Romanogers missing moments, Slightly AU.

di LittleGypsyPrincess
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dove tutto è iniziato ***
Capitolo 2: *** Scommesse, incubi e patti ***
Capitolo 3: *** Qualcuno su cui contare ***
Capitolo 4: *** Bye bye bikinis ***
Capitolo 5: *** San Valentino ***
Capitolo 6: *** Give our hearts a break ***
Capitolo 7: *** Tu lo sapevi? ***
Capitolo 8: *** Memories ***
Capitolo 9: *** The two of Us ***
Capitolo 10: *** Rewrite the stars ***



Capitolo 1
*** Dove tutto è iniziato ***


Piccola nota visto che è il primo capitolo:

Raccolta di One shots romanogers (Natasha Romanoff/ Steve Rogers)
Come il titolo già introduce, saranno una serie di piccoli momenti di varia lunghezza situati nell'arco dei film. Non saranno in ordine cronologico o collegati tra loro, se non specificato. Saranno abbastanza au, alcuni più alcuni meno, dato che non riesco a non shipparli malamente e la Marvel mi ha privata di tale gioia.
Ci saranno temi ricorrenti presenti in tutte o quasi le mini storielle, questo perché, ovviamente, le ho scritte tutte io e poi perché trovo che quei due abbiano dei saldi punti in comune che non riesco a non infilare ovunque come incubi, rapporto con il passato, il fatto che Nat non si senta all'altezza di Steve ecc.

Detto questo se avete voglia di dare una chance a miei deliri vi ringrazio e se avete voglia di lasciarmi un piccolo feedback vi ringrazio ancora di più!

PS: il titolo è una semi citazione a Natasha in "Captain America: winter soldier", quando dice che che ha creato il software sulla chiavetta era leggermente più intelligente di lei, leggermente.

PS2: ah ovviamente i personaggi non sono miei e la storia non è a scopo di lucro, intende solamente andare a dare un po' di gioia a tutti quelli che come me shippano Nat e Steve.

Dove tutto è iniziato

(Washington- post Avengers/pre CA: winter soldier.)
"Stai scherzando spero!" urlò  Natasha sbattendo la mano sulla scrivania del direttore.
Aveva appena finito una missione devastante, era distrutta, non ne aveva proprio per la testa di sentire pure certe stronzate.
"ti sembra che stia scherzando Romanoff?" tuonò Fury alzandosi in piedi.
"non ho nessuna intenzione di partecipare a certi teatrini! Sai bene che odio le vostre dannate festicciole!" incrociò le braccia altamente irritata.
"Natasha…" il tono di Fury si addolcí leggermente, se così si poteva dire insomma. "non puoi non venire, non quest'anno"
"solo perché vuoi che Rogers partecipi per fare scena non vuol dire che debba venire anche io!"
"sei la sua partner!"
Natasha alzò gli occhi al cielo, avevano fatto due missioni insieme, senza contare New York, le sembrava piuttosto esagerato come termine, seppur fosse consapevole che, con il ritiro di Clint, sarebbe stato così.
"e più di tutto ora sei un Avenger!" aggiunse il direttore con tono grave.
"ah già, visto che sono finita in mezzo ad una lotta più grande di me con quei cinque e siamo andati in tv ora sono un'attrazione turistica! Senti Fury, queste pagliacciate le puoi contare a Rogers ma lasciami fuori"
"non ti sto chiedendo un favore, tu verrai"
"te lo puoi scordare Nick" tuonò la rossa.
"è un ordine."
Natasha alzò nuovamente gli occhi al cielo e sbuffò arrendendosi. Non aveva scelta. "voglio la vodka però, quella buona"
Fury fece un sorrisetto "ne abbiamo presa un bel po'"
"bene" rispose avviandosi verso la porta.
"Romanoff?"
La rossa si girò
"abbiamo anche un bel po' di biscotti alla cannella"
Natasha annuì sorridendo per poi uscire. Adorava i biscotti alla cannella e la vodka, non che fossero abbastanza per invogliarla ad andare alla festa dello shield ma almeno era certa che qualcosa di buono ci sarebbe stato.
***
Steve si buttò sul letto, era esausto. La missione si era appena conclusa con un'estenuante lotta all'ultimo uomo che lui e Natasha avevano vinto a fatica. Erano bravi ma non erano una squadra, non ancora, essendo molto diversi non era sempre facile coordinarsi. Lui era un soldato lei una spia, erano due antipodi, il che poteva rivelarsi sia un vantaggio che uno svantaggio. Steve tendeva a creare un rapporto di fiducia e un gruppo coeso con i suoi compagni, Natasha era abituata a lavorare da sola e coordinarsi con i colleghi solo se necessario.
I loro modi diversi avevano giocato un ruolo positivo nella prima parte della missione, dove avevano compiti diversi e lavorare in autonomia, facendo rapporto solo alla fine, aveva permesso di risparmiare tempo. Sul campo invece aveva reso l'opera più difficile.
Steve sospirò, era finita. Si sarebbe goduto volentieri un po' di pace tuttavia lo aspettava un'ultima missione prima del meritato riposo. Probabilmente solo lui considerava la festa natalizia dello shield peggio che estenuanti combattimenti. Almeno in quelli era bravo, mentre sapeva che alla festa si sarebbe sentito fuori luogo e soprattutto fuori tempo.
Aveva bisogno di una doccia e una bella dormita, il giorno dopo sarebbe stato un inferno.
***
Natasha aprì la porta del grande salone adibito per la festa. Era tutto leziosamente addobbato per natale, grandi tavoli sfoggiavano varie leccornie festive e ogni tipo di bevanda, alcolica e non.
Sospirò ed entrò. Era già in ritardo, non che le importasse, odiava quella stupida festa dove tutti la guardavano male e parlavano con lei solo per fare bella figura con Fury. Molti di loro non erano minimamente a conoscenza di ciò che aveva fatto, tuttavia sapevano fosse un ex spia russa dal passato oscuro e ciò bastava per etichettarla come una stronza. Non che non lo fosse, si reputava lei stessa una grandissima stronza, tanto da non aver mai fatto nulla per cambiare la loro idea su di lei, anzi.
"sei in ritardo" tuonò il direttore.
 "Una donna non è mai in ritardo, né in anticipo  arriva precisamente quando intende farlo "
"e questo chi l'ha detto Shakespeare?"
Natasha sorrise e allondandosi aggiunse "Gandalf"
Fury storse il naso, "chi?" urlò senza ricevere una risposta dalla rossa che si era già allontanata.
La spia si guardò intorno osservando la sala colma di persone felici di passare del tempo con gente che solitamente vedevano solo in situazioni lavorative.
Sospirò, a lei non importava nulla di socializzare, ma infondo era sempre stata da sola e i rapporti umani nel suo passato, nella maggior parte dei casi, avevano creato più seccature che benefici.
"oh signorina Romanoff" una voce leziosa parlò alle sue spalle.
Natasha alzò gli occhi al cielo, si voltò mettendo su un  sorriso palesemente falso. Era brava a mentire ma non aveva nessuna intenzione di farlo con quella, anzi voleva proprio farle capire che doveva togliersi di mezzo.
"è un piacere vederti alla festa di Natale per una volta"
"spero sia anche l'ultima sinceramente" rispose imitando il tono lezioso, ma forzandolo tanto da far capire anche ai muri la sua scocciatura.
La donna si allontanò con espressione schifata andando dritta verso un gruppetto di persone, probabilmente, pensò Natasha, a sparlare di lei.
Si guardò ancora attorno, mentre si dirigeva verso il piccolo e rudimentale bar che avevano allestito accanto al tavolo delle bevande. Fingeva di farlo tanto per ma in cuor suo sapeva cosa, o meglio chi, stesse cercando con lo sguardo. Non che le importasse qualcosa di lui ma era curiosa di vederlo in abiti eleganti.
Si avvicinò al bar "un gin tonic"
"subito" rispose titubante il giovane barman.
"Romanoff"
"Rumlow" salutò, atona.
"non fa un po' freddo per quel cocktail?"
Scrollò le spalle "è alcohol" rispose secca.
"siamo di buon umore vedo"
Natasha lo incenerí, ma non rispose, prese il suo bicchiere e se ne andò. Poco più in là notò finalmente Rogers, contornato da ragazze naturalmente, era tanto in imbarazzo quanto elegante nel suo completo nero. Decise di non disturbare, aveva decisamente bisogno di una ragazza. Si avvicinò invece al tavolo del cibo afferrando un piccolo panino, il cibo non l'avrebbe fatta ubriacare ma aveva troppa fame per effettivamente pensarci. Come aveva troppa fame per notare che quel panino era al cetriolo e a lei avrebbe fatto letteralmente schifo.
***
Steve si sentiva profondamente a disagio da quando aveva messo piede lì dentro. Non c'era nulla che fosse andato per il verso giusto, i vestiti erano troppo attillati, la musica natalizia, seppur profondamente diversa da quella del suo tempo, riusciva comunque a mettergli una profonda malinconia, per non parlare delle persone, era cambiato tutto e non in meglio. Si sentiva un alieno, sia perché era completamente estraneo ad ogni cosa di quel tempo sia perché era l'attrazione di turno. Tutti volevano parlargli e passare del tempo con lui perché era Captain America, a nessuno importava davvero di lui, era soltanto una questione di apparenza.
Avrebbe solo voluto andare a casa, ma aveva promesso a Fury sarebbe rimasto e lui manteneva sempre le promesse, o quasi. Un brivido lo scosse, la promessa più bella non l'aveva mantenuta, l'aveva lasciata lì. Forse anche per quel motivo stava odiando quella festa più del normale.
Si guardò attorno, il direttore aveva detto ci sarebbe stata anche lei, ma evidentemente era riuscita a scansarla. Natasha non sembrava la tipa da feste, era piuttosto solitaria, inoltre la sua ironia e il suo sarcasmo la rendevano spesso più antipatica di quello che era veramente. Lui la trovava irriverente, in un certo senso intrigante. Quello che apprezzava di più era il fatto che non lo guardasse con pietà o non lo trattasse in modo diverso solo perché era Captain America, no, lui era vittima della sua lingua biforcuta quanto gli altri. Forse anche di più.
"Capitano?!" cinguettò una ragazza alta, con un vestito un po' troppo scollato e appariscente, andando verso di lui.
Nel giro di pochi minuti, Steve si trovò nuovamente circondato da donne che lo tempestavano di domande assurde, erano decisamente troppo nude e troppo vicine per i suoi gusti. Non voleva ferirle, non era nel suo spirito da gentiluomo, tuttavia non avrebbe voluto nemmeno restare lí in mezzo come un oggetto di culto. Era proprio questo che si sentiva sempre, un oggetto.
Mentre cercava di liberarsi, il più educatamente possibile, di quel branco di donzelle finalmente la vide. Era di spalle ma I capelli rubino di Natasha erano inconfondibili, nonostante fossero insolitamente lisci, le sfioravano a malapena le spalle, coperte dalle maniche bordeaux del bellissimo vestito che aveva.
Steve fece scorrere lo sguardo lungo la profonda scollatura che, unita solitamente da una striscia di tessuto all'altezza delle scapole, arrivava fino ai fianchi dove la gonna del vestito si apriva a sbalzo.
Non appena Natasha fece per girarsi Steve distolse lo sguardo, sperando lei non lo avesse visto. Si rese conto solo in quel momento di essersi completamente perso a guardarla tanto da non aver minimamente ascoltato quello che gli era stato detto.
***
Natasha si spostò alla grande finestra, guardò fuori sorseggiando il suo cocktail. La vista era terribilmente triste da quel piano, azzeccato per la festa pensò. Addentò il panino facendo una smorfia, odiava i cetrioli. Odiava le feste. Odiava il Natale. Un senso di sconforto e tristezza misto a rabbia si fece strada in lei, una morsa allo stomaco le fece distogliere lo sguardo dalla finestra dove, oltre la triste stradina e l'edificio di fronte, poteva vedere il suo riflesso e quello della festa dietro di lei. Aveva bisogno di più alcol. Tracannò
Il resto del cocktail come fosse stato una medicina e si allontanò dirigendosi al tavolo delle bevande.
***
La musica di Natale cessò lasciando spazio ad una melodia decisamente più ballabile.
"vuole ballare capitano?" chiese una delle ragazze che lo avevano circondato.
Intravide Fury in lontananza e decise di prendere la palla al balzo.
"mi dispiace ma il ballo non fa per me. Potete scusarmi, dovrei scambiare due parole con il direttore"
Si allontanò dalle ragazze, alquanto deluse dal bel captain America.
"direttore"
"Rogers. Ti piace la festa"
" a dire il vero mi sento un po' a disagio"
"mi hai per caso usato come scusa per scappare dalle donzelle che ti circondavano?"
"io…" Steve si passò una mano dietro la buca in imbarazzo
Fury sorrise, era certo lo avesse fatto. Il biondo si guardò attorno nuovamente, aveva distolto lo sguardo pochi minuti e lei era sparita.
"cerchi Romanoff?"
Non pensava fosse così evidente però annuì educatamente, sempre più in imbarazzo.
" prova sul terrazzino che da sulla scala anti incendio, l'ho vista uscire"
Steve fece un cenno  di ringraziamento e uscì dalla piccola porta di sicurezza. Non c'era nessuno, conoscendo Natasha poteva tranquillamente essere sgusciata via dalla scala antincendio senza aver fatto il minimo rumore. Sospirò e fece per rientrare quando il suo super udito sentí un leggero rumore che a qualsiasi essere umano sarebbe sfuggito. Proveniva dal tetto dell'edificio, qualche piano più su, Steve non esitò saltò il cancelletto e salì le scale cercando di non fare rumore. Non aveva il suo scudo ma il salone era stracolmo di agenti pronti ad aiutarlo, pensandoci bene sarebbe stato molto stupido attaccare in quel momento.
Arrivò ad un altro terrazzino dove una scala a pioli portava al tetto, il rumore si era fatto più vicino anche se era comunque flebile. Steve tese le orecchie ma il rumore cessò per alcuni secondi poi qualcosa di piccolo cadde a terra. Il capitano si affrettò a salire ma ciò che vide sul tetto non era certamente ciò che si era aspettato.
"finalmente"
"Natasha?"
"in persona" rise la rossa bevendo un sorso dalla bottiglia di cui aveva appena fatto cadere il tappo a terra per attirare la sua attenzione.
"per un attimo ho pensato non saresti salito "
"mi hai sentito?"
"non sei l'unico ad aver un ottimo udito capitano"
"Cosa ci fai lì?" chiese il biondo, avvicinandosi ma solo di qualche passo.
"mi ubriaco. Vuoi un biscotto?" chiese girandosi verso di lui.
"non mi sembra un'idea geniale ubriacarsi seduti sul cornicione"
La rossa rise nuovamente piegando indietro la testa "stai tranquillo Rogers non cado"
Steve la osservò restando ancora a distanza. Era seduta sul cornicione con le gambe che penzolavano nel vuoto, i capelli e la gonna del vestito erano abbastanza scomposti, mossi dal venticello, mentre le sue guance sembravano più colorite, nonostante la scarsità di luce.
"non mordo eh, puoi avvicinarti" bevve un altro sorso dalla bottiglia mentre una folata di vento mosse ulteriormente le sue ciocche rosse.
Steve si avvicinò lentamente "Cosa stai bevendo?"
"vodka, vuoi?" gli porse la bottiglia incrociando gli occhi azzurri di Steve.
"non ho mai bevuto vodka e mangiato…" si sporse leggermente per leggere la scatola di plastica sulle ginocchia della rossa "... Biscotti alla cannella?!"
"prova allora. Sono una bomba" disse dandogli la bottiglia.
"sei ubriaca Romanoff"
"magari. Non è così facile farmi ubriacare Rogers"
"non sembri tu però" disse il biondo cercando i suoi occhi verdi
Natasha scrollò le spalle mordendo un biscotto "non lasciarmi sfondare di biscotti da sola, su"
"se sei salita quassù forse è perché volevi stare sola"
"vero, ma tu puoi restare e mangiare i miei biscotti seduto sul cornicione" sorrise e in quel momento Steve poteva giurare di non aver visto nulla di più bello in vita sua.
Il tono dolce della collega lo convinse a sedersi anche lui. Guardò giù e capí immediatamente perché Natasha non aveva la minima paura di cadere, la struttura del palazzo le avrebbe permesso di aggrapparsi e rimanere indenne. Certo nessuna persona normale  ci sarebbe riuscita, ma Steve era sicuro che i riflessi della spia da ubriaca fossero nettamente superiori a quelli di un comune mortale da sobrio.
"non volevo cadessero" esordì Natasha vedendolo guardare giù.
Il capitano alzò lo sguardo verso di lei per poi riabbassarlo velocemente e sorridere. "i tacchi in testa devono essere dolorosi" Non si era accorto fino a qualche secondo prima che la collega fosse scalza, probabilmente aveva pensato stesse guardando quello.
"costano un bel po'. Hai intenzione di bere?" chiese facendo cenno alla bottiglia che il ragazzo teneva ancora in mano.
"non c'è n'è più molta…"
La ragazza indietreggiò con la schiena mostrando altre due bottiglie e una scatola di biscotti appoggiati su quello che probabilmente conteneva un contatore di qualche tipo.
Steve sorrise e bevve un sorso, il gusto forte dell'alcool lo fece tossire e fare una smorfia.
"non ti piace?" chiese la rossa osservandolo, per avere passa di novant'anni vantava una terribile mancanza di esperienze di base relative a cose come l'alcol o le ragazze.
"è forte ma non male."
"sei un pessimo bugiardo Rogers, mangia un biscotto va"
"grazie"
Mangiarono in silenzio per alcuni minuti, nessuno dei due sapeva bene cosa dire, non erano mai restati soli in un contesto diverso dalle missioni, al contempo non era facile iniziare un discorso visto quanto erano diversi. Nonostante le sue, autodichiarate, scarse capacità sociali fu Natasha a parlare per prima. "perché sei uscito fuori?"
"volevo prendere una boccata d'aria"
La rossa ridacchiò "te l'ho già detto fai schifo a mentire e poi c'è un bel terrazzo addobbato chi diamine esce dalla porta antincendio"
"tu, per esempio" sorrise Steve, girandosi verso di lei e prendendole di mano la bottiglia di vodka ormai praticamente vuota.
"io sono asociale" rispose prendendo una nuova bottiglia sul rudimentale "tavolino".
"assumi che io non lo sia?"
"sei captain America cosa potrai mai avere di sbagliato"
Steve sospirò, cambiando discorso "cercavo te. Non pensavo saresti davvero venuta"
"sì be’ Fury ha dovuto lottare un po' ma in fondo è il mio capo, lui da gli ordini a me non viceversa"
Il biondo sorrise, non si aspettava tanta spontaneità dalla rossa.
"sembri così diversa dal solito"
"non siamo in missione" rispose secca
"io non…"
"no. Scusami non volevo risponderti così. È solo che.." abbassò lo sguardo "Clint a parte non socializzo molto fuori dalle missioni"
"nemmeno io sai" le rispose dolcemente.
"ma come? Il golden boy d'America non ha nemmeno una ragazza?" ne era certa, si vedeva lontano un paio di chilometri ma non sarebbe stato carino farglielo notare così.
Un guizzo le attraverso gli occhi e un sorriso malizioso le comparve sul volto.
"no, niente ragazza"  Steve arrossì aveva baciato due donne in tutta la sua vita, anzi a dire la verità erano state loro a prendere l'iniziativa, mentre era sicuro Natasha avesse avuto dozzine di uomini.
"dobbiamo assolutamente risolvere la situazione!"
Steve arrossì ancora di più, mentre una piccola vocina diabolica nella sua testa si domandava se quella fosse un'offerta.
"non credo sia il caso… Io sto bene così"
"quante volte te lo devo dire che sei un pessimo bugiardo, Steve" era tornata ad usare un tono dolce che fece rabbrividire il biondo.
"facciamo così per questa sera niente bugie, niente lavoro. Siamo solo due folli su un tetto. Domani quello che è uscito qui non sarà mai successo" disse poi, guardandolo dritto negli occhi.
"ci sto, però devi essere sincera con me Romanoff"
Lei annuì "perché sei scappato dalla festa?"
"mi sento a disagio, fuori posto e fuori tempo, un antico oggetto da venerare. E tu?"
"non mi piacciono le persone e ancora di più io non piaccio a loro. Sono solo la fredda e crudele spia russa" scrollò le spalle
"in fondo non sei così male"
"nemmeno tu sai. Sono cresciuta con il mito di Captain America e i russi che tentavano di riprodurre il siero che hai tu. Hanno ficcato in vena anche a me alcune porcherie e ho visto tanta gente morire per questo quindi… Be’ mi stavi sulle palle"
Steve scoppiò a ridere, Natasha così spontanea era una splendida rarità.
"e ora?" chiese, tornando serio.
"Cosa?"
"ti sto ancora antipatico?"
"me lo stai davvero chiedendo?" i loro sguardi si incrociarono.
"non puoi mentirmi questa sera" bisbigliò
"e tu usi questa opportunità per una cosa ovvia? Non ti avrei mai detto di restare se mi stessi antipatico, Steve"
"ha senso" bevve un sorso di vodka, stavamo finendo anche la seconda bottiglia ma nessuno dei due sembrava sentirne l'effetto.
"anche tu non puoi ubriacarti?" le chiese passandole la bottiglia.
"posso ma non è facile. Tu non riesci per via del siero?"
"ho il metabolismo troppo veloce. Pensavo anche per te fosse così"
"no, io sono semplicemente russa, abbraccio lo stereotipo insomma" Steve sorrise, anche se non erano in missione quella donna non aveva perso la sua lingua biforcuta
"mi stai dicendo che ho una speranza di vederti ubriaca?"
"no" rise lei "non bastano tre bottiglie soprattutto se continuo a mangiare"
Steve le prese la confezione di biscotti dalle gambe allontanandola da lei
"allora smettila!"
Natasha restò un secondo a guardarlo stupita, non era da lui essere così espansivo e giocherellone, era sempre serio. Non che volesse lamentarsi, anzi le piaceva questa versione un po' spensierata di Steve, forse fin troppo.
"heii" si sporse e verso di lui cercando di prendere la scatola.
"guarda che cadi giù" la sua voce era ormai solo un soffio e i loro visi erano decisamente troppo vicini.
"so che non mi lascerai cadere" bisbigliò lei.
Steve deglutí a vuoto, non sapeva cosa gli fosse preso, non era da lui essere così espansivo e lei era troppo vicina ora.
Si perse un secondo a guardarla, era bellissima, i grandi occhi verdi puntati sui suoi, le guance rosee e il nasino un po' all'insù la facevano sembrare un angelo, eppure era una spietata assassina.
Spostò lo sguardo alle sue labbra leggermente aperte, rosse e carnose, erano così perfette e invitanti.
"Steve…" bisbigliò la ragazza sfiorando il contorno delle sue labbra con la mano. Erano morbide e calde, la rossa si trovò a pensare a che gusto potessero mai avere.
Non poteva e non doveva scoprirlo, lui era un suo collega, al diavolo era il fottuto captain America! La persona più perfetta ci fosse sulla faccia della terra certo non poteva rovinarla lei.
Con una mossa felina prese la scatola di biscotti dalle mani del capitano tornando a sedersi al suo posto.
Lo guardò ridacchiando e fingendosi divertita anche se tutto ciò che avrebbe voluto era assaggiare quelle labbra perfette. A darle un ulteriore, e figurato, pugno nello stomaco fu la chiara delusione sul volto del biondo.
"ti ho fregato" lo canzonò come se non avesse fatto minimamente caso alla faccia da cucciolo che aveva.
"è colpa mia, non so cosa mi sia preso. Perdonami" abbassò lo sguardo arrossendo.
"non è successo nulla Steve, stavamo solo giocando. È tutto ok"
"no, non lo è. Non è così che ci si comporta… Io ti ho mancato di rispetto"
Natasha lo guardò accigliata "no, non lo hai fatto."
"siamo colleghi e dobbiamo mantenere un certo distacco" Steve fece per girarsi alzarsi e allontanarsi. Non poteva restare ancora lì o sarebbe finita male, si stavano avvicinando troppo e non nel modo giusto. A complicare il tutto c'era la bellezza della rossa, lo stava facendo andare fuori di testa, non era da lui, ma, a sua discolpa, Natasha non era una qualunque.
"Steve" una presa stretta sul suo braccio lo fermò dall'alzarsi, si girò e si trovò nuovamente a guardare quei due bellissimi occhi verdi.
" Non andare via" le sue parole non erano più che un soffio ma al capitano non serviva molto di più per udirle.
"Nat…" rispose in un sospiro "forse...forse dovremmo tornare alla festa non credi?"
"No, non credo" un sorrisetto malizioso spuntò sulle labbra carnose della Rossa.
Anche Steve sorrise, era abituato alle sue espressioni furbette e alla sua gran linguaccia ma quella sera, non sapeva perché, si ritrovava ad apprezzarle particolarmente.
"Non ti piace proprio eh"
"Preferisco la vista che c'è qui"
Il biondo sospirò e si mise nuovamente seduto come lei guardando avanti a sé
"C'è di meglio Nat"
"Oh Steve non parlavo di quella vista" aveva un tono altamente malizioso accompagnato da uno dei suoi soliti sorrisi. Il capitano si voltò guardandola un po' scioccato e completamente rosso in volto, cose che la fecero scoppiare in una fragorosa risata.
Buttò la testa all'indietro continuando a ridere, il biondo si perse a guardarla sorridendo, il vero panorama era decisamente lei.
"Oddio,avresti dovuto vedere la tua faccia!" Disse appena riuscì a riprendersi
"Dovresti farlo più spesso Nat"
"Cosa? Farti dei complimenti?"
"Ridere"
Questa volta furono le guance di Natasha a colorarsi leggermente di rosso.
Si voltò a prendere l'ultima bottiglia di vodka e la aprì lasciando il silenzio ad insinuarsi tra loro.
"Nat?"
"dimmi" non sapeva nemmeno lui cosa dire ma quel silenzio carico di imbarazzo lo stava infastidendo parecchio.
"posso chiamarti Nat vero?" aveva realizzato solo in quel momento di essersi preso senza permesso una confidenza che, era sicuro, solitamente la spia non concedesse facilmente.
Un sorriso spuntò sulle labbra della rossa, lo trovava un pensiero terribilmente dolce. Non era da lei lasciarsi dare soprannomi, fatta eccezione per Clint, nessuno la chiamava mai con dei diminutivi, ma, quella sera, si stava rendendo conto che a Steve avrebbe dato la sua anima se gliela avesse chiesta e questo non era normale.
"certo, ma solo per stasera" rispose, puramente per dargli fastidio, altra cosa che aveva scoperto essere alquanto divertente e non normale.
"non so se dopo oggi riuscirò a non chiamarti più Nat o a vederti ancora solo come una stronzetta arrogante"
"Capitano! Questo linguaggio da dove esce! E comunque io sono una stronzetta arrogante, mi offenderesti a non considerarmi tale"
Steve rise " Esce a forza di passare del tempo con un'adorabile stronzetta arrogante"
Anche lei rise, avrebbe voluto chiedergli se davvero pensasse che fosse adorabile, ma lui rispose prima che lei potesse porre qualsiasi domanda, come se le avesse letto nel pensiero.
"sì sei adorabile, anche con la tua lingua biforcuta e la tua malizia. Anzi oserei dire proprio per quelle"
Natasha abbassò lo sguardo un po' in imbarazzo. Lui era così adorabile da vedere lei, una fredda, stronza assassina, come tale.
"Sei troppo gentile Steve"
"Sto solo dicendo quello che penso, ricordi niente bugie questa sera"
"be’ pensi in modo gentile. Sei tu quello adorabile"
"lo pensi davvero?"
Guardò I suoi profondi occhi blu, perdendosi un po' nella loro dolcezza e in quell'innocenza così rara e perfetta.
"non posso mentire ho fatto una promessa" mise su uno dei suoi sorrisini maliziosi giusto per infastidirlo un po'.
"abbiamo anche promesso che saremmo stati alla festa ma siamo qui"
"Cazzo. Andiamo?"
"sì andiamo"

