Dragon Ball - Boogeyman

di Mariusgon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una brutta giornata ***
Capitolo 2: *** Primo contatto ***
Capitolo 3: *** Scontro e Fuga ***
Capitolo 4: *** L'Ultimo Baluardo ***
Capitolo 5: *** Ricordi Oscuri ***
Capitolo 6: *** L’Uomo Nero ***
Capitolo 7: *** Il Portale ***



Capitolo 1
*** Una brutta giornata ***


 

DRAGON BALL – BOOGEYMAN

 
Capitolo 1: Una brutta giornata

 

7 maggio Anno 795,  Terra
Un uomo dai capelli viola, molto muscoloso e grosso quanto un armadio, stava cercando di colpire una piccola e minuta ragazzina dai capelli corvini a suon di pugni, ma ella schivava ogni suo colpo come se nulla fosse.
L’aveva osservata durante le prime fasi del torneo perché sapeva fin dall’inizio della competizione che lei, Pan la nipote di Mister Satan, Campione del Mondo di Arti Marziali e Giustiziere del mostruoso Cell, sarebbe stata una vera minaccia.
Ma mai e poi mai avrebbe pensato che quella ragazzina fosse talmente abile e rapida da evitare ogni suo colpo.
«Dai forza, Melanzo! Manda al tappeto quella stramaledetta mocciosa e vedi di arrivare in semifinale!» sbraitò all’improvviso un vecchio dagli spalti dell’arena in sua direzione.
Melanzo si voltò e vide il suo vecchio padre con un’espressione sul viso che lasciava trasparire la sua solita rabbia ma anche frustrazione e delusione.
Intorno al vecchio, tante altre persone urlavano incitamenti ai due combattenti sul ring nel centro dell’arena. Alcuni di loro facevano il tifo per Melanzo, mentre altri sostenevano la sua avversaria.
«Senti, io mi sto annoiando.» disse all’improvviso la ragazzina, richiamando l’attenzione di Melanzo.
«Come?» domandò l’uomo.
«Partecipando a questo torneo speravo di trovare qualcuno alla mia altezza, ma devo dire che tu e tutti gli altri mi avete davvero deluso.»
«Vorresti dire che non sono un avversario serio per te?!» chiese Melanzo, visibilmente ferito nell’orgoglio.
«Beh… sì?» disse Pan incerta, pensando che in realtà la risposta fosse abbastanza ovvia.
«Impertinente di una ragazzina, ti insegno io a portare rispetto a chi è più grande di te!» urlò allora Melanzo, lanciandosi ancora una volta verso l’avversaria.
Pan stavolta non volle evitare il poderoso pugno del rivale, ma lo prese in pieno viso senza neanche battere ciglio. Al contrario, Melanzo ritirò subito il pugno dopo che ebbe colpito Pan: gli faceva male e gli sembrava di aver colpito un muro d’acciaio.
«Te l’ho detto: non sei alla mia altezza.» disse Pan, per poi assestargli un pugno un pieno petto.
Melanzo volò via fino a schiantarsi su un muro all’esterno del ring. Appena ci fu l’impatto, l’uomo perse i sensi.
 
Si risvegliò disteso su un letto.
Gli doleva la testa, ma il suo primo pensiero andò subito al combattimento e alla sua odiosa avversaria.
«D-D-Dov…D-Dov’è!!» esclamò rialzandosi a fatica dal letto. Si guardò in torno e si rese conto di essere in una specie di infermeria.
Un uomo col kimono color arancia sbucò fuori dal nulla e lo aiutò a tenersi in piedi.
«Mio caro Melanzo.» disse l’uomo. «Finalmente vi siete svegliato.»
«Dove mi trovo? Dov’è quella maledetta mocciosa?!» chiese confuso e un po’ adirato all’uomo, prendendolo per il colletto.
«Intende Pan? Signor Melanzo, credo lei non se ne sia reso ancora conto…»
«Reso conto di che?!»
«Lei ha perso, signor Melanzo.» disse schietto l’uomo. «Pan l’ha buttata fuori dal ring e l’ha battuta.»
Melanzo sgranò gli occhi a quella rivelazione, dopodiché lasciò andare l’uomo e si sedette sul letto dal quale si era appena alzato.
«Quindi… ho perso…» disse, abbassando lo sguardo.
«Sì. A dire il vero, il torneo è terminato da un po’.» disse l’uomo.
Melanzo annuì, dopodiché si alzò e se ne andò.
Una volta fuori dall’infermeria sperava di trovare suo padre ad aspettarlo; invece, non trovò altro che un corridoio vuoto.
Uscì quindi dall’edificio e notò che il sole stava tramontando e che l’arena era oramai vuota.
Si diresse verso casa, sapendo perfettamente che al rientro avrebbe subito le angherie del suo vecchio padre senza poter fare nulla.
Dopotutto, Melanzo si era iscritto al Torneo Mondiale di Arti Marziali proprio perché suo padre voleva che egli riuscisse almeno ad arrivare in semifinale per racimolare un po’ di Zeni.
Sia Melanzo che suo padre pensavano che senza Mister Satan e Mister Bu, ritiratosi entrambi da tempo, il torneo potesse essere più abbordabile. Ma non era andata così ed ora l’uomo sapeva perfettamente che il suo vecchio gli avrebbe addossato tutta la colpa, così come aveva sempre fatto.
 
Mentre pensava a ciò Melanzo notò una strana figura incappucciata che lo stava seguendo. In un primo momento non ci fece molto caso, ma dopo che ebbe svoltato un paio di vicoli, si rese conto di essere pedinato.
Pensò si trattasse di un qualche ladruncolo desideroso di spillargli qualche soldo, ma non se ne preoccupò molto: nel caso l’incappucciato avesse fatto qualche mossa avventata, l’avrebbe rimandato a calci nel sedere da dove era venuto.
Arrivò difronte al portone di casa e lo aprì, guardandosi intorno per controllare che la figura non lo seguisse fin dentro casa e fu proprio in quel momento che si rese conto che essa era sparita.
Entrò in casa e, non appena si fu rischiuso la porta dietro di sé, gli arrivò un pugno in pieno stomaco che lo mandò con le ginocchia a terra.
«Così si assesta un pugno, maledetto idiota.» disse suo padre, per poi andare a sedersi su di una poltrona nel centro della stanza.
Melanzo si rialzò a fatica.
«Q-Quella mocciosa… è la nipote di Mister Satan…»
«E quindi? Avresti potuto farla pezzi se l’avessi voluto sul serio, razza di un buono a nulla.»
«Volevo vincere!» esclamò Melanzo. «So bene di averti deluso-»
«E non è la prima volta.» lo interruppe suo padre. «Ma ora non ho voglia di ascoltare le tue patetiche scuse, vai fuori dai piedi.»
Dopodiché, il vecchio prese una birra da un comò lì vicino e cominciò a berla.
«Tsk… non avremmo bisogno di Zeni se la smettessi di bere quella roba e cominciassi a risparmiare…» sussurrò Melanzo, cominciando ad allontanarsi ma, purtroppo per lui, suo padre udì chiaramente ciò che disse.
Il vecchio si alzò di scatto, raggiunse suo figlio e gli spazzò la bottiglia di vetro in testa.
Melanzo cadde a terra. Percepì del liquido caldo colargli lungo tutto il cranio e si rese conto di avere una ferita alla testa.
«Ti insegno io ad essere più rispettoso con chi è più anziano di te, impunito di un figlio…» disse il vecchio, cominciando a malmenare il suo stesso figlio a suon di calci e pugni, non lasciandogli il tempo nemmeno di rialzarsi.
Andò avanti per un minuto intero così, finché il vecchio non si fermò per riprendere fiato.
«Anche tua madre sapeva che buono a nulla sei… perciò se n’è andata… ha preferito abbandonarci piuttosto che rimanere qui con te…» disse il vecchio, alzando un piede verso il cranio di suo figlio, pronto a riprendere a malmenarlo.
Ma a quel punto Melanzo reagì.
Preso da una rabbia inumana che mai aveva provato prima, bloccò il piede del padre e glielo piegò fino a spaccargli la caviglia.
Il vecchio ululò dal dolore e cadde all’indietro e a quel punto Melanzo gli saltò addosso.
Cominciò a colpire suo padre in pieno viso con pugni sempre più forti finché non gli prese la testa tra le mani e cominciò a sbatterla sempre più forte verso il pavimento.
 
Dopo alcuni secondi, Melanzo si rese conto di avere parti le mani completamente imbrattate di sangue e si accorse che buona parte del cervello del suo vecchio era spiaccicata a terra.
Si guardò attorno e non vide altro che il sangue di suo padre su tutto il pavimento.
Guardò la faccia di suo padre completamente spaccata ed irriconoscibile. Per un attimo tentò ingenuamente di rimetterla insieme, ma si rese conto che non sarebbe servito a nulla.
Si alzò, fece qualche passo all’indietro e poi vomitò.
Aveva ucciso suo padre, e l’aveva fatto a dir poco brutalmente.
Doveva andarsene da lì, doveva fuggire e non farsi più vedere in quella città. Corse verso la porta d’uscita e la spalancò ma si ritrovò davanti un ostacolo che gli impedì di abbandonare l’abitazione.
«Buonasera.» disse gioviale una vecchia decrepita incappucciata dalla pella biancastra.
Melanzo arretrò intimorito, anche se non sapeva bene dire il perché quella vecchia lo spaventasse così tanto.
«T-Tu… eri tu! Mi hai inseguito fino a poco fa, non è vero?!» domandò alla vecchia, ma questa non rispose.
Ella si chiuse la porta alle spalle e si avvicinò lentamente al cadavere del vecchio padre di Melanzo.
«Sembra che tu non abbia avuto una gran bella giornata… non è vero?» gli disse la vecchia.
«Tu chi sei?!» domandò Melanzo, con crescente timore nel corpo.
«Il mio nome è Emilisyr, serva fedele del grande Ghitamir.» disse la vecchia, facendo un inchino per poi tornare a voltarsi verso il cadavere del vecchio a terra.
Appena la vecchia si voltò, Melanzo corse verso la porta e la spalancò. Corse verso l’esterno, ma si ritrovò incredibilmente di nuovo dentro casa. Allora fece inversione e tornò indietro e ancora una volta si ritrovò dentro casa sua.
«C-Che sta succedendo?!» esclamò Melanzo confuso, guardandosi intorno.
«Perdona i miei metodi, ma non posso lasciarti andare.» disse la vecchia, chinandosi sul cadavere del padre di Melanzo ed immergendo due delle sue pallide dita nel sangue a terra.
«Ma cosa vuoi da me?! Perché mi hai inseguito fino in casa mia?!» sbraitò l’uomo.
«Cerco qualcuno che possa unirsi a me.» disse la vecchia, dopo che ebbe finito di disegnare uno strano cerchio col sangue del padre di Melanzo.
«Unirsi a te… per fare cosa?» domandò l’uomo.
Emilisyr gli si avvicinò.
«A liberare quest’universo dalla Luce.» rispose.
«Liberarlo… dalla Luce?» la osservò confuso l’altro.
«Guarda tu stesso.» disse Emilisyr poggiandogli un indice sulla fronte.
Dopo pochi secondi, Melanzo percepì una forte fitta alla testa.
«GHGH…GHAAAAAAAAAAAAAAAA!» urlò l’uomo. Il dolore sempre più forte.
La vista gli si annebbiò ma ben presto cominciò a vedere cose assurde: entità, esseri dalle forme inconcepibili e tutte loro erano radunate intorno ad un enorme essere oscuro, con un solo enorme e spaventoso occhio.
«Io… ti… vedo.» disse una voce nella testa di Melanzo, dopodiché non sentì e vide più nulla.
 
