L'abbraccio dello Yin e dello Yang

di Nao Yoshikawa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Abbraccio a sorpresa ***
Capitolo 2: *** 02. Abbraccio consolatorio ***
Capitolo 3: *** 003) “Non ho bisogno del tuo aiuto!” ***
Capitolo 4: *** 004) “So che sei sepolto sotto le coperte, è ora di alzarsi!” ***
Capitolo 5: *** 005) X e Y non possono uscire dalla stanza (a vostra scelta) finché non si abbracciano ***
Capitolo 6: *** 006) X e Y non si vedono da anni e si ritrovano per puro caso in stazione; X deve partire, Y è appena sceso/a dal treno ***
Capitolo 7: *** 007) “Le giornate dovrebbero iniziare con un abbraccio, un bacio, una carezza e un caffè. Perché la colazione deve essere abbondante” – Charles M. Schulz ***
Capitolo 8: *** 008) “Ci si abbraccia per ritrovarsi interi” ***
Capitolo 9: *** 009) “In questo momento ho bisogno di un'unica cosa: un abbraccio. Un gesto antico quanto l'umanità” ***
Capitolo 10: *** Tutti vogliono un abbraccio ***
Capitolo 11: *** 011) Abbraccio da dietro ***
Capitolo 12: *** 012) “Pagherei oro per poterti abbracciare un'altra volta ancora” ***
Capitolo 13: *** 13 - Abbraccio non ricambiato ***
Capitolo 14: *** 014) “Mi stai stritolando, staccati subito!” ***



Capitolo 1
*** Abbraccio a sorpresa ***



 
 
  1. Abbraccio a sorpresa
Ichigo Kurosaki non era mai stato un tipo romantico. O troppo fisico. Certo che no! Quello non era un lato del suo carattere che poteva mostrare a chiunque. Con Ishida ci provava anche. Se solo quest’ultimo gli avesse reso le cose facili.  
Uryu Ishida era troppo timido. E non si capiva mai cosa gli passasse per la testa, Ichigo questa cosa la detestava. Ad esempio, non si capiva bene se fossero una coppia o meno. Di sicuro si piacevano, anche se avevano un modo tutto loro di dimostrarlo.
«Kurosaki, che sei venuto a fare qui? Potrebbero vederci.»
«Oh, e sta zitto, non faccio niente di male!» si lamentò.
Stavano sul terrazzo della scuola, durante la ricreazione. Ishida gli faceva venire voglia di stringerlo tra le braccia. Un contatto fisico molto importante. Ichigo era stato più volte sul punto di farlo, ma ogni volta si bloccava: e se non avesse apprezzato? Oh, che se ne andasse al diavolo quel Quincy da strapazzo. Si avvicinò, cercò di diminuire la distanza. Ishida se ne accorse e arrossì. Non è che non apprezzasse l’idea di un contatto fisico. Ma non era abituato. E poi proprio con lui… perché il destino era così strano e imprevedibile?
«Kurosaki.»
«Eh.»
«So a cosa pensi. Non mi piace essere toccato, specie in pubblico.»
«Ma se non c’è nessuno! E poi non ti stavo toccando!»
Voltò il viso dall’altro lato, arrossendo. No, lo stava solo per stringere tra le sue braccia. Non lo vedeva, ma Ishida era arrossito allo stesso modo.
«Kurosaki.»
«E ora che c’è?»
Ishida si avvicinò. Lo fece di botto, perché se fosse stato lì a pensare avrebbe cambiato idea, e lui non voleva cambiare idea. Lo abbracciò, prendendolo alla sprovvista, in modo un po’ goffo. Ichigo rimase immobile tra le sue braccia, stupito.
«Ishida…?» sussurrò.
«Se provi a infierire, assaggerai le mie frecce e il mio arco» sussurrò lui, imbronciato. «Ti ho colto di sorpresa?»
Ichigo sospirò, si rilassò e lo strinse piano a sé.
«Come sempre, del resto.»


Nota dell'autrice
Storia partecipante alla challenge di questo forum  e io felicissima perché Ichigo e Ishida per me sono OTP assoluta. Il Quincy e lo Shinigami, lo Yin e lo Yang, appunto. E poi gli abbracci, a chi non piacciono? Spero di scrivere tante belle cose fluff su questa ship.
A presto!
Nao

 

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Capitolo 2
*** 02. Abbraccio consolatorio ***




