Albionstars

di susiguci
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap.I - War is over ***
Capitolo 2: *** Cap. II - The crew ***
Capitolo 3: *** Cap. III - First show ***
Capitolo 4: *** Cap. IV - Certain things ***
Capitolo 5: *** Cap.V - Malice ***
Capitolo 6: *** Cap. VI - Too many kisses ***
Capitolo 7: *** Cap. VII - Between lies and truth ***
Capitolo 8: *** Cap. IX - To argue ***
Capitolo 9: *** Cap. VIII - A nasty surprise ***
Capitolo 10: *** Cap. X - Alined's secret ***
Capitolo 11: *** Cap. XI - A little sin ***
Capitolo 12: *** Cap. XII - I'm like you too ***
Capitolo 13: *** Cap. XIII - Pain and temptation ***
Capitolo 14: *** Cap. XIV - Cheating ***
Capitolo 15: *** Cap. XV - A true kiss ***
Capitolo 16: *** Cap.XVI - Goodbye ***
Capitolo 17: *** Cap. XVII - Lovers ***
Capitolo 18: *** Cap. XVIII - Retourn ***
Capitolo 19: *** Cap. XIX - Insanity ***
Capitolo 20: *** Cap. XX - Uncover ***
Capitolo 21: *** Cap.XXI - I will fight for you ***
Capitolo 22: *** Cap. XXII - Love pressure ***
Capitolo 23: *** Cap. XXIII - Explosion ***
Capitolo 24: *** Cap. XXIV - We are free ***



Capitolo 1
*** Cap.I - War is over ***


War Is over



















 

Arthur ormai da un anno viaggiava con quel circo sgangherato. 

 

Aveva venticinque anni  e gli sembrava che la sua vita fosse come sospesa.

Come se la vita che stesse vivendo in quel periodo non fosse la sua, ma quella di un altro.

Non si riconosceva nel suo lavoro, non aveva mai desiderato fare parte di un circo itinerante. E non si riconosceva nei luoghi dove si fermavano, nelle facce anonime del pubblico e tanto meno in quella del direttore del circo, il signor Alined Svenson, un uomo strano e dispotico con il solo merito forse, di crederci, di credere che il suo circo e il suo lavoro servissero a portare gioia, sorrisi, arte e passione nei paesi che visitavano.



Purtroppo c’era stato e c’era ancora poco da ridere. 
 

L’Inghilterra aveva appena vinto la prima guerra mondiale. Sulla carta però, ai giornali o alla radio, l'incredibile apparecchio appena inventato e disponibile solo nei circoli e nei pub più alla moda. In effetti al momento non si notava quando incontravi gli occhi stanchi e rassegnati della gente, o passavi per i paesi rasi al suolo che nessuno sembrava voler ricostruire o quando notavi le condizioni di povertà estrema in cui versava la stragrande maggioranza delle persone incrociate durante i loro viaggi.

 

In quel momento si stavano spostando verso un centro abitato di medie dimensioni, quindi verso la speranza di un guadagno migliore, rispetto a tutti i posti in cui si erano esibiti durante quell’ultimo anno di guerra.
 

 

Come gli sembrava lontana la sua vita precedente, e diversa, anche se non tanto felice nemmeno allora.
 

 

Sua madre era morta di parto alla sua nascita e Arthur non era mai andato molto d’accordo con suo padre, anche se questo non significava che la sua morte non l’avesse colpito dolorosamente.
 

Suo padre era militare di carriera con un eccellente curriculum. Era diventato generale molto prima, rispetto alla media dell’età degli altri uomini dell’esercito: ottimo stratega, temperamento autoritario con i sottoposti, una certa crudeltà di fondo. Con l’inizio della guerra sia Arthur che il padre erano stati mandati in guerra, lontani l’uno dall’altro.

 

Il ragazzo ricordava bene quel giorno di due anni prima, quando aveva ricevuto un freddo telegramma ormai datato due mesi prima, che in poche righe spiegava che “Uther Pendragon, generale dell’esercito britannico, aveva perso la vita per la patria combattendo con grande onore!”

 

 

Alined Svenson da più di due decenni dirigeva il suo circo, l’Albionstars, che in passato era stato piuttosto famoso. Si spostava su cinque grossi carri trainati da cavalli: due dei carri erano per gli animali, nel primo viveva Alined e gli altri due carri erano condivisi dal resto del gruppo. Quando il tempo lo permetteva dormivano all'aperto, come adesso siccome l'estate era iniziata da poco.

 

 

Arthur pensava che se non fosse stato per la presenza di Alined, quella vita non sarebbe stata neanche così male.


 

 

Arthur stava guardando quel ragazzo arrivato il giorno prima, che chissà da dove era stato pescato.
 

Era molto magro ma sembrava comunque abbastanza forte e in salute. Ed era alto come lui. Arthur credeva che Alined stesse pensando di piazzarlo in alcuni ruoli che forse non sarebbero stati adatti: troppo alto per i ruoli da leggero e troppo magro per i ruoli cosiddetti ‘pesanti’ ovvero di forza e resistenza.

 

 

Era un bel ragazzo, quindi la presenza scenica con lui sarebbe stata garantita. Adatto come clown sicuramente, ma per gli altri ruoli del ragazzo, Arthur non era affatto sicuro. Alined come al solito avrebbe indetto una o più riunioni straordinarie perché avrebbe voluto ascoltare il parere di tutti prima di decidere della sorte di Merlin. Riunioni inutili e tempo perso: avrebbe comunque fatto quel che gli pareva come sempre.


 

 

L'Albionstars era forse stato l'unico circo che aveva continuato a lavorare durante la guerra. Il direttore aveva comprato tutti i giorni il giornale per andare nelle zone in cui non imperversava la guerra. A volte dovevano cambiare destinazione all'ultimo, perché quando giungevano nella località predestinata, scoprivano che era stata bombardata da poco e lì non si potevano certo esibire.

 

Erano le grandi cittá quelle in cui si guadagnava meglio, ma erano anche i bersagli preferiti dai caccia-bombardieri tedeschi: si accontentavano quindi dei paesi piccoli, dove accettavano anche pagamenti in natura. La cosa più importante era sfamarsi e sfamare i loro animali.

 

 

Alined doveva avere circa cinquantacinque anni ed era di aspetto piuttosto sgradevole.
 

Era quasi meglio quando era serio, perché il suo 'sorriso' era quanto di più spiacevole a guardarsi: una smorfia che contorceva i lineamenti del viso, senza mai arrivare agli occhi.

 

Quando sorrideva non c'era mai da stare allegri. Aveva certamente novità spiacevoli per uno o più membri del circo. Era sempre alla ricerca di nuovi talenti. Molto spesso alcuni ragazzi si aggregavano, ma la maggior parte di loro, dopo breve tempo si allontanava: erano lontano da amici e familiari, il lavoro era sfiancante, il direttore diventava un despota prima e durante lo spettacolo e una volta finito bisognava smontare tutto. E per guidare i carri facevano a turno.

 

 

Una settimana! Una settimana e il mingherlino ci avrebbe dato su anche lui! Gli dispiaceva quasi: il ragazzo aveva ancora quel viso imberbe da bambino e l'espressione di quei suoi grandi occhi blu, trasmetteva una grande curiosità ma anche una certa paura: probabilmente stava anche lui scappando da qualcosa di più grande di lui, fosse anche solo la solitudine.


 

 

Alined fino a poco tempo prima aveva fatto fare per ciascuno dei suoi artisti, dei falsi certificati di malattia che dichiaravano l'impossibilità di andare al fronte. Aveva trovato dottori privi di scrupoli che in cambio di denaro avevano acconsentito ad apporre la propria firma su quei documenti. Forse per questo alcuni rimanevano, per non incorrere nel reato di diserzione, che avrebbe portato alla fucilazione.

 

Solitudine e disgusto della guerra erano stati i motivi di Arthur per rimanere lì. Chissà quali erano i motivi reali di quel ragazzo. Almeno nessuno degli uomini del circo avrebbe più rischiato di venire fucilato.


 

 

"Piacere, io sono Arthur!" si sporse allungando la mano verso il ragazzo.
 

"Merlin!" disse il più giovane, allungandosi a sua volta e stringendogli la mano con poca forza.
 

"Dai, non fare quella faccia. Non è poi così terribile qui! Almeno avrai qualcosa da mettere nello stomaco tutti i giorni!"


Ma il ragazzo non parlò e si limitò a stringere appena le labbra, annuendo leggermente con la testa.

 

"Almeno dormi un po', ora che puoi, che tra poco, ci sarà da lavorare sodo!”




 

Arthur si girò sul suo giaciglio e cominciò a pensare.
 

Chissà se Alined quando aveva voluto nel circo quel ragazzo aveva pensato di fare come con lui. Magari li avrebbe alternati o se era stanco di lui, si sarebbe accontentato del magrolino e l’avrebbe lasciato stare. Per un attimo lo sperò con tutto il cuore. Poi provò una fitta di compassione, mista a rammarico.

 

 

Quella brutta storia non era giusta per nessuno, né per sé, né per quel ragazzo dalla faccia pulita e con quel modo di fare un po' timido e spaventato.
























Buongiorno a tutti!
Sono qui con la mia prima storia. Abbiate pazienza.
Sono molto emozionata e vi auguro buona domenica!

 

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Capitolo 2
*** Cap. II - The crew ***


 

The crew











 






Arthur non capiva. Perché Alined si comportava così con Merlin?
 

Era passata una settimana da che Merlin si era unito a loro e il ragazzo nuovo non solo non se n'era andato, ma sembrava addirittura rifiorito.

E Alined non gli aveva affidato un solo lavoro manuale.

Non era mai successo prima, con nessuno.

 

Il ragazzo e il direttore stavano tutto il santo giorno chiusi dentro al primo carro! Con il caldo che faceva!

A fare cosa? Aveva forse ragione a pensare che il vecchio si stesse ricredendo?

In effetti da quando era arrivato Merlin, Alined non l’aveva più fatto chiamare, nemmeno una volta.

Il vecchio e il giovane si facevano vedere solo durante i pasti, ai tavolini che venivano predisposti direttamente sull’erba o più spesso ai tavoli di una modesta locanda.

Il vecchio parlava fitto fitto con Merlin che ascoltava interessato e ogni tanto si illuminava in volto e sorrideva.

Si sa che quasi ogni persona che sorride sembra più bella, pensava Arthur e Merlin aveva un sorriso irresistibile, per non dire contagioso, oltre ovviamente a quei grandi occhi di un blu indefinibile; occhi puri ma anche avidi, che quando si posavano nei tuoi, mettevano a disagio e sembravano voler mettere a nudo il tuo animo fino in fondo.

No, il ragazzo non avrebbe potuto essere così felice se gli fosse capitato quello che era successo a lui, proprio lì, in quel circo.

Non era pensabile! 

La vita di Arthur non sarebbe stata lo schifo che era, se non fosse stato per questa cosa indecente che lo faceva sentire costantemente sporco.

Aveva pensato di andare via praticamente ogni giorno, di quell'ultimo squallido anno, ma sempre qualcosa lo aveva trattenuto: la guerra, la fame e la miseria, l’idea che non ci sarebbe stato nessuno ad aspettarlo fuori: insomma la paura di una vita ancora peggiore di quella che faceva ora. 

Perché il lavoro cominciava a non dispiacergli: lo capiva dall'impegno che metteva durante gli allenamenti e dalla soddisfazione che gli applausi del pubblico gli provocavano, anche se forse non l'avrebbe ammesso con nessuno.


Una volta al giorno, durante quella particolare settimana, Alined aveva accompagnato Merlin da Arthur perché provassero insieme i numeri che sarebbero dovuti essere di George, momentaneamente infortunato.

Merlin era leggero, lungo ma molto leggero.

Il problema con lui sarebbe stato l’equilibrio, non certo il peso.

Provarono solamente i numeri basilari e Alined si prese un po’ di tempo per decidere se farli partecipare insieme allo spettacolo che avrebbe avuto luogo quel giorno oppure no.

In realtà Arthur scoprì che Merlin aveva un equilibrio eccezionale e in breve riuscirono a mettere a punto un piccolo programma.


Alined fece fermare i carri, seminascosti tra gli alberi, subito prima dell'entrata in paese. Era ormai un' abitudine consolidata. 

Quello era un momento importante per presentare e pubblicizzare il circo al meglio e Alined pretendeva che fosse perfetto. La preparazione durava ore. 

I carri venivano ricoperti con tendoni colorati e la scritta Albionstars circus da ogni parte, in lettere rosse e bianche, come le righe del tendone del circo.

Tutti indossavano il costume migliore o comunque quello che caratterizzava meglio il loro ruolo all'interno del circo.

Se i leoni non dormivano, il loro carro veniva scoperto, dopo essere stato pulito al meglio.

E Percival, il ragazzo più alto e muscoloso del gruppo vestito solo con calzoni e gilet di pelle aperto sul petto, rimaneva aggrappato alle sbarre dei leoni per tutto il giro, in una posizione decisamente scomoda, facendo schioccare la frusta di tanto in tanto e sorridendo ai bambini in particolare. 

I cavalli venivano addobbati con paramenti rossi e pennacchi bianchi.

 

Alined scortava la prima coppia di cavalli, a piedi, vestito come il più classico dei direttori del circo, con l'ampia tuba e il frac dai colori sgargianti.

Urlava slogan al megafono invitando tutti al grande spettacolo pomeridiano.

Perché di sera, sembrava ci fosse ancora il coprifuoco come durante la guerra: nessuno si faceva vedere in giro.

Ogni tanto fermava i carri  per dare modo ad alcuni di esibirsi e per distribuire qualche biglietto gratuito ai bambini piú piccoli, quelli che necessariamente avrebbero dovuto avere un accompagnatore adulto e quindi pagante.

 

Gwen, l'unica ragazza del gruppo indossava una gonna corta e ampia con sotto delle calze a righe e mutandoni in pizzo e volant che facevano la loro comparsa da sotto l'abito.

Aveva anche un corsetto aderente con una scollatura piuttosto ampia.

Gli uomini del pubblico apprezzavano generalmente molto, ma Arthur sorrise tra sé perché sapeva che Gwen non gradiva vestirsi in quel modo che considerava sfacciato.

Ma accettava perché serviva a attirare l'attenzione verso lo spettacolo.

Era seduta su un cavallo della prima fila e gettava sorridendo coriandoli sulle persone vicine.

Quando Gwen vestiva in quel modo, Gwaine non le toglieva gli occhi di dosso.

Anche quando sfilavano e il ragazzo con i lunghi capelli giocolava arditamente con le clavette nel suo bel completo bianco, spesso si distraeva per guardarla, rischiando di far cadere il tutto.

E ogni volta Alined lo fulminava con lo sguardo.


Arthur in piedi sulla pedana centrale che veniva sollevata per l'occasione, catturava lo sguardo soprattutto delle signore e delle ragazze, ma anche dei ragazzini.

Indossava un paio di calzoni chiari e fasce di cuoio incrociate sul petto nudo.

Sugli avambracci portava due alte polsiere in pelle che lo rendevano simile per associazione a un antico gladiatore romano.

Il ruolo di punta di Arthur era quello di trapezista, ma non potendolo mostrare in quel momento, si limitava al ruolo di acrobata di forza, secondo però a Percival, uomo forzuto per eccellenza dell'Albionstars, che però in quel momento era occupato come domatore di leoni.

Quando i carri si fermavano, Arthur veniva raggiunto da Lancelot che gli montava in piedi sulle spalle e rimanevano così entrambi a braccia aperte.

In un secondo momento Arthur caricava l'altro tenendo le braccia avvinghiate a quelle di Lancelot, che si librava sopra i carri a testa in giù.

Il problema era che Lancelot era poco più basso e poco meno pesante di lui, per cui Arthur faceva una fatica disumana a reggerlo.

Mille volte meglio Merlin. Ma dove si era cacciato?

Purtroppo da quando era caduta una volta, Gwen si rifiutava di fare numeri pericolosi e George era ancora non disponibile per i postumi della brutta frattura alla gamba.

Il povero George era seduto sulla sommità di un carro vestito da clown, con indosso un abito da neonato con tanto di cappellino di pizzo e biberon gigante.

Alternava il pianto disperato alla risata più argentina e la gente lo trovava molto divertente.

E tutto questo mentre suonava un tamburo con le bacchette, in modo assolutamente professionale tanto che Merlin rimase ammirato. 

 

Merlin chiudeva appunto le fila della carovana.

Era lì da pochi giorni ma si stava già esibendo, vestito con un improbabile mise da ragazza pagliaccio, con seno e sedere enormi.

Portava una parrucca bionda e riccia con tanti fiocchetti rossi e un abito molto corto, sgargiante, pieno di volant e l'immancabile naso rosso.

Aveva un rossetto che dava alla bocca la forma di un cuore e ciglia lunghissime disegnate sulle palpebre oltre a vistose lentiggini sul viso.


Arthur inizialmente non l’aveva riconosciuto ma poi era scoppiato a ridere assieme a Lancelot e George.

Era davvero buffo, ma con una certa grazia femminile nei movimenti e nelle espressioni.

Probabilmente i bambini, e forse non solo loro, credevano si trattasse davvero di una ragazza.

Merlin doveva distribuire caramelle a tutti i bambini e aveva in serbo una sorpresa per tutta la troupe, tranne per Alined che già lo sapeva. 

 

Tirò fuori due uova facendole volteggiare con una mano sola. Poi aggiunse un altro uovo giocolando con abilità con entrambe le mani e aumentando gradualmente la velocità.

Arthur rimase a bocca aperta, come anche tutti gli altri a parte Gwen che essendo davanti non se ne avvide.

Merlin prese un quarto uovo e dopo varie prese sempre più ardite le fece volare una alla volta sul retro della sua schiena, afferrandole con le mani e mostrando poi al pubblico che esse erano integre. 

Fu molto applaudito e Alined fu piú che soddisfatto, tanto da dimenticare persino le gaffe di Gwaine. 

Almeno per il momento.










Ciao a tutti! Sì, lo so. Capitolo chiaramente di passaggio. Fin qui è stata solo una semplice presentazione dei personaggi, che però mi premeva. Ma non é successo ancora niente di importante. Tra l'altro é un capitolo molto corto. Il prossimo sarà sicuramente più lungo. Almeno il doppio e qualcosa inizierà a muoversi. Spero che sarà di vostro gradimento. Un abbraccio!

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Capitolo 3
*** Cap. III - First show ***




First show










 







“Peccato che non ti abbia visto, Merlin! Mi han detto che oltre ad aver fatto ridere tutti, sei un magnifico giocoliere!” disse Gwen, mettendo in bocca un pezzo di mela, a fine pranzo. 

“Grazie, ma so fare solo quello…” rispose Merlin addentando un pezzo di pane.

“Col tempo imparerai … hai della stoffa, ragazzo!” affermò Alined accendendosi la pipa.

“Come hai imparato?" domandò Arthur curioso, ingollando l'ultimo sorso di vino dal suo bicchiere. "Non credo che in una sola settimana tu possa aver raggiunto dei simili risultati."

"Ho imparato da solo, dopo averlo visto fare una volta in un circo. Ero ancora piccolo quando iniziai e mi divertivo tanto a farlo, rigorosamente di nascosto: se mia madre avesse saputo quante uova rompevo, le avrei prese di santa ragione!"

"Avevi un meraviglioso trucco: sembravi veramente una donna!” sorrise George al di sotto della corta frangetta.

“Sei gentile. Ho fatto del mio meglio, ma avrei bisogno di qualche consiglio…”

“Qui ci trucchiamo tutti da soli, ma Gwen controlla e sistema tutto lei…” continuò George.

“Allora oggi posso passare da te?” chiese Merlin alla ragazza.

“Sì, certo, ma se sono occupata può aiutarti benissimo George! Fa il modesto, ma è più bravo di me!”

“George è certamente molto bravo, ma è necessaria una mano femminile per certe cose…” mormorò Gwaine dolcemente. Gwen fece finta di non aver sentito, come sempre.

“Sono felice, Alined, che abbiate trovato una valida sostituta per me, senza offesa Merlin, nel numero dei clown" continuò Gwen

Il direttore le rispose con gentilezza. Come sarebbe potuto essere diverso? Lei era la sua gallina dalle uova d'oro. Sapeva fare di tutto e lavorava più di tutti gli altri.

"Nemmeno tu puoi fare tutto Gwen: truccare, cucire, accudire i tuoi animali, preparare i numeri con loro e tutti gli altri numeri… pensavo intanto di sostituirti definitivamente anche come leggero al trapezio e nei numeri di equilibrio."

"Vi sono molto grata!"

"...E anche come assistente di Gwaine!”

“Cosa? Perché? Lei conosce i miei numeri alla perfezione. Nessun altro potrebbe aiutarmi come fa lei!” si risentì Gwaine.

“E invece, io credo che sarai più concentrato, senza lei intorno che ti distrae con la sua graziosa presenza! Oggi non hai brillato. Prendila come una punizione e ringrazia che tutto il resto sia andato più che bene. Inoltre Merlin oltre ad assisterti potrebbe alternarsi a te con qualche piccolo numero o ancora meglio sarebbe bello che ne creaste uno da fare insieme! Comincia a pensarci, Gwaine: la cosa è da studiare!”

Il ragazzo spostò il ciuffo dal viso e sospirò poco convinto. 

“E chi sarà il nuovo leggero?” chiese Lancelot.

“Merlin, se se la sente ovviamente…”

“Per me è un grande onore…spero solo di esserne in grado” rispose Merlin con umiltà.



 

Ma dov'era Gwen? Lo spettacolo stava per cominciare e non si trovava. Merlin voleva chiedergli un paio di importanti consigli. Come fissare la parrucca, o come allacciare quegli strettissimi stivaletti da donna che gli facevano un male pazzesco e tanto altro su cerone, orecchini, rossetto e quant'altro. Ma sicuramente il momento non era quello giusto!

"Cielo, Merlin. Non ti è stato detto? Gwen rimane per almeno mezz'ora accanto alla cassa, dove Alined vende i biglietti." disse George, indaffarato.

"Per attirare clienti?"

"Sí, ma non come pensi tu…" e aggiunse sottovoce "É truccata da donna barbuta. Se puoi valla a vedere: il risultato del suo trucco è incredibile! Si attacca vere ciocche di peli corti per i baffi e lunghi per la barba, usando una colla speciale. I ciuffi sono suoi: vengono dai suoi capelli. Un lavoro da certosini sia preparare le ciocche che fissarle sul viso.

Una volta c'era davvero una donna barbuta in questo circo, ma è morta molto tempo fa.

Scusa ma ho poco tempo: lo spettacolo incomincia, devo aiutare Gwen a struccarsi e a ritruccarsi per il numero con le colombe. Cosa ti serviva?"

"La parrucca mi scappa…"

George sorrise e gli diede una manciata di piccole forcine.

"Mettine un pò dappertutto e vedrai che rimarrà a posto!"

 

Il primo numero era di Alined che leggeva e cantava un gustoso racconto, un po 'comico e un po' poetico, vestito da direttore con solo il naso da pagliaccio. Questo sarebbe stato il suo unico costume per tutto lo spettacolo, con o senza naso, perché avrebbe dovuto presentare e commentare tutti i numeri degli altri con il suo megafono.

L'altro impiegato a tempo pieno era George che gestiva la musica. Aveva una fila di dischi preordinati da utilizzare nel grammofono a manovella dall'enorme tromba.

 

Lo spettacolo stava procedendo più che bene.

Il numero delle colombe di Gwen, assistita da Lancelot, ebbe molto successo, soprattutto la giostra finale dove su una grata circolare, azionata da Lancelot con una manovella si posarono ben otto colombe che a un segnale di Gwen si librarono in volo tutte contemporaneamente.  

 

Poi fu la volta di Gwaine e delle sue clavette, ma anche delle palline, dei piatti e dei cerchi. Il finale fu molto apprezzato quando riuscì a fare ruotare dodici cerchi lanciandoli in aria ad altezze differenti e riprendendoli uno dopo l’altro facendoli entrare tutti in un braccio, mentre Alined li contava uno per uno al megafono. 

Alined annuí soddisfatto poi andò a cercare Arthur dietro le quinte. Gli disse che il numero finale sarebbe stato il suo e che Merlin avrebbe fatto da leggero.

"Per me va bene, tranne la colonna umana. La faremo solo da tre: con Merlin non l'abbiamo mai provata!"

"Se Merlin se la sente, la farete da quattro."

Ecco, il solito stronzo. 

Alined si girò: "Ah, dimenticavo. Stasera, passa a trovarmi!" E si allontanò senza aspettare risposta. Non ce n'era bisogno. 

 

'Dio, no! Non voglio andare da lui! E' stato bello vivere questa settimana, sperando che non m'avrebbe chiamato più. Magari vuole dirmi che mi lascerá in pace. Sí, certo! Che stupido! Perché Merlin non si sacrifica un po' al posto mio? Perché io? Stasera non andrò… Ho deciso… E non importa se mi caccerà o mi bastonerá! Maledetto!"



 

Lo spettacolo stava andando bene, tranne per la parrucca del leone. L'anziano leone spelacchiato a cui era stata imposta una criniera finta, legata sotto la gola, aveva deciso di volersela togliere a tutti i costi e a momenti ci riusciva. Era stato bravo Percival a distrarlo con un pezzetto di carne. Gli altri leoni erano abbastanza giovani, ma non si poteva fare uno spettacolo con solo due leoni. 

 

A metà spettacolo era il turno dei pagliacci. George si era presentato in un abito particolare: tutto ingessato, pieno di lividi e con le stampelle, che tra l'altro gli servivano davvero. Alined annusava un fiore e sospirava sonoramente. Merlin entrò corricchiando travestito da ragazza bionda con le curve esagerate portando un gigantesco vassoio di uova. Si inchinò verso Alined poi verso George e appoggiò il vassoio su un tavolino. Prese alcune uova dal vassoio e cominciò a intrattenere il pubblico giocolando con destrezza. George si avvicinò da dietro e gli rubò un uovo ma subito Alined intervenne dandogli un ceffone, riprendendo l'uovo e restituendolo alla ragazza. Il vecchio tirò le labbra in fuori, per chiederle un bacio. 

Merlin, si tirò su il seno con le mani come per darsi un tono e il pubblico rise.

Poi si diresse verso il pubblico ricercandone l'appoggio e rivolgendosi a una giovane della prima fila. Senza parlare le indicava Alined, scuotendo la testa e la ragazza ridendo la scosse anche a sua volta, convenendo con Merlin che quell'uomo vecchio non faceva per lei.

La scena si ripeté un'altra volta con qualche variante e un'altra ancora poi Merlin si avvicinò a un ragazzo giovane e bello scelto tra il pubblico e lo abbracciò. Alined furioso prese in mano il vassoio con le uova, prese la rincorsa e lo rovesciò sopra le teste del pubblico, che cominciò ad urlare e a coprirsi la testa con le braccia per poi scoprire che si trattava di leggerissimi gusci vuoti.

 

Seguirono nell'ordine il numero dei cavalli di Gwen, travestita da cowgirl americana e aiutata da Lancelot. Fece anche un giro di pista in piedi sopra un cavallo. 

Andò molto bene anche il numero dei funamboli e degli equilibristi, uno di quelli a più alta percentuale di errore. Gwaine, Lancelot e Percival, vestiti come pellerossa, seminudi e tatuati.

 

L'ultimo numero era quello degli uomini forzuti. Si alternarono, Lancelot, Arthur, Percival e Gwaine come semileggero.

Arthur aspettava Merlin per il loro piccolo duo, ma si trovò vicino la ragazza pagliaccio.

Il pubblico rise e Merlin si avvicinò alla solita ragazza annuendo con la testa e indicando Arthur. La ragazza annuì anche lei ridendo, convenendo che quel fusto sulla pista era piú che adatto per lei.

Con leggiadria, si avvicinò ad Arthur e gli offrì la mano in modo lezioso. Arthur rimase a bocca aperta. Cosa stava succedendo? Si chiese Arthur, ma baciò galantemente la mano di Merlin. Cos'altro poteva fare?

Merlin si issò con agilità, nonostante l'ingombro, sulle spalle di Artù e entrambi aprirono le braccia.

Merlin scese con un agile salto e si catapultò dalla ragazza del pubblico, prendendole la mano e mettendogliela sul suo cuore o meglio sul seno per farle sentire quanto veloce fosse il suo battito. 

La gente rideva. Arthur si sentiva un allocco a stare lí, aspettando che Merlin avesse la bontà di tornare a proseguire la loro esibizione. E invece Merlin andò dal ragazzo bello del pubblico, gli fece una carezza sulla guancia e si inginocchiò davanti a lui con le mani giunte in preghiera cominciando a piangere, anzi urlando disperatamente.

Merlin tornò mestamente da Arthur girandosi un paio di volte verso il ragazzo bello e salutandolo lentamente con la mano, come per un triste addio.

Salí sulle spalle di Arthur e su queste fece la verticale. Pose le mani su quelle di Arthur che issò le braccia dritte sopra di sé. L'esercizio era perfetto, ma il biondo sentiva che Merlin voleva lasciargli una mano. 'É pazzo! Non l'abbiamo mai provato!'

Merlin aprì le gambe e spostò tutto il peso sulla mano sinistra, sapendo che Artù avrebbe avuto bisogno di usare la destra. Anche Artù divaricò le gambe per migliorare l'equilibrio, quando Merlin gli lasciò la mano e riuscirono a rimanere immobili per svariati secondi. Il pubblico applaudiva mentre il biondo aiutava Merlin a scendere ma la ragazza si fece prendere in braccio e gli schioccò un bacio sulla bocca. Il pubblico rideva e urlava. Arthur era rimasto a occhi e bocca spalancati, ma poi scoppiò anche lui in una bella risata che contagiò il pubblico.

'Questa me la dovrà spiegare!' disse fra sé.

 

George cominciò a suonare il tamburo nel modo tipico che annunciava un esercizio di particolare difficoltà. Il primo a piazzarsi fu Percival che si tolse il mantello e rimase a petto nudo.

Arthur salí sulle spalle di Percival e Gwaine, scelto perché essendo più basso di Lance pesava molto meno. Arthur era preoccupato per Merlin. Era quello l'esercizio che era costato la frattura a George. Maledì internamente Alined. Merlin era bravo ma troppo inesperto per un esercizio così difficile.

Il tamburo smise di suonare. Segno che la tensione era massima.

Merlin salí sulle spalle di Lancelot e Gwaine lo issò con fatica sopra di sé.

Merlin non si sentiva sicuro e decise di non strafare così si sedette sulle spalle di Gwaine. Tutti e quattro allargarono le braccia. L'effetto scenico era comunque molto spettacolare. Era quella che definivano una colonna da tre uomini e mezzo. Percival e Arthur erano diventati rossi e avevano cominciato a tremare dallo sforzo. Lancelot fu pronto ad afferrare Merlin e poi Gwaine quando scesero con un salto dalla colonna. Andarono poi a ringraziare il pubblico inchinandosi insieme e applaudendosi l'un l'altro. Anche gli altri artisti si unirono e di nuovo ringraziarono. Poi uno alla volta salutarono il pubblico con la mano, rientrando correndo dietro le quinte. Arthur non capiva. L'ultimo a rientrare era sempre Percival, ma stavolta era entrato tra i primi. Erano rimasti solo lui e Merlin. Fece per entrare: era chiaro che fosse la serata di Merlin, ma l'altro lo precedette. E mentre Arthur si girava verso il pubblico per salutarlo l'ultima volta, Merlin rientrò e lo prese per mano, tirandolo con forza fuori dalla scena, tra le risate e gli applausi generali.

 











Ciao! Ammetto che come bacio non è certo il più romantico del mondo. Non facevo Merlin così ardito! Almeno un primo passo, per quanto piccolo, è stato fatto. Uno dei miei kink sono i baci. Sono una romantica senza speranza. Chi continuerà a leggere avrá modo di accertarsene. Però come avrete giá capito c'è una parte decisamente angst, solo accennata finora e che alcuni potrebbero non apprezzare. Lo metto in conto. Un abbraccio grande a chi mi ha seguito fin qui.

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Capitolo 4
*** Cap. IV - Certain things ***


Certain things
















 

Dopo lo spettacolo, andarono a cenare piuttosto tardi, in una locanda rustica dai prezzi modici. Avrebbero dovuto essere tutti molto stanchi ma al momento erano ancora così eccitati che non se ne accorsero.

 

‘Ma Merlin dov’è?' si chiese Arthur. 

'Devo fargliela pagare. Mi ha fregato su tutta la linea e non gliela farò passare liscia. Mi sa che piuttosto che affrontarmi, salterà la cena! Codardo!'

 

“Devo dire che lo stacchetto tra te e Merlin è stato delizioso. Eravate d'accordo?” gli domandò Gwen.

“No, non ne sapevo nulla. Mi aspettavo che mi raggiungesse con un costume simile al mio per poi fare i due esercizi previsti e fine. Ma voi lo sapevate... anche tu Gwen… se no come si spiegano i saluti finali, quando siete usciti tutti di fretta, lasciandoci soli sulla pista?”

Rispose Gwaine: “Sapevamo solo che gli ultimi a uscire avreste dovuto essere tu e Merlin. Ordine di Alined, ma non ci ha dato altre spiegazioni.” 

“È così, puoi crederci, Arthur.” confermò Lancelot.

 

Seduta vicino ad Arthur, Gwen lo guardava sognante. Era giá da molto tempo che Arthur si era accorto che la ragazza aveva un debole per lui. Tutti se n’erano accorti.

Lei era carina, simpatica e non gli dispiaceva che gli facesse gli occhi dolci, ma per il resto era tutto così maledettamente complicato.

Sarebbe stato bello costruire qualcosa di importante con una persona come lei. Ma lui non avrebbe potuto dare niente a nessuno. Non con il suo segreto. Non con la sua amarezza.

 

Finita la cena, Arthur si fece forza e raggiunse il direttore sul suo carro.

Non poteva esimersi da andare da lui. Per un attimo, quel giorno, l'aveva pensato, ma era stato un folle. Sapeva bene che se avesse voluto lasciare le cose così come stavano, avrebbe dovuto continuare ad andare da lui, come aveva sempre fatto.

Proprio adesso che cominciava ad apprezzare la vita circense, che gli sembrava di avere degli amici e forse il merito andava anche a quel Merlin che aveva portato una ventata di freschezza e di entusiasmo nel suo mondo grigio.

 

Trovò l'uomo piú allegro del solito. Alined si alzò in piedi e gli disse:

"Temo di averti trascurato ragazzo, a causa di quello nuovo, Merlin! Lui è pieno di talento e passione, ma avrà bisogno anche del tuo aiuto. É un ragazzo sensibile e fragile.”

"Non credo sia vero. Non dopo lo scherzo che mi ha tirato stasera!"

"Niente male, vero? É questo che abbiamo preparato tutta la settimana io e il ragazzo! Io avevo qualche idea ma le migliori le ha avute lui!”

"Anche il bacio?"

"No, quella è stata un'idea mia. Lui non voleva. Si vergognava e temeva una tua reazione. Non credo che tu sia rimasto sconvolto!"

“No, certo che no. Ma ero stupito, questo sì e non sapevo cosa fare!”

“Te la sei cavata molto bene. Si chiama improvvisazione. Secondo me é uno dei momenti più alti della carriera di un attore e ovviamente anche uno dei più difficili. Ma se fatto bene, il pubblico lo sente e il risultato può essere straordinario. Il pubblico era impazzito stasera, te ne sei accorto?”

“Vagamente…comunque io non sono un attore!”

“Eppure per pochi minuti lo sei stato! La tua espressione prima del baciamano. La tua faccia allibita quando seguivi Merlin tra il pubblico. La paura sul tuo viso quando hai capito che Merlin voleva provare l’esercizio con una mano sola. E infine il capolavoro: la tua bocca sporca di rossetto, dopo il bacio e il tuo stupore totale dipinto in volto, seguito da una risata sincera! O ancora nel finale, quando stavi per cadere perché strattonato da Merlin."

Arthur si accorse che Alined sorrideva e parlava ormai più per se stesso che per lui. Era partito per il suo sogno ad occhi aperti: lo spettacolo perfetto! 

"Tutto ciò che serve é un buon canovaccio, un abbozzo di copione e poi bisogna immedesimarsi nel personaggio, dialogare con il pubblico e lasciarsi andare ma… ne riparleremo!”

“Credevo che Merlin fosse diventato il suo preferito!”

Alined si avvicinò ad Arthur.

“No. Non essere geloso, ragazzo! L’hai visto? D’accordo, é un incanto, ma se ne facessi il mio amante, il poverino non reggerebbe un giorno. Sono sicuro che arriverebbe a togliersi la vita. E nessuno vuole questo!”

 

Aveva davvero detto 'geloso'? No, nemmeno Alined poteva pensarlo seriamente. Arthur gli avrebbe regalato suo fratello, se l’avesse avuto, pur di toglierselo di torno. 

 

Aveva davvero detto 'amante'? Era così che dunque Alined lo considerava all'interno del loro torbido rapporto?

Ma quale amante!? Arthur aveva avuto qualche amante in passato, ma niente era paragonabile a quella pratica fredda e umiliante.

Anche con loro c'era stato il sesso, è vero, ma il tutto era stato permeato da passione e desiderio reciproci e non erano mancati momenti dolci e sentimenti di grande tenerezza.

E Merlin? Sicuramente era vero che non avrebbe tollerato una situazione simile!

Era quindi per questo che Alined aveva scelto lui? Perché pensava che fosse forte e sicuro di sé? Perché sembrava non temere nulla? Perché appariva come un vero duro? Se Alined avesse saputo quanto si sbagliava su questo, probabilmente l'avrebbe lasciato in pace.

L'educazione impartitagli da suo padre si era rivelata molto utile, pensò Arthur con estremo sarcasmo. Risentiva le sue parole echeggiare nella mente: 'Anche se hai paura, non devi mostrarla mai!

Fatti sempre vedere sicuro di te e pieno di coraggio, così nessuno potrà farti del male!'

 

Che fregatura! 

 

Le parole di Alined lo riportarono alla cruda realtà.

"Tu invece…guardati! Sai bene di essere l'uomo più bello che abbia mai incontrato!"

Ecco, quello era il segnale tra loro: quella frase, che era l'unico complimento che gli rivolgeva ogni volta e che ad Arthur faceva più male di una frustata; quella frase che stava a significare che Alined era pronto.

 

La solita nausea raggiunse Arthur allo stomaco fino in gola.

L'uomo non lo baciava mai, non lo abbracciava, né l'accarezzava. Era sempre stato così, fino dalla prima volta, un anno prima.

L’uomo non si era mai preoccupato o occupato del piacere di Arthur e tanto meno gli si era offerto.

Era sicuramente meglio così, pensava Arthur eppure gli faceva male lo stesso.

 

Arthur fece per calarsi i calzoni.

"No, Arthur! Stasera voglio guardarti in viso."

Il giovane si inginocchiò e si apprestò a slacciare la cintura dell'altro. Non si toglievano nemmeno i vestiti, se non il minimo indispensabile.

 

Arthur chiuse gli occhi.

Non sopportava di vedere quel che faceva.

 

Non sopportava l'odore e il sapore del sesso di Alined: erano un odore e un sapore normali, niente di strano, ma era la situazione ad essere informe, abnorme, peggio di un incubo.

 

Non sopportava quella mano che gli pressava la testa contro il suo corpo fino a strozzarlo e che gli faceva aumentare la nausea fino a fargli avere dei conati.

 

Non sopportava i gemiti dell'uomo, tanto meno il suo seme vischioso, che il vecchio amava spargergli sulla faccia.

 

L'unica cosa positiva era che generalmente il tutto si svolgeva in pochi minuti.

Appena il capo si allontanava da lui, Arthur si scapicollava fuori dal carro, si infilava nel primo cespuglio a disposizione e vomitava anche l'anima.

Vomitava per l'orrore che gli faceva quel vecchio, per l'umiliazione cocente ma soprattutto per lo schifo che provava per se stesso.

 

Non aveva a che fare con il fatto che Alined fosse vecchio e brutto. Non più di tanto almeno.

 

Non aveva a che fare nemmeno con il fatto che fossero due uomini. Questo non rappresentava un problema per Arthur, se non per il fatto di doverlo tenere nascosto, perché era considerato un reato.

 

Aveva a che fare con la sua impossibilità di dire di no a quell’uomo. Non se n’era mai capacitato. Lui era stato un uomo coraggioso in guerra, e anche prima. Perché non riusciva a dirgli di no? Era come se in presenza del direttore la sua volontà venisse meno. Com'era possibile? Lui non era minimamente attratto dall'altro e non provava nemmeno un sentimento di gratitudine o di sudditanza psicologica. 

Eppure lui andava ogni volta e ogni volta accondiscendeva a essere trattato come il più infimo degli schiavi sessuali. Ed era questa sua accondiscendenza immotivata a terrorizzarlo.

 

Sapeva che lui non era stato l'unico con cui Alined ci aveva provato. Gwaine una volta accennò al fatto che Alined all'inizio aveva tentato di baciarlo ma gli aveva detto un no chiaro e forte e da allora non ci aveva più provato. E non l'aveva licenziato o trattato peggio del solito. Ad Arthur era sembrato molto strano il fatto che Alined avesse cercato un bacio da Gwaine, mentre con lui di baci o simili nemmeno l'ombra.

 

Una sera che avevano bevuto più del solito, Lancelot aveva confidato ad Arthur che Alined gli aveva fatto delle strane avance, allungando pure le mani sul suo di dietro, ma Lancelot si era così arrabbiato che stava per colpirlo, quando Alined si scusò e si ritirò in buon ordine. Diversamente da come fece con Gwaine, Alined fu più duro con Lancelot: per un paio di mesi gli diede da svolgere i lavori più umilianti e faticosi, sperando forse che il giovane se ne andasse. Poi all'improvviso tutto ritornò nella norma.

 

Percival era il più giovane del gruppo, più giovane persino di Merlin, nonostante la sua altezza e la sua stazza. Viveva con Alined fin da quando era ragazzino. Era rimasto solo al mondo. Sembrava strano ma per lui fu una benedizione essere preso in quel circo. Alined in pratica lo aveva adottato e Percival lo trattava con la stessa devozione di un figlio verso il padre. Era chiaro che almeno a lui Alined non avesse fatto quel tipo di proposte. Ora Percival era un ragazzo genuino e solare, sebbene un po' taciturno. E sembrava l'unica persona, eccetto Merlin, di cui ad Alined importasse qualcosa. Certo, il ragazzo aveva poi maturato un fisico perfetto per un circense e aveva sempre lavorato sodo senza mai lamentarsi. Forse anche per questo Alined aveva un debole per lui.

 

C'era poi George, lavoratore indefesso, perfetto soldatino, quasi invisibile eppure indispensabile. Sembrava avesse il dono dell'ubiquità e non parlava mai se non di lavoro. Ma di lavoro era in grado di parlare per ore, fino a sfinire chiunque. Era un tipo strano e anche buffo. Se Arthur avesse dovuto considerarlo dal punto di vista dei rapporti amorosi, l'avrebbe definito asessuato. Probabilmente nemmeno il capo lo considerava sotto quel punto di vista. Ma se Alined gli avesse richiesto favori sessuali, magari con la scusa del lavoro, Arthur non era del tutto sicuro che George avrebbe rifiutato.

 

Ma per ora, lui era l'unico che non si era mai rivoltato, che non aveva mai detto di no.

Questo pensiero lo distruggeva al punto che era arrivato più volte a pensare di farla finita.












 




Ciao a tutti.

Questo è sicuramente uno dei capitoli più dark della storia. Più che dark, direi disgusting😄

Mi scuso se a qualcuno ha dato fastidio.

Vi auguro un buon proseguimento d'estate!

 

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Capitolo 5
*** Cap.V - Malice ***



Malice










 

La mattina dopo Merlin si alzò molto presto. 

'Ovvio' pensò 'sono andato a letto con le galline'* 

In più non aveva cenato e aveva i crampi allo stomaco dalla fame.

 

Tutto per non dover affrontare Arthur. Aveva visto i suoi occhi sbarrati dopo che lui l'aveva baciato per così dire 'a tradimento'! Era sicuro che non sarebbe finita lì. Merlin aveva più volte insistito con Alined, per poter avvertire Arthur prima del loro numero, ma il capo si era mostrato irremovibile. 

 

Ma forse era tutto nella sua testa. Arthur doveva essere abituato a quel genere di cose. Non stava lì già da un anno? Forse stava ingigantendo la cosa. Magari  Arthur non ne avrebbe nemmeno parlato e dopo lo stupore iniziale, probabilmente non ci pensava neanche più.

 

Non credeva che Arthur sarebbe arrivato a colpirlo, ma non ne era neanche sicuro. La veritá è che si sentiva molto a disagio all'idea di trovarselo di fronte, e non avrebbe voluto fare una figura meschina di fronte a tutti, magari balbettando qualcosa o peggio, scappando, suscitando l'ilarità generale.



 

Gwen era seduta su uno sgabello ed era intenta a cucire.

"Cosa fai?"

"Ho parecchi costumi da rammendare e qui fuori la temperatura è molto piacevole, mentre dopo farà troppo caldo. E tu come stai? Sei ancora eccitato dal successo di ieri sera?"

"Credo di sí. Non avevo mai provato tante emozioni tutte insieme: paura, eccitazione, gioia…è stato tutto così strano!"

"La prima volta è sempre così, se va tutto bene e direi che a te è andata magnificamente. Ora dovrai rifarlo talmente tante volte che ti abituerai."

"Dovrò rifarlo ancora?" disse Merlin un po' sgomento.

"Beh, esibizione di successo, non si cambia. Almeno questo è quel che in genere dice Alined."

 

"Non ci avevo pensato. Credevo che ogni volta cambiasse. Se non del tutto, almeno in parte."

"Sei preoccupato per qualcosa?"

"No, però ho avuto qualche difficoltà a causa dell'ingombro del costume. E credo anche Arthur."

"Non so chi l'abbia cucito ma secondo me le curve sono troppo esagerate. Se vuoi posso provare a ridurle un po'. Si tratta solo di tagliare un po' di gommapiuma qua e lá…"

"Non so…è stato Alined a farlo…"

"Se vuoi posso parlargliene io…"

"Mi faresti davvero un grande piacere."

"Se hai fame, c'è rimasta dell'uva e anche del pane di ieri sera."

"Dio, sì!"



 

Alined si fece vedere poco dopo e parlò ai presenti con un moto di orgoglio:

"Siamo fortunati. Avevo lasciato dei biglietti da vendere alla locanda dove abbiamo cenato, in cambio della promessa di consumare da loro tutti i nostri pasti finché fossimo rimasti in zona. Ieri sera li hanno veduti tutti. È la prima volta che mi accorgo davvero che la guerra è finita: in questo paese, la gente esce la sera! Tra non molto potremo ricominciare con gli spettacoli serali e credo sia un'ottima notizia.

Probabilmente c'è stato un passaparola  da parte di chi ha visto lo spettacolo. Per cui si oggi si replica. Come premio, vi allenerete un po', ma per il resto avrete la giornata libera."



 

Una volta che  il direttore si fu allontanato Merlin disse a Gwen: "Io e Alined abbiamo lavorato sodo per questo nuovo spettacolo dei clown. Ma abbiamo sottovalutato molte cose."

"Per esempio?"

"Gli stivaletti! Primo, mi fanno un male cane. Sono stretti e i lacci sono un inferno. Secondo, devo aver distrutto le spalle del povero Arthur con i tacchetti!"

"Beh, mi sembra giusto che ti preoccupi di lui…siete innamorati!" e la ragazza si mise a ridere di gusto.

"Vedi? Ecco perché ho detto ad Alined che non volevo farlo!"

"Cosa? No, Merlin. É stato il momento migliore dello spettacolo!"

"Perché due uomini si sono baciati?"

"Io credo che la maggioranza ti percepisse come donna. Eri molto convincente!"

"Non sono sicuro che questo mi faccia piacere. Ho detto al capo che avrei voluto indossare le calze a righe, come quelle che usi anche tu, ma è stato irremovibile. Ho i polpacci piuttosto sottili ma pieni di peli neri e questo può fare venire il dubbio che io sia un uomo!"

"Forse Alined vuole che a una parte del pubblico rimanga questo dubbio. Se ci pensi, è geniale!"

"Geniale? Non vorrei fosse pericoloso e che qualcuno andasse a denunciare l'accaduto."

"Secondo me ti preoccupi troppo. Non mettono certo in prigione due attori per un bacetto che fa parte del loro copione. Dovresti parlarne anche con Arthur, secondo me."

"Arthur? Vuoi scherzare? C'è rimasto malissimo, gliel'ho letto in faccia. Appena finito il numero sono scappato. Temevo mi avrebbe preso a sberloni."

"Ma se si è messo a ridere!"

"Si, ma dal nervoso!"

"Quindi è per quello che non ti sei fatto vedere a cena?"

"Direi!"

"Ma oggi dovrete rifare gli esercizi e … durante lo spettacolo …non solo quelli!"

"E adesso?" Merlin si sentiva afflitto e avrebbe tanto voluto smaterializzarsi.

"Hai un'unica scelta. Affrontare Arthur e dirgli chiaramente cosa pensi, proprio come hai fatto con me. Sa essere più comprensivo di quel che sembra: vedrai!"

 

Merlin non sapeva più cosa pensare ma forse ciò che Gwen gli aveva suggerito non era poi un'idea così strampalata.

 

"Mi aiuterai con le scarpe?"

"Lascia fare a me!"


 

Dopo colazione, Merlin sarebbe stato pronto per gli esercizi o per affrontare Arthur, ma il bel biondo tardava. Strano che il loro capo non l'avesse ancora tirato giù dal suo carro.

Gwaine gli disse con tono strano: "Se aspetti Arthur credo tarderà. Quando va da Alined la sera, il capo gli permette di dormire fino a tardi il giorno dopo…”

“Strano, però! A me non ha mai concesso questo privilegio…”

“Si vede che tu non fai per lui ciò che fa Arthur…” sorrise sornione il giocoliere.

“Gwaine!” lo riprese Gwen duramente, poi si rivolse a Merlin più dolcemente: “In un certo senso, Gwaine ha ragione. Voi avete preparato la scenetta, cucito i costumi, svuotato decine di uova…”

“Ecco perché abbiamo mangiato quintali di frittata per tutta la settimana” rise Gwaine.

“Mentre Arthur viene impiegato da Alined per lavori pesanti, lavori di forza.” concluse la ragazza.

“Non è che ci voglia poi tutta questa forza …” aggiunse Gwaine sorridendo malizioso.

“Eppure tu ti sei rifiutato, quando venisti qui. Sei forse pentito? Potresti chiedere ad Alined di prendere il posto di Arthur, così ogni tanto potresti dormire al mattino fino a tardi…” ribatté con fervore Gwen.

“No, no. Non ci penso proprio. Piuttosto mi sveglio alle cinque di mattina per tutta la vita! E comunque io … non sono bello come Arthur… non é vero, Gwen?”

 

“Ma cosa centra il fatto che Arthur sia più o meno bello di te?” chiese Merlin frastornato dal colloquio degli altri due, capendoci sempre di meno.

“C'entra, perché Alined ha un raffinato gusto estetico e se può si circonda di cose belle e di belle persone!” disse Gwaine.

“Sarà per compensare la sfortuna di essere così … poco esteticamente attraente!” concluse Merlin.

 

Gwaine e persino Gwen si misero a ridacchiare. 

Merlin continuò: “E poi non credo sia questo il motivo. Arthur è bello, ma anche tu lo sei…”

“Ti dispiacerebbe ripeterlo a voce più alta, in modo che chi c’è qui attorno possa sentirti bene?” chiese il ragazzo ravviandosi il lungo ciuffo con una mano.

 

“Oh!” si fece uscire Merlin.

 

C’erano solo loro tre e Merlin capì solo in quel momento che Gwaine stava stuzzicando la ragazza, anche se lei, almeno in apparenza, sembrava non ne volesse proprio sapere. 

Chissà come una ragazza carina e in gamba come lei, riusciva a cavarsela con tutti quei ragazzi a portata di mano. Forse le interessava qualcuno, si chiese Merlin.

 

“Ti prego Gwaine, non adesso! E comunque, Merlin, anche tu hai avuto dei vantaggi non da poco da Alined” aggiunse la donna. “Non ti ha mai fatto fare lavori pesanti, anzi finora non hai fatto nessun lavoro, se si esclude quello per la scena dei clown!”

“Me ne sono accorto e ho cercato di dare una mano quando ho potuto, ma in effetti non sono mai stato molto assieme voi…”

“Avrai modo di ripagarci! Appena al capo passa la fregola per te!” rise Gwaine.

“Sei sempre molto garbato! Davvero un gentiluomo!” lo fulminò la ragazza.

“Non si è mai abbastanza volgari quando si parla di Alined!”

 

Merlin ci rimase quasi male e si allontanò con una scusa. Non capiva le parole così dure di Gwaine verso il loro datore di lavoro. Alined era sicuramente un uomo autoritario, ma l’aveva trattato con rispetto e l'aveva incoraggiato più di una volta. L’aveva considerato e fatto sentire importante e gli aveva dato fiducia, forse come non era più successo da tanti anni, ormai. Forse solo sua madre l’aveva sostenuto e valorizzato più di quell’uomo. 

 

Il capo fu di parola. Siccome il circo era già montato e gli esercizi a un buon livello, li lasciò stare, facendosi vedere solo a pranzo. 

 

Arthur non si presentò nemmeno per mangiare e questo a Merlin scocciò parecchio. Non vedeva l’ora di sistemare la faccenda “bacio e affini” che gli pesava concretamente sullo stomaco.

 

Alined, una volta finito di mangiare disse rivolto ai presenti: “Avrete notato che non ho avuto rivalse nei confronti di Merlin, anche se ha disatteso le mie aspettative!”

A Merlin prese un colpo. In cosa lo aveva deluso?

“Parlate della colonna a quattro?” disse Percival, stranamente, visto che interveniva di rado.

“Certo!”

“Spero non vogliate che provino a farla stasera!” aggiunse Lancelot con circospezione.

“No! Merlin ha fatto bene così, se non se la sentiva. Ho fiducia in lui.”

Merlin sospirò di sollievo.

“Ovviamente il fatto che abbia voluto provare e sia riuscito a fare la presa con una mano sola a testa in giù ha affievolito di molto la mia amarezza. Dovete fidarvi di me quando vi dico che l’adrenalina e l’eccitazione salgono moltissimo durante lo spettacolo e questo vi dà la possibilità di superare i vostri limiti. Merlin, almeno in parte, ve l’ha dimostrato. Ed era il suo primo spettacolo.”

 

Merlin non era contento. Prima quelle cose dette su Alined, poi Arthur che era sparito, e ora l’intransigenza di Alined anche se velata di belle parole. Doveva immaginarlo. Le cose buone non duravano mai molto, nella sua vita.

 

Nel pomeriggio il caldo afoso aveva costretto tutti all’ombra degli alberi o dentro ai carri, per riposare.

Merlin si era spostato e sdraiato all’ombra vicino al fiume, quasi a pelo dell'acqua, che portava un minimo di refrigerio.

 

Sentì uno sciacquìo vicino. Aprì gli occhi e vide sopra di lui, una testa bagnata piena di capelli a coprire il viso.

“La mia dama!”

‘Ohi, ohi! Mi sa ci siamo!’ pensò Merlin.

 

Arthur immerse la testa per tirare indietro i capelli. Merlin rimase per un attimo incantato. Decisamente Arthur era un uomo bellissimo in qualunque modo ti si presentasse. 

"Perché non ti bagni anche tu? Quest'acqua è fantastica!"

"Grazie, ma non mi va di fare il bagno."

"Peccato! Avrei avuto bisogno di parlare con te, ma non ho intenzione di perdermi questo bagno."

Arthur fece qualche passo allontanandosi.

"Tu indossi il costume. Io non ce l'ho!" gli urlò dietro Merlin.

"Ci siamo solo noi qui. Puoi spogliarti!"

 

Per tutta risposta, Merlin cavò le scarpe ed entrò in acqua completamente vestito.

"Ma cosa fai?" lo guardò Arthur sorpreso.

"Va bene anche così! Se vuoi saperlo, anch'io volevo parlarti."

"E di cosa?"

"Se vuoi darmi un pugno, puoi farlo ora!"

Arthur fece un piccolo sorriso storto.

"Ti dirò, ieri sera ero sul punto di dartelo ma poi ho pensato che non ne valesse la pena!"

"Avrei voluto avvisarti, ma lui me l'ha impedito … Alined è un terribile testardo."

"A chi lo dici!"

 

Merlin alzò il tono della voce, inalberandosi.

"E non è giusto! Non mi piace affatto che tu venga qui a dire -la mia dama!- E gli altri non mi hanno dato tregua. Pensa che Gwen è stata la piú discreta e ci ha definito 'innamorati'!"

Arthur si mise a ridere: "A me ha detto che eravamo…deliziosi!" poi domandò secco: "Ti piace Gwen?"

Merlin rimase sinceramente stupito e confuso.

"Ma cosa ti viene in mente? No, non mi piace… anche se non mi dispiace. Certamente il bacio avrei preferito darlo a lei!"

Arthur fece una faccia offesa. "E io che credevo di piacerti, visto la passione che ci hai messo!"

"Ma quale passione! Era un bacio a stampo. Ho dovuto premere un po' solo perché il capo voleva che imprimessi sulla tua bocca la forma del cuore che avevo fatto con il trucco sulle mie labbra."

 

"Detta così risulta quasi romantica!"

Merlin allargò le braccia sconfitto.

"Non dire certe cose! Stasera mi darò cosí tanto rossetto che mi basterà sfiorarti per passartelo!"

Arthur aggrottò le sopracciglia.

"Ti rendi conto che è da malati il fatto che voi abbiate pensato a tutta questa sorta di dettagli! Poi che significa 'stasera'?"

"Non l'hai saputo? Stasera ci sarà il bis! E comunque io non volevo baciare te, più di quanto tu non volessi essere baciato da me, credici!"

"Lavati bene i denti, allora!"

"Come osi? Io li lavo sempre."

"Una cosa positiva c'è però…" disse Arthur sorridendo.

"Con il costume ti trovo decisamente più appetibile. Anche se sei un po' troppo formosa per i miei gusti."

Merlin era così sconvolto da non riuscire a ribattere.

"Ti prego però di cambiare le scarpe. Ho le spalle coperte di lividi blu!"









 







*Andare a letto con le galline = andare a dormire molto presto, come fanno appunto le galline.


Ciao, un altro capitolo di passaggio. Mi serve per fare conoscere meglio i personaggi. Rileggendolo ho notato che é un capitolo ricco di malizia. Gwaine sta sempre lì, vicino al bordo, parlando di Alined: dice e non dice. Merlin non riesce a capire perché nella sua testa non può assolutamente immaginarsi una cosa del genere. Finalmente verso fine capitolo Merlin e Arthur riescono a beccarsi. Arthur potrebbe annientare l'altro in due e due quattro e invece dà il via un rincorrersi di battutine un po' cattive e si diverte molto a far impazzire Merlin. Nel prossimo capitolo capiteranno diverse cose…

Un grande abbraccio!

 

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Capitolo 6
*** Cap. VI - Too many kisses ***




Too many kisses















 







Nel pomeriggio, Arthur e Merlin si ritrovarono per provare i loro esercizi, soprattutto quello della presa a una sola mano, più e piú volte: come duo ginnico appena formato erano già abbastanza affiatati. 

 

Merlin gli aveva chiesto anche di provare quel nuovo esercizio diventato famoso in quegli anni, in cui Merlin avrebbe dovuto stare in equilibrio con una mano aperta sulla testa di Artù: uno degli esercizi più difficili da eseguire.

Alla prima prova il polso di Merlin non resse e scivolò dalla testa dell'altro che fu lesto ad afferrarlo, prendendolo in braccio.

"Grazie…lasciamo perdere per oggi…" disse Merlin spaventato dal rischio appena corso.

"Come? Niente bacio, stavolta?" sorrise il biondo.

Merlin scese velocemente da lui. “Oh! Perché fai così? Dovrò comunque baciarti durante lo spettacolo, lo sai: mi tocca!” disse Merlin storcendo un po’ le labbra. “Stasera, però…” aggiunse  improvvisamente concentrato “pensavo di farlo in maniera…diversa da ieri…”

Arthur non capiva: “E come? Con la lingua?” scherzò. 

Merlin roteò gli occhi al cielo, seccato. “Ma quanto sei asino? Pensavo di farlo in piedi!”

“Per me cambia poco, ma perché?”

Alined mi ha detto che ieri sera, dopo il bacio, l'impronta di rossetto sulla tua bocca era storta e quindi non ricordava affatto un cuore!”

“Ma ti rendi conto che questa è un’esagerazione! Se vai dietro ad Alined, ti perderai in mille insignificanti particolari: lui non ragiona bene per queste cose. É fissato!” 

“Ha detto che é importante per il significato che vogliamo dare alla storia e cioè il coraggio in amore, che viene ripagato!"

Arthur scoppiò in una risata piena di sarcasmo. Alined e l’amore erano le due cose più lontane tra loro che potesse immaginare. 

Merlin si allontanò scuotendo il capo.

Arthur pensò che si fosse offeso e gli gridò da lontano: "Comunque, puoi fare come vuoi! Io mi adeguo.”


Merlin si recò dietro le quinte per iniziare a prepararsi. Era presto e non c’era ancora nessuno. Gli uomini avevano un’ unica tenda abbastanza grande a disposizione per cambiarsi, con qualche specchio per il viso e uno grande a figura intera. Gwen aveva una tenda molto più piccola, solo per lei. 

Su una panca erano stati disposti ordinatamente molti costumi. La musica si diffondeva fin lì, dal tendone centrale del circo dove l’infaticabile George probabilmente controllava il funzionamento del grammofono.

 

Notò un paio di scarpe simili a quelle di una ballerina, ma senza punta e molto grandi. Erano per lui: c’erano dei nastri rossi cuciti sopra, uguali a quelli della sua parrucca e due lunghi lacci dello stesso colore da intrecciare alle gambe. Accanto a queste vide l’imbottitura del suo costume decisamente “dimagrita”, con un biglietto appoggiato sopra, vergato da una grafia femminile: 

Alined mi ha dato il suo benestare per modificare il tuo costume. Buona fortuna per stasera!

 

“Gwen!” sussurrò Merlin, benedicendola con il pensiero. Si accorse solo allora di non essere solo. 

 

Alined era dietro di lui, vestito e truccato di tutto punto. Merlin però notò un particolare diverso nel suo viso: portava un rossetto di colore acceso a forma di cuore.

“Ecco, Merlin, se ti avvicini, ti faccio vedere quello che cercavo di spiegarti prima: ti mostro come passare la giusta impronta ad Arthur.”

 

Il ragazzo appena nominato, stava per entrare in quel momento ma vedendoli così vicini, si bloccò dietro il telo appena aperto della tenda che fungeva da porta.

 

Alined aveva in mano un mattone che pose davanti ai piedi di Merlin e ci salì su. Stava dicendo: “Tu fai Arthur e io faccio te!

Voi siete uguali per altezza per cui tu devi abbassarti un po’, tirare indietro il bacino e piegare una gamba: devi guardare il suo viso…per non sbagliare…"

Mentre spiegava, Alined metteva in pratica ciò che diceva. "Tira in fuori le labbra in questo modo, ma non di più, devono rimanere morbide…se le arricci troppo il tuo bacio non lascerà il segno corretto. Dovrai essere tu a guidare Arthur…"

 

Nel frattempo Arthur spiava quella scena.

'Dio, non lo bacerà veramente!' pensava sconcertato 'O tutto questo é proprio una scusa per poterlo baciare?'

