La società dei vampiri

di sallythecountess
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: il matrimonio ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: la solitudine ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: Rob e la dottoressa ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 e 5 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 6: capelli bianchi ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: il matrimonio ***


Capitolo 1: il matrimonio
“Buonasera a tutti e ancora auguri a queste bellissime spose. Ci sono molte cose che vorrei dire su di loro, sul loro legame e in generale sul matrimonio, ma andiamo per gradi. Vedete, per un vampiro giurare amore eterno è piuttosto impegnativo, come si può facilmente immaginare. Per sempre, per noi, vuol dire sempre per davvero, senza fughe e senza il privilegio di poter morire…”
Gregor si fermò un attimo per permettere alla platea di ridere, ma Victor sospirò soltanto. Gli faceva sempre effetto sentire quello stupido discorso, eppure suo fratello glielo propinava ad ogni matrimonio, spingendolo a bere sempre di più e a cercare gli occhi della donna che amava. Quella sera lei sembrava più pensierosa del solito, probabilmente perché il caro maritino non si era presentato con lei ad un evento ufficiale, violando l’etichetta e imbarazzandola davanti a tutta la comunità.
“…Perciò alcuni di noi fuggono a gambe levate da questa cosa, che è oggettivamente terrificante e contraria alla natura umana. Altri, al contrario, si lanciano a capofitto, sperando di poter assaggiare il vero amore, illudendosi che possa realmente essere per sempre, per poi rimanere delusi. E poi c’è chi…”continuò Gregor, e in quel momento i suoi occhi cercarono quelli identici di suo fratello, che lo fulminò.
“…c’è chi lo avrebbe anche trovato il vero amore, ma ha troppa paura di non essere ricambiato, oppure di poter rovinare tutto, e così resta lì, perennemente immobile, sognando e desiderando un rapporto che però non ci sarà mai. Perché l’amore può anche essere una guerra, e se non ci si limita soltanto a desiderare una persona senza fare nulla, rischia di trasformarsi in una dolorosissima agonia…”
Victor pensò “ti odio, con tutte le mie forze” e Gregor rispose “grazie fratellino, ma dovevo tentare…” facendolo sbuffare. Lei era sempre imperscrutabile, ma sembrò quasi che sospirasse per quella frase, ma Victor non voleva giungere a conclusioni affrettate. La conosceva da circa trecento anni, e da almeno duecentocinquanta ne era innamorato, ma non aveva mai fatto nulla per sconvolgere il cuore di quella vampira straordinaria, non solo per le sue doti magiche. Elisabeth alzò per un attimo i suoi luminosi e bellissimi occhi azzurri su di lui, e Victor si sentì una morsa allo stomaco, ma le sorrise soltanto, provocandole uno splendido sorriso in risposta.
Le piaceva vestirsi con colori chiari, e data la sua carnagione tanto chiara da ricordare un raggio di luna, e i suoi capelli dorati, sembrava una dea con il leggerissimo vestito di seta rosa pallido che le cadeva sul corpo. Piccola, eterea, dolce e saggia, ma terrificante al bisogno e forte, proprio come Era, la regina degli dei. Victor l’aveva spesso paragonata a lei, e Lily (come amava chiamarla) rideva e lo prendeva in giro per quello sciocco soprannome, eppure la gratificava molto quel complimento.
 Gregor stava continuando nel suo discorso sulle spose, parlando di quanto coraggiose e fortunate fossero ad amarsi in quel modo, a quanto bello fosse poter celebrare un matrimonio in un periodo di guerra, costellato da lutti, ma Elisabeth non lo stava ascoltando.
“Sei un po’ antipatica con il mio enorme e bellissimo amore che sta facendo un discorso splendido, che tu non stai minimamente ascoltando!” disse dolcemente Alastair poggiandole una mano sulla spalla, e lei ridacchiando sussurrò piano “Al…lo sai. Adoro Gregor, ma il discorso è sempre lo stesso, e onestamente un po’ monotono…” illuminandolo con uno dei suoi bellissimi sorrisi.
Alastair le offrì soltanto da bere e per qualche istante rimasero spalla contro spalla a fissare le due donne che si cimentavano nel loro primo ballo, fissandosi con immensa gioia e amore.
“…è bello che ci sia ancora qualcuno così felice di questi tempi. Direi che questo matrimonio indica che finalmente la gente si sente abbastanza sicura da riunirsi per festeggiare, dimenticando Colin e i suoi maghi parassiti…” osservò distrattamente, facendo arricciare il labbro al suo interlocutore, che non la pensava esattamente allo stesso modo.
“…credo che le persone abbiano bisogno di normalità, Lily. La desiderino talmente tanto, da correre qualsiasi rischio, solo per un momento di vita reale e normale…” rispose, una bellissima voce profonda alle sue spalle, e lei non potè fare altro che sorridere prima ancora di vederlo.
Victor era molto affascinante quella sera, con il suo completo di seta blu scuro che evidenziava un corpo incredibilmente tonico e sodo, mettendo al contempo in risalto due occhi di un colore stranissimo e innaturale, tra il verde e l’azzurro, incorniciate da lunghissime ciglia nerissime. Sembrava di cattivo umore e Lily sapeva qual era il motivo. Lo splendido vampiro quasi millenario, dai lineamenti tanto perfetti da sembrare scolpiti nel marmo, come quelle statue che lui tanto amava, detestava i matrimoni. Non aveva mai trovato la donna giusta, e recentemente l’aveva chiamata e si erano visti d’urgenza, perché aveva chiuso una relazione con una donnetta insopportabile, arrogante e approfittatrice, secondo Lily.
“…Sempre ottimista, Vicky…” rispose sorridendogli in modo talmente dolce, da ammutolirlo per un secondo.
“…non potrebbe essere che semplicemente stiamo facendo un buon lavoro e le persone si sentano al sicuro sapendo che ci siamo tutti qui a proteggerli se dovesse servire?” concluse dolce e lui annuì soltanto, ma Alastair spiegò che probabilmente era come diceva la loro amica, compiacendola.
“Dai Lily balliamo, è questo che si aspettano tutti da noi, non vorremo mica deluderli?” chiese divertito ad un certo punto, facendola ridere per quei suoi modi sicuri, ma alzarsi allo stesso tempo.
“Come sei bello stasera Vicky…” bisbigliò piano, sistemandogli una ciocca di capelli corvini e lui tremò soltanto, perché voleva ardentemente baciarla.
“Lei è bella tutte le sere, mia dea Lily…” ribattè, accarezzandole le sue splendide ciocche ondulate intrecciate con pallidi mughetti, e facendola sorridere. Elisabeth lo strinse forte in quel momento e appoggiando la testa sulla sua spalla sussurrò piano “…non so proprio cosa farei se non ci fossi tu…” facendolo sospirare molto forte.
