Bury Me Deep Inside

di Moira2020
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - È così dolce morire? ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1- Il passato ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 - Riabilitazione ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 - Rimorso ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 - Obbiettivo ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 - Gelosia ***



Capitolo 1
*** Prologo - È così dolce morire? ***


Prologo - è così dolce morire? 


Il buio.
L'oscurità era ciò di cui avevo bisogno. Erano passati giorni dall'ultima volta che avevo visto la luce del sole. Me ne stavo sdraiato sul letto, quel letto che ormai puzzava di vomito e altri fluidi corporei. 
Fissare insistentemente il soffitto, quasi come se le crepe dell'intonaco potessero darmi delle risposte, in un certo senso mi tranquillizzava. 
La vernice se ne stava lì, non parlava, non giudicava il mio aspetto orribile , non si offendeva se vomitavo l'anima sulle mie stesse lenzuola. 
Avrei tanto voluto bere l'ennesima birra ma quel giorno il mio corpo non rispondeva a nessun impulso, quasi come se si rifiutasse. Forse nell'ammasso informe, che era il mio corpo ormai, era rimasto un briciolo di sopravvivenza, ma nella mente i miei pensieri erano ormai morti. 
Avevo meditato sul suicidio molte volte nella mia vita ma mai come in quel momento. Era un pensiero seducente. Avevo voglia di liberarmi di quel dolore, togliermi di dosso il peso della sofferenza. Alzai il busto, mentre una smofria di dolore si dipinse sul mio volto. Tossii tenendomi ben saldo il costato dolorante. Annaspai e poi sputai muco misto a sangue per terra. 
Era arrivato decisamente il momento. 
Cercai di racimolare le ultime forze per alzarmi e acchiappare una sigaretta dal comodino. La stanza iniziò a girare ma dopo il primo tiro fu tutto molto più chiaro. Con la sigaretta tra i denti cercai tutte le pillole che i miei fantastici psichiatri mi avevano prescritto e poi cercai qualcosa di forte da bere. 

Non so quanto tempo fosse passato ma dopo aver mandato giù una scatola di pillole bevendo Jack Daniels il tempo diventa estremamente labile. Assaporai quel dolce torpore, i muscoli si rilassarono e io fui più leggero. Era così dolce morire? Bramai la morte, l'oscurità, il nulla cosmico. 
Silenzio, volevo soltanto silenzio. 
Chiusi gli occhi e un sorriso grottesco increspò le mie labbra. Nella mente apparve lei. 
Lei con il suo sorriso malizioso e le labbra carnose. Potevo vedere i suoi capelli muoversi, il rosso ramato splendeva alla luce del sole. 《Ti amo...》non so se la mia voce uscì davvero o fu solo nella mia testa. Lei sarebbe rimasta il mio solo rammarico e in quel momento una parte di cervello mi disse che ero un'idiota, che non potevo morire prima di averla vista per un'ultima volta.
Il silenzio fu rotto dal rumore di vetri rotti. Doveva venire dal piano inferiore, ma non ci badai.
Subito dopo passi veloci sulle scale. Qualcuno stava correndo.
《Cazzo, Ville!》 
Quella voce mi sembrò distante anni luce ma aprendo le palpebre vidi due grandi occhi color dell'ombra a pochi centimetri dal mio viso. 
Era lei; Freya. 
Era lei ma non sorrideva e i suoi capelli non risplendevano alla luce del sole. Mi fissava preoccupata muovendo le labbra ma il suono era ovattato.
《Ville, resta con me...》 
Non ebbi il tempo di dire niente, ma comunque non ne avrei avuto la forza. Mi infilò due dita in gola provocando dei graffi lungo l'esofago e facendomi vomitare a terra la maggior parte delle pillole che avevo ingerito. Dopo il primo conato ne seguirono almeno altri tre e il dolore alle tempie fu lancinante. 
《Lasciami morire, cristo!》cercai di urlare ma quello che uscì dalla mia gola fu solo un sussurro. Freya rimase in silenzio e con determinazione mi trascinò nel bagno della mia camera, dopodiché afferrando il sifone della doccia, quasi mi affogò con l'acqua fredda. 
《Sei un'idiota!》 disse quasi urlando.
Era successo tutto talmente in fretta che il mio cervello decise di spegnersi. Fu l'ultima cosa che ricordo di quella notte, dopo ci fu solo buio.  


Note autrice:
Salve ragazze questa è la mia prima ff siate clementi 😂 spero vi piaccia non esitate a commentare!

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Capitolo 2
*** Capitolo 1- Il passato ***


Capitolo 1 

Il passato


Ero morto? Pensavo che morire avrebbe alleviato le mie sofferenze eppure sentivo un dolore martellante alle tempie e un sapore disgustoso in gola. 
No, non ero morto. Rimasi con gli occhi chiusi cercando di riportre alla mente cosa era accaduto. Avevo fatto una scorpacciata di pillole e poi mi ero accasciato sul letto eppure non aveva funzionato. Ero ancora nella mia camera, ma la puzza di vomito non c'era più. D'un tratto l'immagine di Freya tornò a farmi visita; mi aveva salvato. Aprii velocemente gli occhi, scoprendo fortunatamente che le tende erano chiuse; non avrei sopportato la luce. Alzarmi provocò varie fitte che si diramarono in tutto il corpo. 
Quanto avrei voluto essere morto.
I pensieri sulla morte erano all'ordine del giorno per me, quasi da sempre, ma gli ultimi due anni erano stati una continua discesa verso l'inferno della depressione. Avevo un mostro dento di me che riuscivo a tenere a bada soltanto con l'alcool. Quel mostro di dimenava, stringeva gli organi e li mangiava. Io, uomo debole, lo nutrivo con l'acool sperando mi lasciasse in pace e invece più si nutriva e più cresceva nella mia viscere. 
Che strano il destino.L'timo pensiero prima di morire era stato per Freya e lei era venuta a salvarmi. Mi aveva lasciato solo? Forse vedermi in quelle condizioni era troppo anche per lei. 
Accesi una sigaretta con mani tremanti e dei rumori in cucina mi fecero sobbalzare. Caffè, quello era sicuramente odore di caffè. 


