Guardami, sono il mostro che tu hai creato

di Galletas
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ma che bella sorpresa! Giusto? ***
Capitolo 2: *** Like the good old days ***
Capitolo 3: *** Dov'è il tuo Amor proprio? ***
Capitolo 4: *** Signor Palermo come ha conosciuto il Signor Berlino? ***
Capitolo 5: *** Nelle rapine ci possono essere imprevisti, Ricordi? ***
Capitolo 6: *** Mi sei mancato Martín.. ***
Capitolo 7: *** così Complici, così Uniti.. ***
Capitolo 8: *** Hello Sadness, it's a pleasure to see you again. ***
Capitolo 9: *** Io ho conosciuto lo straordinario, Io ho conosciuto te. ***
Capitolo 10: *** The Aftermath ***
Capitolo 11: *** Tu ed Io semplicemente Magia ***
Capitolo 12: *** Non potrei mai dimenticare ***
Capitolo 13: *** Sarò qui se lo vorrai ***



Capitolo 1
*** Ma che bella sorpresa! Giusto? ***


Era una mattinata totalmente nella norma,pensò Martin, fin quando Sergio Marquina con quei suoi occhiali e quella sua faccia, che Martin avrebbe solo voluto prendere a schiaffi, si presentò davanti alla sua porta dopo ben 3 anni, e non solo Sergio si presentò come se niente fosse, ma in più gli stava anche chiedendo di aiutarlo, Martin sinceramente pensò subito di sbattergli la porta in faccia e sperare di non doverlo rivedere mai più, fino a quando Sergio disse una cosa, una frase più precisamente, e da quel preciso momento la giornata che era iniziata come la più tranquilla e pacifica si trasformò in una di quelle giornate da dimenticare o forse da ricordare per sempre. La frase che fece gelare il sangue nelle vene di Martín fu:"Martín non sono venuto qui da solo". E con una semplice frase Sergio aveva per una seconda volta distrutto la vita di Martin, la seconda sì, perché la prima fu anni prima, quando lui decise di intromettersi in una delle relazioni che Martin riteneva la più importante e stabile della sua vita, Sergio arrivò distrusse tutto e se ne andò, facendo rimanere Martin agonizzante di dolore, Martin aveva perso il conto di quante volte in questi anni aveva tentato di porre fine alla sua vita, alla sua sofferenza, e sentiva ribrezzo per sé stesso, quando si rendeva conto di come la sua vita da anni non avesse più senso, e adesso dopo anni di agonia, dolore, incubi e lacrime, Sergio era lì davanti a lui dicendogli la frase che aveva sognato di sentire per anni. Martin lo guardò con gli occhi sbarrati e non disse nulla, Sergio si avvicinò alla porta che Martin voleva sbattergli in faccia momenti prima e la aprì, con una lentezza senza dubbi voluta, entrò la persona che Martin aveva sognato, Martin aveva gridato il suo nome innumerevoli volte nel cuore della notte quando si svegliava di soprassalto dopo gli incubi che erano spaventosi e senza senso, così tante che aveva perso il conto, aveva sognato il suo ritorno, aveva sognato lui, il suo viso, la sua immagine e adesso eccolo qui, davanti a lui, Andrés de Fonollosa se ne stava accanto a Sergio, indossava uno dei suoi soliti completi, era esattamente uguale a l'ultima volta pensò, non era cambiato nemmeno di una virgola, a questo pensiero rise, perché anche se il grande Andres de Fonollosa era esattamente uguale, niente era rimasto uguale intorno a lui, niente era uguale tra di loro. La risata amara che uscì dalla sua bocca a quel pensiero fece corrugare la fronte di Sergio mentre Andres lo osservò con dolorosa attenzione, Martín sentì lo sguardo di Andres percogliergli tutto il corpo, e lui sentì la rabbia dentro di sé, perché non voleva che lui vedesse gli effetti che la sua assenza avevano avuto su di lui, Martín aveva una canottiera che non cambiava da giorni era piena di macchie che neanche lui sapeva riconoscere, aveva occhiaie nere sotto gli occhi, il viso pallido e una vestaglia rossa, niente a che vedere con gli indumenti che indossava una volta, nel monastero, quando un certo Signore ossessionato dall'apparenze e dal buon gusto gli riempiva l'armadio di vestiti eleganti e sofisticati. Martín guardò Sergio negli occhi :" Ah bene, hai altre sorprese per me o abbiamo finito qui per oggi?" Lo disse con una tale ironia che Andrés non poté fare a meno di far uscire dalla sua bocca una risata, breve, Martín spostò subito lo sguardo su di lui che ora stava guardando Sergio, che però sembrava non avesse nessuna intenzione di parlare, così fu di nuovo Martín a rompere il silenzio: "Sergio o parli o te ne vai, portandoti via la tua sorpresa." E con questo Martín si avvicinò al frigo, lo aprì per prendere un bottiglia di latte, fu sorpreso però perché alle sue spalle una persona prese parola e non era Sergio:" Non capisco perché pensi che io sia la tua sorpresa" Martín rimase immobile con la mano aggrappata alla porta del frigorifero, era la prima volta che risentiva la sua voce dopo anni, le lacrime cominciarono a velargli gli occhi, ma si riprese, chiudendo con un colpo secco il frigo, cominciò a bere il latte direttamente dalla bottiglia di vetro, bevve un sorso poi guardò Andrés negli occhi per la prima volta dopo anni "Hai ragione, allora a cosa devo questa visita, visto che davanti a me ho una persona che credevo morta fino a stamattina" e poi spostando lo sguardo su Sergio:"e una persona che fino a stamattina desideravo fosse morta?" Domandò. Andrés lo guardò sorridendo:" il solito drammatico". Dopo questo Martín non ci vide più, aveva già tanta rabbia dentro, e cercava solo un modo per scaricarla e la provocazione di Andrés sembrò la miccia che fece esplodere la bomba, Martín cominciò ad urlare facendo oscillare la bottiglia di latte per aria:"Scusami sai, se non capisco che cazzo ci facciate qui, tu e il tuo adorato fratellino vi presentate qui a casa mia, per non so quale assurdo motivo, e sai cosa non so neanche perché vi chiedo di darmi spiegazioni quando a quanto pare a nessuno frega niente e a me non frega niente, di voi, delle vostra presenza, delle vostre spiegazioni, quindi per quanto mi riguarda potete uscire dalla stessa porta dalla quale siete entrati, e scomparire perché io ho chiuso con tutto e tutti, sono morto, per tutti e tutto." Sergio indietreggiò di alcuni passi, era risaputo che non sapesse gestire i rapporti umani, mentre Andrés non si mosse di mezzo centimetro, rimase lì a guardare Martín camminare come un pazzo per l'appartamento sventolando la bottiglia di latte. Dopo la sfuriata di Martín, Calò il silenzio, e Andrés che era sempre lì al centro della stanza disse con ironia:" beh se la tua intenzione era fingerti morto e scomparire da tutto e tutti ci sei riuscito, quasi meglio di me oserei dire." Martin a quel punto guardò Sergio che era qualche passo indietro:"toglimelo da davanti Sergio, perché se non è morto per tutti questi anni lo ammazzo io adesso, con le mie mani." A quella esclamazione Andrés rise buttando la testa all'indietro, Martín rimase paralizzato dalla familiarità del gesto, quella risata che Martín amava, Sergio sembrò stufo di quei botta e risposta e si fece avanti :"ci serve il tuo aiuto abbiamo intenzione di rubare l'oro di Spagna." Martin rispose immediatamente:" perfetto, fatelo, avete la mia benedizione, arrivederci." Si girò per allontanarsi quando fu di nuovo Andrés a prendere parola:" che c'è hai paura di non essere più in grado di mettere in atto il piano che tu hai ideato?, forse il tuo "nuovo" stile di vita ha influenzato le tue abilità di ingegnere?" Martín si girò di colpo e di getto gli rispose:"la concha de tu puta madre" poi avvicinandosi continuò:"ti sorprenderà sapere che le mie abilità non sono state influenzate dalla mia nuova vita, hai capito Andrés?" Era a pochi centimetri di distanza e Martín disse l'ultima parola puntandogli l'indice sul petto, non se ne rese conto subito per via della rabbia, ma era la prima volta che lo toccava e questa volta era reale, non stava sognando, era dolorosamente e spaventosamente reale, Andrés fissò il dito di Martín poi alzò lo sguardo ridendo "Ma guardalo,come si risente l'ingegnere." Sergio si avvicinò ai due:"Martín abbiamo bisogno di te, il piano è nato anche grazie a te, io.." fece una pausa e poi continuò:" ..Noi abbiamo bisogno di te", Martín allontanò l'indice dal petto di Andrés ma non distolse lo sguardo continuandolo a guardare disse a Sergio:"ah certo, certo il piano, il piano che tu ritenevi folle,una missione suicida, lo stesso piano che tu non ritenevi abbastanza perfetto e che hai distrutto, decidendo di rubare alla zecca di stato, e questo il piano della quali parli?" pose la domanda spostando lo sguardo su di lui, :" e comunque chi ti dice che io sia ancora disposto a fare parte del piano, chi ti dice che io non abbia semplicemente bruciato ogni singola planimetria ogni singolo foglio, Sergio Marquina chi ti dà la certezza che io sia la stessa persona che hai incontrato anni fa?" Sergio a quel punto lo guardò:"hai appena detto che le tue abilità non sono state intaccate, e io ci credo, sennò non sarei venuto fin qui, e in più penso che tu non abbia bruciato un bel niente, era troppo importante per te" terminò la frase guardando lui e poi suo fratello.

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Capitolo 2
*** Like the good old days ***


E così Martín fu ributtato in quel passato che pensava fosse chiuso per sempre, con le persone che pensava non avrebbe più rivisto, ritornare al monastero fu una delle cose più difficili, perché era tutto identico come se il tempo lì si fosse fermato, anche i frati nel riconoscerlo lo salutarono con una familiarità dolorosa, perché tutto era rimasto fermo lì, come congelato nel tempo, era lui a non essere più lo stesso. Ecco perché quando Martín arrivò nella sua vecchia stanza e aprì il suo armadio ancora pieno di quei vestiti che adorava mettere un tempo, i dubbi lo assalirono, la realtà lo colpì come uno schiaffo in pieno viso, perché niente era uguale e mai sarebbe potuto ritornare uguale, troppo dolore, troppe notti insonni e troppe lacrime avevano cambiato Martín, che adesso aveva uno sguardo vuoto e gli occhi spenti, pensava a questo seduto sul bordo del letto quando una voce maledettamente troppo familiare lo scosse dai suoi pensieri: "capisco che adesso con il tuo nuovo stile quei vestiti possano risultare inadeguati per te." Andres era entrato attraverso la porta ed ora stava con la schiena appoggiata al muro e le mani incrociate sul petto osservando Martín "i fantasmi non parlano, mi sembra che fosse chiaro che per me continui ad essere morto, ho vissuto con la tua morte per 3 anni, posso continuare a conviverci anche ora." Andrés sorrise " potevi convivere con la mia morte quando pensavi fossi morto, secondo te potrai continuare a considerarmi morto anche se cominceremo a vivere insieme, sotto lo stesso tetto? Perché io non credo." Martín lo guardò e rispose con tono ironico "lei mi sottovaluta, Signor de Fonollosa." Con lo stesso tono ribattè Andrés:" Signor de Fonollosa, neanche mi chiami più per nome ora, a questo punto sarebbe più giusto chiamarmi Berlino, o no? Signor Palermo" a quel punto Martín guardò Andrés negli occhi :"Ho sentito alcuni commenti della banda, a quanto pare questo Berlino è odioso, e un po' stronzo," Andrés sorrise: " Ah sì? Chissà, secondo te hanno ragione?" Martín rispose in maniera secca:"Sì." E con questo uscì, Andrés rise:"touché." E mentre sul viso di Martín compariva un lieve sorriso, lui cominciò a pensare che questa sarebbe stata una situazione molto più difficile di quello che pensava.

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Capitolo 3
*** Dov'è il tuo Amor proprio? ***


I giorni passavano, i membri della banda erano persone mediocri, senza particolari doti, e più volte Martín si ritrovò a chiedersi come avessero fatto a rubare tutti quei soldi alla Zecca di stato, come avessero fatto a non morire tutti,stavano mangiando seduti intorno al tavolo, e Martín li guardava uno ad uno cercando di scorgere quel qualcosa, quel talento che sicuramente era ben nascosto in ognuno di loro, fino a quando spostando lo sguardo incrociò quello di Andrés che lo guardava, sembrava quasi non gli importasse di tutti gli altri e delle conversazioni intorno al tavolo, ad un certo punto Helsinki si tirò su la maglietta, Martín ritornò in sé distogliendo lo sguardo da Andrés, non aveva seguito tutta la scena, e non sapeva perché quella specie di bestione  aveva deciso di far vedere a tutti il tatuaggio che gli ricopriva tutta la pancia però non resistette e con sfacciataggine disse:" Sai io sono bravo ad addestrare gli animali." Terminò la frase guardando con eloquenza Helsinki,
le altre persone intorno al tavolo tacquero guardandosi tra di loro, a quel punto fu una risata camuffata a distogliere l'attenzione di tutti, Andrés spostò la sedia si alzò e si allontanò, Martín rimase impietrito mentre con lo sguardo seguiva la figura di Andrés allontanarsi, quella scena sembrava un flashback di una vita precedente, è vero che le situazioni erano molto diverse ma la conclusione era la stessa, Andrés che si allontana senza guardarsi indietro, e Martín esattamente come anni prima rimane immobile, incapace di agire, come se ogni muscolo dentro di lui fosse congelato, le persone intorno al tavolo ritornarono a ridere e a parlare come se non fosse successo nulla, Martin si alzò portando il suo piatto dentro, lo mise nel lavandino quando Andrés comparse dietro di lui, e imitando la voce di Martín poco prima disse:
" Sono bravo ad addestrare gli animali" , Martín davvero, non avevi meglio da dire, dov'è il tuo amor proprio?"
Martín rimase girato rivolto verso il lavandino era la prima volta che Andrés pronunciava il suo nome pensò, poi però si riprese e con tono tra l'ironico e il sottilmente crudele rispose:" giusto avrei dovuto direttamente chiedergli di sposarmi giusto, Signor 5 matrimoni e 5 divorzi?"
Andrés rise:"Beh per essere una persona che fino a qualche giorno fa mi chiamava Signor de Fonollosa, vai abbastanza sul personale, non le pare signor Palermo."
Martín a quel punto si voltò e si avvicinò un po' ad Andrés :" la devi smettere, dico sul serio, così non va, non giudicare i miei comportamenti, non sono la stessa persona che hai conosciuto" «e abbandonato», pensò Martín,
Andrés si avvicinò ancora di più:" Non sto giudicando, sto cercando di capire, è così che flirti adesso?perché sai anni fa lo facevi in maniera più discreta." Le parole «con me» che aleggiavano tra i due,
Martín a quel punto si allontanò:"beh sai che c'è adesso sono stanco preferisco andare dritto al punto, far capire subito quel che voglio anche perché anni fa non è che abbia ricavato chissà quali soddisfazioni, dalla mia discrezione." Sottolineò l'ultima parola facendo il segno delle virgolette con le dita. Andrés si avvicinò di nuovo e sussurrò:" quindi mi vuoi dire che non ti piaceva? Perché a me non sembrava."
E con questo si allontanò una volta ancora, andando fuori, passando accanto al tavolo pieno di persone che adesso piano piano stavano cominciando a portare tutte le varie posate e piatti dentro facendo rumore ridendo e cantando, ma tutti quei rumori arrivavano come ovattati alle orecchie di Martín, e Martín si odiò, perché nonostante gli anni e il dolore, Andrés de Fonollosa aveva ancora potere su di lui, più potere di quanto Martín volesse ammettere.

Era notte fonda quando Martín fu svegliato da alcune urla, così controvoglia uscì fuori dalla sua camera e c'erano tutti lì in corridoio ad urlare per non sì sa quale motivo, anche Andrés era fuori dalla sua camera, le braccia incrociate sul petto e un sorriso sulle labbra a godersi la scena, Martin cominciò a gridare a sua volta le urla durarono fino a quando il professore mise fine a quella scena mandando tutti a dormire, la mattina dopo Martín era a pezzi, Andrés gli si avvicinò gli prese la tazza dalle mani gli versò del caffè, e poi gliela restituì, Martín era ancora mezzo addormentato :"buongiorno, e grazie"
Andrés lo guardò sorpreso:"ma guarda questa è la prima volta che mi dici qualcosa senza utilizzare un tono ironico." Martín sorrise:"è presto e sono ancora addormentato, dammi tempo recupererò durante la giornata."
Andrés rise poi si spostò dietro la sedia dove stava Martín, gli mise le mani sulle spalle e cominciò a massagarle, l'argentino si rilassò immediatamente, Andrés continuò a  muovere le  mani imprimendo una leggera pressione
" sei contratto e teso Martín, rilassati."
Martín aveva gli occhi chiusi :" il letto è più duro di quanto ricordassi, e in più la scenetta di ieri notte non ha di certo aiutato a farmi rilassare." Andrés continuò a massaggiargli le spalle e il collo, Martin lasciò andare un sospiro e sempre tenendo gli occhi chiusi ruppe il silenzio:"comunque mi piaceva.."
Andrés non capì:" come?"
 Martín proseguì:"  quel commento che hai fatto sul mio modo di flirtare così sfacciato, ed io che ti rispondo che non avevo ricavato chissà quale gioie dal mio metodo precedente Beh mentivo, perché a me piaceva, io ero felice, e forse ho ricevuto più felicità da quel metodo che non con questo".
Andrés rise ancora e con una voce forzatamente scioccata si portò una mano al petto:"Chi sei tu e che ne hai fatto di Martín Berrote, sai l'uomo che fino a qualche giorno fa si vantava di considerarmi morto e sepolto?" 

Martín sorrise ancora con gli occhi socchiusi:" la sveglia così presto la mattina mi fa un brutto effetto".

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Capitolo 4
*** Signor Palermo come ha conosciuto il Signor Berlino? ***


 I giorni si susseguivano l'uno a l'altro, Martín dovette ammettere che alla fine non era tanto male tutta quella situazione, ci mise poco a riacquisire le vecchie abitudini,meno tempo di quando avrebbe voluto, lui ed Andrés avevano ricominciato a capirsi solo con uno sguardo, a ridere di soppiatto alle stesse battute a guardarsi di tanto in tanto quando erano tutti intorno al tavolo a mangiare, Martín aveva smesso di avere le occhiaie, aveva smesso con l'alcool, o comunque smesso di abusarne, e questo gli faceva paura, perché le persone che l'avevano distrutto erano le stesse che adesso lo avevano fatto tornare a vivere, e l'idea di perdere di nuovo tutto gli faceva venir voglia di gridare, e così fece perché si svegliò di soprassalto nel cuore della notte, con un velo di sudore freddo che gli imperlava il volto, dopo qualche minuto in cui non fece altro che rigirarsi nel letto irrequieto si alzò,  prese la vestaglia e decise di fare una mossa folle, si avvicinò cercando di camminare in maniera più leggera possibile fino alla porta della camera di Andrés e piano bussò, una volta, due, stava per farlo una terza volta quando la porta si aprì, Andrés lo guardò sorpreso però si fece da parte facendolo entrare. Andrés accese l'abat-jour
"le 4 di mattina, Martín sono le quattro di mattina spero per te che sia importante."
Martín lo guardò, una serietà sul volto che non gli donava per niente
" tu mi hai ucciso Andrés de Fonollosa, io sono morto, il mio corpo era vivo, ma io, il mio essere la mia anima è morta nell'esatto momento in cui sei andato via, lasciandomi lì in quella cappella con le spalle al muro, e adesso dopo anni eccoti qui tu sei tornato, e io sono ritornato a vivere, tu sai bene il potere che hai su di me, hai il potere di uccidermi con un battito di ciglia e di farmi risorgere schioccando le dita, se alla fine di tutto te ne andrai di nuovo, io non credo di farcela questa volta, devo ancora abituarmi al fatto che questo sia tutto vero, che tu sia vero.." e con questo tacque,
ci furono alcuni attimi di silenzio e poi fu Andrés a parlare " Martín, io te l'avevo detto che in un modo o in un altro il tempo ci avrebbe fatto rincontrare."
A quelle parole che risuonavano ancora troppo vivide e dolorose nelle orecchie di Martín,
Martín crollò e abbracciò Andrés, erano anni che sognava di farlo, anni che sognava di risentire il suo profumo di risentire la sua pelle e la seta della sua vestaglia, Andrés dal canto suo strinse Martín forte, tenendogli una mano intorno al collo e una sulla vita, Martín non riuscì a controllarsi e gli diede un leggerissimo bacio sul collo, percependo come una scossa elettrica sulle labbra, e poi sentì Andrés ridere piano e sussurrare "Ah il mio ingegnere"
dopo qualche minuto Martín si distanziò giusto qualche centimetro per guardarlo negli occhi "grazie"
poi si staccò completamente da Andrés, uscì e ritornò nella sua camera e per la prima volta dopo anni, dormì senza avere incubi.

Dopo quella notte Andrés era sempre più vicino a Martín, lo guardava, gli sfiorava le spalle quando mentre spiegavano il piano agli altri gli dava il cambio prendendo la parola, ed è per questo che una volta mentre erano tutti intorno al tavolo a chiacchierare e ridere come al solito, Nairobi decise di togliersi un dubbio "Palermo?"
Martín era distratto si isolava spesso anche quando era insieme agli altri per rincorrere i suoi pensieri per questo fu preso alla sprovvista quando Nairobi lo chiamò
"Hmm?"
"qual è la storia tra te e Berlino?" 
 tutti rimasero in silenzio,  contemporaneamente Sergio e Andrés alzarono la testa, tutti e due rivolti verso Martín, anche Denver subito dopo aggiunse
" Sì infatti, è ovvio che voi due avete ideato il piano insieme al professore da quanto tempo vi conoscete?" 
questa domanda era anche peggiore della precedente pensò Martín, che rimase ancora una volta in silenzio incerto su cosa dire
Andrés indubbiamente divertito da tutta la scena e sopratutto dalla faccia di Martín rincarò la dose
"Sì infatti signor Palermo come fa a conoscere il Signor Berlino?"
«bastardo maledetto» pensò Martín,
a quel punto fu Sergio a prendere parola
" Mi sembra di essere stato chiaro quando dissi nessuna domanda personale"
Nairobi però non si fece cogliere inpreparata perché subito ribattè
" Certo professore così come aveva detto niente relazioni personali, ma eccoci qua, tutti intorno a questo tavolo" e indicò tutti con la mano compresa Lisbona,
Sergio si sistemò nervosamente gli occhiali sul naso e ritornò a scrivere appunti sul suo quaderno facendo intendere a Martín di sbrigarsela da solo
"sono un ingegnere, questo piano ha una parte di ingegneria molto complessa, io ero il migliore mi hanno chiamato."
A questo punto Andrés si intromise:" Eri il migliore?"
Accentuando il verbo al passato, e mentre lo diceva aveva un sorriso provocatorio sul viso, Martín lo fulminò con lo sguardo
" sono il migliore, sono un fottuto genio in realtà"
Andrés fece un sorriso compiaciuto, la maniera in cui Andrés de Fonollosa riusciva a provocarlo era incredibile.
Fu però Sergio che finalmente mise fine a quella discussione che se avesse continuato non sarebbe andata a finire per niente bene
"Bene mi sembra che ci siamo conosciuti Abbastanza per oggi, cominciamo a sparecchiare e poi a lezione forza."
E con questo tutti iniziarono a brontolare mentre prendevano piatti e posate da portare dentro, rimasero solo Andrés e Martín fuori, ai due capi del tavolo, Martín si alzò e si avvicinò ad Andrés si chinò fino all'altezza del suo orecchio e sussurrò per non farsi sentire dagli altri
"avevano ragione loro, sei un bastardo" detto questo si raddrizzò portando dentro il suo piatto con le varie posate mentre sentiva la risata di Andrés alle sue spalle.

Dopo pranzo tutti si rimisero in aula attenti, mentre il professore spiegava loro cosa significasse la parola “aikido" e l'importanza di avere pazienza, tutti lo guardavano non sapendo bene dove volesse andare a parare,
Andrés era ad un tavolo fuori a disegnare,c'era il sole era una bella giornata Martín gli si avvicinò e si sedette su una delle sedie di fronte a lui
"mi manca quando questo monastero era regnato dalla pace, e non c'era gente curiosa in giro a parte i monaci"
Andrés alzò leggermente la testa dal suo foglio:"quindi quando c'eravamo solo noi due intendi?"
"E Sergio" Martín rispose prontamente,
"E Sergio ovvio"
rise Andrés, senza alzare la testa dal suo disegno
"Martín la gente è curiosa di sapere come ci siamo conosciuti non puoi biasimarli, vogliono sapere perchè io riesco a leggerti come se fossi un libro aperto, non puoi fargliene una colpa."
Era vero, Andrés lo conosceva meglio del palmo della sua mano e quindi si rendeva conto che questo suscitava curiosità nelle persone che gli stavano intorno
 però non voleva dargliela vinta, così con la sua solita sfacciataggine ribattè
"così come sono di cuiriosi di sapere perchè per me sei molto meno complesso che per gli altri signor De fonollosa, anche se comunque in generale sei meno complesso di quello che vuoi far credere"
Andrés a quel punto alzò completamente lo sguardo, una luce divertita negli occhi
"avrei da ridire a riguardo, ma lasciamo perdere."
"ma guarda hai da ridire a riguardo non me lo sarei mai aspettato"
Andrés rispose con lo stessa ironia usata da Martín
"Ah vedo che abbiamo ricominciato a parlare con tono ironico signor Palermo, che gran peccato,  pensavo avessimo superato quella fase."
Martín si alzò dalla sedia e la rimise a posto" beh si vede che ti sbagliavi, forse alla fin fine è lei che non sa leggermi bene come pensa signor Berlino"
disse le ultime due parole con un sorriso trionfante sul volto, gli fece un occhiolino e poi si girò per tornare in classe. Andrés rimase lì seduto a guardarlo e prima che fosse troppo distante gli urlò
"stai giocando con il fuoco Palermo, attento."
Martín non si girò ma sorrise, se quello era giocare con il fuoco era pronto a bruciarsi.
 