Non parlarono più di quella sera ma inevitabilmente cambiò il loro approccio.
La spia iniziò instancabilmente a prendere in giro Steve per la sua mancanza di una ragazza e lui continuò a chiamarla Nat scaturendo sorrisini maliziosi in quella che sarebbe diventata più di una volta la sua compagna di avventure.

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Capitolo 2
*** Scommesse, incubi e patti ***


Piccola Nota:
La storia era nella categoria "The Avengers" perchè mi ero dimenticata ci fosse quella dedicata a Captain America, quindi niente l'ho spostata!
Grazie a chi ha letto il precedente capitolo e a chi l'ha salvato in qualche modo! Grazie a chi leggerà anche questo e se mi lasciate una piccola opinione vi sarei davero grata!
Ora vi lascio alla storiella.
Bye;)

Scommesse, incubi e patti

Steve scassinò la porta cercando di fare il più piano possibile, Clint gli aveva dato lezioni su come aprire quelle particolari serrature senza lasciare tracce o danni visibili. Sapeva di dover essere il più cauto possibile, se Natasha si fosse accorta di qualcosa lui sarebbe diventato uno spiedino. 

Mentre armeggiava si maledí per aver accettato quella stupida scommessa, tutto e solo per puro orgoglio, non sapeva cosa gli fosse preso. 

Era abbastanza scontato avrebbe perso considerando la sua incapacità con la tecnologia, eppure aveva accettato. Idiota che non era altro, così si ritrovava a dover entrare nella stanza di Natasha, mentre lei dormiva, rubare una sua arma qualsiasi e poi consegnarla a Clint il tutto possibilmente senza farsi beccare. 

Finalmente, con un leggero clac, la porta si aprì e una ventata di profumo arrivò alle narici del biondo, proprio come lei, la sua stanza aveva un sentore un po' pungente che gli ricordava il freddo e la montagna, probabilmente era semplicemente condizionato dal fatto che fosse Russa e che lì facesse davvero freddo. 

Si addentrò nella stanza, illuminata solo dalla fioca luce della finestra. Si aspettava di trovare Natasha addormentata in qualche posizione tattica con un coltello saldamente impugnato, pronta ad uccidere anche nel sonno, invece si trovò di fronte  l'esatto opposto. La rossa era a pancia in giù in una posizione scomposta, i capelli sparsi malamente sul cuscino, semi avvolta nelle coperte che dormiva profondamente. Steve si fermò un attimo a guardarla, era la prima volta che la vedeva rilassata e senza alcuna traccia di trucco. Era semplicemente bellissima. Tuttavia non doveva farsi ingannare, sapeva benissimo che, nonostante in quel momento sembrasse il più bell'angelo del paradiso, sarebbe bastato il minimo rumore per vedere Satana in persona. Quando si dice l'apparenza inganna pensò, lanciando un ultimo sguardo alla spia. Sicuramente Natasha teneva armi accanto al letto ma sarebbe stato troppo rischioso perciò Steve optò per iniziare la sua ricerca da altri mobili, più lontani dalle sottili orecchie della bella addormentata. 

Frugò un bel po' senza risultati, se non fosse stato sicuro che la spia avesse nascosto armi in giro si sarebbe arreso, era mai possibile che fossero così poco visibili? 

Mentre apriva l'ennesimo cassetto, arrossendo nel vedere che era quello dell'intimo, sentí un mugolio seguito dallo sfregare delle coperte, segno che la spia si stava muovendo. 

Si girò di scatto sperando che non lo beccasse proprio mentre aveva le mani nel cassetto delle mutande. Chi glielo spiegava poi che cercava solo un misero coltello o pistola per una stupida scommessa? 

Natasha però non sembrava essere in procinto di svegliarsi ma il contrario, la ragazza fece uno scattò nel letto, girandosi supina, aveva gli occhi chiusi, i pugni serrati attorno alle coperte e bisbigliava cose per Steve incomprensibili. 

Tra un tanga e un reggiseno di pizzo, finalmente il capitano trovò un coltello (non senza diventare quasi viola in volto). Fece per uscire dalla stanza, ma la voce spezzata della rossa lo costrinse a girarsi. 

Natasha si stava dimenando nel sonno, quelli che prima erano sussurri erano diventati quasi grida e le sue guance erano rigate dalle lacrime. 

Steve non riuscì a resistere, si lanciò sul letto accanto alla rossa 

"Natasha hey, Nat! Va tutto bene" la strinse tra le sue braccia accarezzandole dolcemente la testa. 

I respiri della russa tornarono regolari e piano piano si calmò aprendo gli occhi. 

Steve le asciugò le lacrime, "va tutto bene era solo un sogno, dormi ora" 

Lei annuì rannicchiandosi tra le sue braccia, il ragazzo continuò ad accarezzarle i capelli fino a che il suo respiro non diventò ritmico e regolare, segno che si era nuovamente addormentata. 

Il più delicatamente possibile posò la testa della ragazza sul cuscino rimboccandole le coperte con cura per poi uscire, non senza tirarle un ultimo sguardo. 

Tornò nella zona comune dove Clint lo stava aspettando. 

"Ce l'hai fatta!" esordì l'arciere, alzandosi con uno scatto felino dal divano e seminando alcuni popcorn sul tappeto. 

"scusa ho dovuto fare piano, se si fosse svegliata sarebbe stata la fine…  per entrambi" 

"Vero. Popcorn?" chiese porgendogli il contenitore.

"No grazie. Vado a letto" rispose il biondo, posando il coltello sui banconi e facendo per allontanarsi. 

"Steve?" il tono del moro era cambiato diventando più serio. 

Il capitano si voltò "Sì?" 

"È successo qualcosa?" 

Steve esitò, era incapace a dire bugie ma dire la verità avrebbe esposto sia Natasha che sé stesso. Probabilmente Clint era a conoscenza degli incubi della rossa, quei due erano piuttosto legati, ma il biondo non voleva condividere quel momento di dolcezza e intimità con lui. 

"No, perché?" 

"Sembri diverso, sicuro Tasha non ti abbia beccato?" 

"Sicuro. Sono solo stanco. A domani" 

"A domani cap" 

Clint lo guardò andare via, era chiaro fosse successo qualcosa, avrebbe indagato l'indomani magari parlando con una certa russa. 

***

Un raggio di sole fastidioso le colpí il volto facendola mugugnare, si stiracchiò. Aveva fatto dei sogni strani quella notte e non si riferiva al suo passato, no, quello era terribilmente normale anche se doloroso. Mentre riviveva alcuni momenti traumatici della sua infanzia l'incubo si era trasformato in qualcosa di decisamente piacevole, anche troppo per la mente della rossa. Si era di colpo sentita chiamare da una voce calda e dolce, un profumo di oceano l'aveva avvolta e calde braccia l'avevano sorretta…. Natasha spalancò gli occhi, da dove usciva tutta quella poesia e dolcezza? Bleh. Aveva sognato di svegliarsi tra le braccia di Steve che la consolava e la coccolava. Doveva ammettere il suo cervello avesse elaborato proprio una bella scenetta, ma non era certo sufficiente a farla arrivare ad una dose tale di diabete, anche se le era piaciuto. Decise di alzarsi, i suoi pensieri stavano diventando scomodi, si avviò al bagno. Mentre attraversava la stanza lo sguardo le cadde sulla cassettiera, dal cassetto dell'intimo spuntava leggermente un triangolino di stoffa rossa. Si fermò di colpo, lei non l'aveva certamente lasciato così, lo aprí ma le cose erano tutte in ordine. Strano.

Una volta pronta decise di andare a fare colazione nella cucina comune sperando di incontrare qualcuno con cui fare due chiacchiere, aveva davvero bisogno di uscire dalla sua testa. 

Mentre apriva la porta notò che non era chiusa a chiave, altra cosa sospetta. 

