L'extravergine d'oliva di Anown (/viewuser.php?uid=625123)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'eroe e le sue buone intenzioni ***
Capitolo 2: *** L'eroe e le sue buone azioni ***
Capitolo 3: *** Il Dio vagabondo e la ragazza abbandonata ***
Capitolo 4: *** Creaturine fragili ma pericolose ***
Capitolo 5: *** Qualunque cosa tu sia, va bene... ***
Capitolo 6: *** Sorelle ***
Capitolo 7: *** Lanciere ***
Capitolo 1 *** L'eroe e le sue buone intenzioni ***
Scesi in terra cretese, alcuni fra i fanciulli ateniesi scelti come
sacrificio avevano cercato di fuggire, ma Duncan non l'aveva permesso.
-Si dice degli ateniesi che siano degli smidollati dotati solo di
testa, buone maniere e culo insoddisfacentemente piatto e molliccio.
Volete portare onore ad Atene o perpetrare questi stereotipi indegni?-
disse il giovane principe di Atene riuscendo a immobilizzare parte di
loro con uno sguardo glaciale.
“Che ha detto?” “Davvero si dicono cose
simili fuori da Atene?” “Ma che sta dicendo
questo?” bisbigliarono fra loro due giovani fratellastri
probabilmente non abbastanza spaventati.
-Mettendo che riusciste a scappare, come pensate di cavarvela senza un
soldo e un minimo di esperienza lavorativa alle spalle?
Prostituendovi?- Duncan ghigno con un'espressione ferale. Era certo che
puntare sull'inesperienza di quei bambini vissuti nella bambagia fosse
il metodo giusto per scoraggiare i tentativi di ribellione. -Vi ho
anche detto, ragazzi miei, che quest'anno non avete niente da temere!
Sconfiggerò il Minotauro e vi riporterò dalle
vostre mamme sani e salvi!- continuò con un tono spavaldo
che più che tranquillizzare i ragazzini li fece sentire in
mani inaffidabili.
-Se fosse la verità, non ce lo diresti.- mormorò
inacidita una ragazzina bruna che si credeva più
intelligente degli altri. Se Duncan ricordava bene, il suo nome era
Ellody.
-E tu come fai a dirlo, bambina?- chiese Duncan.
-Se qualcuno di noi si facesse sfuggire le tue intenzioni non ti
farebbero neanche entrare nella sua tana, ti ucciderebbero subito,
quindi perchè dovresti comunicarcele?- continuò
la ragazzina con aria di sfida.
-Perchè nessuno vi crederebbe e la conclusione a cui
potrebbero giungere i servi di Minosse è che vi abbia detto
una bugia per tranquillizzarvi e farvi fare i bravi bambini, essendo io
il sacrificio più maturo.-
I ragazzini si guardarono fra loro con visi pallidi e occhi sgranati
grondanti di lacrime.
-E'-è quello che stai facendo?- balbettò un
ragazzino rosso che reggendosi a un bastone tremolava come una
fogliolina autunnale.
-Chissà... non vi conviene farla finita con i piagnistei e
fidarvi del sottoscritto?-
I fanciulli ateniesi seguivano Duncan a passi lenti. Alcuni si erano
chiusi nel silenzio, altri emettevano singulti infantili, altri ancora
nascondevano la paura dietro una maschera rabbiosa.
“Sono terribile con i bambini! E dire che gli ho parlato
della mia vera missione per farli stare calmi... Quei visetti patetici
mi facevano parecchia pena.” pensò Duncan.
Più si avvicinavano al Palazzo di Minosse, più i
piagnucolosi piangevano mentre i silenziosi e i rabbiosi andavano nel
panico subendo anche loro la trasformazione in piagnucolosi. Quando
furono ben visibili le porte, qualcuno svenne.
-Principe Duncan, ci fermiamo per far riprendere i sacrifici?
Non ci faremo una bella figura...- disse DJ, un uomo gigantesco ma
mammoletta dentro che fungeva da scorta. Celava male la
pietà per i giovani concittadini.
“E' decisamente una missione ingrata per loro e probabilmente
non si fidano del mio successo sul mostro...” -A che
servirebbe? Non abbiamo tempo!- disse rigido il giovane principe di
Atene senza nemmeno guardarlo negli occhi. “Tanto
risolverò tutto, attendete e vedrete! Sarà
divertente ricordarvi della vostra sfiducia in me!”
Duncan vide qualcosa affacciarsi da una finestra del palazzo. Era una
figura femminile dalla lunga chioma castana che il sole faceva
risplendere d'oro.
La donna li osservò per un po' poi sembrò
accorgersi di essere guardata e ritirò il capo.
La giovane, ma già rigida, principessa di Creta, Courtney
detta “Ariadne”; la
“Castissima” era più di cattivo umore
del normale. La sua isola tanto ricca e civile veniva macchiata ogni
anno dalla barbara usanza dei sacrifici umani ferendo il suo orgoglio.
“Quel maledetto Minotauro e il suo bisogno di carne umana! Se
mio padre aveva a cuore quel figlio nato mostruoso avrebbe dovuto
sopprimerlo!” le si gelò il sangue ripensando alla
prima volta che l'aveva detto al re Minosse. Non era mai stato un uomo
particolarmente dolce o rassicurante, ma mai come quella volta,
Courtney aveva avvertito una chiara sensazione di pericolo e da quel
giorno in avanti sentì il bisogno di stare il più
lontano possibile dall'uomo che l'aveva generata.
“Sul serio, che utilità ha tenere in vita quella
cosa?” pensò facendo avanti e indietro per la
stanza. “Mio padre pensa forse che chiedere in sacrificio
fanciulli alle città vinte lo farà rispettare?
Non è più probabile che ci considerino un
abominio e facciano campagne diffamatorie per procurarsi il numero di
alleati sufficiente a distruggerci e approfittare delle nostre
risorse?! Oppure a mio padre piace tanto che ogni volta che si gira,
facciano un gesto con la mano per indicare un paio di corna insinuando
che mia madre abbia giaciuto con un toro per generare quel coso dal
corpo umano e la testa bovina?! Siamo uno zimbello! Inoltre questo
gesto sta prendendo piede anche al di fuori del palazzo per indicare i
traditi dai coniugi in generale... AAAAAH!” la ragazza
urlò mentalmente sentendosi esasperata. Forse
urlò anche nella realtà senza accorgersene.
Affacciandosi riuscì a vedere gli ateniesi con i loro
tributi in marcia. Li guardò con fastidio, anche se la sua
parte cosciente sapeva che non era colpa loro.
Si sentì guardata da uno degli ateniesi, era disarmato e
vestiva una tunica bianca come uno dei tributi, ma sembrava
più maturo nonostante avesse massimo due in più
degli altri e camminava avanti a loro e alla scorta come se comandasse
su tutti.
Courtney ebbe una strana sensazione e rientrò la testa con
il cuore in gola che andava a mille. Non seppe spiegarsi il motivo, ma
aveva un pessimo presentimento. “Sicuramente non è
niente di buono!” si disse deglutendo.
Quando Courtney fu costretta ad andare alla sala del trono, la pelle
d'oca causata dalla vicinanza del padre durante quel periodo dell'anno
si unì al continuo di quella sgradevole sensazione che aveva
provato guardando quel particolare tributo dai capelli corvini e gli
occhi chiari.
Rispetto agli altri ragazzini ateniesi evidentemente in stato di
allerta che gli venivano portati davanti, lui appariva troppo
tranquillo e sicuro di sé.
“C'è chiaramente qualcosa che puzza...”
ripensò la giovane. Con la coda dell'occhio cercò
di controllare il padre per capire cosa pensasse.
-Portate ai fanciulli cibo e acqua. Avranno subito un viaggio lungo e
faticoso.- disse l'uomo con tono distante.
“Tieni quel mostro in maggiore considerazione delle tue
figlie? Per questo vuoi dei sacrifici che appaiano curati e in
salute?” pensò Courtney disgustata.
“Oppure vuoi che siano in forze perchè possano
ribellarsi offrendo a quel tuo amato figlio del divertimento?”
Andandosene dalla sala, Courtney potè tirare un sospiro di
sollievo, ma continuò a sentirsi irrequieta e amareggiata.
Sentì dei passi che la seguivano e voltandosi si vide venire
in contro una giovane un po' più minuta di lei, dalle curve
meno abbondanti, i capelli più scuri e la pelle
così chiara e luminosa da averle fatto guadagnare il
soprannome di “Phaidra”;
“Splendente”.
-Sorellina, stai bene?- le chiese, la ragazza pallida, con apprensione.
-Ma certo Gwen! Come altro vuoi che stia?!- rispose Courtney con del
sarcasmo brusco.
Gwen la guardò infastidita. Non sopportava quando rispondeva
in quel modo se tutto ciò che faceva era preoccuparsi per
lei e per il suo caratteraccio...
-E comunque la sorellina sei tu, ma... In ogni caso hai notato niente
di strano nei sacrifici di quest'anno?- le chiese Courtney con tono un
po' più calmo.
-Quel ragazzo non è affar nostro. Probabilmente è
solo un altro illuso convinto di poter uccidere il nostro amato
fratello...- disse Gwen sospirando. La realtà era che anche
lei odiava quella creatura e non si sentiva tranquilla con il padre, ma
cercava di essere più distaccata di Courtney e di lasciarsi
toccare meno dalla situazione. -E' solo più spaccone degli
altri, non devi lasciarti turbare anche se, ho avuto l'impressione
che...- Gwen si interruppe.
-Che impressione?!- esclamò Courtney scuotendola dalle
spalle.
-Niente!- rispose Gwen cercando di scrollarsela di dosso. Poi visto che
la sorella continuava ad insistere, si arrese. -Mi sei sembrata
abbastanza attratta da quel tipo.- disse con un sorrisetto dispettoso.
A Courtney ci volle un po' per processare l'informazione. -Cosa?!-
esclamò adirata.
-Quando sei attratta da qualcuno reagisci sempre come se ti sentissi in
preda a un malessere inaccettabile. Sembri particolarmente irrequieta e
guardi aggressivamente l'oggetto del tuo interesse per un tempo
interminabile.-
-Non è affatto vero!-
-Sono anni che ti osservo cara Ariadne! Vuoi che qualcuno ti sappia
leggere meglio di me?- disse Gwen mentre schivava i colpi della
sorella. Poi le bloccò le braccia e sospirò.
-Levati dalla testa quell'imbecille, non sopravvivrà.- le
disse cercando il suo sguardo.
-Lo so! E mi hai del tutto fraintesa!- “Il disagio che sento
dalla prima volta che l'ho visto non può affatto essere
volgare attrazione! Ma se è questa l'impressione che ho dato
e qualcuno a parte Gwen se ne accorto... AAAAAAAAAH!”
Courtney urlò nuovamente nella sua testa, il suo orgoglio
doleva terribilmente.
Le due ragazze sentirono una risata maschile sconosciuta. Gwen
tirò fuori un lungo spillo dalla sua capigliatura e si mise
in guardia.
-Siete graziose entrambe principesse e non so quale delle due sia
più il mio tipo.- scherzò il giovane ateniese
dagli occhi chiari. -Mi piace la combattività della pallida
figlia della luna, ma anche l'altra non è male. Fisicamente
è il mio tipo e anche il suo caratterino difficile mi
ispira.- Courtney, rossa di rabbia gli si buttò addosso.
L'ateniese la schivò e rise. -Ti sei offesa
perchè ho detto alla tua sorellina che mi piace la sua
combattività così hai provato ad attaccarmi anche
tu? Sono lusingato! Ci siamo appena conosciuti e già ci
tieni tanto a compiacermi?-
Fu Gwen a coglierlo di sorpresa con un calcio ai genitali che lo fece
accasciare a terra. -Sei divertente straniero, ma non sfidare la mia
pazienza tirandola troppo per le lunghe.- disse la ragazza guardando
compiaciuta il ragazzo messo fuori combattimento. Courtney voleva
inferire calpestandolo, ma Gwen la fermò. -Sorellina, non
esagerare. Presto sarà morto anche senza il tuo contributo e
poi non vorrai far adirare nostro padre danneggiando uno dei regali per
il nostro amato fratello, vero?- a quelle parole, Courtney si
immobilizzò atterrita, Gwen le carezzò la testa.
-Brava sorella... tanto infierire su di lui non placherebbe la tua
rabbia. La rabbia provoca solo altra rabbia.-
Courtney la allontanò infastidita e le due cominciarono ad
andarsene.
-Principesse, fermatevi un attimo!- le richiamò il ragazzo
dolorante cercando di rimettersi dritto sulle sue gambe. -Mi sembra di
leggere nel tono della calciatrice pallida e nell'espressione della
principessa testa calda che entrambe siete ostili a vostro padre e
vostro fratello. Abbiamo gli stessi nemici, potremmo allearci!-
Courtney sembrò incuriosita, Gwen invece sospirò.
-Straniero, io non so chi tu sia, perchè dovrei fidarmi di
te? Mio padre invece lo conosco e posso manipolarlo se devo.-
-Ma il tuo destino sarà comunque cadere nelle mani di uno
sconosciuto, no principessa? O pensi di poter evitare per sempre il
matrimonio?-
-Fatto sta che sei solo uno sprovveduto imprudente senza alcuna
speranza.- disse la ragazza con freddezza. -Conosco troppo bene quello
sguardo giovanile...- commentò con un velo di malinconia.
-Sei così vecchia, altezza? Non l'avrei mai immaginato!- la
punzecchiò il giovane.
Gwen si limitò a girarsi e andarsene. Courtney invece rimase
ad osservarlo con indecisione. Stava per dire qualcosa quando vide una
guardia poco lontano dal giovane.
-Ehi! Tu che ci fai qui a piede libero?- disse l'uomo cominciando ad
avanzare impugnando la spada. Prima di scappare, il giovane, molto
sicuro della riuscita della sua fuga, decise di perdere tempo
congedandosi dalla principessa con un veloce baciamano.
La giovane inizialmente rimase immobilizzata dal gesto, poi si riprese.
-Idiota! Che hai in testa? Sterco?!- esclamò sfogandosi a
vuoto, ormai l'ateniese si era dileguato. La principessa, accaldata e
con lo stomaco in subbuglio tornò nelle sue stanze.
“Spero che il fratellone lo smembri!”
Stava scendendo la sera, Courtney adagiata sul suo giaciglio, ma troppo
in fermento per chiudere occhio, sentì qualcuno che entrava
nella sua stanza e si avvicinava. Quando l'avvertì
abbastanza vicino, la ragazza scattò e intrappolò
l'intruso con le coperte.
-Calma principessa, sono soltanto io.-
Courtney riconobbe la voce del tributo anomalo. -A maggior ragione,
penso che il tuo viaggio finisca qui, mio caro...- annunciò
la principessa tentando di soffocarlo. Purtroppo per lei, l'uomo ebbe
la forza per liberarsi e capovolgere la situazione facendola ritrovare
attorcigliata alle lenzuola.
-Se è così che tratti le persone da cui sei
attratta, non voglio sapere come tratti i tuoi nemici!- disse il
ragazzo riprendendo fiato.
-Mia sorella si è sbagliata! Tu non mi piaci affatto! Non
sei il mio tipo!- esclamò Courtney mentre si agitava come
una serpe.
-Sei in una situazione di svantaggio e pericolo. Non dovresti farti
più furba ed essere un tantino più tranquilla e
gentile? Potresti anche provare a sedurmi... chissà...-
La ragazza gli addentò con forza il braccio costringendolo a
mollarla. -Se pensi di ricattare mio padre tramite me, sei davvero un
illuso!- esclamò Courtney ridendogli in faccia.
Il ragazzo si sentì divertito da quel carattere. -Non
è mia intenzione, userò quei bimbi come esche per
attirare il tuo fratellone e poi cogliendolo di sorpresa,
metterò fine alle sue sofferenze.- disse sicuro e
ridanciano, sotto lo sguardo sbigottito della ragazza.
-Ehm, idiota? Secondo te ti lasceranno delle armi? Tu e gli altri
sfigati verrete buttati nel labirinto nudi come vermi!-
-Lo combatterò a mani nude, non sono nuovo a grandi imprese.
Hai davanti a te, Duncan! Il ritrovato principe di Atene! Colui che si
è sbarazzato da solo dei temibili briganti che...-
-Ah, sei l'imbroglione che ha fatto credere a quel rincoglionito del re
di Atene di essere il suo figlio perduto. Quel re tanto rincoglionito
da aver sposato quel tipetto raccomandabile di Medea, la strega capace
di uccidere suo fratello e i suoi stessi figli... In effetti devi
essere veramente il figlio del re di Atene! Ora ho capito da chi hai
preso l'intelligenza e l'istinto di sopravvivenza!-
-Attenta, principessa. Se parli così, non mi sembri tanto
sveglia quanto pensi di essere...- disse molto minaccioso avanzando
verso Courtney. Stranamente, vedendo il volto turbato della giovane, la
rabbia di Duncan si affievolì. -Il mio vecchio non
è poi così tanto sveglio ma è un
brav'uomo. Io avrò preso da quella santa donna di mia madre!
Del resto, tu sei la figlia di una talmente ninfomane da farsi un toro,
eppure non sembri del suo stesso avviso... purtroppo aggiungerei!
Invece potresti essere come tuo...-
-A mia madre il sesso faceva schifo! È stata sicuramente una
maledizione di Afrodite!- ma preferì non continuare ad alta
voce per evitare anche lei qualche scherzo meschino dalla Dea.
“Dicono che sei più bella di lei... e ti punisce!
Dici che non ti interessa il sesso... e ti punisce! A quella gran
bagascia non sta bene mai nulla!”
-E com'è che la mia cara Ariadne non è ancora
stata punita dalla Dea? Non è che hai voglia di sfidare
Afrodite proprio ora?- disse Duncan con tono ammiccante.
Courtney prese un sandalo e lo usò per picchiare
selvaggiamente Duncan.
-V-va bene principessa, suppongo che oggi non sia la serata adatta!-
disse il ragazzo togliendosela di dosso.
-Aspetta!- Courtney lo chiamò prima che andasse. -Come pensi
di uscire dal labirinto? Ovviamente mettendo che tu riesca a uccidere
il Minotauro...-
-Il mio senso dell'orientamento è infallibile.- Duncan
pensava che in un modo o nell'altro se la sarebbe cavata come al
solito. Non era necessario pianificare passo per passo. Avrebbe tolto
il gusto alle sue imprese.
Courtney si massaggiò le tempie, pensava che avrebbe avuto
una crisi isterica da un momento all'altro. “Non
può essere così stupido! Dovrei lasciarlo a
crepare malissimo! Io voglio vederlo crepare malissimo!” Ma
si sentiva stranamente misericordiosa. Così gli diede un
gomitolo. -Quando i soldati vi avranno lasciati da soli, lega un capo
del filo all'entrata del labirinto e continua a portarti dietro il
gomitolo in modo che per tornare indietro vi basti seguirlo.-
-Principessa. Da te non me l'aspettavo proprio!- esclamò
Duncan piacevolmente stupito.
-Però c'è una condizione... Dovrai portarmi con
te ad Atene e prendermi in moglie.- disse Courtney nascondendo ogni
emozione confusa che provava in quel momento.
-...Come siamo passati da “non sei il mio tipo” a
“diventerò tua moglie”?- chiese il
ragazzo sembrando meno entusiasta di quanto l'inesperta e ingenua
Courtney si sarebbe aspettata.
-Infatti non sei il mio tipo, ma non voglio stare qui e prima o poi
andrò comunque incontro a un matrimonio, no? ...Forse
potremmo portare con noi anche Gwen. Non mi fido a lasciarla qui.-
disse Courtney ricordandosi di essere la maggiore. Tendenzialmente la
paura la rendeva individualista.
-Ci ho già parlato. Non penso che voglia venire.- disse
Duncan. L'orgoglio di Courtney si sentì ferito all'idea che
fosse andato prima da sua sorella in cerca di un'alleata.
-E' stata più cortese di te, ma mi ha ribadito che sono uno
sprovveduto e che non dovevo venire a importunarti con false
speranze... Ci tiene a te e onestamente ammiro il suo cinismo, ma
vorrei sapere cosa sia successo a quella ragazza.- disse Duncan con uno
sguardo impensierito.
-Diciamo che Phaidra ha perso la sua luce due anni fa...- disse
Courtney con un sospiro. Duncan sembrava stranamente serio e attento.
“Sembra quasi una persona intelligente e affascinante in
questo momento, qual'è il suo vero volto? È
normale che mi senta interessata a capire meglio il mio futuro sposo!
Non c'è nient'altro dietro!” Courtney
scacciò l'imbarazzo e continuò il racconto.
Non era qualcosa che le piaceva ricordare, voleva riassumere la storia
e sbarazzarsene immediatamente. -C'era un giovane scemo, un musicista
dagli occhi verdi che si era messo in testa di corteggiarla. Anche se
aveva solo quattordici anni, Gwen mi aveva sempre dato l'impressione di
non essere una romanticona che si lasciava fregare e pensava al lieto
fine, ma stranamente... beh... lei sembrava davvero molto presa da
questo ragazzo...- disse Courtney turbata dai ricordi. Anche se a
malincuore riprese. -Come vuoi che sia andata? Il musicista
è scomparso! Oppure è stata fatto scomparire dal
nostro amato paparino... E Gwen dopo aver passato le prime due
settimane piangendo, si è chiusa in sé stessa e
ad oggi non ha più versato lacrime.-
Duncan sembrava talmente assorto dai suo pensieri che a Courtney venne
il dubbio che stesse dormendo ad occhi aperti. Ma vedendo il viso
accigliato di Courtney, il ragazzo ricominciò a dare segni
di vita e fece un leggero sorriso. -Se Phaidra ti preoccupa tanto,
troveremo il modo di portarla con noi, non ti preoccupare.- le disse
con tono rassicurante.
Per un attimo Courtney avvertì una piacevole sensazione di
calore, poi la percepì come fastidiosa e si
innervosì.
-Ehi, principessa? Ma se verremo buttati nel labirinto nudi come vermi,
io questo gomitolo dove lo dovrei nascondere?-
-Aguzza l'ingegno e trovalo da solo un posto, mio geniale principe di
Atene.- disse Courtney con un sorrisetto compiaciuto.
-Merda! Dovrei nasconderlo in culo?!-
-Cosa?! Ma sei scemo!- disse Courtney sconvolta. -C'è un
posto molto più... Ah! Trovalo da solo! È fin
troppo ovvio.- sbuffò la ragazza.
-Così ovvio non è! Non me ne viene in mente
nessuno!- protestò il ragazzo prima di essere buttato fuori
dalla stanza.
La mattina seguente, Courtney aveva seguito di nascosto il padre e i
suoi servi mentre portavano i giovani ateniesi all'entrata del
labirinto sotterraneo. Courtney si era nascosta dietro una formazione
rocciosa, era troppo distante per sentirli e vederli chiaramente, ma
avvertiva distintamente la paura in quelle piccole figure incurvate e
tremanti che sembravano opporre una debole resistenza a chi li forzava
verso le porte del labirinto.
Le viscere di Courtney dolevano, ma si sentì improvvisamente
rincuorata quando fra le figure degli ateniesi ne vide una un po'
più alta che sembrava calma. Sentiva che si trattava di
Duncan, per un attimo ebbe paura che potessero ucciderlo o ferirlo
vedendolo così spavaldo ma tirò un sospiro di
sollievo quando vide tutti gli ateniesi sparire nel labirinto.
Sentì un'altra persona sospirare e si voltò
allarmata, poi vide che accanto a lei c'era sua sorella. -Gwen? Ma
quando sei arrivata?- disse accorgendosi di provare uno strano
entusiasmo.
-Hai poco da essere così entusiasta, il difficile per i
piccoli ateniesi arriva adesso.- le disse Gwen con un'espressione
severa. -Anzi, è impossibile che ne escano vivi, dovresti
abbandonare qualunque illusione, sorella.-
-Ah sì? Se non credi che possano farcela, perchè
sei venuta qui, sorellina?- disse Courtney con un sorrisetto
compiaciuto.
In un primo momento Gwen parve presa alla sprovvista, poi la sua
espressione tornò dura. -Sono venuta a raccogliere i tuoi
pezzi... ne avrai bisogno quando il signorino occhi azzurri non
tornerà.-
-Vedremo, sorellina. Non so perchè, ma ho un buon
presentimento!-
-Sì chiama amore mia ingenua Ariadne e purtroppo non da il
dono della preveggenza.-
-Ancora con questa storia? Non è questo! Finalmente ho
capito il motivo di quella sensazione dalla prima volta in cui l'ho
visto! Mi è stato mandato quel ragazzo affinché
avessi un aiuto per andarmene da qui potendo prima prendermi una
vendetta su nostro padre! Gli dei hanno ascoltato le mie preghiere!-
disse Courtney con entusiasmo.
-Gli stessi dei che pianifichi di ribaltare da quando siamo bambine?-
le ricordò l'incredula Gwen.
-Era solo una fase...- Courtney rise nervosamente.
Gwen sospirò. -E sei talmente casta che pur di non accettare
un'infatuazione ti sei inventata tutta questa storia...-
Per il nervosismo Courtney non riusciva a stare ferma. Approfittando
del fatto che il padre e i suoi servi fossero tornati al palazzo,
decise di farsi una passeggiata.
Gwen rimase ad attendere. Una piccola parte di lei, sperava che la
sorella avesse ragione.
Angolo dell'autrice:
Inizialmente volevo pubblicare questa storia solo una volta finita, ma
mi andava di pubblicare quello che sono riuscita a scrivere fino ad ora.
Spero che i primi due capitoli possano piacervi, ne dovrebbe rimanere
solo un altro. Se vi va di darmi qualche parere, mi fa piacere.
Appunti:
-Secondo alcune varianti del mito i fanciulli vengono sacrificati ogni
nove anni.
-Nel mito il labirinto non è sotterraneo, ho optato per
questa modifica per comodità.
-Ho deciso di usare la versione originale dei nomi Arianna(Ariadne) e
Fedra(Phaidra) per far pensare più a dei soprannomi che a i
nomi. Fedra come nome non è molto usato, ma Arianna si.
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Capitolo 2 *** L'eroe e le sue buone azioni ***
Le ragazzine ateniesi, particolarmente a disagio si erano raggruppate e
avanzavano lentamente con le mani cercavano i coprire i corpi nudi come
potevano.
-Smettetela con queste manie di protagonismo, siamo sulla stessa barca
e abbiamo altro a cui pensare. Non siete neanche tutta questa gran
bellezza!- si lamentò il più scuro dei
fratellastri.