Vederla alla luce tenue dell'alba la faceva sembrare eterea, quasi come nel mio sogno. Si muoveva sicura nella cucina, in fondo aveva passato tanti anni in questa casa. Anni bellissimi, spensierato e felici. Non parlai, volevo godermi quella visione. Aveva la pelle cosi chiara e cosi liscia, i capelli legati distrattamente in una coda morbida. Poi, come se avesse percepito la mia presenza, alzò gli occhi verso di me. Non seppi capire cosa provò nel vedermi, il suo sguardo non fece trapelare emozioni. 
-Stai meglio? Non pensavo saresti mai arrivato a questo punto. Se non fossi entrata a casa tua a quest'ora saresti di sopra a marcire. Ho cambiato le lenzuola, le altre puzzavano di merda. E no, non voglio essere ringraziata.-
Parlò senza guardarmi, continuando a preparare il caffè. Capivo perfettamente la sua freddezza. 
- Come sapevi che stavo male?- risposi io. Era l'unica cosa che riuscii a dire. Lei si fermò un attimo e si accese una sigaretta. Prese una tazza pulita e la riempì di caffè e dopo di che ne bevve un sorso. Quando ebbe finito mi fece segno di avvicinarmi. Io obbedi e mi sedetti su uno degli sgabelli della penisola della cucina. 
-Hai un buon amico. Migè mi ha chiamata qualche giorno fa e mi ha pregato di venire qui. Ah comunque ti ho rotto la finestra del salotto, non spevo come entrare - disse lei. 
Mi tornò alla mente il rumore di vetri rotti della sera precedente e tutto ebbe più senso. Migè; l'uomo dalle mille sorprese. Era colpa sua se adesso respiravo ancora. 
- Incredibile, davvero incredibile. Beh sappi che ti ha chiesto aiuto soltanto perché odia vedere il sangue. - cercai di sorridere ma quello che uscì fu solo una smorfia. Osservai Freya; evitatva il mio sguardo. - E così, eccoci qui. Dopo due anni... come stai?-  ero impacciato e le parole faticarono ad uscire. Freya sospirò, roteando gli occhi.
- Ville, stavi per ammazzarti per l'amore del cielo. Adesso tu smetteraai con quella merda di alcool e andrai in riabilitazione per l'ennesima volta e io me ne tornerò a casa.-  le parole le uscirono dalla bocca come coltelli affilati. Ognuno di quel coltelli mi colpì duramente, ferendomi. 
- Si, stavo per togliermi dai coglioni, finalmete. Non capisco perché mi hai salvato -  a quel punto iniziavo ad essere infastidito. 
- Hai ragione, avrei dovuto lasciarti morire dopo le cose che mi hai detto l'ultima volta che ci siamo visti. -  
Già, ricordavo bene quella notte di due anni prima.Mi ero comportato da stronzo? Decisamente si. 


