Il silenzio tra noi

di BeautyLovegood
(/viewuser.php?uid=532224)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sei mesi di silenzio ***
Capitolo 2: *** La realtà dei fatti ***



Capitolo 1
*** Sei mesi di silenzio ***


Olivia spalancò gli occhi. Aveva fatto l’ennesimo bellissimo sogno che però la faceva sentire come in un incubo e si svegliava sempre con il cuore spezzato. Erano ormai sei mesi che questa storia andava avanti e non era l’unico dei suoi problemi. Escluso il lavoro, lei ed Elliot non riuscivano più a parlare come due amici. Una volta portato a termine un qualsiasi caso, soprattutto quelli finiti male, se ne tornavano entrambi a casa, rifiutando persino di andare a bere qualcosa insieme a Cragen, Munch e Tutuola. Parlavano appena persino quando se ne stavano in macchina ad aspettare dei sospettati per interrogarli o i colpevoli per arrestarli.

Cragen aveva notato questo cambiamento tra i due membri della sua squadra, ma dopo essersi fatto gli affari suoi per molto tempo, una sera decise d’intervenire.

“Stabler? Benson? Venite nel mio ufficio”.

“Mi perdoni, signore, ma devo proprio andare”, disse Elliot mentre s’infilava il braccio in una manica del giaccone.

“Anche io”, disse Olivia voltando le spalle a tutti.

“Non mi sembra di avervi chiesto per favore”, puntualizzò Cragen e fissò i due detective finché non si decisero ad entrare nel suo ufficio.

“Cerco sempre di tenere separato il lavoro da quel poco di vita privata che ho e questo so che vale anche per voi e lo fate molto bene, ma qualunque cosa sia successa tra di voi al di fuori di questo distretto, risolvetela al più presto. Siete degli ottimi detective, so che siete anche buoni amici e vorrei che continuaste ad esserlo, per il bene di tutti, soprattutto del vostro”.

“Signore…”, provò Olivia, ma Cragen la interruppe alzando una mano.

“Dico sul serio, Olivia. Avete bisogno l’uno dell’altro anche senza il distintivo addosso”, aggiunse con un tono quasi paterno e li lasciò uscire.

Elliot e Olivia si guardarono negli occhi.

“Devo andare”, tagliò corto lui e fece per andarsene.

“Sei sicuro, Elliot?”, tentò Olivia. Elliot si fermò, deciso a voltarsi, ma poi cambiò idea e si avviò verso l’uscita.

“Senza offesa, ma mi ricordate quando stavo per divorziare dalla mia ultima moglie… anzi, da tutte quante”, intervenne Munch.

“Tu sì che sai come tirare su il morale alle persone”, lo rimproverò Tutuola mentre Olivia se ne tornava a casa.

Pur avendo molta fame, non aveva la forza di mangiare, neanche una fetta di pane bianco, così decise di fare un bagno caldo, cosa che faceva raramente, ma aveva un grande bisogno di rilassarsi.

S’immerse nell’acqua calda e chiuse gli occhi. Si sforzò di non pensare a niente, soprattutto alle parole di Cragen. Era carino da parte sua preoccuparsi per i rapporti tra i suoi detective, ma non c’era bisogno di trattare lei e Elliot come dei bambini, è stata una situazione imbarazzante.

Trattenne il respiro e andò sott’acqua, nella speranza di svuotare la mente, ma quando riemerse, si ritrovò Elliot sulla soglia della porta del bagno.

“Elliot…”, sussurrò, per niente spaventata di vedere il suo partner e amico a pochi metri di distanza da lei nonostante la sua nudità. Lui la stava fissando con uno sguardo dolce ma intenso che tolse il fiato alla detective. Allungò una mano per invitarlo ad avvicinarsi a lei e lui accettò subito l’invito senza dire una parola, si sedette sul bordo della vasca e continuò a fissare Olivia. Non la guardava come una brava partner e una buona amica. Il suo era uno sguardo diverso, uno di quelli che avrà sicuramente rivolto a Kathy molte volte, magari durante i primi tempi della loro storia, almeno era quello che ipotizzava Olivia, non aveva mai osato intromettersi nella vita matrimoniale del suo amico, soprattutto a causa del fastidio che provava Kathy quando capitava alle due di vedersi.