Victor pensò soltanto “forse staresti con tuo marito e magari ti renderesti conto che il vostro rapporto pieno di bugie e non detto ti rende disperatamente infelice…” ma non lo disse e rimase a godersela per un istante tra le braccia, prima che i loro impegni istituzionali li facessero tornare alla realtà. Dovevano benedire la coppia, fare un discorso e mostrarsi rassicuranti e magnanimi, perché così si comportano i governanti saggi.
“Questa volta tocca ad Al…” bisbigliò Lily avvicinandosi ai due, e il povero malcapitato provò a inventare scuse e a liberarsi da quell’impegno, ma gli altri due furono irremovibili, e così fu lui a rassicurare la folla e benedire la coppia, anche se Lily con i suoi straordinari poteri magici fece piovere petali di fiori come augurio per la coppia e per tutti i presenti.
“La prossima volta tocca a Victor, direi…” concluse Alastair prima di salutare e i tre annuirono, avviandosi verso l’uscita.
“Ci sentiamo in call domani? Alle nove?” chiese Lily, mentre la sua portentosa segretaria Hailey l’aiutava a mettere una mantella di lana sulle spalle per prepararsi ad affrontare il gelido autunno di Seattle.
Mentre i loro segretari si accordavano per il giorno dopo e sincronizzavano gli impegni, Victor chiese piano “…torni a New York stasera?” con uno sguardo da amante respinto che colpì profondamente lei.
“Sì…ho delle cose da sistemare…” provò a rispondere con naturalezza, perché non voleva dirgli quali impegni aveva davvero, ma Victor capì che c’era qualcosa sotto e baciandole la fronte sussurrò “buonanotte allora Lily…” spingendola a stringerlo forte prima di bisbigliare pianissimo "buonanotte...".
Nota:
Ciao a tutti...eccomi qua con una nuova sfida, più complicata del solito. Una storia di vampiri, romantica e fantasy...ci proverò, anche se non è un genere che ho mai esplorato. Se siete curiosi di sapere dove va a parare, ricordatevi di seguirla e magari scrivetemi se avete dubbi. Un abbraccio a tutti.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2: la solitudine ***


Capitolo 2: la solitudine
“Dovevo restare, cavolo…” si disse, sospirando, una volta rientrata a casa sua. Accarezzò il pesante bracciale di cuoio intrecciato che aveva al polso, e si disse che forse poteva tornare indietro. Ci pensò qualche secondo, ma aveva un appuntamento importante quella sera e non era il caso di disertare. Tolse le scarpe e come sempre accese la filodiffusione in casa. Tutte quelle stanze, i soffitti alti e i tanti divani non facevano che ricordarle ancora una volta che era totalmente sola, e di nuovo accarezzò il bracciale magico, che le avrebbe permesso di raggiungere Victor ovunque fosse in pochi secondi.
Quando raggiunse la sua stanza, poi, il gelo la invase. Erano anni che non c’era Alexander a letto con lei, talmente tanti da poterli contare in vite umane. Non c’erano baci e strette di mano da almeno 94 anni, ma lei si era sempre opposta a un divorzio, perché sapeva che l’avrebbero attaccata brutalmente.
Aveva un ruolo molto importante e delicato nella Società, ed essendo lei una creatura ibrida, aveva i poteri da strega con cui era nata, e quelli da vampiro che amplificavano ulteriormente le sue doti magiche. Era principalmente una guaritrice, perché la considerava la cosa più nobile che potesse fare con il suo dono, ma anche una guardiana e combatteva come una leonessa per proteggere la sua gente. Così era nata la società: lei, Victor e Alastair avevano combattuto insieme una grossa minaccia secoli prima, e i vampiri spaventati avevano chiesto di avere ancora la loro protezione. Essere al vertice, però, comportava tante cose, alcune poco piacevoli. Spesso la pressione sociale che avvertiva era insostenibile.  Alcuni non avevano mai accettato la sua leadership, anzi la consideravano una specie di spia nella guerra contro i maghi oscuri, che avevano iniziato a rubare il sangue dei vampiri proprio dopo aver scoperto delle sue capacità. Ogni occasione era giusta per mettere in discussione la sua fedeltà alla società, ma anche le sue doti di guida e governante. Lo avevano già fatto anni prima quando la sua secondogenita si era allontanata dalla famiglia, ed Elisabeth oltre al dolore di avere una figlia lontana, aveva dovuto subire mille attacchi istituzionali, da parte di quella frangia della società dei vampiri che da anni puntava ad allontanarla.
Alexander le aveva chiesto più volte di porre fine alla loro relazione, perché era il primo ad essere consapevole che fosse finita secoli prima, ma Elisabeth ci teneva a mantenere le apparenze, per mantenere il suo incarico. Aveva accettato una relazione aperta con un uomo che la ignorava completamente, saltando da una storia d’amore all’altra, per poi incolparla puntualmente della fine delle sue relazioni. Sospirò pensandoci, e ancora una volta, togliendosi i mughetti dai capelli, non potè fare a meno di chiedersi se fosse giusto sacrificare la propria vita totalmente solo per la comunità. E per Nathan, il suo bellissimo primogenito che ambiva a prendere il suo posto prima o poi nella società. Sorrise pensando a lui, a quanto bello fosse a quel matrimonio, con i suoi splendidi riccioli biondo cenere perfettamente in ordine, gli occhi nocciola accesi e quei lineamenti così belli da farlo sembrare un angelo. Nate, come lo chiamava con affetto, era l’unico della famiglia che apprezzava il suo sacrificio e provava a sistemare il suo rapporto con l’altra figlia. Era sempre dolce e gentile con lei, ma Lily sapeva che in fondo neanche lui condivideva la sua scelta.
C’era una persona sola al mondo con cui si era sempre sentita totalmente in connessione, e quella sera aveva una voglia incredibile di stare con lui, probabilmente più del solito. Adorava passare il tempo con lui, ma ultimamente aveva iniziato a sentirsi troppo attratta da quegli occhi così belli e penetranti e da quel sorriso furbo. Victor aveva vissuto tanto, e in quegli anni aveva accumulato mille passioni e interessi. Era un esperto d’arte, di letteratura e persino di musica. Si poteva parlare con lui di vino e olio, che coltivava nelle terre che amava, Italia e Grecia, ma anche di mare e viaggi e aveva sempre qualcosa di interessante da dire o raccontare. Non era presuntuoso, però, non amava sfoggiare la sua conoscenza, non faceva mai le lezioncine da professore, e lei restava sempre affascinata quando le parlava. Victor era il più anziano tra loro, il vampiro più forte del nuovo continente, e per questo era il saggio della Società. Lily condivideva tante sue passioni, ma soprattutto il suo amore per la musica e adorava sedersi accanto a lui per suonare il piano insieme, o andare insieme ai concerti. Amavano la lirica e l’opera, ma ultimamente Gregor e Alastair avevano smesso di accompagnarli e teatro, e Alexander si era nettamente rifiutato di fare il terzo incomodo, quindi a malincuore avevano dovuto interrompere quei loro incontri a teatro.