*** 

 23 Gennaio 2018

​Era passato un mese dalla fine dell'ultimo tour con gli HIM. Ancora non riuscivo a credere che sarebbe successo davvero. Era finita, ed era finita per sempre. La mia vita non sarebbe più stata la stessa e da qualche giorno sentivo dentro di me il mostro che gridava a gran voce che aveva fame. Inizialmente si accontentava di qualche birra, poi della vodka all'occasione, ma adesso richiamava alcool allo stato puro. 
Da qualche giorno preferivo passare le giornate nel mio studio incima alla torre, mangiavo poco e mal volentieri. Freya iniziava ad accorgersi del mio cambiamento, capivo il modo in cui mi osservava. Era l'unica a saper decifrare i miei sguardi, la mia anima. Lei era la mia anima. Ma dopo sette anni di relazione cosa le potevo offrire? Ci avevo pensato spesso negli ultimi anni. Era molto più giovane di me, un fiore appena sbocciato. Quando la conobbi aveva diciannove anni e io, senza pudore, avevo beato della sua giovinezza e della sua purezza. Ero stato crudele, le avevo tolto sette lunghi anni in cui avrebbe potuto fare esperienze diverse, più giuste per la sua età. Adesso che aveva ventisei anni capivo che voleva qualcosa di più, magari un matrimonio, magari un figlio. E lei tutto questo lo meritava, ma non con me. Io, che non sapevo neanche badarea me stesso come avrei potuto accudire un altro essere umano fragile tanto quanto me? Dovevo smettere di farle del male e lasciarla andare, lasciarla vivere. Era questo che mi ripetevo; ma era così difficile. 
Il bussare lieve alla porta interruppe i miei pensieri. 
 - Ville, che ne dici se stasera ci ordiniamo una pizza? - chiese Freya entrando nello studio. 
Il suo profumo inondò la stanza e io maledii me stesso. 
Sono un vecchio bastardo.
- No, non ho fame- risposi bruscamente, forse troppo. 
 - Stai dimagrendo, mangi poco e non riesco a capire cosa ti stia succedendo. So che sei triste per la fine degli HIM...- 
Dire triste era di certo un eufemismo. Ero depresso, ecco, questo era il termine giusto. 
- Triste? Quando ho fondato il gruppo tu non eri neanche nata -  
Fu fin troppo facile fare lo stronzo, ma non la guardai neanche per un attimo. Lei rimase a fissarmi, pensando bene a cosa rispondere e cercandi di decifrare quei modi bruschi. 
 - Già, per fortuna sono giovane, non come te-  
Lo disse per sdrammatizzare e mi sorrise, quel sorriso che mostrava i denti perfettamente bianca. Dio, quanto era bella. Io rimasi serio, puntando dritto lo sguardo verso la finestra, osservando la neve che cadeva e il buio infinito. 
 - Che ne sai, ragazzina. Credevo di poterlo sopportare e invece per me è una sconfitta. La mia carriera da solista non funionerà. I miei fan amano gli HIM, ciò che eravamo. Io penso alla fine della mia carriera e alla fine della mia sobrietà e tu cosa vieni a dirmi? Sei triste, vuoi una pizza? - 
Le parole la annientarono, potei vedere la smorfia di dolore sul suo viso. Ma non mi voltai, mi limitai ad osservarla nel riflesso sul vetro della finestra. Sarebbe stato troppo doloroso guardarla negli occhi. Non ricevendo risposta, continuai.
- Non credo che tu abbia voglia di rimanere con un fallito, soprattutto se finiranno i soldi...- 
Ecco la goccia, ecco il vaso che straripa.
 - Non ti permettere! Credi davvero che io stia con te per i soldi? Tu sei pazzo! Non sono stupida so bene che inizi a bere dalle cinque di mattina, anzi diciamo pure che non smetti mai, dato che non dormiamo insieme da parecchi giorni. Abbiamo litigato più volte in questo mese che in sette anni. So anche che sei depresso e che ti sei barricato dietro al tuo solido muro di solitudine. Mi ha chiuso fuori Ville, questa volta mi hai chiuso fuori -
La voce le tremava e io pensai alla prima volta che avevamo fatto l'amore. Forse quel giorno iniziai a vivere sul serio.
 - Esatto Freya, ti ho chiuso fuori. Non ti voglio qui, non ti voglio più tra i piedi. - 
 - Tu sei soltanto ubriaco, non dire cose di cui potresti pentirti -
Questa volta non potè trattenere le lacrime. Le incorniciarono il viso e il mio cuore perse un battito. Mi girai, ritrovandomi faccia a faccia con lei. Era ora di farla finita. L'amore che provavo per lei non doveva più essere egoista. Dovevo lasciarla libera in tempo, prima che la dipendeza mi inghiottisse per intero. 
 - Vattene Freya, prendi la tua roba e vattene. -

Mi scrutò per alcuni secondi, cercando di capire quanto facessi sul serio. Non so cosa lesse nei  miei occhi, ma bastò per lasciare lastanza e non tornare più indietro.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 - Riabilitazione ***


Capitolo 2
Riabilitazione

Erano passati svariati minuti dall'ultima volta che uno di noi due aveva aperto la bocca. Io mi limitavo a bere il mio caffè bollente, sperando di poter trovare una birra in frigo. Ripercorrendo i ricordi dell'ultima volta in cui avevo visto Freya il mio stomaco si chiuse ancora di più e una fitta di profondo dolore attraversò tutto il mio corpo. Che stronzo che ero stato, avrei potuto farlo con più tatto? Non credo si possa lasciare una persona innamorata con tatto, ma forse io, avevo davvero toccato il fondo. 
Freya dopo aver bevuto il suo caffè pulì velocemente la tazza, per poi riporla nello sportello sopra il lavandino. Era sempre stata molto più ordinata di me e in effetti la casa negli ultimi due anni era sprofondata in un caos totale di immondizia, panni sporchi e lattine di birra vuote. 
- Sai, mi dispiace per quel giorno.- la mia voce fu atona, a cosa serviva scusarsi proprio adesso? 
-Forse dovrei starmene zitta e non chiedere, ma in questi due anni mi sono sempre fatta la stessa domanda? Perchè? Perchè mi hai scaricato in quel modo?- chiese lei appoggiando le mani lungo il bancone della cucina. 
Io non potei fare altro che sospirare. -Perchè era giusto così, Freya. Ecco cosa avresti ottenuto rimanendo con me. Un ammasso di carne vuota, piena di oscurità e morte. Non volevo questo per te- fui sincero, e lei lo capì. Finalmente mi guardò dritto negli occhi e io sprofondai in quelle pupille che avevo osservato molte volte mentre la possedevo sul divano o proprio su quella penisola dove adesso stavamo predendo il caffè. 
- Non saresti finito così, non l'avrei permesso. Tu mi hai lasciato in quel modo solo perchè pensavi che io non ti meritavo? Non ha senso, Ville. - 
-So bene che desideravi un matrimonio, un figlio, e io... io non avrei potuto darti niente di tutto questo-
Freya aggrottò la fronte, adesso era proprio incazzata. Lo potevo capire dal modo in cui si mordeva il labbro inferiore, era così sexy, ma sapevo bene che stava per arrivare la sfuriata. 
-Tu! Tu sei un'idiota! Credevo mi avessi lasciato perchè non ero abbastanza, perchè ero una ragazzina, ricordi? Cristo, sono dovuta andare in analisi per questo.- la voce era al limite delle urla. 
- Io, non... non avrei mai immaginato...- ormai stavo balbettando, avevo finito le scuse, e il mio cervello era ancora annebbiato dagli antidepressivi. 
- Ma sai cosa ti dico?- continuò lei portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio - adesso mi sento molto meglio, almeno so che non era per colpa mia, ma per la tua stupidaggine. Già, bella consolazione. Dovrei chiamare la mia analista e dirglielo, ne sarebbe contenta. Che stupida!- 
Vederla così arrabbiata mi eccitò. Incredibile come la lussuria sia più forte degli altri sentimenti. Aveva ragione, mi ero comportato da stupido, ma sperai con tutto me stesso che in quei due anni lei avesse trovato la felcità. 
- Ecco, vedi? Problema risolto. Scommetto che dopo l'iniziale terapia sei stata molto meglio e adesso sei felice anche senza di me- lo sperai davvero, ma una parte di me, quella più egoista e innamorata, sperò che le mancassi ancora, che quell'amore profondo e vero che provava per me era ancora lì ad aspettarmi. 
- Puoi dirlo forte. Ho finalmente finito l'università come voleva mio padre e adesso sono un architetto. Ho una casa mia e anche un gatto. Vado ancora dall'analista, ma non spesso come due anni fa. Gli attacchi di panico sono diminuiti- questa volta parlò lentamente, sforzandosi di tenere a bada le emozioni. Forse glielo aveva insegnato proprio la strizzacervelli.
- Architetto? Wow, Fey. Ricordati che voglio che sia tu a progettare la mia cripta per quando sarò morto - lo dissi seriamente e forse il mio sguardo così serio provocò un sorriso in lei. 
- Si, Vlad. Un bel mausoleo per vampiri come te. Ti ci vedo nella tua bara con le mani incrociate...- 
Per la prima volta sorrisi anch'io. Dopo qualche secondo ci ritrovammo a ridere. Con lei aveva sempre riso facilmente; stessa lunghezza d'onda, stesso sarcasmo. 