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Capitolo 5
*** Nelle rapine ci possono essere imprevisti, Ricordi? ***


 Era passato più o meno un mese da quando tutti si erano trasferiti in quel monastero arroccato sulle montagne della Toscana, e nonostante la banda fosse composta da persone totalmente differenti le une dalle altre, tutti riuscirono fin da subito ad entrare in una routine scandita da lezioni e ovviamente svago.
Così i beniamini con le maschere di Dalì, gli eroi che portavano avanti il messaggio della resistenza, tutti i giorni si alzavano, si vestivano, scendevano a fare colazione, poi c'era la pausa pranzo e senza neanche accorgersene ecco che arrivava il pomeriggio il sole tramontava e in un battito di ciglia era di nuovo sera, sembravano quasi dei religiosi anche loro, per la disciplina con la quale portavano avanti quelle che ormai erano diventate abitudini, necessarie anche se ripetitive, ovviamente però una volta tornati tutti nelle proprie camere dietro quelle porte chiuse, succedevano cose che avevano molto poco a che fare con il religioso e molto a che fare con il profano, però quella era un'altra storia.
Quindi non era una sorpresa se quella mattina era iniziata esattamente come tutte le altre, Martín si era preparato e stava scendendo per andare a fare a colazione, quando passando davanti alle varie stanze ai lati del corridoio ne vide una con la porta semi aperta, sbirciò e vide Andrés di schiena, stava davanti allo specchio cercando di farsi il nodo alla cravatta,
Martín spalancò completamente la porta e come se fosse un presentatore con un microfono immaginario in mano esordì dicendo
“Ed ecco a voi il modello numero 49, Andrés de Fonollosa indossa un completo formale formato da giacca e pantalone sobrio ed elegante, ma con quel qualcosa in più che fa capire chiaramente chi è che porta i pantaloni in famiglia, il completo perfetto per gli uomini che non devono chiedere MAI."
Andrés non si disturbò neanche a girarsi
“Hai finito? Sai Martín c'è chi non si trova a proprio agio ad indossare giacche di pelle nera e jeans attillati, manco fosse un motociclista che viaggia per il mondo senza meta e dorme per strada, anzi ci tengo a ricordarti che nel tuo armadio ci sono ancora quasi tutti i tuoi vestiti sarebbe carino indossarli così per confondere la gente e farle vedere che in realtà in fondo hai buon gusto"
Martín sentiva che aveva il sorriso sulle labbra mentre finiva la frase, così  si avvicinò e toccando Andrés sulla spalla lo fece girare
"forza vieni qui hijo de puta dammi la cravatta."
E con gesti sicuri e esperti gli fece il nodo, Martín sorrise, Andrés lo guardò tirando su un sopracciglio"che cosa ride signor Ingegnere?"
Martín scosse la testa " niente, niente, ho avuto un deja-vù, tutto qui."
Andrés allora guardandolo negli occhi con tono divertito gli rispose " beh sappia che può farmi i nodi alle cravatte tutte le volte che vuole ingegnere, non sarò di certo io a fermarla."
E con questo uscirono entrambi dalla camera di Andrés per andare a lezione.
la giornata proseguì come erano solite proseguire le altre,e a dirla tutta a Martín non dispiacque per niente, quel briciolo di apparente normalità gli dava conforto.

Era la notte il vero problema, quando le luci si spengevano e le voci scomparivano, facendo posto al buio e al silenzio, Martín rimaneva sconvolto, si sentiva olo e non sapeva bene come reagire, come un bambino spaventato dal mondo che lo circonda, e comunque quella notte era differente dalle altre, non sapeva bene il perché ma lo sentiva distintamente sulla pelle, così non senza difficoltà si addormentò e forse per un momento sperò di non averlo mai fatto.

È notte fonda e lui è in una stanza buia, non si vede nulla, cerca di capire dove si trova guardandosi intorno, all'improvviso una luce accecante, a Martín fanno male gli occhi per l'intensità, ma non distoglie lo sguardo, cerca di mettere a fuoco, la luce cammina verso di lui, e non è possibile è Andrés...
Andrés emana quella luce, e gli sorride, Martín cerca di camminare verso di lui ma non può muoversi, l'immagine di Andrés comincia a retrocedere, continua a sorridergli tendendogli una mano, Martín urla, all'improvviso può muovere le gambe e comincia a correre verso di lui, corre a perdifiato ma non riesce a raggiungerlo, Andrés continua a sorridergli, l'immagine retrocede fino a scomparire.


Martín si sveglia di soprassalto, il fiato corto in gola, il sudore che gli bagna il viso, e un solo pensiero, Andrés,
Andrés che era...morto, era lì davanti a lui ed era morto, e lui non poteva raggiungerlo, era morto e non poteva fare niente.
All'improvviso il panico, Andrés può morire, o meglio tutti possono morire durante questa missione, ma Andrés può morire,
e non è un'ipotesi assurda, o una follia, è una delle tante "variabili" utilizzando le parole di Sergio, così Martín si chiede cosa farebbe, e la realtà lo colpisce come una mano che gli serra la gola, perché Martín non esiterebbe un attimo, si lancerebbe nel vuoto o nelle fiamme con gli occhi chiusi per lui, questa nuova consapevolezza lo lascia senza fiato, perché è ovvio che lui non sarebbe razionale, perché la sua razionalità si perderebbe anche solo se percepisse che Andrés fosse lontanamente in pericolo, questo è un problema pensò, è un problema molto serio, che Martín non sa come risolvere.

La mattina dopo si svegliò con delle occhiaie nere sotto gli occhi e ancora la sensazione addosso di quell'incubo orrendo, durante la mattinata cercò il più possibile di evitare Andrés, cercò di non guardarlo, quando Andrés gli sfiorava le spalle spiegando agli altri le varie fasi del piano cercava impercettibilmente di ritrarsi, ma ovviamente Andrés se ne accorse, e così durante il pranzo mentre ognuno raccontava le esperienze che aveva vissuto dopo il colpo alla zecca,
Andrés domandò
"E tu Palermo come hai vissuto questi ultimi paio di anni?"
Colpito e affondato pensò Martín, Andrés aveva uno sguardo gelido, calcolatore, Martín gli aveva visto quello sguardo negli anni, ma mai, mai neanche una volta quello sguardo era stato rivolto verso di lui, ad eccezione di adesso, Andrés lo stava guardando come un predatore che sapeva benissimo di aver colpito la preda nel suo punto debole. Martín rimase in silenzio per alcuni istanti, poi riprese il controllo sulle proprie emozioni e con il suo solito fare sfacciato e sottilmente crudele, era questa la facciata che aveva fatto conoscere alla banda e non aveva intenzione di fargli conoscere altro, rispose
"Ho passato il mio tempo a Palermo, sai il sole il mare il vino e l'accento siciliano, e qualche scopata quando ne sentivo il bisogno."
Fu Tokio che a quel punto si intromise "sempre sotto il sacro concetto del bum bum ciao, no?"
E Martín accennò un "sì ovviamente"un po' troppo teatrale con il capo,
tutti risero, tranne Andrés che continuava ad osservarlo, a quel punto Martín rincarò la dose e con tono canzonatorio disse
 "ti basta o vuoi altri dettagli più specifici?"
Tutti guardarono Andrés che con voce ferma e gelida rispose "É sufficiente",
il clima vennè stemperato da Stoccolma e Denver che cominciarono a raccontare come e dove fosse nato Cincinnati, il loro bambino, ma a Martín rimase addosso la sensazione gelida del tono di voce di Andrés, adesso capiva come si sentivano tutti quei malcapitati che per sbaglio finivano sul suo cammino .
La giornata proseguì, tra Andrés e Martín non ci furono più interazioni dopo quel botta e risposta a tavola.

Era sera tardi tutti erano nelle proprio camere, tranne Andrés, Martín e Sergio,
A Sergio non era sfuggita la situazione che si era creata tra i due, non sapeva bene cosa fosse successo però sapeva che andava risolta così aveva chiamato entrambi ed ora era davanti a loro " Che succede?"
Domanda semplice e diretta pensò Martín,
i due rimasero entrambi in silenzio a guardarlo,
"Non possiamo permetterci guerre interne ora, e lo sapete bene, abbiamo bisogno tutti della massima concentrazione,in ballo ci sono cose troppo importanti, non so bene quali incomprensioni ci siamo tra di voi, ma cercate di risolverle, domattina voglio di nuovo la vostra più completa attenzione, buonanotte."
E con questo lasciò i due che adesso lo guardavano allontanarsi.
Andrés si voltò verso Martín, le braccia incrociate sul petto "Ti ascolto"
E in quel preciso momento Martín capì che quella sarebbe stata una lunga notte.
 Martín decise però di non rispondere si girò pronto ad andare in camera "Me ne vado a letto"
stava per fare il primo passo quando Andrés alle sue spalle disse "hai sentito che ha detto Sergio"
Martín a quel punto fece uscire dalla sua bocca una risata  "Scusa Andrès con tutto il rispetto ma sinceramente me ne sbatto di quello che vuole o non vuole Sergio",
fece un altro passo
"e se fossi io quello che vuole sapere che succede?"
Martín fece un respiro profondo
a quel punto si voltò lo guardò e con un sottile velo di crudeltà mista a ironia disse "Avrei dei buoni motivi comunque se ti volessi evitare, te lo meriteresti anzi."
Andrés sentendosi attaccato attaccò a sua volta "Guarda che se fosse per me potremmo continuare così e basta"
a quel punto Martín era sbalordito "Così come? Tu che mi chiedi come ho passato gli ultimi due anni? Stai scherzando spero Andrés!"
Andrés ribattè "Prima cosa abbassa la voce, non siamo animali e questo non è uno zoo,  seconda cosa sei tu che hai iniziato, io ho solo reagito al tuo comportamento,
e terza cosa comunque mi dispiace, perchè so che non è stato un bel periodo, ed è vero sono stato deliberatamente crudele."
Martín alzò le sopracciglia, ironia nella sua voce "non è stato un buon periodo non rende bene l'idea secondo me, però accetto le scuse."
Si guardarono per cinque minuti buoni senza che nessuno dei due disse niente,
visto che era chiaro che Andrés non aveva nessuna intenzione di lasciar perdere Martín si arrese e si decise a parlare rompendo il silenzio che si era creato,
decise di prenderla alla larga
"Se succedesse qualcosa a Tokio durante la rapina tu come reagiresti?"
Andrés lo guardò e senza scomporsi rispose "Penserei che è un'idiota" Martín annuì,
e proseguì "e se succedesse qualcosa a Nairobi?"
Andrés senza batter ciglio rispose ancora:" mi dispiacerebbe leggermente un po' di più che per Tokio."
A quel punto Martín fece un momento di pausa :" e...e se succedesse qualcosa a me?"
Andrés rimase immobile, fissandolo con un' intensità che avrebbe fatto tremare un sasso,
«esatto» pensò Martín,
Andrés però riprese subito il controllo "Questo non può accadere perché Sergio sta pianificando tutto nei minimi dettagli e poi tu sei troppo intelligente per finire catturato, e sinceramente sono perplesso che tu pensi questo di te stesso Martín."
Martín allora fece uscire le parole d'impulso senza pensare "Se qualcuno ti catturasse, io mi arrenderei all'istante, gli racconterei il piano nel dettaglio se questo significasse salvarti, la mia intelligenza e lucidità vanno a farsi fottere quando ci sei tu di mezzo." Andrés sorrise,
Però quel sorriso scomparve all'istante e venne sostituito da parole estremamente piccate
"E tu pensi che io mi farei catturare? Chi pensi che io sia un cretino come Denver o un ragazzino come Rio? Mi offendi terribilmente se davvero pensi questo di me."
"Nelle rapine ci possono essere imprevisti, lo hai detto tu a Sergio una volta se non sbaglio" 
dopo queste parole di Martín, Andrés tacque, 
cadde il silenzio.  

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Capitolo 6
*** Mi sei mancato Martín.. ***


 Continuarono a discutere per tutta la notte, entrambi fermi sulle proprie posizioni,
Martín che cercava di far capire ad Andrés le sue preoccupazioni, e Andrés che si sentiva ogni secondo più offeso come uomo e come ladro dalle sue parole. 
Era quasi l'alba quando proprio Andrés decise di porre fine a quella lunga notte
"Sono quasi le sei del mattino, finiamola qua, cerchiamo almeno di dormire queste paio d'ore che ci sono rimaste"
Effettivamente Martín a quel punto era distrutto, e non solo fisicamente ma anche e soprattutto a livello psicologico, non era più abituato ad affrontare Andrés e la sua testardaggine
"E al tuo adorato fratellino che diciamo? Visto che è per lui che è iniziata questa conversazione quasi 6 ore fa?"

"Non gli diciamo niente, anche perché alla fin fine non c'è niente da dire."
Detto questo si girò e sempre con fare elegante, nonostante la stanchezza, cominciò a salire le scale per raggiungere la sua camera,
quanto lo odiava e amava allo stesso tempo pensò Martín,
quanto avrebbe voluto dargli un pugno in faccia per poi baciarlo subito dopo facendolo rimanere senza fiato, e quanto lo faceva soffrire il fatto che lui non capisse che l'idea che gli potesse accadere qualcosa non lo facesse dormire la notte.


Il sole alto nel cielo arrivò prima del previsto, ovviamente Martín non dormì neanche dieci minuti da quando un paio d'ore prima lui e Andrés avevo terminato quella discussione, si alzò controvoglia, non aveva nessuna voglia di vedere tutte quelle persone ridere e scherzare, odiava quando parlavano tutti insieme, sembravano dei bambini indisciplinati, per non parlare di Sergio e Andrés, ecco loro avrebbe pagato oro per evitarli quel giorno, per un momento pensò anche di darsi malato di inventarsi una qualsiasi scusa, però poi pensò che sarebbe stato sospetto e così si fece forza si alzò dal letto, si vestì e si mise quella maschera fatta di ironia, misoginia, crudeltà e schiettezza, che quel giorno però era particolarmente pesante da portare pensò.
La giornata iniziò e proseguì come al solito, lui ed Andrés che spiegavano il piano e gli altri che prendevano appunti e facevano domande, era tutto nella norma tranne il fatto che lui ed Andrés erano diametralmente distanti, non solo a livello mentale ma anche fisicamente, infatti quel giorno a differenza degli altri non erano vicini, non stavano spalla a spalla, Andrés non gli toccava leggermente il braccio o i fianchi per farsi dare il cambio e fargli capire che era il suo turno di prendere la parola, quel giorno stavano ai due lati del tavolo che Sergio aveva adibito a cattedra, erano lì, né uno sguardo di intesa, né una parola scambiata, appena uno finiva di spiegare la propria parte ecco che l'altro attaccava con la sua, sembravano come macchine programmate, nessuna scintilla ne luccichìo nei loro occhi mentre l'altro parlava, e così andò avanti per tutta la durata della lezione.
Chiaramente Sergio aveva ampiamente capito che la discussione che i due avevano avuto la notte prima non aveva portato a niente, anzi forse aveva anche peggiorato le cose, così lui stava lì in mezzo ai due e li osservava, entrambi sembravano avvolti in una bolla di calma apparente, pronta ad esplodere da un momento all'altro, provocando danni che lui sinceramente non voleva neanche immaginare, e si   ripeteva tra sé e sé che era proprio quello il motivo per la quale la prima regola che lui aveva imposto era <<nessuna relazione personale>>.
La lezione terminò tutti si alzarono dai banchi e uscirono, anche Andrés, notò Martín, infatti lo spagnolo aveva appena lasciato dei fogli con alcune parti del piano sulla cattedra e si era diretto all'uscita,
rimase solo con Sergio e lui maledì quel giorno, doveva veramente rimanersene in camera e inventarsi una scusa pensò, perché infatti appena tutti uscirono Sergio si sedette dietro la cattedra, stava scrivendo distrattamente degli appunti su un foglio
"Vedo che non avete risolto niente alla fine ieri sera"
Martín stava rimettendo a posto alcune planimetrie

"Berlino ha dei problemi quando si tratta di ascoltare le opinioni altrui, è un tipo incredibile testardo"
"Come se non lo fossi anche tu"
Martín a quel punto cominciò a seccarsi aveva da poche ore finito di discutere con un fratello, era distrutto, non aveva dormito per niente e sinceramente non aveva le forze sufficienti per discutere anche con l'altro, cosìstancamente alzò la testa dai vari fogli che aveva in mano 
"Non siamo bambini che bisogna forzare a fare pace, forse il soprannome di "Professore" ti sta dando alla testa"
a quel punto anche Sergio smise di scrivere i suoi appunti  e alzò la testa dal foglio
"Non siete bambini ma vi state comportando come tali, e apparentemente io sono l'adulto che deve farvi ragionare, e comunque se vuoi saperlo è per questo che non volevo che foste insieme per questa rapina"
a quel punto Martín era arrivato al limite della sopportazione
"Se non mi sbaglio siete stati voi a presentarvi a casa mia, io non vi ho chiesto niente, anzi io pensavo addirittura lui fosse morto, mi avete praticamente costretto a tornare visto che non avreste lasciato casa mia senza una risposta affermativa, se adesso ti stai pentendo non è un mio problema caro Sergio."
E con questo lasciò i fogli sulla cattedra e uscì dall'aula.

Si diresse fuori nel patio e individuò subito Andrés che come al solito stava disegnando, avrebbe voluto corrergli incontro e dargli un pugno in faccia, però fece un respiro profondo e semplicemente si avvicinò, Nairobi alzò lo sguardo
"Tutto bene Palermo?"
Palermo rispose seccamente:"sì tutto bene"
trovò una sedia libera e si sedette, Andrés lo guardò per un attimo e poi si rimise a disegnare.


Arrivò la sera, tra Andrés e Martín continuava un silenzio pieno di tensione, così Sergio decise di intervenire e parlare con Andrés questa volta
"Chiudi la porta per favore"
Andrés lo fece
"Che succede hermanito?"
"Palermo, o meglio tu e Palermo, o meglio ancora tu, Palermo e questa specie di guerra fredda" si corresse Sergio
Andrés rise per l'agitazione di suo fratello
"Va tutto bene"
"Mi spieghi cosa è successo?"
"Quando?" Chiese Andrés cercando Chiaramente di svicolare il discorso
"Andrés ieri, ieri sera vi ho lasciato dicendovi di chiarire, e stamattina l'atmosfera era praticamente ingestibile tra di voi"
"Mi sembra che comunque abbiamo portato a termine la lezione, spiegato con esattezza ogni parte del piano, non era questo quello che volevi, concentrazione?" Chiese Andrés

"Andrés" Sergio disse con aria seria mentre lo guardava negli occhi
"Senti io e lui litigiamo, lo sai come diventiamo quando ci appassiona qualcosa, lasciamo che ogni tipo di emozione ci percorra senza fermarla
<< Assurdo come nonstante fossero stati anni separati, suo fratello continuava a parlare della relazione con 
Martín in quel modo, come se fossero la stessa persona in due corpi diversi>> pensò Sergio
Ascolta posso gestire Martín l'ho facevo quotidianamente, l'ho fatto per anni, posso farlo ancora, Martín è un mio problema, e sarebbe alquanto gentile ed educato da parte tua non invischiarti in faccende che non ti riguardano, di tutta questa storia l'unica cosa che devi sapere tu è che non metterò a rischio il tuo piano, così come non permetterò che lo metta a rischio lui, entrambi sappiamo che lui farà esattamente tutto ciò che io gli dirò di fare, quindi sta' tranquillo  a lui ci penso io" gli diede un abbraccio e concluse
"Buonanotte hermanito."
E detto questo Andrés uscì dalla stanza di Sergio, riscese le scale, non c'era più nessuno tranne una persona, era seduta su una sedia nel patio con lo sguardo rivolto verso il giardino, Andrés pensò di voltarsi risalire le scale e andarsene in camera, però i suoi piedi avevano un'altra idea perché passo dopo passo si stavano dirigendo verso Martín.

Martín era lì fuori, non aveva  nessuna voglia di andare in camera, anche perché l'unica cosa che avrebbe fatto sarebbe stata fissare il soffitto stando sul letto, quindi tanto valeva godersi l'aria fresca della sera pensò, dopo cena aveva notato come Sergio aveva chiamato da parte Andrés per parlargli, e si sentì di pensare che era una fortuna almeno non  era il solo a doversi sorbire le ramanzine di Sergio, chissà che gli stava dicendo e chissà Andrés cosa stava rispondendo pensò.
Era preso da questi pensieri quando sentì dei passi dietro di lui, Andres lo raggiunse e senza dire una parola scostò una sedia dal tavolo e si mise seduto, tra di loro il silenzio interrotto solo dal gracidare delle cicale, era la seconda notte che si ritrovavano da soli, però questa volta non sarebbe stato lui a rompere il silenzio per primo pensò Martín.

Rimasero avvolti in quella calma per una buona mezz'ora entrambi con lo sguardo fisso in avanti, senza però guardare veramente qualcosa, ad un certo punto Martín decise di finire la sua sigaretta ed andarsene, aveva appena spento il mozzicone nel posacenere e stava per alzarsi quando Andrés senza guardarlo disse semplicemente in un tono di voce che era leggermente più alto di un sussuro
" Martín, resta"
Martín rimase immobile, un brivido gli percorse tutta la schiena, perché era sempre così, quando Andrés utilizzava quel tono, e soprattutto quando con quel tono pronunciava il suo nome, il cervello di Martín semplicemente smetteva di funzionare era come se entrasse in estasi, e non importava se erano anni che succedeva, ogni volta era come se fosse la prima, così si rimise seduto,

"non ci siamo scambiati una parola per tutto il giorno, ti prego parla con me Martín."
Martín sarebbe potuto scoppiare a piangere, e l'avrebbe fatto se solo non gli fosse rimasto un briciolo di orgoglio che glielo impediva, così decise di ricomporsi tentando di non far trapelare tramite la sua voce tutte le emozioni che stava provando,chiaramente fallì miseramente,
"ti odio" sussurrò
facendo girare Andrés verso di lui, che sicuramente non si aspettava quelle parole dopo tutto il giorno in cui si erano abilmente ignorati,
"ti odio perché alla fine faccio sempre quello che vuoi tu." 
Andrés rispose con voce calma
"non ti sto costringendo."
Martín abbassò lo sguardo "non ce n'è bisogno, e lo sai."
Andrés a quella risposta sorrise leggermente, certo che lo sapeva
"Sergio ha voluto parlarmi" disse mentre volgeva il suo sguardo di nuovo in avanti
"Lo so"
Martín non osò chiedere che cosa si fossero detti, avrebbe tanto voluto saperlo però preferì non chiedere, non ci fu bisogno di fare domande però perché Andrés continuò
"Ha paura,
Martín"
"Chi non ne ha?" rispose Martín prima di lasciarlo finire,
Andrés lasciò andare un sospiro
"Ha paura di questa situazione" finì la frase e con il dito indicò prima se stesso e poi l'Argentino,
ci fu qualche attimo di silenzio e poi Martín non poté resistere
" Ti rendi conto che è una follia giusto? Che siete voi che siete venuti da me, e non il contrario, che io dopo quello che è successo quella sera ho cambiato città ho affittato un appartamento e ho rimesso insieme la mia vita"
un attimo di silenzio Martín guardò Andrés negli occhi
"o comunque ho tentato di farlo,con pessimi risultati lo ammetto, però stavo cercando di andare avanti, e poi boom dopo 3 anni una mattina qualunque Sergio si ripresenta davanti alla mia porta, e non è solo c'è anche il suo adorato fratello con lui, una persona che io pensavo fosse morta e sepolta."
Disse l'ultima frase con più enfasi del necessario, la voce quasi spezzata, ci furono dei minuti di silenzio Andrés sapeva che non aveva finito, aveva bisogno di sfogararsi, di buttare fuori almeno un minimo di tutto quel dolore che lo stava lacerando dentro, così rimase in silenzio e aspettò,
Martín fece un respiro profondo si ricompose e con la voce di nuovo ad un volume accettabile continuò
"e adesso eccomi qui"
"già eccoci qui" rispose Andrés,
"sai perché sono tornato?"
Domanda retorica pensò Andrés infatti non rispose perché come immaginava fu Martín a farlo
"Sono tornato perché il piano è una meraviglia, è bellissimo è un'opera d'arte, ma anche perché dovevo rivederti, dovevo ricominciare a condividere qualcosa con te, quando sei entrato in casa mia quel giorno mi sono passati davanti gli occhi i miei ultimi anni, il dolore, le lacrime, gli incubi, tutto, ed ero incazzato con te perché sei stato tu a farmi diventare quello che sono oggi, però poi sono tornato qui in questo monastero e giorno dopo giorno mi sono sentito rinascere di nuovo, io sono felice per la prima volta dopo anni, e per quanto patetico questo possa suonare questa è l'unica cosa bella che ho e quindi puoi dire a Sergio di stare tranquillo perché non ho intenzione di mandare tutto a puttane."

