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di C_philomat
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Luci traballanti ***
Capitolo 2: *** Andrà tutto bene ***
Capitolo 3: *** è successo, ad un certo punto ***
Capitolo 4: *** Mi manchi. Soffoco. Ci ritroveremo. ***



Capitolo 1
*** Luci traballanti ***


Le luci sono ancora accese?
 
Posso dirti con un certo grado di sicurezza che, da queste parti, sono spesso traballanti.
Ricordo vagamente, sai, cosa volesse dire vivere senza preoccuparsi che potesse arrivare, da un momento all'altro, un' eclissi che potrebbe durare decine e decine di anni.
Raccogliere il respiro spesso, come se potesse essere l'ultima volta, prima di frapporsi tra tutto quello che rimane ed un velo invisibile che, se lasciato svolazzare, potrebbe oscurare tutto quanto.
Se fossi qui lo sapresti, non ho quasi più forze di combattere.
Chissà cosa penseresti di me e se me ne importerebbe, chissà se esiste davvero un mondo in cui riferirsi a te abbia un significato. Non credo.
Difficile capire se il vero interrogativo fluttui su di te o su me stessa.
In fondo, me ne sono andata in silenzio, senza destare nessun sospetto e sai, qui, probabilmente nessuno fa attenzione come facevo io ai dettagli.
Non c'è un'altra me che osservi da fuori i richiami delle ombre, il singhiozzo di alcuni silenzi che soffocherebbero i più bravi oratori.
Non c'è nessuna me.
Nessuna me che abbia abbastanza energie per non lasciare che tutto scivoli via.
Gli attimi, i giorni, gli anni, scorrono tutti uguali, come se non esistessi, come se non ci fosse un punto di arrivo, ma non ci sia mai stato nemmeno un punto di partenza.
Arriverà quel frangente in cui l'inizio e la fine saranno la stessa cosa e nessuno, io, riuscirà a capirne la differenza.
Non è la cosa più terrificante di tutte?
Ha l'attitudine di una video cassetta sui cui si registra sempre qualcosa di nuovo e del vecchio film rimangono solo alcuni secondi: troppi per far finta che non ci sia mai stato nient'altro, troppo pochi per riuscire a ricordare di cosa si trattasse, abbastanza per rimpiangerlo.
Non so, sai, per quanto le luci saranno ancora accesse.
So che a volte una voce mi sussurra di tenere stretta una candela e di imparare ad accendere il fuoco perchè, in fondo, nessuno, me, vuole restare davvero al buio.

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Capitolo 2
*** Andrà tutto bene ***