***

Quel pomeriggio dormii un sonno profondo, dovevo riprendermi del tutto dalla sera precedente e quando mi svegliai trovai Frey appoggiata alla porta intenta ad osservarmi. Avevamo passato l'intera mattina insieme e anche il primo pomeriggio. Non avevamo parlato molto, mi aveva solo raccontato di come Migè l'avesse chiamata in preda ad un attacco isterico e lei per rispetto del mio amico aveva preso il primo volo per Helsinki. Mi aveva anche detto che sarebbe rimasta per la notte e poi sarebbe ritornata a Londra. La prospettiva di vederla andare via non mi allettava neanche un pò. 
- Da quanto mi stai osservando?- chiesi ancora con la mente per metà nel mondo di morfeo. 
Lei non rispose, si limitò ad avvicinarsi per poi sedersi sul letto. 
-Stavo pensando a quello che mi hai detto questa mattina e forse, dopo averci ragionato potrei anche capire il tuo punto di vista, ma perchè diavolo non me ne hai parlato? Abbiamo sempre parlato di tutto, Ville... Ville io... - iniziò a piangere e io mi sentii una totale merda. Deglutii a fatica e poi le poggiai una mano sulla guancia bagnata di lacrime. 
- Se lo avessi fatto non avresti capito in quel momento. Sei testarda e avresti insistito e siccome io ti amo... ti amavo, mi avresti fatto cambiare idea. - 
La mia frase le procurò un nuovo singulto. 
-Non sto piangendo perchè sono triste, mi sento solo più leggera adesso. Ma promettimi che andrai in riabilitazione e ti darai una sistemata, te ne prego. E, per inciso, a me non fregava niente del matrimonio o di avere un figlio, a me bastavi tu- 
Quelle parole si conficcarono dritte nel cuore, e che male fecero. L'idea di aver sbagliato si insinuò nella mia mente, ma la ricaccia immediatamente indietro. - Magari non in quel momento, ma dopo chi lo sa. Ti prego non piangere. Ti prometto che mi darò una ripulita, va bene? - le sorrisi e lei sorrise di rimando. Vedere da così vicino le sue labbra carnose mi ricordò quanto erano dolci e morbide e così, scioccamente mi avvicinai a poco a poco, bramoso di assaggiare nuovamente il frutto del mio amore per lei. Frey si tirò indietro, gli occhi sgranati. - Io non posso, Ville. Cosa ti salta in mente? Hai frainteso le mie parole, davvero. Sono felice se avremo un rapporto civile, ma niente di più. C'è un'altra cosa che non ti ho detto: tra due mesi mi sposo. - 
In quel momento il mio cuore smise di battere. 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 - Rimorso ***


