Together

di KaronMigarashi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il colpo ***
Capitolo 2: *** Fuga nel coprifuoco ***
Capitolo 3: *** Sulla pelle ***
Capitolo 4: *** Come una volta ***
Capitolo 5: *** Deja vu ***
Capitolo 6: *** Dimenticata ***
Capitolo 7: *** Una risposta difficile ***
Capitolo 8: *** L'inevitabile ***
Capitolo 9: *** La luce dell'alba ***



Capitolo 1
*** Il colpo ***


Li aveva seguiti fino ad una delle case alte sul ponte di Auldale. Il secondo piano di uno stretto appartamento nascondeva un piccolo ufficio che si affacciava direttamente sulla strada principale. Fuori i rumori del festival rendevano quella notte più colorata sotto le nuvole nere di una tempesta in arrivo. 

" Garrett, aspetta! "

Erin aveva borbottato un'imprecazione e gettato a terra il contratto di lavoro che Basso aveva dato loro, per poi saltare via dall'unica finestra presente nell'ufficio. L'uomo invece si era a malapena voltato, ma un breve cenno del capo la incoraggiò a continuare.

" Ho una brutta sensazione su questo colpo. "

" Dovresti preoccuparti per Erin, non per me. "

Quella battuta non la fece ridere in alcun modo, non trovava divertente come entrambi trattavano superficialmente il suo avvertimento. Da quando Basso le aveva detto dov'erano diretti Erin e Garrett non aveva smesso di tremare. Brividi  freddi lungo la schiena mentre correva tra i tetti per raggiungerli. E ora che era lì non l'ascoltavano. Da Erin quasi se lo aspettava, ma da lui...

" Garrett, ti prego, ascoltami. Rubare a Villa Northcrest? Nemmeno tu ti sei mai spinto così tanto lì. Perché adesso? "

Un lampo nel cielo illuminò per un breve istante il volto nascosto del Ladro Supremo sotto il nero cappuccio. Un ghigno divertito rese i suoi lineamenti spigolosi ancora più inquietanti. Le ombre viola che contornavano gli occhi castani accentuavano lo sguardo severo che teneva puntato su di lei. 

“ Basso garantisce un colpo sicuro. Non mi ha mai deluso fino adesso, perché se convinta del contrario ora? “

Un attimo di esitazione la fece vacillare, un passo indietro e sguardo perplesso. Si era fatta la stessa domanda lungo il tragitto e non aveva comunque una risposta sensata da dargli.

“ Non lo so. “

“ Non lo sai. “

Per un momento lui sembrò prendersi gioco della sua debolezza, ma quando le posò una mano sulla spalla gli sembrò davvero preoccupato. La credeva matta? Forse anche lei stessa un po' lo temeva.

“ Torneremo illesi, Lerona. Come sempre. Non hai motivo di preoccuparti, sarà un colpo come un altro. “

“ Lo spero. “

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Capitolo 2
*** Fuga nel coprifuoco ***


Lerona fermò la corsa a perdifiato quando fu sicura di essersi lasciata alle spalle una delle guardie che era riuscito ad evitare il colpo di pugnale. Sotto la pioggia e con gli abiti bianchi sporchi di fango si mimetizzava alla perfezione tra gli altri mendicanti che affollavano i vicoli di Stonemarket, le bastava nascondere il volto sotto il largo cappuccio e restare nell'ombra. Si lasciò scappare un sospiro stanco mentre si appoggiava di schiena ad uno dei grossi cancelli arrugginiti che dividevano i numerosi quartieri di Città. Il braccio destro ancora le pulsava e formicolava dopo la botta di manganello che non era riuscita ad evitare nello scontro. Ma Garrett era riuscito a fuggire senza essere notato da anima viva e quello era l'importante. Nonostante tutto il caos che aveva creato alle porte sul confine, Lerona aveva eseguito gli ordini della Regina dei mendicanti alla lettera. Garrett si era risvegliato dopo un anno passato in un coma profondo, stentava ancora a crederlo ma aveva pregato un miracolo sull'altare sconsacrato giorno e notte. Non credeva in nessun Dio, ma quando le era stato portato il corpo dell'amato Ladro Supremo ferito e spezzato ogni preghiera che le aveva insegnato la madre defunta era riaffiorata alla memoria. Erano Dei senza nome i suoi, snocciolati strofa dopo strofa, senza volti o ricordi. Soltanto le parole della madre, i sussurri che udiva a notte fonda sotto i pianti e le grida dei pazzi ricoverati assieme a loro due.

