Gelsomino, i racconti di Andrea

di Serina Noy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Gelsomino ***
Capitolo 2: *** Stelle ***



Capitolo 1
*** Gelsomino ***


Foto di Wular Sary su Unplash.com

 

Il profumo di gelsomino satura l'aria, è  troppo dolce. Dà fastidio.
Il ditino infantile si fa strada tra i piccoli fiorellini bianchi.
"Voglio questo mamma" Hai decretato la fine di questa piccola corolla? Va bene, come comandi.
Stacco il fiorellino del rampicante.

"Dove lo vuoi? " Mi porge il braccio, arrotolo il gambo flessibile attorno al braccialetto di stoffa che porta al polso. Dovrebbe reggere.
Lo guarda e sorride.

"Grazie mamma. Sei la migliore mamma del mondo. Questo è per te. È rosso come un cuore perché io ti voglio tanto bene" Esiste una bimba più dolce di te? Ha raccolto un petalo di papavero.

"Lo metto qui, guarda" Lo piego e lo poso sulla foglia di un acero "Sembra una farfalla" Ci somiglia, per fortuna.
Lei lo guarda ammirata, è solo un petalo, chissà quali magie ci vede?

"Ma se poi viene il vento mammina?"

"Allora volerà come una farfalla vera" prego che non voglia aspettare di vederla volare.
Ho fortuna e riprende a pedalare.
Le rotelle con i LED che le ha comprato il suo papà brillano, illuminando la strada fra un lampione e l'altro.
Corre via veloce.
Tutte le sere così.
Lei che scappa avanti e io che la chiamo.

"Andrea! Aspettami"  I vecchietti sulle panchine la salutano e lei li contraccambia con un gesto della mano.
Tutti sono affascinati da lei. Il vestitino giallo, che le ha messo la nonna, è zeppo di balze che svolazzano ondeggiano al vento fresco della sera e lei continua la sua corsa. Prendo lo smartphon e le scatto una foto.

Per fortuna che non c'è traffico nel nostro paesino.
"Prendimi mamma!" Pedala al centro della strada, più lontano possibile dal bracco che abbaia alla sua destra e dal segugio che gli risponde dirimpetto.
Disturbano le mucche che muggiscono in lontananza.
Si ferma, smonta dalla bici e l'abbandona dove si trova, poi mi corre incontro.

"Cos'è mamma?" Ti sei spaventata?
"Sciocchina, lo sai cos'è" Recupero la bici "Torniamo a casa adesso?" È tardi, è quasi l'ora di andare a dormire.
Rimonta sulla sua bici e parte nella direzione opposta, ma non appena la strada asfaltata finisce, si ferma.
"Mamma ci sono i sassolini" Ogni sera scende dalla bici e la spinge fino a casa.

"Se vai veloce puoi andare anche sui sassolini" Lo dico tutte le sere, lei non mi ascolta mai, lo sterrato la spaventa.
"Devo andare veloce?"
Stavolta non si arrende, guarda la strada e sembra pensarci.
Sento che basterebbe una piccola spinta a farle superare l'ostacolo.
"Ti tengo la mano sulla spalla? Così se cadi ti prendo." Non risponde, fa di sì con la testa.
Spinge sui pedali, prende velocità, poi l'asfalto finisce e la sento sussultare, ma non si ferma, continua a pedalare.

"Brava Andrea. Non rallentare" Il cortile della nostra casa è vicinissimo. Quasi quasi ce la fa. "Stai attenta adesso, c'è un piccolo gradino" Non voglio che si spaventi, è stata così brava.

Si ferma.

Ci eri così vicino!

Guarda il gradino.
Pochi miseri centimetri. Ci sale sopra con il piede, la scarpina dorata scintilla.
"Non fa niente amore. Sei arrivata fino a qui, sei stata brava"

"Domani ci riesco mamma" Le do un bacio sulla testa, lo so che le dà fastidio, ma non ce la faccio a resistere

"Certo tesoro. Domani" Adesso no, adesso è ora di andare a letto.

 

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Capitolo 2
*** Stelle ***


La luce dei lampioni finisce e si accendono le stelle.

Andrea mi prende per mano, la strada buia prosegue dritta di fronte a noi. Un venticello estivo porta un po' di refrigerio.

«Arriviamo fino all'albero dei desideri, mammina?» Sono mammina, quando vuole qualcosa.

«Certo, amore, ma non c'è più neanche un fiore» A fine agosto i ciuffi rosati dei fiori di rubino si sono trasformati in sgraziati frutti color legno.

«Oh no!» Che delusione. Povera piccina! «Contiamo le stelle mamma?» Già passato tutto? Guarda in alto, il ditino teso a indicare la volta celeste.

«Non si possono contare le stelle, Andrea, sono troppe» Aspetta. Non era il piccolo principe che incontrava qualcuno che doveva contare tutte le stelle così le avrebbe possedute? Adesso glielo racconto. Ma non ricordo bene...

«Che sciocchina mamma, certo che si può. Uno. Due. Tre...» Sa contare solo fino a dieci! «Quattro. Cinque. Sei. Sette...» Le ciabattine di plastica, rigorosamente rosa glitterate, scricchiolano sulla ghiaia. «Otto. Nove. Dieci» Ecco, finite le stelle! «Undici. Dodici...» Ehi! Ma quando ha imparato? Però è brava. «Dodici... sedici» 

«Tredici, amore» 

Sospira, è molto stanca dopo questo sforzo. «Le altre le contiamo un'altra volta» Come si fa a rimanere seri?

«Sei stata brava, chi ti ha insegnato a contare così tanto? E' stata la nonna?» 

Lascia la mia mano, si fa coraggio. Unisce le manine davanti al petto, come in preghiera, un piccolo adorabile putto con gli occhiali! 

«Mi ha insegnato Susan!» Non conosce nessuna Susan, o almeno nessuna che sia reale.

«E' una tua amica?» Non le chiedo se è un'amica immaginaria, lo so già. 
Lei alza la testolina e si sistema gli occhiali sul nasetto. E' talmente piccolo che scivolano subito giù.

«Sì, mamma, siamo amiche da molti anni» Andrea ne ha quattro di anni. Quanti sono "molti anni"? Uno? «E' morta»

«La tua amica Susan è morta?» Ora mi spiego le mani giunte! Dove le andrà a pescare certe idee?

«Sì, è morta» Lo dice così, come se mi dicesse che ha mangiato un biscotto, forse per il biscotto ci metterebbe più emozione. «E' volata su in cielo e adesso è una stella»

Per fortuna la dipartita di Susan non le ha causato molto dispiacere. «Mi spiace amore, ma vedrai che presto troverai una nuova amica con cui giocare»

«Ma però Susan mi chiama sempre»

«Non si dice "ma però"»

Prende dalla tasca il suo specchietto a forma di cuore lo apre e lo porta all'orecchio. «Pronto? Mamma è Susan» Ma non era morta? Forse c'è un pochino di confusione in questa testolina matta. «Mi sono sbagliata» Ridacchia, un risolino imbarazzato che solo lei può rendere adorabile. «Non era morta»

Ecco, meno male, abbiamo rischiato di perdere un'amica immaginaria. Per fortuna l'albero dei desideri lo abbiamo raggiunto, possiamo tornare a casa per questa sera.

 

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