovarsi davanti il capo delle guardie reali, Sharif, anch'egli messo in allerta dai rumori che provenivano dall'esterno.
<< Che è successo? >> chiese subito la bionda.
<< I carri che ci avrebbero dovuto rifornire di viveri e beni di prima necessità si sono schiantati contro le mura, completamente avvolti dalle fiamme... >> rispose l'uomo.
<< I conducenti? >> lo incalzò nuovamente lei, sperando che la risposta fosse diversa da ciò che stava immaginando.
<< Morti, completamente arsi vivi. Abbiamo recuperato solo i cavalli, erano talmente impauriti che durante la corsa sono riusciti a liberarsi delle imbragature che li tenevano legati ai calessi. Chiunque ci sia dietro a tutto questo, sa quello che fa e sta cercando di indebolirci ulteriormente >>
Dopo quell'ammissione, una profonda ruga solcò la fronte dell'egiziano che a stento riusciva a controllare la rabbia, frustrato per essere stato nuovamente battuto in astuzia dal nemico ed aver perso altri civili a causa di quegli inspiegabili e ripetuti attacchi.
Sentendo la responsabilità dell'impegno preso con i sovrani sulle sue spalle, Gabrielle chiese di essere condotta sul luogo dello schianto ma quasi si pentì di averlo fatto perché l'immagine che si ritrovò davanti, le fece rivoltare lo stomaco al punto da trattenere a fatica un conato di vomito.
I tre uomini giacevano a terra privi di vivi, talmente sfigurati che le loro stesse madri avrebbero avuto difficoltà a riconoscerli ma la cosa peggiore, era l'odore da carne bruciata che si respirava nell'aria, così forte da dare la nausea.
Osservando quella macabra scena, la donna ripensò alla madre di Xena, Cyrene, morta sul rogo tra atroci sofferenze e ormai in preda alla compassione e alla pietà per quelle morti così crudeli e violente, lei dovette voltarsi per cercare di ritrovare il controllo e la lucidità come combattente.
<< La situazione sta peggiorando, a una crudeltà simile non si erano mai spinti >> disse Sharif.
<< Avete idea di chi possa esserci dietro a queste azioni? >> domandò la bionda cercando di raccogliere quante più informazioni possibili.
<< No, si fanno chiamare "L'armata del Maligno" ma la mente dietro a questi misfatti, colui che li guida, non ha un volto >>
<< Nemmeno un sospetto? >>
<< Purtroppo no. Sappiamo solo che da poco prima del tuo arrivo, le morti causate da questi individui non sono più solo delle semplici uccisioni ma vere e proprie esecuzioni messe in atto da qualcuno di perverso e sadico che gode nel vedere i propri oppositori, annientarsi prima di esalare l'ultimo respiro >>
<< Date loro degna sepoltura e poi preparate l'esercito, questo è solo l'inizio >> ordinò il bardo.
<< L'inizio di cosa? >> chiese lui.
<< Di una guerra >>

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Capitolo 6
*** Come erba infestante ***


Un gruppo di guerrieri entrò nell'accampamento, dirigendosi immediatamente verso la tenda del loro nuovo capo che era stato molto chiaro nell'impartire gli ordini e voleva essere aggiornato sulla missione non appena fossero rientrati.
<< Abbiamo fatto come ci hai detto, i carri sono andati distrutti >> annunciò Matarius, il combattente alpha, dopo un breve inchino di rispetto.
La notizia che quella donna aveva assunto il comando dell'armata, all'inizio lo aveva mandato in bestia. Non molto tempo prima infatti, aveva perso tutti i suoi uomini durante un saccheggio che lei stessa aveva fermato, costringendolo a darsi alla fuga per evitare di fare la loro stessa fine.
"Come un codardo e un vigliacco" pensò, ricordando quel momento.
Non aveva idea di cosa fosse successo o del perché lei fosse nuovamente cambiata ma da quando era tornata dalla parte dei malvagi, ne era tremendamente affascinato. La sua crudeltà e le sue gesta passate erano un esempio per tutti i signori della guerra e non c'era uomo di quell'armata che non attendesse con impazienza il momento in cui l'avrebbe vista combattere.
<< Perfetto >> rispose lei, sorseggiando del vino e degnandolo a malapena di uno sguardo.
<< Cosa dobbiamo fare ora? >> domandò il più giovane del gruppo, confidando in un attacco diretto e in un po' d'azione.
<< Placa il tuo animo, non ci sarà nessuna battaglia se è questo ciò speravi >>
<< Ah no? >>
La warlord gli si avvicinò e senza nemmeno dargli il tempo di realizzazione di trovarsi nei guai, lo afferrò per il collo iniziando a stringere la presa.
<< Hai forse qualcosa da ridire? >> chiese infastidita.
<< No, non oserei mai contraddirti... ti prego, non respiro... >>
Lei lo osservò con disprezzo, disgustata nel vederlo piagnucolare come un fanciullo e con una spinta, lo scaraventò via facendolo andare a sbattere contro alcune casse.
<< Vattene prima che ti uccida >>
Senza farselo ripetere due volte, lui si dileguò di corsa con le gambe che ancora gli tremavano per il terrore.
<< Lo punirò personalmente Mia Signora >> sancì Matarius.
<< Lascia perdere, abbiamo cose più importanti a cui pensare che ad un poppante che tanto morirà al primo fendente che vedrà in battaglia >>
<< Come desideri >>
L'aria si fece improvvisamente pesante e gli uomini che avevano assistito a quello scatto di rabbia qualche istante prima, erano ora impazienti di ricevere le nuove direttive in modo da potersela svignare ed evitare così di infastidire ulteriormente il loro già suscettibile comandante.
<< L'impazienza e la mancanza di visione a lungo termine, ecco quali sono i peggiori nemici durante una guerra >> esclamò la guerriera << Ed è per questo che noi non attaccheremo direttamente ma li costringeremo ad uscire allo scoperto... >>
<< In che modo? >> la incalzò Matarius fissandone la straordinaria e magnetica bellezza.
<< Avvelenate le loro riserve senza farvi scoprire... >> disse solo senza aggiungere altro. << Ed ora sparite, non voglio essere disturbata >>
Tutti annuirono all'unisono e se ne andarono, consapevoli di dover tornare annunciando l'ennesimo successo. In caso contrario, la furia della donna sarebbe tale che persino la morte sarebbe sembrata un sollievo rispetto al dover affrontare le conseguenze di quel fallimento.
Ritrovatasi da sola, la warlord si abbandonò ai suoi pensieri e alle sue riflessioni.
Da quando era stata riportata in vita, si sentiva diversa.
La sete di conquista si era riaccesa come fuoco nelle vene e la voglia di scendere in battaglia era talmente forte che il solo immaginare la sua spada conficcata nel petto dello sventurato di turno, le provocava una scarica di adrenalina e di piacere.
Finalmente era tornata quella di un tempo e grazie al suo benefattore, era di nuovo a capo di un esercito di guerrieri assetati di sangue quasi quanto lei e pronti a seguirla fino all'Averno se fosse stato necessario. Sentiva di avere la vittoria in pugno, ogni resistenza da parte di quegli stolti del luogo si era rivelata inutile e non appena la notizia del suo ritorno si fosse diffusa, nessuno avrebbe più osato opporsi, conoscendone la fama che mai era svanita nonostante il lungo periodo trascorso cercando di redimersi.
"Come ho potuto permettere a una sciocca fanciulla di domarmi? Mi vendicherò, che gli dei mi fulminino se non lo farò!" pensò, rimpiangendo tutto il tempo che aveva perso inutilmente.
Le sue intenzioni erano chiare e non avrebbe nemmeno dovuto attendere molto per metterle in atto.
Le voci riguardanti un'eroina con una particolare arma circolare, giunta da lontano per proteggere il regno di re Hanif, si stavano rincorrendo sempre più insistenti arrivando persino al suo orecchio e lei sapeva perfettamente di chi si trattasse.
Il solo pensiero di ritrovarsi faccia a faccia con la bionda, l'eccitava terribilmente. L'aveva vista trasformarsi da semplice ed ingenua fanciulla di Potidaea che amava scrivere poemi, a vera e propria amazzone, abile nell'uso del bastone e letale con quello dei sai, le aveva insegnato tutto ciò che sapeva e ora, non solo lei costituiva il principale ostacolo nei suoi progetti ma era anche la sua stessa nemesi.
Sconfiggerla quindi non era solo un atto necessario per portare a termine la sua missione ma bensì una questione personale.

"Gabrielle, voglio che tu capisca una cosa. Entrambe abbiamo famiglie in cui siamo nate ma a volte le famiglie cambiano e dobbiamo costruircene di nostre. Per me, la nostra amicizia ci unisce più di quanto non possa fare qualunque legame di sangue"
"Anche per me"

Il bardo costituiva un pericolo per il ritrovato il suo ritrovato vigore ed era un'erba infestante che andava estirpata una volta per tutte per evitare che ricrescesse più forte di prima.
Già c'era quella fastidiosa sensazione che la guerriera avvertiva in qualche angolo remoto di sé e che tollerava a fatica, di dover subire l'ennesimo sproloquio sull'amore, il perdono e il fato proprio non le andava. Quei vaneggiamenti, quei sentimenti e speranze tipicamente umani, l'avevano già ingannata una volta.
"Lei mi ha confusa, ha impiantato dentro di me il seme della bontà e lo ha innaffiato fino a farlo crescere, rendendomi patetica e debole. È tutta colpa sua" pensò ormai furente, versandosi dell'altro vino.
<< Ci rivedremo presto mia cara e dolce Gabrielle e quel giorno brinderò sopra al tuo cadavere >>

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Capitolo 7
*** Sharif ***


Era da poco sorto il Sole ma Gabrielle era già sveglia e si stava allenando duramente nel giardino del palazzo, usando un tronco d'albero come bersaglio dei suoi colpi con i sai. Era da parecchio che non combatteva seriamente e i continui digiuni l'avevano indebolita molto, era dimagrita e certamente non era nelle condizioni per affrontare una vera battaglia.
Anche in quella circostanza, il suo pensiero andò alla Principessa Guerriera e ai suoi continui rimproveri fatti per spronarla a continuare a prendersi cura di sé al posto di struggersi per la sua morte, rischiando così di diventare un facile bersaglio per chiunque le volesse fare del male o dovesse affrontare.
"Alla fine vinci sempre tu eh, Xena?" pensò mentre un sorriso spuntò malinconico sul suo volto.
Stava per sferrare l'ennesimo colpo, quando uno scricchiolio alle sue spalle la fece voltare all'istante.
<< Che riflessi! >> esclamò Sharif, il capo delle guardie egizie, evitando per un soffio di essere colpito dall'amazzone.
<< Scusa, non credevo fossi tu >>
<< Non scusarti con me, piuttosto fallo con quella povera palma. Non so cos'abbia fatto per farti arrabbiare così tanto ma è ridotta davvero male >>
Il bardo guardò in direzione della pianta e si accorse che effettivamente ci stava mettendo troppa foga, in fondo era solo un allenamento e poteva prendersela con calma.
<< Non hai tutti i torti >> ammise leggermente imbarazzata, passandosi una mano tra i capelli umidi di sudore.
<< Che ne dici di farmi vedere come te la cavi? >> propose l'uomo impugnando la spada.
La donna sorrise e senza dire una parola, prese posizione accettando così la sfida.
Il duello tra i due durò a lungo e lui rimase colpito della destrezza e dall'abilità che la bionda dimostrò in quell'amichevole scontro, venendo letteralmente spiazzato quando lei usò il chakram per distrarlo dall'ultimo e decisivo attacco che lo fece finire al tappeto.
<< Credo che per oggi possa bastare >> disse sorridendo alla rivale che lo teneva bloccato a terra in segno di vittoria.
Lei si scansò, fiera di se stessa e gli porse la mano per aiutarlo ad alzarsi.
<< Non avevo mai visto in azione un'arma come quella... >> confessò il soldato, andando a sedersi sui gradini del portico che affacciava a quella piazzetta, seguito quasi subito dall'aedo.
Era stato uno scontro impegnativo ed erano entrambi stremati.
<< Apparteneva a Xena... >>
La poetessa abbassò lo sguardo con la tristezza negli occhi, ancora le sembrava impossibile che la sua compagna fosse morta per davvero.
<< Mi dispiace per la tua perdita, deve mancarti molto... >>
Sharif la guardò in volto e per la prima volta si accorse delle sua straordinaria bellezza.
Da quando la sua sposa era morta insieme al figlio che portava in grembo, non aveva più trovato nessuno che gli facesse provare di nuovo certe sensazioni ma la creatura che gli sedeva accanto, era diversa da chiunque altro avesse mai incontrato. Aveva uno spirito nobile, era compassionevole ed altruista ma soprattutto era riuscita a conservare della purezza e del candore nonostante l'esistenza avventurosa e non priva di sofferenza che aveva avuto.
<< È come se con la sua morte, mi fossi spezzata a metà e ora fossi incompleta. Continuo a cercarla in ogni dove, sperando un bel giorno di svegliarmi da quest'incubo e trovarla nel giaciglio accanto al mio >> cercò di spiegare Gabrielle, consapevole del fatto che nessuna parola sarebbe mai riuscita a descrivere il vuoto che sentiva dentro.
<< Doveva essere una persona davvero speciale se è riuscita a farti legare così tanto a lei >>
<< Lo è, lo è sempre stata >>

"Xena ho un ultimo desiderio"
"Non voglio sentirlo"
"Parlo sul serio. Non vuoi saperlo?"
"Di cosa si tratta?"
"Non voglio essere sepolta con le Amazzoni"
"Va bene. Tra cinquant'anni, quando sarà il momento..."
"Xena, io voglio giacere accanto a te, con la tua famiglia ad Amphipolis"
"E la tua famiglia?"
"Gli voglio bene ma io sono parte di te e voglio esserlo per sempre. Io ti amo"

Mosso da un desiderio improvviso, l'egiziano si allungò e baciò l'amazzone piano ma con decisione.
Quel contatto imprevisto con le labbra dell'uomo, la colse impreparata al punto che le ci vollero alcuni secondi per rendersi conto di ciò che stava accadendo ma non appena realizzò, si scansò di colpo.
<< No! Io non posso, mi dispiace >>
Con le lacrime agli occhi, lei fuggì via da quel luogo cercando riparo in una delle tante stanze della dimora e quando si fermò, non solo aveva il cuore a mille a causa della corsa ma mentalmente si stava maledicendo per non essersi accorta della piega che aveva preso quella situazione, evitando così fraintendimenti. C'era stata solo un bacio, nemmeno voluto da lei tra l'altro ma ciò era più che sufficiente per farla sentire in colpa e darle la sensazione di aver tradito in qualche modo la sua amata.
La verità è che lei apparteneva a Xena e nessuno, né ora né mai, avrebbe potuto prendere il suo posto.
Da quando i loro destini si erano incrociati, il loro rapporto era cresciuto e cambiato in maniera impercettibile ma inesorabile come una goccia d'acqua che con costanza scava nella roccia fino a deformarne la forma.
Nel corso dei lustri passati insieme, entrambe avevano avuto rapporti sentimentali e fisici con altre persone ma ciò che si nascondeva davvero dietro a quei legami così superficiali, era la paura di entrambe di affrontare quel sentimento imprevisto che nessuna delle due aveva il coraggio di dichiarare apertamente.
Per molto tempo quella codardia trasformò il loro legame in qualcosa di non esplicitamente detto, in una palese realtà di cui però nessuna delle due si fidava abbastanza per decidere di oltrepassare quel confine invisibile che sembravano essersi imposte. Superare quella linea fu difficile perchè la parte razionale di entrambe, riusciva sempre a trovare nuove motivazioni per non farlo ma quando finalmente questo accade, non ci furono più incertezze o timori.
La mora era solita affermare di essere fortunata ad avere il bardo accanto ma lei sentiva che era l'esatto opposto.
Xena era protezione, passione e amore incondizionato.
Con lei accanto, qualsiasi luogo era casa e forse era proprio per questo che ora si sentiva persa, privata di qualcosa di indispensabile e vitale.
<< Ti amo così tanto... >> sussurrò prima di accasciarsi a terra in lacrime, facendo scivolare la schiena lungo il muro.
Ciò che però non sapeva, è che non molto lontano da lei, qualcuno stava affilando la sua spada preparandosi al loro sempre più imminente incontro.

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Capitolo 8
*** Questione di sopravvivenza ***


<< Allora Gabrielle, raccontaci un po' di te... >>
Con uno sguardo carico di sincero interesse, la regina incalzò la donna seduta di fronte a sé, desiderosa di conoscerne meglio la storia di cui aveva solo sentito parlare in alcune odi.
Era sera, un'altra giornata era giunta al termine e i sovrani avevano invitato sia l'ospite greca che Sharif a cenare insieme a loro.
Dopo quel bacio, il bardo e il capo delle guardie si erano visti solo di sfuggita senza che nessuno dei due accennasse a quanto accaduto, ragion per cui ora l'imbarazzo era palpabile seppur messo da parte vista la situazione formale in cui si trovavano.
L'amazzone, sorpresa da quella richiesta, rimase per qualche secondo in silenzio cercando di raccogliere le idee mentre ripercorreva con la mente la sua esistenza.
<< Sono nata in un piccolo villaggio contadino di nome Potidaea e le mie giornate trascorrevano tranquille e regolari insieme a quelle della mia famiglia. Questo finché non arrivarono gli uomini di Draco e mi imbattei in Xena... credo che la mia vita sia iniziata in quell'istante >> esordì mentre un sorriso apparve sul suo volto al ricordo di come tutto ebbe inizio.

"Devi portarmi con te e insegnarmi tutto ciò che sai. Non puoi lasciarmi qui"
"Perché?"
"Hai visto l'uomo che vogliono farmi sposare?"
"Sembra un'anima gentile, è raro in un uomo"
"Non è con l'animo gentile quello con cui ho problemi. È la sua parte stupida, insulsa. Xena, non sono fatta per la vita di questo villaggio. Sono nata per fare molto altro!"

<< Non deve essere stato facile lasciare tutto per iniziare il tuo cammino con lei, soprattutto vista la sua fama... >> osservò il re dando voce a quello che doveva essere il pensiero generale di tutti i commensali.
La poetessa non si stupì per quell'affermazione in quanto era consapevole che agli occhi di molti, compresi quelli dei suoi genitori, quella scelta poteva essere sembrata folle ed azzardata. Lei non c'entrava nulla con il mondo a cui apparteneva la mora, a quel tempo a malapena riusciva ad impugnare una vanga, figuriamoci una spada eppure fin da subito sentì una connessione speciale con la guerriera, al punto da preferire quel salto nel buio che sarebbe stato il seguirla, al restare nel suo villaggio natale e vivere un vita che già le era stata assegnata ma che nulla riusciva a farle provare.
<< Nessuno mi ha obbligato a farlo, tantomeno Xena. A dirla tutta, nemmeno mi voleva con sé e sono certa che all'inizio tollerasse appena la mia presenza >> rispose sorpresa di se stessa nel ritrovarsi a ridere al ricordo del pressing asfissiante a cui la sottoponette pur di convincerla a lasciare che la seguisse. << Ricordo che i primi tempi ero così entusiasta per aver conosciuto qualcuno di così diverso da me, da tempestarla di continue domande a cui lei, taciturna com'era, finiva col rispondere controvoglia e a monosillabi con il solo intento di farmi contenta o di zittirmi >>
Quel raccontò così strampalato ma per certi versi anche privato del rapporto tra le due donne, riuscì a strappare una risata persino al faraone e Gabrielle si rese conto che parlare con qualcuno della sua compagna e delle loro avventure insieme, le faceva piacere e alleggeriva seppur temporaneamente il peso che sentiva nel cuore.
<< Mi rammarica molto quanto le è successo, la perdita di un'eroina come lei causa sempre molta tristezza soprattutto in chi l'ha conosciuta davvero... >> constatò la sovrana guardandola negli occhi.
La regnante, a dispetto dell'apparente austerità, celava un certo acume e una spiccata sensibilità tanto che parve capire appieno il lutto che la bionda stava vivendo.
<< Propongo un brindisi allora... >> esclamò il re sollevando il calice << A Xena, il suo ricordo resterà sempre vivo in tutti noi! >>
<< A Xena!! >> intonarono gli altri in coro accingendosi a bere.
Ciò che avvenne poi, fu un attimo.
L'aedo scagliò il chakram e in pochi istanti i calici andarono in frantumi lasciando tutti i presenti interdetti e pietrificati.
Senza dire una parola, prese la brocca contente il vino e dopo averlo annusato, la ripose sul tavolo.
<< Veleno... >> disse immediatamente.
<< Che cosa? >> chiese incredulo il capo delle guardie.
<< Hai capito bene. Qualcuno ha avvelenato le riserve della città. Prima gli attacchi ripetuti al regno, poi i carri con gli approvvigionamenti andati a fuoco e ora questo... temo che chiunque sia l'artefice di questi atti, non voglia solo indebolirci ma anche costringerci ad uscire allo scoperto >> spiegò lei chiarendo la situazione.
In poco tempo, tutti vennero avvisati e sotto l'attenta super visione della donna, vennero controllate le cibarie, i granai, le botti con il vino e qualsiasi altra cosa fosse fonte di sostentamento. Parte dei prodotti andarono perduti, diminuendo così ulteriormente le scorte del regno già provato dalle battaglie delle settimane precedenti e per questa ragione, lei si ritrovò a prendere una decisione, tanto rischiosa quanto inevitabile: quella di uscire dalla città in cerca di quante più provviste e beni possibili, in modo da garantire la sopravvivenza della numerosa popolazione.
Rientrata nelle sue stanze solo al mattino dopo aver trascorso la notte ad annusare ed assaggiare praticamente ogni cosa che potesse essere avvelenata, il bardo si stava concedendo un bel bagno caldo quando qualcuno bussò alla porta.
<< È aperta... >> esclamò a gran voce mentre con grazia, avvolse il suo corpo bagnato in un telo di pregiata fattura.
<< Salve Gabrielle, magari passo più tardi... >> esordì Sharif cercando di allontanare quella strana sensazione di calore e di turbamento che iniziò ad avvertire nell'esatto istante in cui la vide.
<< So perchè sei passato e la risposta è no, spetta a me andare lì fuori... >> disse subito lei, in un tono che non ammetteva repliche.
<< Ti sbagli. Sono il capo delle guardie reali, è compito mio difendere questo popolo e chiunque si trovi in questo regno, compresa te >> ribatté lui, avanzando verso l'amazzone fino a sfiorarle il viso con le dita. << Non permetterò a nessuno di farti del male >>
<< No. Xena al mio posto agirebbe nello stesso modo, è questa la cosa giusta da fare e adesso scusami ma devo riposare un po' >>
Quelle poche ma chiare parole, bastarono per far allontanare l'egiziano, colpito nell'orgoglio non solo come soldato ma anche come uomo.
<< Così com'è stato giusto andare dritta verso la morte, lasciando te da sola... o forse mi sbaglio? >>
Senza aggiungere altro, lui si voltò e se ne andò via sbattendo la porta, lasciando la poetessa senza parole.
Se il buongiorno si vedeva dal mattino, quella sarebbe stata proprio una lunga e difficile giornata.