Avvertenze: Kid!fic

02. Abbraccio consolatorio 

Uryu stava tornando da scuola ed era attento a non farsi bagnare dalla pioggia. Pioveva molto, per essere maggio. Vicino la scuola c’era un parchetto, su una delle panchine cera seduto un bambino dall’aria penosa: Ichigo Kurosaki era un suo compagno, con cui non aveva chissà quale stretto legame. Quando lo vide, si fermò senza dire una parola. Ichigo piangeva sofferente e il motivo Uryu lo conosceva. Era lo stesso motivo per cui si era assentato da scuola: la madre di quel bambino era stata uccisa. Non sapeva da chi, non sapeva come e forse non aveva importanza.
Gli si avvicinò, tenendo l’ombrello teso nella sua direzione.
«Ma che fai? Guarda che così ti ammalerai!»
Ichigo smise di singhiozzare e sollevò lo sguardo verso di lui. Detestava il fatto di essere stato visto da lui mentre piangeva, si era nascosto di proposito.
«Ma tu… chi sei?»
«Come chi sono? Sono Uryu Ishida, frequentiamo la stessa classe.»
Ichigo si strofinò un occhio fino a farlo arrossare.
«Vattene via. Non voglio parlare con nessuno, nessuno mi capisce.»
Uryu aggrottò la fronte. Aveva le lenti degli occhiali bagnate di pioggia e suo padre si sarebbe arrabbiato quando lo avrebbe visto tornare in ritardo e grondante d’acqua.
«Non è vero, io ti capisco perché… nemmeno io ho più la mamma» ammise.
Ichigo si fece attento. Uryu non stava mentendo, glielo poteva leggere negli occhi.
«Tu… sul serio?»
«Eh già» si sedette accanto a lui, richiudendo l’ombrello. Ora la pioggia li bagnava entrambi. Dopodiché lo guardò, si fece un po’ più vicino e lo abbracciò, goffo ma deciso a infondergli un po’ di calore.
Ichigo arrossì e tuttavia non riuscì a scostarsi.
«M-ma, cosa fai?»
 «Sei tonto, Kurosaki! Ti sto abbracciando, ovvio! Una persona che piange va consolata e questo è il modo migliore. Quindi se vuoi piangi, fallo. Lo faccio spesso anche io. Ma almeno non farlo da solo.»
Dicendo ciò gli diede dei colpetti sulla schiena con una mano. Stava semplicemente facendo ciò che voleva facessero con lui in quei momenti.  Ichigo provò a trattenersi, ad aggrapparsi al suo orgoglio, ma non ci riuscì. Pianse contro la sua spalla, contro quel bambino che conosceva così poco e che aveva appena scoperto essere così simile a lui.
Almeno in un giorno in cui anche il cielo piangeva, aveva appena trovato un amico. E non solo.

Nota dell'autrice
Ho sempre (e ripeto SEMPRE) scrivere una kid!fic su Ichigo e Uryu. Sono sicura che sarebbe stato bellissimo se si fossero incontrati da bambini, non avrebbero avuto pregiudizi di nessun tipo (in realtà era più Uryu ad avere i pregiudizi contro gli shinigami lol e comunque da bambino Ichigo è ancora un semplice umano) e in generale sarebbero stati troppo carini. Sono entrambi orfani di madre, nella loro sofferenza si sarebbero trovati e quindi... quale occasione migliore di questa per un abbraccio consolatorio sotto la pioggia? (visto che in Bleach la pioggia è un elemento simbolico ricorrente).
Alla prossima :)

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Capitolo 3
*** 003) “Non ho bisogno del tuo aiuto!” ***



003) “Non ho bisogno del tuo aiuto!”
 
«Kurosaki, allora sei proprio testardo. Ti ho detto che non ho bisogno del tuo aiuto. Non ho bisogno dell’aiuto di nessuno.»
Ichigo non ci credeva. Ishida poteva darla a bere a chi voleva, ma non a lui. Perdere tutto il proprio potere doveva essere qualcosa che ti svuotava del tutto. Ma Ishida era orgoglioso e testardo. E lui, del resto, era fin troppo altruista per lasciarlo perdere.
«Che cavolo, ma perché te la prendi tanto? Io mi preoccupo solo per te. Beh, forse non dovrei.»
«Infatti non dovresti» dichiarò Uryu.  Non voleva la pietà di nessuno, tanto meno quella di uno Shinigami. Tanto meno quella di Ichigo.
Quest’ultimo si voltò per dargli le spalle, ma poi lo guardò di nuovo. L’ultima parola doveva essere sempre la sua.
«E invece lo faccio lo stesso, idiota. È quello che fanno gli amici, si preoccupano l’uno per l’altro!»
Uryu arrossì, si aggiustò gli occhiali che sembravano volergli scivolare giù per il naso.
«Noi… noi non siamo amici.»
Perché siamo uno Shinigami e un Quincy, figurarsi. Avrebbe voluto dire. Ma non lo disse, perché non era quello il problema. Non vedeva Ichigo come un amico. Quello screanzato dai capelli arancioni rappresentava molto di più, per quanto gli seccasse ammetterlo.
«Andiamo, insieme abbiamo affrontato di tutto, ma perché devi farti pregare? Sei in un momento di fragilità, accettalo.»
Ichigo da un lato avrebbe voluto tirargli un pugno. Dall’altro però avrebbe voluto abbracciarlo. Ishida poteva dire quello che voleva, ma palesemente aveva bisogno di quello.
«Non mi pare di averti detto di psicanalizzarmi. Starò bene, non mi serve il t-»
Ichigo si avvicinò e lo afferrò per le spalle. Da come lo guardo, Uryu credette che volesse colpirlo. Invece lo strinse a sé, talmente forte da fargli quasi mancare l’aria.
«Ma cosa…? Kurosaki, lasciami. Questo non è… io non ho bisogno che tu…»
«Vuoi stare zitto o no? Che succede se non ti lascio? Mi uccidi? Al momento sono io quello più forte, per cui rassegnati. Ogni tanto accetta l’aiuto degli altri. E chiariamo, non lo faccio perché mi fai pena.»
Lo faccio perché ci tengo a te.
Ma non lo disse. Uryu tremò, imprecò mentalmente, si disse che dopo gli avrebbe lanciato un pugno perché come osava essere così spregiudicato?
Dopo, però.