Spazzolandosi i capelli, realizzò che il brano che stava passando alla filodiffusione lo aveva suonato per lui qualche giorno prima, quando furioso le aveva raccontato della sua rottura con quell’approfittatrice.
“Sono stanco di vivere una vita senza il vero amore Lily. Sacrificherei ogni cosa, persino la mia vita, per sentirmi amato un giorno soltanto…” le aveva spiegato serissimo, annunciandole la loro rottura e lei gli aveva solo preso il braccio e sussurrato con occhi bassi che avrebbe trovato la donna giusta un giorno.
“…sai di cosa parlo…” aggiunse e lei si sentì morire, ma finalmente sollevò lo sguardo. Era evidente che gli occhi languidissimi di lui alludessero a qualcosa di molto chiaro, perciò gli aveva messo una mano sulla guancia, e quando lui aveva fatto esattamente lo stesso gesto erano rimasti a fissarsi profondamente negli occhi per qualche minuto. Victor le aveva sussurrato piano “…permettimi solo di accarezzarti le labbra Lily, per un secondo” e lei aveva annuito emozionata e senza fiato e aveva lasciato che lui sfiorasse con enorme desiderio quella bocca che lo faceva impazzire. Si erano avvicinati moltissimo in quel momento, entrambi troppo coinvolti per pensare alle implicazioni che quel bacio avrebbe potuto avere. Poi, però, erano stati interrotti da Gregor e Alastair e Lily si era dovuta allontanare per qualche minuto perché le tremavano persino le mani dall’emozione. Dopo qualche minuto, costretta a rientrare e ad affrontare gli amici, si era messa al piano e con occhi chiusi aveva riprodotto proprio il brano che stavano ascoltando durante quel momento così intenso, e lui le aveva accarezzato i capelli e le spalle.
Non avevano mai più avuto modo di parlare di quella sera, anche se era evidente che molto fosse rimasto in sospeso tra loro. Così decise di scrivergli, per spiegare meglio i motivi per cui non era rimasta a Seattle, malgrado lo volesse davvero. Si vergognava ad ammetterlo, ma sapeva che Victor non avrebbe giudicato mai male le sue parole, così sospirando ammise di dover vedere la sua psicologa umana, e non poter rimandare perché stava provando a guarirla da una grave malattia e doveva essere regolare nei trattamenti.
“Hai una terapeuta? Umana?” le disse al telefono Victor confuso, perché era davvero strana l’idea della regina dei vampiri di New York che va dalla psicologa. Che diavolo avrebbe potuto raccontarle poi? Cosa avrebbe potuto mai capire un’umana?
“Già…ma non lo sa nessuno…” concluse imbarazzatissima e con il cuore a mille.
“…la vampira che va dalla psicologa a Manhattan sembra un fantasy di Woody Allen, lo sai vero?” chiese con un sorriso, facendo sorridere anche lei per un istante. Poi, con molta dolcezza sussurrò “…ci vai per J? Per superare il fatto che si sia allontanato? Perché sai che ci parlo regolarmente, e cerco sempre di aiutarvi…”
“No Vicky…ci vado da vent’anni…” rispose sospirando, perché era una grossa confessione da fare.
“…è che a volte ci si sente soli ad essere immortali. E Bobby è davvero una bellissima persona, che non mi ha mai giudicato. Certo si è spaventata parecchio quando ha scoperto che sono un vampiro, voleva mandarmi in una clinica psichiatrica, ma poi lo ha accettato…credo…” spiegò con un sorriso e Victor ribattè che capiva benissimo la solitudine.
“E tu sei una ragazzina, prova ad arrivare alla mia età e poi mi dici quanto è dura stare solo, soprattutto se sai benissimo con chi invece vorresti trascorrere l’eternità…” le disse spregiudicato. Ormai non aveva più voglia di fare finta di nulla, non ne poteva più. Lily tremò per quella frase, ma sussurrò piano “berremo qualcosa insieme la prossima volta, ok?” facendogli battere di nuovo il cuore che era fermo da un po’. Metaforicamente parlando, ovviamente.
“Tutte le volte che vuoi Lily, quando ne hai voglia prendi il braccialetto magico e vieni a Los Angeles, ed io ti porto ovunque tu desideri…”sussurrò con gli occhi chiusi, cercando di farle capire che davvero aveva voglia di stare con lei, ma Lily si offese per la storia del ‘braccialetto magico’ e ruggì seccata che non era un cartone animato.
“E dai…non fare l’arrabbiata con me…” la punzecchiò e Lily disse piano “…avevo una mezza idea di raggiungerti dopo la terapia, ma…”
“Niente ma. Sono a Seattle, vieni da me…”concluse languido e lei sospirò spiegando che avrebbe bevuto solo un drink con lui.
“…non mi importa, vieni. Sai quanto detesti i matrimoni, e sai qual è l’unica cosa che potrebbe farmi stare meglio…” concluse con gli occhi chiusi e lei sospirando rispose solo “ok va bene…” facendolo sorridere.

Nota:
Ciao a tutti! Allora spero che in questo capitolo si comincino a delineare un po' di situazioni. Che ne pensate di Lily? La trovate un personaggio falso o sgradevole? O magari vi piace? La mia idea era di scrivere una storia di vampiri un po' diversa da quella con i soliti (bellissimi) adolescenti, che ne pensate di questi vampiri adulti e incasinati? Vorreste più fantasy e azione? L'altra idea che avevo per il titolo era, appunto, terapia psicologica per vampiri, ma l'ho scartata poi. Se vi va fatevi sentire, grazie per la lettura. 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3: Rob e la dottoressa ***


Capitolo: Rob e la dottoressa
Roberta Lang, da tutti chiamata Bobby aveva avuto una settimana davvero intensa. Il lunedì si era impigliato il tacco di una delle sue scarpe preferite in una grata, un anziano le aveva accidentalmente rovesciato del caffè sulla sua camicetta lilla, e poi aveva scoperto che la sua malattia continuava a progredire. Lo aveva sospettato, perché oltre ai mille dolori e fastidi, la sua mano aveva preso a tremarle lievemente.
Era letteralmente furiosa, perché non se lo aspettava. Liz la stava aiutando e sperava di poter migliorare, invece era sempre e solo in peggioramento.
“Mi dispiace, purtroppo sto facendo dei tentativi, lo sai…” le aveva scritto Elisabeth via messaggio, e Bobby aveva solo lanciato il cellulare, frustrata. Purtroppo i poteri della cara vampira erano limitati: poteva curare una ferita in pochissimi secondi, ma una malattia così complessa, era estremamente al di sopra delle sue capacità. Ci aveva provato, con tutto il cuore e l’anima, aveva studiato e cercato di guarirla trasferendole tutte le sue energie, ma non stava avendo nessun effetto.
