Late Night Talking

di Iwazaru
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Premessa ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Premessa ***


La mia PierOne tracolla nera appoggiata sulla spalla sinistra e iPhone alla mano, mi guardo attorno nella zona ritiro bagagli dell’aeroporto di Boston, Massachusetts.

Mi accorgo della chiamata in arrivo per via dell’immagine che compare sul display che mi strappa un sorriso.

“Ehi”
“Ehi, dove sei?”

“Cerco la mia valigia” ammetto divertita “Sei già arrivata?”

“Sto posteggiando adesso, a tra poco”

Chiudo la chiamata e un piccolo sbadiglio prende spazio sul mio volto stanco.

Ed eccola, i due nastri rosa e azzurro che avevo legato al manico, attirano la mia attenzione facendomi individuare la mia valigia.

Prontamente riesco a sollevarla quel tanto che basta per toglierla dal nastro trasportatore.

È un gesto semplice ma che tende a sancire che ci sono, sono arrivata! Le emozioni che sto provando sono profonde, paragonabili alle farfalle nello stomaco. Una linea sottile tra nausea e felicità assoluta.

Quei passi che percorro trascinandomi dietro la valigia trolley mossi in direzione delle molteplici indicazioni per l’uscita. Spesso succede che più si è stanchi e maggiormente si è reattivi, perché è così che mi sento.

Quando le porte scorrevoli automatiche si aprono, provo qualche momento di smarrimento, i miei occhi vagano veloci alla ricerca di un volto familiare.

Un altro passo.

Poi eccoli lì quegli occhi azzurro grigi accompagnati da un sorriso radioso. I capelli castano rossicci raccolti in una coda alta.

Ero incerta riguardo quale sarebbe stata la mia reazione incontrandola.

Compio gli ultimi passi nella sua direzione ed anche lei azzera lo spazio tra di noi dedicandomi un abbraccio che sa di casa.

Ci vogliono pochi secondi prima che anche il mio corpo reagisce allo stesso modo, senza teatralità, senza enfasi sopra le righe. Un profondo, forte abbraccio che racchiude dieci anni di amicizia online.

È così strano dare a questa persona una consistenza fisica eppure provare così tanta familiarità.

Sciolgo l’abbraccio e la guardo nuovamente, incapace di smettere di sorridere.

“É andato bene il viaggio?” Chiede quindi prendendo il manico del mio trolley per portarlo al posto mio.

“Noioso, invidio le persone che sono capaci di addormentarsi ovunque”

Una piccola risata divertita e fa strada verso l’uscita.

“Ci fermiamo a mangiare qualcosa?”

“A te va?” Chiedo di rimando.

“Certo, dimmi solo di cosa hai voglia”

Ora, la mia conoscenza delle abitudine americane sono per lo più raccontate dalla persona che ora mi ritrovo davanti. Il più delle volte è lei stessa a lamentarsi di ciò che si può trovare da mangiare, quindi mi viene da ridere come reazione a questa domanda tranello.

“Un cappuccino che sia buono?” Chiedo cautamente.

Amanda mi lancia uno sguardo divertito e sembra ragionarci per qualche momento.
“Sai che nulla sarà mai all’altezza di ciò cui sei abituata?” La sua espressione sembra racchiudere anni e anni in cui le ho raccontato di quanto ami fare colazione.

“Caffè e pancake?” Domando più cautamente.

“Fattibile, qualunque locale può farti dei pancake, ma c’è un posto che li fa spettacolari!”

Annuisco e la seguo fino al posteggio in cui ha lasciato il suo Range Rover rosso. Una macchina che posso tranquillamente dire il doppio della mia.

Amanda apre l’auto e mette la mia valigia nel bagagliaio ed insieme ci accomodiamo sui sedili anteriori.
Il mio corpo ringrazia mentalmente la comodità di quest’auto e per un istante socchiudo gli occhi.

“Stanca? Andiamo a casa direttamente se vuoi riposare”
Scuoto appena il capo e allungo la mano per agevolare il movimento della cintura che vado ad allacciare.

“Nah, in fin dei conti abbiamo solo un paio di settimane da passare insieme, voglio sfruttarle al massimo!”

“Sono felice tu sia risicata a venire, sembra così surreale averti qui”

“Vero? Ti guardo e sei strana senza cornice di Facebook” sbuffo divertita.

Io e Amanda non siamo mai state grandi amanti delle videochiamate, telefonate ne abbiamo fatte molte, messaggi di ogni tipo sia audio che scritti e per ore ed ore. Ma vedersi di persona continuerà ad essere una cosa anomala.

“Allora andiamo a pranzo!”

Sono partita questa mattina alle sei da Milano Malpensa ed ora qui a Boston sono le due del pomeriggio. Lo scalo a Lisbona è stato forse la cosa più noiosa, anzi no, non potrà mai superare quello ad Amsterdam del 2016.
“Ricordami quanto dista casa tua?”

“Poco meno di un’ora, siamo a pochi chilometri dal confine con il New Hampshire…”
“E mi porterai a Salem, vero?”
Dico con un certo entusiasmo.

Trentatré anni di cultura pop, film americani e musica di sorta, hanno fatto in modo che tra le mie tappe per questo viaggio ci siano mete quasi scontate.

Lei scuote il capo e mette in moto l’auto.

La differenza di età tra me ed Amanda è di soli tre anni probabilmente per quello siamo andate subito d’accordo. É una persona profondamente sensibile e buona. Mi sono sempre chiesta come fosse possibile avere un rapporto così profondo, un legame tanto importante con qualcuno che non si è mai incontrato.
Eppure ora che siamo insieme, sembra che tutto ciò che abbiamo passato insieme sia successo di persona e non online.

Qualcosa di portentoso che reputo incredibile.

Abbasso il finestrino quando usciamo dall’autostrada, l’aria è calda in quest’estate del 2019 e l’ombra degli alberi unita alla velocità dell’auto mi rinfrescano.
Dopo ore su un aereo dove il massimo della frescura era data dall’aria condizionata, il profumo della natura è di gran lunga migliore.

Ovunque volgo lo sguardo, il verde degli alberi e dei prati dona al paesaggio un netto contrasto con l’azzurro del cielo. Ci sono svariate nuvole ed io mi sento quasi come in uno dei tanti film anni ottanta che guardo spesso.

Rimaniamo in silenzio per buona parte del tragitto con la radio accesa a fare da sottofondo.

Poi una svolta e ci ritroviamo su una via principale di una cittadina così rassomigliante che sembra di essermi trovata qui da una vita intera.

“Gormley’s, poco lontano da casa e con degli ottimi pancake” dice Amanda spegnando il motore.

Parcheggiate dall’altra parte della strada rispetto al piccolo locale.

Le vetrate con la scritta “Gormley’s” in un verde chiaro in una cornice color panna di legno.

Davanti al locale una jeep cabro che mi strappa un sorriso. Difficile comportarmi da turista esagitata in questo genere di circostanze.

Scendiamo dall’auto e prendo al volo la mia pier one per appoggiarla come sempre sulla spalla sinistra.

“La mia prima esperienza americana” dico con allegria nella voce, suscitando una risatina in Amanda.

Ho aspettato molto tempo prima di poter venire negli Stati Uniti, cresciuta con le fotografie del viaggio che mio padre fece a venticinque anni con gli amici. Volarono fino a Chicago per poi comprare una macchina, percorrere per intero la Route 66 fino alla California. Ci misero più di un mese, gli si ruppe persino l’auto.
I racconti di quell’avventura sono state le storie di un’intera infanzia.

Ma le cose sono molto cambiate rispetto agli anni settanta e viaggiare oggi è qualcosa di più complicato, soprattutto economicamente.

Mi reputo fortunata ad avere un appoggio, alloggiare da Amanda ammortizza sicuramente i costi.

Non appena varchiamo la soglia del locale, ad attirare la mia attenzione è il pavimento bianco e nero a scacchiera, un lungo bancone di quello che sembra marmo bianco e degli sgabelli alti d’acciaio e dall’imbottitura rossa.

Amanda mi lancia un’occhiata eloquente ed io scosto lo sguardo per non mettermi a ridere.

Attratta da un tavolo accanto alla vetrata, due poltrone larghe di legno chiaro rivestite anch’esse di rosso.

Accelero il passo come a volermi assicurare di occupare prima di chiunque altro quella posizione così tipica. Mi infilo a lato e lascio scivolare la borsa sulla seduta, spingendo il peso del mio corpo contro lo schienale. La mia schiena scricchiola per la stanchezza ed un altro sbadiglio prende spazio sul mio volto.

Amanda immediatamente dopo di me si siede sulla poltrona di fronte.

“Sarà così per tutto il tempo?” Domanda divertita.

“Così come?”

“Entusiasmo incontrollato per tutto ciò che vedi”
“Oh, ma questo era il mio entusiasmo controllato” le garantisco.

Lei sorride e e le sue guance si riempiono per via degli zigomi alti.

“Se poi mi porti da Walmart o Costco vedrai la mia incapacità di controllarmi”

Il suo sorriso si tramuta in una sonora risata che attrae l’attenzione di alcuni dei presenti, mi mordo il labbro e sbuffo divertita.

“Venire in America per andare da Walmart, credo di poter fare di meglio, sai?”

“Dobbiamo stilare una lista di priorità” ammetto rigirandomi il braccialetto occhio di tigre nero e azzurro.

“Ho già messo giù qualcosa, purtroppo siamo lontane dalle mete più turistiche, ma sono certa riusciremo a divertirci ugualmente”

Inclino lievemente il capo e la guardo con stupore.

“Sai che sono qui per passare il tempo insieme, per il turismo ci sarà tempo magari un’altra volta”

Beh” dice lei prendendo il telefono dalla borsa “In settimana possiamo andare a visitare Boston, lì ci sono tantissime cose da vedere e da fare. Poi la gita a Salem e siccome è estate, possiamo anche andare a Charlemont”

“Sai che mi fido delle tue idee, prevedono anche un pub serale?”

Amanda sfoggia l’ennesimo sorriso ed annuisce solerte prima che una ragazza sulla ventina con il suo piccolo blocknotes ci chiede cosa vogliamo ordinare.

Solo allora mi ricordo di dare una rapida occhiata al menù sul tavolo e che la ragione per la quale ci troviamo lì, sono i pancake.

Uno scambio di sguardi ed il mio lascia intendere alla mia amica che può essere lei a decidere per me, non ho avuto il tempo di guardare cosa potrei preferire.

“Due pancake mirtilli e cioccolato, caffè da bere” la sicurezza con la quale ordina e la rapidità con la quale la ragazza davanti a noi prende nota e se ne va credo di non averle mai trovate in Italia.
O forse è solo un paragone dettato dalla stanchezza e dal fatto che mai in vita mia ho parlato inglese tanto rapidamente e con tanta sicurezza.