Nota dell'autrice
Questa storia ovviamente è ambientata subito dopo la saga del salvataggio di Rukia. Che Ishida sia abbastanza orgoglioso da questo punto di vista lo sappiamo, così come sappiamo che Ichigo si fa in quattro per i suoi amici (anche se loro non sono amici :P). E insomma, va bene essere fragili, va bene essere tristi e va bene farsi consolare, se è il caso. Una scena così l'avrei vista così canon nel manga/anime, ma pazienza, sigh.

Nao

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Capitolo 4
*** 004) “So che sei sepolto sotto le coperte, è ora di alzarsi!” ***


004) “So che sei sepolto sotto le coperte, è ora di alzarsi!”
 

 
Ichigo si sentì infastidito tutt’ad un altro. Era già più di mezz’ora che avvertiva dei suoi strani. Ma era così stanco che, non appena si risvegliava, cadeva di nuovo addormentato. Probabilmente Uryu sarebbe venuto a svegliarlo di lì a poco. Anzi, forse si aspettava già di trovarlo in piedi e vestito. Se avesse fatto finta di niente, forse lo avrebbe lasciato dormire in pace. Così cacciò la testa sotto le coperte e rimase così, avvolto nel tepore.
Uryu entrò. Tutto taceva.
«Ichigo» lo chiamò per nome. «È inutile che fingi di non esserci. So che sei sepolto sotto le coperte, ma è ora di alzarsi. Vuoi fare tardi?»
Ichigo imprecò e si mise seduto, l’espressione assonnata e burbera.
«E anche se fosse? Non dici sempre che non dobbiamo farci vedere troppo insieme, altrimenti la gente capirà? Va prima tu e poi io ti seguirò.»
«Correrò il rischio per questa volta. E devo mettere in ordine, prima di uscire. Quindi devi alzarti.»
Ichigo imprecò un’altra volta. Stava con una casalinga mancata, ecco cosa.
«Uryu, vieni qui un momento» gli disse. Ishida si avvicinò, sospettoso.
«Sì?»
Ichigo lo afferrò a tradimento e lo trascinò con sé a letto.
«I-Ichigo, ti ho detto che faremo tardi a scuo-»
«E cambia disco! Non succederà niente per cinque minuti. In cinque minuti si possono fare tante cose» Ichigo si guardò intorno, come se volesse assicurarsi che non ci fosse nessuno. Poi lo strinse forte e sé e lo baciò e Ishida non ebbe il coraggio di ribattere alcunché. Non sapeva se era a causa del suo abbraccio o del tepore delle coperte, ma si sentiva scaldato.

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Capitolo 5
*** 005) X e Y non possono uscire dalla stanza (a vostra scelta) finché non si abbracciano ***


005) X e Y non possono uscire dalla stanza (a vostra scelta) finché non si abbracciano
 
 
Quella non era stata una buona idea. Se Ichigo non avesse acconsentito a quel gioco stupido, adesso non si sarebbe ritrovato chiuso in un ripostiglio con Ishida. Proprio con lui, tra l’altro! Perché aveva accettato di prendere parte ad un gioco così idiota??
«Keigo, ti avverto. Se adesso non ci fai uscire, vedrai quello che ti succede quando esco!»
«Senza contare che siamo troppo cresciuti per questi giochi» disse Ishida aggiustandosi gli occhiali.
Maledetto obbligo o verità. Solo uno come Keigo Asano poteva avere un’idea così balorda. E solo loro potevano essere tanto idioti da acconsentire.
«Avanti, che ci vuole? È solo un abbraccio. Fatelo e vi lascerò andare» rispose Keigo dall’altra parte. Si era premurato di chiudere a chiave. «E ricordate che vi vedo dalla serratura.»
Ishida arrossì, furioso.
«Quello che stai facendo è illegale! E poi io non abbraccio nessuno, è una cosa troppo intima.»
«E allora non uscirete di lì!» esclamò Keigo. Tatsuki gli diede una gomitata.
«Ora non essere sadico, non puoi lasciarli lì dentro per sempre! Ichigo, avanti, fai questa cosa e facciamola finita.»
Adesso anche Tatsuki si metteva contro di lui?
Ichigo guardò Ishida e si schiarì la voce. Lo guardava a braccia conserte.
«Non starai pensando di farlo davvero?»
«Scusa, e che altra scelta ho? Avanti, vieni qui e non rendermela difficile!»
Ishida indietreggiò, ma lo spazio non era granché, quindi si ritrovò con la schiena al muro.
«Kurosaki, aspetta. Io non… ma… è troppo strano!»
«Ma la smetti di parlare? Lo so già.»
Ichigo lo afferrò con delicatezza e in modo molto goffo e timido lo strinse a sé. Ishida rimase immobile, poteva sentire il battito del suo cuore. Tutto il suo corpo, a dire il vero.
«Kurosaki…» lo chiamò, sofferente. In realtà molto in imbarazzo.
«Ehi, per quanto tempo dobbiamo rimanere abbracciati?» domandò Ichigo.
«Fin quando Ishida non ricambia!» disse Keigo divertito, osservandoli dalla serratura. Ichigo lo guardò, come a volergli dire beh? Dipende tutto da te.
Ishida si sentì arrossire al suo sguardo. Mosse le braccia e circondò il suo busto e rimase così.
Quanto se ne vergognava. Soprattutto perché si rendeva conto che non era così male.
Gli attimi parvero infiniti e ci fu un attimo in particolare in cui si guardarono negli occhi. E chissà cosa sarebbe potuto succedere, se solo Keigo non avesse aperto la porta.
«Visto? Non era così difficile!»
«Non era così difficile il cavolo!» esclamò Ichigo, ancora stretto a Ishida. «Giuro che me la paghi!»
Tatsuki li vide e si mise a ridere.
«Emh… ragazzi. Potete staccarvi adesso.»
I due si guardarono un attimo e poi, un po’ a malincuore, si staccarono. Ishida si aggiustò gli occhiali, guardando da un’altra parte.
«Siamo davvero troppo cresciuti, per questo.»