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Capitolo 9
*** Incontro scontro ***


Le tenebre erano calate ormai da alcune ore e un'intrepida Gabrielle, insieme a una decina di coraggiosi volontari, aveva varcato le mura del regno e si stava accingendo a raggiungere il punto del fiume Nilo in cui i commercianti provenienti da terre lontane, attraccavano le loro imbarcazioni per condurre le trattative e vendere le loro merci.
Come un vero capo, la donna sedeva vigile sul primo carro, controllando il territorio circostante in cerca di eventuali nemici senza però perdere mai di vista coloro che la seguivano.
In caso di attacco infatti, sarebbe stato compito suo intervenire in difesa di quegli uomini che avevano riposto in lei non solo la loro fiducia ma anche la loro vita e di certo non intendeva deluderli.
Da quando erano partiti lasciandosi il centro abitato alle spalle, il viaggio non aveva presentato intoppi o particolari difficoltà, ragion per cui erano ormai prossimi all'arrivo. Se tutto fosse filato liscio, avrebbero fatto ritorno con quanto necessario entro l'alba, portando così a termine la missione.
Improvvisamente però, un rumore mise fine alla pace di quella notte mettendoli in allerta.
<< Fermatevi! >> urlò scattando in piedi con i sai prontamente sfoderati.
Gli egizi che erano con lei, si arrestarono il più vicino possibile tra di loro in modo da farsi scudo l'uno contro l'altro mentre l'aedo scese dal carro, chiuse gli occhi e si concentrò, cercando di ampliare tutti i suoi sensi ed estenderli il più lontano possibile.
Xena le aveva insegnato ad andare oltre ciò che si poteva vedere, a percepire nell'aria il pericolo e in quel momento, riusciva ad avvertire chiaramente qualcuno che la stava osservando, ne poteva sentiva lo sguardo insistente su di sé.
Era lì, nascosto ed invisibile grazie al favore delle tenebre, come una belva affamata pronta ad attaccare la sua preda non appena avesse abbassato la guardia e a lei, di essere presa alla sprovvista o braccata, proprio non andava.
<< Fatti vedere! >> gridò.
Il bardo si mise in attesa finché ad un tratto, da dietro alcune dune di sabbia, si udì un urlo e poi il nitrito di alcuni cavalli lanciati al galoppo. Lei riusciva a sentire il rumore generato dal caos di quella corsa sempre più forte e vicino e quando la distanza fu completamente annullata, una decina di guerrieri corpulenti e dall'aspetto minaccioso le si erano arrestati di fronte. Un'altra figura sinistra e leggermente più arretrata, stava invece osservando la situazione nascosta da un pesante mantello che ne celava l'aspetto e l'identità.
<< Arrendetevi e forse avrete salva la vita >> esclamò uno di essi, guardando il gruppo capeggiato da Gabrielle.
<< Chi siete? E che cosa volete da noi? >> domandò l'amazzone ignorando il suo ammonimento.
Il rischio di finire in un'imboscata era qualcosa che aveva previsto e adesso che quell'eventualità si era concretizzata, doveva trovare un modo per uscirne e lo doveva fare anche in fretta.
<< Siamo i discepoli di colui che incarna il male assoluto, Lucifer. Ed ora, sottomettetevi al suo volere se non volete morire tra atroci sofferenze! >> ribadì lui spazientito.
<< Mai! >>
<< Non rinunceremo ai nostri dei! >>
<< Lasciateci in pace! >>
Una ad una, le voci degli uomini a seguito della bionda si levarono forti nell'aria e lei non poté che rimanerne sorpresa, colpita nel vedere tanto ardore e coraggio.
<< Poveri stolti che non siete altro, vedremo se le vostre divinità verranno in vostro aiuto ora! >>
Deciso a passare dalle minacce ai fatti, il guerriero scese da cavallo brandendo la spada, seguito da tutti gli altri loschi individui al suo seguito.
<< Aspettate! >>
Una voce bassa ma decisa giunse dalle retrovie e l'incappucciato, che fino a quel momento era rimasto in disparte senza proferir parola, balzò giù dal suo destriero avvicinandosi sempre di più alla poetessa, incurante dei sai che lo stavano tenendo sotto tiro.
<< Non riusciresti a ferirmi neppure se stessi per ucciderti... >> sussurrò, sfiorandone le lame affilate con la punta delle dita.
<< Vuoi mettermi alla prova? Per me va bene ma lascia andare questa gente, loro non costituiscono un pericolo >>
Senza mai indietreggiare, Gabrielle sfidò apertamente il nemico, cercando al contempo di garantire la sopravvivenza di quegli sventurati che con fede l'avevano seguita fin lì.
Ci fu una breve pausa, la tensione era elevatissima ma infine l'oscuro individuo ruppe il silenzio e con esso ogni loro speranza di uscirne illesi.
<< Uccideteli tutti ma lasciate lei a me >> ordinò in quella che suonava come una vera e propria condanna a morte.
In un attimo, i seguaci del Maligno furono addosso agli abitanti del regno di re Hanif, perlopiù contadini abituati alla vita umile e semplice che si svolgeva nei campi mentre il loro capo si scagliò contro la donna.
Entrambi sfoderarono tutta la loro abilità e seppur con qualche difficoltà, lei riuscì a tenere testa al suo rivale per molto tempo, almeno fino a quando questi non le sferrò un violento e imprevisto calcio all'addome che la fece finire a terra.
<< Uccidimi, forza! >> esclamò, tenuta sotto scacco dalla spada nemica puntata contro il suo petto.
A dispetto della situazione, l'aedo non sembra né impaurita né intenzionata a reagire. Un solo pensiero stava infatti attraversando la sua mente in quel momento ed era l'idea che se fosse morta, si sarebbe riunita all'altra metà del suo cuore e della sua anima, tornando così ad essere di nuovo completa.
Lei era consapevole che quello non era un proposito degno di un valoroso combattente ma non le importava. Non in quel momento, non dopo tutto ciò che aveva vissuto durante le ultime lune.
Quell'incitamento tuttavia cadde nel vuoto e nessuno dei due si mosse, lasciando entrambi fermi come se il tempo avesse arrestato il suo corso e cristallizzato quella scena per l'eternità.
<< Nooo!! >>
Ad un tratto, un grido giuse da lontano e la sagoma di un uomo lanciato di corsa in sella al suo cavallo, si materializzò all'orizzonte travolgendo l'enigmatico personaggio che rotolò via ad alcuni piedi dall'amazzone.
<< Sali prima che si rialzi!! >>
Sharif allungò il braccio, tendendole una mano per aiutarla a salire ma il bardo non reagì, come paralizzato da qualcosa.
<< Ma che ti prende? Muoviti! >> ribadì lui, afferrandola per il corpetto senza però ottenere la benché minima reazione.
<< Non è possibile... >>
Con gli occhi fissi sulla figura che stava per rimettersi in piedi e il cuore che batteva all'impazzata, l'amazzone rimase immobile, esterefatta ed incredula nel credere a ciò stava vedendo.
A causa dell'urto, il mantello dell'aggressore si era infatti snodato rivelando ciò che si celava sotto di esso.
Un'armatura.
Dei lunghi capelli corvini.
E due zaffiri incastonati in un volto perfetto.
<< Xena... >>

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Capitolo 10
*** Amare rivelazioni ***


La Principessa Guerriera si ergeva in tutta la sua bellezza e fierezza di fronte alla sua compagna che a stento riusciva a credere a quello che stava vedendo, indecisa se stesse vivendo un sogno o se quella fosse davvero la realtà.
Da quando lo spirito della mora era svanito e in quei rari momenti in cui la stanchezza aveva avuto la meglio anche sulla sua disperazione, Gabrielle aveva sognato costantemente di poterla rivedere e stringere a sè, sentendo di nuovo quelle braccia forti ma allo stesso tempo amorevoli, avvolgerla come tante volte avevano già fatto.
Molto spesso durante uno dei loro abbracci, si era ritrovata a pensare a come fosse ironico che Xena, una persona potenzialmente letale e temuta da oriente ad occidente, rappresentasse invece per lei il luogo più sicuro in cui rifugiarsi nonché il suo piccolo angolo di Campi Elisi sulla Terra che ora, a lune di distanza, sembrava di nuovo ad un passo da lei.
<< Xena... sei proprio tu? >>
Ancora incredula, iniziò ad avvicinarsi lentamente e con cautela alla sua amata, il solo vederla le aveva fatto tremare le gambe e ora la voglia e il bisogno di lei erano impellenti come il dover respirare dopo una lunga apnea.
<< Sali! Dobbiamo andarcene! >> ripetè nuovamente Sharif.
<< Non andrò via senza di lei! >> urlò l'amazzone, ormai talmente vicina alla trace da riuscire a vederne il volto nonostante l'oscurità.
<< Sorpresa di vedermi, Gabby? >> chiese sorridendo la guerriera di Amphipolis, accentuandone volutamente il nome.
Come folgorata da quelle parole, la poetessa sentì che qualcosa non andava. Non c'era emozione negli occhi della donna che tanto amava e quel sorriso non le trasmetteva gioia o amore, era diverso; lei poi non la chiamava mai così, nemmeno nei loro momenti di gioco o d'intimità.
<< Non riesco nemmeno ad immaginare come tu ti possa sentire, ciò che hai dovuto affrontare è stato terribile ma è finita. Non permetterò più a niente e a nessuno di portarti via da me >>
Cercando di allontanare quelle sensazioni negative, la bionda colmò l'ormai inesistente distanza tra di loro e le accarezzò il viso come per volersi accertare della sua reale presenza.
In quel semplice ma familiare tocco, c'era tutto l'amore e la fede che aveva tenuto per sé da quando la mora se n'era andata ed ora, il poter risentire il calore e la morbidezza della sua pelle sotto le dita, la faceva andare in estasi.
Xena rimase immobile, con quegli occhi cerulei capaci di brillare anche al buio puntati sull'aedo finché ad un tratto, successe ciò che nessuno avrebbe mai potuto prevedere.
Con un rapido movimento, la trace le prese il polso e le girò l'arto dietro la schiena, bloccandola per il collo ed immobilizzandola contro di sé.
<< Gabrielle! >>
Vedendola in difficoltà, il capo delle guardie egizie scese immediatamente da cavallo, pronto a scagliarsi in sua difesa ma tutte le sue buone intenzioni vennero meno quando un violento pugno lo atterrò e i nemici gli furono addosso impedendogli così di muoversi.
<< Quanto ardore! Mi sa che qualcuno si è innamorato di te >> sussurrò la guerriera all'orecchio del bardo, aumentando la forza impressa sulla stretta.
<< Ma che stai facendo? Non ti ricordi di me? Di noi? Xena, sono io! >>
Cercando di far leva sul braccio che la stava quasi soffocando, quest'ultima provò a liberarsi ma i suoi sentimenti e la confusione causata dall'atteggiamento a dir poco ostile della mora non l'aiutavano a restare lucida. Per quanto si sforzasse infatti, ogni tentativo di opporsi risultava vano perché nonostante la stranezza e la pericolosità di quella situazione, l'impulso di reagire veniva meno se questo significava dover colpire colei che amava.
<< Certo che mi ricordo te! Come avrei mai potuto dimenticare la persona che ha causato la morte di mio figlio Solan, che mi ha quasi fatto uccidere per salvare Ming Tien e che ha indebolito così tanto la mia volontà da farmi arrivare al punto di sacrificare la mia vita, la mia preziosa vita, per salvare le anime di perfetti sconosciuti? Dimmelo Gabrielle, come avrei potuto scordarmi di tutto questo eh? Rispondi! >> le ringhiò contro Xena, serrando ancora di più la morsa in cui la teneva rinchiusa.
Più che domande, le sue erano vere e proprie accuse. C'era rabbia nel suo tono di voce e un rancore profondo, le cui radici erano antiche quasi quanto il loro rapporto.
<< Nemmeno la morte avrebbe potuto cancellare il ricordo di ciò che mi hai fatto >> continuò. << Mi aspettavo di trovarti affranta ed in lacrime per la mia dipartita ed invece non hai neppure aspettato che il tuo giaciglio si raffreddasse per sostituirmi >>
<< Non è vero! Non è come pensi! >>
<< Risparmia pure il fiato, sei una pessima bugiarda! Con i tuoi discorsi hai già fatto abbastanza danni ed ora che mi è stata rivelata la verità, non perderò nemmeno più un istante della mia esistenza ad ascoltarti >>
Gabrielle era sconvolta, incredula di fronte alle parole che le erano appena state rivolte dalla sua compagna.
Non era in sé, la Xena che conosceva e di cui si era innamorata non le avrebbe mai detto quel genere di cose e soprattutto non avrebbe compiuto quel bagno di sangue.
Attorno a loro infatti, giacevano i corpi orrendamente mutilati e feriti mortalmente dei contadini che si erano avventurati con l'amazzone al di fuori delle mura del regno in quell'infida spedizione.
<< Che ne facciamo di loro? >> chiese Matarius, puntando la spada contro la schiena del capo delle guardie egizie.
<< Potremmo ucciderli come abbiamo fatto con gli altri, Lucifer ne sarebbe felice >> suggerì Abdul, un combattente dalla forza straordinaria proveniente dalla Tracia proprio come il loro comandante.
<< No, li porteremo al campo e poi deciderò che farne >> ribattè subito lei. << E che nessuno si azzardi a toccarli se non vuole finire dissanguato in mezzo a questo deserto proprio come quegli uomini >>
Obbedendo agli ordini appena impartiti dalla donna, lui colpì con l'elsa della spada la testa dell'egiziano che svenne all'istante.
<< Ora mia adorata farai una bella dormita ma non temere, al tuo risveglio sarò lì ad aspettarti >> bisbigliò la guerriera alla bionda.
<< Xena, non... >>
Ma prima che quest'ultima potesse dire o fare qualsiasi cosa, perse conoscenza per mezzo di una delle prese della warlord.
Le cose non erano andate come previsto e Gabrielle era passata dall'essere un'eroina portatrice di speranza a bambola di pezza in mano ai suoi aguzzini.
Questo però, sarebbe stato solo l'inizio di uno scontro non sono tra bene e male ma tra due amanti la cui unica colpa era quella di voler stare insieme.

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Capitolo 11
*** Amicizia divina ***


<< Per tutti gli dei dell'Olimpo... >>
Con una leggera scrollata di capo, il bardo riprese conoscenza.
Le ci vollero un paio di secondi per riacquisire la lucidità ma non appena lo fece, il ricordo di Xena viva di fronte a lei, invase la sua mente con prepotenza.
Il suo cuore già inquieto, era ora assalito da mille domande a cui lei non riusciva a trovare una risposta, troppo frastornata anche solo per provare a dare un senso a ciò aveva visto.
Iniziò quindi a guardarsi attorno, cercando di capire dove si trovasse e subito scoprì di non essere sola in quanto Sharif giaceva vicino a lei ancora svenuto. O almeno così sperava.
<< Svegliati...ehi... >> esclamò, allungandosi il più possibile fino a riuscire a colpirgli la gamba con il piede.
<< G-Gabrielle... dove siamo? >>
Seppur con qualche difficoltà, lui si svegliò, intontito a causa del colpo ricevuto in testa ma vivo, il che poteva considerarsi una fortuna viste le circostanze.
<< Credo che ci abbiano condotti all'accampamento esattamente come aveva ordinato Xena >> rispose lei, certa di non sbagliarsi. Del resto, era sempre stata un tipo sveglio.
<< Dobbiamo trovare un modo per scappare prima che sia troppo tardi. Solo Horus sa cos'hanno in serbo per noi >> affermò l'egiziano, conscio del pericolo che stavano correndo. Ogni secondo era prezioso e andava sfruttato al meglio, al resto avrebbero pensato una volta tornati al regno.
Forte di quella consapevolezza, iniziò a divincolarsi, cercando di liberarsi delle grosse catene che lo tenevano imprigionato mentre dal canto suo, la bionda sembrava più intenta a riflettere persa nei suoi pensieri che a darsi da fare per fuggire.
<< Ma che stai facendo? Gabrielle dobbiamo andarcene prima che gli uomini di Xena si rendano conto che ci siamo svegliati! >>
<< Lei non lo farà.... >>
<< Cosa? Ucciderci? Ti sei scordata di come i suoi scagnozzi hanno sventrato come bestie quei contadini? Lei non si fermerà! >>
L'uomo non riuscì più a trattenersi e diede libero sfogo ai suoi timori, incapace di concepire la fede incondizionata che lei riponeva nella warlord nonostante avesse visto di cosa fosse capace.
<< Io non posso andarmene, lo capisci? >> sbottò l'aedo con rabbia, liberando tutto il dolore che fino a quel momento era riuscita a contenere e mascherare. << Da quando è morta, non è passato giorno senza che io sperassi che ci un modo per riaverla indietro, per sentirmi ancora sua ed ora che lei è qui, non mi importa quanto sia malvagia o quanto tempo ci vorrà... troverò un modo per farle ricordare chi è davvero >>
A quelle parole, il capo delle guardie si zittì e senza aggiungere altro, riprese ad armeggiare sulle catene con tutta la forza che aveva in corpo seppur invano. Come prevedibile, la guerriera li avevi legati in una stretta che forse solo un semidio come Hercules sarebbe riuscito a vincere.
<< Forse posso aiutarti ad andartene... >> disse ad un tratto Gabrielle.
<< Non lo farò senza di te >>
<< Aphrodite! >>
Senza dar peso alle lamentele del soldato, la donna invocò a gran voce la dea, sperando di essere udita e soprattutto ascoltata visto le impegnative attività in cui lei si lasciava coinvolgere di solito.
Passarono alcuni istanti, attimi in cui temette di essere stata ignorata ma poi, uno scintillio annunciò l'arrivo dell'amica.
<< Sai che ti voglio bene ma se mi hai fatto interrompere il massaggio di Castor per niente... >> esordì lei senza nemmeno badare a dove si trovasse o a ciò che la circondava.
<< Ho bisogno del tuo aiuto... >> la interruppe frettolosamente l'amazzone.
<< Ma che ci fai legata? E lui chi è? Ma dove ci troviamo? >>
Finalmente destata dal suo mondo fatto di oli profumati e petali di rosa, Aphrodite prese coscienza dell'ambiente attorno a sé e soprattutto della prigionia in cui era stata relegata la sua mortale preferita, rimanendone inorridita.
<< È una lunga storia, te la spiegherò più tardi ma ora liberaci >> la esortò quest'ultima senza scendere nei dettagli.
Uno schiocco di dita della divinità e la libertà fu di nuovo concessa ad entrambi i prigionieri.
<< Ecco fatto! >>
La poetessa si massaggiò i polsi dolenti, divenuti rossastri a causa della morsa in cui erano stati stretti e poi rivolse un sorriso carico di gratitudine alla sua inaspettata salvatrice.
<< Grazie per essere venuta >>
<< Gli amici si vedono nel momento del bisogno, no? >> rispose l'altra, facendole l'occhiolino.
<< So che ti sto chiedendo molto ma ho bisogno di un altro favore >> disse il bardo. << Potresti portare Sharif a Het Nesut?
<< Non resterai qui da sola con Xena! >> obbiettò lui, intromettendosi ed ignorando del tutto la procace e decisamente seminuda presenza che lo stava guardando sconvolta.
<< XENAAAAA? >> urlò quest'ultima, prima che una mano le coprisse la bocca zittendola all'istante.
<< Shhhhhh non urlare... te l'ho detto che è una lunga storia >> la rimproverò la bionda scostando lentamente la mano. << Ma ora non posso raccontartela, devi portarlo via da qui... subito... >> ribadì guardandola dritta negli occhi.
<< Non lascerò che tu... >>
Sharif tornò alla carica, intenzionato a far valere le sue ragioni ma la dea dell'amore, senza nemmeno dargli tempo e modo per ribattere, sparì portandolo con sé.
"Grazie" pensò l'aedo.
Per quanto fosse un'entità divina e decisamente sopra le righe, Aphrodite non aveva mai mancato occasione per dimostrarle il suo affetto. Anche durante il crepuscolo degli dei, era arrivata in suo soccorso dopo che Xena l'aveva colpita con il chakram per impedirle di uccidere Eve sotto l'influenza delle Furie e mai aveva provato a fare del male alla fanciulla nonostante la sua stessa esistenza costituisse l'inizio di una nuova era e la fine di quella precedente.
Lei e suo fratello Ares, dio della guerra, erano le uniche divinità rimaste e come due facce della stessa medaglia, ora mantenevano l'equilibrio sulla Terra; entrambi con una loro utilità e in un certo senso umanità che gli rendevano più simili ai mortali di quanto non volessero ammettere.
Ritrovatasi finalmente da sola, Gabrielle cercò di riordinare le idee e di farsi forza. A spaventarla infatti, non era tanto l'ipotesi di uno scontro fisico con la sua compagna ma bensì il doverla affrontare verbalmente ed emotivamente. Si sentiva ancora scossa per quanto successo, fragile come non mai a causa dei suoi sentimenti per la guerriera che ora faceva fatica a riconoscere ma non c'era tempo da perdere, doveva trovarla.
Brandì quindi un pezzo di legno che aveva trovato in giro a mo' di bastone, fece un ultimo e profondo respiro e poi si lanciò alla ricerca della sua amata.

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Capitolo 12
*** Tra ricerca e gelosia ***


Gabrielle si affacciò dalla tenda nella quale era stata fatta prigioniera e con sua enorme sorpresa, il Sole accecante di quelle terre non la colpì in pieno volto come aveva immaginato.
Era notte, di nuovo.
All'amazzone sembrò impossibile essere rimasta incosciente così a lungo ma al tempo stesso, fu felice dell'imprevisto colpo di fortuna. Alla luce del giorno infatti, sarebbe stata più visibile e muoversi per l'accampamento avrebbe richiesto una maggiore attenzione e prudenza ma con il favore delle tenebre, aggirarsi furtiva sarebbe stato relativamente più semplice o quasi. Questo almeno ero ciò che si augurava.
Abituatasi al debole chiarore lunare e con una buona dose di adrenalina in circolo, la donna si guardò attorno con attenzione cercando di formulare un piano d'azione.
"Uno contro... 100? 200? Chissà. Se poi contiamo anche Xena... lei da sola vale quanto un'armata intera" pensò un po' preoccupata.
Allontanare Sharif era stata una saggia decisione vista la mancanza di empatia e di comprensione che aveva manifestato nei confronti della guerriera di Amphipolis ma la bionda dovette ammettere a se stessa di essersi cacciata proprio in un bel guaio.
Quello però non era il momento adatto per lasciare che timori o indecisioni prendessero il sopravvento, ragion per cui tornò a concentrarsi, notando subito degli uomini nelle immediate vicinanze.
Combattere contro di loro era fuori discussione in quanto il rumore generato dalla battaglia avrebbe attirato ulteriori guerrieri e per questo motivo, il bardo decise di evitarli accuratamente, trovando riparo dietro ad alcuni cespugli per poi procedere immersa nella seppur scarna vegetazione fino ad andare oltre il loro campo visivo.
"Dovrei essere al sicuro..."
L'aedo sapeva di doversi sbrigare a trovare l'alloggio della warlord e che non sarebbe passato molto tempo prima che qualcuno scoprisse la sua fuga ma non aveva idea di quale fosse e di certo non poteva andare a tentativi rischiando così di farsi catturare di nuovo.
"Xena, dove diamine sei?"
La poetessa scrutò con maggiore attenzione l'accampamento in cerca anche solo di un piccolo dettaglio che ne indicasse la presenza ma non ottenendo alcun risultato, capì di dover abbandonare quella posizione per continuare la sua ricerca altrove, magari in una zona più fortunata.
Fu proprio mentre era in procinto di proseguire in un'altra direzione che un bagliore improvviso la costrinse a retrocedere e a mimetizzarsi velocemente tra la boscaglia.
Un guerriero dall'aspetto imponente si era appena fermato a pochi passi da Gabrielle brandendo una fiaccola mentre un secondo, decisamente più basso e tarchiato, era in avvicinamento.
"Cavolo, non ci voleva..." imprecò mentalmente, sperando di non essere vista.
<< Hai visto quella biondina? Non è niente male! Speriamo che Xena sia così generosa da condividerla con noi quando avrà finito con lei >> esordì il tipo grassoccio ridacchiando.
Sentendo quelle affermazioni, l'amazzone provò una nausea improvvisa.
Da tempo infatti, l'unica persona a cui era permesso toccarla, l'unica da cui voleva essere toccata, era Xena e il solo immaginare quell'individuo al suo posto e in atteggiamenti intimi con lei, le provocava una repulsione tale da farle rivoltare lo stomaco.
<< Non ne sarei così sicuro se fossi in te e ti consiglio di tenere le mani a posto almeno fino a quando non sarà lei a dirci qualcosa. Quella donna può diventare una furia >> ribattè il combattente muscoloso.
<< Credo lo possa diventare sotto molti aspetti... >> aggiunse subito quell'altro con evidente malizia.<< A proposito dov'è ora? È dal tramonto che non la vedo >>
<< Credo nella sua tenda, vicino quelle botti laggiù. Ora però sarà meglio continuare a perlustrare l'area come ci ha ordinato >>
Dopo quelle parole e senza aggiungere altro, il più prestante dei due si avviò, lasciando il suo amico sul posto.
Dal suo nascondiglio, la bionda era riuscita a vedere e sentire tutto, ritrovandosi a dover fare violenza a se stessa nel tentativo di trattenersi dall'aggredire quel nanerottolo che un attimo prima aveva praticamente sbavato al pensiero di Xena, della sua Xena.
Non che potesse biasimarlo, sia chiaro. Lei stessa era rimasta incantata e rapita dalla sua bellezza, più simile a quella di una dea che a quella di una comune mortale ma proprio non tollerava che qualcun altro facesse certi pensieri sulla sua compagna.
Era abituata a dover convivere con la gelosia che nutriva per la guerriera, Ares stesso aveva provato a sedurla in più di un'occasione e come lui tanti altri ma stavolta era diverso perchè dopo ciò che aveva visto, non sapeva davvero cosa aspettarsi da lei e temeva che potesse essere cambiata anche sotto quell'aspetto.
"Magari è già stata con qualcuno... cioè, è tornata dal regno dei morti, traboccante di vita e a quanto pare anche di forze. Chi non scaricherebbe un po' di energie in quel modo al posto suo? Xena poi è sempre stata così passionale in tutto ciò che fa..." pensò, alimentando inconsciamente la sua frustrazione e il suo fastidio.
Nonostante la rabbia che ancora le bruciava dentro, decise di voltarsi senza vendicarsi dei commenti fatti sulla mora ma nel farlo, un crepitio proveniente da sotto i suoi calzari ruppe il silenzio e mise in allerta l'uomo che sfoderò la spada, avanzando alla ricerca della fonte di quel rumore.
Il bardo doveva fare qualcosa e doveva farlo anche in fretta se non voleva essere scoperto, dicendo così definitivamente addio ad ogni possibilità di poter confrontarsi con la sua amata.
Con un rapito scatto, andò quindi a rifugiarsi dietro a un'imponente roccia e impugnò saldamente il pezzo di legno che aveva trovato nella sua tenda; non era un'asta ma era abbastanza grosso da far male se usato nella maniera adeguata.
La donna aspettò, attese l'attimo giusto e non appena lui le fu abbastanza vicino, lo colpì con quanta più forza possibile, facendolo finire a terra tramortito.
<< Questo è per aver guardato Xena, lei è mia >> disse osservandolo privo di sensi, fin troppo compiaciuta per il lavoro svolto.
Sventata la minaccia, lei riprese subito il cammino in direzione della tenda che ora sapeva appartenere alla trace e una volta raggiunta, vi si intrufolò dentro trovandola vuota.
Xena non era lì.
Nel frattempo però, due occhi freddi come il ghiaccio l'avevano tenuta d'occhio fin dal primo istante, celati tra le ombre della notte.