“Caffè?” Domando, ben sapendo quanto sia differente da quello italiano.

“Cerco di tenerti sveglia, credi riuscirai a dormire stasera?”

“Se non ci fermiamo in giornata e sto lontana da divani o letti, credo di potercela fare”

È impossibile per me smettere di fare paragoni con la mia realtà o con ciò che il cinema ci ha costantemente propinato.

Eppure, quando Tina, la cameriera, ci porta i nostri piatti ed il caffè prendo un sorso -un piccolissimo sorso- dalla tazza ed il gusto è completamente diverso da ciò che mi aspettavo.

Il sapore è piacevole seppure diverso.

Basta questo caffè per cambiare il mio approccio a questo intero viaggio: ogni esperienza che mi proporrà Amanda devo viverla senza pregiudizio.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


È difficile trovare i giusti ingredienti per un buon Spritz qui in America, nello specifico in una cittadina piccola come Dunstable. Io ed Amanda ci siamo arrangiate con ciò che abbiamo trovato e devo ammettere che questo finto Aperol sia quasi decente.
A quanto pare gli americani sono particolarmente indecisi riguardo allo Spritz, alcuni lo considerano un drink poco invitante mentre ad altri piace.

Sedute su due sedie da esterno nel giardino sul retro di casa della mia amica, ci godiamo la frescura post tramonto di questa serata estiva.

Prendo un profondo respiro per godermi l’intera situazione e ricordare al mio corpo ed alla mia mente che questo è solo l’inizio di una splendida estate.

“Saranno le due settimane più rapide mai viste” sospira quasi sconsolata Amanda.

Istintivamente mi volto a guardarla con espressione sorpresa.

“Sono qui solo da poche ore” le ricordo.

“Ci abbiamo messo dieci anni per essere qui, due settimane voleranno” 

Arriccio le labbra in un’espressione consapevole.
Questi giorni non basteranno mai e ne sono sicura.

Sembra ancora tutto surreale, essere qui con lei e trovarmi dall’altra parte dell’oceano.

Per tanto tempo abbiamo fantasticato su questi momenti, sulla concretezza della nostra amicizia ed ora pensiamo già a come sarà separarsi?

“No, dai, un giorno alla volta” sbuffo prima di prendere un altro sorso dal bicchiere “Ti ricordi dell’avventura a Londra?”

“Quando vi siete incontrate tu e Laus?”

Annuisco con un sorriso nostalgico.
“Che anno era?” Domanda cercando di fare mente locale.

“Il 2015. Con gli Echelon ho passato i momenti migliori” ammetto nostalgica.

C’è stato quel periodo della mia vita in cui la musica dei Thirty Seconds to Mars era tutta la mia vita. Solamente la voce di Jared Leto riusciva a smuovere le mie emozioni. La pelle d’oca percorreva il mio intero corpo.

È così che ho conosciuto Amanda e molte altre splendide persone che hanno fatto parte della mia vita.

Pensare a Laus, tuttavia, getta su entrambe un alone di tristezza e rammarico.

Guardo oltre il giardino di Amanda, un semplice piccolo giardino con una casetta per gli attrezzi in legno e null’altro se non un prato verde molto curato ai cui lati si trovano strisce di aiuole con piccoli fiorellini viola. Un barbecue a carbonella nero a lato del patio.

“Pensare che questo mese suonano in Europa” sbuffa lei cercando di sdrammatizzare.

“Già, sarebbe stato bello andare insieme ad un concerto, credi ci riusciremo mai?”

“Se continuiamo così, ne dubito”

Sbuffiamo entrambe una risata che si porta dietro uno strascico di frustrazione e continuiamo a bere il nostro drink.

“E con Danny come sta andando?” Chiedo cautamente, ricevendo di rimando un’occhiata colma di significati.

“Aspettavo il momento giusto per dirlo…”

“Dire cosa?”

“Sembra che abbiamo saltato il livello della convivenza e mi ha chiesto direttamente di sposarlo”

Inarco entrambe le sopracciglia e sorrido.

“Era ora, quanti anni sono oramai?”

“Dodici”

Sembra felice mentre mi comunica questa notizia.

Danny ha passato anni, con la sua insicurezza, a farla stare male con sé stessa. Amanda non poteva scegliere uomo più introverso e complicato di lui.
Tuttavia mi sono sempre sembrati una coppia splendida a loro modo.

“Quindi me lo presenterai?”

Lei annuisce.

“Cena domani sera in un locale molto carino, fanno anche karaoke”

“Credi veramente che io…”
“Non lo credo, lo so”

Scuoto il capo in senso di negazione e con un ultimo lungo sorso finisco lo Spritz nel mio bicchiere, appoggiandolo poi sul tavolo basso poco distante da noi.

Torno a sedere e prendo un profondo respiro, finalmente del tutto rilassata.

“È esattamente come lo avevo immaginato, essere qui insieme a chiacchierare”

“Oh sì, il tuo accento è davvero divertente” dice lei prendendomi palesemente in giro.

La guardo con finta espressione offesa.

“Sono troppo stanca per replicare, sto entrando in quella fase dove le uniche cose in inglese che riesco a dire sono del tutto sconnesse”

“Non sembrerebbe”

“Oh sì, aspetta qualche momento”

Un’altra piccola risata da parte di entrambe e socchiudo gli occhi.

“Nicky, non ti addormentare qui, il divano ti aspetta…”

“Credo che sia arrivata l’ora” ammetto sconfitta dal volo, dal fuso orario e dai pancake consumati qualche ora prima.

Mi alzo e mi presto per aiutarla a rimettere a posto il tavolo basso su cui stagliano le bottiglie ed il mio bicchiere.
“Lascia, io vado a dormire più tardi, vieni che ti facci vedere alcune cose”

Sono troppo stanca per oppormi alla sua decisione e cerco di bearmi del mio stato di ospite.

Sono solo le dieci e venti eppure mi sembra notte inoltrata.

Amanda fa strada all’interno del suo appartamento al piano terra.

Soggiorno e cucina abitabili e quindi a vista. Il divano sembra invitante ora che lo ha aperto e preparato con una coperta.

“La sera le temperature si abbassano, per cui…”
“Grazie”

La verità è che mi piace dormire con un lenzuolo o una coperta persino d’estate, qualcosa per lo più con cui coccolarmi e da abbracciare che non da utilizzare per coprirmi.

Pochi altri passi e raggiungiamo il bagno di media grandezza, un lavandino con cassettiera e specchio ampio ai cui lati ci sono dei mobiletti bianchi.

“Ti ho preparato degli asciugamani e un accappatoio, puoi sistemare le tue cose sul lato sinistro l’ho liberato apposta per te”

Faccio un piccolo sorriso e mi appoggio allo stipite della porta per lo più per via della stanchezza che sembra voler prendere completamente il sopravvento.

“Troppo gentile, faccio una doccia al volo e vado a dormire” 

 

[…]

 

Durante la notte mi sono svegliata diverse volte, soprattutto per via del fuso orario, ma ero sufficientemente stanca da riuscire ad addormentarmi nuovamente.

L’unica pecca del dormire sul divano di qualcuno è che quando quel qualcuno si sveglia, irrimediabilmente -soprattutto per via del mio sonno leggero- apro gli occhi.

Il profumo di caffè è la prima cosa che riesco a percepire, seguito da una sfregata agli occhi che si muovono in direzione della cucina a vista.

I colori della casa sembrano del tutto differenti rispetto a ieri sera, più tenui ed armonici. Una tiepida atmosfera calda che riflette la luce attraverso l’ampia porta finestra del soggiorno.

“Buongiorno” dico per palesare la mia presenza ma rimanendo sotto la coperta leggera.

La figura di Amanda che fino ad un secondo prima era impegnata a versarsi una tazza di caffè, si volta per dedicarmi un sorriso appena accennato, tipico di chi si è appena svegliata.

“Buongiorno, hai dormito bene?”

“Sì, ma è ora che mi alzi o potrei dormire tutto il giorno” 

“Caffè?”

Stiracchiandomi nel modo più contenuto possibile mi convinco ad alzarmi e dirigermi immediatamente verso la cucina, appollaiandomi poi su uno degli alti sgabelli del bancone, tipicamente americano.

“Grazie, sei sveglia da molto?”

La sensazione di estraneità che ancora provo nel parlarle senza uno schermo è forte, eppure è piacevole trovarsi qui. Sono certa che entro poco tempo riusciremo a trovare la nostra dimensione anche di persona.

“No, sono rimasta sveglia fino a mezzanotte per organizzare qualche gita per la settimana”

Amanda versa il caffè anche per me e mi porge la tazza sul banco che prendo immediatamente.

Il mio sguardo vaga alla ricerca di zucchero  che prontamente lei fa scorrere sul banco nella mia direzione.

“Cosa prevede oggi il piano?” Chiedo curiosa mentre metto un solo cucchiaino di zucchero nel mio caffè.

L’espressione di Amanda sembra cercare complicità e la cosa mi incuriosisce.

“Ci rilassiamo al lago” le uniche parole che le escono dalla bocca prima di bere un sorso del suo caffè.

“Ci rilassiamo al lago” ripeto divertita “Ci stai andando leggera perché è il primo giorno?”

“Assolutamente sì”

La verità è che sono venuta qui principalmente per passare del tempo con lei, tutto il resto per me è un contorno, un bellissimo contorno.

Lei poi si sporge verso il soggiorno per andare a recuperare il suo portatile ed appoggiarlo su banco accanto a me.

“All’incirca questi sono i piani che ho fatto, ma devi dirmi se possono andare bene” 

Apre il laptop e nel fare log in mi accorgo della foto che ha messo come sfondo.

“É il figlio di Danny?” Domando guardando il bambino di circa 8 anni, biondino e con uno sguardo furbo, sullo sfondo con lui.

“Sì, Jeremy, ma stasera non ci sarà”

“Uscita tra adulti” dico con un sorriso, anche se ammetto che non mi dispiacerebbe conoscerlo, poi il mio sguardo è attratto da altro “Quelli sono i giorni in cui lavori?”

Lei annuisce quasi immediatamente.

“Però posso lasciarti l’auto e mentre sono a lavoro puoi decidere di andare da qualche parte”

“Sei sicura? Potrei perdermi” dico divertita.

“Alla peggio usi il navigatore per tornare a casa”

Sapevo che Amanda non sarebbe riuscita a prendersi due intere settimane da passare completamente con me, sarà strano ma ammetto che l’idea di esplorare la zona in solitaria -con tanto di macchina- mi emoziona.

“Bene” la incalzo “Allora prepariamoci per il lago, ci saranno molte persone?”

“Normalmente sì, ma è un’occasione per socializzare, magari conosci qualcuno…”

Alzo gli occhi al cielo e sbuffo divertita.