Nota dell'autrice
Beh che dire, Keigo e Tatsuki shippers indiscussi dell'IchiIshi e vorrei ben dire... hanno ragione. Pretendo una scena del genere nel manga/anime, anche perché quale modo di farli andare d'accordo se non chiuderli in una stanzetta angusta? Della serie "o si uccidono o si amano". E a me piace molto la seconda opzione. Spero via sia piaciuta :*
Nao

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Capitolo 6
*** 006) X e Y non si vedono da anni e si ritrovano per puro caso in stazione; X deve partire, Y è appena sceso/a dal treno ***


006) X e Y non si vedono da anni e si ritrovano per puro caso in stazione; X deve partire, Y è appena sceso/a dal treno
 
 
Il treno era in ritardo. Maledizione, pensò Ichigo. E adesso? Aveva una riunione importantissima a cui partecipare.
La stazione era piena di gente che andava e veniva. Un luogo malinconico, forse quasi romantico. Ma lui non era mai stato romantico. Si sedette, borbottando. Avrebbe atteso.
Uryu era appena sceso dal treno. Maledizione a quei ritardi, lui era un medico impegnatissimo. Adesso gli toccava aspettare il prossimo.
Ichigo vide una figura con la coda dell’occhio. Lo avrebbe riconosciuto ovunque, anche se erano passati nove mesi.
«Ishida. Bastardo, sei proprio tu!»
Uryu avrebbe riconosciuto ovunque quella tendenza a perdere la calma per ogni cosa, quel tono infastidito, il modo in cui pronunciava il suo nome. Anche se erano passati nove anni.
«Ichigo Kurosaki» sussurrò. Vide Ichigo avvicinarsi, i pugni stretti, un leggero tremore a scuoterlo. Erano passati nove maledetti anni dall’ultima volta che si erano visti. Dopo l’università, Ishida aveva intrapreso la facoltà di medicina in un'altra città. Ichigo invece aveva intrapreso lo stesso percorso di studi a Karakura.
E lo aveva odiato, perché era certo che quella fosse stata una scusa per allontanarsi da lui. Per troncare un amore nascente, per cancellare il sapore dei baci che si erano scambiati di nascosto. Ora Uryu era davanti a lui. Era più alto, era più uomo e meno ragazzino, come lui del resto.
«È tutto quello che hai da dirmi, dopo nove anni?» domandò Ichigo. Ishida abbassò lo sguardo, colpevole. Erano stati anni di rimpianti. Era stato un codardo. A scappare e a sperare che Ichigo lo avesse dimenticato. Dopotutto non meritava di essere cos’ importante. E invece adesso era felice che lui lo ricordasse ancora in quel modo.
«Io sono… davvero dispiaciuto per tutto» sussurrò.
Oh, certo. Pensava bastasse quello? Certo che no. Un mi dispiace non cancellava anni di dolore e sofferenza. Perché Ichigo lo aveva amato e, anche se si ripeteva sempre che gli amori adolescenziali passavano in fretta, in realtà nulla era passato. Per Ishida era lo stesso. Né il tempo né la distanza avevano distrutto il loro legame. Forse lo avevano solo rafforzato.
«Ti dispiace? Ti dispiace? Giuro che ora ti spaccherei la faccia!»
«Puoi farlo, ma magari non davanti a tutti.»
«No, perché altrimenti poi mi toccherebbe curarti, è il mio lavoro» si lamentò.
Poi lo guardò negli occhi e gli venne da ridere. Così, senza motivo. Perché anche se erano passati anni, erano sempre loro.
«Scusa, Ichigo. Io sto… sto tornando a casa. E sto tornando per restare, stavolta.»
Ichigo volle credere che stesse tornando per lui. Ne era certo. Gli avrebbe dato un pugno, dopo.
Lo tirò a sé e lo abbracciò, anche se la gente li guardava, anche se potevano sembrare strani o inopportuni. La gente non poteva sapere della loro storia, perdurata nel tempo, resistente alle intemperie. Ora potevano proseguire nella stessa direzione, sullo stesso treno. Più o meno.

Nota dell'autrice
Anche questa flash ho amato tantissimo scriverla per via della mia fissazione delle stazioni, eccetera. Quale posto più romantico per rincontrarsi? Penso che questa storia possa essere una specie di what if del finale? Immagino di sì, comunque, anche se per il momento Ishida e Ichigo devono prendere due treni diversi, sanno che si ritroveranno... insomma, Uryu ha un tempismo perfetto, ma stavolta non scappa, ha imparato la lezione.
Spero vi sia piaciuta (:
Nao

 

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Capitolo 7
*** 007) “Le giornate dovrebbero iniziare con un abbraccio, un bacio, una carezza e un caffè. Perché la colazione deve essere abbondante” – Charles M. Schulz ***


007)  “Le giornate dovrebbero iniziare con un abbraccio, un bacio, una carezza e un caffè. Perché la colazione deve essere abbondante”
– Charles M. Schulz

 
 