Si avvicinò al lato del letto che dava verso la porta, c'erano chiari segni che qualcuno si era seduto lì, avvicinò il naso alle coperte e quel profumo di mare la invase. Spalancò gli occhi, un dubbio la assalí, e se… No non poteva essere. 

Uscì di corsa, sbattendo la porta. La sua meta era decisamente cambiata. 

Tempo record era davanti alla porta di Steve a bussare incessantemente. 

"Chi è?" chiese una voce dall'interno 

"Babbo Natale, apri idiota o ti tiro giù la porta" 

La porta si aprì rivelando un capitano a petto nudo, dettaglio che fece seccare improvvisamente la gola della russa. 

"Buongiorno anche a te Natasha" 

"Dobbiamo parlare" disse spingendolo dentro la stanza. 

Steve sbiancò e la rossa sorrise, era colpevole, la sua faccia era sufficiente per esserne sicura ma ormai era lì tanto valeva giocare. 

"Cosa ci facevi in camera mia?"

" Mi dispiace io… scusa, era per una scommessa. Dovevo prendere un'arma mentre dormivi senza farmi beccare...Lo so è stupido ed infantile”

Non si aspettava sarebbe stato così facile farlo parlare, doveva sentirsi davvero un colpa.

“Almeno non stavi frugando nel cassetto dell’intimo per qualche ragione più perversa…”

Il volto del biondo si colorò di un rosso acceso cosa che fece sorridere la ragazza. 

“Che hai fatto dopo?”

Steve si passò una mano dietro la nuca, completamente in imbarazzo, sperava non si ricordasse nulla, ma infondo cosa pretendeva era pur sempre Natasha. 

“Ehm io... tu… io… non potevo lasciarti lì. Mi dispiace giuro che non ne farò mezza parola con nessuno”

“Sarà meglio per te”

Quindi non stava sognando, era successo davvero. Di colpo sentì lo stomaco attorcigliarsi, dopo che lui l’aveva abbracciata aveva continuato a dormire senza più traccia di incubi. Abbassò lo sguardo d’istinto

“Grazie '' bisbigliò, avvicinandosi. Si alzò sulle punte per lasciare un casto e dolce bacio sulla guancia del biondo, poi uscì alla velocità della luce dalla stanza. Le sue guance erano diventate dello stesso colore dei capelli, ma non poteva e non voleva, mostrare che anche lei arrossiva.

Steve rimase immobile guardandola andare via, passò una mano dove poco prima c’erano le labbra della russa e in un secondo realizzò qualcosa che era lì da quel giorno a casa di Sam. Provava qualcosa per la donna più pericolosa sulla faccia della terra. Lui, il soldato d’America, si stava innamorando della letale Vedova Nera. 

Faceva già ridere così, figuriamoci se si aggiunge il fatto che un'altra persona, seduta contro la porta della propria stanza, era arrivata alla medesima conclusione. 

Si stava innamorando di Steve Rogers. Lei che non sapeva nemmeno che diavolo volesse dire amare, lei che sulla coscienza aveva più cadaveri che capelli in testa, la più spietata delle spie si era presa una bella cotta per il biondino a cui tutti morivano dietro.

Si alzò cercando di gettare via quei pensieri e ricomporsi, lei era vedova nera e l'amore era solo per i bambini.

Fece un profondo respiro e uscì per andare a fare colazione nella zona comune, sperando di non trovare Steve già lì, sarebbe stato palese che si fosse rifugiata in camera per qualche motivo ed era certa avrebbe voluto sapere quale. Non poteva certo dirgli che i suoi occhi azzurri la facevano sciogliere come un Marshmallow sul falò.

Per fortuna la cucina era deserta, da un lato era un bene, nessuno poteva notare il fatto che fosse un po' scossa, ma dall'altro aveva davvero bisogno di uscire dalla sua testa. I suoi pensieri si erano all'improvviso riempiti con una serie di ricordi legati al biondino tutto muscoli, in particolare alla loro avventura contro il mondo. Subito dopo New York lei era tornata a Washington, base di partenza di tutte le sue missioni dello shield. Prima di quella battaglia era solita andare sotto copertura in missioni lunghe e difficili, stava via anche per mesi creandosi alias e vite degne di un romanzo. Poi si era trovata a fare da babysitter a quel demente di Stark dopo un piccolo incidente con la sua copertura, maledetti cinesi. In fondo però doveva ringraziarli, se non avessero fatto saltare la sua identità probabilmente non si sarebbe mai trovata a supervisionare il progetto Avengers e addirittura diventare una di loro.

Non avrebbe mai immaginato di trovarsi a combattere fianco a fianco con loro, lei che di eroico non aveva proprio nulla, il suo addestramento era magistrale ed eccelleva in molte cose ma non poteva certo dire di avere la stoffa dell'eroina, tutt'altro, lei era spietata e cinica. Il vero motivo per cui aveva combattuto al loro fianco era per fare pace con i suoi demoni. Aveva fallito, però ora si trovava ad avere qualcuno su cui contare, un posto dove tornare e cinque squilibrati che poteva quasi chiamare amici. Tra quelli c'era l'uomo che l'aveva salvata da sé stessa, suo fratello e migliore amico, e poi c'era Steve. Una volta tornata a Washington erano iniziate nuovamente le missioni ma questa volta era diverso. Dopo New York lo shield aveva paura, non poteva biasimarli, contavano sugli Avengers, o almeno Fury lo faceva, perciò non la mandava più lunghi mesi sotto copertura da sola ma doveva lavorare con Steve a progetti e missioni decisamente più brevi, talvolta addirittura immediati. All'inizio non era andata bene tra loro, lui non si fidava e lei non perdeva occasione per provocarlo. Sapeva che il mondo femminile lo venerava e lui era single, ogni occasione era buona per farglielo notare e cercargli una ragazza era diventato il suo sport preferito. Tutto era cambiato con la caduta dello shield, lui aveva visto una parte di lei che solitamente non mostrava capendo così che poteva fidarsi e lei aveva compreso per la prima volta il vero valore dell'amicizia, dei gesti fatti senza aspettarsi nulla in cambio.

 

"Cosa vuoi che io sia"

"Che ne dici di un amica"

 

"Sono in debito"

"È tutto ok"

Prese la sua tazza di caffè fumante rigirandola tra le dita e scaldandosi così le mani. La sua mente percorreva una strada di ricordi tortuosa mentre lei fissava nel vuoto. 

Le immagini di Steve che la prendeva tra le braccia in mezzo alle macerie, casa di Sam e il centro commerciale…

"Baciami"

"Cosa?"

"Dimostrazione di affetto pubbliche mettono in imbarazzo le persone"

"Si, lo fanno"

In fine il cimitero, il loro arrivederci così dolcemente triste. Le era tutto chiaro ora, era fuggita da lui, si era detta fosse per le coperture ma non era così. Non avrebbe sopportato vederlo con Sharon eppure lei non andava bene per Steve. Lui aveva bisogno di una persona stabile e di fiducia, buona e affidabile, una persona con cui mettere su una famiglia perfetta, non di una spietata assassina.

Sospirò, lei non era il suo tipo e poi lui era troppo per lei. Ogni persona sarebbe stato troppo per lei, non meritava l’amore o il perdono. 

“Tutto bene?” La ragazza sobbalzò, non lo aveva sentito e non era da lei.

Steve era arrivato in cucina da alcuni minuti ma si era perso a guardare la collega fissare un punto sul pavimento e sospirare. Era bellissima assorta nei suoi pensieri, il biondo si trovò a chiedersi a cosa stesse pensando e fu solo quando la vide incupirsi che si decise a farla uscire dalla sua testa.

“Si io stavo… pensando”

"Ho notato"

"Vuoi del caffè? L'ho appena fatto è ancora caldo"

I due si mossero contemporaneamente per raggiungere le tazze finendo per scontrarsi.

"Scusa" bisbigliarono in contemporanea, cercando poi di spostarsi ma fallendo e finendo comunque uno contro l'altra.

"Forse non è giornata per il caffè" disse Steve, a bassissima voce. Natasha alzò lo sguardo, erano davvero troppo vicini, deglutì a vuoto, non aveva minimamente idea di cosa le stesse succedendo. Steve si portò la mano dietro la testa imbarazzato, sapeva di doversi allontanare da lei ma non riusciva a muoversi, i suoi occhi azzurri ormai persi nelle sue iridi verdi. Natasha posò delicatamente la tazza di caffè sul bancone accanto a loro e portò le sue mani sui pettorali del capitano. Nessuno dei due sarebbe stato capace di spiegare cosa stessero facendo, l’unica cosa che importava in quel momento erano loro due. Come i due poli opposti di una calamita i loro volti si avvicinavano sempre senza smettere di guardarsi, le mani di Steve si spostarono sui fianchi della rossa che era ormai in punta di piedi. Tutto sembrava essersi rallentato e i loro movimenti erano così lenti da sembrare impercettibili, solo quando i loro nasi si sfiorarono, i due chiusero gli occhi pronti a perdersi l’uno nell’altra. 

Le loro labbra erano ormai pronte a toccarsi quando una voce allegra decise di intromettersi nel momento.

“Buongiorno!” Clint entrò nella cucina sbraitando. Natasha con uno scatto felino si allontanò dal suo capitano colpendo con il braccio la tazza che pochi minuti prima aveva abbandonato sul bancone ancora con del caffè al suo interno. 

“Merda!” esclamò, nervosa si portò un boccolo ribelle dietro l’orecchio, lanciandosi verso la carta per asciugare il caffè.

Era tanto agitata da sembrare sotto l’effetto di qualche strana droga, le sue mani tremavano leggermente e il suo cuore stava battendo con una velocità decisamente fuori dal normale, i suoi movimenti erano scatti, non sembrava nemmeno lei.

Steve invece rimase immobile senza dire nulla, incapace di fare qualsiasi cosa mentre Clint guardava la scenetta incuriosito, quando era entrato urlando il buongiorno aveva solo visto Natasha che scattava indietro come una molla facendo un gran casino e ora sembrava impazzita.

“Tutto bene Tasha?” chiese l’arciere.

“Cosa?” la ragazza alzò la testa di scatto, confusa.

“Sembri drogata. Che diavolo stavate facendo voi due?”

“Niente...nulla...noi… stavamo...si...noi...il caffè…” rispose la russa, ancora decisamente nervosa.

La ragazza buttò via la carta con cui aveva pulito e si lanciò di corsa fuori dalla cucina, ancora visibilmente scossa.

“Ummm. Che droga le hai dato?” chiese l'arciere rivolgendosi a Steve che era ancora in semi trans. Il biondo scrollò la testa, anche lui sembrava decisamente confuso e ormai anche Clint stava iniziando a non capire più nulla.

"Che diavolo sta succedendo?" 

All'ennesima mancata risposta del ragazzo, decise che l'unica soluzione era far parlare la rossa, la conosceva bene sapeva che tasti toccare per farsi dare almeno un'idea di quanto accaduto. Era dalla sera prima, dopo la scommessa, che Steve era strano, all'inizio aveva pensato tasha lo avesse beccato ma non sembrava arrabbiata. 

Non ci mise molto a trovare l'amica che passeggiava nervosa in uno dei tanti salottini/studio della torre. 

"Hey tutto bene? Che ti prende?" Il suo comportamento era davvero strano, nemmeno dopo l'uso di droghe Natasha  era mai stata così, era stata addestrata a non lasciarsi andare agli istinti nemmeno sotto l'effetto di stupefacenti o Alcol. Doveva averne ingerita una quantità davvero disumana, oppure non era quello il problema.

La ragazza non smise di camminare e passarsi le mani tra i capelli nervosamente. 

"Natasha?" Clint la afferrò per il braccio facendola finalmente fermare, era in uno stato davvero pessimo non era solo confusa, sembrava quasi spaventata. 

"Sto bene" riuscì a sbiascicare.

"Non è vero. Cos'hai tirato giù?"

"Nulla….io…"

"Steve ti ha fatto qualcosa? Ti ha picchiata? No, aspetta lo avresti probabilmente almeno preso a pugni…"

Finalmente un leggero sorriso spuntò sulle labbra della rossa.

"Non ha fatto nulla…" le guance di Natasha si colorarono leggermente mentre abbassava lo sguardo, dettagli che non sfuggirono a Clint, la conosceva troppo bene, era la sorellina che non aveva mai avuto, non gli serviva più che quello per mettere insieme le cose.

"Aspetta un secondo...cosa stavate facendo in cucina eh?" Il tono malizioso dell'arciere mise sull'attenti la rossa.

"Nulla…" eccola la vedova nera che, sulla difensiva, metteva in mostra sua faccia impassibile. Clint sapeva di averla risvegliata e sapeva anche di aver fatto centro.

"Ummm...vi siete baciati?"

"No… cioè sì una volta ma non oggi tempo fa…"

Clint le riservó uno sguardo torvo, voleva sapere di più e anche lei aveva bisogno di dire ad alta voce quello che provava. La rossa alzò gli occhi al cielo, odiava l'amico quando faceva così.

 "Ci saremmo baciati se qualcuno non fosse entrato in cucina" rispose lei alzando gli occhi al cielo.

"Ops. Scusa, non mi avevi detto che Steve ti piace!"

"Lui non…"sospirò nel vedere il secondo sguardo torvo di Clint che aveva già capito tutto, o almeno così credeva.

"lui...io.." cercò di continuare ma proprio non ci riusciva a dirlo, le sue guance si colorarono nuovamente di rosso e il suo sguardo si abbassò, si sentiva una ragazzina in preda agli ormoni e alla sua prima cotta. 

"Aspetta un secondo! Non solo ti piace...Ti stai innamorando di Steve!" 

"Shhh non urlare scimmia!"

"Ah è un segreto? Lui non lo sa?"

"NO!"

"E cosa diavolo stavate facendo in cucina a sbaciucchiarvi scusa?"

"Ci stavamo per baciare Clint non è una cosa così assurda. Insomma ho dovuto baciare anche te ma lo sai che sei come un fratello per me!"

"Si ma dai è diverso! Lui ti piace e poi hai detto che vi siete già baciati! Dovresti dirglielo!"

"Ci siamo baciati per scappare dal Hydra somaro! Io non posso dirglielo Clint… anzi è stato un bene che ti ci abbia interrotti. Non deve succedere."

"Ma cosa stai dicendo? Nemmeno vi siete baciati e ti ha fatto andare fuori! Lui pure era confusissimo e in imbarazzo! Devi dirglielo assolutamente Nat! Vi meritate entrambi un po' di felicità!"

"Non sono la donna giusta per lui. Io sono un'assassina non merito l'amore e nessuno meglio di te dovrebbe saperlo, conosci cose di me che sono sfuggite ai file, sai di cosa sono stata capace. Lui è perfetto, un angelo, l'incarnazione della bontà, da qualche parte nel mondo c'è la sua anima gemella ma quella non posso essere io."

"E se invece fossi tu? Nat vuoi davvero rischiare di vederlo con un'altra che non lo ama o solo per il resto della vita soltanto perché non pensi di meritarlo? Non credi dovrebbe scegliere lui?"

"Così rovinerei la nostra bella amicizia, Steve non mi vede in quel modo"

"E allora perché stava per baciati? Perché non ti ha respinta?"

"Non lo so! Magari è stato preso dal momento, non ha una ragazza avrà gli ormoni impazziti...che cazzo ne so!"

"Ma per favore! Una cosa del genere te la aspetti da me o da Stark non di certo da uno come Rogers! Credi davvero che con la sua morale anni 40 ti prenderebbe per il culo?! Ti avrebbe allontanata subito dai"

"Non lo so Clint"

"Lo so io! Vai e prenditi ciò che è tuo Tasha! Finalmente qualcuno sta sciogliendo il tuo cuore non lasciartelo scappare." Fece una piccola pausa per poi abbandonare il tono serio e lasciare spazio alla sua solita ironia

 "Ti ha ridotto proprio male solo il pensiero di baciarlo figurati se lo avesse fatto!" La prese in giro, tirandole una piccola gomitata.

"Smettila! Sono confusa e spaventata non dal bacio o da lui ma da quello che provo" sussurrò. Clint non si aspettava quella dichiarazione, Natasha che aveva paura era decisamente qualcosa che non aveva mai visto. 

"Piccola, cosa ti spaventa?"

"Te l'ho detto, quello che provo"

"E cosa provi?"

"Non lo so, quando sono con lui o penso a lui mi sento diversa, come se il mondo, i problemi e… e il mio passato non ci fossero. Sento che farei qualsiasi cosa per quell'uomo"

"Oddio Tasha" il tono di Clint divenne veramente grave 

"Cosa c'è?" Chiese preoccupandosi anche lei.

"Sei davvero presa di Steve cazzo"

"Io...non.."

"Ti ricordi quando ti ho detto di Laura?"

"Sì, me lo ricordo"

"Ora capisci cosa intendevo?"

"Sì" rispose lei. In quel momento realizzò che tutto ciò che voleva era Steve, avrebbe potuto continuare a dirsi che non era la donna giusta per lui, forse era pure vero, ma era certa lui fosse l'unica persona al mondo giusta per lei. 

 

***

Finita la chiacchierata con Clint, Natasha si era rintanata nella sua stanza, aveva bisogno di stare da sola e riflettere. Aveva accettato i suoi sentimenti per il bel capitano tuttavia non era ancora sicura di cosa fare con tale rivelazione. Lui era la perfezione, senza contare che aveva tutto l'universo femminile e non solo ai suoi piedi, lei invece, seppur bella, cosa che non diceva di se stessa ma che le avevano sempre fatto notare, era ben lontana dall'avere dei pretendenti soprattutto dopo che tutto il mondo aveva saputo chi fosse davvero Natasha Romanoff. Pericolosa, spietata e senza cuore erano solo tre dell'infinita lista di aggettivi che si sentiva rivolgere da una vita intera. Non poteva certo dire di non meritarlo, anzi spesso metteva proprio in luce tali aspetti di proposito, come se fossero le uniche sfaccettature della sua personalità. Eppure anche lei, come tutti gli esseri umani, soprattutto il genere femminile, aveva mille lati e alcuni erano tutt'altro che crudeli. Per un lungo periodo, praticamente la sua intera vita, aveva nascosto, credendo di aver perso del tutto, l'innocenza e la dolcezza di quella bimba che amava ballare, invece quando aveva visto Clint con i suoi bambini aveva per la prima volta sentito di avere anche lei un cuore. Lui le aveva mostrato la sua famiglia, di cui nessuno sapeva l'esistenza, anche se all'epoca lei non era altro che la crudele spia doppiogiochista. Quando, prima di fargliela conoscere, le aveva parlato di Laura, sua moglie, lei non aveva capito, anche se aveva ascoltato con cura, ma aveva sentito dentro di lei qualcosa stringersi, era la consapevolezza di non poter mai provare quel genere di sentimenti. A distanza di anni si trovava, invece, a provare esattamente quelle cose. Clint aveva ragione quando le aveva detto che anche lei un giorno si sarebbe sciolta.

