La maschera dell'amore

di Melisanna
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sakura ***
Capitolo 2: *** Sai ***
Capitolo 3: *** Ino ***
Capitolo 4: *** Shikamaru ***
Capitolo 5: *** Temari ***
Capitolo 6: *** Choji ***
Capitolo 7: *** Shikamaru ***



Capitolo 1
*** Sakura ***


Storia scritta in occasione dell'anti-ferragosto challenge del gruppo Hurt/Comfort Italia - Fanart and Fanfiction - GRUPPO NUOVO


La maschera dell'amore
Parte 1 - Sakura

“Sai è ancora più bello vestito così” cinguettò Ino, ammirando la silhouette snella del collega fasciata da un completo verde scuro.

Sakura gli rivolse un’occhiata in tralice, sminuzzando un pezzo di pane con la punta delle dita. Il fascino di Sai la lasciava del tutto insensibile e non riusciva a capire cosa Ino ci trovasse in lui. “Mmmmh… se lo dici tu. Piuttosto, tu la conosci questa Temari? Non credevo che Shikamaru frequentasse altri al di fuori dell’azienda”.

Ino si stuzzicò il labbro inferiore con i denti “Quasi per nulla… So che si sono conosciuti durante le trattative di acquisizione da parte del gruppo Akeboshi, poco altro. Ultimamente Shika è sempre occupato. Questa storia del fidanzamento è stata un po’ un fulmine a ciel sereno. Chi l’avrebbe mai detto! Si frequentano da neanche un anno!”

“Mi sembra una decisione così affrettata. Credi che lei sia incinta?”

Ino scrollò le spalle “Ma dai… Shika che fa una cazzata del genere! Non ci crederò mai. No, dai è impossibile! Sembra si siano proprio trovati, tutto lì. Sono tutti e due dei cervelloni…”

“Eppure si sposano con così poco preavviso”.

“Ti dico di no. Lo conosco Shika!”

Sakura la guardò di sottecchi. Ino parlava allegramente, continuando a scoccare sorrisi smaglianti all’indirizzo di Sai, ma lei non era convinta dalla sua apparente noncuranza. Shikamaru era pur sempre uno dei suoi amici di più lunga data “Non ti secca vederlo così poco, ora che sta da Temari?”

“Non siamo più bambini… è normale… Crescendo ci si allontana”.

Sakura fece un mezzo sorriso “Vuol dire che non ti spiacerebbe se io e te non ci vedessimo mai, Maial-Ino?”

Ino allungò un braccio attraverso il tavolo per tirarle uno scappellotto “Che c’entra, Fronte Larga! Tu sei la mia migliore amica! E lavoriamo nello stesso ufficio, ti vedo anche troppo!”

Sakura si massaggiò la nuca offesa “Sei sempre la solita violenta, Maial-Ino! Vado a prendermi da bere, vuoi qualcosa?”

“Portami un altro Margarita!”

“Ne hai già bevuti due…”

“E ora ne berrò tre!”

“Stai esagerando”.

“Sei tu che mi hai chiesto se volevo qualcosa!”

“Potevi scegliere un succo di frutta!”

Ino la guardò scandalizzata “Un succo di frutta, davvero?”
“Dovrò riportarti a casa, se continui così”.

Un sorriso malizioso apparve sulle labbra di Ino “Non ti preoccupare di questo… Ho tutta l’intenzione di farmi portare a casa da qualcun altro. E ora, fila, raus!”

Sakura alzò gli occhi al soffitto, dirigendosi verso il bar. Ino era sempre la solita.

Dalla sua posizione privilegiata accanto al bancone, mentre aspettava che il barista preparasse i due cocktail, osservò il locale. Era ampio e un po’ buio, illuminato da faretti che attraversavano il soffitto e da alcune piantane dalla luce calda e soffusa. Shikamaru e Temari avevano affittato tutta la sala principale per festeggiare l’avvenuto fidanzamento e ora stavano seduti su uno dei divanetti, Shikamaru con le braccia dietro la testa e l’aria vagamente annoiata, Temari semi-sdraiata, con i piedi nudi appoggiati sulle sue gambe e un cocktail in mano, assorbita dalla conversazione con uno dei suoi fratelli, Neiji e Tenten.

Temari sembrava una tosta, una in gamba che avrebbe potuto scuotere Shikamaru dal suo perenne torpore e Sakura avrebbe approvato quella unione senza alcuna remora, se non avesse dubitato delle ricadute che avrebbe avuto sull’umore della sua migliore amica.

Ino aveva sempre considerato Shikamaru come sua proprietà, forse anche più di Choji, sarà che Shika non sembrava nutrire interesse per niente al di fuori di quello a cui Ino lo costringeva ad interessarsi.

Quando Sakura gettò uno sguardo alla sua amica, vide Sai che le si era avvicinato e le parlava. Ino stava ridendo e allungò una mano elegante a prendere il bicchiere del ragazzo per berne un sorso. Nello sporgersi in avanti mise in mostra una porzione più che abbondante del suo seno perfetto. “Accidenti… Ha fatto in fretta” borbottò Sakura sollevando le sopracciglia.

“Ha detto qualcosa?” chiese il barista spingendo vicino a lei il bicchiere di metallo del Moscow Mule e il bicchiere di Margarita.

Sakura scosse la testa “No, no” sorseggiò il Moscow Mule, pensosamente, guardando il Margarita “Chissà se questo lo vorrà ancora, ora che ha preso il pesce all’amo”.

Rimase a guardare mentre Sai prendeva la sua sedia e si accomodava accanto alla sua amica, i cui denti bianchi lampeggiavano nelle risate, mentre con le lunghe dita giocherellava con un ciuffo biondo.

“Potete osservare il rituale di corteggiamento dei Maialin-Ini durante la stagione degli amori” Sakura si appoggiò con i gomiti al bancone del Bar, una smorfia di disappunto dipinta sulla faccia. Proprio non capiva cosa Ino ci trovasse in Sai. E le seccava l’idea di restare senza la sua migliore amica a metà serata.

Dopo un po’ che li osservava, decise che ne aveva abbastanza e che era l’ora di reclamare il suo posto. Si avvicinò al tavolo e appoggiò il Margarita davanti a Ino “Il tuo cocktail… Oh, ciao Sai. Non ti avevo visto” soggiunse senza preoccuparsi di essere scortese. Quella brutta copia di Sasuke proprio non le piaceva. Rivoleva il suo collega preferito, lei, invece di questo sconosciuto arrivato da chissà dove.

“Ciao Haruno, come va?” rispose lui, gentilmente e Sakura si sentì quasi in colpa per averlo trattato con sufficienza, in fondo non era colpa sua se aveva preso il posto di Sasuke e neppure se piaceva tanto a Ino.

“Tutto bene, grazie, tu?”

“Benissimo, direi” rispose il ragazzo, con un sorriso smagliante all’indirizzo di Ino “Io e Yamanaka ci stavamo conoscendo meglio. Sai… in ufficio non c’è mai tempo. Non avrei mai pensato che avessimo tante cose in comune!”

Come non detto, faceva benissimo a disprezzarlo. Era veramente viscido. Non le sarebbe mai piaciuto quel tipo e Ino era una vera stupida. Si schiarì la voce e indicò con il mento la sua sedia.

“Oh, scusami, Haruno, era il tuo posto? Te lo lascio subito. Ci vediamo Yamanaka”.

Ino lo guardò andare via col disappunto dipinto in faccia “Sakuraaaaa, perché? Lo hai fatto andare via!”

“Scusami tanto se rivolevo il mio posto che tu non mi hai tenuto! E non ringraziarmi per il cocktail, mi raccomando” rispose Sakura rimettendosi a sedere.

“Mmmmh, grazie”. Ino gettò un lunga occhiata malinconica alla sala.

“Tutto bene, Ino?”

Ino annuì “Sì… solo, non ho voglia di tornare a casa da sola, oggi e Sai è così carino”.

Sakura si ammorbidì subito “Non ti preoccupare, vedrai che prima che la serata sia finita lo riacchiapperai”.