" Stai bene? "

La voce sussurrata al di là del cancello le lasciò poco spazio al dubbio avendola riconosciuta all'istante. Non si voltò per attirare l'attenzione di quei pochi mendicanti lì vicino a loro, stretti spalla contro spalla attorno ad una fiaccola ancora accesa. Uno di loro in particolare continuava a voltare la testa verso di lei, per poi sfuggire al suo sguardo interdetto e silenzioso.

" Lo chiedi a me? Sei tu quello che ha dormito per un anno intero. "

" Così tanto? "

" Già. Ma grazie per averlo chiesto. "

" Cosa mi è successo? "

" Parla con la Regina, la sua saggezza ha più risposte di me. "

Restarono in silenzio per un po', sentì gli occhi di Garrett sulla schiena. I suoi invece li teneva chiusi, assaporava la voce dell'uomo sillaba dopo sillaba, innamorata persa. 

" Sta' attento Garrett. La città non è più come l'hai lasciata. C'è qualcosa nell'ombra che striscia, satura di odio e veleno... perfino noi ladri iniziamo a temere la notte, Garrett. "

Lui semplicemente scrollò le spalle, poco impressionato. C'erano poche cose capaci di spaventare quell'uomo, e l'oscurità non era tra queste.

" Riesci a raggiungermi alla Torre? "

" Ci metterò un po', il braccio mi fa ancora male. Ma sì, ci vediamo lì. Lascio Ecate sul tuo cammino. E, Garrett? "

" Cosa c'è? "

" Bentornato Ladro Supremo. "

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Capitolo 3
*** Sulla pelle ***



Non appena attraversò l'unica finestra aperta della Torre, Lerona ne avvertì il tanfo, acido e penetrante come una delle poche cose al mondo più disgustose. 

" Garrett! "

E poi lo avvertì, dal piano di sotto, oltre le scale impolverate e scricchiolanti di legno robusto: Garrett era piegato in due su un barile, vicino all'angolo che usava come camera da letto. Stringeva i bordi scheggiati con talmente tanta forza da sbiancarsi le nocche mentre vomitava perfino l'anima. Abituata a vederlo sempre nei panni di un uomo con il controllo ferreo di sé la donna scese da lui preoccupata come non mai. Girava il morbo nero nell'ultimo anno e tutti erano a rischio. Specialmente loro che andavano ad intrufolarsi di casa in casa, con poche sicurezze di cosa o chi potevano trovarci al loro interno. Due sue vecchie conoscenti, ladri come lei, erano morti in quel modo orribile soltanto di recente... non avrebbe sopportato l'ennesimo cadavere da seppellire, non quello di Garrett. E restò al suo fianco in silenzio mentre aspettava il placarsi della crisi e raccogliendo dal pavimento la cappa scura con cui l'uomo si copriva il volto. 

" Non è il morbo. "

Lo sentì sussurrare appena quando si staccò dal barile, esausto e sudato, per poi raggiungere il bordo del con un sospiro stanco. Lerona lo raggiunse soltanto quando ebbe sistemato con fin troppa cura la mantella su una sedia, per poi porgergli un calice colmo d'acqua sterilizzata. 

" Lo so, ho riconosciuto il tanfo dei cadaveri. Sei stato alla vecchia fonderia, vero? "

Lo vide prendere un lungo sorso prima di risponderle e annuirle con un secco cenno del capo.

" Non mi abituerò mai a quell'odore... le cose che ho visto lì dentro Lerona... cadaveri su cadaveri, ammassati uno sull'altro come stracci. "

A quelle parole le si strinse il cuore. La Città non era più come un tempo, gli abitanti ne erano corrotti fino al midollo. E quello era soltanto un esempio. Uno di molti. Il suo Ladro Supremo era forte di spirito, ma non si era mai abbandonato a confidenze del genere con lei. Lui che chiudeva i propri pensieri a chiunque gli stesse vicino.