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Capitolo 13
*** Il confronto ***


<< Forse quel guerriero si è sbagliato >> bisbigliò l'amazzone, dando voce ai suoi pensieri.
C'erano armi un po' ovunque, un giaciglio e un tavolo su cui era stata srotolata una mappa della zona ma di Xena nemmeno l'ombra e ciò procurò in Gabrielle un senso di fallimento misto a delusione visto quanto aveva sperato di potersi confrontare con la donna che amava, seppur così inspiegabilmente cambiata.
Per quanto ne conoscesse la fama e la reputazione, non si era mai dovuta relazionare per davvero con la parte peggiore della guerriera e solo in alcuni rari frangenti le era capitato di temere di vederla tornate la warlord di un tempo. Tra tutti, il momento della morte di Solan dopo il quale la donna si lasciò sopraffare dalla collera.
L'aedo ricordava quel terribile momento come se fosse ieri.
Hope, la bambina che aveva concepito dopo essere stata posseduta da Dahak in Britannia e che la sua compagna pensava morta, l'aveva tratta in inganno facendo leva sul suo spirito materno solo per potersi avvicinare al fanciullo ed ucciderlo, mettendo così in atto la vendetta che lei e Callisto avevano pianificato ai danni della donna.

"Se solo avessi fatto ciò che avevi detto... quando mi hai detto di farlo, allora sarebbero ancora vivi. Kaleipus e Solan"
"No, non nominarlo neppure"
"Xena..."
"No, mi hai mentito. Mi fidato di te e tu mi hai mentito. E adesso Solan è morto. Mio figlio è morto per colpa tua"

La mora la incolpò per quanto successo, trascinandola a cavallo fino a un dirupo con l'intenzione di vendicarsi ma dopo una mirabolante avventura, le due si ritrovarono più unite che mai e piene di amore e compassione l'una per l'altra.
Anche a distanza di lustri e nonostante il perdono della trace però, il bardo si sentiva ancora responsabile per quanto avvenuto, consapevole del fatto che se avesse agito diversamente e si fosse fidata del giudizio di Xena, ora suo figlio sarebbe ancora vivo e avrebbe potuto conoscere Eve.
"Chissà se anche questa volta ce la faremo..." pensò, ricordando quei tragici giorni.
Ancora non aveva un'idea precisa di come rapportarsi a lei o di cosa fare una volta che si fossero ritrovate faccia a faccia ma si augurava che le parole sarebbero venute da sé, spontanee proprio come il sentimento che era nato tra loro.
<< Sei proprio cresciuta... >>
Una voce proveniente dall'angolo più buio della tenda, interruppe improvvisamente le riflessioni della poetessa, facendola sobbalzare all'istante.
Avrebbe riconosciuto quel tono di voce fermo e sicuro, capace di essere autoritario ma anche rassicurante persino nel fragore di una battaglia e vedere la figura palesarsi davanti ai suoi occhi, non fu altro che una scontata conferma a ciò che per lei era già una certezza.
La guerriera di Amphipolis era infatti uscita dal suo nascondiglio con solo addosso il suo abito di cuoio, lasciando la bionda senza fiato. Nessun'arma in mano, nessuna corazza a proteggerla. Soltanto lei e il suo corpo statuario.
Trascorsero alcuni secondi e nessuna delle due disse o fece nulla, lasciando ai rispettivi sguardi il compito di esprimersi al posto loro; gli occhi verdi dell'amazzone, carichi d'amore e speranza si specchiavano in quelli azzurri, freddi e distaccati della warlord che sembrava tutto tranne che emozionata nel vederla nei suoi alloggi.
<< Vediamo se indovino >> azzardò. << Ti sei liberata e sei venuta fin qui, rischiando che i miei uomini ti facessero a pezzi, solo per potermi... parlare? >>
La donna iniziò a girare intorno a Gabrielle con aria di sfida, più per osservarne le reazioni che per evitare che fuggisse, consapevole di giocare come il gatto con il topo.
<< Non glielo avresti permesso... >> ribattè quest'ultima senza indugi.
<< Tu dici eh? E cosa ti da tutta questa sicurezza per poter affermare una cosa del genere? >> le chiese l'altra, fermandosi alle sue spalle.
I loro corpi erano così vicini da sfiorarsi quasi impercettibilmente, un contatto delicato e lieve come quello di una piuma ma capace di generare nell'aedo un'ondata di calore improvviso.
<< Tu, Xena. Sei stata tu >>
<< Forse hai ragione, forse è come dici ma ora le cose sono diverse. Io lo sono >>
<< Cos'ha voluto in cambio? >>
Senza nemmeno voltarsi, il bardo esplose la domanda che più di tutte lo stava tormentando da quando era venuto a sapere che l'ex arcangelo era la mente dietro a tutti quegli accadimenti, dovendo fare nel frattempo i conti con le sensazioni contrastanti che stava provando e che quasi lo paralizzavano.
<< Abbiamo solo raggiunto un accordo vantaggioso per entrambi. La mia vita in cambio di un aiuto nella conquista di Het Nesut e di tutto ciò che custodisce e possiede >>
La mora le sfiorò con le dita la spalla e quel lieve tocco, bastò per scatenare nel corpo della poetessa una scarica di adrenalina tale da farla girare istintivamente, facendole così trovate a pochi centimetri l'una dall'altra.
<< Sai che non può essere tutto qui. Prova a ricordare Xena, è importante. Se riusciamo a capire cosa ti ha fatto o ti sta facendo Lucifer, possiamo trovare un modo per aiutarti... >>
Nonostante stesse cercando di restare lucida e calma, dentro il cuore della bionda un tumulto di emozioni si stava agitando sempre più, facendole perdere di secondo in secondo la sua capacità di ragionare.
Era una Regina Amazzone, una combattente anch'ella eppure le emozioni che solo la trace riusciva a farle provare, la facevano distaccare da tutto ciò, rendendola solamente una donna perdutamente innamorata che desiderava solo tornare a casa con la persona che amava.
<< Aiutare... me? >> domandò Xena, ridendo in maniera sprezzante. << Ho già tutto quello che mi serve. Uomini pronti a morire ad un mio ordine, armi a volontà e una missione. La tua presenza invece, mi ha allontanata da tutto ciò che era sempre contato per me... gloria, potere, bastava il mio nome per incutere terrore in chiunque lo udisse o pensasse di mettersi sul mio cammino e ora tu osi pensare di potermi condizionare di nuovo? >> le gridò contro, afferrandola per le braccia con una tale forza da farla sussultare.
<< Tu non sei questa, ricorda chi sei... fallo per me >>
Chiunque avrebbe almeno provato a liberarsi e fuggire ma lei no, i suoi occhi erano incatenati a quelli della guerriera che a sua volta, la stava fissando intenzionata a vincere quello scontro non più verbale ma psicologico.
Ad un tratto però, Gabrielle fece quello che nemmeno la sua compagna si sarebbe mai aspettata.
Con un movimento fulmineo, avvicinò le sue labbra a quelle della  warlord e la baciò.

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Capitolo 14
*** Sogni da realizzare ***


Non appena le loro labbra si toccarono, l'amazzone si sentì attraversare da quel fuoco che solo la guerriera di Amphipolis riusciva ad accenderle dentro.
Il desiderio di lei, di averla lì e subito, divampò in ogni angolo del suo corpo ma in quel momento, sarebbe stato davvero troppo sperare di essere ricambiata con la stessa intensità.
Quando si conobbero, Xena era ancora prigioniera di se stessa e di quel passato turbolento che l'aveva segnata irrimediabilmente. Gli anni trascorsi come warlord, avevano infatti lasciato in lei numerose cicatrici, ferite sanguinanti che forse mai si sarebbero chiuse definitivamente e questo l'aveva portata ad isolarsi, allontanando le persone al punto da diventare impenetrabile... o quasi.
Sì, perché nessuno avrebbe mai scommesso un solo dinaro sulla fanciulla di Potidaea che la mora salvò evitandole una vita di schiavitù. Eppure lei, con il suo entusiasmo e la sua ostinazione, non solo riuscì a seguirla in giro per il mondo ma soprattutto ne ruppe la corazza.
Dapprima la spaccatura che si venne a creare era piccola se non addirittura impercettibile ma con il trascorrere del tempo e il legame tra le due che andava via via a rafforzarsi, essa finì con l'allargarsi a tal punto che ogni barriera tra di loro crolló definitivamente, portandole ad essere amiche prima ed amanti poi.
Per la combattente trace, affrontare dei cannibali o le Valchirie risultava tuttora più semplice che esprimere a parole i suoi sentimenti ma il bardo che la conosceva bene, riusciva a vedere l'amore che la sua compagna nutriva per lei, in ogni gesto o attenzione che le rivolgeva.
La guerriera non era il tipo di persona che scriveva poemi o che dichiarava apertamente ciò che si celava nel suo cuore; piuttosto era colei che attizzava il fuoco in piena notte per non farle sentire freddo, che le porgeva l'ultimo pezzo di formaggio per placare il suo stomaco brontolone oppure che le si parava davanti per proteggerla durante un combattimento.
In alcuni frangenti però, riusciva a superare la sua naturale riservatezza e l'imbarazzo che le procura il mostrarsi dolce e stupiva Gabrielle con dichiarazioni che avrebbero sciolto anche l'animo più duro e freddo.

"Quando scavo nel profondo di me e faccio cose di cui non sono capace, è per te. Non l'hai ancora capito?"

Ogni volta che la Xena si esponeva così, la poetessa non solo si innamorava ancora di più ma veniva colta di sorpresa non aspettandosi uno slancio del genere da parte della sua amata.
Il destino però si sa, non manca di ironia e in quel momento aveva capovolto la situazione.
La bocca della bionda era infatti unita a quella della warlord in un bacio casto ma colmo dei sogni e delle speranze della donna, un gesto del tutto inatteso che la mora non aveva previsto e che l'aveva presa in contropiede, al punto che impiegò più di qualche istante per realizzare quanto stava avvenendo e reagire.
Veloce com'era arrivato quel contatto però, altrettanto lo fu nello sciogliersi con la trace che spinse letteralmente via l'amazzone, facendola finire a terra.
<< Come hai osato baciarmi?! >> chiese furente, lanciando occhiate di fuoco capaci di far tremare anche il più valoroso dei combattenti.
<< Sei stata proprio tu a farlo la prima volta, ricordi? Eri morta e ci incontrammo sul piano astrale... >>
Senza perdersi d'animo a causa del rifiuto appena ricevuto, il bardo si rialzò e iniziò a rievocare degli aneddoti che riteneva importanti per il loro rapporto. Il suo intento era chiaro quanto semplice e consisteva nel cercare di smuovere qualcosa nell'animo della guerriera, riportando così la luce dove ora regnavano le tenebre.
<< Sta zitta, le tue chiacchiere sono inutili! >> ribattè causticamente l'altra come se ciò che le era stato appena detto, non fossero altro che parole prive di senso.
<< ....o quando hai attraversato la fiamma di Brunhilde e mi hai baciata, destandomi dal sonno in cui ero imprigionata. Solo la mia anima gemella sarebbe stata in grado farlo >> continuò Gabrielle con testardaggine.
L'unica reazione che ottenne dalla donna tuttavia, fu una risata.
Una risata che la umiliava, che la scherniva e da cui non trapelava la benchè minima emozione ad eccezion fatta del divertimento nell'ascoltare quelle che riteneva soltanto delle sciocchezze a cui lei aveva dato fin troppa importanza.
<< Ancora non lo hai capito? Qualsiasi cosa sia successa in passato, non conta nulla per me. Tu non conti nulla >>
Con il cuore ad un passo dal rompersi, la poetessa guardò la sua compagna in volto.
Quello sguardo, quella freddezza nell'azzurro dei suoi occhi non lasciava spazio ad interpretazioni. Non stava mentendo e quell'evidenza la destabilizzò profondamente, rendendola sempre più vulnerabile di fronte a colei che amava ma che non riconosceva.
<< Sei tutta la mia vita Xena, non voglio perderti >>
La bionda pronunciò le stesse parole che le aveva rivolto quando aveva scoperto che era morta per poter combattere contro Yodoshi ed esattamente come allora, la sua non era una supplica ma solamente la verità.
Starle accanto aveva significato perdere la sua innocenza, essersi macchiata le mani di sangue e aver guardato la morte in faccia più volte di quante riuscisse a ricordare ma ciò che le era stato donato in cambio, era qualcosa di un valore inestimabile.
Grazie a lei aveva imparato a cavarsela da sola, aveva visitato luoghi lontani, terre misteriose e vissuto più avventure di quante le sue pergamene avrebbero mai potuto narrare ma soprattutto aveva scoperto il reale significato della parola amore.
Tutti i sogni che l'amazzone aveva da fanciulla, lei li aveva fatti avverare, facendone addirittura nascere di nuovi.
Non importava se si trattasse di vivere in una piccola dimora vicina al mare con Eve che di tanto in tanto le veniva a trovare oppure di proseguire il loro cammino spostandosi in sella ad Argo finché non fossero state troppo vecchie per continuare a farlo, l'unico punto fermo nei suoi pensieri riguardanti il futuro era Xena ed è per questo che non poteva perderla. Non di nuovo, non così.
<< Tu mi hai già persa >> rispose secca la warlord. << Ed ora fatti avanti, la tua fine è arrivata >>

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Capitolo 15
*** Combattiamo! ***


La situazione le stava sfuggendo di mano.
Quando aveva deciso di andare alla ricerca di Xena invece di tornare a palazzo con Sharif ed Aphrodite, il suo proposito era stato quello di avvicinarla da sola per poterle parlare, non di scontrarsi con lei. Certo, non era così stupida da pensare che non potesse accadere però ritrovarsela di fronte così agguerrita non lo credeva possibile.
<< Non voglio combattere contro di te! >> esclamò subito l'amazzone.
Anche se la vita le aveva spesso messe alla prova, le due non si erano mai affrontate seriamente e lei non intendeva iniziare a farlo ora, decisa com'era a voler cercare un punto di contatto con la sua compagna.
Da fanciulla infatti e ancor prima dell'incontro con la guerriera di Amphipolis, era solita usare le parole per far valere le sue ragioni e da gran chiacchierona qual'era, non le risultava nemmeno troppo difficile riuscirci. Nonostante ciò, durante il loro viaggio insieme, si rese conto di avvertire il crescente desiderio di imparare a duellare, arrivando addirittura a pregare la mora affinché le insegnasse a battersi.
Lei si oppose, anteponendo il desiderio di preservarne il candore e la purezza alla responsabilità di doversi costantemente preoccupare per lei, difendendola da ogni brigante o avversario in cui si imbattevano ma per far fronte all'insistenza di Gabrielle, escogitò un abile trucchetto che consisteva in alcune regole da seguire in caso di necessità.

"Le regole per la sopravvivenza: numero uno, se puoi scappare, scappa. Numero due, se non puoi scappare, arrenditi e poi scappa. Numero tre, se ti superano in numero, falli combattere tra di loro mentre tu scappi. Numero quattro..."
"Aspetta, ancora fuga?"
"No, la quattro è dove parli per salvarti e so bene che ne sei capace. È la saggezza prima delle armi, Gabrielle. Nel momento in cui raccogli una spada, diventi un bersaglio e nel momento in cui uccidi..."
"E nel momento in cui uccidi...cosa?"
"Tutto cambia. Tutto"

Lì per lì, l'aedo accettò quel rifiuto, comprendendone le motivazioni ma l'aver acquisito un rango nella tribù delle Amazzoni, la portò nuovamente a rimuginare sulla cosa, facendole capire di voler onorare il suo titolo e soprattutto di non voler essere solo un'amica per la trace ma bensì una spalla sulla quale poter contare.

"Questo cosa significa?"
"Sono una Principessa Amazzone"
"Grandioso..."

I timori della donna sull'uso della forza e della armi da parte della bionda non svanirono mai del tutto ma alla fine, ne riconobbe le abilità, diventandone il mentore.
Da maldestra ed inesperta fanciulla, il bardo si era trasformata in una preziosa alleata in battaglia ed ora, addirittura in una rivale.
Le sue parole infatti, non sortirono l'effetto sperato e il primo gancio sferrato dalla warlord arrivò fulmineo contro la mascella della poetessa che a fatica riuscì a mantenere l'equilibrio, colpita nuovamente da un violento calcio al ginocchio.
Sentendo un gusto metallico in bocca, lei si portò una mano sul labbro dolente e quando la ritrasse, vide che era sporca di sangue. A preoccuparla però, non era tanto il taglio formatosi a causa del pugno appena ricevuto ma bensì la consapevolezza di doversi difendere per evitare che le cose precipitassero ulteriormente.
<< Vedo che hai deciso di batterti... >> disse Xena soddisfatta, percependo il cambiamento nel suo atteggiamento.
<< Non voglio farti male... >>
Gabrielle la guardò dritta negli occhi, quasi implorandola di non farglielo fare ma soprattutto sentendosi già dispiaciuta e colpevole nonostante non avesse sferrato nemmeno un colpo.
Spesso aveva visto la sua compagna ferita ed ogni volta era finita col preoccuparsi per lei mentre la medicava, chiedendosi quante altre cicatrici avrebbe visto apparire sul suo corpo e a quante ferite sarebbe riuscita a sopravvivere prima che giungesse l'ultima, quella definitiva, ragion per cui il solo pensiero di contribuire a tutto ciò la faceva stare male. Purtroppo però non aveva scelta soprattutto sapendo che nonostante tutta l'esperienza acquisita, lei le era comunque di gran lunga superiore.
<< Sono commossa... davvero >>
Un sorriso canzonatorio comparse sul viso della guerriera e poi, l'aggressione ebbe inizio.
Lei si scagliò come una furia contro l'aedo decisa più che mai a metterla subito alle strette mentre l'altra, iniziò a deviare o parare i suoi colpi piuttosto che ferirla nel tentativo di rispondevi.
Due approcci completamente diversi che ben presto misero in luce i limiti della strategia della bionda colpita ripetutamente dalla mora che ne scuoteva il corpo come un terremoto.
<< Fallirai Gabrielle... >> disse la trace prendendola per i capelli e sollevandola da terra. << Non importa quanto ti impegnerai o cosa farai... è finita. Per il popolo di Het Nesut, per chiunque si opponga a me, per te... per noi... >>
La warlord enfatizzò deliberatamente la parte riguardante il loro rapporto, conscia di quanto la donna le fosse legata e di come i suoi sentimenti la influenzassero.
Ferirla fisicamente infatti, non sarebbe stato abbastanza. Lei voleva spezzarne lo spirito, privandola della speranza e solamente dopo averle fatto raggiungere il culmine della disperazione e della rassegnazione, ucciderla ottenendo così la sua vendetta.
Quel piano apparentemente perfetto nella sua crudeltà non aveva però tenuto conto della resilienza del bardo che, dopo aver ritrovato la grinta e la forza d'animo che da sempre lo contraddistinguevano, concentrò tutte le sue energie in un'unica pedata diretta all'addome di Xena che si accasciò all'istante, liberandola dalla sua presa.
<< Non mi arrenderò mai con te! Se sarà necessario, morirò nel tentativo di salvarti ma un giorno o l'altro, in una vita o nell'altra, saremo di nuovo insieme >> esclamò con una rinnova determinazione che trasformò quelle semplici parole in una promessa solenne.
Con la Principessa Guerriera ancora incredula e barcollante a causa dell'attacco subito, alla poetessa si spalancarono davanti due opportunità.
Restare, senza avere né un piano né abbastanza informazioni per poter vincere quella battaglia contro Lucifer e il suo controllo sulla compagna, rischiando così di perire e perdere l'unica possibiltà di riaverla indietro oppure fuggire e salvarsi, ritornando non appena avesse riordinato le idee.
L'idea di dover lasciare la sua amata alla mercé del re degli Inferi, le spezzava il cuore ma da morta non avrebbe potuto aiutare nessuno e questo lei lo sapeva fin troppo bene.
<< Se puoi scappare, scappa >> pensò, ricordando gli insegnamenti della mora.
La decisione venne presa in un istante.
L'amazzone le diede un'ultima occhiata e poi uscì dalla tenda, facendosi inghiottire dall'oscurità.

