Pokemon Chronicles: Sinnoh Confirmed

di Delsin98
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un nuovo inizio ***
Capitolo 2: *** La scuola per allenatori ***
Capitolo 3: *** Una sorpresa elettrizzante ***
Capitolo 4: *** Il paladino di Giubilopoli ***
Capitolo 5: *** Team...? ***
Capitolo 6: *** Cuor di leone ***



Capitolo 1
*** Un nuovo inizio ***


Capitolo 1 - Un nuovo inizio 
 

Il canto di uno stormo di pokemon volanti passanti per quel tratto e i deboli e caldi raggi che filtravano debolmente dalla finestra della sua cabina, gli fecero schiudere lentamente le palpebre, richiamandolo da quel sogno fantastico e ristoratore, eppure così reale. Si rialzò velocemente, dirigendosi in bagno, una bella doccia sarebbe stata un’ottima idea per allontanare i pensieri che lo attanagliavano riguardo la notte precedente. Non poteva permettersi distrazioni né che i dubbi lo assalissero. Tra poche ore avrebbe finalmente raggiunto la regione di Sinnoh, dando inizio ad un’altra delle sue avventure. 

L’acqua che scendeva calda e tagliente verso di lui aveva un potere miracoloso, quasi paradisiaco, rilassando e avvolgendo la sua pelle come un abbraccio. Era in quei momenti che l’armatura di arroganza e impassibilità costruita negli anni si lasciava andare, abbandonandosi alle più svariate emozioni e ai ricordi delle sue esperienze precedenti, ovvero di quando era ancora un giovane allenatore alle prime armi, con nient’altro che la figura di suo fratello a fargli da guida e una pokeball di uno dei suoi mostriciattoli preferiti nella tasca. Molte cose erano cambiate da quel fatidico giorno, quell’incontro con il drago leggendario era scritto nelle stelle e avrebbe cambiato la sua vita per sempre.

Il percorso per dimostrare a tutti che non fosse stata una casualità fu piuttosto arduo, ma grazie alla sua tenacia e all’aiuto del suo team avrebbe potuto farcela. Che diamine, nel suo lungo viaggio avrebbe incontrato molte varietà di pokemon, tra cui alcuni creduti semplicemente un mito, sventato piani malvagi e battuto campioni, ed era soltanto alla sua terza regione, qualcosa avrebbe potuto voler dire. Altri eventi lo attendevano, benevoli o maligni che fossero e non se li sarebbe persi per nulla al mondo. Si lasciò sfuggire un sorriso sarcastico, ripensando a ogni dettaglio, a quante cose potesse provare sotto un semplice e banale getto d’acqua.
 

Chiuse il rubinetto, uscì dal box, afferrò un asciugamano azzurro e saggiandone la consistenza vellutata, cominciò ad asciugarsi, sentendosi completamente rigenerato e pronto per affrontare il mondo intero. Un odore salmastro si diffuse per la stanza, punzecchiando le sue narici, segno che di lì a poco sarebbe arrivato a destinazione. Si rivestì in fretta, decidendo di dirigersi verso il terminale situato in fondo, doveva telefonare al professor Elm per avvertirlo delle ultime disposizioni prese, prima di approdare.   

 

«Pronto? Ciao Katsumi» una voce calda invase la camera, Era una di quelle che poteva essere definita capace di trasmettere sicurezza e serenità. Apparteneva ad un uomo di età non superiore ai trentacinque anni, provvisto di un paio di spessi occhiali, dei capelli castani corti e un camice da laboratorio bianco.  

«Professore...» lo salutò il ragazzo, sempre con quel velo di impassibilità  

«Allora, come è andato il viaggio? Sei già arrivato a Sinnoh domandò  

«Per ora bene, e no, non sono ancora arrivato»   

Il professore lo osservò attentamente, sistemandosi gli occhiali che fino a poco fa stava provvedendo a ripulire  

«Allora se mi hai chiamato così presto, posso solo supporre che tu abbia preso una decisione riguardo al tuo viaggio, e che voglia ricominciare da zero, affidandomi la tua vecchia squadra. Ho ragione?»

«È molto perspicace Professore» lo canzonò.  

Il suo ragionamento era fondato, non avrebbe potuto mettersi alla prova portandosi dietro il suo Team proveniente dalla regione di Johto, anzi, il suo obiettivo era allenare e fare amicizia con quanti più pokemon possibili, sostenerli nella loro crescita, condividere con loro gioie e dolori e non avrebbe potuto farlo con una squadra che aveva addirittura fronteggiato le creature delle leggende, in quanto avevano già raggiunto il loro massimo potenziale. Aveva bisogno di una nuova ed entusiasmante sfida.  

«Dopotutto stai parlando con uno dei massimi esperti di pokemon, vincitore di innumerevoli premi e scopritore delle uova di queste fantastiche creaturine, nonché allievo prediletto del Professor Oak, che ancora non hai avuto il piacere di conoscere» proclamò gonfiandosi il petto in segno di vanto.  

«Ceeeeeerto» continuò a schernirlo il giovane.  

«Ma bando alle ciance, allora, sei pronto per salutare i tuoi amici?»

Katsumi tirò fuori sei pokeball contenenti quelli che erano stati la sua famiglia, i suoi compagni ed amici più fidati, durante il suo soggiorno nella regione di Johto, facendoli uscire per un’ultima rimpatriata. Si trattava di una squadra piuttosto assortita e che sprizzava potenza e competitività da ogni poro, incutendo timore e rispetto anche al più spavaldo degli allenatori: 

 

Feraligatr, una creatura imponente e bipede dall’aspetto di un coccodrillo con scaglie color acquamarina, potenti mascelle irte di zanne affilate come rasoi e una bizzarra cresta scarlatta, il suo primo starter di tale regione e compagna di mille battaglie, veloce e furiosa come la tempesta.  

Ursaring, un pokemon piuttosto massiccio e bipede rassomigliante ad un orso bruno, dagli artigli capaci di tranciare anche l’acciaio ed estremamente aggressivo verso chi non si dimostra degno della sua fiducia. Un esemplare alfa della sua specie, così orgoglioso e letale.  

Houndoom, quadrupede e dall’aspetto canino con il pelo color cenere e maestose corna poste sulla sommità del suo capo. Leale ed affidabile, astuto ed intelligente, capace di sprigionare un potere ancor più devastante grazie al profondo legame condiviso con il suo allenatore. 

Ampharos, dall’aspetto così bizzarro e pacifico, ma all’occorrenza capace di scatenare tutta la sua straordinaria potenza, condividendo con il pokemon buio la capacità di attingere ad una notevole quantità di energia, utilizzabile però solo nelle lotte più ostiche.  

Espeon, un essere dalla fisionomia felina e color orchidea, in possesso di notevoli poteri psichici. Innumerevoli volte ha dato prova della sua incrollabile lealtà e abilità, rendendolo uno dei membri indispensabili del team.   

Dragonite, uno degli esseri più poderosi a disposizione dell’allenatore, dall’aspetto draconico e bipede, colui che ha sconfitto i suoi simili in uno degli incontri più entusiasmanti, ovvero quello contro il campione della Lega di Johto, Lance, e capace di rivaleggiare con le portentose leggende.  

 
 


Erano tutti lì che osservavano soddisfatti il loro proprietario, supportandolo in qualunque scelta avesse fatto. Egli si avvicinò al folto gruppo, unendosi a loro in un caldo e amorevole abbraccio.  

«Non fatemi stare in pensiero e soprattutto non esasperate troppo il professore» disse il giovane stringendoli ancora più forte. Una piccola lacrima solcò lentamente il suo viso. Non era un addio e sarebbe ritornato prima o poi.   

«Non preoccuparti, ti prometto che mi prenderò cura di ognuno di loro e poi saranno sicuramente utili per le mie ricerche» lo rassicurò il professore dopo la fine del trasferimento.  

«Sarà meglio» gli intimò l’allenatore.  

«Allora...conoscendoti, posso affermare con assoluta certezza che la tua prossima meta sia il laboratorio del Professor Rowan, a Sabbiafine» dichiarò mentre il ragazzo annuiva «Vorrai sicuramente uno starter della regione, come tuo solito. Ebbene, avvertirò il professore del tuo arrivo quanto prima»  

«Uhm... Ok» 

 «Sarà facile da riconoscere, si tratta di un tizio ben più alto di te e con dei bizzarri baffi color panna. Inoltre, ti consiglio di fare tappa al Lago Verità prima di raggiungere il laboratorio, si dice che vi dimori un pokemon formidabile, oltre al fatto che recarsi lì è considerato di buon auspicio per ogni allenatore che voglia intraprendere questo viaggio. Mi raccomando, comportati bene ed evita di cacciarti nei guai come al solito» 

 «Certo, “mamma”»  

«Ah, un’ultima cosa, il bracciale dovresti tenerlo, mi sono giunte voci che anche a Sinnoh sia presente quel “particolare” fenomeno» dichiarò l’uomo indicando il vistoso ornamento color carbone che l’allenatore portava al suo polso, un regalo proveniente dalla lontana regione di Kalos, rimasta ancora sconosciuta al ragazzo, ed utilizzato nelle lotte più difficoltose della regione di Johto.  «D’accordo»  

«Buona fortuna Katsumi» aggiunse il professor Elm prima di congedarsi e chiudere definitivamente la chiamata.   

«Quanto parla» proruppe il ragazzo avviandosi verso l’esterno, forse un po' d’aria fresca gli avrebbe schiarito le idee oltre ad allontanare quelli che sembrarono rimorsi.  

 

Affacciato alla ringhiera della nave, osservava il magnifico paesaggio che si stagliava sullo sfondo, ricevendo una brezza fresca e inebriante in pieno viso, oltre a qualche sbuffo di un Wailord e compagnia, che transitavano nei dintorni. Finora il viaggio sembrava piuttosto tranquillo, senza contare il triste episodio precedente.  

«Bella vero?» chiese un giovane mentre si avvicinava, indicando la regione che si faceva sempre meno lontana. Il ragazzo non rispose, continuando ad osservare quello spettacolo della natura  

«Molto loquace vedo. Comunque, non so se ne sei a conoscenza, ma la regione di Sinnoh è piena di pokemon mai visti prima e io non vedo l’ora di catturarli tutti, spero solo che siano forti e non delle mezze nullità» dichiarò, sollevando un pugno verso il cielo limpido.  

«Pokémon forti. Pokémon deboli. Sono distinzioni dettate dall’egoismo. Gli allenatori davvero in gamba dovrebbero vincere con i loro preferiti.» replicò l’allenatore voltandosi verso lo sconosciuto.

Squadrò attentamente quell’individuo che si ergeva dinnanzi a lui; si trattava di un ragazzo, ad occhio e croce della sua età, piuttosto magro e dalla folta zazzera di capelli argentati. I suoi jeans neri e strappati gli calzavano a pennello, facendolo risultare ancora più esile. Una maglietta grigia e una giacca stile college color smeraldo fasciavano il suo busto asciutto, eppure allenato. Emise un flebile sorriso, ripensando al giorno in cui una famosa allenatrice gli rivolse quelle stesse parole, fungendo da monito per le sue prossime avventure.  

«Mah, sarà... io ho intenzione di allenare solo i più forti, magari gli scarti li lascerò a te, se mai dovessimo incontrarci» ribatté il giovane prima di girare i tacchi ed andarsene, scomparendo tra la folla. 

«Non ci conterei troppo» commentò Katsumi.  

Odiava la gente come quello lì, che sfruttava i pokemon e gli abbandonava se non avessero soddisfatto le proprie esigenze egoistiche, infangando il buon titolo di allenatore. Un altro motivo per non fidarsi degli esseri umani, anche se i professori erano per lui l’eccezione alla regola, poiché dedicavano la propria vita allo studio e alla cura di questi esseri e per questo non poteva che provare rispetto e ammirazione.   

 
«Siamo arrivati!» annunciò il capitano, ammirando le spiagge dorate della cittadina, vero e proprio fiore all’occhiello della zona.  


