L'extravergine d'oliva

di Anown
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'eroe e le sue buone intenzioni ***
Capitolo 2: *** L'eroe e le sue buone azioni ***
Capitolo 3: *** Il Dio vagabondo e la ragazza abbandonata ***
Capitolo 4: *** Creaturine fragili ma pericolose ***
Capitolo 5: *** Qualunque cosa tu sia, va bene... ***
Capitolo 6: *** Sorelle ***
Capitolo 7: *** Lanciere ***



Capitolo 1
*** L'eroe e le sue buone intenzioni ***


Scesi in terra cretese, alcuni fra i fanciulli ateniesi scelti come sacrificio avevano cercato di fuggire, ma Duncan non l'aveva permesso. -Si dice degli ateniesi che siano degli smidollati dotati solo di testa, buone maniere e culo insoddisfacentemente piatto e molliccio. Volete portare onore ad Atene o perpetrare questi stereotipi indegni?- disse il giovane principe di Atene riuscendo a immobilizzare parte di loro con uno sguardo glaciale.
“Che ha detto?” “Davvero si dicono cose simili fuori da Atene?” “Ma che sta dicendo questo?” bisbigliarono fra loro due giovani fratellastri probabilmente non abbastanza spaventati.
-Mettendo che riusciste a scappare, come pensate di cavarvela senza un soldo e un minimo di esperienza lavorativa alle spalle? Prostituendovi?- Duncan ghigno con un'espressione ferale. Era certo che puntare sull'inesperienza di quei bambini vissuti nella bambagia fosse il metodo giusto per scoraggiare i tentativi di ribellione. -Vi ho anche detto, ragazzi miei, che quest'anno non avete niente da temere! Sconfiggerò il Minotauro e vi riporterò dalle vostre mamme sani e salvi!- continuò con un tono spavaldo che più che tranquillizzare i ragazzini li fece sentire in mani inaffidabili.
-Se fosse la verità, non ce lo diresti.- mormorò inacidita una ragazzina bruna che si credeva più intelligente degli altri. Se Duncan ricordava bene, il suo nome era Ellody.
-E tu come fai a dirlo, bambina?- chiese Duncan.
-Se qualcuno di noi si facesse sfuggire le tue intenzioni non ti farebbero neanche entrare nella sua tana, ti ucciderebbero subito, quindi perchè dovresti comunicarcele?- continuò la ragazzina con aria di sfida.
-Perchè nessuno vi crederebbe e la conclusione a cui potrebbero giungere i servi di Minosse è che vi abbia detto una bugia per tranquillizzarvi e farvi fare i bravi bambini, essendo io il sacrificio più maturo.-
I ragazzini si guardarono fra loro con visi pallidi e occhi sgranati grondanti di lacrime.
-E'-è quello che stai facendo?- balbettò un ragazzino rosso che reggendosi a un bastone tremolava come una fogliolina autunnale.
-Chissà... non vi conviene farla finita con i piagnistei e fidarvi del sottoscritto?-

I fanciulli ateniesi seguivano Duncan a passi lenti. Alcuni si erano chiusi nel silenzio, altri emettevano singulti infantili, altri ancora nascondevano la paura dietro una maschera rabbiosa.
“Sono terribile con i bambini! E dire che gli ho parlato della mia vera missione per farli stare calmi... Quei visetti patetici mi facevano parecchia pena.” pensò Duncan.
Più si avvicinavano al Palazzo di Minosse, più i piagnucolosi piangevano mentre i silenziosi e i rabbiosi andavano nel panico subendo anche loro la trasformazione in piagnucolosi. Quando furono ben visibili le porte, qualcuno svenne.
-Principe Duncan, ci fermiamo per far riprendere  i sacrifici? Non ci faremo una bella figura...- disse DJ, un uomo gigantesco ma mammoletta dentro che fungeva da scorta. Celava male la pietà per i giovani concittadini.
“E' decisamente una missione ingrata per loro e probabilmente non si fidano del mio successo sul mostro...” -A che servirebbe? Non abbiamo tempo!- disse rigido il giovane principe di Atene senza nemmeno guardarlo negli occhi. “Tanto risolverò tutto, attendete e vedrete! Sarà divertente ricordarvi della vostra sfiducia in me!”
Duncan vide qualcosa affacciarsi da una finestra del palazzo. Era una figura femminile dalla lunga chioma castana che il sole faceva risplendere d'oro.
La donna li osservò per un po' poi sembrò accorgersi di essere guardata e ritirò il capo.

La giovane, ma già rigida, principessa di Creta, Courtney detta “Ariadne”; la “Castissima” era più di cattivo umore del normale. La sua isola tanto ricca e civile veniva macchiata ogni anno dalla barbara usanza dei sacrifici umani ferendo il suo orgoglio.
“Quel maledetto Minotauro e il suo bisogno di carne umana! Se mio padre aveva a cuore quel figlio nato mostruoso avrebbe dovuto sopprimerlo!” le si gelò il sangue ripensando alla prima volta che l'aveva detto al re Minosse. Non era mai stato un uomo particolarmente dolce o rassicurante, ma mai come quella volta, Courtney aveva avvertito una chiara sensazione di pericolo e da quel giorno in avanti sentì il bisogno di stare il più lontano possibile dall'uomo che l'aveva generata.
“Sul serio, che utilità ha tenere in vita quella cosa?” pensò facendo avanti e indietro per la stanza. “Mio padre pensa forse che chiedere in sacrificio fanciulli alle città vinte lo farà rispettare? Non è più probabile che ci considerino un abominio e facciano campagne diffamatorie per procurarsi il numero di alleati sufficiente a distruggerci e approfittare delle nostre risorse?! Oppure a mio padre piace tanto che ogni volta che si gira, facciano un gesto con la mano per indicare un paio di corna insinuando che mia madre abbia giaciuto con un toro per generare quel coso dal corpo umano e la testa bovina?! Siamo uno zimbello! Inoltre questo gesto sta prendendo piede anche al di fuori del palazzo per indicare i traditi dai coniugi in generale... AAAAAH!” la ragazza urlò mentalmente sentendosi esasperata. Forse urlò anche nella realtà senza accorgersene.
Affacciandosi riuscì a vedere gli ateniesi con i loro tributi in marcia. Li guardò con fastidio, anche se la sua parte cosciente sapeva che non era colpa loro.
Si sentì guardata da uno degli ateniesi, era disarmato e vestiva una tunica bianca come uno dei tributi, ma sembrava più maturo nonostante avesse massimo due in più degli altri e camminava avanti a loro e alla scorta come se comandasse su tutti.
Courtney ebbe una strana sensazione e rientrò la testa con il cuore in gola che andava a mille. Non seppe spiegarsi il motivo, ma aveva un pessimo presentimento. “Sicuramente non è niente di buono!” si disse deglutendo.

Quando Courtney fu costretta ad andare alla sala del trono, la pelle d'oca causata dalla vicinanza del padre durante quel periodo dell'anno si unì al continuo di quella sgradevole sensazione che aveva provato guardando quel particolare tributo dai capelli corvini e gli occhi chiari.
Rispetto agli altri ragazzini ateniesi evidentemente in stato di allerta che gli venivano portati davanti, lui appariva troppo tranquillo e sicuro di sé.
“C'è chiaramente qualcosa che puzza...” ripensò la giovane. Con la coda dell'occhio cercò di controllare il padre per capire cosa pensasse.
-Portate ai fanciulli cibo e acqua. Avranno subito un viaggio lungo e faticoso.- disse l'uomo con tono distante.
“Tieni quel mostro in maggiore considerazione delle tue figlie? Per questo vuoi dei sacrifici che appaiano curati e in salute?” pensò Courtney disgustata. “Oppure vuoi che siano in forze perchè possano ribellarsi offrendo a quel tuo amato figlio del divertimento?”
Andandosene dalla sala, Courtney potè tirare un sospiro di sollievo, ma continuò a sentirsi irrequieta e amareggiata.
Sentì dei passi che la seguivano e voltandosi si vide venire in contro una giovane un po' più minuta di lei, dalle curve meno abbondanti, i capelli più scuri e la pelle così chiara e luminosa da averle fatto guadagnare il soprannome di “Phaidra”; “Splendente”.
-Sorellina, stai bene?- le chiese, la ragazza pallida, con apprensione.
-Ma certo Gwen! Come altro vuoi che stia?!- rispose Courtney con del sarcasmo brusco.
Gwen la guardò infastidita. Non sopportava quando rispondeva in quel modo se tutto ciò che faceva era preoccuparsi per lei e per il suo caratteraccio...
-E comunque la sorellina sei tu, ma... In ogni caso hai notato niente di strano nei sacrifici di quest'anno?- le chiese Courtney con tono un po' più calmo.
-Quel ragazzo non è affar nostro. Probabilmente è solo un altro illuso convinto di poter uccidere il nostro amato fratello...- disse Gwen sospirando. La realtà era che anche lei odiava quella creatura e non si sentiva tranquilla con il padre, ma cercava di essere più distaccata di Courtney e di lasciarsi toccare meno dalla situazione. -E' solo più spaccone degli altri, non devi lasciarti turbare anche se, ho avuto l'impressione che...- Gwen si interruppe.
-Che impressione?!- esclamò Courtney scuotendola dalle spalle.
-Niente!- rispose Gwen cercando di scrollarsela di dosso. Poi visto che la sorella continuava ad insistere, si arrese. -Mi sei sembrata abbastanza attratta da quel tipo.- disse con un sorrisetto dispettoso.
A Courtney ci volle un po' per processare l'informazione. -Cosa?!- esclamò adirata.
-Quando sei attratta da qualcuno reagisci sempre come se ti sentissi in preda a un malessere inaccettabile. Sembri particolarmente irrequieta e guardi aggressivamente l'oggetto del tuo interesse per un tempo interminabile.-
-Non è affatto vero!-
-Sono anni che ti osservo cara Ariadne! Vuoi che qualcuno ti sappia leggere meglio di me?- disse Gwen mentre schivava i colpi della sorella. Poi le bloccò le braccia e sospirò. -Levati dalla testa quell'imbecille, non sopravvivrà.- le disse cercando il suo sguardo.
-Lo so! E mi hai del tutto fraintesa!- “Il disagio che sento dalla prima volta che l'ho visto non può affatto essere volgare attrazione! Ma se è questa l'impressione che ho dato e qualcuno a parte Gwen se ne accorto... AAAAAAAAAH!” Courtney urlò nuovamente nella sua testa, il suo orgoglio doleva terribilmente.
Le due ragazze sentirono una risata maschile sconosciuta. Gwen tirò fuori un lungo spillo dalla sua capigliatura e si mise in guardia.
-Siete graziose entrambe principesse e non so quale delle due sia più il mio tipo.- scherzò il giovane ateniese dagli occhi chiari. -Mi piace la combattività della pallida figlia della luna, ma anche l'altra non è male. Fisicamente è il mio tipo e anche il suo caratterino difficile mi ispira.- Courtney, rossa di rabbia gli si buttò addosso. L'ateniese la schivò e rise. -Ti sei offesa perchè ho detto alla tua sorellina che mi piace la sua combattività così hai provato ad attaccarmi anche tu? Sono lusingato! Ci siamo appena conosciuti e già ci tieni tanto a compiacermi?-
Fu Gwen a coglierlo di sorpresa con un calcio ai genitali che lo fece accasciare a terra. -Sei divertente straniero, ma non sfidare la mia pazienza tirandola troppo per le lunghe.- disse la ragazza guardando compiaciuta il ragazzo messo fuori combattimento. Courtney voleva inferire calpestandolo, ma Gwen la fermò. -Sorellina, non esagerare. Presto sarà morto anche senza il tuo contributo e poi non vorrai far adirare nostro padre danneggiando uno dei regali per il nostro amato fratello, vero?- a quelle parole, Courtney si immobilizzò atterrita, Gwen le carezzò la testa. -Brava sorella... tanto infierire su di lui non placherebbe la tua rabbia. La rabbia provoca solo altra rabbia.-
Courtney la allontanò infastidita e le due cominciarono ad andarsene.
-Principesse, fermatevi un attimo!- le richiamò il ragazzo dolorante cercando di rimettersi dritto sulle sue gambe. -Mi sembra di leggere nel tono della calciatrice pallida e nell'espressione della principessa testa calda che entrambe siete ostili a vostro padre e vostro fratello. Abbiamo gli stessi nemici, potremmo allearci!-
Courtney sembrò incuriosita, Gwen invece sospirò. -Straniero, io non so chi tu sia, perchè dovrei fidarmi di te? Mio padre invece lo conosco e posso manipolarlo se devo.-
-Ma il tuo destino sarà comunque cadere nelle mani di uno sconosciuto, no principessa? O pensi di poter evitare per sempre il matrimonio?-
-Fatto sta che sei solo uno sprovveduto imprudente senza alcuna speranza.- disse la ragazza con freddezza. -Conosco troppo bene quello sguardo giovanile...- commentò con un velo di malinconia.
-Sei così vecchia, altezza? Non l'avrei mai immaginato!- la punzecchiò il giovane.
Gwen si limitò a girarsi e andarsene. Courtney invece rimase ad osservarlo con indecisione. Stava per dire qualcosa quando vide una guardia poco lontano dal giovane.
-Ehi! Tu che ci fai qui a piede libero?- disse l'uomo cominciando ad avanzare impugnando la spada. Prima di scappare, il giovane, molto sicuro della riuscita della sua fuga, decise di perdere tempo congedandosi dalla principessa con un veloce baciamano.
La giovane inizialmente rimase immobilizzata dal gesto, poi si riprese. -Idiota! Che hai in testa? Sterco?!- esclamò sfogandosi a vuoto, ormai l'ateniese si era dileguato. La principessa, accaldata e con lo stomaco in subbuglio tornò nelle sue stanze. “Spero che il fratellone lo smembri!”

Stava scendendo la sera, Courtney adagiata sul suo giaciglio, ma troppo in fermento per chiudere occhio, sentì qualcuno che entrava nella sua stanza e si avvicinava. Quando l'avvertì abbastanza vicino, la ragazza scattò e intrappolò l'intruso con le coperte.
-Calma principessa, sono soltanto io.-
Courtney riconobbe la voce del tributo anomalo. -A maggior ragione, penso che il tuo viaggio finisca qui, mio caro...- annunciò la principessa tentando di soffocarlo. Purtroppo per lei, l'uomo ebbe la forza per liberarsi e capovolgere la situazione facendola ritrovare attorcigliata alle lenzuola.
-Se è così che tratti le persone da cui sei attratta, non voglio sapere come tratti i tuoi nemici!- disse il ragazzo riprendendo fiato.
-Mia sorella si è sbagliata! Tu non mi piaci affatto! Non sei il mio tipo!- esclamò Courtney mentre si agitava come una serpe.
-Sei in una situazione di svantaggio e pericolo. Non dovresti farti più furba ed essere un tantino più tranquilla e gentile? Potresti anche provare a sedurmi... chissà...-
La ragazza gli addentò con forza il braccio costringendolo a mollarla. -Se pensi di ricattare mio padre tramite me, sei davvero un illuso!- esclamò Courtney ridendogli in faccia.
Il ragazzo si sentì divertito da quel carattere. -Non è mia intenzione, userò quei bimbi come esche per attirare il tuo fratellone e poi cogliendolo di sorpresa, metterò fine alle sue sofferenze.- disse sicuro e ridanciano, sotto lo sguardo sbigottito della ragazza.
-Ehm, idiota? Secondo te ti lasceranno delle armi? Tu e gli altri sfigati verrete buttati nel labirinto nudi come vermi!-
-Lo combatterò a mani nude, non sono nuovo a grandi imprese. Hai davanti a te, Duncan! Il ritrovato principe di Atene! Colui che si è sbarazzato da solo dei temibili briganti che...-
-Ah, sei l'imbroglione che ha fatto credere a quel rincoglionito del re di Atene di essere il suo figlio perduto. Quel re tanto rincoglionito da aver sposato quel tipetto raccomandabile di Medea, la strega capace di uccidere suo fratello e i suoi stessi figli... In effetti devi essere veramente il figlio del re di Atene! Ora ho capito da chi hai preso l'intelligenza e l'istinto di sopravvivenza!-
-Attenta, principessa. Se parli così, non mi sembri tanto sveglia quanto pensi di essere...- disse molto minaccioso avanzando verso Courtney. Stranamente, vedendo il volto turbato della giovane, la rabbia di Duncan si affievolì. -Il mio vecchio non è poi così tanto sveglio ma è un brav'uomo. Io avrò preso da quella santa donna di mia madre! Del resto, tu sei la figlia di una talmente ninfomane da farsi un toro, eppure non sembri del suo stesso avviso... purtroppo aggiungerei! Invece potresti essere come tuo...-
-A mia madre il sesso faceva schifo! È stata sicuramente una maledizione di Afrodite!- ma preferì non continuare ad alta voce per evitare anche lei qualche scherzo meschino dalla Dea. “Dicono che sei più bella di lei... e ti punisce! Dici che non ti interessa il sesso... e ti punisce! A quella gran bagascia non sta bene mai nulla!”
-E com'è che la mia cara Ariadne non è ancora stata punita dalla Dea? Non è che hai voglia di sfidare Afrodite proprio ora?- disse Duncan con tono ammiccante.
Courtney prese un sandalo e lo usò per picchiare selvaggiamente Duncan.
-V-va bene principessa, suppongo che oggi non sia la serata adatta!- disse il ragazzo togliendosela di dosso.
-Aspetta!- Courtney lo chiamò prima che andasse. -Come pensi di uscire dal labirinto? Ovviamente mettendo che tu riesca a uccidere il Minotauro...-
-Il mio senso dell'orientamento è infallibile.- Duncan pensava che in un modo o nell'altro se la sarebbe cavata come al solito. Non era necessario pianificare passo per passo. Avrebbe tolto il gusto alle sue imprese.
Courtney si massaggiò le tempie, pensava che avrebbe avuto una crisi isterica da un momento all'altro. “Non può essere così stupido! Dovrei lasciarlo a crepare malissimo! Io voglio vederlo crepare malissimo!” Ma si sentiva stranamente misericordiosa. Così gli diede un gomitolo. -Quando i soldati vi avranno lasciati da soli, lega un capo del filo all'entrata del labirinto e continua a portarti dietro il gomitolo in modo che per tornare indietro vi basti seguirlo.-
-Principessa. Da te non me l'aspettavo proprio!- esclamò Duncan piacevolmente stupito.
-Però c'è una condizione... Dovrai portarmi con te ad Atene e prendermi in moglie.- disse Courtney nascondendo ogni emozione confusa che provava in quel momento.
-...Come siamo passati da “non sei il mio tipo” a “diventerò tua moglie”?- chiese il ragazzo sembrando meno entusiasta di quanto l'inesperta e ingenua Courtney si sarebbe aspettata.
-Infatti non sei il mio tipo, ma non voglio stare qui e prima o poi andrò comunque incontro a un matrimonio, no? ...Forse potremmo portare con noi anche Gwen. Non mi fido a lasciarla qui.- disse Courtney ricordandosi di essere la maggiore. Tendenzialmente la paura la rendeva individualista.
-Ci ho già parlato. Non penso che voglia venire.- disse Duncan. L'orgoglio di Courtney si sentì ferito all'idea che fosse andato prima da sua sorella in cerca di un'alleata.
-E' stata più cortese di te, ma mi ha ribadito che sono uno sprovveduto e che non dovevo venire a importunarti con false speranze... Ci tiene a te e onestamente ammiro il suo cinismo, ma vorrei sapere cosa sia successo a quella ragazza.- disse Duncan con uno sguardo impensierito.
-Diciamo che Phaidra ha perso la sua luce due anni fa...- disse Courtney con un sospiro. Duncan sembrava stranamente serio e attento. “Sembra quasi una persona intelligente e affascinante in questo momento, qual'è il suo vero volto? È normale che mi senta interessata a capire meglio il mio futuro sposo! Non c'è nient'altro dietro!” Courtney scacciò l'imbarazzo e continuò il racconto.
Non era qualcosa che le piaceva ricordare, voleva riassumere la storia e sbarazzarsene immediatamente. -C'era un giovane scemo, un musicista dagli occhi verdi che si era messo in testa di corteggiarla. Anche se aveva solo quattordici anni, Gwen mi aveva sempre dato l'impressione di non essere una romanticona che si lasciava fregare e pensava al lieto fine, ma stranamente... beh... lei sembrava davvero molto presa da questo ragazzo...- disse Courtney turbata dai ricordi. Anche se a malincuore riprese. -Come vuoi che sia andata? Il musicista è scomparso! Oppure è stata fatto scomparire dal nostro amato paparino... E Gwen dopo aver passato le prime due settimane piangendo, si è chiusa in sé stessa e ad oggi non ha più versato lacrime.-
Duncan sembrava talmente assorto dai suo pensieri che a Courtney venne il dubbio che stesse dormendo ad occhi aperti. Ma vedendo il viso accigliato di Courtney, il ragazzo ricominciò a dare segni di vita e fece un leggero sorriso. -Se Phaidra ti preoccupa tanto, troveremo il modo di portarla con noi, non ti preoccupare.- le disse con tono rassicurante.
Per un attimo Courtney avvertì una piacevole sensazione di calore, poi la percepì come fastidiosa e si innervosì.
-Ehi, principessa? Ma se verremo buttati nel labirinto nudi come vermi, io questo gomitolo dove lo dovrei nascondere?-
-Aguzza l'ingegno e trovalo da solo un posto, mio geniale principe di Atene.- disse Courtney con un sorrisetto compiaciuto.
-Merda! Dovrei nasconderlo in culo?!-
-Cosa?! Ma sei scemo!- disse Courtney sconvolta. -C'è un posto molto più... Ah! Trovalo da solo! È fin troppo ovvio.- sbuffò la ragazza.
-Così ovvio non è! Non me ne viene in mente nessuno!- protestò il ragazzo prima di essere buttato fuori dalla stanza.

La mattina seguente, Courtney aveva seguito di nascosto il padre e i suoi servi mentre portavano i giovani ateniesi all'entrata del labirinto sotterraneo. Courtney si era nascosta dietro una formazione rocciosa, era troppo distante per sentirli e vederli chiaramente, ma avvertiva distintamente la paura in quelle piccole figure incurvate e tremanti che sembravano opporre una debole resistenza a chi li forzava verso le porte del labirinto.
Le viscere di Courtney dolevano, ma si sentì improvvisamente rincuorata quando fra le figure degli ateniesi ne vide una un po' più alta che sembrava calma. Sentiva che si trattava di Duncan, per un attimo ebbe paura che potessero ucciderlo o ferirlo vedendolo così spavaldo ma tirò un sospiro di sollievo quando vide tutti gli ateniesi sparire nel labirinto.
Sentì un'altra persona sospirare e si voltò allarmata, poi vide che accanto a lei c'era sua sorella. -Gwen? Ma quando sei arrivata?- disse accorgendosi di provare uno strano entusiasmo.
-Hai poco da essere così entusiasta, il difficile per i piccoli ateniesi arriva adesso.- le disse Gwen con un'espressione severa. -Anzi, è impossibile che ne escano vivi, dovresti abbandonare qualunque illusione, sorella.-
-Ah sì? Se non credi che possano farcela, perchè sei venuta qui, sorellina?- disse Courtney con un sorrisetto compiaciuto.
In un primo momento Gwen parve presa alla sprovvista, poi la sua espressione tornò dura. -Sono venuta a raccogliere i tuoi pezzi... ne avrai bisogno quando il signorino occhi azzurri non tornerà.-
-Vedremo, sorellina. Non so perchè, ma ho un buon presentimento!-
-Sì chiama amore mia ingenua Ariadne e purtroppo non da il dono della preveggenza.-
-Ancora con questa storia? Non è questo! Finalmente ho capito il motivo di quella sensazione dalla prima volta in cui l'ho visto! Mi è stato mandato quel ragazzo affinché avessi un aiuto per andarmene da qui potendo prima prendermi una vendetta su nostro padre! Gli dei hanno ascoltato le mie preghiere!- disse Courtney con entusiasmo.
-Gli stessi dei che pianifichi di ribaltare da quando siamo bambine?- le ricordò l'incredula Gwen.
-Era solo una fase...- Courtney rise nervosamente.
Gwen sospirò. -E sei talmente casta che pur di non accettare un'infatuazione ti sei inventata tutta questa storia...-
Per il nervosismo Courtney non riusciva a stare ferma. Approfittando del fatto che il padre e i suoi servi fossero tornati al palazzo, decise di farsi una passeggiata.
Gwen rimase ad attendere. Una piccola parte di lei, sperava che la sorella avesse ragione.


Angolo dell'autrice:

Inizialmente volevo pubblicare questa storia solo una volta finita, ma mi andava di pubblicare quello che sono riuscita a scrivere fino ad ora.
Spero che i primi due capitoli possano piacervi, ne dovrebbe rimanere solo un altro. Se vi va di darmi qualche parere, mi fa piacere.

Appunti:

-Secondo alcune varianti del mito i fanciulli vengono sacrificati ogni nove anni.
-Nel mito il labirinto non è sotterraneo, ho optato per questa modifica per comodità.
-Ho deciso di usare la versione originale dei nomi Arianna(Ariadne) e Fedra(Phaidra) per far pensare più a dei soprannomi che a i nomi. Fedra come nome non è molto usato, ma Arianna si.