-Che puzza!- commentò l'altro fratellastro. -Duncan,
dov'è che tenevi nascosto quel gomitolo esattamente?-
-Ah, che schifo!- cominciarono a commentare alcuni ragazzini facendosi
un'idea.
-Idioti! È il labirinto a puzzare! Ellody, una mano!- Duncan
aveva dovuto chiederle consiglio per capire come nascondere il gomitolo.
La ragazzina bruna incaricata di portare la torcia,
sghignazzò. -Ragazzi, era avvolto dai miei capelli. Se i
cretesi se ne fossero accorti avrei potuto giustificare la cosa dicendo
che mi serviva da impalcatura per la mia pettinatura. Era la cosa
più ovvia da fare. Ah, ragazzi, perchè dovete
sempre essere così sporchi e volgari?- disse la fiera
ragazzina dal naso all'insù, per un attimo la sua sicurezza
le fece scordare anche di essere nuda.
Duncan si sentì più tranquillo, poi si rese conto
che probabilmente il motivo della sicurezza della ragazzina era che
aveva un piano b per uscire dalla situazione in cui era previsto il suo
fallimento contro il Minotauro e la sua morte... Duncan
cominciò a guardarla con sospetto.
-Scusate... non ci sta più seguendo nessuno, giusto?- chiese
conferma Harold, il ragazzino rosso che si orientava brandendo un
bastone.
-Esatto.- rispose Duncan. Fortunatamente era così buio che
pur avendoli accompagnati per un pezzo di strada, i cretesi non si
erano accorti dello stratagemma del filo. C'era da sperare che non lo
notassero tornando indietro. “Sarebbe stato meglio se
Courtney mi avesse dato dei sassolini da seminare per terra...
Perchè non l'ho avuta io questa idea?!”
-Bene...- continuò Harold. -Allora perchè stiamo
continuando ad addentrarci nel labirinto?-
Tutti i giovani ateniesi si bloccarono. -Ok, allora il piano
è questo.- disse Duncan. -Voi vi raggruppate e piagnucolate
per attirare il mostro.- non avrebbero neanche dovuto fingere visto che
a parte Ellody e i due fratellastri senza cervello, erano tutti
genuinamente disperati. -Poi io lo attaccherò alle spalle.-
finì Duncan sotto gli sguardi perplessi e timorosi dei
ragazzini.
-Ehm... con cosa lo attaccherai?- chiese Ellody poco fiduciosa.
-A mani nude.-
-Siamo spacciati!- cominciano a dire alcuni dei ragazzi, gli altri si
erano probabilmente rassegnati da tempo.
-Fidatevi di me!- sbuffò Duncan allontanandosi.
Attese un po' ma nel captarli, la bestia sembrava molto meno veloce di
quello che aveva sentito dire. Duncan si accorse che c'era uno dei
ragazzi che invece di piangere si tappava le orecchie infastidito
tenendo il suo bastone con le gambe. -Harold?! Che fai?
Perchè non strilli?! Hai passato tutto il viaggio a
frignare!-
-Non sono ispirato... e poi che differenza fa se mi aggiungo anche io?-
disse il ragazzino fra i quattordici e i quindici anni con
un'espressione infastidita.
-Sei il migliore ad urlare, forza!- disse Duncan cercando di suonare
incoraggiante.
Il ragazzino sembrò imbarazzato, poi chiuse gli occhi come
per concentrarsi. Nonostante stesse cominciando a perdere
la voce bianca, il ragazzo riuscì a sovrastare gli altri
con un pianto credibile che riuscì ad attirare la creatura,
imponente ma piuttosto goffa.
Duncan saltò sulla schiena del Minotauro e con le braccia
cercò di strangolarlo, ma dopo poco la bestia
riuscì a ribaltarlo con successo.
Per un attimo Duncan ebbe l'impressione che i ragazzi lo fissassero con
disapprovazione, poi Ellody prese i comandi. -Schiacciamolo e
blocchiamogli le vie respiratorie!- così i tredici ragazzini
approfittando che la bestia fosse stata stordita da Duncan e fosse
ancora a terra, le salirono addosso. I fratellastri le ficcarono i
pugni nelle narici mentre altri quattro ragazzi cercarono di
comprimerle il collo. Duncan riprendendosi andò a dargli una
mano.
La creatura si agitò ancora per qualche minuto, ma alla
fine, smise completamente di respirare. Dei gridi di sfogo ed
esaltazione si levarono dagli esausti ed increduli ateniesi.
Inaspettatamente i ragazzi si congratularono anche con Duncan per
essere riuscito a stordire la bestia.
-Troppo buoni.- disse il giovane impettito. -Ma se qualcuna delle
ragazze volesse pagarmi in natura, non dico di no, naturalmente.-
I ragazzini, sopratutto le femmine lo fissarono storto. Poi si
allontanarono velocemente seguendo il filo per l'uscita.
“Porco!” “Approfittatore!”
“Maniaco!” “Creatura inutile!”
“Perchè Atene è sempre in mano a degli
imbecilli?!” sentì Duncan mentre rimaneva solo. O
meglio, l'unico rimasto fu Harold e calò un silenzio
imbarazzante.
Poi il ragazzino sorrise innocentemente: -Scherzavo, non sono
interessato e non sono una femmina.-
-Non sei femmina? Sconvolgente! Comunque scherzavo anche io...
Com'è che voi figli di papà non sapete stare allo
scherzo?-
-Però dovresti diventare il prossimo re di Atene... In fondo
se vuoi diventare mia moglie...- prima che Harold potesse finire,
Duncan tagliò la corda, per fortuna non letteralmente...
-Scherzavo!- sbuffò il ragazzino e lo inseguì, ad
un certo punto utilizzò il suo basto per fare salto con
l'asta e riuscire a saltare in braccio a Duncan. -Sono quasi cieco! Non
puoi mollarmi qui da solo!-
-Ah, non l'avevo capito...-
-Secondo te il bastone mi serviva per ornamento!?-
-Tanto cambia poco, Ellody ci ha mollati qui senza torcia...-
-Oh...- i due sprovveduti si chinarono per cercare il filo con tatto e
poterlo seguire.
Gwen completamente frastornata vide i giovani ateniesi uscire dal
labirinto mentre un uomo molto alto e imponente che suppose dovesse
essere la scorta degli ateniesi li accoglieva con commozione e dava
solo delle tuniche per coprirsi. -N-ne mancano due!-
balbettò l'uomo spaventato.
Gli occhi scuri di Gwen cercarono disperatamente Duncan. Era euforica e
spaventata.
Provava contentezza per i ragazzi, senso di colpa per non aver creduto
che potessero farcela e per non aver dato alcun aiuto, aveva timore
della reazione di Minosse e non capiva perchè non riuscisse
a vedere Duncan.
Poco dopo vide finalmente il principe di Atene uscire dal labirinto con
un ragazzino poco più giovane.
Appena il giovane la vide, lesorrise trionfante, come se avesse voluto
comunicarle con quello sguardo limpido e quasi infantile “Hai
visto! C'è l'ho fatta!”
I due si corsero incontro, lei gli gettò le braccia al collo
e lo baciò. Poi si separarono confusi.
“Che sta succedendo?!” pensò Gwen.
“Non sono io che dovrei... Non li ho nemmeno
aiutati!”
Gwen rise nervosamente -Ehm... Scusa... è che ero
così sorpresa di vederti intero che non ci ho capito
più niente!-
Anche Duncan sorrise nervoso. -Immagino... Immagino...-
I due si guardarono con complicità, poi sentirono in
lontananza la voce di Courtney. A giudicare dal tono di voce
entusiasta, per loro fortuna non li aveva visti.
La maggiore delle principesse di Creta si buttò addosso a
Duncan, questa volta con particolare affetto. -Visto Gwen! Te l'avevo
detto che ci saremmo riusciti!- disse la ragazza con tono compiaciuto.
Gwen le rivolse un sorriso colpevole. -Beh, avevi ragione... ora
sbrigatevi a sloggiare di qua. Prima che a papà venga voglia
di controllare la situazione.
-A-aspetta, Gwen? Tu non verrai con noi?- chiese intimorita Courtney.
-No, è meglio che rimanga qui. Me la caverò.-
disse Gwen con tono rassicurante.
-Gwen...- mormorò Duncan.
-D-Duncan! D-dobbiamo sbrigarci!- gli ricordò DJ con urgenza.
Duncan sbuffò e si caricò Courtney che sembrava
poco intenzionata ad andarsene spontaneamente.
Courtney si agitò un po', poi si lasciò
convincere dall'aspetto sicuro di sé che aveva la figura di
Gwen che man mano si rimpiccioliva.
La principessa imbarcata, sembrava parecchio allegra e leggera. Essere
fuori dal palazzo di Minosse le donava. Nel bene e nel male, Duncan
quasi non la riconosceva.
-Hai già accettato che Gwen non venga con noi?- le chiese
Duncan.
Il sorriso di Courtney per un attimo si fece triste. -Se la
caverà, mi fido di lei... l'andremo a prendere un'altra
volta.-
-Duncan...- DJ lo chiamò con fare un po' irrequieto. -Che
intenzioni hai con quella ragazza? Non hai baciato sua sorella?- gli
disse sottovoce quando si fu avvicinato.
-Eh va beh! Tanto i tradimenti sono la norma, non è poi
così grave...-
-Cosa?- disse DJ sottovoce.
-Mi spiace, ma è così che sono riuscito ad
accettare mentalmente di sposarla... se dovessi esserle fedele col
cavolo che ci riuscirei! Mi verrebbe da buttarla in mare! Praticamente
manco la conosco!-
-Hai già una fidanzata ad Atene, come pensi di risolverla?-
continuò DJ infastidito.
-Lei ha contribuito alla missione, quindi ha la precedenza. Sono sicuro
che la mia fidanzata capirà! Eh... com'è che si
chiamava questa fidanzata?-
-Vuoi che lo butti a mare?- disse a DJ una voce dietro Duncan. Il
principe di Atene si girò risentito, si trattava di Harold
che teneva un remo oltre al solito bastone, il ragazzino sorrise in
modo familiare. -Scherzavo...- disse probabilmente con una vena di
passivo-aggressività. Duncan non capiva se gli stava
antipatico o simpatico e quali fossero le sue motivazioni. -E' che il
tono di DJ mi sembrava molto contrariato. Vedendoci poco, ho sviluppato
un ottimo udito, sapete?-
-Ragazzi, di cosa parlate?- chiese Courtney avvicinandosi. Si
innervosirono tutti, ma apparentemente Courtney non aveva sentito nulla
di compromettente.
-Niente. DJ mi stava ricordando di cambiare le vele da nere a
bianche... sai, mio padre era tremendamente nervoso per la mia missione
così gli ho promesso che se avessi avuto successo avrei
messo le vele bianche in modo che lui potesse capire a prima vista che
sono sopravvissuto.- le disse Duncan, in fondo era vero anche quello.
-Ah, capisco...- disse innocentemente la ragazza e poi se ne
andò pensando di essere di troppo mentre Duncan
tirò un sospiro di sollievo.
-Duncan...- disse Harold. -Quella che era diventata la compagna di tuo
padre, Medea, non ha forse cercato di ucciderti?-
-Quella donna non è più un problema.-
-Non intendevo questo... conosci la storia di quella donna?- chiese
Harold con fare saccente. -Tradì la sua famiglia in favore
di Giasone, uccise persino il fratellino che aveva portato con
sé sulla nave dell'uomo per rallentare la nave di suo padre
che dovette fermarsi per raccogliere i pezzi del ragazzo sparsi per
mare... Giasone se la portò in patria e la sposò,
poi la tradì... e la donna la prese così male da
uccidere i loro stessi figli.-
-Dove vuoi arrivare, ragazzino?- chiese Duncan infastidito.
-Sei sicuro che sia una buona idea sposarti una donna con cui sei in
debito, se hai già intenzione di tradirla?- gli chiese
Harold.
-Umh...- “In effetti col caratterino che mi ha mostrato,
Courtney potrebbe... ma no! È completamente diversa da
quando siamo partiti! Sarà stata colpa dell'aria di
soppressione che provava con suo padre. Sicuramente la ragazza mi
sarà grata per il resto dell'esistenza anche solo
perchè l'ho portata lontano da lì!”
-Comunque mi sembra tardi per riportarla indietro, rischierebbe anche
la pelle...-
-Non credo che Harold volesse dire questo, penso che intendesse che
magari dovresti essere un marito come si deve.- disse DJ dando la sua
interpretazione.
-In effetti sarebbe la cosa più auspicabile per te e la
serenità del governo di Atene...- suggerì il
ragazzino assecondando DJ. -In realtà in generale, dovresti
stare attento al tuo debole per le donne... potrebbe portarti a... beh,
brutte cose...- continuò il ragazzino dall'aria sospetta.
-Ma dovevo incontrare proprio gli unici due uomini in periodo ellenico,
convinti della monogamia?!- si sfogò Duncan.
La nave si fermò a Nasso per fare rifornimento. Quando
salpò nuovamente per Atene, Ellody si accorse di una cosa.
-Scusa Duncan...-
-Sì?- Duncan sorrise con aria nervosa.
-Che fine ha fatto la principessa di Creta?- gli chiese la ragazzina
richiamando l'attenzione di DJ e Harold.
-Beh, ho deciso di ascoltare gli avvertimenti di Harold...- disse
Duncan. Il ragazzino nominato cominciò a sentirsi a disagio,
avendo una pessima sensazione. -Così ho piantato Courtney in
Nasso per evitare di portarmela dietro e renderla una seconda Medea.-
ammise Duncan celando l'ansia.
-C-cosa?! Non ti ho assolutamente suggerito questo!-
protestò il ragazzino gesticolando con il bastone.
Ellody e DJ fissarono il principe con disprezzo. -Merda...- la
delusione era tanta che persino DJ diventò volgare.
-Inoltre non pensi che così sarà più
arrabbiata con te e ti scaglierà qualche maledizione?- disse
Harold infastidito.
-Quanto sei superstizioso...- lo liquidò Duncan.
-Abbiamo visto un ibrido metà uomo, metà toro...
credo che concetti come la superstizione possano passare in secondo
piano.- intervenne Ellody.
-Ah... ma che hanno che non va gli eroi di oggi?!- disse DJ.
-Sei tu che hai una morale troppo alta!- si difese Duncan che
nonostante tutto, si sentiva un po' in colpa.
-In effetti anche gli eroi dei tempi antichi erano poco
raccomandabili...- ammise Harold rassegnato. -Me l'ha detto una Musa
che mi parla quando dormo. Prima o poi potrei farci un libro con tutte
le storie che mi ha raccontato, sarebbe pure molto popolare, ne sono
certo! Ho delle ottime abilità come narratore devo solo
capire come scrivere visto che sono quasi cieco.- disse Harold un po'
per vantarsi, un po' per distrarsi dall'idea che la principessa di
Creta potesse scagliare qualche simpatica maledizione mentre stavano
ancora in mare in compagnia del traditore. “Non voglio morire
a causa di questo scemo! Aspetta, in effetti so già che
andrà tutto bene...”
-Perfetto, questo qui ha anche le Muse che gli parlano nel sonno...-
commentò Duncan.
-E tu te la sei vista con un Minotauro...- questo volta a
ricordarglielo fu DJ.
-La tua amica Musa può vedere sia nel passato che nel
futuro?- chiese Ellody ad Harold. -Perchè quando siamo
sbarcati a Creta, mi sembravi assolutamente terrorizzato. Mentre nel
labirinto eri abbastanza calmo, così ho pensato che magari
la tua amica Musa ti avesse rassicurato sul nostro futuro...-
-Eh, no... Lei non vede nel futuro, è solo la Musa della
poesia epica, ma una sua sorella è la Musa della storia e
vede, beh, tutto... Così ha chiesto a lei visto che le
sembravo avvilito. Mi ha detto qualcosa del tipo “Tranquillo
piccino, ora chiedo a mia sorella come andrà la tua
storia... altrimenti dove me lo trovo un altro ascoltatore
così attento e interessato?” In effetti
è una tipa molto chiacchierona e rumorosa... però
se la conosci meglio non è così male.-
spiegò Harold con un lieve sorriso.
-Per caso ti ha detto qualcosa anche sul destino di questo eroe da
strapazzo e immorale?- gli chiese DJ.
-Uh... ha detto che se non si leva i suoi vizi Duncan
deciderà di provare a rapire la signora dell'Oltretomba
è che per punizione il suo sedere rimarrà
incollato ad una sedia... e per liberarlo dovranno tagliarglielo via.-
spiegò il ragazzino un po' divertito.
-Ora mi sento soddisfatta...- disse Ellody.
-Già sorella, con una condotta così se lo
merita.- annuì DJ severo.
Duncan sospirò. -Ok... andrò a recuperare
Courtney.... ma...-
-Ma?- dissero all'unisono i tre.
-Non di persona... le manderò una persona talmente bella che
Courtney si scorderà del meraviglioso me medesimo e mi
sarà grata per avergli fatto conoscere quest'altro uomo.
Sono un fottuto genio! Ammettetelo!- Ma per qualche oscuro motivo, il
trietto continuava a fissarlo come se fosse un pessimo soggetto. -Ehi!
Guardate che sto facendo un sacrificio! Rinuncio a due ragazze molto
carine!- i tre erano straniti e in cerca di spiegazioni.
-C'è il rischio che Courtney racconti come l'ho mollata a
sua sorella! Così mi giocherò le
possibilità anche con lei!- disse Duncan per sdrammatizzare
e mascherare disagio e senso di colpa, ma non era sicuro che gli altri
capissero il suo senso dell'umorismo.
-...Volete che lo butti a mare?- chiese Harold agitando il bastone.
-Non lo so Harold... Non lo so...- disse DJ indeciso.
-Spero di esserci quando te ne andrai in giro senza sedere...-
commentò Ellody.
Appunti:
-Il modo di dire “piantare in asso” deriva
dall'abbandono di Arianna “piantata in Nasso” per
questo ho scritto “Ho piantato Courtney in Nasso”,
non è un errore di battitura (almeno quello)
-Non volendo cambiare il ruolo Duncan/Teseo non so se sono riuscita a
renderlo perlomeno simpatico nonostante le sue azioni, molto dei
personaggi della mitologia non si adattano molto alla nostra morale ed
io di mio ho l'impressione di avere un po' di difficoltà a
scrivere personaggi principali positivi... insomma, una combinazione
perfetta!
Per spezzare una lancia a favore di Teseo, secondo alcune varianti del
mito sembra che possa aver abbandonato Arianna sotto ordine di Dioniso,
ma rendere l'eroe passivo non mi faceva impazzire come idea,
così ho preferito dare ad Harold il ruolo di diavoletto
accidentale e far prendere a Duncan la decisione.
-Harold non è un riferimento ad un personaggio del mito ma
ad Omero, presunto autore dell'Iliade e dell'Odissea. La tradizione lo
vuole cieco, il nome stesso potrebbe significare “colui che
non vede”
-Neanche DJ ed Ellody sono riferimenti a personaggi del mito.
Probabilmente quest'ultima può sembrare una Courtney
alternativa... mi è venuto naturale gestirla così
visto che ha poco spazio nel cartone e potrebbe ricordare un po' una
versione più tranquilla e nerd di Courtney, in originale ha
anche la sua stessa doppiatrice.
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Capitolo 3 *** Il Dio vagabondo e la ragazza abbandonata ***
Tralasciando l'odore di villaggio bruciato e i lamenti degli sfollati,
quella era una ridente mattina sull'isola di Nasso. Ma invece di
divertirsi, un'anomala giovane menade, minuta e dai capelli talmente
chiari da sembrare argentei, compilava una lista dei danni cercando di
venire a capo della situazione.
-Dieci morti... tre sono stati mangiati da uno che poi si è
tuffato di testa dalla scogliera morendo... Dioniso! Com'è
potuto succedere tutto questo!?- la giovane si sfogò con la
divinità che serviva, lei stessa aveva dovuto legarlo con
catene di ametista nella speranza di farlo rinsavire.
-Beh Dawn... il capo-villaggio mi aveva chiesto di rendere sua moglie
più sciolta e disponibile...- cominciò
a spiegare la divinità fulva e dal bizzarro copricapo fatto
di foglie d'edera e acini d'uva. -Ma a quanto pare non voleva ottenerlo
attraverso l'ubriachezza, voleva un cambiamento più stabile,
duraturo e senza l'effetto collaterale del vomito, la spossatezza, il
mal di testa e blah, blah, blah...-
-Sì più serio! Per colpa del tuo operato sono
morte delle persone!- gli ricordò la ragazza.
-Ehi! Perchè pensi già che sia il responsabile?!
E poi, sinceramente... chi se ne frega? Voi umani siete esseri dalla
breve durata!- sbuffò la divinità.
-Proprio perchè abbiamo una vita breve non mi sembra il caso
di ucciderci prematuramente!-
-Infatti anziché ammazzare il capo-villaggio per la sua
critica crudele e insensata all'invenzione più geniale di
tutte, il vino! Che infatti ho inventato io che sono un genio...-
Dawn ringhiò mentre ascoltava il folle megalomane che si
vantava.
-...Visto che sono un Dio estremamente misericordioso, ho deciso di
applicarmi per capire come rendere più allegra quella donna
senza ricorrere al vino e senza andare incontro a troppi effetti
collaterali. Ci ho pensato... pensato... pensato...- la
divinità cominciò a canticchiare sotto gli occhi
esauriti di Dawn -E stranamente tutte le persone intorno a me sono
impazzite!- disse innocentemente come se credesse davvero di non essere
stato lui a farle impazzire accidentalmente a causa della sua
frustrazione. -Hanno dato fuoco al villaggio, c'era il cannibale di cui
parlavi tu... poi visto che sono misericordioso per limitare i danni ho
trasformato alcuni degli abitanti ammattiti in oche starnazzanti.-
-Ti prego, dimmi che non si tratta delle stesse oche che questa mattina
stavi arrostendo mentre deliravi!- disse angosciata la ragazza.
Il dio si voltò verso le oche allo spiedo a pochi passi da
lui. -Ops...- pronunciò innocentemente mentre ridacchiava.
-Ops un corno! Avevi promesso agli Olimpi che sceso sulla terra non
avresti ricominciato a fare il pazzo!-
-Ah... Comincio a pensare che tornare qua giù non sia stata
una buona idea!-
-Ma non sei mica stato tu, il geniale Dioniso, ad averla?- gli fece
notare la ragazza con un tono vagamente passivo aggressivo.
-Hai ragione... Allora deve esserci qualcosa di buono in questa idea!-
disse la divinità ritrovata la fiducia. Ancora legato, si
rimise in piedi con un salto. -Mi toglieresti le catene di ametista ora
che sono più calmo?- chiese con tono mellifluo.
Dawn lo guardò con aria diffidente, ma seppur con un certo
timore, alla fine lo slegò, assicurandosi che continuasse a
portare almeno il bracciale di ametista, il minerale serviva a
contrastare la follia con cui era stato maledetto dalla matrigna Era.
-Ancora non capisco perchè ti sei unita alle menadi, invece
di consacrarti ad Artemide.- disse una voce femminile alle sue spalle.
A parlare era stata Scarlett, un'altra menade. Aveva dei capelli rossi
terribilmente disordinati.
-Diciamo che avevamo un'idea di castità un po'
differente...- disse Dawn con un sorriso infastidito mentre ricordava
le avance della Dea cacciatrice.
-Beh, unirsi ad un gruppo di sacerdotesse dedite al sesso e
all'omicidio mi sembra comunque un po' drastico!- disse Dioniso
sghignazzando.
Dawn gli diede una gomitata. -Fortunatamente ormai non vi è
più permesso.- disse la giovane con un'espressione
soddisfatta, mentre Scarlett a cui mancavano i bei vecchi tempi
ringhiò. -Ed io mi sono unita al gruppo proprio per tenere
d'occhio voi e il vostro Dio.- anche se le era stato dato un compito
faticoso, Dawn era contenta di aver trovato finalmente uno scopo. Era
sempre stata un essere umano particolarmente in armonia col mondo dello
spirito ed era rimasta molto delusa quando aveva scoperto che le
entità sovrannaturali più potenti erano in
realtà degli esseri viziosi, prepotenti e crudeli.
-A proposito Scarlett...- la chiamò Dioniso. -Si
può sapere cosa avete combinato voi menadi quando
ero sull'Olimpo per mettervi nei guai? E come mai non contando Dawn che
si è unita alla banda solo ora, siete rimaste solo tu e
Zoey?-
La giovane menade dai capelli rossi sospirò e si
preparò a parlare ma ad un certo punto si interruppe. -Sono
impazzita e lo sento solo io questo suono?- disse Scarlett. Prima non
l'aveva notato a causa dei lamenti degli abitanti del villaggio, ma ora
che si erano un po' calmati, non poteva più non farci caso.
-E' il vent...- Dawn si interruppe e ascoltò meglio. -No,
è un pianto femminile... ma proviene dal lato della
spiaggia, non dal villaggio. Potrebbe essere Zoey.- ipotizzò
Dawn moderatamente preoccupata. Considerando che la menade assente
aveva una personalità sdoppiata, il fatto che piangesse non
significava per forza che le fosse successo qualcosa di grave per gli
standard di una persona normale.
-Ah... andiamo a controllare, allora.- disse Dioniso un po' scocciato.
Più il trio si avvicinava alla fonte del rumore,
più la voce risultava poco familiare. Ad un certo punto
sorpresero una ragazza dall'innaturale chioma rosso sangue, nascosta
dietro un masso a spiare un'altra giovane lontana che urlava e piangeva
rivolta verso il mare.
-Zoey, che è successo alla ragazza?- chiese Dawn sussurrando
alla ragazza spiona.
-Ieri era sbarcata una nave dalle vele nere. La ragazza è
scesa da quella nave in compagnia di un giovane uomo, ma ora per
qualche motivo è rimasta solo lei, poverina... fa
così da quando si è svegliata tutta sola...-
rispose la menade con gli occhi lucidi e un tono affranto.
-Capisco... deve essere successo qualcosa all'uomo e all'equipaggio
della nave...- disse Dawn ingenuamente.
Improvvisamente Zoey scoppiò il una risata malevola. -No!
L'amante della ragazza, ha aspettato che quella sciocchina si
addormentasse e l'ha abbandonata! Forse era stufo di un'amante tanto
appiccicosa... ci ha provato con lui in modo spudorato per tutto il
tempo mentre erano sulla spiaggia! Roba da non credere! Uno spettacolo
imbarazzantemente esilarante!-
-Che cosa terribile...- sussurrò tristemente Dawn per poi
fulminare con lo sguardo Scarlett che si era messa a ridere.