Vivere insieme aveva i suoi vantaggi e svantaggi. Uryu e Ichigo erano diversi in tutto, carattere e abitudini, ecco perché discutevano spesso. Ma c’erano anche tanti bei momenti piacevoli. Come quando si addormentavano insieme, l’ora dei pasti, il tornare a casa dopo una lunga giornata di lavoro. E poi c’era il momento del risveglio. Di solito Uryu era il primo a svegliarsi ma, a causa del suo lavoro, questa era un’abitudine che aveva preso anche Ichigo. Anzi, a volte era proprio che veniva a svegliarlo. Il suo arrivo era sempre preceduto dall’aroma del caffè – che a Uryu non piaceva, ma era l’unica cosa in grado di dargli un po’ di energia.
Poi avvertiva il suo passo pesante e la porta aprirsi.
«Ehi. Sveglia, guarda che farai tardi, altrimenti.»
Uryu si lamentò, cercando i suoi occhiali.
«Sei sempre così silenzioso. E soprattutto delicato, la mattina.»
Ichigo borbottò, sembrava una teiera in procinto di scoppiare. Questo lo rendeva carino. Gli si avvicinò, tenendo tra le mani una tazzina di caffè.
«Non mi piace. Ma se non lo prendo, non riuscirò a svegliarmi. Ci hai messo dello zucchero, almeno?» domandò Uryu.
Ichigo sembrò pensarci su.
«Temo di essermelo scordato. Rimedierò.»
Dicendo ciò posò la tazzina. Gli posò una carezza tra i capelli e poi lo attirò a sé per abbracciarlo e posargli un bacio. Uryu si sarebbe riaddormentato tra le sue braccia.

«Questo cos’è?»
«Come cos’è? Il mio buongiorno. Tutti i giorni dovrebbero cominciare così. Ti pare, Uryu?»
Ma tu guardalo, pensò.  Ha imparato adesso ad essere romantico. E anche io.
«Okay. Mi trovi d’accordo» ammise, affondando il viso sulla sua spalla. Si sentiva stranamente assopito, ma pronto ad affrontare un nuovo giorno.

Nota dell'autrice
Ammetto che io stessa vorrei un buongiorno così da Ichigo. E invece non ho un cabbo, ma dettagli. Almeno Uryu è contento e può iniziare la giornata con delle good vibes (lo sto inividiando tantissimo, sigh). Ichigo avrà anche la delicatezza di un elefante in un negozio di cristalleria, ma guardate quanto ha imparato a essere tenero.
Alla prossima!
Nao
 

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Capitolo 8
*** 008) “Ci si abbraccia per ritrovarsi interi” ***


008) “Ci si abbraccia per ritrovarsi interi”
– Alda Merini

«Non lo riesco a sopportare.»
Ichigo non sapeva nemmeno perché lo avesse detto ad alta voce. Forse perché sperava nella comprensione, nella consolazione. Ma da Ishida? Lui non avrebbe potuto capire quello che stava passando.
«Cosa non riesci a sopportare?»
Kurosaki tendeva a deprimersi molto facilmente. Forse questo nessuno lo avrebbe detto, vedendolo così di sfuggita. Ma lui, che poteva dire di conoscerlo un po’ meglio di altri, invece lo sapeva. Ichigo rimase qualche attimo immobile. Di sicuro avrebbe finito per parlare, per poi pentirsene. Ma tutte le parole premevano insistentemente proprio lì, sulle sue labbra.
«La mia parte Hollow. Non riesco a controllarla» si lasciò scappare. Ishida sgranò gli occhi e non seppe sin da subito che dire.
«… Allora, non controllarla» tentò. Ichigo fece un gesto con la mano, come a volergli dire di lasciar perdere.
«Ma cosa puoi saperne tu? Non puoi… non puoi fare molto, io sono così. È come se fossi spezzato a metà.»
Lo disse e poi sorrise con amarezza, rendendosi conto di quanto dovesse apparire patetico. Lui che non si accettava, che non accettava la sua parte più oscura, più incontrollabile, che temeva, senza riuscire ad accettarla. Ishida si indispettì. Non era certo stupido, poteva immaginare, provare a comprendere. Poteva vederlo. Ichigo appariva quasi spezzato. Come se avesse bisogno che qualcuno incollasse i pezzi.
«Che io non possa fare niente o meno, lascialo decidere a me» Uryu gli si avvicinò. «Sempre con quell’aria da eroe dannato. Va bene, se non ce la fai.»
Era troppo vicino.
«Per favore! Proprio tu mi dici questo?»
«Proprio io, esatto» poi Ishida si guardò attorno. Quello che stava per fare non avrebbe dovuto saperlo nessuno, era troppo orgoglioso. Ma Ichigo aveva bisogno di un sostegno. Il suo sguardo gridava questo. E forse era anche vero che non poteva fare nulla. O quasi.
«Senti, non fare domande per quello che sto per fare.»
Lo afferrò, lo guardò negli occhi un attimo e lo strinse a sé. Ichigo sgranò gli occhi.
«Ma…»
«Ho detto niente domande» sussurrò Ishida, ringraziando il fatto che lui non potesse vederlo.
«Non è una domanda. Dico solo che… non è… non è di questo che ho bisogno» sussurrò, mentendo. Tutti avevano bisogno di calore umano, dopotutto.
«Hai detto che ti senti spezzato a metà, vero? A volte ci si abbraccia anche per ritrovarsi interi. Quindi sta zitto e fatti aiutare!»
Ichigo smise anche di respirare. E poi chiuse gli occhi. Tutto il peso era ancora lì. Ma grazie a Uryu si sentiva anche parte di qualcosa.

