Andrà tutto bene

di MissStory
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Cap 1 ***


La porta si aprì cogliendo di sorpresa la Dott.ssa Temperance Brennan. Gli occhi della donna vennero feriti da quella luce improvvisa e dovette coprirli all’istante con l’avambraccio. Non era facile abituarsi ad una fonte di luce quando si è stati al buio per più di 4 o 5 giorni. Sentì un corpo rotolare nella sua cella, gettato dentro senza troppa cura e poi lo sbattersi di quella maledetta porta di metallo, unico stargate per la vita.
Aspettò ancora qualche attimo in silenzio per sentire i rumori che la circondavano. Fu sorpresa del nulla assoluto che regnava nella stanza.
Spostando il braccio dal volto cercò con lo sguardo il corpo che era sicura di aver sentito cadere, con un tonfo, sul pavimento di cemento. Sorrise soddisfatta di sé stessa quando focalizzò un fagotto ad una decina di passi da lei.
“Tanto peggio di così non può andare…” si disse avvicinandosi a carponi e iniziando ad identificare il corpo anche se era girato di spalle.
Uomo, corporatura robusta, 35/40 anni, alto un metro e 80, un metro e 90 circa. Con quel poco di luce che filtrava dalle fessure della porta poteva giusto vedere che indossava vestiti scuri. Aveva le mani legate dietro la schiena. Anche se non riusciva a vedergli le caviglie, dalla posizione, poteva intuire che anche quelle fossero legate.
Ormai era alla distanza di un braccio.
Glielo posò sulla spalla e lo scosse :-Ehy?...- lo chiamò scuotendolo un paio di volte.
Non ricevendo risposta, gli girò intorno e inorridì quando si trovò faccia a faccia col suo collega: Seeley Booth.
-Oh mio Dio… Booth?
Le mani esperte gli stavano toccando la testa per constatare i danni. Fortunatamente trovò solo un rigonfiamento alla base del cranio dovuto, con grande probabilità, all’azione di un corpo contundente. Si chinò per sentirgli il respiro: era ancora vivo.
Trasse un sospiro di sollievo proprio mentre Booth iniziava a grugnire riprendendosi dall’aggressione.
-Mmmm…
-Booth?
L’agente dell’FBI cercava di mettere a fuoco la situazione e pensò di essere diventato cieco visto che sentiva una voce ma non vedeva nulla.
Brennan si accorse dello scombussolamento del collega e cercò di spiegargli la situazione: -Booth, siamo in una stanza buia, i tuoi occhi si abitueranno presto a quel poco di luce che filtra dalla porta…
-Brennan?- chiese con la voce impastata. Poi sorpreso di averla trovata provò ad alzarsi da quella posizione fetale chiamandola con un tono decisamente più alto e concitato: -Brennan!!! Ti ho trovata!
Non fece in tempo a finire la frase che ricadde a terra: -Ouch!
-Sei sempre il solito… sei legato!
-Bhe non darmi una mano, non preoccuparti sono comodo così!
Temperance sbuffò e sia avvicinò per slegarlo. Finalmente libero, l’agente potè strofinarsi i polsi.
-Cosa ci fai qui Booth?
Gli occhi di Seeley iniziavano ad abituarsi a quel buio e gli sembrò di scorgere un’espressione, nonché un tono di rimprovero in quella voce.
-Secondo te? Sto cercando un bed&breakfast per fare una gita romantica!
-Con Tessa?
-Ma che… Bones! Ci siamo appena rivisti e già litighiamo?
La dottoressa Brennan si alzò ed andò a sedersi nel suo angoletto.
-Cos’è adesso non mi parli più?
-Lo sai che sono arrabbiata con te!
Seeley si alzò e barcollando ancora per il colpo in testa la cercò seguendo la sua voce.
-I miei occhi non sono ancora così abituati… potresti non giocare a nascondino?
Mentre diceva questo diede un calcio a qualcosa di morbido e capì di essere arrivato. Le si sedette vicino e rimase in silenzio per un po’ con le mani sulle ginocchia.
Dopo un periodo interminabile di tempo le disse: -Sono felice di trovarti ancora viva… ero preoccupato a morte…
Lei rispose appoggiandosi alla sua spalla con la testa.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


