PLAGG ALLA RICERCA DEI KWAMI PERDUTI

di summerlover
(/viewuser.php?uid=1165828)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** EPILOGO ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PLAGG, alla ricerca dei Kwami perduti

*

Prologo

*

Alla fine Adrien e Marinette si erano intrattenuti più del dovuto nella città di New York, colpa di Gabriel che aveva deciso di presentare la nuova collezione autunno/inverno proprio nella Grande Mela, spiazzando tutti. Ma a Gabriel piaceva sorprendere, era così teatrale a volte nel suo modo di agire e di pensare.

Di solito le creazioni venivano svelate tramite un grande evento nella capitale parigina, ma questa volta era stato diverso, perché Gabriel, dopo essere venuto a conoscenza che finalmente Adrien aveva chiesto a Marinette di diventare sua moglie, aveva fatto decollare il suo jet privato raggiungendo così i ragazzi per complimentarsi con loro, con tanto di futuri consuoceri al seguito, ed è stato in quel frangente che gli è balenata in testa la brillante idea di organizzare l’evento in uno dei più prestigiosi edifici newyorkesi, sotto lo sguardo attonito di Adrien e Marinette che speravano di ritornare in patria nel più breve tempo possibile, visto che c’era quella questione in sospeso con Plagg.

Inutile dire che il kwami, appena appresa la notizia del ritardato ritorno, aveva dato di matto, ed Adrien temeva la realizzazione di un’altra catastrofe simile all’estinzione dei dinosauri o l’inabissamento della città di Atlantide.

Quello che salvò la razza umana da morte certa, fu l’idea che Plagg aveva bisogno di loro per trovare zuccherino.

Erano passati esattamente tre mesi da quando i due giovani promessi sposi avevano acquistato quell’orologio antico, rotto e senza alcun valore apparente, da quel rigattiere dietro l’angolo che continuava a toccarsi la barba, sotto suggerimento di Plagg.

Era convinto che dietro quel mucchietto di polvere creatasi sopra la sua ormai opaca superficie, si nascondesse un Miraculous, quello in grado di governare lo scorrere del tempo.

Peccato non fossero stati in grado di aprirlo, ma Marinette conosceva qualcuno di fidato ed abile a maneggiare certi cimeli e a ripararli: Alix, una sua ex compagna di classe con la passione sfrenata per gli orologi, e magari, la stessa ragazza, avrebbe potuto indicargli l’esatto valore di quell’oggetto; Adrien continuava a lamentarsi del fatto che l’avesse pagato un po' troppo per i suoi gusti. Non che il ragazzo fosse uno spilorcio, s’intende, anzi.

Plagg insisteva a dire che quello era uno dei Miraculous andati perduti dopo l’esplosione del suo mondo magico, inghiottito dal “nulla”.

 

****

 

Marinette e Adrien, con Plagg ben nascosto sotto la giacca del suo portatore, entrarono nella bottega piena zeppa di oggetti antichi di Alix.

La campanella tintinnò quando aprirono la porta, e subito vennero investiti dall’essenza di patchouli del negozio, dove per poco Marinette non vomitò. Odiava quel profumo, ma da qualche giorno a sta parte la corvina era diventata piuttosto sensibile ad ogni odore che le penetrava le narici, trovando forte anche l’essenza che Adrien era abituato a spruzzarsi ogni mattina dopo essersi vestito di tutto punto per iniziare la giornata lavorativa.

Ma lei non ci fece più di tanto caso, anzi pensò essere una conseguenza del cambio città o un qualcosa del genere.

“Tutto bene?” Le chiese Adrien notando che si era appena portata una mano a coprirsi il naso.

“Si, tranquillo. Avevo dimenticato che questo posto puzza di orientale.” Sospirò.

Non fece a tempo a terminare la frase che Alix sbucò dal retrobottega indossando un camice bianco da laboratorio, candido come la neve ed un paio di occhiali che al posto delle lenti normali aveva un binocolo che le ingrandiva gli occhi in maniera esponenziale.

Marinette scoppiò a ridere, mentre Adrien pensò ad una pazza svitata, soprattutto per l’andatura strana che aveva in quel momento a causa degli occhiali che le facevano percepire lo spazio circostante molto piccolo.

“Marinette!!!” Urlò il suo nome ed andò ad abbracciarla evitando per un soffio il grammofono che risuonava sopra il tavolino di rovere antico “… quanto tempo! Come stai?”

“Ciao, amica mia. Io sto bene, e vedo anche tu.” Si guardò attorno osservando il negozio, era cambiato molto dall’ultima volta che c’era stata, tanti oggetti che ricordava far capolino all’interno delle vetrine e sopra gli scaffali, erano stati venduti, lasciando lo spazio ad altri catalogati con estrema precisione, probabilmente dal padre e dal fratello della proprietaria, i quali erano stimati archeologi ed esperti di storia antica.

Un paio di orologi con il loro forte rintocco scandirono l’orario, facendoli sussultare.

Alix ridacchiò divertita, la gente era fin troppo abituata alla tecnologia ed era normale per loro spaventarsi di fronte ad un orologio a pendolo o ad un cucù cinguettante fuoriuscito dal suo nascondiglio in maniera fin troppo veloce ed imprevedibile.

La rossa tirò fuori dal suo taschino un ulteriore cipolla e si complimentò con sé stessa per essere riuscita a sincronizzare tutti gli strumenti che segnavano il tempo, con estrema precisione.

“Tutti in perfetto orario. Sono un genio!” Disse gonfiando il petto per poi rimettere via quello strumento del tempo da dove lo aveva tirato fuori.

“Lo so, per questo siamo qui.” Confermò Marinette.

Alix per un istante si era completamente dimenticata dei suoi clienti.

“Oh! Scusate!... dicevo… Marinette sono davvero felice di vederti. E congratulazioni a tutti e due.” La notizia del loro fidanzamento ufficiale fece presto il giro del globo terrestre, una fuga di notizia inappropriata che aveva visto i due giovani intrattenersi con i giornalisti per confermarla.

“Grazie, ma non siamo qui per questo.” Rispose Marinette seria.

Alix notò che la sua ex compagna di classe continuava a rigirarsi tra le mani un oggetto alquanto interessante custodito dentro una bustina trasparente. “… abbiamo comprato a New York questo orologio, ma è rotto, lo puoi sistemare?” Glielo porse.

“E dirci quanto vale realmente?” Adrien si meritò quella gomitata in pieno stomaco da parte della fidanzata.

“Vuoi stare zitto? Mi stai facendo fare una figuraccia!” Sussurrò stizzita.

“Che c’è? Voglio sapere se ci hanno rifilato una patacca.” Ribadì lui parlando piano, trattenendo poi un gemito quando un certo diabolico felino gli strappò alcuni peli dal petto.

Alix prese quel monile tra le mani tremolanti, era un po' rovinato, c’era qualche segno di bruciatura che ne coprivano malamente i simboli impressi sulla cassa, ma erano inconfondibili. Il suo cuore mancò un battito quando lo aprì e vide il quadrante di vetro scheggiato, ma era lui. Impossibile non riconoscerlo.

“Ah! E’ così che si faceva?” Adrien scoccò un’occhiata alla fidanzata non appena vide Alix schiacciare il pulsante posto in alto, Marinette invece continuava ad aprire il copri quadrante con le unghie.

“Altro che patacca, Adrien. Questo ha un valore inestimabile.” Mormorò con voce tremolate e con le lacrime agli occhi, controllandolo meglio dopo essersi tolta lentamente quegli occhiali in apparenza ridicoli.

“Te l’ho detto.” Ammiccò Plagg da sotto la camicia tutto un brivido.

Adrien lo zittì portandosi l’indice sulla bocca.

Senza perdere tempo, Alix, con velocità, chiuse la porta principale della bottega sbattendola in faccia a un cliente che voleva entrare, dato un paio di mandate alla serratura e girato il cartello all’ingresso in modo che da fuori si leggesse la parola “CHIUSO”.

“Venite con me.” Disse la rossa conducendoli nel suo laboratorio nel retro bottega, lontano da occhi indiscreti.

Alix poggiò sul tavolo di legno logoro, sopra un cuscino di velluto rosso quel cimelio.

Prese un grosso tomo antico da uno degli scaffali sopra la scrivania ed iniziò a sfogliarne le pagine in maniera frenetica.

Prima di mostrare a loro quanto scoperto, doveva assolutamente porgere a loro delle domande.

Adrien e Marinette si guardarono spaesati e con aria preoccupata, temendo che quell’oggetto fosse stato rubato.

“Dove avete detto di averlo preso?”

“Da un robivecchi a New York.” Rispose Marinette “… c’è qualche problema?”

“I-io non capisco davvero come sia possibile...” Parlò da sola.

“Che cosa?” Intervenne Adrien spazientito.

“Era andato distrutto… ne sono sicura…” Ancora Alix non li ascoltò e farfugliò qualcosa cercando delle spiegazioni.

“Alix, mi stai facendo preoccupare.” Insistette Marinette convinta che la sua angoscia trovasse un qualche fondamento.

La rossa con sguardo ansioso prese l’amica per la collottola della camicia, senza farle male “Ce n’erano altri? Un pettine, un anello, collane, spille, bracciali, orecchini…”

Al solo nominare gli orecchini, Plagg ebbe un sussulto, Alix aveva già capito di che cosa si trattava.

“No, mi spiace, niente di tutto questo.” Adrien poggiò una mano sul braccio di Alix chiedendo per cortesia di non toccare Marinette “… devi darci delle spiegazioni, Alix.”

La rossa deglutì il nulla e si scusò per il suo comportamento, non sapeva se faceva bene a parlarne con loro. Di Marinette si fidava ciecamente, ma Adrien non lo conosceva affatto. Tentennò qualche istante e poi diede a loro le spiegazioni dovute.

La reazione che entrambi ebbero, spiazzò totalmente Alix, la quale non poteva immaginare minimamente che Adrien possedesse l’anello del gatto nero e che per una strana fatalità aveva anche la spilla della farfalla.

Sapeva che qualcuno ne era venuto in possesso, perché ai notiziari passavano spesso notizie relative a Chat Noir e Papillon.

“Vedete, non c’è solo quello che avete ritrovato, ma al mondo esistono altri Miraculous.” Alix mostrò a loro il libro illustrato e pieno di iscrizioni in una lingua antica.

“Uno di questi è l’orologio, giusto?” Chiese Marinette.

La rossa annuì.

“Plagg aveva ragione.” Marinette volse lo sguardo ad Adrien.

“Plagg ha sempre ragione per la cronaca!” Starnazzò il piccolo Dio della distruzione uscendo dal suo nascondiglio, lasciando attonita Alix, la quale non aveva mai visto un kwami in vita sua.

“Oh! Mio! Dio!” Esclamò l’orologiaia stupita e per niente spaventata.

“Plagg, ti avevo detto di rimanere nascosto!” Lo rimproverò Adrien indurendo lo sguardo.

“Tanto a che serve, lei sa già tutto.” Fece il finto offeso, poi si rivolse ad Alix “… allora, puoi riparare l’orologio? Ci serve per trovare zuccherino.”

Zuccherino?” Fece lei iniziando a sfogliare il libro alla ricerca di un nome simile “… non mi pare che nessuno dei kwami si chiami così.”

“Lascialo perdere… sta parlando di Tikki, la sua fidanzata.” Intervenne Adrien esausto.

Zuccherino non è la mia fidanzata!!” gridò Plagg infuriato col pelo ritto sulla schiena piazzandosi davanti alla faccia del suo portatore e cominciando a ringhiare.

Marinette cercò di sedare quella mezza lite tra i due, ritrovandosi a doversi sostenere ad uno dei mobili poco distante per l’improvviso giramento di testa che l’aveva presa.

“Ad ogni modo, mi metterò subito al lavoro a ridare lustro a questo gioiellino.” fece Alix dalla sua postazione, cominciando a trafficare con l’orologio e consultando un libro. “Direi che mi ci vorrà circa un mesetto per risistemarlo...”

“UN MESE? Ma noi non abbiamo un mese!!” urlò di nuovo Plagg, prendendo a svolazzare per tutto il negozio e brontolando che se fosse stato per lui avrebbe tirato fuori Fluff per le orecchie come se si trovasse dentro un cilindro e senza troppa grazia.

Adrien recuperò per la collottola il suo kwami ed infilandoselo dentro la tasca interna della giacca, lasciando a Marinette il compito di fare i saluti di commiato alla sua strana amica prima di andarsene.

Alix nemmeno si accorse della porta che si chiudeva tanto era concentrata sul suo lavoro minuzioso di recuperare quell’importante cimelio.

 

****

 

Plagg controllò il calendario ed appose l’ennesima X rossa sulla giornata odierna, sospirando, ne erano appena passate venti, e stando a quanto detto da Alix, ne mancavano ancora dieci, e nel frattempo, Adrien e Marinette stavano litigando in cucina se fosse il caso o no di vedere un medico per i sporadici malesseri della fidanzata.

Marinette ultimamente soffriva di capogiri e non era la prima volta che si trovava sorretta da Adrien per evitare che stramazzasse al suolo.

“Sto bene… ho solo lavorato troppo nell’ultimo periodo. Gli ordini arrivano a raffica e la domanda di nuovi modelli si fa ogni giorno sempre più insistente da parte dei fornitori.” Spiegò lei sorseggiando il bicchiere d’acqua fresca che il fidanzato le aveva appena allungato.

Adrien si voltò un attimo per caricare la lavastoviglie con gli oggetti usati per la colazione.

Indossava solo un paio di boxer neri attillati e nient’altro. Si abbassò un secondo ed ogni muscolo tonico del suo incredibile corpo venne messo in risalto, soprattutto gli addominali ben scolpiti da anni di allenamenti costanti. Marinette si sentì travolgere dalla lussuria ed in un attimo gli fu addosso, finendo poi per consumare un amplesso sull’isola della cucina prima di prepararsi per affrontare quella giornata.

Marinette raccolse l’intimo da terra e prima di dirigersi verso il bagno guardò con aria lussuriosa il suo ragazzo ancora intento a capire che cosa fosse successo, il temperamento e la passione che ci aveva messo la fidanzata non aveva precedenti e dovette rimanere poggiato al bancone ancora qualche minuto per evitare che le gambe gli cedessero di punto in bianco.

“Ti ho detto che stavo bene.”

“Promettimi però che consulterai un medico, ok?” Adrien si avvicinò a Marinette ancora nudo come mamma lo aveva fatto e le stampò un dolce bacio sulla fronte.

“Lo farò…”

Plagg svolazzò accanto a loro con il suo pennarello rosso in una zampa mentre faceva il gesto con l’altra di infilarsela in gola per rimettere.

“Umani… non li capirò mai!”

 

****

 

La telefonata di Alix sul cellulare di Marinette, arrivò alle dodici e diciassette minuti, annunciando che l’orologio era stato riparato prima del previsto.

Subito tutti e tre si precipitarono al negozio con il cuore galoppante nel petto.

“Era ora!” Berciò Plagg spazientito.

“Sei sempre così simpatico, tu?” Chiese ironica la rossa contro quel kwami.

“Solo quando non mangia!” Intervenne Adrien ridacchiando.

“Sei stata grande, Alix. Sapevo che mi potevo fidare di te.” Continuò Marinette saltando i convenevoli.

“Mi manca solo un passaggio, e vorrei farlo con voi presenti, perché se tutto andrà come deve, ne vedremo delle belle.” Alix si sedette ed iniziò a prendere pinzette e strumentini di piccole dimensioni.

Adrien, Marinette e Plagg osservavano tutto con estremo silenzio ed angoscia, soprattutto per quest’ultimo, che non vedeva l’ora di riabbracciare Fluff.

Il ticchettio degli orologi presenti nel laboratorio, scandivano i secondi in maniera lenta e graduata, facendo credere ai presenti che il tempo non stesse per niente trascorrendo.

Plagg non stava più nella pelle ed iniziò a svolazzare attorno tutta la stanza.

“Fatto!” Disse Alix alzandosi e togliendosi gli occhiali da lavoro dopo aver girato l’ultima vite nella cassa esterna.

La cipolla vibrò e tutto attorno a quell’oggetto iniziarono a propagarsi piccole saette di colore azzurro.

Marinette si spaventò e si nascose dietro ad Adrien, sporgendo poi la testa da una sua spalla.

“C-che sta succedendo?” Balbettò lei non ottenendo alcuna risposta.

Quando le piccole folgori cessarono e l’orologio smise di vibrare, Alix con estrema attenzione lo prese tra le sue mani guantate.

“E’ il momento della verità.” Parlottò azionando il meccanismo a scatto posto in alto.

Subito una luce tra le più accecanti investì i presenti, costringendoli a schermarsi gli occhi con il gomito.

Quando la luce scomparve subito dopo, al suo posto si materializzò un piccolo coniglietto dagli occhi azzurri.

Sbadigliò rumorosamente “Che giorno è? Che ora è? E’ tardi? E’ presto?” Chiese in maniera incontrollata venendo poi zittito da Alix.

“Fluff? Sei tu?”

Il kwami del tempo squadrò dalla testa ai piedi quella bizzarra ragazza, annusandola anche.

“Guardiana del tempo!!!” Urlò abbracciandola.

“GUARDIANA DEL TEMPO????????” Chiesero sbigottiti i presenti.

Alix gli sorrise “In persona!”

“Che piacere conoscerti.”

“Il piacere è mio.”

“Ma che storia è?” Chiese Adrien spaesato.

“Vedi, Adrien… la mia famiglia ha da secoli avuto a che fare con i kwami e la loro storia, ci sono varie leggende che ci accomunano e…”

Plagg stava per dare di matto. Lui aveva fretta e questi stavano giocando al gioco delle mille domande, intervenne prendendo Fluff per le orecchie.

“PLAGG! Non sapevo fossi qui!”

“Si… si… si… tante care cose! Abbiamo bisogno di te.” Tagliò corto.

“Ma che modi sono?” Adrien si vergognava per lui, soprattutto perché aveva interrotto Alix durante una spiegazione importante.

Per fortuna intervenne Marinette a salvare la situazione, che prendendo coraggio, spiegò a Fluff il problema e quello che avevano in mente di fare con il suo aiuto.

“Quindi ci siamo solo noi due?” Il coniglietto si rabbuiò.

“E Nooro” Rispose Plagg.

Al menzionare del suo nome, il kwami farfalla sbucò dalla borsa di Marinette ed andare serafico a salutare l’amico che non vedeva da tantissimo tempo, cominciando a darsi notizia a vicenda.

Plagg se ne stava in un angoletto del negozio ad osservare la scena: Marinette ed Adrien insieme a quella stramba umana che facevano domande su di lei e su come funzionava lo scorrere del tempo, era davvero troppo.

LUI non aveva tempo!!!

Con il solito fare prepotente, il Dio della distruzione prese il coniglio per le orecchie, trascinandolo in una delle tante crepe dei muri che circondavano il negozio, infrattandosi in un angoletto tranquillo e senza nessuno a disturbare la loro conversazione.

“Allora Fluff, dove sono gli altri? Dove è zuccherino?” Berciò Plagg infastidito e irritato come se avesse mangiato formaggio senza lattosio.

Dal canto suo, il kwami del tempo si stava guardando attorno come spaesato, cercando di capire in che epoca potesse trovarsi, chiedendosi dentro di sé, se fosse già passata l’ora per fare la colazione di domani o era il momento della cena di ieri, riconoscendo che il suo stato confusionale non era del tutto come al solito, come se ci fossero stati dei cambiamenti nella linea temporale.

“Sono troppo spaesato...” cominciò Fluff. “E’ come se qualcosa stesse interferendo con il normale corso delle ere e delle epoche. E se tu mi stai dicendo che non sai dove si trova Tikki allora...”

Il coniglio lasciò a mezzo la frase, dirigendosi veloce di nuovo all’interno del negozio e cominciando ad annusare nei posti più assurdi che gli venissero in mente, compresa la gomma mezza smangiucchiata di una vecchia matita.

Fu solo quando Fluff si mise ad annusare l’ascella di Alix che il coniglietto del tempo emise un urletto estasiato, blaterando che aveva trovato quello che cercava.

Il kwami con la coda a batuffolo posò tra le mani di Alix il Miraculous del tempo, guardandola con fare speranzoso, mentre la ragazza azionava il bottoncino che comandava il meccanismo del gioiello, invocando così i suoi poteri e venendo circondata da una brillante luce azzurra mentre il kwami del tempo veniva risucchiato all’interno della cipolla.

Il tutto durò pochissimi secondi, facendo comparire al posto di una stramba umana vestita da scienziato pazzo una Alix parecchio euforica che si stava rimirando il suo costume con tanto di pon pon morbidoso posteriore ed ombrello raffinato in stile inglese.

“Lo sapevo! Lo sapevo! LO SAPEVO!!” stava gridando Alix saltellando da tutte le parti mentre studiava la propria immagine su qualsiasi superficie riflettente le capitasse a tiro.

Adrien e Marinette si scambiarono dal loro angolo uno sguardo sorpreso e pieno di domande; Plagg invece se ne stava con le zampette incrociate a rimuginare e borbottare tra sé e sé.

“Sì, lo abbiamo capito: sei contenta per essere stata scelta come guardiana del tempo!” sbuffò il Dio della distruzione andando a mettersi davanti agli occhi di Alix. “Per cui, se hai finito di pavoneggiarti... IO voglio trovare zuccherino!”.

“Va bene...” rispose serafica Alix con un sorriso, cominciando a osservare tutto quanto attorno a sé, e cercando qualcosa che gli altri occupanti del negozio non capivano.

Appena l’ebbe trovato, la punta dell’ombrello si andò a posare sulla mina in graffite di un lapis stra consumato, e con un vortice di luce si aprì la “Tana del Coniglio”, permettendo così a Bunnix si oltrepassare il portale e controllare il tempo stesso, da sola.



angoletto autrici: ben arrivati a questa nostra piccola follia per festeggiare il primo anno di vita del gruppo telegram di cui vi lasciate il link di invito https://t.me/+I3Kvz8x75yVmMDRk, dove si parla davvero di tutto e di più!
LadyHeatrher83 & summerlover

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


PLAGG, alla ricerca dei Kwami perduti

*

Capitolo 1

*

 


Il ticchettio degli orologi, perfettamente sincronizzati tra loro, stava scandendo lo scorrere del tempo nella bottega piena di cianfrusaglie e chincaglierie antiche di Alix, ma della ragazza non vi era nemmeno l’ombra. La rossa si era limitata a mandare un messaggio sul cellulare di Marinette dicendo di avere importanti novità riguardo alla linea del tempo, e chiedendo di essere raggiunta presso il suo negozio quanto prima, indicando il luogo in cui teneva la chiave di scorta per permettere così l’ingresso agli amici.

Marinette stava cercando di trattenere un ennesimo senso di nausea a causa dei troppi incensi accesi nell’angusto ambiente sovraccarico di ogni oggetto possibile.

“Anche a me questo odore dà il voltastomaco.” Disse Adrien mentre stava consultando la sua mail dall’app del telefono, rispondendo a quanto gli era possibile ai vari impiegati del reparto contabile della Casa di Moda, cercando di essere presente anche se non fisicamente nell’ufficio.

Discorso diverso riguardava Plagg, invece.

Il piccolo dio della distruzione stava svolazzando avanti e indietro senza una vera e propria meta precisa, toccando tutto quello che gli capitava a tiro e non trattenendo i sonori sbadigli che stava emettendo a causa del messaggio arrivato alle 3:25 del mattino da parte di Alix.