Sentì montargli dentro un gran nervoso e stava per manifestare la sua presenza per porre fine a quella farsa, quando intercettò l'espressione di Merlin: il ragazzo era veramente interessato a ciò che il vecchio gli stava dicendo. Era del tutto concentrato su quel che faceva l'altro e non sembrava essere a disagio.

'Stupido! Sei solo uno stupido, Merlin!' pensò Arthur amareggiato. 

 

Alined prese le guance del giovane con le mani e al contrario di quel che Merlin credeva, spostò il suo viso in avanti e verso l'alto.

"Il contatto deve essere frontale. L'ostacolo sono i vostri nasi; al massimo puoi fare sfiorare la punta dei vostri nasi. Concentrati su come mi muovo durante il bacio. A questo punto dovrai stare attento, se no potresti vanificare tutto con uno scivolone perché sarai in equilibrio precario così piegato all'indietro."

 

La bocca di Alined era così vicina a quella di Merlin, che Arthur si sentì invadere dalla stessa nausea che lo colpiva ogni volta che rimaneva solo con il vecchio sul suo carro.

 

"Mentre lo baci, conta mentalmente fino a due: u-no, du-e." E Alined baciò Merlin, mentre Arthur respirava velocemente a causa della rabbia che provava, poi entrò rumorosamente, cercando di interrompere quella 'cosa'.

 

Quando Alined si staccò, Merlin si illuminò all'improvviso: "Ho capito! Dovrò rimanere fermo con la bocca spostando il viso in una piccola rotazione per imprimere anche il contorno del cuore! Ma perché bisogna contare fino a due?"

"Si dice che un bacio, per esempio a teatro, non debba durare meno di un secondo per non dare l'idea di un bacio frettoloso, ma è bene che non sia piú lungo di tre secondi, perché potrebbe essere considerato troppo scandaloso. Due mi sembra un buon compromesso."

 

Alined indicò uno specchio a Merlin perché potesse vedere il risultato delle loro fatiche con i suoi stessi occhi. Il ragazzo si specchiò, incantato e sussurrò: "É perfetto!"

 

'Non è possibile! Non mi hanno neanche considerato! Lo stupido e il porco! Son fatti l'uno per l'altro!' Pensò Arthur irato tra sè e sè.

 

Il vecchio se ne andò soddisfatto, senza nemmeno fare capire al biondo di essersi accorto di lui.

 

Arthur era completamente sconvolto dalla reazione, anzi dalla non reazione di Merlin.

"Ma bene! Che bravi! Che bello!" commentò sarcastico.

"Notevole, vero? Hai visto che perfezione?" disse Merlin sfiorando con le dita, il cuore sulla sua bocca e spostando il viso ora da un lato, ora dall'altro per specchiarsi da diverse angolazioni.

"Dico! Ma ti sei rimbecillito del tutto?"

"Che cos'hai?" Merlin lo guardò, notando solo ora il tono aggressivo dell'altro.

"Che cos'ho io? E tu allora? Ti sei fatto baciare da…Alined!" disse con una smorfia disgustata.

"Mi stava solo mostrando come imprimere bene il cuore su di te!"

"Andava bene anche quello storto di ieri sera! La gente applaudiva lo stesso e non gliene importava niente a nessuno che il cuore ci fosse oppure no. Possibile che tu non capisca?"

"Infatti non capisco!"

"Sei proprio un idiota allora! Se non capisci te lo dico io! Il maledetto cuore perfetto era una scusa di Alined, una scusa per baciarti! E tu ci sei cascato come un pollo con tutte le ali!"

 

Merlin aggrottò le sopracciglia e parve riflettere sulle parole di Arthur. "No, io non credo. Era un bacio professionale, non diverso da quello che ho dato a te ieri sera!"

"Sì, davanti a tutti, però, per il pubblico… e non un bacio di nascosto, da soli!"

"No, non di nascosto: avrebbe potuto vederci chiunque…infatti, tu eri qui!"

"E poi…non puoi paragonare il bacio con me e quello con lui: io…sono giovane e si dá il caso che sia anche bello, ma lui è brutto e…vecchio!"

"Non è poi così vecchio …"

"Se ti piace tanto… accomodati!"

"Dio, cosa dici? Tu… sei fuori di senno… per un semplice contatto… non era certo un bacio, quello!"

 

"Ah, no? A casa mia si chiama così! Comunque… peggio per te, se non vuoi capire." 

Arthur scosse la testa poi continuò: "Alined ci sta provando con te! Tu forse questo non lo puoi sapere e non dovrei neppure dirtelo..." Arthur si avvicinò a Merlin e abbassò di molto la voce, guardandolo dritto negli occhi, perché Merlin potesse afferrare meglio il concetto che voleva esprimere.

"Lui ci ha provato con quasi tutti i ragazzi, qui al circo, ma nessuno è mai arrivato a farsi baciare da lui, tranne te. Non sottovalutarlo mai Merlin, specialmente adesso. Io so che in lui c'è qualcosa che non va."

 

All'improvviso Arthur si allontanò dall'altro, senza lasciargli il tempo di rispondere: come si era permesso di dirgli quelle cose? Tecnicamente Arthur non aveva mentito all'altro: era vero che Alined non lo aveva mai baciato. Ma aveva fatto ben altro con lui, purtroppo, solo che non l'avrebbe mai detto a Merlin. Forse sarebbe stato utile per aprire del tutto gli occhi a quel ragazzo ingenuo, ma si vergognava troppo. La sua responsabilitá era pari a quella di Alined. Il vecchio non sembrava mai aver messo in dubbio che Arthur non volesse. E i motivi che  avevano portato il giovane a subire passivamente la cosa, che lo portavano tuttora a non rifiutarla, gli facevano pensare che giorno dopo giorno, inesorabilmente, stava diventando pazzo.

 

"Non sapevo che Alined fosse un… che ad Alined piacessero gli uomini!" disse Merlin sinceramente sorpreso.

 

Arthur era ormai furioso con se stesso. Perché aveva reagito in quel modo esagerato? Cosa gliene importava in fondo? E uscí da lì.

Non riusciva più a sopportare di rimanere ancora in compagnia di Merlin.


Lo spettacolo di quella sera ebbe un grande successo, come quello precedente.

Tuttavia verso la fine ci fu un momento di panico in pista e dietro le quinte che rimescolò le carte in tavola.

 

Ovviamente successe durante il momento della scena madre, quello in cui la buffa ragazza si avvicinava al bel fusto per rubargli un bacio.

Merlin guardava Arthur con gli occhi sbarrati: non ricordava più nulla delle mille indicazioni dategli dal capo poche ore prima. Era bloccato.

Prese il volto di Arthur con le mani, si abbassò, si rialzò, sporse la testa prima in avanti poi all'indietro. Sembrava quasi facesse ginnastica! 

 

I secondi passavano e Arthur si accorse che Merlin aveva il volto bagnato di sudore e sentiva le mani dell'altro ancora sul suo viso tremare forte.

Anche lui ebbe un sussulto interno. La scena non funzionava: cosa aspettava quell'idiota a baciarlo? Non poteva farlo lui. Non avrebbe avuto senso. Non in quel momento almeno.

 

Arthur prese le mani di Merlin e le abbassò poi parlò ad alta voce rivolgendosi al pubblico: "Che cosa state facendo, signorina?" 

Dal pubblico si alzò qualche risata. Poi Arthur sparí in fretta dietro le quinte e la ragazza cominciò a piangere a dirotto. Merlin avrebbe potuto benissimo piangere sul serio.

Subito dopo ecco entrare i tre atleti per l'ultima esibizione. Per fortuna Merlin sembrava essersi rimesso un po' e la colonna umana a tre uomini e mezzo raccolse grandi consensi.

 

Quando si giunse ai saluti, Merlin pensò che forse il finale della sera precedente non avrebbe avuto alcun senso, ma ormai…

 

Toccava a Merlin uscire ma Arthur lo precedette, lasciandolo confuso ancora una volta. Non riusciva a capire le intenzioni dell'altro. Con un po' di angoscia, alzò la mano per salutare gli spettatori, ma quando fece per uscire, Arthur a sorpresa ricomparve. Prese Merlin per mano tirandoselo dietro fino al centro della pista, mentre il pubblico rumoreggiava incuriosito.

Con una mano l'atleta biondo poco vestito strinse la vita della miss e con l'altra le avvolse la schiena. Nel giro di pochi istanti si chinò su di lei, facendole inarcare le reni, mettendo una gamba sotto di lei come ulteriore sostegno e la baciò. Il pubblico scrosciò in applausi e urla divertite.

 

Merlin riuscì a pensare ben poco. Capiva solo che non gli era mai capitato prima di venire baciato così in quel modo davvero passionale e romantico…d'altronde era un uomo!

'Che sensazione! Una sensazione di… caduta!' 

Fu in quel momento che un'idea gli balenò in testa.

 

Quando Arthur si staccò, sentì Merlin a peso morto tra le sue braccia. Per una frazione di secondo gli venne da pensare: 'Sta a vedere che è svenuto veramente!'

Ma poi capì e stette al gioco: lo scrollò prima leggermente poi piú forte, fino a far dondolare le braccia e la testa dell'altro in modo buffo, quasi fosse una bambola o un burattino. La gente rideva sempre più forte. Con una certa fatica, reale, Arthur prese in braccio Merlin, portandolo via dalla pista. 

Poco prima di sparire alla vista del pubblico, la ragazza svenuta si rianimò, agitò la mano verso gli spettatori con un urlo di gioia e svenne nuovamente, in modo plateale, in braccio al suo eroe.

 

Seguirono talmente tanti applausi che gli artisti del circo furono acclamati a più riprese. Quando Arthur e Merlin uscirono il volume aumentò.

Il più giovane fu turbato da un fatto di per sé non così significativo. Durante gli inchini e i ringraziamenti, Arthur con molta naturalezza gli prese la mano e se la portò alle labbra. Probabilmente stavano ancora recitando, ma Merlin sinceramente non se lo aspettava!

 

Non si erano ancora spenti gli echi degli applausi che Merlin andò in cerca di Gwen che lo fece entrare nella sua tenda.

"Perché hai quella faccia?" chiese la ragazza perplessa.

"Mi hai visto, no? Sono stato un disastro…non credo di essere fatto per il circo!"

"Ma che sciocchezze! Un'amnesia durante lo spettacolo capita a tutti prima o poi…stai tranquillo…la scena è risultata stupenda, forse anche meglio di quella di ieri.

Se non avessi visto l'espressione terrea di Alined, non me ne sarei nemmeno accorta. Avrei pensato che fosse stato tutto prestabilito. Te lo assicuro!"

"Dio…Alined! Se non me vado io, sarà lui a mandarmi via, lo so! Dopo tutto quello che mi aveva insegnato…"

"Di cosa parli?"

Merlin si irrigidí: non voleva parlare a Gwen di quel bacio del pomeriggio. Non voleva che ci fossero altri fraintendimenti, come era successo con Arthur.

 

"Ti dirò poi…non sono venuto qui solo per lamentarmi, bensì per ringraziarti… di tutto!" 

"Mi ha fatto piacere… lasciami dire che il bacio è stato grandioso. Mi avete fatto venire la pelle d'oca!"

 

"Merito di Arthur! È stato molto bravo. Se non fosse stato per lui … dovrebbe essere lui a scrivere le sceneggiature per le scene dei pagliacci al posto mio!"

"Non dire così! Era dovere di Arthur in quel momento fare qualcosa. È il tuo compagno sulla scena. Ammetto che è stato davvero in gamba, ma vogliamo parlare della trovata dello svenimento? Quella è stata opera tua!"

 

"Sei molto cara...davvero, non so cosa dirti, se non grazie! Le scarpe sono perfette"

La ragazza lo abbracciò di slancio. "Sulla scena ora sei alto come Arthur...con gli stivaletti lo superavi...e le spalle di Arthur sono al sicuro. Hai notato che con i lacci intrecciati, i peli si vedono di meno?"

"Hai proprio pensato a tutto! E con le nuove 'forme' mi sento più leggero e piú agile."

"E fattelo dire, sei anche molto più 'carina'!"

 

Merlin dava le spalle alla tenda che lui stesso entrando aveva lasciato semiaperta. Fu così che con la coda dell'occhio, Gwen intravide Arthur fermarsi sulla soglia per poter entrare.

Gwen aveva ancora le mani sulle spalle di Merlin. Con un gesto la ragazza sfilò lentamente la parrucca a Merlin e senza alcun preavviso, lo baciò sulla bocca: un bacio lungo e casto.

Quando Gwen riaprí gli occhi, Arthur non c'era più.

















Ciao a tutt* In questo capitolo mi sono sbizzarrita con i baci. Sono un po' fissata con i baci. Mi sono divertita molto a scriverlo, ma non é stato facile. Rischiavo di diventare banale. Spero di essere riuscita a farli rientrare in una cornice, non dico realistica, ma almeno non completamente campata in aria. Ringrazio chi é arrivato sin qui a leggere. Un abbraccione!

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Capitolo 7
*** Cap. VII - Between lies and truth ***




 

Between lies and truth












 















"Cuore chiama cuore" sussurrò Gwen con un piccolo sorriso, dopo essersi staccata dalle labbra di Merlin.

Merlin era confuso. Forse la ragazza alludeva al fatto che anche il suo rossetto di scena ricordava la forma di un cuore, proprio come quello di Merlin.

 

"Già!" mormorò il ragazzo stupito da quel gesto inaspettato della ragazza.

 

Piacevolmente stupito, ora che ci rifletteva.

 

"Gwen, io… ecco… "

 

"Lo so, non dirlo. Io sono dolce e carina, ma tu mi vedi più come una sorella … quando mai qualcuno non mi vede come una sorella, qui?"

 

"No…non è così. Io volevo solo chiederti… lo vuoi un altro bacio, Gwen?" disse Merlin deciso, fissandola negli occhi. Gwen spalancò i suoi, gli sorrise e lo abbracciò, poi gli prese il viso tra le mani.

 

"Ti ringrazio Merlin. É una delle cose più romantiche che qualcuno mi abbia mai detto. Da cosí tanto tempo ormai! Mi fai venire voglia di pensarci seriamente. Ma non sarebbe giusto! Ti prego di perdonarmi!"

 

Gwen arretrò di un passo e il suo volto si fece triste.

 

"Io ti ho usato! Vedi … c'era Arthur qui fuori e non ho resistito alla tentazione che ci vedesse mentre ci baciavamo."

 

Merlin guardò verso l'uscita ma Arthur non si vedeva più. Provò un moto di delusione, una piccola ma fastidiosa sensazione di bruciore all'entrata dello stomaco.

Subito dopo però subentrò un forte imbarazzo per essersi esposto in quel modo con Gwen e il ragazzo indietreggiò di qualche passo, abbassando gli occhi, umiliato.

 

La ragazza si sentí quasi male nel vederlo così:

"Sono stata una stupida! Egoista e infantile. Ho pensato solo a me!"

 

Gli occhi le si inumidirono e alcune lacrime le rigarono il volto.

 

"Non importa, Gwen. È già passata. Sto bene, sul serio! Ma perché Arthur avrebbe dovuto vedere che ci baciavamo? Lui … ti piace?"

 

"Oh, Merlin, credevo lo sapessi… lo sanno tutti… anche Arthur. Lui non mi piace solamente. É … che mi sono fissata con lui. Non mi era mai successo prima di perdere la testa per qualcuno in questo modo!"

 

Merlin si prese un attimo per ragionare. In effetti c'erano state tutte le premesse e comprese che avrebbe dovuto accorgersene da sé, dal modo in cui Gwen stava sempre vicina ad Arthur, da come gli parlava, da come lo guardava. 

 

‘Sono stato il solito ingenuo.’  

 

Senza volere, si ritrovò a provare un senso di fastidio, una sorta di lieve gelosia ma stavolta non sembrava per Gwen, quanto per Arthur. E si giustificò con l’idea che gli sarebbe piaciuto diventare suo amico, ma quando c’erano di mezzo le ragazze, di solito tutto diventava più difficile.

 

"Scusa ma … se lo sa anche Arthur, perché non state insieme?”

 

“La cosa in realtà é molto più complicata di quello che può sembrare da fuori. Lui mi vuole bene e so anche di piacergli: me l’ha fatto capire più volte!”

 

“Non lo biasimo, tu sei una ragazza incantevole!”

 

“Solo che non credo sia innamorato di me. E … c'è un'altra cosa che lo riguarda. Una questione molto seria e delicata, diciamo una specie di segreto, una brutta storia comunque, che credo ormai tutti conoscano, ma non ne ho la certezza perché tra noi del circo non se ne parla.”

 

“Beh, tutti abbiamo qualche segreto…qualche scheletro nell’armadio…”

 

“Stai parlando di te, Merlin?”

 

“N-no. Io dicevo in generale” rispose il ragazzo dandosi mentalmente del cretino.

 

“Ti dirò solo che c’è di mezzo un’altra persona, ma non chiedermi di più… forse con il tempo lo capirai da solo.”

 

“Stai dicendo che Arthur ha un altro amore?” domandò Merlin stupito e deluso al tempo stesso.

 

“Potrei chiamarlo in molti modi, ma non lo definirei mai ‘amore’! Sarebbe più giusto chiamarla ‘ossessione’ … ma forse non é nemmeno quello … non lo so! Potrebbero esserci conseguenze a dir poco spiacevoli, se qualcuno tentasse di immischiarsi. Se uno decide di vivere qui, in questo circo, deve fingere che vada tutto bene, persino con se stesso, altrimenti é meglio che se ne vada via.”

 

Gwen aveva gli lucidi e un’espressione sofferente.

 

“Accidenti, mi dispiace, per te e per lui! Anche se non credo di avere capito granché.”

Merlin rimase in silenzio poi arrischiò: “Pensandoci bene, Gwen … ti chiedo scusa ma, non è che questa tua fissazione per Arthur abbia a che fare con il tuo volerlo salvare a tutti i costi da questa brutta situazione? Tu hai un grande cuore e la tua preoccupazione maggiore sembra quella di voler fare stare bene le persone a cui tieni!”

 

La ragazza sbatté le palpebre più volte. Le parole del giovane l’avevano sinceramente sorpresa: non aveva mai considerato la cosa sotto questo punto di vista.

 

Merlin le sorrise. “E pensare che con te non mi sono fatto avanti a causa di Gwaine. Si vede da lontano che lui ha una cotta bruciante per te! Non capisco perché tu dica che tutti ti vedano solo come una sorella: a me sembrano in molti ad aspettare un sì da te.”

 

“Oh, Gwaine! Tu non lo conosci. Lui ci prova con ogni gonna che gli passa davanti, e ha anche un discreto successo, ma qui ci sono solo io, per cui … non mi stupirei se cominciasse a corteggiare anche te, quando ti travesti da ragazza!”

 

“Gwaine é molto bello, s’intende, ma non è esattamente il mio genere" scherzò Merlin.

La ragazza scoppiò a ridere.

"Ma si può sapere dove Gwaine trova tutte queste donne? E anche Arthur, come fa a mantenere una relazione, se siete sempre in viaggio?"

 

Gwen abbassò gli occhi turbata, ma subito si riscosse e rispose sorridendo: “Prima o poi saresti venuto a saperlo lo stesso. Non è ancora capitato da quando sei arrivato ma voi uomini avete un paio di sere libere al mese, a volte anche di più. Dipende da Alined, se è in buona oppure no."

 

Come al solito Merlin non ne sapeva nulla. "Sere libere per fare cosa?"

 

"Per andare dove si vuole, per bere, giocare o andare a donne!"

 

Il ragazzo tacque dallo stupore.

 

"So per certo che Gwaine, ogni volta che esce, si allontana dagli altri in dolce compagnia!" ammiccò Gwen.

 

"E tu non puoi uscire?"

 

"Io posso, ma non mi va. Qualche volta sono uscita con loro in passato, ma sento che la mia presenza li limita dal fare ciò che vogliono, come parlare di donne, dire parolacce, fare i rutti… quelle cose da uomini insomma! E la gente mi guarda male se non riesce a capire con chi potrei essere sposata del gruppo…"

 

"Ce n'è di imbecilli a questo mondo!"

 

"E per concludere su Gwaine, quel che cerca lui da me, è lo stesso tipo di divertimento che ottiene con le altre…"

 

"Pensi sia un tipo superficiale in amore?"

 

"Superficiale in amore e fissato con le donne! Se cosí non fosse stato, avrei potuto facilmente innamorarmi di lui: è un bel tipo!"

 

Merlin s'inchinò e fece per allontanarsi ma all'ultimo si girò verso di lei con un sorriso: "Comunque se quando c'è in giro Arthur, tu vuoi baciarmi ancora, sentiti pure libera di farlo!" E le fece l'occhiolino.

 

La ragazza rise mentre le guance le si colorivano, poi aggiunse con un'espressione malinconica: "Sei adorabile Merlin! La ragazza che ti ruberà il cuore è molto fortunata e giá la invidio! Mi chiedo perché non ti abbia conosciuto prima di Arthur!"



 

Durante la cena, Merlin pensò solo a mangiare il più velocemente possibile. Voleva alzarsi al più presto da quella tavola.

Era a disagio con Gwen per quel bacio, anche se non ce l'aveva con lei. Non più di tanto, almeno.

Era a disagio con Alined. Tutto il suo insegnamento buttato alle ortiche! Pensandoci meglio però, il vecchio avrebbe potuto evitare di baciarlo sul serio, utilizzando un manichino o una bambola per mostrargli cosa avrebbe dovuto fare.

Anche con Arthur era a disagio. Gliene aveva dette di tutti i colori quel pomeriggio, per colpa di Alined ed era stato a causa sua se Gwen l'aveva baciato, illudendolo per un attimo.

Certamente non poteva dimenticare quanto aveva fatto per lui sulla pista del circo, risolvendo brillantemente la situazione causata dal suo attacco di panico. Era stato meraviglioso! E gli era intimamente riconoscente. Poteva senz'altro perdonarlo!



 

"Sono stato davvero orgoglioso di voi oggi!" cominciò il direttore del circo. Ormai era tardi per potersi allontanare, pensò Merlin preoccupato. 

"La tua classe Gwen è impareggiabile. Il nuovo numero con i cani è delizioso. E lavorando assiduamente hai reso le scarpe e il costume di Merlin molto più comodi e decisamente più femminili.

Percival, complimenti: durante l'esercizio della colonna ho visto che sorridevi, nonostante lo sforzo sovrumano che hai dovuto sopportare e che solo tu sai quanto sia grande! Complimenti a tutti!

Ho però capito di essermi sbagliato. Ti ho chiesto troppo oggi, Merlin. Ho preteso che tu ricordassi ogni più piccolo particolare, cosa che ti ha mandato in confusione: mea culpa! Ho dato per scontato la cosa più importante e cioè la capacità di improvvisazione a cui do cosí tanta importanza e che forse fa a pugni con tutto quello che ti ho chiesto di memorizzare nel pomeriggio.

Sono sicuro che se ti avessi lasciato libero di fare come volevi, sarebbe andata come ieri sera. Mi assumo tutta la responsabilità dell'accaduto. Fortunatamente non tutti i mali vengono per nuocere e devo delle scuse anche a te, Arthur. Ammetto che come attore ti ho sempre poco condiserato. Solo ieri sera mi sono accorto delle tue potenzialità in questo senso e stasera me le hai confermate, superando tutte le mie aspettative. Hai avuto doti di fine improvvisatore, salvando la situazione, pareggiando o anche superando l'interpretazione di ieri sera e dando a Merlin la possibilitá di riscattarsi. Vi do dunque carta bianca. Non mi intrometterò più nelle scene che riguardano voi due soli. A meno che non siate voi a richiederlo espressamente. Farei comunque una breve votazione per aiutarvi a capire. Chi ha preferito la scenetta di ieri sera?"

 

Alined alzò la mano seguito da George e Gwaine. Merlin era indeciso e non fece nulla.

 

"Cinque voti a favore per l'interpretazione di stasera contro i tre di quella di ieri. Ora sapete in quale direzione lavorare ma la scelta rimane vostra. Buon lavoro!"

 

Il capo si alzò e se ne andò.

Quel lungo discorso aveva lasciato l'amaro in bocca a Merlin. Alined ci sapeva fare, a parlare. Non aveva fatto altro che scusarsi, prendersi la colpa e fare dei complimenti eppure Merlin si sentiva …una merda! La sua idea di non essere all'altezza del mondo circense, prese sempre maggior consapevolezza nella sua mente.

 

Si alzò per potersi allontanare e fece un giro nei dintorni per schiarirsi le idee. Infine rimase fino a tardi nei pressi del lago.

Quando tornò all'accampamento si accorse che tutti dormivano all'aperto: faceva troppo caldo per restare sui carri. Merlin salì sul suo carro per recuperare la coperta su cui distendersi. Appena si sdraiò a terra, vide Arthur alzarsi a sedere dal suo giaciglio e mostrargli un paio di sigari con il sorriso sulle labbra. 

 





Arthur prese un rametto dal fuoco con cui accendere i sigari. Poco dopo erano seduti contro il tronco di un grande albero a fumare.

 

"Chi te li dati?"

 

"Alined prima ce ne ha portati uno a testa, ma tu non c'eri e ho preso il tuo per te. Ti ho anche aspettato per fumare insieme…"

 

"Ti ringrazio ... anche Gwen fuma il sigaro?"

 

"Vuoi scherzare? Per lei Alined prende piccole boccette di profumo, alla viola, alla lavanda… lei le adora!"

 

"Per essere un cattivo, Alined è abbastanza generoso."

 

Arthur si adombró: "Così può sembrare, ma so che non devi mai fidarti delle sue parole… né quando è gentile né quando ti mangia la faccia!"

 

"Non l'ho ancora visto mangiare la faccia a qualcuno!"

 

"Io quasi lo preferisco. Almeno è più sincero di quando sembra ricoprirti di ghirlande ma sotto sotto ti vuole morto."

 

"Come con me, stasera."

 

"Più o meno."

"Non stai esagerando? Perché ce l'hai tanto con lui?"

 

"Perché è infido e vigliacco e … basta cosí!"

 

"Comunque avevi ragione: non avrei dovuto farmi baciare da lui, sia che il suo intento fosse puro, sia che non lo fosse."

 

"Intento puro? Fammi un favore e vedi di svegliarti, ragazzo!" disse Arthur alzando la voce.

 

"Ehi, ti sto dicendo che ho capito!" ribatté Merlin con durezza. "Farò in modo che non si avvicini più a me. Sono stato ingenuo, lo riconosco: è il mio difetto più grande, quello di pensare bene di tutti quelli che conosco, almeno inizialmente."

 

Arthur spense il suo sigaro nella terra e rilassò le braccia poggiandole sulle ginocchia. "Oggi era la tua giornata dei baci!..."

 

Merlin fece mente locale: Alined, Arthur, Gwen.

"Già" rispose a disagio. "E guarda caso, tu eri presente a tutti e tre!"

 

"Gwen ti ha detto che vi ho visti?"

"Sì, mi ha detto che eri fuori dalla tenda in quel momento.

"Ti chiedo scusa, ma non ti facevo così casanova! Hai l'aria di essere un bravo ragazzo…"

 

"Lo sono, infatti. Credo. Solo che qui siete tutti così frustrati che appena arriva uno nuovo, gli saltate tutti addosso." disse Merlin con fare vivace ed Arthur si mise a ridere.

 

"Sì, credo sia così! Ma non io!"

 

"Mah …non lo so. Dopo dieci giorni non posso ancora dire di conoscerti. Per me sei un enigma, Arthur!" fece Merlin con fare malizioso.

 

"Senti chi parla! Non mi hai mai raccontato niente di te o della tua vita fino ad ora! Per quanto ne so potresti avere fatto il prete o il criminale" lo punzecchiò Arthur

 

"Non offenderti ma non credo di poterti considerare un amico, non in maniera tale da rivelarti i miei segreti!"

 

"Segreti, dici? Vuoi farmi incuriosire? È vero che non sono ancora tuo amico, ma a me non dispiacerebbe provare a diventarlo. D'altronde ci siamo già abbracciati e baciati più volte e non è stato nemmeno così disgustoso come pensavo! Soprattutto dopo che sei diventato ancora più carino nel tuo abito di scena!" rise Arthur.

 

"Quando fai così mi viene voglia di darti una bastonata sulla testa! E mi fai passare la voglia di diventarti amico!"

 

"Dimenticavo! Tasto dolente. Ti va se ricominciamo tutto da capo?"

Merlin lo guardò con espressione diffidente.

"Ti farò una domanda e tu dovrai rispondere sinceramente. Poi toccherà a me. Quale dei tre baci hai preferito?"

 

Merlin ci pensò a lungo poi rispose: "Sicuramente il tuo!"

 

"Davvero?" sorrise Arthur "E perché?"

 

"Basta guardare l'esito dei baci, per capire che il tuo era il migliore!"

 

"Ah! Solo per quello dunque… E io che credevo che tu non fossi rimasto indifferente ai miei approcci!" scherzò di nuovo Arthur dandogli un piccolo pugno sul braccio.

"Puoi dirmi com'è?"

 

"Che cosa?"

 

"Essere baciati con il casquet!"

 

"Direi che è ... 'caschevole'. È da lì che mi è venuta l'idea dello svenimento!"

 

"Geniale! Quindi mi fa piacere dirti che anche tu sei caduto nella mia rete!" disse Arthur gongolando.

 

"Quale rete?"

 

"Quella del mio fascino. Chi è bello come il grande Arthur Pendragon?"

 

"Nessuno è bello come il grande Arthur Pendragon, nemmeno tu!"* scherzò a sua volta Merlin.

 

Entrambi si misero a ridere. Poi Merlin tornò serio e lo guardò negli occhi: "A parte gli scherzi, tu non sai quanto ti sono grato per stasera!"

 

"Ed è per ringraziarmi che ti sei baciato con Gwen?" chiese Arthur con una punta amara nel tono di voce.

 

Merlin trattenne il respiro: non se l’aspettava, così a freddo! 

Non poteva dire ad Arthur che era stata Gwen a baciarlo per farlo ingelosire. E da come questi si comportava, probabilmente c’era riuscita. Sarebbe stato un colpo poco galante nei confronti della ragazza a cui Merlin doveva già così tanto.

 

“È stata colpa tua!” improvvisò Merlin.

 

Arthur quasi boccheggiò: “Colpa mia?”

 

“Sei tu che mi hai messo in testa l’idea che Gwen mi piacesse e quando l’hai detto mi sono accorto che era vero! Quando prima l’ho vista, non sono riuscito a resistere, ma ho sbagliato!”

 

“Tanto lo so che ti ha baciato lei!”

 

“No. Sono stato io e lei non ha avuto cuore di rifiutare il mio bacio. Ma non è me che vuole. Credo ami un altro per cui la lascerò stare, anche se un po' ci sono rimasto male!”

 

Arthur rimase confuso e perplesso dalle parole di Merlin. Non era quello che aveva visto lui e non capiva perché l'altro continuasse a mentire. Forse per galanteria verso Gwen. Era molto lodevole da parte sua. Provò quasi un senso di colpa nel vedere il ragazzo così abbacchiato.

Merlin si alzò in piedi: “É molto tardi."

"Aspetta Merlin! Tocca a te adesso farmi una domanda. Non vuoi sapere tutti i miei segreti?" provò Arthur per cercare di risollevare l'atmosfera che lui stesso aveva contribuito a rendere pesante.

"Un'altra volta magari. Grazie ancora per oggi. E grazie per il sigaro!” disse Merlin allontanandosi da Arthur.
















*Non ricordo dove una frase simile é stata usata, ovviamente con altri nomi. Credo in una serie o in un film. Se a qualcuno viene in mente una scena simile e me lo fa sapere, gliene sarei davvero grata.

Ciao a tutte/i grazie di cuore per le recensioni e le visite, senza dimenticare chi ha messo la storia in preferite/ricordate/seguite. Questo capitolo è un po' strano, ma contiene diversi spunti che si ricollegano al futuro della storia, alcuni chiari altri decisamente nebulosi. Per il prossimo capitolo ho sudato sette camicie. Piccolo spoiler: non sarà il più allegro tra i capitoli.





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Capitolo 8
*** Cap. IX - To argue ***


To argue










 

La mattina seguente, durante la colazione, Arthur parlò agli artisti del circo.

“Ragazzi, ieri sera é andata così bene che oggi si replica!”

“Hai dato da vendere i biglietti del circo al ristorante dove abbiamo cenato?” chiese George.

“Sì, certo! In cambio dei nostri pasti, come di solito fa Alined! Come ristorante é un po’ caro, ma qui a Bath non ci sono locande economiche.”

 

I ragazzi erano certamente stanchi dopo la giornata campale del giorno prima, ma erano anche contenti: forse ci sarebbe stato un po’ di salario extra, quella settimana. E vuoi mettere la soddisfazione personale?

 

Alined era ancora piuttosto debole per andarsene in giro. L’uomo aveva visto giusto, quando in previsione di portare il suo circo a Bath, aveva stabilito di alzare il prezzo del biglietto. Quelle persone se lo potevano permettere e bisognava ammettere che in un posto del genere, il prezzo più alto del biglietto, invogliava i turisti a comprarlo, anziché il contrario.

 

Alla notizia, Merlin non aveva fatto una piega e continuò a mangiare in silenzio. Quando si allontanò da tavola, Arthur lo seguì.

Non appena fu sicuro che nessuno avrebbe potuto vederli o sentirli, lo chiamò: “Merlin, fermati un attimo. Devo parlarti!”

“Più tardi, Arthur, ho da fare adesso. Ho promesso a Gwaine di aiutarlo con i suoi numeri. Sai bene che Alined ha chiesto a me di sostituire Gwen nell’assisterlo.”

“Ti ruberò solo un minuto!”

Merlin sospirò seccato: “Fai presto, d’accordo?” 

 

Non aveva nessuna voglia di ascoltarlo, né tanto meno di guardarlo. Se lo guardava, lo rivedeva come la sera prima: nudo e abbracciato a Gwen. Per colpa sua aveva dormito poco e male. Si sentiva tutto anchilosato ed era ancora molto amareggiato dall’accaduto. Non avrebbe voluto starci male, ma era così e basta.

Avrebbe dovuto imparare a conviverci.

 

Arthur strinse le labbra impacciato: “Ieri sera, sai… credo di aver bevuto troppo e forse sono andato un po’ oltre. Mi capisci?”

“No, sinceramente non capisco.”

“Avrei dovuto trovare il modo di avvertirti. Mi dispiace!”

“Ma di che parli?”

“Del carro.”

“Continuo a non capire, Arthur e mi stai facendo perdere un mucchio di tempo. Arriva al sodo!” disse Merlin freddamente, anche se forse cominciava a capire.

“Gwen … io e Gwen … so che ci hai visti, stanotte!”

“Sì! Vi ho visti … ma come lo sai? Tu … dormivi?”

“Io … non dormivo!”

 

A Merlin prese un mezzo colpo. ‘Mi ha visto mentre li guardavo … mentre lo guardavo! Dio!’

Ma badò bene di non far trapelare nulla dal suo atteggiamento.

“E allora? Sono fatti vostri!”

“Io avrei dovuto portarla da un’altra parte. Non ero molto lucido e non ho pensato che saresti salito sul carro a prendere la coperta. Mi dispiace davvero!”

 

Merlin intravide la possibilità di una piccola vendetta e non se la fece scappare.

“Non preoccuparti! A me non é dispiaciuto poi tanto…”

“Che significa?” fece Arthur contrariato “ti piace guardare le coppiette nell'intimitá?”

“Ehi, Pendragon! Attento a come parli! Di te non m’importa niente, capito? É stata la vista di una bella ragazza nuda e dalle forme generose che, diciamo, mi ha commosso!”

Arthur sbarrò gli occhi, incredulo.

“Che ti prende? Non é da te essere così stronzo in genere. E come ti permetti di parlare così di Gwen? Lei é tua amica! E adesso sta con me!”

“Volevo solo dire che nuda é ancora più bella. Sei un uomo fortunato. Ma se non vuoi che parli così di lei, allora Gwen meriterebbe un uomo che la proteggesse dagli sguardi indiscreti di altri uomini.”

“Un uomo come te, vuoi dire?”

“No!” urlò Merlin. “Uno con la testa sulle spalle, però!”

“Sì, sono d’accordo e non accadrà più. Ma tu perché hai tutto questo astio verso di me. Sei geloso di lei?”

“Guarda che se qui c'è uno geloso, quello sei tu!

Talmente tanto che un solo bacio da parte di un altro alla tua bella, ti ha fatto capire che non volevi perderla.

Ma posso giurarti che quando ci siamo baciati, io non sapevo nulla di lei, di te, di voi..."

“Questo lo so…”

“Come si dice in questi casi? Auguri e figli maschi? (Che sciocchezza!)” disse con finta allegria, andandosene.

“Aspetta, Merlin!”

“Non posso! Gwaine mi aspetta!”






Quella sera, lo spettacolo non andò bene come la sera precedente, almeno agli occhi degli addetti ai lavori, perché il pubblico parve non accorgersene più di tanto.

Il vecchio leone era riuscito a togliersi la parrucca e la gente rideva. Percival non sapeva più che fare.

Lancelot sostituiva Alined come presentatore e rappezzò la cosa parlando al megafono: 

“Ed eccola qui, signore e signori, la nostra grande sorpresa! Ribbon é il leone più vecchio che si sia mai esibito in un circo; pensate che ha la bellezza di ventisette anni*, che corrispondono a più di cento anni per un uomo. Ed é ancora in splendida forma. Notate la leggera peluria che ha sul capo: anche i leoni perdono la criniera proprio come gli uomini perdono i capelli!” E la gente applaudiva, convinta di aver visto un’autentica rarità.

 

Gwen riuscì a stare in piedi sul suo cavallo solo per metà giro della pista e poi si buttò giù, per evitare di cadere, ovviamente sorridendo, come se il suo esercizio fosse finito nel migliore dei modi. 

Lancelot cominciò a sudare e a inventare altre bugie. “Alpaca é uno stallone selvaggio che mai nessuno é riuscito a cavalcare. Solo la splendida Gwen riesce a starci sopra per così tanto tempo! Un grandissimo applauso alla straordinaria, bellissima amazzone Gwen!”

Alpaca era in realtà uno dei cavalli più docili che si fossero mai visti. 

 

Merlin avrebbe dovuto alternare qualche esercizio di giocoleria a quelli di Gwaine, ma fisicamente non era per niente in forma e non se la sentì, avvertendo il compagno, poco prima di entrare in pista. Anche come assistente, Merlin non brillò. Ricordava l’esatto ordine dei numeri di Gwaine, ma non tutte le cose che aveva dovuto imparare in un solo giorno. Non era colpa sua. La cosa non era indubbiamente fattibile.

Le lunghe pause tra un esercizio di Gwaine e l’altro, furono riempite dalla voce di Lancelot che si fece prendere un po’ troppo la mano, oltrepassando decisamente i limiti.

“Guardate adesso, cosa sta preparando per voi il nostro grandissimo Gwaine, famoso in tutta l’Inghilterra per la sua destrezza nella difficilissima arte della giocoleria e considerato, a ragion veduta uno degli uomini più affascinanti e misteriosi del Regno Unito…”

“... l’uomo dal fascino tenebroso e intrigante, e ora mi rivolgo alle gentilissime dame qui presenti. C’è forse qualcuna tra voi che non si trova d’accordo con me? Nessuna, vedo, come immaginavo…”

“... avete modo di ammirare la splendida capigliatura che da sempre lo contraddistingue…”

 

A Merlin veniva da ridere, ma ce ne fu anche per lui.

“Gwaine é assistito per la prima volta da un ragazzo giovanissimo: il delizioso Merlin!”

Ora era Gwaine a ridere sotto i baffi.

“Merlin si é aggiunto solo da poco alla grande famiglia dell’Albionstars, ma si é dimostrato subito pieno di talento e passione in vari campi dell'arte circense. Ha già un ruolo da protagonista in un numero complesso e molto apprezzato. Ma non lo riconoscerete … Divertitevi a indovinare in quale ruolo si esibirà il nostro Merlin! Rimarrete a bocca aperta, signore e signori, e vi assicuro che sarà una sorpresa molto piacevole.”

‘Qualcuno lo fermi!’ supplicò Merlin internamente.

Merlin era arrabbiato con se stesso. Non era stato chiaro su questo punto con i suoi compagni. Solo Alined, Arthur e Gwen erano al corrente che lui voleva nascondere il fatto di essere un uomo agli occhi del pubblico.

Gwaine fu bravissimo, nonostante il forte rossore che gli bruciava il viso, attenuato fortunatamente da un buon strato di cerone.

 

Persino George sbagliò disco e durante un numero particolarmente difficile degli ‘indiani’ mise su una musichetta allegra tipica dei numeri con i pagliacci. Gwen era al megafono e fece finta di nulla.

Per finire ci fu la parte di Arthur e Merlin insieme, l'unico momento, insieme al numero dei pagliacci, che non necessitava di un commento esterno da parte del presentatore, ma solo di qualche musica di sottofondo.





Al primo bacio, la ragazza pagliaccio appoggiò le labbra tra il mento e la bocca del suo amato e solo per un istante, prima di staccarsi, strisciò velocemente il rossetto sulle labbra dell'altro, giusto per dare al pubblico l'illusione di un bacio vero.

Il fusto biondo pensò che la ragazzina avesse semplicemente sbagliato mira. O forse era sull'orlo di un nuovo attacco di panico.

 

Al secondo bacio, quello con il casquet, miss Merlin, come veniva spesso chiamata dai compagni, insaccó la testa talmente indietro, che Mister Muscolo si ritrovò a baciare il naso rosso da pagliaccio dell'altra e si sentì un cretino. La gente però non se ne accorse poiché lei lo aveva abbrancato strettamente per la testa, in modo da nascondere i loro visi.

Con la testa sovraccaricata dal peso della sua amata, ed essendo già chinato in avanti, l’uomo perse l'equilibrio e rovinò addosso alla biondina, cosa che scatenò grasse risate tra il pubblico.

 

Cosa si era messa in testa quell'idiota? Di sabotare il loro numero?

 

Ora c'era un nuovo problema. La bella clown era sdraiata a terra, svenuta, non si sapeva più neanche per cosa: se per l'emozione di un bacio fiammante del suo amore o a causa del colpo subito quando il suo amore gli era collassato addosso. L'eroe provò ripetutamente a prenderla in braccio, ma non riusciva. Accidenti a lei! La ragazza non lo stava aiutando per niente, così spalmata  a terra, a peso morto. Avrebbe potuto sollevare un po' le ginocchia e la testa.

A ogni nuovo tentativo fallito, la gente moriva dalle risate.

Sfinito, ma non sconfitto, si drizzò in piedi e mise le mani sui fianchi, osservando attentamente la ragazza dall'alto in basso per cercare un modo di uscire a testa alta da quella situazione.

Per un attimo gli parve di vedere comparire un piccolo sorriso sul volto della 'sua' ragazza.

'Bene, allora! Se è quello che vuoi!' pensò il giovane, furente.

Tirandola forte per le braccia, riuscì a sollevarle la parte superiore del corpo, poi si accucciò accanto a lei e se la caricò in spalla come un sacco di patate.

Alte risa si alzarono fra gli spettatori e il ragazzo salutò il pubblico con la mano, sfoggiando un gran sorriso.

Poi ci pensò su un attimo e non resistendo alla voglia di vendicarsi della giovane, le diede una pacca sul sedere così forte che Miss Merlin urlò e cominciò a sgambettare furiosa, quando stavano ormai per entrare dietro le quinte. Seguirono applausi e risate a non finire.

 

"Ma sei pazzo?" gridò Merlin all'indirizzo dell'altro, saltando giù da lui come se Arthur avesse la peste e massaggiandosi la natica offesa.

 

Qualcuno li richiamò perché tornassero a ringraziare il pubblico che li acclamava.

Merlin si sincerò di trovarsi a una debita distanza da Arthur.

Se avesse provato a baciargli la mano in quel frangente, Merlin sapeva che non l'avrebbe sopportato e sarebbe potuta finire in rissa, lì davanti al pubblico. 

 

Finiti gli applausi, Merlin lo affrontò di nuovo.

"Mi hai fatto male! Che bisogno c'era?"

"Così impari! Mi hai fatto cadere apposta e dopo non ti facevi sollevare! Imbecille!"

"Non volevo farti cadere: quello è stato un errore di valutazione. E dopo, visto che il pubblico gradiva, ho lasciato che tu improvvisassi…"

"É quello che ho fatto! Non hai sentito come ridevano?"

"Oltre al male, la pacca sul sedere è volgare e maschilista! Non siamo più in campagna!"

"Stai pur sicuro che se tu fossi stata una donna vera non l'avrei mai fatto!"

"Ma il pubblico pensa che Miss Merlin sia una donna vera!"

"Questi che fanno tanto gli snob, sappi che sono molto peggio dei contadini! Persino le donne! E tutto questo è nato per evitare di baciarmi! L'ho capito, sai? Non sono mica scemo!"

 

Merlin tentennò per un attimo: "Non mi andava stasera, ok? Hai l'alito che sa di aglio!" mentì il ragazzo.

 

Arthur afferrò per la collottola il povero George, che, ignaro, stava passando di lì in quel momento e gli alitò a lungo con la bocca aperta davanti al naso. "Ho l'alito che puzza?"

"No!" Rispose George, allontanandosi 

repentinamente. Non tirava una buona aria da quelle parti.

"Visto? Trova altri scuse, Emrys!"

"Va bene! Se lo vuoi sapere sono stanco di baciarti! Tu sei un uomo e non mi va più di farlo!"

"Perché io invece non vedo l'ora di saltarti addosso, vero?" Arthur era sempre più agitato.

"Tu mi sembri più a tuo agio di me. Ti viene piuttosto naturale, ma per me non é così! Io mi vergogno. Certe cose é meglio non farle…"

"Sei diventato un puritano tutto in una volta?" chiese Arthur tutt'altro che convinto. "Fino a ieri sera non ti vergognavi ma ora all'improvviso sì?"

"Esatto!" Rispose Merlin con aria di sfida.

 

Ogni tanto passava qualcuno che vedendo le facce rosse dei due, se ne andava a gambe levate.

 

"E la professionalità dell'attore?" chiese Arthur con più calma.

"La professionalitá dell'attore va bene finché non supera quelle che sono le proprie convinzioni più intime!"

"Forse ho capito!" Replicò Arthur con un sorriso maligno sul viso. "Baciarmi comincia a piacerti un po' troppo e questo ti spaventa!"

 

Merlin vide rosso dalla rabbia. Sapeva che quel cretino lo stava facendo apposta per mandarlo fuori dai gangheri, ma non riuscì lo stesso a trattenersi. Si avvicinò con il viso alla faccia da schiaffi di Arthur e sibilò:

"Hai ragione! Mi spaventa! Ma non perché mi piace troppo, bensì il contrario … perché mi fa ribrezzo."

 

Merlin respirava velocemente e la sua voce tremava dal nervoso.

"Se penso a cosa fai con la tua faccia e con la bocca … capisci? Non vorrei prendermi una brutta malattia!"

 

Il livore contenuto nelle parole e nel tono di Merlin, accesero del tutto l'ira di Arthur.

"Arrivi tardi, Merlin! Se veramente tu sapessi cosa ho fatto con questa faccia e con questa bocca … e non solo con Gwen… non ti saresti mai arrischiato ad avvicinarti a me, con le tue sante labbra!" sussurrò con un ghigno impudente.

"Sei disgustoso!" Merlin chiuse gli occhi e si allontanò dall'altro.

 

Entrambi rimasero in silenzio per diverso tempo, poi Merlin parlò con più calma.

"Chiederò ad Alined di farmi sostituire da Gwen!"

L'altro non se l'aspettava e sembrò rimanerci male. "Sei sicuro? È la tua esibizione, la tua scena, l'hai scritta e interpretata. Così non avrai altri ruoli da protagonista per il momento."

"Non importa. É già dall'altro giorno che pensavo di lasciare il circo…"

 

Arthur rimase senza parole. Non poteva credere che Merlin volesse arrendersi. Si era impegnato così tanto. Dove era finito il suo entusiasmo di qualche giorno prima? L'idea che se ne sarebbe potuto andare gli dispiacque molto di più di quello che riusciva ad ammettere.

"Non credevo fossi un codardo! Anzi, no! Non é vero! La prima volta che ti ho visto ho pensato che avresti durato una settimana al massimo. Non mi sono poi sbagliato di molto!" 

 

Arthur capì dall'espressione carica di odio di Merlin che avrebbe fatto bene a risparmiargli quell'ultima frase.

Le parole gli erano uscite male probabilmente. Voleva essergli di stimolo e non farlo sentire un perdente, come Merlin sembrava aver capito.

Ma con il ragazzo oggi le cose non andavano. Sembrava che ogni parola uscisse dalle loro bocche non fosse detta per altro che per ferire.

Merlin si girò e s'incamminò lontano da Arthur.

"Bravo, Merlin. Scappa pure. Scappa da me, scappa dal circo. Continua a scappare dalla tua vita!"

 

Merlin si volse verso di lui, con i pugni chiusi, fissando trucemente l'altro negli occhi.

Arthur si accorse con sgomento delle lacrime, forse di rabbia, di disprezzo o di dolore, che fuoriuscivano dagli occhi di Merlin.

 

"Che cosa vuoi da me, Arthur? Tu non mi conosci… tu non sai un bel niente di me!"


















*I leoni possono vivere fino a poco più di 20 anni, in cattività, mentre in natura vivono al massimo 16-17 anni.



Ciao a tutt* Qui mi sono fatta prendere la mano, di nuovo. Ma le liti tra i due protagonisti, mi piacciono ancora più dei baci (forse). Se ne sono dette parecchie, senza esclusioni di colpi. Però spero che facciano pace. Ho sempre letto di autori che dicono che i personaggi fanno un po' come gli pare. Mi sembrava una sciocchezza e invece ... spesso ho anch'io la stessa sensazione! Ringrazio chi è arrivato fin qui. Un abbraccio



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Capitolo 9
*** Cap. VIII - A nasty surprise ***






 

A nasty surprise











 















Il giorno dopo non ci fu tempo per pensare a tutto quello che era successo il giorno prima.

Dovevano partire e raccattare baracca e burattini per poter recarsi a Bath, non molto distante dal paese in cui si trovavano.

Bath era una località termale, molto famosa in Inghilterra e che sembrava essere tornata prepotentemente di moda subito dopo la fine della guerra.

Sul giornale di Alined c'era scritto che Bath era stata presa d'assalto dai turisti facenti parte dell'aristocrazia e dell'alta e media borghesia inglesi.

 

Tempo due ore e i carri partirono.

Ad Arthur dispiacque quasi. Gli abitanti  del paese erano stati molto calorosi nei confronti dell'Abionstars e le cose per loro erano andate tutto sommato piuttosto bene. Per la prima volta da che ricordasse, si era davvero divertito sulla pista del circo. Anche se i suoi problemi al di fuori della tenda erano rimasti tali o forse, anche a causa di Merlin erano persino aumentati.



 

Alined lamentava di non sentirsi troppo bene e si era scusato di non essere riuscito a dare una mano agli altri nel trasloco: era rimasto sul suo carro per tutta la mattina.

 

Più tardi Gwen avrebbe voluto portargli qualcosa da mangiare, ma Arthur le disse chiaramente che ci avrebbe pensato lui.

Il ragazzo temeva potesse trattarsi di qualcosa di grave e forse di contagioso. Non voleva pensarlo, ma continuava a tornargli in mente la 'spagnola' che tante vite aveva mietuto negli ultimi anni.

Se così fosse stato, avrebbero rischiato tutti quanti la vita. Lui era ‘stato’ con Alined solo due sere prima e avrebbe potuto molto più facilmente contrarre la malattia. 

 

Arthur aveva visto così tanti casi di spagnola, tra i militari, durante la guerra: alcuni dei suoi compagni d'arme si erano ripresi, ma quanti erano stati invece a morire? Un numero impressionante. Nel suo reparto si era ritrovato con i compagni dimezzati nel giro di due settimane. Fu terribile. Una guerra nella guerra! E lui, caso tra i più rari, quella volta era stato graziato dalla terribile influenza e non si era ammalato.

 

Doveva fare in modo di stare anche lui lontano dagli altri e di tenere Alined fuori dalla loro portata.

Mentre rimuginava si portò una mano davanti alla bocca, scioccato: 

'Dio, Merlin è stato baciato proprio ieri da Alined!' 

Era sicuramente a rischio anche lui.

'Gwen! No! Lei ha baciato Merlin giusto ieri sera!'

 

Che disastro!

 

Si disse che ormai quel che era fatto, era fatto!

 

Arthur fece fermare i carri quando ormai mancavano un paio di miglia alla città di Bath, nella radura di un bosco, vicino al fiume.

 

Nelle ultime ore Alined era peggiorato: doveva avere la febbre molto alta e delirava.

Arthur gli era rimasto accanto per occuparsi di lui: lo faceva bere con un cucchiaino e usava pezze imbevute di acqua fredda sulla fronte e sul corpo di Alined, per abbassargli la temperatura. Dovevano farlo vedere ad un medico quanto prima.

 

Arthur scese dal carro, rimanendo a una certa distanza dagli altri e con un pezzo di stoffa davanti alla bocca e al naso e legato dietro la testa. In guerra facevano così.

 

"Non avvicinatevi al carro di Alined e nemmeno a me. State distanti anche tra di voi e indossate dei fazzoletti per coprire naso e bocca. Rimanete dentro ai carri il meno possibile. Dovremo lavare  nel fiume tutte le nostre coperte e i nostri vestiti.

Ognuno si occuperà di lavare solo le proprie cose, hai capito Gwen?"

La ragazza annuì. 

"E poi la cosa più importante: ho bisogno di un volontario che vada a Bath e porti in qua un dottore. Prenderà due cavalli."

"Andrò io!" Si propose Merlin.

"No, tu è meglio che rimanga qui. Ieri sei stato a stretto contatto con Alined e anch'io, altrimenti sarei già partito."

"Vado io!" si propose Lancelot. "Sono già stato a Bath in passato e forse so dove trovare un medico!"

 

"Molto bene, Lancelot e avverti il medico che potrebbe trattarsi di spagnola!"

"Oddio!" gridò Gwen. Tutti gli altri rimasero ammutoliti dalla notizia.

 

Percival sembrava preoccupato: "Vorrei andare con Lancelot!"

"Percival, con tutto il lavoro che abbiamo da fare, se vieni a mancarci proprio tu che sei il più forte, non potremmo mai farcela!" disse Arthur al giovane che suo malgrado mosse la testa in un cenno d'assenso.

 

Lancelot tornó dopo un'ora con il medico: un signore molto elegante, vestito di chiaro, ma con un po' di puzza sotto il naso.

 

Quando ebbe finito, il dottore parlò con Arthur: "L'ho visitato completamente e il vostro padrone non ha la spagnola."

"Mi fa davvero piacere" disse Arthur, che dal sollievo dimenticò di puntualizzare che il vecchio non era il loro padrone. "Perché sta così male, allora?"

 

"Il signor Svenson ha la sifilide" dichiarò sicuro il medico.

 

'Dio mio! No!' pensò Arthur. "Ma come può essersela presa?"

 

"Se il signor Svenson non è sposato, c'è un solo modo in cui può averla presa: da altre donne, specialmente da donne di un certo tipo."

 

'Com'è possibile? Alined non frequenta donne, ma solo… me!" si disse Arthur sempre più preoccupato e confuso 'ed io da più di un anno ormai ho rapporti solo con lui.'

"Ci vogliono delle medicine per curarlo?"

"Certamente! Parecchie anche!"

"Quanto tempo ci vorrà perché guarisca?"

"Se segue con cura le mie istruzioni ci vorrá un mese, per stare tranquilli. Ma in questo lasso di tempo non deve avere rapporti sessuali di alcun genere. Diteglielo, mi raccomando! Se mi fate riaccompagnare consegnerò le medicine con le istruzioni al vostro uomo."

"Quindi questa non serve?" chiese indicando al medico la benda sul suo viso.

"No, non per la malattia che ha il signor Svenson. Vi farò avere anche un lasciapassare per la cittá, cosí potrete subito entrare a Bath con il vostro circo. Sarà un piacere venirvi a vedere!"

 

Il dottore non era poi così snob come Arthur aveva pensato in un primo momento, e finalmente gli pose la domanda che lo assillava già da un po'. "Un'ultima cosa, dottore… con un bacio si può trasmettere la sifilide?"

"Tecnicamente è possibile! Se entrambi hanno ferite in bocca, anche molto piccole e si ha un contatto tra sangue dell'uno e ferita aperta dell'altro, il contagio può avvenire, ma nella pratica non mi è mai successo che la malattia si sia propagata solamente in questo modo."



 

Arthur aveva richiamato tutti quanti per metterli al corrente della situazione di Alined, stavolta senza omettere nulla. I ragazzi sospirarono di sollievo, dopo quelle ore di tensione. 

 

Dopo il discorso, Arthur chiamò Merlin e Gwen. Chiese ad entrambi se avessero ferite in bocca, bollicine, bruciori, taglietti o se soffrivano di gengive sanguinanti. Alla risposta negativa dei ragazzi, avrebbe voluto controllare la veridicità delle loro affermazioni ispezionando loro la bocca, ma non era il caso, tanto piú che il solo ad avere la quasi certezza di aver contratto la sifilide da Alined era proprio lui.

 

Gli altri si avvicinarono curiosi e si chiesero il perché di quelle domande poste a Gwen e a Merlin e invece non a loro.

 

Sembravano un po' tutti sul piede di guerra.

 

"Il dottore mi ha detto che in rarissimi casi la sifilide può trasmettersi con un contatto di ferite aperte ad esempio in bocca" spiegò loro Arthur. 

 

Merlin sbiancò e cercò di distrarre Arthur che si stava aggirando su un sentiero pericoloso per lui.

"Allora non c'è problema …" sorrise Merlin, ansioso.

 

"Perché Merlin? Chi hai baciato?" chiese Gwaine.

 

"Lui non ha baciato nessuno, è stato Alined che l'ha baciato" cercò di spiegare Arthur, credendo i andare in aiuto a Merlin, che in quel momento l' avrebbe volentieri zittito con un pugno nello stomaco.

 

"Davvero?" domandò Percival con un'espressione triste, ma tutt'altro che stupita.

 

"Che schifo!" affermò con una smorfia disgustata Gwaine.

 

Gwen saltò su, preoccupata. "No, Merlin, dimmi che non è vero!"

 

Merlin non ebbe la forza di dire nulla. Cos'aveva Arthur al posto del cervello? Fave? Pensassero un po' quello che gli pareva!

 

George replicò: "Scusa Gwen, ma tu cosa c'entri in questo?"

 

"Io...ecco... io, ieri l'ho baciato…"

 

"Hai baciato Alined?" quasi urlò Lancelot, sorprendendo gli altri, perché lui era l'uomo più imperturbabile che conoscessero.

 

"No. Che dici! Ho baciato Merlin!"

 

"Ah, magnifico!" gridò Gwaine.

 

"Sono stato io che l'ho baciata!" replicò Merlin.

 

"Grazie, Merlin, ma ho fatto tutto da sola, lo sai!"

 

Arthur inarcò le sopracciglia e guardò Merlin come per dirgli: 'Visto? lo sapevo!'

 

"Interessante" disse Gwaine con un sorriso tirato. "E perché l'hai baciato? Ti piace ‘anche’ Merlin adesso?"

 

"Sono fatti miei!" sbottò irata la ragazza.

 

"È stato un bacio reciproco" intervenne Merlin in sua difesa "un bacio puro e onesto, scaturito da momento di grande affetto e tenerezza da parte sua. Un bacio di gratitudine e di umana consolazione da parte mia, anche se non negherò che lei mi piace. Ma quel bacio non aveva a che fare con questo. Tra l'altro lei si è tirata subito indietro. Non mi fa piacere, ma rispetto la sua volontà."

 

Senza dir nulla, tutti si allontanarono. Gwaine scoccò un'occhiata offesa a Merlin e se ne andò.

 

"Grazie, Merlin" sorrise Gwen con dolcezza "e tante grazie anche a te!" sibilò velenosa la ragazza rivolta ad Arthur e se ne andò via tutta impettita.

 

Merlin si guardava le scarpe, tenendo le mani sui fianchi poi scosse la testa e per un istante fissò l'altro negli occhi con sguardo sprezzante.

 

'Quello è proprio odio!' pensò Arthur turbato.

Non credeva che Merlin fosse capace di provare sentimenti così feroci per qualcuno. A quanto pareva si sbagliava. 

 

Merlin sembrava voler dire qualcosa, poi anche lui girò le spalle e andò via, come se non valesse la pena sprecare altro fiato con lui.


Come facevano a non capire, lui e Gwen, che era stato un caso di forza maggiore, una vera e propria emergenza, in cui gli interessi dei singoli venivano sacrificati in virtù della sicurezza collettiva? Questo pensava Arthur, avvilito.


 

 

Quella sera, dopo che Arthur gli ebbe somministrato le medicine, Alined riprese lentamente conoscenza. La febbre era scesa di parecchio. Lamentava ancora qualche dolore, ma riuscì anche a mangiare qualcosa.

 

Dopo cena, Arthur gli disse tutto quello che il medico aveva detto, compresa l'astensione per un mese dai rapporti intimi.

Il ragazzo si sentiva quasi euforico: sperava che Alined non l'avrebbe più fatto chiamare, neppure dopo, una volta finito il mese di pace.

 

"Avvicinati, ragazzo, per favore… ancora un po'!"

Arthur si accucciò vicino a lui e Alined cercò la sua mano, che il giovane gli concesse con un certo timore.

"Sei stato accanto a me tutto il giorno, oggi?"

"Sì, ma…"

"So che l'hai fatto per proteggere gli altri, ma io ti sono grato lo stesso."

"Non ci pensi, adesso…"

"So che per te sono una sorta di mostro, ma ho bisogno di te! Fatti abbracciare, Arthur, una volta soltanto! Non ti chiederò di più: non posso, lo sai, e non ne sarei in grado."

 

Alined abbracciò la testa di Arthur, che lo lasciò fare, appoggiando il capo contro il petto del vecchio.

Gli sembrava così strano! Non disgustoso o spiacevole, solo ... strano!

Con le braccia e le mani Alined cinse la testa di Arthur in modo così avvolgente che il ragazzo rimase senza vedere e sentire nulla per qualche istante.

Arthur si accorse del respiro affannato di Alined e udì un parlare ovattato provenire dal petto del vecchio, ma non riuscì a capire neanche una parola.

Poi Alined lo lasciò andare: "So che sei preoccupato per te! Vai da quel medico e fatti controllare, anche se io sono sicuro che tu non sia malato."

"Sí, ci andrò. Ci avevo già pensato… ma voi ... avete preso la sifilide da una donna?"

"No, Arthur, non sono mai stato con una donna in vita mia! Tu, più di tutti gli altri, dovresti saperlo, no?"

"Avete capito cosa voglio dire e vorrei una risposta."

"É ovvio che l'avrò presa da un uomo!"

"Ma…quando? Voi non vi allontanate mai dai carri."

"Sbagliato! Quelle stesse sere in cui voi uscivate, anch’io uscivo per conto mio e andavo… da altre parti."

"E…riuscivate a trovare degli uomini disponibili?"

"Nessun ragazzo da circuire, se è quello che intendi. Diciamo chiaramente che io non piaccio, né agli uomini, né alle donne, ma se sei disposto a pagare, trovi tutto quello che vuoi!"

 

Ed ecco che Arthur fu invaso da una grande rabbia, senza nemmeno sapere bene perché, ma riuscì a controllarsi.

"Se non avete più bisogno di me, io andrei a dormire."

"Vai pure…e non odiarmi di più di quello che fai già!"



 

Era sconvolto: non riusciva a crederci! Alined frequentava dei prostituti? Allora che senso poteva mai avere quella loro relazione?