 

Un giorno capirai Tasha, un giorno anche tu troverai la persona che riuscirà a fare uscire il lato di te che tieni nascosto. Quello che vedo quando giochi con loro.

 

Natasha sorrise nel ricordare quel pomeriggio. Aveva completato da poco la prova dello shield per diventare operativa e nessuno ancora si fidava di lei, tranne l'uomo che l'aveva portata lì, Clint. Anche lui,come lei, era freddo e distaccato con tutti ma sembrava avere un debole per la russa, come la definivano gli altri. Si era legato a lei tanto da rivelarle di avere una moglie e due bimbi molto piccoli. Quella volta però erano entrambi feriti e lui l'aveva addirittura portata a casa sua. Dopo che Laura l'aveva aiutata con le medicazioni Natasha si era ritrovata i due bimbi piccoli che la guardavano curiosi. Dopo pochi minuti era finita sull'ampio tappeto a giocare con quelle pesti che non avevano tardato ad appellarla zia Nat. Era stata la prima volta che aveva rivelato il suo grandissimo cuore. Inutile dire che con Steve si sentiva come con quei bambini, libera di essere se stessa, di non nascondere la sua parte più umana e addirittura dolce.

Sapeva che nessun altro al mondo le avrebbe mai fatto provare nuovamente quello che provava con il suo bel capitano, però era anche spaventata dall'idea che lui non provasse lo stesso, come biasimarlo in fondo, chi voleva un'assassina come ragazza?! Lui meritava di meglio questo era certo, ma l'idea di vederlo con un'altra donna le faceva ribollire il sangue, nonostante avesse cercato di trovargli una fidanzata per mesi. Ora sapeva che tutte quelle provocazioni non erano altro che scuse per passare anche solo altri cinque minuti con lui, nella speranza che chiedesse a lei di uscire. Si diede mentalmente della stupida.

 

È difficile fidarsi di qualcuno quando non si sa chi questa persona sia veramente 

 

Natasha sospirò continuando a fissare il soffitto, Steve  non era materiale per lei.

Qualcuno bussò alla porta,  destandola dai suoi pensieri, guardò l'ora erano già le 7 di sera e non se n'era nemmeno resa conto. Non usciva dal monolocale da quella mattina, si era fatta qualcosa da mangiare veloce e aveva letto qualcosa per un po', ma la sua mente era troppo persa per concentrarsi. 

Andò ad aprire e si trovò davanti i due splendidi occhi azzurri che non riusciva a togliersi dalla mente da tutto il giorno.

"Steve? Che ci fai qui?"

"Ciao Nat, non ti ho visto tutto il giorno stai...stai bene?"

"Sì grazie io...leggevo. Entra" disse facendo passare il biondo che, titubante quanto lei, attraversò la porta.

"Tu stai...stai bene?" Chiese la rossa, non sapeva nemmeno lei perché si sentisse così in imbarazzo, tra loro c'era sempre stata un'intesa bellissima, aveva decisamente pensato troppo a lungo a lui.

"Io sì sto bene. Mi sono annoiato parecchio però, senza nessuno che mi facesse dannare sai?"

Natasha sorrise chiedendosi se quello fosse un modo carino di dirle che gli era mancata. 

"Nat ti va di andare in un posto? È qui nella torre ma vorrei farti vedere una cosa…"

"Certo! Fammi mettere qualcosa di decente, tu mettiti pure comodo" gli sorrise leggermente avviandosi verso l'armadio mentre lui si sedeva sul letto. 

Aprì l'armadio e prese alcuni vestiti e poi si bloccò, le era venuta un'idea ma forse era troppo azzardato. Ci pensò qualche secondo, in fondo era lui ad averla cercata tanto valeva provare.

"Steve?"

"Sì"

"Ti va se dopo andiamo a mangiare qualcosa? Conosco un posto non troppo lontano, è carino e molto informale, un po' vecchio stile, secondo me potrebbe piacerti." Gli sorrise nella speranza che il biondo almeno tenesse in considerazione l'idea. Steve a dire il vero non aspettava altro, infatti ricambiò il sorriso della spia, felice che avesse proposto lei quello che lui non aveva il coraggio di chiederle. 

"Assolutamente! Anzi ho proprio una gran fame. Potremmo andare prima a mangiare tanto quello che volevo mostrarti è sempre qui" Non gli importava davvero di portarla sul tetto della torre al tramonto, voleva solo stare con lei, qualsiasi posto sarebbe andato più che bene.

"Oh no ma non volevo sconvolgere i tuoi piani"

"Non l'hai fatto anzi hai proposto qualcosa di meglio" al dolce sorriso di Steve Natasha si sciolse lasciandosi andare anche lei nel più spontaneo dei sorrisi che il ragazzo le avesse mai visto fare.

La russa posò i vestiti prendendone altri e si avviò al bagno.

Qualche minuto dopo uscì e Steve non riuscì a trattenersi, rimase letteralmente a bocca aperta guardandola, facendo ridere la rossa.

"Chiudi la bocca o ti entrano le mosche Steve" lo prese in giro Natasha che, sotto sotto, era a dir poco entusiasta della sua reazione, era proprio quella che voleva.

Il capitano non riusciva a toglierle gli occhi di dosso, la ragazza era bellissima. I boccoli prima disordinati erano morbidamente appoggiati sulle sue spalle, coperte da un top nero a spalline larghe che metteva in risalto il seno prosperoso della spia e  finiva scontrandosi con l'elastico della gonna a vita alta, lasciando intravedere solo una sottile strisciolina di pelle, a causa del bordo irregolare del top. La gonna scozzese, rossa nera e beige, era, a parere di Steve, particolarmente corta, copriva infatti fino a metà coscia ed era svasata dando così al capitano un maggior senso di nudità, non che gli dispiacesse a dire il vero. Natasha si era anche truccata, la matita, l'ombretto, scuri ma ben sfumati, e le lunghe ciglia facevano risaltare i bellissimi occhi verdi della spia mentre le sue labbra erano coperte da un leggero velo di rossetto rosso.  

Uno spettacolo agli occhi di Steve.

La ragazza afferrò poi il suo giubbotto di pelle e infilò i suoi dr Martens neri, non senza imbottirli con un paio di coltelli che Steve non sapeva da dove fossero usciti.

"Sono pronta!"

"Sei stupenda Nat."

Le guance della spia si colorarono leggermente di rosso, non era mai arrossita in vita sua ma ormai aveva capito che con Steve tutto era diverso. 

I due uscirono di soppiatto dalla torre, cercando di non farsi vedere dai loro amici. Non erano pronti a spiegare cosa stesse succedendo tra loro, soprattutto perché non lo sapevano manco loro. 

"Possiamo andare a piedi, che dici? Tanto è qua vicino"

"Va benissimo Nat"

Non appena furono fuori dalla visuale della torre, ben mescolati con le altre persone la mano di Natasha scivolò in quella del capitano, non aveva idea di come fosse successo e da dove fosse uscita tutta quella spontaneità ma poco le importava soprattutto perché Steve intrecciò le dita alle sue con piacere.

I due camminarono mano nella mano, in silenzio godendosi a pieno ogni secondo di quel dolce contatto come se da un momento all'altro potesse finire.

"Ecco è questo" disse ad un certo punto Natasha tirando il capitano verso la porta del locale. Era un piccolo fast food, arredato in stile anni 40 con dei tavolini molto semplici e un piccolo dehor esterno dove vi erano altri tavoli che, a Steve, ricordavano quelli da pic nic. I due presero posto in un angolo ordinando due hamburger e una scorta assurda di patatine.

"Che te ne pare?" Chiese la rossa mentre aspettavano le ordinazioni.

"È davvero carino, molto tranquillo poi"

"Lo amo per quello, senza parlare del cibo è fantastico"

"Ora vedremo se hai ragione, altrimenti vedrai…" 

Natasha rise al tentativo di Steve di fare il cattivo, mise su uno dei suoi sorrisi maliziosi e rispose "e cosa mi fai se non ti piace il cibo, capitano?" Il tono malizioso fece arrossire il biondo che però cercò di reagire alla provocazione "non lo so ci devo ancora pensare"

"Oh be' se vuoi ho delle idee"

Steve arrossì sempre di più ma trovò comunque il coraggio di dire "tipo?"

"Potresti…" lasciò appositamente la frase in sospeso mordendosi il labbro inferiore, cosa che Steve trovò estremamente sensuale. 

"...farmi mangiare del ketchup! Lo detesto"

La sua espressione e il tono della sua voce cambiarono completamente, diventando rilassati e divertiti. Era impressionante quanto in fretta sapesse cambiare tono, come se le bastasse uno schiocco di dita per essere una persona completamente diversa. In questo caso la cosa aveva divertito Steve che aveva pensato gli avrebbe dato una risposta decisamente diversa, però si rendeva perfettamente conto di quanto Natasha fosse un camaleonte. Sapeva di aver perso la testa per una donna parecchio complicata.

"Davvero non ti piace il ketchup?"

"Eh già, mi fa veramente schifo."

"Non lo sapevo!"

"Ci sono tante cose che non sai di me, Steve" quelle parole erano quasi un sussurro, ma non erano certo sfuggite al super udito del biondo.

"Non è facile conoscerti, sai cambiare personalità così in fretta e non riveli quasi mai chi sei veramente"

"È vero, ma tu puoi considerarti un'eccezione, Steve." 

"Lo so, io l'ho vista la vera Natasha ed è meravigliosa"

"La stai vedendo anche ora, l'ironia e la malizia fanno parte di quella che sono veramente"

"Sì, ma quelle parti sono quelle che fai uscire più spesso. Il tuo lato dolce è tutt'altra storia. Non fraintendere, adoro la tua ironia, senza le tue continue provocazioni mi sono sentito più solo del previsto, però il tuo cuore è come un fiore rarissimo, solo i più fortunati lo vedono"

"Solo tu Steve lo puoi vedere davvero"

"Sono onorato di questo privilegio"

"Oh be' io non lo sarei se fossi in te"

Il capitano non fece tempo a chiedere spiegazioni, il cameriere si avvicinò con i loro due hamburger e le patatine.

"Wow hanno davvero un bell'aspetto!" Commentò il biondo un po' triste dell'occasione sprecata.

"E sono anche arrivati super veloci oltre ad essere super buoni"

"Ora assaggio e se stai mentendo ti riempio le patatine di ketchup!" La minacciò divertito Steve che aveva tutte le intenzioni di sfruttare quella piccola informazione acquisita. 

"Oh no! Per fortuna il cibo qui è una garanzia!"

Non aveva torto, sia il panino che le patatine erano tra i migliori che Steve avesse mai mangiato. 

Finita la cena i due decisero di fare ancora un giretto e si ritrovarono ben presto a vagare senza meta mentre chiacchieravano.

Le risate e i sorrisi dei due riempivano l'aria attorno a loro mentre si tenevano per mano come tante altre coppie che gli passavano a fianco. 

Passare del tempo insieme e parlare sembrava una cosa così naturale per i due, dava ad entrambi un senso di normalità che solitamente non potevano permettersi. In quel momento infatti c'erano solo loro, niente problemi, niente mondo da salvare e supereroi solo un ragazzo e una ragazza che felici trascorrevano una serata insieme.

"Ti va un gelato?" Chiese allegra la rossa, Steve non l'aveva mai vista sorridere così tanto, solitamente tutto ciò che concedeva erano sorrisini maliziosi e risate ironiche mentre quella sera gli aveva regalato una serie molto lunga di sorrisi veri, caldi, spontanei e risate piene di vitalità. Per la prima volta da quando era uscito dal ghiaccio si sentiva davvero scongelato e pieno di energia, felice.

"Sì!" Rispose il biondo, pronto a seguirla nel locale.

La gelateria era piccola, tuttavia vantava una varietà di gelati davvero sorprendente, vi era qualche tavolino ma la maggior parte delle persone preferiva prendere il gelato e uscire. A Steve ricordava molto le gelaterie che aveva visto in Italia negli anni 40, per via dei colori pastello e quell'aria di antico un po' fiabesco che si respirava. I gelati inoltre avevano un aspetto molto invitante, a differenza di quelli dei chioschi americani, molto frequenti a Manhattan, che spacciavano per gelati delle creme pesantissime super piene di schifezze chimiche all'aroma di vaniglia. 

I due si persero un attimo a guardare la vetrina del banco piena di colori associati a gusti dai nomi particolari, i gelati avevano una consistenza decisamente diversa dal solito, più spumosa e invitante. Steve non aveva la più pallida idea di cosa la maggior parte di quei nomi significassero quindi il suo metro di giudizio si basava puramente su colore e aspetto, Natasha invece non si era soffermata nello stesso modo, preferendo spostare l'attenzione sul bel capitano.

"Avete deciso? Se siete indecisi posso farvi assaggiare qualcosa così non prendete un gusto che non vi piace!" Disse allegro il gelataio, era di mezza età e parlava perfettamente inglese ma il suo aspetto non lasciava dubbi sulle sue origini italiane, cosa che rafforzava la convinzione di Steve sul fatto che quel gelato dovesse essere buonissimo.

"Per me un cono tiramisù e cioccolato fondente" rispose Natasha sfoggiando un accento perfetto nella pronuncia delle parole italiane, cosa che stupì sia il capitano che il gelataio.

"Io… be' non so cosa siano la maggior parte delle cose però… biscotto e caffè"

La russa rise leggermente mentre afferrava il suo cono, poi si avvicinò al bancone per pagare i due gelati ma Steve la bloccò dando al gelataio i soldi.

"Steve piantala dai! Ti ho invitato io e già hai voluto pagare la cena!"

"Non lasciò pagare una donzella….in qualche modo dovrò pure conquistarti no?!" Sorrise mentre la ragazza gli poggiò la mano libera sul petto.

"Oh Steve ma quello l'hai già fatto tempo fa e non così" le sue parole avevano un tono misto tra il dolce e il malizioso, tuttavia il capitano sapeva che non gli stava mentendo.

Natasha si allontanò uscendo dal negozio, non poteva mostrare le sue guance rosse, si era lasciata scappare un po' troppo e già sapeva né avrebbe pagate le conseguenze.

"Be' non male direi giovanotto. Sei fortunato, bella e non pretenziosa, sembra perfetta." Gli disse il gelataio guardando la rossa uscire dal suo negozio.

"Oh lo è"

Poco dopo anche Steve la raggiunse fuori, Natasha stava guardando nel vuoto mangiando silenziosa il suo gelato, aveva ancora le guance leggermente più rosee del solito cosa che fece decisamente sorridere il capitano. 

"Tutto bene?"

"Sì, certo. Grazie per il gelato"

Steve le strinse la mano nella sua, ormai certo che quel gesto le facesse piacere quanto a lui. Era così insolito vedere Natasha imbarazzata per qualcosa che si era lasciata sfuggire che il capitano non riusciva proprio a toglierle gli occhi di dosso.

"Che c'è Steve?" Gli chiese la rossa mentre si incamminavano nuovamente e lui continuava a guardarla.

"Nulla. Te lo avranno già detto in mille ma....Sei bellissima, lo sai?"

"Me lo dicono spesso, è vero, ma nessuno di quelli che l'ha fatto era te Steve. Solo detto da te è davvero un complimento"

Anche le guance del biondo si colorarono di rosso, visti da fuori sembravano due adolescenti al primo appuntamento della loro vita con la propria cotta, nessuno avrebbe detto che quei due avevano salvato il mondo. 

Ricominciarono a vagare mangiando il gelato silenziosi tanto che ben presto si ritrovarono nel più famoso parco del mondo. Central Park alla sera passava da covo di drogati, a coppiette che si baciano nel giro di pochi metri, tuttavia ai due non importava molto, finito il gelato sembrava essere finito anche il velo di imbarazzo che si era creato tra loro e avevano ricominciato a chiacchierare come se nulla fosse, come se il mondo non ci fosse. 

Solo quando raggiunsero il famoso laghetto al centro del parco decisero di rallentare e avvicinarsi ad esso per godersi lo spettacolo. Lo Skyline dei grattacieli che circondavano central park si rifletteva immenso e luminoso nell'acqua limpida, creando uno spettacolo di luci decisamente mozzafiato. 

Non era la prima volta che i due eroi godevano di quel meraviglioso paesaggio, tuttavia nessuno dei due vi era mai andato in quelle circostanze. Steve era solo stato lì per disegnare tranquillo, mentre la russa ci andava spesso a fare jogging. Per entrambi, fino a quel momento, central park era stato un luogo dove potevano stare tranquilli lontano da tutti, eppure in quell'istante era diventato un posto terribilmente romantico. 

"È bellissimo" sospirò la rossa osservando i grattacieli riflessi nell'acqua.

"Mai quanto te"

Natasha si girò verso di lui e lo guardò stranita "questa l'hai trovata nei biscotti della fortuna vero?" Gli sussurrò. Steve arrossì, ma quando la vide ridacchiare capì che lo stava solo prendendo un po' in giro. I due si persero a guardarsi, avvicinandosi lentamente come attratti da una calamita, esattamente come quella mattina nella cucina, ma questa volta nessuno arrivò urlando. Natasha lasciò cadere le braccia attorno al collo del capitano, lui le avvolse i fianchi dolcemente mentre le loro labbra finalmente si toccarono. Iniziò come un bacio lento e dolce, ma ben presto tutta la passione che i due tenevano dentro ricadde in quel contatto. Il bacio si fece sempre più passionale, una lotta di labbra e lingue tanto che Steve face fatica a non lasciar scivolare le mani lungo la schiena della rossa, mentre anche i loro corpi bramavano un contatto più profondo.