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Capitolo 2
*** L'eroe e le sue buone azioni ***


Le ragazzine ateniesi, particolarmente a disagio si erano raggruppate e avanzavano lentamente con le mani cercavano i coprire i corpi nudi come potevano.
-Smettetela con queste manie di protagonismo, siamo sulla stessa barca e abbiamo altro a cui pensare. Non siete neanche tutta questa gran bellezza!- si lamentò il più scuro dei fratellastri.
-Che puzza!- commentò l'altro fratellastro. -Duncan, dov'è che tenevi nascosto quel gomitolo esattamente?-
-Ah, che schifo!- cominciarono a commentare alcuni ragazzini facendosi un'idea.
-Idioti! È il labirinto a puzzare! Ellody, una mano!- Duncan aveva dovuto chiederle consiglio per capire come nascondere il gomitolo.
La ragazzina bruna incaricata di portare la torcia, sghignazzò. -Ragazzi, era avvolto dai miei capelli. Se i cretesi se ne fossero accorti avrei potuto giustificare la cosa dicendo che mi serviva da impalcatura per la mia pettinatura. Era la cosa più ovvia da fare. Ah, ragazzi, perchè dovete sempre essere così sporchi e volgari?- disse la fiera ragazzina dal naso all'insù, per un attimo la sua sicurezza le fece scordare anche di essere nuda.
Duncan si sentì più tranquillo, poi si rese conto che probabilmente il motivo della sicurezza della ragazzina era che aveva un piano b per uscire dalla situazione in cui era previsto il suo fallimento contro il Minotauro e la sua morte... Duncan cominciò a guardarla con sospetto.
-Scusate... non ci sta più seguendo nessuno, giusto?- chiese conferma Harold, il ragazzino rosso che si orientava brandendo un bastone.
-Esatto.- rispose Duncan. Fortunatamente era così buio che pur avendoli accompagnati per un pezzo di strada, i cretesi non si erano accorti dello stratagemma del filo. C'era da sperare che non lo notassero tornando indietro. “Sarebbe stato meglio se Courtney mi avesse dato dei sassolini da seminare per terra... Perchè non l'ho avuta io questa idea?!”
-Bene...- continuò Harold. -Allora perchè stiamo continuando ad addentrarci nel labirinto?-
Tutti i giovani ateniesi si bloccarono. -Ok, allora il piano è questo.- disse Duncan. -Voi vi raggruppate e piagnucolate per attirare il mostro.- non avrebbero neanche dovuto fingere visto che a parte Ellody e i due fratellastri senza cervello, erano tutti genuinamente disperati. -Poi io lo attaccherò alle spalle.- finì Duncan sotto gli sguardi perplessi e timorosi dei ragazzini.
-Ehm... con cosa lo attaccherai?- chiese Ellody poco fiduciosa.
-A mani nude.-
-Siamo spacciati!- cominciano a dire alcuni dei ragazzi, gli altri si erano probabilmente rassegnati da tempo.
-Fidatevi di me!- sbuffò Duncan allontanandosi.
Attese un po' ma nel captarli, la bestia sembrava molto meno veloce di quello che aveva sentito dire. Duncan si accorse che c'era uno dei ragazzi che invece di piangere si tappava le orecchie infastidito tenendo il suo bastone con le gambe. -Harold?! Che fai? Perchè non strilli?! Hai passato tutto il viaggio a frignare!-
-Non sono ispirato... e poi che differenza fa se mi aggiungo anche io?- disse il ragazzino fra i quattordici e i quindici anni con un'espressione infastidita.
-Sei il migliore ad urlare, forza!- disse Duncan cercando di suonare incoraggiante.
Il ragazzino sembrò imbarazzato, poi chiuse gli occhi come per concentrarsi. Nonostante stesse cominciando a perdere la voce bianca, il ragazzo riuscì a sovrastare gli altri con un pianto credibile che riuscì ad attirare la creatura, imponente ma piuttosto goffa.
Duncan saltò sulla schiena del Minotauro e con le braccia cercò di strangolarlo, ma dopo poco la bestia riuscì a ribaltarlo con successo.
Per un attimo Duncan ebbe l'impressione che i ragazzi lo fissassero con disapprovazione, poi Ellody prese i comandi. -Schiacciamolo e blocchiamogli le vie respiratorie!- così i tredici ragazzini approfittando che la bestia fosse stata stordita da Duncan e fosse ancora a terra, le salirono addosso. I fratellastri le ficcarono i pugni nelle narici mentre altri quattro ragazzi cercarono di comprimerle il collo. Duncan riprendendosi andò a dargli una mano.
La creatura si agitò ancora per qualche minuto, ma alla fine, smise completamente di respirare. Dei gridi di sfogo ed esaltazione si levarono dagli esausti ed increduli ateniesi.
Inaspettatamente i ragazzi si congratularono anche con Duncan per essere riuscito a stordire la bestia.
-Troppo buoni.- disse il giovane impettito. -Ma se qualcuna delle ragazze volesse pagarmi in natura, non dico di no, naturalmente.-
I ragazzini, sopratutto le femmine lo fissarono storto. Poi si allontanarono velocemente seguendo il filo per l'uscita.
“Porco!” “Approfittatore!” “Maniaco!” “Creatura inutile!” “Perchè Atene è sempre in mano a degli imbecilli?!” sentì Duncan mentre rimaneva solo. O meglio, l'unico rimasto fu Harold e calò un silenzio imbarazzante.
Poi il ragazzino sorrise innocentemente: -Scherzavo, non sono interessato e non sono una femmina.-
-Non sei femmina? Sconvolgente! Comunque scherzavo anche io... Com'è che voi figli di papà non sapete stare allo scherzo?-
-Però dovresti diventare il prossimo re di Atene... In fondo se vuoi diventare mia moglie...- prima che Harold potesse finire, Duncan tagliò la corda, per fortuna non letteralmente...
-Scherzavo!- sbuffò il ragazzino e lo inseguì, ad un certo punto utilizzò il suo basto per fare salto con l'asta e riuscire a saltare in braccio a Duncan. -Sono quasi cieco! Non puoi mollarmi qui da solo!-
-Ah, non l'avevo capito...-
-Secondo te il bastone mi serviva per ornamento!?-
-Tanto cambia poco, Ellody ci ha mollati qui senza torcia...-
-Oh...- i due sprovveduti si chinarono per cercare il filo con tatto e poterlo seguire.

Gwen completamente frastornata vide i giovani ateniesi uscire dal labirinto mentre un uomo molto alto e imponente che suppose dovesse essere la scorta degli ateniesi li accoglieva con commozione e dava solo delle tuniche per coprirsi. -N-ne mancano due!- balbettò l'uomo spaventato.
Gli occhi scuri di Gwen cercarono disperatamente Duncan. Era euforica e spaventata.
Provava contentezza per i ragazzi, senso di colpa per non aver creduto che potessero farcela e per non aver dato alcun aiuto, aveva timore della reazione di Minosse e non capiva perchè non riuscisse a vedere Duncan.
Poco dopo vide finalmente il principe di Atene uscire dal labirinto con un ragazzino poco più giovane.
Appena il giovane la vide, lesorrise trionfante, come se avesse voluto comunicarle con quello sguardo limpido e quasi infantile “Hai visto! C'è l'ho fatta!”
I due si corsero incontro, lei gli gettò le braccia al collo e lo baciò. Poi si separarono confusi.
“Che sta succedendo?!” pensò Gwen. “Non sono io che dovrei... Non li ho nemmeno aiutati!”
Gwen rise nervosamente -Ehm... Scusa... è che ero così sorpresa di vederti intero che non ci ho capito più niente!-
Anche Duncan sorrise nervoso. -Immagino... Immagino...-
I due si guardarono con complicità, poi sentirono in lontananza la voce di Courtney. A giudicare dal tono di voce entusiasta, per loro fortuna non li aveva visti.
La maggiore delle principesse di Creta si buttò addosso a Duncan, questa volta con particolare affetto. -Visto Gwen! Te l'avevo detto che ci saremmo riusciti!- disse la ragazza con tono compiaciuto.
Gwen le rivolse un sorriso colpevole. -Beh, avevi ragione... ora sbrigatevi a sloggiare di qua. Prima che a papà venga voglia di controllare la situazione.
-A-aspetta, Gwen? Tu non verrai con noi?- chiese intimorita Courtney.
-No, è meglio che rimanga qui. Me la caverò.- disse Gwen con tono rassicurante.
-Gwen...- mormorò Duncan.
-D-Duncan! D-dobbiamo sbrigarci!- gli ricordò DJ con urgenza.
Duncan sbuffò e si caricò Courtney che sembrava poco intenzionata ad andarsene spontaneamente.
Courtney si agitò un po', poi si lasciò convincere dall'aspetto sicuro di sé che aveva la figura di Gwen che man mano si rimpiccioliva.

La principessa imbarcata, sembrava parecchio allegra e leggera. Essere fuori dal palazzo di Minosse le donava. Nel bene e nel male, Duncan quasi non la riconosceva.
-Hai già accettato che Gwen non venga con noi?- le chiese Duncan.
Il sorriso di Courtney per un attimo si fece triste. -Se la caverà, mi fido di lei... l'andremo a prendere un'altra volta.-
-Duncan...- DJ lo chiamò con fare un po' irrequieto. -Che intenzioni hai con quella ragazza? Non hai baciato sua sorella?- gli disse sottovoce quando si fu avvicinato.
-Eh va beh! Tanto i tradimenti sono la norma, non è poi così grave...-
-Cosa?- disse DJ sottovoce.
-Mi spiace, ma è così che sono riuscito ad accettare mentalmente di sposarla... se dovessi esserle fedele col cavolo che ci riuscirei! Mi verrebbe da buttarla in mare! Praticamente manco la conosco!-
-Hai già una fidanzata ad Atene, come pensi di risolverla?- continuò DJ infastidito.
-Lei ha contribuito alla missione, quindi ha la precedenza. Sono sicuro che la mia fidanzata capirà! Eh... com'è che si chiamava questa fidanzata?-
-Vuoi che lo butti a mare?- disse a DJ una voce dietro Duncan. Il principe di Atene si girò risentito, si trattava di Harold che teneva un remo oltre al solito bastone, il ragazzino sorrise in modo familiare. -Scherzavo...- disse probabilmente con una vena di passivo-aggressività. Duncan non capiva se gli stava antipatico o simpatico e quali fossero le sue motivazioni. -E' che il tono di DJ mi sembrava molto contrariato. Vedendoci poco, ho sviluppato un ottimo udito, sapete?-
-Ragazzi, di cosa parlate?- chiese Courtney avvicinandosi. Si innervosirono tutti, ma apparentemente Courtney non aveva sentito nulla di compromettente.
-Niente. DJ mi stava ricordando di cambiare le vele da nere a bianche... sai, mio padre era tremendamente nervoso per la mia missione così gli ho promesso che se avessi avuto successo avrei messo le vele bianche in modo che lui potesse capire a prima vista che sono sopravvissuto.- le disse Duncan, in fondo era vero anche quello.
-Ah, capisco...- disse innocentemente la ragazza e poi se ne andò pensando di essere di troppo mentre Duncan tirò un sospiro di sollievo.
-Duncan...- disse Harold. -Quella che era diventata la compagna di tuo padre, Medea, non ha forse cercato di ucciderti?-
-Quella donna non è più un problema.-
-Non intendevo questo... conosci la storia di quella donna?- chiese Harold con fare saccente. -Tradì la sua famiglia in favore di Giasone, uccise persino il fratellino che aveva portato con sé sulla nave dell'uomo per rallentare la nave di suo padre che dovette fermarsi per raccogliere i pezzi del ragazzo sparsi per mare... Giasone se la portò in patria e la sposò, poi la tradì... e la donna la prese così male da uccidere i loro stessi figli.-
-Dove vuoi arrivare, ragazzino?- chiese Duncan infastidito.
-Sei sicuro che sia una buona idea sposarti una donna con cui sei in debito, se hai già intenzione di tradirla?- gli chiese Harold.
-Umh...- “In effetti col caratterino che mi ha mostrato, Courtney potrebbe... ma no! È completamente diversa da quando siamo partiti! Sarà stata colpa dell'aria di soppressione che provava con suo padre. Sicuramente la ragazza mi sarà grata per il resto dell'esistenza anche solo perchè l'ho portata lontano da lì!” -Comunque mi sembra tardi per riportarla indietro, rischierebbe anche la pelle...-
-Non credo che Harold volesse dire questo, penso che intendesse che magari dovresti essere un marito come si deve.- disse DJ dando la sua interpretazione.
-In effetti sarebbe la cosa più auspicabile per te e la serenità del governo di Atene...- suggerì il ragazzino assecondando DJ. -In realtà in generale, dovresti stare attento al tuo debole per le donne... potrebbe portarti a... beh, brutte cose...- continuò il ragazzino dall'aria sospetta.
-Ma dovevo incontrare proprio gli unici due uomini in periodo ellenico, convinti della monogamia?!- si sfogò Duncan.

La nave si fermò a Nasso per fare rifornimento. Quando salpò nuovamente per Atene, Ellody si accorse di una cosa. -Scusa Duncan...-
-Sì?- Duncan sorrise con aria nervosa.
-Che fine ha fatto la principessa di Creta?- gli chiese la ragazzina richiamando l'attenzione di DJ e Harold.
-Beh, ho deciso di ascoltare gli avvertimenti di Harold...- disse Duncan. Il ragazzino nominato cominciò a sentirsi a disagio, avendo una pessima sensazione. -Così ho piantato Courtney in Nasso per evitare di portarmela dietro e renderla una seconda Medea.- ammise Duncan celando l'ansia.
-C-cosa?! Non ti ho assolutamente suggerito questo!- protestò il ragazzino gesticolando con il bastone.
Ellody e DJ fissarono il principe con disprezzo. -Merda...- la delusione era tanta che persino DJ diventò volgare.
-Inoltre non pensi che così sarà più arrabbiata con te e ti scaglierà qualche maledizione?- disse Harold infastidito.
-Quanto sei superstizioso...- lo liquidò Duncan.
-Abbiamo visto un ibrido metà uomo, metà toro... credo che concetti come la superstizione possano passare in secondo piano.- intervenne Ellody.
-Ah... ma che hanno che non va gli eroi di oggi?!- disse DJ.
-Sei tu che hai una morale troppo alta!- si difese Duncan che nonostante tutto, si sentiva un po' in colpa.
-In effetti anche gli eroi dei tempi antichi erano poco raccomandabili...- ammise Harold rassegnato. -Me l'ha detto una Musa che mi parla quando dormo. Prima o poi potrei farci un libro con tutte le storie che mi ha raccontato, sarebbe pure molto popolare, ne sono certo! Ho delle ottime abilità come narratore devo solo capire come scrivere visto che sono quasi cieco.- disse Harold un po' per vantarsi, un po' per distrarsi dall'idea che la principessa di Creta potesse scagliare qualche simpatica maledizione mentre stavano ancora in mare in compagnia del traditore. “Non voglio morire a causa di questo scemo! Aspetta, in effetti so già che andrà tutto bene...”
-Perfetto, questo qui ha anche le Muse che gli parlano nel sonno...- commentò Duncan.
-E tu te la sei vista con un Minotauro...- questo volta a ricordarglielo fu DJ.
-La tua amica Musa può vedere sia nel passato che nel futuro?- chiese Ellody ad Harold. -Perchè quando siamo sbarcati a Creta, mi sembravi assolutamente terrorizzato. Mentre nel labirinto eri abbastanza calmo, così ho pensato che magari la tua amica Musa ti avesse rassicurato sul nostro futuro...-
-Eh, no... Lei non vede nel futuro, è solo la Musa della poesia epica, ma una sua sorella è la Musa della storia e vede, beh, tutto... Così ha chiesto a lei visto che le sembravo avvilito. Mi ha detto qualcosa del tipo “Tranquillo piccino, ora chiedo a mia sorella come andrà la tua storia... altrimenti dove me lo trovo un altro ascoltatore così attento e interessato?” In effetti è una tipa molto chiacchierona e rumorosa... però se la conosci meglio non è così male.- spiegò Harold con un lieve sorriso.
-Per caso ti ha detto qualcosa anche sul destino di questo eroe da strapazzo e immorale?- gli chiese DJ.
-Uh... ha detto che se non si leva i suoi vizi Duncan deciderà di provare a rapire la signora dell'Oltretomba è che per punizione il suo sedere rimarrà incollato ad una sedia... e per liberarlo dovranno tagliarglielo via.- spiegò il ragazzino un po' divertito.
-Ora mi sento soddisfatta...- disse Ellody.
-Già sorella, con una condotta così se lo merita.- annuì DJ severo.
Duncan sospirò. -Ok... andrò a recuperare Courtney.... ma...-
-Ma?- dissero all'unisono i tre.
-Non di persona... le manderò una persona talmente bella che Courtney si scorderà del meraviglioso me medesimo e mi sarà grata per avergli fatto conoscere quest'altro uomo. Sono un fottuto genio! Ammettetelo!- Ma per qualche oscuro motivo, il trietto continuava a fissarlo come se fosse un pessimo soggetto. -Ehi! Guardate che sto facendo un sacrificio! Rinuncio a due ragazze molto carine!- i tre erano straniti e in cerca di spiegazioni. -C'è il rischio che Courtney racconti come l'ho mollata a sua sorella! Così mi giocherò le possibilità anche con lei!- disse Duncan per sdrammatizzare e mascherare disagio e senso di colpa, ma non era sicuro che gli altri capissero il suo senso dell'umorismo.
-...Volete che lo butti a mare?- chiese Harold agitando il bastone.
-Non lo so Harold... Non lo so...- disse DJ indeciso.
-Spero di esserci quando te ne andrai in giro senza sedere...- commentò Ellody.

Appunti:

-Il modo di dire “piantare in asso” deriva dall'abbandono di Arianna “piantata in Nasso” per questo ho scritto “Ho piantato Courtney in Nasso”, non è un errore di battitura (almeno quello)
-Non volendo cambiare il ruolo Duncan/Teseo non so se sono riuscita a renderlo perlomeno simpatico nonostante le sue azioni, molto dei personaggi della mitologia non si adattano molto alla nostra morale ed io di mio ho l'impressione di avere un po' di difficoltà a scrivere personaggi principali positivi... insomma, una combinazione perfetta!
Per spezzare una lancia a favore di Teseo, secondo alcune varianti del mito sembra che possa aver abbandonato Arianna sotto ordine di Dioniso, ma rendere l'eroe passivo non mi faceva impazzire come idea, così ho preferito dare ad Harold il ruolo di diavoletto accidentale e far prendere a Duncan la decisione.
-Harold non è un riferimento ad un personaggio del mito ma ad Omero, presunto autore dell'Iliade e dell'Odissea. La tradizione lo vuole cieco, il nome stesso potrebbe significare “colui che non vede”
-Neanche DJ ed Ellody sono riferimenti a personaggi del mito. Probabilmente quest'ultima può sembrare una Courtney alternativa... mi è venuto naturale gestirla così visto che ha poco spazio nel cartone e potrebbe ricordare un po' una versione più tranquilla e nerd di Courtney, in originale ha anche la sua stessa doppiatrice.

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Capitolo 3
*** Il Dio vagabondo e la ragazza abbandonata ***


Tralasciando l'odore di villaggio bruciato e i lamenti degli sfollati, quella era una ridente mattina sull'isola di Nasso. Ma invece di divertirsi, un'anomala giovane menade, minuta e dai capelli talmente chiari da sembrare argentei, compilava una lista dei danni cercando di venire a capo della situazione.
-Dieci morti... tre sono stati mangiati da uno che poi si è tuffato di testa dalla scogliera morendo... Dioniso! Com'è potuto succedere tutto questo!?- la giovane si sfogò con la divinità che serviva, lei stessa aveva dovuto legarlo con catene di ametista nella speranza di farlo rinsavire.
-Beh Dawn... il capo-villaggio mi aveva chiesto di rendere sua moglie più sciolta e disponibile...-  cominciò a spiegare la divinità fulva e dal bizzarro copricapo fatto di foglie d'edera e acini d'uva. -Ma a quanto pare non voleva ottenerlo attraverso l'ubriachezza, voleva un cambiamento più stabile, duraturo e senza l'effetto collaterale del vomito, la spossatezza, il mal di testa e blah, blah, blah...-
-Sì più serio! Per colpa del tuo operato sono morte delle persone!- gli ricordò la ragazza.
-Ehi! Perchè pensi già che sia il responsabile?! E poi, sinceramente... chi se ne frega? Voi umani siete esseri dalla breve durata!- sbuffò la divinità.
-Proprio perchè abbiamo una vita breve non mi sembra il caso di ucciderci prematuramente!-
-Infatti anziché ammazzare il capo-villaggio per la sua critica crudele e insensata all'invenzione più geniale di tutte, il vino! Che infatti ho inventato io che sono un genio...-
Dawn ringhiò mentre ascoltava il folle megalomane che si vantava.
-...Visto che sono un Dio estremamente misericordioso, ho deciso di applicarmi per capire come rendere più allegra quella donna senza ricorrere al vino e senza andare incontro a troppi effetti collaterali. Ci ho pensato... pensato... pensato...- la divinità cominciò a canticchiare sotto gli occhi esauriti di Dawn -E stranamente tutte le persone intorno a me sono impazzite!- disse innocentemente come se credesse davvero di non essere stato lui a farle impazzire accidentalmente a causa della sua frustrazione. -Hanno dato fuoco al villaggio, c'era il cannibale di cui parlavi tu... poi visto che sono misericordioso per limitare i danni ho trasformato alcuni degli abitanti ammattiti in oche starnazzanti.-
-Ti prego, dimmi che non si tratta delle stesse oche che questa mattina stavi arrostendo mentre deliravi!- disse angosciata la ragazza.
Il dio si voltò verso le oche allo spiedo a pochi passi da lui. -Ops...- pronunciò innocentemente mentre ridacchiava.
-Ops un corno! Avevi promesso agli Olimpi che sceso sulla terra non avresti ricominciato a fare il pazzo!-
-Ah... Comincio a pensare che tornare qua giù non sia stata una buona idea!-
-Ma non sei mica stato tu, il geniale Dioniso, ad averla?- gli fece notare la ragazza con un tono vagamente passivo aggressivo.
-Hai ragione... Allora deve esserci qualcosa di buono in questa idea!- disse la divinità ritrovata la fiducia. Ancora legato, si rimise in piedi con un salto. -Mi toglieresti le catene di ametista ora che sono più calmo?- chiese con tono mellifluo.
Dawn lo guardò con aria diffidente, ma seppur con un certo timore, alla fine lo slegò, assicurandosi che continuasse a portare almeno il bracciale di ametista, il minerale serviva a contrastare la follia con cui era stato maledetto dalla matrigna Era.
-Ancora non capisco perchè ti sei unita alle menadi, invece di consacrarti ad Artemide.- disse una voce femminile alle sue spalle. A parlare era stata Scarlett, un'altra menade. Aveva dei capelli rossi terribilmente disordinati.
-Diciamo che avevamo un'idea di castità un po' differente...- disse Dawn con un sorriso infastidito mentre ricordava le avance della Dea cacciatrice.
-Beh, unirsi ad un gruppo di sacerdotesse dedite al sesso e all'omicidio mi sembra comunque un po' drastico!- disse Dioniso sghignazzando.
Dawn gli diede una gomitata. -Fortunatamente ormai non vi è più permesso.- disse la giovane con un'espressione soddisfatta, mentre Scarlett a cui mancavano i bei vecchi tempi ringhiò. -Ed io mi sono unita al gruppo proprio per tenere d'occhio voi e il vostro Dio.- anche se le era stato dato un compito faticoso, Dawn era contenta di aver trovato finalmente uno scopo. Era sempre stata un essere umano particolarmente in armonia col mondo dello spirito ed era rimasta molto delusa quando aveva scoperto che le entità sovrannaturali più potenti erano in realtà degli esseri viziosi, prepotenti e crudeli.
-A proposito Scarlett...- la chiamò Dioniso. -Si può sapere cosa avete combinato voi menadi quando  ero sull'Olimpo per mettervi nei guai? E come mai non contando Dawn che si è unita alla banda solo ora, siete rimaste solo tu e Zoey?-
La giovane menade dai capelli rossi  sospirò e si preparò a parlare ma ad un certo punto si interruppe. -Sono impazzita e lo sento solo io questo suono?- disse Scarlett. Prima non l'aveva notato a causa dei lamenti degli abitanti del villaggio, ma ora che si erano un po' calmati, non poteva più non farci caso.
-E' il vent...- Dawn si interruppe e ascoltò meglio. -No, è un pianto femminile... ma proviene dal lato della spiaggia, non dal villaggio. Potrebbe essere Zoey.- ipotizzò Dawn moderatamente preoccupata. Considerando che la menade assente aveva una personalità sdoppiata, il fatto che piangesse non significava per forza che le fosse successo qualcosa di grave per gli standard di una persona normale.
-Ah... andiamo a controllare, allora.- disse Dioniso un po' scocciato.
Più il trio si avvicinava alla fonte del rumore, più la voce risultava poco familiare. Ad un certo punto sorpresero una ragazza dall'innaturale chioma rosso sangue, nascosta dietro un masso a spiare un'altra giovane lontana che urlava e piangeva rivolta verso il mare.
-Zoey, che è successo alla ragazza?- chiese Dawn sussurrando alla ragazza spiona.
-Ieri era sbarcata una nave dalle vele nere. La ragazza è scesa da quella nave in compagnia di un giovane uomo, ma ora per qualche motivo è rimasta solo lei, poverina... fa così da quando si è svegliata tutta sola...- rispose la menade con gli occhi lucidi e un tono affranto.
-Capisco... deve essere successo qualcosa all'uomo e all'equipaggio della nave...- disse Dawn ingenuamente.
Improvvisamente Zoey scoppiò il una risata malevola. -No! L'amante della ragazza, ha aspettato che quella sciocchina si addormentasse e l'ha abbandonata! Forse era stufo di un'amante tanto appiccicosa... ci ha provato con lui in modo spudorato per tutto il tempo mentre erano sulla spiaggia! Roba da non credere! Uno spettacolo imbarazzantemente esilarante!-
-Che cosa terribile...- sussurrò tristemente Dawn per poi fulminare con lo sguardo Scarlett che si era messa a ridere.
-Che tragedia...- disse Dioniso con un tono insolitamente triste. Senza che se ne rendesse conto, i suoi piedi si erano già mossi per avvicinarsi alla fonte di quel pianto straziante.
-Cosa?!- esclamò Dawn confusa. -C-come puoi intristirti per questa storia dopo aver causato morte, distruzione e pazzia in quel villaggio?-
-Boh, forse sono cambiato...- sussurrò il Dio continuando a camminare come se fosse ipnotizzato.
-M-ma è successo solo poche ore fa! Mica secoli fa! Ehi, dove vai?!-
-Lascia perdere Dawn. È pazzo, non ti ci sei ancora abituata?- Zoey le pose una mano sulla spalla sorridendo docilmente.
-No, è ancora troppo ingenua e idiota!- sentenziò Scarlett. -Io me ne vado, mi sto annoiando.-
-Ma nooo! Perchè?! Perchè?!- chiese Zoey saltellando infantilmente. -Le scaramucce romantiche sono così divertenti! Come puoi dire di annoiarti?!-
-Mah! L'ultima cosa che pensavo di trovare fra le menadi, erano delle romanticone...- disse Scarlett scocciata.