Riaprì gli occhi e si rese conto di essere inginocchiato al centro del simbolo che pochi minuti prima la vecchia Emilisyr aveva disegnato.
«Alzati.» gli ordinò proprio la vecchia ed egli lo fece.
Appena fu in piedi, il suo sguardo cadde su di uno specchio presente nella stanza. Quando vide il suo stesso riflesso Melanzo ci mise qualche secondo a riconoscersi.
Aveva assunto un’aria più grottesca di quanto non lo fosse prima, gli occhi erano iniettati di sangue e sorridendo notò che i suoi denti avevano assunto una forma più appuntita. La sua pella pareva parecchio più scurita ed egli stesso sembrava molto più alto ed imponente.
Ma anche nella sua mente era cambiato qualcosa: ora si sentiva decisamente meglio, ora si sentiva più libero.
«Bene, Melanzo.» disse la vecchia. «Ho bisogno di anime da poter utilizzare affinché il mio obiettivo venga raggiunto.»
«Certo, mia signora. Vi procurerò tutte le anime di cui necessitate.» disse Melanzo, per poi dirigersi verso la porta per uscire.
«Fa attenzione.» lo avvertì Emilisyr, prima che l’uomo abbandonasse la casa. «Ci sono esseri troppo forti su questo pianeta e che sarebbe meglio evitare.»
«E chi sarebbero?»
«Ricordi quella ragazzina che ti ha mandato al tappeto poche ore fa? Lei fa parte di loro.»
A Melanzo formicolarono le mani. Gli sarebbe piaciuto eccome prendersi la sua rivincita su quella stramaledetta mocciosa. La vecchia parve leggergli nella mente e gli si avvicinò mettendogli una mano sulla spalla.
«Quando avrò adempiuto al mio dovere, avrai la tua occasione per fare di quella ragazzina ciò che vuoi.» disse Emilisyr.
Melanzo annuì, dopodiché fece un inchino alla vecchia e disse: «Per Ghitamir!», per poi uscire dalla porta.
«Per Ghitamir.» ripeté la vecchia, uscendo anch’essa dalla casa.
 

 
ANGOLO AUTORE
 
Ciao!
Dopo aver realizzato una One-Shot Slice of Life su AoT che nessuno si è cagato, torno con la coda fra le gambe nella sezione di DB con questa storiella dalle tinte “horror” (ma neanche tanto).
Non ho mai scritto niente del genere, e sinceramente non ho idea di cosa verrà fuori.
Probabilmente niente di buono.
Comunque sia, spero che a tutti coloro che sono riusciti ad arrivare fino a qui il capitolo sia piaciuto e spero di leggere vostre recensioni al riguardo.
Ah, e prima che qualcuno me lo chieda: questa fanfiction non fa riferimento né agli eventi di Super, né a quelli di GT, né a nessuna altra opera che deriva o che si pone come seguito del primo manga di Dragon Ball.
Fatemi sapere che ne pensate!
Al prossimo capitolo!
 
Mariusgon

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Capitolo 2
*** Primo contatto ***


DRAGON BALL – BOOGEYMAN

 
Capitolo 2: Primo contatto

 
 
Due figure, un ragazzo nero coi capelli alla Mohawk ed uno strano grosso essere umanoide dalla pelle rosa, si trovavano nel giardino di una grande villa appartenente al grande Mister Satan.
I due si trovavano a due metri di distanza l’uno dall’altro
«Ub, il segreto per un incantesimo efficace è avere la mente limpida e rilassata.» disse Majin Bu.
«Questo me l’avete già detto, Sensei.» rispose Ub, un po’ scettico sulla buona riuscita di quella sessione di allenamento che andava avanti oramai da più di tre ore.
Passarono alcuni secondi prima che Bu riprendesse la parola e chiedesse: «Vogliamo riprovare?»
«Sì.» disse Ub deciso.
A quel punto, il Majin fece un passo avanti e l’antenna sulla sua testa venne indirizzata in direzione di Ub. Meno di un secondo dopo, dalla punta dell’antenna di Bu partì un raggio viola in direzione di Ub.
Il ragazzo puntò il suo indice sinistro verso quel raggio viola e tentò di generare magicamente un contro-incantesimo per respingerlo, e per un attimo sembrò funzionare.
Infatti, dalla punta dell’indice di Ub partì un raggio arancione che si scontrò a mezz’aria con quello viola. Dopo pochi istanti, entrambi i raggi sparirono nel nulla.
«Ha-Ha!» esclamò Ub, soddisfatto. «Sono riuscito respingere il vostro incantesimo, Sensei!»
«Ne sei proprio sicuro?» disse Bu, indicando il braccio destro di Ub.
Ub si voltò e si rese conto che il suo braccio era diventato di pasta frolla.
«C-Cheee? C-Come è possibile? Ho fermato il vostro incantesimo!» lamentò il ragazzo.
«Ci eri quasi riuscito, sì, ma hai abbassato troppo preso l’attenzione.» rispose Bu, ritrasformandogli il braccio destro di pastafrolla in uno di carne ed ossa.
Proprio in quel momento, Mister Satan sbucò fuori da una porta che conduceva all’interno della villa, ed era accompagnato da una ragazza dai capelli neri.
«Ciao Ub! Ciao Bu!» salutò Pan.
«Ehilà, giovane Pan!» disse Majin Bu. Ub si limitò a fare un cenno del capo.
«Ragazzi, ora che è arrivata anche Pan, possiamo cenare. Venite dentro che ho preparato un po’ di bruschette e crostini come antipasti.» disse loro il vecchio Mister Satan.
«Uhhh, non me lo faccio ripetere due volte!» esclamò entusiasta Bu, per poi rivolgersi verso Ub: «Per oggi basta così con l’allenamento, Ub. Continueremo domani.»
Dopodiché, il Majin corse gioioso dentro la villa, pronto a strafogarsi delle delizie che Satan gli avrebbe servito a tavola.
«Voi venite?» chiese il vecchio rivolto a Pan ed Ub.
«Sì, arriviamo tra qualche minuto nonno.» rispose la ragazza.
Satan annuì e seguì Bu all’interno della villa.
 
Rimasti soli, Pan si rivolse a Ub: «Allora… com’è andato l’allenamento con Bu?»
«Una schifezza.» rispose il ragazzo. «Mi ha trasformato tre volte il busto in gomma da masticare, due volte gli occhi in cioccolatini e una volta il braccio destro in pasta frolla.»
«Ah, beh, ieri ti aveva trasformato interamente in un lecca-lecca al limone, quindi c’è stato un miglioramento.» commentò la ragazza, ricevendo un’occhiata torva dall’altro.
«E tu, invece? Com’è andato il torneo?» chiese Ub.
«Una noia mortale! Nessuno dei concorrenti era alla nostra altezza, mi sono limitata a mandarli tutti al tappeto con un colpo.» raccontò Pan.
«Pare che sia stata una giornata deludente per entrambi, allora.» constatò il ragazzo.
Pan annuì, per poi chiedere: «Notizie di nonno Goku?»
«Il Sensei Goku e Vegeta si trovano ancora nella Stanza dello Spirito e del Tempo ad allenarsi, credo che usciranno tra qualche ora.» rispose Ub.
«Ahhh, ma che noia. Io voglio allenarmi e migliorare il mio Super Saiyan, e invece il nonno se ne passa il tempo a prendersi a pugni con Vegeta.» si lamentò la ragazza.
«Sei diventata Super Saiyan?» chiese Ub stupito.
«Oh, sì. Giorni fa oramai.» annuì Pan. «Vuoi vedere?»
Dopodiché, la ragazza strinse i pugni e scatenò il suo Ki: i suoi capelli divennero irti all’insù e dorati, le sue iridi verde chiaro e tutt’intorno a lei si levò una fiamma dorata che l’avvolgeva totalmente.
«Scommetto che comunque non sei rapida quanto me col Kaioken.» disse Ub, osservando l’amica compiacersi della sua nuova trasformazione.
«Hahaha, non farmi ridere.» rispose l’altra.
«Vogliamo provare?» la sfidò il ragazzo.
«Ma certo!» rispose Pan sicura.
«Va bene, allora! Il primo che fa il giro del pianeta e ritorna qui sarà il più veloce.» disse Ub, mettendosi in posizione per spiccare il volo.
«Preparati a mangiare la polvere!» gli disse Pan, mettendosi anch’ella in posizione.
Ub sorrise, dopodiché cominciò a radunare le forze per richiamare la sua tecnica più potente.
«Kaiok-» cominciò a dire, ma a metà parola si bloccò.
Un dolore lancinante alla testa lo colpì e la vista gli si annebbiò. Per un attimo non capì più nulla, poi si sentì cadere a terra.
«UB!» udì in lontananza Pan urlare il suo nome, dopodiché svenne.
 
«Ub, ehi, Ub? Svegliati.» si sentì schiaffeggiare.
Riaprì gli occhi e vide il faccione di Bu e quello di Mister Satan incombere su di lui.
«Stai bene, figliolo?» gli chiese il vecchio uomo, aiutandolo a rialzarsi.
«Cosa… cos’è successo?» chiese il ragazzo una volta in piedi.
«All’improvviso sei svenuto.» disse Pan.
«Svenuto? Ma come…?» si chiese il ragazzo, ma all’improvviso qualcosa catturò la sua attenzione, quella di Majin Bu ed anche quella di Pan.
A diversi chilometri di distanza, un particolare Ki si era manifestato facendosi percepire dai tre.
«L’avete percepito anche voi?» chiese Pan a Ub e Bu.
«Sì, ma cos’è? Non sembra un’aura normale… è strana…» disse Ub.
«Strana?» chiese Pan. «A me sembra una normale aura maligna, solo molto potente.»
«No, Ub ha ragione. Quel Ki non è normale.» disse Majin Bu. Dopodiché si voltò verso Satan e disse: «Satan, tu e i ragazzi rimanete qui. Io vado a controllare.»
«Veniamo anche noi!» dissero in coro sia Ub che Pan.
Sia Bu che Mister Satan sapevano bene che tentare di convincerli a rimanere alla villa sarebbe stato inutile, quindi evitarono di provarci.
«E va bene, ma rimanete dietro di me.» disse Bu, prendendo il volo e venendo seguito dai due ragazzi.
 