Martedì aveva scoperto che il suo storico ex stava per avere un bambino da una ragazzetta scialba di vent’anni, e questo l’aveva spinta a riaprire il suo account di Tinder che aveva giurato di chiudere per sempre mesi prima, dopo l’ennesima delusione. Dopo qualche match e qualche chiacchierata ai limiti della patologia, si aprì un bicchiere di vino, pensando che davvero le cose non potessero andare peggio di così, e invece accadde. Mentre chattava con Teo77 che le parlava del suo enorme amore per l’equitazione e le barche, annoiandola a morte, Bobby ricevette una notifica. Un certo ‘Rob’ aveva espresso interesse per lei, e questo la fece ridere, ma la gratificò al tempo stesso. Si conoscevano di vista, perché abitavano nello stesso condominio, e ‘Rob’ era veramente un fico spaziale.
“Avrà al massimo 19 anni Roberta, tieni a bada gli ormoni…” si disse, resistendo alla tentazione di ricambiare il like, e così rimase a parlare per un po’ con Teo 77 e Anton 80 di cose che la annoiavano a more.
“Però interessi a un diciannovenne, quindi non sei messa così male…” si disse compiaciuta mettendosi a letto.
Il giorno dopo decise di incontrare Anton80, e cestinò Teo perché davvero era l’uomo più noioso dell’universo. Finì di lavorare, indossò un abitino attillato, che le fasciava perfettamente il suo minuto corpo sodo da quarantenne che ne dimostra molto meno, e sistemandosi la sua rossa chioma uscì. Aveva indossato il suo intimo preferito, perché Anton era carino e si era detta che nel peggiore dei casi poteva divertirsi un po’. Avevano appuntamento in un bar famoso, pieno di gente giovane ed elegante, ma lui non c’era così fu costretta ad aspettarlo al bar.
“Fammi indovinare…moscow mule?” le disse una voce cogliendola di spalle, e Bobby pensò a un tentativo di rimorchio, ma girandosi rimase un attimo senza fiato, perché si trovò davanti ‘Rob’, il suo vicino. Era vestito in modo informale, ma da adulto. Aveva un semplicissimo jeans con una camicia blu scuro, arrotolata sulle braccia. Era molto alto e aveva un fisico abbastanza asciutto, ma la cosa più bella di lui era il suo viso: i suoi lineamenti delicati erano di una bellezza greca. Aveva lunghi capelli biondo cenere e mossi, che gli raggiungevano le spalle, e bellissimi occhi color nocciola. Bobby lo aveva notato più volte in giro, e si erano spesso scambiati sguardi o sorrisi, ma non erano mai andati oltre.
“Vodka sour…non sei bravo a questo gioco, direi…” rispose divertita e lui sorrise in modo splendido.
“Cazzo ha anche le fossette!” pensò impressionata, ma quando ‘Rob’ la fissò seriamente per un attimo rimase senza fiato. Era un ragazzino, eppure le aveva lanciato uno sguardo da seduttore esperto che la accese letteralmente.
“Non dirlo in giro, altrimenti i miei dipendenti mi massacreranno!” spiegò, flirtando palesemente con lei, che non credette neanche per un secondo che fosse realmente il proprietario del bar.
Rob continuò a fissarla con molto interesse, e questo la gratificò moltissimo, ma la dottoressa non aveva realmente capito cosa di lei avesse attratto l’attenzione di quel giovane bellissimo.
Si scambiarono qualche altra frase, e lui continuò a sfruttare il suo enorme fascino per cercare di sedurla, ma quando Anton giunse, Rob salutò con un occhiolino e andò via, sussurrandole piano all’orecchio “se vuoi…chiamami…” porgendole un biglietto da visita.
Bobby lo seguì con lo sguardo, ma ben presto si era dissolto nella marea di giovani che ballavano e lei era rimasta stranamente insoddisfatta. Dopo mezz’ora con Anton, che si era rivelato meno attraente e più noioso di quanto lei avesse sperato, aveva deciso di chiudere la serata, senza neanche offrirgli del sesso perché non le piaceva. Così lo salutò e fece per uscire, cercando con lo sguardo Rob. Non sapeva bene perché lo stesse cercando, ma ci rimase male non trovandolo.
“Aspetta…” le disse una voce, cogliendola di spalle e quando si girò rimase molto perplessa trovandosi davanti lo splendido viso del ragazzino dai capelli biondi.
“…stai andando a casa? Ti accompagno?” le chiese affannato passandosi una mano nel capelli e lei si disse solo “ma sì Roberta, peggio di così…” e gli saltò letteralmente al collo senza farsi domande, per baciarlo.
Provò a toccarla di nuovo, ma ancora una volta la sua mano fu respinta e pensò soltanto “E’ un amuleto uguale a quelli di Colin, dannazione…” ma ricambiò il bacio. Ipotizzò che magari lei non c’entrasse con i maghi oscuri, eppure aveva un amuleto anti vampiro piuttosto potente al collo, e l’incantesimo repellente le era stato fatto da pochissimo tempo. Voleva aggredirlo? Per questo si era lanciata così sul suo corpo? Eppure non aveva senso quella cosa, perché lo aveva messo da parte per un essere umano se il suo obiettivo era quello di attaccarlo?
“Dove andiamo?” gli chiese asciugandosi le labbra ormai totalmente accesa dalla lussuria.
 L’unica soluzione possibile era andare a casa sua, e il giovane vampiro lo sapeva bene, ma poteva essere un rischio tremendo svelare la sua residenza ad uno dei maghi oscuri. Bobby, però, non aveva assolutamente nessun potere, ed era anche malata, Nathan lo aveva capito la prima volta che si erano incontrati in ascensore, quando il suo aspetto lo aveva colpito profondamente. Era molto attraente e sicura di sé, e questo gliel’aveva fatta notare, ma purtroppo oltre ad uno splendido profumo costoso, emanava un odore inconfondibile, ed era quello della malattia.
Pensò mille cose in quel viaggio in auto, ma lei gli parve estremamente innocente.
“La collana che hai…è molto bella. E’ un regalo?” provò a dire, cercando di avvicinare la mano alla sua gamba, ma una forza invisibile glielo impedì, e in quel momento Bobby capì tutto.
“Sei un vampiro! Ecco perché ci provi con me!” ruggì sconvolta, cercando di capire come uscire dalla macchina, e lui con il sorriso rispose “e tu chi diavolo sei?”.
“La dottoressa Roberta Lang…”ruggì molto seria e impettita, facendolo ridere ancora.
Nota:
Ciao a tutti, perdonatemi per l'assenza ma ho affrontato davvero un periodo nero. Voi ci siete? C'è qualcuno che segue questa storia? Allora siete curiosi di conoscere questi due personaggi meglio? Fatemi sapere!