Ino annuì di nuovo, senza rispondere e si dedicò al suo Margarita.

Poco dopo risuono un tintinnio “Per favore, per favore, concedetemi la vostra attenzione!”

Temari si era alzata in piedi e colpiva un bicchiere con la lama di un coltello per farlo risuonare.

“Grazie, grazie. In occasione di questo evento volevamo annunciarvi non solo il nostro fidanzamento, ma anche un altro lieto evento…”

“Te l’avevo detto! È incinta” sibilò Sakura.

“Zitta, fammi ascoltare!”

“Mio padre ha offerto a Shikamaru la dirigenza del gruppo Akeboshi e lui ha accettato. Perciò, Shikamaru ha dato le dimissioni e appena trascorso il periodo di preavviso lascerà la Foglia INC. Corporation per diventare il nostro CEO”.

“Non è possibile” Ino si alzò in piedi di scatto urtando il tavolino e quasi facendo cadere i due bicchieri “Shika non può lasciare la compagnia! Non lo vedremo più”.

“Ino, dai, è una grande occasione per lui. Siete amici, vi vedrete lo stesso”

“No, invece! Già adesso è sempre è a casa sua. Quella ci sta rubando Shikamaru!”

All’altro lato della sala, apparentemente inconsapevole del turbamento che aveva causato, Temari lasciava la parola a Shikamaru “E adesso il mio futuro marito e collega vuole dirvi due parole”. Seguì un borbottio confuso tra i due da cui emersero le battute “…Non farmi parlare…” “A te vengono meglio queste cose” e “Non fare lo stupido, Nara!” finché Shikamaru non si fece avanti.

“Avrò tempo di prendere commiato da tutti voi in privato. Siamo amici anche al di fuori del lavoro e sono sicuro che queste circostanze non intaccheranno la nostra amicizia. Vi ringrazio per tutto il supporto che mi avete dato in questi anni, per tutto ciò che mi avete insegnato e soprattutto per tutte le seccature che mi avete dato. Non temete che avrete ancora a che fare con me: a breve l’acquisizione della Foglia INC da parte del gruppo Akeboshi sarà finalizzata e allora faremo tutti parte della stessa grande compagnia” Shikamaru si voltò verso Temari “Va bene così? Soddisfatta?”. Temari si chinò per dargli un bacio e il pubblico di amici esplose in un ululato di approvazione.

Senza una parola Ino si voltò, la bionda coda che frustava l’aria e si allontanò dalla stanza, Sakura fece per correrle dietro, ma l’amica si girò e la fermò con un gesto della mano “Lasciami stare, lasciami stare, Sakura. Non ne voglio parlare”.

Poco dopo Sakura vide Sai allontanarsi dal gruppo e seguire Ino.

Nessuno dei due rientrò nel locale. Sakura tornò a casa da sola.

 

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Capitolo 2
*** Sai ***


Sai

 
Sai vide un’ombra snella staccarsi dal gruppo e un lampo di capelli biondi. Ino uscì dal locale senza che apparentemente nessun altro se ne accorgesse. Senza riflettere, Sai la seguì. Fuori piovigginava appena e il freddo degli ultimi giorni di autunno si faceva sentire. Si guardò intorno nella penombra della notte cittadina, cercandola.

Ino era poco distante appoggiata con le spalle ad un lampione e volgeva il viso al cielo nuvoloso, lasciando che gocce come lacrime le rigassero il viso. Nell’aura di luce gialla era bella, di una bellezza fragile e sottile che non sembrava lei, così prorompente e rumorosa in ufficio.

Sai le si avvicinò e le sfiorò una spalla per attrarre la sua attenzione “Yamanaka”.

Ino si voltò e lo guardò con espressione indecifrabile, il viso pallido per il freddo, con la bocca in contrasto tanto più rossa e lucida. Dopo averlo scrutato qualche secondo, gli afferrò il volto con le lunghe mani e lo baciò.

Sai le avvolse le braccia intorno alla vita e Ino si lasciò andare contro lui, accarezzandogli i denti con la lingua e succhiandogli le labbra.
Si lasciò trasportare dal bacio, finché lei non allontanò il viso e le fissò tra i ciuffi che la pioggia le aveva incollato al viso “Andiamo da me?”.

Sai annuì.

Nelle poche settimane trascorse da quando era stato assunto, Sai aveva identificato in Yamanaka la donna più appetibile per una frequentazione a scopo matrimoniale: era brillante sul lavoro, ma non così tanto da volersi dedicare alla carriera; nonostante potesse essere petulante e testarda, sapeva essere solare ed amabile ed, infine, dote non trascurabile, era dotata di un viso angelico piazzato in cima a un corpo statuario. Tutto considerato, fu perciò la scelta più ovvia restare a dormire a casa di Ino quella prima sera e lasciarla la mattina con la promessa di rivedersi dopo il lavoro.

Da lì in poi, fu tutto un naturale scivolare in una gradevole, abitudinaria relazione, per quanto fosse possibile averla con una donna così volubile come Ino. Ma nonostante la sua incostanza, Ino sembrava gradire le piccole comodità che Sai le offriva, la sicurezza e la tranquillità.

Non erano più tornati a casa sua. Ino aveva un minuscolo bilocale in periferia, invece Sai possedeva un ampio appartamento in un grattacielo vicino a Marunouchi. Per raggiungere il lavoro bastavano un paio di fermate di metro e a quell’ora la mattina, con il traffico di studenti e impiegati, era un bel vantaggio!

 Sai le aveva lasciato le chiavi dopo solo un paio di settimane e le aveva proposto di lasciare uno spazzolino e quello che le serviva per restare a dormire: non aveva senso riaccompagnarla a casa tutte le sere, quando così era tanto più comodo. Avevano entrambi la loro indipendenza e casa di Sai era grande più che a sufficienza per entrambi.

Un po’ alla volta, prima che fossero passati due mesi, Ino si era pressoché stabilita da lui. Era tutto esattamente come Sai lo desiderava.

Cosa le passasse per la mente, restava un mistero per lui, ma quando Sai rientrava, la sera, la trovava alle prese con i fornelli, con cui a dire la verità non se la cavava troppo bene, oppure accoccolata sul divano a leggere un libro e Sai non sentiva il bisogno di scandagliare ulteriormente i labirintici abissi della sua mente, finché le cose continuavano così.

Cucinava più spesso di lei, anche se rientrava più tardi: era bravo ed era un’attività che lo rilassava. Ino lavava i piatti di buon grado. In qualche modo gli sembrava di riuscire così a entrare in contatto con lei, meglio che parlandoci. Parlare con Ino era difficile.

Parlare con le ragazze era difficile.

O forse semplicemente parlare.

Sai le raccontava come era andata la giornata a lavoro, in un sunto stringato ed efficace come un verbale e si stupiva ogni volta di quanto Ino riuscisse a chiacchierare riguardo alle sue ore in ufficio. Sembrava conoscere tutti e sapere tutto quello che succedeva, anche se accadeva in una sede dalla parte opposta della città e su tutto aveva un sacco di cose da dire, opinioni taglienti e giudizi acidi, ma anche fanciulleschi entusiasmi e faziose adorazioni.

Haruno rientrava quasi sempre nei suoi discorsi. Sai faticava a capire il loro rapporto. Si sbeffeggiavano a vicenda la maggior parte del tempo e Ino ne parlava spesso con franca crudeltà. E poi, insomma, era sotto gli occhi di tutti che Ino era decisamente più attraente e più brava sul lavoro. Eppure Ino sembrava trovare in quella ragazza opaca, qualcosa di prezioso. Una volta Sai aveva osato parlarne male, niente di importante, aveva semplicemente ripetuto un commento di Ino ed era stato ferocemente rimbeccato perché “Nessuno deve osare parlare male della mia migliore amica!”. Sai aveva dovuto accettare che Haruno avrebbe fatto parte della sua vita, finché ne avrebbe fatto parte Ino e si era trovato trascinato a cene noiose, in compagnia della ragazza e di Uzumaki, durante le quali finiva per starsene in disparte, mentre Ino e Sakura trillavano allegre e Uzumaki tentava inutilmente di farsi notare. Era un ragazzo così chiassoso e mediocre!