-Che tragedia...- disse Dioniso con un tono insolitamente triste. Senza
che se ne rendesse conto, i suoi piedi si erano già mossi
per avvicinarsi alla fonte di quel pianto straziante.
-Cosa?!- esclamò Dawn confusa. -C-come puoi intristirti per
questa storia dopo aver causato morte, distruzione e pazzia in quel
villaggio?-
-Boh, forse sono cambiato...- sussurrò il Dio continuando a
camminare come se fosse ipnotizzato.
-M-ma è successo solo poche ore fa! Mica secoli fa! Ehi,
dove vai?!-
-Lascia perdere Dawn. È pazzo, non ti ci sei ancora
abituata?- Zoey le pose una mano sulla spalla sorridendo docilmente.
-No, è ancora troppo ingenua e idiota!- sentenziò
Scarlett. -Io me ne vado, mi sto annoiando.-
-Ma nooo! Perchè?! Perchè?!- chiese Zoey
saltellando infantilmente. -Le scaramucce romantiche sono
così divertenti! Come puoi dire di annoiarti?!-
-Mah! L'ultima cosa che pensavo di trovare fra le menadi, erano delle
romanticone...- disse Scarlett scocciata.
Il Dio fulvo vide finalmente da vicino la figura singhiozzante china
sulla sabbia.
Non riusciva a vederla bene in volto. I lunghi, capelli folti e
scompigliati, lo nascondeva in parte, ma poteva intuire la delusione
che aveva seguito la sorpresa nel vederlo.
La ragazza si aspettava e sperava che lui fosse un'altra persona.
“Guarda che potrei anche offendermi! Non capita tutti i
giorni di vedere un dio, lo sai? Va beh, date le circostanze posso
anche perdonartelo...”
-Perchè piangi, dolce e triste ragazza piantata a Nasso?-
chiese lui con una certa dose di curiosità e un tono che
suonava inopportunamente allegro. Non era mai stato bravo a rapportarsi
in modo normale con le donne o con chiunque altro. Si sentiva quasi
impacciato quando non era ubriaco o vittima della follia, probabilmente
era per quello che ragionare sulla donna del capo-villaggio l'aveva
messo in difficoltà.
La ragazza strinse i denti, si raggomitolò e
abbassò il volto che le venne completamente coperto dai
numerosi capelli castani. La sentì deglutire poi
potè finalmente udire l'inizialmente flebile e tremolante
voce della ragazza.
-Non sono affari tuoi... Potresti anche essere un malintenzionato... ma
sono troppo stanca per pensarci seriamente quindi palesa le tue vere
intenzioni. Vedrò che risponderti, se e come reagire.-
-Uhm...- il Dio si sentiva contagiato dall'aura rassegnata della
ragazza. -Sono solo un estraneo curioso...-
-Oh no... Magari sei uno di quei maniaci che vogliono prima guadagnarsi
la fiducia della vittima...- disse la ragazza molto più
scocciata che preoccupata. Il ragazzo rise divertito da quello strano
modo di fare e la giovane gli ringhiò contro in risposta.
Dopo un po' di tentativi riuscì a farsi raccontare la
vicenda che aveva portato lì la furiosa ragazza. Vista tutta
la rabbia e disperazione che aveva, alla fine non fu poi
così difficile spingerla a sfogarsi anche senza farla
ubriacare o impazzire.
-Maledetto Duncan! Che le Furie se lo portino!- disse alla fine la
ragazza che aveva rivelato di chiamarsi Courtney, alzandosi e
gesticolando furiosamente contro il mare. -Dovessi sacrificarmi per
convincerle a vendicarmi io... io...- ricadde sulla sabbia senza
riuscire a terminare la frase, era emotivamente esausta.
La divinità la interruppe asciugandole le lacrime. La
ragazza indietreggiò diffidente. -Fidati piccola capretta.
Di sacrificarsi per la vendetta, non ne vale assolutamente la pena.-
ridacchiò l'uomo, poi con fatica cercò di
assumere un tono serio e appropriato. -Uno così è
certamente meglio perderlo che trovarlo. Prenditi il tempo che vuoi per
piangere e essere triste, ma non fare cose stupide come gettare al
vento la tua vita. Ti ci vorrebbe del vino, questo si!- propose
ritornando ad un'inappropriata allegria.
-No, grazie.- rispose lei infastidita e sospettosa. -Non mi piace e
questo non è sicuramente il momento di ubriacarsi.-
“Quale offesa! È sempre il momento di ubriacarsi!
Ho fatto impazzire gente per dichiarazioni simili, lo sai?!”
-Come ti chiami?- domandò lei.
-Scott- rispose dopo qualche secondo. Gli sembravano secoli che non
utilizzava il nome che gli avevano dato gli zii umani.
Nel mentre la ragazza tornò a guardare verso il basso,
strinse le mani sul lembo di tessuto che le copriva le cosce, strinse
talmente forte da strapparlo leggermente e fu colta da altri singhiozzi.
Scott era in difficoltà, non riuscendo a capirne i
sentimenti, non aveva la minima idea di come gestire le emozioni di
quella ragazza. -Guarda il lato positivo... E' un bene che quel
principe da strapazzo ti abbia abbandonata, così te ne sei
sbarazzata subito. Pensa un po' se per disgrazia vi sposavate sul
serio...-
-Almeno avrei potuto vendicarmi dandogli in pasto i nostri figli!-
disse Courtney a denti stretti.
Era palesemente fuori di sé e il suo stato metteva molta
nostalgia a Scott.
“Ma che bel caratterino! È proprio un peccato che
abbia dovuto abbandonare la vecchia via per poter scendere di nuovo
sulla terra...” -Signorina... guarda è sarebbe
abominio agli occhi degli dei quello...- l'avvertì scherzoso.
-Beh, Crono li mangiava! E anche Zeus... ha mangiato una compagna
incinta perchè aveva paura del figlio che avrebbe partorito,
quindi è come se avesse mangiato un figlio!-
obbiettò irritata.
-Crono era un titano...- precisò Scott
-Non è il momento di fare i precisi!- protestò
Courtney.
-Hai ragione, ma sai com'è, gli dei non vogliono che fai una
cosa, ma intanto loro la fanno... Anche l'incesto è un
tabù, eppure si sposano fra fratelli, zii e nipoti... Sai la
prima volta che sono nato, fui generato da un uomo e la figlia che esso
aveva avuto da sua sorella...-
Courtney lo guardò stranita. “Questo non sta
affatto bene! E magari in parte dice anche il vero, ma come si
può parlare con tanta leggerezza di un simile
abominio?!”
-Ehm... Carina? Tu prima parlavi di voler fare dei figli per farli
mangiare al padre... insomma...-
-Dicevo per dire...- “E davvero così facile capire
a cosa penso?” si chiese Courtney imbarazzata.
-Comunque la moglie di mio padre non prese così bene la mia
nascita.- Scott voleva continuare il suo racconto.
-E puoi biasimarla?!- esclamò Courtney sentendosi totalmente
solidale con quella donna.
Scott la guardò infastidito ma continuò
-Così visto che ero diventato il preferito di mio padre, la
mia matrigna mi diede in pasto a dei titani. Poi mi reincarnai nel
figlio che aspettava un'altra amante di mio padre e la mia matrigna la
fece uccidere con l'inganno proprio da lui! Ma fu mio padre stesso a
“partorirmi” trapiantandomi nella sua coscia...-
Courtney non capiva se il ragazzo si divertisse a raccontare cazzate
impossibili da prendere sul serio o se fosse abbastanza scemo da
credere a tutte le frottole che gli raccontava un padre poco di buono.
Ma ascoltarlo era quasi rassicurante. Quelle idiozie erano sulla buona
strada per distrarla dal suo dolore, almeno finchè Scott non
la fissò con risentimento.
-Sei ancora dalla parte della mia matrigna? Capisco il rimanerci male
per dei continui tradimenti, ma io in fondo che cosa c'entravo?!- disse
sembrando stranamente sincero.
Courtney rimase muta e senza espressione. La parte razionale capiva che
i figli non c'entravano con un marito traditore, ma la sua parte
emotiva continuava a farle capire quella donna. Forse il problema era
anche che le gesta che Scott raccontava erano troppo inverosimili
perchè lei riuscisse a empatizzare davvero con la presunta
tragedia del ragazzo.
-In realtà la mia matrigna potrebbe anche avere la mia
simpatia... in fondo per qualche strano scherzo del destino ci
somigliamo in qualche modo! Ma non posso stimare una donna
così stupida da amare un marito che la tradisce di continuo
e che ha anche un comportamento violento! In fondo non era neanche
d'accordo con lo sposare mio padre, fu un matrimonio riparatore
inseguito ad uno stupro...- pur essendo il Dio della follia, mal
sopportava quel sentimento folle della donna che non riusciva a
capire... di solito ciò che era sconosciuto lo intrigava,
non provava timore per l'idea di perdere il controllo di sé,
era qualcosa a cui era abituato e non aveva neanche nulla contro il
sentimento amoroso in sé, ma l'inspiegabile sensazione che
guidava la sua matrigna faceva eccezione.
-Come fai a dire che lo ama? Magari vuole solo non sentirsi umiliata
ulteriormente e vendicarsi di lui come può.- disse Courtney
sentendosi appesantita dal discorso che era diventato troppo
verosimile. Inoltre in un'atmosfera familiare tesa, con un marito ed
una moglie che si giocavano i peggio tiri mancini, c'era cresciuta. Sia
sua madre che suo padre erano infedeli e la donna per vendicarsi si era
rivolta ad una strega per trasformare il seme di suo marito in creature
velenose ogni volta che tradiva, uccidendo eventuali compagne.
“Sarebbe meglio assassinare direttamente i mariti
anziché prendersela con le amanti.”
pensò Courtney sentendosi terribilmente savia e ragionevole.
-Non sono solo le menadi ad essere spaventose, forse tutte le donne
sono spaventose.- disse Scott con tono capriccioso, era infastidito
dalla mancanza di un chiaro segno di solidarietà da parte di
Courtney. -Ah, tradire parenti per il primo belloccio che si
presenta... Ma Ariadne, il tuo soprannome, non vuol dire tipo,
extravergine?- disse con un ghigno.
Courtney gli tirò addosso della sabbia con fare offeso. -Ma
da che parte stai?!- chiese fortemente risentita. Scott stava per
risponderle, ma venne interrotto. -Che ne sai di come sono fatti questi
parenti? Forse fra l'essere stata abbandonata qui e lo stare con mio
padre e mio fratello, l'abbandono su un isola sconosciuta non
è così male!- non ne era poi così
sicura ma voleva crederci con tutta sé stessa. Non poteva
accettare di aver peggiorato la sua situazione per seguire un tipo come
Duncan.
-In effetti suppongo che Minosse non fosse un gran padre... e forse lo
scherzo che gli hai giocato è quello che si merita, magari
è una sorta di vendetta da parte del re Niso...
Sai, anche tuo padre vinse una guerra grazie alla figlia di un suo
nemico che si era invaghita di lui e dopo la fece pure uccidere...
sembra che lei si sia trasformata in pesce e il padre di lei in un
uccello che puntualmente cerca di ucciderla e divorarla.-
Courtney lo guardò con orrore. “E' forse questo
potrebbe accadere anche a me? Rivoltarsi contro la propria famiglia
deve essere sbagliato anche quando si tratta di assassini che
richiedono sacrifici umani?” pensò tremando.
Temendo che in qualche modo sovrannaturale, la vendetta del padre
potesse raggiungerla, cominciò a respirare affannosamente.
Vedendola in quel modo, l'ostilità svanì e Scott
si ritrovò ad accarezzarle la schiena in un tentativo di
farla calmare. La ragazza lo allontanò con delle manate
più volte, ma il ragazzo tornò ogni volta a
ripetere il gesto cercando di consolarla.
Non aveva molta esperienza di interazioni normali quindi non sapeva se
stava o meno sbagliando approccio, ma era l'unica idea che gli veniva
in mente.
“Che mi sta succedendo?” si chiese stranito.
“Che sia stato colto da un particolare tipo di follia
nonostante il bracciale di ametista ancora al mio polso?”
-Stai tranquilla, Minosse ha fatto troppi danni e attirato
troppe maledizioni su di sé perchè qualche forza
spirituale gli ubbidisca. Il suo rancore non potrà avere
alcun effetto su di te...- “Anche perchè hai la
mia protezione.” pensò piacevolmente confuso.
-Anche quel tuo fratello è stato un problema che si
è creato lui... Se tuo padre avesse mantenuto la promessa di
sacrificare il toro bianco a Poseidone, il Minotauro non sarebbe mai
nato.-
-Davvero? Quindi è nato in quel modo per una maledizione!
Non è vero che mia madre si è invaghita di un
toro!- disse speranzosa.
-E... no, in realtà è vero.- disse Scott. La
ragazza gli sembrò abbastanza delusa. -Però si
è invaghita di un toro a causa di quella maledizione e di
quella di Afrodite. Va un po' meglio così?-
-Un po'...- sussurrò lei -Ma tu come lo sai tutte queste
cose?- domandò curiosa e nuovamente sospettosa.
-Me l'ha detto lo zio Poseidone.- rispose Scott con nonchalance.
Courtney non ci fece molto caso, aveva già concluso che
Scott non avesse la testa così a posto e il suo copricapo a
base d'uva lo confermava...
“Ma suppongo non sia un cattivo ragazzo...
Spero...” forse a causa della solitudine, decise di dargli
fiducia. -Mi spiace per come sei stato trattato dalla tua matrigna, non
doveva prendersela con te... ma limitarsi ad avvelenare tuo padre.-
disse Courtney cercando di essere il più gentile che poteva.
Ma non appariva molto calorosa e probabilmente l'aver augurato un
avvelenamento al padre del ragazzo non era d'aiuto. Tutta via Scott
sorrise come se fosse sinceramente contento.
“Sembra facile da manipolare...” pensò
Courtney un po' intrigata, ma cercò di scacciare
immediatamente la sensazione. Purtroppo ciò la
riportò a pensare a Duncan. “Posso avere un po' di
tregua o no?!” -Chissà se Medea potrebbe aiutarmi
a vendicarmi di Duncan, in fondo è una strega...- disse
Courtney fra sé e sé rimuginando. -Magari se
trovassi il modo di contattarla...-
Scott tirò fuori da una tasca una pietra viola come quelle
che portava al braccio e gliela spinse contro la fronte. -Lo vuoi?
È un'ametista, aiuta a guarire la follia, con me funziona.-
disse il ragazzo sorridendo gentilmente. Si sentiva abbastanza vicino a
lei in quel momento. Era intrigato dal lato più selvaggio
che intravedeva nella giovane, ma conosceva anche le conseguenze di
coltivare un simile aspetto del proprio carattere.
-Non sono pazza...- sibilò Courtney rifiutando il dono.
-Solo arrabbiata... e desiderosa di vendetta.-
“Sì, ogni briciolo di amore che avevo per quella
odiosa creatura si è trasformata in odio! È il
modo migliore per non soffrire... N-non è vero! Non mi
piaceva neanche! Non sto soffrendo!” si grattò
nervosamente il capo... “Queste contraddizioni mi fanno
venire il dubbio di essere pazza davvero! Che l'illusione di sentimento
e agitazione che provavo al cospetto di Duncan fossero un tiro mancino
di Afrodite?” creare quella scusa la rassicurava un po'.
Vedendola turbata, Scott le porse nuovamente l'ametista.
-Ho detto di no!-
-Beh, se non lo vuoi che ne pensi di scordare il tuo dolore e
partecipare ai miei riti?- domandò esaltato, la ragazza
sembrava confusa. -Col tuo temperamento saresti una Menade perfetta!
Anche se purtroppo gli omicidi sono diventati vietati... ma va beh,
forse per gli schiavi si può ancora fare un'eccezione! Ma
non ne sono sicuro non mi sono informato bene...- con tono giocoso
Scott cominciò quello che alle orecchie della principessa di
Creta sembrava un delirio.
La ragazza sgranò gli occhi e in un attimo
afferrò un sasso. Glielo tirò in testa,
scattò in piedi e corse via.
Vide una persona in lontananza. -A-aiuto!- gridò sperando
che non appartenesse anche lui al culto di Dioniso. Ma quello che si
trovò davanti fu nuovamente Scott. -Com'è
possibile?!- era esasperata. -Lontano da me, sacerdote di Dioniso!-
gridò gesticolando nel tentativo di apparire minacciosa.
I grappoli d'uva caddero dalla testa di Scott rivelando delle
escrescenze ossee sul capo del fulvo... delle corna. -Ah! Un satiro!-
esclamò Courtney allarmata.
-Eh? Satiro?- Scott un po' offeso si indicò i piedi, erano
normali.
“Sarei stata completamente pazza a non rendermi conto di
degli zoccoli se li avesse avuti...” pensò
biasimandosi. La ragazza incominciò a capire. -Ah! Sei
Dioniso!-
Il dio applaudì. -Brava! Ma puoi continuare a chiamarmi
Scott. Ansi, mi piacerebbe che facessi così.-
-Ma gli dei non ti aveva accolto tra loro pur di impedirti di decimare
la popolazione uccidendo tutti quelli che non volevano partecipare ai
tuoi culti? Estia se n'è pure andata per farti posto!-
-Al mare potrò pure andarci! Inoltre sull'Olimpo mi annoiavo
abbastanza... Infatti Estia se n'è andata proprio per questo
secondo me... Oppure era troppo calma e pacifica per stare in mezzo a
quel casino. Lo so, detto da me fa un po' ridere!-
-Beh, almeno nonostante tu sia un Dio non mi hai ancora aggredita...-
disse la ragazza mantenendo alta la guardia.
-Eh, andiamo! Non va sempre... ok, diciamo che gli dei non si lasciano
dire di no facilmente e il mio paparino ne è un esempio...-
-Davvero una bella epoca questa in cui vivere...- commentò
rassegnata la ragazza. -Sto cominciando a pensare che l'idea di scalare
l'Olimpo per buttare giù le divinità non fosse
poi così infantile.- sospirò.
-Ah, ah... adoro la tua idea, dico davvero!- disse Scott con
ammirazione. “Mi piacciono le cause perse...” si
strofinò il bracciale d'ametista sperando che potesse
dissuaderlo dall'avere pessime idee. -Ma non è
realizzabile...- le disse suo malgrado.
-Beh, forse con l'aiuto di un Dio...- suggerì la ragazza
sorridendogli per la prima volta e toccandogli il viso in un goffo
tentativo di seduzione.
-N-no!- Scott deglutì e indietreggiò. -Io ormai
sono fuori da giochi...- disse combattendo la tentazione. -Conosco la
mia reputazione, ma... non sono neanche stato io a scegliere di essere
folle! Sono stato maledetto da una donna che mi ha perseguitato fin
dalla nascita!- si mostrò agitato. Era insolito per lui, ma
voleva davvero una vita tranquilla ora che era più lucido.
Forse era follia, ma voleva provarci. -Sono... sono anche pronto ad
accasarmi, sai?- disse sorridendole nervosamente. Scott si
chinò per raccogliere la ghirlanda di uva ed edera che gli
era caduta dal capo poco prima, essa cominciò a brillare e
divenne d'oro.
Il ragazzo posò la ghirlanda sulla testa di Courtney nervosa
e imbarazzata quanto lui. “Questo atteggiamento non
è degno del Dio della follia, ma è tutto molto
più difficile da sobri!” si lamentò
Scott.
-Cosa hai detto, scusa?- chiese Courtney indietreggiando.
-Ops... ho parlato ad alta voce. Pazienza! Se lo vuoi, puoi diventerai
mia moglie. Sei stata abbastanza folle da farti promettere il
matrimonio da un uomo sconosciuto, quindi perchè non
rifarlo?- domandò con un sorriso nervoso.
-G-già! Dopo tutto è andata così bene
la prima volta!- disse con una risata isterica.
Nonostante tutto, per un attimo Courtney si sentì presa
dall'ebrezza ed ebbe la tentazione di rispondere di sì.
“Deve per forza essere l'effetto collaterale dello stare
troppo a contatto con questo tizio!” si disse cercando di
tornare in sé. “O forse è il mio corpo
che mi sta tradendo di nuovo!” ripensò allo stato
d'agitazione che l'aveva perseguitata ogni volta che si trovava nelle
vicinanze di Duncan da quando l'aveva visto. Sua sorella aveva
identificato il fenomeno come attrazione.
-Eh... perchè sembra che tu debba cominciare a piangere o
urlare da un momento all'altro?- le chiese Scott confuso.
“Voglio bere! Sono confuso... Piacevolmente confuso? Non ne
ho idea!” Scott smise di vagare nella sua testa e
ritornò a concentrarsi sulla ragazza che gli sembrava
diventata una statua di ghiaccio. Le agitò una mano davanti.
-Ooooh! Sveglia!-
-Ci sono, ci sono!- ripetè innervosita. Poi
sospirò e tentò di essere o fingersi razionale.
-La tua offerta... è una buona offerta...- trovava quasi
piacevole il sorriso innocentemente esaltato che si stava formando sul
viso della divinità mentre gli parlava. Ma ricordando di
aver provato una sensazione simile con Duncan si spaventò.
-Ma vorrei più tempo per pensare alla risposta per favore!-
disse tutto d'un fiato con un'espressione agitata.
-Uhm... ok...-
Dawn aveva aiutato come poteva gli abitanti vittima della follia di
Dioniso. Aveva cercato i dispersi , curato i feriti e aiutato a
seppellire i morti. La ragazza era esausta. Si era dovuta distendere
sul terreno della foresta in cui lei, Zoey e Scarlett si erano
accampate.
-Ma perchè la vita umana vale così poco agli
occhi degli dei?- si chiese la ragazza tra sé e
sé.
-E' inutile avvilirsi su qualcosa su cui non abbiamo alcun potere.
Possiamo solo goderci la vita finchè abbiamo tempo.- disse
Zoey chinandosi vicino a lei. Era stata così preoccupata per
l'amica da aver abbandonato lo spionaggio ai danni di Dioniso e la
sconosciuta. -Io non posso farci nulla per la mia doppia
personalità, ma ho imparato a conviverci.- la rossa lo disse
cercando di sorridere alla biondina nel modo più
rassicurante possibile. Dawn provò a sorriderle a sua volta.
-Tutto questo sentimentalismo mi farà rovesciare.-
commentò Scarlett.
-Magari cominciare a smettere di reprimere i tuoi sentimenti ti farebbe
bene, invece.- disse Zoey pacificamente.
-Meh!-
-Ragazze!- le chiamò una voce maschile da loro ben
conosciuta. Dawn tirò su la schiena e vide Dioniso che
tornava da loro portandosi dietro la ragazza della spiaggia. Nulla di
così strano o preoccupante almeno finchè la
divinità non presentò loro, quella che a detta
sua era la principessa di Creta, come sua futura sposa.
Davanti all'ennesima scemenza del suo Dio, mentre Zoey con entusiasmo
si congratulava, Dawn si colpì da sola la fronte col palmo
della mano. “Aspetta... magari non è
così male... Dioniso per compiacerla potrebbe finalmente
mettere la testa a posto... no? N-no? Ma chi voglio ingannare?! Se gli
piace deve essere una pazza anche lei!”
Precisazioni sulla mitologia:
-Inizialmente Zeus si era unito ad un'altra divinità, Meti.
Ma quando la Dea fu incinta gli venne predetto che il figlio lo avrebbe
detronizzato così Zeus la mangiò (tale padre,
tale figlio, questa simpatica abitudine di mangiare i figli per non
essere spodestato l'aveva anche Crono) In seguito Zeus ebbe un mal di
testa talmente lancinante da ordinare ad Efesto, Dio fabbro, di
spaccargli la testa con un colpo d'ascia e dalla ferita ne
uscì fuori Atena, già adulta e armata di tutto
punto.
-Secondo il mito più classico, Dioniso sarebbe il figlio
avuto da Zeus dalla principessa Semele.
Quando questa era incinta, Era per vendicarsi assunse l'aspetto della
nutrice della giovane e giocando sulla sua insicurezza sulla
serietà dell'amato la spinse a chiedere all'amante di cui
non sapeva la reale identità di mostrarsi a lei col suo vero
aspetto.
Non solo in quella greca, ma in diverse mitologie vedere il vero
aspetto di un essere divino porterebbe alla morte.
La ragazza quando Zeus andò da lei si rifiutò di
giacere con lui se non le avesse mostrato il suo vero aspetto, il
risultato prevedibilmente fu la morte. Allora Zeus estrasse dalla donna
il feto(?) Dioniso e se lo impiantò nella coscia per poi
“partorirlo” a tempo debito.
-Secondo il mito orfico invece Dioniso oltre ad essere il figlio di
Zeus e Semele sarebbe la reincarnazione di un figlio di Zeus avuto
precedentemente dalla figlia Persefone, Zagreo.
Angolo dell'autrice:
Avevo detto che questa storia avrebbe avuto solo tre capitoli... Avevo
mentito! In realtà non proprio...
E' che inizialmente la storia doveva essere molto più
aderente al mito, poi ho dovuto smussare alcune parti per evitare
alcune situazioni grottesche (anche se alla fine il grottesco
c'è comunque...) in seguito ho deciso di distanziarmi ancora
di più perchè con le tempistiche del mito
originale la storia non funziona dal mio punto di vista e
perchè ho capito un po' meglio cosa voglio da una storia
ispirata alla mitologia...
Quindi questa storia ora avrà un numero ancora non
identificato di capitoli (ma dovrebbe essere comunque breve)
Questa è la terza volta che decido di scrivere una storia
tutta in una volta invece di pubblicarla man mano... ed è la
terza volta che mi va male! Anche questa volta ho avuto degli
imprevisti particolarmente demoralizzanti che mi hanno interrotta
mentre cercavo di concentrarmi sul finire la storia e ho capito che per
me è meno pesante avere un'idea di come deve andare la
storia e pubblicare man mano, anziché cercare di prepararla
tutta prima.
Mi scuso per questo incredibile ritardo nell'aggiornamento della
storia, mi manca il finale ma molti capitoli li ho già
scritti, devo ricontrollarli e pubblicarli gradualmente. Alcune parti
le ho scritte mentre ero febbricitante per il covid e sono
contemporaneamente curiosa e spaventata dallo scoprire cosa ho scritto
e in che forma l'ho scritto visto che la combinazione fra febbre e
dislessia potrebbe aver dato risultati abbastanza tragicomici per me
che dovrò ricontrollare i capitoli o_O
Non sono una fan delle personalità multiple dei personaggi
della vendetta dell'isola, ma ho pensato che in queste circostanze, una
Zoey sdoppiata ci stesse. Per quanto riguarda Scott ho cercato di
mischiare le caratteristiche del personaggio al ruolo di Dio della
follia con la sua backstory. In realtà mi piace il
risultato, ma probabilmente è abbastanza estraniante
rispetto allo Scott della vendetta dell'isola e a quello di All Stars
(che è quello che ho preso più in considerazione
visto che è lui ad avere una relazione con Courtney)
In ogni caso, spero tanto che questo aggiornamento possa piacervi e mi
scuso ancora per il ritardo.
