Di quella notte in cui Dazai raccontò una fiaba con gran (non) gioia dei suoi figli adottivi e di chi ebbe la balzana idea di fermarsi ad ascoltarlo

di Soe Mame
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte 1 ***
Capitolo 2: *** Parte 2 ***



Capitolo 1
*** Parte 1 ***


[Tutti i personaggi appartengono ai rispettivi proprietari. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.]

[Avviso] Questa fanfiction non è politicamente corretta.
Sono presenti dark humor, violenza cartoonesca e cattiverie gratuite assortite. Un paio di personaggi vengono bashingati in modo stupido, ma è solo un'estremizzazione del narratore - Di mio, odio il bashing e non ho nulla contro nessun personaggio (Tranne il Signor La-Mia-Spada-Va-Indietro-Nel-Tempo-LOL), giusto per precisare. Ci sono anche un paio di battute a tema religioso, ma già dicendo ciò in una storia su BSD suppongo si possano immaginare.
Se pensi che una qualsiasi delle cose sopracitate possa darti fastidio, desisti dalla lettura, SCAPPA, SCAPPA FINCHÉ SEI IN TEMPO!


Di quella notte in cui Dazai raccontò una fiaba con gran (non) gioia dei suoi figli adottivi
e di chi ebbe la balzana idea di fermarsi ad ascoltarlo



Quel che era appena successo si sarebbe senz'altro potuto definire molto bizzarro.
C'erano di certo delle spiegazioni logiche, quindi Dazai provò a darne. L'alcool era da escludere. Lo reggeva bene, e quella sera non aveva bevuto granché. Lo stress- Oh, suvvia, non era certo Kunikida! Escluse la carenza di sonno ed eventuali danni cerebrali di cui non era a conoscenza. Il primo caso era impossibile, perché si premurava sempre di dormire il giusto - Circa due ore, le restanti sei passate nel dormiveglia di chi vive in un ambiente pronto ad eliminarlo appena possibile. Nel secondo caso, non sarebbe stato a conoscenza di eventuali danni cerebrali di cui non era a conoscenza, dunque era qualcosa al di fuori della sua portata - Ebbene sì, esistevano cose al di fuori della sua portata, ma nessuno doveva saperlo. Escluse l'ipotesi di uno scherzo. Lui era sempre il primo a scherzare, ma tutti sapevano che fargli un scherzo del genere avrebbe comportato una morte lenta e dolorosa per la simpatica mente che l'aveva architettato. Gettò un'occhiata alla camera: l'assenza di sigarette contenenti foglioline legali e di sigarette contenenti foglioline illegali gli garantivano non fosse sotto gli effetti del fumo, legale o meno che fosse. La televisione era accesa, però, e una graziosa signorina dietro una scrivania annunciava sei ore di video di gattini. No, non era vero, c'era un vecchio che parlava di cose noiose. La luce del televisore, tuttavia, fece ricordare a Dazai di aver per sbaglio lasciato il canale su cui stavano trasmettendo un film noioso. Non ricordava che film fosse, era troppo noioso, ma forse era stato quello a fargli perdere i sensi - O a farli assurgere ad un nuovo piano dell'esistenza.
Qualsiasi cosa fosse successa, restava il fatto che Dazai aveva appena avuto una visione di Odasaku.
Pochi minuti prima, la scatola di fiammiferi del Bar Lupin, lasciata a terra, si era aperta da sola e aveva lasciato uscire uno strano fumo grigio, quasi tutti i fiammiferi avessero preso fuoco insieme. Dazai era accorso, ma il fumo si era arricciato, piegato e plasmato fino a creare il volto tanto amato e tanto pianto di Odasaku. Già quello avrebbe dovuto fargli capire di essere sotto l'effetto di qualche stato alterato, però Atsushi gli aveva detto di essere solito allucinarsi lui, quindi supponeva fosse normale avere visioni del proprio padre.
«Dazai.» Aveva detto la voce profonda e gentile di Odasaku, forse più paterna di quanto non fosse mai stata - Ma tanto era una sua allucinazione, quindi poteva immaginarsi ciò che voleva. «Mi hai dimenticato?»
«No!» Dazai si era gettato in ginocchio. «Come avrei potuto?»
«Hai dimenticato tutta la Dark Era.» gli aveva spiegato Odasaku: «E hai dimenticato anche ciò che ti ho detto in punto di morte.»
«Io?» Dazai si era indicato. L'allucinazione non gli era piaciuta più, e non era riuscito a manipolarla. «Io ho fatto del mio meglio per seguire i tuoi insegnamenti!»
L'Odasaku nel fumo era rimasto in silenzio per un istante. Forse stava tornando alla realtà? Così non era stato, perché la figura aveva parlato di nuovo. «Suppongo questo sia effettivamente il tuo meglio.»
Dazai aveva annuito, le mani giunte. Ecco, Odasaku che lo lodava era un'allucinazione molto migliore!
«Sono certo tu possa fare ancora di meglio.»
«In che modo, pa- Odasaku?» C'era un dettaglio che gli stava sfuggendo. «Non capisco di cosa tu stia parlando, Odasaku. Non ho più ucciso nessuno, le mie torture non hanno più sparso sangue e l'unica cosa illegale che faccio è fumare cose discutibili, navigare nel Dark Web, rompere l'anima a Kunikida-kun - Ma l'hai visto, no? È impossibile resistere! -, togliermi di torno quando la trama lo richiede, e-»
«I tuoi figli, Dazai.» Si era sentito trafiggere dal suo sguardo. Brutta sensazione. «Hai traumatizzato degli orfanelli!»
«Oh.» Dazai aveva sbattuto le palpebre. Le aveva sbattute di nuovo. «Uhm, allora, quello emo era già così, quando sono arrivato-»
«Dazai.»
«E l'altro lo sto crescendo bene! Hai visto che successo ha, con le donne? Tutto merito mio! E poi da tigre è così morbido che-»
«Dazai.»
«Ah, la ragazzina non l'ho adottata, eh, quella è di Koyou!»
«Dazai.» Dazai aveva taciuto. «So che vuoi bene ai tuoi figli. Tuttavia, i tuoi modi di dimostrarlo non veicolano questo messaggio alle loro menti.»
Dazai aveva sgranato gli occhi. «Ah, no?»
«Eh, no.»
«E allora cosa posso fare, Odasaku?» In realtà, a Dazai stava benissimo veicolare il suo messaggio d'amore attraverso sparizioni, piani potenzialmente mortali, frasi fatalistiche e paragoni spietati ma, se Odasaku diceva che non andava bene, allora si sarebbe impegnato!
Il fumo aveva iniziato a dissolversi. «Sai già la risposta, Dazai.» Odasaku era scomparso.
La scatola di fiammiferi era chiusa. Dazai si era ritrovato in ginocchio al centro della stanza, le mani giunte e lo sguardo per aria. Si era ritrovato in posizioni ben peggiori, doveva ammetterlo.
«So già la risposta...?» Qualche altro minuto di allucinazione gli avrebbe senz'altro fatto comodo. Chissà perché aveva avuto una visione del genere. Forse, in fondo al cuore, sentiva di non star dando la giusta attenzione ai suoi- Pff, che pensiero ridicolo, il suo cuore era più oscuro dell'oscurità più oscura che non ti dico quant'è oscura, non avrebbe mai fatto un pensiero del genere. Dato che era inutile stare a rimuginare sulle cause dell'allucinazione, tanto valeva riflettere sul da farsi.
Secondo Odasaku, lui non si stava comportando da bravo collezionista di orfanelli traumatizzati. Dato che Odasaku era il sovrano indiscusso in un simile campo, non metteva in dubbio la sua parola - Ma non l'avrebbe messa in dubbio a prescindere, perché era di Odasaku. Ne conseguiva che, per placare le immagini nel fumo, avrebbe dovuto comportarsi da bravo padre.
Ci pensò. Come si comportava un bravo padre? Ripensò ad Odasaku. Lui era sempre stato buono, gentile e presente - Cosa che era anche lui, senza alcun dubbio nessuno avrebbe potuto dire non fosse presente nelle menti dei suoi orfanelli traumatizzati! Tuttavia, a quanto pareva, ciò non bastava. Ripensò quindi a Mori. Seguendo la sua guida, aveva cresciuto uno degli orfanelli traumatizzati a suon di insulti, punizioni, terrorismo psicologico, minacce di morte, omicidi, sangue e violenza, ed era uscito un figlio scemo. Dunque il metodo Mori era inefficace. Il figlio intelligente l'aveva cresciuto con parole d'incoraggiamento o presunte tali, gli era stato vicino, lo manipolava meno degli altri e lo shippava con il figlio scemo. Da questo ne conseguiva che il metodo migliore per allevare un orfanello traumatizzato non fosse essere cattivi ma essere relativamente premurosi.
Forte di questa riflessione sorprendente, tirò fuori il cellulare e cercò "Come essere un padre premuroso". In mezzo a svariati risultati in siti che conosceva e che nessuno dei suoi figli avrebbe mai dovuto vedere fino alla maggiore età (Circa quarantasette anni), trovò la sua risposta. Sorrise. Forse aveva trovato il modo di rendere Odasaku orgoglioso del suo lato genitoriale!
(In tutto ciò, che diamine avevano dato in tv...?)

*



Atsushi era molto confuso e si sentiva in pieno diritto di esserlo. Dazai si era presentato a casa sua e di Kyouka in piena notte - E fin qui nulla di strano. In un primo momento, entrambi avevano pensato fosse rimasto chiuso fuori dal suo appartamento, o che fosse così ubriaco o sotto funghi allucinogeni da aver scambiato la loro porta per quella del Port Mafia. La realtà era stata molto più incredibile, molto più inaspettata, molto più disturbante.
«Vuoi...» Aveva osservato Dazai accomodarsi su un cuscino posato a terra. «leggerci una fiaba?»
«Non proprio "leggerla".» L'ospite aveva alzato le mani, a mostrare come fossero vuote. «Ve la racconterò!»
Atsushi e Kyouka si erano scambiati uno sguardo confuso. Erano le due di notte, Dazai era nella camera principale, loro due erano in pigiama e dieci minuti dopo era arrivato Akutagawa.
«Akutagawa-senpai,» Higuchi, al suo fianco, aveva fissato Atsushi come se avesse voluto liquefarlo. «è sicuro, qui? Si tratta pur sempre di uno dei covi dell'Agenzia, e c'è la tigre mannara, e-»
«Dazai-sama-san mi ha convocato qui.» Lo sguardo dell'altro, invece, era rimasto fisso su Dazai. «Tu puoi andartene.»
«Ma senpai-»
«Lungi da me scacciare una sì bella fanciulla.» Dazai le aveva fatto un cenno dalla stanza, con un gran sorriso. «Ma per stanotte mi servono solo Atsushi, Kyouka e quello lì.»
Prima che Higuchi avesse potuto controbattere, alle sue spalle era apparsa una figura nera ed esile. La figura, una sorta di ninja, si era caricata Higuchi in spalla e, tra le sue urla, era sparita nel buio della notte. Akutagawa non aveva battuto ciglio.
«Sapevo sarebbe venuta anche la buona Higuchi.» Dazai aveva sospirato, quasi divertito. «Quindi ho contattato Gin-chan. Spero si divertano!» Nessuno gliel'aveva chiesto, ma era stato molto gentile a spiegare il suo piano. «Anche se...» Un dubbio. «Gin-chan è la sorella di Akutagawa-kun, ma io non l'ho adottata, quindi...?»
«Dazai-sama-san.» La voce di Akutagawa l'aveva distolto dai suoi pensieri. Akutagawa, in quei dieci secondi di riflessione, si era seduto davanti a lui, in seiza, rigidissimo. Atsushi l'aveva guardato bene, e aveva realizzato fosse in pigiama come loro. Dato che Kyouka aveva una graziosa camicia da notte rossa e Akutagawa un pigiama frilloso uscito dall'Ottocento, Atsushi si era sentito un po' in imbarazzo con il suo pigiama da scappato dall'ospedale psichiatrico.
«Perché mi avete convocato qui?» Akutagawa pose la domanda che si stavano facendo tutti i presenti. «E perché avete espressamente chiesto di venire in pigiama?»
«Ah, quello perché è più carino.» Dazai sventolò una mano. «Atsushi-kun, Kyouka-chan. Sedetevi vicino a coso, qui-»
«Mi chiamo Akutagawa...»
«-prendete pure i cuscini, se volete. Sarà una fiaba lunga.»
Ora. Non era strano che Dazai facesse cose bizzarre. Lui stesso era una delle sue vittime preferite. Ma, di solito, succedeva all'Agenzia, o durante qualche caso particolarmente intenso, non all'improvviso, di notte, e non in un sinistro moto di paternità.
«Come s'intitola la fiaba?» Kyouka parlò per la prima volta da quando Dazai aveva messo piede in casa. Si sentiva che era curiosa.
Dazai sollevò un dito, pancia in dietro e petto in fuori. «È una rivisitazione di Biancaneve
Gli occhi di Kyouka brillarono. Prese un cuscino e si sedette accanto ad Akutagawa. «Ascoltala anche tu.» Un mormorio, e il fantasma bianco apparve alle sue spalle. Giusto, si chiamava "Biancaneve". Kyouka doveva avere un rapporto bizzarro con quella fiaba.
Dato che due su tre erano seduti, Atsushi si arrese e si lasciò trascinare dall'ennesima idea bizzarra di Dazai. Supponeva che anche quella, come le altre, avrebbe trovato il suo senso strada facendo. «Ti piace Biancaneve, Kyouka-chan?»
Lei annuì, piano. «Sì. Però no. Però anche sì. Però anche no.» Ecco, appunto. «Però voglio sentire questa versione.»
Atsushi vide chiaramente Akutagawa alzare gli occhi al soffitto. Succedeva sempre, quando lui e Kyouka parlavano. Interrogato a riguardo, Akutagawa gli lanciava puntualmente un'occhiataccia peggiore del solito e se ne andava borbottando qualcosa. Ma, beh, Akutagawa era sempre stato abbastanza incomprensibile.
«Mi fa piacere, Kyouka-chan.» Dazai si portò una mano al petto. «Hai tutto il diritto di essere la mia nuora-cognata-figlia acquisita.» Che non ricominciasse con il suo albero genealogico assurdo, però. Akutagawa s'impegnò al massimo per trattenere un sospiro irritato, ma fallì.
«Dunque.» Il racconto stava per iniziare. Atsushi, Kyouka, Akutagawa, Demone Biancaneve e Rashomon si misero in ascolto. Atsushi sperò che anche la tigre fosse in ascolto, ché sennò sarebbe parso brutto.

*



C'era una volta, tanto tempo fa, un regno bellissimo, chiamato Iocoama. Il suo re era un sovrano buono e giusto e, grazie alla sua guida, Iocoama era diventato un paradiso in Terra. Il re era un bellissimo uomo dai capelli rossi, la voce gentile e una grave dipendenza dal curry, che offriva il suo aiuto a tutti gli orfanelli traumatizzati che incontrava. Si chiamava Odasaku, tutti lo amavano e nessuno mai avrebbe osato opporsi a lui.

«Il re si chiamava "Odasaku" come il tuo amico?» La domanda di Kyouka e la conseguente risposta affermativa di Dazai fecero comprendere ad Atsushi quanto quella fiaba sarebbe stata delirante.
Akutagawa aveva ridotto gli occhi a fessure. Ora che ricordava, lui aveva conosciuto questo fantomatico Odasaku, e Atsushi ebbe l'atroce dubbio fosse... geloso? In che rapporti erano stati, esattamente, Dazai e Odasaku?

Il re Odasaku era sposato con un individuo che più opposto di lui non si poteva: il re Ango era, per dirlo in termini gentili, una mignotta.

«C-Cosa?» Atsushi non riuscì a non commentare. Ango, invece, lo conosceva e non gli era sembrato così... così... Beh, se anche lo fosse stato - Ma avrebbe dovuto dirlo a voce bassissima -, non sarebbe stato ammiccante quanto Dazai stesso.
«Quello che ho detto.» Lo sguardo di Dazai era serissimo.