Martín finì la frase quasi con il fiatone, si rilassò contro la sedia e prese un bel respiro, odiava essere così vulnerabile, così onesto, però allo stesso tempo voleva esserlo, anche perché voleva che Andrés sapesse del dolore che gli aveva causato, della voragine nel petto che gli aveva aperto, quando quella fatidica sera successe la cosa che Martín più aveva desiderato al mondo, voleva che Andrés sapesse che quella ferita non si sarebbe mai del tutto rimarginata, che quella versione di sè stesso era morta lì, in quel monastero con le spalle attaccate al muro e le labbra che ancora ardevano per quel bacio così a lungo sperato, quella notte 
Martín morì, anche se il suo cuore continuava a battere con un ritmo furioso. 
Andrés dal canto suo rimase immobile in silenzio lo sguardo fisso avanti, quella gelida maschera di indifferenza gli calzava a pennello pensò, o forse non era una maschera, forse l'indifferenza che Andrés mostrava era reale, forse realmente non gli importava della ferita quasi mortale che aveva inflitto a Martín. Così con quella nuova consapevolezza che forse era errata o forse solamente la cruda verità che lui per tutti quegl'anni si era rifiutato di vedere, volse il suo sguardo in avanti e con voce calma disse
"Però forse è stato un errore,non si può vivere di ricordi, forse dovrei semplicemente abbandonare tutto e andarmene, ho ancora il mio appartamento in Sicilia, dovrei fare le valigie e tornarmene lì, dimenticare tutto,andare avanti una volta per tutte."

Ed eccola lì, la prima reazione di Andrés, la prima volta dopo settimane dove il suo corpo reagì in maniera incondizionata, senza che Andrés potesse fare niente per evitarlo, Martín si sentì soddisfatto di se stesso, era riuscito a scuotere quella statua di ghiaccio,  era riuscito a far suscitare in Andrés una qualche reazione,
Andrés a quel punto cercò di controllarsi, senza far trapelare dal suo tono di voce quanto la conclusione del discorso di Martín l'avesse realmente turbato
"Io ho chiesto a Sergio di andare da te quella mattina, gli dissi che il piano era anche tuo, l'abbiamo progettato insieme, passando giornate e nottate rinchiusi in quella cappella a cercare soluzioni a quei problemi che sembravano impossibili da risolvere,urlandoci contro quando avevamo idee differenti e gioendo quando finalmente incontravano la maniera di risolvere questo o quel problema, e poi soprattutto la parte tecnica è stata tutta fatta da te è merito tuo, gli ho detto che meritavi di essere presente, di essere incluso, lui era scettico, però io gli dissi che se non ti avesse incluso io non avrei partecipato, io e Sergio siamo venuti da te, ci siamo presentati davanti alla tua porta, perché io lo volevo, io lo desideravo."
Martín fissava Andrés con gli occhi sgranati e la bocca aperta, questa confessione non se l'ha aspettava, era sorpreso, e confuso, lui lo voleva lui lo "desiderava", da una parte a Martín esplose il cuore, che cominciò a battere così velocemente che Martín sentiva perfettamente il  sangue pompargli freneticamente nelle vene, però allo stesso tempo sentì una rabbia montargli dentro, era colpa sua allora se lui stava rivivendo tutto questo, Andrés ancora una volta lo stava trattando come un pupazzo, che prendeva quando ne aveva voglia e lasciava quando si stufava, per poi riprenderlo quando ne sentiva la mancanza, Martín stava per sputargli addosso tutte le parole al veleno che gli venivano in mente, però non fece in tempo perché Andrés lo guardò fisso negli occhi, e terminò dicendo semplicemente
"Mi sei mancato Martín"
la frase arrivò dritta nella faccia di Martín come uno schiaffo, negli occhi di Andrés non c'era nient'altro che una limpida e sincera verità, Martín suo malgrado ancora sapeva leggere Andrés meglio di chiunque altro e nei suoi occhi non lesse né dubbi né incertezza quella era la verità, la pura e semplice verità, era mancato ad Andrés, tutta la rabbia e tutto il veleno che fino ad un attimo prima sentiva ardere in gola scomparvero, erano lì seduti a quel tavolo nel patio di quel caratteristico monastero, ad un orario indefinito della sera, solo lui ed Andrés occhi negli occhi, e Martín per la prima volta si sentì bene, leggero,provando una sensazione che poteva quasi essere paragonata alla felicità, forse tutto sommato si poteva vivere nel passato pensò Martín,
quel momento durò per alcuni minuti, fino a quando Andrés distolse lo sguardo, l'atmosfera di colpo meno tesa, e con un fare tra lo spavaldo e l'ironico chiese a Martín
"allora sei sempre intenzionato a ritornartene a Palermo?"
Martín non rispose, si riprese dallo shock emozionale appena provato e senza dire una parola si alzò dalla sedia e se ne andò,
senza guardarsi indietro salì le scale e andò in camera camminando come se fosse in trance,
Andrés rimase lì fuori, in quella notte che adesso cominciava ad essere più fredda, doveva essere tardi pensò, però decise di rimanere lì ancora qualche altro istante, aveva ancora un enorme potere su Martín si ritrovò a pensare, e anche se sapeva che non doveva andarne così fiero non poté fare a meno di sentire una certa euforica eccitazione per quella costatazione,un sorriso spontaneo gli si disegnò sulle labbra,
la voglia che aveva di testare ancora quel potere era pericolosamente eccitante.



 

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Capitolo 7
*** così Complici, così Uniti.. ***


Il giorno dopo fu strano pensò Martín, che ancora non si era ripreso da tutta la conversazione avuta la sera prima con Andrés, soprattutto il momento dei loro sguardi incatenati, quegli occhi che lo guardavano fisso, come se gli stessero guardando dentro l'anima, una sensazione che Martín sentiva ancora distintamente sulla pelle e che francamente non sapeva quando sarebbe svanita,
Era ancora in camera e si ritrovò eccitato e curioso all'idea di rivedere Andrés, chissà come sarebbe stato, anche perché dopo la notte scorsa qualcosa doveva per forza essere cambiata pensò Martín,sentendosi come un quindicenne mentre con le gambe che gli tremavano e la pelle d'oca scendeva giù nel salone per raggiungere il patio dove c'erano già tutti a fare colazione,
"Buongiorno" disse sorridendo,
tutti gli risposero in coro,
Andrés aspettò e quando tutti diedero il loro buongiorno rispose anche lui
"Buongiorno Palermo"
disse solamente, il giornale tra le mani e una tazza di caffè fumante davanti,
Martín non sapeva se essere deluso, quello non era ciò che si aspettava, non sapeva bene che cosa si aspettasse di preciso però non era quello, la verità è che pensava che Andrés gli avrebbe dato più attenzione quella mattina ecco tutto, un pensiero stupido, quasi infantile, però era quello che pensava, e che avrebbe voluto, si sedette e proprio quando cominciò a pensare che la sua mattinata era rovinata e che un'altra volta si era illuso per vedere le sue speranze distrutte, ecco che Andrés alzò gli occhi dal giornale in direzione di Martín
"Ah quasi dimenticavo, ti ho messo da parte due cornetti e un pezzo di dolce, ci stavi mettendo un po' a scendere e qui tra Denver e Rio, se volevi fare colazione stamattina dovevo salvarti qualcosa."
E detto questo fece segno a Denver che nel frattempo gli stava facendo delle smorfie insieme a Rio, di passare il fazzoletto con il quale lui aveva "salvato" la colazione a Martín
“Ma guarda che gentile, la ringrazio Signor Berlino"
Martin aveva usato volutamente un tono ironico accompagnato dall'espressione del viso più spavalda che avesse, come se la cosa non fosse che uno scherzo, un'azione senza importanza, però si che era importante, il pensiero che Andres avesse notato la sua assenza e che avesse messo da parte del cibo per lui gli faceva rizzare i peli delle braccia per l'emozione, assurdo come appena un minuto prima pensasse che quella giornata fosse stata rovinata si disse, quando sotto lo sguardo attento di Andrés cominciò ad addentare il cornetto e nel mentre bere un sorso di cappuccino, Andrés distolse lo sguardo solo quando vide sul viso di Martín un'espressione di gratitudine.


Era metà mattinata tutta la banda stava facendo una breve pausa dopo la lezione, Martín decise di andare in cucina per fare un bel caffè per tutti, di solito non gli sarebbe importato un granché degli altri e si sarebbe preparato il caffè solo per lui, ma la lezione di oggi era particolarmente importante si parlava nel dettaglio di come estrarre l'oro, di tutte le varie variabili che sarebbero potute accadere, insomma non era il giorno giusto per mostrare indifferenza nei confronti degli altri membri della banda, così prese la macchinetta e cominciò a mettere l'acqua e poi la polvere di caffè, pensava di essere solo fino a quando mentre stava mettendo la macchinetta sul fuoco sentì una risata, a Martín non servì neanche voltarsi per sapere a chi appartenesse
“Una vera donna di casa"
“è solo generosità ai fini della buona riuscita del piano"

“ma che gentile, proprio quello che ci serviva"
“che ti fa pensare che lo stia facendo anche per te?"
domandò Martín voltandosi per incontrare degli occhi color nocciola che adesso brillavano di una luce divertita
“pensavo lo stessi facendo per tutti, non è così?»

“Oh sì sì, è così, però tu mi dovrai chiedere per favore se vuoi la tua tazzina" Martín aveva un'espressione sfacciata, un sorriso sulle labbra
“Ah sì? E perché dovrei di grazia?» chiese Andrés incrociando le braccia al petto
“Nessuna particolare ragione, solo che è raro sentire uscire dalle tue labbra le parole per favore e grazie, quindi cerco di sfruttare tutte le possibilità che vedo all'orizzonte" rispose Martín emulando il gesto di Andrés, incrociandosi le braccia al petto 
“Dalle mie labbra èh..."disse Andrés, uno sguardo predatorio negli occhi,
Martin quello sguardo lo conosceva bene e di solito non prometteva mai niente di buono, e infatti Andrés si avvicinò a Martín fino ad essere a quindici centimetri di distanza da lui, Martín se lo doveva aspettare che non gliela avrebbe data vinta così facilmente, Andrés De Fonollosa non perdeva mai in fin dei conti, quella vicinanza fece scivolare un brivido per tutta la spina dorsale di Martín che tremò visibilmente, Andrés lo vide e fece un sorriso compiaciuto, rimase immobile senza muovere un muscolo, Martín avrebbe solo voluto urlare dalla frustrazione, avere Andrés così vicino ma allo stesso tempo non abbastanza lo stava facendo impazzire, e Andrés lo sapeva benissimo a giudicare dall'espressione del viso che aveva, rimasero così immobili occhi negli occhi per interminabili minuti, o ore Martín non avrebbe saputo dirlo, fino a quando Andrés decise che era sufficiente, che quella tortura silenziosa poteva finire lì, anche perché era evidente che Martín era su l'orlo di una crisi di nervi,
così semplicemente si allontanò di alcuni passi, Martín ricominciò a respirare di colpo, Andrés si mise seduto su una delle sedie che adornavano il tavolo e guardando Martín chiese con fare quasi solenne
“Palermo, in nome della nostra amicizia che dura decenni ti chiedo..."
«un momento di pausa, un sorriso che spunta sulle sue labbra»
“ti chiedo per cortesia se posso avere anche io una tazzina di caffè"
Martín si lasciò andare ad una risata sguaiata
 “Ma certo che si querido, se me lo chiedi così amabilmente come potrei dirti di no»
così Andrés si alzò dalla sedia e si riavvicinò a Martín ma questa volta la sua vicinanza aveva tutt'altra intenzione, infatti prese le tazzine dallo scaffale
“ti aiuto a portarlo fuori, io porto le tazzine tu la macchinetta"

“Generoso da parte tua" Martín aveva un sopraciglio alzato
“Com'è che l'hai definita prima “generosità ai fini del piano", posso farlo anche io sai?»
“Nessuno sta dicendo il contrario»
Martín spense il fuoco
“andiamo che non voglio perdermi la faccia degli altri quando ti vedranno arrivare con tutte queste tazzine, ti manca solo un grembiule da cucina e sei perfetto»

“Divertente Signor Berrote,molto divertente"
e così facendo, ancora ridendo, uscirono dalla cucina per raggiungere il patio dove c'erano tutti gli altri.

In effetti Il gesto dei due non passò inosservato,
tutti fecero battute su quanto premurosi e altruisti fossero stati a pensare ad altri che non fossero loro stessi, poi bevvero ognuno il proprio caffè pronti per continuare con il piano fino a sera.  
Sergio era seduto al tavolo, come tutti aveva una tazzina in mano e fissava con insistenza Martín e suo fratello,
stavano in piedi entrambi con le braccia incrociate al petto, così vicini che appena uno dei due faceva un movimento i loro gomiti si sfioravano, ascoltavano qualche strana storia che stava raccontando Denver, ogni tanto si scambiavano uno sguardo,
Sergio era confuso, l'ultima volta che aveva parlato con i due tra di loro c'era una situazione che definire preoccupante era riduttivo, però ricordava anche l'ultima frase che gli aveva detto Andrés a riguardo

«posso gestire Martín stai tranquillo, il piano non verrà messo a rischio»,

Era così quindi che suo fratello aveva deciso di “gestire" la situazione? E poi "Gestire" in che modo? O c'era dell'altro di cui lui era all'oscuro? E soprattutto questa nuova situazione sarebbe stata ancora più pericolosa della situazione precedente? I due erano più pericolosi separati o insieme? 

Queste le domande che tormentavano la sua mente mentre li guardava complici, così "uniti",
Sergio non aveva la più pallida idea di quello che stesse succedendo e questo non gli piaceva per niente,
venne riportato alla realtà accorgendosi dello sguardo di Andrès che si era reso conto del modo in cui il suo adorato hermanito lo stava guardando e sorrise,
Sergio sorrise di rimando e poi si ributtò con la faccia nel libro che si era portato e stava finendo di leggere. 

 

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Capitolo 8
*** Hello Sadness, it's a pleasure to see you again. ***


 Era pomeriggio e lui stava assistendo ad un momento di pura pace,
questo il pensiero di Martín mentre seduto su una sedia nel patio vedeva la banda mentre si divertiva o rilassava, sarà stata complice la bella giornata, infatti nel cielo splendeva un sole caldo e luminoso di quelli che scaldano le ossa e i cuori, o anche il fatto che quella convivenza forzata in giornate come quelle sembrava non essere più tanto una costrizione,
guardava Denver e Rio giocare ad un gioco probabilmente appena inventato, Nairobi parlare con Tokio e rimase stupito nel vedere quest'ultima con un piccolo agnellino in braccio intenta a dargli da mangiare e poi scorse il professore con Lisbona su delle sdraio rudimentali a prendere il sole,
era una vera benedizione piena di quiete e calma, e visto che quando stai elaborando un piano per rubare l'oro di un intero paese non ne vivi molti di momenti come quelli Martín aveva intenzione di goderselo a pieno.


“Che giornata meravigliosa"
qualcuno aveva appena detto sedendosi su una delle sedie accanto a lui, Martín solo in quel momento si rese conto di aver visto tutti in giardino tranne lui,
“Già,dovresti prendere una sedia e metterti al sole, ti farà bene"
Martín non aveva voltato la testa verso il suo interlocutore
“È un modo carino per dirmi di andarmene?"
a quel punto Martín girò la testa verso Andrés, Martín continuava a stupirsi di quanto la presenza dello spagnolo gli facesse effetto, di quanto nonostante gli anni passati insieme continuasse a sentire un brivido ogni volta che Andrés gli stava vicino,
"tu puoi fare quello che vuoi, e lo sai, se vuoi allontanarti vai se vuoi rimanere rimani, decidi tu ovviamente,come sempre Andrès"
disse tutto questo con tono calmo, non era un'accusa, non era un pretesto per litigare, era semplicemente un dato di fatto, il libero arbitrio di prendere qualsiasi tipo di decisione per sé stessi, Martín però si rese conto immediatamente che le sue parole avevano colpito troppo affondo e così aggiunse
“Oggi è una splendida giornata, ed è raro, voglio godermi questa pace ancora per qualche istante, non voglio litigare o discutere tanto meno con te, quindi fai ciò che vuoi" Andrés lo guardò e sulle sue labbra apparve un sorriso
“«tanto meno con te» perché tanto meno con me?"

Era scontato che Andrés, lo sfacciato e egocentrico Andrés, facesse una domanda del genere, non tanto per sapere la risposta, perché lui sapeva, sapeva tutto anche troppo bene, ma solo per sentire la risposta,
per  sentire il perché un litigio con lui sarebbe stato molto più grave rispetto ad una discussione con qualsiasi altra persona della banda, per nutrire il suo smisurato ego.

Così Martín lo guardò e senza dare troppo peso alle parole che stava per dire, perché alla fine era una cosa che entrambi sapevano,non era una verità tenuta nascosta, era una risposta scontata che Martín stava dando per semplice cortesia perché sapeva quanto ad Andrés piacesse essere idolatrato, disse
“non voglio litigare con te perché una discussione con te mi rovinerebbe l'intera giornata, ed oggi con questo meraviglioso cielo azzurro e questo sole splendente non voglio essere triste"
Martín diede la risposta come si danno le spiegazioni ai bambini, usando frasi semplici e dirette, Andrés rimase a guardare Martín per qualche istante,
“Dì qualcosa Andrés, non ho voglia di decifrarti lo sguardo stavolta"  

“stavo pensando di prendere le mie tele e di venire a dipingere, perché hai ragione è davvero una bella giornata, e sarebbe un peccato non immortalarla"
Martín rimase in silenzio, il modo in cui Andrés cambiava argomento e umore gli faceva venire mal di testa, nonostante la convivenza forzata li avesse costretti a passare di nuovo molto tempo insieme Martín doveva ancora riprendere la mano con quei suoi cambiamenti repentini, Andrés si alzò dalla sedia deciso a rientrare per prendere le sue tele e tutto l'occorrente, quando, come se avesse scordato qualcosa si ri avvicinò al tavolo
“Martín quando è stata l'ultima volta che ti ho dipinto?"
sul volto un'espressione seria come se stesse facendo una domanda cui la risposta era di vitale importanza

“l'ultima volta anni fa ormai"
“bisogna rimediare, è un incanto vederti così rilassato e sereno, sarebbe uno spreco non catturare questo momento"
e detto questo scomparve all'interno della casa.  


Nonostante l'ultima frase di Andrès vagasse ancora nei pensieri di Martín quel giorno non ci fu nessun ritratto,
E Martín anche se non volendo, dovette ammettere a sé stesso la delusione che provava,
allo stesso tempo però pensandoci bene e in maniera razionale si rendeva conto che tutta quella situazione era  ridicola,
seduto intorno al tavolo aveva gli occhi fissi sulla figura di Andrés che era di schiena davanti alla tela con matite e pennelli in mano,
intento a ritrarre non si capiva bene cosa,
e lui era lì, dietro di lui, mentre si sentiva un completo idiota e sentiva risvegliarsi la strana nonché vecchia abitudine di bere, fino ad allora rimasta latente,
così senza pensarci due volte fissò il bicchiere davanti a lui, allungò la mano e prese la bottiglia di vino rosso dimenticata sul tavolo dopo pranzo e versò quel liquido rosso sangue fino quasi a farlo trasbordare fuori dal bicchiere, e mentre piano appoggiava le labbra sull'orlo di quel vetro freddo e il sapore del vino cominciava a farsi strada sul suo palato, pensò che non era così che aveva pensato sarebbe andata a finire quella giornata così calda e luminosa,
con gli occhi persi nel vuoto si portò distrattamente per la seconda volta il bicchiere alla bocca,
nelle orecchie la voce dell'unica persona che con una semplice frase riusciva a distruggerlo riducendolo in quello stato

<<è un incanto vederti così rilassato e sereno..>> 

soppresse una risata amara, si alzò dalla sedia con un sospiro, il bicchiere in una mano e la bottiglia nell'altra
«Fanculo Andrès»
sussurrò con voce stanca e silenziosamente si girò e sparì nell'oscurità di quella casa diretto in camera sua,
Andrés era così preso dalla sua tela che non si accorse di nulla.


Quando finalmente arrivò la sera tutti si sentirono quasi sollevati, quella giornata sembrava fosse durata molto di più che semplicemente ventiquattro ore e tutti erano pronti a porvi fine cenando e ritirandosi nelle proprie stanze,
nonostante non volessero darlo a vedere quel giorno anche Sergio era piuttosto stanco così come Andrès che con gesti eleganti e delicati si stava massaggiando le tempie con i polpastrelli delle dita, tutti si misero seduti intorno al tavolo, Nairobi con entusiasmo parlava con Monica di Cincinnati e di come avrebbero organizzato una specie di festa di compleanno per quel bambino ormai considerato la mascotte della banda, quando distolse lo sguardo e lo focalizzò verso Berlino o meglio verso la sua sinistra

Fu in quel momento che disse
“Scusate ma dov'è Palermo?"
Tutti tacquero per un momento e diressero lo sguardo verso la sedia vuota accanto a Berlino, Sergio istintivamente lanciò uno sguardo ad Andrés dell'altro capo del tavolo, Andrès poteva perfettamente vedere due punti interrogativi nelle sue iridi, Andrès scosse leggermente la testa come per fargli capire che non sapeva dove fosse ed effettivamente era così perché l'ultima volta che l'aveva visto quel giorno era quando aveva portato fuori dal suo studio tutto il necessario per dipingere la sua tela, a quel punto fu Raquel che guardando Sergio disse
“perché non vai a vedere? Magari si è addormentato nella sua stanza."
Sergio avrebbe preferito di gran lunga evitare e far andare Andrès al suo posto, non era un mistero che il rapporto tra lui e Martín non era dei migliori, in effetti fu da subito abbastanza evidente, fin dall'inizio della loro conoscenza tra i due si percepì una tensione, che non era propriamente odio ma che in alcune occasioni protendeva verso l'astio, chiaramente il loro rapporto peggiorò notevolmente quando Sergio si intromise nella strana relazione che coinvolgeva lui e suo fratello e si distrusse completamente quando Martín venne a sapere della morte di Andrés dai notiziari, che in realtà non era mai accaduta, era una copertura, 

ma lui non poteva saperlo,
La notizia l'aveva distrutto rendendolo lo spettro di se stesso, quindi se analizzava tutta la situazione da un punto di vista esterno ed oggettivo era più che comprensibile l'odio che Martín provava nei suoi confronti, era quasi giustificabile dopo tutto quello che aveva passato a causa sua, guardò Raquel che aveva un sorriso sulle labbra e dolcezza riflessa negli occhi, non poteva dirle di no, così si sistemò gli occhiali sulla punta del naso, un gesto che faceva ogni volta che era nervoso e si alzò dalla sedia
“Non aspettatemi cominciate pure a mangiare"
i membri della banda non se lo fecero ripetere due volte cominciandosi a riempire i piatti, solo Andrès rimase fermo, gli occhi fissi sulla figura di Sergio che lentamente, quasi con incertezza, si stava incamminando verso le scale per dirigersi al piano di sopra, dove erano situate le camere da letto,
dove supponeva si trovasse Martín.