Arthur era convinto di rappresentare per il vecchio nient'altro che un mero sfogo sessuale, ma se poteva avere altre valvole di sfogo simili, ogni volta che voleva… allora non ci capiva più niente.

'Non ho nemmeno l'esclusiva!' sorrise amaro tra sé.

 

Salì sul carro: aveva piovuto anche quel giorno e non si poteva dormire all'aperto. Cercò il suo giaciglio al buio, ma inciampò nei piedi di Merlin e cadde sbattendo un ginocchio sul legno. "Maledizione, Merlin! Tu e i tuoi piedoni del cavolo!"

"Ma tu guarda che pretese! Io sono nel mio posto…ti sei fatto male?"

"Torna a dormire, Emrys!" grugnì Arthur.

"Cafone!"

"Ehi" si lamentò George "domani si lavora e vorrei dormire!"

"Asino!" sussurrò pianissimo Merlin.

"Ti ho sentito, idiota!" mormorò a sua volta Arthur.

"Basta!" fece di nuovo George. "Due bambini…" soffiò, con voce impastata di sonno, mentre si stava già riaddormentando.



 

Il mattino dopo fu intensissimo. Fecero il giro di Bath per pubblicizzare la presenza del circo.

Lancelot e Merlin si alternarono per sostituire il direttore, parlando ora al megafono, ora regalando biglietti ai bimbi.

 

Poi dovettero scaricare i carri e montare il tendone.

Tra l'altro Arthur era sparito per più di un'ora. Quando tornò era cosí felice, che nessuno ebbe il coraggio di riprenderlo. Era andato da quel medico e no, non aveva la sifilide! Strano! Incredibile!

Incrociò Gwen e sollevandola per la vita la fece girare piú volte in aria. La ragazza si schermì, provò a combattere: non le era ancora passato il colpo basso di Arthur ai suoi danni. Ma non riuscì a non ridere. Poi inscenò una finta lotta a suon di pugni con il busto di Percival che si mise a ridere. Infine semplicemente abbracciò Merlin con trasporto. Il moro ricambiò leggermente poi lo rimproverò: "Ah, sì? Adesso mi abbracci, mentre di notte, prima mi cadi addosso e poi mi insulti…"

"Perdonami... per tutto" disse con un sorriso "sono stato un bifolco! Mi perdoni, eh?" Arthur gli prese la testa tra le mani e gli stampò sulla guancia tanti piccoli e rumorosi baci.

"E va bene, ti perdono, basta che la pianti!" 

Merlin sentì scendere nella pancia una piacevole sensazione di calore.

Arthur sapeva bene come farsi perdonare, accidenti a lui!

 

Nel pomeriggio Gwen si recò come per caso da Arthur e Merlin che si allenavano per i loro esercizi. 

"Ragazzi, ho notato che qui a Bath, c'è una prevalenza di donne. La causa è il rinomato centro di bellezza all'interno delle terme. Per andare incontro ai gusti del pubblico femminile, credo potreste incrementare la parte…romantica della vostra esibizione."

"E come?"

"Due baci sono meglio di uno…" disse Gwen allontanandosi e lasciandoli soli.

"Non sono molto d'accordo…" disse Merlin.

"Nemmeno io, figurati! Ormai bacio te più spesso di quanto facessi con le mie fidanzate!"

"A questo non credo. Quando ci si innamora di una ragazza, i baci non bastano mai…"

"É così che fai quando sei innamorato?" sorrise Arthur.

"Tu no?"

"Ormai è passato tanto tempo che non me lo ricordo più!"

"Sì, certo…" disse il moro facendo una piccola smorfia.

"Non mi credi?"

"Sì, sì … ma decidiamo adesso come fare per stasera…" 

"Forse Gwen ha ragione. Il primo bacio me lo dai tu. Vuoi farlo in braccio o in piedi?" chiese Arthur con aria professionale.

"In braccio e al diavolo il cuore dritto …"

"Bravo, Merlin. Questo è parlare!"

E continuarono a mettersi d'accordo. sui dettagli della loro esibizione.


Lo spettacolo di quel pomeriggio, andò molto bene nonostante la mancanza del direttore si fosse fatta sentire.

Fu Gwen vestita da donna barbuta a stare alla cassa a vendere i biglietti.

Percival sostituiva Alined al megafono, rivelando doti di presentatore provetto. Quando questi si esibiva, erano Lancelot o Gwen a commentare i numeri degli altri.

 

Durante la scena dei pagliacci fu Gwaine a sostituire il direttore, indossando per l'occasione una lunga barba grigia. La sua fu un'interpretazione molto comica e convincente. 

Ci fu un solo problema. 

La ragazza del pubblico scelta da Merlin per dargli appoggio nelle sue decisioni d’amore, invece di dissentire, come Merlin le suggeriva scuotendo forte la testa per poter rifiutare a cuor leggero le proposte di baci di Gwaine, annuiva felice: l'effetto comico c'era lo stesso. Il fascino di Gwaine rimaneva invariato anche se si truccava da vecchio!

 

Quella sera a cena, Alined si fece vedere per un attimo. "Dagli applausi e dalle risate che ho sentito da qui, dovete essere stati straordinari! Siete ormai diventati artisti indipendenti. Vi do la serata libera: ve la siete meritata!"

 

Decisero di uscire tutti insieme, Gwen compresa. Tutti tranne George che si offrí volontario per controllare il capo. Tanto non si sarebbe comunque aggregato agli altri.


Arthur era molto elegante nel suo completo grigio con bombetta dello stesso colore sul capo. Sembrava molto più grande della sua età.

Gwen era vestita semplicemente ma l'effetto su di lei era comunque molto grazioso.

Anche Merlin era elegante con il suo miglior abito di colore blu e un foulard al collo legato sulla nuca, con fantasie turchesi che riprendevano il colore dei suoi occhi.

Gwaine sfoggiava una capigliatura favolosa, particolarmente morbida e lucente.

 

Lancelot e Percival erano vestiti normalmente, come tutti i giorni. Ma il più giovane e il più vecchio del gruppo, non considerando Alined, non sfiguravano affatto. Pur diversissimi tra loro, erano entrambi molto belli. In piú erano anche dei gran bravi ragazzi, pensò Merlin, che provava grande simpatia nei loro riguardi.

Arthur e Gwen sembravano aver fatto pace del tutto. Si guardavano e si sorridevano spesso. Merlin provò un certo divertimento nel pensare che solo due giorni prima, li aveva baciati entrambi.

 

A metà serata, Gwaine si allontanò con una scusa. Non vedendolo tornare, Merlin lo raggiunse, trovandolo seduto sopra un masso vicino all'entrata.

"Sei ancora arrabbiato con me?"

"No. Tu non c'entri!"

"La nostra Gwen miete cuori! E' questo il problema? Beh... tu non sei da meno…"

"Che avrei dovuto fare? Aspettarla per sempre?"

"Dimmi la veritá. Riusciresti ad esserle fedele? E a rinunciare a tutte le altre donne? Lei cerca il grande amore!"

Gwaine chiuse gli occhi: "Non ci riuscirei!"

"Lasciala stare, allora! E torna a fare ciò per cui sei famoso!"

Gwaine sorrise, mise una mano sulla spalla di Merlin e da quel momento sparì per tutta la sera.

 

Percival, Arthur e Gwen tornarono ai carri, mentre Merlin e Lancelot tardarono ancora per poter giocare ancora a carte.

Merlin non avrebbe mai creduto di potersi divertire così tanto, quella sera. Mangiò noccioline e bevve birra per quasi tutto il tempo parlando ininterrottamente di cose futili e frivole.

 

Tornando ai carri, Merlin notò che alcuni ragazzi dormivano all'aperto, soprattutto George che russava rumorosamente. 

 

Il ragazzo montò sul carro per prendere la coperta, non prima di aver acceso una lanterna: non voleva finire come Arthur che la sera prima, al buio, aveva combinato un gran caos, svegliando il mondo.

 

Entrò e intravide qualcuno dormire all'interno. Sicuramente Arthur, visto che George era fuori. Prese su la sua coperta, ma qualcosa di anomalo attirò la sua attenzione.

 

Quello era un sedere, un sedere di donna: Gwen!

La ragazza dormiva su un fianco, nuda, con i capelli sciolti sulla schiena ed era mezza abbracciata a qualcuno, qualcuno che poteva essere solo Arthur, ma da lì non si vedeva.

 

Merlin mise una mano davanti alla bocca per evitare di fare rumori involontari, ma voleva accertarsi con i suoi occhi che fosse davvero Arthur.

Si fece avanti di un passo e alzò la lanterna.

 

Eccolo lì! Era proprio lui: completamente nudo, con i capelli spettinati e sudati, con i pettorali scolpiti, con la pelle che sembrava ancora più chiara a paragone di quella della ragazza che lo stava abbracciando e il sesso rilassato, ovviamente!

 

Quella scena, che Merlin avrebbe anche potuto trovare piuttosto eccitante in un'altra situazione, gli fece invece provare solamente una grande nausea. Perché rimaneva lì a guardare quella scena che lo faceva stare male? Scese in fretta dal carro, tremando tanto era scosso. Respirava in fretta, era bianco come un lenzuolo e si sentiva ricoperto di un velo di sudore freddo. 'Al diavolo! Facciano quello che gli pare! A me non importa!'
















  

Ciao a tutti!

 

Non odiatemi! Anche a me questo finale di capitolo dà il voltastomaco. Brutto, brutto! Doloroso e sadico, aggiungo. Sarà dura aggiustare le cose, ma spero di farcela. Se fossi in Merlin, me ne andrei immediatamente. Ma il mio Merlin é un po' troppo buono e assai ingenuo. In pratica non ha ancora capito … Credo sia pure un po' masochista, come lo credo di Arthur😁

 

Ho tardato un po’ nell’aggiornamento, questa volta, ma in compenso il capitolo é più lungo. A parte il finale, spero vi sia piaciuto.

 

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Capitolo 10
*** Cap. X - Alined's secret ***





Alined's secret










 











Merlin era ancora scosso per l'accesa discussione avuta con l’insopportabile Arthur, dopo lo spettacolo. 

Aveva lo stomaco chiuso dal nervoso ma si sentiva avvolto anche da sensazioni tristi, quindi non pensò neanche per un momento di andare a cena con gli altri, al ristorante.

 

Era consapevole di avere esagerato, di avere detto cattiverie gratuite e insensate ma certamente anche l’altro era andato giù con i piedi pesanti.


Arthur non era andato a tavola, quella sera. Non aveva fame, cosa più unica che rara, visto che aveva sempre avuto un appetito formidabile. 

Gli era capitato altre volte di perdere l'appetito, ma era accaduto quasi unicamente quando sapeva che Alined lo aspettava.

 

Comunque aveva bevuto qualche bicchiere di vino, poi si era messo a gironzolare nei pressi del circo, andando avanti e indietro per cercare di farsi passare la rabbia e l’angoscia che ancora lo turbavano.

 

Cominciò a piovere forte e il suo primo pensiero fu quello di salire sul suo carro, ma ci ripensò quando ebbe la chiara percezione che Merlin potesse essersi già coricato. Non era la prima volta che Merlin saltava la cena, quando qualcosa era andato storto.

 

Decise di salire sul carro di Gwen. Non avevano ancora parlato di questo, lui e la ragazza, ma sperava che lei non avesse niente in contrario, perché non aveva nessuna intenzione di dormire vicino a Merlin.

 

A costo di dormire sotto uno dei carri.

 

Gwen condivideva il suo carro con i suoi cani e le sue colombe, tenuti in gabbie separate, per cui non c'era molto spazio, ma non importava.

Arthur non si recò da Merlin neanche per prendere la sua coperta: l’avrebbe presa il giorno dopo, quando il carro fosse stato libero.







   

Merlin aveva passato una notte ancora peggio della precedente, se possibile. Quando riuscì ad aprire gli occhi del tutto vide il giaciglio vuoto di Arthur. Sicuramente era da lei!

 

Si chiese con fastidio perché la coppia non avesse pensato di andare da Gwen, anche la notte precedente a quella: si sarebbe risparmiato quel travaso di bile, che l’aveva tanto scombussolato.

 

Sapere non era lo stesso che vedere con i propri occhi.

 

Più tardi, a colazione, con un sorriso sul volto, Arthur aggiornò gli altri sulle ultime novità.

“Amici miei, non è ancora successo di esibirsi per tre giorni consecutivi nello stesso posto … fino ad oggi!”

 

Molti dei ragazzi esultarono.

 

"Continuando in questo modo, passeremo dall'essere un circo itinerante a un circo in pianta stabile!" continuò scherzando Arthur. 

“Il ristoratore mi ha riferito che tanti clienti avevano fatto richiesta di poter comprare dei biglietti e me ne ha chiesti altri.”

"Ma se neanche c'eri al ristorante!" disse George.

"É stato quando ho bevuto un paio di drink al bancone del bar. Ma prima di accettare ho dovuto chiedere il permesso ad Alined! A proposito mi sono confrontato con lui anche sul fatto che, a grande richiesta dei compratori, lo spettacolo fosse posticipato alle ore ventuno. E così sarà!"

“Allora ci sarà il pienone! Non mi sono mai esibito di sera …” disse Gwaine che sembrava non stare più nella pelle.

“Lo vedrai … é favoloso! Tutta un’altra cosa. Molto più … magico!” sorrise felice Gwen.

“É vero!” dissero all’unisono George e Percival, quasi commossi.

 

“É necessario che qualcuno faccia un paio di giri per il paese stamattina, ad annunciare il nuovo orario dello spettacolo” si inserì Arthur.

“Lo farò io!” intervenne Percival.

“Molto bene!" asserì Arthur "Non sarebbe male se potessi andare con lui, George, così attireresti l’attenzione, suonando il tuo tamburo, in modo da alternarti a Percival che leggerà il messaggio al megafono.”

“Per me va bene” rispose George “ma direi di non muoverci fino a mezzogiorno. Qui la gente è in vacanza: va a letto e si sveglia molto tardi. C’è caso che ci arrivi un secchio d'acqua, se cominciamo a fare rumore troppo presto!”

"Ottima osservazione! A quell'ora farà molto caldo, però…"

A quel punto, Lancelot si intromise: 

"Io avrei un'idea migliore! Prendiamo un carro, tutti e tre insieme, ci facciamo più belli che possiamo e mentre io guido i cavalli, voi ve ne state seduti all'ombra a fare quel che dovete fare. Daremo maggiormente nell'occhio con il carro e i cavalli addobbati a festa."

 

Appena comprese le intenzioni di Lancelot, Arthur subito disse: "D'accordo! Ne convengo: è senza dubbio l'idea migliore!"

 

Arthur si vergognò molto. Non aveva minimamente pensato che per George andare in giro con le stampelle per la città, sotto il sole di mezzogiorno, avrebbe potuto rivelarsi estremamente faticoso e forse anche pericoloso. 

Un uomo che non teneva a mente le caratteristiche e le difficoltà dei compagni, non avrebbe dovuto prendere in mano le redini del comando con tanta spavalderia.  

Anche perché si era proposto senza che nessuno glielo avesse chiesto, neppure Alined.

 

Era per questa sua mancanza di empatia in generale, che non aveva capito prima quanto Gwen fosse innamorata di lui. Non gli si sarebbe mai concessa, se non fosse stata più che sicura di provare per lui un sentimento davvero profondo.

 

Ed era per lo stesso motivo che Merlin si era allontanato da lui. Forse era colpa sua se il ragazzo voleva andare via.

 

Arthur chiuse gli occhi. La sensazione che provava si avvicinava molto a quella del dolore.

 

L'aveva portato fino all'esasperazione con il suo comportamento insolente, con le parole venefiche che aveva usato con lui durante la lite, fregandosene della sensibilitá del ragazzo, sensibilità della quale tra l'altro era a conoscenza fin dall'inizio.

 

Chissà se era anche quello il motivo per cui non era riuscito a dire di no alle attenzioni indesiderate di Alined. 

Avrebbe forse dovuto notare qualcosa di strano? Avrebbe dovuto cogliere qualcosa che Alined gli aveva tenuto nascosto?

 

Arthur si riscosse.

"Dimenticavo! Bisogna aggiornare l'orario sulle locandine appese per la città…"

 

Arthur guardò Merlin, ancora seduto al tavolo. Era strano che il ragazzo non si fosse proposto per qualcuno dei lavori da fare. In genere era sempre fra i primi a farsi avanti.

 

“Merlin” lo chiamò “potresti occupartene tu?”

“Mi dispiace, ma devo andare da Alined…”

“Ci penso io!” si propose Gwen.

“Grazie, e io ti darò una mano…” le mormorò Arthur suadente, circondandole la vita con un braccio.

“Davvero?” si illuminò Gwen.

 

Com’era facile farla felice! Arthur pensò che avrebbe dovuto impegnarsi per fare in modo di essere un po’ più galante con lei. In fondo ora poteva considerarla come la sua fidanzata. 

 

Merlin stava andando via. Quelle effusioni tra fidanzati anche se indubbiamente castigate, gli davano fastidio. 

 

“Perché non se ne tornano sul carro? No, devono fare vedere agli altri quanto sono felici, per ricordare a tutti noi la nostra infelicità!” 

 

Merlin rise di sé. Da quanto era diventato così insofferente?

 

E fu richiamato proprio da Arthur. 

“Aspetta Merlin!” disse con tono spiacente “Lo so che vorresti che Gwen prendesse il tuo posto nel numero dei pagliacci…”

“Che cosa?” strillò Gwen che non ne sapeva nulla.

 

Arthur continuò a parlare, ignorandola “Ma il tuo numero comprende tanti passaggi e molte difficoltà … non è possibile per Gwen … per nessuno, impararlo in un solo giorno.”

Gwen si rivolse a Merlin: “Ma perché, scusa!? Ieri sera mi avete fatto morire dal ridere. Più del solito! E non ho mai visto un pubblico così divertito e ben disposto nei nostri confronti! Nonostante il mezzo disastro generale, me compresa! Se non fosse stato per Lancelot…”

 

Il ragazzo chiamato in causa sorrise, ma Gwaine non era del tutto d'accordo. 

“Lance, ammetto che sei stato in gamba e ci hai aiutato in più di un’occasione…ma tutte quelle frasi maliziose … per un attimo ho pensato che tu fossi segretamente innamorato di me.”

“O di me!” si intromise Merlin a sorpresa. “Il delizioso Merlin! Nemmeno mia madre potrebbe essere più sdolcinata di così!”

“Ragazzi, mi spiace per voi ma io m’innamoro solo delle belle ragazze!” si schermì Lancelot.

“Noioso!” rispose Gwaine.

“Sei scontato!” fece eco Merlin.

I presenti scoppiarono in una bella risata generale, tranne Arthur che aspettò che il vociare finisse: “Merlin, ti prego di pensarci, anche se sei contrario...”

“Forse non ha gradito lo schiaffo sulle chiappe!” mormorò Gwaine a sproposito e si mise a ridere, insieme a George e a Percival.

 

Arthur rimase serio e guardò Merlin negli occhi: “Se ti prometto che non accadrà più, mi farai il favore di recitare insieme a me? Solo per questa sera, poi Gwen ti sostituirà…”

“Arthur!” lo interruppe Gwen spazientita.

“Allora troveremo un’altra soluzione… ma per stasera, ti prego, Merlin, fallo per noi!”

 

Gwaine aveva capito che c’era qualcosa sotto, qualcosa di più del trambusto per la pacca sul sedere di Merlin e ritenne di dover andare in aiuto di Arthur. In fondo si trattava solo di dire la verità.

“Scusami se ho riso, Merlin! Sono stato uno sciocco! Stasera abbiamo davvero bisogno di te. Ritengo che il successo che stiamo avendo in questi giorni sia dovuto principalmente al tuo numero con i pagliacci che nel finale si interseca con il numero degli acrobati; il che richiede grande capacità espressiva e comica, un buon livello di giocoleria e acrobazia e quella punta di romanticismo e di fantasia che qui hai solo tu e di cui il pubblico sembra avere così bisogno. Come Arthur, te lo chiedo anch’io: aiutaci!”

 

Merlin non se l’aspettava. Le parole di Gwaine l’avevano toccato.

“Prima di tutto, sento l’esigenza di confrontarmi con Alined, poi vi sarò sapere. Ma se decidessi di farlo, Arthur, ricorda che quello che ti ho detto ieri per me vale ancora!”

Arthur tacque. Non c’era niente che potesse dire, non davanti a tutti per lo meno.



 

Alined era ancora seduto sul suo letto e leggeva il giornale che Percival gli aveva portato poco prima.

“Vieni avanti, Merlin! Già che ci sei potresti versarmi dell’acqua, per piacere? Ieri non ho assistito alla vostra esibizione: non stavo affatto bene. Arthur mi ha detto che è andata benino e che stasera vi esibirete per la terza volta di fila…”

“In realtà non è andata tanto bene…”

“E vuoi che non lo sappia? Se Arthur dice 'benino' significa che é stata una mezza catastrofe!” rise sguaiatamente Alined provocandosi un forte attacco di tosse.”

“Alined … io vorrei lasciare il circo!”

 

Il vecchio stava bevendo e l’acqua gli andò di traverso, provocandogli un nuovo accesso di tosse, peggiore del primo.

“Merlin, dico … vuoi farmi morire di crepacuore?” disse il vecchio lasciandosi andare sul cuscino con una mano al petto.

“Scusate … mi dispiace … ma é la verità!”

“Cos’è successo? Dovrai avere un motivo!”

“Sì. Ho litigato con Arthur. Non voglio più … lavorare con lui. Ma é da un po’ che ci stavo pensando. A parte la prima sera, dopo é andato tutto peggiorando.”

“Tu lo sai che é da almeno quindici anni che non avevamo il successo che invece abbiamo avuto negli ultimi giorni? E il merito é tuo!”

“Io credo che il merito vada al fatto che sia finita la guerra!”

“La fine della guerra non centra più di tanto con il nostro circo. Anche prima della guerra le cose non andavano più tanto bene, da anni. Non voglio dire che sia solo merito della tua bravura, quanto del tuo entusiasmo e di quello che sei. Buono, coraggioso anche se molto ingenuo, lo ammetto. Ma anche questo fa parte del tuo fascino. Tu non ti rendi conto  della tua bellezza, esteriore e interiore…”

 

Merlin scosse leggermente la testa.

 

“Ecco, vedi che non lo sai? Sei divertente, intelligente e curioso e se me ne accorgo io che sono diventare mezzo cieco e mezzo sordo … tutti sono migliorati da quando sei qui. Persino io, ma soprattutto Arthur! Come fai a non vederlo? Ha sempre avuto l’espressività di una statua, per quanto bellissima ed ora mi ritrovo con un divo del cinema comico e drammatico. Sembrava bloccato nell’esprimere sentimenti ed emozioni, invece adesso …”

“No, io non c'entro. Lui è così perché é felice … ed è felice perché sta con Gwen!”

“Davvero? C’è riuscita alla fine! Non credevo che Arthur fosse interessato a lei … Buon per loro!”

“Sì, buon per loro!” disse Merlin abbassando lo sguardo, a disagio!”

“Scusami se te lo chiedo … sei geloso?”

“No … ma vorrei tanto sapere perché tutti me lo chiedono di continuo” disse Merlin un po' imbronciato.

“Forse perchè un pensierino su Gwen, prima o poi, l’hanno fatto tutti.”

“Beh, allora … sì, anch'io ho avuto un pensierino su di lei ... giusto per un attimo … ma cosa intendete con ‘tutti’?”

“Gwaine, Lancelot …”

“Lancelot? No, non é possibile!”

"Il tutto risale a prima che Arthur si unisse al circo. Anche George e Percival hanno avuto una cotta per lei, ma non si sono mai fatti avanti: il primo è chiaramente un misantropo anche se non ne è consapevole e il secondo è timido e un po' troppo giovane per lei. Gwen ha trent'anni, ma non dirle che ho fatto la spia o mi ucciderá."

"Trenta? Ha … otto anni più di me? Credevo ne avesse molti di meno. Ma in fondo … non cambia molto!"

"Vallo a dire a lei!" sorrise il vecchio.

"L'età in amore non ha nessuna importanza."

"Sono d'accordo, ma ci sono comunque dei limiti. Finché ci sono cinque anni di differenza, come tra Arthur e Gwen, fossero anche dieci anni, ti do ragione. Ma se ad esempio ce ne fossero trenta, il più grande dovrebbe capire che non potrà mai essere ricambiato nello stesso modo, dall'altro."

"Se la mettete così, sono anch'io d'accordo con voi.  Ma ditemi … voi non avete mai pensato a Gwen sotto quel punto di vista? Siete sempre così premuroso con lei!"

"Carissimo Merlin, lei è una benedizione per me! Come lo sei anche tu! Lei sa fare di tutto e ha preso a cuore il circo, come se fosse la sua famiglia. Io non sono premuroso con Gwen! È lei ad essere sempre così amabile che non puoi fare a meno di esserlo anche tu, nei suoi confronti… e per rispondere alla tua domanda, no, non ho avuto alcun pensiero su di lei. Il perché credo tu lo sappia…"

"Beh … Arthur me l'ha accennato."

"Ti avrá detto che sono un mostro!"

"No, quello no! Ma mi ha detto che siete pericoloso e che non devo mai fidarmi di voi."

"Questo è il minimo che può averti detto. E dal suo punto di vista devo dire che ha ragione!"

"Lui mi ha fatto una testa così, solo perché mi sono fatto baciare da voi l'altro giorno!"

"Non aveva torto. Tu sei un ragazzo bellissimo, ma sei davvero troppo ... innocente, per me! Non avevo intenzione di baciarti, se mi credi, ma quando ho visto che faccia aveva Arthur dietro la tenda, perdonami ma non ho resistito. L'ho trovato così divertente! Vedi … lui é un giovane maschio alpha e vorrebbe fare tutto come pare a lui." sorrise Alined. "É nella sua natura, ma il vecchio maschio alpha, che sarei io, sa ancora come sottometterlo … cioè … so ancora come tenerlo a bada!”

 

Merlin sorrise, anche se non aveva capito granché di quello strano discorso.

"La stessa identica cosa, parlo del vostro bacio, è successa con Gwen, poche ore dopo. Anche se i suoi motivi erano diversi dal vostro."

"Mi meraviglio. Non è una cosa da Gwen ma 'in amore e in guerra tutto è concesso', dice il proverbio!"

 

Alined si appisolò e Merlin rimase lì a pensare. Non aveva fretta e aveva notato che con il vecchio, quel giorno era riuscito a parlare apertamente e senza imbarazzo di questioni delicate delle quali non aveva mai parlato con nessuno. Era una sensazione piacevole. Sembrava che lui e il capo si capissero tra loro meglio che con gli altri. Sentiva una sorta di connessione con quell'uomo, anche se non aveva dimenticato del tutto i consigli di Arthur. C'erano comunque alcune cose che l’avevano incuriosito, fino dal primo giorno e che avrebbe voluto chiedergli. 

.  

Quando Alined si svegliò e gli sorrise, Merlin quasi lo aggredì: "Toglietemi una curiosità. Una volta mi avete detto che durante i primi anni, il circo ebbe un grande successo…"

"Oh, sì! Un grande successo … per essere un circo così piccolo. Tu non sai che periodo meraviglioso è stato quello per me: il periodo più bello di tutta la mia vita. Non ero l'unico direttore, sai? Avevo un … socio…"

"Un socio! Eravate innamorato di lui? Questo si evince da come ne parlate…"

"Sì, Merlin. Ero pazzamente innamorato di lui … e vuoi sapere di più? Anche lui lo era di me! Incredibile ma vero! È stata l'unica persona che mi abbia amato veramente, se escludo mia madre. Sono sempre stato poco bello ma nel pieno della mia giovinezza, la gente mi diceva che avevo gli occhi belli e in più avevo un gran fisico, anche se non si direbbe vedendo come sono ridotto ora. Ero famoso per la mia forza, allora."

"Ma cosa successe? Litigaste?"

"È morto, Merlin! Di una malattia strana, che me l'ha portato via in pochi giorni…"

"É terribile! … Mi dispiace molto, Alined!"

"Almeno ho avuto la mia chance per essere felice con …Trickler … così si chiamava. Alcuni non riescono a cogliere una felicità così piena, durante la loro vita. Solo che dopo … fa più male!" La voce del vecchio era arrochita dalla commozione.

 

Dopo un po' di tempo, Merlin si rifece sotto:

"Mi piacerebbe sapere quale ruolo avesse il vostro fidanzato nel circo!"

Alined sorrise. Il suo 'fidanzato'! Non aveva mai denominato Trickler in quel modo. Ma gli fece piacere.

"Faceva il mago!"

"Che cosa?"

"Era un mago favoloso!"

"Volete dire un illusionista?"

"Si, ma direi molto di più: fu il primo nella storia del circo a creare e a mettere in scena quel tipo di esibizione. Molti in seguito lo copiarono ma nessuno fu in grado di eguagliarlo. Le sue performance erano mozzafiato. È stato la prima stella dell'Albionstars, fino a quando si ammalò. Era l'artista più studioso che avessi mai visto. Scriveva tutto, ogni esercizio, ogni impressione e non lasciava mai nulla al caso. Ho ancora tutti i suoi appunti. Quando l'ho perduto è stato …" 

Alined si bloccò per l'emozione.

 

Quando si riprese disse: "Facciamo così! Se tu porti qui due pasti completi dal ristorante, intanto che mangiamo, ti consentirò di leggermi un po' dei suoi quaderni, se ti interessa. Vorrei leggerli io, ma la mia vista…"

"Accetto molto volentieri"

Quando Merlin, vide quei quaderni, ne fu immediatamente affascinato. Già dalla grafia così minuta ed elegante e dai contenuti delle prime righe si poteva comprendere la precisione e la ricerca della perfezione tipiche dello scrivente. Ecco da dove nasceva il sogno dello spettacolo perfetto di Alined!

 

Continuò a leggere per tutto il pomeriggio, per Alined e quando questi si addormentava, per se stesso. Non riusciva a staccarsi da quegli appunti. Fu Alined che gli chiese di interrompersi.

 

"Stamattina sei venuto qui per chiedermi qualcosa, ragazzo! Parla pure!"

Se ne era quasi dimenticato! 

"Avete ragione. Io non so cosa è giusto fare, Alined. I ragazzi mi hanno chiesto di recitare la mia parte ancora per questa sera … solo che mi pesa molto: non mi va di farlo. Voi cosa ne pensate?"

"Senza di te, stasera prevedo una brusca battuta d'arresto. Mi spiace ma è la verità. Davvero non ho ancora capito perché tu e Arthur abbiate litigato…"

"Mi manca di rispetto. Anche davanti al pubblico. Sono così stufo. Ieri ha rivelato i segreti di tutti ai quattro venti, senza alcuna remora. Non fa che farmi scherzi e dispetti…"

"Mi stupisce davvero saperlo così scherzoso. Prima che tu arrivassi era sempre serioso e apatico. La tua presenza gli fa bene!"

"Peccato che la sua presenza non faccia bene a me!"

"É solo per questo che vuoi andare via?"

"No. Non sono tagliato per il circo…"

"Sono disposto a cambiare completamente il tuo ruolo pur di non perderti. Quando vuoi, passa da me."

"Lo farò" disse Merlin, accorgendosi che era tardi e che doveva correre a prepararsi.

Scese dal carro. 

Fece alcuni respiri profondi e si incamminò verso il retro del circo.

 

Lì, fuori dall'entrata, intravide la sagoma di Arthur, che molto probabilmente, lo stava aspettando.




























 

Qui la storia sta prendendo una piega un po' diversa da quel che avevo immaginato all'inizio. In particolare Alined sta sviando dal seminato. Quindi non so davvero come andrà a finire. Ringrazio sempre chi mi ha seguito fino a qui. Un bacione! E teniamo le dita incrociate, visto il periodo!

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Capitolo 11
*** Cap. XI - A little sin ***









A little sin














 

Fuori dall'entrata posteriore del circo, c'era Arthur, con indosso il costume di scena e pronto per lo spettacolo.

Merlin non aveva ancora comunicato la sua decisione né a lui, né agli altri membri del circo, per cui non si stupì più di tanto di trovarlo lì.

 

"Ciao, puoi dirmi che cos'hai deciso?" domandò Arthur con calma apparente.

 

Merlin lo squadrò e oltre a notare la bellezza dell'uomo, il petto nudo e il trucco da gladiatore, si accorse del piccolo frenetico movimento delle gambe e delle dita delle mani di Arthur, che ne tradiva l'ansia.

 

“D’accordo" disse Merlin "l’ultima volta!”

“Bene … ma Alined cosa ti ha detto? Si è arrabbiato molto?”

“No, affatto. È stato estremamente cordiale e molto umano, se è per questo!”

“Lo sai che sei stato solo con lui per tutto il giorno?”

“Non me ne sono praticamente accorto. È stata una giornata davvero piacevole e il tempo è volato!”

 

La mandibola di Arthur si contrasse visibilmente, ma il suo tono di voce rimase tranquillo.

“Mi fa piacere, ma spero tu non abbia dimenticato i miei avvertimenti!”

“A parte il fatto che per il momento Alined è innocuo” disse Merlin con aria volutamente maliziosa “mi ha detto chiaramente che non sono il tipo adatto a lui.”

“Ti ha detto che non gli piaci? Non credergli! È una tecnica perché tu arrivi a fidarti di lui!”

“No! Non ha affatto detto che non gli piaccio!” fece Merlin quasi offeso. “Ha detto, al contrario, che mi trova bellissimo, ma che sono troppo … innocente per lui … testuali parole!”

 

Arthur si sentì confuso. ‘Se gli ha detto la veritá … se Merlin è troppo innocente per lui, allora Alined come mi considera?

Immorale … impuro … sporco! 

Esattamente come quello che vuole da me …

Esattamente il modo in cui mi fa sentire …’


Arthur alzò la voce, quasi senza accorgersene: 

“Va bene, non ascoltarmi mai! Arthur è fissato! Arthur è un cretino!”

“Se lo dici tu…” sorrise Merlin divertito.

“Ho capito, ma non importa. Importa solo che tu ci sia stasera!”

“Ti ho già detto di sì, … ma sia chiaro che non lo faccio per te!”

“Mi va bene lo stesso!” disse Arthur nascondendo l’amarezza dell’offesa che quelle parole gli provocavano.




 

‘Peccato che Alined non sia venuto a vederci stasera!’ 

Era il pensiero comune di quasi tutti i ragazzi del circo, non vedendolo dietro le quinte con loro.

 

Fino a quel momento tutto si era svolto nel migliore dei modi: leoni, cavalli e uomini sembravano essersi messi d’accordo per far funzionare quello spettacolo, almeno quanto la sera precedente sembravano essersi messi d’accordo per sabotarlo.

 

Lancelot non aveva avuto ‘buchi’ temporali da tappare e si era attenuto al testo di Alined, con grande sollievo di molti, primi fra tutti Gwaine e Merlin.

 

Nel nuovo ruolo di assistente-giocoliere, Merlin si era esibito con le palline in modo magistrale, sorprendendo anche se stesso: era molto più facile che giocolare con le uova! Le palline erano leggere, facili da prendere e da lanciare. 

 

Al termine dell’ammirevole esibizione con le clavette, ad opera di un Gwaine in gran spolvero, questi le lanciò a Merlin che colpendole alla base con una mano, le fece carambolare all’interno del cesto, una dopo l’altra e il tutto a una velocità impressionante.

‘Davvero un bell’effetto’ pensò Gwaine e gli vennero in mente un paio di esercizi a quattro a mani che avrebbe voluto proporre a Merlin. A Gwaine non sarebbe dispiaciuta l’idea di un duo di giocolieri, fatto assieme a un ragazzo dotato come Merlin. Anche l’allenamento sarebbe stato meno tedioso e più divertente da fare insieme a lui. A parte quella volta del bacio a Gwen, il ragazzo gli stava simpatico. E siccome Gwen stava con Arthur, non aveva più motivo di avercela con Merlin.

 

Certo che dalla sera prima il ragazzo era diventato sfuggente e cupo, a causa della lite con Arthur, che nessuno, volente o nolente, aveva potuto ignorare.

Si era sparsa la voce, non si sapeva bene ad opera di chi, che Merlin volesse andarsene: nel suo piccolo, Gwaine avrebbe fatto il possibile perché questo non accadesse, offrendogli appunto quel nuovo ruolo. Alined avrebbe apprezzato: era stato lui stesso a suggerirgli la cosa, qualche giorno prima.


Si avvicinava sempre più il momento del numero finale, il più atteso: quello dove Miss Merlin corteggiava il gladiatore. Numero che, per motivi vari, non era mai stato uguale a se stesso.

La scena cominciò nel migliore dei modi. Arthur non sapeva cosa aspettarsi: quel giorno lui e Merlin non si erano confrontati sul da farsi.

Dopo aver salutato il ragazzo bello del pubblico con un po' di malinconia, Merlin si era avvicinato ad Arthur e gli aveva preso il volto tra le mani.

 

'Quindi, bacio in piedi!' fece mente locale Arthur.

Merlin spostò il viso di Arthur in alto e in avanti, mentre indietreggiava leggermente con la testa.

 

'Il bacio di Alined! Il cuore perfetto!' pensò Arthur stupefatto. Era l'ultima esibizione di quel tipo, per Merlin e giustamente voleva dimostrare a se stesso di potercela fare. Arthur poteva comprenderlo e si concentrò per aiutarlo, rilassando i muscoli di spalle e collo e assecondando i movimenti che l'altro imprimeva alla sua testa. Gli veniva da chiudere gli occhi, ma non doveva. Quel bacio doveva rappresentare lo stupore dell'eroe. Merlin appoggiò morbidamente le labbra sulle sue. Con professionalità Arthur spalancò gli occhi. Le punte dei loro nasi si sfioravano. L'intimitá di quel bacio 'frontale' (lui aveva gli occhi aperti e poteva vederlo, l'altro no) fece provare ad Arthur dei brividi fino al retro delle ginocchia. 

Merlin ruotò lentamente il capo.

'Per imprimere i contorni del cuore' si costrinse a pensare Arthur per non perdere la concentrazione. Il ragazzo si chiese il perché di quel … gusto particolare, provato nel baciare Merlin. Non era successo le altre volte. Almeno non così!

 

'È perché so che è l'ultima volta' si disse, non troppo convinto.

'È perché mi mancherà se andrà via … È perché litigare con lui mi ha fatto stare male."

 

Credeva che Merlin si sarebbe staccato. Erano già abbondantemente passati i tre secondi dopo i quali Alined asseriva che la gente avrebbe cominciato a storcere il naso. Improvvisamente Merlin spinse le labbra sull'altro con maggior forza, alzando la testa e premendo le mani sulla nuca di Arthur. I nasi erano ora spiaccicati l'uno contro l'altro, tanto che il naso posticcio di Merlin si staccò, con rumore di tappo, facendo un piccolo volo. La gente rise.

Terminato il bacio, Arthur, ancora con gli occhi sbarrati, ruotò adagio il viso, dando a tutto il pubblico, la possibilità di osservarlo bene.

Un fremito di sorpresa passò per il pubblico e grossi applausi scrosciarono, insieme a vari versi di approvazione.

 

Arthur, come da copione, si dileguò dietro le quinte e quando Merlin si girò dopo aver raccolto e risistemato il naso, diventò triste, camminando su e giù e sospirando rumorosamente, guardando il pubblico e coinvolgendolo nel suo 'dolore'. Non pianse disperato come le altre volte. E il pubblico applaudì, intenerito e stavolta senza ridere.

 

Gli acrobati uscirono di corsa sulla pista circolare. In pochissimo tempo e con grande energia realizzarono un’ottima colonna da tre e mezzo. 

Merlin si sentiva particolarmente in forma e mise i piedi sulle spalle di Gwaine, poi con estrema cautela si alzò del tutto, allargando infine le braccia.

Una perfetta colonna a quattro non si era mai vista a Bath e il pubblicò impazzì letteralmente.

Poi felici come non mai, i ragazzi uscirono tutti tranne Merlin. Ed ecco Arthur che con una certa furia rientrò e prese l’altro per mano, portandolo più vicino al pubblico.

 

Arthur era totalmente su di giri: Merlin con la sua audacia era riuscito a far realizzare loro quell’impresa, per la prima volta. Si sentiva così felice e grato. Una sensazione fantastica. Tutte le liti avute con l'altro non contavano più niente.

Merlin era lì con loro… anche se non era d'accordo, ma era lì per loro!

Era un ragazzo dall'animo nobile, quasi eroico ai suoi occhi, in quel momento.

 

In più l'energia e il calore del pubblico avevano caricato Arthur come una molla.

Lo abbracciò, facendogli un gran sorriso e si chinò su di lui con un bel casquet.

Vide che anche Merlin era felice e gli sorrideva di rimando.

Arthur lo baciò, a labbra schiuse e con un impeto sconosciuto a Merlin.

 

E poi successe.

 

Arthur affondò la lingua tra le labbra del moro.

Neanche il tempo di rendersene conto, che Merlin agì d'istinto:

spinse con il massimo della forza, le mani contro il collo dell'altro, riuscendo a scollarselo di dosso, ma cadde per terra.

Si rialzò subito per poi mollare sul viso di Arthur un ceffone di tutto rispetto.

Infine scappò dietro le quinte.


Arthur rimase solo di fronte al pubblico. Se lo era meritato, quello schiaffo! Non aveva idea di come una cosa simile fosse potuta succedere. 

 

Il pubblico che non ne sapeva nulla, non capiva il motivo dello schiaffo.

 

Merlin era dietro le quinte, con il respiro accelerato e una tremarella tale che lo scuoteva in tutto il corpo.

 

"Cos'è successo?" chiese Gwen preoccupatissima.

 

Dio, con quale cuore poteva dirgli 'il tuo ragazzo mi ha infilato la lingua in bocca'?

 

"Mi ha fatto male! Alla schiena! Apposta!" disse invece con voce resa incerta dal tremito.

"Maledizione! E adesso?" Aggiunse Gwen, frustrata.

 

Intervenne Lancelot, posando le mani sulle spalle del ragazzo e guardandolo con espressione più che seria: "Qualsiasi cosa sia successa, devi aggiustarla, ora!"

Merlin capì e annuì. 'Lo spettacolo prima di tutto!'

 

Rientrò furtivamente, facendo prima sbucare una gamba sola sollevata a lungo in posizione comica per poi ritrarla. Qualche risata solitaria. Arthur si girò senza capire.

Poi Merlin mostrò solo la testa, chiedendo alla gente di tacere, con l'indice premuto sul naso. Il pubblico sembrava stare al gioco.

Corse dunque in mezzo agli spettatori, tra la prima e la seconda fila e avanzò accucciato creando non poco scompiglio e facendo il solletico a parecchie gambe.

Il pubblico ora cominciò a vociare sempre più forte e a fare la spia al ragazzo solo sulla pista con la mano ancora sulla guancia offesa. Miss Merlin rifiutata, faceva tenerezza … proprio come il gladiatore sconsolato.

 

Arthur speranzoso cercò con lo sguardo la sua dama, dove il pubblico gli indicava e quando lo vide gli fece un sorriso enorme: 'È venuto a salvarmi!'

 

Merlin si avvicinò e vederlo così sorridente gli diede un tuffo al cuore. ‘Maledizione a lui! E alla sua bellezza!’ Era ancora furioso eppure non poté fare a meno di pensarlo. 

 

Fece un paio di giri attorno a lui, lentamente, osservandolo con le mani dietro la schiena, come se non si fidasse, poi all'improvviso gli saltò in braccio, come un bimbo.

Arthur lo afferrò e lo guardò negli occhi, da vicino.

"Perdonami" sussurrò.

Merlin deglutì e avvicinò le labbra a quelle dell'altro. "Addio, Arthur!" sussurrò di rimando e gli diede un bacio tenero e intenso. Un bacio casto, naturalmente.

 

Un bacio d'addio, pensarono entrambi.

 

Il pubblico applaudí con forza.

Merlin rimase in braccio ad Arthur.

"Usciamo di qui, adesso!"



 

Alined di nascosto aveva presenziato allo spettacolo seduto in mezzo al pubblico.

Era entusiasta. Si era goduto tutto fin dal primo numero e ciò che aveva visto lo aveva riempito di orgoglio. Quello era lo spettacolo perfetto, quello che sognava da più di vent'anni. E proprio come un vecchio che vedeva il suo sogno realizzarsi, si era commosso più volte.

 

Solo il finale non era stato all'altezza delle altre volte, anche se Merlin era poi riuscito a sistemarlo in maniera non eccelsa, ma comunque soddisfacente.

 

Non era colpa di Merlin, era stato Arthur a mettere a rischio la loro scena.

Alined capiva Merlin.

Sapeva ciò che era successo.

Era probabilmente l'unica persona presente che avesse compreso, oltre ai due ragazzi.

Conosceva Arthur come le sue tasche e Merlin era fin troppo trasparente.

 

Il primo bacio era stato perfetto, come il cuore sul viso di Arthur. Alined aveva sentito l'onda di meraviglia che aveva scosso il pubblico. Era pura poesia!

E la colonna a quattro: la ciliegina sulla torta.

Peccato! Arthur con il suo bacio, a due minuti dalla fine, aveva sconvolto Merlin che non era riuscito a fare finta di nulla.

Era comunque lo spettacolo migliore che avesse mai visto fare ai ragazzi del suo circo.

 

Non avrebbe detto nulla a Merlin.

Non avrebbe detto nulla neppure ad Arthur.

Per il momento.



 

Merlin rimase alla cena, anche se non per molto. Non voleva rovinare l'atmosfera festosa degli altri con la sua assenza.

Brindò molte volte e accettò i complimenti che gli arrivavano in continuazione dai ragazzi.

Parlò allegramente con tutti ma non alzò gli occhi su Arthur nemmeno una volta.

 

“Ragazzi, non ho mai ricevuto tanti fiori come stasera…” rise felice Gwen “come se fosse merito mio!” e rise ancora più forte.

“Certo! È anche merito tuo!” le disse Lancelot con fervore. “Non é vero, Arthur?” chiese rivolto a lui.

Arthur era distratto: pensava a quanto era successo poco prima e rispose “Sì, d’accordo” in modo vago. Al che Gwen divenne seria e Lancelot, pentito della sua iniziativa, tornò al suo posto.

 

Anche George era stato contagiato dall’atmosfera elettrica e dal vino che scorreva a fiumi. Era scatenato. “Sai Gwen?” disse ad alta voce perché tutti lo sentissero. “Stasera hanno ricevuto tutti un paio di mazzi di fiori, anche io! Non mi era mai capitato. I fiori per gli uomini sono piuttosto rari, nel nostro circo … tranne per Arthur! Non é vero?”

Arthur si limitò a concedere un sorriso di circostanza. La storia dei fiori lo imbarazzava sempre un po’! 

“In realtà, preferirei una bella bistecca!” si decise a dire.

“Gwen” insisté George “mi sa che come quantità di fiori stasera Miss Merlin ti abbia superata…”

Gwen sorrise: “Credo se li sia meritati!”

“E … Merlin? Ricordati di ringraziare Arthur!”

‘Oh, no!’ Alzò gli occhi al cielo, il biondo.

“Per cosa?” chiese Merlin curioso.

“Prima c’erano un paio di aitanti giovanotti, che volevano invitarti a cena, come Miss Merlin, intendo. Io stavo per farli entrare, ma Arthur li ha fermati, li ha ringraziati per i fiori e ha rifiutato l’invito da parte tua … facendosi passare per il tuo fidanzato…”

Al tavolo tutti si zittirono per sentire cosa Arthur avesse da dire.

Il ragazzo guardò prima Gwen poi Merlin.

“Io … ho dovuto farlo. Ti eri già … cambiato!” balbettò disperato.

“Grazie, mi hai risparmiato una bella seccatura!” gli disse Merlin, guardandolo forse per un istante.

Arthur fu attraversato da una violenta ondata di sollievo. ‘Se non altro, ne ho fatta una giusta!’ 

 

George non si fece intimidire e chiese ancora "Merlin, si può sapere perché diavolo lo hai schiaffeggiato?"

Intervenne Arthur: "L'ho fatto chinare troppo. E gli ho fatto male alla schiena. Male veramente, intendo! E siccome avevamo litigato, ha pensato l'avessi fatto apposta. Colpa mia, non sono stato attento."

Nel dire questo, Arthur guardò Merlin, che invece tenne gli occhi bassi per tutto il tempo.

Arthur aveva chiesto a Gwen, quale fosse stata la reazione di Merlin dopo lo schiaffo e provò un grande senso di conforto, quando venne a sapere cosa l'altro aveva detto.

'Mi ha protetto! Ha scelto di fare la figura dell'esagerato, se non addirittura dell'isterico. Si è preso la colpa al posto mio... Ma adesso cosa succederà?'

Se fosse potuto tornare indietro! Gli sembrava di essere prigioniero di un brutto sogno. Se fosse stato ubriaco, avrebbe avuto una scusante, ma così…

 

Si guardò intorno e non vide più Merlin. Sentiva l'esigenza impellente di parlargli.

"Torno subito" disse rivolto a Gwen e andò a cercarlo. 

Non lo trovò sul carro, né al fiume. Si appoggiò esausto a un grosso tronco. Aveva anche un fastidioso mal di testa.

 

Merlin arrivò poco dopo. "Cercavi me?"

Arthur trasalì.

"Sì!" ma rimase a lungo in silenzio.

"Ebbene?" chiese l'altro dopo un po'.

"Mi dispiace! Ho commesso un errore e volevo scusarmi."

"Quante volte mi hai detto la stessa cosa negli ultimi due giorni? Tre? Quattro?"

"É vero, ma volevo spiegarti…"

"Io non voglio che mi spieghi niente. Non mi va di sapere e vorrei non pensarci più…"

"Lo so, ma…"

"Ti ho già perdonato, nel momento in cui ti sei scusato sulla pista. Ho capito che eri sincero. Per il resto vorrei dimenticare e vorrei che anche tu lo facessi."

"Oh, Dio! Quanto vorrei fosse possibile…"

"Se siamo in due a volerlo, forse è possibile. Non è successo nulla di irreparabile … non è mica morto nessuno…"

 

"Senti … quando prima mi hai detto addio, intendevi un addio reale o professionale?"

"Entrambi, ma era più un modo di dire simbolico…"

"Per un attimo ho pensato che mi avresti morso, invece di baciarmi…"

Merlin sorrise: "L'idea originaria era quella, ma qualcuno doveva pur mettere fine allo spettacolo."

 

Ad Arthur uscì uno sbuffo divertito dal naso. 

"Andrai via quindi?

"Ti piacerebbe, vero?" disse Merlin senza sarcasmo. "Con me se ne andrebbe il tuo disagio e sarebbe come cancellare il tuo errore!"

"Forse sarebbe la soluzione migliore per me, lo ammetto, ma io non voglio che tu vada via."

"Vedrò cosa mi offrirà Alined. Se mi propone qualche ruolo interessante, ma soprattutto che io sia in grado di fare…"

"Tu sei in grado di fare tutto quello che vuoi!" disse Arthur con sinceritá.

"Non riesco a credere che tu mi parli così. Hai forse paura che dica a qualcuno del tuo bacio inopportuno? Se è questo che pensi, significa che ancora non mi conosci. Non sono mentalmente in grado di ricattare qualcuno, men che meno qualcuno che come te, è stato molto vicino a diventare mio amico."

"Mi stai offendendo, Merlin, non te ne accorgi?"

"Non era mia intenzione, anzi ti sto dicendo che ho pensato a te, più che agli altri, come possibile amico…"

"Ma di che parli? Qui sono tutti amici tuoi."

"Non parlo dei colleghi di lavoro, né degli amici di convenienza, tanto meno degli amici di bevuta o di gioco. Io parlo di amicizia vera, quella in cui uno è sempre se stesso e viene accettato e amato per come è e viceversa."

"Sembra tu stia parlando di amore più che di amicizia."

"Secondo me infatti sono molto simili. L'amicizia è una forma di amore. E l'amore non può non contemplare anche un'amicizia profonda."

"E tu avresti voluto un'amicizia così da me?" chiese Arthur.

"L'ho sperato, ma non ci contavo troppo. La vera amicizia è anche più rara dell'amore."

"Hai mai avuto un'amicizia così?" chiese Arthur.

"Una volta l'ho creduto, anzi ne ero sicuro, ma sono stato tradito, e il tradimento è una di quelle cose che non riesco ancora ad accettare."

"Mi dispiace, ma non vedo perché dovresti  accettare un tradimento. Io stesso non lo accetterei mai."

"Per soffrire di meno, forse … a proposito …" disse Merlin alzando finalmente gli occhi per guardare in quelli dell'altro "vorrei dirti una cosa sola … sai che non dirò niente a Gwen, ma …"

"Gwen?" lo interruppe Arthur sulla difensiva.

"Cosa c'entra?"

"C'entra eccome! Chiunque io fossi stato, un bacio come quello che mi hai dato, dovrebbe farti pensare!"

"Pensare a cosa?"

"Dio, Arthur! Se fossi in Gwen io lo considererei un tradimento …"

"No! Ma quale tradimento! Ti sbagli! Tu sei un … uomo! Forse lo sarebbe stato se tu fossi stata una donna!"

"Io non vedo alcuna differenza."

"Ma poi, un bacio? Non è un tradimento."

"Dipende dal bacio … da cosa significa…"

"Scusa ma …anche se ho usato la lingua, non significa che io abbia provato desiderio!"

"Già …ti è scappata fuori da sola, a causa della gravità!" disse Merlin con sarcasmo e incredulitá al contempo.

 

Arthur continuò come non avesse sentito.

"Se non c'è desiderio, non può esserci tradimento!" ribadì il concetto come se parlasse a se stesso.

"Non ti seguo. Quindi se tu facessi l'amore con una donna che non desideri, non sarebbe un tradimento!"

"Certo che lo sarebbe!" 

 

Arthur iniziava a spazientirsi. "Senti… magari è questo il punto … ricordi quando ti dicevo che mi attraevi vestito da ragazza e tu rispondevi che ero malato?"

"Io scherzavo … e anche tu…" ribatté Merlin.

"Credo invece che potrebbe essere vero…”

"Se fosse vero e tu mi vedessi come donna, allora cadresti in contraddizione da solo … e si tratterebbe di tradimento!"

 

Arthur si sentì cadere le braccia, ma Merlin era ormai arrivato al punto e non si fermò.

"Preferisci passare per malato, piuttosto che ammettere con me quello che sei?"

"Oh, Merlin, illuminami! Che cosa sono?" chiese Arthur amaro.

"Sei una di quelle persone a cui piacciono le donne … e gli uomini."

 

Arthur si mise una mano sugli occhi. Non sapeva cosa dire e quindi non disse niente. 

Merlin aggiunse subito: "A me non importa. Io non ti giudico. Non potrei neanche volendo. Te l'ho detto solo perché Gwen non merita di essere tradita. Ti ama così tanto."

 

Arthur sbuffò e parlò con un certo astio. Tutta l'ammirazione e la devozione per Merlin stavano scemando rapidamente.

"Io non mi sento di averla tradita, ma tu puoi pensarla come vuoi."

"Meglio così allora…"

"Ma per una volta che avevi ragione, io non ho voluto ascoltarti. Sarebbe meglio che entrambi dimenticassimo ciò che é successo sulla pista… e anche quello che ci siamo detti ora. Meglio ancora sarebbe che ciascuno di noi, d'ora in poi, si facesse gli affari propri, Emrys!"

E girate le spalle Arthur si allontanò velocemente.

 

Guardandolo andare via, Merlin pensò che ciò che aveva detto ad Arthur, avesse contribuito ad allontanarlo ulteriormente da lui, ma non era pentito.

'Tanto … più lontano di così…' sospirò il ragazzo provando dentro di sé, un sentimento confuso, un misto di dolorosa rassegnazione e di sollievo.













 

Ops. Ad Arthurè scappato il bacio alla francese😆. Ma era solo per gratitudine! 🙄E così Merlin l'ha scoperto e glielo dice pure. Arthur non reagisce molto bene. Ma in effetti, con un bacio così, cosa avrebbe dovuto pensare? Merlin è ingenuo ma non è scemo 😁 Ringrazio coloro che sono arrivati fin qui. Un abbraccio grande!

 



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Capitolo 12
*** Cap. XII - I'm like you too ***





 

I'm like you too











 





Due settimane dopo




 





Si trovavano a Bristol quel giorno. Era un paese abbastanza grande e rigoglioso, nonostante avesse subito numerosi bombardamenti aerei, durante il recente conflitto. I cittadini non avevano perso tempo a piangersi addosso e avevano cominciato la ricostruzione prima che la guerra terminasse.


All'interno della compagnia circense, dopo l'ultima esibizione a Bath, c'era stato chi aveva sperato che Merlin ci ripensasse: Miss Merlin era un personaggio ormai familiare, ma il ragazzo era stato inflessibile.

Quando poi tutti seppero che Merlin aveva intenzione di andare via, la troupe rimase disorientata.

Fu Alined, che pian piano si stava riprendendo dalla sua malattia, a incaricarsi del problema.

 

Tra loro, Merlin e Arthur si comportavano piuttosto freddamente.

Quando si incontravano, non si guardavano, né parlavano insieme, a meno che non fosse strettamente necessario, come davanti agli altri, per mantenere la parvenza di un rapporto comunque civile.

 

Merlin che all'inizio sembrava avere preso la cosa abbastanza bene, nel corso dei giorni scoprì con un certo stupore che Arthur gli mancava. Con gli altri ragazzi non era riuscito ad instaurare un rapporto schietto come aveva avuto con lui.

'Fin troppo schietto …' si ripeteva Merlin, ricordando quei due giorni in cui tutto era colato a picco.

 

Le cose tra Arthur e Gwen invece erano andate sempre migliorando, da quando il ragazzo non aveva più a che fare con la 'distrazione' che Merlin poteva rappresentare per lui. Ogni tanto Arthur si scopriva ad osservare Merlin di nascosto, ma si disse che si trattava di attimi e probabilmente di semplice curiosità.


C'erano stati piccoli e grandi cambiamenti di ruolo all'interno della troupe, in seguito all'abbandono del numero da parte di Merlin. Bisognava salvare il salvabile. Per Gwen fu impossibile rifiutare la parte di Merlin, anche se mise molti paletti: nessun numero di giocoleria con le uova; avrebbe accettato di salire sulle spalle di Arthur in piedi e in verticale, sostenuta dalle braccia dell'amato, ma rifiutò categoricamente di eseguire il numero su una mano sola in verticale e ovviamente non prese neanche in considerazione di partecipare alla colonna umana.


Merlin aveva passato ogni mattina di quelle ultime settimane sopra il carro di Alined, come era successo all'inizio della sua permanenza nella comunità circense.

 

Alined aveva chiesto a Merlin di continuare a lavorare con gli altri sulla colonna umana, dandogli facoltà di scelta su quale dei due tipi di formazione utilizzare nelle future esibizioni, a seconda del suo stato d'animo e delle sensazioni provate al momento.

"Mi dispiacerebbe sopprimere la verticale su una mano, che ti viene così bene" disse Alined a Merlin

"Con Arthur?" chiese Merlin cauto.

"Con Lancelot!"

"Perché Lancelot?"

"Lui partecipa al numero finale solo come assistente. Vorrei che facesse almeno un esercizio, poi si vedrà!"

Merlin accettò.

"Dovremo trovare un costume simile a quello degli altri" continuò il vecchio.

"Non è che stare a petto nudo di fronte al pubblico, mi faccia impazzire come idea, soprattutto insieme agli altri tre che scoppiano di muscoli."

"Solo Percival è a petto nudo. Arthur e Gwaine hanno un certo numero di strisce di cuoio a coprire il petto."

"Secondo me quelle cinghie servono a evidenziare il petto, anziché coprirlo."

 

Alined rise. "Se avessi la tua età, mi farei meno problemi sul mio corpo, comunque esso fosse … provati questi e scegline uno … a me piace questo …" e gli mostrò un groviglio di strisce di pelle.

 

"Quello? Ma non è un costume!"

"È un costume da gladiatore, simile a quello degli altri ma più coprente …"

"È la cosa più scandalosa che abbia mai visto!"

"Ehi, attenzione! Guarda che era il mio costume! … Se ti piace dovremo chiedere a George di stringerlo."

"George?"

"È un eccellente sarto! E Gwen è ancora più oberata di lavoro da quando tu … indossalo!"

"Adesso?"

"Sì e indossa tutti i bracciali, sia sui polsi che sulle braccia. Aiutano a dare un'aria più mascolina, te lo assicuro!"

 

Il ragazzo rimase in mutandoni. Alined lo guardava con interesse e Merlin sentì un pizzico di disagio.

I calzoni per fortuna non avevano nulla di equivoco. "Mi cascano…"

"Li faremo stringere!"

"Tutta questa fatica solo per due brevi esercizi?"

"Due esercizi importanti, di cui uno è il più importante, Merlin! … Sei sicuro di non voler rimanere a petto nudo? Sei magro ma molto armonico. Hai un accenno di muscoli diffusi su tutto il busto, che si notano soprattutto quando ti muovi … immagina poi sotto sforzo … girati per favore!"

Merlin si vergognava un po' ma fece come il vecchio chiedeva.

"Molto bene! Dovremo fare abbassare anche la cintura dei pantaloni in modo da fare risaltare la tua vita sottile, che farà sembrare schiena e spalle più ampi. E andranno stretti non solo sulle gambe ma soprattutto sul tuo fondoschiena che è tutt'altro che magro. Vedrai le donne impazziranno … e anche qualche uomo!" rise smodatamente Alined.

 

Merlin fu quasi turbato da quella risata rumorosa e sadica.

"È davvero necessario 'sedurre' il pubblico in questo modo?" chiese Merlin.

"Certamente! Noi rappresentiamo un'evasione dalla realtà per il pubblico. Dobbiamo dargli ciò che si aspetta da noi: allegria, colore, luce, rischio, coraggio, destrezza, bellezza e seduzione. Osserva i costumi degli altri e vedrai che sono più o meno come il tuo. 

Questo vale soprattutto per Gwen, che accetta il suo ruolo di vamp solo in virtù di questo. Ma vale anche per tutti gli altri, compreso te, Merlin, che hai tutte le carte in regola per 'conquistare' il tuo pubblico in tutti i sensi.

"Ho capito. Ma, come si infilano tutte queste strisce?"

"Ti aiuto … aspetta …Wow! Stai benissimo! Guardati!"

Merlin si specchiò e quasi non si riconobbe.

"Oh, mio Dio! Sembrerò anche più mascolino, ma mi sento più come uno … schiavo, così legato da tutte queste strisce di cuoio."

"Giusta osservazione: i gladiatori erano schiavi. Come dicevo, andranno strette anche le fasce...

"Lo farò io. Credo di sapere come fare!"

Alined sorrise soddisfatto.

"C'è anche il costume da giocoliere, uguale a quello di Gwaine."

 

'Uh! Quello bianco con quel bolerino striminzito che copre il petto meno delle cinghie di pelle' pensò Merlin che però non disse nulla. Conosceva già il parere del capo.

Una volta indossato, Merlin si sentì più nudo che mai, ma almeno su quel costume non c'erano da fare modifiche: stranamente era giá piuttosto stretto. 

"Percival da ragazzino fece da assistente giocoliere" spiegò Alined con aria seria. "Il costume era suo."

"Ho altre proposte, Merlin. Servirebbe un ‘leggero’ per gli esercizi al trapezio.”

"Io non so fare i salti mortali!"

"Comincerai con i semplici spostamenti di asta e con un salto mortale semplice. Di grande effetto, ma piuttosto facile. Abbiamo un tappeto elastico dove esercitarsi da soli, all'inizio. Se ben ricordi avevi già accettato in passato."

 

"Con chi lavorerei?"

"Arthur e Percival"

"Preferirei non lavorare con Arthur, lo sapete!"