Capitolo 3
Rimorso

Quando decisi di lasciare Freya la mia decisione mi sembrava totalmente sensata, quasi come se fosse l'unica scelta possibile. Ma dopo che lei mi aveva detto che si sarebbe presto sposata mai scelta mi sembrò cosi stupida.
Freya, la mia dolce Freya sarebbe stata per sempre di qualcun'altro. Dopo l'imbarazzante momento del bacio, decisi di fare finta di niente, mi scusai e le dissi che volevo soltanto darle un bacio sulla guancia. Non so cosa pensò ma sembrò crederci, limitandosi a sorridere.
Non mi congratulai per l'imminente cerimonia, non ne avevo le forze. Il mio mondo, fatto ormai di buio sprofondò in un nuovo luogo dell'inferno, più profondo e più dannato. Passai il resto del pomeriggio e buona parte della sera nella mia stanza, fumando e pensando alla mia vita ormai finita. Che novità.
Freya rimase per lunghe ore al piano di sotto, la potevo sentire mentre sistemava il casino che avevo creato in casa. 
Finalmente a mezzanotte, sperando che lei dormisse, scesi in cucina, in cerca di qualcosa da bere, ma la mia ricerca fu infruttuosa. Probabilmente aveva buttato ogni cosa contenesse dell'alcool in quella casa.
Cercai Freya nel salotto, pensando stesse dormendo sul divano ma non la trovai. Poi notai la luce del giardino sul retro accesa e così decisi di uscire. Il freddo mi investì in pieno condensando il mio respiro in nuvole bianche e leggere. Quanto avrei voluto essere fumo imbalpabile. La trovai seduta sulla panchina di legno che aveva comprato proprio lei stessa, aveva sempre adorato quel giardino che, un tempo, era pieno di fiori e piante ma che adesso era un ammasso di erbacce e niente più. 
- Morirai di freddo - le dissi sedendomi accanto a lei. Freya mi osservò. 
- Io ho la giacca e tu soltanto una t-shirt bucata, credo che morirai prima tu - 
Io sorrisi e poi le posai una sigaretta sulla bocca, porgendole l'accendino. Sospirai, un pò di aria fresca mi avrebbe fatto bene e le stelle erano più luminose che mai. 
- Mi dispiace per i fiori, sai che non amo il giardinaggio - dopo averle acceso la sigaretta me ne accesi una anch'io, aspirando avidamente la nicotina. 
- Non ne avevo dubbi, Valo. O dovrei dire Vlad... avresti potuto pagare un giardiniere razza di taccagno -  mi colpì con un leggero pugno sul braccio come era solita fare quando ancora era mia. 
- Avrei potuto, ma ero troppo impegnato a bere. Quindi ti sposi, avevo ragione, no? Desideravi il matrimonio - 
- Beh, sinceramente non ci avevo mai pensanto, ma è arrivata la proposta e ho accettato - così dicendo si portò la sigaretta alla bocca e la manica della giacca si accorciò. Potei vedere il tatuaggio con il mio nome impresso sulla sua pelle. 
- Non lo hai tolto - le dissi indicandole il polso. Lei si guardò distrattamente e poi sorrise. 
- Sai quanto fa male togliere un tatuaggio? E poi mi ricorda che niente dura per sempre. Hai presene la frase 'non può piovere per sempre'? Cazzate! - lo disse mentre guardava le stelle e il suo profilo mi sembrò così perfetto. 
- Ti stai per sposare e non credi nel ' per sempre' ? - 
- Credo nel 'molto, molto tempo'- 
Finii la sigaretta e poi la gettai nel giardino. La prospettiva di vederla sposata non mi piaceva affatto, ma la cosa che più non mi piaceva era che non era per niente felice di sposarsi, almeno così mi sembrava. Presi coraggio e finalmente le chiesi quello che avrei voluto subito sapere. 
- Che tipo è il tuo futuro marito?-  
Lei si girò a guardarmi, mi scrutò con attenzione. 
- Un ragazzo gentile e premuroso. Ha un anno più di me e lavora come ingegnere presso l'azienda di mio padre, ci siamo conosciuti così. Ti sembra abbastanza per me? - 
La frecciatina mi fece male. Immaginarla tra le braccia di un altro mi fece ancora più male. Sapere che si era trovata un ragazzo molto più giovane di me fu ancora peggio. Che schifo la vita! Sarei dovuto essere felice, in fondo era ciò che mi sarei augurata per lei, ma non avevo un briciolo di gioia nel mio corpo. Deglutii a fatica. 
- Direi di si, mi fido del tuo giudizio. Se hai deciso di sposarlo vuol dire che è un ragazzo apposto. - mentii spudoratamente sperando che lei non se ne accorgesse. 
- Già, un ragazzo apposto... non c'è modo migliore per descrivelo. Proprio il tuo contrario. - 
- Vero sono stato un cattivo ragazzo, ma adesso sono un uomo depresso. Come cambia la vita, vero? - 
Senza aggiungere altro Freya mi abbracciò improvvisamente.
Il profumo dei suoi capelli era dolce e il suo abbraccio caldo e confortante. Quanto era bello sentirsi nel posto giusto. Quello era il mio posto perfetto; tra le sue braccia. Mantenendo il viso sul mio petto mi parlò, quasi in un sussurrò. 
- Mi mancherai, Ville. Mi sei mancato e sarà così per sempre. Domani mattina partirò e non ci vedremo più, ma sappi che ho passato i sette anni migliori della mia vita con te. So bene che è il passato, ma non li dimenticherò mai. - 
In quel momento mi sentii piccolo e insignificante. Cosa avevo fatto? Sentirmi dire quelle parole fu come sbattermi in faccia la realtà. Eravamo innamorati e felici e io avevo rovinato tutto. 
Quando ebbe finito di parlare alzò la testa inchiodandomi con lo sguardo. Potevo leggere nei suoi occhi tutto il dolore che le avevo provocato. - Freya io... - 
Avrei voluto dirle che non potevo pensare di passare il resto della mia vita senza di lei, ma sarebbe stato come gettare della benzina sul fuoco. Dovevo pagare le conseguenze delle mie azioni sbagliate. 
- Mi mancherai anche tu - mi limitai a dire.
Rimanemmo in quella posizione per almeno un'ora e io cercai di stamparmi nella mente quel momento, cercando di ricordarmi a memoria il suo profumo e il suo abbraccio. 