Sergio attraversò tutto il corridoio fino ad arrivare davanti alla porta in questione, dei flashback di una scena simile continuavano a fare capolino nella sua mente, l'ultima volta che Sergio aveva bussato alla porta dell'argentino la tensione si poteva tagliare con un coltello, però questa volta era più ottimista in fondo era passato qualche tempo da quel fatidico giorno e la situazione era totalmente differente,
chiaramente l'ottimismo di Sergio venne spento nel momento stesso in cui entrò nella stanza di Martín, Sergio non era minimamente pronto alla scena che gli si parò davanti gli occhi,
Martín era sdraiato sul pavimento, una mano chiusa in un pugno l'altra che stringeva il collo di una bottiglia ormai quasi vuota, gli occhi lucidi rivolti verso il soffitto  il volto rigato da lacrime ormai secche, Sergio si avvicinò lentamente, come se fosse davanti ad un animale selvatico e non volesse fare movimenti che potessero spaventarlo
“Ma-Martìn?" Il tono di voce pieno di incertezza e incredulità,

“Sergio, non mi sembra di aver sentito bussare"
Martín parlava con un tono piatto, distante
“Hai ragione scusami, ero venuto a chiamarti perché non ti ho visto a tavola pensavo ti fossi addormentato, ero pronto a svegliarti.."
si sentiva distintamente la cautela nella sua voce

“Premuroso da parte tua, però come vedi non c'è n'è bisogno, sono sveglio"
“Sì questo lo vedo"
Sergio non era famoso per la sua loquacia o per le sue abilità nei rapporti  sociali, diciamo che era più il tipo di persona che durante una festa se ne stava in disparte a guardare gli altri invitati, ad analizzarli per vedere cosa li facesse  ridere, di cosa chiacchieravano, quali erano gli argomenti che li appassionavano, insomma tutta la parte sociale, che riguardava le interazioni con gli altri esseri umani era sempre stato più che sollevato a lasciarla ad Andrés, suo fratello era totalmente il suo opposto, era l'anima di tutte le feste alcune volte anche senza doversi sforzare, riusciva sempre ad attirare l'attenzione anche quando non faceva assolutamente nulla, attirava la curiosità delle persone che senza rendersene conto cominciavano ad orbitargli intorno come pianeti intorno al sole, lui sapeva sempre cosa dire quando dirla e quando tacere, ecco perché in quella determinata circostanza avrebbe preferito ci fosse Andrés lì al suo posto, però sfortunatamente non era così, c'era lui lì, e in qualche modo doveva risolvere la situazione o per lo meno dire qualcosa, qualsiasi cosa pur di far cessare quel silenzio che lo stava mettendo sempre più a disagio, nervosamente si sistemò gli occhiali, stava per aprire bocca deciso a far uscire la prima cosa che gli venisse in mente, però Martín fu più veloce
“deve essere un incubo per te questa situazione, puoi andare se vuoi, non ho fame, e sto bene"

“Stai bene sicuro?"
Domandò timido come un bambino che non sa bene come comportarsi davanti ad un adulto che soffre

“Sono ubriaco, ma con una bella dormita mi passerà"
“Perché sei disteso sul pavimento?"
La domanda uscì dalla bocca di Sergio in maniera del tutto non intenzionale,ed è questo che fece ridere Martín
“sono sdraiato a terra perché a volte bisogna cambiare prospettiva, vedere le cose da un punto di vista diverso"

Sergio lo guardò confuso
“Cosa devi guardare da un punto di vista diverso?"
“tutto mi querido Sergio, il mondo, la vita, te, anzi sai che sei molto più bello visto da questa angolazione?"
Disse con un tono tra il provocante e la presa in giro, Sergio arrossì leggermente

Martín sorrise come si sorride ad un fratello minore, perché alla fine era un po' questo Sergio per lui, aveva imparato a volergli bene nello stesso modo in cui gli voleva bene Andrés e nonostante a volte avrebbe solo voluto dargli un pugno in faccia alla fine lui era la cosa più vicino ad un parente che avesse, così lo guardò, con lo sguardo cercò di trasmettergli dolcezza e rassicurazione
“Va' Sergio tranquillo, sto bene, vai giù, anche perché gli altri cominceranno a chiedersi perché ci metti tanto"

Sergio aveva lo sguardo incerto, Martín sapeva che stava decidendo se credergli o no, il tempo di decidere durò tre minuti netti,
Martín vide perfettamente quando Sergio prese la sua decisione, perché rilassò le spalle e con un gesto
questa volta dettato dall'abitudine e non dal nervosismo si sistemò gli occhiali,
era stato abbastanza convincente pensò,

“Allora ci vediamo domani"
disse infatti Sergio mentre si voltava per uscire dalla stanza

“Sì, a domani Hermanito"
Sergio fece un mezzo sorriso per il nomignolo e si chiuse la porta alle spalle,
la stanza ripiombò nel silenzio.


Sergio riscese le scale e silenziosamente si rimise a sedere al suo posto, nessuno sembrava particolarmente interessato a sapere cosa era successo di sopra,
tutti mangiavano,ridevano e parlavano  interrompendosi gli uni con gli altri ottenendo come risultato un insieme di voci
e una conversazione che non aveva né capo né coda,
nonostante quindi il delirio intorno a quel tavolo Sergio fu sollevato di non dover spiegare com'era andato l'incontro che aveva avuto con l'argentino,
sollevato di non dover inventare bugie a riguardo, il sollievo durò relativamente poco però,
perché intorno a quel tavolo c'era qualcuno che in verità era estremamente interessato a sapere cos'era successo al piano di sopra,
Andrés era lì all'altro capo del tavolo di fronte a Sergio, chiacchierava con Marsiglia di armi probabilmente e anche se Andrès sembrava molto preso dalla conversazione Sergio sentiva in maniera discreta il suo sguardo addosso
lo guardava per tre quattro secondi massimo e poi si rifocalizzava sulla conversazione e su Marseglia, sapeva che stava cercando di capire perché l'Argentino non li avesse raggiunti a tavola e perché Sergio si era rimesso seduto in silenzio cercando di passare il più inosservato possibile per evitare di dare spiegazioni,
sapeva anche che Andrès avrebbe trovato un modo per farli rimanere da soli e che lui a quel punto gli avrebbe detto tutto, anche perché mentire a suo fratello era uno spreco di forze inutile visto che lo conosceva meglio del palmo della sua mano era inutile anche solo provarci,
e sapeva anche che suo fratello sarebbe andato nella camera dall'argentino una volta saputo cos'era successo, per vederlo con i suoi occhi,
quindi Sergio sapendo già come sarebbe andata a finire tutta la storia stava lì, con la forchetta in mano e la testa bassa sul piatto, e mangiava,
senza azzardarsi ad alzare lo sguardo aspettando come un martire che quella faticosa giornata finisse.


Ovviamente gli eventi si susseguirono esattamente nell'ordine in cui Sergio li aveva elencati nella sua mente,
per cominciare Andrés aveva trovato un modo per farli rimanere da soli, lui tentò di fare il finto tonto ma poi confessò tutto
e esattamente come aveva previsto adesso Andrés si stava dirigendo nella stanza dell'argentino per vedere con i suoi occhi le sue condizioni,
Per un momento Sergio si domandò se Martín fosse ancora sdraiato sul pavimento,
Fu sollevato al pensiero di non doverlo scoprire. 

 


 

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Capitolo 9
*** Io ho conosciuto lo straordinario, Io ho conosciuto te. ***


Andrés era sorpreso, aveva sospettato che qualcosa non andasse quando durante la cena vide la sedia accanto a lui vuota, e i sospetti si trasformarono in certezza quando Sergio tornò senza dire una parola e senza nessuna traccia dell'argentino dietro di lui,
Non sapeva bene cosa fosse successo, ma quando Sergio gli rivelò le condizioni in cui aveva trovato Martín, la sorpresa nel suo sguardo era evidente, ora, non era certamente la prima volta che Andrés vedeva Martín ubriaco, anzi Andrés aveva perso il conto di quante volte avevano bevuto insieme dopo un colpo come al solito egregiamente riuscito, i due erano soliti festeggiare bevendo vino o champagne, o delle volte entrambi, e con ancora l'adrenalina che pulsava nelle vene che gli dava la sensazione di essere i padroni del mondo e che nessuna regola stabilita per i comuni mortali valesse per loro, ballavano fino allo sfinimento fino a quando ebri di alcol e di potere si addormentavano l'uno vicino all'altro, o alle volte addirittura abbracciati l'uno all'altro,
Quindi Andrés non era sorpreso o sconvolto nel sapere che Martín era ubriaco, ma piuttosto era curioso del perché lo fosse,
Salì le scale e attraversò l'intero corridoio fino ad arrivare all'ultima porta, dove era situata la camera di Martín, quella era da sempre stata la sua fin dall'inizio, quando Andrés comprò il monastero quella divenne da subito la stanza dove l'argentino non solo andava a dormire ma soprattutto era il posto dove poteva sfogare la sua tristezza quando Andrès gli comunicava di aver conosciuto una donna o la frustrazione e la rabbia quando doveva essere il migliore amico omosessuale felice e disponibile mentre assisteva ad un altro matrimonio, e aiutava la sposa a scegliere abito, e decorazioni,  quelle quattro mura erano state rifugio e testimoni della lenta nonché inevitabile discesa di Martín nel suo personalissimo inferno, inferno che lui stesso si era scelto e dalla quale non poteva e non voleva uscirne.

Andrés prima di bussare appoggiò l'orecchio sulla porta chiusa, dall'altra parte un silenzio tombale, decise di bussare ma non ricevette nessuna risposta, così pensò che Martín si fosse già addormentato e stava per allontanarsi pronto a ritirarsi nella sua camera e a parlargli il giorno seguente,
quando all'improvviso sentì un movimento e poi una voce
“Avanti"

Andrés non se lo fece ripetere due volte, con decisione tirò giù la maniglia aprendo così la porta, dovette ammettere che la visione che gli si parò davanti non fu per niente piacevole 
Martín, il suo Martín, era sdraiato sul pavimento al buio con alcune bottiglie di vetro vuote accanto a lui

“Sapevo che saresti venuto, il mio cavaliere dall'armatura scintillante"
“Martín ma che hai fatto? Come ti sei ridotto.."
le parole dello spagnolo erano quasi un sussuro 

“Sapevo che Sergio ti avrebbe detto tutto e che tu saresti venuto a controllarmi, anche se devo ammettere hai fatto un po' tardi no? Beh comunque meglio tardi che mai.."

l'argentino sembrava davvero felice di vedere Andrés, dal canto suo lo spagnolo non lo era allo stesso modo, era ancora immobile davanti all'entrata, corrugò la fronte uno sguardo tra il severo e il preocupato

“Non è divertente, forza alzati"
la frase uscì con un tono più autoritario del previsto, e questo sicuramente non piacque a Martín che infatti rispose infastidito
“senti no me jodas eh Andrés"

L'argentino non aveva nessuna intenzione di alzarsi evidentemente, così Andrés cambiò tattica
“Martín.. alzati per cortesia" il tono era più calmo, più ragionevole
“Perchè?"
“Perché non puoi rimanere lì sdraiato sul pavimento, perchè io non voglio che tu rimanga sdraiato sul pavimento"
“E quello che voglio io invece, eh? Quando potrò fare quello che decido io?"
“Quello che decidi tu lo potrai fare un'altra volta, adesso facciamo quello che voglio io e questo consiste in io che ti aiuto ad alzarti e tu che ti metti a letto"
“No"
“Martín da ubriaco sei intrattabile lo sai?.. E quindi che intenzione hai di fare sentiamo?"
“Non ho intenzione di fare assolutamente nulla, starò così fino a quando ne avrò voglia"
“Ti aspettavi il mio arrivo eppure non vuoi il mio aiuto, cosa ti aspettavi che a me avrebbe fatto piacere vederti così? Che come se niente fosse ci saremmo messi a giocare a carte magari? Oppure peggio che io mi sarei sdraiato sul pavimento accanto a te e questo che ti aspettavi?"
«o speravi» aggiunse mentalmente Andrés

“Speravo nella seconda cosa che hai detto in effetti, anzi facciamo così io mi alzerò solo se tu prima ti sdrai qui con me"
Andrés era esterrefatto, la conversazione che stavano avendo era assurda, quello non era il suo migliore amico Martín, era un estraneo, non stava riconoscendo affatto l'essere umano che aveva di fronte, quella persona sdraiata di schiena su quel pavimento di pietra sembrava un perfetto sconosciuto
“Con me questi giochetti da bambino capriccioso non funzionano, forse vivere sotto lo stesso tetto con Rio ti sta influenzando più del dovuto"
“Giusto hai ragione, allora facciamo un compromesso da uomini adulti, mi alzerò solo se mi chiederai scusa per avermi abbandonato" 
Andrés lo guardò con occhi perplessi quasi con stupore, una richiesta del genere non se l'aspettava 
“Lo sai che io potrei dirtelo solo perché così tu ti alzeresti, potrei non crederci veramente alle parole che usciranno fuori dalla mia bocca"
Decise di essere onesto, in fondo quella poteva essere una possibilità
“Non mi importa"
Un'altra risposta che Andrés non si aspettava, Martín ubriaco si stava rivelando un baule di sorprese
“Non mi importa se non lo pensi davvero, mi basta sentire il suono della tua voce mentre lo dice, per ora mi basta questo"
Passarono cinque minuti, Andrés stava chiaramente decidendo se ne valesse veramente la pena, probabilmente optò per il sì, perché si avvicinò a Martín e si accovacciò davanti a lui in modo da far stare le loro teste alla stessa altezza, per avere un contatto visivo, solo allora Andrés si rese conto che gli occhi dell'argentino erano totalmente differenti da come li aveva impressi nella sua memoria, dolci e pieni di vita, come se ci fosse costantemente un fuoco acceso che li facesse brillare, facendoli assomigliare alle due stelle più belle del firmamento capaci di illuminare anche le notti più buie,
adesso davanti a lui c'erano un paio di occhi di un azzurro spento, sfumato, scarico, pensò che veramente alla fine gli occhi erano il riflesso dell'anima perché Martín si doveva sentire esattamente così, spento, cupo, quasi al limite tra la vita e la morte
ritornò nel presente, fece un respiro profondo e poi con lentezza fece uscire ogni parola di quella frase tanto breve quanto di un'importanza inimmaginabile

“Mi dispiace tanto Martín"
L'argentino rimase immobile, diede il tempo a quelle parole di penetrare nel suo cervello, di penetrare nel suo cuore, e poi non senza difficolta cominciò ad alzarsi.

Si fece forza con le gambe aiutandosi anche con le braccia e dopo qualche tentativo riuscì a mettersi in posizione eretta, solo che erano ore che stava sdraiato e non appena in piedi gli cominciò a girare la testa, stava per perdere l'equilibro e cadere all'indietro, quando in meno di mezzo secondo sentì un braccio cingergli la vita, non era una stretta particolarmente asfisiante ma al contempo era dannatamente solida, e Martín si sentì sicuro protetto da ogni male del mondo, che poi era quello che provava ogni volta che era tra le braccia di Andrès.
Lo spagnolo si adeguò al ritmo instabile dell'argentino e un passo dopo l'altro si avvicinarono al letto di Martín,
Andrés stava in silenzio lo sguardo indecifrabile, Martín puzzava di alcol peggio di una distilleria e lui si domandò se era così che il suo migliore amico avesse passato gli ultimi tre anni della sua vita, anche se onestamente non sapeva se voleva davvero una risposta,
forse in alcune circostanze alcune specifiche domande era meglio che non avessero risposte 

a volte era meglio rimanere nel dubbio, nell'incertezza.
Adagiò Martín sul letto, gli tolse le scarpe gli slacciò la cintura dei pantaloni e gli slaccio anche i primi due bottoni della camicia,
tutto questo nel giro di due minuti,
poi si girò e raccolse da terra le quattro bottiglie di vino, tre vuote ed una a metà, e le mise ordinatamente sulla piccola scrivania di legno situata sotto la finestra, piena di fogli con calcoli tanto affascinanti quanto incomprensibili per la mente dello spagnolo, lo sguardo vagò per l'intera stanza per vedere se c'era ancora qualcosa da mettere apposto, quando non trovò nient'altro si ritenne soddisfatto e cominciò lentamente ad avviarsi verso la porta, per un attimo pensò di spegnere le varie candele che illuminavano la stanza, però ci ripensò subito all'idea di un Martín sbronzo che barcollante nel buio cercava a tentoni la porta per raggiungere il bagno e vomitare, prima di uscire si soffermò di nuovo sul volto del suo migliore amico, sicuramente era già nel mondo dei sogni, i tratti del viso rilassati, in quei momenti sembrava quasi più giovane di quello che era,  la calma e la tranquillità gli donavano splendidamente,  i bordi delle labbra gli si alzarono in un sorriso pieno di tenerezza poi si rigirò e stava per uscire quando alle sue spalle lo fermò una voce

“Che fai già vai via?" 
Andrès si girò di scatto, Martín non era più sdraiato ma era semi seduto,  la schiena appoggiata alla spalliera del letto e le gambe distese sul materasso,
“Pensavo dormissi già"
“Dei due sono sempre stato quello che reggeva meglio l'alcool questo non è mai stato un segreto"
Era vero,  l'argentino aveva una resistenza molto maggiore quando si trattava di bere, infatti molto spesso era Andrès che perdeva il controllo prima, ecco perché tendeva a non eccedere mai più di tanto
“È vero, tu l'hai sempre retto meglio di me lo ammetto, però questo non vuol dire che non dovresti riposare adesso, dovresti dormire un po',  così domani l'unico ricordo che ti rimarrà di questa giornata sarà un terribile mal di testa"
“Ecco che ricominci a dare ordini"
“Non sono ordini, sono consigli per il tuo bene"
“Non sono solo consigli se poi ti arrabbi se qualcuno non li segue Andrés, è per questo che Tatiana se n'è andata? Anche a lei davi i tuoi consigli?" 
Andrès era rimasto di sasso, cosa centrava Tatiana adesso? Perché all'una e mezza di notte Martín tirava fuori il nome di quella donna
“Che centra Tatiana adesso? Perché tiri fuori il nome di Tatiana adesso? Martín dai retta a me devi riposare non sei lucido, prendilo come consiglio prendilo come ordine prendilo come ti pare, ma ascoltami per favore" 
“Il nome di Tatiana adesso perché in realtà era da un po' che volevo chiedertelo, perché sono curioso e perché il vino mi aiuta ad avere meno cautela,meno paura,
sono stato a tutti i tuoi matrimoni precedenti e a tutti i tuoi altrettanti divorzi, quindi ho sempre saputo come sono andate a finire tutte le storie, però per quanto riguarda Tatiana sono rimasto solo fino al “e vissero finalmente felici e contenti" però non so poi com'è andata a finire la favola, avete vissuto felici e contenti?"

“La curiosità uccise il gatto, Martín"
fu l'unica cosa che ad Andrés venne in mente di dire in quel momento

“Correrò il rischio"
Andrés non sapeva cosa fare, perché se da una parte Martín era visibilmente brillo e quindi sentiva dentro di lui un coraggio che solitamente solo il vino riusciva a dare, dall'altra lui era sobrissimo e dentro di lui non c'era lo stesso impeto coraggioso che stava animando l'animo dell'amico, ci furono dei momenti di silenzio, Martín non aveva staccato gli occhi dalla figura dello spagnolo nemmeno per un secondo, dopo attimi di tentennamento Andrés decise di aprire bocca ma la frase che formulò non fu una risposta ma bensì una domanda, una domanda che avrebbe voluto fare fin dal primo momento che entrò in quella stanza, ma che non si era azzardato a fare perché aveva paura di non poter sopportare la risposta
“Martín è così che passavi le tue giornate a Palermo?"
E con un cennò della testa indicò le bottiglie sul tavolo, Martín fece uscire sonoramente l'aria dal naso accompagnato da una smorfia di disapprovazione
“No querido, se vogliamo giocare al gioco «dimmi le tue verità più scomode» dovremo giocare entrambi, non sarò l'unico a mettersi a nudo qui,quindi prima tu rispondi alla mia domanda e poi io rispondo alla tua"

Andrés sapeva che era giusto, era totalmente corretto, così si arrese, fece alcuni passi in avanti e si sedette sul bordo del letto dell'argentino
“Sai ho sempre pensato che il «vissero per sempre felici e contenti» fosse un concetto relativo, perché in fondo che vuol dire «per sempre»? Quanto tempo è effettivamente «per sempre»? Ho sempre pensato che queste due parole avessero un significato estremamente soggettivo in base alle persone che le utilizzavano, per quanto riguarda me ad esempio, il concetto di per sempre è un lasso di tempo che va da due settimane «fu quella la durata del primo matrimonio di Andrés» ricordò Martín fino all'anno e mezzo, «durata presumibile del suo ultimo matrimonio», quindi sì, possiamo dire che per quel che è durato abbiamo vissuto felici e contenti"
“Sì quello era il mio passatempo preferito quando ero in Sicilia"
Martín rispose appena finì l'ultima parola Andrés, indicando le bottiglie, Andrés cominciò a sentire come un peso sullo stomaco, sapeva cos'era, non lo sentiva praticamente mai però lo riconobbe perfettamente, era il senso di colpa, che adesso gli gravava sullo stomaco come un macigno, Martín non si rese conto dell'espressione dello spagnolo oppure più verosmilmente se ne accorse e tranquillamente la ignorò continuando ad attenuare la sua curiosità facendo domande
“E perché vi siete lasciati?"

A questa domanda non c'era nessuna risposta filosofica che lo spagnolo potesse dare
“Sinceramente? Non ne ho idea, mi ha detto che ero cambiato che non ero più lo stesso, praticamente credo si annoiasse"
fece un sorriso pieno di amarezza 

“In dieci anni con te io non mi sono mai annoiato"
disse quasi sussurrando sovrappensiero l'argentino, nonostante il sussurro Andrés sentì la frase come se gli fosse stata gridata nelle orecchie

«eri innamorato di me Martín, era ovvio che non ti annoiassi, diventavi euforico anche solo se ti dirigevo un sorriso, ti accontentavi anche solo se ti dedicavo un minuto del mio tempo, ti sei sempre accontentato delle briciole come se fosse una cena completa, mi hai amato in un modo che io non mi sono mai veramente meritato..»


“Andrés, oye Andrés, Andrés ma ci sei?" 
Andrés rifocalizzò la sua attenzione su Martín che ora gli stava sventolando una mano davanti alla faccia

“Sì-ssì, dicevi?"  
“No tu dicevi, è il tuo turno di fare una domanda"  
“Ah ehm giusto, sì ehm allora.."
Andrés era completamente scombussolato chissà cosa gli aveva suggerito il cervello in quei quattro secondi di silenzio, si domandò Martín

“Hai continuato a fare l'ingegnere anche in Sicilia?"
“Sì, mi sono occupato di alcuni progetti di bonifica ambientale della regione, ero a capo dei lavori ho seguito la maggior parte delle fasi fino alla fine, di alcuni di questi progetti sono veramente orgoglioso"
gli occhi dell'argentino si erano animati, adesso ardevano di un azzurro inteso, in quel momento Andrés riconobbe finalmente il suo migliore amico

“Ladro e nel tempo libero ambientalista, sei sempre stato una contraddizione perfetta Martín, anche se non so perché mi stupisco in fondo sei sempre stato un vulcano di sorprese"
Andrés aveva un sorriso sulle labbra, era rilassato, si sentiva bene, gli sembrava come se il tempo fosse tornato indietro di qualche anno, e quella era semplicemente una delle innumerevoli notti dove lui e l'argentino stavano distesi sul letto uno accanto all'altro a parlare di argomenti senza importanza,
godendosi la compagnia l'uno dell'altro,
il silenzio della notte interrotto solo dai loro sussurri e dalle risate che uscivano in maniera alternata dalle loro labbra 

 “E senti credi che Tatiana avesse ragione?"
“Riguardo il fatto di essere cambiato?"
Martín annui
“all'inizio volevo convincere me stesso che lo avesse detto solo come pretesto per lasciarmi, ma forse tutto sommato non aveva poi così torto, ero cambiato almeno in parte, questo non posso negarlo"
“tutti cambiano Andrés, fa parte della vita, fa parte dell'essere vivi, questo non è un motivo sufficiente per lasciare una persona"
“Si ma nel mio caso non credo che fossi cambiato in senso positivo"
Andrés disse stancamente mentre si metteva comodo, emulando la posizione di Martín, si era tolto le scarpe e allentato la cravatta,
improvvisamente non aveva nessuna fretta di lasciare quella stanza, di lasciare quel letto,
avevano ricominciato a vivere insieme da qualche mese ormai, ma solo in quel momento Andrés si rese conto di quanto gli fosse realmente mancato il suo migliore amico

"Non sempre cambiare equivale a migliorare, ma per migliorare bisogna cambiare"
disse semplicemente Martín

Andrés sorrise
“per quanto mi possa far piacere la citazione di Churchill, alcune volte è tutto molto più difficile di quello che sembra"

“E tu? Qualche novità sul fronte relazioni amorose?" 
Martín rise e scosse la testa, Andrés de Fonollosa gli stava facendo quella domanda con una nonchalance degna di nota,
come se stessero parlando del più e del meno come i vecchi tempi

“No, nessuna novità, solo storielle occasionali"
“Si ma perché?"
“Perché probabilmente ho standard troppo alti, perché ho provato l'amore quello totalizzante,
quello che ti lascia senza respiro, quello che ti fa male al cuore per quanto è potente,
io quell'amore l'ho conosciuto, provato e vissuto e dopo che vivi una cosa del genere non puoi più accontentarti di qualcosa di meno intenso"
ad Andrés non servì neanche che Martín specificasse con chi avesse provato quell'amore

“Martín però alcune volte bisogna scendere a compromessi e abbassare le proprie aspettative se necessario"
Andrés aveva un tono dolce lo sguardo pieno d'affetto

“Non ho intenzione di adeguarmi, se non proverò mai più un sentimento del genere vuol dire che non amerò mai più..sai forse sarebbe stato meglio che tu fossi morto davvero..perché io..«ti amo e probabilmente avrei continuato ad amarti in eterno anche da morto, se il primo unico vero amore della mia vita Andrés, quindi come puoi anche solo lontanamente immaginare di chiedermi di amare qualcuno che non sia tu? Come puoi chiedermi di amare l'ordinario quando ho conosciuto lo straordinario? Quando ho conosciuto l'inimmaginabile? Come puoi chiedermi di amare qualcosa anche solo remotamente diverso da tutto questo? Come..»
“Martín"
sussurrò dolcemente lo spagnolo sfiorandogli delicatamente il braccio
“avresti preferito che io morissi sul serio alla zecca?"

Le iridi dell'argentino nel frattempo si erano fatte enormi, il celeste brillava a causa delle candele che riflettevano nei suoi occhi tutte le ombre della stanza, tutte le ombre della sua anima
“No, però forse sarebbe stato più semplice andare avanti..più facile arrendersi all'evidenza che da quel momento sarei stato completamente solo, però allo stesso tempo non so se sarei riuscito a rinunciare alla tua presenza per sempre, sono così felice che tu sia vivo.."
i due quasi inconsciamente si erano avvicinati lentamente l'uno all'altro, tanto che Martín gli prese un braccio con entrambe le mani e appoggiò la testa sulla sua spalla, immediatamente le sue narici vennero pervase dalla colonia che Andrés indossava sempre, si rilassò chiudendo gli occhi

“Grazie per non essere morto.."
Martín disse quest'ultima frase quasi nel dormiveglia, prima di addormentarsi completamente sulla spalla di Andrés,
lo spagnolo rimase fermo per alcuni minuti e quando sentì il respiro pesante dell'argentino si mosse prendendo una coperta che stava ai piedi del letto
e lentamente l'adagiò principalmente sul suo migliore amico e poi su se stesso, dopo un po' chiuse gli occhi a sua volta vinto dalla stanchezza ma non prima che un sussurro scappasse dalle sue labbra
“Prego Martín.." 