Il Dio fulvo vide finalmente da vicino la figura singhiozzante china sulla sabbia.
Non riusciva a vederla bene in volto. I lunghi, capelli folti e scompigliati, lo nascondeva in parte, ma poteva intuire la delusione che aveva seguito la sorpresa nel vederlo.
La ragazza si aspettava e sperava che lui fosse un'altra persona. “Guarda che potrei anche offendermi! Non capita tutti i giorni di vedere un dio, lo sai? Va beh, date le circostanze posso anche perdonartelo...”
-Perchè piangi, dolce e triste ragazza piantata a Nasso?- chiese lui con una certa dose di curiosità e un tono che suonava inopportunamente allegro. Non era mai stato bravo a rapportarsi in modo normale con le donne o con chiunque altro. Si sentiva quasi impacciato quando non era ubriaco o vittima della follia, probabilmente era per quello che ragionare sulla donna del capo-villaggio l'aveva messo in difficoltà.
La ragazza strinse i denti, si raggomitolò e abbassò il volto che le venne completamente coperto dai numerosi capelli castani. La sentì deglutire poi potè finalmente udire l'inizialmente flebile e tremolante voce della ragazza.
-Non sono affari tuoi... Potresti anche essere un malintenzionato... ma sono troppo stanca per pensarci seriamente quindi palesa le tue vere intenzioni. Vedrò che risponderti, se e come reagire.-
-Uhm...- il Dio si sentiva contagiato dall'aura rassegnata della ragazza. -Sono solo un estraneo curioso...-
-Oh no... Magari sei uno di quei maniaci che vogliono prima guadagnarsi la fiducia della vittima...- disse la ragazza molto più scocciata che preoccupata. Il ragazzo rise divertito da quello strano modo di fare e la giovane gli ringhiò contro in risposta.
Dopo un po' di tentativi riuscì a farsi raccontare la vicenda che aveva portato lì la furiosa ragazza. Vista tutta la rabbia e disperazione che aveva, alla fine non fu poi così difficile spingerla a sfogarsi anche senza farla ubriacare o impazzire.
-Maledetto Duncan! Che le Furie se lo portino!- disse alla fine la ragazza che aveva rivelato di chiamarsi Courtney, alzandosi e gesticolando furiosamente contro il mare. -Dovessi sacrificarmi per convincerle a vendicarmi io... io...- ricadde sulla sabbia senza riuscire a terminare la frase, era emotivamente esausta.
La divinità la interruppe asciugandole le lacrime. La ragazza indietreggiò diffidente. -Fidati piccola capretta. Di sacrificarsi per la vendetta, non ne vale assolutamente la pena.- ridacchiò l'uomo, poi con fatica cercò di assumere un tono serio e appropriato. -Uno così è certamente meglio perderlo che trovarlo. Prenditi il tempo che vuoi per piangere e essere triste, ma non fare cose stupide come gettare al vento la tua vita. Ti ci vorrebbe del vino, questo si!- propose ritornando ad un'inappropriata allegria.
-No, grazie.- rispose lei infastidita e sospettosa. -Non mi piace e questo non è sicuramente il momento di ubriacarsi.-
“Quale offesa! È sempre il momento di ubriacarsi! Ho fatto impazzire gente per dichiarazioni simili, lo sai?!”
-Come ti chiami?- domandò lei.
-Scott- rispose dopo qualche secondo. Gli sembravano secoli che non utilizzava il nome che gli avevano dato gli zii umani.
Nel mentre la ragazza tornò a guardare verso il basso, strinse le mani sul lembo di tessuto che le copriva le cosce, strinse talmente forte da strapparlo leggermente e fu colta da altri singhiozzi.
Scott era in difficoltà, non riuscendo a capirne i sentimenti, non aveva la minima idea di come gestire le emozioni di quella ragazza. -Guarda il lato positivo... E' un bene che quel principe da strapazzo ti abbia abbandonata, così te ne sei sbarazzata subito. Pensa un po' se per disgrazia vi sposavate sul serio...-
-Almeno avrei potuto vendicarmi dandogli in pasto i nostri figli!- disse Courtney a denti stretti.
Era palesemente fuori di sé e il suo stato metteva molta nostalgia a Scott.
“Ma che bel caratterino! È proprio un peccato che abbia dovuto abbandonare la vecchia via per poter scendere di nuovo sulla terra...” -Signorina... guarda è sarebbe abominio agli occhi degli dei quello...- l'avvertì scherzoso.
-Beh, Crono li mangiava! E anche Zeus... ha mangiato una compagna incinta perchè aveva paura del figlio che avrebbe partorito, quindi è come se avesse mangiato un figlio!- obbiettò irritata.
-Crono era un titano...- precisò Scott
-Non è il momento di fare i precisi!- protestò Courtney.
-Hai ragione, ma sai com'è, gli dei non vogliono che fai una cosa, ma intanto loro la fanno... Anche l'incesto è un tabù, eppure si sposano fra fratelli, zii e nipoti... Sai la prima volta che sono nato, fui generato da un uomo e la figlia che esso aveva avuto da sua sorella...-
Courtney lo guardò stranita. “Questo non sta affatto bene! E magari in parte dice anche il vero, ma come si può parlare con tanta leggerezza di un simile abominio?!”
-Ehm... Carina? Tu prima parlavi di voler fare dei figli per farli mangiare al padre... insomma...-
-Dicevo per dire...- “E davvero così facile capire a cosa penso?” si chiese Courtney imbarazzata.
-Comunque la moglie di mio padre non prese così bene la mia nascita.- Scott voleva continuare il suo racconto.
-E puoi biasimarla?!- esclamò Courtney sentendosi totalmente solidale con quella donna.
Scott la guardò infastidito ma continuò -Così visto che ero diventato il preferito di mio padre, la mia matrigna mi diede in pasto a dei titani. Poi mi reincarnai nel figlio che aspettava un'altra amante di mio padre e la mia matrigna la fece uccidere con l'inganno proprio da lui! Ma fu mio padre stesso a “partorirmi” trapiantandomi nella sua coscia...-
Courtney non capiva se il ragazzo si divertisse a raccontare cazzate impossibili da prendere sul serio o se fosse abbastanza scemo da credere a tutte le frottole che gli raccontava un padre poco di buono. Ma ascoltarlo era quasi rassicurante. Quelle idiozie erano sulla buona strada per distrarla dal suo dolore, almeno finchè Scott non la fissò con risentimento.
-Sei ancora dalla parte della mia matrigna? Capisco il rimanerci male per dei continui tradimenti, ma io in fondo che cosa c'entravo?!- disse sembrando stranamente sincero.
Courtney rimase muta e senza espressione. La parte razionale capiva che i figli non c'entravano con un marito traditore, ma la sua parte emotiva continuava a farle capire quella donna. Forse il problema era anche che le gesta che Scott raccontava erano troppo inverosimili perchè lei riuscisse a empatizzare davvero con la presunta tragedia del ragazzo.
-In realtà la mia matrigna potrebbe anche avere la mia simpatia... in fondo per qualche strano scherzo del destino ci somigliamo in qualche modo! Ma non posso stimare una donna così stupida da amare un marito che la tradisce di continuo e che ha anche un comportamento violento! In fondo non era neanche d'accordo con lo sposare mio padre, fu un matrimonio riparatore inseguito ad uno stupro...- pur essendo il Dio della follia, mal sopportava quel sentimento folle della donna che non riusciva a capire... di solito ciò che era sconosciuto lo intrigava, non provava timore per l'idea di perdere il controllo di sé, era qualcosa a cui era abituato e non aveva neanche nulla contro il sentimento amoroso in sé, ma l'inspiegabile sensazione che guidava la sua matrigna faceva eccezione.
-Come fai a dire che lo ama? Magari vuole solo non sentirsi umiliata ulteriormente e vendicarsi di lui come può.- disse Courtney sentendosi appesantita dal discorso che era diventato troppo verosimile. Inoltre in un'atmosfera familiare tesa, con un marito ed una moglie che si giocavano i peggio tiri mancini, c'era cresciuta. Sia sua madre che suo padre erano infedeli e la donna per vendicarsi si era rivolta ad una strega per trasformare il seme di suo marito in creature velenose ogni volta che tradiva, uccidendo eventuali compagne.
“Sarebbe meglio assassinare direttamente i mariti anziché prendersela con le amanti.” pensò Courtney sentendosi terribilmente savia e ragionevole.
-Non sono solo le menadi ad essere spaventose, forse tutte le donne sono spaventose.- disse Scott con tono capriccioso, era infastidito dalla mancanza di un chiaro segno di solidarietà da parte di Courtney. -Ah, tradire parenti per il primo belloccio che si presenta... Ma Ariadne, il tuo soprannome, non vuol dire tipo, extravergine?- disse con un ghigno.
Courtney gli tirò addosso della sabbia con fare offeso. -Ma da che parte stai?!- chiese fortemente risentita. Scott stava per risponderle, ma venne interrotto. -Che ne sai di come sono fatti questi parenti? Forse fra l'essere stata abbandonata qui e lo stare con mio padre e mio fratello, l'abbandono su un isola sconosciuta non è così male!- non ne era poi così sicura ma voleva crederci con tutta sé stessa. Non poteva accettare di aver peggiorato la sua situazione per seguire un tipo come Duncan.
-In effetti suppongo che Minosse non fosse un gran padre... e forse lo scherzo che gli hai giocato è quello che si merita, magari è una sorta di vendetta da parte del re Niso...
Sai, anche tuo padre vinse una guerra grazie alla figlia di un suo nemico che si era invaghita di lui e dopo la fece pure uccidere... sembra che lei si sia trasformata in pesce e il padre di lei in un uccello che puntualmente cerca di ucciderla e divorarla.-
Courtney lo guardò con orrore. “E' forse questo potrebbe accadere anche a me? Rivoltarsi contro la propria famiglia deve essere sbagliato anche quando si tratta di assassini che richiedono sacrifici umani?” pensò tremando. Temendo che in qualche modo sovrannaturale, la vendetta del padre potesse raggiungerla, cominciò a respirare affannosamente.
Vedendola in quel modo, l'ostilità svanì e Scott si ritrovò ad accarezzarle la schiena in un tentativo di farla calmare. La ragazza lo allontanò con delle manate più volte, ma il ragazzo tornò ogni volta a ripetere il gesto cercando di consolarla.
Non aveva molta esperienza di interazioni normali quindi non sapeva se stava o meno sbagliando approccio, ma era l'unica idea che gli veniva in mente.
“Che mi sta succedendo?” si chiese stranito. “Che sia stato colto da un particolare tipo di follia nonostante il bracciale di ametista ancora al mio polso?”
-Stai tranquilla, Minosse ha fatto troppi danni  e attirato troppe maledizioni su di sé perchè qualche forza spirituale gli ubbidisca. Il suo rancore non potrà avere alcun effetto su di te...- “Anche perchè hai la mia protezione.” pensò piacevolmente confuso. -Anche quel tuo fratello è stato un problema che si è creato lui... Se tuo padre avesse mantenuto la promessa di sacrificare il toro bianco a Poseidone, il Minotauro non sarebbe mai nato.-
-Davvero? Quindi è nato in quel modo per una maledizione! Non è vero che mia madre si è invaghita di un toro!- disse speranzosa.
-E... no, in realtà è vero.- disse Scott. La ragazza gli sembrò abbastanza delusa. -Però si è invaghita di un toro a causa di quella maledizione e di quella di Afrodite. Va un po' meglio così?-
-Un po'...- sussurrò lei -Ma tu come lo sai tutte queste cose?- domandò curiosa e nuovamente sospettosa.
-Me l'ha detto lo zio Poseidone.- rispose Scott con nonchalance. Courtney non ci fece molto caso, aveva già concluso che Scott non avesse la testa così a posto e il suo copricapo a base d'uva lo confermava...
“Ma suppongo non sia un cattivo ragazzo... Spero...” forse a causa della solitudine, decise di dargli fiducia. -Mi spiace per come sei stato trattato dalla tua matrigna, non doveva prendersela con te... ma limitarsi ad avvelenare tuo padre.- disse Courtney cercando di essere il più gentile che poteva. Ma non appariva molto calorosa e probabilmente l'aver augurato un avvelenamento al padre del ragazzo non era d'aiuto. Tutta via Scott sorrise come se fosse sinceramente contento.
“Sembra facile da manipolare...” pensò Courtney un po' intrigata, ma cercò di scacciare immediatamente la sensazione. Purtroppo ciò la riportò a pensare a Duncan. “Posso avere un po' di tregua o no?!” -Chissà se Medea potrebbe aiutarmi a vendicarmi di Duncan, in fondo è una strega...- disse Courtney fra sé e sé rimuginando. -Magari se trovassi il modo di contattarla...-
Scott tirò fuori da una tasca una pietra viola come quelle che portava al braccio e gliela spinse contro la fronte. -Lo vuoi? È un'ametista, aiuta a guarire la follia, con me funziona.- disse il ragazzo sorridendo gentilmente. Si sentiva abbastanza vicino a lei in quel momento. Era intrigato dal lato più selvaggio che intravedeva nella giovane, ma conosceva anche le conseguenze di coltivare un simile aspetto del proprio carattere.
-Non sono pazza...- sibilò Courtney rifiutando il dono. -Solo arrabbiata... e desiderosa di vendetta.- “Sì, ogni briciolo di amore che avevo per quella odiosa creatura si è trasformata in odio! È il modo migliore per non soffrire... N-non è vero! Non mi piaceva neanche! Non sto soffrendo!” si grattò nervosamente il capo... “Queste contraddizioni mi fanno venire il dubbio di essere pazza davvero! Che l'illusione di sentimento e agitazione che provavo al cospetto di Duncan fossero un tiro mancino di Afrodite?” creare quella scusa la rassicurava un po'.
Vedendola turbata, Scott le porse nuovamente l'ametista.
-Ho detto di no!-
-Beh, se non lo vuoi che ne pensi di scordare il tuo dolore e partecipare ai miei riti?- domandò esaltato, la ragazza sembrava confusa. -Col tuo temperamento saresti una Menade perfetta! Anche se purtroppo gli omicidi sono diventati vietati... ma va beh, forse per gli schiavi si può ancora fare un'eccezione! Ma non ne sono sicuro non mi sono informato bene...- con tono giocoso Scott cominciò quello che alle orecchie della principessa di Creta sembrava un delirio.
La ragazza sgranò gli occhi e in un attimo afferrò un sasso. Glielo tirò in testa, scattò in piedi e corse via.
Vide una persona in lontananza. -A-aiuto!- gridò sperando che non appartenesse anche lui al culto di Dioniso. Ma quello che si trovò davanti fu nuovamente Scott. -Com'è possibile?!- era esasperata. -Lontano da me, sacerdote di Dioniso!- gridò gesticolando nel tentativo di apparire minacciosa.
I grappoli d'uva caddero dalla testa di Scott rivelando delle escrescenze ossee sul capo del fulvo... delle corna. -Ah! Un satiro!- esclamò Courtney allarmata.
-Eh? Satiro?- Scott un po' offeso si indicò i piedi, erano normali.
“Sarei stata completamente pazza a non rendermi conto di degli zoccoli se li avesse avuti...” pensò biasimandosi. La ragazza incominciò a capire. -Ah! Sei Dioniso!-
Il dio applaudì. -Brava! Ma puoi continuare a chiamarmi Scott. Ansi, mi piacerebbe che facessi così.-
-Ma gli dei non ti aveva accolto tra loro pur di impedirti di decimare la popolazione uccidendo tutti quelli che non volevano partecipare ai tuoi culti? Estia se n'è pure andata per farti posto!-
-Al mare potrò pure andarci! Inoltre sull'Olimpo mi annoiavo abbastanza... Infatti Estia se n'è andata proprio per questo secondo me... Oppure era troppo calma e pacifica per stare in mezzo a quel casino. Lo so, detto da me fa un po' ridere!-
-Beh, almeno nonostante tu sia un Dio non mi hai ancora aggredita...- disse la ragazza mantenendo alta la guardia.
-Eh, andiamo! Non va sempre... ok, diciamo che gli dei non si lasciano dire di no facilmente e il mio paparino ne è un esempio...-
-Davvero una bella epoca questa in cui vivere...- commentò rassegnata la ragazza. -Sto cominciando a pensare che l'idea di scalare l'Olimpo per buttare giù le divinità non fosse poi così infantile.- sospirò.
-Ah, ah... adoro la tua idea, dico davvero!- disse Scott con ammirazione. “Mi piacciono le cause perse...” si strofinò il bracciale d'ametista sperando che potesse dissuaderlo dall'avere pessime idee. -Ma non è realizzabile...- le disse suo malgrado.
-Beh, forse con l'aiuto di un Dio...- suggerì la ragazza sorridendogli per la prima volta e toccandogli il viso in un goffo tentativo di seduzione.
-N-no!- Scott deglutì e indietreggiò. -Io ormai sono fuori da giochi...- disse combattendo la tentazione. -Conosco la mia reputazione, ma... non sono neanche stato io a scegliere di essere folle! Sono stato maledetto da una donna che mi ha perseguitato fin dalla nascita!- si mostrò agitato. Era insolito per lui, ma voleva davvero una vita tranquilla ora che era più lucido. Forse era follia, ma voleva provarci. -Sono... sono anche pronto ad accasarmi, sai?- disse sorridendole nervosamente. Scott si chinò per raccogliere la ghirlanda di uva ed edera che gli era caduta dal capo poco prima, essa cominciò a brillare e divenne d'oro.
Il ragazzo posò la ghirlanda sulla testa di Courtney nervosa e imbarazzata quanto lui. “Questo atteggiamento non è degno del Dio della follia, ma è tutto molto più difficile da sobri!” si lamentò Scott.
-Cosa hai detto, scusa?- chiese Courtney indietreggiando.
-Ops... ho parlato ad alta voce. Pazienza! Se lo vuoi, puoi diventerai mia moglie. Sei stata abbastanza folle da farti promettere il matrimonio da un uomo sconosciuto, quindi perchè non rifarlo?- domandò con un sorriso nervoso.
-G-già! Dopo tutto è andata così bene la prima volta!- disse con una risata isterica.
Nonostante tutto, per un attimo Courtney si sentì presa dall'ebrezza ed ebbe la tentazione di rispondere di sì. “Deve per forza essere l'effetto collaterale dello stare troppo a contatto con questo tizio!” si disse cercando di tornare in sé. “O forse è il mio corpo che mi sta tradendo di nuovo!” ripensò allo stato d'agitazione che l'aveva perseguitata ogni volta che si trovava nelle vicinanze di Duncan da quando l'aveva visto. Sua sorella aveva identificato il fenomeno come attrazione.
-Eh... perchè sembra che tu debba cominciare a piangere o urlare da un momento all'altro?- le chiese Scott confuso. “Voglio bere! Sono confuso... Piacevolmente confuso? Non ne ho idea!” Scott smise di vagare nella sua testa e ritornò a concentrarsi sulla ragazza che gli sembrava diventata una statua di ghiaccio. Le agitò una mano davanti. -Ooooh! Sveglia!-
-Ci sono, ci sono!- ripetè innervosita. Poi sospirò e tentò di essere o fingersi razionale. -La tua offerta... è una buona offerta...- trovava quasi piacevole il sorriso innocentemente esaltato che si stava formando sul viso della divinità mentre gli parlava. Ma ricordando di aver provato una sensazione simile con Duncan si spaventò. -Ma vorrei più tempo per pensare alla risposta per favore!- disse tutto d'un fiato con un'espressione agitata.
-Uhm... ok...-

Dawn aveva aiutato come poteva gli abitanti vittima della follia di Dioniso. Aveva cercato i dispersi , curato i feriti e aiutato a seppellire i morti. La ragazza era esausta. Si era dovuta distendere sul terreno della foresta in cui lei, Zoey e Scarlett si erano accampate.
-Ma perchè la vita umana vale così poco agli occhi degli dei?- si chiese la ragazza tra sé e sé.
-E' inutile avvilirsi su qualcosa su cui non abbiamo alcun potere. Possiamo solo goderci la vita finchè abbiamo tempo.- disse Zoey chinandosi vicino a lei. Era stata così preoccupata per l'amica da aver abbandonato lo spionaggio ai danni di Dioniso e la sconosciuta. -Io non posso farci nulla per la mia doppia personalità, ma ho imparato a conviverci.- la rossa lo disse cercando di sorridere alla biondina nel modo più rassicurante possibile. Dawn provò a sorriderle a sua volta.
-Tutto questo sentimentalismo mi farà rovesciare.- commentò Scarlett.
-Magari cominciare a smettere di reprimere i tuoi sentimenti ti farebbe bene, invece.- disse Zoey pacificamente.
-Meh!-
-Ragazze!- le chiamò una voce maschile da loro ben conosciuta. Dawn tirò su la schiena e vide Dioniso che tornava da loro portandosi dietro la ragazza della spiaggia. Nulla di così strano o preoccupante almeno finchè la divinità non presentò loro, quella che a detta sua era la principessa di Creta, come sua futura sposa.
Davanti all'ennesima scemenza del suo Dio, mentre Zoey con entusiasmo si congratulava, Dawn si colpì da sola la fronte col palmo della mano. “Aspetta... magari non è così male... Dioniso per compiacerla potrebbe finalmente mettere la testa a posto... no? N-no? Ma chi voglio ingannare?! Se gli piace deve essere una pazza anche lei!”


Precisazioni sulla mitologia:

-Inizialmente Zeus si era unito ad un'altra divinità, Meti. Ma quando la Dea fu incinta gli venne predetto che il figlio lo avrebbe detronizzato così Zeus la mangiò (tale padre, tale figlio, questa simpatica abitudine di mangiare i figli per non essere spodestato l'aveva anche Crono) In seguito Zeus ebbe un mal di testa talmente lancinante da ordinare ad Efesto, Dio fabbro, di spaccargli la testa con un colpo d'ascia e dalla ferita ne uscì fuori Atena, già adulta e armata di tutto punto.

-Secondo il mito più classico, Dioniso sarebbe il figlio avuto da Zeus dalla principessa Semele.
Quando questa era incinta, Era per vendicarsi assunse l'aspetto della nutrice della giovane e giocando sulla sua insicurezza sulla serietà dell'amato la spinse a chiedere all'amante di cui non sapeva la reale identità di mostrarsi a lei col suo vero aspetto.
Non solo in quella greca, ma in diverse mitologie vedere il vero aspetto di un essere divino porterebbe alla morte.
La ragazza quando Zeus andò da lei si rifiutò di giacere con lui se non le avesse mostrato il suo vero aspetto, il risultato prevedibilmente fu la morte. Allora Zeus estrasse dalla donna il feto(?) Dioniso e se lo impiantò nella coscia per poi “partorirlo” a tempo debito.

-Secondo il mito orfico invece Dioniso oltre ad essere il figlio di Zeus e Semele sarebbe la reincarnazione di un figlio di Zeus avuto precedentemente dalla figlia Persefone, Zagreo.

Angolo dell'autrice:

Avevo detto che questa storia avrebbe avuto solo tre capitoli... Avevo mentito! In realtà non proprio...
E' che inizialmente la storia doveva essere molto più aderente al mito, poi ho dovuto smussare alcune parti per evitare alcune situazioni grottesche (anche se alla fine il grottesco c'è comunque...) in seguito ho deciso di distanziarmi ancora di più perchè con le tempistiche del mito originale la storia non funziona dal mio punto di vista e perchè ho capito un po' meglio cosa voglio da una storia ispirata alla mitologia...
Quindi questa storia ora avrà un numero ancora non identificato di capitoli (ma dovrebbe essere comunque breve)
Questa è la terza volta che decido di scrivere una storia tutta in una volta invece di pubblicarla man mano... ed è la terza volta che mi va male! Anche questa volta ho avuto degli imprevisti particolarmente demoralizzanti che mi hanno interrotta mentre cercavo di concentrarmi sul finire la storia e ho capito che per me è meno pesante avere un'idea di come deve andare la storia e pubblicare man mano, anziché cercare di prepararla tutta prima.
Mi scuso per questo incredibile ritardo nell'aggiornamento della storia, mi manca il finale ma molti capitoli li ho già scritti, devo ricontrollarli e pubblicarli gradualmente. Alcune parti le ho scritte mentre ero febbricitante per il covid e sono contemporaneamente curiosa e spaventata dallo scoprire cosa ho scritto e in che forma l'ho scritto visto che la combinazione fra febbre e dislessia potrebbe aver dato risultati abbastanza tragicomici per me che dovrò ricontrollare i capitoli o_O
Non sono una fan delle personalità multiple dei personaggi della vendetta dell'isola, ma ho pensato che in queste circostanze, una Zoey sdoppiata ci stesse. Per quanto riguarda Scott ho cercato di mischiare le caratteristiche del personaggio al ruolo di Dio della follia con la sua backstory. In realtà mi piace il risultato, ma probabilmente è abbastanza estraniante rispetto allo Scott della vendetta dell'isola e a quello di All Stars (che è quello che ho preso più in considerazione visto che è lui ad avere una relazione con Courtney)
In ogni caso, spero tanto che questo aggiornamento possa piacervi e mi scuso ancora per il ritardo.
Avere un vostro parere mi fa molto piacere anche se ultimamente per vari motivi ho risposto con parecchia lentezza alle recensioni... mi scuso anche per questo...
E alla prossima!