Dopo circa dieci minuti di volo, giunsero in una cittadina non molto distante da Città Centrale.
Oramai il sole era calato da diversi minuti e tutto era immerso nel buio. Molti dei lampioni nelle strade erano andati distrutti e molti edifici erano in pessime condizioni.
Le auto dei residenti erano ovunque tranne che sulle carreggiate, ma la cosa che inquietò di più il trio fu che, sparse qua e là, c’erano parecchie chiazze di sangue ma non trovarono nessun corpo.
«Cosa… cos’è successo qui?» chiese Pan, appena atterrati.
«Qualcuno qui ha lottato.» constatò Ub.
«Sì, ma la domanda è chi.» disse Bu.
I tre girovagarono per i vicoli della cittadina finché Pan non notò qualcuno nascosto in un’ombra che li osservava.
«Guardate, lì c’è qualcuno.» disse la ragazza agli altri due.
Effettivamente, notarono Bu e Ub, nascosto dietro un albero c’era un uomo che li osservava. Egli, appena si i tre si voltarono verso di lui, fece un passo in dietro per poi cominciare a scappare.
«Ehi, tu! Dove scappi?!» gli urlò dietro Pan, cominciando a ricorrerlo.
«Pan, dove vai?!» disse Ub, cercando di fermarla senza riuscirci.
Pan rincorse per due minuti buoni l’uomo, che sembrava sgusciare via nel buio molto rapidamente, anche per un superumano.
Ad un certo punto, però, l’uomo raggiunse una radura circondata da alberi e vi si fermò al centro.
«Fine della corsa, amico.» disse Pan, appena l’ebbe raggiunto nella radura, seguita a ruota da Ub e Bu.
In un primo momento, quando lo guardarono bene in faccia, i tre pensarono si trattasse di una persona qualunque, ma appena riconobbero la cicatrice sulla guancia sinistra, quella sull’occhio destro e i lunghi capelli neri, non potettero credere ai propri occhi.
«Ma… ma tu sei… Yamcha?» chiese Ub, guardando il guerriero. Questi non rispose, ma si limitò a guardarli terrorizzato.
Ad un certo punto, una specie di tentacolo oscuro sbucò dal petto di Yamcha e lo sollevò di peso verso l’alto.
«F-Fuggite… fuggite schiocchi!» urlò Yamcha, prima di essere trascinato all’interno della foresta di alberi dal tentacolo.
I tre udirono le urla agghiaccianti dell’uomo, dopodiché solo silenzio.
«Yamcha!» urlò Pan, cercando di correre verso la foresta per soccorrerlo, ma Bu la trattenne.
Passarono pochi istanti che dalla foresta emergesse un altro uomo che Pan riconobbe abbastanza rapidamente nonostante avesse un aspetto più oscuro e grottesco di quello che aveva avuto fino a qualche ora prima.
«Ma tu sei il tipo che ho mandato al tappeto al torneo. Che ci fai qui?» domandò la Saiyan.
«Anche a me fa piacere rivederti, ragazzina…» rispose l’uomo con voce roca.
«Sei tu il responsabile di quello che è accaduto alla gente di questa città?» domandò Bu.
«Le persone che abitavano questa piccola città sono state ben liete di offrire le loro anime a me… quindi diciamo pure che sono il responsabile della loro sparizione.» rispose l’uomo.
«Maledetto, cos’hai fatto a tutti loro? E a Yamcha?!» sbraitò Pan, furiosa.
«Yamcha? Oh, il vostro amico sta bene…» disse l’uomo, porgendo un braccio alla sua sinistra. Dal nulla, riapparve Yamcha fluttuando con ancora il tentacolo oscuro conficcato nel petto. Stavolta, però, gli occhi del guerriero erano rovesciati e la bocca era spalancata in maniera poco naturale.
«Visto?» disse l’uomo.
«Lascialo andare!» esclamò Ub, lanciando un Kienzan in direzione del tentacolo che trapassava Yamcha. Il Kienzan andò a segno, ma il tentacolo si riformò dopo pochi istanti.
«È inutile, dobbiamo far fuori lui per liberare Yamcha.» disse Bu.
«Bene, allora!» esclamò Pan, per poi trasformarsi in Super Saiyan e lanciarsi all’attacco.
 
Pan si portò rapidamente faccia a faccia con il suo avversario e caricò il suo pugno destro con tutta la forza che aveva in corpo.
L’uomo schivò rapidamente il pugno per poi bloccare rapidamente un calcio rotante. Dopodiché, assestò una testata alla ragazza che la mando dritta a terra distesa.
Bu e Ub si fecero avanti per dar manforte a Pan ma le mani dell’uomo si tramutarono in altri due tentacoli come quelli che tenevano Yamcha che cominciarono ad ostacolare i due.
Nel frattempo, l’uomo si avvicinò a Pan e le mise un piede sulla gola cominciando a far pressione.
La ragazza tentò di liberarsene ma una strana sensazione di angoscia unita alla spaventosa forza dell’uomo le impedirono di uscire da quella situazione.
«Addio, ragazzina.» disse l’uomo, facendo ancora più pressione sulla sua gola.
Pan fu sul punto di soffocare, quando ad un certo punto un raggio energetico non colpì in pieno l’uomo e non lo mando a schiantarsi al suolo qualche metro più in là.
Alzando lo sguardo verso il cielo, Pan vide che colui che l’aveva soccorsa non era altri che Piccolo.
«Stai bene?» chiese il namecciano, appena le fu atterrato vicino.
«Sì…» rispose la ragazza.
Ben presto arrivarono anche Bu e Ub.
«Piccolo! Come mai sei qui?» domandò Ub.
«Ho percepito un’aura particolare da queste parti e, quando ho percepito i vostri Ki, sono venuto a controllare che steste tutti bene.» rispose Piccolo. «E pare che io sia arrivato prima degli altri…»
«Altri? Altri chi?» chiese Pan, ma non ci fu bisogno per il namecciano di rispondere.
Infatti, proprio in quel momento, dal nulla apparvero Goten e Trunks che si lanciarono sull’uomo.
Gli assestarono un paio di calci e pugni prima che egli riuscisse a respingerli, costringendoli ad arretrare fino ad atterrare difronte proprio a Piccolo e gli altri.
L'uomo fece per lanciarsi contro di loro, ma dall’alto arrivò un grido: «Kikoho!»
Dopodiché, l’uomo venne colpito da un attacco energetico che lo fece sprofondare nel sottosuolo.
«Perdonate il ritardo.» disse Tenshinhan, atterrando vicino a Piccolo. «Non sono veloce quanto voi namecciani e Saiyan.»
Nessuno ebbe nemmeno il tempo di ricambiare il saluto dell’ultimo arrivato, che l’uomo ritornò in superficie sbucando alle spalle del gruppo.
Subito Goten e Trunks gli si pararono davanti.
«Non sappiamo chi tu sia amico…» cominciò a dire Goten.
«…ma ti possiamo garantire che te la sei presa con le persone sbagliate!» concluse Trunks.
Entrambi scatenarono i loro Ki e si trasformarono in Super Saiyan.
 
 
 
ANGOLO AUTORE
 
Ciao!
Cominciano i guai per i nostri cari Guerrieri Z e già c’è stata una vittima illustre in questa nuova battaglia. Riusciranno i nostri eroi a sconfiggere questo strano uomo dalle mani tentacolari?
Fatemi sapere che ne pensate, amici!
Al prossimo capitolo!
 
Mariusgon

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Capitolo 3
*** Scontro e Fuga ***


DRAGON BALL – BOOGEYMAN

 
Capitolo 3: Scontro e Fuga

 
 
Il gruppo di Guerrieri rimase ad osservare l’uomo per diversi secondi prima che Piccolo rompesse il silenzio.
«Tu chi diavolo sei?» chiese il namecciano all’uomo e questi gli sorrise.
«Il mio nome è Melanzo… piacere di fare la vostra conoscenza.» disse l’uomo, facendo un leggero inchino.
«Tsk, che nome imbecille.» commentò Goten.
«Già.» concordò Trunks.
«Perché stai facendo tutto questo?» chiese ancora Piccolo e nel mentre il suo sguardo vagava da Melanzo al tentacolo oscuro che trafiggeva Yamcha al petto.
Per tutta risposta, Melanzo fece spallucce suscitando l’ira dei figli di Goku e Vegeta.
«Questo tizio mi ha stancato!» esclamò Trunks.
«Avanti, Trunks! Facciamolo fuori.» disse Goten.
Trunks annuì ed entrambi subito assunsero una strana posa. Dopodiché, muovendosi simultaneamente, fecero dei particolari movimenti coordinati fino a terminare la loro danza toccandosi le punte degli indici a vicenda; il tutto scandendo la parola: «Fusion!»
Un lampo di luce dorata si generò ed i due Saiyan scomparvero. Al loro posto, apparve il guerriero fuso che portava il nome di Gotenks.
«Va bene, piccolo omuncolo. Ora ti sistemo per le feste!» disse Gotenks, già trasformato in Super Saiyan.
 
Senza neanche aspettare un cenno d’intesa dei suoi amici, Gotenks si lanciò su Melanzo a tutta velocità. Questi non riuscì a parare nessuno dei colpi che il guerriero fuso gli assestò e venne sbalzato via parecchie volte, finché lo stesso Gotenks non lo mandò a schiantarsi al suolo.
«Beh, non sei durato molto.» disse il Saiyan fuso, atterrando difronte al nemico steso a terra.
Per tutta risposta, Melanzo scattò in piedi e, trasformando entrambe le mani in tentacoli oscuri, cercò di infilzare il suo avversario.
Gotenks schivò e poi bloccò con entrambe le mani i tentacoli e li stritolò forte.
«Tutto qui? Per sorprendermi dovrai fare di più di così, ma non credo tu ne sia in grado…» lo sbeffeggiò Gotenks, ma Melanzo sorrise.
«E tu invece dovresti essere meno arrogante, figliolo.» disse l’uomo, prima di spalancare la bocca.
Dall’cavo orale di Melanzo sbucò fuori un altro tentacolo che infilzò in pieno Gotenks, trapassando la sua gola da parte a parte.
Non una sola goccia di sangue fuoriuscì dalla gola aperta di Gotenks, ma subito l’aura dorata del Super Saiyan sparì ed i suoi capelli passarono dal biondo al nero.
L’ultima cosa che Gotenks vide prima di perdere i sensi fu un enorme e spaventoso occhio che lo osservava nell’oscurità della notte, dopodiché chiuse gli occhi e non vide più nulla.
 
«Gotenks!» gridò Pan, lanciandosi alla carica seguita a ruota da Piccolo, Tenshinhan ed Ub.
Tutti e quattro arrivarono abbastanza facilmente faccia a faccia con Melanzo e gli assestarono parecchio calci e pugni prima di colpirlo con una serie di Ki-Blast coordinati, generando anche un gran polverone.
Ma appena la nube provocata dall’esplosione dei Ki-Blast si fu diradata, i quattro guerrieri intravidero Melanzo ancora in piedi senza neanche una smorfia di dolore. E poi, all’improvviso, egli sparì.
«Dov’è andato?!» esclamò Tenshinhan.
«Lo vedete?!» chiese agli altri Ub.
«Alle tue spalle, Pan!» urlò all’improvviso Piccolo ed effettivamente, dal nulla, Melanzo apparve alle spalle di Pan e le assestò un pugno alla nuca che la mandò al tappeto svenuta.
Dopodiché, l’uomo si lanciò su Piccolo, lo prese per il collo e lo lanciò a gran velocità verso Tenshinhan proprio quando quest’ultimo si fece avanti per aiutare l’amico.
I due Guerrieri cozzarono a mezz’aria e persero quota e non ebbero il tempo di riprendersi che Melanzo lanciò loro incontro due Ki-Blast, colpendoli in pieno.
Con Pan, Tenshinhan e Piccolo fuori dai giochi, Melanzo si voltò vero Ub e gli si fece incontro.
«Voglio che mia prossima vittima sia tu, ragazzo.» disse l’uomo, generando un nuovo tentacolo per poi lanciarsi sul giovane guerriero.
Ub cercò di trovare un possibile colpo speciale da utilizzare per respingere l’uomo, avendo già capito che la fuga sarebbe stata inutile. D’un tratto, però, come spinto da una forza misteriosa, alzò il suo indice destro verso Melanzo e lanciò un incantesimo.
L’incantesimo di Ub colpì l’uomo proprio mentre il tentacolo di quest’ultimo s’infilzava nel petto del ragazzo.
Ub udì sé stesso urlare, ma udì e vide anche il suo assalitore gemere dal dolore e portarsi le mani alla testa.
Dopodiché si ritrovò nel buio più totale.
 