15 GIORNI PRIMA WASHINGTON D.C.

-Dottoressa Brennan, il capo vuole vederla!
-Grazie Zac, puoi finire tu la ricostruzione di questo teschio?
Il giovane dottorando la guardò con reverenziale rispetto: -Davvero posso Dottoressa Brennan?
Temperance alzò lo sguardo e gli sorrise: -Non solo puoi, Zac, ma devi anche finirlo per quando sarò di ritorno. Ho già diviso il condrocranio e ricostruito una buona parte del desmocranio. Devi cercare di mettere insieme l’osso zigomatico e… sì anche lo sfenoide non mi convince. Fai attenzione stai lavorando un cranio di 400 anni fa. E le condizioni in cui lo abbiamo trovato purtroppo non erano delle migliori…
Zac non poté fare altro che guardarla con ammirazione: se non fosse stato per lei forse in questo momento sarebbe in un museo sì, ma a fare il guardiano e la guida per gruppi di scolaresche. Invece la dottoressa Brennan lo aveva scovato ad un suo corso e aveva riconosciuto in lui una genialità fuori dal comune. Gli aveva proposto il dottorato ed ora eccolo… al Jeffersonian. Era a dir poco affascinato da quello che faceva: gli piaceva dare un nome alle ossa che analizzava, anche se erano passati centinaia di anni dalla morte di quelle persone. Ma la cosa che lo elettrizzava di più era collaborare con l’FBI e risolvere casi che altrimenti quei burocrati non avrebbero potuto spiegare.
Felice che la dottoressa lo avesse ritenuto degno di finire una cosa iniziata da lei, si mise di buona lena a ricomporre quel teschio.

Temperance entrò nell’ufficio di Goodman senza neanche bussare.
L’archeologo, a capo della sezione scientifica del Jeffersonian, alzò lo sguardo dalle scartoffie che stava leggendo e l’apostrofò: -Dalla tua entrata deduco che sai già cosa voglio dirti, dottoressa Brennan.
-Senti, non c’è bisogno che mi ricordi quanto è importante collaborare con l’FBI…
-Siediti- disse duro.
Temperance prese posto sulla poltroncina di pelle rossa e legno di mogano proprio di fronte al suo direttore.
-Ho saputo cosa è successo…
-Booth non ha aspettato neanche che passassero 24 ore per venire a piagnucolare da te!
-Temperance, in ospedale ha detto di essere inciampato su un gradino! Peccato che tu gli abbia fracassato il naso davanti a dei testimoni!
La dottoressa alzò il ciglio sorpresa: -Mm, allora non è venuto a piangere da te…
-No, il suo capo ha aperto un’indagine. Strano che un tiratore scelto riesca…
-Cecchino…- sottolineò la donna
Goodman trasse un profondo respiro e ricominciò al frase: -Strano che un tiratore scelto riesca a rompersi il naso inciampando su un gradino… così ha scoperto che Booth aveva intimato ai due testimoni di non dire una parola…
-Già il suo orgoglio da maschio alpha è ferito quanto il suo naso!
-Temperance, ma non lo capisci? L’ha fatto per te! Hai picchiato un agente federale e gli hai rotto il setto nasale! Al capo dell’FBI non è piaciuto e non è piaciuto neanche il fatto che l’agente Booth si sia inventato delle frottole…
-Uffa, quante storie per un naso! Mi aveva dato contro in quel caso! Ed io avevo ragione!
-Questo non ti dava il permesso di picchiarlo! Sei impossibile!
Temperance incrociò le mani le mani sul petto guardandosi intorno. Dopo qualche istante di silenzio disse: -Ok, posso tornare a lavoro?
-Non ancora…- Goodman prese la cornetta del telefono e parlò con la sua assistenze: -Faccia passare il Sig. Travor
Alla Brennan sembrò di scorgere un sorriso beffardo mentre il suo capo riagganciava la comunicazione. Dopo neanche due secondi si udì bussare alla porta. Li raggiunse un tipo sui 25 anni, biondo, carnagione chiara, occhiali da sole sfacciati per il luogo dell’appuntamento. Era vestito con jeans larghi e t-shirt aderente.
-Prego si accomodi agente Trevor- lo accolse Goodman.
-Wow…- disse Brennan: -Hanno mandato addirittura un agente federale per indagare sul caso?- lo disse disegnando in aria le virgolette con le dita: -Senta, è vero gli dato un pungo. Ma se Booth è onesto converrà con me che lo meritava!
-Mi spiace dottoressa Brennan, forse c’è un equivoco. Non sono qui per investigare su nulla… o meglio non su quello che crede lei. Da oggi sarò il suo partner, lavorativamente parlando, si intende!
Bones guardò sconcertata il tipo e poi Goodman.
-Cosa? Che vuole lei?
-Temperance, è qui per prendere il posto di Booth. L’FBI ha convenuto che non fosse più il caso che voi due collaboriate insieme, così ci ha mandato l’agente Alex Trevor.
La donna non riuscì a fare altro che alzarsi e andarsene sbattendo la porta.
-Romperà il naso anche a me?- scherzò Trevor.

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