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Capitolo 10
*** The Aftermath ***


Il giorno dopo Martín si sveglio con un mal di testa più sopportabile di quanto si aspettasse,
si girò nel letto e allungò le braccia per stiracchiarsi, cercò di mettere in ordine tutti i momenti della notte scorsa,
Lui che inizia a bere nel patio, poi si sposta in camera, Sergio che viene a vedere come sta e poi Andrés,
Andrés che gli dice che gli dispiace di averlo abbandonato..  

Andrés che aveva passato con lui tutta la notte, o almeno così pensava visto che non si ricordava di averlo visto andar via, ma se era così adesso dov'era?
Il panico lo assalì e se avesse fatto qualcosa, qualche stupidaggine complice il vino?
Se era così doveva assolutamente saperlo, doveva assolutamente parlargli, si cominciò ad alzare quando con la coda dell'occhio vide qualcosa,
si girò e vide un bigliettino di carta piegato in due adagiato sul cuscino accanto a lui, lo prese con le mani che quasi gli tremavano e lo aprì,
le parole erano scritte con una calligrafia pulita ed estremamente elegante, il biglietto era 
riempito con poche righe 

«Martín era da tempo che non passavo una nottata così,
mi ero scordato di quanto fosse piacevole la tua compagnia. 

P.S. sembri un angelo quando dormi».

Martín arrossì leggermente, e allo stesso tempo si tranquillizzò, si alzò e decise di farsi una doccia prima di scendere, visto che indossava ancora i vestiti del giorno prima e sentiva ancora l'odore di alcool impregnargli i vestiti, dopo la doccia scese giù nel patio a fare colazione, salutò tutti e mentre ancora stava in piedi vide Andrés che con un gesto discreto gli faceva cenno di sedersi accanto a lui, così spostò la sedia e si sedette,
di fronte a lui c'erano già una tazza con caffè e latte e alcuni dolci,
“Grazie" sussurrò,
Andrés gli sorrise senza rispondere

“Martín finalmente che fine hai fatto ieri?"
Martín per un attimo si era dimenticato che lì non viveva solo con Andrés ma che condivideva quel monastero con altre sei persone
e che adesso Nairobi aveva le mani chiuse a pugno su i fianchi in attesa di una risposta,
lo spagnolo sembrò capire esattamente i pensieri dell'argentino perché infatti rise  
“Non esisto solo io qui querido"
sussurrò 
 Martín avrebbe voluto sotterrarsi dall'imbarazzo
“Ieri non stavo molto bene e sono voluto rimanere in camera, per questo non sono sceso per cena"
“E adesso stai meglio?"
Si aggiunse anche Lisbona, adesso erano in due che lo stavano guardando

“Sì sì, adesso sto molto meglio grazie"
“Menomale" sorrise Lisbona
Martín ricambiò il sorriso, quando tutti si focalizzarono su altro Martín si girò verso Andrés
“Possiamo parlare..dopo?
"Certo"



“Dimmi"
entrambi erano rimasti soli nell'aula dopo che Sergio aveva dato a tutti un quarto d'ora di pausa
“Ti sei ripreso da ieri?"
“Sì abbastanza, sto meglio di quanto sperassi in realtà"
“Beh menomale sono contento"
“Senti proprio rispetto a ieri.."
“Sì?
 “Ho letto il bigliettino di stamattina"
“Mmh.."
“e senti non lo so.. nel senso.."
“Martín qual é il problema?"
“Senti mi dici cosa è successo ieri di preciso?"
“Come? Ma perché non te lo ricordi?"

“Sì è che preferirei avere conferma da qualcuno che non si fosse scolato quattro bottiglie di vino"
Martín era completamente paonazzo a questo punto, lo sguardo piantato sul pavimento non riusciva neanche a guardare Andrés in faccia
“Oh Martín martín"

Rise Andrés inclinando leggermente la testa all'indietro
“Sono venuto in camera tua, tu eri sdraiato sul pavimento, ti ho convinto ad alzarti,
poi ci siamo messi sul letto e abbiamo chiacchierato e alla fine ci siamo addormentati"
“Ci? Nel senso io e te insieme?" 
“Sì, diciamo che tu ti sei addormentato prima di me io non volevo rischiare di svegliarti in più ero stanco quindi mi sono addormentato anche io"
Martín nel frattempo aveva cambiato colore da paonazzo si era fatto pallidissimo,
uno sguardo che era un miscuglio tra terrore e panico 
“Martín se avessi saputo che avresti reagito così non ti avrei detto niente"
Andrés lo guardava divertito, assurdo come anche se in quella notte non era successo niente 

per Martín era una questione di stato il fatto che si fossero addormentati nello stesso letto, lo trattava come un evento importantissimo
“No,no è che..quanto sei rimasto?"
“Beh fino a stamattina, anche perché non so bene che ora fosse quando ci siamo addormentati ma probabilmente erano le due passate,
mi sono svegliato una mezz'ora prima di te, perché se tu sei quello che regge bene l'alcool dei due, io sono sempre stato il mattiniero,
mi sono alzato e prima di andarmene ti ho scritto quel biglietto, anche perché non potevo andarmene così, sono tante cose ma non un maleducato"
“C-erto.."
l'argentino aveva ri abbassato lo sguardo sul pavimento
“Martín, hey Martín guardami un attimo"
Andrés con due dita in un gesto tanto delicato quanto fermo aveva sollevato il mento dell'amico
“Mi dici che succede? Qual é il problema?"
“È stupido da dire lo so, ma sono pentito di essermi ubriaco ieri sera, se avessi saputo che era così che terminava avrei preferito essere lucido.."
le sue parole erano poco più che un sussurro, 
Andrés capì che provava vergogna
“Anche io avrei preferito che tu fossi stato lucido Martín, però non c'è problema perché ciò che ti ho scritto su quel biglietto è vero,
mi ero dimenticato di com'era essere in tua compagnia, di come sono rilassato ogni volta che sono con te,
quindi per quanto mi riguarda possiamo rifarlo quando vuoi"
Martín lo guardava assorto, erano abbastanza vicini che con due semplici passi avrebbero potuto connettere le loro labbra in un bacio,
e l'argentino era quasi sull'orlo di cedere e di provarci,
Andrés probabilmente aveva intuito che tipi di pensieri si stessero formando nella mentre dell'amico perché con un braccio circondò le spalle di Martín
e li fece girare diretti verso l'uscita dell'aula
“usciamo e raggiungiamo gli altri, già ieri non ti sei fatto vedere praticamente per mezza giornata, non diamo loro altri motivi per spettegolare"
Martín annuì e camminando ancora con il braccio di Andrés sulle sue spalle uscirono. 

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Capitolo 11
*** Tu ed Io semplicemente Magia ***


“E = mc² L’equazione che stabilisce l’equivalenza e il fattore di conversione tra l’energia e la massa di un sistema fisico, 
capisci Einstein ha semplicemente rivoluzionato l'intero sistema fisico, l'intero sistema scientifico, capisci Andrés? Un autentico, autentico genio"


Quello doveva essere uno dei suoi sogni non poteva essere altrimenti, pensò Martín, perché non poteva essere vero che lui stesse parlando di fisica con Andrés che era sdraiato sul letto accanto a lui e lo guardava con uno sguardo pieno di ammirazione ma allo stesso tempo molto divertito,
tutto era iniziato qualche ora prima quando Andrés bussò alla sua porta domandando se disturbasse e chiedendogli se poteva stare un po' con lui nella sua stanza, visto che la stanza dello spagnolo aveva una parete in comune con la stanza di Tokio, che quella notte si sentiva particolarmente generosa nei confronti di Rio dato che erano ore che sentiva la testiera del letto battere sul muro come un martello pneumatico, aveva tentato di addormentarsi varie volte, ogni tentativo risultò fallimentare così quasi sull'orlo della disperazione si era alzato e aveva preso la sua vestaglia, all'inizio la sua intenzione era di andare da Tokio e dirgliene quattro, facendole un discorso sul pudore e sulla maleducazione di disturbare la quiete altrui, soprattutto a quell'ora della notte, però qualcosa gli fece cambiare idea, vide l'ultima stanza del corridoio illuminata, la stanza era chiusa però la luce passava da sotto la porta, Martín era sveglio, per un attimo pensò di lasciar perdere, aveva visto come Helsinki guardava l'argentino e chissà adesso stavano mettendo in pratica tutto quello che non potevano fare con gli sguardi degli altri puntati addosso, rimase per un attimo fermo nel bel mezzo dell'oscuro corridoio indeciso sul da farsi, dopo più o meno un minuto però prese la sua decisione e si cominciò ad avvicinare alla porta, alla fine anche se avesse trovato Helsinki non sarebbe stata la prima volta che Andrés interrompeva l'argentino mentre era nel bel mezzo di un incontro intimo con un ragazzo,
ricordava perfettamente un episodio di un po' di anni prima,
Martín aveva portato a casa un ragazzo abbordato in qualche locale di dubbio gusto, e proprio quando stavano arrivando alla parte interessante della serata ecco che Andrés era entrato nella stanza di Martín con una veeemenza impetuosa, era furioso, la sua seconda moglie gli aveva appena chiesto il divorzio e lui era distrutto e arrabbiato, ricorda perfettamente come Martín fosse volato in piedi si fosse rivestito e con tono gelido e distaccato avesse frettolosamente mostrato l'uscita a quel ragazzo che era mezzo nudo e con l'espressione di uno che non sapeva bene cosa stesse succedendo, nel giro di tre minuti il ragazzo era solo un ricordo e Martín era seduto sul divano accanto a lui riempiendogli il bicchiere di vino di una bottiglia che aveva precedentemente scelto,
la tristezza di Andrés alleggerita da un disco che girava e dalla voce di Celia cruz di sottofondo.


Andrés avrebbe mentito se avesse detto che gli dispiaceva di aver interrotto Martín e il suo amateur quella sera,
anzi il fatto che l'argentino avesse scelto lui immediatamente, buttando fuori quel povero ragazzo nel giro di trenta secondi lo faceva sentire potente, importante, la certezza che Martín scegliesse sempre lui, che mettesse sempre lui al primo posto anche prima di se stesso gli provocava un piacere immenso, ecco perché non si preoccupò più di tanto quando bussò alla porta dell'argentino, consapevole che non importa cosa avesse trovato dall'altra parte il suo brillante ingegnere
avrebbe scelto lui senza pensarci due volte.


Tutte le idee che si era fatto Andrés nella sua mente risultarono comunque sbagliate, perché appena bussò alla porta il suo migliore amico aprì all'istante,
nel vedere il viso di Andrés gli occhi gli si illuminarono però allo stesso tempo poteva vedere perfettamente sorpresa e incredulità mischiati con appena una punta di curiosità
“Posso entrare?"
Visto che Martìn non reagiva stando davanti alla porta Andrés aggiunse
“Non sei solo?"
Questa seconda domanda sembrò risvegliare Martín perché subito si fece da parte,
il gesto accompagnato da parole che frettolosamente  uscirono dalle sue labbra
“Certo che sono solo pelotudo, ma che vai a pensare"

“Pensavo avessi compagnia sembrava non mi volessi far entrare"
Martín dietro di lui aveva appena richiuso la porta

“Sei geloso? Lo sai che nei miei pensieri ci sei soltanto tu querido"
il tono era tra il provocatorio e la presa in giro, ma entrambi sapevano che era la verità.

E così eccoli là, un paio d'ore più tardi entrambi distesi sul letto in quella stanza illuminata solo dalle candele sparse un po' dapertutto,
avevano iniziato a parlare della rapina e poi chissá come avevano finito a parlare delle figure che avevano in qualche modo rivoluzionato la storia dell'umanità “Sinceramente Martín non capisco realmente di cosa tu stia parlando"
Andrés rise per la faccia frustrata di Martín
“Andrés é semplice, tutti pensavano che la massa e l’energia fossero due realtà fisiche molto diverse, completamente separate,
Però Einstein comprese che queste due realtà erano legate da un valore numerico che è il quadrato della velocità della luce nel vuoto,
questa è la prima formula in assoluto che stabilí che massa ed energia erano equivalenti, come se fossero le due facce della stessa medaglia, è geniale una meraviglia.."

“Tu sei una meraviglia mio brillante ingegnere"
Martín immediatamente arrossì visibilmente per il complimento, Andrés gli sfiorò leggermente una guancia
e poi si rimise comodo con la testa appoggiata sul cuscino
“Amo la maniera in cui parli di ciò che ti appassiona, il modo in cui i tuoi occhi si accendono ardenti,
l'enfasi con la quale spieghi questi concetti tanto affascinanti quanto complicatissimi, sei una gioia per gli occhi Martín"

“Andrés.. non faccio niente di speciale"
“Tu riesci a rendere interessanti argomenti che la gente pensa essere noiosissimi"
“La gente non capisce niente, le materie scientifiche spiegano ogni cosa,
ogni singola cosa che accade nel mondo ha una spiegazione scientifica, un perché ed un percome,  

 bisogna solo essere abbastanza curiosi di voler capire il meccanismo"
“Beh io preferisco le arti e la letteratura lo sai,  però sono abbastanza curioso di sapere il meccanismo scientifico che muove il mondo soprattutto se sei tu a spiegarmelo"
“Andrés, dai.."
Martín aveva di nuovo le guance di un incantevole sfumatura di rosso
“Che c'è? È la verità in fondo, non mi dirai che ti metti a fare il modesto adesso!"

“No è che.. mi imbarazzo"
“Oh mio brillante ingegnere nessuno dovrebbe mai vergognarsi della propria intelligenza"
Adesso anche Martín aveva poggiato la testa sul cuscino e guardava negli occhi Andrés,
il cuore gli batteva all'impazzata tra di loro solo pochi miseri centimetri che li separavano

“Andrés.. senti posso farti una domanda?"
“Me l'hai appena fatta"
“Dai sul serio voglio farti una domanda solo che ho paura della tua reazione.."
Martín si era fatto molto serio, le parole erano uscite come un sussurro,
era evidente che l'atmosfera intorno a loro era drasticamente cambiata,
adesso era come se ci fosse una leggerissima tensione che stava iniziando a diffondersi come un profumo di un aroma sgradevole

“Martín lo sai che puoi chiedermi tutto"
aveva un sorriso rassicurante sulle labbra

“Ho paura che la mia domanda possa rompere questo momento, quindi promettimi che non te ne andrai dopo aver sentito ciò che voglio sapere"
Andrés lo guardò fisso negli occhi, Martín aveva davvero paura di poter rovinare tutto
“Te lo prometto"
Martín fece un respiro profondo per calmare i nervi
“La domanda riguarda la tua malattia.."

Andrés si irrigidì di colpo e con fare lento sposto il suo sguardo dalle iridi di Martín al soffitto,
l'argentino venne attraversato da un'ondata di panico, si pentì immediatamente, 
sapeva che avrebbe dovuto mordersi la lingua, sapeva che avrebbe dovuto stare zitto

“A-andres.."
l'agitazione era cristallina nella sua voce
“Non me ne sto andando, ti ho promesso che non l'avrei fatto"
Martín sospirò di sollievo, era vero,  il suo migliore amico non si stava muovendo di un millimetro,
però poteva vedere chiaramente la rigidità del suo corpo, il modo in cui i suoi occhi fissavano il soffitto,
se non fosse stato per la promessa che gli aveva appena fatto probabilmente adesso Andrés sarebbe già stato fuori dalla porta pensò

“Senti mi dispiace, parliamo d'altro, mi stavi raccontando di come gli impressionisti avessero cambiato ogni regola dell'arte classica,
perché il loro modo di concepire l'arte era diff-"

“Martín..non puoi tirare fuori un argomento del genere e poi far finta di non averlo fatto, devi prenderti le responsabilità delle tue azioni"
“Io mi prendo le responsabilità delle mie azioni"
“Ah sì? Perché a me sembra che tu stia cercando un modo per sviare il discorso"
“Non è «sviare il discorso» ma cercare di rimediare, sento di aver rovinato tutto..non ti va di parlare di questo ho capito, mi dispiace"
“Il tuo diritto di voler sapere è meno assurdo di quanto pensi"
Andrés adesso lo stava guardando di nuovo negli occhi, più rilassato
  “Avanti che vuoi sapere?"


«Stai per morire?»

Questa la domanda che rimbombava nella testa di Martín, insistente e  assillante, avrebbe voluto sapere questo, solo questo,
ma la risposta, qualunque fosse stata, sarebbe stata troppo dolorosa e praticamente ingestibile perlui, così preferì essere cauto,
perché davvero questa volta la curiosità avrebbe potuto ucciderlo
“Hai provato altri trattamenti mentre eri via?"

Andrés rise
“Questa non è la domanda che avresti voluto farmi ma va bene"
Martín odiava il fatto che lo conoscesse così perfettamente bene

“Comunque sì, quando diventi ricco sfondato le cose diventano più semplici
e così ho avuto modo di provare le cure sperimentali più all'avanguardia nell'ambito di questa particolare malattia"

“E..hanno..funzionato?"
Il cuore gli pompava freneticamente nelle orecchie

“Tu vorresti che avessero funzionato?"
“Che domanda è questa? È come chiedere ad un assetato nel deserto se vuole un bicchiere d'acqua"
“E chi sarebbe l'assetato dei due perdonami?"
Andrés aveva di nuovo uno sguardo divertito
“Guarda che sono serio, era per dire che è una domanda stupida, e comunque io, io sarei l'assetato e
tu la mia fonte di refrigerio come se potesse mai essere il contrario.."
Martín aveva alzato gli occhi al cielo irritato

“Dai Martín scusa non ti alterare"
Andrés rideva, almeno era riuscito a fargli tornare il sorriso pensò

“E poi comunque oggigiorno chi utilizza il termine alterato"
lui si stava cominciando a sentire molto più che alterato comunque

“Adesso cominci ad essere fastidioso"
“Chiediamoci un attimo da chi ho preso questa brutta abitudine"
Andrés aveva un'espressione tra l'infastidito e il divertito sul volto
“Come sei insolente Martín"

“E tu lo adori"
“Insolente e spudorato anche, stai mostrando le tue migliori doti stasera"
Andrés era tornato di nuovo ad essere totalmente rilassato, e Martín mentalmente tirò un gran bel sospiro di sollievo  

"Sto prendendo varie medicine, cercando di capire quali funzionano meglio e quali funzionano meno,
bisogna aspettare un po' prima di tirare le somme, i risultati ancora non sono totalmente visibili"
Andrés aveva di nuovo lo sguardo fisso rivolto al soffitto 
“rispetto alla domanda che mi hai fatto prima, certo che vorrei che questi trattamenti funzionassero"
sentiva gli occhi di Martín che lo guardavano intensamente
“Perché come ti ho già detto qualche sera fa, non so se riuscirei a vivere per sempre senza di te.."
Martín non era mai stato così onesto con Andrés come in quel momento,
nei dieci anni in cui avevano vissuto insieme l'argentino aveva sempre dovuto reprimere ogni tipo di emozione nei confronti dello spagnolo,
ma ora che entrambi sapevano che tipo di sentimenti si celavano nel cuore di Martín, lui poteva finalmente essere onesto e dire a voce alta tutte quelle cose che prima era costretto a reprimere, e dovette ammettere che non si era mai sentito così leggero,così sollevato,
in fondo da quella fatidica sera che era tutt'ora così vividamente dolorosa nei suoi ricordi qualcosa di buono ne era uscito,
cioè la possibilità di dire ad Andrés tutto ció che  gli passava per la testa, senza freni ne filtri,
ed era liberatorio quasi terapeutico, il fatto di non dover più stare attento, a non dover più calibrare ogni suo singolo movimento ogni sua singola parola,
sempre con il terrore che l'amico capisse che tipo di tormenti vivessero nel suo cuore,
adesso finalmente giocavano entrambi a carte scoperte e Martín ne era estremamente grado.


“Non so se dovrai vivere per sempre senza di me, so solo che sono qui adesso,
le persone dovrebbero smetterla di preoccuparsi così tanto del domani e dovrebbero prendere più seriamente il «qui e ora» Io sono qui e sono qui ora,
questo è tutto quello che conta, quello che succederà domani è un'incognita non si può sapere..Martín?"
L'argentino era stato particolarmente silenzioso per tutto il suo monologo, così Andrés girò la testa per capire il perché di quel silenzio, rimase sorpreso quando i suoi occhi color caffè incontrarono un paio d'occhi color cielo, arrossati, le ciglia che sbattendo freneticamente cercavano di scacciare via quei cristalli di sale che brillavano per via delle candele, sembravano quasi gocce di rugiada quelle che cadevano sulle sue guance, rugiada del mattino che bagnando un intero prato fa brillare tutto di un verde intenso, e all'improvviso sembra quasi di camminare su di un terreno ricoperto non di erba, ma di smeraldo


“Martín vieni qui"
Andrés attrasse verso di sè l'argentino, il viso di Martín nascosto nell'incavo del suo collo la sua mano che gli accarezzava delicatamente i capelli,
perdendo i polpastrelli tra quelle ciocche biondo cenere

“Scusami forse dovevamo davvero parlare d'altro"
la sua voce era piena di tristezza non voleva che Martín stesse male non prima del dovuto comunque,
l'argentino cercò di riprendere una respirazione normale, facendo un paio di respiri con il naso e buttandoli fuori dalla bocca,

tutti i suoi sensi vennero inondati dal profumo di Andrés
“È colpa mia, tu dovresti sentirti libero di parlare con me di qualsiasi cosa, e io dovrei essere più forte e non scoppiare a piangere come un bambino di cinque anni"
ogni sua parola si scontrava contro il collo dello spagnolo, che lo teneva ancora stretto a sè,  


"Martín io non voglio farti male"

ed era vero, nel corso della sua vita lo spagnolo era stato descritto in vari modi pittoreschi,
se qualcuno avesse chiesto alle sue ex mogli ad esempio, tutte sarebbero state d'accordo sul fatto che lui fosse passionale, crudele ed egocentrico
se avessero chiesto alla polizia loro avrebbero aggiunto aggettivi come: pazzo, o quando si sentivano particolarmente lusinghieri psicopatico, freddo, calcolatore, intelligente e praticamente incapace di provare alcun tipo di emozione o empatia nei confronti delle  emozioni altrui,
E Andrés sarebbe stato più che d'accordo su questa descrizione se non fosse per l'uomo che ora teneva tra le braccia,
con Martín era successo qualcosa di particolare fin dall'inizio, perché non solo per la prima volta nella sua vita lui aveva provato simpatia e affetto verso una persona diversa da Sergio, ma anche perché per la prima volta grazie o per colpa dell'argentino lui aveva provato due nuove emozioni, il senso di colpa per averlo abbandonato in quella rigida notte di alcuni anni prima, e il rimorso per aver ascoltato Sergio e aver dato il suo consenso nel sottoporre Martín a quella tortura invece di stare dalla sua parte e difenderlo, invece di dire al suo fratellino di farsi da parte e non immischiarsi in faccende che non centravano niente con lui.
Se avesse dovuto essere onesto avrebbe confessato che più volte durante le giornate o le nottate a venire si era chiesto il perché non si fosse fatto avanti e avesse difeso il suo migliore amico, perché aveva acconsentito così placidamente e non aveva lottato per lui, ci volle quasi un anno per trovare la risposta a quella domanda,
e la risposta era che non pensava di sentire così tanto la mancanza dell'argentino, non aveva mai avuto bisogno di nessuno nella sua vita, quindi quando si trovò davanti al bivio se distruggere il rapporto con suo fratello o quello con Martín la scelta era stata vergognosamente rapida,
in meno di cinque minuti era tornato nel monastero e aveva demolito completamente dieci anni di amicizia, e l'aveva fatto quasi a cuor leggero perché inebriato dal suo cieco egocentrismo pensava che sarebbe andato tutto bene, che Martín fosse rimpiazzabile con chiunque, che fosse uno come un altro,
solo dopo con il passare del tempo capì che l'argentino per lui era insostituibile,
ed era sciocco adesso pensare che lui avesse anche solo per un attimo pensato il contrario,
Quindi no, lui non gli avrebbe fatto del male, non dopo tutto quello che gli aveva fatto passare,
era intenzionato a fargli tornare a fare un respiro profondo senza che l'aria gli si bloccasse in gola, anche perché davvero non sapeva se le nuove cure sperimentali avrebbero funzionato, se non avessero avuto l'effetto sperato quasi sicuramente lui sarebbe morto e già sapeva che per Martín sarebbe stato un colpo fortissimo che sicuramente non avrebbe superato mai, quindi voleva assicurare al suo migliore amico, alla sua anima gemella, tutta la serenità e la tranquillità fin quando poteva,
perché se lo meritava, perché lui glielo doveva, non sapeva esattamente per quanto tempo fossero rimasti così, sdraiati,
Martín con il viso nascosto nel suo collo e le sue mani dolcemente occupate ad accarezzargli i capelli,
l'argentino aveva smesso di singhiozzare da un po' e Andrés pensò che si fosse addormentato, per questo sussultò quando Martín riaprì bocca
“Mi sento uno stupido, sarei io quello che dovrebbe consolarti non tu"

“Non importa"
“Si che importa invece"
l'argentino si era scostato  dal suo collo per guardarlo negli occhi

“Io voglio che tu ti senta libero di parlare di questo, voglio che tu sappia che ti puoi confidare che ti puoi affidare"
Martín aveva uno sguardo serissimo quasi solenne, tutte le parole che stava dicendo le pensava davvero le sentiva davvero,
ed ecco un altro aspetto in cui loro due erano nettamente distinti,
Martín era disposto a farsi del male pur di farlo stare meglio, mentre lui, lui gli aveva voltato le spalle tradendo la sua fiducia senza pensarci due volte

“C'è già Sergio per questo tu non devi.."  
“So già che c'è Sergio, infatti io non voglio sostituirmi a lui, ma piuttosto voglio unirmi a lui, non ci possono essere due persone che ti vogliono bene contemporaneamente? Due persone sulla quale puoi fare affidamento?"
Il tono di voce di Martín era diventato di una dolcezza quasi dolorosa per quanto potente,
dopo tutto il male che gli aveva fatto, lui era così che lo ripagava, con quella dolcezza con completa comprensione, con devozione assoluta.