"Speravo aveste superato le vostre divergenze. Ti metterò in coppia con Percival e metterò Leon con Arthur"

"Chi?"

"Leon. È un ragazzo nuovo, con esperienza nel mondo del circo. Ve lo presenterò durante il pranzo. Condividerà il carro con te e George, visto che Arthur sta da Gwen."

Merlin sperò solo che questo Leon fosse un tipo tranquillo. Accettò anche la proposta di lavorare al trapezio.

 

"La seconda proposta è molto più ambiziosa. Non c'è fretta, ma è un altro sogno che ho da molti anni. Vorrei riportare all'Albionstars la figura che fu di Trickler."

"Quella del mago?"

"Esatto. Diventeresti 'il grande mago Merlin'!"

"Io? Non potete chiedermelo sul serio!"

"Ma come? Eri così affascinato dai suoi scritti? Non hai fatto altro che leggerli per giorni!"

"Sì, è vero, ma non sono riuscito a capire nemmeno la metà dei suoi trucchi…"

"Con la metà dei suoi trucchi, potresti riempire tre serate da solo, Merlin. Si tratterebbe di tre o quattro numeri, scegli tu quali."

"Ma … come faceva a fare certe cose?"

"Credo che fosse davvero un po' magico." sorrise Alined con aria misteriosa.

"Non ve l'ha spiegato?"

Alined tardò a rispondere. "No, si divertiva a tenermi sulle spine e a fare il misterioso! Mi disse qualcosa in punto di morte, ma non posso rivelarlo a nessuno."

Merlin era un po' deluso. Era la prima volta che Alined gli nascondesse qualcosa apertamente. Almeno per come lo conosceva.

"E voi?"

"Ne subivo il fascino, neanche fossi un ragazzino e dire che avevo trentacinque anni quando lo conobbi."

"Che tipo era?"

"Era considerato un uomo molto strano. Non era nemmeno particolarmente bello. Quando voleva, sapeva essere cinico e spietato.

Utilizzava un umorismo sottile e tagliente. Nel lavoro era il migliore lo sai e in amore era forte e appassionato: per me era assolutamente irresistibile" sorrise nostalgico Alined. "Guarda, questo era il suo costume da mago con parrucca e barba bianche. Teneva molto a mantenere l'anonimato del suo personaggio e scacciò malamente dal circo quelli che avevano rischiato di rivelare la sua identità al di fuori della nostra cerchia."

 

Merlin si guardò allo specchio, avvolto da quell'ampia tunica dai toni rosso acceso, dopo aver indossato anche barba e parrucca. Si accorse che qualcosa non andava nell'immagine che lo specchio gli rimandava: qualcosa di lontano, di familiare.

E d'un tratto Merlin non si sentì tanto bene. La testa cominciò a girargli tanto che si sedette per terra dalla paura di cadere.

 

"Che cos'hai Merlin?" chiese Alined preoccupato.

"Ho avuto una sensazione molto strana" ridacchiò Merlin per sdrammatizzare "quasi come se nello specchio ci fossi io, da vecchio…"

Alined gli portò dell'acqua da bere.

"Basta così per oggi! Forse abbiamo esagerato" disse Alined.

Avrebbe voluto proporgli altri lavori, ma Merlin era bianco come un cadavere.

Quella sera stessa, il capo fece chiamare Arthur. Al ragazzo per poco non venne un colpo.

Stava per farsi sopraffare dalla paura, ma cercò di mantenersi fermo sulle sue sicurezze: il fatto che Alined fosse solo a metà della convalescenza e il suo fidanzamento con Gwen. 

 

"Era da un po' che volevo parlarti" esordì Alined con tono freddo."Hai visto anche tu che la scorsa settimana, lo spettacolo non è andato bene e non abbiamo avuto alcuna richiesta di repliche…"

 

Arthur sospirò. Meglio questo che altri argomenti. 

"Sì, purtroppo ho visto, ma … anche prima succedeva … quasi sempre. Non credevo fosse un grosso problema."

"Ora la guerra non c'è più e ci esibiamo in cittadine piuttosto grandi invece che nei piccoli villaggi di campagna. Non va bene! Vorrei proporti qualche cambiamento. Tu e Percival dovrete tornare al trapezio! È un numero troppo rappresentativo del circo e non possiamo farne a meno"

"Non chiedo di meglio, lo sapete. Lo considero il mio ruolo principale, ma mancano i leggeri. Fra quanto pensate che sarà disponibile George?"

"Non te ne sei accorto, Arthur? George è diventato zoppo … per sempre."

Arthur ci rimase molto male. E si sentì in colpa. C'era anche lui nella colonna quel giorno dell'incidente occorso a George.

"Oh, Dio! … E lui lo sa?"

"Credo lo sappia! Ma può continuare a fare tanto per il circo … non devi preoccuparti! George è una roccia!"

Arthur sorrise lievemente: era d'accordo con il capo che George fosse uno tosto.

 

"Ho appena assunto un uomo con il ruolo di leggero, anche se ha una corporatura media in realtà, ma ha un passato nel circo. Si unirà a noi. Si chiama Leon e sembra un brav'uomo. L'altro leggero sará Merlin."

"Merlin? Non credo che lui voglia più lavorare con me."

"Non è vero, si è detto disponibile!"

Arthur rimase allibito e si accorse di un piccolo tuffo allo stomaco.

"Sul serio? E quando?"

"Oggi. E si esibirà anche nella colonna umana."

"Bene, allora" disse Arthur come se la cosa non fosse poi così importante. Non voleva fare capire ad Alined quanto fosse contento di quella notizia.

"Sai, non è che lui non voglia più lavorare con te, solo non vuole più baciarti!"

"Come?"

"Posso solo immaginare che non gradisca essere baciato a tradimento, approfittando della presenza del pubblico. La lingua va tenuta a freno, Arthur, e non solo quando si parla …"

Arthur divenne rigido come un tronco. Alined sapeva?

"V- ve l'ha detto lui, del bacio?"

"Diciamo che me l'ha fatto capire."

Arthur sentì contorcersi i visceri dalla rabbia. Era sicuro che Merlin sarebbe stato ai patti. Si era fidato e invece …

Vedendo la faccia di Arthur, Alined rincarò la dose: "Se ti piace così tanto perché non stai con lui invece che con Gwen?"

"Che cosa? Con Merlin? Mai! Lui è un bambino! … E non mi piace! Poi mi odia! E io non voglio di certo uno così … stupido … e magro … e …"

"Ahia! È anche peggio di quel che pensassi. Sembri cotto a puntino, ragazzo!"

Arthur guardò il vecchio.

"Ma voi non siete …geloso?" domandò Arthur, pentendosene quasi subito. Non avevano mai affrontato quel genere di argomenti prima d'allora. Come se non parlandone, si potesse fare finta che non si fossero verificati.

"Uno come me, la gelosia, non se la può permettere. Pensi che dovrei essere geloso di Merlin?"

Il ragazzo era confuso e non rispose.

"Non lo sono, come non sono geloso della tua relazione con Gwen. Noi siamo un'altra cosa! "

Arthur chiuse gli occhi, stringendoli: "Noi non siamo … niente! Non esiste nessun noi, ma solo quello!"

Alined stava zitto.

"Perché voi non smettete di farmi chiamare?" chiese Arthur usando senza accorgersi un tono supplice.

"Io non ne posso farne a meno Arthur e forse sono crudele. Ma perché tu continui a venire da me?"

"Io … non lo so! C'è qualcosa che … ma non so cos'è! E forse voi lo sapete …"

Ancora una volta il vecchio tacque.

"Ma adesso ho Gwen! È tanto che non ci incontriamo e io vorrei … voglio smettere!"

Alined per un attimo sembrò turbato.

"Non sono in grado di garantirti che non ti farò più chiamare, ragazzo. Credo che la decisione finale sarà tua…"

Arthur si sentì perso e solo. Avrebbe dovuto immaginare che Alined non l'avrebbe mai aiutato in quello. Lo odiò ancora più forte.

"Comunque, Arthur, sappi che sono arrabbiato con te. Grazie allo scarso controllo delle tue pulsioni verso Merlin, il numero finale non funziona più come prima. E in più a Bath hai rovinato il mio spettacolo perfetto. Non credo che potrò mai perdonartelo! Puoi andare!"

"Io ho sbagliato e ho chiesto scusa, ma Merlin avrebbe potuto sorvolare sul mio errore e continuare nel suo ruolo."

"Trovi?" continuò Alined con ostilità. “Non tutti sono come Gwen o me che subiamo passivamente il tuo fascino. Si vede che su Merlin il tuo fascino non funziona!"

"Lui è un … ipocrita! E voi siete tutto tranne uno che subisce passivamente … ! E lasciate stare Gwen!" urlò Arthur uscendo dal carro di Alined come una furia.

 

Dopo una breve corsa salì in volata sul carro. Era fuori di sé.

“Perché glielo hai detto?” lo aggredì.

Merlin si girò verso di lui, con gli occhi sbarrati.

“Quando si é rotto il muro del silenzio?”

“Fai poco lo spiritoso!"  E Arthur fece il verso a Merlin con gli occhioni aperti, la voce in falsetto e una mano aperta sul petto:

"… tu non mi conosci, Arthur, se no sapresti che non lo direi mai a nessuno!” 

Merlin si mise a ridere: lo trovava buffo, anche se aveva capito che Arthur era arrabbiato con lui.

“Ce l’hai con me? Che strano! Sei sempre così cordiale e mansueto …” lo prese a sua volta in giro Merlin.

“Voglio solo sapere perché diavolo gliel’hai detto, poi me ne vado …” riprese poi con più calma Arthur.

“Detto cosa? A chi?”

“Lo sai … di quel bacio … ad Alined!”

"Quale bacio? Quello con? …"

"Si, quello con! Mi ha detto che così ho rovinato quello che poteva essere il suo spettacolo perfetto!"

"Te l'ha detto proprio lui, del bacio, intendo?"

"Ha detto che devo imparare a tenere la lingua a posto, non solo quando parlo…"

"Accidenti! Ma … io non gli ho detto niente" continuò Merlin "né a lui, né a nessun altro. E siccome so che nemmeno tu l'hai fatto, c'è un solo modo in cui può averlo saputo."

"E quale?"

"Se n'è accorto!"

"Sai anche tu che non è possibile!"

"Ha ammesso con tutti che era in mezzo al pubblico quella sera, poi lui non è come gli altri: è un fine osservatore e, prendimi pure per matto, ma io credo che lui possa fare o capire cose che sono precluse agli altri esseri umani. Non so se mi capisci."

Arthur tacque: con due parole Merlin l'aveva messo a tacere e l'aveva convinto. Gli credeva! 

"Ti capisco molto più di quanto tu creda, Merlin. Anch'io penso che in lui ci sia qualcosa che non vada. A proposito di matti … si può sapere che cosa stai facendo così conciato?

"Sto provando i nuovi costumi. Sono una marea e parecchi hanno bisogno di modifiche. Ho idea che Alined creda che sommergendomi di lavoro, io non abbia poi il coraggio di lasciare il circo."

"Speriamo sia così" disse Arthur guardandolo dritto negli occhi. Poi si mise a ridere: "Con questo mantello giallo sembri un vecchio santone!"

"Guarda che è lo stesso identico mantello che porti anche tu."

"È vero, ma su di te fa uno strano effetto!" 

"E comunque mi fa un caldo cane" disse Merlin togliendolo con uno sbuffo.

"Oh, … santo cielo, Merlin!"

Il moro scosse la testa sorridendo: "Ci avrei giurato che avresti reagito così! ... Sentì ... ci siamo chiariti e io ho da fare altro che guardare la tua faccia inorridita. Vedi quante belle cinghie? Le devo accorciare tutte! Per cui grazie tante e buonanotte!"

"Non sono inorridito, ma solo stupito! Un costume così succinto non è da te. Non ti sta affatto male, solo che … non è da te."

"Solo perché sembro lo schiavo sessuale di un'antica e perversa matrona romana?"

Arthur scoppiò a ridere: "La prima volta che indossai il mio, anch'io mi vedevo un po' così! Ho un'idea. Invece di tagliare e ricucire ogni cinghia, potresti fare dei nuovi fori, riallacciarle ed eliminare l'eccesso alle estremità. Aspetta ..."

 

Arthur sparì per poi tornare con l'arnese per fare i buchi. Merlin era a petto nudo con il corsetto in mano.

Arthur gli diede un'occhiata di sfuggita, gli prese il costume e cominciò a lavorarci sopra.

"Mi ha detto Alined che lavorerai con me al trapezio. Non me l'aspettavo."

Non era esattamente quello che Merlin aveva pattuito con Alined ma aggiunse solo: "E con Percival e Leon."

"Leon. Che tipo è secondo te?"

"A vederlo così mi sembra il ragazzo più tranquillo del mondo. È un po' timido ma mi dà l'idea di essere un tipo a posto."

"La stessa impressione che ha dato a me! Condividendo lo stesso carro con lui, forse potresti trovare l'amico vero che hai sempre cercato..."

"Non mi dispiacerebbe ma credo sia difficile. Sai giá come la penso!"

Merlin notò che Arthur non lo guardava mai. Forse era a disagio per la sua semi-nudità e si infilò una camicia.

Stettero a lungo in silenzio mentre Arthur aggiustava le strisce di cuoio e Merlin lo osservava per imparare.

 

"Io credo di dovermi scusare con te, Merlin. Un'altra volta…"

"Per cosa?" sorrise Merlin.

"L'ultima volta che abbiamo parlato, non mi sono comportato bene. Quando tu hai fatto riferimento alla mia … bisessualità …"

"Che termini colti usi!"

"É l'unica parola non offensiva che conosco per  definire la mia … condizione. Insomma quella volta, era la verità ma io mi sono risentito. Non avrei voluto che lo scoprissi."

"Hai fatto tutto tu, Arthur!"

"Posso capire che  … uno come te, sia rimasto disgustato dal mio bacio, anche se ripensandoci credo che tu sia stato un po’ troppo melodrammatico."

Merlin rimase a bocca aperta: "Forse, ma non sono riuscito a non reagire. Non me l'aspettavo ed ero sconvolto!"

"Non mi dirai che è stato il tuo primo vero bacio!"

"Non avevamo detto di farci ognuno i fatti propri?"

"Dio, Merlin! Che eri vergine potevo immaginarlo, ma non pensavo certo di rubarti il primo bacio!"

Merlin sentì il viso inondarsi di calore. Normalmente non si sarebbe infastidito in quel modo, ma sapeva che quando Arthur faceva così, lui non resisteva.

"Sei completamente fuori strada. Ho baciato più persone e non sono affatto vergine! Cosa credi? Che solo perché tu sei più bello di me, io non abbia potuto fare innamorare qualcuno? Mi dispiace molto che tu non sia il mio primo bacio, ma anche le persone semplici e mediocri come me, sono degne di essere amate."

"Io non ho mai pensato che tu fossi mediocre, neanche per un attimo e nemmeno che tu non sia degno di essere amato: al contrario penso che tu sia in grado di conquistare qualsiasi persona, anche molto più bella di me! E non intendevo un bacio normale ma un primo bacio da parte di un uomo, capito?"

"Non sei stato il primo nemmeno in questo … "

Arthur rimase di sale. Smise di lavorare e guardò l'altro negli occhi. No! Non poteva essere…

 

"Significa che hai già baciato un uomo? Ricambiandolo?"

"Sì!" rispose Merlin abbassando gli occhi.

Ad Arthur in quel momento, vennero mille domande in testa che avrebbe voluto fare a Merlin, perché era ancora incredulo e voleva capire, ma furono interrotti dall'arrivo di Gwen.

"Arthur, sei qui? Non ti trovavo più …"

"Ciao Gwen" rispose a disagio Merlin. "Arthur mi stava aiutando con il costume …"

"Mi fa piacere che abbiate fatto pace!" rispose la ragazza con un sorriso.

Arthur imprecò interiormente. Gwen era l'ultima persona che avrebbe voluto vedere in quel momento. 












Ciao a tutti. E così anche Merlin ha fatto coming out. Arthur l'aveva fatto arrabbiare. 😄
Mi dispiace, ma avendo ricominciato a lavorare non sono più in grado di aggiornare ogni 4/5 giorni come ho fatto finora. Mi riservo di aggiornare ogni 1-2 settimane.
Ringrazio di cuore lulette e MAAE_8830 per le loro preziose recensioni.
Un abbraccio.

 

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Capitolo 13
*** Cap. XIII - Pain and temptation ***




Pain and temptation















 

"Ehi, Gwen, hai ragione! Scusami. Alined mi ha fatto chiamare e …!" disse Arthur.

 

Gwen impallidì notevolmente: "Alined? Perché non me l'hai detto? Sai che ho piacere di venire con te quando vai da lui."

 

Merlin ridacchiò: "E come mai devi accompagnarlo? Non se la sa cavare da solo? Mica lo mangia!"

 

Arthur ricominciò a lavorare, tenendo il capo basso. Sapeva già che Gwen e probabilmente anche altri del circo, dovevano avere immaginato qualcosa e avessero dei dubbi su cosa Alined e lui facessero in realtá quelle sere sul carro da soli, anche se nessuno, soprattutto lui e Gwen, si era mai azzardato a parlarne, ma ora rischiava che anche Merlin capisse qualcosa… e non era in grado di sopportarlo.

 

Gwen rispose con finta allegria: "Ho notato che Arthur non gode dei favori di Alined ultimamente!"

 

'Oddio, ma cosa sta dicendo?' pensò Arthur che cominciò a tossire come se stesse per soffocare, a causa della saliva che gli era andata di traverso.

 

"E visto che sembra avercela con lui …" continuò la ragazza "specialmente da quando tu hai smesso i panni di Miss Merlin, se è presente qualcun altro di cui lui abbia stima, come potrebbe essere Percival, tu o io, ho notato che Alined lo tratta più ... umanamente."

 

Arthur intervenne:

"Ascolta, Gwen, ti ho già detto che non ho bisogno di nessuno, anche se le tue intenzioni sono buone. Ha ragione Merlin! Non sono un bambino! Fattene una ragione e lasciami tranquillo!" 

 

"Ma io volevo solo …"

"Lo so… Sono stato poco tempo con Alined e mi ha fatto chiamare perché aiutassi Merlin a sistemare i suoi costumi. E sono venuto subito qui… avrei dovuto dirtelo."

 

Merlin si chiese il perché di quella menzogna gratuita. Forse Arthur temeva che la ragazza scoprisse di quel loro bacio. E ovviamente Merlin non disse nulla.

 

Gwen aveva gli occhi lucidi e Arthur rincarò la dose.

"C'è tanto lavoro da fare, Gwen. Credo che farò tardi. Non mi aspettare alzata, per favore."

"D'accordo Arthur, buonanotte" e se ne andò tristemente. 

 

Merlin provò dispiacere per lei, ma doveva ammettere che gli andava di stare ancora un po' con Arthur, dopo tanti giorni passati a fare finta che l'altro non esistesse.

 

Sicuramente l'argomento che avevano appena iniziato, e subito interrotto a causa dell'arrivo di Gwen, aveva incuriosito Arthur, talmente tanto da fargli preferire la sua compagnia, anziché quella della fidanzata.

 

Certo ora Arthur avrebbe reclamato un prezzo da pagare piuttosto alto, come ricompensa per la sua compagnia.

Il prezzo era la soddisfazione della curiosità di Arthur, tanto più forte, ora che il ragazzo aveva subodorato il gusto della scoperta del segreto di Merlin.

 

"Ho finito. Provalo e vediamo se va bene!"

Merlin tolse la camicia e indossò con una certa difficoltà il corpetto che risultava essere molto più stretto.

Non aveva uno specchio, per cui doveva fidarsi dell'occhio di Artù che sistemò un paio di volte le cinghie addosso a Merlin.

"Aderisce perfettamente al corpo. Tu come te lo senti? Ti intralcia in qualche movimento?"

Merlin provò a alzare le braccia e a portarle in avanti e all'indietro.

"No. Lo sento, ma non mi dà noia."

"Vorrei vedere l'effetto completo. Puoi indossare anche bracciali e calzoni?"

 

"George ha finito di stringerli proprio poco fa. È stato così veloce…" puntualizzò Merlin.

Quando il ragazzo ebbe finito di vestirsi, Arthur lo guardò con aria professionale, facendolo voltare più volte per osservarlo meglio. Cintura abbassata, calzoni fin troppo aderenti sui glutei: Arthur notò il tocco di Alined anche attraverso il lavoro di George.

"Davvero molto bene, Merlin! La tua matrona romana ne sarebbe entusiasta" proclamò sorridendo. "O forse dovrei dire il tuo patrono romano…"

 

"Veramente prima non avevo finito di spiegarti, ma puoi pensarla come credi, Arthur."

"Una domanda ce l'avrei, però … spiegami perché hai reagito al mio bacio come se ti avesse morso un serpente velenoso" disse Arthur con una certa dolcezza.

"Se ciò che tu ora pensi di me fosse vero, non significherebbe comunque che avrei dovuto ricambiarti … credo che tu possa arrivarci da solo!"

 

"Ho capito che non sei interessato a me, ma se uno é omosessuale …"

"Non lo sono…"

"E va bene, scusa, volevo dire … se uno è bisessuale …"

"No, Arthur, non sono neanche quello … non più!"

"Mi stai prendendo in giro, Merlin? Dimentichi con chi stai parlando" e lo guardò sconcertato. "Posso capire che non sia facile da ammettere, persino con se stessi, ma sai che non é una nostra scelta: siamo così, siamo nati così. Altrimenti potendo scegliere, chi mai potrebbe preferire la via più difficile?"

"Ormai non ha più importanza. Ho deciso tanto tempo fa di non esserlo più!"

"Quindi hai deciso di reprimere quello che sei. Molti lo fanno perché hanno paura. Non dico che non bisogna proteggersi e che bisogna andare a dirlo ai quattro venti. Ma almeno con noi stessi dobbiamo essere sinceri. E non credo si tratti di una soluzione, quanto di un problema in più. Un problema serio che riguarda la nostra vita e la nostra felicità."

"Finora ci sono riuscito abbastanza bene. Non lo vedo come un grave problema."

"Forse perché non hai trovato la persona giusta…"

"L' avevo trovata, o così credevo. Per come l'ho vissuta io allora, era davvero l'uomo della mia vita."

 

Arthur sentì di avere la gola secca e dovette deglutire più volte per ripristinare un minimo di salivazione. Era strano sentir dire quelle cose a Merlin.

"Parli del ragazzo che hai baciato?"

"Esatto."

"Mi piacerebbe che me ne parlassi, ma non sei obbligato … lui com'era?"

"Era un ragazzo bellissimo: ricci castani, sguardo limpido, corpo sottile e scolpito: un giovanissimo dio greco disceso dall'Olimpo: questo pensai di lui quando lo vidi la prima volta." 

 

Merlin parlava alternando momenti in cui lo sguardo e il tono di voce apparivano lievemente nostalgici ad altri in cui gli occhi diventavano freddi e scuri e la voce si inaspriva. "Per me è stato davvero un colpo di fulmine. E prima d'allora non mi era mai piaciuto alcun ragazzo per cui rimasi davvero turbato. Le ragazze invece mi erano sempre piaciute."

 

Ad Arthur quel discorso dava un po' fastidio, lo sentiva. Lo avvertiva nelle piccole fitte all'addome, nelle improvvise ondate di calore al viso, nelle mandibole che sovente si serravano. Però Merlin si stava confidando con lui, si stava fidando di lui e in più era curioso. 

"Tu quanti anni avevi?"

"Diciotto. Che strazio! Innamorato perso di un ragazzino di quindici anni … Lui però non era affatto uno sprovveduto. Ero io l'ingenuo nonostante fossi più grande.

Fu lui il primo a cercarmi con lo sguardo. Uno sguardo sicuro di sé, dolce e malizioso al tempo stesso. Me lo ritrovavo ovunque. Un giorno molto semplicemente mi passò il pallone e mi chiese se volevo giocare con lui. Così ci conoscemmo."

 

Merlin si fermò, sospirando. Sembrava fare fatica a continuare.

Arthur riempì due bicchieri con l'acqua della brocca che i ragazzi tenevano sul carro e ne passò uno a Merlin.

"Ci vorrebbe del vino, ma in mancanza d'altro ..." disse Arthur.

Merlin gli fece un piccolo sorriso e trangugiò l'acqua.

"Meglio di no. Dopo la storia con lui, passai un periodo nel quale bevevo in continuazione. Volevo solo dimenticare, ma non volevo che lui, dopo aver rovinato la mia vita passata, distruggesse anche quella futura. Così riuscii a smettere di bere, in un tempo relativamente breve.

"Posso immaginare quello che successe dopo."

"Mi ha corteggiato per pochi giorni e sono caduto ai suoi piedi. Ero il ragazzo più felice del mondo. Ci incontravamo in una vecchia capanna di legno abbandonata, fuori dal paese. Era una capanna molto rovinata ma per me era il posto più bello del mondo.  Era il nostro nido d'amore. Lo amavo così tanto e lui sembrava mi ricambiasse con la stessa passione."

"Come si chiamava?"

"Mordred.

Il ragazzo più bello che abbia mai incontrato" rispose Merlin che avrebbe voluto aggiungere 'a parte te' ma temeva che l'altro potesse pensare a un tentativo di seduzione da parte sua. In più non aveva voglia di dargli anche quella soddisfazione. Arthur era anche troppo conscio della sua bellezza e dell’effetto che questa poteva esercitare sugli altri.

"Mordred … scusa, ma già dal nome mi sta decisamente antipatico" e Merlin sorrise.


Dal primo momento tra i due c'era stata una connessione speciale. Qualcosa che entrambi sapevano di avere in comune.

Ed era una connessione forte, quasi invincibile. 

E quando si amavano si sprigionava dai loro corpi e dalle loro menti un'energia sovrumana, una specie di magnetismo molto potente, una forza sconosciuta che scaturiva dal loro amplesso, non semplicemente raddoppiata, ma moltiplicata. Se il paradiso esisteva non poteva essere più bello di così.

 

"In tutto questo fu coinvolto anche Will, il mio migliore amico da sempre."

"Quello che ti ha tradito?"

"Sì. Lui era l'unico con cui parlai della mia storia con Mordred. Nessun altro l'ha mai saputo. Nemmeno mia madre. A lui Mordred non piaceva. Pensai che lo dicesse perché Mordred era un ragazzo e non una ragazza, ma ebbi modo di appurare che non era così. Pensai allora che fosse geloso del tempo che passavo con Mordred. Will ammise che era vero, che si sentiva trascurato, ma che era contento per me perché mi vedeva felice."

"Era davvero un ottimo amico. Non riesco a capire come sia arrivato a tradirti." rifletté Arthur.

"Nemmeno io."

 

A Mordred non importava nulla degli altri. Il ragazzo era convinto di amare Merlin, che scoprì a sue spese e nel modo più bieco possibile che non era così.

Mordred era un vizioso, un egoista, forse un malato. Tutta la forza di persuasione che possedeva, tutto il suo fascino magnetico, gli avevano dato alla testa e scambiava per amore ciò che non poteva esserlo in alcun modo. 

 

Arthur si accorse che Merlin era molto provato. E cercò di velocizzare il racconto dell'altro.

"E così li hai trovati insieme? Il tuo ragazzo con il tuo migliore amico?"

"Detta così sembra la cosa più naturale del mondo!" sorrise amaro.

"Sembra che lo sia. Ma dev'essere un colpo tremendo per chi lo vive. Mi dispiace molto che tu abbia dovuto passare una cosa così. Nessuno se la meriterebbe, ma conoscendoti per come ti conosco, soprattutto tu non la meritavi."

"Ti ringrazio, ma in realtà non puoi sapere se davvero non me la meritassi."

"Perché dici così?"

"Ho avuto anch'io le mie colpe in questa storia. Fosse stata anche solo la mia estrema ingenuità."

"Per questo non ti fidi più degli uomini?"

"Non mi fido degli uomini e nemmeno di me stesso e della mia capacità di giudicarli."

"Ed ecco spiegato il perché della tua reazione al mio bacio."

"Già!"

"Mi dispiace! Però non hai reagito al bacio di Alined!"

"Intanto lui non ha usato la lingua. Non ho percepito malizia in lui in quel momento e mi ha detto chiaramente che se non avesse visto la tua faccia sconvolta fuori dalla tenda, non me l'avrebbe neanche dato!"

"Sono solo scuse … credo…" disse Arthur incerto.

 

"Comunque, tornando a Mordred e Will, non li ho sorpresi insieme ad amoreggiare, come devi avere immaginato. La storia é andata peggio di così!"

Arthur sgranò gli occhi con fare interrogativo, ma non chiese niente.

"Lo frequentavo da un paio di mesi e avevo appuntamento con lui alla casetta di legno, dove ci nascondevamo. Ero al settimo cielo! Che idiota!

C'era anche Will e la cosa mi sembrò strana.

Will aveva una faccia terrorizzata, che mai gli avevo visto prima.

Mi stavano aspettando. Volevano parlare con me.

Mordred cominciò dicendo che Will…" 

 

Merlin si fermò. Non aveva mai raccontato a nessuno quel momento così difficile della sua vita. Arthur non lo pressò. Avrebbe ascoltato solo ciò che Merlin fosse riuscito a dirgli.

"Mi disse che Will avrebbe voluto sapere com'era amare un uomo. E voleva sperimentarlo con noi due. Degli altri non si fidava, degli altri aveva paura. Disse che era nostro dovere aiutarlo, perché io ero il suo migliore amico, mentre lui aveva una certa esperienza …

Non lo feci finire… scoppiai a ridere … credevo fosse uno scherzo, doveva esserlo!

Li guardai a turno, quei visi maledettamente seri e capii che era tutto vero.

Ero disgustato. Urlai a Mordred che non mi amava, se voleva condividermi con un altro. Lui ribatteva che era sicuro che per me sarebbe stato speciale e che dopo non ne avrei più voluto fare a meno, proprio come era successo a lui.

Mi sentii crollare il mondo addosso e fu terribile! Cercai di fargli capire che per me era un tradimento ed era inaccettabile, ma lui voleva solo convincermi a farlo. Gli gridai che non volevo vederlo mai più.

 

Poi mi voltai verso Will che stava piangendo come un bambino. Farfugliava che non voleva fare più niente, che non voleva perdermi come amico. Con amarezza lo ringraziai per avermi aperto gli occhi su Mordred e aggiunsi che avrebbe dovuto venire a parlarne con me, prima di tutto quello.

Era stato Mordred a soggiogarlo, a plagiarlo, ne ero certo, promettendogli forse il paradiso sulla terra.

Forse pensava che scegliendo il mio migliore amico, avrebbe avuto più possibilità che accettassi la cosa. 

Io e Will eravamo solo strumenti per poter ricercare il piacere a cui lui mirava.

 

L'ultima cosa che dissi a Will fu che mi sarebbe mancato, ed era vero."

 

Arthur sbottò infuriato: "Io li avrei presi a calci e pugni, tutti e due! Dio! Certa gente andrebbe soppressa! … E dopo cos'hai fatto?"

 

Merlin si irrigidì impercettibilmente: "Corsi a casa. Parlai e piansi insieme a mia madre, anche se con lei trovai delle scuse. Feci le valigie e me ne andai in un altro paese a fare il contadino."

 

Merlin non poteva dire ad Arthur tutto ciò che era successo veramente.

 

Uscito dalla capanna di legno, fece la cosa peggiore che potesse immaginare. 

Con la sua magia, che usava raramente e solo in casi estremi, fece crollare la casa di legno con all'interno i due fedifraghi.

Non era riuscito a contenersi. L'idea che i due ragazzi, avrebbero potuto farlo, mentre lui moriva di dolore e proprio all'interno di quella casa dove lui era stato felice, lo faceva impazzire. Quell'idea l'aveva accecato di rabbia e di gelosia e in un istante si era trovato a imporre le mani e a scandire le parole magiche che provocarono il crollo.

 

Prima di partire, stette nascosto osservando la strada, sperando di vederli tornare.

Erano due traditori, ma lui non voleva essere il loro assassino.

Prima vide Mordred, tutto sporco e sanguinante, con un braccio legato al collo e il volto furente.

Will non si vedeva e Merlin cominciò a temere il peggio. Dopo qualche minuto arrivò anche Will che zoppicava vistosamente appoggiato a un bastone. Il suo viso aveva un'espressione indefinibile: sembrava catatonico. 

Appena Will sparì dalla sua vista, Merlin s'incamminò e lasciò Ealdor per non tornarci mai più. Quel giorno fu l'ultima volta che li vide entrambi.

 

Merlin era uno stregone.

Come Mordred. 

Era quello il motivo principale di quel legame che fin dal primo istante li aveva uniti indissolubilmente.

Eppure a Mordred non bastava. Lui voleva di più. Forse la responsabilità non era tutta del ragazzino. Era poco più che un bambino e viveva solo da anni ormai. Non aveva fatto mistero di non aver mai conosciuto i propri genitori. 

Merlin invece aveva Hunith, una madre che sapeva del suo dono e che l'aveva sempre responsabilizzato e sostenuto in ogni modo.

 

Merlin aveva sempre creduto che anche Will lo avesse tradito, anche se più volte aveva pensato che la cosa fosse strana. All'epoca Will aveva diciotto anni, come Merlin e gli erano piaciute sempre e solo le ragazze. Ma non voleva dire nulla. Anche a lui era successo così. Eppure allora avrebbe messo la mano nel fuoco sulla lealtà di Will.

E aveva sofferto più a lungo per lui che non per Mordred. Solo nelle ultime settimane, cioè da quando frequentava il circo, non lo convinceva più l'idea che Will l'avesse tradito. Non di proposito, almeno.

In effetti Mordred avrebbe potuto indurlo facilmente al tradimento.

Semplicemente usando un incantesimo su di lui.

Ma anche sotto incantesimo Will, quel giorno, si diceva pentito.

Mordred aveva scelto di essere uno stregone malvagio. Oppure da solo non era stato in grado di fare altro.

Ma non l'avrebbe mai perdonato. Con il tempo aveva imparato ad odiarlo più di quanto l'avesse amato.

E aveva deciso che nella vita non avrebbe più amato nessun uomo. Avrebbe preso in considerazione solo ragazze. E così era stato. Certo che una meraviglia come Arthur, piombata tra capo e collo, quando meno se l'aspettava, era stata una tentazione improvvisa della quale non aveva tenuto conto. E avrebbe dovuto combattere duramente con se stesso.

 

"Arthur, scusami, ma parlare di queste cose, ha fatto riaffiorare in me, così tanti ricordi!"

"Non c'è problema!"

"Dio, è tardissimo! Non mi sono accorto del tempo che passava."

"Nemmeno io!"

"Sono stato egoista! E ti ho annoiato con questa vecchia storia!"

"Sono stato io a voler sapere, Merlin! E mi ha fatto piacere ascoltarti, perché mi sembra di conoscerti meglio! Cioè… non mi ha fatto piacere quello che ti è successo, ma …"

"Capisco quello vuoi dire, non preoccuparti!"

 

Arthur si alzò in piedi.

"Allora grazie, Merlin, ti lascio dormire!"

"Accidenti, non ti ho offerto nulla. Ho dei biscotti…" Sembrava che Merlin volesse ritardare il momento dei saluti.

"No, ti ringrazio … Ehi! Guarda cosa ti ha fatto il costume!"

Merlin, che si era completamente dimenticato di indossare ancora il costume, abbassò gli occhi sul proprio petto. "Porc … maledizione!"

 

Arthur aiutò l'altro a togliere le cinghie dalla testa.

Il petto e la schiena di Merlin erano ricoperti di strisce rosse e viola.

Arthur ridacchiò: "Sembra che tu lo stia indossando anche ora."

"Tanto varrebbe dipingerselo addosso invece di metterlo!" sorrise Merlin.

"Ma, ti fa male?"

"No. Mi fa solo un prurito pazzesco!"

E cominciò a grattarsi il petto con furia.

"Non fare così. È peggio!"

"Non riesco, ti prego grattami la schiena!" Chiese ad Arthur, girandosi.

Arthur massaggiò la schiena di Merlino e la picchiettò ma non la grattò. Avrebbe potuto farlo sanguinare facilmente.

"Ok, Arthur, ma così non mi passa."

"È il sangue che sta tornando rapidamente in circolazione che ti dà prurito. Devi avere un po' di pazienza." 

"Ma è insopportabile!" Merlin prese la brocca e se la rovesciò sulla testa."

 

"Mi sa che sei mezzo matto! L'acqua dà un leggero sollievo che però dura poco. Hai del talco?" domandò Arthur.

"Dovrei averne" e Merlin si mise a cercarlo. 

"Prendi anche un telo e asciugati. Se no farai un paciugo tremendo."

 

Grazie a quel piccolo inconveniente l'atmosfera era tornata allegra e leggera. 

Merlin si asciugò velocemente e tirò fuori un sacchetto di talco. Lo aprì in fretta versandosene una quantità esagerata nel palmo.

"Ma che fai?" disse ridendo Artù, che prese alcuni pugni di talco rimettendoli nel sacchetto. Un pandemonio: erano avvolti in una nube bianca. La camicia scura di Arthur aveva chiazze bianche enormi. E mentre Merlin si spalmava la polvere sul petto, Arthur gli imbiancava la schiena con un bel massaggio.

Merlin rabbrividì e si volse verso Arthur con un sorriso enorme. "Funziona! Non mi prude più!"

"Sembra che tu abbia fatto il bagno nella farina!" rideva Arthur. Merlin aveva capelli, sopracciglia e ciglia imbiancati. "Non sei male come vecchietto!" "Nemmeno tu!" sghignazzò Merlin.

"Guarda ne hai anche qui!" fece Arthur passandogli un dito sulla punta del naso.

Arthur smise improvvisamente di sorridere.

"Anche tu" continuò il moro "persino qui" e gli sfiorò lo zigomo con le dita. 

Merlin lo guardò negli occhi e vedendolo così serio, divenne serio anche lui e tolse via la mano dal suo viso, dopo aver indugiato un attimo di troppo e avergli lasciato una impercettibile carezza. 

Arthur avvicinò di pochissimo il viso a quello dell'altro, ma Merlin capì lo stesso. Desiderava quel bacio? Più di qualsiasi altra cosa al mondo. Ma non doveva. Era una promessa fatta a se stesso quattro anni prima. E la loro situazione era già abbastanza complicata. 

 

Arthur schiuse appena le labbra. Stava succedendo davvero? Si chiese il biondo. Merlin era irresistibile, con i capelli bagnati, tutto sporco di talco, con il torso nudo, liscio e profumato che le sue mani avevano appena accarezzato più volte.

Il petto di Merlin cominciò a alzarsi e ad abbassarsi con frequenza e intensità maggiori, poi abbassò gli occhi e l'incanto si spense. 

 

Arthur comprese.

 

"Grazie di tutto Arthur. Gwen ti starà aspettando. Buonanotte!" disse Merlin.

Arthur annuì con un piccolo sorriso teso e uscì dal carro.

 

Gwen! Era già la seconda volta che si era completamente dimenticato di lei e sempre per lo stesso motivo. E per la seconda volta Merlin aveva deciso al suo posto. Aveva percepito la piccola carezza di Merlin sul suo viso, aveva visto i suoi grandi occhi indugiare nei suoi e aveva notato il respiro eccitato dell'altro, che aveva a sua volta acceso il suo desiderio. Se si fossero baciati Arthur era sicuro che sarebbero andati oltre stavolta. 

Se fosse dipeso da Arthur, in quel preciso istante lui e Merlin sarebbero stati sul carro a fare l'amore. A pochi metri di distanza da Gwen.

Merlin con il suo rifiuto e citando il nome della ragazza gli aveva fatto chiaramente capire che avrebbe dovuto operare una scelta.

Ma non era solo per quello. C'era anche l'intento di Merlin di non voler più frequentare gli uomini. Non era giusto. Per colpa di uno che si era comportato male, non voleva dire che tutti i ragazzi fossero cattivi e infedeli. Non aveva senso. Avrebbe potuto capitare anche con una donna. Magari non proprio in quel modo ... Merlin la usava come scusa, come scudo di protezione da nuove eventuali delusioni e dal dolore che ne sarebbe potuto seguire.

 

Era disposto a lasciare Gwen per poter stare con Merlin, di fronte a tutti? 

 

Finché era stato sul carro insieme a Merlin era sicuro di sì. Ora però non era più così convinto di volerlo.

 

Forse Merlin aveva ragione a non fidarsi di lui!
















 

Ciao a tutt* Ecco un 'altra coppia per il crack-pairing. In effetti Mordred era strano, anche nel periodo in cui sembrava dalla parte di Arthur. Inquietante e bellissimo. Qui è addirittura un pervertito (only for me, I think) e comunque se ne frega di Merlin😭 Dopo c'è un momento di grande intimitá, direi il primo così intenso, tra i protagonisti, ma non ne sono sicura.🤔

Grazie a chi è giunto fino a qui. Un abbraccio




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Capitolo 14
*** Cap. XIV - Cheating ***



Cheating














 

Tre settimane dopo.




 

Merlin ci aveva ripensato. Si era convinto a rimanere al circo, almeno per un determinato periodo di tempo. Aveva messo a parte di questa decisione tutti gli altri artisti, la sera precedente, mentre cenavano insieme in una delle locande sul mare. 

Tutti si erano congratulati con lui, a parte Arthur, che era rimasto al fianco di Gwen. 

 

Quel giorno per lui, era passato velocemente, con tutti gli impegni dell'ultimo minuto e gli esercizi che aveva da ripassare.

Il luogo dove si trovavano era una località molto bella, Portishead beach, posta a metà tra le cittadine di Portishead e Bristol. Peccato che fosse ormai la fine dell'estate e che la temperatura degli ultimi giorni avesse reso il clima un po' più freddo, in modo da non permettere ai ragazzi di fare il bagno. 



 

Stava guardando il mare mosso e il cielo nuvoloso. Grigio chiaro contro grigio ancor più chiaro.
Al largo l'acqua sembrava quasi uno specchio magico che riproduceva un'immagine a tratti più lucente, più sfumata, più poetica di quella reale.

 

Non pioveva ma tirava un vento molto forte: a Merlin non dispiaceva. Aveva visto poche volte il mare in vita sua. E gli regalava sempre delle emozioni intense: la forza, l'immensitá, la profondità e il senso di infinito, che riuscivano a ridimensionare la sua posizione nel mondo, e quindi a diminuire l'angoscia di uomo perso dentro i suoi problemi. 

L'odore del mare era unico, come anche la sensazione della sabbia fresca sotto i piedi scalzi. 

L'acqua era gelata, ma Merlin camminò ugualmente sulla battigia dopo aver rimboccato l'orlo dei calzoni fino ai  polpacci.

 

Non si accorse che Arthur lo osservava da lontano, sospirando, a causa dell'immagine dolce  e  malinconica al contempo, che gli suscitava la vista di quel ragazzo con i piedi nell'acqua e il mare d'argento a fargli da sfondo. Un'immagine in bianco e nero, come fosse una fotografia.

 

Avrebbe voluto corrergli dietro, prenderlo in giro, farlo ridere, spintonarlo durante una finta lotta con lui in mezzo alla sabbia. Una fantasia semplice che all'inizio della loro conoscenza avrebbe potuto realizzarsi facilmente. E ora era invece quanto mai lontana.

Si sarebbe accontentato anche solo di camminargli a fianco, in silenzio. Invece nemmeno quello era più consentito.

 

Arthur fu preso dallo sconforto e rientrò nella locanda.








 

Pensava. 

Quello era il luogo ideale per pensare.

Pensava al nuovo spettacolo che avrebbe avuto luogo l'indomani sera.

Pensava al suo debutto come mago. Aveva scelto i numeri più semplici del repertorio di Trickler, quelli nei quali non avrebbe dovuto aiutarsi con la magia, ma in compenso aveva dovuto esercitarsi molto perché il pubblico non avrebbe dovuto accorgersi dei trucchi.

 

Quel giorno, quello del dolore più forte, quando il capriccioso ragazzino si era rivelato per quello che era, Merlin aveva fatto un'altra promessa a se stesso, oltre a quella di rinunciare agli uomini per sempre. 

 

Basta con la magia, con gli incantesimi e le pozioni. Basta con gli occhi d'oro, le frasi antiche, le mani aperte. 

Basta. 

Per poco non aveva ammazzato due persone, certamente meritevoli di morire, a suo avviso, ma si era spaventato. Non si riconosceva in quel giovane da cui la magia era fuoriuscita prima ancora della sua volontà.



Pensava a Gwaine. 

Il duo di giocolieri era diventato uno dei numeri più apprezzati in quelle poche settimane. La competizione amichevole che si instaurava tra di loro durante gli allenamenti, aveva giovato molto ad entrambi: Merlin aveva imparato a giocolare con quasi tutti gli oggetti. Gwaine era diventato più veloce, più preciso e più sicuro. Uno dei numeri più amati dal pubblico era quello che vedeva una sfida tra i due, che a turno aggiungevano un oggetto in più rispetto all'altro. Il più spettacolare era il loro numero finale in cui si passavano in velocità, un numero spropositato di clavette. Questo proficuo sodalizio professionale con Gwaine si rifletté anche nei rapporti personali. Gwaine diventò suo amico, anche se di certo, non l'amico del cuore che una volta era stato Will.



Pensava a Lancelot.

Aveva iniziato con un piccolo numero da fare assieme a Merlin e Alined vedendolo portato, aveva aumentato la quantità di esercizi per loro due.

Il numero più simpatico era quello dove, stando in piedi sulle cosce di Lancelot, semi-seduto nell'aria, Merlin compiva un certo numero di figure tenendosi alle mani dell'altro. Poi verso la fine del numero era Lancelot a salire sulle gambe di Merlin e a compiere un paio di figure. Avevano provato per gioco e Merlin riusciva a farcela, anche se per molto meno tempo rispetto a Lancelot.

Anche con Lancelot ci fu un avvicinamento a livello di amicizia. Un'amicizia poco impegnativa ma piacevole.

 

Pensava a Percival. 

L'intesa con il ragazzo non c'era, al trapezio. Non c'era, ma non era colpa di Percival. Era Merlino che non si sentiva all'altezza di quel ruolo. Aveva paura di cadere, anche se c'era la rete. Gli fu fatto notare che lui era l'uomo in cima alla colonna umana. Stava per dare forfait, quando intervenne Leon, in misura massiccia a insegnargli come fare le capriole, prima sul tappeto elastico e poi in aria.

Leon e Arthur erano un duo magnifico. Con il passare dei giorni, Merlin migliorò sensibilmente, ma l'abisso che lo divideva da Leon era ancora ampio. 

Percival era troppo buono per arrabbiarsi con Merlin, ma lui sentiva che il trapezista avrebbe preferito lavorare con Leon. E se ne dispiacque.

 

Pensava ad Arthur.

Dopo il bacio mancato di qualche tempo prima, i rapporti con Arthur non erano migliorati, né peggiorati. 

Si salutavano, a volte parlavano di lavoro, erano gentili l'uno con l'altro. Ma entrambi fecero in modo di non rimanere mai da soli. Qualche volta Arthur trovava una scusa o se ne andava assieme agli altri. Altre volte era Merlin che, se inquadrava l'altro da lontano, cambiava strada o tornava indietro. Nonostante a volte ridessero ancora, insieme agli altri e anche alle battute dell'uno o dell'altro, i livelli di intesa raggiunti quella sera sul carro con la rivelazione di Merlin, non si avvicinavano nemmeno lontanamente a quelli attuali. 

Purtroppo quel grado di intimità non era disgiunto dalla presenza di una certa tensione sessuale tra loro, tensione che poco o nulla aveva a che fare con l'amicizia.

Merlin ci stava male, se ci pensava davvero. Era stato lui a interrompere quel momento così intenso. Avrebbe voluto che fosse stato Arthur a fermarsi o a fermarlo; avrebbe preferito che il ragazzo biondo si fosse preso le sue responsabilità almeno verso la propria fidanzata; avrebbe desiderato dare a lui la colpa se ora gli mancava. 

Arthur se ne stava sempre accanto a Gwen ed era un po' più silenzioso dei primi tempi. E anche più triste. A volte stentava a riconoscerlo. 





 

Uscì dall’acqua, rabbrividendo. 

Nonostante la sabbia fosse fresca, ai suoi piedi rossi e mezzi congelati, sembrò calda e piacevole.

 

"Merlin!"

"Ciao Arthur!" non gli pareva vero che fosse lì, senza Gwen.

"Perché non rientri? C'è un vento tremendo! E tra poco pioverà."

"Non pioverà! Mi piace qui! È così … selvaggio! Avevi bisogno, Arthur?"

"Volevo congratularmi con te per la decisione che hai preso di rimanere con noi … mi fa piacere"

gli disse il ragazzo facendogli un piccolo sorriso e gli offrì la mano per una stretta.

Merlin lo guardò per un attimo: Arthur aveva i capelli devastati dal vento ma era più bello che mai. Averlo così vicino dopo tutti quei giorni, gli fece capire che i suoi sentimenti non erano cambiati, anzi forse sì: erano ancora più forti dell'ultima volta. 

 

Stese la mano verso quella di Arthur e gliela strinse.

"Gentile da parte tua" sorrise Merlin.

Il calore di quella mano nella sua, gelida, gli strinse il cuore di nostalgia. L'attimo passò e Arthur tornò da dove era venuto.

 

"Ehi, Arthur…" gli urlò  dietro Merlin.

Il ragazzo biondo si fermò e si girò verso di lui: "Sì?"

 

Stava per farlo davvero? Era forse impazzito?

 

"Ti … ringrazio molto."

"Ah … di niente … figurati!"




 

Appena Arthur sparì dalla sua vista, Merlin corse veloce fino al suo carro che trovò vuoto.

Forse gli altri erano giá andati a tavola, per fortuna. Si spogliò e si infilò sotto le coperte del suo giaciglio. Poi si coprì la testa e pianse.



 

Era andato così vicino a usare la magia: lá, sulla spiaggia con Arthur, l'aveva sentita fremere e pulsare nelle sue vene, e nel sangue.

 

Voleva fermare il tempo. Fermarlo davvero, con la magia. Immobilizzare quel ragazzo come una statua, insieme al resto del mondo. Per guardarlo, a lungo e con calma. Solo guardarlo. 

 

Era stato sul punto di rompere una promessa solenne fatta a se stesso, per una sciocchezza simile?

 

Per questo era triste e piangeva.

 

E anche perché Arthur era freddo e distante. Ogni singola volta aveva sperato chel'altro gli dimostrasse di considerarlo ancora. 

Ma il suo cervello non rispondeva e lui non faceva che contraddirsi, in balia delle emozioni del momento: lo cercava o lo evitava, lo desiderava o lo aborriva, lo amava o lo odiava.

 

Non sarebbe andato a cena. Non aveva la minima voglia di mangiare.






 

Merlin si era calmato. Solo qualche isolato singhiozzo, gli ricordava il pianto di poco prima. Stava sdraiato con le braccia intrecciate sotto la testa.

L'importante era che non avesse fatto uso della magia. Il resto non importava più.



 

Ricordava ciò che si erano detti lui e Lancelot, giusto un paio di sere prima.

Durante le serate libere, Merlin usciva con gli altri ma Arthur e Gwen non si erano più uniti a loro.

 

Quella sera Merlin era rimasto alla taverna da solo con Lancelot, il quale era ormai decisamente ubriaco.

L'uomo si era lasciato andare a una confessione, di cui Merlin sapeva qualcosa a grandi linee ma non nei dettagli.

“Sei innamorato, Merlin?” gli aveva chiesto.

“N-no. Lo sono stato in passato però. Due volte.”

“E come sei riuscito a venirne fuori?”

“Un tradimento, la prima volta. La morte, la seconda.” disse Merlin amaramente.

“Che culo, Merlin! Dovresti andare da un esorcista, mi sa!"

Merlin ridacchiò. 

"Comunque non sei l'unico!” continuò Lancelot.

" Tu sei innamorato?” chiese Merlin curioso.

“... Sì!... E non so come farmela passare!”

“Di chi sei innamorato?”

“Sono ubriaco ma non cretino! Dovresti prima passare sul mio cadavere … che orrore …”

“Provo a indovinare. Dunque, dunque: Gwen!” sorrise Merlin.

“Sh! Non urlare! Chi te l’ha detto?” fece Lancelot perplesso.

“Voci di corridoio, flebili, vaghe … sapevo che ti piaceva, ma non sapevo che le andassi ancora dietro.”

"Due anni! Da quando sono arrivato qui! Lei stava con Gwaine, all'epoca!"

"Che cosa?" Merlin era a dir poco sbalordito.

"Si frequentavano da poco. Si baciavano solamente, mi disse Gwen. Lei non era convinta … e infatti lo lasciò quasi subito."

Merlin annuì pensieroso. 

"Gwaine all'inizio mi odiava. Tanti mi odiavano: Alined, George … Lei no! Era sempre gentile. Sono rimasto unicamente per lei. In effetti ora potrei anche andarmene... Insomma le feci una corte serrata per un anno e ci mettemmo insieme!"

"Oh, Dio santo! ..." commentò Merlin sempre più sorpreso "Ehm, ... scusa!" 

"Insieme sì, ma non come lei e Arthur. Ci scambiavano baci e carezze, ma io ero felice lo stesso. Lei non era pronta, non per me. Poi arrivò Arthur e lei mi lasciò, anche se ha dovuto attendere un anno per poterlo conquistare. Il resto lo sai…"

"Devi averlo odiato molto!"

"Arthur? No. L' unica cosa che ho odiato è stata la mia sfortuna … in amore! Da sempre!"

"Strano però, sei tutt'altro che brutto e … "

"Grazie tante, Merlin! Tu sì che sai come sai tirare su il morale a un amico …" disse Lancelot un po' offeso.

"No... Non mi sono spiegato… Sei una persona coraggiosa e responsabile, hai un buon carattere e in più sei bellissimo … per cui non riesco a capacitarmi …" 

"Così va meglio, Merlin, ma forse ora è un troppo, non credi?"

"Uh, ma non ti va mai bene niente! Arrangiati, allora!"

Lancelot scoppiò a ridere e portò la mano su una spalla di Merlin, che non resistette a lungo e si unì alla risata dell'altro.

Tornato serio Lancelot disse mestamente:

“Lei é unica e Arthur non la merita…” 

"Non sei un po' troppo prevenuto nei riguardi di Arthur?"

"Se tu sapessi …" 

Lancelot portò schiena in avanti e braccia indietro per stirarsi, ma cadde malamente dalla sedia, facendo un gran baccano: gli altri avventori, si girarono a guardarlo, infastiditi.

E così Merlin l’aveva portato via sorreggendolo e l’aveva cacciato nel suo giaciglio. 

Lancelot non ne aveva più fatto cenno con lui. Forse nemmeno si ricordava di quel discorso.









 

La bottiglia di vetro si schiantò contro un tavolo, scagliando in giro migliaia di schegge.

 

“Ehi, ma sei matto? Dovrai ripagarmi tutto! O giuro che chiamo le guardie” gli urlò l'uomo al bancone.

Arthur tirò fuori un sacchetto di monete e lo mise sul banco. L'altro ne controllò il contenuto e disse:

“E ora sparisci. Qui non accettiamo ubriachi  violenti!”

 

Arthur se ne andò. Non gli importava di niente. Aveva bevuto un paio di drink ma non era ubriaco. 

Era furioso. Era disperato: Alined lo aveva mandato a chiamare per quella sera stessa.. 

'Dopo cena' gli aveva riferito George ‘come al solito’.

 

Per quello aveva avuto uno scatto da pazzi.

Non aveva dubbi stavolta. 

Alined si era ripreso dai postumi della sifilide, ormai da tempo. Gli aveva detto che non era geloso di Gwen. Erano passate cinque settimane e mezzo dall’ultima volta che era successo e si era illuso davvero che Alined avrebbe rinunciato, dopo l'ultima settimana in cui avrebbe potuto invitarlo ma non l'aveva fatto.

 

Non resisteva più. 

Si diresse deciso verso i carri. 

 

Da lontano vide il vecchio scendere dal suo carro.

Stava certamente andando alla locanda a cenare. Poi lo vide intrattenersi a parlare con Gwaine in modo affabile.

Si fermò a pochi metri da loro.

Gwaine lo notò poco dopo: "Ehi, Arthur vieni a mangiare con noi?" gli disse allegramente.

"Tra poco. Prima ho bisogno di parlare con voi, Alined!"

"Allora ci vediamo lì più tardi!" disse Gwaine allontanandosi, avendo notato lo sguardo gelido di Arthur.

"Dove vuoi andare?" chiese Alined tranquillamente.

"Sul vostro carro."



 

"Bene, ragazzo, che problema c'è?" 

Lo odiava quando lo chiamava ‘ragazzo’. Ma in quel momento l’avrebbe odiato qualunque cosa avesse detto.

 

"Credo che lo sappiate!"

"Mi aspettavo un discorso del genere, prima o poi."

Arthur tacque.

"Dimmi allora. Sei ammalato?"

"No!" Arthur continuava a guardarlo imbronciato.

"È perché sei fidanzato?"

"Sì, anche per quello, ma non solamente."

"Ti ho già detto che non sono geloso di lei."

"Sono io che non voglio farla stare male. Non voglio tradirla!"

"Andiamo, Arthur, sappiamo che l'hai già tradita nel tuo cuore e anche con un bacio." 

"Ma adesso sono cambiato. Adesso ci tengo, a lei."

"La ami?"

"Io … credo di sì!" mormorò a mezza voce.

"Non mentire. Sappiamo bene tutti e due che non è così. Sappiamo che è un'altra la persona che vorresti avere."

 

Arthur non negò. "Ho già parlato con lui e abbiamo deciso che sia meglio di no. Lui non vuole stare con me perché sono un uomo..."

"Come?"

"E a me, in fondo, va bene così, perché non sono sicuro nemmeno io."

 

"Eri venuto solo per dirmi questo?"

"Sì, volevo dirvi che stasera non verrò. Non verrò più."

"Sei sicuro? A me mancheresti molto, se ti interessa saperlo." disse Alined.

"Sì, sono sicuro!"

"Ho capito!"

Alined gli diede le spalle.

"Ho capito, ma non lo accetto. Per cui ti dico solo questo: ricorda che io ti aspetto! Ora vattene. Ho fame." sbottò il direttore con rabbia.

 

"Alined?"

"Va'!"

 

Arthur aveva fallito. Era riuscito per la prima volta a dirgli di no e nonostante quello, Alined lo aspettava ancora.

Maledizione! La conversazione non era andata come Arthur sperava.

Cenò in fretta, svogliatamente. Non appena Gwen ebbe finito, il ragazzo la trascinò sul carro per fare l'amore con lei. 

Sapeva perfettamente che stava barando al solitario.

Nella sua mente  si diceva: ‘Se sto con lei, non posso stare con l’altro. Non potrà ricattarmi con la semplice scusa che mi sta aspettando. Stavolta aspetterai invano, Alined: Non uso più il mio corpo per fare beneficienza ai vecchi!’

 

Scuse, nient'altro che scuse. Ma chi voleva prendere in giro?

 

La verità era che aveva paura. Quante volte aveva giurato sulla testa di qualcuno che non sarebbe andato da lui? Ogni volta. E quante volte non c’era andato? Nessuna.  

 

Prese Gwen e la fece sua in modo distratto e sbrigativo. Quasi con rabbia. La ragazza non capiva. Arthur era sempre così dolce in genere.

Una volta terminato, Arthur rimase a guardare il soffitto del carro e Gwen si addormentò.

 

Si sentiva ancora più a pezzi. Prese l'ultimo sigaro e uscì. Arrivò fino al mare, tornando poi indietro. Era più calmo adesso. Aveva la testa più sgombra. Riusciva a ragionare meglio. Si fermò senza volere, proprio davanti al carro di Alined e un groppo gli salì alla gola quando se ne avvide.

Dio, era come tutte le altre volte! Non era servito a niente il suo patetico tentativo.




 

"Sono felice di vederti Arthur!"

Il ragazzo taceva, pieno di rabbia e di vergogna, non tanto nei confronti di Alined, quanto nei suoi.

 

"So che può sembrarti strano ma è una cosa che mi sono sempre chiesto."

Alined si avvicinò ad Arthur.

"Tu vorresti qualcosa di più da me?"

 

Arthur lo guardò per un breve istante, poi tornò a guardare per terra.

"Non vorresti … che so …  che ti accarezzassi, che ti … toccassi?"

Dopo un lungo momento Arthur scosse il capo.

Il direttore avvicinò il viso a quello del giovane. Aveva sempre desiderato baciare la sua bocca, fin dalla prima volta che questi gli si era concesso, ma non aveva mai osato. Arthur già allora era strano e in quei frangenti lui non riusciva a capirlo.

 

All'ultimo momento Arthur si scansò.

"Nemmeno un bacio, quindi?" mormorò deluso il vecchio.

"No" rispose l’altro con voce fioca.

"Vedi perché non te l'ho mai chiesto prima? Temevo che non saresti più tornato, nel caso. Ma non preoccuparti. Faremo come vuoi tu!”

 

‘Come voglio io, giusto!’ pensò Arthur con amara ironia.

 

“Arthur, non ho idea del perché, ma ti trovo ancora più irresistibile del solito.

 

Si sentiva uno straccio. ‘Mi sento davvero irresistibile in questo momento!’ pensò e cominciò a ridere. Una piccola, stonata, risata macabra. 


Artù si preparò. 

Gli stessi movimenti, nel medesimo posto, con la stessa persona. L’incubo da sveglio, peggio di qualsiasi incubo avuto nel sonno.

 

Si tirò giù i calzoni, si girò e appoggiò le mani sul tavolo.

Strinse gli occhi, aspettando di sentire quel dolore conosciuto che gli schiantava il cuore ogni volta. Alined non lo preparava mai. 

Fu più orribile del solito: il dolore era stato più forte. E l'uomo dentro di lui, si fermava ogni tanto, usciva da lui e ricominciava. Mentre lui voleva solo che finisse.

 

La nausea era diventata talmente insopportabile che pensò di vomitare lì, sulle vecchie assi di quel carro. Quando il vecchio raggiunse l'apice del piacere, fece una cosa diversa dal solito. Lo tenne fermo ancora contro di sé, con una mano, mentre con l'altra gli alzò la maglia per accarezzargli la schiena nuda e si piegò su di lui per baciargliela.

 

"No!" gridò Arthur, divincolandosi e riuscendo con facilità a liberarsi dalla presa di Alined.

"Questo no!" disse il ragazzo, rivestendosi alla meno peggio e uscendo in un lampo dal carro. 

 

Concedere il corpo era un conto, concedere gesti d’affetto o d’amore era un altro: sarebbe stato come dire ad Alined che andava bene quello che gli faceva. Poteva sembrare una sciocchezza, ma era l’unica cosa che gli aveva permesso di mantenere ancora un po’ di dignità per sé. 

 

Stavolta non riuscì ad arrivare a un cespuglio per liberarsi lo stomaco. Si piegò in ginocchio a vomitare per terra, proprio lì, davanti al carro del suo capo. 

I conati continuarono anche dopo aver svuotato lo stomaco.

Ed erano i peggiori. La testa gli scoppiava e aveva la gola in fiamme. Avrebbe voluto spostarsi di lì, ma la nausea non gli dava tregua. Stavolta stava molto peggio delle altre volte perché gli girava la testa e aveva paura di svenire.

 

"Arthur!" Un urlo agghiacciante e rauco squarciò il silenzio della notte.

 

Gwen si avvicinò un po' al ragazzo, ma non troppo. Cadde sulle ginocchia, con le mani a terra.

"No! Perché?" continuava ad urlare.

"Come hai potuto farmi questo?"

 

Quasi tutti si affacciarono dal proprio carro. 

Tranne Alined.

Anche Merlin si era affacciato per un momento poi si era rivestito in fretta e furia ed era uscito fuori, a guardare quella scena.