Il kwami nero stava praticamente a fauci spalancate accanto ad un orologio a pendolo, che in quel preciso attimo fece aprire gli sportelletti e uscire l’uccellino meccanico, finendo incastrato nella bocca aperta di Plagg, che si ritrovò così a fare dentro e fuori appiccicato al pennuto finto per le dieci volte che indicavano l’ora del giorno con in sottofondo il resto dei rintocchi degli orologi di tutto il negozio.

“In orario perfetto!” Esclamò Bunnix soddisfatta uscendo dal portale che si era aperto proprio in quell’istante nel bel mezzo del negozio, recuperando con un colpetto preciso dell’ombrello su un lato del pendolo Plagg che si stava massaggiando le mandibole prese dai crampi.

“Era ora!” Prese a cianciare il gattino nero in direzione della rossa, “Mi hai svegliato in piena notte per farmi aspettare qui, e spero che tu abbia notizie da darmi per farmi ritrovare zuccherino!”

La luce azzurra avvolse Bunnix, facendo ricomparire sia Alix che Fluff, dove la rossa si diresse subito nel retrobottega a ribaltare e scaraventare da diverse parti scatoloni ingombranti, mentre il coniglio si precipitava verso un enorme contenitore a fianco della macchinetta del caffè contenente carotine baby.

“Ma è normale il suo comportamento?” Chiese Adrien in direzione della fidanzata con un sopracciglio alzato.

Per risposta, Marinette scosse leggermente la testa, facendo capire al biondo che c’era poco da fare: Alix era sempre vissuta in una sua dimensione personale, e il fatto di essere la portatrice del Miraculous del coniglio del tempo spiegava tutto.

Plagg invece stava ribollendo di rabbia a tal punto che per poco non gli uscì il proverbiale fumo dalle orecchie, dirigendosi poi a gran velocità dove si trovava Fluff, prendendolo per le orecchie lunghe e cominciando a interrogarlo con le più svariate domande, non ottenendo nessuna risposta se non una sconclusionata serie di frasi senza senso e gli occhi a palla del coniglio che stavano quasi roteando da quanto fosse stato shecherato dal kwami nero.

“Plagg, datti una calmata!” Sbottò Adrien cercando di recuperare quella peste malefica felina, vedendosi invece sfuggire tra le dita il gattino che si scontrò con la figura di Alix che stava trasportando un paio di gigantesche buste porta abiti.

“Questi serviranno! Anche se sono delle copie, penso che saranno perfetti.” Disse la rossa, lanciando i pacchi agli amici, centrando in pieno la testa di Adrien.

Marinette aprì con decisione la zip di quanto ricevuto dall’amica, trovando all’interno dell’involucro un abito color senape in puro stile rinascimentale. La corvina scoccò all’amica uno sguardo sorpreso, chiedendo nel silenzio il perché di quei vestiti particolari e totalmente fuori moda.

“OH!” sobbalzò Alix, riconnettendosi con la realtà del momento. “Tu e il tuo ragazzo dovete confondervi con gli indigeni locali se volete recuperare i kwami che ho individuato sulla linea del tempo sfasata.”

Adrien si alzò dalla sedia dove si era accomodato, e stava scrutando in modo quasi schifato l’abbigliamento che gli era capitato tra le mani, mentre Plagg al suo fianco si stava sbellicando dalle risate davanti ai pizzi e merletti che ornavano il costume.

“E dove dovremmo andare con questi?” Chiese il biondo riluttante, sbattendo il palmo della mano in pieno muso al gatto della distruzione per farlo smettere di prenderlo per i fondelli.

Alix si arrampicò su di una vecchia scala mezza traballante, in cerca di un libro in particolare di storia, e ficcandolo davanti agli occhi smeraldini di Adrien.

“A Pisa, in pieno rinascimento italiano!”

 

****

 

Per Adrien e Marinette non ci fu nemmeno il tempo di capire che cosa dovessero fare una volta arrivati là, che si ritrovarono addosso quegli abiti così antichi e fuori moda nel loro tempo.

“Se mi vedesse mio padre...” Adrien alzò gli occhi al cielo.

Marinette vestiva quell’abito lungo dal colore ridicolo con una scollatura vertiginosa e Adrien non poté che apprezzare quel dettaglio.

“Sei il solito porco!” Berciò la corvina contro il fidanzato che di rimando le sussurrò all’orecchio che ultimamente era lei quella che non riusciva a togliergli le mani di dosso.

“Per forza, se giri semi nudo per casa.” Rispose con ovvietà.

“Ehm… i dettagli sulla vostra vita sessuale non mi interessano, abbiamo cose più urgenti da sbrigare.” S’intromise la rossa pronta a ritrasformarsi di nuovo per condurre i suoi amici nella dimensione desiderata.

C’era un problema, però, uno piccolo a dire la verità, ovvero Plagg sembrava essersi volatilizzato, per poi comparire dopo qualche minuto con addosso una giacca marroncina con una cintura nera in vita ed un cappellino dello stesso colore, con nonchalance si avvicinò ai compagni avventurieri, scoppiando a ridere appena vide com’era conciato Adrien.

“Amico mio, quella calzamaglia ti dona tantissimo, e quel cappello con la piuma è fantastica, sembri un moschettiere.” A Plagg doleva la pancia, ma era sempre meglio che vederlo nudo oppure mentre si intratteneva con Marinette.

“Per fortuna che la piuma è finta, altrimenti non riuscirei a respirare.”

“Sono riproduzioni fedeli queste.” Replicò Alix.

Marinette invece, era rimasta attonita per il travestimento di Plagg.

“E tu dove credi di andare conciato così?”

“Bisogna confondersi, lo ha detto lei!” Indicando la Guardiana del Tempo che nel frattempo si era trasformata.

“Non abbiamo tempo, siete pronti?” Chiese Bunnix non attendendo risposta da parte di nessuno e portandoli nella sua ‘tana’.

 

****

 

Plagg era estasiato da quanti mondi e da quanti avvenimenti fosse pieno quel luogo magico, come del resto Adrien e Marinette, a cui non era di certo permesso spiare negli oblò, in quanto offuscati.

Solo a Bunnix e a Plagg era concesso sbirciare il passato e il futuro.

“Pisa, rinascimento.” Mormorò Bunnix toccando uno degli schermi presenti che si aprì della loro dimensione, in modo da spingere all’interno i tre stranieri venuti dal futuro.

“Tornerò a prendervi” Disse poi prima che il cerchio azzurrognolo sparisse portandosela via e lasciandoli completamente soli al loro destino.

Italia… Pisa… e chi ci era mai stato? E anche se qualcuno di loro l’avesse visitata, sicuramente non sarebbe apparsa ai loro occhi come in quel preciso momento.

Forse avrebbero riconosciuto un paio di monumenti, tra i più famosi… forse

Adrien e Marinette incespicarono sul selciato dell’enorme piazza che dava l’accesso alla rinomata Università della città di Pisa, dove i ragazzi si ritrovarono a osservare gruppi di mercanti, uomini illustri, e donne nobili che provavano ad attirare l’attenzione di potenziali facoltosi pretendenti.

Plagg cominciò ad annusare alla ricerca di una qualche traccia di presenza di kwami nei dintorni, dovendo trattenersi dallo scoppiare a ridere nel momento in cui il suo portatore stava cercando di disincastrarsi la calzamaglia super aderente che gli si era infilata tra le chiappe con movimenti assurdi.

“Adrien, piantala! Stai attirando troppo l’attenzione, e non credo che sia proprio il caso.” Esclamò Marinette rossa in volto per l’imbarazzo di dover vedere il suo fidanzato che stava suscitando lo sconcerto di un gruppo di studiosi rimasti in silenzio assorti nell’osservare le strane movenze del biondo.

Adrien cercò di darsi un contegno, ma inutilmente: quella maledetta calzamaglia prudeva davvero troppo, e non riusciva a resistere all’urgenza di doversi grattare la pelle resa urticante dal materiale sintetico a dir poco diabolico.

“Scusate madama la mia intromissione,” proferì un uomo con la barba e vestito in modo simile ad Adrien che si era avvicinato a loro. “Non vorrei recarvi disturbo alcuno, ma non ho potuto esimermi dall’osservare il vostro messere nella sua strana danza, e vi chiedo di perdonare la mia screanza nel chiedervi se trattasi di raro malanno a turbare la quiete del signore.”

Marinette per poco non si mise a ridere, per fortuna fermata da una pacchetta ricevuta da Plagg sotto l’ingombrante gonellone che portava e che le aveva ricordato le raccomandazioni di Alix.

Se anche venivano dal futuro, la tana del coniglio aveva la facoltà di tradurre in automatico la lingua per i viaggiatori del tempo come loro, rendendo così le cose molto più facili.

“Vi ringrazio per il vostro cortese interesse, mio signore.” disse la corvina, facendo al contempo un inchino verso il nuovo venuto. “Ma non trattasi di raro malanno, ma soltanto di tessuto di scarsa qualità. Purtroppo, il mio signor marito è molto oculato nella gestione del denaro e dei suoi possedimenti, e questo lo porta a scegliere cose di dubbia fattura, con i risultati a voi visibili.”

Adrien stava cercando di arrivare a grattare una zona piuttosto insidiosa senza passare per un maniaco in mezzo alla strada pubblica, sbiancando davanti all’allusione sul fatto che fossero sposati davanti alle parole della fidanzata, e il biondo avrebbe ribattuto che non erano ancora marito e moglie se non avesse intercettato l’espressione omicida negli occhi di Plagg che con la zampetta alzata sembrava pronto a cataclismarlo all’istante se avesse detto qualcosa di diverso.

“Come ha detto la mia signora,” pronunciò Adrien, provando a darsi un contegno e a cercare di parlare con l’uomo appena arrivato, “…son molto oculato e parsimonioso nella gestione dei beni e delle ricchezze del mio casato, anche grazie ai miei approfonditi studi di finanza e di matematica applicata.”

“Un collega matematico!” Il nobiluomo si illuminò davanti a quella notizia. “E ditemi, messere, su quali studi si basano le vostre conoscenze!”

Per tutta risposta e senza rendersi conto, Adrien cominciò a parlare di resoconti e bilanci finanziari, contornando il tutto con l’aggiunta si schemi di investimenti a lungo termine, e per fortuna, quasi dimenticandosi della malefica calzamaglia sempre incastrata in un posto insidioso.

I due uomini continuarono a parlare senza freni di numeri e matematica applicata per quella che sembrava un’eternità, fino a quando il sonoro brontolio della voragine che Plagg aveva al posto dello stomaco li interruppe, portando l’attenzione su Marinette, come se fosse stato il suo stomaco a brontolare e non quello senza fondo del kwami che continuava a nascondersi sotto il gonnellone ingombrante.

“Mia signora, perdonate la mia poca cordialità,” si scusò l’uomo, osservando Marinette che era arrossita dall’imbarazzo. “Tenervi qui ad udire queste conversazioni deve essere un terribile fardello per voi, senza oltretutto che possiate ristorarvi. Per ottenere il vostro perdono, mia signora, vorrei che foste miei ospiti in una locanda piuttosto rinomata dove potrete gustare ottimi piatti e trovare ristoro.”

Il nobiluomo fece un cenno verso un ragazzino, che subito si precipitò a chiamare e far arrivare una carrozza con cavalli per il suo signore ed i suoi ospiti, che presero posto nella vettura, restando quasi a bocca aperta dopo aver fatto le dovute presentazioni al suono del nome del loro nuovo amico.

Galileo Galilei.

 

****

 

Marinette rimase a bocca aperta davanti all’enorme costruzione che le si stava parendo davanti, chiedendosi se davvero il signor Galilei avrebbe messo in atto il suo esperimento davanti a tutta quella gente.

Ancora non ci poteva credere: Galileo Galilei in carne e ossa.

I libri di scuola parleranno molto di questo illustre personaggio e Marinette amava molto studiare quanto fatto dallo scienziato.

Gli occhi di Adrien, invece, ebbero un luccichio di ammirazione per tutta la permanenza al suo fianco, facendolo desiderare di rimanere lì per sempre, facendogli dimenticare il reale motivo della loro visita in quel luogo e tempo.

Distrattamente, la corvina mollò uno schiaffetto sul dorso della mano del fidanzato, fermando Adrien che stava cercando di grattarsi un’altra volta in punti non proprio consoni per il pubblico.

Il loro nuovo e illustre amico stava risalendo le scale a spirale dell’altissima Torre di Pisa, pronto a lasciar cadere la palla di ferro e la piuma dalla cima della costruzione e far così valere le sue teorie ai suoi colleghi accademici.

Il capannello di folla numeroso che si era radunato si stava rivelando un’ottima risorsa mimetica per Plagg, che riuscendo a sfuggire dal controllo costante del suo portatore, aveva preso a vagare tra le varie sottane colorate delle signore e le calzamaglie fin troppo aderenti degli uomini presenti, annusando in ogni direzione che gli era possibile in cerca di una qualche traccia di odore di kwami, ma senza successo, vedendosi così costretto a ritornare dai suoi umani con il suo piccolo bottino di formaggio locale tra le zampette.

Fu quando il gattino della distruzione si infilò nella giacca tutta pizzi e merletti che qualcosa attirò la sua attenzione nel momento in cui osservò Galileo Galilei, attorno al cui capello si nascondeva una figurina violacea di sua conoscenza.

-E ti pareva che non ci fosse lo zampino di Roaar! - bofonchiò Plagg con la bocca piena di formaggio, attirando su di sé le occhiate dei due umani che era costretto a sopportare se voleva ritrovare zuccherino.

Marinette e Adrien chiesero all’unisono a chi il gattino nero si stesse riferendo, e il dio della distruzione si mise a fare un monologo sulla tigre che in quel momento stava sussurrando qualcosa alle orecchie di Galileo Galilei, infondendogli con ogni probabilità quel coraggio che allo studioso sembrava mancare per portare a termine il suo esperimento scientifico.

Trattenendo il fiato, tutto il pubblico presente assistette alla caduta della palla di ferro e della piuma dall’ultimo piano della torre simbolo di Pisa, e nello stupore generale, i due oggetti toccarono il suolo nel medesimo istante.

L’applauso fragoroso che ne seguì fece drizzare le orecchie a Plagg, che finito il suo formaggio locale, ed emesso un gas altamente tossico e sonoro al punto da aver fatto ricadere la colpa sul suo portatore, il gattino nero partì a razzo verso la palla di ferro e la piuma a terra, cominciando a gesticolare in preda all’ira in direzione di entrambi gli oggetti.

I due ragazzi non sapevano davvero da che parte guardare, soprattutto Adrien che a causa di quanto combinato prima dal suo kwami era sbiancato dall’imbarazzo, e sia il biondo che la corvina decisero di avvicinarsi al luogo dove il dio della distruzione stava cincischiando da solo, notando appena nell’ombra che in realtà il felino stava praticamente infastidendo quelli che sembravano un bue ed una capra in miniatura.

Muuua comuuue dobbiamuuu dirtelo? Non lo sappiamuuo dove si trova Tikki!” stava muggendo il bovino, sbuffando come un toro pronto ad esplodere.

Plagg soffiò in direzione del kwami, rivolgendo poi la sua attenzione dell’altro, che da bravo ovino stava cercando di masticare un pezzo di mattone.

“Stompp ha ragione... beeee!” disse Ziggy, tornando a leccare quello che aveva tutta l’aria di essere un blocco di sale. “Non vediamo gli altri kwami da quando si è apeee-beee-rto il buco nero e ci ha separati tutti. Ci siamo ritrovati con Roaar per puro caso qualche settimana fa.”

La capretta tornò a dedicare il suo tempo al blocco di sale, lasciando furente Plagg perché non aveva ottenuto le risposte che stava cercando, venendo raggiunti poco dopo da una piccola tigre viola che prese ad abbracciare l’altro felino continuando a chiamarlo fratellino.

“Quante volte ti ho detto di non chiamarmi in quel modo?” sbottò il kwami nero versò Roaar. “Non siamo parenti.”

“Scusami se dissento Plagg, ma in natura il gatto è più piccolo della tigre, per cui sei il mio fratellino minore.” concluse il kwami del coraggio ridacchiando assieme agli altri.

Persino Marinette e Adrien trattennero a stento le risate, cogliendo il piccolo gruppetto di kwami alla sprovvista, tranne il dio della distruzione che stava ribollendo di rabbia con le zampette incrociate davanti alla giacchettina che stava indossando.

 

****

 

Una volta terminato il suo esperimento sopra l’imponente Torre di Pisa, Galileo Galilei si apprestò a scendere e incontrare i suoi gentili ospiti, con l’intento di chiedergli che cosa ne pensassero.

“Voi siete un grande, maestro.” Si complimentò Adrien rivolgendosi a lui con garbo e riverenza “… sarà da esempio per tutti. Ogni libro di scuola parlerà della vostra persona.”

Lo scienziato quasi arrossì di fronte ai suoi complimenti “Vi ringrazio, messere. Siete troppo gentile.”

“Però…” Adrien si avvicinò di più a lui “… non ho potuto non notare che siete stato, come dire, aiutato.” Gli sussurrò all’orecchio gesticolando con una mano.

Galileo trasalì, eppure aveva detto a quegli esserini di non muoversi e di rimanere immobili al loro posto “Non so di che cosa state parlando.” Negò quasi stizzito alzando il mento.

“Oh! Sì che lo sapete…” Inveì Marinette cambiando umore, per poi fermarsi quando se ne rese conto “… chiedo perdono, non so che cosa mi sia preso.”

Nel frattempo che quel teatrino continuava, sulle pareti della Torre di Pisa, e ben nascosti da occhi indiscreti, i kwami stavano discutendo tra loro, e una volta superati i convenevoli, e dopo che Plagg ebbe appurato veramente che i tre simili non sapevano effettivamente dove fosse la loro amica Tikki, arrivò il consueto momento delle sfide, facendo dimenticare a Plagg il reale motivo per cui fosse approdato in quel tempo.

Stompp e Ziggy improvvisarono una gara di cornate, dove avrebbe prevalso il più forte, peccato che la forza dei kwami era più o meno simile e nemmeno il tentativo di Roarr di spronarli a fare del loro meglio era servito a niente.

D’altro canto, Plagg, se la stava ridendo di gusto e decise di prendere in giro Stompp per essere un inutile culo grasso, come lo chiamava sempre, e Ziggy per essere un’inutile testa vuota.

Ovviamente il bue non ne fu molto entusiasta di quel nomignolo, la sua rabbia montò a tal punto da partire in quarta verso il kwami della distruzione, lo stesso fece la capra, coalizzata con Stompp per fargliela pagare a quel gattino spelacchiato che si erano ritrovato come amico, con l’intenzione di spiaccicarlo sulle pareti di quella torre come un pezzo di formaggio.

Peccato che Plagg fu talmente agile e svelto da scansarsi all’ultimo e a farne le spese fu la povera torre che si ritrovò a pendere da un lato.

“Opss…” Mormorarono all’unisono Stompp e Ziggy, mentre Roarr stava chiedendo al piccolo dio della distruzione se stesse bene.

Attoniti e sbigottiti, i presenti, compresi i viaggiatori del tempo, corsero a controllare quanto accaduto e a vedere che non ci fossero feriti una volta che il muro di polvere, alzatosi per l’impatto, scomparve del tutto, lasciando la povera torre così come la conosciamo.

Adrien e Marinette circumnavigarono la Torre di Pisa alla ricerca di quei quattro combina guai, perché era chiaro come il sole che quella struttura non fosse caduta da sola come invece si era sempre pensato secoli addietro.

Una volta ritrovati, e mentre stavano per fare una ramanzina con i fiocchi a quelle quattro creature divine, comparve Bunnix da un portale a riportarli al presente.

Marinette stava ancora inveendo quando si accorse di non trovarsi più in pieno Rinascimento, ma nella bottega di Alix.

Tutti gli occhi erano puntati su di lei, soprattutto quelli del fidanzato, il quale non l’aveva mai vista così.

“Ehm… tesoro… forse è meglio che ti dai una calmata!” La invitò lui prima che la sua faccia, da rossa che era diventata, non scoppiasse e prendesse fuoco.

“SONO CALMA!” sbottò la corvina, facendo nascondere i kwami dietro la figura di Adrien.

“E tu sei sicuro di sposartela? Pensa a quando avrete dei figli… non vorrei essere nei panni di quei poveri bambini.” Susurrò Plagg alle orecchie del suo portatore.

“Al momento non ho intenzione di avere figli.” Rispose Marinette che si ritrovò ad ascoltare involontariamente la conversazione tra lui e Adrien mentre si toglieva di dosso finalmente quegli abiti pesanti e Alix notò un leggero rigonfiamento sul suo ventre.

La Guardiana del tempo sorrise dolcemente…

*

continua

 

 

 

angoletto autrici:

 

Ben tornati in questo piccolo viaggio nei meandri del tempo!

In questo capitolo ci siamo prese qualche licenza poetica facendo riferimento ad un periodo storico italiano, tra il 1589 ed il 1592 in cui Galileo Galilei è stato presente nella città di Pisa per ampliare i suoi studi accademici.

Senza volere, è stato inserito un piccolo easter egg, e vi sfido a trovarlo a dire da quale serie è stato tratto.

Chissà in che epoca approderanno i nostri amici nel prossimo capitolo?

Un abbraccio,

LadyHeather83 & summerlover

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


PLAGG, alla ricerca dei Kwami perduti

Capitolo 2


Aprì gli occhi di scatto e come una scheggia impazzita si fiondò all’interno del bagno antistante la camera da letto.

Marinette aprì la tavoletta velocemente dopo essersi inginocchiata al cospetto del water, riuscendo appena in tempo a raccogliere i capelli in una coda improvvisata con la mano destra, prima che lo stomaco, il quale aveva iniziato a contrarsi pochi attimi prima, decidesse di farle espellere della bile.

Marinette credette di morire. Si sentì soffocare mentre gli occhi le stavano scappando letteralmente fuori dalle orbite, fino a quando dopo il contenuto dello stomaco, le uscì un ringhio di dolore a causa dello sforzo immane e lei riuscì momentaneamente a rilassarsi e riprendere a respirare.

Annaspò poi alla ricerca d’aria e vomitò nuovamente dopo qualche secondo, tirò lo sciacquone e finalmente riuscì a riprendersi e alzare il volto da quella tazza.

Marinette si lavò la bocca e frizionò i denti con lo spazzolino, aveva assoluto bisogno di togliersi quel sapore acre e sostituirlo con qualcosa di più fresco.

Erano giorni che si svegliava con un senso di malessere, ma mai aveva vomitato la mattina, Marinette pensò di essere stressata per il troppo lavoro o per via della questione di Plagg, ora che avevano recuperato altri suoi compagni c’erano ulteriori creaturine a cui badare, e non erano di certo tra le più silenziose.

La corvina si lavò anche la faccia, sperando che il contatto con l’acqua fresca le levasse via il rossore dalle guance, notò anche un certo pallore sotto.

“Sono proprio uno straccio.” Si ritrovò a pensare mentre applicava uno strato di crema lenitiva sulla pelle, e quando stava per riporla nel cassetto notò un pacco di assorbenti ancora perfettamente chiuso.

Deglutì e rabbrividì sapendo perfettamente che il mese scorso era stata costretta a prenderne una scatola nuova perché terminata, e vista la sua sbadataggine rischiava di arrivare al termine delle quattro settimane senza averne in casa.

Indietreggiò facendo qualche calcolo a mente e realizzando che erano passate ben sei settimane da quando aveva avuto le mestruazioni l’ultima volta.