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 e 5 ***


Capitolo
“Sei una dei maghi di Colin? Una fidanzata o altro?” provò a chiedere confuso,ma estremamente sulla difensiva, e lei ribattè “io con Colin non c’entro nulla e tu faresti meglio a tenere le tue zampacce lontane da me, perché la persona che mi ha dato questo ti distruggerebbe se mi facessi del male…”
“Io non faccio del male alle persone innocenti…” ruggì furente e poi aggiunse più conciliante “hai il fidanzato vampiro? Perché va bene, dobbiamo solo saperlo per la tua protezione…”
“E’ una mia amica…” spiegò, un po’ più calma perché i modi di lui l’avevano convinta e Nate annuì.
“…e dove ha preso la collana, lo sai? Ti ha presentato una strega o un mago…qualcuno che ti facesse l’incantesimo?”chiese con modi gentili, ma lei scosse solo la testa perché non voleva dirglielo.
 “E’ una cosa importante, Roberta, perché se ci fossero maghi o streghe non controllate sul territorio potremmo essere tutti a rischio, anche la tua amica…” aggiunse, sfoderando un bellissimo sguardo sincero e affidabile, ma lei scuotendo la testa rispose “Nessuno è in pericolo, è sicuramente una strega che conoscete…” facendolo sbuffare.
“E’ il mio ruolo Roberta: sono tenuto a controllare la città, verificare se ci sono minacce o maghi fuori controllo e proteggere la mia specie. Purtroppo siamo sotto attacco da parte di alcuni maghi che cercano di sottrarci la forza vitale attraverso il nostro sangue…” spiegò serio, e lei annuì perché conosceva la storia di Colin da parecchio. Pensò che dovesse essere un pezzo grosso di quella società dei vampiri di cui parlava sempre Elisabeth, ma non aveva idea di quanto grosso fosse.
“Non sono una minaccia, per nessuno. Forse solo per me stessa di tanto in tanto…” spiegò divertita, e Nate sorrise.
“Sì immagino che con la tua malattia sia piuttosto complesso a volte gestire le cose…” rispose serissimo, ma anche dispiaciuto. Roberta tremò in quel momento, perché la sola idea di parlare apertamente della sua malattia la terrorizzava.
“Negazione” era l’unica parola adatta per descrivere il suo stato psicologico. Mille cose passarono per la sua testa in quel momento, ma Nathan con un sorriso bellissimo le disse piano “Non posso guarirti, ma…se diventassi una di noi, non avresti più questo problema…”.
Non si fidava di tutto quello che gli aveva detto, ma aveva deciso di assecondarla per capire dove potesse andare a finire quella situazione.
“Non posso negare di averci pensato più volte, ma… non lo so!” ribattè sospirando, perché Liz aveva più volte detto che non sarebbe stata la decisione giusta, che l’immortalità era una condanna vera e propria, eppure non ne era convinta. Avrebbe dovuto rinunciare al sogno della maternità, era vero, ma aveva più di quarant’anni, nessun partner e il Parkinson, quindi non avrebbe avuto bambini in ogni caso.
“Se decidessi di volerlo, vieni da me…” le disse piano, e provò ad accarezzarle i capelli, ma ovviamente non riuscì ad avvicinarsi più di tanto alla sua testa. In quel momento Bobby si disse solo che ormai, peggio di com’erano le cose non potevano essere, così fece una cosa che lasciò Nate/Rob senza parole: si sfilò la collanina e la fece cadere nella borsetta.
“Avanti usa pure i tuoi poteri su di me… interrogami e scopri tutta la verità, tanto non ho letteralmente nulla da perdere o da nascondere…” concluse, fissandolo profondamente negli occhi e Nate perse il controllo e la baciò con tanta passione da dover trattenere i canini che volevano letteralmente divorarla.
“Non ti farò del male…” le sussurrò all’orecchio, baciandole la clavicola, e lei sussultò perché la sua mano sinistra stava lentamente risalendo sulla sua gamba.
“E se lo volessi?” chiese fissandolo eccitata. Aveva il cuore che le usciva letteralmente dal petto, e quel suono stava eccitando Nathan da impazzire.
“Devo solo essere sicuro che tu non sia un pericolo…” le sussurrò piano, ma annusandola e toccando la sua pelle era evidente che avesse addosso delle tracce magiche, ma innocue. Era magia bianca, non nera, e questo escludeva Colin, ma sollevava un enorme interrogativo: chi diavolo stava proteggendo quella donna? Chi aveva un potere tale da farlo?
“Parcheggia e fammi quello che vuoi…” concluse Bobby aprendo lo sportello e scivolando giù dall’auto in modo estremamente suadente e sensuale.
Per un attimo entrambi pensarono di telefonare alla stessa persona, ma Nate concluse che poteva benissimo cavarsela da sola, e Bobby si disse che stava già morendo in ogni caso, sarebbe stato piacevole morire facendo sesso. Liz non lo faceva da lustri, ma nei libri e film si diceva che i vampiri erano amanti sensazionali, e Bobby aveva pensato più volte di voler provare.
Nathan l’afferrò per mano deciso e la trascinò dentro senza tante parole. Voleva fare sesso con lei, era molto attratto da quella donna, che sembrava così sicura, decisa e coraggiosa, ma doveva prima capire come stavano le cose. Così una volta entrati la appoggiò contro il muro, e ignorando per un attimo l’incessante battito del suo cuore che gli stava facendo venire l’acquolina in bocca, le appoggiò indice e medio sulla tempia destra per leggere la verità.
“Non indagare troppo, lasciami qualche segreto…” sussurrò, ingoiando la saliva per lo spavento, ma lui sorrise e disse pianissimo “…cercherò solo informazioni sulla collana, giuro…” facendola sorridere nervosamente.
Ci mise due secondi, ma ovviamente, non vide la persona che cercava, né riuscì a sentire il suo nome. Doveva essere una persona estremamente potente, perché era riuscita a bloccare il ricordo, pur lasciando intatti i sentimenti che provava per lei. Era una persona profondamente infelice, oberata di responsabilità, ma non crudele o malvagia. O meglio: Bobby non l’aveva percepita come una persona malvagia o pericolosa.
“Hai finito?” chiese seria, fissandolo intensamente e lui si strinse nelle spalle e spiegò di non aver neanche realmente cominciato. Conosceva una persona sola in grado di quel potere e di quella forza, ma non poteva credere che fosse lei l’artefice di quell’amuleto. Che diavolo avrebbe potuto avere in comune la regina di New York con una psicanalista. No, non era possibile.
Mentre si perdeva in queste considerazioni, Bobby stanca di perdere tempo si tolse i vestiti e sciolse la sua chioma mogano.
“Vieni a prendermi o no?” gli disse, eccitata e spaventata insieme, e Rob sorrise in modo bellissimo e un secondo dopo la stava spingendo contro il muro baciandola. Non frequentava umane da un po’ di tempo, ma lei aveva attirato subito le sue fantasie, e ora moriva dalla voglia di assaggiare il suo sangue, ma non era sicuro che sarebbe stato in grado di fermarsi se avesse provato.