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Capitolo 16
*** La fuga ***


Senza voltarsi indietro, l'aedo si fiondò fuori dalla tenda tenendo le orecchie e gli occhi ben aperti, consapevole di essere circondata da guerrieri senza scrupoli.
Sapeva che era questione di attimi prima che Xena lanciasse l'allarme dandole la caccia e per questo, doveva trovare il più velocemente possibile un cavallo per andare via di lì.
"Dove li avranno lasciati?" pensò.
Era arrivata all'accampamento priva di sensi a causa della presa fattale dalla mora, ragion per cui non aveva la minima idea di dove si trovasse, figurarsi di dove tenessero gli animali.
"Pensa Gabrielle, pensa..." si ripeté mentalmente cercando di non farsi prendere dal panico.
Con i sensi tesi al massimo e rimanendo quanto più possibile al riparo dai bagliori dei fuochi accesi per illuminare la notte, oltrepassò alcuni alloggi quando ad un tratto, un rumore non molto lontano attirò la sua attenzione.
Sembrava un nitrito, appena udibile sotto il frusciare del vento.
<< I cavalli! >>
Lei esultò, felice e sollevata per quella scoperta e senza indugiare oltre, seguì quel suono pensando o meglio sperando, che la ruota del fato avesse iniziato a girare a suo favore.
E aveva ragione.
Al di là dell'accampamento infatti, si celava un lago diventato il luogo di approvvigionamento delle bestie.
<< Per tutto gli dei dell'Olimpo, ce l'ho fatta! >> disse gioendo mentre le osservava poco distanti da lei.
Tra tutte però, una attirò la sua attenzione nel momento stesso in cui vi posò lo sguardo sopra.
Un destriero dal corpo dei colori del grano, con coda e criniera bianche come la neve e una macchia sul muso dello stesso colore, si stava abbeverando placidamente al chiaro di luna, godendosi la frescura notturna.
Non poteva crederci, era Argo.
L'amazzone decise di avvicinarsi cautamente, parlandole in modo dolce e pacato per testarne la reazione e se dapprima la giumenta sembrò inquieta a causa della sua presenza, dopo pochi istanti si calmò, riconoscendola e permettendole di accarezzarla.
<< Sei intelligente proprio come tua madre >> le sussurrò sorridendo. << Forse anche più simpatica di lei visto che sembra che io ti piaccia >>
Sua madre.
Sì perchè lei era nata dalla cavalla storica della guerriera di Amphipolis, quella che era stata una fedele compagna di avventura fino alla messa in scena della loro morte atta a salvare Eve dalla furia delle divinità che volevano ucciderla per sventare il loro crepuscolo.
Le due donne avevano pianificato tutto nei minimi dettagli, credendo di aver trovato un modo per proteggere la bambina ma un imprevisto, cambiò il corso degli eventi.
Ares infatti, ignaro dell'inganno e da sempre innamorato della mora, prese i loro corpi apparentemente privi di vita e li rinchiuse in una grotta in due bare di ghiaccio poste una accanto all'altra, credendo così di permettere loro di stare insieme anche nella morte e preservarne la giovinezza per l'eternità.
Apparentemente destinate a rimanere immutate e sospese nel tempo, Xena e Gabrielle si risvegliarono invece grazie a un caso fortuito e quando ciò avvenne, il loro primo pensiero andò alla piccola di cui avevano perso le tracce. Confuse ma decise a trovare delle risposte, le due si diressero nel villaggio più vicino e fu lì che incontrarono Joxer, visibilmente invecchiato e provato dalla vita, che raccontò loro dei 25 anni trascorsi, della scomparsa di Eve e della morte di Argo, avvenuta due lustri prima ma solo dopo aver lasciato un'erede da cui aveva preso il nome e che lui accudì con amore in memoria delle sue amiche.
Ciò che avvenne poi, fu un accavallarsi di sconvolgenti rivelazioni che portarono al ritrovamento della figlia della trace, cresciuta sotto il nome di Livia e divenuta uno spietato comandante romano e alla morte di Joxer.
Il bardo aveva perso il conto delle volte in cui avrebbe voluto strozzarlo con le sue stesse mani ma nonostante ciò, l'uomo era stato un buon amico, non certo utile durante le battaglie visto quanto era imbranato e più propenso a combinare guai che a risolverli ma dotato di un animo buono tanto sacrificare la sua vita per salvare proprio quella della bionda, colei che aveva neppur tanto segretamente amato ma che mai l'aveva ricambiato. Era morto da eroe, proprio come aveva sempre desiderato ed è così che lei lo avrebbe ricordato.
Respingendo quell'ondata di ricordi che rischiavano di farle perdere la concentrazione, la poetessa si asciugò il viso e sellò Argo pronta a fuggire. Nel momento esatto in cui vi salì sopra però, un urlò si propagò in tutta la zona, risvegliando i combattenti che iniziarono ad uscire frettolosamente dalle loro tende.
La warlord si era rialzata ed era più arrabbiata che mai.
<< Su, andiamo!! >>
L'aedo incitò l'animale con dei leggeri colpi sui fianchi e si lanciò alla cieca verso il deserto, preoccupandosi maggiormente di scappare e di porre quanta più distanza possibile tra lei e i nemici che della direzione da prendere ma quando ritenne di essere presumibilmente al sicuro, rallentò il passo cercando di orientarsi con le stelle. Se i suoi calcoli erano esatti, avrebbe dovuto proseguire verso est per raggiungere il Nilo e poi ridiscendere le sue rive fino ad arrivare al regno di re Hanif.
Viaggiò per tutta la notte tra dune di sabbia e spazi sconfinati ma finalmente, alle prime luci dell'alba, intravide ciò che avrebbe rappresentato per lei la salvezza.
<< Gabrielle! >> gridarono le guardie non appena la riconobbero.
L'incredulità e la sorpresa nel rivederla erano chiaramente visibili sui loro volti, probabilmente l'avevano già data per spacciata.
<< Sto bene, non preoccupatevi. Scusate ma ho delle informazioni importanti da riferire ai sovrani >> tagliò corto lei, lasciando Argo alle loro cure per poi correre verso il palazzo reale.
Le notizie in questione non erano altro che il ritorno della Principessa Guerriera e il fatto che fosse proprio lei al comando dell'armata del Maligno.
Inutile dire che apprendere tutto ciò, fu un duro colpo per il faraone e sua moglie Layla che inizialmente avevano invocato proprio il suo intervento per fermare i tumulti di quelle terre; la promessa di trovare una soluzione da parte dell'amazzone però, rassicurò in parte i reali, consci del fatto che ne andava degli interessi di tutti, risolvere la questione.
A loro importava del regno, a Gabrielle della mora.
Loro volevano riportare la pace, lei tornare a casa con Xena.
Motivazioni diverse per un obbiettivo comune.
Quando la bionda infine si congedò, ritirandosi nelle sue stanze, tutte le emozioni che aveva trattenuto fino a quel momento si sciolsero in un pianto.
Era ridotta male, il corpo le doleva terribilmente ma la cosa che più la feriva era il non aver riconosciuto negli occhi della donna quelli di colei che amava.
Era stata una sensazione straziante, lo era ancora ma a tutto c'era un limite, anche alla resistenza del bardo, che finì con addormentarsi stremato.

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Capitolo 17
*** Avvolti nella nebbia ***


<< Aaaaaah >>
Un urlo riecheggiò nella tenda, seguito dal rumore di oggetti andati in frantumi.
<< Com'è possibile?? Com'è potuto accadere?! Maledizione! >>
Xena era fuori di sé.
Gabrielle era fuggita e quell'uomo che era stato catturato insieme a lei, era svanito nel nulla come se qualcuno lo avesse preso e portato via senza nemmeno lasciare impronte o segni del loro passaggio.
<< Aphrodite, che tu sia maledetta! Avrei dovuto ucciderti insieme alle altre divinità quando ancora avevo il potere per farlo! >> gridò, capendo che c'era lo zampino della dea dietro a quella fuga.
<< Mia Signora, ho mandato degli uomini a perlustrare la zona in cerca dei fuggitivi. Se si sono nascosti da qualche parte, li troveremo >> esclamò Matarius cercando di placare l'ira funesta del suo comandate.
<< Invece no! Voi non la conoscete, non avete idea delle risorse che ha e di quanto sia resiliente e caparbia >>
Alla warlord non interessava scoprire dove fosse finito quell'individuo inutile al servizio del faraone ma trovare l'amazzone, quello si. Lei era l'unica cosa che contava e di cui le importava, il suo pensiero era diventato ormai una vera e propria ossessione.
Sentiva di doverla trovare.
Di doversela riprendere.
Lei le apparteneva.
<< Sparisci! >> urlò di nuovo la donna.
L'uomo ubbidì e se ne andò, lasciandola nuovamente da sola.
"Mi ha umiliata e beffata.
Ho ucciso più uomini di quanti riesca a ricordare, ho affrontato giganti, divinità e persino la morte uscendone vincitrice eppure quella donna è riuscita a mettermi in ginocchio e non grazie alla sua forza fisica... oh no, è stato qualcos'altro.
Lei mi è inferiore; per esperienza, prestanza fisica e abilità eppure è riuscita a vincermi. Sotto ogni aspetto.
Mi ha affrontata, atterrata e baciata.
Quel bacio...
L'impeto con cui si è avvicinata, senza paura né pudore, mi ha presa alla sprovvista... sorpresa dal gesto, dalla dolcezza e dalla disperazione che trasmetteva ma soprattutto dalla sua intensità.
Avrei dovuto spingerla via immediatamente eppure sono rimasta impietrita, incapace di reagire come se qualcosa mi impedisse di allontanarmi da lei... come se non volessi allontanarmi da lei...
Per una frazione di secondo ho anche temuto di perdere il controllo... il mio corpo era in fiamme, letteralmente.
Era forse... desiderio?
No, non è possibile.
Io sono nata per combattere e la mia casa è il campo da battaglia, il resto sono solo menzogne e distrazioni.
Eppure per un attimo... ho sentito qualcosa.
Quando quelle labbra si sono posate sulle mie, durante quel contatto fugace, c'è stato un attimo in cui non l'ho più vista come una nemica mortale ma come... che cosa?
No, sicuramente mi sono sbagliata.
Lei non significa nulla per me.
Siamo avversarie e continueremo ad esserlo.
Ho una missione da compiere.
Una vendetta da mettere in atto.
Sono a capo di un'armata.
Sono di nuovo me stessa dopo tanto tempo.
Quelle labbra però...
Dannazione, sento caldo.
Come in quel momento, come se il mio corpo reagisse a lei.
Devo calmarmi.
Che cosa mi sta succedendo?
Se l'avessi fermata, se fossi riuscita a farlo, ora sarebbe ancora mia prigioniera.
Allora perché non mi sono alzata dopo quel colpo?
Era stato forte certo ma non il più forte che io abbia incassato.
Io, la Principessa Guerriera, sono rimasta a terra.
Come se qualcosa mi impedisse di alzarmi ed inseguirla.
Come se volessi concederle la fuga.
Perché lei è nella mia testa?
Se non la ucciderò, impazzirò"
I pensieri della guerriera erano impetuosi come le onde del mare, contraddittori e misteriosi ai suoi stessi occhi a tal punto che nemmeno lei riusciva a capire cosa le stesse succedendo e perché si sentisse in quel modo.
Fin da quando Lucifer l'aveva riportata in vita, aveva avvertito che dentro di sé, oltre al desiderio di potere e di conquista, c'era qualcosa di diverso da tutto il resto che sembrava avere una coscienza propria e che fremeva per uscire da quella gabbia interiore in cui era stato relegato.
Era una sensazione fastidiosa quanto la presenza di un sasso in un calzare ma non così tanto da confondere la sua mente.
Quel bacio però, aveva cambiato gli equilibri e lei lo sapeva bene.
Quella cosa aveva acquistato terreno iniziando a spingere con decisione in lei, aggrappandosi alla sua volontà con una tale forza da darle l'impressione che il suo stesso spirito venisse strattonato da qualcuno.
Era come se ci fossero due anime in lei, due identità diverse fuse in un'unica entità che si davano battaglia per prevalere sull'altra e prendere il controllo.

"Ho trovato la risposta alla tua domanda ...'Tu sei ciò che sei o ciò che io ho fatto di te?'"
"E?"
"Tu sei Gabrielle. Poetessa, Principessa Amazzone, migliore amica. Nessuno ha fatto di te ciò che sei, lo eri già. La domanda è cosa sarei io senza di te"

"Ero intrappolata in un circolo di violenza e odio e non importa quanto tentassi di liberarmente, qualcosa sempre mi ritirava dentro... fino a che giungesti tu"
"Xena..."
"No, è vero. Tu parli di trovare la tua strada ma per me, tu sei la mia"

"Una volta io mi sentivo così. Credevo che non ci fosse più niente per cui vivere. Ero stanca di provare dolore e volevo solo farla finita.
"Che cosa ti ha fatto cambiare idea?"
"Tu"

Continui e improvvisi flash iniziarono a tempestare la sua mente.
"Da dove vengono questi ricordi? Sono... reali?" pensò sconcertata, aggirandosi inquieta per la tenda.
Per quanto si sforzasse di ricordare quegli attimi, non ci riusciva.
Era come se si fosse un blocco nella sua testa, qualcosa che rendeva alcuni frangenti del suo passato estremamente chiari mentre altri completamente sfocati, indistinguibili e confusi; c'erano, in un certo senso ne avvertiva l'esistenza ma erano avvolti da una nebbia impenetrabile che li rendeva irraggiungibili.
Eppure si ricordava di quando divenne una warlord dopo essere stata cacciata dal suo villaggio a causa della morte di suo fratello, di Borias e Alti, del suo defunto figlio e della stessa Gabrielle.
Gabrielle la manipolatrice che le ha fatto credere che battersi per il Bene Superiore fosse la cosa giusta da fare, portandola così dritta verso la morte.
Gabrielle la bugiarda che le aveva mentito sulla morte di Hope.
Gabrielle che aveva sposato di punto in bianco Perdicas, abbandonandola a se stessa come se nulla fosse.
Gabrielle che...
"Cos'altro non ricordo?"
Era ormai l'alba quando Xena, sempre più turbata da quei pensieri e ormai rassegnata per aver perso i suoi prigionieri, decise di andare a riposare.
"Dannazione, ci mancava solo questo prurito! Come se non fossi già stata abbastanza castigata per oggi" pensò adagiandosi sul suo giaciglio mentre si strofinava il collo.
Ed è proprio lì che, a sua insaputa, risiedeva la matassa dei suoi problemi.

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Capitolo 18
*** Rancori ***


Un'altra giornata terribilmente calda e soleggiata era iniziata e il regno sembrava aver ritrovato la normalità dopo i numerosi attacchi delle settimane precedenti.
Uomini e donne erano tornati a svolgere le loro mansioni quotidiane, gruppi di fanciulli giocavano a palla nelle strade e in generale, camminando per le vie principali, si respirava un clima più sereno dettato anche dalla missione, stavolta andata a buon fine, che aveva rifornito Het Nesut di tutto il necessario.
Gabrielle infatti, il giorno seguente allo scontro avvenuto durante quella fatidica notte, era andata nuovamente in cerca di quegli approvvigionamenti che a causa dei carri andati a fuoco e dell'incontro con Xena con le relative e tragiche conseguenze, erano venuti a mancare.
Fu un'azione repentina e nata sotto dei buoni auspici che le  permise non solo di non rendere vana la morte di quei contadini, onorandone così la memoria ma di diventare anche un'eroina per le genti di quel luogo, rinfrancate nello spirito sapendo di avere qualcuno di così abile dalla loro parte.
Ma per quanto fosse felice nel sentirsi utile e apprezzata, il pensiero dell'amazzone era sempre rivolto alla sua amata.
Si era documentata a lungo, chiedendo addirittura aiuto ai sacerdoti egizi ma non era riuscita a trovare niente che potesse dare un senso al suo cambiamento. Quella calma apparente poi, non la convinceva per nulla.
Stava andando a controllare l'armeria quando casualmente incontrò Sharif.
<< Per quanto tempo hai ancora intenzione di non parlarmi? >> gli chiese sbarrandogli la strada.
Erano trascorsi giorni da quella turbolenta nottata ma l'uomo era ancora visibilmente infastidito per quanto successo, al punto che continuava ad evitarla ogni qualvolta ne avesse modo.
<< Cosa ti è passato per la testa? Come hai potuto... >>
<< Mi dispiace per quanto accaduto a quelle persone ma sapevano i rischi che correvano. Non potevo prevedere un attacco del genere >> ribattè subito lei, interrompendolo.
Il senso di colpa per le loro morti, le dava ancora il tormento ma seppur faticosamente, aveva imparato nel tempo che ogni conflitto comportava delle perdite e che nessun piano, neppure il meglio orchestrato, avrebbe mai potuto salvare tutti.
Una guerra era una guerra e non faceva sconti a nessuno.
<< Non mi riferivo a questo >>
<< E a cosa? A ciò che è successo con Xena? >>
Il solo pronunciare il suo nome ad alta voce, bastò per procurarle una fitta di dolore al centro del petto.
Era praticamente cresciuta con affianco la guerriera che le era di qualche anno più grande, attraversando la delicata fase tra l'età della fanciullezza e quella adulta sotto i suoi occhi, i quali l'avevano sempre vegliata e che più di una volta aveva scoperto essere inaspettatamente puntati su di lei quando ancora il loro rapporto era agli inizi e i tumulti nei loro cuori non avevano un nome.
La mora era una compagna di viaggio e di vita, spesso silenziosa e riflessiva, estremamente rispettosa degli spazi altrui forse perché lei stessa aveva bisogno di alcuni momenti di quiete solo per sé ma nonostante ciò, la sua sola presenza era motivo di tranquillità per il bardo che ne conosceva il temperamento e ne apprezzava la solidità e la concretezza. In qualunque momento o circostanza infatti, sapeva di poter contare su di lei e sul conforto che riusciva a darle nei momenti difficili, cosa che ora non solo le era stata negata ma le aveva fatto capire forse per la prima volta, cosa significasse essere Xena e portare il peso di tante battaglie sulle proprie spalle in un cammino fatto di solitudine.
La guerriera le mancava e quel bacio rubato che era riuscita a darle, aveva amplificato ancor di più quella sensazione, ricordandole quanto le fosse essenziale.
<< Si e non solo. Non ho bisogno della tua protezione né tantomeno dell'aiuto di quella donna... >> rispose seccato l'egiziano, riportando l'attenzione della bionda su quell'inatteso diverbio.
<< Si chiama Aphrodite e per tua informazione non è solo un'amica ma una divinità >> precisò lei.
<< Strani dei avete nelle terre da cui provieni >>
<< Potresti almeno esserle un pochino grato visto che ti ha salvato la vita? >>
<< Mi ha salvato... da chi?! Mi puoi spiegare per quale motivo, Xena non solo è viva ma è addirittura il comandante di quell'armata?! Sei stata un'incosciente a decidere di affrontarla da sola! Ha compiuto un massacro sotto ai nostri occhi e guarda come ti ha ridotta >> la rimproverò Sharif, indicando i lividi ancora visibili sul suo corpo causati proprio dallo scontro con la mora.
<< Ancora non so cosa le sia successo ma Lucifer deve averle fatto un qualche tipo di sortilegio. Conosco Xena e lei non è come credi >>
<< O forse sei tu che non la conosci abbastanza... >>
<< Vedi? È per questo che ti ho fatto portare via da Aphrodite. Percepivo il tuo essere prevenuto nei suoi confronti già da prima di quella missione e ciò che è successo, non ha fatto altro che alimentare il tuo astio >> sbottò il bardo, stanca del suo atteggiamento.
<< Puoi biasimarmi? >>
<< Quelle sensazioni ti avrebbero fatto commettere qualche sciocchezza e questo ti sarebbe costato la vita >>
<< Sottovaluti le mie abilità >>
<< Essere a capo delle guardie reali sicuramente ti rende un abile combattente ma io so cos'è capace di fare Xena ed è un'avversaria fuori dalla tua portata. Per questo ti chiedo di starne fuori. Proteggi il popolo, aiutami a difendere questo regno ma mi occuperò io di lei, a modo mio. È uno scontro che non puoi vincere >> disse l'aedo con tono grave, facendo sembrare la sua affermazione quasi un ammonimento e un velato riferimento alla rivalità che l'uomo sembrava provare nei confronti della sua compagna.
<< Perchè tu si? >>
<< Non lo so ma ci devo provare >>
<< Xena è cambiata e le ragioni non contano. Il sangue di quegli uomini è sulle sue mani. Spero solo che quando te ne renderai conto, non sarà troppo tardi >>
Dopo quelle parole, l'egiziano le diede le spalle e filò via.
"Benissimo... ci mancava solo questo" pensò la poetessa sbuffando.
In un'altra situazione, non gli avrebbe permesso di avere l'ultima parola vista la sua testardaggine nel difendere le cose in cui credeva ma in quel momento non aveva proprio voglia di iniziare una discussione che tanto quasi sicuramente non avrebbe portato a nulla di buono. Purtroppo le convinzioni di Sharif erano profondamente radicate in lui e molto difficilmente avrebbe cambiato idea, forse con il tempo ma non ora.
Lei decise quindi di proseguire verso l'armeria come aveva precedentemente intenzione di fare e una volta arrivata, dopo aver richiuso il portone dietro di sé, un lampo di luce blu apparve dal nulla.
Solo una persona poteva fare un'entrata in scena così spettacolare.
<< Ares... >> esclamò.