Furono solo le urla di alcuni passanti, scioccati da quella manifestazione di affetto pubblica un po' eccessiva ,a destarlo.

All'ennesimo prendetevi una stanza i due si separarono, avevano le guance e le labbra rossissime, erano chiaramente in imbarazzo, avevano decisamente perso il controllo tuttavia due enormi sorrisi si formarono sui loro visi.

"Che ne dici di tornare alla torre?" Bisbigliò imbarazzatissimo Steve.

"Direi che è un'ottima idea sai, prendiamo un taxi però"

Il biondo sorrise prendendole la mano "assolutamente"

 

Il viaggio in taxi fu piuttosto turbolento, i due non riuscirono a staccare le labbra nemmeno per un secondo, non sapevano neppure come fossero arrivati alla torre ancora vestiti.

Scesero alla velocità della luce, mano nella mano incuranti ormai che qualcuno potesse vederli, e si fiondarono all'interno dell'imponente grattacielo. Nei loro gesti c'era urgenza, un bisogno estremo di contatto, una sorta di paura che il sogno svanisse ad un'ora precisa un po' come quello di Cenerentola, eppure erano consapevoli che nessuno li avrebbe divisi.

Entrarono in ascensore cominciando nuovamente a baciarsi con passione, Steve era schiacciato contro le pareti dal corpo della rossa che non riusciva a staccarsi dal suo capitano. 

Fu solo quando le piccole mani di Natasha si insinuarono sotto la felpa del biondo  che quest'ultimo realizzò cosa stesse per succedere.

"Nat...Nat aspetta" la voce di Steve era roca, chiaramente quel contatto non gli dispiaceva affatto, come tutto il suo corpo dava prova. Quando lei allontanò le dita dai suoi pettorali e le labbra dal suo collo fu come se qualcuno gli avesse asportato un qualche organo vitale. Lo stesso effetto ebbe Natasha che quando si sentì costretta ad allontanarsi da lui percepì una sorta di gelo.

"Che c'è Steve?" Chiese, preoccupata di aver esagerato. Per lei il sesso era sempre stato parte del lavoro, era abituata a quel tipo di contatto anche se, chiaramente, con lui la cosa era molto più piacevole. Per Steve tutto era diverso, lei era la prima donna con cui sperimentava un tipo di contatto più profondo del semplice bacio.

"Forse...forse dovremmo rallentare" 

"Sì...credo, credo di sì" la ragazza abbassò lo sguardo.

"Nat non è colpa tua solo io non ho mai…"

"Lo so Steve" gli accarezzò la guancia dolcemente 

La strinse a sé "Nat io ti…"

"Shhh. Non dirlo" gli passò un dito sulle labbra interrompendolo.

L'ascensore si fermò di colpo sul piano della ragazza che sciolse l'abbraccio e gli diede un dolce bacio sulla guancia, proprio come quel giorno al cimitero.

"Notte capitano"

"Buona notte"

***

Natasha si stese a letto ma non riusciva a chiudere occhio, non appena prendeva sonno i suoi peggiori demoni si impossessavano della sua mente. Bambini che piangevano, donne che imploravano, sesso, sangue e morte erano solo una piccolissima parte del suo oscuro passato che nemmeno i file dello shield riuscivano a racchiudere per intero. Alla fine di ogni breve incubo lo stesso pensiero riempiva la mente, gli stessi splendidi occhi azzurri e la consapevolezza di non meritarli.

Erano le tre passate quando la rossa, stanca di quello che il suo cervello continuava a mostrarle, calció via la coperta e decise di andare nel salotto comune. Non appena varcò la soglia notò subito una figura seduta sul divano di pelle, nonostante le stesse le spalle e la luce fosse fioca avrebbe riconosciuto quell'uomo tra milioni. 

"Steve?"

Il biondo fece uno scatto, chiaramente non l'aveva sentita, era troppo concentrato a disegnare.

"Nat? Che ci fai qui?" Le domando mentre lei si avvicinava al divano.

Natasha scrollò le spalle e invece di rispondere ripropose la sua stessa domanda"Tu?"

"Mi andava di disegnare"

"Sei un pessimo bugiardo sai? Fammi vedere va" sorrise la rossa saltando lo schienale del divano e sedendosi accanto a Steve che, dolcemente, le porse il piccolo taccuino.

Natasha lo guardò per qualche secondo, anche se non era ancora finito si distingueva chiaramente il lago di central park con tutti i suoi grattacieli e due figure, ancora abbozzate che di fronte a quello spettacolo si baciavano.

"È bellissimo Steve"

"Una volta finito sarà tuo"

"Io non…"

"L'ho fatto per te, solo non mi aspettavo mi cogliessi sul fatto"

"Perché sei qui? E non dirmi per disegnare perché sono sicura in camera tua si possa disegnare pure meglio"

"Incubi. Il mio passato, la guerra, Bucky, Peggy e poi te. Continuo a sognare te, negli anni 40 al posto di Peggy, continuo a sognare di abbandonare anche te."

"Non succederà Steve. So che non lo farai e poi sei stato costretto, non è colpa tua se hai dovuto abbandonarla, sai." Gli accarezzò dolcemente il volto, vederlo soffrire era terribile, non se lo meritava.

"Steve? Hai...hai mai pensato che forse questo era il tuo destino?"

"Sì, sono certo che sia così da quando ho capito… da quando...Ho te” Era chiaro ad entrambi cosa davvero Steve stesse per dire, ma si era reso conto in tempo che fosse troppo presto e Natasha gliene fu davvero grata.

“Anche io sono qui per gli incubi. Il mio passato mi tormenta, ogni cosa che ho fatto mi porta a pensare di non meritare tutto quello che ho ora.”

“Questo non è vero. Tu meriteresti molto di più”
“Questo lo dici perchè non hai idea di cosa io abbia fatto nella mia vita prima di diventare un’agente dello Shield”
“Ho letto il rapporto Nat”
La rossa si lasciò scappare una risata, terribilmente fredda ed ironica che non aveva nulla a che vedere con quelle che gli aveva regalato durante tutta la serata.

“Lì non ci sono tutte le cose che ho fatto, dovrebbe però darti una buona idea di chi hai davanti”
“No. Tu non sei più quella donna Nat. Io ti conosco, ti ho vista in azione. Sono i tuoi incubi a a parlare ora e, credimi, ti capisco molto bene, ma fuggire dal passato è impossibile”

“Lo so, ci ho provato tante volte però ora non voglio più. Steve io non voglio più scappare”
“E allora non farlo. Resta con me” Il capitano la strinse tra le sue braccia dandole un dolce bacio sulla testa per poi riprendere “ Facciamo un patto, Nat. Quando hai gli incubi vieni da me”

La ragazza si allontanò leggermente da lui per guardarlo negli occhi e con un sorrisetto malizioso rispose “Solo se tu fai lo stesso” 

“Affare fatto allora”

Il capitano le sorrise, stringendola nuovamente tra le sue braccia mentre lei appoggiò la testa alla sua spalla.

A nessuno dei due in quel momento importava degli incubi o del proprio passato ma solo del presente e della persona con cui avrebbero costruito il futuro.

 

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Capitolo 3
*** Qualcuno su cui contare ***


   

Nota: Sono tornata con le mie storielle pazze! L'università mi sta uccidendo dunque sono sparita ma ho in serbo ancora qualche schifezzina da pubblicare! Volevo solo ringraziare quelle persone che hanno aggiunto la storia tra quelle da ricordare/preferite/seguite, mi avete scaldato il cuore e reso la giornata migliore! Buona lettura per quelli abbastanza coraggiosi da leggere i miei scleri fatti a fanfic!

 

 Qualcuno su cui contare

Stark tower- post winter soldier- pre age of ultron. 

Natasha si trovava davanti al più grande e controverso degli edifici di New York. Tanti lo trovavano un obbrobrio, altri lo ritenevano un capolavoro e sognavano di visitarlo. A lei era indifferente, eppure era una degli eletti che potevano entrare e uscire a suo piacimento, infatti le era stata offerta una stanza lì.

 Dopo che avevano visto lo shield cadere gli Avengers si erano riuniti, con l'aiuto economico di Stark, per rimediare almeno alcuni dei danni del Hydra. Ormai quella che era la Stark tower recava solo una gigantesca A, simbolo dei vendicatori, di cui ancora non credeva di far parte. 

Il semaforo diventò finalmente verde e Natasha, con fare sicuro, tirò il suo trolley nero fino al marciapiede avviandosi verso l'entrata dell'imponente edificio. 

"Signorina Romanoff, benvenuta" 

"Hill“ le due ex colleghe si scambiarono uno sguardo d'intesa, era chiaro che quella per loro fosse pura formalità.

" Seguimi" Maria uscì da dietro la scrivania facendo strada. 

"Da quando fai la receptionist eh?" 

"Da quando tu e il biondino tutto muscoli avete fatto fuori lo shield" 

Natasha sorrise, seppur per lei non fosse finita troppo bene doveva ammettere che la compagnia di Steve non le era dispiaciuta. Adorava provocarlo e dargli fastidio anche se alla fine erano diventati amici. Forse. 

Le porte dell'ascensore si aprirono distogliendo Natasha dai suoi pensieri, una volta salite la Hill esclamò "La tua stanza è al 27esimo piano." fece una pausa poi, con fare malizioso, aggiunse "Tu e il biondino cercate di non distruggere anche quello" 

Natasha alzò gli occhi al cielo accennando un sorriso. "Grazie Hill, ci vediamo. Mi raccomando non abbracciare lo stereotipo della segretaria altrimenti Pepper ti fa fuori" 

La mora le alzò il dito medio mentre entrambe ridacchiavano. 

Le era mancato tutto ciò. Percorse il corridoio rendendosi conto solo in quel momento che quella bastarda non le aveva detto quale fosse la sua stanza. 

Le due porte erano perfettamente identiche, non c'erano serrature né altri tipi di chiusure, probabilmente avevano qualche tipo di apertura biometrica. Si guardò intorno per un secondo poi disse "Jarvis?" 

"Mi dica signorina Romanoff" 

"qual è la mia stanza?" 

"alla sua destra" 

"grazie" 

Proprio mentre parlava "da sola" la porta alla sua sinistra si aprì. 

"mi sembrava di aver sentito una voce conosciuta!" 

"Steve!" esclamò sorpresa, non si aspettava fosse in camera a quell'ora. 

"Nat, sei tornata!" 

Il ragazzo uscì dalla stanza andandole in contro per un abbraccio. 

Natasha sorrise ricambiando la stretta del ragazzo. Fino a quel momento non si era resa conto di quanto Steve le fosse mancato. Si sapeva che nel suo skill set non fossero presenti doti sociali ma con lui era diverso. Non riusciva a mentire davanti ai suoi profondi occhi azzurri, facevano uscire una parte di lei che teneva ben nascosta, tanto da non sapere più nemmeno lei di possederla. O forse non lo aveva proprio mai saputo, fino a quel giorno a casa di Sam. 

Steve sciolse l'abbraccio portando lo sguardo su di lei  "allora com'è andato il tuo viaggio alla ricerca di una copertura?" 

"meh, sono stata interrotta sul più bello. Tu? hai chiamato Sharon?" lo guardò con fare malizioso facendolo arrossire. Quanto le era mancato metterlo in imbarazzo, vedere le sue guance tingersi e il suo sguardo abbassarsi. 

"ehm no… Sai sono stato impegnato a cercare…" 

"ancora nulla?" chiese, tornando seria. 

"no. Ora se ne sta occupando Sam vista la nostra nuova missione" 

"Come sta Sam?" 

"Questa sera dovrebbe passare di qui, sarà felice di vederti" 

Natasha sorrise "eravamo una bella squadra" 

"lo siamo ancora Nat" 

"hai qualcosa da fare?" 

"Volevo allenarmi. Vuoi unirti?" 

"vuoi farti spaccare il culo Rogers?" 

"voglio spaccare il tuo Romanoff" 

Natasha scoppiò a ridere, era chiaro Steve non si fosse nemmeno reso conto dell'allusione sessuale che aveva appena fatto. 

"Prima devo salutare gli altri e prima ancora posare la mia valigia" disse afferrando la maniglia della porta che con un piccolo bip si aprì. 

Le era bastato un secondo sguardo per notare una scansione digitale sulla maniglia. 

"Benvenuta Natalie…" 

"sta zitto, non ho tempo per i convenevoli" disse buttando la valigia, prima di uscire aggiunse "chiamami ancora Natalie e ti do fuoco" 

"certamente" 

Chiuse la porta poi rivolgendosi a Steve disse "maledetto Stark prima o poi lo uccido. A proposito dove sarà quel cretino?" 

"sicuramente con Bruce nei laboratori" 

"Thor?" 

"Non c'è, sta cercando un modo per trovare lo scettro di Loki che è finito nelle mani del Hydra" 

"avete già rintracciato alcune basi?" 

"No. Ci stiamo provando. A quanto so anche Barton sta cercando informazioni al riguardo" 

"avete già parlato con gli ex agenti?" 

"sí, ma quelli che hanno parlato lo hanno fatto perché non sono del Hydra e non sanno nulla. Stiamo cercando di rintracciare gli spostamenti di quelli che sappiamo essere coinvolti e sono scampati all'arresto, ma per ora non ci hanno condotto da nessuna parte"

"quindi si tratta solo di aspettare?" 

"non proprio. Hill è riuscita a trovare dei documenti che possono esserci utili. Non ha voluto dire dove o come li abbia trovati ma dovrebbero recapitarli qui a breve" 

"Ma che carini siete mi avete chiamato per leggere file" ribatté la rossa, alzando gli occhi al cielo.

Mentre chiacchieravano l'ascensore li aveva condotti ai laboratori dove Bruce e Tony stavano confabulando animatamente. 

Natasha spalancò bruscamente la porta 

"Stark! Ti sono mancata?" disse citando lo stesso Tony. 

“Oh Rossa! Finalmente! Mentre tu eri in vacanza a spassartela noi abbiamo cercato di rintracciare… "

" sisi certo, non avete concluso niente, come al solito"lo interruppe lei con uno sguardo malizioso. 

" Bruce" fece un cenno di saluto verso il dottore che aveva assistito al battibecco ridacchiando. 

"Nat" ricambiò lui, "sei dei nostri ora?" 

"Pare di sì" poi aggiunse, rivolgendosi a Steve "pronto a perdere?" 

"vedremo" 

"non avrai intenzione di giocare a poker con una spia, Steve?" chiese Bruce curioso

"ci alleniamo" rispose prontamente il biondo, mentre Natasha mise su il suo solito sorrisino malizioso "non sarebbe una cattiva idea, Bruce" 

"non distruggetemi la casa voi due!" esordì Tony aggiungendo "e niente poker… Senza di me!" 

Mentre si avviavano all'uscita Natasha disse

"non rovinare la festa Stark, Rogers e io pensavamo ad una versione come dire… Alternativa" 

Steve arrossì brutalmente, mentre Natasha ridacchiava consapevole di aver appena combinato un disastro. 

"Cosa! No aspetta! Voi due…"

"scherzavo Stark… Forse" urlò Nat mentre lei e Steve salivano sull'ascensore in direzione palestra. 

"ops" 

"sei un disastro, Nat" 

"tranquillo non ci crederanno mai. Insomma dai è improbabile" mentre pronunciava quelle parole sentí una fitta allo stomaco che ignorò. Faceva male, ma era la verità. 

"perché dici così?" domandò il ragazzo genuinamente. Natasha lo guardò, lo sguardo sincero e innocente dei suoi occhi azzurri la spiazzavano, non avrebbe macchiato, con la sua anima nera, il cuore immacolato di Steve. Per sua fortuna le porte dell'ascensore si aprirono consentedole di non rispondere. Non sarebbe stata capace di mentirgli, ma la verità le avrebbe fatto indirettamente ammettere qualcosa che doveva restare nascosto. 

"non ti cambi nat?" chiese Steve osservando l'abbigliamento casual della rossa. Aveva dei pantaloni attillati di tessuto nero a vita alta e una maglia di lana bianca che lasciava intravedere il bordo dei pantaloni visto che era larga ma non troppo lunga. 

La ragazza scrollò le spalle "posso farti il culo anche così" si tolse le scarpe e le mise da parte mentre Steve toglieva la felpa restando solo con una canotta che lasciava intravedere i suoi muscoli scolpiti. 

"se ti distruggo però non accetterò i  vestiti sbagliati come scusa" disse il biondo mentre si posizionava sul tappetino. 

"oh non succederà, tranquillo" 

Anche Natasha prese posizione pronta a iniziare il primo round. 

***

"ok ok questo l'hai vinto" annaspò Natasha  sdraiandosi sul materassino 

Steve saltò in piedi baldanzoso "ti ho sistemato" 

"ma sta zitto che ti ho distrutto due round su tre!" ribatte la rossa mettendosi a sedere. "hai vinto solo perché ho fame" 

"la prossima volta ti batterò 3 su 3" disse il biondo allungando la mano verso di lei per aiutarla. "contaci Rogers, contaci" disse afferrando la mano di Steve. Lui la tirò con forza, più di quanto si aspettasse facendola finire dritta dritta sul suo petto sudato. 

Steve arrossì brutalmente al tocco della ragazza che invece lo guardò maliziosa, per poi fare una leggera pressione sui pettorali del biondo, come per spingerlo via delicatamente. 

"sto morendo di fame faccio una doccia e ordiniamo qualcosa con quei due? " 

Steve guardò l'orologio, erano le due passate "loro hanno sicuro già mangiato. Possiamo ordinare e fare la doccia così dobbiamo aspettare di meno. Cosa vuoi mangiare?" 

"quello che vuoi" rispose fregando di soppiatto la felpa che Steve si era tolto prima e andando alle docce. 