Un ritardo troppo lungo per lei che era abituata al massimo di uno o due giorni durante il periodo più stressante.

“Non è possibile!” Pensò tenendosi la fronte “… cioè, sì è possibile, ma è successo solo una volta di aver dimenticato la pillola.” Presto la gioia momentanea di Marinette si trasformò in terrore, ma non per Adrien, perché quando l’aveva informato di quel dettaglio, lui aveva tirato su le spalle dicendole che non era affatto un problema e che non ci sarebbe stato nulla di male se avesse portato un po' di gioia nella loro vita.

Il problema era Plagg, perché sicuramente se Adrien avesse saputo del ritardo della sua fidanzata, avrebbe posticipato a data da destinarsi il continuo della missione alla quale avevano fatto una promessa, una promessa che anche a Marinette stava a cuore, perché nonostante quella creatura petulante continuasse a insistere sul fatto che Tikki non era la sua amata, Marinette vedeva come gli si illuminavano gli occhietti ogni volta che parlava di lei. E la corvina non poteva permettere che loro due rimanessero separati ancora per molto.

Convinta di vedere un medico, ma non prima di aver effettuato un test di gravidanza, uscì finalmente dal bagno.

Il suo compagno dormiva ancora beatamente quando lei era schizzata via dal letto, svegliando inavvertitamente anche lui.

La sentì mentre stava male e Plagg lo fermò mentre provava a entrare per vedere la situazione.

“Non avrà nulla di grave… anch’io vomito quando mangio troppo formaggio.” Mormorò lui parlando a voce bassa, ricevendo in cambio dal suo portatore un’occhiataccia.

“Sta sempre male… e mi sto preoccupando.”

“Parla con lei, no?”

“E’ quello che volevo fare, se solo si decidesse a uscire da quel dannato bagno.”

Neanche il tempo di terminare la frase che Marinette uscì dalla stanza come rinata e bella come il sole.

Adrien rimase a bocca aperta perché sì, la sua ragazza era bellissima sempre, ma in quel particolare momento aveva addosso una luce nuova e più splendente, nemmeno lui sapeva bene come definirla e il motivo, fatto sta che la voleva sbatterla sul letto e farla sua, visto che la sera prima era stato rifiutato, e non era da Marinette.

Ma parlare della sua salute e di quanto fosse preoccupato era la priorità.

“Stai bene?” Le chiese passandosi velocemente la mano sulla faccia per grattarsi poi la nuca.

Marinette si sedette accanto a lui sul bordo del letto, tentata nell’informarlo del suo ritardo, ma da dietro la sua spalla sbucò la testolina nera di Plagg.

“S-sì. Sono solo un po' stanca, tutto qua.” Farfugliò distogliendo lo sguardo.

“E’ da un po' che ti vedo strana…” Adrien le prese la mano delicatamente “… e non è da te rifiutarmi.”

“Oh! È solo per questo?” Chiese sorniona assottigliando gli occhi.

“No, ovviamente. Ma se c’è qualcosa che non va me lo devi dire, ok?”

“Sto bene, Adrien. E non ho nulla che non vada, sono solo stanca.”

“Ma hai vomitato prima.”

“Lo so, e mi spiace averti svegliato. Ci stiamo avvicinando alla stagione fredda e avrò preso qualche virus, ne girano tanti in questo periodo…” Nemmeno lei credeva alle sue parole.

“Promettimi che vedrai un medico quanto prima.” Adrien le stampò un bacio sulla fronte “… preparo la colazione.”

 

****

 

Da quando i primi tre kwami erano stati recuperati e si erano insediati in pianta stabile a casa dei neo fidanzati non erano mancati i disastri. Roar aveva trovato un degno angoletto tra le piante del balcone dove dare la caccia a piccole larve ed insetti; Stumpp si era impadronito di una delle limette per le unghie di Marinette e passava ore a lisciarsi le corna; mentre Ziggy la capretta si era dato alla pazza gioia ad assaggiare tutto il mobilio presente nella villa, facendo ballare nervosamente uno degli occhi verdi del padrone di casa.

Erano passati così alcuni giorni, quando l’ennesima telefonata di Alix non tardò ad arrivare, annunciando che Fluff era riuscito a individuare degli altri compagni scomparsi proprio sulla città di Atlantide.

Adrien, Marinette e Plagg si erano presentati nella bottega della rossa quel pomeriggio stesso, e la ragazza sembrava essersi ripresa, anche se non vedeva l’ora di tornare a casa e spaparanzarsi sul divano visto che continuava a sbadigliare sonoramente interrompendo la Guardiana del Tempo.

“Forse è meglio che su Atlantide ci vadano Adrien e Plagg. Mi sembri… spossata.” Alix alzò le ciglia sottolineando quell’ultima parola.

“Gliel’ho detto anch’io, ma lei ha insistito per venire.” Rispose Adrien sospirando.

Alix intuì che Marinette non avesse ancora appurato il suo stato interessante e che soprattutto il suo fidanzato non ne era al corrente. Affari loro, lei non era stata interpellata per questo, ma per altro, anche se appena Adrien si era allontanato per una telefonata urgente di lavoro, Alix guardò Marinette e le suggerì di riguardarsi.

“Scusate, era importante” Si giustificò il biondo.

“Anche la nostra missione lo è.” Sottolineò Plagg con il solito cipiglio accigliato.

“Visto che è la vostra priorità, Marinette rimarrà qui a Parigi a riposare e voi, signori, andrete a recuperare delle altre creature.” Alix ammiccò verso l’amica.

“Sì, sono d’accordo.” Annuì Adrien guardando la fidanzata.

“Ottimo! Tieni!” Alix allungò una toga bianca di lino con in vita una cintura rossa dello stesso tessuto.

“No, no, no. Senti, non mi travestirò ancora. L’ultima volta sembravo avere le piattole, mi grattavo dappertutto.” Piagnucolò lui maledicendo il giorno in cui aveva deciso di spalleggiare Plagg in quell’assurda impresa.

“Non fare il bambino, Adrien. È per una buona causa, e poi non puoi presentarti su Atlantide con vestiti ultra moderni, stiamo parlando del novemila seicento a.C., è già una grazia che non vagassero per quell’isola nudi.” Rispose Alix.

Adrien entrò nello spogliatoio e si cambiò, quando uscì, Marinette lo guardò con la bocca spalancata e l’aria sognante, con quell’abito addosso sembrava semplicemente un dio greco e quasi quasi le rodeva a mille non essere presente, visto che le belle fanciulle dell’epoca sicuramente gli avrebbero fatto delle avance e presentandosi al suo cospetto con abiti succinti e scollati, mettendo in risalto una perfetta corporatura che lei tra un po' non avrà più.

Si morse il labbro inferiore e per poco non pianse.

“Tutto bene?” Le domandò Adrien in apprensione.

“Sì, sei bellissimo.” Mugugnò e lui le cinse la schiena.

“Sarò di ritorno presto e vedrai che nessuna sirena mi ammalierà, perché il mio cuore appartiene a te.”

“Piccioncini???? Andiamo!” Li richiamò Alix irritata, mentre attraversava il portale che aveva appena aperto, seguita a breve distanza da Plagg immerso in una mini toga mentre si aggiustava la coroncina di alloro sopra le orecchiette.

 

****

 

Nemmeno il tempo di entrare nella tana di Bunnix, che i due vennero letteralmente scaraventati su quell’isola meravigliosa, da cui si respirava aria pura e salmastra.

Il rumore delle onde che s’infrangevano sulla scogliera fecero sporgere Adrien per ammirare il panorama e fargli desiderare una vacanza con la sua ragazza, in fondo se era stanca, se lo sarebbe meritato, e anche lui aveva bisogno di staccare la spina dai vari impegni e dedicarsi a Marinette come meritava, anche perché, attualmente non avevano ancora la data per il loro matrimonio e la proposta gliela aveva fatta ancora mesi addietro.

Adrien si sentì un incapace e se la sua ragazza lo avesse lasciato avrebbe fatto solo che bene.

“Ci conviene muoverci, Adrien.” Gli disse Plagg dopo essere andato in avanscoperta per cercare tracce di odore di kwami in ogni direzione, notando del movimento nella piazza principale.

“Che sta succedendo?”

Plagg fu molto vago perché non aveva ben capito, ma da quanto aveva visto c’erano due capi militari che stavano litigando per del miele che sembrava risplendere di luce propria, e uno diceva all’altro che ne volevano di più perché l’ultimo rifornimento era andato a ruba e che i cittadini ne andavano pazzi.

Il proprietario dell’azienda apicultrice continuava a insistere dicendo che non avrebbero avuto altro miele fino alla prossima settimana, a causa del fatto che quella particolare qualità così divina aveva bisogno del giusto tempo per ottenere la brillantezza giusta.

E la parola miele fece accendere una lampadina in testa a Plagg, collegando che solo Pollen sarebbe riuscito a produrre un cibo divino.

Non era lontano e lui doveva trovarlo, svolazzò in direzione di quel profumo dolciastro che avrebbe riconosciuto tra mille, alla sua Tikki piaceva sempre assaggiare il miele prodotto da Pollen e le sue labbra erano sempre appiccicaticce, ma dolci, tremendamente dolci.

“Aspettami, Plagg.” Esclamò Adrien saltando sull’aiuola con poca grazia tirandosi su la toga per evitare di inciampare, ma venne bloccato da un avvenente ragazza.

Aveva i capelli rossi, lunghi e mossi, indossava una toga bianca con una scollatura vertiginosa e sulla coscia uno spacco le metteva in risalto la gamba lunga e sinuosa.

“Buongiorno, e tu chi sei?” La ragazza lo squadrò con fare voglioso e s’inumidì le labbra. “Non mi pare ci siamo già visti. Di quale divinità sei figlio?”

Adrien deglutì il nulla, riconoscendo in quella figura la dea Afrodite. Nemmeno nei suoi sogni più reconditi la immaginava così bella e nessun libro o dipinto le dava giustizia.

“Ehm…” Adrien sfoggiò il suo lato spocchioso e strafottente “… Mia Signora…” si rivolse a lei con un bacia mano elegante “… mi lusinghi, ma non sono figlio di nessun dio, la mia bellezza è cosa naturale contrariamente a quello che si possa pensare. E non posso intrattenermi con te perché ho altre urgenze a cui dedicarmi.”

Afrodite non ci stava però “Potrei portarti in un luogo dove fanno del miele buonissimo?”

Miele? Aveva detto miele? Anche Plagg aveva parlato di quella leccornia, magari lei stava andando nella stessa direzione. E quando mai gli sarebbe capitato di intrattenersi ancora con lei?

“Mia signora, ma come fai a sapere che i miei affari mi portano al miele?”

“Qui tutti lo vogliono, forza, andiamo.” Gli disse allungandogli il braccio che Adrien incrociò con il suo.

 

****

 

La testa di Plagg sbucò dall’interno di una siepe irta e fitta, piena di aghi e spini.

“Ahia! Ahia!” Protestò lui attraversando il verde, per poi ritrovarsi a togliersi quei cosi acuminati anche dai posti più impensabili situati sotto la sua coda.

Ma fu quando terminò la toeletta che vide dalla parte opposta una creaturina gialla e nera con in mano un secchiello ricolmo di miele, e un cappellino a tesa larga a proteggerne la testolina durante il suo meticoloso lavoro di giardinaggio.

Il dio della distruzione si fiondò su di lui senza pensarci due volte.

“POLLEN!” Urlò abbracciandolo e facendogli cadere il secchiello per terra con sommo disappunto dell’ape.

“PLAGG! Ma dico, ti sei ammattito? Sai quanto mi ci vorrà adesso per produrne ancora?”

“Anch’io sono felice di vederti.” Assottigliò gli occhi irritato incrociando le zampette davanti.

L’ape sbuffò e raccolse il secchio prima che quel nettare venisse assorbito totalmente dal terreno.

“Hai visto zuccherino?” berciò il gattino senza tanti giri di parole.

Pollen sogghignò a quel nomignolo con cui chiamava Tikki, ricordando quando lei aveva fame e andava da lui per procurarsi un po' di miele.

“Qui non c’è, mi dispiace. Ma piuttosto, come hai fatto ad arrivare fino a qui?” Chiese perplesso.

“Fluff mi sta aiutando. Nelle scorse settimane ho ritrovato Stompp, Ziggy e Roarr, sono al sicuro nel mio tempo assieme a Nooro.”

“DAVVERO????” Chiese incredulo dilatando al massimo le pupille l’apetta.

“Sì” Rispose annuendo mentre il suo stomaco iniziò a brontolare quando nell’aria si propagò un profumino di formaggio stagionato niente male. “E questo? Da dove viene?”

“Lo devo aver appena portato… ehi, ma dove vai?” Chiese l’ape inseguendo l’amico appena ritrovato.

 

****

 

Intanto Adrien aveva fatto il suo ingresso insieme alla dea Afrodite sotto braccio nel giardino e aveva notato il muro di miele.

Insieme si diressero in quella direzione “Vedrai che delizia.” Continuava a elogiarne i sapori mentre ammaliava il malcapitato con il suo fascino, e non a caso lo stava tentando verso un gazebo con tanto di trovala imbandita con ogni prelibatezza che l’antica isola poteva offrire.

Davanti a quelle leccornie, Adrien non ci pensò due volte e si fiondò senza complimenti, ripensando con rammarico ai manicaretti che la fidanzata ormai non gli cucinava più, non notando alle sue spalle Afrodite che stava sorridendo per essere riuscita a catturare un’altra preda.

 

****

 

Plagg entrò nel negozio di alimentari inseguito da Pollen, il quale continuava a ripetergli che non era una buona idea e di andarsene subito da lì, anche perché sapeva che Barkk era nei paraggi e sapeva bene che loro due non andavano affatto d’accordo.

Il kwami della distruzione iniziò a ingurgitare formaggio a tutto spiano, finendo per far fuori tutte le scorte in bella vista, peccato però che quella mossa non passò inosservata al proprietario della bottega, stanco anche dei continui furti al deposito che teneva dall’altra parte della strada.

“FERMATI SUBITO, MALEDETTO TOPASTRO!!” Aveva detto alla creatura nera prima che divorasse anche quell’ultima forma di formaggio, così Plagg, per evitare di venir preso, (non che questo fosse possibile), prese quella delizia e la portò fuori dal negozio, in cerca di un angolo dove potersi gustare il tutto con assoluta calma.

Nella fuga però, si scontrò con il guardiano del negozio, che altri non era che Barkk.

A Plagg s’illuminano nuovamente gli occhi, ma poi ricordò le loro divergenze.

“Lasciami passare!”

“NO!” Aveva risposto il cane.

“Dai Barkk, siamo dalla stessa parte, non vorrai che mi catturi.”

“E anche se fosse?”

“Io ti potrei portare da Nooro, Stompp, Ziggy e Roarr. E poi quello mi ha chiamato topastro... ma ci vede o ha bisogno di un controllo agli occhi?”

Al solo nominare i suoi compagni, Barkk si ammorbidì, spiegando poi che il negoziante era stato preso più volte d’assalto da uno quello che sembrava uno strano roditore. A quelle parole, il Dio della distruzione sembrò illuminarsi davanti a quella che credeva essere una brillante idea, dichiarando che se c’era un topo da prendere, un cane non poteva sicuramente fare il lavoro di un gatto.

Barkk decise di mettere da parte le divergenze che aveva con quel felino pestifero, mettendosi a seguirlo svolazzando nelle varie vie della città fino ad un grande magazzino che odorava di un inconfondibile profumo di formaggio al miele, oltre all’inconfondibile odore di kwami che aleggiava nell’aria.

E il gattino nero ci avrebbe scommesso i suoi baffi che ci aveva visto giusto, mentre percorreva i vari scaffali con Barkk alle calcagna, fino a raggiungere un angoletto sperduto dove...

“MULLO!” strillò il cane, riconoscendo nel ladro di formaggio il suo amico di sempre con tutto il musetto impiastricciato di prodotto caseario e miele luccicante.

 

****

 

Adrien cercò di mettere più distanza possibile tra sé e Afrodite, scampando per l’ennesima volta dalle grinfie della donna per un soffio.

“Vedo che ti piace giocare.. ma non potrai scappare per sempre!” gridava la dea scavalcando una sedia che era stata messa sulla sua strada per cercare di fermare la sua avanzata.

“E chi sta giocando?” borbottò tra sé il biondo, cercando di risistemarsi addosso alla bene e meglio i brandelli che una volta erano stati la tunica che gli aveva dato Alix.

Altro che dea dell’amore, quella è una ninfomane! pensò tra sé il ragazzo, cercando di nascondersi più che poteva in mezzo ad uno dei cespugli di rose del giardino, cercando di non mettersi a urlare a causa delle spine che si erano conficcate nella carne tenera delle chiappe.

Afrodite intanto stava decisamente perdendo la pazienza: nessun uomo aveva mai resistito così tanto alle sue avance, e cominciava a non poterne più di questo tira e molla con la sua nuova preda.

“Senti, mio caro ragazzo,” sentenziò la dea in preda alla rabbia, “faresti prima a venire fuori e ad accettare le mie attenzioni senza troppe lamentele!”

Adrien rabbrividì al ricordo di quello che aveva creduto essere l’usuale ospitalità degli abitanti di Atlantide, ritrovandosi invece a fuggire davanti agli assalti di Afrodite che gli aveva quasi letteralmente strappato di dosso la tunica, incurante delle parole del biondo che continuava a ripetere di amare follemente la sua fidanzata e prossimo alle nozze.

“Eccoti qua!” berciò la dea scostando il ramo di uno dei cespugli di rose e sorridendo maliziosa.

Adrien sentì il sudore ghiacciarglisi addosso dal terrore.

 

****

 

Barkk guardò disgustato la scena che gli si presentava davanti agli occhi.

Plagg stava ingurgitando a più non posso tutto il formaggio che gli stava capitando a tiro, mentre Mullo lo stava osservando sbocconcellando quell’unico pezzo di tomino che aveva ancora tra le zampette e che stava sopravvivendo all’assalto del Dio della distruzione.

Il gattino infatti stava praticamente dando fondo a tutte le scorte presenti nel magazzino, ribaltando ogni singolo scaffale, mensola, giara e quant’altro capitasse a portata di tiro delle sue zampette impertinenti.

“Ok, ora basta.” sentenziò il cane, osservando il felino con un’espressione esasperata. “Non ti sembra di star esagerando?”

“NO!” urlò Plagg da dietro un’enorme caciotta, per poi rituffarsi e far sparire qualsiasi tipo di formaggio potesse passare per intero nelle sue mascelle snodate all’inverosimile.

“Dai Barkk, lo sai come è fatto Plagg,” disse serafico Mullo, portandosi l’ennesimo pezzettino di formaggio alla bocca impiastricciata. “Appena vede il suo cibo preferito, il buon senso di quel kwami migra inevitabilmente dal suo cervello al suo stomaco!”

Il cagnolino guardò sconsolato il suo compagno, incrociando poi le zampette nel constatare che grazie a quel pozzo senza fondo del felino della distruzione ormai aveva perso il suo lavoro di guardiano, sperando che tutta quella follia formaggifera finisse al più presto.

 

****

 

Adrien si ritrovò praticamente incollato ad uno dei sostegni del gazebo mentre cercava di confondersi con il marmo della colonna, e con gli occhi sgranati stava assistendo alla scena più assurda che gli fosse mai capitato di vedere.

Afrodite si stava comportando come una bambina capricciosa a cui era stato negato qualcosa, mentre pestava il piede a terra e strillava in direzione della più improbabile creatura che potesse prendere le difese del biondo.

Pollen stava con la schiena ben ritta e un’espressione severa sul musetto, schizzando rapidamente ad ogni movimento che la dea cercava di fare per raggiungere il modello.

“Ma lo sai che mi è dovuto!” piagnucolò Afrodite, gonfiando le guance come un criceto per la frustrazione di non poter ottenere quello che voleva al momento.

“Ne abbiamo già parlato,” cominciò con tono deciso e sicuro Pollen. “Questo tuo atteggiamento si chiama disturbo ossessivo compulsivo, e deriva da uno stato represso di insicurezza che non vuoi affrontare e risolvere.”

“Non È Vero!” strillò la dea, negando l’evidenza alle parole dell’ape, e provando nel frattempo a cercare di eludere la sorveglianza dell’insetto.

Pollen però era più veloce, saettando sempre davanti agli occhi di Afrodite per impedirle di fare quello che aveva in mente, con la sua innata eleganza di ape dedita al suo lavoro con diligenza.

“È inutile che continui a dire il contrario, mia cara” continuò Pollen, cercando di assumere un tono più dolce. “Lo sia tu e lo so anche io: non puoi continuare a fare così con ogni uomo che incontri.”

La dea dell’amore e l’ape ripresero quella loro danza strana, borbottando vari botta e risposta monosillabici l’uno in direzione dell’altra davanti agli occhi del modello che non ci stava più capendo nulla.

Uno scintillante bagliore richiamò l’attenzione dei tre occupanti del giardino, mentre Bunnix faceva capolino dal passaggio che portava alla tana del coniglio e controllando il quadrante del suo orologio per monitorare lo scorrere del tempo a sua disposizione.

“In perfetto orario per essere nel giusto momento in anticipo,” constatò l’eroina con la coda a peluche. “Vedo che hai trovato Pollen, per cui direi che possiamo andare Adrien...”

Bunnix non finì la frase, che in un lampo il modello si fiondò dentro il portale, seguito a breve distanza dal kwami giallo e nero che salutava una Afrodite decisamente irritata e sull’orlo di una crisi di nervi.

 

****

 

La situazione al magazzino aveva decisamente toccato il fondo, se si considerava l’ammasso di macerie che un tempo erano stati i supporti dove stagionavano i formaggi ed i cocci rotti a terra una volta erano giare pregiate che conservavano il miele divino utilizzato nel caseificio poco distante.

Nel centro di tutta quella confusione, Barkk stava sconsolato poggiato sulla spalla di Mullo che stava cercando di consolare il suo amico, mentre poco distante Plagg era spaparanzato tra gli ultimi rimasugli di formaggio e chiazze di miele impiastricciate sulle pietre del pavimento, mentre la mini toga che ancora stava indossando si era alzata pericolosamente fino sotto le sue ascelle da quanto la pancia prominente stava per scoppiare.

“Il mio lavoro...” si stava disperando il cane. “... il mio bellissimo lavoro andato...perduto a causa di un pozzo felino senza fondo...”

Barkk tornò a uggiolare sulla spalla dell’amico, cercando di non vedere il disastro che il Dio della distruzione era riuscito a compiere.

Un bagliore azzurrino illuminò il magazzino, facendo comparire la testa di Bunnix e i capelli scompigliati di Adrien, che davanti alla scena pietosa del suo kwami bello rimpinzato non ci aveva messo a fare due più due e capire che quel disastro svolazzante avesse fatto man bassa di tutto quanto!

“In perfetta sincronia con la linea degli eventi della sfera tettonica e dei framezzi di sfregamento dell’epoca!” l’eroina coniglio ricevette occhiate strane da tutti i presenti, rendendosi così conto che nessuno capiva cosa stesse dicendo. “OH! Si, giusto! E’ il caso che andiamo nell’epoca a cui apparteniamo, se non vogliamo essere coinvolti nel disastro...”

“Quale disastro?” chiese Adrien di punto in bianco.

“Quello che farà il gatto dei disastri!” rispose serafica Bunnix, prima di invitare tutti quanti ad entrare nella Tana del Coniglio.