In un primo momento, Ub si guardò intorno e non vide altro che nero, ma poi, un’esplosione luminosa in lontananza richiamò la sua attenzione.
L’esplosione spazzò via l’oscurità, generando una perpetua sfera luminosa che si stagliava su nel cielo.
Subito dopo, però, tale sfera si tramutò in una specie di occhio, appartenente ad un essere enorme la cui mano gigantesca troneggiava su tutto.
Il ragazzo calò lo sguardo verso il basso ed intravide due gabbie: una conteneva Yamcha, l’altra conteneva Gotenks. Alzando lo sguardo verso l’alto, ne notò una terza di gabbia, questa contenente una versione di Melanzo meno grottesca e più umana di quella contro cui stava combattendo fino a pochi minuti prima.
Ub corse alla gabbia di Gotenks, cercando di aprirla ma senza riuscirci.
«Gotenks, hei, amico! Svegliati!» tentò di svegliare l’amico, ma senza riuscirci.
Ub tentò di aprire allora la gabbia di Yamcha, ma quando si avvicinò ad essa, la mano dell’uomo sbucò dalle sbarre oscure e prese il ragazzo per un braccio.
«Non perdere tempo!» disse Yamcha.
«Signor Yamcha, allora siete vivo!» esclamò Ub.
«Lui sta arrivando, ragazzo!» disse l’altro, stringendo il braccio del ragazzo ancor di più. «Fuggi prima che ti prenda!»
«Che mi prenda chi…?» tentò di chiedere Ub, ma proprio in quel momento, notò un’ombra partire dalla gabbia di Melanzo e cominciare a scivolare verso di lui.
«Fuggi!» disse Yamcha, spingendolo all’indietro. «Fuggi!»
«Va’ via!» disse all’improvviso Gotenks nell’altra gabbia. «Salvati!»
Entrambi gli ingabbiati stavano indicando qualcosa alle spalle di Ub. Questi si voltò e notò una porta bianca socchiusa. Cominciò a correrci contro.
Inciampò due volte nel tentativo di volare, ma non ci riusciva. C’era una strana energia negativa in quel luogo che gli impediva di farlo.
Si voltò verso l’ombra che lo inseguiva e questa oramai l’aveva quasi raggiunto. La vide allungarsi su di lui quando all’improvviso essa si fermò e sembrò gemere di dolore. Ub pensò che qualcosa l’avesse colpita, ma non rimase troppo ad indagare.
Arrivò alla porta e la spalancò, fiondandosi dall’altra parte. Prima che la porta si richiudesse dietro di lui, lanciò un’ultima occhiata a Yamcha e Gotenks ed urlò loro: «Tornerò e vi salverò!»
 
All’improvviso riaprì gli occhi e si ritrovò a terra disteso con la faccia verso l’alto. Inclinò la testa di lato e vide Pan svenuta qualche metro più in là. Vicino alla Saiyan c’era Piccolo che la stava raccogliendo da terra per poi cominciare a correre verso di lui.
Alzò lo sguardo e vide Majin Bu lanciare incantesimi verso Melanzo, il quale arretrava sempre di più.
Dopodiché, si sentì prendere da terra da Piccolo, il quale si avvicinò proprio a Bu mentre Tenshinhan lanciava Ki-Blast a Melanzo sempre più in difficoltà.
«Prendi i ragazzi e scappa! Io e Tenshinhan lo tratteniamo!» disse il namecciano, lasciando che Bu prendesse tra le sue morbide braccia Ub e Pan.
«Ne sei proprio sicuro? Posso darvi una mano, da soli non avete molte speranze.» chiese titubante Bu.
«Hai visto quello che è successo con Ub? Il ragazzo l’ha respinto e ferito! Solo tu puoi aiutarlo a controllare le sue abilità magiche, Bu!» spiegò Piccolo, dando le spalle al Majin.
«Va bene, ho capito.» rispose Bu, issandosi i due ragazzi sulle spalle e cominciando a spiccare il volo.
«Buona fortuna.» augurò Bu a Piccolo e Tenshinhan, per poi voltarsi e volare via.
Piccolo si voltò un’ultima volta ad osservare Bu che portava via i due ragazzi dalla battaglia.
«Addio.» disse il namecciano prima di lanciarsi su Melanzo.
 
Piccolo e Tenshinhan vendettero cara la pelle e riuscirono a trattenere il nemico per più di venti minuti.
La battaglia arrivò alla sua conclusione quando Piccolo abbracciò da dietro Melanzo e tenendolo fermo a mezz’aria mentre Tenshinhan, dopo essersi fatto sbucare due braccia in più da dietro la schiena, caricava il Kikoho.
«Shin-Kikoho!» urlò con quanto fiato aveva in gola il guerriero, utilizzando tutte le sue quattro mani.
L’attacco energetico si diresse verso Melanzo e verso Piccolo, con quest’ultimo che lasciò andare il nemico all’ultimo per evitare il colpo di Tenshinhan.
Melanzo venne colpito e fatto schiantare violentemente al suolo. Dopo l’impatto, Piccolo non lasciò all’avversario il tempo di riprendersi e generò un’enorme sfera energetica che lanciò contro Melanzo.
La sfera andò a segno e generò una violenta esplosione che sollevò parecchia polvere e provocò molto fumo.
«L’abbiamo sconfitto?!» urlò Tenshinhan a Piccolo, non riuscendo né a vedere il campo di battaglia, né a percepire più il Ki del nemico.
L’uomo percepì l’aura di Piccolo farsi all’improvviso più debole, dopodiché gli parve di udire un gemino e dopo ancora più nulla.
«…Piccolo?» chiamò Tenshinhan ma non gli arrivò nessuna risposta. E poi, sbucando all’improvviso dalla coltre di fumo, un tentacolo oscuro gli perforò il petto.
Gemette e tentò di divincolarsi dalla presa del tentacolo, ma sembrava impossibile e in più le forze gli vennero meno.
L’ultima cosa che Tenshinhan vide furono tre tentacoli oscuri che reggevano Yamcha, Gotenks e Piccolo, tutti raccolti intorno a Melanzo, il quale gli sorrideva malignamente.
 

ANGOLO AUTORE
 
Ciao!
Ed anche i miei due personaggi preferiti di tutto Dragon Ball sono caduti in questa prima battaglia.
Ma non tutto sembra essere perduto! Riuscirà Bu a sbloccare il potenziale magico di Ub per poi sconfiggere tutti insieme la nuova minaccia? Oppure verranno tutti presi dall’Uomo Nero?
Fatemi sapere che ne pensate!
Al prossimo capitolo!
 
Mariusgon

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Capitolo 4
*** L'Ultimo Baluardo ***


DRAGON BALL – BOOGEYMAN


 Capitolo 4: L’Ultimo Baluardo
 
 
Bu stava volando rapidamente verso ovest tenendo ben stretti Pan ed Ub tra le sue braccia quando venne raggiunto da Gohan.
«Bu!» chiamò il Saiyan raggiungendolo. «Che diavolo sta succedendo? Ho percepito parecchie aure lottare contro qualcosa pochi minuti fa ma poi…»
«Non abbiamo molto tempo, Gohan.» lo interruppe Bu. «Sta arrivando.»
Gohan capì subito a cosa Bu si riferisse: a non molte decine di metri alle loro spalle, qualcuno con un’aura tremendamente oscura li stava inseguendo.
«È lui? Avete lottato contro di lui?» domandò a Bu.
«Sì.» rispose l’altro secco.
«Ha… ha ucciso gli altri?»
«Non proprio… credo li abbia catturati in qualche modo, ma forse possiamo ancora salvarli.» disse Bu.
«Con le Sfere?» ipotizzò Gohan, ma Bu scosse il capo.
«Non credo che Shenron possa fare nulla per noi in questa situazione.» spiegò.
«Cosa?!» esclamò Gohan. «E perché no?»
«Quest’essere si fa forte di forze oscure molto antiche… più antiche di gran parte dell’universo e forse pure dei Kaioshin… qualcosa che né Shenron e né il drago di Nameck potrebbero risolvere o affrontare.» spiegò Bu.
«E quindi che facciamo? Lo affrontiamo alla vecchia maniera?» domandò il Saiyan.
«La forza bruta non ha funzionato… Yamcha, Gotenks, Piccolo e Tenshinhan ci hanno provato ma sono stati presi senza ottenere grandi risultati…» rispose Bu.
«E allora? Come lo sconfiggiamo?»
«Ub è la chiave.» rivelò il Majin. «Durante lo scontro, il ragazzo è riuscito a respingere quell’essere e… per un attimo… pare quasi che…»
«Pareva cosa?» incalzò Gohan.
«Credo che Ub stesse cercando di liberare quelli presi dall’essere... e credo ce la possa fare.» concluse Bu.
«Tramite la magia? Potrebbe liberarli con la sua magia? Ma Bu, la magia di Ub e la tua non sono la stessa? Non potresti affrontare tu l’essere?» domandò ancora Gohan.
«Io… non so il perché, ma… la mia magia è riuscita solo a ferire quell’essere… invece Ub è riuscito ad andare più in profondità… ma comincio a pensare che sia a causa dello stretto legame tra Ub e Bu… l’Originale Bu.» rispose Bu.
All’improvviso, l’aura dell’essere si fece più vicina e sia a Bu che a Gohan fu chiaro che in pochi minuti li avrebbe raggiunti.
«Il Palazzo è ancora lontano.» disse Gohan, per poi voltarsi. «Lo rallenterò, tu porta i ragazzi lì e addestra Ub.»
Bu sapeva perfettamente a cosa andasse incontro Gohan, ma il Saiyan era la sua migliore possibilità per recuperare tempo, così aumentò la velocità di volo.
«Papà…?» chiamò una voce all’improvviso.
Pan si era ripresa, e la prima cosa che aveva visto era stata proprio Gohan allontanarsi.
Bu cercò di tenersela più stretta possibile per evitare che alla ragazza saltasse in mente di fare qualcosa di stupido, ma fu inutile.
«Papà!» esclamò Pan per poi trasformarsi in Super Saiyan. Ella sfuggì alla presa di Bu e volò verso suo padre e lo raggiunse.
«Cosa fai Pan?!» esclamò Gohan, vedendola arrivare. «Torna indietro subito!»
«Non ti lascerò da solo a combattere contro quell’essere!» ribatté la ragazza. «I nonni non mi hanno insegnato questo… e nemmeno Piccolo.»
Gohan cercò di ribattere, ma non c’era più tempo: l’essere era oramai arrivato a loro.
Mi spiace Satan… non potrò proteggere tua nipote da quell’essere…” pensò Bu, riprendendo a volare verso il Palazzo a gran velocità.
Il Majin percepì un forte peso sullo stomaco quando le aure di Pan e Gohan cominciarono a scontrarsi con quella di Melanzo.
Sapeva che non c’era altra soluzione, ma il senso di colpa lo accompagnò per molto tempo.
 