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Capitolo 19
*** Ares ***


<< È da un po' che non ci si vede Gabrielle >> esclamò Ares con il suo solito modo di fare un po' da sbruffone.
Il bardo provò a ripensare a quando si erano visti l'ultima volta e constatò che effettivamente lui aveva ragione; i loro cammini non si erano più incrociati da prima di quel maledetto viaggio in Oriente.
<< Se sei qui, immagino tu abbia saputo >>
<< La mia sorellina mi ha raccontato tutto >> disse solo.
L'amazzone lo conosceva ormai da tempo ma per la prima volta, riuscì a leggere nei suoi occhi qualcosa di diverso dalla solita arroganza o baldanza. Sembrava tristezza mista a... preoccupazione?
<< Che cosa vuoi? Non penso tu sia venuto fin qui solo per salutarmi >>
<< Ehi, pensavo fossimo diventati amici >>
<< Visto quante volte hai provato a sedurre Xena nonostante tu lo avessi capito, mi sembra un tantino azzardato >> ribattè sarcasticamente lei, dandogli le spalle ed iniziando a controllare lo stato e il numero delle armi.
Inutile dire che la gelosia nei confronti della divinità e del suo legame con la guerriera non si era mai spenta del tutto ma anche se non lo avrebbe mai ammesso apertamente, non provava reale astio nei suoi confronti. Tra loro c'era un rapporto di amore ed odio se così si poteva dire ed inoltre, non si era scordata di quando lui aveva rinunciato alla sua immortalità salvando sia lei che Eve.
<< Ok, ok ammetto che abbiamo avuto delle divergenze in passato e che a volte forse ho un tantino esagerato ma credo sia arrivato il momento che io e te iniziamo a fidarci l'uno dell'altro e a collaborare >>
<< Che intendi Ares? Non ho voglia di giocare >>
<< Sono qui per aiutarti >>
Sentendo quelle parole, l'aedo si voltò a guardarlo visibilmente sorpresa e perplessa.
<< Aiutarmi? >>
<< Si, esatto. Per quanto tu non voglia ammetterlo, hai bisogno di alleati veri in questa battaglia, non di gente come quello lì. Devono essere davvero disperati per aver messo un incapace del genere a capo dell'esercito di questo regno >> affermò il figlio di Zeus riferendosi chiaramente a Sharif.
<< Ares... >> lo rimproverò la bionda.
<< Va bene, va bene ma... Xena è pericolosa, Gabrielle >>
<< Credevo avresti gioito rivedendola tornare la creatura che tu hai plasmato >>
<< Per quanto ai tuoi occhi le mie intenzioni fossero deprecabili, io ho sempre avuto una morale. Volevo fare di lei l'essere più temuto e potente sulla Terra, volevo farla mia e renderla una dea ma... c'eri tu... >>
<< Scusami tanto se ho intralciato i tuoi piani >> rispose la donna, accennando un sorriso di soddisfazione.
<< Simpatica... >> ribattè lui con una smorfia. << Ma il punto non è questo. Lucifer non è come me >>
<< Sono indecisa se ritenerlo un male o un bene >>
<< Io sono nato per portare distruzione, per accendere la miccia dei conflitti trascinando migliaia di uomini in guerra ma se ci pensi bene Gabrielle, la mia presenza permette ai più forti di sopravvivere a dispetto dei più deboli, garantendo così a voi mortali di rinascere ogni volta più vigorosi e scaltri. Annientare il genere umano non è mai stato nelle mie intenzioni, va contro i miei interessi >>
<< Stai forse dicendo che Lucifer vuole questo? >> domandò il bardo sempre più confuso e stranito da quella situazione.
Non solo lei e il dio della guerra stavano iniziando a cooperare ma erano addirittura chiusi in una stanza, da soli, a parlare della mora. Anche solo immaginare che un giorno potesse accadere una cosa del genere, sembrava assurdo.
<< Quel demone sta tramando vendetta da quando Xena lo ha spedirlo negli Inferi al suo posto, dopo aver ucciso Mephistopheles ad Amphipolis >>
<< Quindi si sta servendo di lei ma con che fine? E soprattutto come ha potuto farla tornare in vita, riportando a galla il suo lato malvagio? >>
<< Ecco come si sentiva Xena all'inizio... >> borbottò Ares sottovoce credendo di non essere udito.
<< Come scusa? >>
<< Niente niente... è che fai davvero tante domande >>
<< E tu come fai a sapere... aspetta, te ne ha parlato lei? >>
<< Non proprio, diciamo che vi ho tenuto d'occhio >> ammise lui con finta innocenza.
A quelle parole, la poetessa sentì improvvisamente le guance andare a fuoco e i muscoli tendersi per la rabbia.
<< Ares, se solo tu... se solo tu... mentre noi... >> esclamò in evidente imbarazzo.
<< Tranquilla, non serve che ti agiti tanto >>
<< Per fortuna! Per un attimo ho creduto che tu... beh, hai capito... >>
<< Sarà capitato solo qualche volta... >>
<< Ares!! Giuro che io... se solo potessi, ti trafiggerei con uno dei miei sai!! >> sbottò nuovamente lei, ormai rossa in volto.
<< Devo dire che non ti facevo così... >>
<< Per tutti gli dei dell'Olimpo, sta zitto e concentriamoci su Lucifer! >>
<< Volevo soltanto dialogare po' >> disse la divinità fingendosi offeso. << Comunque... quell'essere infernale può riportare in vita i mortali sono nel caso in cui la loro anima non sia trapassata e a patto che essi accettino la sua offerta. Suppongo quindi che lei lo abbia fatto, pagandone il prezzo >> 
<< No, non può essere. Lucifer deve aver agito diversamente >> affermò il bardo con decisione.
<< Cosa te lo fa credere? Il fatto che Xena abbia deciso di sacrificarsi per quelle anime non significa che non possa aver cambiato idea >>
<< E perché mai? Non è da lei >>
Ares alzò un sopracciglio e la guardò dritta negli occhi.
<< Cosa?! No, è troppo. Anche per Xena >>
<< Solo due cose possono far vacillare la sua volontà: tu ed Eve >>
<< Quindi secondo te, lei avrebbe accettato di tornare in vita perdendo la sua umanità... per me?  >>
<< Evidentemente crede che tu sia in grado di tenerle testa e di farla tornare quella di prima >> rispose lui, lasciandola sempre più sconcertata.
<< Supponiamo che tu abbia ragione, cosa ne guadagnerebbe Lucifer? >>
<< Non lo so ma non sarà nulla di buono per noi >>
<< Ora che ci penso, ci era giunta voce della richiesta d'aiuto da parte di re Hanif mentre stavamo partendo per l'Oriente. Coincidenza vuole che Xena, tra tutti i posti in cui sarebbe potuta apparire, lo abbia fatto proprio qui. Non credo sia un caso >>
<< Siamo in Egitto, non mi stupirebbe se qui ci fosse qualcosa di magico o potente che ha attirato l'attenzione di quel demone al punto da decidere di usarla per appropriarsene >>
<< Proverò a fare qualche domanda in giro >> concluse l'amazzone.
<< Se scopri qualcosa, invoca il mio nome e verrò subito >>
<< Va bene ma sappi che ancora non so se posso fidarmi di te e che faccio tutto questo solo per lei >> puntualizzò lei.
<< Lo stiamo facendo entrambi. Un'ultima cosa... sta attenta >> 
Lasciando quell'ammonimento nell'aria, il dio della guerra svanì affidando a Gabrielle il compito più difficile: scoprire cosa si nascondesse in quelle terre misteriose.

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Capitolo 20
*** Nascosto tra le sabbie ***


La notte che seguì dopo l'incontro tra Gabrielle e Ares, per poco non finì in un'ecatombe.
Al calar delle tenebre infatti, il regno subì un nuovo e pesante attacco da parte dell'armata di Lucifer che riuscì a penetrare direttamente all'interno della città seminando morte e distruzione.
La reazione dell'esercito reale fu immediata e decisa ma solo la presenza della bionda sul campo di battaglia, riuscì a ribaltare le sorti dello scontro che ormai sembrava perso.
Per una frazione di secondo, all'amazzone era anche parso di vedere Xena tra la folla ma un'esplosione improvvisa le impedì di raggiungerla, finendo col farle perdere le sue tracce.
<< Tieni, metti questo impacco sulla ferita. Aiuterà a farla guarire prima >> disse ad una donna che aveva riportato una profonda ferita alla spalla.
<< Ti ringrazio >> rispose lei, accettando il medicamento offertole della poetessa che si aggirava tra i feriti dispensando aiuti e consigli.
Da quando i nemici erano stati faticosamente respinti, lei non aveva avuto un attimo di tregua e da ore ormai si stava prodigando per gestire la situazione insieme all'aiuto dei medici e di tutti coloro che volevano dare una mano.
<< Ehi Sharif... io devo fare una cosa. Prendi il mio posto >> esclamò, richiamando l'attenzione dell'uomo che si stava occupando del bendaggio di un suo sottoposto.
Non appena l'egiziano le fece un cenno d'assenso col capo, lei si diresse di tutta fretta a palazzo dove trovò i sovrani intenti a discutere animatamente con i sacerdoti, i quali, non appena la videro, si tacquero all'istante.
Qualcosa non andava, anche un fanciullo se ne sarebbe accorto e al bardo la cosa non sfuggì.
<< Se volete che continui ad aiutarvi, dovrete svuotare il sacco e dirmi tutto ciò che sapete. Ora basta con i segreti >> esordì andando dritta la punto.
La conversazione con il dio della guerra l'aveva portata a riflettere a lungo sulle reali intenzioni del Maligno e ormai era quasi certa che tutti gli accadimenti fossero collegati tra loro e che non fosse un caso se proprio quel regno, era sotto attacco.
Delle rapide occhiate si susseguirono tra i reali e la casta sacerdotale ma alla fine, re Hanif si fece avanti pronto a parlare.
<< Va bene >> disse solenne. << Ciò che sto per dirti è un segreto che viene custodito da centinaia di anni e che in pochi conoscono, solo noi della dinastia reale e i presenti, ne siamo a conoscenza. Tu sarai la prima persona a cui verrà rivelato perciò ti chiedo di tenerlo per te e di non parlarne con nessuno >>
<< Di cosa si tratta? >> chiese l'aedo impaziente.
<< Io e mia moglie Layla siamo i guardiani di un sigillo magico posto proprio sotto le fondamenta di questo palazzo e che permette l'entrata e l'uscita da quelli che voi chiamate Inferi. Il nostro compito è quello di impedire che venga scovato e di custodire la chiave che ne consente l'apertura >>
<< Eravate a conoscenza di un'informazione così importante fin dall'inizio e me l'avete tenuta nascosta?! >> sbottò Gabrielle sentendosi presa in giro.
<< Non potevamo dirtelo, non finché non fosse stato davvero necessario. Come ho detto, è un segreto millenario >>
La bionda era sconvolta.
Apprendere quelle informazioni non solo aveva dato un senso a quegli attacchi ma faceva intuire con abbastanza accuratezza il piano del demone.
<< Lucifer vuole raggiungere il sigillo per poterlo aprire e far fuoriuscire il suo esercito di dannati in modo da sottomettere i mortali al suo volere. Se ci riuscisse, per tutti noi sarebbe la fine >> sancì, dando voce a quei pensieri che fino a poco prima erano confusi e sconclusionati mentre ora definivano un quadro chiaro della situazione.
<< Temo tu abbia ragione >> disse il faraone.
<< Dov'è la chiave? Quella per aprire il sigillo intendo. Bisogna impedire a tutti i costi che cada nelle mani sbagliate >>
<< È proprio davanti a te, Gabrielle >>
Lei si guardò attorno cercando con lo sguardo qualsiasi cosa che potesse nascondere un oggetto così piccolo ma ad un tratto, la regina Layla si voltò di spalle abbassandosi le vesti e ciò che l'amazzone vide, non fu altro che l'ennesima rivelazione sconcertante di quel giorno.
Sulla schiena della sovrana infatti, erano impresse lunghe file di geroglifici e di simboli magici che ne riempivano il corpo dalle spalle fino al bacino.
<< Sono io la chiave >>
Un silenzio tombale calò nel grande salone.
<< Il sangue di mia moglie è ciò che consente di aprire il sigillo, anche solo una goccia versata sopra di esso è sufficiente per riuscirci >> spiegò il re.
<< È tutto? >> chiese il bardo non sapendo più che aspettarsi.
<< Visto che ora sai del grande compito che ci spetta e del rischio che l'umanità corre, ti farò accompagnare all'ubicazione esatta del sigillo così che tu sappia dove andare nel caso in cui... beh speriamo di no >> si limitò a dire il sovrano.
E così fu.
L'aedo venne condotta sotto le fondamenta del palazzo, lungo stretti corridoi finemente decorati e condotti irti di trappole di cui il gran sacerdote ne spiegò il meccanismo, fino ad arrivare in quello che era probabilmente il punto più in basso dell'intera struttura.
<< Siamo arrivati >> annunciò l'uomo precedendola.
Un'ultima svolta e un ampio spazio ricavato dalla terra stessa, si distese davanti ai loro occhi.
<< Dov'è? >> chiese Gabrielle.
<< È lì in fondo >> rispose lui, improvvisamente teso e timoroso.
Lei puntò la fiaccola nella direzione indicatale dall'egiziano e dopo qualche passo, il sigillo le fu davanti.
Dal suolo infatti, emergeva un enorme simbolo composto da un triangolo rovesciato con altre due linee al suo intento e la lettera latina V in basso.
La bionda non aveva mia visto nulla di simile in tutta la sua vita ma non appena vi posò lo sguardo sopra, una paura ancestrale si risvegliò in lei facendola indietreggiare. Non era qualcosa di razionale ma bensì una sensazione di pericolo imminente che spingeva il suo istinto a farla allontanare il più possibile da quel luogo.
<< Andiamocene, per oggi ho visto abbastanza >> esclamò, ignara del fatto che nel frattempo sotto di lei, un'orda di dannati si stava agitando in attesa del momento in cui avrebbero potuto rimettere piede sulla Terra.

Note dell'autrice: Ciao a tutti ed ecco a voi il nuovo capitolo! Intanto grazie se siete arrivati a leggere fin qui e con l'occasione, vi rubo solo pochi secondi per fare alcune precisazioni. Com'è risaputo, la serie TV presenta degli anacronismi storici, in un mix di religioni, miti e leggende, ragion per cui questa fan fiction continuerà con lo stresso approccio.
In questo caso infatti, la rappresentazione usata per identificare il sigillo non è frutto della mia fantasia ma bensì un simbolo esoterico legato all'occulto e alla magia nera.
Andando avanti nella storia, ove ricapitasse l'introduzione di elementi o temi similari a questo, continuerò a specificarlo dando, nel caso in cui sarà necessario, delle informazioni a riguardo.
Che altro dire... fatemi sapere che ne pensate e alla prossima!

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Capitolo 21
*** 666 ***


Stesa sul suo letto, Gabrielle si stava muovendo nel sonno rigirandosi da un fianco all'altro.
<< No, non farlo... Xena, ti prego... >> borbottò ad un tratto.
Uno scatto.
Un altro ancora.
<< NOOOOO! >> gridò infine, svegliandosi di soprassalto.
L'amazzone si mise a sedere sul letto, col il cuore che le batteva frenetico nel petto e la fronte imperlata di sudore.
"Un altro incubo..." pensò mentre cercava di calmarsi respirando profondamente.
Non era il primo che faceva, da quando aveva visto il sigillo del Maligno era diventata una spiacevole consuetudine, al punto da iniziare a chiedersi se quei sogni non fossero delle premonizioni come quelle che Xena ebbe prima della loro morte per crocefissione.

"Sei sicura che stavo morendo? Xena, gli dei sanno che sono stata legata a una croce prima. Mi hai aiutata allora. Cosa ti fa pensare che questa visione sia diversa?"
"Era così reale... il modo in cui apparivi... la montagna sullo sfondo... è vero o potrebbe esserlo"
"Beh io non voglio crederlo"

"Buffo pensare al destino. Non puoi ignorarlo, non ti puoi affidare a lui. Alti te ne ha promesso uno, giusto?"
"Dovevo diventare il Distruttore delle Nazioni. È buffo pensare come io fossi proiettata verso le sue promesse e ognuna è finita in una tragedia. Forse è per questo che temo così tanto questa profezia"
"Una profezia? Xena, nessuno ha detto niente di una profezia. Forse è un avvertimento, un segno, una guida. La verità è che non lo sai"

A quel tempo si era rifiutata categoricamente di credere in certi presagi ma dopo tutte le cose fuori dall'ordinario che aveva visto e vissuto, non poteva semplicemente chiudere gli occhi e far finta di nulla dinanzi la possibilità che quegli incubi la stessero avvertendo sull'imminente futuro, ragion per cui li avrebbe analizzati con calma, cercando un modo per far sì che non si avverassero.
Ormai privata del sonno, la poetessa decise quindi di alzarsi e di avvicinarsi alla finestra, sperando che un po' d'aria fresca riuscisse a dissipare almeno temporaneamente quei pensieri e quel senso di angoscia che l'opprimeva ogni qualvolta si svegliava in quel modo.
Attorno a sé regnava la quiete, cosa rara in quel luogo sempre così chiassoso e il cielo era talmente limpido da far sembrare le stelle dei diamanti.
<< Salve Gabrielle >>
Preso completamente alla sprovvista, il bardo si voltò fulmineo rimanendo letteralmente senza fiato.
<< Xena... >> riuscì soltanto a dire, incredulo nel vedere la sua compagna.
<< Dovrebbero stare più attenti da queste parti, la sorveglianza lascia alquanto a desiderare... >>
<< Che ci fai qui? >> chiese l'aedo, spezzata in due dalle sensazioni che provava.
Se da un lato avrebbe solo voluto andare incontro alla guerriera ed abbracciarla, dall'altro la sua razionalità le aveva appena fatto notare di essere disarmata. I sai infatti, erano dal capo opposto del suo alloggio insieme ai suoi calzari, più vicini alla mora che a lei mentre il chakram era nascosto sotto al cuscino e provare a raggiungerlo con un balzo, sarebbe stata una mossa troppo avventata e potenzialmente controproducente.
<< Mi stavo annoiando e così ho pensato di venirti a trovare in onore dei vecchi tempi >> rispose la warlord con aria beffarda, avvicinandosi di più a lei.
<< Vecchi tempi di cui non sembra più importarti però >>
<< E a cui tu ti aggrappi con ostinazione invece >>
<< Perchè ti sei introdotta nelle mie stanze? Se avessi voluto uccidermi, lo avresti già fatto quindi deduco che tu abbia altre intenzioni >>
Rimanendo in silenzio, la trace superò la bionda ed andò ad appoggiarsi al muro, iniziando a fissare la città ancora assopita ma soprattutto ignara del pericolo che stava correndo.
<< Non provocarmi, potrei sempre cambiare idea >> disse infine.
<< Come hai fatto quando hai accettato l'offerta di Lucifer? Xena, hai davvero barattato la tua umanità solo per poter tornare da me? >>
La donna distolse lo sguardo dal paesaggio circostante e lo diresse verso Gabrielle che la stava fissando a sua volta.
<< Presuntuoso pensarlo da parte tua >>
<< È così? >>
L'aria era elettrica, sarebbe bastata anche solo una parola fuori posto o di troppo per accendere la discussione ed arrivare nuovamente ad uno scontro tra le due.
<< Non so di cosa tu stia parlando >>
<< Xena, quando ti ho detto che non ti importava nulla di me, non lo pensavo davvero. Ero arrabbiata per il cammino che il fato ci aveva designato ed egoisticamente mi sono concentrata su ciò che provavo senza pensare anche ai tuoi sentimenti... >>
<< Sta zitta >> esclamò la guerriera improvvisamente nervosa.
<< Xena, ti chiedo scusa... non ho mai dubitato di te e di ciò che ci lega >>
<< Zitta ho detto! >> ripeté l'altra. << AAARGH! >>
La mora inarcò improvvisamente la schiena in maniera del tutto innaturale, finendo poi in ginocchio con la testa a ciondoloni piegata in avanti.
<< Xena! >>
L'amazzone, che aveva assistito con orrore alla scena, le fu subito accanto sostenendola per le spalle.
<< Come stai?! Che cos'era quella cosa?! >>
<< Non è nulla, lasciami! >> ribatté secca la warlord, spingendole via le mani e rimettendosi in piedi.
<< Xena per tutti gli dei dell'Olimpo, smettila e dimmi che cos'è successo! >>
Mossa da un impeto di coraggio, la poetessa si sollevò da terra e le afferrò il polso, costringendola a fermarsi e a guardarla.
<< Mollami! >> le ordinò la trace guardandola negli occhi.
<< No! >> ribadì lei serrando ancora di più la presa.

"Xena..."
"Gabrielle"
"Avevo sognato che saresti venuta per me"
"È come se anch'io fossi vissuta in un sogno. Avevo dimenticato tutto ma anche se non ti ricordavo, sentivo la tua presenza e sapevo che non sarei mai stata completa fino a quando quelle ombre non fossero state portate alla luce"

<< AAARGH >> urlò di nuovo Xena. << Il collo... brucia ovunque... >>
<< Lascia che dia un'occhiata ok? Sta ferma! >> esclamò il bardo provando a calmare la sua amata che non smetteva di contorcersi per il dolore.
L'aedo le scostò i capelli, cercando freneticamente la fonte di quella sofferenza tanto forte quanto inspiegabile ma fu solo quando le sollevò meglio la chioma che notò un numero marchiato sulla sua pelle, tanto arrossata e rovente da farlo sembrare appena impresso da un tizzone ardente.
<< Xena che cosa significa 666?! >> chiese scioccata.
<< Non è nulla, devo andarmene... devo stare lontana da te >>
<< Aspetta non... >>
Con una spinta, la guerriera scansò la bionda e saltò giù dalla finestra.
<< Xenaaaaaa >> chiamò quest'ultima.
Lei però, era già sparita nel buio della notte portando con sé il mistero di quel numero e del perchè si fosse spinta fin lì, sfidando la sorte solo per vedere Gabrielle.

Note dell'autrice: Come precedentemente annunciato, anche in questo capitolo è stato usato un elemento o meglio un numero ben noto agli amanti dell'occulto e/o del simbolismo religioso.
Continuare in questa direzione sarà tutt'altro che facile ma è stata una scelta narrativa dettata dalla voglia di riprendere qualcosa di già presente nella serie e svilupparlo ulteriormente in quello che in questa fan fiction, rappresenta il post FIN.
Come sempre spero che continuerete a seguirmi e... alla prossima!

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Capitolo 22
*** Due è meglio di uno ***


<< Ares! Aphrodite!! >> urlò Gabrielle.
Xena era appena scappata via e l'amazzone sentiva di non aver tempo da perdere. Aveva bisogno di risposte e le voleva subito.
Prima un lampo di luce blu, poi un luccichio dorato e le due divinità, rispettivamente della guerra e dell'amore, apparirono di fronte a lei.
<< Come ti avevo promesso, eccomi qui >> esclamò Ares. << Ehi ma che ci fa lei qui? >>
<< Potrei fare la stessa domanda, fratellino... >> ribattè Aphrodite incrociando le braccia al petto.
<< Ehi ehi, non litigate. Ho bisogno del vostro aiuto... di quello di entrambi >> precisò la poetessa cercando di far cessare quel battibecco familiare.
<< Mh va bene ma io ero più che sufficiente. Da quando voi due siete diventati amici? >> domandò la dea guardando prima la donna e poi il fratello.
Lei era infatti a conoscenza del fatto che i due si erano contesi a lungo la guerriera di Amphipolis, ragion per cui quell'alleanza le sembrava davvero troppo insolita.
<< Preoccupata che ti rubi l'amichetta, sorellina? >> la punzecchiò lui, sapendo della simpatia che nutriva per il bardo.
<< Smettetela di fare i bambini, nessuno ruberà nulla a nessuno... tantomeno tu >> chiarì esasperata l'aedo.
<< Hai visto? Preferisce me >> esultò Aphrodite facendo una linguaccia.
<< Possiamo fare le persone serie per un attimo? Per favore... >> chiese, anzi supplicò, Gabrielle ormai al limite della sopportazione. In altre circostanze avrebbe riso di fronte a quel siparietto ma in quel momento le risultava difficile se non impossibile farlo.
<< Hai scoperto qualcosa? >> le chiese infine il dio, capendo che doveva esserci una ragione valida ed importante se era arrivata al punto di chiamare sia lui che la sorella.
<< Più di qualcosa in verità. Lucifer vuole aprire un sigillo posto sotto le fondamenta di questo palazzo, che altro non è che una specie di collegamento tra Inferi e Terra >>
<< È terribile! >> esclamò la dea.
<< Per una volta, ha ragione lei. Se coloro che sono stati relegati lì riuscissero ad uscire, il dominio di quella creatura demoniaca sarebbe cosa certa. Nessun mortale sarebbe più al sicuro >> sentenziò Ares.
<< C'è di più. Ho rivisto Xena o meglio, lei è venuta fin qui... >>
<< Racconta! È successo qualcosa fra voi due?! L'hai baciata di nuovo? >> chiese entusiasta Aphrodite.
Dopo il primo incontro con la mora, l'amazzone aveva tenuto fede alla parola data all'amica e le aveva raccontato tutto ciò che era avvenuto. Quest'ultima ovviamente non si focalizzò tanto sulla parte negativa della storia ma bensì sul contatto ravvicinato che le due donne avevano avuto e dal modo in cui il dio rivolse gli occhi al cielo, fu chiaro che lei gli aveva spifferato tutto.
<< No, non è successo nulla. Piuttosto, sapete qualcosa sul numero 666? >>
<< 666? Perché? >> chiesero in coro i figli di Zeus.
Per quanto fossero opposte sotto ogni punto di vista, in quel momento, le due divinità apparivano estremamente simili; stesso sopracciglio sollevato, stessa incredulità nelle loro espressioni e soprattutto stessa apprensione nel loro sguardo.
<< Xena ce l'ha impresso sul collo. Sembrava quasi... >>
<< Un marchio >> esclamò Ares anticipandola.
<< Esatto... >>
<< E lo è. Secondo gli antichi e le leggende, quel numero rappresenta il male assoluto >>
<< Ma perché Xena ce l'ha sul collo? Non capisco >>
<< Gabby come hai fatto a vederlo? Lei non è mai stata un tipo facile da avvicinare, figuriamoci ora che ha un pessimo carattere... >> domandò la dea perplessa.
<< Stavamo parlando e ad un tratto è stata colta da... non saprei nemmeno come definirlo onestamente, dire dolore è riduttivo. Ha fatto resistenza ma alla fine sono riuscita ad avvicinarla per il tempo necessario ad accorgermi di quella cosa impressa sulla sua pelle >>
<< Gabrielle, non per farmi gli affari vostri ma cosa vi stavate dicendo esattamente? >> chiese il dio pensieroso.
<< Beh... io... è proprio necessario che lo dica? >>
<< Si! >>
<< E va bene! Quando ancora ero in viaggio per venire qui, io e Xena abbiamo litigato... l'ho accusata di non tenere abbastanza a me, al nostro legame e di non essersi preoccupata di come mi sarei sentita una volta che lei se ne fosse andata... mi stavo scusando per questo >>
<< È tutto così... >>
<< Romantico... >> esclamò Aphrodite sospirando.
<< Stavo per dire "sdolcinato" >>
A causa di quelle parole, un sonoro schiaffo lo colpì sul braccio.
<< Ahia! Perché lo hai fatto? >>
<< Non capisci proprio nulla sull'amore >> lo ammonì lei.
<< Non ne saprò molto su sentimenti e relazioni ma forse ho capito perché Xena ha quel marchio >>
<< Sentiamo >> lo incalzò la poetessa.
<< Il marchio reagisce in qualche modo... a te >>
<< Che intendi? >>
<< Lucifer non ha solo fatto riemergere il lato oscuro di Xena ma l'ha privata della ragione per la quale, nonostante tutte le difficoltà, è rimasta sulla retta via... >>
<< Ma lei si ricorda di me >>
<< Se la sua mente è stata plasmata, Xena potrebbe ricordare solo quello che quel dannato demone ha voluto che lei ricordasse. Questo spiegherebbe il perché ti veda una nemica e non per ciò che sei davvero per lei. >> spiegò Ares. << Credo che quel marchio sia un modo per controllarla e tenerla a freno ma se si è spinta fin qui solo per vederti, evidentemente qualcosa non sta andando come previsto... >>
<< Sembrava confusa in effetti... >> constatò il bardo, ripensando all'atteggiamento della mora, tanto aggressiva ed irosa durante il loro primo incontro, quanto sulla difensiva ma non intenzionata a cercare lo scontro fisico, nell'ultimo.
<< E se quel bacio che le hai dato, avesse risvegliato qualcosa in lei? Forse c'è ancora speranza! >> esultò la dea con il suo solito ottimismo.
<< Si ma come possiamo liberarla dall'influenza di Lucifer? >>
<< Io un'idea ce l'avrei ma so che non ti piacerà >> esclamò il dio.
<< Oh no. No, no, no. Non starai pensando a...? È fuori discussione! >>
<< Se conosci qualcun altro in grado di farlo... prego, sono tutto orecchi >>
L'aedo rifletté per qualche istante cercando una possibile alternativa ma non le venne in mente nulla, neppure un nome.
<< È troppo pericoloso, Xena mi ucciderebbe se qualcosa andasse storto >>
<< Ma lei non è qui. La decisione spetta a te, Gabrielle e non solo come sua partner ma anche come madre >> ribatté lui con decisione.
La donna sentì di camminare su un terreno irto di spine che al primo passo falso l'avrebbero punta fatalmente ma non era l'unica a sentirsi in quel modo perché qualcun altro, oltre le dune di sabbia di quel deserto, stava avendo le sue stesse sensazioni.