 

Sceso dalla nave, il ragazzo volle seguire il consiglio datogli dal professore, inoltrandosi nella boscaglia in cerca del Lago Verità, fonte di numerose dicerie riguardo ad un pokemon straordinario e destinazione di numerosi aspiranti allenatori, che anelavano una buona dose di fortuna per raggiungere la Lega Pokemon, l’obiettivo finale.  

Una volta giunto alla meta, poté notare che si trattasse di una grande distesa d’acqua, circondata da una foresta grondante di ogni specie di pokemon e dove si intravedeva una strana formazione rocciosa, proprio al centro del lago. Un tizio dai capelli corvini terminati con ciocche scarlatte e vestito completamente di nero sostava lungo la riva, contemplando l’immensità di quel posto così mistico e antico.   

«Se sei venuto fin qui per lui, stai solo sprecando il tuo tempo» disse l’uomo voltandosi  

«Non so proprio di cosa tu stia parlando» replicò il giovane  

« 
Certo, comunque, si vede lontano un miglio che non sei di queste parti»  continuò avvicinandosi a lui «Inoltre, hai l’aria di essere un tipo che se ne intende, permettimi di illuminarti su un argomento che mi sta molto a cuore ma che potrebbe fornirti numerosi spunti su cui riflettere» 

«
Sentiamo» lo esortò. Chissà che intenzioni aveva.  

«Ciclicamente il nostro mondo partorisce esseri spietati e deviati, che altri non sono che lo specchio di questa malata società che basa ogni cosa sulla lotta e sulla supremazia del vincitore. Dati gli ultimi eventi accaduti, ovvero a Unima e Johto, oltre allo spiacevole inconveniente avvenuto proprio qui, in questa splendida regione, mi sono reso conto che non siamo i buoni, siamo parassiti che consumano e distruggono ogni cosa sul loro cammino e qualsiasi cosa o forza soprannaturale stia cercando di annientarci da millenni necessita di tutto l’aiuto possibile. Presto io cambierò il mondo, presto io concederò all’umanità il suo meritato finale» concluse l’uomo prima di andarsene, lasciando il ragazzo visibilmente scosso dopo aver udito quel monologo così inquietante. Si trattava forse di un pazzo? Come mai era a conoscenza degli episodi avvenuti nelle regioni visitate dal giovane? Era forse un veggente? Possedeva informazioni sulla sua provenienza e origine? 

Per ora non riuscì a trovare alcuna risposta ai suoi quesiti. Ma non ebbe nemmeno il tempo di meditare sul suo discorso che un bagliore sì levò nell’aria, inondando il territorio circostante, e da cui fuoriuscì una creaturina eterea che levitava sulla superficie liquida, impercettibile per un comune essere umano, ma per lui no, lui aveva da sempre qualcosa di speciale, che gli permetteva di capire e formare legami con qualsiasi specie incontrata. Il ragazzo non capì nemmeno cosa stesse vedendo, poiché aveva tutta l’aria di essere una qualche sorta di spirito, magari un pokemon di tipo Spettro.

Scosse la testa, constatando che di quel misterioso essere non vi era la benché minima traccia. Con una strana sensazione nel petto, decise di tornare al Laboratorio, lì qualcuno avrebbe potuto fornirgli una qualche tipo di informazione su cosa stesse effettivamente succedendo.
 



«Tu devi essere Katsumi?» chiese un uomo di età non troppo avanzata e dagli strani baffi, il professor Rowan, una volta che il giovane ebbe varcato la soglia della struttura di ricerca.

«In persona» replicò secco.  

«Tutto bene? Ti vedo un po' scosso» domandò il professore vedendo il volto visibilmente a disagio del ragazzo. 

«Ho avuto un incontro abbastanza strano con un pokemon o almeno credo» continuò. Decise di non menzionare il losco e misterioso individuo in cui era incappato. Di sicuro non l’avrebbe più rivisto, quindi perché preoccuparsi. Un brivido gli corse lungo tutta la schiena, ripensando ancora a quelle parole. Esisteva veramente gente del genere? Ovvio che si, dati anche i brutali e malvagi nemici affrontati lungo il suo cammino.  

«Veramente? Potresti descriverlo?» la voce visibilmente sorpresa del professore lo distolse da quei pensieri. 

«Non c’è molto da dire. Sembrava una specie di presenza incorporea, impossibile da vedere, ma in qualche modo io l’ho avvertita»

L'uomo si scambiò fugaci occhiate con gli altri collaboratori presenti nella stanza
 

«Si, il professor Elm mi ha messo al corrente della tua storia e delle tue abilità. Quindi, è molto probabile che tu abbia avvistato Meesprit, un pokemon leggendario. Si tramanda che questo straordinario essere si palesi solo in presenza di allenatori veramente in gamba, in possesso di forti emozioni e meritevoli.»

 Il giovane si stupì. Questa giornata aveva ormai preso una piega abbastanza bizzarra «Per questo motivo e su esortazione del mio collega, ho deciso di affidarti un 
pokedex della regione e cinque pokeball, ma cosa più importante, potrai scegliere tra questi tre pokemon iniziali»  spiegò il professore tirando fuori dalla tasca ben tre di quelle sfere caratteristiche, indispensabili per la cattura degli strabilianti esseri che popolavano questo mondo « Avevo intenzione di farlo domani, insieme ad altri allenatori che al contrario di te, sono dei novellini, ma date le circostanze, non vorrei farti sprecare altro tempo» proseguì lanciando in aria le suddette sfere. Da esse, spuntarono fuori tre creaturine dall’aspetto tenero e docile.  

«Permettimi di presentarti Chimchar, il pokemon scimpanzè di tipo Fuoco.» Un pokemon dall’aspetto scimmiesco, costituito da un pelo arancio e una fiamma posta sul sedere fece il suo ingresso. «Piplup, il pokemon pinguino di tipo Acqua» Un altro essere rassomigliante ad un volatile color cielo fece un piccolo inchino, scivolando goffamente sul pavimento lucido, guadagnandosi le risate da parte dei presenti. «Ed infine Turtwig, il pokemon fogliolina di tipo Erba» Quest’ultimo sembrava una tartarughina, provvista di mascelle davvero singolari e due germogli posti sulla testa.  

«Allora quale scegli?» domandò il professore 

Katsumi si avvicinò ai tre, squadrandoli attentamente. Avrebbe scelto Piplup, magari in ricordo del suo primissimo starter? Finora, aveva scelto solo pokemon iniziali di tipo Acqua per cominciare il proprio viaggio, quindi perché interrompere la tradizione? Il suo sguardo si posò però sull’ultimo a sinistra, il piccolo essere fiammeggiante, dall’aria risoluta e determinata. 

«Scelgo Chimchar esclamò il giovane, sorprendendo perfino sé stesso. C’era qualcosa in quel piccoletto che aveva attirato la sua attenzione, e non avrebbe desiderato altri. Con lui al suo fianco, avrebbe girato in lungo e in largo la regione, formato una squadra fortissima e battuto la Lega. «Allora, che ne dici di venire con me?» chiese l’allenatore chinandosi all’altezza del mostriciattolo «Sai, il mio obiettivo è diventare il più forte insieme ai miei pokemon, quindi preparati, ci alleneremo sodo e insieme sbaraglieremo qualunque ostacolo ci si pari davanti. Che ne pensi?»

«Chimchar!» Il pokemon fuoco annuì deciso, battendo il pugno con quello del suo nuovo allenatore e amico.  

«Voi due sembrate già piuttosto affiatati» intervenne il professor Rowan «Quindi, Katsumi, presumo che tu voglia competere nella lega di Sinnoh, giusto?» 

«Certo» confermò il giovane  

«Allora, è a Giubilopoli che dovresti andare, piu precisamente al centro Pokemon, è dietro l’angolo, ma credo che tu voglia iniziare a rimpolpare la tua squadra, non molto lontano da qui ci sono dei pokemon davvero validi, magari potranno esserti utili» concluse l’uomo  

«In effetti era una cosa che avevo già messo in conto, quindi sarà meglio che mi affretti, grazie di tutto professore»  

«Non c’è di che, è stato veramente un piacere conoscerti. Buona fortuna Katsumi, che il tuo viaggio sia proficuo e ricco di nuove esperienze» ribatté l’altro  

 «Un attimo Katsumi!» la voce del ricercatore alla sua destra si interpose fra i due «Potresti portare questa a mio figlio? Dovrebbe trovarsi a Giubilopoli, lo riconoscerai dal suo compagno, uno Squirtle» dichiarò, porgendo al giovane allenatore un pacco contenente due mappe della regione  «L'altra è tua, consideralo un piccolo regalo per l’inizio del tuo viaggio» 

«Senz'altro» replicò il ragazzo, uscendo dalla porta con il suo nuovo amico adagiato sulla sua spalla destra  



«Dice che è stata una buona idea?» domandò un altro ricercatore  

«Quel ragazzo possiede un’innata capacità di capire e stabilire legami affettivi con i pokemon, senza contare che è stato uno dei pochi ad incontrare Mesprit, oltre ad aver fronteggiato e stretto amicizie con un buon numero di creature mitiche, stando a quanto dettomi dal mio collega di Johto, sventando i piani di ben due organizzazioni losche. Sentiremo ancora parlare di lui, questo lo posso garantire. E poi non dimentichiamoci che è stato scelto dal Drago molto tempo fa, non credo lo abbia fatto casualmente» spiegò il professore  

«Davvero impressionante!» esclamarono in coro il resto degli scienziati  

«Già» ribatté l'uomo facendo un cenno col capo «Che Arceus illumini il cammino di questo strabiliante giovane»


Nel frattempo, Il giovane proseguiva lungo il percorso 202, imbattendosi in una creaturina alata nera e bianca appollaiata su un ramo, esattamente il pokemon che stava cercando. 

«Vai Chimchar Lo scimpanzè spicco un balzo, atterrando proprio al centro del terreno, pronto alla lotta.  

 

Era l’inizio della sua leggenda...... 







 



Salve gente! Come va? Spero tutto bene.  

Ebbene, come già accennato pochi giorni fa, questo è l'inizio vero e proprio della mia fanfiction ambientata a Sinnoh, con protagonista il nostro buon Katsumi. (Per chi non avesse ancora familiarità con questo personaggio o volesse rivivere un'altra delle sue piccole avventure, vi consiglio di leggere la One Shot intitolata "Incontri e Scontri")

Detto questo, avete gradito l'inizio di questo nuovo viaggio? Chi saranno quei misteriosi individui incontrati? Anche voi avreste scelto Chimchar come starter? 

Sono curioso di sapere la vostra opinione, qualora voleste lasciare una piccola recensione.


Spero che abbiate apprezzato questo primo capitolo o perlomeno vi abbia incuriosito. 

Io vi saluto, alla prossima!!!

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Capitolo 2
*** La scuola per allenatori ***


Capitolo 2 - La scuola per allenatori


Giubilopoli, il più grande centro economico e sociale della regione, irta di edifici di ogni forma e dimensione. Una stupenda metropoli così immensa e ricca di storia ed opportunità da lasciar a bocca aperta qualunque viandante vi si avventurasse, compreso il nostro Katsumi che rimase estremamente colpito dalla bellezza di quella meraviglia architettonica. Avrebbe potuto tranquillamente competere con Fiordoropoli o con Austropoli, città che gli suscitò un forte sentimento di nostalgia nel ricordare la sua patria e tutte le avventure vissute con la propria squadra in quel di Unima, un’altra regione da lasciarti completamente senza fiato.  

Dopo un’intensa sessione di allenamento, il ragazzo giunse nei pressi del Centro Pokemon dove avrebbe potuto iscriversi alla Lega Pokemon della regione, iniziando ufficialmente quest’incredibile avventura.  

«Ci siamo quasi» esordì l’infermeria Joy, una delle addette alle iscrizioni «Dovresti solo dirmi dove sei nato, le informazioni non sono molto chiare a questo proposito» aggiunse, massaggiandosi il capo visibilmente imbarazzata.   

«Nessun problema, sono nato a Soffiolieve, nella regione di Unima» replicò il giovane sfoderando uno dei suoi migliori sorrisi.  