“Così sarai costretta a trasferirti qui e saremo vicine”

Storco leggermente il naso.

“L’idea di vivere negli Stati Uniti sai che non mi entusiasma, sono abituata ad una società completamente diversa”

Il cibo, le istituzioni, la società che abbiamo in Europa sono totalmente differenti rispetto a ciò che c’è qui. Un conto, per me, è venire in vacanza a trovare la mia amica e divertirmi con nuove esperienze. Ben diversa sarebbe l’idea di vivere qui. Certo idealmente sarebbe carino, belle case, vita da film e tutto il resto. Però…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

È difficile trovare i giusti ingredienti per un buon Spritz qui in America, nello specifico in una cittadina piccola come Dunstable. Io ed Amanda ci siamo arrangiate con ciò che abbiamo trovato e devo ammettere che questo finto Aperol sia quasi decente.
A quanto pare gli americani sono particolarmente indecisi riguardo allo Spritz, alcuni lo considerano un drink poco invitante mentre ad altri piace.

Sedute su due sedie da esterno nel giardino sul retro di casa della mia amica, ci godiamo la frescura post tramonto di questa serata estiva.

Prendo un profondo respiro per godermi l’intera situazione e ricordare al mio corpo ed alla mia mente che questo è solo l’inizio di una splendida estate.

“Saranno le due settimane più rapide mai viste” sospira quasi sconsolata Amanda.

Istintivamente mi volto a guardarla con espressione sorpresa.

“Sono qui solo da poche ore” le ricordo.

“Ci abbiamo messo dieci anni per essere qui, due settimane voleranno” 

Arriccio le labbra in un’espressione consapevole.
Questi giorni non basteranno mai e ne sono sicura.

Sembra ancora tutto surreale, essere qui con lei e trovarmi dall’altra parte dell’oceano.

Per tanto tempo abbiamo fantasticato su questi momenti, sulla concretezza della nostra amicizia ed ora pensiamo già a come sarà separarsi?

“No, dai, un giorno alla volta” sbuffo prima di prendere un altro sorso dal bicchiere “Ti ricordi dell’avventura a Londra?”

“Quando vi siete incontrate tu e Laus?”

Annuisco con un sorriso nostalgico.
“Che anno era?” Domanda cercando di fare mente locale.

“Il 2015. Con gli Echelon ho passato i momenti migliori” ammetto nostalgica.

C’è stato quel periodo della mia vita in cui la musica dei Thirty Seconds to Mars era tutta la mia vita. Solamente la voce di Jared Leto riusciva a smuovere le mie emozioni. La pelle d’oca percorreva il mio intero corpo.

È così che ho conosciuto Amanda e molte altre splendide persone che hanno fatto parte della mia vita.

Pensare a Laus, tuttavia, getta su entrambe un alone di tristezza e rammarico.

Guardo oltre il giardino di Amanda, un semplice piccolo giardino con una casetta per gli attrezzi in legno e null’altro se non un prato verde molto curato ai cui lati si trovano strisce di aiuole con piccoli fiorellini viola. Un barbecue a carbonella nero a lato del patio.

“Pensare che questo mese suonano in Europa” sbuffa lei cercando di sdrammatizzare.

“Già, sarebbe stato bello andare insieme ad un concerto, credi ci riusciremo mai?”

“Se continuiamo così, ne dubito”

Sbuffiamo entrambe una risata che si porta dietro uno strascico di frustrazione e continuiamo a bere il nostro drink.

“E con Danny come sta andando?” Chiedo cautamente, ricevendo di rimando un’occhiata colma di significati.

“Aspettavo il momento giusto per dirlo…”

“Dire cosa?”

“Sembra che abbiamo saltato il livello della convivenza e mi ha chiesto direttamente di sposarlo”

Inarco entrambe le sopracciglia e sorrido.

“Era ora, quanti anni sono oramai?”

“Dodici”

Sembra felice mentre mi comunica questa notizia.

Danny ha passato anni, con la sua insicurezza, a farla stare male con sé stessa. Amanda non poteva scegliere uomo più introverso e complicato di lui.
Tuttavia mi sono sempre sembrati una coppia splendida a loro modo.

“Quindi me lo presenterai?”

Lei annuisce.

“Cena domani sera in un locale molto carino, fanno anche karaoke”

“Credi veramente che io…”
“Non lo credo, lo so”

Scuoto il capo in senso di negazione e con un ultimo lungo sorso finisco lo Spritz nel mio bicchiere, appoggiandolo poi sul tavolo basso poco distante da noi.

Torno a sedere e prendo un profondo respiro, finalmente del tutto rilassata.

“È esattamente come lo avevo immaginato, essere qui insieme a chiacchierare”

“Oh sì, il tuo accento è davvero divertente” dice lei prendendomi palesemente in giro.

La guardo con finta espressione offesa.

“Sono troppo stanca per replicare, sto entrando in quella fase dove le uniche cose in inglese che riesco a dire sono del tutto sconnesse”

“Non sembrerebbe”

“Oh sì, aspetta qualche momento”

Un’altra piccola risata da parte di entrambe e socchiudo gli occhi.

“Nicky, non ti addormentare qui, il divano ti aspetta…”

“Credo che sia arrivata l’ora” ammetto sconfitta dal volo, dal fuso orario e dai pancake consumati qualche ora prima.

Mi alzo e mi presto per aiutarla a rimettere a posto il tavolo basso su cui stagliano le bottiglie ed il mio bicchiere.
“Lascia, io vado a dormire più tardi, vieni che ti facci vedere alcune cose”

Sono troppo stanca per oppormi alla sua decisione e cerco di bearmi del mio stato di ospite.

Sono solo le dieci e venti eppure mi sembra notte inoltrata.

Amanda fa strada all’interno del suo appartamento al piano terra.

Soggiorno e cucina abitabili e quindi a vista. Il divano sembra invitante ora che lo ha aperto e preparato con una coperta.

“La sera le temperature si abbassano, per cui…”
“Grazie”

La verità è che mi piace dormire con un lenzuolo o una coperta persino d’estate, qualcosa per lo più con cui coccolarmi e da abbracciare che non da utilizzare per coprirmi.

Pochi altri passi e raggiungiamo il bagno di media grandezza, un lavandino con cassettiera e specchio ampio ai cui lati ci sono dei mobiletti bianchi.

“Ti ho preparato degli asciugamani e un accappatoio, puoi sistemare le tue cose sul lato sinistro l’ho liberato apposta per te”

Faccio un piccolo sorriso e mi appoggio allo stipite della porta per lo più per via della stanchezza che sembra voler prendere completamente il sopravvento.

“Troppo gentile, faccio una doccia al volo e vado a dormire” 

 

[…]

 

Durante la notte mi sono svegliata diverse volte, soprattutto per via del fuso orario, ma ero sufficientemente stanca da riuscire ad addormentarmi nuovamente.

L’unica pecca del dormire sul divano di qualcuno è che quando quel qualcuno si sveglia, irrimediabilmente -soprattutto per via del mio sonno leggero- apro gli occhi.

Il profumo di caffè è la prima cosa che riesco a percepire, seguito da una sfregata agli occhi che si muovono in direzione della cucina a vista.

I colori della casa sembrano del tutto differenti rispetto a ieri sera, più tenui ed armonici. Una tiepida atmosfera calda che riflette la luce attraverso l’ampia porta finestra del soggiorno.

“Buongiorno” dico per palesare la mia presenza ma rimanendo sotto la coperta leggera.

La figura di Amanda che fino ad un secondo prima era impegnata a versarsi una tazza di caffè, si volta per dedicarmi un sorriso appena accennato, tipico di chi si è appena svegliata.

“Buongiorno, hai dormito bene?”

“Sì, ma è ora che mi alzi o potrei dormire tutto il giorno” 

“Caffè?”

Stiracchiandomi nel modo più contenuto possibile mi convinco ad alzarmi e dirigermi immediatamente verso la cucina, appollaiandomi poi su uno degli alti sgabelli del bancone, tipicamente americano.

“Grazie, sei sveglia da molto?”

La sensazione di estraneità che ancora provo nel parlarle senza uno schermo è forte, eppure è piacevole trovarsi qui. Sono certa che entro poco tempo riusciremo a trovare la nostra dimensione anche di persona.

“No, sono rimasta sveglia fino a mezzanotte per organizzare qualche gita per la settimana”

Amanda versa il caffè anche per me e mi porge la tazza sul banco che prendo immediatamente.

Il mio sguardo vaga alla ricerca di zucchero  che prontamente lei fa scorrere sul banco nella mia direzione.

“Cosa prevede oggi il piano?” Chiedo curiosa mentre metto un solo cucchiaino di zucchero nel mio caffè.

L’espressione di Amanda sembra cercare complicità e la cosa mi incuriosisce.

“Ci rilassiamo al lago” le uniche parole che le escono dalla bocca prima di bere un sorso del suo caffè.

“Ci rilassiamo al lago” ripeto divertita “Ci stai andando leggera perché è il primo giorno?”

“Assolutamente sì”

La verità è che sono venuta qui principalmente per passare del tempo con lei, tutto il resto per me è un contorno, un bellissimo contorno.

Lei poi si sporge verso il soggiorno per andare a recuperare il suo portatile ed appoggiarlo su banco accanto a me.

“All’incirca questi sono i piani che ho fatto, ma devi dirmi se possono andare bene” 

Apre il laptop e nel fare log in mi accorgo della foto che ha messo come sfondo.

“É il figlio di Danny?” Domando guardando il bambino di circa 8 anni, biondino e con uno sguardo furbo, sullo sfondo con lui.

“Sì, Jeremy, ma stasera non ci sarà”

“Uscita tra adulti” dico con un sorriso, anche se ammetto che non mi dispiacerebbe conoscerlo, poi il mio sguardo è attratto da altro “Quelli sono i giorni in cui lavori?”

Lei annuisce quasi immediatamente.

“Però posso lasciarti l’auto e mentre sono a lavoro puoi decidere di andare da qualche parte”

“Sei sicura? Potrei perdermi” dico divertita.

“Alla peggio usi il navigatore per tornare a casa”

Sapevo che Amanda non sarebbe riuscita a prendersi due intere settimane da passare completamente con me, sarà strano ma ammetto che l’idea di esplorare la zona in solitaria -con tanto di macchina- mi emoziona.

“Bene” la incalzo “Allora prepariamoci per il lago, ci saranno molte persone?”

“Normalmente sì, ma è un’occasione per socializzare, magari conosci qualcuno…”

Alzo gli occhi al cielo e sbuffo divertita.

“Così sarai costretta a trasferirti qui e saremo vicine”

Storco leggermente il naso.