Il re Ango coltivava l'hobby del tradimento e soleva darla a tutti - La lealtà. Per questo, si può inconfutabilmente affermare che il re Ango fosse una mignotta.

«D-D'accordo...» Atsushi sforzò un sorriso. «Andiamo avanti, eh?» Era stupido da pensare, ma non voleva che Kyouka sentisse discorsi simili. Kyouka, dal canto suo, non sembrava minimamente toccata dalla cosa - O forse sì, dato il suo sopracciglio alzato di mezzo millimetro.

Un giorno, il bellissimo, buonissimo, gentilissimo e giustissimo re Odasaku e quella gran mignotta del re Ango-

«Dazai-san, forse è il caso di smetterla-»
«Sono epiteti, Atsushi-kun.» Dazai era certissimo di ciò che diceva. «Servono per aiutare il pubblico a ricordare i vari personaggi.»
«Smettila di interrompere Dazai-sama-san e ascolta.» Alla fine, anche Akutagawa aveva parlato.
Atsushi sospirò. "Ango-san, non la conosco bene, ma perdoni Dazai-san, per favore."

Ebbero un figlio.

«E come?»
«Jinko.»
Non gli piaceva ammetterlo, ma stavolta Akutagawa aveva ragione.
«Ah, ma è possibile, eh.» Kyouka parlò, d'un tratto.
"... Eh?" Atsushi la guardò e notò Akutagawa fare altrettanto. Qualcosa gli diceva che il suo sguardo turbato fosse uno specchio del suo.
Kyouka era impassibile. Il suo sguardo andò prima ad uno, poi all'altro. «L'ho letto su Internet. Praticamente, ci sono degli uomini chiamati "omega" che-»
«Miei cari ragazzi.» La voce gentile di Dazai faceva paurissima. «Lo saprete quando sarete più grandi.»
Kyouka tacque. Atsushi scambiò con Akutagawa uno sguardo di puro terrore. Si sarebbe dovuto far spiegare da Kyouka quella storia degli omega, ché tutte le sue convinzioni biologiche erano sul punto di crollare. Akutagawa doveva pensare lo stesso - Avrebbe osato dire, dal suo colorito prossimo al (più) cadaverico (del solito), fosse anche più inquieto di lui, per qualche motivo.

Il bambino fu la concretizzazione di un desiderio che il buonissimo re Odasaku aveva espresso tempo addietro: avrebbe voluto avere un figlio bianco come la neve, nero come l'ebano e rosso come il sangue. L'idea gli era venuta dopo aver visto dei cadaveri spiaccicati da dei mobili d'ebano sulla neve.

"Che razza di storia orribile è?"
Ma né Kyouka né Akutagawa ebbero la minima reazione. Nessuno parve neppure essersi accorto che gli epiteti, in teoria ricorrenti, erano diversi. Atsushi decise di tacere.

Il bambino era proprio come lo splendidissimo re Odasaku l'aveva desiderato: aveva dei morbidi capelli mossi e neri come l'ebano, la pelle bianca come la neve e delle splendide labbra rosse come il sangue. La principessa-

«Ma non è un maschio?»
«Jinko.»
«Tutti possono essere delle bellissime principesse.» Lo sguardo di Kyouka lo colpì al cuore e Atsushi, che aveva solo posto una domanda innocente, si sentì una persona orribile. Forse lo era davvero, dato che continuava ad interrompere Dazai mentre Kyouka e Akutagawa erano presi dalla sua fiaba. Dato che l'altro aveva ripreso, mise da parte l'autocompatimento, appuntandosi di dover piangere almeno un paio d'ore.

-si chiamava-

«Biancaneve?»
Era stata Kyouka ad interromperlo. Aveva abbracciato il cuscino e gli occhi le brillavano. Dato che era carinissima, nessuno meditò di abbatterla.
«No.» Dazai sorrise.

La principessa si chiamava Osamu.

«Ah.»
«Oh.»
«Mh.»
Sì. Quella fiaba si prospettava delirante.

Il buonissimo, fighissimo e levissimo re Odasaku crebbe la principessa Osamu con tutti i giusti valori che un padre buono e premuroso può insegnare alla luce dei suoi occhi, il suo unico figlio. Per quanti ne avesse aiutati e adottati, infatti, il re Odasaku amava davvero solo la principessa Osamu, che era assolutamente il suo preferito e lo adorava tantissimo. Un giorno, un triste, infausto giorno, il buono e giusto re Odasaku, la luce di Iocoama, il motore immobile che muove il sole e l'altre stelle, il nucleo dell'esistenza, la perfezione assoluta, morì.

«Oh.» Kyouka strinse il cuscino. Demone Biancaneve le fece patpat su una spalla.
Atsushi avrebbe voluto confortarla, ma gli era tornato in mente il direttore dell'orfanotrofio ed era in pieno flashback, quindi sarebbe tornato alla realtà solo di lì a qualche minuto.

Poco tempo dopo il funerale del buono, giusto e amatissimo re Odasaku, quella gran mignotta del re Ango si risposò. Dato che ormai l'aveva data a tutti - La lealtà -, era opinione comune che non potesse raggiungere fondo più basso di così. Quasi a voler sfidare simili dicerie, il re Ango tirò fuori un piccone e iniziò a scavare. Scava scava, finì nelle fogne e lì incontrò quello che sarebbe diventato il suo successivo marito - Colui che, sposandolo, avrebbe avuto in pugno Iocoama, e il destino del povero, dolce e innocente principessa Osamu: il re Ango sposò il Diavolo in persona, il male incarnato in un ratto di fogna. Il suo nome era Fedoro.

Atsushi non era troppo certissimo di voler proseguire l'ascolto di quella fiaba. Però Rashomon era riapparso - Quando se n'era andato? - con dei pacchetti di patatine e pop corn e Atsushi suppose di poter rimanere un altro po'. Anche solo per riuscire a prenderli, i pacchetti, dato che per qualche motivo Rashomon continuava a sfilarglieli da sotto il naso.

Il perfido Fedoro s'insediò nel castello insieme al suo harem di gnocchi psicolabili dai lunghi capelli bianchi.

Voleva davvero proseguire l'ascolto di quella fiaba, anche con i pacchetti di pop corn scivolosi come saponette? Kyouka e Akutagawa sembravano presissimi, che figura ci avrebbe fatto nel tirarsi indietro? Ma la domanda era anche: a che rating era quella fiaba? Il dubbio era legittimo, tra mignotte e harem.

Fatto ciò, fece anche una cosa comprensibile: si sbarazzò del suo nuovo marito.
«Pensavo l'avresti buttato giù dalla torre, o che l'avresti sgozzato, o non lo so...» Osamu mise il broncio. «Qualcosa di più cruento, con tanto sangue? E invece l'hai seriamente fatto mettere in prigione contaminando tutte le prove e facendo sembrare che il pazzo psicopatico che hackera dalle fogne e idea piani cannibalistici e poco chiari fosse lui?»
«... Sì, se lo sai, perché hai riepilogato tutto?»
«Perché, nonostante tutto, hai tolto di torno quella mignotta del re Ango.» Osamu annuì. «Provo un barlume di rispetto nei tuoi confronti.»
«Mh.» Fedoro era visibilmente confuso. «Però io ti voglio morto.»
«Anch'io, cosa credi?»
«Ah, scusa.» Il malvagio re battè le mani, sulla faccia un'espressione storditissima. «Allora ti uccido appena mi viene in mente qualcosa.»
«Okay!»
«Comunque, ora sei sotto la mia totale ed esclusiva tutela. Sei schiavizzato fino a data da destinarsi.»
«Non volevi uccidermi?»
«La data da destinarsi combacia con quella della tua morte, e non so con esattezza quando sarà.»
«Oh, capisco.» Osamu trasse un respiro profondo. «Povero me!» Si portò una mano alla fronte. «Schiavizzato nella mia stessa casa! Quale terribile compito mi darà la mia perfida matrigna, ora che niente può più ostacolarla?»
«Matrigna...?» Il malvagio re Fedoro borbottò, ma decise di far finta di nulla. «Inizia andando a lavare le scale dell'ala ovest, ché ci sono già inciampati in tre.»
«Le scale dell'ala ovest?» Osamu era indignato. «Tutto da solo? Cosa ho fatto per meritarmi sì crudele compito?»
«Li hai ammazzati tu. È colpa tua se le scale sono piene di sangue. Pulisce chi ha sporcato e, visto che quelle spie sono morte, pulisci tu.»
Povera, povera principessa! Costretto a far da servo alla sua stessa famiglia, nella sua stessa dimora!


«Però il malvagio re Fedoro ha ragione.» Kyouka era dubbiosa. «Pulisce chi ha sporcato. Me lo dicevano sempre anche mamma e mamma Koyou!»
«A-» Akutagawa sembrava faticare a parlare. Forse perché doveva far notare un dettaglio che a Dazai non sarebbe piaciuto. «A-Anche a me avete detto di pulire, quando sporco di sangue dopo aver uccis-»
«Koyou è una pessima madre.» Dazai fu lapidario. «E io non ricordo di aver mai detto nulla di ciò, Akutagawa-kun.»
Atsushi quasi lo compatì. Non ne ebbe troppo tempo, però, perché Dazai si rivolse a lui. «Ti ho mai detto nulla del genere, Atsushi-kun?»
Era alquanto sicuro che Akutagawa avesse ragione, ma era anche vero che Dazai non aveva mai detto nulla del genere a lui. «È-» Deglutì. Lo sguardo di Dazai faceva paurissima. «È Kunikida-san a dirci di pulire.» Gli sfuggì una risata nervosa. «Q-Quando sbricioliamo, o cade il caffè, n-no?»
Dazai annuì. «Esatto, Atsushi-kun.» Molta paurissima. «La principessa Osamu ha ragione, vero?»
«Tantissimo.»
«Bravo, Atsushi-kun. Sapevo di poter contare su di te.»
Con la coda dell'occhio, Atsushi notò Rashomon fare patpat ad Akutagawa. Forse, ora che aveva salva la vita, poteva concedersi di compatirlo.

Il perfido e schiavista re Fedoro aveva nelle sue stanze uno specchio magico. In realtà, lo specchio era normalissimo, ma dentro c'era uno degli esemplari migliori del suo harem. Teoricamente, il malvagio re Fedoro interrogava lo specchio su questioni esistenziali o di poco conto, e lo specchio gli rispondeva dicendo sempre la verità. In pratica, però...
«Quiz time!» Il bell'uomo nello specchio, tal Nicola, parlava con voce squillante. «Chi la fa la fa per venderla, chi la compra non la usa, chi la usa non la paga. Cos'è?»
«La bara.» Il malvagio re Fedoro rispose con tono piatto.
«Esatto!» Nicola fece il segno della vittoria. «Quiz time! La seppellisci da bambina, povera piccina, la dissotterri tutta storta quand'è già bell'e morta. Chi è?»
«La pianta.» Il malvagio re Fedoro rispose con tono piatto.
«Esatto!» Qualcosa esplose nello specchio in modo molto scenografico, ma tanto era oltre lo specchio, quindi al malvagio re Fedoro non importò granché. «Quiz time!» Nicola tornò all'attacco. «Entri in una stanza con sessantanove persone. Un assassino entra e ne uccide sessanta. Quante persone sono rimaste nella stanza?»
«Settantuno.» Il malvagio re Fedoro non battè ciglio. «Non hai specificato "vive", quindi sono le sessantanove iniziali, più l'assassino, più me.»
«Esatto!» Nicola si portò le mani alle guance e sospirò, estasiato. Alle sue spalle, urla, fiamme e distruzione. «Vuoi chiedermi qualcosa, Dos?»
«In realtà no, volevo solo distrarmi mentre pensavo a come uccidere la principessa Osamu.»
«Che onore, Dos! È lo stesso per me, mentre penso a come uccidere te!»
Il malvagio re Fedoro parlò dopo un secondo. «Certo.»


«Che storia piena d'amore.» Atsushi si era arreso. Era persino riuscito ad impossessarsi di un pacchetto di patatine, quindi si sentiva molto potente.
«Vero.» Kyouka annuì. Lei aveva un pacchetto di pop corn.
Akutagawa rimase in silenzio, lo sguardo fisso su Dazai.
Dazai, dal suo canto suo, fece un sorriso immenso, da un orecchio all'altro. «Assolutamente sì, miei cari! Dovete sapere, infatti, che la principessa era innamorata!»
Atsushi era sicuro che anche gli altri due avessero il suo stesso sospetto. Di nuovo, temette per il rating della storia.

Mentre il perfido re Fedoro s'intratteneva con il suo specchio, la principessa Osamu non si piegava alle sue angherie e si rifiutava strenuamente di fare da servo in casa propria.

Chissà perché, Atsushi non ne fu minimamente stupito. Nessuno osò commentare a voce.

Aveva dunque deciso di trascorrere le giornate in modo più fruttuoso, studiando il confine tra la vita e la morte. Un bel giorno, la principessa cercò di impiccarsi al pozzo.

"Ecco, appunto."

Già si pensava come la bambina di The Ring, e si chiedeva come ci stesse con i capelli lunghi e la pelle da affogato. Tuttavia, la forza di gravità era più forte della resistenza della corda, quindi la bellissima principessa precipitò nel pozzo e atterrò illeso. Dato che ci avrebbe messo sette giorni a morire di stenti e dato che sarebbero stati sette giorni di dolore, la principessa cercò di risalire il pozzo. Ahimè, le pareti erano lisce, e la principessa sembrava spacciata!
«Ohi!» Dall'alto del pozzo si levò una voce. «Ma sei la principessa Osamu?»
«Sì, baldo cavaliere! Sono caduto nel pozzo e non riesco ad uscire!»
«... Ma sei serio?»
Osamu era serissimo e, nonostante le perplessità della voce dall'alto, si sentì arrivare in testa il salvifico secchio del pozzo. Quando finalmente riemerse alla luce, con un grosso bernoccolo in testa, la principessa potè vedere il suo salvatore: era il principe del Regno Vicino!


«Oh!» Kyouka emise un verso di sorpresa. Sembrava davvero coinvolta. Akutagawa era una maschera di granito. Atsushi ebbe paura del seguito.

O meglio, vide il principe, sì, ma ci mise un po': il principe del Regno Vicino, infatti, era così piccolo, ma così piccolo, che era indistinguibile dalle formichine che portavano le briciole nel formicaio. Nonostante la sua statura lillipuziana, il principe era di una bellezza sconvolgente. Aveva i capelli ginger e gli occhi azzurri - Come la pietra che ho qui sul cravattino, vedete? Questo colore uguale! -, portava sempre un cappello stupido e la sua sola presenza sembrava alterare le G, le m, le d e la matematica tutta. Che fossero le conseguenze dell'amore?

«Come si chiamava il principe del Regno Vicino?» chiese Kyouka. Atsushi era certissimo che il suo nome iniziasse con "ch" e finisse con "a".
Dazai rispose, calmissimo. «Chiocciola.»
"Cos-"

Il principe si chiamava Chiocciola, perché era piccolo come una lumaca.

Atsushi si ricordò di essersi arreso, quindi non fece domande - Soprattutto perché era certo se ne sarebbe pentito, e c'era un limite a quanto volesse volontariamente farsi del male.

La principessa Osamu e il principe Chiocciola s'incontrarono lì, al pozzo. E ora un segreto incanto svelerò: ogni desiderio può il pozzo soddisfar! E, visto che il principe Chiocciola era rimasto abbagliato dallo splendore della principessa Osamu, si gettò ai suoi piedi.
«Senti con quanto amore» Aveva le mani giunte e gli occhi ardenti di passione. «questo mio cuore batte per te!»
La principessa sarebbe dovuta fuggire per pudicizia, ma la principessa non era certo scema, quindi accettò le profferte del principe e i due fecero sess-


«Sessantotto flessioni!» Atsushi afferrò la mano di Kyouka, la voce a decibel da stadio. «Decisero di tenersi in forma facendo sessantotto flessioni! Di fila!»
Ecco, lo sapeva che non ci si poteva fidare di Dazai! Prima faceva tutto il premuroso e poi, a tradimento, rifilava-
«Sì, Atsushi-kun ha ragione.» Dazai annuì. «Fecero molte flessioni.»
Kyouka aggrottò la fronte. «... Cioè fecero sess-»
«Sessantotto flessioni!»
Akutagawa non parlò. Sembrava un opossum davanti ai fari di un'auto in corsa.