Andrà tutto bene

Dato che mi disprezzi tanto, non varrebbe la pena che tu fossi una persona vera?
Forse, se lo fossi, qualche volte riuscirei a farti pena.
Avrei tanto bisogno di un tuo abbraccio, di una tua carezza, anche solo di un tuo sguardo che mi rassicuri.
Non sempre e neanche spesso, qualche volta.
Quelle volte in cui sto per mollare: so che se lascio andare non va bene neanche per te.
Se solo mi facessi sentire che c’è ancora speranza…che cosa ho fatto di così sbagliato per perderti?
Lo ricordo, sai, che eravamo alleate. Io e te contro tutti, mi sussurravi spesso che sarebbe andato tutto bene. E a me bastava, dio se mi bastava e lo sai.
Ti ricordi quando ero bambina e mettevo insieme bislacche preghiere? Non chiedevo mai nulla per me, perché mi fidavo di te e sapevo che avremmo potuto farcela. Chiedevo che stessero sempre tutti bene, perché perdere qualcuno è sempre stata la paura più grande di tutte.
Non avevo mai bisogno di nulla, avevo sogni semplici, talmente basici che per tanti altri non erano che la realtà di ogni giorno. Ora invece sembra che nulla basti.
Sembra che non ci sia niente che io possa fare per renderti orgogliosa di me, per sentirmi dire, una sola volta soltanto, che andrà tutto bene.
Mi incolpi sicuramente di com’è andata: so che anche tu avevi i tuoi sogni. Volevi qualcosa di diverso per me, qualcosa che non sono riuscita a raggiungere. Mi dispiace, mi dispiace così tanto.
A conti fatti, non so davvero che cosa avrei potuto fare di diverso.
Ho fatto tutto quello che mi ero prefissata, lo sai? Ci provo, ci sto provando continuamente, a renderti orgogliosa, a fare del mio meglio. Cerco di tenere tutto sotto controllo, così sotto controllo che spesso mi sento soffocare.
Lo sai, non avrei mai il coraggio di lasciare tutto, e nemmeno lo voglio. Però ci sono delle volte che sento di non avere più la forza, che è tutto troppo rumoroso e allo stesso tempo troppo silenzioso.
A te posso dirlo che sono un agglomerato di paure, perché tu lo sai già. Mi conosci meglio di chiunque altro, ci sei sempre stata. C’eri quando da bambina mi ritraevo da sola, persa in una massa grigia: è incredibile quanto fossi già terrorizzata dal perdere qualcuno, dal fatto che qualcuno perdesse me. Mi aiuterebbe sai, ricordare come facevo ad affrontare tutto questo, come facevo ad affrontarlo insieme a te.
Va bene se non vuoi tornare, non posso chiederti niente, ma ti prego almeno ricordamelo.
Sento che ti ho delusa perché il tempo scorre e non sto facendo niente per impedirlo. Ma sarebbe andata così in ogni caso, lo sai? Non ho nessun potere sul normale scorrere della vita. Anche se non ti piace, anche se l’avevi immaginata diversa: lo so che ti sembra di aver perso un sacco di tempo. Perdere tempo è la mia secondo paura più grande, lo sai bene.
Ed è incredibile come le mie due paure più grandi si nutrano una dell’altra: a volte il terrore di non avere abbastanza tempo con le persone che so che perderò, mi uccide. Se rimango a pensarci è come se avessi un coltello invisibile conficcato nel cuore, che non apre nessuna ferita ma allo stesso tempo mi impedisce di respirare correttamente.
Cosa posso fare per farti stare meglio? Cosa posso fare per tornare con te?
Non abbiamo che noi, lo hai sempre saputo. A che serve questa guerra che ci stiamo facendo? Sono pronta a deporre le armi, voglio smettere di immaginarti come un’arma puntata alla testa, come un’ombra che mi insegue costantemente impedendomi di fermarmi per riprendere fiato.
Voglio ricominciare ad immaginarti come un abbraccio caldo nel quale rifugiarsi quando fuori si gela, un posto sicuro dove ricordare i buoni motivi che ho, che abbiamo, per continuare a camminare con calma, senza né correre, né andare troppo piano. Con la tranquillità giusta per godersi il paesaggio e la compagnia, con l’andatura giusta per assicurarsi, la maggior parte del tempo, quella serenità che un tempo siamo sempre riuscite a strappare ad ogni situazione.
Ci saranno momenti follemente dolorosi ed una parte di me sa che, forse, è per questo che sei latitante e che quando ci sei vorresti solo che fossi troppo occupata per ricordarmi di respirare. Hai paura, come me. Hai paura di quello che accadrà perché sai che potrebbe accadere da un momento all’altro e, come se non bastasse, ogni giorno è comunque un passetto in meno verso sofferenze così atroci che ci imporranno, forse, di separarci di nuovo.
Ma ha senso starmi lontana, nel frattempo?
Permettimi di fare qualcosa che ti renda orgogliosa, chiedimelo e se ti sembrerà una buona idea, lo farò. Lo sai bene che alla fine decidi sempre tu. Perciò decidi, almeno questo.
Intanto, se vuoi, posso chiederti qualcosa anche io.
Respira. Andrà bene, davvero, devi solo respirare.
Va bene tenere a mente i numeri ogni tanto, contare, so che serve a tenere a bada i mostri.
Ogni tanto, non sempre. Non capisci che se tutto quello che facciamo si riduce a questo, non arriveranno mai quei momenti per cui stiamo costantemente contando? A cosa sarà servito tutto questo sforzo di tenere le cose sotto controllo se il senso di quello che stavamo facendo sparirà?
So che sei brava a trovare motivi e motivazioni e ti ringrazio, perché senza di te a volte sarebbe stato molto più difficile. Non ti chiedo di snaturarti, ma solo di fare attenzione alle cose per cui vale la pena.
So che non sei contenta, a volte, di come vanno le cose e hai ragione nel pensare che si poteva fare meglio, però ce l’ho fatta e questo devi riconoscerlo. È difficile riuscire a raggiungere degli obiettivi importanti se non sei dalla mia parte, lo capisci?
So cosa stai pensando in questo momento, alcune cose non ti tornano: hai ragione, ma non può essere tutto perfetto e ti giuro che ci ho riflettuto e lo sai. Mi sono chiesta tante volte se sia la cosa giusta, non ho trovato una risposta. Credo che il fatto che una persona non ci ami esattamente come noi vogliamo non sia un buon motivo per lasciare andare tutto, sai? Non dobbiamo condividere proprio tutto con gli altri, basta non dimenticare che ci sono altre cose da coltivare, altre cose che ci fanno stare bene, anche se gli altri non lo capiscono.
So che vorresti sabotare tutto, ma non posso lasciartelo fare, perché quello che abbiamo è bello e credo che, per certi versi, sia raro. Non è perfetto, ma non so se tu te ne sia accorta, la perfezione fa fatica ad esistere in questo mondo.
La responsabilità di riconoscerci è mia e tua, se lo faremo non avremo bisogno di nessun altro.
Non so se ti sto convincendo, ma in fondo sai anche tu che l’unico amore che conta è il tuo.
Perciò ti prego, pensaci.
Pensaci e ti prometto che, in un modo o nell’altro, andrà tutto bene.