Nota dell'autrice
Non ho molto da dire, se non il fatto che a me è sempre piaciuta questa situazione in cui Ichigo non accetta la sua parte Hollow (per buona parte della storia almeno). È una cosa che sento molto affine a me, anche se ovviamente io non ho un Hollow. E magari Ishida non gli avrà risolto i problemi, ma tutti vorremmo essere scaldati da un abbraccio nei momenti di crisi nera, per cui... spero vi sia piaciuta :*
Nao

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Capitolo 9
*** 009) “In questo momento ho bisogno di un'unica cosa: un abbraccio. Un gesto antico quanto l'umanità” ***


009) “In questo momento ho bisogno di un'unica cosa: un abbraccio. Un gesto antico quanto l'umanità”
– Paulo Coelho

 
 
Quello era un giorno importante quanto triste. L’anniversario della morte di Masaki. Sua madre. Per Ichigo era sempre un giorno molto triste, ma quell’anno c’era qualcosa di diverso.
«Sei proprio sicuro che dovrei esserci anche io?» gli aveva chiesto Uryu.
«Se me lo chiedi un’altra volta, giuro che non rispondo più. Fai parte della mia famiglia oramai, quindi sì, devi esserci.»
Uryu era arrossito e si era aggiustato gli occhiali. Stare insieme significava condividere i momenti felici e quelli meno felici.
Davanti la tomba di Masaki Kurosaki c’erano dei bellissimi fiori. Ishida non seppe che dire né che fare. Aveva paura di rovinare un momento che era poi così intimo. Ichigo s’inginocchiò.
«Ciao, mamma. Oggi ho portato una persona molto speciale per me.»
«Eh? Ah, sì. Sono io» si rese conto Ishida, chinandosi accanto a lui. «Io… ecco… piacere di conoscerla.»
Era davvero un momento strano. Ma importante, per Ichigo.
«Lo sai, penso che a mia madre saresti piaciuto» disse ad un tratto. Uryu si schiarì la voce. Non poteva lasciarsi andare alle lacrime, non lui.
«Tu… credi? Beh, io probabilmente devo ringraziarla per aver messo al mondo te e… questo è davvero sdolcinato da parte mia.»
«Un po’…»
Ichigo sorrideva, ma aveva gli occhi lucidi e le guance bagnate di lacrime. Stava piangendo, stava mostrando la sua fragilità proprio davanti a lui.
«Ehi. Ichigo, stai bene? Cosa posso fare…?»
Ichigo scosse la testa.
«Ho solo bisogno di una cosa, di un abbraccio. Il resto passerà.»
Gli abbracci. Gesti così semplici, antichi quanto l’umanità stessa, con un potere incredibile.
«Ma certo che ti abbraccio. Vieni qui»
Ishida quasi gli cadde addosso. E lo abbracciò quasi volesse prendere un po’ del suo dolore. Ichigo chiuse gli occhi, accarezzandogli la schiena.
«Grazie…» sussurrò.
 «Non ringraziarmi… io sono qui anche per questo. Sono qui sempre» e lo disse come fosse una promessa. Cosa che di fatto era.

Nota dell'autrice
Ultimamente mi sto divertendo un po' troppo a tormentare il povero Ichigo, ma c'è da dire che le premesse sono già di loro molto angst e malinconiche. Per me questa flash è così canon... e sì, sono sicura che Masaki adorerebbe Ishida T_T
Spero che questa storia malinconica vi sia piaciuta.
Nao

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Capitolo 10
*** Tutti vogliono un abbraccio ***


010) “Nessuno è troppo grande per un abbraccio. Tutti vogliono un abbraccio. Tutti hanno bisogno di un abbraccio”
– Leo Buscaglia
 

 
«Sapevo che non avrei dovuto darti una copia delle mie chiavi di casa.»
Uryu riusciva a malapena a parlare. Aveva un terribile mal di gola, oltre che la febbre. Tuttavia avrebbe sempre trovato le forze per rimproverare Ichigo del suo essere così inopportuno.
«Beh, scusa tanto se mi sono preoccupato perché il mio… ragazzo oggi si è assentato da scuola. Ed ecco perché. Stai male.»
«Molto perspicace, Ichigo» Uryu tossì. Gli faceva male la testa, oltretutto. Ichigo scosse la testa e gli sistemò le coperte.
«Non ti sforzare, altrimenti starai peggio. Hai preso qualcosa per la febbre?»
«Certo che ho preso qualcosa, ma devo aspettare che faccia effetto. C-comunque non c’è bisogno che resti» Ishida era rosso in viso, non sapeva più se per la febbre o per l’emozione. E pensare che Ichigo era venuto a casa sua per vedere come stava. E adesso sicuramente sarebbe voluto rimanere a fargli compagnia.
«Ma di che parli? Nessuno che sta male dovrebbe stare solo. Quindi rimango e non voglio sentire discussioni.»
Ishida borbottò qualcosa, probabilmente un insulto, ma Ichigo non ci badò. Uryu sembrava così… fragile. Non in senso cattivo, ma lo avrebbe abbracciato volentieri. Di solito faceva così quando le sue sorelline stavano male, il contatto fisico aiutava molto in quei casi.
«Ti abbraccerei» ammise ad un tratto. Uryu distolse lo sguardo.
«Penso di essere troppo cresciuto per questo genere di cose.»
«Ah? Ma che dici? Nessuno è troppo grande per un abbraccio. Tutti vogliono un abbraccio. Tutti hanno bisogno di un abbraccio. Tu ne hai bisogno.»
«T-ti prenderai la febbre anche tu!»
Ishida si trovava in trappola. Non poteva certo scappare, era troppo debole. Ichigo si avvicinò come un predatore e lo abbracci, posandogli le labbra sulla fronte.
«Accidenti, sei caldo. Su. Su. Passerà» gli disse, accarezzandogli la schiena.
«Ma quanto sei idiota? Non sono un bambino» si lamentò debolmente. Vero, oramai non era più un bambino. E gli piaceva tanto dire che non aveva bisogno di rassicurazione. Con Ichigo non funzionava. Ed era meglio così.