“Mordimi…” gli sussurrò eccitata. Era una sua fantasia da quando sapeva dell’esistenza dei vampiri, ma lui scosse la testa e ribattè “…solo se tu assaggi me…” lasciandola perplessa, ma troppo schiava del piacere per poter negare. Sorrise e le disse serio “il mio sangue è prezioso, non sono molte ad averlo assaggiato, ma tu sei un’umana, quindi ti farà bene…”
Era dentro di lei, e continuava a penetrarla con un desiderio che la stava consumando, eppure mordendosi il polso le disse serissimo “questo mi farà perdere il controllo, ti avviso…” e letteralmente tremò quando le labbra di lei toccarono il suo polso.
Bobby era in preda ad una specie di euforia erotica, e impazzì per il morso di lui, che fu profondo, ma non le fece male.
Rob/Nate la sconvolse per ore intere e all’alba le chiese se per lei fosse troppo, perché era pur sempre un’umana, ma Bobby accendendosi una sigaretta chiuse gli occhi e disse in estasi che avrebbe voluto morire in quel modo, facendolo solo ridere.
“Tra poco ho un matrimonio, cose di lavoro, ma se hai voglia in serata possiamo vederci…così capiamo un po’ di cose…” le disse fissandola intensamente, e Bobby ridendo chiese se avesse ancora dubbi su di lei.
“Molti, moltissimi. Soprattutto, però, mi chiedo perché tu sia così rassegnata alla malattia da non voler diventare una di noi…” aggiunse, sistemandosi i capelli ormai totalmente in disordine.
“…la mia amica dice che vivere per sempre è una maledizione, non un dono. E che mi pentirei ancora più di ora di non aver avuto bambini…”spiegò seria, facendo pensare a Nate che la sua amica fosse la donna più depressa dell’universo.
“Pro e contro, mia cara Bobby. A volte il dolore è troppo, e vorresti solo farla finita, altre volte ringrazi per avere la possibilità di vivere tanto a lungo da poter essere di nuovo felice dopo quel dolore. Quello che si impara in tanti anni di esistenza è che è tutto relativo, niente è mai per sempre…”
“E davvero ci hai messo tanti anni per capirlo?” chiese lei divertita.
“Beh trecento anni fa non avevo i social e non potevo leggere gli aforismi degli scrittori famosi…” spiegò divertito, facendola ridere.
“Hai trecento anni, ma ne dimostri a stento venti…” osservò accarezzandogli il viso e Nate ridendo rispose “lo so, dovrei inseguire le ragazzine al liceo come nei film di vampiri, eh?” facendola ridere.
“Non mi piacciono le ragazzine, sono troppo semplici da manipolare e convincere e dicono sempre sì…” spiegò sistemando una ciocca di capelli di lei.
“E a te piacciono i no, ovviamente…”concluse la dottoressa divertita.
“Mi piacciono le donne, semplicemente. Non le ragazzine…” concluse fissandola intensamente, smuovendole qualcosa dentro.
“Ora devo andare, scusami ma mi aspettano per questa cosa del matrimonio e devo darmi una sistemata…” ripetè, perché non voleva essere scortese, ma neanche lasciare Bobby a casa sua. Non poteva fidarsi di nessuno, umano o mago che fosse, perché c’erano dei libri troppo importanti.
“E va bene Rob…” sussurrò provando ad alzarsi, ma realizzando immediatamente che le sue gambe erano in mille pezzi e anche la schiena.
“Bobby?” chiese lui preoccupato, ma lei ridacchiando spiegò che era stato il troppo sesso a farle male, facendogli dire che non era sua intenzione.
“possiamo anche solo bere una cosa stasera, se ne hai voglia…” le disse serio, baciandole la mano e lei ridacchiando rispose che non era sicura sarebbe arrivata a quella sera, ma lo avrebbe chiamato nel caso, facendolo sorridere.
Uscì da quella casa con la consapevolezza di dover dire a Liz della sua nuova scelta. Era solo una formalità, perché si era decisa. Forse, in realtà, era sempre stata decisa. Non voleva morire come sua madre, la malattia la terrorizzava, e preferiva l’eterna solitudine a quella possibilità.


Capitolo:
Elisabeth la trovò immediatamente diversa, e dopo un secondo notò che non aveva più la collanina. Era pensierosa, per la questione con Victor, ma anche perché lungo la strada aveva pensato molto al suo matrimonio, e per l’ennesima volta si era detta di non meritare tutta quella infelicità.
“Liz…niente terapia stasera…” le annunciò la sua amica raggiante, e lei non seppe cosa pensare o aspettarsi.
“Ho conosciuto un vampiro ieri e…mi ha convinta. Vorrei che mi trasformasse…” le spiegò allegra. Elisabeth era sempre sfavorevole alla creazione di nuovi vampiri, ma non potè dirle di no. Lei stessa si era riproposta di farla trasformare se proprio non fosse stata in grado di fare nulla per lei, e probabilmente non lo era.
“…e poi ho pensato che potrei adottare un bambino! Magari anche due, no? Con tutta l’eternità davanti posso adottarne anche una squadra!” cinguettò entusiasta ed Elisabeth serissima le spiegò che poteva farlo, ma non subito, perché non era semplice.
“Beh lo so, ma…” provò a dire Bobby, pensando che si riferisse alla normativa sulle adozioni, ma la sua bionda amica scosse solo la testa.
“No, non lo sai. L’inizio è particolarmente difficile, bisogna imparare il controllo, recuperare un’umanità che non è insita nella nostra natura…” provò a spiegarle con un’espressione grave che la confuse.
“Io stessa ho dovuto allontanare Alexander e i miei figli dopo la trasformazione, e non ho vissuto con loro per molto tempo…” confessò imbarazzata, e Bobby rimase per qualche secondo perplessa ad ascoltarla.
“All’inizio quello che prevale è il tuo nuovo essere Bobby, bisogna lavorarci, canalizzare l’energia e la fame che ti divora letteralmente. Per me è stato anche più semplice, perché conoscendo la magia, avevo familiarità con la manipolazione e l’uso delle energie, ma fidati: è stato un incubo! E ho dovuto gestirlo da sola, perché l’uomo a cui Alexander aveva chiesto aiuto mi ha trasformata ed è fuggito, lasciandomi in balia di tutti quegli stravolgimenti senza sapere cosa fare!” aggiunse, spiegando che quello era il motivo per cui era stato deciso che in tutto il territorio degli Stati Uniti nessuno potesse trasformare qualcuno senza poi prendersene cura successivamente.
“L’abbandono è un crimine che puniamo in modo molto severo, proprio perché non puoi farcela da sola all’inizio…ma se è quello che vuoi, davvero, mi occuperò io di te…” concluse con un sorriso rassicurante.