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Capitolo 4
*** Creaturine fragili ma pericolose ***


Harold si era assopito solo da pochi secondi, ma la voce dell'intrusa arrivò puntuale come al solito nella sua testa.
-Ehi! Mia olivetta!- lo chiamò con tono allegro la Musa che da qualche tempo aveva cominciato a invadere il suo spazio mentale approfittando dello stato di addormentamento.
-Leshawna, guarda che il mio nome è Harold...- il ragazzino protestò debolmente. Ci si stava abituando ma si sentiva ancora un po' infastidito. Quel trattamento gli sembrava inadatto rivolto a un giovane uomo di quasi quindici anni! Ma nonostante la sensazione di essere preso in giro, gli piaceva stare con quella persona.
-Ho avuto una giornata davvero orrenda!- la Musa cominciò a lamentarsi avvicinandosi al corpo del ragazzo all'interno del sogno. -Sono stata evocata da non so quanti aspiranti poeti incapaci! Poi c'è quella piattola di Apollo! È ancora convinto di essere a capo di noi sorelle e non fa altro che seccarci con quelle fisse da precisino del cavolo che però si crede tanto incredibile!- poi ridacchiò maligna. -Magari uno di questi giorni lo eviro e prendo io il comando...- Harold percepiva lo scherzo ma gli sembrava comunque compiaciuta mentre fantasticava su quel proposito.
“Forse l'essere la Musa della poesia epica la predispone all'esaltarsi per la violenza?” osservò incuriosito poi gli venne in mente un particolare. -Non dovresti averci fatto un figlio con Apollo?- si lasciò sfuggire a voce alta.
-Eh... Chi ha messo in giro una simile calunnia?- domandò la Musa con una falsa serenità che l'asciava presagire un rischio di incenerimento immediato, ma Harold non se ne preoccupò molto.
-Uhm...- appena in tempo il ragazzo ricordò ed evitò di fare altre domande. Indipendentemente dal fatto che la persona a cui si riferiva venisse figlia o nipote a quella Musa, restava il fatto che era morta in circostanze tragiche. “Una divinità può comunque soffrire per la morte di una persona cara... Almeno credo...”
Nonostante fossero più o meno della stessa statura, la donna senza difficoltà e senza chiedergli alcun permesso, lo sollevò e se lo mise sulle ginocchia intenzionata a continuare la sua sequela di lamentele e cose a caso che le venivano in mente.
“Forse mi ha scambiato per una bambola...” ipotizzò un po' infastidito “Oppure per una prostituta... Suppongo che i clienti che finiscono per raccontarti frustrazioni e storia loro vita, siano meglio di quelli violenti. Ma perchè sto pensando a questo?!” si chiese imbarazzato.
-Uh... Pulcino? Guarda che siamo nella tua mente. Posso tranquillamente sentire quello che pensi!-
Non poteva metterla a fuoco, ma sentiva dal tono di presa in giro che stava sorridendo ed era molto divertita. Harold emise un suono acuto che ricordava vagamente uno squittio e arrossì vistosamente.
-Potrei anche offendermi, guarda.- precisò la Musa con tono leggero. -Rispetto ai miei colleghi e colleghe mi sembra di essere molto poco molesta, inappropriata, maniaca, violenta...-
-Ti comporti come se fossi un animaletto buffo... ma credo di non potermi aspettare di meglio da una divinità.- rispose lui innocentemente.
-Mi piace la tua capacità di accontentarti!-
-Già... ma mi servirebbe un favore.- disse Harold assumendo un tono più serio. -Egeo, il sovrano di Atene si è ammazzato buttandosi da una scogliera e sembrerebbe colpa di Duncan che si è scordato di cambiare il colore delle vele della nostra nave.
Il poveretto avrebbe pensato che il significato delle vele nere fosse che Duncan era schiattato e per il dolore si sarebbe ammazzato... oppure ha starnutito perdendo l'equilibrio...
Alla fine il risultato è che ci ritroviamo Duncan come sovrano... che è già un potenziale problema! Ma alla fine se siamo sopravvissuti ad Egeo...- Harold si scosse rendendosi conto di star divagando.
-Il problema è che Duncan sta anche diventando paranoico. È convinto che sia tutta colpa della maledizione di Courtney. Tua sorella, la musa della storia, ti ha detto niente in proposito? Puoi chiederle se è paranoico lui o...-
-La principessa non è riuscita a mandare una vera maledizione ma sì, diciamo che abbandonare una persona a cui devi la vita non porta esattamente fortuna.-
Harold era un po' stupito, si era convinto che fosse tutta colpa della sbadataggine di Duncan e del suo paparino.
-Lo sapevo!- si lamentò Duncan.
Harold scese dalle gambe della Musa -Che ci fai qui?!- esclamò sentendo ulteriormente violata la sua privacy.
-Pulcino... Vuoi che per punirlo gli impedisca di parlare se non in rima o canticchiando motivetti imbarazzanti?- chiese Leshawna mettendola come se volesse prendere le sue difese. Harold si sentiva un po' commosso. -Del resto ha invaso il mio territorio privato, 'sto stronzo!- sibilò successivamente la ragazza...
-Sarebbe la mia mente il tuo cosa?- nonostante si stesse affezionando a lei, Harold cominciò improvvisamente a provare uguale fastidio per gli invasori.
Nel frattempo Duncan provava ad avvicinarsi a loro con qualche difficoltà. -Ma perchè è tutto così oscuro e pieno di forme fumose e confuse!? Non ho mai sognato niente del genere...- si sfogò mentre andava a sbattere su un oggetto che contro le sue aspettative si era rivelato solido.
-Indovina...- mormorò scocciato, il ragazzetto con problemi alla vista.
Riuscendo a raggiungerli, Duncan per sicurezza fece un lieve inchino alla Musa -Scusa l'intrusione, ma mi serviva entrare in contatto con te.-
-Pronto... L'invaso sono io!- protestò Harold.
-Ti perdono. Avanti che vuoi, ex-principino?- chiese Leshawna in modo apparentemente semi-cortese.
-Vi odio...- sussurrò Harold.
-Perchè Courtney è ancora arrabbiata con me? Le ho mandato Justin a recuperarla. Dovrebbero tutti innamorarsi di lui a prima vista! Suppongo di dover essere lusingato per il fatto che nonostante ciò non mi abbia dimenticato, ma...-
-Questa è un'altra storia molto divertente che mi ha raccontato mia sorella!- disse la Musa apparentemente di ottimo umore. -Pare che il tuo soccorritore non sia mai giunto a destinazione, era troppo occupato a provarci col suo riflesso in uno specchio d'acqua e alla fine ci è anche caduto dentro!-
Duncan non sapeva se ridere o piangere.
-Ma c'è una buona notizia...- continuò Leshawna. -Il bel faccino è stato rapito da delle ninfe di fiume che per ringraziarti del regalo potrebbero premiarti con un'ottima pesca se mai andassi da quelle parti, yeeeeeh!- disse la musa applaudendo.
Duncan si sentiva preso per il culo, ma cercò di continuare a mostrarsi civile e rispettoso. -E quindi? Ora che faccio per far finire la sfortuna?-
-Cosa vuoi che ti dica? Vai a salvare la fanciulla. Prostrati, umiliati e chiedile perdono.- disse Leshawna con un ghigno compiaciuto. Duncan si trattenne per non bestemmiare.
-Non capisco...- Harold continuava a rimuginare. -Visto che dovremmo essere esseri inferiori, perchè vi passare il tempo a rapirci, insidiarci e offendervi se non vi ringraziamo ogni due minuti?-
-Beh, voi vi considerate superiori ai gatti, eppure mi sembra che vi piaccia averli in casa e giocare con loro, no olivetta mia?- rispose la Musa accarezzandogli la testa.
-Uhm...- il ragazzino cominciò a chiedersi se non provasse piacere nell'innervosire e sottomettere. “E' la Musa della poesia epica... della conquista e dell'attitudine tirannica?”
-E poi se potessi vedermi sono sicura che non saresti affatto scontento della mia compagnia!- cantilenò la donna.
-Ah! Non credo proprio!- rispose Duncan abbastanza stufo dell'atteggiamento borioso di quella donnaccia. Del resto non aveva mai sentito parlare di esseri umani danneggiati in qualche modo da una Musa e Harold sembrava parlarle liberamente. -Avrai anche delle forme abbondanti, ma sei la cosa meno graziosa e femminile che abbia mai...- per qualche motivo il ragazzo non riuscì a terminare la frase.
-Leshawna...?- Harold la chiamò con un po' di timore.
-Si, gioiello?-
-Perchè sento tipo il rumore di un pesce fuori dall'acqua che sta saltellando disperatamente aspettando la morte?-
-Sei piuttosto intuitivo! Tranquillo, è una trasfigurazione innocente, non lo farò morire soffocato... A proposito... Che pensiero stavi formulando sulla mia voce?-
Il ragazzino si lasciò sfuggire uno squittio. -Anche se hai una tonalità insolita che mi spinge a immaginarti poco femminile la tua voce è molto gradevole...-
-Ma che carino che sei... Ok, ti sei salvato!- disse scompigliandogli i capelli.
-Ora scusami ma dovrei svegliarmi. ho un pessimo presentimento...-
-Ah ok...- la Musa sospirò in un primo momento delusa. -Bene. Mi avete divertito abbastanza per questa notte, adorabili piccoli umani.- ammise in tono pacifico. -Però...- la Musa posò una mano sulla spalla del ragazzetto. -Perchè prima hai finto di essere spaventato da me?- chiese perplessa.
Harold rimase per un attimo imbambolato. -Mi sembrava la reazione più opportuna... è che non sono molto bravo a reagire in modo normale...- ammise il ragazzo. -La prossima volta cercherò di spaventarmi in modo più spontaneo se così ti compiace!- disse con zelo.
-E-e... non era questo che... Beh, lasciamo perdere.-
-Ok... ora posso svegliarmi? Ho una certa di fretta di sbarazzarmi... di un peso...-

Quella mattina a Nasso c'era un'aria così silenziosa e pacifica da far pensare che il Dio del vino, dopo aver distrutto più o meno accidentalmente un villaggio, se ne fosse andato.
-Ma sei pazza?!- poi un'acuta voce femminile ruppe la quiete illusoria. Una ragazzina bassina e dalla chioma chiara ne stava riprendendo un'altra alta e castana.
-Attenta a come ti rivolgi a me.- rispose altezzosa la principessa di Creta e candidata a futura sposa di una divinità. -Scott può decidere liberamente, se trova plausibile la mia idea forse...-
-Aspe'...- intervenne Scarlett. -Ti stai davvero affidando al buon senso della divinità della follia? Che razza di bugiarda! Questo è spregevole persino per me!- la rossa non sapeva più se ridere o allontanarsi il più velocemente possibile da quella psicolabile.
Una ragazza dai capelli rosso sangue e l'espressione perplessa intervenne con un sorriso nervoso. -Scusate, potreste spiegarmi di cosa stavate parlando?- disse Zoey intimidita, poi la sua espressione si fece improvvisamente minacciosa -Con quelle vocette stridenti è impossibile seguirvi!-
A rispondere fu Scarlett -Vuole convincere Dioniso a prendere possesso dell'Olimpo.-
-Ah. Allora è tutto ok.- disse Zoey con aria tranquilla attirandosi occhiatacce delle sue compagne. -Mica è possibile che accetti.- chiarì la rossa.
-E perchè no?- chiese Courtney mentre, offesa, tirava fuori dalla tunica un lungo rotolo di carta di cui cominciò a leggere tutti i punti. -Gli Dei sono per la maggior parte criminali. Quando intervengono nella vita umana è per creare danni. Mi sembra che le forze naturali funzionino bene anche senza di loro. Le preghiere rivolte loro non vengo esaudite. Sono pure incompetenti nei loro campi, onestamente non mi fiderei di una Dea dei matrimonio che si fa fare le corna un giorno sì e l'altro pure. Si offendono facilmente e spesso non se la prendono con chi li ha offesi ma con l'oggetto passivo della loro gelosia. Esempi: Amanti di Zeus uccise da Era, tizie punite perchè una terza persona ha detto che erano più “inserire caratterista” di “inserire divinità che possiede quella caratteristica”...-
Scarlett la interruppe. Un po' perchè erano tutte cose scontate, un po' perchè temeva che la schermatura data dalla presenza del Dio del vino non bastasse e che qualche divinità ascoltando decidesse di far piovere fiamme dal cielo. Inoltre c'era una piccola grande falla nel ragionamento della principessina. -E tu per risolvere la situazione metteresti il tutto nelle mani di Dioniso che è stato stato il primo a seminare morte e distruzione per diffondere i suoi culti?-
-Mi sembra non abbia fatto tutto da solo...- fece notare Courtney con un'occhiata affilata.
-Già... io, la personalità malvagia di Zoey e altri seguaci abbiamo dato una mano.- affermò Scarlett senza traccia di pentimento mentre Zoey si scusava sotto voce. -Ma questo non cambia il fulcro della mia obiezione.-
-Beh, Scott si è chiaramente redento...- disse Courtney con una traccia di dubbio nella voce.
-La verità è che pensi che sia più facile da manipolare, vuoi tu il potere.- la rimproverò Dawn mentre Scarlett sembrò divertita.
-Vista la tua ingenuità non mi stupisce poi così tanto che tu sia stata abbandonata sulla spiaggia da un presunto promesso sposo appena conosciuto.- commentò la fulva velenosa.
Courtney era ferita e imbarazzata. -Io davvero non capisco... Lo sto facendo per il bene degli esseri umani!- disse recuperando la sua energia. -Libertè, fratenitè, egalitè!-
Le tre Menadi si scambiarono degli sguardi confusi. -Perchè questa qui si inventa le parole?- sussurrò Zoey.
-E' pazza...- commentò rassegnata Scarlett.
-Senti Courtney...- Dawn sospirò e tentò un approccio razionale. -Che detronizzare gli Dei non porterebbe sconvolgimenti naturali potrebbe essere falso... si dice che un tempo il sovrano dell'Oltretomba venne imprigionato e che durante quel periodo era impossibile morire per quanto si fosse combinati male.-
-Già! Fu un episodio davvero patetico!- disse Zoey scoppiando a ridere ricordando un racconto di infanzia.
-Ed infatti il Sovrano dell'Oltretomba può rimanere lì dov'è! Nonostante la cattiva fama non ha mai causato problemi agli esseri umani in vita.- disse Courtney come se dipendesse davvero da lei il destino degli Dei.
Dawn riprovò a farla ragionare -Courtney, sul serio... come dovrebbe una sola divinità, nata come semidio, competere contro gli Olimpi? Non è nemmeno possibile ucciderli, dovrebbero essere tenuti prigionieri per il resto dell'eternità...-
Courtney guardò verso il basso sentendosi una bambina che prendeva troppo sul serio le storie in cui i cattivi per quanto potenti veniva annichiliti. Sapeva anche lei che non era realistico detronizzare tutti gli Olimpi. -Infatti non dovete preoccuparvi.- la principessa di Creta sospirò e ritrattò. -Ho solo dato a Scott un suggerimento. Se esiste qualche modo di metterlo in pratica lo troverà, altrimenti pazienza. Voi vi agitate davvero troppo.-
-Forse perchè sappiamo con che folle abbiamo a che fare e non ci fidiamo del suo buon senso?- fece notare Scarlett.
-Già.- la Zoey cattiva sembrava tornata. -Non posso credere che tu voglia rendere l'umanità antipatica a dei bambini dotati di poteri inimmaginabili tramite una ribellione fallimentare solo perchè sei stata mollata.-
-Io cosa?!- esclamò Courtney accaldata.
Ma Zoey continuò a cercare di irritarla -Oppure lo fai perchè ti senti perduta e senza una casa in cui tornare? Beh, potevi pensarci prima di seguire il principe dagli occhi azzurri!- disse la ragazza con un sorriso ferale.
Courtney provò a ribattere ma si sentiva abbattuta dopo aver passato la mattina a discutere da sola contro le ragazze. Avrebbe voluto qualcuno che stesse dalla sua parte anche se capiva quanto fosse improbabile e immatura la sua idea.
“Vorrei che Scott fosse qui!” aveva accettato quel pensiero imbarazzante. Era stata abbandona da tutti. Dal ragazzo che sembrava promettergli una vita migliore, dalla sorella che non aveva voluto seguirla, ma Scott la faceva sentire importante, ammirata e l'ascoltava....
“Forse se Gwen ci fosse stata, Duncan non mi avrebbe abbandonata...  a Duncan sembrava importare di lei... già...” le venne un terribile dubbio e ricordò gli sguardi che sua sorella e il suo promesso sposo si erano scambiati. Era solo un'ipotesi... ma bastava a farla sentire furiosa.
-Possiamo parlare in privato?- chiese Dawn con un'aria seria, ma allo stesso tempo rassicurante.
Courtney annuì e insieme si inoltrarono nel bosco.
-Chiami Dioniso col suo nome umano...- mormorò Dawn.
-Ha detto che gli fa piacere.-
-Se gli vuoi davvero bene e non stai solo cercando di sfruttarlo ti pregherei di non mettergli in testa strane idee...-
Courtney sbuffò -Quanti anni avrà un Dio? Mille? Pensi davvero che una diciassettenne possa manipolarlo?-
-Avrà una ventina d'anni...- sentendolo Courtney sgranò gli occhi. -E' più grande di noi, ma è comunque piccolo e immaturo. Considera che è nato da una donna umana. Era uno dei tanti figli semidei illegittimi prima di essere premiato per...- Dawn sospirò e si corresse. -Prima che facesse talmente tanti danni da dover essere tenuto buono con un posto sull'Olimpo.
Courtney... tu e lui forse siete simili. Cercate entrambi una casa o meglio delle persone che vi facciano sentire a casa.-
-Queste sono solo illazioni! Sicura di non star proiettando i tuoi sentimenti su di noi?!-
Dawn annuì senza scomporsi. -Credo che il vero motivo per cui è sceso di nuovo qui sulla terra sia questo. Non la noia, non si sentiva davvero accolto. Infatti sai cos'è la prima cosa che ha provato a fare?-
Courtney rimase in silenzio, non le piaceva provare a indovinare senza avere niente su cui basarsi.
-Ha cercato di andare nell'Oltretomba per recuperare la madre.- la biondina rispose con un sorriso triste. -E' un mammone che non ha mai conosciuto la madre e il fatto che ci sia una donna che sembra poterlo influenzare mi spaventa abbastanza...- ammise la ragazza. -E' finalmente guarito dalla follia con cui Era l'aveva maledetto, ora abbiamo la possibilità di vivere in pace e potrà sembrare paradossale, ma credo lo voglia anche lui... La follia, la libertà dalla società e le convenzioni... tutto molto bello in teoria, ma ciò che davvero la vita intelligente brama è stare bene e in armonia con sé stessi e gli altri, sentirsi amati e accettati. Tutto abbastanza difficile se te vivi ammazzando e abusando degli altri e con la costante paura che qualcuno ti ammazzi, sevizi o schiavizzi, no?-
-Beh, ma sotto gli Dei...- Courtney provò ad obbiettare.
-Gli Dei non sono più criminali degli uomini, solo più potenti ed è un bel problema visto che quella che hai suggerito è una guerra impossibile da vincere.-
-Grazie Dawn... credevo che a fare schifo fosse il palazzo di mio padre, tu invece mi riveli che a fare schifo è tutto il mondo!- la principessa si sfogò.
-Mi spiace ma è così...- disse Dawn scrollando le spalle con freddezza.
-Tanto per chiarirci e per non avere problemi in futuro...- disse Courtney sembrando abbastanza nervosa. -A te Scott piace?- chiese infine la principessa di Creta.
Dawn sgranò gli occhi con aria confusa poi li socchiuse infastidita. -Suppongo di essere sulla strada di affezionarmi a lui... le sue azioni abominevoli sono come quelle di un animale agitato. Non posso ritenerlo responsabile come un essere umano normale, ma non potrei mai amare una creatura simile.- disse seria osservando Courtney come se volesse comunicarle che avevano una morale differente.
-Ehi...- mormorò Courtney con aria scontrosa.
-E in realtà non posso innamorarmi in generale...- disse Dawn con un sorriso nervoso cercando di sembrare meno accusatoria.
-Non dirlo a voce troppo alta... sia mai ti senta Afrodite...- Courtney si guardò intorno irrequieta. “Quella bagascia sarà la prima a tuffarsi di testa dal monte Olimpo...” nonostante il suo sogno fosse sempre più irreale, era comunque consolante immaginarsi una vendetta su quell'impicciona dannosa.
Dawn sorrise dando l'impressione che la sua mente fosse al sicuro. -C'è un altro motivo per cui Dioniso potrebbe essere differente dagli altri semidei. Si dice che Zeus fosse particolarmente innamorato di sua madre, ma nei fatti sembra che loro si vedessero solo per fare sesso e onestamente, come ci si possa affezionare ad una persona tramite il sesso, per me è completamente incomprensibile. Non capisco neanche che differenza dovrebbe esserci fra l'avere rapporti con una persona o con un'altra. Alla fine si tratta sempre degli stessi movimenti, no?- non sembrava schifata, ma genuinamente confusa su quelli che per lei erano comportamenti incomprensibili.
Courtney provò ad andarle incontro -Beh... in effetti per come viene trattato nei miti l'amore sembra tutto estetica e questione di accoppiamento ma in realtà...- la ragazza si interruppe mentre Dawn continuava a osservarla con estrema curiosità. -In realtà è proprio un inganno per spingere all'accoppiamento e alla prosecuzione della specie! Se non fosse tutta una questione sessuale anche le divinità vergini si innamorerebbero senza problemi, no?!- disse Courtney irritata capendo che anche per lei non era niente più di quello.
-Ah, peccato...- Dawn mosse le spalle non dando particolari segnali di dispiacere.
-Però sarebbe bello se questo inganno potesse portare a stare con una persona con cui si va effettivamente d'accordo...- aggiunse la principessa di Creta con un po' di tristezza.
-Beh, può succedere suppongo.- disse dolcemente Dawn dandole una pacca sulla spalla.
“Non ho bisogno di essere confortata!” pensò l'orgogliosa principessa di Creta.
-Però sto bene così come sono... non mi interessa innamorarmi.- confermò Dawn con aria tranquilla. -Siamo sulla buona strada per diventare amiche quindi a maggior ragione non devi temere che sia interessata al tuo promesso sposo.-
-In realtà non ho ancora deciso se... beh, grazie comunque.- Courtney era un po' spiazzata, a meno che sua sorella non fosse contabile, non aveva mai avuto delle amiche.

Tornate dalle altre le trovarono con un'espressione terrorizzate. Scott era con loro e si voltò verso Courtney con entusiasmo.
-Cara, ho trovato un modo per realizzare il tuo bellissimo progetto!-
Dawn sgranò i freddi occhi azzurri e guardò Courtney con la speranza che facesse cambiare idea a Scott.
La principessa di Creta sorrise nervosamente -B-beh... m-ma è assolutamente perfetto!-
Dawn sentì qualcosa dentro di lei che si spezzava...

I preparativi erano quasi ultimati e Duncan era pronto per un nuovo viaggio per mare, ma non dal punto di vista mentale. “Forse l'incontro con un mostro marino mi farebbe sentire meno in ansia di incontrare di nuovo quella ragazza... Poi che cosa dovrei fare? Dovrei sposarla davvero alla fine?”
-Ehi Duncan!- DJ lo chiamò con un tono vivace. Forse l'aveva perdonato o era contento all'idea di recuperare la principessina di Creta facendo giustizia.
-Ehi...-
-AHAHAA?!- il gigante saltò per aria vedendo Duncan in faccia. Fece un tonfo notevole.
-Attento che rischi di bucare la nave!- Duncan lo sgridò. -Che ti è preso?-
-A-ah scusa... è che hai talmente una brutta cera che mi hai fatto spaventare...- confessò l'uomo con imbarazzo.
Duncan brontolò, aveva passato una brutta nottata...

Si era svegliato cadendo dal giaciglio in seguito ad un calcio di Harold.
Mentre il ragazzino lo osservava con aria inquietante e rancorosa Duncan si era giustificato dicendo -Mi sono messo a dormire accanto a te solo perchè volevo essere certo di poter entrare nel tuo sogno, mi serviva parlare con la tua amica... Prenditela con la strega che mi ha suggerito questo metodo!-
Dopo un po' di ascolto era riuscito a decifrare cosa stava mormorando ossessivamente Harold mentre stava rannicchiato con aria irrequieta. Era qualcosa del tipo “a causa tua non mi vorrà più sposare nessuno...”
-Tanto sei orbo e tutto storto. Che possibilità di sposarti avevi?- questa risposta fece incupire ancora di più la testa rossa. Alla fine un po' per pena, un po' per poca voglia di beccarsi un'altra maledizione, Duncan era rimasto tutta la notte a tentare di tranquillizzarlo “E' più una cosa da femmine, ma non mi fido di un ragazzino orbo che chiacchiera amabilmente con una donna evidentemente malvagia e dotata di poteri sovrannaturali...”
Ma il ragazzetto orbo aveva di nuovo tirato fuori strani discorsi sul diventare sua moglie e o ricevere un risarcimento, e o una posizione influente e Duncan non capiva più se scherzasse, volesse fregarlo o se pensare che nessuno volesse sposarlo gli mettesse davvero panico fino a quel punto.