Note dell'autrice: Come già spiegato in questo capitolo, il simbolismo usato come marchio per Xena è il numero "666", cifra apparsa nel libro dell'Apocalisse di S. Giovanni (paragrafo 13, verso 18): "Chi ha intendimento conti il numero della Bestia poiché è numero d'uomo e il suo numero è 666", che si riferisce appunto al Maligno.

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Capitolo 23
*** Rebus ***


La warlord entrò di fretta nella tua tenda, certa che nessuno avesse notato la sua assenza e quella fuga notturna dall'accampamento.
Decidere di penetrare nel cuore della notte nelle sue stanze, era stata una decisione sciocca di cui ancora non si capacitava; un attimo prima stava levigando la sua spada e l'attimo dopo stava scalando la cinta muraria per arrivare a lei.
Il processo mentale che c'era stato nel mezzo delle due cose e che l'aveva portata a compiere un'azione del genere, le era ancora inspiegabile o meglio, lo conosceva ma era privo di logica.
Aveva un ruolo, un compito e numerose ragioni per cui ignorare quella voce interiore che continuava a sussurrargli una storia diversa da quella che la sua memoria ricordava ma stava diventando sempre più difficile farlo, al punto che più di una volta si era abbandonata a quelle sensazioni solo per vedere dove esse l'avrebbero condotta.
La sua percezione di sé e della sua esistenza era sempre più confusa e contraddittoria e forse era stato proprio questo a spingerla ad andare da colei che le era antagonista ma allo stesso tempo, parte di quel passato che continuava ad esserle inaccessibile.
Restando a debita distanza, Xena aveva osservato il bardo dormire e pronunciare più volte il suo nome nel sonno, ritrovandosi poi a doversi nascondere frettolosamente quando quest'ultimo si svegliò di soprassalto in preda ad un incubo.
A quel punto, decidere se rivelare o meno la sua presenza, divenne un vero e proprio cruccio per lei, divisa com'era tra i suoi doveri di comandante al servizio del Maligno e la voglia di scoprire cosa ci fosse oltre quel muro contro cui sbatteva ogni qualvolta provava ad andare più a fondo nei suoi ricordi; alla fine, fu la sua sete di conoscenza a prevalere ma trovarsi davanti a Gabrielle fu tutt'altro che semplice.
Tutun. Tutun. Tutun.
Per quanto provasse a negarlo a se stessa, il suo corpo reagiva istintivamente alla sua presenza. Il battito cardiaco, di solito regolare e costante, aveva infatti iniziato ad accelerare bruscamente non appena la vide mentre lo stomaco, le diede subito una strana sensazione di vuoto e formicolio che non aveva nulla a che vedere con qualche problema fisico.
L'aveva anche guardata, anzi squadrata da capo a piedi con una certa insistenza ma fortunatamente lei non sembrò accorgersene, troppo confusa nel vederla lì per cogliere le occhiate che le stava lanciando.
Ai suoi occhi infatti, provare attrazione per un nemico soprattutto nel caso in cui si trattasse di una giovane donna di indubbia bellezza, non era una cosa così grave ma lo stesso non poteva dire sull'aver lasciato che la poetessa stabilisse un contratto emotivo con lei.
La guerriera si era spinta a tanto guidata solo dall'istinto che le diceva di doversi avvicinare a lei se avesse voluto trovare le risposte ai suoi quesiti ma la conversazione che ebbero, finì con l'innescare una reazione a catena del tutto imprevista, culminata in quel dolore inumano che non aveva mai provato in un'intera vita di battaglie e scontri mortali.
Ed era successo per ben due volte.
La prima dopo che l'aedo si era scusata per qualcosa di cui la mora nemmeno si ricordava e la seconda, dopo che lei l'aveva afferrata per un polso nel tentativo di ottenere delle spiegazioni per quanto era appena successo.
La warlord ripensò alla determinazione nel suo sguardo, alla preoccupazione che riuscì a leggere nei suoi occhi e al modo in cui lei si arrese al volere dell'amazzone, permettendole di aiutarla a capire cosa le stesse succedendo e quale fosse l'origine di quella pena.
Il perché le avesse fatto una tale concessione, sarebbe stato qualcosa su cui avrebbe dovuto riflettere ma Xena decise di ignorare temporaneamente la cosa, ormai totalmente assorta in quel rebus che sembrava essersi trasformata la sua esistenza.
"666" pensò, ricordando ciò che disse il bardo e l'espressione sorpresa con la quale la guardò dopo aver trovato quel numero impresso sulla sua pelle.
Forse avrebbe dovuto dubitare delle sue parole ma qualcosa le diceva che non c'era ragione per cui avrebbe dovuto mentire su una cosa così strampalata ed effettivamente, da quando era tornata in vita, quella zona del suo corpo emanava sempre una sorta di calore che le recava spesso fastidio.
La guerriera, sempre più assetata di sapere, prese quindi la sua spada e la posizionò dietro il capo, cercando di direzionare l'arma come se fosse uno specchio. Impiegò qualche secondo per trovare la giusta angolazione ma alla fine, la sua ostinazione venne premiata.
Proprio come aveva detto Gabrielle, sul suo collo campeggiava un marchio simile a quello che veniva fatto sul bestiame con la cifra 666. Riceverlo non era certo una procedura indolore o qualcosa di cui ci si poteva non accorgere ma lei non aveva memoria né di come né di quando le fosse stato fatto.
"Non stava mentendo" si ritrovò ad ammettere, riponendo l'arma nel fodero.
L'idea di essere stata marchiata come un animale non le piaceva per niente ma ancor meno le piaceva il fatto di non sapere il reale potere di quel simbolo e soprattutto se c'era anche solo una remota possibilità che la donna potesse avere ragione anche su tutto il resto.
Quando si erano viste la prima volta, la poetessa le aveva chiesto insistentemente di ricordare cosa le avesse fatto Lucifer perché convinta che ci fosse qualcosa di sbagliato in lei, qualcosa che rappresentava l'unica spiegazione possibile per ciò che stava facendo e alla luce di quanto scoperto quel giorno, le sue parole sembravano iniziare ad avere un senso o perlomeno a non sembrare solamente i vaneggiamenti di un'amante disperata che si sarebbe convinta di qualsiasi cosa piuttosto di guardare in faccia la realtà.
"Perchè le sto dando così tanta importanza? Perché lei riesce a fare breccia in me? Perché mi fa sentire... così?"
La mora sentiva di aver bisogno di schiarirsi le idee o meglio ancora, di dar tregua alla sua mente che non aveva mai spesso di lavorare dopo quel breve e meraviglioso bacio e decise quindi di dirigersi verso il lago poco distante, ricordando come fin da fanciulla era solita andare vicino agli specchi d'acqua immersi nella natura per trovare pace e serenità quando qualcosa la turbava oppure litigava con sua madre Cyrene.
Ferma sulla riva, stava guardando la sua immagine riflessa quando ad un tratto, essa iniziò ad incresparsi in maniera innaturale, trasformandosi in qualcosa di completamente diverso.
<< Ma cosa... >> disse aggrottando la fronte.
<< Salve Xena >>

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Capitolo 24
*** Scambio d'identità ***


Il demone, il cui volto era riflesso sulla superficie del lago, stava guardando Xena con fare minaccioso e sguardo torvo.
<< Salve a te, Lucifer. A cosa devo questo onore? >>
La guerriera, per quanto incredula e sconcertata per tale stranezza, capì immediatamente che quella visita a sorpresa non preannunciava nulla di buono e così decise di stare al gioco.
<< Volevo... come posso dire... accertarmi che le cose procedessero come stabilito, ecco. A volte basta poco per smarrire la via... >>
<< Apprezzo l'interesse ma ho un buon senso dell'orientamento, non mi perderò >> ironizzò lei.
<< È rassicurante sentirtelo dire perchè sai, nel momento stesso in cui ti ho riportata in vita, sei diventata una mia creatura e ora io sono dentro di te. Ogni tuo pensiero, ogni tua emozione, ogni minima variazione del tuo essere... io posso sentire tutto... >>
Improvvisamente allarmata per quella rivelazione, la donna si zittì di colpo, cogliendo quella che sembrava a tutti gli effetti un'allusione ai tormenti e ai dubbi che ormai da tempo soggiornavano in lei, ottenebrandone la mente.
<< Qualcosa non va? Mi sembri turbata... >> chiese il re degli Inferi incalzante.
<< No, assolutamente. Tutto procede secondo i piani... >>
La mora stava spudoratamente e consapevolmente mentendo ma doveva prendere tempo perché o le parole di Lucifer erano solo un abile trucchetto per metterla sotto pressione e verificarne la lealtà oppure stava dicendo la verità ed era davvero in grado di percepire le sue emozioni. In quest'ultimo caso, ben presto si sarebbe ritrovata in guai seri e il non poter prevedere quali sarebbero state le conseguenze di quella menzogna, non faceva altro che mettere in luce la criticità di quella situazione.
<< E che mi dici di Gabrielle? >>
Tutun. Tutun. Tutun.
Al solo sentir pronunciare il nome dell'amazzone, il battito del cuore della warlord accelerò, iniziando a galopparle nel petto.
<< Si sta frapponendo tra noi e la conquista di Het Nesut ma è solo questione di tempo, la città cadrà sotto i nostri attacchi >>
Tutun. Tutun. Tutun. Tutun.
"Maledizione... se continuerò così, rischio che Lucifer mi scopra anche senza sentire le mie sensazioni" pensò, cercando di controllare il respiro e tutti quei piccoli segnali del suo corpo che potevano far trapelare il suo reale stato d'animo. Le ci volle qualche secondo per ritrovare la calma ma pian piano, sentì il suo fisico rilassarsi e le palpitazioni cessare.
"Ho corso un bel rischio..."
Ma poi arrivò.
Quel dolore insopportabile, quel bruciore che partiva dal collo e si irradiava in ogni angolo del suo corpo, trasformando il suo stesso sangue in lava vulcanica.
<< AAARGH >> urlò in preda agli spasmi.
<< Non prenderti gioco di me sgualdrina! So cos'hai fatto, so che ti stai ponendo più domande di quante dovresti fartene e soprattutto che sei andata da lei. Pensavi davvero che non ti avrei tenuta d'occhio? Tu obbedirai ai miei ordini! >>
<< C-che cosa mi stai f-facendo? >> balbettò Xena.
<< Prima di riportarti in vita ho lasciato un marchio, il mio marchio, su di te... vedilo come un piccolo regalo, un modo per ricordarti a chi appartieni e tenere a freno il tuo spirito ribelle evitando così che tu possa finire in situazioni spiacevoli... >>
<< AAARGH >>
<<< Fa male vero? Credimi, vederti così mi spezza il cuore ma devo farlo... lo faccio per te, capisci? Per non farti ricadere in brutte, anzi pessime abitudini >>
<< N-non sapevo ne avessi uno... >>
<< Io invece non credevo fossi così stupida. Perché sei andata da Gabrielle? Dimmelo Xena! Avanti! >> tuonò il Maligno aumentando l'effetto del marchio. << Ho limitato i tuoi ricordi e plasmato la tua percezione della realtà, ho ridato forza alla tua oscurità fondendola con la mia essenza malefica ma nonostante tutto, una parte di te non ha mai ceduto totalmente al mio controllo e ti ha portata nuovamente da lei... perché?! Cosa la rende più potente di me?! >>
Se da un lato c'era il demone, più infuriato e collerico che mai per non essere riuscito ad estirpare del tutto Gabrielle dal cuore di colei che avrebbe dovuto ubbidirgli, dall'altro c'era la trace atterrita dal dolore inflittale dall'ex arcangelo ma soprattutto dalla consapevolezza improvvisa e sempre più forte che la bionda aveva sempre avuto ragione.
Era tornata dal regno dei morti, sbagliata.
Una parte di sé era bloccata da quel marchio demoniaco e tutto ciò che sapeva o credeva di sapere, non era altro che una memoria forgiata dal re degli Inferi che l'aveva trasformata in un guscio vuoto, riempito con esperienze e ricordi a lui più congeniali per raggiungere i suoi scopi. Lui la stava usando.

"È così bello tornare a casa"
"Tornare a casa in più di un senso. Grazie Gabrielle"
"Per cosa?"
"Per aver indicato alla vecchia me stessa, la strada del ritorno"
"È stato un piacere. Davvero l'ho fatto?"
"In quel momento non ci ho pensato ma quando ho chiesto un segno per mostrarmi che stavo facendo la cosa giusta, sei apparsa tu"

<< Arrenditi Xena, diventa il mio braccio destro e insieme conquisteremo non solo queste terre ma il mondo intero. Amore e compassione rendono deboli e tu lo sai! Hai combattuto, sei morta per il Bene Superiore e cos'è cambiato? Nulla! Guerre, ingiustizie e prepotenze non sono cessate e non cesseranno mai! MAI! >>
<< N-no... >>
<< Come osi?! Noi abbiamo un patto e tu lo onorerai... in un modo o nell'altro! >>
<< Preferisco uccidermi con la mia stessa spada piuttosto che servirti ancora >> ribattè lei, preparandosi a subire le conseguenze della sua insubordinazione.
Ma il Maligno invece rise.
Una risata rauca e sguaiata da far venire i brividi.
<< Nessuna persona prima di te era mai riuscita a risvegliare la propria coscienza sotto l'effetto del mio potere ma è stata una mia leggerezza, avrei dovuto prevedere che con te questo genere di sistemi non avrebbero funzionato... tu sei speciale... >>
<< E-esci dalla mia testa maledetto! >>
<< Farò di meglio >>
<< Se solo... se solo ti azzardi a farle del male... giuro che... >>
<< Tu che cosa, eh? La tua devozione per quella biondina è ammirevole, dico sul serio e devo complimentarmi con te per essere arrivata così vicina dal liberarti dalla mia influenza da costringermi ad intervenire ma adesso basta. Se non posso controllarti, prenderò il tuo posto >>
<< Sei un pazzo se pensi che te lo permetterò... >>
<< Credi davvero di potermelo impedire? >> chiese lui canzonatorio. << Saluterò Gabrielle da parte tua e non preoccuparti, in nome della nostra amicizia, non la farò soffrire troppo quando la ucciderò >>
<< Lucifer!!! No! >>
Sotto l'influsso di una forza soprannaturale, Xena venne sollevata da terra ed avvolta da una fitta nebbia oscura che la tenne prigioniera per alcuni interminabili secondi finché ad un tratto, essa si dissipò, rilasciandola.
Lei si stiracchiò, tendendo i muscoli della braccia e serrando i pugni come se si fosse appena svegliata dopo un lungo sonno ed infine, sorrise.
<< Questa forza... questo potenza... il mondo si inchinerà al mio cospetto!!! >>

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Capitolo 25
*** Riconciliazione ***


Gabrielle era nervosa.
"Dov'è finita? Che ci sia stato qualche problema?" si chiese andando avanti e indietro per la sua stanza.
Erano trascorse alcune ore da quando Aphrodite era svanita mettendosi al lavoro e quell'attesa stava iniziando ad essere snervante.
"Forse avrei dovuto accettare l'aiuto di Ares... no, che sto dicendo! Ha già fatto fin troppo quando io e Xena non c'eravamo" pensò, scacciando immediatamente quel dubbio.
L'amazzone si fidava della dea e l'idea che fosse lei ad occuparsi di quella faccenda, la faceva stare più tranquilla dal punto di vista umano ma doveva riconoscere che non era esattamente tagliata per certe cose e il rischio che potesse finire in qualche pasticcio era davvero alto.
Ad un tratto però, un luccichio improvviso catturò la sua attenzione.
<< Lo so, lo so... ci ho messo un po' ma eccoci qua!! >> esclamò entusiasta la prorompente divinità.
Il bardo guardò la figura dietro ad essa farsi avanti e i suoi occhi si colmarono di lacrime.
<< Eve... >>
La fanciulla la fissò per un istante e poi le andò incontro abbracciandola forte.
<< Gabrielle... è bello rivederti, mi sei mancata... >>
<< Anche tu, non puoi immaginare quanto >>
Le due rimasero così per un po', felici di essersi ritrovate dopo tanto tempo e fu solo quando sciolsero l'abbraccio che la messaggera di Eli si guardò attorno confusa, cercando con lo sguardo colei che più di tutti si aspettava di trovare lì.
<< Eve devo dirti una cosa... >> esordì la bionda capendo che il momento tanto temuto era arrivato.
<< Com'è successo? >> la interruppe bruscamente l'altra, consapevole del fatto che la sua assenza poteva essere giustificata solo in un modo.
<< Ha dato la sua vita per liberare migliaia di anime rese prigioniere da un demone chiamato Yodoshi. Per poterlo combattere è dovuta morire >>
L'aedo evitò volutamente di scendere nei dettagli.
Il ricordo del corpo della sua compagna barbaramente decapitato era un'immagine che ancora la tormentava e l'ultima cosa che voleva, era far provare la stessa pena alla giovane visto che già la sola notizia della morte della madre, era qualcosa difficile da accettare.
La figlia della Principessa Guerriera scoppiò a piangere.
<< Avrei dovuto dirle più spesso che le volevo bene... se solo fossi rimasta con voi, avrei almeno potuto dirle addio >> singhiozzò.
<< Ehi, no >> disse la poetessa stringendola di nuovo a sé mentre le accarezzava i capelli amorevolmente. << Lei lo sapeva... lo sa... che le vuoi bene >> le sussurrò dolcemente.
Per Gabrielle, tenere la pacifista tra le braccia era qualcosa di meraviglioso quanto strano.
Erano trascorsi più di cinque lustri dalla sua nascita ma ai suoi occhi e a quelli di Xena, la sua crescita era stata breve e veloce quanto il battito d'ali di una farfalla.
L'aveva cullata decine di volte durante le notti in cui aveva fatto i capricci per addormentarsi, leggendole qualche sua pergamena oppure raccontandole le gesta dei grandi eroi ma la bimba di allora, era cresciuta diventando una donna e lei non poté fare a meno di rammaricarsi per non esserci stata.
<< E tu? >>
<< E io cosa Eve? Non capisco >> chiese l'amazzone, allontanandola in modo da poterla guardare in volto.
<< Tu... lo sai? >>
A quella domanda, il bardo sorrise.
<< In questo momento sei tale e quale a tua madre. Non è mai stata una gran chiacchierona quando si trattava di sentimenti... non che lo fosse in generale, ovvio >>
Adesso a sorridere era la fanciulla, quel ricordo era riuscito a scaldarle il cuore.
<< È solo che non ne abbiamo mai parlato, io e te intendo... avrei tanto voluto farlo ma ogni volta che ci provavo, il coraggio veniva meno e ora che mia madre è morta... non voglio avere rimpianti anche con te... >>
<< Di cosa vorresti parlarmi? >>
<< Mi madre mi ha raccontato di come ti sei battuta con Alti per proteggermi ancor prima che nascessi... e poi c'è stato tutto il resto. C'eri quando sono nata, mi hai perdonata nonostante tutte le cose crudeli che ho compiuto, ti sei scontrata con Varia per difendermi... >>
<< Ho fatto ciò che ritenevo giusto e lo rifarei. Ci sono stati momenti difficili, non posso negarlo ma tengo a te come se fossi mia figlia >>
<< Gabrielle... >>
<< Si, Eve? >>
<< Ti dispiacerebbe se rimanessi un po' con te? Sei come un secondo genitore per me e... >>
<< A questo proposito... >>
<< Ragazze così mi fate piangere!! >> esclamò Aphrodite asciugandosi in viso con un pezzo di stoffa che aveva magicamente fatto apparire.
<< Sei sempre la solita >> ribattè la bionda divertita. << Ma grazie per averla trovata, senza di te non ce l'avrei mai fatta >>
<< Ora sarà meglio che torni sull'Olimpo ma quando hai bisogno, chiama! >> esclamò civettuola la dea dell'amore prima di svanire.
<< Ultimamente mi ha aiutata così tanto che dovrò trovare un modo per sdebitarmi >> constatò l'aedo riflettendo ad alta voce.
<< Aiutata con cosa? >> chiese confusa la messaggera di pace.
<< Che ne dici se ci sediamo? Ti va? >>
La poetessa la prese per mano e la fece accomodare sul suo letto, temendo che lo shock che le avrebbe causato da lì a poco, potesse provocarle un malore.
<< Che succede? >> insistette la giovane preoccupata.
<< Lucifer... ha riportato in vita tua madre >>
<< Che cosa?! Lei dov'è ora? Voglio vederla! >>
La figlia della guerriera di Amphipolis fece per alzarsi ma Gabrielle la fermò, afferrandole delicatamente il braccio.
<< Eve, aspetta! Non puoi farlo! >>
<< Perché? Che cosa c'è di così terribile che non riesci a dirmi? >>
E così le raccontò tutto.
Degli attacchi avvenuti nel regno e di come si ritrovò a scontrarsi a sorpresa con la sua amata, di ciò che le era stato rivelato dal faraone Hanif, del marchio che aveva scoperto sul collo della donna durante il loro ultimo incontro e di come Ares e Aphrodite la stessero aiutando nell'affrontare la situazione.
<< Non ti avrei mai coinvolta se non avessi ritenuto che fosse necessario e so che ti sto mettendo in pericolo ma credo davvero che tu sia l'unica persona in grado di poterla liberare >> disse infine l'amazzone.
<< E se ti sbagliassi? Se non fossi in grado di aiutarla e lei raggiungesse il sigillo, sarebbe la fine per tutti... >>
I timori che la pacifista nutriva erano più che leciti. Quello che le era stato chiesto di fare era qualcosa che richiedeva uno straordinario potere e lei temeva di non averne abbastanza per riuscire nell'impresa, soprattutto vista e considerata la posta in palio.
In lei scorreva lo stesso sangue di Xena, era stata la puttana di Roma prima e la messaggera di Eli poi, ma la sua esperienza e quel dono che il santone le aveva dato, sarebbero stato sufficienti per annullare l'influenza del re degli Inferi sulla madre? Nessuno poteva saperlo.
<< Io credo in te >> la rassicurò il bardo. << Riportiamola a casa >>
La fanciulla annuì e fu così che con lei, Gabrielle e addirittura Argo presente, più della metà della famiglia era stata riunita.
All'appello ora mancava solo la mora ma era qualcosa a cui le due donne avrebbero cercato di porre rimedio ad ogni costo, più decise che mai a farla tornare tra le loro braccia e a ritrovarsi per non lasciarsi mai più.