Steve ordinò la pizza visto che era sicuro piacesse anche a lei e poi andò anche lui a farsi la doccia. 

Scelse di proposito l'ultima doccia nell'angolo, la più lontana da quella che stava usando Natasha. 

"Steve? Hai dei pantaloncini da prestarmi? Non ho preso vestiti" 

"si certo vai nell'armadietto. È l'ultimo a destra partendo dalla porta" 

"grazie" 

Natasha prese un paio di shorts da indossare sotto la felpa di Steve controllando che ci fossero altri vestiti per lui. Per quanto l'idea di vederlo nudo non le dispiacesse affatto non voleva cadere in tentazione. Non poteva, non con Steve. 

Proprio mentre chiudeva lo sportello dell'armadietto il capitano spuntò dalla porta con solo un asciugamano in vita. 

Natasha cercò di non mostrare l'apprezzamento nel vedere i pettorali scolpiti e nudi di Steve. 

"ti aspetto fuori" disse poi, uscendo. 

Il capitano la seguí con lo sguardo, vederla solo con la sua felpa e i suoi pantaloncini larghi, che le stavano decisamente enormi, ma al contempo le lasciavano  le gambe quasi completamente scoperte, era un piacevole spettacolo. 

Il fatto che Natasha fosse bellissima non era certo un segreto, non a caso molte delle sue vittime erano capitolate ai suoi piedi senza il minimo sforzo da parte sua. La sua sensualità era un dono innato, certo la spia era dotata di una malizia senza precedenti, tuttavia Steve aveva notato come riuscisse ad essere sensuale anche quando non era sua intenzione esserlo. Ed era  proprio questo che lo aveva destabilizzato, o forse l'immensa dolcezza che la rossa nascondeva categoricamente dietro una maschera di finta indifferenza, muri di sarcasmo e sacchi di malizia.

Era così letale eppure così bella, così spietata ma così dolce da fare male. E lui si stava facendo parecchio male, stava letteralmente giocando con il fuoco. 

Fin da New York aveva notato quanto fosse bella e soprattutto veramente brava nel suo lavoro, tuttavia non si era fidato del tutto. Conosceva già allora, anche se solo in parte, il suo passato, aveva avuto prove delle sue capacità manipolative e per questo aveva fatto fatica a lasciarsi andare del tutto. Non si era mai sbagliato tanto in vita sua, Natasha si era dimostrata non solo una validissima alleata contro gli agenti del Hydra, ma anche una persona degna della più totale fiducia. Il vero problema però era arrivato quando, a casa di Sam, la rossa aveva lasciato che Steve vedesse il suo gran cuore. E quella era l'unica cosa che mancava per fargli perdere la testa. 

Sospirò, quando finalmente aveva superato Peggy si era impigliato in una situazione anche peggiore. 

Uscì dallo spogliatoio ma Natasha non c'era. 

"capitano Rogers, ms Romanoff la attende in cucina." 

Steve sorrise sperando fosse già arrivata la pizza, stava morendo di fame. 

"Finalmente!" esordì la rossa vedendolo entrare. 

"scusa mi ero perso nei miei pensieri" 

"a cosa pensavi?" chiese facendogli cenno di seguirla sul divano. 

"a te" rispose sedendosi e afferrando una fetta dal cartone sul tavolino. 

Natasha lo guardò mentre mordeva la sua pizza. Da una parte era curiosa di sapere cosa pensasse di lei, dall'altra sapeva già che non era ciò che sperava. 

"non vuoi sapere cosa?" la provocò Steve vedendola un po' assorta nei suoi pensieri. 

"dipende" era la verità anche se non era tutta la verità. "hai intenzione di dirmelo?" 

"se ti dicessi di no?" 

"non indagherei."

"non ti credo, Romanoff" sottolineò il suo cognome quasi come se fosse stato un assurdo soprannome. 

"Solitamente non mi importa cosa la gente pensi di me ma tu non sei la gente e so già che me lo dirai senza chiedere" sfoggiò uno dei suoi sorrisi maliziosi mentre entrambi prendevano la seconda fetta di pizza. 

"Cosa te lo fa pensare?" 

"non mi avresti dato quella risposta se non avessi voluto dirmi a cosa nello specifico stessi pensando"

"Alcune volte dimentico con chi sto parlando" 

Natasha sorrise nuovamente "non credo sia un complimento, Rogers" 

"Lo è se si riferisce a te. Sei brava in quello che fai tanto che è diventato una parte di te. Sei una spia anche quando non stai lavorando " 

"Questo perché fare la spia non è un lavoro per me, è quello che sono" 

"Non sei solo quello. Per quanto il tuo mistero, il tuo sarcasmo e le altre ottime qualità da spia che possiedi siano parte del tuo fascino, non sono neanche lontanamente paragonabili alla parte di te che tieni nascosta" 

"è a questo che pensavi vero?" 

Steve sospirò "sai già la risposta" 

La ragazza annuì sorridendo, aveva mostrato con lui un lato che nemmeno Clint aveva mai visto. Lui era come un fratello ed era esattamente come lei: una spia. Steve era diverso, aveva un cuore puro e agiva sempre in fin di bene, questo l'aveva portata a mostrare il suo lato tenero, quello che si affezionava e che si fidava delle persone. Non che non fosse legata a Barton, avrebbe dato la sua vita per quel sacco di pulci, ma era un'amicizia, un legame diverso, nato sotto circostanze diverse. Quello con Steve era più puro e in un certo senso normale. Poteva sembrare stupido, ma con lui si sentiva solo Natasha, un essere umano qualsiasi non la temibile vedova nera. Se con Clint era la parte più letale quella  che prevaleva con Steve era quella umana. 

E lui lo aveva capito. 

"non dovresti nascondere quel lato di te" la voce del biondo la destò dal suo stato di trance. 

"se non lo facessi non sarei così brava nel mio lavoro Steve. Le emozioni e i sentimenti non fanno parte della vita di una spia."

"eppure io l'ho vista quella parte di te, la sto vedendo ora" 

"perché tu non sei una spia. Tu sei la persona migliore che abbia mai incontrato. Hai una bontà e un cuore più unici che rari, Steve. Mi piace provocarti e scherzare ma è solo un gioco. Tu fai emergere il mio lato umano" fece una pausa, indecisa su come continuare "so che mi posso fidare anche a mostrarti il mio lato tenero"

"con me è al sicuro, sei al sicuro nat" 

"lo so" Natasha si avvicinò appoggiando la testa sulla sua spalla. Steve passò un braccio attorno alle sue spalle stringendo leggermente a sé. 

Era bello avere qualcuno su cui contare.

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Capitolo 4
*** Bye bye bikinis ***


Di questa storia non vado particolarmente fiera, la trovo scritta piuttosto male tuttavia non so come "correggerla" senza perdere quello che voleva essere il suo significato. In sostanza mi piace l'idea ma non come l'ho espressa, ho deciso di pubblicarla comunque non so nemmeno io il perché. Se avete voglia di lasciarmi il vostro pensiero al riguardo sarei felice! Adios ;)

 

-Post Avengers Age of Ultron-

"Prendi il costume Steve, ci vediamo alla piscina" sibilò nel microfono mentre si nascondeva per non farsi scoprire dai noti criminali. Quel maledetto hotel era un labirinto, ma almeno aveva ottimi posti dove imboscarsi per ascoltare le conversazioni altrui. Era riuscita a capire che ci sarebbe stato un incontro alla piscina e, per quanto non amasse l'idea di mettersi in costume, non vedeva l'ora di vedere Steve in imbarazzo.

Appena la via fu libera sgattaiolò fuori dal suo nascondiglio liberandosi, frettolosamente, dei vestiti di troppo, gettò loro in una delle enormi ceste del bucato lasciate in giro da quelle delle pulizie. Usò il foulard per crearsi una sorta di pareo e infilò gli occhiali da sole. Per fortuna aveva tenuto il costume da bagno sotto i vestiti, cosa che faceva sempre quando di mezzo c'erano hotel con piscina e criminali amanti dei cocktail. 

Prese svelta l'ascensore, decise di non avviarsi direttamente al luogo di incontro in modo da non destare sospetti. Il suo giretto però fece sì che Steve fosse il primo a giungere al luogo di incontro stabilito . Si guardò intorno, quel posto era davvero enorme, la piscina centrale, dalle forme tondeggianti, aveva immensi trampolini e fontanelle a fungo, poi vi erano altre vasche, più piccole, con idromassaggio e qualsiasi altra forma di relax. Non c'era moltissima gente, per fortuna pensò il biondo, perciò ci mise davvero poco a rendersi conto che la sua partner non fosse ancora arrivata.

Rimase fermo, decisamente a disagio, per alcuni minuti fino a che notò mezza piscina voltarsi, d'istinto anche lui si girò verso l'entrata chiedendosi cosa ci fosse di tanto speciale, era Natasha. 

Steve si trovò a sorridere, era così bella che tutti la guardavano, sempre non solo in quell'occasione, sembrava un angelo eppure era a dir poco letale. 

La rossa si avvicinò a lui togliendo gli occhiali da sole e stampandogli un dolce bacio sulla guancia, la loro copertura era quella di una coppia, dunque il gesto era più che lecito, tuttavia Steve si ritrovò ad arrossire come un ragazzino. 

"Niente bikini eh" scherzò poi, guardando il sensuale costume intero della collega.

"Te l'ho detto che non li metto"

"Se mai troverò Bucky questa cosa la dovrà pagare" 

"Se proprio ci tieni per te potrei fare eccezione" gli fece l'occhiolino mentre si allontanava.

Steve rimase immobile incapace di ribattere, possibile che quella donna sapesse sempre come spiazzarlo. Si perse a guardarla lasciando scivolare lo sguardo sulla schiena della collega, che nel mentre si era tolta il pareo, fino al suo fondoschiena e alle gambe perfette. La ragazza si sedette al piccolo chiosco ordinando un cocktail e attaccando, abilmente, bottone con il tizio tatuato accanto a lei. 

Quando lui fece per abbracciarla però lei si scansò indicando Steve e facendogli cenno di avvicinarsi, era chiaramente una tattica anche se non sapeva cosa frullasse nella testa della russa.

"Oh hai un fidanzato" 

Natasha ridacchiò "sì...però sei molto carino" si alzò e prese Steve per mano allontanandosi.

"Che stai facendo Nat?"

"Faccio quello che fanno tutti, bevo cocktail e faccio amicizia. Non puoi stare impalato a guardare in giro, sei sospetto. Ora lui penserà che siamo solo una normale coppietta e magari i suoi amici laggiù smetteranno di tenerti d'occhio"

"Sai che non sono bravo con le coperture. Questo era un lavoro per te e…"

"Siete tutti piuttosto scarsi in materia, cioè siete ok ma…"

"Sei tu che sei troppo brava in questo"

Natasha si sedette sul bordo della piscina, dove l'acqua era piuttosto alta, Steve la seguì sedendosi accanto a lei con le gambe immerse nell'acqua azzurrina. 

La ragazza si lasciò poi cadere leggera nell'acqua "vieni anche tu?"

"Non mi piacciono le piscine"

Natasha gli schizzò un po' d'acqua per poi nuotare via ridacchiando dell'espressione infastidita di Steve. Era chiaro volesse avvicinarsi all'altro gruppo di tizi tatuati che stavano chiacchierando a bordo piscina. Purtroppo però non solo Natasha aveva deciso di nuotare in quella zona, un gruppo di ragazzi infatti si diresse verso il trampolino, poco lontano dai loro obiettivi, obbligando così i trafficanti a spostarsi.

Steve fece una faccia contrariata ma notò, e apprezzò, l'abilità della collega che senza battere ciglio continuò a nuotare facendo tutta la vasca.

Steve sapeva che era il suo turno.

"Tesoro" si mise a fare gesti per attirare l'attenzione della russa che, arrivata al bordo, si fermò osservandolo

"Vado nell'idromassaggio vieni?"

"Faccio ancora una vasca e arrivo amore" gli gridò sorridendo radiosa.

Steve si diresse verso la vasca, un po' titubante, sperava che non lo notassero e i loro obiettivi rimanessero lì a parlare.

Entrò e si sedette sul primo scalino,  aveva sempre amato nuotare però le piscine moderne lo mettevano terribilmente a disagio, non sapeva la ragione. Non appena entrò toccando l'acqua il suo corpo si irrigidì.

"Scendi di uno scalino" gli sussurrò una voce nel suo orecchio, mentre due piccole mani si appoggiavano delicate sulle sue spalle.

"Nat…"

"Ci sono io qui, non può succedere nulla"

La ragazza lasciò scorrere le braccia lungo le spalle di Steve portando le mani al suo petto e i loro corpi a scontrarsi.

Il capitano sospirò e fece quanto gli era stato richiesto così Natasha si sedette dietro di lui, sullo scalino più alto. Le gambe della rossa gli cingevano i fianchi, il petto di lei contro la sua schiena e il mento sulla sua spalla, sembravano davvero una coppietta. 

"Meglio?"

"Umm" rispose lui, certo ora la piscina non era più un problema perché ne aveva uno più grande. Era troppo vicina, sapeva lei lo stesse facendo solo per copertura però non poteva negare che quel contatto gli scaldasse il cuore più del dovuto.

La ragazza si allontanò leggermente iniziando a fargli un massaggio alle spalle.

"Oddio Steve hai i muscoli davvero rigidi, ricordami di farti un massaggio serio a fine missione" gli bisbigliò nell'orecchio facendogli venire la pelle d'oca.

"Andrò da una massaggiatrice allora, non voglio disturbarti" riuscì a sbiascicare mentre sentiva le spalle sciogliersi al tocco delle sue mani.

"Oh be' come preferisci. Io lo faccio volentieri, mi piace fare i massaggi" avrebbe voluto aggiungere che le piaceva particolarmente se quelli a cui doveva farli avevano il suo corpo ma evitò, sapeva lo avrebbe imbarazzato. 

"Dio Nat hai delle mani magiche" 

La ragazza sorrise soddisfatta, questa volta però non riuscì proprio a trattenere un commento "oh non ne hai nemmeno idea" 

"Be' allora mostramelo"

 Si aspettava che il suo tono malizioso lo mettesse in imbarazzo invece si era trovata lei in una posizione decisamente scomoda. 

 Steve dal canto suo non sapeva cosa gli fosse preso, forse passava troppo tempo con lei tanto da aver assorbito un po' di malizia, il fatto che avesse un corpo da paura e un viso perfetto poi non aiutavano. Era pur sempre un essere umano certe cose mancavano anche a lui.

Natasha fece scendere le mani ad un altro punto continuando a sciogliere i possenti muscoli del capitano, il massaggio era così piacevole che Steve lasciò andare la testa leggermente all'indietro e la rossa non riuscì più a trattenersi, appoggio le labbra poco sotto l'orecchio del biondo lasciando una scia di sensuali piccoli baci sul suo collo mentre lasciava scorrere le mani sui suoi addominali scolpiti.

Poco dopo con un balzo Natasha salì a cavalcioni sulle gambe del capitano, le cose si stavano facendo davvero interessanti dietro di loro, aveva bisogno di una visuale migliore quindi approfittò del momento, o almeno disse a se stessa che fosse solo quello il motivo del gesto che aveva appena fatto.

"Nat..cosa...cosa.. c'è..ge.."

"Sta zitto"

"Ma ci sono...perso...Nat scendi"

"Taci Steve per favore"

"Ma…" il ragazzo continuò a bisbigliare cose incomprensibili così Natasha stampò le sue labbra su quelle del capitano.

Steve ci mise un secondo a capire cosa stesse succedendo ma non esitò a rispondere a quel bacio tanto inaspettato quanto, doveva ammettere, desiderato. Le sue mani scivolarono sui fianchi della rossa, che sorpresa si lasciò completamente andare buttando le braccia attorno al suo collo.

Quello che era nato come un diversivo diventò presto un bacio passionale, le mani di Steve scorrevano sulla schiena di Natasha che ormai stava giocando con i capelli del biondo dimenticando tutto quello che c'era attorno.

Quando si separarono, per mancanza di ossigeno, si guardarono entrambi decisamente spiazzati dall'accaduto.

"Sam mi ricevi?" Bisbigliò la rossa nel microfono di Steve.

"Nat? Perché stai parlando nel…no anzi sai che ti dico non lo voglio sapere"

"Ecco. Ho l'indirizzo della spedizione è nella zona industriale, fuori città, domani alle 20"

"Ottimo lavoro" questa volta fu Fury a parlare intromettendosi nella conversazione. 

"Natasha che diavolo…" Steve era decisamente pietrificato e un po' scioccato da quanto accaduto.

"Usciamo da sto posto Rogers, il nostro lavoro qui è finito" 

 

***

"Steve? Posso farti una domanda?"

"Fammi indovinare posso anche non rispondere tanto sapresti comunque la risposta?"

"Umm sì, direi che è proprio così"

"Perché ho uno strano senso di deja vu?"

"Non saprei" la ragazza sorrise tirando un veloce sguardo all'amico senza distogliere troppo gli occhi dalla strada. 

"Be' almeno questa volta guidi tu"

"Ci puoi giurare se no a casa ci arriviamo domani!"

"A proposito forse dovresti rallentare"

"Smettila sembri mio nonno!"

"Be' potrei esserlo come età"

"Ti prego dai! Ci siamo baciati da troppo poco per certe assunzioni! E a tal proposito…"

"Cosa? Era così terribile?" 

"Oh no tutt'altro...hai fatto pratica?"

"Mi stai chiedendo se ho baciato altre donne in questi due anni?"

"No, non è quello che volevo dire mi stavo solo chiedendo se avessi seguito il mio consiglio"

"Il che equivale a chiedermi se ho baciato altre visto che dovresti sapere che non ho fatto pratica con te"

"Quindi?"

"Non ho fatto pratica no, come ho detto non ne bisogno"

"Sto iniziando a pensare tu abbia ragione"

"Be' anche tu non sei niente male" avrebbe aggiunto che lei pratica ne aveva probabilmente fatta più di lui tuttavia non voleva toccare tasti dolenti e tanto meno sapere cosa avessero fatto lei e Bruce  a casa di Clint o prima.