Il principe Chiocciola era completamente rapito dalla principessa Osamu. Non sarebbe più stato in grado di vivere senza di lui, lui che era così bello, bravo e intelligente!
«Incontrarti mi ha fatto capire quanto mi sbagliassi su me stesso.» confidò il principe. Aveva le guance rosse e un'espressione tenera e indifesa nel suo palese imbarazzo. «Non ho mai incontrato qualcuno così bello, così bravo e così intelligente! Neppure io potrei mai essere al tuo livello, principessa Osamu!» Evitava il suo sguardo, troppo intimorito da qualcuno di così superiore.


Atsushi aveva i suoi sentitissimi dubbi sul fatto che un simile dialogo potesse aver luogo. Nondimeno, Dazai aveva dei seri problemi ottici.

«Quando ci sposeremo,» La voce del principe Chiocciola era diventata piccina come lui. «ti donerò il mio regno, perché tu di certo sapresti guidarlo meglio di me, e io mi rimetterò completamente al tuo dominio assoluto!»

D'accordo, la situazione stava degenerando. «Quiiiiindi» Atsushi osò prendere la parola. «cosa successe, dopo, con il perfido re Fedoro?»

«Principe Chiocciola.» La principessa Osamu guardò verso l'orizzonte. Il principe Chiocciola faticava a sostenere la sua visione, tanto era bello e perfetto. «Purtroppo il perfido re Fedoro farà di tutto per impedirmi di sposarti. Non perché abbia qualcosa contro di noi, è che vuole uccidermi.»
«Oh!» Il principe Chiocciola, che si era alzato poco prima, cadde di nuovo in ginocchio, ma non è che ci fosse molta differenza. «Che destino crudele! Non potrei mai tollerare che una principessa così bella, perfetta, intelligente e dea del sess-»


«Kyouka.»
«Mh?»
«Hai il numero di Nakahara-san?»
Kyouka assunse un'espressione dispiaciuta. «Il mio cellulare è inutilizzabile, ce l'avevo registrato lì. Dato che non ho mai avuto bisogno di chiamarlo, non ho mai memorizzato il suo numero.»
Atsushi serrò le labbra. Guardò oltre lei. «E tu, Akutagawa?»
Akutagawa era prossimo al sudare freddo. «No. Nessuno chiama Chuuya-san, non si suppone abbia screentime.» Anche questo era vero.
Eppure ne andava della loro già provata sanità mentale, dovevano chiamare il diretto interessato per bloccare quella valanga di out of character e fantasie perverse!
«Aspetta.» Kyouka si avvicinò ad Atsushi. «Ricordo il numero di mamma Koyou. Lei avrà sicuramente il numero di Chuuya-san!»
Una luce in fondo al tunnel. «Presto, dimmelo!»

«Affronterò questo pericolo da solo. Come ho sempre fatto.»
«Principessa Osamu!»
«Principe Chiocciola!»
«Oh, principessa Osamu, se tu non ci fossi più il mondo perderebbe la mente più brillante e il volto più splendente che-»


«Nakahara-san? Sono Atsushi. Koyou-san mi ha dato il suo numero. Cioè, ci ha parlato Kyouka-chan, ma- Sì, in effetti c'entra Dazai-san, come l'ha capito? No, non siamo in pericolo.» Alzò lo sguardo su Kyouka e Akutagawa. «Siamo in pericolo?»
«Io voglio sapere come continua la storia.» Kyouka mise un broncio adorabile.
Akutagawa fece un solo commento, secco. «È il mio stomaco ad essere in pericolo.»
«Dai, Akutagawa...» Atsushi cercò di essere conciliante. «Lo sai che Dazai-san si lascia sempre un po' andare... Ah, Nakahara-san? Sì, Dazai sta fantasticando e- Sì. Sì. Sì, c'entra anche lei. Oh. No, Nakahara-san, non-»
Dazai parve tornare al loro piano dimensionale. «Ha chiamato qualcuno?»
Atsushi s'impedì di sobbalzare. «Ehm. Creditori.»
«Assassini travestiti da venditori di aspirapolvere.»
«Assassini travestiti da truffatori.»
Atsushi, Kyouka e Akutagawa si scambiarono uno sguardo indecifrabile. Non era stata esattamente una grande prova di sincronia.
«Oh.» Un sorriso un po' strano. Dazai parlò dopo qualche secondo. «No, è che mi era sembrato di sentire la voce celestiale di una oujo-sama molto piccola.» Alzò le spalle. «L'avrò immaginato. Anche se non saprei perché, dato che non si sta parlando di questa persona.»
Atsushi non disse nulla. Nakahara, finito di urlare così tanto che probabilmente Dazai l'aveva sentito dalla finestra più che dal cellulare, gli disse invece qualcosa e riattaccò. Atsushi chiuse la chiamata. Quando Dazai riprese la sua bellissima fiaba, si accostò ai suoi compagni di sventure. «Nakahara-san ha detto che, al momento, non può fare niente. Ha una quota di screentime da rispettare, quindi potrà agire solo quando Dazai-san sarà off-screen
«Mh.» Nonostante tutto, Kyouka e Akutagawa riuscivano ad essere in sincrono e, per qualche motivo, ad Atsushi non piacque per niente.

Ma sarete curiosi di sapere cosa successe alla principessa Osamu, dopo tanti, lunghi e intensi incontri appassionati con il principe Chiocciola. Ebbene, finalmente, il perfido re Fedoro fece la sua mossa. Ci mise un po' perché temeva di incorrere nelle ire del principe Chiocciola, che era molto piccolo ma era anche un dio sceso in terra, e caso aveva voluto che fosse il dio della gravità e delle calamità.

Forse era così, ma Atsushi sospettava che il perfido re Fedoro fosse semplicemente inorridito dall'idea di trovare la principessa e il principe in pieno incontro appassionato.

«Nicola, Nicola, tra i pochi che ascolta la mia parola, chi è il più intelligente, Grimilde o Cenerentola?»
Nicola, dall'altra parte dello specchio, alzò le spalle e le mani e sorrise. «Non ne ho idea, né me ne frega granché, Dos! Tra l'altro, l'accento di "Cenerentola" è diverso da quello di "Nicola" e "parola", quindi non fa davvero rima.»
Il malvagio re Fedoro gli diede una lunga, lunghissima occhiata. Alla fine, dovette decidere che Nicola era troppo bello per spaccarlo a metà. «La principessa Osamu è potenzialmente immortale, ed è troppo astuto per cadere in un tranello. Soprattutto, l'intero regno lo teme e nessuno avrebbe il coraggio di arrestarlo o fargli un processo, neppure uno farlocco.»
«Dunque cosa vuoi fare?»
«Fargli avere un tragico incidente che lo levi di torno.» Davanti al perfido re stavano svariate campanelle. Era con esse che egli richiamava i componenti del suo harem. Ne prese una e la suonò. «Ma non sarò io a macchiarmi del suo sangue.»
«Non hai detto che è potenzialmente immortale?»
«Sì, e temo sopravvivrà, ma spero perda almeno qualche litro di sangue.»


Al di là del chiedersi cosa c'entrasse Cenerentola, Atsushi sperò che Dazai non si lanciasse in descrizioni dell'harem o qualcosa del genere, perché erano solo all'inizio della storia e gli sembrava di starla ascoltando da settantadue ore.
Con sua somma sorpresa, Dazai non proseguì. Fece una faccia pensosa e, dopo qualche secondo, disse: «Scusate un attimo.». Prese il cellulare, il dito si muoveva come a scorrere una ricerca, poi battè sullo schermo. Portò il cellulare all'orecchio. Chi stava chiamando?
«Ma ciaaaaaaao, contento di sentirmi?» Chiunque fosse, Dazai era pericolosamente in sollucchero. «Seeenti, mi serve una cosa. Niente di grave, sto solo raccontando una fiaba, non devo vendere informazioni a nessuno - E no, non è un messaggio in codice. Sì, sto raccontando una fiaba, ti interessa? È una rivisitazione di Biancaneve. Ecco, dicevo, com'è che si chiamava il tizio che ti veniva dietro?» Orribile presentimento. «Mh, sì, devo ammettere che è un po' poco. Dunque, vediamo un po'...» Dazai si battè l'indice sulla guancia. «Lunghi capelli bianchi, che pendeva dalle tue labbra... Oh, giusto, ancora troppo poco. Uhm... Dai, quello del Cannibalismo!»
Atsushi si schiaffò una mano sulla faccia.
«No~o!» Dazai cantilenò, un po' indispettito. «Quello era l'altro! Non dico quello col virus, l'altro! Sì, sì, ti assicuro che 'sto tizio che hai appena nominato è quello del virus. Dai, l'altro, quello che Atsushi-kun e Akutagawa-kun hanno fatto scoppiare con una trottola gay.»
Akutagawa schiumò e cadde all'indietro. Rashomon fu coinvolto nella caduta e rimase schiacciato sotto la sua schiena. Atsushi era troppo impegnato ad andare a fuoco per soccorrerlo - se Akutagawa o Rashomon, difficile a dirsi. Kyouka, invece, aveva assottigliato lo sguardo e aveva preso a mangiare i pop corn con lentezza ridicola, lo sguardo gelido piantato sul corpo esanime di Akutagawa.
«Sì, però non arrivare con questi nomi strani, eh.» Dazai non sembrava essersi accorto di nulla. «"Goncio", lì, è troppo difficile. Non ce l'aveva un nome? Ah, "Ivano"! Okay, perfetto.» Sorrise. «Grazie grazie, ciao ciao, Dostoevskij!» Riagganciò. Guardò lo sterminio davanti a sé. Tempo qualche secondo, Akutagawa recuperò i sensi, Rashomon tornò alla vita e Atsushi placò la lava sulle guance. Kyouka continuava a masticare lentamente.

Il perfido re Fedoro aveva convocato Goncio Ivano, detto semplicemente Ivano. Gli dette un ordine ben preciso e sapeva che Ivano avrebbe fatto di tutto per portarlo a termine. Ivano, infatti, non era il più bell'esemplare dell'harem del malvagio re, ma era senz'altro quello più appassionato.

«Qual era il piano del perfido re Fedoro?» Atsushi prese la parola, prima che la situazione degenerasse di nuovo.
«Ora ve lo dico, che impazienza.» Dazai parve rifletterci. «Questa è una frase che la principessa dice spesso anche al principe-»
«Il piano!»
«Sì, sì, il piano.»

«Principessa Osamu.»
«E tu chi diavolo saresti?» La principessa Osamu squadrò lo strano individuo dall'alto in basso. Era palesemente uno psicopatico, aveva i capelli lunghi e aveva i capelli bianchi, quindi era ovvio si trattasse di un accolito del perfido re Fedoro. La mente superiore della principessa gli fece comprendere fosse lì per ucciderlo, e ne fu un po' deluso - Il re non voleva ucciderlo di persona? Che insulto!
Ivano si presentò, ma il suo nome era impronunciabile, quindi alla principessa non importò. «Sono qui perché mi è stato riferito che è vostro desiderio andare a cogliere cicuta e aconito.»
«Non ho mai detto di voler- Aspetta, hai detto cicuta e aconito?»
«Sì, maestà.»
«Interessante. Portami al campo di cicuta e aconito, losco giovane dai gusti discutibili!»
«Con piacere, principessa.»
«E porta anche tutto il necessario per fare una bella tisana!»
«Che sarebbe...?»
«Cielo, non ti sei mai fatto una tisana? Beh, vista la faccia, avrei dovuto sospettarlo. Allora, devi prendere un fornelletto da campo, dell'acqua, un bollitore- Ah, ovviamente dovrai portare tutto tu, perché io sono una principessa, e ti dirò come si fanno le tisane - E ne proverò altre prima di farne una alla cicuta e all'aconito, non mi va di morire con una tisana fatta male, e- Ma mi stai ascoltando?»
«Guardate, principessa!» Ivano indicò una nuvola. «Una stella cadente che urla il vostro nome!»
«Oh!» La principessa guardò in alto. «Che sia il principe Chiocciola?»
Parlando e parlando, Ivano e la principessa si erano incamminati. L'assenza di un bollitore avrebbe dovuto insospettire la principessa, ma lui era così su di giri per i preparativi e così colmo d'amore che non si accorse di essere finito sul ciglio di un burrone. Così, Ivano lo spinse di sotto.


Era crudele da pensare, ma Atsushi non se la sentì troppo di biasimare Ivano.

La principessa precipitò ma, sfortunatamente, al di sotto c'era un lago profondissimo con le acque mosse, quindi atterrò e non si fece niente. In fondo, forse, era meglio così: morire a causa di un tirapiedi qualunque? Non era certo una morte degna di una principessa!
Nuota nuota, la principessa uscì dalle acque come la Venere di Botticelli, ma non ci fu nessuno a rimirare la sua fulgida bellezza. Così, Osamu s'incamminò nel bosco popolato dalle creature più selvagge. Alla sua vista, le bestie feroci lo lasciavano passare, gli insetti si spostavano al suo cammino e gli alberi sembravano quasi inchinarsi a lui.


«Perché hanno riconosciuto la sua bontà?» La domanda di Kyouka era colma di tenera ingenuità.
Anche Dazai sorrise, nel sentirla. «No, perché ne avevano paura.»
Ma perché chiedeva. Anche Kyouka doveva essere giunta alla stessa conclusione.

Finalmente, la principessa Osamu uscì dal bosco infestato. Era stato grazie al suo eloquio e alla sua capacità di convincimento che aveva estratto le indicazioni per l'uscita dalle bocche rantolanti di chi aveva commesso l'errore di avvicinarglisi.

Meno male che il re Odasaku gli aveva insegnato cose belle!

Fu così che la principessa arrivò ad una graziosa casetta. Era palesemente una casetta abusiva e tirata su alla bell'e meglio con materiali di scarto, quindi la trovò molto accogliente. Al suo interno, c'era un tavolino con tre sedioline, e una stanzetta con tre lettini, e una dispensa con tre bicchierini.

«Ma i nani non erano sette?» Kyouka diede voce anche al suo dubbio. Da come Akutagawa l'aveva guardata, probabilmente se lo stava chiedendo anche lui.
«Anche qui erano sette.» spiegò Dazai: «Ma quattro sono stati sacrificati ai Grandi Antichi, quindi ce ne sono solo tre.»
Perché continuavano a fare domande di cui non volevano davvero la risposta?

«Ho proprio fame!» esclamò la principessa Osamu. Dato che nessuno aveva fatto la spesa, però, non potè mangiare niente. Era proprio una fortuna che avesse sempre con sé delle scatolette di granchio - Granchio che, se guardate bene, può ricordare le sembianze del principe Chiocciola, se vi è ben chiaro dalla mia descrizione come-

«La principessa Osamu è davvero ossessionata dal principe Chiocciola.» Kyouka non riuscì a trattenersi. Atsushi la ringraziò di aver parlato perché, se l'avesse detto lui, era certo avrebbe sperimentato qualche minuto del metodo di allevamento con cui Dazai aveva tirato su Akutagawa.
«Non esattamente. È che lo odia, quindi passa molto tempo a pensare a come dargli fastidio.» Di certo, nella mente di Dazai, quella frase aveva un senso. Atsushi si rifiutò anche solo di provare a capire, soprattutto perché fino a un minuto prima si parlava di amore e innamorati.

Usando le tre forchettine sul tavolino, la principessa mangiò il suo granchio. Usò tutte e tre le forchettine perché le aveva infilzate nella scatoletta e le usò per mangiare il granchio come un gelato. Poi bevve da tutti e tre i bicchierini - Perché non gli andava di riempirsi ogni volta il bicchiere, che aveva una capacità molto scarsa - e, colta dal sonno, andò a sdraiarsi in diagonale sui tre lettini, occupandoli tutti e tre.