“Non mi hai mai parlato della tua trasformazione…”osservò Bobby, tornando improvvisamente in veste di dottoressa, ma Lily rise soltanto e stringendosi nelle spalle chiese “cosa vuoi sapere?” facendola sorridere.
“Ti ha fatto male?”
“Oh no…ero praticamente in coma, non ricordo il momento della trasformazione. Stavo morendo di parto. Due gemelli, anche se bellissimi, erano troppo per il mio piccolo corpo, e malgrado ci fossero anche le mie sorelle non sono riusciti a salvarmi…” spiegò tranquilla.
“Alexander…all’epoca frequentava brutti ambienti e aveva conosciuto un vampiro. Io gli avevo detto di stargli lontano, ma lui terrorizzato all’idea di diventare un padre single, mi fece trasformare…” concluse composta, senza nessunissima emozione.
“E tu avresti preferito la morte?” chiese confusa Bobby, ma lei stringendosi nelle spalle rispose “Io non avrei scelto questa vita, ma è lei che ha scelto me, ed è mio dovere cercare di capire cosa la Dea desidera per me. C’è sempre un motivo Bobby…e forse questo è il motivo che mi ha spinto a entrare nel tuo studio anni fa…”
“Non l’ennesima scappatella di Alexander…”rispose arguta la psicologa, facendo ridere la sua amica vampira.
“Potrai adottare dei bambini, quando non saranno in pericolo, potrai avere una storia d’amore o mille se è quello che vuoi, ma è importante che tu capisca che avrai bisogno di tempo per arrivarci, ok?” concluse dolcemente, mettendole una mano sul braccio con fare rassicurante, ma in quell’istante qualcosa reagì a contatto con la pelle di Lily, che ebbe un tremito.
“Hai bevuto sangue di vampiro...” commentò molto rigida e Bobby confessò di averlo fatto durante il sesso.
Elisabeth annuì, mordicchiandosi il labbro inferiore per cercare di non esplodere. Stava cercando di restare calma, ma davvero non capiva perché le stesse succedendo una cosa così sgradevole.
“Non era il sangue di un vampiro qualsiasi, ma del più potente in circolazione…” spiegò molto risentita, mentre la sua amica la fissava agitata. Le venne l’ansia, temette di aver incontrato Alexander, di essere stata con lui, e provò a scusarsi con la sua amica, a supplicare il suo perdono, ma lei alzò la mano severissima e lanciando il suo bracciale per terra pronunciò una serie di parole in una lingua sconosciuta.
“Ma che diavolo? Avevamo detto che non lo avresti più fatto!” ruggì Nathan in asciugamano perché stava facendo la doccia e grazie a Dio sua madre lo aveva evocato quando aveva qualcosa addosso. Stavolta.
“Perché diavolo hai una storia con la mia psicanalista?!” ruggì Elisabeth sconvolta e solo in quel momento Nate spostò il suo sguardo sulla donna rannicchiata sul divano piuttosto intimorita e le sorrise.
“Non abbiamo nessuna storia, comunque…” precisò Roberta, pensando di avere davanti il marito di Elisabeth, e Nathan annuì dicendo che era così.
“Ci stavamo conoscendo…” spiegò il giovane vampiro divertito, ma Bobby agitata aggiunse “…ma non accadrà mai più Liz, te lo prometto...”
Nathan si risentì parecchio per quelle parole, perché avrebbe potuto dirglielo subito se non aveva intenzione di rivederlo, invece gli aveva scritto e lui era tornato in fretta da Seattle per bere con lei.
“Quindi in questo secolo per conoscersi si va prima a letto insieme e poi ci si dice il nome…interessante…” osservò risentita, ma Bobby agitata chiese “Non sei Alexander, vero? O peggio Victor? Non Victor ti prego…” facendo ridere Nathan e arrossire Lily.
“E’ mio figlio…” spiegò serissima, cercando di ignorare lo sguardo sornione con cui la stava fissando.
“Dio grazie!” commentò la psicologa emettendo un sospiro di sollievo, e Nathan sedendosi sul divano osservò che fosse davvero strano che di tanti nomi la dottoressa avesse fatto proprio quello di Victor.
“Non è il punto della questione!” ruggì Lily violacea in viso, ma Nate le baciò la mano e le disse piano “Mamy…è solo un caso. Non sapevo nulla della tua terapia, come tutti credo. Ho visto l’amuleto, non mi fidavo e l’ho seguita, e siamo finiti a letto, ma non è stato importante e come diceva Roberta, non accadrà più. Mi scuso se ti ho messo in imbarazzo”.
La dottoressa si sentì bruciare per quella frase. Non pensava che ci fosse qualcosa di strano ad uscire con lui, una volta appurata la sua identità, e ci rimase male. Nate si accorse del cambiamento nei battiti del suo cuore e pensò solo “Oh ben ti sta” continuando a non guardarla.
“Anche io mi scuso per averti evocato…” commentò un po’ più serena, dopo aver scoperto le motivazioni di suo figlio.
“Ok quindi io adesso me ne vado mentre voi parlate nel dettaglio del perché mia madre dovrebbe mollare mio padre e decidersi a uscire Victor…” commentò, alzandosi dal divano con fare divertito.
“Anche tu…” bisbigliò sconsolata.
 “Non dico che dovete stare insieme tutta la vita mamma, semplicemente uscire, frequentarvi. E se non ti va Victor, va bene uno qualsiasi, ma…ho sentito il tuo dolore leggendo dentro Bobby. E la solitudine e la frustrazione, e… non te lo meriti…” concluse con una dolcezza che fece sciogliere un po’ il cuore di ghiaccio della dottoressa Lang.
“Non posso, per la società…” provò a spiegare Elisabeth addolorata. Nathan serissimo l’ascoltò e poi concluse “…nessuno può mandarti via per una cosa del genere. Non lo permetteremo. New York cadrebbe senza di te, e lo sanno anche loro. Tu però prenditi una pausa magari, per non trovarti al centro del gossip, medita, rilassati…”
“Fai sesso…”aggiunse Roberta seria e Nathan annuì soltanto, senza guardarla.
“Insomma prenditi il tempo che ti serve, perché forse Mamy…dopo trecento anni è anche tempo che ti occupi di te…” concluse con affetto, prima di darle un bacio sulla fronte e sparire nel suo cerchio magico lasciando Bobby totalmente senza fiato.

Nota:
Ciao a tutti! Lo so che non dovevo postarvi due capitoli ma ho riso troppo scrivendo il secondo e volevo rendervi partecipi. Allora siete curiosi di sapere cosa succederà ora tra Bobby e Nate? E cosa farà adesso Elisabeth? Spero di sentirvi, a presto!