-Duncan... ci sei?!- DJ lo stava scuotendo poi si ritrasse di nuovo spaventato dalla sua brutta faccia.
Duncan era un po' compiaciuto. -Scusa, stavo rivivendo un incubo fatto ieri...- nel mentre DJ si era già dileguato.
-Ehi, ma ci sei anche tu?- disse il gigante docilmente mentre si chinava al livello di un ragazzino rosso che rannicchiato che teneva con sé una lancia.
-Harold, ti sei confuso, quello non è il tuo solito bastone.- lo avvertì Duncan.
-Oh... lo so... lo so...- mormorò il ragazzo con aria stranamente minacciosa mentre accarezzava l'asta della lancia indirizzando verso di lui la punta. -Grazie del pensiero.- sospirò e assunse un'aria più tranquilla. -Ma mi spiegheresti gentilmente perchè sono stato trascinato qui?-
-Ho pensato che la tua amica potesse tornarmi utile, sarà anche una divinità minore, ma...-
L'aria si fece improvvisamente gelida. -Chi sarebbe una divinità minore?- disse una voce femminile e minacciosa, potente come un tuono. Una donna di statura medio bassa ma abbastanza in carne e particolarmente formosa si materializzò dal nulla sulla nave con aria molto altezzosa.
Duncan soppresse un sorriso. “E' avvenuto prima di quanto pensassi ma come mi aspettavo... Sapevo che la Musa doveva essere una tipa scontrosa. Gestirla sarà complicato, ma è meglio averla a portata di mano.”
-Le mie scuse mia signora...- riprovò ad essere rispettoso. -Mi serviva richiamare la vostra attenzione.-
La donna conservò un'aria minacciosa, sembrava volesse incenerirlo con lo sguardo. -A nessuno piace sentirsi sfruttato.- disse Harold probabilmente in sua vece.
-Ma è anche nel tuo interesse essere qui. Non vuoi assicurarti che al tuo passatempo non capiti niente di male?- disse Duncan indicando il ragazzetto con la lancia.
-Sono... sono un ostaggio?!- realizzò il soggetto in diversi secondi.
Nel mentre la Musa si scrocchiava le nocche con fare teatrale.
Duncan cominciava ad innervosirsi. -Non puoi far accadere nulla di strano alla nave... o a me... potrebbe avere ripercussioni su...-
-Ma davvero?- disse Leshawna con tono beffardo. -Mi basterebbe rivelare il mio vero aspetto e l'unico sopravvissuto sarebbe proprio il mio pulcino non vedente.-
-Eh? Sei davvero così brutta? Il tuo vero aspetto non potrà essere molto peggio di quello che hai ora.- anche se il buon senso gli diceva di essere cauto, una parte di lui non riusciva a non volerla provocare e sottomettere. “E' una Musa... avrà potere sulla mente umana ma non può avere influenza sulla realtà.” pensò Duncan preparandosi a qualche illusione.
-Duncan...- Harold lo richiamò con un tono titubante. -Guarda che le divinità non possono apparire col proprio vero aspetto davanti agli umani a meno che non ne vogliano la morte. La vista di una divinità li incenerirebbe all'istante...-
Duncan si bloccò mentre Leshawna sembrava sfidarlo con un ghigno. Duncan decise di chiamare un aiuto -Consulente tattico!-
Da sottocoperta si udì la voce di Ellody. -Senti, io studiavo scienze! Non ne so niente di divinità!- protestò la ragazza. -E forse mi sto pentendo del mio percorso di studi...-
-Ma alla fine perchè no!- disse improvvisamente Leshawna -Rimarrò volentieri ad assistere alla tua disfatta dal vivo!-
-...E' una predizione?- chiese Duncan con tono minaccioso.
-Chissà... Chissà...- cantilenò la Musa con un sorrisetto velenoso.


Angolo dell'autrice:

Duncan che sottovaluta i poteri di una Musa... povero dolce figlio dell'estate! (Citazione alle Cronache del ghiaccio e del fuoco, serie di libri che quasi sicuramente non verrà mai completata! A differenza di questa e delle mie altre fanfiction con più capitoli! Eh... eh eh... EHEHEHEHE o_O Almeno spero, Aiuto!)
Speravo di poter rileggere più velocemente ciò che avevo scritto, ma è un periodo un po' tanto pessimo, mi dispiace ç_ç
Detto questo, spero che questo capitolo possa piacervi!
Come al solito, sentitevi liberi di dirmi cosa ne pensate.

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Capitolo 5
*** Qualunque cosa tu sia, va bene... ***


Avendo esaurito il suo ruolo da esca/ostaggio, Harold se ne stava abbandonato sul ponte dell'imbarcazione ricontrollando con il tatto i caratteri che aveva inciso su una tavoletta cerata.
Avvertendo la presenza di Leshawna affacciata a fissare il mare con aria ansiosa, le si avvicinò.
-Qualcosa che non va?- le chiese a bassa voce non essendo sicuro del numero di persone nei paraggi e del fatto che potesse o meno metterla a disagio.
La Musa vedendoselo comparire all'improvviso sussultò poco elegantemente. A giudicare dal sorriso del ragazzetto probabilmente se ne era accorto, forse si era avvicinato in quel modo a posta.
“La noia rende dispettosi, eh?” pensò la donna.
-Non ho ancora capito se era un trucco per guadagnarti da vivere, o se qualche sorta di chiaroveggenza la hai sul serio.- commentò scostandogli i capelli dal viso.
Istintivamente il ragazzo chiuse gli occhi temendo che gli venissero toccati. -Non so se dispongo di qualcosa di simile, ma in realtà ho percepito il tuo cambio di umore perchè emetti dei respiri ad un ritmo particolare ed una specie di ringhio quando sei profondamente infastidita.- spiegò allontanandole la mano.
-Cosa?!-
-Ah, tranquilla! Non si sente così forte! Ma quindi? È successo qualcosa? Eri tranquilla fino a poco fa...-
-Indipendentemente da quali siano i tuoi mezzi, non mi piace per niente sentirmi osservata, sai?- lo avvertì.
-Scus...- inizialmente usò un tono imbarazzato poi si interruppe. -A me non piace...- “Avere qualcuno che mi entra nella testa e può avvertire tutto ciò che sento!” lo pensò ma non continuò la frase.
Vedendolo a disagio, come per riparare ad un torto, Leshawna decise di aprirsi. -Ho sentito delle presenze sgradite nella direzione in cui stiamo andando... Niente di cui preoccuparsi, ovviamente! E forse non ci daranno fastidio... Anche se fosse, posso gestirli, ovvio! Sono solo lievemente infastidita...-
-Uhm...- Harold non era troppo convinto di quel “lievemente” ma se lo fece andare bene. -Tua sorella non...-
-Temo che la signorina Musa della Storia possa aver omesso dei dettagli giusto per divertimento!- “Mia dolce Heather... vedremo chi riderà per ultima! E dire che dovresti essere arrabbiata anche tu con quelle zoccole! O forse no... perchè sei una psicopatica! Crepa, crepa, crepa!” -Prima recuperiamo la principessa, meglio è!- aggiunse la Musa scocciata.
-Credi che accetterà le scuse di Dunc... AAAHn!- la nave improvvisamente venne mossa da un'onda che si mise a spingerla alla velocità di una freccia.
Leshawna afferrò e tenne stretto Harold che aveva rischiato di cadere fuori bordo. -Fermati subito! Razza di idiota!- ordinò la Musa e la nave tornò a seguire una velocità normale.
Dall'acqua emerse un messaggero sotto forma di pesce volante. Aprì la bocca e ne uscì una voce maschile. -Sei stata tu a dire “prima recuperiamo la principessa, meglio è”-
-Peccato che questa sia una nave umana, con a bordo, ma guarda tu la sorpresa, ESSERI UMANI! Che me ne frega di avere un brusco atterraggio su Nasso in mezzo a del legname scomposto e dei cadaveri!? Inoltre da quando Poseidone elargisce così a caso il suo sgraditissimo aiuto?!- la donna teneva l'animaletto fra le mani... -Quasi quasi mi faccio una frittura...- ghignò la Musa, mentre il pesce si agitava come volesse ricordarle disperatamente che l'ambasciatore non porta pena.
Leshawna si distrasse sentendo il verso del ragazzetto rosso accasciato a terra e l'animale riuscì a sfuggirle di mano e tornare in acqua. -Dannazione!- disse fra sé e sé. Poi si rassegnò alla fuga della frittura mancata e si concentrò sul ragazzo. -Stai bene?-
-Devo rovesciare!- si lamentò Harold sporgendosi bruscamente dalla nave senza riuscire a vomitare davvero.
-Se una delle divinità maggiori ha provata ad “aiutarci” in modo così palese, temo stia accadendo qualcosa su quell'isoletta...- riflettè Leshawna mentre accarezzava la schiena al ragazzo con la nausea. Vide diversi membri dell'equipaggio salire sul ponte per controllare la situazione, alcuni non erano più in forma di Harold.
Duncan stava bene, studiò Leshawna per un attimo come se sospettasse che c'entrasse qualcosa. Qualunque fosse la conclusione tratta, lui tornò giù.
-Chi se ne frega?!- esclamò Harold spingendole via le mani -Tu sei preoccupata? Pensa a noi che siamo praticamente formiche in confronto a te! Ed io... Io sono più formica degli altri! È già tanto che non ci abbiate già sterminati tutti per sbaglio o per noia!-
-Beh, mi sembri piuttosto sfrontato per essere uno che parla con la sua probabile assassina...-
-Se devi ammazzarmi tanto vale che ti dica le cose in faccia!- disse il ragazzino con tono offeso. Dopo qualche secondo si calmò e si sentì in imbarazzo. -Mi dis...-
Leshawna gli pizzicò e tirò le orecchie per sfogarsi senza fare troppi danni e Harold l'assecondò passivamente, limitandosi a ricordarle “Le orecchie mi servono...”
-Tranquillo, ragazzino...- disse Leshawna mollandolo. -Non ci conviene ammazzarvi tutti, poi chi si occuperebbe dei templi?-
-E perchè vi servono? Cosa siete voi esattamente? Dipendete da noi e dalla nostra fede? Assorbite l'energia vitale dei fedeli e senza di essa cessereste di esistere?- domandò Harold cupamente.
Dopo qualche secondo di silenzio confuso, Leshawna rise sguaiatamente poi scompigliò i capelli del ragazzino. -Mio adorabile, piccolo, presuntuoso, umano... Mi spiace, ma no... non dipendiamo da voi in questo senso. Però... diciamo che ci annoieremmo un po' senza di voi! Avere delle esistenze limitate e il rischio continuo di tirare le cuoia, vi rende molto vivaci, mutevoli, imprevedibili... Ma in realtà non è solo questo...- la Musa sospirò e guardò il cielo con fare pensieroso “Che fastidioso clichè...” sbuffò e continuò il discorso:
-Voi rappresentate degli stimoli sempre nuovi... Rimanendo soli senza altre creature come voi con cui interagire e da osservare, noi entità eterne rischieremmo di rimanere fermi e sempre uguali a noi stessi o magari cambieremmo ma a ritmi geologici e non ci siamo più abituati... Molto probabilmente perderemmo il senso del tempo, forse anche le nostre personalità...- Leshawna si fermò come se avesse detto qualcosa di troppo o di insensato.
-Personalità...- ripetè flebilmente Harold. -Ti riferisci alle cose che rappresentate o di cui dovreste essere i protettori o creatori? Le vostre personalità si adattano a quelle? Ma nascete prima voi o queste cose? Avete bisogno di nutrirvi dei concetti a cui venite associati per assumere un' identità stabile?-  domandò pacato. -Senza offesa, eh... ma a volte sembrate prendervi i meriti di cose palesemente inventate dagli umani...-
Nonostante il ragazzo non potesse fare granchè con gli occhi che si ritrovava, Leshawna si sentiva sotto la pressione di un' attentissima osservazione.
-Ti piace proprio l'idea delle divinità come creature che parassitano le energie mentali, eh?-  gli chiese quasi divertita. -Alcune divinità si sono prese le aree di influenza sulle forze della natura.- precisò. -Sono venute prima le divinità a rendere possibili i fenomeni o si sono semplicemente associate ad essi assorbendone alcune caratteristiche? Oppure ancora, le divinità sono fenomeni naturali che hanno preso vita? Uhm... Ed io che ne so?!- esclamò con un tono volutamente più stridulo per prendere in giro il suo ascoltatore.
Harold produsse un “eeeeh?” simile ad un sibilo. Sembrava deluso da quella risposta. Poi il ragazzetto precisò: -Alcune divinità hanno palesemente fregato l'area di influenza di altre più vecchie...-
-Vero! Povero, povero Elio... prima il Titano del Sole andava per conto suo, ora Apollo se lo mette nel carro e lo porta in giro... oppure lascia che il carro vada per conto suo ma si prende il merito...- disse Leshawna con tono beffardo, ma dentro di sé era più infastidita. “Quell'usurpatore... Il capo delle Muse, sono io! Sa dove gliela infilo quella cetra se continua così?”
-Però in fondo, sai che ti dico? Fare a gara per le varie aree di influenza è divertente!- continuò la Musa. Harold sembrò perdere un po' di interesse sentendosi raggirato così Leshawna cercò di riottenere la sua attenzione. -E' per questo che voi umani siete al sicuro... come dicevo, alcune divinità hanno le forze della natura, ma molte altre hanno arti, istituzioni e professioni umane. Che senso avrebbe lottare fra divinità per mantenere e aggiudicarci certe aree di influenza senza umani a farle esistere?-
-Sì, ma in primo luogo che senso ha questa gara? È semplicemente per farvi adorare? Per passarvi il tempo? O avete bisogno di questi domini?- chiese Harold cercando di raccapezzarsi.
-Uhm... Boh...-
-...Mi prendi per il culo?-
-Si e no... ma in parte hai ragione. Non so se si tratta di un effetto dell'interesse che abbiamo nei vostri confronti o se siamo in qualche modo collegati, ma apparentemente siamo influenzati da voi come lo sono le nostre aree di influenza.
Prendiamo ad esempio la mia sulla poesia epica... così come i gruppi sociali umani erano molto diversi da come lo sono ora, c'è stato un tempo in cui lo erano le storie. Erano molto più elementari, selvagge, cruente, troppo poco raffinate per essere categorizzate come poesia epica probabilmente. E anche i miei gusti e i miei comportamenti erano più... diciamo rozzi. Pure le differenze fra le mie caratteristiche e domini e quelli delle mie sorelle non erano così definiti. Anche il nostro numero non era lo stesso... credo che qualcuna delle mie sorelle si sia sdoppiata, magari successe anche a me... onestamente non lo ricordo più.
Ma ora, ragazzino, immagina che succederebbe se voi umani vi estinguesse. Io e le mie sorelle ci ritroveremmo a incarnare le capacità artistiche in un mondo popolato da divinità che o sarebbero disoccupate e depresse o incarnerebbero unicamente le forze della natura diventando un branco di selvaggi, cupi e di poche parole incapaci di apprezzare il nostro talento... capisci che incubo?!-
-Quindi diventeresti addirittura più barbara di come sei ora?-
-Esat... Ehi!-
Il ragazzetto fece spallucce con un sorrisetto innocente. In realtà poteva empatizzare facilmente con l'idea di impegnarsi in qualcosa senza essere apprezzato da nessuno. -Beh... hai dei modi un po' bruschi anche ora...- disse a voce bassa.
-Ah... comprendo...- la Musa sospirò con aria estremamente malinconica. -In fondo non hai paura di offendere una divinità minore che invece di qualche spettacolare influenza sulla natura, è associata semplicemente... alla poesia epica!- disse Leshawna in tono melodrammatico.
-Non è affatto vero! Tu e le tue sorelle avete un potere spaventoso! Gli esseri che sottovalutano i danni mentali possono essere solo degli sciocchi! Siete state incredibili quando avete privato Tamiri di memoria, percezione visiva e dono della parola e... aspetta... Ti sei autocommiserata appositamente perchè ti facessi dei complimenti, non è così?-
-Esatto! Mio dolce, piccolo, inquietante umano...-
-Uhm...- l'aggettivo inquietante non era stato apprezzato, ma anche gli altri aggetti lo mettevano in confusione.
-Come vuoi che ti chiami se ti esalti al pensiero di un tizio privato di vista, memoria e parola? Hai un po' di sadismo represso, piccino?- disse divertita.
-Uhm... Voleva costringervi a giacere con lui ed è lui che ha detto, per fare il furbetto, che se invece aveste vinto voi la gara avreste potuto fare ciò che volevate del suo corpo. E' crudele sì, ma è una questione di rapporti causa/effetto.- rispose con calma. -Ma sì... ho un po' un debole per le creature mostruose...- ammise con un sorrisetto imbarazzato.
-Cercherò di non ucciderti per quello che hai detto ma... a proposito...- disse un po' inquieta. -Credevi davvero che le divinità assorbissero l'energia vitale? Quale creatura sana di mente darebbe il permesso a quella che crede essere una vampira psichica di entrare nella sua testa mentre dorme?- “Visto che ci sono stata, forse dovrei smettere di farmi tante domande sulla sanità della sua mente...”
-Tanto non è che abbia buone aspettative di vita.- rispose con naturalezza il ragazzo. -Inoltre mi puoi essere molto utile visto che voglio diventare uno scrittore. Forse mi porterai fortuna.-
-Cielo... dovresti stare più attento alla tua incolumità.- la Musa sospirò guardandolo di traverso. Sapeva quanto Harold si impegnasse, l'aveva visto molte volte sulle sue tavolette a studiare con i polpastrelli. Solo ciò l'aveva reso distinguibile da una brutta e danneggiata bambola lasciata per strada le prime volte che la Musa l'aveva osservato. Per il resto la creatura umana rimaneva passiva, se percepiva un atteggiamento troppo aggressivo non reagiva per non suscitare più rabbia in persone da cui non poteva in ogni caso difendersi. Saggio per certi versi, ma frustrante, molto frustrante.
-Potresti dettare ciò che vuoi scrivere ad un'altra persona...- gli suggerì.
-E come faccio a sapere che questa persona non si prenderà il merito? O che non mi modificherà il testo?-
-Potresti diventare un sacerdote. Come adulatore sai dare molte soddisfazioni, potresti farmi contenta per mestiere! Apprezzerei!-
-Uh... Cerchi di sviarmi come se non avessi speranze, credevo ti fossi interessata a me perchè apprezzavi la mia determinazione...- disse Harold un po' offeso.
-Dici? Ah! Non ricordo...- il suo interesse per quella strana bambola era appunto stato causato dalla sua stranezza, ma era stato lui a rompere il ghiaccio la prima volta. Un giorno mentre era seduta ad osservarlo, il ragazzino le si era avvicinato mostrandole la tavoletta cerata. “Volevi leggerla?” le aveva chiesto cautamente. “Sei sempre orientata nella mia direzione, ho pensato che fossi curiosa...”
-Ehi. Però perchè io per controllare le tue tavolette andavo bene?- gli chiese.
-Ti percepivo sempre lì nei paraggi ma non mi hai mai chiesto di predirti il futuro, memorizzare qualcosa per te, fare dei conti o intrattenerti con qualche giochetto di abilità, non sembravi avere un vero scopo, ma non hai mai neanche cercato di derubarmi o torturarmi per noia... anche se non eri interessata a pagarmi per qualcosa, ho pensato che non avessi cattive intenzioni. Forse mi tenevi una specie di compagnia.-
-Ma che adorabile creaturina!- commentò la Musa carezzandogli la testa.
-Poi però ho scoperto che in realtà sei una donna rumorosa e invadente...- aggiunse Harold, non troppo contento di essere stato scambiato per un animaletto domestico. “Ma nonostante tutto, sono felice che tu sia qui.” disse a voce tanto bassa da avere il dubbio di averlo solo pensato.
-Meh, continuo a ricordarti che poteva andarti molto peggio.- commentò Leshawna sentendosi stranamente paziente “Gli esseri umani sono creaturine molto fragili, potrei ucciderti in niente. Anzi, non hai bisogno che io faccia qualcosa, puoi romperti da solo.” pensò scostandogli di nuovo i capelli. Il ragazzino turbato fece un passo all'indietro.
-Sì, dovresti decisamente proteggerti meglio.- disse facendogli comparire un copricapo legnoso che potesse mettergli in ombra gli occhi e uno scialle per proteggergli spalle e braccia.
Il ragazzetto cominciò a toccarsi con fare confuso.
-Tenere la frangia lunga non proteggerà efficacemente i tuoi occhi e forse non puoi saperlo ma la tua pelle è particolarmente vulnerabile al sole. Assorbi colore decentemente, ma tutte quelle macchioline che hai sulle spalle e sulla faccia non sono un buon segno.-
-Ah? Sono ricoperto di chiazze che gli altri umani non hanno? Devo avere un aspetto molto strano...- disse il ragazzetto con fastidio. -Sei sicura di volermi ugualmente come servo?- chiese spaesato stringendosi lo scialle.
-Eh? ...Servo? Eh?-
-Se sei così decisa allora non posso tirarmi indietro.- disse con determinazione. -Ok, accetto, ma continuerò a cercare di diventare uno scrittore.-
-Eh...- l'unica cosa che gli veniva in mente era che avesse interpretato il dono degli indumenti come dichiarazione di proprietà. -Beh, in quanto essere umano sei a prescindere al mio servizio.- disse la Musa cercando di darsi un tono.
-Nella tua testa di despota sì, ma non era ufficiale. Ah... quindi devo prendermi cura della tua immagine? Che impresa... che fastidio...-
-Il mio aspetto è perfetto! E poi che vorresti fare con quegli occhietti rotti?- il ragazzo le toccò i capelli. -EHI!!!-
-Intendevo che non ci vedo e non so come tu sia fatta, scema. Però qui è come pensavo... hai diversi nodi... se non vuoi accorciare i capelli dovresti sciogliere almeno queste matasse, se no tirano e fanno male.-
-Grazie della notizia! Posso benissimo sistemarmi da sola... Quando mi andrà! E se proprio avessi voluto qualcuno per questi compiti mi sarei presa un harem di ragazzine carine come Artemide, mica sono scema...-
Harold sbuffò per un attimo. Ma continuò a sbrogliare un nodo che aveva trovato. -Scusa tanto se non sono carino, ma qualche compito lo devo svolgere! Prenditi le responsabilità di avermi assunto...-
“E' un malinteso che ti sei creato da te! Ma sono un po' contenta di vederti più vivace rispetto a quando stavo per strada...” Alla fine visto che era abbastanza preciso con i movimenti da non disturbarla lo lasciò fare. La situazione bizzarra le sbloccò un ricordo lontano di quando i proto umani socializzavano spulciandosi.
“...Non sono sicura che mi piaccia questo ricordo!”
-Ehi, Leshawna... ci sono delle cose che non vuoi dirmi, o davvero non ricordi con precisione dettagli riguardanti il numero e l'identità tua e delle tue sorelle nel tempo? O chi viene prima fra voi e le cose che rappresentate?- chiese come se si trattasse di una questione delicata.
“Inquietante, a volte sembra quasi leggermi nella mente...” -Credimi pulcino, i miei ricordi riguardanti ere addietro sono abbastanza annebbiati. Hanno diversi buchi e informazioni contrastanti.-
-Sembra un po' triste...-
-Ma anche no!- la Musa rise. -Per un essere eterno, essere capace di ricordare e conoscere tutto sarebbe una bella fregatura! In pochi secoli perderemmo ogni stimolo e senso di novità. Ah... forse è per questo che la Musa della Storia è così antipatica e dispettosa? Ricorda e può conoscere troppo? Magari sono troppo dura con lei...- vide il ragazzetto sorridere leggermente, sembrava a suo agio.
-Deve essere bello avere molti fratelli...-
-Beh... La risposta cambia a seconda da come mi alzo dal letto...-

Dawn non sapeva quando fosse successo, ma ne era sicura... ad un certo punto i grandi spiriti dovevano essere stati inquinati dagli spiriti umani.
Non poteva accettare che quelle personalità piene di difetti potessero appartenere a degli esseri superiori. Anche se era terribile pure pensare a degli esseri superiori che si lasciavano influenzare dalle personalità umane...
“Se gli Dei fossero rimasti perfetti, non ci troveremmo in questo pasticcio! Zeus non avrebbe generato un figlio che ora vuole andare alla conquista dell'Olimpo perchè glielo ha suggerito la fidanzatina frustrata! Devo assolutamente fare qualcosa! Ma cosa?!”
Non sapeva se uccidere un semidio diventato Dio fosse possibile, ma sicuramente lei non disponeva delle forze necessarie per farlo. Allo stesso tempo era troppo agitata per usare con efficacia la diplomazia.
Forse se il suo animo fosse stato più calmo, un altro ostacolo al deicidio sarebbe stata l'affezione che provava per il Dio della follia, ma in quel momento vedeva tutto rosso, potendo lo avrebbe fatto a pezzi.
“Bene! In questo momento sì che sono una Menade perfetta!” pensò calciando il terreno.
Cercò di calmarsi e creare un canale di comunicazione con la Dea della terra, ma in quel momento il suo animo era troppo impuro così il pensiero che formulò fù “Madre Gea, perchè non inghiotti i tuoi figli e li fai rinascere nuovamente come gli spiriti puri che erano un tempo? Degli spiriti che non si mischiano e non litigano con gli esseri umani... Gli spiriti puri e naturali si limiterebbero a ignorare il Dio della follia e i suoi sciocchi capricci, tanto gli sono superiori...”
Venne quella che alle orecchie di molti sarebbe sembrata una semplice folata di vento ma Dawn ci lesse “Potrei inghiottire sia voi che loro... o potrei lasciarvi distruggere per poi distruggerli... Perchè dovrei percepirvi meno errori di loro? Lo pensi anche tu... il male sta nell'anima umana...”
Dawn sudò freddo e non si sentì più le gambe, cadde a terra. Poi si agitò e levitò perchè si sentiva troppo in imbarazzo per stare così vicino alla terra. “Perdonami Madre Terra! Come ho potuto essere così meschina da chiedere una cosa simile ad una madre?! Tutto questo solo perchè sono incapace di tenere sotto controllo il semidio su cui dovevo vegliare!” non avrebbe più avuto il coraggio di mettersi in contatto con Gea per un bel po', forse per sempre, ma prima o poi avrebbe dovuto smettere di levitare.