Avere un vostro parere mi fa molto piacere anche se ultimamente per
vari motivi ho risposto con parecchia lentezza alle recensioni... mi
scuso anche per questo...
E alla prossima!
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Capitolo 4 *** Creaturine fragili ma pericolose ***
Harold si era assopito solo da pochi secondi, ma la voce dell'intrusa
arrivò puntuale come al solito nella sua testa.
-Ehi! Mia olivetta!- lo chiamò con tono allegro la Musa che
da qualche tempo aveva cominciato a invadere il suo spazio mentale
approfittando dello stato di addormentamento.
-Leshawna, guarda che il mio nome è Harold...- il ragazzino
protestò debolmente. Ci si stava abituando ma si sentiva
ancora un po' infastidito. Quel trattamento gli sembrava inadatto
rivolto a un giovane uomo di quasi quindici anni! Ma nonostante la
sensazione di essere preso in giro, gli piaceva stare con quella
persona.
-Ho avuto una giornata davvero orrenda!- la Musa cominciò a
lamentarsi avvicinandosi al corpo del ragazzo all'interno del sogno.
-Sono stata evocata da non so quanti aspiranti poeti incapaci! Poi
c'è quella piattola di Apollo! È ancora convinto
di essere a capo di noi sorelle e non fa altro che seccarci con quelle
fisse da precisino del cavolo che però si crede tanto
incredibile!- poi ridacchiò maligna. -Magari uno di questi
giorni lo eviro e prendo io il comando...- Harold percepiva lo scherzo
ma gli sembrava comunque compiaciuta mentre fantasticava su quel
proposito.
“Forse l'essere la Musa della poesia epica la predispone
all'esaltarsi per la violenza?” osservò
incuriosito poi gli venne in mente un particolare. -Non dovresti averci
fatto un figlio con Apollo?- si lasciò sfuggire a voce alta.
-Eh... Chi ha messo in giro una simile calunnia?- domandò la
Musa con una falsa serenità che l'asciava presagire un
rischio di incenerimento immediato, ma Harold non se ne
preoccupò molto.
-Uhm...- appena in tempo il ragazzo ricordò ed
evitò di fare altre domande. Indipendentemente dal fatto che
la persona a cui si riferiva venisse figlia o nipote a quella Musa,
restava il fatto che era morta in circostanze tragiche. “Una
divinità può comunque soffrire per la morte di
una persona cara... Almeno credo...”
Nonostante fossero più o meno della stessa statura, la donna
senza difficoltà e senza chiedergli alcun permesso, lo
sollevò e se lo mise sulle ginocchia intenzionata a
continuare la sua sequela di lamentele e cose a caso che le venivano in
mente.
“Forse mi ha scambiato per una bambola...”
ipotizzò un po' infastidito “Oppure per una
prostituta... Suppongo che i clienti che finiscono per raccontarti
frustrazioni e storia loro vita, siano meglio di quelli violenti. Ma
perchè sto pensando a questo?!” si chiese
imbarazzato.
-Uh... Pulcino? Guarda che siamo nella tua mente. Posso tranquillamente
sentire quello che pensi!-
Non poteva metterla a fuoco, ma sentiva dal tono di presa in giro che
stava sorridendo ed era molto divertita. Harold emise un suono acuto
che ricordava vagamente uno squittio e arrossì vistosamente.
-Potrei anche offendermi, guarda.- precisò la Musa con tono
leggero. -Rispetto ai miei colleghi e colleghe mi sembra di essere
molto poco molesta, inappropriata, maniaca, violenta...-
-Ti comporti come se fossi un animaletto buffo... ma credo di non
potermi aspettare di meglio da una divinità.- rispose lui
innocentemente.
-Mi piace la tua capacità di accontentarti!-
-Già... ma mi servirebbe un favore.- disse Harold assumendo
un tono più serio. -Egeo, il sovrano di Atene si
è ammazzato buttandosi da una scogliera e sembrerebbe colpa
di Duncan che si è scordato di cambiare il colore delle vele
della nostra nave.
Il poveretto avrebbe pensato che il significato delle vele nere fosse
che Duncan era schiattato e per il dolore si sarebbe ammazzato...
oppure ha starnutito perdendo l'equilibrio...
Alla fine il risultato è che ci ritroviamo Duncan come
sovrano... che è già un potenziale problema! Ma
alla fine se siamo sopravvissuti ad Egeo...- Harold si scosse
rendendosi conto di star divagando.
-Il problema è che Duncan sta anche diventando paranoico.
È convinto che sia tutta colpa della maledizione di
Courtney. Tua sorella, la musa della storia, ti ha detto niente in
proposito? Puoi chiederle se è paranoico lui o...-
-La principessa non è riuscita a mandare una vera
maledizione ma sì, diciamo che abbandonare una persona a cui
devi la vita non porta esattamente fortuna.-
Harold era un po' stupito, si era convinto che fosse tutta colpa della
sbadataggine di Duncan e del suo paparino.
-Lo sapevo!- si lamentò Duncan.
Harold scese dalle gambe della Musa -Che ci fai qui?!-
esclamò sentendo ulteriormente violata la sua privacy.
-Pulcino... Vuoi che per punirlo gli impedisca di parlare se non in
rima o canticchiando motivetti imbarazzanti?- chiese Leshawna
mettendola come se volesse prendere le sue difese. Harold si sentiva un
po' commosso. -Del resto ha invaso il mio territorio privato, 'sto
stronzo!- sibilò successivamente la ragazza...
-Sarebbe la mia mente il tuo cosa?- nonostante si stesse affezionando a
lei, Harold cominciò improvvisamente a provare uguale
fastidio per gli invasori.
Nel frattempo Duncan provava ad avvicinarsi a loro con qualche
difficoltà. -Ma perchè è tutto
così oscuro e pieno di forme fumose e confuse!? Non ho mai
sognato niente del genere...- si sfogò mentre andava a
sbattere su un oggetto che contro le sue aspettative si era rivelato
solido.
-Indovina...- mormorò scocciato, il ragazzetto con problemi
alla vista.
Riuscendo a raggiungerli, Duncan per sicurezza fece un lieve inchino
alla Musa -Scusa l'intrusione, ma mi serviva entrare in contatto con
te.-
-Pronto... L'invaso sono io!- protestò Harold.
-Ti perdono. Avanti che vuoi, ex-principino?- chiese Leshawna in modo
apparentemente semi-cortese.
-Vi odio...- sussurrò Harold.
-Perchè Courtney è ancora arrabbiata con me? Le
ho mandato Justin a recuperarla. Dovrebbero tutti innamorarsi di lui a
prima vista! Suppongo di dover essere lusingato per il fatto che
nonostante ciò non mi abbia dimenticato, ma...-
-Questa è un'altra storia molto divertente che mi ha
raccontato mia sorella!- disse la Musa apparentemente di ottimo umore.
-Pare che il tuo soccorritore non sia mai giunto a destinazione, era
troppo occupato a provarci col suo riflesso in uno specchio d'acqua e
alla fine ci è anche caduto dentro!-
Duncan non sapeva se ridere o piangere.
-Ma c'è una buona notizia...- continuò Leshawna.
-Il bel faccino è stato rapito da delle ninfe di fiume che
per ringraziarti del regalo potrebbero premiarti con un'ottima pesca se
mai andassi da quelle parti, yeeeeeh!- disse la musa applaudendo.
Duncan si sentiva preso per il culo, ma cercò di continuare
a mostrarsi civile e rispettoso. -E quindi? Ora che faccio per far
finire la sfortuna?-
-Cosa vuoi che ti dica? Vai a salvare la fanciulla. Prostrati, umiliati
e chiedile perdono.- disse Leshawna con un ghigno compiaciuto. Duncan
si trattenne per non bestemmiare.
-Non capisco...- Harold continuava a rimuginare. -Visto che dovremmo
essere esseri inferiori, perchè vi passare il tempo a
rapirci, insidiarci e offendervi se non vi ringraziamo ogni due minuti?-
-Beh, voi vi considerate superiori ai gatti, eppure mi sembra che vi
piaccia averli in casa e giocare con loro, no olivetta mia?- rispose la
Musa accarezzandogli la testa.
-Uhm...- il ragazzino cominciò a chiedersi se non provasse
piacere nell'innervosire e sottomettere. “E' la Musa della
poesia epica... della conquista e dell'attitudine tirannica?”
-E poi se potessi vedermi sono sicura che non saresti affatto scontento
della mia compagnia!- cantilenò la donna.
-Ah! Non credo proprio!- rispose Duncan abbastanza stufo
dell'atteggiamento borioso di quella donnaccia. Del resto non aveva mai
sentito parlare di esseri umani danneggiati in qualche modo da una Musa
e Harold sembrava parlarle liberamente. -Avrai anche delle forme
abbondanti, ma sei la cosa meno graziosa e femminile che abbia mai...-
per qualche motivo il ragazzo non riuscì a terminare la
frase.
-Leshawna...?- Harold la chiamò con un po' di timore.
-Si, gioiello?-
-Perchè sento tipo il rumore di un pesce fuori dall'acqua
che sta saltellando disperatamente aspettando la morte?-
-Sei piuttosto intuitivo! Tranquillo, è una trasfigurazione
innocente, non lo farò morire soffocato... A proposito...
Che pensiero stavi formulando sulla mia voce?-
Il ragazzino si lasciò sfuggire uno squittio. -Anche se hai
una tonalità insolita che mi spinge a immaginarti poco
femminile la tua voce è molto gradevole...-
-Ma che carino che sei... Ok, ti sei salvato!- disse scompigliandogli i
capelli.
-Ora scusami ma dovrei svegliarmi. ho un pessimo presentimento...-
-Ah ok...- la Musa sospirò in un primo momento delusa.
-Bene. Mi avete divertito abbastanza per questa notte, adorabili
piccoli umani.- ammise in tono pacifico. -Però...- la Musa
posò una mano sulla spalla del ragazzetto.
-Perchè prima hai finto di essere spaventato da me?- chiese
perplessa.
Harold rimase per un attimo imbambolato. -Mi sembrava la reazione
più opportuna... è che non sono molto bravo a
reagire in modo normale...- ammise il ragazzo. -La prossima volta
cercherò di spaventarmi in modo più spontaneo se
così ti compiace!- disse con zelo.
-E-e... non era questo che... Beh, lasciamo perdere.-
-Ok... ora posso svegliarmi? Ho una certa di fretta di sbarazzarmi...
di un peso...-
Quella mattina a Nasso c'era un'aria così silenziosa e
pacifica da far pensare che il Dio del vino, dopo aver distrutto
più o meno accidentalmente un villaggio, se ne fosse andato.
-Ma sei pazza?!- poi un'acuta voce femminile ruppe la quiete illusoria.
Una ragazzina bassina e dalla chioma chiara ne stava riprendendo
un'altra alta e castana.
-Attenta a come ti rivolgi a me.- rispose altezzosa la principessa di
Creta e candidata a futura sposa di una divinità. -Scott
può decidere liberamente, se trova plausibile la mia idea
forse...-
-Aspe'...- intervenne Scarlett. -Ti stai davvero affidando al buon
senso della divinità della follia? Che razza di bugiarda!
Questo è spregevole persino per me!- la rossa non sapeva
più se ridere o allontanarsi il più velocemente
possibile da quella psicolabile.
Una ragazza dai capelli rosso sangue e l'espressione perplessa
intervenne con un sorriso nervoso. -Scusate, potreste spiegarmi di cosa
stavate parlando?- disse Zoey intimidita, poi la sua espressione si
fece improvvisamente minacciosa -Con quelle vocette stridenti
è impossibile seguirvi!-
A rispondere fu Scarlett -Vuole convincere Dioniso a prendere possesso
dell'Olimpo.-
-Ah. Allora è tutto ok.- disse Zoey con aria tranquilla
attirandosi occhiatacce delle sue compagne. -Mica è
possibile che accetti.- chiarì la rossa.
-E perchè no?- chiese Courtney mentre, offesa, tirava fuori
dalla tunica un lungo rotolo di carta di cui cominciò a
leggere tutti i punti. -Gli Dei sono per la maggior parte criminali.
Quando intervengono nella vita umana è per creare danni. Mi
sembra che le forze naturali funzionino bene anche senza di loro. Le
preghiere rivolte loro non vengo esaudite. Sono pure incompetenti nei
loro campi, onestamente non mi fiderei di una Dea dei matrimonio che si
fa fare le corna un giorno sì e l'altro pure. Si offendono
facilmente e spesso non se la prendono con chi li ha offesi ma con
l'oggetto passivo della loro gelosia. Esempi: Amanti di Zeus uccise da
Era, tizie punite perchè una terza persona ha detto che
erano più “inserire caratterista” di
“inserire divinità che possiede quella
caratteristica”...-
Scarlett la interruppe. Un po' perchè erano tutte cose
scontate, un po' perchè temeva che la schermatura data dalla
presenza del Dio del vino non bastasse e che qualche
divinità ascoltando decidesse di far piovere fiamme dal
cielo. Inoltre c'era una piccola grande falla nel ragionamento della
principessina. -E tu per risolvere la situazione metteresti il tutto
nelle mani di Dioniso che è stato stato il primo a seminare
morte e distruzione per diffondere i suoi culti?-
-Mi sembra non abbia fatto tutto da solo...- fece notare Courtney con
un'occhiata affilata.
-Già... io, la personalità malvagia di Zoey e
altri seguaci abbiamo dato una mano.- affermò Scarlett senza
traccia di pentimento mentre Zoey si scusava sotto voce. -Ma questo non
cambia il fulcro della mia obiezione.-
-Beh, Scott si è chiaramente redento...- disse Courtney con
una traccia di dubbio nella voce.
-La verità è che pensi che sia più
facile da manipolare, vuoi tu il potere.- la rimproverò Dawn
mentre Scarlett sembrò divertita.
-Vista la tua ingenuità non mi stupisce poi così
tanto che tu sia stata abbandonata sulla spiaggia da un presunto
promesso sposo appena conosciuto.- commentò la fulva
velenosa.
Courtney era ferita e imbarazzata. -Io davvero non capisco... Lo sto
facendo per il bene degli esseri umani!- disse recuperando la sua
energia. -Libertè, fratenitè, egalitè!-
Le tre Menadi si scambiarono degli sguardi confusi. -Perchè
questa qui si inventa le parole?- sussurrò Zoey.
-E' pazza...- commentò rassegnata Scarlett.
-Senti Courtney...- Dawn sospirò e tentò un
approccio razionale. -Che detronizzare gli Dei non porterebbe
sconvolgimenti naturali potrebbe essere falso... si dice che un tempo
il sovrano dell'Oltretomba venne imprigionato e che durante quel
periodo era impossibile morire per quanto si fosse combinati male.-
-Già! Fu un episodio davvero patetico!- disse Zoey
scoppiando a ridere ricordando un racconto di infanzia.
-Ed infatti il Sovrano dell'Oltretomba può rimanere
lì dov'è! Nonostante la cattiva fama non ha mai
causato problemi agli esseri umani in vita.- disse Courtney come se
dipendesse davvero da lei il destino degli Dei.
Dawn riprovò a farla ragionare -Courtney, sul serio... come
dovrebbe una sola divinità, nata come semidio, competere
contro gli Olimpi? Non è nemmeno possibile ucciderli,
dovrebbero essere tenuti prigionieri per il resto
dell'eternità...-
Courtney guardò verso il basso sentendosi una bambina che
prendeva troppo sul serio le storie in cui i cattivi per quanto potenti
veniva annichiliti. Sapeva anche lei che non era realistico
detronizzare tutti gli Olimpi. -Infatti non dovete preoccuparvi.- la
principessa di Creta sospirò e ritrattò. -Ho solo
dato a Scott un suggerimento. Se esiste qualche modo di metterlo in
pratica lo troverà, altrimenti pazienza. Voi vi agitate
davvero troppo.-
-Forse perchè sappiamo con che folle abbiamo a che fare e
non ci fidiamo del suo buon senso?- fece notare Scarlett.
-Già.- la Zoey cattiva sembrava tornata. -Non posso credere
che tu voglia rendere l'umanità antipatica a dei bambini
dotati di poteri inimmaginabili tramite una ribellione fallimentare
solo perchè sei stata mollata.-
-Io cosa?!- esclamò Courtney accaldata.
Ma Zoey continuò a cercare di irritarla -Oppure lo fai
perchè ti senti perduta e senza una casa in cui tornare?
Beh, potevi pensarci prima di seguire il principe dagli occhi azzurri!-
disse la ragazza con un sorriso ferale.
Courtney provò a ribattere ma si sentiva abbattuta dopo aver
passato la mattina a discutere da sola contro le ragazze. Avrebbe
voluto qualcuno che stesse dalla sua parte anche se capiva quanto fosse
improbabile e immatura la sua idea.
“Vorrei che Scott fosse qui!” aveva accettato quel
pensiero imbarazzante. Era stata abbandona da tutti. Dal ragazzo che
sembrava promettergli una vita migliore, dalla sorella che non aveva
voluto seguirla, ma Scott la faceva sentire importante, ammirata e
l'ascoltava....
“Forse se Gwen ci fosse stata, Duncan non mi avrebbe
abbandonata... a Duncan sembrava importare di lei...
già...” le venne un terribile dubbio e
ricordò gli sguardi che sua sorella e il suo promesso sposo
si erano scambiati. Era solo un'ipotesi... ma bastava a farla sentire
furiosa.
-Possiamo parlare in privato?- chiese Dawn con un'aria seria, ma allo
stesso tempo rassicurante.
Courtney annuì e insieme si inoltrarono nel bosco.
-Chiami Dioniso col suo nome umano...- mormorò Dawn.
-Ha detto che gli fa piacere.-
-Se gli vuoi davvero bene e non stai solo cercando di sfruttarlo ti
pregherei di non mettergli in testa strane idee...-
Courtney sbuffò -Quanti anni avrà un Dio? Mille?
Pensi davvero che una diciassettenne possa manipolarlo?-
-Avrà una ventina d'anni...- sentendolo Courtney
sgranò gli occhi. -E' più grande di noi, ma
è comunque piccolo e immaturo. Considera che è
nato da una donna umana. Era uno dei tanti figli semidei illegittimi
prima di essere premiato per...- Dawn sospirò e si corresse.
-Prima che facesse talmente tanti danni da dover essere tenuto buono
con un posto sull'Olimpo.
Courtney... tu e lui forse siete simili. Cercate entrambi una casa o
meglio delle persone che vi facciano sentire a casa.-
-Queste sono solo illazioni! Sicura di non star proiettando i tuoi
sentimenti su di noi?!-
Dawn annuì senza scomporsi. -Credo che il vero motivo per
cui è sceso di nuovo qui sulla terra sia questo. Non la
noia, non si sentiva davvero accolto. Infatti sai cos'è la
prima cosa che ha provato a fare?-
Courtney rimase in silenzio, non le piaceva provare a indovinare senza
avere niente su cui basarsi.
-Ha cercato di andare nell'Oltretomba per recuperare la madre.- la
biondina rispose con un sorriso triste. -E' un mammone che non ha mai
conosciuto la madre e il fatto che ci sia una donna che sembra poterlo
influenzare mi spaventa abbastanza...- ammise la ragazza. -E'
finalmente guarito dalla follia con cui Era l'aveva maledetto, ora
abbiamo la possibilità di vivere in pace e potrà
sembrare paradossale, ma credo lo voglia anche lui... La follia, la
libertà dalla società e le convenzioni... tutto
molto bello in teoria, ma ciò che davvero la vita
intelligente brama è stare bene e in armonia con
sé stessi e gli altri, sentirsi amati e accettati. Tutto
abbastanza difficile se te vivi ammazzando e abusando degli altri e con
la costante paura che qualcuno ti ammazzi, sevizi o schiavizzi, no?-
-Beh, ma sotto gli Dei...- Courtney provò ad obbiettare.
-Gli Dei non sono più criminali degli uomini, solo
più potenti ed è un bel problema visto che quella
che hai suggerito è una guerra impossibile da vincere.-
-Grazie Dawn... credevo che a fare schifo fosse il palazzo di mio
padre, tu invece mi riveli che a fare schifo è tutto il
mondo!- la principessa si sfogò.
-Mi spiace ma è così...- disse Dawn scrollando le
spalle con freddezza.
-Tanto per chiarirci e per non avere problemi in futuro...- disse
Courtney sembrando abbastanza nervosa. -A te Scott piace?- chiese
infine la principessa di Creta.
Dawn sgranò gli occhi con aria confusa poi li socchiuse
infastidita. -Suppongo di essere sulla strada di affezionarmi a lui...
le sue azioni abominevoli sono come quelle di un animale agitato. Non
posso ritenerlo responsabile come un essere umano normale, ma non
potrei mai amare una creatura simile.- disse seria osservando Courtney
come se volesse comunicarle che avevano una morale differente.
-Ehi...- mormorò Courtney con aria scontrosa.
-E in realtà non posso innamorarmi in generale...- disse
Dawn con un sorriso nervoso cercando di sembrare meno accusatoria.
-Non dirlo a voce troppo alta... sia mai ti senta Afrodite...- Courtney
si guardò intorno irrequieta. “Quella bagascia
sarà la prima a tuffarsi di testa dal monte
Olimpo...” nonostante il suo sogno fosse sempre
più irreale, era comunque consolante immaginarsi una
vendetta su quell'impicciona dannosa.
Dawn sorrise dando l'impressione che la sua mente fosse al sicuro.
-C'è un altro motivo per cui Dioniso potrebbe essere
differente dagli altri semidei. Si dice che Zeus fosse particolarmente
innamorato di sua madre, ma nei fatti sembra che loro si vedessero solo
per fare sesso e onestamente, come ci si possa affezionare ad una
persona tramite il sesso, per me è completamente
incomprensibile. Non capisco neanche che differenza dovrebbe esserci
fra l'avere rapporti con una persona o con un'altra. Alla fine si
tratta sempre degli stessi movimenti, no?- non sembrava schifata, ma
genuinamente confusa su quelli che per lei erano comportamenti
incomprensibili.
Courtney provò ad andarle incontro -Beh... in effetti per
come viene trattato nei miti l'amore sembra tutto estetica e questione
di accoppiamento ma in realtà...- la ragazza si interruppe
mentre Dawn continuava a osservarla con estrema curiosità.
-In realtà è proprio un inganno per spingere
all'accoppiamento e alla prosecuzione della specie! Se non fosse tutta
una questione sessuale anche le divinità vergini si
innamorerebbero senza problemi, no?!- disse Courtney irritata capendo
che anche per lei non era niente più di quello.
-Ah, peccato...- Dawn mosse le spalle non dando particolari segnali di
dispiacere.
-Però sarebbe bello se questo inganno potesse portare a
stare con una persona con cui si va effettivamente d'accordo...-
aggiunse la principessa di Creta con un po' di tristezza.
-Beh, può succedere suppongo.- disse dolcemente Dawn dandole
una pacca sulla spalla.
“Non ho bisogno di essere confortata!”
pensò l'orgogliosa principessa di Creta.
-Però sto bene così come sono... non mi interessa
innamorarmi.- confermò Dawn con aria tranquilla. -Siamo
sulla buona strada per diventare amiche quindi a maggior ragione non
devi temere che sia interessata al tuo promesso sposo.-
-In realtà non ho ancora deciso se... beh, grazie comunque.-
Courtney era un po' spiazzata, a meno che sua sorella non fosse
contabile, non aveva mai avuto delle amiche.
Tornate dalle altre le trovarono con un'espressione terrorizzate. Scott
era con loro e si voltò verso Courtney con entusiasmo.
-Cara, ho trovato un modo per realizzare il tuo bellissimo progetto!-
Dawn sgranò i freddi occhi azzurri e guardò
Courtney con la speranza che facesse cambiare idea a Scott.
La principessa di Creta sorrise nervosamente -B-beh... m-ma
è assolutamente perfetto!-
Dawn sentì qualcosa dentro di lei che si spezzava...
I preparativi erano quasi ultimati e Duncan era pronto per un nuovo
viaggio per mare, ma non dal punto di vista mentale. “Forse
l'incontro con un mostro marino mi farebbe sentire meno in ansia di
incontrare di nuovo quella ragazza... Poi che cosa dovrei fare? Dovrei
sposarla davvero alla fine?”
-Ehi Duncan!- DJ lo chiamò con un tono vivace. Forse l'aveva
perdonato o era contento all'idea di recuperare la principessina di
Creta facendo giustizia.
-Ehi...-
-AHAHAA?!- il gigante saltò per aria vedendo Duncan in
faccia. Fece un tonfo notevole.
-Attento che rischi di bucare la nave!- Duncan lo sgridò.
-Che ti è preso?-
-A-ah scusa... è che hai talmente una brutta cera che mi hai
fatto spaventare...- confessò l'uomo con imbarazzo.
Duncan brontolò, aveva passato una brutta nottata...
Si era svegliato cadendo dal giaciglio in seguito ad un calcio di
Harold.
Mentre il ragazzino lo osservava con aria inquietante e rancorosa
Duncan si era giustificato dicendo -Mi sono messo a dormire accanto a
te solo perchè volevo essere certo di poter entrare nel tuo
sogno, mi serviva parlare con la tua amica... Prenditela con la strega
che mi ha suggerito questo metodo!-
Dopo un po' di ascolto era riuscito a decifrare cosa stava mormorando
ossessivamente Harold mentre stava rannicchiato con aria irrequieta.
Era qualcosa del tipo “a causa tua non mi vorrà
più sposare nessuno...”
-Tanto sei orbo e tutto storto. Che possibilità di sposarti
avevi?- questa risposta fece incupire ancora di più la testa
rossa. Alla fine un po' per pena, un po' per poca voglia di beccarsi
un'altra maledizione, Duncan era rimasto tutta la notte a tentare di
tranquillizzarlo “E' più una cosa da femmine, ma
non mi fido di un ragazzino orbo che chiacchiera amabilmente con una
donna evidentemente malvagia e dotata di poteri
sovrannaturali...”