“L’idea di vivere negli Stati Uniti sai che non mi entusiasma, sono abituata ad una società completamente diversa”

Il cibo, le istituzioni, la società che abbiamo in Europa sono totalmente differenti rispetto a ciò che c’è qui. Un conto, per me, è venire in vacanza a trovare la mia amica e divertirmi con nuove esperienze. Ben diversa sarebbe l’idea di vivere qui. Certo idealmente sarebbe carino, belle case, vita da film e tutto il resto. Però…

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Il sole è alto e la spiaggia è un misto di sabbia e sassolini.

Abbiamo portato dei teli da spiaggia che una volta sistemati a terra sono diventati utili per lo più per segnare il posto preso. Ci è voluta si e no una mezz’ora prima che le persone si riversassero in questa zona.
Ragazzi che fanno kayak e mamme con bambini che cercano apparentemente di rilassarsi e chiacchierare con le amiche.

Amanda ha optato per un costume intero nero mentre io sono troppo abituata al bikini per doverci rinunciare, ne ho di diversi colori ma il mio preferito è questo verde militare.

Siamo sedute sui teli e ci guardiamo attorno, per lo meno io, studiando tutto il paesaggio. Le coste del lago sono completamente circondate di alberi che data la stagione sono di un verde acceso e brillante. Poco distanti e più a largo ci sono delle barche a vela ma non saprei nemmeno immaginarne la lunghezza. Sono semplicemente belle da vedere con quelle vele bianche che riflettono la luce del sole e il blu dell’acqua.

“Mi piace che sia tutto a misura d’uomo” ammetto finendo di passare la crema solare sulle spalle e sul petto.

“A misura d’uomo?”
“La mia idea degli Stati Uniti è composta da grandi città, grandi palazzi, tutto enorme in cui le persone sono esclusivamente granelli di sabbia”
ammetto con una lieve nota di imbarazzo.
“Tranquilla” mi incalza Amanda “Ora della fine della vacanza, ti renderai conto che non è così, per lo meno fuori città”

Abbozzo un piccolo sorriso e continuo a guardare lo specchio d’acqua poco distante da noi, cercando di ignorare il vociare che oramai si è formato tutto intorno a noi.

“Ad un certo punto verrai con me in acqua?”

“Non credo” replica lei con un sorrisetto “Il bello del lago è potersi rilassare sulla spiaggia e bere qualcosa di fresco”

Storco appena il naso, ci sono si e no una trentina di gradi e sentirmi sudata è una delle sensazioni che meno preferisco.

“Nessuna possibilità che io riesca a convincerti?”

Amanda, che stava per sdraiarsi sul telo solleva gli occhiali da sole per guardarmi.

“Dieci minuti, non di più”
Sorrido soddisfatta alla sua risposta e mi alzo con un movimento fluido, sistemando istintivamente la parte davanti del bikini. Immediatamente dopo anche lei mi raggiunge in piedi, ma posso vederlo che lo fa esclusivamente per accontentarmi.

So di essere una persona insistente alle volte, ma se mi si porta dove c’è dell’acqua, è imperativo che debba immergermi.

Il breve tratto che ci separa dalla riva, Amanda lo percorre con le infradito mentre io rimango a piedi nudi, altra cosa che amo fare.

“È molto profondo?” Domando incuriosita.
“Abbastanza, meglio rimanere nella parte in cui si tocca con i piedi, è pur sempre un lago e onestamente di rado ci faccio il bagno

Consolatorio il fatto che ci siano altre persone in acqua, segno che sia balneabile.

Ci sono dei ragazzini che giocano a tuffarsi dal pontile e un gruppo di ragazzi e ragazze probabilmente adolescenti che semplicemente stanno giocando.
Una coppia di anziani che passeggia lungo la riva e poco più in là, fatico a vederli bene ma ci sono tre ragazzi che prendono i kayak per spingersi a largo.

Indico quindi nella loro direzione.
“Kayak era una delle proposte, perché non andiamo?”

“Lo era ma qui non fanno servizio noleggio, mi dispiace”

Mi stringo nelle spalle e passo dopo passo entro in acqua, la differenza di temperatura è molta, al punto da portarmi ad avere la pelle d’oca.
Mi spiego perché Amanda si sia fermata a bagnarsi solo fino a metà gamba.

“Capito perché preferisco stare sulla spiaggia?”

“Basta abituarsi, poi diventa divertente” garantisco più che convinta delle mie parole.
Ma l’espressione contrariata di lei mi strappa un sorriso divertito.

Sopporto a fatica il caldo e trovo sia preferibile affrontarlo nuotando o giocando in acqua. Anche solo rimanendo a mollo e chiacchierare, ma la mia amica sembra non essere dello stesso avviso.
Quando mi rendo conto che ha raggiunto il proprio limite sbuffo una piccola risata.
“Torna in spiaggia, sembra tu possa morire di congelamento da un momento all’altro”
Sembra rammaricata quando le rivolgo queste parole, immagino per come è fatta che sia combattuta tra il suo benessere e il fatto di farmi compagnia.

“Provo a chiedere a quei ragazzini se posso tuffarmi dal pontile con loro” assicuro con una serietà disarmante per una persona di trentatré anni.

Lo sguardo di lei passa da me al pontile e poi nuovamente a me, scuote il capo con fare di diniego e sbuffa.

“Cerca di non annegarli, per lo meno”

 

[…]

 

“Nicole!” La voce di Allison sembra richiamarmi all’attenzione nel momento in cui il mio intero corpo è concentrato sul salto dal pontile, l’ennesimo della mattinata.

Con un tonfo rumoroso ed uno splash in un attimo sono sott’acqua, muovo braccia e gambe per tornare in superficie e tornare a respirare. Credo sia la parte più eccitante del tuffarsi.

Ma quando riemergo a pochi centimetri da me il colore blu elettrico di un kayak attira al mia attenzione ed istintivamente torno sott’acqua, riemergendo a distanza più ragionevole.

“Ehi! Sei matta! Tutto bene?” La voce di un ragazzo che sembra tanto infastidito quanto preoccupato.

Alzo il braccio per fare segno con la mano che è tutto okay. Passo poi la stessa mano sul viso per asciugare gli occhi e notare che i kayak sono tre, forse gli stessi che erano partiti un paio d’ore prima.

A lato del pontile di legno si trova una scaletta d’acciaio che permette di risalire senza dover tornare alla spiaggia e mi ci arrampico per raggiungere i preadolescenti con cui sto trascorrendo la mattinata.

Allison è una ragazzina bionda con occhi azzurri così chiari da sembrare quasi Norvegese, credo sia interessata ad Adam, un ripeto moro e con fin troppe energie forse crede di essere il capo del suo gruppo ha due occhi scuri molto espressivi e i capelli corti quasi rasati. Poi c’è Scott, più pacato ma che quando salta dal pontile sembra esternare ogni emozione che sta provando con urla e sorrisi tipici dei ragazzini.

“Stai bene? Woah hai fatto un salto pazzesco e loro stavano arrivando, sei saltata così vicino che credevo gli saresti andata addosso” furono le parole di Adam.

“Non li avevo proprio visti”

“Certo, eri impegnata a guardare me” rispose piccato lui.
Istintivamente alzo gli occhi al cielo e scuoto il capo.
“Okay ragazzi, credo fosse segno che torni dalla mia amica, è stato divertentissimo giocare con voi”

Un lamento di gruppo in una sorta di ‘ooowww’ segue le mie parole da parte dei ragazzi.

Passo entrambe le mani tra i capelli, li porto medio corti fino alla base del collo e in questo momento un elastico sarebbe il mio migliore alleato.

“Non fate arrabbiare Allison altrimenti lo verrò a sapere” garantisco.
Lei sorride e le lancio uno sguardo complice. Credo che ci siano delle dinamiche in questo trio ma se anche fosse preferirei non saperle.

“Nicky” dice Allison per attirare la mia attenzione mentre stavo per voltarmi in direzione della spiaggia “Hai Instagram?” Mi domandò tra tutte le cose che avrebbe mai potuto chiedermi.

La sorpresa sul mio viso è tale da farmi sfuggire una risata divertita.
“Certo che ho Instagram, mi sorprende ce l’abbia tu”

“Ti posso aggiungere? Così rimaniamo in contatto!”
L’enfasi con cui lei si rivolge sembra quella di una ragazzina che quasi cerca un’amica e non me la sento di darle una risposta negativa.

“Vieni, ho il telefono nella borsa” le faccio strada fino ai teli che avevamo posizionato un paio d’ore prima e che ci metto qualche momento ad individuare., poi i capelli rosso ramati di Amanda ed il suo costume nero attirano la mia attenzione come qualcosa di familiare.

“Hai finito di fare tuffi?” Mi domanda la mia amica scherzosamente.
“Dopo un quasi incidente con un kayak ho deciso di mettere fine alla mia carriera di tuffatrice per tornare qui a scaldarmi”

Amanda si solleva dalla sua posizione sdraiata per abbassare gli occhiali da sole e guardare Allison. Credo per lo più per capire cosa ci faccia lì con noi.

“Amanda, lei è Allison, Allison, lei è Amanda la mia amica di cui sono ospite”

Allison sembra voler studiare la mia amica, come a cercare di capire chi sia, le sue sopracciglia bionde si aggrottano e i suoi occhi grandi si focalizzano completamente sull’immagine di lei.

“Ci conosciamo?” Le domanda poi.

Amanda non sembra sorpresa a quella reazione della ragazzina ma scuote il capo con fare di negazione.

“Mi sembrava” disse quindi la più piccola scrollando le spalle “Allora, mi aggiungi?” Si rivolge a me.

“Sì sì” sospiro divertita recuperando il mio iPhone dalla PierOne nera.

La tenacia di una ragazzina sembra poter essere di una prorompente inaudita ed Allison sembra una persona che alla sua età si conosce molto bene. Almeno questa è l’impressione che mi dà.

Mi siedo a gambe incrociate sul telo arancione -il mio- e sblocco il telefono per aprire l’applicazione.

“Come ti trovo?”

Mi piace moltissimo Instagrame e lo preferisco a Facebook ad essere del tutto onesta. Mi piace l’idea di condividere immagini legate a dei pensieri. Ma ammetto di usarlo molto poco, solo in specifici momenti.

La cosa mi fa pensare che vorrei tenere una sorta di blog di immagini di questo viaggio e perché non cominciare adesso?

“Scrivi Ally_is_on sono l’unica che ti uscirà nei risultati” garantisce con una sorta di orgoglio nella voce. In effetti a pensarci è un nickname molto carino.

Queste nuove generazioni hanno molta più fantasia di quanta ne abbia mai avuta io.

Impossibile poi, una volta digitato il nome così come me lo ha dettato e la prima cosa che noto non appena clicco sono i suoi occhi azzurri in ogni singola foto.