«Bu!» esclamò Dende quando il Majin atterrò al Palazzo qualche minuto più tardi. «Piccolo mi ha avvertito telepaticamente della situazione. Volevo far uscire Goku e Vegeta dalla stanza, ma lui mi ha detto che sarebbe stato inutile mandarli a combattere.»
«Piccolo aveva già capito tutto…» constatò Bu. «…ma ora c’è bisogno di loro… valli a chiamare, per favore.»
Dende si voltò verso Popo e gli fece un cenno e subito l’Assistente del Supremo corse verso la Stanza dello Spirito e del Tempo.
«Credi che Ub possa farcela?» chiese Dende, mentre Bu cercava di risvegliare il ragazzo.
«Spero di sì, ma ci servirà tempo per metterlo in condizione di sfidare quell’essere.» disse Bu, per poi aggiungere: «Ci servirà la Stanza dello Spirito e del Tempo.»
Dopo pochi minuti, Ub si risvegliò.
«Bu!» esclamò il ragazzo appena ebbe riaperto gli occhi. «Cos’è successo a tutti?!»
«Lo vorrei sapere anch’io.» disse all’improvviso una voce severa provenire da dietro di loro.
A parlare era stato Vegeta, il quale era appena sbucato fuori dall’edificio centrale del Palazzo seguito da Goku e Popo.
«Popo ci ha detto che ci sono problemi, dicci tutto Bu.» disse Goku con tono rassicurante.
E Bu spiegò loro quel che era successo.
«Quindi Gohan è rimasto indietro a combatterlo?» chiese Goku, concentrandosi sul Ki di suo figlio.
«Sì…» disse Bu. «…ma temo che non resisterà a lungo.»
«Anche gli altri stanno combattendo contro quella cosa.» disse all’improvviso Dende, osservano dal parapetto della piattaforma. «Crilin, Jiaozi… credo anche C-18 sia andata a lottare.»
«Bene, allora andiamo anche noi.» disse Vegeta.
«È inutile la forza bruta.» disse Bu.
«Ma hai detto che Ub potrebbe farcela con la sua magia.» ricordò Goku.
«Sì.» confermò Bu.
«Va bene, allora.» disse Goku. «Se quell’essere si limita a catturare i nostri amici e Ub può liberarli, allora tu e Ub entrate nella Stanza, mentre noi rimaniamo qui per assicurarci che l’essere non arrivi qui.»
«In realtà… dopo aver assoggettato qualcuno, quell’essere ottiene gran parte dei suoi poteri… e probabilmente anche dei suoi ricordi o conoscenze…» disse Bu.
«Quindi… se ha preso Piccolo e gli altri… è probabile che abbia anche le loro conoscenze…» disse Popo.
«E quindi può facilmente arrivare qui da noi.» concluse Vegeta.
E proprio in quel momento, l’aura di Gohan, l’ultimo a lottare contro Melanzo, si spense allo stesso modo come quella di Piccolo e di tutti gli altri. Dopodiché, l’essere cominciò a volare proprio verso il Palazzo.
«Correte nella stanza, sbrigatevi!» esclamò Goku, rivolgendosi a Ub e Bu. I due si diressero verso la Stanza dello Spirito e del Tempo accompagnati da Popo mentre Goku, Vegeta e Dende rimasero fuori dall’edificio centrale.
 
«Dende, affronteremo io e Vegeta quest’essere. Tu va a metterti al riparo e magari prepara le sfere. Potrebbero ritornarci utili per recuperare tempo.» disse Goku al namecciano.
«Le Sfere non sono state raccolte dall’ultima volta… però so come potrei aiutarvi a rallentare quell’essere.» ribatté Dende, per poi cominciare a camminare verso l’edificio centrale.
«Questo palazzo non può molto contro la vostra potenza, è vero, ma se l’essere ha natura magica allora forse finalmente potrò fare… questo!» disse ancora il namecciano, per poi fermarsi e battere il suo bastone in legno a terra.
All’improvviso, il Palazzo vibrò per poi essere ricoperto da una barriera dorata.
«Cos’hai fatto Dende?» chiese Goku.
«Difese Magiche! Il Primo Supremo le realizzò quando costruì questo Palazzo tanti anni fa ma non sono state mai utilizzate. Vedremo ora se sono realmente utili a qualcosa.» spiegò Dende.
Dopo pochi minuti, la barriera venne colpita in vari punti da qualcosa all’esterno del Palazzo.
«È qui.» sussurrò Goku, osservando la barriera nei punti in cui Melanzo la stava colpendo.
Con notevole sorpresa dei due Saiyan, la barriera magica attorno al Palazzo resistette parecchi minuti agli assalti dell’essere all’esterno. Ma alla fine, essa venne squarcia in un punto e venne distrutta del tutto.
«Kakaroth, arriva!» disse Vegeta.
Subito dopo, dal nulla arrivarono una serie di Ki-Blast oscuri. I due Saiyan li deviarono senza troppe difficoltà ma capirono subito che non erano altro che diversivi.
Infatti, a qualche decina di metri sopra le loro teste, era apparso Melanzo, il quale era circondato da tutti i tentacoli sui quali si trovavano i Guerrieri caduti.
«È inutile opporsi a me.» disse Melanzo. «È inutile opporsi a Ghitamir.»
Dopodiché, generò un’enorme sfera oscura per poi lanciarla verso il palazzo.
«Fermiamola!» urlò Goku, lanciandosi verso la sfera seguito a ruota da Vegeta.
Al contatto con la sfera, entrambi ne vennero assorbiti. Per un folle attimo Dende pensò che i due fossero già stati sconfitti, ma si ricredette quando percepì i Ki di entrambi scatenarsi per poi far esplodere la sfera.
L’esplosione, piuttosto che causare la solita alzata di fumo e polvere, generò una grande coltre oscura che avvolse rapidamente tutto il Palazzo.
Dende non riusciva a vedere neanche pochi centimetri oltre il suo naso e temette che l’essere avrebbe utilizzato quella coltre oscura per attaccarli tutti a tradimento, ma quella situazione non durò allungo.
Infatti, nel punto esatti in cui la sfera era esplosa generando la coltre oscura, due luci dorate si accesero e rilluminarono tutto. L’oscurità venne fatta arretrare dalle luci dorate che altri non erano che Goku e Vegeta trasformati in Super Saiyan di terzo e secondo livello.
«Va bene, mostro, fatti sotto!» disse Vegeta.
«Ci riprenderemo i nostri cari e ti sconfiggeremo!» aggiunse Goku, e poi entrambi si lanciarono all’attacco.
In quel momento sembrò che quelle due luci dorate potessero rivaleggiare e sconfiggere l’oscurità che li stava affliggendo. A loro si aggiunsero anche lo stesso Dende e Popo, e per un po’ i quattro resistettero e respinsero l’essere.
Ma pian piano, l’oscurità si fece sempre più invadente ed oppressiva ed alla fine sia Popo, che Dende, che Vegeta e, per ultimo, anche lo stesso Goku, vennero presi.
 
Quando ebbe trafitto da parte a parte anche l’uomo dai capelli a forma di palma, Melanzo si rilassò per un minuto e atterrò davanti all’edificio centrale del Palazzo.
Aveva già visto nei ricordi dei Guerrieri appena caduti che sia Bu che Ub si trovavano all’interno di una stanza particolare del Palazzo.
Per un attimo era sicuro di volerli andare a prendere, ma poi si ricordò di ciò che era successo non troppo tempo prima quando aveva provato a catturare il ragazzo di nome Ub.
Chiuse gli occhi e cominciò a contattare telepaticamente l’unica sua alleata.
“Emilisyr!” chiamò Melanzo.
“Cosa c’è?” rispose una voce femminile.
“Ho quasi sconfitto tutti i guerrieri di questo mondo…” annunciò l’uomo.
“Ed io ti avevo detto di non dare nell’occhio…” gli fece notare l’altra.
“Sì, ma…” tentò di ribattere.
“Però ci è andata bene e sei effettivamente riuscito ad assoggettarli tutti, sì…” ammise la vecchia.
“In realtà… c’è un ragazzo… lui…” tentò di spiegare Melanzo.
“Sì, so perfettamente di chi e di cosa stai parlando. So chi è quel ragazzo.” lo interruppe Emilisyr.
“Davvero?”
“Sì… ero con lui quando sono arrivata in questa dimensione…” gli spiegò la vecchia.
“E chi sare-?” tentò di chiedere Melanzo.
“Non ha importanza, ora. Portami sia il ragazzo che l’altro essere vivi.” disse Emilisyr, con tono spazientito.
“L’altro essere? Intendi quello rosa e grasso?” domandò l’uomo.
“Sì. Devo capire cosa gli è successo in questi millenni. Lui potrebbe essere la chiave per il ritorno del nostro Signore Ghitamir.” spiegò la donna.
“Ok, ho capito.” disse infine l’altro.
“Melanzo… non fallire o la pagherai.” gli disse Emilisyr.
Dopo quell’ultima frase, la comunicazione si interruppe e Melanzo deglutì a vuoto.
Entrò nell’edificio centrale del Palazzo ed arrivò in pochi secondi davanti la porta che cercava.
L’aprì, entrò e si ritrovò nella Stanza dello Spirito e del Tempo.
 
 
ANGOLO AUTORE
 
Ciao!
Ed eccoci qui, al preludio del finale di questa storia. Mancano tre capitoli alla fine e quasi tutti i Guerrieri sono caduti. Rimangono solo Bu ed Ub in piedi, ma entrambi si trovano nella Stanza dello Spirito del Tempo. Saranno riusciti a far sprigionare i poteri di Ub?
Fatemi sapere cosa ne pensate!
Al prossimo capitolo!
 
Mariusgon

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Capitolo 5
*** Ricordi Oscuri ***


DRAGON BALL – BOOGEYMAN

 
Capitolo 5: Ricordi Oscuri
 
 
Appena Popo li ebbe condotti davanti la porta della Stanza dello Spirito e del Tempo, Bu ed Ub l’aprirono ed entrarono nella Stanza per poi richiudersela alle loro spalle.
Ub in quel posto c’era già stato un po’ di volte e ogni volta ci era rimasto per circa sei mesi, che equivalevano a dodici ore nel mondo reale.
«Sei sicuro che sia una buona idea? Non dovremmo aiutare il Sensei Goku e gli altri contro quell’essere?» domandò Ub.
«Saremmo solo d’intralcio, Ub.» rispose Bu. «La nostra migliore possibilità e sbloccare il tuo potenziale magico.»
«E come hai intenzione di farlo?» chiese ancora Ub. «Ci abbiamo provato parecchio ultimamente, ma non abbiamo ottenuto grandi risultati.»
«C’è una cosa che avrei voluto provare in una delle nostre prossime sessioni di allenamento, ma credo dovremmo farlo subito.» rispose Bu.
«Cosa vorresti provare?» chiese Ub.
Bu lo guardò alcuni secondi prima di chiedergli: «Goku ti ha raccontato le tue origini, vero?»
«Sì. Mi ha raccontato ogni cosa riguardo Majin Bu… il Bu originale.» rispose Ub.
«Beh, credo che prima, quando Melanzo ha cercato di prenderti, tu sia riuscito a respingerlo grazie al tuo legame con Bu.» spiegò Bu. «Quello che voglio fare è ripristinare i tuoi ricordi, o almeno parte di essi, sperando che ridestino la conoscenza magica del Bu originale.»
«Ma… tu non dovresti avere quegli stessi ricordi, quelle conoscenze? Non sei anche tu un Majin Bu?» chiese Ub.
«Sì, anch’io avevo quelle conoscenze e quei ricordi, ma da quando mi sono separato dal Bu originale… è diventato tutto sbiadito e confuso… ricordo solo un’enorme occhio che mi fissa, ma nient’altro.» rivelò Bu.
«L’Occhio… l’ho visto anch’io quando Melanzo mi ha preso… e c’erano anche Yamcha e Gotenks in delle gabbie… e c’era anche lo stesso Melanzo… solo che era… più umano…» raccontò Ub.
«Probabilmente, l’entità che ha preso Yamcha, Gotenks e tutti gli altri ha preso per primo proprio Melanzo ed ora lo sta usando come tramite...» ipotizzò Bu.
«Tramite?» domandò Ub.
«Non tutte le entità posseggono un corpo, e dunque non possono agire direttamente in questa dimensione di quest’universo. Hanno bisogno di un tramite.» spiegò il Majin.
«Quindi... il nostro obiettivo sarà strappare via quest’entità da Melanzo e dai nostri amici, per poi distruggerla?» cercò di capire il ragazzo.
«Praticamente sì.» disse Bu.
«Va bene allora, facciamolo!» esclamò deciso Ub.
Il ragazzo si mise in posizione di meditazione a mezz’aria e chiuse gli occhi. Bu assunse la sua stessa posizione per poi lanciare un incantesimo con la punta dell’antenna. L’incantesimo colpì ed avvolse Ub e, poco meno di due secondi dopo, Bu si ritrovò nella mente del ragazzo.
 