"La principessa è una persona orribile." Non era bello pensare male, ma Atsushi era certo che un simile pensiero avesse attraversato anche le menti degli altri due.

Qualche ora dopo, i tre proprietari della casetta tornarono. Erano tre bambini, due molto carini e uno un po' meno, piccoli piccoli, praticamente dei nani, ma comunque più grandi del principe Chiocciola. Uno era un nekomimi tenero e carino, uno non era mai uscito dalla sua fase edgy-goth e aveva i capelli bianchi e neri come Crudelia De Mon e la terza era l'unica fanciulla, una bambina molto carina vestita con un kimono rosso. I loro nomi erano Sushi, Aringa e Jocca.

«Aringa...?»
«Cos'è uno Jocca...?»
Atsushi non si fece domande. In fondo al cuore, aveva sempre saputo di essere un sushi.
«Se per Dazai-sama-san sono un'aringa» Akutagawa aveva gli occhi spalancati, la voce ridotta ad un mormorio. «possa io trasformarmi in un'aringa!»
«Sì, ma cos'è uno Jocca?»
L'aringa e il sushi erano pesci. Dazai non si smentiva mai. Un'altra frecciata al suo desiderio di vederli maritati, in barba al suo aver già chiesto a Koyou la mano di Kyouka.
«Qualcuno mi dice cos'è uno Jocca?»

Il dolce Sushi fu il primo ad accorgersi di qualcosa di diverso, nella loro casetta. «Qualcuno è entrato nella nostra casetta!»
«Qualcuno ha usato le nostre forchettine.» La voce della piccola Jocca era fredda, mentre estraeva il pugnale. «Pagherà con la vita questo affronto.»
«Qualcuno ha usato i nostri bicchierini.» Il cupo Aringa fece eco alla più piccola, mentre evocava un demone infernale divora-spazio. «Le sue interiora tingeranno le pareti di questa casa.»
«Eccolo!» Il dolce Sushi richiamò i due compagni. «L'intruso sta dormendo nei nostri lettini!»
Gli sguardi della piccola Jocca e del cupo Aringa si affilarono.


«Ma» Nonostante l'incredibile ed inaspettato in character della situazione, Atsushi dovette interrompere Dazai. «il dolce Sushi non prova a fermare i suoi compagni?»
«E perché mai dovrebbe? La principessa è un intruso, e come tale va eliminato.»
«Ora smettila di fare domande stupide, jinko.» Se Akutagawa fosse intervenuto per dare man forte a Dazai o perché convinto o perché desideroso di continuare quella fiaba delirante, Atsushi non lo sapeva, ma sospettava fossero tutte e tre le cose contemporaneamente.
«Atsushi, mi dai il tuo cellulare, per favore?»
Si voltò verso Kyouka. «Uhm, certo, ma perché?»
«Devo scoprire cos'è uno Jocca.»

Quando i tre bambini arrivarono dalla principessa, rimasero senza parole.
«Com'è bella!» esclamò Aringa, incantato.
«Com'è dolce!» intuì Jocca, empatica.
«Com'è gentile!» Sushi era quasi sull'orlo delle lacrime. «Ci ha benedetto con la sua presenza!»


Atsushi ritirò immediatamente qualsiasi commento sull'in character dei personaggi. Forse giusto Aringa si salvava.
«Dunque è un formaggio...» Kyouka borbottava tra sé e sé, lo sguardo allo schermo del cellulare.

La principessa si risvegliò. Era difficile dormire, con tutta quella confusione. Così, incontrò tre piccoli sguardi incuriositi.
«Oh, dovete essere i proprietari della casetta.» La principessa lo capì subito grazie alla sua intelligenza superiore. «Bentornati, io sono la principessa Osamu.»
«La principessa Osamu?!»
«Ecco perché era così bella, dolce e gentile! È indubbiamente frutto dei saggi insegnamenti del buon re Odasaku!»
«Oh, re Odasaku, quanto ci manchi! Sia sempre maledetto il re Ango! Sia eternamente maledetto il malvagio re Fedoro!»


Un punto forte di quel racconto era senza ombra di dubbio il realismo dei dialoghi.

«E voi chi siete, piccoli nani?»
«Non siamo nani, siamo bambini!»
«Perdonatemi, non sono pratico di bambini. Quelli adottati dal re Odasaku li ho spediti in miniera e sono anni che non li vedo.»


«Cosa?»
«Beh,» Dazai piegò appena la testa. «non c'era più posto per loro a palazzo, che almeno si rendessero utili!»
Atsushi non volle sapere altro.

«Tu sei un gatto, vero, bambino?»
«Sono una tigre! Mi chiamo Sushi!»
La principessa trovò molto divertente che ci fosse un gatto di nome sushi e già gli stette simpatico. Anche gli altri due si presentarono e tutti divennero subito grandi amici.


C'era il leggero sospetto, visiblmente non sfuggito ad Akutagawa, che Dazai facesse dei favoritismi. Atsushi cercò di far finta di nulla e ignorò lo sguardo-lastra dell'altro.

«Dunque siete in fuga dal perfido re Fedoro.» riepilogò la piccola Jocca.
«Sì, e ora mi nasconderò qui.» La principessa aveva già deciso. Quella casa gli piaceva e anche i tre bambini non erano male.
«Cucinerai, pulirai e baderai alla casa, in cambio?»
La principessa Osamu guardò il piccolo e dolce Sushi. Scoppiò a ridere. «Assolutamente no!»
Fu così che iniziò la convivenza della principessa e dei tre bambini.


"Poveri bambini."

Di giorno, i tre si allontanavano per sventare il crimine da qualche parte che a noi non interessa.

«Anche Aringa?» chiese Atsushi.
Dazai annuì, con fare grave. «Sì. Anche Aringa.»
Akutagawa rimuginò su quelle parole.

E la sera tornavano a casa, distrutti nell'animo e nel fisico. Dovevano poi occuparsi del cibo e delle pulizie, perché di certo una principessa non va a fare il servo in casa sua, figurarsi in casa d'altri!

"POVERI BAMBINI."

Nel frattempo, a palazzo, Ivano aveva informato il perfido re Fedoro dell'avvenuta sparizione della principessa.
«Cos'hai, Dos?» Seppur nello specchio, Nicola aveva notato che il volto stordito del re si era incupito. «Non sei felice che la principessa si sia tolta di torno? Temi possa tornare?»
«No.» Lo sguardo confuso del re era perso oltre la finestra. «È che mi è venuta un'idea più bella. Però Osamu è in un fosso e ora non posso più metterla in atto.»
«Oh, povero Dos, come ti capisco!» Nicola sospirò, una mano alla guancia. «Non hai idea di quante volte mi venga in mente un metodo più pittoresco di ammazzare la gente! Che rabbia, poi, quando mi viene quando ho appena finito!»
«Se mi è concesso chiedere, venerabile, supremo e perfetto sovrano.» Ivano, in ginocchio da trentacinque minuti, prese la parola. «Qual è la vostra nuova, illustrissima idea?»
Il malvagio re Fedoro sospirò. «Volevo mangiare il fegato e i polmoni della principessa con sale e pepe.»
Nicola lo guardò. Ivano lo guardò.
«Di nuovo il cannibalismo, mio splendente re?»
«Non è che hai solo fame, Dos? Vuoi dei firecracker shrimps? Li faccio io, non sai che spasso quando si accorgono che ci ho messo i petardi sul serio!»
«Non è la stessa cosa...» Il perfido re era davvero affranto. «Se poi penso a quanto sia improbabile riuscire ad estrapolare gli organi alla principessa, è ancora più deprimente. L'ho detto. È potenzialmente immortale. Non si farebbe sottrarre fegato e polmoni con così tanta facilità.»
«C'è ben di peggio, Dos.» annunciò Nicola. Il malvagio re Fedoro lo guardò. Le parole dello specchio piovvero come gocce di petrolio. «Ho spiato dai riflessi in cucina. Pare sia finito il sale.»
«Quindi,» Il perfido re inorridì. «se anche avessi il fegato e i polmoni della principessa, non potrei mangiarli con sale e pepe?»
Nicola abbassò lo sguardo. «No, Dos.»
Che colpo terribile aveva subito il perfido re! Ben gli stava!


Atsushi si chiese se, in realtà, non stesse sognando. Forse tutto quello era un'allucinazione. Forse Dazai non era davvero venuto a casa loro in piena notte, forse non c'era davvero Akutagawa in pigiama frilloso ottocentesco ad un paio di metri da lui, forse niente era vero e la realtà tutta era una simulazione.
Il suo distacco dalla realtà iniziava a farsi sempre più brutale. Gli sembrava quasi di vedere i volti di Higuchi e della ninja, Gin, fuori dalla finestra, i nasi incollati al vetro. Gli sembrava che il cellulare di Dazai avesse una spia rossa intermittente, neanche fosse stato hackerato e qualcuno lo stesse spiando. Aveva anche la bizzarra sensazione che ci fosse qualcuno che camminava in cerchio fuori dalla porta, con fare seccato, e che non suonava per chissà quali motivi. Ma erano le tre di notte passate, era comprensibile fosse così stanco.

I giorni passarono. La principessa Osamu si era adattato benissimo al nuovo ambiente, e viveva allegro e felice nel boschetto. Quel che non sapeva era che il perfido re Fedoro si annoiava a non averlo più intorno, quindi aveva deciso di rintracciarlo e di andare a tormentarlo.
«Mi annoio perché non ho più la principessa Osamu intorno.» annunciò il perfido re Fedoro. «Quindi ora lo rintraccerò e andrò a tormentarlo. Questo dovrebbe alleviare la mia noia.»
«Ma, Dos, perché hai ripetuto quello che ha detto la narrazione?»
«Ho aggiunto una frase. La mia spiegazione è più utile della narrazione.»
«Avrei dovuto sospettarlo. E come intendi rintracciarlo? Vuoi ricorrere all'hackeraggio? Ingaggiare degli investigatori? Usare la magia nera?»
«No. Cerca negli specchi e nei riflessi.»
«Oh.» Nicola sospirò. «Va bene, vado. Ah, a proposito.»
«Mh?»
«Dov'è Ivano?»
«L'ho messo in prigione.»
«E perché mai?»
«Per alleviare la mia noia.»
«Ricordati di dargli pane e acqua, però!» Detto ciò, Nicola si dileguò nei meandri dello specchio.
Il perfido re, rimasto solo, si perse a guardare l'orizzonte. All'improvviso, si riscosse. «Ah. Ecco cosa dovevo fare. Chissà se Ivano è ancora vivo. Potrei controllare.»
«Dos, ho trovato la principessa Osamu!»
Il malvagio re giunse alla conclusione che Ivano poteva aspettare. «Dov'è?»
«Nella casetta dei tre nani.»
«Poveri nani.»
«Allora, allora, allora!» Nicola era su di giri. «Cosa vuoi fare? Vuoi intrufolarti in casa, fare a pezzi la principessa e rimontarlo in disordine?»
Il perfido re scosse la testa. «No. Non mi sporcherò le mani.»
Nicola si sgonfiò. Per esplicare meglio il suo disappunto, sbuffò sonoramente. «Ma è più divertente se ci si sporca le mani!»
Il piano del re era molto, molto più crudele: il malvagio sovrano voleva infatti soffocare la buona principessa.
Così, inviò uno degli esemplari del suo harem. In realtà, questa persona faceva parte del suo harem solo per metà, perché i suoi capelli erano bianchi solo per metà. L'altra metà era lilla. Inoltre, non era uno psicopatico, ma un esaurito. Il suo nome era Sigma e faceva parte dell'entourage del perfido re solo perché non sapeva dove altro andare. Tutti si erano ben premurati di nascondergli il fatto che chiunque l'avrebbe volentieri accolto in casa propria, buono, gentile e adorabile com'era.
Il compito di Sigma era cercare di vendere alla principessa un nastro e, al momento opportuno, cercare di strangolarcela.
Nel frattempo, alla casetta, i tre bambini erano assenti e, prima di andare, si erano premurati di dire a tutte le bestie feroci del circondario di non avvicinarsi alla casetta.
«La principessa Osamu è tanto bello quanto spaventoso.» aveva detto Sushi, che parlava con i felini. «Non fate contatto visivo, mi raccomando!»
«E soprattutto» aveva aggiunto Jocca, serissima: «non entrate in casa, o diverrete tappeti.»
Aringa non aveva detto niente, perché gli altri due avevano già detto tutto - Soprattutto Sushi, che era tenero e carino e tutti gli davano retta, e Aringa avrebbe davvero dovuto prendere esempio da lui!


"Dazai-san, per favore, basta..." Atsushi si sforzava tanto di avere rapporti più o meno pacifici con Akutagawa, perché Dazai voleva mandare tutto a monte? Già sentiva un paio di occhi piantati nella spalla come coltelli. - Controllò la spalla, fosse mai fossero coltelli veri.

Rimasto solo in casa, la principessa sentì qualcuno bussare. Toc toc!
«Chi è?» fece la principessa.
«Sono un povero mendicante.» rispose una voce dolce, tenera e carina quasi quanto quella di Sushi. «Per favore, ho bisogno di denaro, compra un nastro, è bello!»
Impietosito, la principessa aprì la porta. Davanti a lui si stagliava un figone con i capelli metà bianchi e vestito con abiti costosissimi e appariscentissimi, con tanto di redingote foderata in trama di cielo stellato e stivaloni. Non avesse avuto quel faccino innocente - Che era davvero simile a quello di Sushi! - sarebbe sembrato un master stiloso in salsa sci-fi anticheggiante.


Che razza di descrizione era. Atsushi si mise sull'attenti. Era un po', in effetti, che Dazai non diceva nulla di troppo strano, doveva aspettarsi contenuti inopportuni da un momento all'altro.

Metà di lui faceva supporre un suo essere un sottoposto del perfido re Fedoro, ma l'altra metà era troppo innocente e troppo lilla per potersi associare ad un personaggio così moralmente basso.
«Oh, povero mendicante povero!» La principessa era in possesso di un gran senso dell'umorismo. «D'accordo, ti compro il nastro, ma solo perché mi ricordi Sushi!»
«Chi è Sushi?»
«Il mio gatto.»
Sigma non seppe come prendere quell'affermazione.


Atsushi neppure.

La principessa e il finto mendicante si accordarono sul prezzo, pari a un tozzo di pane.
«Sei un povero mendicante povero, no?» La principessa gli diede il tozzo di pane con un gran sorriso. «Il cibo puoi mangiarlo, è molto meglio del denaro!»
Sigma non seppe come controbattere a tale saggia affermazione, quindi si prese il tozzo di pane e porse il nastro alla principessa.
«Ah, ma sei tutta in disordine!» disse, memore di ciò che il perfido re gli aveva detto di dire: «Lascia che ti aiuti a legare il nastro al corpetto!»


«Al corpetto?» Atsushi quasi trasalì. «Ma com'è vestita, la principessa?»
«Ha un corpetto blu, una gonna gialla e un fiocco rosso tra i capelli.»
"È daltonica." Un pensiero che, Atsushi ne era certo, aveva unito le menti del pubblico tutto. Considerato poi chi si supponeva fosse la principessa, aveva qualche dubbio che un simile abbigliamento gli donasse.

Quando fu il momento di legare il nastro, però, con scatto felino ed agile mossa, Sigma lo avvolse attorno al collo della sventurata principessa e strinse con tutte le forze!

Atsushi si sporse in avanti. Akutagawa aveva palesemente trattenuto un singulto sorpreso. Kyouka aveva le guance piene di pop corn come un criceto.

.