Plagg decise finalmente di muoversi dalla sua poco comoda posizione dal pavimento, cercando di alzarsi in volo, ma lo sforzo di tenersi la pancia tra le zampette gli provocò un rimbombo sospetto nel ventre, talmente potente che il gattino sentì qualcosa risalirgli lungo l’esofago, e sentendo l’urgenza impellente di liberarsi di quel peso poco gradito, si diresse alla velocità della luce verso quello che sembrava l’imboccatura di un’anfora antica, e ficcandoci tutto il musetto dentro, emettere un rutto senza precedenti.

Una volta svuotato di tutto il gas che si era formato a causa di tutti quei latticini che si era scofanato senza un limite e con la sua silhouette ritrovata , Plagg si diresse bello serafico verso il portale del tempo... per ritrovarsi poi sballottato nel tentare di evitare di essere colpito dai vari calcinacci che stavano cadendo dal soffitto.

“Nel preciso attimo di colluttazione con le placche tettoniche instabili. Bel lavoro micetto!” sentenziò Bunnix, infilandosi di nuovo l’orologio nel taschino e sparendo nel suo rifugio.

Tutti i kwami saettarono attraverso il portale, mentre il rutto senza precedenti di Plagg si dipanava attraverso diversi canali sotterranei per tutta Atlantide, facendo tremare l’intera isola a tal punto da farla inabissare.

 

****

 

Intanto Marinette era tornata a casa con un test di gravidanza in borsa che doveva assolutamente fare, anche se gli occhi si stavano chiudendo per la troppa stanchezza.

Con le mani tremolanti scartò la confezione e si diresse in bagno dopo aver letto con attenzione le istruzioni.

Nooro, che la vide piuttosto agitata, si avvicinò a lei di soppiatto e le chiese se andava tutto bene. Marinette era stufa di sentirselo continuamente ripetere e in un raptus gli urlò di sì, spaventando il povero malcapitato che si chiuse dentro le sue ali di farfalla.

Marinette sospirò e si scusò subito dopo, dicendogli che non capiva che cosa le stesse succedendo e che cambiava spesso umore durante la giornata.

“Forse la risposta sta in quel bastoncino bianco che tieni in mano.”

“Già…” Sospirò. “Non so se farlo o no.”

“Perché? Non lo volete un piccolo umano?”

“Sarebbe la cosa più bella del mondo, ma Plagg non me lo perdonerebbe mai.”

“Plagg capirà, è un testone, ma vuole solo il bene degli altri, mettendo sempre in secondo piano la sua di felicità. Coraggio, Marinette, fai quel test.”

Marinette esitò e poi chiese a Nooro se gli andava di farle compagnia per tutto il tempo, lui annuì con il capo e attese che la ragazza procedesse, voltandosi prima dall’altra parte per il troppo pudore.

“Fatto!” Esordì lei ricomponendosi per poi appoggiare lo stick sulla ceramica del bagno e vedere intanto una linea diventare rosa.

“E’ un buon segno?” Chiese Nooro.

“Stando alle istruzioni significa che il campione è buono. Se sono incinta ne deve comparire una seconda entro dieci minuti.” Rispose lei torturandosi le mani sudaticce per l’agitazione.

“Allora attendiamo, è solo passato qualche sec…” Nemmeno il tempo di terminare la frase che la seconda linea comparì bella evidente accanto all’altra, gettando Marinette nella più totale disperazione dopo una gioia momentanea, immaginando la faccia contenta di Adrien quando lo avrebbe saputo, ma anche il volto iracondo di Plagg.

Marinette si sbrigò a far sparire tutte le prove e lo fece qualche minuto prima che un portale si aprì proprio accanto a lei e sputò fuori il suo ragazzo stravolto e i kwami recuperati.

 

*

continua

 

 

angoletto autrici: ci scusiamo se questo capitolo è uscito in ritardo rispetto alla data che ci siamo prefissate, ma entrambe noi autrici siamo state impegnate con altro. Ladyheather83 con il writeober (leggete le sue storie), e summerlover con un contest su facebook (in rete dal 10 ottobre).

E come sempre, speriamo che questa altra piccola avventura nei meandri del tempo del kwami più pestifero e amato da tutti vi abbia rallegrato la giornata.

Alla prossima avventura!

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


PLAGG, alla ricerca dei Kwami perduti

Capitolo 3





Adrien non sapeva cosa fosse peggio quella mattina: Plagg che esigeva il suo formaggio pregiatissimo come al solito urlandogli insulti all’orecchio già di buon’ora, oppure il piede imbrattato di una sostanza simile a bava viscida mentre lo metteva dentro una delle sue pantofole piuttosto bagnata.

E il fatto che la sagoma di Barkk stesse svolazzando fuori dalla stanza con la coda tra le gambe fece intendere al biondo che con ogni probabilità quell’umidità potesse essere proprio bava di cane.

La situazione poi nel resto della casa non era di certo tra le migliori visto che i kwami recuperati avevano praticamente invaso quasi tutti gli ambienti della villa, giardino compreso, dove lo stesso Barkk si stava dando alla pazza gioia nello scavare colossali buche che promettevano di arrivare fino in Cina; a poca distanza se ne stava Pollen, che da brava apina operosa stava raccogliendo il nettare da qualsiasi fiore presente; tallonando l’insetto, Zyggy stava assaggiando a morsi tutti i vasi presenti, salvando solamente la statua commemorativa di Emilie, per ovvio rispetto al padrone di casa.

All’interno, invece, Stompp stava cercando di prendere a testate un muro nel tentativo di aiutare Mullo a costruirsi un degno rifugio da roditore quale era.

Per quanto riguardava Roarr, invece, il felino stava cercando di contendersi il sontuoso cuscino sull’angolo del divano del soggiorno con Plagg, che per quanto fosse felice di aver ritrovato parte dei suoi amici, quella convivenza forzata gli stava dando ormai sui nervi, tanto da rischiare di invocare un cataclisma.

“Non in casa!” Intervenì quasi disperato Adrien, afferrando per la collottola il gattino nero e cercando di rabbonirlo con un enorme pezzo di formaggio.

“Ma quello è il MIO posto!” strillò Plagg rizzando il pelo nel vedere Roarr che si accomodava in un angolo del cuscino.

Adrien sospirò, scuotendo sconsolato la testa, osservando poi la sagoma di Marinette riemergere dal bagno con un enorme sorriso già pulita e profumata pronta per cominciare quella giornata lavorativa.

E per la cronaca era in ritardo, Gabriel l’aspettava in ufficio alle otto precise ed erano le otto e un quarto.

Finalmente quell’influenza sembrava essere passata e la notte prima ci avevano dato dentro come non accadeva da giorni.

“Tutto bene, amo...” ma il biondo non riuscì a finire la frase, osservando la fidanzata sbiancare al solo sentire l’odore del formaggio puzzolente che quel kwami diabolico della distruzione le aveva messo sotto il naso inavvertitamente.

“Cos’è questa puzza? Mi sta dando il voltastomaco.”

“Questa puzza, come la definisci tu, è il profumo più buono che abbia mai sentito.” Ribatté Plagg buttandolo giù intero.

“E’ una mia impressione o sei più sensibile agli odori ultimamente?” Domandò Adrien inarcando un sopracciglio.

“Sarà il cambio di stagione, mi capita sempre. E comunque sai che non sopporto questa puzza.”

Marinette baciò il fidanzato sulla guancia e scappò di casa prima di ricominciare a vomitare.

“Ci vediamo in ufficio.” Disse allontanandosi frettolosamente.

“Marinette?” chiese Nooroo svolazzando vicino alla spalla della ragazza, “credo che forse sarebbe il caso che tu ne parli con Adrien...” Le sussurrò all’orecchio prima che questa chiudesse la porta e senza farsi notare dal biondo intento a leggere il quotidiano.

“No, no...” obiettò lei, sorridendo poi al kwami nel cercare di rassicurarlo dal suo evidente stato di preoccupazione. “Adrien ha già troppo da fare con Plagg e con il recuperare i vostri amici dispersi chissà dove e chissà quando.” Marinette prese tra le mani il telefono, osservando titubante il numero dello studio del suo ginecologo. “E poi, preferisco essere prima sicura del risultato del test...”

“Ti riferisci al bastoncino bianco?” chiese Nooroo, tirando poi un sospiro sconsolato davanti al cenno di assenso della corvina.

La conversazione tra i due fu bruscamente interrotta dalla voce piuttosto alta di Adrien mentre rimproverava Barkk che teneva una sua ciabatta in bocca.

“Meglio che vada, strada facendo chiamerò il medico.” Marinette chiuse la porta dopo aver salutato la piccola farfalla, ma non fece a tempo ad arrivare alla macchina che Adrien la raggiunse con il fiatone.

“Marinette, tesoro mio…” stava dicendo il biondo con uno strano entusiasmo ancora in pigiama. “… Alix mi ha appena chiamato per dirmi che ha trovato un altro scompenso nello spazio tempo, e dobbiamo andare subito!”

Marinette pensò che non ci fosse un attimo di pace, ma cercò di non darlo a vedere ad Adrien, il quale sussurrò un ringraziamento al cielo che gli dava quella possibilità per poter scappare dalla sua casa invasa da quei kwami che lo avrebbero mandato fuori di testa... e mai lo avesse detto!

Marinette strabuzzò gli occhi, e con una furia degna di una leonessa, lo rimproverò per non aver capito che quelle piccole e incomprese creaturine avevano la precedenza, e che lui aveva il dovere di accogliere con gioia ogni più piccolo disastro i loro nuovi piccoli amici avrebbero causato.

Nel vedere la scena del suo portatore praticamente messo all’angolo dalla fidanzata senza possibilità di poter ribattere, Plagg cominciò a ridere a crepapelle, venendo subito dopo preso per un’orecchietta e sbatacchiato da tutte le parti dalla corvina, che senza tante cerimonie lo stava minacciando di tagliargli i viveri se non avesse smesso prima di subito di lasciare in giro quei prodotti caseari puzzolenti.

Nella villa risuonò un silenzio assordante, dove sia Adrien che tutti i kwami rimasero bloccati sul posto, chiedendosi dove fosse finita la dolce e gentile ragazza che aveva lasciato il posto ad una versione infernale di Marinette.

 

**** 

 

Adrien, Marinette e Plagg avevano appena fatto in tempo a recarsi nella bottega d’antiquariato della rossa, che Alix li aveva infagottati in tuniche d’epoca da braccianti, per poi spedirli senza tanti complimenti attraverso l’ennesimo portale con l’unico indizio che un qualche kwami stava facendo i dispetti ai nativi del luogo.

I tre si ritrovarono così davanti ad un’immensa montagna che stava fumando e sbuffando, con tanto di sonori boati sotto il suolo che stavano terrorizzando gli abitanti della città alle pendici.

Adrien cercò di capire cosa stesse succedendo, e soprattutto stava cercando di comprendere perché le persone che incontravano si stavano facendo prendere dal panico, mentre Marinette stava con il naso tappato per evitare che l’odore acre di fumo potesse provocarle un altro conato di vomito improvviso.

Plagg aveva invece preso a svolazzare in giro per il posto, cercando odore di kwami da tutti le parti, ma invano, visto che il fumo emesso dalla montagna gli aveva praticamente intasato i setti nasali.

Ma non tutti i mali sembravano venire per nuocere, perché il gattino si andò a posare sull’unico cartello stradale che indicava l’entrata della città di Pompei, per cui la montagna che fumava non poteva essere se non...

“Il Vesuvio!” esclamò Marinette con il sorriso a trentadue denti, entusiasta più che mai perché finalmente avrebbe potuto ammirare i pregiati mosaici della città più conosciuta di tutto l’antico impero romano.

“Non siamo qui per visitare la città, ma per cercare i kwami.” le ricordò Adrien, provando a far saltare i nervi parecchio fragili della fidanzata.

In tutta risposta, la corvina sbuffò infastidita, osservando poi come nel giro di pochi attimi tutto intorno a loro si stava calmando, dai tremori del terreno al fumo che usciva dal vulcano.

Solo il borbottio degli abitanti fece capire ai ragazzi che qualcosa non stava andando per il verso giusto, soprattutto dopo che il biondo aveva udito per caso un mercante protestare che per quella settimana era già il quinto falso allarme e che questo non giovava di certo agli affari della sua bancarella.

Marinette ed Adrien approfittare della calca di abitanti che stavano facendo ritorno in città per confondersi con le persone, e al contempo cercare di trovare qualche indizio che li portasse sulla giusta direzione da prendere, ma perdendo di vista Plagg.

Il kwami nero si era messo a svolazzare di qua e di là, incurante del fatto che qualcuno potesse vederlo, annusando in ogni direzione per cercare di intercettare un profumo, un olezzo, o anche il tanfo di sudore d’ascella di un qualche suo compagno, ma nulla di nulla. L’aria era intrisa solamente dal forte odore di fieno e stalla, tutte presenti in ogni abitazione di quel posto.

Plagg si passò entrambe le zampine sul muso, frustrato, digrignando i dentini dalla rabbia che gli stava salendo al momento e pronto a scatenare il suo potere distruttivo su tutto e tutti se non avesse trovato a breve qualche altro kwami, meglio ancora se fosse saltata fuori direttamente zuccherino!

Pronto con la zampetta per aria, il gattino stava per colpire quello che sembrava una brutta fontana nel centro di una delle piazze del mercato, quando di nuovo il terreno prese a tremare, ed il Vesuvio sbuffava nuovamente, lanciando ceneri e lapilli attorno a sé.

Gli abitanti si agitarono ancora, forse più rassegnati all’idea che ormai quella sarebbe stata la loro vita di ogni giorno, e chi imprecando e chi in pieno panico, fecero su quel poco che potesse servire, e diligentemente dirigersi verso l’uscita per allontanarsi dal luogo del probabile disastro.

Tranne i tre viaggiatori del tempo, che trovarono decisamente strano un comportamento così bizzarro da parte della natura: sembrava che il Vesuvio non ne volesse sapere proprio di eruttare, facendo invece credere il contrario, beffandosi così dei pompeiani.

Adrien e Marinette si guardarono l’un l’altra, cercando di capire cosa stesse succedendo, cercando di capire tra tutte le teorie più strampalate che venissero loro in mente quale potesse essere la causa di tutto quel trambusto, passando per una probabile ed imminente collisione tra i continenti ipotizzata dal biondo, fin ad arrivare a quello che invece per il gattino della distruzione sembrava più un probabile mal di stomaco da parte di Efesto dovuto a una costipazione causata dal troppo mangiare.

La corvina guardò il felino con espressione più che stupita, ma davanti al sopracciglio alzato sul musetto e all’ammissione che la divinità appena nominata era una vecchia conoscenza di Plagg, nonché un suo vecchio amico di strafogate mangerecce, la ragazza non si sbalordì più di tanto.

“Scusate se mi intrometto.” fece una voce poco distante, disturbando la discussione dei tre. “Ma davvero ho bisogno del vostro aiuto.”

Plagg si girò in direzione del forte odore di stalla e fieno che stava avvertendo, trovandosi poi ad osservare l’elegante figura del kwami del teletrasporto che stava fluttuando lì vicino.

“Kaalki!” urlò il gattino nero, dando una sonora pacca sul groppone, talmente forte che il cavallino si ritrovò a nitrire infastidito. “E’ un piacere rivederti, ma soprattutto... Dov’E’ Zuccherino?”

Il povero Kaalki dovette scrollarsi di dosso quel felino pestifero, cercando di fargli entrare in testa che non vedeva Tikki da quando il loro mondo era stato inghiottito da quell’enorme buco nero.

“Ma ora urge davvero che voi mi aiutiate,” proseguì il cavallino sempre più serio. “La situazione è insostenibile, e non si può di certo continuare così.”

Marinette ed Adrien si guardarono l’un l’altra, non capendo se il kwami appena ritrovato si stesse rivolgendo direttamente a loro oppure stesse parlando con Plagg, che al momento era più interessato ad osservare una fetta di formaggio che stava grigliando su un braciere poco distante con la bava alla bocca.

Il biondo dedusse che decisamente no, il cavallino appena ritrovato di sicuro non si stava rivolgendo a quel pozzo senza fondo del dio della distruzione.

“Vorremmo aiutarti,” cominciò Adrien, “ma se non ti spieghi, non saprei davvero da dove poter cominciare.”

“Avete visto cosa sta succedendo in città?” Kaalki osservò i due umani fare un cenno di assenso col capo, prima di proseguire. “E’ tutto falso! Quei due scellerati stanno facendo di tutto per prendersi gioco degli abitanti di Pompei, solo che così facendo stanno rischiando di fare chissà quale catastrofe!”

“Portaci da.. loro, e vediamo se possiamo farli ragionare.” intervenne Marinette, non capendo bene cosa intendesse Kaalki, ma decisa più che mai a recuperare altri kwami e portarli a casa con loro.

Il cavallino partì deciso in una direzione precisa, incitando i due nuovi amici appena trovati a seguirlo verso quelle che sembravano le pendici del vulcano.

 

**** 

 

Marinette cercò di farsi aria sventolandosi una mano davanti al volto, visto che in quel luogo faceva decisamente caldo.

Il gruppetto aveva da poco oltrepassato un portale creato da Kaalki che li aveva condotti quasi nel cuore del Vesuvio, e ora sia la corvina che il biondo stavano davvero facendo fatica a credere ai loro occhi.

Una scimmietta stava buttando delle banane di peluche in quello che doveva essere il centro del vulcano, provocando così i terribili tremori che stavano scuotendo il suolo della città di Pompei, mentre una piccola volpe creava illusioni che facevano credere ai poveri abitanti che in qualsiasi momento ci potesse essere un’eruzione spropositata, per fermarsi subito dopo e sbellicarsi dalle risate pensando alle facce dei poveri lavoratori che erano stati costretti ad abbandonare le loro case ed i loro posti di lavoro per mettersi al sicuro da un evento disastroso che non si sarebbe mai avverato.

Il tutto non sarebbe stato così strano, se nel frattempo anche Plagg non avesse deciso di fomentare la vena derisoria di Trixx e Zuppu, che stavano dando ancora di più per scompigliare i poveri indigeni che non ce la facevano più a sostenere una situazione del genere.

A quanto pareva, a nulla servivano le parole del povero Kaalki che stava ancora cercando di far ragionare quei tre indisciplinati, ma il cavallino dovette alla fine arrendersi e battere in ritirata in un angoletto poco lontano, e cominciare a rotolarsi sulla schiena senza perdere la sua naturale eleganza.

“Stanno davvero esagerando” Marinette cercò di non farsi vedere mentre le prendeva un giramento di testa per il troppo caldo mentre si rivolgeva ad Adrien. “Per cui, vedi di farli ragionare.”

“Ma perché proprio io?” si lamentò il biondo, fermandosi sul posto dall’occhiataccia in tralice che gli rivolse la fidanzata.

“Perché siete maschi. E quando si tratta di fare cose stupide, tra maschi vi intendete.” Marinette si sventolò ancora la mano davanti al volto. “E poi ti conviene tenere d’occhio quel gatto: da come sta messo, credo proprio che Plagg stia per combinarne una delle sue.”

Adrien fece appena in tempo a vedere quello che stava succedendo. i tre kwami stavano già con i lacrimoni agli occhi per quanto ridevano senza freni, con Trixx che stava invocando nuove illusioni ancora più potenti.

Ma quello che fece sudare freddo il biondo fu vedere Plagg che con la zampetta alzata stava cataclismando la banana dalle dimensioni spropositate, per poi essere gettata nel cuore del vulcano da Zuppu.

Subito il Vesuvio prese a tremare in modo allarmante, facendo ondeggiare sia Marinette che Adrien a causa delle forti scosse di terremoto che avevano di poco preceduto la riattivazione del vulcano dormiente, provocando così una colossale fuori uscita di lava che si stava piano piano propagando dappertutto intorno ai ragazzi.

Giusto il tempo di provare a percorrere qualche metro cercando di evitare i massi che stavano cadendo dal soffitto, che la corvina si sarebbe ritrovata spanciata per terra dentro un enorme portale azzurro, se non fosse stata presa in tempo da una figura con le orecchie lunghe.

“Cinque secondi esatti prima di un capitombolo disastroso, se capisci cosa intento dire.” disse Bunnix, facendo poi un occhiolino complice all’amica.

Marinette si rimise in piedi, sventolandosi sempre una mano davanti al volto per farsi aria, osservando l’eroina coniglio che faceva due richiami veloci in direzione di Adrien ed i kwami, che non si fecero di certo pregare per mettersi in salvo.

“In esatto orario, come doveva essere!” sbottò Bunnix guardando il quadrante del suo orologio da taschino e facendo poi una grattatina dietro un orecchio di Plagg. “Sei proprio un bravo micetto della distruzione, vero?”

Adrien si passò una mano sul viso, imbrattandosi involontariamente di fuliggine, passando lo sguardo tra il monitor che faceva vedere il disastro di Pompei sommersa dalla lava e quel kwami nero che si stava mettendo a fare le fusa.

“Ma quale bravo micetto!” sbottò alla fine il biondo, recuperando con poca grazia il felino. “In una cassaforte in fondo al mare di dovrei mettere, ecco dove! E riguardo a voi due...”

Il biondo recuperò anche Trixx e Zuppu che cercavano di nascondersi dietro le spalle di Marinette, mettendoli entrambi a fianco di Plagg.

“Degli scellerati senza un minimo di criterio!” urlò ancora più forte Adrien davanti ai kwami incriminati che stavano Col musetto basso. “Appena arriviamo a casa, tutti e tre subito in punizione fino a quando non avrete capito che certe cose non si fanno!”

“Ma non abbiamo fatto niente!” fecero in coro Trixx, Zuppu e Plagg, non credendo alle loro orecchiette, soprattutto perché non riuscivano a capire cosa avessero fatto di sbagliato.

Adrien si lasciò andare a un ringhio frustrato davanti a quelle creaturine pestifere. Bunnix invece si mise a ridacchiare tra sé e sé, facendo un altro occhiolino a Marinette e col labiale dirle una frase che suonava stranamente come è già entrato nella parte.

Kaalki si diede una rapida scrollata alla groppa, prima di andare dal biondo e chiedere se nella nuova stalla che avrebbe occupato avrebbe trovato biada biologica.

A quella domanda, ad Adrien cominciò a ballare pericolosamente un occhio.

 

**** 

continua 

 

 

angoletto autrici:

Eccoci alla conclusione di un’altra (dis)avventura nei meandri del tempo, sperando che anche questo capitolo vi sia piaciuto come a noi è piaciuto scriverlo.

Fateci sapere se la storia piace con i vostri commenti, e intanto vi invitiamo a unirvi a noi sul gruppo telegram dedicato alla serie di Miraculous tramite il link

https://t.me/+I3Kvz8x75yVmMDRk

Al prossimo disatr.. ehm ehm ehm.. viaggio nel tempo.

Ladyheather83 & Summerlover 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


PLAGG alla ricerca dei Kwami perduti

Capitolo 4

Era successo tutto molto in fretta, e come ogni volta che Alix percepiva la consueta increspatura nel tempo avvisava Marinette e Adrien i quali arrivavano sempre di volata da lei e con grande entusiasmo, sperando che quella storia terminasse nel più breve tempo possibile visto che i due ragazzi avevano accantonato momentaneamente i preparativi per il loro grande giorno e non solo, a Marinette premeva confessare al suo fidanzato il suo stato interessante.

Ormai erano arrivati a metà strada in pochissimo tempo e quella ricerca di kwami si stava rivelando più facile del previsto nonostante le epoche in cui erano stati sbalzati quegli Dei non fossero delle più serene.