«Molto bene! Allora, hai già partecipato ad altre competizioni simili a questa?» chiese la donna, incuriosita dall’individuo dai capelli amaranto con striature scarlatte che si ergeva davanti a sé, dall’aspetto così misterioso e forse un po' affascinante.  

«Certamente, la lega della mia regione e quella di Johto» ribatté, osservando quella donna dai capelli rosa confetto che inseriva le credenziali e terminava il tutto.  

«Interessante!» esclamò «E quante nei hai vinte?» domandò ancor più curiosa. 

«Per ora solo la seconda, ma confido di ritornare a casa una volta terminati i miei viaggi per le regioni, chi lo sa, nel frattempo potrei aver acquisito nuove tecniche che potrebbero portarmi alla vittoria» dichiarò il ragazzo un po' amareggiato. Perdere nella propria regione di appartenenza non era una cosa di cui andar fieri per chiunque si definisse allenatore. Ma la speranza era l’ultima a morire.  

«Ed ecco a te» annunciò, porgendo al giovane il pokedex utilizzato per la registrazione «Ti auguro buona fortuna e che il tuo viaggio sia ricco di incontri ed eventi strabilianti» concluse.   

«La ringrazio infinitamente. Ah, giusto, stavo quasi per dimenticarmene, sa per caso dove posso trovare un allenatore in compagnia di uno Squirtle? Mi è stato detto che dovrebbe trovarsi da queste parti.» 

«In effetti, è passato di qua più di un’ora fa, o almeno credo, si è iscritto anche lui alla lega, e sono abbastanza sicura che potresti trovarlo nella scuola per allenatori qui affianco» spiegò, indicando l’edificio ad ovest che s’intravedeva dalle finestre del centro.

Ripensandoci, un buon ripasso non era assolutamente una cattiva idea prima di incamminarsi verso la palestra di Mineropoli
 e lì avrebbe sicuramente ottenuto informazioni sul tipo della stessa e sui pokemon utilizzati e magari qualcosa anche sullo stile di lotta adottato, insomma, non poteva certo lasciarsi sfuggire un’occasione così ghiotta. 

«Perfetto, grazie ancora!» esclamò il ragazzo avviandosi verso l’uscita e salutandola con un cenno della mano.   

«Buona fortuna! Spero di rivederti presto» aggiunse la ragazza, lasciando l'allenatore piuttosto stranito da tale dichiarazione.  

 

Il giovane volse lo sguardo verso la struttura avanti a sé, era molto più imponente di quanto ci si potesse mai immaginare e di quanto avesse intravisto dal Centro Pokemon: Essa era massiccia e rivestita di mattoni rossi tendenti al rosa da sembrare uscita da un dipinto, immersa in una pineta i cui alberi gareggiavano in altezza con l’edificio stesso e protetto da una robusta inferriata, le cui aste terminavano con punte piuttosto aguzze e ornate con molti motivi rassomiglianti a pokemon. L’architettura era un perfetto connubio di stile orientale ed occidentale: due enormi colonne costituivano la facciata dell'istituto, sormontate da sculture molto simili a dei pokemon, ma dall’aspetto sconosciuto al nostro ragazzo ed aventi rispettivamente forme diamantine e perlate, mentre dozzine e dozzine di finestre con magnifiche arcate e colonnine spiccavano dall'edificio come occhi aperti a metà.

Il giardino di fronte all'ingresso, sebbene seminascosto dal robusto cancello di ferro, appariva in perfetto stile orientale, con fiumiciattoli, pietre e sabbia granitica, così bianca da illuminare l’area circostante.  Un largo viottolo di mattonelle marmoree, con striature rosate e verdognole conduceva fino ai gradini dell’ingresso e, tutt'intorno, un magnifico prato tagliato al millimetro, sul quale si stagliavano i mastodontici pini, insieme ad altre varietà di alberi meno imponenti, primi fra tutti degli alberi di pruno e ciliegio appena sbocciati, che inondavano l’aria con il loro profumo paradisiaco. Cespugli di fiori colorati si trovano ai due lati della stradina, alcuni modellati a formare piccoli ovali e altri lasciati crescere liberamente, lasciando che il verde si esprimesse in tutti i suoi infiniti toni e ombre, facendo così spiccare, per contrasto, una sponda di frementi iris, o la nebbiolina rosa tenue di un’azalea. 

Esso brulicava di ragazzi e ragazze, che bighellonavano in attesa dell'inizio delle lezioni, o altri ancora impegnati in allenamenti o lotte tra loro. Una folla era radunata ai margini del giardino, intenta ad osservare lo scontro tra uno Shinx e un Bidoff, anche se date le sue caratteristiche, i pronostici non erano totalmente a favore del secondo. Dava grande soddisfazione, poter vedere quanta passione e impegno ci mettessero, ed era così che doveva essere un vero incontro, allenatori e pokemon che si aiutano l’un l’altro, dando tutti se stessi per raggiungere la vittoria, rafforzando ulteriormente il loro legame.  

Oltrepassato quel piccolo Eden in terra, Katsumi ebbe un’altra visione una volta ritrovatosi nell’atrio. Non aveva alcuna idea che ci fosse un altro spettacolo meraviglioso ad attenderlo, sebbene di natura diversa rispetto al precedente: enorme ed arioso, con un'architettura circolare da ricordare vagamente quella di un tempio. Ai lati aveva quattro colonne di marmo bianco, lo stesso materiale di cui era fatto il pavimento, ma il soffitto a volta era ligneo e vi era appeso un magnifico lampadario scintillante. Sembrava di essere in un castello piuttosto che in un edificio scolastico.   

«Posso aiutarla?» domandò una donna seduta nella scrivania difronte «È un allenatore? Vorrebbe iscriversi? Ha già dei pokemon? Partecipa alle gare? O forse alla lega?»

Il ragazzo venne sommerso da quella quantità di domande da non avere il tempo di replicare o proferire alcuna parola, limitandosi ad un cenno della mano. Era entrato da pochi minuti, ma aveva già l’aria di voler levare le tende e quell'addetta lo stava visibilmente irritando.  

«Mi è stato riferito che qui potrei trovare un ragazzo di nome Tyler. Dovrebbe essere in compagnia di uno Squirtle» spiegò con calma il ragazzo, incrociando le braccia al petto

 «Oh...certo! Chiedo venia per il mio comportamento di poco fa, credevo che fosse venuto qui per iscriversi» 

«Nessun problema. Allora, dove si trova?» 

«In fondo al corridoio a destra, non si può sbagliare» replicò la giovane, indicando un lungo varco pieno zeppo di aule, probabilmente adibite per vari tipi di studi e materie inerenti al mondo pokemon.

«Vede, non era poi così difficile, le auguro buona giornata» affermò l’allenatore, sfoggiando un altro dei suoi  sorrisi da capogiro. Non amava farlo, ma era l’alternativa giusta quando si trattava di ottenere qualcosa o tranquillizzare qualcuno, insomma un'altra arma da giocare a proprio favore, oltre al suo fascino misterioso e alla bellezza così particolare.  

Percorrendolo, ebbe l’occasione di scorgere alcune aule ricolme di studenti intenti a studiare “Storia e Mitologia del Mondo Pokemon”, “Importanza del vantaggio di tipo”, “Allevamento”, “Pokeball”, “Strumenti utili”, “Bacche e Rimedi” “Evoluzioni” e via dicendo, fermandosi davanti ad una porta color mogano che riportava la scritta “Lotte Pokemon”, perfetto, uno dei suoi argomenti preferiti.

Da quella stanza provenivano una miriade di suoni e rumori diversi, probabilmente vi si stava tenendo una lezione o magari una conferenza, ipotesi che trovò la sua conferma dopo aver udito l’inconfondibile voce del nostro baffone di fiducia, il professor Rowan.  

Il suo volto era lì, illuminato perfettamente dalla luce emanata dal grande schermo, rivolto verso una platea di giovani studenti, delucidandoli sui principi e i fondamenti sui cui si basa ogni incontro, dalla sportività e impegno con cui si affrontano fino alla fiducia reciproca che anima i cuori degli allenatori e delle loro creature.  

Katumi l’aprì di scatto, entrando con nonchalance e attirando gli occhi indiscreti dei presenti, compreso quello che fino a qualche giorno gli aveva consegnato il suo Chimchar. Infondo, lui era sempre stato così sin da bambino, un misto di sfacciataggine e strafottenza, da esasperare i suoi poveri genitori, ma lo stesso da permettergli di arrivare molto lontano e scoprire cose che nessuno avrebbe mai osato nemmeno immaginare .

«Guarda, guarda chi si rivede! Come procede Katsumi?» proruppe il ricercatore e in quel momento numerosi brusii di sottofondo si levarono nell’ascoltare quel nome.   

«Direi bene» replicò il giovane.

«Katsumi? Quel Katsumi?» domandò uno degli studenti alzandosi in piedi. 

Dopo aver partecipato ad entrambe le leghe, aveva acquisito una discreta notorietà, anche oltreoceano, ma non avrebbe mai immaginato che degli allenatori alle prime armi lo potessero riconoscere, questo lo poneva in una situazione di intenso disagio, in quanto la fama era proprio una delle cose in cui non si sarebbe mai riconosciuto, anzi non costituiva nemmeno uno dei suoi obiettivi primari. 
 

«Esattamente» continuò il professore «Pochi giorni fa ha voluto ricominciare il suo viaggio da zero, ed ha incontrato nientemeno che il leggendario Mesprit, Un vero portento, colui che ha vinto la lega di Johto, ma ahimè, perso quella di Unima» altri cori stupiti e di ammirazione sommerso la camera, mentre il ragazzo malediceva mentalmente l’uomo per aver divulgato troppe informazioni. L’ultima cosa che voleva era che questi “idioti” continuassero ad adularlo. Ma perché era finito in questa situazione? Ah già, per consegnare una stupida mappa al “gran visir dei decerebrati”, almeno era così che avrebbe apostrofato qualcuno sprovvisto di una mappa in una regione per lui totalmente sconosciuta.  

«Questo non era necessario» dichiarò il ragazzo. 

«Suvvia, non è il caso di alterarsi» replicò Rowan, divertito dalla sua reazione «In futuro ci saranno sicuramente altre occasioni»   

«Mi scusi» una voce proveniente da una scrivania situata nel fondo della classe li interruppe, facendo posare gli occhi del bicolore su quella figura che lentamente avanzava verso di lui, era di statura media e di corporatura magra, sebbene fosse più basso rispetto all’allenatore di circa quattro o cinque centimetri e meno atletico, una folta zazzera di capelli verdi legati perfettamente in una coda di cavallo con alcuni ciuffi ribelli incorniciava il suo viso pallido  «Visto che lei è in possesso di una buona dose di esperienza, sarebbe così gentile da fornirci una piccola dimostrazione delle sue capacità? Sarebbe molto istruttivo per loro» spiegò l’insegnante sistemandosi gli spessi occhiali.  

«Mi sembra un’ottima idea, dopotutto, quale migliore insegnamento di una bella lotta pratica per assimilare correttamente le nozioni acquisite» intervenne nuovamente Rowan  

«In realtà, io avrei altro da fare» sbuffò il giovane, ma le espressioni da cani bastonati sui volti degli alunni gli fecero cambiare totalmente idea. Avrebbe consegnato la mappa in un secondo momento, sempre se al suo ritorno, quell’ individuo ancora non identificato fosse ancora nella stanza.  

«Urrà!!!» esclamarono, beccandosi alcune occhiatacce del ragazzo. Perché doveva sempre finire in questo genere di situazioni?.  

«Eccellente, allora vediamo…» disse l’uomo portandosi una mano sotto al mento «Kirby, scelgo te!» urlò, indicando un ragazzo dai capelli corti e rossi seduto a destra. 

«Cosa sono, un pokemon domandò, scoppiando a ridere insieme al resto della classe  

I due attraversarono la porta posta a destra dell’aula, giungendo nella parte posteriore del giardino, quella che insomma non poteva essere adocchiata dall’esterno, sistemandosi in un campetto riservato alle lotte degli studenti, proprio uno di fronte all’altro, com’era d’uso tra gli allenatori.  