Senza staccare gli occhi da Olivia, Elliot le sfiorò il viso bagnato.

“Sei bellissima…”, disse sfiorandole le labbra con il pollice, per poi scivolare con delicatezza sul collo, in attesa di un segnale di Olivia. Lei gli prese la mano, gliela baciò e gli permise di toccarle il seno destro, in modo da fargli sentire anche il battito del suo cuore. Chiuse gli occhi per godersi le sue dita che l’accarezzavano e le stringevano delicatamente il capezzolo.

L’improvviso suono del citofono fece sussultare Olivia, ponendo fine al suo ennesimo sogno ad occhi aperti.

“Chi diavolo può essere?”, pensò a voce alta mentre usciva dalla vasca facendo attenzione a non scivolare. Si asciugò alla svelta, si mise l’accappatoio e andò a rispondere al citofono.

“Chi è?”.

Olivia… sono Elliot”.

“Che cosa ci fai qui?”.

Ti devo parlare”.

Olivia voleva dirgli che era un brutto momento, ma anche lei doveva parlargli. Questo era un chiaro segno che doveva farlo. Schiacciò il pulsante per aprire il portone, poi corse in camera da letto a vestirsi. Sentì il rumore della porta principale che si apriva.

“Olivia?”.

“Accomodati, arrivo subito!”.

Dopo aver indossato dei comodi pantaloni scuri e una maglietta rosa a maniche lunghe ed essersi pettinata i capelli umidi all’indietro, raggiunse Elliot in cucina.

“Ciao…”.

“Ciao…”.

Scoppiarono entrambi a ridere.

“Sembriamo due ragazzini al primo appuntamento”, disse Elliot, ma poi si morse il labbro per l’imbarazzo delle sue parole.

“Almeno abbiamo rotto il ghiaccio, Cragen ne sarà lieto”, commentò Olivia e andò in cucina per versare un po’ di vino rosso in due bicchieri. Elliot la seguì senza dire niente.

Fecero un silenzioso brindisi.

“È una situazione assurda. È colpa mia”, dissero in coro dopo aver entrambi bevuto un lungo sorso.

Si guardarono sconvolti. Stavano per ridere di nuovo, ma non era il caso, non avrebbe cavato un ragno dal buco.

“Forse è meglio se comincio io. Dopotutto, questo assurdo silenzio tra noi è iniziato a causa mia”.

“No, Elliot, sono io che mi sono chiusa in me senza dirti più niente. Dopotutto, tu mi conosci meglio di chiunque altro, mi sei stato vicino quando ho quasi trovato mio padre, una delle cose peggiori della mia vita e anche quando ho quasi compromesso la mia carriera per un mio errore del passato, ma quello che sto passando adesso… mi fa vergognare peggio di tutto il resto”.

“Che cosa ti è successo di così orribile, Liv? Posso aiutarti”.

“Rilassati, non sono in pericolo di vita, te lo posso assicurare”, disse Olivia sfiorandogli la mano, ma la ritrasse subito, come per paura di contagiarlo della sua colpa.

“Ma comunque, non me la sento ancora di parlarne. Adesso parla tu, per favore”, disse dopo aver svuotato il suo bicchiere. Era tentata a farsene un altro.

Elliot allontanò il suo e fece un lungo sospiro mentre si sfregava le mani.

“Sei mesi fa… Kathy mi ha lasciato”.

Il cuore di Olivia saltò un battito.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** La realtà dei fatti ***


Afferrò la bottiglia e riempì il bicchiere quasi fino all’orlo.

“Perché… non me lo hai mai detto?”.

“Per tante ragioni…”.

“Comincia dalla prima”.

Elliot abbassò la testa e strinse i pugni.

“Non è così facile, Olivia”.

“Non vado da nessun parte. Dopotutto, sono a casa mia”, ironizzò lei pur di convincerlo ad aprirsi con lei, come faceva una volta.

“Tutto è cominciato una sera che abbiamo litigato a cena davanti ai bambini. Kathy era come… esplosa”, spiegò Elliot gesticolando con le mani arrossate.

“In che senso?”.