***


Il mattino seguente Freya chiamò un taxi e dopo avermi salutato con un bacio sulla guancia mi prese le mani, baciandole. - Mi hai promesso che andrai in riabilitazione. Migè ha già chiamato la clinica dove sei già stato, mi raccomando non voglio più essere chiamata nel cuore della notte per sentirmi dire che stai male. - 
- Te l'ho promesso - le dissi dandole un bacio sulla fronte. 
- Beh, è arrivato il momento, devo andare - 
Non ero pronto a quell'addio, no, non lo sarei mai stato. Prima che lei si girasse in direzione della macchina, l'afferai per il braccio, portandola a pochi centimetri dal mio viso. La baciai e questa volta riuscì a sfiorarle le labbra. Il sapore della sua bocca fu come un tonico capace di guarire ogni mia ferita. Durò una frazione di secondo perchè lei mi allontanò. 
- Addio, Ville... - si limitò a salutarmi, con gli occhi colmi di lacrime. 
- Aspetta Freya, prendi questo - cercai nella mie tasche e finalmente trovai l'anello che le avevo regalato tanti anni fa e che aveva lasciato sul tavolo della cucina il giorno in cui l'avevo lasciata senza pietà. 
- Portalo con te, voglio che tu lo tenga per sempre, ok? Sarà il nostro 'per sempre' - 
Lei lo prese e se lo girò tra le mani. Senza dire nient'altro, salì sulla macchina e se ne andò, lasciandomi sfinito e con la solitudine nel cuore. 

Note autrice:
Spero che la storia vi stia piacendo. Credo che potrebbero esserci degli errori di battitura. Questa storia la sto scrivendo totalmente di getto. Fatemi sapere cosa ne pensate!