" Vieni con me. Hai solo bisogno di farti un bagno. "

Gli strinse la mano, sorridendogli appena e alzandosi dal letto, ma lui la seguì senza dire nient'altro, restando muto come un morto anche quando lei lo aiutò a lavarsi via l'odore della morte. Ma i suoi occhi la seguivano in ogni movimento, vigili e attenti. Aveva bisogno di lei, non lo avrebbe mai detto chiaramente, ma lo capiva. 
Quella notte Lerona restò sveglia a vegliare sul suo sonno e soltanto alle prime luci dell'alba riuscì a lasciarlo, ma con la promessa di rivederlo in piedi da Basso la notte seguente.

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Capitolo 4
*** Come una volta ***



Incenso e mela dolce. 
Un profumo che Garrett avrebbe riconosciuto tra mille altri diversi. E gli era bastato posare lo sguardo su di lei per riconoscerla: se ne stava sdraiata su un'ottomana, nascosta tra alcuni orientali separé mentre leggeva un libro e ascoltava vagamente i pettegolezzi delle altre puttane del bordello. 
Nascosto tra le ombre, dietro pesanti drappi di broccato, Garrett ammirò la bravura con la quale la ladra riusciva a mimetizzarsi, l'arte del travestimento era impeccabile in ogni dettaglio, vestita come uno dei petali di Madam Xiao Xiao, Lerona passava del tutto inosservata. 
Poi, come attratto dal canto di una sirena, Garrett incontrò il suo sguardo verde foglia, nascosto sotto pesanti strati di trucco. E lo vide. Adesso Lerona sapeva che era lì, nascosto.

" Bel travestimento. "

" Vero? Peccato che sia maledettamente scomodo. "

Erano nascosti in una delle camere inutilizzate del bordello, realizzando la presenza dell'altro in quel luogo che mai si sarebbero immaginati di ritrovarsi assieme. A Lerona quasi venne un colpo quando riconobbe l'uomo nel buio, il suo occhio Primeva era inconfondibile. 

" Cosa ci fai qui? "

Ben presto però la paura di Lerona venne sostituita con la curiosità e iniziò a girargli attorno, mani dietro la schiena e smorfie infantili. Una buffa camminata sui tacchi alti e tentò di estrapolarle al Ladro Supremo qualche preziosa informazione.

" Un libro, nascosto da qualche parte qui. "

" Oh beh, qui è pieno di libri. "

" Ma quello che cerco è speciale. "

" Speciale quanto me? "

Vide l'uomo ridacchiare sommessamente, divertito dalla sua solita sfacciataggine. Ma sapeva sempre come risponderle. E funzionava sempre.

" Perché non lo scopri tu stessa? "

Lo vide porgerle la mano come un antico cavaliere in armatura e il suo cuore volò assieme a centinaia di farfalle immaginarie. Esitò un istante, le dita erano appena posate sul palmo aperto di lui, in paziente attesa. Non osava illudersi e quasi sperò di aver capito male. 

" Venire con te? "

Non rubavano assieme dal giorno della loro rottura. Il suo cuore ancora sanguinava, ferito dalle parole che si erano lanciati. Si permise un po' di paura, non voleva soffrire ancora una volta. Garrett le sfiorò le dita con le sue, un invito silenzioso.

" Vestita così ti rallenterò soltanto. "

Provò a rifiutare con una debole scusa, sapevano entrambi che era combattuta perché se anche la mente le diceva di non lasciarsi trasportare dai sentimenti il cuore gridava amore ad ogni battito. 

" Togliti le scarpe, quelle piume dai capelli e sarai perfetta. Ti preferisco con me e rallentarmi piuttosto che saperti in giro per il bordello quando anche il Comandante cacciatore è qui. "

E alla fine vinse il cuore. Quando strinse tremante la sua mano, Garrett sapeva di aver vinto ancora una volta.