Era stravolto, non capiva.

 

"Perdonami!" urlò Arthur tra un conato e l'altro.

Gwen iniziò a fare dei brevi urli isterici.

Con le unghie grattava la terra che aveva sotto le mani e la buttava verso Artù, con gesti di spregio ma quasi senza forza.

"Basta, Gwen! Vieni con me!" Intervenne Merlin. E le mise le mani sulle braccia, aiutandola ad alzarsi. Gwen crollò addosso a Merlin, in un pianto dirotto.

 

Quando Arthur si accorse di Merlin iniziò a urlare a sua volta: "Va via, vattene, Merlin!"

Poi continuò più piano: "Ti prego … vai via… perfavore …"

"Perché? Ti vergogni forse?” continuò Gwen urlando all’indirizzo di Arthur. “Guarda che lo sanno tutti a parte lui!"

 

In quel momento arrivò Lancelot di corsa, afferrò la vita della ragazza dalle mani di Merlino e la prese in braccio.

"Ti odio Arthur!" gridava Gwen cercando di scendere dalle braccia di Lancelot che si allontanava di lì a passo spedito.

 

"Voglio dirglielo io, a Merlin! Lasciami! Voglio dirglielo!" e batteva forte i pugni chiusi sul petto di Lancelot, che non si scompose e la portò dentro il carro di lei, dal quale giungevano fin lì, le urla ovattate di Gwen.

 

Merlin si rivolse agli altri sui carri. Erano tutti un po' spaventati, tranne George il quale si vedeva benissimo che faceva fatica a non ridere.

 

"Ci penso io, ad Arthur. State tranquilli!"

Montò sul suo carro velocemente e prese alcune cose che potevano essergli utili. Leon faceva finta di dormire e George rideva da non poterne più.

"Stanotte dobbiamo stringerci. Arthur dormirà con noi" disse Merlin, che sapeva dove colpire perché Gorge smettesse di ghignare. Infatti tornò subito serio. Già si stava stretti in tre.

"Oh, no! Mi hai rovinato tutto il divertimento, Merlin."

Uscì dal carro soddisfatto e si avvicinò ad Arthur. “Appoggiati a me. Non voglio che tu cada.” 

Merlin teneva nella mano destra una lanterna accesa. Arthur si appoggiò con una mano alla sua spalla sinistra e Merlin lo accompagnò fino al mare. Non c'era più vento.

Gli tolse la camicia sporca e lo pulì con una pezza imbevuta di acqua di mare.

Dopo averlo pulito gli fece indossare una delle sue camicie che ovviamente Arthur non riuscì ad allacciare. Tutti i suoi vestiti di erano ancora sul carro di Gwen.

 “Mi dispiace ma non avevo altro.”

"Ti ringrazio, ma sento che mi tira sulle braccia. Rischio di strapparla, se mi muovo" disse Arthur con voce roca.

"Non muoverti allora!"

Arthur ridacchiò ma se ne pentì subito.

"Come stai ora?"

"A parte la testa, la gola e la pancia, sto bene!" 

"Sei un fiore!" sorrise Merlin e lo guardò con un'espressione buffa.

"Non…farmi ridere, Merlin …mi fa un male boia!"

"Ok. Vuoi un po' d'acqua? Ma poca però."

"Come poca? Ho una sete!"

"Devi bere poco e spesso, se no rischi di vomitare ancora!"

"Va bene, dottore!"

 

"Sei malato, Arthur?"

"No." Avrebbe voluto aggiungere: 'Sono malato dentro.'

"Vuoi … sapere altro?" domandò Arthur mentre lo guardava con occhi grandi e impauriti.

 

“Scusa, ma non ci tengo particolarmente. Gwen ha avuto una crisi isterica con i fiocchi. Presumo che per avere avuto una reazione simile, tu l'abbia tradita o almeno lei pensa questo. Quindi a meno che tu non arda dal desiderio di dirmelo, preferirei rimanere nell’ignoranza.”

 

“Meglio così. Grazie.” annuì Arthur.

“Di niente. In fondo non sono fatti miei …”

Arthur si sentì ferito nell’orgoglio.

"Infatti …" 

“Andiamo a dormire che domani ci sarà lo spettacolo.”

“Chiederò ospitalità alla locanda…”

“Non scherzare. Dormirai con noi. Gli altri lo sanno …”

"Hai pensato a tutto, grazie. Almeno domattina potrò dormire finché vo… andiamo!"
















Ciao ragazz* Questo capitolo fa parte di quelli più angst! Tutti lo sapevano, tranne Merlin e Leon. Merlin non vuole sapere. Non vuole rinunciare all'amicizia di Arthur. In amore, ogni scusa è buona😆No dai! Il tradimento, in qualsiasi forma è uno degli argomenti che mi tormenta maggiormente, forse è per questo che ho voluto scriverne anche qui. Ringrazio coloro che sono passati per questo capitolo. Vi abbraccio
 

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Capitolo 15
*** Cap. XV - A true kiss ***







A true kiss













La mattina seguente, era ancora molto presto quando Lancelot corse al carro di Alined e bussò. 

Il direttore del circo stava ancora dormendo e aprì la porta con gli occhi semichiusi e completamente intontito. Lancelot lo osservò. Non l 'aveva mai visto nella sua camicia da notte lunga e bianca, con i capelli spettinati e la barba già piuttosto lunga. Attraverso l'ampio scollo della camicia, il giovane notò che il vecchio portava un medaglione, seminascosto dalla peluria grigia del petto. Era a forma di rombo, nero con dei piccoli segni bianchi. Era un bel medaglione, ma al ragazzo fece uno strano effetto: il suo capo non era certo il tipo da indossare dei monili. 

 

Notando il suo sguardo, Alined unì i lembi della camicia, allacciando i bottoni fino al collo. 

Era decisamente scocciato. 

Anche lui come Arthur aveva bisogno di dormire di più, dopo i loro incontri. Anzi, ancora di più, considerati i trent’anni di differenza dal suo amante.

 

Il capo per un attimo strabuzzò gli occhi. Solo in quel momento infatti, si ricordò della sera prima e delle urla di Gwen.

Ormai tutti quanti sapevano di lui e del ragazzo. 

Si sentì in colpa, non tanto per Arthur, quanto per Gwen. E non solo perché lei era un'ottima professionista e una grande lavoratrice. Sicuramente anche per quello, però si era affezionato alla ragazza. E non solo a lei. Quel gruppo era diventato il 'suo' gruppo. Dopo gli anni trascorsi accanto a Trickler, questo team di artisti era diventato particolarmente importante per Alined, anche a livello umano: erano forse le uniche persone ad essere riuscite a scalfire, almeno in parte, la solida corazza, dietro la quale si nascondeva un uomo solo e infelice.

Era da un po' che, con loro, sentiva di aver raggiunto una sorta di equilibrio, che se non lo rendeva felice, perlomeno lo rendeva sereno: una situazione che non gli era mai capitata con coloro che si erano susseguiti all'Albionstars, nel corso degli anni. Il tocco finale, era stato l’arrivo di Merlin. Gran parte del merito andava a quel ragazzo, ne era certo. Genuinità, entusiasmo, disponibilità avevano condizionato il gruppo dei circensi che ne aveva tratto benefici. George escluso.

Adesso quell'equilibrio rischiava di rompersi, anzi con molta probabilità si era già spezzato.

 

Eppure anche se teneva a Gwen, rinunciare ad Arthur per lei o per chiunque altro, sarebbe risultato impossibile per Alined. Almeno finché il ragazzo avesse continuato a presentarsi davanti a lui, al contrario di quanto aveva affermato la sera prima. 

Era andato in panico quando Arthur gli aveva detto che non si sarebbe presentato. Panico, che aveva nascosto dietro un atteggiamento di offesa e di rabbia verso il giovane tanto desiderato.

 

Era stato egoista, lo sapeva, ma niente valeva quanto avere Arthur, nemmeno il suo amato circo.

 

“Vieni, Lance! Siediti!”

“No, Alined … io …” balbettò il giovane.

“Lo so. Ho sentito Gwen, stanotte! Come sta?”

Lancelot lo guardò con occhi un po’ troppo aperti. Come poteva chiederglielo? 

“Voglio dire … So che sta male, ma …” continuò il vecchio visibilmente a disagio.

“Non sono qui per puntare il dito contro di voi o contro Arthur. A me non interessa … il problema adesso è un altro! Lei non ha chiuso occhio tutta la notte. Ha pianto in continuazione e si è addormentata solo poco fa. È molto calda e deve avere la febbre alta. Gwen non può partecipare allo spettacolo di stasera! E nemmeno io!”

“Cosa? Perché nemmeno tu?”

“Gwen va tenuta d’occhio costantemente. Anche adesso devo tornare da lei subito. Temo altrimenti che sarebbe capace di fare una sciocchezza …”

Ad Alined prese un mezzo colpo. Non aveva pensato che la ragazza sarebbe potuta arrivare fino a tanto. 

“Non preferisci che la faccia mandare in una clinica, fino a quando non starà meglio?”

“No. Non ha bisogno di estranei che si occupino di lei. Ha bisogno di avere vicino qualcuno di cui si fidi e che le voglia bene veramente.”

“Allora nessuno è più adatto di te. Dille che non si preoccupi per lo spettacolo. Dille solo che pensi a stare bene. Glielo dirai?”

“Sì, glielo dirò, appena si sarà calmata un po’. E voi cosa farete? Manderete a monte lo spettacolo di stasera?”

“Non lo so ancora. Se tornando al carro, dai una voce a qualcuno per una riunione d’emergenza, mi faresti un favore. Ma per il resto, pensa solo a starle vicino!"

“D'accordo. Potreste farci portare qualcosa da mangiare e da bere, più tardi?”

“Certamente. Manderò anche un medico, se credi!”

“Un medico? Sì, è una buona idea.”

Nello scendere dal carro, Lancelot si fermò e si girò verso il capo: “Alined … è meglio che voi e Arthur non veniate a farle visita …”

Il vecchio annuì in silenzio.

“Pensateci voi a farglielo sapere, perché io … temo che finirei per farci a botte.”

“Posso chiedere perché ce l’hai con lui e non con me?” chiese Alined.

“Voi non c’entrate più di tanto. È Arthur che l’ha tradita. Lei lo amava sul serio e lui lo sapeva benissimo, eppure …” si fermò esalando uno sbuffo di stizza. “Se a lui piacciono gli uomini, avrebbe dovuto lasciarla stare …” disse con rabbia.

“A me piacciono gli uomini, Lance, ma ad Arthur piacciono sia gli uomini che le donne! Ti chiederai come lui abbia potuto scegliere un vecchio come me, anziché una ragazza bella e dolce come Gwen …”

Lancelot non riusciva a guardarlo e non disse nulla.

“È quello che mi chiedo anch’io” rispose Alined. “Posso dirti però che Arthur non voleva!”

“Non dite eresie: non credo che voi gli abbiate usato violenza. Arthur è il più forte di tutti, qui. Più forte persino di Percival. E, non offendetevi, ma non penso che voi … alla vostra età … avreste potuto costringerlo a fare una cosa che non voleva …”

“Non intendevo dire questo …” provò a inserirsi Alined.

“Non m’ importa il perché, ma solo … che l’abbia fatto!” Sbottò il ragazzo con una smorfia di disgusto. Teneva i pugni serrati e la voce gli tremava. “E lo sa che cosa ha fatto il ‘vostro’ Arthur, subito prima di venire da voi, ieri sera? Ha fatto l’amore con Gwen! L’ha cercata lui! Quando è venuto da voi era ancora caldo del suo corpo!”

 

Alined sentì il cuore mancare un battito. Dovette reggersi con una mano a un palo del carro, per non cadere. E pensò con amarezza a tutte quelle balle raccontate ad Arthur sul fatto che non era geloso.

 

Dopo un lungo momento di silenzio, il vecchio sembrò riprendersi.

“Scusami Lance! Ma non sei felice neanche un po’ che tra loro sia finita? So bene che sei rimasto nel circo, solo per amore di Gwen. Potrebbe essere l’occasione che aspetti da tanto!”

“Se io la amo, come posso vederla così? Io voglio che lei sia felice, non che voglia morire…” continuò Lancelot con la voce che si incrinava, quasi stesse per piangere.

Poi scese dal carro con un balzo e, con gli occhi lucidi, urlò con quanto fiato aveva: “Che Arthur le stia lontano! Se lo vedo vicino a lei anche solo una volta, giuro che gli spacco la faccia!”


***


Quella notte era stata un inferno per Arthur. E un purgatorio per Merlin.

Avevano dormito uno fianco all’altro. Non si poteva fare altrimenti: anche George e Leon avevano i giacigli appiccicati tra loro.

Erano al buio, ma Merlin avvertiva i movimenti di Arthur: il giovane si muoveva piano, sospirava piano e piangeva piano per non svegliare gli altri. Merlin non poteva neanche confortarlo con le parole e gli dispiaceva sentirlo soffrire così.

 

Non aveva voluto sapere cosa fosse successo. Arthur glielo avrebbe certamente detto se lui avesse voluto conoscere la verità.

Ma il dolore negli occhi di Arthur lo aveva dissuaso. Merlin se da un lato era curioso, dall’altro temeva la risposta. La reazione isterica di Gwen l’aveva sinceramente spaventato. Un tradimento di Arthur? Lui non c’entrava nulla eppure sentiva che la verità avrebbe potuto fargli male. E un dolore di quel tipo, lui non voleva provarlo più, non voleva ricordare lo strazio del suo passato, con Mordred e Will. Era un comportamento infantile, ne prendeva atto. Si sentiva un codardo e sapeva che mettere la testa sotto la sabbia come uno struzzo impaurito, non avrebbe portato alcun vantaggio. Ma in quel momento, non gli importava.

 

Quando i singhiozzi soffocati di Arthur aumentavano, Merlin lo cercava nel buio, battendogli leggermente una mano sul petto o sul braccio, dove capitava. Altre volte trovava una mano di Arthur e gli teneva la sua sopra, per qualche istante.

Qualche volta gli passava un fazzoletto o gli prendeva la mano guidandola fino a un bicchiere di acqua, perché potesse bere.

Infine dopo molte ore insonni e senza pace, Merlin guidò la mano di Arthur perché gli prendesse un polso. Un contatto umano, finché l’altro avesse voluto. Forse gli serviva questo più che altro.

Arthur si aggrappò a quel polso come a un’ancora di salvezza e finalmente prima lui e poi Merlin si addormentarono.

 

Quando Merlin si svegliò, Arthur lo teneva ancora saldamente per il polso. Aveva dormito circa tre ore e aveva un sonno tremendo. Richiuse gli occhi, anche se la luce che giungeva dall’esterno era già piuttosto chiara. Poco dopo, a dispetto del sonno, si alzò: quello che era successo la sera prima era ancora così vivido e sgradevole che non sarebbe riuscito ad addormentarsi nuovamente.

Spostò con delicatezza la mano di Arthur, prese i vestiti e uscì fuori in mutandoni.



 

***



 

“Lance!” trasalì Merlin, trovandoselo di fronte. Farsi trovare a petto nudo e con solo i mutandoni addosso gli creò non poco imbarazzo, anche se Lancelot non diede l’impressione di averci fatto caso.


“Merlin! Cercavo proprio te!”

“Ah, sì?” chiese Merlin cercando di vestirsi il più velocemente possibile. “Da dove vieni?”

“Sono andato da Alined…”

“Davvero?” bofonchiò Merlin attraverso la trama della maglia che stava indossando. Poi si passò una mano fra i capelli e lo guardò. 

“Come sta?” domandò a bassa voce. 

“È ammalata! Ma non è quello il problema peggiore!”

“Tu sai cos’è successo?” chiese Merlin, cauto.

“Perché? Tu no?” chiese incredulo Lancelot.

“Io … no!”

“Tu e Leon siete gli unici a non saperlo! Io … non te ne parlerò. L’unico che può farlo è Arthur…”

“Io non credo di volerlo sapere! Detesto immischiarmi in queste cose.”

“Ora vado. Lei ha bisogno di me.”

“Sono contento che sia tu a occuparti di Gwen.”

“Alined mi ha detto di svegliare tutti. Riunione straordinaria. Puoi pensarci tu, per favore?”


***


Mezz’ora dopo i ragazzi erano riuniti ai tavoli della locanda sulla spiaggia. Erano tutti assonnati, ma Merlin e Arthur avevano dei cerchi grigi sotto agli occhi, da fare paura. Merlin in particolare, già bianco di suo, aveva la pelle talmente pallida da sembrare trasparente.

 

"Gwen non si sente bene e non parteciperà allo spettacolo." esordì Alined.

Nessuno disse niente. Se lo aspettavano. Per Arthur però fu un colpo lo stesso. 

Merlin gli toccò per un istante la gamba sotto il tavolo, come piccolo gesto di conforto e l'altro lo guardò con gratitudine.

"Nemmeno Lance ci sarà stasera."

Un brusìo passò tra i tavoli.

Gwaine si inserì: "Ma allora, non converrebbe rinviare del tutto lo spettacolo?"

"Dipende da noi! Siamo in grado di sostituire Gwen e Lancelot? Altrimenti dovremo rinviarlo, ma sarebbe la prima volta che manco alla parola data, per uno spettacolo dell'Albionstars.

Merlin intervenne: "Chi si sente di sostituire Lance negli esercizi di forza da fare assieme a me? Sono pochi esercizi!"

Arthur alzò la mano, senza guardare nessuno.

"D'accordo!" disse Alined. "Qualcun altro?"

Percival prese la parola: "Io potrei sostituire Gwen nel numero con i cavalli. Conosco bene sia gli esercizi che i cavalli, ma non potrò eseguire il numero più importante. Non potrò salire in piedi su Alpaca: si spaventerebbe a causa del mio peso."

"Non ha importanza. Mi fido di te e del tuo giudizio. Fai solo gli esercizi che senti alla tua portata…"

"Se hai bisogno di un assistente, posso farlo io" si propose Leon. "Ed anche con i leoni. L'ho già fatto in passato."

Percival annuì verso l’altro e gli sorrise: “Leon e i leoni!”

"Io potrei occuparmi del numero dei cani. Mi conoscono bene e mi adorano!" disse Gwaine spostando il ciuffo di capelli all'indietro, con il classico movimento laterale della testa, che fece alzare al cielo più di un paio d'occhi.

"Molto bene: rimangono scoperti il numero delle colombe e il numero dei pagliacci." Asserì Alined che guardò Merlin.

Anche Gwaine si girò verso di lui. George e Percival pure. E siccome tutti guardavano verso Merlin, anche Leon, senza sapere il perché, si voltò a guardarlo con interesse.

Il ragazzo in questione si sentiva osservato come non mai.

'Figurati. Lo immaginavo!'

Guardò verso Arthur che al contrario degli altri, osservava con interesse le venature delle assi del pavimento. Probabilmente non voleva influenzarlo, eppure a Merlin sembrava proprio che Arthur gongolasse.

'Bell'amico! Dopo la notte che mi hai fatto passare!' si disse Merlin.

"Possibile che non ci sia nessun altro che voglia occuparsi delle colombe?" scherzò Merlin rivolto agli altri.

I ragazzi si misero a ridere, compreso Arthur.

"Bene, Merlin, ti ringrazio. So che non è una decisione facile per te" dichiarò Alined "alle colombe penserò io! E tu mi aiuterai, George. Il disco lo metterà su qualcun altro."

"Va bene. E per sistemare il trucco potete passare da me" puntualizzò George.

"I compiti grossi sono stati assegnati. Ora vi chiederò un altro grande sforzo. Mancano parecchi assistenti da assegnare e bisognerà spostare alcuni numeri per darvi modo di cambiare il costume quando serve. George te la sentiresti di farlo? È un lavoro immane e snervante, lo so. Ma è fondamentale per la buona riuscita dello spettacolo" dichiarò il vecchio.

"Per me va bene, basta che non se la prendano con me e non mi arrivino dei pugni … "

"Siate gentili e pazienti con George. Ricordatevi che in questa fase, il suo è il compito più importante!"

"Un momento ancora, per favore" insistette George. "Vorrei chiedere a Percival e a Gwaine se posso trasferirmi sul loro carro a dormire, oggi stesso. Non mi sembra giusto che voi stiate larghi, in due su un carro, mentre noi dobbiamo schiacciarci in quattro: visto che tanto ora Lancelot dorme con Gwen!"

Tutti rimasero allibiti da quella mancanza di tatto. Era troppo persino per uno come lui. Gwaine sorrise e mise un braccio intorno alle spalle di Percival. "Per noi è un onore" ribatté Gwaine ironico, in modo da troncare prima possibile quell'imbarazzante discorso.

 

Aveva ragione il capo. Fu un caos indescrivibile. Per dare un'idea del delirio in cui si trovarono, George spostò il numero di Merlin e Gwaine, cinque volte.

Inoltre c'era da fare anche il solito giro in paese per reclamizzare lo spettacolo serale, ma per quello avrebbero improvvisato un po': il capo avrebbe dovuto chiudere più di un occhio, stavolta.


***


Alined era sul suo carro. Si stava vestendo per la parata, quando qualcuno irruppe come un fulmine all’interno del piccolo ambiente. "Alined!"

"Arthur? ... Accidenti! Spero tu non sia andato a trovare Gwen!"

"Come? Io … no!"

"Meno male. Ho dimenticato di dirti che Lance ci ha chiesto di non andare in visita da lei…"

"Voi e io?"

"Sembra che lei non sia in grado di sopportarlo."

Arthur lo immaginava, ma ogni volta che si parlava di questo si sentiva … un mostro.

"Capisco ma … io volevo parlarvi di un'altra cosa … Vi prego, non dite a Merlin, di noi!"

Alined rimase a bocca mezza aperta. "E io che credevo fossi preoccupato per Gwen!"

"Lo sono infatti. Non siate ingiusto, ma con lei, ormai è finita. Ed è finita male. Per colpa mia!"

"Come fa Merlin a non saperlo?"

"Ha intuito qualcosa, ma non sa di voi. Credo non gli interessi o che preferisca starne fuori.”

"Mh,... sei proprio sicuro che non lo sappia già?"

"Sì, mi è stato vicino tutta la notte e non credo che mi avrebbe aiutato, conoscendo i fatti."

Alined sentì un'altra fitta di gelosia.

"E perché no? Dimentichi che Merlin ha un animo nobile e generoso. Ti avrebbe aiutato lo stesso."

Arthur scosse la testa: "Sì, è vero, ma lui ha una concezione tutta sua dei … tradimenti. Non è in grado di tollerarli … un trauma nel suo passato."

"Ma tu non hai tradito Merlin!"

"Non importa! Ho tradito qualcuno e potenzialmente è come se avessi tradito anche lui: per lui non fa una grande differenza."

"Tranquillo, io non gli dirò niente, ma se mi permetti un consiglio… sarebbe molto meglio che lo imparasse da te, invece che dagli altri."

"Non posso! Io mi vergogno …"

"Quando gli dirai che si tratta unicamente di attrazione sessuale e non di altro, sono sicuro che capirà!"

 

Ad Arthur sembrò di aver capito male e rimase in silenzio.

'Capirà?' si disse Arthur scettico. 

'Attrazione sessuale? Quale attrazione?' si ripeteva Arthur stordito. Quando mai gli era piaciuto Alined? Non aveva mai provato piacere a stare con lui, né fisicamente, né mentalmente, ma adesso Alined era convinto che a lui piacesse! Dio! Era tutto molto più complicato di quel che credesse. Se quello era davvero il pensiero del capo, il comportamento di Alined era allora più giustificabile del suo. Aveva distrutto un rapporto con una brava ragazza che lo amava, per quello: era logico che il vecchio pensasse che Arthur preferisse lui a Gwen. Pensava che fosse attratto da lui, magari irresistibilmente.

Poteva quasi capirlo.

Era se stesso che non riusciva a capire.

Chissà cosa avrebbe pensato Merlin se ne fosse stato a conoscenza. Probabilmente la stessa cosa di Alined.

Era una situazione insostenibile.


***


Quel pomeriggio, Arthur si stava esercitando al trapezio quando Merlin arrivò.

"Un attimo, Merlin. Finisco qui e arrivo!"

"Vieni con me" gli disse piano, guardandolo da sotto in su.

"Perché?" gridò Arthur.

Poi si buttò sulla rete e scese da questa fino a terra con un'elegante capriola. "Non mi va che ci sentano. Tutto qui" bisbigliò Merlin.



 

"Dimmi questa cosa misteriosa, che mi hai fatto incuriosire."

Merlin emise un profondo respiro.

"Arthur, sembra che non possa fare a meno di esibirmi in questo maledetto numero dei pagliacci con te …"

"Già, ma ho capito cosa ti preoccupa …" disse Arthur sorridente. Sembrava più sereno, adesso.

Merlin al contrario si stava facendo prendere dall'ansia e parlò veloce come un treno: "Non mi ricordo più niente. Uno, due o tre baci? Casquet, forma del cuore? Ho capito a cosa alludi, ma non sono preoccupato per quello. Mi fido di te! Non è più un problema, lo so! Solo … ricordatelo!"

"Due!" disse Arthur.

"Due?"

"Baci!"

"Ah, sì!"

"Ma che hai?"

"Ti avevo detto addio, ricordi? E anche per te era così. Ora invece…di nuovo…non so bene…tu cosa dici? Dimmi la tua opinione perché …" Merlin rischiava un nuovo attacco di panico.

Arthur sorrideva ancora di più. Gli prese il viso tra le mani e con molta naturalezza gli diede un morbido bacio sulle labbra.












 
Ciao!!! Questa vicinanza fa del bene ad entrambi. A volte le situazioni dolorose possono farci scoprire persone e sentimenti forti. Qui il finale è inaspettato, ma forse neanche così tanto. Ringrazio chi mi ha seguito fino a qui. Un abbraccio di cuore!


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Capitolo 16
*** Cap.XVI - Goodbye ***


Goodbye












 

Arthur lo stava baciando. 

Aveva avvicinato il viso a quello di Merlin, come se fosse la cosa più naturale del mondo e aveva premuto le labbra sulle sue. Un bacio semplice, dolce. 

 

Arthur si staccò da lui sorridendo.

"Stasera faremo così, Merlin, come adesso! Niente di cui preoccuparsi, come vedi. Mi sono reso conto solo ora di quanto tu sia rimasto sconvolto, quella volta in cui sono andato oltre il semplice bacio. Mi dispiace… 

Questo era un bacio di affetto, un bacio di riconoscenza, come quella che sento davvero per te. Sei stato fantastico con me ieri, stanotte, oggi. Ti ringrazio. Non oso pensare a come sarei finito se non ti avessi avuto vicino. E so che non posso esserti amico, non come lo intendi tu. Hai una considerazione dell'amicizia troppo alta, per me.

Io sono un tipo terra-terra e sei già mio amico per quanto mi riguarda, al di là di tutte le etichette che si possono dare ai sentimenti.”

 

Merlin ascoltava e non ascoltava le parole di Arthur. Era piacevolmente turbato. Inutile dire che il bacio a stampo dell’altro lo aveva molto emozionato. Istintivamente aveva appoggiato il naso contro il suo viso e aveva inspirato profondamente, per imprimersi nel cervello l’odore della sua pelle. Quel bacio aveva l’odore del sale e del latte. Un odore caldo e dolce. 'Dio!' si chiese Merlin, riscuotendosi. 'Sto forse dando di matto?'

 

“Ora sei più tranquillo, Merlin?” gli chiese Arthur con un sorriso.

“Sì, ma non c’era bisogno di dimostrarmelo … nel senso che … io mi fido di te!”

“Ma davvero?” disse Arthur con malcelata ironia. “E da quando?”

“Starti vicino stanotte è servito anche a me, per capire alcune cose ... Tu ti sei affidato a me. Hai scelto di fidarti! Ho sempre pensato che chi è in grado di fidarsi sia anche degno di fiducia!”

“Vallo a raccontare a Gwen!”

“Lei avrà bisogno di tempo per perdonarti e capirti.”

“Lei è buona di cuore e un giorno potrebbe arrivare a perdonarmi, ma a capirmi no, mai! Non mi capisco neppure io… non è una bella sensazione. La mia mente va in una direzione e il mio corpo va in quella opposta.”

“Credo di riuscire a comprenderti meglio di quel che credi” disse Merlin. Ed era vero. Non poteva dirgli che la sua mente diceva no all’attrazione che provava per lui, mentre il corpo …  l'avrebbe avvolto come un serpente costrittore, lì per terra, davanti a tutti!


Provarono gli esercizi da fare insieme, per tutto il giorno. Ogni tanto si separavano per provare con altri o da soli, ma tornavano sempre uno dall'altro. 

 

Videro passare Lancelot, velocemente e a testa bassa.

Stavano per avvicinarsi a lui, quando Lancelot fulminò il biondo con sguardo di fuoco.

"Tu puoi avvicinarti Merlin, ma gli altri no". Arthur si bloccò, non per paura quanto per vergogna. La colpa era sua e si sentiva addosso tutto il peso della responsabilità.

"Come sta andando?" chiese Merlin.

"Non sta affatto bene” rispose Lancelot, stanco. "Il medico ha detto che rischia la depressione o meglio, ce l'ha già. Vorrebbe che cambiasse aria per un po'. Lei dice solo: - Voglio andare via - e - Fatemi morire! - "

Merlin era scioccato. "Ma poi dove andrebbe e con chi?"

"Non so dove, ma so con chi. Con me! Almeno finché vorrà."

"E il circo? Non possiamo fare a meno di voi…"

"Non me ne frega niente di questo maledetto circo. Ringrazia il tuo amico. Sapevo che l'avrebbe fatta soffrire! Torno da lei. Quando guarirà credo che andremo via…"

"Alined lo sa giá?"

"No e sinceramente non m'importa neanche di questo."

 

Quando Lancelot se ne andò, Arthur si avvicinò a Merlin.

"Gwen sta male, vero?"

"Sì, è ancora presto. Il medico dice che la febbre non è un problema, ma che per il resto ci vorrà del tempo."

Non gli disse della decisione di Lance di andare via da lì. Ci sarebbe stato lo spettacolo di lì a poco.  Arthur sembrava stare meglio in generale. E Merlin sperava in fondo al cuore che Lancelot avrebbe cambiato idea.


Quello spettacolo fu molto faticoso per i giovani del circo, ma sommando il tutto, era andato piuttosto bene.

George era stato infaticabile ed efficiente. Aveva appeso vari fogli nei camerini con l'ordine dei numeri e persino l'indicazione di chi doveva cambiare il costume tra un numero e l'altro. Aveva indicato chi doveva parlare al megafono, chi metteva i dischi, chi faceva da assistente a chi…

Dal punto di vista organizzativo l' incastro dei sette artisti fu perfetto.

 

Anche Alined aveva lavorato senza mai fermarsi, confezionando le uova per lo spettacolo dei pagliacci e sostituendo i gusci vuoti con delle uova di carta. Era troppo costoso utilizzare uova vere. Inoltre aveva rammendato e pulito tutti i costumi.

 

Il numero di Merlin come leggero del trapezio, non andò nel migliore dei modi. Il salto mortale semplice e il salto mortale e mezzo erano stati eseguiti bene. Durante il doppio salto mortale, invece, Merlin non era riuscito ad afferrare le mani di Percival ed era caduto sulla rete. Alined, da attore consumato, non si scompose minimamente e commentò il fatto al megafono.

"Balinor è la prima volta che si cimenta con il trapezio. Balinor si accinge ora a riprovare l'esercizio più difficile del suo repertorio. Un bell'applauso d'incoraggiamento al nostro Balinor."

Gwaine si chiese chi fosse mai questo Balinor.

Alined aveva chiesto a Merlin di trovare un nome diverso per ogni ruolo che interpretava. Il nome di Merlin come grande mago non si poteva più cambiare. Era stato aggiunto in tutte le locandine. Gli era venuto in mente per primo il nome di suo padre e utilizzò quello.


Percival fu eccezionale, nel numero dei cavalli. Sostituì il numero migliore di Gwen, ossia quello in cui la ragazza stava in piedi sul cavallo per un giro di pista, con uno ancora più spettacolare: fece il giro di pista, tenendo un piede su Alpaca e l'altro piede su un secondo cavallo. Un numero rischioso.


Anche Gwaine con i cani ebbe un grande successo. Mise in atto un'idea particolare e un po' folle, come del resto era lui. Si era travestito da donna, pur tenendo in bella mostra i baffi e il pizzetto. Merlin si sbellicava dalle risate, quando Gwaine fingeva di sgridare i suoi cani. Si era attaccato una salsiccia alla cintura, nel mezzo dietro della gonna e quando qualche cane provava a raggiungerla con un salto, lo riprendeva, facendo finta di non capire cosa stesse succedendo quel giorno ai suoi cani.

Risultava dunque una performance a metà tra il clown e l'addestratore di cani.

 

L'aveva truccato Merlin essendo ormai esperto in trucco femminile, a causa del suo personaggio. 

Gwaine era la donna meno femminile che potesse esserci e forse per questo l'effetto comico fece impazzire il pubblico e ovviamente i bambini.


Alined addestratore di colombe fu il numero più applaudito di tutta la serata. Gwaine fece il suo esordio come commentatore al megafono durante il numero del suo capo e fu molto professionale.

 

Il capo si era cambiato per l'occasione, smettendo i panni del direttore del circo truccandosi e indossando una barba grigia posticcia.

Alined aveva quest'aria nostalgica di un vecchio elegante e gentile, che con il pensiero e piccoli gesti faceva fare ai volatili tutto ció che voleva. Merlin guardandolo era rimasto del tutto esterrefatto: quel numero non aveva niente a che fare con quello di Gwen.

L'uomo aveva fatto mettere le colombe in fila, una dopo l'altra, su una corda tesa. Ad un suo cenno erano volate su di lui, tutte insieme: un uccello sulla testa e gli altri sulle braccia.

Durante la parte finale, dopo aver girato sulla giostra,  le colombe si erano alzate in volo in contemporanea e si erano messe a volare in cerchio sopra la testa di Alined, lasciando attoniti, spettatori e artisti del circo.

 

Dopo era il turno del grande mago Merlin. Il ragazzo pensava che a confronto del numero appena visto, il suo sembrasse un numero da bambini.

La musica e le luci avevano creato un'atmosfera cupa e misteriosa. L'effetto scenico era molto buono, considerando anche la lunga toga di Trickler, i capelli e la barba bianchi e la gestualità ampia e lenta di Merlin. Si rese conto di quanto l'apparenza poteva fare per un numero come il suo, per cui si sentì rinfrancato e cominciò.

Arthur lo osservava dal camerino, dalle fessure sulle tende, create appositamente per osservare i numeri dei colleghi. Si mise a ridere. Merlin sembrava assolutamente un'altra persona. La sua espressione sembrava quella di un vecchio brontolone. Addirittura camminava e si muoveva come fosse veramente un anziano. 

 

Merlin si esibì in giochi di illusionismo piuttosto semplici. Utilizzò dapprima le carte, invitando anche un paio di spettatori. Il tutto a gesti e senza mai parlare. Per il secondo numero utilizzò corde che dopo essere state annodate o tagliate, si ricomponevano magicamente da sole.

Infine il numero di maggior effetto. La levitazione, dove seduto su un tappeto a gambe incrociate, il mago si sollevava di almeno mezzo metro da terra. Leon lo assisteva e aveva il compito, tra l'altro di sollevare le vesti del mago, mostrando a tutti che non c'era nulla sotto di lui. 

Tutto era andato bene ma Merlin non era molto soddisfatto. Corse dietro le tende per cambiarsi e indossare il costume da gladiatore. Alined e George lo aiutarono. Non c'era molto tempo. Il numero degli indiani durava pochi minuti. 

Non c'era il tempo per sentirsi imbarazzato per la sua mezza nuditá, né con i circensi, né con il pubblico.

Merlin aveva scelto per questo personaggio un nome da gladiatore: Gaius, che gli dava l’idea di un’estrema possanza fisica e di una forza mistica prodigiosa, al contempo. Arthur preferì semplicemente farsi chiamare “the King”.

Il numero di ‘Gaius and the King’ fu breve ma molto apprezzato. Merlin sopra le gambe di Arthur eseguiva figure prima semplici poi sempre più complesse e coreograficamente molto belle. Quando alla fine si scambiarono i ruoli, Merlin e Arthur fecero solamente una figura: Arthur pesava più di Lancelot e Merlin riusciva a resistere per meno tempo. 

Ma i ragazzi furono comunque applauditi a lungo.

 

Tutti gli altri numeri vennero svolti in modo buono o ottimo: Alined poteva ritenersi soddisfatto.

Il numero dei pagliacci fu spostato in avanti, subito prima del numero finale, per consentire a Merlin di truccarsi da Miss Blond una volta sola. Era questo il nome scelto da Merlin per il pubblico. Per gli amici sarebbe stata sempre e soltanto Miss Merlin.

Il numero sarebbe stato di maggiore effetto se, come sempre, l'avessero eseguito in due momenti separati, ma non era proprio possibile. 

La leggiadra Miss Blond aveva giocolato con le uova, si era lamentata poi aveva gioito assieme alla ragazza del pubblico, aveva abbracciato il bel ragazzo tra gli spettatori e piangendo lo aveva poi lasciato.

Baciò Arthur con molta tenerezza, lasciandogli un bel cuore sulla bocca. In quel momento a Merlin sembrò di sciogliersi all’interno. Dal bacio inaspettato ricevuto da Arthur quel pomeriggio, (l’unico vero bacio che gli avesse mai dato) Merlin non si era ancora ripreso. Non aveva avuto il tempo materiale per metabolizzarlo e si sentiva come fosse un po’ ubriaco. I baci di Arthur cominciavano a fargli un po’ troppo effetto, ma in quel momento non se ne rendeva nemmeno conto.

Quando poi Arthur fece inclinare il busto di Merlin e lo baciò, a lungo ma con le labbra immobili, per un attimo il ragazzo si annullò completamente in quel bacio, nonostante il clamore del pubblico.

Arthur si aspettava che Merlin si lasciasse cadere svenuto. In quel momento percepì distintamente un lungo gemito grave, proveniente dalla bocca dell’altro, una piccola vibrazione sulle labbra che andava dalla gola di Merlin alla sua.

Per non prolungare il bacio eccessivamente, Arthur si rialzò con Merlin appresso. Il ragazzo aprì gli occhi e resosi conto dell’errore, stramazzò a terra, probabilmente facendosi anche male.

 

Quando Arthur lo prese in braccio, successe una cosa, un piccolo errore che però, terrorizzò il moro. 

Perse la parrucca, mettendo in mostra la sua chioma mora e spettinata.

Nel cambiarsi in fretta e furia, non aveva messo in testa una delle calze vecchie di Gwen per appiattire e contenere i capelli e aveva posizionato le forcine in modo sommario.

Risultato: molti spettatori, forse tutti, potevano capire che Merlin era un uomo! Che aveva baciato un altro uomo! Aveva il viso truccato, ma vedendo i suoi capelli avrebbero potuto riconoscerne la fisionomia in Balinor, il trapezista o in Gaius, il gladiatore dove aveva la testa scoperta.

 

Nel rientrare in pista per ricevere gli applausi finali, Merlin raccolse la parrucca e la sventolò verso il pubblico a mo’ di saluto. Tanto ormai la frittata era fatta. Tuttavia Merlin non ricordava che un loro spettacolo avesse mai ricevuto un applauso finale tanto lungo.

 

Dopo l’esibizione, come al solito, a cena, tutti brindarono, eccitati per essere riusciti a cavar fuori un buon spettacolo da una situazione quasi impossibile.

Merlin era nervoso, ma nemmeno Arthur se ne accorse. Aveva in mente di chiedere ad Alined di andare via quanto prima da Portishead beach.

 

Gwaine, pur avendo bevuto più di tutti gli altri, era solamente alticcio. Ci voleva ben altro per atterrare un uomo del suo calibro.

"Non credevo che l'avrei mai detto, George, ma hai fatto un lavoro con i fiocchi. Stasera sarai premiato, quando verrai a dormire con noi, vero, Percy?"

"Credo proprio di sì!" dichiarò il ragazzone.

"Vedi, caro George, vedi quanto sto bevendo?"

L'altro annuì.

"È perché altrimenti non riuscirei a dormire. Guardalo!" disse Gwaine a George, indicando Percival.

"Lo vedi quanto è grosso? … Questo russa più di un orso."

"Ehi!" disse Percival fingendosi seccato: "Senti chi parla! Io russerò anche, ma non sono io quello che finisce nei giacigli altrui. Frulli tutta la notte: sembri un indemoniato!"

George era impallidito. Si chiese se non fosse il caso di tornare a dormire con gli altri tre.

 

I suoi pensieri furono interrotti da Alined che si alzò per parlare.

Fece i complimenti a tutti e disse che era molto soddisfatto.

Merlin rimase più che sorpreso quando lo vide girarsi e andare via.

Si aspettava la solita lunga ramanzina sul suo errore, anzi sui due errori commessi ma il capo non ne aveva affatto accennato.

"Non tutti i mali vengono per nuocere, amico mio" disse Gwaine rivolto a Merlin con un'espressione maliziosa. "Ti è andata grassa! Per tua fortuna è ancora stravolto dalla vicenda di Gwen e Arthur…"

 

Alined era un po' strano, ma non stravolto, secondo Merlin, che pensò che Gwaine fosse il solito esagerato.

Poi si rivolse a Percival: "Domani dirò al capo che non voglio continuare a fare il trapezista!"

"Capita spesso di cadere durante le esibizioni in pubblico. Non fartene un cruccio!" rispose l'altro, bonariamente. 

"No, non è per quello. Ho troppi ruoli da ricoprire e voglio concentrarmi su quello che so fare meglio, ma mi dispiace per tutto il tempo che ho fatto perdere a te e a Leon."

"Non preoccuparti. Troveremo una soluzione!"



 

Il mattino dopo Merlin si svegliò ancora prima del solito. La sera prima era talmente stanco che aveva dormito sodo tutta la notte. Però forse aveva avvertito qualcosa durante il sonno: ricordava rumori e voci, ma non era in grado di capire se fossero stati reali o se li aveva solo sognati.

Si rivestì in silenzio e uscì fuori dal carro, guardandosi attorno.

Era ancora buio e tutto sembrava come al solito. Sentiva freddo e mentre stava per risalire sul carro, si accorse che c'era qualcosa di diverso nel carro dietro al suo.

La porta era parzialmente aperta.

Un dubbio doloroso si fece spazio nella sua mente e corse a spalancare quella porta. C'erano i due giacigli vuoti, le gabbie con gli animali dormienti e nient'altro.

Nessuna traccia di vestiti o suppellettili, femminili o maschili.

'Dio! E adesso?'

Non era andato nemmeno a visitare Gwen il giorno prima. Pensava di avere tempo.

Possibile che Gwen fosse giá guarita?

"Maledizione!" gridò dando una manata sulla parete del carro e facendo svolazzare di spavento qualche colomba.

Si fermò un attimo a pensare poi scattò. 

Controllò i cavalli: c'erano tutti.

Tornò sul suo carro e indossò in fretta una casacca pesante. Prese tutti i suoi soldi. Erano così pochi ... Dopo un momento di esitazione, prese anche quelli di Arthur … pochi anche quelli, ma più dei suoi.

Montò a cavallo e galoppò fino alla scuderia vicino al paese, per chiedere se poco prima una coppia avesse preso dei cavalli.

Gli fu risposto che in effetti una coppia aveva preso a nolo un cavallo e che uno degli scudieri sarebbe andato a riprenderlo poche ore dopo alla stazione di Portishead, la quale distava circa cinque miglia.

Merlin spinse il cavallo al massimo consentito. Perché li inseguiva? Voleva forse farli tornare indietro con lui o voleva solo salutarli? 

Non aveva una risposta. L'unica cosa che sapeva è che voleva vederli, soprattutto Gwen. Non l'aveva forse trascurata il giorno prima, con la scusa che c'era Lance con lei? Non l'aveva forse tradita anche lui, in quanto amico, scegliendo di stare vicino all'uomo che l'aveva fatta tanto soffrire?

Quando arrivò, smontò da cavallo e cominciò a correre tra un binario e l'altro della stazione. Essendo sabato c'era già parecchia gente e molti treni sbuffanti vapore, al di lá del quale era difficile vedere qualcosa.

Merlin disperava ormai di trovarli. Potevano essere già partiti oppure se erano giá saliti su un treno, come avrebbe fatto?

Cominciò a chiamarli ad alta voce, vicino ad ogni treno fermo. Qualche passante lo guardò infastidito ma Merlin neanche ci fece caso.

 

Poco dopo li vide. Erano seduti su una panchina. Da lontano sembravano una coppia di anziani. Merlin provò compassione nel vederli così.

Lance avvolgeva Gwen con un braccio e lei stava accucciata contro di lui con il viso e le mani sul petto di lui.

Non si capiva se dormisse o piangesse.

Si avvicinò a loro.

"Merlin! Che ci fai qui!" disse Lancelot con gli occhi spalancati. Gwen si tirò su e lo guardò  mentre l'uomo si alzò per andargli incontro.

 

"Ragazzi, vi sembra bello sparire così? Mi sono preso un accidenti! Volevo almeno salutarvi."

Lance gli rispose con aria contrita: "Mi dispiace, Merlin, io …"

"È colpa mia” disse Gwen. “Gliel'ho chiesto io!"

"C'è qualcosa che posso dire o fare per farvi rimanere con noi?"

Fu Lance a rispondere: "Nulla, Merlin, è meglio così! Ma grazie per aver pensato a noi."

"Dove andrete?"

"Gwen ha dei parenti a Londra. Per ora andremo lì poi si vedrà.

Merlin annuì triste poi tirò fuori il sacchettino con i soldi.

“Mi dispiace! Vorrei averne di più, ma prendili lo stesso, ti prego!”

Lancelot stava per rifiutare ma guardò negli occhi grandi e lucidi del suo amico e capì il suo intento.

“Grazie!” disse avvolgendogli un braccio intorno al collo e dandogli un bacio sulla guancia.

“Il nostro treno sta per partire … dobbiamo andare!”

“Merlin … aiutami ad alzarmi, per favore” fece Gwen.

Lance si allontanò di qualche passo per lasciare loro un po’ di intimità.

Merlin le afferrò le mani e la fece alzare con cautela. Lei si appoggiò con le mani alle sue braccia. Stava piangendo mentre gli sussurrava: “Ho sbagliato Merlin! Se avessi scelto te, non mi ritroverei con il cuore a pezzi. Ora lo so!”

“No, non è vero” sorrise il ragazzo con dolcezza “Pensi che io avrei lasciato il circo per te, come ha fatto Lance?”

“Sì, è vero. Lo sto usando! Ma farò in modo che ritorni, dopo che mi avrà accompagnata!”

“Fossi in te, me lo terrei stretto” gli disse con uno sguardo ricco di malizia. “E se lui vuole essere usato da te, beh … usalo!”

Gwen ridacchiò tra le lacrime e gli diede un colpetto sul braccio. “Sei uno scostumato!”

“Dico solo che secondo me dovresti riconsiderare … i mori, soprattutto quando sono così aitanti!”

La ragazza lo abbracciò singhiozzando e Merlin la avvolse con calore tra le braccia.

Non si dissero altro.

Lance raccolse la valigia, prese per mano Gwen e sparirono sul treno.









 

Ciao a tutt*. Da questo capitolo in avanti ho deciso di velocizzare un po' la trama e la sequenza narrativa. Altrimenti tra dialoghi e introspezione, tra venti capitoli sarei ancora allo stesso punto o quasi. Non mancano così tanti capitoli alla fine della storia. Vi abbraccio!!!

 

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Capitolo 17
*** Cap. XVII - Lovers ***




 

 Lovers












 








Quando Merlin ritornò ai carri, dopo aver detto addio a Lancelot e a Gwen, sembrava che dormissero ancora tutti. In quel momento decise che avrebbe fatto finta di non sapere nulla con gli altri. Si sarebbe risparmiato domande imbarazzanti e non voleva passare per loro complice. 

 

Legò il cavallo, andò a chiudere la porta del carro di Gwen, che nel trambusto di prima aveva lasciato spalancata, si tolse la casacca e in silenzio salì sul carro.

Si spogliò e tornò sotto le coperte, ma girandosi si accorse che Arthur aveva gli occhi aperti e lo osservava. 

"Scusami" sussurrò Merlin preoccupato "non volevo svegliarti."

"Sei uscito a cavallo?" chiese bisbigliando l'altro, curioso. 

"Sì… Non riuscivo a dormire e ho fatto una cavalcata."

"Ti hanno mai detto che sei un ragazzo strano?"

"Qualche volta … Ora vorrei provare a dormire un po', se non ti dispiace."

"Fa' pure! Ma tra poco verranno a chiamarci, vedrai."

Merlin sorrise: "Magari il capo stamattina si sveglierá tardi …"

"Magari il capo stamattina non si sveglierá affatto …" mormorò Arthur con un' espressione assolutamente seria sul  volto.

Merlin chiuse gli occhi senza ribattere. Sapeva bene che il ragazzo non si fidava del capo e che spesso usava parole molto dure nei suoi confronti, anche se ignorava i reali motivi di tanta asprezza.



 

***



 

Si trovavano a tavola per il pranzo, quando il gestore della locanda si avvicinò ad Alined.

"Mi scusi, signore, non vorrei ci fosse stato un malinteso ma, il ragazzo che ho mandato sul carro degli sposini con il loro pranzo, mi ha riferito di aver bussato a lungo ma di non aver ricevuto risposta".

"Quali sposini?" chiese Alined perplesso, poi impallidì istantaneamente e si alzò, muovendosi a grandi passi verso i carri.

I più si alzarono da tavola per seguirlo. Rimasero seduti solo Arthur, Merlin e George. Questi si lasciò andare a uno dei soliti commenti insolenti: "E così, se ne sono andati. Me lo aspettavo! Forse è la volta buona che Lancelot riesce a infilarsi nelle mutande di Gwen …"

Merlin scattò alzandosi da tavola, come l'avesse punto uno scorpione. "Ti hanno mai detto che sei gradevole come … un rospo?" e se ne andò lasciando George a bocca aperta eppure divertito.

"È risaputo che Merlin avrebbe voluto essere al posto di Lance" disse ad Arthur, con perfidia.

"Proprio come è risaputo che anche tu avresti voluto essere al 'suo' posto" ribatté Arthur con una smorfia sulla bocca.

George si adombrò ma aggiunse con freddo sarcasmo: "Fa uno strano effetto, detto dall'unico uomo che è riuscito a portarsi a letto Gwen!"

Arthur si alzò: "Ringrazia il fatto di essere un menomato fisico, oltre che mentale, altrimenti non te la caveresti così" e se ne andò anche lui.



 

***



 

Merlin guardava da lontano le reazioni di stupore e di frustrazione degli altri ragazzi, che sostavano davanti al carro vuoto, quando vide Arthur camminare deciso verso di lui e metterglisi dinanzi, a distanza ravvicinata. "Tu lo sapevi, vero?"

"Dai, Arthur…" disse Merlin, spostandosi di lato, ma l'altro gli si parò davanti, sempre troppo vicino. "Perché non me l'hai detto?"

Merlin si girò dandogli le spalle. "Non so niente! Lasciami in pace!"

Arthur lo aggirò, fronteggiandolo nuovamente. "Li hai aiutati tu?"

Merlin arretrò di un passo. "Che cosa? No!"

"Perché continui a mentire?"

Arthur non sembrava arrabbiato con lui, ma Merlin si sentiva in trappola a causa di quelle domande incalzanti e di quel frullargli continuamente intorno.

Si arrese. "Ok, basta! Me ne sono accorto stamattina: la loro porta era aperta e li ho seguiti per salutarli."

"Perché non l'hai detto agli altri? Cosa aspettavi?"

 

Merlin aggrottò le sopracciglia. "È per i soldi che mi stai così addosso? Giuro che te li rifonderò non appena possibile!"

"Di quali soldi parli?"

"Dei tuoi. Li ho … presi io. I miei soldi da soli non bastavano. Li ho dati a loro."

Arthur sbatté le palpebre perché non credeva alle sue orecchie. "Quanti ne hai presi?"

"Tutti … scusami!"

Arthur scoppiò a ridere e l'altro non sapeva cosa pensare.

"Sei un ladro adesso? Tutto avrei potuto credere, ma non questo!"

"Sei deluso?" mormorò contrito Merlin.

"No! Anzi, forse il contrario! Che audacia! L'avrei fatto anch'io…portargli i soldi…ma non avrebbero mai accettato."

"È il motivo per cui non gli ho detto che la maggior parte dei soldi veniva da te … "

"Hai fatto bene … Adesso lei non è più qui e nemmeno Lance. Il circo non sarà più lo stesso. Avremo dei problemi. Lei era qui da dieci anni, lo sai? Sentiremo tutti la sua mancanza … " Arthur aveva le guance arrossate e si guardava intorno. Sembrava quasi sul punto di piangere.

"Ehi … non posso certo sostituirla, ma ricorda che hai ancora me!" disse Merlin senza imbarazzo.

"Lo so, questo è molto bello, ma … devo essere una persona orrenda: una parte di me è sollevata! Io non dovrei sentirmi così!"

"Non sei orrendo! La tua è una forma di difesa dal dolore, secondo me. Cerchi di trovare dei lati positivi in questa cosa che diversamente rischierebbe di schiacciarti con il suo peso. Credo sia una buona reazione."

"Merlin, ma tu sei davvero così, o lo dici solo per consolarmi? … No, non rispondere … conosco già la risposta!"

 


***



 

"Sono molto dispiaciuto, non voglio negarlo. È stato un brutto colpo, per tutti noi. Spero solo che staranno bene. 

Ma ora sono molto preoccupato per il nostro circo ..."

Alined stava parlando. Aveva indetto una riunione improvvisata.

"Ma lo spettacolo è andato bene, ieri sera" disse Percival.

"Sì, ma non può durare! Non si può fare in sette il lavoro di nove persone! Nove persone fin troppo impegnate, per giunta! Abbiamo bisogno di cercare con urgenza almeno due persone in più. È molto difficile trovare qualcuno che voglia unirsi a un gruppo itinerante, lo sapete.

Paradossalmente era più semplice durante la guerra: molti non avevano più niente da perdere, alcuni volevano scappare e altri lo facevano per non dover tornare al fronte. Ovviamente è più facile trovare persone disponibili in una grande città.

Domattina partiremo per Swindom. Non è molto grande, ma è densamente abitata.

Dista circa quaranta miglia. Ci vorranno alcuni giorni per arrivare."

Saltò su Gwaine: "Ma stasera non avremmo dovuto esibirci?"

"No. Avevo pensato di farvi fare un giorno di stacco. Avrei venduto oggi i biglietti per domani sera. Ma non ce n'è più bisogno."

"Non è mai capitato. Come mai questa volta?" continuò Gwaine.

"Ho notato che quando vi esibite due sere di fila, la seconda sera tendete a rendere di meno e in ogni caso,  impiegate diversi giorni per tornare in forma. Può essere controproducente."

"In realtá l'avevate notato anche in passato, ma non ve n'è mai importato nulla." ribadì il giovane.

"Cosa vuoi che ti dica? Che mi sto rammollendo? Che si vede proprio che sto invecchiando? Può essere!" disse Alined.

 

La veritá la sapevano in molti. Il motivo era la voglia di farsi perdonare dal gruppo, perché era anche sua, la colpa del disastro tra Arthur e Gwen.

 

"Chi stiamo cercando esattamente?" chiese Leon.

"Due persone, meglio se appartenenti allo stesso nucleo familiare: una giovane coppia, fratello e sorella, genitore e figlia. L'importante è che almeno uno dei due sia una ragazza."

"E se non dovessimo trovarli?" domandò Leon.

"Allora andremo fino ad Oxford, ma speriamo di trovarli prima. Dovremo lavorare durante il viaggio. Ho bisogno di qualcuno che scriva il maggior numero di manifesti possibili, da affiggere ovunque, una volta che saremo arrivati.

Merlin ho bisogno che provi a buttare giù una nuova scena di pagliacci e voglio che Gwaine ne faccia parte. Se dovremo ridurre i numeri più pericolosi, bisogna dare qualcosa di nuovo al pubblico. Ho bisogno che qualcuno mi aiuti a costruire nuove uova di carta. E bisogna occuparsi anche degli animali di Gwen." 

Merlin accettò ma chiese di rinunciare al trapezio ed Alined fu d'accordo.

"Bisognerà che qualcuno mi aiuti a lavare e rammendare i costumi … credo che sia ora che anche voi tiriate fuori qualche idea che possa essere d'aiuto per superare questo momento: un nuovo numero, qualsiasi cosa. Insomma in vista dei prossimi giorni, oggi potete prendervi il resto della giornata."

 

Quasi tutti i ragazzi decisero di fare un pisolino pomeridiano.

Il sole era piuttosto caldo.

Merlin decise per conto suo di fare una camminata sulla spiaggia.

Era il suo modo di salutare il mare. Gli dispiaceva allontanarsene.

Stavolta però non toccò l' acqua.

Raccolse qualche conchiglia, osservó qualche granchio e una lotta tra paguri per il possesso di una casetta più grande.

Era passato poco tempo quando fu raggiunto da Arthur. 

Camminarono sulla sabbia dicendo raramente qualche parola. Era piacevole starsene lì ad osservare il mare, senza fare nulla, pensò Arthur. Il cielo era terso e azzurro mentre il mare era stranamente di un blu profondo, più scuro di quello che avrebbe dovuto essere.

Era contento di trovarsi lì. Solo pochi giorni prima l'aveva desiderato e ora si stava realizzando.

 

Arthur raccontò dello scambio di battute che lui e George avevano avuto a tavola. "È peggiorato! Non è mai stato 'il buon samaritano', ma è diventato insopportabile."

Merlin parlò: "Alined una volta mi ha detto che George è un misantropo, senza sapere di esserlo. Forse il fatto di essere diventato claudicante, è servito a inacidirlo maggiormente. Anche il fatto che Gwen sia andata via, dopo così tanti anni insieme, credo che l'abbia toccato molto più di quel che possiamo pensare!" 

"Quindi sei tu il buon samaritano, sempre pronto a giustificare tutti per le loro malefatte!"

Merlin gli fece un gran sorriso. "Non mi lamenterei se fossi in te. Anche tu hai tratto dei vantaggi dalla mia 'benevolenza' …"

Arthur si fece una risatina.

"Da quanto sta con il circo, George?" chiese Merlin.

"Credo dall'inizio o poco dopo."

"Quindi … ha conosciuto Trickler!" Merlin era sorpreso.

"Chi?"

"Trickler! Non sai chi è Trickler?" domandò il moro ancora più stupito.

"Ah … sì! George ne ha parlato, qualche volta. Con venerazione. Il che non è da lui. Sembra fosse un illusionista eccezionale, il primo nel suo genere. Morì per una rara malattia del sangue. Non so altro!"

"Ebbe anche una relazione romantica con Alined!" disse Merlin con la sua solitá ingenuitá.

 

Arthur rimase a occhi e bocca spalancati, praticamente senza respirare, per un lungo momento.

"Ha avuto una storia d'amore con lui? … Sei sicuro? Ma chi te l'ha detto?"

"Me l'ha detto Alined … forse non avrei dovuto dirlo, ma non mi ha chiesto di tenerlo segreto. Credevo fosse di dominio pubblico …" Merlin era confuso dalla reazione di Arthur.

"Magari ti ha preso in giro …" disse il biondo ancora incredulo.

"Non credo. Ha aggiunto che ha amato solo lui in tutta la sua vita e che Trickler lo ricambiava totalmente, nonostante non fosse uno stinco di santo nemmeno lui. Credo che Alined non si sia mai ripreso dalla sua morte."

"Non ho questa impressione …" fece Arthur, che si sedette sulla sabbia, ancora sconcertato. Rimase in silenzio per un po', guardandosi attorno.

 

"Da quando sei diventato il confidente del capo?" aggiunse a un certo punto.

"Non sono il suo confidente. Siamo stati molto tempo a lavorare insieme ed è capitato di parlare."

"Ti ha detto qualcosa degli altri? Ti ha detto qualcosa di me?" domandò Arthur fingendo indifferenza mentre scriveva con un bastoncino sulla sabbia.

"Me ne ha dette di tutti i colori su chiunque" disse ridendo Merlin, sdraiandosi sulla sabbia.

"Di te non mi ha detto niente di particolare, tranne che non aveva capito che tu fossi un attore nato e che la mia influenza ti ha fatto molto bene!"

Arthur sorrise girandosi verso di lui. "Sei un gradasso!"

"Ha anche detto che tu sei un giovane maschio alfa, orgoglioso e testardo e che, per fortuna, lui in quanto vecchio maschio alfa, sa ancora come sottometterti…"

Arthur si girò verso il mare, fino a dargli le spalle e sentì un calore repentino inondargli il viso. "Ha detto davvero così?"

"Più o meno" rise Merlin, ignaro dei pensieri dell'altro.

 

Passarono nuovamente un po' di tempo in silenzio. Merlin si godeva il sole, mentre Arthur rifletteva su Alined, su Gwen, su Merlin. Gli venne in mente il bacio della sera prima, quello durante lo spettacolo, quando aveva percepito il gemito di Merlin sulle labbra. Si era sentito un po' frastornato, ma anche lusingato, non poteva negarlo. Quel ragazzo gli piaceva ormai da parecchio tempo. Ma non gli avrebbe parlato del bacio. Merlin avrebbe sicuramente negato e temeva che avrebbero potuto litigare di nuovo. E non voleva. Se finora era rimasto a galla era solo merito di Merlin.



 

***


Merlin aprì gli occhi e si guardò intorno.

"Quello che non voleva dormire …" disse Arthur scherzando "vieni a darmi una mano, pelandrone!"

Arthur aveva costruito un imponente castello di sabbia con i torrioni, il fossato, il ponte e le mura esterne.

"È bellissimo: ma quanto ho dormito?"

"Un'ora, poco più"

Merlin si alzò a fatica: "Che vuoi che faccia?"

"Dovresti rinforzare le mura esterne con un po' di sabbia bagnata" e lo guardò.

"Cielo, Merlin, come sei rosso? Sembri un'aragosta!"

"Già! Purtroppo il sole mi fa quest'effetto…"

 

Arthur si tolse il cappellino che indossava e lo posizionò sulla testa dell'amico, tirando giù l'ampia visiera quasi sul volto dell'altro. "Ci manca solo che ti venga un colpo di sole…"

"È colpa tua" disse Merlin con una smorfia buffa.

"Si può sapere perché è sempre colpa mia?" urlò Arthur con gli occhi che tradivano un sadico divertimento.

"Perché è vero! Non mi sono mai addormentato al sole, ma …sei talmente noioso…"

"Adesso ti faccio vedere io, se sono noioso…"

E raccolse un po' di sabbia bagnata, si avvicinò all’altro, gli tolse il cappello e spalmò con cura il volto di Merlin con quella poltiglia. Il ragazzo dapprima rigido per la sorpresa, si sottrasse poi al suo tocco, scappando.

 

Arthur lo inseguì tirandogli altre palle di sabbia sulla schiena e sulla testa. Merlin si fermò accanto al castello di sabbia costruito poco prima da Arthur e lo guardò. Il biondo si immobilizzò dicendo: "Il castello non c'entra niente. Allontanati!" 

"Mi hai riempito di sabbia, Arthur, approfittando del fatto che sei più forte di me. E non è giusto! Il castello c'entra, eccome!" Con un salto a piè pari, Merlin, piombò sul castello e non contento, continuò a saltarci sopra, distruggendolo completamente. Il sorriso di Merlin andava da un orecchio all'altro, mentre una furia giocosa si impadroniva dell'altro.

 

Merlin fuggì più veloce che poteva, ridendo come un matto: "Vai, via! Stai lontano!"