«Buona fortuna ragazzino, ne avrai bisogno» dichiarò il ragazzo, prendendo la pokeball dalla cintura 

«Grazie, è un vero onore disputare quest'incontro con uno del suo calibro» replicò mettendo anche lui mano alla cintura. Nonostante fosse una lotta dimostrativa, una specie di allenamento se così vogliamo chiamarlo, la tensione nell’aria era piuttosto palpabile. 

«Che vinca il migliore, ed ora, cominciate!»
 esclamò l’uomo e in breve tempo apparvero l’immancabile starter di tipo fuoco ed un Kricketot
, un esserino simile ad un insettoide dalla forma tondeggiante, provvisto di uno spesso collare giallognolo attorno al collo e di una protuberanza color cioccolato posta sulla sommità del capo, da cui fuoriescono due lunghe paia di antenne nere terminanti con un ricciolo, un altro pokemon dei primi percorsi, d’altronde cosa ci si poteva aspettare da un allenatore principiante, di tipo coleottero, enormemente svantaggiato contro uno come Chimchar 

«Vai con Graffio!» ordinò il bicolore, e il pokemon scimpanzè con uno slancio si proiettò verso di lui, colpendolo ripetutamente e costringendo il ragazzo a ricorrere alla mossa conosciuta come “Pazienza”, molto particolare ma che richiedeva tempo per essere applicata, per questo avrebbe dovuto resistere ancora un po', D’altra parte, Katsumi avrebbe potuto vincere con un solo attacco superefficace, ma umiliare quel ragazzo non rientrava proprio nelle sue intenzioni, anche se date le circostanze, non poteva permettersi di prolungare ulteriormente lo scontro, in quanto “Pazienza” era una mossa infallibile che procurava molti danni se non addirittura mettere K.O, pokemon non ancora evoluti o con una scarsa difesa fisica, come nel caso dello scimpanzè. Doveva trovare una soluzione alla svelta.

«Tuonopugno!» esclamò il giovane, stupendo tutti i presenti.

Nonostante fosse una mossa uovo e apprendibile da ogni esemplare di quella specie, osservare un 
Chimchar di appena due giorni che aveva a disposizione una mossa così versatile e potente, era qualcosa di abbastanza insolito da quelle parti. Il piccolo scimpanzè caricò elettricamente la sua zampetta sinistra, impattando violentemente contro l’insetto, inerme e immobile a causa dell’accumulo di forza, facendolo indietreggiare di molto. Mancava un solo turno e poi avrebbe rilasciato una notevole quantità di energia. 

«Sei arrivato al capolinea» esordì lo studente sogghignando «Finiamolo con Pazienza» Ma il coleottero non si mosse di un millimetro, anzi, delle piccole scariche comparirono sul suo corpo. Cosa poteva esser mai successo? Gli studenti si lanciarono occhiate confuse.  

La risposta fu presto detta, a giudicare dal sorrisetto compiaciuto sul volto dell’allenatore di Soffiolieve, era qualcosa che sicuramente aveva calcolato nei minimi dettagli  

«Vedete» iniziò il professore, che seguiva con grande interesse la sfida, attirando le attenzioni dei suoi alunni «Tuonopugno è una mossa fisica di tipo Elettro che non soltanto provoca dei danni, ma permette anche una piccola possibilità di pescare una comoda paralisi, utile per casi come questo, ma è come giocare alla roulette russa, Katsumi è stato molto fortunato.»  

«Chimchar sei pronto?» lo starter annuì deciso «Perfetto! Finiscilo con Braciere!» Una piccola fiammata rovente investì in pieno il pokemon avversario, facendolo stramazzare al suolo esausto, aggiudicandosi così la vittoria e fornendo al pubblico uno spettacolo coi fiocchi.   

Il giovane si avvicinò allo scarlatto accovacciato ai piedi del coleottero, spruzzandogli una pozione, uno strumento molto utile per guarire le proprie creature.   

«Sei stato davvero in gamba. Se non fosse stato per quella paralisi, avresti vinto l’incontro» dichiarò il ragazzo tendendogli la mano. «Si, beh, non potevo certo sperare di vincere contro uno come lei» replicò l’altro stringendogliela. Era anche questo il bello di questo tipo di attività, la sportiva e il rispetto reciproco che ne derivavano.   

«Un'esibizione veramente “delicious”!» esclamò l’insegnante, battendo freneticamente le mani «Mi permetta di consegnarle un premio per aver occupato un po' del suo tempo e per la vittoria conseguita»continuò l’uomo, consegnando al giovane un dischetto, una di quelle famose MT, chissà quale di quelle strabilianti mosse conteneva. 

 «Si tratta della mossa Ritorno, è stata una decisione presa assieme al professore quella di consegnartela, per la bravura e il legame che ha già instaurato con il suo starter » spiegò l’uomo. «Non serve che le spieghi come funziona, data la sua vasta esperienza» concluse l’insegnante mentre scoccava un’occhiata al ragazzo che stava esultando come mai. Sebbene avesse accumulato ormai molta esperienza, vincere negli incontri, seppur non ufficiali, lo emozionava come la prima volta, e poi quella era una mossa che sarebbe stata fondamentale per la costruzione del suo team.  

«Allora, dove si trova Tyler?» domandò il ragazzo, nonostante i contrattempi, non aveva certo dimenticato la sua missione principale e avrebbe voluto svignarsela alla svelta, invece di fare il babysitter.  

«Ah, sì, è arrivato questa mattina e come lei possiede delle conoscenze molto avanzate sui vari argomenti, non mi aspettavo altrimenti da uno che proviene dalla regione di Kanto, luogo che ha dato i natali ad alcuni tra i più promettenti allenatori del mondo» 

Quest'ultima notizia lo lasciò piuttosto indifferente, avendolo già intuito dal tipo di starter adottato. Si insomma, da dove dovrebbe provenire qualcuno che usa uno Squirtle? Non certo da Unima o da Johto e neppure da qui. Si chiedeva che tipo di allenatore fosse, se anche lui capisse e parlasse con i suoi pokemon o se fosse un prodigio nelle lotte. Quel che era certo è che destava molto curiosità.

«Quindi?» incalzò il ragazzo picchiettando un dito sulle braccia conserte, odiava perder tempo

«Credo che in questo momento stia seguendo “Storia e Mitologia del Mondo Pokemon”, due aule più avanti della nostra, potrebbe assistervi anche lei, magari scopre qualcosa che le tornerà utile durante il suo viaggio» concluse l’uomo, congedandosi e tornado alle sue lezioni quotidiane.

Da bambino amava i misteri che circondavano la sua regione, e incoraggiato soprattutto dalla Professoressa Aralia, si dilettava nel cercare di scoprirli tutti, ed è proprio durante una di queste esplorazioni che ebbe l’incontro che stravolse totalmente la sua vita, tanto da non essere più lo stesso da quel fatidico giorno. Con il cuore in gola e ricolmo di quei ricordi, Katsumi
 rientrò nell’edificio in cerca di questo ragazzo dall’aspetto ancora misterioso, e perché no, seguire il consiglio di quello strano professore.  

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Capitolo 3
*** Una sorpresa elettrizzante ***


Capitolo 3 - Una sorpresa elettrizzante  

 

«Si narra che in origine l’universo conosciuto fosse nel suo stato primordiale, un enorme concentrato di caos e vuoto. Molto tempo dopo al centro di esso si sviluppò un uovo, da cui nacque la Creatura Originaria. Pervasa dall’energia dei giganti sconfitti dopo una lunga ed estenuante battaglia, essa diede nuova vita a tre esseri, rispettivamente i padroni del tempo, dello spazio e dell’antimateria, quest'ultima necessaria a controbilanciare le due forze restanti. Ma il terzo figlio, empia creatura avida di potere si aizzò contro i suoi fratelli e il suo stesso creatore. Fu così che egli tese la mano verso i cieli, e sulla terra di Sinnoh o com'era conosciuta in passato, Hisui, scesero le tenebre. Tale atto scosse profondamente il Dio, costringendolo ad esiliarlo in una dimensione da cui non avrebbe mai fatto più ritorno. Il nome di tale sfrontatezza si è dissolto attraverso i secoli, e ad oggi lo conosciamo semplicemente come il Caduto.»

 


Quelle parole scossero profondamente Katsumi, fermo dinnanzi alla parete che affiancava l’aula dove avrebbe potuto trovarsi quel misterioso ragazzo, ricordandosi di aver studiato qualcosa durante il tempo passato con la Professoressa Aralia, una donna tanto scaltra e brillante quanto giovane e bella, a proposito dei miti riguardanti la sua regione.   

«Squirtle!» un tonfo sordo riecheggiò nel corridoio, attirando la sua attenzione. I suoi occhi si illuminarono nell’osservare quell’esserino color blu oltremare e dal carapace bruno che lo stava fissando a sua volta. Poteva trattarsi dello starter di Tyler? Difficile a dirsi.  

«E tu che ci fai qui?» esordì il giovane, chinandosi ad accarezzare uno dei suoi starter di Kanto preferiti, ma che per le circostanze, non aveva avuto modo ancora di allenare. L’epidermide risultava piuttosto liscia e scivolosa al tatto, caratteristica piuttosto peculiare per una creatura acquatica, rilassandosi a quel gesto così altruistico. Adorava stabilire un contatto con i pokemon, li rendeva molto più amichevoli.  

«Dove sei?» una voce familiare lo costrinse a voltarsi nella direzione opposta, constatando che qualcuno fosse in avvicinamento. E in effetti, rimase piuttosto sorpreso nel ritrovarsi di fronte nientedimeno che lo stesso allenatore incontrato sulla nave che lo avrebbe condotto in questa regione, lo stesso sbruffone dai capelli argentati e l’aria di chi trattava i suoi pokemon con sufficienza se fossero stati deboli, qualcuno da cui stare alla larga.  

«Ancora tu» si limitò a sbuffare l’allenatore di Unima. Quell’unico incontro e le parole rivoltegli, erano sicuramente bastate a dargli un’opinione sullo spirito che animava quel ragazzo.

Ecco un’altra delle sue peculiarità, era bravo a leggere e capire chi gli stava intorno solo da una rapida occhiata; non era complicato, anche se con i pokemon risultava abbastanza facile, visto l’aver vissuto sempre in mezzo a loro, un atteggiamento abbastanza simile a quello di un suo vecchio conoscente, che come lui, condivideva l’esser stato scelto da una creatura leggendaria di rara e straordinaria bellezza. 
 

«A quanto pare» replicò l’altro con un sorrisetto stampato in volto

«Vedo che hai trovato il mio Squirtle, non saprei proprio cosa avrei fatto altrimenti. Anche se devo ammettere che non mi aspettavo di trovare uno come te qui, credevo fossi già a Mineropoli» concluse prendendo in braccio il tipo Acqua, rivolgendogli un altro sorrisetto sfrontato. Quel tipo cominciava ad irritarlo, e lui non era certo uno di quei ragazzi provvisti di tanta pazienza, anzi, esattamente il contrario. 
 

«Mi conosci?» chiese Katsumi, desideroso di scoprire qualcosa in più su questo individuo. 

«Ovviamente. Sarebbe da stolti non informarsi su un potenziale rivale o complicazione nella lunga corsa verso la Lega»  

«Rivale? Devi essere sicuramente troppo stupido o sicuro di te per considerarti al mio livello. Ho paura che il clima di Sinnoh ti abbia già dato alla testa» controbatté il giovane.

«Ahah...che buffone! Comunque, mi chiamo Tyler Suzuki e questo qui è il mio Shellshocker» disse indicando il suo Squirtle. Nel sentire il nome del ragazzo, sgranò gli occhi. Possibile che fosse lui quello che stava cercando?   

«Mi riesce difficile accettare che uno come te sia il suo allenatore, vista l’entrata in scena dell’altra volta, ma il tuo Squrtle ti è molto affezionato e crede che tu sia veramente eccezionale, quindi sono disposto a chiudere un occhio» spiegò con nonchalance il giovane. Parlare in maniera esplicita non lo turbava affatto, specialmente con i diretti interessati.