«Questa è… la mia mente?» disse Ub, apparendo alle spalle del Majin.
Si trovavano entrambi una specie di atrio dalle mura rosse. Il soffitto sembrava non esserci, ed ai lati della stanza c’erano vari varchi.
«Sì… o almeno è come la immaginiamo noi.» rispose Bu, entrando in uno dei varchi ai lati della stanza seguito da Ub.
Dopo alcuni minuti, si ritrovarono in una stanza piena di specchi ritraenti immagini in movimento. In tali immagini erano raffigurate tutte persone note ad Ub come sua madre, i suoi fratelli e sorelle, Goku, Goten, lo stesso Bu, Pan e tutti gli altri.
«I miei ricordi.» disse il ragazzo. Bu annuì, ma proseguì il suo cammino attraverso la stanza. Raggiunse una porta chiusa e l’aprì.
«Per di qua.» chiamò, voltandosi verso Ub, il quale stava guardando il ricordo del suo primo volo intorno al mondo.
Ub seguì Bu nella stanza adiacente che era esattamente come quella che avevano appena lasciato e con gli stessi specchi, solo che questi raffiguravano ricordi diversi.
«Questi… sono i ricordi del Bu originale…?» chiese Ub al Majin, osservando proprio un ricordo in cui il Bu originale veniva colpito più e più volte da un uomo che gli parve essere una via di mezzo tra Goku e Vegeta.
«Alcuni di questi li ho anch’io, ma a noi interessa cercare quelli più antichi ed oscuri…» disse Bu, conducendo Ub nella profondità della stanza.
«Eccoli…» disse dopo alcuni secondi il Majin, indicando una serie di specchi radunati in cerchio.
Ub si avvicinò e cominciò a guardare le immagini negli specchi per poi fermarsi davanti ad uno di essi.
«L’Occhio!» esclamò il ragazzo, osservando un enorme occhio che lo fissava in uno specchio.
Ub e Bu si avvicinarono ed il ragazzo appoggiò un dito sul vetro. In quel momento, una strana forza risucchiò sia lui che Bu all’interno dello specchio senza che i due riuscissero ad opporsi.
 
Quando Ub riaprì gli occhi si ritrovò in uno strano luogo. Sembrava un intero universo, ma senza pianeti o stelle a riempirlo. Tutto era rossastro ed oscuro intorno a lui e l’unica cosa presente oltre ad Ub in quel posto era un’enorme entità oscura con un solo occhio che lo stava fissando.
«Bu, figlio mio, mia creazione… tu sarai un’ottima arma contro coloro che mi hanno rinchiuso qui…» stava dicendo l’entità. Dopodiché, apparvero dal nulla delle strane figure intorno ad Ub e l’entità parlò ancora.
«Osserva, Bu… loro sono i tuoi fratelli e sorelle…» disse, ed Ub, piuttosto che sentirsi spaventato da quegli esseri strambi ed oscuri, si sentì benaccetto ed a casa.
Batté gli occhi e percepì il tempo passare.
Si trovava sempre nello stesso luogo, ma stavolta c’era qualcosa di strano: sopra l’entità era apparso uno strano portale a forma di bocca aperta.
«Qualcuno ha aperto un portale… ma non posso passarci… andate voi figli miei… andate voi all’esterno di questa gabbia e cercate un modo per liberarmi…» ordinò l’entità.
«Sì, padron Ghitamir!» dissero alcune delle figure oscure intorno all’entità.
Sette dei figli dell’entità, tra cui lo stesso Ub, fluttuarono verso il portale e lo attraversarono.
Erano tutti e sette felici di poter servire il loro creatore e non vedevano l’ora di uscire dalla loro gabbia ed esplorare l’universo.
Ma quando i sette arrivarono dall’altra parte, qualcosa o qualcuno era lì ad attenderli.
All’improvviso tutto si fece sbiadito ed Ub provò parecchio dolore. Vide cinque dei suoi fratelli e sorelle fuggire via mentre un altro dei suoi fratelli veniva preso da uno strano essere umanoide verdastro.
Ub tentò di attaccare tale essere, ma questi lo guardò e gli lanciò addosso qualcosa che Ub capì essere un incantesimo. Dopodiché, svenne.
Quando riaprì gli occhi, si ritrovò in una specie di enorme ampolla. Cercò di liberarsi e distruggere la sua gabbia ma i suoi sforzi furono vani.
All’improvviso, l’essere verdastro apparve davanti la gabbia e gli sorrise.
«Avrei preferito catturarvi tutti e sette, ma gli altri cinque sono scappati e l’altro non si è lasciato trasformare in un mio servitore, preferendo la morte…» disse l’essere.
A quel punto, Ub tentò ancora una volta di liberarsi, ma ogni suo sforzo fu vano.
Nel mentre, l’essere se la rideva osservando Ub provare a liberarsi.
«Hehehehe… il tuo amico ti ha chiamato Bu prima di morire, sai…» gli raccontò l’essere. «Ma tu eri svenuto mentre lo torturavo… peccato…»
Ub si sentì d’un tratto sempre più debole, sempre più stanco. La forza di volontà venne meno e nemmeno l’aver udito l’essere raccontagli di come avesse torturato ed ucciso suo fratello riusciva più a spronarlo.
«Finalmente l’incantesimo sta facendo effetto… oh, ma non ti preoccupare Bu…» disse l’essere, avvicinandosi alla sua gabbia per osservarlo meglio.
«Ti darò un corpo potente… uno da poter usare da tramite… ed insieme… faremo fuori quei maledetti ficcanaso dei Kaioshin… e conquisteremo l’universo!»
E dopo aver udito quelle parole, Ub svenne di nuovo.
 
Il tempo passò e l’essere gli diede effettivamente un corpo potente e resistente da poter usare come tramite. Dopodiché, l’essere lo assoggettò alla sua volontà con un incantesimo e lo costrinse a fare tutto ciò che voleva.
Prima passarono davanti agli occhi di Ub le numerose battaglie che si svolsero sul Pianeta dei Kaioshin. Vide questi ultimi morire sotto i propri colpi.
«No…» disse, osservano sé stesso uccidere la Kaioshin dell’Ovest e quello del Nord.
Dopodiché, vide le innumerevoli razze cancellate e gli innumerevoli pianeti distrutti.
«No… no!» disse ancora, osservano sempre sé stesso far saltare in aria un corpo celeste abitato da innocenti.
Ed infine, vide come il suo stesso padrone lo rinchiuse all’interno di un’altra gabbia e di come, millenni dopo, il suo erede l’avesse risvegliato. La battaglia sulla Terra contro i Guerrieri Z e vide come alla fine egli stesso distrusse il pianeta.
Infine, vide l’ultimo scontro sul Pianeta dei Kaioshin nel quale perse la vita.
«Noooo!» urlò osservando la Genkidama di Goku distruggerlo per sempre.
E poi non vide più nulla.
 
«Ub?!» chiamò Majin Bu.
Ub riaprì gli occhi e si ritrovò di nuovo all’interno della Stanza dello Spirito e del Tempo.
«Io ho fatto tutto ciò…» disse, ricordando ciò che aveva visto.
«Ragazzo, calmati…» tentò di tranquillizzarlo Bu.
«Tutta quella sofferenza… tutte quelle morti… le ho provocate… io…» disse ancora il ragazzo, lasciandosi andare ad un triste pianto.
«No, ragazzo! Non sei stato tu!» esclamò Bu.
«Ma io… io sono… Bu.» ribatté Ub.
«Enma ha fatto reincarnare il Bu originale in te perché gliel’ha chiesto Goku. Il Bu originale è già morto ed ha già pagato per tutto quello che ha fatto, Ub.» disse Bu, Ub non sembrava convinto.
Bu gli si avvicinò e gli mise una mano sulla spalla.
«Ub… non dimenticare chi sei. Non dimenticare i tuoi amici e la tua famiglia… non li abbandonare. Non ci abbandonare!» gli disse, asciugandogli una lacrima sul viso.
Ub lo guardò e parve riprendersi. Sorrise al Majin, il quale gli sorrise a sua volta.
Ma il sorriso di Bu si tramutò subito in uno sguardo preoccupato e spaventato.
«Cosa… cosa succede?» chiese Ub al Majin, il quale si era voltato verso la porta della Stanza.
«Ho lasciato un pezzo di me nel Palazzo per vedere come andava il combattimento...» rivelò ad Ub.
«…cos’è successo al Sensei ed agli altri?» domandò il ragazzo, ma Bu scossa il capo.
Dopo alcuni secondi, si sentì aprire una porta.
«È qui.» disse Bu, osservando l’entrata della Stanza.
Entrambi osservarono l’entrata e si ritrovarono davanti uno spettacolo da brividi.
Dapprima una serie di tentacoli attraversò la porta e si conficcò nel pavimento, dopodiché essi si issarono in avanti e trascinarono all’interno Melanzo, il quale aveva una spetto sempre più grottesco ed oscuro.
Infine, attaccati tutti alla schiena dell’uomo, c’erano numerosi tentacoli oscuri, ognuno di essi che trapassava da parte uno dei Guerrieri caduti fino a quel momento.
Goku, Piccolo, Pan, Gohan, Vegeta, Dende, Popo, Tenshinhan, Jiaozi, Crilin e sua moglie C-18, Yamcha e Gotenks.
C’erano tutti. Tra loro c’era anche un ragazzo dai capelli neri con un viso simile a quello di C-18 che né Ub e né Bu avevano mai incontrato prima.
«Bene, bene, eccovi qui.» disse Melanzo, sorridendo ai due. «Vi arrendete subito oppure farete come i vostri amici e mi costringerete ad usare le maniere forti?»
Per tutta risposta, Ub e Bu si misero in posizione di battaglia.
«Oh, beh… immaginavo la pensaste così.» disse infine Melanzo, cominciando ad avanzare verso di loro.
 
 
ANGOLO AUTORE
 
Ciao!
E ci siamo! Mancano due capitoli alla fine di questa storia e siamo arrivati al faccia a faccia decisivo.
Il viaggio nei ricordi del Bu originale sarà servito a qualcosa? Oppure veramente per Bu ed Ub non c’è alcuna speranza di vittoria?
Fatemi sapere che ne pensate!
Al prossimo capitolo!
 