Martín ancora lo stava guardando, e Andrés non capiva se perché volesse una risposta o perché semplicemente stava cercando di scorgere nei suoi occhi tutte le parole che non aveva il coraggio di dire, il momento durò fino a quando l'argentino non si ri sdraiò,
questa volta non tra le sue braccia, ma dal suo lato, lo sguardo distrattamente puntato al soffitto

“Senti ma rimani a dormire qui?"
La domanda posta era così totalmente fuori contesto
che 
Andrés dovette metterci due minuti buoni per far elaborare al suo cervello l'informazione,
“No, insomma non penso?"
Per la prima volta lui il grande Andrés De Fonollosa stava facendo la figura dell'idiota,
e l'argentino chiaramente se ne accorse e non fece neanche lo sforzo di nascondere il suo compiacimento,
con un braccio dietro la nuca e un ghigno soddisfatto sulle labbra

“se lo stai chiedendo a me puoi rimanere benissimo"
“Non avevo dubbi, non avevo dubbi che per te andasse benissimo che io rimanessi"
questo gioco poteva essere giocato in due

“Beh allora vai, puoi bussare alla signorina Tokio e chiederle se è rimasto qualcosa anche per te,
anche se non credo che abbia finito con Rio,
ma per te non è un problema, in due o in tre per te è indifferente giusto? Non sei uno che teme la competizione per quel che ricordo"

Arrogante, impertinente, spudorato, irriverente,
Dio quanto gli era mancato Martín

“E perché non in quattro?"
“Ah vedo che ci sentiamo particolarmente audaci Signor De Fonollosa, e chi sarebbe la quarta fortunata di grazia?"
“Tu, tu sei il mio più uno"
“Ah come per i biglietti per quelle mostre che ti piacciono tanto oppure come al mercato prendi due e paghi uno,
per te praticamente è la stessa cosa, buono a sapersi"
quel ghigno sfrontato ancora non aveva lasciato il volto di Martín

“Non mi dire che non ti piacerebbe"
Andrés aveva il suo solito sorriso, quello che usava durante le rapine per distrarre la donna o l'uomo di turno, prima di rubargli quello sulla quale aveva messo gli occhi

“Allora non ti prenderò in considerazione quando mi chiederanno di partecipare ad una cosa del genere, peccato dovrò chiedere a qualcun'altro.."
Martín prese il cuscino che aveva sotto la testa e lo tirò alla persona sdraiata accanto a lui
“La concha que te
parió, sei un figlio di puttana a volte lo sai?"
“Solo a volte? Si vede che mi vuoi bene"
Martín continuò a prenderlo a cuscinate e Andrés tentava di schivare e difendersi come poteva,
andarono avanti per un po' fino a quando entrambi caddero stremati sul materasso, i crampi allo stomaco e le lacrime a gli occhi per le risate

“No no però sul serio immaginati Sergio, il mio dolce e innocente hermanito come mio più uno ad una cosa a quattro"
“No ti prego Andrés mi stai facendo creare immagini nella mia mente che non se ne andranno mai più!
Grazie a te rimarrò traumatizzato a vita!"
con un gesto drammatico si coprì il viso con le mani

“Beh sicuramente meno traumatizzato del mio fratellino, se dovesse succedere una cosa del genere non credo che si riprenderà mai,
anzi credo che probabilmente avvierebbe le pratiche per disconoscermi come fratello"

Risero, risero e risero ancora,
entrambi spensierati, felici come non lo erano da anni,
con quell'altmosfera quasi magica che si creava solo quando stavano insieme
con ancora il sorriso sulle labbra si addormentarono l'uno accanto all'altro. 

 

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Capitolo 12
*** Non potrei mai dimenticare ***


Martín si svegliò per colpa del sole che filtrava dalla finestra, sentiva di non aver dormito a sufficienza e che quindi molto probabilmente sarebbe stato più irascibile del normale, si augurò che nessuno della banda avesse voglia di fare il cretino più del necessario quel giorno. 
Era ancora girato su un lato rivolto verso la parete quando svegliandosi completamente si rese conto che non era da solo nel suo letto quella mattina, si girò lentamente con attenzione, per non svegliare la persona che aveva al suo fianco,
Andrés aveva gli occhi chiusi, la sua vestaglia di seta rosso carminio contrastava drasticamente con le lenzuola bianche del letto, si erano addormentati insieme dopo che avevano passato una delle nottate più spensierate degli ultimi anni, almeno rispetto agli ultimi anni vissuti l'argentino, lo spagnolo si era addormentato e adesso Martín aveva l'onore di vedere il suo petto alzarsi ed abbassarsi ad un ritmo regolare, era bellissimo non c'era nessun altro aggettivo che gli venisse in mente, nonostante lo stato di incoscienza continuava ad avere un atteggiamento signorile,
le braccia che erano sopra il petto con le dita delle mani intrecciate tra loro,e il viso,
quel viso dai tratti ben definiti ma dolci, la pelle del viso che sembrava così morbida, accogliente, Martín si ricordava ancora perfettamente della sensazione delle labbra dello spagnolo sulle sue, sembrava come se stesse baciando della seta, una sensazione che non ritrovò più in nessun altra persona.
Per un attimo si domandò che sarebbe successo se si fosse semplicemente avvicinato e gli avesse dato un leggerissimo bacio sulla guancia, probabilmente Andrés si sarebbe svegliato e quello era l'ovvio,
ma poi? Si sarebbe arrabbiato scappando in fretta e furia dal suo letto oppure magari ci avrebbe riso sopra facendo una battuta? Chiaramente la parte razionale di Martín non gli permise di fare neanche mezzo movimento e lui gliene fu enormemente grato, perché lui ed Andrés avevano da poco ricominciato ad avere un rapporto che rasentava la normalità (la loro normalità ovviamente) e non voleva assolutamente che Andrés pensasse che lui aspettasse solo che abbassasse la guardia per saltargli addosso come un maniaco sessuale, no, Martín voleva dimostrare ad Andrés che poteva fidarsi e che lui non era un animale che pensava solo al sesso, così rimase a debita distanza e lo ammirò, non c'è verbo migliore per descrivere il suo sguardo mentre con attenzione cercava di catturare ogni minimo dettagli della persona, del semi dio, che aveva affianco, era praticamente ipnotizzato, incantato da tutta  quella bellezza quando Andrés ancora completamente immobile aprì bocca
“Se continui a guardarmi così mi consumerai"
Martín si paralizzò, per un attimo sembrò quasi avesse perso l'abilità di parlare
“Se-..sei..sve-sveglio"
cercò di fare un respiro profondo, si sentiva come un bambino beccato con le dita in un barattolo di marmellata

“Certo che sono sveglio, come potevo continuare a dormire se sentivo il tuo sguardo perforarmi tutto il corpo, ti dico che per un attimo per quanto era intensa tutta l'atmosfera ho pensato che ti saresti buttato su di me per divorarmi la faccia"
disse l'ultima frase ridendo, Martín però non lo accompagnò ridendo a sua volta, perché Dio solo sa quanto quella idea avesse allettato la sua mente e il suo corpo, e quanto poco gli sarebbe bastato per cedere alla tentazione

“Non lo farei mai (il suo tono era serissimo, sembrava quasi volesse autoconvincere se stesso al cento per cento che non l'avrebbe mai fatto) non tradirei mai la tua fiducia in questo modo, cogliendoti di sorpresa"
“Lo so, ne sono certo che non lo faresti mai, credo che io abbia più fiducia in te di quanta tu non ne abbia di te stesso"
“Che vuol dire questo?"
Per i gusti di Martín stavano facendo discorsi troppo contorti per essere mattina presto

“Vuol dire che tu non ti fidi di te stesso quando sei con me"
Andrés aveva ancora gli occhi chiusi, non si era mosso di mezzo millimetro

“Non è così io mi fido di me"
“Ah sì? Allora dimmi guardandomi negli occhi che neanche che per momento ti ha sfiorato l'idea di replicare la scena dove l'aitante  principe azzurro bacia Biancaneve per farla svegliare"
Andrés gli puntò gli occhi addosso, sul viso un ghigno come di una persona che sapeva di aver indovinato ogni singolo pensiero formulato dalla mente brillante che aveva di fronte, e per la prima volta Martín si sentì a disagio, si sentì nudo completamente esposto

“Guarda che non sono un animale"
la frase uscì come un sussurro, lo sguardo rivolto verso le lenzuola, si sentiva quasi offeso che Andrés pensasse che non avesse autocontrollo

“Lo so, lo so Martín «però sei innamorato che è più o meno la stessa cosa o forse peggio» infatti mi sembra che non ci siano problemi o sbaglio? Se avessi voluto fare qualcosa l'avresti fatto"
Non erano neanche le sette del mattino e l'argentino già si sentiva stremato, tanto che per lui la giornata non ancora iniziata poteva benissimo già finire lì,
così decise di virare e di cercare di alleggerire la situazione anche perché la seconda opzione sarebbe stato avere una crisi isterica

“Ma non è che forse è lei Signor De Fonollosa che bramava di essere svegliato con un bel bacio appassionato da questo meraviglioso latino americano che ha di fronte? Perché se è questo il suo desiderio posso rimediare"
terminò la frase facendogli un occhiolino

Andrés rise
“Devo essere sincero per quanto l'offerta mi tenti parecchio credo che rifiuterò"

“Peggio per te sai che gli esperti hanno detto che la carne argentina è la migliore del mundo"
“Ah beh certo se lo hanno detto "gli esperti" (fece con le dita il segno delle virgolette) allora mi toccherà crederci"
“Dio come ti odio"
Martín con un tonfo si era ributtato con tutto il suo peso sul letto affondando la testa nel cuscino

“Sul serio non so se riuscirete a passare attraverso la porta entrambi tu e il tuo egocentrismo così ingombrante"
fece un gesto con le mani per rendere ancora meglio l'idea di quanto smisurato considerasse il suo ego

“Berrote da quando sei così fastidiosamente scortese? Dove sono le tue buone maniere non sai che puoi rischiare di ferire qualcuno con la tua schiettezza così rude?"
Martín vedeva chiaramente che stava tentando di sviare il suo sguardo per non scoppiare a ridere
“Oh, e chi avrei ferito, te per caso?"
“Esattamente, non vedi come le tue parole mi hanno colpito nella parte più intima della mia anima? Mi sento oltraggiato e chiaramente profondamente ferito dalla tua offesa"
“Sì sì ma infatti si vede perfettamente, l'offesa l'oltraggio, non so come potrò guardare la mia immagine riflessa allo specchio d'ora in poi
con tutto questo senso di colpa che sento dentro"

“ed è così che dovrai sentirti per il resto della vita"
Martín scosse la testa
“Sei un figlio di puttana lo sai no?"
“Sì diciamo che tendi a ricordarmelo più spesso di quanto desidererei quindi è abbastanza difficile da dimenticare"
“Tu smetti di esserlo ed io smetto di dirtelo lavoro di squadra Fonollosa"
Andrés rise, una risata dal suono basso roco seducente, improvvisamente quel letto che stavano condividendo era diventato pericolosamente  troppo stretto, angusto, senza nessuna eventuale via di fuga, Martín per un attimo si sentì in trappola, alla faccia dell'autocontrollo si disse maledicendo se stesso

“Chi pensi di essere per parlarmi in questo modo, è Martín?"
Andrés non si era mosso di mezzo millimetro ma Martín si sentiva come sopraffatto da quella voce che continuava ad essere bassa ed avvolgente
come se fosse di velluto

“Credo che le persone mi definirebbero il tuo migliore amico"
tentò di ridarsi un po' di contegno

“Non dirmi come ti definirebbe la gente, anche perché molte delle persone con la quale uscivamo un tempo pensavano che noi fossimo più che amici"
“Aspetta che cosa?"
Questo non lo sapeva non pensava che la gente pensasse che loro due..

“Oh sì sì molto spesso mi è stato chiesto se tra noi due ci fosse qualcosa di più..intimo diciamo"
 “PENSAVANO CHE SCOPASSIMO?"
“Appunto, ecco il tatto e le buone maniere di cui citavo prima, sei un caso disperato mio brillante ingegnere, e poi comunque perché questo stupore,
visto la naturalezza con la quale stiamo uno accanto all'altro non sarebbe così assurdo da pensare"

Martín aveva gli occhi sbarrati la bocca aperta, Andrés de Fonollosa, il suo migliore amico, quello con cinque matrimoni alle spalle, quello che l'aveva baciato e poi gli aveva fatto un discorso di come avrebbe dato qualsiasi cosa per provare quello che Martín in quel momento stesse provando, ma che sfortunatamente questo non sarebbe mai potuto succedere perché troppo etero, quella stessa persona adesso stava candidamente ammetendo che la gente pensava che stessero insieme e ancora più candidamente stava dicendo che era comprensibile, che non era affatto strano visto la.. come l'aveva definita «naturalezza» con la quale stavano uno accanto all'altro,
ma che anzi era lui che stava esagerando con la sua reazione

“E- e scusami tu quando domandavano cosa rispondevi?"
Andrés fece un sorriso
“Che eravamo solo amici, anche se devo ammettere a volte mi piaceva giocare e prenderli in giro quindi magari dicevo una cosa ma facevo capire che c'era un doppio senso o che c'era dell'altro sotto"
il sorriso di Andrés si era trasformato in un ghigno e puntava verso Martín che non avrebbe dovuto assolutamente sentirsi così euforico così su di giri,
alcune persone vedendoli insieme avevano supposto che fossero una coppia, innamorati l'uno dell'altro, era assurdo  quasi un sogno, non negò che gli piaceva l'idea dell'apparenza che davano quando erano insieme, che poi comunque pensandoci in modo più razionale non era un'idea assurda alla quale credere perché era vero quello che diceva Andrés, si rendeva conto che il concetto di amicizia che avevano loro era alquanto disfunzionale rispetto all'idea tradizionale di amicizia, loro fin da subito con totale disinvoltura avevano portato questo concetto all'estremo, quindi no, pensandoci bene non era affatto bizzarro che la gente speculasse sul loro rapporto,
però di nuovo la gravità del pianeta terra lo riportò con i piedi ben salti sul pavimento quando Andrés rispose alla sua domanda, 
perché quando gli venivano chiesti «chiarimenti» sulla natura della loro relazione lui rispondeva che erano amici, e solo quando voleva scherzare, divertirsi,
prendere in giro, faceva trasparire tramite le sue risposte che c'era qualcosa in più sotto, qualcosa di più tra di loro, e questo rivelazione in maniera totalmente stupida e sciocca in qualche modo l'aveva ferito, il fatto di sapere che per lui era un gioco, per lui era sempre tutto un enorme gioco, tanto che per un attimo si sentì intimamente offeso, chissà quante volte lo aveva portato con lui nei bar, alle mostre, nei teatri, solo per mostrarlo come si fa con i cani nei concorsi di bellezza,
solo per il suo puro sadico e perverso intrattenimento nel rispondere alle persone di turno che domandavano
«Lui, ah lui è Martín, chi è Martín? Il mio migliore amico o forse qualcosa di più, sarà forse il mio amante? Chissà,
  lascio alla vostra fantasia la libertà di trarre la conclusioni che più vi aggrada»

“Senti dovresti alzarti" 
“Chiedo scusa?" Apparentemente Andrés si sentiva oltremodo insultato dalla sua richiesta
“È la prima volta che mi cacciano via da un letto come una sgualdrina da quattro soldi, di solito anzi mi pregano di restare"
ed ecco di nuovo quel ghigno bastardo egocentrico,
affascinante, seducente e incantevole bastardo egocentrico

“Beh allora vorrà dire che sperimenterai qualcosa per la prima volta, come si dice non è mai troppo tardi per vivere nuove esperienze, fuori dal mio letto Fonollosa"
stava tentando di avere un tono fermo che non ammettesse repliche ma le sue guance erano in fiamme,
d'altro canto Andrés non mosse un solo muscolo per niente sorpreso o tantomeno intimorito dal tono di Martín,
le lenzuola ancora dolcemente adagiate su i suoi fianchi e le spalle elegantemente appoggiate sulla testiera del letto, il tutto completato da un sopraciglio alzato

“Dico sul serio che penserà Sergio se ti vede qui? se ci vede così? Ti posso assicurare che lui non avrà bisogno delle tue risposte ambigue per farsi un'idea sbagliata"
non era vero, o meglio sì, Sergio avrebbe sicuramente pensato male ma a lui onestamente non importava molto, in quel momento aveva solo bisogno di una scusa per restare da solo, o meglio per  far andare via Andrés, la sua presenza così come il suo profumo così invitante, inebriante intossicante lo stavano facendo impazzire, e soprattutto dopo quello che aveva scoperto aveva assoluta necessità di avere un attimo di pace da solo con i suoi pensieri

“Ti-ti prego.."
in un altro momento avrebbe sicuramente trovato la scena esilarante, stava pregando anzi no supplicando, l'amore della sua vita di andarsene
quando anni fa avrebbe fatto qualsiasi cosa per farlo rimanere, doveva ammettere che la vita aveva un senso dell'umorismo parecchio contorto.

Andrés non disse una parola, lo guardò con un'espressione corrucciata e poi con una grazia degna di un Dio si alzò,
“A-andrés, aspetta, aspetta un attimo.."
lo spagnolo non lo degnò di uno sguardo e con un colpo secco si chiuse la porta alle spalle senza guardarsi indietro, perfetto semplicemente fantastico,
se il buongiorno si vedeva dal mattino quella giornata poteva soltanto che peggiorare, meraviglioso pensò Martín.


Martín sentiva il bisogno di dover parlare, di dovergli dare una spiegazione, sentiva anche la necessità di voler fuggire più lontano possibile da lui,
e non sapeva bene il perché onestamente sentisse dentro di lui quel tipo di contraddizione, scese per la colazione, tutto sembrava normale tutti si comportavano come sempre, tutto sembrava esattamente uguale a tutti gli altri giorni, nessuno sospettava nulla, nessuno aveva neanche lontanamente intuito che in realtà niente era apposto, infatti se qualcuno avesse prestato leggermente più attenzione si sarebbe accorto ad esempio che Martín  era seduto tra Helsinki e Rio quella mattina e non come di consueto vicino a Berlino che era situato a capo tavolo con Sergio seduto a destra e Lisbona seduta a sinistra,
se avessero aguzzato la vista avrebbero preso nota di come Berlino elegantemente lo ignorasse, prestando attenzione a non avere un contatto visivo con lui,
e in fine se per attimo avessero fatto silenzio e lo avessero guardato con più attenzione si sarebbero resi conto dello sguardo pieno di tormento che Martín stava lanciando in direzione di Andrés, avrebbero visto il pentimento ed il rimorso riflessi nei suoi occhi.

Ma purtroppo o per fortuna nessuno aveva notato niente di tutto questo, forse perché realmente erano degli animali incapaci di avere un cervello pensante e quindi incapace di leggere le situazioni o forse (e questa era la risposta che potenzialmente era la più corretta secondo lui) nessuno di loro voleva essere messo in mezzo nel loro dramma che prima riguardava solo il passato ma che adesso apparentemente riguardava anche il presente, fin da subito era stato più che chiaro a tutti il fatto che loro due si conoscessero e che le cose non fossero andate esattamente rosa e fiori tra di loro,
non sapeva precisamente cosa sapessero o pensassero di sapere gli altri membri della banda,
poteva vedere chiaramente che tutti fremevano nel volerne sapere di più
ma nessuno fino ad ora aveva avuto il coraggio di andare da uno dei due o da entrambi e chiedere,
A Martín venne quasi spontaneo guardarli con tenerezza, i bambini aveva timore, timore di “Berlino" sicuramente, e forse anche di lui,
«è un egocentrico psicopatico lui sarà sicuramente un egocentrico psicopatico anche l'altro figurati»
Martín tra sé e sé sorrise soddisfatto, essere considerato alla pari di Berlino o meglio di Andrés lo rendeva enormemente orgoglioso.

“Nairobi cara potresti passarmi la caffettiera?"
Martín fu riportato bruscamente alla realtà, Nairobi alzò un sopracciglio 
“Berlino la caffettiera è di fronte a Palermo chiedilo a lui"
Martín si irrigidì di colpo nel rendersi conto che effettivamente la moka gli stava davanti e che Nairobi era seduta dalla parte opposta,
visibilmente molto più lontana da quell'oggetto rispetto a lui
“Potrei chiederlo a lui ma lo sto chiedendo a te, non sei contenta di essere la mia prima scelta"
le fece un sorriso
“No, quando si tratta di te non vorrei essere neanche l'ultima delle tue scelte, se vuoi il caffè chiedi al tuo amichetto di passarti la caffettiera perché io sicuramente non mi alzerò per servirti, misogino maschilista"
Andrés mantenne la sua compostezza completamente rilassato
“Forse dovresti lasciar perdere la caffeina e cominciare ad avvicinarti di più alle tisane, perché ovviamente hai bisogno di darti una bella calmata"
“Io a questo lo ammazzo"
“Ti aiuto con piacere"
rispose Tokio che era seduta accanto a Denver,
Berlino cominciò a ridere
“Oh ma che carine, cos'è vi sono venute le vostre cose in contemporanea?"
“Ok perfetto adesso basta, professore solamente a titolo informativo voglio informarla che sto per pugnalare Berlino con questa forchetta che ho in mano"
Nairobi si era alzata ed aveva tutta l'aria di stare per attuare ciò che aveva appena dichiarato
“Calmatevi tutti"
Sergio aveva alzato lo sguardo dal libro che aveva portato a tavola
"Nairobi per cortesia rimettiti seduta e lascia quella forchetta"
Nairobi rimase per un attimo con un piedi in avanti la forchetta a mezz'aria ma poi non senza fare una smorfia si arrese e si rimise al suo posto
“Professore e che cazzo ha interrotto la scena sul più bello"
era ovviamente Denver che aveva fatto quel commento così acuto accompagnandolo con la sua contraddistinta risata, Sergio lo ignorò
“Ora, Palermo passa la caffettiera a Berlino per favore"
Martín si mosse come un automa, era rimasto in silenzio per tutta la scena,
prese la macchinetta e stava per passarla ad Andrés quando lui si diresse al professore o meglio a suo fratello
“Sa una cosa professore non lo voglio più, forse dovrei seguire io stesso il consiglio che ho dato a Nairobi e cominciare ad appassionarmi alle tisane, male non potranno fare di certo, quindi lascia stare querido finisciti pure il caffè a me non importa"
finì la frase sorridendo a entrambi, a Martín gli si rivoltò lo stomaco per quel modo artificioso e falso con la quale si era espresso cercando di non far trasparire la verità, ossia che non voleva che Martín lo servisse, che non voleva Martín vicino neanche per il brevissimo tempo che serviva per riempirgli una tazzina
“Come vuoi"
fu l'unica cosa che riuscì a far uscire dalla sua bocca rimettendo la caffettiera nella sua locazione originale di fronte a lui,
Andrés ricominciò a leggere il giornale come se niente fosse, Sergio aveva capito che qualcosa non andasse ma questa volta non aveva nessuna voglia di immischiarsi, l'aveva fatto una volta e da quel che ricorda non era finita bene, quindi questa volta avrebbe fatto risolvere le cose a i due privatamente

“Adesso non lo vuole più, il maschilista"
sibilò Nairobi
“Certo perché lo stava servendo Palermo e questo va contro ogni suo misogino principio, che gran hijo de la gran puta"
se lo sguardo di Tokio avesse avuto il potere di uccidere probabilmente Andrés sarebbe già stato morto stecchito da tempo ormai
“Care sapete che vi sento"
“Quello era lo scopo sì"
“Adorabili"
“Attento a tirare troppo la corda Berlino, non ci sarà sempre il professore a proteggerti"
“Sapete mi sono sempre piaciute le donne decise"
entrambe Tokio e Nairobi sospirarono infastidite provocando subdole risatine per tutta la tavolata.


Andrés nella sua vita non aveva mai sentito la necessità di sfogarsi con nessuno, era abituato a risolvere le cose da solo o tuttalpiù con Martín,
persona che lo comprendeva perfettamente senza bisogno di aprire bocca,  era a suo modo confortante sapere che il suo migliore amico sapesse leggerlo così bene,
sapesse interpretare ogni sua singola espressione del viso ogni gesto, ogni parola,  lui sapeva sempre che cosa volessero significare davvero,
ed ecco perché anche se aveva delle preoccupazioni o qualcosa lo disturbava non aveva bisogno di esprimerlo a parole
perché Martín si rendeva conto subito che qualcosa non andava e iniziava a fare di tutto per alleviare i suoi turbamenti e risollevargli l'umore,
magari cominciando a fare qualcosa di buffo ma non ridicolo,
di divertente ma non imbarazzante,
l'argentino continuava con la sua «missione» fino a quando non riteneva che lui fosse sufficentemente rasserenato per smettere con un sorriso soddisfatto sul volto.