E anche questa non era da meno: il 64 d.C.

Plagg respirò aria di casa conoscendo molto bene quell’antica città e i suoi abitanti, più precisamente l’imperatore Nerone.

Le carrozze trainate da cavalli scorrazzavano tra le strade in maniera lenta, trasportando i nobili del tempo al palazzo reale, ed era lì che i tre erano diretti.

Plagg mormorava qualcosa del tipo che conosceva bene Nerone e che gli doveva un favore, non che Adrien ci credesse molto, ma anche quella volta si volle fidare del suo piccolo amico.

Attraversarono buona parte della città a piedi e Marinette iniziò ad accusare i primi segni di stanchezza fermandosi a riprendere fiato.

“Qualcosa non va?” Chiese Adrien apprensivo.

“No, no. Va tutto bene.” Marinette ispirò profondamente “… proseguiamo.” Sospirò senza alcun indugio.

“Non manca molto.” Disse Plagg indicando il castello dopo il ponte di sassi e una piccola stradina sterrata a forma di esse dall’apparenza tortuosa e in pendenza “…saranno sì e no dieci minuti di cammino. Ma diventano cinque se lo spilorcio affitta una carrozza, più per te, Marinette, sei uno straccio.”

“Ho dormito poco.” Si prodigò subito a dire la corvina e in parte era vero, in quanto il bruciore allo stomaco non le aveva dato tregua la sera prima e prendere qualcosa per alleviare il fastidio era fuori discussione.

“E non sono un taccagno, non ho sesterzi con me… Alix non ha voluto darmi quelli che aveva sotto la teca, le avevo detto che mi sarebbero tornati utili.” Convenne Adrien infastidito, una carrozza sarebbe stata utile anche per lui visto che i sandali erano pieni di terra e sassi minuscoli conficcati sotto la pianta del piede.

“Quindi vuol dire che non potrai comprarmi il mio formaggio?” Trasalì Plagg con sguardo terrorizzato portandosi entrambe le zampette vicino alla bocca.

“Hai detto che Nerone è un tuo amico, fattelo dare da lui, no?” Incalzò Adrien stizzito riprendendo il cammino.

 

****

Arrivati alla corte dell’imperatore Nerone vennero accolti da due guardie complete di armature in ferro, i quali sbarrarono la strada agli stranieri con le loro armi.

“Non potete passare.” Disse uno con voce schermata dall’elmo che portava sulla testa “… a meno che non conosciate la parola d’ordine.”

Adrien deglutì il nulla e Marinette per poco non svenne, avevano fatto tutta quella strada per nulla? Allora Adrien diede una pacca sulla tunica all’altezza del petto destando Plagg da un sogno che stava facendo appena in tempo per sentire che cosa stavano confabulando quei quattro.

“Parola d’ordine?” Ripeté Adrien.

“Fuoco e fiamme.” Gli suggerì Plagg.

“Fuoco e fiamme?” Adrien non poteva credere che quella fosse una parola d’ordine, ma si ricredette quando le guardie li lasciarono passare senza chiedere niente altro.

“Ma che…?”

“Non fare domande, Adrien.” Lo fermò la sua fidanzata scrollando la testa.

I due ragazzi furono scortati poi da un’avvenente signora di una certa età: aveva i capelli mossi, lunghi e neri raccolti in una coda di cavallo, gli occhi marroni e labbra rosse come il vino che stava bevendo in quel momento l’imperatore ben spaparanzato sul suo trono.

“Mio signore… questi stranieri vogliono conferire con lei.” Fece un inchino e se ne andò sparendo tra i drappi violacei pesanti.

“Quali affari vi portano qui al mio cospetto? Siete mercanti di quale genere?” Domandò sospettoso Nerone dall’alto del suo reame.

“Ma quali mercanti!” Plagg uscì dal suo nascondiglio inseguito da Adrien che cercò di riacchiapparlo, finendo però per inciampare sul tappeto rosso riservato solo ed esclusivamente all’imperatore in persona, ricevendo da quest’ultimo un’occhiata di traverso e quasi fulminante.

“PLAGG! Vecchio amico mio!”

Il kwami alzò una zampa in aria che venne subito toccata dalla mano di Nerone, poi uno scambio più in basso, per poi concludersi con una piroetta abbastanza imbarazzante. Ovviamente per Adrien e Marinette, i quali li guardarono con sguardi attoniti.

“Ti prego dimmi che anche voi non avete un saluto simile.”

“Per carità.”

 

****

 

Marinette si ritrovò a giocare per l’ennesima volta con il bordo del calice che aveva tra le mani, osservando di sottecchi come Plagg si stesse sganasciando dalle risate a ricordare i vecchi tempi insieme a Nerone, non stupendosi minimamente di quante ne avesse combinate quel kwami pestifero insieme all’imperatore romano.

Ma quello che era peggio agli occhi della corvina, era il fatto che Adrien stesse dando man forte agli altri due continuando a chiedere senza freni delle loro avventure disastrose, arrivando addirittura a sputare addosso a Nerone il sorso di vino che stava cercando di ingoiare dopo l’ennesima battuta di Plagg.

Per fortuna del biondo, l’antico romano si era semplicemente messo a ridere della cosa, e afferrato il lembo della toga rossa che aveva drappeggiata addosso, si era asciugato alle bene e meglio per riprendere poi la conversazione dal punto in cui si era interrotto.

“Adesso basta!” intervenne Marinette sbattendo il calice sul ripiano del tavolo stracolmo di cibarie prelibate e attirando così l’attenzione degli altri.

“Tesoro, ma ti sembra il caso...” provò a dissuaderla Adrien ma senza successo, freddato sul posto dall’occhiataccia che la fidanzata gli stava lanciando.

“Siamo qui per una missione importante, e non per cincischiare sul viale dei ricordi!” decretò Marinette, alzando un sopracciglio in direzione del Dio della distruzione. “O non vuoi più ritrovare zuccherino?”

A quelle parole, Plagg sembrò come ridestarsi dal suo stato euforico, e tornando tutto d’un tratto serio, si rivolse in modo solenne al suo vecchio amico.

“Nerone, ecco... Noi siamo qui perché stiamo cercando altri kwami.”

“Kwami?” domandò l’imperatore romano confuso, non capendo cosa il gattino nero gli stesse chiedendo.

“Sì, kwami. Altri esseri come me, con poteri magici... anche se dall’aspetto diverso dal mio.” Rispose di rimando Plagg facendo una piroetta su sé stesso. “Hai avuto notizie di cose strane avvenute in città?”

L’imperatore romano si grattò la testa, cercando di ricordare se avesse avuto un qualche rapporto da parte delle guardie su strani fatti che si fossero verificati entro le mura di Roma, rammentando dopo alcuni minuti di aver letto da qualche parte di sparizioni sospette di cibo da parte di quella che si poteva definire una bestia insolita, e subito dopo l’apparizione di colorate scatole legate con nastri e fiocchi al posto di quanto scomparso.

Gli occhi verdi di Plagg si illuminarono nel riconoscere il potere di un kwami particolare.

“E’ senz’altro opera di Daizzi! Solo lui può lasciare regali senza un motivo apparente.” Il Dio della distruzione prese a svolazzare verso l’uscita, girandosi poi verso l’imperatore romano. “Nerone, ci puoi aiutare a perlustrare la città? Nessuno conosce le strade di Roma meglio di te.”

“Ci puoi scommettere, amico mio.” Rispose Nerone, alzandosi per sbraitare subito ordini a destra e a manca perché gli venisse preparata immediatamente la sua carrozza.

A Marinette e Adrien non restò altro che seguire gli altri due in un giro infinito di esplorazione dell’antica città eterna.

Però una cosa in particolare aveva attirato l’attenzione di Marinette, una specie di richiamo verso una statua relegata in un angolo dell’enorme sala.

“Tesoro…” Disse Adrien seguendo i suoi passi con lo sguardo mentre si avvicinava a quel pezzo di marmo intagliato.

Marinette ne era come catturata e le dita affusolate seguirono il profilo di quella ragazza raffigurata dai tratti egiziani.

Le vesti sembravano di seta e leggeri e non di quella pietra dura e pregiata.

Si soffermò sulla strana cintura che portava all’altezza del bacino e ne seguì il profilo.

Marinette non era un’esperta d’arte antica, ma conosceva molto bene la storia egizia, e quella non era un monile tipico del tempo.

La cintura era fatta di un finissimo filo che teneva un oggetto a forma circolare di colore rosso a pois neri, sbiadito, l’unico pezzo dipinto.

“Ti piace?” Le chiese Nerone.

“E’ molto bella.” Rispose lei ammaliata.

Plagg scansò tutti per vedere anche lui che cosa li stesse facendo perdere tempo prezioso e subito venne colpito da una doccia gelata.

“Ma che…?” Riuscì a dire controllandola meglio “… non può essere…” Al kwami scese quasi una lacrima di gioia “… dove l’hai presa?” Chiese rivolgendosi a Nerone, il quale, un po' alticcio gesticolò con le mani non rispondendo nulla di concreto.

“L’hanno portata su dal magazzino… gli esperti hanno detto che vale qualcosa perché molto antica, dalle fattezze sembrerebbe una dea egizia, ma non riescono a decifrare il gioiello che ha sul fianco. Forse è un falso, ho ordinato di distruggerla.”

“NO!” Esclamò Plagg mettendosi davanti per proteggerla.

“Sai di che cosa si tratta?” Chiese il monarca.

“E’ zuccherino…” Mormorò guardando verso Adrien.

 

****

 

Dopo diverse ore spese a perlustrare le strade principali della città, Plagg avvertì un odore intenso provenire da una via laterale della grande piazza costellata di negozi di ogni tipo, prendendo a svolazzare in direzione delle grida che si stavano sentendo in lontananza.

Arrivato sul posto, Nerone cercò di far parlare la proprietaria del carretto di mele che sembrava appena stato devastato da una mandria, cercando al contempo di limitare i curiosi con l’aiuto delle sue guardie.

La povera donna era in evidente stato di shock a causa di ciò che aveva appena visto, e stava blaterando di un enorme mostro a quattro zampe senza occhi e naso, dotato di una possente coda, che l’aveva derubata e distruggendo al contempo il suo carretto, per ritrovarsi poi infine con una strana scatola colorata tra i pezzi di legno rotti.

Adrien e Marinette si guardarono tra di loro, cercando di capire cosa potesse quello strano mostro e perché colpisse solamente i banchi di cibi, e cosa mai potesse centrare con la loro ricerca.

“E’ sicuramente un Divoratore.” berciò Plagg tra i due fidanzati, assumendo l’aria sul musetto di chi ne sa una più di tutti gli altri.

“Un che?” chiese la corvina con aria curiosa di sapere a cosa si riferisse il Dio della distruzione.

“Un Divoratore.” Ripeté Plagg, rivolgendo lo sguardo serafico verso la ragazza. “Si tratta di un essere creato con le emozioni... come posso definirlo... un sentimostro. E da come sta razziando i vari cibi che ci sono in zona, ci scommetto le mie vibrisse che Dusuu deve averne perso il controllo!”

“Chi?” domandò questa volta Adrien, ma venne palesemente ignorato dal kwami nero, che invece di rispondere al suo portatore se ne andò bello beato verso l’imperatore romano.

“Senti, Nerone... qui abbiamo a che fare con un essere bello grosso, e c’è solo una cosa che può sconfiggerlo, e tu sai a che mi riferisco.”

Plagg e Nerone si scambiarono uno sguardo complice, prima ridacchiando come due bambini pronti a combinare una qualche marachella divertente.

“Fuoco E Fiamme!” urlarono i due facendo un salto al contempo, pronti a scatenarsi come ai loro vecchi tempi.

Adrien partì in quarta, pronto ad unirsi a quella spedizione improvvisata, mentre Marinette stava scuotendo la testa ormai rassegnata al fatto che gli uomini erano irrecuperabili quando si trattava di fare scemenze, e soprattutto, non riusciva a levarsi il pensiero di quella statua della Dea Coccinella dalla mente.

 

****

 

La biga trainata dai quattro cavalli stava sfrecciando all’inseguimento della creatura, mentre il sentimostro veniva circondato e direzionato dalle guardie dell’imperatore a cavallo nella direzione del Colosseo.

Nerone si stava divertendo come un matto alla guida del mezzo, incitato più che mai dal medesimo entusiasmo di Plagg, il quale non vedeva l’ora di poter utilizzare il suo potere.

Adrien si stava beando della vista della città antica di Roma da una nuova prospettiva, cercando di decidere se potesse essere il luogo ideale per il viaggio di nozze; d’altro canto, invece, Marinette stava quasi per rimettere quel poco cibo che aveva toccato a causa degli scossoni della biga e della forte nausea che l’aveva presa.

L’enorme sagoma del Colosseo cominciava a stagliarsi di fronte agli inseguitori e alla loro preda, quando il Divoratore sterzò improvvisamente in una via più stretta, riuscendo a seminare le guardie e la biga, ma non Plagg, che sfrecciò veloce dietro alla creatura per cercare di riportarla verso il punto prestabilito.

Ma il gattino della distruzione dovette frenare la sua corsa, scontrandosi contro una strana figura con il becco appuntito, rosa e ricoperto di piume violacee.

“Ma che cavolo!” berciò Plagg, cercando di districarsi da quel groviglio di zampe, sbucando fuori con il muso da sotto una coda fatta interamente di penne.

“Ehi, Plaggy!” esclamò il kwami rosa con una macchia attorno all’occhio sinistro. “Da quanto tempo! Ecco, questo è per te.”

Daizzi piazzò senza tanti complimenti una piccola scatolina colorata con tanto di nastro nelle zampe del gattino, che di rimando si mise a guardare il porcello con gli occhi ridotti a fessura, cercando di ignorare il fatto che non gli piacesse essere chiamato in quel modo.

“Plagg, grazie al cielo che sei apparso. Ho bisogno del tuo aiuto!” intervenne il piccolo pavone con aria disperata. “La mia creatura è diventata instabile, e non sono più in grado di controllarla.”

“E perché ti ostini a creare quelle cose, se sai che poi ne perderai il controllo?” sentenziò Plagg, ricomponendosi e riappioppando il pacchettino regalo tra le zampe rosa del suo creatore.

“Perché avevamo fame, e non sapevamo come fare...” intervenne Orikko, cercando di difendere il compagno.

“E solo perché avevate fame, avete creato quel sentimostro, quando vi sarebbe bastato semplicemente passare sotto ai banchi e sgraffignare quello che volevate?” sbraitò Plagg al limite della sopportazione.

“Ma lo sai che non si prendere una cosa che non ti appartiene!” Pigolò il galletto, sostenendo lo sguardo del micio.

“E poi…” si intromise Daizzi, “…ho sempre lasciato qualcosa in cambio di quello che prendeva il Divoratore, anche se da quando si è scatenato non è così facile far apparire i regali.”

Nel frattempo che parlava, il porcello aveva piazzato sulla testa degli amici un cappellino a cono ed una trombetta in bocca, armandosi poi di cannone spara coriandoli e investendo in pieno Plagg con una valanga di quadratini di carta colorata.

Il kwami della distruzione si ritrovò a digrignare tra i dentini il boccaglio della trombetta, passandosi poi rassegnato una zampetta sul musetto, sospettando di come avesse fatto la creatura di Dusuu ad andare fuori controllo.

“Daizzi, non è che per caso, hai cercato di rifilare uno dei tuoi insulsi pacchetti colorati al Divoratore?” Chiese senza troppa sorpresa il Dio della distruzione.

“Certo che l’ho fatto!” Disse il kwami rosa infilandosi sulla testolina un enorme fiocco rosso molto natalizio. “Volevo ringraziarlo per tutto il cibo che ci aveva procurato, ma a quanto pare non ha gradito il mio regalo...”

Plagg sospirò rassegnato, intuendo che la scatola di Daizzi contenesse di sicuro qualcosa di decisamente inutile per un sentimostro, facendolo così ribellare al suo creatore, cominciando a devastare e a disseminare il panico in città, divorando non solo tutto quello che gli capitava a tiro, ma ingrandendo sempre più le sue dimensioni.

Il nitrito di un cavallo distolse il gattino nero dai suoi pensieri, che si ritrovò a osservare con i suoi occhi smeraldini la biga di Nerone che lo stava attendendo e gli faceva segno di seguirlo.

Plagg non si fece attendere, liberandosi con una scrollata di tutti i vari abbellimenti festaioli del porcello, il kwami nero sospinse senza tanti complimenti i tre amici ritrovati verso le mani sicure di Marinette, mettendosi poi a fianco dell’imperatore romano e dando vita a una piccola fiammella infuocata da una zampetta.

“E’ ora di sistemare questa storia del Divoratore.” Disse soltanto Plagg, incitando a più non posso Nerone a spronare al massimo i cavalli per raggiungere il sentimostro.

Adrien avvertì il sangue ghiacciarglisi nelle vene davanti allo sguardo quasi perverso del Dio della distruzione.

 

****

 

Le porte del Colosseo si chiusero appena dietro all’ingresso del Divoratore nella pista dell’arena. Il sentimostro stava cercando in tutte le direzioni un pertugio per provare a fuggire, trovandosi purtroppo invece attorniato dai gladiatori intervenuti su richiesta dell’imperatore, e pronti a sospingere la creatura in direzione della balconata di Nerone, dove l’imperatore stava aspettando esaltato di poter vedere di nuovo la vena piromane del suo amico di vecchia data.

Plagg stava osservando con estrema attenzione il Divoratore, osservando con dovizia di particolari ogni movimento di quell’essere, constatando che alla fine la sua esigua fiammella non era sufficiente per porre fine all’esistenza della creazione di Dusuu.

Il Dio della distruzione parve riflettere un momento, guardandosi intorno nella speranza di scovare qualcosa che potesse fare al caso suo, ed illuminandosi nel vedere la cresta all’insù di Orikko che si stava godendo a suon di beccate una pannocchia.

Senza tanti complimenti, il gattino nero afferrò per la cresta il galletto, attirando così non solo le ire del kwami in questione, ma anche un’occhiataccia omicida da parte di Marinette che in quel momento aveva preso a fare i grattini sul pancino di Daizzi.

“Ho bisogno che tu amplifichi le mie fiamme!” Berciò Plagg in direzione di Orikko, mettendogli al contempo la fiammella sotto il becco.

“Non credo che sia una buona idea...” provò a difendersi il galletto, dovendo poi rassegnarsi davanti allo sguardo con occhi a fessura del gattino con tanto di soffio e pelo ritto.

Orikko posò la zampetta su quella di Plagg, facendo così aumentare la potenza di fuoco del Dio della distruzione, che subito indirizzò il getto di fiamme verso il sentimostro, che fu attorniato dal fuoco e cominciò a sfrigolare fino quasi a consumarsi nel giro di pochi minuti.

“Penso che sia il caso che tu ti fermi...” provò ad intervenire Adrien, quando constatò che quella piccola peste di un kwami nero non sembrava voler smettere di propagare le fiamme.

Nessuno ebbe il tempo di reagire, presi alla sprovvista dal grosso boato che ne seguì, seguito da una coltre di fumo rossastro, da cui emerse Plagg tossicchiando e con una piccola fiammella che gli stava bruciacchiando la puntina della coda.

Ma quello non era di certo il peggio, perché alcune lingue di fuoco avevano oltrepassato le mura del Colosseo, diramandosi nelle strade circostanti e alimentandosi di quanto incontravano sul loro cammino.

La luce azzurrina del passaggio della Tana del coniglio del tempo si aprì all’improvviso, e Bunnix afferrò al volo i suoi amici e i kwami per riportarli al sicuro dall’incendio che stava devastando Roma.

“Mi sa che forse ho perso un pochettino il controllo...” dichiarò il kwami nero sotto lo sguardo di tutti i presenti.

“Un pochino?” Sbraitò Adrien non rendendosi conto di essere tornato al presente, ma lo fece in seguito dopo aver constato che l’aria attorno era più respirabile e che non faceva più caldo.

Tossì un paio di volte e poi ricominciò a respirare meglio, chi invece sembrava risentire di tutto quel fumo era proprio Marinette, la quale continuava ancora a tossire fino a divenire paonazza, le sembrò che gli occhi le potessero uscire dalle orbite da un momento all’altro e se i polmoni non avrebbero espulso le sostanze tossiche scaturite dall’incendio, prima o poi le sarebbe successo qualcosa di grave, peggio ancora a quel fagiolino che portava in grembo e di cui il suo fidanzato non sapeva nulla.

“Non respiro!” Aveva detto ad Adrien mentre la sorreggeva prima di svenire tra le sue braccia.

Marinette respirava appena, e l’ex modello non perse tempo e mentre scrollava Marinette con l’intento di farla rinvenire, la caricò di peso in macchina e portata all’ospedale più vicino, dove si presero subito cura di lei.

Nessun medico o infermiere chiese dove fossero stati nonostante gli abiti bizzarri, ma fu solo quando il primario uscì dopo quasi mezz’ora dalla sala emergenze del pronto soccorso che volle sapere dei particolari.

Adrien si alzò dalla sedia dell’astanteria di scatto quando lo vide arrivare verso di lui.

“Come sta?” Fu la prima cosa che riuscì a dire “… eravamo a una festa in maschera e all’improvviso ci siamo trovati in mezzo a un incendio, io e la mia ragazza siamo riusciti a scampare, ma credo abbia inalato del fumo.”

“Racconterà i dettagli alla polizia, ora mi preme informarla della sua salute…”

Ecco, Adrien sapeva che prima o poi quella storia sarebbe andata a finire male, ma era anche in buone mani visto che suo padre poteva vantare di una schiera di avvocati che pagava periodicamente e profumatamente.

“… e quella del bambino.” Aggiunse il medico.

Adrien trasalì “Ba-bambino? Quale bambino?” Si doveva trattare sicuramente di un errore e forse il professore aveva anche sbagliato persona.

“Ah! Non lo sapevate? La signorina Dupain-Cheng è incinta di otto settimane, circa.” Lesse la cartella clinica davanti a lui proprio per esserne sicuro.

Il mondo di Adrien crollò per poi risollevarsi quando realizzò che stava per diventare padre e investito da una miriade di sensazioni tra le più appaganti al mondo.

Si vedeva già con in braccio quel frugoletto tutto da coccolare e amare, proprio come la persona che glielo avrebbe dato.

Ecco il perché del malessere mattutino, degli svenimenti e degli ormoni impazziti, tutti i pezzi del puzzle trovarono il giusto incastro in una frazione di secondo e Adrien si maledì mentalmente per non averlo capito prima, soprattutto perché Marinette lo aveva avvertito che una volta aveva dimenticato di assumere la pillola anticoncezionale.

“No, veramente no, dottore.” Mormorò ancora incredulo.

“Prego, mi segua… stanno facendo un’ecografia, così potrà vedere lei stesso. Però prima si dia una ripulita e indossi questo.” Il medico gli allungò un camice e gli indicò la posizione del bagno più vicino.

Quando entrò nella stanza dove si trovava Marinette, quest’ultima sorrideva mestamente, Adrien le scoccò un dolce bacio sulla fronte.

“Scusa, se non te l’ho detto prima, ma temevo che…”

“Non importa… basta che voi due stiate bene.”

“Sì, posso confermarlo.” Disse la ginecologa passando l’ecografo da una parte all’altra trovando il battito del bambino.

Adrien rimase imbambolato per diversi secondi a contemplare il monitor mentre una lacrima di gioia gli solcò il volto.