Note:
* Si può facilmente intuire, la scena iniziale è ripresa da Il Re Leone.
* So che Akutagawa non dice "Dazai-sama-san", è volutamente nonsense.
* In realtà, secondo me Dazai non si farebbe problemi a parlare di sesso con i suoi figliocci adottivi, però trovo più divertente sia assolutamente incoerente nel vietar loro "certe cose" e poi raccontare cose a rating più alto.
* Kyouka ha una camicia da notte carina e Atsushi un pigiama a caso perché all'Agenzia hanno delle priorità.
* Sì, in teoria Dazai e Akutagawa si sono più o meno riappacificati, ma passatemi tutte le frasi diversamente carine di Dazai nei confronti di Akutagawa.
* Il femminile randomico in riferimento alla principessa è voluto. Non per qualche motivo di correttezza pronominale, è così e basta.
* «le G, le m, le d»: Dalla formula di calcolo della gravità.
* Alcune frasi (deliranti) della principessa e del principe al pozzo sono tratte dalle canzoni Io spero e Non ho che un canto (Altrimenti note come Canzone del pozzo e Canzone del principe), dal film Disney di Biancaneve.
* La "trottola gay" è un riferimento al fatto che la mossa che la Shin Soukoku usa nell'anime per sconfiggere Gončarov è effettivamente color arcobaleno. Considerato poi che è la Shin Shoukoku e quell'episodio era pure andato in onda durante il Pride Month-
* Sì, per Dazai è difficile dire "Gončarov" e non "Dostoevskij".
* L'arrivo della principessa nella casetta e le reazioni dei bambini sembrano più Riccioli d'oro e i tre orsi. Ma tanto la principessa è rompipalle uguale, quindi non c'è problema. (?)
* «con scatto felino ed agile mossa»: Dalla sigla di Lady Oscar dei Cavalieri del Re. Non ha nessun motivo di essere qui, ma non importa.


A quanto pare, scrivere idiozie su Stormbringer ha sfondato i portoni dell'ispirazione delirante *La cosa-*, quindi eccomi di nuovo qui - Per la gioia di grandi e piccini, ma anche no.

Credo ci siano millemila rivisitazioni di Biancaneve in chiave Soukoku, o comunque a tema BSD, soprattutto perché Dazai l'ha esplicitamente promptato nella Mela Morta - Ma non c'è limite al fillare il suo prompt, quindi eccone una versione molto caotica sotto tanti punti di vista. La parte narrata me la sono immaginata con la grafica di Wan!, però potete immaginarvela come volete.

La conclusione di questo capitolo è un po' improvvisa perché non si supponeva fosse multicapitolo. Ordunqueperciò, ho intenzione di postare la conclusione subito.
Al prossimo capitolo!

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Capitolo 2
*** Parte 2 ***


Dopo diciassette minuti, la principessa Osamu fece patpat al povero assassino fallito.
«Hai ancora molto da imparare.» Prese il nastro e, senza impegnarsi granché, lo sfilò da attorno il collo. «Non basta metterci forza, devi riuscire a stringere le corrette vie respiratorie, e usare un nodo adeguato. Ad esempio, il nodo-»
Di fronte al suo plateale fallimento, il povero e innocente Sigma scoppiò in lacrime. Neppure la principessa Osamu si aspettava una reazione del genere!
«Io neanche ci volevo venire qui!» pianse il povero ragazzo: «Io sono solo un uomo comune, non ho grandi poteri e neanche grandi responsabilità, volevo solo dirigere un casinò volante e vestirmi figo!»
«Oh, povero caro!» La principessa Osamu, puro come l'acqua di una sorgente-


In prossimità dei tubi di scarico di una fabbrica di sostanze tossiche.

-ebbe pietà dello sventurato Sigma. «Sei ancora giovane, puoi liberarti del giogo del perfido re Fedoro. La tua bontà e la tua bellezza ti aiuteranno. Quanti anni hai, bel giovane?»
«Tre.»


Delle sirene in lontananza. Nessuno seppe dire se fossero della polizia o dell'ambulanza ma, per sicurezza, Dazai s'interruppe per qualche secondo. Riprese quando il rumore fu abbastanza lontano.

«Sei per caso un orfanello traumatizzato?»
«Non ho memoria di miei eventuali genitori...»
«Allora, per comodità, ti riterrò un orfanello traumatizzato. Ho deciso che lavorerai per me, e sarai libero dal perfido re Fedoro.»
Lo sventurato Sigma, con il volto rigato dalle lacrime e gli occhi colmi di lacrime pronte a rigargli il volto, si gettò ai piedi della principessa. Spesso la gente sentiva il bisogno di gettarsi ai piedi della principessa. «Oh, grande principessa! Siete così buono!»
«Certo che lo sono, sono figlio del grande, fighissimo e buonissimo re Odasaku!» La principessa aiutò Sigma a rialzarsi. «Ora va', Sigma. Sei libero.»
«Sì.» Parve realizzare qualcosa. «Ma dove devo andare, principessa?»
«In miniera. Si lavora sette giorni su sette, sette ore di luce e sette ore di notte, e sette ore sono lavoro d'ufficio. Le tre ore restanti sono a tua disposizione, usale per mangiare e dormire.»
Sigma pianse dalla gioia.


Indubbiamente.

La notizia del fallimento di Sigma giunse alle orecchie del malvagio re Fedoro.
«La notizia del fallimento di Sigma è giunta alle mie malvagie orecchie. Non sono stupito.»
«Della notizia o del fatto che sia giunta alle tue malvagie orecchie?»
Il perfido re Fedoro fissò Nicola, e lo fissò a lungo. «Perché, all'improvviso, queste domande a trabocchetto?»
«Veramente-»
«Avevo previsto che Sigma avrebbe fallito. Volevo vedere come. E, in fondo, speravo che Osamu ci restasse secco.»
«Una speranza oserei dire vana, Dos.»
«Quindi ho già stabilito la mia prossima mossa.» Il malvagio re Fedoro prese una delle campanelle e la suonò.
L'individuo convocato, non appena mise piede nella stanza, prese fuoco. Dato che il perfido re Fedoro aveva previsto anche questo - Anche perché ci era abituato -, attivò il sistema anti-incendio e l'individuo convocato fu spento.
Tale persona era tal Nataniele, un prete che il malvagio re Fedoro aveva ipnotizzato in un momento di noia. Il problema era che Nataniele non aveva ancora livellato abbastanza per ottenere la laurea in pretologia e il re Fedoro era Satana, quindi Nataniele tendeva a prendere fuoco ogni volta che si trovava in presenza del malvagio sovrano. Il malvagio re Fedoro l'aveva ipnotizzato anche perché il presto-prete aveva i capelli tendenti al bianco, seppur corti, e aveva messo in conto l'ipotesi che potessero crescergli. La sua tendenza alla combustione, tuttavia, faceva sì che i suoi capelli rimanessero sempre corti. Allo stesso modo, l'ipnosi era stata così perfetta da sembrare irreversibile e il malvagio re non sapeva più che farne. Guardando bene, aveva scoperto al polso del forse-reverendo un cartellino con su scritto "In caso di smarrimento, riconsegnare a Margherita". Erano anni che cercava una tale Margherita ma le ricerche, come deducibile dal fatto che si stessero protraendo per anni, non avevano dato alcun risultato.
Il malvagio re Fedoro spiegò a Nataniele cosa dovesse fare e Nataniele, ancora ipnotizzato dopo anni, annuì e si dileguò.


«Volete indovinare» Dazai guardò i tre ragazzi davanti a sé, uno per uno. «in che modo si suppone Nataniele uccida la principessa Osamu?»
Akutagawa alzò subito la mano. Quando Dazai gli diede la parola, quasi esitò per l'emozione. «Vuole fargli un lungo sermone educativo e filosofico in modo da ucciderlo lentamente e dolorosamente.»
«Suvvia, Akutagawa-kun!» Dazai sventolò la mano, a scacciare le sue parole. «Non è una brutta idea, ma questa storia non è così cruenta!»
"Come sarebbe a dire non è cruenta?!"
«Qualcosa mi dice» Kyouka mormorò, le mani strette attorno ad una bottiglia di succo di frutta apparsa in un momento indefinito. «che Nataniele sia un cecchino.»
Dazai le puntò un dito contro. «Esatto, Kyouka-chan! Nataniele è proprio un cecchino!»

Nataniele si appostò davanti alla casetta abusiva. Quando vide la principessa Osamu passare davanti alla finestra, sparò e la centrò in pieno. La principessa, non la finestra. O meglio, anche la finestra, perché la principessa era al centro esatto. Svolto il suo compito, se ne andò. Nataniele, non la finestra.
Dopo qualche minuto, la principessa Osamu si rialzò. Si era accorto del cecchino, era passato davanti alla finestra appositamente per farsi colpire, si era anche disegnato un bersaglio sulla fronte per aiutarlo - E invece quello sciocco di Nataniele l'aveva colpito al petto! Per la precisione, l'aveva colpito all'altezza del cuore. Così, la principessa si limitò a prendere il proiettile insanguinato e a buttarlo nel cestino.


«Ma,» Atsushi prese la parola. «se il proiettile era insanguinato, vuol dire che ha colpito la principessa, e che quindi la principessa non aveva nessun giubbotto antiproiettile o un qualche libro o-»
«Il proiettile era insanguinato perché Nataniele, al pari di Aringa, non è mai uscito dalla sua fase emo-goth.» spiegò Dazai. Dall'espressione di Akutagawa, era chiaro non avesse apprezzato l'aver accostato Aringa a Nataniele.
«... Quindi la principessa aveva un giubbotto antiproiettile o qualche tipo di protezione?»
«Certo che no, Atsushi-kun.»
Atsushi decise di non indagare oltre.

«La notizia del fallimento di Nataniele è giunta alle mie malvagie orecchie. Non sono stupito neanche di questo.»
«Oh, Dos, hai parlato prima della narrazione!»
«L'avevo prevista.»
«Vuoi mandare qualcun altro ad infastidire la principessa Osamu?»
«Certo.»
«E chi?» Nicola alzò un dito. «Ivano è diventato così magro che è riuscito a passare tra le sbarre, e ora si aggira per le prigioni. Sigma è stato schiavizzato nelle miniere. Nataniele è tornato nell'armadio ignifugo.» Sgranò gli occhi. «Non vorrai mica-»
Ma il piano del perfido re Fedoro era esattamente quello previsto da Nicola.
Torniamo alla dolce principessa Osamu. Ormai erano trascorsi svariati altri giorni e, nonostante due tentativi di omicidio e trentasei di suicidio, la povera principessa stava iniziando a sentire i primi segnali della noia.
Un giorno, mentre leggeva le etichette del cibo in scatola chiedendosi se potesse smettere di esistere inghiottendo un tubo di wasabi intero, udì una voce.
«Quiz time!» La voce veniva da uno specchio, e nello specchio c'era Nicola, il malvagio tirapiedi del malvagio re Fedoro! «Ci sei dentro, ma non puoi entrarci. Che cos'è?»
La risposta era a dir poco stupida, soprattutto se suggerita così spudoratamente. «Lo specchio.»
«Esatto!» Due mani spuntate dal nulla afferrarono le braccia della principessa e lo trascinarono fino allo specchio. Si aprì un varco e le mani vi gettarono dentro la principessa. Il varco si richiuse e nella casetta cadde il silenzio.


Dazai tacque, l'espressione solenne. Atsushi si astenne dal commentare, perché l'unico commento possibile sarebbe stato qualcosa a riguardo della ritrovata tranquillità della casetta e del bosco.
«Il malvagio re Fedoro ha rapito la principessa?» Akutagawa fece la domanda che Dazai stava palesemente aspettando.
«Esattamente.» Annuì, grave.
«Ma questo non c'era, in Biancaneve.» osservò Kyouka.
«Già. Ma l'avevo detto: è una rivisitazione.»
Atsushi iniziò ad avere davvero paura.

Grazie a Nicola, il perfido re Fedoro aveva segregato la principessa Osamu in una stanza in cima ad una torre altissima. Nella stanza c'erano solo un letto e un arcolaio.
«Oh, un arcolaio!» La principessa si mise subito a filare. Aveva sentito, infatti, che pungersi con il fuso di un arcolaio avrebbe portato ad una morte subitanea ed indolore. Fila, fila, fila, ma nessuna puntura sembrava abbastanza mortale! La principessa era davvero deluso, ma non demorse.
La principessa non era solo. La torre altissima, infatti, era sorvegliata da un immenso drago rosso, che di solito aveva le sembianze di un uomo dall'aria poco sana, vestito di bianco e con lunghi capelli bianchi. Avrete già intuito che si tratta di un altro esemplare dell'harem del perfido re Fedoro. Si chiamava Scibusaua, e aveva un problema con i gioielli, le collezioni e i grattacieli.


«In che senso?»
«Quello che ho detto, Atsushi-kun.»

A parte dire cose poco chiare e fare dei falò con i gioielli, però, Scibusaua era relativamente tranquillo. Certo, pugnalò la principessa alle spalle con un pugnale ricoperto di veleno, ma la principessa Osamu si riprese in un paio d'ore e potè dedicarsi di nuovo alla filatura. Non era riuscito a morire, ma si era confezionato un bellissimo abito bianco, con camicia blu e cravatta rossa. Dato che nella stanza c'era pure uno specchio - Nicola aveva pur dovuto portarlo lì, in qualche modo -, trascorse svariato tempo a cercare la pettinatura che potesse meglio adattarsi all'abito nuovo.

Atsushi stava lentamente passando dalla paura alla confusione ma, se non altro, la principessa Osamu sembrava aver indossato qualcosa di meno visivamente epilettico.

Nel frattempo, i tre bambini erano tornati alla casetta. Bastò poco per capire cosa fosse successo.

«Ma come fanno a capire che la principessa è stata rapita attraverso uno specchio?»
«Se non la smetti di interrompere, jinko

Riuscirono a capirlo perché la principessa, che aveva previsto tutto, aveva lasciato loro un messaggio. Il messaggio era una lista della spesa dove era sottolineato il wasabi. Il wasabi era stato lasciato vicino alla finestra, dove ancora spiccava il foro lasciato dal proiettile di Nataniele. La finestra del tentato omicidio da parte del malvagio re Fedoro, dunque un indizio che riconduce a lui, unito alla proprietà riflettente del vetro, che richiama lo specchio, fece ben presto capire ai tre bambini che la principessa era stato rapito attraverso lo specchio per colpa del perfido re Fedoro. Dove fosse in quel momento, tuttavia, non lo sapevano.
«Dobbiamo ritrovare la principessa!» Il dolce Sushi era decisissimo.
«Lui è sempre stato così buono, con noi!» Aringa, se possibile, era ancora più decisissimo. «Non solo le bestie non si sono più avvicinate, ma si è anche sbarazzato di tutti i ladri e i malintenzionati che si sono appropinquati alla nostra dimora!»
Jocca annuì. «E se n'è sbarazzato ponendoli correttamente nell'umido.»
«Non avevamo mai fatto la differenziata, prima del suo arrivo.» Sushi si perse nei suoi ricordi. Succedeva spesso, e di solito gli ci volevano almeno tre minuti per tornare al presente. «È stato grazie ai suoi insegnamenti che ora sappiamo come farla, riducendo al minimo ciò che va gettato nell'indifferenziata!»


«Questo» spiegò Dazai: «è perché le fiabe devono dare degli insegnamenti. Questa fiaba insegna ai bambini a fare la raccolta differenziata.»
"Questa fiaba non insegna assolutamente questo e non la deve sentire nessun bambino in primo luogo!"

Un dettaglio, però, ostacolava la determinazione dei tre bambini.
«Ma chi mai potrà sapere dove è stato condotto la principessa Osamu?» chiese Sushi.
«Dobbiamo trovare un adulto responsabile.» Gli altri due accolsero la saggia proposta di Jocca con cenni d'assenso. Sapevano già dove cercare. «Andiamo dallo zio Doppo.»