«Come fai a sapere quello che il mio pokemon pensa? - chiese l’argenteo perplesso – Non dirmi che se uno di quei ragazzi speciali che riesce a capirli e parlare con loro»  

Lo scarlatto non rispose, limitandosi ad annuire con un semplice cenno del capo «Ne avevo sentito parlare, ma non avrei mai immaginato che mi sarei imbattuto in uno di loro. Sei una sorpresa continua» 

«Lo prendo come un complimento» replicò l’altro «Ah, prima di dimenticarmene, tuo padre mi ha incaricato di darti questa» continuò lui porgendogli una mappa della regione, uguale a quella che già possedeva.   

 «Ti ringrazio! Ci rincontreremo presto, ne sono sicuro» disse il giovane prima di andarsene, seguito dalla simpatica tartarughina che iniziò a scodinzolare freneticamente la coda dalla forma simile a quella di un roditore. Era uno spettacolo così buffo e il ragazzo non poté fare a meno di sorridere. Di sicuro si sarebbero sfidati alla lega, su questo non c’era alcun dubbio, o almeno era quello che desiderava, visto che aveva appena trovato un avversario alla sua altezza. Ne era sicuro.


 

Adempiuto ormai il suo scopo, decise di uscire dall’edificio e passeggiare per le vie del centro, un po' di svago gli avrebbe sicuramente giovato, inoltre sarebbe stata una buona occasione per chiedere in giro informazioni sulla sua prossima tappa. 

«Tu devi essere Katsumi, giusto?» gli chiese un ragazzo di statura paragonabile alla sua e dai capelli color blu oltremare. Tutti sembravano conoscerlo, ma ahimè, egli non avrebbe potuto dire il contrario. Si sentiva come uno di quei tizi famosi, sempre circondati da orde di fan e senza mai un attimo di respiro. Una sensazione decisamente fuori dal comune e che gli procurava parecchio disagio, vista e considerata la sua propensione all’isolamento nei confronti dei suoi simili. Nelle grandi città poi, si sentiva sempre come un pesce for d’acqua. 
 

«Sembra che io sia famoso da queste parti» replicò l’allenatore facendo sorridere il nuovo arrivato.

 «Ho assistito poche ore fa alla tua lotta “dimostrativa” e sono rimasto affascinato dalla tua abilità. Vorrei sfidarti se fosse possibile» 

«Nessun problema. È un modo come un altro per rafforzare il legame con la mia squadra, oltre che un comodo allenamento per le sfide che ci attendono»

 «Evvai!» esclamò il ragazzo spiccando un balzo verso il cielo. Una reazione piuttosto esagerata per una semplice lotta «Oh che sbadato, non mi sono ancora presentato come si deve. Mi chiamo Sean Nakamura e sono nativo di queste parti» spiegò tendendogli la mano.   

«E io Katsumi Ryouta e vengo da Soffiolieve» replicò stringendogliela.  

«Un po' lontano da casa, dico bene?»

«Già»

 

Quel ragazzo all’apparenza così vivace ed energico gli inspirava una certa simpatia, e data la sua provenienza, sarebbe stata sicuramente un’ottima fonte d’informazioni.   

 
«Che vinca il migliore» esordì il giovane non appena ebbe finito di sistemarsi, schierandosi dall’altro lato del campo, in una zona ben riparata della città, lontana da occhi indiscreti. Lì nessuno avrebbe potuto disturbarli e avrebbero potuto dare libero sfogo alla potenza della propria squadra senza il rischio o la paura di danneggiare qualcosa. Semplicemente perfetto. I due si squadravano con aria di sfida e la tensione era piuttosto palpabile.

«Piplup, scelgo te» lo starter autoctono di questa regione fece la sua comparsa, mettendosi in posa come un guerriero fiero. Un comportamento piuttosto inusuale se si pensa che pochi giorni fa era piuttosto timido e impacciato. Ma come si suol dire, i pokemon assumono le caratteristiche dei loro padroni. Sempre che fosse lo stesso esemplare, s’intende.   

«Suppongo che tu sia uno degli allenatori alle prime armi di cui parlava Rowan, ho ragione?» chiese curioso il ragazzo.

 «Precisamente, e come puoi vedere anche tu, non ho ancora fatto molta strada, per questo mi sono precipitato subito a scuola una volta preso il mio starter»

«Capito. Ma non credere che io ci vada leggero con te solo perché sei un pivellino» disse lo scarlatto lanciando in aria la pokeball, da cui fuoriuscì un piccolo pennuto color bianco e nero, uno splendido Starly, il primo catturato in questa regione.   

«Infatti non voglio che tu lo faccia, sarò anche un novizio, ma non sono così sprovveduto come credi e voglio dartene una dimostrazione! Usa Bolla!»   

«Rispondi con Attacco d’ala» disponendo di una buona dose di velocità, il pokemon storno riuscì a librarsi in volo, superando con estrema facilità e leggiadria quel turbinio di bolle, piombando sulla sfortuna preda e colpendola con una delle sue poderose ali, facendolo indietreggiare di molto. Sarebbe bastato un occhio sufficientemente esperto per capire come si sarebbe evoluta la situazione, anche a causa del colpo critico subito.  

«Quello Starly sembra sia stato allenato bene» esordì l’azzurrino con un sorriso a trentadue denti «Lo adoro!»   

«E ancora non hai visto niente» rispose l’altro con un ghigno piuttosto compiaciuto.

«Sbruffone! Usa Ruggito!» il pokemon pinguino emise un verso quasi fastidioso per l’udito dei poveri allenatori, facendo in modo che l’avversario abbassasse la guardia.  

«Pensi di ridurre così il danno che subiresti? Povero illuso. Starly, facciamogli vedere! Vai con Azione»   

«Gligarrrr!!!!!» nel preciso istante in cui il pennuto era in procinto di scagliarsi con tutta la sua forza contro il suo avversario, qualcosa precipitò giù dal cielo, impattando contro il suolo e sollevando un gran polverone. Che cosa diavolo era?. 

«Ma cosa...» i due rimasero a bocca aperta non appena si diradò, osservando stupefatti i loro compagni esausti e feriti e un pokemon color rosa dalle sembianze simili a quelle di un pipistrello.  

«Starly!» esclamò il ragazzo correndo a gran velocità verso il suo pokemon, seguito a ruota dall’altro. «Da dove sbuca?» chiese prendendo in braccio il fido compagno. 

«Quello è un Gligar, un pokemon capace di solcare le correnti che si verificano puntualmente in città» spiegò il giovane.  

«Si, so cos’è, questo non spiega da dove venga o perché sia piombato così all’improvviso sui nostri pokemon»   

«Deve aver seguito la corrente fino a qui, da queste parti sono piuttosto comuni e a giudicare dai versi in avvicinamento, non è solo.» 

In effetti, la teoria del giovane si dimostrò corretta, uno stormo dello stesso esemplare si palesò davanti ai due e a giudicare dalle espressioni, non avevano buone intenzioni. In particolare uno dei loro, presumibilmente il capo a giudicare dalle dimensioni, si fece avanti con aria di sfida.   

«Hai ancora dei pokemon?» chiese Katsumi stringendo tra le sue braccia il volatile. Se non fossero usciti rapidamente da quella spiacevole situazione, non avrebbe potuto dirigersi verso il centro pokemon. Questo inizio del viaggio si stava rivelando più movimentato del previsto.  

«Sfortunatamente no» replicò amareggiato l’altro. Avrebbe dovuto catturare più pokemon dei dintorni, anche se non gli sarebbero stati di alcuna utilità, di questo ne era certo «Tu hai ancora Chimchar, vero?»  

 «Si, ma risulterebbe troppo svantaggiato e provare a calmarli non servirebbe a niente, sono dei tipi molto irascibili e si infuriano per un nonnulla»  

«Quindi, cosa possiamo fare?» chiese l’altro, ormai in preda al panico.

«L’unico modo sarebbe distrarli e poi scappare più velocemente che possiamo»  

«Sono con te fratello»  

«Non chiamarmi in quel modo» ribatté l’altro.  

Doveva trovare in fretta qualcosa per attirare la loro attenzione, non sarebbe bastato altro, un semplice e piccolo diversivo. Qualcosa dietro di loro spiccò un balzo, parandosi proprio dinanzi a quei due. Un bellissimo leoncino dal corpo snello e interamente ricoperto da pelo blu, tranne che per la parte posteriore, nera e terminante con una coda dalla forma stellare e dorata, posta proprio sulla sua punta.

Il suo sguardo incuteva timore a chiunque lo incrociasse, pur appartenendo a un essere così piccolo. Scoccò una fugace occhiata al ragazzo, tornando a ruggire verso i loro aggressori. Eccola lì, la loro via di fuga. Egli rimase affascinato da quell’esserino così minuscolo, eppure così tenace, un tipetto decisamente fuori dal comune. Qualcosa lo trattenne dal fuggire, come una forza misteriosa, desiderando affrontarle quella battaglia, già, qualcosa nel profondo del suo animo, lo esigeva.  
 

«Sean, ti affido il mio Starly e quando ti do il via, corri» disse il ragazzo affiancando il leoncino.  

«Conta pure su di me» replicò l’altro, caricandosi i pokemon feriti.

«Ora!!!»  

Con tutte le sue energie, Sean si fiondò verso la meta, correndo senza mai voltarsi indietro, lasciando quei due alla battaglia. I due si scambiarono un ulteriore sguardo di intesa, prima che il pokemon felino si lanciasse all’assalto. 

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Capitolo 4
*** Il paladino di Giubilopoli ***


Capitolo 4 - Il paladino di Giubilopoli 

 

Con uno scatto quasi innaturale per una creatura di quelle dimensioni, il pokemon baleno si scagliò contro il tipo volante, mordendolo con foga e propagando del sottile strato di gelo sul corpo dello sfortunato aggressore   

«“Fantastico, conosce Gelodenti. Non è qualcosa che si impara normalmente, e ci sono due probabili spiegazioni a riguardo, o si tratta di un esemplare piuttosto speciale, più unico che raro o è stato...»  

«Shiiiiinx!!!» il lamento del piccolo leoncino lo distolse da quei pensieri, e alzando velocemente il capo, lo vide a terra, ansimante e con un insolito colorito violaceo. Probabilmente era stato colpito da una mossa di tipo veleno, Velenospina per l’esattezza, visto che pokemon di quel livello ed esperienza difficilmente avrebbero potuto apprenderne altre, una strategia parecchio rognosa ma che conferiva grandi risultati.  

L’alfa, più grosso e robusto degli altri, si fece avanti, nonostante le ferite infertegli, dimostrando  di avere grande resistenza e voglia di combattere, ma ahimè, il felino non sembrò essere dello stesso avviso, aveva bisogno urgentemente di essere curato.  

Bilanciandosi in avanti, il simil pipistrello si avventò sulla preda inerme ma ecco che un potente getto di energia fredda lo colpì in pieno, ricoprendo interamente i suoi arti di ghiaccio puro, limitando così di molto la sua mobilità. Il ragazzo si voltò nella direzione da cui proveniva quel formidabile attacco, rimanendo sorpreso nel constatare che una presenza abbastanza familiare avanzava a grandi falcate verso di lui: Tyler, l’allenatore incontrato poc’anzi, si dirigeva in direzione del pokemon Aliscorpio, seguito immancabilmente dal suo starter. Per aver sparato un colpo così potente e preciso avrebbe dovuto avere una forza e tecnica strabiliante, specialmente per qualcuno al primo stadio.   

«Ci rincontriamo di nuovo» esordì il giovane Suzuki, agitando freneticamente le mani nelle tasche   

«Gia...» replicò lo scarlatto, avvicinandosi piano al piccolo felino, ma continuando a mantenere lo sguardo su di lui «...Sembra quasi che tu mi abbia seguito»  

«In realtà mi erano giunte voci di un gruppo di Gligar che stavano causando disordini in città, così ho deciso di indagare» spiegò, tirando fuori una pokeball, probabilmente l’oggetto che stava cercando così disperatamente «Così, non appena ho visto qualcuno che correva come un forsennato verso il centro pokemon stringendo tra le braccia dei pokemon alquanto feriti, ho capito che ero sulla strada giusta, quindi eccomi qui» concluse l’argenteo roteando tra le mani quella sfera. Aveva forse intenzione di catturarlo?   