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Capitolo 5
*** Capitolo 6: capelli bianchi ***


Capitolo
Lily decise di tornare a casa a piedi, perché aveva bisogno di fare quattro passi. Era molto turbata dalla situazione tra Nathan e Bobby, ma anche da tutto il resto della sua vita. La guerra la stava logorando, e iniziava a sentirsi davvero troppo vecchia e debole. Arrivata a casa, però, realizzò che le luci erano accese. Poteva essere un attacco? O magari, semplicemente, era tornato a casa suo marito per la prima volta negli ultimi otto mesi?
Entrò circospetta, ma i rumori che provenivano dal piano di sopra le fecero capire che si trattava di un ladro o di Alexander.
“Cristo!” ruggì ad un certo punto l’uomo misterioso e Lily si rilassò, realizzando di non essere in pericolo. Almeno non fisicamente. Suo marito, però, non tornava mai a casa per nostalgia o amore, ma lo faceva generalmente per litigare con lei o per recuperare dei suoi oggetti. Di fatto ne erano rimasti pochissimi in quella casa, perché da anni ormai aveva portato via le sue cose.
“Cosa cerchi Alex?” chiese, cercando di sembrare cortese e non completamente seccata, e un uomo molto bello, dalla lunghissima chioma bionda, emerse dal suo armadio. Lily se ne era innamorata subito, era stato amore a prima vista a sedici anni, ma ora provava solo biasimo ed indifferenza nei suoi confronti.
“Oh la regina è tornata…” ruggì nervoso, e lei sospirò scocciata, perché non voleva perdere la pazienza con lui. Aveva bevuto, e i suoi bellissimi occhi azzurri avevano assunto un’espressione davvero crudele, ma lei ormai ci era abituata perché vedeva sempre solo quella.
“Voglio l’anello, quello di mia nonna. Carry mi vuole lasciare e io ho bisogno che lei capisca che per me è una cosa seria…”
“Per la quindicesima volta in dieci anni è una cosa seria e vuoi sposarla. Patetico…” pensò sua moglie, restando completamente impassibile. Ormai non gli facevano nessun effetto quelle parole, così rispose divertita che glielo aveva restituito trent’anni prima.
“Forse dovresti chiedere alla donna con cui stavi allora…” suggerì con tono piatto, e lui ruggì che non aveva idea di dove fosse e letteralmente impazzì e cominciò a lanciare i gioielli di Elisabeth in giro.
“Non reggi l’alcol, ma non è un buon motivo per devastare casa mia…” ribattè sollevando un dito e bloccando le mani del povero biondo vampiro. Si stava disperando, il poveretto, perché ora non aveva un modo per dimostrare a quell’amante il suo amore, quando Elisabeth sospirando disse serissima “Puoi presentarla al mondo come tua compagna, per me va bene…” gelandolo.
Da secoli era bloccato in quella relazione senza amore, che però non poteva essere dissolta. Si era rassegnato ormai, ma non sempre le sue compagne erano comprensive e generalmente sceglievano di lasciarlo.
“Sei seria?” chiese confuso, ma lei annuì soltanto in risposta e gli liberò le mani.
“Sii felice Alex, viviti la tua vita…” concluse cercando di fargli capire che non aveva nessuna voglia di parlarne ancora, ma lui invece aveva mille domande. Le chiese perché proprio in quel momento avesse preso quella decisione, cosa l’avesse convinta e altre mille cose, ma lei rispose flebilmente “sono stanca, ho pochissime forze. Quindi domani annuncerò il mio periodo di pausa dalla Società e tu potrai fare come meglio desideri con le tue compagne. Sei libero di cercare la felicità dove meglio credi”.
Alexander per la prima volta in duecento anni ebbe un gesto di affetto verso di lei, e preoccupato le mise una mano sulla guancia per chiederle quanto grave fosse la cosa, ma lei si scansò e rispose che si sarebbe ripresa.
“Non stare sola, soprattutto se non stai bene…”provò a dirle in uno slancio di affetto verso di lei, e Lily finalmente gli sorrise per un secondo. Non erano così intimi da tantissimo tempo, ma probabilmente gli slanci d’affetto di lui dipendevano soltanto dal fatto che fosse realmente finita.
“Vedremo. Ora devo andare, per favore non toccare più le mie cose e…buona fortuna…” concluse serissima e Alexander scosse solo la testa, perché per un attimo si era illuso che lei fosse di nuovo la ragazza dolce e vulnerabile che aveva conosciuto anni prima. Elisabeth, però, non era affatto vulnerabile, e anzi si era dimostrata la parte forte del rapporto, e lui non era stato capace di accettarlo. Voleva essere desiderato, voleva una compagna che avesse bisogno di appoggiarsi a lui, e questo aveva portato molti conflitti.
“Sono davvero stato innamorato di te, Liz. E…ti ho voluto bene per anni…” provò a dire, con un groppo alla gola, per fermarla, ma lei scosse solo la testa e per qualche secondo non seppe cosa dire. Poi tirò fuori una frase che pensava da molto tempo.
“Lo sono stata anche io, e siamo stati felici, soprattutto finchè eravamo umani. Il problema, forse, è che l’eternità è troppo lunga Alex. Forse c’è un motivo se ci sono stati dati solo pochi anni, ed è che in un’eternità tutto cambia, e persino l’amore più forte può spegnersi e diventare un incubo, o una gabbia, nel tuo caso…”
“Ni. Magari se non è amore vero è come dici tu, ma ci sono persone che conosciamo che hanno continuato ad amare la stessa persona per secoli. A volte ricambiati, come Greg e Alastair, Alice e Tom…a volte sapendo di non avere nessuna speranza…”concluse e lei sorrise soltanto, ma non volle capire il riferimento.
“Sii felice Lizzie e smetti di mettere sempre al primo posto gli altri. Basta con questo senso del dovere, che non ti porterà a nulla…” concluse stringendole la mano per l’ultima volta prima di sparire e lasciarla sola.
“Lo hai fatto davvero…è finita!” si disse, incrociando il suo riflesso nello specchio. E poi di nuovo gettò un’occhiata alla sua lunga chioma, dove aveva scoperto da qualche giorno dei capelli più chiari del solito, che l’avevano spaventata. Non sapeva se fossero gli sforzi, l’età o i dispiaceri, ma era estremamente anomala quella situazione e doveva cercare di capirci qualcosa. In quel momento però il cellulare si illuminò e vibrò flebilmente e lei sorrise. Victor la stava aspettando con il cuore in gola su una terrazza a Seattle e le aveva mandato delle foto per permetterle di raggiungerlo facilmente.
Elisabeth si controllo un secondo il trucco, rimise il rossetto, diede un po’ di colore alle sue guance pallide e digitò solo “arrivo…” facendolo sorridere.

Nota:
Ciao a tutti! Allora che ne pensate di questo addio tra Alexander e Lily? Siete preoccupati per lei? C'è qualcuno che ci legge? Se ci siete, vi ringrazio per essere arrivati fino a qui.

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