Ma il ragazzetto orbo aveva di nuovo tirato fuori strani discorsi sul
diventare sua moglie e o ricevere un risarcimento, e o una posizione
influente e Duncan non capiva più se scherzasse, volesse
fregarlo o se pensare che nessuno volesse sposarlo gli mettesse davvero
panico fino a quel punto.
-Duncan... ci sei?!- DJ lo stava scuotendo poi si ritrasse di nuovo
spaventato dalla sua brutta faccia.
Duncan era un po' compiaciuto. -Scusa, stavo rivivendo un incubo fatto
ieri...- nel mentre DJ si era già dileguato.
-Ehi, ma ci sei anche tu?- disse il gigante docilmente mentre si
chinava al livello di un ragazzino rosso che rannicchiato che teneva
con sé una lancia.
-Harold, ti sei confuso, quello non è il tuo solito
bastone.- lo avvertì Duncan.
-Oh... lo so... lo so...- mormorò il ragazzo con aria
stranamente minacciosa mentre accarezzava l'asta della lancia
indirizzando verso di lui la punta. -Grazie del pensiero.-
sospirò e assunse un'aria più tranquilla. -Ma mi
spiegheresti gentilmente perchè sono stato trascinato qui?-
-Ho pensato che la tua amica potesse tornarmi utile, sarà
anche una divinità minore, ma...-
L'aria si fece improvvisamente gelida. -Chi sarebbe una
divinità minore?- disse una voce femminile e minacciosa,
potente come un tuono. Una donna di statura medio bassa ma abbastanza
in carne e particolarmente formosa si materializzò dal nulla
sulla nave con aria molto altezzosa.
Duncan soppresse un sorriso. “E' avvenuto prima di quanto
pensassi ma come mi aspettavo... Sapevo che la Musa doveva essere una
tipa scontrosa. Gestirla sarà complicato, ma è
meglio averla a portata di mano.”
-Le mie scuse mia signora...- riprovò ad essere rispettoso.
-Mi serviva richiamare la vostra attenzione.-
La donna conservò un'aria minacciosa, sembrava volesse
incenerirlo con lo sguardo. -A nessuno piace sentirsi sfruttato.- disse
Harold probabilmente in sua vece.
-Ma è anche nel tuo interesse essere qui. Non vuoi
assicurarti che al tuo passatempo non capiti niente di male?- disse
Duncan indicando il ragazzetto con la lancia.
-Sono... sono un ostaggio?!- realizzò il soggetto in diversi
secondi.
Nel mentre la Musa si scrocchiava le nocche con fare teatrale.
Duncan cominciava ad innervosirsi. -Non puoi far accadere nulla di
strano alla nave... o a me... potrebbe avere ripercussioni su...-
-Ma davvero?- disse Leshawna con tono beffardo. -Mi basterebbe rivelare
il mio vero aspetto e l'unico sopravvissuto sarebbe proprio il mio
pulcino non vedente.-
-Eh? Sei davvero così brutta? Il tuo vero aspetto non
potrà essere molto peggio di quello che hai ora.- anche se
il buon senso gli diceva di essere cauto, una parte di lui non riusciva
a non volerla provocare e sottomettere. “E' una Musa...
avrà potere sulla mente umana ma non può avere
influenza sulla realtà.” pensò Duncan
preparandosi a qualche illusione.
-Duncan...- Harold lo richiamò con un tono titubante.
-Guarda che le divinità non possono apparire col proprio
vero aspetto davanti agli umani a meno che non ne vogliano la morte. La
vista di una divinità li incenerirebbe all'istante...-
Duncan si bloccò mentre Leshawna sembrava sfidarlo con un
ghigno. Duncan decise di chiamare un aiuto -Consulente tattico!-
Da sottocoperta si udì la voce di Ellody. -Senti, io
studiavo scienze! Non ne so niente di divinità!-
protestò la ragazza. -E forse mi sto pentendo del mio
percorso di studi...-
-Ma alla fine perchè no!- disse improvvisamente Leshawna
-Rimarrò volentieri ad assistere alla tua disfatta dal
vivo!-
-...E' una predizione?- chiese Duncan con tono minaccioso.
-Chissà... Chissà...- cantilenò la
Musa con un sorrisetto velenoso.
Angolo dell'autrice:
Duncan che sottovaluta i poteri di una Musa... povero dolce figlio
dell'estate! (Citazione alle Cronache del ghiaccio e del fuoco, serie
di libri che quasi sicuramente non verrà mai completata! A
differenza di questa e delle mie altre fanfiction con più
capitoli! Eh... eh eh... EHEHEHEHE o_O Almeno spero, Aiuto!)
Speravo di poter rileggere più velocemente ciò
che avevo scritto, ma è un periodo un po' tanto pessimo, mi
dispiace ç_ç
Detto questo, spero che questo capitolo possa piacervi!
Come al solito, sentitevi liberi di dirmi cosa ne pensate.
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Capitolo 5 *** Qualunque cosa tu sia, va bene... ***
Avendo esaurito il suo ruolo da esca/ostaggio, Harold se ne stava
abbandonato sul ponte dell'imbarcazione ricontrollando con il tatto i
caratteri che aveva inciso su una tavoletta cerata.
Avvertendo la presenza di Leshawna affacciata a fissare il mare con
aria ansiosa, le si avvicinò.
-Qualcosa che non va?- le chiese a bassa voce non essendo sicuro del
numero di persone nei paraggi e del fatto che potesse o meno metterla a
disagio.
La Musa vedendoselo comparire all'improvviso sussultò poco
elegantemente. A giudicare dal sorriso del ragazzetto probabilmente se
ne era accorto, forse si era avvicinato in quel modo a posta.
“La noia rende dispettosi, eh?” pensò la
donna.
-Non ho ancora capito se era un trucco per guadagnarti da vivere, o se
qualche sorta di chiaroveggenza la hai sul serio.- commentò
scostandogli i capelli dal viso.
Istintivamente il ragazzo chiuse gli occhi temendo che gli venissero
toccati. -Non so se dispongo di qualcosa di simile, ma in
realtà ho percepito il tuo cambio di umore perchè
emetti dei respiri ad un ritmo particolare ed una specie di ringhio
quando sei profondamente infastidita.- spiegò allontanandole
la mano.
-Cosa?!-
-Ah, tranquilla! Non si sente così forte! Ma quindi?
È successo qualcosa? Eri tranquilla fino a poco fa...-
-Indipendentemente da quali siano i tuoi mezzi, non mi piace per niente
sentirmi osservata, sai?- lo avvertì.
-Scus...- inizialmente usò un tono imbarazzato poi si
interruppe. -A me non piace...- “Avere qualcuno che mi entra
nella testa e può avvertire tutto ciò che
sento!” lo pensò ma non continuò la
frase.
Vedendolo a disagio, come per riparare ad un torto, Leshawna decise di
aprirsi. -Ho sentito delle presenze sgradite nella direzione in cui
stiamo andando... Niente di cui preoccuparsi, ovviamente! E forse non
ci daranno fastidio... Anche se fosse, posso gestirli, ovvio! Sono solo
lievemente infastidita...-
-Uhm...- Harold non era troppo convinto di quel
“lievemente” ma se lo fece andare bene. -Tua
sorella non...-
-Temo che la signorina Musa della Storia possa aver omesso dei dettagli
giusto per divertimento!- “Mia dolce Heather... vedremo chi
riderà per ultima! E dire che dovresti essere arrabbiata
anche tu con quelle zoccole! O forse no... perchè sei una
psicopatica! Crepa, crepa, crepa!” -Prima recuperiamo la
principessa, meglio è!- aggiunse la Musa scocciata.
-Credi che accetterà le scuse di Dunc... AAAHn!- la nave
improvvisamente venne mossa da un'onda che si mise a spingerla alla
velocità di una freccia.
Leshawna afferrò e tenne stretto Harold che aveva rischiato
di cadere fuori bordo. -Fermati subito! Razza di idiota!-
ordinò la Musa e la nave tornò a seguire una
velocità normale.
Dall'acqua emerse un messaggero sotto forma di pesce volante.
Aprì la bocca e ne uscì una voce maschile. -Sei
stata tu a dire “prima recuperiamo la principessa, meglio
è”-
-Peccato che questa sia una nave umana, con a bordo, ma guarda tu la
sorpresa, ESSERI UMANI! Che me ne frega di avere un brusco atterraggio
su Nasso in mezzo a del legname scomposto e dei cadaveri!? Inoltre da
quando Poseidone elargisce così a caso il suo sgraditissimo
aiuto?!- la donna teneva l'animaletto fra le mani... -Quasi quasi mi
faccio una frittura...- ghignò la Musa, mentre il pesce si
agitava come volesse ricordarle disperatamente che l'ambasciatore non
porta pena.
Leshawna si distrasse sentendo il verso del ragazzetto rosso accasciato
a terra e l'animale riuscì a sfuggirle di mano e tornare in
acqua. -Dannazione!- disse fra sé e sé. Poi si
rassegnò alla fuga della frittura mancata e si
concentrò sul ragazzo. -Stai bene?-
-Devo rovesciare!- si lamentò Harold sporgendosi bruscamente
dalla nave senza riuscire a vomitare davvero.
-Se una delle divinità maggiori ha provata ad
“aiutarci” in modo così palese, temo
stia accadendo qualcosa su quell'isoletta...- riflettè
Leshawna mentre accarezzava la schiena al ragazzo con la nausea. Vide
diversi membri dell'equipaggio salire sul ponte per controllare la
situazione, alcuni non erano più in forma di Harold.
Duncan stava bene, studiò Leshawna per un attimo come se
sospettasse che c'entrasse qualcosa. Qualunque fosse la conclusione
tratta, lui tornò giù.
-Chi se ne frega?!- esclamò Harold spingendole via le mani
-Tu sei preoccupata? Pensa a noi che siamo praticamente formiche in
confronto a te! Ed io... Io sono più formica degli altri!
È già tanto che non ci abbiate già
sterminati tutti per sbaglio o per noia!-
-Beh, mi sembri piuttosto sfrontato per essere uno che parla con la sua
probabile assassina...-
-Se devi ammazzarmi tanto vale che ti dica le cose in faccia!- disse il
ragazzino con tono offeso. Dopo qualche secondo si calmò e
si sentì in imbarazzo. -Mi dis...-
Leshawna gli pizzicò e tirò le orecchie per
sfogarsi senza fare troppi danni e Harold l'assecondò
passivamente, limitandosi a ricordarle “Le orecchie mi
servono...”
-Tranquillo, ragazzino...- disse Leshawna mollandolo. -Non ci conviene
ammazzarvi tutti, poi chi si occuperebbe dei templi?-
-E perchè vi servono? Cosa siete voi esattamente? Dipendete
da noi e dalla nostra fede? Assorbite l'energia vitale dei fedeli e
senza di essa cessereste di esistere?- domandò Harold
cupamente.
Dopo qualche secondo di silenzio confuso, Leshawna rise sguaiatamente
poi scompigliò i capelli del ragazzino. -Mio adorabile,
piccolo, presuntuoso, umano... Mi spiace, ma no... non dipendiamo da
voi in questo senso. Però... diciamo che ci annoieremmo un
po' senza di voi! Avere delle esistenze limitate e il rischio continuo
di tirare le cuoia, vi rende molto vivaci, mutevoli, imprevedibili...
Ma in realtà non è solo questo...- la Musa
sospirò e guardò il cielo con fare pensieroso
“Che fastidioso clichè...”
sbuffò e continuò il discorso:
-Voi rappresentate degli stimoli sempre nuovi... Rimanendo soli senza
altre creature come voi con cui interagire e da osservare, noi
entità eterne rischieremmo di rimanere fermi e sempre uguali
a noi stessi o magari cambieremmo ma a ritmi geologici e non ci siamo
più abituati... Molto probabilmente perderemmo il senso del
tempo, forse anche le nostre personalità...- Leshawna si
fermò come se avesse detto qualcosa di troppo o di insensato.
-Personalità...- ripetè flebilmente Harold. -Ti
riferisci alle cose che rappresentate o di cui dovreste essere i
protettori o creatori? Le vostre personalità si adattano a
quelle? Ma nascete prima voi o queste cose? Avete bisogno di nutrirvi
dei concetti a cui venite associati per assumere un'
identità stabile?- domandò pacato.
-Senza offesa, eh... ma a volte sembrate prendervi i meriti di cose
palesemente inventate dagli umani...-
Nonostante il ragazzo non potesse fare granchè con gli occhi
che si ritrovava, Leshawna si sentiva sotto la pressione di un'
attentissima osservazione.
-Ti piace proprio l'idea delle divinità come creature che
parassitano le energie mentali, eh?- gli chiese quasi
divertita. -Alcune divinità si sono prese le aree di
influenza sulle forze della natura.- precisò. -Sono venute
prima le divinità a rendere possibili i fenomeni o si sono
semplicemente associate ad essi assorbendone alcune caratteristiche?
Oppure ancora, le divinità sono fenomeni naturali che hanno
preso vita? Uhm... Ed io che ne so?!- esclamò con un tono
volutamente più stridulo per prendere in giro il suo
ascoltatore.
Harold produsse un “eeeeh?” simile ad un sibilo.
Sembrava deluso da quella risposta. Poi il ragazzetto
precisò: -Alcune divinità hanno palesemente
fregato l'area di influenza di altre più vecchie...-
-Vero! Povero, povero Elio... prima il Titano del Sole andava per conto
suo, ora Apollo se lo mette nel carro e lo porta in giro... oppure
lascia che il carro vada per conto suo ma si prende il merito...- disse
Leshawna con tono beffardo, ma dentro di sé era
più infastidita. “Quell'usurpatore... Il capo
delle Muse, sono io! Sa dove gliela infilo quella cetra se continua
così?”
-Però in fondo, sai che ti dico? Fare a gara per le varie
aree di influenza è divertente!- continuò la
Musa. Harold sembrò perdere un po' di interesse sentendosi
raggirato così Leshawna cercò di riottenere la
sua attenzione. -E' per questo che voi umani siete al sicuro... come
dicevo, alcune divinità hanno le forze della natura, ma
molte altre hanno arti, istituzioni e professioni umane. Che senso
avrebbe lottare fra divinità per mantenere e aggiudicarci
certe aree di influenza senza umani a farle esistere?-
-Sì, ma in primo luogo che senso ha questa gara?
È semplicemente per farvi adorare? Per passarvi il tempo? O
avete bisogno di questi domini?- chiese Harold cercando di
raccapezzarsi.
-Uhm... Boh...-
-...Mi prendi per il culo?-
-Si e no... ma in parte hai ragione. Non so se si tratta di un effetto
dell'interesse che abbiamo nei vostri confronti o se siamo in qualche
modo collegati, ma apparentemente siamo influenzati da voi come lo sono
le nostre aree di influenza.
Prendiamo ad esempio la mia sulla poesia epica... così come
i gruppi sociali umani erano molto diversi da come lo sono ora,
c'è stato un tempo in cui lo erano le storie. Erano molto
più elementari, selvagge, cruente, troppo poco raffinate per
essere categorizzate come poesia epica probabilmente. E anche i miei
gusti e i miei comportamenti erano più... diciamo rozzi.
Pure le differenze fra le mie caratteristiche e domini e quelli delle
mie sorelle non erano così definiti. Anche il nostro numero
non era lo stesso... credo che qualcuna delle mie sorelle si sia
sdoppiata, magari successe anche a me... onestamente non lo ricordo
più.
Ma ora, ragazzino, immagina che succederebbe se voi umani vi
estinguesse. Io e le mie sorelle ci ritroveremmo a incarnare le
capacità artistiche in un mondo popolato da
divinità che o sarebbero disoccupate e depresse o
incarnerebbero unicamente le forze della natura diventando un branco di
selvaggi, cupi e di poche parole incapaci di apprezzare il nostro
talento... capisci che incubo?!-
-Quindi diventeresti addirittura più barbara di come sei
ora?-
-Esat... Ehi!-
Il ragazzetto fece spallucce con un sorrisetto innocente. In
realtà poteva empatizzare facilmente con l'idea di
impegnarsi in qualcosa senza essere apprezzato da nessuno. -Beh... hai
dei modi un po' bruschi anche ora...- disse a voce bassa.
-Ah... comprendo...- la Musa sospirò con aria estremamente
malinconica. -In fondo non hai paura di offendere una
divinità minore che invece di qualche spettacolare influenza
sulla natura, è associata semplicemente... alla poesia
epica!- disse Leshawna in tono melodrammatico.
-Non è affatto vero! Tu e le tue sorelle avete un potere
spaventoso! Gli esseri che sottovalutano i danni mentali possono essere
solo degli sciocchi! Siete state incredibili quando avete privato
Tamiri di memoria, percezione visiva e dono della parola e...
aspetta... Ti sei autocommiserata appositamente perchè ti
facessi dei complimenti, non è così?-
-Esatto! Mio dolce, piccolo, inquietante umano...-
-Uhm...- l'aggettivo inquietante non era stato apprezzato, ma anche gli
altri aggetti lo mettevano in confusione.
-Come vuoi che ti chiami se ti esalti al pensiero di un tizio privato
di vista, memoria e parola? Hai un po' di sadismo represso, piccino?-
disse divertita.
-Uhm... Voleva costringervi a giacere con lui ed è lui che
ha detto, per fare il furbetto, che se invece aveste vinto voi la gara
avreste potuto fare ciò che volevate del suo corpo. E'
crudele sì, ma è una questione di rapporti
causa/effetto.- rispose con calma. -Ma sì... ho un po' un
debole per le creature mostruose...- ammise con un sorrisetto
imbarazzato.
-Cercherò di non ucciderti per quello che hai detto ma... a
proposito...- disse un po' inquieta. -Credevi davvero che le
divinità assorbissero l'energia vitale? Quale creatura sana
di mente darebbe il permesso a quella che crede essere una vampira
psichica di entrare nella sua testa mentre dorme?- “Visto che
ci sono stata, forse dovrei smettere di farmi tante domande sulla
sanità della sua mente...”
-Tanto non è che abbia buone aspettative di vita.- rispose
con naturalezza il ragazzo. -Inoltre mi puoi essere molto utile visto
che voglio diventare uno scrittore. Forse mi porterai fortuna.-
-Cielo... dovresti stare più attento alla tua
incolumità.- la Musa sospirò guardandolo di
traverso. Sapeva quanto Harold si impegnasse, l'aveva visto molte volte
sulle sue tavolette a studiare con i polpastrelli. Solo ciò
l'aveva reso distinguibile da una brutta e danneggiata bambola lasciata
per strada le prime volte che la Musa l'aveva osservato. Per il resto
la creatura umana rimaneva passiva, se percepiva un atteggiamento
troppo aggressivo non reagiva per non suscitare più rabbia
in persone da cui non poteva in ogni caso difendersi. Saggio per certi
versi, ma frustrante, molto frustrante.
-Potresti dettare ciò che vuoi scrivere ad un'altra
persona...- gli suggerì.
-E come faccio a sapere che questa persona non si prenderà
il merito? O che non mi modificherà il testo?-
-Potresti diventare un sacerdote. Come adulatore sai dare molte
soddisfazioni, potresti farmi contenta per mestiere! Apprezzerei!-
-Uh... Cerchi di sviarmi come se non avessi speranze, credevo ti fossi
interessata a me perchè apprezzavi la mia determinazione...-
disse Harold un po' offeso.
-Dici? Ah! Non ricordo...- il suo interesse per quella strana bambola
era appunto stato causato dalla sua stranezza, ma era stato lui a
rompere il ghiaccio la prima volta. Un giorno mentre era seduta ad
osservarlo, il ragazzino le si era avvicinato mostrandole la tavoletta
cerata. “Volevi leggerla?” le aveva chiesto
cautamente. “Sei sempre orientata nella mia direzione, ho
pensato che fossi curiosa...”
-Ehi. Però perchè io per controllare le tue
tavolette andavo bene?- gli chiese.
-Ti percepivo sempre lì nei paraggi ma non mi hai mai
chiesto di predirti il futuro, memorizzare qualcosa per te, fare dei
conti o intrattenerti con qualche giochetto di abilità, non
sembravi avere un vero scopo, ma non hai mai neanche cercato di
derubarmi o torturarmi per noia... anche se non eri interessata a
pagarmi per qualcosa, ho pensato che non avessi cattive intenzioni.
Forse mi tenevi una specie di compagnia.-
-Ma che adorabile creaturina!- commentò la Musa
carezzandogli la testa.
-Poi però ho scoperto che in realtà sei una donna
rumorosa e invadente...- aggiunse Harold, non troppo contento di essere
stato scambiato per un animaletto domestico. “Ma nonostante
tutto, sono felice che tu sia qui.” disse a voce tanto bassa
da avere il dubbio di averlo solo pensato.
-Meh, continuo a ricordarti che poteva andarti molto peggio.-
commentò Leshawna sentendosi stranamente paziente
“Gli esseri umani sono creaturine molto fragili, potrei
ucciderti in niente. Anzi, non hai bisogno che io faccia qualcosa, puoi
romperti da solo.” pensò scostandogli di nuovo i
capelli. Il ragazzino turbato fece un passo all'indietro.
-Sì, dovresti decisamente proteggerti meglio.- disse
facendogli comparire un copricapo legnoso che potesse mettergli in
ombra gli occhi e uno scialle per proteggergli spalle e braccia.
Il ragazzetto cominciò a toccarsi con fare confuso.
-Tenere la frangia lunga non proteggerà efficacemente i tuoi
occhi e forse non puoi saperlo ma la tua pelle è
particolarmente vulnerabile al sole. Assorbi colore decentemente, ma
tutte quelle macchioline che hai sulle spalle e sulla faccia non sono
un buon segno.-
-Ah? Sono ricoperto di chiazze che gli altri umani non hanno? Devo
avere un aspetto molto strano...- disse il ragazzetto con fastidio.
-Sei sicura di volermi ugualmente come servo?- chiese spaesato
stringendosi lo scialle.
-Eh? ...Servo? Eh?-
-Se sei così decisa allora non posso tirarmi indietro.-
disse con determinazione. -Ok, accetto, ma continuerò a
cercare di diventare uno scrittore.-
-Eh...- l'unica cosa che gli veniva in mente era che avesse
interpretato il dono degli indumenti come dichiarazione di
proprietà. -Beh, in quanto essere umano sei a prescindere al
mio servizio.- disse la Musa cercando di darsi un tono.
-Nella tua testa di despota sì, ma non era ufficiale. Ah...
quindi devo prendermi cura della tua immagine? Che impresa... che
fastidio...-
-Il mio aspetto è perfetto! E poi che vorresti fare con
quegli occhietti rotti?- il ragazzo le toccò i capelli.
-EHI!!!-
-Intendevo che non ci vedo e non so come tu sia fatta, scema.
Però qui è come pensavo... hai diversi nodi... se
non vuoi accorciare i capelli dovresti sciogliere almeno queste
matasse, se no tirano e fanno male.-
-Grazie della notizia! Posso benissimo sistemarmi da sola... Quando mi
andrà! E se proprio avessi voluto qualcuno per questi
compiti mi sarei presa un harem di ragazzine carine come Artemide, mica
sono scema...-
Harold sbuffò per un attimo. Ma continuò a
sbrogliare un nodo che aveva trovato. -Scusa tanto se non sono carino,
ma qualche compito lo devo svolgere! Prenditi le
responsabilità di avermi assunto...-
“E' un malinteso che ti sei creato da te! Ma sono un po'
contenta di vederti più vivace rispetto a quando stavo per
strada...” Alla fine visto che era abbastanza preciso con i
movimenti da non disturbarla lo lasciò fare. La situazione
bizzarra le sbloccò un ricordo lontano di quando i proto
umani socializzavano spulciandosi.
“...Non sono sicura che mi piaccia questo ricordo!”
-Ehi, Leshawna... ci sono delle cose che non vuoi dirmi, o davvero non
ricordi con precisione dettagli riguardanti il numero e
l'identità tua e delle tue sorelle nel tempo? O chi viene
prima fra voi e le cose che rappresentate?- chiese come se si trattasse
di una questione delicata.
“Inquietante, a volte sembra quasi leggermi nella
mente...” -Credimi pulcino, i miei ricordi riguardanti ere
addietro sono abbastanza annebbiati. Hanno diversi buchi e informazioni
contrastanti.-
-Sembra un po' triste...-
-Ma anche no!- la Musa rise. -Per un essere eterno, essere capace di
ricordare e conoscere tutto sarebbe una bella fregatura! In pochi
secoli perderemmo ogni stimolo e senso di novità. Ah...
forse è per questo che la Musa della Storia è
così antipatica e dispettosa? Ricorda e può
conoscere troppo? Magari sono troppo dura con lei...- vide il
ragazzetto sorridere leggermente, sembrava a suo agio.
-Deve essere bello avere molti fratelli...-
-Beh... La risposta cambia a seconda da come mi alzo dal letto...-
Dawn non sapeva quando fosse successo, ma ne era sicura... ad un certo
punto i grandi spiriti dovevano essere stati inquinati dagli spiriti
umani.
Non poteva accettare che quelle personalità piene di difetti
potessero appartenere a degli esseri superiori. Anche se era terribile
pure pensare a degli esseri superiori che si lasciavano influenzare
dalle personalità umane...
“Se gli Dei fossero rimasti perfetti, non ci troveremmo in
questo pasticcio! Zeus non avrebbe generato un figlio che ora vuole
andare alla conquista dell'Olimpo perchè glielo ha suggerito
la fidanzatina frustrata! Devo assolutamente fare qualcosa! Ma
cosa?!”
Non sapeva se uccidere un semidio diventato Dio fosse possibile, ma
sicuramente lei non disponeva delle forze necessarie per farlo. Allo
stesso tempo era troppo agitata per usare con efficacia la diplomazia.
Forse se il suo animo fosse stato più calmo, un altro
ostacolo al deicidio sarebbe stata l'affezione che provava per il Dio
della follia, ma in quel momento vedeva tutto rosso, potendo lo avrebbe
fatto a pezzi.
“Bene! In questo momento sì che sono una Menade
perfetta!” pensò calciando il terreno.
Cercò di calmarsi e creare un canale di comunicazione con la
Dea della terra, ma in quel momento il suo animo era troppo impuro
così il pensiero che formulò fù
“Madre Gea, perchè non inghiotti i tuoi figli e li
fai rinascere nuovamente come gli spiriti puri che erano un tempo?
Degli spiriti che non si mischiano e non litigano con gli esseri
umani... Gli spiriti puri e naturali si limiterebbero a ignorare il Dio
della follia e i suoi sciocchi capricci, tanto gli sono
superiori...”