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Capitolo 5
*** Deja vu ***


" Garrett, aspetta! "

Lerona avvolse le spalle di Basso, il suo padre adottivo, con un braccio mentre lo aiutava a muoversi verso uno dei montacarichi della prigione. Le guardie cittadine lo avevano pestato per bene, quei maiali! Non appena lei e Garrett lo avevano trovato e libero, lei non aveva esitato a medicarlo sul posto, ma le bende che gli avvolgevano il capo e le braccia erano già macchiate di sangue. Per fortuna era tutto finito e presto lo avrebbe condotto in un posto più sicuro, e si sarebbe presa cura di lui. Ma se la mente era rivolta al padre e a ricordi d'infanzia lontani, gli occhi erano tutti sul Ladro Supremo, diretto dalla parte opposta a loro. Deciso a seguire le voci della Gran Cassaforte che si diceva fosse nascosta nel cuore della Caserma. Il cuore le si strinse di paura, la stessa che l'aveva perseguitata il giorno in cui Erin perse la vita a Villa Northcrest. E tutto le sembrò un maledettissimo déjà vu.

" Lerona, no. "

Lui allora si voltò verso di lei, ma i suoi occhi erano diversi da quelli dell'anno precedente. Più dolci e sinceri. Preoccupati. Ma era la sua natura, era fatto in quel modo e niente lo avrebbe cambiato. Si persero negli occhi dell'altro e capirono. Lei non lo avrebbe fermato. Lui non le avrebbe chiesto di seguirlo.

" Ho una brutta sensazione, Garrett. "

Allora le si avvicinò e le prese il volto con entrambe le mani, un tocco più delicato di una piuma. Le regalò un sorriso, raro come i papaveri rossi di Città.

" Devo andare. "

Il labbro inferiore le tremò appena quando lui la baciò. 

" Ehm ehm, sapete che io sono qui con voi, vero? "

Basso provò a farsi notare, ma i due ladri erano semplicemente nella loro piccola bolla rosa di felicità. E quando si separarono entrambi sapevano di dover parlare e chiarire, venire a patti con quei vecchi sentimenti che si stavano intrecciando ancora una volta.  

“ Tornerò illeso, Lerona. Come sempre. "

" Lo hai già detto e non è andata bene. "

" Sono ancora vivo. "

A quel punto la donna non riuscì più a trattenere le lacrime che, silenziose, presero a rigarle il viso accaldato. Ogni goccia portava via un po' del peso emotivo che aveva sul cuore.

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Capitolo 6
*** Dimenticata ***


" No, no, no, no. "

La sedia a rotelle iniziò a muoversi da sola, davanti a suoi occhi spalancati dal terrore. Un brivido freddo le percorse il corpo, la pelle d'oca le pizzicò lungo le braccia e il collo, si trovava nell'ala femminile del manicomio ad esplorare la struttura assieme a Garrett. Perfino Ecate zittì il suo canto, l'aveva lasciata volare fuori dalla clinica di Moira a vegliare su Basso che ancora attendeva al molo seduto al sicuro sulla sua bagnarola traballante.
Fece un passo indietro, le piastrelle rotte del pavimento scricchiolarono sotto le sue scarpe di cuoio. Fece ancora un passo, ma poi, proveniente dal corridoio alle sue spalle un rumore che non avrebbe dovuto esserci e si bloccò. La paura le attanagliò il cuore, ma doveva sapere... 

" Oddio... "

Una vecchia palla di stoffa balzava verso di lei come se un bambino l'avesse appena calciata. 

" Garrett!! "

Si ritrovò a correre come impazzita, con l'unico desiderio di volersene andare da lì. Si erano addentrati in un luogo che non apparteneva loro, dove il mondo dei vivi e quello dei morti si mescolavano pericolosamente e gli echi dei morti andavano a tormentare i pochi vivi che vi si nascondevano all'interno. Lei in quella struttura ci era nata, prima della ribellione civile. Potevano cambiare i mobili e il colore delle pareti, ma il male che si annidava alla clinica non poteva essere più presente di così. Era un luogo maledetto. Lo era allora e anche adesso. In preda al panico, ad accompagnare la sua folle corsa furono le porte delle camere blindate, quelle dove tenevano i pazienti più difficili, che iniziarono ad aprirsi e a chiudersi da sole. Il macabro applauso di mani morte. 