“Diciamo che lo abbiamo fatto entrambi. I gemelli stavano litigando e io non riuscivo a farli stare buoni, così ho alzato un po’ troppo la voce, ma Kathy mi aveva gridato di non trattare i nostri figli come i criminali che tu ed io sbattiamo in prigione”.

Si fermò per posare le labbra su una mano chiusa, come per trattenere la sua rabbia.

Olivia si fece coraggio e gli sfiorò il dorso dell’altra mano.

“Capita a tutti di perdere la pazienza, Elliot. Cavolo, se avessi ricevuto un dollaro per tutte le volte che lo facevo con mia madre, adesso sarei miliardaria”.

“Magari fosse stata solo una banale litigata in famiglia”, commentò lui. Non si era accorto di aver girato la mano per stringere quella di Olivia.

“Dopo aver chiesto a Maureen e Kathleen di occuparsi dei loro fratellini, Kathy e io eravamo andati avanti per ore a parlare della mia continua assenza nella nostra vita famigliare, che era praticamente l’unica cosa di cui parlavamo. Ha anche aggiunto che non ce la faceva più a passare le notti a letto da sola o con me dieci minuti appena quando sono presente. E poi mi aveva detto…”.

“Cosa? Che cosa ti aveva detto, Elliot?”.

“Che io mi ostino a non vedere la realtà dei fatti”.

“E quale sarebbe?”.

Elliot abbassò lo sguardo sulle mani unite. Accortasi della situazione, Olivia mosse appena la sua, ma in realtà non voleva ritirarla, soprattutto quando Elliot gliela strinse con delicatezza e la guardò negli occhi.

“Elliot…”.

“Secondo Kathy… il nostro non è un semplice rapporto tra colleghi di lavoro…”.

“Ma questo… questo è…”.

Olivia avrebbe voluto usare la parola ridicolo, ma non riuscì a dirla.

“Diceva che… sembri più tu mia moglie rispetto a lei, date le tante ore che passiamo insieme e molte situazioni scomode che abbiamo affrontato insieme, soprattutto quando ci siamo trovati in pericolo di vita”.

Olivia notò solo in quel momento che Elliot non portava la fede al dito, così trovò la forza di ritirare la mano e indietreggiò fino a sfiorare il bancone della cucina con la schiena.

Elliot la guardò a lungo prima di andare avanti.

“Cercai di dirle che tra noi c’è soltanto amicizia, ma lei diceva che ero ridicolo e che era troppo evidente che…”.

Strinse le labbra dalla frustrazione per quello che non riusciva a dire.

“Come… com’è andata a finire?”.

“Uscii di casa per riflettere facendo un giro in macchina, poi si mi sono fermato in un parcheggio per dormire, almeno per due ore, fino a quando Cragen mi chiamò per un nuovo caso”.

Olivia ricordava ancora la notte di luna piena in cui era stata trovata una donna stuprata al molo ed Elliot era arrivato sul posto con l’umore più nero che avesse mai visto sul suo viso. Rispondeva male persino alle battute sarcastiche di Munch e Tutuola dovette trattenerlo dall’usare le maniere forti più di una volta quando le cose non andavano per il verso giusto durante le indagini.

“Comunque, subito dopo aver concluso il caso, ero tornato a casa e avevo trovato un biglietto da parte di Kathy. Era andata dai suoi genitori con le ragazze e i gemelli per una settimana”.

“Mi ricordo che me lo avevi detto”, commentò Olivia. Ora capiva a cos’era dovuto il suo umore durante quella settimana, non riguardava soltanto la nostalgia per i suoi figli.

“Quando tornarono, la presi da parte e le dissi che…”.

Elliot voltò le spalle ad Olivia e si portò le mani dietro la testa, liberando un grugnito frustrato.

“… che l’amavo come la prima volta che l’ho vista e che l’avrei amata per sempre per avermi dato i nostri figli, ma anche che… aveva ragione”.

Olivia fu ben lieta di non tenere il bicchiere di vino in mano, avrebbe fatto una brutta fine sul pavimento. Si sentiva il cuore in gola, ma non si sentiva soffocare.

Elliot si girò a guardarla.