Arthur con un balzo, gli placcò gambe, cadendo insieme a lui. Con un braccio gli avvolse il collo e con le nocche dell'altra mano strisciò veloce sulla cute di Merlin, che con voce nasale, continuava a dire: "No, no no no!"

Quando lo lasciò andare Merlin ansimava: "Hai vinto, mi arrendo." E si sdraiò sulla sabbia con le braccia spalancate. 

 

Si guardarono per un attimo. Arthur sapeva che quello sarebbe stato il momento perfetto. Aveva un gran voglia di baciarlo. Ma non il semplice bacio d'affetto che gli aveva dato il giorno prima. Tuttavia qualcosa lo fermò. Gwen era appena andata via. Non gli sembrava giusto.

Ma non era per quello. Nella sua vita c'era qualcosa che non andava. Non poteva prendere in mezzo Merlin, finché l'assurda storia con Alined non fosse stata resa chiara ai suoi occhi. Con Gwen ci aveva provato ed era stato un disastro. Non voleva rischiare di fare soffrire Merlin. Teneva troppo a lui per fargli una cosa simile. 

 

Ma cosa stava pensando?

Perché dava per scontato che Merlin lo avrebbe ricambiato? Stava facendo forse quell'errore comune che portava una persona molto coinvolta sentimentalmente a credere che l'altro non potesse fare a meno di sentire le medesime cose che lui provava, almeno in parte.

Merlin aveva interrotto il bacio alla francese in modo brusco, anche se poteva essere stato più perché preso alla sprovvista.

 

Ma quella volta sul carro si era tirato indietro, ancora prima di iniziare, avrebbe dovuto bastargli come lezione.

Il ragazzo era stato chiaro con lui: niente più uomini. E se anche gli era stato vicino, sapeva comunque che lui era un  traditore. Aveva tradito un'altra persona, ma uno come Merlin non sembrava che avrebbe mai potuto accettare di stare insieme a una persona che avrebbe potuto fargli di nuovo male in quel modo. 

Si era illuso a causa di un unico gemito che poteva anche non essere ciò che pensava.

Merlin era un ragazzo comunque difficile da conquistare. Era forte e deciso aldilá del suo aspetto mite. 

Aveva la testa sulle spalle: sapeva ció che voleva ma soprattutto ciò che non voleva. Che Merlin fosse attratto da lui, ne aveva avuto conferma più volte, ma forse questo era legato al suo bell'aspetto, come quando conquistava facilmente le ragazze. Solo perché era bello. Aveva solo questo da donare a Merlin? Era per questo che Alined continuava a volerlo?

La sua bellezza gli aveva portato molti vantaggi, ma anche qualche indubbio svantaggio.

 

"Ma quanto dormono gli altri?" disse Merlin.

"Ti sei già stancato di parlare con me?"

"No, non è questo. Ma ho bisogno di avere degli alleati contro di te, se voglio vendicarmi dei tuoi soprusi."

 

Arthur si sdraiò a pancia in giù, non troppo vicino a Merlin. Un po' perché le  braccia aperte del ragazzo lo impedivano. Un po' perché non voleva essere tentato dalla vicinanza.


"Da quanto tempo non lo fai, Merlin?"

"Oddio, ma che domande fai?"

"Volevo sapere cosa successe dopo che lasciasti Ealdor…"

"E allora chiedimi - Che cosa successe dopo che lasciasti Ealdor?-"

"Hai ragione! … Cosa successe?"  

"Abitavo a Lavenham, un paese di campagna in provincia di Londra. Per un anno ho lavorato come contadino sotto diversi padroni. Quando è scoppiata la guerra sono stato tra i primi ad essere reclutato e fui mandato nei pressi di Londra. È stato un periodo orribile. Ho visto tante persone morire. Ho perso tanti commilitoni. Ci occupavamo dei cannoni di campagna, quelli che servivano per abbattere gli aerei tedeschi. Costruivamo fortificazioni in cemento e legno e da lì dentro bombardavamo gli aerei. Ne ho abbattuto  qualcuno io stesso. L'unica cosa buona è che non pensavo più a Mordred. Dopo un anno come soldato, fui ferito da una scheggia di legno dovuta a una granata scoppiata mentre ero dentro un cabinotto che fungeva da latrina.

"Solo tu Merlin potevi farti ferire in un momento così…" quasi rise Arthur.

"Quando la natura chiama, niente può fermarla … Continuai a combattere, finché la gamba si infettò. Mi ammalai e finii in un ospedale da campo. I medici dissero che dovevano tagliarmi la gamba, perché stava andando in cancrena, o sarei morto.

"Io rifiutai. Preferivo morire, invece che vivere senza una gamba. C'era una ragazza in quell'ospedale. Un'infermiera volontaria che veniva a curarmi la ferita più volte al giorno. Mi sembrava un angelo. Così dolce e bella. Una settimana dopo la gamba si era gonfiata spaventosamente. Io stavo molto male. Le dicevo di lasciar perdere e che avrei preferito morire piuttosto che tornare a combattere. Spesso piangeva insieme a me. Una sera, si presentò con un coltellaccio. Mi spaventai: credevo volesse tagliarmi la gamba. Mi baciò sulle labbra, mi fece mordere un panno e avvicinò la lama del coltello a un fuoco che ardeva lì vicino. Non ho mai avuto tanta paura in vita mia e continuavo a dirle di fermarsi, che non volevo. Si avvicinò e premette la lama incandescente sulla ferita. Il dolore era il più forte che avessi mai provato, gridai come non mai e persi conoscenza."

"Ti ha cauterizzato la ferita…"

"... salvandomi la vita."

Merlin tirò su i calzoni e i mutandoni della gamba sinistra fino alla coscia. Arthur vide il segno della lama che aveva lasciato una cicatrice lunga e stretta di colore marrone scuro sulla gamba di Merlin.

"È orribile vero? Eppure io ci sono affezionato."

"Non è affatto orribile. Sei vivo grazie a questa cicatrice. E la ragazza?"

"Appena fui in grado di muovere qualche passo, una notte mi fece scappare dall'ospedale e mi nascose a casa sua. Viveva sola. Lei stessa smise di andare all'ospedale da quel giorno. Nessuno sapeva dove lei abitasse e non vennero mai a cercarmi a casa sua.

Ero innamorato di lei e poco tempo dopo mi dichiarai. Lei decise di concedersi a me perché mi amava a sua volta. Io volevo sposarla ma dovevo rimanere nascosto o mi avrebbero fucilato.

"Come si chiamava?"

"Freya. Ho passato i momenti più felici della mia vita, accanto a lei. Ma anche i più dolorosi. Freya era delicata di salute. Si ammalava spesso, dimagriva. Un giorno volevo che andasse in ospedale. Non ce la facevo a vederla così spossata. Allora lei mi rivelò piangendo di avere da sempre una grave malattia e che sarebbe morta presto. Nessun dottore aveva potuto fare niente per lei. La sua malattia non aveva neanche un nome. Per me fu uno shock, l'inizio della fine, ma mi feci forza per lei. Vedermi soffrire la faceva stare peggio. La portai in tanti posti. Non mi importava più della guerra. Magari fosse arrivata una granata a farci morire insieme. Andavamo in montagna, ai laghi, al mare, a vedere le chiese e i monumenti più belli. Facevamo l'amore molto spesso. Capii perché non aveva voluto sposarmi. Poi è peggiorata ed è morta un paio di mesi prima che mi  unissi al circo."

Merlin smise di parlare. Aveva le lacrime agli occhi. 

Arthur rimase male nel vederlo così. "Mi dispiace molto che tu abbia dovuto soffrire così tanto." 

"Per rispondere alla tua prima domanda, sono cinque o sei mesi che non lo faccio!"

 

"Scusami. Questo non ha nessuna importanza adesso."

 

"Perché non mi parli un po’ di te? Ricordo che avevamo detto che toccava a te raccontarmi della tua vita e invece anche oggi ho parlato solo io."

 

"Mi hai detto davvero tutto?" sorrise Arthur.

Merlin lo guardò incerto per un attimo poi aggiunse sorridendo: "Ti ho detto tutto quello che … potevo dirti! Stai forse cercando di sviare l'attenzione da te, come fai sempre?"

"Non c'è poi tanto da dire."

"Questo vorrei deciderlo io. Se due persone vogliono diventare amiche sul serio che ci debba essere reciprocità, io credo."

"Vuoi fare anche un giuramento di sangue?"

"Certo che no. Se non te la senti posso capire, ma credo rimarrei deluso…" disse Merlin con una certa aria di sufficienza. 

"Ho capito! D'accordo! Parto dal concreto.  La mia prima volta è stata a sedici anni, con una donna più grande. Era un'amica di famiglia. Credo puntasse a mio padre ma a lui non interessava. In seguito conobbi altre ragazze, quasi tutte figlie dei militari che comandava mio padre. Nel quartiere dove abitavo c'erano solo caserme. Per anni ho alternato momenti in cui stavo da solo ad altri in cui frequentavo alcune ragazze. Posso anche dire che mi sono divertito, è vero, ma nessuna ragazza ha mai significato qualcosa di più. Quando fui arruolato, all'inizio della guerra, anche per me fu terribile. Odiavo tutto di quel mondo e cominciai a pensare di fuggire. Incontrai un ragazzo, un mio compagno d'armi. Lentamente questo ragazzo diventò il mio punto di riferimento. Ed io diventai il suo. In battaglia ognuno copriva le spalle dell'altro. [Era più che un amico, più che un fratello.]*  Una sera ci ritrovammo nascosti in una soffitta di una vecchia casa. Fuori i nemici ci cercavano. Rimanemmo lì a lungo. Aspettavamo che se ne andassero. Noi eravamo due, loro erano almeno dieci.  Guardando tra le cose polverose e dentro i bauli, lui trovò dei vestiti con parrucche e monili molto stravaganti. Si travestì da donna per gioco. Per cercare di sdrammatizzare quella situazione di tensione. E invece io mi ritrovai a pensare a quanto fosse bello e eccitante. È una cosa stupida, lo so. Insomma lo baciai e dopo un attimo di esitazione, lui mi ricambiò e facemmo l'amore.  Fu molto diverso da com'era stato tutte le altre volte. E non perché fosse un uomo, ma perché lo amavo … Per la prima volta nella mia vita ero innamorato. Di un uomo. Un uomo molto bello. Un uomo di colore. Elyan. Si chiamava così."











 

















*Arthur nella serie (5x01) parla così dei suoi cavalieri a Merlin.


Ovviamente in questa fanfiction, Elyan NON è il fratello di Gwen, né si conoscono.. E finalmente abbiamo un'idea del passato amoroso di Arthur.

Era dall'inizio che avrebbe dovuto uscire sta cosa di Elyan, ma non sembrava mai essere il momento.

Stavolta gliel'ho infilata a forza.😄D'altronde nello specchietto illustrativo, c'è scritto crack-pairing. Arthur e Alined non bastavano? Si vede di no. Merlin e Mordred? Nemmeno. 😁

Un abbraccione a tutt* voi!



 

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Capitolo 18
*** Cap. XVIII - Retourn ***


 

Retourn










 

















Merlin non si sentiva troppo bene. 

Aveva un forte bruciore allo stomaco e una spiacevole sensazione, alla gola, come se fosse chiusa.

Quello che Arthur gli stava raccontando lo aveva del tutto scombussolato.

Aveva sempre pensato che Arthur fosse piuttosto superficiale nelle questioni di cuore o che comunque per lui l'amore fosse una questione secondaria nella sua vita. Sembrava uno che a causa della facilitá con cui poteva trovare spasimanti, considerasse l'amore come scontato.

 

Invece aveva amato. E molto anche.

Merlin si disse che era normale a venticinque anni aver avuto un amore importante. Lui ne aveva tre meno di Arthur e aveva già avuto due grandi amori.
Purtroppo questa consapevolezza non bastava a farlo stare meglio.
Le emozioni non erano razionali, era noto.

 

Arthur si fece cupo in volto. Raccolse una conchiglia e cominciò a farla girare tra le dita.

"Purtroppo Elyan era fidanzato da tempo con una ragazza. A causa della guerra aveva dovuto rimandare il matrimonio. Ma appena fosse stato possibile, l'avrebbe sposata."

"Non te l'aveva detto?"

"Sì, lo sapevo, ma in quel momento non mi importava. Esisteva solo il qui ed ora: non mi ero mai sentito così!"

"Per te è stata la prima volta con un uomo?"

"Sì, e fu un bel colpo per me. Prima non avevo mai desiderato stare fisicamente con un uomo. Cioè, anche prima li notavo i ragazzi, alcuni mi attraevano anche, ma non pensavo che sarei mai arrivato a tanto. Per lui fu la prima in volta in assoluto e dopo andò in crisi. Non solo perché non era riuscito ad essere fedele alla sua promessa sposa, ma perché tempo prima aveva deciso, a causa della sua religiosità, di rimanere casto fino al matrimonio."

"Capisco … e poi cos'è successo?"

"Per un po' cercammo di non pensarci più. Ci dicevamo che, in un frangente di guerra, da individui in stato di shock, quali eravamo noi in quel momento, potevano scaturire comportamenti che normalmente non avremmo mai avuto. Comportamenti deprecabili, ma anche giustificabili a causa della situazione. Abbiamo resistito qualche giorno poi lui ha ceduto e io non aspettavo altro. Stare insieme a lui era il mio angolo di paradiso in mezzo a quell'inferno. L'unica cosa per cui valesse la pena di continuare a vivere."

 

Arthur tacque a lungo.

Merlin si mise seduto a guardare il mare.

"È … è morto in guerra?"

"No. Almeno … fino a poco più di un anno fa, era vivo!
Sarebbe più giusto dire che l'ho perso… siamo stati insieme quasi un anno, poi lui si ammalò di spagnola e siccome i nemici avevano cominciato a bombardare anche gli ospedali da campo, che infami … fu mandato in un ospedale di cittá.
Era terribile non sapere niente di lui. I telegrammi potevano tardare mesi, sempre che ti arrivassero.
Quando mio padre morì, lo appresi solo due mesi dopo, tramite telegramma appunto."

"Mi dispiace molto Arthur. Non lo sapevo…"

"Sono io che non amo parlare di queste cose"

"E tua madre?"

"Non l'ho mai conosciuta: morì nel darmi alla luce!"


Merlin era sbalordito e triste per Arthur. Il ragazzo era solo. Lui almeno sapeva che sua madre viva.

Il primo anno, Hunith portava le lettere a un commerciante che viaggiava per lavoro e quando passava da Lavenham, lasciava per lui le lettere di sua madre direttamente all'ufficio postale.

Durante il primo anno di guerra, dal fronte non fu possibile intrattenere alcuna corrispondenza con sua madre, ma quando stava con Freya era riuscito a farle pervenire e a ricevere qualche notizia.

Pensando a sua madre, gli venne nostalgia di lei, della sua voce e dei suoi abbracci.

Era da quando era in viaggio con l'Albionstars che non si scambiavano notizie. L'ultima volta che le aveva scritto, le aveva fatto sapere che sarebbe stato difficile rimanere in contatto. In quel momento decise che le avrebbe mandato un telegramma l'indomani stesso. Le avrebbe chiesto di mandare un telegramma all'ufficio postale di Swindon e anche a quello di Oxford.

La guerra era finita e sperava che le poste fossero più veloci.

 

Arthur era rimasto a rigirare quella conchiglia, in silenzio, probabilmente perso nei suoi ricordi.

"Scusami, Arthur … cosa vuol dire esattamente che l'hai perso?"

"Durante uno scontro armato fui ferito da una pallottola al fianco sinistro, sotto il cuore."

E stavolta fu Arthur a sollevare la camicia, fino al petto. Merlin vide una cicatrice tonda, bianca, contornata da raggi rosati, quasi fosse un piccolo sole: non l'aveva mai notata, nonostante avesse visto molto spesso il ragazzo a torso nudo durante gli allenamenti e gli spettacoli.

 

"Mi mandarono nello stesso ospedale di Elyan. Stavo davvero male eppure ero felice: non vedevo l'ora di rivederlo! Ma scoprii con immensa tristezza che lui non c'era più. Le infermiere a cui chiesi sue notizie, mi dissero che era guarito ed era andato via già da parecchi giorni. Non era tornato da me e pensai che avesse deciso di disertare da solo, per conto suo. 
Per me fu una terribile notizia.
Ne avevamo parlato tante volte. Saremmo voluti scappare insieme, ma io alla fine mi tiravo sempre indietro adducendo come scusa la paura di essere catturati e fucilati. La veritá era che sapevo che una volta fuori dai campi di battaglia, lui sarebbe tornato alla sua vita, alla sua famiglia e alla sua donna … e io non potevo sopportarlo. 
Sicuramente lui l'aveva capito e mi aveva lasciato da solo, approfittando della sua malattia.
Ebbi la conferma dei miei timori più grandi, quando una delle infermiere mi rivelò con un sorriso di non preoccuparmi per il mio amico, che le aveva rivelato che sarebbe andato a sposarsi."

"È molto triste quello che mi stai dicendo. Non avrei mai pensato che tu avessi amato così tanto qualcuno, né che avessi sofferto in questo modo per lui.
Come sei finito al circo?"

"Alined … quando cercava del nuovo personale per il circo, si recava negli ospedali a visitare i militari feriti in via di guarigione oppure andava nelle chiese dove sapeva che spesso si nascondevano dei disertori, protetti dai sacerdoti.
Si faceva passare per parente di uno o dell'altro. Non so come riuscisse a farlo.
Offriva loro la possibilitá di avere cibo, di andarsene via e soprattutto la possibilitá di essere dichiarati malati e quindi dispensati dal tornare al fronte.
Gwaine e Lancelot sono stati aggregati al circo, così"

"Però! È abbastanza geniale…"

"Senz'altro! E con me ha fatto uguale. Fisicamente mi stavo riprendendo bene, dopo l'operazione durante la quale mi avevano estratto la pallottola. Ero però afflitto da una specie di depressione, a causa di Elyan.
L'ospedale aveva bisogno di posti letto liberi. Un giorno Alined si fece passare per mio padre e me lo trovai davanti in camera."

"Come sapeva il tuo nome?"

"Non lo so. Avrà avuto le sue fonti. Io ero a pezzi e accettai la sua offerta. Non mi importava più di niente ormai. Non riuscivo nemmeno più ad alzarmi dal letto da solo. Sapevo solo che al fronte non sarei più tornato. Mi mandò a sue spese in una casa di cura privata per qualche giorno. Appena riuscii a camminare di nuovo, mi unii al circo."

"Hai più saputo niente di lui … voglio dire di Elyan?

 

Arthur abbassò il capo e soffiò fuori un lieve: "No"

"Ti manca ancora?" chiese Merlin con un po' di cautela.

"... Ho sentito la sua mancanza per molto tempo. Ad ogni ragazzo di colore che incrociavo, trasalivo, sperando che fosse lui… ora non più. Sono ormai mesi che mi sono rassegnato."

Merlin era sempre più in evidente difficoltá. "E se tornasse?"

"...Sarebbe sposato ormai e sono cambiate tante cose da allora … sono cambiato io! Preferirei che non tornasse. Non più, a questo punto."

Merlin lo guardò negli occhi. Arthur sembrava sincero.

"E dopo di lui non hai amato più nessun altro?"

"Se intendi Gwen, erano due cose molto diverse…"

"No, intendevo ... un altro uomo."

"No!" rispose Arthur sicuro. Se con Alined c'era qualcosa ... era l'opposto dell'amore.

Merlin provò a smorzare quell'atmosfera triste: "Hai una fissazione per le persone di colore…" e gli sorrise gentilmente. Si riferiva a Gwen e ad Elyan.

"Sinceramente non ci ho mai pensato… credo sia un caso" rispose Arthur sorridendogli di rimando.

Sentirono delle grida allegre in lontananza e videro Gwaine, Percival e Leon, avvolti da una nuvola di polvere e sabbia, correre in modo sfrenato verso di loro.




 

Swindon, qualche giorno dopo

 

Il viaggio era stato lungo e difficoltoso. Era piovuto quasi sempre e a parte i pasti, ognuno si rifugiava dentro il proprio carro a lavorare.

Fu Gwaine ad occuparsi degli animali di Gwen, ma nessuno dei ragazzi nemmeno George, vollero andare a dormire sul carro rimasto vuoto.

Forse speravano che la ragazza tornasse e non volevano occupare il suo posto.

Arthur come aveva detto a Merlin si vergognava dei suoi pensieri: era sollevato dal fatto di non doverla vedere, di non vedere nei suoi occhi il dolore che le aveva arrecato e il disprezzo che sarebbe necessariamente seguito.
Se fosse rimasta, si sarebbe scusato, ma non le avrebbe mai chiesto di tornare insieme.

Forse era più dispiaciuto per la mancanza di Lance. Era la persona più matura e discreta del circo, nonostante sapesse di aver fatto soffrire l'uomo più di una volta per Gwen.

Certo anche Arthur era consapevole che in un circo non poteva mancare una donna e se non l'avessero trovata, il circo rischiava di chiudere.

Per questo Alined era voluto partire così in fretta per Swindon.

Avevano affisso volantini ovunque e i ragazzi li distribuivano nei posti più affollati della cittá.

Il direttore andò a cercare nelle compagnie teatrali se ci fosse qualcuno che facesse al caso loro.

Per il momento  all'Albionstars non era previsto alcuno spettacolo.

Dopo tre giorni avevano ricevuto diverse persone: i colloqui erano tenuti da Alined, Percival e Gwaine, ma non erano riusciti a trovare nessuna persona adatta.

A un certo punto erano stati tentati di prendere una ricca signora, almeno a giudicare dagli abiti e dai gioielli. La signora era di proporzioni gigantesche. Con il costume giusto avrebbe potuto sembrare ancora più enorme e attirare molti curiosi. Inoltre, assieme ai pagliacci avrebbe avuto un ruolo comico importante.

Fu ben presto chiaro che la signora non aveva nessuna intenzione di esibirsi: voleva solo vendicarsi di un presunto torto subito da parte del del marito e non se ne fece più niente.

Quella sera Alined stava giá pensando di partire per Oxford in cerca di miglior fortuna, quando percepì la presenza di qualcuno fuori dal suo carro. Si affacciò chiedendosi un po' allarmato chi fosse l'uomo in piedi vicino al carro.

 

"Vorrei parlare con il direttore del circo" disse l'uomo.

Alined, sentendo una voce così giovane, si tranquillizzò e scese dal carro per raggiungerlo.

"Sono io. Mi chiamo Alined Svenson. Con chi ho il piacere di parlare?"

"Sono William Walsh" disse il ragazzo, stringendogli la mano.

Quel giovane era la risposta alle preghiere di Alined e dell'Albionstars.

Era sposato e lui e la moglie cercavano un lavoro qualsiasi presso il loro circo.

"Sarò molto chiaro! In realtà per il circo è essenziale una presenza femminile, dii cui il circo è attualmente sprovvisto. Pensate che vostra moglie accetterebbe di fare da domatrice di cani e colombe?"

"Sono sicuro di sì. Lei adora gli animali..."

"Dovrebbe anche interpretare la parte della donna barbuta, sottoponendosi a un trucco di ore.
Non dovrebbe fare nulla di pericoloso, le assicuro.
Infine dovrà esibirsi vestita in modo un po' provocante, anche se non certo osceno. È solo per attrarre la gente; ma se voi avete delle remore ditelo subito che ci risparmiamo del tempo entrambi."

Il ragazzo ci pensò su poi rispose: "Se glielo chiedo io, lo farà. Ma non ha esperienza di circo e dovrà imparare. È una donna intelligente e si adeguerà in fretta."

Alined tenne per sé questo incontro. Voleva prima parlare con la signora Walsh e non voleva illudere nessuno prima del tempo.

Eppure la mattina dopo i ragazzi si accorsero del buon umore del capo.

La signora Walsh non era una bellezza rara. Era carina ma piuttosto insignificante. Si presentava come una ragazza semplice e un po' timida. Con il trucco e i vestiti giusti, avrebbe però fatto sicuramente la sua figura e quando sorrideva era già molto meglio. 

Non le aveva proposto il numero con i cavalli, tanto meno quello al trapezio: troppo difficili e senz'altro prematuri.

E, visto che era sposata, non le avrebbe affidato nemmeno il ruolo di Miss Merlin. Un ragazzo come il signor Walsh non sarebbe riuscito a sopportare che la giovane sposa, baciasse un altro uomo, anche solo se per esigenze di copione, soprattutto se l'uomo era attraente come Arthur.

Avrebbe dovuto continuare Merlin. Gliel'avrebbe chiesto lui. In fondo sembrava che lui e Arthur avessero risolto le loro controversie.

Il direttore si mise d'accordo con la coppia di ragazzi per trovarsi a cena in una locanda del posto, dove li avrebbe presentati al resto del gruppo.

Voleva fare ai suoi ragazzi una bella sorpresa e mantenne il segreto con tutti.







 

Non gli era mai successo. Si era addormentato a pomeriggio inoltrato. Che si stesse ammalando? Arthur? Leon? Perché nessuno l'aveva svegliato?

Era in ritardo almeno di mezz'ora per la cena.

Si guardò nello specchio: faceva spavento. Si lavò la faccia nel catino e si pettinò con le mani bagnate, cercando di domare la foresta che aveva sul capo.

Poi corse alla locanda. Si sedette al tavolo con gli altri: "Mi dispiace, mi sono addormentato …"

 

"Stavo per venire a cercarti" gli sussurrò Arthur, che gli aveva tenuto il posto accanto al suo.

"Merlin, mancavi solo tu" disse Alined con un gran sorriso.

In fondo al tavolo Merlin notò una ragazza seduta vicino al capo e accanto a lei dall'altro lato c'era un ragazzo che non conosceva.

Non si accorse che tutti lo guardavano aspettando una sua reazione.

"Voglio presentarti due nuovi membri dell'Albionstars, Merlin. Conto molto su di te, per farli sentire a proprio agio e per l'aiuto che potrai dare loro. Vieni! Alzati e vieni a salutarli!"

Merlin fece un gran sorriso e si alzò camminando verso il fondo del tavolo. Non se l'aspettava e fu una bellissima sorpresa.

I due venivano a salvarli da una brutta situazione.

Sentiva giá verso di loro un sentimento di profonda gratitudine, quasi di affetto e subito si diresse .

"Merlin , lei è Mrs. Walsh" chiosò Alined.

"Onorato" disse Merlin prendendole la mano e portandola alle labbra ma senza toccarla.

"Chiamatemi pure Sefa!"

"Grazie, Sefa!"

"E lui è Mr. Walsh!"

Merlin si girò e strinse la mano dell'uomo, con un sorriso che sfiorì un attimo dopo dal suo viso, facendolo irrigidire all'istante.

"William" disse l'altro

"Will, per gli amici"












 

Ciao a tutti*

 

Il ritorno è quello di Will, anche se avrebbe potuto essere quello di tanti altri, come Gwen o Mordred. Non considero Will e Sefa una crack-pairing, ma ognuno può considerarla come vuole😄 È una tra le poche ragazze della serie che vedevo bene con Will (immaginatevelo con una come Vivian, Sofia o Helena 😲 ...)

Capitolo più corto del solito, ma non sono riuscita a fare diversamente ma aggiornerò presto il prossimo capitolo, dove avremo un grosso colpo di scena!

Grazie a chi mi ha seguito sin qui.

Un abbraccione!

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Capitolo 19
*** Cap. XIX - Insanity ***




Insanity













 








Il sorriso di quel ragazzo si era trasformato in un'espressione di puro stupore.

Entrambi i giovani ritirarono la mano, a disagio.

"Ciao … Will" disse Merlin freddo, mentre l'altro sembrava non avere la forza di rispondere.

 

Mentre Merlin tornava a sedersi, notò che l'atmosfera generale si era fatta pesante. 

Tutti si erano accorti del gelo calato tra Merlin e l'uomo appena presentatogli, soprattutto Arthur, che seguiva i movimenti di Merlin con sguardo corrucciato.

 

Will era rimasto in piedi, imbambolato a guardare l'ex amico che si allontanava e prendeva posto, poi si riscosse rivolgendo ai presenti un breve sorriso forzato, sedendosi vicino alla moglie, che lo guardava preoccupata.

 

Merlin si sentiva estremamente sfortunato. Perché tra tanti proprio Will? Quante possibilità c'erano di incontrarlo lì, nel suo circo, visti i milioni di persone che vivevano in Inghilterra?

 

In quel momento avrebbe voluto andarsene via anche lui, come avevano fatto Lance e Gwen.

 

Voleva sparire, anzi no, avrebbe voluto che fosse Will a sparire.

 

Non avrebbe sopportato il fatto di vederlo ogni giorno e di dovergli stare vicino. Non riusciva a pensare lucidamente a cosa dovesse fare.

Sentì una mano toccarlo vicino al ginocchio, stringergli una gamba e accarezzarla velocemente con il pollice. Era Arthur. Istintivamente mise la sua mano sopra quella dell'altro, senza guardarlo e la strinse forte. Merlin aveva bisogno di lui e lui lo sapeva. La sua stretta fu ricambiata dalle dita di Arthur.

Merlin si girò verso di lui con gli occhi rossi e lucidi, sussurrando con tono di supplica: "Arthur, non ce la faccio! Portami via di qui!"

 

L'amico si alzò in piedi, tenendosi una mano premuta sulla fronte con aria sofferente: "Alined scusatemi, ma non mi sento tanto bene. Merlin puoi aiutarmi?"

Il ragazzo si alzò e sorresse Arthur, aiutandolo ad uscire dalla locanda.

Una volta fuori, si staccarono e camminarono fino ai carri.

 

"Che succede? Conosci quell'uomo?" Arthur era preoccupato per lo stato di Merlin.

"È Will! Will … capito?" disse il ragazzo con tono isterico.

"Quel Will? Oh, cavolo! … È una coincidenza troppo strana! Non credi che potrebbe averti cercato … e trovato?"

"Io non credo … perché mai lo avrebbe fatto?"

 

A Merlin scappò una lacrima di frustrazione.

"Io non posso stare qui, non finché c'è lui, lo capisci?"

"No, sinceramente non lo capisco. Dimentichi che ci sono io, qui! Ti aiuterò! Prova a fidarti di me!"

"Ho lasciato mia madre, il mio paese, per colpa sua!"

"Con me hai detto che era colpa di Mordred. Hai detto che forse Will non c'entrava con tutta quella storia."

"Io non ne sono sicuro … non so più niente … e vederlo mi fa male lo stesso."

 

Arthur parlò con un certo nervosismo che non sfuggì a Merlin. "Cosa vuoi che faccia ormai? È sposato! Forse sarebbe il caso che tu lo perdonassi una volta per tutte. Per te. Perdonarlo farebbe bene soprattutto a te. Un peso in meno. Pensaci. E puoi sempre chiedere ad Alined di non lavorare assieme a Will. A tavola ho sentito dire che per iniziare farà da assistente in quasi tutti i numeri, al posto di Lance."

Merlin si sentiva in trappola. "Anche nella colonna umana?"

"Puoi chiedere di avere Leon. Tanto sai che se glielo chiederai tu, Alined farà tutto quello che vuoi!" e di nuovo Merlin avvertì della tensione nelle parole di Arthur.

 

"E questa perla di saggezza da dove viene fuori adesso?" chiese Merlin seccato, asciugandosi le lacrime dal volto.

"Non è forse vero?" infierì Arthur.

"Sei geloso di Alined?" domandò Merlin con gli occhi leggermente sbarrati.

"La gelosia non c'entra qui! Solo che … tu sei qui da poco e ottieni tutto quello che vuoi da lui. È giusto e lo meriti, ma come spieghi che uno che sta qui da più di un anno gli chiede una cosa, una soltanto e lui gli dice di no?"

"Tu?"

"Io! Sì! E poi non capisco perché tu non voglia sapere la verità su di me, su quello che è successo con Gwen." Arthur non riusciva più a nascondere le sue emozioni.

 

"La so, la verità… l'hai tradita..."

"E non vuoi sapere perché? E con chi?"


Merlin si lasciò scappare un gemito di dolore.

"No!" disse stringendo gli occhi.

"Perché?" quasi urlò Arthur avvicinandosi di un paio di passi.

"Perché tengo a te, lo sai e vorrei continuare a tenerci."

 

"Giusto! Perché se te lo dicessi, tu non vorresti più avere a che fare con me, vero?" domandò Arthur con un sorriso sarcastico, atto a nascondere il dolore che stava provando.

 

Merlin abbassò la testa e non disse nulla, continuando a lacrimare in silenzio.

La voce di Arthur tremava:

"Non ho tradito te! Io non ti tradirei mai! Tu sei di più per me.... non lo sai ancora … ma per me sei diventato… casa. In pratica sei la cosa più simile a una famiglia che ho!" disse il ragazzo con gli occhi lucidi. Non riusciva più a fingere.

 

Merlin aveva la gola chiusa. Era come bloccato dal dolore e la voce non gli usciva. 

Arthur prese un profondo respiro.

"Se non sopporti la presenza di Will è perché ti ricorda Mordred. Ma io credo che tu l'abbia giá perdonato, nel tuo cuore. Lo so.
Posso sapere perché? Lui ti ha tradito, te lo dico io!" Ora Arthur ribolliva apertamente di rabbia e Merlin, giá confuso di suo, non ci capiva più niente.

 

"Mordred avrà anche usato tutte le strategie di seduzione possibili con Will, ma quel giorno ti aspettavano con un unico scopo, tutti e due! Mordred e Will! Che poi dopo si sia pentito può anche essere. 
Ma ti ha teso un tranello insieme all'altro. È stato debole e l'altro se n'è approfittato."

"Basta, ti prego!" 

Le parole di Arthur affondavano come una lama nella piaga dei suoi ricordi più dolorosi, eppure l’altro continuava impietoso.

 

"Will non ha pensato a te! Ha detto di sì a Mordred, distruggendo la tua storia d'amore e la vostra amicizia in un colpo solo. Voglio sapere perché diavolo Will merita il tuo perdono, mentre … io invece no?" lo incalzò Arthur urlando. 


"Perché Mordred era un mago!" gridò a sua volta Merlin, sfinito da quel confronto. 

Finalmente aveva compreso il motivo dello strano comportamento di Arthur, che sembrava talmente sconvolto e Merlin non aveva potuto tacere la verità


Arthur rimase in silenzio, guardandolo come se lo vedesse per la prima volta e scuotendo poi la testa.

"Merlin! Tu non stai bene! … I maghi esistono nei libri di fiabe per bambini, nei libri di fantasia … sono come i fantasmi, i vampiri, gli elfi … semplicemente non esistono…"

"Esistono, credimi, Arthur! Se vuoi saperlo, anche Trickler era un potente mago, per questo ha avuto quel successo straordinario, ai suoi tempi."

"Non crederai sul serio a queste baggianate?"

"Mordred spesso faceva in modo che levitassimo in aria, mentre facevamo l'amore … lo facevamo volando!" spiegò Merlin, tirando su con il naso, tacendo l'altra parte della verità.

"Che cosa?" Avrà usato un trucco per impressionarti..."

"E quale trucco, scusa? Non credi che me ne sarei accorto? 
Mordred fece un incantesimo a Will per costringerlo a fare una cosa che altrimenti non avrebbe mai fatto."

"Se davvero ci credi, allora non può essere che Mordred abbia usato la sua magia anche su di te, per sedurti? O pensare che quell'amore grandioso che provavi, fosse 'pilotato' da lui, ti fa troppo male per accettarlo."

"Mordred non usò alcuna magia per sedurmi, se escludiamo la malìa del suo fascino naturale e della sua bellezza!"

"Come puoi esserne sicuro?"

"So che la magia con l'amore non funziona, se non per breve tempo!"

"Che assurdità! La magia!"

"A Will piacciono solo le donne, ma anche se gli fossero piaciuti gli uomini, se per assurdo gli fossi piaciuto io, non avrebbe comunque mai potuto farmi una cosa così meschina. Ma ci sono arrivato solo dopo parecchio tempo."

 

Arthur incrociò le braccia sul petto.

"Molto bene, mi fa piacere! Puoi finalmente toglierti questa storia dalla testa e trattarlo come l'essere umano meraviglioso che è!" sbottò di nuovo furioso. 

"Che ti piglia ancora?"

"Mi piglia ... che tutti sono nobili d'animo: tu, Will, Alined … invece io sono solo un povero traditore che merita comprensione, pietà e non certo rispetto e stima, tanto meno fiducia."

"Io non ti ho mai detto questo!"

"No, ma lo pensi. Si capisce da come parli, da come mi guardi…" una lacrima veloce rigò la gota di Arthur, che girò le spalle e se ne andò.

 

Merlin non se l'aspettava. L'aveva ascoltato con attenzione, ma forse gli era sfuggito qualcosa. O forse era sconvolto dalle sue parole sulla magia.





Arthur non dormì sul carro quella notte, né su quello di Gwen che era stato assegnato a Will e a sua moglie. Merlin dormì poco e male, ma non se la sentì di andare a controllare dove fosse finito.





 


Successero cose spiacevoli la settimana successiva a quello scontro, per Merlin.

Avrebbe voluto parlare con Arthur, ma il ragazzo non si faceva mai trovare da solo. A tavola rimaneva pochi minuti e si sedeva sempre lontano da lui. Era tornato a dormire sul carro, ma si coricava talmente tardi che ogni volta Merlin e Leon giá dormivano.

 

Arthur lo stava evitando e dopo i primi giorni, sempre più offeso dall'atteggiamento dell'altro, Merlin si adeguò, cercando di evitarlo a sua volta.

 

Will si faceva vedere poco anche lui e quando c'era non lo guardava mai. Sembrava che Will e Arthur facessero a gara a chi lo evitasse di più: non era una bella sensazione.

 

Quella mattina a colazione Arthur non si fece proprio vedere.

Merlin aveva praticamente finito di mangiare, quando Alined gli si avvicinò. Il vecchio fece per parlare, ma Merlin lo anticipò, investendolo con una certa violenza. "Si può sapere che cosa avete fatto ad Arthur?"
"Niente…" disse il capo turbato, ma si riprese quasi subito e aggiunse con voce più tranquilla: "Niente per cui lui non fosse d'accordo!"

"Io non so perché ma … lui vi odia e mi dispiace perché siete entrambi miei amici…" disse il ragazzo con evidente tristezza. 

Alined sentì una stretta al cuore. Non tanto per l'odio che Arthur diceva di provare per lui e al quale credeva solo in parte, ma per quella confessione onesta di Merlin: uno come lui che lo considerava un amico era una novità, una piacevole novità. 

Alined non aveva mai avuto amici, se non amici di convenienza. La persona più vicina ad un amico che avesse mai avuto era George, ma forse solo perché si sopportavano da vent'anni.

 

"Non ti crucciare!

Arthur mi odia solo a metà e io non lo odio affatto. Tu … piuttosto … non vorrai fare andare via Mr. Walsh e sua moglie? Non so cosa sia successo in passato tra te e William, ma è chiaro come il sole che vi conoscete e che non vi piacete affatto."

 

Walsh, si disse Merlin, non era nemmeno il vero cognome di Will. Chissà perché lo aveva cambiato.

 

"Io non posso permettermi di mandarli via" aggiunse Alined. "Sai che se posso ti vengo incontro, ma non questa volta."

"Non preoccupatevi! Noi … eravamo amici, una volta e abbiamo litigato! Tutto qui!"

"Per soldi?"

"No"

"Per una ragazza?"

"Qualcosa del genere!"

"Per un ragazzo, allora?" Merlin era scioccato. Come faceva Alined a sapere? Arthur era l’unico con cui si era confessato e non l’avrebbe mai detto a nessuno, anche ora che era arrabbiato con lui. Ma Alined era un acuto osservatore ed essendo dichiaratamente omosessuale doveva avere un sesto senso innato per queste cose. Merlin preferì eludere la domanda.  

"È tutto a posto. È stato più per la sorpresa che ho reagito così. Non accadrà più!" 

"Voglio sperarlo. Ma in una settimana non vi siete mai rivolti la parola e domani sera ci sarà lo spettacolo. Posso cercare di non farvi lavorare insieme, ma di più non posso fare…"

"Non sarà necessario. Ormai ho dimenticato."

 

Merlin non stava mentendo. Davvero non provava più rabbia o odio per Will. Il merito era soprattutto di Arthur che l'ultima volta che avevano parlato era stato piuttosto brutale e l'aveva tartassato, ma lo aveva messo davanti al fatto compiuto. E continuando a pensarci era arrivato alla conclusione di poter concludere ogni ostilità con Will. Ovviamente se anche Will fosse stato d'accordo.

Il suo problema con l'ex amico consisteva ormai solo nel fatto che affrontarlo avrebbe riportato a galla vecchi ricordi mai sopiti e dolorosamente collegati a Mordred.

 


Arthur saltò anche il pranzo. Stava esagerando, pensava Merlin, seduto a tavola. Ogni tanto guardava verso Will, che sembrava più disinvolto rispetto ai primi giorni. Ogni volta che si girava verso di lui, vedeva Sefa che da dietro il marito, lo osservava con tanto d'occhi.

 

"Dopo pranzo proverete anche oggi" esordì Alined rivolto alla coppia. "Domani sera sarò io a occuparmi del numero delle colombe!" disse alla ragazza. "Oggi Gwaine, voglio che lavori per mostrare a Sefa gli esercizi più difficili che sanno fare i cani."

Sefa gli sorrise affabilmente, dicendo: "Quei cani sono adorabili!"

"Dopo andrai con George per provare i tuoi costumi e t' ininsegnerà come truccarti da donna barbuta. Ricorda che George è bravissimo nel suo lavoro, ma ha un po' la lingua tagliente. È fatto così, non farci caso."

George fece una smorfia, ma non replicò.

 

Alined spostò la sua attenzione su Will. "Tu invece andrai un po' da tutti, che ti mostreranno cosa dovrai fare per loro domani. Dei leoni si occuperà Leon.

Se poi te la senti di esibirti al trapezio con Percival, fammelo sapere."

Percival intervenne: "Will se la cava bene al trapezio. Abbiamo messo a punto qualche esercizio semplice ma d'effetto."

Will era meno alto di Merlin ma anche meno magro: sicuramente pesava più di lui, ma Percival era forte come un toro.

Mentre Alined assentiva soddisfatto, Will arrossì di piacere e Merlin si sentì contento per lui.



 

Dopo pranzo, Merlin stava provando alcuni numeri di magia, quando arrivò Will. 

"Il capo mi ha detto di passare da tutti. Hai qualcosa da farmi fare?"

"Avrò bisogno che tu mi porti questo tavolino in pista, prima dell'ultimo numero. Dovrai stare attento a non mostrare al pubblico cosa c'è sotto, anche quando lo riporterai via."

Merlin si rivolgeva al ragazzo in modo spontaneo e Will ne fu sorpreso e felice.

"Per la colonna umana, hai un ruolo più importante. Finito il numero, dovrai afferrare prima me poi Gwaine per evitare che nello scendere ci facciamo male. Proveremo più tardi tutti insieme."

"Vorrei fare diverse prove. Non voglio rischiare che vi facciate male. Potresti pensare che l'ho fatto apposta."

"No. Non saremo più amici, ma ti conoscevo bene e so che non lo faresti mai."

Will sorrise e guardò l'armamentario da mago che stava usando Merlin. 

"Scusa ma … che bisogno hai di tutta questa roba? A te non serve!”

"Invece sì. Io … non la sto usando"

Will aggrottò le sopracciglia. "Tu sai perché feci quel che feci?"

"Sì." Merlin lo guardò negli occhi da vicino. E fu un'emozione forte.

"Mordred!" biascicò Will chiudendo gli occhi un attimo per la rabbia.

"Usò la magia su di te, lo so!"

Will spostò gli occhi su di lui, guardandolo di lato. Era così emozionato che la voce gli tremò. "La casa che ci cadde addosso fu opera tua?"

"Sì, mi dispiace. È per questo che da allora non l'ho più usata, neppure durante la guerra."

"Davvero? È un peccato però… Qualcuno qui ne è al corrente?"

"Assolutamente no …"

"E io sarò una tomba …"

"Sefa?"

"No. Neanche lei lo sa.  Sa solo che ci conoscevamo e che abbiamo litigato. L'ho conosciuta un anno fa. Lavoravamo nella stessa industria bellica. Siamo sposati da poco, ma con la fine della guerra, l'industria ha chiuso e lavoro non ne abbiamo più trovato. Per noi questo circo rappresenta un'opportunità. Nell'ultimo periodo abbiamo patito la fame. Ci crederesti?

Ho fatto il lustra-scarpe fuori dagli hotel, ma la concorrenza è serrata anche lì." Will era diventato rosso.

"Qui, il mangiare non manca, ma in quanto a soldi, ne vedrai pochi."

"Per il momento, può bastare!"




 

Più tardi, quel pomeriggio Merlin riuscì a farsi dare un pasto fuori orario, dalla cucina della locanda dove consumavano i pasti e marciò deciso verso il proprio carro. Aprì e richiuse la porta con forza.

"Arthur, adesso basta! Che vuoi fare? Dormire per sempre? Morire d'inedia? Domani sera ci esibiamo e tutti ti stanno cercando per provare con te."

Arthur si mosse e sbadigliò. "Che ore sono?" chiese mugugnando.

"Sono le quattro. Cosa succede? Sei stato da Alined ieri sera?"

"Cosa? No, perché?" Arthur si tirò su a sedere. Era a disagio. Non era stato da Alined, ma temeva che il vecchio non avrebbe tardato a cercarlo. Erano passati già passati più giorni del solito dall’ultima tragica volta.

"So che quando vai da lui, ti schiavizza e il giorno dopo ti lascia riposare!"

"Non capisco di cosa parli?" mentì Arthur.

"Me lo dissero Gwen e Gwaine. Lui ti fa faticare, sembra!"

"Ho fame, Merlin. Puoi passarmi il vassoio?" chiese più per cambiare discorso che per reale appetito.

"No, ti arrangi!" disse Merlin posando il vassoio su un comodino. "Voglio che ti alzi da quel letto e che mi dici perché da quella sera mi eviti come la peste e perché sembri così stravolto!"

"Abbiamo detto tante cose che non ricordo. È passata una settimana ormai …"

"Sappi che ho parlato con Will di lavoro e che sono molto più tranquillo al riguardo e lo devo principalmente a te."

"Bene!" rispose secco Arthur "comunque sappi che le tue fregnacce sui maghi non me le sono bevute."

"Va bene. Ognuno crede a quel che gli pare. Ora però puoi dirmi che cos'hai?"

"Sei tu. Te l'ho detto!"

"Cos'ho fatto? Non parlerò più di magia se ti dà così fastidio."

"Non è per quello! Sapevo anche prima che sei un ingenuo senza speranza. Certo non mi aspettavo che tu fossi un credulone del genere. Ma se ti fa stare meglio pensarla così, chi sono io per impedirtelo?"

"Non sei molto carino …"

Arthur si alzò in piedi, prese il vassoio e lo scoperchiò. Mangiò due forchettate di cibo e si fermò."

"Allora cos'è?" insistette Merlin ma in modo più dolce.

"C'è, che quando saprai una certa cosa, tu non vorrai più saperne di me e a me non sta bene, per questo non te l'ho detta!"

"Allora siamo pari. Non vedo il problema. Forse io non voglio saperla e per i tuoi stessi motivi" deglutì

Merlin con gli occhi che ricominciavano a bruciare.

"Ma … non è meglio che te la dico io? Saperlo da altri potrebbe essere peggio, non credi?” 

Merlin abbassò lo sguardo e mise una mano sulla maniglia della porta. L'intento era quello di fuggire: la voglia era tanta!

"Non sono pronto, Arthur! Non ora che stiamo bene. Io ho dato una mano a te e tu hai dato una mano a me, in un modo che neanche immagini. Se con Will riesco a parlare è solo merito tuo! Non voglio rinunciare a tutto questo.  Sapevo giá che frequentavi un'altra persona. Me lo disse Gwen, la sera che mi baciò. Lei sapeva di rischiare, mettendosi con te. Forse sperava che per amor suo, avresti rinunciato all'altra donna o … uomo. Ma sono fatti che in fondo non mi riguardano."

 

Merlin spalancò la porta. Non poteva più stare lì.

Arthur richiuse la porta con un tonfo e mise la mano sopra quella di Merlino, che ancora stava sulla maniglia. 

"Basta scappare …"

"Lo faccio per noi …per la nostra amicizia" provò ad insistere Merlin.

"Lo so, ma … dimostrami che la nostra amicizia è importante per te … dimostrami che sei coraggioso … fallo per me …"

Merlin scoppiò in lacrime, ma stavolta non fu sufficiente a fermare Arthur.

"Ogni tanto Alined mi fa chiamare per … avere rapporti sessuali con me!"

"No!" urlò Merlin.

"No, no, no" ripeté poi con un filo di voce.

Arthur tolse la mano da sopra la sua e Merlin scappò fuori in un istante.










 








Ciao!

Ci siamo! Arthur gliel'ha detto. Merlin sa di Alined e Arthur. Non sembra ci sia rimasto molto bene. E gli ha detto che Mordred era un mago, ma Arthur non crede alla magia. Come dargli torto! Non siamo nel medio evo, ma soltanto un secolo fa. Vedremo come andrà. Anche nel prossimo capitolo ci saranno nuove rivelazioni! 

Ringrazio chi è arrivato sin qui.

Un abbraccio! 




 

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Capitolo 20
*** Cap. XX - Uncover ***


 

Uncover















 

Arthur richiuse piano la porta del carro e tornò seduto sul suo giaciglio. Prese in mano il vassoio che gli aveva portato Merlin. Lo guardò a lungo poi con urlo di rabbia lo scaraventò contro la parete del carro. 

In mezzo a quel marasma di emozioni, si sdraiò e cominciò a piangere disperatamente, come mai aveva fatto in vita sua, nemmeno per Elyan.




 

Merlin dopo aver superato i carri cominciò a correre lungo le sponde del fiume lì accanto.

 

Corse ancora e ancora finché non ebbe più fiato.

Si buttò in ginocchio sulla riva che in quel punto era bassa e lasciò che le acque gelide del fiume lo lambissero.

Aveva male alla gola per il groppo che sentiva.

Rimase lì per diverso tempo, quasi bloccato, finché i denti cominciarono a battergli per il freddo.

Si spostò sull'erba tiepida e scoppiò a piangere come un bambino.

 

Non capiva come fosse possibile! Gwen aveva parlato di ossessione. Arthur era ossessionato da Alined? Non aveva nessun senso. Arthur … poteva avere qualunque donna, qualsiasi uomo. Perché scegliere Alined?

 

Merlin aveva una gran confusione in testa: voci, gesti, facce si rincorrevano dentro la sua mente, senza ordine e gli sembrava di impazzire.

Si ricordò di tutte le volte che Arthur aveva parlato male del vecchio e lo aveva disprezzato apertamente. 

 

'Forse lo diceva apposta per tenermi lontano da Alined. Non voleva che mi avvicinassi troppo a lui. Era geloso del vecchio…' pensò Merlin senza volerci credere. E ricordò quante gliene aveva dette quella volta in cui si era fatto baciare da Alined.

 

'Potrebbe quindi trattarsi di amore e non di ossessione!'

Arthur innamorato di Alined era un altro pensiero che non concepiva. 

'Una brutta storia', sentì dire dalla voce di Gwen dentro la sua testa; ma chi immaginava potesse essere così brutta?

 

Merlin soffriva, proprio come aveva previsto, probabilmente di più. Si sentiva male anche fisicamente. A un certo punto si mise in ginocchio e diede di stomaco.

Con gli occhi della mente rivide l'espressione triste di Alined, la volta in cui il capo gli fece capire che trent'anni di differenza erano troppi per due amanti. Parlava di se stesso e di Arthur. Ricordò il discorso del giovane maschio alfa sottomesso a quello vecchio. Con quello che sapeva adesso, quella frase gli risuonava nel cervello sinistra e grottesca.

 

'Sono  il solito ingenuo. No, di più! Stavolta sono stato uno stupido!'

Come aveva fatto a non capire? Quanti segnali c'erano stati di quella relazione? Gwaine gliel'aveva praticamente detto…


Merlin era ancora stravolto, nonostante si fosse sfogato per più di un'ora.

Rimanere lì non solo non serviva, ma non gli faceva neanche bene.

Si lavò il viso nel fiume e tornò indietro. Come avrebbe potuto cambiarsi d'abito senza incrociare Arthur? E se si fosse trovato ancora sul carro?

Non aveva voglia di vederlo.

 

Nascosto dietro un albero, Merlin fece dei segni a Gwaine, il quale gli corse incontro sorridendo. Vedendo l'altro in quello stato si preoccupò: "Dio, Merlin, cosa combini? Sei caduto nel fiume?"

"Sono scivolato … ti prego, puoi controllare che il mio carro sia vuoto? … Per favore!"

Merlin era bagnato e sporco, aveva gli occhi arrossati e un'espressione supplicante: sembrava un pulcino appena nato e Gwaine si mosse a compassione. Storse un po' la bocca e senza dire nulla andò a controllare il carro e tornò da Merlin.

"Ci sono Leon e Arthur! Vieni sul nostro: lì non c'è nessuno. Troverò qualcosa da prestarti!"


Gwaine lo aiutò a cambiarsi. Merlin stava bene con la sua vecchia camicia. I calzoni invece gli ballavano decisamente quindi usarono delle spille da balia e un paio di bretelle. Poteva andare.

"Hai litigato di nuovo con Arthur?"

"No, non proprio. Lui … Arthur … mi ha detto di Alined!"

Gwaine scosse la testa. "Merlin, io capisco che tu sia sconvolto … scoprire che Arthur e Alined sono entrambi … diversi!"

"Diversi da chi?" lo guardò Merlin imbronciato.

"Diversi dagli uomini … normali"

"Non sono diversi. Sono uomini normali con gusti differenti dalla media"

"Intendevo diversi da me e da te!"

"Parla solo per te, Gwaine!"

 

Il capellone spalancò a lungo la bocca e disse solo: "Oh!"


"Scusa Merlin" sorrise Gwaine, facendo un passo indietro. "Non è che … si tratta di una cosa contagiosa?"

 

Merlin lo fissò stranito per un attimo poi si avvicinò all'altro con fare cospiratorio, sussurrando:

"Gwaine, hai presente tutti quei baci nel numero finale dello spettacolo? Io temo che sia a causa di quelli… "

"Dio! Davvero?" 

La faccia di Gwaine aveva l'espressione più buffa che Merlin avesse mai visto e scoppiò a ridere.

Gwaine incrociò le braccia al petto, risentito dal fatto di essersi lasciato prendere in giro in quel modo.

 

Merlin studiò un po' la sua reazione poi tornato serio aggiunse: "Comunque sapevo giá di Arthur e anche di Alined, solo … non insieme…"

Al che Gwaine rispose:

"Io credo che gli uomini che vanno con altri uomini, siano ... come dire … di bocca buona!"
"Cioé?"
"Uno vale l'altro!"

"Che boiata!"

"Non parlo di te!"

"Ci mancherebbe…"

"Scusa ... guarda Arthur! Alined lo posso già comprendere un po' di più! Credo che Arthur non sia male, anche se ... io sono un uomo e in quanto uomo non sono in grado di giudicare la bellezza negli altri uomini. .."

"Altra boiata!"

Gwaine lo guardò bieco per un momento: "Voglio dire che la differenza tra i due salta all'occhio a chiunque. Lo neghi forse?"

"No."

"Il bello e la bestia!" sghignazzò Gwaine.


Merlin scosse la testa poi lo salutò: "Ci vediamo tra poco per provare insieme. Sei stato molto gentile… grazie per come hai accettato quello che ti ho detto su di me. E scusami se ho esagerato… non sono in me!" 

"Lo vedo, ma va bene così. Vorrei chiederti un'ultima cosa…"

"Dimmi."

"Sei innamorato di Arthur?"

Merlin si sentì rimescolare i visceri. Non aveva mai osato chiederselo direttamente, ma era chiaro come l'aria che fosse innamorato di lui. 

"Sì, ma tra noi non ci sará mai niente … devo andare."

Gwaine emise un profondo respiro quando vide la schiena del suo amico scendere dal carro e allontanarsi.


Merlin si diresse al circo già montato e pronto per lo spettacolo del giorno dopo, dove si stavano esercitando gli altri ragazzi.

Che strano! Non avere voglia di vedere Arthur e avere voglia di vedere Will. Il suo mondo si era capovolto. In realtà voleva stare un po' in mezzo agli altri, per cercare di non pensare troppo.

Se quella sera sul carro con Arthur, avesse ceduto ai sentimenti … quanto avrebbe sofferto? Era stato a tanto così dalla tragedia, ma il suo istinto di sopravvivenza, all’ultimo lo aveva salvato.

Pensare di farlo con Arthur mentre stava ancora con Gwen e vedeva Alined al contempo… 

 

'Che schifo!'

 

Arthur non era poi così diverso da Mordred.

 

Ma la colpa era anche sua. 

Forse non era nemmeno così innocente come credeva.

Era attratto, anche se non del tutto consapevolmente, da quel genere di uomini, bellissimi e perversi. Il cliché si ripeteva con poche varianti. 

 

In passato, dopo Mordred, aveva sempre diffidato degli uomini belli che gli facevano gli occhi dolci. Eppure, proprio dal più bello di tutti si era lasciato confondere ed ammaliare. Si vedeva che la lezione non gli era bastata. Si vedeva che era più superficiale di quanto credesse!

Aveva rifiutato Arthur, era vero, ma aveva continuato a pensare a lui.


Merlin cominciò a esercitarsi con i nuovi numeri di magia. Anche stavolta aveva scelto esercizi semplici eppure risultavano sempre troppo complicati da eseguire. Voleva far levitare una pallina e muoverla nell’aria, ma la bava trasparente e il sottile fil di ferro gli sembravano sempre un po’ troppo visibili e la maledetta pallina andava dappertutto fuorché dove doveva andare.

In lontananza vedeva Gwaine che insegnava a Sefa gli ordini e i gesti da impartire ai cani per farli alzare sulle zampe posteriori, per farli saltellare o rotolare per terra.

Alle sue spalle arrivò Will.

Merlin sobbalzò. “Possibile che devi farmi venire un accidenti, ogni volta?”

“Sei tu, Merlin, che sei nervoso. Scatti come una molla!”

“Oggi … non ti do torto!”

“Puoi spiegarmi perché fai tanta fatica, quando potresti ottenere un effetto dieci volte migliore senza sforzo? So che me l’hai detto prima, ma continuo a non capire. Se non vuoi che il pubblico si accorga dei tuoi occhi dorati, anche se farebbe un magnifico effetto durante lo spettacolo, potresti chinare la testa e l’ampio cappuccio nasconderebbe il tuo viso: non se ne renderebbe conto nessuno.”

“Ti ho detto che ho smesso!”

“Anche a causa mia! Lo so bene! Ascolta … era una vecchia casetta di legno: non ci avresti ucciso anche volendo.”

“Ma io volevo. O almeno volevo farvi del male. Il motivo esatto era perché non volevo faceste sesso insieme, in quel momento e in quel posto specifico, anche se immagino che prima di proporvi a me … fosse già successo tra voi …”

“No. Te lo giuro! Non è successo niente, né prima, né dopo! Nemmeno un bacio! A Mordred non interessavo, quanto meno … non da solo!”

Strano a dirsi ma Merlin gli credeva. In ogni caso era passato tanto tempo e non aveva più molta importanza.

 

“Cos’hai fatto, dopo che sono andato via da Ealdor?” 

“Mordred mi perseguitava, a causa tua. Era convinto che che io sapessi dov’eri. Era sicuro che noi fossimo ancora in contatto, però …”

“Però?”

“Però non sono riuscito a evitare che parlasse con tua madre … mi dispiace!”

Merlin impallidì all’improvviso. “Le ha fatto del male? Mia madre non mi ha scritto niente …”

Will lo interruppe: “No, non le ha fatto niente! Io lo seguii dentro casa tua. Non mi fidavo. Le disse di essere un tuo amico poi le chiese dove fossi andato. Tua madre mi guardò e io scossi la testa, così lei capì. Mordred si arrabbiò con me e le disse di essere il tuo amante e che ti avrebbe trovato per conto suo.”

“Quindi lei lo sa?” chiese Merlin smarrito.

“Sì, ma Hunith è una donna fantastica e ti ama infinitamente, lo sai. A lei importa solo che tu sia felice.”

“Va bene, grazie per avermi avvertito!” 

 

A Merlin dispiaceva di non averglielo detto. Sua madre doveva aver sofferto di più per il fatto che non l’aveva resa partecipe, rispetto al fatto in sé.

Will continuò il suo racconto.

“Mordred  partì da Ealdor quel giorno stesso e non l'ho più rivisto. Poco dopo me ne andai anch’io e cambiai il mio cognome. Avevo paura che Mordred tornasse a cercarmi per avere informazioni su di te. Lui era pur sempre uno stregone, e neanche di quelli buoni! Ti ha mai ritrovato?” 

“No. Il primo anno stavo a Lavenham e per fortuna non l’ho più incontrato!”

“Sono sicuro che se foste arrivati a combattere con la magia, l’avresti surclassato!”

“Non lo so, non ci ho mai pensato!”

“Io credo che tu sia un mago molto potente!”

“Questo non puoi saperlo, come non lo so io!”

“Che cos’hai fatto? Hai una faccia come se ti fosse morto il gatto … credevo fossi felice che avessimo fatto pace. Io lo sono!”

“Anch’io, ma … non ho niente!”

“Sono stato il tuo migliore amico per quasi tutta la vita e so quando sei giù di morale, e ora sei giù di morale!”

“È una cosa per la quale non ci si può fare niente.”

“Riguarda quell’Arthur?”

“ … Non mi va di parlarne …”

“Anche se gli uomini non mi piacciono (nonostante quella volta tutto fosse contro di me) ho anch’io gli occhi per vedere che è un bell’uomo … E se non fosse sufficiente, io e Sefa abbiamo discusso proprio di questo, l’altra sera. Non mi piace come lo guarda!”

“Non ti fidi di lei?”

“Sì, ma mi dà fastidio lo stesso … sai come sono!”

“Dio, povera Sefa. Tu sei un geloso nato! Allora dovrei dirti di stare più attento a Gwaine che ad Arthur.”

“Che cosa?” disse Will guardando verso la moglie, con aria preoccupata!”

 

“Gwaine è un dongiovanni … Arthur è come me …” 

“No! Un altro della serie -Largo ragazze! Uomini a me!-” disse Will ridendo sguaiatamente.

“Una via di mezzo …” puntualizzò Merlin.

“C’è qualcosa tra voi, vero?”

“No, ma questo non significa che non ci abbia pensato. 

È una lunga storia, che non ti racconterò mai …”

“Orribili storie di tradimenti?” fece Will con un piccolo sorriso curioso.

“Ora basta, Will!” si schermì Merlin, sorridendo anche lui.

Parli del diavolo e spuntano le corna … Il tuo bello sta venendo qui …”

Merlin si girò con occhi spaventati. “Non voglio parlare con lui!” 

“Posso aiutarti?” mormorò Will.

“Sì! Parla fitto fitto con me, per fare un po’ di scena”

“Se vuoi ti bacio pure …” ridacchiò  Will.

“Idiota!”

Merlin si accucciò a terra, mettendo la testa sotto il tavolino per mostrare a Will il trucco che non avrebbe dovuto essere visto dal pubblico. L’amico lo imitò.

Erano abbastanza nascosti ma Arthur li vide bene.

Will gli sorrideva, lo guardava, annuiva solennemente poi  mise un braccio attorno alle spalle di Merlin, come per sorreggersi in quella posizione dall’equilibrio precario. Gli tolse anche un paio di pelucchi inesistenti dal viso. ‘Will è un ottimo attore…’ pensò Merlin.

Arthur passò davanti a loro, fissandoli con cipiglio altezzoso e li superò a passo spedito.