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 - Obbiettivo ***


Capitolo 4
Obbiettivo

Stare in una clinica per disintossicarsi è come stare in un mondo a parte. Non puoi avere contatti con l'esterno e quindi il tuo mondo diventa la clinica stessa. Iniziai la riabilitazione con disgusto e fatica ma andando avanti con i giorni l'unica cosa che tenne vivo il mio spirito era il pensiero di Freya. Mi ero posto un obbiettivo ben preciso: avrei terminato i due mesi nella clinica e poi avrei preso il primo aereo per Londra. Mi ero anche ripromesso che se avessi visto Freya felice avrei lasciato perdere e me ne sarei tornato ad Helsinki. 
Avevo chiesto a Migè se conoscesse il posto in cui viveva Freya e magari anche la data del matrimonio. Con sorpresa il mio amico fidato aveva tutte le informazioni che mi serivano.
Il volo per Londra andò liscio come l'olio, dormii un paio d'ore e mi ritrovai in poco tempo su suolo inglese. Quando arrivai a casa di Freya non la trovai, ma una sua vicina di casa mi disse che l'avrei trovata ad un ristorante poco distante. Fu facile arrivare a destinazione, non ebbi problemi. La cercai in mezzo alla folla e infine la vidi. Era seduta ad un tavolo insieme ad altre persone. Il luogo era certamente un posto lussuoso. Freya era avvolta in un vestito color rosa pastello e sorrideva. Io, come al solito, vestito completamente di nero e con quel colorito funebre risaltavo in mezzo a tutti quei fiori e colori primaverili.
Accanto a lei un ragazzo con le spalle larghe e i capelli laccati le posò una mano sulla coscia e lì capii che era lui il bravo ragazzo. Mi accessi una sigaretta, aspirandola con avidità. Come si permetteva di toccarla? Cercai di calmarmi, non avevo il diritto di fare certi pensieri.
Prima di entrare in scena, mi avvicinai un poco. Dovevo assolutamente vedere se indossava l'anello che le avevo dato due mesi prima. Sperai con tutto me stesso che lo avesse perchè quella sarebbe stata la conferma. Se avesse avuto l'anello avrei provato a riconquistarla. Cercai disperatamente di vedere meglio, ma non mi sembrò di scorgere niente sulle sue dita. Poi i miei occhi si posarono sulla mano sinistra e lì vidi un anello, ma aguzzando bene la vista capìì che era un diamante e quello doveva essere il suo nuovo anello di fidanzamento. Sbuffai e iniziai a sentire caldo. Forse mi ero sbagliato e il mio viaggio si sarebbe rivelato inutile. Continuai a fissarla per ancora dieci minuti ma niente.
Già iniziavo a pensare di andarmene per ritornarmene alla mia amata torre, ma qualcosa scintillò alla luce del sole. Freya per un attimo si era alzata e qualcosa ondeggiò sul suo collo. Era l'annello. Lo aveva attaccato ad una sottile catenina che le pendeva lungo il seno. Sorrisi beffardo. Non era tutto perduto in fin dei conti. 
Quando entrai nel ristorante nessuno mi guardò. Avevo soltanto due occhi puntati addosso, quegli occhi che conoscevo a memoria. Da sempre Freya riusciva a sentire la mia presenza, era come se lei fosse la mia bussola ed io il suo nord. Mi osservò nel mio lento camminare strabuzzando gli occhi. Stava pensando al motivo della mia presenza, potevo leggerglielo nel occhi. Quando fui abbastanza vicino mi inginocchiaia di fronte a lei e prendendole la mano la baciai delicatamente. Le persone intorno al tavolo mi stavano guardando con stupore e indignazione. - Ville... cosa ci fai qui? - chiese Freya intontita. 
- Buongiorno a tutti. Io sono Ville Valo il testimone di notte di Freya. Piacere di conoscervi - 
Le mie parole lasciarono ammutolità Freya. 
- Ma tu sei quel Ville Valo? Il cantante degli HIM?- al suono di quella voce mi voltai e una ragazza sulla ventina seduta allo stesso stavolo mi stava indicando quasi con la bocca aperta. 
- Si, sono proprio io - risposi sfoderando uno dei miei sorrisi più ingenui. La ragazza per tutta risposta sorrise a sua volta, poi si rivolse a Freya. 
- Cioè tu mi stai dicendo che la mia futura cognata conosce Ville Valo? E che addirittra sarà suo testimone? Perchè non l'hai detto prima?- 
Gli altri commensali si guardarono senza aver capito niente. Freya era ancora sotto schok non faceva altro che sbattere le palpebre come se fosse in un sogno. Poi, redendosi conto che tutti la stavamo guardando si alzò in piedi di scatto, facendo alzare anche me e stringendomi in vita. 
- Beh,  sorpresa! Sapete come sono le rockstar, sempre impegnate e cosi volubili. Non era sicura e quindi ho preferito non dirlo subito. Io e Ville ci conosciamo da molti anni, vero? - 
Sorrise ma quel sorriso a denti stretti voleva dire solo una cosa; ti ucciderò Ville. Poi continuò rivolgendosi a me. - Lascia che ti presenti i miei suoceri, Ville. Lei è Amanda e lui Roger - mi indicò due signori molto distinti che mi sorrisero continuando a non capire niente di ciò che stava succedendo. 
- Lei invece è Susan, la mia futura cognata - la ragazza mi salutò con un gesto della mano. 
- E io sono Jason - finalmente il ragazzo dietro di me si alzò e mi porse la mano. Nonosante la mia entrata inaspettata sembrava abbastanza calmo. 
- Molto piacere Jason - dissi io stringendo la mano. Era poco più basso di me ma molto più muscoloso ed ero sicuro che mi avrebbe fatto il culo se lo avessi fatto incazzare. 
- Ti prego, siediti con noi. Vuoi pranzare? Sei arrivato giusto in tempo, stavamo per scegliere i fiori per il grande giorno - 
Mi giarai di nuovo verso Freya e scorpii che mi stava pregando con lo sguardo. Mi voleva dire di non farle fare brutta figura. Provai a rispondere ma lei mi precedette. 
- Penso che Ville sia molto stanco e che voglia andare nel suo hotel... - 
Non mi voleva lì come avevo immaginato. L'accontentai. -Vero! Sono esausto, credo che andrò in hotel. Ma comunque avremo modo di parlare in questi giorni. E' stato un vero piacere conoscervi - 
- Se volete scusarmi lo accompagnerei all'uscita, sapete non è molto pratico di Londra - si affrettò a dire Freya. 
- Certo ti aspettiamo, tesoro - disse Jason sorridendo. Così dopo aver salutato tutti fui praticamente spinto fuori da Freya. 
- Cosa diavolo ci fai qui? - mi chiese quando finalmente fummo lontani dagli altri. Io presi una sigaretta e gliela porsi, ma lei mi spostò la mano bruscamente, così la fumai io. 
- Voglio essere davvero tuo testimone e comunque volevo esserci per il tuo matrimonio - 
- Sei impazzito per caso? Jason non sa che abbiamo avuto una relazione - 
- Come non gli hai raccontanto che sei stata con uno famoso per sette anni? Il web è pieno di nostre foto. Ma comunque tanto meglio, non trovi? Non ti darò problemi. - 
Lei strinse i pugni. Lo faceva sempre quando era arrabbiata, anzi diciamo quando era incazzata nera. L'avevo fatta davvero grossa, ma rivederla mi diede una scarica di adrenalina così forte che avrei potuto scalare l'everest. 
- Sei proprio un imbecille! Almeno hai prenotato un hotel? - 
- Certo, non sono un'idiota. Tu torna al tuo pranzo con i suoceri e noi ci vediamo più tardi. - finendo di parlare la guardai da capo a piedi e poi aggiunsi: - da quando ti vesti di rosa? - 
Lei roteò gli occhi e poi soffocò un urlo. 
- Da quando sono uscita dal mausoleo in cui vivevo fino a due anni fa - 
- Cazzate ti piaceva il nero ancor prima di incontrare me - 
Freya si portò le mani sul viso visibilmente frustata e se non fosse stato per le persone intorno a noi mi avrebbe dato sicuramente un pugno. 
- Và, Ville. Ci vediamo alle diciotto a casa mia. - così dicendo rietrò nel ristorante, lasciandomi solo con la mia sigaretta. 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 - Gelosia ***