" Garrett! "

Chiamò il compagno a squarciagola, gli occhi opachi di lacrime non ancora versate. Si sentì arrivare al limite di se stessa e crollò in ginocchio. 

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Capitolo 7
*** Una risposta difficile ***



" Se devi uccidermi fallo e basta. "

Lerona si trovava tra due fuochi, alle sue spalle c'era il vecchio Barone Northcrest su cui si reggeva a malapena in piedi mentre davanti a sé c'era Garrett che impugnava una delle sue frecce come fosse un pugnale. La rabbia che vi lesse in quegli occhi eterocromatici non la spaventò, ma la capì. Per colpa del Barone nessuno di loro era stato più lo stesso... dopo quella notte di un anno prima tutti avevano perso qualcosa, l'intera Città era cambiata dalle fondamenta. E loro malgrado erano stati invischiati in una faccenda più grande del semplice " ruba e scappa " che era ormai la vita di entrambi i ladri. 
Vide il giovane uomo che amava fare alcuni passi verso il vecchio, ma lei lo fermò, premendogli gentilmente una mano al petto. Il gesto le costò tantissimo, sapeva di rischiare la fiducia di Garrett e la sua lealtà, ma c'erano cose in ballo che perfino il Ladro Supremo non poteva più ignorare. Era giunto il momento di non agire più per se stessi. Quest'ultimo poi, a quel gesto del tutto inatteso, si ritirò da lei come scottato, tradito dalla donna che aveva amato più dei preziosi gioielli rubati, puntando i propri occhi sui suoi in uno sguardo che non aveva più nulla di umano. Le ombre minacciavano costantemente il cuore di un uomo che danzava con la morte ogni singolo giorno.
I denti digrignarono di una rabbia repressa fin troppo a lungo, il controllo che minacciava di sfilacciarsi come una corda tirata oltre il limite. 

" Perché lo difendi? "

Le sussurrò poi quasi sputando ogni sillaba. 

Lerona si morse il labbro, la domanda era semplice e lecita, ma la risposta non poteva essere una soltanto. 

" Io... "

Tentennò sulle parole, visibilmente a disagio. Pensò a come spiegargli ogni cosa, il perché si trovava lì prima di lui e su cui non era stato torto neanche un capello, al contrario di quello che aveva dovuto passare Garrett per arrivare fin lì. Erin e la Primeva andavano fermati, così come anche la persona che muoveva le fila del caos, il burattinaio che aveva manovrato Lerona e il Ladro a suo piacimento e senza destare il minimo sospetto. 

" La Dama Bianca è stata scortata qui dopo che Aldus è riuscito a ferirla, Ladro Supremo. Lei aveva alcune risposte a domande che erano state lasciate in sospeso troppo a lungo da parte mia. "

A parlare fu proprio il Barone, difendendola dalle accuse non troppo velate dell'uomo, indicando con il bastone gli strati di bende che le avvolgevano il ginocchio sinistro e i pantaloni zuppi di sangue ancora fresco. Si tenne stretto e barcollante sul bastone mentre girava per la ricca stanza senza mai togliere gli occhi di dosso ai due giovani ospiti. A quel punto Garrett puntò la freccia contro di lui, la lama tagliente proprio all'altezza del cuore. 

" Mi servono risposte, e farai meglio a darmele. "

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Capitolo 8
*** L'inevitabile ***



" Due piccioni con una fava, eh eh eh. Oggi è il mio giorno fortunato! "

Spalla contro spalla, Garrett e Lerona fronteggiavano colui che era diventato un vero e proprio incubo di quell'ultimo anno: il Generale cacciatore, che aveva preso come scopo della vita il loro perseguire. Costantemente. Ora era arrivata la resa dei conti. Tra le macerie di un luogo che cadeva a pezzi, il penoso comandante delle guardie cittadine li fissava con occhi spiritati, i suoi stessi gesti sembrano scoordinati, quasi ubriaco da una follia di cui soltanto lui era in possesso. 