"Niente male eh… questa risposta me la potevo aspettare dopo il primo bacio non questo"

"Era un complimento"

"Be' non baci una persona la seconda volta se non ti piace, almeno non come hai fatto tu"

"Sei stata tu a baciarmi entrambe le volte"

"Per delle missioni, la prima volta per mimetizzarci la seconda per farti stare zitto. Poi sei tu che ci sei andato pesante"

"Andato pesante?"

"Mi hai infilato tu la lingua in bocca"

Steve arrossì, non poteva nemmeno darle torto anche se lei glielo aveva lasciato fare

"Non mi sembrava ti dispiacesse"

"Non l'ho mai detto infatti"

Anche le guance di Natasha si colorarono leggermente, le era piaciuto fin troppo, anzi per fortuna quei cretini avevano sputato l'ora e il luogo della consegna prima che il bacio si facesse serio, altrimenti nemmeno avrebbe capito da quanto era presa. 

"Mi stai dicendo che se lo rifacessi non mi prenderesti a sberle?" Sussurrò il biondo.

Nel frattempo erano arrivati al parcheggio del condominio dove abitava Steve e Natasha, avendo fermato l'auto, poté girarsi a guardare il suo interlocutore.

I due si guardarono per qualche secondo poi il capitano decise che assaggiare ancora le labbra di Natasha sarebbe valso un paio di schiaffi dalla suddetta donna.

Le prese il volto tirandola leggermente verso di sé baciandola. 

A sua grande sorpresa la rossa ricambio il bacio che questa volta sfociò subito in una lotta tra lingue e labbra.

"Dio Steve devi smetterla di baciarmi così" Bisbigliò Natasha sulle sue labbra, prendendo poi il suo labbro inferiore e mordendolo, piantando i suoi splendidi occhi verdi in quelli di lui. 

"E se invece ti chiedessi se vuoi salire?"

"Non finisce bene Steve, non se mi baci così ancora"

"Parcheggia, ti aspetto su" il biondo scese lasciando Natasha piuttosto confusa a parcheggiare l'auto.

Spense la macchina, appoggiò le mani al volante, confusa. 

Per un secondo pensò di andare via ma il solo pensiero di fare del male a Steve la devastava e in più nemmeno lei voleva andare via. Per una volta decise di seguire il suo cuore, aprì la portiera e si diresse all'entrata del condominio.

Steve nel mentre si stava dando dello stupido per ogni singolo gesto che aveva fatto, dal bacio in piscina a quello poco prima in macchina e soprattutto per averla lasciata lì. Natasha sarebbe sicuramente andata via e non poteva nemmeno darle torto, alla fine stava uscendo da una storia parecchio turbolenta. Non le aveva mai chiesto cosa fosse davvero successo con Bruce, tuttavia era certo che la sua dipartita l'avesse distrutta abbastanza. Quello che aveva fatto era inappropriato, però non riusciva nemmeno a pentirsene del tutto e comunque lei non si era tirata indietro.

Mentre continuava ad automaledirsi la rossa bussò alla porta.

"Nat...mi dispiace. Sono stato in.." cercò di dire mentre le apriva ma fu brutalmente interrotto.

"Sta zitto e baciami"

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Capitolo 5
*** San Valentino ***


Sono in ritardo e questa festa, da me odiata, è ormai finita. Questo sclero però mi è venuto in mente ieri sera alle 23 e 40, perdomate quindi il disagio! Enjoy ;)

San Valentino
 

Era un giorno come tanti altri, un maledetto lunedì come tanti altri, eppure non c'erano missioni o cose da fare. Nessuno era alla torre, ovviamente tutti avevano qualcosa da fare quel pomeriggio di metà febbraio. Tutti avevano qualcuno con cui passare quel giorno, qualcuno a cui regalare fiori o cioccolatini. Tutti tranne Steve… e lei naturalmente. 

La grossa differenza tra loro due era che lei non aveva alcuna dannata intenzione di festeggiare quella festa maledetta, le veniva il voltastomaco solo a pensare come la gente si accalcasse a comprare cagate e prenotare cene, solo perché qualcuno nella storia aveva deciso che, proprio quel giorno, doveva essere la festa degli innamorati. Steve invece era chiaramente sofferente, si vedeva lontano un miglio che si sentiva solo e abbandonato come un cucciolo. Lo poteva percepire senza nemmeno staccare gli occhi dal suo libro.

"Smettila di struggerti, mi dai fastidio" esclamò ad un certo punto, completamente a caso. Steve smise di disegnare sul suo taccuino per rivolgere uno sguardo contrariato alla rossa. 

"Cosa? Ma se non ho detto nulla"

"Non è necessario, sento la tua sofferenza da qui. Se avessi accettato i miei consigli ora non saresti in questa situazione" la rossa distolse finalmente lo sguardo dal suo libro che chiuse e appoggio sul piccolo tavolino accanto alla poltrona su cui era malamente stravaccata. 

"I tuoi consigli, se così si possono definire, sostenevano che avrei dovuto praticante uscire con mezzo ufficio"

Natasha fece uno scatto mettendosi seduta normalmente sulla poltrona.

"No no e ancora no! Zucca vuota. Dovevi uscire con tutte quelle necessarie per trovare quella giusta. Potevano essere 2 come mille appuntamenti"

"Nessuna di loro era quella giusta… quella giusta è…"

"È in una casa di riposo, dopo essersi sposata e aver vissuto la sua vita. Steve, lei non vorrebbe che facessi così, Peggy Carter ha vissuto la sua vita. Ora tocca a te"

"Non era ciò che intendevo. So bene che Peggy vorrebbe questo per me, lei è andata avanti e sinceramente anche io."

Natasha lo guardò stupita "Ah. Quindi cosa volevi dire"

"Nulla" Steve si passò la mano dietro alla nuca, nervoso.

Finalmente qualcosa di interessante da fare! Pensò la rossa per giustificare la morsa che le aveva afferrato lo stomaco, la dolorosa curiosità che la stava bruciando e quella minuscola finestra di speranza che si era aperta in lei, ma che aveva subito cercato di richiudere. Si alzò e andò a sedersi accanto al biondo.

"Avanti Steve sputa il rospo!"

"Inutile che fai quella faccia e sbatti le ciglia, con me non funziona" disse Steve, iniziando poi a farle il solletico.

Natasha sobbalzò, non per il solletico di per sé, ma per il contatto inaspettato con lui.

"Steve…" la sua voce era un soffio e le sue guance si erano colorate di rosso per la prima volta da quando era bambina.

"Wow, sei ancora più bella quando arrossisci" le disse, togliendo un boccolo ribelle dalla sua faccia.

"Non che mi capiti spesso" deglutì a vuoto, chiaramente imbarazzata. Dove diavolo erano finite le sue doti da spia? Possibile che bastassero due occhi azzurri per farla rincoglionire?

"Sono felice di aver assistito allora" 

"Cosa stavi dicendo sulla…" si schiarì la voce per poi continuare "sulla donna giusta?" Si spostò anche lei una ciocca di capelli dalla faccia, giusto per fare qualcosa e cercare di allontanare la sensazione di essere una ragazzina alla prima cotta. 

"Non stavo dicendo qualcosa a dire il vero"

"Ma io voglio sapere" mise su il suo solito ghigno malizioso nella speranza di coprire la vera natura della sua curiosità.

"Magari se chiedi per favore…"

"Dai smettila!" Gli tirò una pacca sulla spalla ma ancora una volta quel contatto le fece passare un brivido lungo la schiena.

"Dico sul serio! Sto iniziando a pensare che forse dovrei invitarla ad uscire per San Valentino sai."

"E perché proprio ora lo pensi? Non pensi sia un po' tardi?"

Steve rise "dio nat, sei seria?"

"Perché no? Sono o non sono la tua consulente amorosa"

"Sei pessima come consulente amorosa"

"Non è vero!"

"Non hai capito nulla di cosa voglio"

"Tutte le mie proposte erano allineate con i tuoi gusti"

"Vero, ma non erano del tutto allineate, non hai comunque centrato il punto"

"Cosa intendi?"

"Che avevi davanti quella che voglio, ma non mi hai mai proposto di uscire con lei"

"Ma se già sapevi chi volevi perché non le hai chiesto di uscire? O perché non mi hai detto chi è! Avrei potuto aiutare"

"Sei un'idiota"

"Io? Cosa stai aspettando a conquistarla!"

"Sai fino a poco fa non pensavo di avere una chance, avrebbe potuto farmi capire il suo interesse invece di propinarmi ogni collega, invece nulla. Ho sempre pensato di non piacerle. Forse però San Valentino fa miracoli per davvero"

"Stai scherzando vero? Ti prego dimmi che non…"

Steve la interruppe baciandola dolcemente, Natasha si sentì sciogliere, per fortuna era seduta altrimenti probabilmente sarebbe caduta come una pera.

"Te l'ho detto che fai schifo come consulente, però magari potresti andare meglio come ragazza cosa dici?"

"Non correre capitano, potresti non essere tagliato  per questo lavoro" 

 

 

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Capitolo 6
*** Give our hearts a break ***


Sono tornata con l'ennesima storiella pazza, questa è molto breve ed è stata scritta durante la sessione esami, quindi a livelli di stress e ansia troppo elevati. Riassume un po' la mia idea di cosa davvero quei due provassero l'uno per l'altra nei film e la concretizza, cosa che non è mai successa. Il titolo e l'ispirazione per la storia mi sono venuti vedendo un edit su youtube riguardante Steve e Nat con l'omonima (circa, forse è al singolare) canzone. Cercatelo se vi va, è molto bello!

Give our hearts a break

-post civil war/black widow pre Infinty war-

"Nat… cosa… tu… io"

La rossa scrollò le spalle, guardandolo negli occhi. Non sapeva bene nemmeno lei cosa le fosse venuto in mente, le labbra di Steve erano troppo invitanti e, dopo anni a cercare di non pensarci, aveva ceduto.

"Io sono ancora innamorato di Peggy" buttò fuori, sentendo un macigno andare via dal cuore. Finalmente lo aveva ammesso, finalmente aveva smesso di chiudere dentro di sé quei sentimenti e li aveva condivisi con qualcuno. Naturalmente quel qualcuno non poteva che essere lei.

"E io ho ancora in testa Bruce" rispose la rossa, con sguardo quasi assente, come se da un lato fosse roba vecchia e dall'altro facesse ancora male come una pugnalata. Fece, poi, una pausa accarezzandogli una guancia "nessuno di noi può avere quello che vuole, lasciamo fare al nostro cuore una pausa" la sua voce era bassa, quasi dolce, senza traccia di quella sua solita malizia e questa volta il suo sguardo era caldo, pieno di una qualche emozione che per Steve era indecifrabile, come tutto ciò che toccava quella donna.

"Nat è sbagliato…" un sussurro, un agonia, un bisogno da una parte che dall'altra diventava un senso di colpa.

"so che hai paura che sia sbagliato però abbiamo una vita sola, non ha senso aspettare per viverla" forse avevano già aspettato troppo, ma la civil war le aveva aperto gli occhi, ancora una volta aveva perso tutto per poi riprenderselo e non senza una guerra. Vivere nuovamente il suo passato le aveva fatto comprendere la fortuna di avere qualcuno accanto, un lusso che non aveva sempre avuto 

"Io non ti amo, cioè tu mi...sei una delle persone migliori che io conosca, ma non so cosa provo per te" non sapeva mentire, in ogni caso non l'avrebbe fatto con lei. Mai. A parte il fatto che Natasha sapeva beccare il migliore dei bugiardi, era la sua migliore amica. A casa di Sam, quattro anni prima, si erano promessi, indirettamente, che sarebbero stati onesti e si sarebbero protetti a vicenda. Lei lo aveva fatto. Aveva lasciato tutto per lui, il minimo che potesse fare era dirle la verità.

Natasha sorrise abbassando lo sguardo "nemmeno io so cosa provo per te" 

Era la verità, per quanto criptica e sicura di sé quando si trattava di lui tutta la sua spavalderia se né andava a puttane, così come la capacità di mentire. 

"Cosa stiamo facendo allora?" Ancora una volta quella sensazione mista tra il bisogno di andare avanti e il senso di colpa che lo pervadeva ogni volta che si fermava a pensare ai suoi splendidi occhi verdi.

"Che importanza ha? Perché dobbiamo mettere un'etichetta?"

"Perché… non lo so" Steve abbassò lo sguardo, confuso. 

"So che lo vuoi anche tu" si avvicinò ulteriormente, i loro corpi quasi si sfioravano.

"Non si può sempre avere quello che si vuole" le sue parole erano un soffio leggero, sul volto della, ormai non più, rossa.

"Vero, però questo possiamo averlo"

"Questo cosa però? Sesso? Una storia? Cosa sarebbe questo?"

"Nulla. Oppure tutto. Quello che vuoi Steve, può essere quello che vuoi."

"Perché ora?"

"Perché no? È innegabile ci sia sempre stato qualcosa nell'aria tra di noi, un qualcosa che non so definire…"

"Una scarica elettrica, una forza strana come se fossi costantemente attratto da te"

"Sì, un bisogno di rimanerti accanto perché la tua fiducia e la tua amicizia sono tutto per me, però allo stesso tempo un bisogno di fuggire da quel brivido che mi provoca starti vicino"

"Sei come un tornado nella mia vita… un costante essere in bilico tra cosa è giusto e cosa voglio. Tu sei…"

"In metà"

"Sì, so che non è giusto perché sono ancora innamorato di Peggy, però allo stesso tempo sento qualcosa anche per te…"

"Qualcosa che va oltre all'attrazione fisica, qualcosa che supera il sesso, ma non arriva all'amore"

"Già"

"E se un giorno diventasse amore?"

"Non possiamo amarci Nat. Entrambi abbiamo sentimenti per altre persone…"

"E chi dice che non si possano amare più persone Steve, chi dice che…"

Ad interrompere le sue parole furono le labbra del biondo, posate sulle sue con una passione da togliere il fiato. 

In quel momento erano persi, persi nel mondo, persi in un mare di sentimenti contrastanti. Non avevano più nulla se non la certezza l'uno dell'altra. Amicizia o amore, la linea era forse troppo sottile nel loro caso, troppo per dare peso anche a quello, troppo per non attraversarla.

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Capitolo 7
*** Tu lo sapevi? ***


Sono in mega ritardo, chiedo perdono a chi ancora è rimasto fino a questo punto a leggere queste follie! Aprile è stato un mese pienissimo e i prossimi due si prospettano pure peggio, quindi vi chiedo già scusa in anticipo. Cercherò, nonostante tutto, di postare quelli che probabilmente saranno gli ultimi capitoli di questa raccolta, non sono ancora sicura su come gestire le storie che ho, ma è ormai quasi certo che pubblicherò qui ancora un paio, forse tre non so, di capitoli qui per poi passare ad altre storie che ho in mente! Vi aggiornerò meglio nel prossimo capitolo comunque, prima del quale cercherò di mettere in ordine le mie idee.
Questa storia è decisamente stupida, ma ormai tanto ci siete abituati se siete arrivati fino a qui! Che altro dire se non buona lettura!

Tu lo sapevi?

Era un mattino come tanti altri alla Stark tower, avevano appena finito una lunga missione, dunque avevano deciso di restare tutti alla torre per la notte.

Stark e Bruce non la smettevano di chiacchierare seduti al tavolo della cucina mentre Clint, mezzo addormentato, e Steve li guardavano in modo confuso. Era troppo presto per loro per quel genere di argomenti, anzi a dire il vero probabilmente avrebbero avuto la stessa faccia in qualsiasi altro momento della giornata, ma questi erano dettagli. 

Thor invece era seduto sul divano, aveva cercato di seguire i discorsi, ma era finito per appisolarsi. 

Mentre Natasha entrava in cucina con le cuffie nelle orecchie a prendersi una buona dose di caffè, la conversazione dei due geni si spostò di colpo.

"Tra l'altro lo sai che al convegno ci sarà anche Betty? Devi venire assolutamente" disse il milionario, mentre guardava la rossa armeggiare con il caffè. 

"Avete finito con le cose da geni? Ci voleva l'entrata di Natasha per farvi smettere con tutte quelle cose strane?" Chiese Clint alzando la testa dal tavolo.

"No, la bambolina russa non c'entra nulla, brucy qui presente però sta riallacciando i rapporti con una vecchia fiamma!"

"Oh! Fantastico! Ce la devi fare conoscere allora!" Continuò l'arciere, felice di poter finalmente ficcare il naso nella conversazione.

"Manca solo captain ghiacciolo qui"

"Che c'entro io ora?" Sbuffò Steve che voleva solo bere il suo caffè in pace. 

"Sei l'unico senza una ragazza. Natalisha a parte, ma non credo lei sia interessata nel genere ecco" la rossa gli alzò il dito medio tanto per, continuando a fare il caffè.

Steve ovviamente era arrossito brutalmente, soprattutto quando era stata nominata Nat nella conversazione.

"Dobbiamo trovare una mrs America" disse Clint.

"Ma la vera domanda è se il nostro ghiacciolo sia mai stato con una ragazza! Non è facile a 90 anni e passa, da vergine trovare una ragazza" commentò Tony che era davvero curioso di sapere se effettivamente Rogers fosse vergine come si vociferava. 

"Non è affar tuo Stark" rispose secco il biondo che non aveva alcuna voglia di parlare della sua vita sessuale con loro.

"Quindi non ci sei mai stato!"

"Non ho detto questo"

"Oh quindi non sei vergine! Era negli anni 40 scommetto! Dimmi che non sei stato con Peggy, ti prego!"

"No"

"Non è Peggy, quindi è una donna degli anni 2000? Mi stai dicendo che hai conquistato una donna moderna nonostante tutto!?" Tony era estremamente entusiasta dalle informazioni acquisite, mentre anche Clint e Bruce sembravano presi dalla conversazione.

"Sì è una donna degli anni 2000" sbuffò Steve nella speranza che non chiedessero di più, ma alcune volte le situazioni non vanno davvero come sperato.

"Natalisha! Hai sentito?"