Veramente, non capiva cosa Ino trovasse in loro. Né in Akamichi se per questo: quel ragazzo non sembrava avere nessuna ambizione e non aveva nessuna cura di sé e del suo corpo. Un atteggiamento che Sai disprezzava dal profondo del cuore. Nara, anche lui amico di infanzia di Ino, forse, sarebbe stato più interessante, ma non avevano mai avuto modo di incontrarlo e Ino non parlava volentieri di lui.

Quando Ino e Sai si erano parlati alla festa di Nara, era saltato fuori che erano entrambi amanti del fitting e attenti alla dieta, anche se nel caso di Ino si traduceva nel mangiare per lo più barrette e in quello di Sai di cucinarsi pasti calcolati al milligrammo e lui ne aveva dedotto che avrebbero avuto un sacco di argomenti in comune, ma aveva scoperto con un certo dispetto che Ino si annoiava rapidamente quando lui cercava di proporle una nuova scheda o le parlava dei risultati ottenuti con la cardio. Per Ino la palestra era una necessità a cui sottoporsi per mantenere il suo fisico magnifico, per Sai una religione.

Parlare era difficile, sì.

Prepararle da mangiare e vederla accendersi di gioia come una bambina, davanti a un piatto gustoso, ma perfettamente bilanciato, invece, era facile e di assai maggior soddisfazione.

E poi c’era il sesso, ovviamente, perché non si può stare con una come Yamanaka e non mettere in conto il sesso. Con un corpo così a disposizione, sarebbe stata un’eresia. Il sesso era favoloso, come era ovvio aspettarsi con una ragazza atletica ed estroversa come Ino e Sai ringraziava il suo corpo allenato per poterle tenere testa.

Sì, decisamente, i vantaggi di una relazione con Yamanaka superavano gli svantaggi e Sai iniziava già a chiedersi quando avrebbe potuto ragionevolmente chiederle di sposarlo. In fondo, perché mai avrebbe dovuto aspettare?

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Capitolo 3
*** Ino ***


Ino
 
Sakura era già seduta alla sua postazione e stava accendendo il computer, quando Ino piombò nell’ufficio che condividevano, sventolando la coda bionda e vibrando di eccitazione. “La famiglia di Sai è così ricca! Devi vedere la villa dei suoi genitori!”

Sakura le rivolse un’occhiata non particolarmente entusiasta “Ti ha presentato ai suoi?”

“Ma no, sciocchina! Ci siamo fermati per prendere dei libri che aveva ancora lì, mentre loro non c’erano. E’ un posto incredibile! Casa mia potrebbe stare tutta intera nel loro ingresso! E adesso che Sai ha ottenuto la promozione guadagnerà ancora di più. Sarò favolosamente ricca!”

Sakura piegò la bocca in una smorfia di disapprovazione “I soldi non fanno la felicità” sentenziò.

Ino la ignorò, era venuta a patti col fatto che il suo ragazzo e la sua migliore amica non nutrissero simpatia l’uno per l’altra “Ma aiutano! E Sai è fantastico, assolutamente fantastico!” Appese il cappotto all’attaccapanni e appoggiò entrambe le mani sulla scrivania di Sakura “La sua famiglia è molto tradizionale, dovrò essere una perfetta mogliettina”.

Sakura scoppiò a ridere “Tu? Che inseguivi Shikamaru con un bastone appena apriva bocca?”

“Shikamaru non conta. Farebbe infuriare anche un santo. E poi lui non è nemmeno un uomo per me. È… Shikamaru”.

“Se lo dici tu… Comunque, senti,” Sakura tirò un blocchetto e una matita fuori dalla borsetta “stiamo organizzando un viaggetto in Hokkaido, Tenten, Hinata ed io. Tutti noi giovani dell’ufficio, niente vecchi bavosi. Abbiamo tre giorni di ferie attaccati: sabato, domenica e il primo di Gennaio. Potremmo anche festeggiare Capodanno. Venite anche tu e Sai?”

Ino si portò una mano alle labbra riflettendo “Dovrei chiedere a Sai… magari vuole organizzare qualcosa noi due soli… però. Ma si dai, chi se ne frega, gli fa bene socializzare un po’. Segnaci pure,  lo convincerò”.

“Sicura di non volerne parlare con lui, prima? Non mi pare un comportamento da perfetta mogliettina”.

“Sicurissima. Scrivi: Ino e Sai”.

Sakura sospirò e obbedì.

Come previsto Sai protestò quando Ino gli riferì del viaggio, ma bastò blandirlo un po’ perché accettasse, seppur di malavoglia, strappandole la promessa di una cena a due la sera dell’ultimo dell’anno, prima di unirsi alla festa con i colleghi.

Partirono con lo Shinkansen la sera del trenta, gioviali ed entusiasti, una volta scrollatisi di dosso l’immagine da office-man che indossavano ogni giorno per andare a lavoro. Ino si appese al braccio di Sai e inspirò quell’aria di giovinezza con soddisfazione: sembrava di essere tornati al liceo. E dire che invece, ormai, erano degli adulti! Persino Sakura aveva compiuto venticinque anni.  A parte che Fronte Larga era sempre stata vecchia dentro, anche da bambina.

Non mancava nessuno. Naruto era riuscito a convincere anche Sasuke a raggiungerli e lui e Sakura gli gravitavano intorno come due satelliti intorno a un sole abbagliante. Sasuke era sempre bello, ammise Ino, fra sé e sé, ma era orgogliosa di pensare di essere ormai completamente guarita da quella cotta adolescenziale e di poterlo guardare dall’esterno senza provare assolutamente nient’altro che ammirazione, come quella che si prova davanti a un’opera d’arte.

Era venuta persino Temari, benché ancora la Foglia INC non fosse stata ufficialmente acquisita dall’Akeboshi, insieme ai suoi due fratelli, da cui non sembrava separarsi mai, manco fossero gemelli siamesi. O forse, semplicemente, quei due non si fidavano di Shika e la seguivano ovunque per tenerlo d’occhio.

Sì, era tutto perfetto! Assolutamente perfetto! Si lasciò cedere al suo posto e rivolse un sorriso smagliante a Sai, che le rispose con uno sguardo perplesso e lei gli diede un colpetto sul braccio “Dai, smolla! Siamo qui per divertirci!”

“E cosa ti aspetti che faccia?”

“Per esempio, potresti cominciare andando al bar a prendere birre per tutti”.

Sai sospirò “Va bene, ne vuoi una in particolare?”

“Ma no! Basta bere!”

Dopo qualche minuto stavano tutti bevendo, chiacchierando e ridendo da sopra gli schienali. Sakura, abbandonata la sua aria da maestrina, stava piegata sopra i braccioli per farsi sentire meglio mentre raccontava di come aveva convinto la capufficio Tsunade a darle ferie anche la mattina del due. Il ché aveva compreso una serie di intricate menzogne per non rivelarle del loro viaggio, a cui Tsunade si sarebbe di sicuro imboscata. Sasuke, seduto composto accanto a lei, fingeva di non ascoltare, ma Ino lo vedeva sogghignare di nascosto. Naruto, dietro di lei, appeso allo schienale, invece, rideva senza remore. Così come Tenten, seduta con le lunghe gambe incrociate oltre il corridoio e Kiba che, quasi piangeva dalle risate. Hinata, come sempre introversa oltre l’umana comprensione, pareva divisa tra l’imbarazzo tra l’idea di mentire a un superiore e il timore di mostrarsi critica verso l’operato di Sakura. Choji, seduto davanti a lei, si allungava per ascoltare, divorando un pacchetto di patatine.

Era esattamente come essere ancora al liceo. A parte che ora c’era Sai, seduto accanto a lei.

E Shikamaru, invece di essere con lei e con Choji, era seduto dall’altra parte del vagone, accanto a Temari, accovacciata sul sedile come un gatto.