Una quantità consistente di selfie per una tredicenne eppure noto anche delle foto più artistiche che mi fanno sorridere.

Premo sulla casella di ‘follow’ ed esco dall’applicazione per aprire la fotocamera.

“Una foto insieme?”

Allison sembra elettrizzata all’idea e si sistema accanto a me appoggiandosi alle ginocchia, sfoggia un sorriso radioso che posso scorgere dal display del telefono.

“Mi tagghi?”

“Certo, ti taggo”

“Adesso torno dai ragazzi, ci sentiamo più tardi, okay?” E frettolosamente, si allontana voltandosi di tanto in tanto per dedicarci delle occhiate fino a quando non si trova nuovamente al pontile con Adam e Scott.

“Quei tre sanno di triangolo amoroso adolescenziale in modo esagerato” sbuffo divertita mentre con ancora l’iPhone tra le mani carico la foto appena fatta con la mia nuova piccola amica.

“Allison Masters classe 2006, solo tu potevi stringere amicizia con una delle ragazzine più ricche e viziate della zona”
Aggrotto le sopracciglia alle parole di Amanda, chiedendomi perché provi così tanto astio per una ragazzina.

“Mi sembra piuttosto alla mano in realtà"
“Sono degli snob”
sbuffa lei “Suo fratello veniva con me alle superiori, lui e i suoi due migliori amici sono stati un incubo”

Tragedie da scuola superiore, cose che per fortuna ho vissuto esclusivamente tramite serie televisive come Beverly Hills.

“Scusa ma, lei ha tredici anni ha un fratello così tanto più grande da essere venuto a scuola con te?”
Amanda si limita ad annuire e storco appena il naso, rimanendo a gambe incrociate.

“Brutti ricordi, mh?”

“Brutti” ammette “essere qualche chilo sovrappeso e portare gli occhiali alle superiori è come dipingersi un enorme bersaglio sulla schiena”
Eppure io quando guardo Amanda vedo una bella donna con due occhi mozzafiato ed un sorriso adorabile. L’ho sempre conosciuta e vista così che fatico ad immaginarla diversamente come adolescente.

“Sembra che la signora Masters abbia avuto Allison a quaranta e passa anni quando gli altri due figli erano già al college. Due ragazzi mori con gli occhi chiari e poi arriva lei, biondissima…”
“Momento gossip delle vostre zone?”
La interrompo divertita.
“Le persone parlano”

“Lo so, solo che non credevo tu fossi una di quelle, con me non lo hai mai fatto”
Amanda sospira e scrolla le spalle.

“É vero non amo farlo solo che vederla mi ha riportato alla mente situazioni fastidiose”

Mi rendo pienamente conto che quando ci sono persone che nell’arco della vita fanno del male è pressoché impossibile dimenticarle o provare simpatia per qualcuno che possa ricordarle.

“Beh non devi rivederli per cui evitiamo di pensarci, piuttosto perché non facciamo qualche foto insieme?

Sono qui negli Stati Uniti per passare del tempo con la mia amica e voglio raccogliere quanti più ricordi possibili con lei.

Amanda annuisce e si avvicina sollevando poi con la mano gli occhiali da sole sopra la fronte.
Alzo il telefono quel tanto che basta per vedere la nostra immagine nel display e fare alcune foto a ripetizione con facce solari, buffe e linguacce di vario genere.

 

[…]

 

Il temp sembra cambiare di punto in bianco, il sole che brillava alto e caldo sopra di noi lascia spazio a delle nuvole scure e cariche di pioggia.

Le prime grandi e pesanti gocce che cadono sui nostri teli ci preannunciano un temporale con i fiocchi.

“Cavolo! Togliamo tutto e corriamo alla macchina”
“Magari smette subito”
la butto lì.

“Credimi è meglio andarcene”

E tutti intorno a noi sembrano pensarla allo stesso modo perché molto velocemente raccolgono  le loro cose e si spostano verso il posteggio.

Infilo la maglietta nera con la scritta ‘Boston’ che ho comprato all’aeroporto e dalla quale difficilmente mi separerò ma aspetto ad indossare i pantaloncini perché il costume è ancora vagamente umido.

Appallottolo il telo da spiaggia e lo appoggio sulla borsa, notando che Amanda ha già preso la direzione opposta al lago.

“Ehi, vado sul pontile a fare una foto e arrivo”

Lo sguardo che mi lancia è interrogativo e poi sbuffa una risata.
“Muoviti o ti ritroverai fradicia, nel frattempo mi avvicino con la macchina”

Impossibile resistere a questo profumo di pioggia ed al cambiare del tempo.

Le gocce sono ancora abbastanza grosse da permettermi di avvicinarmi al pontile e accovacciarmi per fare una foto dell’acqua del lago rotta dalla pioggia.

La consapevolezza che tutte le persone presenti fino a qualche minuto fa se ne siano andate via mi lascia la libertà di alzarmi e fare qualche altro scatto attorno a me. La luce è cambiata così tanto che sembra una giornata del tutto diversa da quella di qualche momento fa.

Ma come previsto dalla mia amica le gocce grosse diventano più fini e aumentano di intensità ed è solo allora che decido di levare le tende.
Faccio in tempo a voltarmi che mi ritrovo davanti un ragazzo in costume ma con un ombrello.

L’angolo della sua bocca si solleva in un appena accennato sorrisetto.

“Ti accompagno alla macchina”

Un suo passo verso di me per far sì che la superficie dell’ombrello mi potesse coprire dalla pioggia.

“Grazie ma la mia amica mi aspetta”

Per un lungo momento lo guardo in quei suoi occhi verde chiaro, i capelli rossicci corti e in disordine, un viso che mi ricorda qualcosa.

“Tranquilla non sono malintenzionato, ti scorto solamente”

Annuisco e mi stringo appena nelle spalle. Passare da trenta gradi ad all’incirca ventiquattro in pochi minuti e con addosso solamente la maglietta bagnata per via della pioggia mi fa desiderare di rimanere sotto il suo ombrello.

“Sei la ragazza che mi è venuta addosso prima con quel tuffo” sbuffa divertito.

“Oh, eri tu?”

In effetti c’era qualcosa in lui che mi sembrava familiare.

La pioggia è così battente da far quel consueto rumore sul tessuto dell’ombrello, uno di quei rumori che personalmente adoro.

“Già, cosa ci facevi con i tre moschettieri?”
“Con chi?”

“Adam, Scott e Allison”

“Li conosci?”

“Di vista, tutti sanno chi sono, ma non hai risposto nemmeno ad una mia domanda”

“Scusami, sono Nicole” dico porgendogli la mano fermandomi di colpo e sembra scaturendo in lui una certa sorpresa.

“Liam, piacere” ricambia la mia presa saldamente.

“Sono qui di passaggio con la mia amica sembra che la nostra giornata al lago sia finita” ammetto con un leggero tono di amarezza.

“Capita spesso da queste parti, verrete ancora?”

Fa un cenno con il capo per riprendere a camminare per poter raggiungere la strada.
Il mio sguardo distratto dai suoi occhi riesce a scrutare il Range Rover rosso di Amanda.

“No solo oggi” ammetto “Grazie del passaggio, Liam”

Un piccolo scatto di corsa in direzione dell’auto e mentre apro lo sportello gli dedico uno sguardo ed un mezzo sorriso.

Quando mi appoggio sul sedile, cerco di non bagnarlo con la maglietta che sfilo con fatica un momento dopo.

“Scusa, ti sto bagnando la macchina” sospiro appoggiando sul tappetino la maglia appallottolata e passando le mani tra i capelli.

“Sembra tu abbia fatto colpo” replica lei mentre Liam è rimasto a bordo strada, quasi ad assicurarsi che fossi nell’auto giusta.

“Già, lo scontro con il kayak”

“Era lui?”
“Sembra di sì, non ne sono sicura onestamente ero distratta”

Amanda scuote la testa divertita e accende il riscaldamento a lato passeggero, la sua auto svolta e Liam rimane nello specchietto retrovisore per un solo istante prima di scomparire.
“Grazie”

“Vorrei evitare che ti prenda un raffreddore fin dal primo giorno"
“Non pensavo che in un attimo potesse piovere così forte”

“È estate, i temporali sono molto frequenti da queste parti”
“Peccato, avevamo ancora qualche ora di divertimento da sfruttare”

“Doccia calda, film e qualcosa da mangiare per merenda?”

“Ci sto, ottimo piano. A che ora ci dobbiamo incontrare con Danny?”

“Mi scrive quando finisce di lavorare”
“Cercherò di non esagerare con la merenda, allora”

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Difficile spiegarne la ragione, ma fare una doccia tiepido calda mentre da fuori il rumore della pioggia rimbomba è qualcosa che mi ha sempre rilassata. Soprattutto tenendo le luci spente nel bagno.

Messi un paio di pantaloni della tuta leggeri ed una maglietta maniche corte neutra nera, mi accomodo sul divano dove Amanda ha già preparato una ciotola contenente snack di vario genere: Twix, Sneaker, Reese’s, Hershey’s e altri che fatico a riconoscere.

“Conosco la tua avversione per il tè per cui ti ho preparato una tazza di latte caldo” dice mentre mi sistemo sul divano accanto a lei.

La sua gentilezza e cortesia rimangono le stesse che ho conosciuto in questi dieci anni.

“Grazie” dico con un sorriso diverso dagli altri, più grato che allegro.

Prendendo la tazza con entrambe le mani mi è impossibile non notare la sagoma di Stitch -della Disney- a lato con il suo sgargiante blu.

Ecco, questo mi fa sorridere e sbuffare una risata complice.

“La tazza migliore l’hai data a me?”

Amanda si siede comodamente con la propria tazza di Winnie Pooh -perché ricordiamolo, i cartoni non hanno età- ed annuisce.

“So che è il tuo preferito o non te lo tatueresti addosso”

Colpevole.

Ho un tatuaggio alla caviglia destra con un adorabile Stitch e la scritta Ohana, di cui Amanda fa profondamente parte.

“A quando il tuo tatuaggio di Winnie Pooh?” Domando provocatoria.
“Chissà al momento stavo pensando ad uno di Ursula che prenda l’intero polpaccio”

E prendendo il suo telefono mi mostra l’idea a cui aveva pensato.
“Ti prego, fallo” dico immediatamente, studiando la foto ed immaginandola sulla sua gamba “Sarebbe stupendo!”

“Ti suona il cellulare”

Un cenno del suo volto in direzione dell’iPhone che avevo appena appoggiato sul tavolino e la foto di mia sorella sul display attira la mia attenzione. Tenere il telefono in vibrazione è ormai diventata un’abitudine, non mi piacciono il suono della tastiera o delle suonerie.
“A questa posso non rispondere, le mando un messaggio più tardi” dico stringendomi nelle spalle.