"Cosa? testa di latta"

"Steve è andato a letto con una donna moderna!"

"E allora?"

"Aspetta tu lo sapevi?"

"Sì" rispose scrollando le spalle.

"L'hai detto a lei e non a noi?" Steve non sapeva cosa rispondere, aveva paura di rivelare troppo, per fortuna ci pensò la rossa.

"Oh no, non me l'ha detto"

"Come l'hai capito?"

Natasha rise, avvicinandosi a Steve, poi rispose "ero perfettamente cosciente ogni singola volta che siamo stati a letto insieme" rispose sedendosi sulle gambe del biondo.

Tony sputò il caffè sul tavolo, Clint cadde dalla sedia su cui si stava dondolando mentre Bruce si limitò a spalancare la bocca. 

"COSA? Non può essere vero" disse Stark cercando di non strozzarsi con il caffè.

"Che c'è? Questa non te l'aspettavi eh, te l'abbiamo fatta sotto il naso Stark" disse la rossa, con sguardo malizioso mentre Steve l'abbracciava dolcemente, felice di poter finalmente esternare i suoi sentimenti per la sua russa preferita. 

"Ditemi che non… non pure la scorsa notte…"

"Oh assolutamente! Te l'ho detto, te l'abbiamo fatta sotto il naso" si stava divertendo troppo.

"Da quanto?"

"Nove mesi la prossima settimana"

"Aspetta un secondo! Vi siete messi insieme al compleanno di cap?" Chiese Clint, continuando "ecco perché sei sparita!"

"Miglior regalo di sempre, non vi ho mai ringraziati per la festa" disse Steve, intervenendo finalmente nella conversazione. 

"Sono scioccato! Però effettivamente siete carini insieme" 

Natasha si girò lasciando un dolce bacio sulle labbra del capitano che non poté non sorridere.

"Non avresti dovuto difendermi se non te la sentivi" le bisbigliò

"Prima o poi dovevano saperlo tanto valeva farlo con classe, no?" Rispose baciandolo nuovamente e sorridendo a sua volta. 

"Ora però non fate i fidanzatini mielosi!" Disse Stark fingendosi indignato, provocando però la reazione contraria. Giusto per dargli fastidio infatti Natasha baciò nuovamente Steve, questa volta in modo decisamente meno casto e dolce, proprio in quel momento però Thor decise che era il momento di svegliarsi, trovandosi davanti una scenetta parecchio inaspettata. 

"Uuum… OH. Mi sono perso qualcosa?"

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Capitolo 8
*** Memories ***


Buonsalvee! Sono finalmente riuscita a tornare per una nuova puntata di follia. Ho anche messo un po' in ordine le idee nella mia testolina bacata, arrivando alla decisione definitiva su questa raccolta. Pubblicherò qui, oltre a qesto, altri due capitoli e poi concluderò questa avventura, è stata divertente, ma è giunto il momento di portare altre idee. Le storie che ho infatti in serbo non rispecchiano, per un motivo o per l'altro, i canoni decisi per questa raccolta. Alcune hanno un rating diverso, altre sono song fics, una invece ho deciso di renderla parte dello stesso universo di un'altra storia che ho pubblicato tempo fa. Per ora però lascio chi è pazzo abbastanza da essere arrivato a leggere fin qui al terzultimo capitolo! Buona lettura e a presto! <3
PS questi ultimi capitoli avranno una dose di tristezza piuttosto alta, non vogliatemi male sono la mia reazione ad endgame praticamente.

Memories

Vedere Natasha triste per Steve era davvero inaccettabile.

Eppure ormai da tempo il suo meraviglioso sorriso era diventato una vera rarità, al massimo gli concedeva qualche sorrisino, ma non potevano certo competere con la gioia della sua risata. Capitava davvero raramente che Natasha ridesse, o sorridesse, di gusto anche prima di Thanos, tuttavia da quando mezzo universo era stato spazzato via quelle poche volte erano diventate un mai. Da un anno ormai Steve non la vedeva più ridere, persino quando erano in fuga era riuscito a strapparle di tanto in tanto una delle sue splendide risate, non se la sentiva, però, nemmeno di darle torto. Avevano perso tutto, Natasha ancora più che lui.

La osservò attentamente, era sdraiata scomposta sul divano di quella che per poco più di un anno era stata la loro casa e che lo era diventata nuovamente. Lì insieme avevano addestrato la seconda generazione di Avengers e avevano passato i momenti migliori. Poi c'era stata la litigata con Tony e tutto era finito. Erano tornati in quel luogo, anche se i ricordi facevano male, perché non avevano altro posto in cui andare, sia per lui che per lei gli Avengers erano la loro famiglia e la loro casa.

"Che c'è?" 

Steve si destó dai suoi pensieri, Natasha si era accorta che la stava guardando e ora pretendeva una spiegazione. Tipico.

"Umm niente"

"Bugiardo" il suo tono era spento, piatto così lontano da quell'ironia e quel sarcasmo che un tempo la contraddistinguevano. 

Sospirò "odio vederti così"

"Così come? Scomposta?"

"No!" Sorrise, come le era venuta in mente quella proprio non se lo sarebbe mai spiegato " intendo giù di morale. Detesto vederti triste Nat"

"Non che tu sia molto più allegro"

Si alzò e si avvicinò a lei "avanti fammi spazio"

Natasha sbuffò spostandosi, ma a Steve certo non sfuggì quel lontano riflesso di divertimento nei suoi occhi.

"Sei un rompipalle" sospirò quando lui le spense la TV. 

"Ti ricordi?"

"Cosa?"

"Tutte le serate che abbiamo passato su questo divano mangiando gelato a guardare film e serie TV di pessimo gusto"

"Come potrei dimenticare. Ogni volta che ero giù di corda perché pensavo a Bruce tu…" abbassò la testa e sospirò, Steve ormai sapeva lo facesse per trattenere le lacrime. "...tu mi portavi sempre il gelato"

"Menta e cioccolato" sapeva troppo bene la sua rossa preferita avesse un debole per quel gusto.

"Il mio preferito"

"Sa di dentifricio."

"Non è vero!" Un breve e veloce sorrisino sfiorò le labbra della spia mentre gli tirava un'esagerata pacca sulla spalla.

 "È come se una persona mangiasse un cioccolatino appena lavati i denti!"

"Ma è buonissimo!"

"Ummm decisamente nom però vederti stare meglio era ed è l'unica cosa che conta"

"Mi stai dicendo che mi hai comprato il gelato?"

"No, ma domani lo farò. Però farai scegliere a me il film!"

"Ci sto!" Natasha guardò davanti a sé per qualche secondo poi continuò "ti ricordi tutte le volte che non riuscivamo a dormire e andavamo ad allenarci?"

"Oh sì, e poi andavamo immancabilmente a sfondarci di cibo fino al mattino"

"Ed eravamo sempre e comunque i più svegli!"

"Sì! Wanda era sempre un disastro al mattino"

"Non parliamo di Rhoedy!"

"Sam è...era un soldato per lui alzarsi non era un problema"

"Mi mancano Steve. Mi manca tutto, persino scappare in giro per il mondo e dormire dove capita"

"Anche a me Nat, anche a me."

"Sto sinceramente rimpiangendo il periodo in cui il mio più grosso problema era quel coglione di Ross"

"Il ricordo di come l'hai fregato ogni singola volta, penso lo tormenterà in eterno"

La rossa scrollò le spalle mentre uno spiraglio di quell'aria maliziosa e ribelle si faceva strada nei suo occhi. 

"Non è colpa mia se è un idiota!" 

"Senza di te Sam e io saremmo durati meno di una settimana"

"Ma smettila" gli diede un'affettuosa spallata per poi continuare "Tu te la sei cavata per un po'"

"Solo perché Ross era distratto da te che gliene facevi di ogni sotto il naso"

"Ho solo…"

"Fatto evadere tuo padre, distrutto la Red room, sei scappata da Ross e hai fatto evadere Clint, Sam e Scott. Roba da niente insomma"

Sentendo nominare gli amici la ragazza si incupì nuovamente, questa volta non era riuscita a salvarli e Steve sapeva bene si sentisse in colpa anche se non era affatto qualcosa che avrebbe potuto controllare.

"Un gioco da ragazzi" rispose in un soffio.

"Nat...Hey..." le alzò dolcemente il mento guardando i suoi splendidi occhi verdi pieni di lacrime.

"...Sei la migliore. Hai sempre fatto di tutto per me e per gli altri, ci hai salvato ogni volta e so lo faresti altre mille volte, Nat. Lo sanno anche loro."

"Non è abbastanza"

"Non possiamo fare di più!"

"Sì invece!" La rossa si alzò di scatto, le lacrime ormai le rigavano le guance.

"Forse non possiamo portare indietro quelli che se ne sono andati ma dobbiamo provarci! E dobbiamo stare vicino a chi resta! Tony, Bruce, Clint e Thor sono ancora qui ma…"

"Nat, non possiamo dare loro una speranza. Hanno scelto di andare via e sinceramente capisco il perché. Non possono vivere così, sono stanchi di lottare per un futuro che non c'è"

La ragazza si buttò nuovamente sul divano. "Hai ragione ma… mi mancano"

"Anche a me"

"Mi manca Tony e le nostre liti, mi manca Bruce e la sua diplomazia, Thor e le infinite storie su Asgard e Clint...mi mancano tutti ma sapere che loro sono ancora qui e non poter fare nulla per aiutarli mi tormenta tanto quanto il non poter far tornare indietro gli altri."

"Lo so. È per questo che siamo qui. Noi lotteremo, fino alla fine. Te lo prometto Nat, ti prometto che lotterò con te. Non ti abbandonerò per nulla al mondo"

"Nemmeno io" la ragazza gli si buttò tra le braccia. 

"Sei tutto ciò che mi resta Steve"

"Anche tu Nat"

***

Steve guardò il lago, le lacrime che gli rigavano il volto. Lei aveva lottato fino alla fine, aveva dato la vita per loro e lui non aveva mantenuto la sua promessa.

Si sentiva come se un pezzo della sua anima se ne fosse andato per sempre. La sua migliore amica, la sua compagna di avventure, l'unica che c'era sempre stata lo aveva lasciato, ed era per sempre. Gli altri forse, grazie a lei, sarebbero tornati, ma non Natasha.

Era stata l'unica a crederci fino in fondo e aveva vinto, ma a che prezzo?

Aspettò che gli altri rientrassero, il cielo si era ricoperto di stelle luminose che si rispecchiavano ignare nel bellissimo lago.

Si alzò raggiungendo la riva e guardò quel manto scuro riflettersi nell'acqua.

"So che sei lì Nat, so che sei una di queste stelle. Un angelo bellissimo che veglia su di noi. Lo hai sempre fatto, tu ci hai sempre protetti. Sei sempre stata il cuore degli Avengers anche se ti piaceva farci credere che tu un cuore non lo avessi. Ti prometto Nat che non te ne sei andata invano. Li salveremo. Fosse l'ultima cosa che faccio. Onorerò e porterò avanti la tua missione, piccola. Tu, però da lassù mandami un po' del tuo coraggio, stammi vicino Nat, dammi la tua forza e la tua volontà d'animo!"

In quel momento una stella cadente sfrecciò nel cielo.

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Capitolo 9
*** The two of Us ***


Buonsalvee! Sono tornata, in super ritardo come sempre, con quello che sarà il penultimo capitolo di questa avventura! Anche questo è un capitolo decisamente triste, in un formato un po' diverso dal solito. Spero vi piaccia! Grazie a chi darà ancora una volta una possibilità alla mia follia!

The two of Us

Caro Steve,

Se stai leggendo significa che i miei presentimenti si sono realizzati e io non ci sono più.

 

Ti sto scrivendo questa lettera perché mi sto rendendo sempre più conto che questa ricerca delle gemme ci porterà inevitabilmente ad uno scontro, ad una guerra a cui parteciperò e lotterò fino all’ultimo respiro, ma da cui una come me non ha speranza di uscire. Me la sono già cavata troppe volte con l’astuzia e il coraggio, sento che questa volta non sarà così, ma non ho intenzione di tirarmi indietro.

Non posso sapere cosa e soprattutto come succederà perciò ti scrivo questa lettera, nella speranza che tu non abbia fatto la mia stessa fine.

 

Steve voglio solo dirti grazie. Ti devo non solo la vita ma anche il briciolo di felicità che ho avuto. Se non fosse stato per te non saprei cosa significa quella parola, i più bei momenti della mia vita li ho vissuti al tuo fianco. Conoscerti è stato quel miracolo che una come me non merita, eppure tu mi hai sempre fatto sentire normale, umana. 

Con te mi sono sempre e solo sentita Natasha non la temibile e letale vedova nera, con te ho capito il vero significato dell’amicizia. 

Sei stato il miglior compagno di avventure di sempre, lavorative e non, insieme ne abbiamo combinate davvero tante, a pensarci mi vengono i brividi e mi viene anche da piangere. Tu ci sei sempre stato per me anche quando tutte le altre persone importanti della mia vita mi avevano lasciato, tu sai a chi e quando mi riferisco. Mi hai visto piangere per amore, per un fratello e una sorella ma sei sempre stato lì a sorreggermi e sopportarmi come solo un vero amico potrebbe fare. A dire il vero sei uno dei pochi ad avermi visto piangere ma non mi importa. Spero solo di essere stata un’amica all’altezza di tutto quello che tu hai fatto per me, nel caso non sia stato così e ti abbia abbandonato o fatto qualche torto spero tu possa perdonarmi.

 

Qualsiasi cosa mi sia accaduta non ti preoccupare e non piangere per me, me la caverò come ho sempre fatto. Anche nel peggiore degli scenari avrò sempre i ricordi, avrò sempre la consapevolezza che io un posto nel mondo l’ho trovato, grazie a te.

Ti chiedo solo una cosa, non voglio funerali o cazzate di qualche altro tipo, vorrei solo che non ti scordassi di me. Ricordati di tutte quelle avventure, non mollare mai. Vivi la tua vita, vai avanti e sii felice, fallo per me. Vivi anche per me Steve, vivi la vita più bella e felice che puoi così quando ci rivedremo avrai tante cose da raccontarmi brindando con una birra come amavamo fare tempo fa.

 

Io so che non ti dimenticherò, mi porterò sempre nel cuore i tuoi splendidi occhi azzurri e il tuo sorriso. Spero davvero lo farai anche tu, in onore degli splendidi anni passati insieme ad essere i migliori amici più insoliti e strani sulla faccia della terra.

 

Ti voglio bene e te ne vorrò sempre, ci siamo promessi di non lasciarci più, spero davvero di essere stata fedele fino alla fine e mi dispiace aver rotto la promessa così, ma credo tu possa capire meglio di chiunque altro.

Ovunque io sia, spero di poterti riabbracciare un giorno e se mi sarà possibile veglierò su di te e ti proteggerò. Sempre.

 

Addio Steve.

Nat

 

Be the best of you, 

Even when you will be on your own,

You know you won’t be alone.

I’ll be looking down, you're gonna make me proud.

Live One life for the Two of Us.

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Capitolo 10
*** Rewrite the stars ***


Ed eccoci giunti all'ultimo capitolo di quest'avventura, ovviamente in ritardo perché sì. Vorrei ringraziare chiunque abbia letto almeno uno di questi capitoli, chi li ha letti tutti, chi ha pensato facessero schifo ma sta comunque leggendo questo e chi invece li ha trovati gradevoli. Grazie per avermi dato una chance. Un grazie particolare, poi, va a Miss all Sunday, grazie di aver recensito ogni capitolo nonostante questi due non siano nemmeno una ship che ti piace, grazie di avermi sempre riservato belle parole e di avermi fatto sempre sorridere con esse ❤️

Questa storia è finita, ma questo non significa che io me ne andrò, oh assolutamente no, non vi siete ancora liberati di me, perché ho intenzione di tornare con qualche altra pazza storiella! Se vi va mi farebbe un imenso piacere ritrovarvi anche lì, da anonimi lettori oppure no!
A presto!
E grazie ancora a ognuno di voi! <3


Rewrite the stars 

Natasha lo guardò e sorrise. Non era uno dei suoi soliti ghigni maliziosi, era un sorriso dolce e malinconico pieno di consapevolezza. Steve si girò, sentendosi osservato e chiuse la bussola con la foto di Peggy. Una fitta al cuore lo trafisse guardandola. 

Erano loro due, sempre e solo loro, che fosse per fare gli eroi e salvare il mondo o essere etichettati come criminali. I loro cuori si appartenevano, le loro anime erano un tutt'uno, eppure sapevano di non essere destinati a diventare ciò che nel profondo entrambi volevano essere. Imprigionati in una realtà, in un universo che il loro destino l'aveva già deciso da tempo, bloccati in amori impossibili, incatenati ad un futuro che non avrebbe concesso loro di invecchiare insieme. Tutto li teneva separati, nonostante fossero costantemente fisicamente insieme. Avevano le mani legate dalla consapevolezza di essere persi, persi in una nuvola grigia di rancori e rimorsi, persi nella distruzione dei loro cuori. Non si meritavano anche se si volevano, l'amore che provavano era corrotto, sporco, contaminato dal passato, dal sentirsi inadeguati, dal tormento di essere sbagliati. Sbagliati l'uno per l'altra. 

Se solo avessero potuto riscrivere il destino, se solo avessero potuto tornare indietro e decidere di essere quello che desideravano, di potersi amare apertamente senza tutto il nero che chiudeva quel sentimento nei loro cuori. 

Natasha gli si avvicinò e gli accarezzò una guancia "lo so" sospirò "anche per me è così"

Steve le prese la mano, guardandola con lo stesso tormento e dolore che provava anche lei.
 

Il loro amore in quell'universo non era destinato ad esistere, ma forse era lì per un altro motivo oltre la sofferenza. Forse altro non era che il residuo del loro amore in un altro universo. Forse da qualche parte il destino lo hanno riscritto e sono riusciti ad amarsi.
Forse da qualche parte nel multiverso ognuna di queste storie si è realizzata, o forse no, ma in fondo che importanza ha?

The end.

 

 

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