Atsushi sbattè le palpebre. Aveva l'impressione che la finestra dietro Dazai fosse in qualche modo affollata. Oltre a Higuchi e Gin, ora allucinava persino Kunikida - Sbiancato alla menzione di tal "zio Doppo" -, Ranpo - Più alto degli altri, e Atsushi sospettò stesse usando uno sgabello. Se lo sgabello fosse di legno o fosse vivo, non voleva saperlo - e Yosano - Gli occhi le brillavano troppo. Si sfregò gli occhi.
«Sei stanco, Atsushi-kun?»
«Sono...» Era difficile da spiegare. «calato nella storia, suppongo?»
«Oh!» Dazai scattò su. Le persone dietro la finestra si abbassarono di colpo. «Qui c'è bisogno di un po' di caffè! Aspetta che lo ordino.»
«Alle quattro di notte?»
La mano di Kyouka sulla sua bloccò qualsiasi ulteriore domanda.
«Ordinato!»
Atsushi evitò di far notare che non aveva chiesto a nessuno che tipo di caffè volessero.
«Vai ad aprire tu, eh, Atsushi-kun?» Dazai si lasciò ricadere seduto. «Qualcosa mi dice che non devo avvicinarmi al pianerottolo per un po'.»
Se ascoltava bene, Atsushi riusciva quasi a sentire, flebile flebile, il rumore di unghie che graffiavano sulla porta. Che fosse Natsume-sensei? Frenò un tremito. Sperò che nessuno l'avesse notato. Perché ci aveva pensato. Non poteva tirare fuori il tiragraffi in presenza di così tanta gente - Soprattutto, non in presenza di Akutagawa. Pianse la sua povertà - Se fosse stato ricco, si sarebbe potuto permettere un divano in pelle, e i divani in pelle erano eccellenti sostituti dei tiragraffi!
«Dicevamo.» Dazai riprese la sua storia bellissima ma non troppo.

Lo zio Doppo non era davvero zio dei tre bambini - Che, tra l'altro, non erano neppure imparentati. Lo zio Doppo era un vecchio burbero che viveva in una capanna non troppo lontana dalla loro casetta. Viveva da solo, circondato da libri e taccuini, ed era solo perché era burbero e noioso.

Dietro la finestra, gli occhiali di Kunikida parvero brillare di luce propria. Atsushi confidò fosse un'allucinazione effettiva, perché aveva appena avuto l'inquietante immagine di due laser oculari che trafiggevano Dazai - Senza sortire alcun effetto, purtroppo per Kunikida.

Lo zio Doppo, in realtà, aveva una backstory molto tragica: veniva traumatizzato almeno una volta al mese nei modi più pittoreschi e sua figlia, Aya, avuta da non si sa chi, era partita tempo addietro per la Romania, o forse per l'Irlanda, e si era trovata un altro padre.

Atsushi vide distintamente Kunikida alzare un pugno, e Yosano intervenire per evitargli di spaccare la finestra. O almeno, Atsushi vide le allucinazioni compiere quei gesti - Anche se erano allucinazioni davvero molto lunghe e concrete.

Sushi, Jocca e Aringa arrivarono dunque alla casupola dello zio Doppo, nella speranza che non fosse giorno di trauma.
Toc toc!, fecero i bambini.
«Chi è?» rispose una voce da dentro.
«Siamo Sushi, Jocca e Aringa!»
Quando lo zio Doppo aprì la porta, si ritrovò davanti i tre bambini.
«Dolcetto o scherzetto?»
«Cos-»
E i tre bambini chiusero lo zio Doppo in un sacco.


«Ah, no, scusate.» Dazai sventolò una mano. Non sembrava affatto dispiaciuto. «Ho sbagliato storia.»
Se il Kunikida silenziosamente imprecante alle sue spalle non fosse stato un'allucinazione da sonno, Atsushi avrebbe giurato Dazai l'avesse fatto apposta.

I tre bambini, che non avevano chiuso lo zio Doppo in un sacco, spiegarono cos'era successo alla povera principessa.
«Ah, bene!» Lo zio Doppo si ricompose e si risistemò gli occhiali. Che in realtà l'avessero davvero chiuso in un sacco per un paio di minuti? «Finalmente la pace e il buon senso torneranno a regnare in questo bosco!»
«Quindi non ci vuoi aiutare, zio Doppo?» I volti dispiaciuti dei tre bambini - Più quelli di Sushi e di Jocca che di Aringa, ma tanto erano due sue tre, quindi era comunque la maggioranza - erano troppo per il cuore ridicolmente buono e colmo di buoni sentimenti dello zio Doppo.
Il buon uomo si trovò quindi di fronte ad una scelta: aiutare i tre adorabili bambini e riportare la principessa Osamu nel bosco, o dare un dispiacere ai tre adorabili bambini e lasciare la principessa Osamu nella torre?
Dato che era un uomo molto calcolatore, trovò una soluzione capace di rendere tutti felici.
«Non conosco il luogo in cui è tenuto prigioniero la principessa Osamu.» La sua voce e la sua espressione erano serissime. «Né saprei come scoprirlo, se non dicendovi di stilare un elenco delle proprietà del malvagio re Fedoro.»
«Ma il malvagio re Fedoro ora possiede tutta Iocoama e tutto il sistema fognario!»
«Esattamente, piccolo Sushi. Quindi, non posso che darvi tre cose che vi aiuteranno nel vostro viaggio.» Detto ciò, il burbero anziano diede loro tre oggetti.
Il primo era un biglietto con su scritto un indirizzo. «Ci vive l'oRanpolo.» spiegò: «L'oRanpolo conosce le risposte a tutte le vostre domande.»
Il secondo era un sacchetto con pane, mele e succhi di frutta. «Mangiate, state sciupati!»
Il terzo era un bazooka. «I pugnali e i demoni infernali non sono abbastanza con certe creature che girano nel bosco!»


«Anche se le armi bianche non ti tradiscono mai.» Kyouka pronunciò quella frase come una massima.
«... Che razza di cose ci sono, nel bosco, per cui dei demoni infernali-» Il borbottio di Akutagawa fu interrotto dalla ripresa del racconto.

Ringraziato e salutato lo zio Doppo, i tre bambini si recarono all'indirizzo segnato. Cammina cammina, i tre giunsero infine a casa dell'oRanpolo. L'oRanpolo viveva in una casetta di marzapane, con il tetto di cioccolato, le finestre di zucchero e la cassetta della posta di biscotto.

Dietro la finestra, Ranpo fece schioccare le labbra, con un'espressione di disappunto. Doveva avergli fatto venire fame. Kunikida, nel mentre, si era placato e si limitava a borbottare.

Toc toc!, fecero i bambini.
«Siete Sushi, Jocca e Aringa!» La risposta che arrivò da dentro la casetta di marzapane colse di sorpresa i tre bambini. Ad aprire loro non fu l'oRanpolo, ovviamente, ma il corviforme Edgardo, uno dei suoi accoliti. Gli altri accoliti dell'oRanpolo, che sedeva a capotavola di una tavola di torta, erano Mushitaro e Carlo il Procione. I tre si dividevano i ruoli di Braccio destro, Voce della non-ragione e Schiavo.


«Sapreste dire chi era chi?»
«Mmh...» Kyouka ci pensò un istante. «Edgardo ha aperto la porta. Potrebbe essere perché doveva controllare che gli ospiti non fossero un pericolo. Quindi, io direi che è Edgardo il Braccio destro.»
«Sì, Edgardo ha aperto.» concordò Akutagawa: «Ciò significa che non siede alla destra dell'oRanpolo. L'unico altro umaniforme presente è Mushitaro. Il Braccio destro è lui.»
Atsushi guardò Kyouka. Poi guardò Akutagawa. Erano quasi teneri, nella loro innocenza - Oddio, cosa aveva appena pensato. Non di Kyouka, di Akutagawa. Dov'era il suo tiragraffi.
«Atsushi-kun?»
Atsushi sforzò un sorriso. «... Sarebbe davvero comico se fosse Carlo il Procione, eh?»
Dazai annuì, piano.

Il Braccio destro dell'oRanpolo era Carlo il Procione, la creatura più intelligente del circondario dopo l'oRanpolo stesso.

Ecco, appunto. Kyouka e Akutagawa rimasero senza parole. Dietro la finestra, Yosano era corsa a tappare la bocca a Ranpo, o la sua risata si sarebbe sentita fino al Port Mafia.

Mushitaro era la Voce della non-ragione. Edgardo, naturalmente, era lo Schiavo.
«So perché siete qui.» annunciò l'oRanpolo: «E so anche dov'è la principessa Osamu!»
«Oh, nobile oRanpolo!» Sushi giunse le mani, ma non si gettò ai piedi dell'oRanpolo, perché quest'ultimo non era la principessa Osamu. «Diteci ciò che sapete! Aiutateci a salvare la buona principessa Osamu!»
«Ve lo dirò.» L'oRanpolo era serissimo. «Ma prima...» Molto serissimo. «Dovrete superare delle prove.»
«Cosa?»
«Una serie di prove» intervenne Jocca: «per dimostrare di essere degni?»
«No, è che mi annoio.»
I tre bambini si scambiarono delle lunghe occhiate.
«Dovete andare alla Palude a Est per prendere la Perla Perlosa dalla bocca del Coccodrillo del Cocco, poi andare alla Brughiera dell'Ovest per scavare nella tana della Talpa Tappata per sottrarle una foglia mezza arancione e mezza verde, poi tornare alla Palude a Est, però più a Ovest, e dovete superare gli indovinelli del Pupazzo Pazzo di Neve che-»
«E questo» Sushi esitò un istante nell'interrompere una sì grande entità quale l'oRanpolo, ma doveva porre quella domanda. «ci darà qualcosa di utile per salvare la principessa?»
«Eh?» L'oRanpolo scrollò le spalle. «No, mi darà solo modo di divertirmi alle vostre spalle.»
I tre bambini si scambiarono di nuovo delle lunghe occhiate.
«Grazie per il disturbo.»
«Abbiamo sbagliato numero.»
«A mai più rivederci.»
Detto ciò, fecero dietrofront e uscirono dalla casa.


«... Okay?»
Akutagawa e Kyouka annuirono, con fare sapiente.
«Sono bambini intelligenti.»
«L'avrei assolutamente fatto anch'io.»
Ranpo era prossimo al piangere per le risate.

«Sei un imbecille!» Mushitaro si rivolse all'oRanpolo con un tono affine all'acido muriatico. «Ecco perché se ne vanno tutti! Come facciamo a mantenere la casetta, eh?»
«Avresti potuto aiutarli...» Il borbottio di Edgardo somigliava ad un pigolio. «Erano tre bambini innocenti e indifesi e-»
«Avevano un bazooka e stavano cercando la principessa Osamu per salvarlo.» La pacata risposta dell'oRanpolo era colma di sapienza. «Non sono né indifesi né innocenti. E» Guardò fuori dalla finestra di zucchero. «la risposta non è poi così al di fuori della loro portata.»
Carlo il Procione fece il verso del procione. Tutti si rimisero alla sua saggezza.


Atsushi quasi saltò. Il campanello d'ingresso aveva suonato.
«Dev'essere arrivato il caffè!» Dazai indicò la porta, come se Atsushi non conoscesse casa sua. «Vai ad aprire tu, Atsushi-kun?»
«S-sì...» Già voleva andarci, ma era comprensibile si fosse spaventato: erano le quattro del mattino passate, Dazai raccontava una fiaba discutibile con gente che suonava al campanello... Di certo non avrebbe voluto che la fiaba si concretizzasse più di così. Aprì la porta. Sbattè le palpebre. Non poteva essere un'allucinazione, l'aveva sentita anche Dazai!
«Ehm...» Lucy lo squadrò. Giusto, il pigiama da ospedale psichiatrico. «Cinque caffè forti?»
«... Suppongo?»
«Come "supponi"?»
«Aspetta, "cinque"?»
«... Tutto a posto?»
«Vieni, Montgomery-san!» Dazai le fece cenno di entrare. Atsushi non si diede pena di fargli notare che quella non fosse casa sua. «Ho espressamente chiesto di te apposta per farti rimanere!»
Da quello scambio di battute demenziali, Atsushi riuscì a ricostruire il piano assurdo di Dazai: approfittare del turno di notte di Lucy per farla venire a casa sua e avere un'altra spettatrice.
«Ma che...?» Atsushi aveva fatto strada a Lucy, e la poverina si era ritrovata con tre persone in pigiama, cinque alla finestra, indefiniti sul pianerottolo e Dazai. La sua faccia a metà tra la confusione e lo shock era comprensibilissima.
«Perché anche lei?» Akutagawa pose una domanda interessante. Kyouka non aveva staccato gli occhi da Lucy fin dalla sua apparizione nella cornice della porta d'ingresso.
«Perché mi sembrava brutto avere solo Kyouka-chan come pubblico femminile!»
Atsushi trattenne un facepalm.
«Su, Montgomery-san, siediti dove ti pare. Sto raccontando una fiaba!»
«Una...?» Il suo sguardo allucinato andò a loro tre. Fu Kyouka a rispondere: «Una rivisitazione di Biancaneve
«Una rivisitazione?» Lucy sembrava vagamente incuriosita. «Di chi?»
«Di Dazai-san.»
Lucy perse una gradazione di colorito. Aveva già capito. Atsushi ebbe pietà di lei e le narrò, con più tatto possibile, quali assurdità avevano accompagnato la principessa Osamu - Bastò questo dettaglio per farle comprendere a cosa stesse andando incontro.
Alla fine del riassunto, Dazai riprese la sua bellissima narrazione.

I tre bambini decisero dunque di andare dalla dottoressa Akiko, che abitava non troppo distante dalla casa dell'oRanpolo. Quando si avvicinarono alla casa, tuttavia, sentirono provenire dal suo interno delle urla disumane, il suono più straziante che essere umano possa produrre al culmine della più insopportabile delle sofferenze.

Yosano, una mano ancora sulla bocca di Ranpo, era visibilmente indecisa se rimanere perplessa o scoppiare a ridere a sua volta. Dato il rischio, Kunikida le aveva messo una mano sulla spalla, a riportarla con i piedi per terra.

I tre bambini, dunque, decisero non fosse necessario interpellare la dottoressa Akiko e proseguirono nel loro cammino.

Strano. Atsushi si sarebbe aspettato una lunga e accurata descrizione delle operazioni della dottoressa.

Passarono dunque a casa di due elfi, Naomi e Junichiro. Naomi e Junichiro erano sorella e fratello ed erano sempre vissuti insieme. Quando i tre si avvicinarono alla casa, tuttavia, sentirono provenire dal suo interno delle urla-

«I tre bambini, dunque» Oh, no, aveva abbassato la guardia! Atsushi si sentì in dovere d'intervenire. «decisero non fosse necessario interpellare i due elfi e proseguirono nel loro cammino.»
Dazai lo guardò di sottecchi. «Non spoilerare la fiaba, Atsushi-kun!»
Era questione di vita o di morte, e dell'innocenza già a repentaglio delle orecchie di Kyouka, oltre che di buona educazione nei confronti di Lucy. «È che sono molto ansioso di sapere come continua.» Cercò di fare l'espressione più seria che potè. «So che è la formula della fiaba, ma non c'è bisogno di ripetere tutto tre volte.»
Notò Akutagawa aggrottare la fronte. Lo intravide contare sulle dita. In effetti, lo zio Doppo e l'oRanpolo erano due, così come le scene della dottoressa e degli elfi, quindi come andavano contate...?
Dazai sbuffò. Non sembrava convinto, ma almeno non sembrava intenzionato ad approfondire. A proposito, come mai Tanizaki e Naomi non erano alla finestra- No, Atsushi non voleva davvero saperlo.

Cammina cammina, i tre bambini non sapevano più cosa fare. Si erano giocati le sagge indicazioni dell'oRanpolo, e ora non avevano idea di come ritrovare la loro amata principessa!
Ad un certo punto, qualcuno si parò sulla loro strada.
«Dolci bambini,» Era la fata dai capelli rossi e dei tetti verdi, Lucia. «perché avete un simile sguardo colmo di angoscia?»


Lucy non battè ciglio. Era ovvio sarebbe finita nella fiaba anche lei.

I tre bambini spiegarono alla fata dai capelli rossi le loro sventure.
«La principessa Osamu è una principessa.» La frase di Lucia sembrava un'ovvietà, ma era in realtà detentrice di grande conoscenza. «Non è che è tenuta prigioniera lì?» Indicò qualcosa alle spalle dei bambini.
In mezzo al bosco, difatti, si ergeva una torre alta tantissimi metri, avvolta da una notte perenne, e da cui di tanto in tanto si innalzavano i ruggiti di un drago rosso.