«Comunque, sarà meglio che qui ci pensi io» aggiunse il giovane «Tu hai qualcos’altro a cui pensare, vero?» indicando quell’esserino così piccolo e carino ma con una tenacia degna di un campione   

«D’accordo» si limitò semplicemente a dire il giovane, prendendolo tra le sue braccia e voltando le spalle al suo interlocutore  

«Prima che mi dimentichi» lo richiamò l’altro «Ho dedotto che tu non sappia ancora chi dovrai affrontare a Mineropoli, giusto?»  

«Esatto»   

Così volse il suo sguardo verso lo scarlatto, rivolgendogli un sorrisetto piuttosto compiaciuto «Ti basti sapere che il suo nome è Pedro ed è uno specialista di Tipo Roccia»

«Immagino che io debba ringraziarti, non è così?»   

«Sei libero di non farlo, ora vai» concluse il tipo, continuando a giocherellare con quell’oggetto sferico come se fosse un simpatico gingillo.

Si mise in marcia verso la struttura adibita a tale scopo, in fondo non era poi così lontana. 

 

«Come posso esserti utile?» domandò l’infermiera non appena lo vide entrare, ma nel farlo, notò il pokemon ferito tra le sue braccia.

«Oh mio dio!» esclamò portandosi le mani dinanzi alla bocca «Come è successo?»  
 

«Siamo stati attaccati da un gruppo di Gligar e questo piccolino ha lottato come un leone per proteggerci, sfortunatamente è stato avvelenato da una mossa lanciatagli dal capobranco»   

«Allora sarà meglio muoversi!» esclamò l’infermiera portandolo con sé «Ah, comunque, tu devi essere anche l’allenatore di Starly, ti sarà di sollievo sapere che è guarito» lo informò consegnandogli la pokeball contenente il tipo volante.   

«La ringrazio infinitamente» replicò il giovane «Ma la prego, salvi Shinx»   

«Consideralo già fatto» ribatté l’altra rivolgendogli un sorriso, prima di sparire tra le sale dell’edificio.   

 
***


«Devo ringraziarti Sean» proruppe lo scarlatto andandosi a sedere nella sala d’aspetto, con l’azzurrino proprio a fianco a sé   

«Non preoccuparti. Piuttosto, che fine ha fatto il branco di Gligar?»  

«Potremmo non saperlo, quello che so è che è arrivato un tale che ho conosciuto poche ore fa, con il visibile intento di catturare l’alfa»   

«Ma cosa...?»   

«Già, è un tizio che basa tutto sulla potenza dei propri pokemon , non gli importa di nient’altro»   

«Odio i tipi del genere!» esclamò il ragazzo alzandosi in piedi - È una cosa inammissibile -   

«Beh...»iniziò Katsumi alzandosi anch’esso in piedi e poggiandogli una mano sulla spalla «Adirarsi per questo non servirebbe a nulla, la sola cosa di cui mi preoccupo al momento è la salute di Shinx»   

«Hai ragione»  

 
Dopo almeno due ore di attesa, finalmente la cara e insostituibile infermiera Joy si fece viva, portando novelle notizie ai presenti: il pokemon elettrico era completamente guarito, ma avrebbe dovuto riposare almeno un giorno, giusto per ricaricare le batterie.   

«Potrei farle una domanda?» chiese l’allenatore subito dopo  

«Certamente» rispose lei, sempre così cordiale «Di cosa si tratta?»   

«Dove posso trovare l’allenatore di quello Shinx?»  

L’infermiera gli rivolse uno strano sguardo, che stesse omettendo qualche informazione particolare? «Si insomma...voglio dire.... È chiaro che quel pokemon sia stato addestrato o appartenga qualcuno, visto che conosce la mossa Gelodenti, tipico di chi è stato addomesticato. Non può averla appresa naturalmente....»   

A quelle parole, abbassò leggermente il capo «Ebbene, dovete sapere che questo pokemon apparteneva ad un allenatore molto conosciuto da queste parti, ma dopo aver perso svariati incontri, lo ritenne debole e incapace, abbandonandolo definitivamente e non tornando mai più. Lo attese per molto tempo, senza mai perdere le speranze, fino a quando realizzò ciò che era effettivamente successo. Purtroppo, a causa di tutto questo, dei vari sopprusi e maltrattamenti subiti, Shinx divenne schivo e diffidente verso gli esseri umani, ma non nei confronti dei suoi simili, accorrendo in loro aiuto ogni volta che poteva. Ormai, la gente del posto si è abituata alla sua presenza, tanto da averlo indicato come “Il paladino di Giubolopoli”, e di tanto in tanto, qualcuno gli lascia offerte e doni.»  

Katsumi e Sean scrutarono con ammirazione l’infermiera, nonostante le sue esperienze passate, possedeva uno spirito nobile e premuroso. Sarebbe stato bello avere nella propria squadra un simile portento. Qualcosa di simile ad un esplosione attirò la loro attenzione, interrompendo quel momento. Dalla finestra, si intravedeva una nube di fumo denso provenire da uno dei laboratori della città, qualcosa di veramente terribile stava avvenendo.  

«Cosa diavolo è stato?» domandò confuso lo scarlatto

«Credo che provenga dall'ARC, ovvero quel mastodontico palazzo che si staglia sullo sfondo, spero che non sia nulla di grave» spiegò Joey visibilmente preoccupata

«Dovremmo fare qualcosa» intervenne Sean, ricevendo in risposta un semplice cenno del capo. Katsumi non era un tipo di molte parole, ma non si poteva certo dire che non amasse l’azione o il gettarsi nella mischia, e qualsiasi cosa stesse accadendo, non poteva perdersela.  

«State attenti» mormorò l’infermiera una volta che i due uscirono dall’edificio. 

 
Quello che trovarono poco dopo gli lasciò totalmente esterrefatti: un gruppo di uomini dalle strane uniformi spaziali assediava il centro sperimentale, dove veniva testata ogni genere di scoperta riguardante i pokemon. Che stessero cercando qualcosa? Era piu che probabile a questo punto.  

«Ehi, voi! Smettetela subito»  

Katsumi si fece avanti, imitato dal suo amico, stringendo tra le mani la pokeball di Chimchar. 

«Bene, bene. Chi abbiamo qui? Due mocciosi ficcanaso» Due assalitori si fecero avanti a loro volta, e nella speranza di intimorirli, lanciarono minacciosi le proprie sfere, da cui fuoriuscirono due pokemon dall’aspetto sinistro e malvagio, l’esatto specchio dei loro padroni.

«Fatevi sotto» gli intimò il ragazzo

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Capitolo 5
*** Team...? ***


 Capitolo 5 - Team...?   
 

Fiamme cremisi avvolgevano l’intero edificio e del fumo denso e grigio si levava alto nel cielo, oscurando il cielo limpido che sovrastava la città di Giubilopoli. Fortunatamente non si udirono grida di terrore provenire dall’interno, segno che il personale autorizzato fosse stato evacuato, o magari anche peggio... 

«Chimchar, arrostiscilo con Braciere!» ordinò Katsumi nel tentativo di concludere in fretta lo scontro e precipitarsi verso la struttura, dove avrebbe potuto cercare di salvare quante più persone possibili, sempre che qualcuno fosse ancora rimasto intrappolato in quell’inferno. 

Il pokemon scimpanzè si avventò contro l’avversario vomitando una raffica di fiammelle roventi, d’altra parte la creaturina che fronteggiava, uno Sneasel, schivò con nonchalance quell’attacco, grazie anche alla sua alta velocità, rispondendo poi con un Tritartigli particolarmente violento, sbalzandolo di qualche metro e infliggendogli parecchi danni. Per Katsumi non si trattava di certo di tipi da sottovalutare, anzi, tutto il contrario.  

Dall’altro lato del campo, Sean non se la stava cavando altrettanto bene: Il suo Piplup, data anche l’inesperienza nelle lotte, riusciva a resistere a malapena contro il pokemon del secondo tizio: un essere violaceo che emanava un odore nauseabondo, uno Stunky. 

«Si può sapere chi diavolo siete?» sbottò il giovane dai capelli scarlatti.  

L’individuo dinanzi a lui, avvolto in una strana tuta spaziale che stonava particolarmente con il resto dell’ambiente gli rivolse un’occhiata minacciosa, squadrandolo attentamente:  

Indossava una giacca di pelle nera in stile aviatore le cui maniche erano solcate da alcune striature scarlatte terminanti in due polsini dorati, il colletto invece, di un soffice bianco, ricordava vagamente il piumaggio presente sul capo dei Braviary; dei guanti bianchi a mezze dita ed una t shirt nera raffigurante la linea evolutiva di Zorua, un pokemon nativo della sua regione ed uno dei suoi preferiti, considerato come il primo amico che abbia mai avuto, che ne fasciava il fisico temprato dai numerosi allenamenti a cui si era sottoposto durante i suoi viaggi per la regione di Unima e Johto. Jeans scuri infilati in calzari simili a stivaletti color amaranto e pece completavano il tutto e intorno alla coscia destra portava legata una bandana rosso fuoco.  

Nel complesso riusciva perfettamente ad assumere un’aria misteriosa ed intimidatoria senza nemmeno provarci, il che giocava molto a suo favore. 

«Siamo membri del Neo Team Galassia, moccioso» replicò il tizio 

Team Galassia? Dove aveva già udito questo nome? Non ebbe nemmeno il tempo di rifletterci su che il pokemon Lamartigli era tornato nuovamente all’attacco e questa volta avrebbe potuto essere il suo starter a lasciarci le penne.  

«Chimchar, sconfiggiamo questo pagliaccio con un altro Braciere!» esclamò il ragazzo stringendo i pugni, mentre il vento che cominciava a sollevarsi ed infuriare sempre più gli scompigliava la folta chioma amaranto alternata ad alcune ciocche scarlatte 

«Contrattacca con Geloscheggia!» ribatté l’altro  

Il pokemon dalla fisionomia molto simile a quella di una donnola scagliò una serie di frammenti di ghiaccio acuminati verso l’avversario, ma non poterono fare nulla contro la potenza della mossa fuoco, resa ancor più rovente durante quest’ultima fase dello scontro, investendo totalmente il tipo Ghiaccio e mandandolo al tappeto.  

«Si tratta dell’abilità comune a tutti gli starter di questo tipo» cominciò a spiegare il ragazzo notando l’espressione incredula assunta dal giovane dai capelli azzurri, alludendo ad “Aiutofuoco” un’abilità che in certi scontri poteva rivelarsi davvero decisiva «Se non mi avessi attaccato con Tritartigli e ridotto la salute del mio amico, la situazione avrebbe anche potuto volgere a tuo favore, considerando che il tuo pokemon è di un livello superiore al mio, ma come al solito voi membri di strane organizzazioni siete sempre delle nullità. Per non parlare del fatto che siete sempre vestiti con delle tenute ridicole» concluse lui ricordandosi delle battaglie sostenute contro il team Plasma e il team Rocket, due team malvagi in cui si era imbattuto durante le sue avventure nelle regioni di Unima e di Johto  

«Come osi, moccioso» intervenne l’altro «Non immagini nemmeno quale destino verrà riservato a quelli come te e a questa regione»  

Il ragazzo decise di non dar peso a quelle illazioni, ma nel momento in cui era in procinto di riprendere la sua corsa, ecco che un manipolo di reclute, probabilmente colleghi di quella appena sconfitta, gli sbarrò la strada. Avrebbe anche potuto cercare di affrontarle una ad una o magari tutte insieme, ma la verità era che avrebbe impiegato molto più tempo del previsto e poiché le fiamme continuavano a divampare, non avrebbe dovuto perdere un minuto di più.  

Scoccò un’occhiata al ragazzo in piedi alla sua sinistra, Sean, impegnato ancora nello scontro contro il pokemon Veleno. Se non si fosse trattato di un allenatore alle prime armi, a quest’ora quella battaglia sarebbe bella che finita, ma immaginava che avrebbe dovuto farci l’abitudine.  

«Fermi tutti!» 