Sulla spiaggia di Nasso, l'inquieta principessa cretese, ascoltava il forse futuro sposo che parlava del suo piano.
-Quindi... intendi avvelenare tutte le acque potabili dell'isola per annullare temporaneamente le volontà dei suoi abitanti, renderli il tuo esercito e condurli a scalare l'Olimpo, giusto?- “Somiglia inquietantemente ai racconti che inventava Gwen per spaventarmi... Racconti di esseri umani che perdevano la coscienza e si trasformavano in mostri!” pensò presa dalla nausea.
-Sì... E' tutto a posto? Sembra che tu stia per svenire...-
-Sì... è a posto... a posto...- balbettò Courtney. -Ma questo tuo piano comporterebbe molti sacrifici...-
-In tutte le guerre muore qualcuno.- obbiettò Scott infastidito.
-Sì, ovviamente lo so! Non prendermi per stupida!- rispose infuriata.
-Eh... sicura di stare bene?-
“Se sono disposta a sacrificare tante vite umane per un progetto folle, cosa mi rende diversa da mio padre? È davvero per un bene superiore? Abbiamo davvero la possibilità di farcela?” proiettò il disprezzo che provava per sé stessa su Scott. Anche incontrare il suo sguardo la schifava profondamente.
Scott era sempre più convinto di non poter capire le persone sobrie, ma quella che provava tentando di connettersi a Courtney era una sensazione di disorientamento mai sperimentata prima. “Non è un disorientamento positivo però...” pensò turbato.
-E se andasse tutto male?- mormorò Courtney.
Scott fu sollevato di capire finalmente una delle cose che stava dicendo. Tirò fuori una pietra di ametista, scavò una buca con il piede e ci pose la pietra come se fosse un seme.
La sabbia cominciò ad agitarsi furiosamente spaventando Courtney, ma Scott cercò di rassicurarla.
Una volta che tutto smise di tremare, tornando a guardare dove Scott aveva depositato la pietra, Courtney vide una botola viola. Scott le fece segno di sollevarla, Courtney era un po' guardinga ma lo fece e vide una scala a chiocciola che si estendeva per numerosi metri sotto terra. Nonostante la profondità, l'ambiente sotterraneo sembrava illuminato a giorno.
-Immaginala come una gigantesca colonna cava e al contrario. Invece di andare su, va giù...- disse Scott allegro. -Porta ad una stanza sotterrana, tutto è fatto interamente di ametista. Se hai paura di non essere al sicuro, che io possa perdere e gli dei possano cercare vendetta verso di te e gli altri esseri umani, riparati laggiù. Nessun essere senziente con cattive intenzioni potrà entrare e l'ametista ti proteggerà anche dalla follia.-
-Grazie...- Courtney sospirò, non era una prospettiva allettante ma era meglio di niente.
-Per non sentirti sola potresti portare con te delle persone che ti piacciono...- disse Scott cercando di rallegrarla. -C'è qualcuno che ti manca e che vorresti qui?-
-Gwen...- Courtney rispose in automatico.
-Vedrò cosa posso fare.- disse Scott accarezzandole una spalla.
Era molto preoccupato per il modo in cui quella vivace ragazza sembrava aver perso il suo spirito. Ma più cercava di capire, più la ragazza si chiudeva e diventava fraintendibile. “Quando avremo l'Olimpo si sentirà sicuramente sollevata.” si disse rassicurandosi. “E' una principessa senza regno, probabilmente sente il bisogno di governare, deve essere un istinto ereditario... Io non ho idea di cosa farci sull'Olimpo, ma lei sarà una Dea regnante molto superiore alla matrigna Era...” pensò fiducioso.
 La divinità della follia, si convinse che proprio lui sarebbe stato capace di portare l'ordine nell'esistenza umana. Sarebbe stato adorabilmente ironico.


Angolo dell'autrice:

La bozza di questo capitolo l'avevo scritta in una sera in cui non stavo bene, il giorno dopo mi risvegliai con trentanove di febbre. È per questo che è un delirio? In realtà si tratta di informazioni che mi serviva già introdurre quindi non è stata tutta colpa del mio stato febbricitante... avevo abbastanza timore di andare a rivedere cosa avevo combinato e dal punto di vista grammaticale è stato meno caotico di quanto credevo, ma è stato comunque un capitolo che mi ha dato diversi problemi...
In ogni caso, spero che il risultato possa essere gradevole. Mi scuso davvero per la lentezza con cui sto gestendo questa ed altre storie, ma temo che le cose continueranno così almeno per un po'... Mi spiace!
Ma grazie mille per aver letto questo capitolo!
Se avete qualcosa da dirmi, non fatevi problemi.
Alla prossima!

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Capitolo 6
*** Sorelle ***


Come si fosse formato il cosmo in cui abitavano, non era qualcosa che doveva importare alle creature.
Ma ad alcune interessava perchè l'istinto le portava ad essere curiose e creative. Se non potevano sapere come era nato tutto, allora si sarebbero inventate delle storie a riguardo, così, per divertimento. Forse c'era una forza superiore che le aveva ispirate a creare quelle storie che magari potevano avere un fondo di verità. Oppure no. Ma questo certo non influiva sul bisogno di crearle.
Altre creature invece si illudevano che conoscendo l'origine del mondo avrebbero anche capito il loro scopo...
Improbabile...
E a questo autore, non importa parlare dell'origine del cosmo.

“Perchè sei così diversa da me?”

A questo autore interessa parlare delle creature che si sono ritrovate ad abitarlo. Creature spaesate, prive di scopo e informazioni per affrontare la situazione.
No, forse alcune di loro disponevano sia di scopo che di informazioni, ma potevano anche essere bugie per darsi un tono e fingersi superiori.

“Ehi? Perchè sei così diversa da me? Puoi sentirmi?”
La creatura che aveva ricevuto quella domanda si guardò intorno intimorita. Non vedeva nessuno, eppure quella voce era così chiara e vicina.

Che ci fossero creature avvantaggiate rispetto alle altre era un dato di fatto.
Alcune erano estremamente longeve, altre sembravano addirittura eterne e con la sola volontà potevano plasmare ciò che le circondava... chi era interessato alla questione dell'origine dell'universo credeva che la responsabile del loro mondo fosse proprio la volontà di questi esseri superiori.

“Ehi? Non riesci a comunicare?” insisté la voce incorporea.
“S... sei uno spirito?”
“Lo sei anche tu. Perchè stai nascosto dentro quell'affare?”

Altre creature più sfortunate non potevano neanche sopravvivere senza crearsi un corpo fisico di cui diventavano prigioniere.

“Ehi? Scappi? Perchè?” chiese la voce incorporea percependo lo spirito con il corpo che si allontanava il più velocemente possibile.
“Non farmi del male! Lasciami in pace!”
“Male? Cosa intendi?”

Se il corpo veniva danneggiato la creatura che lo possedeva ne subiva le conseguenze. Se il corpo diventava inservibile, la creatura cessava di esistere e per quanto potesse venir trattato bene, qualunque corpo era comunque destinato a consumarsi col tempo. Il destino di tutte quelle creature era la morte, a cambiare era il quando e il come arrivare a quella destinazione obbligatoria.
Volendo esistere il più allungo possibile, le creature che avevano bisogno di un corpo tendevano ad essere guardinghe verso ciò che non conoscevano e che poteva rivelarsi pericoloso.
La creatura incorporea dovette osservare quelle creature per un po' prima di capirle e riuscirsi a spiegare la reazione della creatura incastrata in un corpo che aveva incontrato tempo prima.

“Perchè ora sei tu ad avvicinarti a me?” chiese la creatura incorporea vedendo la creatura col corpo che si avvicinava.
“Curiosità... E tu perchè ci hai spiato per tutto questo tempo?”
“Noia...”
“E perchè hai creato quel corpo finto?”
La creatura che non aveva bisogno di un corpo, ma che se ne era creato uno, sorrise mostrando numerosi denti bianchi e perfetti che non si erano mai consumati masticando cibo. “Così posso fare delle espressioni e modulare la voce, così posso osservarti e comunicare meglio.”
“Eh... Se mostri i denti in quel modo sembra solo che tu voglia mangiarmi meglio...”
“Ah, le espressioni sono molto più complicate di quel che pensavo...”

-Diventerà un racconto inquietante? Le creature immortali decideranno di mangiare quelle mortali?-
sentendo una voce femminile sconosciuta alle sue spalle e dei piedi che gli toccavano la schiena, Harold sussultò come se si fosse appena risvegliato da uno stato di trance. Sentì di avere in mano una  tavoletta cerata e di averci scritto qualcosa, controllò con le dita di cosa si trattasse.
-Oppure era un tentativo di spiegarsi l'esistenza di umani e divinità? Perchè l'hai scritto? Eri posseduto? Vuoi smetterla di ignorarmi e incominciare a rispondermi?- a quella persona non piaceva non sapere le cose. Purtroppo anche se volendo poteva sapere per filo e per segno tutto ciò che accadeva e sarebbe accaduto, non era altrettanto brava a capire le motivazioni dietro le azioni delle persone.
Cercando di ottenere una risposta, fece di nuovo uno sforzo per toccare con le punte dei piedi la schiena del ragazzetto.
-Potrebbe anche essere una storia sentimentale...- osservò Harold.
-Eh? I personaggi non sono nemmeno della stessa specie!- obbiettò la ragazza con un tono quasi da presa in giro.
-Sei parecchio superficiale! È una questione di intelligenze più che di specie...-
-Capisco che da orbo tu non possa capire, ma guarda che il corpo è la cosa più importante! Ah! Scommetto che non sai nemmeno come nascono i bambini! In effetti, non è che non vedere chiaramente ti rende un po' meno umano? Scrivi di espressioni, ma non le puoi vedere e capire!-
-Stai sghignazzando, cretina! Non ho bisogno di occhi per capire che hai uno stupido ghigno sulla faccia. Posso regolarmi su come moduli la voce per capire la tua espressione e il tuo umore. Inoltre non potrò vedere le espressioni degli altri ma percepisco bene le mie, so come dovrebbero funzionare, Heather...- si sentì stupito di aver pronunciato quel nome e a giudicare dal lieve suono emesso, anche la ragazza era stupita.
-Non ci siamo mai visti direttamente o meglio, mai sentiti... come mi hai riconosciuta?-
-Credo ci sia qualcosa che avete in comune nella voce, tu e tua sorella...- ipotizzò per giustificare la propria intuizione. -La tua voce ha un suono meno basso e autorevole, ma avete entrambe un tono da maschiaccio dispettoso...-
-Solo un cieco può non capire la mia incredibile femminilità! Sopratutto in confronto alla volgarità delle forme e del modo di fare di Leshawna! Sarà lei il maschiaccio con le tette!-
Harold ignorò le sue proteste. -Leshawna anche se è dispettosa sembra un po' più attenta alle emozioni del suo bersaglio. Tu sembri voler ferire a tutti i costi... Come mai?- chiese abbandonando il tono ostile in favore di uno genuinamente curioso.
La Musa della Storia non rispose. Harold ricordò che non ottenere una parvenza di contatto visivo metteva a disagio chi aveva una vista buona così di voltò.
Non si stupì vedendo che la sagoma sfocata che riusciva a percepire sembrava distesa. A giudicare dalla voce, la testa che gli parlava doveva essere distesa e collocata all'altezza del pavimento. Ma la sagoma della ragazza gli sembrò priva di braccia e con una sola gamba in un primo momento così si impressionò. Poi la sua testa gli suggerì una spiegazione meno spaventosa.
-Perchè Leshawna ti ha legata?- non gli piaceva sospettare che Leshawna avesse staccato degli arti alla sorella. Anche se per quel che ne poteva sapere, magari le divinità potevano farseli ricrescere, non gli sembrava una cosa carina...
-Perchè è stronza! Molto stronza!  Ancora non lo hai capito?!-
-Uhm...- non gli piaceva sentir parlare di lei in quel modo, ma effettivamente la donna gli aveva già mostrato un certo tipo di atteggiamenti e in quanto familiare, Heather, aveva tutto il diritto di parlare della sorella in modo critico.
-Harold. Heather. Dobbiamo parlare.- comandò Leshawna comparendo all'improvviso dietro la sorella e prendendola di peso.
-Ah... Sempre delicata...- Heather sbuffò.
Harold si sentì spaventato. “E' arrabbiata... è molto arrabbiata...” il suo istinto gli diceva di non avvicinarsi. Leshawna aveva spesso dei modi aggressivi, prepotenti, a volte anche predatori, ma c'era sempre qualcosa di scherzoso o una parvenza di cura nei confronti delle persone con cui interagiva. In questo caso Leshawna aveva un tono perfettamente controllato ma nascondeva malamente un umore ferale, perlomeno per quella che era la percezione di un ragazzo che non potendosi affidare alla vista era diventato ipersensibile alle voci.
-Harold.- ripetè Leshawna in quel modo poco familiare.
“Arrabiata, molto arrabbiata.” si ripetè mentre andava contro l'istinto costringendosi a sedere vicino a quello che percepiva come un predatore. Di fronte a sé percepiva Heather che sembrava essere stata slegata.
-Non sono riuscita a trasportarmi e materializzarmi su Nasso sembra che ci sia una barriera che me lo impedisce.- annunciò Leshawna.
-Te l'avevo detto.- gongolò Heather.
-Non sei degna di fiducia, quindi ho voluto provare.-
-Tanto arriveremo in tempo, tranquilla.-
-Ripeto. Non sei degna di fiducia.-
-Scusatemi.- disse timidamente Ellody e solo allora Harold si accorse della sua presenza, sedeva oltre Leshawna. -Ecco... se avete intenzione di assegnarci un compito o se volete un parere umano, forse sarebbe il caso di spiegarci bene la situazione.-
Era una richiesta sensata. Harold si sentì in imbarazzo per non essere riuscito a farlo notare prima.
-Ovviamente lo farò ragazzina, mi credi forse stupida?- domandò Leshawna con astio.
-Ah ah, non è stupida, è più... una intelligente, ma che non si applica e si distrae facilmente.- commentò Heather.
Mentre tirava la sorella per le orecchie, Leshawna spiegò che l'abbandonata  principessina di Creta aveva conquistato le simpatie del Dio della follia che come dono di nozze aveva deciso di conquistare l'Olimpo. Il problema era che intendeva servirsi di un esercito di umani e anche se questi sarebbero stati sotto ipnosi, gli dei si sarebbero potuti innervosire con tutta la razza anche considerando che la causa delle azioni del Dio folle sarebbe stata un' umana e che il Dio stesso era originariamente un mezzo umano che aveva già in passato sfidato la pazienza degli Dei.
-Scusate, m-ma non capisco...- Ellody la interruppe con aria impanicata. -Che c'entriamo noi come specie. L'idiota è lui!-
Heather intervenne con un sorrisetto divertito. -Beh, potrebbe venire il dubbio che siate una specie difettosa e non sarebbe la prima volta che ci sbarazziamo di buona parte di voi, tutto dipende da come ci gira... a proposito, non mi sembra molto intelligente dare dell'idiota ad un Dio...-
Anche se sbiancata, Ellody continuò con i suoi dubbi. -Ma perchè l'idio... ehm, l'egregio Dio della follia pensa che fare una cosa del genere dovrebbe conquistare la principessa?! E perchè lei non lo ferma?!-
-Potrebbe essere d'accordo con lui...- suggerì Harold nonostante l'espressione e il tono apparentemente assente. -Se ha aiutato noi tradendo la sua famiglia e se ha cercato di scappare sfruttando Duncan, è probabile che la principessa fosse arrabbiata con la sua famiglia... è stata ingenua a seguire uno sconosciuto, o era molto disperata, o sperava che le altre persone fossero migliori rispetto ai suoi familiari... Essere tradita da qualcuno esterno alla sua famiglia potrebbe averle fatto perdere fiducia nel prossimo, tutta la rabbia accumulata negli anni potrebbe averla fatta esplodere e ora per canalizzare quella rabbia potrebbe pensare di prendersela con gli Dei rischiando volontariamente di farci eliminare tutti...-
-Ma andiamo! Tutto questo perchè è stata mollata da un tipo?! È altamente illogico!- Ellody continuò a protestare.
-Ah, scusa se non ti piacciono le mie ipotesi!- Harold rispose offeso. -Ma questo non cambia la realtà...- sbuffò, poi con un tono più pacato si rivolse a Heather. -Allora, cosa faranno gli dei? Se la prenderanno con la nostra specie o no?-
-Ah boh...- rispose Heather con tono annoiato.
Leshawna la fulminò con lo sguardo. -Non ha importanza che tu risponda o meno, la tua parola vale quanto le promesse di un eroe.- mentre la Musa della poesia epica rimaneva mortalmente seria, la Musa della storia le fece una linguaccia.
Ellody era esterrefatta. -Bene! La principessa rischia di farci ammazzare tutti perchè è stata mollata... e queste invece di condividere le informazioni litigano come bambine...-
Heather la richiamò. -Ragazzina scema che insiste con le mancanze di rispetto, guarda che a me, che siate vivi o morti non importa! Perchè fra l'offrirvi rassicurazioni sul futuro e infastidire la mia sorellina stronza dovrei scegliere la prima opzione? Inoltre a voi che cambia se vi dico cosa avverrà? Se vi dessi una risposta che non vi piace provereste a cambiare il futuro? E come? E se invece vi dessi una risposta che vi piace e questo cambiasse il vostro atteggiamento portandovi a un futuro diverso e meno desiderabile? Poi ve la prendereste con me?-
Leshawna diede un'altra tirata d'orecchie alla sorella. -Chiacchiere inutili a parte, la cosa più scontata da fare è convincere la principessa a fermare l'Idiota della follia. Sarei andata a farla rinsavire subito, e magari a staccare la testa dell'Idiota fregandomene del fatto che sia il figlioletto preferito del sovrano dell'Olimpo... peccato che l'Idiota abbia eretto una barriera per impedire la materializzazione dal nulla di creature con un aurea troppo potente!- disse continuando ad utilizzare le orecchie della sorella come antistress.
-E-Ehi! Non c'è l'ho messa io la barriera! Smettila di prendertela con me!- ma Leshawna continuò.
-Quindi una creatura con un'aura meno forte potrebbe teletrasportarsi?- domandò Harold sperando di non essere aggredito.
-Non credo di avere conoscenze che vadano bene. Gli esseri umani non possono essere teletrasportati.- rispose Leshawna spazientita.
-Una divinità giovane o poco conosciuta potrebbe avere un'aura meno forte?- ipotizzò il ragazzetto.
-Forse...- disse Leshawna che un po' interessata al discorso mollò il capo indolenzito della sorella che tirò un sospiro di sollievo.
-Hai detto che tu e le tue sorelle non siete sempre state in nove... se riusciste ad identificare le più giovani e le meno evocate magari potreste mandarle in avanscoperta. Sempre che tu ritenga le tue sorelle degne di fiducia.- disse Harold mentre Ellody sembrava estremamente disorientata su quale dovesse essere la logica dietro quelle dinamiche.
Leshawna sembrò ragionarci su mostrando finalmente un po' più calma. -Ho sempre pensato che l'astronomia e la geometria fossero un po' fuori tema rispetto alle altre arti di cui ci occupiamo... Forse la Musa protettrice di queste arti potrebbe essere nata dopo il resto di noi...-
-Sarebbe parecchio ironico! Si comporta come una vecchia fastidiosa!- disse Heather scherzando velenosamente. -Ottima scelta! Quella musona non piace a nessuno quindi viene invocata molto poco, dovrebbe funzionare! Suggerisco anche la Musa della commedia. Non abbiamo ragioni di ipotizzare che sia più piccola di noi e non è impopolare, ma per sua stessa natura la sua aura potrebbe non essere presa molto sul serio dalla barriera.-
Leshawna si stupì che Heather stesse collaborando, inizialmente era positivamente colpita, poi la guardò con sospetto. Heather rispose con un sorrisetto innocente.
-Ma noi lo sappiamo quale sarebbe il metodo più efficace per placare la rabbia della principessa e pagare un tributo di sangue al Dio della follia. Vero, sorella?- disse Heather con un tono mellifluo. -O forse ti sei rammollita?-
-Lo so... ho già intenzione di parlarne col ragazzo..- poi abbassò di molto la voce, ma Harold potè percepirla comunque. -Forse ho permesso alla ragazzina di stare qui per temporeggiare...- rispose Leshawna un po' scocciata, un po' pensierosa. Harold si sentì teso.
-Non capisco. Perchè non agisci tu?- chiese Heather alla sorella.
-Sono affari da essere umano. Mi importa fino ad un certo punto.-
-A me sembra che ti importi fin troppo...- la criticò Heather. -Male che vada puoi prenderti gli umani che preferisci, conservarli al sicuro e allevarli, no?- guardò i due piccoli umani. La femmina sembrava visibilmente a disagio. Il maschietto dagli occhi deboli sembrava indifferente al discorso.
-Però, però...- cantilenò Heather con fare dispettoso. -Dovresti fare attenzione agli esemplari che fai riprodurre. Quel coso rosso lì ad esempio... Mi sembra evidente che la vista non sia il suo unico problema, tutto il corpo sembra un problema! Dalla respirazione alla recezione del sole... a volte sembra intelligente, ma secondo me non ci sta nemmeno di testa... sembra sempre un po' distratto... mezzo addormentato... non vorrai che produca altri esemplari difettosi, no?-
Il ragazzetto trasportato dall'istinto mosse la mano lanciando ad Heather una lametta che le si conficcò in fronte generando una buffa fontanella di sangue.
-AAAAAH!- Heather urlò, Ellody si portò le mani alla bocca con aria spaventata, mentre Harold si rese finalmente conto di ciò che aveva fatto.
“Hiiiiih! Verrò ammazzato! Verrò sicuramente ammazzato! Non ho ancora scritto le mie memorie!”
Il ragazzo sussultò sentendo un suono provenire da Leshawna, si stranì capendo che si trattava di una risata. Forse era impazzito, ma Harold percepì che per la prima volta da quando era tornata, la Musa sembrava aver riacquistato un umore decente.
-Leshawna! Il tuo coso mi ha mancato di rispetto! Dovresti scotennarlo!-
-E va beh, non mi sembra nulla di drammatico. In fondo volevi suscitargli una reazione perchè ti era sembrato troppo calmo mentre parlavi della sua specie come di bestiame, no? Mi sembra che tu abbia ottenuto una reazione adorabile, proprio come desideravi!- Leshawna sghignazzò, Heather sbuffò e Harold imbarazzato si raggomitolò.
-Comunque.- Leshawna parlò riacquistando serietà. -Vi ho voluto parlare di questa situazione perchè siete due umani poco intimidatori. Se la principessina non dovesse rinsavire parlando con una divinità sana di mente, forse due suoi simili potrebbero metterla più a suo agio. Per ora non parlatene con Duncan... non so se farli incontrare prima di aver riportato la principessa a più miti consigli sia una buona idea. Dubito che quello scimunito da solo sia in grado di farsi perdonare decentemente, ok?- Leshawna sorrise nervosamente mentre i due umani annuirono. -Harold. Dovrei parlarti in privato...- lo avvertì la Musa.
Nonostante fosse più calma, Harold si sentiva teso. Quando lo chiamava per nome, Leshawna utilizzava quasi sempre un aggettivo diminutivo a volte preceduto da uno possessivo prima del nome. Era un' abitudine irritante e irrispettosa, ma il fatto che in quel momento stesse utilizzando solo il suo nome, faceva pensare al ragazzo che ci fosse qualcosa di piuttosto pesante che la Musa doveva dirgli.