Quel pomeriggio era diverso comunque, da quando alle prime luci dell'alba aveva lasciato la camera di Martín in quella maniera, sentiva come una specie di acidità di stomaco un fastidio che non svaniva nonostante il digestivo che aveva appena ingerito, sentiva la necessità di voler stare con qualcuno non necessariamente di chiacchierare ma di stare in compagnia e visto che Martín per ovvie ragioni era off limits decise di dirigersi in aula dalla sua seconda scelta.
Sergio era seduto alla cattedra e con diligenza stava sistemando dei fogli,
Andrés entrò senza troppe cerimonie
“Berlino?"
Sergio aveva alzato lo sguardo

“Professore"
Andrés si era seduto in un banco in prima fila

“Ti serve qualcosa?"
“No, non posso semplicemente voler godere della compagnia del mio hermanito?"
Sergio sgranò gli occhi
“Sono tutti fuori in giardino Sergio"
Entrambi rimasero in silenzio per alcuni minuti
“Andrés che c'è? Mi devo preoccupare?"
“No tranquillo va tutto bene"
“Ah va tutto bene certo, quindi devo dedurre che la tua improvvisa voglia di compagnia non abbia niente a che vedere con l'episodio di stamattina tra te e ..."
Sergio non disse l'altro nome, non ce n'era bisogno entrambi sapevano a cosa si riferiva o meglio a chi

“Sai è offensivo da parte tua pensare che io venga da te sempre con un secondo fine, è assurdo pensare che voglia passare soltanto un po' di tempo con il mio fratellino?" Andrés alzò un sopracciglio ponendo la domanda, Sergio che gli fece un sorriso
“No, non è assurdo, solo che ero convinto che Martín fosse la tua prima scelta per passare del tempo insieme, anche perché nelle ultime notti vi siete riavvicinati parecchio mi sembra"
Andrés rimase sorpreso da quell'allusione
“Mi scuso a nome di entrambi se abbiamo disturbato il tuo riposo"
Andrés disse la frase con fare altezzoso come se lo infastidisse che Sergio li avesse "scoperti",
come se lo infastidisse che suo fratello avesse assistito ad un momento così privato

“Non mi avete disturbato, non siete stati voi a svegliarmi, ieri notte avevo sete mi sono alzato per andare a prendere un bicchiere d'acqua ed ho sentito delle risate, sai che questo monastero essendo fatto di marmo fa  in modo che anche i sussurri rimbombino?
Beh ho sentito dei mormorii e delle risate non ho indagato molto ma ho localizzato da dove venissero, e quindi ho intuito ci fossi tu con lui"

“Ed hai pensato subito a me, non hai pensato che forse poteva trattarsi anche di qualcun'altro?" «Helsinki ad esempio»
non lo disse ma lo pensò

“Voi due ridete in quella maniera soltanto quando siete insieme, quindi no, non ho pensato a nessun altro"
disse Sergio con calma come se fosse un dato di fatto

“Tra me e Martín va tutto bene"
“Senti Andrés io non voglio entrarci, tu mi hai detto chiaramente di farmi i fatti miei l'ultima volta se non mi sbaglio,
e adesso che? Hai cambiato idea? Improvvisamente devo entrare a farne parte anche io?"

"Díos mío Sergio, se avessi voluto farmi venire un emicrania sarei andato da uno qualsiasi dei componenti della banda!" 
Sergio era ancora seduto sulla sua sedia composto
“Quindi mi vuoi dire che il tuo comportamento di stamattina era un comportamento normale?" 
“Certo normalissimo, anzi questa mattina mi sentivo anche più gentile del solito"
“Ah sì? Allora mi sa che io e te abbiamo partecipato a due colazioni differenti,
perché io questa mattina ho assistito ad un comportamento passivo aggressivo da manuale,
e soprattutto ho visto lo sguardo di Martín terrorizzato, Che cosa gli hai fatto Andrés?"

“Incantevole da parte tua pensare che sia io quello che ha fatto qualcosa, quando si dice amore fraterno"
“Andrés"
Sergio aveva un tono più duro, la sua paziente stava velocemente diminuendo

“Sarà una sorpresa per te già lo so, ma io questa volta non gli ho fatto niente, anzi se vogliamo dirla tutta ha fatto tutto da solo in realtà"
“Sì certo, pero por favor Andrés"
“Sai hermanito la fiducia che hai in me mi lusinga"
“Scusa Andrés io ti voglio bene, solo che non ce lo vedo Martín ad iniziare una lite con te.."
“Ahh certo capisco perché io sì invece no? Io sono sempre il lupo cattivo che fa soffrire il piccolo e indifeso Martín Berrote è questo che pensi no?
Dio Sergio non sarei mai dovuto venire da te adesso sono più incazzato di prima"
Andrés stava cominiciando ad alzarsi deciso ad andarsene

Era girato di spalle quando Sergio decise di aprire bocca
“Senti ascolta scusami ok? Solo che quando si tratta di voi due io non so mai esattamente cosa dire.."

Era la prima volta che Sergio diceva una cosa del genere, era vero che lui e Martín avevano sempre avuto un rapporto che non poteva comprendere più persone al di fuori di loro due, quindi si rendeva conto che Sergio essendo «escluso» da questa relazione così totalizzante non sapesse come muoversi tra di loro,
si girò e vedendo la sua agitazione mentre si sistemava gli occhiali sul naso non potè fare altro che sorridergli con tenerezza

“non abbiamo esattamente litigato con Martín, o meglio forse abbiamo litigato ma non nel modo convenzionale"
«Ovviamente» pensò Sergio, quando mai Martín e suo fratello facevano le cose in maniera «convenzionale»
“Farete pace come sempre"
“Sergio non capisci è più complesso di così"
“Che vuol dire?"
“Vuol dire che mi sto domandando se abbiamo fatto bene ad includerlo in tutto questo.."
le sue parole furono seguite dal silenzio,
Andrés aveva gli occhi fissi sul volto del fratello che nel frattempo si era alzato, il fondoschiena appoggiato alla cattedra, 
aveva un'espressione incredula, gli occhi sgranati e le labbra socchiuse

“Credo sia arrivato il momento che tu mi spieghi cosa è successo"
Andrés annuì e cominciò a parlare...


Quel pomeriggio l'acidità di stomaco ed il malumore erano contagiosi,
Martín andava in giro per il monastero come un'anima in pena in cerca di un posto dove poter stare da solo e lasciare che la tristezza e la frustrazione si impossessassero di lui, uscì attraversò il chiostro e si sedette all'ombra di una delle arcate che ornavano tutto il corridoio esterno, immerso in quel silenzio si permise di incolparsi, incolparsi di aver rovinato tutto, per anni aveva sognato di riavere Andrés nella sua vita e quando il loro rapporto aveva cominciato a riacquistare una certa stabilità, quando sembrava che stessero facendo dei passi avanti ecco che lui aveva dovuto rovinare tutto riportandoli entrambi dieci passi indietro, e adesso Andrés non voleva neanche guardarlo in faccia e lui, lui si sentiva onestamente troppo stanco per ricominciare tutto da capo.
Era da cinque minuti buoni che stava con gli occhi chiusi, la schiena appoggiata alla colonna dell'arcata facendo profondi respiri che entravano dal naso ed esalavano dalle labbra, non sapeva bene cosa stesse facendo non stava avendo un attacco di panico che necessitasse di ristabilire una respirazione regolare, ma allo stesso tempo non riusciva a smettere, forse inconsciamente stava tentando di prendere energia dall'aria che inalava, come se al suo interno si nascondesse una forza in grado di dargli vigore necessario per farlo alzare e ricominciare a combattere per Andrés, per spiegargli perché aveva reagito in quel modo per pregare di perdonarlo,
così ispirava ed espirava in cerca di quello slancio vitale,
era così assorto da sè stesso che non si accorse neanche che avesse compagnia, soprassalì quando una mano gli toccò lievemente la spalla, aprì gli occhi di scatto preso completamente alla sprovvista, dovette impiegare venti secondi più del necessario nel riconoscere Raquel Murillo o meglio Lisbona come era amichevolmente chiamata adesso, stare di fronte a lui completamente immobile
“Scusa se ti ho spaventato, non volevo"
Martìn battè le palpebre un paio di volte prima di rispondere
“No tranquilla è tutto apposto, in fondo eri una poliziotta gli attacchi a sorpresa erano la tua specialità"
Martìn gli rivolse un sorriso, vide come Raquel glielo ricambiò quasi con timidezza
“Sai sembra quasi che i ricordi che ho di me nel corpo della polizia appartengano ad un'altra vita"

Martín non ci mise molto a crederle,
cambiare vita nel giro di due anni perché innamorata della persona alla quale doveva dare la caccia, lasciare la polizia, schierarsi con  «i nemici»,
cambiare nome, lasciare la Spagna con figlia e madre a seguito non doveva per niente essere stato facile per lei.

Raquel gli piaceva, e non solo perché stava con Sergio ma perché in lei vedeva una forza degna di rispetto, perché aveva deciso di cambiare vita senza pensarci due volte, senza guardarsi indietro, senza pentirsi della decisione che aveva preso per lei e per la sua famiglia, per questo era degna di rispetto perché a differenza degli altri componenti della banda non era una ermaginata, non faceva parte dell'ultimo anello della catena alimentare, no, lei era un rispettabile membro del corpo della polizia spagnola di Madrid era una cittadina rispettata, aveva la sua rete di amicizie nella società, aveva una famiglia, insomma era una persona normale,
ecco perché a Martín piaceva, perché nonostante questo aveva deciso di unirsi a quell'insieme di persone ignobili, aveva deciso di mettersi insieme a gli ultimi e l'aveva fatto esclusivamente per amore, questa era stata una scelta coraggiosa e forse leggermente sconsiderata, Raquel era stata una donna coraggiosa e leggermente sconsiderata, e a Martín era da subito piaciuta.

Lisbona si sedette quando Martín gli fece segno con la mano di mettersi vicino a lui, rimasero entrambi in silenzio con lo sguardo che vagava davanti a loro
“Sai mi piace questo posto"
Raquel fu la prima a rompere il silenzio
“Si beh è tutto merito dei monaci sono dei vicini perfetti"

“Sergio mi ha detto che Berlino ha acquistato questo monastero? Dico bene?"
“Beh veramente non l'ha veramente acquistato, aveva offerto a i monaci di pagare per la ristrutturazione di alcune parti fatiscenti che erano davvero mal ridotte,
e quindi loro per sdebitarsi si sono sentiti in dovere di dirgli che poteva alloggiare in un'ala del monastero mentre loro sarebbero stati nell'altra"

“Beh Berlino è stato premuroso, è stato gentile da parte sua decidere di rinnovare quest'abbazia invece di lasciare che tutto cadesse a pazzi"
“Esatto «Premuroso e gentile» che poi sono i tipici aggettivi che si pensano appena si nomina Berlino"
Raquel rise

“Tu sai un sacco di cose, anche se non dovrebbe sorprendermi Sergio mi ha detto che vi conoscevate da tempo voi tre"
Martìn rimase per un attimo sorpreso, quindi Sergio aveva parlato di lui, aveva parlato di loro
“Sì, diciamo che ci conosciamo da un po', che ti ha detto Sergio esattamente?"
«Eccolo Il momento della verità» pensò Martín
“Mi ha detto che voi tre vi conoscevate da un po' di tempo, che tu sei una specie di ingegnere sbarra genio, che avete fatto qualche colpo insieme e che però quando ha deciso di chiamarti per rubare l'oro era da alcuni anni che non vi vedevate"
come sospettava Sergio non gli aveva raccontato niente, aveva descritto Martín come uno di quegli amici che conosci in gioventù, con la quale fai qualche avventura, qualche «ragazzata» ma che poi per dei casi della vita o per colpa del tempo che passa perdi di vista facendolo diventare un «vecchio amico» un «conoscente»,  
 sapeva che avrebbe dovuto arrabbiarsi con Sergio per averlo descritto in quella maniera, ma onestamente non poteva,
perché in realtà non lo biasimava, anche perché cosa avrebbe dovuto raccontarle
«lui e mio fratello erano migliori amici hanno vissuto insieme girando per il mondo mettendo a segno colpo dopo colpo, alcune volte vivevano così in sintonia tra di loro che sembravano essere una coppia, anche se non lo erano anche se il suo migliore amico avrebbe voluto, era pazzamente innamorato di lui, fino a quando da un momento all'altro, dalla sera alla mattina Martín scomparve, da quel momento non l'ho più rivisto fino a quando non mi ripresentai diversi anni dopo alla sua porta, con mio fratello, che per tutti era morto e sepolto con tanto di certificato che lo autenticava, e Martín diede completamente di matto.. ma questa è un'altra storia si è fatto tardi buonanotte amore»


La storia di come si erano davvero svolti i fatti era un susseguirsi di eventi troppo ingarbugliati per essere districati e raccontati come se niente fosse,
anche perché ancora adesso Martín non sapeva esattamente cosa sapesse Sergio di quella notte,
non aveva ancora avuto modo di chiedere ad Andrés delucidazioni in merito,
ecco quello era un altro problema, il fatto che in quella storia centrassero troppe persone, chi più chi meno coinvolte,
quindi significava che inevitabilmente c'erano tre versioni della storia, perché esattamente come affermavano già i sofisti nel quinto secolo avanti cristo la realtà è relativa, ognuno vive le situazioni e poi le racconta dal suo punto di vista in maniera estremamente soggettiva, ecco perché non se la sentiva di incolpare Sergio ed additarlo come bugiardo, perché probabilmente se ci fosse stato lui al suo posto avrebbe fatto lo stesso,
raccontando le cose in maniera superficiale facendo rimanere tutto il più vago possibile.

Sentendo la mancanza di risposta da parte di Mart
ín, Raquel aggiunse
“Ammetto che pensandoci bene non mi ha raccontato granché"
Raquel era imbarazzata, a disagio

“No, però diciamo che in fondo questo è il riassunto della storia, lui l'ha solo resa molto più semplice di quanto lo sia realmente,
però insomma il sunto è quello"
le sorrise cercando di infonderle sicurezza,

Raquel annuì
“Senti parlando di questo, tu quindi conosci Sergio da quando era ragazzo, com'era prima?"
Martín rise “Prima" era esattamente come adesso solo più giovane"
l'ex ispettrice lo guardò fulminandolo con lo sguardo, Martín continuò a ridere
“No sul serio dico, lui è sempre stato..il professore"
Martín non stava mentendo, anche perché si ricordava del primo incontro con Sergio, con il fratello dell'amore della sua vita,
ricordava perfettamente l'ansia e il timore di non essere accettato, sapeva che Sergio era la persona più importante nella vita di Andrés e quindi sapeva che se lui non l'avesse accettato inevitabilmente anche Andrés avrebbe cominciato a dubitare di lui e questo non poteva e non doveva succedere.
Ricorderà per sempre quella giornata a Parigi..


Parigi, 2005

“Ho un ottimo presentimento su come andrà questa serata"
Andrés aveva appena detto a Martín uscendo entrambi dalla porta principale de “Le Général Hôtel",
Hotel di lusso a pochi passi dal centro di Parigi, avevano deciso di trascorrere lì alcuni giorni entrambi alloggiando nella stessa camera, ovviamente, 
c'era già un taxi ad aspettarli fuori che era stato previamente chiamato,

“Sai io e te abbiamo sensazioni molto distinte su come andrà l'esito di questo incontro"
Martín si era seduto per primo sul sedile posteriore con Andrés che gli teneva lo sportello, appena saliti il tassista gli chiese dov'erano diretti


“Bonsoir, nous avons un rendez-vous au "Les Perchoir Marais", merci"
aveva risposto Andrés in un fluido francese, l'autista si era subito messo in moto per portarli alla loro destinazione,

“Perché Sentiamo Martín quali sono le tue sensazioni riguardo questa sera?"
Andrés aveva chiesto distratto con lo sguardo rivolto verso il finestrino

“Ho il presentimento che non gli starò simpatico Andrés per niente, per l'amor di Dio ricordami ancora una volta perché mi sto sottoponendo a tutto questo?"
 Andrés girò il capo facendogli un sorriso

“Beh perché voglio che mio fratello ti conosca, gli ho parlato di te negli ultimi mesi e quindi penso sia arrivato il momento che vi conosciate"
“Mi sento come una delle tue promesse spose che deve fare la conoscenza della tua famiglia"
Andrés scoppiò a ridere buttando leggermente la testa all'indietro, Martín ne rimase affascinato

“No, vedi questo incontro è molto diverso per diversi motivi, il primo motivo è che ci tengo in maniera particolare, lo sto organizzando da giorni, il secondo motivo.."

Andrés si era fermato a mezza frase quasi incerto se dovesse proseguire o no

“Qual è il secondo motivo?"
Martín adesso lo guardava con attenzione, in attesa

“Il secondo è che ho necessità che mio fratello ti conosca, ne ho bisogno Martín, perché per tutta la vita Sergio è stata la persona più importante della mia vita, mi sono preso cura di lui e praticamente l'ho cresciuto, c'è sempre stato solo lui per me, ma adesso, adesso ci sei anche tu e io ho bisogno che vi incontriate
ho bisogno che le due persone più importanti della mia vita sappiamo dell'esistenza l'una dell'altra, ed è per questo che ti do la mia parola dovesse finire il mondo stasera ma voi vi conoscerete, volontariamente o contro la vostra volontà ma lo farete, puoi chiamarmi egoista se vuoi non mi importa"
Martín era rimasto sbalordito dalla risposta, quasi spaventato

“No, non ti definirei egoista però Madre mia se sei intenso"
“Ogni cosa che faccio lo faccio mosso dalla passione in questo modo vivo la vita pienamente"
“Sì sì certo, bel metodo di poetizzare il fatto che semplicemente agisci per impulsi, altro che vivere la vita pienamente dì piuttosto che sei impulsivo"
Martín rise
“Va bene lo ammetto sono impulsivo, questo però non vuol dire che io non viva la vita a pieno"
Martín scosse la testa, quello spagnolo era incredibile testardo, sfacciatamente ed incredibilmente testardo

“Messieurs nous sommes arrivés"
si intromise il tassista per fargli sapere che erano arrivati a destinazione

“Merci"
entrambi scesero dal taxi,
Andrés pagò il tassista che velocemente rimise in moto la macchina e si riimmise nel traffico parigino
“Au revoir" salutò Martín


Entrambi si voltarono verso l'entrata del bar
“Sei pronto Martín?"
Martín sospirò come se fosse un martire condannato al patibolo
“Vaffanculo"

“Perfetto, fai un bel respiro e entriamo"
Andrés gli teneva una mano dietro la schiena come per infondergli coraggio mentre attraversavano la strada per entrare in quel grazioso Bar,
Martín un momento prima di varcare la soglia sottovoce si fece il segno della croce e pregò chiunque ci fosse lassù di metterci una buona parola
e di far filare liscia quella serata.


Alla fine le ore passarono in maniera abbastanza fluida, non era andata malissimo, certo sarebbe potuto andare meglio, ma non era stato neanche un completo disastro quindi tutto sommato Martín si riteneva abbastanza soddisfatto,
dovette però prendere atto che molto probabilmente i suoi presentimenti si era rivelati giusti, perché non era convinto di aver fatto una buona impressione su Sergio, non era sicuro di essergli piaciuto chissà quanto,
Sergio era introverso, silenzioso e riservato, tutto il contrario di lui che era la persona più estroversa del pianeta, solare ed espansivo,
per questo si sentiva dentro di non essergli andato particolarmente a genio.

Erano usciti tutti e tre insieme da quel bar e si erano salutati visto che Sergio andava dalla parte opposta alla loro,
nel momento in cui girarono le spalle e si cominciarono ad allontanare l'uno dall'altro Martín tirò un sospiro di sollievo,
sentendo l'aria ormai fresca della sera che con delicatezza gli accarezzava il viso
“Senti è una bella serata ti va se torniamo in albergo a piedi? Così ci facciamo anche una passeggiata tra le vetrine dei negozi illuminate?"
Martín sperò che Andrés acconsentisse, perché in quel momento aveva un estremo bisogno di camminare e di aria fresca
“Si certo andiamo a piedi"  
rispose Andrés studiando per un secondo il suo viso, camminarono alcuni minuti senza dire una parola
“Martín puoi dirmi che hai adesso"
“Ma niente, so solo che avevo ragione io, a tuo fratello non sono simpatico"

Andrés rise
“Ah è per questo che te ne stai zitto zitto allora"
Martín accellerò il passo, Andrés smise di ridere e lo afferrò per un braccio per farlo rallentare
“Aspettami"

“Non ho voglia di farmi prendere in giro da te, è stata una serata pesante ed io non ho le energie necessarie"
Andrés lo guardò serio la  mano ancora stretta nel suo avambraccio
“Come mai sei così certo di non essergli piaciuto Se posso chiedere"
“Per il modo in cui per tutta la sera non ha fatto altro che analizzarmi"
“Perché ti ha messo in soggezione? Perché se è così posso chiamarlo e dirgli che-"

“NO! Díos mío, no non- non ci provare, non lo chiamare non gli dire- Dio Andrés per l'amor di Dio ti prego di non-"
“Ok, ok hey scherzavo ok, tranquillo rilassati scherzavo, era uno scherzo"
Martín recuperò un po' di colore sul volto
“Lui fa così con tutti comunque, quello è il suo singolarissimo modo di conoscere persone nuove, non è vero che non gli sei piaciuto"

“Oh no no infatti, sono sicuro che si è innamorato di me, anzi sono sicurissimo che diventerà lui il mio nuovo migliore amico, prenderà il tuo posto e io comincerò a fare i colpi con lui, e poi quando diventeremo inseparabili ti ringrazieremo entrambi per averci fatto conoscere"
Martín aveva un sorrisetto impertinente sulle labbra

“Divertente Berrote hai mai pensato di cambiare carriera, il comico ti si addice di più rispetto al ladro"
“Vero? Lo penso anche io, Chissà un giorno quando sarò vecchio.."
entrambi risero
“No però sul serio volevo che mio fratello ti conoscesse per sapere chi fossi, ma non so come la prenderei se cominciasse ad intromettersi tra di noi, perché anche se non sono figlio unico non mi piace condividere signor Berrote"
“Sorvolerò sul fatto che parli di me come se fossi un oggetto"
sorrise sarcastico
“E ti dirò che non ti devi preoccupare, sai che su di me hai l'esclusiva, avrai sempre la mia più totale attenzione Signor De Fonollosa su questo puoi metterci la mano sul fuoco"
nonostante l'ironia evidente del suo tono di voce sporcasse quelle frasi, Andrés non potè fare a meno di Fermarsi nel bel mezzo del marciapiede per alcuni istanti, mentre Martín continuava a camminare e a parlargli come se niente fosse,
solo quando si rese conto che lo spagnolo non lo stava seguendo tornò indietro
“¿Oye que te pasa? Andrés stai bene?"
Martín cominciava ad agitarsi, Andrés si voltò a guardargli il viso e quando vide quegli occhi color acqua marina macchiati di timore rinsavì tutto insieme
“Si si, tranquillo sto bene"
“Sei sicuro? Perché se non ti senti bene possiamo chiamare un taxi e-"
“No no tranquillo sto bene davvero"
Martín non era per niente convinto
“Senti per convincerti che sto bene che ne dici di andare da Stohrer? Scommetto che a quest'ora è ancora aperta ci mangiamo dei macaron magari accompagnati da una bella cioccolata calda e poi ce ne torniamo in hotel che dici?"
Martín ci rifletté per un secondo netto, valutando attentamente la situazione, lo spagnolo adorava il modo in cui la mente dell'argentino funzionasse
“Vale, però nella mia cioccolata sopra ci metterò la panna, e non voglio sentire neanche una parola uscire dalla tua bocca, commenti come «sei peggio di un bambino» o «se continui così non arriverai ai quarant'anni» niente, promesso?"
Puntò l'indice verso Andrés con intento ammonitorio
“Promesso"
rispose Andrés mimando con il dito una chiusuralampo che sigillava le sue labbra
“Non dirò neanche una parola"
terminò la promessa facendosi una croce sul cuore

Entrambi risero e poi ricominciarono a camminare diretti verso la pasticceria preferita di Martín.


“Sai Raquel io più che altro passavo il mio tempo con Andrés, Sergio per molto tempo per me era stato solo il suo introverso e taciturno fratellino più piccolo,
mi ci è voluto un po' di tempo prima di vederlo sotto una luce diversa"
Raquel lo guardò assorta
“Perché adesso come lo vedi?"
“Come un brav'uomo, lo sono entrambi sai, sia lui che Berlino, sono cresciuti praticamente da soli hanno sofferto più di quanto fosse giusto e questo ha reso entrambi "diversi" Sergio si nasconde dietro i suoi occhiali, le sue manie, le sue regole
e Andrés si nasconde dietro la sfrontatezza, l'eleganza, il cinismo,
però se arrivi a conoscerli veramente alla fine li riesci a vedere per quelli che sono in realtà, due brave persone"
Raquel lo guardò con occhi benevoli
“anche tu sei un brav'uomo Palermo, che si nasconde dietro il maschilismo la noncuranza, e quella pagliacciata del bum bum ciao,
la tua è una facciata io l'ho capito subito"
  Raquel gli sorride con dolcezza e comprensione, l'aveva detto che gli piaceva quella donna

“Senti io vado adesso, ci vediamo dopo"
Raquel si alzò dal suo posto vicino Martín

“A dopo"
Rispose l'argentino accennando un sorriso,
dopo aver parlato così tanto di Andrés la voglia di parlare con Andrés era sconsideratamente e insopportabilmente alta,
doveva parlare con lui assolutamente.