“Ho ammesso i miei sentimenti e mi sono sentito libero, ma anche triste per aver spezzato troppe volte il cuore a Kathy senza volere. Lei diceva che non dovevo sentirmi in colpa nei suoi confronti, perché comunque sono stato un buon marito, seppur poco presente, e che sono un ottimo padre, ma che fosse meglio per tutti porre fine ad un matrimonio che non andava più da nessuna parte. Così in poche settimane, abbiamo firmato le carte del divorzio. Per i gemelli e Kathleen è stato difficile, mentre Maureen… si è mostrata comprensiva”.

Olivia si portò una mano sul cuore. L’è sempre piaciuta la maggiore delle figlie del suo partner.

“Da quanto tempo è ufficiale il tuo divorzio?”.

Elliot si guardò la mano nuda della fede.

“Da due settimane”.

“E dove vivi adesso?”.

“Vivo ancora nel Queens, in un appartamento grande abbastanza da ospitare i miei figli quando vengono a dormire da me”.

“Per la miseria, Elliot, in tutto questo tempo non mi hai mai detto niente! Come posso credere che provi qualcosa per me al di sopra dell’amicizia?”, sbottò Olivia sull’orlo delle lacrime.

“Hai ragione ad essere arrabbiata, Olivia, e mi dispiace tanto, davvero. In tutto questo tempo, ogni volta che mi trovavo a casa da solo, ho pensato a come dirti…”.

Era sul punto di sbattere il pugno sul tavolo, ma riuscì a trattenersi per non spaventare Olivia e le voltò di nuovo le spalle.

Lei si sistemò una ciocca umida dietro un orecchio e si avvicinò al suo amico. Gli sfiorò una spalla per convincerlo a guardarla.

“Forse posso aiutarti io. Sono sei mesi che quasi tutte le notti… sogno… noi due…”.

Elliot rimase senza parole e permise ad Olivia di prendergli entrambe le mani.

“Credo proprio che sia iniziato dopo il caso del molo. Solitamente non ricordo i miei sogni, anche perché non ne faccio molti, e non credo neanche nel destino, ma a questo punto… penso che sia un segno…”.

Non poté fare a meno di ridere.

“Ma sentimi, una scettica disillusa come me che crede in queste fantasie”.

Elliot abbozzò un sorriso. Era tanto tempo, forse troppo, che non vedeva il sorriso di Olivia.

“È solo che ogni volta che ti sogno, mi sento al sicuro e… libera di esprimermi totalmente, come non ho mai fatto in tutta la mia vita”.

Il suo sorriso si spense all’improvviso.

“Ma ho anche paura…”.

“Di che cosa?”.

“Insomma, Elliot, con il mio passato di merda, il lavoro che facciamo e tutte le storie di sesso finite male che scopriamo, ogni volta che nei miei sogni siamo sul punto di fare… certe cose… mi sveglio”.

Olivia si fermò per riprendere fiato, come se avesse corso su un lungo sentiero, invece di esprimere tutta se stessa per la prima volta in vita sua.

Elliot l’attirò delicatamente a sé e l’abbracciò.

“Non ti farei mai del male, Olivia. E anche io ho paura, ma ora più che mai, sento che posso affrontare questo sentimento, se lo vorrai anche tu”, le sussurrò all’orecchio.

“Sì…”.

Fu l’unica cosa che Olivia riuscì a dire prima che Elliot la baciasse. La passione fu talmente forte da doversi stringere a vicenda per evitare di perdere l’equilibrio, soprattutto quando Elliot si piegò in avanti facendo fare un casqué ad Olivia.

“Elliot…”, disse lei a fior di labbra.

“Sì?”.

Si guardarono a lungo senza staccarsi dall’abbraccio e rimanendo nella posizione non tanto comoda.

Ancora una volta, c’era il silenzio, ma questa volta non c’era bisogno di parlare a voce alta per esprimersi.

“Ti amo anch’io, Olivia Benson”.

Lei sorrise, sicura di aver fatto la cosa giusta.

“Che cosa diremo domani a Cragen?”, commentò e risero a lungo prima di ricominciare a baciarsi e spostarsi in camera da letto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spero che vi sia piaciuta questa ff! Potrebbe essere che ne arriveranno altre! Alla prossima

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=4031074