Courtney stava facendo dei sogni confusi. Prima aveva percepito la spaventosa presenza del padre, in seguito quella mostruosa del fratello che la inseguiva muggendo dei suoni che per pareidolia sembravano produrre e ripetere la parola “assassina”.
Scappando per gli stretti corridoi del labirinto, la ragazza era caduta più volte ricoprendosi di fango rosso e nerastro.
Aveva sentito la voce di sua sorella ridere di lei, le era anche sembrato di poterla scorgere insieme a Duncan, tutte e due stavano ridendo di lei...
Courtney arrabbiata aveva deciso di tirare loro contro la torcia che stava utilizzando per farsi luce. Ma si accorse di star tirando l'aria. Aveva perso la torcia chissà quando e mentre al buio cercava a terra qualche sasso da lanciare, le voci continuavano a deriderla.
Quando le voci sempre più flebili smisero di essere udibili, la ragazza invece di sentirsi sollevata provò una sensazione di vuoto incolmabile.
-Non lasciatemi qua da sola!- urlò, ma ebbe la sensazione che nessuno potesse sentirla. Poi sentì dei passi che si allontanavano “Scott?” non sapeva cosa la portasse a riconoscerlo. -Almeno tu non andartene!- lo chiamò inutilmente.
Dopo un po' udì una voce femminile che era certa di non aver mai sentito prima.
-Ok... Ok... questa, ah... è decisamente una visione un po' tragica e disperata delle cose...- commentò, la sconosciuta.
-Non prendermi in giro!- ringhiò Courtney.
La principessa sentì due battiti di mani.
-E luce fu.- disse la voce della sconosciuta mentre tutto in torno si illuminava a giorno.
Non si trovavano più in un labirinto sotterraneo, ma su un prato in mezzo agli alberi d'ulivo. All'ombra di uno di essi si trovava seduta a gambe incrociate un'adolescente magrolina dagli occhi allungati, il naso schiacciato e i capelli scuri.
-Allora, vuoi dirmi cosa c'è che non va?- le chiese amichevolmente la ragazzina.
-Non sono affari tuoi.- sbuffò Courtney.
La sua misteriosa interlocutrice sospirò e la guardò con un'espressione abbastanza critica. -Guarda, capisco che tu per difenderti abbia imparato ad attaccare preventivamente, ma se sei così sgarbata allontanerai anche chi cerca di aiutarti.-
-Ah! E chi mai vorrebbe aiutarmi?! Da quando esistono persone che aiutano gli altri senza volerci guadagnare qualcosa?! Io non ho bisogno di nessuno! E se avessi bisogno di qualche favore, troverei qualcosa da dare in cambio! In questo modo, posso evitare di dovermi fingere gentile.- disse con fare altezzoso, la giovane ricoperta di fango.
Sul viso dell'altra ragazza si formò un sorrisetto dispettoso. -E allora perchè prima eri accovacciata a terra a piangere della tua solitudine?-
Gli occhi di Courtney si inumidirono e l'altra ragazza deglutì accorgendosi di aver esagerato.
-Ops... scusa...- disse la ragazza con un sorrisetto nervoso. -Parliamo un po', ti va?- fece cenno alla principessa di sedersi. Con un sospiro, Courtney ubbidì. -Mi presento, io sono Katherine. Ma puoi chiamarmi Kitty, se ti va.- disse offrendo alla principessa una mano che non venne mai stretta. Courtney la guardò con diffidenza continuando a tenere le braccia conserte.
Kitty non si fece scoraggiare e parlò -Bene, vorresti dirmi perchè sei così disperata?-
-Perchè non dovrei esserlo?!- ringhiò Courtney.
-Beh, sei fuggita dall'opprimente palazzo di Creta e dal tuo poco raccomandabile paparino, proprio come desideravi, no?-
-Sì... si è vero... ma...-
-Speravi di diventare la moglie del sovrano di Atene?- chiese la ragazza con un sorriso di compassione. -Suppongo che tu sperassi di aggiudicarti un ruolo che ti desse l'illusione di avere potere e controllo su ciò che ti circonda... Capisco che doverci rinunciare possa sembrarti frustrante, ma magari dovresti aprirti a nuove possibilità.-
-E la nuova possibilità sarebbe essere invisibile e senza alcun peso nella società?- chiese Courtney innervosita.
-Principessa, tutti hanno un loro ruolo. Ma non hai mai pensato che stando lontano dai centri di potere politico, su cui tanto puoi avere poca e niente influenza, potresti vivere una vita un po' più semplice e serena? Insomma, mi sembra che tu ti sia trovata un ottimo partito, una divinità! In ogni caso non vivresti una vita tanto sciagurata e povera... Per essere una ragazza abbandonata mi sembri piuttosto fortunata, no?-
-Obbiezione! Obbiezione! E obiezione!- Courtney obbiettò energicamente. -Prima obiezione; In che senso poca e niente influenza? Sono certa che se mi fossi trovata un marito importante sarei riuscita a manipolarlo per far andare le cose come volevo io! Cioè nel modo giusto... Ad una perdigiorno come te potrà anche stare bene starsene per conto proprio a fare ciò che le pare, ma io dei progetti li ho!-
-E allora perchè non sei rimasta a casetta aspettando che papà ti trovasse un buon partito?- osservò l'altra. Ma Courtney la ignorò:
-Seconda obiezione; Davvero una divinità ti sembra raccomandabile come compagno? Ma non hai studiato?! Inoltre non mi sono ritrovata una divinità qualunque come spasimante ma la divinità della follia e del vino! Non so se mi spiego...-
-Gli esseri umani invece ti sembrano compagni affidabili, stabili e prevedibili?-
-No, lo so... chiunque può fare parecchio schifo...- ammise Courtney. -Ma questo non significa essere cieca davanti a chi ha più probabilità di fare schifo!-
Continuò infastidita: -Terza obiezione; Tu non hai idea del perchè io mi senta scombussolata! C-credi davvero che il mio problema sia che non diventerò la moglie del sovrano di Atene? C-credi davvero che abbia seguito quell'idiota per questo?!- Courtney balbettò ferita.
-Lo so invece... Sei triste perchè sei lontano da tua sorella e temi che lei ti abbia tradita. Sei in una situazione completamente nuova e non sai come orientarti e per giunta ci sei finita perchè la persona di cui ti eri innamorata ti ha abbandonata mentre dormivi facendo in pezzi il tuo cuore, i tuoi progetti per il futuro e facendoti sentire terribilmente umiliata... Però io vorrei anche farti vedere il lato positivo della tua situazione per evitare che alterata dalle tue emozioni negative tu finisca per fare qualche scelta poco saggia.-
-Obiezione...- ripetè Courtney facendo alzare gli occhi al cielo a Kitty. -Non ero affatto innamorata di quell'imbecille di Duncan.-
-Ah, davvero?- chiese Kitty con aria rassegnata.
-Sì, davvero.- rispose Courtney guardandola storto.
-Ok... cambiamo l'argomento in qualcosa di un po' più allegro.- disse la ragazza con un sorriso vivace. -Parlami un po' di Scott.-
-Non sono innamorata nemmeno di lui! Te l'ho già detto! Non è un partito affidabile! Inoltre non voglio più innamorarmi... non che sia mai stata innamorata! Sopratutto non di Duncan! Chiaro?! Ma... per sicurezza non voglio interessarmi a nessuno romanticamente... tanto si tratta di illusioni inutili per spingere alla riproduzione...- Courtney fu interrotta da un applauso lontano e si guardò intorno irrequieta senza riuscire a scorgere nessuno.
-Lascia perdere, non è niente! Fa finta di non aver sentito niente...- disse Kitty sorridendo nervosamente. -Amore sì, amore no... comunque, provi dei sentimenti positivi verso Scott?- chiese Kitty.
-Boh, che ne so...- rispose Courtney continuando a mostrarsi oppositiva.
-E chi lo deve sapere, allora?-
-Lui è l'unica persona decente che ho conosciuto su quest'isola... se non considero il fatto che voglia controllare mentalmente gli abitanti di Nasso per conquistare l'Olimpo...-
-Oh... Ma non lo fa forse per accontentare te?- le ricordò Kitty.
-Non me ne lamento infatti...- Courtney mentì allontanando lo sguardo da Kitty.
-Ehi, guarda che sono qui.- Kitty schioccò le dita per riottenere la sua attenzione. -Non stavi diventando amica di quella Menade bassina e pallida?- le chiese con pazienza.
-Dawn mi tiene il muso!- si lamentò Courtney. -Ma cosa sarebbe questo?! Un interrogatorio?!- continuò a lamentarsi...
-Sto solo cercando di metterti davanti delle informazioni per portarti a riflettere meglio sulla situazione. Questa potrebbe essere una commedia, ma col tuo modo di fare rischi di trasformarla in una tragedia...-
-Quindi sarei uno scherzo per te?!-
-Sorellina, hai fatto abbastanza, lascia che me ne occupi io ora.- disse una voce sconosciuta alle spalle di Courtney.
-Oh no...- bisbigliò una poco entusiasta Kitty.
Courtney girandosi vide la sconosciuta. Era terribilmente somigliante a Kitty ma aveva un naso un po' più appuntito, era più formosa, sopratutto nella zona dei fianchi ed era piuttosto bassina, ma qualcosa nell'espressione e il portamento la faceva sembrare più matura e severa.
-Allora Courtney, io sono Emma, Musa dell'astronomia.- si sedette e cominciò a parlare con un tono calmo e compiaciuto. -Approvo completamente la tua visione dell'amore e il tuo non voler più ricascare in quella trappola.-
-E ti pareva...- canticchiò Kitty alzando gli occhi al cielo.
-Io non sono mai...- Courtney provò ad obbiettare, ma venne interrotta da Emma.
-No, devi ammettere i tuo sbagli passati ed avere ben chiara la situazione. Ti sei invaghita di un buzzurro peloso, basso e presuntuoso...-
-Sorella, non era peloso e buzzurro, ma guarda che anche la tua ultima fiamma era bassa e presuntuosa...- suggerì Kitty a bassa voce.
Emma la ignorò e cercò di utilizzare un tono che potesse sovrastare eventuali nuovi commenti della sorella. -Non comprendo i tuoi gusti, ex principessa di Creta, ma sei giustificabile. Avrai visto Duncan come possibile mezzo per la fuga, magari visto che il suo carattere è così diverso dal tuo sarai rimasta affascinata dall'odore di novità, forse ti sei illusa che il suo modo di fare sfrontato fosse segno di un carattere forte, insomma errori comuni di gioventù...-
Kitty simulò uno sbadiglio -Emma, perchè riduci i sentimenti ad una triste e noiosa lista della spesa?-
Emma la ignorò di nuovo. -L'importante è che tu non ripeta gli stessi errori con Scott solo perchè ti senti sola e bisognosa di affetto. Devi sfruttare l'ascendente che hai su di lui e usarlo come preferisci, ma non devi cadere nella trappola dell'amore...- Emma concluse apparentemente soddisfatta, ma vide che la sorella la stava guardando storto. -Ah, giusto...- Emma si ricordò del motivo per cui era lì. -Signorina Courtney, converrai con me sul fatto che il modo migliore per sfruttare e godere della tua situazione e vivere una vita soddisfacente e produttiva sia non disturbare le divinità. Analizzando bene la situazione, sicuramente ti renderai conto che le possibilità di vittoria semplicemente non esistono.- ma per qualche motivo Kitty continuava a guardarla storto.
Courtney, profondamente irrequieta, sentì il bisogno di alzarsi e sfogare le energie in eccesso camminando, ma non fu sufficiente così sradicò un ulivo e lo gettò in aria.
“Non sono mai stata innamorata di Duncan! Non sono mai stata innamorata di Duncan!” si disse furiosa. “Però...” Sentire Emma mentre sviliva e semplificava le sue emozioni l'aveva fatta sentire vuota. Di qualunque natura fossero, le emozioni che aveva provato per Duncan erano importanti, l'aveva condotta in quel guaio quindi DOVEVANO essere importanti.
Anche se una parte di lei voleva che svanissero, l'altra si sentiva persa all'idea che ciò avvenisse.
Forse si sentiva così perchè anche se per poco, quelle emozioni l'avevano resa felice e in qualche modo sperava di poter conservare e riutilizzare quelle emozioni anche se non aveva idea di come farlo. O forse sentiva che se i ricordi e i segni delle sue emozioni per Duncan fossero spariti del tutto non avrebbe più avuto motivo per avercela con lui e se la sarebbe dovuta prendere con la sé stessa tanto stupida da farsi trasportare da delle emozioni superficiali e poco importanti.
“Non è vero! Non sono più a palazzo! Quindi qualcosa di utile l'ho fatta accadere...” si disse cercando di non perdere di vista la situazione.
Una parte di lei desiderava la calma e la leggerezza che Duncan le aveva dato l'impressione di possedere rimanendo stupidamente positivo e sicuro di sé nonostante la prospettiva di affrontare il Minotauro a mani nude.
Forse era questo che l'aveva spinta a seguirlo e a volergli dare fiducia, sotto quel modo di fare insopportabile aveva percepito qualcosa che desiderava per sé...
“Peccato che lui si sia dimostrato spregevole... ciò che voglio e che mi farà sentire in pace esisterà da qualche altra parte?”
Mentre riprendeva fiato, l'attenzione di Courtney venne attirata dalle Muse che discutevano fra loro.
-Sei la Musa della Commedia! Che ne vuoi sapere di come far rinsavire qualcuno?- disse Emma probabilmente ribattendo a qualche critica.
-Beh, per fare una commedia efficacie bisogna saper ragionare ed essere conscia delle emozioni che si desidera suscitare e che si finisce per suscitare. Infatti stavo cercando di conoscere meglio Courtney e i suoi punti di vista, di farla riflettere e concentrare su aspetti più positiva della faccenda e...-
-Volevi solo fare chiacchiere fra ragazze parlando di ragazzi e sentimenti stupidi, ammettilo!-
-Forse portarla a concentrarsi sul suo nuovo possibile amore avrebbe...-
-Amore significa guai!-
Courtney non era innamorata di Scott... forse le aveva fatto simpatia ad un certo punto, apprezzava che lui la apprezzasse, inizialmente l'aveva fatta sentire a suo agio e aveva trovato rasserenanti alcuni dei suoi atteggiamenti sciocchi e vivaci ma ora che il ragazzo si stava ingegnando per prendere il controllo dell'Olimpo la percezione di Courtney era cambiata drasticamente.
“Ma sono stata io a suggerirglielo... Forse dovrei davvero dirgli di lasciar perdere?”
Voleva di nuovo sentirsi a suo agio nei confronti di Scott e magari voleva conoscerlo meglio.
“E se, come Duncan, si rivelasse anche lui spregevole? E se non avesse quello che cerco?”
Scosse la testa. “Cosa sto cercando?” si chiese mentre la testa le girava e percepiva il suo corpo che cadeva.

Courtney si risvegliò immersa in una luce violacea mentre stava distesa su di una superficie fredda.
Inizialmente era disorientata ma ci mise poco a riprendersi.
-Oh, giusto...- mormorò. Si era addormentata all'interno della torre di ametista che Scott aveva piantato nel terreno per proteggerla.
-Allora...- “Devo dire a Scott di abbandonare il progetto di muoversi contro l'Olimpo...” sospirò, ma si rasserenò pensando che togliendosi quel pensiero, lei e il ragazzo avrebbero potuto passare il tempo come una normale giovane coppia che valuta se è il caso o meno di unirsi e vivere insieme. Ma le sue rassicuranti pianificazioni crollarono a causa di un ghigno familiare e sconosciuto allo stesso tempo.
-Sei sicura che sia il caso di fermarlo? È il Dio della follia, se lo contraddici potrebbe decidere di farti volare via la testa!-
Courtney si guardò intorno ma non vide nessuno.
-Magari si è interessato a te proprio a causa delle tue aspirazioni da conquistatrice... ti sembra il caso di deluderlo?- continuò la voce ghignante.
-Oh, Courtney, Courtney... quindi i tuoi sentimenti sono sempre così superficiali? Hai solo finto di voler conquistare l'Olimpo e dare un futuro migliore all'umanità per noia e in realtà non te ne frega niente?-
Courtney finalmente lo vide. Nella parete riflettente che aveva davanti, la sua immagine si era triplicata. Tutte e tre le sé stesse ghignavano e la prendevano in giro...


Angolo dell'autrice ritardataria:

Ehi... mi scuso se ci è voluto così tanto per aggiornare ma fra la preparazione di qualche materia e varie cose che mi hanno fatto venire poca voglia di scrivere, ci ho messo il tempo che ci ho messo...
Mi spiace e spero che il capitolo possa esservi piaciuto anche se è di pianificazione, diplomazia, bullismo fra sorelle (razzismo e abilismo... ma che diavolo o ho scritto? Heather, si più amichevole! Harold, non tirare lame!) e deliri di personaggi addormentati...
Spero di aver utilizzato decentemente Kitty ed Emma, ero curiosa di provare a gestirle come personaggi (mi è capitato una sola volta di scrivere qualcosa su Kitty) anche se Emma non era proprio la persona più obbiettiva da mandare a parlare con Courtney in questa situazione... Kitty a fatto del suo meglio.
Chiacchiere a parte, infinitamente grazie della pazienza e di essere arrivati fin qui. Non dovrebbe mancare molto alla conclusione, spero solo di aggiornare più velocemente la prossima volta.
Se volete lasciarmi una recensione mi fa molto piacere! Anche se ultimamente rispondo lentamente... mi scuso ^^'
Alla prossima!

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Capitolo 7
*** Lanciere ***


Kitty ed Emma, le Muse della commedia e della geometria si erano materializzate sul ponte dell'imbarcazione diretta a Nasso per informare la maggiore di loro dell'incredibile successo che avevano avuto nel far capire all'ex principessa di Creta che doveva convincere il suo compare Dio del vino a fermare i fallimentari piani di conquista dell'Olimpo.
Leshawna, scettica nonostante desiderasse dare fiducia alle sorelline, si rivolse verso Heather che in quanto Musa della storia avrebbe dovuto sapere se qualcosa era cambiato o meno nei piani della squilibrata coppietta di Nasso.
Heather scosse le spalle, poi sorrise e canticchiò: -Hanno fallito, miseramente fallito, epicamente fallito!-
Leshawna diede una gomitata ad Heather.
Emma sembrava offesa e frustrata -Come ho potuto fallire?- rimuginò.
Mentre Kitty era incredula: -Ma ero sicura che i sentimenti della principessa al risveglio fossero molto meno bellicosi!- si girò verso Emma -Se solo mi avessi lasciato gestire la situazione da sola! Dovevi per forza intrometterti con quegli stupidi discorsi sul rimanere single?!-
-Io e quella ragazza eravamo spiriti affini!- ribattè Emma -Se mi avessi lasciato scoppiare quella coppia mal assortita per il bene della ragazza, sarebbe rinsavita di sicuro!-
-Non è che solo perchè il ragazzo per cui avevi perso la testa si è rivelato un arrampicatore sociale più interessato al suo migliore amico che a te, allora tutte le coppie devono lasciarsi!- ribattè Kitty, ma quando vide il volto sconvolto della sorella fece immediatamente un passo indietro: -Scusami... ma sarebbe un bene se ti lasciassi quella storia alle spalle e dessi una nuova possibilità all'amore, invece di tifare sistematicamente perchè le coppiette che vedi facciano una brutta fine...-
-Sono perfettamente capace di essere obbiettiva, Kitty! Non mi lascio influenzare dalla mia storia personale!-
Mentre Leshawna le osservava riflettendo sul da farsi, Heather richiamò la sua attenzione : -Ehi capa!- le disse sarcastica. -Non dovresti interromperle?-
-Solo se le cose degenereranno troppo. Non sono delle bambine, sarebbe offensivo e diseducativo se mi comportassi come se fossero delle infanti...-
-Come mai non hai reagito perdendo le staffe?-
-Al fatto che abbiano fallito la missione intendi?- Leshawna sospirò. -Ho capito che se voglio che le cose vengano fatte bene, è meglio che me le faccia da sola.-
-Da sola, eh?- ripetè Heather fissando il ragazzino con la vista difettosa seduto poco distante. Sapeva che Leshawna gli aveva lasciato un incarico.
-Ehi, ragazzino orbo.- disse Heather accovacciandosi vicino a lui. L'espressione di Harold si fece infastidita, sembrava di cattivo umore. -Come mai questo muso lungo?- gli chiese carezzandogli il capo con tono di presa in giro. -Ora che le sorelline hanno fallito, sai che dovrai sporcarti le mani?-
-Potresti ignorare la mia presenza, cortesemente?- disse il ragazzino puntandole contro la piccola lama che utilizzava per graffiare le sue tavolette cerate.
-Se mi infilzi di nuovo con quel coso, ti prometto che non vivrai abbastanza a lungo da vedere l'alba.- Heather lo minacciò, ma il ragazzino sbuffò senza mettere a posto la lama. “Perchè non sono capace di mettergli paura? Che problemi ha?” Si chiese Heather infastidita.
Il ragazzino nel mentre si mise a guardare Leshawna che si rivolgeva ad Emma e Kitty.
Non sentivano bene cosa si stessero dicendo, ma le due sembravano essersi calmate e Leshawna forse per salutarle gli stava ponendo le mani sulle teste. Heather non era sicura di quanto Harold potesse capire della scena ma sembrava attento.
-Quindi non è solo una spaccona... ha veramente una sorta di aura autorevole...- commentò lui con un misto di ammirazione e fastidio. Percependo la perplessità di Heather, Harold si spiegò meglio: -Qualunque fosse la ragione per cui quelle due stavano bisticciando, si sono fermate e hanno risolto quando Leshawna ha deciso di congedarle, ma non sembra che abbiano paura di lei quindi devono percepirla come autorevole...- ripetè.
Heather pensò di aver sottovalutato la percezione visiva del giovane umano o magari lui compensava davvero il suo difetto visivo con qualche potere divinatorio o di lettura delle emozioni.
La Musa della storia guardò con fastidio la sorella che si comportava affettuosamente con le altre sorelline.
La ragazza si accorse di avere addosso gli occhi spenti e poco utili di Harold che la guardavano con curiosità: -Che c'è?!- chiese bruscamente Heather. Harold le accarezzò la testa. Heather si stranì ma non si sentì particolarmente furiosa, era troppo perplessa per arrabbiarsi.
-Eh, aspetta... mi stai accarezzando la testa perchè pensi che sia gelosa di Leshawna che si comporta di merda con me, ma è tutta carina con le altre?- chiese Heather offesa.
Nel suo essere un ragazzino svampito, Harold annuì innocentemente.
Heather lo guardò storto, poi lo immobilizzò, gli tolse il copricapo di legno e gli grattò la cute con le nocche per dispetto.
Il ragazzetto emise un verso strozzato per la sorpresa, poi provò a liberarsi con scarsi risultati.
-Ah, mi fa piacere che tu sia finalmente riuscita a trovare un compagno di giochi della tua età, Heather.- disse Leshawna interrompendoli. -Che vi ho fatto di male?- chiese vedendo che i due sembravano un po' schivi nei suoi confronti.
La Musa accarezzò la testa del ragazzetto e della sorella, i due emisero una specie di squittio, arrossirono, indietreggiarono, infine si fecero ancora più guardinghi come se si fossero sincronizzati.
-Sì... mi fa molto piacere che andiate d'accordo...- ripetè Leshawna un po' spaesata. Il ragazzetto sembrava particolarmente teso, non lo biasimò. Gli scompigliò i capelli un po' per dispetto, poi con un sorriso di apprensione, si allontanò.
-E' inquietante quando non vuole ucciderti...- commentò Heather.
-E' spesso poco incline ad uccidere...- “Non sempre, ma spesso.” pensò nervoso.
-Con te forse...- disse Heather infastidita.
-Voi due dovreste decisamente risolvere i vostri problemi familiari e affettivi.- Heather reagì facendo il verso del vomito. -Molto, molto matura...-