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Capitolo 26
*** Gabrielle vs Eve ***


Dall'arrivo della messaggera di Eli, le cose si fecero frenetiche.
Secondo alcune informazioni ricevute da Ares, c'erano alte probabilità che l'ultimo e decisivo attacco avvenisse durante la prossima luna piena il che dava all'amazzone solo qualche giorno di vantaggio per pianificare una difesa efficace contro l'armata di Xena.
I primi accorgimenti erano già stati presi.
L'accesso alla città così come le sue mura erano stati adeguatamente rinforzati, ponendo nelle prossimità delle trappole da innescare durante l'assedio mentre i sacerdoti erano stati incaricati di proteggere donne e fanciulli conducendoli in alcuni cunicoli segreti. Sharif invece, insieme a un manipolo dei suoi uomini più fedeli, si stava occupando dell'addestramento dell'esercito e di tutti coloro che volevano impugnare una spada per difendere le proprie case.
A quel punto, l'unico fattore rimasto ad impensierire l'aedo, era quello legato alla posizione del regno. Il deserto infatti, non solo non forniva riparo ma nemmeno vie di fuga, il che li rendeva di fatto prigionieri di quello stesso luogo che dovevano proteggere.
L'idea di poterne uscire sconfitti era quindi impensabile ma d'altro canto, nessun luogo sulla Terra sarebbe stato più al sicuro se la Principessa Guerriera fosse riuscita ad aprire il sigillo.
L'unica via perseguibile nonché la sola possibilità di salvezza, era quella della vittoria e lei ne era ormai consapevole.
<< Allora è così che andranno le cose... o noi o loro >> esclamò re Hanif osservando l'andirivieni di gente lungo le vie di Het Nesut.
<< Temo non ci siano alternative >> risposte il bardo.
Anche se ufficialmente il faraone l'aveva convocata a palazzo per sapere come procedevano i preparativi per la battaglia, lei sapeva che la reale motivazione dietro a quella chiamata era legata alla mora e a come intendeva fermarla.
La conferma ai suoi sospetti arrivò quando ad un tratto, dopo alcune domande sugli aspetti prettamente tattici della questione, il sovrano la guardò con fare pensieroso come stesse cercando di trovare le parole adatte per esprimere quelli che erano i suoi pensieri, o forse i suoi dubbi, senza sembrare ingrato o scortese nei suoi confronti.
<< Credi davvero che Eve possa riuscire a fermare Xena? Mi sembra una fanciulla così pacifica e caritatevole che faccio fatica ad immaginarla nella mischia di uno scontro >> disse infine.
<< Vi stupireste per ciò che è in grado di fare. Tra tutti noi, lei è senza dubbio la più forte >>
Gabrielle non si sentì offesa per la domanda dell'uomo, le sue perplessità erano comprensibili ma piuttosto si rese conto di provare un senso d'orgoglio materno per ciò che la giovane era diventata.
Forse era stata la sicurezza con la quale lei gli rispose o forse più semplicemente la voglia e la necessità del re di aggrapparsi ad ogni brandello di speranza che gli venisse offerta ma alla fine, lui sembrò sinceramente convinto dalle parole della poetessa al punto che il suo ottimismo tornò.
<< Chiederò agli dei di vegliare su di voi >> concluse accennando un sorriso.
Terminato quell'incontro, la bionda tornò ai suoi compiti tra cui ovviamente figurava la sua personale preparazione.
Trovò quindi una zona isolata e tranquilla ed iniziò ad addestrarsi, concentrandosi sul suo respiro e su ogni singola mossa che compiva.
Il passaggio da spalla di Xena a combattente solitaria era stato fin troppo brusco, mai si sarebbe aspettata di dover sostituire a pieno titolo il ruolo dell'eroe che fino a quel momento era stato affibbiato alla sua compagna e il peso ma anche la pressione dovuta alle aspettative della gente, iniziava a farsi sentire.
Un affondo con i sai. Un calcio. Un altro affondo.
Aveva acquisito un'esperienza notevole, una considerevole capacità nell'utilizzo delle armi e recentemente anche l'uso del famoso tocco e del chakram ma uno scontro con la guerriera era una questione di tutt'altro rilievo e spettava a lei il compito di affrontarla in modo da permettete poi ad Eve di liberarla dall'influenza di Lucifer.
Parata. Calcio. Affondo.
I suoi movimenti erano fluidi e ritmici, un susseguirsi di combinazioni sempre nuove e imprevedibili che li rendeva simili a una danza mentre i pensieri scorrevano nella sua mente trasformandosi in energia da scaricare ad ogni colpo o pedata.
<< Posso aiutarti? >>
Sorpresa nello scoprire di non essere sola, la donna si voltò di scatto trovando proprio la figlia della trace intenta ad osservarla.
<< Da quanto sei lì? >> le chiese.
<< Da un po', il tempo necessario per capire che hai bisogno di qualcuno che ti guardi le spalle >>
<< Eve, no >> ribattè subito l'amazzone, intuendone le intenzioni e rivedendo il lei, la se stessa di quando abbandonò il suo cammino spirituale nel disperato tentativo di difendere la mora dalla cattura dei romani.
<< So a cosa stai pensando... >>
<< Ascolta, tu sei una messaggera di pace e se ti ho fatta venire qui è proprio per le tue straordinarie capacità che spero possano aiutare tua madre, non per altre ragioni >>
La giovane, ignorando le sue parole, si avvicinò fermandosi davanti a lei con il corpo in posizione offensiva.
<< Non farlo... >>
<< Allora fermami >>
Ebbe appena il tempo di riporre i sai che l'ex comandante romano le fu addosso, sfidandola apertamente.
<< Ehi, cosa vuoi dimostrare facendo così? >> chiese l'aedo parando un pugno.
Fin dai primi attacchi fu chiaro che nonostante Eve si stesse impegnando spingendo anche lei a fare lo stesso, non voleva ferirla in alcun modo ma bensì impartirle una lezione o farle capire qualcosa che a lei evidentemente stava sfuggendo.
<< Non tornerò ad essere Livia >>
<< Non è questo ciò che temo ma maneggiare una spada ti renderà un bersaglio e in quel caso, non avrai altra scelta che combattere... me lo ha insegnato tua madre all'inizio del nostro viaggio insieme >>
<< Non starò a guardare mentre rischi la vita, non perderò anche te >>
Sferrando un colpo a sorpresa, la figlia di Xena cercò di atterrare il bardo ma quest'ultimo reagì prontamente, mandando in fumo il suo piano e costringendola ad indietreggiare in attesa di una nuova occasione per attaccare.
<< Starò attenta, te lo prometto ma ora basta >>
<< Non finché non accetterai il mio aiuto. Ti sto chiedendo di fidarti di me, esattamente come hai sempre fatto con lei >>
<< Eve... >>
A quelle parole, la determinazione di Gabrielle venne improvvisamente meno. Quella richiesta era stata un vero colpo basso che non riusciva a lasciarla indifferente né come compagna di Xena né tantomeno come madre adottiva.
<< Lo prendo come un segnale d'assenso >> esclamò trionfante la giovane con un enorme sorriso ad illuminarle il volto.
La poetessa, ormai rassegnata, scosse il capo e alzò le mani in segno di resa.
<< Sei scorretta proprio come lei. Pur di spuntarla, la buttate sul sentimentale perché sapete che così cederò >>
Eve ridacchiò senza nemmeno provare a negare quell'accusa, le posò un bacio sulla guancia e poi sgattaiolò via felice, lasciandola sola, incredula ma profondamente riconoscente.
"Quelle due saranno la mia dolce e meravigliosa rovina..."

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Capitolo 27
*** Conto alla rovescia ***


La prima notte di luna piena era trascorsa indenne e il Sole stava facendo capolino all'orizzonte, pronto a ridare vita a quel regno ancora beatamente addormento.
Gabrielle fu la prima a svegliarsi e dopo qualche sbadiglio di rito, iniziò a stiracchiarsi come meglio poteva vista la presenza assopita al suo fianco che gravava sulla sua spalla.
Lei ed Eve infatti, temendo un attacco da parte di Xena e non volendo farsi trovare impreparate, avevano deciso di rimanere di vedetta insieme al già cospicuo numero di egizi che erano di guardia, concedendosi un po' di riposo solamente quando il pericolo sembrò temporaneamente scongiurato. Se però l'aedo era rimasta ugualmente in dormiveglia, lo stesso non si poteva dire della fanciulla che aveva invece dormito beatamente come se si fosse trovata nel più comodo dei giacigli.
<< Eve, è mattina >> le disse dolcemente il bardo, spostandole i capelli dal viso.
<< Mmm si... >> bofonchiò lei poco lucidamente, sistemandosi meglio addosso alla donna che ridacchiò nel vederla forse per la prima volta, quasi infantile nei comportamenti.
<< Tesoro... >>
Al secondo richiamo, la messaggera di Eli si mosse, emettendo un leggero suono di disappunto prima di aprire gli occhi ed incrociare quelli verdi della bionda.
<< Buongiorno dormigliona >> la punzecchiò la madre adottiva.
<< Devo essermi addormenta, scusa >>
<< Da quello che mi hai raccontato, sembra che tu abbia viaggiato molto prima che Aphrodite ti venisse a cercare quindi è normale che fossi stanca. Fame? >>
<< Un po' >> ammise lei.
<< Andiamo allora, nessuno può essere saggio con lo stomaco vuoto >>
Le due si diressero quindi in una locanda, ordinarono qualcosa da mettere sotto i denti e una volta terminato di cibarsi, si divisero con la promessa di tenere gli occhi aperti e di incontrarsi davanti l'accesso principale nella nefasta eventualità in cui fosse iniziato l'assedio nemico oppure al tramonto nel caso in cui non ci fossero stati problemi.
Fortunatamente, per gran parte della giornata non accede nulla.
L'amazzone passò il tempo a controllare che tutto fosse come aveva stabilito mentre l'altra si era offerta di intrattenere i fanciulli, raccontando loro dei suoi viaggi e di quel cammino che era destinata a percorrere. Ben presto, l'attenzione dei più piccoli fu completamente catturata ma anche i grandi, affascinati dal suo carisma e da quel messaggio di pace che andava professando, finirono con il radunarsi attorno a lei, ascoltandola con interesse.
<< Sembra che tu abbia più talento di me come bardo >> esclamò la poetessa una volta che la folla si dissipò, lasciando lei e la figlia della Principessa Guerriera da sole.
La donna infatti si ritrovò a passare casualmente da quelle parti e vedendola narrare le sue avventure, si fermò ad ascoltarla pensando a come fosse ironico che anche in mancanza di un legame di sangue, si assomigliassero un po'.
"Di certo non ha preso le sue doti da oratore da Xena" pensò accennando un sorriso.
<< Non è merito mio ma del messaggio di Eli, io sono solo il veicolo del suo verbo >>
<< Credimi, il messaggero è importante tanto quanto ciò che deve riportare. Se non fosse all'altezza, le sue parole verrebbero portate via dal vento e non arriverebbero al cuore delle persone >>
<< Allora forse ho preso da te, ciò che scrivi è sempre molto toccante e con una morale profonda. Mia madre invece... beh lo sai, ha altre doti >>
<< Stavo pensando proprio la stessa cosa un attimo fa >> confessò Gabrielle, sotto lo sguardo divertito della giovane.
D'un tratto, il suono ripetuto di un corno si diffuse in tutta la città facendo scoppiare il panico tra la popolazione.
<< Che succede?! >> chiese preoccupata la pacifista, cercando di farsi udire nonostante il trambusto.
<< È il segnale delle vedette, gli avevo detto di lanciare l'allarme nel caso in cui avessero avvistato un'armata! >>
<< Andiamo allora, dobbiamo prepararci! >>
Non appena fece per muoversi però, la mano dell'aedo l'afferrò per il braccio, fermandola.
<< Eve... >>
<< Non preoccuparti per me, farò attenzione... in ogni senso >>
Il significato intrinseco dell'affermazione della fanciulla era chiaro. Non avrebbe ucciso nessuno e si sarebbe limitata a fare lo stretto necessario per spalleggiarla.
<< Stammi vicina >> disse solo l'altra.
Le due corsero in cima alle mura e una volta arrivate sulla loro sommità, guardarono in lontananza cogliendo un'ombra nera in avvicinamento.
<< Sono molti di più rispetto a quelli che c'erano nell'accampamento, forse sono addirittura in numero maggiore rispetto a noi >>
<< Siamo pronti, ci stiamo preparando da giorni. Vedrai che ce la faremo >>
Di secondo in secondo, l'armata si stava avvicinando sempre di più a Het Nesut, lanciata freneticamente al galoppo e talmente numerosa da sembrare un enorme formicaio brulicante pronto ad invadere il regno.
<< Gabrielle! >> chiamò Sharif, arrivando di fretta e con il fiato corto. << Gli uomini sono già in posizione, ho dispiegato le forze come mi avevi detto e le trappole sono pronte per essere innescate >>
<< Bene. I più deboli sono al sicuro? >>
<< I sacerdoti li stanno accompagnando nei cunicoli proprio ora >>
<< E i sovrani? >>
<< Sono nella sala principale del palazzo. Ho messo i guerrieri migliori di guardia ma anche il re ha indossato l'armatura, se sarà necessario, combatterà lui stesso per difendere la regina >>
<< D'accordo. Ora va, l'esercito ha bisogno di una guida. Sta attento e buona fortuna >>
<< Anche a voi >>
L'uomo fece un cenno con il capo e poi sparì, nel marasma generale, tornando dai suoi uomini che ne aspettavano le direttive.
<< Arrivo subito ok? >> disse ad un tratto Eve.
Il bardo annuì confuso da quelle parole ma ben presto, le sue perplessità si trasformarono in stupore e felicità.
<< Questa si che è una novità! >>
Del tutto a sorpresa e senza aver fatto trapelare nulla delle sue intenzioni nei giorni precedenti, la fanciulla era tornata brandendo un'asta molto simile a quella che per lungo tempo era stata un'amica fidata della bionda in battaglia.
<< Mi sono ispirata a una Principessa Amazzone di mia conoscenza >>
<< Deve essere un tipo in gamba >>
<< È la migliore >>
La poetessa le si avvicinò, dandole un bacio sulla fronte con gli occhi visibilmente lucidi.
<< Che ne dici se rimandiamo questo discorso a più tardi? Abbiamo giusto qualche centinaio di guerrieri da affrontare >>
<< Buona idea >>
Con un tempismo quasi inquietante, il rompo provocato dai cavalli cessò e quando le due si voltarono, lo shock che le colse fu talmente forte che i loro cuori sembrarono fermarsi simultaneamente.
Xena, in sella a un destriero bianco, aveva già schierato la sua armata a ridosso dall'ingresso al regno e ora stava guardando proprio nella loro direzione con un inquietante sorriso stampato in volto.
<< Madre... >> sussurrò la messaggera di Eli vedendola.
Immaginando le emozioni della giovane in quel momento, Gabrielle le strinse la mano cercando di darle un po' di conforto. Il ricordo delle sensazioni provate nell'istante in cui rivide la sua compagna erano ancora vive in lei e sapeva quando fossero destabilizzanti ma per il bene della loro famiglia, entrambe dovevano cercare di rimanere lucide. Ne andava della loro vita e di quella della trace.
<< Xena >> esclamò l'aedo in direzione della donna. << Dì ai tuoi uomini di andarsene e vediamocela tra noi. Solo tu ed io >>
La warlord rimase ferma qualche istante fissando le due figure in cima alle mura, poi sguainò la spada e l'alzò verso il cielo.
<< Uccideteli tutti!!! >> urlò.

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Capitolo 28
*** Kill them all ***


Al segnale di Xena, l'armata si lanciò all'attacco.
Svariate scale a pioli vennero appoggiate contro le mura, numerosi rapini volarono in aria cercando di arpionarle ed un ariete venne spinto ripetutamente contro il portone d'ingresso della città con l'intenzione di sfondarlo e penetrare in essa.
Tra le fila nemiche, abili combattenti armati d'arco iniziarono a scagliare dardi infuocati con l'intento di far divampare incendi e panico mentre altri, miravano dritti alle guardie egizie che a loro volta, stavano facendo tutto il possibile per respingere l'assedio.
A decine caderono nei primi istanti di quello scontro, sia tra le fila del Maligno che in quelle di Gabrielle che non aveva smesso nemmeno per un attimo di battersi con l'aiuto di Eve.
<< Ora! >> urlò il bardo, notando il numero sempre maggiore di uomini che si stavano addossando alla cinta muraria.
Obbedendo agli ordini appena ricevuti, gli egizi sollevarono i calderoni con l'olio bollente e i pesanti massi che avevano radunato in precedenza e li rovesciarono simultaneamente sotto di loro, ustionando o schiacciando gli assalitori che urlarono dal dolore.
<< Arcieri, in posizione! Adesso!! >>
Con un'abile scambio di posizioni, nuovi soldati si fecero avanti e una pioggia letale di frecce accuminate ed intrise di veleno, si abbattè sui nemici, sfoltendone immediatamente il numero.
Nel frattempo, dalle retrovie, la warlord stava osservando quello scenario di morte pianificando le successive mosse da fare.
"Dannazione, è brava... ha avuto una brava insegnante del resto. Ma ora basta" pensò, stringendo le briglie tra le mani.
La mora, ormai stanca di attendere, colpì sui fianchi il cavallo e raggiunse il manipolo di guerrieri che stava cercando di abbattere il portone che li bloccava fuori da Het Nesut e lontani dal vero obbiettivo di quella guerra.
<< Datevi una mossa! Incapaci!! >> tuonò rabbiosa.
Sotto lo sguardo furente del loro comandante, i malcapitati intensificarono i loro sforzi e l'amazzone capì che era questione di attimi prima che riuscissero a far breccia nel regno.
Affidò quindi alla messaggera di Eli il compito di dirigere le operazioni ed andò in direzione di Sharif cercando di attirare la sua attenzione.
Lui era infatti a capo della linea difensiva che avrebbe dovuto bloccare sul nascere l'avanzata della Principessa Guerriera, impedendole di introdursi nel centro abitato e di conseguenza arrivare a palazzo, ultima roccaforte a protezione dei sovrani e di ciò che custodivano da tempi immemori.
<< Stanno per entrare, preparatevi! >> gridò l'aedo più forte che poté, riuscendo a farsi udire dal soldato.
Un istante dopo, proprio come aveva predetto, il portone cedette spalancandosi rovinosamente.
<< Distruggete tutto! >> ordinò immediatamente la trace.
Un boato improvviso si alzò tra quelle terre e i combattenti al servizio di Xena, si riversarono in quell'unico punto come leoni famelici pronti a sbranare chiunque incontrassero sul loro cammino.
Il fragore della battaglia si alzò alta nel cielo e lo scontro tra le due fazioni rivali si infiammò.
<< Gabrielle, dobbiamo trovare mia madre e fermarla! >> esclamò la pacifista raggiungendo la donna.
<< Stammi vicina, intesi? E se dovesse accadermi qualcosa... >>
<< Non succederà. Andiamo >> rispose repentoria l'altra.
La bionda la guardò per un istante, poi sfilò i sai dai suoi calzari e si diresse in mezzo alla mischia atterrando subito due avversari che vedendola arrivare, si erano avventati su di lei.
<< Tu la vedi? >> chiese la giovane.
<< No, c'è troppa confusione >>
<< Forse se ci dividessimo... >>
<< No, resteremo insieme! >>
La figlia della guerriera di Amphipolis parò un fendente e con un colpo di bastone, fece cadere faccia a terra un energumeno grosso il doppio di lei, scansando poi una lancia che mirava dritto al suo fianco.
<< Eve! L'ho vista, si sta dirigendo verso il palazzo! >> urlò la poetessa ad un tratto.
Desiderose più che mai di confrontarsi con la donna, le due si liberarono velocemente degli aggressori attorno a loro e si lanciarono all'inseguimento della warlord che si stava facendo largo tra gli scontri, lasciando dietro di sé una scia di sangue.
Lei le precedeva di molto, la brutalità dei colpi che sferrava ai danni di chi si trovava sulla sua strada non lasciava scampo a nessuno, al contrario di ciò che avveniva con Gabrielle e la fanciulla che venivano rallentate proprio a causa del loro tentativo di evitare morti inutili. Quest'ultima in primis, sapeva quanto fosse importante per lei tenersi lontana dai comportamenti appartenuti all'altra parte di sé, Livia, per evitare che nuove colpe si sommassero a quelle che ancora stava cercando di espiare.
Fu una corsa contro il tempo, una maratona da vincere in rimonta ma alla fine, i loro sforzi vennero premiati e giunte in prossimità delle dimore reali, raggiunsero la mora.
<< Xena! >> urlò il bardo.
<< Madre! >> chiamò Eve.
Udendo il proprio nome, la guerriera arrestò la sua marcia ma non si girò. Restò invece immobile, come se stesse aspettando che le due dicessero qualcos'altro, dando loro le spalle.
<< Xena so che sei da qualche parte lì dentro, so che una parte di te non è svanita del tutto. Devi fermare la tua armata e venire con noi, Eve può liberarti dal marchio >>
<< Devo? >> ribatté la trace voltandosi. << Tu, inutile e stolta mortale, come ti permetti di darmi degli ordini? >>
La sua voce, grave e cavernosa, uscì in un ringhio che lasciò entrambe le donne esterrefatte, colpite non solo da quel tono ma soprattutto dallo sguardo che lei rivolse loro.
<< Gabrielle... >> esclamò la messaggera di pace, richiamandone l'attenzione. << Qualcosa non va, non è lei >>
<< È vero >> asserì l'altra.
Per quanto fosse difficile da spiegare, era certa che quella non fosse la sua compagna. Un osservatore poco attento sarebbe stato sicuramente tratto in inganno ma non l'amazzone che conosceva la sua amata talmente bene da riuscire a riconoscerne anche i più piccoli e apparentemente insignificanti cambiamenti.
I suoi meravigliosi occhi cerulei infatti, sempre così limpidi e profondi, erano ora cupi e di una tonalità diversa rispetto al loro naturale colore, la sua postura era più chiusa e con le spalle leggermente incurvate in avanti ma ciò che più di tutto la mise in allerta, fu l'assenza di quelle sensazioni che da sempre la sua vicinanza riusciva a provocarle.
<< Lucifer, non è vero? >> domandò, mettendosi davanti alla figlia della combattente come a volerle fare da scudo.
Xena, o meglio ciò che rimaneva di lei, rise.
<< Davvero impressionante, come hai fatto a capirlo? >>
<< Potrai aver preso possesso del suo corpo ma non sarai mai Xena >>
<< Non ne ho nemmeno l'intenzione, ho ben altri piani >>
<< Dov'è lei ora? Cosa ne hai fatto della sua coscienza? >>
<< È qui, dentro questo corpo, caduta in un sonno talmente profondo da renderla un parassita privo di volontà. Adesso sono io ad avere il controllo e non potevo scegliere ospite migliore >>
<< Lasciala andare o te la farò pagare cara >> esclamò l'aedo stringendo tra le mani i sai, pronta a battersi.
<< Dovrai affrontare anche me >> disse la pacifista.
Il Re degli Inferi, sotto le mentite spoglie della mora, le guardò divertito e poi puntò la spada verso di loro.
<< Se ci tenete così tanto a morire prima del tempo, vi accontenterò >> esclamò.
La resa dei conti era finalmente arrivata.
Se le due eroine non fossero riuscite a fermarlo, quest'ultimo avrebbe raggiunto quasi certamente il sigillo e per tutti loro sarebbe stata la fine, condannandoli ad un'esistenza di tormenti ed oblio.
<< Eve... >>
<< Si? >>
<< Dobbiamo catturarlo >>