Arrivarono a Sapporo per mezzogiorno e un’ora dopo erano alla pensione con annesse terme, dove avevano prenotato.

Sì, era tutto assolutamente perfetto.

I giorno successivi passarono in un lampo, tra bagni alle terme, passeggiate nella neve e cene estremamente alcoliche.

L’ultima sera Ino scelse con particolare cura gli abiti da indossare.

“Metto il tubino turchese o l’abito corallo, Fronte Larga?”

Sakura, distesa a pancia in giù sul letto di Ino, li esaminò con sguardo critico “Il tubino non mi convince, l’abito è più chic”.

“Lo dici solo perché è corto. A Sai piacciono le mie gambe”.

Sakura le gettò un’occhiata invidiosa “Bella forza… vorrei averle io le tue gambe, invece di queste cosciotte. Ma non mi piacciono quelle ruche sul seno. Non hai qualcos’altro?”

Ino frugò nella valigia ed estrasse un abito corto di un gradevole lavanda, con il collo alto e le spalle scoperte “Che ne dici di questo?”

“Carino, però… mmmmh, fa vedere quello” aggiunse indicando un angolo di satin verde che sporgeva dalla valigia.

“Questo? Non so… è un po’ impegnativo” Ino spiegò un lungo abito con le spalline sottili e la schiena scoperta, che si apriva sotto le ginocchia in una moltitudine di pieghe irregolari.

“Ma scherzi? È bellissimo! Mettitelo subito, voglio vederti!”

Ino si infilò nell’abito e Sakura batté le mani entusiasta “Basta, basta, ho scelto! È questo”.

“Che tiranna che sei. Tu cosa metti?”

Sakura spalancò gli occhi “Ino mi devi aiutare! Chissà quando vedrò Sasuke di nuovo! Devo assolutamente riuscire a combinare qualcosa stasera”

“Mi finisco di preparare in camera tua e intanto mi fai vedere cos’hai”.

Mentre Ino si truccava, Sakura spalancò l’armadio. “Davvero hai messo tutto nell’armadio per tre giorni? Sei davvero una vecchia, Fronte Larga”.

“Se non sbaglio l’ha fatto anche il tuo Sai. Non siamo tutti dei cialtroni come te Maial-Ino”.

“Comunque ho già scelto, metti il tubino grigio. E prendi le mie Chie Mihara”.

“Sei sicura? Non dovrei mettere qualcosa di più sexy?”

“Quello è sexy, ti fa un culo da paura e quel colletto fa segretaria porca”

Sakura annuì e Ino sollevò un orecchino pendente con pietre verdi in una complicata montatura dorata “Mi presti questi, Fronte Larga?”

“Facci attenzione, sono di smeraldi, erano di mia madre”.

Ino se le mise alle orecchie soddisfatta “Sarò attentissima, come se fossero miei”.

“Di più!”

“Di più”.

“Credi che mi chiederà di sposarlo?”

“Mh… immagino che sia possibile”.

Ino rise e, infilandosi una corta eco-pelliccia bianca, si apprestò ad uscire “Ci vediamo dopo cena, Saku!”

Sakura sventolò una mano, mentre frugava nel cassetto della biancheria.

Ino trovò Sai ad aspettarla all’ingresso dell’hotel con indosso un Haori scuri a motivi geometrici bianchi e azzurri e gli saltò al collo, baciandolo su una guancia. Il ragazzo, sbilanciato, indietreggiò di qualche passo, riuscendo a rimanere in piedi per miracolo.

“Tu sei matta, Yamanaka”.

“Ti piaccio per questo”.

“Mi piaci perché sei uno schianto”.

“Anche”.

Sai si affacciò alla porta “Ho chiamato un taxi, il ristorante è vicino, ma non volevo che ti rovinassi le scarpe”.

Ino lo baciò di nuovo “Sei un tesoro”.

Sai la aiutò ad accomodarsi nel taxi e si sedette accanto a lei.

Il ristorante era elegante e tradizionale, arredato con mobili di legno scuro, quasi nero, dal taglio minimalista. Un cameriere li fece accomodare a un tavolino isolato.

Ino sistemò alla bell’e meglio le pieghe dell’abito, per potersi inginocchiare, spiegazzandolo il meno possibile e si rammaricò di non essersi messa un kimono, che sarebbe stato più adatto al locale e all’abbigliamento di Sai. Avrebbe dovuto aspettarsi che l’avrebbe portata in un posto del genere. Sai aveva una visione così all’antica… Lei preferiva i ristoranti all’occidentale e avrebbe voluto fare sfoggio del suo bel vestito e delle sue scarpe di Prada che era stata costretta a sfilarsi all’ingresso.

Nonostante l’iniziale disagio, la cena procedette piacevolmente: il cibo era ottimo e il vino assolutamente divino! E Sai era perfetto! Un vero cavaliere. Ascoltava i racconti di Ino, senza interromperla mai, anche se lei era abbastanza sicura che le avventure amorose di Sakura, Naruto e Sasuke non dovessero interessargli più di tanto. D’altra parte come faceva a non parlargliene? Era dai tempi dell’università che non passavano tanto tempo insieme ed era spassoso vedere Fronte Larga approcciare Sasuke con la stessa goffaggine dell’epoca, mentre Naruto elemosinava disperatamente l’attenzione di entrambi.

Sai corrugava la fronte perplesso “Non capisco. Se Uzumaki è tanto geloso di Uchiha, perché lo ha invitato?”

“È stata Sakura ad invitarlo. E comunque l’avrebbe invitato anche Naruto. Adora Sasuke, è il suo migliore amico. E Naruto non ha nessuna speranza con Sakura in ogni caso. Prima o poi si accorgerà di Hinata e questa storia avrà una fine”.

“Cosa c’entra Hyuga adesso?”

“Ma non lo vedi che muore dietro a Naruto? È solo troppo timida per farsi avanti. Fortuna che almeno Tenten e Neij sono più svegli. Si sono messi insieme due mesi dopo essersi conosciuti, appena Tenten è stata assunta. Tenten sarà di certo la prima a sposarsi”.

“Hyuga ha una famiglia potente alle spalle. Mi stupisco che non si siano già sposati”.

 “Oh, sai, credo che Tenten non fosse pronta. Non credo che sarebbe disposta a lasciare il lavoro”.

Sai spalancò gli occhi “E perché mai non dovrebbe farlo?”

Ino ridacchiò divertita dalla sua ingenuità “Tenten ci tiene al suo lavoro. È ricercatrice, non una semplice office lady, come me”.

Sai parve perplesso, come se non avesse mai preso in considerazione che una donna potesse seriamente tenere al lavoro più che al matrimonio. Ino rise di nuovo.

Era tutto assolutamente perfetto.

Insieme al dolce, un’occidentalissima torta al cioccolato per la gioia di Ino, arrivò una bottiglia di Champagne, accompagnata da un sorriso compiaciuto di Sai. Ino incrociò le dita davanti al viso deliziata.

“Oh mio dio, devi aver speso un patrimonio! È il miglior ultimo dell’anno di tutta la mia vita!”

“Spero che sarà il primo di molti” commentò Sai, prendendo qualcosa dalla tasca.

Ino fremette. Ecco, lo sapeva! Le avrebbe chiesto di sposarla!

Come aveva previsto, Sai, tirò fuori dalla tasca una scatolina rivestita di velluto rosso, al cui interno riluceva un anello con il più bel solitario che Ino avesse mai visto.

Ino si schiacciò forte le mani contro la bocca per non urlare. Era tutto perfetto! Esattamente come l’aveva sempre immaginato! In un ristorante bellissimo – anche se magari non esattamente il suo genere – e un ragazzo stupendo e ricco – seppur un filino noioso a volte – che le presentava un anello meraviglioso inginocchiato davanti a lei – certo inginocchiato perché era l’unico modo di sedersi a tavola in quel posto, ma non sarebbe stata a fare le pulci, su quello.