Come se qualcuno gli avesse letto nel pensiero o avesse risposto alle sue preghiere, ecco che un individuo piuttosto familiare aveva deciso di fare la sua comparsa, irrompendo sulla scena come un fulmine a ciel sereno e parandosi dinanzi a quei malviventi. Si presentava come un uomo più basso di lui di almeno tre centimetri, trent’anni al massimo, capelli corti scompigliati di un nero tendente al castano ed un’espressione perennemente accigliata in volto. Un Croagunk ed un Arcanine dalle espressioni intimidatorie affiancavano quella figura coperta da un pesante cappotto color cammello. Katsumi non poté credere ai propri occhi, possibile che si trattasse di lui?  

«Qual buon vento, Katsumi» lo salutò il nuovo arrivato «Possibile che ogni volta che scoppia un guaio del genere, ci sia sempre di mezzo tu? Potremo mai incontrarci in circostanze meno spiacevoli?»   

«Non ho tempo per i convenevoli» gli rispose secco il giovane superando velocemente il gruppo, che nel frattempo aveva accerchiato l’uomo e i suoi pokemon  

«Ricevuto, ma dopo io e te faremo un bel discorsetto» replicò il castano, rivolgendosi poi verso di loro «É tempo che la Polizia Internazionale si faccia valere!»

 

Aveva girovagato nelle vicinanze nel disperato tentativo di individuare eventuali vie di accesso o uscite di sicurezza, controllando ogni angolo e anfratto di quel dannato edificio, ma la ricerca si era rivelata piuttosto infruttuosa. Le fiamme avevano ormai preso il sopravvento, sbarrando la porta d’ingresso principale ove il ragazzo era ritornato sempre più confuso, impendendo a chiunque di poter avanzare oltre o di fuggire, sempre che non fosse svenuto per le abbondanti esalazioni di fumo e la cenere cominciava a cadere sopra di lui come neve al suolo. 

Katsumi sfilò il fazzoletto che portava così strettamente ancorato alla coscia, coprendosi poi il volto per evitare che il fumo denso potesse nuocergli ulteriormente. Un’idea gli balenò rapida in mente. Non disponendo di un pokemon di tipo Acqua per domare quel rogo, gli rimaneva una sola cosa da fare, un ultimo tentativo. 

 Fu così che lanciò la pokeball contenente la fidata Starly, ordinandole poi di utilizzare la mossa Raffica per spazzare via le fiamme e permettergli così di entrare. Finalmente ci era riuscito.. 

 

*** 

 

«Piplup, non mollare! Usa Ruggito» 

Fuori dall’edificio, la lotta tra l’azzurrino e una dei membri del Neo Team Plasma continuava. Anche se al limite delle forze, il pokemon pinguino era riuscito a limitare di molto l’offensiva avversaria, dimostrando una tenacia fuori dal comune, persino per gli stessi esemplari di quella specie.  

«Abbassare l’attacco del mio Stunky non ti servirà a niente, moccioso» esordì la recluta  

«Fossi in te, non ne sarei così sicuro» replicò lui con un sorrisetto soddisfatto che gli incurvava le labbra, osservando ora come i tentativi di scalfire il suo starter fossero del tutto vani «Concludiamo questo gioco al massacro, Piplup. Pistolacqua!»

L’ultima cosa che vide il suo avversario fu un rapidissimo getto d’acqua che si infranse contro di esso... 

 

*** 

 

A pochi passi da quel luogo infausto, nel centro Pokemon della città, l’infermiera Joy continuava a prendersi cura del pokemon baleno, ancora esausto a causa dell’incontro ravvicinato con i Gligar, accarezzando il morbido pelo del cucciolo mentre di tanto in tanto volgeva il proprio sguardo verso l’enorme vetrata della struttura, domandandosi vagamente come Katsumi e il suo amico se la stessero cavando. 

Continuando a tastare con le dita la peluria del felino, un brivido caldo le percorse lungo tutta la colonna vertebrale, osservando come quell’essere avesse appena sprigionato fasci di luce accecante che la costrinsero a chiudere gli occhi e a voltare la testa per evitare di rimanerne colpita. Quando un attimo dopo li riaprì, il centro le apparve scuro, quasi sinistro, ma del pokemon non vi era più alcuna traccia, era come se si fosse volatilizzato.  

«Fa' attenzione» mormorò appena la donna, ancora sconvolta per via di quell’evento 

 

*** 

 

Qualche minuto prima.... 

 

Muovendosi il più velocemente possibile per quello che gli permetteva il suo corpo prostrato dal fumo, uscii nel corridoio infuocata e corse in direzione della rampa delle scale. Il miasma era piuttosto denso e dovette usare le pareti per trovare la strada giusta.  

Aprì una porta con un calcio e fu investito da un’ondata d’aria calda. Le fiamme divamparono verso il soffitto, avvolgendolo. Katsumi era nel ventre della bestia, e dovette dar fondo a tutte le sue energie per evitare di venirne divorato. Accucciandosi per evitare la cortina di fumo, raggiunse un’altra porta, si appiattì contro il muro e toccò la maniglia, ritraendo subito la mano con un grido di dolore. Il legno scricchiolava in modo minaccioso. Il giovane si coprì il volto e, un attimo dopo, la porta esplose in mille schegge e le fiamme invasero la porzione di stanza che fino ad ora era rimasta libera. Il soffitto stava ormai per venire giù. Doveva uscire subito o sarebbe morto. 

Si rialzò, deciso a darsi alla fuga, quando, attraverso lo spessa nuvola cinerea, scorse qualcuno intrappolato sotto le macerie. Era avvolto in un camice da laboratorio bianco e annerito, bruciacchiato in alcuni punti. Con la mano ancora ustionata, stringeva quello che sembrava una cartella. Probabilmente doveva contenere informazioni estremamente essenziali se lo scienziato aveva deciso di fargli da scudo con il suo stesso corpo.  

«Cazzo!!!» esclamò il ragazzo accorrendo verso l’uomo incurante del caldo infernale o dell’enorme blocco di pietra che di lì a poco sarebbe precipitato su di loro.  

 

 

Continua............... 

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Capitolo 6
*** Cuor di leone ***


Cuor di Leone  


L’atmosfera cominciava a farsi sempre più rovente mentre il giovane si avventava sul cumulo di detriti e rottami, li afferrava, li sollevava spostando in fretta tutto quello che poteva per liberare il torace della vittima e permettergli nuovamente di respirare. Era ancora vivo fortunatamente, ma aveva perso i sensi probabilmente per via dello shock causato dal dolore.  

Con un rapido slancio Katsumi sollevò di peso lo scienziato, caricandoselo sulle spalle «“Però, sembra che abbiamo messo su qualche chiletto”» ironizzò il ragazzo notando come l’uomo fosse più pesante di quanto non apparisse.

Era piuttosto giovane, ad occhio e croce avrebbe potuto avere un’età superiore ai ventisette anni e dei corti capelli color castano attraversati da riflessi biondi gli sovrastavano il capo. Gli ricordò vagamente il professor Elm, ritrovandosi a domandarsi cosa stesse facendo in questo momento e se si stesse prendendo cura dei suoi pokemon, mentre lui era in quel casino a rischiare l’osso del collo. 
 

Il tempo stringeva e le fiamme cominciavano a propagarsi ulteriormente, occupando il poco spazio libero rimasto. Avrebbe dovuto muoversi alla svelta o per lui e il ricercatore ci sarebbe stato un barbecue di troppo. 

Avanzò faticosamente in direzione della porta, accorgendosi tardivamente di come una grossa porzione di soffitto si fosse appena staccata e di come ora viaggiasse in rotta di collisione con il pavimento. Il problema era che loro due sarebbero incappati nella sua traiettoria.  

Che cosa avrebbe dovuto fare, mollare quel pover’uomo e schivarla? Non ci pensava minimamente. Oltretutto, le gambe sembravano non rispondere ai comandi, era come se fossero del tutto immobilizzate. Non riusciva nemmeno ad afferrare una delle pokeball dalla cintura, visto che le mani erano del tutto occupate nel cercare di tener ben saldo il corpo dello scienziato.  

Si rifiutava categoricamente alla sola idea che avrebbe dovuto concludere qui la sua avventura. Ci sarebbero tante cose che avrebbe ancora voluto fare e tante regioni ancora da visitare. Alzò lo sguardo verso l’alto, verso il pericoloso detrito che precipitava sempre più velocemente. Fu tutta una questione di secondi, nemmeno si rese conto di quello che stava appena accadendo dinanzi ai suoi occhi: qualcosa di piccolo e agile aveva appena spiccato un balzo fulmineo e illuminato come un faro, aveva sprigionato una scarica dorata capace di frantumare quel grosso macigno in tanti piccoli frammenti che impattarono come dei proiettili a pochi centimetri da lui. 

«Shiiiiiiiinx!!!»  

Era questo verso l’unica cosa che il giovane era riuscito ad udire in mezzo a quel frastuono, qualcosa di molto familiare. Possibile che fosse lo stesso esemplare che aveva contribuito a salvare e che ora era tra le amorevoli cure dell’infermiera Joy? Lo escludeva a priori, visto che quel pokemon era ancora in via di guarigione.  

Dovette però ricredersi non appena esso scattò a suoi piedi, rischiarando con la luce proveniente dalla coda stellata la foschia creata dal miscuglio di fumo e polvere. Il ragazzo non poteva davvero credici, si trattava dello stesso Shinx che aveva portato qualche ora prima al centro pokemon. Probabilmente aveva percepito il pericolo imminente e si era precipitato a salvarli, scappando dalla sorveglianza dell’infermiera nonostante si stesse ancora riprendendo dalle ferite infertegli.  

Katsumi ne aveva visti ben pochi di pokemon con una simile tenacia e che accorressero sempre nel momento del bisogno. Il titolo di “Il paladino di Giubilopoli” se l’era guadagnato egregiamente, e solo lui se ne poteva fregiare di una simile onorificenza. 

«Sei venuto qui a salvarmi?» domandò cauto il giovane per evitare di spaventare il felino, visto che gli umani non gli andavano totalmente a genio. Anche se, date le circostanze, loro due avrebbero potuto rappresentare l’eccezione alla regola. 

«Shinx!» ribatté lui, voltandosi in direzione della porta, agitando freneticamente la propria estremità a destra e a sinistra, come a volerlo esortare a seguirlo.  

 

 

Era passato un bel po’ di tempo da quando Katsumi si era tuffato senza pensarci tra le fiamme dell’edificio. Bellocchio aveva sconfitto i membri del Neo Team Galassia, catturandone un paio. Sfortunatamente, il resto di quegli uomini se l’era data a gambe, riuscendo a sfuggire ad uno dei membri più pericolosi della Polizia Internazionale. 

 Sean invece, aveva dato il ben servito alla recluta, e ora il suo Piplup aiutava la squadra Golduck a domare l’incendio.  Del ragazzo di Soffiolieve, tuttavia, non v’era alcuna traccia, 

Questo fino a quando una luce fioca non comparve dal fondo del corridoio dismesso e arso, facendosi man mano sempre più vicina. Un miagolio annoiato risuonò in tutto l’ingresso ed ecco che con un portamento fiero, uno Shinx avanzava a passo spedito continuando a scuotere la coda, dietro di lui, la luce emanata era abbastanza da permettere all’agente di identificare la figura che continuava imperterrita il suo cammino lungo una trappola inagibile e che sarebbe potuta crollare da un momento all’altro: Katsumi. 

«Sapevo che ce l’avresti fatta, ragazzo» esordì Bellocchio andandogli incontro 

«Si, beh... non è stato per niente facile» replicò lo scarlatto posizionando delicatamente a terra lo scienziato, facendo estrema attenzione per non causargli altri danni.  