 

****

 

continua

 

 

angoletto autrici:

eccoci alla conclusione di un’altra roccambolesca avventura del kwami più pestifero ed amato di tutta Parigi! Con la speranza che anche questo capitolo sia stato di vostro gradimento, siamo a mettervi a conoscenza che nel mese di dicembre ci prenderemo una pausa sabbattica, essendo entrambe impegnate con le nostre altre storie, e non in ultimo, la creazione di one shot relative al calendario dell’avvento organizzato dal gruppo telegram “Miraculous Fanfiction” (per chi volesse entrare nella nostra pazza famiglie, basta chiedere il link in privato).

Ma non preoccupatevi, torneremo nel mese di gennaio con il prossimo capitolo di questa storia, lasciandovi con una piccola anticipazione: il nostro Plagg si troverà in un’epoca antichissima dove ancora gli esseri umani non esistevano come li conosciamo noi oggi!

Un abbraccio, Ladyheather83 & Summerlover

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


PLAGG alla ricerca dei kwami perduti 

 

Capitolo 5 

 

Marinette fu dimessa dall’ospedale il giorno dopo e subito Adrien si era prodigato per non farle mancare nulla: dalla colazione a letto al pranzo preparato direttamente da lui, trattandola come se fosse stata di cristallo per settimane intere.

Ma fu quando la vide mentre puliva il bagno che s’imbestialì.

“Che cosa stai facendo? Non devi affaticarti.” Il biondo le prese dalle mani gli stracci e i detersivi che stava usando “… e questi non fanno bene. Sono veleni se li inali.”

Marinette lo guardò sconcertata “Non sono malata terminale, sono incinta.”

“Appunto.” Sottolineò lui “… e non devi far nulla che possa ledere alla tua salute e quella del nostro bambino.”

Marinette pensò che il suo fidanzato fosse così teneramente ingenuo e lo amava molto anche per questo “Non farò niente di ciò. Il medico ha detto che sto bene e che è normale avere capogiri o sentirsi stanchi, soprattutto all’inizio della gravidanza.”

“Però avresti dovuto parlarmene.”

“Lo so, e mi dispiace.” Marinette abbassò il capo che Adrien si prodigò subito ad alzare delicatamente con due dita posate sotto il mento.

“Non sai quanto sono felice e… vi amo immensamente entrambi.”

Marinette si mise a piangere involontariamente e il biondo sogghignò “Oh! No, non devi commuoverti.”

“Sono gli ormoni, mi rendono sensibile. E poi è colpa tua che sei così dolce.”

Adrien abbassò il volto per catturare le sue labbra e farle sentire tutto il suo amore.

“Che schifo!” Disse Plagg ritrovandosi a svolazzare da quelle parti.

Adrien e Marinette spalancarono gli occhi ancora con le bocche incollate.

“Si chiama amore, e si dà il caso che io ami Marinette e che presto diventeremo una famiglia.”

Plagg però interpretò quelle parole come se gli stesse dicendo che in quella famiglia, lui non fosse compreso, e se ne andò avvilito con le orecchie abbassate.

Già il kwami era triste perché sapeva che a causa della condizione di Marinette la ricerca dei suoi compagni restanti era stata rimandata a data da destinarsi, non che glielo avessero detto esplicitamente, e in più Adrien ora lo stava relegando al gradino più basso delle interazioni sociali proprio ora che erano arrivati a un passo per trarre in salvo Zuccherino.

 

****

 

La giornata trascorse tranquilla e anche il resto della settimana.

Nessuno dei due futuri sposi sembravano aver notato l’afflizione di Plagg, troppo impegnati a pensare alla cameretta del bambino e a comprare qualsiasi cosa inutile passasse loro per l’anticamera del cervello, e intanto lui rimaneva in disparte a godersi la felicità degli altri.

Non odiava Marinette per la sua condizione e nemmeno il suo portatore, ma era anche vero che nessuno pensava a come si sentisse lui.

Plagg se ne stava sopra il davanzale dove Marinette teneva i vasi con le rose rosse, osservava il cielo azzurro e le nuvolette bianche che si stavano rincorrendo, proprio come i compagni ritrovati stavano facendo nell’enorme giardino della villa, ridendo ed emettendo grida di gioia, nonostante ogni tanto si facesse sentire Adrien a cercare di ristabilire l’ordine (ed ovviamente ignorato dalle creaturine).

La corvina arrivò con una brocca piena d’acqua pronta per innaffiare i fiori quando vide quel piccolo esserino nero nascondersi tra le spine.

“Plagg!” Lo chiamò.

“Oh! Sei qui. Come stai?” biascicò di rimando il gattino.

“Bene, ma il tuo padrone deve capire che non sono un’incubatrice e che non ho bisogno di essere servita e riverita come una regina.” Rispose sbuffando.

Plagg sogghignò divertito “E’ fatto così, che ci vuoi fare. Adrien ha il cuore grande e vuole solo proteggerti, ti ama tanto... vi ama tanto.” Mormorò con una punta amara.

“Beh! Vuole molto bene anche a te, sai?”

“Non ne sono poi così sicuro.”

Marinette spalancò gli occhi e capì che Plagg aveva bisogno si sfogarsi “Perché dici così?”

Zuccherino… siamo a un passo per ritrovarla.” Non voleva dirglielo per non sembrare scortese o egoista, ma se c’era una cosa che avevano insegnato al kwami era di dire sempre la verità e di non tenere mai tutto dentro per non peggiorare la situazione.

“Lo so, e ne ho parlato anche ieri sera con Adrien, ma teme che viaggiare nel tempo per me sia pericoloso e non vuole ripetere l’esperienza dell’ultima volta.”

“E’ stato un’incidente.”

“Lo sappiamo bene, per questo stiamo aspettando la prossima visita e poi andremo in Egitto. Abbiamo già avvisato Alix di tenersi pronta.”

Il cuore di Plagg mancò un battito e per quanto gli fu possibile, e abbracciò di slancio Marinette per la gioia.

“Vi voglio bene.” Pianse.

“Davvero credevi che ti avremo abbandonato?” Chiese di sottecchi lei e il kwami fece spallucce volgendo lo sguardo da finto offeso dalla parte opposta, fiondandosi poi a fauci spalancate sopra un enorme pezzo di camambert.

 

****

 

La prima visita ufficiale era fissata per la settimana successiva e dopo essere ritornati dal medico, Adrien e Marinette decisero di parlare con Plagg.

Stava andato tutto bene e il fagottino cresceva divinamente ed era in perfetta salute, proprio come la sua mamma.

Il pancino di Marinette iniziava a farsi vedere e lei non si era mai sentita così viva e piena di energie, tranne che per la sera, quando alle nove crollava in un sonno profondo fino a mattina facendosi cullare nel mondo dei sogni dalle braccia di Morfeo.

“Che ha detto il medico?” Chiese curioso Plagg.

“Che Adrien deve smettere di sprimacciarmi il cuscino ogni volta.”

“Non lo faccio.” Ribadì il giovane.

“Sì che lo fai, solo che non te ne rendi conto.”

“Uffa…”

“Sto bene e posso fare tutto quello che voglio.”

“Non devi affaticarti, però” Sottolineò Adrien.

“Non lo faccio.”

“Sono contento che stiate bene.” Sorrise, Plagg, interrompendo il battibecco tra i due umani.

“Grazie, Plagg. E con l’occasione ti volevamo ricordare che Alix ci sta aspettando per andare in Egitto.” dichiarò raggiante Marinette.

Il kwami spalancò gli occhi al massimo, proprio come le fauci. “Dite sul serio, ora? Davvero?” Ancora poco tempo e avrebbe rivisto la sua dolce Tikki.

“Sì” Annuì Adrien.

“Verrò anch’io, eh!” Intervenne Marinette, anche se il suo futuro sposo non era affatto d’accordo “… inutile che mi guardi così, voglio venire anch’io… non so perché, ma sento che Tikki è speciale, come se noi due avessimo una qualche sorta di legame mistico.”

Non a caso una volta Plagg le aveva detto che sarebbe stata perfetta come portatrice del Miraculous della Coccinella.

“Allora non perdiamo tempo e andiamo.” Disse Adrien non molto d’accordo che Marinette intraprendesse quel viaggio, ma per quieto vivere era meglio assecondarla, sperando di non usare la frase ‘te lo avevo detto’ in caso le cose si fossero messe male.

 

****

 

Bunnix li catapultò nell’antico Egitto, dove l’eroina del tempo si raccomandò con gli amici di evitare di dare contro alla regina, scappandose alla velocità della luce, borbottando qualcosa sul fatto che la faraona volesse ancora le sue orecchie solo perché l’aveva definita permalosa.

Il sole scaldava più delle fiamme dell’inferno e Marinette si maledì per essere andata con loro. Ora che era incinta, tutte le sue sensazioni erano amplificate e la vampate di calore diventavano veri e propri incendi.

Il segreto era quello di cercare di mascherare tutto per non destare preoccupazione in Adrien, il quale continuava a fissarla per percepire qualunque movimento strano, captato invece da Plagg all’interno di una piramide poco distante.

Entrarono e vennero investiti subito da un piacevole fresco, oltre che dal buio.

Le torce di fuoco s’illuminarono dopo aver individuato la loro presenza, rilevando così il percorso che avrebbero dovuto effettuare per arrivare a destinazione.

In realtà, a Plagg, non serviva guardare o seguire il percorso, nell’aria tutto intorno e camuffato dall’odore di chiuso, svolazzava un profumo dolce, divina, che arrivò alle narici di Plagg investendolo come un fiume in piena. Era l’essenza della sua Zuccherino.

E non sbagliò, la trovò accanto a Cleopatra che se ne stava seduta sul suo trono ricoperto d’oro zecchino attorniata dalle sue guardie e dai suoi tesori che consistevano in monete, preziosi e gioielli di qualunque tipo.

Tikki guardò Plagg.

Plagg guardò Tikki che partì nella sua direzione, ma che per qualche strana ragione non riuscì a muoversi di un millimetro, ricordando solo in un secondo momento della maledizione non riuscì ad avvertire Plagg che venne scagliato lontano quando sbatté il muso addosso alla sua protezione immaginaria.

“Ma che cavolo!” Berciò il piccolo dio della distruzione.

“E voi chi siete?” Chiese Cleopatra alzandosi scendendo i tre scalini, seguita da Tikki.

“Maestà…” Fece un inchino Adrien rivolgendosi a lei con assoluto rispetto, aveva letto di Cleopatra in molti libri di storia, ma mai si sarebbe immaginato un giorno al suo cospetto, le statue e i dipinti in suo onore non rendevano affatto giustizia alla sua naturale bellezza “… veniamo da molto lontano e credo abbiate qualcosa che appartiene a noi, ovvero la nostra kwami Tikki.”

“Tikki è venuta da me grazie a un varco che si aprì molto tempo fa sulla mia testa.”

“E’ stato il nulla! Non è venuta da te di sua spontanea volontà!” Ringhiò Plagg iracondo e pronto a distruggere tutto per liberare Tikki dalla sua prigionia, era chiaro che quelle mummie avevano scagliato una maledizione. Del resto era la loro specialità, no?

“Come osi rivolgerti a me in quella maniera? Sai chi sono io?” S’impose la sovrana sopra di lui.

“Chi sono io, non tu.” Le fece una linguaccia e Adrien cercò di zittirlo mentre Marinette per poco non svenne.

“GUARDIE!!” Chiamò a gran voce Cleopatra, fermata poi da Tikki.

“No, vi prego. E’ un mio amico, non ha fatto nulla di male.”

“Mi ha mancato di rispetto.”

“E’ uno zuccone, lo so, ma non voleva ferirvi oppure offendervi, mia regina. Dovete credermi.”

Adrien fece un passo in avanti “La piccola creatura rossa ha ragione, Sua Altezza, vogliamo solo prenderla e portarla via. Ci appartiene.”

Cleopatra squadrò dalla testa ai piedi il giovane davanti a lei, nei suoi occhi non c’era alcuna menzogna, ma fatto sta che Tikki non si poteva portare via così facilmente, a meno che non avrebbe dimostrato che diceva il vero.

“Mi dispiace. Non è possibile, a meno che non riusciate a rompere la barriera.” Spiegò l’egiziana con sguardo truce e giudicatore.

“Presto detto, presto fatto… Catac…” Plagg si fermò di colpo a causa della risata sadica di lei che risuonò per tutta la stanza.

“No, non è quello il modo… la barriera può essere infranta solo con l’ausilio di tutti i kwami, non potevo permettere che Tikki mi venisse portata via così facilmente e lei mi ha raccontato che ognuno di voi è finito in epoche diverse, quindi sarebbe stato difficile che qualcuno riuscisse a prenderla.”

“Ti sbagli!” Esclamò Plagg, riducendo gli occhi a due fessure minacciose. “… noi abbiamo il potere di viaggiare nel tempo e presto troveremo anche i compagni mancanti e torneremo!”

L’aria iniziò a farsi rarefatta e la stanza riempirsi di fumo nero e denso che impedì persino di respirare, facendo crollare i viaggiatori del tempo a terra.

Quando si svegliarono, Adrien, Marinette e Plagg si ritrovarono nel retrobottega di Alix, la quale iniziò a rimproverare il piccolo dio della distruzione per aver rivelato a Cleopatra che stavano piano piano recuperando i kwami perduti.

“E allora? Non vedo il problema!” Disse Plagg altezzoso.

“Cleopatra è pericolosa e troverà un modo per impedirvi di portare via Tikki.”

 

****

continua

 

 

 

angoletto autrici:

Eccoci arrivati alla fine di un altro capitolo del nostro viaggio nel tempo, e sicuramente il kwami più distruttivo ed amato di tutta Parigi ha trovato un ostacolo per poter recuperare Zuccherino. Cosa mai sarà in grado di fare Cleopatra per tenere prigioniera la nostra Tikki?

A breve lo scopriremo nella prossima (dis)avventura nelle ere passate.

Un abbraccio, LadyHeather83 & Summerlover 

P.S.

I crediti di questo capitolo vanno tutti a LadyHeather83, che come sempre è un vulcano di idee e ha scritto tutto in meno di due giorni.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


PLAGG, alla ricerca dei kwami perduti

 

Capitolo 6

 

 

Dopo l’ennesima giornata di nausee, di cure, coccole e una squadra di kwami affamati, e aver ignorato palesemente le proteste di un certo dio della distruzione, nonché di un fidanzato biondo, Marinette era crollata di botto sul suo lato del materasso arrivando a russare lievemente, oltre che a lamentarsi nel sonno a causa dello stress accumulato.

Al suo fianco il povero Adrien, invece, si era demoralizzato per il semplice fatto di non poter esprimere il proprio disappunto su quanto intendesse evitare che la sua fidanzata si mettesse in serio pericolo durante i loro viaggi nel tempo, vedendosi poi ovviamente sconfitto, non solo dal pessimo umore che la corvina aveva cominciato ad avere negli ultimi giorni, ma anche da tutte le creaturine magiche che stavano ospitando a Villa Agreste che avevano preso le parti della loro beniamina, facendo gli occhioni da cuccioli bisognosi d’affetto cercando di far cambiare idea al padrone di casa.

Adrien era stato irremovibile, ma davanti all’espressione satanica di Plagg aveva buttato all’aria tutto il suo autocontrollo, e decretando di rinunciare a far ragionare Marinette, ritrovandosi così non solo vittima delle vessazioni da parte di un gattino nero che lo minacciava un giorno sì e l’altro pure di usare il suo potere sui suoi gioielli di famiglia, ma la notte era diventato il pungiball inconsapevole da parte dei numerosi calci di assestamento che gli tirava la fidanzata.

Era dunque notte fonda quando la luce azzurrognola investì in pieno gli occupanti della camera da letto, senza però destarli minimamente.

La guardiana del tempo oltrepassò il portale e sciolse la sua trasformazione, lasciando così libero Fluff di poter svolazzare alla ricerca degli amici.

-Ehilà, dove siete tutti? - gridò il coniglietto lungo il corridoio, non ricevendo però nessuna risposta guardandosi intorno spaesato. - AAAH, ho capito!!! State giocando a nascondino!! Vengo a cercarvi.

Fluff si diresse veloce verso la cucina, aprendo però nel frattempo tutte le porte che trovava sulla sua strada.

Alix scosse la testa, sorridendo per la genuina scompensazione del suo amichetto in merito alle nozioni del tempo per come lo percepivano gli umani, ringraziando il cielo per averlo incontrato, dato che da quel momento la sua vita non era stata di certo mai più noiosa.

La rossa si sedette sul lato di Marinette scrollando la spalla dell’amica in maniera dolce, ottenendo in risposta soltanto un mezzo grugnito e un calcio sul posteriore che la fece quasi scivolare a terra.

-A mali estremi... - si disse tra sé Alix cominciando a guardarsi intorno nella stanza fino a quando non trovò quello che stava cercando.

Con un rapido movimento, la rossa afferrò saldamente un angoletto del Camembert-pelouche su cui Plagg stava sbavando sopra, e tirò con quanta più forza poteva.

Neanche il tempo di un secondo e i sensi da mangiatore di formaggio si attivarono nel dio della distruzione, facendo sbarrare gli occhi al felino che cominciò a gridare al ladro pronto a cataclismare chiunque avesse osato avvicinarsi alla sua scorta personale di prodotti caseari.

Adrien sobbalzò dal letto con un’espressione mezza addormentata, mentre Marinette si mise in piedi alla velocità della luce tirando fuori la padella in ghisa che aveva preso per tenerla di fianco al letto dopo aver visto l’ennesimo film sui ladri suscitando in lei diverse fobie.

-Ma vi volete calmare! - sbottò di rimando Alix evitando per un soffio un colpo di pentola che l’avrebbe colpita in pieno volto.

Marinette provò a scusarsi non appena si rese conto che si trattava della sua amica di scuola, lanciando in un angolo la padella che centrò in pieno un vaso d’arredo piuttosto antico, orrendo per giunta.

-Cosa... che… quando... - balbettò Adrien dal suo posto, cercando di svegliarsi del tutto.

Alix sorrise divertita, e incrociando le braccia davanti al petto si riaccomodò sul letto.

-Pronti per il vostro prossimo viaggio?

 

****

 

L’arrivo nella preistoria fu per i nostri eroi avvolto da muschi, licheni, ed enormi alberi con gigantesche foglie verdi che trasudavano rugiada.

Adrien cercò di tirare in giù il più possibile quella specie di costume in finto pelo a macchie nere e arancioni che Alix gli aveva infilato in testa prima di buttarlo fuori dalla Tana del Tempo, borbottando tra sé e sé su quanto i modi della rossa fossero parecchio discutibili.

-Ma si può sapere che ti prende? - chiese Marinette al suo fianco, accarezzandosi di tanto in tanto il ventre nel suo vestitino bianco che ne esaltava le curve, rendendola ancora più attraente agli occhi del fidanzato.

-C’è che la tua amica deve darsi una regolata: stavolta sembro la versione umana di Fred Flintstone! - sbottò Adrien indicando la tunica con tanto di cravatta blu al collo. - Mi manca solo la clava e sono apposto...

Il biondo si passò una mano sul volto decisamente preoccupato.

-Io ti trovo molto chic! - decretò Plagg passandogli davanti alla faccia avvolto in un abitino azzurro con tanto di fiocchetto in tinta sulla testolina.

-Ma tu invece ti sei visto? - domandò il biondo alzando un sopracciglio. - Ti sei vestito da Betty Rubble.

Il gattino nero si osservò più attentamente non capendo cosa il suo portatore intendesse dirgli e lanciò uno sguardo interrogativo verso la corvina facendo una piroetta su sé stesso per aver conferma di essere elegante nel suo outfit.

Marinette trattenne una risatina non volendo ferire il kwami con una parola di troppo, nella sua mente era ancora vivo il ricordo delle fiamme in giro per tutta Roma, così sollevò il pollice in su per quieto vivere.

-Vedi che Marinette ha buon gusto! - gioì il dio della distruzione riprendendo a svolazzare davanti agli umani mettendosi in prima linea. - Ecco perché lei è una stilista e tu no!

I tre continuarono a camminare tra la vegetazione per una buona mezz’ora seguendo le indicazioni che aveva lasciato Bunnix malamente scritte su di un foglio di pergamena, sperando anche che il fiuto di Plagg avvertisse l’odore di qualche suo compagno nei paraggi.

Il rumore di una carica possente avvertì i viaggiatori del tempo che qualcosa si stava dirigendo verso di loro, da come la terra tremava sotto i loro piedi e dalle dimensioni della creatura che si stava avvicinando sempre di più semi nascosta dalla vegetazione, non poteva altro che essere…

-UN TRICERATOPO! - esclamò con un urlo felice la corvina, incantandosi a guardare il possente animale che correva a più non posso verso di lei.

Adrien si accorse invece del pericolo imminente e tentò con tutte le sue forze di far spostare Marinette, la quale, invece, rimase incantata dalla maestosità del dinosauro che le si stava avvicinando sempre di più.

-Fermati Geltrude! - tuonò una voce all’improvviso.

A quel comando, il gigantesco triceratopo inchiodò le zampe a terra frenando la sua corsa ad appena qualche centimetro dalla ragazza, che senza perdere tempo cominciò estasiata ad accarezzare il muso dell’animale.

Adrien invece sentì di aver perso quasi dieci anni di vita a causa dello scampato pericolo appena evitato.

-Qui c’è qualcosa che conosco... - cominciò Plagg, mettendosi ad annusare tutto intorno alla testa del dinosauro per poi fermarsi dietro il corno centrale. - Avanti, vieni fuori Longg!

Il piccolo kwami spuntò con la testolina rossa sorridendo per la felicità di rivedere il suo vecchio compagno.

-Ehilà, ti trovo bene! - sbottò il draghetto, avvicinandosi al gattino nero e scambiandosi una sorta di cinque in aria con la zampetta. - E devo dire che Geltrude trova davvero simpatici i tuoi amici!

Le ultime parole di Longg portarono l’attenzione del kwami della distruzione sulla scena che gli si stava parando davanti: Marinette stava facendo i grattini dietro al collo dell’enorme triceratopo mentre l’animale aveva deciso di risistemare la pettinatura di Adrien a suon di leccate.

 

****

 

Plagg se ne stava seduto a rimuginare su uno dei corni del gigantesco triceratopo, mentre l’animale stava avanzando a passo rilassato nella vegetazione circostante.

Longg stava illustrando alacremente le meraviglie del mondo in cui era stato sbalzato attraverso il vortice nero, Marinette ascoltava il draghetto con particolare interesse, sparando domande a raffica senza sosta, mentre Adrien si stava quasi per appisolare sul dorso dell’animale.

Il piccolo dio della distruzione cercò di mantenere la calma il più possibile, ma dopo quasi venti minuti buoni di quello scambio di curiosità tra la corvina e l’altro kwami davvero non ne poté decisamente più, e perdendo la pazienza afferrò Long per i baffi e gli chiese senza nessuna cortesia se sapesse dove si potevano trovare gli ultimi due amici che mancavano all’appello.

-Oh, ma perché non lo hai chiesto prima? Proprio qui vicino si trovano i dilofosauri. - rispose il kwami drago con la sua calma da meditazione zen. - Non sono proprio amichevoli a dire la verità, ma credo che Sass abbia saputo come interagire con loro.

A quelle parole Plagg sembrò ringalluzzirsi e felicissimo provò a spronare Geltrude ad aumentare l’andatura, ma senza successo. Loro non corrono se non sono inseguiti o se non percepiscono nessun pericolo nelle vicinanze.