“Grazie, Will. Ha funzionato!”

“Percival si chiederà dove sono finito” disse Will.

“Bene, ci vediamo più tardi allora …”

“Un’ultima cosa, Merlin. Qualsiasi problema tu abbia, non sei solo!”
“Ti ringrazio!”

“Non parlavo di me, ma della magia! Puoi scoprire quello che vuoi, sapere quello che ti serve, avere tutte le risposte che cerchi. Dovresti fare pace con te stesso e tornare ad essere quello che sei. In passato hai commesso un errore. Può capitare a tutti…”

“Potevo uccidervi?”

“Ma non è successo. Se avessi voluto veramente ucciderci, avresti dato fuoco alla casa o qualcos’altro, e io non sarei qui a parlare con te, ora. Non è un caso … e lo sai! Sei maturato da allora. Hai il potere di dominarla e di non farti più dominare. Sei tu che decidi come usarla e se può essere tua amica o nemica. Puoi permettere alla tua natura di aiutarti, se vuoi!”

“Ci penserò Will, grazie!”

Le parole dell’amico lo avevano davvero toccato.



 

Poco dopo, Merlin sentì di non poter più aspettare a parlare con Arthur. L’averlo visto pochi istanti prima, mentre cercava di evitarlo, gli aveva messo in mente almeno un milione di domande che avrebbe voluto fargli.

Era quasi buio. Non mancava più molto alla cena. Era stata una lunghissima giornata. Erano successe un’infinità di cose. 

 

Lo trovò seduto sulla riva del fiume: ogni tanto scagliava qualche pietruzza nell’acqua. Era bellissimo con quella cornice verde attorno e l’argento dell’acqua che lo illuminava a tratti, ma guardandolo meglio, vide che era triste e arrabbiato.

 

“Chi è là?” trasalì Arthur.

“Sono Merlin. Tranquillo”
“Che vuoi?”

“Accertarmi che tu non muoia di fame e che partecipi alla cena!”

“Cosa t’importa?”

“Non lo so … ma m’importa!”

“Prima sei scappato come un coniglio!”

“È vero. Non ho mai nascosto di non essere una persona particolarmente coraggiosa….”

 

Arthur lo stava trattando con astio e rancore, ma Merlin sapeva che Arthur si stava difendendo, dalla reazione che Merlin aveva avuto, dal timore di perderlo come amico e chissà da cos’altro.

 

“Dove hai messo il tuo migliore amico? L’hai mandato nella gabbia dei leoni, sperando che lo mangino? Non è questo che fai ai tuoi amici?” chiese Arthur sarcastico.

“In effetti, potrei mandare te, dai leoni, se non la pianti!”

“Te lo chiedo ancora, Merlin. Che cosa vuoi?”

“Voglio capire Arthur …”

Merlin cominciò a giocare con la corteccia di un albero li’ vicino. “Perché un ragazzo come te, voglio dire un bellissimo ha un’ossessione per un uomo come Alined?”

“Se lo sapessi te lo direi. È quello che mi chiedo da quando sono qui. Grazie per il ‘bellissimo’!”

“Sei innamorato di lui?”

“No. Io lo odio!”

“Allora cosa ti attira di lui?”

 

Arthur buttò un altro sassolino nel fiume e si alzò in piedi, continuando a guardare l’acqua.

“Niente, Merlin. Di lui non mi attira niente di niente!”

“Prova a spiegarmelo, perchè per me è incomprensibile”

“Tu non mi stai ascoltando, Merlin!”

“Ma non è possibile? Qualcosa dovrà pur esserci!”

“Se c’è, ti assicuro che io non l’ho capita …”

“Lui è … brutto, ma non significa niente. Anche i brutti possono piacere …”
“Non mi piace!”

“Ha trent’anni più di te! Magari, senza volere, ti ricorda la figura di tuo padre ed è un modo per tenerlo legato a te …”

“Ma cosa dici? Prima la magia, ora questo. Ti giuro che l’idea di un incesto con … è la cosa più disgustosa che abbia mai sentito. Io sarò anche malato, ma tu non sei molto più sano di me, Merlin!”

“Sei malato?”

“Se la pazzia è una malattia, allora sì!”

Merlin si girò verso Arthur. “Tu non sei pazzo … non del tutto comunque!”

“Grazie tante!” disse Arthur allibito.

“Non volevo dire questo …”

“Lascia stare, Merlin … Tutti i ragionamenti che tu puoi fare, io li avrò fatti almeno mille volte. Colpa mia? Colpa di Alined? Colpa del destino?”

“Perché non sei andato via?”

“Volevo farlo, ma fuori mi aspettava la guerra, senza più Elyan al mio fianco, e dopo quel che ho visto, ho scelto il male minore.”

 

“Scusami Arthur … consideri la cosa soddisfacente, almeno dal punto di vista sessuale?”

“Ho capito … e la risposta è no!”

“Sul serio?”

 

Arthur sospirò spazientito. Doveva essere più diretto se voleva che Merlin capisse, a costo di diventare un po’ brutale.

“Non ho mai raggiunto l’orgasmo, stando con lui, e non provavo nemmeno … eccitazione. Ti basta?”

“È una cosa … strana, però! Devi ammetterlo … Ma come riuscivi a farlo, allora?”

 

Arthur si girò e lo guardò negli occhi. Merlin riusciva a scorgere nella penombra le sue enormi pupille che lo fissavano. 

“Secondo te?” chiese Arthur rigido.

Merlin continuava a guardarlo per capire: “Oh ... certo … scusa …” Per fortuna era buio perché Merlin si accorse di avere le guance in fiamme. 

“Era un amante … egoista!” affermò Merlin.

“Ero io che non volevo. Qualche volta ha provato a fare diversamente, ma mi sono sempre rifiutato … l’idea che potesse darmi piacere era più terribile di tutto il resto …”

 

“Se non provavi nemmeno un po’ di piacere, perché tornare da lui?”

“Non riuscivo a sottrarmi! Nonostante lo volessi davvero. Ho provato ogni volta, te lo giuro!”

Arthur aveva la voce rotta, come se stesse per piangere.

“È per questo che ti sei messo con Gwen?” sussurrò Merlin.

“Speravo bastasse a fermarmi o almeno a fermare lui!” Ormai grosse lacrime scorrevano sul viso di Arthur.

“Le sole cose che provavo erano la nausea e l’odio. Non erano per Alined, non erano per quello che facevo con lui, erano solo per me!” Arthur piangeva amaramente e Merlin stava male, nel vederlo così. Non sapeva cosa fare, se non rimanergli accanto.

 

Più tardi Arthur si calmò.

Si sentiva meglio. Da quanto non si sentiva così? Più leggero e libero. Merlin era riuscito in un’impresa che Arthur non credeva possibile. Lui era convinto che sarebbe morto con quel segreto. E Merlin era ancora lì. Aveva voluto sapere tutto e Arthur aveva diviso quel peso con lui.

 

Arthur gli rivolse uno sguardo speranzoso. “Merlin, cosa pensi sinceramente di questa situazione?”

Merlin riordinò per un attimo le idee. 

[“Arthur, sembri aver sviluppato una vera e propria dipendenza da Alined … mi pare un modo per sfogare la tua vera natura”]*

 

“Una dipendenza?”

“Sì! Come se lui fosse una droga, per te …”

“Potrebbe essere vero. Pensi che se accettassi la mia natura, cambierebbe qualcosa?”

“Forse sì, non lo so …”

“Non credi che se fosse per questo, avrei scelto di sfogare la mia natura con un’altra persona? Magari tu?”

“Oh!” fece Merlin scandalizzato. “Sono qui solo da tre mesi. Non ero qui quando arrivasti al circo. E l’unico omosessuale al tempo era Alined.”

“Ma tre mesi fa avrei scelto di cambiare … persona” lo guardò Arthur, torvo.

“Bisogna essere in due a scegliere queste cose …” ricambiò Merlin con un atteggiamento di sfida nel volto.

“Non è vero! Con Alined non è così! Io non ho scelto un bel niente … ma con te avrei potuto…”

“Io non credo”

“Tu non credi che, se veramente avessi voluto, non sarei riuscito a farti capitolare già dai primi giorni? Mi sottovaluti, Merlin!”

“Sei tu che mi sottovaluti, Arthur! Dimentichi che ho promesso a me stesso di non avere più alcuna relazione con gli uomini.”

“E tu pensi che la tua natura te lo permetta? Illuso, non puoi sceglierlo. Tu sei così! Fai finta di avere a disposizione una bella bistecca al sangue, e tu adori le bistecche al sangue; poi c’è un piatto di fagioli, che riesci a mangiare ma non ti piacciono molto. Per quanto tempo riuscirai a mangiare fagioli prima di affondare i denti su una succulenta, tenera bistecca?”

“Si tratta di forza di volontà!”

“Vero. Puoi anche riuscire a mangiare fagioli per tutta la vita, ma desidererai sempre quella bella bistecca. Perché rinunciare? Non ha senso!”

“Comunque, è un paragone del cavolo! E mi sembra che questo valga più per te che per me.”

“Sì, ma almeno lo ammetto. Non mi nascondo dietro mille scuse.”

“C’è una differenza tra di noi. Io ho amato prima un uomo e poi una donna. Forse c'era qualche disparità ma l’amore era molto profondo, in entrambi i casi.”

“Per come la vedi tu, allora io sono meno bisessuale di te. Ma se mi permetti, non credo si possano quantificare i sentimenti. Tu non puoi sapere quanto ho amato Elyan e io non posso sapere quanto tu abbia amato Mordred e Freya”

 

Merlin era un po’ confuso. Non sapeva più come ribattere e all’improvviso sbottò: “E poi  io odio i ragazzi belli!”

“Perchè?” chiese Arthur offeso.

“Sono troppo sicuri di sé e hanno troppa gente intorno per i miei gusti.”

“Tu non hai ancora superato il trauma di Mordred, ma ti ho già detto che non puoi fare di un’erba un fascio.”

 

Merlin tacque. Ripensava all’inspiegabile dipendenza di Arthur. Perché Arthur era così dipendente da Alined? Alla luce di ciò che aveva appena scoperto, quale poteva essere il motivo di quella dipendenza tossica?

Ed ebbe un’idea, un lampo luminoso nella mente. E ripensò alle parole di Will: ‘La soluzione c’è già! la magia può aiutarti’

“Arthur! So cos’è successo!”

L’altro lo guardò confuso.

“Alined è … un mago!”














 

* Frase di Ceppeugenia che ho letto su una recensione. Una sua geniale ipotesi sul complicato rapporto Arthur/Alined. L’ho adorata e l’ho trovata perfetta per la mia storia! E da lì si sono aperti nuovi scenari … Grazie mille, cara!


Ciao! Grazie a chi é arrivato fin qui. I colpi di scena non sono ancora finiti, come immaginerete, ma la fine é sempre più vicina. 

Un abbraccio

 

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Capitolo 21
*** Cap.XXI - I will fight for you ***


 



I will fight for you











 








"Dio mio, Merlin! Ancora? Non puoi continuare così…! Tu sei grave, da ricovero … da manicomio. E io non ho più intenzione di ascoltarti!"

Il giovane voltò le spalle all'amico e fece per andarsene ma Merlin gli corse dietro portandosi di fronte a lui. Con fare deciso portò le mani sulle  braccia di Arthur per impedirgli di allontanarsi e lo guardò in viso.

"Per favore, Arthur! Lo so che non mi credi … ma è vero!" I grandi occhi blu di Merlin visti da così vicino, nella penombra, erano meravigliosi e strazianti allo stesso modo.

"Mordred … Trickler … e adesso Alined, poi? C'è qualche altro mago? Il prossimo sarai tu e poi magari io … ?"

Arthur lo stava osservando con uno sguardo veramente preoccupato. 

Merlin provò a sdrammatizzare: "Perché no? Non sarebbe bello?" Arthur si allontanò da lui e tornò a sedersi in riva al fiume con le mani tra i capelli!

Merlin proseguì. "Ti prego di avere ancora un po' di pazienza, poi ti spiegherò tutto, ma … prima devo parlare con un paio di persone … "

"Altri stregoni?"

"Forse. Potrebbero sapere qualcosa di importante. Promettimi di non starci troppo a pensare nel frattempo. Ti prometto che finirá tutto bene, Arthur … vai a mangiare adesso, ci vediamo tra poco a tavola." E Merlin si allontanò correndo.

 

Arthur lo seguì con lo sguardo finché scomparve.

 

Alined l'avrebbe dunque sedotto con la magia?

 

Merlin stava dando di matto. Non ci voleva proprio.

Il ragazzo probabilmente era molto più fragile di quanto avesse pensato fino a quel momento.

L'idea di lui e Alined insieme doveva averlo sconvolto a tal punto che per riuscire ad accettarla Merlin si era inconsapevolmente inventato un mondo parallelo fatto di incantesimi e di maghi. Qualcosa di estraneo a cui dare la responsabilità di tutto.

Se avesse anche solo immaginato una cosa del genere, non gliel'avrebbe mai rivelato. Pur di non doverlo considerare un maniaco o un malato, si era ammalato Merlin.

 

Arthur scoppiò a piangere. Di nuovo. Non ricordava di aver mai pianto così tanto come quel giorno, nemmeno da bambino.

Era tutta colpa sua. Era sempre colpa sua.

Tutto era iniziato quando gli aveva detto dei suoi incontri con il vecchio.

Avrebbe dovuto accettare l'idea di avere una seria dipendenza da Alined, come saggiamente gli aveva rivelato Merlin.

Il modo di risolvere quella situazione adesso c'era: andarsene via, anche se solo adesso si rendeva conto che il circo gli era entrato sempre più nel sangue e faceva ormai parte della sua vita. E il merito era stato in gran parte del suo amico. Poteva sempre cercare un altro circo.

Avrebbe dovuto chiedere a Merlin di andare via insieme a lui, quando erano ancora in tempo.

Ma adesso lui si trovava in quelle condizioni: rifiutava la realtà perché troppo crudele e si era rifugiato in un mondo immaginario dove tutto aveva un senso e poteva essere aggiustato.

Cosa avrebbe dovuto fare?

La cosa più giusta da fare per Merlin, era anche una delle più terribili. Bisognava farlo curare in una buona clinica. Magari con le cure giuste, Merlin sarebbe tornato se stesso.





 

***





 

George e Merlin erano seduti al bar della locanda.

Mancava ormai poco all'ora di cena.

 

"Ho fame, Merlin! Non potremmo parlare dopo cena?" chiese George infastidito.

"Giusto il tempo di un aperitivo che avrò il piacere di offrirti" sorrise Merlin affabile.

 

"Allora … d'accordo!" A George non sembrava vero. Nessuno gli offriva mai nulla. 

 

Merlin giá non lo sopportava più, ma aveva bisogno di lui in quel momento e ce la mise tutta per fare buon viso.

"Immagino che tu sia felice, Merlin, che non sia più tra i piedi…" cominciò George.

"Chi?"

"Gwen!"

"Peccato che invece io non lo sia affatto. Ho perso un'amica. Perché dovrei essere felice?" chiese Merlin interiormente irritato.

"Non me la bevo, Merlin. Adesso Arthur è tutto tuo!"

"Scusa?"

"Ah, no! Dimenticavo Alined. In fondo Gwen se n'è andata a causa sua! Purtroppo Arthur sembra un eterno indeciso. A meno che … a te non piaccia la competizione in amore. In questo caso potrebbe essere l'uomo perfetto per te…"

 

'Maledetto George!' pensò Merlin tra sé.

 

Perché quelle illazioni su lui e Arthur? Che Gwaine si fosse giá lasciato scappare qualcosa con lui? No, non lo credeva. Si fidava di Gwaine. Probabilmente George stava solo barando. Stava provando a farlo arrabbiare o cercava di sondare il terreno. Era infido. Doveva fare finta di niente.

"Come al solito, tu stai vaneggiando, ma io non sono qui per litigare con te, George. Hai ragione se pensi che io sia qui con un secondo fine. È la veritá!"

"Lo immaginavo" disse George compiaciuto con se stesso per la sua sagacia. "Cosa vorresti sapere?" domandò con aria diffidente.

"Tu c'eri ai tempi di Trickler! Lui … com'era?"

Gli occhi di George, incredibilmente, sembrarono illuminarsi e l'espressione sul suo viso si intenerì in modo tale che a Merlin non sembrava nemmeno di parlare con lo stesso uomo di un minuto prima. Che George fosse stato infatuato di Trickler? Un cambiamento simile non  riusciva a spiegarselo in altro modo.

"Con alcuni del circo in effetti si comportò da vero stronzo. Ma a me non dispiaceva affatto. Era il professionista più brillante che abbia mai visto a tutt'oggi. Tutti i suoi numeri ti conquistavano:

sembrava non usare alcun trucco. Sembrava un vero mago! Alined non era cosí orso come adesso."

'Senti chi parla' si disse Merlin.

"Era felice come non l'ho mai più visto, dopo che Trickler morì."

Poi avvicinò la testa a quella di Merlin e bisbigliò.

"Loro stavano insieme … intendo proprio in quel senso … capisci, Merlin?"

"Dio mio! Non l'avrei mai detto! Sono … sconvolto!" finse il moro, con la mano  davanti alla bocca. Dare soddisfazione a George poteva sciogliergli la lingua più di qualsiasi altro modo.

"Alined … ha mai mostrato doti magiche,  come Trickler?"

"No! Che doti avrebbe dovuto avere? E per fare cosa poi? Il numero dei pagliacci?"

"Non so. Quando si esibiva come acrobata di forza, ad esempio …"

"Era molto forte, ma non più di Percival. Non ha mai dimostrato di possedere la maga!

"Però, l'hai visto anche tu, a Portishead nel numero con le colombe: era al limite dell'immaginabile."

"Un numero perfetto, concordo, davvero eccellente, ma niente che non si possa ottenere con un allenamento costante e l'aiuto dell'esperienza."

"Non ho mai visto Alined addestrare dei colombi."

"Ma l'ha fatto per moltissimi anni in passato e Alined è sempre stato un ottimo circense, però anche se se la cavava in tutto, non ho mai pensato che usasse la magia"

"Un'ultima domanda. Secondo te, Trickler era un vero mago?"

"Ha sempre cercato di nasconderlo, ma io sono convinto di sì!" sorrise George con una certa malizia. "Se tu avessi visto le sue esibizioni, capiresti …"

"Ma io ti credo … grazie, George!"




 

***




 

Aveva bisogno di parlare con Alined. Forse avrebbe fatto bene a portarsi dietro anche Arthur, ma credeva che il vecchio si sarebbe aperto più facilmente, se fosse stato da solo.

 

Temeva di scoprire cose che non gli sarebbero piaciute per niente, eppure da un lato lo sperava.

George non era d'accordo sul fatto che Alined fosse uno stregone, ma lui non si era fatto convincere e sperava che il direttore avrebbe ammesso le sue colpe.

Forse era proprio a causa della magia che il ragazzo aveva sempre sentito una sorta di legame con Alined, legame che per altro pareva ricambiato dall'uomo.

 

Erano a cena in quel momento e Arthur aveva una cera da fare spavento. Il ragazzo aveva mangiucchiato giusto qualche boccone.

Merlin mangiò in fretta: non vedeva l'ora che la cena finisse per trovarsi a quattr'occhi con il capo.

Purtroppo per lui, Alined si dilungò un po' troppo, su tutto ciò che avrebbero dovuto fare il giorno dopo, prima e durante lo spettacolo.

L'esibizione in quel momento era sinceramente l'ultimo dei suoi pensieri.

E poi avrebbe dovuto occuparsi di Arthur, sia che le cose si fossero messe per il meglio, sia che no.






 

***





 

"Ho bisogno di parlare con voi, Alined. Posso salire?" 

"Certo! Vieni, caro. È da un po' che non vieni a trovarmi sul carro. Mi fa piacere!"

Merlin salì. Per la prima volta in quei tre mesi non si sentiva a suo agio in compagnia del capo. Perché ora le cose erano cambiate.

Alined gli offrì uno sgabello e si sedette su un altro.

"Ti vedo molto serio Merlin ed è una cosa strana!"

"Ecco, vedete … arriverò subito al punto. Arthur mi ha detto di voi e del vostro rapporto con lui!"

Il vecchio si massaggiò il volto con entrambe le mani.

"Mi fa piacere che l'abbia fatto lui! Avevo paura che tu lo imparassi da altri"

"Ha cercato di dirmelo più volte, ma io non volevo saperlo."

"Sei deluso da me?"

"Sono sorpreso e sono … sì, anche deluso! Voi penserete che non sono fatti miei e infatti è così, ma …"

"Mi stupisci, Merlin. Non mi hai mai mentito prima d'ora! Sappiamo entrambi che tutto ciò che riguarda Arthur, riguarda anche te!"

"Non sono così trasparente come credete. Io vi ho mentito o meglio ho omesso alcune cose!"

"Come me, del resto."

"Arthur è mio amico e …ho bisogno di chiedervelo: voi siete un mago?

"No! Non lo sono."

 Merlin ebbe un momento di sconforto interno ma non si scompose.

"Io credo di sì…"

"Trickler lo era. In punto di morte mi confermò di essere un mago vero. Era il segreto di cui ti ho accennato una volta. Io comunque, l'avevo capito, prima che me lo dicesse.

Lui provò a trasferire la sua magia su di me, ma non fu possibile, non ci riuscì.

A me non importava niente in quel momento: ero disperato."

"Avete mai cercato di contattare lo spirito di Trickler?"

"No, Merlin. Queste cose mi … spaventano e non l'ho mai fatto. Perché me lo chiedi?"

"Quindi non avete mai usato le magie del suo spirito per incantare Arthur, perché fosse vostro?"

"Ora comincio a capire. È meglio che tu parli chiaro, ragazzo, altrimenti potrei non dirti ciò che vuoi sapere. 

Quando Trickler fallì nel suo tentativo di regalarmi la sua magia, la trasferì in parte in un oggetto. 

La risposta è sì … ho fatto degli incantesimi su Arthur perché venisse da me."

 

Merlin si sentì improvvisamente leggero per il sollievo. Subito dopo però provò per Alined dei nuovi sentimenti: rabbia, odio, disgusto. 

Si rivolse al capo con insolita freddezza.

"Lo dirò ad Arthur. Lui non lo sa e crede di essere impazzito. Lui crede che la colpa sia sua. Arthur  detesta voi e i vostri incontri con lui!"

 

Alined rimase a guardare Merlin con la bocca semiaperta. Il ragazzo notò che il petto del vecchio si alzava ed abbassava velocemente.

"Allora non capisco …se questo fosse vero … perché Arthur ha continuato a venire da me?"

"Si può sapere che cosa significa?" Il ragazzo si stava alterando sempre di più.

"Merlin … ho usato la magia su Arthur, ma solo le prime volte!"

 

Il giovane corrucciò le sopracciglia. "Continuo a non capire…"

"Ho usato l'incantesimo su di lui solo per il primo mese … insomma per quattro, massimo per cinque volte. Poi ho smesso. Non sopportavo più quella situazione e vedevo che Arthur era … infelice. 

Una sera però non resistevo più. Mi mancava e l'ho invitato sul mio carro, senza usare alcuna  magia e poco dopo lui si è presentato. Non potevo crederci! Ero pazzo di felicità, perché proprio non me l'aspettavo. 

Sono rimasto folgorato da Arthur e dalla sua bellezza, fino dalla prima volta che lo vidi in quel letto d'ospedale."

 

Merlin era abbattuto. Da un lato non voleva credere ad Alined. Forse il direttore voleva far credere a Merlin ma soprattutto ad Arthur che questi fosse stato consenziente ai loro rapporti. Dall'altra parte aveva dei dubbi perché Alined gli sembrava sincero. 

 

"Come lo avete trovato?"

"Durante la guerra quando cercavo qualcuno di nuovo per il circo, stavo per ore seduto accanto all'accettazione degli ospedali, fingendo di leggere un giornale, aspettando che venisse qualcuno a chiedere di vedere questo o quel militare.

Quel giorno fui particolarmente fortunato. Arrivò un ragazzo di colore, un bel ragazzo che chiese di vedere Arthur Pendragon, soldato ferito sul campo."

 

'Mio Dio! Era Elyan' pensò Merlin.

 

"L'infermiera gli disse che solo i parenti stretti erano ammessi in corsia per visitare i pazienti

e lui non lo era. Il ragazzo insisteva. Provò ad andare a cercarlo per conto suo, ma fu fermato dagli agenti di sicurezza. Mentre lo portavano fuori, il ragazzo piangeva e l'ho sentito dire: "È il mio ragazzo… io lo amo!"

Merlin era del tutto allibito.

"Sapevo il suo nome, sapevo che era un soldato e che era ferito. Sapevo anche che con molta probabilitá era omosessuale. E quando lo conobbi… beh, lo sai. Non riuscivo a credere alla mia fortuna. Un giovane bellissimo, coraggioso, dolce. Così forte e fragile al medesimo tempo… chi avrebbe potuto resistere?"

 

"E voi vi siete approfittato della sua fragilitá. Non vi importava di lui. Avete solo pensato a voi stesso!"

"Non sono mai stato molto altruista, tranne forse con Trickler …"

"Scommetto che non gli avete neanche detto del ragazzo di colore che era andato a cercarlo, vero? Non avete pensato che per lui potesse essere importante?"

"No … ha prevalso il mio egoismo. Lo volevo per me, ma per quel che può valere … mi dispiace!"

"Spero per voi che mi abbiate detto la veritá. Perché diversamente dovrò tornare qui per … punirvi!"

"Ti ho detto la veritá!"

"Lo farete chiamare ancora?"

"Forse di questo è meglio che parli con Arthur …"

"Certamente non da soli… Non crederete che lascerei Arthur da solo con voi! Nemmeno per un minuto!"

"Tu credi che abbia continuato a usare la magia su Arthur per tutto il tempo, vero?"

 

Merlin nemmeno gli rispose. "Dov'è l'oggetto magico con cui incantate Arthur?"

Alined si slacciò la camicia, aprendola sul petto e mostrando a Merlin il medaglione nero a forma di rombo.

"Questo apparteneva a Trickler…"

"L'avete usata solo per Arthur?"

"Anche per avere cibo gratis per noi del circo e per condizionare i locandieri a venirci incontro. Anche per qualche numero circense, come ad esempio quello delle colombe! Ma per quello che intendi tu, no"

"Perché?"

"Gli altri ragazzi non erano omosessuali ma soprattutto non erano così importanti per me. Nessuno era come Arthur."

"Come funziona l'incantesimo?"

"Mi concentro su ciò che desidero, declamando una strana formula, che Trickler mi insegnò in punto di morte."

Merlin si alzò dallo sgabello. "Non - pronunciatela!"

"Hai paura che possa usare la magia su di te?"

Era proprio quello che Merlin temeva. E per la prima volta dopo anni sentì il desiderio di usare la magia.

"Quand'è così … te lo darò!"

"Muovetevi adagio, Alined … o potreste pentirvene!"

Il vecchio spalancò gli occhi: "Sei un mago, Merlin … un mago vero!"

"Sono un mago che non pratica più la magia, ma lo farò, se me ne darete motivo."

Alined sfilò il medaglione dal collo, molto lentamente.

Merlin lo afferrò, strappandoglielo dalle mani.

"Adesso potete fare chiamare Arthur, tutte le volte che volete ma lui non verrà più!"

"Lo vuoi per te. Lo so da tanto. Avrei dovuto avere il coraggio di farmi da parte. Non mi è bastato saperlo per lasciarlo andare. Anzi, il fatto che Arthur continuasse a venire da me anche dopo averti conosciuto è servito a rafforzare la consapevolezza che Arthur non potesse fare a meno di me e di ciò che gli davo."

"Per quanto ne so, non gli davate un bel niente. Prendevate e basta!"

"Avrei desiderato dargli molto di più, ma lui non voleva. Se avessi insistito forse mi avrebbe lasciato"

"Non capite, Alined? Voi non siete mai stati insieme!"

Le mani del vecchio tremavano, forse di paura o di rabbia, ma non importava.

Aveva quel che voleva: il medaglione senza il quale Alined non avrebbe più potuto infierire su Arthur.

Avrebbe preferito una piena confessione.

Qualcosa non era ancora al suo posto e purtroppo era la cosa più importante.

Stava per scendere dal carro quando si girò verso il vecchio. "Se vi chiedessi di mentire ad Arthur?

"Che vuoi dire?"

"Se gli diceste che lo avete sempre incantato, ogni volta?"

"Non è vero, ma … credi che servirebbe a farlo stare meglio?"

Merlin non rispose e insistette "Se ve lo chiedessi, lo fareste?"

Alined abbassò la testa: "Lo farei!"





 

***




 

Era molto tardi ma Arthur sul loro carro ancora non dormiva. 

Merlin gli chiese di fare un giro con lui. L'altro non ne aveva voglia, ma il viso di Merlin era così pieno di speranza che non riuscì a rifiutare.

"Ma dove mi porti? Sono stanco!" si lamentò Arthur.

"Voglio essere sicuro che nessuno ci veda!"

"Così mi fai pensare male" sorrise Arthur insinuante.

"Tu pensi sempre male. Soprattutto di te stesso"

"Cosa stai dicendo? Dio, che freddo!"

"Bene"

"Perché bene?"

"Voglio che mi guardi attentamente …"

"Sei un ragazzo molto carino, ma ormai credo di sapere come sei fatto …"

"E invece forse no …"

Merlin si mise a fianco di Arthur e sporgendo una mano verso la terra davanti a loro, sussurrò qualche parola incomprensibile, mentre i suoi occhi si illuminavano di una strana luce. E di fronte a loro si materializzò dal nulla, una piccola luce che diventò una fiammella e crebbe ancora fino a trasformarsi in un bel falò.

"Cos'è questo, Merlin?" urlò Arthur terrorizzato.

"Sono un mago, Arthur!"

"Non è possibile! È un miserabile trucco! Come hai fatto?" domandò Arthur, pallido come un fantasma, staccandosi da lui di qualche passo.

Con un altro tocco simile al precedente, i due ragazzi si trovarono attorniati da migliaia di puntini luminosi intermittenti.

"Lucciole …" mormorò Arthur a bocca spalancata: quello spettacolo era assolutamente meraviglioso e terribile.

"Sto sognando, Merlin, o forse sono morto e non lo so"

"Sei vivo, Arthur!

Non avere paura di me o di tutto questo. Possiedo la magia, ma sono sempre io, sono ancora il tuo amico ingenuo e affezionato. Guardami!"

Merlin lo stava fissando con un sorriso dolce e gli occhi pieni di lacrime e Arthur gli credette.

Per la prima volta in vita sua credeva nella magia.

Merlin era sincero, ne era convinto. Lui non aveva mai tradito nessuno e non l'aveva mai tradito.

 

Merlin non ricordava quanto potesse essere liberatorio usare la magia. Avvertiva la sensazione di potenza sprigionata dall'incantesimo ma la sensazione più forte che provava era quella di completezza.

"Sei convinto o vuoi vedere qualcos'altro?"

Arthur ci pensò su un attimo. "Ho fame! Vorrei delle salsicce!"

Merlin si mise a ridere e fece apparire una padella con tante salsicce sfrigolanti dentro.

Cominciarono a mangiare.

"Tu puoi fare tutto quello che vuoi?" chiese Arthur con la bocca piena.

"Posso fare molte cose ma molte altre no … per Freya non ho potuto fare niente" rispose l'altro masticando pensieroso.

Arthur annuì comprensivo.

 

Merlin era felice in quel momento: Arthur gli credeva e sembrava aver preso la cosa piuttosto bene.

"Come mai non me ne sono accorto prima?" chiese ancora il biondo.

"Perché non faccio magie da anni ormai. Avevo fatto voto di non usarla più!"

"Ma perché?"

"Non potevo dirtelo prima" disse Merlin girandosi di lato per guardarlo "ma quando scappai dalla capanna dove Will e Mordred mi avevano attirato, la feci crollare su di loro."

"Beh, è il minimo! Io avrei fatto di peggio …"

"Ma mi spaventai. Il mio intento principale era di usare il dono che avevo ricevuto solo per fare del bene e non certo di utilizzarla per vendetta personale. Per cui decisi di fare basta per sempre…"

"E invece stasera l'hai usata per me…"

"Esatto! Per farti capire che la magia esiste e che Alined l'ha usata per attirarti a sé."

 

Arthur sussultò balzando in piedi. "Tu lo credi veramente?"

"Io non lo credo, lo so! Guarda …" Merlin si alzò in piedi e tirò fuori il medaglione di Trickler dalla tasca. "Alined non è propriamente un mago ma con questo è come se lo fosse. Trickler lo caricò di magia, prima di morire."

"È una cosa che si può fare?"

"Solo se il mago è molto potente e io penso che Trickler lo fosse."

"Quindi Alined … avrebbe usato la magia su di me?"

Arthur faticava a crederci, dopo tutto quel tempo a pensare di essere un pazzo masochista. Cominciò a ridere piano, poi sempre più forte, finchè comparirono i primi singhiozzi di pianto.  Ora era tutto chiaro. Era finalmente libero. E continuava a ridere e a piangere contemporaneamente.

 

Merlin lo abbracciò di gettò e lo strinse più forte che potè. Arthur lo ricambiò con slancio, avvolgendolo con le braccia e tuffando il naso tra i suoi capelli.

 

Quando si staccarono, Merlin sorrideva ma Arthur aveva cambiato espressione. Era cupo.

"Tu sai che dovrò ucciderlo, vero?"

Merlin sgranò gli occhi e si sentì perduto. "Io posso capirti, ma non lascerò che tu ti trasformi in un assassino … non hai giá sofferto abbastanza a causa sua?"

"Non è vero. Tu non puoi capirmi…tu non hai vissuto quello che ho passato …"

 

Merlin non sapeva se dirglielo. Dopo averlo illuso, questo avrebbe potuto ributtarlo nell'abisso. 

Ma se serviva a fermare Arthur dal rovinarsi la vita, allora forse valeva la pena. "Non sono sicuro … mi dispiace!"

"Di cosa parli?"

"Alined mi ha detto di averti incantato, solo il primo mese … e dopo di non avere più usato la magia su di te …"

Arthur assunse un'espressione arrabbiata con le labbra in fuori e la fronte corrugata. "Aspetta un attimo … sei stato da lui?"

"Sì" mormorò Merlin.

"Credevo avessi usato la magia per capire le sue intenzioni!"

"No, non posso leggere dentro una persona né carpire i suoi pensieri…"

"Ora mi stai mentendo perché non vuoi lo faccia fuori…"

"Non è così. Avevo qualche dubbio anche prima. Perché avrebbe dovuto mentirmi?"

"Perché vuole che io e te pensiamo che volessi stare con lui di mia volontá! Oddio… ti ha convinto davvero?" Arthur indietreggiò di un passo, ma l'altro gli si avvicinò di nuovo. "No, Arthur, ma c'è qualcosa che ancora non va, in questa storia ed io ho tutta l'intenzione di capire che cos'è! Ti sei fidato di me fino ad ora. Ti prego, fidati ancora! Sono sicuro che mi verrà in mente qualcosa, per risolvere la situazione! Non mi arrenderò fino alla fine. Non sei più solo con il tuo dolore. Ora hai me!"

Merlin prese a braccetto Arthur, appoggiandosi  un po' troppo contro di lui. "Andiamo a dormire. Oggi é stata la giornata più lunga della mia vita e sono sfinito. Dopo un buon sonno avremo le idee più chiare tutti e due."

Arthur a quel contatto si tranquillizzò. Era uno dei poteri di Merlin su di lui, anche se non c'entrava con la magia. La vicinanza fisica dell'altro era piacevole e rassicurante. Era sempre stato così e mettendo una mano sul braccio di Merlino, gli fece un piccolo sorriso e s'incamminarono verso i carri.












 








Ciao, capitolo tra i meno romantici, ne sono consapevole. Arriverá anche il romanticismo!

Ma la parte con Alined é sempre stata una delle più importanti di questa storia. Sono previsti ancora, almeno un paio di colpi di scena. Devo ancora decidere una cosa moooolto importante per me. Sono davvero combattuta. Aiut!

Per questo sto andando più a rilento del solito.

Ringrazio di cuore chi è arrivato fin qui. 

Un abbraccio immenso!



 

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Capitolo 22
*** Cap. XXII - Love pressure ***


Love pressure















 

Era stata una delle notti più strane della sua vita.

Si erano addormentati e risvegliati tante volte ma Arthur spesso gli finiva addosso. I loro giacigli erano ancora adiacenti, nonostante George si fosse trasferito da tempo.

Leon dormiva poco più in là.

Merlin non era sicuro che Arthur dormisse, ma comunque sembrava avere bisogno di un contatto per calmarsi. Gli aveva offerto il suo polso, come la notte in cui Gwen aveva scoperto Arthur e Alined insieme.

Ma evidentemente il polso di Merlin stavolta non bastava e ad ogni movimento Arthur si avvicinava un po' di più.

Nonostante il sonno, Merlin faceva fatica a non farsi sopraffare dalla presenza dell'altro così vicina.

Arthur aveva iniziato mettendo la caviglia sopra quella di Merlin e per fare ciò aveva dovuto spostare le coperte di entrambi. Rotolando un po' alla volta verso l'altro, era arrivato a far aderire la sua schiena contro il fianco di Merlin. Infine si era girato, aveva posato la testa sul suo petto quasi fosse il suo cuscino, cingendogli la vita con un braccio e si era addormentato profondamente.

'Che scocciatore egoista!' si diceva Merlin 'Come pretende che io possa dormire se mi sta così addosso.' 

Inoltre il ragazzo pesava molto più di quel che Merlin pensasse.

 

Doveva ammettere però che si trattava di una cosa piuttosto tenera.

 

Gli venne in mente Mordred: anche loro dormivano spesso abbracciati in quel modo dopo aver fatto l'amore, ma il ragazzino era leggero come una piuma.

 

Gli venne in mente Freya: nell'ultimo periodo della sua malattia dormivano stretti in quella maniera. E anche lei era leggerissima.

 

Ma Arthur non era Mordred né Freya, di cui i dolorosi ricordi, pur così diversi, tornavano ogni tanto a tormentarlo. Arthur era forza e vitalità. Chissà come sarebbe stato una volta liberato definitivamente dal suo giogo!

 

Quasi di nascosto, Merlin accarezzò i capelli di Arthur e si rilassò, pensando a quanto fosse speciale per lui quel momento.

Era sempre più innamorato di Arthur, ma dirglielo non era nei suoi piani. Loro due erano il giorno e la notte, avevano caratteri opposti. Troppo chiuso ed intransigente uno, troppo aperto ed incostante l'altro.

 

Ad un certo punto Merlin ebbe un'idea. Un'idea strana e pericolosa da mettere in pratica, ma che poteva anche funzionare. Promise a se stesso di alzarsi molto presto la mattina seguente.

 

Durante il resto della notte, Arthur ebbe alcuni incubi. Urlava e si svegliava tutto ansante. Al che Merlin lo prendeva tra le braccia e poggiava delicatamente le labbra sulla tempia dell'altro finché questi non si riaddormentava.

Merlin rimaneva così a lungo, forse troppo, con la bocca premuta su Arthur in un interminabile bacio mai dato.

 

Avrebbe voluto baciarlo in un altro modo. 

Era intenerito ma anche eccitato, suo malgrado.

 

Al mattino si svegliarono entrambi con un sussulto. 

Arthur si era alzato sulle braccia, con Merlin in mezzo, il quale annebbiato dal sonno non capì se si fosse perso qualcosa, durante la notte.

Al buio sentì Arthur chinarsi e baciarlo lentamente sullo zigomo, vicino all'attaccatura dei capelli.

"Che fai?" sussurrò pianissimo Merlin.

"Ti restituisco i baci che mi hai dato"

Arthur spostò la bocca al centro della guancia di Merlin poi vicino all'angolo della bocca.

Nonostante i brividi che l'avevano assalito, Merlin sentì risuonare nella testa mille campanelli d'allarme e portò immediatamente una mano sul petto di Arthur per fermarlo. 

"Ok, stop! Non siamo soli…"

Arthur, forse offeso, si spostò tornando nel suo giaciglio, dandogli le spalle.


Era ancora buio quando Merlin con indosso il costume da mago entrò dietro le quinte del circo. Pose la lanterna che aveva con sé su una sedia e si posizionò davanti all'unico specchio a figura intera. Aveva paura ma si fece coraggio, pensando ad Arthur. Portava al collo il medaglione di Trickler.

Si guardò allo specchio e si mise a mormorare il nome del defunto.

Quasi subito ebbe un capogiro, proprio come era successo la prima volta che indossò quel costume, ma fu pronto ad appoggiarsi allo specchio.

 

Si osservò da vicino.

Lo specchio era appannato probabilmente a causa del suo fiato umido, ma non successe nient'altro.

 

Si allontanò, chiedendosi se volesse farlo davvero. Non aveva mai evocato prima lo spirito di un defunto con la magia.

Puntò le mani aperte verso lo specchio e recitò una formula dell'antica religione, mentre le sue iridi si illuminavano.

Non aveva idea se lo spirito si sarebbe manifestato né come.

 

La sua immagine riflessa all'improvviso si deformò in maniera grottesca. Notava le braccia ingrossate e anche il busto si era allargato tanto da ricoprire l'intera larghezza dello specchio.

La cosa più terrificante per Merlin fu vedere i suoi occhi cambiare. 

Erano aumentati di dimensione e le sue iridi blu erano diventate nere e talmente grandi, da riempire quasi del tutto, il bianco della sclera.

Quelli non erano più i suoi occhi.

Quella visione spettrale si stabilizzò poi in una forma un po' più umana, ancorché mostruosa.

 

-Emrys…- sentì dentro la testa, come se fosse stato un suo pensiero, ma Merlin sapeva di non essere stato lui ad averlo fatto.

-Emrys …-

"Trickler?"

-Sono io…-

 "Sono qui per Alined!"

-Cos'ha fatto?-

"Sei tu che lo controlli?" Quella voce grave e roca nella sua mente, gli faceva venire i brividi.

-No…-

"Sei tu che lo stai aiutando con la magia?"

 

La voce non rispose.

"Ti prego, è importante!"

-Io voglio solo che lui sia felice…-

"Lo so. So che lo ami!"

-Ha sofferto a causa della mia morte. Voglio che abbia ciò che vuole…-

"Arthur?"

-Sì, il ragazzo-

"Hai usato la magia su Arthur perché continuasse ad andare da lui?"

 

La voce tacque per la seconda volta.

"Arthur pensa che sia colpa di Alined"

-Non importa ciò che crede il ragazzo, purché faccia ciò che Alined vuole-

"Anche Alined è confuso. Lui credeva che Arthur volesse stare con lui!"

-Non è così. Io volevo solo far in modo che il ragazzo tornasse da lui-

"Ma Alined non è felice!"

-Lo era, prima che tu t'immischiassi- la voce di Trickler sembrava più forte e fu Merlin a rimanere senza parole.

-Tu vuoi il ragazzo per te!-

"Non è vero!"

-Io non sono Dio, ma vedo tante cose da qui-

"Ma non sono qui per questo!"

-Devo andare. Hai già avuto la tua risposta-

"Aspetta per favore. Come sei riuscito a farlo?"

-Il medaglione legge i desideri di Alined e agisce senza che lui se ne accorga. Ora devi ridarglielo-

"Non posso…"

 

In un istante lo specchio si gonfiò ed esplose con un boato pauroso. Migliaia di minuscole schegge di vetro furono scagliate intorno a guisa di proiettili.

Merlin aveva fatto in tempo a portarsi un braccio davanti agli occhi. Viceversa era convinto che sarebbe potuto diventare cieco.

Sanguinava sulle mani, sulle braccia e sulla fronte. La barba finta e l'ampio abito gli avevano parzialmente protetto il viso e il corpo.

 

Era ancora spaventato e tremava, ma era felice.

Felice per Arthur, che avrebbe potuto finalmente dare una risposta alle sue angosce peggiori.

Felice per sé perché poteva pensare all'altro rendendosi conto di quanto fosse innocente e adorabile, come aveva sempre pensato e sperato che fosse.

Dall'altro lato c'era la delusione e la rabbia per Alined, anche se lo sapeva colpevole solo in parte.

 

Doveva parlare con Arthur. Subito.

 

Merlin tornò al carro, quando ormai stava facendo giorno, ma Arthur non c'era. Si cambiò gli abiti e uscì a cercarlo.

Dov'era a quell'ora? La locanda era ancora chiusa. Fece una corsa nel bosco fino a dove erano stati la sera prima a parlare, ma non lo trovò neanche lì.

Improvvisamente un'idea terribile lo folgorò e tornò indietro correndo più velocemente possibile.


Poco prima

 

Fuori era ancora buio e Arthur si accorse di essersi appisolato per qualche minuto. Merlin non era ancora tornato.

Chissà cos'era andato a fare, in giro, così presto. Però si fidava di lui. Sicuramente era qualcosa che avrebbe potuto aiutarlo a far luce sulla sua situazione.

Merlin era un ragazzo straordinario e un potente mago che aveva ripreso l'uso degli incantesimi solo per dimostrargli che un altro mago reale e malvagio lo aveva assoggettato con la magia.

 

Il fatto di saperlo stregone lo aveva colpito nel profondo e la stima e l'attaccamento che provava per Merlin erano ancora più forti di prima.

Era stata dura rinunciare a fargli delle avance durante quell'ultima notte. Si sentiva estremamente attratto da Merlin e poco prima si era buttato. Lui però l'aveva allontanato con una scusa.

Voleva solo baciarlo. Leon non si sarebbe svegliato per quello.

Se Merlin lo avesse baciato a sua volta, sarebbe stato … magico. Avrebbe potuto considerare l'idea di cominciare finalmente qualcosa d'importante con lui. 

Era una cosa che desiderava intensamente da molto tempo ormai.

 

Merlin però continuava a rifiutarlo. Senza darlo troppo a vedere, gentilmente, ma sempre di rifiuto si trattava.

 

Se pensava alla sua natura di mago, appena scoperta, non avrebbe dovuto stupirsi più di tanto. Arthur sapeva di essere un ragazzo problematico e irascibile. E superficiale, che agli occhi di uno come Merlin era la cosa peggiore.

In più si era fatto usare da un altro stregone come fosse un bambolotto.

 

Con Gwen e con Elyan era stato capace di farli innamorare, per poi farsi abbandonare da loro non appena avevano scoperto com'era lui veramente: una bella facciata che nascondeva un animo debole ed egoista.

 

Di colpo si alzò in piedi. Sentiva una rabbia mai provata, scuoterlo in profondità. 

Si vestì in fretta, afferrò una lanterna, uscì dal carro e salì su quello del direttore.


Il vecchio stava dormendo. Come poteva quell'essere dormire così serenamente, dopo quello che gli aveva fatto?

Fu tentato dalla vista della gola scoperta di Alined, di portargli le mani al collo e di stringere forte.

Alined aprì gli occhi e appena lo vide, un velo di terrore passò sul suo viso.

"Dov'è Merlin?" chiese ansioso il vecchio.

"Sono venuto solo io!"

"Merlin non vuole che tu stia da solo con me! Potrebbe farmi del male se sapesse che sei qui, me l'ha detto lui."

"Senza il vostro medaglione, non potete costringermi a fare più niente. Avete paura più di Merlin o di me?" Arthur sorrideva maligno.

 

Il vecchio provò a pensare qualcosa, a un modo di prendere tempo, per distogliere Arthur dai suoi propositi violenti. Aveva molta paura e sperava che Merlin giungesse nel frattempo a scongiurare il peggio.

"So quello che ho fatto. Non temo Merlin, ma è naturale che abbia paura che tu mi uccida. Tu non lo sai, ma è vero: io ti ho incantato ogni volta!"

"Non è quello che mi ha detto Merlin… " disse sospettoso Arthur.

 

Il vecchio si mise seduto, con aria pensosa e lo guardò come fosse pronto a raccontargli tutto.

"Cercavo di fare in modo che tu o Merlin non arrivaste ad uccidermi … e gli ho mentito!"

"E perché me lo dite proprio adesso, che vorrei uccidervi più di quanto non l'abbia mai desiderato in passato?"

"Non cerco giustificazioni, è solo per farti capire meglio … ma la natura non è stata benevola con me. Mi ha tirato un doppio brutto scherzo!"

"Esatto. Vi ha reso insensibile e malvagio!"

"Quella è stata una conseguenza … ma già da ragazzino, oltre al fatto che con il tempo ero diventato ancora più sgradevole a vedersi, mi accorsi che avevo delle pulsioni … esagerate"

"Come tutti i ragazzini …" disse Arthur con disprezzo.

"No! Molto di più e crescendo è diventato sempre più chiaro. Mi piacevano i ragazzi e ne ero ossessionato. Cominciai prestissimo a frequentare i ragazzi a pagamento. Gli altri ragazzi non mi volevano. Rubavo soldi in continuazione e li spendevo per i prostituti.

Ho smesso solo per Trickler, ma quando morì, ricominciai, per non smettere più, nemmeno quando ho conosciuto te.

I nostri incontri erano strani e mai felici. Non potevano bastarmi. Se avessi percepito un minimo di coinvolgimento da parte tua, penso che non avrei avuto più bisogno di frequentare gli altri…"

Arthur era completamente stravolto:

"State dicendo che è colpa mia se frequentate ancora dei prostituti?"

"No, fammi finire! Volevo solo farti sapere che il fatto di frequentare quei ragazzi, non aveva niente a che fare con te. Non era un tradimento nei tuoi confronti. Anche ora che sono vecchio ho molte esigenze che tu, da solo, non potevi soddisfare."

 

"Ma cosa volete che mi importi con chi andate! Tradimento, dite? L'unico tradimento che sono stato costretto a subire è quello di avermi violato ogni volta, facendomi sentire responsabile delle vostre colpe."

Arthur stava urlando e strinse la mano a pugno per colpirlo, mentre Alined si coprì il volto con le braccia.

"Prima che tu mi colpisca, devo dirti ancora una cosa…"

"Le vostre storielle di scuse non mi interessano"

"Ma Merlin mi ha fatto capire che avrei dovuto dirti una cosa, ancora tanto tempo fa…"

Arthur abbassò il braccio.

"Prima di venire da te, la prima volta che ti vidi, quel giorno in ospedale, c'era un ragazzo che ti cercava. Aveva fatto il tuo nome, ma non essendo tuo parente, non lo fecero passare. Mentre lo portavano fuori piangeva e l'ho sentito dire che ti amava. Era un ragazzo di colore!"

"Elyan!" soffió Arthur con il cuore che aveva preso a battergli forte!"

 

"Si può sapere perché non 

me l'avete detto prima?" gridò Arthur prendendo il vecchio per la collottola e sollevandolo in piedi.

 

"Arthur … fermati!"

Merlin era entrato di corsa sul carro. Era completamente senza fiato.

"Merlin!"

"Lascialo andare … Arthur!"

"Questo … satiro, ha ammesso di aver usato la magia, ogni singola volta, su di me."

"Ti ha mentito!"

Arthur era confuso e incredulo. "Cosa? No! Perché l'avrebbe fatto?"

"Gliel'ho chiesto io!"

"Tu … cos'hai fatto?"

Merlin si avvicinò ad Arthur e prese fiato: "Gliel'ho chiesto sì, ma adesso non è più necessario. So cos'è successo esattamente…"

Arthur vide Merlin con del sangue sul viso. "Cos'hai fatto? Perché sei ferito?"

 

Merlin mise una mano su un avambraccio di Arthur che lasciò andare Alined, che cadde seduto per terra, con un tonfo.

 

"È stato Trickler" proseguì Merlin.

"Che cosa?" chiesero all'unisono Arthur e Alined.

"Lui è morto!" ribatté Arthur.

"Parlo del suo spirito e della sua magia che ha preso possesso del medaglione. Ho parlato con Trickler proprio poco fa."

"Ti ha fatto male!" disse Arthur.

"Non è niente. Tutte piccole ferite superficiali. Quando è sparito lo specchio è esploso … mi ha detto che il medaglione coglieva i desideri di Alined e faceva sì che si avverassero."

"Voi lo sapevate, vero Alined?" chiese Arthur al vecchio.

"No, non lo sapevo, te lo giuro. Io credevo davvero che venissi da me perché volevi …"

"Trickler mi ha detto che Alined non ne era consapevole. Almeno in questo sta dicendo la verità."

Arthur era sconvolto e furente si rivolse al vecchio. "Dovevate capirlo. Da come mi comportavo!"

"Quando un uomo è innamorato non lo capisce…" disse Alined.

"Innamorato? Non osate dirlo! Se mi aveste amato mi avreste lasciato libero di scegliere."

"Mi dispiace …"

"Non vi accorgevate della nausea che provavo? Quando scappavo fuori ogni volta per andare a vomitare?"

Il direttore sbiancò: "Oh, Dio. Io credevo … giuro … credevo che tu fuggissi da me per…"

"Per che cosa?" urlò Arthur.

"Per … sfregio verso di me. Per non darmi il piacere di vedere il tuo piacere. Credevo te ne andassi di corsa per andare a … finire da solo ciò che non volevi io vedessi. Ne ero certo!"

 

Arthur chiuse gli occhi con disperazione e disgusto, voltandosi verso Merlin e sussurrò: "Non posso più restare qui! Ti prego, vieni via assieme a me! Anche se non lo uccidessi ora, lo ucciderei comunque in un altro momento."

 

Merlin rimase a bocca spalancata. Non sapeva cosa rispondere, così su due piedi. Poi capì, che l'avrebbe seguito ovunque se Arthur avesse voluto.

"D'accordo. Verrò con te."

Arthur sorrise di sollievo.

 

"Io avrei un'idea migliore" s'intromise Alined.

"Nessuno te l'ha chiesto!" sbottò Arthur.

"Fallo parlare" disse Merlin, guardando con dolcezza Arthur, che sospirò di rabbia.

"Andrò via io…"

I due ragazzi si guardarono senza capire.

"È già da tempo che ci pensavo. A Londra ho una vecchia casa e mi piacerebbe trasformarla in una scuola per artisti del circo.

Ti lascerei l'Albionstars Arthur, se lo vuoi. È un modo per cercare di farmi perdonare in piccola parte per gli abusi che ho compiuto su di te. Vi chiedo però di poter partecipare allo spettacolo di stasera per l'ultima volta. Inoltre avrò bisogno di un paio di giorni per raccogliere le mie cose."

 

Arthur e Merlin non capivano le intenzioni di Alined. Sembrava tutto troppo bello e troppo facile.

"Per me va bene!" disse Arthur "ma sappiate che se cercherete di fare il furbo, vi ucciderò, alla prima mossa"

Alined annuì in silenzio.

Merlin e Arthur fecero fecero per uscire ma il vecchio li fermò: "Avrei un'ultima richiesta. Vorrei chiedere a George di venire con me…"

"Se George vuole per me non c'è problema" rispose Arthur.

 

Appena usciti dal carro, Arthur abbracciò Merlin per la gioia:

"Se ne andrà … e rimarremo al circo insieme, Merlin! Sei felice almeno la metà di quanto lo sono io?"

Merlin ricambiò per un attimo l'abbraccio. "Sì, sono felice anch'io" ma poi si tirò indietro. Arthur ci rimase male ma cercò di non farlo a vedere. Merlin sarebbe partito con lui. Poteva bastargli per il momento.

"Anche se io non mi fido più di Alined"

"Se è per questo, io non mi sono mai fidato."




 

Ad Arthur sembrava di essere ubriaco, tanto era felice. Era al settimo cielo e cercava continuamente la presenza di Merlin che al contrario sembrava evitarlo. Forse era solo un'impressione perché Merlin aveva molti più ruoli di lui da ricoprire durante lo spettacolo.

"Ehi, Merlin! Dovremo trovare altre due persone per il circo, in modo da sostituire Alined e George, se andrá via."

"Non ti sembra prematuro parlare di questo?"

"Non direi, ora il circo è mio, anzi nostro. E vorrei metterlo nero su bianco. Dobbiamo andare da un notaio per redigere un contratto in cui risultiamo comproprietari al cinquanta per cento. Che ne dici?"

"Dico che ti ringrazio, ma il notaio costa un occhio della testa. Ci penseremo più avanti e a me sta bene che rimanga tuo e basta."

Arthur mise su il broncio.

"Credo di aver sbagliato a cedere George così facilmente.

Lui è molto importante per il nostro circo!"

"Non l'hai ceduto, tranquillo. Non devi fare niente. Sarà George a decidere."

 

Arthur si avvicinò a Merlin e gli mise una mano sulla spalla.

"Davvero saresti venuto via con me?"

Merlin lo guardò candidamente: "Certo. Non mi credi? Sono un uomo di parola!"

 

Arthur spostò la mano dalla spalla alla guancia di Merlin come per dargli un'immobile carezza. "Per me è molto importante saperlo…"

 

Merlin mise la sua mano su quella di Arthur, gliela prese e la spostò molto adagio dal suo viso, trattenendola un attimo tra le sue mani prima di lasciarla e di rispondere: "Mi fa davvero piacere!"

Arthur notò che l'aveva rifiutato un'altra volta, sebbene nel modo più delicato possibile.


Dopo aver finito gli addestramenti con gli altri, Merlin si mise finalmente a provare anche con Arthur.

Il ragazzo all'inizio era un po' offeso con Merlin ma con il progredire degli esercizi, si perse nuovamente. Averlo così vicino a contatto diretto era sempre un'esperienza di emozioni, di gesti, di bellezza, di sensi.

Erano talmente in sintonia che dopo aver finito, Leon e Gwaine fecero loro i complimenti.

 

Arthur e Merlin stavano tornando da una piccola camminata. Mancava poco e avrebbero dovuto andare a prepararsi per l'esibizione.

Si trovavano vicino al muro di una vecchia casa abbandonata e stavano ridendo di una delle solite cavate di Gwaine.

Arthur lo prese per un braccio.

"Fermiamoci un attimo, dai" disse Arthur. 

Merlin si girò e lo vide portare le mani di qua e di lá dalle sue spalle, appoggiandole al muro. Era minacciosamente vicino.

"Che stai facendo, Arthur?" provò a dire Merlin con disinvoltura, spostandosi leggermente di lato per non doverlo fronteggiare direttamente. In realtá era molto a disagio. 

"In gergo si dice attaccare al muro qualcuno…"

"E perché mi hai attaccato al muro? Non mi piace essere attaccato al muro."

"Mi dispiace ma stavolta dovrai parlare con me. È tutto il giorno che mi sfuggi."

"Ti sfuggo perché da stamattina sei diventato stranamente insistente. Sei cambiato Arthur!"

"Certo! Sono cambiato perché ora sono libero, e lo devo a te. Non ti piaccio così? Perché è ciò che sono sempre stato e che sono di nuovo."

"Non è questo. Devo solo abituarmi…"

"Ero come prigioniero di un incubo e tu mi hai salvato!"

"Il tuo interesse improvviso potrebbe essere solo gratitudine. Può essere un sentimento molto forte e altrettanto fuorviante!"

E il fatto di sapermi mago può farmi vedere da te come potente e forte, come un eroe…"

"Per me sei sempre lo stesso" disse Arthur.

"Ma tu, invece, no!"

"Le tue solite paturnie!"

 

Merlin sospirò senza ribattere.

 

"Voglio saperlo adesso. Provi qualcosa per me?"

chiese Arthur con decisione.

Il moro lo guardò.

"È ovvio che provo qualcosa per te. Sei forse la persona più importante che ho in questo momento. Ci tengo molto a te, lo sai bene!"

 

Arthur roteò gli occhi al cielo per un attimo."

"Sì, certo, lo so. Ci tieni come amico…"

"Sai che per me la vera amicizia è più importante di tante altre cose."

"Da quando ti conosco mi hai mandato molti messaggi contraddittori tra loro. Fammi capire una volta per tutte."

"Tu mi piaci e provo un grande affetto per te!"

"So anche che sei attratto da me!"

"Sì, ma non per quello che intendi tu. Sei un ragazzo attraente e certo anche io non sono rimasto indifferente. E poi ne abbiamo passate tante insieme!"

"E se non mi bastasse più?"

"Mi dispiace ma … te l'ho detto tante volte. Io non voglio avere più a che fare con gli uomini…"

"Ti eri ripromesso lo stesso con la magia, eppure poi l'hai usata…"

"Non è per la promessa. Io non mi fido degli uomini!"

"Non ti fidi di me?"

"Non credo sia nemmeno per questo. È che siamo così diversi. Non te ne accorgi?"

"Sì, ma perché dovrebbe essere necessariamente un male. La diversità può essere ricchezza, ci può rendere complementari. Io voglio fare sul serio con te. Ormai siamo così vicini! Sinceramente io non ne posso più. Ho bisogno di te. Ho bisogno che tu mi dica cosa vuoi!"

 

Merlin sentiva che stava andando tutto storto. Aveva paura e gli pizzicavano gli occhi..

"Non sono pronto, Arthur. Non riesco a darti una risposta. Se vuoi una risposta immediata, dovrò dirti di no."

"Io posso aspettarti… ma devi darmi qualcosa in cambio. Dimmelo!"

Merlin scosse appena la testa.

"Allora, baciami!"

Merlin rimase immobile a capo chino, mentre grosse lacrime gli rigavano il viso. "Io ... non posso."

 

Arthur tolse le mani dal muro e più sconsolato che offeso se ne andò.

Fu richiamato da Merlin  che con voce rotta gli chiese: "Questo significa che non mi parlerai più?"

"Ti parlerò ancora Merlin. Il tempo del muro del silenzio è finito. Significa solo che ho capito di non interessarti e ne prendo atto. Non voglio certo finire per assomigliare ad Alined. È piuttosto tardi. Che ne dici di andare a prepararci per l'esibizione?"

"Vai pure avanti senza di me. Devo fare una cosa prima"

Non era vero ma Merlin era spossato e turbato. Sia dall'insistenza di Arthur, che dalle proprie risposte. Aveva avuto paura. Voleva solo che Arthur non l'avesse pressato in quel modo.


Lo spettacolo tutto sommato andò molto bene. Merlin notò che Alined eseguì un esercizio perfetto con le colombe, anche se non possedeva più il medaglione che Merlin aveva nascosto nel suo carro. In quello George aveva visto giusto. 

Will e Sefa si comportarono in modo egregio per essere il primo loro spettacolo. Sefa in particolare fu una credibilissima donna barbuta, dopo che George l'aveva truccata. Leon e Arthur al trapezio furono tra i più applauditi della serata.

Merlin notò che Arthur era davvero in forma durante lo spettacolo e nell'ultimo numero che li vedeva protagonisti sembrava tranquillo e a suo agio. A Merlin faceva piacere. Si vedeva che non c'era rimasto troppo male e che la felicitá ritrovata da Arthur era più forte di tutto il resto.

Dal modo in cui il gladiatore baciò Miss Merlin, capì che qualcosa era cambiato da parte di Arthur nei suoi confronti. Il ragazzo aveva appena sfiorato la bocca di Merlin con le labbra serrate e immobili. 

Il ragazzo non se l'aspettava, ma comprese che l'altro si era solo adeguato alle sue richieste. Tuttavia non poté fare a meno di provare un leggero risentimento per Arthur e la sua maledetta fretta.

  Y

Finito lo spettacolo, Merlin si struccò, si cambiò e uscì dal retro del tendone, dove c'erano diversi ammiratori che si stavano congratulando con gli artisti.

Notò Leon, Gwaine e poco più in là, Arthur. Indossavano ancora i costumi di scena.

Un signore di mezza etá di alta statura andò da Merlin per congratularsi con lui e stringergli la mano.

Quando l'uomo si spostò, Merlin rimase come congelato ad osservare la scena davanti a lui.

Arthur stava ridendo assieme ad un ragazzo di colore molto attraente.