Aveva sempre sognato di sposarsi, fin da quando era bambina. Tutti i suoi giochi, anche se comprendevano mirabolanti avventure, si concludevano con un matrimonio in grande stile, con un vestito come una nuvola di pizzo, invitati adorati e Choji costretto a recitare la parte del prete.

Ino prese la scatolina dell’anello fra le dita “Oh Sai! Sai, è bellissimo, grazie, grazie… io, sì, certo che…” e ogni volta a interpretare la parte dello sposo adorante era chiamato Shikamaru, che sbuffava e obbediva di malavoglia, ripetendo le parole che Ino gli imboccava con palese disgusto. Gli occhi di Ino si riempirono di lacrime e con sua sorpresa si accorse che non erano le lacrime di commozione che si aspettava, ma lacrime di paura.

Di un terrore inaffrontabile.

E realizzò con shockante chiarezza che non era pronta a rinunciare a Shikamaru in quel ruolo. Aveva sempre pensato a lui come a una pedina facilmente sostituibile che recitava quella parte in attesa del suo vero principe azzurro e adesso, improvvisamente, si rendeva conto che Shikamaru era sempre stato una parte fondamentale di quel gioco, il perno intorno a cui ruotava tutto il resto.

“Io… io… scusami, scusa… Io, scusa…”

“Ino?” Sai la guardò confuso e troppo preso di sorpresa , per essere ferito.

“Scusami… io… non posso” afferrò la borsetta e corse fuori dal locale, rovinando irrimediabilmente le sue belle scarpe nella neve.

 

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Capitolo 4
*** Shikamaru ***


Scusate, avevo questo capitolo scritto da MESI, ma il periodo non è stato dei migliori e ho rimandato all'infinito la pubblicazione.


Shikamaru


 
Shikamaru stava vicino all’ingresso a godersi con calma una sigaretta, quando Sai arrivò con in mano una pelliccia bianca e un’espressione abbattuta sul viso. Shikamaru stava fissando incuriosito lo spettacolo, chissà cos'era successo... quando Sakura si precipitò fuori dalla porta incontro al collega.

“Dov’è Ino, cosa le è successo?” disse, già allarmata, afferrando la pelliccia bianca.

Sai si spostò imbarazzato un ciuffo dietro l’orecchio e mormorò qualcosa che Shikamaru non riuscì a sentire, benché seguisse lo scambio incuriosito.

“Che cosa?” Sakura quasi urlò e Shikamaru si stupì che non le si rizzassero tutti i capelli in testa come a un gatto infuriato “L’hai lasciata uscire senza pelliccia? E ora è lì da qualche parte mezza nuda? Ma sei cretino?”
Sai si schernì con un gesto e mormorando qualcos’altro.

“Non me ne frega niente se ti ha scaricato!” Sakura tirò fuori il cellulare dalla borsetta e digitò un numero in tutta fretta.

Shikamaru, che iniziava a sentirsi un po’ in ansia, osservò interessato.

Si udì uno squillo provenire dalla pelliccia bianca.

“Ah!” Sakura guardò la pelliccia e poi Sai con riprovazione.

Il ragazzo arrossì “Te l’avrei detto se mi avessi lasciato il tempo. È la prima cosa che ho provato a fare anche io”.

“Dammi qua” Sakura afferrò la pelliccia. “E fila a cercarla!”

Sakura piroettò su sé stessa e fece per rituffarsi nell’albergo, poi incrociò lo sguardo di Shikamaru.

“Tu! Hai sentito tutto?” Shikamaru alzò le mani, prima di accorgersi di cosa stava facendo, lasciando cadere la sigaretta “Cosa stai aspettando, valla a cercare anche tu! La conosci meglio di tutti! Vado a chiamare gli altri”.
Shikamaru guardò la sigaretta affondata nella neve, sospirò e andò da Sai a farsi dire dove si trovava il loro ristorante.

Anche a piedi in un quarto d’ora Shikamaru lo raggiunse, era vicino all’albergo. Ino avrebbe anche potuto rientrare da sola, mezza nuda o no. Se non fosse che Shikamaru la conosceva fin troppo bene ed era sicuro che non avesse guardato minimamente dove stava andando all’andata, affidandosi totalmente alla persona che era con lei.

Però se, come sospettava, indossava un vestito da sera e i tacchi alti, non poteva essere andata lontano. Non doveva essere passata più di un’ora, a meno che Sai non avesse perso tempo ad aspettarla.

Shikamaru iniziò a vagare per i vicoli intorno al ristorante, che era circondato da simili bassi edifici e locali tradizionali, chiedendo alle persone che incrociava se avessero visto una bionda alta con solo un abito elegante.

I primi quattro che interrogò si limitarono a scuotere la testa, ma il quinto indicò con il pollice dietro di sé.
Shikamaru, seguendo il suo gesto con lo sguardo, vide una ragazza snella con un lungo abito da sera impegnata a parlare con tre giovani, davanti all’ingresso di un locale.

Si avvicinò chiamando “Ino!” e si trovò a fissare il viso di una sconosciuta perplessa che non aveva la benché minima somiglianza con Ino. Scusandosi, si allontanò con disappunto e in quel momento scorse, oltre ai quattro giovani, qualcuno appollaiato su un alto sgabello davanti a un banchino che vendeva ramen e alcolici, con un Haori bianco sulle spalle che portava impresso il simbolo del locale. Da sotto l’Haori spuntava una lunga gonna di lucida stoffa verde e da sopra fuoriusciva una massa di capelli biondi.

Si avvicinò prudentemente e sfiorò una spalla della figura “Ino, sei tu?”

La figura si voltò e Shikamaru incontrò gli occhi di Ino, gonfi di lacrime. La ragazza si mordeva il labbro inferiore e le spalle le tremavano.

Shikamaru arretrò: le lacrime di Ino erano rare e lo avevano sempre terrorizzato. Arrivavano quando meno se le aspettava e abbattevano tutte le sue difese. Certo adesso avrebbe dovuto aspettarsele, in fondo Ino aveva appena rotto con il suo fidanzato, da quanto aveva capito.

Ma non aveva mai creduto Ino una che piangesse per amore. Almeno non per Sai.

Ino lo guardò, sbatté le palpebre e piegò le labbra in una linea dura “Cosa fai qui? Non dovresti essere qui. Vai via, vai via!”.

Shikamaru ne fu meno sorpreso che delle sue lacrime. Quell’Ino dura era quella che conosceva. “Non essere sciocca, sono tutti preoccupati per te. Ora chiamiamo Sakura e le diciamo di venire a prenderti”

“No! Ti ho detto di andare via!”

“Ma…”

“Lasciami stare!”

Ino saltò giù dallo sgabello, lasciando cadere l’haori e si allontanò a lunghi passi. Shikamaru si slanciò per raggiungerla.

“Signorina! Signorina! Signore!” chiamò il proprietario del locale, afferrandolo per il cappotto.

“Cosa c’è?”

“La signorina non ha pagato le consumazioni”.

Shikamaru diede un’occhiata al bancone su cui erano sparse varie bottigliette di saké.

“Ah… io…”

“Paga lei?”

“Ehr, sì…”

Shikamaru pescò qualche biglietto in tasca e lo mise in mano all’uomo, affrettandosi a inseguire Ino.

Dietro di sé sentì ancora gridare “Grazie, grazie! Faccia pace con la sua fidanzata!”

“…Seccatura…”

Svoltato l’angolo Shikamaru vide Ino e con pochi passi di corsa la raggiunse. Ino si accorse di lui e fece per fuggire ancora, ma Shikamaru l’afferrò per un braccio, tirandola verso di sé. “Smetti di scappare, sei la solita seccatura!”

Ino smise improvvisamente di opporre resistenza e si lasciò andare contro di lui, le spalle scosse dai singhiozzi “Oh, Shika, non dovresti essere qui! Vai via, vai via. Mi dispiace tanto Shika, scusami, scusami”.

“Non essere sciocca. Non è successo niente. Piuttosto sei gelata… Mettiti il mio cappotto, vieni qui”

Compì una complicata manovra per sfilarsi l’indumento con Ino appesa al collo e glielo drappeggiò intorno alle spalle.