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Capitolo 29
*** Scontro a tre ***


Gabrielle ed Eve da una parte, Lucifer dall'altra.
Due contro uno, un bardo e una messaggera di pace contro il re degli Inferi nel corpo della guerriera più indomita che il mondo abbia mai conosciuto, uno scontro senza eguali il cui verdetto era incerto tanto quanto la possibilità di vedere una nuova alba.
<< Pronta? >> chiese l'amazzone alla fanciulla.
<< Facciamogli vedere cosa significa mettersi contro la nostra famiglia >>
La bionda le sorrise, immensamente grata di averla al suo fianco e poi, dopo uno sguardo d'intesa, entrambe gli si scagliarono contro.
I colpi si susseguirono uno dopo l'altro, con le due donne in una tale sintonia da riuscire subito a mettere in difficoltà il demone che, trovandosi in un fisico che non gli apparteneva, stava avendo qualche difficoltà nel controllarlo sotto una tale pressione. Sfortunatamente però, più i minuti passavano, più la sua capacità di adattamento migliorava e la cosa non sfuggì alle due eroine che registrarono subito l'informazione.
<< Dobbiamo vincere lo sconto il prima possibile! >> esclamò la poetessa, colpendolo con forza all'addome.
Lui indietreggiò, sbilanciato dalla violenza di quell'affondo e la figlia di Xena, vedendo un'apertura per sferrare un attacco, fece un balzo mirando con l'asta al capo.
<< Non mi avrete così facilmente! >>
Il Maligno bloccó il bastone con le mani e con una capriola all'indietro, la scaraventò contro un colonnato che le crollò addosso, seppellendola sotto le macerie.
<< Eve!>> chiamò l'aedo in preda al terrore.
La donna si mosse subito per raggiungerla ma lui le bloccò la strada, impedendole di proseguire.
<< Ho promesso alla tua amata di non farti soffrire troppo prima di ucciderti quindi preparati, la tua ora è vicina >>
<< Lo vedremo >>
Lo scontro si accese improvvisamente, in un testa a testa sfiancante che vedeva le due parti alternarsi nel predominio sull'altro mentre alle porte del regno, Sharif e il suo esercito erano ancora alle prese con l'armata nemica che stava continuando a spingere per oltrepassare la linea di difesa egizia.
<< Ce l'avevi quasi fatta... >> disse ad un tratto l'ex arcangelo sferrando un fendente che la greca schivò prontamente.
<< A fare cosa? >> chiese lei, assestando con successo una rapida serie di colpi.
<< A riportarla da te >>
Colta di sorpresa da quella rivelazione, Gabrielle si bloccò per una frazione di secondo, un tempo infinitesimale ma sufficiente per far si che lui se ne approfittasse. Con un rapido gesto infatti, afferrò del terriccio dal suolo e glielo gettò negli occhi, accecandola temporaneamente.
<< Sei finita! >> urlò e poi, l'ultimo e letale attacco.
Con un colpo di spada, l'essere diabolico la sfregiò dal fianco fino allo sterno, procurandole una vistosa e profonda ferita che cominciò subito a sanguinare copiosamente.
Lei emise un grido di dolore e la sofferenza era tale che i sai le scivolarono di mano ma da combattente valorosa qual'era, si resse ugualmente in piedi con l'intenzione di continuare lo scontro.
<< Non sai fare di meglio? >> chiese portandosi una mano all'addome per comprimere il punto in cui il taglio era più profondo. Ora che la vista era tornata, non solo poteva sentire la gravità di quello squarcio ma anche vederlo ed era davvero brutto.
A quel punto, Lucifer ripose la spada divertito, osservando con quanta difficoltà e ostinazione la sua rivale stesse cercando di prolungare quel combattimento ormai impari.
<< Potrei ucciderti ora, sarebbe così facile ma non lo farò >> esclamó. << Morirai comunque Gabrielle ma vista la tua tenacia, ho deciso di premiarti e concederti ancora qualche istante di vita cosicchè tu possa vedere la mia ascesa e la venuta del mio regno! >>
Lui scoppiò a ridere e con un violento calcio, la colpì facendola crollare a terra priva di forze.
<< Ci hai provato, ti sei battuta con onore ma doveva andare così >>
Ormai senza più avversari degni di essere ritenuti tali, si voltò e a passi spediti entrò nel palazzo reale, consapevole che ormai mancava davvero pochissimo al suo trionfo.
<< Non fatemi perdere tempo e venire fuori! >> urlò.
La sua voce riecheggiò con un eco all'interno della struttura ma con suo grande disappunto, non ricevette alcuna risposta.
<< Fate come vi pare tanto il vostro destino è già segnato! >>
Il Maligno proseguì quindi lungo il corridoio principale, fino ad arrivare davanti ad un'enorme porta interamente fatta d'oro massiccio che spalancò spingendola con forza.
<< Eccovi qui! Mi stavate aspettando vedo >> esordì, compiaciuto nel trovare nella grande sala non solo delle guardie ma soprattutto il faraone e la regina.
<< Non avanzare, resta dove sei! >>
<< Ferma lì! >>
<< Non ti lasceremo passare! >> urlarono i guerrieri egizi, schierati in formazione per fermare quella che loro credevano essere la guerriera di Amphipolis.
<< Siete patetici >>
Noncurante degli avvertimenti ricevuti, la creatura infernale avanzò, scatenandone la reazione in un attacco suicida. Nessuno di loro sopravvisse, tutt'attorno solo cadaveri e l'odore della morte.
Seppur scosso da tale brutalità ma mosso dal coraggio di chi lotta per qualcuno che ama, Re Hanif si fece avanti impugnando il khopesh, pronto a dare la sua vita pur di difendere la moglie.
<< In guardia Xena! E che Sekhmet mi sia testimone, mi opporrò a te con ogni mezzo! >>
<< Xena? Io non solo lei, ho solo preso in prestito il suo corpo. Il mio nome è Lucifer, sono l'angelo caduto, colui che è stato dannato e relegato agli Inferi e ora mi vendicherò per il torto che mi è stato fatto e voi mi aiuterete. Ditemi dov'è il sigillo e come aprirlo... ORA! >>
<< Non consegnerò mai un tale potere ad un essere come te! >>
<< Cambierete idea, uno dei due lo farà >> esclamò con un ghigno il demone , prima di scattare in direzione del sovrano.
L'impatto fu violento e il rumore metallico delle due spade che si scontrarono l'una contro l'altra, diede il via al duello.
La prestanza del corpo della trace in netta contrapposizione con l'età più avanzata del faraone, portò subito in vantaggio il Maligno che aggredì ferocemente l'egiziano, mettendolo fuori gioco in un tempo alquanto breve.
<< Ora vedremo quanto amore vi lega alla vostra consorte >> disse vittorioso prima di sollevare la spada a mo'di scure, pronto a sferrare un attacco mortale ai danni dell'uomo ormai esamine.
<< Fermo!! >> gli intimó improvvisamente la regina Layla. << Sono io la chiave per aprire il sigillo! È me che vuoi, lascialo andare! Ti condurrò lì! >>
L'ex membro del schiere angeliche sorrise. Era esattamente il risultato che voleva ottenere.
<< N-no, non farlo... >>
Il re ferito, in un ultimo atto di coraggio, puntò una mano a terra nel tentativo di sollevarsi ma un violento gancio, lo atterrò definitivamente.
<< Andiamo >> ordinò l'essere malvagio alla donna.
Con Lucifer ad un passo dalla realizzazione del suo piano, il peggior scenario possibile era diventato realtà e l'umanità non era mai stata così in pericolo.
Solo un miracolo avrebbe potuto ribaltare la situazione, un'eventualità decisamente remota e improbabile ma forse non impossibile perché sotto le rovine delle colonne cadute, qualcosa si stava muovendo.

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Capitolo 30
*** Ad un passo dalla morte ***


Il cumulo di macerie si mosse, quasi impercettibilmente ma abbastanza da far scivolare dalla cima alcuni pezzi più piccoli del colonnato andato distrutto.
Il movimento si ripetè, questa volta più forte e da sotto le rovine, si fece largo Eve, ricoperta di graffi ed ematomi ma fortunatamente in vita ed ancora in forze.
<< Gabrielle... >> chiamò, non vedendo né la bionda né Lucifer.
Allarmata nel ritrovarsi inaspettatamente da sola, si guardò attorno cercando di capire che fine avessero fatto finché ad un tratto, scorse la figura della donna a qualche metro di distanza.
<< Gabrielle! >> gridò questa volta, avvicinandosi velocemente a lei con in volto una maschera di terrore.
L'aedo infatti, giaceva supina in una pozza di sangue, pallida come non l'aveva mai vista e con una profonda ferita a percorrerle ventre e torce.
<< Ti prego, ti prego. Non lasciarmi... sveglia! >>
China su di lei, la giovane posò l'orecchio sul suo petto e ne sentì il battito cardiaco. Era flebile, appena udibile e soprattutto estremamente lento.
<< Gabrielle! >> ripeté di nuovo, dandole dei leggeri scossoni nel tentativo di farla rinsavire.
<< E-Eve... >> si udì ad un tratto.
<< Ssssh sono qui, non fare sforzi... ora cerco qualcosa per medicarti ok? Tu non addormentarti, devi restare sveglia >>
La figlia di Xena fece per alzarsi ma il bardo allungò debolmente una mano e le afferrò le vesti, attirando la sua attenzione su di sé.
<< A-aspetta... >>
<< Devo bloccare il sangue, ne hai perso già troppo... >>
<< E-Eve... resta, per favore >> ribadì la poetessa.
La messaggera di Eli esitò per un attimo ma lo sguardo implorante di Gabrielle e il tono con cui le fece quella richiesta, la convinse a restare. Si inginocchiò quindi accanto a lei e le sollevò cautamente la testa, accarezzandole il viso.
<< Sono qui >> disse infine mentre gli occhi le si velarono di lacrime.
<< E-Eve, non avere paura... t-tu devi salvare tua m-madre, so che puoi farcela. Ho fiducia in te... >>
<< Non sforzarti, cerca di risparmiare le forze >>
<< Dille che decidere di seguirla quel giorno, è stata la decisione migliore della mia vita e che se potessi, rifarei tutto da capo... dille che l'amo più di quanto io sia mai riuscita a dimostrarle... dille che... >>
<< Gabrielle... resta con me! >>
<< T- ti v-voglio bene Eve... >>
Un ultimo, profondo respiro si levò dal corpo dell'amazzone e il movimento ritmico del suo torace si fermò.
<< Madre... ? >>
La pacifista rimase impietrita, con lo sguardo fisso sulla donna mentre la sua mente si rifiutava di metabolizzare quanto era appena avvenuto ma poi, non appena la consapevolezza la raggiunse colpendola come uno schiaffo in volto, cacciò un urlo.
Il suo grido era agghiacciante, carico di dolore, disperazione ma soprattutto di rabbia, la stessa che un tempo era appartenuta a Livia e da cui lei credeva invece di essersi liberata.
<< Perché?! Perché avete preso la sua vita?! Io ho commesso atti indicibili e ho ucciso più innocenti di quanto riesca a ricordare... quella che sarebbe dovuta morire, sono io! Io, non lei! >> urlò al cielo. << Tutti continuano a ripetermi che sono una predestinata, che la mia nascita ha dato inizio ad una nuova era ma se questo è il mio destino, se per percorrere questo cammino di pace devo perdere tutte le persone che amo, non ne voglio sapere più nulla! Se solo fossi rimasta con le mie madri, al posto di decidere di proseguire da sola per diffondere il verbo di Eli, forse ora sarebbero entrambe vive... è solo colpa mia... >>
Eve strinse a sé il corpo senza vita della bionda e scoppiò a piangere, devastata da quella sequela di avvenimenti di cui si sentiva responsabile.
L'aedo prima di spirare, aveva riposto in lei tutte le sue speranze e le sue ultime volontà ma come poteva proseguire, ora che era rimasta da sola?
Di colpo si sentì svuotata, sola e stanca di lottare contro un fato che fin dalla sua nascita, le era stato avverso.
Forse una via d'uscita per quella situazione non c'era ed arrendersi, sperando di raggiungere l'Averno quanto prima, era l'unico modo per sottrarsi a quel ciclo di morte in cui sembrava intrappolata e che finiva per coinvolgere chiunque le stesse vicino.
Lacrime salate ed incessanti stavano solcando il volto della giovane ormai da interminabili minuti quando all'improvviso, una luce abbagliante e misteriosa, comparì dal nulla portando con sé la figura di un uomo che lei non aveva mai visto prima.
<< Chi sei? E cosa vuoi?? >> esclamò, rizzando in piedi sulla difensiva.
<< Calma, calma... non sono qui per farti del male >>
<< Rispondi!! >>
<< So che sei spaventata ma non devi temere, voglio solo aiutarti. Gabrielle può ancora essere salvata >>
Non aspettandosi di udire una cosa del genere, la figlia della trace sussultò, non solo per l'assurdità di quell'affermazione ma bensì perchè essa rappresentava tutto ciò che desiderava di più in quel momento.
<< È impossibile! Lei è morta! >>
<< Il suo viaggio è appena iniziato, la sua anima non è ancora andata oltre... riportala indietro, puoi farlo Eve >>
<< Come sai il mio nome? >> chiese subito lei, incapace di immaginare anche solo una ragione valida per cui quello sconosciuto potesse conoscerla.
<< So molte cose su di te, più di quante tu possa anche solo immaginare ma ora sbrigati, non è rimasto molto tempo >>
<< Ciò che dici è qualcosa di impossibile da compiere, nessuno può riportare indietro i morti! Tantomeno io >>
<< Abbi fede. Ora avvicinati a lei, presto >> la incitò lui.
Seppur con un certo sospetto, lei fece come disse.
<< E adesso? >> domandò.
<< Ora poggia le tue mani sopra Gabrielle e chiudi gli occhi. Devi concentrati sul tuo respiro, liberando la mente dai pensieri che l'affliggono. Devi sentire la tua anima, il tuo corpo e l'energia che l'attraversa e quando ti sentirai pronta e avrai trovato un equilibrio, indirizzala verso di lei come se foste un'unica entità >>
La messaggera di pace seguì le indicazioni datale dall'uomo ma non accadde nulla, il bardo giaceva ancora immobile davanti a lei.
<< Non funziona! Ti stai solo prendendo gioco di me! >>
<< Riprova. Devi concentrarti, Eve >>
Non avendo più nulla da perdere e nonostante il senso di irritazione crescente nel sentirsi presa in giro da quel misterioso individuo, la pacifista riprovò a fare quello che le era stato detto.
Stavolta si concentrò maggiormente e focalizzò tutta la sua essenza sulla poetessa, sperando così di riuscire a compiere quel prodigio.
Non poteva arrendersi se c'era anche solo una possibilità che lui avesse ragione.
Gabrielle doveva tornare, doveva.
In quel preciso istante, la profonda e mortale lesione della donna iniziò a rimarginarsi lentamente. I tessuti danneggiati cominciarono ad intrecciarsi come tanti fili di un fitto telaio e i lembi della pelle, prima lontani tra loro, ad avvicinarsi sempre più fino a congiungersi e trasformarsi in una sottile linea biancastra e traslucida sul corpo della bionda.
E poi, l'aedo spalancò gli occhi.

Note dell'autrice: I'm back! Lo so, sono in super ritardo con l'aggiornamento ma ho dovuto sistemare alcune cose all'interno dei capitoli precedenti e questo mi ha fatto perdere un sacco di tempo! Ora però, cercherò di rimettermi al lavoro in modo da portare a termine la storia in un lasso di tempo ragionevole. Spero però di essermi fatta perdonare non uccidendo Gabrielle, almeno per ora... poi chissà 😂 Alla prossima!

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Capitolo 31
*** L'amore è la via ***


<< Ti ho presa, ti ho presa! Non farlo mai più! >> esclamò la messaggera di pace, buttandosi addosso all'amazzone e stringendola forte a sé.
Quest'ultima, ancora incapace di realizzare appieno ciò che era appena successo, l'abbracciò a sua volta cercando di scandagliare con la mente i suoi ultimi ricordi.
Ricordò di essersi battuta con Lucifer, della brutta ferita che quell'essere le aveva inflitto e della giovane che la soccorreva.
Inutilmente perchè era... morta.
<< Eve... cos'è successo? Io ero... >>
<< A questo posso risponderti io >>
Resasi improvvisamente conto di non trovarsi da sola con la pacifista, la bionda rimase sbigottita nel riconoscere quella voce maschile che mai avrebbe pensato di risentire.
<< Eli? Sei proprio tu?! >>
La donna si sollevò sui gomiti, incredula nel rivedere il santone. L'ultima volta che accade, Xena era ancora incinta e la sua apparizione insieme a quella di Callisto, non solo confermò la straordinarietà di quella gravidanza ma permise anche alla guerriera di Amphipolis e a quella di Cirra di ricongiungersi dopo essersi combattute per moltissimo tempo, dando inizio ad un nuovo ciclo per entrambe.
<< È bello rivederti Gabrielle, ne è passato di tempo >>
<< Si è vero e per la seconda volta ti devo la vita, ti ringrazio >>
<< Se c'è una persona che devi ringraziare, quella è Eve. È merito suo se sei qui >>
Da quando l'aedo si era risvegliata, la pacifista era rimasta in silenzio, incredula nello scoprire l'identità dell'uomo ma soprattutto ammutolita da quel senso di vergogna che provava  nel trovarsi al suo cospetto.
<< È così Eve? Sei stata tu? >> la incalzò il bardo guardandola.
<< Credo di sì, non ne sono sicura... >> ammise l'altra quasi sottovoce.
<< Sembra che avere tante abilità sia una dote di famiglia. Di questo passo supererai anche tua madre in quanto a capacità >>
Le due si sorrisero, consapevoli del rischio che avevano corso e poi Eve volse lo sguardo verso Eli.
Per quanto potesse essere difficile, sentiva di dover dire qualcosa e di non poter sfuggire al suo giudizio a causa dei numerosi peccati commessi. Lei che più di tutti avrebbe dovuto stare dalla parte dei giusti, aveva invece trascorso gran parte della sua esistenza schiavizzando, torturando ed uccidendo in nome di Roma, finendo col percorrere un sentiero che si discostava totalmente dagli insegnamenti dell'uomo ed ancora oggi, nonostante avesse ritrovato la via, assolvere se stessa era qualcosa che le risultava impossibile.
<< Io chiedo venia per le mie colpe ed affido a te il giudizio della mia anima  >> riuscì finalmente a dire, chinando il capo. << Sono indegna del ruolo che mi è stato predestinato ancor prima di nascere >>
<< Eve... >> disse lui serafico. << Il tuo cuore è segnato dai rimpianti e dalle colpe del passato ma la tua anima è pura. Ho grande fiducia in te e nel tuo dono >>
<< Come puoi averne dopo ciò che ho fatto? >>
<< Ho solo visto ciò che sei diventata e se credi di avermi deluso, ti sbagli perchè sei esattamente dove dovresti essere. Ora è tempo che io vada, il mio compito qui è finito... abbiate cura di voi >>
<< Eli, aspetta! Come possiamo fermare Lucifer? Ora che si è impadronito del corpo di Xena sembra imbattibile ma deve esserci un modo per fermarlo! >> chiese frettolosamente Gabrielle, temendo che l'amico potesse svanire da un momento all'altro.
<< Ricordate, l'amore è la via >>
Improvvisamente, la luce che lo avvolgeva si intensificò, diventando accecante a tal punto che le due eroine dovettero schermarla con le braccia e socchiudere gli occhi per resistervi; quando li riaprirono, essa era svanita portando con sé il santone.
<< Non credevo che l'avrei rivisto ma ora so che prima o poi accadrà di nuovo, ho come la sensazione che lui vegli su di noi >> esclamò la poetessa.
<< Si.. >> concordò la figlia della trace.
<< Adesso però sarà meglio andare in cerca di Lucifer, ho un brutto presentimento >>
<< Ce la fai ad alzarti? Lascia che ti aiuti >>
La fanciulla si sollevò da terra per prima e afferrò la bionda per un braccio, aiutandola a mettersi in piedi.
<< Come ti senti? >> le chiese preoccupata.
<< Come nuova, cicatrice a parte. Tua madre darà di matto quando la vedrà >>
La messaggera di Eli sorrise, felice di riavere la donna con sé ma ben presto, il peso incombente di ciò che avrebbero dovuto fare, spense quel fugace momento di serenità.
Lei e l'aedo infatti, dopo aver recuperato le rispettive armi, si diressero immediatamente a palazzo, raggiungendo la sala principale.
<< Siamo arrivate tardi, a quest'ora Lucifer potrebbe anche aver raggiunto il sigillo >> disse il bardo, scavalcando i cadaveri dei soldati egizi mentre perlustrava la stanza.
<< E i sovrani? Possibile che quel demone abbia scoperto il loro segreto? >>
<< Non lo so Eve ma le cose si stanno mettendo davvero male. Credo che dovremmo prepararci al... >>
<< Sono qui... aiutatemi >> si udì ad un tratto.
<< L'hai sentito anche tu?! >> domandò Gabrielle.
<< Si, sembrava provenire da questa parte... >> azzardò la giovane, andando cautamente in direzione del punto da cui credeva di aver udito quella voce. << Re Hanif!! >>
La poetessa accorse subito ed insieme, aiutarono il faraone ferito ad uscire dal suo nascondiglio di fortuna e ad alzarsi, facendolo poi sedere sul trono.
<< Dovete fare presto, Lucifer ha scoperto l'identità della chiave >> spiegò lui sbrigativamente. << Non perdete tempo con me, me la caverò. Voi andate! >>
Le greche, seppur a malincuore nel lasciare l'uomo da solo in quelle condizioni, non indugiarono oltre e si diressero verso i cunicoli che portavano al sigillo.
Non appena imboccarono i primi ed angusti corridoi, fu chiaro che le trappole erano state disinnescate e se questo da un lato permise loro di procedere più velocemente nonostante l'attenzione fosse ancora alta, dall'altro rendeva ancora più difficile immaginare cosa avrebbero trovato una volta arrivate.
<< Ci siamo, tieniti pronta >> esclamò l'amazzone mettendo in allerta la pacifista.
Con un'ultima svolta, la zona che accoglieva il sigillo si stagliò davanti a loro e con essa, l'immagine del Maligno che ancora in possesso del corpo della Principessa Guerriera e con la spada sguainata, era pronto a trafiggere la regina Layla.
<< Che le porte dell'Inferno si aprano e il mio regno abbia inizio!!! >> esclamò il demone, facendo roteare l'arma per poi sollevarla in aria con entrambe le mani.
Quando la lama iniziò a scendere, la bionda si rese conto che tutto ciò per cui aveva combattuto insieme alla sua compagna, sarebbe stato reso vano se anche solo una goccia del sangue della sovrana avesse bagnato il suolo e lei non poteva permetterlo.
Non avrebbe lasciato che quella creatura diabolica distruggesse l'eredità di Xena, la possibilità di riaverla con sé e l'esistenza di loro figlia.
Né ora, né mai.
<< Fermati Lucifer!!! >> urlò.
E in ultimo, disperato e rabbioso tentativo, la donna lanciò il chakram.

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