 
Capitolo 5
Gelosia


La casa di Freya non la rispecchiava neanche un pò. O almeno non rispecchiava la Freya che conoscevo io. Era tutto cosi impersonale, così freddo, ma sopratutto con troppi colori pastello. Alle diciotto mi feci trovare davanti alla sua porta e lei mi accolse con migliore occhiataccia che potesse fare. Entrammo senza dire niente, poi quando ebbe chiuso l'uscio mi puntò un dito davanti al viso. 
- TU! Cosa diavolo pensavi di fare? Non dovresti essere in clinica? - 
- Sono pulito. - risposi predendo una sigaretta. - E poi volevo sapere come stavi e magari ringraziarti per avermi salvato la vita - aggiunsi. 
Lei sospirò levando gli occhi verso il soffitto. - Ti ho  salvato ma potrei anche ucciderti. Almeno potevi trovare un'occasione migliore per presentarti. E poi tu non sarai il mio testimone di nozze - 
- Perchè no? Che c'è di strano? - la guardai con un sopracciglio alzato e il mio sguardo da innocente. Lei per tutta risposta si lasciò cadere sul divano, portandosi una mano sulla fronte. Io inizia ad osservare in giro per la stanza. Alle pareti c'erano tantissime fotografie di lei e di Jason e una nuova fitta di gelosia si insinuò in me. 
- Sei veramente strano. Mi hai spezzato il cuore due anni fa e adesso vuoi essere il mio testimone di nozze. Idiota! - 
Mi voltai, cercando di non pensare a quelle foto. La raggiunsi sul divano sedendomi accanto a lei. Stavo per aprire bocca ma lei mi bloccò di nuovo. - Sta zitto! Se dici di nuovo che non ci trovi niente di strano ti uccido. - 
Sorrisi. Come avevo potuto stare due anni senza di lei? Mi ero lasciato scappare la persona più importante della mia vita. - Ok, forse qualcosa di strano c'è, ma siamo io e te. Freya e Ville, siamo strani giusto? Me lo dicevi sempre... - 
Freya puntò gli occhi su di me. Si aprì una voragine dentro di lei. Una voragine profonda e dolorosa. Ero io quel buco nero dove finivano tutti i suoi brutti ricordi. - Già... siamo davvero strani - ribattè lei sbattendo le palpebre. - Passiamo del tempo assieme ti va? In questi giorni prima del matrimonio. Poi me ne tornerà a casa mia - 
- Sciocchezze, Ville. Ho tante cose da fare, insomma sto per sposarmi, te ne rendi conto? - 
- Ti darò una mano. E ti prego fammi essere il tuo testimone - aggiunsi io alzandomi in piedi. Lei mi guardò corrucciata. - Beh, non ho scelta dato che l'hai detto davanti a tutti - 
- Ottimo. Hai anche una camera per gli ospiti? - chiesi guardandomi in giro. 
- Ville, non dirmi che non hai un hotel - 
- Ecco si, non lo so, mi sentirei più a mio agio qui. Da solo potrei ordinare da bere in hotel. - forse l'avrei fatto davvero, ma erano soltanto scuse. Volevo stare vicino a lei. 
- Cristo! Sei un idiota! - urlò lei lanciandomi un cuscino. Quanto amavo essere chiamato idiota, quanto amavo lei. 

 
***

Erano ormai le tre del mattino e io dovetti accontentarmi del divano, niente stanza degli ospiti. Non riuscivo assolutamente a dormire. Le foto di Freya e Jason mi fissavano da ogni angolo del salotto. Chissà se avevano scopato proprio su quel divano? A quel pensiero mi alzai instintivamente. Guardai fuori dalla finestra e vidi soltanto il traffico notturno e le luci dei lampioni. Poi mi avvicinai alla stanza di Freya e sentii il suo respiro calmo e ma costante. Nonostante il letto fosse matrimoniale lei dormiva nel piccolo spazio più a sinistra. Sembrava quasi una bambina. Mi avvicinai piano, osservando ogni particolare del suo viso. Quando fui abbastanza vicino qualcosa attirò la mia attenzione. Da sotto il suo cuscino spuntava l'angolo di un libro. Con estrema calma cercai di sfilarlo e con mia sorpresa, quando riuscii del mio intento, scoprii che era un diario. Sapevo che era una di quelle cose assolutamente da non fare, ma fu più forte di me. Dovevo leggerlo. Così me ne tornai in salotto e accendendo una piccola luce, iniziai a sfogliare le pagine. 

25 Gennaio 2018
Due giorni. Sono passati soltanto due giorni. Mi sento vuota...

30 Gennaio 2018
Non potrei mai scrivere quanto forte sia il mio dolore. La mia psicologa dice che la sto vivendo come un lutto e io sono d'accordo con lei. Si può amare tanto una persona? Voglio dire... potrei morire per lui. Nonostante il modo in cui mi ha cacciato, io tornerei con lui... 

2 Marzo 2018
Mi diceva che saremmo stati insieme per sempre. Lo diceva ogni notte dopo aver fatto l'amore e io ci credevo. Perchè non accenna a diminuire il dolore? Agli altri posso sembrare serena. Continuo come se nulla fosse, ma la mia anima, è divisa. 

12 Marzo 2018
Mi mancano i suoi occhi, sai? Quegli occhi color del ghiaccio, ma caldi e tranquilli. Così seducenti, ma anche innocenti. Lo fissavo a lungo quando stavmo vicino. La mia psicologa dice che sto migliorando, ma non capisce quando fingo. Vorrei lasciarmi questa storia alle spalle, ma Ville è sempre nei pensieri. Penso che lo sarà per l'eternità. C'è qualcosa che mi lega a lui, un legame troppo forte, troppo viscerale. La mia persona. Lui è la mia persona.



Avevo letto soltanto qualche pagina, saltando di frase in frase, ma questo basò a riempire i miei occhi di lacrime. Cosa le avevo fatto? Quanto dolore in quelle pagine. Io potevo capire ogni singola parola. 



Note autrice:
Dai ragazzi, non siate timidi ;D fatemi sapere cosa ne pensate. 


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