“Film?”

“Cosa ci propone la tua televisione?”

“HBO, Hulu, Cbs o Shudder”

Nomi completamente diversi da quelli cui sono abituata in Italia ma che risuonano grazie alle connessioni tra i nostri stati.
“Shudder?” Domando incuriosita perché è l’unico di cui non ho mai sentito realmente parlare.
Amanda sfoggia un sorrisetto quasi complice e prende il telecomando per sintonizzarsi sulla piattaforma.

“Si trovano i migliori titoli horror e ce ne sono a centinaia”

“Shudder allora!”

Un’altra cosa che ci unisce e ci appassiona sono i film horror, una nicchia non sempre apprezzata e tante volte stigmatizzata.

Il punto è che il genere horror ha delle sottocategorie molto specifiche e non si limita allo splatter -che tante volte nemmeno disdegno se cerco qualcosa di poco impegnativo, come ora.

Amanda lascia scorrere diversi titoli e si alternano locandine nuove ed accattivanti con quelle più vecchie anni ’70 e ’80.

“Halloween!” Dico di punto in bianco solo perché ho visto una zucca in una delle altre locandine.

“Finiremmo per fare una maratona, così” sbuffa lei divertita.

“Prometto di riuscire a fermarmi al primo"
“Sono io a non garantire”

“Magari Danny fa tardi o magari rimanda la cena”

“Possiamo rimandarla ugualmente, basta avvisarlo in tempo”

La guardo incuriosita e divertita allo stesso tempo.

“É  il tuo fidanzato, decidi tu”

Muove le labbra con fare pensieroso e dopo pochi istanti, sembra aver trovato la soluzione.

“Ceniamo a casa e usciamo con lui per bere qualcosa, vinciamo tutti e riusciremo a vedere almeno i primi tre”

“Andata, serviranno più scorte di cibo” ragiono guardando la ciotola piena esclusivamente di snack. I sandwich preparati per il pranzo mi hanno saziata perché eravamo sulla spiaggia, ma dopo i tuffi con i ragazzi più piccoli, ammetto di avere un certo appetito ed il pomeriggio è appena cominciato!

“Ci facciamo portare una pizza?”

Prendo un profondo respiro.

“É arrivato quel momento? Il momento della pizza americana…?” Chiedo solerte cercando di mantenere la mentalità aperta di cui avevo promesso.

Amanda semplicemente si mette a ridere e prende il cellulare per aprire un’applicazione.

“Scegli quella che a tuo avviso somiglia di più alla tua idea di pizza”

Sbuffo divertita e prendo nuovamente il suo telefono per scorrere diverse pizzerie che fanno delivery, sembrano tutte così farcite e impegnative che alla fin fine, una vale l’altra.

“Quella che mangio io qui la chiamate al formaggio, vero?”

“Sì, ma normalmente la quantità di formaggio è importante”

“Mh, okay allora questa qui, facciamo a metà?”

“Offro io, dimmi solo quante fette vuoi”

Alzo gli occhi al cielo e sospiro, sta offrendo qualunque cosa lei e per quanto accadrebbe lo stesso se lei venisse in Italia…

“Facciamo tre solamente per strafare”

Mentre Amanda si dedica al telefono per prenotare la pizza mi all’uno verso il tavolo basso per prendere il mio iPhone e, ignorando la telefonata di mia sorella, apro Instagram per poter caricare le foto che ho fatto.

Il mio profilo è pubblico per il semplice fatto che ciò che carico di rado è così intimo e personale e quando accade, sono storie che solo i contatti preferiti possono visualizzare.

Il titolo di Halloween - La notte delle streghe fermo sull’immagine della zucca.

La notifica del follow di Allison e di un paio di messaggi che mi spingono ad andare a guardare.

Uno è di Liam.

Certo, avrà visto il tag di Allison, è l’unico modo in cui potrebbe avermi scritto.

 

Liam: abbandonato sotto un ombrello, speravo in una scena da film più accattivante di lei che se ne va lasciandomi solo

 

Lo ammetto, mi fa sorridere un messaggio di questo tipo, spiritoso e che in qualche modo si lascia delle porte aperte senza tuttavia essere invadente.

Mordo appena il labbro e dal messaggio passo al suo profilo per andare a curiosare le sue foto.

Tante, tantissime foto con gli amici e di posti molto diversi da quello in cui mi trovo.

Un paio sono anche di questa mattina al lago fatte dal kayak.

 

Nicky: credevo fossi in compagnia dei tuoi amici, chiedo scusa per l’abbandono a lato della strada.

 

Scuoto appena il capo e torno all’homepage dell’applicazione per notare i diversi like alla foto con Allison, probabilmente dei suoi amici perché solo alcuni sono di persone che conosco.
Alzo lo sguardo dallo schermo solo per controllare cosa stia facendo Amanda ed è ancora presa dall’ordinazione della pizza e chissà che altro.
La pioggia cade ancora intensa fuori dalla porta finestra bianca quindi decido di dedicare qualche altro momento al display del mio iPhone.

Un altro messaggio da Instagram ma questa volta di qualcuno che non conosco.

 

JS: Guarda, la ragazza che ha cercato di affondare il mio kayak e che sembra aver fatto amicizia con mia sorella di 13 anni

 

Sembra che nessuno da queste parti utilizzi i messaggi privati questo social in modo diverso da sorta di commenti a sé stanti.

Fare due più due, anche dopo i commenti di Amanda riguardo ad Allison è piuttosto semplice.


Nicky: Guarda, il fratello di Allison. Hai una sorella molto simpatica e mi scuso per il quasi incidente con il kayak ma tu non sei Liam…

 

JS: che arguzia, sono Jason come conosci Liam? È un mio caro amico.

 

La cosa sembra farsi confusa, dato che Liam aveva detto che era con lui che mi ero scontrata tuffandomi.

Nicky: Liam mi ha dato un passaggio sotto il suo ombrello alla spiaggia e si è presentato come il ragazzo con cui mi sono scontrata in acqua

 

JS: siamo parecchio diversi come puoi notare, ma c’era anche lui accanto a me

 

Nicky: allora le scuse le rigiro a te, per non essermi accorta che vi stavate avvicinando


JS: troppo presa a giocare?


Nicky: ci trovi qualcosa di male?

 

È istintivo cliccare sulla sua immagine e andare a guardare il suo profilo eppure non c’è nemmeno una foto che non sia di fumetti o paesaggi. Tre in cui lo si vede sfocato ed una in cui è di spalle.

Strano ad oggi trovare qualcuno che non senta il bisogno di mostrarsi sui social, lo rende tanto curioso quanto creepy.

 

JS: inusuale, ma Ally non smette di parlare di te quindi lascio a lei il giudizio

 

Nicky: dovrò organizzare un’uscita con lei, allora

 

Una risposta con l’emoji che alza le spalle da parte di Jason conclude il nostro breve scambio di messaggi in rapida successione; accorgendomi poi della risposta di Liam.

 

Liam: potresti farti perdonare stasera, usciamo a bere qualcosa?

 

Lancio un rapido sguardo verso Amanda e sospiro.

 

Nicky: mi spiace, più tardi esco con la mia amica e il suo fidanzato

 

Liam: scaricato di nuovo?

 

Nicky: impegni precedenti e il fatto che sono sua ospite


Liam: ospite? Non sei di qui, vero? Hai un accento particolare…

 

Nicky: potrei dirtelo oppure potresti scoprirlo, ma non sono americana.

 

Liam: allora potresti dirmi in che locale andate e potrei capitarci per puro caso con i miei amici…

 

Sarebbe divertente, lo ammetto, soprattutto perché una serata con una coppia risulta, a qualunque età, qualcosa di un po’ deprimente. Sarebbe stato diverso se Danny avesse portato suo figlio Jeremy.

Amanda però richiama la mia attenzione e blocco immediatamente il cellulare per tornare nel mondo reale.

“Per le otto arriva la pizza, abbiamo il tempo di guardare i primi due film”

“Perfetto, immagino faremo tardi stasera”

“Viviamola come viene, nessuno dice che dobbiamo fare necessariamente tardi ma nemmeno abbiamo un orario per rientrare”

Annuisco e sorrido alla sua filosofia, soprattutto perché in agguato c’è ancora il fuso orario che cerca di farmi appisolare sul divano.

“Se chiudo gli occhi…”
“Ti lascio dormire solo per un’oretta, tranquilla”

“Sei un’amica”

Porto la tazza di latte ormai tiepido alle labbra e ne bevo alcuni sorsi mentre la familiare musica di Halloween risuona nella stanza con i titoli iniziali del film.

C’è qualcosa di confortante nella pioggia, nel trovarsi con un’amica semplicemente a guardare un film e poter essere sé stessi anche a trent’anni.

Di quelle abitudini che spero di non perdere mai nella loro spontaneità.

Poco dopo, o quello che a me sembra essere poco dopo, il campanello di casa suona e mi porta ad aprire gli occhi. La figura di Amanda davanti alla porta e il cartone della pizza che passa nelle sue mani.

Mi sollevo di scatto e guardando l’ora sul display del cellulare mi accorgo che sono le otto passate.
“Un’oretta, mh?” Domando accasciandomi nuovamente sul divano.
“Avevi bisogno di dormire dopo la mattinata movimentata con i tuoi amici adolescenti”

“Dubito siano già adolescenti, direi preadolescenti” ammetto divertita.

“Usciamo tra un’oretta, credi di esserne in grado?”

Annuisco.

Il profumo della pizza non è male, spero che anche il sapore possa essere all’altezza!

“Fino a che punto sei arrivata?”

“I film?”

“Già”
“Sta iniziando adesso il terzo, ma ammetto di essermi distratta su Facebook”

Giusto.
Lei è molto più attiva su Facebook, un po’ tutti quelli della nostra età in realtà lo sono.

Ho smesso di utilizzarlo nel momento in cui mi sono resa conto del livello di chiusura mentale di alcuni individui che lo popolano.

Mi sollevo definitivamente per scivolare dal divano al tappeto ed avere il tavolino basso davanti, in modo da poter mangiare comodamente. A quanto pare faremo una sorta di pick nick in soggiorno e devo ammettere non mi dispiaccia.

“Birra o coca?” Domanda Amanda alzandosi e dirigendosi in cucina.
“Birra! Con la pizza sempre birra per me”

Un istante dopo eccola tornare con tovaglioli, una bottiglia di birra ed una di coca cola per lei.

In effetti l’ho sempre vista bere bibite e mai acqua.

“Dove andremo stasera?” Chiedo prendendo una fetta di pizza filante.

“Parker Lane Pub, un posto al di là del fiume poco frequentato ma molto carino”

Dopo il commento di stamattina al lago riguardo al fratello di Allison ed i suoi amici, l’idea di dire a Liam dove andremo, soprattutto se si tratta di un pub poco frequentato, mi sembra da escludere.
Ma nulla toglie che possa provare a parlargliene.