“Senti qua le tue mani… Due pezzi di ghiaccio, dammele qui” la strinse resistendo alla tentazione di allontanarsi le mani gelide dal collo.

“Shika, scusami, ho sbagliato tutto, scusami”.

“Smettila, ti ho detto che non devi scusarti di niente. Adesso andiamo al caldo e chiamiamo Sakura”.

“Scusami, avrei dovuto dirtelo prima, ma non lo sapevo nemmeno io. Scusami”.

“Dirmi cosa?”

Ino allontanò il viso dal suo e, guardandola Shikamaru si rese conto di quanto fosse ubriaca, aveva il viso arrossato e gli occhi fuori fuoco.

Eppure per un attimo lo fissò negli occhi con chiarezza abbagliante e disse, lucida, “Che sono innamorata di te”.

Poi gli riappoggiò la testa sulla spalla e si rimise a piangere.

Shikamaru rimase a guardarla inebetito. Cosa avrebbe dovuto fare di quella rivelazione? Ino non era davvero innamorata di lui, non poteva esserlo, no? Era solo ubriaca. Loro due… loro due non erano così. E poi lui adesso aveva Temari.

Ma se non l’avesse avuta? Sussurrò una vocetta dentro la sua testa. Se non l’avesse avuta, veramente non avrebbe potuto pensare a Ino in quel modo, solo perché si conoscevano da tanto tempo?

Ino fece per scivolargli via dalle braccia e Shikamaru la riacchiappò al volo, prima che si accasciasse a terra ed ebbe un brivido alla sensazione del suo corpo contro il proprio. Non aveva mai fatto caso prima a quanto fosse esile. O forse non aveva voluto farci caso.

Avrebbe avuto tempo per pensarci una volta che l’avesse portata al caldo e l’avesse consegnata a Sakura che le avrebbe fatto passare la sbronza.

“Ino, ehi Ino… ti prendo sulle spalle, riesci a tenerti”.

“Ho la nausea…”

“Ti sei ubriacata, seccatura”.

“Mi viene da vomitare”.

“Oh no, Ino ti prego, non lo fare” Ino lo allontanò con le braccia e Shikamaru riuscì a malapena a spostarle i capelli dal viso, prima che lei vomitasse nella neve. “E ovviamente hai vomitato… Almeno ti sentirai meglio così”.

“Fa freddo e ho tanto sonno”.

“Ti fa freddo sì, come ti è venuto in mente di uscire vestita così? Ti prenderai una polmonite”.

“Morirò… oh Shika, pensi che morirò?”

“No, tranquilla, ma ora salimi in spalla, se stai qui al freddo ancora al lungo morirai davvero”.

Si inginocchiò vicino a lei e la aiutò a mettergli le braccia intorno al collo, poi le passò le braccia intorno alle cosce e la tirò su. Ino gli si accasciò contro la schiena, puzzava di alcool e di vomito, eppure Shikamaru non poté fare a meno di concentrarsi sulla sensazione delle sue lunghe gambe lunghe strette intorno al suo corpo e ai punti in cui le sue mani sfioravano il suo sedere avvolto nella stoffa sottile del vestito.

Non è che non si fosse mai reso conto prima di quanto Ino fosse bella, bisognava essere ciechi per non accorgersene, solo che era sempre stata una conoscenza teorica, qualcosa che non aveva a che fare con la sua quotidianità.

Se la si sistemò meglio sulla schiena e borbottò “Seccatura”.

 

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Capitolo 5
*** Temari ***


Temari rotolò sulla schiena e si stirò soddisfatta. Accanto a lei Shikamaru frugò sul comodino alla ricerca di una sigaretta e l’accese, inspirando in silenzio. Temari si rotolò per un paio di minuti ancora nel letto, poi si alzò e iniziò a infilarsi la biancheria. “Preparo qualcosa per cena, hai preferenze?” Shikamaru scrollò le spalle “Mi va bene tutto” si avvicinò la sigaretta alle labbra. “C’è ancora un po’ di carne avanzata da ieri, riscaldala magari”. Temari annuì “Sì, ok, finiamo un po’ di avanzi”. Si buttò addosso una vestaglia e si diresse verso la cucina. Poco più tardi sedevano uno di fronte all’altro, davanti a una tavola apparecchiata. Shikamaru mangiava assorto e Temari, già svuotato il suo piatto, lo osservava, un bicchiere di vino fra le mani “Tutto bene, Shika? Ultimamente sei pensieroso”. Shikamaru sollevo il viso dal piatto, per guardarla negli occhi e si strinse nelle spalle “Niente di ché, sto pensando al lavoro, c’è un sacco da fare ancora, per completare l’acquisizione”. Temari bevve un sorso “Non vedo l’ora che questa storia sia finita. Papà è sempre nervoso, per non parlare di Gaara”. “E tu? Tu non sei nervosa? Eppure le trattative sono quasi tutte in mano tua”. Temari rifletté “Forse dovrei esserlo di più, ma non riesco proprio a preoccuparmi più di tanto. Ormai è quasi tutto definito. E so che posso fidarmi perché tu faccia la tua parte”. “Tu e tuo padre vi aspettate troppo da me… Non sono così bravo”. “Lo sei e lo sai perfettamente. Eri sprecato alla Foglia” Shikamaru si strinse di nuovo nelle spalle e tornò a dedicarsi al suo piatto. “Non c’entra niente quello che è successo a Capodanno con questo tuo mutismo, vero?” Shikamaru masticò lentamente e inghiottì il boccone “Cosa c’entra con me?” “Non lo so… Sei tu che hai trovato Yamanaka… Chissà che le è preso per scappare via così. Quella ragazza è proprio matta”. Temari sorseggiò il vino e scoppiò a ridere “Avrei pagato per vedere la faccia di Sai, quando se l’è data a gambe! Quel tipo è così noioso. Tu almeno l’hai visto quando è rientrato con la pelliccia di Yamanaka in mano!” L’idea di Sai, sempre così ingessato, che si ritrovava in una situazione totalmente inaspettata, che non aveva la benché minima idea di come gestire e che feriva il suo orgoglio e il suo amor proprio, la divertiva immensamente. Avrebbe adorato vedere Haruno che gli dava del cretino. Yamanaka invece… non era mai riuscita a capire quella ragazza. A vederlo sembrava una bambolona superficiale, ma Shikamaru le aveva detto che a scuola aveva sempre avuto ottimi voti e avrebbe potuto fare di meglio che la Office Lady, se solo si fosse impegnata. “Sai mi sembrava proprio il tipo giusto per Yamanaka. Ti ha detto perché lo ha piantato?” Shikamaru non sollevò gli occhi dal piatto “Immagino si sia resa conto che non era quello che voleva… Sai non mi piace molto, se devo essere onesto. Mi sembra tutto fumo e niente arrosto. Immagino se ne sia resa conto anche lei”. Temari finì il vino con un sorso “Immagino che sia così…” Lavarono i piatti insieme, fianco a fianco. A Temari piaceva molto, le dava un senso di familiarità. “Domattina devo partire presto. Sei sicuro che non ti secchi restare da solo?” “Non ti preoccupare. Tornerò nel mio appartamento, mentre non ci sei. Ne approfitterò per vedere Choji e gli altri”. Temari annuì, asciugando un piatto “Mi spiace lo stesso lasciarti. Avrei preferito se avessi potuto portarti con me a Chicago, ma papà dice che c’è bisogno di te qui”. “Non ti preoccupare per me” Shikamaru si chinò e la baciò “Me la caverò, sono un bambino grande”. Temari gli tirò un pugno scherzoso “Scemo, mi raccomando, non fare disastri mentre non ci sono”. “Sarò bravissimo, giurin giuretto”. Temari ripose gli ultimi bicchieri “Ti va una partita a Shogi? Questa volta non ti lascerò vincere!” “Prepara la plancia. Mi lavo i denti e arrivo”. Temari tirò fuori tutto il necessario e lo sistemò sul basso tavolino che usavano per giocare. Non era ancora mai riuscita a battere Shikamaru, ma questo non voleva dire che non avrebbe continuato a provarci… “È tutto pronto, iniziamo?” urlò rivolta verso il bagno. Dopo l’ennesima sconfitta, Temari si alzò sbuffando “Prima o poi riuscirò a batterti, maledizione!” “Ne hai ancora di strada da fare, ragazzina!” “Sono più vecchia di te, ti ricordo! Porta rispetto”. “Ma io gioco da più tempo”. “Perché sei vecchio dentro!” Un sorriso appena accennato stirò le labbra di Shikamaru “Vieni, andiamo a letto. Domattina devi alzarti presto. Ti accompagno io all’aeroporto, va bene?” “Posso andare anche da sola, non importa che ti alzi all’alba anche tu”. “Lo faccio volentieri”. Temari sorrise e lo baciò. Tutto andava bene.