L’uomo era ancora privo di sensi, doveva aver respirato una discreta quantità di fumo per versare in quelle condizioni, fortunatamente, il suo essere ancora vivo dimostrava quantomeno come fosse in possesso di un organismo vigoroso, il che non guastava mai. Fu portato d’urgenza al più vicino centro medico. Gli sarebbero bastati un paio di giorni di riposo per riprendersi totalmente, almeno stando alle parole di Bellocchio  

«Dove sono gli scagnozzi del Neo Team Galassia?» domandò il giovane guardandosi attorno: vide un gruppo di Golduck e Machamp che con pazienza provvedevano a rimuovere le macerie sparse lungo la via, tra di loro vi era anche il piccolo pennuto di Sean che, come un capo, aveva assunto una posa buffa con le pinne ai fianchi e ora dirigeva le operazioni di rimozione e salvataggio. Lo stesso poté dirsi per il suo allenatore, quei due erano simili come due gocce d’acqua. 

Alcuni membri della polizia pattugliavano insieme a degli esemplari di Arcanine e Noctowl le zone limitrofe, probabilmente in cerca di eventuali fuggiaschi. Ma di quei brutti ceffi non vi era nemmeno l’ombra, tranne per i due smidollati che erano stati catturati, e che ora si “rilassavano” comodamente nella camionetta delle forze dell’ordine. 

«Come puoi ben vedere, Katsumi» riprese a parlare l’agente della Polizia Internazionale «Siamo riusciti a catturare solo due di quei rammolliti, gli altri sono riusciti a filarsela, purtroppo»   

«Si vede che non erano poi così rammolliti, eh Bellocchio?» ribatté con un sorrisetto malizioso il giovane di Soffiolieve «Non starai invecchiando, spero!»  

«Ragazzino» lo squadrò torvo lui «Catturo criminali da quando tu ancora succhiavi il latte di Miltank e continuerò a farlo per molto tempo»  

«Se lo dici tu» 

«Piuttosto...» continuò il castano tenendosi il mento con la mano destra. Katsumi sapeva bene cosa volesse dire quel determinato gesto, glielo aveva visto fare innumerevoli volte, specialmente quando rifletteva a fondo su qualcosa «Ne è passato di tempo da quando mi aiutasti ad acciuffare Ghecis e il Team Plasma, eh?»

Katsumi alzò gli occhi al cielo, ricordandosi della cattura di quel folle che farneticava di liberare umani e pokemon «Già...»  

«Poi, un paio di mesi più tardi, riuscisti a sventare i piani del Team Rocket e del Team Cipher in quel di Johto e ora…ti ritrovo qui, invischiato nuovamente con un’altra organizzazione di turno, tale Neo Team Galassia» 

«Cosa stai cercando di dirmi Bellocchio?» chiese il giovane confuso, anche se avrebbe potuto intuire dove l’agente sarebbe andato a parare  

«Che te le vai a cercare, ragazzo. Sei come una calamita per le rogne»  

«Beh, questo è del tutto inaspettato» sbottò il giovane convinto che il poliziotto gli volesse fare la solita ramanzina che non mancava di ribadirgli ogni qualvolta si incontrassero  

«Comunque» continuò l’agente tirando fuori un pacchetto di sigarette dalla tasca della giacca e strappando l’involucro di plastica «Prima, quando ti ho visto davanti a quei tizi in costume da carnevale, devo dire di essere rimasto veramente stupito»  

Katsumi lo osservò con aria nauseata: aveva dovuto sorbirsi per una quantità indecifrabile di tempo tutto il fumo della stanza e per poco non rischiava di rimanerci secco, e ora avrebbe dovuto farlo anche con quello proveniente dalla sigaretta del poliziotto. Per non parlare dell’aroma di tabacco misto a gomma da masticare emanato dalla stessa, che si diffondeva ed evaporava nell’aria «Che intendi?» 

L’agente accennò qualcosa di molto simile ad un piccolo sorriso, mentre lentamente estraeva fuori dal pacchetto una di quelle sigarette e se la infilava tra i denti «Mi aspettavo di rivedere ancora quel tenero e timido ragazzino di Soffiolieve che correva dietro alla Professoressa Aralia come suo assistente e invece... sei cresciuto parecchio in questi ultimi mesi, perfino adesso, stento quasi a riconoscerti»  

Il giovane diede un piccolo sbuffo e incrociò le braccia al petto «Questo avrebbe dovuto essere un complimento?» chiese inarcando un sopracciglio  

«Avrebbe dovuto» confermò Bellocchio facendo scattare il minuscolo accendino che portava sempre addosso, nascosto in qualche piega del lungo cappotto e avvicinando la fiamma alla punta del sigaro, fece un lungo tiro e aggrottò la fronte come a voler riflettere a fondo su qualcosa «Persegui ancora il tuo obiettivo di diventare il migliore allenatore e fare amicizia con i pokemon di tutto il mondo?»  

Katsumi sgranò gli occhi, colto totalmente alla sprovvista dalla domanda appena rivoltagli, poi prese una delle pokeball dalla cintura e se la rigirò tra le mani«Ovvio»  

«Credevo che dopo Johto la tua prossima destinazione fosse Hoenn» continuò il castano aspirando un altro tiro e gettando la cenere per terra  

«Lo pensavo anch’io» replicò il giovane continuando a giocherellare con il manufatto, mentre la sua mente vagava alla sera in cui aveva sconfitto i bracconieri e con il suo fidato Dragonite osservava il cielo stellato, nel momento in cui aveva scorto qualcosa che sorvolava proprio sulle loro teste. Il giovane non ricordava molto di quello strano avvistamento ed ogni cosa e dettaglio sembrava frammentata, come se si fosse appena risvegliato da un sogno. Rammentava solo che quell’essere aveva una strana conformazione sul capo, come una mezzaluna.  

Si era convinto che fosse addirittura un miraggio e non ne aveva fatto menzione con nessuno, neppure con i suoi pokemon. «Ho avuto come la strana sensazione che qualcosa mi richiamasse a Sinnoh, quindi eccomi qui» riprese a parlare lo scarlatto 

Bellocchio si rivolse nella sua direzione, squadrandolo torvo come solo lui sapeva fare «Se la metti così, allora qualcosa di grosso sta per accadere e noi ci siamo esattamente nel mezzo»   

«Andiamo, Bellocchio» ribatté il ragazzo «Non starai esagerando?»   

«Le mie intuizioni si sono mai rivelate errate?» domandò lui con un sorrisetto 

In effetti, Katsumi gliene dovette dare atto. Bellocchio era uno dei migliori detective a disposizione della Polizia Internazionale, il suo fiuto e il suo istinto erano qualcosa di impareggiabile e difficilmente si sbagliavano «E poi, come hai detto tu stesso, hai avvertito uno strano presagio»   

«E con questo cosa vorresti insinuare?»  

Katsumi rimise la pokeball nella tasca, rivolgendo poi il suo sguardo verso i dintorni. Poteva percepire come quello fosse soltanto l’inizio di quello che gli avrebbe aspettati, quindi avrebbe dovuto prepararsi a dovere per poter fronteggiare questa nuova immane minaccia. 

«Che come ho detto prima, ovunque tu vada desolazione e distruzione sembrano seguirti» replicò l’altro sorridendo e aspirando un terzo tiro dalla sigaretta«Comunque sia, di un’altra cosa sono contento»  

«E sarebbe?» chiese il giovane, osservando l’altro che indicava col pollice dietro le sue spalle, lì dove la squadra dei Golduck e Machamp provvedeva a rimuovere le restanti macerie. Proprio dov’era fermo Sean «Stando a quello che hai passato e conoscendo la tua forte avversione per gli esseri umani, è bello vedere che nonostante tutto, tu conserva un briciolo di fiducia, seppur minimo, verso il prossimo. Lui, deve essere un tipo speciale se è riuscito a fare breccia in quella corazza di arroganza e strafottenza in cui hai deciso di rinchiuderti»  

Il ragazzo osservò in silenzio il poliziotto, senza controbattere né replicare. Era anche per questo che apprezzava Bellocchio, era uno dei pochi a non essere intimidito da lui e poi aveva un modo così diretto di rivolgersi alle persone, come se parlasse direttamente alla lora anima e li conoscesse più di quanto esse conoscevano loro stesse.  

«Ma bando alle ciance» riprese a parlare l’uomo frugando nella tasca nel tentativo di reperire qualcosa, tirando fuori un dischetto semitrasparente che il giovane conosceva molto bene e porgendoglielo «Si tratta dell’Mt 22. Non starò a dirti altro visto che di queste cose io non ne capisco molto. La tua prossima destinazione dovrebbe essere Mineropoli, quindi avrai bisogno di tutto l’aiuto possibile e di preparare una buona strategia. Pedro è un osso duro» 

«Lo farò» replicò secco il giovane «Anche se ho già in mente qualcosa. Ad ogni modo, come intendi procedere nell’indagine?» 

Bellocchiò gettò per terra il mozzicone semi-consumato, schiacciandolo con un piede «Sono informazioni estremamente riservate. Ma come avrai già intuito, quei due verranno presto interrogati e con un po’ di fortuna, riusciremo a scoprire qualcosa» dichiarò voltandosi nella direzione opposta, dirigendosi senza fretta verso i gradini della piccola scalinata.  

Katsumi lo osservò mentre si arrestava di colpo una volta sceso «Vorrei dirti di stare lontano da queste faccende e di lasciar fare ai professionisti, ma tanto sappiamo entrambi che farai comunque di testa tua. Perciò ti dirò solo questo: Sta’ attento... e buona fortuna» concluse l’agente riprendendo a camminare e sparendo completamente dalla vista del ragazzo. 

 

Il giovane rimase immobile e immerso nei suoi pensieri, non accorgendosi che il felino che lo aveva salvato scodinzolava davanti ai suoi piedi. Si chinò all’altezza della creaturina, accarezzandole affettuosamente la testa. Il pokemon in tutta risposta gli si gettò addosso, cominciando a leccargli il viso. 

«Sembra che Shinx voglia venire con te» affermò il ragazzo dalla folta capigliatura azzurra andandogli incontro, una volta che la via fu sgombera e le squadre terminato il loro lavoro  

«Lo so» replicò lo scarlatto continuando a coccolarlo 

«Ah giusto... me ne ero quasi scordato... Tu parli con i pokemon» ribatté l’altro grattandosi la nuca in segno d’imbarazzo 

«A quanto pare»  

«Cosa dice il mio Piplup di me?» gli chiese Sean, curioso di scoprire cosa pensasse il tipo Acqua sul suo partner 

«Che sei un completo idiota» lo avvisò il giovane, tirando fuori nel frattempo una delle pokeball vuote dategli dal professor Rowan  

«Ehi!» lo ammonì Sean «Non sono cose carine da dire»   

Non prestandogli attenzione, Katsumi esaminò accuratamente l’oggetto e il tipo elettro difronte a sé. Era dal suo primo incontro con quel pokemon che non vedeva l’ora di prenderlo nella sua squadra. Un esemplare del genere, in possesso di un “Cuore di Leone” come lo chiamava lui, ovvero con un coraggio fuori dal comune, sarebbe stata un’opportunità particolarmente prelibata per lasciarsela sfuggire. 

«Allora, Shinx» il pokemon fece le fusa, visto che il giovane gli accarezzava con la mano destra dietro le orecchie «Che ne dici di unirti a me? So che ti chiedo molto visto il ruolo di difensore che svolgi qui... ma sento che con te al mio fianco riuscirò a raggiungere il mio obiettivo»   

«Shiiinx!!!» esclamò energico il felino, toccando con il capo il pulsante posto al centro della sfera, venendo istantaneamente circondato da una luce azzurra e risucchiato al suo interno. Essa fece dei movimenti simili in tutto e per tutto ad una rotazione e si arrestò poco dopo, emettendo un tic ed uno scintillio, segno che la cattura fosse avvenuta con successo. 

Katsumi si rialzò, avviandosi con molta calma verso il Centro Pokemon. La giornata era stata piuttosto lunga e faticosa, e ora lui e il suo team avevano bisogno della giusta dose di riposo per prepararsi alle imminenti sfide che avrebbero dovuto affrontare nei prossimi giorni.  

«Aspettami!» urlò il ragazzo correndogli dietro 

Finalmente quello strepitoso esemplare era entrato nella sua squadra e con esso, il giovane di Unima avrebbe avuto un’occasione in più di battere quella che si prospettava come la prima grande sfida: Pedro, il capopalestra di tipo Roccia. 

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