Un paio di morsi di pizza dopo, la mia amica mi guarda come a cercare una sorta di assenso.
“Non male”

“Non ti sbilanci?” Chiede divertita.

“Assolutamente no”

Sbuffa una risata ed il film oramai è in sottofondo.

“Allora” la incalzo riluttante “Sai il ragazzo che mi ha accompagnata alla macchina?”

Il suo sguardo si fa incuriosito.

“Si?”
“Beh mi ha scritto su Instagram chiedendomi se potesse raggiungerci al locale più tardi”
“Hai intenzione di avere una storia estiva?”

Rimango in sospeso per qualche lungo momento.
“Sarebbe un male se accadesse?”
Lei scuote il capo.

“Dovrò lavorare in diverse giornate non sarebbe male se ti intrattenessi, come non è affar mio”

Il suo tono divertito rende le sue parole più leggere di quanto potrebbero sembrare.

“È che in spiaggia parlavi del fratello di Allison e credo che Liam sia un suo amico…”

Amanda sembra fare mente locale per qualche momento, poi un sorso di coca.

“Liam Bryce” dice semplicemente “Non lo conosco così bene, so che è amico di Jason e Jake, ma Nicole non li vedo dalle superiori non saprei nemmeno dirti che tipo di persone siano diventate”

Eccolo. Il suo modo di fare bonario che alle volte mi infastidisce, antepone troppo spesso gli altri a sé stessa.
“Sei troppo buona, se ti hanno trattata male da ragazza dovresti continuare ad avercela con loro e chiedermi di evitare” la ammonisco guardandola.

“Sono Passati quasi vent’anni e poi se ti piace…”

“Sembra un tipo carino ma non voglio far diventare la serata qualcosa di diverso di ciò cui avevi pensato”

“Voglio che questa sia un’esperienza piacevole, presentarti Danny non significa che sarà l’unica volta in cui lo vedremo”

“E se venisse con gli amici?”
“Mi concentrerò su Danny”

Le lancio un’occhiata intenta a studiare la sua reale reazione, ma nulla, la sua gentilezza e affetto superano la normale concezione umana per ciò che mi riguarda.

Liam sembra un bel ragazzo, alla mano…
Fare amicizia con altre persone potrebbe essere interessante in fin dei conti, potrei approfittarne per le giornate in cui Amanda lavorerà, in modo da non essere da sola.

 

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Il Pub altro che non è una sorta di irish pub con un bancone bellissimo in legno massiccio scuro, una fila di sgabelli alti dello stesso colore che percorre tutto il locale.

Dietro al bancone il mobile bar con ripiani di vetro trasparente su cui stagliano le bottiglie di alcolici tatticamente illuminate per risaltare.
Soffitti bassi con luci più tenui di quanto ci si aspetterebbe, musica a livello medio alto e ai lati delle pareti opposte dei tavoli anch’essi alti con annesse sedie.

Un tocco caldo e familiare che mi porta a pensare sarà una serata piacevole ma soprattutto che non riserverà nell’ambiente nulla di ignoto. È il tipico posto in cui riesco a muovermi senza risultare particolarmente impacciata.

Stringo le spalle mentre entriamo per non intralciare la cameriera che frettolosamente porta un vassoio tondo e nero con dei boccali di birra.

“Sembra il pub di qualche confraternita” commento pigramente senza sapere se la mia voce sia sufficientemente alta perché mi sentano.

Per un istante, un tuffo al cuore, di quelli che ti colgono del tutto impreparata.

Incrocio due occhi blu che sembrano guardarmi insistentemente.

Improvvisamente i miei shorts in tessuto verde scuro e la maglietta bianca con manica appena sopra la spalla sembrano essere del tutto inadatti alla serata.

Rimango ad osservarlo per un lungo momento prima di abbassare lo sguardo e inumidirmi istintivamente le labbra.

Quando alzo nuovamente gli occhi, lui non c’è più portandomi a provare una sorta di delusione.

“Tutto bene?” Domanda Amanda vedendomi destabilizzata.

“Benissimo, ci sediamo?”

“Di qua” la voce di Danny cerca di coinvolgerci entrambe mentre ci accomodiamo ad un tavolo da quattro in un angolo remoto del pub.

Li guardo sedersi e dedicarsi occhiate complici e poi lui semplicemente le posa un bacio casto sulle labbra, a mo di saluto.

“È un piacere conoscerti finalmente Nicole” mi appella lui con un sorriso genuino.

Danny è un uomo di trentotto anni sul metro e settantacinque, normo peso. Moro con occhi castani e un’aria cordiale.

Sorrido alle sue parole.

“Piacere mio, scusa per la cena”

“Eravamo impegnate” dice divertita Amanda “Nicole aveva bisogno di ricaricare le pile dopo il lago”

“Già, pronta per la serata”

Sto effettivamente meglio e sono più energica rispetto a quando siamo rientrate dal lago. Temo che il fuso orario continuerà a giocarmi questi scherzi.

“Non ti preoccupare sarà una cosa tranquilla” mi garantisce.

Istintivamente mi guardo attorno, curiosa chiedendomi se riuscirò ad incrociare nuovamente quegli occhi penetranti che mi hanno lasciata senza fiato.

“Cerchi qualcuno?” Domanda Danny quando riporto la mia attenzione al tavolo.

“Ha detto a Liam Bryce che siamo qui” dice Amanda.

Ma non è esattamente Liam che sto cercando.

Anzi, ho dimenticato di controllare il telefono dopo avergli scritto a casa della mia amica.

“Un Bryce? Fin dal primo giorno, complimenti”
“Un Bryce?” Domando di rimando.

“Ci sono alcune famiglie altolocate conosciute da queste parti, i Bryce, i Ward, i Masters e…”
“E i Williams, ma Alan Williams è in Europa da quel che se ne sa”

“Ragazzi” dico leggermente sorpresa “Sembra realmente di essere in un film”

Mi rendo conto che le dinamiche sociali siano differenti o quanto meno che mai mi sono posta il problema se ci fossero o meno ragazzi di famiglia benestante dalle mie parti.
Forse perché è capitato in un periodo della mia vita di essere io la persona benestante.
Periodo che è finito nell’arco di dieci anni ed a cui di rado penso.

Incuriosita, prendo l’iPhone dalla PierOne per controllare se Liam mi abbia o meno risposto.

Ed eccolo lì un messaggio su Instagram.

 

Liam: ci vediamo là

 

Loquace.

Sbuffo una piccola risata e mi stringo istintivamente nelle spalle, come se un leggero brivido mi avesse percorso la schiena.

“Continua a dirlo” è lo strascico della frase di Amanda che sento.

Danny si mette a ridere ed un secondo dopo la ragazza incrociata prima viene a prendere il nostro ordine.

“Cosa vi porto ragazzi?” Sembra che la serata sia già ad un punto critico per lei e sono solo le nove e mezza di sera.

Danny mi fa cenno con il capo per lasciarmi ordinare.

“Una birra chiara grande”

“Fai due e una coca grande, ci aggiungi anche due porzioni di patatine fritte”

La ragazza segna tutto sul palmare e si pulisce le mani sul grembiule. Annuisce e sparisce in direzione del bancone.

Lancio uno sguardo interrogativo in direzione della mia amica.
“Ancora coca cola?”

Le sue labbra si tendono in un appena accennato sorriso ed i suoi occhi sembrano parlare con quelli di Danny.

Ci vuole ben poco per fare due più due.
“Sei incinta” dico togliendole letteralmente le parole di bocca.

“Ho appena superato il primo trimestre”

“Ora è chiaro perché non volessi tuffarti oggi”
“Oh no, quello è perché preferisco stare al caldo e non lanciarmi nell’acqua fredda del lago”
Sbuffo una risata divertita, mi aveva detto più volte che stessero provando ad avere un figlio ma onestamente poi non ho più chiesto perché ogni volta che non ci riuscivano, Amanda diventava triste.
È difficile a distanza gestire questo genere di cose e sono felice che abbiano voluto darmi la notizia insieme.

“Quindi noi beviamo e tu coca cola?”
Amanda si stringe nelle spalle ed istintivamente passa una mano sul ventre.

“Quindi immagino niente di estremo in questi giorni” la prendo bonariamente in giro.

“Mi spiace, ma puoi farti portare da Liam a fare la Tunderbolt Mountain Coaster”

“Mh, non sarebbe la stessa cosa”

Ed è vero. Le cose emozionanti di cui parliamo da anni le avrei volute fare tutte insieme a lei, mi rendo conto che probabilmente siamo in ritardo di una decina d’anni. Credo vada bene così e che sia il normale procedere della vita di coppia.

Quando la cameriera arriva con il suo vassoio tondo e nero ringrazio mentalmente per togliermi da una strana conversazione che preferirei sperimentare a tu per tu con la mia amica e non in presenza del suo fidanzato.

“Due birre grandi chiare e coca cola” dice lei appoggiando i bicchieri sul tavolo accompagnati da due grandi cestelli di patatine fritte.

“Volevate delle salse?”

Danny sembra quasi contrariato ma lo anticipo affinché non risponda.

“Vengo a prenderle io”

Forse non si usa ma alzarmi dal tavolo per qualche momento non mi dispiace.

La cameriera sembra fare strada verso il banco e sparisce un momento dopo “Te le porto subito”

Ma a mio avviso la mancanza di salse non è un crimine così grave da giustificare la sua ansia.

“Ciao”

Una voce profonda dietro di me attira la mia attenzione e quando mi volto, gli occhi blu che avevo incontrato ad inizio serata sono fissi nei mie Hazel. Per un lungo momento mi lasciato senza parole.
“Ciao” dico di rimando sperando che la mia espressione sia meno imbambolata possibile.

Capelli corti castani leggermente spettinati, quegli occhi magnetici che sembrano guardarmi come se mi conoscesse da sempre. Labbra sottili ma proporzionate ed un viso splendido incorniciato da una cortissima barba, forse di qualche giorno.

“Oh, giusto” accenna e mi accorgo che sul finale delle parole, la sua voce ha un tratto nasale “Sono Jason, piacere”

Allunga la mano verso di me con un sorriso dolce che mette in mostra delle fossette naso labiali adorabili.

“Nicole”
Replico stringendo la sua mano più grande della mia, dita lunghe ed una presa salda.
“Sì, lo so”

Mi trovo ad annuire come se potesse avere un senso.

Cerco qualcosa da poter dire per non perdermi completamente nel suo aspetto, un vago tentativo di smettere di fissare i suoi occhi.