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Capitolo 6
*** Choji ***


Choji

Il telefono squillò più volte, prima che Shikamaru rispondesse, ma Choji era abituato ai tempi del suo migliore amico e non si stupì “Ehi Shika, ciao”.

“Ciao Cho, come stai?”

“Benone, anche se per quanto ti riguarda potrei anche essere morto. Sei sparito dai radar ultimamente”.

“Hai ragione, scusami, sono stato occupato. Sai tra il lavoro e i preparativi del matrimonio”.

“Quindi ti sposi davvero… ancora non riesco a crederci”.

“Inizia a crederci, ti ricordo che devi farmi da testimone”.

“Non capirò mai cosa Temari trovi in te”.

“Sei solo geloso”.

“Ovviamente, ti sei preso la ragazza più in gamba di Tokyo. In più è anche bella e ricca, non ti fai mancare niente”.

La risposta di Shikamaru si fece attendere per qualche secondo “Immagino di no”.

Choji si succhiò il labbro inferiore, perplesso e un po’ preoccupato “Sicuro che vada tutto bene?”

“Sì, sì… certo. È solo… bè lo sai, un matrimonio è una cosa grossa”.

 “Immagino che sia normale essere un po’ spaventati…” rispose, poco convinto. “Piuttosto, domani sera sei libero?”

“Sono già stato a trovare i miei, da adesso in poi, fino al ritorno di Tem, sono tutto tuo”.

Choji sorrise contento “Perfetto, perché volevo andare a trovare Ino. Non si è ancora ripresa dalla rottura con Sai”.

Dall’altra parte della cornetta provennero un rumore sordo e un imprecazione “Ahia… maledetto sportello”.

“Tutto bene?”

“Niente di grave, ho solo battuto la testa, non mi ricordavo più quanto fossero scomodi questi mobili”.

“Allora, vieni?”

“Immagino di non poter rifiutare”.

“A meno di non volermi fare arrabbiare moltissimo, no, non puoi rifiutare” Choji si morse pensosamente un labbro “Sei proprio sicuro, sicuro che non ci sia niente? Sei strano, ultimamente”.

“Tutto a posto”.

“Allora ti passo a prendere alle otto e andiamo insieme, va bene?”

“Ti aspetto”.

Choji mise giù, poco convinto. Da quando lui e Temari erano andati a vivere insieme, le occasioni per vedere Shikamaru si erano sempre più diradate, ma, dopo Capodanno, Shikamaru si era fatto ancora più sfuggente e Choji aveva l’impressione che evitasse Ino – e a volte anche lui – di proposito.

La sera seguente suonò a casa sua con un quarto d’ora di ritardo, sicuro di trovarlo ancora impreparato comunque. E in effetti Shikamaru era appena uscito dalla doccia.

Choji si sedette in salotto mentre l’amico si vestiva. Diede un’occhiata malinconica alla stanza spoglia. Quel posto era stato il loro rifugio per anni e, da quando Shikamru l’aveva praticamente abbandonato, vedersi era diventato molto più difficile.

“Come sta Temari? Come le è andato il viaggio?”

“Dice che fa un gran freddo. È tutto ghiacciato e c’è un metro di neve per le strade. Per fortuna che lei quasi non deve uscire dall’hotel”.

“Vorrei conoscerla un po’ meglio”.

“La conoscerai anche troppo bene. Ti verremo a noia, vedrai”

“La considero una promessa”.

Shikamaru uscì dalla camera, infilandosi uno spesso maglione beige a trecce. “Andiamo, Ino ci starà aspettando”.

“E chissà di chi è la colpa…”

Ino li accolse con un mestolo in mano “Ho quasi finito. Ho preparato gli udon. So che ti piacciono” aggiunse chinandosi a dare due rapidi baci a Choji.

“Ciao” disse rivolta a Shikamaru. “Mi fa piacere che sia venuto anche tu. È un po’ che non ci vediamo”. Si fissarono per un momento in silenzio, poi, come per un ripensamento, Ino si allungò e gli sfiorò una guancia con le labbra. Shikamaru si ritrasse di scatto e Ino lo guardò irritata.

“Scusami… Io… non me l’aspettavo” concluse debolmente e si chinò a restituirle il bacio.

“Sarà meglio che torni in cucina” sbuffò Ino e sparì oltre la porta.

Shikamaru e Choji si accomodarono in salotto.

Choji squadrò Shikamaru sospettoso “Cos’era quello?”

Shikamaru si strinse nelle spalle “Mmmh… niente. È solo… mmmh… ci vediamo poco ultimamente, non ci sono più abituato”.

“Se lo dici tu”.

Ino rientrò portando due ciotole di ceramica verde marcio, colme di zuppa fumante, che piazzò davanti ai due amici. Un minuto dopo ne aveva aggiunta una terza a tavola e si erano disposti a mangiare.

“Il vino vi va bene bianco?” Ino sollevò un apribottiglie e, al mormorio di assenso che seguì, si dedicò ad una bottiglia di Chardonnay che servì a tutti e tre in alti calici.

“A Ino-Shika-Cho! Nessuno ci dividerà mai!” Brindò gioiosa e Cho e Shikamaru fecero tintinnare i loro bicchieri contro il suo.

La seconda bottiglia che aprirono fu il Riesling che aveva portato Choji. Ino annusò il bicchiere con la concentrazione eccessiva di chi è un po’ alticcio. “Ah” esclamò soddisfatta dopo averlo assaggiato “Ci voleva proprio”.

“Come… uhm… come va con Sai?” chiese prudentemente Choji.

“Non va. Lui ha provato a rimettere un po’ insieme i cocci, ma non era molto convinto e io… Non so, ero stanca e basta”.

“Ho sempre pensato che non facesse per te. Sei troppo per lui”.

“Grazie, Cho!” trillò Ino.

“A me pare una brava persona” azzardò Shikamaru.

Choji gli tirò un calcio sotto al tavolo “Non è abbastanza per Ino. È così noioso!”

“Esatto!” Ino colpì con i due pugni la tavola per esprimere tutto il suo supporto a quell’affermazione, annuendo entusiasticamente “Quando ero con lui non avevamo mai niente da dirci. Se non parlavo io, lui stava sempre zitto”.

“Mi hai costretto a sopportarlo per mesi”.

“Scusami Choji!” Ino gli prese le mani con fare implorante “Se non mi volessi più bene, lo capirei”.

“Non dirlo neppure per scherzo. Noi saremo per sempre Ino-Shika-Cho”.

“Sempre! Brindiamo” fecero scontrare una altra volta i calici. Ino si affrettò a riempire i bicchieri un’altra volta.
Avevano finito di cenare e continuavano a scherzare e a bere al tavolo, quando il telefono di Choji squillò. Il ragazzo frugò nelle tasche cercandolo e diede un’occhiata allo schermo “È mio padre. Cosa vorrà adesso…”

Si alzò e si allontanò da tavola “Ciao, papà. Sono da Ino…”

“Mi spiace disturbarti. Un cameriere si è fatto male. Abbiamo bisogno di una mano qua”.

“Mh… ok… va bene arrivo”.