 

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Capitolo 13
*** Sarò qui se lo vorrai ***


Nonostante i suoi buoni propositi Martín quel giorno non riuscì a parlare con Andrés come avrebbe voluto.
Tornò dagli altri che fortunatamente non avevano né sentito la sua mancanza né tanto meno notato la sua assenza,
vide Raquél che appena lo vide gli fece un sorriso rassicurante mentre parlava con Monica Gatzambide,
anche lei new entry della banda amorevolmente conosciuta ora come Stoccolma.

Martín si mise seduto, e si rese conto solo allora dando una rapida occhiata a tutte le persone presenti, ce n'era una assente,
ed era proprio la persona che Martín avrebbe fatto carte false per vedere, l'unica che gli interessava in realtà.

Andrés non c'era, e adesso che lo notava anche Sergio era sparito, il suo primo impulso fu quello di alzarsi e andare a vedere cosa stesse succedendo, se c'era qualche problema, poi però si ricordò del tono di voce di Andrés, del modo in cui l'aveva allontanato quella mattina, così per la prima volta ne i suoi quarantacinque anni di vita decise di mettere al primo posto la sua dignità, rimanendo seduto, non facendo neanche un passo, aspettando che i due fratelli finissero di fare qualsiasi cosa stessero  facendo e si riunissero a loro.
Passò più o meno una mezz'ora prima che Sergio e Andrés ricomparvero uscendo fuori nel patio, a Martín più che trenta minuti sembrò passare una vita,
un suo difetto era che la pazienza non faceva parte del suo patrimonio genetico, più volte durante quei minuti era stato sul punto di alzarsi e andare a cercarli e dovette utilizzare tutta la forza di volontà che aveva per rimanere seduto, stringendo tra le mani gli spigoli del tavolo come se questo lo aiutasse a concentrarsi.

Scrutando i volti dei due fratelli Martín si rese conto che di qualsiasi cosa avessero parlato li aveva resi nervosi, chissà addirittura aveva litigato, vedeva come i lineamenti di Andrés erano più duri e di come ogni singolo movimento che stava compiendo era studiato al millimetro, come se non volesse far vedere che c'era qualcosa che l'aveva turbato, al contrario del fratello Sergio era un libro aperto, il movimento nervoso con la quale si stava sistemando gli occhiali, lo sguardò che lanciò a Raquél quando lei gli si avvicinò erano più esplicativi di mille parole.
Andrés era nervoso, la conversazione avuta con Sergio, così come tutte le loro conversazioni ultimamente, l'aveva innervosito, era assurdo per lui pensare che negli ultimi mesi ogni volta che parlavano la discussione terminava sempre nello stesso modo con lui che si chiudeva alle spalle la porta e se ne andava lasciando Sergio lì, in mezzo alla stanza ogni volta più preoccupato.
Anche se doveva ammettere che forse questa volta il suo fratellino aveva ragione, gli risuonava ancora la voce concitata di Sergio nelle orecchie,
le sue parole gli sbattevano ancora contro i timpani come se la conversazione stesse continuando ancora adesso all'aria aperta. 


"Io sono stato contrario fin da subito, ma poi tu mi hai detto che potevi controllarlo, che non sarebbe stato una mina vagante pronta ad esplodere in qualsiasi momento, che lui ti avrebbe ascoltato, e adesso improvvisamente mi dici che non lo sai, che «forse» non hai soppesato la situazione in maniera approfondita, cosa che onestamente non mi sorprende visto che impulsività è il tuo secondo nome, Andrés io ti voglio bene sul serio, però forse avresti dovuto darmi retta questa volta e lasciare la decisione a me, perché tu credi che io non abbia pensato a Martín nell'esatto momento in cui ho deciso che seriamente avremmo fatto questa cosa?
L'ho pensato, ho pensato a lui immediatamente, perché è un genio, perché è un amico, perché è la persona che ha contribuito a rendere possibile l'impossibile, non avrei esitato un secondo a chiamarlo se non avessi preso in considerazione la situazione che c'era tra voi due, quando poi mi sono immaginato voi due nella stessa stanza ho visto che i contro battevano di gran lunga i pro, che voi due insieme non sareste stati il maggior punto di forza ma al contrario sareste stati la parte più instabile di tutto il piano, imprevedibili, pericolosi, ecco perché non volevo che fosse coinvolto, ma ora lui è qui a causa tua, quindi trova un modo per riavere un minimo di stabilità con Martín perché se non siamo uniti ci ammazzeranno tutti appena entrati alla zecca, tutto questo non riguarda più solo voi due."


Sergio aveva ragione c'era poco da discutere, Andrés era stato una volta ancora l'egoista della situazione, lui aveva insistito a chiamare Martín e non l'aveva fatto per il bene del piano,no, l'aveva fatto per il suo di bene, perché voleva ricominciare a sentirsi compreso fino in fondo da qualcuno, avere qualcuno con la quale poter parlare fino all'alba di tutto e niente contemporaneamente, lui aveva insistito a richiamare Martín non perché pensasse che servisse un ingegnere nella squadra ma perché rivoleva il suo migliore amico indietro, perché rivoleva il suo adorato Martín al suo fianco.
Non sapeva esattamente perché non riuscisse a dire queste cose a Martín, perché non riusciva a dire al suo migliore amico che gli era mancato che l'aveva coinvolto in tutto questo per ragioni che poco o nulla centravano con il piano,

Martín era seduto intorno al tavolo quando Andrés decise di avvicinarsi
“Ei"

“Ei?"  
“Coma va?"
“Ehm bene..normale"
Martín era visibilmente confuso,
“Bene"
un silenzio imbarazzante si era stabilito tra di loro
“Tu tutto bene?"
“Mai stato meglio"
“mi fa piacere, e senti.. con il- con il professore come va?"
Martín si rendeva conto che non aveva mai avuto una conversazione più imbarazzante di questa con Andrés,
sembravano camminare entrambi su una sottile lastra di ghiaccio entrambi attenti a dove mettevano i piani per non cadere nell'acqua gelida
“Va.. va tutto bene, come ti ho detto mai stato meglio"
stava mentendo e Andrés sapeva che Martín l'aveva capito ovviamente,
“Bene, nel senso perfetto"
“Sì perfetto"
“Senti devo «andarmi a sotterrare sotto 4 metri e mezzo di terra perché non avrei mai pensato di potermi sentire così a disagio e in imbarazzo con te»
andare un attimo in bagno, ci- ci vediamo dopo?"
“Certo a dopo"
Martìn si allontanò andando in cucina,
quindi quella era la loro nuova normlità adesso, parlare come se fossero degli sconosciuti sempre in guardia e con le difese ben alte,
Martín avrebbe voluto urlare a squarciagola per la frustrazione, non avrebbe resistito, lo sapeva, l'idea di ri avere una conversazione con Andrés, se così si poteva definire, come quella avuta alcuni attimi prima piena di balbettii e silenzi imbarazzanti, era quasi un insulto visto tutto quello che avevano vissuto insieme,
no non avrebbe potuto resistere in quelle circostanze.
“Martín?"
La voce che il tempo aveva reso familiare alle sue spalle lo fece sobbalzare
“¿Qué te pasa Martín?"
Andrés era alle sue spalle, ma lui sentiva di non avere lo stato d'animo né la calma necessaria per affrontarlo adesso,
si schiarì la gola, cercando di avere un tono fermo, «normale»
“Il.."
sospirò pesantemente, stava fallendo miseramente
“Il bagno era occupato"
“Martín.. Io-"
“riparliamo adesso?"
L'argentino si era girato di scatto per incontrare un Andrés confuso
“¿Perdona?"
“Apparentemente Non mi ignori più, hai deciso di riparlarmi? A cosa devo questo atto di grazia, ho fatto il bambino bravo senza accorgermene?"
“Sei arrabbiato?"
La domanda era tanto sciocca che Martín non poté far altro che ridergli in faccia
“La tua perspicacia mi lascia allibito davvero, come riesci a capirmi tu non riesce nessuno"
“Io sono allibito visto che quello arrabbiato dovrei essere io, ti ricordo che dal nulla mi hai cacciato dalla tua stanza stamattina come se fossi una prostituta da due soldi e quello arrabbiato sei tu, Perché?"
Non si resero conto del loro tono di voce però apparentemente doveva essere stato molto alto perché ora tutti i membri della banda
stavano facendo capolino sul ciglio della porta, Sergio in prima fila
“Scusami se alcune volte ho bisogno di stare da solo"
“Sai che non sono uno che invade la privacy altrui, perché sai quanto io tenga alla mia, quindi sai anche quanto rispetto quella degli altri, la verità è che è successo qualcosa stamattina, perché un momento prima stavamo parlando tranquillamente e poi improvvisamente tu sei cambiato,
sei diventato un'altra persona, la domanda è perché"
«Perché» il fatto che Andrés non sapesse il motivo del suo cambiamento così repentino gli faceva ancora più male
“Sai quale la verità? È che tu ferisci senza neanche accorgertene, lasci le persone distrutte e non te ne rendi nemmeno conto, perché sei egoista, perché sei senza cuore, perché non potrai mai amare qualcuno al di fuori di te stesso, e poi ci sono io, un imbecille fatto e finito innamorato perdutamente della persona peggiore che potessi incontrare, sai per anni ho pensato di essere un masochista, anche perché non c'era nessun'altra spiegazione logica, perché una persona sana di mente dovrebbe rimanere dieci anni accanto una persona a soffrire, ammetto di aver passato anche dei momenti memorabili con te ma il dolore alla quale mi hai sottoposto con il mio più totale consenso sovrasta di gran lunga ogni singolo momento felice, così essendo un matematico avendo una mente razionale ho pensato al masochismo, perché sai qual è il concetto base del masochismo? Provare piacere nel dolore, più si prova dolore e più in un certo senso perverso si prova piacere, non ti sembra il riassunto breve della mia vita? Io ti ho amato e poi odiato e poi ho odiato il pensiero di amarti, e credo che questo più che il masochismo rasenti la follia pura in realtà, quindi scusami Andrés se ti sei sentito offeso se per una nella vita ho messo me stesso al primo posto"
Il silenzio che seguì quella sfuriata era più violento di qualsiasi frase sarebbe potuta uscire dalle labbra di Andrés, per un attimo sembrava che il tempo si fosse cristallizzato intorno a loro, che stavano in mezzo alla cucina, la luce morente che filtrava dalla finestra per colpa dell'avanzare della sera e i membri della banda immobili sul ciglio della porta timorosi anche solo di emettere un respiro.
Quella era la fine, Sergio lo sapeva e aveva l'impressione che anche suo fratello l'avesse intuito,
lui e Martín non avrebbero lavorato bene insieme, non così almeno, non quando c'erano così tante cose irrisolte tra di loro,
Martín era ferito e le ferite erano più profonde di quando Andrés pensasse, e poi non si fidava, Martín non aveva ancora riacquistato fiducia in lui, e non significava niente il fatto che avessero ricominciato a completarsi le frasi a vicenda, a leggersi nel pensiero, a ridere insieme fino alle cinque del mattino, ogni singola di queste azioni era priva di significato perché nel fondo mancava la fiducia e Andrés dovette ammettere di essere stato abbastanza ingenuo a pensare che ricominciare a lavorare insieme potesse cambiare improvvisamente le cose.
L'argentino lo amava ancora, lo sapeva, lo percepiva da i suoi sguardi, dal modo in cui le sue guance prendevano una lieve sfumatura di rosso ogni volta che stavano insieme, quindi non tutto era perduto, Martín non lo odiava ne disprezzava ancora completamente, e Andrés avrebbe potuto con il tempo farsi perdonare, capire insieme quali fossero i suoi veri sentimenti verso l'argentino, era solo amicizia? Era qualcosa di più? Martín lo avrebbe aiutato a scoprirlo solo che non in quella situazione, perché durante quella situazione le cose fondamentali erano altre:
prendere l'oro,
fare un colpo di stato,
uscirne vivi e possibilmente con tutti e quattro gli arti al proprio posto,
quelle erano le priorità in quel momento, e Andrés si rese conto di averle perse di vista se non addirittura di averle completamente dimenticate con il passare dei mesi,
in quel periodo le sue priorità erano state altre,
riavvicinarsi a Martín,
farsi perdonare da Martín,
recuperare da dove aveva interrotto il rapporto con Martín,
quelle erano state le sue tre costanti per tutti quei mesi, non il piano, non l'oro, ma Martín,
quindi per quanto lo odiasse ammettere Sergio aveva ragione, lui aveva perso la concentrazione, lungo il cammino aveva perso il centro focale,
la vera motivazione del perché stavano facendo quello che stavano facendo,
ed è esattamente per questa ragione che quella stessa sera decise di andarsene.

Era notte fonda quando attraversò il lungo corridoio pronto per uscire

“Sei sicuro?"
La voce di Sergio dietro di lui era poco più che un sussurro

“Hermanito io-"
“Era anche il tuo piano era il vostro sogno Andrés"
“Sergio ascolta avevi ragione, non può funzionare, non quando ci sono così tante cose non dette, non quando c'è un intero rapporto da ricostruire, e se ricostruire il mio rapporto con Martín significa mettere in secondo piano tutto il resto con la possibilità che vengano uccise le persone alla quale tengo non posso permetterlo, non posso, perché non potrei mai perdonarmelo, non potrei mai più guardare la mia immagine riflessa allo specchio mi capisci?"
Sergio annuì
“Lo hai detto a Martín?"
“No, non avrei mai potuto guardarlo in faccia mentre lo lasciavo per la seconda volta, Gli ho scritto una lettera"
Andrés aveva lo sguardo basso

“Andrés senti io credo che-"
“Sergio se ti chiedessi di farmi una promessa da fratello a fratello tu la manterresti?"
Andrés lo guardava fisso negli occhi

“Certo"
“Promettimi che riporterai Martín indietro vivo, promettimi che non importa ciò che lui ti dirà tu lo tirerai fuori da lì dentro costi quel che costi come farei io se fossi lì con lui, promettimi che permetterai a Martín di ritornare..da me"
Andrés aveva gli occhi lucidi, Sergio lo abbracciò con le lacrime a gli occhi a sua volta
“Te lo prometto Hermano, dovessi buttare giù l'intera la zecca per tirarlo fuori"
Andrés lo abbracciò ancora più forte le lacrime dell'uno bagnavano le spalle dell'altro

“Te quiero Hermanito, no lo olvides"
e così facendo si distaccò da Sergio ,si voltò e se ne andò.


Martín si svegliò il giorno dopo del tutto inconsapevole degli eventi avvenuti durante la notte,
aveva dormito male per via dei sensi di colpa dovuti al pomeriggio prima,
per tutta la notte appena chiudeva gli occhi e il sonno cominciava a prendere possesso di lui nella sua mente cominciavano i flashbacks di come aveva dato spettacolo davanti a tutti, flashbacks della faccia di Andrés, flashbacks delle parole che come un fiume in piena dopo aver rotto gli argini travolge tutto ciò che incontra incontrollato, voleva chiedere scusa a tutti ma in particolare ad una persona nello specifico, così si alzò si vestì e scese a fare colazione.

Scese al piano di sotto e si sedette a destra  accanto alla sedia che stava a capo tavola, la sedia dove di solito sedeva Andrés, si sorprese leggermente quando vide che il posto non era ancora stato occupato visto che lo spagnolo era sempre il primo a svegliarsi la mattina, poco dopo scese anche Sergio che si sedette di fronte a lui,
nel suo sguardo c'era qualcosa di strano, una luce diversa più cupa quasi preoccupata, Martín aggrottò leggermente le sopracciglia mentre vedeva l'espressione di Sergio scrutargli il volto, e poi con fare lento si alzò dalla sedia, si sistemò con due dita in un gesto stanco gli occhiali, e poi aprì bocca,
e con solo quattro parole la mattinata, il mondo e il cuore di Martín si fecero in mille pezzi.

“Posso avere la vostra attenzione per favore"
Tutti tacquero immediatamente rivolgendo il loro sguardo verso il Professore
“Volevo avvisarvi che Berlino se ne andato"
Tutto ciò che accadde dopo questa rivelazione furono voci che si accavallavano le une sulle altre, tutti che chiedevano spiegazioni, dettagli, informazioni,
sul perché, sul per come, sul dove, sul quando, tutti erano praticamente andati fuori di testa tranne Martín,
Martín era rimasto seduto sulla sedia completamente immobile lo sguardo vuoto che scrutava i membri della banda fumentarsi a vicenda e poi Sergio
che con un gesto del capo gli fece segno di seguirlo,
Martín si alzò dalla sedia e lo seguì nella stanza che per mesi era stata la loro “aula di studio", Sergio chiuse la porta, con fare lento si mese di fronte a Martín,
appoggiato alla “cattedra", nessuno proferì parola per un tempo che sembrò lunghissimo Martín aveva un'espressione assente,
come se il suo corpo fosse lì ma la sua mente fosse altrove

“Martín.."
Sergio non sapeva come continuare la frase, anche perché che parole puoi dire che non siano fuori luogo quando la persona davanti a te è in mille pezzi

“Se ne andato"
Martín lo guardava come aria spaesata come se non lo riconoscesse neanche

“Mi dispiace"
“Sì, certo.."
“Martín guardami mi dispiace davvero, davvero"
Sergio in un impeto di empatia si era avvicinato mettendogli entrambe le mani sugli spalle,
con i pollici gli stava tirando su la mascella costringendolo a farsi guardare negli occhi

“A lui non è dispiaciuto evidentemente, ed è andato via..?"
“Stanotte"
“Ovviamente, ed ha deciso di non dirmelo perché..?"
“Perché se ti avesse guardato negli occhi ci avrebbe ripensato all'istante"
“Avrebbe potuto dirmelo avrebbe dovuto dirmelo! Non ci posso credere che dopo quattro anni sto rivivendo la stessa scena di quella sera,
che lui mi stia costringendo a rivivere la stessa scena di quella sera nonostante sapesse quanto dolore mi avesse provocato!"

“Quale scena?"
Giusto, Sergio non sapeva niente
“Di quando il tuo adorato fratello «mi ha baciato e se ne andato lasciandomi lì come un idiota» di quando se ne andato la prima volta,
pensavo di esserci già passato, pensavo di non dover sentire quel dolore mai più, ma Andrés de fonollosa aveva altri piani per me, evidentemente"

“Andrés tiene a te più di quanto immagini"
“Modo contorto di dimostrarmelo no?"
“Martín, Andrés se ne andato per salvarti, non ti rendi conto che se foste entrati insieme sareste morti entrambi e tutti noi con voi,
per la prima volta nella sua vita mio fratello ha fatto una cosa altruista, e l'ha fatto per te, solo pensando a te"

“È andato via e io non ho potuto neanche chiedergli scusa.."
“Martín lui lo sa, anche se non glielo hai detto, lui lo sa".

La mattina proseguì mettendo a punto gli ultimi dettagli del piano,
ormai il tempo era agli sgoccioli e mancavano solo un paio di giorni prima di mettere in moto la loro creatura

«la loro creatura» sua e di Andrés,
avevano trattato quel piano come se fosse un figlio, crescendolo con amore e dedizione, e più Andrés si innamorava del loro bambino più Martín si innamorava di lui.

Era pomeriggio inoltrato quando Martín ri salì al piano di sopra, aveva lasciato dei fogli sulla sua scrivania in camera,
parti del piano che riguardavano Marsiglia e il professore che da fuori avrebbero dovuto essere le loro guide mentre eravano all'interno,
attraversò veloce il corridoio fino ad arrivare alla sua scrivania disordinata, piena di fogli con sopra una marea di calcoli,
prese ciò che stava cercando ed uscì, ri attraversando il corridoio senza prestare particolare attenzione a niente se non hai fogli che aveva in mano,  

fino a quando passando di fronte alla camera di Andrés vide la porta socchiusa,
Sapeva che non avrebbe dovuto entrare,
sapeva che avrebbe dovuto tirare dritto che il dolore era insopportabile già così com'era e non aveva bisogno di metterci il carico da novanta,
ma come attratto da una forza magnetica più forte di lui con la mano spinse leggermente la porta ed entrò,
la stanza era ordinata, nell'armadio c'erano ancora quasi tutti i suoi completi impeccabilmente stirati, il letto tirato indice che nessuno l'aveva utilizzato,
e nell'aria l'aroma della colonia di Andrés, quella che lui indossava sempre quella che sapeva di vaniglia e lavanda,

Martín respirò a fondo, voleva che quell'odore gli rimanesse impresso nella memoria, marchiato a fuoco nella sua anima,
quando riaprì gli occhi si accorse di un dettaglio che non aveva notato prima,
c'era l'involucro di una lettera sul comodino, carta da lettera bianca niente di particolare, ma Martín si avvicinò per vedere di cosa si trattasse, la prese in mano, la girò, lesse due parole «Per Martín» Martín ri lesse il destinatario per un paio di volte,
Andrés gli aveva scritto una lettera,
immediatamente riecheggiarono le parole di Sergio di quella stessa mattina «se ti avesse guardato negli occhi ci avrebbe ripensato immediatamente»
così con le mani tremanti e gli occhi già velati di lacrime aprì la busta


Caro Martín,
Ci crederesti se ti dicessi che questa non era la fine che volevo?
Beh credici,  perché ti posso assicurare che non era questo il lieto fine che avevo immaginato nella mia mente,  

In fondo lo sappiamo entrambi, io sono sempre stato «un inguaribile romantico senza speranze» parole tue non mie,
e credo che onestamente nessuno nel corso degli anni mi avesse mai descritto con una tale esattezza,
e chiaramente questo non mi sorprende, in fondo tu mi conosci come nessun altro. 

Il fatto è Martín che avrei dovuto dirti tante cose,
avrei dovuto dirti che nessuno mi aveva mai compreso come mi hai compreso tu,
avrei dovuto dirti che l'intesa che ho avuto con te fin dal primo momento era qualcosa che non avevo mai sperimentato con nessuno,
avrei dovuto dirti che gli anni in cui siamo stati divisi furono un susseguirsi di giornate tutte uguale
riempite con conversazione vuote di gente ordinariamente noiosa della quale non mi interessava nulla,
avrei dovuto dirti questo, che il dolore che sentivi quando respiravi lo capivo perché in parte lo sentivo anch'io.

Avrei dovuto dirti tutto questo, dirtelo mentre ti guardavo negli occhi,
e invece te lo sto scrivendo tramite una lettera perché anche lì tu l'avevi capito,
mi hai definito un codardo anni fa e credo che visto le circostanze tu ancora una volta avessi ragione,
cogliendo esattamente il punto mio brillante ingegnere.

Spero però che tu mi creda quando ti dico che l'ho fatto per noi, per Sergio per il piano,
Un piano alla quale abbiamo dedicato, alla quale hai dedicato anni della tua vita,
ed è giusto che un capolavoro del genere, un opera d'arte di queste dimensioni mastodontiche venga eseguito alla perfezione con la più totale attenzione,
glielo dobbiamo, il piano se lo merita, tu te lo meriti.

Quindi va' la dentro e ruba l'oro, quell'oro per la quale abbiamo passato nottate svegli, quell'oro per la quale abbiamo discusso,
quell'oro che tu quella sera mi promettesti guardandomi negli occhi che avremmo fuso insieme.
Porta a termine quello che abbiamo iniziato, il nostro poema incompleto e fallo per entrambi.
Voglio che tu sappia che questa volta non sto scappando,
e che se lo vorrai, se il tuo odio non avrà preso il sopravvento sull'amore che provi io sarò ad aspettarti,
se lo desidererai Sergio mi dirà dove trovarti,
se invece deciderai altrimenti, se vorrai tagliare tutti i ponti col passato e ricominciare da zero lo capirò, senza rancore, 
e ti augurerò di vivere la vita che desideri, la vita che una persona brillante e eccezionale come te ha sempre meritato di vivere.

Buona Fortuna,
Ti prego sta attento
                         
                                         Tuo Andrés. 



Martín si asciugò le lacrime che ormai avevano preso il sopravvento, 
adesso sapeva cosa fare, improvvisamente tutto riacquistò un senso, il senso, 
Andrés era la sua motivazione,  lo scopo e il fine, 
quando anni fa gli propose di fondere l'oro insieme, lo fece solo per vedere il suo sguardo illuminarsi 
glielo propose e Andrés lo guardò con uno sguardo pieno di ammirazione e eccitazione, 
e quello fu l'unico scopo per il quale Martín aveva lavorato notte e giorno per anni, solo per bearsi di quello sguardo, 
solo per vedere quella scintilla bruciare ardente ogni volta che lui gli mostrava un altro pezzo di quel piano tanto folle quanto geniale. 

Lui sarebbe entrato là dentro per amore di un uomo, e avrebbe portato a termine la loro opera d'arte,
avrebbe dimostrato al mondo che niente era impossibile per loro due se erano insieme,
e alla fine si sarebbe ricongiunto con Andrés, in qualche sperduta parte del mondo,
e non importa
 se non sarebbe mai più potuto tornare in Spagna o in Argentina, 
Perché alla fine Andrés era tutto quello che gli veniva in mente quando pensava alla parola "Casa"
.

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