Per sempre tua, te stessa

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Capitolo 3
*** è successo, ad un certo punto ***


È successo, ad un certo punto, che ti ho perso.
 
Non sono più riuscita a sentire la tua voce sussurrare al mio orecchio, ricordare le tue mani che mi toccavano, saltare un respiro per una piccola coltellata al petto.
È successo in una giornata qualunque, sicuramente non ci avró fatto caso.
Chissà cosa stavo facendo, a cosa stavo pensando, e ti ho perso.
Forse, per molto tempo, non ho notato la tua assenza: è difficile aver paura di perdere qualcuno che hai già perso da tanto tempo, è impossibile da evitare, è devastante da credere.
Eppure, ad un certo punto, è successo.
Quando è stato poi chiaro, ho cercato disperatamente di riprendere in mano il filo di quell’arazzo che mano a mano si era disfatto. Qualche volta, ho creduto di poterlo ridisegnare, replicare, almeno un po’, almeno in parte. Ho pensato che dichiarando ad alta voce sentimenti che ricordavo ritornassero attuali.
Qualche volta, ho creduto di non aver centrato l’obiettivo: non c’erano opere da rifare da capo, nella speranza di creare un manufatto somigliante ad un originale impossibile da copiare, ma era tutto da ripensare.
Sí, certamente, non c’era da ricominciare, il punto era cominciare da qualche parte.
Insieme, avremmo creato qualcosa di nuovo, qualcosa che avrebbe avuto un senso.
E invece, ad un certo punto, ti ho perso di nuovo, ancora e ancora, e allora ho capito.
Non ti avevo mai trovato, non è vero?
È stato un racconto complesso, ben strutturato, che avrebbe potuto ammaliare qualsiasi forma di stanchezza.
Ma quando il sonno è scomparso è rimasta solo l’incredulità tipica di chi è cresciuto e non crede più nelle fiabe.
E cosí, ad un certo punto, senza che me accorgessi, ho smesso di sentire la tua voce che mi raccontava favole che non avrei condiviso con nessuno.

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Capitolo 4
*** Mi manchi. Soffoco. Ci ritroveremo. ***


Mi manchi. Soffoco. Ci ritroveremo.

C’erano delle parole, in particolare, che non mi permettevano di andare avanti, quasi mai.
Volta per volta il foglio si macchiava sempre di piú e la paura di non poter piú dissipare l’inchiostro era tanta, ma non inferiore al bisogno di continuare a bagnare la carta.
Era sempre il punto in cui mi fermavo a domandarmi qualche perché che non avrebbe avuto mai risposta.
Mi manchi. Soffoco.
Quanto c’era di vero? Quasi nulla.
Te l’ho detto, ho dovuto.
Come potrei spiegartelo? Ho dovuto, non c’è altra spiegazione. Ho dovuto perchè il dolore era cosí forte che non lasciava spazio a nient’altro, a malapena al respiro.
Ci ritroveremo.
Quanto c’era di vero? Quasi tutto.
E ancora, volta per volta, il foglio si macchiava.
Tu quanto potevi intravedere della voragione che mi inghiottiva minuto per minuto? Niente.
E che cosa ne sai adesso, di piú?
Te l’ho detto, ho dovuto ma non avrei voluto.
Non avrei chiesto molto, se non la tua mano, se non la verità che non mi avresti mai potuto spiegare.
Mi dispiace cosí tanto.
Cosí tanto che a volte, davvero, non sono in grado di spiegare neanche a me stessa quanto.
E quanto c’é di vero, adesso?
Ci immagino in un mondo dove non ci siamo mai incontrati, tu sempre uguale e io cosí diversa.
Chi sarei oggi se non avessi avuto te e, soprattutto, se tu non avessi avuto me?
Ho cercato di scriverti milioni di lettere, ma tu non esistevi piú e ho smesso semplicemente, poi, di avere parole da dire.
Perchè sei e sarai sempre tutte le poesie che io abbia mai potuto scrivere.
Mi manchi. Soffoco. Ci ritroveremo.
Quanto c’era di vero? Tutto, sempre, per me.

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