-Oh, non preoccuparti, arriveremo presto da Sass. - gli fece contro Longg. - Da qui ci vogliono appena due ore di cammino.

Adrien trattenne una risata davanti all’espressione del gattino della distruzione che rimaneva a bocca aperta dalla sorpresa.

 

****

 

La sterminata prateria di erba alta in cui si nascondevano i dilofosauri era rigogliosa di grandissime piante di felci che offrivano un ottimo nascondiglio per gli assalti di quei predatori pericolosi.

Fu proprio mentre stavano percorrendo l’inizio del sentiero battuto che uno di quei piccoli dinosauri saltò fuori all’improvviso aprendo il suo collare rosso fuoco davanti ad Adrien che era scattato per pararsi davanti alla fidanzata con fare protettivo, mentre Plagg si era messo davanti ai due umani con il suo potere attivato e pronto a cataclismare con la zampetta alzata quella creatura che osava minacciare il suo futuro “nipotino”.

-Calmati, Sssheila. - proruppe un forte sibilo.

Il dilofosauro si fermò all’istante voltando la testa oblunga e facendo schioccare le mandibole affilate, osservando il piccolo serpentello verde chiaro che si stava avvicinando e si frapponeva tra Sheila e il dio della distruzione.

-Loro sssono miei amici. - continuò Sass osservando la reazione della sua amica, che prima osservò ogni membro dello strano gruppo con circospezione, emise un versetto indispettito, per poi tornarsene verso la pozza d’acqua poco distante.

Sass si girò verso i nuovi arrivati tirando un mezzo sospiro di sollievo per lo scampato pericolo. Per quanto potesse essere affettuosa, il kwami della seconda occasione sapeva fin troppo bene quanto Sheila potesse essere feroce, attaccando qualsiasi essere vivente osasse entrare nel suo territorio.

-Compagni miei, - cominciò il serpentello. - Da quanto tempo...

-Lascia perdere i convenevoli, Sass! - lo interruppe irriverente il kwami nero. - Dimmi subito se sai dove si trova Wayzz, che così possiamo tornarcene a casa per recuperare Zuccherino!

Sass scrutò il dio della distruzione con fare divertito, vedendo alle sue spalle Longg che si stava trattenendo dal ridere al ricordo di quanto avessero preso in giro il compagno per quella sua abitudine.

-Vedo che la cotta per Tikki non ti è ancora passsata, o mi sssbaglio? - il serpentello non si lasciò sfuggire quell’opportunità così ghiotta di poter deridere Plagg.

Il gattino rispose con un soffio tra i denti allontanandosi poi borbottando che un giorno avrebbe dato fuoco a chiunque continuasse con quella storia che Tikki fosse la sua fidanzata.

“Ma è vero.” Incalzò Adrien con ovvietà.

“Lascialo stare.” Replicò Marinette correndo in suo aiuto, ammiccando poi al kwami.

Sass e Longg batterono la zampetta ridendosela sotto i baffi, riportando poi la loro attenzione verso Adrien che stava chiedendo loro dove si trovasse l’ultimo kwami.

-Ma alla pozza dell’acqua, ovviamente! - risposero all’unisono le due creaturine, come se fosse la risposta più logica.

Il triceratopo Geltrude riprese il suo cammino dirigendosi verso lo specchio d’acqua limpida poco distante.

 

****

 

Lo scintillio dei raggi del sole colpì la superficie cristallina dell’acqua che incessante scendeva dalla cascata aperta della montagna spaccata in due.

Marinette e Adrien rimasero estasiasti da come la natura sapesse dipingere e creare senza le continue modifiche da parte dell’uomo moderno, ritenendosi fortunati ad assistere a simili spettacoli naturali.

“E’ tutto così meraviglioso!” Esclamò Marinette percependo un piccolo sussulto sul ventre che la costrinse ad appoggiare le mani proprio lì.

“Stai bene?” Domandò Adrien.

La corvina non rispose, ma gli prese una mano per sostituirla con la sua.

Subito gli occhi di Adrien s’inumidirono quando sentì un flebile colpetto.

“Non ci posso credere… è stato… è stato…”

“Sì.” Affermò Marinette scoppiando a piangere.

“Quando vi amo!” Mormorò Adrien baciandola, per poi abbassarsi sulla pancia pronunciata e scoccare un bacio anche lì.

“Ohh!” Esclamò una creaturina dalle sembianze di una tartaruga avvicinandosi a loro con curiosità assistendo alla bellissima scena di pocanzi.

“Wayzz!!!” Intervenne Plagg abbracciandolo, o meglio, stritolandolo.

“Come ci avete trovati?” Chiese la tartaruga.

Dopo aver ascoltato il resoconto di Marinette e Adrien, Wayzz si ritrovò a dover far ragionare i compagni che erano stati catapultati con lui in quell’epoca antica.

Sass e Longg in quel momento avevano il broncio, decisi più che mai a non voler sentire ragione, sostenendo che loro si trovavano benissimo dove stavano e non avevano nessuna intenzione di andare da nessuna parte con nessuno.

-Ma lo volete capire che se anche solo uno di noi resta in un’era che non è la sua può capitare un vero disastro? - stava di nuovo spiegando la tartaruga, ormai esasperato a furia di dover ripetere le medesime cose da almeno un quarto d’ora. - Già c’è stato un disordine temporale nelle varie epoche, ed è nostro compito fare in modo che tutto resti nella normalità! - Wayzz emise uno sbuffo sconsolato, continuando poi con un sussurro. - E se anche uno solo di noi mancherà, non ci sarà possibile aiutare Tikki a tornare a casa.

Il dragoncello abbassò lo sguardo pensieroso, svolazzando poi in direzione del triceratopo Geltrude buttandosi sul muso del grosso animale e lasciandosi scappare una lacrimuccia nostalgica, prima di prendere posto di fianco al kwami della protezione facendo così intendere che aveva preso la sua decisione finale.

Sass rimase imperterrito nella sua idea incrociando le zampette al petto e mettendo sul musetto lo sguardo scontroso di chi si ostinava a non capire la gravità della situazione.

Marinette decise di prendere il comando.

Scusami... Sass, giusto? - chiese la corvina rivolta al serpentello. - Prova a vederla in questo modo: starai di nuovo con tutti i tuoi amici al sicuro, in una grande casa...

-Ma amore... - provò a dissentire Adrien ritrovandosi zittito da un’occhiataccia da parte della fidanzata.

-Dicevo... - riprese la corvina. - Tutti voi kwami abiterete insieme in una grande casa, con un bellissimo giardino dove poter giocare ogni giorno al sole. Io e Adrien abbiamo già disposto una grande stanza con tanti lettini e ti prometto che ci prenderemo sempre cura di ognuno di voi.

Sass si guardò intorno osservando quel paradiso dove era stato catapultato, puntando poi gli occhietti sui musetti dei suoi compagni e infine scrutando l’espressione dolce dell’umana che gli stava sorridendo con accanto il ragazzo biondo.

E il serpentello prese la sua decisione.

-Andiamo a casssa. - pronunciò Sass, facendo così rallegrare gli altri kwami che lo abbracciarono con tanto vigore da far capriole in aria.

La luce azzurrognola del portale della Tana del Tempo si palesò facendo sbucare la testa di Bunnix che si guardò in giro con aria preoccupata.

-Non va bene, - stava borbottando l’eroina coniglio, guardandosi intorno smarrita. - Non va bene per niente...

Adrien guardò di sottecchi Marinette, che gli rispose con un’alzata di spalle, come a dirgli che non capiva cosa volesse dire l’amica.

-Scusa Alix, ma cosa non va per niente bene? - chiese Adrien con fare interrogativo. - Abbiamo ritrovato gli ultimi kwami mancanti e siamo pronti per tornare a casa.

Bunnix però sembrava non ascoltare le parole dell’ex modello, scrutando convulsamente il quadrante dell’orologio e lanciando ogni tre per due il paesaggio circostante.

-Ma che sciocca! Questo è avanti di cinque minuti. - sbottò la rossa, tirandosi su la manica dell’altro braccio. - Dovevo controllare l’ora su quest’altro.

Marinette trattenne una risatina ascoltando le tre creaturine che tra loro borbottavano il nome di Fluff e del suo modo confusionario di percepire il tempo, mentre Adrien si passò rassegnato una mano sul volto.

-Prima che mi interrompessi - riprese il discorso il ragazzo. - Noi siamo pronti a tornarcene a casa con tutti i kwami e...

-Ne sei sicuro? - lo interruppe di nuovo Bunnix, alzando un sopracciglio divertita. - A me sembra che ne manchi uno.

Adrien puntò gli occhi verdi sul punto dove stavano i kwami notando solo in quel momento che gli era sfuggito da sotto il naso proprio quello più pestifero, andandosene in giro a combinare chissà cosa.

Ma il gruppetto non dovette aspettare molto, vedendo arrivare Plagg quasi subito con tutto il musetto sporco di polpa e con un gigantesco frutto rosso tra le zampette.

-Avevo dimenticato quanto questi fossero deliziosi! - esclamò il gattino, continuando a sbranare la sua succulenta preda.

-Pensi sempre a mangiare tu! - lo rimbeccò Adrien, incrociando le braccia al petto. - Lo sai che dobbiamo recuperare Zuccherino al più presto...

Il biondo non fece in tempo a terminare la frase, che un rombo si proruppe dallo stomaco senza fondo di Plagg, il quale si piegò su sé stesso tenendosi il pancino a causa dei crampi dolorosi che lo aveva colto alla sprovvista.

-Mi sono dimenticato il motivo per cui non potevo mangiare questi frutti! - urlò il kwami nero in una smorfia di dolore, fiondandosi a cercare un posto adatto per dare libero sfogo alla natura impellente.

-Ora siamo in orario! - strillò invece Bunnix, battendo il dito sull’orologio. - Direi che sia il caso di sbrigarsi prima che la nube ci investa...

-Quale nube? - domandarono Marinette e Adrien al contempo.

Sass, Long e Wayzz schizzarono terrorizzati dentro il portate del tempo per ripararsi, ben consci di quale fosse l’effetto dei frutti rossi sul loro compagno.

Un enorme boato ruppe il silenzio, mentre un’alta nube di gas tossico stava invadendo velocemente l’ambiente circostante.

-Quella nube. - rispose serafica l’eroina coniglio sorridendo davanti allo spettacolo. - Direi di muoverci se vogliamo sopravvivere.

I due fidanzati non se lo fecero ripetere due volte, mettendosi a loro volta al sicuro nella Tana del Coniglio del Tempo, mentre il polverone sollevato dall’esplosione cominciava a creare una calotta fino a ricoprire il sole.

Un piccolo oggetto nero passò appena in tempo nel portale pochi attimi prima che si chiudesse e Plagg si accasciò con il fiatone sulla spalla del suo portatore.

-Bravo kwami! - Bunnix si complimentò facendo i grattini sulla testolina del gattino. - Hai fatto il tuo dovere di dio della distruzione anche questa volta.

Adrien si grattò la nuca perplesso, non capendo cosa l’eroina volesse dire.

-Logico, no? - fece la rossa. - Plagg ha appena dato causato l’estinzione dei dinosauri!

Adrien sgranò gli occhi “Allora non dicevi bugie.”

“Appuntati questo: i kwami non sanno mentire.”

 

 

 

angoletto autrici:

rieccoti alla conclusione di un’altra avventura, e finalmente tutti i kwami della Miracle Box sono stati riuniti! Ma manca solo lei, la dea della creazione, ancora nelle mani di Cleopatra? Che cosa ci sarà da aspettarsi dalla regina d’Egitto? Nel prossimo, ed ultimo, capitolo lo sapremo.

Un abbraccio, LadyHeather83 & summerlover

 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


PLAGG, alla ricerca dei kwami perduti

 

Capitolo 7

 

 

Plagg mordicchiò per l’ennesima volta il tappo del pennarello rosso con cui stava segnando i giorni sul calendario, sbuffando.

Il piccolo Dio della distruzione fece qualche rapido conto, riducendo gli occhietti verdi a due fessure, e preso da uno scatto d’ira improvviso, buttò per aria il tutto facendo arrivare il tappo del pennarello in testa a Nooroo, che pigolò per il colpo ricevuto.

-Plagg! - lo redarguì Adrien.

Il kwami ignorò palesemente il rimprovero del suo portatore, cominciando a sfogliare i vari mesi sul calendario e verificare quanto tempo fosse effettivamente passato da quando avevano recuperato tutti gli abitanti della Miracle Box... tranne una.

E la cosa lo stava facendo incavolare oltre ogni misura, a tal punto che se avesse potuto, avrebbe cataclismato ogni cosa gli si fosse portata a tiro.

L’unico neo era che il gattino si ritrovava circondato da scatoloni su scatoloni che contenevano tutto quello che poteva occorrere per accogliere un bambino in arrivo, e se avesse per puro sbaglio distrutto uno degli oggetti incredibilmente costosi, con ogni probabilità Adrien lo avrebbe legato a uno spiedo e fatto arrosto molto lentamente sopra il barbecue posto in un angolo del giardino.

-Si può sapere che sta succedendo qui? - chiese Marinette stizzita mentre scendeva la scala lentamente e con il fiatone. Ultimamente era parecchio irascibile a causa del peso che portava sul davanti e le caviglie gonfie che non le permettevano di fare un passo in più del normale.

Infatti, erano passati diversi mesi dall’ultimo viaggio nel tempo e non era arrivata nessuna notizia da parte di Alix.

E la coppia di fidanzati stava decisamente cominciando a preoccuparsi, non tanto perché la stramba rossa facesse silenzio stampa, ma a causa degli scatti nevrotici di Plagg, che non soltanto stava diventando ingestibile, ma addirittura anche gli altri kwami lo evitavano come se fosse stato la morte in persona.

Adrien andò incontro alla fidanzata prendendole la mano per aiutarla a scendere gli ultimi scalini, osservando come la beniamina delle piccole creature salvate dai meandri del tempo fosse sorvegliata H 24, con sempre almeno 3 kwami al seguito. Nemmeno al bagno la corvina riusciva a rilassarsi, a tal punto che si era ritrovata a dover esplodere in un eccesso di ira quando Barkk e Daizzy avevano cercato di infilarsi nella vasca da bagno insieme a lei.

-Le solite, tesoro. - spiegò il biondo con un sorriso. - Plagg sta dando di matto come sempre.

-HIO NOH DHO DI HATTO!! - urlò il kwami nero sbucando dalla porta della cucina con un enorme pezzo di caciotta tra le fauci.

Marinette scosse la testa rassegnata, ormai abituata agli eccessi di quel pestifero gattino nero, che quando non poteva dare sfogo alla sua indole distruttiva si buttava a capofitto a mangiare qualunque tipo di formaggio presente in tutta la casa, senza fermarsi neanche davanti ad una mozzarella senza lattosio.

-Eviterei di mangiare con la bocca piena se fossi in te, Plagg. - disse la corvina. - A parte il fatto che non si capisce nulla di quello che dici, non sei un bello spettacolo, lo sai?-

Il dio della distruzione si limitò a bofonchiare qualcosa, tornandosene poi diretto in cucina per scofanarsi qualsiasi cosa potesse capitargli a tiro.

I due ragazzi non ebbero nemmeno il tempo di provare a rimproverare quell’impiastro nero svolazzante che una luce azzurrina si materializzò nella stanza, facendo comparire Bunnix che andò a inciampare contro uno scatolone posato proprio in quel punto, provocando un rumore sospetto di oggetti rotti al suo interno.

-Alix, quello mi è costato una fortuna! - si incupì Adrien, cercando di capire se il tutto fosse salvabile.

-Io non mi dispererei se fossi in te. Quel coso non vale nemmeno un centesimo di quanto lo hai pagato. - rispose l’eroina coniglio rimettendosi in piedi. - A meno che tu non voglia dare fuoco a qualche peluche.

Davanti a quell’affermazione, Marinette decretò che quell’arnese ormai rotto e ancora imballato avrebbe trovato una dimora molto più appropriata nella discarica cittadina.

Adrien si vide costretto a obbedire senza possibilità di replica, dato che la sua dolce metà fu subito attorniata da diciassette kwami con l’espressione arrabbiata sui musetti.

Plagg schizzò dalla cucina come una pallina da tennis impazzita appena sentì il portale aprirsi e il pezzo di emmental svizzero che teneva saldo tra le zampette gli cadde dalle mani per l’agitazione, andando a finire in faccia proprio alla Guardiana del Tempo.

-Screanzato! - borbottò l’eroina coniglio, controllando il suo inseparabile Miraculous a forma di orologio da taschino.

-A proposito, come mai ti fai viva solo ora? - domandò Marinette rivolta all’amica.

La rossa guardò la corvina come se le fossero spuntate le corna sulla testa, per poi cadere improvvisamente dalle nuvole nel suo classico stile personale.

Oh, sì... giusto... - blaterò Bunnix, cominciando a tirare fuori da un enorme sacco degli abiti in lino con tanto di accessori annessi. - E’ ora che torniamo in Egitto e completiamo la nostra missione!

 

****

 

 

La luce azzurra del portale del tempo di aprì direttamente nel grande salone, al cospetto di Cleopatra in persona.

La faraona egiziana guardò i suoi ospiti inattesi farsi avanti avvolti in tipiche tuniche di lino bianco della media borghesia, osservando con aria quasi schifata la rotondità del ventre della corvina, chiedendosi come una donna potesse accettare di buon grado di vedersi deformare il proprio corpo per mettere al mondo il figlio di un uomo.

Al fianco della regina se ne stava Tikki con l’aria sconsolata, avvertendo subito su di sé lo sguardo penetrante del suo gattino nero che stava cercando di tranquillizzarla e che presto quell’incubo sarebbe finito.

-Vedo che siete tornati. - pronunciò con un tono annoiato Cleopatra, posando indifferente il mento sulla mano. - Volete di nuovo infastidirmi con le vostre inutili richieste che nemmeno ascolterò?

A quelle parole, Plagg scattò in avanti infuriato, oltrepassando la spalla del suo portatore.

-Ridammi zuccherino! - urlò il piccolo dio della distruzione brandendo la zampa come fosse un pugno.

Cleopatra rise alle parole della piccola creatura nera, con l’idea che gli stranieri non avessero ancora compreso di quanto lei fosse potente nel mondo conosciuto.

-E sarai tu a impormi di ridare la libertà al mio animaletto da compagnia? -proferì l’egiziana, sorridendo con fare diabolico. – Ma fammi il piacere, sei solo un insetto fastidioso.

Plagg per poco non si fece uscire il fumo dalle orecchie: come si permetteva quella vecchia non ancora mummia rinsecchita di apostrofare in quel modo Tikki?

Il gattino nero stava per partire all’attacco con la zampetta alzata e pronto a dare fuoco a tutto ciò che stava mettendo in mezzo tra lui e il suo zuccherino, se non fosse stato fermato dall’intervento improvviso di Marinette.

-Non siamo qui per andare contro la tua volontà, regina d’Egitto, - cominciò la corvina, scandendo bene ogni singola parola. - Ma sai che dobbiamo riportare a casa con noi la kwami rossa che ti ostini a voler tenere con te. Per cui, se saremo costretti, combatteremo.

Il silenzio calò nella grande sala.

Plagg e Adrien guardarono Marinette con ammirazione e stima.

Le guardie si stavano osservando tra di loro, non sapendo cosa fare, perché nessuno aveva mai osato parlare in quel modo alla loro sacra regnante.

Dal suo trono, Cleopatra si stava studiando indifferente le unghie delle mani, volgendo poi lo sguardo sulla donna straniera che la stava apertamente sfidando, e accennò un bel volto ad un sorriso diabolico: se voleva la guerra, allora l’avrebbe avuta.

Ma alle sue regole.

-Se la metti così, allora faremo insieme un gioco. Una partita. e chi vincerà si terrà la creatura rossa.- decretò la regina. - Ed anche la piccola peste nera.

-Ci sto!- Rispose Marinette determinata più che mai a riportare nel suo tempo anche l’ultima creatura della Miracle Blox, attirando su di sé gli sguardi sconcertati di Adrien e Plagg, nonché quello di ammirazione della kwami rossa.

 

****

 

La balconata coperta era una vera e propria manna dal cielo per proteggersi dal caldo rovente d’Egitto.

Al centro era stato posto un piccolo tavolo quadrato ornato con pregiate finiture a colori sgargianti e al centro era stata posta una scatola con piedini di cammello, il cui coperchio era ornato con una palma stilizzata e con diversi fori lungo il bordo e affianco al tronco della pianta.

Marinette e Cleopatra stavano sedute una di fronte all’altra, e la regina era più che sicura che avrebbe vinto.

-Cani e Sciacalli. - pronunciò l’egiziana, estraendo da un cassetto interno della scatola degli oggetti.

A una prima occhiata, quegli affari assomigliavano a lunghi spiedi da arrosto con teste di cani e sciacalli scolpite a una estremità, mentre quello che somigliava a un dado aveva varie facce colorate sui lati.

-Non conosco questo gioco. Mi puoi spiegare le regole? - chiese la corvina in modo educato.

Cleopatra gongolò dentro di sé, non credendo che sarebbe stato ancora più facile del previsto battere la straniera, ma ignorava che Marinette era sempre stata molto abile nei giochi di strategia e società, non a caso, vinceva sempre contro Adrien a Monopoli.

-E’ molto semplice, - spiegò la faraona. - Ognuno di noi ha cinque pedine, si tira il dado e si avanza di tante caselle quante il risultato ottenuto. Chi porta fuori per prima tutte le sue pedine dal percorso vince la partita.

A Marinette quel gioco sembrò parecchio semplice, e si dichiarò pronta a iniziare la partita, non era molto diverso dal classico Gioco dell’Oca.

Cleopatra scelse per sè gli sciacalli, e come precisato dalle regole illustrate da uno degli schiavi che aveva preso posto vicino al tavolo per via dell’ufficialità della cosa, gli sciacalli muovevano per primi.

Al primo lancio, la regina d’Egitto non ottenne nessuna faccia colorata sul dado, muovendo così la sua prima pedina di ben cinque caselle sul coperchio della scatola.

Marinette prese titubante tra le mani lo strano dado, lanciandolo sul ripiano del tavolo, e osservando le due faccette colorate che apparvero, prendendo poi uno dei suoi spiedi e facendolo avanzare di due caselle.

L’egiziana riprese tra le dita il dato, e con un abile gioco di polso, riuscì a far posizionare il dato proprio sul risultato che voleva lei, facendo comparire ben quattro facce colorate e posizionando così la sua seconda pedina sul percorso scelto in precedenza.

La partita si svolse così in modo tranquillo e silenzioso, con soltanto la voce dello schiavo che ricordava le regole del gioco man mano che queste si presentavano.

Adrien era tutto un fremito e Plagg non riusciva a proferire parola alcuna.

Cleopatra era già riuscita a posizionare tutti i suoi sciacalli sul percorso, ed era piuttosto vicina al traguardo; Marinette, invece, era appena riuscita a far muovere di poco i tre cani che aveva posizionato, ritrovandosi sempre a vedere le sue pedine avanzare di poche caselle alla volta.

Quello che la corvina non sapeva era che l’altra era molto abile nel lanciare il dado per poter così ottenere il risultato che più le serviva in quel momento, e sfruttando al massimo questa sua dote, Cleopatra era più che certa che entro poco avrebbe sconfitto la straniera e non soltanto si sarebbe tenuta il suo animaletto rosso da compagnia, ma anche quell’altro fastidioso esserino nero che la stava guardando male da quando le era comparso davanti agli occhi.