Venne quella che alle orecchie di molti sarebbe sembrata una semplice
folata di vento ma Dawn ci lesse “Potrei inghiottire sia voi
che loro... o potrei lasciarvi distruggere per poi distruggerli...
Perchè dovrei percepirvi meno errori di loro? Lo pensi anche
tu... il male sta nell'anima umana...”
Dawn sudò freddo e non si sentì più le
gambe, cadde a terra. Poi si agitò e levitò
perchè si sentiva troppo in imbarazzo per stare
così vicino alla terra. “Perdonami Madre Terra!
Come ho potuto essere così meschina da chiedere una cosa
simile ad una madre?! Tutto questo solo perchè sono incapace
di tenere sotto controllo il semidio su cui dovevo vegliare!”
non avrebbe più avuto il coraggio di mettersi in contatto
con Gea per un bel po', forse per sempre, ma prima o poi avrebbe dovuto
smettere di levitare.
Sulla spiaggia di Nasso, l'inquieta principessa cretese, ascoltava il
forse futuro sposo che parlava del suo piano.
-Quindi... intendi avvelenare tutte le acque potabili dell'isola per
annullare temporaneamente le volontà dei suoi abitanti,
renderli il tuo esercito e condurli a scalare l'Olimpo, giusto?-
“Somiglia inquietantemente ai racconti che inventava Gwen per
spaventarmi... Racconti di esseri umani che perdevano la coscienza e si
trasformavano in mostri!” pensò presa dalla nausea.
-Sì... E' tutto a posto? Sembra che tu stia per svenire...-
-Sì... è a posto... a posto...-
balbettò Courtney. -Ma questo tuo piano comporterebbe molti
sacrifici...-
-In tutte le guerre muore qualcuno.- obbiettò Scott
infastidito.
-Sì, ovviamente lo so! Non prendermi per stupida!- rispose
infuriata.
-Eh... sicura di stare bene?-
“Se sono disposta a sacrificare tante vite umane per un
progetto folle, cosa mi rende diversa da mio padre? È
davvero per un bene superiore? Abbiamo davvero la
possibilità di farcela?” proiettò il
disprezzo che provava per sé stessa su Scott. Anche
incontrare il suo sguardo la schifava profondamente.
Scott era sempre più convinto di non poter capire le persone
sobrie, ma quella che provava tentando di connettersi a Courtney era
una sensazione di disorientamento mai sperimentata prima.
“Non è un disorientamento positivo
però...” pensò turbato.
-E se andasse tutto male?- mormorò Courtney.
Scott fu sollevato di capire finalmente una delle cose che stava
dicendo. Tirò fuori una pietra di ametista, scavò
una buca con il piede e ci pose la pietra come se fosse un seme.
La sabbia cominciò ad agitarsi furiosamente spaventando
Courtney, ma Scott cercò di rassicurarla.
Una volta che tutto smise di tremare, tornando a guardare dove Scott
aveva depositato la pietra, Courtney vide una botola viola. Scott le
fece segno di sollevarla, Courtney era un po' guardinga ma lo fece e
vide una scala a chiocciola che si estendeva per numerosi metri sotto
terra. Nonostante la profondità, l'ambiente sotterraneo
sembrava illuminato a giorno.
-Immaginala come una gigantesca colonna cava e al contrario. Invece di
andare su, va giù...- disse Scott allegro. -Porta ad una
stanza sotterrana, tutto è fatto interamente di ametista. Se
hai paura di non essere al sicuro, che io possa perdere e gli dei
possano cercare vendetta verso di te e gli altri esseri umani, riparati
laggiù. Nessun essere senziente con cattive intenzioni
potrà entrare e l'ametista ti proteggerà anche
dalla follia.-
-Grazie...- Courtney sospirò, non era una prospettiva
allettante ma era meglio di niente.
-Per non sentirti sola potresti portare con te delle persone che ti
piacciono...- disse Scott cercando di rallegrarla. -C'è
qualcuno che ti manca e che vorresti qui?-
-Gwen...- Courtney rispose in automatico.
-Vedrò cosa posso fare.- disse Scott accarezzandole una
spalla.
Era molto preoccupato per il modo in cui quella vivace ragazza sembrava
aver perso il suo spirito. Ma più cercava di capire,
più la ragazza si chiudeva e diventava fraintendibile.
“Quando avremo l'Olimpo si sentirà sicuramente
sollevata.” si disse rassicurandosi. “E' una
principessa senza regno, probabilmente sente il bisogno di governare,
deve essere un istinto ereditario... Io non ho idea di cosa farci
sull'Olimpo, ma lei sarà una Dea regnante molto superiore
alla matrigna Era...” pensò fiducioso.
La divinità della follia, si convinse che proprio
lui sarebbe stato capace di portare l'ordine nell'esistenza umana.
Sarebbe stato adorabilmente ironico.
Angolo dell'autrice:
La bozza di questo capitolo l'avevo scritta in una sera in cui non
stavo bene, il giorno dopo mi risvegliai con trentanove di febbre.
È per questo che è un delirio? In
realtà si tratta di informazioni che mi serviva
già introdurre quindi non è stata tutta colpa del
mio stato febbricitante... avevo abbastanza timore di andare a rivedere
cosa avevo combinato e dal punto di vista grammaticale è
stato meno caotico di quanto credevo, ma è stato comunque un
capitolo che mi ha dato diversi problemi...
In ogni caso, spero che il risultato possa essere gradevole. Mi scuso
davvero per la lentezza con cui sto gestendo questa ed altre storie, ma
temo che le cose continueranno così almeno per un po'... Mi
spiace!
Ma grazie mille per aver letto questo capitolo!
Se avete qualcosa da dirmi, non fatevi problemi.
Alla prossima!
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Capitolo 6 *** Sorelle ***
Come si fosse formato il cosmo in cui abitavano, non era qualcosa che
doveva importare alle creature.
Ma ad alcune interessava perchè l'istinto le portava ad
essere curiose e creative. Se non potevano sapere come era nato tutto,
allora si sarebbero inventate delle storie a riguardo, così,
per divertimento. Forse c'era una forza superiore che le aveva ispirate
a creare quelle storie che magari potevano avere un fondo di
verità. Oppure no. Ma questo certo non influiva sul bisogno
di crearle.
Altre creature invece si illudevano che conoscendo l'origine del mondo
avrebbero anche capito il loro scopo...
Improbabile...
E a questo autore, non importa parlare dell'origine del cosmo.
“Perchè sei così diversa da
me?”
A questo autore interessa parlare delle creature che si sono ritrovate
ad abitarlo. Creature spaesate, prive di scopo e informazioni per
affrontare la situazione.
No, forse alcune di loro disponevano sia di scopo che di informazioni,
ma potevano anche essere bugie per darsi un tono e fingersi superiori.
“Ehi? Perchè sei così diversa da me?
Puoi sentirmi?”
La creatura che aveva ricevuto quella domanda si guardò
intorno intimorita. Non vedeva nessuno, eppure quella voce era
così chiara e vicina.
Che ci fossero creature avvantaggiate rispetto alle altre era un dato
di fatto.
Alcune erano estremamente longeve, altre sembravano addirittura eterne
e con la sola volontà potevano plasmare ciò che
le circondava... chi era interessato alla questione dell'origine
dell'universo credeva che la responsabile del loro mondo fosse proprio
la volontà di questi esseri superiori.
“Ehi? Non riesci a comunicare?” insisté
la voce incorporea.
“S... sei uno spirito?”
“Lo sei anche tu. Perchè stai nascosto dentro
quell'affare?”
Altre creature più sfortunate non potevano neanche
sopravvivere senza crearsi un corpo fisico di cui diventavano
prigioniere.
“Ehi? Scappi? Perchè?” chiese la voce
incorporea percependo lo spirito con il corpo che si allontanava il
più velocemente possibile.
“Non farmi del male! Lasciami in pace!”
“Male? Cosa intendi?”
Se il corpo veniva danneggiato la creatura che lo possedeva ne subiva
le conseguenze. Se il corpo diventava inservibile, la creatura cessava
di esistere e per quanto potesse venir trattato bene, qualunque corpo
era comunque destinato a consumarsi col tempo. Il destino di tutte
quelle creature era la morte, a cambiare era il quando e il come
arrivare a quella destinazione obbligatoria.
Volendo esistere il più allungo possibile, le creature che
avevano bisogno di un corpo tendevano ad essere guardinghe verso
ciò che non conoscevano e che poteva rivelarsi pericoloso.
La creatura incorporea dovette osservare quelle creature per un po'
prima di capirle e riuscirsi a spiegare la reazione della creatura
incastrata in un corpo che aveva incontrato tempo prima.
“Perchè ora sei tu ad avvicinarti a me?”
chiese la creatura incorporea vedendo la creatura col corpo che si
avvicinava.
“Curiosità... E tu perchè ci hai spiato
per tutto questo tempo?”
“Noia...”
“E perchè hai creato quel corpo finto?”
La creatura che non aveva bisogno di un corpo, ma che se ne era creato
uno, sorrise mostrando numerosi denti bianchi e perfetti che non si
erano mai consumati masticando cibo. “Così posso
fare delle espressioni e modulare la voce, così posso
osservarti e comunicare meglio.”
“Eh... Se mostri i denti in quel modo sembra solo che tu
voglia mangiarmi meglio...”
“Ah, le espressioni sono molto più complicate di
quel che pensavo...”
-Diventerà un racconto inquietante? Le creature immortali
decideranno di mangiare quelle mortali?-
sentendo una voce femminile sconosciuta alle sue spalle e dei piedi che
gli toccavano la schiena, Harold sussultò come se si fosse
appena risvegliato da uno stato di trance. Sentì di avere in
mano una tavoletta cerata e di averci scritto qualcosa,
controllò con le dita di cosa si trattasse.
-Oppure era un tentativo di spiegarsi l'esistenza di umani e
divinità? Perchè l'hai scritto? Eri posseduto?
Vuoi smetterla di ignorarmi e incominciare a rispondermi?- a quella
persona non piaceva non sapere le cose. Purtroppo anche se volendo
poteva sapere per filo e per segno tutto ciò che accadeva e
sarebbe accaduto, non era altrettanto brava a capire le motivazioni
dietro le azioni delle persone.
Cercando di ottenere una risposta, fece di nuovo uno sforzo per toccare
con le punte dei piedi la schiena del ragazzetto.
-Potrebbe anche essere una storia sentimentale...- osservò
Harold.
-Eh? I personaggi non sono nemmeno della stessa specie!-
obbiettò la ragazza con un tono quasi da presa in giro.
-Sei parecchio superficiale! È una questione di intelligenze
più che di specie...-
-Capisco che da orbo tu non possa capire, ma guarda che il corpo
è la cosa più importante! Ah! Scommetto che non
sai nemmeno come nascono i bambini! In effetti, non è che
non vedere chiaramente ti rende un po' meno umano? Scrivi di
espressioni, ma non le puoi vedere e capire!-
-Stai sghignazzando, cretina! Non ho bisogno di occhi per capire che
hai uno stupido ghigno sulla faccia. Posso regolarmi su come moduli la
voce per capire la tua espressione e il tuo umore. Inoltre non
potrò vedere le espressioni degli altri ma percepisco bene
le mie, so come dovrebbero funzionare, Heather...- si sentì
stupito di aver pronunciato quel nome e a giudicare dal lieve suono
emesso, anche la ragazza era stupita.
-Non ci siamo mai visti direttamente o meglio, mai sentiti... come mi
hai riconosciuta?-
-Credo ci sia qualcosa che avete in comune nella voce, tu e tua
sorella...- ipotizzò per giustificare la propria intuizione.
-La tua voce ha un suono meno basso e autorevole, ma avete entrambe un
tono da maschiaccio dispettoso...-
-Solo un cieco può non capire la mia incredibile
femminilità! Sopratutto in confronto alla
volgarità delle forme e del modo di fare di Leshawna!
Sarà lei il maschiaccio con le tette!-
Harold ignorò le sue proteste. -Leshawna anche se
è dispettosa sembra un po' più attenta alle
emozioni del suo bersaglio. Tu sembri voler ferire a tutti i costi...
Come mai?- chiese abbandonando il tono ostile in favore di uno
genuinamente curioso.
La Musa della Storia non rispose. Harold ricordò che non
ottenere una parvenza di contatto visivo metteva a disagio chi aveva
una vista buona così di voltò.
Non si stupì vedendo che la sagoma sfocata che riusciva a
percepire sembrava distesa. A giudicare dalla voce, la testa che gli
parlava doveva essere distesa e collocata all'altezza del pavimento. Ma
la sagoma della ragazza gli sembrò priva di braccia e con
una sola gamba in un primo momento così si
impressionò. Poi la sua testa gli suggerì una
spiegazione meno spaventosa.
-Perchè Leshawna ti ha legata?- non gli piaceva sospettare
che Leshawna avesse staccato degli arti alla sorella. Anche se per quel
che ne poteva sapere, magari le divinità potevano farseli
ricrescere, non gli sembrava una cosa carina...
-Perchè è stronza! Molto stronza!
Ancora non lo hai capito?!-
-Uhm...- non gli piaceva sentir parlare di lei in quel modo, ma
effettivamente la donna gli aveva già mostrato un certo tipo
di atteggiamenti e in quanto familiare, Heather, aveva tutto il diritto
di parlare della sorella in modo critico.
-Harold. Heather. Dobbiamo parlare.- comandò Leshawna
comparendo all'improvviso dietro la sorella e prendendola di peso.
-Ah... Sempre delicata...- Heather sbuffò.
Harold si sentì spaventato. “E' arrabbiata...
è molto arrabbiata...” il suo istinto gli diceva
di non avvicinarsi. Leshawna aveva spesso dei modi aggressivi,
prepotenti, a volte anche predatori, ma c'era sempre qualcosa di
scherzoso o una parvenza di cura nei confronti delle persone con cui
interagiva. In questo caso Leshawna aveva un tono perfettamente
controllato ma nascondeva malamente un umore ferale, perlomeno per
quella che era la percezione di un ragazzo che non potendosi affidare
alla vista era diventato ipersensibile alle voci.
-Harold.- ripetè Leshawna in quel modo poco familiare.
“Arrabiata, molto arrabbiata.” si ripetè
mentre andava contro l'istinto costringendosi a sedere vicino a quello
che percepiva come un predatore. Di fronte a sé percepiva
Heather che sembrava essere stata slegata.
-Non sono riuscita a trasportarmi e materializzarmi su Nasso sembra che
ci sia una barriera che me lo impedisce.- annunciò Leshawna.
-Te l'avevo detto.- gongolò Heather.
-Non sei degna di fiducia, quindi ho voluto provare.-
-Tanto arriveremo in tempo, tranquilla.-
-Ripeto. Non sei degna di fiducia.-
-Scusatemi.- disse timidamente Ellody e solo allora Harold si accorse
della sua presenza, sedeva oltre Leshawna. -Ecco... se avete intenzione
di assegnarci un compito o se volete un parere umano, forse sarebbe il
caso di spiegarci bene la situazione.-
Era una richiesta sensata. Harold si sentì in imbarazzo per
non essere riuscito a farlo notare prima.
-Ovviamente lo farò ragazzina, mi credi forse stupida?-
domandò Leshawna con astio.
-Ah ah, non è stupida, è più... una
intelligente, ma che non si applica e si distrae facilmente.-
commentò Heather.
Mentre tirava la sorella per le orecchie, Leshawna spiegò
che l'abbandonata principessina di Creta aveva conquistato le
simpatie del Dio della follia che come dono di nozze aveva deciso di
conquistare l'Olimpo. Il problema era che intendeva servirsi di un
esercito di umani e anche se questi sarebbero stati sotto ipnosi, gli
dei si sarebbero potuti innervosire con tutta la razza anche
considerando che la causa delle azioni del Dio folle sarebbe stata un'
umana e che il Dio stesso era originariamente un mezzo umano che aveva
già in passato sfidato la pazienza degli Dei.
-Scusate, m-ma non capisco...- Ellody la interruppe con aria
impanicata. -Che c'entriamo noi come specie. L'idiota è lui!-
Heather intervenne con un sorrisetto divertito. -Beh, potrebbe venire
il dubbio che siate una specie difettosa e non sarebbe la prima volta
che ci sbarazziamo di buona parte di voi, tutto dipende da come ci
gira... a proposito, non mi sembra molto intelligente dare dell'idiota
ad un Dio...-
Anche se sbiancata, Ellody continuò con i suoi dubbi. -Ma
perchè l'idio... ehm, l'egregio Dio della follia pensa che
fare una cosa del genere dovrebbe conquistare la principessa?! E
perchè lei non lo ferma?!-
-Potrebbe essere d'accordo con lui...- suggerì Harold
nonostante l'espressione e il tono apparentemente assente. -Se ha
aiutato noi tradendo la sua famiglia e se ha cercato di scappare
sfruttando Duncan, è probabile che la principessa fosse
arrabbiata con la sua famiglia... è stata ingenua a seguire
uno sconosciuto, o era molto disperata, o sperava che le altre persone
fossero migliori rispetto ai suoi familiari... Essere tradita da
qualcuno esterno alla sua famiglia potrebbe averle fatto perdere
fiducia nel prossimo, tutta la rabbia accumulata negli anni potrebbe
averla fatta esplodere e ora per canalizzare quella rabbia potrebbe
pensare di prendersela con gli Dei rischiando volontariamente di farci
eliminare tutti...-
-Ma andiamo! Tutto questo perchè è stata mollata
da un tipo?! È altamente illogico!- Ellody
continuò a protestare.
-Ah, scusa se non ti piacciono le mie ipotesi!- Harold rispose offeso.
-Ma questo non cambia la realtà...- sbuffò, poi
con un tono più pacato si rivolse a Heather. -Allora, cosa
faranno gli dei? Se la prenderanno con la nostra specie o no?-
-Ah boh...- rispose Heather con tono annoiato.
Leshawna la fulminò con lo sguardo. -Non ha importanza che
tu risponda o meno, la tua parola vale quanto le promesse di un eroe.-
mentre la Musa della poesia epica rimaneva mortalmente seria, la Musa
della storia le fece una linguaccia.
Ellody era esterrefatta. -Bene! La principessa rischia di farci
ammazzare tutti perchè è stata mollata... e
queste invece di condividere le informazioni litigano come bambine...-
Heather la richiamò. -Ragazzina scema che insiste con le
mancanze di rispetto, guarda che a me, che siate vivi o morti non
importa! Perchè fra l'offrirvi rassicurazioni sul futuro e
infastidire la mia sorellina stronza dovrei scegliere la prima opzione?
Inoltre a voi che cambia se vi dico cosa avverrà? Se vi
dessi una risposta che non vi piace provereste a cambiare il futuro? E
come? E se invece vi dessi una risposta che vi piace e questo cambiasse
il vostro atteggiamento portandovi a un futuro diverso e meno
desiderabile? Poi ve la prendereste con me?-
Leshawna diede un'altra tirata d'orecchie alla sorella. -Chiacchiere
inutili a parte, la cosa più scontata da fare è
convincere la principessa a fermare l'Idiota della follia. Sarei andata
a farla rinsavire subito, e magari a staccare la testa dell'Idiota
fregandomene del fatto che sia il figlioletto preferito del sovrano
dell'Olimpo... peccato che l'Idiota abbia eretto una barriera per
impedire la materializzazione dal nulla di creature con un aurea troppo
potente!- disse continuando ad utilizzare le orecchie della sorella
come antistress.
-E-Ehi! Non c'è l'ho messa io la barriera! Smettila di
prendertela con me!- ma Leshawna continuò.
-Quindi una creatura con un'aura meno forte potrebbe teletrasportarsi?-
domandò Harold sperando di non essere aggredito.
-Non credo di avere conoscenze che vadano bene. Gli esseri umani non
possono essere teletrasportati.- rispose Leshawna spazientita.
-Una divinità giovane o poco conosciuta potrebbe avere
un'aura meno forte?- ipotizzò il ragazzetto.
-Forse...- disse Leshawna che un po' interessata al discorso
mollò il capo indolenzito della sorella che tirò
un sospiro di sollievo.
-Hai detto che tu e le tue sorelle non siete sempre state in nove... se
riusciste ad identificare le più giovani e le meno evocate
magari potreste mandarle in avanscoperta. Sempre che tu ritenga le tue
sorelle degne di fiducia.- disse Harold mentre Ellody sembrava
estremamente disorientata su quale dovesse essere la logica dietro
quelle dinamiche.
Leshawna sembrò ragionarci su mostrando finalmente un po'
più calma. -Ho sempre pensato che l'astronomia e la
geometria fossero un po' fuori tema rispetto alle altre arti di cui ci
occupiamo... Forse la Musa protettrice di queste arti potrebbe essere
nata dopo il resto di noi...-
-Sarebbe parecchio ironico! Si comporta come una vecchia fastidiosa!-
disse Heather scherzando velenosamente. -Ottima scelta! Quella musona
non piace a nessuno quindi viene invocata molto poco, dovrebbe
funzionare! Suggerisco anche la Musa della commedia. Non abbiamo
ragioni di ipotizzare che sia più piccola di noi e non
è impopolare, ma per sua stessa natura la sua aura potrebbe
non essere presa molto sul serio dalla barriera.-
Leshawna si stupì che Heather stesse collaborando,
inizialmente era positivamente colpita, poi la guardò con
sospetto. Heather rispose con un sorrisetto innocente.
-Ma noi lo sappiamo quale sarebbe il metodo più efficace per
placare la rabbia della principessa e pagare un tributo di sangue al
Dio della follia. Vero, sorella?- disse Heather con un tono mellifluo.
-O forse ti sei rammollita?-
-Lo so... ho già intenzione di parlarne col ragazzo..- poi
abbassò di molto la voce, ma Harold potè
percepirla comunque. -Forse ho permesso alla ragazzina di stare qui per
temporeggiare...- rispose Leshawna un po' scocciata, un po' pensierosa.
Harold si sentì teso.
-Non capisco. Perchè non agisci tu?- chiese Heather alla
sorella.
-Sono affari da essere umano. Mi importa fino ad un certo punto.-
-A me sembra che ti importi fin troppo...- la criticò
Heather. -Male che vada puoi prenderti gli umani che preferisci,
conservarli al sicuro e allevarli, no?- guardò i due piccoli
umani. La femmina sembrava visibilmente a disagio. Il maschietto dagli
occhi deboli sembrava indifferente al discorso.
-Però, però...- cantilenò Heather con
fare dispettoso. -Dovresti fare attenzione agli esemplari che fai
riprodurre. Quel coso rosso lì ad esempio... Mi sembra
evidente che la vista non sia il suo unico problema, tutto il corpo
sembra un problema! Dalla respirazione alla recezione del sole... a
volte sembra intelligente, ma secondo me non ci sta nemmeno di testa...
sembra sempre un po' distratto... mezzo addormentato... non vorrai che
produca altri esemplari difettosi, no?-
Il ragazzetto trasportato dall'istinto mosse la mano lanciando ad
Heather una lametta che le si conficcò in fronte generando
una buffa fontanella di sangue.
-AAAAAH!- Heather urlò, Ellody si portò le mani
alla bocca con aria spaventata, mentre Harold si rese finalmente conto
di ciò che aveva fatto.
“Hiiiiih! Verrò ammazzato! Verrò
sicuramente ammazzato! Non ho ancora scritto le mie memorie!”
Il ragazzo sussultò sentendo un suono provenire da Leshawna,
si stranì capendo che si trattava di una risata. Forse era
impazzito, ma Harold percepì che per la prima volta da
quando era tornata, la Musa sembrava aver riacquistato un umore decente.
-Leshawna! Il tuo coso mi ha mancato di rispetto! Dovresti scotennarlo!-
-E va beh, non mi sembra nulla di drammatico. In fondo volevi
suscitargli una reazione perchè ti era sembrato troppo calmo
mentre parlavi della sua specie come di bestiame, no? Mi sembra che tu
abbia ottenuto una reazione adorabile, proprio come desideravi!-
Leshawna sghignazzò, Heather sbuffò e Harold
imbarazzato si raggomitolò.
-Comunque.- Leshawna parlò riacquistando serietà.
-Vi ho voluto parlare di questa situazione perchè siete due
umani poco intimidatori. Se la principessina non dovesse rinsavire
parlando con una divinità sana di mente, forse due suoi
simili potrebbero metterla più a suo agio. Per ora non
parlatene con Duncan... non so se farli incontrare prima di aver
riportato la principessa a più miti consigli sia una buona
idea. Dubito che quello scimunito da solo sia in grado di farsi
perdonare decentemente, ok?- Leshawna sorrise nervosamente mentre i due
umani annuirono. -Harold. Dovrei parlarti in privato...- lo
avvertì la Musa.
Nonostante fosse più calma, Harold si sentiva teso. Quando
lo chiamava per nome, Leshawna utilizzava quasi sempre un aggettivo
diminutivo a volte preceduto da uno possessivo prima del nome. Era un'
abitudine irritante e irrispettosa, ma il fatto che in quel momento
stesse utilizzando solo il suo nome, faceva pensare al ragazzo che ci
fosse qualcosa di piuttosto pesante che la Musa doveva dirgli.
Courtney stava facendo dei sogni confusi. Prima aveva percepito la
spaventosa presenza del padre, in seguito quella mostruosa del fratello
che la inseguiva muggendo dei suoni che per pareidolia sembravano
produrre e ripetere la parola “assassina”.
Scappando per gli stretti corridoi del labirinto, la ragazza era caduta
più volte ricoprendosi di fango rosso e nerastro.
Aveva sentito la voce di sua sorella ridere di lei, le era anche
sembrato di poterla scorgere insieme a Duncan, tutte e due stavano
ridendo di lei...
Courtney arrabbiata aveva deciso di tirare loro contro la torcia che
stava utilizzando per farsi luce. Ma si accorse di star tirando l'aria.
Aveva perso la torcia chissà quando e mentre al buio cercava
a terra qualche sasso da lanciare, le voci continuavano a deriderla.
Quando le voci sempre più flebili smisero di essere udibili,
la ragazza invece di sentirsi sollevata provò una sensazione
di vuoto incolmabile.
-Non lasciatemi qua da sola!- urlò, ma ebbe la sensazione
che nessuno potesse sentirla. Poi sentì dei passi che si
allontanavano “Scott?” non sapeva cosa la portasse
a riconoscerlo. -Almeno tu non andartene!- lo chiamò
inutilmente.
Dopo un po' udì una voce femminile che era certa di non aver
mai sentito prima.
-Ok... Ok... questa, ah... è decisamente una visione un po'
tragica e disperata delle cose...- commentò, la sconosciuta.