" È tanto tempo che desidero vedervi impiccati. "

E con Garrett ci era quasi riuscito, alla cassaforte della fortezza. La testardaggine con cui inseguiva i due ladri era tale da farlo ritrovare sempre ad un passo più vicino. Ed era riuscito a sfiorarli più di una volta. Ma adesso basta. 

" Ma qui il cappio non serve. Sarà un piacere uccidervi entrambi con le mie mani. "

Svelta, Lerona mise fine a quelle chiacchiere inutili con una bomba fumogena, facendola rotolare tra i piedi del cacciatore senza dargli modo di evitare lo scoppio. In fretta il fumo bianco invase l'intera sala circolare e diede tempo ai due ladri di nascondersi dietro una delle massicce colonne portanti. 
Da lì sentirono in lontananza le grida isteriche dell'uomo e il rumore stridente del ferro di una lama e lo scatto di un grilletto. Presto avrebbe attaccato da ogni direzione e lo scontro non era più rimandabile. 
Lerona guardò negli occhi Garrett e prese una decisione. Mise una mano guantata in quella sana di lui e la strinse appena, accarezzandone dita e palmo come quando facevano l'amore. 

" Lerona... "

" Vai da lei. Ha bisogno soltanto di te, lo sai. "

Un dardo infuocato sfiorò pericolosamente la spalla di Garrett, andandosi poi a conficcare nel muro di pietra davanti a loro con talmente tanta forza da far sparire perfino le setole che componevano la coda dell'asta.
Con la mano libera la Dama Bianca sfilò uno dei pugnali d'osso dalle cinghie del corsetto e se lo strinse al petto, respirando a fondo e lentamente. 

" Giocherò io con il Generale questa volta. "

Gli fece un giocoso occhiolino per nascondere tutta l'ansia che si stava accumulando dentro di lei e serrò con forza gli occhi per fermare le lacrime quando la mano di Garrett scivolò via dalla propria. 
Di lui l'ultimo ricordo fu lo svolazzo del mantello che si univa all'oscurità delle ombre.

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Capitolo 9
*** La luce dell'alba ***


" Erin! "

Lerona era riuscita a raggiungere il luogo dello scontro finale quando ormai albeggiava un pallido sole. La nebbia che aveva avvolto la Città da tempo si era diramata fino a scomparire del tutto, segno che la pietra Primeva era morta e aveva smesso di tenere in pugno l'intera regione. Tutti erano stati salvati, ma a quale costo? Quanti erano morti dal risveglio de lLadro Supremo?
Arrivata sul ponte si bloccò. Erin, vestita di un lungo abito bianco lacero, la notò immediatamente, ma altrettanto in fretta la fermò dall'avvicinarsi ulteriormente. Tra le piccole mani stringeva l'artiglio e il corpo di Garrett era steso ai suoi piedi. 

" È ancora vivo. "

Le disse con voce roca, rispondendo alla sua muta preghiera. Poi la vide conficcare con forza l'arma sul bordo di legno spezzato, che costeggiava tutto il ponte navale. L'intero pavimento stridette in risposta.

" Erin... "

" No. Non ci sono parole abbastanza per giustificare tutto quello che ho causato. "

" Non è stata colpa tua. La pietra... "

" La pietra era dentro di me, ed ero io a guidarne le intenzioni. "

Con cautela Lerona si inginocchiò sull'amato e con mani insanguinate gli abbassò la maschera di stoffa sentendolo respirare in modo regolare. Il sospiro di sollievo fu immenso a quella vista.

" Che cosa farai adesso? "

Alzò il capo su Erin, che ormai si stava allontanando da entrambi. Di nuovo. Perché le loro strade erano sempre destinate a dividersi? Sapeva che Garrett ne avrebbe sofferto, dopo tutto quello che aveva fatto per riaverla indietro. La sua sorellina testarda e impaziente...

" Farò quello che ho sempre fatto, Ler. "

Le due ebbero un momento, in cui Erin volse lo sguardo verso di lei, che fece capire entrambe l'importanza di quell'attimo. E i caldi raggi del sole diurno scaldò i loro volti e i loro cuori. Le notti gelide erano lontane perfino dai ricordi mentre un giorno nuovo per Città ebbe inizio.
Un nuovo giorno per dimenticare e ricominciare da capo.

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