Mariusgon

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Capitolo 6
*** L’Uomo Nero ***


DRAGON BALL – BOOGEYMAN

 
Capitolo 6: L’Uomo Nero
 
 
Mentre Melanzo si avvicinava, Ub osservò i vari tentacoli che trafiggevano tutti i suoi amici caduti.
Gli vennero i brividi osservando il Sensei Goku con la bocca spalancata, le braccia aperte e gli occhi all’indietro. A quel punto, la sua forza d’animo ricominciò a vacillare.
«Bu… io non so se… non so se posso farcela…» disse a Bu.
Il Majin si voltò a guardarlo con espressione interrogativa.
«I ricordi di Bu… mi hanno solamente sconvolto e non riesco a trovare nulla di utile in essi…» continuò il ragazzo. «Non mi viene in mente nessun incantesimo o tecnica utile per sconfiggere questo tizio…»
Bu lo guardò pensieroso per qualche secondo, dopodiché si voltò verso Melanzo.
«Sta indietro.» disse il Majin ad Ub.
Dopodiché, Bu richiamò il pezzo di sé stesso che aveva lasciato all’interno del Palazzo e lo utilizzò per avvolgere Melanzo. Quest’ultimo non fece una piega e lasciò che ogni centimetro del suo corpo, compresi tutti i suoi oscuri tentacoli, venissero avvolti completamente.
«Che fai Bu?» domandò Ub.
«Lo assorbo!» esclamò Bu, richiamando a sé la melma rosa che ricopriva Melanzo.
Una volta che essa e Bu si furono ricongiunti, il Majin rimase qualche secondo fermo in silenzio come a voler aspettare che accadesse qualcosa.
«Ha… ha funzionato?» chiese Ub dopo qualche secondo.
«Sembrerebbe di sì, ma…» cominciò a dire Bu, ma subito la sua espressione si fece preoccupata e sofferente.
«Dannazione!» esclamò il Majin, cadendo in ginocchio. All’improvviso, il suo braccio destro si mosse in maniera poco naturale ed assunse un angolo strano.
«Bu?» chiamò Ub e subito l’altro alzò il braccio sinistro verso il ragazzo.
«Non avvicinati, Ub! Mi sta facendo a pezzi dall’interno!» spiegò Bu.
A quel punto, il Majin cominciò a gemere di dolore e molte altre parti del suo corpo ebbero lo stesso strano comportamento del braccio destro.
«Ub, io credo in te!» disse Bu, infine, percependo la fine arrivare. «Credi in te stesso, figliolo.»
Dopodiché, Majin Bu esplose in un milione di pezzi.
 
«Buuuu!» urlò Ub, osservando il suo alleato esplodere.
Non ebbe nemmeno il tempo di guardarsi intorno per osservare i pezzi del corpo del Majin cadergli attorno che subito Melanzo rispuntò fuori nel punto esatto in cui Bu era esploso.
«Bella mossa, ma credo di essere diventato fin troppo potente per essere assorbito.» commentò l’uomo, scrollandosi alcuni pezzi di Bu da dosso.
«Ora rimani soltanto tu…» continuò, rivolgendosi al ragazzo.
Melanzo ricominciò a muoversi verso Ub e fece fuori uscire dalla sua schiena l’ennesimo tentacolo oscuro, pronto a prendere anche Ub.
«Non avere paura, ragazzo.» disse ancora l’uomo, osservando l’espressione spaventata sul volto di Ub. «Non farà male…»
A quel punto Ub si riattivò e cominciò a saltarellare all’indietro per prendere le distanze.
«È inutile fuggire, sciocco ragazzo.» disse l’uomo.
«E dovrei farmi trapassare da parte a parte dai tuoi tentacoli viscidi? Non ci penso proprio!» ribatté Ub, schivando proprio il tentacolo che Melanzo aveva appena generato.
«Oh, ma non è così male, sai?» ribatté l’uomo. «Chiedilo ai tuoi amici.»
E proprio in quel momento, tutti i Guerrieri caduti voltarono la loro testa verso Ub e sorrisero.
«Ha ragione, Ub. Non mi sono mai sentito così bene.» disse Gotenks.
«Ci ha mostrato la via per la pace.» disse Yamcha ed al suo fianco, Popo, Yamcha e Jiaozi annuirono.
«Ha scacciato la Luce dai nostri cuori…» disse C-18, lasciando che il ragazzo dai capelli corvini completasse la frase: «…dandoci così la felicità.»
«Unisci a lui Ub, e insieme diventeremo più potenti.» dissero Tenshinhan e Vegeta all’unisono.
«Diventeremo più saggi.» aggiunsero Piccolo, Dende e Gohan.
«E liberi.» conclusero Goku e Pan.
E, infine, tutti insieme, i Guerrieri caduto urlarono all’unisono: «Unisciti a lui! Unisciti a noi!»
Ub osservò quello spettacolo raccapricciante senza riuscire a proferire parola. Dopo alcuni secondi, però, il ragazzo abbassò lo sguardo e cominciò a tremare di rabbia.
«Tsk, usi i miei amici come marionette, e quella sarebbe la libertà e la pace di cui parli? Te la farò vedere io, bastardo!» esclamò Ub, lanciandosi all’attacco.
Contemporaneamente, il tentacolo di Melanzo scattò verso Ub e quest’ultimo gli si lanciò contro.
“Ok… ti ho già respinto una volta, essere viscido. E sono sicuro che il Bu originale poteva affrontarti e distruggerti senza troppi problemi… e se poteva lui… allora posso farlo anch’io!” pensò Ub, proprio un’istante prima di essere trafitto dal tentacolo.
La vista gli si annebbiò subito, ma lottò per rimanere sveglio quanto più tempo possibile.
«Oramai sei mio, moccioso.» udì la voce di Melanzo sempre più vicina.
Si sentì trascinare verso l’alto dal tentacolo e a un certo punto vide sbucare la faccia dell’uomo a pochi metri dalla sua.
«Arrenditi, è finita.» disse ancora Melanzo, e proprio in quel momento Ub alzò il dito destro verso di lui e gli lanciò contro lo stesso incantesimo che gli aveva lanciato qualche ora prima.
L’incantesimo colpì in pieno l’uomo che urlò di dolore, dopodiché tutto divenne nero.
 
Dopo pochi secondi, si ritrovò nello stesso luogo oscuro in cui si era ritrovato la volta prima. Quel posto era identico a come lo ricordava, con l’unica differenza che c’erano più gabbie.
«Ub?» si sentì chiamare.
Si voltò e vide Pan al centro di una gabbia osservarlo.
«Ti ha preso, ragazzo?» domandò Piccolo dalla gabbia adiacente a quella dalla Saiyan.
«No, sono qui per liberarvi.» disse il ragazzo, per poi avvicinarsi ad entrambe le gabbie. Ub lanciò un incantesimo, che non sapeva né il come né il quando l’avesse appreso, sulle serrature delle gabbie. Le sbarre subito si sbriciolarono lasciando Pan e Piccolo liberi dalla loro prigionia.
Immediatamente Ub utilizzò l’incantesimo sulle altre gabbie e ben presto tutti i suoi amici furono liberi.
«Hahahaha! Ce l’hai fatta, ragazzo!» esclamò Goku battendo una poderosa pacca sulla schiena del suo allievo.
«Ottimo lavoro Ub!» si congratulò Dende.
«Sì, sì, ci ha liberati dalle gabbie, ma come usciamo da questo posto?» chiese Vegeta, guardandosi attorno.
«Lì c’è una porta!» esclamò Crilin, indicando una porta bianca che Ub riconobbe.
«Sì, quella porta vi riporterà ai vostri corpi. Venite, andiamo!» disse il ragazzo, cominciando a correre verso la porta.
All’improvviso, però, un’ombra, la stessa che aveva aggredito Ub la volta prima, si parò davanti loro e tentò di non lasciarli scappare.
«Voi non andate da nessuna parte! Non vi lascerò sfuggire!» disse l’ombra, lanciandosi proprio verso Ub.
Il ragazzo fu sul punto di schivare l’attacco, ma non ne ebbe bisogni siccome l’ombra si fermò e cadde a terra lamentandosi dal dolore. Ub capì subito che stava succedendo.
«È Bu, è ancora vivo!» esclamò.
«Usciamo, avanti!» disse Piccolo agli altri, facendo cenno verso la porta.
Tenshinhan raggiunse la porta per primo e la spalancò attraversandola. Ben presto, tutti furono dall’altra parte fatta eccezione di Ub, Dende e Goku.
«Ub, cosa fai?» chiese il namecciano, notando che il ragazzo era fermo e non attraversava la porta.
«C’è ancora una persona che devo liberare.» disse Ub.
«Chi?» domandò Goku. Per tutta risposta, il ragazzo indicò la gabbia di Melanzo.
«Sei sicuro di volerlo fare?» chiese Goku ed Ub annuì deciso.
«Bene, allora ci vediamo dall’altra parte.» disse Goku, dirigendosi verso la porta con Dende.
«Sei sicuro di volerlo lasciare da solo?» chiese il namecciano al Saiyan.
«Certo. Se la caverà, ho fiducia in lui.» disse Goku attraversando la porta seguito da Dende stesso.
 
Ub corse e raggiunse rapidamente la gabbia di Melanzo. Una volta davanti alle sbarre, l’uomo all’interno della gabbia lo guardò stupito.
«Cosa vuoi fare?» domandò Melanzo.
«Ti libero.» rispose Ub, puntando l’indice sinistro verso le sbarre.
«No, non farlo!» esclamò Melanzo, ma era troppo tardi: Ub aveva già lanciato l’incantesimo.
La gabbia si sbriciolò intorno all’uomo, che cadde sulle sue ginocchia e cercò ingenuamente di ricostruirla mettendo insieme ciò che ne rimaneva.
«Tu…» disse Melanzo rabbioso voltandosi verso Ub.
«Ce ne dobbiamo andare da qui. Vieni, c’è una porta che ci condurrà fuori.» gli disse il ragazzo.
«No! Io non me ne vado!» esclamò l’uomo.
«Ma che stai dicendo? Sei libero ora dall’essere che ti possedeva!» disse Ub confuso.
«Ma cosa vai blaterando? Io ero felice con lui! Mi aveva reso libero e potente! Ero in pace, ma tu me l’hai portato via!» sbraitò Melanzo, per poi lanciarsi verso Ub.
I due caddero e rotolarono per diversi metri fino ad arrivare proprio a qualche metro dalla porta lì dove si trovava anche l’ombra, ancora a terra a contorcersi dal dolore.
Melanzo la vide e le si avvicinò, ma Ub gli saltò addosso per evitare che l’entità ripossedesse ancora una volta l’uomo.
«Razza di idiota, ma non capisci? Tu sei solo uno strumento per quell’essere… non farti ammaliare!» tentò Ub di farlo ragionare, ma l’uomo non voleva sentir ragioni.
«Lasciami! Lasciami ricongiungermi con lui!» disse l’uomo, cercando di scrollarsi il ragazzo di dosso.
A quel punto, Ub saltò davanti a Melanzo e, assestandogli una serie di calci e pugni, lo spinse verso la porta. Infine, con un calcio volante dritto al viso, spinse l’uomo attraverso la porta bianca.
Melanzo scomparve e, dopo essersi guardato attorno un’ultima volta, anche Ub attraversò la porta.
 