-Non prendermi in giro!- ringhiò Courtney.
La principessa sentì due battiti di mani.
-E luce fu.- disse la voce della sconosciuta mentre tutto in torno si
illuminava a giorno.
Non si trovavano più in un labirinto sotterraneo, ma su un
prato in mezzo agli alberi d'ulivo. All'ombra di uno di essi si trovava
seduta a gambe incrociate un'adolescente magrolina dagli occhi
allungati, il naso schiacciato e i capelli scuri.
-Allora, vuoi dirmi cosa c'è che non va?- le chiese
amichevolmente la ragazzina.
-Non sono affari tuoi.- sbuffò Courtney.
La sua misteriosa interlocutrice sospirò e la
guardò con un'espressione abbastanza critica. -Guarda,
capisco che tu per difenderti abbia imparato ad attaccare
preventivamente, ma se sei così sgarbata allontanerai anche
chi cerca di aiutarti.-
-Ah! E chi mai vorrebbe aiutarmi?! Da quando esistono persone che
aiutano gli altri senza volerci guadagnare qualcosa?! Io non ho bisogno
di nessuno! E se avessi bisogno di qualche favore, troverei qualcosa da
dare in cambio! In questo modo, posso evitare di dovermi fingere
gentile.- disse con fare altezzoso, la giovane ricoperta di fango.
Sul viso dell'altra ragazza si formò un sorrisetto
dispettoso. -E allora perchè prima eri accovacciata a terra
a piangere della tua solitudine?-
Gli occhi di Courtney si inumidirono e l'altra ragazza
deglutì accorgendosi di aver esagerato.
-Ops... scusa...- disse la ragazza con un sorrisetto nervoso. -Parliamo
un po', ti va?- fece cenno alla principessa di sedersi. Con un sospiro,
Courtney ubbidì. -Mi presento, io sono Katherine. Ma puoi
chiamarmi Kitty, se ti va.- disse offrendo alla principessa una mano
che non venne mai stretta. Courtney la guardò con diffidenza
continuando a tenere le braccia conserte.
Kitty non si fece scoraggiare e parlò -Bene, vorresti dirmi
perchè sei così disperata?-
-Perchè non dovrei esserlo?!- ringhiò Courtney.
-Beh, sei fuggita dall'opprimente palazzo di Creta e dal tuo poco
raccomandabile paparino, proprio come desideravi, no?-
-Sì... si è vero... ma...-
-Speravi di diventare la moglie del sovrano di Atene?- chiese la
ragazza con un sorriso di compassione. -Suppongo che tu sperassi di
aggiudicarti un ruolo che ti desse l'illusione di avere potere e
controllo su ciò che ti circonda... Capisco che doverci
rinunciare possa sembrarti frustrante, ma magari dovresti aprirti a
nuove possibilità.-
-E la nuova possibilità sarebbe essere invisibile e senza
alcun peso nella società?- chiese Courtney innervosita.
-Principessa, tutti hanno un loro ruolo. Ma non hai mai pensato che
stando lontano dai centri di potere politico, su cui tanto puoi avere
poca e niente influenza, potresti vivere una vita un po' più
semplice e serena? Insomma, mi sembra che tu ti sia trovata un ottimo
partito, una divinità! In ogni caso non vivresti una vita
tanto sciagurata e povera... Per essere una ragazza abbandonata mi
sembri piuttosto fortunata, no?-
-Obbiezione! Obbiezione! E obiezione!- Courtney obbiettò
energicamente. -Prima obiezione; In che senso poca e niente influenza?
Sono certa che se mi fossi trovata un marito importante sarei riuscita
a manipolarlo per far andare le cose come volevo io! Cioè
nel modo giusto... Ad una perdigiorno come te potrà anche
stare bene starsene per conto proprio a fare ciò che le
pare, ma io dei progetti li ho!-
-E allora perchè non sei rimasta a casetta aspettando che
papà ti trovasse un buon partito?- osservò
l'altra. Ma Courtney la ignorò:
-Seconda obiezione; Davvero una divinità ti sembra
raccomandabile come compagno? Ma non hai studiato?! Inoltre non mi sono
ritrovata una divinità qualunque come spasimante ma la
divinità della follia e del vino! Non so se mi spiego...-
-Gli esseri umani invece ti sembrano compagni affidabili, stabili e
prevedibili?-
-No, lo so... chiunque può fare parecchio schifo...- ammise
Courtney. -Ma questo non significa essere cieca davanti a chi ha
più probabilità di fare schifo!-
Continuò infastidita: -Terza obiezione; Tu non hai idea del
perchè io mi senta scombussolata! C-credi davvero che il mio
problema sia che non diventerò la moglie del sovrano di
Atene? C-credi davvero che abbia seguito quell'idiota per questo?!-
Courtney balbettò ferita.
-Lo so invece... Sei triste perchè sei lontano da tua
sorella e temi che lei ti abbia tradita. Sei in una situazione
completamente nuova e non sai come orientarti e per giunta ci sei
finita perchè la persona di cui ti eri innamorata ti ha
abbandonata mentre dormivi facendo in pezzi il tuo cuore, i tuoi
progetti per il futuro e facendoti sentire terribilmente umiliata...
Però io vorrei anche farti vedere il lato positivo della tua
situazione per evitare che alterata dalle tue emozioni negative tu
finisca per fare qualche scelta poco saggia.-
-Obiezione...- ripetè Courtney facendo alzare gli occhi al
cielo a Kitty. -Non ero affatto innamorata di quell'imbecille di
Duncan.-
-Ah, davvero?- chiese Kitty con aria rassegnata.
-Sì, davvero.- rispose Courtney guardandola storto.
-Ok... cambiamo l'argomento in qualcosa di un po' più
allegro.- disse la ragazza con un sorriso vivace. -Parlami un po' di
Scott.-
-Non sono innamorata nemmeno di lui! Te l'ho già detto! Non
è un partito affidabile! Inoltre non voglio più
innamorarmi... non che sia mai stata innamorata! Sopratutto non di
Duncan! Chiaro?! Ma... per sicurezza non voglio interessarmi a nessuno
romanticamente... tanto si tratta di illusioni inutili per spingere
alla riproduzione...- Courtney fu interrotta da un applauso lontano e
si guardò intorno irrequieta senza riuscire a scorgere
nessuno.
-Lascia perdere, non è niente! Fa finta di non aver sentito
niente...- disse Kitty sorridendo nervosamente. -Amore sì,
amore no... comunque, provi dei sentimenti positivi verso Scott?-
chiese Kitty.
-Boh, che ne so...- rispose Courtney continuando a mostrarsi oppositiva.
-E chi lo deve sapere, allora?-
-Lui è l'unica persona decente che ho conosciuto su
quest'isola... se non considero il fatto che voglia controllare
mentalmente gli abitanti di Nasso per conquistare l'Olimpo...-
-Oh... Ma non lo fa forse per accontentare te?- le ricordò
Kitty.
-Non me ne lamento infatti...- Courtney mentì allontanando
lo sguardo da Kitty.
-Ehi, guarda che sono qui.- Kitty schioccò le dita per
riottenere la sua attenzione. -Non stavi diventando amica di quella
Menade bassina e pallida?- le chiese con pazienza.
-Dawn mi tiene il muso!- si lamentò Courtney. -Ma cosa
sarebbe questo?! Un interrogatorio?!- continuò a
lamentarsi...
-Sto solo cercando di metterti davanti delle informazioni per portarti
a riflettere meglio sulla situazione. Questa potrebbe essere una
commedia, ma col tuo modo di fare rischi di trasformarla in una
tragedia...-
-Quindi sarei uno scherzo per te?!-
-Sorellina, hai fatto abbastanza, lascia che me ne occupi io ora.-
disse una voce sconosciuta alle spalle di Courtney.
-Oh no...- bisbigliò una poco entusiasta Kitty.
Courtney girandosi vide la sconosciuta. Era terribilmente somigliante a
Kitty ma aveva un naso un po' più appuntito, era
più formosa, sopratutto nella zona dei fianchi ed era
piuttosto bassina, ma qualcosa nell'espressione e il portamento la
faceva sembrare più matura e severa.
-Allora Courtney, io sono Emma, Musa dell'astronomia.- si sedette e
cominciò a parlare con un tono calmo e compiaciuto. -Approvo
completamente la tua visione dell'amore e il tuo non voler
più ricascare in quella trappola.-
-E ti pareva...- canticchiò Kitty alzando gli occhi al cielo.
-Io non sono mai...- Courtney provò ad obbiettare, ma venne
interrotta da Emma.
-No, devi ammettere i tuo sbagli passati ed avere ben chiara la
situazione. Ti sei invaghita di un buzzurro peloso, basso e
presuntuoso...-
-Sorella, non era peloso e buzzurro, ma guarda che anche la tua ultima
fiamma era bassa e presuntuosa...- suggerì Kitty a bassa
voce.
Emma la ignorò e cercò di utilizzare un tono che
potesse sovrastare eventuali nuovi commenti della sorella. -Non
comprendo i tuoi gusti, ex principessa di Creta, ma sei giustificabile.
Avrai visto Duncan come possibile mezzo per la fuga, magari visto che
il suo carattere è così diverso dal tuo sarai
rimasta affascinata dall'odore di novità, forse ti sei
illusa che il suo modo di fare sfrontato fosse segno di un carattere
forte, insomma errori comuni di gioventù...-
Kitty simulò uno sbadiglio -Emma, perchè riduci i
sentimenti ad una triste e noiosa lista della spesa?-
Emma la ignorò di nuovo. -L'importante è che tu
non ripeta gli stessi errori con Scott solo perchè ti senti
sola e bisognosa di affetto. Devi sfruttare l'ascendente che hai su di
lui e usarlo come preferisci, ma non devi cadere nella trappola
dell'amore...- Emma concluse apparentemente soddisfatta, ma vide che la
sorella la stava guardando storto. -Ah, giusto...- Emma si
ricordò del motivo per cui era lì. -Signorina
Courtney, converrai con me sul fatto che il modo migliore per sfruttare
e godere della tua situazione e vivere una vita soddisfacente e
produttiva sia non disturbare le divinità. Analizzando bene
la situazione, sicuramente ti renderai conto che le
possibilità di vittoria semplicemente non esistono.- ma per
qualche motivo Kitty continuava a guardarla storto.
Courtney, profondamente irrequieta, sentì il bisogno di
alzarsi e sfogare le energie in eccesso camminando, ma non fu
sufficiente così sradicò un ulivo e lo
gettò in aria.
“Non sono mai stata innamorata di Duncan! Non sono mai stata
innamorata di Duncan!” si disse furiosa.
“Però...” Sentire Emma mentre sviliva e
semplificava le sue emozioni l'aveva fatta sentire vuota. Di qualunque
natura fossero, le emozioni che aveva provato per Duncan erano
importanti, l'aveva condotta in quel guaio quindi DOVEVANO essere
importanti.
Anche se una parte di lei voleva che svanissero, l'altra si sentiva
persa all'idea che ciò avvenisse.
Forse si sentiva così perchè anche se per poco,
quelle emozioni l'avevano resa felice e in qualche modo sperava di
poter conservare e riutilizzare quelle emozioni anche se non aveva idea
di come farlo. O forse sentiva che se i ricordi e i segni delle sue
emozioni per Duncan fossero spariti del tutto non avrebbe
più avuto motivo per avercela con lui e se la sarebbe dovuta
prendere con la sé stessa tanto stupida da farsi trasportare
da delle emozioni superficiali e poco importanti.
“Non è vero! Non sono più a palazzo!
Quindi qualcosa di utile l'ho fatta accadere...” si disse
cercando di non perdere di vista la situazione.
Una parte di lei desiderava la calma e la leggerezza che Duncan le
aveva dato l'impressione di possedere rimanendo stupidamente positivo e
sicuro di sé nonostante la prospettiva di affrontare il
Minotauro a mani nude.
Forse era questo che l'aveva spinta a seguirlo e a volergli dare
fiducia, sotto quel modo di fare insopportabile aveva percepito
qualcosa che desiderava per sé...
“Peccato che lui si sia dimostrato spregevole...
ciò che voglio e che mi farà sentire in pace
esisterà da qualche altra parte?”
Mentre riprendeva fiato, l'attenzione di Courtney venne attirata dalle
Muse che discutevano fra loro.
-Sei la Musa della Commedia! Che ne vuoi sapere di come far rinsavire
qualcuno?- disse Emma probabilmente ribattendo a qualche critica.
-Beh, per fare una commedia efficacie bisogna saper ragionare ed essere
conscia delle emozioni che si desidera suscitare e che si finisce per
suscitare. Infatti stavo cercando di conoscere meglio Courtney e i suoi
punti di vista, di farla riflettere e concentrare su aspetti
più positiva della faccenda e...-
-Volevi solo fare chiacchiere fra ragazze parlando di ragazzi e
sentimenti stupidi, ammettilo!-
-Forse portarla a concentrarsi sul suo nuovo possibile amore avrebbe...-
-Amore significa guai!-
Courtney non era innamorata di Scott... forse le aveva fatto simpatia
ad un certo punto, apprezzava che lui la apprezzasse, inizialmente
l'aveva fatta sentire a suo agio e aveva trovato rasserenanti alcuni
dei suoi atteggiamenti sciocchi e vivaci ma ora che il ragazzo si stava
ingegnando per prendere il controllo dell'Olimpo la percezione di
Courtney era cambiata drasticamente.
“Ma sono stata io a suggerirglielo... Forse dovrei davvero
dirgli di lasciar perdere?”
Voleva di nuovo sentirsi a suo agio nei confronti di Scott e magari
voleva conoscerlo meglio.
“E se, come Duncan, si rivelasse anche lui spregevole? E se
non avesse quello che cerco?”
Scosse la testa. “Cosa sto cercando?” si chiese
mentre la testa le girava e percepiva il suo corpo che cadeva.
Courtney si risvegliò immersa in una luce violacea mentre
stava distesa su di una superficie fredda.
Inizialmente era disorientata ma ci mise poco a riprendersi.
-Oh, giusto...- mormorò. Si era addormentata all'interno
della torre di ametista che Scott aveva piantato nel terreno per
proteggerla.
-Allora...- “Devo dire a Scott di abbandonare il progetto di
muoversi contro l'Olimpo...” sospirò, ma si
rasserenò pensando che togliendosi quel pensiero, lei e il
ragazzo avrebbero potuto passare il tempo come una normale giovane
coppia che valuta se è il caso o meno di unirsi e vivere
insieme. Ma le sue rassicuranti pianificazioni crollarono a causa di un
ghigno familiare e sconosciuto allo stesso tempo.
-Sei sicura che sia il caso di fermarlo? È il Dio della
follia, se lo contraddici potrebbe decidere di farti volare via la
testa!-
Courtney si guardò intorno ma non vide nessuno.
-Magari si è interessato a te proprio a causa delle tue
aspirazioni da conquistatrice... ti sembra il caso di deluderlo?-
continuò la voce ghignante.
-Oh, Courtney, Courtney... quindi i tuoi sentimenti sono sempre
così superficiali? Hai solo finto di voler conquistare
l'Olimpo e dare un futuro migliore all'umanità per noia e in
realtà non te ne frega niente?-
Courtney finalmente lo vide. Nella parete riflettente che aveva
davanti, la sua immagine si era triplicata. Tutte e tre le
sé stesse ghignavano e la prendevano in giro...
Angolo dell'autrice ritardataria:
Ehi... mi scuso se ci è voluto così tanto per
aggiornare ma fra la preparazione di qualche materia e varie cose che
mi hanno fatto venire poca voglia di scrivere, ci ho messo il tempo che
ci ho messo...
Mi spiace e spero che il capitolo possa esservi piaciuto anche se
è di pianificazione, diplomazia, bullismo fra sorelle
(razzismo e abilismo... ma che diavolo o ho scritto? Heather, si
più amichevole! Harold, non tirare lame!) e deliri di
personaggi addormentati...
Spero di aver utilizzato decentemente Kitty ed Emma, ero curiosa di
provare a gestirle come personaggi (mi è capitato una sola
volta di scrivere qualcosa su Kitty) anche se Emma non era proprio la
persona più obbiettiva da mandare a parlare con Courtney in
questa situazione... Kitty a fatto del suo meglio.
Chiacchiere a parte, infinitamente grazie della pazienza e di essere
arrivati fin qui. Non dovrebbe mancare molto alla conclusione, spero
solo di aggiornare più velocemente la prossima volta.
Se volete lasciarmi una recensione mi fa molto piacere! Anche se
ultimamente rispondo lentamente... mi scuso ^^'
Alla prossima!
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Capitolo 7 *** Lanciere ***
Kitty ed Emma, le Muse della commedia e della geometria si erano
materializzate sul ponte dell'imbarcazione diretta a Nasso per
informare la maggiore di loro dell'incredibile successo che avevano
avuto nel far capire all'ex principessa di Creta che doveva convincere
il suo compare Dio del vino a fermare i fallimentari piani di conquista
dell'Olimpo.
Leshawna, scettica nonostante desiderasse dare fiducia alle sorelline,
si rivolse verso Heather che in quanto Musa della storia avrebbe dovuto
sapere se qualcosa era cambiato o meno nei piani della squilibrata
coppietta di Nasso.
Heather scosse le spalle, poi sorrise e canticchiò: -Hanno
fallito, miseramente fallito, epicamente fallito!-
Leshawna diede una gomitata ad Heather.
Emma sembrava offesa e frustrata -Come ho potuto fallire?-
rimuginò.
Mentre Kitty era incredula: -Ma ero sicura che i sentimenti della
principessa al risveglio fossero molto meno bellicosi!- si
girò verso Emma -Se solo mi avessi lasciato gestire la
situazione da sola! Dovevi per forza intrometterti con quegli stupidi
discorsi sul rimanere single?!-
-Io e quella ragazza eravamo spiriti affini!- ribattè Emma
-Se mi avessi lasciato scoppiare quella coppia mal assortita per il
bene della ragazza, sarebbe rinsavita di sicuro!-
-Non è che solo perchè il ragazzo per cui avevi
perso la testa si è rivelato un arrampicatore sociale
più interessato al suo migliore amico che a te, allora tutte
le coppie devono lasciarsi!- ribattè Kitty, ma quando vide
il volto sconvolto della sorella fece immediatamente un passo indietro:
-Scusami... ma sarebbe un bene se ti lasciassi quella storia alle
spalle e dessi una nuova possibilità all'amore, invece di
tifare sistematicamente perchè le coppiette che vedi
facciano una brutta fine...-
-Sono perfettamente capace di essere obbiettiva, Kitty! Non mi lascio
influenzare dalla mia storia personale!-
Mentre Leshawna le osservava riflettendo sul da farsi, Heather
richiamò la sua attenzione : -Ehi capa!- le disse
sarcastica. -Non dovresti interromperle?-
-Solo se le cose degenereranno troppo. Non sono delle bambine, sarebbe
offensivo e diseducativo se mi comportassi come se fossero delle
infanti...-
-Come mai non hai reagito perdendo le staffe?-
-Al fatto che abbiano fallito la missione intendi?- Leshawna
sospirò. -Ho capito che se voglio che le cose vengano fatte
bene, è meglio che me le faccia da sola.-
-Da sola, eh?- ripetè Heather fissando il ragazzino con la
vista difettosa seduto poco distante. Sapeva che Leshawna gli aveva
lasciato un incarico.
-Ehi, ragazzino orbo.- disse Heather accovacciandosi vicino a lui.
L'espressione di Harold si fece infastidita, sembrava di cattivo umore.
-Come mai questo muso lungo?- gli chiese carezzandogli il capo con tono
di presa in giro. -Ora che le sorelline hanno fallito, sai che dovrai
sporcarti le mani?-
-Potresti ignorare la mia presenza, cortesemente?- disse il ragazzino
puntandole contro la piccola lama che utilizzava per graffiare le sue
tavolette cerate.
-Se mi infilzi di nuovo con quel coso, ti prometto che non vivrai
abbastanza a lungo da vedere l'alba.- Heather lo minacciò,
ma il ragazzino sbuffò senza mettere a posto la lama.
“Perchè non sono capace di mettergli paura? Che
problemi ha?” Si chiese Heather infastidita.
Il ragazzino nel mentre si mise a guardare Leshawna che si rivolgeva ad
Emma e Kitty.
Non sentivano bene cosa si stessero dicendo, ma le due sembravano
essersi calmate e Leshawna forse per salutarle gli stava ponendo le
mani sulle teste. Heather non era sicura di quanto Harold potesse
capire della scena ma sembrava attento.
-Quindi non è solo una spaccona... ha veramente una sorta di
aura autorevole...- commentò lui con un misto di ammirazione
e fastidio. Percependo la perplessità di Heather, Harold si
spiegò meglio: -Qualunque fosse la ragione per cui quelle
due stavano bisticciando, si sono fermate e hanno risolto quando
Leshawna ha deciso di congedarle, ma non sembra che abbiano paura di
lei quindi devono percepirla come autorevole...- ripetè.
Heather pensò di aver sottovalutato la percezione visiva del
giovane umano o magari lui compensava davvero il suo difetto visivo con
qualche potere divinatorio o di lettura delle emozioni.
La Musa della storia guardò con fastidio la sorella che si
comportava affettuosamente con le altre sorelline.
La ragazza si accorse di avere addosso gli occhi spenti e poco utili di
Harold che la guardavano con curiosità: -Che
c'è?!- chiese bruscamente Heather. Harold le
accarezzò la testa. Heather si stranì ma non si
sentì particolarmente furiosa, era troppo perplessa per
arrabbiarsi.
-Eh, aspetta... mi stai accarezzando la testa perchè pensi
che sia gelosa di Leshawna che si comporta di merda con me, ma
è tutta carina con le altre?- chiese Heather offesa.
Nel suo essere un ragazzino svampito, Harold annuì
innocentemente.
Heather lo guardò storto, poi lo immobilizzò, gli
tolse il copricapo di legno e gli grattò la cute con le
nocche per dispetto.
Il ragazzetto emise un verso strozzato per la sorpresa, poi
provò a liberarsi con scarsi risultati.
-Ah, mi fa piacere che tu sia finalmente riuscita a trovare un compagno
di giochi della tua età, Heather.- disse Leshawna
interrompendoli. -Che vi ho fatto di male?- chiese vedendo che i due
sembravano un po' schivi nei suoi confronti.
La Musa accarezzò la testa del ragazzetto e della sorella, i
due emisero una specie di squittio, arrossirono, indietreggiarono,
infine si fecero ancora più guardinghi come se si fossero
sincronizzati.
-Sì... mi fa molto piacere che andiate d'accordo...-
ripetè Leshawna un po' spaesata. Il ragazzetto sembrava
particolarmente teso, non lo biasimò. Gli
scompigliò i capelli un po' per dispetto, poi con un sorriso
di apprensione, si allontanò.
-E' inquietante quando non vuole ucciderti...- commentò
Heather.
-E' spesso poco incline ad uccidere...- “Non sempre, ma
spesso.” pensò nervoso.
-Con te forse...- disse Heather infastidita.
-Voi due dovreste decisamente risolvere i vostri problemi familiari e
affettivi.- Heather reagì facendo il verso del vomito.
-Molto, molto matura...-
Quel lungo viaggio d'andata, finalmente, era quasi finito.
L'ex principe, ora re, di Atene uscì sul ponte
dell'imbarcazione. Nel farlo scorse un'imbarcazione più
piccola e bassa che stava attraccando al porto. Sul suo ponte vide una
pallida figura femminile dai lunghi capelli scuri.
Era così esaltato da quella presenza che per un attimo
scordò della sua missione e delle circostanze che l'avevano
portato a conoscere la ragazza, così cercò di
richiamare la sua attenzione per salutarla.
Quando si accorse dell'errore si accovacciò di scatto per
nascondersi alla vista della ragazza.
Afferrò due persone che avevano avuto la sfortuna di
avvicinarsi a lui in quel momento e pensando che potessero essere
riconosciute dalla ragazza, le portò giù con
sé facendole atterrare di faccia.
Gli sfortunati erano DJ e Harold.
-Che diamine ti prende?!- piagnucolò DJ, ma Duncan gli fece
cenno di fare silenzio e cercò di tenerlo giù.
-Morirai di sicuro...- mormorò Harold alzando leggermente il
capo. Senza motivo apparente, DJ svenne. Harold si sentiva il naso e il
labbro superiore bagnati, con la lingua verificò che fosse
sangue. -Quello che dovrebbe farti da scorta ha paura del sangue?-
chiese ricollegando il sangue e lo svenimento.
-Forse sì... o forse è colpa della tua brutta
faccia. Ora stai zitto.- sussurrò Duncan.
-Morirai di sicuro...- mormorò di nuovo Harold
innervosendolo ulteriormente.
Duncan non sapeva se fosse una minaccia, il modo del ragazzetto per
comunicare disappunto, o un intuizione sul futuro, sapeva solo che gli
dava sui nervi.
-Che fate voi tre li a terra?- chiese Leshawna avvicinandosi.
-Ragazzino... che ti è successo alla faccia?- chiese con
apprensione vedendolo perdere sangue.
-Potresti controllare cos'è che ha messo paura a questo
idiota?- le chiese Harold infastidito.
Duncan sbuffò ma non si preoccupò che Gwen
potesse vedere Leshawna, tanto non si conoscevano.
-Una ragazza.- disse Leshawna compiaciuta. -Una ragazza molto, molto
graziosa.-
-Sono stato spinto a terra per una ragazza?!- Harold
protestò.
-Si tratta della sorella della principessa che hai abbandonato qui,
vero?- chiese divertita.
-Visto che sembri interessata a conoscerla, non è che le
chiederesti perchè si trova qui e quanto sa di... di quello
che ho fatto a sua sorella?- non sapeva quanto fidarsi di lei e si era
pentito di averla attirata sull'imbarcazione servendosi di Harold, ma
da come la guardava, era sicuro che lei volesse avvicinarsi alla
ragazza in ogni caso quindi decise di approfittarne.
La Musa con fare allegro scene dalla nave.
-Deve esse una specie di maniaca...- commentò Duncan fra
sé e sé.
-Se vedere qualcosa di attraente fa rincretinire così, sono
contento di non riuscire a mettere a fuoco le persone... sono certo che
non è neanche così carina!- rimuginò
Harold giocherellando con la lancia che il ragazzetto aveva cominciato
ad utilizzare come bastone per ciechi, come se fantasticasse sul
rendere la principesse minore di Creta un kebab...
Nonostante l'atteggiamento di ostilità verso una ragazza per
cui forse Duncan provava interesse, l'atteggiamento puerile del
ragazzetto lo distrasse e intrattene.