 








Ciao a tutte/i,

questi ultimi capitoli sono davvero tosti da scrivere. Spero che non mi pigli il matto e rimanga fedele alla trama. 😅😆😄

Grazie a chi mi ha recensito e letto!




 

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Capitolo 23
*** Cap. XXIII - Explosion ***


 

Explosion













 






Arthur stava ridendo. Forse come mai l'aveva visto fare prima. Aveva gli occhi lucidi e brillanti e le guance colorite. Si sistemava i capelli in continuazione con veloci gesti che tradivano un certo nervosismo, come un adolescente timido al primo appuntamento. 

 

Arthur era un uomo adulto e ben consapevole della propria avvenenza, ma in quel momento sembrava un altro. Merlin lo vedeva molto più simile a sé di quanto avesse mai pensato.

 

Aveva la gola chiusa da un nodo stretto e il respiro accelerato dall'ansia.

 

Elyan, perché neanche per un secondo aveva dubitato che non si trattasse di lui, sembrava addirittura entusiasta. 

 

A prima vista pareva più disinvolto del suo interlocutore, ma a guardarlo bene, si capiva quanto fosse rapito da Arthur. Non gli staccava gli occhi di dosso. 

Ogni tanto posava lo sguardo sulle braccia scoperte di Arthur e scendeva più volte a osservare il petto, coperto da un paio di strisce di cuoio e nient'altro.

 

Merlin fece per andare via. Gli sembrava di trovarsi in un gran brutto sogno. Magari lo fosse stato!

 

"Merlin!" Arthur lo prese per un avambraccio.

 

'No… Vattene via!'

 

"Merlin, vieni! Ti voglio presentare una persona…" Arthur gli si rivolse con un sorriso enorme. Solo che quel sorriso era per Elyan e non per lui.


'Lasciami in pace!'


Arthur, del tutto ignaro dei sentimenti di Merlin si rivolse a Elyan.

"Ti presento Merlin, un mio caro amico… Senza di lui sarei morto o, peggio, sarei finito in manicomio…"

"Piacere  di conoscerti, Elyan" disse Merlin offrendogli la mano con un sorriso tirato. Di più non poteva fare.

"Ehi, ma … come sai il mio nome?" sorrise Elyan, stringendogli la mano con calore.

'Oltre al danno… la beffa!' pensò Merlin.

Intervenne Arthur con fare misterioso: "Che non si sappia ma lui … è un mago!"

Merlin lo guardò stupito e Arthur gli strizzò l'occhio, mentre Elyan rideva.

 

Era ancora più bello visto da vicino. Con i denti candidi e le labbra carnose tipiche degli uomini di colore. Con quei grandi occhi scuri e caldi. E con i lineamenti particolarmente fini. Aveva un fisico massiccio e un'aura estremamente virile.

 

Arthur mise una mano sulla spalla di Merlin. "Senti,...  io devo ancora cambiarmi, ma vorrei tanto che venissi a cena con noi … Se per una volta non mangiamo con Alined e gli altri non muore nessuno. Mi aspetti qui?"

 

Arthur sembrava che lo supplicasse con gli occhi. Non sorrideva più, anzi.

 

Merlin invece avrebbe solo voluto mettersi a fare a pugni con qualcuno e magari incenerirlo con un fulmine, anzi due … uno per ciascuno!

E invece …

"Sarebbe bello ma …"

"Ti prego…" insisteva Arthur.

"Purtroppo credo di avere la febbre. Pensavo di mettermi a letto, senza cenare, sai… Mi dispiace, Elyan"

"Non preoccuparti. Non è colpa tua se non stai bene!"

 

Arthur lo guardò con una grande delusione dipinta sul viso. Merlin capì che Arthur non se l'era bevuta. 

 

Fatti suoi!

 

Arthur non si arrese. "Allora mettiti a letto, ma se più tardi ti senti meglio, vieni a bere qualcosa con noi. Vedrai che rimarremo a tavola fino a tardi. Abbiamo tante cose da raccontarci. Promettimi che ci raggiungerai…"

"D'accordo. Farò il possibile!"


Merlin era sul carro e si sentiva rodere dentro da un misto di rabbia, gelosia e disperazione.

 

Non ce l'aveva tanto con quel ragazzo, che sembrava anche una persona carina, ma con quella situazione, con quello che Elyan aveva rappresentato per Arthur e che da quanto aveva potuto notare, rappresentava ancora. Però, ripensandoci, ce l'aveva anche con Elyan.

 

Arthur non sembrava neanche arrabbiato, per il fatto che il suo vecchio amore non l'avesse più cercato da allora. D'altronde era partito con il circo e difficilmente avrebbe potuto essere rintracciato. 

Era una strana coincidenza!

Certo non più strana del fatto che lui si era ritrovato Will a lavorare nel suo stesso circo.

 

Ricordò la faccia di Arthur, delusa perché non era andato con loro. Perché aveva insistito tanto? 

Avrebbe dovuto stare lì a reggergli il moccolo, per quale insano motivo? Forse Arthur voleva sbattergli sotto il naso che avrebbe potuto avere chi voleva, dopo il suo rifiuto? E chi poteva mettere in dubbio una cosa così palese.

 

Avrebbe preferito passare la serata in compagnia di Alined, piuttosto che con loro.

 

Avrebbe preferito passarla forse persino con Mordred, che era tutto dire.

 

Era lì già da qualche ora. Il sonno non voleva saperne di arrivare. Avrebbe voluto bere per annebbiare la mente e non pensare. Ma c'erano anche gli altri due alla locanda. 

Gli venne in mente che sarebbe davvero potuto andare da loro. Si sarebbe ubriacato e al contempo gli avrebbe rovinato la tresca, almeno per un po'.

Ma aveva paura. Paura di vederli flirtare come li aveva già visti fare, poco prima. E non voleva ricominciare a bere. Per Mordred si era dato all'alcool e smettere era stata la cosa più difficile che avesse mai fatto.

 

La magia non poteva aiutarlo purtroppo. 

 

Scoppiò in lacrime, disperato.

"Merlin! Dio mio! Cos'hai?"

Leon era entrato con la lanterna accesa e preoccupato si sedette accanto a lui.

"Ho rovinato tutto!" 

"Perché? Cos'è successo?"

"Io rovino sempre tutto! È giusto così! Io me lo merito!"

"Dimmi cos'è che hai rovinato?"

"Non posso dirtelo…"

"Va bene! Ma ora calmati. Si aggiusterà tutto, vedrai… col tempo!"

"Voglio morire … fatemi morire!"

Leon si avvicinò a Merlin, facendogli posare la testa sul suo grembo. 

Gli accarezzava le spalle e i capelli, per provare a consolarlo di quel suo dolore.

"Puoi piangere Merlin! Butta fuori tutto il dolore. Io non ti lascio."

Merlin non riusciva a esprimergli la gratitudine che provava in quel momento. Normalmente si sarebbe vergognato da morire e invece con Leon riuscì a lasciarsi andare perché era un amico, discreto e dall'animo gentile.

 

Dopo aver finito tutte le sue lacrime, Merlin si addormentò sfinito e Leon sollevato si coricò.

 

Poco prima dell'alba Merlin si svegliò con un mal di testa atroce. D'istinto buttò una mano sul giaciglio di Arthur. Non c'era. E le coperte erano intatte. Non era tornato. 

 

Pianse ancora, soffocando i singhiozzi nel cuscino per non svegliare Leon che aveva fatto tanto la sera prima per vegliarlo.

 

Rimase sdraiato alternando il pianto al pensare.

Non voleva prendere decisioni affrettate, perché sapeva di non essere del tutto lucido ma doveva cominciare a pensare a cosa avrebbe fatto. L'idea principale era quella di lasciare il circo a breve. 

 

Poteva scappare senza dir niente a nessuno come avevano fatto Lance e Gwen.

 

Gwen! Ora riusciva a capirla molto meglio.

 

Arthur lasciava dietro di sé una scia di cuori infranti tra cui il suo.

 

Continuava a tornargli in testa quell'idea terribile, quella che lo afferrava alla gola fino a cavargli il respiro e che non gli dava pace.

'Se ieri avessi ceduto ai tentativi di Arthur, adesso ci sarei io tra le sue braccia invece di Elyan.'

E quindi non poteva prendersela con Arthur o Elyan ma solo con se stesso.

Le occasioni nella vita andavano colte al volo e non rifiutate a prescindere, solo per paura di stare male, se le cose non fossero andate per il verso giusto.

 

Decise però di fare sua un'altra teoria, che paradossalmente lo faceva stare un po’ meglio.

'Ho fatto più che bene a rifiutare Arthur ieri altrimenti mi sarei ritrovato tradito dopo poche ore.' 

Non poteva accollarsi la responsabilità di quel che Arthur aveva deciso di fare. 

Si trattava di Elyan, non di uno qualunque. Il primo, anzi no, l'unico amore di Arthur: avrebbe scelto di stare con l'altro in ogni caso.

 

Avrebbe dovuto mettere in conto che Arthur sarebbe anche potuto andare via con Elyan.

 

In quel caso gli avrebbe augurato buona fortuna, poi sarebbe andato avanti con la sua vita, soffrendo come un cane. Dopo un paio d'anni avrebbe incontrato un nuovo amore, una donna o un uomo, che in poco tempo gli avrebbe inesorabilmente spezzato il cuore. Oppure sarebbe diventato più simile ad Arthur: avrebbe imparato a sedurre e a farsi abbandonare in tempi da record. O ancora, come Alined, a una certa età avrebbe violato bellissimi giovani con la magia.

 

Dio, stava letteralmente impazzendo. Quel dolore lo stava facendo delirare.

 

L'unico modo che conosceva per andare avanti fino a che non avesse deciso cosa fare, era quello di fare finta di niente, fingere di non sapere, fare l'ingenuo, che in fondo era quello che era.

 

Chissà il circo che fine avrebbe fatto! Se Arthur fosse andato via, forse Alined sarebbe rimasto e a lui sarebbe toccato andarsene in ogni modo. 




 

******




 

Arthur non si era fatto vivo a colazione. Meglio così. Merlin bevve solo un tè con il latte. Il cibo solido gli faceva venire la nausea solo a guardarlo. 

Will era seduto vicino a lui. "Scusami Merlin, ma stamattina hai l'aria di un morto vivente" "Lascia stare per favore! Dimmi piuttosto: cosa pensi del tuo primo spettacolo?"

"È stato … grandioso! Un'esperienza incredibile. E Sefa è anche più felice di me."

 

"Bene. Siete stati molto bravi. Mi è piaciuto soprattutto il fatto che foste molto naturali."

"In realtà io tremavo come una foglia. Ma mi fa piacere che non si sia capito. Il tuo personaggio, Miss Blond, è quanto di più comico abbia mai visto. Sei bravissimo! Ma non sapevo che avresti dovuto baciare Arthur in scena."

 

"Fu Alined a proporlo. Ebbe successo e abbiamo continuato." 

 

"Non ti fa piacere?"

"Non proprio. Ho avuto un sacco di problemi a causa di quei baci…"

"Ti va di dirmi cosa c'è che non va? Sono il tuo amico, psicologo, consigliere, factotum! Usami!"

"Non ne ho voglia, ma grazie!"

"Il ragazzo di colore! Li abbiamo visti cenare insieme…"

"Stavano insieme una volta … Arthur non ha dormito nel carro!"

 

Will tacque a lungo, pensieroso e preoccupato.

"Non te ne andrai, spero…"

"Non lo so ... davvero non lo so!"




 

******




 

"Il tuo ragazzo è molto carino." 

 

Arthur sentì le guance andare a fuoco.

"Chi è là?"

 

"Calmati, sono io!"

 

Arthur si ritrovò di fronte l'amico, come piombato dal cielo con un salto acrobatico, davanti a lui.

 

"Gwaine? Cosa stavi facendo? Mi spiavi per caso?"

"Davvero non sai che ogni mattina vengo qui sul mio melo a mangiare i miei frutti preferiti? Da due settimane ormai…"

 

Maledizione! Non ci aveva proprio pensato. Era sicuro che non ci fosse nessuno in giro.

 

"Una gran scena da teatro. Una lacrima, un abbraccio e un bacio caldo e passionale. Una carrozza che parte. Sarà un addio o un arrivederci?"

"Perché non ti fai gli affari tuoi?" lo aggredì Arthur.

Gwaine si strinse nelle spalle.

"Me ne vado, ma sappi che non ero il solo ad assistere…"

"Che stai dicendo?"

"Merlin era qui, proprio dietro quest'albero e ha visto tutto!"

Arthur spalancò gli occhi. 

"Mi prendi in giro?"

"No. Purtroppo per lui…"

"E dov'è andato?"

"Verso i carri, credo!"

 



 

******




 

Arthur stava per salire sul proprio carro, quando vide George che ne stava uscendo, con aria ansiosa.

"Ehi, George! È dentro Merlin?"

"No, sono salito per parlare con lui ma non c'è…"

"Ah!... Avevi bisogno?"

"Alined mi ha chiesto di andarmene via con lui!"

"Hai giá deciso?"

"No. Volevo prima parlare con Merlin…"



 




 

Forse sapeva dove trovarlo. Lungo fiume, vecchia capanna.

Quando si ritrovò lì, Merlin non si vedeva. Si aggirò nei dintorni, cercando di fare più piano possibile. 

Sicuramente Merlin non moriva dalla voglia di vederlo. Era il tipo che sentendolo arrivare, avrebbe potuto nascondersi. 

E infatti eccolo lì. Celato alla vista da un paio di alti cespugli, seduto vicino alla riva con la testa tra le gambe, giocherellava con la ghiaia sotto di sé. Ogni tanto tirava su con il naso e con una mano si asciugava il viso.

Piangeva.

Per causa sua.

E si sentì un mostro.

 

Pensò di andarsene, ma non se la sentiva di lasciarlo solo in quello stato. Ma capì che era una scusa. Lui voleva stare lì.

 

Si sedette a una certa distanza da Merlin, per non metterlo a disagio, dall'altra parte dei cespugli, appena visibile.

 

"Ciao Merlin. Ti è passata la febbre?"

 

Merlin trasalì con gli occhi sbarrati e poi si guardò intorno incrociando l'altro sguardo attraverso le foglie della barriera verde che li separava.

Arthur ci rimase malissimo. 

Merlin aveva gli occhi arrossati e gonfi. Aveva il viso attraversato da strisce di fango, dovuto alla terra mischiata alle lacrime e Arthur provò una fitta di rimorso.

 

Merlin si sporse nel fiume lavandosi faccia e mani, senza asciugarsi.

Si alzò in piedi e uscì da dietro i cespugli.

"Non sono ancora in forma, ma il peggio è passato" disse con voce monocorde.

 

"Allora ti chiedo scusa…"

Arthur si alzò a sua volta per andargli incontro in mezzo al sentiero.

"...perché ho pensato che fosse una bugia per non stare con me, ieri sera, cioè con noi."

 

"Se sapessi come sono stato, non avresti avuto dubbi."

 

"Mi dispiace. Forse stanotte avevi bisogno di me e non c'ero"

"Non preoccuparti. È vero, sono stato male, ma mi ha aiutato Leon. Poveretto! È stato … eroico." 

Arthur era veramente furioso con sé stesso.

"Maledizione! Per una volta che avrei dovuto esserci… tu ci sei sempre stato per me."

 

"Non è una gara! Però … sono venuto qui per stare un po' per conto mio... Ho bisogno di pensare e … di stare tranquillo, capisci?" Merlin si guardava intorno ed evitava i suoi occhi.

"D'accordo. Ma prima lascia che ti chieda una cosa."

Merlin tacque.

"Gwaine mi ha detto che mi hai visto salutare Elyan ..."

Merlin lo guardò per un attimo solo e continuò a tacere.

"Ci siamo detti addio! Per sempre! È per questo che ci siamo … baciati. Solo per questo!"

"Non mi interessa, Arthur. Tu sei libero di fare ciò che vuoi! Non devi giustificarti con me. Noi non stiamo insieme…" disse Merlin fingendo disinteresse.

 

"Lo so. Ma desidero spiegarti ugualmente"

"Ti ascolto, ma sbrigati" 

Merlin si incamminò lentamente verso la zona dove c’era la vecchia capanna di legno. Era più facile per lui parlare camminando, così aveva una scusa per non doverlo guardare. Arthur lo seguì, affiancandolo. 

"Che cosa triste! Ieri tu avevi bisogno di me e io di te, invece …"

 

"Perché avevi bisogno di me? Non amo fare da terzo incomodo. Si tratta di Elyan… e lui non è un qualsiasi altro ragazzo…"

"Come fai a non capire? Se tu fossi venuto…"

"…Non avresti passato la notte con lui?" 

 

Arthur sgranò gli occhi. E sembrò andare in panico. Tirò i capelli indietro con entrambe le mani e poi tenne a lungo una mano sugli occhi.

 

"Elyan non è Alined." aggiunse Merlin. "Non credo ti abbia costretto a fare qualcosa che non volevi."

 

Arthur parlò ad alta voce. Voleva giustificarsi. Voleva che l'altro capisse. "Mi ha chiesto di andare via con lui! Mi ha detto che pensava di lasciare sua moglie per poter vivere con me! Non ha mai smesso di cercarmi…"

"E allora perché non l'hai seguito?!" Anche Merlin non riusciva più a controllarsi e aveva alzato il tono senza accorgersene.

"Per te!"

"Hai fatto malissimo allora! Ieri sono stato più che chiaro e credevo avessi capito…"

"Tu hai solo paura e non hai fiducia in me…"

Merlin quasi rise: "Puoi darmi torto?"

"Se tu fossi stato lì con me non sarebbe successo…"

 

"Cosa sei un bambino che ha bisogno della balia? A me sembrava che tu te la stessi cavando magnificamente anche da solo. Non sei in grado di dire di no, se non vuoi? Io non credo proprio…" disse Merlin alterato.

 

"Tu non capisci. Lui è stato la mia prima storia importante, il mio primo amore…"

 

"L'unico e il solo, lo so bene." Merlin aveva accelerato il passo.

"Non è vero! Ora ci sei tu!" gli urlò l'altro da dietro.

Merlin si fermò e si girò:

"Ma questo non è servito a fermarti!"

 

"Ero ubriaco … molto ubriaco. E tu mi avevi rifiutato … "

"Tutte scuse. E comunque ti sei arreso in fretta…"

 

"Cosa avrei dovuto fare di più? Avrei forse dovuto fare come Alined? Io non ho un medaglione magico  posseduto dallo spirito oscuro di un mio ex amante, per farti fare quello che voglio."

 

Merlin aprì la bocca, scandalizzato: "Perché? L'avresti usato contro di me come ha fatto lui con te? Dopo quello che ti ha fatto passare?"

 

"E tu sei sicuro di non aver fatto lo stesso con me …?"

 

Merlin rimase immobile. Doveva aver frainteso.

"Cosa?"

 

"Un … incantesimo …"

disse guardandolo negli occhi "Un incantesimo per farmi innamorare di te…" continuò Arthur.

Merlin scosse la testa sconfortato.

 

 "No. Ma puoi credere quello che vuoi…"

"Non è possibile che ci sia un oggetto magico come quel medaglione maledetto, che senza che tu lo sapessi, abbia agito su di me, come è successo su per giù con Alined?"

 

"Io sono un mago e non ho bisogno di oggetti mediatori. Non per questo. E comunque non lo farei mai!"

"D'accordo allora. Se non mi hai stregato con la magia, l'hai fatto lo stesso, con la tua dolcezza e la tua bellezza…"

 

"Dio, Arthur!" 

 

Voleva solo che Arthur se ne andasse. Lui e le sue stupide smancerie avevano ancora il potere di confonderlo. Per questo lo odiò ancora di più e parlò per ferire. "Adesso ho capito la tua insistenza. Ho sbagliato a pensare che tu volessi stare da solo con lui. Tu volevi stare con tutti e due ... un grande scambio reciproco d'amore, come qualcun altro di mia conoscenza…"

 

L'espressione di Arthur si fece cupa e minacciosa. "Non è vero …"

"Si vede che è il mio destino. Io da solo non basto mai. A nessuno." Merlin sorrideva amaro.

 

Arthur gli si avvicinò. "Io non sono Mordred…" 

 

Ma Merlin non lo ascoltava più. Sapeva che stava oltrepassando i limiti, ma ormai non riusciva a fermarsi. Nemmeno gli importava. Era quasi consolatorio buttare fuori tutta la tensione e il dolore, assieme alla voce. Il suo proposito di fare finta di niente era durato due minuti al massimo. "Devo essere un amante da poco se gli uomini mi vogliono solo se in compagnia di una terza persona. Non è colpa tua se m'innamoro solo di uomini così… esigenti. Ma in fondo penso sia anche comodo: puoi confrontare, direttamente con mano, e quindi scegliere quale dei due amanti sia in grado di procurarti più piacere! Ma temo che con Elyan, il paragone non sarebbe stato a mio favore. E solo tu puoi confermarmi se è vero o no, quello che si dice degli uomini di colore…"

 

"Basta!" lo interruppe Arthur colpendolo sul viso con il palmo della mano, per poi pentirsene immediatamente. 

 

"Dio!... Scusa Merlin,… ma non puoi parlarmi così …"

 

Con la mano sulla guancia, il ragazzo gli diede le spalle e si allontanò a passo spedito.

 

L’altro gli fu subito dietro. 

"Ti ho chiesto scusa! Aspetta!"

 

Il primo cominciò a correre e il secondo gli corse dietro.

"Fermati! Mi dispiace!"

 

Durante la corsa sempre più sfrenata, Arthur lo raggiunse e lo afferrò per la camicia sulla schiena, per fermarlo. Merlin cadde a terra e Arthur inciampò su di lui, cadendo a sua volta e rotolando nella polvere. 

 

Arthur si drizzò subito in piedi e gli andò incontro. L’altro che era ancora a terra, si girò a pancia in su e sporse il braccio in avanti verso Arthur, con gli occhi illuminati. Il giovane biondo fu scagliato in alto e all'indietro, ricadendo a terra di schiena con uno schianto.

 

Merlin in un secondo fu sopra di lui, con la mano aperta vicino al volto di Arthur. Sembrava in procinto di formulare una nuovo incantesimo.

"No, ti prego, Merlin! No!" urlava l'altro impaurito.

 

Merlin abbassò la mano e lo guardò: "Tu mi hai tradito!" soffiò come un gatto inferocito.

 

"No! ... Io volevo te. Lui è stato solo un… ripiego* "

 

"Non importa. Non cambia niente. Io non potrò mai perdonarti!"

 

"Ho sbagliato. Non volevo ferirti. Mi sono illuso che mi avrebbe dato conforto. Ma sono stato solo peggio." 

Con i capelli sporchi di polvere e gli occhi semichiusi a causa del sole, Arthur era sempre bellissimo. E questo acuì la rabbia di Merlin ancora di più.

 

"Tu puoi perdonarmi, se vuoi!" continuò Arthur con voce rotta dal pianto.

"No, mi conosci e sai che non posso" rispose freddamente.

"Se tu mi amassi, riusciresti a farlo… "

"Io ti guardo e vedo solo te e lui insieme. Hai distrutto tutto, ancora prima che nascesse…"

"Mi hai detto di no, di no e poi ancora di no" gridava.

"Un giorno, Arthur ... non mi hai lasciato neanche un giorno per decidere…" mormorò con rabbia.

"Non è vero… Tu lo sapevi da prima … Sai da quanto avrei voluto farlo! Ma non era mai il momento giusto: c'era sempre Alined… Quando ieri ho sentito di essere finalmente libero, non sono riuscito a trattenermi!" 

 

"E così ti sei vendicato del mio rifiuto! Sei felice?"

"No" urlò forte Arthur.

Merlin prese l'altro per il bavero della camicia alzandogli la testa dal suolo, strattonandolo.

Arthur vide la maschera di sofferenza sul viso del mago e sentì rompersi qualcosa al suo interno.

 

Merlin gridò: "Tu mi fai schifo! Io ti odio!" Poi si chinò su Arthur e lo baciò, rabbiosamente, disperatamente, affondando la lingua nella sua bocca quasi fosse un pugnale per ferirlo.

Dopo un primo momento di stupore, Arthur portò un braccio ad avvolgergli la nuca e l'altro braccio a cingergli forte la schiena, e ricambiò quel doloroso bacio.

Merlin si staccò da lui, si rialzò in fretta e lo tirò su per un braccio, poi lo spinse verso la parete della capanna, si appoggiò a lui e lo baciò ancora, con calore e aggressività, tirandogli i capelli con le mani per tenergli ferma la testa contro il legno.

 

Arthur sapeva che una parola o un gesto qualsiasi avrebbero potuto compromettere quel momento. Si sarebbe limitato a fare ciò che Merlin voleva da lui, per non farlo scappare, senza prendere iniziative proprie e lasciandosi manovrare dall'altro. Come un burattino. Come con Alined, solo che stavolta lo voleva.

 

Merlin provò ad aprire la porta malandata della capanna, ma non ci riuscì. Con un gesto magico e una formula antica sulle labbra, la porta si spalancò da sola. Merlin spinse Arthur per la schiena facendolo entrare nella capanna e sbatté la porta per richiuderla.

Quel posto era pieno di mobili disfatti, di polvere e di ragnatele. Ma a nessuno dei due importava. 

Merlin sostava dietro di lui. Slacciò in fretta la camicia di Arthur, sfilandogliela dalle braccia poi si tolse la sua con furia.

Aveva tanto l'aria di essere una vendetta. Merlin non era del tutto lucido e Arthur lo sapeva. Ciò nonostante gli andava bene così. Non era certo come si sarebbe aspettato la prima volta insieme a lui, eppure era Merlin. Stravolto, furioso, ma sempre lui.

Merlin calò in un unico gesto i pantaloni e i mutandoni di Arthur.

Lo abbracciò da dietro, accarezzandogli ruvidamente il petto. Ora sembrava essere un po' più calmo e Arthur gli accarezzò le mani con le sue, facendo intrecciare le loro dita. Poi girò il capo verso Merlin per avere nuovi baci, che l’altro gli concesse con tenera passione. Ad Arthur venne quasi da piangere tanto erano il suo sollievo e il desiderio che provava per Merlin. Lo guardò da vicino e gli scappò dalle labbra un "Ti amo!" sussurrato con la bocca ancora sulle sue labbra. 

Le mani di Merlin scesero a incontrare la pelle dell'addome e del sesso di Arthur, che emise un forte gemito.

 

Merlin affondò il viso nell'incavo tra collo e spalle dell’uomo tanto desiderato e inspirò a fondo: voleva inebriarsi con il suo profumo ma all'improvviso si bloccò. 

"Hai odore di sesso** … io … non ce la faccio" mormorò sconfitto.

 

Merlin uscì dalla capanna, senza nemmeno portarsi dietro la camicia e si diresse più in alto, verso le colline, lasciando Arthur nudo e umiliato a rivestirsi mestamente.


La prima cosa che fece Arthur fu quella di fare un bagno nell'acqua gelida del fiume lavandosi anche la testa quasi con disperazione. Una volta finito e parzialmente asciugato si sentiva ancora sporco. Con tutto quello che era successo, non aveva avuto tempo per lavarsi quel giorno e nemmeno il tempo per pensare di farlo. Poi s'incamminò per tornare indietro verso l'avamposto dei carri. 

Era a pezzi. Vuoto, era la parola giusta.

L'aveva perso un'altra volta. E stavolta sentiva che era l'ultima. Anche perché lui non l'avrebbe più cercato. Aveva ingoiato il suo orgoglio, per Merlin, ma non era bastato. Non gliene faceva una colpa. Aveva fatto tutto da solo. Si maledì per essere stato così superficiale ed egoista: sia con Merlin che con Elyan. Quest'errore l'avrebbe pagato a caro prezzo. Lo stava già pagando.

Per un attimo fu in pensiero per lui. Stupidamente pensò che si sarebbe preso freddo, senza camicia, visto che non stava neanche bene. Ma lui era un mago. 

Gli faceva ancora male la schiena per quel volo che gli aveva fatto fare con la magia.

 

A metà strada, in mezzo agli alberi di un piccolo bosco, intravide in lontananza due persone che gli venivano incontro. Erano George e Alined.

Quando lo raggiunsero il capo cominciò: "Ti cercavo Arthur. George ha deciso di rimanere con il circo e voleva sapere se per te poteva andare"

"Mi fa piacere che tu rimanga, George. Sei prezioso per il circo, lo sai."

"Grazie, Arthur" disse George con un sorriso "ma volevo parlare anche con Merlin…"

"Vai pure George, lo farai dopo… io devo ancora chiarire parecchie cose con Arthur!" disse Alined con gentilezza.

George sembrava confuso ma dopo un attimo di tentennamento, se ne andò lentamente, girandosi più volte a guardarli.

 

Arthur si sentì a disagio, a stare da solo con Alined.

"Cosa volete sapere?"

"Volevo sapere se posso portarmi dietro alcune cose o se preferisci che le lasci per il circo… ma prima, volevo metterti al corrente di una cosa che non sai. Io non volevo il tuo male. Non che cambi molto, ma … non ho usato la magia su di te solo a tuo sfavore … Ricordi che ti occupasti di me quando avevo la sifilide?"

"Sì"

"Non sai quanto l'ho apprezzato, quella sera, e volevo fare qualcosa in cambio per te." 

 

Dove voleva arrivare Alined con quel discorso? Arthur non voleva stare lì. Era già abbastanza a terra per conto suo.

 

"Quando ti abbracciai … ti coprii gli occhi e le orecchie per poter formulare un incanto, senza che tu te ne avvedessi…"

"E quale?"

"Non potevo curare me stesso, ma potevo impedire a te di ammalarti!"

"Allora ... per quello, vi dirò grazie. Ma avete ragione: questo non cambia le cose" rispose Arthur freddo.

"Quella sera speravo quasi che te ne fossi accorto… sono stato sul punto di dirti della mia magia …"

"Mentre io speravo che qualcuno mi liberasse dalla mia follia …" lo fissò Arthur con estrema durezza.

Alined sembrò quasi offeso dalle parole del giovane e cambiò argomento. Arthur capì che il vecchio non era per nulla pentito delle sue azioni.

"Non vedo Merlin …" disse il capo.

"Lui … è ancora su"

"Bene …"

Il vecchio cominciò a slacciarsi la camicia con noncuranza. "Fa un caldo terribile, oggi!"

 

Quando Arthur lo guardò, rabbrividì di terrore, vedendo il ciondolo di quel medaglione appoggiato sul petto del vecchio.

 

'Dio, no!' 

 

"Ho bisogno di parlare con Merlin, Arthur. Ma se dici che tarderà, potremmo aspettarlo qui insieme … a meno che tu non preferisca tornare al nostro carro, per ricordare con me i bei momenti passati insieme. Tu cosa dici?"

















 

*Frase tratta dalla serie TV “Buffy, l'ammazza-vampiri." La frase originale è "Tu sei solo un … ripiego” detta da Buffy a Spike.

**L'idea è ispirata a un passo del libro "L'insostenibile leggerezza dell'essere " di Milan Kundera.


Ciao a tutte/i,
grazie a chi è arrivato fino a qui. Come avrete notato non sono riuscita a descrivere nulla della notte tra Arthur ed Elyan. Nemmeno l'ultimo bacio, che invece avevo in preventivo di scrivere. Come anche il discorso tra i due che parlano di Merlin. O la proposta di Elyan ad Arthur. Per Arthur e Gwen fu lo stesso. Con Alined ero riuscita a spingermi abbastanza avanti. Sembra strano. Ma è il coinvolgimento emotivo di Arthur che è diverso e in questi casi i tasti del PC si rifiutano di collaborare. L'idea di Arthur e Elyan insieme mi è venuta guardando il finale della drammatica puntata 4x10 di Merlin.Il prossimo capitolo credo proprio che sia l'ultimo. Un abbraccio!

 

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Capitolo 24
*** Cap. XXIV - We are free ***


 


We are free









 













'No!' Mai più!' si disse Arthur.


Scattò come una furia su Alined, facendolo cadere sotto di lui. Afferrò il medaglione e cominciò a tirarlo con tutte le sue forze. Alined forse si era  aspettato una qualche reazione, ma non propriamente quella. 

 

Arthur era molto più forte di lui ed il vecchio urlò quando sentì il cordone tagliare la pelle della nuca.

Il ragazzo, frustrato perché il cordone non si rompeva, provò a sfilare il medaglione dalla testa del vecchio, con le mani che tremavano. Si muoveva freneticamente. Sapeva di dover fare presto. 

Ma non fece in tempo. Ad Alined bastava un solo pensiero per sopraffare l'altro, finché portava quell'oggetto al collo. 

Il giovane non si accorse neppure quando il grosso ramo sopra di sé, si staccò dall'albero e gli finì sulla  testa, tramortendolo all'istante.

"Peccato, Arthur! Sei così bello!" mormorò il vecchio, togliendoselo di dosso per potersi alzare.




 

******



 

Merlin aveva camminato un po' per schiarirsi le idee. Si odiava per quello che aveva fatto. Una volta si era ripromesso di non farlo più e invece c'era caduto di nuovo. Aveva perso del tutto il controllo, aveva usato la magia per ferire Arthur e stava per abusare di lui,  tanta era la voglia di vendetta, la rabbia e l'odio che lo avevano accecato.

 

Però, l'arrendevolezza di Arthur, la sua dolcezza unite alle sue parole, avevano trasformato il desiderio di vendetta in desiderio e basta, la rabbia in passione e l'odio in amore.

Ma ancora, l'odore di Arthur, l'aveva riportato alla realtá, amara e insostenibile.

 

Non aveva senso rimanere lì a cercare di evitare i problemi causati dal suo comportamento di poco prima.

Sarebbe sceso a valle, perché in quel momento non aveva davvero idea di quello che avrebbe dovuto fare. 

Si sarebbe fatto trascinare dagli eventi, senza lambiccarsi il cervello in complicati stratagemmi. Avrebbe deciso lì per lì, man mano che le cose procedevano.

Passando davanti alla capanna, aveva notato la sua camicia posata su un masso. Arthur aveva avuto un altro pensiero gentile per lui, nonostante sentisse di non meritarlo.


Si trovava ad attraversare il piccolo bosco di faggi e tassi, quando si sentì chiamare.

 

"Vieni avanti, Merlin! Ti stavamo aspettando!" gli stava dicendo Alined. 

Strano che il vecchio si trovasse lì.

"Ti stavamo aspettando? Chi? Lui e chi altri?"

 

Poi lo vide.

 

Arthur era seduto contro il tronco di un albero, con il capo chino in avanti. Non si muoveva. Sembrava svenuto o … peggio.

"Arthur! No!" urlò mettendosi a correre verso di lui.

"Fermati, Merlin! Non avvicinarti!" urlò il direttore e con un gesto aprì il lembo della camicia per mostrargli il pendente che portava al collo.

Il ragazzo impallidì.

Quanto era stato stupido a non distruggere subito quel maledetto medaglione!

 

"Che cosa gli hai fatto?" Merlin era furibondo e straziato allo stesso tempo.

"Sta solo dormendo. Non preoccuparti."

"Cosa volete?"

"Sono io che dovrei farti questa domanda. Che cosa vuoi Merlin?... Vuoi Arthur? Vuoi l'Albionstars?"

"Non ha senso ciò che dite…"

"E non ti accontenti neppure della tua magia. Ora vuoi anche la mia… Tu mi hai tolto tutto! Ma non sono così vecchio come credi… non sono ancora del tutto da buttare via …"

"Farò quello che vorrete, ma vi prego, lasciate stare Arthur".

"È un po' troppo tardi, ormai! Voglio battermi con te … per lui."

 

"Io non ve lo lascerò! Voi l'avete soltanto usato. Non l'avete mai amato davvero!"

"Vuoi dire 'non quanto lo ami tu'? Quindi sei disposto a perdonarlo? Nonostante abbia passato la scorsa notte tra le braccia di un altro uomo? Lo vuoi ancora?"

"Sì!... Ma non voglio combattere con voi." Voglio solo che ve ne andiate, adesso…lasciateci in pace…"

"Non posso fare a meno di lui … proprio come te. Noi abbiamo poteri magici, ma non così forti da resistergli. Forse l'unico vero mago qui, è Arthur!"

 

Merlin aveva sempre più paura. Alined poteva  attivare un incantesimo in un attimo. Non sapeva se fosse più forte la magia del medaglione o la propria, ma certamente quella in possesso di Alined era più veloce della sua.

Molto lentamente, parlando con tono calmo, Merlin avanzava tenendo le mani alzate ai lati del corpo.

"Vi prego, parliamo. Troveremo una soluzione, vedrete…"

 

A Merlin si ghiacciò il sangue, quando vide il pugnale che Alined fece scendere lentamente dalla manica destra fin nel suo palmo.

Il vecchio si mosse velocemente e tirò su Arthur con l'altro braccio, con una forza insospettata. 

Lo teneva in piedi con il solo braccio sinistro e guardò Merlin, mentre puntava la lama del pugnale contro la gola di Arthur.

"No! No!" gridò Merlin.

"Sai come si dice in questi casi … O l'avrò io o non l'avrà nessuno!"

Arthur stava aprendo gli occhi: era confuso e non riusciva a capire cosa stesse succedendo.

"Ben svegliato, principe" disse Alined.

Lo sguardo di Arthur incrociò quello di Merlin,  e sembrò finalmente tornare in sé e accorgersi della gravità della situazione.

Quindi, si irrigidì, tirando la testa all'indietro, cercando di allontanare il collo dalla lama del pugnale.

 

Merlin non poteva usare la magia: avrebbe rischiato di colpire Arthur.

Si limitò a fare un passo avanti.

"Fermo!" gridò il vecchio, premendo la lama di ferro un po' più forte contro il collo di Arthur, lasciando una sottile striscia di sangue sulla gola del giovane, che preso dal panico, afferrò il polso di Alined, quello dove teneva il pugnale e gli diede un morso, più forte che riuscì.

Alined emise un grido terribile e gli cadde di mano il pugnale. 

Arthur si piegò in due su se stesso, tenendosi la pancia con una smorfia di dolore: il vecchio stava usando la magia cintro di lui.

 

Con Alined dolorante e la sua magia impegnata contro Arthur, finalmente fuori tiro, Merlin ne approfittò immediatamente. 

Scagliò l'anatema su Alined, facendolo volare in aria per poi farlo ricadere a terra.

E in un attimo fu sopra di lui.

 

Entrambi provarono in contemporanea a lanciare un incantesimo a distanza ravvicinata, ma incredibilmente non successe nulla. 

 

'Le nostre magie si annullano a vicenda. La magia di Trickler è potente quanto la mia.'

 

Afferrato un sasso da terra, Alined colpì Merlin su una tempia una volta, due volte…

Il ragazzo cadde di lato; non era svenuto ma faticava a riprendersi. Ora il giovane mago era del tutto vulnerabile. Le loro posizioni erano invertite: era Alined a incombere su Merlin.

Il vecchio stava per accanirsi contro di lui e alzò il braccio per colpirlo nuovamente con il sasso.

"No!" urlò Arthur.

 

Alined si bloccò, girò la testa verso Arthur con gli occhi sgranati.

"Arthur …" mormorò solamente e stramazzò addosso al ragazzo sotto di lui.

Alzando la testa, Merlin si rese conto che Alined non si muoveva più e fu allora che vide il pugnale affondato al centro della sua schiena.

 

Era stato Arthur a salvarlo.

 

Era finita. Alined era morto.



 

******



 

Poco più tardi, Arthur e Merlin furono condotti alla stazione di polizia di Swindon e passarono la notte in carcere, in stato di fermo.

La cosa più terribile per Merlin fu il fatto di essere stato separato da Arthur, sia quella notte che il giorno dopo.

 

La mattina seguente furono interrogati: prima Arthur poi Merlin.

Nel tardo pomeriggio furono liberati. 

Legittima difesa.

George aveva testimoniato in loro favore. L’uomo aveva notato che Alined il giorno prima sembrava essere molto diverso dal solito. Diceva e faceva cose strane: non l’aveva mai visto così, in vent'anni.

Quando Alined l’aveva congedato era tornato ai carri, ma poi George, pieno di sospetti, era tornato indietro, fermandosi a distanza per osservare. Una fortuna per i ragazzi.

 

Una volta fuori di prigione Merlin si rivolse a George:

“Ti ringrazio. Se non fosse stato per te, forse ci avrebbero condannato e imprigionato, magari per sempre. Abbiamo avuto i nostri screzi, tu ed io, ma ti confesso che in questo momento sei il mio eroe!”

George cercava di nascondere il sorriso e l'orgoglio che le parole di Merlin gli provocavano.

“Ho fatto solo quello che era giusto!”si schermì a disagio.

Anche Arthur si rivolse a George.

“Mi dispiace per quello che è successo ad Alined! Lui era tuo amico!”

“La verità è che non me ne rendo ancora conto del tutto. Non mi sembra  possibile. Mi sento più che altro spaesato … non so cosa devo fare. So che lo odiavi, Arthur, e non ti biasimo. Al tuo posto lo avrei odiato anch’io, ma lui era il mio punto di riferimento e in qualche modo era anche mio amico, sì!”

“Immagino che tu non abbia detto niente alla polizia, riguardo la magia!” disse Merlin.

“Per me la magia non é stata una sorpresa così grande. Sapevo già che Trickler era un mago anche se non mi aspettavo che tu e Alined lo foste a vostra volta! Ma non ne ho fatto cenno alla polizia, perché non mi avrebbero mai creduto. Ed ero sicuro che neppure voi due ne avreste parlato.”

Merlin e Arthur lo guardarono e gli fecero un cenno d'assenso con la testa.

“Per tutto il resto ho detto la verità! E ora che faremo?” chiese George.

Arthur intervenne. “Alined disse che voleva lasciarmi il circo, ma penso fosse una bugia: non c’è nessun documento che lo provi."

"Sbagliato!" rispose George. “Sul suo tavolo hanno ritrovato il suo testamento firmato. Lascia l’Albionstars a te, la sua vecchia casa a me e tutti gli altri possedimenti a Percival. Ne aveva parecchi.”

“Che strano!” disse Arthur che faticava a capire.

"Volevo chiedervi un’altra cosa” aggiunse George sottovoce. “Voi non credete che Alined abbia voluto in qualche modo … farsi uccidere da voi?”

Arthur impallidì e guardò Merlin con sgomento: anche lui era più bianco del solito e gli restituì uno sguardo preoccupato.

“Potrebbe anche essere …” mormorò Arthur.

“Non lo sapremo mai …” aggiunse Merlin con un sospiro.

 

Dentro di sé Merlin era distrutto.

Aveva ucciso un uomo. Assieme ad Arthur. Per legittima difesa, certo, ma l'avevano ucciso.

L'uomo era stato suo mentore e anche suo amico fino a poco tempo prima, o almeno lui l'aveva creduto. 

Meritava di morire? Per un attimo si era detto di sì, quando l'aveva visto minacciare Arthur con quel pugnale. 

Ma non era vero. Nessuno lo meritava.

Andava fermato in altri modi.

Si chiese se George avesse ragione e se Alined si fosse fatto uccidere apposta e più ci pensava, più gli sembrava possibile.

Altrimenti perché aveva fatto testamento?

Ma perché Alined avrebbe voluto morire?

Perché senza Arthur non valeva più la pena di vivere?

Voleva fare ad Arthur una sorta di regalo, togliendosi di torno?

Forse la magia di Trickler gli si era ritorta contro, quando aveva agito da sola. E quando il vecchio aveva saputo che Arthur non aveva mai desiderato le sue attenzioni, doveva essere stato insopportabile per lui. 

La presenza del pugnale poi non aveva senso finché indossava il medaglione. Già prima della lotta con lui, Merlin si era accorto che qualcosa non andava. 

A un certo momento poi, Alined si era accanito solo su di lui, non considerando Arthur che era alle sue spalle. 

Dio! Ora capiva!

Alined non solo voleva morire, ma voleva morire proprio per mano di Arthur. Ecco perché aveva con sé quel pugnale.

 

"Comunque, grazie davvero George!" ribadì Arthur.

Merlin si riscosse da quei cupi pensieri.

"Non ringraziarmi!" disse George. "È anche colpa mia. Alined mi ha mandato a cercare quel medaglione sul vostro carro. Mi disse che Merlin gliel'aveva sottratto per vendetta e che era un ricordo di Trickler. Sono stato io a riportarglielo."

"È stato quando ti vidi uscire dal nostro carro?" fece Arthur.

"Esatto. Quando ti dissi che stavo cercando Merlin."

"Non preoccuparti! Sarebbe successo lo stesso!" si inserì Merlin.

"Ora è tutto finito e se vorrai restare con noi al circo te ne saremmo grati" gli propose Arthur.

"Farò così per il momento, poi ci penserò."

 

Quando George si allontanò, Merlin disse: "George è molto meglio di quello che pensavo."

"Sono d'accordo. Nell'ultimo periodo non ha brillato, ma sotto sotto è un tipo a posto." 

"Ora mi preoccupa il medaglione: dove sará"?

"Ce l'ho io!" disse Arthur tirandolo fuori da una tasca.

"Come l'hai avuto?"

"Usando la mia magia … e cioè il mio fascino."

Alined gli aveva detto una cosa molto simile su Arthur, poco prima di morire.

 

"Che hai, Merlin?"

"Che vuoi farne del medaglione? Vuoi tenerlo e usarlo per diventare come me?" chiese il mago.

"Davvero? Ma è fantastico!"

Merlin lo guardò inorridito ma si accorse con gran sollievo che Arthur aveva sul viso quel sorriso storto tipico di quando lo prendeva in giro.

"Certo che per essere uno che ha appena ucciso un uomo, mi sembri fin troppo felice… piacerebbe anche a me essere disinvolto come te. Io mi sento uno zombie!"

"Felice no, ma sollevato 

sì! E per quanto riguarda lo zombie, hai ragione…"

Merlin scosse appena la testa, ma subito tornò serio.

"La responsabilità di quello che è successo è mia. Non avrei mai dovuto lasciare il medaglione incustodito. Avrei dovuto distruggerlo non appena ne avevo la possibilitá…"

"Vuoi che lo distruggiamo insieme, adesso?"




 

Con la complicità del buio, posero il medaglione sopra un masso. Merlin concentrò il gesto magico sul manufatto e subito dopo averlo scagliato, Arthur 

colpì il medaglione con una grossa pietra riducendolo in briciole. 

Dai residui dell'oggetto si alzò un nugolo di polvere, ma ben presto si accorsero che si trattava più di una specie di fumo bianco, che si innalzò formando qualcosa di simile a una spirale.

"Non mi sembra una cosa tanto normale questa" disse Arthur stupito e forse spaventato.

La spirale diventò sempre più rarefatta fino a sparire.

"Credo fosse lo spirito di Trickler. Forse adesso che è libero, potrà trovare pace e magari riunirsi con quello di Alined…"

Merlin lo sperò nel suo cuore, quasi fosse una preghiera.

 

Tornando ai carri, Merlin chiese: "Cosa farai adesso con il circo?"

"Dopo il funerale partiremo per Oxford. Non voglio rimanere qui un giorno di più."

 

Appena arrivarono Arthur e Merlin furono abbracciati da Will, Leon e Gwaine. 

George li aveva già aggiornati. Ad Arthur scappò qualche lacrima di commozione, vedendo gli amici accoglierli in quel modo. 

Merlin invece si lasciò andare, scoppiando in un pianto disperato tra le braccia di Will che lo strinse forte. La tensione di quell'ultimo giorno venne fuori tutta in quel momento. 

 

La cena fu molto triste. Assomigliava più ad una veglia funebre. Quasi nessuno mangiò. Arthur si sentì in dovere di parlare e raccontò agli altri ciò che era successo prima, durante e dopo, assieme ad Alined. Disse tutto, senza però tirare in ballo la magia di Alined o di Merlin.

Percival non era presente alla cena, ma raggiunse gli altri sul tardi.

Aveva gli occhi rossi e si vedeva che aveva pianto.

Alined poteva essere stato crudele.

Ma non con lui. Si era comportato come un padre severo ma giusto. E ora gli mancava la sua guida, la sicurezza che sapeva infondergli e quello sguardo pieno di orgoglio, quando il ragazzo eccelleva nelle sue esibizioni.

Parlò con i ragazzi tutti insieme. "Ho bisogno di voi, perché mio padre non c'è più. Lui ha sbagliato e voleva uccidere Arthur e Merlin" e li guardò "Vi siete difesi e non ce l'ho con voi." 

Poi si rivolse agli altri. "Voglio rimanere all'Albionstars. Il circo è tutta la mia vita. Ora siete voi la mia famiglia."

 

Tutti erano commossi dalle parole di Percival. Sefa, con la sensibilitá tipica di una donna, fu molto dolce. Non disse nulla ma pianse a lungo in silenzio seduta accanto a lui. Ogni tanto gli sfiorava i capelli o una spalla con una mano, mentre teneva l'altra tra le mani del marito.


La mattina dopo quando Merlin si svegliò vide Arthur dormire, accanto a sé.

Aveva rischiato di perderlo solo due giorni prima.

Quando l'aveva visto con il pugnale alla gola si era sentito male da morire. 

E quando era sopravvissuto invece aveva provato un sollievo cosí forte che aveva pianto.

Se quello che Arthur diceva era vero e cioè che se l'avesse amato, l'avrebbe perdonato, allora poteva dire di amarlo. Poteva seppellire la dolorosa storia con Elyan e tornare a guardarlo per quello che era sempre stato per lui. 

Era una cosa da Merlin? No. Era sensato e giusto? Assolutamente no. Era rischioso, folle. Era da stupidi! Ma preferiva essere stupido e felice che

vivere di rimorsi che gli avrebbero rovinato l'esistenza.

 

Leon doveva essere già uscito e Merlin si accorse che Arthur aveva gli occhi aperti.

"Come stai?" gli chiese Merlin.

"Bene, direi" 

Arthur si alzò in fretta e cominciò a rivestirsi. "Abbiamo tanto da fare. Predisporre la cerimonia funebre e cominciare a mettere via tutto per il viaggio verso Oxford."

 

"Dove verrà seppellito?"

"Percival vuole farlo seppellire vicino alla sua casa nei pressi di Londra. Lui crede che Alined avrebbe voluto così. Percival ci raggiungerà direttamente a Oxford."

"Ho capito."

"Tu non ti alzi?"

"Non subito. Volevo poltrire ancora un po'. Ma fuori è ancora buio. Hai così fretta, Arthur?"

"Se devi dirmi qualcosa ti ascolto!"

"Beh, sì. Intanto volevo ringraziarti per avermi salvato la vita."

"Tu avresti fatto lo stesso per me…"

"Sì, ma volevo anche scusarmi per quello che è successo al fiume. Non importa chi avesse ragione tra noi: io ho comunque esagerato."

"Scusarti per cosa esattamente? Per il volo e conseguente botta alla schiena che mi hai inferto con la magia? Per avermi urlato in faccia che mi odi e che ti faccio schifo? O per avermi illuso quando mi hai spinto dentro la capanna, piantandomi in asso subito dopo?"

"Per … tutto…"

"Bene, allora, amici come prima … Ci vediamo dopo!"

Arthur uscì dal carro.

Il discorso di Merlin era stato travisato appositamente da Arthur. Merlin capì con dolore che l'altro non voleva saperne di parlare con lui di quello che era successo.

Forse Arthur considerava il loro momento già passato, già finito.

 


Due settimane dopo

 

Si erano esibiti ad Oxford, quella sera. Era il primo spettacolo senza Alined. Erano abbastanza soddisfatti. Avevano cercato altre due persone: un uomo e una donna. Avevano stabilito insieme che per sostituire Alined ci volevano almeno due persone. 

La donna l'avevano trovata. Faceva la chiromante e la cartomante. Quando arrivava un circo in città, lei gli si accodava con il suo carro malandato e fingeva di fare parte di quel circo. 

Merlin e Arthur erano andati a parlare con lei e invece di litigarci le avevano chiesto di unirsi a loro. 

La donna era abbastanza giovane, bionda e piuttosto attraente. Gwaine se n'era innamorato all'istante. Si chiamava Eira.

Merlin avrebbe giurato che nessuna donna al mondo sarebbe riuscita a impalmare il bel giocoliere. Ma ora non ne era più molto convinto.

 

Percival aveva fatto una singolare richiesta ad Arthur. Non voleva che venissero comprati dei nuovi leoni. Cavalli e cani, a suo dire, erano animali domestici, abituati a vivere con gli uomini. Ma i suoi leoni erano stati sfortunati. Erano animali selvaggi e sarebbero dovuti vivere liberi nel loro paese, lontano dall'Inghilterra. Aveva visto spegnersi quel loro fuoco interno giorno dopo giorno e aveva sofferto per la loro sorte. Alined non avrebbe mai potuto 

comprenderlo.

Ma Arthur si trovò d'accordo con lui. Percival era davvero un ragazzo dal cuore d'oro.

 

Will era l'unico a conoscere tutto di Merlin e viceversa. Si erano molto avvicinati dopo la morte di Alined ed erano tornati amici come quando erano ragazzini, anche se con più maturità.

Erano sempre molto impegnati ma dopo cena trovavano qualche minuto per parlare tra loro.

Will aveva confidato a Merlin, ad esempio, che quando la moglie lasciava i capelli bagnati e sciolti per asciugarli all'aria, impazziva di desiderio. 

E Will conosceva i dettagli di ciò che era avvenuto nella capanna tra l'amico e Arthur.

"Ancora niente?"

"No, ti ho detto che Arthur non ne parla più. E a me, va bene così…"

"Scusa ma non ci credo neanche per un attimo"

"Io e Arthur parliamo sempre e solo di lavoro e ci troviamo d'accordo quasi su tutto… strano, vero?"

"Decisamente. Ma non ti annoi? Non pensi di parlargli?"

"E per dirglibcosa?"

"La veritá. Provaci! Parlagli con il cuore in mano. E se ti dirà di no, non starai comunque peggio di come stai ora, perché si vede che non stai bene…"

 

Sapeva dove trovarlo. Quando Arthur non si vedeva, generalmente si trovava  nei pressi di un fiume o di uno specchio d'acqua.

Era una giornata piuttosto asciutta e calda, nonostante il terreno fosse già ricoperto di foglie arancioni che ricordavano a tutti l'inizio dell'autunno. 

Lo trovò nel bosco di querce, vicino alla riva. 

"Arthur?"

"Sono qui, vieni!"

"Che bella! Hai trovato una piccola cascata! Com'é limpida!"

Merlin avvicinò la bocca all'acqua per bere.

 

"Vorrei sapere se hai deciso o no. Tu vuoi andartene via dal circo?" chiese Arthur all'improvviso. 

"No, vorrei restare, se il mio nuovo capo è d'accordo!"

"Certo! Non ho mai voluto che tu andassi via …"

"Da quando è morto Alined, sembra quasi che io non esista più per te!" mormorò Merlin senza guardare l'altro negli occhi.

 

"No, non è vero. Siamo sempre insieme! E non siamo mai andati così d'accordo…"

Merlin fece una piccola smorfia scocciata. Arthur se ne accorse e spiegò:

"Alined non c'entra, sai? Non mi fa molto onore ma … sono sollevato che non ci sia più. Se sono cambiato con te è per altri motivi…"

"Preferivo di gran lunga quando litigavamo…" disse Merlin imbronciato.

Arthur gli fece un sorriso dolceamaro.

"Oh, anch'io! Credimi!"

"Ti riferisci a quando ti ho fatto male?"

"Non credo che stiamo parlando della stessa cosa… io parlavo di quando hai preso l'iniziativa con me. Forse mi hai sbatacchiato un po' ma il male che dici di avermi fatto, è stato molto più forte quando hai smesso di farmelo…"

"Ti piace essere …trattato male, in quei momenti?" sorrise appena Merlin.

"No! Mi piace la dolcezza… ma ammetto che, visto che si trattava di te, mi hai piacevolmente stupito …ho ripensato molto a quel momento… forse troppo!"

"Mi sembra strano, ma sono contento che tu non mi odi per quello" disse Merlin.

"Niente di strano. Ho provato tante emozioni tutte in una volta, ma la cosa che più ha continuato a tornarmi in mente è ... quanto mi hai fatto sentire desiderato, .... come non mi era mai successo prima" 

"Beh, ti assicuro che il desiderio c'era…"

"E non hai capito che é stato vedere il tuo desiderio che ha acceso il mio, ancora di più di quello che già provavo?"

"Ero arrabbiato, ferito e non ho pensato a te! Sono stato egoista e insensibile... non sono riuscito a trattenermi. Tu ... non hai intenzione di perdonarmi, vero?" chiese Merlin, trattenendo le lacrime che sentiva pungere negli occhi.

"Sei tu che non mi hai perdonato, Merlin. Tu non puoi e …lo capisco" 

Merlin si allontanò da Arthur, camminando e gesticolando ampiamente ad alta voce. "E invece sì, io … posso. Voglio farlo e lo facco! Posso accettare che tu abbia fatto una scelta che non mi ha fatto male … ma non voglio pensarci più. È una pagina chiusa per me."

Arthur fece un paio di passi in direzione di Merlin. Faticava a credere a ciò che aveva sentito. Possibile che fosse vero?

"Sei sicuro di avermi perdonato? Voglio dire, proprio … tu?".  

"Sì" disse Merlin in un soffio.

"Non capiterà mai più, di fare una cosa così. Mi credi?" Lo fissò seriamente Arthur.

"Sì, ti credo,... voglio crederti … ma questo non vuol dire che non ti darei fuoco, se dovesse capitare ancora …"

Arthur sorrise. "Nel caso, hai il mio permesso... Ricordi quando ti ho detto -Ti amo-? "

"Certo! Non è una cosa che si può dimenticare così su due piedi" sorrise Merlin un po' a disagio.

"Io ti amo ancora, di più di quel giorno." E non senza fatica si sfilò un anello dall'anulare. 

"Lo porteresti?"

Merlin sorrise commosso.

"Adesso che sei il mio fidanzato, devi indossarlo."

Merlin sorrise. 'Il mio fidanzato' suonava strano e meraviglioso in bocca ad Arthur. L'anello era grande e provarono, con un certo impaccio, a trovare il dito giusto: l'indice destro che era il dito più grosso di Merlin.

"Io, però, non ho niente da darti…" disse Merlin a testa bassa, vergognandosi delle lacrime fuoriuscite a tradimento dai suoi occhi.

"Io credo di sì" e prese l'altro per la vita avvicinandolo a sé.

Merlin lo guardava come se non credesse di averlo così vicino, così bello e suo. Con le dita della mano in cui portava l'anello, sfiorò la guancia di Arthur, portandola lentamente alle sue labbra. Arthur sentì quelle dita delicate tremare sulla sua bocca, prese quella mano e la baciò più volte scendendo fino al palmo, succhiandolo e mordicchiandolo.

Merlin si riscosse da quello stato di beatitudine e si attaccò al collo di Arthur con le braccia e lo baciò delicatamente, più e più volte. Non riusciva a staccarsi dalla sua bocca. Arthur lo ricambiava con grande devozione adeguandosi ad ogni nuovo bacio e lo strinse forte sulla schiena

Lentamente e fermandosi per baciarsi ad ogni passo, Arthur lo portò ad una bassa caverna, nascosta da cespugli. 

Merlin rideva con il viso arrossato: sapeva bene cosa stava per succedere. 

Arthur respirava in modo veloce e Merlin capì che era eccitato. 

"È troppo buio qui, ma io vorrei vederti. Potresti fare qualcosa?" chiese Arthur.

Il mago fece apparire un bel falò con un semplice bagliore degli occhi. 

"Sei fantastico!"

"Grazie, anche tu!" rise Merlin.

Arthur cominciò a slacciare la camicia di Merlin, aprendola, ma senza toglierla ancora. Avrebbe voluto fare tutto per bene e con calma. Si trattava di Merlin e non avrebbe mai voluto deluderlo. Ci teneva molto. Arthur accarezzava il petto dell'altro, lo baciava, lo succhiava, adorando quel corpo così diverso dal suo e così soave.

Merlin aprì la camicia di Arthur con una certa fretta, come se non riuscisse più a controllarsi.

Lo segnò sul collo con lividi rossi e blu, lo graffiò sulla schiena e lo morse sulle spalle. 

Era strano ed era bello vedere Merlin così famelico e possessivo. Arthur finì di spogliare se stesso e Merlin facendolo sdraiare per terra, stuzzicandolo con la bocca dal petto, all'addome, fino al sesso. 

Merlin gemette forte, sentendo il corpo bruciare di desiderio. Arthur si sedette su di lui, mostrando chiaramente la sua disponibilitá. Si posizionò sull'altro e fece tutto da solo: Merlin ovviamente non si lamentò. 

Arthur si chinò sull'altro per baciarlo e si mosse portando l'altro in un vortice di piacere sempre più grande, fino al limite estremo.

Quando Merlin tornò in sé, desideroso di rendere ad Arthur quella meravigliosa esperienza di piacere, portò le gambe verso l'esterno e verso l'alto per offrirsi al suo amante. Arthur era ormai vicino al limite massimo eppure chiese lo stesso:

"Sei sicuro?"

"Sì, voglio che tu sia il primo!"

Arthur spalancò la bocca:

"Cosa? Davvero? Tu non hai mai…?"

"No" lo interruppe Merlin, arrossendo per quella confessione.

"Sbrigati però… mi sento un po' troppo esposto così..."

"Ma non voglio farti male!"

"Tu non hai avuto male…"

"Perché l'ho già fatto… ma le prime volte è doloroso."

Un lampo negli occhi e Merlin fece materializzare un'ampolla d'olio tra le mani di Arthur.

Tutto questo tempo 'perso' fece aumentare la tensione di Merlin, ma Arthur fu così dolce e lento, che non sentì poi questo gran male. 

Arthur si sentiva confuso e scosso dalle sensazioni che provava: il piacere del corpo e le forti emozioni interne.

"Ti amo!" gli disse Merlin. Finalmente: era tanto che Arthur aspettava di sentirglielo dire. 

Passato il fastidio iniziale, Merlin cominciò a provare nuove e piacevoli sensazioni, anche se ad Arthur mancavano ormai pochi movimenti e in breve raggiunse l'acme del piacere. 

Rimasero abbracciati a darsi piccoli baci dolci. La beatitudine sui loro volti.

"Mi dispiace" sorrise Arthur "sono stato veloce, ma non ce la facevo più."

Merlin non stava nemmeno ad ascoltarlo. "Ti amo moltissimo" disse ad Arthur. 

"Anch'io ma … sai che non bisognerebbe mai dire ti amo, durante il sesso?"

"L'ho sentito dire. Penso che sia una grande cavolata"

"Forse sì" rise Arthur.

"Vestiamoci ora! Gli altri si chiederanno che fine abbiamo fatto." disse Merlin cercando di raggiungere i vestiti.

"Non pensarci neppure! Dammi qualche minuto per riprendermi: voglio rifare tutto quello che abbiamo appena fatto, ma con più calma. Ho qualche idea che da sempre avrei voluto mettere in pratica con te"

Merlin sorrise lusingato e felice. Nemmeno lui aveva voglia di lasciarlo in quel momento.

 

"Non ho alcuna voglia di trasferirmi sul carro di Alined" rifletteva Arthur "Che ne dici se chiedo a Leon di andarci?"

"Ma che scusa troverai?"

"Nessuna scusa. Almeno i ragazzi del circo, vorrei che sapessero di noi…"

Merlin sorrise in modo da fare sciogliere il suo compagno. 

"Sono assolutamente 

d'accordo."













 

Ciao belli! Ho fatto fatica a scrivere il finale. Non volevo sembrasse banale. 

Spero comunque che possa piacervi.

Ringrazio di cuore le persone che mi sono state vicino:

Ceppeugenia,

AndyWin24, 

Lulette,

Idalberta,

OrnyWinchester,

MAAE_8830.

Ho già iniziato una minilong, AU, ovviamente Merthur. Per cui vi dico arrivederci. Un abbraccione!


 

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