Quel lungo viaggio d'andata, finalmente, era quasi finito.
L'ex principe, ora re, di Atene uscì sul ponte dell'imbarcazione. Nel farlo scorse un'imbarcazione più piccola e bassa che stava attraccando al porto. Sul suo ponte vide una pallida figura femminile dai lunghi capelli scuri.
Era così esaltato da quella presenza che per un attimo scordò della sua missione e delle circostanze che l'avevano portato a conoscere la ragazza, così cercò di richiamare la sua attenzione per salutarla.
Quando si accorse dell'errore si accovacciò di scatto per nascondersi alla vista della ragazza.
Afferrò due persone che avevano avuto la sfortuna di avvicinarsi a lui in quel momento e pensando che potessero essere riconosciute dalla ragazza, le portò giù con sé facendole atterrare di faccia.
Gli sfortunati erano DJ e Harold.
-Che diamine ti prende?!- piagnucolò DJ, ma Duncan gli fece cenno di fare silenzio e cercò di tenerlo giù.
-Morirai di sicuro...- mormorò Harold alzando leggermente il capo. Senza motivo apparente, DJ svenne. Harold si sentiva il naso e il labbro superiore bagnati, con la lingua verificò che fosse sangue. -Quello che dovrebbe farti da scorta ha paura del sangue?- chiese ricollegando il sangue e lo svenimento.
-Forse sì... o forse è colpa della tua brutta faccia. Ora stai zitto.- sussurrò Duncan.
-Morirai di sicuro...- mormorò di nuovo Harold innervosendolo ulteriormente.
Duncan non sapeva se fosse una minaccia, il modo del ragazzetto per comunicare disappunto, o un intuizione sul futuro, sapeva solo che gli dava sui nervi.
-Che fate voi tre li a terra?- chiese Leshawna avvicinandosi. -Ragazzino... che ti è successo alla faccia?- chiese con apprensione vedendolo perdere sangue.
-Potresti controllare cos'è che ha messo paura a questo idiota?- le chiese Harold infastidito.
Duncan sbuffò ma non si preoccupò che Gwen potesse vedere Leshawna, tanto non si conoscevano.
-Una ragazza.- disse Leshawna compiaciuta. -Una ragazza molto, molto graziosa.-
-Sono stato spinto a terra per una ragazza?!- Harold protestò.
-Si tratta della sorella della principessa che hai abbandonato qui, vero?- chiese divertita.
-Visto che sembri interessata a conoscerla, non è che le chiederesti perchè si trova qui e quanto sa di... di quello che ho fatto a sua sorella?- non sapeva quanto fidarsi di lei e si era pentito di averla attirata sull'imbarcazione servendosi di Harold, ma da come la guardava, era sicuro che lei volesse avvicinarsi alla ragazza in ogni caso quindi decise di approfittarne.
La Musa con fare allegro scene dalla nave.
-Deve esse una specie di maniaca...- commentò Duncan fra sé e sé.
-Se vedere qualcosa di attraente fa rincretinire così, sono contento di non riuscire a mettere a fuoco le persone... sono certo che non è neanche così carina!- rimuginò Harold giocherellando con la lancia che il ragazzetto aveva cominciato ad utilizzare come bastone per ciechi, come se fantasticasse sul rendere la principesse minore di Creta un kebab...
Nonostante l'atteggiamento di ostilità verso una ragazza per cui forse Duncan provava interesse, l'atteggiamento puerile del ragazzetto lo distrasse e intrattene.
-E' successo qualcosa? Sembri piuttosto inviperito, piccolo orbo.-
-Intendi a parte per il fatto che “qualcuno” mi ha fatto sanguinare il naso?!- chiese Harold infastidito, dopo sospirò e fece una confessione. -Qualcuno mi ha commissionato un lavoro... si tratta di un compito un po' stressante...-
-Ah, capisco...- era una frase di circostanza, non aveva idea di che tipo di lavoro potesse essere commissionato ad un ragazzetto magrolino e con una ridotta capacità visiva.
-Mio re...- pronunciò Harold con titubanza, non gli piaceva chiamarlo in quel modo e Duncan era più a disagio che compiaciuto nel sentirsi chiamare in quel modo dal ragazzetto. -Se ti dessero un compito sgradevole ma importante, tu lo porteresti a termine comunque mettendo da parte i tuoi sentimenti negativi?- gli chiese serio.
Duncan capì perchè si era rivolto a lui come re, sperava di parlare col Duncan su cui gravavano delle responsabilità. -Se qualcosa non mi piace trovo la scappatoia per non farla.- ma Duncan rispose da delinquente. -Se si è abbastanza furbi, un modo per sottrarsi alle situazioni o alle conseguenze sgradevoli lo si trova sempre.- affermò sicuro di sé.
-Ah, sì? Ed è per questo che ti stai nascondendo dalla sorella della tua amante abbandonata?-
-Amante? Giuro non averle mai fatto nulla! Inoltre sono qui per chiederle scusa e farle capire che il nostro matrimonio non era cosa di essere celebrato in modo da farle ritirare la maledizione ma non doverla sposare comunque. Per quanto riguarda Gwen... vedrò come risolvere anche questa situazione...-
-Prima o poi dovrai pagare le conseguenze delle tue azioni.-
-Ma non è questo il giorno! Inoltre non sei stato tu a suggerirmi di sbarazzarmi della principessa?-
Harold arrossì poi si sfogò -Ti ho solo messo in guardia! Non ti ho mai detto di abbandonarla su un' isola sconosciuta traumatizzandola! Se sei davvero così furbo avresti potuto trovare un altro modo per farle capire che sposare un emerito idiota come te era una pessima idea! La tua tattica geniale per ottenere quello che vuoi è traumatizzare e schiacciare chi ti è scomodo?!-
-Ok ragazzino, il tuo re non vuole più sentire le tue lamentele inutili.- disse Duncan fingendosi impassibile.
-Re spazzatura.-
-Qualcun altro mi considererebbe saggio per il fatto che tengo vicino e ascolto un mio detrattore. E misericordioso perchè non lo butto a mare...-
-Provaci, sono un ottimo nuotatore!- lo sfidò Harold. I due rimasero semplicemente a fissarsi per qualche secondo. Poi Harold allentò la tensione sospirando. -In conclusione, possiamo dire che tu non sia il tipo da sacrificarsi per dovere, giusto?-
-Esiste qualcuno che lo è? Tu lo sei?- gli chiese Duncan scettico.
Harold sembrò pensarci. -Non esiste nessuno per cui sacrificarmi. E se la mia morte giovasse a qualcuno cercherei di restare in vita... perchè dovrei sacrificarmi per il bene di qualcuno a cui non devo nulla, a cui non tengo e che non è mai stato gentile con me? Perchè dovrei dare priorità alla vita di qualcun altro?- disse cupo con un tono vagamente aggressivo.
A Duncan venne istintivo pensare che a causa della sua situazione, il ragazzo avesse avuto molte opportunità per accumulare risentimenti e invidie. -Se una divinità ti desse l'arma giusta, temo che faresti una strage...- avrebbe voluto dirlo per scherzare e cercò di farlo. Ma si fidava di Leshawna abbastanza poco da pensare che per noia avrebbe anche potuto fare il favore al ragazzetto di dargli un' arma sovrannaturale.
Harold lo guardò confuso, poi offeso. -Solo perchè non voglio sacrificarmi per gli altri, non significa mica che li voglia morti. Le vite valgono tutte allo stesso modo, la mia non vale meno di quella altrui, e visto che io sono io, le darò priorità, idiota. Intendevo solo questo. Anche tu avevi detto di non essere tipo da sacrificarsi, no?- sbuffò, poi chiese con serietà. -Ma questo, significa che nemmeno tu hai qualcuno per cui sacrificarti?-
Duncan scosse la testa. Harold si chiese se fosse o meno una cosa triste. Ma facendosi più obbiettivo si chiese in che modo tutto ciò influisse sulla sua missione. Cosa avrebbe concluso parlando con Duncan senza che lui fosse consapevole del perchè di quei discorsi? -Duncan, se per salvare te stesso dovessi uccidere qualcuno che ti ha messo nei guai per errore, cosa faresti? Ti sentiresti in colpa?- chiese più diretto.
-Boh.- rispose Duncan poco collaborativo infastidendo Harold. -Tu cosa faresti?- gli chiese più costruttivo come per accontentarlo.
-Vorrei puntare su un altro modo per risolvere il problema, se ci fosse.- ammise Harold. -Tendo a parteggiare naturalmente per chi ha tutti contro per... motivi legati alla mia storia personale... se dovessi uccidere qualcuno di cui tutti vogliono liberarsi perchè ha fatto qualcosa che li mette in pericolo ma non l'avesse fatto volontariamente, ci starei male.-
-Ti auguro di non trovarti mai in questa situazione allora...- commentò Duncan sentendosi a disagio. -Perchè 'sto ragazzino si apre così tanto?- chiese fra sé e sé. -Per tua fortuna, nessuno chiederà mai ad un cieco di combattere una battaglia. Ma non so se in una situazione come quella riusciresti a pensare e a vedere l'esercito nemico come composto da altri esseri umani.-
-Probabile, ma se l'altro sta cercando attivamente di ucciderti la cosa diventa diversa...- commentò Harold un po' infastidito da ciò che Duncan aveva mormorato sottovoce. -Hai ragione, ti ho raccontato molte cose. Perchè non mi racconti anche tu qualcosa in modo che possa tenere a te e alla tua incolumità?- propose con un tono innocente. Non era sicuro nemmeno lui di cosa volesse ottenere. Voleva sentirsi motivato a non assassinarlo? Ma era il suo compito se le cose si mettevano male.
Duncan fu un po' perplesso poi scoppiò a ridere. -Grazie ma non ho bisogno della tua protezione.-
Harold si incupì, poi sorrise rassegnato. -Ovviamente.- mormorò. Dopo essersi alzato con fatica, si congedò.
Duncan sentì DJ stiracchiarsi, poi il gigantesco ragazzo parlò: -Dovresti fare più attenzione ai suoi sentimenti.- gli disse apprensivo.
-Perchè? Ti sta simpatico?- chiese Duncan canzonandolo.
-Forse un po', ma il punto non è questo, ho avuto l'impressione che... No, niente, lascia perde. Ma dovresti essere più attento ai sentimenti degli altri in generale.-
-Più attento ai sentimenti di chi?- chiese una voce femminile che lo colpì alle viscere.
Duncan alzò il capo e si rimise in piedi, mentre Leshawna guidava Gwen sul ponte -Ehi!- disse Duncan sforzandosi di sorridere.
Se Gwen si era rivolta a lui senza aggressività probabilmente non sapeva che aveva mollato sua sorella su quell'isola, ma non poteva non essere estremamente nervoso.
Anche Gwen sembrava sorridere con nervosismo. Forse qualcosa la turbava, oppure stava cercando di nascondere delle intenzioni omicide nei sui confronti?
-Come mai ti sei buttato a terra subito dopo avermi chiamata, prima?-
-Oh, ecco... ho visto un mio sottoposto cascare.- disse indicando DJ che lo guardò storto. -Così mi sono preoccupato e mi sono chinato per assicurarmi della situazione.- DJ lo guardava ancora più storto.
-Ah, che cosa gentile da parte tua...- disse la ragazza un po' stranita e sospettosa.
-Beh, sono un eroe, non dimenticarlo.- rispose Duncan. Aveva voglia di tirare un calcio agli stinchi di DJ che non gli stava reggendo affatto il gioco, ma si trattenne per amore delle apparenze. -Comunque, quale felice coincidenza ti porta qui?- le domandò. Dopo l'espressione ansiosa di Gwen si rese conto che non avrebbe dovuto usare la parola “felice” per sicurezza, ma era tardi.
-Non ne ho idea.- confessò l'ansiosa ragazza sentendosi stupida. -Ho fatto un sogno che non ricordo bene ma che mi ha lasciato la sensazione di dover venire qui e beh... eccomi.-
Leshawna intervenne: -Visto il mondo in cui viviamo e le sue vicende familiari, in realtà la principessa ha fatto più che bene a seguire la sensazione che il sogno le ha lasciato.- disse dando un'amichevole pacca sulla spalla alla ragazza. -Non sei stata affatto stupida, non si può mai sapere quando si tratta di un semplice sogno e quando si tratta di una visione mandata da una divinità dispettosa.-
-E tu ne sai molto di divinità fastidiose ovviamente.- si lasciò sfuggire Duncan. Ma Leshawna decise di far finta di nulla.
Gwen guardò per un attimo con sospetto la donna. Non era sicura di chi o cosa fosse ed era istintivamente guardinga nei confronti di chi si mostrava troppo gentile e interessato.
Poi si sentì in imbarazzo e distolse lo sguardo. “In realtà, nei confronti di Duncan ho abbassato la guardia... e l'ho fatto anche con quell'altro ragazzo anni fa...” -Duncan, tu invece come mai sei qui?- chiese tesa. “E' davvero una coincidenza che si trovi qui anche lui? È per mettere alla prova la mia lealtà di sorella?”
-Affari commerciali.- si giustificò prontamente Duncan. -Sono venuto di persona perchè mi annoiavo a stare fermo ad Atene. Sai, non mi sono ancora abituato al mio nuovo ruolo.- disse cercando di apparire rilassato.
-Nuovo ruolo?- ripetè Gwen. Era leggermente infastidita, non le piaceva quando gli altri perdevano tempo a dare per scontate cose che i loro interlocutori non potevano conoscere.
-Sono diventato il sovrano di Atene...- disse Duncan con un tono molto meno vivace, ma più sincero.
-E già trascuri i tuoi doveri lasciando la città con la scusa dello stringere di persona dei patti commerciali? Non c'era bisogno venissi di persona.- Gwen sospirò. La leggera antipatia che traspariva dal suo tono era sincera. Non avendo una grande stima di suo padre come re, le veniva spontaneo guardare con fastidio gli accenni di disinteresse per il governare da parte di un governante.
Ma percependo per un attimo del dispiacere negli occhi di Duncan si dispiacque. -Scusami, sono nervosa per tutta questa storia del sogno. Mi trovo qui ma non so perchè e cosa diavolo dovrei fare.-  per giustificarsi, la ragazza disse una mezza verità. -Ops! Scusa, devo essermi instupidita! Se sei diventato re, significa che tuo padre è morto... condoglianze...- disse imbarazzata.
-Tranquilla, non è che abbia passato chissà quanto tempo con mio padre e che lo conoscessi chissà quanto bene.- minimizzò Duncan. Dall'esterno non era comprensibile se in realtà fosse in lutto o meno. -Comunque, posso prestarti un uomo della mia scorta per accompagnarti nel tuo peregrinare a Nasso alla ricerca di un obbiettivo.- le propose gentilmente Duncan. “Così che ti tenga lontano dall'imbatterti accidentalmente in tua sorella! Sopratutto prima che le abbia parlato io e prima che lei riesca miracolosamente a non avercela più con me e a vedere il mio averla abbandonata come una cosa con dei risvolti positivi, fatta per degli ottimi motivi!” più ci pensava, più gli sembrava di essersi ingarbugliato in una matassa inscarbugliabile. Era meglio non pensare troppo e seguire l'istinto! Se la sarebbe cavata come al solito! Forse...
-Beh, accetto la tua gentile offerta, grazie...- In realtà avrebbe voluto parlare con lui in privato e passarci un po' più tempo insieme, ma non poteva permetterselo. Era il promesso sposo di sua sorella, ne era attratta e l'aveva pure baciato in un attimo di follia... avrebbe voluto parlargli pure di quello e di molte altre cose. Forse se l'avesse conosciuto meglio, l'interesse nei suoi confronti sarebbe morto. Ma non era il caso di rischiare...
“Sono una sorella terribile, non gliel'ho ancora chiesto...” -Come sta quella catastrofe ambulante di mia sorella?- chiese Gwen cercando di darsi un tono più leggero. Inizialmente le sembrò che Duncan fosse sbiancato, ma si autoconvinse che era solo una sua impressione e che stava proiettando sul giovane re le sue di ansie.
-Bene.- si limitò a dire Duncan.
A Gwen parve che la donna piccola, in realtà poco più bassa di lei, e scura che l'aveva guidata stesse ghignando divertita. Per un attimo le venne il dubbio che lei e Duncan fossero amanti. Fortunatamente potè rinunciare immediatamente a quell'impressione. Più che da amanti con una relazione animosa, Duncan e la misteriosa donna si osservavano come fratelli che non andavano d'accordo e che speravano di veder fallire l'altro per poterlo prendere in giro.
Ma da quale fallimento di Duncan era divertita la donna?
Anche l'alto e imponente uomo della scorta che era caduto a terra sembra guardare Duncan con aria di rimprovero.
Forse a causa della propria codardia, Gwen decise che ci fossero dei dissapori all'interno del gruppo ma che non c'entravano con sua sorella e che la tensione appesantita quando l'aveva nominata fosse solo una coincidenza.

Seguendo l'ordine di Duncan, DJ era andato con Gwen. Il giovane soldato, inesperto e incompetente, non era sembrato affatto affranto nel separasi da Duncan per cui stava provando scarsa sopportazione già dalla fine della missione a Creta. Ma allo stesso tempo si era mostrato teso nel seguire Gwen.
Duncan ci stava pensando solo ora, ma era possibile che il giovane fosse a disagio nel nascondere a Gwen la vera ragione per cui si trovavano a Nasso e il comportamento poco da gentiluomo che Duncan aveva tenuto nei confronti della sorella della ragazza?
“Cazzo! Questo alla prima occasione vuoterà il sacco!” pensò nervosamente mentre vagava alla ricerca di Courtney.
Aveva lasciato ad alcuni suoi uomini il compito di indagare nei villaggi vicini. Lui aveva deciso di occuparsi di zone più tranquille e boscose. Anche se la conosceva poco, sentiva che la principessina incazzata e imbarazzata avrebbe preferito stare con il minor numero di persone possibile attorno.
Il ragazzo stava viaggiando portandosi dietro solo Ellody, sperando che potesse trovare un modo intelligente per comunicare con Courtney, e Harold, che fungeva da ostaggio/portafortuna con il compito di mettere la Musa della poesia epica dalla sua sua parte.
Ma Leshawna aveva seguito Gwen... Duncan non sapeva come interpretare quella situazione. Gli era sembrato di avvertire una sorta di tensione fra la Musa e il ragazzetto. Prima di separarsi, la fastidiosa divinità, per dispetto gli aveva tolto il copricapo legnoso per accarezzargli la testa e Harold si era tirato indietro con un'espressione stizzita.
Leshawna sembrava averla presa bonariamente ma ora Duncan pensava “E se quella decidesse di essere più interessata a Gwen che ad Harold? Vuoterebbe il sacco prima di DJ? Si alleerebbe con Gwen e Courtney contro di me e passerei dalla sfortuna portata dal risentimento di Courtney al ritrovarmi direttamente una divinità contro?”
Sicuramente Harold non lo stava aiutando ad essere meno nervoso. Il ragazzetto lo seguiva battendo ritmicamente la sua lancia sul terreno ricoperto di foglie secche.
La mente stressata di Duncan in un primo momento si chiese se produrre quel suono non fosse un modo per comunicare a distanza con la Musa. “Cospirano contro di me?” in realtà tutti gli strani discorsi fatti con il ragazzino e DJ gli avevano lasciato una sgradevole sensazione.
Sospirò e decise che era improbabile e che in generale era inutile preoccuparsi che il ragazzetto e la Musa potessero comunicare a distanza. Se la fastidiosa ragazza tendeva ad entrare nella sua testa quando dormiva, forse per creare qualche collegamento mentale aveva bisogno che il ragazzo si trovasse in uno stato di coscienza alterato e in quel momento il ragazzino solitamente distratto sembrava stranamente vigile.
“E' solo teso come lo sono io, come lo è DJ e come lo è Ellody che da quando è cominciata l'esplorazione non dice mezza parola. Il piccolo orbo non sta escogitando nulla di strano alle mie spalle... non ho motivo di preoccuparmi della sua vicinanza a Leshawna...” si disse cercando di autoconvincersi.
Notò che battendo la lancia, Harold metteva in fuga i vari animaletti nascosti in mezzo al fogliamene. Forse in realtà il motivo per cui produceva quel fastidioso rumore non era né il nervosismo, né un tentativo di dargli sui nervi. Forse lo faceva per spaventare e allontanare animali che potevano mordergli i pedi, in particolare per allontanare eventuali serpenti.
Buttando uno sguardo indietro, Duncan confermò un sospetto. Harold era scalzo.
Duncan sbuffò. -Se sei così spaventato dall'essere morso sui piedi, potevi semplicemente chiedere dei calzari a qualcuno! Detesto quelli che restano fermi in una situazione del cazzo pur di fare le vitt...-
Harold lo interruppe pungendolo sul fianco con la lancia. -Cretino, secondo te sono scalzo perchè mi piace soffrire o perchè mi piace il brivido di essere morso? Inoltre, cretino, secondo te, quei sandali ti proteggerebbero davvero da un morso?- il ragazzetto aveva un'espressione abbastanza indisposta. -Ho scelto di rimanere scalzo perchè sono più a mio agio se posso percepire il terreno su cui cammino. Mi spiace se il mio battere la lancia ti innervosisce, ma sto proteggendo anche i vostri di arti inferiori se non te fossi accorto.- Harold sospirò, gli sembrava di parlare con un bambino. Ellody lo appoggiò e Duncan si sentì un po' imbarazzato e molto infastidito.
I tre ripresero la marcia e Harold continuò a battere ritmicamente la lancia creando di tanto in tanto un via vai di lucertoline e insetti fra le foglie.
-Non c'era un altro cieco che ha cambiato sesso perchè aveva ucciso una coppia di serpenti che si accoppiava?- chiese Duncan dopo diversi minuti di silenzio. -Se fossi una donna ti verrebbe più facile sposarti, forse ti conviene trovarli i serpenti anziché spaventar...- Duncan venne di nuovo punto dalla lancia.
-Uhm...- Harold era di nuovo corrucciato, ma sembrava che ci stesse riflettendo. -Non mi sembra conveniente.- concluse.
“Fa sul serio? La mia era una presa in giro... Questo qui ne ha di problemi.” pensò Duncan.
-Comunque Tiresia divenne cieco dopo, quando cambiò di sesso ci vedeva ancora.- precisò Harold.
Ellody chiese: -Perchè uccidere due serpenti che si stanno accoppiando?- non le sembrava molto razionale. Harold per risponderle si limitò ad un “Boh”
Dopo il momento di curiosità, Ellody tornò muta e moscia. Duncan continuava a chiedersi cosa avessero i due mocciosi, erano più strani del solito, o forse era colpa del suo stato d'animo irrequieto. Il fatto che il ragazzetto rosso sembrasse interessato a rimanere dietro di lui come se lo volesse a portata di lancia sicuramente non aiutava, ma Duncan essendo, anche se di poco, più grande, alto, sicuramente più vedente e con più muscolatura. Non si sentiva minacciato! O non voleva... il suo orgoglio non glielo permetteva...
Dopo diverso tempo, Harold si lasciò sfuggire un sospiro nervoso, poi bisbigliò qualcosa di incomprensibile ed Ellody si allontanò velocemente dai due compagni.
-Devo parlarti...- mormorò Harold poco entusiasta mentre gli puntava contro la lancia. Al ragazzetto sarebbe stato sufficiente distendere le braccia per infilzarlo o almeno per provarci visto che la forza del ragazzino non sembrava molta.
-Quindi il lavoro che ti è stato commissionato è questo?- chiese Duncan mantenendo la calma mentre condivideva il poco entusiasmo di Harold.
Il ragazzetto rosso non rispose vocalmente, si limitò ad una specie di sorriso nervoso appena percepibile. -Dobbiamo parlare, calmo...- ripetè poi.
Ma Duncan, guardingo sulle reali intenzioni del ragazzo, provò a spostarsi dalla traiettoria della lancia per testare meglio la situazione. Sembrava inutile, indipendentemente da quanto velocemente si muovesse la punta della lancia di Harold continuava a seguirlo come se il ragazzo potesse vederlo chiaramente. Quando la lancia si mostrava troppo corta per poter tenere Duncan a portata di infilzamento, Harold stesso si spostava.
Ad un certo punto, un po' scocciato, Harold diede un colpo di lancia nell'aria a pochi centimetri di distanza da Duncan in un punto in cui l'ex principe stava per andare. -Potresti cortesemente stare fermo? Grazie...- disse Harold rassegnato. Era come se con quell'affondo di lancia il ragazzetto volesse comunicargli che poteva anche prevedere i suoi movimenti oltre che seguirli pedissequamente.
Duncan ripreso fiato, strisciando i piedi sul terreno cominciò a capire. Oltre che aiutandosi con ciò che poteva vedere, Harold lo stava seguendo grazie al rumore che Duncan produceva muovendosi sul terreno ricoperto quasi interamente da foglie secche.
-Quindi hai messo in fuga le lucertole per non avere altri rumori a distrarti?- chiese Duncan.
-Riesco a distinguere il tuo passo da quello di una lucertola, ovviamente.- disse Harold un po' offeso. -Ma posso essere molto perfettino se voglio... volevo che il suono fosse il più pulito possibile.- disse parlando piano e lentamente come se temesse che Duncan potesse muoversi mentre era distratto dalla propria voce.
L'ex principe che fino a poco prima si era trattenuto, decise di tirare fuori la spada. Harold con un colpo preciso, gliela fece sfuggire e con un altro colpo veloce, spostò la spada sul terreno dietro di sé.
Duncan sbuffò notando che legata all'elsa c'era una cordicella con un ciottolino all'estremità che forse facendo rumore rimbalzando contro l'arma aveva permesso ad Harold di seguirne meglio i movimenti con le orecchie.
Con la coda dell'occhio Duncan poteva percepire Ellody che con nervosismo osservava la scena. Era palesemente complice di Harold, forse era stata proprio lei a collegare il sassolino all'arma.
-Ripeto... voglio solo parlarti...- disse Harold sempre più scocciato nonostante parlasse a bassa voce.
Duncan avrebbe potuto architettare qualche arzigogolata strategia per levarsi da quella situazione...
ma decise semplicemente di scappare in avanti sperando che a causa della sua titubanza, Harold, non riuscisse a lanciargli contro la lancia a mo' di giavellotto.
Effettivamente Harold non gli lanciò contro la lancia. -Uffa...- mormorò fra sé e sé. Gettò a terra il copri capo e lo scialle che potevano intralciarlo, prima di ficcare la lancia nel terreno e sfruttarla per lanciarsi in aria e atterrare sulla schiena di Duncan facendogli perdere l'equilibrio.
Harold gli bloccò i polsi dietro la schiena con un lembo di tessuto e rimanendogli inginocchiato sopra la schiena gli puntò sul collo una piccola lama.



Angolo dell'autrice:

Eccomi qua, puntuale come sempre! O anche no...


Chiedo venia -_-'
In ogni caso, spero che il capitolo e la storia possano piacervi ed essere di vostro interesse.
Inizialmente il capitolo non doveva finire in questo modo, ma stava diventando troppo lungo così ho preferito spezzarlo.
Spero che abbiate passato le migliori feste possibili e che la befana vi porti tanti dolci!
Troppo infantile?
Allora spero che il cibo di Natale e capodanno non vi sia rimasto sullo stomaco e che abbiate passato dei momenti felici indipendentemente dalle circostanze. Se non fosse così, vi auguro che i tempi migliori arrivino presto. Buon inizio anno a tutti.
Vi ringrazio per avermi seguita fin qui. I vostri pareri sono come sempre i benvenuti, fanno sempre piacere.
Alla pros...

Duncan: -EHI, ASPETTA!

Cosa?

Duncan: -Questo è il primo capitolo in cui compaio decentemente dopo secoli e lo fai finire così? Credevo di essere il protagonista!

Beh... in realtà nelle mie intenzioni iniziali la protagonista era Courtney, ora la storia è più corale a seconda del capitolo, ma a dire il vero nella mia primissima idea, non comparivi nemmeno ^^'
La storia era direttamente ambientata dopo l'abbandono di Courtney/Arianna.

Duncan: -Quindi... Morirò così? Da personaggio secondario... e da capro espiatorio per le azioni di altri personaggi stronzi tanto o più di me?

Harold: -Le storie con quello che inizialmente appariva come l'ero che si corrompe, fa un passo falso e crepa, facendoti dispiacere perchè ricordi com'era all'inizio, sono così emozionanti ^^

Duncan: -Sta indietro Satana!

Riferimento mitologico sbagliato... Inoltre... Duncan era un... eroe all'inizio della storia? Non mi sembra. Ma credo abbia il tempo per redimersi, Harold ha detto che vuole solo parlargli, no?

Duncan: -E tu ti fideresti di quel saltimbanco?

Harold: -Quel saltimbanco mi sembra degno di fiducia :)

Alla prossima!

Duncan: -Spero di sopravvivere e che quest'autricettucola si sbrighi... Ciao gentaglia!

Harold: -Ciao, ciao.

Autricettucola? ç_ç
Ho l'impressione che non ci tenga molto a sopravvivere dopo tutto... Uhm...

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