Nota dell'autrice
Ci tenevo troppo ad inserire un capitolo H/C, quindi eccolo qua. Penso che la voglia di affetto e coccole aumenti notevolmente mentre stiamo male, ameno questa è la mia esperienza. Di sicuro aiuta, anche se Ishida fa l'orgoglioso, alla fine aiuterà anche lui.
Alla prossima (;

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Capitolo 11
*** 011) Abbraccio da dietro ***


011) Abbraccio da dietro
 
 
Ichigo era rimasto qualche attimo ad osservare Ishida. Se n’era rimasto in aula, tutto intento a cucire qualcosa. Lo prendeva sempre in giro affettuosamente per quel suo passatempo così atipico per un ragazzo della sua età. E Uryu gli rispondeva puntualmente a tono. In verità a Ichigo piaceva molto guardarlo: la sua espressione concentrata, la fronte aggrottata, le labbra serrate. Si era guardato attorno e solo dopo si era avvicinato. Uryu ovviamente non si era accorto di lui, ecco perché si ritrovò sorpreso quando sentì le sue braccia stringerlo da dietro.
«I-Ichigo, ti ho quasi punto con l’ago» Uryu era arrossito, aveva lo sguardo e quasi gli occhiai stavano per scivolargli sul pavimento.
«Figurati. È che mi piaci quando sei così concentrato. Sei affascinante.»
«Non prendermi in giro» borbottò lui arrossendo.
«Non ti prendo in giro» Ichigo lo strinse più forte e gli baciò la testa. A Uryu uscì un ansito.
«Aspetta… e se qualcuno entrasse?»
«E allora? Tanto lo hanno capito tutti.»
«Lo hanno capito… come lo hanno capito tutti?!»
Ichigo gli tappò la bocca con una mano e gli baciò il collo. Era forse impazzito? Sì, ma lui non era da meno, se gli stava permettendo una cosa del genere. Socchiuse gli occhi e si lasciò andare.

Nota dell'autrice
Flash piccina, ma che diventa vagamente erotica sul finale. Perché per me abbraccio da dietro spesso =  pre-pornazzo assicurato. Quindi Ichigo e Uryu faranno cose in aula, e qualcuno li beccherà (Keigo probabilmente). Alla prossima!

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Capitolo 12
*** 012) “Pagherei oro per poterti abbracciare un'altra volta ancora” ***


012) “Pagherei oro per poterti abbracciare un'altra volta ancora”
 
La vita a volte ti portava a delle strade che non ti saresti mai aspettato. Ishida, per esempio, non si sarebbe mai aspettato di ritrovarsi, a quasi trent’anni, col cuore spezzato. Come quando di anni ne aveva quindici, poi diciotto, venti e via dicendo.
Gli amori adolescenziali spesso erano come un incendio improvviso, bruciavano tutto e si estinguevano in fretta. Quello fra lui e Ichigo aveva bruciato tutto, ma non si era mai estinto. Non da parte sua. Lui invece era andato avanti, si era sposato e aveva avuto un figlio. Non lo aveva mai saputo nessuno, di ciò che avevano condiviso, di ciò che si erano promessi e dei baci che si erano scambiati. Ishida lo ricordava bene il giorno del matrimonio di Ichigo. Si era sentito come se qualcosa in lui si fosse spezzato, come se avesse appena perso un pezzo di sé. Lo aveva visto sorridere, ma nei suoi occhi ci aveva scorto qualcosa di simile alla malinconia. O forse se l’era solo immaginato. Voleva convincersi che anche lui lo amasse ancora, che la loro fosse una storia d’amore come di quelle che si trovavano nei libri. Destinati ad amarsi, senza mai stare insieme.
E quini la vita andava avanti. Ishida aveva accanto Ichigo come amico, eppure non aveva mai smesso di guardarlo come se fosse stato disposto a farsi ammazzare per lui.
Pagherei oro per poterti abbracciare un’altra volta ancora.
Per stringerti come facevo una volta, per sentirti mio. Solo un’altra volta e poi potrei anche rassegnarmi per sempre.
Ichigo alle volte lo scorgeva fissarlo in quel modo. E allora arrossiva. Ishida gli sembrava sempre lì, in procinto di dire o fare qualcosa. Ma puntualmente non accadeva mai.
Rimaneva sempre lì. Come quel bacio sospeso e un abbraccio non dato.