Si rivolse agli altri due mettendo giù “Mi spiace, ragazzi. Devo andare. Mio padre ha bisogno al ristorante”.

“Nooo, Choji” si lagnò Ino “Non ci lasciare”.

“Mi dispiace, Ino. Ci vediamo presto, promesso”.

“Mi raccomando” lo salutò Ino abbracciandolo “Promesso”.

“Bevi sempre troppo, tu”.

“Naaah, sto benissimo”.

“Ciao Shika, ci sentiamo”.

Shikamaru gli strinse rapidamente un braccio “Mi farò vivo”.

Choji si avvolse la sciarpa intorno al viso e si preparò ad affrontare il freddo della notte invernale.

 

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Capitolo 7
*** Shikamaru ***


SHIKAMARU


Appena Choji fu uscito, nella stanza calò un silenzio penoso. Shikamaru frugò nelle tasche del cappotto per trovare il pacchetto di sigaretta, alla ricerca di un modo per riempirlo, lo strinse fra le mani, cambiò idea e guardò l’orologio.

“Sarà meglio che vada anche io…” borbottò sentendosi ridicolo.

Un sorrisetto supponente apparve sulle labbra di Ino “Che c’è? Ti faccio paura adesso?”

“No, certo che no… che sciocchezza… è solo…”

“Non ti salterò addosso senza il tuo permesso, se è questo che ti preoccupa. Dammi una sigaretta” Ino allungò la mano aperta per riceverla.

“Tu non fumi”.

“Stasera sì, dammela” Shikamaru le consegnò una sigaretta e l’accendino e Ino si dedicò ad accenderla e ad aspirare le prime boccate.

“Ah, ci voleva” lo guardò da sopra la sigaretta “Quel giorno ero ubriaca,” Shikamaru fece un sospiro di sollievo, adesso avrebbe detto che non aveva idea di cosa diceva e tutto sarebbe tornato come prima, avrebbero potuto fingere che non fosse successo mai niente. “Ma intendevo ogni parola, Shika. Le intendo ancora oggi”. Il suo sguardo blu era fermo nei suoi occhi, con l’espressione più seria e decisa che Shikamaru le avesse mai visto.

A Shikamaru quasi si fermò il fiato, mentre il suo cervello smetteva di funzionare. Da Capodanno non aveva fatto che ripetersi che sarebbe bastato aspettare e sarebbe tornato tutto normale. Ino sarebbe tornata ad essere solo la sua innocua amica di infanzia e lui avrebbe smesso di porsi domande che avrebbe preferito non porsi mai e avrebbe potuto sposare Temari con la coscienza tranquilla.

Temari era fantastica. Era arguta e forte, intelligente e attraente in un modo tutto suo, testarda e sicura di sé e capace di prendere fuoco alla minima provocazione. Era una seccatura, sì, ma non una seccatura come Ino che era la persona più imprevedibile che conoscesse, così forte e così fragile, viziata e irritabile, generosa ed egocentrica.

Temari era fantastica, ma Ino era davanti a lui e non l’aveva mai trovata bella come in quel momento, con le lunghe gambe che sporgevano dai pantaloncini che portava in casa, gli occhi lucidi per il vino, i capelli scompigliati e soprattutto quell’espressione ferma e quasi dura.

Allungò una mano e le sfiorò una guancia. Ino voltò leggermente il viso, chiudendo gli occhi e per un attimo si appoggiò contro il suo palmo, poi tornò a guardarlo e Shikamaru vide di nuovo quell’acciaio nel suo sguardo.

“Non lo fare, se non sei pronto a comportarti di conseguenza”.

Shikamaru si irrigidì e ritrasse la mano, distogliendo lo sguardo “Sarà meglio che vada davvero adesso”.

Ino annuì mordendosi il labbro inferiore.

Shikamaru si alzò e si infilò il cappotto e, quando si voltò, Ino stava in piedi di fronte a lui.

Rimase fermo a fissarla, senza riuscire a decidersi né a salutarla né ad avvicinarsi, poi Ino prese la decisione per lui e gli gettò le braccia al collo, affondandogli il viso nella spalla.

Shikamaru la avvolse un braccio intorno alla vita e immerse il volto nei suoi capelli aspirandone il profumo. Sarebbe stato così facile baciarla. Sarebbe bastato che lei voltasse appena la testa e lui inclinasse appena la sua. Era più facile che non baciarla affatto.

Però… però c’era Temari e lui avrebbe dovuto… cosa avrebbe dovuto? Dirle che non potevano più sposarsi? Che si era reso conto di essere innamorato di quella amica di infanzia che aveva sempre sostenuto essere come una sorella per lui? Scusarsi con i suoi genitori, la sua famiglia?

E il lavoro, cosa sarebbe accaduto con il suo lavoro?

Ma poi, veramente non l’amava Temari? O era solo che l’amava in un modo diverso? O forse era solo un’illusione questa di essere innamorato di Ino, in fondo non ci aveva mai pensato, non finché lei non gli aveva confessato di essere innamorata di lui… ma da allora non aveva fatto che pensarci, non aveva fatto che sognare il calore del suo corpo sulla schiena quella sera di Capodanno. E tutti i ricordi di lei che aveva si erano ammantati di un’altra luce, i ricordi di tutta una vita. La sua risata sfacciata, la piccola ruga che le appariva tra le sopracciglia quando qualcosa la indispettiva, il modo in cui agitava la mani mentre parlava, il seno che faceva capolino dalle sue camicette, improvvisamente erano diventati così importanti da affacciarsi alla sua mente mentre parlava di tutt’altro. Forse era solo un’illusione, ma era un’illusione così desiderabile.

E sarebbe stato tanto facile baciarla. Così facile.

La strinse più forte. Ino singhiozzò, le spalle sottili che sussultavano. Le sfiorò i capelli con l’altra mano.

“Io… Ho preso un impegno con Temari”.

“Non voglio perderti Shika”.

“Non mi perderai… Noi… noi saremo sempre amici, no? Ino-Shika-Cho, come a scuola”.

Ino scosse violentemente la testa “No, lo sai anche tu. Non sarà più la stessa cosa. Ci vedremo sempre meno”.

“Lo so, sono stato un po’ assente. Ma sarà diverso, te lo prometto”.

“Non mi basta” Ino alzò il viso, voltandosi verso di lui. “Non può bastarmi”.

Aveva il naso rosso e gli occhi gonfi e le gote a chiazze, il trucco sbafato e rovinato.

Era perfetta.

Si chinò appena e la baciò.

Fu un bacio confuso, doloroso, gemente di desiderio, umido di lacrime e saliva, sporco e goffo, con i denti che si scontravano nella foga e le mani di Ino che gli scorrevano tra i capelli, accendendo la sua passione. La strinse con tutte le forze, era così sottile che temeva di spezzarla e quella sensazione lo eccitava ulteriormente.

Si separarono per riprendere fiato. Shikamaru prese la testa fra le mani, affondando le dita nei lunghi capelli biondi. Ino sorrise di un sorriso estatico, vittorioso e lui si bloccò.

Non lo fare, se non sei pronto a comportarti di conseguenza.

La sua razionalità riprese il comando. Lui non era pronto. Aveva agito in base all’istinto del momento, ma si sentiva intrappolato, o forse nemmeno intrappolato, forse stava bene nella sua condizione di fidanzato di Temari. Non era pronto a sconvolgere tutto per una relazione a cui non aveva mai pensato fino a quel momento.

Ma Ino credeva di sì. Lo credeva onesto.

Si slacciò da lei e si allontanò “Scusami, io… io devo andare”.

Fuggì fuori dalla porta prima che Ino avesse il tempo di ribattere.

“Shikamaru sei un vigliacco” udì dietro di sé. Si voltò giusto il tempo di vedere Ino scivolare a sedere accanto allo stipite della porta, stringendosi le ginocchia. “Ti odio” mormorò, a voce appena sufficientemente alta perché la sentisse.

Shikamaru abbassò la testa e si allontanò in fretta.

 

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