 
ANGOLO AUTORE
 
Ciao!
Penultimo capitolo andato! Alla fine, Ub è riuscito a liberare tutti dall’entità oscura, ma avrà davvero funzionato? E, ora che Melanzo non è più il tramite dell’entità, essa che fine farà?
Al prossimo capitolo, l’ultimo!
Mariusgon

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Capitolo 7
*** Il Portale ***


DRAGON BALL – BOOGEYMAN

 
Capitolo 7: Il Portale
 
Ub riaprì gli occhi e si ritrovò sdraiato a terra con la faccia all’insù nella Stanza dello Spirito e del Tempo.
Si alzò e vide intorno a sé tutti i Guerrieri caduti in precedenza sparare numerosi raggi e Ki-Blast verso qualcosa.
Ub si voltò e vide Melanzo a terra svenuto e, a qualche metro da lui, c’era un oscuro dalla forma indefinita che tentava di colpire di Guerrieri ma senza riuscirci. Ub capì che l’enorme flusso di raggi e di Ki-Blast che i Guerrieri gli stavano lanciando addosso lo stesse ferendo e tenendo fermo.
Ma qualcosa non andava.
«Perché non muore?!» sentì Yamcha esclamare. «Lo stiamo colpendo al massimo delle nostra forze, ma la sua aura non cala... com’è possibile?!»
«È un’entità estranea a questa dimensione… forse i nostri poteri non bastano per ucciderle?» ipotizzò Dende, avvicinandosi ad Ub per aiutarlo a rialzarsi.
Una volta rimessosi in piedi, il ragazzo percepì un enorme senso di stanchezza. Lo scontro con Melanzo e con l’essere gli aveva sottratto molte energie.
«Ub, tu non potresti usare qualche magia delle tue per far fuori questo mostro una volta per tutte?» domandò Crilin.
«Probabilmente sì, ma Ub non credo di riuscire a lanciare nuovi incantesimi… non ho più molte forze…» ammise il ragazzo.
«Forse non c’è bisogno per forza di uccidere l’entità.» disse all’improvviso Bu. «Ci basterà rispedirla da dove è venuta.»
«E come diavolo la rimandiamo indietro?» chiese Gotenks.
Bu si voltò verso di Ub.
«Quando Gotenks e Piccolo rimasero intrappolati in questa Stanza con il vecchio me, sia quel Bu che Gotenks riuscirono ad aprire un portale con la dimensione in cui si trova la Terra per fuggire da qui.»
«E se ci è riuscito quel Majin Bu…» cominciò a dire Piccolo.
«…allora probabilmente anche Ub ce la può fare!» concluse Gohan.
«Ub, ti chiediamo un ultimo sforzo: devi aprire il portale verso la dimensione dell’Occhio. Dopodiché ci penseremo noi a ributtare quel mostro dall’altra parte!» disse Majin Bu.
 
«Devo… aprire il portale?» chiese Ub, guardando prima Bu e poi l’entità. «E come dovrei fare?»
«Nello stesso modo in cui Gotenks e il vecchio Bu lo fecero: focalizza il luogo verso il quale vuoi aprire il portale perfettamente nella tua mente.» spiegò Bu.
«Ma io non ci sono mai stato in quel luogo.» fece notare il ragazzo.
«Tu no, ma l’originale Bu sì.» ribatté il Majin.
Ub annuì e chiuse gli occhi, cercando di far riaffiorare il primissimo ricordo del Bu originale, quello che aveva visto non molti minuti prima.
Dopo molti secondi di meditazione, il ragazzo riuscì a focalizzare e mettere a fuoco il luogo in questione.
«Dopo aver focalizzato il luogo nella mia mente, cosa devo fare?» chiese Ub, con ancora gli occhi chiusi.
«Urla.» disse Bu.
E Ub urlò. Urlò quanto più forte poteva. Urlò buttando fuori tutto il fiato che aveva.
All’improvviso, una specie di spaccatura a forma di cerchio apparve a mezz’aria. Essa, col passare dei secondi prendeva sempre più forma e sostanza.
«Ce la sta facendo!» esclamò Piccolo, per poi aggiungere: «Forza Bu, Dende, date un po’ di energia a Ub, curatelo in modo da aiutarlo a creare il portale!»
Il namecciano ed il Majin fecero come Piccolo aveva detto ed Ub utilizzò quell’energia per ampliare ancor di più il portale, finché esso non divenne una vera e propria bocca al cui interno si poteva scorgere la dimensione dalla quale il Bu originale era arrivato.
Si potevano intravedere anche numerose delle figure oscure, figlie della stessa entità da un occhio solo che aveva creato Majin Bu.
«E ora… ributtiamocelo dentro!» urlò Goku, portandosi davanti l’essere e lanciandogli addosso una poderosa Kamehameha.
Anche tutti gli altri Guerrieri si unirono al Saiyan e ben presto l’essere venne sollevato di forza dai loro colpi congiunti.
Pian piano, l’essere cominciò a scivolare sempre più verso il portale, nonostante tentasse di aggrapparsi ad ogni appiglio possibile.
Proprio quando l’essere era sul punto di finire dall’altra parte del portale, Melanzo si rialzò da terra e cominciò ad urlare in direzione dei Guerrieri.
«Smettetela! Lasciatelo stare!» disse, ma nessuno gli diede ascolto.
Ad un certo punto, Piccolo si staccò dal gruppo e si avvicinò all’essere atterrandogli davanti.
Il namecciano si portò due dita alla fronte e per alcuni secondi concentrò tutto il suo Ki sulle punte di quelle due dita. Alla fine, distese il braccio verso l’entità ed urlò: «Makankosappo!»
Il raggio letale di Piccolo si diresse verso l’essere a gran velocità e, poco prima di colpirlo, Melanzo si parò davanti tentando di deviarlo.
Il raggio perforò la spalla ma, effettivamente, il raggio deviò la sua corsa. Questo, tuttavia, piuttosto che favorire l’essere, risultò per esso fatale.
Infatti, fino a quel momento l’essere era riuscito a fermare ed a resistere ad ogni colpo infertogli dai Guerrieri siccome era stato capace di pararli tutti.
Tuttavia, quando il raggio mortale di Piccolo venne deviato, l’essere non riuscì a capire in tempo dove il raggio l’avrebbe colpito e venne trapassato da parte a parte.
Alla fine, l’essere non riuscì più a resistere e venne scaraventato dall’altra parte del portale, trascinandosi con sé lo stesso Melanzo.
Una volta che i due furono dall’altra parte, il portale a forma di bocca si chiuse e sparì del tutto.
 
Una volta essersi assicurati che il portale fosse chiuso, i Guerrieri lasciarono la Stanza dello Spirito e del Tempo. Una volta fuori, Dende mandò Crilin, Goku, Pan e Popo a recuperare le Sfere.
Dopo poco meno di un’ora i quattro fecero ritorno con tutte e sette le Sfere e subito Dende evocò Shenron.
«Chi mi evoca?» domandò il drago, dopo aver fatto la sua maestosa comparsa nel cielo.
«Drago Shenron! Sono il tuo creatore e ti evoco per chiederti di resuscitare tutte le vittime di Melanzo!» disse Dende.
Gli occhi del drago brillarono per un secondo, dopodiché egli parlò e disse: «Non posso esprimere questo desiderio.»
«Cosa?!» esclamarono tutti in coro.
«Le anime delle persone che sono state uccise da Melanzo sono finite in una dimensione a cui io non posso accedere perché l’entità che la domina non me lo consente.» spiegò il drago. «Quello che potrei fare è riparare e riattivare i loro corpi, ma un corpo senza anima è come un burattino senza fili e burattinaio.»
«Allora riporta qui Melanzo! Ce lo faremo dire da lui come fare per riportare le anime di quei morti in questa dimensione.» disse Vegeta, ma ancora una volta Shenron non poté esaudire il desiderio.
«Anche questo mi è impossibile farlo, perché Melanzo si trova nella stessa dimensione in cui si trovano le anime dei caduti.» rispose il drago.
«E quindi l’entità non ti fa accedere né ad esse né a Melanzo…» disse Piccolo.
«Esatto.» asserì il drago.
«Ma chi o cos’è quest’entità? E come facciamo a sbarazzarcene?» domandò Gotenks.
«L’Occhio…» sussurrò Ub.
«Esatto, Ub.» disse una voce. Voltandosi verso l’alto, tutti videro che a parlare era stato nientemeno che Kaioshin il Sommo, il quale era accompagnato da Kibithoshin.
«Drago Shenron, per il momento puoi andare. Ti richiameremo quando avremo bisogno di te.» disse il Kaioshin il Sommo al drago.
«Molto bene! Addio!» disse Shenron, per poi sparire. Prima che le Sfere si disperdessero nel mondo, Dende le richiamò a sé onde evitare di doverle recuperare ancora.
«Ragazzi, è un piacere rivedervi.» disse Kibithoshin, quando lui e Kaioshin furono atterrati.
«Salve a voi.» rispose Goku.
«Conoscete l’entità in questione?» chiese loro Gohan.
«Oh, sì, ragazzo. La conosciamo.» rispose Kaioshin il Sommo. «E fidatevi di noi quando vi diciamo che la battaglia che sta arrivando non sarà affatto semplice come quella che si è appena conclusa.»
 
Nel frattempo, altrove…
Melanzo riaprì gli occhi e si ritrovò fluttuante in un luogo che non aveva mai visto prima. Tutto era buio, ma riusciva a distinguere delle figure oscure indefinite intorno a sé, ma quello che catturò la sua attenzione, fu l’entità da un solo occhio che lo sovrastava. L’attenzione dell’Occhio, tuttavia, non era rivolta all’uomo, ma all’entità che fluttuava al suo fianco.
«P-Padre…» disse l’entità al fianco di Melanzo. «Padre io ho fallito… mi dispiace…»
«Hai fatto del tuo meglio, Boogei…» disse l’Occhio, porgendo una delle sue gigantesche mani verso l’altra entità. Quest’ultima, prima che la mano la raggiungesse, si disintegrò completamente.
Ci furono alcuni secondi di silenzio prima che l’enorme entità dicesse: «Riposa in pace, figlio mio.»
Quando Melanzo capì chi fosse l’entità appena sparita, non riuscì a trattenersi e chiese: «È… è morto?»
Immediatamente tutte le entità presenti spostarono la loro attenzione all’uomo che arretrò spaventato reggendosi la spalla ferita.
«Io… volevo salvarlo…» cercò di dire, ma venne subito interrotto.
«Voi mortali siete sempre stati una spina nel fianco!» esclamò l’enorme entità. «Sempre pronti a lottare ed a ficcare il naso in faccende che non vi competono!»
A Melanzo cominciarono a sanguinare copiosamente le orecchie e iniziò ad urlare di dolore.
«Pensavo che tu ti saresti potuto rivelare utile, Melanzo… ma pare che sia io che Emilisyr ci siamo sbagliati…» continuò l’entità.
Dopodiché, alcune delle entità cominciarono a rumoreggiare, emettendo strani bisbiglii che non fecero altro che intimorire ancor di più l’uomo.
«Avete ragione, figli miei…» disse l’Occhio. «Dopotutto, quest’uomo può ancora avere un’utilità…»
A quel punto, i bisbiglii terminarono e le entità si avvicinarono all’uomo.
«Saziatevi.» disse infine l’enorme entità.
«Grazie, padre Ghitamir!» dissero in coro le entità, per poi avventarsi sull’uomo.
Melanzo tentò una disperata fuga, ma venne subito arpionato da un grosso pungiglione e dopodiché gli venne strappata via una gamba.
Urlò, ma sapeva che nessuno sarebbe arrivato a salvarlo, così come sapeva che non avrebbe ricevuto clemenza dell’enorme entità.
Infine, morì mentre le entità si cibavano delle sue carni sotto lo sguardo compiaciuto di Ghitamir.
 
Continua…
 

ANGOLO AUTORE

 
Ciao!
Ehhh, abbiamo finito… per ora. Ammetto che inizialmente questa storia sarebbe dovuta essere più lunga e non avrebbe dovuto avere un seguito, ma diciamo che i miei piani iniziali non mi avevano convinto in fase di progettazione così ho sconvolto un po’ tutto.
Spero che vi sia piaciuta e, nel caso aveste qualche commento da fare, lasciate una recensione (che sia positiva, neutra o negativa) qui su EFP! Mi fareste molto contento.
Alla prossima storia, allora!
 
Mariusgon

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