«Quindi fammi capire» Atsushi era certo di essere il portavoce di tutti i presenti. «i tre bambini hanno girato in tondo quando avevano una torre gigantesca e sospetta a pochi metri di distanza? E non ci ha pensato neppure lo zio Doppo?»
Dazai annuì, grave. «Spesso ciò che cerchiamo è davanti ai nostri occhi.»
Kyouka e Lucy affogarono le loro opinioni nel caffè. Akutagawa era stato trasmutato in una statua. Ranpo e Yosano tenevano le labbra serrate, in un fallitissimo tentativo di non ridere. Gli occhiali di Kunikida brillavano. Atsushi sentì di colpo il bisogno di toccare il riflesso degli occhiali sul pavimento, e di farlo di scatto, per non correre il rischio che il riflesso scappasse.

«Abbiamo trovato la principessa Osamu!»
«Ma come fate a dirlo? Io vi ho solo proposto-»
«Tuttavia,» Jocca prese la parola. «per quanto il bazooka dello zio Doppo possa indubbiamente tornare utile, non credo abbiamo livellato abbastanza per sconfiggere il drago e salvare la principessa. Nondimeno, non è nostro compito farlo.»
I tre bambini si scambiarono un'occhiata densa di significato. Sapevano cosa dovevano fare.


«Tutto questo» Atsushi si costrinse a guardare Dazai e non il riflesso sul pavimento. «e poi non sono loro a salvare la principessa?»
Akutagawa non lo riprese per l'interruzione. Era troppo pietrificato.
«Questo viaggio» spiegò Dazai: «ha insegnato loro che "salvare" non significa solo prendere a pugni un drago. Significa anche cercare qualcuno in grado di prendere a pugni un drago.»
Era un bel messaggio, ma non c'era nessun motivo per cui i tre bambini fossero giunti ad una simile conclusione.
«E poi, insomma!» Dazai si scolò il caffè rimasto nel suo bicchierino di plastica. «Chi è che salva le principesse dai draghi?»
Atsushi sospirò.

«La principessa Osamu, nella sua candida pudicizia, ci ha accennato al principe Chiocciola del Regno Vicino.» disse Jocca.
«Sì.» ricordò Sushi: «Ce ne parlava almeno trenta volte all'ora.»
«Ossia, metà delle nostre ore di veglia trascorrevano nel sentire la buona principessa tessere le lodi del piccolo principe Chiocciola.» riepilogò Aringa.
«Bene, allora.» fece la fata Lucia: «Cosa aspettate? Andate a prenderlo!»
Gli sguardi dei tre bambini erano funerei.
«Il Regno Vicino» confessò Jocca: «è lontanissimo.»
«Come "lontanissimo"?»
«È il regno più lontano che esista.» spiegò Sushi: «È nell'angolo della cartina geografica, isolato dal resto del mondo da montagne e mari. Ci vorrebbero mesi per arrivare!»


«Ma scusa.» Atsushi riprese la parola. «come faceva il principe Chiocciola ad andare a trovare la principessa Osamu così di frequente, allora? Era in vacanza da quelle parti?»
«No, Atsushi-kun. Il principe Chiocciola vola infrangendo la barriera del suono.»
«Oh, giusto.» Atsushi annuì. «Come ho fatto a non pensarci.»

A sentire simili parole di arrendevolezza, la fata Lucia, mossa a compassione, decise di aiutare i tre bravi bambini. Fece un paio di telefonate e, nel giro di pochi minuti, apparve un jet extralusso.
«L'ho chiesto in prestito al re delle fate, il ricchissimo Francesco.» La fata Lucia fece segno di entrare. «Non importa la geografia o anche solo la logica, i soldi possono plasmare la realtà.»
Così, a bordo del jet del re Francesco, la fata Lucia condusse i tre bambini al Regno Vicino.


Ormai la stanza e la situazione sembravano quelle di un accampamento. Sul tatami erano sparsi pacchetti vuoti di patatine e di pop corn, brick di succhi di frutta e bicchierini di plastica svuotati del caffè. Atsushi si era lasciato andare contro la parete e, nel giro di due minuti, si era ritrovato Kyouka appoggiata alla sua spalla destra e Lucy nelle vicinanze del suo braccio sinistro. Akutagawa, che non aveva mai cambiato posizione da quando si era seduto, si era probabilmente giocato le gambe, e forse anche la spina dorsale. Demone Biancaneve era seduta composta al fianco di Kyouka. Rashomon era acciambellato sulle ginocchia impietrite di Akutagawa. Higuchi distoglieva lo sguardo dal narratore solo di tanto in tanto, per studiare le reazioni altrui, o forse il suo sguardo non era tanto sul narratore quanto su una certa altra persona nella stanza. Gin, al contrario, era riuscita a rimanere immobile per quasi tutto il tempo - Era davvero una ninja! Kunikida aveva le braccia conserte e gli occhiali scintillanti. Ranpo e Yosano sembravano due ragazzine intente a spettegolare. Cosa stesse succedendo sul pianerottolo, Atsushi non lo sapeva, perché era off-screen.
Dazai aveva fatto una breve pausa, forse per riordinare le idee di un simile capolavoro folkloristico.

Ma cosa starà facendo, nel frattempo, il malvagio re Fedoro?
Insoddisfatto dei suoi tentativi di scacciare la noia, il malvagio re Fedoro se ne stava nel suo antro buio, sporco e male arredato, a mangiare mele insieme al fidato e altrettanto malvagio Nicola.
«Pensavo sarebbero andati a salvare subito la principessa Osamu.» disse il perfido re Fedoro: «Invece è ancora lì. Possibile che più che liberarla vogliano liberarsene?»
«Così vorrebbe la logica, e invece...» Nicola faceva apparire una mano fuori dallo specchio, prendeva una mela dal cesto e se la portava nello specchio. «Non l'avevi previsto?»
«Era un'ipotesi.» rispose il malvagio re Fedoro: «L'ipotesi più probabile nel caso di persone normali, ma chi va dietro alla principessa Osamu non è normale, quindi supponevo si sarebbero impegnati a salvarlo.»
«E quindi?»
«Ci sto pensando.» In quel momento, la mela addentata dal malvagio re si rivelò incredibilmente dura. Sembrava fatta di pietra, una pietra liscissima e durissima. «Ahia.»
«Oh, guarda!» Nicola si avvicinò alla parete dello specchio. «Ma quello è-»
«Ecco dov'era finito.»
La mela era, in realtà, un teschio.


Come accidenti si faceva a confondere una mela con un teschio? Erano di grandezze, colori, forme e consistenze alquanto diverse!

«Questo è un teschio che non è stato correttamente sterilizzato.» ricordò il malvagio re Fedoro. «Sarà pieno di batteri!»
«E avrà infettato anche tutte le mele del cesto!»
«Esattamente.»
I due gettarono uno sguardo alle mele del cesto. Erano fucsia e pulsanti.


«E non se ne sono accorti, mentre le mangiavano?»
«Non ci hanno fatto troppo caso.» spiegò Dazai: «Perché, a vivere nelle fogne, si sono fatti gli anticorpi per qualsiasi cosa.»
Atsushi non volle sapere oltre.

Il malvagio re aveva avuto un'idea. Così, si fece trasportare da Nicola nella stanza della torre dove era stato rinchiuso la principessa Osamu. Lo trovò che era ancora intento a filare: ormai aveva completato la collezione Autunno-Inverno e stava iniziando la Primavera-Estate.
«Ma cosa stai usando per filare?»
«Non lo so.»
Ma non era questo ciò di cui voleva parlare il malvagio re Fedoro. La principessa Osamu, ovviamente, non era stupito di trovarlo lì - Sapeva sarebbe arrivato, sapeva avrebbe cercato, infine, di ucciderlo con le sue stesse mani.
Il re Fedoro gli porse qualcosa. «Vuoi una mela?»
La mela era fucsia e pulsante, e gliela stava offrendo qualcuno che stava cercando di ucciderlo da un bel po' di giorni.
«Oh, avevo giusto fame!» La principessa Osamu prese la mela e se la mangiò in pochi morsi. «Faceva schifo.»
«Eppure te la sei mangiata tutta.»
«Il suo aspetto velenoso e potenzialmente mortale me l'ha resa molto attraente.» In quel momento, però, la principessa Osamu sentì le forze venire meno. «Oh, no! Non dirmi che quella mela fucsia e pulsante era avvelenata!»
«No.»
«Ah, allora faceva davvero schifo, sento le forze che-»
«Però era infettata da un virus che ti ucciderà lentamente.»
Con un ultimo sguardo sconvolto, la principessa Osamu cadde graziosamente sul letto - Si era infatti posizionata nelle sue vicinanze, fosse mai che dovesse perdere i sensi e dovesse attendere l'arrivo di un baldo principe molto piccolo.
«... È morto sul serio?» Il malvagio re Fedoro si avvicinò per controllare. Per sicurezza, estrasse il pugnale e lo calò sul corpo esanime della principessa.


Il pubblico trattenne il fiato. Il momento in cui i personaggi facevano qualcosa di sensato era sempre mozzafiato.

Ma si fermò.

Come non detto.

Se avesse fatto a pezzi la principessa, l'avrebbe ucciso sul serio! E dopo? Cosa ne sarebbe stato della sua noia? Così, il malvagio re Fedoro mise via il pugnale e se ne andò, lasciando la principessa a giacere svenuta sul letto.

Atsushi era certo che il vero motivo fosse che, a prescindere, la principessa Osamu sarebbe sopravvissuto pure se da ricomporre come un puzzle da seicento pezzi.

I bambini e la fata dai capelli rossi, intanto, erano giunti nel Regno Vicino. Tutto, nel Regno, era molto piccolo e carino, con tante chioccioline colorate che si arrampicavano sulle mura dai colori pastello delle casupole con giardino pieno di fiorellini.

Il grattare alla porta d'ingresso si fece più intenso. Forse non era Natsume-sensei.

I quattro chiesero udienza ai sovrani. La struttura della famiglia reale del Regno Vicino era un po' complessa, perché il principe Chiocciola aveva, a conti fatti, una madre e tre padri. La regina era una bella donna molto alta e i re erano degli stangoni la cui altezza oscillava tra il metro e novanta e i due metri e dieci. In loro presenza, il piccolo principe Chiocciola sembrava ancora più piccolo!

Atsushi non era certissimo che Dazai sarebbe arrivato alla fine della fiaba, né che ci arrivasse la porta d'ingresso.

Se il principe era una lumachina, i sovrani non mancavano di essere bizzarri a loro volta: il re Adamo era un robot multifunzione, il re Arturo era uno spirito dell'estate che purtroppo si era ritrovato in una landa molto fredda, il re Paolo era un serpente molto bello e la regina Koyou era una prostituta.

«Dazai-san!» Quella non poteva lasciargliela passare. Oltre che irrispettosa, era anche una frase crudele da dire, con Kyouka presente. «Che razza di modi-»
«Ah, ma» Kyouka parlò. Stranamente, non sembrava turbata. «mamma Koyou era davvero una prostituta.»
Uno strano calore sulle guance. «A-Ah, sì?»
Kyouka annuì. «Ha insegnato molto a me e Chuuya-san.»
«Oh.» Era senz'altro una sorpresa. Ma l'importante era che Kyouka l'avesse presa con tranquillità. «... Aspetta, in che senso ha insegnato-»

«Vi prego!» Il dolce Sushi giunse le mani, lo sguardo supplichevole eppure molto dolce. «Abbiamo bisogno del principe Chiocciola! La principessa Osamu è in pericolo!»
«La principessa Osamu?» Il principe Chiocciola era visibilmente sconvolto. «Chi ha osato sollevare un dito sulla buona e gentile principessa Osamu?»
«È stato il malvagio re Fedoro!»
«Povera, innocente fanciulla!» Il principe Chiocciola si sarebbe gettato ai piedi della principessa, se l'avesse avuta davanti. «Padri! Madre! È mio dovere di principe andare a salvare la principessa dal drago!»
Il re Arturo sembrava pensieroso. «È indubbiamente compito di un principe...»
«Però a me la principessa Osamu non piace.» fece la regina Koyou. Si vedeva che in passato aveva lavorato con il re Ango.


«Dazai-san.»
«Cosa?» Dazai fece un'espressione innocentissima. «Atsushi-kun, mi sembri un po' agitato.»
«Lasciatelo stare, Dazai-sama-san.» s'intromise Akutagawa: «Proseguite.»
Sì, forse era meglio proseguire, così quella fiaba inquietante sarebbe giunta alla sua conclusione.

«Se il principe Chiocciola desidera salvare la principessa Osamu» annunciò il re Adamo: «io lo appoggerò.»
«Ma, per farlo,» Anche il re Paolo sembrava pensieroso, ma in modo diverso dal re Arturo. «dovrebbe allontanarsi da qui.» Il suo sguardo tremò. «E salvare la principessa, dopo, significherebbe sposarla. Significherebbe dividere il mio fratellino con qualcuno.» Strinse un pugno. «Devo uccidere la principessa Osamu.»
«Siamo in parità.» fece notare la regina Koyou. Intanto, il re Arturo aveva preso il re Paolo e l'aveva trascinato da qualche parte, parlando in gallico stretto.
«Oh, vi prego, nobile signora!» La piccola Jocca si fece avanti. «Lasci che il principe Chiocciola salvi la principessa Osamu!»
La regina Koyou posò lo sguardo sulla piccola Jocca. Era così carina, ma così carina, che sentì tutte le certezze della sua vita crollare. «E va bene.» Allungò la mano, distolse lo sguardo con un'unica lacrima da shoujo manga. «Puoi andare a salvare la principessa Osamu, princ- Principe Chiocciola?»
Il principe Chiocciola non aveva aspettato il verdetto dei suoi genitori e, coperto dal re Adamo - Letteralmente, perché il re Adamo era alto due metri e aveva un'apertura spallare di circa un metro e mezzo - era partito in volo alla volta della torre.
I tre bambini e la fata si guardarono, incerti sul da farsi.
«E ora?» chiese la fata Lucia.
«Seguiamo il principe Chiocciola.» decise Aringa. «Sia mai che il drago abbia più forme e a noi tocca sconfiggere la seconda fase dopo un primo climax scenografico.»
«Sì, io vi accompagno.» La fata Lucia mise le mani avanti. «Ma, se dovete fare la fase due, io me ne tiro fuori.»
Il piano era stato deciso. Prima, però, c'era qualcosa di più impellente.
«La nobile signora vuole adottarmi.» annunciò Jocca. I complimenti degli altri vennero spezzati dal seguito: «E vuole costringermi a rimanere qui, come il re Paolo con il principe. Dobbiamo convincerla che un orfanello adottato rimane adottato anche se si allontana dall'adottante.»
Sarebbe stato un lungo discorso, e avrebbero dovuto farlo da soli, perché il re Arturo, a quanto pare grande esperto nel placare parenti iperprotettivi o presunti tali, era impegnato ad inseguire il re Paolo per tutto il castello a forma di suribachi.


Come faceva un castello ad essere a forma di suribachi...?

Non si sa cosa si stessero dicendo, perché continuavano a parlare in gallico, ma era evidente che il re Paolo stesse scappando.
Mentre nel Regno Vicino succedeva ciò, il principe Chiocciola era arrivato alla torre. Si sarebbe potuto lanciare direttamente nella stanza della principessa, ma il suo ruolo di principe gli imponeva di sconfiggere il drago Scibusaua.


Il volto di Dazai parve illuminarsi. Pessimo segno.

Fu una battaglia incredibile! Scibusaua assunse la sua forma draconica, ma il principe Chiocciola era un dio sceso in terra, quindi non fu minimamente impressionato da un simile sfoggio di scarsità di potenza. Liberò quindi tutto il suo potere gravitazionale e ultraterreno, prese a ceffoni Scibusaua come nessuno mai aveva preso a ceffoni qualcuno e lo fece esplodere! Ka-booom!

Era decisamente troppo su di giri.