-E' successo qualcosa? Sembri piuttosto inviperito, piccolo orbo.-
-Intendi a parte per il fatto che “qualcuno” mi ha
fatto sanguinare il naso?!- chiese Harold infastidito, dopo
sospirò e fece una confessione. -Qualcuno mi ha
commissionato un lavoro... si tratta di un compito un po' stressante...-
-Ah, capisco...- era una frase di circostanza, non aveva idea di che
tipo di lavoro potesse essere commissionato ad un ragazzetto magrolino
e con una ridotta capacità visiva.
-Mio re...- pronunciò Harold con titubanza, non gli piaceva
chiamarlo in quel modo e Duncan era più a disagio che
compiaciuto nel sentirsi chiamare in quel modo dal ragazzetto. -Se ti
dessero un compito sgradevole ma importante, tu lo porteresti a termine
comunque mettendo da parte i tuoi sentimenti negativi?- gli chiese
serio.
Duncan capì perchè si era rivolto a lui come re,
sperava di parlare col Duncan su cui gravavano delle
responsabilità. -Se qualcosa non mi piace trovo la
scappatoia per non farla.- ma Duncan rispose da delinquente. -Se si
è abbastanza furbi, un modo per sottrarsi alle situazioni o
alle conseguenze sgradevoli lo si trova sempre.- affermò
sicuro di sé.
-Ah, sì? Ed è per questo che ti stai nascondendo
dalla sorella della tua amante abbandonata?-
-Amante? Giuro non averle mai fatto nulla! Inoltre sono qui per
chiederle scusa e farle capire che il nostro matrimonio non era cosa di
essere celebrato in modo da farle ritirare la maledizione ma non
doverla sposare comunque. Per quanto riguarda Gwen... vedrò
come risolvere anche questa situazione...-
-Prima o poi dovrai pagare le conseguenze delle tue azioni.-
-Ma non è questo il giorno! Inoltre non sei stato tu a
suggerirmi di sbarazzarmi della principessa?-
Harold arrossì poi si sfogò -Ti ho solo messo in
guardia! Non ti ho mai detto di abbandonarla su un' isola sconosciuta
traumatizzandola! Se sei davvero così furbo avresti potuto
trovare un altro modo per farle capire che sposare un emerito idiota
come te era una pessima idea! La tua tattica geniale per ottenere
quello che vuoi è traumatizzare e schiacciare chi ti
è scomodo?!-
-Ok ragazzino, il tuo re non vuole più sentire le tue
lamentele inutili.- disse Duncan fingendosi impassibile.
-Re spazzatura.-
-Qualcun altro mi considererebbe saggio per il fatto che tengo vicino e
ascolto un mio detrattore. E misericordioso perchè non lo
butto a mare...-
-Provaci, sono un ottimo nuotatore!- lo sfidò Harold. I due
rimasero semplicemente a fissarsi per qualche secondo. Poi Harold
allentò la tensione sospirando. -In conclusione, possiamo
dire che tu non sia il tipo da sacrificarsi per dovere, giusto?-
-Esiste qualcuno che lo è? Tu lo sei?- gli chiese Duncan
scettico.
Harold sembrò pensarci. -Non esiste nessuno per cui
sacrificarmi. E se la mia morte giovasse a qualcuno cercherei di
restare in vita... perchè dovrei sacrificarmi per il bene di
qualcuno a cui non devo nulla, a cui non tengo e che non è
mai stato gentile con me? Perchè dovrei dare
priorità alla vita di qualcun altro?- disse cupo con un tono
vagamente aggressivo.
A Duncan venne istintivo pensare che a causa della sua situazione, il
ragazzo avesse avuto molte opportunità per accumulare
risentimenti e invidie. -Se una divinità ti desse l'arma
giusta, temo che faresti una strage...- avrebbe voluto dirlo per
scherzare e cercò di farlo. Ma si fidava di Leshawna
abbastanza poco da pensare che per noia avrebbe anche potuto fare il
favore al ragazzetto di dargli un' arma sovrannaturale.
Harold lo guardò confuso, poi offeso. -Solo
perchè non voglio sacrificarmi per gli altri, non significa
mica che li voglia morti. Le vite valgono tutte allo stesso modo, la
mia non vale meno di quella altrui, e visto che io sono io, le
darò priorità, idiota. Intendevo solo questo.
Anche tu avevi detto di non essere tipo da sacrificarsi, no?-
sbuffò, poi chiese con serietà. -Ma questo,
significa che nemmeno tu hai qualcuno per cui sacrificarti?-
Duncan scosse la testa. Harold si chiese se fosse o meno una cosa
triste. Ma facendosi più obbiettivo si chiese in che modo
tutto ciò influisse sulla sua missione. Cosa avrebbe
concluso parlando con Duncan senza che lui fosse consapevole del
perchè di quei discorsi? -Duncan, se per salvare te stesso
dovessi uccidere qualcuno che ti ha messo nei guai per errore, cosa
faresti? Ti sentiresti in colpa?- chiese più diretto.
-Boh.- rispose Duncan poco collaborativo infastidendo Harold. -Tu cosa
faresti?- gli chiese più costruttivo come per accontentarlo.
-Vorrei puntare su un altro modo per risolvere il problema, se ci
fosse.- ammise Harold. -Tendo a parteggiare naturalmente per chi ha
tutti contro per... motivi legati alla mia storia personale... se
dovessi uccidere qualcuno di cui tutti vogliono liberarsi
perchè ha fatto qualcosa che li mette in pericolo ma non
l'avesse fatto volontariamente, ci starei male.-
-Ti auguro di non trovarti mai in questa situazione allora...-
commentò Duncan sentendosi a disagio. -Perchè
'sto ragazzino si apre così tanto?- chiese fra sé
e sé. -Per tua fortuna, nessuno chiederà mai ad
un cieco di combattere una battaglia. Ma non so se in una situazione
come quella riusciresti a pensare e a vedere l'esercito nemico come
composto da altri esseri umani.-
-Probabile, ma se l'altro sta cercando attivamente di ucciderti la cosa
diventa diversa...- commentò Harold un po' infastidito da
ciò che Duncan aveva mormorato sottovoce. -Hai ragione, ti
ho raccontato molte cose. Perchè non mi racconti anche tu
qualcosa in modo che possa tenere a te e alla tua
incolumità?- propose con un tono innocente. Non era sicuro
nemmeno lui di cosa volesse ottenere. Voleva sentirsi motivato a non
assassinarlo? Ma era il suo compito se le cose si mettevano male.
Duncan fu un po' perplesso poi scoppiò a ridere. -Grazie ma
non ho bisogno della tua protezione.-
Harold si incupì, poi sorrise rassegnato. -Ovviamente.-
mormorò. Dopo essersi alzato con fatica, si
congedò.
Duncan sentì DJ stiracchiarsi, poi il gigantesco ragazzo
parlò: -Dovresti fare più attenzione ai suoi
sentimenti.- gli disse apprensivo.
-Perchè? Ti sta simpatico?- chiese Duncan canzonandolo.
-Forse un po', ma il punto non è questo, ho avuto
l'impressione che... No, niente, lascia perde. Ma dovresti essere
più attento ai sentimenti degli altri in generale.-
-Più attento ai sentimenti di chi?- chiese una voce
femminile che lo colpì alle viscere.
Duncan alzò il capo e si rimise in piedi, mentre Leshawna
guidava Gwen sul ponte -Ehi!- disse Duncan sforzandosi di sorridere.
Se Gwen si era rivolta a lui senza aggressività
probabilmente non sapeva che aveva mollato sua sorella su quell'isola,
ma non poteva non essere estremamente nervoso.
Anche Gwen sembrava sorridere con nervosismo. Forse qualcosa la
turbava, oppure stava cercando di nascondere delle intenzioni omicide
nei sui confronti?
-Come mai ti sei buttato a terra subito dopo avermi chiamata, prima?-
-Oh, ecco... ho visto un mio sottoposto cascare.- disse indicando DJ
che lo guardò storto. -Così mi sono preoccupato e
mi sono chinato per assicurarmi della situazione.- DJ lo guardava
ancora più storto.
-Ah, che cosa gentile da parte tua...- disse la ragazza un po' stranita
e sospettosa.
-Beh, sono un eroe, non dimenticarlo.- rispose Duncan. Aveva voglia di
tirare un calcio agli stinchi di DJ che non gli stava reggendo affatto
il gioco, ma si trattenne per amore delle apparenze. -Comunque, quale
felice coincidenza ti porta qui?- le domandò. Dopo
l'espressione ansiosa di Gwen si rese conto che non avrebbe dovuto
usare la parola “felice” per sicurezza, ma era
tardi.
-Non ne ho idea.- confessò l'ansiosa ragazza sentendosi
stupida. -Ho fatto un sogno che non ricordo bene ma che mi ha lasciato
la sensazione di dover venire qui e beh... eccomi.-
Leshawna intervenne: -Visto il mondo in cui viviamo e le sue vicende
familiari, in realtà la principessa ha fatto più
che bene a seguire la sensazione che il sogno le ha lasciato.- disse
dando un'amichevole pacca sulla spalla alla ragazza. -Non sei stata
affatto stupida, non si può mai sapere quando si tratta di
un semplice sogno e quando si tratta di una visione mandata da una
divinità dispettosa.-
-E tu ne sai molto di divinità fastidiose ovviamente.- si
lasciò sfuggire Duncan. Ma Leshawna decise di far finta di
nulla.
Gwen guardò per un attimo con sospetto la donna. Non era
sicura di chi o cosa fosse ed era istintivamente guardinga nei
confronti di chi si mostrava troppo gentile e interessato.
Poi si sentì in imbarazzo e distolse lo sguardo.
“In realtà, nei confronti di Duncan ho abbassato
la guardia... e l'ho fatto anche con quell'altro ragazzo anni
fa...” -Duncan, tu invece come mai sei qui?- chiese tesa.
“E' davvero una coincidenza che si trovi qui anche lui?
È per mettere alla prova la mia lealtà di
sorella?”
-Affari commerciali.- si giustificò prontamente Duncan.
-Sono venuto di persona perchè mi annoiavo a stare fermo ad
Atene. Sai, non mi sono ancora abituato al mio nuovo ruolo.- disse
cercando di apparire rilassato.
-Nuovo ruolo?- ripetè Gwen. Era leggermente infastidita, non
le piaceva quando gli altri perdevano tempo a dare per scontate cose
che i loro interlocutori non potevano conoscere.
-Sono diventato il sovrano di Atene...- disse Duncan con un tono molto
meno vivace, ma più sincero.
-E già trascuri i tuoi doveri lasciando la città
con la scusa dello stringere di persona dei patti commerciali? Non
c'era bisogno venissi di persona.- Gwen sospirò. La leggera
antipatia che traspariva dal suo tono era sincera. Non avendo una
grande stima di suo padre come re, le veniva spontaneo guardare con
fastidio gli accenni di disinteresse per il governare da parte di un
governante.
Ma percependo per un attimo del dispiacere negli occhi di Duncan si
dispiacque. -Scusami, sono nervosa per tutta questa storia del sogno.
Mi trovo qui ma non so perchè e cosa diavolo dovrei
fare.- per giustificarsi, la ragazza disse una mezza
verità. -Ops! Scusa, devo essermi instupidita! Se sei
diventato re, significa che tuo padre è morto...
condoglianze...- disse imbarazzata.
-Tranquilla, non è che abbia passato chissà
quanto tempo con mio padre e che lo conoscessi chissà quanto
bene.- minimizzò Duncan. Dall'esterno non era comprensibile
se in realtà fosse in lutto o meno. -Comunque, posso
prestarti un uomo della mia scorta per accompagnarti nel tuo
peregrinare a Nasso alla ricerca di un obbiettivo.- le propose
gentilmente Duncan. “Così che ti tenga lontano
dall'imbatterti accidentalmente in tua sorella! Sopratutto prima che le
abbia parlato io e prima che lei riesca miracolosamente a non avercela
più con me e a vedere il mio averla abbandonata come una
cosa con dei risvolti positivi, fatta per degli ottimi
motivi!” più ci pensava, più gli
sembrava di essersi ingarbugliato in una matassa inscarbugliabile. Era
meglio non pensare troppo e seguire l'istinto! Se la sarebbe cavata
come al solito! Forse...
-Beh, accetto la tua gentile offerta, grazie...- In realtà
avrebbe voluto parlare con lui in privato e passarci un po'
più tempo insieme, ma non poteva permetterselo. Era il
promesso sposo di sua sorella, ne era attratta e l'aveva pure baciato
in un attimo di follia... avrebbe voluto parlargli pure di quello e di
molte altre cose. Forse se l'avesse conosciuto meglio, l'interesse nei
suoi confronti sarebbe morto. Ma non era il caso di rischiare...
“Sono una sorella terribile, non gliel'ho ancora
chiesto...” -Come sta quella catastrofe ambulante di mia
sorella?- chiese Gwen cercando di darsi un tono più leggero.
Inizialmente le sembrò che Duncan fosse sbiancato, ma si
autoconvinse che era solo una sua impressione e che stava proiettando
sul giovane re le sue di ansie.
-Bene.- si limitò a dire Duncan.
A Gwen parve che la donna piccola, in realtà poco
più bassa di lei, e scura che l'aveva guidata stesse
ghignando divertita. Per un attimo le venne il dubbio che lei e Duncan
fossero amanti. Fortunatamente potè rinunciare
immediatamente a quell'impressione. Più che da amanti con
una relazione animosa, Duncan e la misteriosa donna si osservavano come
fratelli che non andavano d'accordo e che speravano di veder fallire
l'altro per poterlo prendere in giro.
Ma da quale fallimento di Duncan era divertita la donna?
Anche l'alto e imponente uomo della scorta che era caduto a terra
sembra guardare Duncan con aria di rimprovero.
Forse a causa della propria codardia, Gwen decise che ci fossero dei
dissapori all'interno del gruppo ma che non c'entravano con sua sorella
e che la tensione appesantita quando l'aveva nominata fosse solo una
coincidenza.
Seguendo l'ordine di Duncan, DJ era andato con Gwen. Il giovane
soldato, inesperto e incompetente, non era sembrato affatto affranto
nel separasi da Duncan per cui stava provando scarsa sopportazione
già dalla fine della missione a Creta. Ma allo stesso tempo
si era mostrato teso nel seguire Gwen.
Duncan ci stava pensando solo ora, ma era possibile che il giovane
fosse a disagio nel nascondere a Gwen la vera ragione per cui si
trovavano a Nasso e il comportamento poco da gentiluomo che Duncan
aveva tenuto nei confronti della sorella della ragazza?
“Cazzo! Questo alla prima occasione vuoterà il
sacco!” pensò nervosamente mentre vagava alla
ricerca di Courtney.
Aveva lasciato ad alcuni suoi uomini il compito di indagare nei
villaggi vicini. Lui aveva deciso di occuparsi di zone più
tranquille e boscose. Anche se la conosceva poco, sentiva che la
principessina incazzata e imbarazzata avrebbe preferito stare con il
minor numero di persone possibile attorno.
Il ragazzo stava viaggiando portandosi dietro solo Ellody, sperando che
potesse trovare un modo intelligente per comunicare con Courtney, e
Harold, che fungeva da ostaggio/portafortuna con il compito di mettere
la Musa della poesia epica dalla sua sua parte.
Ma Leshawna aveva seguito Gwen... Duncan non sapeva come interpretare
quella situazione. Gli era sembrato di avvertire una sorta di tensione
fra la Musa e il ragazzetto. Prima di separarsi, la fastidiosa
divinità, per dispetto gli aveva tolto il copricapo legnoso
per accarezzargli la testa e Harold si era tirato indietro con
un'espressione stizzita.
Leshawna sembrava averla presa bonariamente ma ora Duncan pensava
“E se quella decidesse di essere più interessata a
Gwen che ad Harold? Vuoterebbe il sacco prima di DJ? Si alleerebbe con
Gwen e Courtney contro di me e passerei dalla sfortuna portata dal
risentimento di Courtney al ritrovarmi direttamente una
divinità contro?”
Sicuramente Harold non lo stava aiutando ad essere meno nervoso. Il
ragazzetto lo seguiva battendo ritmicamente la sua lancia sul terreno
ricoperto di foglie secche.
La mente stressata di Duncan in un primo momento si chiese se produrre
quel suono non fosse un modo per comunicare a distanza con la Musa.
“Cospirano contro di me?” in realtà
tutti gli strani discorsi fatti con il ragazzino e DJ gli avevano
lasciato una sgradevole sensazione.
Sospirò e decise che era improbabile e che in generale era
inutile preoccuparsi che il ragazzetto e la Musa potessero comunicare a
distanza. Se la fastidiosa ragazza tendeva ad entrare nella sua testa
quando dormiva, forse per creare qualche collegamento mentale aveva
bisogno che il ragazzo si trovasse in uno stato di coscienza alterato e
in quel momento il ragazzino solitamente distratto sembrava stranamente
vigile.
“E' solo teso come lo sono io, come lo è DJ e come
lo è Ellody che da quando è cominciata
l'esplorazione non dice mezza parola. Il piccolo orbo non sta
escogitando nulla di strano alle mie spalle... non ho motivo di
preoccuparmi della sua vicinanza a Leshawna...” si disse
cercando di autoconvincersi.
Notò che battendo la lancia, Harold metteva in fuga i vari
animaletti nascosti in mezzo al fogliamene. Forse in realtà
il motivo per cui produceva quel fastidioso rumore non era
né il nervosismo, né un tentativo di dargli sui
nervi. Forse lo faceva per spaventare e allontanare animali che
potevano mordergli i pedi, in particolare per allontanare eventuali
serpenti.
Buttando uno sguardo indietro, Duncan confermò un sospetto.
Harold era scalzo.
Duncan sbuffò. -Se sei così spaventato
dall'essere morso sui piedi, potevi semplicemente chiedere dei calzari
a qualcuno! Detesto quelli che restano fermi in una situazione del
cazzo pur di fare le vitt...-
Harold lo interruppe pungendolo sul fianco con la lancia. -Cretino,
secondo te sono scalzo perchè mi piace soffrire o
perchè mi piace il brivido di essere morso? Inoltre,
cretino, secondo te, quei sandali ti proteggerebbero davvero da un
morso?- il ragazzetto aveva un'espressione abbastanza indisposta. -Ho
scelto di rimanere scalzo perchè sono più a mio
agio se posso percepire il terreno su cui cammino. Mi spiace se il mio
battere la lancia ti innervosisce, ma sto proteggendo anche i vostri di
arti inferiori se non te fossi accorto.- Harold sospirò, gli
sembrava di parlare con un bambino. Ellody lo appoggiò e
Duncan si sentì un po' imbarazzato e molto infastidito.
I tre ripresero la marcia e Harold continuò a battere
ritmicamente la lancia creando di tanto in tanto un via vai di
lucertoline e insetti fra le foglie.
-Non c'era un altro cieco che ha cambiato sesso perchè aveva
ucciso una coppia di serpenti che si accoppiava?- chiese Duncan dopo
diversi minuti di silenzio. -Se fossi una donna ti verrebbe
più facile sposarti, forse ti conviene trovarli i serpenti
anziché spaventar...- Duncan venne di nuovo punto dalla
lancia.
-Uhm...- Harold era di nuovo corrucciato, ma sembrava che ci stesse
riflettendo. -Non mi sembra conveniente.- concluse.
“Fa sul serio? La mia era una presa in giro... Questo qui ne
ha di problemi.” pensò Duncan.
-Comunque Tiresia divenne cieco dopo, quando cambiò di sesso
ci vedeva ancora.- precisò Harold.
Ellody chiese: -Perchè uccidere due serpenti che si stanno
accoppiando?- non le sembrava molto razionale. Harold per risponderle
si limitò ad un “Boh”
Dopo il momento di curiosità, Ellody tornò muta e
moscia. Duncan continuava a chiedersi cosa avessero i due mocciosi,
erano più strani del solito, o forse era colpa del suo stato
d'animo irrequieto. Il fatto che il ragazzetto rosso sembrasse
interessato a rimanere dietro di lui come se lo volesse a portata di
lancia sicuramente non aiutava, ma Duncan essendo, anche se di poco,
più grande, alto, sicuramente più vedente e con
più muscolatura. Non si sentiva minacciato! O non voleva...
il suo orgoglio non glielo permetteva...
Dopo diverso tempo, Harold si lasciò sfuggire un sospiro
nervoso, poi bisbigliò qualcosa di incomprensibile ed Ellody
si allontanò velocemente dai due compagni.
-Devo parlarti...- mormorò Harold poco entusiasta mentre gli
puntava contro la lancia. Al ragazzetto sarebbe stato sufficiente
distendere le braccia per infilzarlo o almeno per provarci visto che la
forza del ragazzino non sembrava molta.
-Quindi il lavoro che ti è stato commissionato è
questo?- chiese Duncan mantenendo la calma mentre condivideva il poco
entusiasmo di Harold.
Il ragazzetto rosso non rispose vocalmente, si limitò ad una
specie di sorriso nervoso appena percepibile. -Dobbiamo parlare,
calmo...- ripetè poi.
Ma Duncan, guardingo sulle reali intenzioni del ragazzo,
provò a spostarsi dalla traiettoria della lancia per testare
meglio la situazione. Sembrava inutile, indipendentemente da quanto
velocemente si muovesse la punta della lancia di Harold continuava a
seguirlo come se il ragazzo potesse vederlo chiaramente. Quando la
lancia si mostrava troppo corta per poter tenere Duncan a portata di
infilzamento, Harold stesso si spostava.
Ad un certo punto, un po' scocciato, Harold diede un colpo di lancia
nell'aria a pochi centimetri di distanza da Duncan in un punto in cui
l'ex principe stava per andare. -Potresti cortesemente stare fermo?
Grazie...- disse Harold rassegnato. Era come se con quell'affondo di
lancia il ragazzetto volesse comunicargli che poteva anche prevedere i
suoi movimenti oltre che seguirli pedissequamente.
Duncan ripreso fiato, strisciando i piedi sul terreno
cominciò a capire. Oltre che aiutandosi con ciò
che poteva vedere, Harold lo stava seguendo grazie al rumore che Duncan
produceva muovendosi sul terreno ricoperto quasi interamente da foglie
secche.
-Quindi hai messo in fuga le lucertole per non avere altri rumori a
distrarti?- chiese Duncan.
-Riesco a distinguere il tuo passo da quello di una lucertola,
ovviamente.- disse Harold un po' offeso. -Ma posso essere molto
perfettino se voglio... volevo che il suono fosse il più
pulito possibile.- disse parlando piano e lentamente come se temesse
che Duncan potesse muoversi mentre era distratto dalla propria voce.
L'ex principe che fino a poco prima si era trattenuto, decise di tirare
fuori la spada. Harold con un colpo preciso, gliela fece sfuggire e con
un altro colpo veloce, spostò la spada sul terreno dietro di
sé.
Duncan sbuffò notando che legata all'elsa c'era una
cordicella con un ciottolino all'estremità che forse facendo
rumore rimbalzando contro l'arma aveva permesso ad Harold di seguirne
meglio i movimenti con le orecchie.
Con la coda dell'occhio Duncan poteva percepire Ellody che con
nervosismo osservava la scena. Era palesemente complice di Harold,
forse era stata proprio lei a collegare il sassolino all'arma.
-Ripeto... voglio solo parlarti...- disse Harold sempre più
scocciato nonostante parlasse a bassa voce.
Duncan avrebbe potuto architettare qualche arzigogolata strategia per
levarsi da quella situazione...
ma decise semplicemente di scappare in avanti sperando che a causa
della sua titubanza, Harold, non riuscisse a lanciargli contro la
lancia a mo' di giavellotto.
Effettivamente Harold non gli lanciò contro la lancia.
-Uffa...- mormorò fra sé e sé.
Gettò a terra il copri capo e lo scialle che potevano
intralciarlo, prima di ficcare la lancia nel terreno e sfruttarla per
lanciarsi in aria e atterrare sulla schiena di Duncan facendogli
perdere l'equilibrio.
Harold gli bloccò i polsi dietro la schiena con un lembo di
tessuto e rimanendogli inginocchiato sopra la schiena gli
puntò sul collo una piccola lama.
Angolo dell'autrice:
Eccomi qua, puntuale come sempre! O anche no...
…
…
Chiedo venia -_-'
In ogni caso, spero che il capitolo e la storia possano piacervi ed
essere di vostro interesse.
Inizialmente il capitolo non doveva finire in questo modo, ma stava
diventando troppo lungo così ho preferito spezzarlo.
Spero che abbiate passato le migliori feste possibili e che la befana
vi porti tanti dolci!
Troppo infantile?
Allora spero che il cibo di Natale e capodanno non vi sia rimasto sullo
stomaco e che abbiate passato dei momenti felici indipendentemente
dalle circostanze. Se non fosse così, vi auguro che i tempi
migliori arrivino presto. Buon inizio anno a tutti.
Vi ringrazio per avermi seguita fin qui. I vostri pareri sono come
sempre i benvenuti, fanno sempre piacere.
Alla pros...
Duncan: -EHI, ASPETTA!
Cosa?
Duncan: -Questo è il primo capitolo in cui compaio
decentemente dopo secoli e lo fai finire così? Credevo di
essere il protagonista!
Beh... in realtà nelle mie intenzioni iniziali la
protagonista era Courtney, ora la storia è più
corale a seconda del capitolo, ma a dire il vero nella mia primissima
idea, non comparivi nemmeno ^^'
La storia era direttamente ambientata dopo l'abbandono di
Courtney/Arianna.
Duncan: -Quindi... Morirò così? Da personaggio
secondario... e da capro espiatorio per le azioni di altri personaggi
stronzi tanto o più di me?
Harold: -Le storie con quello che inizialmente appariva come l'ero che
si corrompe, fa un passo falso e crepa, facendoti dispiacere
perchè ricordi com'era all'inizio, sono così
emozionanti ^^
Duncan: -Sta indietro Satana!
Riferimento mitologico sbagliato... Inoltre... Duncan era un... eroe
all'inizio della storia? Non mi sembra. Ma credo abbia il tempo per
redimersi, Harold ha detto che vuole solo parlargli, no?
Duncan: -E tu ti fideresti di quel saltimbanco?
Harold: -Quel saltimbanco mi sembra degno di fiducia :)
Alla prossima!
Duncan: -Spero di sopravvivere e che quest'autricettucola si sbrighi...
Ciao gentaglia!
Harold: -Ciao, ciao.
Autricettucola? ç_ç
Ho l'impressione che non ci tenga molto a sopravvivere dopo tutto...
Uhm...
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