“Il fratello di Allison”

“Proprio io”

Riappare dopo quelli che sembrano secoli la cameriera riemerge con la bottiglietta di ketchup tipicamente rossa con beccuccio a punta che è in grado di strapparmi un sorriso divertito.
Lei mi guarda quasi titubante e scuoto il capo.

“Grazie”

Annuisce e torna a fare il proprio lavoro. Rapida e precisa.

Rigiro la bottiglia tra le mani nel disperato tentativo di riuscire a dire altro che sia realmente sensato. Il nulla.

Poi la voce più familiare di Liam.
“Eccoti, i tuoi amici hanno detto che ti sei allontanata” mi appella, poi il suo sguardo si sposta su Jason “Hai conosciuto Jason” e la sua mano si appoggia complice sulla spalla dell’uomo davanti a me.

“Sembra di sì, devo portare questa al tavolo…”
“Ci aggreghiamo?”
Mi domanda Liam.

Abbasso per un momento lo sguardo.
“Perché no…” mi stringo nelle spalle combattuta tra il desiderio di rimanere in compagnia di Jason e ciò che la presenza prorompente di Liam possa fare.
“Prendiamo da bere e vi raggiungiamo”

Trovandomi davanti ad entrambi mi sento più impacciata di quanto dovrei, agito appena la bottiglia di ketchup che sembra aver deciso di mettermi in imbarazzo.
Uno schizzo rosso si va a schiantare sulla maglietta celeste di Jason mortificandomi completamente.

Lui non batte ciglio, abbassa lo sguardo sulla macchia e poi mi fissa.

“Scusami, sono mortificata” sospiro e per quanto l’istinto mi dice di fare qualcosa, il mio cervello sembra passare con successo il messaggio di stare ferma.

Lui sospira.

“Ho un’altra maglietta in macchina”
Ma non conoscendolo, non saprei proprio come interpretare le sue parole mentre Liam sghignazza divertito.
Abbasso lo sguardo e finalmente prendo la saggia decisione di tornare verso il mio tavolo.

“Eccoti” lo sguardo attento di Amanda sembra mettermi a fuoco “Dov’eri finita? È passato Liam”
“Sì”
dico immediatamente “L’ho incontrato”
Appoggio la bottiglia di ketchup sul tavolo e prendo un lungo sorso di birra fredda che sembra per un lungo istante sollevarmi da ogni pensiero.

“Vi dispiace se esco un momento a prendere aria?”
“Stai bene?”

“Sì ho solo caldo e le persone stanno aumentando qui dentro”

Danny prende la bottiglia di ketchup e ne versa una quantità indicibile sulle patatine fritte davanti a lui. Ma lo sguardo preoccupato di Amanda mi raggiunge nuovamente.
“Porta il telefono se hai bisogno scrivi…”

Annuisco e prendo l’intera borsa per spingermi poi in direzione dell’uscita.
Nell’istante in cui l’aria fresca di una serata estiva post temporale mi travolge sembra di tornare a respirare.

Reagisco relativamente male alle figure imbarazzanti con l’altro sesso.

Soprattutto quando ‘l’altro sesso’ è un uomo particolarmente attraente che riesce a smuovermi qualcosa dentro.

Un qualcosa che è capitato poche volte nella mia vita e che men che meno pensavo potesse capitarmi ora. Qui.

Il profumo caratteristico del fiume mi distrae dai miei pensieri.

So di non potermi trattenere a lungo ma il riflesso delle luci del locale sull’acqua è uno spettacolo al quale difficilmente resisto. Prendo quindi il telefono dalla borsa per decidere come scattare una foto.
Per lo meno è qualcosa che mi distrae.

Focalizzarmi sul fatto che l’immagine sia dritta e particolare, decidere cosa mettere a fuoco e quali luci far prevalere.
Scatto un paio di foto e rimetto immediatamente il telefono nella borsa.

“Bello vero?”

Ancora una volta la voce di Jason mi sorprende alle spalle per affiancarsi a me.

“Scusami per la maglietta…”
“Non ti preoccupare”

Sembra tagliare corto il discorso e rimango in silenzio senza null’altro da dire.

Il suo profumo è qualcosa che non avevo notato nella ressa del locale, ma ora che mi sta vicino e ci siamo solo noi, lo trovo un profumo così piacevole.

“Da quale parte dell’Italia vieni?”

Sorrido istintivamente spostando la mia attenzione su di lui.

“Centro Nord”

“Sono stato in Puglia un’estate, molto bello ed il modo in cui parlate inglese è inconfondibile”

“Faccio del mio meglio”

“Lo parli molto bene, ma l’accento è forte, lo trovo carino”

Mordo leggermente il labbro inferiore e prendo un sospiro mi rendo conto di dover reprimere le variegate sensazioni che la sua vicinanza mi fa provare.
“Dovremmo rientrare, sai?”
“Sembrerebbe di sì”
ammetto.

Non riesco proprio ad inquadrarlo o capire quali possano essere le sue intenzioni.

Quella sua aria imperturbabile e il modo in cui i suoi occhi continuano a distrarmi, mi impedisce di ragionare portandomi a vivere semplicemente il momento.

Eppure nonostante abbia fatto notare che dovremmo tornare dai nostri amici, non muove un passo.

Stringo la tracolla della borsa contro la spalla e prendo la mia decisione, voltarmi verso il locale e incamminarmi in quella direzione.

Sento i passi di Jason immediatamente dietro ai miei, silenziosi.

La distanza che ci separa dalla porta del pub si fa sempre più piccola fino a quando varchiamo l’ingresso e il vociare delle persone torna ad investirmi.

Le luci soffuse mi infastidiscono momentaneamente e la mia attenzione torna alla ricerca di Amanda e Danny.
La presenza di Jason dietro di me si è affievolita.

Arriviamo insieme al tavolo e mi accorgo immediatamente che lo sguardo di Amanda si è irrigidito.

Liam è seduto accanto a lei e ci guarda con aria sorpresa.

“Eravate fuori insieme?”

Lancio una rapidissima occhiata a Jason e poi riporto l’attenzione sulla mia birra che oramai sembra aver perso quella temperatura invitante. Ne bevo tuttavia un lungo sorso.

“Faceva delle foto e siamo rientrati insieme” tagliò corto Jason e gliene sono immediatamente grata.

Il sorriso di Liam torna a dipingersi sul suo volto e con un cenno del capo in direzione del suo amico lo invita a sedersi.
Il sospiro di Amanda attira l’attenzione di tutti i presenti.

Inumidisco le labbra in un gesto istintivo, prendo un altro sorso di birra mentre lei sembra più interessata alle patatine.

La piccola ma crescente consapevolezza che invitare Liam sia stato un errore prende sempre più spazio dentro di me, ma oramai, c’è poco che posso fare per porvi rimedio.

“Ammetto che ci ho pensato” intavola Liam a cui dedico uno sguardo interrogativo “Al tuo accento ma poi ho sbirciato sul tuo profilo Instagram. Italiana”
Sembra gongolare mentre lo dice, come se potesse esserci chissà quale grande storia dietro.

L’immediato pensiero che probabilmente anche Jason abbia semplicemente guardato il mio profilo anziché semplicemente indovinare.

Amanda sembra essere completamente assente, persa nei propri pensieri e dopo la notizia che mi aveva appena dato, mi sembra così ingiusto. Sta andando tutto nel modo più sbagliato perché se fosse diversamente mi sentirei bene con me stessa.

“Era facile” dico in modo circostanziale “Liam perché non mi accompagni a prendere un’altra birra?”
Ora o mai più.

Sul suo viso si dipinge confusione ma al contempo sembra felice di allontanarsi insieme a me.

I passi fino al bancone sembrano più lunghi di quanto siano in realtà e non appena siamo vicini, mi volto verso di lui.
“Ascolta"
Liam si avvicina di un passo insinuandosi nel mio spazio personale e la cosa non mi piace. Decido quindi di fare un passo indietro riportando confusione sul suo volto.
“Credevo volessi stessimo da soli”
Se avessi voluto rimanere sola con lui probabilmente gli avrei chiesto di andare a prendere una boccata d’aria. Come si può pensare di essere da soli nel mezzo di un locale pieno di persone.
“No, scusami ma devo chiederti se poteste andarvene”
“Andarcene? Mi hai invitato tu”

“Tecnicamente, ti sei invitato da solo ma non è quello il punto”
Sul suo viso si dipinge qualcosa che non riesco a mettere a fuoco, ma sicuramente non la sta prendendo bene.

“Ascolta non sapevo che Amanda volesse condividere qualcosa di importante con me e lei non si trova a suo agio con voi”
Lo sguardo di Liam si sposta in direzione del nostro tavolo probabilmente per guardare proprio la mia amica.

“La Jeffrey continua a comportarsi da sfigata?”

Il tono di superiorità della sua voce riesce a toccare delle corde del mio carattere che onestamente erano anni che tenevo a bada.

“Grazie per avermi reso questa cosa molto più semplice Liam” replico con tono piccato.

Ed eccolo di nuovo lì quello sguardo di sufficienza.

“Non crederti migliore, voi Europei credete tutti di essere così speciali”
“Allora non ti sarà difficile levare le tende”

Muovo il primo passo in direzione del tavolo a cui mi aspettano i miei amici ma sento la mano di Liam afferrare il mio braccio con più forza di quanta dovrebbe metterci.

“Pensi di potermi scaricare in questo modo?”

Se era soggezione ciò che credeva di suscitare si sbaglia di grosso, strattono il mio braccio quel tanto che basta per sfilarmi dalla sua presa.

“Non solo lo penso, lo sto facendo e puoi rimanere a guardare o levarti di torno. A te la scelta”

Gli dedico uno sguardo truce di chi certo non lo teme, non sono un’adolescente in soggezione. Ma una donna adulta a cui interessa molto poco il suo cognome.

“Puttana” sbuffa infastidito.

Moccioso viziato.

È l’unica cosa che mi viene da pensare prima di spostarmi al tavolo a cui Amanda, Danny e Jason sembrano aspettarmi.
Fatico a sostenere lo sguardo di Jason perché è sempre così inteso che in questo momento quasi mi infastidisce.

“Stai bene?”

È l’unico a farmi questa domanda e mi chiedo che cosa stia succedendo, Amanda nemmeno mi guarda negli occhi.

“Sì, scusami ma vorremmo proseguire la nostra serata, Liam sembra se ne stia andando”

Eppure lui non scosta lo sguardo per assicurarsi della presenza del suo amico, mi guarda, ancora, insistentemente.

“Okay, buona serata”

Sono le sue uniche parole prima di alzarsi dal tavolo per andarsene ed io mi costringo di non osservarlo oltre, cercando al contrario un modo per farmi perdonare dalla mia amica.

“Possiamo andare da qualche parte, che ne dite? Ci saranno dei posti in cui servono hamburger anche a quest’ora”

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