E, con una romantica pioggia rosso sangue, il principe Chiocciola discese nella torre della principessa addormentata. Non appena lo vide, si avvicinò al suo giaciglio e-

In quel momento più che mai, Atsushi non era sicuro di voler sentire il resto.

-gli assestò un pugno nello stomaco, incrinandogli tre costole e facendogli sputare tutta la mela infetta.

Dazai emetteva luce propria. Atsushi si sentiva inghiottire dall'oscurità.

«Chi è che risveglia una principessa in sì violento modo?» fece la principessa Osamu, ridestandosi dal suo sonno fatato. «Oh! Siete voi, piccolo principe Chiocciola!»
«Sì, grande, nobile, gentile, perfetta e inimitabile principessa Osamu! Sono io, il piccolo principe Chiocciola, giunto fin qui per liberarvi e restituire al mondo la vostra magnifica persona!»
«Principe Chiocciola!»
«Principessa Osamu!»


Akutagawa cadde di lato. Aveva gli occhi sgranati e le gambe ingessate.
«Ehi!» Atsushi si precipitò a soccorrerlo. Gli tastò il polso. Dava ancora segni di vita, ma era visibilmente provato. Prese un pacchetto di patatine e lo sventolò. «Dazai-san, tutto questo romanticismo è troppo!»
«Romanticismo?» Dazai inarcò un sopracciglio. «La principessa Osamu e il principe Chioccola si odiano.»
Nessuno emise il minimo suono.

«Oh, principessa Osamu!» Finalmente, il principe Chiocciola potè gettarsi ai suoi piedi. «Attendevate forse il mio arrivo?»
«Naturalmente, principe Chiocciola!» trillò la principessa Osamu: «Avevo infatti previsto tutto quanto, e ogni cosa si è svolta esattamente secondo il mio piano!»


«Quindi...» mormorò Lucy: «Tutta questa storia è in realtà colpa della principessa Osamu, che voleva concretizzare le sue fantasie kinky e roleplay con il principe Chiocciola?»
Atsushi non sapeva esattamente cosa significassero quei termini, ma ne aveva qualche sospetto. Kyouka, invece, sembrava parlare la sua stessa lingua. «Direi di sì. Non so se ammirare la grandezza a cui è stato capace di arrivare per metterla in pratica.»
Akutagawa aveva iniziato a schiumare. Atsushi afferrò Rashomon e lo usò come ventaglio.
«Povero Akutagawa-kun.» Il commento di Dazai non conteneva il minimo dispiacere.
«Beh...» La voce di Lucy era un sussurro. «Suppongo sia inquietante sentire i propri genitori piccioneggiare. Non lo biasimo.»
«Potresti provare con la respirazione boc-»
«Quindi cosa successe?» Le parole gelide di Kyouka stroncarono subito la frase di Dazai. Atsushi s'impegnò per fingere di non aver capito - Tra l'altro, perché Rashomon non poteva rimanere sempre così piccolo e rotondo? Non era molto più carino? Il modo in cui scorrazzava in giro, poi, era una gioia per gli occhi, gli veniva quasi voglia di inseguirlo e afferrarlo e-
«Jinko.» Oh, Akutagawa sembrava aver recuperato le proprie facoltà mentali. Per quanto si potesse usare una simile espressione per- «So cosa stai pensando. Non osare.»
«Eh?»
«Niente "eh?". Rashomon è una bestia divora-spazio, è un predatore, non una- Jinko! Lascia subito Rashomon! Sputa! Cattivo, jinko
Atsushi non si era potuto trattenere e Rashomon non era potuto scappare. Faceva un po' male, mentre gli si agitava in bocca, ma-
«Ecco.» Kyouka sospirò. «Sapevo che dovevamo tirare fuori il tiragraffi, ora è troppo tardi.»
«Il tiragraffi...?»
Kyouka ignorò Lucy e tornò a rivolgersi a Dazai. «Dazai-san. L'alba è prossima. Atsushi ha perso ogni concentrazione, Akutagawa ha perso le gambe, Lucy ha perso la fiducia nell'umanità e io ho finito i pop corn. Sono dell'opinione sia ora di concludere.»
Dazai sbuffò. «Quindi niente approfondimento su cosa fecero il principe Chiocciola e la principessa Osamu nella torre.»
«Credo un simile racconto possa avere un discreto seguito» riconobbe Lucy: «ma forse non è il caso, ora.»
Dazai annuì, poco convinto. «Non capisco cosa ci sia di così strano in intense sessioni di dress-up, ma va bene. Passiamo al dopo.»

Sushi, Jocca, Aringa e la fata Lucia arrivarono alla torre. La notte eterna si era diradata, lasciando spazio alla luce del giorno. Del drago non erano rimaste che frattaglie, e la pioggia rossa continuava a cadere copiosamente - Sarebbe durata un po', impregnava l'aria di ferro, ma era molto scenografica.

«Indubbiamente.» Alla fine, Akutagawa era riuscito a strappare Rashomon dalla bocca di Atsushi. Kyouka e Lucy si erano avvicinate, e si erano messe ad accarezzare la testa bianca di Atsushi. Akutagawa, per non essere da meno, gli fece un rapido pat pat sui capelli.

«Sembrerebbe che non ci sia alcuna fase due.» Aringa aveva in mano uno dei panini dati loro dallo zio Doppo.
«Ohibò!» Sushi smangiucchiava uno dei panini dati loro dallo zio Doppo. «È proprio una fortuna non sia una storia incentrata su di noi che però tutti ricorderanno come della principessa e del principe in virtù di una battaglia particolarmente scenografica e di svariate scene molto omosessuali.»
«Possiamo quindi dire» Jocca aveva quasi finito una delle mele date loro dallo zio Doppo. «che, portando qui il principe, abbiamo contribuito a salvare la principessa?»
La fata Lucia annuì, in mano uno dei succhi di frutta dati dallo zio Doppo ai tre bambini. «Il vostro coraggio vi ha garantito il ruolo di aiutanti magici, anche se non siete magici. I miei complimenti.»
«Andiamo a recuperare la principessa dalla torre, allora?» chiese il dolce Sushi: «O la porterà giù il principe Chiocciola?»
Lo sguardo della piccola Jocca era gravissimo. «Tu non vuoi entrare in quella torre.»
«Perché?»
«Tu non vuoi assistere al dress-up.» Jocca e la fata Lucia si scambiarono degli sguardi sapienti. «Perché il dress-up implica momenti in cui i vestiti-»


«Oh, sono quasi le sei!» esclamò Atsushi, in un dormiveglia causato da intense carezze sulla testa e sulla schiena. «Non sarebbe scenografico concludere con l'alba, Dazai-san?»
Dazai dovette ritenere potesse essere scenografico, perché finalmente sembrò arrivare alla conclusione.

La principessa Osamu e il principe Chiocciola convolarono a nozze nel Regno Vicino.

«Perché si odiavano.» ricordò Atsushi.
«Sì, Atsushi-kun. Perché si odiavano. Visceralmente.»

Al matrimonio invitarono anche il perfido re Fedoro. La principessa Osamu gli aveva preparato una vendetta esemplare per tutti i tentativi di omicidio ai suoi danni!
Giunse il giorno del matrimonio. Era tutto molto bello, ma non lo descriverò perché non ho voglia. I genitori del principe erano tutti molto felici, tranne il re Paolo, che era stato legato e imbavagliato. La regina Koyou era stata placata offrendole Jocca in sacrificio. Quando arrivò il malvagio re Fedoro, fu lentamente fatto circondare da tante lumachine-


Che immagine spaventosa.

-cyborg dotate di laser fotonici e proiettili delle più disparate sostanze chimiche. Il malvagio re era circondato, non aveva più modo di scappare!

«Non avrebbe potuto semplicemente scavalcare le lumachine?»
«Insomma, Atsushi-kun, se ti circondano delle lumachine che fai? Le scavalchi? Non sarebbe irrispettoso?»
Atsushi tacque e continuò a fare le fusa.

«Ora indosserai queste scarpe di ferro arroventate!» esclamò la principessa Osamu: «E danzerai fino alla morte!»
Il malvagio re Fedoro guardò le scarpe. Poi guardò la principessa Osamu. «No.»
«Come no?»
Il malvagio re Fedoro prese le scarpe in mano. Sembravano non fargli assolutamente niente! Com'era possibile?
«Sembrano non farti assolutamente niente!» La principessa Osamu non riusciva a credere ai suoi occhi. «Com'è possibile?»
«Vedi, principessa Osamu.» Il malvagio re Fedoro gettò le scarpe alle sue spalle e colpì in pieno dei cani da caccia che passavano da quelle parti. «Io sono il Delitto. E sono anche il Castigo. Delitto e Castigo sono amici.» Detto ciò, fece sguish con il suo mantello bianco e si dileguò.
Tutti i presenti si guardarono.
«Beh.» La principessa Osamu fece un gran sorriso di trionfo. «L'abbiamo scacciato, no?»
«No, se n'è andato di sua volontà, e ha pure evitato la tua vendetta.»
«Lumachina caro, per favore.» La principessa Osamu mise il broncio. «Non ho tempo per queste sciocchezze. Sposiamoci e pensiamo solo al nostro eterno odio.»
«Oh, sì, principessa Osamu! Fammi tuo-»


«Dazai-san.»

«-nemico e odiamoci da qui all'eternità!»
«Piccolo principe Chiocciola!»
«Grande, potente, supremo, magnifico principessa Osamu!»
Fu così che la buona principessa Osamu convolò a nozze con il suo grande odio, il principe Chiocciola, che osannò e venerò la principessa come una dea, rimettendosi alla sua incontrovertibile superiorità. Il malvagio re Fedoro cadde in un tombino poco dopo essere uscito dal Regno Vicino e fu colto da una nostalgia così intensa che decise di non riemergere mai più dalle fogne. Nicola continuò a far esplodere cose negli specchi, Ivano continuò ad aggirarsi nelle segrete del castello, Scibusaua continuò ad essere morto, Nataniele fu infine restituito a Margherita, Sigma continuò a lavorare nelle miniere, lo zio Doppo fu invitato in Romania, o in Irlanda, e l'oRanpolo e i suoi accoliti dovettero presentarsi spesso a casa della dottoressa Akiko per overdose di zuccheri. Jocca era ormai in mano alla regina Koyou, la fata Lucia divenne una maid in un maid cafè fatato, Sushi e Aringa furono assunti come guardie del Regno Vicino e il re Paolo fu liberato dopo sei mesi e cercò di uccidere la principessa Osamu. Purtroppo non ebbe successo. Con il matrimonio, il Regno Vicino e Iocoama divennero un unico regno, che in teoria si chiamava Iocoama del Regno Vicino, ma che la principessa Osamu si era premurata di far sì che tutti chiamassero solo Iocoama. Il re Ango fu dimenticato e il nome del re Odasaku attraversò i secoli e i millenni. Fine!


Il cielo iniziava a schiarirsi. La linea dell'orizzonte si tingeva d'oro. Dazai era davvero riuscito a concludere quella fiaba inquietante al nascere del nuovo giorno. Era un profondo simbolismo: c'era sempre una luce di speranza dopo una notte di avversità.
«Era una storia molto bella, Dazai-san.» Atsushi recuperò le proprie facoltà mentali umane. «Mai sentita una simile.» Era la verità.
«Assolutamente.» concordò Lucy. Kyouka annuì.
«Non ho mai sentito nessuno raccontare una fiaba come l'avete raccontata voi.» Anche le parole di Akutagawa erano colme di sincerità.
Dazai sembrava al settimo cielo. «Davvero? Ho proprio un gran talento nel narrare fiabe!»
«Tantissimo.»
«Non immagini quanto.»
«Non dimenticherò facilmente questa notte.»
«Quasi mi dispiace essere arrivata dopo.»
«Per quanto sia stato bello,» Dazai si alzò in piedi. «tutto ha una fine. Tra due ore dobbiamo essere all'Agenzia, quindi suppongo possiate dormire almeno quattro ore.»
"Il Capo ci ucciderà." Atsushi ci pensò meglio. "Però, se gli dicessimo che Dazai-san ci ha voluto raccontare una fiaba, ci accorderebbe un giorno di ferie?"
«Buonanotte, cari orfanelli!» Dazai ci pensò meglio. «O forse è meglio dire Buongiorno? Oh, beh!» Andò alla porta. «Akutagawa-kun, Montgomery-san, tornate presto a casa! E, Atsushi-kun, non dimenticarti di pulire! Ciao ciao!» Detto ciò, se ne andò.
Nella stanza cadde il silenzio. Le persone dietro il vetro, non appena Dazai si era avvicinato alla porta, erano scappate in massa - Tranne Higuchi, rimasta artigliata alla finestra, ed era servita tutta la forza di Gin per schiodarla.
«Non credo dormirò.» annunciò Kyouka.
«Neanch'io.»
«Neanch'io.»
«Io non dormo mai.»
Tutti ignorarono l'affermazione edgy di Akutagawa e, di comune accordo, si divisero le pulizie. Non avrebbero mai dimenticato quella notte. In che senso, non lo sapevano neanche loro.

*



"Odasaku." Dazai guardò il sole che sorgeva. "Ho allietato la serata di ben quattro orfanelli, due dei quali figli miei. Sei fiero di me, ora? Sono abbastanza padre, per te?"
Sorrise all'alba. Erano gli ultimi secondi di pace, prima di essere travolto da qualcosa di molto piccolo e molto arrabbiato. E sarebbe successo non appena fosse cambiata scena.

*



Odasaku aveva assistito a tutto dall'Aldilà. Nonostante tutto, Dazai si era impegnato. Per quanto i suoi metodi fossero curiosi, aveva davvero dato il meglio di sé. Aveva ancora una lunga strada, davanti, ma forse non era un caso così disperato.
Forse.

*



«N-No, Dazai-san...» Atsushi si alzò di botto. Si era addormentato sul tatami, circondato da Kyouka, Lucy e Akutagawa. D'accordo la prima, okay la seconda, ma il terzo lo inquietò un po' - Allora era falso che non dormiva! «Non credo stasera saremo disponibili. Sì, lo so che Cenerentola è una bella fiaba, ma- Dazai-san, tutto a posto? Ah, Nakahara-san fa interferenza, capisco. Però, no, non credo potremo sentire Cenerentola... No, ecco... Ah! Sto entrando in galleria! Sì, guarda, si è appena autogenerata una galleria in casa- Ti richiamo appena esco, eh!» Chiuse la chiamata.
Scosse la spalla di Lucy. La ragazza aprì gli occhi, piano.
«Montgomery-san?»
«... Mh?»
«Ci puoi ospitare nella Stanza di Anne, per stanotte?»
«Non c'è problema, ma cos'è successo?»
«Ranpo-san ha dato a Dazai-san una raccolta dei fratelli Grimm.»

~ E vissero tutti felici e contenti!

.

Note:
* «grandi poteri e grandi responsabilità»: Lo sapranno tutti, ma per fare il totocitazione (?), fa riferimento ad una celebre frase da Spiderman.
* «per la Romania, o forse per l'Irlanda»: Dracula era rumeno, ma il Bram Stoker scrittore era irlandese.
* Sushi, Jocca e Aringa che chiudono lo zio Doppo in un sacco dopo avergli chiesto «Dolcetto o scherzetto?» si rifanno alla scena di Nightmare Before Christmas in cui i tre bambini rapiscono Babbo Natale. Non c'entra niente, ma non fatevi domande.
* La mela avvelenata fucsia e pulsante è una citazione a quelle di The Sims 3.


Se siete arrivati fino alla fine, i miei complimenti, non avete vinto nulla! (A meno che non vi accontentiate di cibo per incubi.)

Se avete fatto parte di coloro che hanno avuto la balzana idea di fermarsi ad ascoltare la bellissima ma anche no fiaba di Dazai, spero che, nonostante tutto il delirio e il nonsense, vi sia piaciuta anche solo un po' - O che, almeno, abbiate passato [inserire tempo di lettura in minuti] piacevoli. Tipo.

Detto ciò (Cioè niente), vi saluto! Ciao!

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