Nota dell'autrice
Mi rendo conto che in questa raccolta ho alternato momenti tenerissimi a momenti super drammatici, tipo questo. Inizialmente avevo pesnato di far morire uno dei due, ma non riesco a spingermi a tanto. Non che così la situazione sia tanto più bella. Anzi, è terribile, vivere col cuore spezzato deve essere pesante. Dovrò rifarmi con qualcosa di super tenero allora :D
A presto.
Nao

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Capitolo 13
*** 13 - Abbraccio non ricambiato ***


013) Abbraccio non ricambiato
 
 
«Non è che io mi voglia lamentare, però…»
«Beh, lo stai facendo.»
Avere a che fare con Uryu Ishida non era mai un’impresa facile. Aveva un carattere molto difficile, timido e diffidente. E questo, sommato al carattere scorbutico di Ichigo, portava spesso a incomprensioni. Nulla di tragico, in realtà la questione era molto più semplice del previsto. Ichigo non era un tipo affettuoso. O, per meglio dire, lo era ma lo dimostrava in altri modi. Anche con Uryu ci stava provando, ma non sapeva mai da dove partire. Questo perché il suo ragazzo – perché sì, i due stavano insieme – non mandava mai chiari segnali.
«Oh, ma insomma. Io provo ad avvicinarmi a te, anche da un punto di vista fisico. Ma non riesco mai a capire se risulto inopportuno o no.»
Uryu arrossì e abbassò lo sguardo. A Ichigo piaceva quando lo vedeva arrossire, quando lo vedeva distogliere lo sguardo da lui per guardare altrove.
«Non sei inopportuno.»
«Allora perché non prendi mai l’iniziativa?»
Uryu si alzò, fronteggiandolo.
«Lo sai? Sei proprio irritante. È stupido.»
«Tu mettimi alla prova.»
Strinse i pugni. Quanto era scocciante.
«Sono io che temo di risultare inopportuno. Sono io che temo di compiere un gesto che non verrà ricambiato e temo di starci male. È stupido da parte mia, lo so. Non sai quante volte ho voglia di abbracciarti.»
Ichigo sgranò gli occhi. Era sempre sorprendente sentirlo parlare così, senza filtri, dei suoi sentimenti.
«Pensi che non ricambierei? Ma se ti sto dicendo tutto l’opposto.»
«Fallo capire alla mia testa, Kurosaki!»
Però, pensò Ichigo, Uryu è molto più profondo e complesso di quanto sembri. E alla fine anche io sono come lui.
«Va bene, d’accordo. Allora prometto di ricambiare sempre i tuoi gesti d’affetto. Anche perché non ho motivo di rifiutare.»
Uryu si ritrovò ad arrossire ancora una volta, con maggiore intensità. Non era colpa sua, non era mai stato abituato a quelle dimostrazioni fisiche d’affetto, era cresciuto rimanendo sempre sulle sue, con il desiderio di lasciarsi andare, ma con il timore di farlo. Un abbraccio non ricambiato per un bambino poteva essere terribile. E anche per un adulto.
«V-va bene…»
Ichigo si guardò attorno e poi sospirò.
«Va tutto bene, Uryu.»
Ichigo gli si avvicinò per abbracciarlo. Uryu si sentì quasi un bambino, con il viso poggiato sulla sua spalla. Ma adesso non era più un bambino. E non c’era più motivo di avere paura.

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Capitolo 14
*** 014) “Mi stai stritolando, staccati subito!” ***


 014) “Mi stai stritolando, staccati subito!”
 
 
Ichigo e Uryu erano sempre stati abituati a dormire da soli. Questo ovviamente prima di mettersi insieme. Pian piano aveva acquisito una certa intimità. Se all’inizio si accontentavano di dormire accanto ma a debita distanza, senza sfiorarsi, adesso si cercavano durante il sonno, stringendosi e toccandosi. Alle volte era Ichigo che lo cercava per primo, abbracciandolo da dietro o trascinandoselo addosso. A volte era Uryu che si trascinava su di lui e che si stringeva a lui con fare quasi possessivo.
Quando accadeva, questo sorprendeva non poco Ichigo: Uryu poteva anche essere esile, ma non era affatto fragile e mentre dormiva sembrava rilasciare la sua forza tutta insieme.
Era inverno e malgrado il riscaldamento fosse accesso, ad una certa Uryu si era avvicinato e lo aveva abbracciato mentre continuava a dormire beatamente. Ichigo si era svegliato di colpo, poiché quell’abbraccio lo stava leggermente stritolando.
Alle volte aveva l’impressione che Uryu volesse ucciderlo, facendo passare la cosa per un incidente.
«Uryu…Uryu» sussurrò, cercando di allontanarlo da sé. Quanto era forzuto quel Quincy? Doveva sicuramente star sognando di uccidere qualche nemico, perché si ostinava a rimanere ancorato a lui.
«Uryu, mi stai stritolando, staccati subito!» allora Ichigò alzò la voce e poggiò una mano sul suo petto, spingendolo appena.
Uryu aprì gli occhi, guardandosi attorno spaesato.
«Ma che hai da urlare tanto?»
«Ho che mi stavi facendo soffocare, imbecille. Mentre dormi sei parecchio passionale, nei tuoi abbracci» borbottò massaggiandosi il collo. Uryu arrossì, sistemandosi le coperte.
«Chiedo scusa.»
«Non c’è bisogno di scusarsi. Puoi stare appiccicato a me come un koala quanto vuoi, purché non attenti alla mia vita» Ichigo si distese, chiudendo gli occhi. Poi ricevette una cuscinata in pieno viso.
«AHI. MA SI PUO SAPERE CHE CAVOLO FAI?!»
«Io non sono un koala, non dire cose tanto imbarazzanti, Kurosaki» disse Uryu, persuasivo. In realtà era solo molto in imbarazzo. Altro che orgoglio dei Quincy.
Per colpa di quello shinigami era diventato un idiota totale.

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