 

****

 

Marinette si mordicchiò di nuovo l’unghia del pollice, nervosa per non riuscire a fare nessun progresso sulla scacchiera decorata.

Cleopatra era già riuscita a far terminare il percorso a due dei suoi sciacalli, mentre a lei mancava solo una delle pedine da far entrare nel tabellone, invece le altre non avevano ancora superato la metà.

Marinette si passò sulla faccia una mano asciugandosi così il sudore dalla fronte, poi chiese gentilmente dell’acqua alla sovrana e questa ordinò subito al suo schiavo di portare la brocca fresca.

Del resto era pur sempre dinnanzi a una donna incita.

La regina d’Egitto fece avanzare di due caselle uno dei suoi spiedi prima di passarle il dado, e la corvina tirò senza pensare troppo, il caldo le stava annebbiando la vista.

-Una faccia. - decretò la voce dello schiavo. - Il cane di muove di una casella e la straniera lancerà di nuovo il dado.

Marinette, Plagg e Adrien sobbalzarono a quelle parole, guardandosi di sottecchi tra loro per cercare di capire cosa stesse succedendo. Nessuna delle due avversarie aveva mai ottenuto una faccia colorata sul dado, e la regola non era mai stata menzionata fino a quel momento.

La corvina posizionò una delle sue pedine all’inizio del percorso, lanciando poi di nuovo il dado, che senza fare troppi complimenti rotolò fino a far comparire una singola faccia colorata.

Marinette si ritrovò così a riuscire a muovere di nuovo i suoi cani, tirando ancora, ancora, e ancora, non capacitandosi della fortuna che aveva finalmente deciso di sorriderle.

Al decimo tiro fortunato della stilista, Cleopatra trattene a stento un ringhio frustrato nella gola, osservando come quella creatura nera irriverente la stesse prendendo per i fondelli.

Plagg si stava divertendo un mondo a ridersela sotto i baffi, non nascondendo che tutta quella situazione, non solo lo stava mettendo di buon umore, ma li stava anche portando sempre più vicini a riprendersi zuccherino e riportarla a casa.

 

****

 

Marinette stava ringraziando la buona stella che aveva deciso di aiutarla in quella che sembrava un’impresa quasi impossibile, nel momento in cui faceva uscire la sua pedina dal percorso, arrivando così in parità con Cleopatra a ottenere a testa l’ultimo spiedino infilzato nel tabellone.

La regina egiziana stava ormai per perdere del tutto le staffe, non riuscendo più a concentrarsi a dovere per mettere in pratica il suo abile gioco di polso e far così uscire il risultato che le serviva per vincere, e sapeva che era davvero questione di poco se voleva avere tra le mani il potere illimitato di entrambe le creature magiche e scatenare così la potenza necessaria per poter dominare tutto il mondo conosciuto.

Marinette fece l’ennesimo lancio, ottenendo un quattro e spostando la sua pedina, arrivando alla distanza di appena tre caselle rispetto alla fine del percorso, trattenendo il respiro perché la pancia s’indurì di colpo e rilasciando l’aria quando quella sensazione sparì.

Cleopatra afferrò a sua volta il dado e lo lanciò di corsa sul ripiano di legno del tavolo, ottenendo un due secco, e sorridendo con fare trionfante, portò il suo sciacallo a giusto una casella di distanza dal traguardo, ormai gongolante e sicura di avere la vittoria in pugno.

La corvina tirò di nuovo, osservando come il legnetto girasse su sè stesso prima di fermarsi e mostrare a tutti il risultato comparso.

Adrien si grattò nervosamente la testa; Marinette non sapeva da che parte guardare; lo schiavo accanto al tavolo non sapeva cosa dire a riguardo per non incorrere nelle ire della sua regina; e la stessa Cleopatra si ritrovò con la bocca aperta per quanto stava osservando.

Solamente Plagg si mosse dalla spalla del suo portatore per andare ad afferrare il cane rimasto a Marinette e cominciare a muoverlo.

-Uno, due, tre... - stava canticchiando il dio della distruzione mentre faceva saltellare la pedina nei vari fori. - Quattro... questo cane è tutto matto! - intonò ancora il kwami buttando lo spiedino in mezzo agli altri davanti alla corvina. - E cinque... questo gattino VINCE!

Senza tanti complimenti, Plagg si fiondò diretto verso zuccherino, oltrepassare senza problemi le barriere che si erano dissolte nel nulla, e afferrata saldamente per la zampetta trascinare Tikki verso Marinette e Adrien.

Cleopatra stava ancora fissando la scacchiera dove il suo sciacallo se ne stava solo e sconsolato a testimoniare della sconfitta appena subita da parte della regina di tutto l’Egitto.

La donna alzò poi lo sguardo sul quadretto degli stranieri che non solo l’avevano battuta a quello stupidissimo gioco, ma che si erano portati via il suo animaletto rosso, e presa dalla rabbia, afferrò saldamente il tavolo e lo scaraventò di lato.

Adrien aveva appena fatto a tempo a spostare la fidanzata, avendo attivati tutti i suoi sensi di gatto e le si era parato davanti per proteggerla, scrutando nervoso l’egiziana che aveva cominciato a dare ordini alle sue guardie di arrestare gli stranieri.

Fortuna volle che nello stesso istante la luce azzurra del portale si manifestò, e Bunnix fece cenno ai suoi amici di passare veloci attraverso il buco della sua tana ed evitare così le lance delle guardie.

Il portale si richiuse appena poco dopo che Cleopatra era riuscita a scagliare all’interno della tana una sedia di legno, evitata per un pelo dai presenti perché tutti avevano abbassato la testa.

-Ha sempre avuto un carattere un pelino suscettibile... - borbottò Bunnix, risistemandosi le orecchie ben diritte sulla testa, osservando poi la scenetta che si stava svolgendo.

Plagg stava guardando fisso negli occhietti la coccinella, rimirandola come se fosse stata la cosa più preziosa di tutto l’universo intero, fatta eccezione forse solo per il camembert.

Il portale si aprì direttamente nel grande soggiorno di Villa Agreste, facendone uscire i nostri eroi e zittendo tutti i kwami presenti che se ne stavano belli beati a giocare tra di loro con le varie diavolerie tecnologiche del mondo moderno di cui l’intera dimora era dotata.

L’eroina del tempo sciolse la trasformazione, lasciando così libero Fluff di riunirsi con i suoi amichetti, e restando infine tutti quanti ad osservare Tikki finalmente tornata a casa.

L’intero gruppo dei kwami esplose in una volta sola in un grido di giubilo, mentre si dedicavano ai festeggiamenti, e l’atmosfera nella stanza era elettrizzata da allegria e affetto reciproco.

Adrien incrociò le braccia davanti al petto, guardando con un sorriso sereno e tranquillo le piccole creaturine che gli avevano scombinato l’esistenza, ma di cui alla fine non avrebbe di sicuro più potuto fare a meno.

-Saranno dei gran combinaguai, - cominciò il biondo.

-Adrien... - rispose di rimando Marinette, posandogli una mano sul braccio piegandosi su sé stessa dal dolore lancinante.

-... ma sono davvero adorabili...

-... Adrien...

-... mi dispiacerà davvero molto...

-... Adrien...

-... quando se ne dovranno...

-Adrien...

-... andare...

-ADRIEN!

La corvina urlò l’ultima parola, attirando infine l’attenzione del fidanzato.

-Che c’è? - chiese un po’ irritato dal fatto di essere stato interrotto, ma ritrovandosi in vece subito preoccupato davanti alla scena che gli si presentò davanti.

Marinette si stava tenendo una mano sulla pancia prominente con un’espressione di dolore sul viso, mentre un liquido chiaro le inzuppava la veste fino a colare sul pavimento di marmo lucido.

-I-io credo che... che... - provò a dire la corvina. - ... forse sia i-il... caso di chia-amare un’ambulan...za...

-In orario perfetto! - dichiarò Alix, battendo un dito sul quadrante del suo orologio.

 

 

angoletto autrici:

eccoci arrivati alla fine delle avventure di Plagg nei meandri del tempo, ed ora che tutti i kwami sono stati riuniti, direi che i nostri eroi possono godersi il meritato riposo.

Resta solo l’epilogo di questa storia scritta con tanta passione e tanto amore a quattro mani, dalle vostre

Ladyheater83 & summerlover

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** EPILOGO ***


PLAGG alla ricerca dei kwami perduti

Epilogo




Louis venne al mondo alle 19.26 del quattro agosto.

Era stato tutto sommato un parto veloce, in quanto, le contrazioni erano già partite quella mattina stessa, ma Marinette ne aveva deliberatamente ignorato i sintomi, aveva letto da qualche parte che il travaglio poteva benissimo durare anche più di ventiquattro ore ed era inutile recarsi in ospedale prima del previsto.

Ma era stato nel pomeriggio che la situazione si era complicata ulteriormente e la corvina, tra una mossa e l’altra del gioco con Cleopatra, cercava di mascherare come meglio poteva il dolore lancinante proveniente dal basso ventre.

Marinette aveva creduto di morire da un momento all’altro, ma se non fosse morta per il parto, sarebbe morta sotto la furia di Plagg, e per lei sarebbe stato uno smacco troppo grande doversi assentare sul bel mezzo di una battaglia senza tornare con la propria ricompensa.

Erano stati attimi di puro terrore quando Louis era venuto al mondo cianotico e impossibilitato a respirare a causa del cordone ombelicale attorno al collo.

Era stato portato d’urgenza nel reparto di pediatria e né ad Adrien e né a Marinette era stato permesso vederlo subito.

Solo dopo qualche ora, e solo perché Gabriel Agreste aveva imposto il suo potere minacciando di far causa all’ospedale, che qualcuno si era degnato di avvisare i neo genitori, in lacrime e in seria preoccupazione, che il bambino si trovava in un’incubatrice e che stava bene, aveva solo bisogno di stabilizzarsi e poi sarebbe stato affidato in camera alla madre.

Adrien tirò un sospiro di sollievo, invece, Marinette, si sentì un’incosciente per non essere riuscita ad ascoltare il suo corpo, se solo si fosse recata all’ospedale quella mattina, i medici avrebbero notato subito la sofferenza fetale.

E se fosse successa la tragedia, Marinette non se lo sarebbe mai e poi mai perdonata. E nemmeno Plagg.

Plagg amava quel frugoletto, e spesso si trovava a fargli da balia quando Marinette crollava dal sonno a causa della nottata passata completamente in bianco, arrivando ad infilargli un pezzo di formaggio in bocca quando non riusciva a trovare il ciuccio nella culla. Il piccolo sembrava apprezzare, ma prontamente, Tikki, lo rimbeccava e glielo toglieva per sostituirlo con il succhietto.

E se l’inizio non era stato dei più promettenti, anche tutti gli altri kwami si erano inteneriti davanti a versetti, smorfiette, sbadiglietti e quant’altro che il piccolo cucciolo umano faceva durante il giorno, organizzando in men che non si dica una squadra super efficiente e ben ingranata di babysitter magici attivi ventiquattro ore su ventiquattro.

Anche Adrien era un perfetto papà e cercava di essere il più presente possibile in casa per dare un po' di respiro a Marinette.

Louis era un bambino a cui non piaceva stare fermo, sempre vigile e attento, ed era per questo motivo che Marinette lo teneva sempre in braccio, aveva bisogno di muoversi ed esplorare il mondo.

Infatti, se lo metteva nel tappetino o nella culla, iniziava a piangere, ma la stessa cosa succedeva se si sedeva e rimaneva ferma, Louis iniziava a frignare finché non iniziava a camminare.

Marinette, ma anche Adrien, i primi mesi ne macinarono di chilometri e fu anche grazie a questo che la corvina riacquistò subito la sua forma perfetta e perse tutti i chili accumulati durante la gravidanza.

Era tutto semplicemente perfetto in casa Agreste, peccato che all’appello mancasse un piccolo particolare…

Così i mesi passarono e anche gli anni… due per la precisione, dalla nascita di Louis.

 

****

 

Marinette si stava accarezzando l’anello che teneva all’indice destro con un po' di malinconia, quando Adrien varcò la soglia del suo ufficio quella mattina e la trovò quasi in lacrime.

“E’ successo qualcosa a Louis?” Chiese avvicinandosi a lei con preoccupazione.

“No… solo una cosa stupida.” Rispose frettolosa rimettendosi subito al lavoro.

“Non è stupida se ti fa quasi piangere.”

“Sì, lo è… non è importante…”

“Marinette…” Adrien voleva aggiungere qualcosa, poi l’occhio gli cade su quell’anello che brillava sotto le luci al neon, e capì.

Non si era dimenticato della sua proposta, era solo che Louis assorbiva tutta la loro concentrazione che quel particolare era passato in secondo piano.

A dire la verità, Adrien un giorno era rientrato a casa con tutte le intenzioni di chiedere a Marinette di fissare la data, ma una febbre da cavallo di Louis li aveva fatti volare direttamente al pronto soccorso, per poi rimanerci quasi una settimana, senza parlare dei giorni successivi impegnati tra visite e controlli di ogni genere.

Per fortuna tutto si era risolto per il meglio e Louis godeva di ottima salute.

Adrien prese la mano della ragazza e la invitò ad alzarsi. L’abbracciò stringendola forte a sé.

“Ti amo.” Le sussurrò all’orecchio preoccupandosi di trasmetterle tutto quel sentimento lungo il suo corpo.

“Ti amo.” Ribadì lei baciandolo.

“Quindici settembre?” Domandò lui sorridendole.

“Di che cosa stai parlando?” Chiese lei interrogativa non capendo subito a cosa si riferisse, ma fu quando Adrien le accarezzò l’indice sinistro che lei intuì e scoppiò a piangere di gioia “… perché questa data?”

“E’ il giorno che ci siamo incontrati in quel vicolo e ho capito subito che ti avrei portata all’altare.”

Marinette si asciugò le lacrime e sorrise “Te lo ricordi ancora?”

“Era quasi mezzanotte e ti ho salvata da quei teppisti.”

“Avevo la situazione sotto controllo…” Rispose stizzita mentre la mente ritornava a quella sera e i suoi bellissimi occhi verdi l’avevano stregata senza nemmeno accorgersene.

“Mmmm… se lo dici te… allora è deciso?”

“Sì, un anno sarà sufficiente per organizzare tutto…”

“Un anno? Io intendevo di quest’anno qui.”

“Ma è tra un mese… non abbiamo tempo per…”

“Invitare persone, torte, abiti… mi basti tu… non voglio una festa in grande. Sono stato sotto i riflettori per così tanto tempo che per una volta voglio vivermi appieno il momento, solo tu, io, la nostra famiglia e gli amici più stretti…”

Marinette scoppiò a piangere nuovamente gettandogli le braccia al collo.

“Lo voglio.” Disse poi sghignazzando.

 

****

 

Era chiaro che Gabriel Agreste non avrebbe apprezzato la scelta del figlio e della futura nuora di organizzare una cerimonia per pochi intimi e in meno di un mese, ma Adrien aveva minacciato di non invitarlo se avesse continuato a riempirlo di lagne.

Lo stilista aveva accettato, a patto che gli abiti dei due futuri sposi fossero sue creazioni.

“Niente di pomposo.” Aveva detto Marinette, per lei anche un semplice abito al mercato locale sarebbe stato più che sufficiente, ma si stava sempre parlando di Gabriel Agreste, ed era già stato difficile fargli accettare una cerimonia molto ristretta, ma in fin dei conti ne era sollevato.

Non aveva alcuna voglia di intrattenersi con ricconi dell’alta società, capaci solo di mettere zizzania e veleno con le loro lingue biforcute e taglienti, per non parlare di quanto avrebbero sparlato alle sue spalle perché il caviale non era stato servito o le ostriche non erano di giornata.

Di tutt’altro avviso erano stati Tom e Sabine, i quali si erano congratulati, nuovamente, con i due ragazzi e augurato a loro un futuro prospero e sereno.

La cerimonia si sarebbe svolta in maniera così semplice che i due futuri sposi non volevano nemmeno festeggiare il loro addio al celibato e nubilato. Non c’era il tempo materiale per organizzare… a mano che tu non sia Alya Cesaire e Nino Lahiffe.

I due amici organizzarono ai ragazzi due feste distinte, una cosetta semplice e il successo fu più che assicurato.

E Alya aveva anche pensato alla sistemazione di Louis, peccato che mancasse poco che Tom e Gabriel litigassero su chi lo avrebbe tenuto.

Il tutto si era risolto con una spartizione equa: il sabato con Gabriel e la domenica (visto che i due futuri sposi avrebbero dovuto riprendersi dalla giornata) con Sabine e Tom.

Peccato solo che all’ultimo secondo il padre della sposa aveva fatto su armi, bagagli, e trascinato la consorte per presentarsi senza preavviso alla porta del futuro consuocero, piazzandosi in casa Agreste per tutto il fine settimana.

Ormai era tutto pronto per il gran giorno (location, abiti, fiori, invitati…) e i futuri sposi erano più agitati che mai…

 

****

 

Qualcuno bussò alla porta della camera di Marinette: era Gabriel, il quale era passato solo per sistemarle l’abito, un modello lungo con scollo a cuore di raso bianco (quella era stata l’unica prerogativa di Marinette), le spalle erano coperte da un tulle impreziosito di pietre luccicanti, proprio come il corpetto, invece la gonna era ampia e scivolava morbida sui fianchi.

Gabriel non era il tipo che si emozionava facilmente, ma vederla con quell’abito gli fece uno strano effetto, Marinette era semplicemente bellissima e la donna perfetta per suo figlio, a tal punto da dover mascherare una lacrima che minacciava di spuntargli con la scusa di pulirsi gli occhiali.

I capelli erano stati acconciati in maniera semplice, mancava solo un piccolo particolare che tirò fuori da una scatola.

“Avevamo detto niente velo.” Anche se a una prima occhiata non le sarebbe dispiaciuto portarlo.

Il cuore di Gabriel si strinse in una morsa a quel primo rifiuto, ma infondo aveva ragione, Marinette era stata chiara sotto questo aspetto.

“Apparteneva a Emilie, mi farebbe piacere se lo indossassi, ma se non ti senti a tuo agio non sei obbligata.”

A Marinette scese una lacrima, quel velo era molto importante sia per lui che per Adrien, e non sarebbe stato giusto non metterlo, anche Emilie doveva assistere alla cerimonia del figlio.

“Sarebbe un onore, signor Agreste.”

Qualcun altro bussò alla porta della ragazza ed entrò: erano Tom e Sabine.

“Oh mio dio!” Esclamò la donna vedendo quanto era bella sua figlia.

Tom rimase impalato.

“E’ il tuo modo per dirmi che sono presentabile?”

“Sei uno splendore, bambina mia.” Tom le rubò le parole di bocca.

“Tutto merito mio.” Intervenne Gabriel con il solito cipiglio, per poi ammiccare verso Marinette, la quale gli sorrise.

“Gli ospiti sono tutti ai loro posti, manchi solo tu…” Mormorò Sabine asciugandosi le lacrime, Tom la prese sotto braccio e insieme si incamminarono, dopo che Sabine e Gabriel si congedarono per prendere posto.

 

****

 

Il posto scelto per la cerimonia si trovava a pochi chilometri a sud di Parigi, in una località collinare da cui si poteva godere di un meraviglioso tramonto, ed era stato proprio per quell’ora che era stata fissata la funzione.

L’altare era stato allestito sulla cima della collina e davanti ad esso c’erano delle sedie bianche per gli invitati.

Adrien attendeva la sua sposa in trepidazione: le mani sudavano e il ventre vibrava per l’agitazione.

“E se ci ha ripensato…” Sussurrò mesto a Nino, suo testimone di nozze, non vedendola arrivare.

“Ma sei deficiente? Ma come ti viene in mente questa assurdità?”

Adrien deglutì mentre dava le spalle al sentiero da cui sarebbe dovuta arrivare, voltò la testa giusto per veder sbucare la mole imponente di Tom dal viale alberato e si girò subito prima di scorgere lei.

Quell’attesa lo stava divorando…

Una luce azzurrina si manifestò improvvisamente, facendo poi sbucare tra i rami di una delle siepi Alix, che cercando di districare il tacco di una delle scarpe attirò su di sé l’attenzione dei presenti, sorridendo come se nulla fosse.

“Scusate il ritardo!” disse la rossa, afferrando l’ingombrante gonna di tulle azzurro pastello e dirigendosi a passo spedito lingo il corridoio centrale tra gli altri invitati, andando a prendere il suo posto proprio accanto a Gabriel.

I Kitty Section iniziarono a suonare la marcia nuziale e davanti ai passi di Marinette, Zoe e Alya cosparsero dei petali di rose rosse indicandole il cammino.

La corvina baciò sulla guancia Tom, e appena lo vide raggiungere il suo posto, prese la manina piccola di Louis e insieme raggiunsero Adrien.

“Oh!” Esclamò sorpreso Nino “… voltati, amico.”

Adrien fece come ordinatogli, Marinette era a pochi passi da lui e stringeva la mano del loro bambino, erano entrambi bellissimi, ma quello che attirò l’attenzione dell’ex modello, fu il velo che la sua futura moglie portava sulla testa, lo avrebbe riconosciuto tra mille.

Il cuore di Adrien era avvolto da un migliaio di emozioni, ma non voleva emozionarsi, anzi, si era ripromesso di non farlo, ma era impossibile rimanere impassibili di fronte a tanto.

Prima Marinette che viniva accompagnata all’altare da Louis, il velo e lei… la sua bellissima migliore amica, compagna e moglie.

Ma chi per prima scoppiò a piangere fu lei, nell’esatto momento in cui Adrien le infilò quel cerchio dorato al dito.

Poi venne la volta di Adrien quando il funzionario li decretò marito e moglie.

Non furono gli unici a emozionarsi, oltre agli invitati ufficiali, anche alcune creaturine magiche presenziarono alla cerimonia ben nascoste tra gli alberi del boschetto.

Plagg frignò per tutto il tempo come una bambina, soprattutto quando il suo ragazzo stava mettendo la firma sui certificati matrimoniali, che vennero prontamente messi al sicuro nella borsetta di Sabine. Senza essere visto, Barkk riuscì a prendere un tovagliolo dal buffet per passarlo a Tikki, che a sua volta lo passò al dio della distruzione, era impresentabile con tutto quel moccio che colava dal naso.

“Tieni, datti una ripulita!” Lo rimbeccò Tikki.

Plagg accettò il dono e soffiò via il muco, liberando così le vie respiratorie.

Peccato però che Plagg scelse come momento proprio l’attimo in cui gli sposi si stavano baciando, soffiando talmente forte da far alzare un vento improvviso che fece volare via le decorazioni dell’altare, i cappelli delle invitate ed alzare alcune gonne, ed infine far ruzzolare giù dal dirupo il povero funzionario. E per fortuna che la documentazione con le firme di testimoni e sposi era stata passata a Sabine.

Adrien e Marinette si guardarono sconcertati, per poi volgere uno sguardo iracondo verso gli alberi.

“PLAGG!!!!!”

 

 

FINE

 

 

 

angoletto autrici:

Ed eccoci arrivati alla fine di questa piccola avventura nei mandri del tempo del kwami più amato e pestifero di tutta Parigi.

Speriam che questa storia vi sia piacciuta da leggere quanto a noi scriverla, ricordandovi del gruppo telegram dedicato a questa bellissima serie, e per chi volesse unirsi a noi, basta chiedere il link in privato, ricordandovi che appena arriveremo a 100 membri, la nostra Erika ci posterà una storia tutta inedita!

Un abbraccio, Erika & Manu

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=4030784